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Friday, May 17, 2024

GRICE ITALICO A/Z P

 

Grice e Paccio: l’accademia e l’implicatura conversazionale nella Roma antica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. An orator and firned of Plutarco. A member of the Accademia.

 

Grice e Pace: l’implicatura conversazionale di Boezio -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Berga). Filosofo italiano Grice: “I love the fact that Pace, like me, is a Protestant, and married one! This should deduce the defeasibility of non-monotonicity: ‘all Italians are Catholic;’ he surely wasn’t --- and neither is Speranza, or Ghersi, two other fervent ‘protestanti’!”  Grice: “I love Pace – in a way he reminds me of myself when I was teaching Aristotle’s Categoriae at Oxford! – A good thing about Pace is that he stopped saying that he was commenting on Aristotle – his Casaubon edition is still very readable – and tried to compose his own ‘Institutiones logicae,’ as he did – As Kneale once told me, ‘This made Pace a logician, and not just a commentator!” -- Italian essential philosopher. Studia a Padova, dove fu allievo di Menochio e Panciroli. Aderì alla religione riformata e intimorito dagli ammonimenti delle autorità religiose patavine, si rifugiò a Ginevra, il principale centro del Calvinismo. Divenne professore. Traduce Aristotele – “In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum: Commentarius analyticus.”  Ottenne la cattedra  a Heidelberg. Pronuncia una famosa prolusione, De iuris civilis difficultate ac docendi method, È coinvolto in una polemica con Gentili. Gentili, non avendo ottenuto la cattedra di Istituzioni alla quale aspira, accusa Pace di averlo boicottato e gli rivolse delle offese in un componimento poetico indirizzato a Colli. Offeso, lo denuncia davanti al senato accademico, costringendolo infine a lasciare Heidelberg per Altdorf. Ha anch'egli fastidi con le autorità accademiche di Heidelberg per le sue simpatie per il Ramismo. Insegna a Sedan, Ginevra, Montpellier, Nîmes, Aiax, e Valence. Rese pubblica la sua abiuria al protestantesimo. Ha la cattedra a Padova e scrive De Dominio maris Adriatici, un saggio a favore della repubblica di Venezia che gli valse anche il cavalierato. La sua edizione dell’Organon d’Aristotele LIZIO e inclusa in un'edizione  delle opere d’Aristotele edita da Casaubon ed ha ampia diffusione. Pubblica a Sedan le Institutiones logicae e a Francoforte il suo importante commento In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum, Commentarius Analyticus. Altri sggi: Imp. Caes. Iustiniani Institutionum libri IV, Adnotationibus ac notis doctiss. scriptorum illustrati & adaucti. Quibus adiunximus appendicis loco, leges XII tab. explicatas. Vlpiani tit. XXIX adnotatos; Caii libros II Institut. Studio & opera Ioannis Crispini At. In ac postrema editione accesserunt” Ginevra, Vignon. Ἐναντιόφαν. seu Legum conciliatarum centuriae III, Spirae, Albini; De rebus creditis, seu De obligationibus qua re contrahuntur, et earum accessionibus, ad quartum librum Iustinianei Codicis, Commentarius; accesserunt tres indices, Spirae Nemetum, Albinum; Tractatus de contractibus et rebus creditis, seu de obligationibus quae re contrahuntur et earum accessionibus, ad quartum librum Iustinianei Codicis, doctissimi cuiusdam I.C. commentarius. Accesserunt tres indices, vnus titulorum, eo quo explicantur ordine descriptorum, alter eorundem titulorum ordine alphabetico, tertius rerum et verborum in toto opere memorabilium, Parigi: Lepreo; Isagogica in Institutiones imperiales,  Lyon, Vincent, Oeconomia iuris utriusque, tam civilis quam canonici,  Lyon, Vincent, Methodicorum ad iustinianeum Codicem libri,  Lyon, Vincent, Analysis Codicis, Lyon, Vincent, Artis Lullianae emendatae libri IV Quibus docetur methodus, ad inueniendum sermonem de quacumque re, Valentiae: Pinellum, De dominio maris Hadriatici, Lyon, Vincent. Benedictis, «Gentili, Scipione, Dizionario Biografico degli Italiani,  Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana, C. Vasoli, Scienza, dimostrazione e metodo in un maestro aristotelico dell'età di Galilei: “Profezia e ragione” (Napoli, Morano); Aristotelis Stagiritae peripateticorum principis Organum, Morges, Operum Aristotelis. Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. G. Acquaviva e TuScovazzi, Il dominio di Venezia sul mare Adriatico, Milano: Giuffrè;  Franceschini, Giurisprudenza, Venezia:Ferrari,  Larroque, P., compte-rendu du mémoire de Revillout avec documents inédits, Paris: V. Palmé,  Marine Bohar, P. et sa De iuris civilis difficultate ac docendi methodo oratio, Revue d'Histoire des Facultés de Droit. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera.  Opere open MLOL, Horizons Unlimited srl. Grice: “A very systematic logician, and especially interesting being from Vicenza. In fact, he came from Berga, the centre of Vicenza. Quite unlike our Occam who came from Surrey! My special interest is in the particular treatment of ‘interpretatio’ in general. He is one of the licei, i. e. peripatetics, which is nice. By interpretatio in general he means ‘hermeneia’. And he distinguishes then between the MATERIA – of the vehicle of expression, say, the physical sound – ‘vox’ – or any other physical channel one uses to signify something – and the FORM, the signatum itself. The term he uses is “NOTA”, so a particular bit of something – say, a tear – is a SIGN or NOTA of some affection (pathos) in the soul. On this he builds his whole system of communication. There are two types of NOTA, in terms of subject-predicate terministic logic – conjoined by the copula. He is a practical logician and does not much dwell on the topic of what relation this “NOTARE” is. But he does make the usual point that while a THING (res) gets ‘notated’ by an idea (or passion) in the soul – this notatio is ‘naturalis’. Whereas the notatio between a particular physical bit (say, a tear) and some idea or passio of the soul is artificial, as any cocrodile knows!” Grice: “Lizio is a nice Italian way to avoid the proper-name reference to Aristotle: it’s only his Lycaeum that matters, thus called because of that infamous statue of Apollo Lizio in riposo!” -- Opere. Keywords: dialettica, Aristotele, Porfirio, Boezio, categoria, praedicamentum, lizio. Giulio Pace. Pace. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pace” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Paci: l’implicatura conversazionale e la relazione – filosofia italiana – Luigi Speranza -- (Monterado). Filosofo italiano. Grice: “Paci’s essay on Vico by far exceeds anything that Hampshire wrote about him – magnificent title, too, “ingens sylva.” -- “There are many things I love about Paci: first, he adored Jabberwocky, as he states in his “Il senso delle parole.” Second, he loved Russell’s theory of relations, as he states it in “Relazione e significati.” Third, he agrees with me that Heidegger is the greatest philosopher of all time, as he states in his masterpiece, “Il nulla.” Grice: “Paci used to say, with a smile, that it was ironic that he was born in Monterado and that he had written an essay on ‘Il nulla,’ seeing that “Monterado is, today, well, il nulla.”” Italian essential philosopher «Avevo ben presto compreso che il costume di Paci era quello di discutere liberamente con chiunque di tutto, senza alcuna prevenzione o pregiudizio.»  (Carlo Sini). Tra i più espressivi rappresentanti della fenomenologia e dell'esistenzialismo in Italia. Nato a Monterado (provincia di Ancona), intraprese gli studi elementari e medi a Firenze e Cuneo. Nel 1930 si iscrisse al corso di filosofia dell'Università degli Studi di Pavia, seguendo soprattutto le lezioni di Adolfo Levi. Nel frattempo collaborò con Anceschi alla rivista Orpheus. Si trasferì dopo due anni all'Università degli Studi di Milano dove divenne allievo di Antonio Banfi, con il quale si laureò nel novembre del 1934 discutendo una tesi dal titolo Il significato del Parmenide nella filosofia di Platone. Collabora alla rivista Il Cantiere.  Nel 1935 iniziò il servizio militare nell'esercito, ma nell'ottobre del 1937 viene congedato. Richiamato nel 1943 come ufficiale allo scoppio della seconda guerra mondiale, venne catturato in Grecia dopo l'8 settembre 1943 e inviato presso il campo di prigionia di Sandbostel. Trasferito successivamente nella struttura di Wietzendorf, qui ebbe modo di conoscere Paul Ricœur, con il quale riuscì in quella sede a leggere Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica di Edmund Husserl e a costruire un rapporto di amicizia.  Incominciò la sua carriera di docente insegnando filosofia teoretica all'Pavia, mentre successe a Barié a Milano.  Dopo aver inizialmente collaborato con la rivista Filosofia, fondò la rivista aut aut, che diresse fino al 1976; il periodico costituisce una testimonianza dei suoi variegati interessi letterari e culturali. Il nome della rivista richiama dei testi più famosi del filosofo danese Søren Kierkegaard, precursore dell'esistenzialismo nel suo proposito di accogliere l'irriducibile paradossalità dell'esistenza e l'ostacolo che questa impone al sapere.  Tra i suoi allievi più famosi ricordiamo Piana, Sini, Veca, Rovatti, Vegetti, Neri.Sini individua l'inizio dell'intera speculazione filosofica di P.  a partire da un saggio In alcune frasi della prefazione vediamo il filosofo marchigiano, esprimere una specifica interpretazione della filosofia dell'esistenza, dimostrandoun grado elevato di comprensione del proprio tempo e delle proprie inclinazioni.  P.  giunge perciò all'esistenzialismo attraverso lo studio dell’Accademia. Base dell'esistenzialismo di P. è la relazione, intesa come condizione di esistenza di tutti gl’vvenimenti che costituiscono il mondo. Evento è anche l'io, che si conosce come esistenza finita ed empirica in rapporto ad altre esistenze. Dalla pura condizione esistenziale del fatto, attraverso la conoscenza, P. define la condizione dell'uomo come persona morale.  L'io conoscente è la chiara forma della legge morale che fa sì che ogni io, in quanto conosciuto e molteplice e in quanto esistenza, possa diventare soggetto singolo come soggetto di scelta etica. Poiché in virtù del principio di irreversibilità che, insieme al principio di indeterminazione impossibilità che il conoscente si conosca a un tempo come conosciuto e come conoscente, è uno dei punti di riferimento del sistema di P. la forma non è mai definitiva, e al contempo ogni questione risolta pone sempre nuovi problemi, ne deriva che il realizzarsi dell'esistente uomo nella forma significa un continuo progresso che va dal passato, il quale non si può ripetere e non è annullato dal presente, verso il futuro. Il non realizzarsi in questa forma, non seguendo il progresso e arrestandosi a una forma di ordine più basso, costituisce l'immoralità, il male. Il negativo come risorsa La riflessione filosofica di P. parte dalla consapevolezza del negativo, della mancanza come base e nucleo iniziale dell'esistenza umana. Un negativo che si fonda soprattutto sulla base del tempo e della sua irreversibilità, che ci costringe a fare i conti perennemente con un passato irreversibile, con un futuro sconosciuto e con un presente inesistente perché continuamente in fuga. Ma il negativo si riflette anche nella soggettività e nella limitazione del nostro punto di vista: non possiamo avere nessuna visione della realtà che non sia filtrata dalla nostra "singolarità", dal nostro essere un io. Tuttavia questa mancanza eterna, questo limite, è nello stesso tempo una risorsa: il tempo, quindi, non è una condanna per l'uomo, ma è ciò che permette la sua esistenza come temporalità; d'altra parte l'alterità è risorsa proprio in quanto altro da sé. L'io infatti si riconosce solo in quanto confrontato con un altro, e sono quindi gli altri a dare conformazione e identità al nostro io, e questo processo è fruttuoso, forte e orientato se il soggetto sa e si impegna a stringere relazioni.  Da qui si possono capire le due definizioni date alla filosofia paciana: l'una dello stesso filosofo che define la sua filosofia come relazionismo, e l'altra invece di ABBAGNANO (si veda) che lo define esistenzialismo positivo: positivo proprio perché cerca di capovolgere l'insensatezza e la mancanza alla base dell'esistenza in una possibilità, una risorsa di riflessione e progettualità. La vita umana per P. si fonda infatti su un bisogno -- bisogno di senso nel tempo, bisogno di altro. Questo bisogno si traduce in un lavoro esistenziale, che implica un consumo: di tempo, di vita, di riflessione. Questo sistema bisogno-consumo-lavoro sta alla base di ogni vita umana. Tuttavia l'uomo ha una possibilità, una possibilità di salvarsi dall'insensatezza -- o di provarci, quantomeno --  e tale possibilità si trova nel lavoro. Il lavoro esistenziale -- inteso come l'impegno che si investe nel condurre la propria vita -- può infatti essere orientato dalla consapevolezza e dal continuo impegno intellettuale di ricerca di senso anche e soprattutto mediante la relazione. Questa ricerca di senso si traduce, alla base, nell'esercizio dell'epoché.  L'epoché Termine fondamentale della filosofia di Husserl, filosofo che P. ha come punto di riferimento, l'epoché si traduce in una ricerca di senso continua e inesausta che presuppone un abbandono di tutte le categorie di pensiero che siamo abituati ad utilizzare. In questo senso è emblematico l'episodio che P. stesso racconta riguardo al suo approccio all'epoché. Studente di filosofia, si reca nell'ufficio di BANFI, il suo "maestro" per eccellenza, per chiedere spiegazioni sul concetto di epoché. Banfi gli chiede di descrivere un vaso che si trova lì vicino a loro. Tuttavia, qualunque definizione P. prova a dare -- colore, forma geometrica, uso -- cade in una categoria di giudizio posteriore all'oggetto stesso, o comunque soggettiva -- il colore dipende dalla luce, la forma geometrica si rifà a categorie astratte che l'uomo ha inventato, l'uso è indipendente dall'oggetto stesso. L'epoché, quindi, si costituisce come ricerca di una visione originaria. Compito difficilissimo -- Husserl lo define impossibile ed inevitabile -- l'esercizio dell'epoché non si deve tradurre in un'impossibilità di giudizio, ma nella consapevolezza che qualunque giudizio è parziale, soggettivo. Se applicata alla vita, all'esistenza, l'epoché si traduce in una continua ricerca dell'originario, della verità, di una verità ulteriore che si annida nel mondo, negl’altri, negl’oggetti, nei luoghi, in tutto ciò che forgia la nostra esistenza. Una verità che l'uomo può cercare, e che si annida nel percorso stesso di ricerca e riflessione, e soprattutto nella capacità di creare relazioni autentiche. In “Tempo e verità” P. individua nell'epoché quasi un carattere religioso, criticando la ridotta disamina del concetto da parte di Heidegger ed Lévinas, che lo considerarono come se si trattasse di un metodo puramente gnoseologico.  Relazione e riflessione La relazione è per P. qualcosa di fondamentale e ulteriore dotato di un profondo significato esistenziale. P. scrive che la relazione prescinde i due soggetti che la intrecciano. È un concetto nuovo, terzo, che è tanto più significativo quanto più i soggetti sono disposti a farsi mutare consapevolmente da essa e dal lavoro di riflessione che ne segue. La relazione va cercata, coltivata, resa e mantenuta continuamente autentica, anche se conflittuale. La riflessione infine, come salvezza dall'irreversibilità del tempo, ricrea e analizza il passato per ricercarne ancora il senso, e proiettare questa ricerca nel futuro di un progetto. Epoché, riflessione e relazione costituiscono, riassumendo, il lavoro esistenziale di ricerca di senso.  La filosofia di P. si traduce dunque in una continua, consapevole e dolorosa ricerca di un senso che possa capovolgere la situazione tragica dell'esistenza mediante il lavoro, l'impegno. In questo P. si distanzia da Sartre e dalle conclusioni del filosofo francese che P. ammira e considera uno stimolo continuo per la sua riflessione. Il negativo, infine, sempre presente nell'investigazione filosofica di P. rimane punto essenziale della ricerca umana, laica e faticosa di un senso, di una verità ulteriore. Altri saggi: “Il Parmenide di VELIA di Platone” -- Milano_ (cf. L. Speranza, “Grice, Wiggins, e il Parmenide di Platone” – Principato; Principii di una filosofia dell'essere, Modena, Guanda; Pensiero, esistenza e valore, Milano Principato; L'esistenzialismo, Padova, MILANI; Esistenza ed immagine, Milano, Tarantola; Socialità, Firenze, Monnier, Ingens Sylva: saggio sulla filosofia di VICO (si veda), Milano, Mondadori; Filosofia antica, Torino, Paravia, “ Il nulla” Torino, Taylor, “Esistenzialismo e storicismo, Milano, Mondadori, “Il pensiero scientifico” Firenze, Sansoni, L'esistenzialismo” in Rognoni e P., L'espressionismo e l'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio Italiana, “Tempo e relazione” (Torino, Taylor, Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio Italiana, “Ancora sull'esistenzialismo” Torino, Edizioni Radio Italiana, Dall'esistenzialismo al relazionismo, Messina-Firenze, D'Anna, Storia del pensiero presocratico, Torino, Edizioni Radio Italiana, La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, Diario fenomenologico, Milano, Il Saggiatore, Breve dizionario dei termini greci, in Andrea Biraghi, “Dizionario di filosofia,” Milano, Edizioni di Comunità, Tempo e verità nella fenomenologia, Bari, Laterza, “Funzione delle scienze e significato dell'uomo, Milano, Il Saggiatore, “Relazioni e significati” Milano, Lampugnani Nigri, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano, Bompiani, Enzo Paci, Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, Il senso delle parole, Pier Aldo Rovatti, Milano, Bompiani. Sini.  Civita.  Sini.  Pecora Storia, aut aut; Vigorelli.  P..  Civita,  degli saggi di P.i, Firenze, La Nuova Italia, Miele, La cifra nel tappeto: note su P. interprete di VICO (si veda), Bollettino del Centro di studi vichiani. Roma, Edizioni di storia e letteratura, Ercolani, P., il caldo romanzo di una prassi teorica, in Il manifesto, Costantino Esposito, Esistenzialismo e fenomenologia. La crisi dell'idealismo e l'arrivo dell'esistenzialismo in Italia, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Bari, Laterza, Pecora, La cultura filosofica italiana attraverso le riviste, in Rivista di storia della filosofia, Giovanni Piana, Una ricerca ininterrotta. La lezione di P., in L'Unità, Semerari, L'opera e il pensiero, in Rivista Critica di Storia della Filosofia, Sini, P. Il filosofo e la vita, Milano, Feltrinelli, C. Sini,  Enciclopedia ItalianaIV Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Vigorelli, L'esistenzialismo positivo Milano, Angeli, Vigorelli, La fenomenologia husserliana Milano, Angeli, aut aut Husserl Esistenzialismo Scuola di Milano, P., in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia. Contributo per una nuova cultura, Saggiatore; Cenni per un nostro clima, Orpheus, Problema dei giovani. Orpheus, In margine a un'inchiesta, « Orpheus, Appunti per la definizione di un atteggiamento, Orpheus, Croce, Poesia popolare e poesia d'arte, Bari, Orpheus, Il nostro realismo storico, Il cantiere, Valore della polemica per il realismo, Il cantiere, Dialettica, metodo diairetico e rettorica nel Fedro di Platone, Archivio di storia della filosofia, Arte e decadentismo,  Libro e moschetto, Nota sull'ultimo Mann, « Nuova Italia, ósi - Nota sull'Etica dScheler, Nuova Italia, La filosofia del dolore, Meridiano di Roma, La filosofia della vita, Meridiano di Roma, La vita contro lo spirito, Meridiano di Roma,  Filosofia dell'immanenza, Meridiano di Roma, Il mondo come induzione nemica, Torino, Meridiano di Roma, Il significato del Parmenide di VELIA nella filosofia di Platone, Messina- Milano, Principato, I dialoghi giovanili fino al Cratilo; Il Fedone, il Simposio, il Fedro; La Repubblica, Il Par­menide; Il Teeteto. Il Sofista; Politico, Filebo, Timeo e le idee numeri.  Filosofia della natura e filosofia della scienza, Rivista di filo­sofia, Una metafisica dell'individualità a priori del pensiero, Logos, Nota sull'Etica di Scheler, Nuova Ita­ lia, Disegno di una problematica del trascendentale anteriore al pen­   siero moderno, Archivio di storia della filosofia, La scuola di Marburgo, Meridiano di Roma, Appunti, Vita giovanile, Orientamenti del pensiero contemporaneo, Vita giovanile, La logica del tuono, Vita giovanile’ L'idealismo di Banfi, « Vita giovanile »,  Marconi genio latino, in Liceo scientifico Marconi di Parma. Annuario, Parma.  Spinoza, Ethica, passi scelti, collegati e tradotti, introdu­zione e note, Milano, Principato. Ree. di Lombardi, Kierkegaard, Firenze, Nuova Ita­ lia; Principi di una filosofia dell'essere, Modena, Guanda, La dialettica dell'essere; Il pro­blema della fenomenologia; Il mondo ideale e la deduzione dell'unità e del molteplice; Filosofia della natura e filosofia della scienza. La natura come esistenza; L'esistenza dell'uomo, La scelta e la vita degl’altri. L'essere spirituale; La filosofia e le forme dello spirito) La vita morale; La vita dell'arte; La vita religiosa; Orientamenti del pensiero contemporaneo, DOTTRINA DELLA FILOSOFIA FASCISTA, II senso della storia, « Corrente di vita giovanile,  -Parole di Antonio Pozzi, « Corrente di vita giovanile », Pensiero, esistenza e valore, Milano, Principato, L'atto come problema; Idea e fenomeno­ logia della ragione; Temi fondamentali del pensiero di Husserl; La filosofia dei valori; Il pensiero di Lask; Scheler e il problema dei valori; Personalità ed esi­ stenza nel pensiero di Kierkegaard; Il problema dell'e­sistenza; Introduzione all'esistenzialismo di Jaspers; X - Umgreifende e comunicazione nel pensiero di Jaspers; Jaspers e lo scacco del pensiero; Esteriorità ed interio­rità -  La vita come ricerca; Valori ed opere; Concretezza e dialettica dell'essere;  La struttura dell'esi­stenza. Introduzione all'esistenzialismo di Jaspers:, La coscienza infelice, Logos, L'Umgreifende, Logos; LA COMUNICAZIONE, Logos, Il problema dell'esistenza, Studi filosofici, Studi su Kierkegaard, Studi filosofici, L'atto come problema, « Studi filosofici, Arte, esistenza e forme dello spirito, Studi filosofici, Gli studi di filosofia, Meridiano di Roma, Spirito e la filosofia dell'esistenza, Meridiano di Roma, - Esistenzialismo gnoseologico, « Corrente di vita giovanile, Presentazione di K. Jaspers, « Corrente di vita giovanile; Nietzsche, Antologia, introduzione e scelta di E. Paci, Milano, Garzanti. Platone, Teeteto, introduzione, traduzione e note di P., Milano, Mondadori. Ree. di A. Guzzo, Sic vos non vobis, Napoli, Studi filosofici, Ree. Di Volpe, Critica dei principi logici, Messina, Studi filosofici; Ree. di Abbagnano, La struttura dell'esistenza, Torino, Studi filosofici, Ree. di M. Sciacca, La metafisica di Platone, Napoli, Studi filosofici, Il significato storico dell'esistenzialismo, Studi filosofici », n. 1, pp. L'uomo qualunque, Meridiano di Roma, Difesa della filosofia, Congresso di Studi Filosofici, a cura del Centro Didattico di Padova, Padova, Provveditorato. Romanticismo e antiromanticismo, Architrave, Platone, Fedro, introduzione e commento di P., Torino, Paravia; Fenomenologia e metafisica nel pensiero di Hegel, Studi filosofici, Personalità e forme dello spirito, Studi critici, Milano, Bocca, L'attualità di Platone, L'attualità dei filosofi classici, Milano, Bocca, Il significato pedagogico dell'esistenzialismo, « Tempo di scuo- la », agosto-settembre, Ancora sull'esistenzialismo, « Gazzetta del popolo, Heidegger, Che cosa è la metafisica, introduzione e traduzione, Milano, Bocca; Jaspers, Ragione ed esistenza, prefazione e traduzione di P., Milano, Bocca. Ree. di Pellegrini, Novecento tedesco, Milano, « Pri mato », Ree. di U. Spirito, La vita come arte, Firenze, Primato, Ree. di P. Carabellese, Che cosa è la filosofia, Milano « Primato, L'esistenzialismo, Padova, Milani, Kierkegaard; Nietzsche;  Heidegger; Jaspers; ABBAGNANO; Conclusione; Nota bibliografica. Socialità della nuova scuola, Firenze, Le Monnier. L'esistenzialismo in Italia, a cura di N. Abbagnano e E. Paci, Primato, Il cavaliere la morte e il diavolo, Tempo di scuola, Mann e la musica, Rivista musicale italiana, Mann e la filosofia, Studi filosofici, Metodologia e metafisica, Studi filosofici, Nascita e immortalità, Archivio di filosofi, Il proble­ma della immortalità; L'uomo tra razionalismo e romanticismo, Costume, L'uomo di Platone, Costume, Ree. di Scaravelli, Critica del capire, Firenze Costume, Esistenza ed immagine, Milano, Tarantola, pp. 198. Indice: I - Musica mito e psicologia in Th. Mann; II - Th. Mann e la filosofia; Verità ed esistenza in T. S. Eliot; Rilke e la nascita della terra; Valéry o della costruzione;  L'uo­mo di Proust; Verità ed esistenza in Eliot, « Indagine; Umanesimo e forma in Mann, « Indagine, P. Valéry, Eupalinos preceduto da l'Anima e la danza, seguito dal Dialogo dell'albero, introduzione di P., Milano, Mondadori. La storia come arte, Il problematicismo, Firenze, Sansoni, La responsabilità e il problema della storia, Studi filosofici, Unità ed esistenza, in « Atti del Congresso Internazionale di Filosofia, Roma, Milano, Castellani. Huxley, Scienza, libertà e pace, introduzione di E. Paci, Milano, Istituto Editoriale Italiano. Novalis, Frammenti, introduzione di E. Paci, Milano, Istituto Editoriale Italiano. Ingens Sylva, Saggio sulla filosofia di VICO, Milano, Mondadori, L'esistenza e l'opera; Crisi giovanile e dualismo; Medium te mundi posui; Esistenza e immagine; Natura e pensiero; Ada integer vere sapiens; Mito e arte; Mito e filosofia; Storia e metodologia della storia. Studi di filosofia antica e moderna, Torino, Paravia, Mito e logos; Eraclito; Sul Fedro; Lo Stato come idea dell'Uomo nella ' Repubblica ' di Platone; Democrito, Platone, Aristotele; Sulle opere di Vico anteriori alla 'Scienza Nuova; Sulla 'Scienza Nuova; La malinconia di Kant’ Il ' Preisschrift ' di Kant; Negativo finito e fenomenico in Kant; I Frammenti ' di Novalis e il loro significato nella storia della filosofia; Fenomenologia e metafisica nel pensiero di Hegel; L'eredità di Hegel. Filosofia e storiografia, Rassegna d'Italia,  L'altro volto di Goethe, Rassegna d'Italia, La concezione mitologico-filosofica del logos di Eraclito, Acme;  Esistenzialismo trascendentale, Rivista di Filosofia; Ree. di Wilder, THE IDES OF MARCH, Londra, Rasse­ gna d'Italia » Ree. di M. Grene, Dreadful Freedom, Chicago  Rasse­gna d'Italia, Ree. di Lowith, Da Hegel a Nietzsche, Torino, Rassegna d'Italia; Esistenzialismo e storicismo, Milano, Mondadori, Il significato storico dell'esistenzialismo; L'esi­stenza e la aurora dello spirito; L'esistenza e la forma; Poesia e COMUNICAZIONE; L'esistenzialismo di Heideg­ger e lo storicismo; Il metodo e l'esistenza; Giudi­zio e valore; La politica e il demoniaco; Pensiero e azione; La responsabilità e la storia; Filosofia e sto­riografia; Eros e natura; Il problema morale; Le forme dello spirito e il valore;  Il problema critico re­ligioso. Il nulla e il problema dell'uomo, Torino, Taylor, Introduzione all'esistenzialismo; Forme e problemi dell'esistenzialismo; Neokantismo ed esistenzialismo; Mito ed esistenza;  Il nulla e il problema morale; Esistenzialismo positivo. LINGUAGGIO, comportamento e filosofia, Archivio di filosofia, Filosofia e LINGUAGGIO, Antologia del pensiero scientifico contemporaneo, cur. P., Firenze, Sansoni, Il significato dell'irreversibile, Aut Aut,  IL SIGNIFICATO DEL SIGNIFICATO, Aut Aut, Marxismo e cultura, Aut Aut; Sul significato del mito, Aut Aut;  Ripeness is ali, Aut Aut », Moby Dick e la filosofia americana, Aut Aut, Umanesimo e tecnica, Aut Aut, Possibilità della critica e della storia dell'arte, Aut Aut, Problemi filosofici della biologìa, Aut Aut, Il nostro giardino, Aut Aut,  Fondamenti di una sintesi filosofica, Aut Aut, Arte e metamorfosi, Aut Aut , Dialogo e cultura, Aut Aut, Empirismo e relazione in Whitehead, Atti del Congresso Filosofico di Bologna, Milano Ree. di Lion, Cartesio, Rousseau, Bergson, Milano, Aut Aut, . Ree. di Mila, L'esperienza musicale e l'estetica, Torino,  Aut Aut, Ree. di Bochenski, Précis de Logique Mathématique, Bussum, Aut Aut, Ree. di AYER, Language, Truth and Logic, London, Aut Aut, Ree. di Weinberg, Introduzione al positivismo logico, To­rino, Aut Aut, Ree. di Russell, Le Principe d'Individuation, Revue de Métaphysique et Morale, Aut Aut, Ree. di Pra, Sul trascendentalismo dell'esistenzialismo trascendentale, Rivista critica di storia della filosofia, Aut Aut, Ree. di Emmet, Time is the mind of space, Philosophy, Aut Aut,  Ree. Di Broglie, Fisica e microfisica, Torino,  Aut Aut; Ree. di Il Politico, Rivista di scienze politiche, Università di Pavia, Aut Aut,  Ree. di Rossi, U'omini incontro a Cristo, Assisi, Aut Aut », n. 2, p. 186. Ree. di SPIRITO, Scienza e Filosofia, Firenze, Aut Aut; Ree. Leibl, Psicologia della donna, Milano,  « Aut Aut, Ree. di Katz, La psicologia della forma, Torino; Aut Aut », Ree. di G. Tagliabue, Le strutture del trascendentale, Milano, Aut Aut, Ree. di G. Hegel, Propedeutica filosofica, Firenze,  « Aut Aut », Ree. di GENTILE, La vita e il pensiero, Firenze,  Aut Aut », Ree. di Durkheim, Hubert, Mauss, Le origini dei poteri magici, Torino, Aut Aut », Ree. di S. Freud, Inibizione, sintomo e angoscia, Torino; Aut Aut », Ree. di P. M. Sweezy, La teoria dello sviluppo capitalistico, To­rino; Aut Aut; Ree. di Visalberghi, John Dewey, Firenze, Aut Aut », Ree. di L. Borghi, /. Dewey e il pensiero pedagogico contem­ poraneo negli Stati Uniti, Firenze, Aut Aut », Ree. di G. Corallo, La pedagogia di Giovanni Dewey, Torino; Aut Aut; Ree. di J. Dewey, L'arte come esperienza, Firenze, Aut Aut; Ree.diR.Borsari,Logica concreta, Firenze, Aut Aut, Ree. di Croce, Intorno a Hegel e alla dialettica, in « Qua­ derni della critica », « Aut Aut; Filosofia dell'Io e filosofia della relazione, « Aut Aut »,  Schoenberg..., « Aut Aut, Sul problema dell'utile e del vitale, « Aut Aut » Civiltà e valore, « Aut Aut », Schemi e figure, « Aut Aut », Alain e la paura dell'Europa, « Aut Aut », Negatività e positività in Wittgenstein, « Aut Aut, Sull'estetica di Dewey, « Aut Aut », Studi italiani di estetica, « Aut Aut », Relazione forma e processo storico, « Aut Aut », Organicità e concretezza della forma estetica, «Aut Aut» Presentazione di Whitehead, « Aut Aut », Sulla concezione psicoanalitica dell'angoscia, Archivio di filo­sofia; Filosofia e psicopatologia; Possibilità e relazione, Rivista di filosofia; Alain et notre libertà, La nouvelle revue francaise, Paris (Hommage à Alain).Ree. di B. Berenson, Piero della Francesca o dell'arte non elo­ quente, Firenze; Aut Aut », Ree. di A. E. Jensen, Come una cultura primitiva ha concepito il mondo, Torino 1952, « Aut Aut », Ree. di Catalogo generale edizioni Laterza, Bari, Aut Aut », Ree. di Castelli, Il demoniaco nell'arte, Milano; Aut Aut » Ree. di C. Diano, Forma ed evento, Venezia « Aut Aut »,  Ree. di M. Bense, Die Theorie Kafkas, Witsche, Aut Aut; Recc. di Renato Cirell Czerne, Natureza e Espirito, San Paulo: idem, Filosofia corno concetto e corno historia, San Paulo; Aut Aut », Ree. di R. Mondolfo, Il materialismo storico di F. Engels, Fi­renze « Aut Aut »,  Ree. di E. Cassirer,Storia della filosofia moderna, voi. I, Torino, Aut Aut, Ree. di Kelsen, La dottrina pura del diritto, Torino, Aut Aut », Ree. di E. Garin, L'umanesimo italiano, Bari, Aut Aut », Ree. di P. Chiodi, L'ultimo Heidegger, Torino; Aut Aut »Ree. di Finetti, Macchine che pensano e che fanno pen­sare, Tecnica e organizzazione, Aut Aut », Ree. di Kelsen, Teoria generale del diritto e dello stato, Mi­lano, Aut Aut; L'esistenzialismo, in L'espressionismo e l'esistenzialismo, a cura di Rognoni e P., Edizioni Radio Italiana, Torino, Introduzione all'esistenzialismo; Hei­degger; Jaspers; Sartre; Marcel, Lavelle, Le Sen­ ne; ABBAGNANO; Esistenzialismo e letteratura. La mia prospettiva estetica, in La mia prospettiva estetica, Brescia, Morcelliana, La criticità della filosofia, « Aut Aut », La relazione, « Aut Aut », La vita come amore, « Aut Aut; Relazione e tempo, « Aut Aut », Un convegno di filosofia, « Aut Aut », Prospettive empiristiche e relazionistiche in Whitehead, « Aut Aut Semantica e filosofia, « Aut Aut », Valéry precursore della semantica, « Aut Aut », Implicazione formale e relazione temporale, « Aut Aut », Sul problema della persona, « Aut Aut », Definizione e funzione della filosofia speculativa in Whitehead, « Giornale critico della filosofia italiana », nArte e comunicazione, « Galleria, Quantità e qualità, « Civiltà delle macchine », Sul primo periodo della filosofia di Whitehead, « Rivista di filo­ sofia », Kierkegaard e la dialettica della fede, « Archivio di filosofia», n. 2 (Kierkegaard e Nietzsche), Ironia, demoniaco ed eros in Kierkegaard, « Archivio di filoso­fia, Kierkegaard e Nietzsche), Sul principio logico del processo, « Atti dell'XI Congresso in­ ternazionale di Filosofia », Bruxelles voi. Vili, La nevrosi della filosofia,  Congresso di Filosofia », Roma-Milano Ree. di Mann, Nobiltà dello spirito, Milano; « Aut Aut , Ree. di Wells, Process and Unreality, New York; Aut Aut »,  Ree. di J . Prévost, Baudelaire, Paris; Aut Aut »,Ree. di R. Girardet, La società militaire dans la Trance con- temporaine, Paris; Aut Aut», Tempo e relazione, Torino, Taylor, Intro­ duzione; I I - Filosofia dell'Io e filosofia della relazione; Angoscia dell'Io e relazione; LINGUAGGIO, comportamento e filosofia; Negatività e positività in Wittgenstein; Witt­genstein e la nevrosi della filosofia; Il significato dell'ir­reversibile; Relazione e situazione; Possibilità e re­lazione; Sul principio logico del processo; Relazione forma e processo; Relazione e civiltà;  Dewey e l'interrelazione universale; Tempo realtà e relazione nella filosofia americana; Esperienza e relazione nell'estetica di Dewey; Arte e relazione; Relazione e irrelazione; Relazione e irreversibilità; Relazione e linguaggio filosofico; Implicazione formale e implicazione temporale; Linguaggio perfetto e situazione quotidiana; Quan­tità e qualità; La tecnica e la libertà dell'uomo; L’ORTO e L'epicureismo, in Grande antologia filosofica, cur. Pa­dovani, Milano, Marzorati, Appunti per i rapporti tra filosofia, scienza empirica e sociolo­gia, Filosofia e sociologia, Bologna, Il Mulino, pp. Interpretazione del teatro, « Aut Aut », Il cammino della vita, « Aut Aut; Appunti sul neopositivismo, « Aut Aut, Kierkegaard contro Kierkegaard, Aut Aut, Angoscia e relazione in Kierkegaard, « Aut Aut; Angoscia e fenomenologia dell'EROS, Aut Aut; Il cuore della vita, « Casabella », Ripetizione, ripresa e rinascita in Kierkegaard, « Giornale cri- tico della filosofìa italiana; Unità e pluralità del personaggio, in Teatro, mito e individuo, Milano, Laboratorio, Whitehead e Russell, «Rivista di filosofìa», Il significato dell'introduzione kierkegaardiana al concetto della angoscia, « Rivista di filosofia », Storia e apocalisse in Kierkegaard, « Archivio di filosofia, Apocalisse e insecuritas; La tecnica e la libertà dell'uomo, « Civiltà delle macchine », Ritorno alla sociologia, « Civiltà delle macchine, Nota sul « Congresso intemazionale di filosofia di San Paolo », « Aut Aut », Kierkegaard, Il concetto dell'angoscia, a cura di E. Paci, To- rino, Paravia. 5420 - Ree. di W. Dilthey, Critica della ragione storica, Torino, Aut Aut,  Arte e linguaggio, in AA. VV., Il problema della conoscenza storica, Napoli, Libreria Scientifica Editrice; Esistenza natura e storia, « Aut Aut », Esperienza conoscenza storica e filosofia, Aut Aut; Sul significato dell'opera di Einstein, « Aut Aut, L'ironia di Mann, « Aut Aut », Due momenti fondamentali dell'opera di Th. Mann, « Aut Aut », Su due significati del concetto dell'angoscia in Kierkegaard, « Orbis litterarum; Critica dello schematismo trascendentale, Rivista di filosofia; Silenzio e libertà del linguaggio nel neopositivismo, Archivio di filosofia (SEMANTICA), L'appello di Einstein, « Civiltà delle macchine; Ree. di P. Romanelli, Verso un naturalismo critico, Torino, Aut Aut », Ree. di Rogers, Perret, Milano 1955, « Aut Aut », Ree. di H. Mayer, Thomas Mann, Torino, Aut Aut », Ree. di C. Cases, Mann e lo spirito del racconto, « No­ tiziario Einaudi », Aut Aut », Ree. di AA. VV., Omaggio a Th. Mann, in « Il Ponte », n. 6, 1955, « Aut Aut », L'opera di Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio Italiana,La notte bianca; II - La vita vivente; III - Un nomade a Pietroburgo; IV - Il puro folle; V - Satira ed epica del demoniaco; VI - Voci di fanciulli sulle tombe dei padri; VII - Viva i Karamàzov! Ancora sull'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio Italiana: ntroduzione all'esistenzialismo; Heideg­ger; Jaspers; Marcel, Lavelle, Le Senne; Esisten­ zialismo teologico; Aspetti letterari; L'esistenza negativa in Sartre; L'esistenza diabolica in Mann; La positivizzazione dell'esistenzialismo; ABBAGNANO; Sartre e il problema del teatro; L'esistenzialismo nella filosofia contemporanea; L'eredità di Husserl e l'esistenzialismo di Merleau-Ponty. Hegel e il problema della storia della filosofia, Ve­rità e storia: Un dibattito sul metodo della storia della filosofia, Asti, Arethusa, Nota su «Altezza reale», «Aut Aut; Sul senso e sull'essenza, « Aut Aut, La natura e il culto dell'Io, « Aut Aut », Appunti su un convegno, « Aut Aut; Filosofia e antifilosofia, « Aut Aut; Filosofia e linguaggio perfetto (risposta a una lettera di A. Ve- daldi), « Aut Aut, Funzione e significato del mito, « Giornale critico della filosofia italiana », Processo, relazione e architettura, «Rivista di estetica», Sul concetto di 1 precorrimene ' in storia della filosofia, « Ri­ vista critica di storia della filosofia », Problematica dell'architettura contemporanea, « Casabella », n. 209, Critica dello schematismo trascendentale (II parte), « Rivista di filosofia », Immanenza e trascendenza (Convegno promosso dall'Istituto di filosofia dell'Università di Milano), « Il Pensiero,  Inter­venti di P.: Sulla relazione Dal Pra; Sulla rela­zione Antoni, Sulla relazione Guzzo; Sulla relazione Allmayer; Sulla relazione Spirito, Processo esistenziale, processo naturale, processo storico, « Anais de Congresso Internacional de Filosofia de Sào Paulo »,  San Paolo, La scienza e l’enciclopedia filosofica, « Civiltà delle macchine, Vivere nel tempo, « Civiltà delle macchine », IF. Woodridge, Saggio sulla natura, introduzione di P., Mi­lano, Bompiani; Dall'esistenzialismo al relazionismo, Firenze, Anna: Prospettive relazionistiche; Il fonda­mento storicistico del relazionismo; Il consumo dell'esi­stenza e la relazione; La struttura relazionale dell'esperien­za; Whitehead e il relazionismo; Relazionismo e rela­tività;  Relazionismo e schematismo trascendentale; La verificazione nel neopositivismo; Relazionismo e natu­ralismo; Orientamento estetico relazionistico; Perma­nenza ed emergenza nel LINGUAGGIO; Sul significato del mito; Senso essenza e natura; Tempo e natura. Storia del pensiero presocratico, Torino, Radio, La filosofia greca e i suoi rapporti con l'oriente; Le origini autonome della filosofia greca; La scuola di Mileto o i primi pitagorici; Eraclito di Efeso; Senofane e Parmenide di VELIA; Zenone di VELIA e Melisso di Samo; Il pitagorismo nell'età di FILOLAO; EMPEDOCLE di GIRGENTI; Anassagora di Clazomeno; La scuo­la di Abdera; Protagora di Abdera; Gorgia di LEONZIO; Prodico di Ceo; Antifonte sofista; Ippia di Elide; Logos e natura; Letteratura e pensiero filosofico; Eschilo e la polis; Pensiero e poesia in Sofocle; La visione filosofica in Euripide; Antifilosofia e filosofia in Aristofane; Scienza, tecnica e mito; Natura e cultura; Medicina e filosofia; Filosofia, arte e musica;Filosofia e storiografia; La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, L'eredità di Kant; Spiritualismo, positivismo e neocri­ticismo; Le conclusioni dell'idealismo; Storicismo e filosofia dei valori; Pragmatismo e realismo; Processo e organicità; La fenomenologia e il mondo della vita; Esistenzialismo e ontologismo; Empirismo logico e fenomenologia della percezione; Fenomenologia dei processi in relazione, « Aut Aut », Giallo e nero, Aut Aut, Schematismo trascendentale, Aut Aut, Hartmann e la tradizione ?netafisica, Aut Aut, Banfi, « Aut Aut », n. 42, pp. 499-501. Per la logica di Husserl, « Aut Aut » Sul significato del platonismo in Husserl, Acme, L'architettura e il mondo della vita, « Casabella, Il  metodo industriale, l'edilizia e il problema estetico, « La casa », Roma, ed. De Luca. Scienza ed umanità nella storia del pensiero scientifico italiano, in « Mostra storica della scienza italiana », Milano, Pizzi, Relazionismo e realtà sociale, « Criteri », nAntonio Banfi, « Raccolta Vinciana. Necrologie », L'estetica come richiamo all'esperienza (riassunto), congresso di estetica (Venezia) Torino, Edizioni della rivista di estetica, Recc. di Husserl, Ideen zu einer Phànomenologie und phà- nomenologische Philosophie, Die Krisis der europàischen Wissenschaften und die transzendentale Phànomeno­ logie; Erste Philosophie, Den Haag, Aut Aut », Ree. di C. S. Peirce, Caso, amore e logica, Torino « Aut Aut », Ree. di Beth Mays, Etudes d'epistemologie génétique, Paris, Aut Aut », Ree. di C. Cascales, L'humanisme de Ortega Y Gasset, Paris, Aut Aut »,  Ree. di P. Rossi, Bacone, dalla magia alla scienza, Bari « Aut Aut », Ree. di R. Pettazzoni, L'essere supremo nelle religioni primi­ tive, « Aut Aut »,Ree. Di Mumford, La condizione dell'uomo, Milano, Aut Aut», Ree. di G. Friedmann, Le travail en miettes, Paris, Aut Aut », nDizionario di filosofia, a cura di A. Biraghi, Milano, Edizioni di Comunità. Voci: Eleati; Eraclito; Atomismo; GIRGENTI; Anassagora; Socrate; Cinici; Cirenaici; Megarici; Platone; Aristotele; Romanticismo; Neopositivismo; Relazione; Etica; Libertà; Arbitrio; Bene; Determinismo-indeterminismo; Dovere; Respon- sabilità; Eudemonismo; Virtù; Saggezza; Azione; Violenza; Estetica; Forma; Sublime; Catarsi. In appendice a cura di E. Paci: Breve dizionario dei termini greci, pSamuel Alexander, in Les grands courants de la pensée mon- diale contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, Milano, Marzorati, pp. 27-48. Sul mio comportamento filosofico, La filosofia con- temporanea in Italia, Asti, Arethusa, La dialettica in Platone, in Studi sulla dialettica, To- rino, Taylor, e in « Rivista di filosofia, Vita e ragione in Antonio Banfi, « Aut Aut », In margine ad Heidegger, «Aut Aut»,  Meditazioni fenomenologiche, « Aut Aut », Schelling e noi, « Aut Aut », n. Tempo e percezione, « Archivio di filosofia », Il tempo), Ungaretti e l'esperienza della poesia, « Letteratura »,  Fenomenologia e architettura contemporanea, « La casa », Roma, ed. De Luca. Ristampato in 6601, parte prima, cap. XII. Sul significato dei Maestri Cantori di Wagner, « L'approdo mu- sicale », La concezione relazionistica della libertà e del valore, in « Atti del XII Congresso Nazionale di Filosofia, Venezia, Merleau-Ponty, Elogio della filosofia, traduzione, introduzione e note di P., Torino, Paravia. Neopositivismo e unità della scienza, introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani. R. Sanesi, Frammenti dall'Isola Athikte, prefazione di E. Paci, Milano, Schwarz. Ree. di G. Pedroli, La fenomenologia di Husserl, Torino,  « Aut Aut », Il nulla e il problema dell'uomo, Torino, Taylor, Tempo, esistenza e relazione. Filosofia e antifilosofia (una discussione con P.), GARIN, La filosofia come sapere storico, Bari, Laterza, Sulla fenomenologia, « Aut Aut », Sartre e noi, « Aut Aut »,Sulla relazione lo-tu, « Aut Aut », n. Esercizio sulla evidenza fenomenologic a, «Aut Aut», Sul significato dello spirito in Husserl, « Aut Aut; Pagine da un diario, « Archivio di filosofia, La diaristica filosofica), Filosofia e storia della filosofia, « Giornale critico della filosofia italiana », Wright e lo « spazio vissuto », « Casabella; Imbarazzi di B. Russell, « Inventario»,  Tempo e riduzione in Husserl, « Rivista di filosofia », Per una fenomenologia della musica contemporanea, « Il Ver- ri », La crisi della cultura e la fenomenologia dell'architettura con- temporanea, « La casa », Roma, ed. De Luca, Whitehead, La scienza e il mondo moderno, introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani. L. Actis Perinetti, Dialettica della relazione, prefazione di P., Milano, ed. di Comunità. Husserl sempre di nuovo, Omaggio a Husserl, a cura di P. Milano, Il Saggiatore, Garin, P., Prini, Bilancio della fenomenologìa e del- l'esistenzialismo, Padova, Liviana. I testi di P. sono: Bilancio della fenomenologia; Risposte e chiarimenti; Commemorazione di Husserl, Wright e lo spazio vissuto, in Saggi italiani 1959 (scelti da Moravia e Zolla), Milano, Bompiani, Aspetti di una problematica filosofica, « Aut Aut », n. 55, pp. 1-9. La fenomenologia come scienza del mondo della vita, « Aut Aut, Sullo stile della fenomenologia, « Aut Aut », La scienza e il mondo in A. N. Whitehead, « Aut Aut », Sulla presenza come centro relazionale in Husserl, « Aut Aut », n. 58, pp. 236-241. Il problema dell'occultamento della « Lebenswelt » e del tra­ scendentale in Husserl, « Aut Aut », La fenomenologia come scienza nuova, « Aut Aut », Indicazioni elementari sulla « analisi esistenziale », « Aut Aut; Tempo e relazione intenzionale in Husserl, « Archivio di filo­ sofia », n. 1 (Tempo e intenzionalità), pp. 23-48. Coscienza fenomenologica e coscienza idealistica, « Il Verri, Ricordo di Luigi Stefanini, Scritti in onore di L. Stefanini, Padova, Liviana; Tempo e relazione nella fenomenologia, « Giornale critico della filosofia italiana; Scienza, tecnica e mondo della vita in Husserl, « Il pensiero critico; Doxa e individuazione nella fenomenologia di Husserl, « Rivi­ sta di filosofia; Nulla di nuovo tutto di nuovo, in « Casa editrice II Saggiatore. Catalogo Il problema dell'intersoggettività, « Il pensiero; Tre paragrafi per una fenomenologia del linguaggio, « Il pen­siero », Indicazioni fenomenologiche per il romanzo, « Quaderni mila­nesi », G. Brand, Mondo, io e tempo nei manoscritti inediti di Hus­ serl, introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani. E. Husserl, Teleologia universale (manoscritto E III 5), tradu­ zione di E. Paci, in « Archivio di filosofia; Ree. di Hocke, Die Welt als Labyrinth; Manierismus in der Literatur, Hamburg, Aut Aut », Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Bari, Laterza: Il senso della fenomenologia; Il signi­ ficato dell'intenzionalità; Tempo e riduzione; Tempo e dialettica; Tempo e intersoggettività; Mondo della vita e scienza del mondo della vita; Il tempo e il senso dell'essere; La fenomenologia come teleologia universale della ragione. Husserl, Teleologia universale (manoscritto E III 5) trad. P.; La concezione relazionistica della libertà e del valore. Diario fenomenologico, Mi­lano, Il Saggiatore, La phénoménologie, in Les grands courants de la pensée mon­ diale contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, Milano, Marzorati, Qualche osservazione filosofica sulla critica e sulla poesia, « Aut Aut; ESPRESSIONE E SIGNIFICATO; Aut Aut », Fenomenologia psicologia e unità della scienza, « Aut Aut », La psicologia fenomenologica e il problema della relazione tra inconscio e mondo esterno, « Aut Aut », Guenther Anders e l'intenzionalità della scienza, « Aut Aut », n. Merleau-Ponty, Lukàcs e il problema della dialettica, « Aut Aut », I paradossi della fenomenologia e l'ideale di una società razio­ nale, « Giornale critico della filosofia italiana, Fenomenologia e obbiettivazione, «Giornale critico della filo­ sofia italiana », Ueber einige Verwandtschaften der Philosophie Whiteheads und der Phànomenologie Husserls, « Revue internationale de philosophie; Relazionismo e significato fenomenologico del mondo, « Il pen­ siero », Tecnica feticizzata e linguaggio, «Europa letteraria», Per una fenomenologia dell'eros, « Nuovi argomenti, A Fhenomenology of Eros, in Facets of Eros, The Hague, Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, avvertenza e prefazione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. Gellner, Parole e cose, introduzione di P., Milano, Il Saggiatore. Ree. di S. Freud, Lettere, Torino,  «Aut Aut », Ree. di S. Freud, Le origini della psicoanalisi, Torino, Aut Aut, Ree. di W. Jensen, Gradiva, Torino,  « Aut Aut », Ree. di F. Fornari, Problemi del primo sviluppo psichico, in  « Rivista di Psicologia », « Aut Aut », L'ultimo Sartre e il problema della soggettività, « Aut Aut », Nuove ricerche fenomenologiche, « Aut Aut », Nota su Robbe-Grillet, Butor e la fenomenologia, « Aut Aut », Problemi di antropologia, « Aut Aut », Per una sociologia intenzionale, Aut Aut, Struttura e lavoro vivente, « Aut Aut », A proposito di sociologia e fenomenologia (risposta a una let­ tera di F. Ferrarotti), « Aut Aut », A cominciare dal presente, « Questo e altro; In un rapporto intenzionale, « Questo e altro, Banfi, GELLNER [cited by H. P. GRICE] e Merleau-Ponty, « Casa editrice II Saggiatore. Catalogo Fenomenologia e antropologia in Hegel, « Il pensiero », Bomba atomica e significato di verità, « Il Verri », In Merleau-Ponty, Senso e non senso, introduzione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore.  Funzione delle scienze e significato dell'uomo, Milano, Il saggiatore: Crisi della scienza come crisi del significato della scienza per l'uomo; L'oblio del mondo della vita e il significato del trascendentale. La fenomenologia come scienza nuova; La correlazione universale e la filosofia come trasformazione dell'essere in significato di verità; La fenomenologia e l'ideale di una società razionale; Il paradosso estremo della fenomenologia; La psicologia e la unità delle scienze; Materia vita e persona nella teleologia della storia; La psicologia fenomenologica e la fondazione della psicologia come scienza; La crisi dell'Europa e la storia dell'umanità; La dialettica del linguaggio e il fondamento della storia; Il fondamento fenomenologico della storia della filosofia; Esperienza e ragione; Scienza, morale e realtà economica nella lotta della filosofia per il significato dell'uomo; L'unità dell'uomo e l'autocomprensione filosofica. Natura e storia; Soggettività e situazione; Ambiguità e verità; Prassi pratico-inerte e irreversibilità; Uomo natura e storia in Marx; Il rovesciamento del soggetto nell'oggetto; La dialettica del concreto e dell'astratto. Piccolo dizionario fenomenologico. Il significato dell'uomo in Marx e Husserl, « Aut Aut », Il senso delle parole: Lebenswelt; Struttura, « Aut Aut », nLa psicologia fenomenologica e la fondazione della psicologia come scienza, « Aut Aut, Il senso delle parole: Epoche; trascendentale, « Aut Aut », Il senso delle parole: Alienazione e oggettivazione, « Aut Aut », Sociologia e condizione umana, « Aut Aut », Il senso delle parole: Riconsiderazione; senso; causa; il cogito e la monade, « Aut Aut », Fenomenologia e antropologia culturale, « Aut Aut », Il senso delle parole: Sprachleib; soggettività linguistica; lan- gue et parole; strutturalismo, fonologia e antropologia, « Aut Aut », Memoria e presenza dei Buddenbrook, « Aut Aut », Il senso delle parole: Gradi della alienazione; strumentammo; il corpo proprio inorganico; informale e nuova figurazione; tra­ dizione e avanguardia, « Aut Aut », Follia e verità in Santayana, « Revue internationale de philoso­phie », Problemi di unificazione del sapere, « De Homine », Die Positive Bedeutung des Menschen in Kierkegaard, « Schweit- zer Monatshefte », Alcuni paragrafi sul romanzo contemporaneo, «Europa lettera­ ria, Omaggio a Mondolfo, Omaggio a R. Mondolfo, Città di Senigallia, Atti del Consiglio Comunale, Urbino, S.T.E.U., Problemi di unificazione del sapere, in L'unificazione del sapere, Firenze, Sansoni, A. N. Whitehead, in Les grands courants de la pensée mondia­ le contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, terza parte, voi. II, Milano, Marzorati, Annotazioni per una fenomenologia della musica, « Aut Aut, Il senso delle parole: Scientificità; irreversibilità; entropia e informazione; operazionismo; musica e modalità temporali, « Aut Aut », nn. Teatro, funzione delle scienze e riflessione, « Aut Aut », Il senso delle parole: Prima persona; fenomenologia e fisiologia; dualismo teatro e personaggi, « Aut Aut» Le parole, « Aut Aut Il senso delle parole: linguaggio oggettivato; soggetto e com­ portamento; la scienza e la vita, « Aut Aut », Fenomenologia e cibernetica, « Aut Aut », Il senso delle parole: introduzione; cose e problemi; forme ca­ tegoriali, « Aut Aut », Whitehead e Husserl, «Aut Aut», Il senso delle parole: Percezione e conoscenza diretta; struttura, traduzione, e unificazione del sapere; il simbolismo e la possi­ bilità dell'errore, « Aut Aut », Mann, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba. Relazioni e significati l (Filosofia e fenomenologia della cultu­ ra), Milano, Lampugnani Nigri, Filosofia e fenomenologia della cultura; Fenomenologia della vita e ragione in Banfi; Il significato di Whitehead; Logica  e filosofia in Whitehead; Empirismo e relazioni in White­head; Whitehead e Husserl; Nota su Russell; Neopositivismo, fenomenologia e letteratura; Ca­duta della intenzionalità e linguaggio; Follia e verità in Santayana; Scienza e umanesimo italiano; Fenomeno­logia e letteratura; Fenomenologia e narrativa; Fenomenologia, psichiatria e romanzo; Robbe-Grillet, Butor e la fenomenologia; XVI - Problemi di antropologia; Struttura e lavoro vivente; Sul concetto di struttura. Relazioni e significati (Kierkegaard e Th. Mann), Milano, Lampugnani Nigri: Ironia, demoniaco ed eros; Estetica ed etica; La dialettica della fede; Ripetizione e ripresa: il teatro e la sua funzione catartica; Storia ed apocalisse;  La psicologia e il pro­blema dell'angoscia; Angoscia e relazione; Ango­scia e fenomenologia dello eros; L'intenzionalità e l'amo­re;  Kierkegaard e il significato della storia. Musica mito e psicologia in Mann; Mann e la filosofia;  Due momenti fondamentali nell'opera di Mann; L'ironia di Mann; Su « Altezza reale »; Ricordo e presenza dei « Buddenbrook ». Tempo e relazione, Milano, Il Saggiatore; Significato del significato; Seman­tica e filosofia; Fenomenologia e cibernetica. L'infanzia di Sartre, in Le conferenze dell'associazione cul­turale italiana, Cuneo, Sasto, Sull'orizzonte di verità della scienza, « Aut Aut », Il senso delle parole: Processo; percezione non sensoriale; il tessuto della esperienza, « Aut Aut », Sulla struttura della scienza, « Aut Aut », Il senso delle parole: Pubblico e privato; genesi, « Aut Aut », Struttura temporale e orizzonte storico, « Aut Aut », Il senso delle parole: Logica forinole e linguaggio ordinario; metafisica descrittiva, « Aut Aut », Antropologia strutturale e fenomenologia, «Aut Aut», Condizione dell'esperienza e fondazione della psicologia, « Aut Aut », Il senso delle parole: i due volti della psicologia; sul principio della economia del pensiero, « Aut Aut », Una breve sintesi della filosofia di Whitehead, « Aut Aut », Il senso delle parole: Sul problema dei fondamenti; esperienza e neopositivismo, « Aut Aut », La voce Sul problema dei fondamenti; Funzione e significato nella letteratura e nella scienza, in La cultura dimezzata, a cura di A. Vitelli, Milano, Giordano, Sul concetto di struttura in Lévi-Strauss, « Giornale critico del- la filosofia italiana, Attualità di Husserl, « Revue internationale de philosophie, Sul problema della fondazione delle scienze, « Il pensiero », Il senso delle strutture in Lévi-Strauss, Paragone, Revue internationale de philosophie, Nota su De Saussure, in « Casa editrice II Saggiatore: Catalogo generale Preceduto da un'inchiesta su ' Strutturalismo e critica ' cur. di Segre, Ideologia, parola negativa, in « Casa editrice il Saggiatore: supplemento a l catalogo generale aggiornato; Husserl, Esperienza e Giudizio, nota introduttiva di E . Paci, Milano, Silva. G. Piana, Esistenza e storia negli inediti di Husserl, prefazione di E . Paci, Milano, Lampugnani Nigri. C. Sini, Whitehead e la funzione della filosofia, prefazione di E. Paci, Padova, Marsilio. Relazioni e significati (Critica e dialettica), Milano, Lampu- gnani Nigri: Sulla poesia di Rilke; Sul senso della poesia di Eliot; L'uomo di Proust; Valéry o della costruzione; Sulla musica contemporanea; Per una fenomenologia della musica; Interpretazione d e l teatro; Teatro, funzione delle scien- ze è riflessione; Sull'architettura contemporanea; -L'architettura e il mondo della vita; Il metodo industriale, l'edilizia e il problema estetico; Fenomenologia e architet- tura contemporanea; Wright e « lo spazio vissuto ». Il significato della dialettica platonica; Dialettica, fenomenologia e antropologia in Hegel; Paragrafi per una fenomenologia del linguaggio; Sulla FENOMENOLOGIA DEL LINGUAGGIO; Dialettica e nalità nella critica e nella poesia; A cominciare dal presente; In un rapporto intenzionale; L'alienazione delle parole. Per un'analisi fenomenologica del sonno e del sogno, Il sogno e le civiltà umane, Bari, Laterza, Kierkegaard vivant et la véritable signification de l'histoire, in Kierkegaard vivant, Unesco, Paris, Gallimard, Il senso delle parole: Sul problema della fondazione, Aut Aut, n. Ancora intenzio-   Psicanalisi e fenomenologia, « Aut Aut », Il senso delle parole: L'archeologia del soggetto; psicologia e problematica della scienza, « Aut Aut », Ayer e il concetto di persona, « Aut Aut », Il senso delle parole: Primitività della persona e azione umana; linguaggio e realtà, « Aut Aut »,Per lo studio della logica in Husserl, « Aut Aut », Il senso delle parole: Ricerca trascendentale e metafisica; espe­ rienza temporale e riconoscimento, « Aut Aut », Tema e svolgimento in Husserl, « Aut Aut », Il senso delle parole: Morfologia universale; prima persona e linguaggio, Aut Aut, Fondazione e costruzione logica del mondo di Carnap, « Archi­ vio di filosofia, Logica e analisi, Modalità, coscienza empirica e fondazione in Kant, « Il pensie­ro », Husserl, Logica formale e trascendentale, prefazione di E. Paci, Bari, Laterza. Ricordo di E. De Martino, colloquio tra E. Paci, C. D. Levi Carpitella, G. Jervis, « Quaderni dellTSSE », Filosofia e scienza, discussione tra P., Caldirola, Arcais, Panikkar, « Civiltà delle macchine », Il nulla e il problema dell'uomo, in E. De Martino, Il mondo magico, Torino, Boringhieri, Il significato di GALILEI filosofo per la filosofia, in AA. VV., Studi Gali- leiani, Firenze, Barberi, Fondazione fenomenologica dell'antropologia e antropologia del- le scienze, « Aut Aut », Il senso delle parole: Fenomenologia della prassi e realtà obiet- tiva, « Aut Aut », Il ritorno a Freud, « Aut Aut », Il senso delle parole: Autoanalisi e intersoggettività, « Aut Aut », Fondazione e chiarificazione in Husserl, « Aut Aut »,  Il senso delle parole: Fenomenologia ed enciclopedia, « Aut Aut », Per un'interpretazione della natura materiale in Husserl, « Aut Aut, Il senso delle parole: Decezione conflitto e significato, « Aut Aut », Natura animale, uomo concreto e comportamento reale in Hus- serl, « Aut Aut », Il senso delle parole: Struttura e contemporaneità al nostro pre-sente, « Aut Aut, Il senso delle parole: La motivazione, « Aut Aut »,  Informazione e significato, « Archivio di filosofia » , n. 1 [Filosofia e informazione), Kafka e la sfida del teatro di Oklahoma, « Studi germanici » Per una semplificazione dei temi husserliani fino al primo vo­ lume delle « Idee », « Studi urbinati », Inversione e significato della cultura, « Aut Aut », Il senso delle parole: L'altro, « Aut Aut », Per una nuova antropologia e una nuova dialettica, « Aut Aut », Il senso delle parole: L'uomo e la struttura, « Aut Aut », Motivazione, ragione, enciclopedia fenomenologica, « Aut Aut », P., Rovatti, Persona, mondo circostante, motivazione, « Aut Aut », Il senso delle parole: Alienazione, « Aut Aut », Keynes, la fondazione dell'economia e l'enciclopedia fenomeno­ logica, «Aut Aut», Il senso delle parole: L'uomo stesso, « Aut Aut », Vita e verità dei movimenti studenteschi, « Aut Aut », Il senso delle parole: Razionalità irrazionale, «Aut Aut», Vico, le structuralisme et l'encyclopédie phénoménologique des sciences, « Les études philosophiques », Domanda, risposta e significato, Archivio difilosofia, Il problema della domanda, La presa di coscienza della biologia in Cassirer, « Il pensiero », The Phenomenological Encyclopedia and the « Telos » of the Humanity, « Telos », Ri Hegel: Enciclopedia delle scienze filosofiche, in AA. VV., Orien­ tamenti filosofici e pedagogici, Milano, Marzorati, voi. Antonio Banfi e il pensiero contemporaneo, in Antonio Banfi vivente, Firenze, La Nuova Italia, II senso delle parole: Sviluppo e sottosviluppo, « Aut Aut », Aldilà,«AutAut», Il senso delle parole: Soggetto ed oggetto dell'economia, Aut Aut » L'enciclopedia fenomenologica e il Telos dell'umanità, « Aut Aut», Il senso delle parole: Violenza e diritto, « Aut Aut», Il senso delle parole: Istituzione totale, «Aut Aut», L'architettura come vita, « Aut Aut », Dialectic of the Concrete and of the Abstract, « Telos », Barbarie e civiltà, in « Atti del Convegno Internazionale sul tema: CAMPANELLA e VICO, Roma, Accademia nazionale dei Lincei, Quaderno, La dialettica del processo. Milano, Mondadori. Veca, Fondazione e modalità in Kant, prefazione di P., Milano, Mondadori. Il senso delle parole: Ancora sul marxismo e sulla fenomenologia, Aut Aut, Due temi fenomenologici: Fenomenologia e dialettica, La fenomenologia e la fondazione dell'economia politica, « Aut Aut », Il senso delle parole: La ripetizione, Aut Aut, L'ora di CATTANEO, Aut Aut », Il senso delle parole: Ontico e ontologico, « Aut Aut », Il senso delle parole: Barbarie e civiltà, «Aut Aut», Il senso delle parole: La figura, « Aut Aut », Vita quotidiana ed eternità, « Archivio di filosofia », Il senso comune, Intersoggettività del potere, « Praxis », Fenomenologia e dialettica marxista, « Praxis; Sui rapporti tra fenomenologia e marxismo, in J. T. Desanti, Fe­ nomenologia e prassi, Milano, Lampugnani Nigri, Astratto e concreto in Althusser, « Aut Aut », n. Il senso delle parole: Sostanza e soggetto, « Aut Aut », La « Einleitung » nella fenomenologia hegeliana e l'esperienza fenomenologica, « Aut Aut », Il senso delle parole: La fenomenologia come scienza dell'appa­ renza e della esperienza della coscienza, « Aut Aut », Hegel e la certezza sensibile, « Aut Aut », Il senso delle parole: Storia e verità, « Aut Aut », nn. Considerazioni attuali su Bloch, « Aut Aut » Il senso delle parole: Speranza e carità: l'uomo nuovo, « Aut Aut », Per un'analisi del momento attuale e del suo limite dialettico, Aut Aut », Il senso delle parole: L'homme nu di Lévi-Strauss, Aut Aut , La phénoménologie et l'histoire dans la pensée de Hegel, Praxis, History and Fhenomenology in Hegel's Thought, Telos, Bergson, Le Opere, introduzione di P., Torino, Pomba. E. Minkowski, 17 tempo vissuto, prefazione di P>, Torino, Einaudi, Scarduelli, L'analisi strutturale dei miti, prefazione di E. Paci, Milano, Celuc. P. A. Rovatti, R. Tomassini, Veca, Per una fenomenologia del bisogno, « Aut Aut, Life-World, Time, and Liberty in Husserl, Life- World and Consciousness. Essays for A. Gurwitsch, cur. Embree, Evanston, Northwestern Univ. Press, Ungaretti e l'esperienza della poesia, in G. Ungaretti, Lettere a un fenomenologo, premessa di P., Milano, Vanni Scheiwiller, pIl senso della religione in MaxHorkheimer, in Max Horkheimer, Guerreschi, An Maidom e zum Schicksal der Religion, Milano, Arte Edizioni, due pagine non numerate. A proposito di fenomenologia e marxismo. Considerazioni sul « Dialogo » di Vajda, « Aut Aut », Il senso  delle parole: Lavoro e teologia, Aut Aut, La presenza nella « Fenomenologia dello spirito » di Hegel, « Aut Aut Variazioni su Cattaneo, « Aut Aut, Il senso delle parole: Il federalismo, Aut Aut,  Spontaneità, ragione e modalità della praxis, « Praxis, Che cosa ha taciuto Croce, « Tempo », Ci sono strutture di strutture di strutture..., « Tempo, B. Russell, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba. Wahl, La coscienza infelice nella filosofia di Hegel, prefazione di E. Paci, Milano, Istituto Librario Internazionale; Zecchi, Fenomenologia dell'esperienza, presentazione di P. Firenze, La Nuova Italia. Intervista con P., in Parlano i filosofi italiani, Terzo programma, fase. Ili, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano, Bompiani, Attualità di Husserl; L'eredità di Banfi; L'enciclopedia fenomenologica e il telos dell'umanità. Vico, lo strutturalismo e l'en­ciclopedia fenomenologica delle scienze; Il significato di GALILEI (si veda) per la filosofia; Modalità, coscienza empirica e fonda­ zione in Kant; Hegel e la fenomenologia. I temi husserliani fino al primo volume di Idee; Sul pro­blema dell'INTERSOGGETIVITÀ; Per lo studio della logica in Husserl; Per una interpretazione della natura materiale in Husserl; Natura animale, uomo concreto e comportamento reale in Husserl; Fondazione e chiarificazione in Husserl; Cultura e dialettica; Motivazione, ragione, enciclo­ pedia fenomenologica. Il senso delle strutture in Lévi-Strauss; Sul concetto di struttura in Lévi-Strauss; Antropologia strutturale e fenomenologia; Fondazione fenomenologica dell'antropologia ed enciclopedia delle scienze; Il ritorno a Freud; Psicanalisi e fenomenologia; Keynes, la fondazione della economia e l'enciclopedia fenomeno­ logica; Fenomenologia e fondazione dell'economia politica; La presa di coscienza della biologia in Cassirer. Parte quinta: I - Problemi di unificazione del sapere; Sul pro­blema dei fondamenti; La fondazione delle scienze; La struttura della scienza; Il significato di verità della scien­za; Struttura temporale e orizzonte storico; Infor­mazione e significato; Whitehead in sintesi; Una sintesi di Ayer sul concetto di persona; Astratto e concreto in Althusser; Modalità e novità in Bloch.  Diario fenomenologico Milano, Bompiani, Marxismo e fenomenologia, « Aut Aut, IL senso delle parole: Attualità della « fenomenologia » di Hegel, « Aut Aut » Bisogni, paradossi e trasformazioni del mondo, « Aut Aut », Il senso delle parole: Filosofia analitica e fenomenologia, « Aut Aut », Il senso delle parole: I limiti dell'empirismo, « Aut Aut », La negazione in Sartre, « Aut Aut », Il senso delle parole: L'istante, Aut Aut, Il senso delle parole: Sul relazionismo, « Aut Aut », Cancellare la scrittura morta per trovare la verità viva, «Tem­ po », L'uomo deve imparare a servirsi della scienza, « Tempo », La pelle di leopardo ideologica, Tempo, Cosi vedo Sartre, « Tempo », Amore e morte. Freud e la rivoluzione dell'uomo, «Tempo», L'enigma Ludwig: Visconti e Thomas Mann, «Tempo», L'uomo e la semiotica universale, « Tempo », Ateismo nel cristianesimo e cristianesimo nell'ateismo, «Tempo », Letteratura e reazione, « Tempo, La presa di coscienza dell'eros e la trasformazione della società, « tempo », « Il Capitale » tra Shakespeare e Kafka, « Tempo », Un congresso di filosofi che riscoprono la dialettica, « Tempo », Linguaggio e silenzio in Wittgenstein, « Tempo », Quel superstizioso di Freud, « Tempo »,  Filosofia Arte e Letteratura, « Tempo », Quando la volontà è malata, « Tempo », Colloqui con Sartre, « Tempo », Un messaggio contro il male, « Tempo », La realtà si ritrova nella continua dialettica tra realismo e sur- realismo, « Tempo », Husserl e Marx a Praga, « Tempo », Mito e vacanza della vita, « Tempo »,  Eclisse e rinascita della ragione in Horkheimer, « Tempo », Lukàcs tra la vita e lo spirito, « Tempo », La situazione limite di Bataille, « Tempo », Il progresso economico distruggerà la specie umana, « Tempo », La filosofia della vita e della cultura di Simmel e di Banfi, « Tempo », Trovare l'uomo partendo dalla solitudine, « Tempo », La musica come mediazione tra la vita e il suo significato, « Tem- po », Ter Marcuse la rivoluzione continuerà con l'estetica, « Tempo », Il filosofo del senso comune, « Tempo »,- Il fallimento dell'uomo e la religione, « Tempo », La vera neutralità della scienza, « Tempo », La nuova via tra Pitagora e Darwin, « Tempo », L'idiota di famiglia e la guarigione dell'uomo, Tempo, L'eredità di G. Marcel è anticapitalista?, « Tempo », n. Lukàcs inedito scoperto a Budapest, « Tempo », I cervelli avranno un futuro, « Tempo »,Forse una nuova dialettica con la vittoria del proletariato, « Tempo », L'uomo tra Tolomeo e Copernico, « Tempo », Minkowski: psicopatologia e vita vissuta, Tempo, La costruzione logica del mondo, Tempo, Lenin e la filosofia, Tempo, Jaspers e l'armonia di una nuova storia, « Tempo », Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, Marxismo e fenomenologia; La nuova fenomenologia; Fenomenologia dell'economia e della psicologia; La   trasformazione del mondo attuale; Fenomenologia e costituente mondiale; Per un'analisi del momento attuale e del suo limite dialettico. La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti: L'eredità kantiana e il marxismo; Lenin e la filosofia; Sul marxismo italiano; Lukàcs; Sociologia e scuola di Francoforte; Sullo strutturalismo; Moore e la filosofia analitica inglese. Vérification empirique et trascendance de la vérité, Vérité et Vérification, La Haye, M. Nijhoff, Considerazioni attuali sul problema dell'utile e del vitale in Croce,  Croce, cur. Bruno, Catania, Giannotto;  Il senso delle parole: Sulla fenomenologia del negativo, Aut Aut , Il senso delle parole: Husserl e il cristianesimo, « Aut Aut », Undici studiosi alla scoperta degli Evangeli, Tempo, Osculati, Fare la verità. Analisi fenomenologica di un linguaggio religioso, Nota finale di Enzo Paci, Milano, Bompiani. Intervista con P., in La filosofia dal '45 ad oggi, a cura di Valerio Verrà, Roma, ERI, Dizionario di filosofia, Milano, Rizzoli. Voce: Esistenzialismo. Enzo Paci. Paci. Keywords: relazione, significato del significato, fenomenologia del linguaggio, comunicazione e intersoggetivita. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Paci: i principi metafisici di Vico” --. Luigi Speranza, “Grice e Paci: significato e significati” – The Swimming-Pool Library.

 

Biraghi, andrea – “Dizionario di filosofia,” Milano.

 

Grice e Padovani: l’implicatura conversazionale nella filosofia classica – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Ancona). Filosofo italiano. Grice: “I like Padovani, especially his focus on what he calls ‘classical metaphysics’ (‘metafisica classica’) for what is philosophy if not footnotes to Plato?” -- essential Italian philosopher. Ffiglio di Attilio Padovani, generale di artiglieria, e di sua moglie, la ricca possidente veneta Elisabetta Rossati. Mentre, nelle parole stesse di Padovani, il padre "educò i suoi figli ad una rigorosa etica dell'onore e del dovere", ebbe un rapporto privilegiato con sua madre che fu colei che per prima lo introdusse agli ambienti letterari di Padova grazie alla vicinanza dei terreni della sua famiglia che erano posti a Bottrighe, nel Polesine, dove tutta la famiglia si trasferiva durante il periodo invernale. La solerte religiosità della madre, lo spinse a non frequentare la scuola elementare pubblica (che ella riteneva troppo "laicizzata" dopo l'unità d'Italia) ma a servirsi di un precettore, un ex abate che per primo lo instradò alla filosofia. Si iscrisse quindi al liceo di Milano dove ebbe i suoi primi contatti col positivismo che procureranno in lui e nel suo pensiero una profonda crisi nel saper controbilanciare il più correttamente possibile questa visione innovativa della vita con la teologia cattolica. Il padre lo avrebbe voluto ingegnere, ma egli terminati gli studi del liceo si iscrisse aa Milano dove seguì i corsi di Martinetti, pur prendendo a frequentare Mattiussi (convinto tomista) e Olgiati, convinto assertore della necessità di fondere insieme la metafisica classica con il pensiero moderno. Olgiati (a sinistra) con Gemelli (al centro) e Necchi. I primi due furono tra i principali ispiratori. Fu su consiglio di questi due ultimi che il alla fine decise di intraprendere la carriera filosofica, sviluppando una sua corrente di pensiero permeata di tutti gli spunti che nel corso della sua carriera aveva saputo trarre dai pensieri dei suoi insegnanti e ispiratori, basandosi molto anche sull'opera di Schopenhauer. Si laurea con una tesi su Spinoza eproseguendo poi la sua carriera in ambito universitario divenendo dapprima assistente e poi direttore della biblioteca. Divenne membro della Società italiana per gli studi filosofici e psicologici e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore da poco fondata a Milano da Gemelli. Grazie all'influsso di Gemelli, P. iniziò a collaborare anche con la "Rivista di filosofia neoscolastica" di cui divenne ben presto uno dei principali rappresentanti.  Venne nominato professore di filosofia della religione e anche supplente di Introduzione alla storia delle religioni. In seguito alla riforma Vecchi, si trasferì a Padova dove divenne professore di filosofia morale, avendo per college Olgiati col quale dimostrò una particolare sintonia.  Sempre affiancato da Gemelli, anche durante gli anni della Seconda guerra mondiale riunì presso la propria casa di Milano diversi filosofi avversi al FASCISMO (noti col nome di "Gruppo di Casa P.") come Dossetti e Fanfani. Si avvicina durante questi stessi anni al pensiero filosofico e teologico di Gemelli che puntava ad un rinnovamento attivo teorico e morale, affiancando personaggi del calibro di Giacon, Stefanini, Guzzo e Battaglia, coi quali diede vita al Centro di studi filosofici di Gallarate da cui poi scaturirà il cosiddetto "Movimento di Gallarate" per il dialogo aperto tra i filosofi. Quando Sciacca fonda il "Giornale di metafisica" egli ne fu il primo redattore.  Venne accolto come professore di filosofia morale e filosofia teoretica a Padova.  Morì ia Gaggiano. Volle per sua espressa volontà che la notizia della sua morte fosse resa pubblica a sepoltura avvenuta come estremo esempio della propria esistenza di stampo ascetico, come tale era stata la sua scelta di non sposarsi.  Il pensiero filosofico  La tomba di Elisabetta Rossati, madre di Umberto Antonio P. e figura ispiratrice del suo pensiero filosofico e teologico. È sepolta nel piccolo cimitero di San Vito di Gaggiano (MI) Durante gli anni del suo insegnamento a Milano, l'attività filosofica fu particolarmente prolifica: egli iniziò col pubblicare “Il problema fondamentale della filosofia di Spinoza” (Milano), poi Vito Fornari. Saggio sul pensiero religioso in Italia nel secolo XIX (Milano), “Gioberti e il cattolicesimo” (Milano) e “Schopenhauer. L’ambiente, la vita, le opera” (Milano). In questi scritti egli dimostrò di saper guardare attentamente non solo alla storia della filosofia, ma anche alle suggestioni provenienti da altri panorami filosofici e religiosi. Pubblica il testo più importante del suo pensiero filosofico, “La filosofia della religione e il problema della vita” (riedito “Il problema religioso nel pensiero occidentale”), dove per la prima volta delineò chiaramente la matrice del suo pensiero, ovvero che la religione era l'unica strada per risolvere il problema esistenziale della vita, ovvero il male, elemento che limita le possibilità umane, rileggendo in questo la struttura originale della storiografia filosofica e della metafisica classica.  Con la pubblicazione del suo Filosofia della storia, egli si espresse anche riguardo allo studio della storia, il quale s ci rivela quotidianamente il male, ovvero i limiti dell'uomo rispetto al mondo che lo circonda, ma non è in grado (come del resto la filosofia) di fornire soluzioni. Tali soluzioni possono pervenire unicamente dalla teologia, magari nella sua declinazione di teologia della storia. Questo pensiero si acuì particolarmente con una riflessione anche sulla morte negli ultimi anni, in particolare dopo la morte della madre Elisabetta col quale egli aveva sempre avuto un forte legame.  Altre opere:  – Grice: “Cf. Hampshire’s Spinoza”) Milano, Vito Fornari; “Saggio sul pensiero in Italia,”Milano,  “La storia della filosofia con particolare riguardo ai problemi politici, morali e religiosi,” Como, “Aquino nella storia della cultura” (Como); “Il fondamento e il contenuto della morale” (Como); “Filosofia e teologia della storia” (Como); “Sommario di storia della filosofia,” Roma, P. Faggiotto,Padova A. Cova, Storia dell’Università cattolica del Sacro Cuore, Milano A. M. Moschetti, Cercatori dell’assoluto: maestri nell'Ateneo padovano, Santarcangelo di Romagna Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia . And then there’s Pagani: essential Italian philosopher  difficult  to find. Padovani. Keywords: implicatura, metafisica classica, logica classica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Padovani,” The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Paganini: l’implicatura conversazionale di Roma – il Virgilio di Firenze -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucca). Filosofo italiano. Grice: “Paganin must be the only Italian philosopher who reads La Divina Commedia philosophically!” --  Grice: “Strawson never read Paganini’s ‘cosmological’ tract on ‘spazio’ but he should, obsessed as he was with spatio-temporal continuity. Grice: “I’ll never forget Shropshire’s proof of the immortality of the human soul – He told me he basically drew it from an obscure tract by Paganini, as inspired by the death of Patroclus – Paganini’s tract actually features one of my pet words. He speaks of the ‘domma’ of the ‘immotalita dell’anima umana’ – Brilliant!” -- essential Italian philosopher.Lucca stava passando dalla reggenza austriaca seguita al collasso napoleonico al diventare capitale del borbonico Ducato di Lucca. Compì l'intero corso dei suoi studi a Lucca, dedicandosi, fin dai tempi delle scuole secondarie, alla filosofia. Insegnò filosofia negli istituti secondari lucchesi. Prtecipò alla prima guerra d'indipendenza. Dopo la fine della guerra, col l'annessione del Ducato di Lucca da parte del Granducato di Toscana fu nominato docente nell'ateneo lucchese. In questo ufficio fu difensore della dottrina rosminiana e nonostante venisse sorvegliato dalla polizia il governo decise poi di offrirgli una cattedra a Pisa a seguito dei buoni uffici di Rosso. Gli ultimi anni della sua vita furono rattristati da due avvenimenti; la espulsione dai seminari ecclesiastici di discepoli a lui carissimi, perché rei di professare le dottrine del Rosmini e la condanna di certe proposizioni tolte ad arbitrio e senza critica dalle molte opere del filosofo di Rovereto. Muore a Pisa. Annuario della R. Pisa per l’anno accademico. sba.unipi/it/ risorse /archivio- fotografico/persone-in-archivio/paganini-carlo-pagano Opere. Paganini. Keywords: Alighieri. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paganini” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pagano: la ragione e l’implicatura conversazionale dell’eroe – filosofi agiustiziati – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Brienza). Filosofo italiano. Essential Italian philosopher. Uno dei maggiori esponenti dell'Illuminismo ed un precursor edel positivismo, oltre ad essere considerato l'iniziatore della scuola storica napoletana del diritto. Personaggio di spicco della Repubblica Partenopea, le sue arringhe contornate di citazioni filosofiche gli valsero il soprannome di "Platone di Napoli". Nato da una famiglia di notai,  si trasfere a Napoli. Studia sotto l'egida di Angelis, da cui apprese anche gli insegnamenti del greco. Frequenta i corsi universitari, conseguendo la laurea con il “Politicum universae Romanorum nomothesiae examen” (Napoli, Raimondi), dedicato a Leopoldo di Toscana ed all'amico grecista Glinni di Acerenza. Studia sotto Genovesi, il cui insegnamento fu fondamentale per la sua formazione, e amico di Filangieri con cui condivide l'iscrizione alla massoneria. Appartenne a “La Philantropia,” loggia della quale e maestro venerabile. Inoltre, i proventi dell'attività di avvocato criminale gli consenteno di acquistare un terreno all'Arenella, dove costitue un cercchio, alla quale partecipa, tra gli altri, Cirillo. Insegna a Napoli, distinguendosi come avvocato presso il tribunale dell'Ammiragliato (di cui diviene poi giudice) nella difesa dei congiurati della Società Patriottica Napoletana Deo, Galiani e Vitaliani pur non riuscendo ad evitarne la messa a morte. Incarcerato in seguito ad una denuncia presentata contro di lui da un avvocato condannato per corruzione che lo accusa di cospirare contro la monarchia. Venne liberato per mancanza di prove. Scarcerato ripara clandestinamente a Roma, dove e accolto positivamente dai membri della Repubblica. Insegna al Collegio Romano, accontentandosi di un compenso che gli garantiva il minimo indispensabile per vivere. Tra i suoi seguaci e allievi, il  rivoluzionario Galdi.  La libertà è la facoltà di ogni uomo di valersi di tutte le sue forze morali e fisiche come gli piace, colla sola limitazione di non impedir ad’altro uomo di far lo stesso. Il Giudice Speciale lo schernisce dopo avergli letto la sentenza di morte. Ritratto di Giacomo Di Chirico. Lasciata Roma, si sposta per un breve periodo a Milano e, dopo la fuga di Ferdinando IV a Palermo, fa ritorno a Napoli, divenendo uno dei principali artefici della Repubblica, quando il generale  Championnet lo nomina tra quelli che doveno presiedere il governo provvisorio. La vita della repubblica e corta e molto difficile. Manca l'appoggio del popolo, alcune province sono ancora estranee all'occupazione francese e le disponibilità finanziarie sono sempre limitate a causa delle sovvenzioni alle campagne napoleoniche. In questo breve lasso di tempo, ha tuttavia modo di poter realizzare alcuni progetti. Importanti in questo periodo sono le sue proposte sulla legge feudale, in cui si mantiene su posizioni piuttosto moderate e il progetto di Costituzione. Essa per la prima volta stabilisce la giurisdizione esclusiva dello stato napoletano sul diritto civile e, tra le altre cose, prevede il de-centramento amministrativo. Prevede inoltre l'istituzione dell'eforato, precursore della corte costituzionale. Il suo progetto rimase tuttavia inapplicato a causa dell'imminente restaurazione monarchica. Si distingue sostenendo altre leggi di capitale importanza come quella sull'abolizione dei fedecommessi, sull'abolizione delle servitù feudali, del testatico, della tortura. Con la caduta della repubblica, dopo aver imbracciato le armi che difendeno strenuamente gl’ultimi fortilizi della città assediati dalle truppe monarchiche, e arrestato e rinchiuso nella "fossa del coccodrillo", la segreta più buia e malsana del Castel Nuovo. E in seguito trasferito nel carcere della Vicaria e nel Castel Sant'Elmo. Giudicato con un processo sbrigativo e approssimato, e condannato a morte per impiccagione. A nulla e valso l'appello di clemenza da parte dei regnanti europei, tra cui lo zar Paolo I, che scrive al re Ferdinando. Io ti ho mandato i miei battaglioni, ma tu non ammazzare il fiore della cultura europea. Non ammazzare P,, il più grande filosofo di oggi. E giustiziato in Piazza Mercato, assieme ad altri repubblicani come  Cirillo,  Pigliacelli e  Ciaia. Salendo sul patibolo, pronuncia la seguente frase. Due generazioni di vittime e di carnefici si succederanno, ma l'Italia, o signori, si farà. Italia si fara. Italia, o signori, si fara. Proclami e sanzioni della Repubblica napoletana, aggiuntovi il progetto di Costituzione, Colletta. Esponente fra i più rilevanti dell'Illuminismo merita di essere preso in esame dalla nostra prospettiva per la visione consegnata ai Saggi politici, un'opera a carattere filosofico -- di ‘filosofia civile' per l'ispirazione complessiva e il disegno di fondo in cui i diversi elementi della sua multiforme natura sono orientati verso un unico obiettivo. E anche per la filosofia politica, che emerge in tutta la sua peculiarità da un lavoro pur dai caratteri tecnici obbligati come il Progetto di Costituzione della Repubblica napoletana, da lui personalmente redatto.  Saggi: “Burgentini”, “Oratio ad comitem Alexium Orlow virum immortalem victrici moschorum classi in expeditione in mediterraneum mare summo cum imperio praefectum”; “Gli Esuli tebani. Tragedia” (Napoli); “Contro Sabato Totaro, reo dell'omicidio di Gensani in grado di nullità aringo” (Napoli); “Il Gerbino tragedia” e “Agamennone: monodramma-lirico” (Napoli, Raimondi); “Considerazioni sul processo criminale (Napoli, Raimondi); “Ragionamento sulla libertà del commercio del pesce in Napoli. Diretto al Regio Tribunale dell'Ammiragliato e Consolato di Mare” (Napoli); “Corradino: tragedia” (Napoli, Raimondi); “De' saggi politici”(Napoli, aRaimondi); “L' Emilia: commedia” (Napoli, Raimondi); “Saggi politici de' principii, progressi e decadenza della società” (Napoli); “Discorso recitato nella Società di Agricoltura, Arti e Commercio di Roma nella pubblica seduta del di 4 complementario anno 6° della libertà, Roma, presso il cittadino V. Poggioli. “Considerazionisul processo criminale” (Milano, Tosi e Nobile); “Principj del codice penale e logica de' probabili per servire di teoria alle pruove nei giudizj criminali”; “principj del codice di polizia” (Napoli, Raffaele). Le opere teatrali  non furono mai rappresentate in pubblico. Le mette in scena privatamente nella sua villa dell'Arenella. Sono caratterizzate da temi prevalentemente sentimentali mascherando i temi civili che pur in esse sono presenti, con funzione quindi pedagogica nei confronti del popolo.  Intitolazioni e dediche  Statua di P. a Brienza. Al giurista lucano sono state dedicate alcune opere letterarie come Catechismo repubblicano in sei trattenimenti a forma di dialoghi di Astore e P., ovvero, della immortalità di ROVERE Nella Corte d'Assise di Potenza fu collocato un busto marmoreo in suo onore, opera di Antonio Busciolano. Gli venne dedicato il Convitto nazionale P. di Campobasso, con regio decreto firmato da Vittorio Emanuele II. Alcune logge massoniche furono intitolate a suo nome, come quella di Lecce e di Potenza.. Nel Venne inaugurato un busto in marmo ai giardini del Pincio (Roma), realizzato da Guastalla. Il suo personaggio apparve nel film Il resto di niente di Antonietta De Lillo, interpretato da Mimmo Esposito. Elio Palombi, Pagano e la scienza penalistica; Giannini, Tessitore, Comprensione storica e cultura, Guida; Gorini, Ricordanze di trenta illustri italiani, Minerva, Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione. Con la corrispondenza massonica e altri documenti, Palermo, Sellerio, A. Pace, Annuario, Problemi pratici della laicità agli inizi del secolo Kluwer Italia, Addio, Le Costituzioni italiane: Colombo, Lazzari: una storia napoletana, Guida, Cilibrizzi, I grandi Lucani nella storia della nuova Italia, Conte, Alessandro Luzio, La massoneria e il Risorgimento italiano: saggio storico-critico, Volume 1, Forni, Vittorio Prinzi, Tommaso Russo, La massoneria in Basilicata, Angeli, Carlo Colletta, Proclami e sanzioni della repubblica napoletana, aggiuntovi il progetto di Costituzione di P., Napoli, Stamperia dell'Iride, Dario Ippolito, il pensiero giuspolitico di un illuminista, Torino, Giappichelli, Nico Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione, Palermo, Sellerio, Venturi, Illuministi italiani, Riformatori napoletani, Milano-Napoli, Ricciardi, Repubblica Napoletana Repubblicani napoletani giustiziati  Deo. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Considerazioni sul processo criminale, su trani-ius. Progetto di Costituzione della Repubblica Napoletana, su repubblica napoletana. Principii del codice penale, su trani-ius. Relazione al Convegno di Brienza su P., dsu trani-ius. Dell origine delle pene pecuniarie. De' progresivi avanzmenti della sovranità per mezzo de’ giudizi. Del maggior estabilimento de' giudizi. Pruove storiche. Preso de' Creci giudica della Socieeta. Del duello. Degl’altri modi aduprati ne’ divinigiu dizj. Della Fortura. Prüove storiche. Coltura inquest 'ultimo periodo della barbarie. Dello sviluppo della macchina; e del miglioramento del costume, dello Spirito, e delle 79 quanto elle conferial miglioramento del costume ca, e della origine del commercio,  di antichitd LINGUE de’ popoli. De’ giudizj degli’aprichi Germani, e de' Scioglimento di una opposizione alleco Se dette. De principi della giurisprudenza de'bar De divini giudizj. Nuova explicaziure di un famoso puntu della legislazione di questi tempi, dello stato delle proprietà , e dell'agri. Dell;origine dell'ospitalitita, e come, delle arti e delle scienze di cotest'epur 78 barbari della mezza età  della religione. de principi e progressi delle società colte. L'estinzione della indipendenza privata , la liberta civile, la moderazione del governo formano l'esenziale coltura delle nazioni. Dell'origine della plebe, e de' suoi drit 'ti. Delle varie cagioni, dalle quali nascono gono dalla varia modificazione della macchina.  De'climi più vantaggiosi all'ingegno ed al valore Ea lerge non frena la libertà, mala garantisce e la difende  vi e polite.  i diversi governi , e primieramente delle interne. Della educazione. Dell'esterne cagioni locali, che sul diverso governo hanno influenza, Del clima. diversi. Del rapporto della società colle potenze straniere; della libertà, e delle cagioni , che la tolgono; come la legge civile pofanuocere alla De'diversi elementi della Citta. Della legge universale, e dell'ordine cosi fisico, come morale. Come le forze, ed operazioni morali for. Come secondo i varj climi nascono governi libertà, inducendo la servitù. Della liberta politica. Delle due proprietà di ogni moderato, Del dritto scritto, delle leggie giu e regolar governo risprudenza de' colti popoli,  La moltiplicazione degli uomini è maggiore negli stati guerrieri, che ne'commer. del gusto e delle belle arti, del piacevole. Del rafinamento del gusto,de varj fonti del piacere. Delle leggi agrarie dell'antiche republiche. Della galanteria de popoli colti. Della galanteria de barbaritempi. Delle arti di lullo de’ populi politi, Dela monetate dele Finanze, dell'oggetto delle belle arti, e del gusto, dell'ingegno creatore, delloSpirito, e costume delle colte nazioni. Delle sorgenti del Genio. Quali governi fieno per loro natura guerrieri, equali commercianti Quali cose forminu la bellezza nelle arti imitative. L'unit. forma e la bontd , e la bellezza degl’elleri. Proprieta. bliche, e della violentari partizione de poderi. Di due generi di stati o'conquistatori, o commercianti, di unterzogenere distato nè. com , Divisione delle belle arti. De' contrasti, opposizione, antitesi, Del dilicato, del forte, del sublime, dela delle grazie , e dell'interesse sempre vivo, decadenza delle belle arti delle nazioni, e della prima di elle , cive dello sfibramento della macchina dell'uomo, e delle zioni dalla prima, e del novello stato selvaggio. Generale prospetto della storia del regno. Del progresso e perfezione delle belle arti. Dell'epoche progresive de'varii ramı delle belle arti. Del corso delle belle arti IN ROMA, e nella moderna Italia, conseguenze morali; della corruzione de' regolari governi, la quile rimena la barbarie. La grandezza ne' popoli colti ne'barbari, la dilicatezza, e sublimitd è maggiore. Delle Scienze , e delle arti delle nazioni corrotte. Divisone dal dispotismo; della decadenza delle anzioni; delle universali cagioni della decadenza. Diversità della seconda barbarie delle na; del corso delle nazioni di Europa. Dell 'inondazione de'barbari, e delri Jorgimeuto dell'europea costura. Le note segnate colle pa Dello ftata degl’uomini, che sovravissero alle vi. focievole. cende della natura . liare . Del secondo stato della vita selvaggia. Dei varii doveri, e dritti de'compagni, coloni, Del primo stato della vita selvaggia. Del terzo fato della vita selvaggia, delle cagioni che strinfero la sociesà fami Del vero principio motore degli uomini al vivere. Delle due specie de' bisognififci, emorali. Della distinzione delle famiglie, dell'origine della nobiltà, dell'incremento delle famiglie e dell'origine de famoli, e delle varie lor classi. fervi. Del quarto stato della vita selvaggia.  re Società . Della domestica religione di ciascuna famiglia, Dell'origine dell'anzidetta religion domestica; Si Ricapitulazione de'diversi stati della vita selvago.  Degli affidati, e de'vafalli della mezza età. ST Paragone tra compagnoni de’ Germani , fooj de Greci, e i cavalieri erranti degli ultimi barba L'impero domestico ficonrinnòneleprime barba, dell'antropofagia y o fia del pasto delle carni u m d ri tempi. 64 gia. Della religione de'selvaggi, de'costumi de'selvaggi, Del secondo periodo delle barbare nazioni.  e di coloro, che  ghi .  ins 116 se de'pa V. blici militari consigli, dello stabilimento del le città e del primo periodo delle barbariche società. conviti . Chene'tempi degli Dei fi tennero iprimi pub, della teocrazia, dello stato della religione del le prime società, dell'influenza della religione in tutti gli affari de'barbari. la componevano.  Del primo passo dele selvagge famiglie nelcorso civile , ossia dell'origine de vichi. Dell'origine de' tempj, é di'pubblici, ésacri Della sovranità della concione, i20 СА. Dell idee degli antichi intorno allamonar·  Della forma della romana repubblica nel secondo, del governo de primi greci, de'costumi, del genio di questa età, e della tral de'costumi di questa età della fo Dell'arti. Saggio. Dell’origine e stabilimento Dello stabilimento delle città e del primo period, Che ne'tempii degli Dei si tennero i primi pubblicimilitariconsigli, della teocrazia, dello stato della religione delle prime società Dell'influenza della religione in tutti gli affari dei barbari componevano. Dell'idee degli antichi intorno alla monarchia Della forma della romana repubblica nel secondo Del governo feudale di tutte le barbare 'nazioni, della sovranità della concione e di coloro che la Del governo de’ primi Greci. De 'giudizi nel secondo periodo della barbarie di periodo della barbarie ROMA. De'costumi,del genio di questa età edellatrasmi. Continuazione de costumi di questa età della so, Del progresso delle barbare società : del terzo ed ultimo loro periodo. De’ progressivi avanzamenti della sovranitàper mezzo bari tempi esercitato da're. De'principii della giurisprudenza de'barbari. Del diritto della proprietà . grazione delle colonie de barbari Il potere giudiziario non venne negli eroici e bar. de'giudizi . cietà Delle arti e cognizioni di questa età. Del maggiore stabilimento del giudiziario potere. Del duellil degli’altri modi adoprati ne'divini giudizi. Dello stato della proprietà e dell'agricoltura in Dello sviluppo della macchina e del miglioramento del costume, DELLO SPIRITO ROMANO E DELLA LINGUA ROMANA. dconferi al miglioramento del costume de popoli . Dell' arti e delle scienze di cotest'epoca, dell'ori quest'ultimo periodo della barbarie . gine del commercio . De'divini giudizi Della legislazione di questi tempi . Dell'origine dell'ospitalità, e come e quanto ella Della tortura Della religione o dest civile, la moderazione del governo formano l'essenziale coltura delle nazioni. Dell'origine della plebe e de'suoi diritti verni, e primieramente delle interne. Delle varie cagioni dalle quali nascono idiversi go hanno influenza. Come le forze ed operazioni morali sorgono dalla Della società colta e polita. L'estinzione dell'indipendenza privata, la libertà De'diversi elementi della citt. Della educazione. Dell'esterne cagioni locali che sul diverso governo Del clima varia modificazione della macchina De'climi più vantaggiosi all'ingegno ed al valore. Secondo i vari climi nascono governi diversi. Della libertà e delle cagioni che la tolgono Della legge universale e dell'ordine cosi fisico co Delle varie specie della legge , e della legge civile . La legge non toglie la libertà, ma la garantisce. Vera idea della libertà civile. Come la legge positiva possa nuocere alla libertà civile. Della legge relativamente alla proprietà. Del rapporto della società colle potenzę straniere me morale, Della libertà politica. Della giusta ripartizione delle possession. Delle leggi agrarie dell'antiche repubbliche,edella forme degli stati cianti commercianti Di un terzo genere di stato né commerciante ne varia ripartizione de'poderi . Leggi ed usi distruttivi della proprietà Delle varie funzioni della sovranità e delle varie. Di due generi di stati, o conquistatori o commer. Quali governi sieno per lor natura guerrieri e quali. La moltiplicazione degli uomini e maggiore negli stati guerrieri che ne commercianti conquistatore. Partizione della legge civile, qualità delle leggi Della moneta e delle finanze   Dell'arti di lusso de'popoli politi zioni  Dello spirito e costume della nazione italiana. Della passione dell'amore de'popoli colti. Della decadenza delle na. . Della corruzione delle società . Stato delle cognizioni in una nazione corrotta. Costumi e carattere delle nazioni corrotte. Della galanteria de'tempi cavallereschi . Cagioni fisiche e morali della decadenza della sociela Divisione del dispotismo. Del civile corso delle nazioni d'Europa Dell'inondazione de'barbari e del risorgimento del Discorso sull'origine e natura della poesia. Del metodo che si tiene nel presente discorso Dell'origine del verso e del canto.  Le barbare nazioni tutte son di continuo in una vio leuza di passioni, e perciò parlano cantando Origine ed analisi delle prime lingue dei selvaggi e Diversità della seconda barbarie delle nazioni dalla prima, e del novello stato selvaggio l'europea coltura barbari Dėll'interna forma ed essenza poetica, è propria mente della facoltà pittoresca de primi poeti , Della maniera di favellar per tropi , allegorie e caratteri generici; ANALISI DI ALQUANTE VOCI LATINE le quali fu rono traportate dalle prime sensibili nozioni a rap  Della personificazione delle qualità de'corpi nata dalle prime astrazioni della mente umana. Per quali ragioni tutte le cose vennero animate Continuazione universale Della qualità patetica dell'antica poesia e de'co  Ricapitolamento di ciò che si è detto  presentarne dell'altre . La poesia è un genere d’istoria, ossia un'istoria. rica dell'antica poesia. Dell'origine della scrittura. Dalle vive fantasie de'selvaggi lori dello stile. Più distinta analisi della lingua allegorica e gene. Dell'origine della pantomimica , del ballo e della Dell ll'origine delle feste. Commedia , tragedia , satira , ditirambo furono in Conferma dell'anzidetta verità musica principio una cosa sola . Saggio del Gusto e delle belle arti Dell'oggetto delle belle arti e del gusto. Della nascita della tragedia Della tragedia. Dell'origine delle varie specie di poesia Delle belle arti. Divisione delle belle arti. Del piacevole e dell'interesse sempre vivo Dell'ingegno creatore. Quali cose formino la bellezza nelle arti imitative. L'unità forma e la bontà e la bellezza degl’esseri. Del raffinamento del gusto ed e vari fonti de lpiacere. De'contrasti, opposizione, antitesi. Del dilicato, del forte, del sublime e delle grazie. Delle sorgenti del genio. La grandezza e sublimità ċ maggiore nei barbari; la dilicatezza ne'popoli colli   Decadenza delle belle arti. Del corso delle belle arti in Roma e nella moderna Continuazione. Del maggior estabilimenta del giudiziari opotere. mente  De progres sivi avanzamenti del la Sovranità per wieszo delGiudizj. De principj della giurisprudenza di barbari. Del Duello  Degli altrimodi ad opratine' d'ùinigiudizj. Della Tortura . Della legislazione di questi tempi. Dello stato della proprietà, e dell agricoltura in; Dello sviluppo della macchina, & del migliora; il potere giudiziario non venne negli eroici; e bara bari tempi esercitata da re . quest'ultimo periodo della barbarie. De divini giudiz].mento del costume, dello spirito, e dellelina gue. Dell'arti, e delle scienze dicorest'epoca, dell origine del Commercio . L'estinzione della indipendenza privatą, la liber: D e diversi elementi della città nità per Della Religione Ultimo Dell'esternecagioni locali,che suldivariopovera Dell'originedellaplebe,ede'suoidritti. 7wotere. 20 94 iebare Delle variecagioni dalle quali nascono i diversi governi, e primi eraniente dell"interne. Della educazione rà civile, la moderazione del gover formand l'essenziale coltura delle nazioni; Dell originedell'ospitalità, e come, e quanto ella confert al miglioramento del costume de popoli . leforzeed operazioni morali sorgono dala Come modificazione dellamacchina. la varia lore i ed al vas P. X. Secondo i varj climi nascono governi diversi. Delle varie specie della legge, e della legge ci vile . La leggenon togliela libertà, ma carentisce la vera idea della libertà civile . Della libertà politica.  Del clima . De climipiùvantaggiosi all'ingegno, CA Come la legge positiva possa nuocere alla libertà civile . Dellaleggeuniversale, edell'ordinecasi fisico, come morale, Della legge relativamente alla proprietà. no hanno influenza: Del rapporto della società colle potenze stranie. Della libertà, e delle cagioni, che la tolgono, Quali governi sieno per lor natura guerrieri ,e quali commercianti , Della passione dell'amore de popolicolti. Delle varie funzioni della sovranità , e delle varie forme degli stati. Di due generi distari, o conquistatori, o coma mercianti. Di un terzo genere di stato nel commerciante nd conquistatore . La moltiplicazione degli uomini a maggiore negli stari guerrieri, che ne commercianti. Partizione della legge civile , qualità delle Lego gi. Dellagiust:ripartizionedelepossessioni. Dello leggiagrarie dell'antiche repubbliche, e del la varia ripartizione de'poderi. Leggi , ed usi distruttivi della proprietà . Della moneta delle Finanze. Dello spirito e costume delle colte nazioni.  Della galanteria de tempi Cavalereschie. Dell arti di lusso de'popoli politi, Costumi , e carattere delle nazioni corrotte . Diversità della seconda barbarie delle nazioni dala laprima, è del novello stato selvaggio , Del civile corso delle nazioni di Europa . Dell'inondazione de barbari, e del risorgimento delloeuropea coltura seri e delle crisi, per mezzo delle quali si Dell'estrinseche morali cagioni, che turbano il naturaleedordinariocorsodelleNazioni pag. Della varia efficacia delle anzidette cagioni orientale Delle varie fisiche catastrofi. Delle differenti epoche delle varie fisiche cata Ragioni del Vico contra l'antichità e la Sapienza. Dell'antichissima coltura degli Egizie de' Caldei» De 'Caldei. strofi della terra Della contesa delle nazioni sulle loro antichità. Dellà successione di varie fisiche vicende  Del disperdimento degli uomini per mezzo delle naturali catastrofi  Delle morali cagioni attribuite dagli uomini igno ranti a'fisici fenomeni Delle diverse cagioni delle favoleDelle diverse affezioni degli uomini nel tempo delle crisi Delle crisi di fuoco -- continuazione dell'analisi degli effetti prodotti nello spirito dallo sconvolgimento del ce Della verosimiglianza del proposto sistema.   VIantichissime nazioni orientali. Del modo come sviluppossi l'uomo dalla terra Dello stato primiero della terra e degli uomini , e delle varie mutazioni sulla terra avvenute »Seconda età del mondo Originė degli uomini secondo il sistema delle . Sviluppo dell'anzidetta platonica dottrina sui due Della favola di Pandora. Dello spirito delle prime gentili religioni periodidelmondo. Prima età del mondo » 140 9 142 ed origine della secondo l'antichissima teologia Sviluppo dello spirito umano , ·religione   Dell'invenzione dell'arti,e degli usi giovevoli L'ordine della successione delle varie catastrofi Dello stato de popoli occidentali dopo 1°Atlantica catastrofe Del diluvio di Ogige , e di Deucalione Delle morali cagioni che diedero all'anzidetta favola l'origine,ed'altre favole eziandio porto. Ricapitolazione Diunaparticolarecrisidell'Italia alla vita si ritrova solo nella mitologia Dell'Atlantica catastrofe . che alla medesima catastrofe hanno rapDello stato degli uomini, che sopravvissero'alle vicende Del terzo stato della vita selvaggia . Delecagioni,chestrinserolasocietàfamigliare, Del vero principio motore degli uomini al vivere socie Della distinzione delle famiglie, o dell'origine della  Pag. 5 della natura .  yole .Del primo stato della vita selvaggia. Del secondo stato della vita selvaggiaDelle due specie de' bisogni fisici , e morali . nobiltà.   Dell'incremento dele famiglie, e dell'origine defa Dei varjdoveri, ediritti de’ compagni, coloni, eservi. Degli affidati, e de vassalli della mezza età. Paragone tra'compagnoni de'Gerinani,socj de Greci, eicavalierierranti degliultimi barbari tempi. Del quarto stato della vita selvaggia . L'impero domestico si continuò nelle prime barbare  Dell'anıropofagia, o sia delpasto delle carni umane . Ricapitolazione de diversistatidellavitaselvaggia.moli , e delle varie ior classi.  Della religione de' selvaggi . Della domestica religione di ciascuna famiglia .' Dell'origine dell'anzidenta religion domestica.  e ' . società . De costumi de'selvaggi. Del primo passo delle selvagge famiglie nel corso civile, ossia dell'origine de'vichi,ede'paghi. Dello stabilimento delle città , e del primo periodo delle Del secondo periodo delle barbare nazioni Dell'origine de tempj , e de'pubblici , e sacri con. viti. Chene tempjdegli Deisitenneroiprimi pubblicimi Dello stato della religione delle prime società . Dell influenza della religione in tutti gli affari de' baru Della sovranità della concione , o di coloro , che la componevano.  Del governo de primi Greci , litari consigli. Della Teocrazia. bari barbariche società. 1ell'idee degli antichi intorno alla monarchia; DELLA FORMA DELLA ROMANA REPUBBLICA nel secondo periodo della barbarie, Del governo feudale di tutte le barbare nazioni. Di costuini, del genio di questa età, e della trasmi Continuazione de’ costumi di questa età della società; Dell'arti, e cognizioni di questa età; del dritto della proprietd;  Della sorgente de dritti in generale, e di quello della proprieta; Del progresso della proprietd, e dell'ori De’ costumi, del genio di questa età, e del  Delle arri, e cognizioni di questa; Del progresso delle barbare società, ossia del terzo; DELLA FORMA DELLA ROMANA REPUBBLICA nel secondo -- Parlando LIVIO (si veda) dell'elezione, che dove a farsi del re per LA MORTE DI ROMOLO (si veda), adopra sì, fatta espressione. Summa potestate populo perinissa. E soggiunge. Decreverunt enim (Senatores), ut cum populus jussisset, id sic ratum esset si patres auctores fierent. Quindi tu convocata la concione, e VENNE ELETTO NUMA (si veda). E l'istesso autore dell' elezione di Tullo Ostilio dice: regem populus jussit, patres auctores facti. I senatori fiebant auctures. Perchè tutte le cose prima eran proposte nel SENATO, indi alla concione recate. Auctor è l'inventore, il proponitore , il principio , ed origine della cosa .periodo della barbarie. Questi furono i QUIRITI, cioè gl’armati di asta : avvegnachè, come gl’altri popoli barbari uella concione, ne’ comizi on differente affatto dal regno eroico è il governo de’ primi ROMANI. ll re ad un SENATO prese deva, e con senatori prende le deliberazioni, le quali nella grand'assemblea del popolo ricevevano la sanzione di legge. Il POTERE de' primi re di Roma è  LIMITATO così -- come quello di tutti i riegnanti de' tempi eroici. La sovrana dello stato era la concione, che compone sida que' capi delle tribù e delle curie, i quali sono detti decuriones e tribuni, che, uniti, votano per le di loro curie, e tribù, come ne'parlamenti nostri I baroni rappresentano le di loro terre , e città. E serva, E tal antico costume VIRGILIO (si veda) dipinge negl’eroici compagni d'ENEA (si veda). DVCTORES TEVCRIM PRIMI ET DELECTA IVVENTVS CONSILIVM SVMMIS REGNI DE REBVS HABEBANT SCANT LONGIS ADNIXI HASTIS ET SCULA TENENTES -- e poi per varj gradi , e dopo molto correr di tempo alla libertà pervenne, e tardi assai acquista il diritto alla magistratura. Prima ottenne di es Da più luoghi di Omero si ravvisa il costume medesimo de’ greci. Ed è questo un generale costume di tutte le barbare genti adoprato nelle generali assemblee. Perché i barbari, temendo ognora le sorprese de’ nemici, stanno sempre in su l'armi, nè confidano la di loro sicurezza personale, anche tra’ cittadini, alla legge, ma al di loro braccio soltanto, TACITO de' Germani: ut turbae placuit, considunt armati. Tum ad negotia, nec minus suepe ad convivia procedunt armari – LIVIO 1. De’ Galli dice, In his nova, terribilisque species visa est, quod armati -- ila mos gentis --  in concilium venerunt, OVIDIO (si veda) ci attesta l'istesso de' Sarmati, degl’Umbrici STOBEO (si veda) radunavansi que' capi coll'ASTA alla mano, la quale portano per SIMBOLO del loro impero, non che per la propria difesa. La plebe è tanto serva in ROMA quanto presso i germani, i galli, i greci. La plebe non ha parte nella concione. Questo argomento è dal nostro gran VICO (si veda) ampiamente trattato. VICO sviluppa l'intero sistema del governo romano, e dispiegando il corso della storia di quel popolo dimostra che per gran tempo in Roma la plebe è dell'intutto ser affrancata, poi consegui il bonitario dominio, cioè l'utile, e dipendente dal diretto, che i nobili possedeno. Quindi fa acquisto del perfetto e compiuto dominio, detto QUIRITARIO, perchè è pria de' soli quiriti, ossia de’ PATRIZJ e NOBILI ROMANI; e finalmente ha voto nell'assemblea, e partecipe divenne della REPUBBLICA, CHE DA RIGIDA ARISTOCRAZIA IN POPOLARE ALLA FIN SI CANGIA. Come nel prin [Populus de’ Latini valse da principio , quanto “laos” de' Greci, che significa una tribù, una popolazione. Quindecim liberi homines populus est. Apuleius in Apol. E GIULIO CESARE dice nel de bello Gall. si quisant privatus, aut populus eorum decreto non stetit. Ove dinota “populus”, popolazione, tribù. Ma se “populus” da principio dinota una speciale popolazione, e tribù, nel progresso si prende tal voce per la radunanza di tutte le tribù, che componeno la città. Ma venneno rappresentate queste tribù da’ capi detti tribuni, nome che resta per dinotare militari magistrati, come tribuni milia Eum. Ma prima significa anche i civili, cio è i giudici, onde “tribunal” si dice il luogo ove amministravasi giustizia. I Latini filosofi, che vennero in tempo, che ogni orma dell' antico stato e si perdut , ed e si colle cose cambiato il vampulus trasse il nome da “populus” pioppo . Perocchè questa popolazione radunasi sotto di un pioppo quando di comune interesse trattasi, secondochè in alcune terre del regno ancor oggi si usa, quando parlamentasi. E tal costume di radunare sotto degl’alberi il popolo è ben antico, e secondo la semplicità delle prime genti. Ateneo scrive che sotto di un platano i primi re della Persia davan udienza a' litiganti, e decidevano le liti. E per avventura pocinio la plebe puo avere il diritto di suffragio ne’ comizj, non avendo proprietà nè reale, nè personale. Tale è il corso che fa la romana repubblica, come quel valentuomo dimostra, non dissimile da quelle dell'altre barbare nazioni. Egli è però vero che un'intempestiva tirannide turbo per poco il corso regolare di quella città. I re presero in Roma sin dall'albore de’ suoi giorni vantaggio “grandissimo su gl’altri prenci, e capi. Il popolo romano e più tosto un esercito, e la città un campo, e un militare alloggiamento, quella feroce, e marziale gente e sempre in guerra, e, come il lupo, verace emblema del suo genio nativo nutrivasi di sangue e distruzione. Or se come ben anche Aristotile osserva parlando degl’eroici regni, era nella guerra maggiore il poter del re presso tutte le barbare nazioni, meraviglianonè, se il capitan dell'armi, il duce della guerra, il usurpato una straordinaria potenza in Roma. Il potere esecutivo sempre ne’ empi di guerra, come il mare nelle tempeste diffondesi sulla terra, guada gpa sul poter legislativo. Ma i re di Roma sforniti di straniera milizia in vanu tentarono ritenere colla  re lor delle parole, ricevendo la tradizione, che il popolo ne' cominciamenti di quella repubblica nell'assemblea radunato dispone della pubbliche cose, s'ingannarono credendo che la plebe ben anche quivi votasse. Nella Scienza Nuova avesse forza quel potere, che avean acquistato coll’autorità. Vennero discacciati da quella repubblica, ed ella ben tosto ri-entra nel suo ordinario cammino. De’ giudizj nel secondo periodo della barbarie di Roma. Le due ispezioni della publica asemblea sono in Roma in questa epoca della barbarie la guerra esterna e la persecuzione de’ ribelli cittadini. Ma le cose private, la personal difesa, la particolar vendetta venne per anche ai privati affidata. L'impero domestico conserva il suo vigore. I feroci padri di famiglia non cedeno ancora la di loro sovrana e regia autorità, se non per quella parte che rimira la pubblica difesa, onde venne composto l'unico sociale legame. Ma rimane intatta, ed illesa la di loro sovranità riguardo alle loro famiglie, e alla privata difesa ed offesa. Viveno ancora nello stato di privata guerra. Il ferro decide delle loro contese, e col privato braccio prenden rendetta delle private offese. Il popolo dunque, che radunasi in Roma in quest'età nell'assemblea,  è quella popolazione, o truppa de’ servi, clienti, e compagni guidata dal suo capo, e il voto suo è quello del suo signore che dove sostenere, e difendere, ubbidire, e seguir nella guerra, da cui non forma persona diversa secondo le cose già dimostrate. Niun'altra nazione ci conserva monumenti più chiari dello stato della privata e civile guerra del popolo romano. Il processo romano è la storia del duello, per mezzo di cui terminano que' barbari abitatori dell'Aventino le loro contese, tutti gl’atti, e le formole di tal processo altro non che i legittimi atti di pace sostituiti a que' primi violenti modi. Quando la concione, ossia il governo, comincia a mischiarsi nelle private contese, a poco a poco il duello abole, e cangia il modo d i contrastare, rilasciando in tutto l'apparenza medesima, le formole, e gl’atti stessi: la guerra armata in LEGALE COMBATTIMENTO è tramutata. Secondo che altrovesi è deito, i riti, e le formole sono la storia dell'antichissima età delle nazioni. Ciocchè l'acutissimo VICO (si veda) al proposito di alcune formole dell'antico processo romano osserva.  Sono. Ma il processo civile ci conserva le formole dell'antica barbarie, e non già il criminale. Il civile nasce ne'tempi alla barbarie più vicini. Più tardi  ha l'origine il giudizio criminale. I barbari soggettano prima i loro averi all'arbitrio altrui che le proprie persone. L'ultima cui si rinunzia da costoro è la vendetta personale. Meno si sacrifica della naturale indipendenza, rimettendo nelle mani di un terzo i diritti della proprietà che quelli della persona. Quindi i pubblici giudizii essendo sorti nel tempo della coltura, non serban gran vestigii dello stato primiero. Francesco Mario Pagano. Mario Pagano. Pagano. Keywords: eroe, massone, Italia si fara, Roma, Aventino, Vico, Livio, Romolo, Numa, Giulio Cesare, patrizj, nobili Romani, forma aristocrazia della prima repubblica, tribu, curia, tribuni, diacuriani. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pagano” – The Swimming-Pool Library.  

 

Grice e Paggi: l’implicature conversazionali degl’ebrei -- ffilosofia ebrea – “Ebrei d’Italia” – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Siena). Filosofo italiano. Grice: “C. of E. folks are all over the place – but how many of them actually KNOW Hebrew!?”” -- essential Italian philosopher. Filosofo. Insegna a Lasinio, Tortoli e a Ricci. Svolge per diversi anni l'attività di mercante nella sua città natale. Abbandona il commercio ed aprì un istituto. Insegnante ed educatore nello stesso istituto, sviluppando un metodo logico, facile ed ameno insieme. La Comunione israelita lo volle a Firenze, dove Paggi si trasfere con la moglie e i cinque figli. Insegna nelle Pie Scuole fiorentine, mentre i figli Alessandro e Felice avviarono una casa editrice. Tra i testi pubblicati vi furono anche le opere del padre, apparse nella collana «Biblioteca Scolastica». Scrive inoltre una grammatica e un lessico ebraici per i suoi figli. Per opera della moglie sorse a Firenze un istituto. “Ebrei d'Italia” (Livorno, Tirrena); “Una libreria fiorentina del Risorgimento” (Firenze, Ciulli). Mordecai Paggi. Paggi. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paggi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pagliaro: l’implicature conversazionali dei siculi – filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Mistretta). Filosofo italiano. Essential Italian philosopher. Linceo. Fu uno dei fondatori della scuola di romana. Fra i padri della semiologia, ha introdotto gli studi sul pensiero linguistico. Dopo il diploma al Regio Ginnasio di Mistretta, si iscrisse al corso di laurea a Palermo, dove ebbe, tra gli altri, come docenti Nazari, Pitrè, Gentile e Guastella. Si trasfere poi a Firenze dove subì l'influenza di Vitelli, Antoni e Pistelli. Partecipa volontario come sottotenente del Corpo degli arditi, e fu insignito della medaglia d'argento al valor militare. Si iscrisse all'Associazione Nazionalista Italiana e  prese parte all'Impresa di Fiume al seguito di Annunzio. Si laureò discutendo con Parodi e  Pasquali la tesi Il digamma in Omero. Trascorse un periodo di studio in Germania, seguendo corsi di linguistica latina di Meister. Seguì i corsi di Kretschmer a Vienna. Ritornato in Italia, conseguì la libera docenza in indoeuropeistica, quindi fu chiamato da Ceci ad insegnare, per incarico, storia comparata delle lingue romanzi a Roma. Vinto un concorso a cattedre, divenne ordinario di glottologia, nuova disciplina che ereditava il corso di Storia comparata delle lingue romanzi. Insegnò anche "Storia e dottrina del fascismo"  e "Mistica fascista.” Aderì al Partito nazionale fascista e ne fu uno degli intellettuali di spicco, presiedendo anche alcune edizioni dei Littoriali della cultura, che ogni anno raccoglievano i migliori universitari italiani. Fu primo capo redattore dell'Enciclopedia Italiana, dove curò numerose voci, fin quando non entrò in contrasto con il conterraneo Gentile, che dirigeva l'opera. Non figura tra gli accademici d'Italia, ma fu eletto al Consiglio superiore dell'educazione, dove rimase fino allo scioglimento.  Fu voluto da Mussolini alla guida del “Dizionario di politica” dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, una ponderosa opera che raccolse le migliori intelligenze del fascismo, ma anche qualche intellettuale "eretico". Il suo nome compare tra i 360 docenti universitari che aderirono al Manifesto della razza, premessa alle successive leggi razziali fasciste, anche Mauro scrive che egli dissentì dalla politica razziale del fascismo. Con la caduta del Regime fascista, è sospeso ndall'insegnamento. Reintegrato nella cattedra, insegna Filosofia del linguaggio a Roma. Presidente della sezione "Archeologia, Filologia, Glottologia" della Società Italiana per il Progresso delle Scienze. Presidente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e prima socio corrispondente poi, socio nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Fu anche direttore editoriale, per la Fabbri, della Enciclopedia di Scienze e Arti. Fu rieletto, con larghissimi consensi, al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Nel comitato scientifico dell'Istituto nazionale di studi politici ed economici. Promotore e direttore della rivista Ricerche linguistiche e presiedette la sezione filologica del Centro di studi filologici e linguistici siciliani. Candidato alla Camera per il Partito Monarchico Popolare nella circoscrizione Sicilia orientale  e al Senato nel collegio Roma ma non e eletto. La Rai trasse un sorprendente sceneggiato per la televisione da un suo testo che dava una nuova interpretazione della vicenda di Alessandro Magno. Membro della giuria del premio Marzotto. Lascia anticipatamente l'insegnamento universitario. Palermo e la città di Mistretta hanno istituito, in sua memoria, il “P.”.  Esplora soprattutto l'antico e medio persiano, la lingua della Grecia classica, quindi il LATINO classico e medievale, nonché l'italiano dei tempi di ALIGHIERI cui ha dedicato varie opere e della scuola siciliana. Come critico letterario e glottologo, diede nuove, originali interpretazioni di VICO, ANNUNZIO e PIRANDELLO.  In ambito linguistico, già nel suo Sommario di linguistica ario-europea, che comprendeva oltre le lezioni dei suoi corsi universitari anche innovative linee di ricerca e nuove idee, delinea una nuova prospettiva di approccio e di indagine delle varie questioni linguistiche la quale viene condotta parallelamente ad un confronto storico-critico con l'evoluzione del pensiero filosofico dalla grecità alla filosofia classica tedesca. Al contempo, P. abbozza in esso prime idee sulla NATURA DEL LINGUAGGIO INTESO fondamentalmente come TECNICA ESPRESSIVA, allontanandosi così dall'idealismo crociano per avvicinarsi piuttosto al positivismo, ed analizzando in modo approfondito, ma al contempo trasversalmente alle varie discipline, la natura e la struttura dell'atto linguistico fra due inter-locutori basandosi sia sull'indagine semantica -- mediante un metodo che egli chiama "critica semantica" -- che sull'interpretazione storico-critica, fino a considerare il linguaggio come una forma di inter-azione semiotica condizionata storicamente da una tecnica funzionale, la lingua. Nel simbolismo linguistico -- soprattutto fonetico -- poi, afferma P. ne” Il segno vivente” riecheggiano non solo l'individualità ed il vissuto dell'inte-rlocutore ma anche la storia dell'intera umanità a cui egli appartiene come soggetto storico.  In estrema sintesi, si può dire che la sua teoria linguistica è una posizione unificata tra lo strutturalismo saussuriano e l'idealismo hegeliano. Altri saggi: “Epica e romanzo, Sansoni, Firenze; Sommario di linguistica ARIA, Bardi, Roma; “Il fascismo: commento alla dottrina” Bardi, Roma; “La lingua dei Siculi, Ariani, Firenze, Il comune dei fasci, Monnier, Firenze, La scuola fascista” (Mondadori, Milano); “Dizionario di Politica,” Istituto dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma); “Insegne e miti della nazione italiana, la nazione romana: teoria dei valori politici – la romanita e la razza romana, Ciuni, Palermo; Il fascismo nel solco della storia” (Libro, Roma; Le Iscrizioni Pahlaviche della Sinagoga di Dura-Europo” (R. Accademia d'Italia, Roma; Storia e Dottrina del fascismo” (Pioda, Roma); “Teoria dei valori politici” (Ciuni, Palermo; Logica e grammatica” (Bardi, Roma); “Il canto V dell'"Inferno" d’Alighieri” (Signorelli, Milano); “Il segno vivente” (ERI, Torino); “La critica semantica” (Anna, Firenze); “Il contrasto di Cielo d'Alcamo e poesia popolare” (Mori, Palermo); “Linguistica della "parola"”(Anna, Firenze);  “I primordi della lirica popolare in Sicilia” (Sansoni, Firenze); “La Barunissa di Carini: stile e struttura” (Sansoni, Firenze); “FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO (Ateneo, Roma); “La parola e l'immagine” (Scientifiche, Napoli); “Poesia giullaresca e poesia popolare” (Laterza, Bari); “La dottrina linguistica di VICO” (Lincei, Roma); “Il Canto XIX dell'Inferno” (Monnier, Firenze); “Linee di storia linguistica dell'Europa” (Ateneo, Roma); “L'unità ario-europea: corso di Glottologia,” Ateneo, Roma, Ulisse. Ricerche semantiche sulla Divina Commedia,  Anna, Firenze, “Forma e Tradizione,” Flaccovio, Palermo, “La forma linguistica,” Rizzoli, Milano, Vocabolario etimologico siciliano, Pubblicazioni del Centro di studi filologici e linguistici siciliani, Palermo, Storia della linguistica, Novecento, Palermo. Commento all'Inferno di Dante. Canti I-XXVI, Herder, Roma); Romanzi Ceneri sull'olimpo, Sansoni, Firenze, Alessandro Magno, ERI, Torino, Ironia e verità, Rizzoli, Milano (raccolta di elzeviri). Sottotenente di complemento, 32º reggimento di fanteria Aiutante maggiore in 2a in un battaglione di riserva, vista ripiegare una nostra colonna d'attacco, riordinava i ripiegandi e li guidava al contrattacco, respingeva il nemico che già aveva occupato un tratto della nostra linea. In un successivo attacco, sotto un intenso bombardamento e il fuoco di mitragliatrici avversarie, dava mirabile esempio di coraggio e di fermezza indirizzando intelligentemente i rinforzi nei punti più minacciati e facilitando così la conquista di ben munite e contrastate posizioni. Monte Asolone. Cfr. M. Palo, S. Gensini, Saussure e la scuola linguistica romana: da Pagliaro a Mauro, Carocci, Roma,.  La scuola linguistica romana. Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia. Cfr. Gabriele Turi, Sorvegliare e premiare. L'Accademia d’Italia, Viella, Roma,  Cfr. Dizionario biografico degl’italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, Cit.  Cfr. Riunioni, Cfr. Riunioni Accademia Nazionale dei Lincei  Centro di studi filologici e linguistici siciliani » La storia, su csfls. Cfr. Mininterno Camera  Mininterno Senato //opar.unior//1/Filologia_dantesca_di_P. .pdf  Cfr. D. Cesare, "Premessa", Lumina. Rivista di Linguistica Storica e di Letteratura Comparata,  Cfr. pure E. Salvaneschi, "Su Attila Fáj, maestro di «molti paragoni»", Campi immaginabili. Rivista semestrale di cultura, Cfr. Tullio De Mauro, Prima lezione sul linguaggio, Editori Laterza, Roma-Bari, Tullio De Mauro, La fede del diavolo  Istituto Nastro Azzurro   Studia classica et orientalia. Oblate, Casa Editrice Herder, Roma, Münster, M. Palo, Stefano Gensini, Saussure e la scuola linguistica romana. Da Pagliaro a  Mauro, Carocci Editore, Roma, Vallone, "La „Lectura Dantis” di Antonino Pagliaro", in Deutsches Dante-Jahrbuch, Edited by Christine Ott, Walter Belardi: studi latini e romanzi in memoria di Antonino Pagliaro, Pubblicazioni del Dipartimento di Studi glottoantropoligici dell'Roma La Sapienza, Roma, Aldo Vallone, Enciclopedia Dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma, M. Durante, T. De Mauro, B. Marzullo, Pubblicazioni dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, Palermo, Bonfante, Antonino Pagliaro, Pubblicazioni dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, Belardi, Pagliaro nel pensiero critico del Novecento, Calamo, Roma,  D.  Di Cesare, Storia della filosofia del linguaggio, Carocci, Roma, Mauro, Formigari (Eds.), Italian Studies in Linguistic Historiography. Proceedings of the International Conference in Honour of Pagliaro. Rome, Nodus Publikationen, Münster, Pedio, La cultura del totalitarismo imperfetto. Il Dizionario di politica del Partito nazionale fascista, prefazione di Lyttelton, Unicopli, Milano, Tarquini, Gentile dei fascisti: gentiliani e anti-gentiliani nel regime fascista, Mulino, Bologna, Battistini, Gli studi vichiani di  P., Guida, Napoli, Mauro,  Dizionario biografico degli italiani, Roma, Enciclopedia Italiana Dizionario di Politica Linguistica Semiologia Filologia Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere open MLOL, Horizons Unlimited srl. Opere d La Scuola linguistica romana, su rmcisadu.let.uniroma.  GRICE E PAGLIARO: IMPLICATVRA ARIA  LINGUA E RAZZA  Schlòzer da per primo il nome di  «semitico » al vasto dominio linguistico che ha il suo centro originario fra la Mesopotamia e il Mediterraneo, le montagne dell’Armenia e le coste meridionali dell'Arabia, e che per successive migrazioni  e conquiste si è allargato su una notevole parte del continente africano. Tale denominazione si richiama alla tavola dei popoli tramandata nella “Genesi”  nella quale si distinguono i popoli  discendenti da Sem, primogenito di Noè, dai popoli discendenti dagl’altri due fratelli, Cam ed Iafet. La parentela linguistica fra l'arabo e  l'ebraico, le due lingue più vitali del gruppo, e già stata notata  dai grammatici ebrei ma la precisa nozione di unità semitica, concordante con quella che se ne ha nel  mondo ebraico all’epoca in cui e redatta la Genesi è ben più recente e, nella sua formulazione scientifica, è un riflesso della precisa nozione di unità ario-europea costituitasi nel nostro tempo. Oggi il gruppo semitico si  suole distinguere in semitico orientale che comprende il babilonese  e l’assiro, e in semitico occidentale. Quest'ultimo si distingue a sua  volta in semitico nord-occidentale -- che comprende il gruppo aramaico,  di cui la più importante manifestazione è il siriaco, e il gruppo cananco, a cui appartiene l'ebraico --, e in semitico sud-occidentale, di  cui fanno parte l'arabo settentrionale e meridionale e l’etiopico.  Ad indicare la vasta unità linguistica comprendente quasi tutta  l'Europa e buona parte del continente asiatico, scientificamente accertata per primo da Bopp in uno studio comparativo sulla coniugazione, appare per la prima volta nell'Asia polyglotta di Klaproth il termine ‘indo-germanico.’ Tale termine, divenuto usuale, intende riunire i  due punti estremi del dominio linguistico considerato e si è affermato in tedesco, nonostante che le più vaste conoscenze posteriori  pongano come estrema zona ad Occidente quella del celtico e ad  Oriente il tocario. Fra tutte le denominazioni altrove usate, e cioè  “indo-europeo”, “ario-europeo”, ed “ario”, questa ultima è forse la più propria,  poichè, se non nome unitario di popolo, è certo una denominazione  che parecchi popoli del gruppo usano darsi nei confronti degl’altri  popoli. Purtroppo, in linguistica l'uso di «ario» in senso così vasto  può ingenerare confusione, essendo esso abitualmente riservato al  gruppo indoiranico. Noi tuttavia l’accogliamo come il meno impro-  prio e anche per avere una terminologia uniforme con altre discipline,  ' come la paletnologia e l'antropologia che l’usano già stabilmente  nell'accezione più vasta. L'unità linguistica aria comprende oggi i  seguenti gruppi storicamente accertati: in Asia l’indiano, l’iranico, il  tocarico, l’hittito, l’armeno, il traco-frigio; in Europa l'illirico, il  greco, lo slavo, l’italico, il baltico, il germanico e il celtico. In Asia  delle lingue arie sopravvivono soltanto l’indiano, l’iranico e l’armeno;  in Europa tutte le lingue oggi parlate sono di derivazione aria, fatta  eccezione dell’ungherese, del finnico, dell’estone e del basco.  Nessuna scienza storica opera con metodo così sicuro come la  linguistica, la quale dispone di un materiale di osservazione vastis-  simo, sia attuale sia documentato nel tempo. L'unità linguistica aria  e quella semitica sono verità acquisite, assolutamente incontroverti-  bili, anche se le lingue che ad esse partecipano siano ormai profon-    594    damente differenziate. Compito della linguistica storica è per l’appunto, una volta riconosciuta l’unità genetica originaria, di seguire  nel quadro di essa le modalità e, vorremmo dire, le leggi degli svi-  luppi e delle differenziazioni, che hanno determinato la fisionomia  delle singole lingue come noi oggi le conosciamo; compito a volte  arduo, specie quando dalla ricognizione dei fatti si voglia risalire alle  loro cause, cioè ai momenti umani che danno origine all'innovazione;  ma tuttavia ricco di risultati grandissimi, i quali dal campo della  glottologia si estendono a tutte le altre discipline, che studiano l’u-  manità nelle manifestazioni concrete della sua storia. Il linguaggio  è una delle forme più importanti, anzi la più importante, in cui l'u-  manità realizza se stessa come realtà spirituale, e perciò le lingue  costituiscono gli archivi, in cui si traducono con incomparabile ricchezza e fedeltà gli eventi, le esperienze, le creazioni dei popoli at-  traverso i secoli ed i millenni.    Le nozioni di razza aria e di razza semitica, come nozioni scientifiche, sono certamente posteriori alle nozioni dell'unità linguistica  rispettiva.   Per quanto si riferisce agli Ari, prima della scoperta della loro  unità linguistica non si ebbe nemmeno la nozione empirica di una  parentela etnica fra i popoli che la compongono. L'affinità etnica è  grossolanamente intuita presso i Greci, soltanto in base alla comu-  nione linguistica per cui «barbari», probabilmente « balbuzienti »,  sono coloro che parlano un’altra lingua. I ROMANI, che pure ebbero  così vivo il senso della loro stirpe, non ebbero mai la percezione che  quei Galli, Germani e Parti, contro i quali strenuamente combatte-  rono, discendevano dallo stesso loro ceppo. L'autorità della tradizione  biblica con la babelica confusione delle lingue tolse poi del tutto  la possibilità di pensare ad un legame linguistico fra popoli diversi  e ad un legame etnico che non fosse quello indicato nella Genesi. Tanta fu l'autorità delle Sacre Scritture, anche nel campo degli inte-  ressi linguistici, che, se tentativi si ebbero per ricercare la derivazione  di questa o quella lingua, furono sempre diretti a stabilire la priorità  e la paternità dell’ebraico, come avvenne nel corso del Seicento e del  Settecento; tentativi di nessun valore, al pari degli altri diretti alla  creazione di una « grammatica razionale », che valesse per le lingue  di tutti i tempi e di tutti i luoghi.   Anche presso i popoli semitici, se se ne toglie il peso che la tradi-  zione religiosa contenuta nella Bibbia potè avere nel mondo giudaico,  mancò il senso di una propria reciproca parentela, mentre fu quanto  mai vigoroso proprio presso gli Ebrei il senso della propria indivi-  duazione come popolo, legato alla coscienza di popolo eletto.   La scoperta e la fissazione in termini scientifici di unità lingui-  stiche originarie come quella aria e quella semitica, a cui seguirono  scoperte abbastanza numerose di altri gruppi linguistici, aprirono la  via al problema se a tali unità linguistiche rispondessero unità etniche  più o meno nettamente definite. In un primo tempo, com'è noto, ad  opera del De Gobineau, del Chamberlain e di altri, si assunse senza  discussione l'identità fra unità linguistica ed unità etnica, fra lingua e  razza, e si procedette alla ricerca delle caratteristiche differenziali fisiche e psicologiche, che potessero ancor meglio individuare sul piano  razziale i diversi gruppi linguistici. Tale procedimento, ispirato in  genere a criterio polemico, è stato condannato come dilettantesco  e prescientifico tanto dai linguisti, quanto dagli antropologi, asse-  rendo gli uni e gli altri che la lingua è patrimonio facilmente tra-  smissibile da individuo ad individuo, da gruppo a gruppo e non può  essere quindi assunta a caratteristica etnica preminente ed esclusiva.  A rinsaldare questa convinzione, contribuirono tentativi, come quello  fatto da Federico Miiller, di far coincidere una classificazione delle  lingue con una classificazione antropologica, destinati all’insuccesso,  anzitutto per l'incertezza delle classificazioni antropologiche, poi per  l'intervento del fattore storico che fa talvolta assumere da individui    596    e da gruppi lingue di popoli etnicamente diversi. A questo riguardo,  si suole richiamare il classico esempio dei Bulgari, che dal punto di  vista etnico sono genti turaniche e dal punto di vista linguistico sono  slavi, cioè ari.   D'altra parte, questo negare l’esistenza di ogni rapporto fra razza  e lingua con l’attribuire valore discriminante nella classificazione delle  razze ai soli caratteri strettamente biologici, non soltanto è contrario  alle nostre reali esperienze, ma verrebbe a togliere ogni valore a  quelle distinzioni ormai acquisite come fra razza aria e razza semi-  tica, le quali, come si è visto sopra, hanno come precedente storico e  come fondamento il riconoscimento della rispettiva individualità lin-  guistica.   Dato ciò, sembra qui opportuno chiarire in quale misura sia  possibile fare valere il criterio linguistico nella discriminazione  delle razze.    Esiste certamente una differenza sostanziale e profonda fra la  linguistica e l'antropologia, sia nell'oggetto sia nel metodo, che ne  rende difficile e poco proficua la collaborazione. La linguistica è di-  sciplina essenzialmente storica, tanto che le sue classificazioni hanno  vero valore solo se abbiano fondamento genetico. Ciò si vede soprat-  tutto nel campo della linguistica aria, che fra tutte le discipline lin-  guistiche è certamente la più progredita. Qui dalla comparazione  fra le lingue storiche si riesce a postulare con sufficiente sicurezza la  struttura originaria della lingua comune da cui esse discendono; si  riesce a fissarne i caratteri propriamente genetici, liberandoli dalle  modificazioni successive determinate--da molteplici cause, fra cui  principalissimi j contatti e le mistioni con popoli di altra lingua. Così  noi sappiamo con relativa sicurezza qual’erano la struttura fonetica e  morfologica e il patrimonio lessicale dell’ario dell’epoca comune, all’incirca come potremmo ricostruire dalle lingue romanze LA LINGUA LATINA, se non l’avessimo documentata. E’ una ricostruzione che ha  quasi una realtà matematica, fondata com'è su norme di sviluppo  fonetico che, se non sono leggi ineccepibili, come si credeva alcuni  decenni or sono, hanno tuttavia una vastità e regolarità di applicazione che non ha riscontri in altri campi delle creazioni umane.   L'antropologia, invece, per insufficienza e discontinuità del ma-  teriale d'osservazione, è costretta a gravitare sul presente cercando di  classificare le razze umane in base ai caratteri morfologici attuali, e  solo eccezionalmente qualche importante trovamento apre ad essa la  possibilità di rintracciare precedenti sporadici, generalmente assai di-  stanti, di questo o quel tipo umano. Il materiale antico rinvenuto  è così scarso e frammentario che le conclusioni che se ne possono  trarre sono molto tenui e malsicure. Così avviene che, mentre del-  l’unità aria dal punto di vista linguistico noi abbiamo una sicura no-  zione, poichè la comparazione ci consente di risalire oltre i confini  della storia, della struttura somatica degli Ari nulla di sicuro sap-  piamo, poichè nell’osservazione delle caratteristiche somatiche degli  Ari attuali l'antropologia non è ancora in grado di distinguere i  caratteri geneticamente originari da quelli acquisiti in seguito a me-  scolanza. Oggi non si è davvero:in grado di dire se gli Ari fossero,  ad esempio, dolicocefali e biondi o mesocefali e castani, a capelli lisci  o a capelli ondulati. La ragione di ciò è dovuta al fatto che non esiste  un’antropologia genetica, la quale consenta di chiarire, dato un tipo  capostipite, quali siano i caratteri, permanenti nel corso delle ge-  nerazioni e quali quelli che si mutano o si acquisiscono. Teorica-  mente, nel confronto fra i vari tipi di probabile discendenza aria  dovrebbero potere risultare i caratteri specifici da attribuire ad un  Ario astratto della preistoria; praticamente ciò non è possibile per la  insufficiente conoscenza che si ba, delle modalità con cui si traman-  dano i caratteri biologici, sia ifisici, sia psichici.   Avviene così, ad esempio, ghe: l'Europa, mentre è fondamental-  mente unitaria dal punto di vista linguistico, da quello antropologico  annovera numerose razze, la mediterranea, l’alpina, la dinarica, la  nordica, nè le differenze, che caratterizzano tali razze, combaciano  con le differenze che caratterizzano i vari gruppi linguistici determi-  natisi in seno all’originaria unità.   Nonostante questa mancata concordanza di dati fra la linguistica  e l'antropologia, le due discipline maggiormente impegnate nella  definizione delle razze umane, è certo che razze esistono con carat-  teri ben precisi e differenziati e che, nella pratica, anche al più mo-  desto osservatore non sfugge l’esistenza di tipi umani diversi, i quali  assommano i caratteri di unità razziali diverse. Nell'ambito stesso  dell'unità aria, a nessuno sfuggirà l’esistenza di una unità aria medi  terranea e di un'unità aria nordica, c, a un più attento esame, nel-  l'ambito di queste unità, sarà possibile rintracciare altri tipi umani i  quali danno fisionomia ai diversi popoli che le compongono. Fuori  di ogni dubbio è poi, nell’ambito della razza bianca, la distinzione fra  razza aria e razza semitica, anche se, per la prima più che per la  seconda, non si riesca a individuare i caratteri biologici originari.   Questo fatto è prova che non il solo dato antropologico ha va-  lore nella determinazione della nozione di razza. Poichè, come sopra si è detto, la nozione di razza aria e razza  semitica ha avuto come suo precedente la nozione di unità lingui-  stica aria ed unità linguistica semitica, è indubbio che il fattore lingua  deve avere un valore determinante nella costituzione dell’unità raz-  ziale. Qual'è dunque il fondamento dell’obiezione in contrario, alla  quale si è sopra accennato, che la lingua, essendo facilmente domi-  nata da fattori storici e culturali, non sia elemento stabile nella conti-  nuità delle generazioni, per il fatto che può essere sostituita con  quella di altri popoli, e perciò sia inadeguata a fornire criterio nella  discriminazione delle razze? Bisogna, anzitutto, tenere presente che dalla nozione di razza  come dalla nozione di lingua esula ogni idea di purezza in senso as-  soluto, specie quando si tratti di popoli di cultura che hanno dietro  a sè una storia lunga e complessa. Gli stessi Ebrei possono conside-  rarsi razza pura, e relativamente pura, solo dal momento in cui hanno  cominciato a volerlo essere deliberatamente, a tradurre il loro istinto  dell'isolamento come popolo in norma di carattere religioso. Tutti  i popoli ari dell'Europa e dell'Asia sono, senza eccezione, risultati  dalla mistione fra la minoranza dei conquistatori ari e la vasta massa  delle popolazioni preesistenti nelle zone occupate. Non è certo pre-  sumibile che gli Ari al loro arrivo nelle loro sedi storiche abbiano  distrutto le popolazioni preesistenti, le quali, ad esempio in Grecia,  in Italia e sull’altipiano iranico, erano in possesso di civiltà notevol-  mente progredite. D'altra parte, di tali mescolanze ci danno sicura  testimonianza, oltre che i dati dell'archeologia preistorica, lo inte-  grarsi della lingua aria comune in nuove unità, che sono quelle a  noi storicamente note. 1 profondi rivolgimenti che alcune lingue  hanno subìto anche nella struttura fonetica, ad esempio le rotazioni  delle consonanti in germanico, non si possono altrimenti spiegare se  non riferendole all'influenza di un sostrato alloglotto. E' noto che una  parte non trascurabile del lessico del latino e dei volgari romanzi  non si spiega nell’ambito dell’ario e deve essere riportato al fondo  linguistico non ario su cui il latino venne a distendersi.   Orbene, che un popolo, come è il caso di quello bulgaro, abbia  assunto una lingua diversa non è altro se non un fatto di sincretismo  in cui prevale la civiltà di maggiore prestigio. Quello che importa te-  nere fermo è per l'appunto che il sincretismo, cioè la creazione di  un risultato nuovo non inferiore agli elementi che vi hanno concorso,  si ha solo quando la mescolanza sia guidata da un senso più o meno  vivo di affinità elettiva. Ciò si può osservare con sufficiente sicurezza sia nel senso posi-  tivo sia in quello negativo. Nella penisola greca la civiltà minoica si  è confusa con quella degli Ari sopravvenuti ed ha dato origine alla  meravigliosa civiltà ellenica. In Italia il senso di conquista degli Ari  nomadi e guerrieri si è trasfuso nell'ordine civile delle popolazioni  stanziali ed ha dato origine alla mirabile e grandiosa civiltà romana  che è poi la civiltà dell'Occidente. Evidentemente, fra le genti arie  sopravvenute e le popolazioni mediterranee si determinò una facile  intesa, dovuta al fatto che non vi dovettero essere fra esse sostanziali  differenze di ordine fisico e spirituale e tali da produrre una corru-  zione anzichè un miglioramento, dal punto di vista etnico e cultu-  rale. In Italia, in Grecia, e dovunque si affermò la lingua aria, i ca-  ratteri dominanti furono indubbiamente dati dalla stirpe aria e per  questo, nonostante le differenze che si osservano fra i diversi popoli  di questo gruppo, è facile cogliere in numerosi e cospicui tratti gli in-  dizi della comune origine.   Vi sono invece casi in cui questa affinità elettiva che dà la premi-  nenza ai caratteri del tipo superiore non ha luogo, per motivi che  non è sempre facile individuare. La storia di alcuni millenni di-  mostra, per esempio, come fra gli Ari e i Semiti essa sia comple-  tamente mancata e che le due stirpi si sono sempre tenute in reciproca  difesa, quasi istintivamente conscie che da una fusione si dovesse  avere la perdita da una parte e dall'altra dei rispettivi caratteri dif-  ferenziali. Dovunque Semiti ed Ari si sono trovati in contatto si  sono sempre scontrati in lotta senza quartiere: gli Irani contro  l'impero di Assiria, Roma contro Cartagine, il mondo cristiano con-  tro l'Islam. Sia che vincessero gli uni, sia che vincessero gli altri  la barriera fra i due mondi non fu mai superata. Da una parte e  dall’altra, tranne sporadiche infiltrazioni, due mondi diversi hanno  conservato tenacemente la loro autonomia, e gli stessi apporti culturali che l'uno ha dato all'altro sono stati da ciascuno svolti, interpre-  tati ed elaborati secondo la propria natura. Il Cristianesimo è diven-  tato universale nell’interpretazione romana. Il senso ario della con-  quista e dell'espansione assume nella coscienza e nella prassi giu-  daica aspetti e modalità, per cui non è quasi più riconoscibile.   Ed è certo bene che sia così, che cioè la barriera sussista, poichè  il suo abbattimento non è, come la storia categoricamente dimostra,  nella natura delle cose. Ciò si potrà rilevare in molti campi, ma a  noi preme rilevarlo proprio nel campo della lingua, che oggi è senza  dubbio uno dei più importanti fattori differenziali degli aggruppa-  menti razziali. Difatti, quando noi attribuiamo questo o quel popolo  al gruppo ario o al gruppo semitico lo facciamo soprattutto in base  al criterio linguistico che è alla base di tali gruppi, e dove tale cri-  terio sia reso fallace, com'è il caso dell'elemento giudaico che ha  assunto a propria lingua la lingua nazionale dei popoli presso i quali  vive, vi si sostituisce un criterio pure di ordine storico, quello religioso.   Per l'appunto, nel campo linguistico la differenza costituzionale  fra il semitico e l’ario, sia dal punto di vista fonetico per il prevalere  in quello di suoni laringali ignoti all’ario, sia dal punto di vista mor-  fologico per la diversità sostanziale della rispettiva flessione, si rivela  così profonda da non consentire un sincretismo produttivo. L'elemento  arabo, penetrato nel persiano in larga misura in seguito alla conver-  sione della Persia zoroastriana all’islamismo, si è limitato al lessico e  non ha intaccato la struttura fonetica e morfologica squisitamente aria  di quella lingua; vi è rimasto così estrinseco, che, a seguito della ri-  presa nazionale avutasi con la nuova dinastia, l'elemento arabo viene  progressivamente sostituito con elemento propriamente iranico. Quan-  do poi una lingua semitica è stata assunta da popoli di stirpe aria i ri-  sultati che se ne sono avuti sono, nel loro aspetto negativo, profonda-  mente significativi. Questo è, come è noto, il caso di Malta in cui  il primitivo idioma romanzo venne per effetto della lunga occupa-  zione musulmana sostituito con un dialetto arabo magrebino: l'arabo, forzato in una impostazione vocale completamente estranea, ne è  uscito così malconcio e così, come si suol dire, corrotto, da giustifi-  care quasi le interessate fantasie della pseudo-scienza linguistica bri-  tannica, che nel dialetto maltese voleva riconoscere, anzichè un dia-  letto arabo storpiato da bocca romanza e sempre ricco di elementi  italiani, nientemeno che la sopravvivenza di un antico idioma fenicio.    Se ora ci poniamo il problema concreto della formazione del-  l’unità etnica, ci appare chiaro che il processo non è diverso da quello  della formazione dell'unità linguistica. Per l'una e l’altra unità è er-  rore gravissimo partire dall'immagine dell’albero genealogico dal cui  ceppo, quasi per virtù interiore di linfa, si siano venuti staccando  tanti rami, integralmente fedeli alla natura e alla struttura di quello.  Niente di più falso, poichè se ciò fosse si dovrebbe avere, tanto nel  caso delle lingue quanto in quello delle razze, propagazione uniforme  e non formazione di nuove unità più o meno nettamente differen-  ziate. L'albero genealogico sarebbe giustificato solo se in esso potesse  risultare il complesso degli apporti e delle cause che hanno determi.  nato la figura particolare di ciascuna unità. %   Prendiamo il caso della lingua. Non esistono lingue, specialmente  a larga diffusione, che non siano costituite da una più o meno grande  varietà di dialetti. L'unità neolatina, ad esempio, è divisa in tante  lingue, italiano, francese, spagnuolo, provenzale, rumeno, per dire le  maggiori, e queste sono alla loro volta distinte in varietà dialettali  più o meno nettamente individuabili. Qual'è il motivo di tanta dif-  ferenziazione, quando è noto che alla base di tante e così varie lingue  e dialetti vi è l’unità latina, cioè una lingua di cultura, affermatasi per  forza d’armi e prestigio di civiltà? Anzitutto, come causa di trasfor-  mazione appare la reazione del sostrato etnico-linguistico su cui il  latino si è venuto a sovrapporre, sicchè non di latino volgare bisogna parlare, bensì di tanti volgari, per quante sono le zone linguistica-  mente individuate in precedenza, di cui il latino s'impossessa. Inter-  vengono poi i contatti che ciascun gruppo già delineato ha con popoli  di altra lingua, germani, slavi, ecc., e gli sviluppi particolari di cia-  scuna cultura che necessariamente si riflettono in ciascuna lingua, so-  prattutto attraverso il convergere delle varietà dialettali verso la lin-  gua comune, cioè verso una più piena e precisa unità. In altre parole,  il processo per cui le lingue sì determinano non deve essere guardato  nel suo aspetto di disintegrazione di un’unità, bensì piuttosto in quello  integrativo che la nuova unità veramente determina. Ciò ha ancor  maggiore valore, quando non si tratti, come è il caso del latino, di  una lingua di cultura, quindi chiaramente unitaria, che si sovrappone  con il peso della civiltà di cui è espressione su lingue di minore prestigio, bensì di unità linguistica naturale, in cui il processo integra-  tivo, lento e faticoso, costituisce la modalità stessa di essere della lin-  gua. Le unità linguistiche, come si è detto, non esistono mai interna-  mente indifferenziate e ciò deve essere inteso come il risultato di  quella necessità naturale per cui il comprendere, e perciò l’esprimersi,  avviene prima fra i membri di una famiglia, poi fra i membri di  una gente, di una tribù, di un popolo, di diversi popoli, ed è questa  necessità sempre più vasta di esprimersi e di intendersi che costituisce  quelle vaste unità alle quali noi diamo il nome di unità aria e di  unità semitica. Da queste considerazioni deriva che nessuna teoria è  tanto assurda quanto quella della monogenesi del linguaggio, non  meno assurda, o almeno altrettanto poco giustificata, quanto quella  che volesse scientificamente riportare tutti i caratteri delle attuali  razze umane nella loro infinita varietà ai caratteri di una coppia  capostipite. Come per questa altra realtà non si può postulare se non  quella dell'essere uomini, così per la lingua originaria altra qualità  non è possibile postulare se non quella di essere mezzo espressivo di  uomini.   Ora, identico processo integrativo è quello che dà origine alle diverse unità razziali. Anche qui si ha uno slargarsi per accrescimento  e mistioni: dalla singola gente si arriva alla tribù, al popolo, alla na-  zione. E’ chiaro che l’accrescersi naturale delle generazioni amplifica  al tempo stesso la natura del processo e fa che i caratteri dominanti  del nucleo più vitale guadagnino sempre più vasto spazio. Vi è certo  qualche cosa di misterioso in questo propagarsi di caratteri superiori  per cui l'umanità ci appare in una continua ascesa, e ancor più grande  mistero è quello che avvolge l’occulta forza da cui ogni unità razziale  è guidata nella sua istintiva difesa da quei contatti e da quelle mi-  stioni che ne altererebbero la genuina struttura. Poichè l’uomo è  essere spirituale, tale modalità del suo divenire anche dal lato fisico  ha forse la sua ragione nell’esigenza di una maggiore spiritualità che  si rifletta anche nella struttura fisica, e in ciò è appunto il grande  mistero dell’uomo, nell’indissolubile legame che in lui si realizza fra  vita biologica e spirito.    Da quanto si è detto appare chiaro che il fattore lingua concorre  in maniera dominante, almeno sino a quando le conoscenze antropo-  logiche non forniranno dati biologici più sicuri, a determinare la  nozione di razza; anzi essa costituisce il mezzo principalissimo di  coesione per cui una comunità più o meno vasta di individui sente di  essere popolo e nazione. « Le caratteristiche spirituali e la struttura  della lingua di un popolo -— ha scritto Guglielmo v. Humboldt —  sono l’una con le altre in tale intreccio che posto l’un dato, l’altro si  dovrebbe poter derivare completamente da quello ». La lingua, in-  fatti, riflette anzitutto l'ambiente fisico e una maniera nativa, natu-  rale di sentire il reale e di esprimerlo. Essa è fatto fisiologico e psi-  cologico al tempo stesso e, come tale, è legata intimamente con la  struttura psicofisica del popolo che la parla, è anzi la modalità più  essenziale con cui tale struttura si manifesta. Il complesso dei costumi,  delle tradizioni che si tramandano di generazione in generazione,  tutto ciò insomma che concorre a dare a ciascun popolo la sua pro-  pria fisionomia, trova espressione fedele e categorica nel linguaggio.  Poichè la nozione di razza non è in sostanza altro se non la nozione  di un'appartenenza ad una determinata comunità genetica, la co-  scienza della razza trova nel linguaggio uno dei suoi più forti so-  stegni.   Non è senza significato il fatto che l'esigenza alla purezza,  quanto all’e4ros e quanto alla lingua, si manifesta presso i popoli  nei momenti della loro maggiore vitalità. Un popolo che ad un de-  terminato momento della sua storia voglia riconoscere i suoi carat-  teri differenziali e voglia segnare una netta linea di demarcazione  fra sè ed altre unità etniche, portatrici di caratteri spirituali ed etnici  non congeniali ai suoi, altro non fa se non riportarsi coscientemente  alle sorgenti più genuine della sua vita. Un aspetto di tale esigenza  è il desiderio di tenere immune la propria lingua da influenze stra-  niere e di eliminare le infiltrazioni che si sono verificate in momenti  di indebolita o distratta coscienza. Antonino Pagliaro. Pagliaro. Keywords: i arii; la lingua degl’arii, la favella degl’arii, I fasci littori, dal lictor al littore, il littorio, l’uso dei fasci nell’Etruria non-aria, la dottrina linguistica di Vico, “scienze filosofiche – lincei” , ossesso dalla latinita della Sicilia, Cratilo, discussion di Storia Romana, Romolo, proprieta private, Cicerone, Empedocle, il fascino dei fasci – enciclopedia del fascismo, fascisti gentiliani ed anti-gentiliani, l’uso di ‘ario’ – latinita, arieta, romanita – il linguaggio, sessione sul linguaggio -- filosofia del linguaggio --.Tullio. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pagliaro” – The Swimming-Pool Library.

 

Palazzani essential Italian philosopher female?

 

Grice e Palladio: Roma antica – Roma – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Known to have been a philosopher from references to that effect in letters of Theodoret.

 

Grice e Panella: l’implicatura conversazionale del sublime – filosofia italiana -- Luigi Speranza  (Benevento). Filosofo italiano. Grice: “Panella’s conceptual analysis of the sublime poses the implicatural question: “x is ‘bello’; e SUBLIME’ – The Romans talked of ‘pulcher’ which complicates things!” Grice: “Panella also wrote of ‘l’incubo urbano,’ to which I’ll add “l’incubo suburbano’, and ‘l’incubo exurbano’!” essential Italian philosopher. Si laurea a Pisa, dove è stato insegnante. Si è occupato di filosofia politica e storia del pensiero politico, ha insegnato Estetica nella stessa università.  È stato presidente della giuria del premio letterario "Hermann Geiger" e membro della giuria del premio letterario "ArtediParole" riservato a studenti delle scuole medie. Si è distinto anche come poeta pubblicando otto volumi di poesia, da ricordare Il terzo amante di Lucrezia Buti pubblicato a Firenze con Editore Polistampa. In collaborazione con David Ballerini ha girato due documentari d'arte, La leggenda di Filippo Lippi, pittore a Prato trasmesso da Rai2 n e Il giorno della fiera. Racconti e percorsi in provincia di Prato. Ha vinto il Fiorino d'oro del Premio Firenze. Gli è stato assegnato il premio concesso annualmente dal Ministero dei Beni Culturali per attività culturali e artistiche particolarmente rilevanti.  Collabora con l'associazione Pianeta Poesia di Firenze guidata da Franco Manescalchi nella presentazione di poeti e incontri letterari. Giuseppe Panella con Franco Manescalchi alla Biblioteca Marcellina di Firenze. Saggi:” Monografie Robert Michels, Socialismo e fascismo” (Milano, Giuffré); Lettera sugli spettacoli di Rousseau, Aesthetica. Palermo, Il paradosso sull'attore di Diderot, La Vita Felice, (Milano Saggi); Elogio della lentezza. Etica ed estetica in Valéry, Aesthetica, Palermo); “Del sublime, Frosinone, Dismisura Testi, “Il sublime e la prosa. Nove proposte di analisi letteraria” (Firenze, Clinamen, Zola: scrittore sperimentale. Per la ricostruzione di una poetica della modernità” (Chieti, Solfanelli); “Pasolini. Il cinema come forma della letteratura” (Firenze, Clinamen); “Il sosia, il doppio, il replicante. Teoria e analisi critica di una figura letteraria” (Bologna, Elara) – cfr. H. P. Grice on P. H. Nowell-Smith as J. L. Austin’s ‘straight man’ in their Saturday mornings double-acts! – il ‘replicante’ -- , I piaceri dell'immaginazione, Firenze, Clinamen, Rousseau e la società dello spettacolo” (Firenze, Pagnini); “Il mantello dell'eretico. La pratica dell'eresia come modello culturale” (Piateda (Sondrio), CFR Edizioni (Quaderno 1), “ L'incubo urbano,” Rousseau, Debord e le immagini dello spettacolo in La questione dello stile. I linguaggi del pensiero, Bazzani, Lanfredini e Vitale, Firenze, Clinamen); “Ipotesi di complotto. Paranoia e delirio narrativo nella letteratura” (Chieti, Solfanelli); Il secolo che verrà. Epistemologia, letteratura, etica in Deleuze” (Firenze, Clinamen); “Storia del sublime. Dallo Pseudo-Longino alle poetiche della modernità” (Firenze, Clinamen); “La scrittura memorabile. Leonardo Sciascia e la letteratura come forma di vita, Grottaminarda, Delta); “Arbasino e la "vita bassa". Indagine sull'Italia n cinque mosse, Prove di sublime. Letteratura e cinema in prospettiva estetica” (Firenze, Clinamen); “Curzio Malaparte autore teatrale e regista cinematografico” (Roma, Fermenti); “Introduzione al pensiero di Vittorio Vettori. Civiltà filosofica, poetica "etrusca" e culto di Aligheri” (Firenze, Polistampa); “Le immagini delle parole. La scrittura alla prova della sua rappresentazione” (Firenze, Clinamen); “La polifonia assoluta. Poesia, romanzo, letteratura di viaggio di Vettori” (Firenze, Toscana); “L'estetica dello choc. La scrittura di Malaparte tra esperimenti narrativi e poesia” (Firenze, Clinamen); “e Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide, L’'estetica dell'eccesso” (Firenze, Clinamen); “Le maschere del doppio: tra mitologia e letteratura” (Editore libri di Emil); Diario dell'altra vita. Lo sguardo della filosofia e la prospettiva della felicità, Firenze, Clinamen.  Panella. Keywords: “socialism e fascismo” del sublime, cura di Mosca, Mosca, l’influenza di Mosca in Torino, Michels, il fascismo di Michels, Mussolini e Michels, Michels ed Enaudi, la radice proletaria di Benito, dal socialism al fascismo, pre-ventennio fascista, il socialismo, l’ordine del risorgimento, la rivoluzione, la dittadura dell’eroe carismatico, l’assenza di mediazione nel duce come proletario lui stesso, l’aristocrazia del fascismo, applicazione della teoria di Mosca sull’aristocrazia, l’aristocrazia della nazione italiana, la razza italiana, la razza Latina, I latini e l’oltre razzi italici – latini, etruschi, sabini, uschi, umbri, liguri, la questione della razza nel fascismo, la questione della razza nel ventennio fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panella” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Panfilo: implicatura conversazionale del bello -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Panfilo Filoprammato – ‘busy body.’ He writes on art. Pamfilo Panfilo Filoprammato.

 

Grice e Pannico: Roma antica – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. An epigram by MARZIALE (si veda) addresses P. as someone versed in the doctrines of various philosophical sects.

 

Grice e Pansa: l’orto italiano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A consul, and a follower of the doctrines of The Garden. Gaio Vibio Pansa

 

Grice e Panunzio: l’implicatura conversazionale -- la filosofia italiana nel ventennio fascista -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Molfetta). Filosofo italiano. Grice: “There’s S. Panunzio and there’s S. Panunzio – Italian philosophy can be a trick!” -- Essential Italian philosopher. Tra i maggiori esponenti del sindacalismo rivoluzionario, in quanto amico intimo di Benito Mussolini, contribuì in maniera decisiva al suo passaggio dal neutralismo all'interventismo nella Grande Guerra. Divenne in seguito uno dei massimi teorici del fascismo.  Nacque a Molfetta da Vito e Giuseppina Poli, in una famiglia altoborghese, tra le più illustri della città: «un ambiente familiare intriso tanto di sollecitazioni all'impegno civile e politico quanto di suggestioni e stimoli intellettuali».  Il periodo socialista e il sindacalismo rivoluzionario Il suo impegno politico nelle file del socialismo incominciò molto presto, quando ancora frequentava il liceo classico locale, ove ebbe come maestro il giovane Pantaleo Carabellese.  Nel dibattito interno al socialismo italiano — diviso tra "riformisti" e "rivoluzionari" — Panunzio si schiera tra i cosiddetti sindacalisti rivoluzionari, cominciando al contempo a pubblicare i suoi primi articoli sul settimanale «Avanguardia Socialista» di Labriola, quando era ancora studente dell'Università degli Studi di Napoli. Durante i suoi studi universitari il contatto con docenti come F. Nitti, N. Colajanni, I. Petrone e G. Salvioli contribuì alla formazione del suo pensiero socialista. Il suo percorso intellettuale fu altresì influenzato da Sorel e Francesco Saverio Merlino, i quali avevano già da tempo incominciato un processo di revisione del marxismo. Pubblica il saggio “Il socialismo giuridico,” in cui teorizza l'opposizione alla borghesia solidarista e al sindacato riformista da parte del sindacato operaio, il quale è destinato a trasformare radicalmente la società. Il fulcro dell'opera era costituito dalla formulazione di un "diritto sindacale operaio", spina dorsale di un nuovo "sistema socialista" fondato non su una base economica, bensì su una base etica, solidaristica:  «Il socialismo giuridico non sarebbe dunque che l'applicazione del principio di solidarietà, immanente in tutto l'universo, nel campo del diritto e della morale: in se stesso non è una idea astratta balzata ex abrupto dal cervello di pochi pensatori, ma efflusso e irradiazione ideale di tutta la materia sociale che vive e freme attorno a noi. Si laurea in giurisprudenza discutendo una tesi su L'aristocrazia sociale, ossia sul sindacalismo rivoluzionario, avendo come relatore Arcoleo. Consegue presso lo stesso ateneo la laurea in filosofia. In questi anni di studi ed esperienze intellettuali, intensifica altresì il proprio impegno giornalistico in favore del sindacalismo rivoluzionario, collaborando — oltreché con «Avanguardia Socialista» — con «Il Divenire Sociale» di Enrico Leone, con «Pagine Libere» di Olivetti e con «Le Mouvement Socialiste» di Hubert Lagardelle.  Il sindacato ed il diritto La concezione panunziana del sindacato quale organo e fonte di diritto — non eusarentesi quindi in mero organismo economico o tecnico della produzione — fu approfondita  allorché vide la luce la sua seconda opera, La persistenza del diritto, in cui egli «coniugava i princìpi della sua formazione positivistica con una ispirazione filosofica volontaristica». P. prende quindi le mosse affrontando il problema del rapporto tra sindacalismo e anarchismo: la differenza tra i due movimenti risiedeva — a detta dell'autore — sul ruolo dell'autorità (fondata sul diritto) che, negata dall'anarchismo, non era invece trascurata dal sindacalismo:  «Il sindacalismo è d'accordo con l'anarchia nella critica e nella tendenza distruttiva dello Stato politico attuale, ma non porta alle ultime conseguenze le sue premesse antiautoritarie, che hanno un riferimento tutto contingente allo Stato presente. Il sindacalismo, per essere precisi, è antistatale per definizione e consenso unanime, ma non è antiautoritario. Le premesse antiautoritarie dell'anarchia hanno invece un valore assoluto e perentorio riferendosi esse a ogni forma di organizzazione sociale e politica. Il sindacalismo non è dunque antiautoritario»  (P.) In sostanza, Panunzio sosteneva l'importanza fondamentale del diritto (ancorché non "statale", ma "operaio") per il sindacalismo e la futura società, dall'autore vagheggiata come un regime sindacalista federale sostenuto dall'autogoverno dei gruppi sindacali, riuniti in una Confederazione, così da formare quella che l'autore stesso chiama «una vera grande Repubblica sociale del Lavoro», retta da una «sovranità politica sindacale. Fu poi dato alle stampe Sindacalismo e Medio Evo, in cui l'autore indicava al sindacalismo operaio il modello dei Comuni italiani medievali, esempio paradigmatico di autonomia, la quale doveva essere perseguita anche dai sindacati contemporanei.  Dopo un periodo difficile, dovuto a problemi familiari ma anche a un ripensamento delle sue teorie politiche, grazie all'interessamento di Nitti, abbandonò l'attività di avvocato, inadeguata per mantenere la famiglia (aiutava principalmente — raramente pagato — i suoi compagni di partito), divenendo docente di pedagogia e morale presso la Regia scuola normale di Casale Monferrato. Nello stesso anno pubblicò inoltre la sua importante opera Il Diritto e l'Autorità, in cui erano messe a frutto le sue rielaborazioni teoriche: oltre al passaggio da un orizzonte positivistico a una concezione filosofica neocriticistica, egli ripensava lo Stato non più quale organo della coazione, ma quale depositario della necessaria autorità. Con la fine della guerra libica, cominciò a prender corpo la svolta "nazionale" del suo pensiero.  Dopo aver insegnato per un anno a Casale Monferrato e un altro a Urbino, passò alla Regia scuola normale Carducci di Ferrara, ove insegna,  conseguendo al contempo la libera docenza presso l'Napoli (l'anno successivo gli fu trasferita nell'ateneo bolognese). È di quegli anni — poco prima dell'entrata dell'Italia nella Grande Guerra — l'inizio di stretti rapporti politici e intellettuali con Mussolini, direttore dell'Avanti! e leader dell'ala rivoluzionaria del Partito Socialista Italiano. Panunzio incominciò dunque una regolare e intensa collaborazione con il quindicinale «Utopia», appena fondato dal futuro capo del fascismo per far esprimere le voci più rivoluzionarie, eterodosse ed "eretiche" dell'ambiente socialistico italiano. In questo periodo Panunzio comprende il potenziale rivoluzionario che il conflitto europeo poteva esprimere, sicché manifesterà sempre più esplicitamente il suo appoggio all'interventismo, che era invece inviso al Partito Socialista:  «Io sono fermamente convinto che solo dalla presente guerra, e quanto più questa sarà acuta e lunga, scatterà rivoluzionariamente il socialismo in Europa. Altro che assentarsi, piegarsi le braccia, e contemplare i tronconi morti delle verità astratte! Alle guerre esterne dovranno succedere le interne, le prime devono preparare le seconde, e tutte insieme la grande luminosa giornata del socialismo, che sarà la soluzione e la purificazione ideale di queste giornate livide e paurose, macchiate di misfatti e di infamie. Quest'articolo di Panunzio, apparso sul quotidiano ufficiale del Partito Socialista, suscitò una grave polemica, sicché Mussolini dovette rispondere sul numero del giorno dopo. Tuttavia la replica di MUSSOLINI, il quale si sta convincendo dell'opportunità dell'intervento, fu «debole, sfocata, piattamente dottrinaria, per nulla all'altezza del miglior Mussolini polemista». Infatti,  «al momento di questa polemica, Mussolini era psicologicamente già fuori del socialismo ufficiale ed è indubbio che le argomentazioni di Panunzio, sia per il loro spessore teorico sia perché provenienti da un uomo di cui egli aveva grande considerazione intellettuale, furono probabilmente l'elemento decisivo che lo spinse a compiere il grande passo, il voltafaccia dal neutralismo assoluto all'interventismo. La Grande Guerra All'entrata dell'Italia nel conflitto mondiale, si arruolò volontario come quasi tutti gli interventisti "di sinistra" (come Filippo Corridoni e Mussolini); tuttavia, in quanto emofiliaco, fu immediatamente congedato, sicché dovette concentrarsi sulla lotta propagandistica e pubblicistica, soprattutto sulle colonne del Popolo d'Italia (i cui articoli erano sovente concordati con lo stesso Mussolini), in favore della guerra italiana, ritenuta dal Panunzio una guerra non «di difesa e conservazione, ma di acquisto e di conquista; non una guerra ma una rivoluzione». Una guerra anche popolare, come avevano dimostrato le grandi mobilitazioni del «maggio radioso», in contrapposizione alle posizioni conservatrici di Antonio Salandra e della classe dirigente liberale. Anche da un punto di vista più propriamente militante, Panunzio si impegnò nel ruolo di membro del direttivo del neonato fascio nazionale di Ferrara, il quale diede vita altresì al giornale Il Fascio. Oltre all'analisi politica e all'impegno giornalistico, Panunzio lavora anche a una sistematizzazione filosofico-giuridica delle sue idee riguardo al conflitto, con le opere Il concetto della guerra giusta, Principio e diritto di nazionalità in Popolo, Nazione, Stato), La Lega delle nazioni e Introduzione alla Società delle Nazioni. Nel primo saggio, egli sosteneva l'utilità e la legittimità di una guerra anche offensiva, purché essa fosse il mezzo per il conseguimento di un fine più grande, ossia la giustizia e la creazione di nuovi equilibri più giusti ed equanimi. Nella seconda, invece, individuava nel principio di nazionalità la nuova idea-forza della società che sarebbe scaturita dalla guerra, una volta conclusa. Molto importante è inoltre la terza opera (La Lega delle nazioni), poiché in essa è sviluppato per la prima volta il concetto di sindacalismo nazionale. La Nazione deve circoscriversi, determinarsi, articolarsi, vivere nelle classi, e nelle corporazioni distinte, e risultare «organicamente» dalle concrete organizzazioni sociali, e non dal polverio individuale; ed essa esige, dove le nazionalità non si siano ancora affermate, e dove esse non ancora funzionino storicamente, solide e robuste connessioni di interessi e aggruppamenti di classi, a patto, però, che le classi, e le corporazioni trovino, a loro volta, la loro più compiuta esistenza, destinazione e realtà nella Nazione. Ecco la «reciprocanza» dei due termini, Sindacato e Nazione, e la sintesi organica tra Sindacalismo e Nazionalismo, e cioè: Sindacalismo Nazionale»  (P.) Dalla fine del conflitto alla Marcia su Roma Terminata la guerra, Panunzio partecipò attivamente al dibattito interno alla sinistra interventista, intervenendo in particolare su «Il Rinnovamento», quindicinale recentemente creato e diretto da Alceste De Ambris. Il suo scritto più importante, che ebbe notevoli conseguenze, apparve: in questo, P. sostene l'organizzazione di tutta la popolazione in classi produttive, le quali dovevano essere a loro volta distribuite in corporazioni, a cui doveva essere demandata l'amministrazione degli interessi sociali; affermava altresì la necessità di creare un Parlamento tecnico-economico da affiancare al Parlamento politico. In tale testo programmatico era chiaramente abbozzato il futuro corporativismo fascista, tanto che l'amico Mussolini, nel discorso pronunciato a Piazza San Sepolcro (alla fondazione cioè del fascismo), riprese le tesi di P. per il programma dei Fasci Italiani di Combattimento:  «L'attuale rappresentanza politica non ci può bastare; vogliamo una rappresentanza diretta dei singoli interessi, perché io, come cittadino, posso votare secondo le mie idee, come professionista devo poter votare secondo le mie qualità professionali. Si potrebbe dire contro questo programma che si ritorna verso le corporazioni. Non importa. Si tratta di costituire dei Consigli di categoria che integrino la rappresentanza sinceramente politica»  (Mussolini) A Ferrara, P. assisté alla nascita del fascismo locale (e delle squadre d'azione), intrattenendo rapporti di amicizia con Balbo (che sarebbero durati per tutta la vita) e Grandi (che era stato suo allievo), pur non aderendo ufficialmente al movimento, a causa dei rapporti di quest'ultimo — per lui ambigui — con gli agrari. Risale a quel periodo, infatti, la pubblicazione delle due opere Diritto, forza e violenza e Lo Stato di diritto. Nel primo, riprendendo la tesi delle Réflexions sur la violence di Sorel, l'autore precisava il suo discorso distinguendo una violenza "morale", "razionale", "rivoluzionaria", la quale doveva essere il mezzo per l'affermazione di un nuovo diritto (veicolo, dunque, di uno ius condendum), da una violenza invece gratuita e immorale. Critica da un punto di vista neokantiano il concetto hegeliano di Stato etico, lasciando intravedere tuttavia margini di sviluppo per una visione totalitaria dello Stato. A seguito dell'uscita dei fascisti dalla UIL e della conseguente creazione della Confederazione nazionale delle Corporazioni sindacali per opera di Rossoni, Panunzio collaborò con il settimanale ufficiale della Confederazione, cioè «Il Lavoro d'Italia, vergando un importante articolo sul primo numero, nel quale ribadiva le sue tesi sul sindacalismo nazionale. Dopo essersi speso invano, con l'aiuto di Balbo, per una conciliazione tra Mussolini ed ANNUNZIO, appoggiò la politica pacificatrice di Mussolini, sostenne la «svolta a destra» del PNF (cioè per un ristabilimento dell'autorità dello Stato) e caldeggiò — con la caduta del primo Governo Facta — la costituzione di un governo di "pacificazione" che riunisse fascisti, socialisti e popolari (prospettiva ritenuta possibile da Mussolini stesso), scrivendo un importante articolo che individuava nel capo del fascismo l'unico in grado di stabilizzare e pacificare il Paese:  «Benito Mussolini — uno dei pochi uomini politici, checché si dica in contrario, che abbia l'italia — ha molti nemici e anche molti adulatori. L'uomo non è ancora bene conosciuto. Chi scrive può affermare con piena sincerità e obbiettività che la storia recentissima dell'Italia è legata al nome di Mussolini. L'intervento dell'Italia in guerra è legato al nome di Mussolini. La salvezza dell'Italia dalla dissoluzione bolscevica è legata a B. Mussolini. Questi sono fatti. Il resto è politica che passa: dettaglio, episodio. Anche prima di Caporetto, anche dopo Caporetto, Mussolini (è vero o non è vero?) disse dall'altra parte: tregua. Non fu, maledettamente, ascoltato. La fine della lotta ormai è un fatto compiuto. Eccedere più che delitto è sproposito grave. Ed ecco perché un Ministero in cui entrino le due parti in lotta — per la salvezza e la grandezza dello Stato — è un minimo di necessità e di sincerità. (P.) Tuttavia, con il reincarico di Facta e il seguente sciopero generale del 1º agosto indetto dall'Alleanza del Lavoro (il cosiddetto «sciopero legalitario»), scrive a Mussolini mostrando la sua delusione nei confronti dei socialisti confederali, ritenendo quindi impossibile una convergenza d'intenti con il PSI e reputando ormai sempre più necessaria una svolta a destra:  «Anch'io pensavo unirci con i confederali che «senza sottintesi siano per lo Stato». Dopo lo sciopero un ultimo equivoco è finito. Bisogna mirare a destra. Diciamolo, con o senza elezioni. Confido in te e nel Fascismo, per quanto il difficile, dal lato politico, viene proprio ora. Di lì a breve, il fascismo salì al potere.  L'impegno politico e culturale durante il fascismo Una volta costituito il governo fascista, P. stringe legami sempre più stretti con il movimento mussoliniano, ottenendo la tessera del PNF (su iniziativa dell'amico Balbo) e venendo eletto deputato. Nello stesso anno divenne membro del Direttorio nazionale provvisorio del PNF, che lasciò dopo neanche un mese in quanto chiamato alla carica di sottosegretario del neonato Ministero delle Comunicazioni (diretto al tempo da Ciano).  In questo periodo, inizia a interrogarsi — assieme ai massimi teorici fascisti — sulla vera natura ed essenza del fascismo, per il quale coniò la definizione di «conservazione rivoluzionaria», che sosterrà per tutta la sua vita. La filosofia fascista non è unicamente conservazione, né unicamente rivoluzione, ma è nello stesso tempo — beninteso sotto due aspetti differenti — una cosa e l'altra. Se mi è lecito servirmi d'una frase che non è una frase vuota di senso, ma una concezione dialettica, io dirò che la filosofia fascista è una grande conservazione rivoluzionaria. Quel che costituisce la superba originalità della rivoluzione italiana, ciò che la fa grandemente superiore alla rivoluzione francese e alla rivoluzione russa, è che, ricordandosi e approfittando degli insegnamenti di VICO, di Burke, di CUOCO e di tutta la critica storica della Rivoluzione essa ha conservato il passato, realizzato il presente e orientato tutto verso l'avvenire, nei limiti della condizionalità e dell'attualità storiche. Per certi aspetti il Fascismo è ultraconservatore: ad esempio, nella restaurazione dei valori famigliari, religiosi, autoritari, giuridici, attaccati e distrutti dalla cultura enciclopedica, illuministica, che si è trapiantata arbitrariamente, anche nell'ideologia del proletariato, vale a dire nel socialismo democratico, che è il più grande responsabile della corruzione contemporanea. Per altri aspetti, il Fascismo è innovatore, e a un punto tale che i conservatori ne sono spaventati, come per esempio per la sua orientazione verso lo «Stato sindacale» e per la suademolizione dello «Stato parlamentare. Partecipò inoltre attivamente al dibattito incentrato sull'edificazione di uno stato nuovo, fornendo importanti spunti, alcuni dei quali avranno un seguito costituzionale, come ad esempio il "sindacato unico obbligatorio", l'attribuzione della personalità giuridica (istituzionale, non civile) ai sindacati, o l'istituzione di una Magistratura del Lavoro che si ponesse quale arbitro nelle controversie tra capitale e lavoro. Fornì anche, al contempo, le basi teoriche del futuro Stato sindacale (poi corporativo):  «La nuova sintesi è l'unità dello Stato e del Sindacato, dello Statismo e del Sindacalismo. È lo Stato il punto di approdo e lo sbocco, superata la prima fase negativa, del Sindacalismo. È di questi tempi altresì l'evoluzione del pensiero panunziano riguardo a una concezione organicistica dello Stato, attraverso una critica serrata dello Stato democratico-parlamentare, uno «Stato meccanico, livellatore, astratto» (sorretto dal «principio meccanico della eguaglianza e cioè il suffragio universale»), che doveva portare a uno «Stato organico, gerarchico», fondato su un sistema sindacal-corporativo, giacché «chi è organizzato pesa, chi non è organizzato non pesa. In quest'ottica deve essere considerata, infatti, la definizione panunziana del fascismo quale «concezione totale della vita. Tutta la riflessione teorica politico-giuridica di questo periodo fu riassunta e sistematizzata nel suo saggio, Lo Stato fascista, il quale accese grandi dibattiti in ambiente fascista, tanto che l'autore ebbe modo di confrontarsi su questi temi — spesso polemicamente — con importanti personalità intellettuali come Costamagna, Gentile e Curcio. n virtù di queste premesse teoriche e operative, appoggiò Mussolini durante la crisi causata dal delitto Matteotti, al fine di incrementare il processo di riforma statuale avviato dal fascismo, che si sarebbe di lì a poco concretizzato nelle leggi fascistissime volute da Alfredo Rocco e, soprattutto, nella Legge n. 563, che istituzionalizzò i sindacati, e nella redazione della Carta del Lavoro, il documento fondamentale della politica economica e sociale fascista.  Terminata l'esperienza di governo, si dedicò all'insegnamento: dopo aver vinto il concorso per un posto da professore straordinario in filosofia del diritto presso l'Università degli Studi di Ferrara, divenne ordinario e si trasferì a Perugia, di cui fu Rettore nell'anno accademico. Chiamato a insegnare dottrina dello Stato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Roma, cattedra che detenne sino alla morte. Non appena insediatosi nell'ateneo romano, incaricato dal Duce di organizzare, in qualità di Commissario del Governo, la neonata Facoltà Fascista di Scienze Politiche di PERUGIA, che doveva essere la nuova Bologna (la piu antica universita europea) – e fascista. In tale veste, chiama a insegnare a Perugia docenti quali Orano, Michels, Olivetti, Maraviglia e Coppola. E ancora deputato. Malgrado gli impegni accademici, Panunzio continua a sostenere l'edificazione dell'ordinamento sindacale corporativo del nuovo Stato fascista attraverso i suoi articoli giornalistici, partecipando agli intensi dibattiti degli anni trenta sulla legislazione corporativa. Più precisamente, egli si situava in quell'ala sindacalista del fascismo che, nella nuova struttura statuale, perorava un potenziamento dei sindacati all'interno del sistema corporativo, affinché essi potessero intervenire più decisamente nella direzione economica del Paese. In questo periodo, grazie a opere teoriche fondamentali, Panunzio sistematizzò e definì organicamente il suo pensiero. In sostanza, lo Stato fascista, che è sindacale e corporativo, si contrappone allo «Stato atomistico ed individualistico del liberismo. Inoltre lo Stato fascista è caratterizzato dalla sua «ecclesiasticità» (o religiosità), intesa come «unione di anime, al contrario dello Stato liberal-parlamentare «indifferente, ateo e agnostico». Il giurista molfettese introdusse anche il concetto di funzione corporativa in quanto quarta funzione dello Stato (dopo le tre canoniche: esecutiva, legislativa e giurisdizionale), proprio per fornire il necessario fondamento giuridico ai cambiamenti costituzionali in atto, con la creazione dello Stato corporativo. Lo Stato fascista, infine, si configura come uno Stato totalitario, «promanando direttamente e immediatamente da una rivoluzione ed essendo formalmente uno "Stato rivoluzionario". Con l'istituzione delle corporazioni (attraverso la Legge) e la creazione della Camera dei Fasci e delle Corporazioni (Legge), P. redasse la Teoria Generale dello Stato Fascista, che rappresenta la summa del suo pensiero in materia di ordinamento sindacale corporativo: in questo, egli sosteneva la funzione attiva e propulsiva del sindacato, al fine di evitare un'involuzione burocratica delle corporazioni; sosteneva altresì il suo concetto di economia mista — la quale all'intervento pubblico affiancasse una sana iniziativa privata — «ordinata, subordinata, armonizzata, ridotta all'unità, ossia unificata dallo Stato, in quanto il pluralismo economico e la pluralità delle forme economiche sono un momento ed una determinazione organica del monismo giuridico-politico dello Stato. Partecipò, con notevole peso specifico, alla riforma del Codice di procedura civile e del Codice civile. Riguardo a quest'ultimo, in particolare, il suo contributo fu decisivo, soprattutto per il terzo (Della proprietà) e quinto (Del lavoro) libro: fu lui ad ottenere che un intero libro fosse dedicato al lavoro; volle che la Carta del Lavoro fosse posta a base del codice; definì un più circostanziato concetto di proprietà, in cui se ne enfatizzava la "funzione sociale. Divenne consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Morì a Roma, in piena guerra. L'archivio di Sergio Panunzio è stato digitalizzato ed è attualmente disponibile alla ricerca presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice in Roma. Altri saggi: “Il socialismo giuridico” (Moderna, Genova); “La persistenza del diritto -- discutendo di sindacalismo e di anarchismo” (Abruzzese, Pescara); “Sindacalismo e Medio Evo” (Partenopea, Napoli); “Il diritto e l'autorità” ((POMBA, Torino); “Guerra giusta” (Colitti, Campobasso); “Lega dei nazioni” (Taddei, Ferrara); “Nazione e Nazioni” (Taddei, Ferrara); “Diritto, forza e violenza” (Cappelli, Bologna); “Stato di diritto” (Taddei, Ferrara); “Lo stato nazionale e sindacati” (Imperia, Milano); “Che cos'è il fascismo” (Alpes, Milano); “Lo stato nazionale nel veintennio fascista” (Cappelli, Bologna); “Sentimento di stato” (Littorio, Roma); “Dittatura” (Forlì); “Stato e diritto: l'*unità* dello stato e la *pluralità* degli ordinamenti giuridici” (Mdenese, Modena); “Leggi costituzionali del regime italiano” (Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma); “Popolo, Nazione, Stato: un esame giuridico” (Nuova Italia, Firenze); “I sindacati e l'organizzazione economica dell'impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “Sulla natura giuridica dell'Impero italiano” (Poligrafico dello Stato, Roma); “L'organizzazione sindacale e l'economia dell'Impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “La Camera dei fasci e delle corporazioni” (Trinacria, Roma); “Teoria generale dello stato” (MILANI, Padova); “Motivi e metodo della codificazione dello stato italiano” (Giuffrè, Milano); F. Perfetti, “La conversione all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio, Storia contemporanea»,  “Il sindacalismo ed il FONDAMENTO RAZIONALE DELLO STATO ITALIANO  (Volpe, Roma). Non c'è dubbio che tra i molti scrittori che tentarono di articolare l'ideologia del fascismo italiano e il più competenti e intellettualmente influenti, come Gentile. H. Matthews, Il frutto del fascismo” (Laterza, Bari). Fornisce con le sue teorie una patina di legittimità rivoluzionaria alla dittatura. Z. Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista” (Milano). Il filosofo più importante del fascismo.  Perfetti,  Il socialismo giuridico, LModerna, Genova, Sindacalismo e Medio Evo, Partenopea, Napoli. G. Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica in «Schema»,  L. Paloscia, La concezione sindacalista, Gismondi, Roma, Guerra e socialismo, in «Avanti!», Mussolini, Guerra, Rivoluzione e Socialismo. Contro le inversioni del sovversivismo guerrafondaio, in «Avanti!», Mussolini, La guerra europea: le sue cause e i suoi fini, in  Ver sacrum, Taddei, Ferrara. Sergio Panunzio, I due partiti di oggi e di domani, in «Il Popolo d'Italia», Perfetti, La Lega delle nazioni, Taddei, Ferrara, Un programma d'azione, in «Il Rinnovamento», Mussolini, Diritto, forza e violenza: lineamenti di una teoria della violenza” (Cappelli, Bologna); “Lo Stato di diritto, Taddei, Ferrara). Il settimanale e diretto da Rossoni e annove, tra i collaboratori più attivi e competenti, A. Casalini.  Il sindacalismo nazionale, in «Il Lavoro d'Italia», Perfetti, Renzo De Felice, Mussolini il fascista,  La conquista del potere, Einaudi, Torino. L'ora di Mussolini, in «La Gazzetta delle Puglie», «Popolo d'Italia» per espressa volontà di Mussolini.  Lettera citata in Perfetti, Che cos'è il fascismo, Alpes, Milano, Stato e Sindacati, in «Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto», gennaio-marzo Forma e sostanza nel problema elettorale, in «Il Resto del Carlino», Idee sul Fascismo, in «Critica fascista», L. Nucci, La facoltà fascista di Scienze Politiche di Perugia: origini e sviluppo, in Continuità e fratture nella storia delle università italiane dalle origini all'età contemporanea, Dipartimento di Scienze storiche Perugia, Perugia. Loreto Di Nucci, Nel cantiere dello Stato fascista, Carocci, Roma,  Renzo De Felice, Mussolini il Duce,  I: Gli anni del consenso, Einaudi, Torino, Il sentimento dello Stato, Libreria del Littorio, Roma; Il concetto della dittatura rivoluzionaria, Forlì, Stato e diritto: l'unità dello stato e la pluralità degli ordinamenti giuridici, Società tipografica modenese, Modena. Leggi costituzionali del Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma,  Perfetti,  XXX Legislatura del Regno d'Italia. Camera dei fasci e delle corporazioni / Deputati / Camera dei deputati storico  Il Fondo Sergio Panunzio. Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.  Giovanna Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica, in «Schema», Cordova, Le origini dei sindacati fascisti, Laterza, Roma-Bari, Sabino Cassese, Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al socialismo giuridico, in «Il Socialismo giuridico: ipotesi e letture», in “Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”, Renzo De Felice, Mussolini, Einaudi, Torino, Mussolini il rivoluzionario, Einaudi, Torino; Gentile, Le origini dell'ideologia fascista, Il Mulino, Bologna, Laterza, Roma-Bari). A. James Gregor, Sergio Panunzio: il sindacalismo ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma. nuova edizione ampliata, Lulu.com,. Benito Mussolini, Opera omnia, Edoardo e Duilio Susmel, La Fenice, Firenze-Roma, Leonardo Paloscia, La concezione sindacalista di P., Gismondi, Roma, Parlato, La sinistra fascista: storia di un progetto mancato, Il Mulino, Bologna. Giuseppe Parlato, Il sindacalismo fascista,  II: Dalla grande crisi alla caduta del regime, Bonacci, Roma, Perfetti, Il sindacalismo fascista,  I: Dalle origini alla vigilia dello Stato corporativo, Bonacci, Roma); Perfetti, La «conversione» all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con Sergio Panunzio, in «Storia contemporanea», Francesco Perfetti, Introduzione, in Sergio Panunzio, Il fondamento giuridico del fascismo, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Lo Stato fascista: le basi sindacali e corporative, Le Lettere, Firenze. Zeev Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista, tr. it., Baldini e Castoldi, Milano 1993.  Fascismo Sindacalismo rivoluzionario Sindacalismo nazionale Sindacalismo fascista Corporativismo Italo Balbo James Gregor Francesco Perfetti. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Sergio Panunzio,.  Sergio Panunzio, su storia.camera, Camera dei deputati.  Sabino Cassese, Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al socialismo giuridico in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico modern” (Giuffrè, Milano). Fervono oggi in Italia, nel campo polìtico e filosofico, le discussioni e le polemiche molto vivaci su Hegel, sulla idolatria dello Stato ovverosia sulla sua statolatria, sullo Stato considerato da Hegel come l’Ente supremo. Forti correnti antihegeliane si deiineano in Italia nel Fascismo contro le correnti e le scuole idealistiche facenti, cora’è noto, capo al Gentile e alla sua interpetràzione attua- listica, dopo (piella storica del Croce, dell’hegelismo. Non si vuole e non si deve qui parlare di filosofìa. Il concetto « hegeliano » dello Stato si prende qui nel suo aspetto sociale e politico, e da questo punto di vista è indubbio il suo nesso storico ed ideologico con lo Stato fascista. A conferma di ciò, basti notare che lo Stato fascista nega innanzi tutto e soprattutto Marx e Io Stato marxista. Non a torto e significativamente il movimento hitleriamo in Germania è e si chiama antimarxista e non antisocialista e si denomina anzi nazionalsocialista. Ora Marx, per costruire ia classe, negò il suo maestro, Hegel, e di Hegel prese il concetto della « società civile», risolvendolo analiticamente nelle classi, donde la lotta di classe centro del suo sistema teorico e pratico, riducendo anzi in ultima istanza la società civile in blocco alla pretesa unitaria ed omogenea classe operaia, e negò lo Slato. Se, contro la classe marxistica, si deve ricostruire e riabilitare lo Stato, è evidente, per ciò solo, il ritorno necessario da Marx ad Hegel. Sta tutta qui, per me, la parentela fra Stato fascista e Stato hegeliano. Riconosco, e lo disse, prima di tutti, un nostro filosofo, MASCI, La libertà nel difillo e nella Sloria secondo Kant ed Hegel, in Atti della R. Accademia di Scienze Morali e Politiche, Napoli, che l’ideologia statale di Hegel si presta molto bene, nelle mani delle classi reazionarie e fondiarie tedesche, alla fonda­ zione dello STATO PRUSSIANO reazionario e conservatore. Ma altro sono le dottri­ne, altro l’uso e lo sfruttamento che di esse tanno le classi sociaii secondo i loro bisogni ed il loro spirito di classe; per quanto sia anche giusta l’osservazione dello stesso MASCHI che LO STATO di Hegel per gran parte — rlducendosi la sua Filosofia del diritto molte volte e in molti punti a mera trattazione empirica di diritto costituzionale positivo germanico — non fa che, abbandonata la fliosofia pura e speculativa, trascrive in termini di filosofia la realtà di tallo dello STATO PRUSSIANO [citato da H. P. GRICE, ACTIONS AND EVENTS: the only thing that exists is the kaiser of Prussia]  del suo tempo. Per cui LO STATO di Hegel si presta per questo verso a quel tale giuoco dic lasse, di piegare LO STATO filosofico ed ETICO del gran­de filosoo alla propria situazione psicologica di classe. Ma questi in dubbi aspet­ti stona e poiitici empirici dello STATO di Hegel, che lo fanno passare -- non si di­ mentichi che Hegel vive e scrive dopo l’esperienza IMMEDIATA DELLA RIVOLUZIONE francese, in un periodo, come oggi IL FASCISMO, anch’esso accusato dai superficiali e dagli stolti d, reazionarismo, di restaurazione, e appartenne al ciclo appunto della Restaurazione postrivoluzionaria -- per reazionario e per il filosofo dello Stato rea­zionario non devono farci perdere di vista gl’elementi filosofici essenziali non accidentali e fossili, e specialmente il profondo vivo e vitale concetto della società civile di corporazione e del NESSO FRA LA SOCIETA CIVILE E LO STATO. Ho piacere di notare qui che un filosofo Bindek, Stato e Società nella filosofia poltlica, in Rio. Inlernaz. di Filosofia del dirtto, fase. Ili, a proposito del mio saggio: Slato e Sindacali, rileva il mio rifferimento a Hegel per la com­ penetrazione della SOCIETA con lo STATO. Gl’elementi vivi e vitali non devono non separarsi attraverso la critica e la scienza dagl’elementi morti e superati di Hegel. Per questi ultimi non dobbiamo dimenticare i primi; anche se, per il suo tempo m cu. signora, prima di Marx, la prassi e la teoria sviluppata poi dopo e fino a un certo punto anche offre Marx da Sorci, del Sindacalismo. la concezione hegeliana della Società e BUROCRATICA, e la concezione del governo, ossia dello Stato AUTOCRATICA. Vedi su ciò le acute osservazioni e critiche a Hegel di CAPOGRASSI, già da me c tate in questo saggio. Questo il giudizio obbieilivo sul Hegel politico A non dire qui -- vedi su ciò il mio volume Lo Stato di diritto, Lo Stato noumeno immanente di Hegel, Città di Castello, che la prima fase della filosofia politica di Hegel e tutfaltro che reazionaria. Come pure non mi sembra che SI possa e SI debba dire che lo STATO hegeliano, per la sua STATOLATRIA e uno Stato panteistico. Non solo antico, ma addirittura uno Stato asiatico indiano, meno nspettoso della libertà umana dello stesso Stato pagano platonicc»-aristoteìico o ROMANO! Ve- di su ao, contro l’opinione di MASCI, l’appendice al mio citato Stato di diritlo: Se lo Stato hegeliano sia Stato moderno. C'è si diflerenza fra STATO FASCISTA o STATO NAZISTA e Stato hegeliano. Anzi è questo il punto fondamentale per cui non si può e non si deve ridurre al tipo dello Stato hegeliano LO STATO FASCISTA o nazista: che mentre, per MUSSOLINI, TUTTO E NELLO STATO, NULLA FUORI DELLO STATO, NULLA CONTRO LO STATO, non è vero che nulla, non dal lato politico, ma da quello filosofico e MORALE, E *SOPRA* LO STATO. Per Hegel, invece, NULLA E SOPRA LO STATO per la semplice ragione che lo Stato è tutto ed anzi Dio stesso realizzato nel mondo. Ma da questo a dire che lo Stato di Hegel è più che antico asiatico, ci corre. Si può e si deve dire invece che LO STATO FASCISTA appartiene al ciclo della filosofia idealistica trascendente mentre lo Stato hegeliano è basato sull’immanenza, donde esso è Dio stesso. Del resto, a questo proposito, sono anche note, nel campo filosofico, le premesse trascendenti ed anche le interpretazioni net senso della trascendenza dell’idealismo hegeliano. Vedi su ciò, in conformità dell’interpretazione trascendente dell’idealismo hegeliano, il mio saggio Diritto Forza e Violenza, parte IH. Orientata verso la trascen­denza è la fase della filosofia idealista ITALIANA, donde la dissoluzione t in­terna della posizione idealistico-attualistica visibile nei rappresentanti dì questa scuola discendenti da GENTILEG. L ’idealismo attualistico, capovolgendosi la posizione del Gioberti, che dalla trascendenza anda verso l’immanenza, da Dio alla Storia, fa oggi il cammino inverso DALL’UMANO AL DIVINO, dalla storia d’ITALIA all’idea d’ITALINAITA. Vedi su ciò sinteticamente ed efficacemente la prefazione di Giuliano al saggio di Rinaldi, Gioberti e il problema religioso del Risorgimenlo, Firenze, Valleechi. Sulla filosofia del diritto di Hegel, dal lato sociale e per le sue connessioni ideologiche con il corporativismo fascista attuale, V., oltre ì miei saggi citati, par­ ticolarmente, Lo Stato di diritto, Passerini D’Entreves (si veda), La filosofia del diruto di Hegel, Torino, Sui rapporti fra LA VOLONTA DI TUTTI di Rousseau e la società civile di Hegele fra la volontà generale dei primo e lo Stato del secondo, vedi il mio Sfato di diritto, Rousseau e lo Stato di Hegel. Sui rapporti fra società e Stato nella concezione fascista in rapporto aile mie idee in poposito, vedi Leibholz, Zu den problemen des lascistisehen Verfassangsreclds, Leipzig. Nessuna delle tre forme di dit­tatura sopra analizzate, comprende LA DITTATURA DEL DUCE. Che cosa essa è? Essa è una forma ideale a sé. Essa è uno sato di grazia  dello spirito italiano. È quella che io credo si debba chiamare la DITTATURA EROICA CARISMATICA, figura storica o se vogliamo FILOSOFICA, non figura giuridica; ed in quanto tale, eccezionale e soprannaturale, non ordinaria e comune. Di essa non si occupano e non parlano i trattati di Dottrina dello Stato e di Diritto costituzionale. Dovete, per comprenderla, se me lo chiedete, aprire un saggio, il saggio su NAPOLEONE BUONAPARTE, EROE ITALIANO, degl’Eroi di Carlyle. Un acuto filosofo, Michels, richiamando il concetto di Weber, parla; di Uomo e di Capo CARISMATICO. La dittatura eroica è spirituale, non materiale, SOGGETIVA, o INTER-SOGGETIVA, non oggettiva, prodotta e posta dal popolo; non imposta al popolo, per cui essa è considerata dal popolo che la genera e ne è li geloso proprietario e custode, come la cosa sua più intima preziosa e personale. Dobbiamo, se mai, per inquadrarla in qualche modo in una delle forme stabilite, ricollegarla, come si è dimostrato, alla dittatura rivoluzionaria. La rivoluzione è un’idea; e la dittatura rivoluzionaria è la dittatura dell’idea. Ma questa idea deve trovare il suo Uomo, il suo corpo, l’Eroe. Onde può dirsi che la dittatura eroica è la soggettività, la coscienza del­l’idea di un popolo, nella sua marcia e nel suo cammino nella storia. LO STATO FASCISTA NELLA DOTTRINA DELLO STATO. LO STATO NUOVO. Genesi dello Stato fascista. La natura ideale del Fascismo. Il Fascismo come conservazione revoluzionaria. Gli elementi dello Stato fascista. La restaurazione politica e rinstaurazione sociale nello Stato fascista . Sindacalismo; Nazionalismo; Fascismo. Il lato politico ed il lato sociale dello Stato. Il rapporto fra lo Stato e 1 Sindacati. Lo Stato-società ; lo Stato^asse ; lo Stato-popolo ; Io Stato-nazione. In nota; rapporti fra lo Stato fascista e lo Stato di Hegel. Struttura e funzioni dello Stato fascista. Lo Stato sindacale-corpo rativo . Stato ed economia. La Corporazione. Lo Stato fascista neirordiiiamento giuridico. Leggi costituzionali sociali ; politiche. La Carta del Lavoro. Le istituzioni e gli organi fondamentali. Legislazione ed esecuzione. Lo Stato-Partito. Lo Stato militare ed il cittadino-soldato. I caratteri, la qualilìcazione, e la denominazione dello Stato fasci sta. La statocrazia come formula ideale dello Stato fascista. La difesa penate dello Stato fascista.. LO STATO FASCISTA NEL DIRITTO PUBBLICO POSITIVO. CONCETTI GENERALI E GL’ISTITUTI FONDAMENTALI. Criteri di metodo e dì studio. Il diritto costituzionale fascista: le leggi ; la prassi ; la dottrina ; la storia. Il metodo giuridico ed i suoi limiti. Le leggi costituzionali ; le leggi costituzionali rivoluzionarie. L ’in­ staurazione rivoluzionaria. L ’atto fondamentale della rivoluzione ; il Proclama del Quadrumvirato. I! diritto rivoluzionario: organi provvisori ; costituenti ; costituzionali. . Il Potere politico o corporativo dello stato ed i suoi presupposti so­ciali politi« e giuridici. La crisi della democrazia parlamentare. Re­gime parlamentare e Regime fascista. La divisione dei poteri come specificazione di organi e di funzioni, e la coordinazione dei poteri. Critica della teoria dei tre poteri. La fun­zione di governo, ossia corporativa o politica dello Stato. Natura dì questa funzione e sua denom inazione. L’Organo supremo. Dalia funzione politica alla determinazione del titolare di essa. La gerarchia degli organi costituzionali. 11 Capo dello Stato ; il Capo del Governo ; il Gran Consiglio del Fascismo. L ’ Or­gano supremo come organo complesso. Le relazioni statiche e dina­miche fra i tre elementi dell’Organo supremo. La Monarchia e il Partito Nazionale Fascista.. La forma di governo: il Regime fascista de! Capo del Governo. La forma di governo desunta dalla posizione costituzionale dell’Organo supremo. Confronto fra il Regime fascista e l’attuale regime inglese superparlamentare a • Premier ». Perfezione e superiorità del Regime fascista nell’evoluzione delle forme di governo, in quanto piena realizzazione del regime popolare. Il Capo del Governo ; ampiezza ed intensità dei suoi poteri e delle sue attribuzioni. Sua posizione gerarchica rispetto agli altri Ministri, suoi puri collaboratori tecnici. Gerarchia in senso amministrativo e in senso costituzionale. La dinamica delle relazioni fra il Capo del Governo e gli altri organi dello Stato, ed il Partito come fulcro giuridico ed istituzione-cardine del Regime fascista. Nesso organico fra la Monarchia e il P. N. F.. L’unità sostanziale fra il Re, il Popolo, il Partito. Il Gran Consiglio. La prerogativa suprema del Re : la scelta e la nomina del Capo del Governo. (In nota; la progressiva delimitazione della competenza legislativa materiale del Parlamento e la crisi della legge formale. I gradi del potere legislativo ed il problema della gerarchia delle nor­ me giuridiche e della relativa Giurisdizione costituzionale). LE CORPORAZIONI E TEORIA GENERALE DELLA CORPORAZIONE. PRINCIPI GENERALI. Il Corporativismo concepito come principio filosoflco. Corporativismo economico e Corjiorativismo politico. Errore <1i ridurre il Corporati­vismo al puro piano economico. Unità di Fascismo e di Corpora­tivismo. La corporazione e le Corporazioni. Sindacato e Corporazione. Sinda­calismo corporativo e Corporativismo sindacale. CHE COSA SONO E COME SONO COSTITUITE LE CORPORAZIONI. L’essenza delle Corporazioni e le loro proprietà costitutive. I,a costituzione organica delle Corporazioni. Le lunzjoni delle Corporazioni. Preponderante rilevanza della loro funzione normativa ed esame di quest’ultima. Il funzionamento pratico delle Corporazioni. Il reale e l'ideale nella Corporazione. CHE COSA FANNO LE CORPORAZIONI. I compiti e i problemi delle Corporazioni. La funzione corporativa come esplicazione della potestà d’impero dello Stato. L ’unità deH’attività dello Stalo. Le funzioni; gl’atti dello Stato. Attività economica in senso materiale, ed in senso formale dello Stato. L ’attività giuridico-economica dello Stato. I destinatari delle norme corporative. Che cos’è la produzione. L’ese­cuzione produttiva. Sua differenza dalla esecuzione amministrativa. Lo Stato e la produzione. Piano economico e piano produttivo. Dire­zione e gestione. L’autarchia. Autarchia economica in senso formale. L’economia corporativa come economia mista. Il diritto economico. Iniziativa privata ed autarchia. IniziaUva pri­ vata e libertà economica. La libertà come categoria spirituale e filosofica. Iniziativa privata e proprietà privata. Personalità e proprietà; lavo­ro e proprietà. LE CORPORAZIONI ISTITUITE. IL PIANO DELLE 22 CORPORAZIONI. Il quadro delle Corporazioni ed i loro tre gruppi. Il ciclo produttivo per grandi rami di produzione come criterio co­stitutivo delle Corporazioni e della loro distinzione in tre gruppi. 154 3. La relatività come criterio per la costituzione e la classificazione del­le Corporazioni. Esplicazione di questo criterio di relatività in due leggi : la organicità decrescente e la generalità crescente delle Corporazioni. Natura strettamente « sperimentale dell’ordinamento delle Corporazioni. Il Sindacato come elemento attivo delle Corporazioni. Statica e dinamica delle Corporazioni. Mozione presentala dal D U C E ed approvata dall'Assemblea Generale del Consiglio Nazionale delle Corporazioni. TEORIA GENERALE DEL PARTITO. CONSIDERAZIONI GENERALI DI METODO SUL PARTITO NELLA DOTTRINA DELLO STATO E NEL DIRITTO PUBBLICO. Il partito rivoluzionario nella Dottrina dello Stato e suo posto siste­matico in essa. Il procedimento di formazione dello Stato fascista, ossia il Partito rivoluzionario come origine immediata e formale dello Stato fascista. Delimitazione dello studio de! Partito sotto l’aspetto politico e sotto l’aspetto giuridico. Criteri di metodo e degli organi dello stato. Le varie teorie sulla natura giuridica del Partito, particolarmente sul Partito come istituzione politica autarchica e come organo dello Stato. Le varie specie di istituzioni pubbliche. Nuovo concetto delTautarchia. IL PARTITO RIVOLUZIONARIO, OSSIA IL PARTITO-STATO. Il partito rivoluzionario come nozione pubblicistica a sè. .Il partito rivoluzionario nella Storia e nella Dottrina dei partiti. Se il partito rivoluzionario sia ancora un partito e de. bba chiamarsi partitoIl partito rivoluzionario come partito di regime. Partiti di governo e partiti di regime. lì partito socialista ed il Partito fascista come partiti rivoluzionari. Partito rivoluzionario e partito unico. Il partito unico nella concezione socialista e nella concezione fascista. Stato dì partiti ; Stato-partito. Il partito totalitario ed il partito unico. Differenza, non identità fra le due nozioni. Il partito unico può intendersi in due sensi: in senso giuridico o formale come ente processuale ossia come organo della rivoluzione. In senso sostanziale come ente politico ossia come organo dello stato. La giustificazione del partito rivoluzionario. Il partito rivoluzionario come organizzazione militare . passaggio dal Partito-Stato allo Stato-partito. LA DITTATURA RIVOLUZIONARIA. Considerazioni generali sul fenomeno storico-politico della dittatura. Esposizione e critica di alcune opinioni sulla dittatura. Le crisi dello Stato e le rivoluzioni. Distinzione, classificazione e analisi delle varie forme dì dittatura. La dittatura costituzionale. La dittatura rivoluzionaria.. La dittatura polìtica. La dittatura eroica . PARTITO - REGIME STATO. Posizione e determinazione critica e metodica del concetto di regime. Il concetto di regime nella recente dottrina politica e giuridica ita­liana . Il concetto di regime in rapporto a quello di rivoluzione. Il movimento interno ossia la dialettica del regime. Le istituzioni del Partito e quelle del Regime : le istituzioni del Regime e quelle dello Stato . IL CONCETTO DI STATO-PARTITO. Lo Stato-partito. Lo Stato dei partiti; delle leghe; dei sindacati (Partitismo; Leghismo, Sindacalismo). Il partito rivoluzionario; il Partito-Stato; la formula politica. Modernità del concetto di rivolurione e di partito rivoluzionario. L ’unità e la continuità dello Stato ; la vicenda e la successione del­le forme di governo. Socialismo rivoluzionario; riformismo ; bolscevismo ; Fascismo. L’esperienza sovietica russa. La classe. La Nazione. Lo Stato-oggetto; il partito-soggetto. L’esperienza fascista. Contraddizione sovietica; verità fascista. Il problema giuridico del P. N. F.. Dal Partito-Stato allo Stato-par­tito. Insurrezione e dittatura come torme logiche della Rivoluzione. Lo Stato-formae lo Stato-sostanza. Natura e scopo del P. N. F,. Istituzione ed organo dello Stato. Nuovo concetto degli organi dello Stato. L'uno politico: lo Stato; il pluralismo sociale. Sindacati. Il Partito e i Sindacati . L’università del Fascismo; suo presupposto: il partito unico .  SCRITTI FIL030F1GO-GIURIDICI E DI DOTTRINA DELLO STATO. Il Diritto e l’autorità, Torino, Pomba. Le ragioni della Giurisprudenza pura, Roma, Rio. Inier. di Sociologia, Il concetto della guerra giusta, Campobasso, Coluti, Lo Stato giuridico^ nella concezione di Pelrone, Campobasso, Coluti. Introduzione alla Società delle Nazioni, Ferrara, Taddei. La Lega delle Nazioni, Ferrara, Taddei. Lo Stato di diritto. Città di Castello, lì Solco. Il socialismo, la Filosofia del diriilo e lo Staio, Città di Castello, il Solco, Lirillo, Forza e Violenza. Bologna, Cappelli. Staio e Sindacati, Roma, Rio. Inter. di Filos. del Dir. Consenso ed apatia, in Annaii dell'Universilà di Ferrara. Filosofia e Polilica del diritto, Milano, Rio. di Dir. Pubb. La Politica di Sismondi, Roma, Rio. Inlern. di Filos. del Dir.,  Il Sentimento detto Stalo, Roma, Libreria del Littorio, Diritto sindacale e corporaliuo, Perugia, La Nuova Italia, Stalo e Diritto, Modena, Le leggi cosittuzionu/i del Regime {Relazione al F Congresso giuridico italiano) Roma, Popolo, Nazione e Stato, Perugia, La Nuova Italia, Allgemeine Theorie des faseslischen Staales, Berlino, Walter de Gruyter, SCRITTI POLITICI Il Socialismo giuridico, Genova, Libreria moderna, Il Sindacalismo nel passalo, Lugano, Pagine Libere, La persistenza del diritlo, Pescara, Casa Ed. Abruzzese, Sindacalismo e Medio Eoo, Napoli, Casa Ed. Partenopea, Stalo Nazionale e Sindacali, Milano, Imperia,  Che cos’è il Fascismo, Milano, Alpes, Lo Stato Fascista, Bologna, Cappelli, Il riconoscimento rivoluzionario dei Sindacati, Roma, Il Diritto del Lavoro  Sindacalismo, Torino, Pomba, Rivoluzione e Costituzione, Milano, Treves, La fStoria» del Sindacalismo fascista, Roma, Quaderni di segnalazione, Riforma Coslltuzionale {Le corporazioni; il Consiglio delle Corporazioni, il Se­ nato), Firenze, La Nuova Italia, Economia mista {dal Sindacalismo giuridico al Sindacalismo economico), Milano, Hoepli,Alighieri esalta nel suo De Monarchia 1’ordinamento gerarchico del mondo conchiuso nell’idea imperiale; pocoappresso Marsilio da Padova fonda sulpopolo 11diritto didarsiunproprioordinamento giuridico, secondo le speciali esigenze di ogni gruppo sociale, e Bartolo espone nel trattato De regimine sivitatis le varie forme dei governi, secondo l’autonomo diritto  delle cittàe dei regni; finché Enea Silvio Piccolomini avanti il definitive tramonto dell’idea imperiale, traccia a grandi linee, nel Libellus de ortu et auctoritate imperli, il disegno dell’ordine politico dell’ universo, secondo la disciplina dei gruppi so¬ vrani gerarchicamente congiunti nell’impero. Solmi. Sull’autonomia nel DIRITTO ROMANO, si veda Marquardt, ORGANISATION DEL’EMPIRE ROMAIN, PARIS, e per il concetto giuridico moderno Regelsberger Pandekten, Leipzig, e la letteratura ivi citata. Le dottrine dei giuristi medievali sono esposte dal Gierke Deut. Genossenschaftsrect BerlinSuDante, sarebbe da vedere il mio scritto in Bull, della Soc. Dantesca;su Marsilio e Silvio, cfr.Rehni Gesch. Staatsrechtswissen schaft, Ereiburgi. su Bartolo, lo scritto del Salvemini, Studi storici Firenze Solmi, la cooperazione, lo stato come cooperazione – lo stato come la cooperazione ideale – cooperazione volontaria – cita. Sergio Panunzio. Panunzio. Keywords: stato, nazione, razza, popolo, popolo e nazione sono cose distinte – la nazione ha una valore plus sopra popolo. Razza e distinto a nazione – una rivoluzione basata sulla razza – la concezione della razza e della nazione, l’italianita, la romanita, il ventennio fascista – la filosofia giuridica previa al ventennio fascista – morte di Sergio Panunzio. L’altro Sergio Panunzio. Concetti. Citazione della teoria dell’aristocrazia di Mosca, non di Pareto, citazione di Labriola, critica al stato prussiano di Hegel, l’ordine di 1848, Mazzini, la revoluzione causata per comunisti, la dittatura fascista, il dittatore eroe, cita de Martinis, l’eroe non e senso sociologico di Martini, ma filosofico. Il concetto di la nazione italiana, il concetto di Roma, la luce di Roma, la storia italiana, il concetto di stato-nazione, il concetto di stato-razza. Citazione di “La mia battaglia”, citazione di Mussolini. Scritti sistematici, evoluzione della teoria dello stato fascista – positivismo, assenza di elementi mistici. La revoluzione de perturbi e morbidi comunisti al ordine del reglamento de 1848, la dittadura come reazione alla revoluzione, il concetto di stato, popolo, nazione, antichita romana, i sindicati nella antica roma, i sindicati nella Firenze medievale, il comune del comune, la citazione della Monarchia di Aligheri, Marsilio di Padova, e Machiavelli. Il concetto di ‘stato’ nei romani. Definizione concise. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panunzio” – The Swimming-Pool Library. Panunzio.

 

Grice e Panunzio: implicatura conversazionale -- ventennio fascista – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Ferrara). Filosofo italiano. Grice: “I like his ‘contemplazione e simbolo,’ for what is a symbol for if no one is going to contemplate it!?” -- Essential Italian philosopher. FIGLIO di Sergio, il più noto filosofo del diritto e teorico del sindacalismo rivoluzionario. Ligato alle correnti conservatrici e contro-rivoluzionarie italiane.  Studia a Roma sotto ZOLLI. Insegna a Roma. Come Grice, alla Regia Marina, partecipa ad operazioni di guerra nel mediterraneo contro Capt. H. P. Grice, e viene insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. Collabora con “Pagine Libere”, “L'Ultima”, “Carattere” e altre riviste specializzate in studi filosofici. Si muove nella direzione di un simbolismo esoterico pieno di sacrali e regali elementi. Fonda a Roma la rivista del tradizionalismo, “Meta-Politica”. Pubblica saggi in una collana a cui darà il nome di "Dottrina dello Spirito Italiano". Il concetto di “meta-politica” è al centro del dibattito sulle radici europee da parte degli esponenti della destra e il culto del pagano (anti-cattocomune) di Benoist. Cerca di ri-condurne l'orientamento tradizionale, iniziatico, e simbolico. L’imponente biblioteca del padre è donata a Spirito che ne custodisce in gran parte anche l'archivio di famiglia.  Altri saggi: “Contemplazione e simbolo”; “Summa iniziatica occidentale” (Volpe, Roma); “Simmetria, Roma); “Metapolitica, “Roma eterna”, Babuino, Roma); “Luci di iero-sofia” (Volpe, I Classici Cristiani, Cantagalli, Siena); “La conservazione rivoluzionaria. “Dal dramma politico del Novecento alla svolta Meta-politica del Duemila”,  Il Cinabro, Catania Cielo e Terra, “Poesia, Simbolismo, Sapienza, nel poema Sacro,  Metapolitica, Roma ; Cantagalli, Siena Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis”, Gl’Eroi, Cantagalli, Siena, Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis” Siena, Cantagalli, Princípio, Appello. Storia ed Eségesi Breve. Precedente Storico e Agiografico, Roma, Scritti remoti  L’anima italiana, Sophia, Roma,  Difesa dell’aristocrazia: Pagine Libere, Roma Gismondi, Roma, Foscolo tra VICO e MAZZINI nello spirito italiano, Gismondi, Roma, Sull’esistenzialismo giuridico” (Bocca, Milano); “Tradizione, L’Ultima, Firenze; “Cosmologia degl’antichi romani, Dialoghi, Roma, Ispirazione e Tradizione -- Città tradizionali e Città ispiratrici --, Carattere, Verona  Lo spiritualismo storico di Sturzo, Per una rettificazione metafisica della Sociologia, Conte, Napoli Scritti, S. Benedetto, Parma   La Pianura, Ferrara, Atanor, Roma. Schena, Fasano,  Ristampe e nuove antologie  Difesa dell’Aristocrazia, Quaderni di Metapolitica,  Roma  I Quaderni di Metapolitica, Roma  Vecchie e nuove cosmologie, Avviamento alla “Scienza dei Magi), Per una rettificazione metafisica della sociologia, Lo spiritualismo storico di  Sturzo, Sull'autore:  Testimone dell'assoluto, “L'itinerario umano e intellettuale di Silvano Panunzio”, (Eségesi di 12 noti Scrittori Italiani), Ed. Cantagalli, Siena, Dalla metafisica alla metapolitica: omaggio, Simmetria, Roma.  Inediti. In corso di stampa Note  Olinto Dini, Percorsi di libertà, Firenze, Polistampa, Scirè, La democrazia alla prova, Roma, Carocci. Combattente nella guerra, rimane chiaramente,  un teorico del fascismo. S. Sotgiu,  in Il Giornale, Tradizionalismo (filosofia.   Silvano Panunzio. Panunzio. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panunzio” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Paolino: implicatura conversazionale -- dizionario filosofico portatile per ginnasti -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “In England, we have it easy: we have Oxford and we have Oxford. In Italy, small a country as it is, they have Bologna, Bologna, Bologna, and Nappoli, Venezia, Roma, etc.” Autore di quattro trattenimenti De' principj del dritto naturale, stampati a Napoli presso Giovanni di Simone, di un supplemento al Dizionario storico portatile di Ladvocat, ma è noto soprattutto per i due volumi della sua Istoria dello studio di Napoli, uscita anch'essa dalla stamperia di Giovanni di Simone. Si tratta della prima storia compiuta dell'Napoli, nella quale l'autore dimostra con buoni argomenti (come ricorda Tiraboschi nella sua Storia della letteratura italiana), che quello studio non e veramente fondato da Federico II di Svevia, ma, prima di lui, dai Normanni, benché questi non le dessero veramente forma di università e non la onorassero dei privilegi che a tali corpi convengono, cosa che invece fu fatta da Federico, che così meritò la fama di suo vero fondatore.  Opere: Giangiuseppe Origlia, Istoria dello studio di Napoli,  Torino, Giovanni Di Simone, Girolamo Tiraboschi. Grice: “Paolino is a quasi-contractualist. His contractualist treatise is very accessible. Man is the political animal, so politics is in the essence. Polis means civil, so a man who is not civil is not a man. Paolino analyses a contract – in general, and then the social contract in particular. This sets him to analyise such duties which are addressed to the other members of the civitas. Paolino is alo the author of a dictionary of antiquities, which has the nice alphabetical touch about it, if you are into a first  thought on Julius Caesar or Cicero! He also traced the stadium tradition to the ‘gym,’ ‘nudare’ as he notes. And notes that it started in the cities where such as Athens or Rome where the athletes needed a place to get undress and practice. He mentions Plato’s Academy (after Hekademos) and Aristotle’s Lycaeum, after the statue of Apollo Liceo, reposing after extercise. It is good to call Platonists accademici and Aristotelians liceii then. The gyms were particularly popular in Italy – even before the great expansion of the Latins and Romans over other ethinicities. In the South of Italy especially, due to the weather, it is more natural for an athlete to feel the need to get undress as soon as possible, and philosophers followed.” Di tutte adunque le società del mondo non e ch'una ftetia l'origine , perchè tutte, giusta il vostro avviso, nonsìmisero inpiè, nèsi formarono, se non secondo le diverse nécessità, e bisogne degl’uomini. Anzim in tutte altre sìsi ha un istesso fine perchè non si risguardò ad altro, se non al commodo, e dutile commune de socii. Ma quali sono le società particolari, che sarebbero state mai nel Mondo inufo, semante nuta si fofle ben falda, e stabile la società Universale (A )? (A) Egli è fuor di dubbio che gl’uomini, essendo tutti in obbligo ed in dovere d'amarsi u vicenda; el'uno come non nato, per se medesimo, dovendo non che al proprio anche all’altrui commodo badare, quando ciò tutto esattamente osservavano, non venivano a comporre che una società universale in guisa che niun diefi considerarsene potea al di fuor. Quindi divero io non  M. La  271 safidica l'Eineccio, il quale tutto scaglian, dosicontro il Puffendorfio, che trattiavea, e deafai malamenge inferiti tutti gli obblighi, e gl’umani doveri della società, soggiugneto, jto ch'era uom tenuto soddisfara tuttiquegli che Uella ,ch'è la più vera, e la più saggia, antichità del e la sola infallibile maestra dell'umana Ginnasio Na   II. Cosa fossero  prudenza si lasciarono in dietro di gran lunga ogni altra nazione. Quindi, giustache scrive Dion Crisostomo agl’Alessandrini sull'autorità d'Anacarside, non vi fu città della Grecia, che non avesse avuto il suo Ginnasio. Questo solo basta di presente supporre per farci sicuramente acredere, che Napoli Città oggi dall'eterna divina provvidenza maravigliosamente fornitadi quanto in una ben nobile, e doviziosa potrebbe mai l'uom brą mare; e sopra tutte l'altre ben culte città dell'Europa, e per le scienze,e per l'armi, e per lo Erano presso de Greci questi Ginnasj alcuni grandi, stati i Ginnasi e magnifici edifizii con ampii portici, e stanze d'ogni ca onde venifer opacità, luoghi coverti, e scoverti, ombre, ed altrepref così deti: eso che infinite comodità, ove la gioventù ammaestravasi qual fosse la lor forma. Oppinio non meno nell'ARTE GINNICA che nelle scienze, e nelle fa  pari celebre gran trafficodi essendo stata, come tutti fuor versia asseriscono, fondata di ogni contro l'altre da Greci, ha anch'ella come della Grecia il suo ginnasio finda' suoi cominciamenti Infatti STRABONE, che vise che a’ suoi al tempo di OTTAVIANO, scrive, giorni questa città avea ancora ti che Greche costumanze molte dell'an , come le Curie, le l'Efebeo,e altre d ital Fratrie, fatta. E con queste ha il Ginnasio. Né v'ha scrittore al tresì osi su questo muover di buon senno, che ombra di dubbio e ne di coloro che arti liberali; onde sotto uno stesso tetto venivano a c o m avuto il luogo prendersi, per così dire, due diverse accademie proprio per le, e due Scuole, ribut ta varj, e diversi generi di Scuole, cioè: quelle dell'arte ta comefavolo- bellica , e quelle delle scienze, e delle belle lettere. E niodi molti çe perchè a coloro, che applicatierano alla Ginnica, e per lebri scritori. Io gran novero loro, e per gli esercizi, che far doveano, come il corso, la lotta, il salto,il pancrazio, il di Strab. 1.s. fco,   . “γύμνοω”, det idioma, senza aggiugnimento d'altro, semplicemente O ti Ginnasj. Per la qual cosa alcuni nel progresso del tempo non badando che al semplice suono del vocabolom con cui chiamavansi, li credettero non per altro essere edificati, che per un tal mestiere: opi stati esi prima , forse il primo, Crasso presso CICERONE che porta la ne, e tra gli altri , che in questi ultimi secoli sostennero fi furono MERCURIALE, e Pier L a però avendo per certo, per quel, che ne scri sena. Noi Ginnica non e pove Galeno a Trafibolo, che l'arte sta in voga nella Grecia, che alquanto prima dell'età di Platone, e che in Grecia, come manifestamen te fi ravvisa nell'ingegnoso, ed ammirabile poema di visselungamente prima di quel cele Omero, il qualee da molti celebri scrittori, come bre filosofante avanti lo Lino, Filamone, Tamiride , e altri fioriti stesso Omero, sono vị le Scuole delle belle lettere fino da’primi tempi; stimiamo più ragionevole il credere, che s'introdussero i giuochi Ginnici, ed Atle che dopo fatto, che amtici, I Greci altro allor non avessero pliare que’ medesimi edifizj, fatti molto tempo prima non per altro fine, che per le scuole, e chiamatigli per le ragioni, che testè noi accennammo, Ginnasj:poichè Crasso steso, il quale e il primo, ed A2 inge sco, facea mestieri d'uno spazio maggiore, e asai più grande diquello,che bisogna percoloro,che istrụi vansi nell'arti liberali, e venivano per questo ad occupare buona parte di tali edifizii; sono questi dal modo, con cui in es si faceansi quegli esercizj, cioè dalla voce greca yújrow , che tanto vale quanto NUDARE nel nostro e . CICERONE De orat. Apud Anson.Vandal differt. 8. de Gymnasiarcb.  ingenuamente egli anche lo attesta, a metter in campo un sentimento a questo del tutto opposto. Parlando del suo tempo dà atutti a conoscere, che le pubbliche scuole delle scienze non era allora in costume d'aprirsi in altro luogo, che ne' Ginnasi; e che per quanto egli si studialle, non potea in niun modo fisar in cui queste erano colà state erette. Ego alio modo interpreter (dice egli) qui primum Palæstram e sedes deporticusetiam ipsos, Catulé, Grecos exercitationis, eg delectationis causa, non disputationis invenisse arbitror; et sæculis multis ante gymnasia inventa sunt, quam in his FILOSOFI garrirecæperunt; hoc ipso tem porecumomnia Gymnasia FILOSOFI teneant tamen eo rum auditores discum audire, quam Philosophum malunt etc.  Per verità non v'e ginnasio nella Grecia, in cui non vi fossero queste Scuole. Cosi leggiamo,che in Atene nel “CINOFARGO”, il quale e un Ginnasio eretto molto prima del tempo di Platone, sono vi tra l'altre Scuole, quelle della setta “cinica”, dalle quali egli anche ha il nome, e nell'ACCADEMIA e vi l'uditorio di Platone come nel LIZIO quello d'Aristotele. Anzi accolto, ovvero al di dentro d'alcuni celebri ginnasii trovavansi non meno delle scuole, che delle famose, e celebri biblioteche; come sappiamo diquello parimente in Atene, che avea dappresso la celebre BIBLIOTECA di Pisistrato, rammentata da Girolamo, e da altri, e quello in Rodi, della cui celebre Biblio Schol. Ariftoph. Pace Xenophont. In Hippar. Plutar. Symphofilo vi11. q. iv. Suid. Pauf. in Artic. Hieron.de Beat. Pompbil. martyr. ep. Ad Marcel.14. Gell. l.vi.c.17. Lucian. adverfus indo&um. Pauliin Atricis. Ifidor. orig.hiv1.3. a Р ерос Suid. Pauf. in Attic. Schol. Ariftoph. ad Nubes ec. Ammon. vit. Aristot. Plutarch. De exilio. CICERONE . q. TUSCULO] teca parla Ateneo; é per questa stessa ragione per cui sempre ai ginnasii accoppiavansi le scuole delle lettere, troviamo che molti valenti uomini, e dotti scrittori applicarono in molti luoghi delle lor opere questo vocabolo, a significar non altro, che queste, quasi per eccellenza; essendo lo studio delle scienze molto più nobile, e sublime di tutti gli esercizi ginnici. – l’archi-ginnasio di Bologna – la prima universita --. III. che h una con quello nello stesso tempo le Scuole nide le Scuole Atben. Biblioth. l.1. dipnofoph.c.1. Senec. epift.76. ut 0 1, Supposto adunque pervero, come lo è infatti, Tenimonianza che Napoli, come città greca, ha il suo ginnasio fin di Seneca, e di da' suoi primi principi, egli convien credere anchevero, tri autori Lati . di Napoli : delle belle lettere; senza le quali nella Grecia, come Scienze che vi abbiam detto, non si forma Ginnasio; e certamente s'insegnarono; di queste, di cui è solo or nostro assunto il favellare ,vifiorirono. parla Senecainuna sua pistola, nella quale, come dalle parole, che poco fa da noi fi allegarono di Crasso, con lui filagna presso CICERONE di que’ giovani, che al meglio delle lor lezioni lasciavano i lor maestri nelle Scuole per correre frettoloji a veder il disco, la lotta, e gl’altri ginnici esercizi. Così egli fiduole fortemente col suo LUCILI, che nelle scuole della nostra città visto avea far cerchio ai filosofi, giovani in nove romolto pochi al paragone di quelli, che a calca tra ftullavansi nel Teatro, il quale, come egli narra, e in questa Città non guari distante dello stesso ginnasio, Pudet autem me generis humani -- scrive egli -- Quoties Scho lam intravi, prater ipfum theatrum neapolitanum  Il fcis, transeundum eft, Metro nacti spetentibus domum lud quidem farctum est: hoc ingenti studio, quis fit Pithaules bonus, judicatur. Habet tibicen quoque Græcus du præco concursum: at in i lo loco, in STAL: quo ritur, in quo vir bonus discitur, paucis simisedent; et bi plerisque videntur nibil boni negotii babere, quod agant, inepti cu inertes vocantur. i più nobili della Città non isdegnavano neppur d'inviarvi per tal fine i propri figliuoli; poichè egli scrive, che portatosi in Napoli con Giuliano, professor di rettorica udito vavea un giovinetto molto riccocum utriusque lingua magistris -- per valerci delle stesse sue parole 00 meditans, exercens ad caul'as Roma orandas eloquentia Latina facultatem. Quanto alla Filosofia, la dottrina dell’ORTO, la quale venne da'più dotti dell' antichità ricevuta con applauso, e fu universalmente se guita da tutti que'grandi uomini del tempo d'Ottaviano; e quella , che in queste medesime scuole avea MAGGIOR VOGA; come par che si conobbe da una iscrizione,che fi rinvenne in un Cimiterio fco verto nella Valle della Sanità , non guari distante da quella Chiesa sopra alcune urne, che state sono per quel che n'appare, dell’ORTO.. Poichè in alcune di quelle vedeası il nome di alcuni celebri filosofanti di questa setta, scritti con caratteri Latini leggevasi; manonbene, e oscuramente. E come apprendiamo da Gellio, che fa anche di questo ginnasio onorata memoranza vir bonusque. 3 DELLA e fiori al quanto dopo Seneca; al suo tempo in queste scuole nell'istessa guisa, che in quelle del ginnasio di Cartagine rammemorato da molti Autori, s'istruivano i giovani non meno nelle scienze che nelle lingue; e I più  Salvion. Hieron. In Catbalog. Jone Proph. Aug. conf. fc. Celan. Giorn. 3. delle notizie di Nap. STALLIVS.GAIVS.SEDES HAVRANVS.TVETVR EX EPICVREIO.GAVDI.VIGENTE CHORO Quindi tra' maestri , che in tali Scuole insegnarono le lettere umane e le lingue si conta Stazio Papinio nativo di Silta, Città dell'Epiro, che fiorì circa al tem po dell'Imperadore Domiziano; padre di Publio Stazio; il quale, come dal costui poema fi ravvisa espose in queste Scuole l'opere de'più celebri poeti Greci, come Omero, Esiodo, Teocrito, ed altri di questo genere; e tra coloro, che v'insegnarono le scienze filosofiche, deve annoverarsi senza dubbio quel Metronatte,di cui, come prima abbiam fatto vedere, fa motto Seneca; e fimorì molto giovine,che glifu contemporaneo, co me questi medesimo attestainun'altra pistola diretta al lo stesso fuo Lucilio;e febbene degli altrimaestri, e professori, che vi furono in questi, o in altri più anti chi tempi,dato non ci siaora di tesser un ben lungo,e distinto catalogo , poichè i lumi , e le memorie della Storia totalmente ci mancano ; non però egli è certo , che essi furono tutti di tanto sapere adorni,e di sì rara dottrina,che abbondando perciò laCittà digiovani let terati venne ella d’ ROMANI concordemente non con altro titolo chiamata , che di dotta, e studiofa ; e così per tralasciar degli altri,che cið fecero COLUMELLA in parlando di Napoli, non con altro epiteto nominol la>,che con questo: Doftaque Parthenope, Sebethide roscida lympha. E'l medesimo fece anche Marziale col seguente verso: bi  di 00 .1 >1 li al Papir. Star. flvar. s. epiced. inpatr. Senec. ep. Er Oras. Epod. Ad Canid. Sil. Italib. Stor. Syluar. Ovid. Metamorpb. is.  Napoli, quanto Illo VIRGILIO me tempore dulcis alebat mente cari; ond'è,che niuna altra Città più della loro Costantino. Sen.ritroviam nellaStoria, che avessero eglinofino nel cadi li, che vogliomento dellor Imperio maggiormente frequentata; equel no, aver Titali sopratuttolafrequentavano, se vogliam prestarfe in rifateleScuo-de a Strabone che impiegavano ilpiù del lor tem le,con allega re'inpruovailpo allostudio delle lettere, edelle scienze. marmo,cheog  Et quas d o &t a Neapolis creavit. Anzi Virgilio e riguardo scienze Parthenope, studiis florentem ignobilis oci. E tra perquelto conto i Napoletani, e per laGin comebenrifletteil Bembo inunasua pistola, fu mandato , e mantenuto da Augusto in questa Città a proprie spese per farvi i suoi studj. E in fat ti nella prima Egloga de' Buccolici, scrit ti anche in Napoli , egli riporta a' favori di quel Principe il suo Napoletano ozio, cioè, studio con quelle parole: Deus nobis hæc otia fecit. E confessa nella fine de'Georgici, che: che visicolei nica , la quale nel si. lor Ginnasio esercitavano anche con vavanofofefta somma diligenza e con tutta la magnificenza del Mon ta FREQUENTATA DA’ ROMANI; edo,divennero universalmente agli stesiRomani somma anche dagl'Imperadori fino a gi fi conserva Quindi LUCILIO, che fu ilprimo tra’Latini a scrive fopra la fontere delleSatire, non solo visse, ma anche morir volle tra' .An nunziata;mo:Napoletani, comeattefta Quintiliano,e Cicerone, il strato falso ; e quale v’ebbe anche un'abitazione e Virgilio, dicui di che propriamente in efoabbiam favellato, Orazio, Livio, Marziale, Silio Italico - fac cialimenzio --, Claudiano , e tutti gli altri tra gl’antichi , ne mar che mo rapportato mercè dellor saperelasciarono a'posteriillornome im in cuilafenzamortale, abitarono in Napoli perpiù tempo; anzi dubbio fi parla delle Scuole . molti Bemb. lett. 27. Strab.l.3.infin. Quintil. CICERONE ep. famil. Crinit. de Poet. Latin. Philoftr. Icon. Sil. Ital. per  9 molti,come dal Poeta Archia narra Cicerone  brama rono ben' anche di esservi ricevuti per Cittadini; cosa, che i Greci non erano molto larghi a concedere; feb bene su ciò non tuttiusassero lastesa moderazione: Ma non meno de’ privati CITTADINI ROMANI,visita rono questa nostra Città glistesiImperadori ; poichè sal vo Celare, il quale, come scrisve CICERONE inalcun tempo ebbe a sdegno i Napoletani, forse perchè infer matosi fra esi Pompeo nelprincipio della lor guerra, gli mostrarono,come scrive Plutarco,moltisegnid'af fezione, gli altri tutti fino a Costantino, lebbero per le stese ragioni anche molto cari: così che eglino molte prerogativen'ottennero. Il perchè TITO, chesuccef se a Vespasiano circa l'anno 79.. dell'era Cristiana, essendo pe'violenti tremuoti accaduti al suo tempo , a cagione di unobengrande incendio del Monte Vesuvio rovinati molti luoghi vicini ; e traquelli, come scrivonoalcuni de'noftri Storici,in Napoli anche il Ginnasio: egli pose ogni studio per farlo con pubblico danajo ristorare: e comunalmente fivuole, che di questo fatto ne faccia anche oggi giorno una chiara, e certa testimonianza quella Gre. eLatina Inscrizione, la quale tuttaviaravvisiamoin questa città in un marmo elevato nel muro della Fonta na dell'Annunziata , ch'è la seguente, riferita anche dal Grutero, non cheda tuttiinostri Istorici, li quali vogliono, che in essa fi faccia parimente una espressa memoria delle scuole, ch'esistevano nel Ginnasio. 100 Jens 1 CI, 22 > 1 00 TO са, fuz a . B  Cic. pro Archia. Ezechiel. Spanhem. Orb. Roman.  CICERONE Ad Attic.l.10. ep.11. Plutar.inPomp. V. l'Autor della Stor. Civil. Del Regn. lSueton.in Tit. cap.12.b.i. Gruter. Infcript. oper. & locor. publicor. Capacc.ift. l. 1. c.18. Bened. di Falco Antich. Di Nap.&c. TI  ΙΤΟΣ -ΚΑΙΣΑΡ ΕΣΠΑΣΙΑΝΟΣ: ΣΕΒΑΣΤΟΣ ΚΗΣ ΕΞΟΥΣΙΑΣ ΤΟΙ OE TIIATOE TO H TEIMHTHE OETHEAE·TOT: TYMNASIAPXHEAE ΥΜΠΕΣΟΝΤΑ ΑΠΟΚΑΤΕΣΤΗΣΕΝ NI ·F ·VESPASIANVS ·A V G .COS.VIII.CENSOR.P. P. IBVS .CONLAPSA ·RESTITVIT Ma senza che quì noi ci distendiamo molto nepo co in far riflettere agli abbagli, ed agli errori, che co munalmente han preso tutti nella sposizione di questo marmo ; basta, che con qualche diligenza per uom si legga , per dubitare se in esso si tratti del Ginnasio; o v ver più tosto dell'antiche Terme , come più probabil cosa essercrediamo, nel fito delle quali eglifu trovato ; ed ; il numero delpiù,il quale si vede in esso adoperato a notare gli edifizj rifatti per ordine di Tito ,par che troppo chiaramente lo ci additi ; nè per qualunque ftu dio vi fi faccia, potrà mai scorgervisi parola, che colle Scuole, o cogli esercizj letterarj abbia coerenza ; onde quanto su ciò fi dice sono tutte pure,e prette immagi nazioni de'nostri; egli v'ha però un altro marmo rife rito dal Capaccio, ove espressamente leggasi: SCHOLAM. CVM. STATVIS ET IMAGINIBVS  ORNAMENTISQVE. OMNIBVS SVA: IMPENSA FECIT Capacc. Ift. tom.I.h.1.6.18. . E per   .I. 11 E perverità ebberoi Greci in costume di adornardi statue, e d'immagini ilor Ginnasj, con riporre quellede più celebri Atleti, ed icoloro, che si erano più nella Ginnica refi immortali, ne’luoghi, ove l'arte esercitasi. E quelle de’ gran FILOSOFI nelle Scuole; come del Ginnasio diTolommeo celebre in Atene narra Pausania Per la qual cosa se non a Tito , sicuramente ad Adria no , che nell'anno 117. dell'Era volgare successe nell Imperio a Trajano. Di quanto narrasi in questo marmo convien darsi il vanto. Poichè questo Imperadore, come scrive Sparziano  inomnibus pæne urbibus,com aliquid ædificavit,o ludosedidit:efucotantoamatoda'Na poletani, che volontariamente lo elessero Demarco; ch' è quanto dire Pretore della lor Repubblica. Come prug va il Reinesio  contro il Capaccio, ed altri,che cre dettero esser questo un Magistrato:Greco;avendo avuto le colonie a fomiglianza diRoma parimente un talMa giftrato. Orciðne fa chiaramente conoscere, che il Ginnasio, e le scuole in NAPOLI sono ugualmente celebri di queste Scuo non meno prima, chedopo che questa città fi: sottolefinoa Costan mise aldominio de Romani; poichè febbene i Napole tanidall'anno diRoma,come sostienetraglial triil Reinefio finoad Augufto, edanche molto tempo dopo, toltone il tributo, che pagano a’Romani, essendo stati trattati da quelli con ogni piacevolezza,ed. amore ,e reputati amici anzi, che soggetti ; fossero stati dopocircail tempo di Tito,o diVespasiano,se si vuol credere al Caracciolo, ridotti in forma di Colonia, Paulin Attic. Cic. De finib. Spart.in Adrian. Reinef. var. le&t. l.3.0.13. Lo Meliovariar, bection 6.3. 6.16 20 CO) 210 eto 7h OV V. Continuazione CIT per col ied che cole :ftu. onde magi 0 rife : e refi B 2 Cih   e refi più soggetti,preso avessero a dismettere gl’antichi greci inftituti. Tutta volta seguirono pur eglino, come manifestamentedaquantoabbiam dettoappare,adeser citarsi nella Ginnica , e tener te loro Scuole ben ordi nate ; con mantenervi ottimi professori in ogni genere di scienze. Ma in quale regione della nostra città situato esse le, e del Ginna-questo Ginnasio, molto'vario è il sentimento degli Au tori. Alcuni credettero, che le Scuole state foffero ove nel corso degli anni edificosi la Chiela di S.Andrea; non però questa oppinione quanto sia folle, e vana di leggieri si mostra ; poichè o fi vuole, che queste scuole sono divise dal GINNASIO. E ciò quanto sia lungi dal Summon.  le cole che di sopra abbiam detto,bastante mente lo appalesano; o fivuol credere,che queste era no , come in fatti furono,accoppiate,ed unite, anzi in corporate con quello; e giammai si verrà a mostrare esservi in tal luogo apparse vestigia di tali edifizj. E' ben vero,che essisupposero laddove fuinappresso eret to ilCollegio de'RR.PadriGesuiti,vifossestatoun altro Teatro, diverso da quello, che di sopra divisam mo; ma questo anche quanto sia inverisimile, anzi impossibile chiaramente appare da quel che in tutti i noftri İftoricisilegge; come dire: che Napoli a tempo parimente di Ruggiero Normanno dopovarj, e diversiac crescimenti diedifizj, ediabitanti, nonera, che'una Città molto picciola, etale,chefatta da quel Remi. surare, non li rinvenne il fuo giro maggiore, che di pallil;onde ove:mai figurarvifi voglia notanti diversi Teatri, e Ginnasi di quella magnificenza,ed a m piezza , ch'era solito dagli antichi edificarsi, non po trem VI. Sito delle Scuo vero ,   tremmo mai concepire; senza che in sì picciolo spazio non vi farebbe rimasto luogo per abitarvi. Seguente sillogismo. Appare eglidicono da Platone,che: il luogo proprio per li Ginnasj esser debba il mezzo della Gittà: aveano questi, secondo gli antichi, il più dappresso le Terme; e come si deduce da Stazio nel Ginnasio de’ napoletani era vi un tempio dedicato ad Ercole. Orduppo Ito, che in Napoli il Ginnasio occupasse questa regione, veniva egli ad aver tutto ciò; perchè ella quafiil mez: zo occupava dell'antica Città; avea nel suo distretto le  chi IK er qual sopra tutti ik prese a difenderla, avendo preso, a scrivere di questo GINNASIO, che per la morte sopraggiun tagli, non potè terminare; fi appoggiano del tutto sul Altri all'incontro furono di parere, che il Ginna fro occupasse propriamente quella regione della Città, la quale per le Terme, ch'erano nelsuo distretto, chiamossi Termense; e si vede anche dagl’antichi filosofi chia mata Erculense, come chiamola Gregorio nelle fue pistole perloTempio,cheiviancheera inonor di Ercole oveoggièla Cappella detta S. M. Ad Ercole e dopo fu chiamata,comeparimente or fichiama,di Forcella. Non già come vogliono alcuni,ch'è troppo follia il credere dalla scuola di Pittagora,che quivi era, la qualeavea per insegna la lettera biforcata Y ;ma si bene , giusta che fu il sentimento de'più favj, da un antico Seggio, il quale facea per avventura per sua im-. prela, quelta lettera, che finoggimiriamo scolpita in un antico marmo sopra la porta della Chiesa Parrocchia ledi S.Maria a Piazza; e diede ilnome a tutto il quartiere. Quegli,che'fifostengono inquesta oppinione, come sivede da quel dotto libro, che Pier Lalena, 1 Gregor. Terme, Terme, ed un Tempio ancora consecrato ad Ercole. Dunque, eglino conchiudono,deve credersi di necessità, che questo così fosse. Pur tutta volta, posto che Platone non parli di quel che in fatti costumavasi nella Grecia al fuo tempo, ma soltanto di quel che bramava, che si costumasse. Poichè sappiamo per certo che tutti i GINNASJ eretti erano fuora delle porte della Città, o a can to a quelle , come lungamente pruova Meursio, e tutti gli altri, che dottamente hanno le cose deGreci co'lo roscrittiillustrato;e perchèleTerme esser potevano, come realmente sono anche in altri luoghi di Napoli, e cosi pure il Tempio in onor di Ercole , il quale ove fifuppone accoppiato al Ginnafio,figurar non fideve moltoampio,e magnifico, ma per ben picciolo,e come un nostro Oratorio, o Cappella; nè creder, che questo fosse stato solo, ma con esso insieme congiunti, o dentro lo stesso ben molti altridellamedesima formaerettiinonordiMercurio,di Apollo,di Cupido, e di altro Dio di questo genere, del Teatro, e Somma piazza. E per verità quiviiveg gonfi! ancheoggienellecase, che diciamo dell'Anticaglia , e in tutta quella vicinanza, ove dopo fu eret: to il Tempio in onor de'Principi degli Apostoli S. Pie tro , e Paolo infino al vicolo della Porta piccola della Chiesa della Vergine Avvocata, volgarmente detta l'A nime del Purgatorio, infiniti pezzi d'opera laterizia, e condo costume era di farsi universalmente da Greci ne' Ginnasj; devequestosentimentoanche con tutta ragione: ributtarfi. più koNon pochi finalmente contesero, eforsecon saldo giudizio,econ maggior fondamento,che ilGinna fio, e 'l Teatro stati fossero in questa città in una stessa,verso quella contrada, che anticamente dicevasi saparte fe secolo, quella di Berito  e quella di Costantinopoli eretta teflandrini;te del pra Viil Celan. notiz. di Nap. Giorn, 2.  V.Plutar.inopusc.viramepicur. non esse beatam.Strab.l.s.& Philostr. in Po lemon.] Spartian. In Adrian, Sueton. in vit. Claud. Gronov. dissertat. de Museo. Juftinian. Conftitut. Ad Anteceffores $.7.6 Dioclet. h.n.c.quietate velprofeffione fe excufat.6 l.10.c.eod. V.l'Autor della Stor.Civile del Regnol.s.  dur NON Comunque però ciò sia, rientrando in nostro sentiero. Dopo che Costantino trasfere la sede dell’imperio dele Scuolede nellanuova sua Città, non vihadubbio, ch'egli, echedopotraj. Lita ove crediamo noi essere stato il Ginnasio , viene ad essere per avven tura fuor delle mura, ovvero accanto a quelle. Continuazione quelli, che lo seguirono, tralasciaffero perla lorlonta-dpeolrl'taItmapelraifoe de nanza, di frequentar Napoli alla guisa, che ilorante - Costantinopoli. ceffori avean fatto; e che perciò venne ella anche me- Womenerico da no da’ private cittadini romani frequentata. Ma non per tempo di NERONE questo il suo Ginnasio fcemò dipregio :erano allora in letani, eglio an di marmi Orientali di una maravigliosa bellezza,in gui fa , che in niuna altra parte di Napoli se ne rinvenga tanta copia ; e vi si discuoprono parimente le vestigia d’alcuni edifizj, che pajono non aver fervito che per leTerme. Questo sentimento vien confermato oltre modo non solo da quelche scriveSeneca a Lucilio,che come di sopra abbiam riferito,suppone in fatti ilGin nasioaccanto alTeatro;ma benanchedalcostume di già ricevuto nella Grecia, il quale come testé da noi notossi, e d'erigere questi Ginnasj fuora, o vicino le 1 porte della Città; poichè comunque tra levarie op 0 pinionide'scrittorifisupponga, che fosseilsitodell' anticaNapoli,questo luogo veramente Oriente le scienze in un molto sublime grado. Per tro-rientali, accre varsi in molti luoghi delle famose Università degli Studj,  etonelIV.eV. delle celebri Academie , di cuiquella d’Alessandria Coʻ Leterati A stimonianza dal medesimo Costantino il Grande portavano 10-fa Agostino bilito netrai Napo 3 ita qual cosamoltidiquesti, ed egli altri Orientali soprattutto in questi tempi, ne'quali trovandosi la Sede dell'Imperio in Costantinopoli; rela era la‘nostra Città a quella fu bordinata , capitando continuamente in essa; questo gran cambiamento delle cose non solo non apporta niuno im pedimento alla letteratura napoletana. Ma moffii Na poletani dall'emulazione di superar gli Orientali , che è troppo naturale tra gli uomini,egli è incredibilequarto maggiormente ella fosse venuta ad accrescerli. Ciò tanto è vero, che anche nel V. secolofiori vano perciò in queste Scuole mirabilmente le scienze; e vi fioriva soprattutto lo studio dell'eloquenza, come attesta Agostino, che allora altresì ,vivea. Perchè scrivendo egli contro gli. Grice: “You can see the difference between Rome and other civilisations in that the philosophical gatherings – as Austin’s were at my St. John’s – or the Athenian dialectics’ were at the Lizio, the Accademia, and the Cinargo – the Romans preferred to meet at Scipione’s! Call it Roman gravitas!” A. Paolino. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paolino” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.

 

Grice e Papi: l’implicatura conversazionale nella scuola di Milano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Trieste). Filosofo italiano. Grice: “Papi’s ‘parola incantata’ is ambiguous, as ‘charmed word’ is, “Apriti Sesamo” is Two words, and they charm, they are not charmed! “Abracadabra” may be different!” -- essential Italian philosopher.  Studia a Milano e Stresa. Insegna a Pavia. Politicamente attivo nella corrente lombardiana del partito socialista italianoI, segue un percorso che lo ve varcare le porte del Parlamento ed assumere la vice-direzione e poi la direzione dell'Avanti! Sospettando un aumento del tenore affaristico nella politica così come lui stesso dichiara in un'intervista abbandona bruscamente la filosofia e si dedica alla filosofia. Fonda “Oltrecorrente”. Saggi: “Filosofie e società. Marx risponde a Veca, prende le distanze da Engels e rende omaggio a Papi.  E’ questa un delitto clamoroso che tenne le cronache dell’epoca deste anche per lo spessore di chi lo compì: Francesco Starace assassino evasore e falsario. Cugino del gerarca fascista Achille Starace. l’ing. Giovanni Castelli, di Busto Arsizio, industriale in maglieria, vedovo e padre di un bambino, si recò a Milano. Ma la notte non rincasò. Il giorno successivo giunge ai familiari un telegramma nel quale il Castelli li informava che andava a Bologna per affari. Il telegramma era firmato Giovanni, mentre per solito il Castelli si sottoscriveva Gianni. Questo particolare e la mancanza di altre notizie indussero il padre del Castelli a recarsi a Milano per rivolgersi alla polizia. Venne accertato che il telegramma era falso. Del Castelli nessuna traccia. Il 9 febbraio Maria Mazzocchi, (1), venne mandata dal suo convivente Francesco Starace (2) a ritirate un ombrello che aveva dimenticato al Miralago, la Venezia dei Milanesi, in via Ronchi 24. Il custode la fece entrare, considerato che l’inverno il Miralago era chiuso al pubblico. La Mazzocchi recatasi nel locale indicatole dallo Starace trovò il corpo di un uomo morto riverso sul pavimento: era il Castelli. Aperta l’inchiesta e identificata la vittima emerse che la stessa era conosciuta agli Starace perchè frequentava il Miralago.   La pubblicità del Miralago in piazzale Loreto, all’inizio di via Porpora  Ma non solo. Francesco Starace e Giovanni Castelli si frequentavano perchè avevano un’amicizia in comune: Biasin. Starace aveva avuto rapporti con lei ancora sedicenne e il Castelli la concupì in un boschetto del Miralago: Lidia li aveva fatti incontrare perché entrambi, all’epoca, erano nel ramo maglieria. Lo Starace, ormai fallito, doveva 12.000 lire al Castelli. Nelle more dell’inchiesta – secondo la ricostruzione fattane dallo Starace – lo stesso avrebbe invitato il Castelli al Miralago per ricordargli le sue condotte nei confronti della Biasin e che per questo doveva pagare. La ricattatoria pretesa degenerò in una colluttazione che ebbe come suggello l’esplosione di due colpi di pistola sparati dallo Starace contro il Castelli. Caso volle che alla scena iniziale assistette il garzone di un lattaio che indicò di avere udito anche degli spari. L’arma era in dotazione in un cassetto del locale ristorante. Ma oltre ad essere accusato di omicidio lo Starace derubò la vittima del portafogli, dell’anello, di una penna stilografica in oro tanto che nè il denaro – il Castelli doveva avere con sé almeno 10.000 lire – nè gli oggetti di valore furono mai trovati. Da subito lo Starace sostenne che la sottrazione di tali oggetti era stata fatta per creare l’apparenza di una rapina ciò non di meno fu accusato di rapina In Assise i legali di Francesco Starace cercarono di ottenere l’infermità mentale dell’assistito con l’aiuto di tre dottori: il dott. Moretti Foggia aveva avuto in cura un fratello dello Starace per paralisi infantile; il prof. Medea ebbe in cura uno zio dell’imputato affetto da una grave forma di deperimento nervoso; il prof. Pini curava una zia dell’accusato affetta da psicosi malinconica. Nessuno degli avvocati della difesa, stranamente, parlò del più noto dei parenti dell’inquisito: quell’Achille Starace ormai caduto in disgrazia anche agli occhi di MUSSOLINI. La Corte respinse le tesi dei luminari volta a sostenere una certa propensione patologica nella stirpe dello Starace e inflisse all’imputato 30 anni di carcere. Inviato a Roma per espiare la pena lo Starace offrì la sua collaborazione ai tedeschi e riuscì a ottenere la libertà. In carcere era entrato in contatto con alcuni falsari. Ricercato perché aveva intrapreso la remunerativa attività in Riviera venne arrestato a Milano per essere tradotto a Genova. Ma mentre veniva condotto a Genova ammorbidì la sorveglianza di uno dei custodi con un bel po’ di milioni, ritrovandosi di nuovo libero. Subito strinse relazioni con gente  che riuscì a spacciare circa 8 milioni di AM-lire, in biglietti da 1000, nonché carte annonarie italiane e svizzere, clichés per la stampa di biglietti da 100 lire.  Il nuovo Corriere della Sera titolava a pag. 2   Era la prima volta che il giornale faceva esplicito riferimento a una consanguineità tra Francesco Starace e Achille Starace. Addirittura si dilungò oltre a indicare che nella stamperia erano stato trovato materiale copioso tra   Nel 1949 allo Starace fu inflitta una pena di 22 anni, per l’attività di falsario. Ma tale condanna non ebbe effetto poiché, in sede di esecuzione,  gli fu computata la pena più grave comminatagli per il delitto del Miralago.1) Maria Mazzocchi, separata, fu impiegata come cassiera da Francesco Starace, allora caposala del Motta di piazza Duomo. A seguito del verificarsi di frequenti ammanchi di cassa, dei quali fu sospettato lo Starace, furono entrambi licenziati. 2) Francesco Starace, nato nel 1906 a Napoli, ex caposala del Motta di piazza Duomo, e figlio di Germano Starace gestore del Miralago. Separato. Dopo essere stato licenziato dalla Motta il padre gli aprì una bottiglieria ma abbandonò il negozio per impiantare un’industria di maglieria.  “La parola incantata”. Fulvio Papi. Papi. Keywords: il fascismo, il veintennio fascismo, filosofi fascisti, enciclopedia di filosofia, filosofia e societa, la scuola di Milano, fascismo, Giordano Bruno, fRefs.: Luigi Speranza, “Grice e Papi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Papirio: l’orto romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A member of the Garden, and friend of CICERONE’s. CICERONE writes a letter to him in which he rebukes P. for ‘his use of obscenities’. Grice: “In my vernacular: ‘Fuck, you do swear, man!’! --  Papirio Peto.

 

Grice e Pareyson: implicatura conversazionale – implicare, impiegare, ed interpretare – liberalismo, risorgimento, fascismo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Piasco). Filosofo italiano. Linceo. Nato da genitori entrambi originari della Valle d'Aosta, si laurea a Torino con una tesi dal titolo “Esistenza” – su Jaspers, che poi venne pubblicata all'editore Loffredo di Napoli. Compe spesso viaggi di studio in Francia e in Germania, dove ebbe modo di conoscere personalmente Maritain, Jaspers eHeidegger. Si fece notare dai più importanti filosofi del tempo, tra i quali Gentile. Allievo di  Solari e Guzzo, dopo aver seguito in Germania i corsi di Jaspers, insegnò filosofia al Ginnasio Liceo Cavour di Torino e al liceo di Cuneo, dove ebbe come allievi alcuni futuri esponenti della Resistenza italiana, tra i quali Revelli e Vivanti. Fu arrestato per alcuni giorni, in seguito agì egli stesso nella Resistenza, insieme con Bobbio, Ferrero, Galimberti e Chiodi, continuando a pubblicare anonimamente articoli.  Nel dopoguerra insegnò al Gioberti e in vari atenei tra cui Pavia e Torino dove, conseguito l'ordinariato. Fu accademico dei Lincei e membro dell'Institut international de philosophie, oltre che direttore della Rivista di estetica, succedendo a Stefanini che la fondò  a Padova. Ha molti allievi, fra cui Eco, Vattimo,  Tomatis, Perniola, Givone, Riconda, Marconi, Massimino, Ravera, Perone, Ciancio, Pagano, Magris e Zanone, segretario del Partito Liberale Italiano, ministro della Repubblica e sindaco di Torino. Considerato tra i maggiori filosofi, assieme a Abbagnano fu tra i primi a far conoscere l'esistenzialismo, facente capo principalmente ad Heidegger e Jaspers, e a riconoscersi in questa visione (La filosofia dell'esistenza e Jaspers), in un quadro dominato dal neo-idealismo. Si dedica anche a dare una nuova interpretazione dell'idealismo  non più in chiave hegeliana (Fichte), individuando in Schelling un precursore a cui l'esistenzialismo doveva la propria ascendenza, sostenendo che «gli esistenzialisti autentici, i soli veramente degni del nome, Heidegger, Jaspers e Marcel, si sono richiamati a Schelling o hanno inteso fare i conti con lui L’'esistenzialismo anda ripreso in chiave ermeneutica. Considera la verità non un dato oggettivo ma come interpretazione del singolo, che richiede una responsabilità soggettiva. Chiama la propria posizione personalismo ontologico. Si è dedicato anche a ricerche storiografiche, individuando nella filosofia post-hegeliana due correnti, riconducibili rispettivamente a Kierkegaard e a Feuerbach, e che sarebbero sfociate rispettivamente nell'esistenzialismo e nel marxismo.  Il suo percorso filosofico ha attraversato principalmente tre fasi:  una più propriamente esistenzialista, attestata cioè su un esistenzialismo personalistico, in dialogo con Kierkegaard, che riconosca come la comprensione di sé stessi è resa possibile solo dalla propria relazione con l'Altro; una seconda incentrata sull'ermeneutica, ossia nel farsi strumento di interpretazione della verità, volgendosi ad una comprensione ontologica delle condizioni inesauribili dell'esistenza, che ripercorrendo Heidegger si tramuta da angoscia del nulla in ascolto dell'Essere; l'ultima che si richiama a un'ontologia della libertà, più vicina a Schelling, ritenuto un filosofo talmente attuale da essere persino post-heideggeriano, la cui interpretazione può essere innovata a partire da Heidegger proprio perché Heidegger ha avuto Schelling all'origine del suo pensiero. Rreinterpreta le tre fasi del suo pensiero alla luce del passaggio dalla filosofia negativa a quella positiva di Schelling, ossia il momento in cui la ragione, prendendo atto della propria nullità, si apriva allo stupore dell'estasi, in una maniera non necessaria né automatica, bensì fondata su una libertà che non esclude tuttavia la continuità. Solo ammettendo questa libertà si può approdare da una filosofia puramente critica, negativa, ad una comprensione dell'esistenza reale, oltre che della possibilità del male e della sofferenza. Il discorso sulla negatività non sarebbe affatto completo se non si parlasse della sofferenza, ma dato che la sofferenza è non solo negatività, ma è una tale svolta nella realtà che capovolge il negativo in positivo, questo fa già parte di quella tragedia cosmo-te-andrica – cosmos, theios, aner -- che è la vicenda universale. Migliorini et al., Scheda sul lemma "P.", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, Per gli accenni biografici di questa sezione, si veda Vattimo, Dizionario Biografico degli Italiani, come anche la biografia presente in centrostu di pareyson. Regolo, A Torino Gadamer ricorda P., Repubblica, Cfr. Schelling, in «Grande antologia filosofica», Milano, Marzorati, Palma Sgreccia, Una filosofia della libertà e della sofferenza, Milano. Offrì un'interpretazione del proprio percorso filosofico nell'iEsistenza e persona. Tomatis; “Escatologia della negazione” (Roma, Città Nuova. cit. in: Roselena Di Napoli, Il male – cf. Grice, “ill-will” --. Roma, Gregoriana, Tomatis. Altri saggi: “La filosofia dell'esistenza” (Napoli, Loffredo); “L’esistenzialismo” (Firenze, Sansoni); “Esistenza e persona” (Torino, Taylor); “L'estetica idealista del fascismo” (Torino, Filosofia); “Fichte, Torino, Edizioni di «Filosofia); “Estetica. Teoria della formatività, Torino, Filosofia); “Teoria dell'arte, Milano, Marzorati, I problemi dell'estetica, Milano, Marzorati); “Conversazioni di estetica, Milano, Mursia, Il pensiero etico” (Torino, Einaudi); “Verità e interpretazione, Milano, Mursia); “L'esperienza artistica, Milano, Marzorati,  Schelling, in Grande antologia filosofica, Milano, Marzorati); “Filosofia, romanzo ed esperienza religiosa, Torino, Einaudi, La filosofia e il problema del male, in Annuario filosofico, Filosofia dell'interpretazione, Torino, Rosenberg); Kierkegaard e Pascal, Givone, Milano, Mursia); “Filosofia della libertà, Genova, Melangolo); Ontologia della libertà. Il male e la sofferenza, Torino, Einaudi. Le "Opere complete" sono pubblicate a cura del "Centro studi filosofico-religiosi P.", Mursia, Milano.  Interviste principali Se muore il Dio della filosofia, Sbailò, “Il Sabato”, anno Io, filosofo della libertà, Righetto, “Avvenire” Mario Perniola, "Un'estetica dell'eccesso: Luigi Pareyson", in Rivista di Estetica, Rosso, Ermeneutica come ontologia della libertà. Studio sulla teoria dell'interpretazione di P., Milano, Vita e Pensiero, Francesco Russo, Esistenza e libertà. Il pensiero di P., Roma, Armando, Furnari, I sentieri della libertà. Milano, Guerini e associati, Chiara, L'iniziativa. Genova, il melangolo, Ciglia, Ermeneutica e libertà, Roma, Bulzoni Editore, Tomatis, Ontologia del male, Roma, Città Nuova Editrice, Ciancio, L’esistenzialismo, Milano, Mursia Editore, FTomatis,  pareysoniana, Torino, Trauben Edizioni, Les Cent du Millénaire, Aosta, Counseil régional de la Vallée d'Aoste & Musumeci Éditeur, Conti, La verità nell'interpretazione. L'ontologia ermeneutica, Torino, Trauben Edizioni,  Pareyson. Vita, filosofia,, Brescia, Morcelliana,  Musaio, Interpretare la persona. Sollecitazioni. Brescia, Editrice La Scuola, Palma Sgreccia, Una filosofia della libertà e della sofferenza, Milano, Vita e Pensiero, Bubbio, Coda, L'esistenza e il logos. Filosofia, esperienza religiosa, rivelazione, Roma, Città Nuova Editrice, Bartoli, Filosofia del diritto come ontologia della libertà. Formatività giuridica e personalità della relazione, Roma, Nuova Cultura, Giudice, "Verità e interpretazione,” Atti dell'Accademia peloritana dei Pericolanti, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Opere open MLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Dizionario di filosofia Centro studi filosofico-religiosi P. Pubblicazioni e  critica Centro studi filosofico-religiosi orino. vita e pensiero Gianmario Lucini, sito "filosofico.net". Pareyson. Keywords: implicare ed interpretare, “Liberalismo, risorgimento, fascismo” – la filosofia politica fascista, la morale fascista, Pareyson e Gentile, fascismo, I saggi anonimi di Pareyson, ‘Liberalismo, risorgimento, fascismo’ ----  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pareyson” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Parinetto: implicatura conversazionale ed alchimia – la bucca del culo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo italiano. Grice: “Parinetto implicates, “Are witches women?” “Sono donne le streghe?” Grice: “The question may be rhetorical but it ain’t – since Italian allows for “lo strego,” and “lo stregone.”” Ha insegnato a Milano. Nella sua opera convergono tanto lo studio delle filosofie orientali (fu traduttore del Tao Te Ching di Lao Tzu) che influenze di pensatori sia classici, come (Eraclito, Nietzsche e Marx), sia contemporanei della filosofia occidentale, quali Deleuze e Guattari. È considerato uno degli interpreti eterodossi del marxismo. Particolarmente importanti sono state le sue analisi sulle persecuzioni dei movimenti ereticali e sulla stregoneria, nella cui repressione legge il tentativo di annichilimento di qualsiasi diversità sociale da parte del potere (non solo religioso ma anche economico e culturale). Ha contribuito, spesso, con queste sue analisi, alla comprensione dell'emarginazione di tutte le istanze sociali e culturali minoritarie, non solo del passato ma anche contemporanee. Altro tema centrale dell'opera è l'alchimia, intesa come sapere contrapposto alla scienza moderna e volto alla trasformazione dell'umano anziché del sociale. Ha anche una profonda cultura musicale, tanto da essere stato collaboratore di “L'Eco di Brescia” come recensionista. Fu anche collaboratore del periodico La Verità (organo della federazione bresciana del PCI).  È in via di costruzione, presso la biblioteca di Chiari, la Fondazione Parinetto, che raccoglie la sua vasta produzione. Saggi: “Alchimia e utopia, Pellicani” (Mimesis); “Corpo e rivoluzione in Marx, Moizzi-contemporanea, Faust e Marx, Pellicani” (Mimesis); “Gettare” (Mimesis); I Lumi e le streghe, Colibrì, “Marx: sulla religione, La nuova Italia, “ Il ritorno del diavolo” (Mimesis,” La rivolta del diavolo: Lutero, Müntzer e la rivolta dei contadini in Germania, Rusconi); “La traversata delle streghe nei nomi e nei luoghi e altri saggi, Colobrì, “Magia e ragione” Nuova Italia,  Marx diverso perverso, Unicopli, Marx e Shylock, Unicopli, Né dio né capitale” (Contemporanea, “Nostra signora dialettica” Pellicani,  Processo e morte di Bruno: i documenti, con un saggio, Rusconi, Solilunio: erano donne le streghe?, Pellicani, Sulla religione, Nuova Italia, Streghe e potere: il capitale e la persecuzione dei diversi, Rusconi. Curatele e traduzioni Jakob Böhme, La vita sovrasensibile. Dialogo tra un maestro e un discepolo, Mimesis, Bruno, La magia e le ligature, Mimesis, Cusano, Il Dio nascosto, Mimesis, Dickinson, Dietro la porta,  liriche scelte, Rusconi, Eraclito, Fuoco non fuoco, tutti i frammenti,  Mimesis,  Rime sulla morte, Mimesis, Hegel e Hölderlin, Eleusis, carteggio, Mimesis); Il teatro della verità. Massoneria, Utopia, Verità, Mimesis, Angelus Silesius, L'altro io di dio, Mimesis,  La via in cammino: Tao Te Ching, La vita (Felice, Milano); Voltaire, Stupidità del cristianesimo, Stampa Alternativa, Vedi per esempio Una polemica sulle streghe in Italia, riferimenti in.  Vedi per esempio la recensione a I Lumi e le streghe  Vedi di Renzo Baldo  Cfr. Fondazione Micheletti Catalogo Emeroteca, su //musil.bs. Movimenti ereticali medievali Stregoneria. Biografia da Nicoletta poidimani  Biografia da zam, su zam. Una polemica sulle streghe in Italia --  nel sito della ARFISAssociazione per Ricerca e Insegnamento di Filosofia e Storia. Parinetto. Keywords: etymologia araba d’alchimia, processo e morte di Bruno, massoneria, eretico, alienazione, la bucca del culo, anale, analita, il falo, il pene, quando l’ano appare (da fece) – metafora – da fece in vece del falo, Bruno, de magia, trattati di magia, processi a Bruno, gl’antichi romani, I corpo e la revoluzione fascista – il veintennio fascista e l’analita -- Refs.: “Grice e Parinetto” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Parisio: l’implicatura conversazionale di Cicerone – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Figline Vegliaturo). Filosofo italiano. Grice: “I like Parisio; he focused on rhetoric, as every philosopher should!” Come molti filosofi italiani senza titolo nobiliario, ha una vita errabonda. Dopo aver fatto un viaggio di studio a Corfù, ritorna in patria dove apre una scuola. Si trasfere a Napoli dove ottenne cariche e favori dal re Ferrandino. Risiede per qualche tempo a Roma per poi trasferirsi a Milano dove sposa la figlia del filosofo Demetrio Calcondila. Dopo aver abitato a Vicenza, Padova e Venezia, torna a Cosenza, dove fonda l'Accademia Cosentina. Recatosi a Roma, invitato da Leone X, vi insegna sia eloquenza nell'Accademia Pomponiana che latino nell'archiginnasio. Rimame a Roma fino alla morte di Leone X,  dopo di che ritorna definitivamente a Cosenza. Saggi: Q. Horatii Flacci Ars poetica, cum trium doctissimorum commentariis”; “Acronis, Porphyrionis. Adiectae sunt praeterea doctissimae Glareani adnotationes. Lugduni veneo: a Philippo Rhomano); Q. ORAZIO Flacci Omnia poemata cum ratione carminum, et argumentis vbique insertis, interpretibus Acrone, Porphyrione, Antonio Mancinello, necnon Iodoco Badio Ascensio viris eruditissimis. Scoliisque Angeli Politiani, M. Antonii Sabellici, Ludouici Coelij Rhodigini, Baptistae Pij, Petri Criniti, Aldi Manutij, Matthaei Bonfinis et Iacobi Bononiensis nuper adiunctis. His nos praeterea annotationes doctissimorum Antonij Thylesij Cosentini, Francesci Robortelli Vtinensis, atque Henrici Glareani apprime vtiles addidimus; Nicolai Perotti Sipontini libellus de metris Odarum, Auctoris vita ex Petro Crinito Florentino. Quae omnia longe politius, ac diligentius, quam hactenus excusa in lucem prodeunt; “Index copiosissimus omnium vocabulorum, quae in toto opere animaduersione digna visa sunt, Venetiis: apud haeredes Ioannis Mariae Bonelli, Claudius Claudianus, Claudianus De raptu Proserpinae: omni cura ac diligentia nuper impressus: in quo multa: quae in aliis hactenus deerant: ad studiosorum utilitatem: addita sunt: opus me Hercle aureum: ac omnibus expetendum, Venezia: Albertino da Lessona, Bernardino Viani e Giovanni Rosso, Clausulae, CICERONE ex epistolis excerptae familiaribus: ac in sua genera miro ordine digestae: plenae frugis: & ad perducendos ad elegantiam stili pueros vtillimae. et recensuit & approbauit, Vicentiae: per Henricum & Io. Mariam eius. F. librarios, Valerii Maximi Priscorum exemplorum libri nouem: diligenti castigatione emendati: aptissimisque figuris exculti: cum laudatis Oliverii ac Theophili commentariis: Hermolai Barbari: Georgii Merulae: Mar. Antonii Sabellici: Raphaelis Rhegii: multorumque praeterea nouis obseruationibus: indiceque mirifico per ordinem literarum: ad inveniendas historias nuper excogitato: alteroque in usum grammaticorum ad vocabula rerumque cognitionem” (Venezia,  per Bartholomeum de Zanis de Portesio); “Habes in hoc volumine lector optime diuina Lactantii Firmiani opera nuper accuratissime castigata: graeco integro adiuncto:... Eiusdem Epitome. Carmen de Phoenice. Carmen de Resur. Domini. Habes etiam Ioan. Chry. de Eucha. quandam expositionem & in eandem materiam Lau. Vall. sermonem. habes Phi. adhorationem ad Theodo. & adversus gentes Tertul. Apologeticum, Venetiis: arte & impensis Ioannis Tacuini fuit impressum,); “Retoricae breviarium ab optimis utriusque linguae auctoribus excerptum”; “Liber de rebus per epistolam quaesitis. Henr. Stephani Tetrastichon de hoc Iani Parrhasij alijsque quibus poetas illustrauit libris... Adiuncta est Francisci Campani Quaestio Virgiliana” (excudebat Henricus Stephanus, illustris viri Huldrichi Fuggeri typographus, Davide Andreotti, Storia dei cosentini” (Napoli, Marchese); Ugo Lepore, «Per la biografia’ Biblion,  Francesco D'Episcopo, Fondatore dell'Accademia Cosentina, Cosenza: Pellegrini, A. Frugiuele, Dubbi ed ipotesi sui suoi natali, in Il Letterato: rassegna di letteratura, arte, scuola fondata e diretta da Pellegrini, Accademia Cosentina Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Indice. A quibus primumd C inventa rhetorica et celebrata; qualis primu apud athenienses e!o^ quentia e usus ac stadium; quale primu apud romanos; quid sit rhetorica, quid inter rhetorica et Dialc<fh*«» AnFSietoricaiitars, quod utilis sit rhetorica; Sit 'nc ars necessaria; Quae praeftarc oporteat rhetorica; Qualeseifedel eant Rhetoriesecan didati Quae fdre eos oporteat ti»it; quod sit officium rhetoricae; quidintero fficiumdC finem; quis rhetoricae finis; quae materia; De ciuilib quadfaonibus, SC earuhi generibius; De circunftanda quae facithypOi» , the fim; De tribus generibus caufar; partes Rhetoricae qumqi; De muenrione. Zo; Qufcotrouerfiaeno confidat zi^4z De conftitutionc* zz»4^ Quotfint coftiturioncs, etquf; De ftatucomecdurah» De datu deiinitiuo. De datu generali De datu tranflarivo Ex plurib conditutionibus quomcH do prmdpale quisinuemat Quae caufa dmplexfit iuneda^ quae con^ zp.do De quaedione, ratione, iudicatione &nrmamento, partes orationis; De genere deliberativo; Genus Demondratiuunit; Genus ludiciale. Figlio da Tommaso, giureconsulto e consigliere del Senato napoletano, e Pellegrina Poerio. Ha come primo maestro Pedacio, che lo avvia alla conoscenza del latino. Si trasfere a Lecce, dove il padre e stato nominato governatore, e intraprese lo studio del greco sotto la guida di S. Stiso. Si reca Corfù per frequentare la scuola di Mosco, dove perfeziona la conoscenza del greco. Rientrato a Cosenza, frequenta le lezioni di T. Acciarini. Ha certamente una formazione giuridica, sollecitata dal padre, di cui resta traccia nel “Vocabularium legale” (Napoli, Biblioteca nazionale), un elenco alfabetico di quesiti giuridici tratti dai giureconsulti antichi. Ma l’interesse per il diritto e le istituzioni politiche antiche deriva a P. anche dalla frequentazione di Pucci, allievo di Poliziano a Firenze, attivo a Napoli. Si trasfere a Napoli ma i suoi contatti con Pucci e con l’ambiente culturale napoletano risalivano a qualche anno prima. Invitato a tenere lezioni sulle “Silvae” di Stazio e nell’occasione pronuncia l’orazione “Ad patricios neapolitanos”, nella quale elogia G. Pontano. Alla frequentazione dell’ambiente pontaniano risale probabilmente l’adozione del nome latino Aulus Ianus Parrhasius.  Nominato da Ferdinando I d’Aragona maestro di camera e ricoprì incarichi nella cittadina calabrese di Taverna e a Lecce. E in rapporti di amicizia con Ferdinando II (Ferrandino), come evidenziano una lettera a lui indirizzata e l’epicedio in versi per la morte della madre, Ippolita Maria Sforza. È probabile che segue Ferrandino nella fuga da Napoli occupata da Carlo VIII ( e poi nella riconquista del Regno. Dopo la morte di Ferrandino e la salita al trono di Federico I si trova coinvolto in intrighi di corte e prefere abbandonare Napoli per trasferirsi a Roma. Arrivato a Roma  segue le ultime lezioni di P. Leto e si lega a T. Inghirami, che gli fa assegnare l’insegnamento di oratoria nello studio romano. In seguito all’uccisione di due suoi allievi, implicati nelle trame che accompagnarono il pontificato di Alessandro VI, decide di abbandonare Roma e di trasferirsi a Milano.  Nella città lombarda trova alloggio e occupazione nella scuola di Minuziano. Collabora ad alcune edizioni date alle stampe da Minuziano e scrisse epigrammi contro due suoi avversari, G. Ferrari, docente di eloquenza nella scuola milanese, e il corso Damiano Nauta. Si trasfere presso Cotta, che gli dette l’opportunità di aprire una scuola propria e che forma con lui un sodalizio editoriale. L’allontanamento da Minuziano provoca polemiche e scambi d’accuse, di cui danno testimonianza le tre orazioni di Parisio in Alexandrum Minutianum. Sposa Teodora Calcondila, figlia dell’ateniese Demetrio, che insegna greco a Milano. Furono allievi di Parisio a Milano, oltre a Cotta, anche il figlio di Demetrio, Teofilo, Alciato, Giovio (che scrive su biografia nei suoi Elogia) e il figlio di E. Poncher, vescovo parigino all’epoca presidente del Senato milanese. Fu grazie a Poncher che ottenne la cattedra di eloquenza lasciata vacante da Ferrari, fuggito da Milano dopo la caduta di Ludovico. La polemica con Minuziano, dopo una temporanea ri-conciliazione, si riaccese in un contesto politico meno favorevole a lui, in seguito alla sostituzione del Poncher con Charles. A quest’ultimo Minuziano dedica l’edizione liviana data alle stampe,  per la quale P. accusa l’avversario di aver plagiato le proprie lezioni su questo autore. La polemica degenera in una campagna denigratoria nella quale Minuziano e affiancato da Ferrari, rientrato a Milano, Nauta e R. Panato da Lodi. Replica sotto lo pseudonimo di Furius Vallus Echinate in un opuscolo stampato a Legnano da G. Giacomo assieme con la ri-edizione del commento a Claudiano. Oggetto anche di un’aggressione fisica accetta l’offerta di Trissino, allievo di Calcondila e si trasfere a Vicenza. Pubblica numerosi saggi: il commento al De raptu Prosperpinae di Claudiano; i carmi di Prudenzio e il Carmen Paschale di Sedulio (ambedue nella tipografia di Guillaume la Signere e con il contributo della famiglia Cotta). Ancora presso Scinzenzeler e con una prefazione di C. Cotta, il “De viris illustribus urbis Romae”, una delle compilazioni tardo-antiche trasmesse sotto il nome di Aurelio Vittore, che attribue a Cornelio Nepote (nello stesso anno Minuziano pubblica lo stesso testo fra le opere di Svetonio); il “Libellus de regionibus urbis Romae” (tip. Scinzenzeler), una versione interpolata della “Notitia regionum urbis Romae” che attribusce a un inesistente Publio Vittore. Le iniziative editoriali sono accompagnate dalla ricerca di codici antichi: nell’edizione di Sedulio dichiara di aver utilizzato un antico codice scoperto in un monastero. A un codice di Parisio fa riferimento T. Calcondila nell’edizione di Valerio Massimo a Legnano da G. Giacomo con commenti dello stesso Parisio e di altri. Riusce a impadronirsi anche di alcuni dei manoscritti bobbiesi scoperti da G. Merula e attualmente nella Biblioteca nazionale di Napoli: i codici Lat. 1 e 2 utilizzati per le edizioni di testi grammaticali di Probo e altri autori pubblicate a Milano da Scinzenzeler e Vicenza  da Zeno), e il IV.A.8 contenente l’“Ars grammatica” di Carisio, pubblicata da Ciminio (Napoli, G. Sultzbach). I tre codici sono custoditi nella Biblioteca nazionale di Napoli. L’attività editoriale prosegue a Vicenza, con la collaborazione della tipografia dei Ca’ Zeno. Pubblica una raccolta di clausule ciceroniane tratte dalle familiari, un manuale di retorica e la citata raccolta grammaticale. Non fa in tempo a pubblicare il “De rebus per epistolam quaesitis”, una raccolta di notazioni filologiche in forma epistolare incominciata a Milano e a cui dette forma editoriale a Vicenza. Il suo nome si legge anche nell’edizione di Lattanzio stampata a Venezia da Tacuino, ma non è chiaro se egli abbia realmente contributo a questa edizione. Le sue note ai primi due libri dell’ “Eneide” sono inclusi nell’edizione virgiliana stampata nel a Milano da Scinzenzeler.  Arrivato a Vicenza pronuncia “Ad municipium Vicentinum” e tenne corsi fino all’anno successivo. E ad Abano, per curare la podagra di cui soffriva. In seguito alle vicende seguite alla sconfitta di Venezia ad Agnadello si trasfere dapprima a Padova e poi Venezia, ospite da Michiel. Vaglia la proposta di insegnamento offertagli dalla città di Lucca, ma qualche mese dopo preferì abbandonare Venezia per la Calabria, dove arriva nel giugno dopo una sosta di alcuni mesi a Napoli, dove e accolto da A. Seripando e da altri sodali dell’Accademia Pontaniana. All’attività svolta a Cosenza viene fatta risalire quella che in seguito verrà denominata l’Accademia cosentina. Insegna ad Aiello, quale precettore dei figli del conte Siscari. Nella scuola di Taverna tenne corsi su Plauto e sui grammatici. E a Pietramala, dove apprese dal cognato Basilio Calcondila che Leone X gli assegna un incarico di insegnamento presso lo Studio romano (oltre a Calcondila, l’incarico era stato raccomandato al pontefice da Inghirami e Lascari).  Arrivato a Roma  tenne i corsi. Ottenne da Leone X la dispensa dall’insegnamento e una pensione. Progetta di trasferirsi a Napoli, grazie a un legato d’Aragona, ma le precarie condizioni di salute lo indussero a raggiungere Cosenza, dove muore. Oltre all’edizione carisiana di Ciminio, anche altri pubblicarono inediti di Parisio. Suo figlio da alle stampe a Napoli le lettere inviategli dal maestro, ma la stampa è attualmente irreperibile. Ne resta una copia manoscritta nel codice della Biblioteca dei girolamini di Napoli. IMartirano pubblica a Napoli (G. Sultzbach) il suo commento all’Ars poetica di Orazio. Il “De rebus per epistolam quaesitis” e pubblicato da Estienne II, che nella prefazione lo presenta come il maggiore umanista della recente generazione, un giudizio ripetuto ancora da Sabbadini. Vennero date alle stampe anche le sue esegesi alle Heroides (Venezia, Tacuino) e le Metamorfosi di Ovidio e la “Pro Milone” di CICERONE. Lascia in eredità a Seripando l’ingente biblioteca raccolta negl’anni precedent. Essa contava, nell’inventario redatto dopo la morte, fra codici e libri, molti con annotazioni dell’umanista. Seripando li lascia in eredità al fratello, il cardinale Girolamo. La biblioteca passa poi al convento napoletano di S. Giovanni in Carbonara, subendo perdite e dispersioni. Il nucleo più consistente è conservato nella Biblioteca nazionale di Napoli. Parte degli inediti parisiani (lettere, orazioni, prolusioni) sono stati pubblicato da Iannelli e Lo Parco. Il De rebus per epistolam quaesitis, a cura di L. Ferreri, Roma. Fonti e Bibl.: Iannelli, De vita et scriptis Auli Iani Parrhasii Commentarius, Napoli; Parco, Studio biografico-critico, Vasto; Sabbadini, Le scoperte dei codici latini, Firenze, passim; F. Lo Parco, P. e Alciato, in Archivio storico lombardo; Due orazioni nuziali inedite, Messina; Lepore, Per la biografia, Biblion; M. Ferrari, Le scoperte a Bobbio in Italia medievale e umanistica,  M. Manfredini, L’inventario della sua biblioteca,  in Rendiconti dell’Accademia di Architettura, lettere e belle arti di Napoli; C. Tristano, La biblioteca di un umanista calabrese, Manziana,  Lauletta, Un inedito: la Praefatio in Flaccum, in AION, Sezione filologico letteraria; L. Munzi, Prassi didattica e critica del testo in alcune prolusioni inedite, in Studi umanistici piceni, Parrhasiana, I, a cura di Rosa et al., Napoli, Parrhasiana, II, a cura di Abbamonte et al., in AION, Sezione filologico letteraria, XXIV, M. Paladini, Appunti su Parrasio maestro, in Vichiana, Parrhasiana, III, a cura di G. Abbamonte et al., in AION, Sezione filologico letteraria, D. Pattini, Preliminari per un’edizione del commento di P. alla Poetica di Orazio in Filologia e critica, L. Ferreri, L’influenza di Pucci nella sua formazione in Valla a Napoli, a cura di Santoro, Pisa. Aulius Ianus Parrhasius. Aulio Giano Parrasio. Parisio. Keywords: implicatura, implicatura retorica, Cicerone, filosofia italiana, gl’antichi romani, Livio, Catullo, Orazio, Cicerone, Stazio, l’oratoria, il gusto per l’antico in Italia. PARRHASIANA, Vico, Sabbaldini sull’importanza da Parisio, grammatica speculativa, grammatica modista, ars grammatica, probo, la grammatica, la dialettica e la retorica --.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parisio” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Parmisco: la diaspora di Crotone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico Favorino says that the Pythagorean Parmisco (he spells the name Parmenisco) frees Senofane from slavery – Grice: “Which was the inspiration for Robin Maugham’s The Servant!” --.

 

Grice e Parrini: l’implicatura conversazionale -- implicare, impiegare, interpretare – filosofia italiana – Luigi Speranza (Castel’Azzara). Filosofo italiano. Grice: “Italians are supposed to be non mainstream and go ‘off the beaten road’ – Parrini proves they shouldn’t!” Professore a Firenze, membro di svariate istituzioni scientifiche internazionali e del comitato scientifico di alcune riviste filosofiche italiane e straniere e condirettore della collana "Epistemologica" pubblicata dall'editore Guerini e associati, fu segretario nazionale del Comitato dei dottorati di ricerca in Filosofia, nonché Presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica. Fu invitato a tenere lezioni e conferenze in Italia, in vari paesi europei, in Argentina e negli Stati Uniti d'America. Insieme a Roberta Lanfredini organizzò un Corso di perfezionamento in Epistemologia generale e applicata che si tiene, con cadenza biennale, a 'Firenze. Si occupò di filosofia analitica contemporanea, dell'epistemologia di Kant e di Husserl, di vari aspetti del pensiero scientifico e epistemologico, della filosofia italiana del Novecento. Sin dai primi lavori ha sviluppato una nuova interpretazione del positivismo logico e dei suoi rapporti con il convenzionalismo e la filosofia kantiana la quale, in seguito, ha trovato ampia conferma a livello internazionale. In campo epistemologico, i suoi maggiori interessi vanno al tema del realismo, alla problematica della conoscenza a priori, alla giustificazione epistemica e alla metodologia della ricerca storico-filosofica. Nel volume Conoscenza e realtà avanzò una prospettiva filosofica cui dette il nome di "filosofia positiva" e della quale sviluppò le implicazioni circa i rapporti con l'ermeneutica, lo statuto epistemologico della logica e la natura della verità. Lasciò più di un centinaio di pubblicazioni. Saggi: “Linguaggio e teoria: analisi filosofica” (Nuova Italia, Firenze); “Una filosofia senza domma: materiali per un bilancio dell'empirismo,” – Grice: “I can’t see why Parrini is afraid of a dogma; Strawson and I loved them – and he knows it – he totally misunderstands us when he thinks we are into ‘reductionism’! But at least he cares to call me Herbert, as I never myself did! Don’t Italians know abbreviations?! H. P.!” – “In difesa di un domma” -- Mulino, Bologna, “Empirismo logico e convenzionalismo,” (Angeli, Milano); “Conoscenza e realtà: positivismo” (Laterza, Roma-Bari); “Dimensioni della filosofia. Filosofia in età antica – antica filosofia italica (Mndadori, Milano); “L'empirismo logico, Carocci, Roma); “Filosofia e scienza nell'Italia del Novecento. Figure, correnti, battaglie” (Guerini, Milano) – Grice: “Gentile was right when he distinguished between classical liceo and the rest! We don’t need no scientific education, we don’t need no thought control!” – “Fare filosofia, oggi” (Carocci, Roma). Note  "lanazione",  Scheda docente presso il Dipartimento di filosofia dell'Università degli Studi di Firenze, su philos.unifi. P. in SWIFSito web italiano per la filosofia, su lgxserver.uniba. Lo studio del riferimento in Quine, “Rivista di filosofia” Da Quine a Katz, I, “Rivista critica di storia della filosofia” [= Rcsf], "Vero" come espressione descrittiva, Rf, Da Quine a Katz, II, Rcsf, Di alcuni problemi di filosofia della logica, Rf, Recensione di R. G. Colodny, The Nature and Function of Scientific Theories. Essays in Contemporary Science and Philosophy (Pittsburgh), Rcsf, Recensione di M. Serres, Le Système de Leibniz et ses modale mathèmatiques, Paris, Rcsf, Recensione di N. Rescher, Essays in Philosophical Analysis (Pittsburgh), Rcsf, 2 Recensione di Papanoutsos, The Foundations of Knowledge (English edition with an Introduction of J. P. Anton, New York), Rcsf,  Il carattere dei giudizi esistenziali e alcuni problemi dell'empirismo, in Atti del XXIV Congresso Nazionale di Filosofia: Bilancio dell'empirismo contemporaneo, Roma, Società Filosofica Italiana: Recensione di M. Bunge (ed.), Exact Philosophy. Problems, Tools and Goals (Dordrecht), Rcsf, Sulla traduzione italiana di "The Development of Logic" di Kneale, Rcsf,  Linguaggio e teoria. Due saggi di analisi filosofica, Firenze, La Nuova Italia, Per un bilancio dell'empirismo contemporaneo: contributo alla storia del positivismo logico, Rcsf, Edizione, con Introduzione, di A. N. Whitehead e B. Russell, Introduzione ai "Principia Mathematica", Firenze, La Nuova Italia  Recensione di Popper, Objective Knowledge. An Evolutionary Approach (Oxford), Rcsf, Recensione di J. Danek, Les Projets de Leibniz et de Bolzano: deux sources de la logique contemporaine (Laval, Quèbec), Rcsf, Le rivoluzioni scientifiche, nella serie radiofonica a c. di Paolo Rossi "Storia delle idee", Rai 3, Scienza e filosofia nell'Ottocento: la scoperta del concetto di energia, nella serie radiofonica a c. di Paolo Rossi "La scienza e le idee", Rai  Recensione di W. V. Quine, I modi del paradosso e altri saggi (Milano), Rcsf, Filosofia e scienza nella cultura tedesca del Novecento, in Storia della filosofia, diretta da M. Dal Pra: La filosofia contemporanea: il Novecento, Milano, Vallardi: 2Materialismo e dialettica in Geymonat (in collaborazione con Mugnai), Rf,– Linguistica generativa, comportamentismo, empirismo,"Studi di grammatica italiana", Tutte le parole per definire la realtà (a proposito del Convegno fiorentino I livelli della realtà), "L'Unità", Fisica e geometria dall' Ottocento ad oggi [Antologia di testi introdotti e commentati], Torino, Loescher: Analiticità e teoria verificazionale del significato in Calderoni, Rcsf, Una filosofia senza dogmi. Materiali per unbilancio dell'empirismo contemporaneo, Bologna, il Mulino  Introduzione a Quine, Logica e grammatica, Milano, Il Saggiatore: Scienza, vita e valori (con lettura di testi di A. Huxley e brani dal Quartetto per archi n. 15, op. 132 di L. van Beethoven) per la serie radiofonica a c. di Massimo Piattelli Palmarini, Rai 3, Lettera di risposta a M. Pera, Rovesciando si impara . "L'Espresso",  – Scienza e filosofia: diamo a ciascuno il suo, “La Stampa”. Recensione di Cohen, Feyerabend, Wartofsky (eds.), Essays in Memory of Imre Lakatos (Dordrecht), Rscf, Recensione di Harrè Introduzione alla logica delle scienze (Firenze), Rcsf,  Recensione di S. Lunghi, Introduzione al pensiero di K. Popper (Firenze), Rcsf, Empirismo logico e convenzionalismo, Milano, F. Angeli  Edizione, con Introduzione, di H. Reichenbach, Relatività e conoscenza a priori, Bari, Laterza, Popper indeterminista (Recensione di Popper, Poscritto alla logica della scoperta scientifica, Milano), “L'Indice [dei libri del mese]”, Edizione, con Introduzione, di Reichenbach, Da Copernico a Einstein, Bari, Laterza:  Recensione di T. Nickles, Scientific Discovery, Logic and Rationality e Scientific Discovery. Case Studies (Dordrecht), Rsf [= Rivista di storia della filosofia; già Rcsf], L’ultimo Preti e i suoi corsi universitari, "Quaderni dell'Antologia Vieusseux", Empirismo logico, kantismo e convenzionalismo, "Paradigmi", Edizione, con Introduzione, di Schlick, Forma e contenuto, Torino, Boringhieri, Recensione di A. J. Baker, Australian Realism. The Systematic Philosophy Anderson (Cambridge), Rsf, L'antidoto degli elettroni (Recensione di Hacking, Conoscere e sperimentare, Bari), "L'Indice", Preti teorico della conoscenza, Annali del Dipartimento di Filosofia dell'Università di Firenze,  (anche in Il pensiero di Giulio Preti nella cultura filosofica del Novecento, a c. di Minazzi, Milano, Angeli: Filosofia italiana e neopositivismo, Rf (also in Filosofia italiana e filosofie straniere nel dopoguerra, a c. di Rossi e Viano, Bologna, il Mulino: Vogliamo le prove (Recensione di A. Grünbaum, I fondamenti della psicoanalisi, Milano), "L'Indice" La psicoanalisi nella filosofia della scienza, Rsf, A ciascuno il suo sombrero (Recensione di P. [Paolo] Rossi, Paragone degli ingegni moderni e postmoderni, Bologna), "L'Indice", Sulla teoria kantiana della conoscenza: verità, forma, materia, in Kant, Bologna, Zanichelli, Tra empirismo e kantismo (recensione di G. Preti, Lezioni di filosofia della scienza, Milano e Lecis, Filosofia, scienza, valori. Il trascendentalismo critico di Preti, Napoli), "L'Indice", Induzione, realismo e analisi filosofica, Rsf, Ancora su filosofia e storia della filosofia, Rsf, Scienza e filosofia, Parte Quinta della Storia della filosofiadiretta da Pra: La filosofia nella prima metà del Novecento, II edizione, Padova, Piccin Nuova Libraria: Scienza e Filosofia nella cultura tedesca,  Empirismo logico e filosofia della scienza: Con Carnap oltre Carnap. Realismo e strumentalismo tra scienza e metafisica, Rf, Nota introduttiva a Evert W. Beth, Sulla distinzione kantiana tra giudizi sintetici e giudizi analitici, "Iride", Recensione di Sahlin, The Philosophy of Ramsey(Cambridge), Rsf, Il pensiero peregrinante di un monaco mancato (recensione di Lyotard, Peregrinazioni. Legge, forma, evento, Bologna), L'Indice, Ma Madonna non è Kant (a proposito del Convegno del Centro fiorentino di Storia e Filosofia della scienza “Kant e l'epistemologia contemporanea”,"Il Sole 24 Ore", Origini e sviluppi dell'empirismo logico nei suoi rapporticon la filosofia continentale. Alcuni testi inedita; Presentazione di R. Lanfredini, Husserl. La teoria dell'intenzionalità. Atto, contenuto, oggetto, Bari, Laterza – Reichenbach, la teoria della relatività e la problematica dell'a priori in Dagli atomi di elettricità alle particelle atomiche. Problemi di storia e filosofia della fisica tra Ottocento e Novecento, a c. di S. Petruccioli, "Lezioni Galileiane", Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, Conoscenza e realtà. Saggio di filosofia positiva, Bari, Laterza, L'insegnamento medio della filosofia in Italia. Alcune considerazioni scientifico-culturali, Rsf, Intervento/intervista sull'insegnamento della filosofia nella Scuola media superiore, "Corriere della Sera", Intervento/intervista sul X Congresso Internazionale  della Union of History and Philosophy of Science, F. Bordogna, Neopositivisti rivalutati al congresso, "il Sole-24 Ore",  Filosofi, vi esorto alla Bosnia, "L'Indice", Mito e scienza in Ernst Cassirer. Considerazioni introduttive, in Mito e scienza in Ernst Cassirer, a c. di Parrini, in “Annali del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze”, Perchè è scorretto (moralmente) dire che è uno di noi [Intervento sul Documento del Comitato nazionale di bioetica sulla sperimentazione sull'embrione], "il Sole 24 Ore", Con i “continentali” il dialogo è aperto, “il Sole 24 Ore”, Filosofia e storia della filosofia, in Filosofia analitica oggi, “Informazione filosofica”, Le origini dell’epistemologia, in Storia della filosofia, a c. diP. [Pietro] Rossi e C. A. Viano, L’Ottocento, Bari, Laterza: Immanenz gedanken e conoscenza come unificazione. Filosofia scientifica e filosofia della scienza, Rsf, Realismo, scetticismo e analisi filosofica [Risposta a P. Leonardi], “Paradigmi”, Intervento in “Il documento dei Quaranta”: risposte e considerazioni, “L’informazione filosofica”, Per un sapere senza assoluti su Neurath, “il Sole 24 Ore”, La mia terza via nella ragnatela di concetti e credenze, “Letture”, Presentazione e Curatela con Egidi di Forme di argomentazione razionale, “Paradigmi”, Ermeneutica ed epistemologia, “Paradigmi”, Presentazione e Curatela con Marconi e M. Di Francesco, Filosofia analitica. Prospettive teoriche e revisioni storiografiche, Milano, Guerini, Dell'incertezza, ovvero del "non raccapezzarsi" [su S. Veca, Dell'incertezza. Tre meditazioni filosofiche, Milano], "Iride", Sull'insegnamento della filosofia nella scuola media superiore riformata, Rsf, Aggiornamento delle voci Causalità, Convenzionalismo, Teoria scientifica, Verità, Dizionario di Filosofia, di N. Abbagnano, terza edizione aggiornata e ampliata da Fornero, Torino, Pomba, Io difendo gli epistemologi, "Letture", Sulle vedute epistemologiche di Enriques (e di Croce), Rsf, Una risposta laica alla fine degli assoluti [Intervento nel dibattito sul nichilismo], "il Sole 24 Ore",  La filosofia è ancora motore di progresso [Intervento nel dibattito sulla riforma dell'università], "il Sole 24 Ore", Filosofia delle occasioni mancate [Intervento nel dibattito sulla riforma dell'università], "il Sole 24 Ore", Il conoscere tra filosofia e scienza, in Atlante del Novecento, 3 voll., con la direzione di Gallino, Salvadori, Vattimo, Torino, Pomba: Il declino delle certezze. Un secolo e le sue immagini: Metafisica e filosofia analitica, in Annuario di filosofia: Corpo e anima. Necessità della metafisica, Milano, Mondadori: Ancora sul convegno fiorentino della SFI, Lettera alla Rst, Crisi del fondazionalismo, giustificazione epistemica e natura della filosofia, "Iride" La 'terza via' della filosofia positiva, in AA. VV., La navicella della metafisica. Dibattito sul nichilismo e la 'terza navigazione', Roma, Armando: Internet non è fatto per i ‘verofobi’, "il Sole 24 Ore",  Empirismo logico, tutta un'altra storia, "il Sole 24 Ore", La verità (Discussione di Paolo Parrini e Marco Messeri), "Palomar",  Una risposta laica alla fine degli assoluti, in Nichilismo Relativismo Verità. Un dibattito, a c. di V. Possenti e A. Massarenti, Rubbettino, Soveria Mannelli: Epistemologia, filosofia del linguaggio e analisi filosofica, in La filosofia italiana in discussione, a c. di F. P. Firrao, Milano, Paravia e Bruno Mondadori, Dimensioni scientifiche e filosofiche della conoscenza. Una panoramica introduttiva, in "Annali del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze": Miserie dell'epistemologia italica, in Scienza Dossier, "il Sole 24 Ore", Sapere e interpretare. Per una filosofia e un’oggettività senza fondamenti, Milano, Guerini, Conoscenza e cognizione. Tra filosofia e scienza cognitiva, Milano, Guerini, Il ‘dogma’ dell’analiticità cinquant’anni dopo. Una valutazione epistemologica, in Conoscenza e cognizione, Dimensioni della filosofia, vol. I: Filosofia in età antica, Milano, Mondadori Università (in collaborazione con Simonetta Parrini Ciolli Incompreso, o quasi, dagli Americani [K. R. Popper: “Il più grande epistemologo mai esistito?”], in Karl Popper oggi. A cento anni dalla nascita, “Reset”, L’empirismo logico. Aspetti storici e prospettive teoriche, Roma, Carocci, Popper e Carnap su marxismo e socialismo, “Nuova Civiltà delle Macchine”, Filosofia e scienza in Enriques, “Nuncius. Annali di storia della scienza”, Più realista dell’empirismo [Ricordo di Wesley C. Salmon], "il Sole 24 Ore", Crisi dell’evidenza e verità: due modelli epistemologici a confronto, in La questione della verità. Filosofia, scienze, teologia, a c. di Possenti, Roma, Armando: Filosofi italiani allo specchio: Paolo Parrini, “Bollettino della Società Filosofica Italiana”,  Reason and Perception. In Defense of a Non-Linguistic Version of Empiricism, in Logical Empiricism. Historical and Contemporary PerspectivesNota su Valore, Due convegni su Giulio Preti a trent’anni dalla scomparsa, Rsf, Il pensiero filosofico di Preti, ed. by P.  and L. M. Scarantino, Milano, Guerini: Presentazione by P.  and Scarantino), Preti filosofo dei valori, in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Preti: ‘A Crossing of the Ways’, in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Il pupazzo di garza: alcune riflessioni epistemologiche, in Il pupazzo di garza, Papini e Tringali, Firenze, Tra kantismo ed empirismo, in Scienza e conoscenza secondo Kant. Influssi, temi, prospettive, a c. di Moretto, Padova, il Poligrafo, Recensione di Preti, Écrits philosophiques (Paris), “Les Études philosophiques”, nPreti nella filosofia italiana della seconda metà del Novecento, in Giulio Preti filosofo europeo, a c. di Alberto Peruzzi, Firenze, Leo S. Olschki: L’insegnamento della filosofia tra identità disciplinare e rapporto con gli altri saperi, in Rinnovare la filosofia nella scuola, a c. di L. Handjaras e Firrao, Firenze, Clinamen: Su alcuni problemi aperti in epistemologia, “Iride”, Filosofia e scienza nell’Italia del Novecento.Figure, correnti, battaglie, Milano, Guerini A due secoli da Kant: conoscenza, esperienza, metafisica della natura, in Itinerari del criticismo. Due secoli di eredità kantiana, a c. di Ferrini, Napoli, Bibliopolis: L’epistemologia di Popper e il “dilemma pascaliano” di Duhem, in Riflessioni critiche su Popper, a c. Chiffi e Minazzi, Milano, Franco Angeli: Verità e realtà, in La verità. Scienza, filosofia, società, a c. di Borutti e L. Fonnesu, Bologna, il Mulino: Generalizzare non serve [titolo redazionale per Patti chiari, amicizia lunga], “L’Indice dei libri del mese”, risposta alla recensione di Massimo Ferrari. Quale congedo da Kant?, in Congedarsi da Kant?, Ferrarin, Pisa, ETS, Quale congedo da Kant? Replica a una replica di Ferraris, in epistemologica.it /images/stories/ /Note%20e%20 Discussioni/ Quale%20congedo %20da%2 0kant.     Filosofia e scienza, in Pianeta Galileo a c. di Peruzzi, Firenze: I filosofi e la scienza: da Kant ad Einstein, in Pianeta Galileo, Peruzzi, Firenze: La filosofia della scienza in Italia, in Pianeta Galileo Peruzzi, Firenze: A priori materiale e forme trascendentali della conoscenza. Alcuni interrogativi epistemologici, in A priori materiale. Uno studio fenomenologico, a c. di R. Lanfredini, Milano, Guerini Fra nichilismo e assolutismo. Alcune riflessioni metafilosofiche, “Iride”,  L’a priori nell’epistemologia di Preti, Rsf, Analiticità e olismo epistemologico: alternative praghesi, in Le ragioni del conoscere e dell’agire. Scritti in onore di Rosaria Egidi, a Calcaterra, Milano, Angeli: A proposito di offerte filosofiche, in F. D’Agostini, Mari, P., La priorità del male e l’offerta filosofica di Veca, “Iride” Revisione delle Voci: Broad, Causa, Causalità, Empiriocriticismo per l’Enciclopedia filosofica, a c. del CentroStudi Filosofici di Gallarate, Milano, Bompiani Voci: Circolo di Berlino, Costruttivismo, de Finetti,Empirismo logico, Fisicalismo, Pap, Reichenbach per l’Enciclopedia filosofica, a c. del Centro Studi Filosofici di Gallarate, Milano, Bompiani La filosofia della scienza in Italia, Intervista a c. di Duccio Manetti per il Pianeta Galileo popparrini html Scienza e filosofia oggi, Intervista a c. di Duccio Manetti, in Humana. mente, unifi. bibfil/humana. mente/ Quine e Carnap su analiticità e ontologia: una valutazione critica, in Questioni di metafisica contemporanea, a c. di Chiodo e Valore, Milano, Castoro. L’approccio teorico-problematico nell’insegnamento della Filosofia, in Insegnare Filosofia. Modelli di pensiero e pratiche didattiche, a c. di Illetterati, Torino, Pomba: Presentazione di Luca M. Scarantino, Preti. La costruzione della filosofia come scienza sociale, Milano, Mondatori: i070 Il convenzionalismo epistemologico al di là dei problemi geocronometrici, “Rsf”, Bisogna conoscere il passato per orientarsi nel futuro? Risposta a Marco Santambrogio, “Iride”, Per la verità, ancora una volta [su Marconi, Per la verità. Relativismo e filosofia, Torino] “Iride”,  Mente, verità e razionalità. Tre modelli epistemologici a confronto, in Razionalità, verità e mente, a c. Lorenzo Ajello, Milano, Mondadori:  Spirito positivo e filosofia italiana, in Il positivismo italiano: una questione chiusa?, a c. di Bentivegna, F. Coniglione, Magnano San Lio, Acireale-Roma, Bonanno, Intervento alla Tavola Rotonda: Il positivismo italiano: una questione chiusa?, in Il positivismo italiano: una questione chiusa?  La rivista “Epistemologia” tra logica, scienza e filosofia, in La cultura filosofica italiana attraverso le riviste: Giovanni, Milano, Angeli: Intervista in occasione del conferimento del Premio Preti a c. di Maionchi e Manetti: interviste_p. html   (Autopresentazione), in Storia della filosofia dalle origini a oggi, Filosofi italiani contemporanei, Antiseri e Tagliagambe, Le grandi opere del Corriere della sera, RCS libri, Milano, Bompiani: Il pensiero di Preti e la sua difficile eredità, in Pianeta Galileo a c. di Peruzzi, Firenze: La scienza come ragione pensante, Lectio Magistralis tenuta in occasione del conferimento del Premio Preti  in Pianeta Galileo a c. di Peruzzi, Firenze Verità e razionalità in una prospettiva positiva, “Annuario filosofico”, Milano, Mursia, Il principio di verificazione nell’empirismo logico, in Portale Internet della Treccani, in aula/scienze umane e_sociali/ verita_ della_ scienza/ parrini. html Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma Scienza e Filosofia, in Pianeta Galileo a c. di Peruzzi, Firenze, Relativismo e oggettività. Il peso dell’esperienza, in Metafisica, persona, cristianesimo. Scritti in onore di Possenti, Goisis, Ivaldo, Mura, Roma,Armando,  Epistemologia [Kant e l’epistemologia], in L’universo kantiano. Filosofia, scienze, sapere, a c. di Besoli, C. La Rocca, R. Martinelli, Macerata, Quodlibet: L’esperienza neoilluminista nello specifico pretiano, in Impegno per la ragione. Il caso del neoilluminismo, Tega, Bologna, il Mulino Integrazione della Corrispondenza Pra-P. del Fondo Pra Università di Milano: %20 Dal PraParrini.    Laggiù dove tutto è possibile (davvero), in Isole del pensiero. Arnold Böcklin, Giorgio de Chirico, Antonio Nunziante, a c. di Faccenda, Milano, Electa Mondadori: Metafisica, sì, ma quale metafisica?, in Isole del pensiero. Böcklin, Chirico, Antonio Nunziante, a c. di Faccenda, Milano, Electa Mondadori:  Il valore della verità, Milano, Guerini, Dimensioni epistemologiche del kantismo, in Continenti filosofici. La filosofia analitica e le altre tradizioni, Caro e S. Poggi, Roma, Carocci:  Scienza e filosofia: eredità del passato, prospettive per il futuro, in Una storia delle scienze. Discussioni e ricerche, Atti del Convegno: “Orizzonti e confini nella ricerca epistemologica” (Centro Congressi della Sapienza, Università di Roma, Facoltà di Sociologia), Rinzivillo, Roma, La Sapienza: Relativismo, peso dell’esperienza e valore della verità, in “Diritto e Questioni Pubbliche”  diritto equestionipubbliche.org //mono%2 0II%20-%20 Filosofia e scienza in Italia nell’età del positivismo, Portale Treccani  Croce ha accentuato il nostro ritardo culturale?, “Il Riformista”, La pittura come scrittura filosofica. De Chirico e la metafisica, in La questione dello stile. I linguaggi del pensiero, a c. di Bazzani, Lanfredini, Vitale, Firenze, Clinamen: Fenomenologia ed empirismo logico, in Storia della fenomenologia, a c. di A. Cimino e V. Costa, Roma, Carocci, Salvare i fenomeni. Considerazioni epistemologiche sul caso Galileo, in Pianeta Galileo, A. Peruzzi, Firenze: Presentazione del Convegno internazionale su Preti per il centenario della nascita, in Pianeta Galileo a c. di Peruzzi, Firenze: Realismi a prescindere. A proposito di realtà ed esperienza,“Iride”, Lezione per le “Lectiones Commandinianæ” dell’Università di Urbino)     La scrittura filosofica, in La verità in scrittura, a c. di Bazzani, Lanfredini, Vitale, Firenze, Clinamen: Etica ed epistemologia, in Etica, libertà, vita umana. Commenti al saggio di P Donatelli, La vita umana in prima persona, “Politeia”, Verità e razionalità in una prospettiva positiva, in Filosofi italiani contemporanei, a c. di Riconda e Ciancio,Torino, Mursia: Presentazione del volume Sulla filosofia teoretica di Preti, a c. di L. M. Scarantino, Milano, Mimesis: A priori, oggettività, giudizio: un percorso tra kantismo, fenomenologia e neoempirismo. Omaggio a Preti, in Sulla filosofia teoretica di Giulio Preti, a c. di Scarantino, Milano, Mimesis Il problema del realismo dal punto di vista del rapporto soggetto/oggetto, in Realtà verità rappresentazione, a c. di Lecis, Busacchi, Salis, Milano, Angeli: Ontologia e epistemologia, in Architettura della conoscenza e ontologia, a c. di R. Lanfredini, Milano, Mimesis:  Kant e il problema del realismo, in Kant, a c. di Pettoello, “Nuova Secondaria”  “Esercizi Filosofici”, 1: Esercizi di equilibrio in filosofia, in A Plea for Balance in Philosophy. Essays in Honour of P. New Contributions and Replies, cur. Lanfredini e Peruzzi, Pisa, ETS: Discussione sulla materia: Una prospettiva epistemologica, “Aquinas: Rivista Internazionale di Filosofia”, Mach scienziato-filosofo, Introduzione a Mach, Conoscenza ed errore. Abbozzi per una psicologia della ricerca, Milano, Mimesis, Epistemologia e approccio sistemico. Qualche spunto per ulteriori riflessioni, “Rivista di filosofia neo-scolastica, Logical-Empiricism: an Austrian-Viennese Movement? Or an Unsolved Entanglement among Semantics, Metaphysics and Epistemology, “Paradigmi”, Fare filosofia, oggi, Roma, Carocci editore (v. Intervista: letture.org/fare-filosofia-oggi-paolo-parrini/)  Epistemologia e approccio sistemico. La dinamica della conoscenza e il problema del realismo, “Rivista di Filosofia Neo-Scolastica” Quine su analiticità e olismo. Una valutazione critica in dialogo con Nannini, in Dalla filosofia dell’azione alla filosofia della mente. Riflessioni in onore di Nannini, a c. di Lumer e Romano, Roma-Messina, Corisco Né profeti né somari. Filosofia e scienza nell’Italia del Novecento quindici anni dopo, “Filosofia italiana” Sulla filosofia degli analitici, in Prassi, cultura, realtà. Saggi in onore di Pier Luigi Lecis, a c. di V. Busacchi, P. Salis, S. Pinna, Milano, Mimesis: Scienza e arte, ovvero verità e bellezza, in TBA, a c. di P. Valore, in corso di stampa     2) Empirismo logico e fenomenologia. Uno snodo fondamentale della filosofia del Novecento, relazione su invito presentata all’International Conference “Experientia/Experimentum”, Napoli Filosofia e storia della filosofia: una prospettiva epistemica, relazione su invito presentata all’incontro “Filosofia e storia della filosofia: prospettive a confronto”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Esplicazione e rielaborazione dei concetti, in Metodi, stili e orientamenti della filosofia, a c. di R. Lanfredini, Carocci Editore, Roma, Paolo Parrini. Parrini. Keywords: implicare, interpretare, antica filosofia italica, Herbert Paul Grice, in difesa di un domma – indice to ‘filosofia eta antica’. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parrini” – The Swimming-Pool Library. Parrini.

 

Grice e Pascoli: l’implicatura conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Perugia). Filosofo italiano. Fisio-logia. Grice: “An excellent philosopher. He philosophised on the will, on the soul, and on a functionalist approach.” Filosofo. Lingua. Fratello di Leone P. Insegna a Roma e Perugia. Tiene dimostrazioni anatomiche mediante dissezione di cadaveri, come il suo collega e concorrente Andrea Vesalio. Intrattenne una vasta corrispondenza con intellettuali di tutta Europa.  Le sue opere filosofiche e scientifiche seguono i metodi di Descartes et Malebranche. I suoi trattati di metafisica, medicina e matematica esibiscono una filosofia coerente e metodico che dimostra la vitalità filosofica della cultura italiana del periodo. Saggi: “Del moto che nei mobili si rifonde per impulso esteriore”; “Nuovo metodo per introdursi ad imitazion de' geometri con ordine, chiarezza, e brevità nelle più sottili questioni di filosofia metafisiche, logiche, morali e fisiche” (Poletti, Andrea); “Del moto che nei mobili si rifonde per impulso esteriore, Salvioni, Giovanni Maria); “Del moto che ne i mobili si rifonde in virtù di loro elastica possanza” (Bernabò, Rocco); “Delle febbri teorica e pratica secondo il nuovo sistema ove tutto si spega per quanto e possible ad imitazione de gemetri”; “Il corpo umano o breve istoria dove con nuovo metodo si descrivono in comendio tuti gl’organi suoi ed I loro principali offij”; “De fibra mortice et morbosa nec non de experimentis ac morbis”; “Nuovo metodo per introdursi ad imitazione de geometri con ordine, chiarezza e brevita nelle piu sottil qestioni di filosofia logica, morale, e fisica. Osservazione teoretiche e pratiche inviate per lettere”; “Sofilo Molossio, pastore arcade PERUGINO e custode delg’ARMENTI AUTOMATICI in Arcadi gli difende dallo scrutinio ne che fa nella sua critica Papi” (Roma); “Anatome literarum sive palladis pervestigatio” (Roma); “SOFILO SENZA MASCHERA” (Roma); “Del moto che nei corpi si diffonde PER IMPUSLO ESTERIORE, trattato fisico matematico ad insegnare la possanza degli elementi quatro” (Roma); “Della natura dei NOSTRI PENSIERI e della natura con cui si ESPRIMONO. Riflessioni METAFISICHE” (Roma); “Del moto che nei mobile si rifonde in virtu di loro elastica possanza” (Roma); “De homine sive de corpore humano vitam habente ratione tam prospera tam afflictae valetudinis” (Roma); “Delle risposte ad acluni consulti sulla natura di varie infermita e la maniera di ben curarle con una notizia della epidemina insorta nel GHETTO GIUDEO di roma, e del congatio de’ buoi ne” (Roma); “Con una breve notizia del mal contagioso dei buoi”; “Opuscoli anonimi in difesa di Alessandro Pasocolo” – si credeno suoi soi. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Lalande, Dulac, Billy. Elogio. Bartelli, letto con Lic. de' Superiori decimo lustro il secondo a n no già corre, da che le suoi ceneri, filosofo perugino, sotto un'umi le sasso mute riposano in Roma, dalla Patria,ahi! pur troppo neglette. Qui nacque, quà si educa, quì sparse per decennale tempo i lumi della filosofia più sublime, insegnò ed esercitò qui Medicina. E celebratissimo perfino oltre Italia; e tanta gloria egli accrebbe alla perugina Medica Scuola, che forse questa per opera d'altrui a tanta rinoman za non 'mai pervenne : nulladimeno sulla di lui tomba alcuna corona di patrio lauro non siposò, nè del suo nome videsi ancor fregiato un'Elogio. Penso peraltro che Tu non debba di ciò do lerti , ora che siedi puro ed impassibile sull' eter no seggio dei Buoni; dacchè se vivente fosti il più fido seguace delle profonde dottrine del forte animo di Cartesio, forse oggi di averne auta pur anco comune la sorte oltre la tomba tu ti com . piaci Al vivere suo aprì Cartesio le luci nel bel suolo di Francia , e sulle scoscese balze di Svezia le chiuse e sebbene tornassero , dimandate le sue ceneri nelle Gallie, pure cento anni pas  opra il sesto decimo lustro Soprailsesto 0; sarono prima che di lui si leggesse un encomio. Il nostro Alessandro in Perugia nacque e Roma les ue ossar accolse, nè furono queste da'suoi concittadini manco desiderate; e solamente dopo   ottantadue anni, nella stessa sua patria, oggi al cun poco di lui si ragiona. Piacciavi, accademici valorosi, che io ne parli almeno ad onore di questa sua terra natale, ed'a gloria di quella medica fronda di cui venne meritissimamente il suo crine ricinto', che quì splendeva allora più ver de e più onorata. Nè voglio credere che siavi alcuno il quale reputi vana cosa questo mio dire; imperocchè, Lui laudando, essendomi dato di e sporre dottrine non'tutte convenevoli a' tempi ne quali si vive, ciò non torrà certamente che Egli non debba essere reputato grande Filosofo e som mo Medico: essendo che se lafilosofia e la medicina, o da meglio dire, se ogni umano sapere soggia cé par troppo a cangiamento coll'andare dei se coli, è cosa costante che la verità e l'errore só no di tutte le menti nostre retaggio ; sicchè tut ti i secoli e tutti gli uomini da non pochi lati si avvicinano sempre fra loro. Colprogrediredelsecolodecimo settimole scienze tutte di più chiara luce folgoreggianti,per la via progredivano del possibile loro migliora mento :Sciolto lo spirito umano dagli opprimen  . Se questo Elogio di Alessandro Pascoli potrà servire a qualche riparo del lungo silenzio in che ilsuo nome si stétte ; se a sprone di studiosa gioventù possa per buona ventura tornare, se del lo estinto encomiato e di Voi., dotti Colleghi, non tantoindegno riesca, al fine da me proposto lietamente mi stimerò pervenuto. O ti legami del Peripato, erasi finalmente avveduto della sua nobiltà; e la mente erasi accorta pote re da se stessa pensare . Sembrava che la natura tutta fosse giunta a tale momento di crisi, dalla quale aspettare si dovevano grandi cose e grandi uomini; e grandi cose e grandi uomini difatti si ebbero. Fra questimolti, fiorirono Dracke, Copernico, Ticone, Keplero, GALILEI, Bacone, e finalmente Cartesio, destinato dal cielo a compiere il bramato rinnovamento negli studii moltiplici della natura. Appena ilgrande Filosofo dell'Aja di chiarò al mondo intero non doversi alcuna cosa ritenere per vera , quando che non venga dimo,  strata per tale; appena disse'che la umana mente deve tutto in dubbiezza riporre, finchè alla cer tezza non sia pervenuta;'e di queste le fonda menta non che i caratteri stabilì ; lo studio ed il filosofare degliuomini dialtropiù nobilesplendo re si rivestirono. La geometria,la logica, lameta fisica, la fisica, e la medicina medesima in più stabile e più onoratá sede allora si collocarono . Il secolo diCartesio segnòmai sempre una delle e poche più luminose e memorande nella storia del l'umano intendimento, imperocchè ogni1 dotto partecipò del beneficio influssodi questo tempo; ed il nostro P. divenne Filosofo col divenire Cartesiano. Se non che non solo di Filosofia ma di medicina altresì ai nobilissimi studj sentissi da natura invitato; e cono scendo la forza del proprio genio, nol poterono. Comincia con Cartesio dal dubitare e quindi giunse a persuadere sè stesso , tro e  6 distrarre da quelli ne i solerti padri di gesú che accorti iniziandolo nelle regole del loro Istituto cercarono farne conquista.; nè il volere del padre il quale all'officio del foro il destinava. Vide egli bene assai per tempo come a corre merita mente il medico lauro, doveva alle filosofiche discipline tutto sè dedicare. Perchè la filosofia di ogni umano sapere è fondamento primiero. Accostumato come Cartesio a meditare più che a leggere, a pensare più che a parlare, medita sul le opera di quell sommo e le studia intensamente, facendosi propri i di lui principj , e tutta la filosoficacartesianatelasvolsee conobbe. Il discorso sul metodo, le metafisiche meditazioni, le regole per la ricerca del vero, il trattato sull’uomo di Cartesio sono a lui splendentissima face onde dirigersi nel difficile sentiero della filosofia. Cosi lo studio di questa precedette e quindi 'accompagna quello della medicina, non mai volendo egli l'uno dall'altro separare. Tra noi, ai giorni nostri tristissimi , sembra essere riserbato vedere non poca turba di gioventù male accorta gire in traccia di medica scienza senza lo inestinguibile lume del più retto filosofare, senza la conoscenza della natura , di sė medesimo, e perfino del proprio idioma nativo. Vergogna s o m ima di que'paesi e di que'tempi che vogliopsi dire illuminati! E per attribute diverse.Quin di dalla cognizione dell'Io personale passa a quella pe ressenza perfetta che è Dio. Traicanoni della filosofia cartesiana erayi quello di ritenere e gate si trovano le verità : donde poi le idee in nate,dondela concatenazione diesse, la quale incominciando da dio scende all'anima umana, quindi ai corpi, quindi ai bruti, quindi alle cose, tutte della natura.E quifa duopo ricordare che mentre Cartesio col suo dubbio universale prese la via delle speculazioni intellettuali a sta bilire i gradi della verità , Bacone da Verulamio, coldubbio stesso fondamentale, prese la via del le sensazioni, ed al fine desiderato pervenne in cammino più regolare e meno incerto. Piega alquanto piùla sua mente al Cancelliere d'Inghilterra che al pensatore dell'Aja. Ora chi potrebbe mai credere che dopo ise coli di Bacone e Condillac sorgessero nuovamente, nelle dottrine delle idee, i secoli di Cartesio e di Malebranche? Eppure oggi è cosi. Umana mente!  Varsi esistenze fuori di noi, erisultarel'uomo da un corpo e da uno spirito, sostanze interamente fra loro per essenza e’che i sensi sieno ingannevoli guide alla umana ra gione ; e che perciò l'anima nostra ha in se stes . sa e per se stessa principj stabili, cui tutte le Ora tornando al nostro laudando diciamo che parlò egli primamente della esistenza e durata d e glienti modali; poscia diquelle sostanze che nelle loro idee inchiudono essenzialmente un qual   che modo di essere';e fondo le principali massi me della umana certezza sulla esistenza de'corpi. Dalle essenziali proprietà degli enti corporei stu diò pur egli l uomo sotto il duplice rapporto di sua materiale e spirituale sostanza; e ragionando dell'anima, ne fissò la essenza sulla immateriali tá di lei, donde le sue potenze intelletto é vo lontà . La credette immortale; e mentre Cartesio ne tacque la dimostrazione, scrivendo in una sua lettera non essere necessario di mostrare la immortalità dell'anima tostochè siasi provata la sua spiritualenatura, non volle tacerla col pubblicare il discorso sulla immortalità dell anima umana. Da troppa vanitàdinome; ed al desiderio di piacere agli amici, motteggiando alcun poco, egli fu 'mósso a scrivere contro Papi filosofo sabinese sostenendo a tutta possa, ma non con persuasione di aninio, le dottrine del suo prediletto Cartesio sulla vita antomatica delle bestie; volendosi però nascondere bizzarramente coll'intitolare il suo saggio “Sofilo Molossio Pastore Arcade Perugino Custode degli’armenti automatici in Arcadia.” Apparve preziosissimo a tutti questo saggio e se ne m e nò'romore in tutte le societá dotte di Roma. Tali erano i sali attici in esso 'raccolti, i vivaci sar casmi, ileggiadri concetti. Avvenne però che dopo sei annila suprema inquisizione con decreto solenne condanna l'opera del Pastore Arcadico Sofilo Molossio. Ale  8 e  e le sue ferme opinioni sull’animalitá delle bestie. Protestandosi in mille modi vero seguace di PITAGORA, e vero devoto a tutto ciò che la umana credenza prescrivesi. Fu questa la sola nube che per poco offuscasse l'ottima fama di Pascoli nel corso della lunga etá sua, é questa fu del suo animo la dispiacenza più viva. песа. Applicatevi dasenno a filosofare, poi che per tale via depurate la mente umana da gl’errori che la offuscano, e sollevata dalle passioni che la opprimono, si eleva cosi libera e tranquilla a tale grado di serenità, dove gode veramente di se medesima Stabilito avendo lora fu che P. accortosi dell'errore cui con dotto lo aveva una sua male accorta vanità di spirito , ritrattò subito pubblicamente le sue opinioni; e nelSofilosenza Maschera scuoprì il suo vero nome Erano pure a suoi tempi, quali oggi vivono, alcuni falsi sapienti, che superbamente umili, abusando del comune adagio, id tantum scio quod nihil scio, il più irragionevole scetticismo nelle coșe tutte proclamavano , e di ogni credenza e di ogni filosofia si facevano dispregiatori e nemici. Contra tale specie di stupidi pensatori si scaglia il nostro P.; e fa conoscere come filosofare non altro è se non se rettamente pensare, essendo che chi mal pensa conviene che male discorra, Sulle traccie di Platone, di CICERONE, d’AQUINO, di Cartesio, ripete a tutti con se l’apprensione, al giudizio, al discorso, al metodo; e a diligente disamina tutte prendendole, forma il suo saggio di logica, seguendo ugualmente la prediletta sua cartesiana maniera. Espnse quindi i precetti del ben' apprendere, del ben giudicare, del ben parlare, del ben disporre. Prefere il metodo analitico  che il pensiero è all’anima essenziale, come alla materia è la estensione, parla delle operazioni del nostro intelletto, le quali riduce all' per I studiare le cose, elo chiamò metodo di risoluzione o di disciplina. Si servi del metodo sintetico per insegnare ad altri, e lo disse metodo di composizione o di dottrina. Dopo che la scienza del calcolo per la invenzione de' caratteri algebrici si fa più ordinata, e di più estese applicazioni capace, lo studio delle matematiche divenne universale ad ogni sapiente: e di quanta utilitá si renda allo sviluppo dell'umano intelletto ed alla ricerca del vero, ognuno di leggeri il conosce . Studio si fatto non poteva es sere dal nostro Pascoli trascurato, e sulle opere del Gottigues, dello Scohetten, di BARTOLINO; dell'Ozanam , di FARDELLA, di Cartesio si forma matematico. Scrive il saggio di logistica od arimmetica, nel quale prendendo a trattarele quat tro operazioni fondamentali, non in cifre numeri che, ma in algebriche, intitol il suo lavoro col nome di “Arimmetica nova o speciosa,” ed applicando le stesse operazioni alla dottrina de'polinomii, la quale perviensi a studiare le leggi del moto. A lui però non piace solamente seguire le dottrine di questi sommi, ma cerca direnderle più facili epiù sicure. Lascia di ragionaré del moto in astratto; e col tatto, colla vista, coi sensi, in concreto lo esamina. Parla della natura, condizioni, proprietà, e leggi del moto per impulso esteriore ed in virtù di elastica forza. Quindi si lancia col pensiero, in alcuni moti possibili rispetto al vortice massimo del sole. Con tale chiarezza di principi, con tale ordine d'idee egli ne seppe parlare che meritò l'approfazione sincera ditutti i dotti e capace. Archimede, GALILEI, Gassendo, Rohault, Cartesio hanno già insegnata la strada per la quale perviensi ed alle equazioni, dette compimento alle sue fatiche sulla indole dei nostri pensieri. Pose poi mano alla fisica, od a quella scienza vastissima , la quale avvicinando al nostro pensiero le cose materiali che ne circondano, fà che lumana intelligenza al più alto grado di sublimi tà siconduca  L'uomo di fatti penetra con la sua scorta i più nascosi secreti della natura; e con leipasseggiandolaterra e con lei traversando glioceani,e su cieli passeggiando con lei,fache sopra tutto il creato sovranamente s'innalzi. La prima verità che ci insegna la fisica è che il m o to costituisce il fondamentale fenomeno de'corpi tutti. Ond'è che tutto è movimento in natura,o tutto a movimento èdisposto, o tutto di movimento è. Il grande matematico e fisico cremonese BIANCHINI glie ne dette la più solenne e pubblica testimonianza Mi si dia materia e moto, dice Cartesio, ed io imprendo tosto a crea re un mondo, il P. con maggiore umilta così diceva “ Materia e moto sono i due prin n.cipali strumenti, donde con sua possanza si » vale Dio, dimomento inmomento, aprodur 9. rac racoli, e miracoli di stupor infinito. Si ode oggi nelle nostre scuole far menzione di un etere comune, di un imponderabile unico ed universale, motore di tutti I fenomeni iquali hannoluo go "nei movimenti della materia e degli animali. Le scuole Alemanne apreferenzadialtre risuo nano di questa materia unica-eterea, capace a prendere diverse forme ed aspetti, tutto pene trando investendo agitando il creato: La vide pure questa materia motrice universale: ciò che dicono oggi con tanto entusiasmo, e for se con troppa persuasione dinovità, Mesmer, Wohlfart, Sprengel ed altri sulfluido elettro-magnetico universale; ciò che con tanto calore pro e con eguale robustezza di argomenti dimo strato dal nostro Alessandro 1 e in natura, senza miracolo , continuati min & clamano Lennosseck, Prokaska, ed Ennemoser sulfluido biotico universale de corpi viventi, era stato già conosciuto non meno chiaramente dilo ro, Finalmente volle ardimentoso inalzare i suoi sguardi ai movimenti del sole e nel vastissimo campo dell'astronomia tentando alcun passo quale ché suo opinamento volle manifestare. Si dichiara del sistema astronomico di Copernico e di GALILEI oppositore fermissimo. Ma qui potrebbe dataluno dimandarsi, se il facesse egli forse per tenere dietro alle massime proclamate dalla romana corte nella quale viveva? Nò. Chè la saggia condotta dei prudenti interpreti delle sacre corte ha assai già moderata la forza di quegl’anatemi scagliati un secolo innanzi sulla tomba del riformatore di Thori, e sul capo del pensatore pisano. Potevasi allora dalle pubbliche scuole o ne communi discorsi dei dotti liberamente difendere (come ipotesi) ilmovimento terrestre e la stazione solare, senza tema di contraire brutte macz chie nell anima, o a spiacevoli incontri soggiace, re Ond'èchese con tutta la forza del suo'sapere alla copernicana sentenza si oppose, ciò fece'con intima persuasione di mente , e non per condiscendenza di basso cortigianismo. Nei e il solo che dalla credenza di Copernico lungine stasse. Imperocchè fra i moltiche ridi re potrebbonsi, quel grande onore d'Italia, quel l’astronomo profondissimo della dotta Bologna, MANFREDI, basta per valente compagno del nostro Alessandro rammemorare. Vero si fu peròche a fronte degl'ingegnosi sforzi di tanti uomini insigni, prosegui ilsuo cammino la terra, è fermo il sole si stette. Qui terminarono le fi losofiche laboriose occupazioni di lui, e conqueste sole poteva rendersi della Patria e della nazione assai benemerito : ma fu pure medico Alessandro P., è inedico di altissima riputazione. Se sono grandi i nomi dei restauratori della umana filosofia, non meno grandi furono quelli di Silvio, di Lancisi di Baglivi, di Ramazzini, e di altri che le medie che scienze ad alto grado di rinomanza condussero. Alessandro P. visse nel tempo in cui la medicina seguiva tuttora le insegne de'Jatro-chimici, dell'Elmonzio, e del Silvio; insegne che stavano già per cangiarsi dal Santorio e dal Borelli,onde quelle trionfassero degl’átro-matematici ed e meccanici. Nè si per verrá mai a spiegareun costante ed unico vessillo sotto il quale si raccolgano in ogni tempo i cultori della medicina le che sia proprio di lei in tutte le età che trascor. rono? Grande e funesto destino, a molte scienze comune , alla medica comunissimo! Conosce in quali giorni vive; quale del secolo suo fosse dominante lo spirito; e pieno di alto ingegno, nella medica scienza si fè valente: Cartesio aveva per dodici interi anni studiato'l'Anatomia a fine di ben conoscere l' uomo ; e il nostro P. per non minore tempo applicò la sua m e n te allo studio profondo della struttura del corpo umano. Annuncia sulle prime ai dotti un trattato riguardante i cangiamenti che provengono agli organi corporei per cagione delle passioni: pensiero veramente sublime sul quale però le speranze di ognuno restarono pur troppo delase . Ai tempi del nostro Alessandro l'Anatomia non aveva ancora stretto con altre naturali scienze quel sutile nesso di che oggi si onora; né quel filo sofico linguaggio, nè quelle sottili applicazioni si trovavano in essa, siccome in quella d'oggidi noi ammiriamo. Alle fatiche ed allementi sublimidi Scarpa , di Soemmering, di Mechel, di Portal, e dell'immortale Bichat dobbiamo la eccellenza cui oggi l'anatomico studio è pervenuto . Nè Vicq d’Azir, nè Geoffroy di Saint Ilaire', nè Blecard, nè Gall vissero in quella età; pure potevasi quel tempo chiamare il tempo delle scoperte anatomi miche. Erano già nati gli scrutatori sommi"dell’uman corpo Arveo, Senae, Asellio, Willis, Nuck,  Malpighi, Ruischio, Lancisi ed altri. Vive e studia con Redi. Ciò basta. Insieme per più tempo in Firenze si occuparono indefessamente di anatomiche dissezioni e quel dotto scrittore toscano ha caro Alessandro quanti altri mai, al grande Cosimo presentandolo quale soggetto degnissimo di tutta la considerazione sovrana. La fabbrica del corpo umano dal nostro encomiato descritta non presenta, è ver, peregrine cose. Ma l'ordine, la chiarezza, la concisione rendettero il saggio suo utile al pubblico insegnament , pel quale oggetto egli stesso si protesa averlo unicamente composto. Quando il gran Malebranche si avvenne nel libro dell'uomo di Cartesio, ed ipcontrò in questo filosofo un ge  vio simile al suo, prese (dice l'elegantissimo Fontenelle) il grande partito di rompere ogni commercio con le erudite facoltà, ed in seno del cartesianismo tutto si abbandona. Legge il saggio medesimo di Cartesio, lo medita profondamente e scrive egli pure sull'uomo. Mentre però l'uomo di Cartesio e di Malebranche fu l'uomo del metafisico e del filosofo, l'uomo nelle mani del P. e l'uomo dell'anatomico e del medico. Ha somma intelligenza nell'osservare i fenomeni dellaumana vita, sicchè lemas sime del suo Cartesio con quelle modificate del gran Cancelliere d'Inghilterra, formarono in lui quello spirito di filosofia induttiva, il quale alla ricerca del vero nelle cose di fatto e perciò in medicina, è l'unica sicura via. Scrivendo dell'Uomo prese Alessandro il giusto partito di primamente designarne le parti , quindi ad esse dare vita ed azione, poi de'mali a cui vanno soggette tenere ragionamento, e fi nalmente l'opportuno metodo curativo de morbi con tutta la modestia del dire proporre. In tale modo ilnostro encomiato presentò alpubblicoun tesoro di dottrina, che per molti e molti annida ogni medica scuola Italiana fu allo insegnamento de giovani:offertoe prescritto, riputatolo per il prezioso e completo deposito della medica scienza. Le opinioni di Galeno e di Silvio erano quelle che fra i cultori d'Igea in quel tempo tut tor dominavano, Stava per sorgere la setta del più   solidismo, ed Elmonzio, Cartesio, Silvio erano ancorai tre grandi nomi proferiti dalla bocca di tutti; cosicchè fra i conciliatori e moderatori di questi tre Principi delle mediche scuole si e mento etereo piú sciolti gli umori , ed il moto fer mentativo di essi prodursi. Questo elemento lá presiedere alla circolazione sanguigna, qua tutto il fonte del calore animale sostenere perenne. Era quest etere per Alessandro la fondamentale sor gente delle fermentazioni non naturali, donde le febri tutte nascevano che ove accada condensa mento di esso, le maligne; ove soluzione, le benigne; ove infine abbia luogo latente glandolare fermento, originarsi le intermittenti opinäva. Poi te dottrine fisiche di questo etere universale espone, la sua azione sulla vita degli organi, finalmente l'applicazione di esso alle dottrine di Scrodéro, di Hoffmanno, di Etmullero, di Lemery , e degli altri molti di quella età . E forse che non potremmo noi parlare lo stesso linguaggio, sostituendo al nome di etere cartesiano quello di elettro-magnetico? Io i l dimando Abituato il nostro P. fin dall'infanziaa piegare la sua mente al metodo geometrico e a disporre le sue idee con quell'ordine e successio ne, utile al buon’acquisto di tutte le cognizioni  il nostro P.. Quindi è che nelle sue opere parlasi dello spirito di Willis, del fuoco di GIRGENTI,del l'archeo di Wan -Helmonzio, del primo elemento di Cartesio :e si dice farsi per virtù di questo ele pose + 17 + 4  Oltre al suo trattato dell'uomo, che abbraccia l'intero studio della medicina , sono numerosissimi i suoi Consulti, le sue Lettere, i suoi Votiemessi in oggetti di pubblica sanità.Incau se dificili di Foro canonico e civile, in Canoniz zazioni di santi uomini diede Pareri e Giudizj, che guidarono le Autorità competenti a retti es en sati decreti Avendo inoltre il P., saputo unire a somma dottrina, urbanità di modi nel conversare , ed umiltà di espressioni nel parlare e nello scrivere, non é a stupirsi se ai dotti d'Italia ed oltremonte rispettabile e caro addiyenisse L'amicizia che seco lui ebbero un Redi, un Magliabecchi, un Montemelini, un’Ottaviani, un Lesprotti, un Zannettini, un Lambertini, un Segur, un Baglivi; da quali o dedicazioni di opere, o non interrotte scentifiche corrispondenze, o laudi sincere egli ottenne, siccome fecero pure un Bianchini, un Loy, un Marini, uno Sprengel, un'Aller ; ci ayvisano dovere riporre Alessandro P. fra gli uomini grandi, che in filosofia ed in mea umane, e preciso nel descrivere gli organi, chia ro nello esporre i fatti, esatto nella diagnosi, cautissimo nella prognosi. E poi semplice quanto mai possa dirsi nel metodo del medicare, e dichiarossi nemico di ogni farragine farmaceutica, ripetendo sempre a se stesso e ad altri che a buon medico pochi medicamenti bastano o 18 di pintore pochi colori. come a buon ;  dicina fiorirono fra il terminare del secolo decimo settimo e del decimo ottavo sul cominciare, Il nostro P. legge in Roma anatomia e ,edicina dalla più fiorente alla più tarda etá sua, grandi opori godendo e distintissime cariche sem pre occupando. I papi Clemente XI, Innocenzo XIII, Benedetto XIII, Clemente XII. lo hanno a medico, Archiatro lo salutarono, Protomedico lo proclamarono, lo scelsero Conclavista. Del supremo tribunale sanitario, della congregazione dei sacri riti, fè parte onorata e principale, tanta era la dottrina che quella romana corte in Lui venerava . Potrebbe forse da taluno di noi dimandarsi se il Pascoliavesse meritatosigrandeecomune conside razione come Medico pratico,quanta ne ebbe come teorico;imperocchè pur troppo è duopo riguardare la medicina sotto ilduplice aspetto diScienza edi Arte. Difatti non rade volte accade che amedico quanto ésser si voglia dottissimo, manchi quel tatto pratico, quella squisitezza di medica vista, e, dicia molo pure , quell'inesplicabile nesso di favorevoli  19 Dopo che per due lustri dalla patria Univer sità degli Studj, e dalle private Accademie le fisi che,e mediche scienzeinsegnò,Padova eRoma il chiedettero a gara , generosamente patria novella offerendogli. Il Pontefice Clemente undecimo a se chiamatolo, fece si che a Padova, cui era già sul punto di recarsi, Roma preferisse. E così Perugia lo perdette per sempre e   E quièbenforzacrederecheAlessandroPa scoli vivendo dodici lustri in Corte, in Roma,tra Grandi , tra Principi sempre; cui furono affidati in téressantissimi negocj delle Principesche Famiglie Albani, Chigi, Rospigliosi, Sora ed altre, fosse di grande ingegno, di profonda politica, di somma costumatezza dotato; dacchè, una di queste do ti che manchi, a sorte sì grande non si pergie ne , o per poco di questa si gode. Difatti sappia m o come tra le tante virtù che lo adornarono, erano prime il decoroso contegno in che egli si tenne, l'essere del suo buon nome forte difenditore, il incontri e di buone venture, che tanto valgono al la propizia riuscita dell'esercizio clinico, e su cui la opinione e la fidanza di ottimo e felice medico riposa. Nel nostro Alessandro sembra che tutto si riunisse a renderlo valente nell'arte come nella scienza rinomatissimo. Ed in vero pel lungo corso che visse all'aura del Campidoglio, non fuvvi personaggio distintocui non prestasse medica mano o medica consultazione. Oltre ai pontefi ci sopraenunciati, la regina di Polonia ed i suoi figli, gli Elettori Bavaro, Sassone, e Coloniense, la Regina d'Inghilterra, ed ogni altro Principe e Grande, (a quali sifortemente il vivere più ca le ) lui ebbero a tutela de' propri giorni bene ed ilparlar pensar bene di tutti, siche tutti rispettando ed amando, seppe da tutti rispetto riscuotere ed amore. Cosi Roma e ammiratrice di un filosofo Perugino. Ed il suo nome onorato più spesso colà che tra noi si pronuncia forse e si ripete. Lontano dagl'incanti del bel sesso, ne fuggi perfino, in quanto il potè, la medica cura. Che più? Con religiositá e fortezza di animo sostenne una completa cecitá, senza che in se stesso foss'egli meno tranquillo, nè meno fosse da altri dimandato e compianto. Che se al possedimento disua vasta dottrina, se al buon successo dell'arte sua, se al corredo delle nobili doti dell'animo che in P. fece ro si bella mostra di loro, si aggiunga la felicità de' tempi nei quali visse, dovremo anche meno stupirci che potesse egli giungere al più alto grado di celebrità e di onoranza . Io voglio dire la felicità dei tempi; ossia quell buon tempo ai dotti propizio, in cui dessi sono veramente stimati, e nel quale i Principi, ei Grandi concorrono agara (siccome oggi) informar li, tosto chè i principi e i grandi bene conoscono che le scienze e le lettere sono veramente il sostegno de’ troni, e delle nazioni delle cittá dei paesi il primo ed il più luminoso decoro. Ed alla estimazione de' medici credo che non poco in ogni tempo contribuisca la buona Fidanza de'popoli, colsaldo tenersi di quel velame che agli occhi del volgo i misteri nasconde d'Igea; velame tanto utile che sia serbato; imperocchè la remozione di esso chi ne abbisogna e cui serve reciprocamente danneggia. Dopo si grandi fatiche, carico di meriti e di onori, questa misera terra abbandona e  perenne ricordanza dei posteriche cirima ve dilui? Laviva fama delle suetante virtù, ladi lui valentia nell'arte del medicare; e più ci restano i suoi numerosi volumi , depositarii immanchevoli del vasto sapere nelle fisiche e nelle mediche facoltá. Saremmo noi co tanto ingiusti per dimenticare i sudori dei dotti che ci precedettero, solamente perchè il modo loro di filosofare non è più simi le a quello de'tempi nostri? E vorremmo noi far ci riputare così creduli e così inorgogliti nel lusin garci che alle dottrine ed alle massime nostre del la filosofia e della medicina, tutti coloro che ci suc cederanno coi secoli pieghino riverenti la fronte e le venture età inalterato rispettino ciò che ad esse faremo noi pervenire? Non siavi chi lo cre da , o la storia dell'umano sapere ne disinganni, Ond' è che degli esimj ingegni, dei benemeriti cittadini, degl'insigni scrittori,sebbene lunga serie di anni da essi ci divida, serbare si debbe ricor danzavivissima,afronte decangiamentiaquali può girein control'umano filosofare e il medico opinamento. Si, dotti Accademici, apprezziamo mai sempre le fatiche utili de' trapassati, se nei miti noi buoni esempli, se ne rispettino i nomi ; ed il titolo a non meritarci d'ingrati, le loro tombe di verdicorone di lauro con più frequenza e con più giustizia si onorino. Rivolgendosi al Busto marmoreo dell'Encomiato, che innalzavasi nella Sala dell' Accademia. Tutto ciò che vien detto di Alessandro Pascoli in questo Elogio, come filosofo e medico , è tolto dalla let tara ed analisi fatta delle molte sue opere , in diversi tem pi pubblicate; il catalogo delle quali trovasi registrato nella Biografia dei Scrittori Perugini delchiarissimo Cavaliere Gio. Battista Prof. Vermiglioli all'Articolo P. Alessandro. Noi credemmo di non trascrivere ibra ni medesimi dell'Encomiato, a conferma de' suoi detti e delle sue opinioni , e ciò per non aumentare la stampa inu tilmente; sapendo che agli eruditi medici sarebbe ridire le cose stesse le quali nelle opere di P. già bene conoscono, o potranno rilevare quando lo vogliano . Quello poi che riguarda la di lui vita privata e so ciale lo rilevammo dalla storia di sua famiglia, dalla Biografia sopracitata; nonchè da quella degli illustri italia ni compilata dal chiarissimo Sig. Emilio de Tipaldo, Venezia. Finalmente da non poche pregevoli notizie ms. lasciate da Francesco Aurelio Ginanneschi, giovane di Alessandro P., ed ultimo che stet te venti e più anni con lui, e perciò informatissimo della sua vita. Questo ms  trovasi presso di noi. Nacque da Domenico P., e da Ippolita Mariottini. La famiglia dei P. fu originaria di Ravenna, siccome ne scris se Celso , fratello del nostro Alessandro , nella storia del la sua Casa. La prima di esse fu stampata in Roma, Zanobi, dedicata a Paolucci, Segretario di Stato di Clemente XI. La seconda che contiene tutta la di lui ritrattazione e pubblicata egualmente in Roma  in 8° per il Buagni, dedicata a Banchieri assessore del S. Officio. Ambedue queste operette interessanti la vita letteraria ed i sentimenti morali del P. le abbiamo nella Biblioteca pubblica Scaff. Quando la Regina d'Inghilterra in Roma lo chiama a medicarla, nell'atto di presentare il polso, gli disse. É vero, Sig. Dottore, che voi non avete piacere di medicare le donne? Alla quale dimanda egli risponde. É verissimo, ma non le regine. Muore in Roma. confortato da tutti gli ajuti della Religione, Gl’ultimi18 circa dei quali in una completa cecità Fù sepolto nella Chiesa di S. Silvestro a Monte Cavallo de' RR.PP, Teatini- La Iscrizione sepolcrale umile, compostasi da se medesimo, e che trovasi tuttora sopra l'avello, è la seguente. Hic Posuit Exuvias In Die Irae Resumendas Alexander Pascoli Perusinus Verissimo. Non mi piace medicar le donne, ma non le regine”,eforsedeglialtri,chesap di Antonio Blado); Trattato della mutazione dell' altra Lettera si apprende che avea aria,in4. Roma per Alessandro Gar. Pure scritto un trattato di Rettorica danoec.Di questo opuscolopro- eprincipalmente sulla Invenzione dusse il suo giudizio il Bonciarioia dicui ne offer copia allo stessoBon una letterainedita. Perchèi Digesti si allegano morie di sua famiglia originaria di Ra iniscrittoperdueifedil paragra- venoa, epoistanziataio Perugia; eda fo per due ss congiunti. queste memorie medesime passate quin 2. Del parto dell'Orsa . piano e non siano appassionati. Da  V. Conclusione del Tribuno della scoli, ed. Ippolita Mariottini. Termi plebe, in 4. Roma per gl’Eredi di natii giovanili suoi studii presso ipp. suo articolo, e dal Vincioli nell'opuscolo sullo stesso argomento. I ràstampata velan anderò. Leco- Dizionario medico,che egli di e che io farò non saranno da sco- morando in Firenze , studiò assidua »lare, e latine per qualche mese, ma mente all’ospedale per fare osserva volgari, e contro tutta l'Accademia zioni anatomiche, e per potere così fiorentina, massime sopra Boccaccio, migliorare un suo Trattato sul cangia Gennajo da Domenico Pa. egli tolse a seguire la medicina VI.Versiin Lode delleacquedi incuineotlenne le magistrali insegne S.Galgano. Ci vengono ricordati dal. quando contava soli anni 21. Grisaldii o quelle lettere rammentate al Posciasirecò in Firenze a meglio apprendere la scienza salutare alla scuo e ciario. della Poesia,in CelsoPa. IIF. Questione di Giovanni Osma. Romapergli Eredi rino Gigliotto Magistrato. anguste ma lucrose vie del fo. PAPA scoli fratello di Alessandro, e di Leg IV. Risoluzioni di quattrodubbj. ne, dimorando in Roma scrisse le me di a suoi posteri, noi raccoglieremo le 3.4. Del Perseo, e del Pesco, e brevi notizie di Alessandro, e Leone. loro natura. Roma per gli Eredidi Nacque Alessandro in Perugia nel Gigliotti, in Giovanni Gigliotti. E'questo un' Gesuiti, che conoscendolo di bello in opuscolo con cuisicoufutano leopi- gegno, desideravano a loro condurlo, e nionidi Plutarco, del Manuzio edel terminate gli studii legali, perch è il Sigonio, I quali credettero che il Tri- padre voleastrascinarlo miserameate buoo della plebe in Roma non fosse per le ro taliana, esopra Boccaceio. Gioviin- buone speranze, nonostante che si tenderne poche parole: Sostato tardo riducesse agli estremi. Ristabilitosi torn’a rispondervi perchè m'ha ingomnò a prospera meale esercitare la sua brato tutto più di un mese una com- professione, e colfavore del dotto Mae »posizioncella che ho fatta per un stro, potè presentarsi al Gran Duca »mio patrone, la quale subito chesa- Cosimo I. Aggiugne l'Eloy nel suo ladi Kedi, e mentre co Da una lettera inedita di Lorenzo si sotto di lui attende alla clinica, al Bonciario sembra che egli sia ccin- fuda mortale malattia sorpreso, ma gesse a scrivere anche sulla Lingua i- il Redi medesimo ne concepì sempre e   èverissimo, ma non le Regine. Fu Rimpatriato nuovamente si posea anche medico straordinario dei Ponte studiare le lingue greca e latina sot- fici Clemente XI. Innocenzio XIII. Be to il Canonico Guidarelli, dicuiveg. Pedetto XIII. e Clemente XII. incom gasil'articolo, e le Matematiche sot- pagnia di Leprotti, il qua to il Dottor Neri, mentre non lascia- le molto profitta de'consigli del Pa vadi attendere anche alla Medicina scoli. Dove aessere medico primario pratica, solto LodovicoViti; nè passò pontificio, ma per non imbarazzarsi poi molto tempo, che ottennein pa gui la giubilazione. Veggasi la dedica premessa alla sua opera de Hom inc . Marini Archiatri Pontificj Caraffa de Gymn. Rom. Com, in stud. Med. Borhe. Valen. e nuovamente tra le disputazioni mediche raccolte dall' Halleer, per le approvazioni da farsi ne'miracoli Ad altri onori fu innalzato in Ro- operatia di ntercessione de’Servi del Si ma, imperciocchè ebbe luogo frai gnorenella loro canonizzazione e, e si XII. Archiatri del Collegio de' Medici dique’ prodigjdistese pure alcunedi e fra gli Arcadicon il nome di Sofiló squisizioni. Professa la Medicina con Molossio.Varie istituzioni sanitarie lo semplicità, e dioesiche il rinomatissi ebbero a medico in Roma, ove cura mo Cardinale Alessandro Albani Camer la Regina di Polonia , ed il suo figliuo- lengo, lo ebbe in tanta stima, che non sole conferire impiego a perugin , se non gli veniva raccomandato lo , gl’eleltori di Baviera e di Colonia, llo fante Elettorale di Sassonia e la Regina d'Inghilterra, la quale da P. che solea chiamare il Ca nell'ultima malattia volle il P. merlengo perugino. Fu avuto in isti. e narra Celso suo fratello , che nella ma anche dal celebre Haller che ne prima volta in cui Alessandro le tocca parla nelle opera sue,edilSeguer ilpolzo, glidisse la Regina, onève àlui dedica  la sua Schedula monito. ro P., che voi non avete pia- ria ec. PA mentodegli organi corpore i per cacere dimedicar donne?»cuirispose: gione delle passioni . PA 171 triauna Cattedradi FILOSOFIA, che ten- ri; non ostante però fu continuamente neperapni10., ragunando poi sem- in grazia degli stessi Pontefici, ed i pre in casa sua una Accademia aperta venne medico del Conclave dopo la di Letterati. Intanto e chiamato aleg- morte di Benedetto XIII. ee quando fu gere in Padova, e mentre si dispone creato Clemente XII. Va arecarsia quel dottissimo Studio, Inoltre aveaeserci Clemente XI. lo chiama a leggere nell' tata in Roma anche la carica di Pro Archi-ginnasio romano. Coldreca. to medico di quella Metropoli, e dello tosi incomio cid tosto ad insegnare, la Stato Ecclesiastico  e la Consul Notomia, che per anni continui tasole a sempre ricercare i suoi voti vi professò; ottenne poi alire catte- in qualunque bisogno di medica poli dre di teorica e pratica con vistosi zia. Fu similmente varie volte occu stipendi, finchè neconse pato dalla Congregazione de, Riti nellaCorte, rifiutò sempre questi ono PERVGINVS VIXIT  OB.V. tica il Sig. Pietro Angelo Papi M e 1. Delle febbri Teorica e Pratica dico e filosofo sabinese. Roma. secondo il nuovo sistema, ove tuttosi per il Zanobj 8. spiega per quanto è possibile ad im Dopo il lungo spazio di anni, mitazione de’ Geometriec. Perugia fu proibita quest'opera, el'Autore X. Della natura dei nostri pensie; Osservazioni Teoriche e Pratiri, e della natura concuisiespri che di Medicina inviate fonde in virtù di loro elastica possan. Sofilo Molossio Pastore Arcade zaec. Roma presso Rocco Barnabò perugino, e custode degli armenti automatici in Arcadia. Gli difende dal De homine sive de corpore PA PA l pel Costantini 4. Sieguonoal- tocco da scrupolo pubblica ilN.VII. cuni suoi discorsi in materie mediche. Anatome Literarumsive Pal. Muore santamente in Roma di vallo con questa iscrizione nel suotu. anni edopoanni dicecità,e mulo cheerasi composta per lui stesso. Le dolle opere che lasciò a' poste- ri sono: lo scrutinio che nefa nellasua cri • II. Il Corpo umano o breve Istoria dove con nuovo metodo si descrivono ladis pervestigatio ec. Romae In ultimo vannoaggiun- per lo Buagni .Vedi il N. V. .M. HIC 0.POSVIT , EXVVIAS IN DIE IRAE RESVMENDAS ALEXANDER P. typis Cajetani Zanobii8. in compendio tutti gli organi suoi, furi prodotta per lo Salvioni in4. con cd i loro principali officj ec Perugia pel Costantini in 4.Ven. qualche diversità nel titolo. VII. Sofilo senza maschera. Roma te due Pistole del Baglivi a P.: De fibra motrice et morbosa, nec non zioni di alcuni Servi di Dio.Roma de experimentis ac morbis ec. per Giornale de Letterati Ven.  Fu sepolto in S. Silvestro di Monte Car Voti scritti per le Canoniza. Del moto che nei mobili siri. Nuovo metodo per introdursi IX. Dei moto che nei corpi sidif ad imitazione de' Geometri con ordi- fonde per impulso esteriore ne, chiarezza e brevità nelle più, Tratta sotto fisico matematico ad insegnare la tili quistioni di Filosofia, Logica, Mo- possanza degli clementi 4. Roma per rale, e Fisica.Ven. per Andrea Po- 'lo Salvioni letti. in 4. vediil N.X. fig. (1) o lettere mono. Riflessioni metafisich ecc. Ro agli eruditissimi Signori disuapri- ma Serve disecondapar vata Accademiaec.Ven. per teall'opera data al N. I. Andrea Poletti 4.,ed ivi nuovamente   humano vitam habente ratione tampro- insegne; e continuando inessigiunse spera et amafficta e valetudinis. Li- a cuoprire l'onore vole posto di Segre bri tres. Romae in4. ex per Andr. Poletti (sò poscia a Ravenna, d'onde alloscri. onori, che non versavansi allora con soil Barnabòcon varj discorsi. L' tanta generosità, perchè al solo meri opera stessa fu ri-stampata in Venezia to concedevansi. Scorsi pochi mesi di pel Poletti in 4. cuisiag. sua dimora in Firenze, torna arive giunse una memoria di Seguerdiret de re la patria, da cuisirecò nuova. ta a P. . mente in Roma sede degli studii lega XIV. Alcuni opuscoli anonimi in li, verso de'quali Leonecra inclina. Difesadi Alessandro P., Sicretissimo, la quella Metropoli diporta. dono suoi, esonoin risposta adal-si con tanta saggezza, che divenne fa tri opuscoli del bresciano Cri- miliare del Duca d'Weda Ambasciado. stoforo Zannettini già stato scolare del re del Re di Spagna alla Corte romu. Medesimo P.; ed in quelle dispu- na. Ma circostanze politiche, che oscu. tealtri molti opuscolisi videro. Ma raro no la riputazione di quel poco assennato Ministro, anche ad egli fe delle sue opere mediche si fe ce altra edizione in Venezia in due cero cambiare partitie siavviò per volume. Oltregli una carriera diversa. Dopo di averevi Scritti che a P. indirizzarono sitate alcune delle primarie città d'Ita, Baglivi, e Seguer glilia, torno a rivedere la patria, e ad fu dedicata la seconda edizione delle una vastissima suppellettile di cognizio Maschere sceniche del Ficoroni. CONVERSANDO gl’uomini tra sè, ed avendo in conseguen [ROMA ETCRIS EMANUELE Donde è nico il] za necessità di COMUNICARE a vicenda i pensieri, e le linguagio degl, a to Cà CO. Uomini partico idee, che passano intimamente loro nell'ANIMO; nè potendo laze ciò conseguire in questo mondo sensibile, se non che in virtù di qualche oggetto atto a muovere i sensi, CONVENNERO DI COMUN CONSENSO ad unire in maniera i loro pensieri e le loro idee, ancorche al tutto insensibili, a certi SEGNI SENSIBILI, ed in particolare alle voci, che queste, stimolando per entro agl’orecchi gl’organi dell'udito, destino con un a tale alte razione nell'ANIMO, di chiode, quei pensieri, e quelle idee, che concordarono di ESPRIMERE per simili SEGNI, o voci, chiamate comunemente termini. I termini dunque in logica non sono se non chele semplice voci inventate dagl’uomini a piacere per esprimere con maniere sensibili le loro idee insensibili. Di qui è, che nato è tra i popoli ogni linguaggi particolare. Di cosi fatto linguaggio, e delle idee, che esso esprime, rispetto alle operazioni dette dell'intelletto, cioè rispetto al raziocinio umano, nel corso del saggio presente facciamo esatta menzione. Alessandro Pascoli. Keywords: fisiologia, corpo, galileo, il fuco di Girgenti, Cicerone, Bianchini. Verissimo, non mi piace medicar le donne, ma non le regine” spiegazione dell’entimema in termini dell’intenzione dei communicatori – chi da il segno e chi lo receve – il segno sensibili dell’idea della cosa. Equivoco se il termine e dunque la proposizione rippresenta due idee. -- Luigi Speranza, “Grice e Pascoli” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pascoli: decadenza divina – l’implicatura conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (San Mauro). Filosofo italiano. Considerato il maggior filosofo decadente, nonostante la sua formazione principalmente positivistica.  Dal Fanciullino, articolo programmatico, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano, e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva. D'altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino" presente in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia.  Egli, pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell'epoca, né mostrando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al contrario di D'Annunzio), manifesta nella propria produzione tendenze prevalentemente spiritualistiche e idealistiche, tipiche della cultura di fine secolo segnata dal progressivo esaurirsi del positivismo. Complessivamente la sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione classicista ereditata da Carducci e le nuove tematiche decadenti. Risulta infatti difficile comprendere il vero significato delle sue opere più importanti, se si ignorano i dolorosi e tormentosi presupposti biografici e psicologici che egli stesso ri-organizzò per tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema semantico di base del proprio mondo poetico e artistico. Nacque in provincia di Forlì all'interno di una famiglia benestante, quarto dei dieci figli due dei quali morti molto piccolo di Ruggero P., amministratore della tenuta La Torre della famiglia dei principi Torlonia, e di Caterina Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamano affettuosamente Zvanì. Il padre e assassinato con una fucilata, sul proprio calesse, mentre tornava a casa da Cesena. Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse dovute a contrasti di lavoro, non sono mai chiarite e i responsabili rimasero ignoti. Nonostante tre processi celebrati e nonostante la famiglia ha forti sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente ne “La cavalla storna”. Il probabile mandante e infatti Pietro Cacciaguerra (al quale fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica Tra San Mauro e Savignano, possidente ed esperto fattore da bestiame, che divenne successivamente agente per conto del principe, co-adiuvando l'amministratore A. Petri, sub-entrato al padre dopo il delitto. I due sicari, i cui nomi correvano di bocca in bocca in paese, sono L. Pagliarani detto Bigéca, fervente repubblicano, e M. Dellarocca, probabilmente fomentati dal presunto mandante. Sempre da lui venne scritta una poesia in ricordo della notte dell'assassinio del padre, X agosto, la notte di San Lorenzo, la stessa notte in cui morì il padre.  Sull'intricatissima vicenda del delitto Pascoli è stato pubblicato il saggio “Omicidio Pascoli”. Il complotto frutto di ricerche negli archivi locali e che, oltre a pubblicare documentazione inedita, formula l'ipotesi di uncomplotto perpetrato ai danni dell'amministratore Pascoli. Il trauma lascia segni profondi nel poeta. La famiglia comincia a perdere gradualmente il proprio stato economico e successivamente a subire una serie impressionante di lutti, disgregandosi: costretti a lasciare la tenuta, l'anno successivo morirono la sorella Margherita di tifo, e la madre per un attacco cardiaco (di "crepacuore", si disse),  il fratello Luigi, colpito da meningite, e il fratello maggiore Giacomo, di tifo. Da recenti studi anche il fratello maggiore, che aveva tentato inutilmente di ricostituire il nucleo familiare a Rimini, potrebbe essere stato assassinato, forse avvelenato. Giacomo infatti nell'anno in cui morì ricopriva la carica di assessore comunale e pare conoscesse personalmente coloro che avevano partecipato al complotto per uccidere il padre, oltre al fatto che i giovani fratelli Pascoli (in particolare Raffaele e Giovanni) si erano avvici tal punto alla verità sul delitto da essere minacciati di morte.  Le due sorelle Ida e Maria andarono a studiare nel collegio del convento delle monache agostiniane, a Sogliano al Rubicone, dove viveva Rita Vincenzi, sorella della madre Caterina e dove rimasero dieci anni: nel 1882, uscite di convento, Ida e Maria chiesero aiuto al fratello Giovanni, che dopo la laurea insegnava al liceo Duni di Matera, chiedendogli di vivere con lui, facendo leva sul senso di dovere e di colpa di Giovanni, il quale durante i 9 anni universitari non si era più occupato delle sorelle. Nella biografia scritta dalla sorella Maria, Lungo la vita di Giovanni Pascoli, il futuro poeta è presentato come un ragazzo solidoe vivace, il cui carattere non è stato alterato dalle disgrazie; per anni, infatti, le sue reazioni parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a terminare il liceo e a cercare i mezzi per proseguire gli studi universitari, nonché nel puntiglio, sempre frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino del padre. Questo desiderio di giustizia non sarà mai voglia di vendetta, e Pascoli si pronuncerà sempre contro la pena di morte e contro l'ergastolo, per motivi principalmente umanitari. Dopo la morte del fratello Luigi avvenuta per meningite dovette lasciare il collegio Raffaello dei padri Scolopi di Urbino. Si trasferì a Rimini, per frequentare il liceo classico Giulio Cesare. Gunse a Rimini assieme ai suoi cinque fratelli: Giacomo, Raffaele, Alessandro Giuseppe, Ida, Maria (6, chiamata affettuosamente Mariù. L'appartamento, già scelto da Giacomo ed arredato con lettini di ferro e di legno, e con mobili di casa nostra, era in uno stabile interno di via San Simone, e si componeva del pianterreno e del primo piano», scrive Mariù: «La vita che si conduceva a Rimini… era di una economia che appena consentiva il puro necessario». Pascoli terminò infine gli studi liceali a Cesena dopo aver frequentato il ginnasio ed il liceo al prestigioso Liceo Dante di Firenze, ed aver fallito l'esame di licenza a causa delle materie scientifiche. Grazie ad una borsa di studio di 600 lire (che poi perse per aver partecipato ad una manifestazione studentesca) ssi iscrisse all'Bologna, dove ebbe come docenti G. Carducci e G. Gandino, e diventò amico del poeta e critico S.Ferrari. Conosciuto A. Costa e avvicinatosi al movimento anarco-socialista, comincia, a tenere comizi a Forlì e a Cesena. Durante una manifestazione socialista a Bologna, dopo l'attentato fallito dell'anarchico lucano G. Passannante ai danni del re Umberto I, lesse pubblicamente un proprio sonetto dal presunto titolo Ode a Passannante. L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse pentito, pensando all'assassinio del padre. Dessa si conoscono solamente gli ultimi due versi tramandati oralmente. Colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera. La paternità del componimento e oggetto di controversie. Sia la sorella Maria sia lo studioso P. Bianconi negano che avesse scritto tale ode. Bianconi la define la più celebre e citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana. Benché non vi sia alcuna prova tangibile sull'esistenza dell'opera, G. Lolli, segretario della federazione socialista di Bologna e il suo amico, dichiara di aver assistito alla lettura e attribue a lui la realizzazione della lirica. Arrestato per aver partecipato ad una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, i quali erano stati a loro volta imprigionati per i disordini generati dalla condanna di Passannante. Durante il loro processo urla. Se questi sono i malfattori, evviva i malfattori! Dopo poco più di cento giorni, esclusa la maggiore gravità del reato, con sentenza, la Corte d'Appello rinvia gli imputati P. e U. Corradinidavanti al Tribunale. Il processo, in cui Pascoli era difeso dall'avvocato Barbanti, ha luogo, chiamato a testimone anche Carducci che invia una sua dichiarazione. Non ha capacità a delinquere in relazione ai fatti denunciati. Viene assolto ma attraversa un periodo difficile. Medita il suicidio ma il pensiero della madre defunta lo fa desistere, come dirà nella poesia La voce. Alla fine riprende gli studi con impegno. Nonostante le simpatie verso il movimento anarco-socialista, quando Umberto I venne ucciso da un altro anarchico, G. Bresci, Pascoli rimase amareggiato dall'accaduto e compose la poesia Al Re Umberto. Abbandona la militanza politica, mantenendo un socialismo umanitario che incoraggiasse l'impegno verso i deboli e la concordia universale tra gli uomini, argomento di alcune liriche:  «Pace, fratelli! e fate che le braccia ch'ora o poi tenderete ai più vicini, non sappiano la lotta e la minaccia.»  (I due fanciulli). Dopo la laurea con una tesi su Alceo, P. intraprese la carriera di insegnante di latino e greco nei licei di Matera e di Massa. Dopo le vicissitudini e i lutti, aveva finalmente ritrovato la gioia di vivere e di credere nel futuro. Ecco cosa scrive all'indomani della laurea da Argenta:  "Il prossimo ottobre andrò professore, ma non so ancora dove: forse lontano; ma che importa? Tutto il mondo è paese ed io ho risoluto di trovar bella la vita e piacevole il mio destino".  Su richiesta delle sorelle Ida e Maria, nel convento di Sogliano, riformula il proprio progetto di vita, sentendosi in colpa per avere abbandonato le sorelle negli anni universitari. Ecco a tale proposito una lettera di Giovanni scritta da Argenta, il quale, ripreso dalle sorelle per averle abbandonate, così risponde:  "Povere bambine! Sotto ogni parola di quella vostra lettera così tenera, io leggevo un rimprovero per me, io intravedevo una lagrima!."  E ancora da Matera il poeta scrive. Amate voi me, che ero lontano e parevo indifferente, mentre voi vivevate nell'ombra del chiostro. Amate voi me, che sono accorso a voi soltanto quando escivate dal convento raggianti di mite contentezza, m'amate almeno come le gentili compagne delle vostre gioie e consolatrici dei vostri dolori?  Iniziato alla massoneria, presso la loggia "Rizzoli" di Bologna. Il testamento massonico autografo del Pascoli, a forma di triangolo (il triangolo è un simbolo massonico), è stato rinvenuto. Insegna a Livorno al Ginnasio-Liceo "Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio si trovano ancora lettere e appunti scritti di suo pugno. Inizia la collaborazione con la rivista Vita nuova, su cui uscirono le prime poesie di Myricae, raccolta che continuò a rinnovarsi in cinque edizioni. Con le sorelle Ida e Maria Vinse inoltre per ben tredici volte la medaglia d'oro al Concorso di poesia latina di Amsterdam, col poemetto Veianus e coi successivi Carmina. E chiamato a Roma per collaborare con il Ministero della pubblica istruzione. Nella capitale fece la conoscenza di A. Bosis, che lo invitò a collaborare alla rivista Convito (dove sarebbero infatti apparsi alcuni tra i componimenti più tardi riuniti nel volume Poemi conviviali), e di Annunzio, il quale lo stima, anche se il rapporto tra i due filosofi e sempre complesso. G. Bernardo, a capo del Grande Oriente d'Italia, esplicitamente dichiara l'appartenenza di P. e Carducci alla massoneria, per un certo periodo nelle logge. Il nido di Castelvecchio «La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell'ultima sera»  (Giovanni Pascoli, La mia sera, Canti di Castelvecchio) Divenuto professore universitario e costretto dalla sua professione a lavorare in più città (Bologna, Messina e Pisa), non si radicò mai in esse, preoccupandosi sempre di garantirsi una via di fuga verso il proprio mondo di origine, quello agreste. Tuttavia il punto di arrivo sarebbe stato sul versante appenninico opposto a quello da cui proveniva la sua famiglia. Infatti si trasferì con la sorella Maria nella Media Valle del Serchio nel piccolo borgo di Castelvecchio nel comune di Barga, in una casa che divenne la sua residenza stabile quando (impegnando anche alcune medaglie d'oro vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla.  Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Berti, matrimonio che il poeta contempla e seguito i vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam poté acquistarla.  Dopo il matrimonio della sorella Ida con S. Berti, matrimonio che contempla e seguito vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla.  Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Sa. Berti, matrimonio che contempl e seguito P. vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo anni di sacrifici e dedizione alle sorelle, a causa delle qualia causa delle quali ha di fatto più volte rinunciato all'amore. A tale proposito, una vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla.  Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo S. Berti, matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito sin vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo mostra dedicata agli "Amori di Zvanì" e allestita dalla Casa Pascoli nel, getta luce sulle sue vicende amorose inedite, chiarendo finalmente il suo desiderio più volte manifestato di crearsi una propria famiglia. Molti particolari della vita personale, emersi dalle lettere private, furono taciuti dalla celebre biografia scritta da M. P., poiché giudicati da lei sconvenienti o non conosciuti.  Il fidanzamento con la cugina Imelde Morri di Rimini, all'indomani delle nozze di Ida, organizzato all'insaputa di Mariù, dimostra infatti il suo reale intento. Di fronte alla disperazione di Mariù, che non avrebbe mai accettato di sposarsi, né l'ingerenza di un'altra donna in casa sua, ancora una volta rinuncerà al proposito di vita coniugale.  Si può affermare che la vita moderna della città non entrò mai, neppure come antitesi, come contrapposizione polemica, nella sua poesia. In un certo senso, non uscì mai dal suo mondo, che costituì, in tutta la sua produzione letteraria, l'unico grande tema, una specie di microcosmo chiuso su sé stesso, come se ha bisogno di difenderlo da un minaccioso disordine esterno, peraltro sempre innominato e oscuro, privo di riferimenti e di identità, come lo era stato l'assassino di suo padre. Sul tormentato rapporto con le sorelle il nido familiare che ben presto divenne tutto il mondo della sua poesia. Scrive parole di estrema chiarezza il poeta Mario Luzi. Di fatto si determina nei tre che la disgrazia ha diviso e ricongiunto una sorta di infatuazione e mistificazione infantili, alle quali Ida è connivente solo in parte. Si tratta in ogni caso di una vera e propria regressione al mondo degli affetti e dei sensi, anteriore alla responsabilità; al mondo da cui era stato sbalzato violentemente e troppo presto. Possiamo notare due movimenti concorrenti: uno, quasi paterno, che gli suggerisce di ricostruire con fatica e pietà il nido edificato dai genitori; di investirsi della parte del padre, di imitarlo. Un altro, di ben diversa natura, gli suggerisce invece di chiudersi là dentro con le piccole sorelle che meglio gli garantiscono il regresso all'infanzia, escludendo di fatto, talvolta con durezza, gli altri fratelli. In pratica difende il nido con sacrificio, ma anche lo oppone con voluttà a tutto il resto. Non è solo il suo ricovero ma anche la sua misura del mondo. Tutto ciò che tende a strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre dimensioni della realtà non gli riescono, positivamente, accettabili. Per renderlo più sicuro e profondo lo sposta dalla città, lo colloca tra i monti della Media Valle del Serchio dove può, oltre tutto, mimetizzarsi con la natura.»  ([M. Luzi]) In particolare si fecero difficili i rapporti con Giuseppe, che mise più volte in imbarazzo Giovanni a Bologna, ubriacandosi continuamente in pubblico nelle osterie, e con il marito di Ida, il quale  dopo aver ricevuto in prestito dei soldi da lui, partì per l'America lasciando in Italia la moglie e le tre figlie. Le trasformazioni politiche e sociali che agitavano gli anni di fine secolo e preludevano alla catastrofe bellica europea, gli gettarono progressivamente, già emotivamente provato dall'ulteriore fallimento del suo tentativo di ricostruzione familiare, in una condizione di insicurezza e pessimismo ancora più marcati, che lo conduceno in una fase di depressione e nel baratro dell'alcolismo. Abusa di vino e cognac, come riferisce anche nelle lettere. Le uniche consolazioni sono la poesia, e il suo nido di Castelvecchio, dopo la perdita della fede trascendente, cercata e avvertita comunque nel senso del mistero universale, in una sorta di agnosticismo mistico, come testimonia una missiva a G. Semeria. Io penso molto all'oscuro problema che resta. Oscuro. La fiaccola che lo rischiara è in mano della nostra sorella grande morte. Oh! sarebbe pur dolce cosa il credere che di là fosse abitato! Ma io sento che le religioni, compresa la più pura di tutte, la cristiana, sono per così dire, Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno scosse. Mentre insegnava latino e greco nelle varie università dove aveva accettato l'incarico, pubblicò anche i volumi di analisi dantesca Minerva oscura, Sotto il velame e la mirabile visione. Assunse la cattedra di letteratura italiana a Bologna succedendo a Carducci. Qui ebbe allievi che sarebbero stati poi celebri, tra cui A. Garzanti. Presenta al concorso indetto dal Comune di Roma per celebrare il cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il poema latino “Inno a Roma” in cui riprendendo un tema già anticipato nell'ode Al corbezzolo esalta Pallante come il primo morto per la causa nazionale e poi deposto su rami di corbezzolo che con i fiori bianchi, le bacche rosse e le foglie verdi, vengono visti come un'anticipazione della bandiera tricolore.  Scoppiata la guerra italo-turca, presso il teatro di Barga pronuncia il celebre discorso a favore dell'imperialismo La grande Proletaria si è mossa: egli sostiene infatti che la Libia sia parte dell'Italia irredenta, e l'impresa sia anche a favore delle popolazioni sottomesse alla Turchia, oltre che positiva per i contadini italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in sostanza, non di nazionalismo vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopie socialiste e patriottiche. Le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico gli consiglia di lasciare Castelvecchio e trasferirsi a Bologna, dove gli viene diagnosticata la cirrosi epatica per l'abuso di alcool. Nelle memorie della sorella viene invece affermato che fosse malato di epatite e tumore al fegato.  Il certificato di morte riporta come causa un tumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava sconvenienti dall'immagine del fratello, come la dipendenza da alcool, la simpatia giovanile per Passannante e la sua affiliazione alla Massoneria. La malattia lo porta infatti alla morte, un Sabato Santo vigilia di Pasqua, nella sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 2. La vera causa del decesso fu probabilmente la cirrosi epatica. Venne sepolto nella cappella annessa alla sua dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà tumulata anche l'amata sorella Maria, sua biografa, nominata erede universale nel testamento, nonché curatrice delle opere postume.   L'ultima dimora dove morì, a Bologna in via dell'Osservanza n. 2. Sul cancello si può  brevi parentesi politiche della sua vita. Venne arrestato e assolto dopo tre mesi di carcere. L'ulteriore senso di ingiustizia e la delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del tutore Carducci e al compimento degli studi con una tesi su Alceo.  A margine degli studi veri e propri, comunque, conduce una vasta esplorazione della filosofia ttraverso le riviste francesi specializzate come la Revue des deux Mondes, che lo misero in contatto con l'avanguardia simbolista, e la lettura dei testi scientifico-naturalistici di Michelet,  Fabre e Maeterlinck. Tali testi filosofici utilizzano la descrizione naturalistica la vita degli insetti soprattutto, per quell'attrazione per il micro-cosmo così caratteristica del romanticismo decadente in chiave filosofica. L’sservazione era aggiornata sulle più recenti acquisizioni filosofiche dovute al perfezionamento del microscopio e della sperimentazione di laboratorio, ma poi veniva filtrata letterariamente attraverso uno stile lirico in cui domina il senso della meraviglia e della fantasia. E un atteggiamento positivista romanticheggiante che tende a vedere nella natura l'aspetto pre-cosciente del mondo umano. Coerentemente con questi interessi, vi fu anche quello per la filosofia dell'inconscio di Hartmann che apre quella linea di interpretazione della psicologia in senso anti-meccanicistico che sfociò nella psicanalisi freudiana. È evidente in queste letture come in quella successiva di J. Sully sulla psicologia un'attrazione verso il mondo piccolo dei fenomeni naturali e psicologicamente elementari che tanto fortemente caratterizza tutta la sua poesia. E non solo la sua. La cultura filosofica ha coltivato un particolare culto per il mondo dell'infanzia, dapprima, in un senso culturale più generico, poi, con un più accentuato intendimento psicologico. I Romantici, sulla scia di VICO (si veda) e di Rousseau, paragonano l'infanzia allo stato primordiale di natura dell'umanità, inteso come una sorta di età dell'oro. Si comincia ad analizzare in modo più realistico e scientifico la psicologia, portando l'attenzione del individuo in sé, caratterizzato da una propria realtà di riferimento. La filosofia produce una quantità considerevole di saggi che costituirono la vera letteratura di massa. Parliamo delle innumerevoli raccolte di fiabe dei fratelli Grimm  di Andersen, di Ruskin, Wilde, Maeterlinck; o come il capolavoro di Dodgson, Alice nel Paese delle Meraviglie (cf. Pinocchio, Cuore). Oppure i libri di avventura adatti anche all'infanzia, come i romanzi di Verne, Kipling, Twain, Salgari, London. Saggi sull'infanzia, dall'intento moralistico ed educativo, come Senza famiglia di Malot, Il piccolo Lord di Burnett, Piccole donne di Alcott e i celeberrimi “Cuore” di De Amicis e “Pinocchio” di Collodi. Tutto questo ci serve a ricondurre, naturalmente, la sua teoria della poesia come intuizione pura e ingenua, espressa nella poetica del fanciullino, ai riflessi di un vasto ambiente filosofico che e assolutamente maturo per accogliere la sua proposta. In questo senso non si può parlare di una vera novità, quanto piuttosto della sensibilità con cui sa cogliere un gusto diffuso e un interesse già educato, traducendoli in quella grande poesia che all'Italia manca dall'epoca di Leopardi. Per quanto riguarda il linguaggio, ricerca una sorta di musicalità evocativa, accentuando l'elemento sonoro del verso, secondo il modello dei poeti maledetti Verlaine e Mallarmé.  La poesia come nido che protegge dal mondo. La poesia ha natura irrazionale e con essa si può giungere alla verità di ogni cosa. Il poeta deve essere un poeta-fanciullo che arriva a questa verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione. Rifiuta quindi la ragione e, di conseguenza, rifiuta il positivismo, che e l'esaltazione della ragione stessa e del progresso, approdando così al decadentismo. La poesia diventa così analogica, cioè senza apparente connessione tra due o più realtà che vengono rappresentate; ma in realtà una connessione, a volte anche un po' forzata, è presente tra i concetti, e il poeta spesso e volentieri è costretto a voli vertiginosi per mettere in comunicazione questi concetti. La poesia irrazionale o analogica è una poesia di svelamento o di scoperta e non di invenzione. I motivi principali di questa poesia devono essere "umili cose": cose della vita quotidiana, cose modeste o familiari. A questo si unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, le cui presenze aleggiano continuamente nel “nido”, riproponendo il passato di lutti e di dolori e inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione, che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami oscuri, viscerali del nido. Il duomo, al cui suono della campana si fa riferimento ne L'ora di Barga Nella vita dei letterati italiani degli ultimi due secoli ricorre pressoché costantemente la contrapposizione problematica tra mondo cittadino e mondo agreste, intesi come portatori di valori opposti: mentre la campagna appare sempre più come il paradiso perduto dei valori morali e culturali, la città diviene simbolo di una condizione umana maledetta e snaturata, vittima della degradazione morale causata da un ideale di progresso puramente materiale. Questa contrapposizione può essere interpretata sia alla luce dell'arretratezza economica e culturale di gran parte dell'Italia rispetto all'evoluzione industriale delle grandi nazioni europee, sia come conseguenza della divisione politica e della mancanza di una grande metropoli unificante come erano Parigi per la Francia e Londra per l'Inghilterra. I luoghi poetici della terra, del borgo, dell'umile popolo che ricorrono fino agli anni del primo dopoguerra non fanno che ripetere il sogno di una piccola patria lontana,che l'ideale unitario vagheggiato o realizzato non spegne mai del tutto.  Decisivo nella continuazione di questa tradizione fu proprio Pascoli, anche se i suoi motivi non furono quelli tipicamente ideologici degli altri scrittori, ma nacquero da radici più intimistiche e soggettive. Scrive al pittore De Witt. C'è del gran dolore e del gran mistero nel mondo; ma nella vita semplice e familiare e nella contemplazione della natura, specialmente in campagna, c'è gran consolazione, la quale pure non basta a liberarci dall'immutabile destino». In questa contrapposizione tra l'esteriorità della vita sociale (e cittadina) e l'interiorità dell'esistenza familiare e agreste si racchiude l'idea dominanteaccanto a quella della mortedella poesia pascoliana. Dalla casa di Castelvecchio, dolcemente protetta dai boschi della Media Valle del Serchio, non usce più (psicologicamente parlando) fino alla morte. Pur continuando in un intenso lavoro di pubblicazioni poetiche e saggistiche, e accettando di succedere a Carducci sulla cattedra dell'Bologna, egli ci ha lasciato del mondo una visione univocamente ristretta attorno ad un "centro", rappresentato dal mistero della natura e dal rapporto tra amore e morte.  Fu come se, sopraffatto da un'angoscia impossibile a dominarsi, il poeta avesse trovato nello strumento intellettuale del componimento poetico l'unico mezzo per costringere le paure e i fantasmi dell'esistenza in un recinto ben delimitato, al di fuori del quale egli potesse continuare una vita di normali relazioni umane. A questo "recinto" poetico egli lavorò con straordinario impegno creativo, costruendo una raccolta di versi e di forme che la letteratura italiana non vedeva, per complessità e varietà, dai tempi di Chiabrera. La ricercatezza quasi sofisticata, e artificiosa nella sua eleganza, delle strutture metriche scelte da P. mescolanza di novenari, quinari e quaternari nello stesso componimento, e così viaè stata interpretata come un paziente e attento lavoro di organizzazione razionale della forma poetica attorno a contenuti psicologici informi e incontrollabili che premevano dall'inconscio. Insomma, esattamente il contrario di quanto i simbolisti francesi e le altre avanguardie artistiche proclamano nei confronti della spontaneità espressiva.  Frontespizio di un'edizione del discorso socialista e nazionalista di P. La Grande Proletaria si è mossa, in favore della guerra di Libia. Anche se l'ultima fase della produzione pascoliana è ricca di tematiche socio-politiche (Odi e inni, comprendenti gli inni Ad Antonio Fratti, Al re Umberto, Al Duca degli Abruzzi e ai suoi compagni, Andrée, nonché l'ode, aggiunta nella terza edizione, Chavez; Poemi italici; Poemi del Risorgimento; nonché il celebre discorso La grande Proletaria si è mossa, tenuto  in occasione di una manifestazione a favore dei feriti della guerra di Libia), non c'è dubbio che la sua opera più significativa è rappresentata dai volumi poetici che comprendono le raccolte di Myricae e dei Canti di Castelvecchio, nei quali il poeta trae spunto dall'ambiente a lui familiare come la Ferrovia Lucca-Aulla ("In viaggio"), nonché parte dei Poemetti. Il mondo di P. è tutto lì: la natura come luogo dell'anima dal quale contemplare la morte come ricordo dei lutti privati. Troppa questa morte? Ma la vita, senza il pensiero della morte, senza, cioè, religione, senza quello che ci distingue dalle bestie, è un delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico. D'altra parte queste poesie sono nate quasi tutte in campagna; e non c'è visione che più campeggi o sul bianco della gran nave o sul verde delle selve o sul biondo del grano, che quella dei trasporti o delle comunioni che passano: e non c'è suono che più si distingua sul fragor dei fiumi e dei ruscelli, su lo stormir delle piante, sul canto delle cicale e degli uccelli, che quello delle Avemarie. Crescano e fioriscano intorno all'antica tomba della mia giovane madre queste myricae (diciamo cesti o stipe) autunnali. Dalla Prefazione di P. ai Canti di Castelvecchio. Il poeta e il fanciullino. Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del Carducci, un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri, un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra. Da Il fanciullino. Uno dei tratti salienti per i quali è passato alla storia della letteratura è la cosiddetta poetica del fanciullino, da lui stesso esplicitata nello scritto omonimo apparso sulla rivista Il Marzocco. Influenzato dalla psicologia di J. Sully e dalla filosofia dell'inconscio di Hartmann, dà una definizione assolutamente compiutaalmeno secondo il suo punto di vistadella poesia (dichiarazione poetica). Si tratta di un testo di 20 capitoli, in cui si svolge il dialogo fra il poeta e la sua anima di fanciullino, simbolo:  dei margini di purezza e candore, che sopravvivono nell'uomo adulto. Della poesia e delle potenzialità latenti di scrittura poetica nel fondo dell'animo umano. Caratteristiche del fanciullino. Rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo tinnulo squillo come di campanella". "Piange e ride senza un perché di cose, che sfuggono ai nostri sensi ed alla nostra ragione". "Guarda tutte le cose con stupore e con meraviglia, non coglie i rapporti logici di causaeffetto, ma intuisce. Scopre nelle cose le relazioni più ingegnose. Riempie ogni oggetto della propria immaginazione e dei propri ricordi (soggettivazione), trasformandolo in simbolo. Una rondine. Gli uccelli e la natura, con precisione del lessico zoologico e botanico ma anche con semplicità, sono stati spesso cantati da P. Il poeta allora mantiene una razionalità di fondo, organizzatrice della metrica poetica, ma:  Possiede una sensibilità speciale, che gli consente di caricare di significati ulteriori e misteriosi anche gli oggetti più comuni. Comunica verità latenti agli uomini -- è Adamo, che mette nome atutto ciò che vede e sente (secondo il proprio personale modo di sentire, che tuttavia ha portata universale). Deve saper combinare il talento della fanciullezza (saper vedere), con quello della vecchiaia (saper dire). Percepisce l'essenza delle cose e non la loro apparenza fenomenica. La poesia, quindi, è tale solo quando riesce a parlarecon la voce del fanciullo ed è vista come la perenne capacità di stupirsi tipica del mondo infantile, in una disposizione irrazionale che permane nell'uomo anche quando questi si è ormai allontanato, almeno cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa. È una realtà ontologica. Ha scarso rilievo la dimensione storica (trova suoi interlocutori in Virgilio, come se non vi fossero secoli e secoli di mezzo. La poesia vive fuori dal tempo ed esiste in quanto tale. Nel fare poesia una realtà ontologica (il poeta-microcosmo) si interroga suun'altra realtà ontologica (il mondo-macrocosmo); ma per essere poeta è necessario confondersi con la realtà circostante senza cheil proprio punto di vista personale e preciso interferisca: il poeta si impone la rinuncia a parlare di se stesso, tranne in poche poesie, in cui esplicitamente parla della sua vicenda personale. È vero che la vicenda autobiografica dell'autore caratterizza la sua poesia, ma con connotazioni di portata universale: ad esempio la morte del padre viene percepita come l'esempio principe della descrizione dell'universo, di conseguenza gli elementi autenticamente autobiografici sono scarsi, in quanto raffigura il male del mondo in generale. Tuttavia, nel passo XI del fanciullino, dichiara che un vero poeta è, più che altro, il suo sentimento e la sua visione che cerca di trasmettere agli altri. Per cui il poeta rrifiuta. Il classicismo, che si qualifica per la centralità ed unicità del punto di vista del poeta, che narra la sua opera ed esprime le proprie sensazioni. il Romanticismo, dove il poeta fa di sé stesso, dei suoi sentimenti e della sua vita, poesia. La poesia, così definita, è naturalmente buona ed è occasione di consolazione per l'uomo e il poeta. Pascoli fu anche commentatore e critico dell'opera di Dante e diresse inoltre la collana editoriale "Biblioteca dei Popoli". Il limite della poesia del P. è costituito dall'ostentata pateticità e dall'eccessiva ricerca dell'effetto commovente. D'altro canto, il merito maggiore attribuibile al P. e quello di essere riuscito nell'impresa di far uscire la poesia italiana dall'eccessiva aulicità e retoricità non solo di Carducci e di Leopardi, ma anche del suo contemporaneo Annunzio. In altre parole, e in grado di creare finalmente un legame diretto con la poesia d'Oltralpe e di respiro europeo. La lingua pascoliana è profondamente innovativa. Essa perde il proprio tradizionale supporto logico, procede per simboli e immagini, con brevi frasi, musicali e suggestive.  La poesia cosmica  L'ammasso aperto delle Pleiadi nella costellazione del Toro. Lo cita col nome dialettale di Chioccetta ne Il gelsomino notturno. La visione dello spazio buio e stellato è uno dei temi ricorrenti nella sua poesia Fanno parte di questa produzione pascoliana liriche come Il bolide (Canti di Castelvecchio) e La vertigine (Nuovi Poemetti). Il poeta scrive nei versi conclusivi de Il bolide: "E la terra sentii nell'Universo. Sentii, fremendo, ch'è del cielo anch'ella. E mi vidi quaggiù piccolo e sperso errare, tra le stelle, in una stella". Si tratta di componimenti permeati di spiritualismo e di panteismo (La Vertigine). La Terra è errante nel vuoto, non più qualcosa di certo; lo spazio aperto è la vera dimora dell'uomo rapito come da un vento cosmico. Scrive il critico Getto: " È questo il modo nuovo, autenticamente pascoliano, di avvertire la realtà cosmica: al geocentrismo praticamente ancora operante nell'emozione fantastica, nonostante la chiara nozione copernicana sul piano intellettuale, del Leopardi, il Pascoli sostituisce una visione eliocentrica o addirittura galassiocentrica: o meglio ancora, una visione in cui non si dà più un centro di sorta, ma soltanto sussistono voragini misteriose di spazio, di buio e di fuoco. Di qui quel sentimento di smarrita solitudine che nessuno ancora prima del Pascoli aveva saputo consegnare alla poesia". La lingua pascoliana P. disintegra la forma tradizionale del linguaggio poetico: con lui la poesia italiana perde il suo tradizionale supporto logico, procede per simboli ed immagini, con frasi brevi, musicali e suggestive. Il linguaggio è fonosimbolico con un frequente uso di onomatopee, metafore, sinestesie, allitterazioni, anafore, vocaboli delle lingue speciali (gerghi). La disintegrazione della forma tradizionale comporta "il concepire per immagini isolate (il frammentismo), il periodo di frasi brevi e a sobbalzi (senza indicazione di passaggi intermedi, di modi di sutura), pacatamente musicali e suggestive; la parola circondata di silenzio. Ha rotto la frontiera tra grammaticalità e evocatività della lingua. E non solo ha infranto la frontiera tra pregrammaticalità e semanticità, ma ha anche annullato "il confine tra melodicità ed icasticità, cioè tra fluido corrente, continuità del discorso, e immagini isolate autosufficienti. In una parola egli ha rotto la frontiera fra determinato e indeterminato". Pascoli e il mondo degli animali In un'epoca storica in cui il mondo degli animali rappresenta un'entità assai ridotta nella vita degli uomini e dei loro sentimenti, quasi esclusivamente relegato agli aspetti di utilizzo pratico e di supporto al lavoro, soprattutto agricolo, P. riconosce la loro dignità e squarcia un'originale apertura sull'esistenza delle specie animali e sul loro originale mondo di relazioni. Come scrive Solfanelli, P. si avvede assai presto che il suo amore per la natura gli permette di vivere le esperienze più appaganti, se non fondamentali, della sua vita. Lui vede negli animali delle creature perfette da rispettare, da amare e da accudire al pari degli esseri umani; infatti, si relaziona con essi, ci parla di loro e, spesso, prega affinché possano avere un'anima per poterli rivedere un giorno. Saggi: “Myricae” (Livorno, Giusti); “Lyra romana ad uso delle scuole classiche” (Livorno, Giusti, -- antologia di scritti latini per la scuola superiore – “Pensieri sull'arte poetica, ne Il Marzocco  (meglio noto come Il fanciullino) Iugurtha. Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri civis liburnensis et Bargaei in certamine poetico Hoeufftiano magna laude ornatum, Amstelodami, Apud Io. Mullerum, (poemetto latino) “Epos” (Livorno, Giusti); (antologia di autori latini) Poemetti, Firenze, Paggi, “Minerva oscura. Prolegomeni: la costruzione morale del poema di Dante” (Livorno, Giusti); “Intorno alla Minerva oscura” (Napoli, Pierro); “Sull’imitare. Poesie e prose per la scuola italiana (Milano-Palermo, Sandron). (antologia di poesie e prose per la scuola), “Sotto il velame. Saggio di un'interpretazione generale del poema sacro” (Messina, Vincenzo Muglia); “Fior da fiore. Prose e poesie scelte per le scuole secondarie inferiori” Milano-Palermo, Sandron,  (antologia di prose e poesie italiane per le scuole medie); “La mirabile visione. Abbozzo d'una storia della Divina Comedia” (Messina, Vincenzo Muglia); “Canti di Castelvecchio, Bologna, Zanichelli); “Primi poemetti, Bologna, Zanichelli); “Poemi conviviali, Bologna, Zanichelli,  Odi e Inni. Bologna, Zanichelli, Pensieri e discorsi. Bologna, Zanichelli, Nuovi poemetti” (Bologna, Zanichelli); “Canzoni di re Enzio La canzone del Carroccio” (Bologna, Zanichelli); “La canzone del Paradiso” (Bologna, Zanichelli); “La canzone dell'Olifante” (Bologna, Zanichelli); “Poemi italici” (Bologna, Zanichelli); “La grande proletaria si è mossa -- iscorso tenuto a Barga per i nostri morti e feriti (La Tribuna); “Poesie varie, Bologna, Zanichelli); “Poemi del Risorgimento, Bologna, Zanichelli); “Patria e umanità. Raccolta di scritti e discorsi” (Bologna, Zanichelli); Carmina” (Bononiae, Zanichelli); (poesie latine) Nell'anno Mille. Dramma” (Bologna, Zanichelli); (dramma incompiuto) Nell'anno Mille. Sue notizie e schemi di altri drammi” (Bologna, Zanichelli); “Antico sempre nuovo. Scritti vari di argomento latino” (Bologna, Zanichelli). “Myricae” è la prima vera e propria raccolta delle sue poesie, nonché una delle più amate. Il titolo riprende una citazione di Virgilio all'inizio della IV Bucolica in cui il poeta latino proclama di innalzare il tono poetico poiché "non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici" (non omnes arbusta iuvant humilesque myricae). Pascoli invece propone "quadretti" di vita campestre in cui vengono evidenziati particolari, colori, luci, suoni i quali hanno natura ignota e misteriosa. Crebbe per il numero delle poesie in esso raccolte. La sua prima edizione, raccoglie soltanto 22 poesie dedicate alle nozze di amici. La raccolta definitiva comprendeva 156 liriche del poeta. I componimenti sono dedicati al ciclo delle stagioni, al lavoro dei campi e alla vita contadina. Le myricae, le umili tamerici, diventano un simbolo delle tematiche del P. ed evocano riflessioni profonde.  La descrizione realistica cela un significato più ampio così che, dal mondo contadino si arriva poi ad un significato universale. La rappresentazione della vita nei campi e della condizione contadina è solo all'apparenza il messaggio che il poeta vuole trasmettere con le sue opere. In realtà questa frettolosa interpretazione della poetica pascoliana fa da scenario a stati d'animo come inquietudini ed emozioni. Il significato delle Myricae va quindi oltre l'apparenza. Compare la poesia Novembre, mentre nelle successive compariranno anche altri componimenti come L'Assiuolo. P. ha dedicato questa raccolta alla memoria di suo padre ("A Ruggero P., mio padre"). La poesia-pensiero del profondo attinge all'inconscio e tocca all'universale attraverso un mondo delle referenze condiviso da tutti. Anche autore di poesie in lingua latina e con esse vinse per ben tredici volte il Certamen Hoeufftianum, un prestigioso concorso di poesia latina che annualmente si teneva ad Amsterdam. La produzione latina accompagnò il poeta per tutta la sua vita: dai primi componimenti scritti sui banchi del collegio degli Scolopi di Urbino, fino al poemetto Thallusa, la cui vittoria il poeta apprese solo sul letto di morte.  In particolare, l'anno 1892 fu insieme l'anno della sua prima premiazione con il poemetto “Veianus” e l'anno della stesura definitiva delle Myricae. Tra la sua produzione latina, vi è anche il carme alcaico Corda Fratres, inno della confraternita studentesca meglio nota come Corda Fratres. Ama molto il latino, che può essere considerato la sua lingua del cuore. Il poeta scriveva in latino, prendeva appunti in latino, spesso pensava in latino, trasponendo poi espressioni latine in italiano; la sorella Maria ricorda che dal suo letto di morte P. parlò in latino, anche se la notizia è considerata dai più poco attendibile, dal momento che la sorella non conosceva questa lingua. Per lungo tempo la produzione latina pascoliana non ha ricevuto l'attenzione che merita, essendo stata erroneamente considerata quale un semplice esercizio del poeta. In quegli anni non era infatti l'unico a cimentarsi nella poesia latina (G. Giacoletti, un insegnante nel collegio degli Scolopi di Urbino frequentato da lui, vinse l'edizione del Certamen con un poemetto sulle locomotive a vapore. Ma lo fa in maniera nuova e con risultati, poetici e linguistici, sorprendenti. L'attenzione verso questi componimenti si accese con la raccolta curata da E. Pistelli col saggio di A.  Gandiglio. Esistono delle traduzioni in lingua italiana delle sue poesie latine quali quella curata da M. Valgimigli o le traduzioni di E. Mandruzzato. Tuttavia la produzione latina ha un significato fondamentale, essendo coerente con la poetica del Fanciullino, la cifra del pensiero pascoliano. In realtà, la poetica del Fanciullino è la confluenza di due differenti poetiche: la poetica della memoria e la poetica delle cose. Gran parte della poesia pascoliana nasce dalle memorie, dolci e tristi, della sua infanzia. Ditelo voi, se la poesia non è solo in ciò che fu e in ciò che sarà, in ciò che è morto e in ciò che è sogno! E dite voi, se il sogno più bello non è sempre quello in cui rivive ciò che è morto". Pascoli dunque intende fare rivivere ciò che è morto, attingendo non solo al proprio ricordo personale, bensì travalica la propria esperienza, descrivendo personaggi facenti parte anche dell'evo antico: infanzia e mondo antico sono le età nelle quali l'uomo vive o è vissuto più vicino ad una sorta di stato di natura. "Io sento nel cuore dolori antichissimi, pure ancor pungenti. Dove e quando ho provato tanti martori? Sofferto tante ingiustizie? Da quanti secoli vive al dolore l'anima mia? Ero io forse uno di quegli schiavi che giravano  la macina al buio, affamati, con la museruola?". Contro la mortedelle lingue, degli uomini e delle epocheil poeta si appella alla poesia: essa è la sola, la vera vittoria umana contro la morte. "L'uomo alla morte deve disputare, contrastare, ritogliere quanto può". Ma da ciò non consegue di necessità l'uso del latino.  Qui interviene l'altra e complementare poetica pascoliana: la poetica delle cose. "Vedere e udire: altro non deve il poeta. Il poeta è l'arpa che un soffio anima, è la lastra che un raggio dipinge. La poesia è nelle cose". Ma questa aderenza alle cose ha una conseguenza linguistica di estrema importanza, ogni cosa deve parlare quanto più è possibile con la propria voce: gli esseri della natura con l'onomatopea, i contadini col vernacolo, gli emigranti con l'italo-americano, Re Enzio col bolognese del Duecento; i Romani, naturalmente, parleranno in latino. Dunque il bilinguismo di Pascoli in realtà è solo una faccia del suo plurilinguismo. Bisogna tenere conto anche di un altro elemento: il latino del Pascoli non è la lingua che abbiamo appreso a scuola. Questo è forse il secondo motivo per il quale la produzione latina pascoliana è stata per anni oggetto di scarso interesse: per poter leggere i suoi poemetti latini è necessario essere esperti non solo del latino in generale, ma anche del latino di Pascoli. Si è già fatto menzione del fatto che nello stesso periodo, e anche prima di lui, altri autori avevano scritto in latino; scrivere in latino per un moderno comporta due differenti e contrapposti rischi. L'autore che si cimenti in questa impresa potrebbe, da una parte, incappare nell'errore di esprimere una sensibilità moderna in una lingua classica, cadendo in un latino maccheronico; oppure potrebbe semplicemente imitare gli autori classici, senza apportare alcuna novità alla letteratura latina.  Pascoli invece reinventa il latino, lo plasma, piega la lingua perché possa esprimere una sensibilità moderna, perché possa essere una lingua contemporanea. Se oggi noi parlassimo ancora latino, forse parleremmo il latino di P. (cfr. A. Traina, Saggio sul latino del Pascoli, Pàtron). Numerosi sono i componimenti, in genere raggruppati in diverse raccolte secondo l'edizione del Gandiglio, tra le quali: Poemata Christiana, Liber de Poetis, Res Romanae, Odi et Hymni. Due sembrano essere i temi favoriti del poeta: Orazio, poeta della aurea mediocritas, che Pascoli sentiva come suo alter ego, e le madri orbate, cioè private del loro figlio (cfr. Thallusa, Pomponia Graecina, Rufius Crispinus). In quest'ultimo caso il poeta sembra come ribaltare la sua esperienza personale di orfano, privando invece le madri del loro ocellus ("occhietto", come Thallusa chiama il bambino). I “Poemata Christiana” sono da considerarsi il suo capolavoro in lingua latina. In essi Pascoli traccia, attraverso i vari poemetti, tutti in esametri, la storia del Cristianesimo in Occidente: dal ritorno a Roma del centurione che assistette alla morte di Cristo sul Golgota (Centurio), alla penetrazione del Cristianesimo nella società romana, dapprima attraverso gli strati sociali di condizione servile (Thallusa), poi attraverso la nobiltà romana “(Pomponia Graecina”), fino al tramonto del paganesimo (“Fanum Apollinis”).  La sua biblioteca e il suo archivio sono conservati sia nella Casa museo Pascoli a Castelvecchio Pascoli frazione di Barga, sia nella Biblioteca statale di Lucca. A San Mauro la sua casa natale è sede di un museo dedicato alla sua memoria e dichiarata Monumento nazionale. Gli vengono dedicate importanti iniziative in tutta la Penisola. Viene coniata una moneta celebrativa da due euro con l'effige del Poeta.  Il delitto Ruggero Pascoli  Omicidio Pascoli. Il complotto (Mimesis)  F. Biondolillo, La poesia, Maria P., Autografo Memorie, Alice Cencetti,  una biografia critica, Le Lettere, G. Pascoli, L'avvento, in Pensieri e discorsi: «Che è? siamo malfattori anche noi? Oh! no: noi non vorremmo vedere quelle catene, quella gabbia, quelle armi nude intorno a quell'uomo; vorremmo non sapere ch'egli sarà chiuso, vivo, per anni e anni e anni, per sempre, in un sepolcro; vorremmo non pensare ch'egli non abbraccerà più la donna che fu sua, ch'egli non vedrà più, se non reso irriconoscibile e ignominioso dall'orrida acconciatura dell'ergastolo, i figli suoi... Ma egli ha ucciso, ha fatto degli orfani, che non vedranno più affatto il loro padre, mai, mai, mai! E vero: punitelo! è giusto! Ma non si potrebbe trovare il modo di punirlo con qualcosa di diverso da ciò ch'egli commise?... Così esso assomiglia troppo alle sue vittime! Così andranno sopra lui alcune delle lagrime che spettano alle sue vittime! Le sue vittime vogliono tutta per loro la pietà che in parte s'è disviata in pro' di lui. Non essere così ragionevole, o Giustizia. Perdona più che puoi. Più che posso? Ella dice di non potere affatto. Se gli uomini, ella soggiunge, fossero a tal grado di moralità da sentire veramente quell'orrore al delitto, che tu dici, si potrebbe lasciare che il delitto fosse pena a sè stesso, senza bisogno di mannaie e catene, di morte o mortificazione. Ma... Ma non vede dunque la giustizia che quest'orrore al delitto gli uomini lo mostrano appunto già assai, quando abominano, in palese o nel cuore, il delitto anche se è dato in pena d'altro delitto, ossia nella forma in cui parrebbe più tollerabile?»  La storia dell'I.I.S. Raffaello. Bulferetti, L'uomo, il maestro, il poeta, Libreria Editrice Milanese,  Piero Bianconi, P., Morcelliana, Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo, Ugoberto Alfassio Grimaldi, Il re "buono", Feltrinelli, Per approfondire gli anni giovanili del Poeta e l'impegno politico vedi: R. Boschetti, "Il giovane. Attraverso le ombre della giovinezza",  realizzato in occasione della mostra omonima allestita presso il Museo Casa P. di San Mauro P.  Per approfondire gli anni di ricostruzione del "nido" con le sorelle e scoprire nuovi elementi che aggiornino la vecchia idea tramandata dalla sorella Mariù, in base alla quale il principale desiderio del fratello era quello di ricostruire la famiglia con le sorelle, senza alcuno slancio amoroso verso l'esterno, si veda: Rosita Boschetti, Gori, U. Sereni "Vita immagini ritratti", Parma, Step.  Il rinvenimento è opera di G. Ruggio, Conservatore di casa P. a Castelvecchio, il documento fu acquistato dal Grande Oriente d'Italia ad un'asta di manoscritti storici della casa Bloomsbury, e la notizia fu resa nota al grande pubblico per la prima volta ne Il Corriere della Sera,  Filmato audio S. Ruotolo e G. Bernardo, Massoneria, politica e mafia. L'ex-Gran Maestro: "Ecco i segreti che non ho mai rivelato a nessuno", fanpage al minuto 2:28. Citazione: La loggia P2 non è stata inventata da Gelli, ma risale alla seconda metà dell'Ottocento in cui il Gran Maestro per dare una certa riservatezza a personaggi che erano i vertici del Governo, i militari di altissimo livello, poeti come Carducci e P. Si disse: «evitiamo che questi personaggi svolgano la loro attività massonica nelle logge, almeno per evitare un fastidio»  Vi fu professore straordinario di grammatica greca e latina,Vi insegnò letteratura latina come Professore. Fu nominato professore di grammatica greca e latina.  Le date sulle docenze universitarie sono prese da Perugi, "Nota biografica", in P., Opere, tomo I, Milano-Napoli: Ricciardi, Rosita Boschetti, P. innamorato: la vita sentimentale del poeta di San Mauro: catalogo, San Mauro Pascoli, Comune,.  Cfr. sempre Boschetti, op. cit, pag. 28. Scrive da Matera a Raffaele la lista delle sue spese. 65 lire al mese per mangiare, 25 per dormire, 7 alla serva, 2 al casino (necessità), 15 in libri (più che necessità)».  Fondazione P.: la vita,  Ruggio, P. Tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta  Vittorino Andreoli, I segreti di casa Pascoli, recensione qui  Testo dell'"Inno a Roma"  Testo di "Al corbezzolo"  Fondazione P.: la vita,  Maria Pascoli, Lungo la vita di P.  Pascoli: il lutto, il triangolo, il classico e il decadentista. Andreoli, op. cit  Maria Pascoli, Lungo la vita (Milano, Mondadori); Getto, poeta astrale, in "Studi per il centenario della nascita di P.". Commissione per i testi di lingua, Bologna, Fondazione Giovanni Pascoli Nuovi poemetti, Schiaffini, Disintegratore della forma poetica tradizionale, in "Omaggio a P.",  G. Contini, Il linguaggio di Pascoli, in "Studi pascoliani", Lega, Faenza, Maria Cristina Solfanelli, Gli animali da cortile, Chieti, Tabula fati,.  Vegliante.  Alberto Fraccacreta, Le ninfe di Vegliante, su Succedeoggi. Santo, Cammei Pascoliani: analisi, illustrazione, esegèsi dei carmi latini e greci minori di P., Giacoletti, De lebetis materie et forma eiusque tutela in machinis vaporis vi agentibus carmen didascalicum, Amstelodami: C. G. Van Der Post, Ioannis Pascoli carmina; collegit Maria soror; edidit H. Pistelli; exornavit A. De Karolis, Bononiae: Zanichelli, Ioannis Pascoli Carminibus; mandatu Maria sororis recognitis; appendicem criticam addidit Adolphus Gandiglio, Bononiae: sumptu Zanichelli); Poesie latine; Manara Valgimigli, Milano: A. 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Sanguineti, Poesia e poetica/ Atti del Convegno di studi pascoliani/ San Mauro, 1-Comune di San Mauro P./ Comitato per le onoranze a Giovanni Pascoli, Rimini, Maggioli, Pavarini, Pascoli e il silenzio meridiano (Dall'argine), in "Lingua e stile", Stefano Pavarini, Pascoli tra voce e silenzio: Alba festiva, in "Filologia e Critica", Maura Del Serra, Voce Pascoli, in  Il Novecento, Milano, Vallardi, Benedetto, Frammenti su "Digitale purpurea" nei "Primi poemetti" di Pascoli", in Poesia e critica del Novecento, Napoli, Liguori, Ruggio, Pascoli: tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta, Milano, Simonelli, Franco Lanza, scritti editi ed inediti, Bologna, Boni, Marina Marcolini, Pascoli prosatore: indagini critiche su "Pensieri e discorsi", Modena, Mucchi, Maria Santini, Candida Soror: tutto il racconto della vita di Mariù Pascoli la più adorata sorella del poeta della Cavalla storna, Milano, Simonelli, Le Petit Enfant trad. dall'italiano, introd. e annotato da Levergeois (prima edizione francese del Fanciullino in Francia), Parigi, Maule, "L'Absolu Singulier",  Mazzanti, I segreti del "nido". Le carte di Giovanni e Maria Pascoli a Castelvecchio, in Castagnola, Archivi letterari del '900, Firenze, Cesati, Martelli, Pascoli, tra rima e sciolto, Firenze, Società Editrice Fiorentina,  Pietro Montorfani e Federica Alziati, Giovanni Pascoli, Bologna, Massimiliano Boni,  Massimo Rossi, Giovanni Pascoli traduttore dei poeti latini, in "Critica Letteraria", Mario Buonofiglio, Lampi e cortocircuiti. Il linguaggio binario ne "Il lampo" di Giovanni Pascoli, in "Il Segnale",  ora disponibile in Academia Andrea Galgano, Di là delle siepi. Leopardi e Pascoli tra memoria e nido, Roma, Aracne editrice, Colella, "Conducendo i sogni, echi e fantasmi d'opere canore". Pascoli, Dandolo e l'onirismo 'conviviale', in "Rivista Pascoliana", Vegliante,  L'impensé la poésieChoix de poèmes, Sesto San Giovanni, Mimésis,.  Accademia Pascoliana; Ruggero Pascoli Decadentismo Digitale purpurea Giosuè Carducci Gabriele D'Annunzio Severino Ferrari Luigi d'Isengard Augusto Vicinelli Socialismo utopico Thallusa. Treccani Dizionario biografico degli italiani --  italiana di Giovanni Pascoli, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com.  nello specchio delle sue carte. Fondazione Giovanni Pascoli. Giuseppe Bonghi.  testi con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Manara Valgimigli, Poesie latine, Mondadori,  Casa Pascoli. "Poemi conviviali". Giovanni Pascoli. Pascoli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pascoli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.

 

Grice e Pasini: l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – La meta-meta-fora del cavaliere perduto -- Luigi Speranza (Vicenza). Filosofo italiano. Studia a Padova applicandosi agli studi giuridici, che ben presto trascura per interessarsi della nuova scienza è in contatto con Galilei e  soprattutto della filosofia, seguendo assiduamente le lezioni di Cremonini, impegnato nel commento mortalista della “Fisica” e del “De coelo” di Aristotele e seguace dell'aristotelismo critico e razionalistico di Pomponazzi, che mette in discussione l'immortalità dell'anima e alcuni dogmi cattolici. Uno dei incogniti, uno dei circoli più attive, vivaci libere. A tale adesione alcuni biografi settecenteschi attribuiscono le accuse di eresia nei suoi confronti. Come invece dimostra una serie di documenti dell'Archivio di Stato di Venezia, e un fatto di sangue a determinare il provvedimento giudiziario che lo condanna all'esilio. Per un futile contenzioso privato (un diritto di passaggio riconosciuto a dei vicini), insieme con il fratello Vittelio e alcuni sicari,  nella villa Pavaran uccide Malo e ne ferì gravemente il fratello. Condannato a cinque anni di esilio a Zara, poi ridotti di circa la metà, e assolto e liberato. Reintegrato nella società vicentina, e vicario a Barbarano e a Orgiano, dove era già stato agli inizi della carriera. La sua vita dove scorrere come quella di tanti nobili di provincia, tra affari privati, responsabilità amministrative, passione letteraria e interessi culturali, sempre presente l'ossequio al potere della Serenissima: dediche e composizioni sono spesso dirette a podestà, capitani e dogi. Si registra un stretto legame gl’incogniti e una grande produzione letteraria. Fa parte della corrente poetica del marinismo, che ha in Marino il proprio modello. ””Rime varie, et gli increduli, ouero De' rimedii d'amore: dialogo. Dedicate al molto illustre Godi (Vicenza), esordio letterario del Pasini, miscellanea di sedici componimenti in metro vario tutti di tematica amorosa e un dialogo, “Campo Martio overo Le bellezze di Lidia, dedicato al clariss. sig. Giulio da Molino, dell'illustriss. sig. Marco, componimento di versi settenari ed endecasillabi sciolti, uscito a Vicenza presso Grossi e dedicato a un membro dell'illustre famiglia Molino; “Rime” diuise in errori, honori, dolori, verita, & miscugli (Vicenza); Il sogno dell'illustrissimo sig. Pietro Memo.. Dedicato a Molino, Vicenza, di carattere politico-encomiastico, racconta allegoricamente come il sogno trasporta il podestà attraverso i cieli sino alla via Lattea, dove trova gli eroi che hanno illustrato la sua famiglia; “Rime Marinistiche”, raccolta complessiva delle sue Rime, stampata a Vicenza; fanno rientrare l'autore nel filone marinista dell'epoca. “La Metafora. Il Trattato e le Rime. “Trattato de' passaggi dall'una metafora all'altra e degl'innesti dell'istesse nel quale si discorre secondo l'opinione e l'uso de'migliori, se senza commetter diffetto, si possano usare dai poeti e, oratori. Dedicato all'illustrissimo, et eccellentiss. sig. Nicola Da Ponte” (Vicenza); “Historia del cavalier perduto” romanzo erotico cavalleresco che indirizza il proprio interesse su vicende e situazioni feudali di provincia. La sua opera più nota, che si inserisce nella tradizione del romanzo barocco veneto e dei narratori incogniti, secondo una linea che intreccia avventure cavalleresche amorose a tematiche storico-politiche. -è da questo romanzo che Manzoni trasse poi spunto per la stesura de “I promessi sposi.” Vicenza nella sua toponomastica stradale, "Le Garzantine", Manzoni a Vicenza Firenze, Olschki). Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia e cantòinquestaforma. Nela vagastagion, che l'Usignolo Dolenteancora dell’antico oltraggio Contragiche armonie filagna, e plora, E che di novo amor fecondo il suolo Del gran Pianeta altemperato raggio di verde giouentù gode, ès' honora, Con mano prodiga Flora D'odorosi tesori Con superbia pomposa. D'ogni intorno spargea gemmati fiori; Ma qual donna degli altri in maestosa monarchia sublimar parea la Rosa. Tributaria di lei, versando l’urna, La figliuola del Sole Alba nascente Le offri adiper le ruggiadose unnerabo; Et ella, della pura onda notturna. L’homaggio accolto in fen, lieta, eridente Di sii 2   Diricca gravidanza empieafı il grembo; Indi, il purpureo lembo Spiegando a poco a poco, Scopria l'aurato crine Del gran lume del cielo al primo foco; Le volauano intorno a far rapine Preciofe d'odor l'inrevicine. Superba citerea, ch'in Regia tinta Le imporporasse il suo bel piele foglie, Incota i detti ingiuriosa eccede. Chianti Giuno homai, tua gloria è vinta, Altro latte il mio fangne il pregio toglie, E'l tuo fio real mio fior s'humilia, ecede. Cositumida fiede Con inportuno orgoglio L'ambitioso petto Dela Regina del superno foglio, Che sdognando il suo Numeeller negletto, Lo sguardo oscura, e in torbida l'aspetto. Frome, egal carrodi vendetta ingorda Di vampe, efocbi, e di saette, e lampi . Grida lontana ancor ; Figlio vendetta, Con fretto lofaman richiama, e lega Il vago augel da le flellate piume, E con la voce anco la sferza accorda, Zosgrida, ebate, e impatiente il piega, Quevfa il mondo incanutir di brume. Delarmi ilfjero Num e Quiui a funguignalite Sai Vandalici campi Alti Duci in fiammana, e fchiereardite; Giungeellaa lui, cuiparche'l guardoaukāpe Ambo fiam vilipeli, amboschernići, numi impotenti son MARTE, e Guinone; La tua pudica Dea, la tua diletta, Quella, che del su’amor resegraditi Cillenio, e Febo, el cacciator garzone, Questa del vago Adone Cole ancor le memorie Solo a tuo scorno, e in vno Al mio latte dir infratia le gloriezn. Mirà d'orgoglio altierfasto importuno, Che di rosa anteporsi ardisce a Giuno. S'ami la madre, e lei gradir desij, A la superba l'alterigia Scorna, E la sua rosa le axuilisci o figlio Madre, non fia, ch'io le tue ingiurie oblij (risponde) al cielo pur sagli, e ritorna, Ch'io ben far olle bumiliare il ciglio: Di più fino vermiglio Distino ostro più grande, Per tinger rosa altera , Di cui la gloria foltes fa ghirlande; Stella non splende, ou'è del solla jpera, E appo la neuengnicandor s'annera. Cosidetto, ella parte, egli accore Doue aßalito il Vandallo feroce Col Goto afalitor pugna, e contende: Di sanguinos ifiumi ilprato corre, D'urli, e di strida una mistura atroce, Che difonde terrori al Cielo ascende; Dubbio il success opende, Al fin scompiglia, efrange il gran duce Adoino Lanemica Vandalica falange; Ma il ficro Dio, ch'adostro peregrino Aspira, affrettailsyo mortal destino. Cade il prode signor, fugge disperso Semi viva fi getta addosso al morto; El'abbraccia, e lofringe, el bacia, e’lterge Condiluuij d'angoscia, elcrin s'afferra, E Straccia, efuelle infinda le radici; I sulerose, chel buon sangue asperge, E che compagne fon de la sua terra, Sperge presagi in vn mesto, e felici. Esclama. O fiori amicia Los tuol nemico, il fuo trionfo sdegna Per sì gran danno il Goto lagrimose j j Goiodisco il german nel duolo immersa Nela fortune gloriosa insegna Tra rose inuolue il busto sanguinoso, E dono doloroso A Lutterial'invia, Cheil gran marito fcorto E sangue, e freddo ogni diletto oblia, I d'amor piena, e dota di conforto, che    Così pullulerà la Rosa ORSINA. E così germinò, così dal cielo, Per lo mondo abbellir, netrasse isemi, Nel suona tale ancor grande i ammirata: Sorge fecondo il glorioso stelo, E ne' Gallici campi, e ne'Boemi Degni rampoli ITALIANE traslata , D'api in vece, adorata Schiera d'altepirtudi Lovà suggendo, efaui Poi ne compone di Reali studi, Onde il mondo i suoi cafi in fausti, e graui Per si dolce liquor torni soaui. Defiudilaude dil Sole, acuis'aprica solo, e solo a'suoirai s'avanza e gode, E l'irrigailfuddordi nobil onda; Duro, einduftre cultor glièla fatica, Siepe l'ardire, il buon valor custode, El ' applauso de ' Cor i aura gioconda Ondeè poi, che diffonda Cosi pregiato odore E di palma, e di Lauro Ch'ın tal nel girdo e l età migliore Non neadunola Gloria in fuo tesauro Dal Borea àl'Auftro, e dal mar' Indo, alM auto. Scritte sa in Cielo alettere difato, Là de l'eternità ne’ cupi annali, Digermetal son le grandezze, e i pregi. Febo m'inspira è colassu fermato, Ch'egli fioriscafolfreggi immortali, Alte imprese, opreilluftri, èfattiegregi: Tiranni eftinti, Regi Debellati, daafflitti, Regni sommersi in lutti, Espugnatecittà, Ducisconfitti, Prouinciescosse, esercitidestrutti, Pergliopresileuar, fiano suoi fruti. Lieto verdeggi, eauuenturosogoda, Che'l ciel gliarride, eporgela fortuna Grandi Che'l core hor m i pungete, Insegna peregrina Del mio venire immaturo ancor Sarete; Cosi auuerrà, cosilo ciel destina, Il diadema adorar veggio di Piero. Fortunata Dalmatia, borche s'innesta Neltuoceppo Realfinobil pianta, attendi pure un secolo d'Eroi. Vomiti incendihomai Chimera infesta, Stragede'campisiabelua Erimanta, Che fienconcettii percussorisuoi; Altri indomiti buoi sbuffinofiamme in Colco, C'hauralliubbidienti Adaratronouelnouo bifolco; Sorgan Procufti, elanguirandolenti  Ancola Famahà lingue, E fil grande, e facondo, Ei gesti degli Eroi spiega, ediftingue. Bastià l'ORSIN valor, c'habbia giocondo Teatro Italia, e spettatore il mondo. Gran di alimentià le r a dice prime. Beltesoroèvirtù;ma s'altaloda, Mase honori laforteancogli aduna, Vie più chiaro Splendorne’raggiesprime Eccolohomaisublime Gemmarfi intorno, intorno Sold'insegne d'impero, Manti, porpore, scettriilfanno adorno; Mafouratuttiin maestà primiero Sotto noui Tesei gliultimi accenti, Canzon chiudanlelabbra. La meta-meta-fora. itopedelabiturates. daglianimal: corterdel'acquecitopedeèsolce Nec tenoftra iuberfiericenfura pudican . Sentätha oppreffo Carulla DeXNptys Pelleic Cerula verrentes abiegnis equora palmisan Verrentesperremigantı, palmisperremi son metafore di poca comienienza; perche le mani non icopano come inftrumento profimo. DS Fortetfolcodál foco et  verrigins Jalmocodel la core circulari. Sedtamen, uttentes disimularerogat. Cenfura è traslation dal Magistrato Cenforio a } rigordell'atninre; oubetèmetaforaan ch'ega, che nonficonfaconla censura; perchefebene: leges autiubescentvetant, quepermitan, AMAP Hiunt. La censura pero non era legge, nè magistrato, che hau eflc auctorità di far legge. Ma a solo gaftigauachi contrauenità a'buonicollumi, adalcuneleggi et adalcunivnitalchequi? Pinnestodiduemetaforeinvafolo predicatos poilslacione confaceuole alla vièpoi il pallaggio nelnornogar dell'altropredje viè censura. tom 1 Nel terzo de arte amandi,  Ecco Ne quevliusitinntisim per untitabii. Ne quifleprezesirefoue palmulis metaforam non producer ad extremum nec ineaintere. Sed abvnaadaliamtranfilire; hicveroraliumiprie Prorumfecurses, och Non è di giustitia chc CATULLO refiabbando pato Epiù sottodiffe. Qui formula croftramentofumprofcidir quota Aoftrumè metafora trasportata da gli vecelli allegalee, acuimancauailproprio perfignif carlofprone, equindian coallanaue perde notarlaprora, e proscindere è pur METAPHORA, che Hon ha corsispondenza con legalec, ma con quellecose, chetagliano: Ecco appresso v o trappasso da metafora a metafora. Ecco VA alero inneftopuriuinell'aggionto, e nel softantiuo. Dide currum wlitanumper ladate, che viag giava PHASELLUS illeguem videte hospittia'? Siswiffenavium celerrimus. Oprisforeivolarejouelinteo. Ognuno sà che Falelloèvna fpeciedi nauigio; nel descriver la celericà del quale nel naaigare Paurore fi vale della metafora del nuotatore e fubitò palla al volo ch'è dell'uccello e quianco favn'innestoin quel volarepairwisin cuivuo) direnauigar coiremi:poichenen f volacon lepalme, maconl' aliscosiinnettal'operation! dellyccello con l'inftrumento dell'huomo, ch'è la mano sopra il qualpaflo il Muretto di fe.Aiuntvitiofumeffefernelsuscepram  tolco da'legamini ]? wimruna è 2349 nato da Tibulloze da Propertio speiò fenciamo lianch'elli. Propertio nella festa decimadlegiadel. cerzo ang niNini Sublime capulmafiflimunubar Afperala Mefiffimosa sperme, chehannodicomune, Ring oluenparcela branquillità, ch'e delmare cal P6 Sempere n im vacuos naxi fobriatorque rumares. Nox fobristonguet, inpeito Pace Pasini. Pasini. Keywords: implicatura, il cavalier perduto, la metafora, “dall’una metafora all’altra,  galilei, cremonini, degl’incogniti, keplero, Manzoni, rapimento, anonimo, incognito, meta-meta-fora. Refs.: “Grice e Pasini” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Passavanti: l’implicatura conversazionale dell’eroe – filosofia italiana – Luigi Speranza (Terni). Filosofo italiano. Partecipa alla Grande Guerra c sergente nel IV reggimento Genova cavalleria, in cui e protagonista di incredibili atti di eroismo. Partecipa  alla occupazione di Fiume tra i legionari di Annunzio. Da soldato, da caporale, da aiutante di battaglia, fulgido, costante esempio, trascinatore d’uomini, cinque volte ferito, tre volte mutilato, mai lo strazio della sua carne lo accasciò, sempre fu dovuto a forza allontanare dalla lotta; sempre appena possibile, vi seppe tornare, ed in essa fu sempre primo fra i primi, incurante di sé e delle sofferenze del suo corpo martoriato. In critica situazione, con generoso slancio, fece scudo del suo petto al proprio comandante, e due volte, benché gravemente ferito, si sottrasse, attaccando, alla stretta nemica. Con singolare ardimento, trascinava il suo plotone di arditi all’attacco di forte, munitissima posizione nemica; impossibilitato ad avanzare, perché intatti i reticolati, fieramente rispondeva con bombe a mano, alle intense raffiche di mitragliatrici. Obbligato a ripiegare, sebbene ferito, sostava ripetutamente per impedire eventuali contrattacchi. Avuta notizia di una nuova azione, abbandonava l’ospedale in cui l’avevano ricoverato, e raggiungeva il suo reparto; trasportato dai suoi, riusciva a prendere parte anche alla gloriosa offensiva finale. Soldato veramente, più che di carne e di nervi, dall’anima e dal corpo forgiati di acciaio e di ottima tempra. Superdecorato, volontariamente nei ranghi della nuova guerra, per la maggiore grandezza della Patria, riconfermava il suo meraviglioso passato di eroico soldato. A capo della propaganda di una grande unità, seppe dimostrare che più che le parole valgono i fatti e fu sempre dove maggiore era il rischio e combatté con i fanti nelle linee più tormentate. Nella manovra conclusiva, alla testa dell’avanguardia del Corpo d’Armata, entra per primo in Korcia ed in Erseke, inalberandovi i tricolori affidatigli dal Duce. Superba figura di combattente, animato da indomito eroismo, uscì illeso da mille pericoli e fu l’idolo di tutti i soldati del III Corpo d’Armata, che in lui videro il simbolo del valore personale, della continuità dello spirito di sacrificio e della più pura fede nei destini della Patria, che legano idealmente le gesta dei soldati del Carso, del Piave, del Grappa con quelle dei combattenti dell’Italia. Mirabile esempio di coraggio sereno, di alto spirito militare e di profondo sentimento del dovere, rimase sul posto di combattimento, quantunque non lievemente ferito. Nuovamente e più gravemente ferito, prima di esser trasportato al luogo di medicazione, volle esser condotto dal comandante del gruppo, per riferirgli sulla situazione. Pirro, Arrone: E Thyrus. L’arma dell’eternita, Roma, (Camera Deputati), L’organizzazioe economica dell’industrai eletrica, Roma, Le benemerenze e la tirannide degli idrolettrici, Roma, Risveglio e viluppo agricolo, Roma, Bonifica integrale, Roma, Per una piu armonica distribuzione di pesi fra I diversi cespiti della ricchezza e I diversi lavoatori, Roma, Precursoi. L’IDEA ITALIANA, in Piemonte, Roma, La contabilita generale dello stato italiano, Roma, lineamenti chematica di contabilita di stato, Siena, Storia di Terni, dale origi al medio-evo (Roma), Interamna de Naarti, “INTERAMNA NAHARS”, La contabilita di stato o economia di stato nella storia italiana, Giappichelli, Torino, L’ECONOMIA DI STATO PRESO I ROMANI (Giappichelli, Trino), La contabilita generale dello stato esposta per tavole sinottiche, aRosrino, Attualita economiche, Roma, La contabilita dello stato”. “Nel numero e l’univeso ma il numero e un segno che po cconviene interpretare. Elia Rossi Passavanti. Passavanti. Keywords: eroe, Annunzio, Fiume,il concetto di economia di stato, l’economia di stato presso i romani, la terni pre-romana, la terni no-romana, la terni umbra, la terni osca, la lingua umbra, l’idea italiana, economia di stato. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Passavanti” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.

 

Grice e Passavanti: l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza --  jacobo – libro dei sogni.

 

Grice e Passeri: l’implicatura conversazionale del Lizio -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo italiano.  Grice: “He was Zabarella’s uncle – mine worked in the railways!” -- Grice: “It’s amazing how much a little book like Aristotle’s ‘Peri psycheos’ influenced those Renaissance and pre-Renaissance Italians! Surely they were concerned about the immortality or other of the soul!” Essential Italian philosopher. Pubblica commentarii al “De Anima” e alla “Fisica” – contro GALILEI (si veda). Dimostra la perfetta convergenza fra le idee di Arstotele e Galilei sulla dottrina dell'unità dell'intelletto. “Disputatio de intellectus humani immortalitate” (Monte Regali: Torrentino); “De anima”  (Venezia, Iunctas Perchacinum); Paladini, “La scienza animastica”. At cum Latini uideantur hoc negare, nosrem ita esse comprobare possumus quoniam Aristotele cum dederit communem ANIMA. Animæ definitione subiungit et propriam cuiusque gradus dicendam fore et prior rem natura esse vegetativam sensitiva, quod in codem intelligitur, non autem in diversis quoniam in eodem animato posita sensiti, uaponitur vegetativa et posita intellectiva ni mortalibus alie ponátur, quia sicut ise habet vegetativa in sensitiva, ita et sensitiva in INTELLECTIVA, quoniam in consequenter se habentibus polito primo non ponitur se cundum ,atposito secundo ponicur primum. Itaque essentiæ gradum animæ cum se seconsequantur, posita posteriori dabitur prior et per consequens communem animæ definitionem analogam esse oportet. Secundum autem anobisposicum, ut intelligatur anima in scilicet intellectivam immortalem fore secundum quid autem mortalem, intellectum IV modis dici, certum est I depossibili II de in habitu III speculative et IV agente. Unus quisque horum modorum arguir intelletum corruptibilem, quoniam omne quod incipit, necessario definit: cum autem intellectus materialis in Sphæranon detur sed tantum in puero nuper nato, cum inces perit in Socrate, ut ita dixerim necessario delinet. Similiter intellectus agens in Socrate incipit, quo niáili copulatur, ut forma et cum agens ili copulatur, intellectus in habitu, qui genitus est desinit intellectus etiam in actu speculans, cum de non speculari transeat ad speculationem, videtur genitus cum autem amplius non speculator actu, definit este intellectus actu speculans ita ut intellectus quodammodo et propter diversos respectus quos suscipit, dicatur corruptibilis et factus secundum autem substantiam cum eadem sit substantia intellectus agentis et possibilis dicitur eternus et simpliciter immortalis, quod rationibus ab Aristotele acceptis ita esse ostendi potest. Omne enim formas omnes materiales recipiens estim materiale intellectus autem possibilis recipit omnes formas igitur est immaterialis, est autem necessarium tale recipiens esse immateriale. Quoniam quod intus est extraneum prohibet. Pomponatius [POMPONAZZI] tamenstuder destruere hanc rationem, primum enim inquit illam non concludere proptere a quod si intellectcus. Eus materialises et separatus sequeretur et suam operationem separatam fore, quia operatio ipsam essentiam consequitur: at Aristotele inquit si intelligere est sicut sentire, ecce quod comparat operationem intellectus operationi sensus, igitur videtur hæc ratio, potius intellectum mortalem probare, quam immortalem. Nulla est hæc ratio Pompo Ratij, quoniam sequeretur intellectum esse virtutem materialem, quod dictum Aristotele omnino negat. Præterea videtur committere fallaciam a secundum quid ad simpliciter, propterea quod non valet, possibilis obiective dependet, igitur omnis intellectus. At cum Alexan, velit animam intellectiva sive intellectum possibilem non esse formam, sed; præparationem quandam, qux et sirecipiat omnes formas, esse tamen mortalem, peto abillo quid per preparationem intelligat, vel intelligit puram privationem, vel privationem cum aptitudine, non primum. Quoniam privatio sola nihil recipit, igitur privationem cum aptitudine illum intelligere oportet, igitur erit forma si forma, ergo materialis, quare preparation hæc non, recipiet omnes formas. Adiungit præterea Pomponatius, intellectus unicam tan tum operationem habet, propterea quid D i j ynius Secunda ratio, qux nostram sententiam confirmat, accipiturab Arist. In 3.de Anima. 13.& isi in quibus proposita in 13. quesstioncan intellectus sit intelligibilis quema ad modum alia materialia intelligibilia, soluit in15. Et intelligibilis est sicut ipsa intelligi biliain his quæ sunt sine materia idem est, quod intelligit et quod intelligitur, quilo  unius virtutis unica est operatio cum itaque; intellectus sit una virtus, que media est inter: pure materiales et  omnino abstractas, una driteius operatio: esse autem mediam ex eoni titur ostendere, quoniam intelligit universale in singulari et quatenus intelligit universale, comunicat cum abstractis, quatenusin singulari comunicat cum materialibus, primum dictum sublatum fuit, non inconuenire quod una virtus diversi mode se habens, diversas exerce ar operationes, secundum dictum apud me nullum est, quoniam intelligere substantiarum quæ omnino sunt separatæ, est intelligere per essentiam, intelligere autem intellectus est universalis per speciem, si itaque; hoc intelligere non convenit substantiis omnino separatis, quomodo na erit media participatione extremorum, qux re erit ad hucex hoc fundamento intelles Aus pure materialis. Tertia ratio accipitura quodamnorabia ti, Quoniam naturalis philosophus vide turdare duo eus non est cum LATINIS interpretandus, sed intellectum esse intelligibilem, cum possibilis habuerit intellectum agentem ut formam, tunc est intelligibilis per speciem, qu x actu est scilicet per formam intellectus agentis et est intelligibilis vel uti intelligere tixet enim si intellectus  intelligeretur quem ad modum dicut LATINI, esset intellectus do terioris conditionis lapide, quoniam lapis per suam speciem intelligitur per se, intellectus vero per accidens, intelligendo lapidem per suam speciem. Quare intellectus materialis et si videatur intelligibilis sicuti alia intelligibilia materialia per speciem, non tamen eodem modo quoniam intellectus intelligibilis per suam formam sit intelligents, intelligibile autem materias lem in imè, de quibus fufius in explanatione eius loci diximus fundamenta Metaphy. primum quod detur abstractum in natura, nam si Metaphy., ignoraret abstractum, eum non determinaret, alterum fundamentum est quod naturalis supponit abstractum et  quod abstractum magnitudine sic intelligens, quod tribuit animasticus sine quo Metaphy. Non haberet, quod abstractum sitina telligens. Ad rem si intellectus esset mortalis, non daretur Metaphy. quoniam per nullam naturam posset haberi abstractum esse intelligens, intellectus enim qui mortalis est non potest habere eandem operationem, cum intelligere intelligentiarum, quare si esset mortalis, non haberetur cognitio eorum, quæ per essentiam sunt separata. Ultima ratio quæ immortalitatem animam confirmat, est quoniam felicitatem acqui ri posse conveniunt peripatetici omnes, quam habere esset impossibile, si intellectus esset mortalis. Pomponatius discurrit agens de felicitates, illam contingere hominibus, quoniam omnes libiinuicem sunt auxilio alijeni magunt   secundum intellectum pra: eticum; alijautem secundum intellectum, Speculatiuum: rectem in hoc dicit, sed, falli, tur, cum -velit hominem esse hominem per intellectum, ideo homo exercet operationes morales per formam, qua est homo et propterea inquit Averroes p moralis capit si, nem hominis ineo quod homo, qui quidem finis est cogitativa, ideo foelicitas non competit homini ut homo, fedut in coquoddam divinum reperitur.10, Ethi. cap. 9. Aliauita et finis potior isto, ideo nos   li er  nos cum homines fimus, non debemus humana curare sed peruenire ad immortale et sempiternum, per id quod in nobis divinum est. De quibus fufius in expositione com.; de anima diximus. Ianua. Marco Antonio Genua. Marco Antonio Passeri. Antonio Passeri. Passeri. Keywords: peripatetici, lizii, nous, intelletto, etimologia d’intelletto, da lego – ‘to care’, ‘to decide’. Intelleto, nous, animus vs. anima, mens, Boezio, l’intelletto, l’anima intelletiva, animistica, animastica. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Genua," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Grice e Passini: l’implicatura conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza

 

Grice e Pasqualini: l’mplicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza -- difficult to find. M. Pasqualini, C. Pasqualini.

 

Grice e Pasqualotto: trasmettitore/ricevitore – l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vicenza). Filosofo italiano. Grice: “I like Pasqualotto; for one, he predates Oxonians in the ‘teoria dell’informazione’!” – Grice: “I never took ‘information’ as seriously as Pasqualotto does – I do compare information with money, and refer to the stupidity of ‘false’ information – “”False’ information is no information.”” – But Pasqualotto attempts to reconstruct a ‘teoria,’ a ‘teoria dell’informazione,’ i. e. complete with a model that has room for the implicaturum, i.e. any x such that by a mittente ‘sending’ a message, he may ex-plicate such-and-such and im-plicate so-and-so.””. Frequenta il Pigafetta di Vicenza, dove ha come maestro FAGGIN (si veda). Sotto la guida di FORMAGGIO (si veda), si laurea in filosofia a Padova, con una tesi sull'estetica tecnologica di BENSE. Diventa amico di Brandalise, Cacciari, Curi, e Duso, ed è maestro nel suo stesso liceo vicentino, dove conosce Volpi. Collabora attivamente ad alcune importanti riviste di filosofia come Angelus Novus, Contropiano, Il Centauro. È professore a Venezia; a 'Padova; è stato co-fondatore dell'Associazione “Maitreya” di Venezia. Contribuito alla nascita della rivista “Marco Polo, rivista di filosofia orientale” --  e comparata “Simplègadi” è stato tra i promotori del Master in Studi Interculturali a Padova, presso il quale ha insegnato Filosofia delle Culture. Direttore scientifico della Scuola Superiore di Filosofia orientale e comparativa di Rimini. Contributo teorico Nel saggio Dall'estetica tecnologica all'estetica interculturale, P. descrive la sua avventura intellettuale e insieme l'evoluzione del suo pensiero. In una prima fase si è formato all'estetica analitica e alla filosofia analitica del linguaggio, ma ha rilevato il loro limitato significato formale. In una seconda fase, si è rivolto al pensiero critico di Adorno e della Scuola di Francoforte, e in questo caso ha valutato che la conclusione alla quale essi giungevano, era la morte per utopia dell’estetica. In una terza fase si è rivolto al pensiero di Nietzsche, tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta; Nietzsche nella Nascita della tragedia, considera Apollo e Dioniso come due istinti complementari, tanto da consentire di poter riuscire a «vedere la scienza con l’ottica dell’artista e l’arte con quella della vita»’, e a dare importanza alla saggezza del corpo. Ma quello Nietzscheano gli sembrò solo un tentativo eroico di coniugare filosofia e vita, che alla fine si rivela solo come uno straordinario tentativo di scrittura sulla vita. Un'insoddisfazione di fondo per gli esiti del pensiero occidentale, e la ricerca continua di nuove possibilità per il pensiero, lo hanno portato ad approfondire lo studioiniziato già in anni giovanilidi tradizioni di pensiero esterne a quella occidentale. Il buddhismo, in particolare, ha costituito un terreno ampio di indagine e di confronto con diversi temi o autori della cultura europea; ma anche il pensiero taoista e l'esperienza della filosofia indiana hanno rappresentato nel corso degli anni un importante ambito di riflessione. Infatti, in un'ulteriore quarta fase del suo viaggio intellettuale, P. si è rivolto all’estetica orientale come meditazione, ovvero come cammino comune verso un possibile superamento della scissione tra esperienza e riflessione. In una quinta fase, P. si è avvicinato all’estetica di Garroni come uso critico del pensiero, quale comprensione dell’esperienza in genere all’interno dell’esperienza: in un certo senso, quindi, l’estetica andava coincidendo con la filosofia. Valutando la riflessione di Garroni prossima a quella orientale, P. arriva a considerare l'importanza della 'meditazione' e del 'vuoto mentale’, in base ai quali, come l’assenza di pensiero non può essere pensata senza idee, così non si possono pensare idee senza pensiero, come era stato già pensato da Dogen. Nella sua sesta ed ultima fase,  guarda l’estetica con gli occhi della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale, quindi come un ampliamento dell’orizzonte particolare dell’estetica verso una riflessione generale sui problemi cruciali dell’esistenza. P., infatti, è stato il primo pensatore italiano a elaborare la valenza teoretica di una filosofia come comparazione, teorizzata con rigore in FILOSOFIA come comparazione, distinguendola da un mero esercizio comparativo di pensieri appartenenti ad ambiti geo-filosofici differenti. Il suo pensiero ha trovato echi e possibilità di dialogo con filosofi italiani, come Cacciatore,  Cognetti, Leghissa, e stranieri come Fornet-Betancourt, Kimmerle, Jullien, Mall, Ohashi, Panikkar, Stenger,  Wimmer.  Duemila ha contribuito all'introduzione in Italia della filosofia di Marco Polo sull’Oriente a cominciare dall'importante opera di Nishida L’io e il tu, e poi con gli altrettanto importanti Uno studio sul bene e Problemi fondamentali della filosofia, accompagnati sempre da un saggio interpretativo che è rimasto sostanzialmente invariato nel corso degli anni. Parallelamente ad altri autori, si è misurato dai primi anni Duemila con il tentativo di delineare temi e metodi per una filosofia interculturale che costituisce il campo di maggior impegno e interesse della sua ricerca, congiuntamente a una riflessione estetica sulle forme dell'arte dell'Asia orientale. Riassumendo gl’elementi chiave del pensiero di P., potremmo individuare due componenti fondamentali: il concetto di Ermenuetica interminabile e quello di Dialogo interculturale Il concetto di Ermenuetica interminabile prevede come elementi: 1. il pensiero come 'comparazione originaria'; 2. il sapere come 'ambito problematico sempre aperto', rispetto al quale non si dà mai una verità stabile, ma sempre problematica, inscritta cioè in un processo inesauribile di ricerca; 3. il concetto di 'impermanenza' (mutuata dal concetto buddhista di 'anatta') come struttura relazionale di tutto ciò che è, in base alla quale tutto ciò che è, è un ‘nodo’ di relazioni in continua trasformazione ed evoluzione processuale. Il concetto di Dialogo interculturale prevede come elementi: 1. la 'meditazione' come ‘vuoto mentale’ e ‘consapevolezza’mindfulnessdel senso critico del pensiero radicato nel presente; 2. l'apertura conseguente alla compresenza degli elementi precedentidell’orizzonte di una riflessione generale sui problemi cruciali dell’esistenza, orizzonte tipico della filosofia interculturale. P. precisa chiaramente la specifica forma di rapporto comparativo che viene attivato nell'orizzonte della filosofia interculturale, rapporto detto 'a tre variabili interdipendenti. L’orizzonte di una filosofia interculturale dovrebbe invece tendere a porsi come linea immaginaria di uno spazio illimitato pronto ad ospitare quelle specifiche pratiche interculturali che sono gli esercizi in atto di filosofia in quanto comparazione. Per evitare le conseguenze contraddittorie a cui conducono sia le prospettive multiculturali, sia le utopie universaliste, è necessario precisare la natura e la funzione della specifica forma di rapporto che si viene ad attivare nell’orizzonte della filosofia interculturale. La modalità di tale rapporto può essere definita 'a tre variabili interdipendenti': due sono costituite da pensieri o ambiti di pensieri tra loro diversi, e la terza è costituita da un soggetto (individuale o culturale) che li pone a confronto. L’essenziale di questa modalità di rapporto è che nessuna delle tre variabili sussiste autonomamente, prima, dopo o a parte rispetto alle altre due: in particolare, è importante evidenziare che il soggetto risulta sempre e necessariamente implicato nella pratica della comparazione, al punto che tale pratica lo forma e lo trasforma: il suo sguardo è ‘impuro’ fin dall’inizio, perché fin dall’inizio viene condizionato e prodotto da una serievirtualmente infinitadi osservazioni comparative. Fra i temi affrontati più di frequente dalla sua riflessione ricordiamo: 1. il tema dell’identità, in base al quale essa non è alcunché di rigido e identitario, ma poiché l’essente è nodo di relazioni, l’identità si dà come intreccio di infinite relazioni, ovvero come compresa in una sua problematica autonomia; il soggetto che, in quanto costitutivamente interessato da molteplici relazioni, nel suo ricercare il senso del realtà del mondo, non è un osservatore disincarnato e disinteressato, o imparziale, ma è compreso nel rilevamento di quel senso nella trasformazione di sé e della realtà; il corpo, in base al quale esso è la mente e, insieme, la condizione prima della conoscibilità del mondo; in questo senso il tragitto di P. ha sicure relazioni al tema odierno della ‘cognizione incorporata’ e della Filosofia del corpo; il concetto di ‘processo’, in base al quale la realtà è un insieme di processi: ciò che è, in quanto 'nodo' potenzialmente infinito di relazioni, diviene processualmente, concezione che deriva direttamente dalle filosofie orientali, in particolare dal buddhismo; l’illuminismo in base al quale i limiti della ragione possono venir posti soltanto dalla ragione stessa, come era stato già perfettamente considerato dalla Dialettica dell'illuminismo; l tema delle pratiche filosofiche e della pratica artigianale;  il tema dei diritti umani che non è solo un tema accessorio rispetto al suo pensiero; su questo versante pare giocarsi una partita più grande, che, ai temi della ‘libertà condizionata', della natura dell’individuo e del fenomeno della globalizzazione  unisce una profonda preoccupazione per i destini dell’umanità. A tal proposito pare essere abbastanza pessimista, un pessimismo attivo non passivo. Egli dice, infatti, nella premessa alla nuova edizione del Tao della filosofia, queste precise parole. È da osservare tuttavia che le tematiche della filosofia comparata, della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale non hanno avuto e continuano a non avere risonanze significative all’interno del dibattito filosofico nazionale e internazionale. Le ragioni di questa scarsa ricaduta sono molteplici e di varia natura. Forse vi sono alla base difficoltà intrinseche ai modi in cui tali tematiche sono state formulate e proposte; ma è anche da dire, a tale proposito, che finora non vi è stata alcuna proposta critica che abbia messo in luce tali ipotetiche difficoltà. È da ritenere, allora, che le ragioni di questa debolissima risonanza siano, almeno in parte ma in primo luogo, da far risalire alle rigidità delle discipline accademiche che mal sopportano non solo le contaminazioni interdisciplinari ed interculturali, ma anche i semplici ponti che tentano di mettere in comunicazione diverse discipline, culture e civiltà. In secondo luogoma, dovremmo dire, ad un secondo, più basso, livellosi dovrebbero tener presenti le ragioni o, meglio, i ‘sentimenti’ che hanno a che fare più da vicino con germi xenofobi mai estinti, con residui di fondamentalismi religiosi e con rigurgiti di tipo razzista che infestano non solo l’Italia e non solo l’Europa. Ci sembra, anzi, che le tendenze che germinano da tali poltiglie psicologiche e ideologiche si stiano facendo sempre più invadenti ed arroganti. Questa riedizione del Tao della filosofia può forse costituire un frammento ancora utile a tenere aperta qualche piccola fessura di luce in un orizzonte culturale che, nonostante le aperture imposte dalla globalizzazione, si fa sempre più stretto e più cupo. Al fondo delle intenzioni di P., c’è un atteggiamento ecologico e agnostico,fino addirittura a concepire la possibilità dell’essere ‘apolide’ -, e consapevoleuna consapevolezza nel senso di mindfulnessnei confronti della natura della mente e della psicologia umane, al punto che, alla disillusione per la possibilità di integrazione nella vita psicologica occidentale delle pratiche meditative orientali, si unisce la preoccupazione e l’impegno sociale e politico, forse considerando la marginalità dell’intellettuale nelle grandi vicende della contemporaneità, ma insieme sempre anche con un’apertura di orizzonte per una riflessione generale sui problemi cruciali dell’esistenza. Saggi: “Avanguardia, tecnologia ed estetica (Roma, Officina); “Teoria come utopia” (Verona, Bertani); “Storia e critica dell'ideologia, Padova, CLEUP, Oltre l'ideologia: «Il Federalista», Roma, Ist. dell'Enciclopedia Italiana); “Pensiero negativo e civiltà borghese, Napoli, Guida, Saggi di critica, Padova, CLEUP, Saggi su Nietzsche, Milano, Angeli, Il Tao della filosofia. Corrispondenze tra pensieri d'Oriente e d'Occidente, Parma, Pratiche, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio,  Illuminismo e illuminazione: la ragione occidentale e gli insegnamenti del Buddha, Roma, Donzelli, Yohaku: forme di ascesi nell'esperienza estetica orientale, Padova, Esedra, East & West. Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, Il Buddhismo: i sentieri di una religione millenaria, Milano, Bruno Mondadori, Figure di pensiero. Opere e simboli nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio); Oltre la filosofia, percorsi di saggezza tra oriente e occidente, Vicenza, Colla; Dieci lezioni sul buddhismo, Venezia, Marsilio, Per una filosofia inter-culturale, Milano, Mimesis, Taccuino giapponese, Udine, Forum, Tra Occidente ed Oriente: interviste sull'intercultura ed il pensiero orientale (Pretto), Milano, Mimesis; Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio); “Dall’estetica tecnologica all’estetica interculturale, in Studi di estetica, Filosofia come comparazione in Simplègadi. Percorsi del pensiero tra Occidente e Oriente, Padova, Esedra). Cfr. Davis, Bret W.,.) Kitaro, L’io e il tu, Andolfato, Padova, Unipress, Nishida: dialettica e Buddhismo, Postfazione,  Kitaro, Uno studio sul bene, Fongaro, Torino, Boringhieri, Kitaro, Problemi fondamentali della filosofia: conferenze per la Società filosofica di Shinano, Fongaro (Venezia, Marsilio); Buddhismo e dialettica. Introduzione al pensiero di Nishida, Per una filosofia interculturale, Milano, Mimesis, Tra Oriente e Occidente. Interviste sull’intercultura ed il pensiero orientale, Pretto, Milano, Mimesis,  Nietzsche o dell'ermeneutica interminabile, in, Crucialità del tempo, Napoli, Liguori, Saggi su Nietzsche, Milano, Angeli, Intercultura e globalizzazione, in, Incontri di sguardi. Saperi e pratiche dell’intercultura, Miltenburg, Padova, Unipress, Per una filosofia interculturale, Milano, Mimesis, Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio,  Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, Dalla prospettiva della filosofia comparata all’orizzonte della filosofia interculturale, Simplègadi, East & West, Venezia, Marsilio. Interessante può essere, sotto questo aspetto, il confronto con il pensiero di E. Morin, nel suo La testa ben fatta” (Milano, Cortina,  La riforma di pensiero, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio, voce Corpo. Illuminismo e illuminazione, Roma, Donzelli); Saggezze d'Oriente e d'Occidente come forme di vita, n Id., Oltre la filosofia, Vicenza, Colla, Interessante può essere, sotto questo aspetto, il confronto con il pensiero di Sennet, nel suo L’uomo artigiano, Milano, Feltrinelli,  Diritti umani e valori in Asia, Studia Patavina, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio,, voce Libertà. Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Il tao della filosofia, Milano, Luni, Premessa.  I termini 'ecologico' e 'agnostico' non sono propri dei supo testi ma depositati nel suo insegnamento 'orale', nonché derivabile da una semplice riflessione sulle finalità e conseguenze della sua impostazione teorica Santangelo, recensione a Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente Revue Bibliographique de Sinologie, Ghilardi, Magno, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente. in onore, Milano-Udine, Mimesis,  Fongaro, Ghilardi, Filosofia come Pratica. A partire da Il Tao della Filosofia, in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, Ghilardi, Magno, Mimesis, Crisma, Dao, ossia cammino. Note in margine al percorso di riflessione di in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, Ghilardi, Magno, Mimesis, Bergonzi, Comparatismi e dialogo interculturale fra filosofia occidentale e pensiero indiano, in Comparatismi e filosofia, Donzelli, Napoli, Liguori, Marramao, Pensare Babele. L'universale, il multiplo, la differenza, in Iride, Pagano, Un contributo ermeneutico per la filosofia interculturale, in Lo Sguardo: rivista di filosofia, Ghilardi, Magno, La filosofia e l'altrove: Festschrift, Milano-Udine, Mimesis, Yusa, Michiko, Porta, recensione ad Alfabeto Filosofico, Daodejing,  Mandukya Upanishad, Mimesis Festival: Che cos’è la filosofia? d Schopenhauer tra Oriente e Occidente, di G. Pensiero buddhista e filosofie occidentali, Panikkar e la questione dei diritti umani, La compassione intelligente nella tradizione buddhista, Nirvana e Samsara, Covid-19 e Libertà. Anteprima di Illuminismo e Illuminazione, Anteprima di Per una filosofia interculturale, Anteprima di Taccuino. Anteprima di Alfabeto Filosofico,  Anteprima di Dieci Lezioni sul Buddhismo, Materiali su Interculturalità e Oriente, Materiali su Interculturalità e Oriente. Giangiorgio Pasqualotto. Pasqualotto. Keywords: Marco Polo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pasqualotto” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.

 

Grice e Pastore: l’implicatura conversazionale nella storia della dia-lettica romana di Varrone a Peano -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Orbassano). Filosofo italiano. Grice: “A proto-Griceian.” Grice: “Pastore divides logicians by nationality, and he has a few for Italians; he does not distinguish between Welsh Russell and English Boole, though!” Grice: “Pastore has an excellent section on the ‘alleged’ imperfections of ordinary language, to which I refer to in my reference to the common place in philosophical logic.” Grice: “Pastore lists six imperfections of ordinary language, for which he notes how confusing the allegations are.” “He ends by noting the moral of the formalist: “not everything that is explicated is implicated, and not everything that is implicated is explicated!” – Grice: “The Italian philosophers he mentions make an interesting list.” Grice: “He has an earlier paragraph on “Roman logic,” which is charming.” Laureato a Torino con GRAF ed ERCOLE (si veda), è insegnante di liceo e ottenne una cattedra a Torino. Fonda e dirigge il laboratorio di logica sperimentale a Torino. Collaboratore della Rivista di filosofia.  I suoi manoscritti sono conservati nell'accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria di Firenze. La salma del filosofo riposa nel cimitero di Bruino. Saggi: “La logica formale dedotta dalla meccanicia”; “Scienza” “Sillogismo e proporzione,” “Dell'essere e del conoscere,” “Il pensiero puro,” “Causa ed esperienza”; “Solipsismo,”  “Potenzia logica” “Logica sperimentale,”” L'acrisia di Kant” “La filosofia di Lenin”; “La volontà dell'assurdo. Storia e crisi dell'esistenzialismo” (Logicalia, Dioniso, “Introduzione alla metafisica della poesia,” Bazzani, Carte. Fondo dell'Accademia La Colombaria” (Firenze, Olschki); Castellana, “Razionalismi senza dogmi. Per una epistemologia della fisica-matematica” (Mannelli, Rubbettino); Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia, Selvaggi, Un filosofo triste: P. in Scienza e metodologia. Saggi di epistemologia, Roma, Gregoriana). “È notissima la storia della logica nell’antica Roma, in cui assai per tempo viene a prevalere la teoria catechistica, sviluppata negl’innumerevoli manuali di logica ad uso delle scuole, mutuanti l’insegnamento dalli saggi di VARRONE, di CICERONE, di Aulo GELIO, e di Quintiliano. Questo indirizzo comprende altresi i saggi di Vittorino, di VEGEZIO (si veda), e si spinge fine a quelle imporntantissimei di BOEZIO (si veda) e di Cassiodoro che riduceno la logica all’uso d’una TABULA LOGICA o combinazione di concetti secondo le regole della silogistica. BOEZIO, “Introductio ad categehoricos syllogismos”; “de syllogismo categorico-hypothetico,” “de divvisione”, “de definitione”, Cassiodoro (Venezia). In tutta quanta la scolastica la sillogistica di BOEZIO è ripresa ed applicata con sottilissimo svolgimento. Comincia, a vero dire, per essere incompletamente conosciuta. Si complete con LOMBARDO. Quindi fa decisamente il suo ingresso nell’occidente per opera di AQUINO, ABANO, e COLONNA – Summa theologica, cfr. BRUNO, “de specierum scrutinio”; de lampade combinatoria lulliana, de progresso et lampade venatoria legocorum. S’istende la lussureggiante vegetazione dei “terministi”, fra i quali appena è il caso dei ricordare il nostro Paolo NICCOLINI (si veda) Veneto, TARTARETO, e NIGRI. Per onore della filosofia, voglio dire che, in mezzo a tanta zavorra, i pensamenti originali sono molto più numerosi ed important di quanto non si creda comunemente. NIZOLIO, Pauli Veneti, “Logia parva”, tractatus summlarum (Venezia). Le loro relazione possibili con le varie posizioni di certi dischetti girevoli atorno un centro comune, sovrapposit l’uno all’altro, sui quali sono segnai i concetti fundamentale. Questo tentativo di BRUNO (si veda) contiene in gemre tutta la teoria della quantifiicatione del predicato e la teoria della logica sperimentale. In seguito ai mie personali ricerche compiute nella biblioteva comunate di Noto (Siracusa) la priorità della dottrina della quantificazione del predicato si deve attributire al sottilissimo casista CARAMUEL (si veda), che l’espose nella sua “Grammatica audax”. Zvsdilio, zinytofuvyio in stidyyrlid lohivsm, ztoms. FACCIOLATI, Logia protehroai, rudimenta di Logica, TIZIO, Arte di pensare. PEANO, Calcolo geometrico secondo l’ausdehnungslehre di Grassmann preceduto dale operazione della logica deduttiva (Torino), arithmetica, principia, nova method exposita, I principi di geometrica logicamente esposti (Torino, Bocca); elementi di calcolo geometrico, principi di logica matematica R d M, formule di logica matematica, sul concetto di numero, sui fondamenti della geomentria, saggio di calcolo geometrico, studi di logica matematica, NAGYj, Fondamenti del calcolo logico, Napolo, sulla rappresentazione grafica della quantità logica, Lencei, lo stato attuale ed i progressi della logica, rivista italiana di filosofia, I principi di logica esposti secondo le dottrine moderna (Torino, Leoscher), I teoremi funzionali nel calcolo logico (Rivista di matematica); La logica matematica e il calcolo logico (Rivista Italiana di Filosofia, Roma), I primi dati della logica (Roma), Sulla definizione e il compito della logica (Roma, Balbi), Alcuini teoremi intorno alle funzione logiche (Rivista di Matematica), BURALI-FORTI, Logica matematica (Milano); Sui simboli di logica matemaitca (Il Pitagora), Vacca, Vailati, Padoa, Pieri, Castellano, Ciamberlini, Giudice, Nota di Logica matematica (Rivista di Matematica), Vailati, un teorema di logica matematca (Rivista di Matematica), sul carattere della logica: il sviluppo della logica formale (Rivista di filosofia), Vacca, “Sui precursori della logica matematica” (Rivista di Matematica), Bettazzi, Chini, Boggio, Ramorni, e Nasso. Tutti i logici italiani apparengono alla scuola di PEANO (si vedùa), al qualse si deve la logica matematica o pura. In essa introduzione, Peano, esposti lucidamente gli studio, dimostra l’identità del calùcolo sulle classi, col calcolo sulle proposizioni. La sua opera contiene la teoria dei numeri interi completamente riditta in formole facendo ricorso ad un limitatissimo numero d’idee logiche Peano espresso coi simboli: e, > =  + V ~ A. – sette simboli. Di qui trae origine la sua ideo-grafia in cui ogni idea è rappresentata con un segno, e il su strumento analitico anda perfezionandosi rapidamente. Arrichitta di numerose indicazioni storiche per la collaborazioni di valenti seguazi, procede alacremente, raccogliendo e trattando completamente in simboli tutte le proposizioni della matematica. L’importanza filosofica di questo movimento iniziato da Peano non e ancora stata apprezzatta convenientemente da ogni filosofo, ma i saggi di Peano cominciano solo ORA a richiamare sola di se l’attenzione dei filosofi. Il ritardo filosofico e tanto più strano quanto più chiara è la filiazione filosofica di questa ideo-grafia. Peano stesso non cessa mai di far notare che la sua ideo-grafia è casata su teoremi di logica. Ma se con definizione opportune, si pote riddure le idee di logica anche si incontrano in molte parti della matematica ad un numero sempre più piccolo d’idee primitive, attualmente ancorsa si desidera una riduzione analogia di tutte le idee di logica ache si incontrano nella LOGICA PURA. Questa riduzione presenta in vero seriissime difficoltà ed e più facile il riconocere quante e quai siano le idea primitive in aritmetica e in geo-metria che in logica. Continuando le richerche mi convene supporre consosciuto tento di portare un contribute alla soluzione del problema suddetto.  Annibale Pastore. Pastore. Keywords: implicature, logica meccanica, acrisia. Meccanica rama della fisica.  Refs: Luigi Speranza, “Grice e Pastore,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice.

 

Grice e Pattio: la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico. Grice: “Cicerone says that this is best spelt ‘Pazzio’!” -- Pattio.

 

Grice e Paulino: il portico romano, la ragione e l’implicatura conversazionale -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Nola). Filosofo italiano. A wealthy man. He has a career in public life before becoming a philosopher. He writes many poems and letters, some of which survive. Some see the influence of the Portico on his views concerning the ascetic life. His son is Giovio. Grice: “I like Paulino – for one, that’s my Christian name!” -- Paulino.

 

Grice e Pausania: la scuola di Girgenti – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Girgenti). Filosofo italiano. A friend of Empedocle di GIRGENTI (si veda) – and the dedicatee of one of his poems. P. wites an an account of his tutor’s life and death. Grice: “We English are lucky: there is only one philosopher from Ockham: Ockham. From Girgenti, however, Italians have Empedocle and Pausania!” Grice: “Strawson advised me that I should refer to Emepedocle as Girgenti and Pausania as Girgentino, just for the sake of the difference!” -- Pausania.

 

Grice e Peano: l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Spinetta di Cuneo). Filosofo italiano. Grice: “As I reduce “the” to “every,” I am of course following Peano, who predates Russell!” -- important Italian philosopher. Linceo. P.’s postulates, also called P, axioms, a list of assumptions from which the integers can be defined from some initial integer, equality, and successorship, and usually seen as defining progressions. The P. postulates for arithmetic are produced by P. He takes the set N of integers with a first term 1 and an equality relation between them, and assumed these nine axioms: 1 belongs to N; N has more than one member; equality is reflexive, symmetric, and associative, and closed over N; the successor of any integer in N also belongs to N, and is unique; and a principle of mathematical induction applying across the members of N, in that if 1 belongs to some subset M of N and so does the successor of any of its members, then in fact M % N. In some ways P.’s formulation was not clear. He had no explicit rules of inference, nor any guarantee of the legitimacy of inductive definitions which Dedekind established shortly before him. Further, the four properties attached to equality were seen to belong to the underlying “logic” rather than to arithmetic itself; they are now detached. It was realized by P. himself that the postulates specified progressions rather than integers e.g., 1, ½, ¼, 1 /8,..., would satisfy them, with suitable interpretations of the properties. But his work was significant in the axiomatization of arithmetic; still deeper foundations would lead with Russell and others to a major role for general set theory in the foundations of mathematics. In addition, with Veblen, Skolem, and others, this insight led in the early twentieth century to “non-standard” models of the postulates being developed in set theory and mathematical analysis; one could go beyond the ‘...’ in the sequence above and admit “further” objects, to produce valuable alternative models of the postulates. These procedures were of great significance also to model theory, in highlighting the property of the non-categoricity of an axiom system. A notable case was the “non-standard analysis” of Robinson, where infinitesimals were defined as arithmetical inverses of transfinite numbers without incurring the usual perils of rigor associated with them. Fu l'ideatore del latino sine flexione, una lingua ausiliaria internazionale derivata dalla semplificazione del latino classico. Nacque in una modesta fattoria chiamata "Tetto Galant" presso la frazione di Spinetta di Cuneo. Fu il secondogenito di Bartolomeo P. e Rosa Cavallo; sette anni prima era nato il fratello maggiore Michele e successivamente nacquero Francesco, Bartolomeo e la sorella Rosa. Dopo un inizio estremamente difficile (doveva ogni mattina fare svariati chilometri prima di raggiungere la scuola), la famiglia si trasferì a Cuneo. Il fratello della madre, Giuseppe Michele Cavallo, accortosi delle sue notevoli capacità intellettive, lo invitò a raggiungerlo a Torino, dove continuò i suoi studi presso il Liceo classico Cavour. Assistente di Angelo Genocchi all'Torino, divenne professore di calcolo infinitesimale presso lo stesso ateneo a partire dal 1890.  Vittima della sua stessa eccentricità, che lo portava ad insegnare logica in un corso di calcolo infinitesimale, fu più volte allontanato dall'insegnamento a dispetto della sua fama internazionale, perché "più di una volta, perduto dietro ai suoi calcoli, [..] dimenticò di presentarsi alle sessioni di esame".  Ricordi del grande matematico (e non solo della vita familiare) sono raccontati con grazia e ammirazione nel romanzo biografico Una giovinezza inventata della pronipote Lalla Romano, scrittrice e poetessa. Aderì alla massoneria, iniziato nella loggia Alighieri di Torino guidata dal socialista  Lerda.  Morì nella sua casa di campagna a Cavoretto, presso Torino, per un attacco di cuore che lo colse nella notte.  Il matematico piemontese fu capostipite di una scuola di matematici italiani, tra i quali possiamo annoverare Vailati, Castellano, Burali-Forti, Padoa, Vacca, Pieri e Boggio. Peano precisa la definizione del limite superiore e fornì il primo esempio di una curva che riempie una superficie -- la cosiddetta "curva di Peano", uno dei primi esempi di frattale -- mettendo così in evidenza come la definizione di curva allora vigente non fosse conforme a quanto intuitivamente si intende per curva.  Da questo lavoro partì la revisione del concetto di curva, che fu ridefinito da Jordan (curva secondo Jordan).  Fu anche uno dei padri del calcolo vettoriale insieme a Levi-Civita. Dimostra importanti proprietà delle equazioni differenziali ordinarie e idea un metodo di integrazione per successive approssimazioni.  Sviluppa il Formulario mathematico, scritto dapprima in francese e nelle ultime versioni in interlingua, come chiama il suo latino sine flexione, contenente oltre 4000 tra teoremi e formule, per la maggior parte dimostrate. Da un eccezionale contributo alla logica delle classi, elaborando un simbolismo di grande chiarezza e semplicità. Da una definizione assiomatica dei numeri naturali, i famosi assiomi di P. che vennero poi ripresi da Russell e Whitehead nei loro Principia Mathematica per sviluppare la teoria dei tipi.  I contributi di Peano sulla logica furono osservati con molta attenzione da Russell, mentre i contributi di aritmetica e di teoria dei numeri furono osservati con molta attenzione da Vailati, il quale sintetizzava in Italia il passaggio tra l'esame delle questioni fondamentali e l'applicazione di metodiche di analisi del linguaggio scientifico, tipica degli studi logici e matematici, e anche specifica gli interessi di storia della scienza, allargando la prospettiva anche agli studi sociali. Per questo P. ha dei contatti molto stretti con il mondo degli studiosi di logica e di filosofia del linguaggio nonché gli studiosi di scienze sociali empiriche (Cfr. Rinzivillo, P., Vailati. Contributi invisibili in Rinzivillo, Una Epistemologia senza storia” (Roma Nuova Cultura). Ha ampi riconoscimenti negli ambienti filosofici più aperti alle esigenze e alle implicazioni critiche della nuova logica formale. E affascinato dall'ideale leibniziano della lingua universale e sviluppa il "latino sine flexione", lingua con la quale cercò di tenere i suoi interventi ai congressi internazionali di Londra e Toronto. Tale lingua e concepita per semplificazione della grammatica ed eliminazione delle forme irregolari, applicandola a un numero di vocaboli "minimo comune denominatore" tra quelli principalmente di origine latina rimasti in uso nell’italiano. Uno dei grandi meriti della sua opera sta nella ricerca della chiarezza e della semplicità. Contributo fondamentale che gli si riconosce è la definizione di notazioni matematiche entrate nell'uso corrente, come, per esempio, il simbolo di appartenenza (“x A”) e il quantificatore esistenziale "".  Tutta l'opera di P. verte sulla ricerca della semplificazione, dello sviluppo di una notazione sintetica, base del progetto del Formulario, fino alla definizione del latino sine flexione. La ricerca del rigore e della semplicità lo portano P. ad acquistare una macchina per la stampa, allo scopo di comporre e verificare di persona i tipi per la “Rivista di Matematica” da lui diretta e per le altre pubblicazioni. Raccolge una serie di note per le tipografie relative alla stampa di testi di matematica, uno per tutti il suo consiglio di stampare le formule su righe isolate, cosa che ora viene data per scontata, ma che non lo era ai suoi tempi. Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale della Corona Commendatore della corona L'asteroide  P. è stato battezzato così in suo onore.  Il dipartimento di Matematica di Torino è a lui dedicato. Molti licei in Italia portano il suo nome, come ad esempio a Roma, Cuneo, Tortona, Monterotondo, Cinisello Balsamo o Marsico Nuovo, così come la scuola di Tetto Canale, vicina alla sua città natale. Saggi: “Aritmetica”; “Algebra” (Torino, Paravia,); “Forma matematica” (Torino, Bocca); “Calcolo differenziale”; “Calcolo integrale” (Torino: Bocca); “Analisi infinitesimale” (Candeletti); “Calcolo infinitesimale e geometria” (Torino: Bocca), “Logica della geometria” (Torino: Bocca)”; “Principio dell’arimmetica” (Torino, Paravia); “Giochi di aritmetica e problemi interessanti” (Paravia, Torino). Provai una grande ammirazione per lui quando lo incontrai per la prima volta al Congresso di Filosofia, che e dominato dall'esattezza della sua mente. Russell. Amico, Storie della scuola italiana. Dalle origini (Zanichelli, Bologna); Celebrazione, Luciano e Roero Torino); “Storia di un matematico” (Boringhieri).  L. Romano, “Una giovinezza inventata” (Torino, Einaudi); Racconta episodi del rapporto con il prozio Giuseppe.  Assiomi di P., Glottoteta, Lingua artificiale, Matematica, Latino sine flexion, Cassina Calcolatori ternari M. Gramegna  Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. E P. stregò Russell. The third kind of term, things, are only the entities indicated by proper names, but they have no additional relation with other terms. This leads Russell to consider the sole denoting concept which presupposes uniqueness -- "the.” Russell admits the great importance of this term, recognizes the merit of P.'s notation, and attributes to P. the capacity to make possible genuine mathematical definitions defining terms which are not concepts, the meaning of a word with its indication-reference and the meaning of a denoting concept with its denotation. P. does something more than provide the standard notation. The pre-eminence of a description over other forms of denotation is definitive. The notation for a description is inspired in the Peanesque symbolism (i.e. "laeb"). Membership to a class is replaced by a propositional function (i.e. (l£)(<I>X)). A propositional function is explained as a certain denoting function of <l>x, which, if <1>£ is true for one and only one value ofx, denotes that value, but in any other case denotes (P).p. Perhaps most interestingly for us is the insistence on the indefinability of "the" – P.'s inverted iota is already used -- together with the notion of denotation. The article, as published, adds the expression of the main definition in terms of propositional functions together with the previous manuscript definition in P.'s terms of existence and uniqueness, albeit if not in symbolic form. The two essential definitions are Principia, * 14.01.02: . \jI(IX)(epX) • =.(3b) : epx •=~ .x=b : \jib E ! ( 7 X ) ( e p X ) • = . ( 3 b ) : 4 > x . =• . x = b. This expresses the conditions of existence and uniqueness essentially with P.’s resources, i.e., in terms of quantification and identity, although adding propositional functions. P. has different vresources to eliminate the definite article – his inverted iota -- from a proposition. P. actually recommends this line in cases where the required conditions of existence and uniqueness are doubtful, precisely through a sort of definition in use. The descriptor is by no means indefinable in his system.  Russell:  "I read Schrader on Relations and found his methods hopeless, but P. gave just what I wanted (Letter to Jourdain, in Grattan-Guinness). If, as Russell maintains in Principia, following P., that a definition is to be always nominal, the definienda is only an abbreviation. Russell formulates his principle to preserve the admissible part of Bradley’s analysis -- (his methodological and analytical resourses -- and almost the entire Moore, in so far as they were compatible with the requirements of Peano's logic. Some of the mostti mportant ideas and symbolic devices that made Russell's theory of descriptions possible are already present in essays Peano that Russell knows well. We may proceed by a detailed comparison between the relevant parts of Russells theory -- including manuscripts now published-and some of Frege and , . . ht as well as a discussion of numerous possible obJectlons that P.’s mSig s, . . fl db could be posed to the main claim. Even if Russell was not actually influenced by those insights, the parallelisma are close enough to be worth analyzig, especially in the case of P., whose writings are not very well known.  (r) can be clearly found in Frege and Peano, that (2) was almost admitted by Frege and was admitted explicitly-including the symbolic expression by P.. THE SYMBOLIC ELIMINATION OF "THE" IN P.. The source in P. of the symbols relevant to Russell's theory of descriptions have been noted and sometimes explained (see, .for instance, 1988a and 199Ia, Chap. 3). I will confine myself to recalling that they were the letter iota (i) for the unit class, and the same letter inverted (1), or denied ("fa), for the only member of thiS class, i. e., the definite article of ordinary language. P.'s ideas evolved in three stages towards greater precision in the treatment of a description. This last P. starts from the definition in terms of the unit class. He then adds a series of possible definitions (the ones allowing an alternative logic al order), one of which offers this equivalence. P. introduces his fundamental d~fimt~on ~f the u:l1t class as the class such that all of its members are identical. In P.’s symbols, tx =ye (y =x). Likewise, P. defines indirectly the.unique member of such a class: x = "fa • = • a = tx. However, concerning the definability of the definite article, P. adds the crucial idea that any proposition containing “the” can be reduced to. the for,? ta eb, and thiS, again, to the inclusion of the referr~d .um~ class in the oth~r class (a ~ b), which already supposes the elimination of the symbol t: Thus, P. says, we can avoid an identity whose first member contams thiS symbol. Here we find the assertion that the only individual belonging to a unit II As an anonymous referee pointed out to me, one ~aj~rdifferenc~between P. and Russell's treatment of classes in the context of descnption theolJ' is that, while, for Peano, a description combines a class abstract with the inverse of the umt class operator, for Russell the free use of class abstracts is not available due to the discovery of paradoxes. P. does not explicitly state that the mentioned expression would be meaningless, but rather "nous ne donnons pas de signification a ce symbole si la classe a est nulle, ou si elle contient plusieurs individus.” But this is equivalent in practice, given that if we do not meet the two mentioned conditions, the symbol cannot be used at all. There are, however, other ways of eliminating the same symbols according to P.. One which is very similar and depends on the same hypothesis: laE b. = : a = tx. :Jx • Xc b(ibid).   class (a) such that it belongs to another class (b) is equal to the existence of exactly one element such that this element is a member of that class (b). In other words: "the only member of a belongs to b" is to be the same as "there is at least one x such that (i) the unit class a is equal to the class constituted by x, and (ii) x belongs to b" (or "the class of x such that a is the class constituted by x, and that x belongs to b, is not an empty class"). This seems to be equivalent to Russell's definition. P., of course, speaks in terms of classes instead of a propositional function, i. e., in terms of the property or the predicate, which define a class – P. often read the membership symbol as "is" -- which expresses the same idea in a way where any reference to the letter iota has been eliminated. We can read now "the only member of a belongs to b" as the same as "there is at least one x such that (i) the unit class a is equal to all the y such that y =x, and (ii) x belongs to b" (or "the class of x such that they constitute the class ofy, and that they constitute the class a, and that in addition they belong to the class b, is not an empty class"). Thus, the full elimination underlies the definition, although P., in lacking a specifically explicit philosophical goals, shows no interest in making this point. Peano is totally aware of the importance of this device as a way to reduce the definite article to more primitive logical concepts, i.e. to eliminate it, as a result of which the symbol would cease to be primitive. That is why P. adds that the above definitions "expriment la P[proposition] 1a Eb sous une autre forme, OU ne figure plus Ie signe 1; puisque toute P contenant le signe 1a est reductible a la forme 1aEb,OU bestuneCIs, on pourra eliminer Ie signe 1 dans toute P.” Therefore, the general belief according to which the symbol "1" was necessarily primitive and indefinable for P. is wrong. By pointing out that in the "hypothesis" preceding the quoted definition it is clearly stated that the class "a" is defined as the unit class in terms of the existence and identity of all of their members (i.e. uniqueness): Before making more explicit the parallelism with Russell's theory, let us consider possible objections against this rather strong claim. All of these objections are either misconceptions or simply have no force with regard to P.’s main claim. This is why"a"is equal to the expression ''tx'' (in the second member). The objection could still be maintained by insisting that since"a" can be read as "the unit class", P. did not really achieve the elimination of the idea he was trying to define and eliminate, as it is shown through the occurrence of these words in some of the readings proposed above. However, as I will explain below, the hypothesis preceding the definition only states the meaning of the symbols which are used in the second member. Thus, "a" is stated as "an existing unit class", which has to be (1) It is true that the symbol "1" has disappeared, but in the definiens we still can see the symbol of the unit class, which would refer somehow to the idea that is symbolized by ''tx'', so the descriptor has not been really eliminated. The answer is very simple: for P. there were at least two forms ofdefining this symbol with no need for using the letter iota (in any of its forms). However, the actual substitution would lead us to rather complicated expressions,14 and given P.'s usual way of working (which can be First, by directly replacing tx by its value: y 3(y = x), as defined above. Making the replacement explicit, we have: 14 Starting from this idea, we can interpret the definition as stating that "la Eb" is only an abbreviation for the definiens and dispensing with the conditions stating exist- ence and uniqueness in the hypothesis, which have been incorporated to their new place. Thus, the new hypothesis would contain only the statement of"a" and"b" as being classes, and the final entire definition could be something like the following: la Eb • =:3x 3{a =y 3(y =x) • X Eb}, a, bECls.::J :. ME b. =:3XE([{3aE[w, zEa. ::Jw•z' w= z]} ={ye(y= x)}] •XEb), a E Cis. 3a: x, yEa. ~x.y.X = y: bE CIs •~ : ... (Ibid.) understood in this way: " 'a' stands for a non-empty class su~h that all of its members are identical." Therefore, we can replace "a", wherever it occurs, by its meaning, given that this interpretation works as only a purely nominal definition, i.e. a convenient abbreviation.  characterized as the constant search for shorter and more convenient formulas), it is quite understandable that he preferred to avoid it. In fact, the operation is by no means necessary, for the symbolic expression above was already enough to obtain the full elimination of the descriptor. We must not forget that the important thing is not the intu- itive and superficial similarity between the symbols "la" and ''tx'', caused simply by the appearance of the letter iota in both cases, or the intuitive meaning of the words "the unit class", but the conditions under which these expressions have been introduced in the system, which were completely clear and explicit in the first definition.IS "k e K" as "k is a class"; see also the hypothesis from above for another example). But this by no means involves confusion with i~clusion,as. it is shown by the fact that P. soon added four defimte properties precisely distinguishing both notions, which made it po~siblefor.hi~~.~ for Russell himself, to preserve the useful and convenient readmg is (2) The supposed elimination is a failure, for (i) it depends upon Peano's confusion of class membership and class inclusion, so that (ii) a singleton class (la) and its sole member (lX) are not clearly distinct notions; it follows that (iii) "a" is both a class and, according to the interpretation of the definition, an individual (iv), as is shown by joining the hypothesis preceding the definition and the definition itself This multiple objection is very interesting because it can be taken as proceed- ing from the received view on P., according to which his logic not only falls s~ort ofstrict logical standards, but also contains some import- ant confuSions here and there. However, the four points can easily be s~own t? be mistaken. (Incidentally, I think this could have been recog- mzed With pleasure by Russell himself, who always thought of P. and his school as being strangely free oflogical confusions and mistakes.) . Fir~t, it ~n hard~y be said that P. confused membership and mcluslOn, given that it was he himselfwho introduced the distinction through his symbol "e" (previously to, and therefore independently of, Frege). If the objection means (which is rather unlikely) that P. would admit the symbol for membership as taking place between two classes, it is true that this was the case when he used it to indicate the meaning of some symbols, but only through the reading "is" (e.g. full clarity that"1" (T) makes sense only before individuals, and ''t'' before classes, no matter which particular symbols we use for these notions. Thus, ''ta'', like "tx", both have to. be read as "the class consti- tuted by ...", and" la" as "the only member of a". Therefore, although P., to my knowledge, never used "lX" (probably because he always which could be read as " 'a and b being classes, "the only member of a belongs to b" is to be the same as "there is at least one x such that (i) 'there is at least one a such that for eve~,': and z belonging to a,.w = z' is equal to 't~ey such that y =. x' , and (ii) x belongs to b ,where both the letter Iota and the words the unit class" have disappeared from the definiens. aeCis.3a:x,yea.-::Jx,y. x=y:beCIs•~:. . l a e b . = : 3 x 3(a = t x . x e b), 15 There is a well-known similar example in the apparent vicious circle of Frege's famous definition ofnumber. the reply to objection (1). There are other, minor objections as well. Second, "la" does notstand for the singleton class. P. stated with thought in terms of classes), had he done so its meaning, of course, would have been exactly the same as "la", with no confusion at all. Third, "a" stands for a class because it is so stated in the hypothesis, although it can represent an individual when preceded by the descriptor, and together with it, i.e. when both constitute a new symb.ol as a w.hol~. Here P.'s habit could perhaps be better understood by mterpretmg it in terms of propositional functions, and then by seeing" la" as being somewhat similar to <!>x, no matter what reasons ofconvenience led him to prefer symbols generally used for classes ("a" instead of"x"). There is little doubt that this makes a difference with Russell. It could even be said that while, for Peano, the inverted iota is the symbol for an operator on classes, which leads us to a new term when it flanks a term, for Russell it was only a part of an "incomplete symbol". I am not sure about P.'s answer to this, but at any rate for him the descriptor could be eliminated only in conjunction with the rest of the full express- ion "la e b", so that the most relevant point of similarity again can be found in P.. Last, there is no problem when we join the original hypothesis and the definition: as I have pointed out in the interpretation contained in the last part of (3) If, as it seems, "a" is affected by the quantifier in the hypothesis, then it is a variable which occurs both free and bound in the formula (if it is a constant, no quantifier is needed). I am not sure about the possible reply by P. himself Perhaps he did not always distinguish with present standards o f clarity between the several senses o f "existence" (or related differences) involved in his various uses of quantifiers,r6 but in principle there is no p'roblem when a variable appears both bound and free in the same expression, although in different occurrences. At any rate, I cannot see how this could affect my main claim; the important thing here is to recognize the fundamental similarities between the elim- ination of the descriptor in P. and Russell. However, in the several readings I proposed I hope to have clarified a little the role of ".3" in P. . (5) P. could hardly have thought that he was capable of eliminat- ing the descriptor, for he continued to use the symbol and his whole system depended on it as a primitive idea.IS The only additional reply is that only reasons ofconvenience can explain the retaining ofa symbol in a system in cases where the symbol can be defined, i.e. eliminated. (After all, Russell- himself continued to use the descriptor after its elimination by means of his theory of descriptions.) But, as we have seen, there is no doubt P. thought that the descriptor could easily be eliminated from propositions. (4) Russell rejected definitions under hypothesis, therefore he would have rejected the Peanian definition of the descriptor. Of course, we must admit that Russell (like Frege) rejected this kind ofdefinition, but this took place especially in the context of the unrestricted variable of Principia.I ? Besides, he himself used this kind of definition for a long period once he mastered P.'s system. It was because he interpreted these definitions as P. did, i.e. merely as -a device for fixing the meaning of the letters used in the relevant symbolic expressions. Thus, when for instance one reads, after whatever symbolic definition, things like" 'x' being ..." or" 'y' being ...", this would really be a definition under hypothesis, but, of course, only because the meaning of the sym- bols used always has to be determined somehow. Anyway, there is no point in continuing the discussion ofthis objection, given that it is hard- ly relevant to my main claim. Even if P.'s original elimination of the descriptor does not work because of its taking place in the framework of a merely conditional definition, the force of his original insight could well have influenced Russell; at any rate, it is worth knowing in itself (6) The reduction mentioned, even if it really took place, was by no means followed by the philosophical framework which made Russell's theory of descriptions one of the most important logical successes of the century. Thus, P. did not realize the importance of the elimination. This last point can hardly be denied, but P.'s goals were very different from Russell's, so I think that to point out a "lack" like this makeslittle sense from a historical point ofview. 16 I would like to recall here that it was P. himselfwho discovered the distinction between bound and free variables (which he respectively called "apparent" and "real"), and probably-and independently of Frege-also the existential and universal quantification (see my I988a and I99Ia for a detailed account of both achievements). Quine wrote that "1" was a primitive and indefin- able idea in P. However, now that we have exchanged several letters concerning an earlier version ofthis article, I must say he has changed his mind. His letter to me ofII October 1990 contains the following passage: "I am happy to get straight on P. on descriptions. I checked your reference and I fully agree. P. deserves all the credit for it that has been heaped on Russell (except perhaps for Russell's elaboration of the philosophical lesson of contextual definition)". As for the sense in which the philosophical consequences of the elimination of the descriptor were not very important for P., I have faced the problem in my reply to an objection. And also in previous stages, through the (finally unsuccessful) attempt at a substitutional theory based upon propositions, with no classes and no propositional functions. . For according to him the descriptor cannot be defined in isolation, but only in the context of the class (a) from which it is the only member (la), and also in the context of the clas~ from which that class is a member, at least to the extent that the class a is included in the class b, although this supposes no confusion between membership and inclusion; see the second point of my reply to objection (2) above. I think this is just the right interpretation ofthe whole expression"1a Eb". In any case, I cannot help being convinced that none of these objec- tions seems to have any force against my main claim: that the elimin- ation of the descriptor was present in P. with essentially the same symbolic resources as in Russell. This is equivalent to the first two claims at the beginning of this paper: P. clearly stated the conditions of existence and uniqueness as providing the true significance of the descriptor; and (2) he had enough symbolic techniques for dispensing with it, including those required for constructinga definition in use. We have a few relevant passages, but the clearest one occurs. There we can read that" Ta" is meaningless if the conditions of existence and uniqueness are not ful- filled. Thus, even the third claim was made by P.. Perhaps under certain different interpretations of P.'s devices it could be shown that his elimination of the descriptor was not exactly equivalent (in the tech- nical sense) to Russell's. Yet even if so, I think that from the historical viewpoint, which means to do justice both to P. and Russell, it is important to know that P. had these resources at his disposal,' and that they may have influenced Russell. However, we can see the heritage from P. in a clearer way if we compare the definition with the version for classes in the same letter: . The parallelism is therefore complete, but before finishing this paper I want to insist on my main claims by resorting now to one of Russell's manuscripts, "On Fundamentals. First, we find there a definition stated in terms similar to P.'s, and with almost exactly the same symbolic resources: Finally, I am not accusing Russell of plagiarism. I only affirm that some ofthe ideas and devices which are important for the eliminative definition of the descriptor were already present in Frege and P., including the conceptual and symbolic resources, and that these works are ones that Russell had studied in detail before his own theory was formulated. Second, the later improvement of this definition is precisely in the sense of making clearer that, although the method of the propositional function was preferable to the one of class membership, the symbolic expression of the conditions of existence and uniqueness is preserved. Even the idea -- also coming from P. -- according to which we cannot define the expression “la" alone, but always in the context of a class (which in Russell became the form of a propositional function), appears here. Benacerraf, and Putnam, Philosophy of Mathematics  (Cambridge). The first appearance of Russell's definition, under the form which was adopted as final, took place, not in "On Denoting", but in a letter to Jourdain: According to that, all other influences must be regarded as secondary. Concerning Meinong's influence, for Russell the principle of subsistence disappears as a consequence of the eliminative construction of the definite article, which was a result of the new semantic monism. Russell's later attitude to Meinong as a "main enemy" was only a comfortable recourse (v. however, Griffin). As for Bacher, Russell himself admitted some influence from his nominalism.  In fact, Bacher describes mathematical objects as "mere symbols" and he advises Russell to follow this line of work in a letter (only two months before Russell's key idea): "the 'class as one' is merely a symbol or name which we choose at pleasure" (quoted by Lackey [Russell). Finally, for MacColl it is necessary to mention his essay where he spoke of "symbolic universes", which include things like round squares, and also spoke of "symbolic existence". Russell pub- lished his essay as a direct response to this author, and there we can see some conclusions from the unpublished manuscripts, although still by solving peculiar cases in a Fregean context. I agree with Grattan-Guinness that MacColl was an important part of the context of Russell's ideas on denoting (personal communication), but I have no room here to devote to the matter. There is, however, a previous occurrence of this definition in the,manuscript "On 'JI(lX)(<I>x)•=•(:3b):<j>x.=x.X =b:'JIb. (Grattan-Guinness  Substitution"  written with only slight symbolic differences. I am indebted to Landini for the historical point. 'JI(t'u)•=:(:3b):xEU.=x.X =b:'JIb. Peano, G., as. Opere Scelte, ed. U. Cassina, Roma: Cremonese, Studii di logica matematica". Repr. Logique mathematique". Repr. Analisi della teoria dei vettori". Repr. Formules de logique mathematique". Giuseppe Peano. Peano. Keywords: implicatura, l’operatore iota. Refs.: Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’articolo definito,” -- Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’operatore ‘iota’, Deutero-Esperanto, l’errore di Quine, il carattere non primitive dell’operatore iota. --  H. P. Grice, “Definite descriptions in Peano and in the vernacular,” Luigi Speranza, "Grice e Peano: semantica filosofica," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Grice e  Pecoraro: l’implicatura conversazionale del conflitto – filosofia italiana – Luigi Speranza (Salerno). Filosofo italiano. Grice: “He must be the only philosopher who philosophised about ecstasis!” Grice: “Many don’t consider him an Italian philosopher seeing that he got his maximal degree without (not within) Italy!” – Filosofo e storico della filosofia italiano. Dopo studi giuridici presso la Facoltà di Scienze Politiche, si laurea in Filosofia presso l´Università di Salerno con una tesi sulla filosofia di Cioran. Collabora con il Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Giornale di Napoli come cronista di nera e di giudiziaria. Si avvicina ad alcuni artisti contemporanei che gravitano intorno all´Accademia di belle arti di Brera organizzando due Mostre a Ravello e dedicandosi al coordinamento editoriale dei rispettivi cataloghi. Tra i partecipanti:Paladino, Pisani, Galliani, Knap, Montorsi, Melioli, Battaglia. Un'esperienza che è importante in seguito, quando i tratti metafisici e di rivolta dell´opera d´arte contemporanea verranno riscoperti in chiave nichilista.  Fonda "Quadranti" dedicato a Marotta dell´Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli.  È possibile dividere il percorso di studi e del suo pensiero in due momenti distinti.  Il primo, attivismo filosofico, comprende tutte le attività e le iniziative tese a vivacizzare e svecchiare il dibattito critico e filosofico; la divulgazione di temi e autori poco studiati --  tecnoscienza, Nichilismo, Filosofia del suicidio, Metafisica e Teatro, Vattimo, Esposito, Agamben. Contatto con Vattimo, Esposito, Givone, Volpi, Mattei, Ferraris. Studia nichilismo, suicidio e filosofia negative, politica e morale.  Una filosofia disperata e negativa, assolutamente slegata da prospettive etico-politiche. Si tratta di una filosofia fondata sul nichilismo e su una tradizione di filosofi maledetti. I voyeuristic "esteticamente salvificano di un datato phatos esistenzialista, del “tutto è vano” risultato ultimo della sua analisi filosofica del suicidio, della psicanalisi e dei lacci concettuali e storici tra nichilismo, nullae negazione.  Il risultato è una filosofia anti-fondazionale, che poggia le sue radici in una inter-soggettività pessimista e malincolica, che nega qualsiasi etica, sociale e politica estremizzando così l´accusa contro l´umano e tutte le sue costruzioni sociali, storiche e morali.  In questo orizzonte di assenza di senso, decadenza e corruzione metafisica, l´unica, eventuale, maniera di ribellarsi e resistere si concretizza, paradossalmente, nell´appello alla responsabilità e all´azione di un noi (Freud ego et nos) tragico-nichilista --  Ricerca un orizzonte di senso diverso e più profondo che lo porta, però, alla perdita quasi totale dei suoi precedenti fili conduttori.  Interessi, letture, pubblicazioni, ricerche si frammentano e perdono in intensità e chiarezza. Decisive, in questa fase, sono le questioni etico-politiche, la critica dell´umanismo sociale contemporaneo e l´impegno filosofico. In primo luogo devono essere segnalati, per l´importanza che rivestono, i due Seminari tenuti presso l´Istituto per gli studi Filosofici di Napoli dedicato al “Bio-potere" e la Bio-politica" Riformula il concetto di bio-potere usando come chiave interpretativa il "Bios" di Esposito. La bio-politica discute e mette alla prova la sua lettura radicalmente sistematica”della volontà di potenza, avvento dell´oltre-uomo e ultrapassamento del nichilismo. Oltre a questi due temi, il rigetto del relativimo, lo studio delle relazioni tra massa e potere; l´affermazione di una visione essenzialista dell´umano, la riscoperta della psicanalisi, del movimento Modernista. Elabora di un percorso teorico che, fondandosi sulla necessità di pensare il presente e non il future di una filosofia dell’attuale  e sulla convinzione che le categorie filosofiche sono obsolete e dannose per spiegare e trasformare il mondo, si concentra in due diversi ambiti di ricerca in una complessa e non risolta tensione tra aspirazioni pluriversalistiche e l´impegno filosofico nella realtà e nella cultura. Il primo etico-morale si occupa delle condizioni di possibilità di forme dell’inter-soggettivo nell´epoca dei "diritti di tutte le cose del mondo" e della reazione alla crisi di fondamenti, delineando quindi le basi di una filosofia del dovere di stampo post-illuminista.  Il secondo opolitico-sociale– attraverso la critica del politicamente corretto e della retorica democratica, la de-costruzione del concetto di democrazia attraverso la ripresa dell´idea di servitù volontaria, la lotta contro il fascismo tende a ripensare il concetto di democrazia e la pratica democratica" nei sistemi di potere e, più specificamente, si dedica all´esame delle possibilità di una trasformazione radicale del pensiero filosofico e di una concezione del “politico” in senso non tecnicista e non "sinistroide-reazionario". Saggi: “I voyeuristi” (Salerno, Sapere); “Metafisica e poesia” (Roma); “Cosa resta della Filosofia?”; “Dal sacro al Profano”; “Dall´Arcaico al Frammento” “Bio-potere, Bio-politica”. Rossano Pecoraro. Pecoraro. Keywords: fascismo, voyeuristic. Leopardi, I voyeuristi, conflitto e mediazione, voir, voyant/voyeur. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pecoraro” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Peisicrate: la diaspora di Crotone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico. Grice: “Cicerone spells this Pisicrate, since he finds that dipthongs are un-Roman!” -- Peisicrate.

 

Grice e Peisirrodo: la diaspora di Crotone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. A Pythagorean cited by Giamblico. Grice: “Cicerone spells this Pesirrodo, since he says that dipthongs are un-Roman!” -- Peisirrodo.

 

Grice e Pelacani: l’implicatura conversazionale --  filosofia italiana – Luigi Speranza  (Parma). Filosofo italiano Grice: “At Oxford, Strawson used to confuse Pelacani with Pelacani!”. Lettore (Grice: “reader or lecturer?”) a Bologna, divenne consigliere di Visconti.  In questa veste si trova più volte coinvolto in processi per eresia montati da Giovanni XXII per gettare nella polvere il Visconti. Grande commentatore di Avicenna e Galeno. Treccani Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia. Saggi: “Circa intellectum possibilem et agentem”; “De unitate intellectus”; Utrum primum principium sive deus ipse sit potentie infinite”; “De generatione et corruptione"; “Questiones super tre metheorum.” Antonio Pelacani. Pelacani. Keywords: passivo/attivo; non-agens/agens. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pelacani” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pelacani: l’implicatura conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Noceto). Filosofo italiano.  “Dottore diabolico.” Parente di Antonio P. Della sua medesima casata un altro filosofo. Frequenta la facoltà artium philosophie a Pavia dove come titolare della cattedra di magister philosophie et loyce, delegato dal vescovo, diploma in arti un certo Bossi. Insegna a Bologna e Padova. Contesta molte regole della meccanica del LIZIO e sostenne l'applicazione di strumenti matematici per sostituire le regole obsolete. In particolare conduce studi sull'ottica ne “Quaestiones de perspectiva.” Nel “Tractatus de ponderibus” si occupa di statica ed elabora nelle “Quaestiones de proportionibus” una teoria del vuoto che si contrappone alle tesi del continuo dei fisici del Lizio. Si occupa anche del moto dei pianeti in “Theorica planetarum” e mette in discussione la cosmologia del Lizio negando che si puo sostenere l'incorruttibilità dei cieli e l'interpretazione teo-logica dell'esistenza di un primo motore immobile, vale a dire del divino. Nega quindi la possibilità delle dimostrazioni a posteriori dell'esistenza del divino e dell'immortalità dell'anima individuale. Concepisce la natura o l'universo come un ente ANIMATO -- ‘animismo – cf. Grice on ‘mean’ and ‘mean,’ ‘Smoke ‘means’ fire” --, un grande eterno animale in continuo movimento dove gl’esseri nascono per generazione spontanea e, quando gl’influssi astrali sono favorevoli, vengono alla luce anche l’anime intellettive umane. Riguardo alla morale, è convinto che gl’uomini deveno conformarsi alla virtù per sua libera scelta. Per il materialismo delle sue dottrine, il dottore diabolico, com'è soprannominato, è accusato d'eresia e condannato ma ciò non gl’impede d’essere apprezzato come un grande astrologo dai principi Carraresi di Padova e dalle corti dei sovrani tanto da ottenere di essere sepolto nel duomo di Parma. Gli si attribuiscono dei commenti a Witelo per una corretta interpretazione della prospettiva e a Bradwardine nell'opera questiones super tractatu "De proportionibus”. Beduerdini. Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria, Pavia. Memorie degli scrittori e letterati parmigiani raccolte da Affò (Stamperia reale, Bodoni), citato anche per la sua avarizia in Veratti, De' matematici italiani” -- Commentario storico, Majocchi, Codice diplomatico dell'Pavia,  Enciclopedia Garzanti di filosofia, Camerota, Nel segno di Masaccio: l'invenzione della prospettiva e la filosofia della percezione. Giunti, La scuola francescana di Oxford. Altri saggi: “Le Quaestiones de anima” (Firenze, Olschki); “Questiones super tractatus logice magistri Petri Hispani” (Parigi, Vrin); “Quaestiones circa tractatum proportionum magistri Braduardini” (Parigi, Vrin); “Questiones super perspectiva communi” (Parigi, Vrin); “Quaestiones de anima: alle origini del libertinismo,” Sorge, Napoli, Morano, Firenze, Sismel, Galluzzo. Scientia de ponderibus. Tractatus de ponderibus, Treccani Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia. Francesco P. is yet another of the P.. There are at least four of them: two Antonios, un Biagio, and one Francesco. Biagio Pelacani. Pelacani. Keywords: implicature, prospettiva, filosofia della percezione, origini del libertinismo, commentario in detaglio sulla semiotica di Occam – dialettica – segno, nota, sermo. Refs.: Luigi Speranza, “Pelacani, Grice, e Shorpshire sull’immortalità dell’anima.” Luigi Speranza, “L’animismo di Pelacani e Grice, ‘smoke means fire, literally.’”

 

Grice e Pelagio: l’implicatura conversazionale – la scuola di Giulano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Tutor of Celestio and Giulano di Eclano. Pelagio

 

Grice e Pellegrini – l’implicatura conversazionale dell’amore come affezione dell’animo – e la sua manifestazione nei maschi nobili – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sonnino). Filosofo italiano. Grice: “I like Pellegrini: he found Aristotle’s ‘obscure’ for the youth the manual Ethica Nichomaechaea is intended for!” È, secondo TIRABOSCHI, filosofo che da' suoi meriti e dalle promesse fattegli da più pontefici pareva destinato a' più grandi onori; ma che non giunse che ad ottenere alcuni beneficii ecclesiastici. Tenne la cattedra di filosofia a Roma. Pubblica il “De affectionibus animi noscendi et emendandis commentaries” e un'edizione della traduzione in latino di Lambin dell' Etica Nicomachea di Aristotele -- i “De moribus libri decem -- corredandola di un riassunto e di commenti, nei quali altera il testo di Aristotele di cui lamenta la difficoltà e l'oscurità. Benché Aristotele del Lizio sconsigli lo studio dell'etica ai giovani, ancora immaturi per una retta comprensione dei principi morali, al contrario, ritiene che lo studio dell'etica deve essere impartito prima ancora di quello della filosofia della natura, in modo che i giovani possano affrontare gli studi scientifici con animo libero dalle passioni. È più oratore che flosofo. Nn pensa ad inovar cosa alcuna, e segue costantemente insegnando i precetti del filosofo stagirita. Altri saggi: “Oratio habita in almo urbis gymnasio de utilitate moralis philosophiae, cum ethicorum Aristotelis explicationem aggederetur” (Roma); “De Christi ad coelos ascensu” (Roma); “Oratio in obitum Torquati Tassi philosophi clarissimi” (Roma); Tiraboschi, “Storia della letteratura italiana” (Società tipografica  de’ classici italiani, Milano); Carella, “L'insegnamento della filosofia alla "Sapienza" di Roma: le cattedre e i maestri” (Olschki, Firenze); Renazzi, “Storia dell'università degli studj di Roma” (Pagliarini, Roma – rist. anast. Forni, Bologna). P. scrive II important commenti su Aristotele del LIZIO, uno in cui enumera gl’affezioni dell’anima – dall’amore all’ira – amore, speranza, ira, audacia, temore, dolore, animosità. Nell’introduzione, elabora un concetto generale di che cosa e un’affezione dell’anima – il corpo non è menzionato. Ma P. elabora sulla questione dell’anima e il corpo per l’affezione – chè è affetato nell’affezione? Il secondo è un commentario sull’onore e la nobilità. Due trattati sono menzionato dai storici della filosofia. Nel III trattato, P. elabora la questione di TASSO (si veda) ‘filosofo chiarissimo’. Finalmnte, nella sua funzione di censore papale, riceve un saggio sulla politica d’Aristotele da un filosofo tedesco. P. critica la toleranza del filosofo alla posibilità del fraudo – ma il filosofo no considera l’oggezioni di seria considerazione. P. è associato al ginnasio di Roma. Il ginnasio è una istituzione laica – “for I cannot imagine naked monks, playng around!” – Grice. Keywords: implicatura. H. P. Grice, “Il Tasso di Pellegrini” --  Pellegrini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Pellegrini e Grice sulla etica nicomachea,” The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pempelo: la diaspora di Crotone -- l’implicatura conversazionale – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Thurii). Filosofo italiano. His name is attached to some surviving fragments of Pythagorean writings on parenthood, or fatherhood – ‘patria’. Pempelo.

 

Grice e Pennisi: blityri, o dello spirito nazionale – filosofia dell’isola – filosofia della sicilia – filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Catania). Filosofo italiano. Grice: “I like Pennisi’s irreverent tone – typically Italian! – to evolution – and especially evolution of language. By obsessing with linguistic tokens, we have lost our capacity to mean otherwise than non-naturally!” Grice: “His metaphor of ‘the price of lingo’ is very apt – we win, we lose!” – Grice: “Pennisi is a Griceian at heart in that in his study of both schizo ad paranoic (both psychotic) systems of communication, he focus on what he and I call the ‘adequazione pragmatica,’ i.e. the ability or competence, to irritate Chomsky, to implicate!” Dirigge il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagoche e degli Studi Culturali a Messina, presso cui è titolare della cattedra di filosofia del linguaggio. I suoi interessi riguardano prevalentemente la psicopatologia del linguaggio e, più in generale, la relazione tra linguaggio, evoluzione e cognizione umana. Consegue la laurea in Lettere Moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia a Catania  con una tesi dal titolo “I presupposti ideologici della teoria della storia linguistica di B. TERRACINI,” sotto la guida di  PIPARO. Vince il concorso libero per ricercatore e  svolge la carica presso l'Istituto di Filosofia della Facoltà di Magistero dell'Messina. Diventa professore associato di filosofia del linguaggio nella Facoltà di Magistero di Messina. Vince la procedura di valutazione per l'ordinariato--  è direttore del Dipartimento di Scienze cognitive e della formazione della Facoltà di Scienze della Formazione e preside presso la stessa Facoltà. -- è coordinatore del Collegio di Dottorato in Scienze cognitive dell'Messina.  Aree di ricerca Psicopatologia del linguaggio. L'ipotesi di base per l'analisi del linguaggio psicopatologico parte da un confronto sistematico tra il linguaggio psicotico nelle sue due declinazioni più significativequella schizofrenica e quella paranoica con il linguaggio tipico delle patologie cerebrali e con quello caratteristico dei soggetti normali. La tesi di P. è che i soggetti psicotici, a differenza di quelli con deficit cerebrali, non mostrino difficoltà visibili dal punto di vista dell’articolazione fonica, della proprietà lessicale o della capacità sintattica e semantica, ma che invece la cifra elettiva del loro linguaggio consista in un depauperamento della complessità dei significati. Questo impoverimento della dimensione della complessità si manifesta nella schizofrenia con un linguaggio privato e pragmaticamente inadeguato, e nella paranoia con un unico tema delirante che riassume e congela tutto il destino del soggetto. La psicopatologia del linguaggio rappresenta inoltre una delle sfide più difficili per le scienze cognitive, in quanto le psicosi, tra tutte la schizofrenia, sembrano a tutt’oggi resistere ad ogni tentativo di spiegazione neuroscientifica. Nella sua impostazionei, il linguaggio può essere considerato una forma di tecnologia corporea. Il linguaggio è, in particolare, la tecnologia specie-specifica di Homo sapiens che ne ha caratterizzato l'adattamento a tal punto da rischiare di minacciarne l'esistenza. La cognitività linguistica del Sapiens, infatti, modificando profondamente le regole stesse dell'evoluzione biologica se da un lato ci ha consentito di essere i dominatori naturali dell'intero pianeta, dall'altro è "ciò che beffardamente ci avvicina alla fine, il messaggero della nostra imminente estinzione. In continuità con le tesi sul linguaggio, propone un nuovo concetto di bio-politica, in antitesi con il concetto sviluppato da Foucault. In particolare, propone di investigare i fenomeni sociali e politici mediante la comprensione delle dinamiche naturali che li sottendono. L'errore di Platone è, nel sistema di idee proposto da P., l'idea di poter ingegnerizzare la società e di poterme controllare ogni possibile esito. Ancora una volta, tale illusione è data dal linguaggio e dalla razionalità linguistica che contraddistingue Homo sapiens. Accadimenti come le crisi economicheal pari di altri fenomeni socio-politicipossono essere compresi solo se si indagano i fenomeni naturali che ne stabiliscono le dinamiche, come ad esempio i flussi migratori e la riproduzione. Altre saggi: “L'errore di Platone – biopolitca, linguaggio, e diritti civile in tempo di crisi” (Bologna, Mulino); “Il prezzo del linguaggio” (Bologna, Mulino); “L’isola timida: Forme di vita nella Sicilia che cambia” (Roma, Squilibri); “Le scienze cognitive del linguaggio” (Bologna, Mulino); “Scienze cognitive e patologie del linguaggio” (Bologna, Mulino); “Segni di luce” (Mannelli, Rubbettino). “Psicopatologia del linguaggio: storia, analisi, filosofie della mente” (Roma, Carocci); “Le lingue utole: le patologie del linguaggio fra teoria e storia” (Roma, Nuova Italia Scientifica); "La tecnologia del linguaggio tra passato e presente, in Blityri, Pisa, ETS, Pievani, Linguaggio, proprio tu, ci tradirai. Eugeni, Per una biopolitica a-moderna. Il pensiero del potere in Kubrick oltre, in Le ragioni della natura” (Messina, Corisco, Piparo, Mauro, Eco. Dip. Scienze cognitive, psic., ped. su unime. Pennisi. Keywords: filosofia dell’isola, filosofia della sicilia, filosofia siciliana, cariddi, capo peloro, blityri. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pennisi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pera: l’implicatura conversazionale e il ragionere -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucca). Filosofo italiano. Important Italian philosopher. Si diploma in ragioneria all'istituto Carrara di Lucca. Studia a Pisa sotto BARONE. Insegna a Pisa. Convinto che le libertà civile si e riconduce alla dignità intrinseca della persona umana, che permane quale che sia la verità delle convinzioni di ciascuno, rileva come sia sbagliato fare del relativismo elitario il fondamento della società. Questa sorge grazie a quel terreno fertile rappresentato dal principio della tolleranza  Un saggio filosofico di rilievo riguarda il metodo scientifico e l'induzione. Dedicato nell’”Espresso” ai filosofi che avevano tentato di confutare Marx, il primo e Popper. Ulteriori studi furono dedicati alle teorie sui metodi di ricerca di Hume e ai metodi induttivi e scientifici. Saggi "Hume, Kant e l'induzione". Sviluppa ricerche sui primi studi di elettricità compiuti nel settecento da Volta e da Galvani. Analizza in dettaglio il rapporto tra scienza e filosofia, in particolare nel rinascimento volgare italiano -- GALILEI, TELESIO. La metafora delle palafitte (anche usata da Vitters): come le palafitte dell'uomo preistorico, la filosofia (in particolare la teoria della relatività e la fisica atomica) non si fonda su una base solida come la roccia, ma e soggetta a modifiche e revisioni, a seguito della scoperta di nuove particelle, di nuovi fenomeni, o di nuove leggi fisiche che in parte modificano quelle precedenti della fisica classica.  C’e progresso in filosofia. Non poggerebbe su un fondamento immutabile, ma su un principio che puo essere oggetto di ulteriori analisi ed approfondimenti.. La filosofia ha validità limitata a un determinato contesto – e. g. Oxford. Secondo questo orientamento il griceianismo e modificabile. Fra le revisioni di sistemi scientifici studiate da lui vi è la rivoluzione di TELESIO e GALILEI che reca obsoleto il geo-centrismo. Sono poi analizzate le teorie elettromagnetiche, a partire dalle prime formulazioni empiriche di VOLTA e GALVANI. Pera analizza il progresso della filosofia in relazione a quella del metodo, basato su procedimenti razionali ed induttivi.  Altri saggi: "Induzione, scandalo dell'empirismo", i "La scoperta scientifica: congetture selvagge o argomentazioni induttive?",  "È scientifico il marxismo?", “Il canone del razionale” Craxi. Lei mette in discussione i fondamenti stessi dello stato di diritto, la rivoluzione ha regole ferree e tempi stretti. Quei politici che, come Craxi, attaccano i magistrati di Milano, mostrano di non capire la sostanza grave, epocale, del fenomeno. Si occupa soprattutto dei problemi della Giustizia in Italia. La democrazia è quel regime di governo che permette a chi si oppone di sostituire pacificamente chi prende le decisioni a nome della maggioranza. Lo istrumento della democrazia non è soltanto il voto, ma l'argomentazione, il discorso, il confronto. Per sostituire chi governa, prima di votare occorre confutare e criticare. Allo stesso modo per governare occorre argomentare e convincere. Partecipa anche ad alcuni temi di politica locale, in particolare in Toscana e a Lucca. vivere “velut si Deus daretur”. "Se Dio esiste, ci sono limiti morali alle mie azioni, comportamenti, decisioni, progetti, leggi e così via. Il denominatore comune e il rinascimento e l’'illuminismo. Il concetto di eguaglianza fra gl’italiani e di solidarietà sociale, che sono oggi alla base della costituzione dellea nazione italiana. È lo stesso soffio del vento di Monaco. Defende nostra autonomia individuale, che è la condizione su cui dobbiamo sempre vigilare (da ciò il nostro liberalismo)”. Altre opere: “Apologia del metodo” (Pisa, Scientifica); “La scienza su palafitte” (Roma, Laterza); “Induzione” (Bologna, Mulino); “Il razionale e l’irrazionale nella scienza” (Milano, Saggiatore); “La rana ambigua. La controversia sull'elettricità animale tra Galvani e Volta” (Torino, Einaudi)’ “Scienza e retorica” (Roma, Laterza); “Persuasione” (Milano, Guerini); “Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo” (Milano, Mondadori); “Il libero e il laico” (Siena, Cantagalli); “Etica liberale” (Milano, Mondadori); “Il liberalismo di Pannunzio” (Torino, Centro Pannunzio). La scienza non poggia su un solido strato di roccia. L'ardita struttura delle sue teorie si eleva, per così dire sopra una palude. È come un edificio costruito su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall'alto giù nella palude: ma non in una base naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai nostri tentativi di conficcare le palafitte più a fondo non significa che abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza stabili da sorreggere la struttura. “Il mio e un relativismo elitario” Marcello Pera. Pera. Keywords: implicature, relativismo elitario, implicatura elitaria, ragione, filosofo come ragionere, le radici romana del ragionere, ratio, ragionere, l’assenza del concetto di ratio nella lingua greca, la ‘ratio’ di Pitagora, la ‘ratio’ della scuola di Crotone. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pera," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Grice e Peregalli: l’implicatura conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. I luoghi e la polvere Incipit All'inizio della Genesi il serpente convince Eva a mangiare con Adamo il frutto dell'albero della conoscenza. Così i loro occhi si apriranno e vedranno per la prima volta la loro nudità. Comincia in questo modo la storia della conoscenza e del desiderio. Vedere, desiderare e infine morire. Il tempo, il suo scorrere nelle nostre vene, diventa dominante. Lo splendore dell'attimo, la sua rivelazione abbagliante, ne sancisce la caducità. Il tempo corrode la vita e la esalta. Insieme alla conoscenza e al desiderio nasce anche l'amore per la fragilità dell'esistenza. Le cose si rovinano.  Citazioni Se si vuole vedere, o meglio, se nel destino è scritto che si veda a tutti i costi, se si vuole desiderare, se si vuole conoscere (così si capisce quanto poco la conoscenza abbia a che fare con principi puramente razionali), si deve diventare mortali. Gli dei sono indifferenti. Per gli uomini inizia così la differenza. Finché non conosci, finché non mangi il frutto dall'albero della conoscenza, sarai eterno. Non saprai cosa sono il bene e il male, il desiderio, l'attrazione dei corpi, la morte. Il tempo è la nostra carne. Siamo fatti di tempo. Siamo il tempo. È una curva inesorabile che condiziona ogni gesto della nostra vita, compresa la morte. La superficie di qualunque "cosa", sia essa un oggetto o un luogo, è intaccata dal tempo, riposa nel tempo. Viene corrosa, sporcata, impolverata in ogni istante. Sono la sua caducità e la sua fragilità che la fanno vivere nel trascorrere delle ore, dei giorni, degli anni. L'eternità è un miraggio, e non è la salvezza. Stare in casa significa poter assaporare il piacere di sapere che fuori c'è un paesaggio meraviglioso e, quando vuoi, apri la porta o la finestra e lo guardi. Deve esserci lo sforzo del gesto. Il desiderio va centellinato, perché sia più profondo. Il bianco è il profumo dei colori. Il bianco, ancora più del nero, laddove usato nella sua purezza, è uno dei colori più difficili che esistano, e meno imparziali. Usato in quantità massicce la sua forza ci si ritorce contro. Diventa indifferente solo in apparenza. In realtà l'indifferenza non esiste. Nulla è indifferente. È un abbaglio, un alibi. Equivale all'apatia. I vetri, il bianco sono materia, colore, carne, vita. L'ombra, come la polvere, è il nostro fondo nascosto. La si vuole cancellare. Deve essere un eterno meriggio. Così si elimina la "carnalità del luogo", il suo erotismo sottile, la sua terrestre caducità. Purtroppo in estetica la dittatura di un elemento è identica alla sua democratizzazione. Il livellamento dei luoghi conduce alla dittatura della luce e viceversa. Tutto diventa uguale nell'indifferenza. Di fronte all'ottusa sicumera che ci avvolge esiste un tempo altro che non possiamo controllare, dirigere, comandare e che può aprire nuove prospettive, trovando sentieri tortuosi, o spesso non tracciati. Nelle sacche dell'errore (che è un erramento) può ancora trovarsi un cammino. Il passato è stato messo in una teca, sigillato, perché non nuoccia. Lo si può venerare, ma lo si teme. E comunque non deve essere imitato. Gli antichi, invece, in ogni momento hanno sempre guardato indietro. Da lì traevano ispirazione. Cancellavano per ricreare. Credo che in quest'epoca falsamente luccicante e rassicurante, che vuole esorcizzare la morte e la fragilità della vita a ogni passo, e dove colori sgargianti, superfici nitide e sorde, luci accecanti circondano il nostro vivere, un sentiero possibile sia quello di cercare negli interstizi delle cose prodotte dall'uomo una crepa, una rovina che ne certifichi la fondatezza. In un mondo che teorizza le guerre "intelligenti" e gli obiettivi "mirati" la barbarie non è costituita dalle distruzioni, ma dalle costruzioni. Il decadimento fa parte dell'essere. Tutto decade, crolla, si disfa. Ma questo decadimento è un frammento di noi. Il concetto di incontaminato è fondamentalmente falso. Tutto è contaminato dal tempo e dall'uomo. Nell'attimo stesso in cui mettere le sue radici in un luogo lascia un segno e l'incanto si sbriciola. Esistono nelle città, nei paesi, nelle campagne, "rovine semplici"...Cascine abbandonate, un muro senza aperture, uno spiazzo solitario con una fabbrica dismessa, una vecchia ciminiera diroccata, una strada che non finisce, chiese, mausolei, tumuli lasciati al loro destino, attraversati dal tempo. Luoghi che apparentemente non dicono nulla di più della loro solitudine e del loro abbandono e in cui il motivo delle loro condizioni non si legge più tra le pieghe dell'architettura. Le ferite, se mai ci sono state, non mostrano la loro origine. Troviamo queste rovine dappertutto nel mondo, sparse tra le nuove costruzioni, o isolate e lontane. Quello che colpisce è la tranquillità, la pacatezza. Non servono più a nulla, non possono essere sfruttate, manipolate. Possono solo essere cancellate da una ruspa. Questa fragilità è la loro forza. Ci affascinano perché ci somigliano. Somigliano al nostro essere caduchi, alla nostra mortalità, alla sete dei nostri attimi di felicità. Nel mondo c'è un'ansia di eternità. L'idea che tutto debba tornare a risplendere com'era. È un'epoca, questa, in cui da una parte si desidera l'infinito e dall'altra ci si spaventa per la fragilità delle persone e dei luoghi. Pensare che un luogo possa cristallizzarsi in un'eternità senza tempo è una chimera che denota, mascherato di umiltà, un senso di presunzione infinito. La nostra vita è la nostra memoria. Attraverso il passato guardiamo il futuro. Se lo distruggiamo e lo ricostruiamo in modo fittizio non resterà più niente. La bellezza di un oggetto deriva in buona misura dalla sua patina. Più che la frattura tra antico e moderno, ciò che dà consistenza alla nostra vita e la rende accettabile è la patina del tempo. La certezza che le cose e i luoghi deperiscono serenamente. È questa una "decrescita" estetica, un principio che vede nella caducità la traccia della loro bellezza. Una volta le cose erano fatte per durare ed erano caduche. Quindi veniva calcolata la loro deperibilità per farle diventare sempre più belle. Oggi le cose si producono per essere effimere, e al tempo stesso si proteggono con vernici e altre sostanze, perché sembrino eterne. Una città per avere un'anima non deve essere perfettamente pulita. Devono rimanere le tracce di quello che accade. Così i resti della nostra vita possono affiorare, come i ricordi dagli angoli delle strade, dai cespugli, dai muri. La materia di cui sono fatte le cose deve plasmarsi sull'aria che si respira, deve ricevere l'ombra. La durata delle cose nel tempo non si può comperare. Il corpo va amato per quello che è. La sua fossilizzazione, invece, rischia di tradirne l'essenza, la cui forza è la caducità. Il motivo per cui ci attrae, ci eccita, ci tiene con il fiato sospeso in tutti i suoi anfratti più segreti, il suo odore, la sua superficie, il suo colore, è la sua consistenza che muta negli anni e si adatta a noi e al mondo. Parole come design e lifting hanno un suono sinistro. Dicono lo stesso. La plastificazione degli oggetti e dei corpi, il loro luccicare senza vita, come i pesci lasciati a morire sulla riva. Tracciamo un mondo che dovremmo indossare come una muta per aderirvi perfettamente e in cui però i nostri movimenti diventano falsi e rallentati, chiusi in un cofano che toglie il respiro. Corpi rimodellati che abitano e usano luoghi altrettanto rimodellati. Il museo deve introdurre la gente in un mondo speciale, in cui le opere dei morti dialogano con gli sguardi dei vivi, in un confronto duraturo e fecondo. I musei, che sorgono sempre più numerosi in quest'epoca, sono divenuti edifici-scultura. Vengono chiamati a progettarli gli architetti più accreditati del momento, che inventano dei mausolei per la loro gloria, prima ancora di sapere a cosa serviranno. In essi la gente non va tanto a vedere le esposizioni o le opere presentate quanto i monumenti stessi. Gli allestimenti museali sono un riassunto e uno specchio drammatico dell'epoca in cui viviamo. I vetri antiproiettile, l'illuminazione da stadio o catacombale, i colori sordi e luccicanti dei muri, il gigantismo insensato, le ricostruzioni senz'anima. Via la polvere, via la patina, via l'ombra, via la carne di cui siamo fatti. Tutto è asettico. Cancellando la mortalità della vita, il luogo diventa eternamente morto. L'arte è mimesi della natura. La mima, la reinventa, la accompagna fedelmente nel cammino del tempo. Non c'era contrasto e nemmeno violenza. L'abitare sulla terra era una convivenza armonica in cui l'uomo beneficiava della natura, e questa traeva profitto e bellezza dalla presenza dei disegni dell'uomo. Così nascevano i luoghi. L'occhio che guarda questi luoghi, luoghi diroccati e abbandonati, immagina il loro passato, sente attraverso la pelle consumata dal tempo l'anima che li avvolge. La patina, come la polvere, si deposita sulle cose. Dà loro vita. Le inserisce nel tempo. Un tavolo, una sedia, un bicchiere parlano del passato, delle mani che li hanno toccati, attraverso la pelle del tempo che li avvolge a poco a poco. Le tracce del passato si leggono tra le crepe dei muri, oltre l'umidità della pioggia e il calore riarso del sole.  Roberto Peregalli, “I luoghi e la polvere,” Bompiani. Roberto Peregalli. Peregalli. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Peregalli” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Perniola: l’implicatura conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Asti). Filosofo italiano. Studia la filosofia del meta-romanzo a Torino sotto PAREYSON. Incontra VATTIMO ed ECO, che si è fatto tutti gli studiosi di spicco della scuola di Pareyson. Allegato alla all'avanguardia dei situazionisti. Insegna a Salerno e Roma.  Collabora a agaragar, Clinamen, Estetica Notizie. Fonda Agalma. Rivista di Studi Culturali e di Estetica. L'ampiezza, l'intuizione e molti-affrontato i contributi della sua filosofia gli fa guadagnare la reputazione di essere una delle figure più importanti del panorama filosofico. Pubblica “Miracoli e traumi della Comunicazione”. Le sue attività ad ampio raggio coinvolti formulare teorie filosofiche innovative, filosofare, l'estetica di insegnamento, e conferenze. Si concentra sulla filosofia del romanzo e la teoria della letteratura. Nel suo saggio “Il meta-romanzo:, sostiene che il romanzo da James a Beckett ha un carattere auto-referenziale. Inoltre, si afferma che il romanzo è soltanto su se stesso. Il suo obiettivo e quello di dimostrare la dignità filosofica del meta-romanzo e cercare di recuperare un grave espressione culturale. Montale gli loda per questa critica originale del romanzo come genere filosofico. Però, non solo hanno un'anima accademica ma anche una anima anti-accademica.. Quest'ultima è esemplificato dalla sua attenzione all’espressioni alternativa e trasgressiva. Un saggio importante appartenente a questa parte anti-accademico è “L'alienazione artistica”, in cui attinge la filosofia marxista. Sostiene che l'alienazione non è un fallimento di arte, ma piuttosto una condizione dell'esistenza stessa dell'arte come categoria distintiva dell'attività umana. I situazionisti (Castelvecchi, Roma) esemplifica il suo interesse per l'avanguardia. Dà conto dei situazionisti e post-situazionisti nel quale è stato personalmente coinvolto. Ha videnzia anche le caratteristiche contrastanti dei membri del movimento. In “Agaragar” continua la critica post-situazionista della società capitalistica e della borghesia. Saggio sul negativo” (Milano: Feltrinelli). – cf. Grice, “Negation and privation”. Il negativo qui è concepito come il motore della storia.  Post-strutturalismo. Offre alcuni dei suoi contributi più penetranti alla filosofia. In Dopo Heidegger. Filosofia e organizzazioni culturali sulla base di Heidegger e GRAMSCI, include un discorso teorico sulla organizzazione sociale. Sostiene la possibilità di stabilire un rapporto tra cultura e società nella civiltà. Come l'ex interrelazioni tra la metafisica e la chiesa, la dialettica e lo stato, la scienza e professione sono state decostruito, la filosofia e la cultura rappresentano un modo per superare il nichilismo e il populismo che caratterizzano la società. Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo contiene sezioni sulla Società dei simulacri e Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso (Transiti. Come andare dalla stessa per lo stesso). Teoria dei simulacri si occupa con la logica della seduzione. Anche se la seduzione è vuoto, è comunque radicata in un contesto storico concreto. Simulazione, tuttavia, fornisce immagini che sono valutati come tali indipendentemente da quello che effettivamente implicano riferiscono. Una immagine e una simulazione in che seducono e ancora fuori loro vuoto ha un effetto. Illustra il ruolo di tale immagine in una vasta gamma di contesti culturali, estetiche e sociali. La nozione di transito sembra essere più adatto per catturare l’aspetto culturali della tecnologia che altera la societa..Transit di oggivale a dire che vanno “dallo stesso allo stesso” evita di cadere nella contrapposizione della dialettica che avrebbe precipitare pensare nella mistificazione della metafisica”.  Postumano include altri territori nella sua ricerca filosofica. In Del Sentire -- indaga un modo di sentire che non ha nulla a che vedere con i precedenti che hanno caratterizzato l'estetica. Sostiene che sensologia ha assunto. Ciò richiede un universo emozionale im-personale, caratterizzato da un’esperienza anonima, in cui tutto si rende come già sentito. L'alternativa è quella di tornare indietro al mondo classico e, in particolare, all’antica Roma. In “Il sex appeal dell'inorganico”, riunisce la filosofia e la sessualità. La nostra sensibilità trasforma il rapporto tra una cosa e gl’esseri umani. Sex si estende oltre l'atto e i corpo. Un tipo organico di sessualità viene sostituita da una sessualità neutra, in-organica, arti-ficiale, indifferente alla bellezza o forma. Esplora il ruolo dell'eros, il desiderio e la sessualità nell’esperienza estetica e l'impatto della tecnologia. La sua è una linea che apre prospettive sulla nostra realtà contemporanea. La caratteristica più sorprendente è la sua di coniugare una rigorosa re-interpretazione della tradizione filosofica con una meditazione sul “sexy”. Si rivolge aspetti perturbanti come rapporto sessuale senza orgasmo, apice o qualsiasi rilascio della tensione. Si occupa dell’orifizio e l’organio, e la forma di auto-abbandono che vanno contro un modello comune di reciprocità erotica. Tuttavia, attingendo alla tradizione critica trascendentale, sostiene anche che ogni coniuge e una cosa, perché in costanza di matrimonio ogni affida il suo la sua intera persona all'altra al fine di acquisire un diritto pieno su tutta la persona dell'altro.  In “L'arte e la sua ombra” popone un'interpretazione alternativa dell'ombra che ha una lunga storia nella filosofia. Nell'analisi dell'arte e del cinema, esplora come l'artisti sopravviveno nonostante la comunicazione di massa e la riproduzione. Il senso dell'arte è da ricercarsi in ombra creato, che è stato lasciato fuori dallo  stabilimento arte, comunicazione di massa, mercato e mass media. La sua filosofia copre anche la storia di estetica e teoria estetica. Pubblica “Enigmi -- Il momento egizio nella Società e nell'arte” in cui analizza l’altra forma di sensibilità che si svolgono tra gl’uomini e le cose. La nostra società vivendo un “momento egizio”, caratterizzato da un processo di rei-ficazione. Come il prodotto di alta tecnologia assume sempre una proprietà organica, gl’uomini si trasformano in cosi, nel senso che si vedeno deliberatamente come oggetti sessuali. In L'estetica del Novecento fornisce un resoconto originale e la critica alle principali teorie estetiche caratterizzato il secolo precedente. Traccia le tendenze basate sulla vita, la forma, la conoscenza, l’azione, il sentimento e la cultura. In Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione universale la sensazione di Cattolica. La forma culturale di una religione universale), sottolinea l'identità culturale del cattolico (kath’holou”), piuttosto che il suo uno moralistico e dogmatico. Propone il cattolico senza l'orto-dosso e una fede senza dogma che consente il cattolico ad essere percepito come un senso universale di sentimento culturale. “Strategie del bello: estetica italiana” analizza le principali teorie estetiche che ritraggono le trasformazioni avvenute in Italia. Mette in luce il rapporto tra i tratti storici, politici e antropologici radicati nella società italiana e il discorso critico sorto intorno a loro. La conoscenza e la cultura sono concessa una posizione privilegiata nella nostra società, e dovrebbero sfidare l'arroganza degli stabilimento, l'insolenza degli editore, la volgarità dei mass media, e il roguery plutocratico.  La filosofia dei media. La sua ampia gamma di interessi teorici  includono la filosofia dei media. In “Contro la Comunicazione” analizza l’origine, il meccanismo, la dinamica della comunicazione e suo effetto degenerative. “Miracoli e traumi della comunicazione” si occupa dell’effetto inquietante della comunicazione concentrandosi sull’evento generative: una rivolta degli studenti, la rivoluzione iraniana, la caduta del muro di Berlino, World Trade Center attacco. Ognuno di questi episodi sono tutti trattati con sullo sfondo dell’effetto miracoloso e traumatico in cui la comunicazione offusca la differenze tra il reale e impossibile, cultura alta e cultura di massa, il declino delle professione, il successo del populismo, il ruolo della dipendenza, le ripercussioni di internet sulla cultura di oggi e la società, e, ultimo ma non meno importante, il ruolo della valutazione in cui porno star sembrano aver raggiunto i più alti ranghi del chi è chi grafici. In finzione, e l'autore del romanzo Tiresia, che si ispira all'antico mito greco del profeta Tiresia, che è stato trasformato in una donna. Altra narrativa è del Terrorismo come una delle belle arti (al terrorismo come una delle Belle Arti.  Altri saggi:  “Il meta-romanzo” ( Milano, Silva); “Tiresia, Milano, Silva); “L'alienazione artistica” (Milano, Mursia); “Bataille e il negativo, Milano, Feltrinelli); “Philosophia sexualis” (Verona, Ombre Corte); “La Società dei simulacra” Bologna, Cappelli); “DOPO Heidegger. Filosofia e organizzazione della cultura” (Milano, Feltrinelli, Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso” (Bologna, Cappelli); “Estetica e politica” (Venezia, Cluva); “Enigmi. Il momento Egizio Nella Società e nell'arte” (Genova, Costa & Nolan); “Del Sentire, Torino, Einaudi); “Più che sacro, Più che profane” (Milano, Mimesis); “Il sex appeal dell'inorganico” (Torino, Einaudi); “L'estetica del Novecento, Bologna, Il Mulino); “Disgusti. Nuove Tendenze estetiche” (Milano, Costa); “I situazionisti” (Roma, Castelvecchi); “L'arte e la SUA ombra” (Torino, Einaudi); “Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione universale, Bologna, Mulino, “Contro la Comunicazione” – Grice: “This poses a stupid puzzle, alla Sextus Empiricus, how can you argue against communication without communicating? But Perniola is using ‘comunicazione’ the way Italian philosophers use it: pompously! And with that I agree! ” -- Torino, Einaudi, Miracoli e traumi della Comunicazione, Torino, Einaudi, "Strategie Del Bello. Quarant'anni di estetica italiana, Agalma. Rivista di studi culturali e di estetica, Strategie Del Bello: estetica italiana” (Milano, Mimesis); “Estetica: Una visione globale” (Bologna); La Società dei simulacra” (Milano, Mimesis, Berlusconi o il '68 Realizzato” (Milano, Mimesis); Estetica e politica (Milano, Mimesis); “Da Berlusconi a Monti. Imperfetti Disaccordi, Milano, Mimesis); “L'avventura situazionista. Storia critica dell'ultima avanguardia” (Milano, Mimesis); “L'arte espansa” (Torino, Einaudi); Del Terrorismo Come una delle belle arti, Milano, Mimesis, “Estetica Italiana Contemporanea, Milano, Bompiani,“Pensare rituale”; “La sessualità, la morte, Mondo, l'umanità “Estetica: Verso una teoria di sentimento”“Di volta in volta”,  “La differenza del filosofica Cultura italiana”,“Logica della Seduzione”, “Stili di post-politici”, differenziazione, “Venusiano Charme”, “decoro e abito da sera”. G. Borradori, ed., Ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana.  “Tra abbigliamento e nudità”, Zona  “Al di là di postmodernità”, Differentia “La bellezza è come un fulmine”,  Moderna Museet, “Riflessioni critiche”, “Enigmi di temperamento italiano”, Differentia,. “Primordiale Graffiti”, Differentia, “Urban, più di urbana”, Topographie, ed in Strata, Helsinki, “Emozione”, Galleria d'Arte del Castello di Rivoli, Milano, Charta,  “Verso visiva filosofia”, la 6a Settimana; “Burri ed Estetica”, Burri” (Milano, Electa); “Stile, narrativa e post-storia” Tema celeste,  europea, “Un estetico del Grand Style: Debord”, Sostanza, Arte tra il parassitismo e l'ammirazione”, RES,  “Sentire la differenza, Estetica, Politica, Morte.  “La svolta culturale e sentimento” “il Ritual nel cattolicesimo”, Paragrana,  Ripubblicato come “La svolta culturale nel cattolicesimo”, il dialogo. Annuario della filosofica ermeneutica, Ragione, Strumenti di devozione. Le pratiche e gli oggetti di Religiois Pietà;  “Ricordando Derrida”, sostanza, “La giustapposizione”, Rivista Europea.”, Celant, e Dennison, L’arte, architettura, cinema, performance, fotografia e video, Milano, Skira, “Cultural Turns in Estetica e Anti-Estetica”, Guarda anche Estetica Anti-art Internazionale Situazionista simulacro cyberpunk fetish abbigliamento filosofia italiana; La filosofia del sesso; filosofia occidentale;  La sessualità, la morte, mondo --  è il più utile e punto di partenza per P., Fondazione desanctis Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. E. Montale, “Entra in scena il metaromanzo”. Il Corriere della Sera, Verdicchio, “Leggere P. Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Bredin "L'alienazione artistica" di P., Inverno  Verdicchio, “Leggere P. Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Con  //notbored.org/ debord  a.html  I situazionisti, Roma, Castelvecchi, “ Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo  “Pensare rituale. La sessualità, la morte” (Mondo). Verdicchio in, pensiero rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Sulla influenza della nozione di simulacri vedere Robert Burch. “Il simulacro della Morte: P. al di là di Heidegger e la metafisica?” Sentire la differenza, Extreme Beauty. Estetica, Politica, Morte. Stati di emergenza. Le colture di Rivolta in Italia. Verso, Per ulteriori interpretazioni del concetto di transito vedere White, "la differenza italiana e la politica della cultura", Ricodifica. La filosofia Nuova italiana. Catalogo Einaudi di Francoforte Fiera del Libro, Verdicchio, Thinking Ritual. La sessualità, la morte, Mondo. catalogo IAPL, Siracusa.  La Teoria Pinocchio, P., il sex appeal del inorganica, Londra-New York, Continuum, Sulla ricezione della teoria di Perniola in inglese vedi Shaviro, “il sex appeal della inorganica”, La Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/ Farris Wahbeh,  Critica d'arte,  Filosofie del desiderio nel mondo contemporaneo”, in Filosofia Radical (Londra),  Anna Camaiti Hostert sexy cose,//altx.com/ebr/ebr6/6cam; intervista tra Contardi e P. psychomedia/jep/number3-4/contpern  Prefazione di Per l'influenza di arte e la sua ombra v. Wahbeh, Recensione di “arte e la sua ombra” e “il sex appeal della inorganica”, The Journal of Aesthetics e Critica d'arte,  Sinnerbrink, “Cinema e la sua ombra: di P.  l’arte e la sua ombra”, Filosofia Film, film-philosophy /sinnerbrink Verdicchio, Thinking Ritual. La sessualità, la morte, Mondo. Con una prefazione di Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, Sulla ricezione di Enigmi. Il momento egiziana nella società e Arte vedere;  “Retorica postmoderno ed Estetica” in “Postmodernismo", la Stanford Encyclopedia of Philosophy, Zalta, post modernismo   “La svolta culturale del cattolicesimo”. Laugerud, Henning, Skinnebach, Katrine. Gli strumenti di devozione. Le pratiche e oggetti di pietà religiosa. Aarhus ulteriore lettura Giovanna Borradori, ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana, il simulacro della Morte: P. al di là di Heidegger e la metafisica?, Nel sentire la differenza, Estetica, Politica, Morte, New York-London, Continuum, Carrera, revisione a Disgusti, in Canada Rassegna di letteratura comparata, Filosofie del desiderio nel mondo moderno, in stati di emergenza: Culture di rivolta in Italia,la differenza italiana e la politica della cultura, in Laurea Facoltà di Filosofia, Farris Wahbeh, Rassegna di Arte e la sua ombra e il sex appeal della Inorganica, in The Journal of Aesthetics e Critica d'arte, O' Brian, L'arte è sempre scivoloso, il valore dei valori sospensione, in Neohelicon,  Civiltà, Dell'Arti Giorgio, Parrini, “Catalogo dei viventi italiani” (Notevoli, Venezia); Roller, simulazione, una conversazione tra Contardi e P. psychomedia/ jep/number3-4/contpern Recensione di “La sessualità, la morte, World”  sirreadalot.org/religion/ religion/ritualR.  Recensione di Sinnerbrink di “arte e la sua ombra” /film-philosophy il rilascio Il corpo dell'immagine /italiaoggi.com.br/not12/ ital_ ed Estetica  (//agalmaweb./ ) Blog su “Feeling Thing” (in italiano) (//cosachesente. splinder). Mario Perniola. Perniola Keywords: ‘seduzione’ ‘le strategie del bello’ ‘altre il desiderio e il piacere’ sesso, sessuale, psychologia del sesso, Perniola’s misuse of ‘sesso’, eros. -– Luigi Speranza, “Grice e Perniola” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Perone: l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Filosofo italiano. Grice: “While Perone can be a pessimist, I think the party is NEVER over!” Grice: “I especially appreciate two things in the philosophy of Perone: his emphasis on the the intersection between modality and temporality: ‘the possible present’ – vis-à-vis memory – a theme in my “Personal identity” and also the implicature: what is actual is also possible” – AND his idea of an ‘interruption,’ which I take it to the rational flow of conversation!” Speranza, “The feast of conversational reason,” “The feast of reason and the bowl of soul” -- important Italian philosopher. Studia a Torino sotto PAREYSON (si veda). Studia la filosofia della liberta. Insegna a Roma e Torino. Si dedica alla filosofia ermeneutica. La politica è l’invenzione dell’ordine che con-tempera il “per me” e il “per tutti”. Studia la morale creativa, capace di forzare l’etica oltre se stessa, verso una normatività più inclusiva. la secolarizzazione;  Una metafora ha ispirato l'intero percorso di pensiero di Perone, quella della lotta di un uomo, Giacobbe, con il divino, l'Angelo (Genesi).  Nella notte del deserto, uno straniero interrompe la sua solitudine e combatte con lui in una battaglia che non ha vincitore. All’alba scopre di essere stato ferito dall'angelo.  La ferita significa anche la benedizione e un nuove nome: Giacobbe, che ha combattuto con Dio e non è stato ucciso, d'ora innanzi si chiama “Israele”.  Il racconto è la cifra dell'estrema tensione che sussiste tra il finito e l'infinito, tra il penultimo e l'ultimo, tra i singoli significati e il senso complessivo.  La filosofia ha un'obbligazione di fedeltà al finito che la conduce a non rinnegare mai le condizioni storiche del pensiero, ma anche a non rinunciare alla sua vocazione a trascenderle con l'ascolto del non immediato, il lavoro e la fatica.  Riconosciuto il moderno come condizione, il pensiero non può illudersi di potersi semplicemente installare nell'essere o nel senso, come se tra finito e infinito non si fosse consumata una cesura.  E tuttavia, ugualmente inopportuno e un appiattimento sui semplici significati storici, dimentico dell'appello dell'essere.  La necessaria protezione del finito (peiron) (protezione del finito anche nei confronti dell'essere, che in qualche modo va sfidato, perché è coi forti che è necessario essere forti)  non significare l'eliminazione di nessuno dei due contendenti. Sulla soglia  tra finite (peiron) e infinito (a-peiron), tra storia e ontologia, si realizza una mediazione, che non implica il superamento della distanza, ma la sua conservazione. Al fine di preservare la doppia eccedenza del finito (peiron) sull'infinito (a-peiron) e di questo su quello, è sbagliato cancellare la distanza tra essi, sia trasformandola in identità alla Velia, sia indebolendola fino a un punto d'in-differenza.  Così, è vero, per esempio, che la memoria non conserva che questo o quello frammento, né può pretendere di ricordare direttamente l'intero (la totalita – cf. Grice ‘total temporary state’).  Ma è altrettanto vero che questo o quello frammento non va abbandonato a una deriva nichilistica, perché nel frammento – che la memoria ricorda – non è un semplice istante, ma appunto l'essenziale (di una vita, di una storia…) a dover essere ricordato. La filosofia resta ossessionata dal tutto (cf. Grice’s ‘total temporary state’), ma questo tutto non ha l'estensione della totalità, ma l'intensione di un frammento in cui ne va dell'intero, il totto. Peiron ed apeiron, Modernità e memoria, Storia e ontologia: si tratta di *dire* sempre insieme due cose, due poli opposti, secondo una dialettica dell'et-et, dell'indugio e dell'anticipazione.  Il finito, la parte -- il soggetto, il presente, il sentimento -- e analizzato come una “soglia”, come un luogo che non puo nemmeno essere vissuto senza la memoria dell'altro polo. Come nel caso di Giacobbe/Israele, la ferita finite, parziale, e un luoo che porta la ferita inferta loro dall’altro polo -- l’infinito, il tutto -- come una benedizione. Elabora la filosofia ermeneuticamente, a partire da uno studio in profondità – spesso svolto contro-corrente, Parte integrante della sua ricerca filosofica è altresì un confronto continuo con Guardini. Altri saggi: Esperienza divina” (Mursia, Milano); “Storia e ontologia” (Studium, Roma); “La totalità interrotta”  (Mursia, Milano); “La memoria” (Sei, Torino); “La lotta dell’angelo e il demonio” (SEI, Torino); “Le passioni del finite” (EDB, Bologna); “Il gusto per l’antico” (Rosenberg, Torino);  “Nonostante i soggetti” (Rosenberg, Torino); “Il presente possible” (Guida, Napoli); “Sentimento vero” (Napoli, Guida); “Sentimento” (Cittadella, Assisi); ” “Umano e divino” (Queriniana, Brescia); “Il racconto della filosofia. Breve storia della filosofia, Queriniana, Brescia); Un tema che è diventato predominante nella produzione più recente è la riflessione etico-politica. Tra le sue pubblicazioni sul tema si ricordano:  “Lo sspazio pubblico” (Mulino, Bologna); “Identità, differenza, conflitto” (Mimesis, Milano); “Secolarizzare” (Mursia, Milano). Givone, I sentieri della filosofia, Torino. Una cospicua parte della sua produzione di si concentra sul finite e sul rapporto tra filosofia e narrazione. Anche il tempo e la memoria: “Il tempo della memoria” Mursia, Milano); “Memoria, tempo e storia; Il tempo della memoria, Marietti, Genova); “Il rischio del presente”; “L'acuto del presente: una poetica” (Orso, Alessandria); “Ateismo”; “Futuro”; “Memoria, Passato, Pensiero, Presente, Riflessione, Silenzio, Tempo.   Curato e introdotto presso Rosenberg la scuola di formazione filosofica: “Dialogo con l'amore”; “Metafisica”; “Dare ragioni”; “Coscienza, linguaggio, società” “Un'antropologia della modernità”; Volontà, destino, linguaggio. Filosofia e storia dell'Occidente,; Estraneo, straniero, straordinario. Saggi di fenomenologia responsive; “Valori, società, religione”. Vii fa esplicito riferimento, tra l'altro, in Modernità e Memoria, L'Angelo – cioè l'IN-finito, ma più in generale l'oggetto, il mondo – non è un limite che i soggetti poneno a se stessi, ma una barriera che loro è posta e che, dunque, non si lascia ultimamente inglobare dal soggetti, per quanto potente loro siano. Ai limiti estremi dell’estensione e la ptenza, i soggetti incontrano la resistenza testarda del mondo e misurano così la propria im-potenza di in-finito. Questa lotta scontro con la barriera lascia nei soggetti una ferita che appartiene per sempre all'identità delle sue coscienze. L'angelo può quindi essere definito quella misteriosa ulteriorità contro cui il finito urta Il tema della tensione tra cielo e terra è centrale. Come dimenticare che la teologia è forse l'unica rama della filosofia che osato vedere nella tensione tra l’uomo e il divino non una tentazione, ma un guadagno tanto per il cielo quanto per la terra?  E attiva un'originalissima interpretazione del rapporto tra il segnato e il senso. Con ‘segnato’ intendo una cristallizzazione storica di una scelta determinata, avente in sé una ragione sufficiente. Con ‘senso’ intendo una direzione capace di UNI-ficare una MOLTE-plicità in sé dispersa fra il segnato S1, il segnato S2, … il segnato Sn, in modo da costituir il segnato come un progetto e un'interpretazione della realtà. La definizione del gusto per l’antico come tempo della cesura risale in “La totalità interrotta”. Il tema è ripreso proprio in apertura di Modernità e Memoria, dove individua nella modernità l'epoca della cesura. Il moderno è dunque chiamato a essere il tempo della memoria. La memoria è sempre memoria della cesura. L’uso della categoria d’illuminismo non simpatizza per quella interpretazione del moderno, dimentiche della tensione. Semplicemente pone l'umano in luogo del divino come fonte di legittimazione -- puntando tutto sul continuio, anziché sul dis-continuo della storia. Per un approfondimento a tutto tondo del significato dell'ateismo, contro l'essere, ciò che è forte, è lecito essere forti, perché la minaccia non lo vince, ma lo lascia stagliarsi in tutta la sua maestà e incommensurabile grandezza. Per una trattazione sistematica del concetto di "soglia”, che svolge con particolare attenzione cfr. Il presente possibile -- il presente come soglia.  Se una totalità è interrotta, non possiamo ricordare se non frammenti, e quasi istantanee del tempo. Tuttavia, se la memoria afferra brandelli e frammenti, è perché in essi vi legge il tutto, perché li pensa capaci di dar *senso* e di riscattare, perché in essi vi scorge l'essenziale. La memoria sa che non tutto può essere salvato. Ma osiamo credere che nella memoria salvata vi possa essere un senso anche per ciò che è andato perduto. Nel rivalutare la funzione dell'indugio osserva che perlopiù la filosofia non ha seguito la strada dell'indugio e del rinvio, puntando invece sulla funzione anticipative. Particolare rilievo riveste a questo proposito la distinzione che traccia tra spazio pubblico e spazio comune.  Individua anzi come rischio immanente della democrazia» il ri-assorbimento dello spazio pubblico entro la semplice logica dello spazio comune. Lo spazio pubblico si espone al rischio di un inglobamento nello spazio comune. Guglielminetti, ed., Interruzioni. il melangolo, Genova. theologie. hu-berlin.de/de/ guardini/ mitarbeiter/ li, su theologie. hu-berlin.de.vips/ ugo.perone, su sdaff. lett.unipmn/ docenti/perone/, su lett.unipmn oportet idealismo su spazio filosofico. spazio filosofico/ numero-05//il-pudore/#more-2052, su spaziofilosofico. Ugo Perone. Perone. Keywords: implicature, peiron/apeiron, Velia, Grice on ‘other’; finito/ infinito, Velia, Elea, I veliani, Guardini. Total temporary state, Israele, etimologia, la ferita di Giaccobe dopo la lotta coll’angelo, nella Vulgata. Israele, la lotta di Giacobbe e il angelo, la ferita, Giacobbe zoppo, iconografia, controversia sull’etimologia di israele, ei combatte, la tradizione di VELIA, l’infinito di Velia – il continuo e il discontinuo, l’infinito della scuola di Crotone, Cicerone, l’infinito di Giordano Bruno. Infinitum, indefinititum, dal verbo, finire, finio in romano, -- I due rappresentanti della scuola di Velia, Melisso, peras, pars. Guardini, il sacro, il divino, I dei, uomo e dio, opposizione, -- la storia della filosofia di Perone, il presente possible, la totalita interrota, I soggeti, trascendentale e immanente. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Perone," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Grice e Persio: la filosofia nel principato di Nerone – TREASEA CONTRO LA TIRANNIA – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza  (Roma). He is best known as a satirical poet, but he studies philosophy under Luccio Anneo Cornuto, to whom he wrote a tribute and to whom he leaves his works on his death. A strong belief in the value of the ethics of the PORTICO lies beneath much of his satire. He is a friend of Trasea Peto (vide RENSI – TRASEA CONTRO LA TIRANNIA), and is related to him by marriage. Through this connection, Persio becomes associated with the PORTICO opposition to Nerone – but he dies before Nerone can take action against him. Ed. Broad, Loeb. Flacco Aulo Persio

 

Grice e Persio: l’implicatura conversazionale nella storia della dialettica – CICERONE – BOEZIO – TELESIO -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Matera). Filosofo italiano. Dei lincei. Studia a Napoli. Conosce TELESIO di cui diventa discepolo, e scrive diverse saggi a difesa e chiarimento: “De naturalibus rebus” (Venezia, Valgrisio). Pubblica il “Trattato dell'ingegno dell'uomo” (Venezia, Manuzio) in cui riprendeva la teoria di TELESIO di uno “spirito” come principio, movimento, vita, e intelligenza. A Roma conosce CAMPANELLA (si veda) e GALILEI (si veda) e pubblica “Del bever caldo costumato dagl’antichi romani” (Venezia, Ciotti) in cui riprende diverse idee già trattate in precedenza riguardo allo spirito e ai consigli per la sua conservazione. Altri saggi:  “Digestum vetus, seu Pandectarum iuris civilis: commentarijs Accursii praecipua autem philosophicae illustrates cum pandectis florentini” (Venezia, Franceschi);  “Novarum positionum in rethoricis dialecticis ethicis iure civili iure pontificio physicis  triduo habitae” (Venezia, Sambeni). “De ratione recte philosophandi et de natura ignis et caloris” (Roma, Mascardo). Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di filosofia, Roma.  la dialettica di Telesio -- Campanella -- Gailei -- contro CICERONE (si veda) – contro BOEZIO (si veda) – LIZIO -- vitium itium dialecticum, point Aristoteles. PRO POSITIONES DIALECTICA FACVLTATE. I Dialectices artis magistros primos requiramus. Non Aristotelem profecto fuisse cenfendum est. Sed multò antea, quun plurimos ex stitiffe, mania i testantibus. Sed ne referas ad tam antiquos: neges etiam, Pythagora eos fuisse logicos quod tamen falsumn, inde deprehenditur, cum mathematicis artibus; quae sine logice tractari non possant. Itta accuratem sstuduerint Zeno tamen Eleates [Velia, velino], ex Platone et Laertio, inventor efficitur quod et ad Parmenidem nostrum I Dehip. Et Plar. plac.li. gularis fuit, non infophifticis de arte ipla contentionibus, sed in explicatione historiarum, incaricorum, Lucanum Galenus extendit. Clinomachus Thurius; noster coterraneus primus deaxio DIALECTICIS IN METAPHORAM enumerar Aristoteles intervitia dialectica. Grammaticum est et grammaticae syntaxeos vitium  festum est; uel cum Platone Prometheum, velim ci deorum interpretem existimabimus, quem in sacris litteris noeum docti existimant; vel cum aliquot doctis, Mofis sacrum illum sacerdotisor natum, et vestitum ex hodiex pressum. Itaque Logices exercitatio apud hebraeorum liberostin et epoëi natum compositione, inque aenigmatum enodatione, doctis viris at matis seu enunciatis conscripsit si Laërtio credimus quod si berum est, principi doctrine huiusci philosopho debeatur; qua odeindecranslarakc ab Aristotele. In libru “De interpretatione” Non ita que Democritum Dialectices inventionis dispositioni SIGNARUM ut nec Protagora n elenchorum jutex Platorum et Peripateticorum sectae manarunt. Dialecticen igitur, facultatem, seu virtutem bene differendi tenemus, hocest disputandi, disceptandi ratiocinandi. Quotiesita que ratione utimur, toties dialectico munere diendique ita Logicen hanc, esse facultatem, omnia disputandi, intelligendique Recte itaque Aristoteles, omnes IDIOTAS quod ammodo uti Dialectice, confirmauit. Duplex itaque; quin immo haec, uel utiilius magistra, cólatuitur; cum omnis disciplinae principium sit experientia, ob item  ne patet; principem negare possumus. Quinneque Platonem ipsum cum Socrate a dialectices perfectae cognitiones secludimus; de cuius schola academico fungimur. Naturalis ergo logice facultas. Utenim visus et auditus facultas est naturalis, videndi, au Standis, vel uti prudentia quaeda in communis omnibus artificibus, quicum differunt, non sua quadam et propria, sed communi dialecticorum facultate differunt. Si, ut ait Aristoteles, finisa discipline a habetur, quando prac statur quod attisuiribu s continetur, dialectices finis erit, be a ne differere. Subiecum uerum dialectices ponimus res omnes. Quod vel Aristotele teste confirinamus. Quid etiam fi. Non ens, subiectum dialectices ponamus et iudicium. Quas Adrastus Simplicii testimonio, peripateticus nobilissimus adprobauit, ad aures fuisse Aristotelis. A servatio et inductio dialectice itaque communis oinnibus rebus. Ratione tra: ut omnino quid libet seu verum seu falsum quid tractari, ac ratione disputari et explicari possit. Dialectices uerum partes duas esse tenemus, inventionem, licet, necessarium, verisimile, captiosum dari potest; non obid enunciate logice partim necessaria, partim verisimilis, partim capsiofa esse debet. Sed tota necessaria. “Genus” illud verem esse dicimus, totum partibus essentiale. Unde hominem genus esse Catonis et Ciceronis. Catonem verum et Ciceronem *speciem* esse hominis. Cum verum satius putemus; veri et propria sermonis usum aiuris consultis et rei publicae principibus, quam a scholis in ertium philosophorum petere; melius quae duo individua, vulgò dicunt et unam speciem n, ili duas species et unumge nus dixisse videri debent. Sed sideri debunt consultos, non ridebunt Platonem [ACCADEMIA] ne que Aristotelem [LIZIO], terse comparationes intelligi. Genus item et speciem ad locum de toto et partibus rectem ablegamus. Categorias etiani ad inventionem dialecticam sternere viam, melius est ut concludamus. Paronyma ad coniugatare verti debere aestimamus. Locum ad numeramus in subiectis et tempus in adiun rum referamus. Animi sensum, aet intelligentiam, rerum similitudine mer itemque Cicero [CICERONE] e Quinctilianus. Quam vis itaqueo pusali quod artis huius g enuntiatum scia. Differentiam, quam Porphyrius declarare ad grediebatur. Vel ad formam et causam vel ad comparatorum locum et ad inventionem rectius asscriberem. Accidentium nominee e rectius facta adiuncta et rerum in ctis. Quae verum cum aliquo conferantur, ad speciem opposito: seu oluit Aristoteles. Quae verum sint in voce, NOTAS ET SIGNA en forum mentis esse: utea, quae scribuntur, eorum, quae fintin  Puoc essensa ila apud omnes eadem esse, SYMBOLA a et  ligris non s cadem, deprehendamus. Quo sit ut dialectices et grammatices lata differentia nis mentionem, sed syllogismi genesin et  analysin, tribuster minis et  PROPOSITIONIBUS conclusit et  terminavit non enim AD EXTERNUM SERMONEM dirigi voluit, sed ad internum. “Aliquis homo currit”. “Aliquis homo non currit”, nullum cum sub-alternae dicuntur. Multum iustiore ratione collantur. Quiai: tem esse tenemus. Ex causis itaque necessariis futurum necessarium, ex liberis liberum, ex physicis physicum esse cue syllogismis maximem necessariam putamus. Quod et Graeci Aristotelis interpretes profitentur, inventionem illam Theophrasti et Eudemi propriam ess. Cui et BOETHIUS desu omulta addidisse etiam, testatur; sed utrum o m átio absolute vera; sit etiam necessaria, cami et si IN PARTIBUS SERMO consistere. Rectem igitur in analyticis nullam Aristoteles interpretatio sunt ambae affirmantes vel ambae negantes. Quales sunt antecedentes causae, talem eventus veritamur. Nos logicen compositorum enunciatorum et per se, et in 6. Nia rectem, alias dictum. Datur igitur enuntiatum, compositum, eeu CONIUNCTUM, praeter simplex. Quod multas sententias coniunctas habet. Cuius et sunt suae species, ar COPULTATUM difiunctum, con nexum et elatum et cetera. Accamen in DISIUNCTIONE illud tenemus, ut omnis disi un paratim nulla sit necessitasi. Nam difiunctionis necessitate penderee partium non ucie ritate, sed dissentione, palam est contineatur, cum illatota sit animi, eadémque apud omnes gea tes. Haectota SYMBOLICA in voce. Logice ita que sine SYMBOLIS INTERPRETATIONIS potest in ani tradictionis nomen meretur. “Homo albus est.” “Homo non albus est”, tantundem. “Omnis homo albus est”, s vidam homo albus et contra. Quae praenotionem duplicem esse dicimus, verborum alteram, dum concluderetur ab antecedente, Quid si hoc idein dixerit Aristoteles. Rerum autem praecognitiones, et anticipationes genera sit. Definitiones et partitiones este principia omnium ferèar, tium, uel in desumptas quasdam maximas. Principia uerum non tantum priùs nota, sed esse notiora, ait, Aristoteles; immo verò ita clara, ut contraria quoque in de  rerum verum alteram. Et verborum illam dicimus, quae in omnibus definitionis, requiritur. Rerum verum, quae debet esse in definitione ad explicanberent. Immo eandem de terminis mediis et  extremis ut consta hil explicaret. Itaque syllogismi maior et minor hanc praenotionen habes et universales esse, unde speciales illis comparatae ptotimus concipiantur et concludantur. At verum id praecipuè in INFORMATIONE artis integra cue rifli mum esse putamus, ut a generalibus ad specialia progresia unde modi per ee emanant. Et primum illum tenemus, quando attributum est in essen et definitis totius et partium. Demonstrationis et demonstratii omnisque Explicationis et eiuste rminorum vocabuli somnino dum quod definitur in distributione ad explieta dum quod distribuitur, in demonstratione et qua vis expositione ad demonstrandum et ad exponendum quod quaeritur. Alioquini ret essere sis SIGNIFICATAS. Conclusio ergo, et problema, quod concluderetur, hang duplicem haberet praecognitionem Non: acciperet aucem siant manifestissima. Cum autem quae in scientia sunt, per se finto portet, sit, cum quid alicui aderit vel simpliciter vel quod amodoerit: cia   tiasubie et i, et ineius definitione ad hibetur. mus definitioni: quod uel exempla Aristotelem .palàm faciunt. Accedit QUARTUS MODU. Per se in est quòd causa sit certa et non fortuita generalis ergo hic modus per se, quotiessci licet causa e de suis effectibus dicuntur. PROPRIORUM ACCIDENTIUM eritne ullus. Tertius hic enim modus affections et accidentia cognata quod ammovo sensu, Aristotelis contextum declaratum iri. Omnes itaque modos per se ab Aristotelem retinerit enemus nec ab iici duos reliquos. Unde fit, ut consequentes artes antecedentibus subalternae sint, ubi aliquid docent, superiorum decretis explitionis uel inueniendae, uel iudicandae. Omnem disciplinam fieri autper demonstrationem, aut firmauit. Ac per definitionem et distributionem, accuratiorem sci entiam confici, quam per demonstrationem, tenemus. Quare non sequitur, Scio ex causa, propter quam res est quonia milius est causa. Nec aliter habere potest. ergo, Scio steriorum, e Platone ferem sumpta es e qui v is animaduerterepoterit. Plato enim ad instituendas artes, definitionem et distributionem proposuit. Syllogistica e demonstrationis, qualem Aristoteles cominentus est, non meminit. Tunc enimartes bene disputare, docere, demonstrare po secundus modus per se est primo contrarius. Per se est quod est in essentia et definitione attribute qui inodus distribution generis in species, aut differentias conuenit, ut pri 17 cabile. Ergo sic dialectice omnes sub-alternaes intin genererat: per definitionem, concedimus quod et Aristoteles rectem con per syllogisticam demonstrationem. De definitione uerò tam multa, quae differuntur in lib. Po do complectitur. At quo pacto ex Aristotelis littera Ex diffentaneo. Ideoque no terit Son3   terit quis, cum logicam inventioneimn ipsarum natura, qua litateque tota, ex causis, effectis, subiectis, adiunctis, ceterisque. Quirendam, recte fortassis affirmet Aristototele, tamen illud falsum, quod ad percipiendam hanc disciplinam de moribus praecepit, ut paedia in auditore praecedat. Quod autem ne adolescentes quidem percipiendis moribus esse idoneos voluit Aristoteles. Falso. Certem pueros quos damui dimus divinitate quad ammen ti, confirmarunt. Quae non protinus quid rectum, prauúinque sit; discar. Quincum Chrysippo putarunt et ante trienniumil  tis praeditos, ut in quibusdam, multorum virorum iudicia ex E los 1 argumentis per videnda. Cum dispositionem, in eadem vel uel syllogistico conclusionis iudicio a e vortino enunciati tandem ordinanda, ab ini stimanda et iudicanda, universatio per media ad extrema exercuerit. Et hoc pacto NOSTER TELESIUS est progressus in sua philosophia conscribenda. Antonio Persio. Persio.  Keywords: implicature, dialecticis, Telesio, Campanella, spirito come vita, animo come aria, Cicerone, Catone, Boezio.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Persio,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.

 

Grice e Pessina: l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Studia a Napoli sotto GALLUPPI. Cura la sua storia della filosofia. Di idee liberali, prende parte ai moti. Pubblica un saggio sulla costituzione italiana che gli procura la persecuzione della polizia e il carcere. Recluso nell’isola di S. Stefano, sposa la figlia di Settembrini. Fugge dal regno, insegna a Bologna. Fonda “Il Filangieri”. Dei Lincei.  Muore nella suo palazzo in via del Museo, strada che prese in seguito il suo nome: Anche il palazzo dove visse. Aula a lui intitolata.  A lui è dedicato un busto alla passeggiata del Pincio. Saggi “Che cosa e il diritto private?” (Napoli: Poligrafico); “Procedura del diritto (Napoli, Jovene); “Il naturale e il giuridico – alla regia di Napoli” (Napoli, Accademia Reale delle Scienze); Il piu privati dei diritti (Napoli, Marghieri, Diritto e privacita (Napoli, Marghieri); Il privato del diritto (Napoli, Marghieri); Che e private nel diritto privato? (Napoli: Marghieri); “Il diritto privato” (Napoli: Priore); “Storia della filosofia” (Milano: Silvestri); Treccani Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia. La scuola italica venne fondata da Pitagora che crea una filosofia matematica a CROTONE e TARANTO. L’anima, secondo Pitagora, è un numero che si muove. L'armonia dell'anima, o la sua rassomiglianza col divino costituisce la virtù; e la giustizia è l'equa retribuzione. La scuola di VELIA svolge pienamente l'idealismo dei Crotonesi; e la varietà, non negata da Pitagora, esclusivamente affermata dalla scuola gionica, venne assorbita dell'unità da Senofane, trascurata interamente da Parmenide – VELINO (si veda) -- , e negata da Zenone – VELIA (si veda) --, il velino. Empedocle di GIRGENTI (si veda) ed Anassagora seguirono l'eclettismo, ma il primo fu più proclive alla setta dei crotonesi, ed il secondo alla scuola gionica. La scessi ha a fautori i sofisti I quali sorgeano da tutte le scuole. GORGIA di di Lontino o LIONZO (si veda), discepolo di Empedocle di GIRGENTI (si veda), è sofista, e tale era benanche Protagora, discepolo di Democrito. Ma questi non pensano che a sedurre il popolo colle loro vane disputazioni e colla loro effeminata eloquenza. Nulla possiamo dire della filosofia appo i romani perocchè essi, rivolgendo il pensiero alle cose pubbliche, non poteano ri-concentrarsi nella severa meditazione filosofica. Epperò, anche quando la filosofia del dritto e la giurisprudenza fiorirono del romano impero, i giureconsulti non fanno che freddamente seguire ora la filosofia dell’orto o del portico. E se alcuno ci obbiettasse le opere di CICERONE, di Senеса, o di PLINIO, risponderemmo che questi filosofi saranno sempre degni di venerazione de’ filosofi, ma che non fondarono alcun sistema NUOVO. Neander, origine e sviluppamento de’ principali sistemi gnostici. Walsch de gnosticorum systematis fonte Lewald de doctrina gnosticorum. Olearii, De philos. eclectica.  stitui. D. Italia. Anco in Italia ebbe il sensualismo degl’adetti. Ma in alcuni è originale, in altri una imitazione di Locke, di Gassendi, e di Condillac. Fra’primi possiamo annoverare ZANOLLI, MURATORI, BIANCHI, e VERRI.  Il primo di questi,  7 2 be spazio è la relazione di due 'corpi di stanti l'uno dall'altro , che il tempo è la successione o consistenza per gli es seri creati , e che la felicità rattrovasi la scessi, tenta formare i principii più stabili dell'umana credenza, assegna la sola probabilità alle idee morali, e riconosce che i sensi ci fanno aperti i fenomeni esteroi ed il loro ordine successivo, ma non la natura della causa. Kirwan sostenne che non possono aver luogo gl’esseri senza una causa, che lo nello stato di piacere assoluto non-misto a veruna pena. Da ultimo, Young, dettando un trattato sulla forza della testimonianza, la rinchiuse ne’ confini della probabilità, e sostenne che essa è capace di un convincimento superiore ad ogni altra esperienza, tentando la spiegazione di molti fenomeni intellettuali colla dottrina sulla forza attrattiva delle idee, dimostra che tutte le umane azioni si rifondono in semplici probabilità. MURATORI, che è il solo curato fra’ filosofi ed il solo filosofo fra’ curati, indagando le forze dell'umano intendimento, confuta la scessi mediante una morale poggiata su’ principii della ragione e dell'amor proprio – cf. Grice, SELF-LOVE, OTHER-LOVE. BIANCHI fa dipendere il piacere dalla cessazione del dolore.VERRI vuole che si fosse a’ suoi tempi effettuata la dottrina del sentimento o del senso morale. Fra’ secondi, BALDINOTTI nega che si puo discoprire le essenze delle cose co’sensi o colla riflessione ed ammise il principio che ogni nostra cognizione debb'esser di fatto. Lo studio di Locke, dopo l'opera di BALDINOTTI attira in Italia molti proseliti, fra'quali possiam nominare a cagion di onore SARTI, PAVESI, TETTONI, CAPOCASALE, e BRIGANTI. Iovano molti filosofi, arversi per fede a’principii del Lockianismo, cercarono bandirlo; egli vi avea radicato i suoi profondi germi che si estesero insino all’aurora del secolo presente. Fra suoi seguaci si distinsero SOAVE, TOMASO, e VALDASTRI. SOAVE, seguendo il sistema di Locke sulle idee acquisite, riguarda l'idea come l'immagine degl’obbietti e fonda la certezza sulle tre evidenze di Condillac. VALDASTRI fa derivare dalla sensibilità tutte le nostre idee, trasse il criterio del vero dal senso intimo e sostenne nulla esservi di vero in meta-fisica se non fondato sulla economia del nostro essere. An co Rezzonico, Corniani e Prandi danno opera alla propagazione del condillachismo. Ma gl’italiani, benchè sensualisti, non si nabissano nelle funeste conseguenze del materialismo francese, perocchè risenteno ancora l'influenza della vera e sapa filosofia, la quale mai è, che si scompagni dalle verità che crediamo DIVINA. C. Italia. Giovenale, Magneni, Rufini, e Miceli segueno l'idealismo ed hanno a scopo comune quello di determinare l'ideale principio costitutivo delle cose. Ma Pino da a luce la sua proto-logia che, quantunque tenuta in dispregio da’ sensualisti, pure non lascia di onorare l'autore e la patria di lui. Questo saggio venne diretto ad indagare il primo della verità de' principii e delle scienze, l'uno che in se racchiude il principio delle scienze tutte. Egli con prove ingegnose e con sottili ragionamenti dimostra che le parole non ànno il primo senso nelle umane convenzioni, che esiste un primo, causa ed origine dell'umana intelligenza, che il primo principio della ragione è divino.  Law e Hutton sono i suoi più forti sostenitori – Law negando ogni realtà obbiettiva alle idee di spazio e di tempo; Hutton inclinando alle opinioni del celebre Berkeley. è strato all'uomo, che le parole non sono [Borovshi, Notizia sulla vita e sul carattere di Kant; Jachman, Lettere ad un amico in torno Kant - Wasianki, Emmanuele Kant negli ultimi anni della sua vita.- Biografia di Emmanuele Kant. - Rink , Tratti della vita di Kant. Bouterweck, Em. Kant. Rimembranze. Grohman, Alla memoria di Kant. Cousin, Lezioni sulla filosofia di Kant -- versione italiana di F. Triochera con note del BENEMERITO [B.] Galluppi -- Kant, Idee sulla maniera di apprezzare le forze vive Principiorum metaphysicorum nova dilucidatio. Considerazioni sull'ottimismo. Sogni di un uomo che vede gli spiriti] SEGNI DELL’IDEE, nè le idee segni delle parole, che il primo pensiero dell'uomo è il mistero nel senso dell'uno o primo, ovvero del divino; che l'analisi è la distinzione della pluralità costituita dall'uno; e da ultimo che non già la dimostrazione matematica, sibbene la scienza del primo è la ragione primitiva della scienza. Dietro l'impulso di Premoli, dietro gli sforzi di qualche altra e università che cerca difenderlo, il misticismo ha in Italia parecchi coltivatori, fra'quali si distinsero FERRARI e LETI. FERRARI fa derivare la filosofia dalla rivelazione del divino, dalla esperienza, e dalla ragione, ed assevera che il filosofo dove seguir laprima in preferenza dell’altre. LETI, attenendosi ad un principio rivelato o positivo, tenta fondare un sistema cosmologico sul “Genesi.” Epperò, secondo lui, tutte le cose han principio dal divino, lapima si congiunge con uno spirito materiale costituito come la vera forma delle cose materiali, e contenente la luce, l'acqua, la terra, che sono volatili o fissi, e formano gl’altr’obbietti. Ma la riforma  conoscendo la propria fallacia ed illusione, De ti intese della massime a divinità determinare derivare di S. ,edi le idee Tomuniaso gli Secco che immediatamente attribu, segue facendo da, le però il divino [Rousseau, Discorso sulla quistione se il risorgimento delle scienze e delle arti hanno contribuito a depurare i costumi. Discorso sull'origine e su’ fondamenti della ineguaglianza tra gl’uomini Lettere scritte dalla montagna; Del contratto sociale o principii del dritto Politico; Emilio o dell’educazione; Jacobi, L'idealismo ed il realismo Lettera a Fichte Alcune lettere contro Schelling Delle cose divine, Romanzi filosofici - Introduzione alla filosofia. Koeppen Della rivelazione considerata per rispetto alla filosofia di Kant e di Fichte Trattati sull'arte di vivere; La dottrina di Schelling Sul fine della filosofia. Guida per la logica. Saggio del Diritto naturale. Esposizione della natura della filosofia. Filosofia del Cristianesimo. Politica secondo i principii dell’Accademia. Teoria del Dritto secondo i principii di l’Accademia. Lettere ad un amico su'] C C filosofica sperimentale preoccupa gli spiriti per lo studio degl’obbietti sensibili; ed è questa appunto la ragione per cui le speculazioni del misticismo non ven nero accolte e ridotte ad una dottrina generale. tori. L'eclettismo ha de’ forti e valenti sostenitori. Ceva confuta Gassendi e Cartesio; la celebre Agnesi, prevenendo il Cousin, dice non doversi aderire a setta alcuna, ma scegliere tra le sentenze dei filosofi quelle che rispondono alla esperienza ed alla ragione. Corsini insegna non doversi seguitare ne i Cartesiani, nè il Lizio, ma le migliori opinioni di tutte le sette con una specie d’eclettismo. S. 7. venne sostenuto da molti 'Glo [L'Empirismo – Razionalismo] sofi, tra' quali si distinsero Luini, Gorini, Scarella, Ansaldi,Vico Stellini, e Genovesi. LUINI si oppone all'armonia prestabilita di Leibnitz accostandosi al pensiero della forma sostanziale [viene le categorie di Kant, ammettendo nello spirito certe idee prime, e discer de la percezione della convenienza o discrepanza di due idee dall'assenso dissenso a tale percezione. Secondo lui, la mente umana non può comprendere come convenienti due cose che re dell'anima, distingue nell'anima la sostanza 'le potenze i modi, afferma che nel percepire un oggetto noi ci distinguiamo dall'atto della percezione, che le potenze s'argomentano col ragionamento, che le forze sono una certa condizionata esigenza delle sostanze, che colla filosofia è dato di scoprire nell'anima una certa sovra-esistenza, e che il razionale non debbe superare il fatto. Gorini, elevando la dottrina dell'associazione, considera l'idea come semplice rappresentazione dell'oggetto, e sostenne il principio logico che la cognizione intuitiva è composta di due idee e la dimostrativa di tre. Scarella concilia il principio di contraddizione e quello della ragion sufficiente, prepugnano fra loro, il principio della cognizione stà nel predicato che chiaramente si vede convenire o disconvenire dal soggetto. Infine egli distingue gl’errori secondo le facoltà dello spirito, divide la psicologia in fenomenale e PSICOLOGIA RAZIONALE, classifica le facoltà, spiega i sogni con certe continue commozioni cerebrali, distinguel'anima umana da quella de’ bruti, indica due specie d'appetito, l'una sensitiva, l'altra razionale; ed ammette l'anticipazione in noi di qualche cosa innata, che dicesi idea. Ansaldi dimostra che il portico non è atto a diminuire i momenti di infelicità, confuta l'uomo macchina di Mettrie, il principio dell'associazione di Hartley, distingue il sentimento dalla sensazione; e provando che è impossibile dedurre il fisico dal morale, che le facoltà dell'anima sono indipendenti da’principii dell organismo, fonda il principio morale sopra una virtù costitutiva dell'ordine invariabile delle cose, lontanandosi dall’Utcheson e dalla dottrina dell’amor proprio – Grice: SELF-LOVE, OTHER-LOVE. Gerdil divide l’idee in idee di modi, di sostanze, e di relazioni, pone il criterio del vero nell’osservazione e nella esperienza regolate dalla ragione, dichiara l'idea dell'ente un idea di formazione, pone il criterio morale in un naturale criterio diapprovazione, che indipendentemente dalla considerazione e del proprio utile determina il giudizio o dettame pratico in virtù di una certa e conosciuta legge di convenienza – il principio di co-operazione -- di che l'uomo si compiace per natura; fa consistere l'ordine nel rapporto comune fra molti oggetti, deduce l'immaterialità dell'anima dalla diversità tra la sostanza pensante e qualunque sostanza corporea,  dall'impossibilità che la materia contenga la prima origine del moto di sostanza e di modo; deduce l'esistenza del divino dalla necessaria esistenza di qualchecosa ab eterno; pone per principio che le regole della morale per condurre al buon fine dove trarsi dalla natura umana, e colloca il fine o la e dalle nozioni. Egli si eleva ad un sistema empirico razionale fondato sulla storia e sulla ragione, e getta le fondamenti della scienza dell'umanità. Il suo metodo è ricavato dalla psicologia, dalla natura della scienza, e dal la geometria, ed in esso la facoltà inventrice, o la facoltà certa del sapere è preposta a quella dell'ordinare o comporre. Esso è l'analisi geometrica ben diversa da quella di Condillac. VICO venne a ridurre la filologia ad una vera forma di scienza e da ritrarre dalla mitolo  [Il nostro celebre concittadino VICO, conosciuto più a’ tempi nostri che a'suoi, più dagli stranieri che dalla sua patria, scrive la scienza nuova, monumento di gloria italiana, in cui egli avea indagato i principii filosofici della storia, precedendo di un secolo le teorie di Hegel, e Cousin . per а gia starei felicità nel bene sommo, o nell'amore divino. dire una vera storia; ei pose il   meta-fisica, che in sostanza è una vera teo-logia, si è di stabilire un vero appoggiato al senso comune ed all'ordine eterno delle cose, qual è il divino. Da questo priocipio VICO deduce che tutte le scienze emanano dal divino, rimangono comude  3 una na velle; che e criterio del vero: nel senso cerca surrogare il principio dell'autorità universale a quello della ragione individuale. Questo senso comune di Vico è un giudizio senz’alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta nazione, o da tutto il genere umano. Secondo VICO, il vero è diverso dal CERTO, inquantocchè quello è riposto nella conformità della mente coll'ordine delle cose, e questo nella coscienza sicura dal dubbio, quello fondasi sulla ragione, e questo sull'autorità. La meta-fisica è quella che stabilisce l'ente e il vero, ed è legata necessariamente alla religione romana cattolica. Lo scopo della sua , nel divino, e tornano al divino solo; che il divino è l'infinito posse, nosse ,   velle > ; corpo, contiene una virtù infinita di estensione che va all'infinito, e che dipende dallo sforzo dell'universo; e che il conoscere chiaro in meta-fisica è vizio, cosicchè approfitta in meta-fisica colui che si è perduto nella meditazione di questa scienza. Nella sua Psicologia VICO distingue la sostanza intelligente dalla corporea. Indi sostiene che quella è l'anima ed ha la sua  sede nel cuore, che in essa esistono le facoltà della memoria, della fantasia, dell'umano arbitrio; che la mente umana l'uomo è il posse, posse, nito, che tende all'infinito; che l’Ea te è Dio, e le creature esistono per partecipazione; che la causa unica è quella che per produrre l'effetto non abbi sogna d'altra; che l'essenza consiste ia una indefinita virtù; che l'anima è diversa dal corpo e dalla materia;che il 4 > 2 pe'pervi, che si danno gl’universali, o l’idee come forme delle cose che queste sono create dal divino, e che l'anima distingue l'uomo dalle bestie. Il non intende [VICO considera l'uomo come ente fioito procedente dal divino, superiore agl’altri animeli per la ragione, e in cui distinguesi la natura innocente dalla corrotta. L’uomo è naturalmente socievole, onde in lui un LINGUAGGIO. La sua vita propria è quella che è consentanea alla natura. A lui appartengono l'umanità o l'altrui commiserazione, il desiderio dell'utile, il carattere d'una comune cognazione di natura, l'istinto alla fede, il pudore, e infine la brama dell'onore. L'uomo insomma è un essere costituito d'intelletto e di volontà, corrotto in entrambi dagl’errori e dalle passioni, ma capace dello sforzo della mente al vero che come equo bene è il giusto, conformità della mente all'ordine è l'onesto. La giustizia, secondo VICO è la virtù universale. La virtù è la stessa ragione, e distinguesi in prudenza, come, temperanza e fortezza; e causa della società è l'onestà. Noi abbiamo verso il divino de’ doveri a soddisfare col culto, senza onestà non può darsi società civile, la giustizia dev'essere universale o architettonica, perchè uno è il divino. VICO nella sua Scienza nuova parte dall'idea o cognizione del divino che illumina gl’uomini e tutto dispone co'suoi ordini prestabiliti. A questa idea principale si rannodano le seguenti. Questo mondo è diretto dalla provvidenza divina. Questo mondo civile fatto dagl’uomini non è molto antico. In esso tutte le nazioni convengono sulla religione, sul matrimonio solenne, e sulla sepoltura. Su questi surgeno le nazioni più barbare. Tutte le nazioni percorrono III età: I età degli dei – GIOVE, MARTE, QUIRINO --, II età degl’eroi – ENEA, ASCANIO, ROMOLO --, III età degl’uomini – BRUTO, CICERONE, OTTAVIANO; III diverse lingue: I geroglifica, II simbolica, III volgare – il latino. Le nazioni furo prima di natura cruda, indi severa, quin di benigna, e poscia dilicala; la forma di governo è o teo-cratica o è delle repubbliche democratiche o aristocratiche, o finalmente è quella delle monarchie; formate le città nasco BO.le tras-migrazioni de’ popoli, ed il dritto naturale delle genti. Cresciute le nazioni, l'equità civile rafforza il dritto naturale. Tutto ciò dura finchè non sopravvengono delle grandi crisi per mutare il mondo civile. Queste vicissitudini umane formano il corso e il ricorso della nazione italiana nel quale si ravvisano III età, degli dei – GIOVE, MARTE, QUIRINO – II degl’eroi – ENEA, ASCANAIO – ROMOLO; III degl’uomini – BRUTO, GIULIO CESARE, OTTAVIANO; tre specie di natura: fantastica, eroica, e intelligente; tre specie di costumi: religiosi, colerici, e officiosi; tre specie di dritto naturale: divino, eroico, umano; tre specie di governo: I teocratico, II aristocratico o III democratico, e monarchici; tre specie di lingue, I mentale, II eroica e III di parlari articolati; tre specie di caratteri, geroglificii, eroici e volgari,  aleo VICO idea gli dini lesi doè nesto nė joni atri pri -in SUI are ; elit 10 specie di giurisprudenza, divina, eroica, ed umana; tre specie di autorità: divina, eroica ed umana; tre specie di giudizi: divini, eroici, umani; tre specie di tempi: religiosi, eroici, e civili. Tutte queste cose hanno apco un ricorso. Il corso e ricorso è fondato sul fatto. La storia ideale non è propria de Romani , tre Tor oé Iri. del co ed ute   ma di tutto il mondo. La Scienza nuova si offre sotto gli aspetti di Te-ologia ragionata, di filosofia, di storia delle umane idee, di critica filosofica, di storia ideale eterna, di sistema del dritto. naturale e delle geộti, di scienza de’ principii di storia universale. Questo grande uomo ha delle lodi e delle accuse, ma sarebbe lungo e difficile il giudicarle per vedere se le une o le altre preponderano. Epperò altro non facciamo che rimapere stupiti come intempi tantomeno civilizzati de' nostri che si addimandano civilissimi l’Italia abbia dato alla luce un ingegno sì 'straordinario e maraviglioso. La filosofia del VICO rimane ignota per lungo tempo all'Europa. Ma ha anco ra de continuatori fra’ quali vennero ad altissima rinomanza STELLINI e GENOVESI. STELLINI analizza le facoltà umane, affermando che il bene o l'ottimo stato dell'anima dipende dalla proporzione o dall'equilibrio di tutte, e fecede rivare la virtù dall'equilibrio tra le facoltà e le affezioni umane. Nella sua opera sull'originee su’ progressi de’costumi dimostra esservi tre epoche della natura umana, cioè quella de’ sensi che servono all'animo, quella dell'animo che serve a’sensi, e quella del mutuo commercio tra l'anima e i sensi. STELLINI integra, per dir così, la filosofia vichiana , in quantocchè Vico cerca nella storia la morale delle nazioni con quella degl’individui, e STELLINI fa la storia de costumi degl’individui colla morale delle nazioni, comprendendo l'assoluta necessità di dedurre i principii morali dalla natura delle cose che si offre spontanea alla nostra contemplazione, dando una unità sistematica alla scienza della morale, e riducendo la dottrina della virtù alla sola grandezza. FILANGIERI, PAGANO, ed IEROCADES proseguino quasi in silenzio la via luminosamente segnata da VICO e STELLINI, ma colui che si fa chiaro, e fra' Vichisti e tra gli’empirici razionali, è GENOVESI, nostro concittadino. Egli nella sua meta-fisica sostiene che non possiamo avere idee distinte intorno alla sostanza, che l'essenza consiste in varie proprietà, e che si distingue in reale, nozionale e nominale. L'anima secondo lui, è lo stesso subbietto pensante ed intelligente, ed è dotata d'intelletto e di ragione della percezione, del giudizio e del raziocinio; per ben filosofare è mestiere che si faccia uso di quelle idee che possiamo avere, che la verità sia chiara ed evidente, mai il filosofo non  il principio dell’autorità e dell'arte critica, cità della mente umana e della estensione della conoscenza. Secondo lui, la > 1 1 debbe scostarsi dalle dimostrazioni stabilite se non quándo ci si presentano dell’obbiezioni. Egli dichiara imperfetta la scienza teo-sofica e conchiude che ascendiamo al Verbo per via della ragione. Segue il principio che rion sidapno nemmeno l’idee intellettuali senza; un moto corrispondente nel cervello> ammette il principio del vero e del falso il cui criterio è l'evidenza intelligibile sensuale e storica > > . della capa   ra umana morale è mossa dal conoscere la natu in che trovansi due forze, l'una concentrica e l'altra diffusiva che entrambe dalla morale devono esser di rette alla felicità. Scopo della morale è quello di regolare e non distruggere l'uomo. La legge naturale è risposta de dae precetti di attribuire i proprii diritti al divino a te ed agli altri, e di fare tutto che conviene alla felicità del genere umano. Egli ripone la legge morale nella ragione e distingue questa come facoltà calcolatrice dalla regola che la governa e che consiste nel tenore dell'essenze e dei rapporti essenziali delle cose ordinate, e per la quale v’ba un'obbligazione perfetta che è della forza e della giustizia, ed un obbligazione imperfetta che è la legge dell'umanità. Egli dimostra ancora che l'utile è il più bello indizio di una legge generale che punisca o premii talune azioni, e che tutti i doveri si riducono si a rispettare le palu rali proprietà di ciascuno che ad acquistar le proprietà, perchè non s'invadano le proprietà di coloro i quali sono al medesimo piano dell'universo con noi. GENOVESI non è un filosofo originale, ma è originale pel suo metodo, per la sua chiarezza, per la sua critica; e se talvolta si desidera in lui maggior ordine, maggior precisione, ciò nasce appunto dalla difficoltà di riunire in un sol corpo l'intera filosofia italiana.  S all'immaginazione- De 2 Antropologia di Gorini-Luini, Meditazione Ansaldi, Riflessioni sui mezzi di perfezionare la filosofia morale. Saggio in torno traditione principiorum legisnaturalis- Elementa Logicae, Psychologiae, ac Theologiae naturalis, auctore Scarella Gerd il., Anti Emilio o Riflessioni sulla teoria e la pratica dell'educazione contro Rousseau. Piano degli Studii Logicae Institutiones Storia delle sette de’ filosofi. Principii della morale cristiana. Origine del senso morale. Memoria dell'ordine del divino e della immaterialità delle nature intelligenti. Philosophicae Institutiones quibus Ethica seu Philosophia practica continetur VICO: De nostri temporis studiorum ratione- Dell'esistenza De antiquissima italorum sapientia. De uno uni versi juris principio et fine uno liber unus. De Constantia jurisprudentis liberalter- Principii di scienza nuova STELLINI: Ethices Opera omnia PAGANO, Saggi politici Discorso sull'origine e natura della poesia. GENOVESI: Elementa metaphysicae. Elementorum artis logico criticae. La Logica. Istituzioni di meta-fisica pe’ principianti. Diceosina o sia Filosofia del giusto e dell'onesto. Per dar compimento alla esposizione dell'attuale filosofia italiana e insieme allo svolgimento storico de'si stemi filosofici non rimane che esporre lo stato della filosofia in Italia al secolo presente. I filosofi italiani oggdì si dividono nelle V classi dei sensualisti, degl’idealisti, de’ mistici, degl’eclettici e degl’empiristi razionalisti. La tendenza della filosofia italiana al dì d'oggi è l'Empirismo Razionalismo benchè si ravvisi qualche avanzo di sensismo, e som   qualche imitazione dell'idealismo alemanno non che del misticismo francese e del eclettismo scozzese. È il chiarissimo Barone GALLUPI che, colla potenza della sua dialettica, e colla severità del metodo analitico, rappresenta eminentememente la filosofia in Italia, movendo guerra sì all'idealismo di Kant che al sensualismo del Condillac. Noi per seguire l'ordine ideo-logico dei diversi sistemi di filosofia esporremo pri mamente le dottrine degl'empirici. Po scia verremo agl’idealisti, a’ mistici, ed agl’eclettici; e da ultimo agl’empiristi-Razionalisti.  POLI: Supplimenti al Manuale della Storia della filosofia di Tenneman. Gioberti: Del Primato morale e civile degl'Italiani. I capi del sensualismo italiano nel secolo presente sono Gioia, Romagnosi, e Lallebasque. GIOIA (si veda), fondando la sua filosofia sul la ricerca de’fatti, non fa che mirare aduna scienza popolare. Procedendo in tal modo egli trova tre facoltà fondamentali: la sensazione, l'attenzione ed il raziocinio. Indaga l'origine delle sensazioni e dell'istinto, ammise l’organizzazione e gli stimoli esterni come cause dell'istinto, e spiega l'anomalia delle sensazioni, e le loro leggi, por gendo un cenno storico sulle norme materiali che furono falsamente riguar date come norme misuratrici della in telligenza. Riguardo a'prodotti intellet tuali e morali , egli inclinò ad una i deologia fisiologica , che egli conchiude con una teoria del piaceree del dolore, in cui considera il dolore come n o n sempre proveniente da lesioni organiche, e il piacere come non sempre effetto della cessazione del dolore , e stabilisce l'azione reale del piacere e del dolore, e le loro sorgenti come inoti maggiori o minori del moto ordinario delle fi bre. Poscia dimostra che essi influisco  no sulla felicità, sulle facoltà intellet tuali,sulle affezioni sociali, e sulle passioni ; e rettificando le nozioni false sulla vita , mostra che le sensazioni u- nite alla forza intellettuale cisvelano l'e sistenza del me e del fuor dime epro ducono certe operazioni diverse dalle semplici sensazioni ; cpperò distingue la sensazione dalla idea e dal giudizio. Nella filosofia morale, GIOIA dove soggiacerealleconseguenzedelsuo si stema empirico ; ed infatti il suo prin cipio è che la morale è la scienza della felicità, riponendo egli la felicità dell'a vanzo delle sensazioni gradevoli su’mali; e che la virtù è una somma di atti uti li disinteressati. Il sistema di GIOIA è erroneo e difettoso , perchè tende a generalizzare il sensualismo, favorisce il sistema del piacere, approssima l'ideologia alla fisica, analizza superficialmente ed inesattamente i fenomeni psicologici, e deduce da un fatto incerto una teori ca o un principio. Ma la comunicazio ne della scienza al popolo , una filoso fia pratica e sociale, una mente vasta e perspieace, un giudizio avvalorato dalla induzione ,una ammirabile chiarezza d'idee e di ragionamenti;ed una scelta erudizione, sono le doti che se fossero andate disgiun tedanonpochierroriavrebbero formato di Gioia un pensatore non mediocre. ROMAGNOSI (si veda) segue, nel suo metodo, ne'suoi principii, e nelle suededuzioni, l'empirismo, ma un'empirismo psicologico, da lui manifestato, cercando il principio del dritto nale nelle relazioni appoggiate Pe all'es senza ed alle reali connessioni delle co se, dimostrando che l'arte di governar la società deve riuscire l'ordine morale di fatto perfezionato, e che nella spo sizione dell'ordine teoretico e pratico debbe aver luogo la storia della natura umana e delle sue relazioni 3 nendosi la ricerca de'fenomeni e propo psicolo gici sperimentali , lasciando le astruse indagini della metafisica psicologica. E gli definendo la psicologia , la dinamica dell'uomo interiore; stabilisce le tre funzioni psicologiche del conoscere, del volere, e dell'eseguire , dichiara l'esi stenza del me e degli altri corpi il cui carattere esclusivo è la pluralità di so stanze compresa in un sol concetto ; e dimostra che le sensazioni sono i segni reali e naturali cui in natura corrispon dono le cose e i modi di esseri reali che il sentire è diverso dall'intendere che stà nel percepire l'essere e il fare delle cose ; che il senso intimo è una facoltà occulta che unisce all'uno il moltiplice , al semplice il complesso, che perciò è suo ufficio il conformare gliatti psicologici che qualificano l'in tendere, il dettare un sentimento in ogni giudizio , l'attrarre ciò che è ana logo e respingere ciò che ripugna ; che laleggedell'umana intelligenzaè funzione in cui il senso dell'azione ri cevuta e quello della reazione corrispo sta concorrono a produrre la percezio ne dell'essere e del fare ideabile delle cose. Nulla,secondo lui,avvi d'innato o a priori riguardo alle idee che tutte  e una   derivano dalla sensazione combinata col la reazione o dalla competenza dell'Io combinata con quella degli obbietti e sterni. Egli ripone il criterio del vero nel principio di contraddizione , consi dera la causa come un non so che rac chiudente il concetto d'una potenza pro duttrice di un atto o di un fatto; ne ga le idee iunate pel principio che l'Io vedendo tutto in sè stesso non può di stinguere dall'acquisito ciò che vi si rattrova d'innato; considera il valore della prova nella certezza , e nel dubbio , e conchiude che lo stato esterno e sensibile degli ele menti delle prove è fondamento univer sale e primitivo del loro impero. La morale, secondo lui, stànel proporzionare la natura de' mezzi secondo la speciale considerazione del fine. Il principio generale della sua morale è l'ordine della perfezione , cheper leg ge di fatto reagisce su quello della conservazione tanto coll'insegnare quan to col somministrareimezzi delmiglior  bilità , e nel dubbio nella proba Lallebasque congiunge alla scienza del pensiere la filosofia naturale. Secondo [È comune opinione che sot to il nome di Lallebasque tenga celato quello del caraliere BORRELLI:  essere umano; e che mira al benesse re all'utilità fisica o morale ed alla umana felicità che costituiscono l'uomo attuale e le leggi naturali per cui l'uo > mo , com 'essere perfettibile è tenuto a seguire l'ordine morale di natura. E gli distinse l'incivilimento dalla civil ne pose le basi nella natura nella religione, nell'agricoltura, nel governo, nella concorrenza; ed il prin cipio nell'incivilimento sempre dativo. Una mente vasta, un ingegno acuto e profondo ed una dialettica rigorosa formano tutti i suoi pregi; ma è in e qualche modo oscuro e confuso , né fu tanto innovatore quanto lo predica rono i suoi proseliti, e per l'empirismo da lui professato, e per le diffi coltà della scienza, là; g  lui,lasensazioneèprimitiva, conti nuata, riprodotta ed aumentata; ed è lo stesso che l'idea , tranne che questa si adopera più di frequente a signifi care le funzionidell'intelletto. In quan to al giudizio, egli distingue quello di occupazione da quello di attenzione;e riduce ogni giudizio a quello di diver sità; considera il raziocinio come l'atto onde due idee producono un giudizio per via d'una terza. Riguardo alla vo lontà egli sostiene che il calcolo voli tivo e l'atto prelativo si risolvono in un giudizio di preferenza pel quale la volontà sisviluppa come un'azionecon cui l'animo eccita i nostri organi a pro cacciarci ciò che abbiam prescelto. In trattando della scienza etimologica, egli ripartisce le lingue in radicali e produttive. Indaga l'origine delle parole e le loro cause, che sono l'imitazione, il bisogno, il comodo, l'arbitrio. Riconosce due mezzi per trovare le lingue radicali: la ricerca de'popoli che han comunicato con quello per la cui lingua han luogo le indagini etimologiche, e l'attignere dalla lingua derivata la noti zia di quelle che àn concorso a formarla. Un luogo stuolo di empiristi tenne dietro a questi Àtre pensatori. Gigli de finisce la filosofia la scienza di ciò che può conoscersi con esatte osservazioni e con esperienze bene istituite. SAVIOLI è seguace di Locke e di SOAVE. Troisi riconosce ne'sensi gli strumenti delle po stre prime idee. MAZZARELLAriconosce l'attività e la sensibilità come proprietà costitutive dell'essere semplice ;Bini dichiaratutte le idee provvenire all'ani ma col mezzo de'sensi. PEZZI nega l'e sistenza delle appercezioni e delle idee astratte. Accordino fadipendere tutte le facoltà dell'anima dalla sensibilità, e riguarda l'uomo neiprimi momenti della sua esistenza come una tavola .rasa ove non è impresso alcun carattere; MARA no distingue la percezione dall'idea e preferiscel'analisi. ABBÀ fa dipendere le idee dal senso e dall'azione dell'anima. ZELLI afferma che l'uomo riceve le losofico sulla coscienza. TESTA afferma che il sentimento non può fallire al ve e che l'osservare la natura e fi -prime idee per mezzo de'nervi ; Alberii dichiara pescibile tutto che esce dalla sfera del mondo sensibile. PASSERI riconosce l'influenza del fisico sulla rettitu dine delle nostre azionispirituali. SANCHEZ niega alla ragione la conoscenza dell'assoluto e trae tutte le idee da' sensi. GATTI dichiara esser la sensazione il risultamento di una conformazione spe ciale vivente. BONFADINI riconosce il metodo induttivo come mezzo logico della verità, e spiega l'origine delle idee coll'analisi e coll'astrazione. REGULEAS pretende nell'anima altro non esservi che il sentire. BRUSCHELLI trae l'esistenza del mondo e del divino dall'osservazione de' fatti che ne circondano. GRONES dichiara la metafisica la scienza delle cose astratte conoscibili per mezzo dell'osservazione costante e delle esperienze accurate. PIZZOLATO forma della filosofia una scienza fenomenical. BUTLURA poggia il sapere ro, studiarne i fatti sono i soli mezzi sicuri d'ammaestramento. BRADI riduce la certezza alla diretta cognizione del modo di essere speciale degl’obbietti. FAGNANI fonda il suo sistema gloso-fico sul dinamismo e sulla sensibilità. BRAGAZZI propone per facoltà d'apprendere l'osservazione de'fenomeni dello spirito e per criterio del vero la verificazione. COSTA sostiene la memoria e le altre facoltà a simiglianza della sensazione, ed ammette l'origine delle idee generali e normali dall'idea individuale. FERRARI segue il principio dell'associabilità interna e FELLETTI quello dell'utile umanitario. L'empirismo venne applicato alla pedagogia da PASETTI, FONTANA, TOMMASEO, e RENZI, alla storia da ROSSI, alla estetica da CICOGNARA e DELFICO, e dalla genealogia delle scienze da PAMPHILIS, ROSSELLI, e FERRARESE, che riunisce tutti i rami delle scienze a quella dell'uomo, seguendo il principio che in esse tutto è relativo a noi. [e Gioia : Il nuovo Galateo ca Tavole Statistiche sofia ad uso delle scuole Logica Statisti Elementi di filo Ideologia. Esercizio logico. Nuovo prospetto delle scienze economiche. Del merito e delle ricompensa. Dell'ingiuria, de'danni, e del soddisfacimento. Indole, estensione, e vantaggi della Statistica ROMAGNOSI: Che cosa è mente sana? Indovinello massimo. Della suprema economia dell'umano sapere. Vedute fondamentali sull'arte logica. Dell'insegnamento primitivo delle matematiche. Assunto primo della scienza del dritto naturale. Introduzione allo studio del dritto pubblico universale. Dell'indole e de'fattori dello incivilimento. Biblicteca italiana. Vari articoli di filosofia. L'antica filosofia morale. Genesi del dritto penale. Progetto del codice e della procedura penale. LALLEBASQUE: Introduzio De alla filosofia naturale del pensiero  la - - - cu mo Fa il - - - cato su! si dal per Ista OS ette mali Fel en -ia oi. Eila, alla . ea dal Fer àa cipii della Genealogia del pensiero. BORRELLI: Gia Troisi: L'arte di ragionare. Istituzioni metafisiche. Mazzarel Intorno a'principii dell'arte etimologica gli. Analisi delle idee la. Corso d'ideologia elementare. BINI: Lezioni logico-metafisico-morali. PEZZI: Lezioni di filosofia della mente e del cuore, riformata e dedotta dall'analisi dell'uomo. ACCORDINO: Elementi di filosofia. Regole dell'arte logica. Marano ABBÀ: Elementa Lo Pringices et Metaphysices. ZELLI: Elementi di metafisica. PUNGILEONI: Dell'udito vista. Alberic: Del nescibile. Passeri: - e della Della natura umana socievole. Sanchez: Influenza delle passioni sullo scibile umano. GATTI (si veda): Principii d'ideologia. BERTOLLI: Idee sulla filosofia delle scienze morali e politiche. GERMANI: Dell'umana perfezione. SCARAMUZZI: Esame analitico della facoltà di sentire. BONFADINI: Sulle categorie di Kant. REGULEAS: Nuovo piano d'istruzione ideo-logica elementare. BRUSCHELLI: Praelectiones elementares logico-metaphisicae. BUTTURA: La coscienza logica. TESTA: Introduzio ne alla filosofia dell'affetto. Filosofia dell’affetto. BRAVI: Teorica e Pratica del Probabile. FAGNANI: Storia naturale della potenza umana. Elementi dell'arte logica. BALDINI: Cenni sopra un corso di filosofia. RAMELLI: Prospetto degli studii filosofici nelle scuole comunali. NESSI: Schizzo intorno i principii di ogni filosofia. OCHEDA: Filosofia degl’antichi. GRONES: Ricerche metafisico-matematiche sulla lingua del calcolo. PIZZOLATO: Introduzione allo studio della filosofia dello spirito umano. SAVIOLI: Institutiones metaphysicae in Epitome redactae. ZANDONELLA: Elogio di Bacone. COSTA:Del modo di comporre le idee. FERRARI: La mente di Romagnosi. FELLETTI: In torno ad una nuova sintesi delle scienze. PASETTI: Sull'educazione fisico-morale. FONTANA: Manuale per l'educazione umana. TOMMASEO: Scritti varii sull'educazione. RENZI: Sull'indole de'ciechi. ROSSI: Studii storici. CICOGNARA: Ragionamenti su bello. DELFICO: Pensieri sulla storia e sulla incertezza ed inutilità della medesima. ricerche sul bello. PAMPHILIS: Genografia dello scibile considerato nella sua unità d’utile e di fine. ROSSETTI: Dello scibile e del suo insegnamento. FERRARESE: Saggio di una classificazione sopra le scienze del l'uomo fisico e morale. Delle diverse specie di follte. Ricerche intorno all'origine dell'istinto. Trattato della mòno-mania suicidia. Esame dello stato morale ed imputabile de'solli mono-maniaci.  Elementi di ito e dela. PASERI Paseri: Sanchez:In - - umano Bertolli: 1 orali epolis perfezione- a facoltà di orie di Kant uzione Praelectiones - Buttura : -latroduzio ilosofia tiia delPro e delap e logica- del ideo orso dinilo spetto del ali- NESSI filosofia – e sula oduzione a GRONES : lin - ee umano – in Epitome Bacone elletti . For :lo S 3. Non ostante il gran numero di fautori che si procaccia l'empirismo, pure si avverte ilbisogno di spiegare la natura umana non dall'esperienza, ma dalla subbiettività dell'uomo. Epperò sorgeno i razionalisti a combat, il secondo affermando l'assoluta necessità delle idee innate, o de principii apriori, ed il terzo annunziando esser la filosofia una scienza degl’enti di ragione. LUSVERLI considera le facoltà come COLUI il quale da una forma siste  ! un potere di produrre qualche effetto, dipendente dalla forza spirituale. DEFENDI riconosce ne'sordo muti l'idea dell'ente in universale, e PARMA nel fondo di ogni esistenza rattrova l'essere. CERESA afferma essersi im battuti nel vero coloro i quali riposero il principio del conoscere nella pura subbiettività che è sola infinita, spontanea, positiva, e tale che l'uomo per suo mezzo elabora la sua obbiettività. o tere le tendenze empiriche; ed aspira rodo a spiegare i problemi più difficili della filosofia; ma non si elevarono alle chimere ed alle astrazioni del trascendentalismo alemanno. Maggi, Bianchetti, e Receveur coltivarono il razionalismo pel suo lato obbiettivo. MAGGI cerca un sommo archetipo logico e supremo, P   1aspira 1 dificili ronoale Trascen ilBian: tempo , di spazio , di iriposero 0 ilha etiro, RECEVEUR  an na scienza considera che tipolos afermando ionate, 0 prodare Jalla fora nesont ersale; eld stenza rat essersi im pura possibilità dell'essere medesimo. Secondo RECEVEUR, quest'idea è è innata, poichè non proviene nè da'sensi nè dal sentimento dell'io, nè dalla riflessione; e da essa derivado tutte le idee acquisite diforma e di materia , di sostanza. Egli si propone di ricondurre la filosofia dell'intelletto sulla giusta via, combattendo i sistemi che hanno perturbate le menti e disonorata la filosofia, e stabilire un criterio saldo e irremovibile alla verità ed alla certezza. SERBATI segue ilprincipio che l'idea unica ed innata si è quella dell'ente nell'universale. Egli preferi che riducesi a’ due sce il suo metodo assiomi di non assumere nella spiegazio ne de'fatti dello spirito umano, nè meno nè più di quel che è necessario a spiegarli. Egli parte dal principio che l'uomo pulla può pensare senza l'idea dell'ente; che quindi la qualità più generale delle cose è l'esistenza nella pura suk 7 spontana I suo mez matica al razionalismo si e SERBATI. Egli si di di essenza, di causa , rma siste  moto, e di estensione. sso è il senti mento intellettuale, l'intelletto medesimo. Ecco i punti principali della sua teoria. L’anima ha due potenze originali: l'intelletto, che ha per obbietto essenziale la forma e la sensibilità che è esterna se ha per obbietto un corpo, interna se ha per obbietto l’io. La coscienza upisce la sensibilità all'intelletto con una sintesi primitiva, il cui effetto è la ragione scorgendo i rapporti generali, ed è la facoltà di giudicare congiungendo l'attributo al subbietto la sensibilità esterna è tratta ad operare colla materia prima, e la ragione produce le percezioni intellettive; donde la facoltà di generalizzare e la libertà all'indefinito svolgimento delle facoltà dell'uomo. Egli distingue la sensazione dalla percezione sensitiva, l'idea di una cosa dal giudizio sulla sua sussistenza, la percezione sensitiva dalla intellettiva, un atto dello spirito dall'avvertenza dell'atto. Finalmente dimostra che è impossibile che l'uomo percepisca una cosa diversa da sè;  I   che lo spirito comunica le sue proprie forze alle cose percepite; che l'idea del l'essere è fonte e criterio del vero e genera la cognizione de'corpi, di noi; del divino, ed anco la legge morale. Per tal modo l'idea dell'ente è, secondo lui, il primo principio innato nella psicologia e nell'ontologia, il criterio del vero e del certo nella logica, il principio supremo del bene e del dovere nella m o rale.  senti nedesi lasua Itoeso chee le quattro idee di spazio , di tempo , rigio io огро, lacr eleto to| gene CON Terce adal 0;he :cold acele Non rimane che dirqualche cosa in torno al nostro concittadino COLECCHI, seguace in qualche modo della filosofia di Kant. COLECCHI pone di sostanza , e di causa efficiente , colle quali espone le leggi della ragione che egli dichiara comuni ad ogni sistema fi losofico.Il principio del suo sistema è questo: l’io non potrebbe determinare la sua esistenza nel tempo senza una esi stenza interna, dal quale deriva che la cagione movente la sensibilità non può riponersi nello stesso me, cioè che il cel indef. uomo berce 7atto atto. eche   vario delle rappresentazioni nasce all'occasione del di fuori che modifica il sen so; che la riunione del vario nello spazio e nel tempo è opera della fantasia,  è e quindi chel'unità sintetica dell'oggetto nell'esperienza è un prodotto della fantasia di accordo con l'intelligenza. Secondo lui, l'induzione fisica è diversa dall'induzione matematica inquantocchè quella mena allo scetticismo e questa a cono scenze necessarie ed universali; se il rap porto tra le idee è neeessario, le idee e i termini di questo rapporto son tali anch'esse ; ogni nostra conoscenza in comincia da'sensi , e passa da questi al la intelligenza. Riguardo alle leggi della ragione egti sostiene che la ragione esi ge inogni esperienza come data la to talità delle parti dello spazio e degli arti colideltempo non confondendo quello che è con quello che appare,. lità delle parti del tutio dato nella divisione, la totalità delle condizioni nella catena delle cause e degli effetti, pro nunziando l'accordo delle due causalità la tota-  della natura e della libertà , il necessa rio nella serie de contingenti ed infine un ente assoluto, dotato di tutte le possibili realtà, il divino. Nella morale, egli sostiene che il principio della propria felicità non può elevarsi alla dignità di legge morale, che le due idee del giusto e dell'ingiusto sono originarie e non fattizie, e che le regole etiche, le quali dirigono l'uomo interno sopo essenzialmente diverse dalle giuridiche che dirigono l'uomo esterno. Colecchi non è solamente seguace del Kant; ma egli cerca armonizzare colla morale i pensamenti del Vico sulla filosofia e sulla legislazione; anzi poichè le verità del Kantismo eran sepolte nella scienza ila lica, Colecchi ha saputo raccogliere un seme da'principii di questa per produrre novelli frutti e contribuire allo a vanzamento delle filosofiche discipline. Receveur: Institutionum philosophicarum elementa Maggi: Critica sistematico-univerle e guida alla rigenerazione della filosofia. Bianchelti: Studii filosofici tuzioni logico metafisiche. Lusverli: Isti Defendi: Sul dolore estetico e sull'entusiasmo, ragionamento. Parma: Supplimenti sul sansimonismo. Serbati: Saggio sulla felicità. Saggio sulla unità dell'educazione. Opuscoli filosofici. Saggio sull'origine delle idee. Principii della scienza morale. Frammento di una storia dell'empietà pii e leggi generali di medicina e filosofia speculativa, Colecchi: Quistioni filosofiche. Ceresa: Princi.] Il sensualismo venne anco combattuto da taluni che, seguendo l'esempio della scuola teologica Francese, si elevarono al misticismo e fondarono la scuola de’ soprannaturalisti, che fanno prevalere la fede ed il sentimento sulla riflessione e sulla ragione. Primo fra questi, Palmieri attacca di fronte l'empirismo, mette in campo le idee innate come impressioni permanenti e modifcazioni dello spirito, afferma che sonovi nello spirito delle idee e delle impressioni non avvertite  e  la teologia hanno lo stesso scopo, cercano un solo vero discutono gli stessi principii, esse non ponuo essere due scienze. Mastrofini si vapta autore di una meta-fisica subli- .attualmente che la ragione per giudi care debbe seguire certe basi e regole impresse nell'anima; e ri-vendicando l'autorità de'libri sacri, confutando il Kantismo e negando alla filosofia la facoltà di spiegare lo stato èdell'uomo sostiene che tutti i suoi sistemi sono contraddizioni manifeste, e che il solo vero è il soprannaturalismo che è l'unico, e non contraddittorio, quando anche la ragione non potesse sentirne chiaramente l'evidenza. Manzoni stimando incompiata la filosofia che anno gli uomini sul giusto e sull'ingiusto indipendentemente dalla religione, e la distinzione tra la filosofa e la religione come una imperfezione, si accosta al soprannaturalismo, sostenendo che la filosofia morale va congiunta alla teologia, che la ragione naturale è imperfetta, e che se la filosofia e. Il nome di Licinio Ventebranz è anagrammatico ed é celato in esso quello di Albertini  me in cui applica la filosofia alla teologia; Ventenbranz predica una filosofia eclettico-cristiana; Perolari Malmignati sostiene che la sola filosofia verissima è la morale cristiana. Olivieri e Pasio sostengono una morale dedotta dalla ri-velazione. Cesare Cantử dimostra che, dovendosi basare la giustizia positiva sull'assoluta, non puo giammai mepare ad effetto questa sua condizione se non colla religione positiva; che l'umanità è regolata dal divino, che il linguaggio della parola è dato dal divino all'uomo e con esso tutte le idee primitive di giustizia e di rettitudine morale. Parma pretende che ogni sistema filosofico debba dipartirsi da un dato primitivo anteriore alla dimostrazione, e che sola la filosofia religiosa assume tutti gl’elementi del materialismo, dell'idealismo e dello scet  Riccardi fa consistere il difetto di ogni filosofia del vizio logico e morale di sostituire la parola natura al divino; e pretende la scienza essere essenzialmente religione, non potersi dar conto di alcuna cosa che risalendo al divino, la filosofia non dover concludere contro i fatti della ri-velazione, la stessa fisica esser falsa se a questa è opposta. Ventura cerca identificare la filosofia alla ri-velazione. Secondo lui, la filosofia statutta nel metodo, il fondamento della certezza è riposto nel senso comune, l'intelletto e la verità costituiscono un tutto indissolvibile, l'uomo si rapporta al divino, la convenienza dell'ente coll'intelletto forma ad un tempo il sommo vero ed il sommo bene, l'uomo debbe conosce  ticismo, epperò, secondo lui, la teologia è un ingrandimento dell'umana ragione, o la scienza dell'umanità illustrata da'più alti intelletti, la filosofia non è che la religione, essa comprende la teo-logia, 1'etica, la logica e la fisica e debbe re Dio mos  [Gioberti è un sostenitore del misticismo. Egli cerca surrogare l'ontologia al ta psicologia, e il metodo sintetico all'analitico; segue il dommatismo, cercando dedurre ogni cosa con logica stretta e severa; unisce la filosofia alla teo-logia, subordinando la prima alla seconda; e distinguendo la parte razionale da quella che è superiore alla ragione, incomincia dal primo ente, in relazione alla mente umana; e, dopo aver presentata una dottrina dell'assoluto si intrattiene a mostrarne lo svolgimento in tutte le forme delle scienze umane e divine. Secondo lui, la  un tutte le sue parti decidere coll'autorità generale. Intorno a Gioberti e mestiere leggere la nota di ROVERE (si veda) SULĽ ONTOLOGIA E SUL METODO ed un articolo di Massari cui è titolo: CONSIDERAZIONI SULL’INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FILOSOFIA propo DI GIOBERTI (Progresso). V. de e combinati con essa formapo tre realtà indipendenti dallo spirito, cioè una sostanza ed una causa prima moltiplicità di essenze e di sostanze, ed un atto col quale l'ente si collega alle esistenze; il nostro pensiero intuisce questa realtà con un atto semplice e simultaneo che precede ogni intuizione particolare, e per cui mezzo l'intelletto percepisce leproprietà essenziali dell’ente mercè la ri-velazione; l'idea non può addivenire obbietto di riflessione senza la parola interna, quindi è necessario l'intervento del linguaggio per opera della ragione; vi è gran differenza fra l'intuizione e la riflessione, fra il metodo ontologico e il metodo psicologico, e d'accanto alle facoltà che a p > > sizione. L’ente crea le esistenze è la formola ideale che comprende tutte le nozioni dello spirito umano; ogni suo membro esprime una realtà obbiettiva assoluta e necessaria nell'Ente, relativa e contingente delle esistenze; questi due membri son legati dalla creazio una > e   non ha lasciato di cadere in molti gravi errori, specialmente quando egli prendono l'intelligibile, avvidell'uomo un istinto che mira al sopra intelligibile senza poterlo giammai conoscere. L'ente si offre al nostro pensiero come lecido e tenebroso; e da ciò sorge il legame e strettissimo tra la filosofia e la teologia tra’dogmi ri-velati e i razionali. Egli applica la sua formola ideale a molti problemi di logica, d'ideologia, e di meta-fisica; prova la sua fecondità e larghezza in lei rattrovando la ragione e la fonte del sapere; imprende a delinear nela storia attraverso le opinioni, le credenze, e le rivoluzioni de'popoli, ed a mostrare che dessa abbraccia la ragione di tutti sistemi potevoli di filosofia. La sua filosofia offre il primo esempio di una meta-fisica ortodossa, ma ardita ed originale; sicchè può dirsi aver egli tentato di mostrare i legami tra la filosofia e la ri-velazione cattolica estimando il progresso delle scienze sperimentali e lo svolgimento della civiltà ma attaccando il metodo psicologico, afferma che esso e  la cagione del mate  e quando sostituisce al metodo analitico il sintetico. È principio riconociuto da ogni sana mente che l'analisi di per sè sola non può menare allo scoprimento della verità; ma è falso che la sola sintesi si adatta a darci la nozione del vero. L'unico metodo è quello di conciliare l'analisi alla sintesi; perocchè vi sono delle idee che conoscia mo per mezzo della sola analisi, e delle altre che conosciamo per mezzo della sola sintesi. E poi l'accagionare Cartesio di tutte le dottrine materialiste palesa una immoderata avversione al psicologismo che da alcuni si vuole esser l'ultimatum della filosofia, ma dal quale noi stimiamo doversi partire per giungere al l'ontologia, alla conoscenza della legge che regge il mondo sensibile ed il mondo soprassensibile. Del resto Gioberti evitando ed il pan-teismo ed il " rialismo che nel secolo scorso ebbe lao go,   · rolar [Malmignati : Lezioni filosofiche. Parma: Sulle opere di Gerbet. Supplimento sul Sansimonismo. Cantù: Notizia di Romagnosi.  Riccardi: Lapratica de'buoni studi. Discorso sulla filosofia. Ventura: De methodo philosophandi. Gioberti: Introduzione allo studio della filosofia. Errori filosofici di Serbati. Teorica del sovrannaturale filosofia estetica. Saggio sul bello e Principii di Del Primato Morale e civile Lettera sulle dottrine filosofi degl’italiani co-politiche di Lamenoais.  parallogismo nel dedurre con ragionamenti a priori la scienza de' Gniti da quella dell'infinito, non fa altro che proclamare la verità della ri-velazione cattolica. Palmieri: Analisi ragionata de'sistemi e de' fondamenti dell'ateismo e della incredulità. Manzoni: Osservazioni sulla morale cattolica. Mastrofini: Le usure Olivieri: La filosofia morale. Pasio: Elementa philosophiae moralis cum notis. Albertini: Discorso critico intorno a’ pregiudizii ed errori ed a'tanto disputati due metodi d'insegnare le scienze astratte. Lo Spirito della Dialettica. Pe C C -  osserva che i sensualisti hanno preso una strada erronea occupandosi della quistione sull'origine delle idee e mischiandola con quella sulla realtà dell'umano sapere che essi non han conosciuto l'uomo che per le sole sensazioui tralasciando l'analisi dell'essere interno, che non hanno avanzato la scienza, non potendovi essere scienza Glosofica filosofica senza la cognizione dell'uomo intelligente e morale; epperò cadde in errore coloro i quali lo annoverarono tra'sensualisti. Il suo metodo è di ricercare tutto che i filosofi italiani hanno scritto intorno ad esso  .1  ida e de ta scien emo 1 oried -A Pour tosul Ro studi ala ra : tro 2 cibi do, iïdi osofi civile che zione della scuola scozzese. Oltre Sebastiani e Corradini, dobbiamo poverare S 5. Sonovi in Italia alcuni filosofi che si addano a coltivare l'eclettismo tra questi ROVERE (si veda) e WINSPEARE (si veda) Winspeare. Rovere, comparando, sceglien e fondendo i loro trattati, ecco l'ecletismo. Il principio che egli accoglie è di esaminare non solo i fenomeni sensibili, ma gl’interni, cioè i fatti e rigettare tutte le idee non comprovate dall'esperienza come fatti esteroi, o incompiute per aver trascurato una di queste serie; e, secondo lui, le ultime conclusioni della filosofia razionale debbono combaciare con le opinioni del senso comune, quindi pos sono tacciarsi di false quelle teorie che credono mostrare che il genere umano sia caduto in errore. Ora se tali sono i principii e tale è il metodo degl’eclettici e degli scozzesi, e se la scuola cui appartiene un autore debbesi rilevare dal metodo e dai principii, possia modire che l'autore si approssima all'eclettismo della scuola scozzese. Veniamo ora al le sue principali opinioni. La filoso > venne dagl’uomini cercata; ma questi hanno mancato di buon metodo non serbando proporzioni tra’ diversi elementi che costituiscono la natura; ne’ filosofi italiani ben meditati e specialmente nel Galilei vi è il vero metodo sperimentale. ROVERE lo riduce ad un mezzo che ha per fia esiste, della coscienza materia  lo scibile, per fine il vero e lo fa consistere nelle V arti: preparatoria, inventiva, induttiva, dimostrativa, distributiva. Egli pone il criterio di certezza nell'intuizione immediata, o meglio nell'identificazione dell'oggetto con noi, distingue nella conoscenza l'atto di giudicare dall'oggetto giudicato, e cercando un legame tral'oggetto el'idea, lo colloca ove l'ente si converte col vero ed il conoscitore si identifica col cogoito; ammette l'intuizione immediata o l'atto di nostra mente il quale conosce le proprie idee e le loro vicende voli attinenze, nonchè l'intuizione mediata o l'atto di nostra mente, il quale per la certezza assoluta dell'intuizione immediata prova in un modo assoluto l'esistenza delle realtà estrinseche o i loro rapporti con lo spazio e col tempo; fonda la certezza sulla duplice intuizione sul senso intimo e sul senso comune, nega che i principii apodittici e gl’assiomi siano atti a dimostrazione o aspiegazione, fa derivar la causa dalla' > SCO unde 1. Sofia che me èil ile to eria pos Bano di 001 clet cer cu Idee Cati dal dire 2 SIDO 080 LIO SCO  successione delle esistenze e ripone il criterio del vero nella conversione del fatto operata dalla intuizione creatrice la quale è un prodotto della nostra spontaneità e mette capo al senso comune. L'ultimo che sia venuto in campo a sostenere l'eclettismo scozzese è Winspeare in suoi Saggi di filosofia intellettuale. Dalla prefazione ove egli fa manifesto il piano del lavoro si rileva che egli è parteggiano della scuola scozzese, pero chè la difende dalle accuse promosse contro di essa, e sostiene che seguirla svolgendo la è il solo mezzo per far progredire la scienza filosofica. Winspeare vuole ristaurare un sistema che egli stima più atto a far progredire quelle verità necessarie al progresso dell'intelligenza ed alla osservanza della morale. Un simile tentativo gli apporta sommo onore , perocchè lo à immaginato ed eseguito con molto studio e coscienza. Nul l'altro possiam dire intorno a lui poichè è una rapida rassegna delle dottrine filosofiche da’ Greci infino al XVIII se. colo , non si può dedurre un sistema formolato ne’ principii e delle sue conseguenze . - che dal solo primo volume dell'opera , Corradini: Utilità della filosofia Prospetto delle Lezioni di filosofia razionale Sebastiani: Novum Systema Ethices- ROVERE: Del Rionovamento dell'antica filosofia in Italia. Lettere a SERBATI. Dell'Ontologia e del metodo Lettere a Mancini intorno alla filosofia del Dritto ed all'origine singolarmente del Dritto di punire. Winspeare: Saggi di filosofia intellettuale. Blanch: Articoli due sul Winspeare nel Museo di Scienze e Lettere. Per dar compimento alla filosofia italiana non rimane che esporre le opinioni di coloro che si diedero all'Empirismo-Razionalismo. Tamburini confuta Holbach, Condillac, e Kant; ri l' pose l'obbligazione morale del bisogno l'altra su’limmiti di essa. Riguardo alla prima, abbattendo la scessi, egli prova essere in noi reale la cognizione, esistere le facoltà intellettuali come cause delle  della perfezione che si appoggia all'umana natura, al senso universale ed all'ordine naturale, si oppose alle dottrine dell'amor proprio e dello interes combatte le opinioni di Condorcet sul progresso o meglio sull'umana perfettibilità da lui circoscritta al reale, al possile, alla storia, e considerata non come infinita, sibbene come progressiva; stazionarla, e retrograda. 1 se, per opera di Galluppi che combattendo le opposte dottrine di Condillac e di Kant , ne viene salutato a buon diritto il fondatore ed il sostenitore. Egli incomincia dal proponersi lo scioglimento di due importanti quistioni, l'una sulla realtà dell'umana conoscenza Pa. Gli sforzi del Tamburini prepararono la nuova era della filosofia italiana, la quale sorse insieme coll’Empirismo-Razionalismo per opera 2   305 US idee , e lo spirito giungere al vero al lorchè dietro la testimonianza del senso intimo afferma ciò che è e piega ciò che non è. Ecco perchè Galluppi appar tiene alla filosofia moderna, alla scuola psicologica di Cartesio. Nell'analisi dei fenomeni intellettuali egli ammette le verità primitive di esperienza interna contenenti principii a priori ed a posteriori riconosce il principio dell'oggettività della sensazione e della intuizione inmediata in quella; dimostra il passaggio dalla regione del pensiero a quella dell'esistenza per mezzo del punto di comunicazione tra la conoscenza intellettuale e la reale, pel quale egli ammette l’idea universale come legge dello spirito derivante dalla sua soggettività, la quale forma il giudizio analitico e si risolve in due ordini di conoscenze: le une di esistenza e le altre di ragione, queste servendo di base alle verità de dotte, e quelle supponendo l'applicazione delle verità razionali a’ dati dell'esperienza. Secondo lui, benchè tutti i giudizii puri sieco identici, pure lo spirito allarga la sfera delle sue conoscenze, ed il raziocinio ci istruisce, perchè ordina e classifica le nostre conoscenze, e perchè ci mena a conoscenze che 1 1 pon potremno avere senza di esso. Per mezzo della causalità da una esistenza sperimentale ci eleviamo ad esistenze che tali non sono; la sensibilità è esterna ed interna, questa percepisce il me e le sue modificazioni, quella ci rivela l'esistenza del fuor di me e delle sue modificazioni. Riguardo a’limiti delle nostre conoscenze egli cerca determinarli dimostrando esserci ignote l'essenze delle cose, e la natura divina, ed ignoto il modo onde le cause effettrici agiscono non che quello onde gl’esseri producono in sè o in altri quelle date modificazioni. Il sistema delle facoltà dello spirito introdotto da Galluppi ha per iscopo la ricerca delle facoltà elementari; e queste sono la coscienza e la sensibilità che presentano allo spirito gl’obbietti, l'analisi che li sepa  la sintesi che li riunisce, il desiderio, e la volontà che mossa da questo dirige le operazioni dell'analisi della sintesi. L'illustre filosofo di Tropea professa le medesime teorie in tutti i suoi saggi filosofici; se non che degl’elementi e nelle lezioni di filosofia, poggiate sull'empirismo-razionalismo , segue il metodo analitico procedendo dal noto all'ignoto. Egli divide la logica in pura o scienza delle idee e mista o scienza di fatti seguendo il principio dell'identità progressiva ed istruttiva, considerando come ufficio del ragionamento il rapnodare e subordinare le nostre idee, dichiarando il sillogismo un'analisi del discorso, e stimando molto importante l'entimema. Secondo lui, la religione naturale è l'insieme delle verità che si possono provare per mezzo della ragione, che ci svelano come dobbiamo pensare del divino, e de'suoi rapporti cogl’esseri creati. La ragione ne insegna che il divino è eterno immutabile uno iqboito; la sua eternità, non ha  ra, e }   successione fisica nè meta-fisica. La relazione fra il divino e le creature è quello di causalità cioè tutte le creature sono state create dal divino. L’esistenza di due principii eterni dell'universo è assurda. Il male non ripugna alla bontà divina. L’esistenza de'doveri ne vien manifestata dalla coscienza ed è una verità primitiva. Il dovere non può definirsi per e, chè è una nozione semplice, un’azione soggettiva che deriva dalla natura umana. Le verità morali sono necessarie ma sintetiche. Il principio del dovere è distinto da quello dell'utile che gli è subordinat. La massima: si giusto è primitiva. Il principio di BENEFICENZA non basta a mostrarci i nostri doveri verso gl’altri. Noi abbiamo de'doveri non solo verso gl’altri, ma verso il divino e *verso noi stessi* (amore proprio) , la filosofia ci manifesta l'immortalità dell'anima umana, il congiungimento della felicità colla virtù, verità che vengono dimostrate dal premio della virtùe della pena del vizio, verità provate dalla naturale indistruttibilità dell'anima e dal desiderio costante negl’uomini di un bene supremo, rità enunciate dalla ragione non solo ma anche dalla ri-velazione che è un'azione immediata del divino sullo spirito umano con che il divino produce nello spirito le conoscenze che vuol produrre, e la cui possibilità deriva dalla semplice nozione dell'onnipotenza. Egli riponendo la legge morale nella retta ragione che dirige la nostra volontà al nostro benessere seguendo il sistema del dovere indipendente dall'utile, introducendo qualche cosa d'innato nella morale ed ammettendo il dovere come un principio sintetico a priori, si eleva dall'empirismo psicologico ad un ragionevole idealismo nella morale. Ecco le principali opinioni professate dall'immortale Galluppi, cui va tanto debitrice l'attuale filosofia italiana de’ suoi progressi, ed in cui non sappiamo se sia maggiore l'elevatezza e l'acume d'ingegno o la forza e la potenza del ragionamento. Molti altri filosofi dietro l'esempio del ve GALLUPPI pure si addissero all’empirismo-Razionalismo. Tedeschi la forza dell'anima come unica ed divisa, sostiene le idee assolute ed immutabili, distingue le idee io riflesse o prodotte dall'astrazione, e spontanee o prodotte d’un intimo impulso che de mena dal sensibile all'intelligibile sino alla cognizione della sostanza. Zantedeschi presenta un sistema di facoltà de dotto dal percepire dal sentire, e dal l'appetire intellettivo, sensuale, e razionale, considerando la logica come quella scienza che dirigela facoltà conoscitiva a perfezionarsi, stabilisce il metodo induttivo sulla causalità e l'analogia. La sua melafisica è la dottrina dell'ente che s'accosta alla teoria del VICO e degl’antichi italiani. Nella filosofia morale egli racchiude i principii delle azioni, come la coscienza, la libera volontà, e la legge morale, ed il precetto comune. Quod tibi non vis alio ne feceris. Mancino concepisce la filosofia come scienza dello spirito uma considera in sul > /  311 S corpo ; la filosofia è la scienza dello spirito umano in sè ed in tutte le sue relazioni. Per conoscere l'anima è me stiere l'analisi che scompone il partico lare per ridurlo a principii generali; la vila dell'anima stà nella cognizione-azio pe  no, e ne deduce uoa filosofia eclettica cioè equitativa e completa che accoglie il vero da per ogni dove; epperò divide la filosofia in soggettiva cioè diretta a disaminare le forze dell'iplendimento . ed oggettiva o diretta a disaminare gli obbietti della conoscenza; rionega l’Empirismo ed il Razionalismo ; e conside ra le iee come prodotte dalle sensazio ni, dalla coscienza, e dall'attività dello spirito e POLI è uno de'più for ti propugnatori dell'Empirismo-Razionalismo. Secondo lui, l'uomo consta di due elementi, anima che si riduce all'atto del giudizio o idea-volizione-coscienza; conoscere pon è che giudicare e giudicare non è che conoscere, ma il giudicare è il modo del conoscere e il conoscere è l'effetto del giudicare, il giudizio non è una sintesi tra l'attributo ed il subbietto perchè l'anima non ha forza sintetica potendo solo percepire e vedere, il giudizio ha le sue applicazioni come il bello, il buono, il vero, le sue perfezioni, che sono il buon senso, lo spirito, il gusto, l'ingegno, il carattere l'istinto e le sue relazioni che sono i rapporti dell'anima coll'età col sesso, coll'indole, colla fisonomia, col clima, col vitto, col sodoo, colle malattie o colle altre circostanze. Il giudizio è un tutto composto ed un effetto che non può sussistere senza parti componenti e senza facoltà generatrici, che sono due: volontà-intelletto ed intelletto-volontà fondate sul principio di simultanea in divisibilità; tutte le altre facoltà son modi empirici di queste due facoltà primitive che colle loro leggi sono attributi dell'anima. Il giudizio e le rispettive facoltà dell'intelletto e della volontà hanno per fattori supremi l'oggettivo ed il soggettivo messi tra loro in rap >   donde il commercio del fisico col morale nell'uomo; la filosofia si Altri Empiristi-Razionalisti non hanno pubblicate delle opere; ma il loro sistema traspare da vari articoli di giornali e ragionamenti disparati. RICCI è amante del metodo empirico-speculativo; porto, rannoda alla religione ed alla teo-logia perocchè questi fattori dipendono dal divino; la vita dell'anima e il giudizio sono oggetti limitati perfettibili; questo perfezionamento è dato come legge di natura e come scopo all'anima ed alle sue facoltà, esso è riposto nel maggior aumento ed equilibrio possibile delle facoltà dell'anima congiunto al maggior grado possibile di scienza e di felicità, esso può ottenersi avendosi de’ mezzi facili e corrispondenti che si riducono all'uso reiterato e frequente degli stessi atti o delle stesse funzioni; quindi l'uomo perrendersi perfetto al maggior grado deve operare e usare per quanto può delle proprie facoltà, secondo la loro natura e la loro destinazione. Rivato limita il sapere filosofico   e e > cioè il pro filosofico, sostenendo che l'uomo dee tutto studiare e nel mondo esterno e nello interno tutto riferire alla coscienza, Riccobelli si accinge a combattere il Trascendentalismo di Kant sullo spazio e sul tempo; Devincenzi pone per primo fondamento dell'ecletismo la cognizione perfetta di tutte le filosofie e scegliere il vero da tutte; e per lui l'eclettismo è quella modesta filosofia che nulla sprezzando esamina tutte le dottrine e segue il vero ovunque il rinviene. Cusani sostiene che lo spirito umano ha due sole vie nella ricerca del vero, cedimento empirico ed il razionale, che i principii assoluti sono anteriori nel loro stato fenomenale, ma contempora nei nella loro essenza alle idee necessarie, che la tendenza filosofica dev'essere l'Ontologia, e che dovrebbesi elevare una metafisica sul fondamento psicologico degli eclettici francesi e sul fondamento ontologico dei filosofi alemanni. Molti altri recenti filo C Supplimenti al Manuale della Storia della filosofia di Tennemann Ricci: Articoli sul Cousinismo (Antologia di Firenze), Rivato e sul + sofi han coltivate le scienze filosofiche pel lato d'un tal sistema ma i limiti di brevità che abbiamo imposti a poi stessi ci vietapo di noverarli. Tamburini: Introduzione allo studio della filosofia morale. Elementa Juris Naturae Cenni sulla perfettibilità dell'umana famiglia. Galluppi: Saggio sulla critica della conoscenza. Filosofia della volontà. Lezioni di Logica e Metafisica. Elementi di Filosofia. Lettere filosofiche sulle vicende della filosofia relativamente a’ principii delle umane conoscenze da Cartesio insino a Kant Introduzione allo studio della Filosofia. Memoria sul sistema di Fichte o sul Razionalismo assoluto l'idealismo Trascendentale di Kant Tedeschi: Sulla filosofia. Zantedeschi: Elementi di Psicologia empirica, di Logica e Metafisica, e di Filosofia morale. Mancino. Elementi di filosofia. Poli: Saggio filosofico sopra la scuola de’ moderni filosofi naturalisti.  Saggio di un corso di filosofia. Primi elementi di filosofia. Intorno al vero e giusto spirito filosofico. Riassum to sempre, identico stesso nell'India, nella Grecia nel cadere del medio-evo, nella filosofia moderna, e nel l'attuale filosofia. del Progresso. Gall è que gli che rappresenta eminentemente in Francia la filosofia empirica spingendola sino al materialismo. Il razionalismo ha pochi adetti, fra'quali la Baronessa de Stael; il misticismo ha de’seguaci; ma quegli che più di tutti imprese a difenderlo si e Lamennais. L'eclettismo comprende gl’eclettici propriamente detti o Cousinisti, gl’eclettici scozzesi, tra’ quali Jouffroy, e i filosofi Storici che muovono tutti dal Guizot; cosicchè tre sono i grandi campioni dell'ecletismo Cousin , Jouf ' In Francia la filosofia superando i limiti dell'ideologia e della psicologia empirica , a malgrado alcuni avanzi di sensualismo, ha cangiato la sua direzio ne ; ed ha dato luogo alle cinque scuo le degli Empiristi, de'Razionalisti, dei Mistici, degli Ecletici, e de Filosofi >   profondità dell'Alemagna , si presenta una lotta di varii sistemi.Qualche avanzo del sensualismo invalso nel secolo scorso as sume l'originalità italiana; ma l'Idea lismo ben presto gli fa guerra benchè numeri pochi seguai ; il misticismo non ha'che pochissimi coltivatori,e l'eclet tissimo scozzese comincia ad introdur sinelleopere de'Filosofi italiani; ma  froy e Guizot. Il sansimonismo inva se i dominii delle scienze morali e sociali ; ed a malgrado le sue stranezze attirò de'fautori, frà quali alcuni sco standosene alquanto fondarono la filoso fia del progresso continuo, che è addi venuta la filosofiapredominante in Fran cia ma che debbe esser posta in accor do colla Religione Cristiana. Il fondatore del Sapsimonismo è Saint-Simon; e Leroux è quegli che lo ha tra mutato nella filosofia del progresso con tinuo. Nell'Italia , che è chiamata a tenere il giusto mezzo tra la eccessiva superfi cialità della Francia e l'eccessiva 9   l'empirismo-razionalismo combatte tutti questi sistemi e viene a fondarsi sulla ragione e sull'esperienza. Ogni sistema in Italia ha un grande ingegno che lo difende. Romagnosi segue ilsensualismo Rosmini l'idealismo, Gioberti il misticismo, Mamiani l'eclettismo scozzese e Galluppi l'Empirismo-Razionalismo. Questo sistema, proprio de’filosofiitaliani, che è l'ultima espressione dello svolgi mento della filosofia , debbe mirare ad una nuova formola più compiuta , e ten tare lo scioglimento de'più ardui pro blemi per mezzo dell'esperienza combi nata colla ragione; esso abbisogna di un metodo e diun prịåcipio che spie ghi il commercio de sensi colle idee del mondo esterno col mondo interno ; ed al suo ampliamento contribuiscono non solo leversioni delle operestraniere, ma anche altri lavori filosofici degli italiani che preparano una restaurazione definiti va delle scienze filosofiche. Noi di que sto sistema abbiamo lodevolmente par lato al cominciamento del nostro lavoro; e facciam voti perchè tutti gli Italiani pensatori presenti ed avvenire di unanime consentimento siraccolgado sotto una sola e medesima bandiera, sotto le inse goe dell'Empirismo-Razionalismo, ricono scendo per  loro capo e maestro l'immortale filosofo di 'Tropea Pasquale GALLUPPI. Enrico Pessina. Pessina. Keywords: storiografia filosofica in Italia, la storia della filosofia romana, Galluppi, diritto private. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pessina” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Petrarca: la ragione e l’implicatura conversazionale di Cicerone – filosofia italiana – Luigi Speranza (Arezzo). Filosofo italiano. Grice: “There are a few studies on Petrarca and ‘filosofia’: “Petrarca platonico,” etc. – but his most important contribution is via implicatura, as when I deal with Blake or Shakespeare.” Considerato il filosofo precursore dell'umanesimo e uno dei fondamenti della filosofia italiana, soprattutto grazie alla sua opera più celebre, il “Canzoniere”, patrocinato quale modello di eccellenza stilistica da BEMPO. Filosofo moderno, slegato ormai dalla concezione della patria come mater e divenuto cittadino del mondo, Petrarca rilancia, in ambito filosofico, l'agostinismo in contrapposizione alla scolastica e opera una rivalutazione storico-filologica dei classici latini. Fautore dunque di una ripresa degli studia humanitatis in senso antropo-centrico -- e non più in chiave assolutamente teo-centrica – P. -- che ottenne la laurea poetica a Roma – gode la sua vita nella riproposta culturale della poetica e la filosofia antica e patristica attraverso l'imitazione dei classici, offrendo un'immagine di sé quale campione di virtù e della lotta contro i vizi. La storia medesima del Canzoniere, infatti, è più un percorso di riscatto dall'amore travolgente per Laura che una storia d'amore, e in quest’ottica si deve valutare anche l'opera latina del Secretum. Le tematiche e la proposta culturale petrarchesca, oltre ad aver fondato il movimento culturale umanistico, danno avvio al fenomeno del petrarchismo, teso ad imitare stilemi, lessico e generi poetici propri della produzione lirica volgare dell'aretino. Il padre appartene alla fazione dei guelfi bianchi ed è amico d’ALIGHIERI, esiliato da Firenze per l'arrivo di Valois, apparentemente entrato nella città toscana quale paciere di Bonifacio VIII, ma in realtà inviato per sostenere i guelfi neri contro quelli bianchi. La sentenza emanata da Gubbio, podestà di Firenze, esilia tutti i guelfi bianchi, compreso il padre di P. che, oltre all'oltraggio dell'esilio, e condannato al TAGLIO DELLA MANO DESTRA. A causa dell'esilio del padre, P. trascorre l'infanzia in diversi luoghi della Toscana. Prima ad Arezzo, poi Incisa e Pisa, dove il padre è solito spostarsi per ragioni politico-economiche. A Pisa, il padre, che non perde la speranza di rientrare in patria, si riune ai guelfi bianchi e ai ghibellini per accogliere Arrigo VII. Secondo quanto affermato dallo stesso P. nella Familiares, indirizzata a Boccaccio, a Pisa avvenne, probabilmente, il suo unico e fugace incontro con l'amico del padre, ALIGHIERI. La famiglia si trasfere a Carpentras, vicino Avignone, dove il padre ottenne incarichi presso la corte pontificia grazie all'intercessione di Prato. Nel frattempo, P. studia a Carpentras sotto la guida di Prato, amico del padre che è ricordato dal P. con toni d'affetto nella Seniles. A questa scuola, presso la quale studia, conosce uno dei suoi più cari amici, Sette, al quale P. indirizza la Seniles. Anonimo, Laura e il Poeta, Arquà Petrarca (Padova). L'affresco fa parte di un ciclo pittorico realizzato mentre è proprietario Valdezocco. L'idillio di Carpentras dura fino ad allorché lui, il fratello Gherardo e l'amico Sette sono inviati dalle rispettive famiglie a studiare diritto a Montpellier, città della Linguadoca, ricordata anch'essa come luogo pieno di pace e di gioia. Nonostante ciò, oltre al disinteresse e al fastidio provati nei confronti della giurisprudenza, il soggiorno a Montpellier è funestato dal primo dei vari lutti che P. affrontare: la morte della madre. Il figlio, ancora adolescente, compone il Pangerycum defuncte matris -- poi rielaborato nell'epistola metrica -- in cui vengono sottolineate le virtù della madre scomparsa, riassunte nella parola latina electa. Il padre, poco dopo la scomparsa della moglie, decide di cambiare sede per gli studi dei figli inviandoli nella ben più prestigiosa BOLOGNA, anche questa volta accompagnati da Sette e DA UN PRECETTORE che segue la vita quotidiana dei figli. In questi anni P., sempre più insofferente verso gli studi di diritto, si lega ai circoli letterari felsinei, divenendo studente e amico dei latinisti Virgilio e BENINCASA (si veda), coltivando così i studi filosofici e la biblio-filia. Gl’anni bolognesi, al contrario di quelli trascorsi in Provenza, non sono tranquilli. Scoppiarono violenti tumulti in seno allo studio in seguito a LA DECAPITAZIONE DI UN STUDENTE, fatto che spinge P., con il fratello e SETTE a ritornare ad Avignone. I tre ri-entrarono a Bologna per riprendervi gli studi fino all’anno in cui P. ritornò ad Avignone per prendere a prestito una grossa somma di denaro, vale a dire 200 lire bolognesi spese presso Zambeccari. Ser Petracco muore permettendo a Petrarca di LASCIARE FINALMENTE LA FACOLTÀ DI DIRITTO A BOLOGNA e di dedicarsi agli studi filosofici che lo appassionavano. Per dedicarsi a tempo pieno a quest'occupazione dove trovare una fonte di sostentamento che gli permette di ottenere un qualche guadagno remunerativo. Lo trova quale membro del seguito di Colonna. L'essere entrato a far parte della famiglia, tra le più influenti e potenti dell'aristocrazia romana, permise a P. di ottenere non soltanto quella sicurezza di cui ha bisogno per iniziare i studi, ma anche di estendere le sue conoscenze in seno all'élite filosofica romana.  Difatti, in veste di rappresentante degl’interessi dei Colonna, P. compì un lungo viaggio nell'Europa del Nord, spinto dall'irrequieto e risorgente desiderio di conoscenza umana e culturale che contrassegna l'intera sua agitata biografia. È a Parigi, Gand, Liegi, Aquisgrana, Colonia, e Lione. Particolarmente importante è allorché, nella città di Lombez, P. conosce Tosetti e Kempen, il Socrate cui vede dedicata la raccolta epistolare delle Familiares.  Poco dopo essere entrato a far parte del seguito di Colonna, prende gli ordini sacri, divenendo canonico, col fine di ottenere i benefici connessi all'ente ecclesiastico di cui è investito. Nonostante la sua condizione di religioso -- è attestato che P. è nella condizione di chierico – ha comunque un figlio nato con una donna ignote, figlio tra cui spiccano per importanza, nella successiva vita del poeta. Secondo quanto afferma nel Secretum, P. incontra per la prima volta, nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone, 7, che cadde di lunedì, la donna che è l'amore della sua vita e che è immortalata nel Canzoniere. La figura di Laura suscita, da parte dei critici letterari, le opinioni più diverse. Identificata da alcuni con una Laura de Noves coniugata de Sade -- morta a causa della peste. Altri invece tendono a vedere in tale figura un senhal dietro cui nascondere la figura dell'ALLORO filosofico -- pianta che, per gioco etimologico, si associa al nome femminile -- suprema ambizione del filosofo P.. P. manifesta già durante il soggiorno bolognese una spiccata sensibilità filosofica, professando una grandissima ammirazione per l'antichità romana. Oltre agli incontri con Virgilio e Pistoia, importante per la nascita della sensibilità filosofica di P. è il padre stesso, fervente ammiratore di CICERONE e di tutta la giurisprudenza latina. Difatti ser Petracco, come racconta P. nella Seniles dona al figlio un manoscritto contenente le opere di VIRGILIO e la Rethorica di CICERONE e un codice delle Etymologiae di Isidoro e uno contenente le lettere di s. Paolo. In quello stesso anno, dimostrando la passione sempre crescente per la Patristica, P. compra un codice del De Civitate Dei di Agostino e conosce e comincia a frequentare Sepolcro, professore di teologia alla Sorbona. Il professore regala a P. un codice tascabile delle Confessiones, lettura che aumenta ancor di più la passione del Nostro per la spiritualità patristica agostiniana. Dopo la morte del padre e l'essere entrato a servizio dei Colonna, P. si buttò a capofitto nella ricerca di nuovi classici, cominciando a visionare i codici della biblioteca apostolica -- ove scoprì la Naturalis Historia di PLINIO il Vecchio -- e, nel corso del viaggio nel Nord Europa, P. scopre e ri-copia il codice del Pro Archia poeta di CICERONE e dell'apocrifa “Ad equites romanos”, conservati nella Biblioteca Capitolare di Liegi. Oltre alla dimensione di explorator, comincia a sviluppare le basi per la nascita del metodo filologico moderno, basato sul metodo della collatio, sull'analisi delle varianti e quindi sulla tradizione manoscritta dei classici, depurandoli dagl’errori dei monaci amanuensi con la loro emendatio oppure completando i passi mancanti per congettura. Sulla base di queste premesse metodologiche, lavora alla ricostruzione, da un lato, dell' “Ab Urbe condita” di LIVIO. Dall'altro, della composizione del grande codice contenente le opere di VIRGILIO e che, per la sua attuale locazione, è chiamato Virgilio ambrosiano. Da Roma a Valchiusa: l'Africa e il “De viris illustribus”; Marie Alexandre Valentin Sellier, “La farandola di Petrarca”, olio su tela, Sullo sfondo si può notare il Castello di Noves, nella località di Valchiusa, il luogo ameno in cui trascorse gran parte della sua vita fino all’anno in cui lasciò la Provenza per l'Italia. Mentre porta avanti questi progetti filosofici, P. intrattene con  Benedetto XII, un rapporto epistolare -- Epistolae metricae -- con cui esorta il pontefice a ritornare a Roma e continua il suo servizio presso Colonna, su concessione del quale poté intraprendere un viaggio a Roma, dietro richiesta di Colonna che desidera averlo con sé. Giuntovi nella città eterna P. puo toccare con mano i monumenti e le antiche glorie dell'antica capitale dell'impero romano, rimanendone estasiato. Rientrato in Provenza, P. compra una casa a Valchiusa, appartata località sita nella valle della Sorgue nel tentativo di sfuggire all'attività frenetica avignonese, ambiente che lentamente comincia a detestare in quanto simbolo della corruzione morale in cui è caduto il Papato. Valchiusa -- che durante le assenze di P. è affidata al fattore Chermont -- è anche il luogo ove P. puo concentrarsi nella sua attività filosofica e accogliere quel piccolo cenacolo di amici eletti -- a cui si aggiunse il vescovo di Cavaillon, Philippe de Cabassolle -- con cui trascorrere giornate all'insegna del dialogo filosofico colto – “un gruppo di gioco”. Più o meno in quello stesso periodo, illustrando a Colonna la vita condotta a Valchiusa nel primo anno della sua dimora lì, P. delinea uno di quegl’autoritratti manierati che diventeranno un luogo comune della sua corrispondenza: passeggiate campestri, amicizie scelte, letture intense, nessuna ambizione se non quella del quieto vivere. È in questo periodo appartato che, forte della sua esperienza filosofica, incomincia a stendere i due saggi che sarebbero dovute diventare il simbolo della rinascenza classica: l'Africa e il De viris illustribus. Il primo saggio, in versi intesa a ricalcare le orme virgiliane, narra dell'impresa militare romana della seconda guerra punica, incentrata sulle figure di SCIPIONE l'Africano, modello etico insuperabile della virtù civile della repubblica romana. Il secondo saggio e un medaglione di XXXVI vite di uomini illustri improntata sul modello liviano e quello floriano. La scelta di comporre un'opera in versi e un'opera in prosa, ricalcanti i modelli sommi dell'antichità nei due rispettivi generi e intesi a recuperare, oltre alla veste stilistica, anche quella spirituale degl’antichi, diffusero presto il nome di P. al di là dei confini provenzali, giungendo in Italia. L'ALLORO con cui P. è incoronato ri-vitalizza il mito del filosofo laureato, figura che diventerà un'istituzione pubblica in paesi quali il Regno Unito.  Il nome di P. quale uomo eccezionalmente colto e grande filosofo è diffuso grazie all'influenza della famiglia Colonna e SEPOLCRO. Se i primi hanno influenza presso gl’ambienti ecclesiastici e gl’enti a essi collegati -- quali le Università europee, tra le quali spiccava la Sorbona -- SEPOLCRO fa conoscere il nome dell'Aretino presso la corte del re di Napoli Roberto d'Angiò, presso il quale è chiamato in virtù della sua erudizione. Approfittando della rete di conoscenze e di protettori di cui disponeva, pensa di ottenere un riconoscimento ufficiale per la sua attività filosofica “innovatrice” a favore dell'antichità, patrocinando così la sua incoronazione filosofica. Difatti, nella Familiares, confide a SEPOLCRO la sua speranza di ricevere l'aiuto del sovrano angioino per realizzare questo suo sogno, intessendone le lodi. La Sorbona fa sapere al Nostro l'offerta di una incoronazione filosofica a Parigi. Proposta che, nel pomeriggio dello stesso giorno, giunge analoga dal senato di Roma. Su consiglio di Colonna, P., che desidera essere incoronato nell'antica capitale dell'impero romano, accetta la seconda offerta, accogliendo poi l'invito di re Roberto di essere esaminato da lui stesso a Napoli prima di arrivare a Roma per ottenere la sospirata incoronazione.  Le fasi di preparazione per il fatidico incontro con il sovrano angioino durarono, P., accompagnato dal signore di Parma Azzo da Correggio, si mise in viaggio per Napoli col fine di ottenere l'approvazione del colto sovrano angioino. Giunto nella città partenopea è esaminato per III giorni da re Roberto che, dopo averne constatato la cultura e la preparazione filosofica, acconsentì all'incoronazione a filosofo in Campidoglio per mano del senatore Anguillara. Se conosciamo da un  lato sia il contenuto del discorso di P. – la collatio laureationis --sia la certificazione dell'attestato di LAUREA da parte del senato romano – il privilegium lauree domini Francisci Petrarche, che gli conferiva anche l'autorità per insegnare filosofia e la cittadinanza romana -- la data dell'incoronazione è incerta. Tra quanto affermato da P. e quanto poi testimoniato da BOCCACCIO (si veda), la cerimonia d'incoronazione avvenne in un arco temporale. In seguito all'incoronazione incomincia a comporre l'Africa e il De viris illustribus. Gli anni successivi all'incoronazione filosofica sono contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi traumatici della vita privata, sia all'inesorabile disgusto verso la corruzione Avignonese. Subito dopo l'incoronazione filosofica, mentre P. sosta a Parma, sa della scomparsa dell'amico Colonna, notizia che lo turba profondamente. Gl’anni successivi non recarono conforto al filosofo laureato. Da un lato le morti prima di SEPOLCRO e, poi, di re Roberto ne accentuarono lo stato di sconforto. Dall'altro, la scelta da parte del fratello di abbandonare la vita mondana per diventare monaco nella Certosa di Montreaux, spinsero P. a riflettere sulla caducità del mondo. Mentre soggiorna ad Avignone, conosce Cola di Rienzo -- giunto in Provenza quale ambasciatore del regime repubblicano instauratosi a Roma -- col quale condivide la necessità di ridare a Roma l'antico status di grandezza politica che, come capitale dell'antica Roma le spetta di diritto. È nominato canonico del Capitolo della cattedrale di Parma, mentre è nominato arcidiacono. La caduta politica di RIENZO, favorita specialmente dalla famiglia Colonna, è la spinta decisiva da parte di P. per abbandonare i suoi protettori. Lascia ufficialmente, l'entourage di Colonna.  A fianco di queste esperienze private, il cammino del filosofo Petrarca è invece caratterizzato da una scoperta importantissima. Dopo essersi rifugiato a Verona in seguito all'assedio di Parma e la caduta in disgrazia dell'amico Correggio, P. scopre nella biblioteca capitolare le epistole ciceroniane “ad Brutum”, “ad Atticum” e “ad Quintum fratrem.” L'importanza della scoperta consistette nel modello epistolografico che esse trasmettevano: i colloquia a distanza con gl’amici, l'uso del tu al posto del voi proprio dell'epistolografia medievale ed, infine, lo stile fluido e ipotattico indussero l'aretino a comporre anch'egli delle raccolte di lettere sul modello ciceroniano e senecano, determinando la nascita delle Familiares prima, e delle Seniles poi. A questo periodo di tempo risalgono anche i Rerum memorandarum libri, l'avvio del De otio religioso e del De vita solitaria. Sempre a Verona, P. ha modo di conoscere Alighieri, figlio d’ALIGHIERI, con cui intrattenne rapporti cordiali. La vita, come suol dirsi, ci sfugge dalle mani. Le nostre speranze furon sepolte cogli amici nostri. Ci rese miseri e soli. Delle cose familiari, prefazione, A Socrate. Dopo essersi slegato dai Colonna, P. comincia a cercare altro patrone presso cui ottenere protezione. Pertanto, lascia Avignone, col figlio, giunge a Verona, località dove si è rifugiato l'amico Correggio dopo essere stato scacciato dai suoi domini, per poi giungere a Parma, dove stringe legami con il signore della città,  Luchino Visconti (si veda: “Morte a Venezia”). È, però, in questo periodo che inizia a diffondersi per l'Europa la terribile peste nera, morbo che causa la morte di molti amici del P.: i fiorentini BENE (si veda), Casini, e Albizzi; Colonna e il padre, anche Colonna; e quella dell'amato ALLORO, di cui ha la notizia. Nonostante il dilagare del contagio e la prostrazione psicologica in cui cadde a causa della morte di molti suoi amici, P. continua le sue peregrinazioni, alla ricerca di un protettore. Lo trova in Carrara, suo estimatore che lo nomina canonico del duomo di Padova. Il signore di Padova intese in tal modo trattenere in città il filosofo il quale, oltre alla confortevole casa, in virtù del canonicato ottenne una rendita annua di 200 ducati d'oro, ma P. utilizza questa abitazione solo occasionalmente. Difatti, costantemente in preda al desiderio di viaggiare, è a Mantova, a Ferrara e a Venezia, dove conosce Dandolo. Prende la decisione di recarsi a Roma per lucrare l'indulgenza dell'Anno giubilare. Durante il viaggio accondiscese alle richieste dei suoi ammiratori fiorentini e decide di incontrarsi con loro. L’occasione è di fondamentale importanza non tanto per P., quanto per colui che diventerà il suo interlocutoreL Boccaccio. Il filosofo e novelliere, sotto la sua guida, incomincia una lenta e progressiva conversione verso una mentalità ed un approccio più umanistico alla filosofia, collaborando spesso con il suo venerato praeceptor in progetti culturali di ampio respiro. Tra questi ricordiamo la la scoperta di antichi codici classici romani. P. risiedette prevalentemente a Padova, presso Carrara. Qui, oltre a portare avanti i progetti letterari delle Familiares e le opere spirituali riceve anche la visita di BOCCACCIO in veste di ambasciatore del comune fiorentino perché accetta un posto di docente presso il nuovo studio fiorentino – meno prestigioso dall’antichissimo di Bologna -- Poco dopo, e spinto a rientrare ad Avignone in seguito all'incontro con Talleyrand e Boulogne, latori della volontà di papa Clemente VI che intende affidargli l'incarico di segretario apostolico. Nonostante l'allettante offerta del pontefice, l'antico disprezzo verso Avignone e gli scontri con gli ambienti della corte pontificia -- i medici del pontefice e, dopo la morte di Clemente, l'antipatia d’Innocenzo VI -- gl’indussero a lasciare Avignone per Valchiusa, dove prende la decisione definitiva di stabilirsi IN ITALIA. Targa commemorativa del soggiorno meneghino di P. situata agli inizi di Via Lanzone a Milano, davanti alla basilica di S. Ambrogio. P. inizia il viaggio verso la patria,  accogliendo l'ospitale offerta di Visconti, arcivescovo e signore della città, di risiedere a Milano. Malgrado le critiche degl’amici fiorentini -- tra le quali si ricorda quella risentita del Boccaccio -- che gli rimproveravano la scelta di essersi messo al servizio dell'ACERRIMO NEMICO DI FIRENZE. P. collabora con missioni e ambascerie -- a Parigi e a Venezia; l'incontro con l'imperatore Carlo IV a Mantova e a Praga -- all'intraprendente politica viscontea.  Sulla scelta di risiedere a Milano piuttosto che nella natia Firenze, bisogna ricordare l'animo cosmopolita proprio di P.. Cresciuto ramingo e lontano dalla sua patria, P. non risente più dell'attaccamento medievale verso la propria patria d'origine, ma valuta gl’inviti fattigli in base alle convenienze economiche e politiche. Meglio, infatti, avere la protezione un signore potente e ricco come Visconti e Galeazzo II, che si rallegrerebbero di avere a corte un filosofo celebre come P.. Nonostante tale scelta discutibile agl’occhi degl’amici fiorentini, i rapporti tra il praeceptor e i suoi discipuli si ricucino. A ripresa del rapporto epistolare tra P. e Boccaccio prima, e la visita di quest'ultimo a Milano nella casa di P. situata nei pressi di S. Ambrogio sono le prove della concordia ristabilita.  Nonostante le incombenze diplomatiche, nel capoluogo lombardo elabora la sua filosofia, dalla ricerca erudita e filologica alla produzione di una filosofia fondata da un lato sull'insoddisfazione per la cultura contemporanea, dall'altra sulla necessità di una produzione che puo guidare l'umanità verso i principi etico-morali filtrati attraverso l’accademia e il portico. Con questa convinzione, P. porta avanti gli scritti iniziati nel periodo della peste: il Secretum e il De otio religioso; la composizione di opere volte a fissare presso i posteri l'immagine di un uomo virtuoso i cui principi sono praticati anche nella vita quotidiana -- le raccolte delle Familiares e, l'avviamento delle Seniles -- le raccolte poetiche latine -- Epistolae Metricae -- e quelle volgari -- i Triumphi e i Rerum Vulgarium Fragmenta, alias il Canzoniere. Durante il soggiorno meneghino P. inizia soltanto il dialogo “De remediis utriusque fortune” in cui si affrontano problematiche morali concernenti il denaro, la politica, le relazioni sociali e tutto ciò che è legato al quotidiano. Per sfuggire alla peste, P. abbandona Milano  per Padova, città da cui  fugge per lo stesso motivo. Nonostante la fuga da Milano, i rapporti con Visconti rimanono sempre molto buoni, tanto che trascorse tempo nel castello visconteo di Pavia in occasione di trattative diplomatiche. A Pavia seppelle il piccolo nipote di due anni, figlio della figlia, nella chiesa di S. Zeno e per lui compose un'epigrafe ancor oggi conservata nei Musei Civici. Si reca a Venezia, città dove si trovava il caro amico Albanzani e dove la Repubblica gli concesse in uso Palazzo Molin delle due Torri sulla Riva degli Schiavoni in cambio della promessa di donazione della sua biblioteca, che era allora certamente la più grande biblioteca privata d'Italia. Si tratta della prima testimonianza di un progetto di bibliotheca publica. La casa veneziana è molto amata da P., che ne parla indirettamente nella Seniles, quando descrive, al destinatario Bologna, le sue abitudini quotidiane. Vi risiede stabilmente -- tranne alcuni periodi a Pavia e Padova -- e vi ospita Boccaccio e Pilato. Durante il soggiorno veneziano, trascorso in compagnia degli amici più intimi, della figlia sposatasi con Brossano, decide di affidare a Malpaghini la trascrizione in bella copia delle Familiares e del Canzoniere. La tranquillità di quegli anni è turbata dall'attacco maldestro e violento mosso alla cultura, all'opera e alla figura sua da IV filosofi averroisti che lo accusarono di ignoranza.  L'episodio è l'occasione per la stesura del saggio “De sui ipsius et multorum ignorantia”, in cui P. difende la propria "ignoranza" in campo del LIZIO a favore della filosofia dell’ACCADEMIA, più incentrata sui problemi della natura umana rispetto alla prima, intesa a indagare la natura sulla base dei dogmi del filosofo di Stagira. Amareggiato per l'indifferenza dei veneziani davanti all’accuse rivoltegli, P. decide di abbandonare la città lagunare e annullare così la donazione della sua biblioteca alla Serenissima.  La casa di Petrarca ad Arquà Petrarca, località sita sui colli Euganei nei pressi di Padova, dove vive il filosofo.  Della dimora P. parla nella Seniles. Dopo alcuni brevi viaggi, accolge l'invito dell'amico ed estimatore Carrara di stabilirsi a Padova, in Via Dietro Duomo a Padova, la casa canonicale di P., assegnata a lui in seguito al conferimento del canonicato. Il signore di Padova dona poi una casa situata nella località di Arquà, un tranquillo paese sui colli Euganei, dove poter vivere. Lo stato della casa, però, a abbastanza dissestato e ci vollero alcuni mesi prima che potesse avvenire il definitivo trasferimento nella nuova dimora. La vita di P., che è raggiunto dalla famiglia della figlia, si alterna prevalentemente tra il soggiorno nella sua amata casa di Arquà e quella vicina al duomo di Padova,  allietato spesso dalle visite dei suoi amici ed estimatori, oltre a quelli conosciuti nella città veneta, tra cui si ricorda Seta, che daveva sostituito Malpaghini quale copista e segretario del filosofo laureato. Si mosse dal padovano soltanto una volta quando e a Venezia quale paciere per il trattato di pace tra i veneziani e Carrara. Per il resto del tempo si dedica alla revisione delle sue opere e, in special modo, del Canzoniere. Colpito da una sincope, muore ad Arquà mentre esaminava un testo di VIRGILIO (o CICERONE), come auspicato in una lettera al Boccaccio. Peraga è scelto per tenere l'orazione nel funerale, che si svolge nella chiesa di S. Maria Assunta alla presenza di Carrara e di molte altre personalità laiche ed ecclesiastiche. Per volontà testamentaria le spoglie di P. sono sepolte nella chiesa parrocchiale del paese, per poi essere collocate dal genero in un'arca marmorea accanto alla chiesa. Le vicende dei resti del P., come quelli di ALIGHIERI, non sono tranquille. La sua tomba espezzata all'angolo di mezzodì e vennero rapite alcune OSSA DEL BRACCIO DESTRO. Autore del furto e Martinelli, un frate da Portogruaro, il quale, a quanto dice una pergamena dell'archivio comunale di Arquà, venne spedito in quel luogo dai fiorentini, con ordine di riportare seco qualche parte del suo scheletro. La veneta repubblica fa riattare l'urna, suggellando con arpioni le fenditure del marmo, e ponendovi lo stemma di Padova e l'epoca del misfatto. I resti trafugati NON SONO MAI RECUPERATI. La tomba, che versa in stato pessimo, venne sottoposta a restauro dato lo stato pessimo in cui il sepolcro versa. Il restauro però, a seguito di complicazioni burocratiche e di conflitti di competenza e questioni anche politiche, e addirittura processato con l'accusa di violata sepoltura. Avennero resi noti i risultati dell'analisi dei resti conservati nella sua tomba ad Arquà P.. Il TESCHIO, peraltro ridotto in frammenti, una volta ricostruito, è riconosciuto come femminile e quindi non pertinente a P.. Un frammento di pochi grammi del cranio esaminato con il metodo del radiocarbonio, consente di accertare che il cranio ritrovato nel sepolcro è femminile. A chi sia appartenuto e perché si trovasse nella sua tomba è ancora un mistero, come un mistero è dove sia finito il suo proprio cranio. Il resto dello scheletro è  invece riconosciuto come autentico. Riporta alcune costole fratturate. Ferito da una cavalla con un calcio al costato. Nello studio, affresco murale, Reggia Carrarese, Sala dei Giganti, Padova. P. manifesta sempre un'insofferenza innata nei confronti della cultura a lui coeva. La sua passione per i classici latini liberate dalle interpretazioni allegoriche lo pone pongono come l'iniziatore dell'umanesimo italiano. In “De remediis utriusque fortune”, ciò che interessa maggiormente a P. è l'”humanitas”, cioè l'insieme delle qualità che danno fondamento ai valori più umani della vita, con un'ansia di meditazione e di ricerca tra erudita ed esistenziale intesa ad indagare l'anima in tutte le sue sfaccettature. Di conseguenza, pone al centro della sua riflessione filosofica l'essere umano, spostando l'attenzione dall'assoluto teo-centrismo all'antropo-centrismo moderno.  Fondamentale nella sua filosofia è la riscoperta dei classici, sopra totto di CICERONE – E LIVIO (“Ab urbe condita”) e PLINIO (“Historia naturalis”). Già conosciuti, sono ati oggetto però di una rivisitazione che non tene quindi conto del contesto storico-culturale in cui le opere erano state scritte. Per esempio, la figura di VIRGILIO è vista come quella di un mago/profeta, capace di adombrare, nell'Ecloga IV delle Bucoliche, la nascita di Cristo, anziché quella d’Asinio Gallo, figlio del politico romano Asinio Pollione: un'ottica che ALIGHIERI accolse pienamente nel Virgilio della Commedia. P., rispetto ai suoi contemporanei, rifiuta il travisamento dei classici operato fino a quel momento, ridando loro quella patina di storicità e di inquadramento culturale necessaria per stabilire con essi un colloquio costante, come fa nel libro delle Familiares. Scrivere a CICERONE o a Seneca, celebrandone l'opera o magari deplorandone con benevolenza mancanze e contraddizioni, è per lui un modo filosoficamente tangibile -- e per noi assai significativo simbolicamente -- di mostrare quanto a loro dovesse, quanto li sentisse, appunto, idealmente suoi contemporanei. Oltre alle epistole, all'Africa e al De viris illustribus, opera tale riscoperta attraverso il metodo filologico da lui ideato  e la ricostruzione dell'opera liviana – LIVIO (si veda) -- e la composizione del Virgilio ambrosiano. Altro aspetto da cui traspare questo innovativo approccio alle fonti e alle testimonianze storico-letterarie si avverte, anche, nell'ambito della numismatica, della quale P. è ritenuto il precursore. Per quanto riguarda la prima opera, P. decise di riunire le varie decadi (cioè i libri di cui l'opera è composta) allora conosciute in un unico codice, l'attuale codice oggi detto l’Harleiano.  P. si dedica a quest'opera di collazione, grazie ad un lavoro di ricerca e di enorme pazienza. Prende la III decade, correggendola e integrandola ora con un manoscritto veronese vergato da Raterio, ora con una lezione conservata nella Biblioteca Capitolare della Cattedrale di Chartres, il Parigino Latino acquistato da Colonna, contenente anche la IV decade. Quest'ultima è poi corretta su di un codice appartenuto al preumanista padovano Lovati. Infine, dopo aver raccolto anche la I decade, P. puo procedere a riunire gli sparsi lavori di recupero. L'impresa riguardante la costruzione del Virgilio ambrosiano è invece molto più complessa. Iniziato già quand'era in vita il padre, il lavoro di collazione porta alla nascita di un codice composto di fogli manoscritti che contene l'omnia virgiliana (Bucoliche, Georgiche ed Eneide commentati dal grammatico Servio), al quale sono aggiunte quattro Odi di Orazio e l'Achilleide di Stazio. Le vicende di tale manoscritto sono assai travagliate. Sottrattogli dagli esecutori testamentari del padre, il Virgilio ambrosiano si recupera solo quando P. commissiona a Martini una serie di miniature che lo abbellirono esteticamente. Il manoscritto finisce nella biblioteca dei Carraresi a Padova, tuttavia, Visconti conquista Padova ed il codice è inviato, insieme ad altri manoscritti di P., a Pavia, nella Biblioteca Visconteo-Sforzesca situata nel castello di Pavia. Sforza ordina al castellano di Pavia di prestare il manoscritto allo zio Alessandro signore di Pesaro, poi il Virgilio Ambrosiano torna a Pavia. Luigi XII conquista il Ducato di Milano e la biblioteca Visconteo-Sforzesca si trasfere in Francia, dove si conserva nella Bibliothèque nationale de France, circa CCCC manoscritti provenienti da Pavia. Tuttavia il Virgilio Ambrosiano  è sottratto al SACCHEGGIO FRANCESE da Pirro. Sappiamo che si trova a Roma, di proprietà di Cusani, poi acquistato da Borromeo per l'Ambrosiana. Il messaggio petrarchesco, nonostante la sua presa di posizione a favore della natura umana, non si dislega dalla dimensione religiosa. Difatti, il legame con l'agostinismo e la tensione verso una sempre più ricercata perfezione morale sono chiavi costanti all'interno della sua produzione letteraria e filosofica. Rispetto, però, alla tradizione medievale, la religiosità petrarchesca è caratterizzata da tre nuove accezioni prima mai manifestate: la prima, il rapporto intimo tra l'anima e Dio, un rapporto basato sull'autocoscienza personale alla luce della verità divina. La seconda, la rivalutazione della tradizione morale e filosofica classica, vista in un rapporto di continuità con il cristianesimo e non più in chiave di contrasto o di mera subordinazione; infine, il rapporto "esclusivo" tra P. e il divino, che rifiuta la concezione collettiva propria della Commedia dantesca. Comunanza tra valori classici e cristiani La lezione morale degli antichi è universale e valida per ogni epoca. L’umanita di CICERONE non è diversa da quella di Agostino, in quanto esprimono gli stessi valori, quali l'onestà, il rispetto, la fedeltà nell'amicizia e il culto della conoscenza. Sul legame degl’antichi è significativo il celebre passo della morte di Magone, fratello di Annibale che, nell'Africa  ormai morente, pronuncia un discorso sulla vanità delle cose umane e sul valore liberatorio della morte dalle fatiche terrene che in nessun modo si discosta dal pensiero cristiano, anche se tale discorso fu criticato da molti ambienti che ritenevano una scelta infelice porre in bocca ad un pagano un pensiero così Cristiano. Ecco un passo del lamento di Magone:   Edizione dell'Africa stampata a Venezia, nella stamperia di Manuzio. Nel particolare, l'Incipit del poema. Heu qualis fortunae terminus alte est! Quam laetis mens caeca bonis! furor ecce potentum  praecipiti gaudere loco; status iste procellis subjacet innumeris, et finis ad alta levatis est ruere. Heu tremulum magnorum culmen honorum, Spesque hominum fallax, et inanis gloria fictis illita blanditiis! Heu vita incerta labori dedita perpetuo, semperque heu certa, nec unquam Stat morti praevisa dies! Heu sortis iniquae natus homo in terris! Vista del Mont Ventoux dalla località di Mirabel-aux-Baronnies. Infine, per il suo carattere fortemente personale, l'umanesimo cristiano petrarchesco trova nel pensiero di sant'Agostino il proprio modello etico-spirituale, contrario al sistema filosofico tolemaico-aristotelico allora imperante nella cultura teologica, visto come alieno dalla cura dell'anima umana. A tal proposito, REALE (si veda) delinea lucidamente la posizione di P. verso la cultura contemporanea. La diffusione dell'averroismo, col crescente interesse che suscitava per l'indagine naturalistica, sembra a P. che distragga pericolosamente da quelle arti liberali, che sole possono dare la sapienza necessaria per conseguire la pace spirituale in questa vita e la beatitudine eterna nell'altra. La sapienza classica e cristiana, che P. contrappone alla scienza averroistica, è quella fondata sulla meditazione interiore attraverso alla quale si chiarisce a sé stessa e si forma la personalità del singolo uomo. L'importanza che Agostino ebbe per l'uomo P. è evidente in due celebri testi letterari del Nostro: il Secretum da un lato, in cui il vescovo d'Ippona interloquisce con lui spingendolo ad un'acuta quanto forte analisi interiore dei propri peccati; dall'altro, il celebre episodio dell'ascesa al Monte Ventoso, narrato nella Familiares, IV, 1, inviata seppur in modo fittizio a DSepolcro. La forte vena morale che percorre tutte le opere petrarchesche volgare tende a trasmettere un messaggio di perfezione morale: il Secretum, il De remediis, le raccolte epistolari e lo stesso Canzoniere sono impregnati di questa tensione etica volta a risanare le deviazioni dell'anima attraverso la via della virtù. Tale applicazione etica negli scritti (l'oratio), però, deve corrispondere alla vita quotidiana  se l'umanista vuole trasmettere un'etica credibile ai destinatari. Prova di questo binomio essenziale è, per esempio, “Delle cosa familiar”, indirizzata a CICERONE. Esprime, in un tono di amarezza e di rabbia al contempo, la sua scelta di essersi allontanato dall'otium letterario di TUSCOLO per addentrarsi nuovamente nell'agone politico dopo la morte di GIULIO CESARE e schierarsi a fianco d’OTTAVIANO contro MARC’ANTONIO, tradendo così i principi etici esposti nei suoi trattati filosofici. Ma qual furore a danno di MARC’ANTONIO ti mosse? Risponderai per avventura l'amore alla repubblica, che dicevi caduta in fondo. Ma se codesta fede, se amore di libertà ti sprone come di sì grand'uomo stimare si converrebbe, ond'è che tanto fosti amico di OTTAVIANO? Io ti compiango, amico, e di sì grandi tuoi falli sento vergogna. Oh, quanto era meglio ad un filosofo tuo pari nel silenzio dei campi, pensoso, come tu dici, non della breve e caduca presente vita, ma della eterna, passar tranquilla vecchiezza. La declinazione dell'impegno morale nella vita attiva delinea la sua vocazione civile. Tale attributo, prima ancora di intendersi come impegno nella vita politica del tempo, dev'essere compreso nella sua declinazione prettamente sociale, quale suo impegno nell'aiutare gl'uomini contemporanei a migliorarsi costantemente attraverso il dialogo e il senso di carità nei confronti del prossimo. Oltre ai trattati morali si deve però anche registrare che cosa significa per lui nella sua stessa vita, l'impegno civile. Il servizio presso i potenti di turno – Colonna, Correggio, Visconti, e Carrara -- spinse i suoi amici ad avvertirlo della minaccia che tali regnanti avrebbero potuto costituire per la sua indipendenza intellettuale. Però, nella “Epistola ai posteri” ribadì la sua proclamata indipendenza dagli intrighi di corte. I più grandi monarchi dell'età mia m'ebbero in grazia, e fecero a gara per trarmi a loro, né so perché. Questo so che alcuni di loro parevan piuttosto essere favoriti della mia, che non favorirmi della loro dimestichezza: sì che dall'alto loro grado io molti vantaggi, ma nessun fastidio giammai ebbi ritratto. Tanto peraltro in me fu forte l'amore della mia libertà, che da chiunque di loro avesse nome di avversarla mi tenni studiosamente lontano. Nonostante l'intento autocelebrativo proprio dell'epistola, P. rimarca il fatto che i potenti vollero averlo di fianco a sé per questioni di prestigio, facendo sì che il poeta finisse «per non identificarsi mai fino in fondo con le loro prese di posizioni». Il legame con le corti signorili, scelte per motivazioni economiche e di protezione, getta pertanto le basi per la figura del cortigiano. Se ALIGHIERI, costretto a vagare per le corti dell'Italia soffre sempre per la lontananza da Firenze, fonda, con la sua scelta di vita, il modello del cosmopolita, segnando così il tramonto dell'ideologia comunale fondamento della sensibilità d’Alighieri prima, e che in parte è propria di BOCCACCIO. La sua caratteristica è l'otium, vale a dire il riposo. Parola latina indicante, in generale, il riposo dei patrizi romani dalle attività proprie del negotium, la riprende rivestendola però di un significato diverso: non più riposo assoluto, ma attività intellettuale nella tranquillità di un rifugio appartato, solitario ove potersi concentrare e portare, poi, agli uomini il messaggio morale nato da questo ritiro. Questo ritiro, come è esposto nei trattati ascetici del De vita solitaria e del De otio religioso, è vicino, per sensibilità del P., ai ritiri ascetico-spirituali dei Padri della Chiesa, dimostrando quindi come l'attività letteraria sia, nel contempo, fortemente intrisa di carica religiosa. Petrarca, con l'eccezione di due sole opere poetiche, i Triumphi e il Canzoniere, scrisse esclusivamente in latino, la lingua di quegli antichi romani di cui voleva riproporre la virtus nel mondo a lui contemporaneo. Egli credeva di raggiungere il successo con le opere in latino, ma di fatto la sua fama è legata alle opere in volgare. Al contrario d’ALIGHIERI, che aveva voluto affidare la sua memoria ai posteri con la Commedia, P. decise di eternare il suo nome riallacciandosi ai grandi dell'antichità. P. -- a parte una letterina in volgare -- scrive sempre in latino quando deve comunicare, anche privatamente, anche per le annotazioni AI MARGINI dei libri. Questa scelta del latino come lingua esclusiva della prosa e della normale comunicazione scritta, inserendosi nel più ampio progetto culturale che ispira P., si carica di valori ideali (Guglielmino-Grosser). P. preferì usare il volgare nei momenti di pausa dall'elaborazione delle grandi opere latine. Difatti, come più volte definì le liriche che confluiranno nel Canzoniere, esse valgono quali nugae, cioè quale elegante divertimento dello scrittore, a cui dedicò senza dubbio molte cure, ma a cui non avrebbe mai pensato di affidare quasi per intero la propria immortalità letteraria. Il suo volgare, al contrario di quello d’Aligheri, è caratterizzato però da un'accurata selezione di termini, cui il poeta continuò a lavorare, limando le sue poesie -- da qui la limatio petrarchesca -- per la definizione di una poesia aristocratica, lemento che spingerà il critico Contini a parlare di monolinguismo petrarchesco, in contrapposizione al pluristilismo dantesco. ALIGHIERI e P.. Dalle considerazioni fatte, emerge chiaramente la profonda differenza esistente tra P. ed ALIGHIERI: se il primo è un uomo che supera il teocentrismo medievale incentrato sulla Scolastica in nome del recupero agostiniano e dei classici depurati dall'interpretazione allegorica cristiana indebitamente appostavi dai commentatori medievali, ALIGHIERI mostra invece di essere un uomo totalmente medievale. Oltre alle considerazioni filosofiche, i due uomini sono antitetici anche per la scelta linguistica cui legare la propria fama, per la concezione dell'amore, per l'attaccamento alla patria. Illuminante sul sentimento che P. nutrì per l'Alighieri è la Familiares, scritta in risposta all'amico Boccaccio, incredulo delle dicerie secondo cui lui odia Alighieri. Afferma che non può odiare qualcuno che conosce appena e che affronta con onore e sopportazione l'esilio. Prende le distanze dall'ideologia, esprimendo il timore di essere influenzato da un così grande esempio se avesse deciso di scrivere liriche in volgare, liriche che sono facilmente sottoposte allo storpiamento da parte del volgo. L“Africa” è un poema epico che tratta della seconda guerra punica e in particolare delle gesta di SCIPIONE. Costituito da dodici egloghe, gli argomenti del “Bucolicum carmen” spaziano fra amore, politica e morale. Anche in questo caso, l'ascendenza virgiliana è evidente dal titolo, che richiama fortemente lo stile e gli argomenti delle Bucoliche. Attualmente, la lezione del Bucolicum petrarchesco è riportata dal codice Vaticano lat. Dedicate all'amico Sulmona, le Epistolae metricae sono lettere in esametri, di cui alcune trattano d'amore, mentre per la maggior parte si occupano di politica, morale o di materie letterarie. I Psalmi penitentiales ne accenna nella Seniles, a Sagremor de Pommiers. Sono una raccolta di sette preghiere basate sul modello stilistico-linguistico dei salmi davidici della Bibbia, in cui chiede perdono per i suoi peccati e aspira al perdono della Misericordia divina. Il “De viris illustribus” è una raccolta di biografie di uomini illustri dedicata a Carrara signore di Padova. Nell'intenzione originale dell'autore l'opera doveva trattare la vita di personaggi della storia di Roma da ROMOLO a Tito, ma arriva solo fino a Nerone. In seguito P. aggiunse personaggi di tutti i tempi, cominciando da Adamo e arrivando a Ercole. L'opera rimase incompiuta ed è continuata dall'amico e discepolo padovano di Petrarca, Seta, fino a Traiano. I Rerum memorandarum libri sono una raccolta di esempi storici e aneddoti a scopo d'educazione morale in prosa latina, basati sui Factorum et dictorum memorabilium libri del filosofo latino VALERIO MASSIMO (si veda). Iniziati in Provenza, furono continuati allorché P. scoprì le orazioni ciceroniane a Verona, e ne fu indotto al progetto delle Familiares. Difatti, furono lasciati incompiuti dall'autore, che ne scrisse soltanto i primi 4 libri e alcuni frammenti del quinto libro. Il “De secreto conflictu curarum mearum” è una delle sue opere più celebri  e fu composta, anche se in seguito fu riveduta. Articolato come un dialogo tra lui stesso e un santo alla presenza di una donna muta che simboleggia la Verità, consiste in una sorta di esame di coscienza personale nel quale si affrontano temi intimi del poeta, da cui il titolo dell'opera. Come emerge però nel corso della trattazione, Francesco non si mostra mai del tutto contrito dei suoi peccati (l'accidia e l'amore carnale per Laura): al termine dell'esame egli non risulterà guarito o pentito, dando così forma a quell'irrequietezza d'animo che contraddistinse la sua vita. "La vita solitaria” è un trattato di carattere religioso e morale.  L'autore vi esalta la solitudine, tema caro anche all'ascetismo medioevale, ma il punto di vista con cui la osserva non è strettamente religioso: al rigore della vita monastica Petrarca contrappone l'isolamento operoso dell'intellettuale, dedito alle letture e alla scrittura in luoghi appartati e sereni, in compagnia di amici e di altri intellettuali. L'isolamento dello studioso in una cornice naturale che favorisce la concentrazione è l'unica forma di solitudine e di distacco dal mondo che Petrarca riuscì a conseguire, non considerandola in contrasto con i valori spirituali cristiani, in quanto riteneva che la saggezza contenuta nei libri, soprattutto nei testi classici, fosse in perfetta sintonia con quelli. Da questa sua posizione è derivata l'espressione di "umanesimo cristiano" di Petrarca. Il “De otio religioso” è un'esaltazione della vita monastica, dedicata al fratello Gherardo. Simile al “De vita solitaria”, esalta però soprattutto la solitudine legata alle regole degli ordini religiosi, definita come la migliore condizione di vita possibile. Il “De remediis utriusque fortunae” è una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa latina. Basata sul modello del De remediis fortuitorum, trattato pseudo-senechiano composto nel Medioevo, l'opera è composta da scambi di battute tra entità allegoriche: prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il "Dolore" e la "Ragione". Simile ai precedenti Rerum memorandarum libri, questi dialoghi hanno scopi educativi e moralistici, proponendosi di rafforzare l'individuo contro i colpi della fortuna sia buona che avversa. Il De remediis riporta anche una delle più esplicite condanne della cultura trecentensca da parte del Petrarca, vista come sciocca e superflua. Ut ad plenum auctorum constet integritas, quis scriptorum inscitie inertieque medebitur corrumpenti omnia miscentique? Cuius metu multa iam, ut auguror, a magnis operibus clara ingenia refrixerunt meritoque id patitur ignavissima etas hec, culine sollicita, literarum negligens et coquos examinans, non scriptores. Perché persista pienamente l'integrità degli scrittori antichi, chi tra i copisti guarirà ogni cosa dall'ignoranza, dall'inerzia, dalla rovina e dal caos? Per il timore di ciò si indebolirono, come prevedo, molti celebri ingegni dalle grandi opere, e quest'epoca indolentissima permette ciò, dedita alla culinaria, ignorante delle lettere e che valuta i cuochi, e non i copisti.  L’occasione per la sua “Invectivarum contra medicum quendam libri IV,” una serie di accuse nei confronti dei medici e la malattia che colpe Clemente VI. Nella Familiares gli consiglia di non fidarsi dei suoi archiatri, accusati di essere dei ciarlatani dalle idee contrastanti fra di loro. Davanti alle forti rimostranze dei medici pontifici nei confronti di Petrarca, questi scrisse quattro libri di accuse, una copia dei quali fu inviata poi al Boccaccio. Il “De sui ipsius et multorum ignorantia” e composta in seguito alle accuse di ignoranza che quattro lizij gli rivolgeno, in quanto alieno dalla terminologia e dalle questioni delle scienze naturali. In quest'apologia dell’umanismo risponde come lui e interessato alle scienze che interessassero il benessere dell'anima umana, e non alle discussioni tecniche e dogmatiche proprie del nominalismo. Invectiva contra cuiusdam anonimi Galli calumnia -- di carattere politico, e una nvettiva rivolta ad Hesdin, sostenitore della necessità che la sede del viscovo di Roma e Avignone. Per tutta risposta sostenne la necessità che il viscovo di Roma appartiene a Roma, sua sede diocesana e simbolo dell'antica gloria romana. Di grande importanza sono le epistole latine in prosa, in quanto contribuiscono a costruire l'immagine autobiografica idealizzata che offre di sé e quindi la sua eternizzazione. Basate sul modello di Cicerone, ricavato dalla scoperta delle “Epistulae ad Atticum” compiuta da lui a Verona, le lettere sono aggruppate in quattro raccolte epistolari: le Familiares (o Familiarum rerum libri o De rebus familiaribus libri), epistole dedicate a Socrate; le Seniles, epistole dedicate a Nelli; le “Sine nominee” -- epistole politiche in un libro; e le epistole “Variae”. È rimasta intenzionalmente esclusa dalle raccolte l'epistola “Ai posteri”. Le lettere spaziano dagli anni bolognesi sino alla fine della sua vita e sono indirizzate a vari personaggi suoi contemporanei, ma, nel caso d’un libro delle Familiares, sono rivolte fittiziamente a personaggi dell'antichità. Sempre delle Familiares è celebre l'epistola incentrata sull'ascesa al Monte Ventoso. Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono / di quei sospiri ond’io nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono. Petrarca, Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono, prima quartina della lirica d'apertura del Canzoniere). Il “Canzoniere” è la storia poetica della sua vita interiore vicina, per introspezione e tematiche, al Secretum. La raccolta comprende 366 componimenti (365 più uno introduttivo. Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono: sonetti, canzoni, sestine, ballate e madrigali, divisi tra rime in vita e rime in morte di Laura, celebrata quale donna superiore, senza però raggiungere il livello della donna angelo della Beatrice d’Alighieri. Difatti, Laura invecchia, subisce il corso del tempo, e non è portatrice di alcun attributo divino nel senso teologico stilnovista-dantesco. Anzi, la storia del “Canzoniere,” più che la celebrazione di un amore, è il percorso di una progressiva conversione della sua anima. Si passa, infatti, dal giovanil errore (l'amore terreno) ricordato nel sonetto introduttivo Voi ch'ascoltate in rime sparse, alla canzone Vergine bella, che di sol vestita in cui affida la sua anima alla protezione di dio perché trovi finalmente pietà e riposo. L'opera, che gli richiese anni di continue rivisitazioni stilistiche -- da qui la cosiddetta limatio petrarchesca -- prima di trovare la forma definitiva sube ben varie fasi di redazioni. I "Trionfi" e un poemetto allegorico in volgare toscano, in terzine dantesche, compost a Milano -- è ambientato in una dimensione onirica e irreale (strettissimo, per scelta metrica e tematica, è il legame con la Comedia). Viene visitato d’Amore, che gli mostra tutti gl’uomini che cedeno alle passioni del cuore. Annoverato tra questi ultimi, Petrarca verrà poi liberato da Laura, simboleggiante la Pudicizia (Triumphus Pudicitie), che cadrà poi per mano della Morte (Triumphus Mortis). P. scoprirà dalla stessa Laura, apparsagli in sogno, che ella si trova nella beatitudine celeste, e che egli stesso potrà contemplarla nella gloria divina soltanto dopo che la morte lo avrà liberato dal corpo caduco in cui si ritrova.  La Fama poi sconfigge la morte (Triumphus Fame) e celebra il proprio trionfo, accompagnata da Laura e da tutti i più celebri personaggi della storia antica e recente. Il moto rapido del sole suggerisce al poeta alcune riflessioni sulla vanità della fama terrena, cui fa seguito una vera e propria visione, nella quale al poeta appare il Tempo trionfante (Triumphus Temporis). Infine il poeta, sbigottito per la precedente visione, è confortato dal suo stesso cuore, che gli dice di confidare in Dio: gli appare allora l'ultima visione, un «mondo novo, in etate immobile ed eterna», un mondo al di fuori del tempo dove trionferanno i beati e dove un giorno Laura gli riapparirà, questa volta per sempre (Triumphus Eternitatis).  Già quand'era in vita fu riconosciuto immediatamente quale maestro e guida per tutti coloro che volevano intraprendere lo studio delle discipline umanistiche. Grazie ai suoi numerosi viaggi in tutta Italia, gettò il seme del suo messaggio presso i principali centri della Penisola, in particolar modo a Firenze. Qui, oltre ad aver conquistato alla causa dell'umanesimo Boccaccio (autore, tra l'altro, di un De vita et moribus domini Francisci Petracchi de Florentia), trasmise la sua passione a C. Salutati,  cancelliere della Repubblica di Firenze e vero trait d'union tra la generazione petrarchesco-boccacciana e quella attiva nella prima metà del XV secolo. Coluccio, infatti, fu il maestro di due dei principali umanisti: Bracciolini, il più grande scopritore di codici latini del secolo ed esportatore dell'umanesimo a Roma; e Bruni, il più notevole rappresentante dell'umanesimo civile insieme al maestro Salutati. Fu il Bruni a consolidare la fama di Petrarca, allorché redasse una Vita di P., seguita da quelle di Villani, Manetti, Sicco Polenton e Vergerio. Oltre a Firenze, i soggiorni del poeta in Lombardia e a Venezia favorirono la nascita di movimenti culturali locali desti declinare i princìpi umanistici a seconda delle esigenze della classe politica locale: a Milano, dove operarono letterati del calibro di Decembrio e Filelfo, nacque un umanesimo cortigiano destinato a diventare il prototipo per tutte le corti principesche italiane; a Venezia si diffuse, invece, un umanesimo educativo destinato a formare la nuova classe dirigente della Serenissima, grazie all'attività di Giustinian, di Barbaro, e di Barbaro. Bembo e il petrarchismo Magnifying glass icon mgx2.svgPietro Bembo e Petrarchismo. Se nel '400 Petrarca era visto soprattutto come capostipite della rinascita delle lettere antiche, grazie al letterato e cardinale veneziano Bembo divenne anche il modello del cosiddetto classicismo volgare, definendo una tendenza che si stava progressivamente già delineando nella lirica italiana. Difatti Bembo, nel dialogo Prose della volgar lingua, sostenne la necessità di prendere come modelli stilistici e linguistici P. per la lirica, Boccaccio invece per la prosa, scartando Dante per il suo plurilinguismo che lo rendeva difficilmente accessibile: «Requisito necessario per la nobilitazione del volgare era dunque un totale rifiuto della popolarità. Ecco perché Bembo non accettava integralmente il modello della Commedia di Dante, di cui non apprezzava le discese verso il basso nelle quali noi moderni riconosciamo un accattivante mistilinguismo. Da questo punto di vista, il modello del Canzoniere di Petrarca non presentava difetti, per la sua assoluta selezione linguistico-lessicale.»  (Marazzini)  Gianfranco Contini, grande estimatore di P. e suo commentatore. La proposta bembiana risultò, nelle diatribe relative alla questione della lingua, quella vincente. Già negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione delle Prose, si diffuse presso i circoli poetici italiani una passione per le tematiche e lo stile della poesia petrarchesca (stimolata anche dal commento al Canzoniere di Vellutello), chiamata poi petrarchismo, favorita anche dalla diffusione dei petrarchini, cioè edizioni tascabili del Canzoniere. A fianco del petrarchismo, però, si sviluppò anche un movimento avverso alla canonizzazione poetica operata dal Bembo: allorché letterati come Berni ed Aretino svilupparono polemicamente il fenomeno dell'antipetrarchismo; poi, nel corso del Seicento, la temperie barocca, ostile all'idea di classicismo in nome della libertà formale, declassò il valore dell'opera petrarchesca. Riabilitato parzialmente da Muratori, P. ritorna pienamente in auge in seno alla temperie romantica, quando Foscolo prima e Sanctis poi, nelle loro lezioni tenute dal primo a Pavia, e dal secondo a Napoli e a Zurigo, furono in grado di operare un'analisi complessiva della produzione petrarchesca e ritrovarne l'originalità. Dopo gli studi compiuti da Carducci e dagli altri membri della Scuola storica, il secolo scorso vide, per l'area italiana, Contini e Billanovich tra i maggiori studiosi del Petrarca.  Petrarca e la scienza diplomatica Magnifying glass icon mgx2.svg Diplomatica. Benché la diplomatica, ovvero la scienza che studia i documenti prodotti da una cancelleria o da un notaio e le loro caratteristiche estrinseche ed intrinseche, sia nata consapevolmente con Mabillon nel 1681, nella storia di tale disciplina sono stati individuati dei precursori che, inconsapevolmente, nella loro attività filologica, hanno analizzato e dichiarato l'autenticità o meno anche di documenti oggetto di studio da parte della diplomatica. Tra questi, infatti, vi furono molti umanisti e anche il loro precursore e fondatore, P. Ifatti, l'imperatore Carlo IV chiese al celebre filologo di analizzare dei documenti imperiali in possesso di suo genero, Rodolfo IV d'Asburgo, che sarebbero stati stilati da Giulio Cesare e da Nerone a favore dell'Austria che dichiaravano tali terre indipendenti dall'Impero. Petrarca rispose con la Seniles in cui, evidenziando lo stile, gli errori storici e geografici e il tono (il tenore) della lettera (tra cui la mancanza della data topica e della data cronologica propria dei diplomi), negò la validità di questo diploma.  Onorificenze Laurea poeticanastrino per uniforme ordinario. Laurea poetica — Roma. A P. è intitolato il cratere P. su Mercurio. L'epistola, scritta in risposta a una missiva in cui l'amico Giovanni Boccaccio gli chiedeva se fosse vera l'invidia che P. nutriva per Dante, contiene l'accenno all'incontro, in età giovanile, con il più maturo poeta: «E primieramente si noti com'io mai non ebbi ragione alcuna d'odiare cotal uomo, che solo una volta negli anni della mia fanciullezza mi venne veduto.»  (Delle cose familiari). La critica, se l'incontro sia da attribuirsi a Pisa o ad altre località, è divisa: Ariani e Ferroni, nota 6 propendono per la città toscana, mentre Rico-Marcozzi pensano a un incontro avvenuto a Genova  quando la famiglia di ser Petracco si stava dirigendo in Francia. Pacca4 opera un'interpretazione intermedia tra le due città, benché ritenga che sia più probabile Pisa come luogo effettivo dell'incontro. Dello stesso parere, infine, anche Dotti. Si legga il brano dell'epistola, in cui Petrarca ricorda il loro primo incontro e il piacevolissimo periodo trascorso nella località francese: «e noi fanciulli ancora impuberi partimmo in un cogli altri, ma fummo con speciale destinazione per imparare grammatica mandati a scuola a Carpentrasso, piccola città, ma di piccola provincia città capitale. Ricordi tu que' quattro anni? Quanta gioia, quanta sicurezza, qual pace in casa, qual libertà in pubblico, quale quiete, qual silenzio ne' campi!»  (Lettere Senili). P. mostrò, nei confronti di tale scienza, sempre un'avversione innata, come è esposto nella Familiares, in cui P. scrive a Genovese che a Montpellier prima e a Bologna poi «ben altro in quegli anni fare io poteva o in se stesso più nobile o alla natura mia meglio conveniente: né sempre nella elezione dello stato quello ch'è più splendido, ma quello che a chi lo sceglie è più acconcio preferire si deve.»  (Delle cose familiari). Come però ricorda Wilkins, la scelta di Petrarca di entrare a far parte della Chiesa non fu soltanto dettata dalla cinica necessità di ottenere i proventi necessari per vivere. Nonostante non avesse mai avuto la vocazione per la cura delle anime, Petrarca ebbe sempre una profonda fede religiosa.  A sviluppare la tesi dell'identificazione di Laura con tale Laura de Sade è la stessa testimonianza di Petrarca nella Familiares, II, 9 a Giacomo Colonna, il quale cominciò a mostrarsi dubbioso sull'esistenza di questa donna (si veda Delle cose familiari, Più precisamente, nella Nota a379, Fracassetti fa riemergere la vita della presunta amata del Petrarca: «Da Odiberto e da Ermessenda di Noves nobile famiglia di Avignone nacque una fanciulla, cui fu dato il nome di Laura. Fa fatta per man di notaio la scritta nuziale fra Laura ed Ugo De Sade gentiluomo Avignonese. Due anni più tardi nella chiesa di S. Chiara di questa città, a quell'ora del giorno che chiamavano prima, il Petrarca giovane allora di poco più che ventidue anni la vide»   Si legga l'episodio di come fossero stati dati alle fiamme dei libri di Virgilio e Cicerone, cosa che suscitò il pianto nel giovane Petrarca. Al che il padre, vedendolo così affranto «d'una mano porgendo Virgilio, dall'altra i rettorici di Cicerone: "tieni, sorridendo mi disse, abbiti questo per ricrearti qualche rara volta la mente, e quest'altro a conforto e ad aiuto nello studio delle leggi".»  (Lettere Senili Il codice, dopo la morte di P. passa nelle mani di Francesco Novello da Carrara, nuovo signore di Padova. Quando questa città verrà conquistata da Visconti, anche il patrimonio bibliotecario petrarchesco passò nelle mani dei duchi milanesi, che lo conservarono nella loro biblioteca di Pavia. Fu poi sistemato nella Pinacoteca Ambrosiana, grazie all'intervento del suo fondatore, il cardinale Federigo Borromeo arcivescovo di Milano. Si veda: Cappelli. Da questo momento in avanti, Petrarca non esitò a chiamare Avignone la novella Babilonia di apocalittica memoria, come testimoniato dai celebri sonetti avignonesi facenti parte del Canzoniere. Oltre a motivazioni di carattere morale, ci fu anche la profonda delusione che suscitò la decisione di Benedetto XII di non recarsi a prendere possesso ufficialmente della sua sede vescovile e ristabilire così pace in Italia (Ariani). Petrarca scrisse, riguardo alla morte del vecchio amico e protettore, due lettere commoventi: la prima, al fratello di Giacomo, il cardinale Giovanni (Delle cose familiari; la seconda, all'amico Tosetti, soprannominato Lelius (Delle cose familiari, traduzione di Fracassetti). Nella Nota alla prima Fracassetti ricorda come Petrarca, nella Familiares, V, 7, avesse avuto, in sogno, il presagio della morte del Vescovo di Lombez venticinque giorni prima della sua effettiva scomparsa.  Cappelli 55. Significativa la ricostruzione storico-letteraria compiuta da Amaturo,  ove si rievocano le figure di intellettuali che si legarono, tra XIII e XIV secolo, alla biblioteca capitolare veronese (Giovanni De Matociis, Dante e Pietro Alighieri, Benzo d'Alessandria, Vincenzo Bellovacense) e le rarità che essa conteneva (codici contenenti le lettere di Plinio il Giovane; parte dell'Ab Urbe condita liviana che Petrarca utilizzò per la ricostruzione filologica del codice Harleiano; le orazioni ciceroniane citate; il Liber catulliano).  Boccaccio esprimerà la sua indignatio nell'Epistola X  indirizzata a lui, ove, grazie alla tecnica retorica dello sdoppiamento e a topoi letterari, Boccaccio si lamenta col magister di come Silvano (il nome letterario usato nella cerchia petrarchesca per indicare il poeta laureato) avesse osato recarsi presso il tiranno Giovanni Visconti (identificato in Egonis):«Audivi, dilecte michi, quod in auribus meis mirabile est, solivagum Silvanum nostrum, transalpino Elicone relicto, Egonis antra subisse, et muneribus sumptis ex pastore castalio ligustinum devenisse subulcum, et secum pariter Danem peneiam et pierias carcerasse sorores». Inoltre, bisogna ricordare che la scelta di risiedere a Milano era anche uno schiaffo alla proposta delle autorità fiorentine di occupare un posto come docente nello Studium, occupazione che gli avrebbe concesso di rientrare in possesso dei beni paterni sequestrati. L'arcivescovo Giovanni II Visconti, difatti, proseguì la politica espansionistica dei suoi predecessori a danno delle altre potenze dell'Italia centro-settentrionale, tra le quali spiccava Firenze. Le ostilità tra Milano e Firenze perdureranno fino a quando salì al potere come duca dello Stato lombardo Francesco Sforza, che intraprese una politica di alleanza con Firenze grazie all'amicizia personale che lo legava a Cosimo de' Medici.  Durante l'epidemia di peste milanese, morì il figlio Giovanni (Pacca), nato da una relazione extraconiugale. I rapporti con il figlio, al contrario di quanto avvenne con la secondogenita Francesca, furono assai burrascosi a causa della condotta ribelle di Giovanni (Dotti) accenna all'odio che Giovanni provava verso i libri, «quasi fossero serpenti»). Come ricordato nella Familiares. Si separa dal figlio Giovanni, che tornò ad Avignone in seguito a non precisati dissapori (Familiares); tre anni dopo sarebbe tornato a Milano.»  (Rico-Marcozzi)  Il ravennate Malpaghini fu presentato  da Donato degli Albanzani a Petrarca che, rimasto colpito dalle sue qualità letterarie e dalla sua pronta intelligenza, lo prese al suo servizio quale copista. La collaborazione tra i due uomini, durata appunto si interruppe il 21 aprile di quell'anno, quando il Malpaghini decise di lasciare l'incarico presso l'Aretino. Per maggiori informazioni biografiche, si veda la biografia di Signorini.  Petrarca, nella Seniles informa il fratello Gherardo, tra le altre cose, anche della sua nuova dimora sui colli Euganei, dandone un quadro piacevole e ameno: «E per non dilungarmi di troppo della mia chiesa, qui fra i colli Euganei, non più lontano che dieci miglia da Padova mi fabbricai una piccola ma graziosa casina, cinta da un oliveto e da una vigna che dan quanto basta a una non numerosa e modesta famiglia. E qui, sebbene infermo del corpo, io vivo dell'animo pienamente tranquillo lungi dai tumulti, dai rumori, dalle cure, leggendo sempre e scrivendo. Lettere Senili.  La lettera non può essere considerata "reale", ma piuttosto una rielaborazione voluta dal Petrarca. Difatti, a quell'altezza, il giovane Petrarca non era ancora entrato in contatto con il padre agostiniano, e la scelta della data (corrispondente al Venerdì Santo) e del luogo (la salita al monte rievoca l'immagine della Passione di Gesù sul Calvario) rendono ancora più "mitica" l'ambientazione. Si veda, per quanto riguarda la ricostruzione filologica e cronologica dell'epistola, il saggio di Giuseppe Billanovich, P. e il Ventoso, in Italia medioevale e umanistica,  9, Roma, Antenore,  Il ventiquattresimo libro delle Familiares è composto da lettere indirizzate a vari personaggi dell'antichità classica. Per Petrarca, infatti, gli antichi non sono lontani e irraggiungibili: la costante lettura delle loro opere fa sì che Cicerone, Orazio, Seneca, Virgilio vivano attraverso queste ultime, rendendo i rapporti tra Petrarca e i suoi ammirati scrittori classici vicini per la comunanza di sentimento.  L'Otium degli antichi romani non consisteva unicamente nel riposo dagli impegni quotidiani, indicati sotto il sostantivo di negotium. Per Cicerone, l'otium non era soltanto il riposo dalle attività forensi e politiche, ma soprattutto il ritiro nella propria intimità domestica col fine di dedicarsi alla letteratura (De officiis). In questo caso, il modello petrarchesco è affine a quello stoicheggiante dell'oratore romano. Si veda il riassunto operato da Laidlaw, che ripercorre la concezione all'interno della letteratura latina. Per Cicerone, nello specifico si vedano le pagine Laidlaw, Termine di origine catulliana, Petrarca lo prende in prestito per descrivere le liriche come "diversivo, passatempo". La questione delle nugae volgari e, più in generale, delle opere latine, è esposta nella Familiares (Delle cose familiari) Guglielmino-Grosser I  testi sono raccolti nel codice Vaticano Latino come ricordato da Santagata,  Bisogna ricordare che Il Canzoniere non raccoglie tutti i componimenti poetici del Petrarca, ma solo quelli che il poeta scelse con grande cura: altre rime (dette extravagantes) andarono perdute o furono incluse in altri manoscritti (cfr. Ferroni).  L'inquietudine petrarchesca nasce, quindi, dal contrasto tra l'attrazione verso i beni terreni (tra cui l'amore per Laura) e l'aspirazione all'assoluto divino, propria della cultura medievale e della religione cristiana, come ricordato da Guglielmino-Grosser. P. mantenne, nell'ambito della lirica volgare, quell'aristocraticismo stilistico-lessicale prima accennato, in cui si rifiutano molti usi lemmatici presenti nella tradizione poetica italiana e che Petrarca rifiuterà, accogliendone un preciso gruppo ristretto ed elitario. Come ricorda Marazzini, Si delinea una tendenza del linguaggio lirico al 'vago', inteso nel senso di una genericità antirealistica (al contrario di quanto accade nel corposo realismo della Commedia), testimoniato anche dalla polivalenza di certi termini, i quali, come l'aggettivo dolce, entrano in un numero molto grande di combinazioni diverse. Eppure la lingua di Petrarca, selezionata e ridotta nelle scelte lessicali, accoglie un buon numero di varianti canonizzando un polimorfismo...in cui si allineano la forma toscana, quella latineggiante, quella siciliana o provenzale...»   Di Benedetto170. Si ricorda anche che, seppur in forma minore, era presente nel mondo letterario italiano del '400 anche un'ammirazione verso il P. volgare, come testimoniato dalle edizioni a stampa del Canzoniere e dei Trionfi uscite dalla bottega dei padovani Bartolomeo Valdezocco e Martino "de Septem Arboribus" (cfr. Ente Nazionale P., Culto petrarchesco a Padova.).Riferimenti bibliografici  la notte  Casa Petrarca Arezzo, Regione Toscana Wilkins Ariani21. Più specificamente Bettarini: «dopo essere stato accusato di aver falsificato un istrumento notarile, fu così condannato al pagamento di 1000 lire e al taglio della mano destra».  Dotti  Bettarini e Pacca Per informazioni biografiche, si veda la voce Pasquini.  Il ricordo di P. al riguardo è riportato in Lettere Senili, Pasquini: «Quanto al Petrarca, il magistero di C[onvenevole] si colloca indubbiamente. La Casa del Petrarca, su arqua petrarca.com. Pacca Si legga il brano della Lettere Senili, Il brano è ricordato anche da Wilkins Ariani Wilkins Rico-Marcozzi. Si recò a studiare a Bologna, seguito da un maestro privato...»; e Wilkins in cui si ritiene che questo maestro avesse «l'incarico, almeno per Francesco e Gherardo, di fungere in loco parentis».  Ariani Ariani,  Wilkins, Dotti Bettarini.  Cappelli  Pacca Rico-Marcozzi; Ferroni Wilkins, Wilkins,  Rico-Marcozzi. Colonna reclutò Petrarca per la sua corte vescovile di Lombez, in Guascogna: ne avrebbero fatto parte il cantore fiammingo Ludovico Santo di Beringen e l'uomo d'armi romano Lello di Pietro Stefano dei Tosetti, che P. battezzò in seguito, rispettivamente, Socrate e Lelio.»   Ferroni Pacca Alinari:.., su alinariarchives La distinzione tra le due scuole di pensiero emerge in Ferroni,  Ariani ricorda che il primo sostenitore del filone allegorico-letterario fu il giovane Giovanni Boccaccio nel suo De vita et moribus domini Francisci Petrarche.  Ariani28. Dotti, specifica che questo san Paolo fu acquistato per procura a Roma e che il volume proveniva da Napoli.  Ariani35.  Per maggiori approfondimenti biografici, si veda la biografia di Moschella.  Moschella: «Suggello ideale dell'amicizia tra i due fu il dono, da parte di Dionigi, di una copia delle Confessiones di s. Agostino.Billanovich,  Wilkins  e Pacca  Wilkins; Wilkins Rico-Marcozzi. Nel frattempo aveva raggiunto Roma accolto da fra Giovanni Colonna al termine di un avventuroso viaggio, e dove nella sua prima lettera contemplando dal Campidoglio le rovine dell’Urbe, manifestò la meraviglia per la loro grandezza e maestosità, dando forma a quella riscoperta dell’antichità classica e al rimpianto per la sua decadenza che divennero i cardini etici, estetici e politici dell’Umanesimo. Pacca Dotti,  Dotti Mauro Sarnelli, Petrarca e gli uomini illustri, Treccani). Ariani Certo il privilegio toccava, del tutto straordinariamente, a un poeta che ancora non aveva pubblicato molto per meritarselo: ma la protezione dei potenti Colonna e la rete di estimatori che aveva saputo intessere per tempo sono evidentemente bastate a valorizzare al massimo le epistole metriche, la fama dell'Africa. e del De viris, le rime volgari già note...»  Dello stesso avviso anche Pacca74 e Santagata19.  Moschella. Dionigi fa ritorno in Italia; dopo un breve soggiorno a Firenze, giunse a Napoli (cfr. P., Familiares), dove l'aveva voluto il re Roberto d'Angiò, che per l'agostiniano nutriva una profonda stima, oltre a condividerne gli interessi per l'astrologia giudiziaria e per i classici latini.»   Wilkins34: «La conoscenza dell'antica tradizione e delle due o tre incoronazioni celebrate da singole città in tempi moderni, insieme all'aspirazione a diventare famoso, accese inevitabilmente in Petrarca il desiderio di ricevere a sua voglia quell'onore. Egli confidò dapprima il suo pensiero a Dionigi da Borgo San Sepolcro e a Giacomo Colonna, e ne venne a conoscenza anche qualche persona che aveva legami con l'Parigi.»   Si legga il brano della lettera dove inizia la decantazione delle lodi nei confronti del re napoletano: «E chi dico io, e lo dico con pieno convincimento, in Italia, anzi in Europa più grande di re Roberto Delle cose familiari, II, 4, traduzione di G. Fracassetti)  Wilkins; Rico-Marcozzi. Sulla base dei contraddittori racconti di Petrarca si dovrebbe dedurre che nello stesso giorno questi avesse ricevuto l’invito a cingere la corona sia dal Senato di Roma sia da Parigi e avesse chiesto consiglio al cardinal Colonna decidendo di scegliere Roma (IV 5, 6), per ricevere la laurea "sulle ceneri degli alti poeti che ivi dimorano".»  Difatti Petrarca riteneva che l'ultima incoronazione a Roma fosse stata quella di Stazio e che quindi, se vi fosse stato incoronato, sarebbe stato direttamente un successore degli antichi poeti classici da lui tanto amati (Pacca).  Cfr., ad esempio, Rico-Marcozzi; Wilkins,  Ariani, Pacca74.  Rico-Marcozzi. Sono le date fornite da P. ([Familiares]), e la più probabile sembra essere la seconda; tuttavia Boccaccio situa l'evento il 17 e il documento ufficiale, il Privilegium laureationis, almeno in parte redatto dallo stesso Petrarca, reca la data. Lacultur, biografia di P., su lacultur.altervista.org.  Wilkins; Dotti. «In Avignone egli vedeva simbolicamente la corruzione della Chiesa di Cristo e l'intollerabile esilio di Pietro.»  Paravicini Bagliani.  Moschella.  Petrucci.  Wilkins,  Così Ariani, Wilkins sostiene invece che Cola sia giunto ad Avignone a Wilkins4 «Cola si intrattenne parecchi mesi e in quel periodo strinse amicizia con Petrarca. Cola era ancor giovane e poco noto; ma i due uomini avevano in comune un grande entusiasmo per la Roma antica e cristiana, una grande preoccupazione per lo stato presente della città e una grande speranza per la restaurazione dell'antica potenza e dell'antico splendore.»   Il Mondo di Petrarca Ariani,  il quale ricorda, a testimonianza della rottura coi Colonna, Bucolicum carmen, VIII, intitolato Divortium (cfr. Bucolicum carmen. Santagata16 ricorda inoltre come i legami tra Petrarca e il cardinale Giovanni non fossero mai stati buoni come con il fratello di lui Giacomo: «a differenza di Giacomo...il cardinale restò sempre il dominus. Rico-Marcozzi.  Pacca e Cappelli. Dotti, Wilkins, Ariani46.  Troncarelli.  Waley.  Pacca, Padova, sRico-Marcozzi: «Giacomo II da Carrara, signore di Padova, che  gli fece ottenere un ulteriore e ricco canonicato da 200 ducati d'oro l'anno e una casa nei pressi della cattedrale».  Ariani49.  Una prospettiva generale del rapporto tra P. e Boccaccio è esposto in Rico,  Branca87.  Rico-Marcozzi: «Solo in autunno si trasferì ad Avignone, per scoprire (almeno secondo quanto affermato in Familiares) che gli si offriva la segreteria apostolica, già a suo tempo rifiutata, e un vescovado».  Ariani, Ferroni; D. Ferraro, P. a Milano. Le ragioni di una scelta, Rinascimento; Firenze: Olschki, Viscónti, Galeazzo II, su treccani. Pacca, Amaturo. Ma è fuor di dubbio che tra il poeta e i suoi nuovi signori si istituiva come un patto di mutuo interesse: da un lato egli si avvantaggiava della posizione di prestigio che gli offriva l'amicizia dei Visconti; d'altro lato acconsentiva tacitamente a essere adoperato in missioni diplomatiche, non numerose invero, né discordanti con i suoi ideali civili. Ariani Cappelli La riflessione petrarchesca si indirizza sempre più ad hominem e ad vitam, all'uomo concreto nella sua circostanza concreta, si nutre di meditazione interiore, progetta un'opera capace di delineare una parabola esemplare in cui lo scrittore propone se stesso e la cultura di cui è portatore come modello capace di confrontarsi su tutti i terreni.»   Rico-Marcozzi: «il Secretum...composto in tre fasi successive. Ferroni Ariani Cappelli Wilkins Vicini Retore originario di Pratovecchio, Donato degli Albanzani fu intimo amico sia di P. che di Boccaccio. Per quanto riguarda i rapporti con il primo si ricordano, oltre le missive indirizzategli dall'Aretino, anche alcune egloghe del Bucolicum Carmen, in cui è chiamato con il senhal di Appenninigena. Si veda la voce biografica Martellotti.  U. Dotti, P. civile: alle origini dell'intellettuale moderno, Donzelli Editore, Wilkins,  espone dettagliatamente le trattative tra Petrarca e la Serenissima, citando anche il verbale del Maggior Consiglio con cui si procedette all'approvazione della proposta petrarchesca. Per ulteriori informazioni, si veda Gargan,  Lettere Senili, traduzione di G. Fracassetti, Si ricordi la visita dell'amico Boccaccio, quando però P. si era recato momentaneamente a Pavia su richiesta di Galeazzo II. Nonostante l'assenza dell'amico, Bocca ccio trovò una calorosa accoglienza da parte di Francescuolo e di Francesca, trascorrendo giorni piacevoli nella città lagunare (Cfr. Wilkins,  Rico-Marcozzi -- fece ritorno a Venezia dove fu raggiunto dalla figlia Francesca maritata al milanese Francescuolo da Brossano.»  Pacca,  Ma...bisogna dire che il vero valore del De ignorantia consiste nella vigorosa affermazione della filosofia morale sulla scienza naturale. Ed è questo il motivo della sua inferiorità rispetto a scrittori come Platone, Cicerone e Seneca; perché per Petrarca la cultura "è subordinata alla vita morale dell'uomo. Casa del Petrarca, Arquà.  Wilkins Ariani Wilkins, Billanovich. Petrarca designacon indicazioni esplicite anche per noi remoti quale loro custode un letterato padovano, Lombardo della Seta, mediocre per ingegno e per dottrina, ma cliente premuroso del maestro, di cui in una intima familiarità negli ultimi anni aveva lentamente conosciuto le abitudini e filialmente soddisfatto i desideri. Così...era promosso subito a buon segretario. Ariani  G. Baldi, M.  Razetti, G. Zaccaria, Dal testo alla storia, dalla storia al testo, Paravia Wilkins La tomba del Petrarca.  Canestrini e Dotti,  Millocca, Francesco, Leoni, Pier Carlo, in Dizionario biografico degli italiani,  Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Si veda Analisi Genetica dei resti scheletrici attribuiti a Petrarca.  Si veda inoltre Petrarcail poeta che perse la testain The Guardian sulla riesumazione dei resti di Petrarca.  Ricchissima la  al proposito: si ricordino i libri citati in, tra cui Cappelli, L'umanesimo italiano da Petrarca a Valla; i saggi curati da Billanovich (tra cui l'opera sua più importante, Billanovich, Petrarca letterato, uno dei maggiori studiosi del Petrarca; i libri di Pacca, Ariani e Wilkins.  Pacca e Cappelli,  Garin. Si veda il lungo articolo di Lamendola al riguardo, in cui si espone anche la chiave di lettura dei classici latini nel corso dell'età medioevale.  Dotti, Magdi A. M. Nassar, Numismatica e Petrarca: una nuova idea di collezionismo, Il collezionismo numismatico italiano. Una storica e illuminata tradizione. Un patrimonio culturale del nostro Paese., Milano, Numismatici Italiani Professionisti, Billanovich Per la datazione cronologica, cfr. Billanovich. Il Petrarca formò tra i venti e i venticinque anni il Livio Harleiano»; Le scoperte e i restauri degli Ab Urbe condita eseguiti dal Petrarca sul palcoscenico europeo di Avignone; Cappelli, Billanovich, Billanovich, Un riassunto veloce è esposto anche da Ariani63.  Cappelli42 e Ariani62.  Cappelli,  Albertini Ottolenghi,  Albertini Ottolenghi. Significativo il titolo del settimo capitolo di Ariani. Lo scavo introspettivo.  Ferroni10.  Ferroni,  Ferroni10 e Guglielmino-Grosser178.  Petrarca, Africa,  Cappelli  e Guglielmino-Grosser Dotti,: I versi vennero infatti riconosciuti bellissimi, ma tali da non convenirsi alla persona cui erano posti in bocca, in quanto degni piuttosto di un personaggio cristiano che di uno pagano.»   Santagata. Il gesto di fastidio con il quale si liberò quasi sùbito delle superfetazioni scolastiche ha il suo esatto corrispettivo nel rifiuto dell'imponente edificio logico e scientifico della filosofia Scolastica a favore di una ricerca morale orientata, con la guida determinante dell'agostinismo, verso il soggetto e l'interiorità della coscienza. Delle cose familiari, Guglielmino-Grosser, confrontando Dante, il quale non ha trasmesso ai posteri dati biografici della propria vita, e Petrarca, afferma che quest'ultimo «fornendoci una grande quantità di informazioni dettagliate sulla sua vita quotidiana, vere o false che siano, mira a trasmettere di sé un'immagine concreta».  Dotti, sulla base della Familiares delinea il senso del messaggio umanistico lanciato da Petrarca: «...parlare con il proprio animo non serve: bisogna affaticarsi ad ceterorum utilitatem quibuscum vivimus, per l'utilità di coloro con i quali viviamo in questa terrena società, ed è certo che con le nostre parole possiamo giovare: quorum animos nostris collucutionibus plurimum adiuvari posse non ambigitur (Familiares). Il colloquio umano è dunque lo strumento dell'autentico processo umanistico...Sua mercé si saldano e si congiungono gli spazi più lontani...I comuni principi morali, dunque, e l'indagine costante e irreversibile sono la molla di un processo che non può aver fine se non con la morte dell'umanità medesima, e il discorso, il colloquio e la cultura ne sono il filo conduttore.»   Viaggi nel TestoAutori della letteratura Italiana, su internetculturale. Si ricordino i celebri versi di Pd in cui l'avo Cacciaguida gli profetizza la durezza dell'esilio: Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale  Guglielmino-Grosser Guglielmino-Grosser Marazzini Santagata/ La riforma di Petrarca consiste nell'introdurre entro l'universo senza regole della rimeria coeva la disciplina, l'ordine, la pulizia formale, lo stesso aristocraticismo propri delle più compatte 'scuole' duecentesche. Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di P. secondo Contini.  Delle cose familiari, traduzione di G. Fracassetti, Pulsoni Giuseppe Pizzimentig Opera: Altichiero, San Giorgio battezza Servio re di Cirene; Si veda, per maggiori informazioni, Pacca,  Per maggior informazioni, si veda il saggio di Fenzi. Si veda il saggio di Dotti sulle Epistolae metricae.  Pacca,  Pacca,  Ferroni14.  Amaturo,  Cappelli Ferroni,  Pacca; Santagata; Amaturo,   Le epistolae retrodatate furono, secondo Santagata, probabilmente scritte ex novo perché fossero aderenti al progetto culturale-esistenziale idealizzato dal Petrarca.  Guglielmino-Grosser; Ferroni; Ariani; Dionisotti. Salutati e dopo la morte del P. e del Boccaccio, il più autorevole umanista italiano, unico erede di quei grandi.»  Dionisotti. Dopo lungo intervallo, Boccaccio compose in volgare una succinta vita di Alighieri cui fece seguire un'assai più succinta vita del Petrarca e un conclusivo paragone fra i due poeti. Cappelli,  Di Benedetto Si veda la voce enciclopedica curata da Praz e Di Benedetto Ariani Pacca, Petrarca e Bresslau,  Lettere Senili, traduzione di G. Fracassetti, M. Albertini Ottolenghi, Note sulla biblioteca dei Visconti e degli Sforza nel Castello di Pavia, in Bollettino della Società Pavese di Storia Patria,  Raffaele Amaturo, Petrarca, con due capitoli introduttivi al Trecento di Carlo Muscetta e Francesco Tateo” (Roma, Laterza); M. Ariani, Petrarca, Roma, Salerno), Bettarini, Petrarca, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani,   Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, G. Billanovich, Petrarca letterato. Lo scrittoio del Petrarca,  Roma, Storia e Letteratura,Giuseppe Billanovich, Gli inizi della fortuna di Francesco Petrarca, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, G. Billanovich, Il Boccaccio, il P. e le più antiche traduzioni in italiano delle Decadi di Tito Livio, in Giornale Storico della Letteratura Italiana,  Vittore Branca, Giovanni Boccaccio: profilo biografico, Firenze, Sansoni, H. Bresslau, Manuale di diplomatica per la Germania e per l'Italia, Annamaria Voci-Roth, Roma, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali-Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, Giovanni Canestrini, Le ossa di Francesco Petrarca: studio antropologico, Padova, Reale Stab. di Pietro Prosperini, Guido Cappelli, L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla, Roma, Carocci); G. Contini, Letteratura italiana delle origini, Firenze, Sansonie, A. Benedetto, Un'introduzione al petrarchismo cinquecentesco, in Italica,  Carlo Dionisotti, Bruni, Leonardo, in U. Bosco, Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Carlo Dionisotti, Salutati, Coluccio, in Umberto Bosco, Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, U. Dotti, La formazione dell'umanesimo nel Petrarca (Le "Epistole metriche"), in Belfagor,  Firenze, Leo Olschki, U. Dotti, Vita del P., Roma-Bari, Laterza,  E.  Fenzi, Sull’ordine di tempi e vicende nel Bucolicum carmen di Petrarca, I generi della lettura, Firenze, Pensa Multimedia Editore, Giulio Ferroni, Andrea Cortellessa e Italo Pantani, L'alba dell'umanesimo: Petrarca e Boccaccio, in G.  Ferroni, Storia della letteratura italiana, Milano, Mondadori, Lucio Gargan, Gli umanisti e la biblioteca pubblica, in Guglielmo Cavallo, Le biblioteche nel mondo antico e medievale, Roma-Bari, Laterza, Salvatore Guglielmino e Hermann Grosser, Dal Duecento al Cinquecento, in Il sistema letterario, Storia, Milano, Principato);  C.  Marazzini, La lingua italiana. Profilo storico” (Bologna, Mulino); G. Martellotti, D. Albanzani, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, M. Moschella, Dionigi da Borgo San Sepolcro, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, V. Pacca, Petrarca, Roma-Bari, Laterza, Agostino Paravicini Bagliani, Colonna, in Dizionario Biografico degli Italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Emilio Pasquini, Convenevole da Prato, in Dizionario Biografico degli Italiani,  28, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Rime (Bari, Laterza); Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti, Firenze, Le Monnier, Francesco Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti,  Firenze, Monnier, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti,  3, Firenze, Le Monnier, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti,  Firenze, Monnier, Francesco Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro; Lettere varie libro unico, Giuseppe Fracassetti,  Firenze, Monnier, Lettere Senili, G. Fracassetti, Firenze, Le Monnier,  Lettere Senili, Giuseppe Fracassetti (Firenze, Monnier); Il Bucolicum carmen e i suoi commenti inediti, Antonio Avena, Padova, Società Cooperativa Tipografica, Francesco Petrarca, Africa, Léonce Pinguad, Parigi, Thorin,  E. Petrucci, Roberto d'Angio, in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, M. Praz, Petrarchismo, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, C. Pulsoni, Il Dante di Petrarca: Vaticano latino in Studi petrarcheschi, Padova, Antenore, F. Rico e L. Marcozzi, Dizionario Biografico degli Italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,, Francisco Rico, La "conversione" del Boccaccio, in S. Luzzato e G. Pedullà, Atlante della letteratura italiana” (Torino, Einaudi); R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini” Firenze, Sansoni, M.Santagata, I frammenti dell'anima. Storia e racconto nel Canzoniere, Bologna, Mulino,  M.  Signorini, Malpaghini, Giovanni, in Dizionario Biografico degli Italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F. Troncarelli, Casini, Bruno, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, D. Waley, Colonna, Stefano, il Vecchio, in Dizionario biografico degli italiani Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Wilkins, Vita, Luca Carlo Rossi e Remo Ceserani (Milano, Feltrinelli); Donata Vicini, Musei civici di Pavia, Milano, Skira,  Petrarchismo; Pre-umanesimo Umanesimo Canzoniere Petrarchino; Biblioteca di Petrarca Incoronazione poetica Casa del P.. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Francesco Petrarca, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. P., Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ente ufficiale per gli studi petrarcheschi in Italia, Boccaccio, Epistole e lettere, Biblioteca Italiana, F. Lamendola, Il culto di Virgilio nel medioevo, Centro Studi La Runa. Romano Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di Petrarca secondo G. Contini, V. Pacca. Catalogo dei Compositori e delle opere Musicali sulle rime di su Artemida. Le tre corone fiorentine della lingua italiana. Francesco Petrarca. Petrarca. Keywords: implicature, cicerone, I lizij, lucrezio, filosofia Latina, filosofia romana.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Petrarca.” Luigi Speranza, “Il dialogo filosofico – Platone, Cicerone, Petrarca e Grice.”

 

Grice e Petrone: i sanniti e la setta d’Imera  – il megliore dei mundi attuali – CLXXXIII, LX LX LX I -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Imera). Filosofo italiano. A Pythagorean, who claims that the number of worlds is CLXXXIII -- arranged in the form of a triangle: LX on each side and one at each angle. Petrone.

 

Grice e Petrone: il determinismo dei sanniti e dei liguri – il fato o il caso? – l’implicatura conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Limosano). Filosofo italiano. Grice: “I like some phrases by Petrone: ‘il mondo del spirito,’ ‘idealista’, etc.’” Grice: “Some of his philosophese is totally untranslatable to Oxonian, such as ‘la nostra guerra’.”  Insegna a Modena e Napoli. Cerca di conciliare l'oggettivismo dei lizij con il soggettivismo critico. Dei lincei. Collabora a “Cultura Sociale politica e letteraria”. In “Il Rinnovamento” si espressa criticamente sulla condenna del modernismo da Pio X. Altre saggi: “Filosofia come analisi” (Pisa, Spoerri); “Psico-Genesi” (Roma, Balbi) – cfr. psico-genesi nella teoria della comunicazione di Grice --;  “I limiti del determinismo” (Modena, Vincenzi);  “Idee morali del tempo” (Napoli, Pierro); “Uno stato mercantile”;  “La premessa del comunismo” (Napoli, Tessitore); “Confessioni d’un idealista” (Milano, Sandron) – cf. MAMIANI ROVERE – Confessione d’un meta-fisico – AGOSTINO – “Confessioni” -- ; “Lo spirito” (Milano, Milanese); “A proposito della guerra nostra” (Napoli, Ricciardi); “Etica” (Palermo, Sandron); “Ascetica” (Palermo, Sandron); “La vita nova” (Cecchini, Roma, Storia e letteratura); “Filosofia politica”; “La terra nell’economia capitalistica”; “Il latifondo siciliano”; “La legge aggraria”; “Il diritto al lume dell’idealismo critico”; “La conezione materialistica della storia” spirito”; “L’etica come intuizione” -- – contro LABRIOLA (si veda) --. “La storia interna” “Il valore della vita”, “L’inerzia della volonta”; “La’energia profonda dello spirito”; “La fase della filosofia del diritto”; “I caratteri differenziati del diritto” --  Cf. Tyrrell. (cf. A. M. G. – “Tyrrell e Tyrrell”). Avevamo già corretto le stampe di questo articolo, quando ci giunse l'ultimo numero del rinnovamento di Milano -- pieno di tutto fiele contro l'enciclica. Nella sostanza si accorda pienamente col programma dei modernisti, ma nella violenza della forma e nella irriverenza del linguaggio lo passa di molto; e trascende con  P. -- L'Enciclica di Pio X -- a stravolgimenti indegni dello spirito e del senso dell'enciclica. Ed ancora sullo stesso periodico. Ma peggio ancora spropositò su questo punto nel Rinnovamento mostrando di aver ben poco compreso e del modernismo e dell'enciclica che lo condanna. Dizionario di filosofia, Treccani Dizionario biografico degl’italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Per saggiare a fondo il valore del realismo giuridico dell’antico DIRITTO ROMANO, è uopo, anzitutto, indagare, se e fino a che  punto esso risolva o dia sicurtà di risolvere quei  problemi che ogni ricerca del diritto, la quale  aspiri al titolo di FILOSOFICA – alla Hegel --, si propone e che non sono del tutto ignoti alla filosofìa del dritto romano tradizionale. Tre sono i problemi che ricorrono tuttora nella filosofia o che segnano l’intervento della scesi filosofica bene intesa. Il primo concerne l’origine, .la portata, i limiti del conoscere. Il secondo concerne la natura dell’ essere che è l’oggetto del conoscere. Il terzo il valore e le leggi  dell’operare. Il primo è il problema gnoseologico e,  nella filosofìa del dritto romano, può formularsi così: quali  atti e funzioni ‘psicologiche’ si richieggono perchè si formi, rigorosamente parlando, una nozione del dritto – quale il ‘diritto romano’?  Quale ne è il criterio, il principium cognoscendi? La  ricerca induttiva dei fenomeni del dritto presuppone o no una nozione del dritto, una serie di abiti  o (li funzioni psicologiche, che valgano come premesse  e come leggi del processo induttivo ? II secondo è  il problema ontologico ed è espresso da queste domande: in che si sustauzia il diritto romano? Quale è il  la natura che subest , che sottosta immutabile alle  sue evoluzioni fenomeniche? e, nell’ ipotesi che la  ricerca dell’ essere e della sostanza sia illegittima,  nella ipotesi cioè fenomenistica, quale è e donde il  nascimento del fenomeno giuridico? Il terzo è il problema etico e la maniera onde può venir risolto corrisponde esattamente alla maniera onde si formula e si  dibatte il problema ontologico: esso si domanda, quali sono le norme della condotta giuridica doverosa;  se le disposizioni del potere POSITIVO – del Hegel sullo stato prussiano -- siano, semplicemente perchè tali, dotate di valore etico-imperativo; se, invece, non vi sia un criterio normativo,  superiore ad esse e giudice di esse , ottenuto altronde; se ci si debba limitare alla semplice accettazione delle disposizioni autoritative ossia del DRITTO POSITIVO o se, invece, non sia legittimo e corretto  domandare il titolo RAZIONALE di esse o IL DRITTO DI QUEL DRITTO: è insomma, a dir breve, il problema  del dritto naturale. Il realismo giuridico non può evidentemente sottrarsi a questi problemi che ogni uomo, conoscendo,  non che filosofando, si propone e che, per quanto  egli premediti di sviare o eludere, non si lasciano  rintuzzare in verun modo. Ed in un modo o nell’altro, di dritto o per traverso, se li propone e li  agita lo stesso realismo giuridico. Il quesito cono-  scitivo non è per esso un problema, in quanto ue  presuppone la soluzione che è, come tante volte si  è visto, volgarmente empirica. Gli altri due quesiti,  poi, quello ontologico e quello etico, sono (la esso  piegati alle esigenze del suo empirismo conoscitivo: il  primo di essi è snaturato da problema di essere  in problema di origine ed al secondo si oppone un  diniego esplicito. Il clie per altro, non toglie che  cosi quella forma speciale onde si pone e s’ inter-  petra uno dei problemi, come quella esclusione o  soluzione a priori che si ritorce all’altro non sieno  la conseguenza d' una scepsi critica, sottintesa se  non espressa, ed implicita nell’ assunto fondamentale  dell’empirismo, quand’ anche non condotta di pro-  posito deliberato da questo o quello interpetre dell’assunto stesso.   Resta solo a vedere, se il problema vada posto  come vuole V empirismo o come vuole la filosofia, o,  dove l’uno e 1’ altra lo pongono ad uno stesso modo,  se vada risolto nell’ una forma o nell’ altra. E dico a  bella posta — LA FILOSOFIA— senza vermi predicato che  la determini in un senso più che in un altro e che la  limiti ad una scuola più che ad un’ altra. L’ empirismo  si annunzia in antitesi non a questa o quella filosofia,  ma alla filosofia in generale, o, se si vuole, è una for-  ma di filosofia che si oppone a quella che fin qui  era tenuta per tale, alla metafisica, e non a questo  ed a quel sistema, ma al criterio comune a tutti  i sistemi, al yenus proximum di essi. Termine di  contrapposizione all’empirismo sarà, adunque, per  noi l’assunto impersonale della filosofia, senza che  le varietà individuali di essa ci occupino punto.  Il che va inteso in senso relativo e limitato a quel  possibile consenso che, traverso le lotte dottrinali,  è dato ravvisare, nella tradizione storica della filo-  sofia, a chiunque la interpetri con intelletto d’amore . Il criterio della esperienza ed il problema gnoseologico   della filosofia del dritto.   Adunque 1 ? esperienza, ossia la osservazione e la  comparazione dei dati fenomenici, è il criterio cono-  scitivo universale del realismo giuridico, di guisa che  la critica di esso si traduce iu una critica della e-  sperienza. Questa critica non data veramente da  oggi : essa è vecchia, nè comincia dal Kant, come si  peusa comunemente, ma risale a Platone, che primo  rivendicò le ragioni della scienza e della filosofìa  contro la doxa e 1’ empirismo dei sofisti. Per quanto  vecchia, essa non ha perduto, tuttavia, la freschezza  della novità, e va rievocata oggi che il positivismo,  nella forma più matura della teoria delfassociazione  e di quella dell’ evoluzione, ha risollevato i fasti  dell' empirismo.   Diremo, adunque, anche a costo di apparire no-  iosi ripetitori, che 1’ esperienza non è in grado, da  per sè sola, di scovrire il momento universale e ne-  ccessario del dritto, nè il nesso causale dei fenomeni  .giuridici, più di quello che essa noi sia di scoprire  il momento necessario ed il nesso causale di altri    ordini di fenomeni. L 7 esperienza ci dice che una  cosa è fotta così e non altrimenti, ma non che la  cosa non possa essere altrimenti che così. L 7 esperienza ci dà la coesistenza e la successione dei fe-  nomeni e può darci anche la legge empirica (la cosi  detta legge di conformità che impropriamente si chia-  ma legge) di tale coesistenza e successione, ma non  ci dà nè può darci mai la legge di necessità. Essa  ci dà la ripetizione delle coesistenze e delle succes-  sioni di dati fenomeni, ma non la legge di tale ripe-  tizione: essa ci dice che una cosa si ripete cento, mille,  diecimila volte, ma non che si debba ripetere .neces-  sariamente. L’ultimo dei termini della serie progres-  siva e faticosa delle esperienze non ci dice niente di  più e di meglio di quanto ci dica o ci abbia detto il  primo, e l 7 ultima ripetizione vale le altre. L’accresci-  mento del materiale della esperienza è un processo  quantitativo, dal quale nessuna alchimia trarrà una  qualità nuova. Noi chiediamo il quia , ed il quid,  doveccliè i progressi della esperienza non ci promet-  tono che una cognizione sempre più vasta del quale.   La teoria dell 7 associazione, che data da Hume, si  avvisa di eludere il problema, con l 7 apporre a questa  legge di necessità una portata puramente psicologica.  La necessità oggettiva, essa dice, è un inganno; la ne-  cessità è puramente soggettiva ed è la coazione inte-  riore verso un dato nesso o una data serie di nessi  logici delle nostre rappresentazioni. La categoria della  necessità è una oggettivazione illusoria, una proie-  zione al di fuori dell’abitudine interna di un dato  nesso ideale. Ma, checché si deponga in favore di  tale tesi, non si scema l 7 equivoco che la vizia. La  coazione interiore può ben nascere dall’abitudine, ma  la necessità logica della ragione è ben’altra dalla coa-  zione psicologica del sentimento. Questa ultima, non  che necessaria, è accidentale di sua natura, perchè  il dominio psicologico è il dominio del variabile, del  contingente, del casuale (1).   Del pari V esperienza^ non può colpire il momen-  to universale delle cose.   La universalità alla quale essa può pervenire è,  tutt’alpiù, universalità sui generis , universalità relativa  e provvisoria, il che è tutt' uno che negazione della  universalità scientifica. Il maximum dello sforzo cogi-  tativo al quale possa pervenire l’esperienza, secondo  un noto principio del Kant, è il seguente « per quello  che abbiamo appreso fin qui, non si trova veruna ecce-  zione di questa o quella regola data » non già quest’al-  tro « questa è regola universale e non ha veruna ecce-  zione » (2). E ciò, perchè le conclusioni dell'esperienza  sono limitate e condizionate quanto la esperienza, la  quale è eminentemente analitica e non assicura e non  garentisce che il suo responso immediato. L’esperien-  za ci dice che date coesistenze e date successioni di  fenomeni si sono ripetute fin qui, ma non ci assicura  che si ripeteranno in avvenire. È vero bensì che noi  » oggettiviamo ed universaleggiamo ogni giorno le ri-   sultanze di quella esigua e ristretta esperienza per-  ii) Vedi la bella illustrazione che di questi pensieri della  critica kantiana fa il Volkelt. Erfahrung und Denken. Kritische  Grundlegung der Erkenntnisstheorie. (Hamburg e segg.   * (2) Volkelt] sonale che ne è consentito di fare e le atteggiamo  sub specie aeternitatis , ma, con ciò stesso, noi supe-  riamo i termini della pura esperienza, noi invochiamo  ed applichiamo per la nostra cognizione un altro cri-  terio che quello sperimentale. In ogni giudizio che  formuliamo v’ò un tacito sottinteso che precede l’esperienza e la integra : ed il sottinteso è questo: che  quella ripetizione delle coesistenze o delle successio-  ni, la qual ripetizione non abbiamo osservato ancora   0 non potremo osservare in avvenire, è conforme  alle ripetizioni o alla serie di ripetizioni già osser-  vate. Il processo induttivo presuppone 1’ habitus, la  funzione mentale che si formula nel principio d ’ iden-  tità : dal quale segue che quanto si predica di una  cosa o di un rapporto già esperito va predicato, al-  tresì, di tutte le cose e di tutti i rapporti esperibili,  le quali o i quali sieuo della stessa natura sostanziale della prima o del primo (I).   ^Ne l’esperienza è più atta a conoscere il perchè  delle cose, il cur , di quello che noi sia a conoscerne  la universalità. La successione dei fenomeni, sia pure  conforme a regola, non è causalità: e dall’esservi fra   1 fenomeni di una serie un rapporto di prima e di  poi non segue, per altro, che la mente dell’osserva-  tore, la quale nel supposto è tabula rasa , argomenti  dal semplice rapporto empirico di antecedente e con-  seguente la possibilità di quello ideale di causa e  di effetto. L’esperienza ripetuta delle stesse sequele  di un dato fenomeno e di un altro non può creare  ex nihilo sui quel rapporto di causalità che ai primi   (1) VERA A. Melanges philosophiques] gradi ed ai primi passi di quella esperienza era in-  concepibile. Senza dubbio, il rapporto di causalità è  nelle cose (lo scetticismo di Hume non ha chiuso il  problema) ma non è una specie impressa sulle cose,  visibile e palpabile a nudo, esperibile iusomma. La  nozione di quel rapporto è, direi quasi, un’anticipa-  zione dell’ intelletto sulla esperienza e sulla stessa  natura. Ogni nesso causale che noi formuliamo pre-  suppone 1’ habitus , la funzione mentale del nesso  causale in quanto tale. Noi diciamo « questa cosa è  effetto di quell’ altra » solo perchè sapevamo che,  risalendo la serie regressiva dei fenomeni, ciascuno  dei termini di questa serie è un effetto, ossia è un  prodotto da una causa, finché si perviene al termine  primo che non è più effetto, ma causa sui. In vero,  senza questa funzione mentale, noi avremmo uu bel  discernere delle affinità "e delle conformità logiche  tra l’operare di una cosa e la natura di fatto d’una  altra cosa che la segue: tra Luna e l’altra cosa noi  non vedremmo mai un rapporto causale, se a quel  nesso di conformità non si associasse spontaneamente,  nel nostro pensiero, quella funzione mentale, che io  chiamerei il sottinteso della causalità. Chi analizzasse questa serie di sottintesi e questa prescienza  e vedesse quanto è facile e seducente, ad un me-  tafisico che sia artista ad un tempo, atteggiare quella  prescienza a forma di ricordo di una vita psichica  oltremondana, vedrebbe forse che la dottrina plato-  nica « sapere è ricordare » è più presto una defor-  mazione poetica di un sano principio filosofico, che  un principio falso di sua natura. La nostra scienza,  «e non è prescienza, ha per sottinteso un certo grado di prescienza. A Corate enunciò lo stesso principio  in altra forma, quando disse « sapere è prevedere ».  La previsione di un fenomeno esperibile ma non  esperito è, evidentemente, prescienza intellettiva. Un logico recentissimo della scuola critico-posi-  tivista, il Masaryk, ci porge una indiretta conferma,  che qui ò opportuno ricordare, di questi supremi  principi della critica della conoscenza.   I fenomeni particolari sono tuttora (così VA del  Saggio fri logica concreta) gli elementi costitutivi del  l’universo, come V oggetto proprio della conoscenza  umana: ma noi sono immediatamente. Il nostro intellet-  to non può cogliere ed intuire di un lampo l’unità delle  cose : il suo processo è, per di tetti vità connaturata,  eminentemente astrattivo. Epperò esso conosce le  cose non per intuito diretto, ma mediante le leggi  e le proprietà essenziali che a quelle cose ineriscono.  Queste leggi e proprietà sono il prins, non il posterius della conoscenza. Y’ha due generi di scienze:  scienze astratte e scienze concrete: le prime cono-  scono le leggi delle cose e le seconde V essere di  fatto delle cose. Or bene le scienze astratte sono  il fondamento, il presupposto delle concrete, appunto  perchè le cose non si conoscono che per le loro  leggi e proprietà essenziali. La biologia, che è scienza  astratta, perchè ha per oggetto le leggi della vita  precede ad es. la zoologia, che studia gli animali vi-  venti, ed è la confritio sine qua non della sua esistenza.  So le scienze concrete presuppongono le scienze astrat-  te, è assurdo supporre che le prime forniscano la  base delle seconde. Ciò sarebbe una inversione di  termini. Precisamente l’opposto è vero. Le cose non- si intuiscono o esperimentano di un tratto solo nel  loro essere, ma si conoscono in funzione di una legge  e di una proprietà essenziale che precede e rende pos-  sibile l’esperienza. Gli è questo che ci spiega come e  perchè le scienze astratte abbiano fatto progressi di  gran lunga maggiori che le concrete. Gli è che que-  ste sono posteriori a quelle, onde la loro maturità  segue, in ragion di tempo, il progresso di quelle (1).   Questi principi del Masaryk sono fondati sul vero,  benché il modo ond’ egli si esprime sia tutt’altro  che proprio. La sua terminologia è mutuata dall’em-  pirismo per formulare una nozione so vraem pirica.  Quello che egli chiama processo astrattivo va chia-  mato processo di sintesi spontanea ed originaria,  perchè 1’ astrazione presuppone la conoscenza del  concreto onde si astrae, il che contraddirebbe al  supposto.   Prescindendo da ciò, resta, intanto, stabilito che  non solo la filosofìa, ma lo stesso positivismo cri-  tico ed illuminato insegnano d’ accordo che alla  conoscenza analitica delle cose particolari deve pre-  cedere la conoscenza della specie universale, che è  come una sintesi, una deduzione spontanea ed ori-  ginaria, un’ anticipazione mentale dell’ osservazione.  L’ esperienza affidata alle sue forze sole è così lun-  gi dal fornirci un concetto scientifico delle cose, che  anzi essa, senza 1’ ausilio di una virtù intellettiva che  è prima e sovra di lei, non potrebbe neanche venire  alla luce e legittimarsi come esperienza.   (1) Versucli eiiier coucreten Logik (Wien] Or bene, ripeto quanto lio detto più su, questa  difetti vità dell’ esperienza sussiste nell’ ordine delle  conoscenze giuridiche, come iu ogni altro ordine di  conoscenze. Anche ivi la nozione universale deve pre-  cedere 1’ esperienza particolare: la scienza sintetica  delle proprietà essenziali del diritto deve precedere la  scienza analitica dei fenomeni giuridici particolari e  non seguire da essa. Anche ivi una estensione, un im-  pinguamento del materiale di fatto può accrescere la  notizia delle cose, non la scienza , come bene afferma  1’ Hartmann. 11 materiale dei fatti é il sottosuolo,  non T oggetto della scienza (1). La osservazione empirica di un fatto giuridico non ci dice nulla sul momento universale e necessario del dritto, nulla sui  nessi causali di quei fatti ed è, però, inetta ad  adempiere, non che una sintesi filosofica, ma una  semplice sintesi scientifica: di guisa che, sulla scorta  di essa, neanche la fenomenologia perverrà ad otte-  nere quel principio sintetico e quell’ universale lo-  gico del dritto che, come tante volte si è visto,  rappresenta il suo termine ideale. Per dirla più   (lì Die Bereicherung an Blossem Stoff des Wissens vermehrt  uur die Kuncle , aber nicht imraittelbar die Wissens.chaft. In-  dem aber die Wissenschaft erst da anfiingt, wo in den Bezie-  huugen des Stoffs und den allgenieinen in ihm wirkenden  Kràften oder Momenten das Gesetzmiissige, Ordnungsmiissige  oder Planmàssige, logiseh oder sachlich Nothwendige aufge-  suclit wird, zeigt sich eben, dass 'der Stoff als solcher nicht  don Gegenstand selbst der Wissenschaft bildet, sondern nur  die Unterlage derselben, dass aber der eigentliche Gegenstand  der Wissenschaft dasjenige ist, was an den Beziehungen des  Stofìes allgcmein und verniinftig ist — Gesammette Studien u.  Aufsiitzc] esplicitamente, quella osservazione empirica, ammes-  so pure che la si estenda il più che sia possibile,  non ci darà, di per se sola, non che una filosofia,  neanche una scienza del dritto.   Perchè egli è fuori dubbio che la scienza abbia  per soggetto V universale ed il necessario delle cose.  Platone, Aristotele, e fra noi, CICERONE, hanno del pari messo fuori  disamina, che oggetto della scienza é la vóyjaig nepi  òoatav (1) e che P esperienza, che apprende il parti-  colare, non va confusa con la scienza che apprende  l’ universale (2). Gli stessi principi sintetici della  fenomenologia che siamo venuti divisando non pro-  vengono dall’ esperienza, ma dalla speculazione del  pensatore. La storia consegna al v. Ihering il fatto  della lotta e del fine interessato , ma, quando egli  generalizza P esperienza di quel fatto a momento  universale del dritto, eccede i termini della espe-  rienza, per soddisfare ad una vocazione speculativa  che è anteriore all’ esperienza. La ragione del Dahn  ed il giusto del Lasson sono cosi poco creature del-  P esperienza, che quella è un ricordo della opinio  necessitati della metafisica , ovvero una forni ola  logica della razionalità della Volhsbewusstsein (la qua-  le, a sua volta, è una ipotesi demo-psicologica che  trascende ogni esperienza) e questo è P applicazione  al dritto di quel logos Hegeliano, che è P ultimo  residuo di una notomia degli atti conoscitivi, la  quale ha il suo punto di partenza nell’ esagerazione  dell’ a priori. Il principio del rispetto verso la forza    (1) Rep. 534.' Vedi pure: Fed. 76 e passim.   (2) Mat. XIII; 9; Mag. Mor. I, 4.  V - .T$   imperante (Achtung) e quello della pre volizione del-  la norma ( Anerlcennung ) sono non fatti di esperienza  0o - o'0£,ti va, ma impostasi intellettive di alcuni fatti acci-  dentali di esperienza psicologica. Il realismo giuridico si avvisa di conoscere le  proprietà essenziali e le leggi del dritto col mero  processo della induzione e della comparazioue. Noi  abbiamo visto testò il Post, nell’ analisi compara-  tiva dei fotti particolari della vita dei popoli, fer-  mare il segreto del substrato universale di quei  fotti e di quella vita. Ma, l’osservazione e la comparazione non sono possibili senza una teoria pre-  esistente, la quale ci faccia discernere quello die  va osservato da quello che non va osservato, e che,  nel materiale disordinato dei fotti, ci consenta di  sceverare quel momento che concerne e preoccupa  la nostra scienza da quegli altri momenti che non  ci concernono punto e che le altre scienze differen-  ziano dalla nostra. Senza il filo d’ Arianna della  speculazione, V osservazione e la comparazione dei  dati di fatto diventano un labirinto inestricabile e  dal quale non v 7 è più uscita. Se non sappiamo  prima, per un’ anticipazione intellettiva, che cosa è  dritto, nè possiamo discernere i fenomeni giuridici  da quelli che non sono tali, uè negli stessi fenomeni  giuridici possiamo sceverare quello che in essi è  proprietà essenziale da quello che non lo è. Anche  nelF ordine delle conoscenze giuridiche è vero che  V intuizione è cieca senza la categoria. Vi debbono  essere, nella moltitudine dei materiali storici messi  a profitto dall' indagine e e dalla comparazione, delle  'quantità conosciute ehe permettano alP osservatore di orientarsi nei suo cammino. Il che è riflesso, nel-  F ordine del pensiero, di quello che, come vedre-  mo, ha luogo nell’ ordine delle cose. Perchè, eviden-  temente, nel suo processo evolutivo 1’ umanità de-  ve pure avere avuto delle soste, deve pure aver se-  gnato delle fermate e dei punti di riposo, nei qua-  li momenti si è venuto deponendo, consolidando,  sarei per dire cristallizzando, il presunto fluttuare  dei fenomeni. La pressura della logica e quella che  lo Schopenhauer chiamava die List der Idee domi-  na, del resto, gli stessi induttivisti della giurispru-  denza e li trae a smentire coi fatti quanto lian  professato a parole. Dopo aver respinto 1’ a priori ,  essi sono ben lungi dal farne a meno: e di presup-  posti a priori tolti in prestito alle nostre odierne  intuizioni giuridiche o alla nostra speculazione filo-  sofica le loro ricerche sono piene. Tanto egli è arduo, impossibile anzi, nel rifare a rovescio il pro-  cesso della evoluzione giuridica, fare a meno di un  contrassegno ideale di quello che è dritto o di un  criterio intellettivo che ci aiuti a discernerlo dagli  altri fenomeni del cosmo!   Il metodo comparativo, adunque, che si avvisa  d’inferire dal semplice raffronto dei fatti la nozione  del momento giuridico di essi, è una vera petitio  prineipii. Un’ anticipazione ideale di quello che si  cerca bisogna averla per forza, se no quello che  si cerca non si trova. È una cosa molto elemen fa-  re codesta: chi non sa quello che vuole non trarrà  mai un ragno dal buco. Ottima la ricerca delle for-  me storiche della proprietà immobiliare nel mondo  orientale, a mo’ d’esempio, o il raffronto tra esse e    quelle dei popoli occidentali, ma, se voi non avete  prima una nozione quale die sia della proprietà im-  mobiliare, quella ricerca e quella comparazione non  la farete mai. La storia è pur sempre storia di  qualche cosa.  L’ ordinamento seriale dei fenomeni sotto il genere dritto e sotto le specie famiglia , proprietà ec.  (scelgo a bella posta V ordinamento seriale più fa-  cile ed elementare) e tutta la serie dei principi e  delle rubriche e delle classificazioni della giurispru-  denza storica e comparativa sono, per necessità di  cose, un presupposto e non un risultato della com-  parazione e della storia. Nò si opponga che il com  cetto del dritto emerge dal fondo stesso della os-  servazione e della comparazione ed è ottenibile  mettendo a raffronto un gran numero dato di og-  getti affini tra loro, astraendo dalle differenze indi-    fi) Schuppe. Die Metkoden der liecktspkilosopkie. Man kommt nickt von der gesckicktlickèn Betrachtung  zu dem Gewordenen, sondern gerade umgekehrt: man suckt,  von diesein ausgekend , seine Erfahrung nack ruckwarts in   der Zeit zu erweitern Der Versuck, aus der Gesckichte he-   rauszusammenfugend zu ersckaffen, kame auf ein Mlsslingen oder  eine Selbsttausckung kinaus: es giebt nur Gesckiehte von Etwas. Wenn die sogenannte genetiscke Metkode die vollkomneren  Gestaltungen aus den unvollkomneren sick erzeugen, so solite  nie iiberseken werden, dass im Nackweise dos Keimes das  Wozu er sick entwickeln, Wessen Keiui er sein soli, sehon vor-  sckwebt; nur vom vollendeten Erzeugniss fragen wir zuriick  nack den keimartigen Anflingen.   Stammler . Die Metkoden der geschicktlicken Rechtstheorie] vicinali di ciascuno e ferrnaudo quel genere, quella  nota universale e comune, in che convengono tutti  ad un tempo. Imperocché, appunto perché abbia  luogo quel raffronto, si richiede un’ anticipazione  sintetica della natura sostanziale del dritto. Per di-  scernere in che gli oggetti sono affini, occorro che  vi sia, anzi tempo, un contenuto ideale, in rapporto  al quale 1’ affinità o la dissomiglianza è concepibile.  La osservazione e la comparazione vi darà il fatto  della convenienza, solo quando voi preconoscete di  avanzo, sarei per dire presentite, per una cotale  anticipazione irriftessa dello spirito , quello in che  si conviene e la ragion formale della convenienza.  La nota comune è una premessa del processo astrat-  tivo. Bisogna degradare il fenomeno della conoscenza  alla più volgare materialità per convincersi che gli  elementi, i quali in ipotesi sono conformi, si lascino  connettere in un rapporto di conformità per una  percezione immediata del loro essere di fatto. Per-  chè gli elementi b. c. d. lascino vedere un elemento  comune con a. e si vadano sussumendo in un rap-  porto comune A. occorre almeno che a, ossia il  termine di raffronto, abbia colpito il pensatore e  gli appaia come un momento di cosiffatta natura,  da servire di regolo agli altri, come a dire un equi-  valente ideologico preesistente del contenuto che si  ottiene poi formulato nel rapporto A. Se l’intelletto  dell’osservatore è una tabula rasa , egli non vede  nè differenze nè somiglianze nei fenomeni, nè dritto  nè torto nella storia: le differenze sono percepibili,  solo quando si sa quello da cui si differisce e. del  pari, le somiglianze, solo quando si sa quello cui   l ‘ì   si somiglia: in altri termini i rapporti sono perce-  pibili solo in finizione del loro oggetto ò della loro  ragione formale. Egli, adunque, V osservatore, non  vede che una serie di fotti indifferenti che non  sono nè il diritto, nè il suo rovescio : di cui noi,  messi al punto, non potremmo nè anche assicurare  che cosa sieno: perchè ci difetta la virtù astrattiva  che sarebbe necessaria per vedere come andrebbero  le cose della nostra intelligenza nella ipotesi di un  processo anormale di questa.   Alla induzione ed alla comparazione deve, adun-  que, precedere un intuito speculativo del dritto.  ]Sel campo della giurisprudenza, come in quello  delle altre discipline, il processo conoscitivo s’inizia  da una sintesi primitiva e spontanea, si svolge e  dirama e differenzia per l’esperienza, l’analisi, la ri-  flessione e va a metter capo alla sintesi riflessa della  deduzione.   La storia del processo fenomenico ed inventivo  è un compito meramente analitico che si esercita  sopra una sintesi scientifica preesistente. Per de-  scrivere le fasi evolutive di una cosa bisogna già  possedere il concetto dell’ essere della cosa, ossia  della sua forma definita ed evoluta e della sua con-  figurazione stabile e consolidata (1).   (1)... Es ist vor Alleni unumgiinglich, class der Entwiok-  luiigahistoriker das genaueste und deutlichste Verstiindniss  von der reiteri Gestalt besitze und bekunde, von welcber er  die Entwickeluug verfolgt. Die Eutwickelungsgeschichte ist  steta und lediglieli eiue analytischo Aufgabe. Scheinbar nai-  ves Aufsuchen der Verbindungsstiicke und gliickliches Probi-  ren, ob sie passen, ist ein ganz eitles Unterfangen. Di© Ent-   La filosofìa speculativa del dritto aveva adunque  ragione. Di che una preziosa riprova ci forniscono  gli stessi empirici della giurisprudenza, la mente dei  quali è munita, anzi tempo, non che di un intuito  o di un presentimento del dritto, di tutto un corre-  do di conoscenze speculati ve, più o meno deformate,  tolte in prestito precisamente a quella filosofia. E  senza il suo ausilio 1’ esperienza si sarta trovata a  mal partito. Ciascun fatto o ciascuna serie di fatti  non malleva che se stessa: ed il filosofo dell’ espe-  rienza non avrebbe mai visto il lume dell’ idea.  L’induzione è sempre limitata ad un dato numero  di fatti, il qual numero, lo si moltiplichi a talento,  dista pur sempre infinitamente dalla universalità  -che si estende a tutto il possibile. Gli stessi prin-  cipi generali non vi sarebbero più : 1’ allgemeine  Reclitslelire è un generale die, viceversa, è un parti-  colare.   A causare tali perigli, resta che, in difetto di  speculazione propria, si usurpi l’ altrui. Ed ecco,  allora, che la premessa maggiore del realismo e  della fenomenologia è una premessa metafìsica. Que-  sti declamatori dell’ esperienza e dell’induzione sono  in fondo dedutti visti. La filosofia ha trovate alcune  verità con un procedimento misto d’ intuizione di  rapporti ideali e di esperienza psicologica: essi ri-  provano queste verità con l’allegazione di fatti spe-   "wickelungsgeschichte des Organismus setzt ein hohes Stadium  der Anatomie voraus, das sie alsdann erhohen kann. Aber die  Entwickelungsgeschichte kann der descriptiven Anatomie ni-  cht voraufgeben. Cohen. Kant’ s Theorie der Erfahrung Zw.  Aufi. S. 7.     rimentali, quando noi facciano con nn tessuto di  raziocini. Il loro metodo è analitico e regressivo:  onde quando essi rimproverano di deduzione la vec-  chia filosofia, questa potrebbe dir loro che essa  della deduzione, accanto ai difetti, aveva benanche  i pregi, dovechè ad essi non restano che i difet-  ti soli. Il criterio storico-evolutivo ed il problema  ontologico della filosofia del diritto.   Si è detto innanzi come la maniera, onde l’empi-  rismo concepisce il problema dell’essere del dritto,  equivale esattamente alla maniera ond’ esso conce-  pisce il problema del conoscere. Dopo aver detto  die criterio unico della scienza è l’esperienza, logica  vuole che l’empirismo dica che l’oggetto della scienza  è tale, quale bisogna che sia perchè rientri nei li-  miti della esperienza, e che, quindi, il dritto non  abbia altro essere che l’essere mutabile, contingente  e fenomenico, o, per dir breve, non altro essere che  il divenire. Come in tanti ordini di cose, così nel  dritto, il criterio scientifico si è venuto snaturando  nel criterio storico e, conseguentemente, il problema  ontologico nel problema genetico. Del dritto, come  di altri oggetti, si studia non più la sostanza ma la  genesi, non più l’essenza ma l’evoluzione, non più  il substratum ma il processo; nè solo si studia l’una  cosa e non 1’ altra, ma si afferma come inesistente  quella che non si studia, o si presume di non stu-  diarla, appunto perchè la si dà per inesistente. È  il criterio storico-evolutivo , che riassume il genio scientifico (lei secolo e che pervade scienza e filosofia.  Se ne volete 1’ origine, dovete far capo all’ aspetto*  dogmatico del fenomenismo Kantiano e, più lungi  ancora, alla critica Lochi aria, alla teoria, cioè, della  inconoscibilità della sostanza. Tolta, invero, la ri-  cerca della sostanza, non rimane che il fenomeno-  soletto al lievi, al divenire, alla storia.   Se questo criterio lo si proseguisse nella sua  forma logica e coerente, esso non porgerebbe ai suoi  settatori un saldo sostegno. Così coni’ è, esso è vi-  ziato dalla radice, perchè poggia sopra una inver-  sione del problema filosofico e perchè confonde volgarmente due termini che vanno distinti, scienza e  storia. I fenomeni particolari che registra la storia  sono non solo inesausti, ma inesauribili nel loro nu-  mero: la umanità ha invocato sempre l’ausilio delle  idee per dominare l’universalità dei possibili, senza  di che non si sarebbe mai svincolata dalle strettoie  di una perpetua ignoranza. La storia ha per oggetto  il nudo individuale; quello che sta a sè e non può  predicarsi degli altri; quello che può essere cono-  sciuto solo per un atto di esperienza ex professo e  discontinua, e che, per essere singolo, si consuma  in un singolo atto mentale e consuma l’atto stesso;  quello che non ha nesso con altri e non può nè su-  bordinarsi ad essi nè subordinarli a sè, e che è in-  comunicabile: quello che dà luogo non ad un con-  cetto, ma ad una moltitudine di percezioni saltuarie,   sempre esposte alla sorpresa del nuovo, dell’impre-  visto, dell’ azzardo.  Schopenhauer — Die Welt u. 8 . w. — Ergiinz: z. 3° Buch  — Kap: 38.    L’empirismo, messo allo stremo, li a studiato, pertanto, di sfuggire alla logica del suo criterio.  Invece di escludere la speculazione, esso fa atto di  riconoscerla, ma piegandola alle esigenze del suo  criterio; nò nega la sostanza, ma la traduce nel circolo  del suo sistema, llesta, per esso, oggetto della scienza  l’essere, ma l’essere appunto sta, o si presume che  stia, nel divenire. Il suo intento non è, in fondo,  negativo, ma dialettico. L’ esse della filosofia morale  e giuridica è appunto il fieri della evoluzione del  costume e degl’ istituti giuridici.   Quella serie di proprietà sostanziali, quella es-  senza specifica della natura e della coscienza umana  non sono negate o rimosse, adunque; sono sempli-  cemente interpetrate in un modo diverso. Esse non  sono più un a priori — della' storia, un termine che  è fuori del processo storico e che rende possibile  lo stesso processo; ma si rappresentano come un a  posteriori primitivo, come un prodotto dell’esperienza  collettiva e della razza, un prodotto che si solleva,  a sua volta, a causa di nuove formazioni, di nuovi  fenomeni, ma è ab initio una formazione, un feno-  meno esso stesso. Messo da banda il flusso Eracli-  teo^ i settatori del criterio storico-evolutivo si cre-  dono licenziati ad ammettere delle proprietà speci-  fiche della natura etica umana, quando s’ intenda  che queste proprietà sieno non un essere, ma un  divenire o, per meglio dire, un divenuto; quando si  intenda che esse sono forse un a priori a petto alla  esperienza individuale dell’ uomo che si trova in  uno dei momenti derivati, della evoluzione, ma sono  certo un a posteriori della esperienza delle g enei azioni preesistenti. Nella serie dei momenti evoluti-  vi, ciascuno di essi è un posterius delle esperienze  sociali trasmesse dal momento anteriore; solo clie  queste esperienze diventano generative di altre posteriori, a petto alle quali esse sono un termine  primitivo. L’esperienza collettiva che supera la dispersione e la difettività dell’esperienza individuale, l’abi-  tudine (latamente intesa) e 1’ eredità che la trasmette  e la consolida, la tradizione storica che ne raccoglie  le risultanze : ecco i supremi presidi, con l’aiuto dei  quali 1’ empirismo moderno si avvisa di superare le  difficoltà dell’antico, di trascinare l 1 essere della  scienza e della filosofia nel flusso del divenire e di  evitare, ad un tempo, le ritorsioni di quella logica  inesorabile, che lo forza a dibattersi sterilmente  nell’ assurda impresa di logizzare la storia o di sto-  rizzare la logica, di formulare e dogmatizzare il  mutevole, 1’ evanescente, 1’ individuale e di travol-  gere, ad un tempo, nella rapida scorrevolezza dei  fenomeni transeunti quello che è e che sta, 1’ e-  terno, V immutabile, 1’ assoluto.   Se. non che, anche in questo contenuto più ric-  co di valore ideale che assume il criterio storico-evolutivo, esso è ben lontano dal sottrarsi a quella  logica di sistema, . che, volente o nolente, lo rimena  all’ assurdo d’ invertire i termini del problema filo-  sofico e di scambiare la scienza con la storia, la  sostanza col fenomeno, le facoltà e le attitudini  connaturate con le esperienze e gli abiti acquisiti.  Finché, in omaggio al paradosso, si riconosce l’am-  missibilità di un x>rocesso all’ infinito e, rifacendo  la serie regressiva delle esperienze, il primo termine  di quella serie si rappresenta come una esperienza  a sua volta, il vizio radicale dell'empirismo rimano  sostanzialmente lo stesso. Finché la razza è una  moltitudine d’individui, la quale moltitudine non  può fornire un elemento nuovo ehe non sia orini-  nari amente contenuto in ciascuno degl 'individui che  la compongono, finche 1’ abitudine e Y eredità sono  forze trasmissive e non creative, le quali, quindi,  presuppongono un quid che si ripeta o consolidi o  trasmetta, la contraddizione implicita nell’ assunto  empirico rimane tal quale. L’ empirismo allontana,  risospinge indietro il problema nella storia, ma non  lo risolve. Nella serie delle fasi evolutive v’ è sem-  pre un priuSy un termine primitivo, che, come esso  c’ insegna, non è un essere ma un divenire, non è  una sostanza ma un fenomeno, non è attitudine  all’ esperienza ma esperienza senza attitudine. Ed  in questo termine primitivo rinasce il problema  elie si credeva composto: il divenire è possibile sen-  za 1’ essere ? ed i fenomeni giuridici sono possibili  senza l’essere giuridico"? senza una coscienza giu-  ridica già data, senza una facoltà connaturata del  dritto, sono possibili le esperienze giuridiche? Ogni  momento individuale dell’ evoluzione giuridica, lo  si derivi pure da una serie inferiore preesistente,  non ha forse bisogno d’ un ciliquid che lo determini  e lo differenzi come tale dal momento anteriore ? e  questo aliquid non è un essere che precede e rende  possibile il divenire ? Nella continuità dei fenomeni  deve pure esservi, non foss’altro, V infinitamente pic-  colo di Leibnitz, che prima non era ed ora è, ed è quindi la radice, il substratum di quello che v’ è    di nuovo nel rapporto reciproco dei termini suc-  cessivi della serie, di quello cioè che differenzia i  singoli momenti della continuità. Questo infinita -  mente piccolo non può essere prodotto dalla prima  esperienza, se questa, per logica di cose, lo presup-  pone. Come mai quelle esperienze giuridiche o quella  serie di esperienze, che saremmo impotenti a far  noi ex novo , se fossimo dello tabulae rasae , e che  noi possiamo Aire, secondo il criterio storico-evolu-  tivo, solo perchè 1’ eredità e la tradizione storica  ha deposto e trasmesso nei nostri poteri psichici  tutto un contenuto ideale che tesoreggiamo di con-  tinuo, come mai, dico, quelle esperienze sarebbero  esse state possibili, senza verini possesso anteriore  di una facoltà connaturale, a quegli uomini primi-  tivi, i quali, a quanto insegnano gli evoluzionisti,,  uscivano a mala pena dalla specie inferiore dell’ani-  malità? Perchè, senza dubbio, proseguendo a rove-  scio il corso dell’ evoluzione giuridica, vi sarà seni  pre un assolutamente prius die non è più specie ma  individuo, che non è più esperienza collettiva e sto-  rica ma nuda esperienza individuale.   Il criterio storico-evolutivo che, per aver rico-  nosciuto la legittimità dei processo all’ infinito, ha  posto, come termine primitivo delle esperienze, la  esperienza stessa e, come causa degli effetti, V ef-  fetto o la serie degli effètti stessi, deve raccogliere  i frutti del suo inconsulto procedere e deve togliere  sopra di sè la contraddizione di un termine derivato  che si postula come termine primitivo.   La filosofia tradizionale, la teoria nativistica come  per dileggio la chiama l’ Jliering, aveva adunque  ragione quando poneva a sostrato primitivo e cau-  sale la natura deir uomo e non il processo della  storia, la coscienza giuridica e non le esperienze  edonistiche ed utilitarie. Il fenomeno della evolu-  zione presuppone il noumeno della creazione, nella  filosofia del dritto come nella cosmologia : il dive-  nire presuppone l’essere che diviene e che sussiste  <   lo stesso attraverso e non ostante il divenire. Senza  una coscienza giuridica bella e data, V esperienze  giuridiche non sarebbero nate, perchè è la facoltà  che crea le esperienze e non le esperienze la tà-  coltà. Ed invero, senza una coscienza giuridica uni-  versale connaturata in ciascun membro della razza  o della specie, l’intimo consenso in certe verità giu-  ridiche fondamentali, attestato dalla stessa osserva-  zione serena dei fatti, non sarebbe mai venuto alla  luce. L’esperienza, la quale procede a furia di espe-  rimenti, di correzioni, di prove rudimentali, incerte,  provvisorie e che è sempre varia da soggetto a sog-  getto, da caso a caso, non può aver potuto deter-  minare, per la contraddizion che noi consente 1’ uni-  versalità e 1’ unità della ragion normativa e della  coscienza. Si riduca questa unità e questa univer-  salità alle semplici proporzioni di una funzione for-  malo e vuota di contenuto, ebbene non sarà mai  concepibile come quella unità della forma della coscienza inorale possa essere uscita dal fondo di  esperienze soggettive, senza un fondo comune di  attitudini preesistenti, senza un addentellato di sor-  ta. 1/ antropologia dell’ evoluzione può aver pro-  vato, si conceda per un momento, che il contenuto  della morale e della giustizia varia da popolo a popolo, da tempo a tempo, ma non può aver provato  che ne varii altrettanto la forma. Essa, anzi, ri-  prova indirettamente che la materia infinitamente  diversa del dritto reca in sè V impronta di una co-  stante unità di leggi e di funzioni, le quali sono, «   alla coscienza morale dell 7 umanità, quello che al  pensiero le leggi e le funzioni a priori della cono-  scenza; e che muta il contenuto dell’ atto morale,  ma immutabile ne è la ragion formale; ossia le con-  dizioni necessarie all’atto morale come tale sono im-  mutabilmente concepite e, sarei per dire, plasmate  nella forma assoluta d 7 un imperativo incondizionale,  d 7 un dovere. Si assuma il più semplice degl 7 istituti  giuridici del più semplice dei Natur-Viilker, ebbene  l 7 analisi vi scopre sempre questa proprietà ideale :  il convincimento di una legge estra- soggettiva, che  è fuori e sopra l 7 arbitrio individuale ed alla quale  è doveroso prestare obbedienza. La pretensione giu-  ridica del selvaggio contiene un elemento spirituale  che è condizione comune a tutte le pretensioni giu-  ridiche di tutti i popoli più culti. Quella preten-  sione è appresa come una legge impersonale, non  solo rispetto ai soggetti presenti sui quali si eser-  cita, ma altresì rispetto a tutti gli altri soggetti,  che sieno per trovarsi nella stessa condizione dei  primi, e, quindi, rispetto allo stesso soggetto preten-  sore, ove egli in tale condizione venga a trovarsi.  Motivo etico della pretensione o del comando, quel  motivo, cioè, per cui l 7 una o l 7 altro è appreso come  autorevole e fonte di obbligazione doverosa, è sempre  la conformità presunta di quella pretensione o di  quel comando ad una legge. Che la conformità presunta non sia conformità reale importa poco: resta  sempre stabilito ohe condizione necessaria dell' atta  giuridico, condizione universale e comune a tutti i  popoli della terra, è l'intuito dell'atto stesso sotto la  ragion formale del giusto. Ohe questa proprietà ideale  non si trovi così nettamente distinta e differenziata  nella coscienza morale del selvaggio, importa ancor  meno. L’analisi è creatura della riflessione scientifica,  laddove l’idea del bene e del giusto è un intuito sin-  tetico della coscienza: 1’ assenza del l'un a è ben lungi  dal provare quella dell’altra. L’analisi rende molte-  plice e successivo rispetto a noi quello che è uno e  simultaneo rispetto alla natura: confondere questi due  aspetti è convertire in ipostasi reale un fenomeno  della nostra difettività conoscitiva.   Senza dubbio, 1’ unità e la comunanza della sem-  plice-ragion formale del bene e del giusto non basta  a fondare una morale, nò una filosofìa del dritto.  Un’etica senza contenuto è una logica del bene e del  giusto, non una nomologia. Quella unità della coscien-  za si traduce in piena iudifferenza e la percezione  della ragion formale del giusto in un mero momento  psicologico. Ma, se questa unità formale della coscien-  za morale è poca cosa rispetto alle esigenze ed agli  uffici dell’ etica positiva (e però noi non ci ristiamo  a lei, ma ammettiamo un contenuto morale, quale  quello che ci detta la filosofìa teleologico-cristiana, e  sulle orme della scuola di Max Mailer vediamo, nelle  tristi condizioni morali dei Natur- Volker il prodotto  di un pervertimento derivato) è molto rispetto alla  critica della sociogenesi della evoluzione. La quale si  chiarisce così contraddire apertamente non solo alla teleologia inorale, ma benanche alla critica, più ne-  gativa e più «pregiudicata, della ragion pratica.  Come per avventura, le incerte esperienze dei sog-  getti sub-umani abbiano potuto determinare V unità  della ragione e dell’intuito formale del giusto, vale  a dire quell’ unità che è il residuo non eliminabile  di un’analisi corrosiva della moralità umana: ecco un  enigma che il criterio storico-evolutivo non riuscirà a  decifrare mai.   Gli è che la presunzione della tabula rasa non  è meno infondata nella sociogenesi, di quello che  lo sia nella ideologia : anzi nell’ una è più insoste-  nibile che nell’altra, perchè il dritto è una idea cosi  complessa che anche delle scuole filosòfiche, le qua-  li, nella serie regressiva dei fenomeni della cono-  scenza, pongono come termine primo la esperienza,  hanno sentito il bisogno di concepirne l’idea e la voca-  zione come connaturata nell’ uomo, come un habitus  della natura. L’ atto giuridico e 1’ atto morale non  nascerebbero mai, ove nella volontà dei soggetti non  vi fosse una cotal disposizione naturale al bene e al  giusto, la qual vocazione, a sua volta, difetterebbe  ove non vi fosse un intuito originario del bene e  del giusto. Ignoti (chi noi sa?) nulla cupido. La vo-  lontà non è, da per sè, una legge, come volle il  Kant, ma nemmeno è indifferente a qualsiasi legge,  come vorrebbe il plasticismo degli evoluzionisti. Kon  è autonoma di fronte alla Legge Suprema ed al  Supremo Legislatore, ma è tale di fronte al resto,  à o’ dire che nella volontà umana v’ è una voca-  zione primitiva verso quello che è buono e che è  giusto, vocazione indipendente dalle condizioni dell’esperienza e della storia. Dicendo ciò, non si ol-  trepassano i limiti della lìlosolìa per entrare nell’or-  * bita della teologia (benché un rimprovero siffatto,  ci affrettiamo a dirlo, sarebbe per noi un titolo di  onore). Principio conoscitivo del bene e del giusto  rimane, con tutto ciò, l’analisi della coscienza, co-  me principio ontologico dell- uno e dell’ altro, la na-  tura umana. Noi siamo i veri positivisti, noi, die  ci reggiamo sul saldo sostegno della physis , ma del-  la pliysis non deformata dalle preoccupazioni mate-  rialistiche. Rifacendo la serie regressiva delle cau-  . se, la filosofìa pone una causa prima che muove  la natura senza esserne mossa: intenta a discoprire  V origine prima di tutte le cose che sono nel tempo,  la logica la costringe ad uscir fuori del tempo. 1/ e-  voluzionismo può deridere questa logica, ma non  rintuzzarla. L’ esclusione di un assolutamente prius  è impossibile. E ad esso, dico al positivismo, non  rimane che o attestare, con tacito assenso, la presen-  za del soprannaturale, ovvero rimaneggiare con  ostentazione di novità e di maturità quella pove-   y   ra teoria mitologica della spontaneità creatrice degli  uomini primitivi. Quell’ assolutamente prius, quel  termine primitivo delle esperienze, se non è una  creazione del soprannaturale, deve essere una ge-  neratio aequivoca della natura primitiva : una genialità eroica, un salto mortale degli esseri sub-  umani.   Per. sfuggire alle ritorte della logica, il criterio  storico-evolutivo non ha altro spediente che quello  di adagiarsi in esse, di accettarle deliberatamente,  di sistemarle anzi: quello, cioè, di bandire addirittura il problema delle origini, facendo sorgere la  risoluzione di un problema insolubile dalla dispera-  zione professata di risolverlo. Questa esclusione del  problema delle origini, come di cosa inconcepibile in  sé, è postulata dalla logica del divenire. La conti-  nuità evolutiva dei fenomeni dell’ universo esclude,  per logica di cose, ogni nozione di principio o di  fine (1). Questi due termini estremi rappresentano  il discontinuo, il vacuo, il salto per eccellenza, on-  de sono fuori della evoluzione. L’ evoluzione è pan-  teistica: è 1’ eternità trasferita da Dio al mondo: ora  non va dimenticato che 1’ eternità esclude cosi l’o-  rigine come la fine. Gli evoluzionisti odierni lian  poco compreso la portata del criterio evolutivo, per-  chè ad essi ha fatto difetto quella penetrazione,  metafisica che la fece comprendere cosi egregiamen-  te al Leibnitz: ond’ essi, pur professando la teoria  dell’evoluzione, seguono ciò non pertanto a cinci-  schiare il problema delle origini ! Ma ciò non to-  glie che la loro dottrina si dibatta tra le strette di  questo dilemma: o accettare la logica dell’ evoluzio-  ne e quindi cessare di essere positivisti e confessar-  si per animali metafisici di una specie alquanto di-  versa dagli avversari: o deviare da quella logica e    fi) b as Priucip dor Continuitlit verbot in der Reihe der  Erschein angeli alien Unsprung. Kant. Kr. d. r. Vera. (Ed. di  Ilarteustein III S. 201). E lo aveva ben compreso il v. Savigny.  < . . . . zwisclien Gesclilechter und Zeitalter nur Entwickluug  aber nicht absolutes Ende uud absoluter Anfang gedacht wer-   den kann ». Vom Beruf unsero/ Zeit u. s. w. Ili Aufl. cadere nelle contraddizioni di un primitivo che è  derivato o di un a posteriori che è primitivo.   La ritorsione del secondo corno del dilemma è sta-  ta analizzata parecchio fin Qui. Giova solo aggiungere  qualche- cosa su quella del primo. Ed anzitutto, che  i positivisti, accettando la logica del criterio evo-  lutivo, diventino di punto in hello metafisici non è  chi noi vegga. L’ esperienza è limitata alla condizione  del tempo; l’evoluzione è, invece, fuori del tempo, è,  ripeto, la eternità trasferita dal mondo di là al mon-  do di qua e, nello stesso mondo di qua, dalla so-  stanza ai fenomeni. Confessi, adunque, il positivismo  che il criterio storico-evolutivo è un criterio sovra-  em pirico; che esso non abolisce la metafìsica ma  ne fa una per suo conto; che non elimina il sopran-  naturale ma converte invece ih naturale in sopran-  naturale. Confessi altresì, che, quando promette di  darci il nascimento ed il processo fenomenico delle  cose, esso mentisce sapendo di mentire. Il criterio  dell’ esperienza e della storia, strettamente conside-  rato, ci dà i termini disparati e sconnessi e non il  vincolo di quei termini, i fatti compiuti e non la  legge del loro divenire. Il continuo sfugge alla sto-  ria: essa non ci dà che una moltitudine di vacui e  di discreti, tra i quali la mente umana riconosce un  ordine che reca la impronta della metafisica che  v’ è in lei, ossia di quella somma di concetti che  essa ha di già sulla natura degli esseri soggetti al  divenire storico. Ed ecco così che il realismo giu-  ridico, la filosofia del dritto genetica e fenomenolo-  gica vien meno del tutto al suo programma : non  solo V essere dei fenomeni giuridici, ma e il nasci-  li    Petronk    mento e il divenire di questi esseri esso ignora. Re-  siduo positivo della critica mossa alla filosofia è la  scepsi pura nel campo del dritto; una scepsi dog-  matica più cbe quella filosofia e elie non soddisfa  nò al criterio filosofico, nè alla esperienza.    GAP. III.    li positivismo giuridico ed il problema etico   della filosofia del dritto — Il dritto naturale.   »   Il dritto non è soltanto una idea ed una sostanza,  ma, altresì e soprattutto, una norma. Esso è idea  umana e, quindi, non è idea quiescente, ma forza,  nè solo anticipa l’essere, ma detta il dover essere.  È una idea imperativa per eccellenza ed, appunto  perchè tale, essa, ripeto, è forza: forza ideale e virtù  morale, s’intende, e non coercizione fisiologica o psi-  cologica.   La filosofia che attingeva lume da questi sovrani  criteri riconosceva, in correlazione al dritto positivo,  un dritto ideale: questo era per lei una legge e  quello un fatto; un fatto che desume il suo valore  dal rapporto che ha a quella legge, dall’essere esso  una forma di attuazione, d’ individuazione di quella  legge. Questo fatto poteva adequare, se non in tutto,  in buona parte quella legge, ma non l’adequava ne-  cessariamente: ed, in tutti i casi, il suo valore era  misurato dal limite di approssimazione al dettato di  quella legge. Astraendo il dritto positivo da quel  parziale contenuto ideale che vi sta dentro, da quello    212 —    die fa sì die esso sia non solo positivo ma dritto^  di quel diritto positivo non rimane, per la fìlosoiìa r  die il fatto bruto, indifferente, sfornito di significa-  zione. Così per la filosofia seguiva un doppio pro-  cesso: il dritto naturale conduceva al dritto positivo-  pel bisogno della sua effettuazione empirica ed il  dritto 'positivo rimenava al dritto naturale pel biso-  gno di un titulus jitris e di un sostrato razionale.  L’ un termine non era 1’ altro, ma aveva rapporto  air altro. Erano due correlata , non due contrari.  Perchè non erano tutt’ uno, legittima era la ragion  d’ essere dell’ uno e dell’altro ad un tempo, e, per-  chè erano tutt’ uno in qualche cosa, in qualche ri-  spetto, Fano dei dite non negava, non contraddiceva  assolutamente F altro. L’ ideale non era del tutto-  inaccessibile al reale e, perciò stesso, intrinseca-  mente difettivo ed erroneo : il reale non era del  tutto contrario all’ ideale e, quindi, assolutamente  ingiusto e condannevole. Questo rapporto che era  concepito tra i due termini faceva sì che Puno con-  ferisse all’ autorevolezza dell’altro. Il dritto positivo  attingeva la sua virtù imperativa dal dritto natu-  rale, ossia dall’esserne esso una varietà fenomenica,,  ed il dritto naturale desumeva da quello la possibi-  lità di trasferirsi, d’ individuarsi nei limiti del rela-  tivo e del condizionato, nella storia. Così la filosofìa  era tanto più vicina alla dialettica sapiente della  vita, quanto più era lontana dalla dialettica fanta-  siosa della logica; e come, nell’ ordine delle idee r  essa segnava la via di mezzo tra Pottimisino ed il  pessimismo, così, nell’ordine dei fatti, tra P umore  conservativo e P umore rivoluzionario. Il positivismo si atteggia anche qui, anzi soprat-  tutto qui, ad avversario reciso della filosofia. Come   »   nell’ ordine teoretico esso predica l’esclusione siste-  matica dell’ a priori e V apoteosi dell’ esperienza ut  sic, così nell’ ordine pratico esso dogmatizza l’esclii-  isione della norma doverosa e 1’ apoteosi del fatto.  Ed è giusto. L’ esperienza gl’ insegna l’ essere o  l’essere stato, non il dover essere: la storia non gli  dà che fatti o, tutt’al più, che leggi empiriche di  fatti: T evoluzione gli fornisce una legge di causa-  lità naturale che è la negazione recisa della legge  morale: nessuno dei criteri, ai quali esso fa ricorso,  gli suggerisce la nozione del dovere.   Tuttavia, poiché la necessità morale è un rap-  porto che è più facile escludere tacitamente, per  esigenza di sistema, che negare di professo, e poiché  il positivismo moderno é abbastanza raffinato per lu-  singarsi di fare a meno dei rapporti ideali della me-  tafisica (benché noi sia quanto é necessario per per-  suadersi della loro verità), esso si tiene ben lungi dal  rassegnarsi al puro fatto del dritto positivo ; bensì  non resiste alla tentazione di interpetrare questo fatto  in funzione di una legge che gli conferisca a priori  valore ideale ed assoluto. È dritto quello che é impo-  sto dai poteri coattivi ed é dritto in quanto e per-  chè è imposto ; ma, quest’ autorevolezza giuridica, se  coincide col fatto stesso del comando, non coincide  tuttavia col fatto del comando attuale , ed è conse-  guenza o espressione di una virtù presupposta nel  fatto del comando abituale , del comando in quanto  - comando. Il principio — est jus quia jussum ed  è la formula del positivismo e noi f abbiamo veduta assentita implicitamente e per ragion di contrasto  dal v. Jheriug e dal Daliu, professata espressamente dal Lasson e dal v. Kirchmann, idealeggi ata, in  omaggio allo psichismo , dal Bierling.   Quella forinola, per quanto positiva, implica un  sottinteso razionale. Ed il sottinteso è il seguente : il  fatto del comando è la sorgente appunto del dritto: o  altrimenti: l’essenza del dritto consiste nel comando.  Il positivismo lia, pertanto, anch’esso la spa massima:  1’ attitudine che esso assume di fronte al fatto non è  puramente passiva, o, se è tale, lo è o si avvisa di  esserlo coscientemente e razionalmente. Non v’è bi-  sogno di analisi minute per vedere quale e quanta  conferma indiretta, (conferma formale, s’intende) re-  chi questa massima del positivismo alla metafìsica  del dritto naturale. Il compito razionale del dritto  naturale non è propriamente escluso, ma applicato  ed atteggiato in modo diverso che prima; è una ma-  teria, nuova che si contrappone al contenuto antico  di quel dritto, non una nuova forma. La filosofìa  aveva per criterio conoscitivo del dritto naturale la    ragione indagatrice dei tini dell’ universo e della  natura morale dell’ uomo : il positivismo ha per suo  criterio l’esperienza immediata dei precetti del potere    positivo. La filosofìa aveva per principio ontologico del  dritto 1’ ordine morale della stessa natura dell’uomo    e degli stessi fini delle cose : il positivismo, invece,  il fatto stesso della coercizione potestativa, in quanto  tale : nell’ una come nell’ altro, le disposizioni posi-  tive sono un fatto che in tanto ha valore in quanto  gliel conferisce il rapporto vero o presunto di con-  formità di detto fatto ad una data legge o ad una     data massima. Varia solo il contenuto della massima  e della legge, che nella filosofìa è sintetico, dovechè  nel positivismo è analitico : perchè nell? una è at-  tinto altronde e nell’ altro è spremuto dal fatto stesso  delle disposizioni positive o, che è lo stesso, preim-  plicato, con dialettica a priori, nel fondo di esso  fatto.   E che la massima del positivismo si traduca in  un’ analisi vuota, in una petizione di principio, non  v’ è dubbio alcuno. La forza coattiva del comando è  criterio del dritto, solo perchè il dritto si è precon-  cepito come forza e forza fisiologica; solo perchè la  nozione di una potenza spirituale del dritto in quanto  dritto, ossia in quanto norma di ragione, si è anti-  cipatamente esclusa, come nozione che trascende l’e-  sperienza,* solo perchè si è posto o postulato, anzi  tempo, il principio che la forza, che noi intendiamo  morale , degl’ imperativi giuridici non si differenzia  dall’ attuazione materiale e dal successo di fatto ;  solo perchè si è stabilito antecedentemente che la  condotta dell’uomo non può essere determinata che  dai motivi empirici e psicologici della sanzione po-  sitiva ; solo perchè si è presupposto che il dritto  non è una idea, ma un fatto e che l’assenza del*  1’ attuazione del dritto è sempre ed in tutti i casi  assenza del contenuto e della virtù imperativa del  dritto stesso. Ed invero, se la coincidenza della forza,  etica con la forza fisica, del dritto col fatto, non  fosse un presupposto, onde e come il positivista si  farebbe a provarla ? Con T esperienza ? Ma l’espe-  rienza gli consegna il fatto semplice e nudo, la nuda  e semplice forza fìsica ; se e fino a che punto 1 uno e l’altra sieno dritto o forza morale, 1’ esperienza  non lo dice e non lo può dire, perchè ignora che è  dritto e che è forza morale. ]STè lo suffraga la sto-  ria, la quale può provare concludentemente la pre-  senza o meno dell’attuazione di fatto del dritto, non la  presenza o meno deila necessità di tale attuazione. Il  positivismo deve, per necessita di cose, far capo alla  speculazione, per dimostrare il suo assunto; se non  che, è appunto la speculazione che ne denunzia l’ille-  gittimità, perchè, se il dritto positivo ed il dritto natu-  rale sono termini semplicemente correlativi, il fatto  ed il dritto, la forza bruta e la forza morale sono  termini addirittura contradditori, tra i quali non vi  è presunzione di coincidenza o di accordo che tenga.   Portando poi la questione in altro campo, è bene  por mente che, per tacciare di sterilità la idea ed  il dritto e per predicare come sola forza viva delle  cose il potere coattivo e materiale (ed il convinci-  mento radicato di quella sterilità è il motivo psico-  logico che persuade al positivismo il culto del potere    coattivo) occorre aver dimenticato, o non aver co-  nosciuto e compreso giammai, quanto la forza spi-  rituale di talune idee universali, di alcune esigenze    morali, di    alcuni canoni giuridici sia    stata superiore,    nel corso della storia, alla forza materiale dei poteri    dominanti e quanti trionfi sulla tenacità di resistenza    dei tatti abbia ri portato tuttora la forza ideale del dritto.  Le quali conferme di fatto la filosofia le accetta e le    oppone  sorte di    agli avversari, senza, per altro, vincolare alla  esse la sua, perchè (è bene ripeterlo) la forza    ideale, la virtù imperativa del dritto è, per essa, in-  dipendente dal successo di fatto o dall* osservanza   <ìgì soggetti. Il (lovorG g dovere, clie lo si adoni pia  « no; e la violazione è un mero fatto che opera si  elie 1’ idea non divenga un fatto, ma non sì che  l’ idea cessi di essere idea. Doveehè il positivismo  da questa confusione tra idea e fatto prende le mosse  e questa confusione solleva a sistema. Suo assunto è  il seguente: 1’ idea non è idea perchè non è un fatto : o  altrimenti: l’ idea non esiste in quanto idea, perchè  non esiste in quanto fatto. Il qual paradosso non può  essere legittimato che da un sottinteso non meno  paradossale: l’idea non esiste come idea, se non in  quanto non è più idea.   Se, adunque, il secreto tentativo di conferire a  priori alla nuda forza materiale valore e contenuto  ideale cade nell’ insuccesso, vien meno altresì quel-  1’ apparenza di legittimità, onde il positivismo si fa-  ceva bello. La logica delle cose rimuove quella pre-  tesa dialettica del dritto con la forza, denudando  quest’ ultima di quell’ involucro spirituale nel quale  si veniva dissimulando. Ed allora ai positivisti si  pone un dilemma dal quale non vi è via di uscita:  o riconoscere la legittimità della nozione del dovere  e, quindi, rientrare nei termini della filosofìa del  dritto naturale, o professare apertamente 1’ immora-  lismo della forza (1). Perchè tra 1’ una cosa e 1’ altra   (1) Ist clas Recht nur Recht, uutorschieden von Willkiihr  mici Gewa.lt, wenn and soweit es eine dea Willen vcrjìjlichtcnde  Kraft in sich triigt, so Htellt sichjeder; der von Recht spricht  nnd Weiss was er sagt, auf dem ethischcn Stand]) nuli, aut doni  Boden des Scimollenden. Alle naturalistischen nnd miterialisti-  ficlien Doctrinen kdiìnen daher nur durch Iuconsequenz, dureli  Urklarheit und Confusion oder durch sophistische Rrsclileichun-,  gen vor der Identifìcirung von Recht und Gewalt siedi scliiit-  ze n — Vìvici — Naturrecht non v’è via di mezzo che tenga; il contrapposto tra  la physis ed il nomos, tra la necessità fìsica e la  necessità morale, è irriducibile: chi non voglia as-  sentire alla logica della seconda non può, ov 7 egli  abbia mediocremente a cuore la coerenza filosòfica,  rinunziare alla logica della prima. E, quando si con-  fessi apertamente che il titolo che fonda la legittimi-  tà esclusiva del diritto storico e positivo è laforza  materiale dei poteri governanti, allora noi non avre-  mo più alcunché da opporre e ci terremo paghi di  darci per vinti. Il problema, allora, non è più da  dibattere, nè da risolvere, perchè difetta quel consenti-  mento in un prius della ricerca, che pure è necessario  per sostenere una polemica qualsiasi. Il positivismo  potrà, a buon dritto, millantare il privilegio che go-  dono tutte le forme di scepsi assoluta, tutti i sistemi  negativi, tutte le demolizioni dottrinali della verità  e della natura: il privilegio di esser fuori della cri-  tica, perchè si è fuori della coscienza umana.    Se non che, di questa logica di sistema non tutti  sono accorti; ne sono, anzi, ignari pressoché tutti.  Ed è forse questa ignoranza il motivo della loro te-  nacità. Essi usurpano, senza volerlo deliberatamente,  le esigenze ed anche un po’ le soluzioni del dritto  naturale, lieti che una materia presa d 7 altronde risparmi ad essi la fatica ed il dolore di saggiare a  londo la insostenibilità del loro assunto originario.  Del resto questa apoteosi del dritto di fatto e del-    la forza non è il sèguito di    un proposito meditato    e rigorosamente positivo, ma di una esigenza tutta/  negativa che domina i nostri positivisti. La esclusi-  vità che essi appongono al dritto positivo, è la conseguenza della esclusione clic essi Inni fatto dian-  zi di alcune forme storiche del dritto naturale; for-  me storiche che essi hanno scambiato sul serio con  la sostanza stessa del dritto naturale, in orna ir-  gio a quel vecchio espediente solistico di fare  un fascio della scienza e degli scienziati, della  idea e delle applicazioni, dell’uso e dell’ abuso, del-  la realtà oggettiva e della percezione soggettiva. E  di sistemi o di concepimenti individuali o collettivi  di dritto naturale ve ne ha parecchi e di diversa  natura; onde la impresa d’ insinuare i propri criteri  positivisti tra una critica e 1’ altra di questo o quel  sistema sbagliato di dritto naturale sembra larga  prò metti tri ce di successi. Se non che, alla prima  analisi cui si sottoponga (e parlo di un’ analisi ele-  mentarissima e superficiale) quel termine polisenso  che è il diritto naturale , i successi del positivismo,  come di ogni cosa che poggia sovra un equivoco,  si dissipano d’ un tratto.   V’ ha anzitutto una forma di dritto naturale, la    quale, benché prenda le mosse dallo schematismo  universale della natura umana e dalla premessa del-  lo stato di natura, ha tuttavia carattere e tendenze  originariamente empiriche e si presenta non già  come una dottrina creativa di dritti o di esigen-  ze morali in contrapposto al dritto positivo, ma  piuttosto come una semplice astrazione ed ela-  borazione concettuale del dritto storico vigente: e  questa scuola procede dal secolo decimosettimo alla  seconda metà del decimottavo (1). V’ ha, indi, una    (1) Ciò è messo discretamente in luce dal Bergòohm  risprudenz u Recktspkilosopkie 1 . S. 160-168.    Ju-    altra forma di dritto naturalo, quella ohe, per abu-  sata terminologia si chiama diritto naturale (. Natur -  rechi) per antonomasia, ed è il diritto naturale del-  V AuJhUirung e della ragione, di cui è conosciuta la  storia assai più, forse, che il carattere e V indole  vera, che è razionalista nel metodo, subi etti vi sta nei  criteri, antistorico nelle esigenze, umanitario nel con-  tenuto; che e la scuola in cui il diritto nou è pi 11  astrazione o generalizzazione dell 7 esperienza storica,  ma un lofjo della ragione creativa, e nel quale lo  stato di natura è (almeno in quanto ha di meglio)  meno una premessa di fatto storico, che una ipote-  si razionale postulata a legittimare una data serie  di obbligazioni giuridiche o la possibilità stessa di  una obbligazione giuridica: che ha nel suo attivo e  nel suo passivo, ad un tempo, la dottrina (atteg-  giata in modo particolare) dei dritti delV uomo e la  grande rivoluzione. V 7 ha, poi, il dritto naturale  della filosofia perenne; che non è forma ma sostan-  za delle forme; che è anteriore, per ordine di tem-  po, così al Natur recht empirico come al Naturrecht  razionalistico e che non è nè l’uno nè 1’ altro, ben-  ché V uno e 1’ altro nella lor parte migliore si ap-  prossimino ad esso ; che emerge dalle profondità  della coscienza umana iu qualsiasi luogo ed in  qualsiasi tempo e che la cultura greca speculò non  meno che la cultura moderna; che non è patrimo-  nio di questa o quella filosofìa personale, ma della  tradizione storica ed impersonale della filosofia ;  che non è contrario sistematicamente al criterio sto-  rico, ma non lo è nemmeno al criterio speculativo;  che rifiuta la ragione, come virtù creativa delle cose, ma la tieu salda come potenza conoscitiva dei rap-  porti ideali e delle norme - imperative; che supera  il subietti vismo assoluto dell’ AujMarung , ma non  ne trae argomento a rinnegare le esigenze oggetti-  ve della coscienza umana come tale ; che è illumi-  nato da una concezione teleologica dell’universo e-  della vita, ma non profana per questo il suo fina-  lismo nelle aberrazioni del panteismo ottimista e  del pietismo storico; che si rappresenta i dritti del-  V uomo circoscritti dalla funzione correspettiva del  dovere, ma non sconosce la sostanza ed il valore im-  perativo dei dritti attinenti all’uomo come tale, anzi  questi diritti rivendica tuttora e consacra.   Ora è questo dritto naturale che, in nome della  filosofia, si oppone oggi al positivismo, perchè è esso  che segna il sostrato permanente delle forme stori-  che particolari; e questo dritto naturale è così lungi  dall’ essere posto a mal partito dalla critica che i  positivisti oppongono a questa o a quella forma  onde questo o quel filosofo, ovvero questa o quella  scuola di filosofi lo ha concepito: che anzi taluna  di quelle critiche se la potrebbe appropriare esso  stesso, senza infirmare per questo il suo contenuto  sostanziale. E dico a bella posta: taluna: perchè pa-    recchie, la maggior parte, di quelle critiche, sono  del tutto infondate. Quelle, in specie, che si dirigo-  no al dritto naturale razionalisti co, ossia al dritto  naturale , sono sì arbitrarie e, ad un tempo, sì pre-  tensiose che si rende urgente il bisogno di rintuz-  zarle in nome della sana e serena filosofìa. Di già  quel dritto naturale non ha avuto ancora, nella lotta  delle dottrine, quella piena giustizia, della quale i      torti innegabili, ina pur sempre largamente compen-  sati non gli scemano la legittima aspettazione. Da-  gli avversari, che lo fraintendono o lo giudicano  con criteri unilaterali, agli amici (cito tra questi lo  Spencer del The nxan versus thè stette e della Jnstice )  che ne appropriano quello che esso ha di men buo-  no, è tutta una gara ad abbuiarlo, a rimpicciolirlo,  a deformarlo: alla quale non poca parte confermai  suoi tempi, lo Stalli, per aver voluto, in omaggio  alla sua dialettica possente, predicare della sostanza  del dritto naturale le note e le categorie applicabili  al solo panlogismo Hegeliano, che si traduce, a sua  volta, in un sistema intrinsecamente realista e po-  sitivista (1).   È di moda, ad es., tacciarlo di astrazione con-  cettuale, abusando del doppio senso della parola  astrazione , e non si pensa che esso rappresenta pre-  cisamente il contrapposto di ogni astrazione con-  cettuale della realtà empirica, differenziandosi, ap-  punto per questo , da quel dritto naturale che  immediatamente lo precede. L’ astrazione non è  punto un procedimento trascendentale e sovraem-  pirico, come si crede comunemente: essa è, anzi,  una delle tappe del processo induttivo. L’astrazione  è, propriamente, un processo di semplificazione  logica dei dati empirici, non un criterio conoscitivo  che trascenda i dati stessi. Assumere la parola   Parrebbe averlo egli stesso confessato, là dove (Geschi-  chte der Recbtsphilosopliie S. 161, 162) illustra lo aspetto em-  pirico del haturrecht dichiarando apertamente che solo con  1 Hegel può dirsi « der ununterbrochene Faden logischer  Forderung durchgefuhrt. »  « astrazione » nel senso di una « intuizione » sovra-  eni pirica è assurdo: bisogna aver dimenticato così  l’etimologia del vocabolo (ab -strabere) come fi ana-  lisi del processo conoscitivo.   L astrazione è la via traverso la quale si per-  viene all’ universale logico: il quale universale logico  è 1’ unico sforzo cogitativo che si possa consentire  l’induttivismo e 1’ empirismo Se, adunque, astrazio-  ne non significa che questo, non è arduo vedere  quanto arbitraria sia la censura mossa al diritto  naturale. La ragione del Naturrecht è così poco ra-  gione astratta da una serie di concreti preconosciuti,  che anzi essa è una creazione, una conoscenza ex  novo ed intuitiva. Il diritto naturale è, nel fondo,  ont elogisti co: ond’ esso ha per suo criterio l’intuito  creativo della ragione, anziché l’esperienza del reale,  fi analisi, la riflessione, 1’ astrazione.   Il genus proximum dell’ uomo, ossia del soggetto  dei dritti connaturati, è, ivi, meno un residuo dei-  fi astrazione dalle differenze specifiche, ossia dalle  varietà contiagibili e storiche, che una speculazione  a priori e so vraem pirica delfi università reale della  natura umana. E dico che è tale nella sua esigenza  e nel suo interesse filosofico, senza punto giudicare  se quella esigenza o quell’ interesse siano stati sem-  pre e coerentemente soddisfatti. Ed è appunto dal-  1’ essere fi intuizione, fi Anschauung, il suo processo  ed il suo criterio, che segue la sua virtualità, sarei  per dire la sua impulsività etica. L’ astrazione è  puramente logica; è negazione esplicita della vita,  della forza, delfi attività, delfi ethos. Carattere del  dritto naturale è, invece, la sua potenza attiva, la sua forza suggestiva di riforme e creativa di rivol-  gimenti: suo prodotto immediato è quella obsessione  spirituale che investi V u mani ta, tiascinandola in  quel salto dal pensiero all’azione, dalFideale al reale,  dalla natura alla storia, vero salto nel buio, che fu  la rivoluzione. V’ lia bensì l’astrazione concettuale  anche nel dritto naturale: ma questa astrazione, an-  ziché essere il prodotto d’ una esigenza sovra-empi-  rica come si crede dai piu, è più presto la conse-  guenza naturale di quella iuiìltrazioue empirica che  vi si venne formando, allorché i suoi cultori, non  contenti di aver annunziato una serie di principi e  di averli speculati a priori , il che, metodicamente  parlando, era perfettamente giusto, vollero fare un  passo più oltre e costruire, per via di un'analisi  concettuale di quei principi, la serie degli atteggia-  menti concreti della vita giuridica. Per una simile  costruzione logica miglior presidio non si offeriva ad  essi che 1’ astrazione, ossia la semplificazione logica  dei concreti ottenuti dall’ esperienza. L’intuizione  non poteva servire alla bisogna, perche è proprio-  deli 7 intuizione cogliere i rapporti ideali e 1’ univer-  sale delle cose o, più brevemente, le idee, non i  concreti od i fenomeni. Essi, adunque, travagliati  da una esigenza empirica, fecero capo all’astrazione; e  dal mondo reale e dalle condizioni sociali ed economi-  co-politiche del tempo loro astrassero tutto un conte-  nuto storico e particolare, il qual contenuto essi  hanno predicato dell’ umanità intiera, jiervertendo,.  così, in universale logico, l’universale reale e, nella  indifferenza dialettica, 1’ unità della natura umana.  E qui che la critica dello Stali! e degli altri acerbi    rampognatoli coglie, senza dubbio, nel segno, ina non  già perchè il dritto naturale sia caduto nelle spe-  culazioni a priori della ragione, bensì perchè esso  è caduto nel circuito dell 7 analisi e dell 7 empirismo,  o, se l’astrazione si voglia assumere, per un momen-  to, nel senso che le conferiscono i nostri avversari,  non perchè essi abbiano astratto troppo, ma perchè  anzi hanno astratto troppo poco. La natura traccia  le linee fondamentali : i dettagli dell’ esecuzione li  lascia alla stòria ed alla volontà positiva. Il vero  dritto naturale ci dà una serie di criteri o di prin-  cipi del dritto, i quali sono, bensì, un dritto, ma  un dritto ideale e potenziale. Essi, quei criteri o  quei principi, sono un prerequisito del dritto feno-  menico, ma non sono ancora, propriamente parlando,  un dritto fenomenico bello e dato; il qual dritto è  la risultante complessa di condizioni empiriche, nel-  le quali quei principi e quei criteri s 7 individuano  ma non si consumano. Questo principio è eflicacemente illustrato, uon senza  per altro un po’ di formalismo, da A. Feuerbach « . . . . Das  Reclitsgesetz, obgleìch durch sich selbst aUc/emcinf/ultig. kanu  dennoch als blosses Vernini ftgesetz nicht allgemeingeltend wer-  den. Soli es wirklioh herrsclien. . , . so muss dieses Reehtsge-  setz aus dem Reicke dei* Vernunft in das Reich der Erfahrung,  aus der intelligiblen Welfc in die Welt der Sinne hiniibergetra-  geu. . . . werdeu. In dem Gesetze des Reehts erkenne idi nodi  nicht dio Reclite selbst, in ihm habe ich nur das Princip und  das Criterium ihrer Erkenntniss; dio Frage ; worin besteht das  rechtliche uberhaupt; nicht aber die Frage: was Rechtens sei  uuter diesel* oder jener Bedingung, in diesem odor jenem Vor-  hiiltnisse. ...» Ueber Philosophie und Empirie in ihrem Ver-  liiiltnisse zur positivon Rechtsvnssensckaft=Landshut 1801: p:  16 e segg.   Petrone     L’ esigenza empirica che deforma il dritto natu-  rale sta appunto in questo, nel serbarsi infedele al  suo assunto, nel sottoporre quello che dovrebbe es-  sere una speculazione del dritto naturale a quella  serie di condizioni alle quali è sottoposta la cono-  scenza del dritto fenomenico, nel trasferire alla no-  zione di quello le note che sono pertinenti alla no-  zione di questo; di guisa che essi muovano come  da un sottinteso: il presunto dritto naturale va trat-  tato alla stregua del dritto fenomenico.   Ad essi è mancata quella potenza o, forse meglio,  quella tenacità di tensione intellettiva che era neces-  saria per comprendere che il dritto naturale deve anzi  tutto rimanere dritto naturale, e che il giudizio sulla  esistenza di esso non deve essere sottoposto al re-  golo o al criterio moderatore dei giudizi sull’ esi-  stenza del dritto positivo. Anche qui, adunque, essi  sono in colpa non già per aver voluto far troppo di  dritto naturale, ma per averne fatto troppo poco; e  chi ha meno dritto di rampognarli di ciò è il positi-  vista. Ai principi del dritto naturale si potrebbe,  a buon dritto, torcere quel rimprovero che fece Ari-  stotele alle idee di Platone : essi, quei principi, sono  ipostasi intellettive delle realità fenomeniche indivi-  duali. Di qui 1’ aspetto malsano del dritto naturale :  la realtà della storia contorta in un falso schematis-  mo logico: quello che sarebbe dovuto essere storico  relativo provvisorio, rifuso in una forma logica uni-  versale e rappresentato come eterno, assoluto, im-  mutabile: la storia, insomma, negata come storia e  riaffermata come speculazione logica. Così, quel su-  biettivismo, che era la realtà di fatto del tempo dell’ AujUiirung > si predica come natura dell’ uomo  in tutti i tempi : alla proprietà ed al contratto si  conferisce quel contenuto rigidamente individualistico  che corrispondeva alle mire secrete del sistema eco-  nomico che si veniva affermando in quell’ ambiente  storico, del sistema capitalista (1) ; la nozione dei  dritti connaturati alterata e deformata dalla miscela  inconsulta di elementi positivi e di pretensioni e di  attribuzioni acquisite.   Gli si appone a colpa, altresì, la nozione dello  stato di natura. Ma, se lo assumere uno stato primi-  tivo della umanità governato da una legge spontanea  di natura e non da una legge o da un sistema di  leggi umane positive, se, dico, assumere questo stato  di natura a rigore di fatto storico può essere ed è  un abuso della mitologia, assumerlo, invece, come  una ipotesi lìlosohca, è, fuori dubbio, un processo  rigorosamente scientifico e fors’ anco metodicamente  necessario. Ogni pensatore che voglia differenziare  mediocremente il contenuto della vita sociale, che  voglia sceverare quello che è permanente da quello  che è transitorio, il substratum dai fenomeni, che  voglia discernere nettamente quello che in una data  associazione di persone va attribuito alla natura ori-  ginaria di ciascuno dei membri da quello che vi si è  venuto soprapponendo per la reciprocità d’ influsso  dei membri tra* loro e per tutto il tessuto dell’ azione  sociale, ogni pensatore, dico, che voglia fare tutto  questo, deve porre lo stato di natura e contrapporgli   (1) Cfr. il nostro libro « La terra nell’ odierna economia  capitalistica (Roma) lo stato sociale sopra v vegnente, deve distinguere lim-  pidamente l’uomo della natura dall’uomo della storia.  È superfluo qui ricordare lo Spencer, il quale a  questa astrazione dell’ uomo della natura dall’ uomo  della storia (che per lui, naturalista reciso, si con-  verte in un’ astrazione dell’ unità biologica dall’ unità  sociale) ha reso omaggio non solo nelle opere ultime  nelle quali egli restaura di professo il dritto naturale,   ' ma anche nelle opere anteriori, le quali segnano il  climax del suo pensiero filosòfico : il convincimento,  anzi, della legittimità di una contrapposizione del-  l’unità biologica alla unità storica, o, che per noi è  lo stesso, della legittimità di una ipotesi dello stato  di natura, è, forse, l’anello di congiunzione del suo  novissimo dritto naturale con la sua sociologia ed in  genere con tutta la sua filosofia sintetica, 1’ adden-  tellato dell’ uno nell’ altra. Ricordo, poi, un illustre  positi vista, come il Kirchmann, il quale ha esplicita-  mente riconosciuto la necessità che le scienze morali,  prive come sono del sussidio dell’esperimento, invo-  chino 1’ ausilio di ipotesi scientifiche per sopperire a  quel difetto, e, tra queste ipotesi, rivendica, di pro-  posito deliberato, quella dello stato di natura (1). Non   (1) Es.... ist die Wissenschaft der Sittlichen genothigt, nicht  bloss aut die sifctlichen Zustande der rohen und attesten Volker  mit besouderer Sorgfalt einzngehen, sondern sie muss noch  hinter die àltesten gesehiclitliclien Zustande zuriiekgehen und  durcli Hypothesen die einfachsten Zustande zu ermitteln suchen.  Diese Hypothesen kdnuen in ein phautastisches und fur die  Wissenschaft nutzloses Spiel ausarten : - allein mit Vorsicht  geiibt, ersetzen sie das Hulfsmittel der Experimente in der  Naturwissenschatt und sind nicht zu entbehren. Daher erklart es  8ich, das8 8chon Aristoteles und spdter die Begriinder des Natur-  1’ uso di questa ipotesi va, adunque, rimproverato al  dritto naturale, ma l’ abuso : ossia non la ipotesi  come ipotesi, ma la maniera particolare onde la si  atteggia.   Quanto poi all 7 altra nozione del contratto socia-  le , che è quella che più si rimprovera al dritto  naturale (e, tenuto conto delle conseguenze logiche  di essa, a buon dritto) va notato che nei più gran-  di cultori di quel dritto (cito ad es. il Kant) il con-  tratto sociale non è già un fatto storico, ma una  ipotesi razionale evocata a legittimare l’ordine giu-  ridico dei rapporti umani, anziché a scuoterlo e  corroderlo. La teoria del contratto sociale è la ri-  sultante di due fattori : del sottinteso o presupposto  contrattuale, secondo il quale unica fonte legittima  di obbligazione autorevole è il consenso dello stes-  so obbligato; e della esigenza, che animava i cul-  tori del dritto naturale, a legittimare il vincolo o  la serie dei vincoli sociali, anche quelli che non  lasciavano trapelare o supporre la presenza di un  consenso preesistente. Il contratto sociale è quel di  là dell’esperienza attuale, quell’ assolutamente prius  della storia, che sopperisce al difetto del consenso  attuale , con l’allegare una specie di consenso abi-  tuale , una Anerkenmmg , direbbe il Bierling, una mas-    rechts nùt TJrzmtanden des Memchen beginnen , welche uber die  Geschichte hinausreicheii. Der oft dagegen erhobene Tadel trifffc  nicht das Verfahren an sich, sondern nur den damit getrie-  benen Missbrauch. Es karrn desshalb auch hier dieses Mittel  nicht uiibeimtzt bleiben: aber die Vorsieht gebietet, es auf das  Nothwendige und Gewissere zu beschriinken. — Grimdbegrifte  sima dell’assenso. Il contratto sociale esprime quindi  la dialettica che il pensiero dei cultori del dritto  naturale ebbe tentato tra la premessa logica del  contrattualismo e le esigenze della conservazione  sociale, tra la invincolabilità assoluta della libertà  naturale, postulata come principio, ed il complesso-  dei vincoli sociali, riconosciuti come fatto. Il che  si deve al fatto , riconosciuto dallo stesso Stalli,,  che essi, se per la logica, sarei per dire per la  consequenziarità, del loro principio erano, o meglio  avrebbero dovuto essere, rivoluzionari , nel fondo  del loro pensiero e della tendenza loro erano, iu-  vece, conservatori: senza dubbio degl’ ingenui con-  servatori! (1). Ohe se si voglia porre a carico loro  appunto il non aver compreso che il vero stato na-  turale dell’ uomo è lo stato sociale, che non v’ ha  bisogno di una ipotesi razionale quale che sia per  legittimare vincoli sociali i quali si legittimano da  sè, che si pensi, almeno, che il torto innegabile    (1) Da» Naturrecht .... ist nachgiebig, wo es die Wirklich-  keit gegen sich hat, es liisst sich jeden Zustand gefallen und  sucht ihu dnrcli IJnterlegung einer stillschweigenden Einwilli-  guug zu rechtfertigen, uni sein theoretisches Interesse zu be-  friedigcn : die Revolution, dagegen, will die Macht der Wir-  klichkeit brechen, sie vernichtet jede Einrichtung , die uicht  aus ihreu reineu Vernunftbegriifen folgt. Ienes erdichtet fiir  jede Verfassung, die Mensehen liiitten sie gewollt, darait es si©  als frei denken kdnne, diese duldet keine Verfassung, die sie  niclit gewollt, dainit sie wirklich frei seyen. — Gesch. d. R.  phil. S. 290. Quest’ antitesi del dritto naturale alla rivoluzione  è licondotta dallo Stalli ad una causa diversa che da noi. Ma  ciò non conta: importa che quell’ antitesi sia stata riconosciu-  to da quel profondo intelletto.     — del dritto naturale va dovuto, in buona parte, alla  difficoltà di discernere i vincoli sociali, che sono  davvero conformi alle leggi della natura umana,  da quegli altri vincoli clic non sono tali. L 7 errore  loro, sarei per dire, è, in parte , un errore delle  cose. Niente più naturale all’ uomo dello stato so-  ciale e pure niente, ad un tempo, più violento di  esso (antitesi questa che deve essere stata colta  dal Manzoni, non ricordo più in qual punto delle  sue opere): perchè lo stato sociale, accanto ad una  serie di obbligazioni perfettamente legittime, perchè  perfettamente naturali, reca pure con sè (è il suo  lato debole come di ogui cosa di questo mondo) un  cumulo di coercizioni arbitrarie, giacobine , irrazio-  nali che la natura convellono, incatenano, deforma-  no. Che meraviglia, dopo ciò, che il dritto naturale  abbia colto questo secondo aspetto delle cose sol-  tanto e niun conto abbia tenuto del primo, di gui-  sa che si sia reputato in dovere di legittimare  quello che non sembrava legittimo a prima giunta  e di costruire con la volontà quello che non forni-  va la natura °ì Nei fenomeni di questo nostro mondo,  che non adempie in sè la perfezione e l 7 ideale, ma  della perfezione del di là è soltanto un baleno, v’è  tante e così aspre antitesi! ed è così facile invertire  un solo dei termini dell 7 antitesi nella realtà tutta  intiera !   Il dritto naturale può avere molti torti, ma que-  sti sono compensati ad usura dal molto di buono  che vi è dentro: da quella nozione di un dritto in-  dipendente dalla sanzione positiva e superiore ad  essa, che si attiene all’uomo in quanto uomo, che è patrimonio ind6Ì6bil6 della sna natura, quello ap-  punto die costituisce il suo essere di uomo, la sua  umanità. E V umanità-, ecco 1’ aspetto sano del di-  ritto naturale; che in esso è, fórse un universale  logico e formale, una formula del razionalismo del-  V Aujklàrung, ma (die si deve ad esso se sia potuto  divenire nella mente dei contemporanei e dei poste-  ri un universale reale. Prima che esso ravvivasse il  culto della personalità individuale, si vedeva questo  o quelV uomo, in questo o quel ceto, in questa o  quella condizione economica e sociale: grazie ad esso  si vide Tuo ino. Esagerò il suo assunto e cadde nello  individualismo: ma 1’ umanità gli deve saper grado  di questo individualismo, se da esso ha potuto spri-  gionarsi, con un processo di auto-correzione, la sana  individualità, ossia la dignità umana. In questo il  dritto naturale razionalistico si confonde col dritto  naturale assoluto della filosofia tradizionale; ed è la  espressione di quel dritto che ogni uomo possiede  come la parte più sacra di se stesso, che 1’ uomo  sente pria di conoscere ed aspira nell’atto stesso di  conoscerlo, che non si sa se sia più un sentimento  od un intuito, una idea od una volizione. Il dritto  naturale rientra, allora, nei termini della dottrina  cristiana, perchè il dritto dell’uomo è l’espressione  della preziosità inestimabile dell’ umana persona re-  denta da Cristo; e, come tale, è inoppugnabile,-e ri-  marrà tale senza fallo, finche non declini la coscien-  za morale dell’ umanità.   ^è io saprei per qual modo il positivismo, il  quale si è travagliato e si travaglia nella critica del  dritto naturale, possa col labile sostegno dei suoi angusti criteri oppugnarlo davvero. Un sistema die  predica V esperienza, come criterio scientifico esclu-  sivo, non lia altro argomento da opporci clic Questo:  il vostro preteso dritto naturale 1’ esperienza non  ce lo attesta; nessuno ci lia fatto toccar con mano  la sua esistenza nel passato, o nel presente; si può  metter pegno che nessuno ce ne farà toccar con  mano V esistenza nel futuro: il vostro dritto natu-  rale, adunque, non esiste. — Orbene questo argomento  è cosi innocuo che esso non tocca nemmeno il drit-  to naturale, nè i suoi cultori. I quali potranno ben  rispondervi: sapevamcelo ! ma il nostro dritto natu-  rale è quello che è, appunto perchè noìi è feno-  menico, ossia oggetto di esperienza. Koi siamo  si poco scossi dal vostro raziocinio che lo abbiamo  prevenuto: il dritto naturale è, per noi, una idea e  non necessariamente un fatto, un dover essere e  non un essere, una necessità morale e non una cosa  empiricamente esistente.   Ohe il dritto naturale sia esistito o meno nelle  condizioni dell’ esperienza e della storia, che sia  stato attuato o individuato da 'questo o quel dritto  positivo, a noi importa, a rigor di termini, poco;  perchè il nostro quesito non è se esso esista o sia  esistito davvero, ma se debba esistere: onde 1 inesi-  stenza di fatto di esso non è argomento contrario  alla nostra teoria, come non le sarebbe argomento  favorevole la sua esistenza. Quando, in nome del  criterio sperimentale, si esclude la nozione del diit-  to naturale, si cade in una petizione di principio.  Si dà per provato quello che si doveva appunto  provare: che unico criterio conoscitivo della esistenza    0    n    delle cose sia l’esperienza, o, meglio ancora, che non  vi sia altra forma di esistenza che la esistenza empirica.  Ed in questa petizione di principio si risolve tutta la  critica esercitata dal positivismo sul dritto naturale.  Gli studi di filosofìa del dritto del Wallaschek e più  di tutto il libro recentissimo del Bergbolim, nel  quale è condotto un esame molto accurato del drit*-  to naturale (1), sono piene di argomentazioni sup-  pergiù del contenuto e del valore della seguente,  tormolata dal primo di quegli scrittori: Ausser dem  bestehenden Rechi gìebt es Icein anderes Recht , demi  es ist ein Widerspnich , anzunelimen , dass, ausser  dem bestehenden Recht, nodi ein Rcclit bestelit , das  nicht bestelit (2). É chiaro che un simile modo di  ragionare è il portato logico della ideologia positi-  vista, come è chiaro che ivi si confondono malac-  cortamente duo cose, che vanno divise o distinte, o,  almeno, sulla diversità o pluralità delle quali vol-  geva appuntò il quesito. L’ esistenza empirica delle  cose va distinta dalla esistenza metafìsica delle cose  stesse. Ora è appunto a questa esistenza metafisica che  fanno accenno i rivendicatori del dritto naturale.  Ai quali inopportunamente si fa rimprovero di as-  surdo paradossale, con una proposizione sofìstica di-  quel genere, dove il verbo essere vien preso in un  membro in un senso e nell’altro in un altro.  Line andere ivichtige Frage bleibt ja immer , ob  das Recht, das bestelit , aneli bestehen solite , aber  der Bcgrijj des Rechtes, das sein soli, darf nicht verwechselt werden mit dem , das thatsàchlich vorhanden  ist, und nur dieses letztere ist Recht , das erstere soli  es sein (1). Ma, di grazia, quando mai il dritto na-  turale ha preteso di affermare la sua esistenza em-  pirica di fatto , ossia la sua esistenza di diritto  positivo? Esso ha sempre preteso di essere quello  che è, e quando ha detto: io sono: intendeva dire,  non già: io esisto davvero: ma: io debbo esistere.  L’ essere del dritto naturale è precisamente il dover  essere: il dritto naturale' è una norma ed è come  norma, cioè a dire come dover essere. Che non sia  punto un fatto, il primo ad esserne persuaso è esso  stesso. Appunto perchè non esiste necessariamente  nelle leggi positive, esso rivendica il suo dritto di  esistere. Ed in questo dritto ad esistere, non già  nell’ esistere davvero è riposto il suo essere. È ve-  ramente deplorabile che questi principi così elemen-  tari debbano essere ribaditi quando pareva che nes-  suno potesse dubitarne!   L’ empirismo è così scarso di prove contro il  dritto naturale, ch’esso non può neanche fermare  assolutamente che quel dritto non sia possibile  nelle stesse condizioni future dell’ esperienza. Vale  a dire, esso non solo non ha autorità di asserire che  il dritto naturale non sia . ovvero non debba esistere ,  ma non ne ha nemmeno per assicurare che esso non  possa esistere. Perchè il possibile ed il futuro ecce-  de il potere dell’ esperienza, la quale è limitata al  passato ed al presente; il poter essere o il sarà sono  quasi così lungi dal poter essere affermati e negati  dal positivismo che aspiri ad essere logico, quanto lo è il dover essere (1). Esclusa, così, la possibili-  tà di uno di quei richiami al futuro che sono tra i  ripieghi prediletti dell’ empirismo, toltogli il modo  di dettar legge alla storia, ad esso non resta che  contenere le sue negazioni nella sfera del presente.  Allora la scepsi che esso esercita sul dritto natu-  rale va formolata nella tesi seguente: il dritto na-  turale non esiste come dritto naturale, perchè non  esiste come dritto positivo : una tesi sbalordi toia  che presuppone, in chi la . sostiene, il difetto asso-  luto della più elementare analisi ideologica e che  segna, mi si lasci dire la parola, la vera bancarotta  del positivismo giuridico.  Stammler. Igino Petrone. Petrone. Keywords: determinismo, l’eroe, Ennea, eroe stoico, l’eroe sannita, il sannio, la lega sannitica, spirito, inerza della volonta, due direzioni dell’inerzia della volonta, contro Gentile, contro Nietzsche, umano, non sovrumano, filosofia del diritto, lo spirito, liberta dello spirito, il limite della pscogenesi della morale, il principio dell’amore proprio, il principio della benevolenza, amore proprio conversazionale, benevolenza conversazionale, il sentimento morale, filosofia del diritto, communismo giuridico, la simplificazione di labriola, contro labriola, criticismo, idealism critico, meditazioni di un idealista, GENTILE contro Petrone., Croce contro Petrone; l’identita sannia, psicologia del sannita, i romani contro i sannita, la prima guerra sannita, la seconda guerra sannita, la terza guerra sannita; la repubblica romana, l’espansionismo dei romani nell’Italia, I romani contro i sanniti; bassorilievo dei sanniti, i liguri e i sanniti, le popolazione italiche, economia e psicologia del Molise, il sannio, la complessità dello spirito della filosofia italiana; il linguaggio sannita; il linguaggio umbro, il linguaggio osco; il linguaggio falisco, limosano, musanum, limosanum; un stato mercantile chiuse, Fichte contro Marx, Nietzsche, il valore della vita, il problema morale, la filosofia del diritto, diritto positivo, diritto naturale, la filosofia politica nel criticismo, azione, l’etica e l’ascetica, l’etica dell’eroe come azione, l’energia dello spirito contro l’inerza della volonta – l’inerza della volonta nell’elezione dei fini; l’inerza della volonta nell’elezione dei mezzi; il spirito contro la volonta, i limiti dei determinismo, l’indeterminismo dello spirito, la causa dello spirito, causa spirituale dell’agire umano, lo spirito umano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Petrone” – The Swimming-Pool Library. Petrone.

 

Grice e Pezzarossa: la fisica, la geografia e l'astronomia, sposate insieme, fanno sì che un italiano discopra il nuovo continente, ed un altro italiano gl’imponga il nome. l’eloquenza lombarda – l’implicature conversazionali – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mantova). Filosofo italiano. Grice: “He wrote a LOT! Including a study (or ‘ragionamento,’ as the Italians call it) on the spirit (spirito) of Italian philosophy, which reminded me of Warnock, the irishman, and his search for the soul of English philosophy!” -- Giuseppe Pezzarossa (o Pezza-Rossa – Grice: “In which case, he is in the “R”s”). Studia a Mantova. Insegna a Mantova. Co-involto nella repressione che porta al martirio di Belfiore. D’idee tendenzialmente liberali e  preoccupato sulle condizioni sociali disagiate create dalla sorgente rivoluzione industriale che pure ai suoi occhi rappresenta un'occasione di progresso. La pubblicazione del suo saggio di filosofia gli procura guai con la congregazione dell'indice. Partecipa attivamente ai moti. Condanato al carcere. Pezza-Rossa e uno dei XX che partecipano alla riunione costitutiva del comitato rivoluzionario. Saggi: “Critica della filosofia morale” (Milano, Stamperia Reale); “Lo spirito della nazione italiana” (Mantova, Elmucci); “Saggi di filosofia” (Mantova, Caranenti). C. Cipolla, Belfiore I comitati insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a Mantova” (Milano, Angeli); Pavesi, Il confronto fra don Tazzoli e don Pezza-Rossa in una prospettiva filosofica, in Tazzoli e il socialismo Lombardo” (Milano, Angeli). La prova sull’esistenza esteriore. Confutazione dello scessi. ALIGHIERI e la filosofia. Lo spirito della filosofia italiana. Sistema di psicologia empirica. Il fondamento, il processo e il sistema della umana esistenza. Il sistema politico e sociale della nazione italiana; il sucidio, il sacrifizio della vita e il duello, supra il suicidio; “La grammatica ideo-logica; ossia, la legge comune d’ogni parlare dedotta da quella del pensare” (Milano); la Facolta inventrice. I romani vinti dai longobardi conservano la proppia legge. La filosofia dell’esperienza. Il metodo sperimentale. Lo Spirito della filosofia italiana. Ragionamento. Mantova. L'Autore non pretende io questo Ragionamento a novità di principii, nè a confutazione di scuole, ma lo vien cercando le varie fasi della italiana filosofia e lo spirito, che la condusse al grande rinnovamento opera tosi nel secolo di GALILEI. Da Pitagora a Leone X , durante la fortuna romana, nelle tenebre della barbarie, esotto il giogo della scolastica, gli parve discontrare, quando più, quando meno, sempre conosciute e conservate le tracce del metodo vero e positivo, ed intorno a questo espone le proprie impressioni, così semplicemente come le ha a sentire.  dome che dimostra la modestia dei padri nostri, i quali, non del Pezza-Rossa, Prof. Giuseppe. Parlando dell'antichità della filosofia italiana, osserva come l'Italia è la prima che da a questa scienza un sistema, e le impose un nome. Acume e   vero conoscitori, ma piuttosto amici del vero s'intitolarono. Le basi principalidelloro metodo consiste nell'esperienza e nella osservazione. Fanno quindi un altro passo onde meglio procedere nella investigazione delle verità, ed è quello di riconoscere l'ufficio che la ragione esercita sopra i fatti, sì nel mondo esteriore che nell'interiore, sendochè, non al senso, ma alla sola ragione è dato il giudicare. Di questo modo l'antica nostra filosofia seppe dare ai sensi, si sentimenti ed alla ragione ciò che loro compete, e impede che i primi si levano al di sopra della seconda, e questa rifiuta l'autorità e la potenza di quelli. Così dei secoli anteriori al dominio romano. Ma la prevalenza delle scuole straniere non tarda molto a comprimere la scuola nazionale, e la sopravveguente barbarie la fa quasi dimenticare, sebbene del tutto non la spegna. Senonche, colla conquista del mondo sube le influenze filosofiche dei popoli conquistati, accetta dottrine d'ogni maniera, egizie, asiatiche, druidiche, ma greche sopra tutto; e de fe' tale un amalgama che a stento potrebbe chiamarsi “filosofia”; o a meglio dire, ciascuno appigliossi a quella scuola, che meglio sffacevasi alle sue tendenze. Pare strano, ma è pur vero, Roma corrotta, e degenerata nei costumi, affaticossi particolarmente a rialzar la morale, non tanto forse per rilevarla daddovero, quanto per palliar meglio col suo manto la nutrita liceoza, testimonio Sede ca. La scuola pitagorica, odiata, ma temuta e ammirata, appalesavasi quindi di tratto in tratto nelle manifestazioni di alcune anime forti. E CATONE, il censore, va me a capo della nobile schiera. Il nome di pitagorico non mai cessa dal significare uomo virtuoso e incorrotto. La qual indole morale e severa, dice il Pezza Rossa, sotto cui presentossi la filosofia italiana, fa si ch'essa non venisse dal nascente Cristianesimo tanto combattuta, quanto lo furono tutte le altre. Il Cristianesimo infatti sorgea potente e divino, non figlio del l'umano pensiero, ma avvolto nel manto dei flosofi, ma rivelatore della semplice verità. Al suo mostrarsi, tutte le scuole cadute erano in basso, e le poche verità, alle quali eran gionte, rimanevano dalle violenti polemiche siffattamente svisate, che impossibile omai tornava l’osceverare con certezza il vero dal falso. Ami carle fra loro, no concedevan le gare e i particolari interessi; ricondurle alla pristina semplicità, è impresa da nemmeno tentarsi. Che fa dunque il Cristianesimo? Egli indisse guerra a tutte più o meno le speculative dottrine, mostra che fallacierano, disutilieper piciose, e colla santità della propria morale fonda la prima di tutte le filosofie: quest'è la filosofia delle azioni. Scaduta la parte speculativa, non rimaneva all' italiana filosofia che la parte pratica, la parte da lei coltivata sempre con severa costanza e che meglio poteva rispondere agl'insegnamenti cristiani. Apollonio infatti, di cui Girolamo dice ch'è un prodigio inudito, degno di esser conosciuto in tutt’i secoli, avuto dal popolo in concetto di mago, ma filosofo reputato dalla gente di senno, Apollonio chiede a sè medesimo che cosa vogliasi in un filosofo per essere veramente pitagorico? E quindi risponde. Richiedersi elevazione d’animo, gravità, costanza, buona fama, sincera amicizia, frugalità, pace, e virtù. Fregiato di così belli ornamenti, il pitagorismo si propone in morale un lodevole fine, il perfezionamento della umana natura, risultante dallo speciale perfezionamento di ciascun individuo. Nessun'altra filosofia poteva meglio consonare al vangelo. I primi sapienti del Cristianesimo, prima di edificare, trovarono però di dover distruggere il vecchio edifizio fin dalle fondamenta, e gridarono contro ogni filosofia. Tertulliano ed Origene vogliono che, dopo il vangelo, non  più mhaestieri di ricerche, nè di curiosità dopo Cristo. Nessuna scuola è da principio ri. Se non che, distrutta colla dialettica l'arte del ragionare, e affidati gl’uomini al solo senso comune, in mezzo all'incipiente barbarie, nulla presentavasi tanto naturale quanto la scessi: e questa infatti mostrossi. È noto che sotto il nome della scessi, spesso è insegnato a sprezzare vergognosi pregiudizii. Non devesi scordare che il dubbio è il padre della civiltà; e che, se il secolo di Cartesio è di GALILEI avesse ardito dubitare, le scienze e le arti non sarebbero per anche ripste. Foperò una scessi di sola teoria, doo di pratica; stette del pensiero, non nelle azioni: e perciò, s'egli da l'ultimo crollo alla filosofia speculativa, non porta alla morale un grave nocumento. Ed è appunto nella morale che la italiana filosofia sopravvive. Il grande BOEZIO vide l'estrema bassezza, in cui la sapienza era caduta, e saggiamente pensa a raccorre in un sol corpo le positive cognizioni, che dal gusto generale si sono salvate, e qual breve enciclopedia de’ suoi tempi le presertò sotto l'smabile nome: De interpretatione e Consolazione della filosofia. Nomeche in sè solo abbraccia il carattere di tutta up'êra. Cbi cerca le cagioni, in forza delle quali stelte viva, anche nei secoli detti barbari, la pratica filo  sparmiata: l'acqua di Talete, l'infinito di Anassimaddro, il fuoco d'Eraclito, l'omeomeria di Anassagora, l'etere infinito di Archelao, i numeri di Pitagora, gl’atomi di Epicuro, gl’elementi di Empedocle -- tutte in somma le antiche speculazioni furono guerreggiate. I santi padri non lemono chiamar sogoi molti pensieri di Aristotile, del Lizio, molti di Platone delirii dell’Accademia. Ma in quello che gl’ecclesiastici scrittori studiano le scuole per combatterle, non poteano a meno di scontrarsi qua e colà in principii verissimi, ai quali non si poteva niegare adesione, e questi raccogliendo insieme e collocandoli sotto il patrocinio del vangelo, se ne giovarono a comprovare l'armonia del vero filosofico col religioso. leo non  sofia, le troverebbe in parte della politica stessa de' barbari invasori. Semplici e rozzi, cupidi solo di bottino, occupano solo il territorio, lasciando ai XX eleggi, e costumi, e religione, mutando l'aspetto materiale, non quello degli spiriti; sia che l'ignoranza li rendesse inetti a far mutamenti, o sia che li movesse rispetto per genti tanto più umane, sebbene meno forti di loro. Oode che procede codesta loro maniera di conquista, o da calcolo, o da impotenza, egli è certo che recarono desolazione senza recare alcuna propria filosofia: a tal che la italiana , accompagnata da toote altre in epoca di prosperità, ma sola rimasta in quella della sventura, anzichè cedere e prostrarsi, potè parificarsi, alla guisa dell'oro sul crogiuolo, e spogliarsi di quelle macchie, che la fortuna le ha apportate. Passa quindi la dimostrare come la buona filosofia pratica comincia a fruttare anche ottima teoria, sebbene il risorgimento fosse ritardato dalla scolastica, ed impedito dall’accademia. Or ecco le vie, egli ripiglia, per le quali gradatamente lo spirito filosofico avanza, guadagnando sempre terreno. Il Leoni coavea, pel primo, portato allo stu dio padovano la cognizione di Aristotile genuino del Lizio, e mostra to come inscientemente lo siavea contorto e dinon sue dottrine fatto maestro. Quando sorge quel potente ingegno di Pomponaccio [POMPONAZZI (si veda)] che si dove riguardare siccome il quinto anello della gran catena filosotica italiana, dopo Pitagora, CATONE, BOEZIO ed ALIGHIERI. Pigmeo di corpo, ma di spirito gigante, penetra meglio che altri nello spirito della patria filosofia, e siccome, a farla rinascere, convene, prim ad’ogni altra cosa, abbattere il colosso peripatetico del LIZIO, egli coraggiosamente sostende che, secondo Aristotile nel Lizio, voluto sostegno della morale e della religione, potevasi dimostrare l'anima non essere immortale, miracoli non potersi dare, non vi essere provvidenza, ma in ogni cosa dominare il destino. Strabiliarono tutti a conclusioni di tanta conseguenza, e  pretesero che da lui solo derivassero tali dottrine, dal peripato del LIZIO non mai. Accagionarono di empietà il gran mantovano, che ha senza dubbio incontrata lama la ventura, se il cielo non avesse posto a capo della chiesa on Leone X , e datogli un BEMPO per consigliere. La sapienza e la tolleranza medicea permisero al POMPONACCIO quello che prima non è stato permesso, separare dalla teologia la filosofia, conduce una linea di confine tra gl’obbietti della fede e quelli della ragione. L'esempio del gran maestro fa seguito da numerosi discepoli, tra quali hanno fama Scaligero, Sepulveda, Porzio, Benamico, Giovio, e da Cardinali, Contarini, cioè, e Gonzaga. È imitato con isforzi contemporanei da Cesalpino, da Cremonino, da Zabarella, e forse da quel Vanini, che, mal comprendendo Pomponaccio, spinge lo sfrenato ingegno allo stremo, e corge la miseranda fioe che tutti sanno. Imper ciocche, gli è pur mestieri confessarlo, la fortuna del primo e la sinistra interpretazione de'suoi principii, non solo a tutti ispira coraggio, ma ad alcuni fio an che baldanza. Tale si fa CARDANO, a cui la fecondità del genio troppe più idee somministra di quelle che il suo giudizio puo ordinare. Ma dice: loslu dio della natura doversi ridurre all'arte ed alla fatica, e però venne salutato come l'uomo delle invensioni. Tale BRUNO, che proclama sfrenatamente la filosofia del dubbio, filosofia che ovunque dissemina, viaggiando Italia, Francia, Alemagna , e che fu poscia da Cartesio abbracciata e sviluppata con tanta gloria, com’ha a confessare lo giudice non sospetto, Leibnizio. Si ridestarono allora i principali pensieri de’ pitagorici, e meravigliando si conosce che la flosofia italiana, in tutte le sue fasi da CATONE IL CENSORE ad oggi, e io tatte le sue manifestazioni, non ha all'ultimo che un fondo solo, il metodo esperitivo e naturale. A questo metodo avvia l’Italia VALLA, e NIZZOLIO, ed ACONZIO, e POLIZIANO, e finalmente CAMPANELLA, che, vent’appi, sale in bigoncia, e disputa con tanta forza contro le fallacie scolastiche, che i vecchi sclamarono maravigliati: essere in lui passato lo spirito di TELESIO. Egli sostende che il senso è un fondamento della scienza, che dalla dimostrazione positiva e sensibile vasce la intellettiva, perciocchè sentire è sapere. La ragione tanto essere più certa, quanto più al senso vicina. Non però doversi andare cogli empirici che pretendono ragionare per le sole apparenze variabili, accidentali, sfuggevolissime, ma sìanche dietro verità costanti, che badoo principio nell'anteriore sentimento, e del testimonio di tutti gl’uomini. Con longbe e perigliose fatiche giunse quindi f palmente l’Italia a ridur in principii quello, che in pratica ha sempre tenuto. Scaddero allora i sillogismi, le formole, le categorie, le ipotesi, gl’a priori, con totti gl’altri vincoli della ragione, e sostenuto dall' analisi e dall'esperienza, il nuovo metodo spiega il volo alle più eccelse scoperie. Alla scuola italiana attiose Copernico il suo sistema astronomico, da Galilei poscia rivendicato. Da GALILEI che mostra immobile e improntato di macchie il sole, e Giove di satelliti circondato. Da Galileo, che, per mezzo di nuove lenti, interroga l'armonia misteriosa dei cieli, e con esperimenti sorprende la patora nei segreti delle arcane sue leggi. RUBERTI TORRICELLI, colla invenzione de’ barometri e de’ microscopii, apporta alla fisica novella vita. Cavalieri, Maurolico e Tartaglia rendano fruttuose le matematiche colle applicazioni. VINCI (si veda) dà buona legge all'estetica. Buonarotti, l'uomo delle IV anime, fisa il buon gusto nelle arti. MACHIAVELLI scopre ai sudditi ei ai regnanti i segreti della politica. L’accademia del cimento affatica senza posa delle esperienze, le dabbie verità rischiara, e le certe diffonde. La fisica, la geografia e l'astronomia, sposate insieme, fanno sì che un italiano discopra il nuovo continente, ed un altro italiano gl’imponga il nome. Ogoi arte insomma, ogni scienza, ogni di sciplina quasi per incanto risorge. Ed è cosa per verità sorprendente il vedere nei dettati di quell'epoca gloriosa tanta copiosità di filosofie, da contenere, quasi in germe, tutte le altre scoperte verificate dappoi. Conserviamo adunque, conclude l'autore, il prezioso retaggio, che da’ nostri maggiori ci è tramandato e, che più è, adoperiamo di renderlo fruttuoso. Accioc chè, dopo aver portata agl’altri la scienza, non venghiamo giustamente paragonati alle nubi, le quali si disfanno in quel medesimo che d'amica pioggia fecondano le campagne. Esponendo i proprii pensamenti, il Pezza-Rossa, con singolare modestia, non si erige a filosofo, ma stimola ed invoglia gl’altri a frugare in questa materia, pago di poter dimostrare che noi siamo ricchi di tanta domestica dottrina da non invidiare la forestiera. Che il buon metodo non l'abbiamo a cercare lontano. E che sarebbe ingratitudine il disconoscere l’antica sapienza di CATONE IL CENSORE, da cui tutto surge, per seguire alcune splendide fantasie oltra-montane. Giuseppe Pezza-Rossa. Giuseppe Pezzarossa. Pezzarossa. Keywords: il martirio di Belfiore; lo spirito della nazione italiana; eloquenza lombarda. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pezzarossa” – The Swimming-Pool Library. Pezzarossa.

 

Grice e Pezzella: Cesare deve morire – l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “I like Pezzella – His “La memoria del possibile” would make Benjamin think twice! – and I do not mean HIS Benjamin, but mine!” Si laurea a Pisa con una tesi su Benjamin. Presso la Scuola Normale Superiore diviene ricercatore di ruolo. Collabora a un seminario con Derrida. Consegue sotto la tutela di Marin il doctorat a Parigi (Grice: “the reason why which few consider him Italian!”) e il DEA in Réalisation cinématographique seguendo i corsi diretti dal documentarista Rouch a Nanterre. Insegna estetica ed estetica del cinema. Tenne un seminario a Parigi in collaborazione con Michaud. È redattore della rivista Altra-parola e collabora col centro per la riforma dello stato a Firenze. La filosofia di Benjamin e quella di Debord sono punti di riferimento della sua propria. Studia la persistenza delle forme del mito all’interno della modernità -- e in tal senso si occupa di Bachofen, introducendo Il simbolismo funerario degl’antichi, col sostegno del Warburg Institut di Londra. L’intersezione tra mondo mitico e modernità estrema lo porta a interessarsi della poesia e del pensiero di Hölderlin e della scuola di Francoforte. Vicino alla tradizione della filosofia dialettica, apprezza soprattutto la versione esistenziale che ne viene data nella filosofia dopo i seminari di Kojève su Hegel. Di Benjamin considera soprattutto la polarità tra immagine di sogno e immagine dialettica, che utilizza come strumento interpretativo di opere cinematografiche e letterarie (cfr. La memoria del possibile e Insorgenze). Per P., lo spettacolo –nella formulazione teorica che ne da Debord -- è la forma di vita dominante del capitalismo, in particolare della sua industria culturale e del cinema. Secondo la terminologia usata nel saggio su estetica del cinema, distingue lo stereotipo spettacolare dalla forma critico-espressive. Si è interessato all’intersezione fra tematiche politiche e psicoanalitiche: la dialettica del riconoscimento, la formazione della soggettività nel capitalismo, l’incidenza dei traumi storici collettivi sulla psiche individuale -- cfr. il saggio sulla voce minima. Esplora la filosofia politica d’Abensour, con cui condivide la rivalutazione del pensiero utopico e la rivalutazione del socialismo come prospettiva politica alternativa al populismo. Collabora alla redazione e all’edizione dei volumi di Altro Novecento. Comunismo eretico e pensiero critico, per conto della Fondazione Micheletti di Brescia. Altri saggi: “L'immagine dialettica” (ETS, Pisa); “Il tragico” (Il Mulino, Bologna); “Conversazione di Narcisso con Narcisso – Conversazione con me”  (Manifesto, Roma); “Il volto di Marilyn” (Manifesto, Roma); “La memoria del possibile” (Jaca, Milano); “Estetica del cinema” (Mulino, Bologna); “Insorgenza” (Jaca, Milano, “Le nubi di Bor” (Zona, Arezzo); “La voce minima. Trauma e memoria storica” (Manifesto, Roma); “Altrenapoli” (Rosemberg, Torino”; “I fantasmi” (Cattedrale, Ancona); “Il volto dell’altro”; “L’ospite ingrate” (Quodlibet, Macerata); “I corpi del potere” (Jaca, Milano);  “Repubblica”; “Il bene comune” (Il Ponte); “Gli spettri del capitale” (Il Ponte); “Il tempo del possible”; “Attualità della Comune di Parigi” (Il Ponte); Utopia e insorgenza. Per Abensour”; “Altraparola, Micheletti, Brescia); Alle frontiere del capitale. Comunismo eretico e pensiero critico, Jaca, Milano. Pezzella. Keywords: Cesare deve morire, Narcisso, “conversations with myself”, Antonino, nubi di Bor, Freud, Narcissismus -- Refs.: Luigi Speranza: “Grice, Pezzella, Benjamin and Benjamin: la memoria del possibile,” Villa Grice – The Swimming-Pool Library. Pezzella.

 

Grice e Piana: l’implicature conversazionali dei merli – filosofia italiana – Luigi Speranza (Casale Monferrato). Filosofo italiano. Grice: “I never cease to get moved when I read Piana’s notes, “Il canto del merlo”! That’s the way to do philosophy of music – the Italianate warmth so strange and contrasting to the coldness of Scruton!” Insegna filosofia a Milano e Pietrabianca di Sangineto. Allievo di PACI, sotto il quale elabora la sua dissertazione sulle opere inedite di Husserl. La sua posizione filosofica è caratterizzata dal concetto di fenomenologia -- strutturalismo fenomenologico -- influenzato particolarmente da Husserl, Wittgenstein, e Bachelard. Alcune indicazioni sullo strutturalismo fenomenologico sono contenute in “L'idea di uno strutturalismo fenomenologico”. La sua filosofia è orientata verso la conoscenza, la musica e i campi della percezione e immaginazione. Allievi di P. sono Basso, Civita, Costa, Franzini, Serra, e Spinicci.  Uno dei più acuti e originali filosofi italiani – L’Unità -- uno dei più interessanti interpreti e prosecutori, in Italia, dell'indirizzo fenomenologico -- Paese Sera. Tra i più lucidi, originali e fecondi fenomenologi italiani" -- "L'idea di Europa e le responsabilità della filosofia". Vede l'esperienza della fenomenologia di Husserl che costituì il centro d'interesse di un grande maestro come Paci. Non è il caso qui di tracciare mappe di quelle vicende, credo però che non sarebbe sbagliato sostenere che P., in quel gioco delle parti, che è sempre l'apertura di un'esperienza plurale sul suggerimento di un filosofo autentico, si è preso quella del fenomenologo più prossimo ai temi duri di Husserl, agl’obbiettivi che stabiliscono la teoreticità della ricerca fenomenologica come tratto distintivo ed essenziale rispetto ad altre figure di pensiero -- L'Unità. Illustre filosofo della musica  -- in "Il significato della musica", relazione al convegno 'Approcci semiotico-testologici ai testi multimediali', Macerata. In un intervento letto durante un convegno tenuto all'Macerata. Franzini dichiara. P. è a mio parere uno dei filosofi maggiori del dopoguerra italiano: mai prono alle mode, sempre originale e innovativo, come dimostrano i suoi essenziali contributi alla metafisica della musica. In sintesi, un maestro in cui si ritrovano sempre momenti di autentica filosofa. Il più grande  maestro della fenomenologia italiana. Il suo stile filosofico rappresenta il centro di gravità attorno al quale tendemo a condensare gran parte di quello che di eccellente la fenomenologia italiana fa, convinti che i suoi meriti non sono ancora adeguatamente riconosciuti. La vera filosofia tende all'elementare. E dunque non ha fretta di correre oltre, indugia in quei punti rispetto ai quali si potrebbe benissimo soprassedere. In certo senso, si fa custode del ricordo di cose che si potrebbero facilmente dimenticare. La filosofia è un’arte del ricordo. Ma vi è in ogni caso anche qualcosa di profondamente giusto nell’idea, che si ripropone di continuo, di una scienza che deve in qualche modo liberarsi dalla filosofia. È come liberarsi dai ricordie questo è spesso necessario per procedere oltre. Altri saggi: “Filosofia dell’esperienza”; “L’idea di uno strutturalismo fenomenologico”; “Il manifesto”; “La filosofia tende all’elementare e non ha fretta”; “L’importanza filosofica di arrivare ultimi”; “Esistenza e storia” (Nigri, Milano); “La fenomenologia” (Mondadori, Milano); “Elementi di una dottrina dell'esperienza” (Saggiatore, Milano); “La notte dei lampi”; “La filosofia dell'immaginazione” (Guerini, Milano); “Filosofia della musica” (Guerini, Milano); Mondrian e la musica, Milano, Guerini); Teoria del sogno e dramma musicale. La metafisica della musica” (Guerini, Milano); “Numero e figura: idee per una epistemologia della ri-petizione” (Cuem, Milano); “Album per la teoria della musica”; “Frammenti epistemologici”.  I suoi saggi sono racchiuse: “II strutturalismo fenomenologico e psicologia della forma”; “La notte dei lampi”; “Le regole dell’immaginazione”; “Filosofia della musica”; “Intervallo e cromatismo nella teoria della musica”; “Alle origini della teoria della tonalità”; “Teoria del sogno e dramma musicale”; “La metafisica della musica”; “Mondrian e la musica”; “Filosofia della musica”; “Estetica musicale”; “Introduzione alla filosofia”; “Interpretazione del “Mondo come volontà e rappresentazione””; “Immagini per Schopenhauer, “Interpretazione del “Tractatus” di Wittgenstein”; “Commenti a Wittgenstein”; “Commenti a Hume”; “Prroblemi della fenomenologia”; “Fenomenologia, esistenzialismo, marxismo”; “Fenomenologia”; “Stralci di vita”; “Conversazioni sulla “Crisi delle scienze europee” di Husserl”; “Fenomenologia delle sintesi passive; “Barlumi per una filosofia della musica”; “De Musica, rivista fondata da lui. Spazio Filosofico, collana fondata da lui; "La fenomenologia come metodo filosofico", “Linguaggio” Guerini, Milano); "Immaginazione e poetica dello spazio", “Metafora Mimesi Morfogenesi Progetto” (Guerin, Milano); "Considerazioni inattuali su Adorno", "Musica/Realtà",  "Figurazione e movimento nella problematica musicale del continuo", “La percezione musicale, Guerini, Milano, "Fenomenologia dei materiali e campo delle decisioni”; “Riflessioni sull'arte del comporre", “Il canto di Seikilos” (Guerini, Milano); I compiti di una filosofia della musica brevemente esposti”; De Musica,  Elogio dell'immaginazione musicale, De Musica, La serie delle seriedodecafoniche e il triangolo di Sarngadeva, De Musica; Immagini per Schopenhauer,  Il canto del merlo” – i merli – il canto dell’uccello, funzione del canto dell’uccello maschio. “Occorre riflettervi ancora”; “Considerazioni in margine a Fantasia e imagine”; “ Leggere i poeti. Note in margine a Pascoli”; La sociologia della letteratura (Milano); Questioni di dettaglio (Milano), Storia e coscienza di classe (Milano) Ricerche logiche (Milano); Storia critica delle idee (Milano); fenomenologica italiana; Fenomenologia, coscienza del tempo e analisi musicale; Variazioni dei significati” - Burnout e risorse; Musicoterapia, alle radici fenomenologiche del Cosmo antico; Fondamenti della Matematica; La scienza della felicita; La fenomenologia dell’esperienza. Scuola di Milano – scuola milanese -- Giovanni Piana. Piana. Keywords: il linguaggio di Spinicci, merli, la serie dodecafonica, il triangolo di Sarngadeva. Oltre il linguaggio, linguaggio e comunicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Piana” – The Swimming-Pool Library. Piana.

 

Grice e Piccolomini: l’implicatura conversazionale del Lizio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo italiano. Grice: “What Piccolomini is trying to do, but knowing, is providing what I do in from the bizarre to the banal – a good functionalist interpretation of the rather poor functionalist explanation by Aristotle of what the Italians call the ‘anima,’ because it ‘animates’ the body (corpore).  Insegna a Macerata, Perugia, e Padova. Analizza il III libro del “Sull’anima” di Aristotele del Lizio. Saggio: “Peripateticarum de anima disputationum”; “Academicarum contemplationum”. Tutore di TASSO (si vieda), ricordato in “Il Costante; overo, dela clemenza”.  Formula una teoria sincretica tra l’accademia e il lizio.  ‘Unico’ dei Filomati. Altre saggi: “Universa philosophia de moribus” (Venezia, Franceschi); “Comes politicus, pro recta ordinis ratione propugnator” (Venezia, Franceschi); “Libri ad scientiam de natura attinentes” (Venezia, Franceschi); “Librorum Aristotelis de ortu et interitu lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi); “In III libros de anima lucidissima expositione” (Venezia, Franceschi); “Instituzione del principe”; “Compendio della scienza civile”; “VIII libri naturalium auscultationum perspicua interpretatione” (Venezia, Franceschi); “In libros de coelo lucidissima expositio” (Venezia, Franceschi). Treccani Dizionario Biografico degl’italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Garin, “Storia della filosofia” (Torino, Einaudi); Malmignati, “Tasso a Padova” (Firenze, Riccardiana); Roma, Pieralisi (Firenze, Biblioteca nazionale, Conv. Soppr. (S. Maria degli Angeli, Roma, Pieralisi, P., Cavalli, La scienza politica in Italia (Venezia). Francesco Piccolomini. Piccolomini. Keywords: apollo lizio, lizio, licio, liceo, lizeo, statua di apollo lizio, in riposo dopo la palestra, il lizio, Aristotele lizio, i lizij, i lizii, gl’aristotelici, i peripatetici – gl’accademici e i lizii, gl’accademicij e i lizij. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Piccolomini” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pico: Beniveni, o l’implicatura dell’accademia di Cicerone -- io priego Dio Girolamo che’n pace così in ciel sia il tuo Pico congiunto come’n terra eri, et come’l tuo defunto corpo hor con le sacr’ossa sue qui iace – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mirandola). Filosofo italiano. Grice: “I liked to say: some like Pico, but Pico’s my man! Since I always preferred his cousin to the uncle!” -- philosopher who wrote a series of 900 theses which he hoped to dispute publicly in Rome. Thirteen of these theses are criticized by a papal commission. When Pico defends himself in his “Apologia,” the pope condemns all CM theses. P. flees to France, but is imprisoned. On his escape, he returns to Florence and devotes himself to private study at the swimming-pool at his villa. He hoped to write a Concord of Plato and Aristotle, but the only part he was able to complete was “On Being and the One,”“Blame it on the Toscana!” -- in which he uses Aquinas and Christianity to reconcile Plato’s and Aristotle’s views about God’s being and unity. Mirandola is often described as a syncretist, but in fact he made it clear that the truth of Christianity has priority over the prisca theologia or ancient wisdom found in the hermetic corpus and the cabala. Though he was interested in magic and astrology, Mirandola adopts a guarded attitude toward them in his “Heptaplus,” which contains a mystical interpretation of Genesis; and in his Disputations Against Astrology, he rejects them both. The treatise is largely technical, and the question of human freedom is set aside as not directly relevant. This fact casts some doubt on the popular thesis that Pico’s philosophy is a celebration of man’s freedom and dignity. Great weight has been placed on Pico’s “On the Dignity of Man.” This is a short oration intended as an introduction to the disputation of his 900 thesesall condemned by the evil pope --, and the title was suggested by his wife (“She actually suggested, “On the dignity of woman,” but I found that otiose.””). Mirandola has been interpreted as saying that man (or woman) is set apart from the rest of creation, and is completely free to form his (or her) own nature. In fact, as The Heptaplus shows, P. sees man as a microcosm containing elements of the angelic, celestial, and elemental worlds. Man (if not woman) is thus firmly within the hierarchy of nature, and is a bond and link between the worlds. In the oration, the emphasis on freedom is a moral one: man is free to choose between good and evil. Grice: “This irritated Nietzsche so much that he wrote ‘beyond good and evil.’ Refs.: H. P. Grice, “Goodwill and illwillmust we have both?”  L'esponente più conosciuto della dinastia dei Pico, signori di Mirandola. L'infanzia di P., di Delaroche, Museo delle belle arti di Nantes (Francia). Nacque a Mirandola, presso Modena, il figlio più giovane di Gianfrancesco I, signore di Mirandola e conte della Concordia  e sua moglie Giulia, figlia di Boiardo, conte di Scandiano. La famiglia ha a lungo abitato il castello di Mirandola, città che si era resa indipendente e riceve da Sigismondo il feudo di Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto piccolo, i Pico governano come sovrani indipendenti piuttosto che come nobili vassalli. I Pico della Mirandola sono strettamente imparentati agli Sforza, ai Gonzaga e agli Este, e i fratelli di Giovanni sposarono gli eredi al trono di Corsica, Ferrara, Bologna e Forlì. Soggiorna in molte dimore. Tra queste, quando vive a Ferrara, il palazzo in via del Turco gli permette di essere vicino agli Strozzi ed ai Boiardo. P. compì i suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e Firenze. Mostra grandi doti nel campo della matematica e impara molte lingue, tra cui perfettamente il latino, il greco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo e il francese. Ha anche modo di stringere rapporti di amicizia con numerose personalità dell'epoca come Savonarola, Ficino, Lorenzo il Magnifico, Poliziano, Egidio, Benivieni, Balbi, Alemanno, ed Elia. Entra a far parte dei Idealisti Fiorentini. Si reca a Parigi, ospite della Sorbona, allora centro di studii, dove conosce alcuni uomini di cultura come Étaples, Gaguin e Hermonyme. Ben presto divenne celebre e si dice che ha una memoria talmente fuori dal comune che conosce l'intera Divina Commedia a memoria. e a Roma dove prepara CM tesi in vista di un congresso filosofico -- per la cui apertura compose il “De hominis dignitate” -- che tuttavia non ha mai luogo. Sube infatti alcune accuse di eresia, in seguito alle quali fugge in Francia dove venne anche arrestato da Filippo II presso Grenoble e condotto a Vincennes, per essere tuttavia subito scarcerato. Con l'assoluzione d’Alessandro VI, il quale vede di buon occhio la sua volontà di dimostrare la divinità attraverso la magia e la cabala, nonché godendo della rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabile quindi definitivamente a Firenze, continuando a frequentare l'Accademia di Ficino. MUORE PER AVVELENAMENTO D’ARSENICO mentre Firenze è occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII. Sepolto nel cimitero dei domenicani dentro il convento di S. Marco. Le sue ossa saranno rinvenute da Chiaroni  accanto a quelle di Poliziano e dell'amico Benivieni.  Siamo vissuti celebri, o Ermolao, e tali vivremo in futuro, non nella scuola dei grammatici, non là dove si insegna ai ragazzi, ma nelle accolte dei filosofi e nei circoli dei sapienti, dove non si tratta né si discute sulla madre di Andromaca, sui figli di Niobe e su fatuità del genere, ma sui principî delle cose umane e divine. Uno studio coordinato del dipartimento di Biologia dell'Pisa, del Reparto Investigazioni Scientifiche dell'Arma dei Carabinieri di Parma dimostra che e avvelenato con l'arsenico. Il volto di P. ricostruito con le moderne tecniche forensi Di P. è rimasta letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria. Si dice conosce a mente numerose opere su cui si fonda la sua vasta cultura enciclopedica, e che sapesse recitare la “Divina Commedia” *al contrario*, partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere.  Tutt'oggi è ancora in uso attribuire l'appellativo “P” a chiunque sia dotato di ottima memoria.  Secondo una popolare diceria, ha una amante o una concubina segreta. Tuttavia ha un rapporto amoroso con l'umanista Benivieni, sulla base di alcuni scritti, tra cui sonetti, che quest'ultimo dedica a Pico, e di alcune allusioni poco chiare di Savonarola. E comunque un seguace dell'ideale dell'amor platonico, privo cioè di contenuti erotici e passionali. Anche la figura femminile ricorrente nei suoi versi viene celebrata su un piano prevalentemente filosofico. La sua filosofia si riallaccia all’idealismo di Ficino, senza però occuparsi della polemica anti-aristotelica. Al contrario, cerca di riconciliare aristotelismo e platonismo in una sintesi superiore, fondendovi anche altri elementi culturali, come per esempio la tradizione misterica di Ermete Trismegisto e della cabala.  All'interno del testo delle Conclusiones si scaglia duramente contro Ficino, considerando inefficace la sua magia naturale perché carente di un legame con le forze superiori nonché di un'adeguata conoscenza cabalistica. Il suo proposito, esplicitamente dichiarato ad esempio nel “De ente et uno”, consiste infatti nel ricostruire i lineamenti di una filosofia universale, che nasca dalla concordia fra tutte le diverse correnti di pensiero sorte sin dagl’antichi, accomunate dall'aspirazione al divino e alla Sapienza. In questo suo ecumenismo filosofico vengono accolti non solo i filosofi esoterici insieme all’accademia e il lizio, e tutta la filosofia gnostica ed ermetica, anche mistica. Il congresso da lui organizzato a Roma in vista di una tale pace filosofica inserirsi proprio in questo progetto culturale basato su una concezione della verità come princìpio eterno ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione. Si accorse che il suo ideale e difficilmente perseguibile. Ad esso, a poco a poco, si sostitusce nella sua mente il proposito riformatore di Savonarola, rivolto al rinnovamento morale, più che culturale, della città di Firenze. L'armonia universale da lui ricercata in ambito filosofico si trasforma così nell'aspirazione ad una  moralità meno generica. A differenza di Ficino, emerge un maggiore senso di irrequietezza e una visione più cupa ed esistenziale della vita.  Al centro del suo ideale di concordia universale risalta fortemente il tema della dignità e della libertà umana. L'uomo infatti è l'unica creatura che non ha una natura predeterminata, poiché. Già il Sommo Padre, Dio Creatore, ha foggiato,  questa dimora del mondo quale ci appare. Ma, ultimata l'opera, l'artefice desidera che ci fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la vastità. Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova creatura, né dei tesori né dei posti di tutto il mondo. Tutti erano ormai pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. Dunque l'uomo non ha affatto una natura determinata in un qualche grado (alto o basso), bensì. Stabilì finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui nulla poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera di natura indefinita e, postolo nel cuore del mondo, così gli parla. Nn ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché tutto secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. Afferma, in sostanza, che Dio ha posto nell'uomo non una natura determinata, ma una indeterminatezza che è dunque la sua propria natura, e che si regola in base alla volontà, cioè all'arbitrio dell'uomo, che conduce tale indeterminatezza dove vuole. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti. Tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine. Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio.Quindi, sostiene che è l'uomo a forgiare il proprio destino secondo la propria volontà, e la sua libertà è massima, poiché non è né animale né angelo, ma può essere l'uno o l'altro secondo la coltivazione di alcuni tra i semi d'ogni sorta che vi sono in lui. L'uomo non è né «angelo né bestia. La sua propria posizione nel mondo è un punto mediano tra questi due estremi; tale punto mediano, però,  non è una mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la volontà (o l'arbitrio) che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque l'uomo è la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli angeli, poiché può scegliere che creatura essere. Il suo secondo grande interesse è rivolto alla cabala, che viene da lui spiegata come una fonte di sapienza a cui attingere per decifrare il mistero del mondo, e nella quale Dio appare oscuro, in quanto apparentemente irraggiungibile dalla ragione; ma l'uomo può ricavare la massima luce da tale oscurità. Non esiste alcuna scienza che possa attestare meglio la divinità che la magia. Connessa alla sapienza cabbalistica è la magia. In fatti, il mago opera attraverso simboli e metafore di una realtà assoluta  e dunque, partendo dalla natura, può giungere a conoscere tale sfera metafisica attraverso la conoscenza della struttura matematica che è il fondamento simbolico-metaforico della natura stessa.  Se la magia è giudicata positivamente per quanto riguarda invece l'astrologia egli ebbe un atteggiamento diverso, che lo porta a distinguere nettamente tra astrologia matematica o speculativa, cioè l'astronomia, e l'astrologia giudiziale o divinatrice. Mentre la astrologica speculative ci consente di conoscere la realtà armonica dell'universo, e dunque è giusta, la astrologia prattica crede di poter sottomettere l'avvenire degli uomini alle congiunture astrali. Partendo dall'affermazione della piena dignità e libertà dell'uomo, che può scegliere cosa essere, muove una forte critica a questo secondo tipo di credenze e di pratiche astrologiche, che costituirebbero una negazione proprio della dignità e della libertà umane. L’astrologica prattica (o giudiziale) attribuisce erroneamente a un corpo celeste il potere di influire sulla una vicenda umana (fisiche e spirituali), sottraendo tale potere alla Provvidenza divina e togliendo agl’uomini la libertà di scegliere. Non nega che un certo influsso vi possa essere, ma mette in guardia contro il pericolo insito nell'astrologia giudiziale di subordinare il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (ossia la forza astrale). La vicenda dell'esistenza umana e tanto intrecciata e complessa che non se ne può spiegare la ragione se non attraverso la piena libertà d'arbitrio dell'uomo. Tuttavia, alcuni concetti base furono ripresi e rielaborati da  Savonarola nel suo Trattato contra li astrologi. Altri saggi: “Lettera a Barbaro sul modo di parlare dei filosofi” – cf. Grice: “Full of implicatures – of the worst misleading type!” ; “Commento sopra una canzone d'amore di BENIVIENI” – amore accademico -- “Discorso sulla dignità dell'uomo”; “Tesi su tutte le cose conoscibili”; “CM conclusioni filosofiche”; “cabalistiche e teologiche in ogni genere di scienze”; “Apologia”; “Heptaplus: della settemplice interpretazione dei VI giorni della Genesi”; “Expositiones in Psalmos,  “L'essere e l'uno”; “Dispute contro l'astrologia divinatrice”; “Carmi”; Auree Epistole. Sonetti, “Le XII regole”; “Le XII armi della battaglia spirituale”; “Le XII condizioni d’un amante” “Preghiera a Dio”; “Tutte le cose e alcune alter”. A lui si attribusce anche la paternità dell’ “Amoroso combattimento onirico di Polifilo”. Sebbene egli preferisse farsi chiamare Conte della Concordia. È in particolare Grazias, dopo essere intervenuto presso i reali Isabella e Ferdinando, ad essere incaricato da Innocenzo VIII di confutarne l'Apologia.  Avvelenato -- caso risolto, in Gazzetta di Modena, Gallello et al. Già all'epoca della sua morte si vociferò che e avvelenato (cfr. S. Critchley, Il libro dei filosofi morti, Garzanti).  Recenti indagini condotte a Ravenna dall'équipe di Gruppioni di Bologna  riscontra elevati livelli di arsenico nei campioni di tessuti e di ossa pre-levati dalle spoglie del filosofo, che avvalorerebbero la tesi dell'avvelenamento per la sua morte (cfr. Delitti e misteri del passato, Garofano, Vinceti, Gruppioni (Rizzoli, Milano). L’avvelenamento, la cui morte finora si ritene fosse stata causata dalla sifilide, e ad opera della stessa mano che due mesi prima avrebbe uccide Poliziano, legato a P. da grande amicizia. Risolto il giallo della sua morte, Pisa, La sua memoria straordinaria. enivieni fa porre anche una lapide sulle spoglie tumulate nella chiesa di S. Marco a Firenze. Sul fronte della tomba è tuttora inciso. Qui giace Giovanni Mirandola, il resto lo sanno anche il Tago e il Gange e forse perfino gli Antipodi.  BENIVIENI, affinché dopo la morte la separazione di luoghi non disgiunga le ossa di coloro i cui animi in vita congiunse Amore, dispone d'essere sepolto nella terra qui sotto. Sul retro invece, in posizione poco visibile, è riportato l'epitaffio, “Girolamo BENIVIENI per lui e se stesso pose nell'anno. Io priego Dio Girolamo che 'n pace così in ciel sia il tuo Pico congiunto come 'n terra eri, et come 'l tuo defunto corpo hor con le sacr'ossa sue qui iace”. GARIN, Vita e dottrina (Monnier); Zeller, L’aristolelismo del LIIO rinascimentale, Luria, Yates, BRUNO e la tradizione ermetica Laterza; Perone,  Ciancio, Storia del pensiero filosofico, SEI, Torino, Garin, Vallecchi, Sul richiamo di Pascal a P., cfr. B. Pascal, Colloquio con il Signore di Saci su Epitteto e Montagne in Pascal, Pensieri, Serini, Einaudi, Torino, Secret, I cabbalisti, Roma, Conclusiones nongentae. Le CM tesi. Biondi, Studi pichiani (Firenze Olschki). Conclusiones Magicae numero XXVI, secundum opinione propria”. Fra le tesi redatte in vista del congresso filosofico di Roma, Non vi è scienza che ci dia maggiori certezze sulla divinità della magia (cit. da  Secret, ibidem, e in Zenit studi. P. e la cabala). La natura è una correlazione misteriosa di forze occulte che l'uomo può conoscere tramite l'astrologia speculative e controllare tramite la magia. Distingue due tipi di astrologia: matematica e divinatrice. Nega il valore della seconda (Granata, Filosofia, Alpha Test, Milano). Lo stesso Savonarola sostenne di aver scritto il suo trattato in corroborazione delle refutazione astrologice di P. -- cit. in Romeo De Maio, Riforme e miti (Guida, Napoli). Indizi e prove: e Alberto Pio da Carpi nella genesi dell’Hypnerotomachia Poliphili.  Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto La scienza in Italia, opera del Museo GALILEI. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, pubblicata sotto licenza Creative Commone, Mazzali, Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Doctissimi Viri P., Concordiae comitis, Exactissima expositio in orationem dominicam, Bernardini, Apologia. L'autodifesa di P. di fronte al tribunale dell'inquisizione, Fornaciari, Società per lo studio del medio-evo, Galluzzo, Firenze); Barone, Antologia, Virgilio, Milano, Studi Dario Bellini, La profezia, Oltre la C porta, Sometti, Busi, Vera relazione sulla vita e i fatti, P., Aragno; Cassirer, “Individuo e cosmo nella filosofia del rinascimento” (Nuova Italia, Firenze); Lubac, L'alba incompiuta del rinascimento” (Jaca, Milano); Giovanni, La filosofia (Palermo, Boccone del Povero); Frigerio, "Il commento alla Canzona d'Amore di BENIVIENI; Conoscenza Religiosa, Firenze, Fumagalli Beonio Brocchieri, Casale Monferrato, Piemme, Garin, L'Umanesimo (Laterza, Bari); Puledda, Interpretazioni dell'Umanesimo, Associazione Multimage, Quaquarelli, Zanardi, Pichiana. delle edizioni e degli studi, in "Studi pichiani" (Olschki, Firenze); Sartori,Filosofia, teologia, concordia, Messaggero Padova,  Zambelli, L’APPRENDISTA STREGONE SODOMITA DELL’ACCADEMIA Astrologia, cabala e arte lulliana in P. e seguaci” (Marsilio, Venezia); “Le fonti cabalistiche”; Busi, "Chi non ammirerà il nostro camaleonte?" La bibliotica cabbalistica, Busi, L'enigma dell'ebraico nel Rinascimento, Aragno Torino  Campanini, Moncada --  Mitridate -- traduttore di opere cabbalistiche, Perani, Moncada alias Mitridate: un ebreo converso siciliano, Officina di studi medievali, Palermo, Jurgan e Campanini, con un testo di Busi, Nino Aragno, Torino Saverio Campanini Fondazione Palazzo Bondoni Pastorio, Castiglione delle Stiviere; cabala; Ficino Filosofia rinascimentale Mirandola Umanesimo Prisca theologia.Treccani Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia; Il Centro P., L’Umanesimo, la cabala cristiana, Discorso sulla dignità dell'uomo, P., Orazione sulla dignità dell'essere umano, prima parte, su panarchy.org.  I "Carmina" e l'"Oratio de hominis dignitate", su the latin library The Kabbalistic Library of P., su pico-kabbalah.eu. Giovanni Pico, dei conti della Mirandola e della Concordia. Giovanni Pico, conte della Mirandola e della Concordia. Giovanni Pico della Mirandola. Pico. Keywords: amore platonico, amore socratico, Pico e Girolamo – l’epitafio – amore platonico Ficino – la dignita dell’uomo, la concordia degl’antichi, la magia, il platonismo di Pico. Pico e Pico, i apprendisti stragoni sodomiti, o dell’amore accademico.  Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pico: the dignity of man," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Grice e Pico: l’implicatura conversazionale dello stregone sodomita – filosofia italiana – Luigi Speranza  (Mirandola). Filosofo italiano. Grice: “It is very likely that Cartesio took the idea of the malignant daemon from Pico, who was obsessed with him – with the daemon, I mean! “Demonio!”” Grice: “I like Pico. Ackrill suggested that I should translate happiness as taking ‘daemon’ seriously. Pico does: He allows Alberti’s use of ‘demonio’ as a direct translation of Roman ‘daemone,’ which is Grecian in nature.”Grice: “A daemon is always ‘maschile,’ succubus, or incubus – and stregus is gender-neutral, too, as Pico was very well aware when he allowed the burning of a few male witches at Mirandola. On the other hand, he uses Sextus Empiricus and Phyrro against Aristotle!” Grice: “Like Gentile, and Rosselli, two other Italian philosophers, he was murdered – by his successor to the county!” “A very sad thing is that he was murdered along with his son Alberto.” Grice: “The murderer, a Pico, succeeded him without much of a revolt – That’s the Renaissance forya!” ---  Important if unjustly neglected, murdered, Italian philosopher. Italian nobile e  filosofo, nipote di Pico. Grice: “He was murdered by his ‘successore definitivo’ – along with his ultragenito figlio – Descendants of NERONE would be surprised to learn that his primogenito did not seek revenge – perhaps he couldn’t care less – MIRANDOLA ain’t ROMA!” Figlio di Galeotto I Pico, signore di Mirandola. Come lo zio, Pico, P. si dedica principalmente alla filosofia, ma ha reso soggetto alla bibbia, anche se nei suoi trattati, De monolocale divinae et humanæ sapientiæ e in particolare nei VI libri intitolati examen doctrinæ vanitatis gentium, si deprezza l'autorità dei filosofi, al di sopra tutti l’Aristotele del LIZIO. Scrive una biografia dettagliata di suo zio (“Ioannis Pici Mirandulae Vita”) e un altro di SAVONAROLA (si veda), di cui è un seguace. Avendo osservato i pericoli a cui la società è esposta, lancia un avvertimento in occasione del concilio lateranense: Oratio ad Leonem X et concilium Lateranense de reformandis Ecclesiæ Moribus (Hagenau, dedicato a Pirckheimer). Muore a Mirandola, assassinato dal nipote Galeotto, insieme a suo figlio. Mentre spesso sostene che la filosofia raggiunta una parte della verità, dice in effetti, che la filosofia da soli è una semplice raccolta di falsità confusi e internamente incoerenti. In possesso di un tale punto di vista, si schiera non solo con SAVONAROLA, ma con alcuni dei padri e con i riformatori pure. Su questo punto, è insistente. Il cristianesimo è una realtà auto-sussistente e che ha poco o nulla da guadagnare dalla filosofia, le scienze o le arti. Questa tesi centrale si diffonde attraverso quasi la sua intera produzione filosofica. Scrive di non lodare o estendere il regno della filosofia, ma di demolirlo. Saggi: “De studio di divinae et humanae philosophiae,” “De imaginatione” – Grice: “This is interesting. Pico starts by noting how Cicero mistranslated imaginatio from ‘phantasma.’ Vitters would not have agreed!” – “De pro-videntia dei,” “De rerum prae-notione,” “Quaestio de falsitate astrologiae,” “Examen vanitatis gentium doctrinae  et veritatis Christianae disciplinae, “”Strix, sive de ludificatione daemonum”; Libro detto strega o delle illusioni del demonio,” – Grice: Pico is using ‘demonio’ literally; Descartes isn’t!” – “Opera Omnia,” – C. Herbermann. Burke, "Stregoneria e magia: P. e il suo stragone," di SAnglod,  The Damned Art: Saggi in letteratura di Magia,  Londra. Herzig, "La reazione dei demoni alla sodomia: magia e omosessualità nel stregone di P." Kors e Peters.  La stregoneria in Europa, Una storia Documentario. Estratti dal P. Lo stregone, Schmitt, P. e la sua critica al Lizio (The Hague, Nijhoff); Pappalardo, “Fede, immaginazione e la scessi" (Nutrix), Turnhout: Brepols. Centro di Cultura; Springer. Nobile, filosofo e letterato italiano. Signore di Mirandola e conte di Concordia. Assassinato dal nipote Galeotto II Pico, suo successore. Succede al padre nel governo dei feudi, ricevendo conferma dell'investitura dall'imperatore Massimiliano I d'Asburgo. I fratelli, non contenti, assediano e bombardano la Mirandola e gli imprigionano. Rilasciato solo con la promessa di cessione dei domini. Si ritira a Roma. Critica il paganismo classico. Scrive una biografia dello zio  Pico, intitolata Vita, anteposta a un volume che ne raccoglieva l'Opera omnia, e riprese alcune sue dottrine, come la lotta contro l'astrologia. Seguace di SAVONAROLA, si batte inutilmente per la sua assoluzione, e ne scrive una bio-grafia e tanato-grafia: la vita e morte di SAVONAROLA. Sostenne da un lato la necessità di un rinnovamento della disciplina ecclesiastica e dall'altro i problemi della filosofia. Scrive il “De reformandis moribus,” che invia a Leone X, l'”Examen vanitatis doctrinae gentium et veritatis christianae disciplinae,” nel quale attacca la filosofia arcaica; e, non ultimo, “Libro detto strega o delle illusioni del demonio,” sulle possessioni demoniache.  L'”Examen” non attacca soltanto la filosofia arcaica, ma si scaglia ugualmente contro Aristotele del Lizio ed AQUINO. Dei due filosofi, contesta la fiducia nella conoscenza e nella ragione, che permetterebbero con la forza dell'intelletto di intuire la verità ultima. Al contrario, al pari della dottrina esposta dal Cusano nel De docta ignorantia, nutre una profonda sfiducia nelle capacità umane, riconoscendo alla ragione solo la possibilità di giungere a una conclusioni arbitraria. Riprendendo alcune tesi tipiche della SCESSI di Pirrone e Sesto Empirico, nega la validità dei sillogismi e dell'induttivismo, svaluta l'idea della causalità. Nulla è conoscibile, mentre la fede può fondarsi solo su una rivelazione. Muore assassinato dal nipote Galeotto II assieme a suo figlio. Altri saggi: “De studio divinae et humanae philosophiae”; “Dialogus de adoratione”;  “Quaestio de falsitate astrologiae”. Pompeo, Famiglie celebri di Italia. Torino,  Delumeau, “Il peccato e la paura” (Bologna, Mulino); Pappalardo, "Fede, immaginazione e la scessi" (Turnhout: Brepols). Assedio della Mirandola, Assedio della Mirandola di Giulio II, Caccia alle streghe nella Signoria della Mirandola, Sovrani di Mirandola e Concordia. Schizzo biografico a cura de Il Centro P.. Treccani Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Giovanni Francesco Pico della Mirandola. Giovanni Francesco II Pico della Mirandola. Gianfrancesco Pico della Mirandola. Gianfranco Pico della Mirandola. Pico. Keywords. Refs: Luigi Speranza: Pico. Keywords: demonio, demonologia – read excerpts of Stryx in the Italian volgare under entry for translator.  Refs.: “Grice, Acrkill, Pico and Alberti, on ‘demonio’,” Luigi Speranza, "Grice e Pico," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia -- Gianfranco Pico della Mirandola.

 

Grice e Pieralisi: o la teoria del segno – filosofia italiana – Luigi Speranza (Jesi). Filosofo italiano. Esalta il valore della pace fra i romani e fra tutte le creature. L’anima è presente non solo negl’esseri umani, ma anche negl’altri animali, ai quali appunto l'anima conferisce come agl’uomini un'esistenza eterna al di là della morte. Per tali motivi sottolinea la necessità etica di trattare gl’animali con rispetto ed amore. De anima belluarum: sopravvivenza? Una domanda, Rocco, Venezia. “Della filosofia razionale speculativa parte soggettiva ossia la logica” (Pace, Roma); “La filosofia razionale pratica; ovvero, dei doveri naturali” (Pace, Roma); “Sui vizi capitali dell'insegnamento scientifico: riflessioni” (Pesar). Segno chiamo una cosa qualunque che colla manifestazione di se indica una qualche altre cosa. Col vedere che e quell oche dico “segno” si viene a sapere che sia anche l’altro di cui e segno. Segno ARBITRARIO chiamo quell oche per libera disposizione degl’uomini e stato destinato ad indicar la cos ache significa.  Nel segno naturale l’eistenza sua coll’esistenza di quell ova naturalmente congiunta. Il segno è rappresentativo si sta in lugo della cosa che significa, la rappresenta, ne tiene le veci. Come l’immagine de un uomo si pone in lugo dell’uomo. Ci sono V massime della conversazione. I la parola si adopre ad esprimere ci oche l’uso stablito vi esprime. II si deve evitare la ambiguità: una parola che e equivoca non si adopria almeno nei contribuzioni alla stessa conversazione, ora cosi, or cosa. Ora nell’uno ora nell’altro dei suo significanti – o signati. Seppure la diversità loro non è tale che togliesse ogni pericolo di equivocare. III Adoprando un vocabolo oscuro, che non è di uso e non e di quell’uso che se nuo vuol fare, si fefnisca il senso nel quale se adopra, onde far nota che s’intende signare con esso. IV nell’esporre le cosa o dimostrare la verità, la parola è usata nel senso suo priprio, evitando tropi, figure, ed altre eleganze, che, se giovano al bello, pregiudicano spesso al vero; essendoche eccitano l’immaginazione a figurarise le cosa, anziche chiamo l’attenzione a vederle nell’esser loro ad a conoscerle quali son. V se per la scrazesa dei termini è necessario usare una stessa parola in un senso alquanto diverso, non si tracuri, per amore di brevità, di aggiugere ad essa quant’altre parole sieno necessario perche il senso che si vuole che abbia, riesca caro e preciso. Sezioni: ‘Sopra-sezione: il segno dell’idea. Segno. Segno naturale, segno arbitrario. Segno manifestativo e suppositivo o rappresentativo. Segno dell’idea, segno del pensiero. Il gesto – segno del pensiero. Parola è un segno articolato. La parola ha un aspetto fisico e un aspetto logico. Quanto considerate semplicemente nell’esere materialmente è un segno fisico. Se viene considerate in quate e segno di un’idea od esprime un pensiero, è presa formalmente – logicamente. Le parole sono comune o propri, di uno o piu eseri, la parola ‘pietro’ e semplice, un termine complesso e ‘uomo eminentemente virtuoso’, o semplicemente, un santo. Termine categorematico e sincategorematico. Una praole che da se soli nulla significa, ma solamente se si aggiune ad altra – della quale modifica la significazione specialemente in qualte all’estensione dell’idea de cui e segno. Essempli de segno sincategorematico sono ‘ogni’ e ‘qualche’. ‘Leone’ permette una figura. Si usa ad indicare una spezie di animale, una costellazione in forma di leone, o un uomo che si comporta come un leone. Un termino analogo e ‘saludabile’ che si applica al cibo, al scremento, ed al stilo di vita. Quando il segno è segno manfestativo d’una idea o segno suppositivo della cosa rappresentata da esse. Il segno dunque tiene nella conversazione il luogo della cosa della quali si parla, falle le loro veci, la rappresentato. Questo loro officio chiamo la loro supposizione, lo stare cio per le cose, il sustituirise, o, meglio, l’essere sostituiti ad essa. La supposizione è materiale se il segno sta per se stesso materialmente preso. La supposizone è formale se il segno e adoprato secondo il suo esser logico, se sta per quello che chi parla ha destignato a segnare. ‘uomo’, dotato di ragione. La supposizione formale puo essere semplice o logica reale. La supposizione formale è logica si il segno sta per l’idea di cui è segno, e ch’è la cosa da lui immediatamene espresso. ‘L’uomo e una specie’. La supposizione e reale quando sta per la cosa stessa esistente nella natura sotto quella forma, in cui l’essere è rappresentato dall’idea, di cui il segno è segno – L’uomo vive. La supposizione puo esser reale, colletiva e distributiva. La supposizione formale reale d’una parola puo essere colletiva o distributive. È colletiva se la parola sta nel discorso per TUTTI e ciasccuno CUPULATIVAmente gl’individuo di quell nome, ossia gl’essere che sonno nell’estensione dell’idea dal segno espresso. Come se si dicesse, le parti equagliano il tutto. La supposizione e distributiva se il termine sta per tutti e ciascuno DISGIUNTIVAmente gl’esseri prappresentati dall’idea, di cui e segno, sta per uno di esso, o queso o quell oche sia, e cosi sta per ognuno, ossia vale per ognuno chi o che è detto delle cose rappresentate dalla idea significate al segno. Le parti sono inferiori al tutto. Gl’uomini hanno forza minore di quella d’un cavallo. C’è la possibilità intriseca dell’origine naturale dei segni. Non pottrebe mai dimostrare dell’impossibilità in cui gl’uomini si arebero trovati di costituirse un linguaggio per comuniare fra loro e manifestare recipricamente i proppi pensiere. Sebeene molto e rilento e non senza gravi difficoltà hanno tuttavia posti nella necessità di farlo putoto elevera a segni delle cosa e costituirli cosi termini logici. Quelle che per una combinazione o relazione e coll’aiuto d’un gesto hanno puotuo associare alle idea della cosa. Nessuna ripugnanza in cio si vede, e finche ripugnanza non si vede, la possibilità d’una cosa non puo essere a buon diritto negata. La parola serve all’uomo mirabilmente per TRASFONDERE negl’altri le sue conosence, per mostrare le ragione nelle quali egli ha scoperto l’essere di tante cosa, che immediatamente non apparisicono e non si possoni in loro stesse vedere e perceptire, per guidare in somma per sentiteri gia battuti alla conoscenza di cose alle quali tutte ciascune da se solo sensa l’aiuto dell’altrui intelligenza I cui acquisti gl imanifesta la praola non avvrebe trovato la via di pervenire. Per intedere il discorso si tiene in cota tre fattori. I al senso che colla definizione il parlante ha dichiarato di voler dare alla sua parola. II a quello que aparisce DAL CONTESTO avvervi volute significare. III al CONCETTO che si sa ch’egli puo avere delle cose di cui parla, perche nessuno puo volere esprimere quell che non sa. Pieralisi. Keywords: segnare, segnato, segnante. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pieralisi.”

 

Grice e Pievani: Enea l’antenato, o l’implicature conversazionali dei maschi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Gazzaniga). Filosofo italiano. Grice: “Only in Italy, Dietelmo becomes Telmo –“ Grice: “I like Pievani – he defends Darwin when everyone attacks him! Talk about rallying to the defense of the under-dogma!” Studia a Milano. Conduce ricerche in biologia evolutiva e filosofia della biologia, sotto Eldredge e Tattersall presso l'American Museum of Natural History, New York.  Grice: “Some Italians would not consider him an Italian philosopher seeing that he earned his maximal degree without (i. e., not within) Italy!” – Insegna a Milano. Bologna, e Padova. Opere: “Il management dell'unicità (Guerini, Milano); “Homo sapiens e altre catastrofi” (Meltemi, Roma); “Immagini del tempo nel cinema d'oggi” (Meltemi, Roma); “Sotto il velo della normalità” (Meltemi, Roma); “Il cappellano del diavolo, Scienza e idee, Milano, Cortina); “Introduzione alla filosofia della biologia” (Laterza, Roma); La teoria dell'evoluzione. Attualità di una rivoluzione scientifica (Mulino, Bologna); Chi ha paura di Darwin?, IBIS, Como-Pavia, Creazione senza il divino, Einaudi, Torino; “In difesa di Darwin. Piccolo bestiario dell'anti-evoluzionismo all'italiana” (Milano, Bompiani); “Perdere la libertà per sante ragioni. Dal nascere al morire: la mano della chiesa sulla vita dei luterani (Milano, Chiarelettere); Nati per Credere (Codice, Torino); La vita inaspettata. Il fascino di un'evoluzione che non ci aveva previsto, Cortina, Milano,  Introduzione a Darwin (Roma, Laterza); La fine del mondo. Guida per apocalittici perplessi, Bologna, Mulino,  Homo sapiens. Il cammino dell'umanità, Atlante dell'Istituto geografico Agostini,  “Anatomia di una rivoluzione: la logica della scoperta scientifica” (Mimesis); “Evoluti e abbandonati. Sesso, politica, morale: Darwin spiega proprio tutto, Torino, Einaudi,  Il maschio è inutile. Un saggio quasi filosofico, Milano, Rizzoli,  Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così, Einaudi, Torino; Lectures, Giappichelli, Come saremo. Storie di umanità, Codice, Torino, "Homo Sapiens Le nuove storie dell'evoluzione umana", Geografica,  Imperfezione. Una storia naturale, Milano, Cortina, Perché siamo parenti delle galline? E tante altre domande sull’evoluzione, Scienza, Trieste,; Sulle tracce degl’antenati. L’avventurosa storia dell’umanità (Scienza, Trieste). Dietelmo Pievani. Telmo Pievani. Pievani. Keywords: il maschio, maschile, maschilita, maschilita fascista, fascist masculinities, il concetto di maschio, dysmorphismo sessuale – sessualita e mascolinita, il maschio – uso del maschio in opposizione a sostantivi astratti come mascolinita, o maschilita. i macchi, homosociale, Romolo Enea l’antenato. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pievani” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Piovani: Enea, l’eroe al portico, o l’implicatura conversazionale assente -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “Like Austin, and then again like me, Piovani could invent lingo. The whole point of ordinary-language philosophy was an attack on ‘philosophical language,’ and there we are, Austin, Grice and Piovani INVENTING unordinary philosophical language! In Piovani’s case is ‘assenzialismo’!” –Studia a Napoli. Insegna a Trieste, Firenze, Roma, Napoli. Dei lincei. Scrive su alcuni fogli del regime. La sua ricerca filosofica ha avvio all'indomani immediato della tragica conclusione della seconda guerra mondiale e di ciò porta i segni anche nell'elaborazione della propria caratterizzazione etico-politica, presto approdata alle ragioni del liberalismo democratico. Dinanzi alla drammatica conclusione dell'esito volontaristico dell'attualismo, la necessità di ripensare il modello idealistico lo induce ad un'intensa riflessione sul significato e sul valore dell'individuo nel suo farsi persona. Spazia dalla filosofia del diritto alla filosofia del concetto, soprattutto a quello meridionale, ricopre incarichi nelle più importanti accademie italiane. Fonda il centro di studi vichiani. Pratica una fenomenologia dell'individuale. Per il pensatore napoletano l'individuo non è concepito come un'entità chiusa ed ego-istica tendente all'assolutizzazione ma, al contrario, accettando egli la sua natura di vivente limitato, afferma sé stesso nella responsabilità della propria azione. Concorrono elementi esistenzialistici, l’analisi dell’esperienza comune. Di ciò è documento “Norma e società” (Napoli, Jovene). Utilizza anche temi della prima azione blondeliana. La necessità di fondare la persona grazie a un criterio o norma, che è la ragione dell’agire e del pensare -- la logica della vita morale -- fa scoprire il tema di fondo della  filosofia morale. Il soggetto è un volente non volutosi -- vale a dire che il soggetto, per quanto approfondisca il proprio essere che è il suo esistere, deve arrestarsi dinanzi alla constatazione di essere dato, di non essersi voluto. L’alternativa esistenziale dell’accettazione della vita ne riscatta, con la volontà di essere a fronte della possibilità contraddittoria del suicidio, l’originaria datità. Ma questa accettazione, che è la sola possibile fondazione della vita morale, rifiuta ogni ostinazione singolaristica e comporta che la vita è vita di relazione, dove questa non è conquista ma condizione consustanziale del soggetto che si accetta e dunque accetta l’altro, a iniziare dalla propria alterità rispetto a se stesso. L’essenziale instaurazione personalitaria consente la fondazione del diritto e della morale. Entrambe formazioni storiche, fondate dinamicamente in quanto capaci di comprendere ogni forma in cui si sostanzi l’attivo desiderio dell’uomo di soddisfare l’insaziabile bisogno di valori, anch'essi costruiti dalla scelta esistenziale dei soggetti storici. Sostiene che l'essere umano non possa fare affidamento su alcun tipo di fondamento poiché, essendo un essere limitato e storico, è di fatto costretto a fondare continuamente i suoi punti di riferimento. A questo proposito assumono appunto un ruolo primario  il valore, considerate non come assoluto bensì prodotto della specificità individuale. Del resto proprio il valore esalta la responsabilità dell'azione degl’individui, che, altrimenti, verrebbe mortificata nel riferimento obbligato a qualcosa di assoluto. Si può dunque parlare di un pluralismo etico che non significa relativismo ma relatività e, dunque, rispetto. Una posizione che sembra chiaramente riprendere il pensiero di Kant e, in particolare, il tema dell'agonismo etico. Per il ricorrere di questi temi, la sua filosofia può riassumersi nella formula tra esistenzialismo ri-pensato e storicismo ri-novato. Tra questi, un numero di “Gerarchia”, su cui scrive  riferendosi alla partecipazione emotiva degl’italiani al conflitto. Questo modo di sentire e di interpretare gl’eventi deve essere posto in luce perché esso indica che un ventennio di regime fascista è riuscito a dare agl’italiani almeno quel senso di pre-occupazione della tutela e della difesa dei propri interessi, che è il presupposto indispensabile per la formazione di una autentica e completa coscienza imperiale. Roma e Tirana, in Gerarchia, Evoluzione liberale, in Biblioteca della libertà, P,, Enciclopedia filosofica di Gallarate, Bompiani, Milano. Altre saggi: “Il significato del principio di effettività” (Milano, Giuffre); “Morte e tras-figurazione  dell'Università” (Napoli, Guida);“Teo-dicea sociale” (Padova, Milani); “Linee di una filosofia del diritto” (Padova, MILANI); “Gius-naturalismo ed etica moderna” (Bari, Laterza); “Filosofia e storia delle idee” (Bari, Laterza); “Conoscenza storica e coscienza morale” (Napoli, Morano); “Principi di una filosofia della morale” (Napoli, Morano); “Oggettivazione etica ed assenzialismo” (Napoli, Morano) – l’implicatura assente; “La filosofia nuova di VICO” ((Napoli, Morano); “ Per una filosofia della morale” (Milano, Bompiani); Tra esistenzialismo e storicismo: la filosofia morale (Napoli, Morano); Tessitore, Napoli, Società nazionale di scienze lettere e arti, Jervolino, Logica del concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman, Blondel, Napoli, Morano, Acocella, Idee per un'etica sociale. Soveria Mannelli, Rubbettino, Amodio,  degli scritti su P., Napoli, Liguori, Lissa, Anti-ontologismo e fondazione etica (Napoli, Giannini); Nieddu, Norma soggetto storia: saggio sulla filosofia della morale (Napoli, Loffredo); Nieddu, Incontri blondellani”; “Volontà, norma, azione” (Cagliari, Editore); Perrucci, L'etica della responsabilità” (Napoli, Liguori); Morrone, La scuola napoletana: lettura critica e informazione bibliografica, Roma: Edizioni di Storia e Letteratura (Sussidi eruditi); Olivetti, Enciclopedia, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia, Etica Enciclopedia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia,  Centro di studi vichiani del Cnr di Napoli. La lezione etica più che mai attuale di Tessitore, Il Messaggero, di Tessitore, Napoli, 1 studi vichiani. Pietro Piovani. Piovani. Keywords: “i principi metafisici di Vico”, Vico, principio. Luigi Speranza, “Grice e Piovani: I principi metafisici di Vico”, filosofia nuova di VIco, la Gerarchia, Roma e tiranna – colletivo, guerra, esperienza condivisa, ventennio del regime – il debito di Vico a Roma --- la Roma di Vico e la Roma antica – interpretazione filosofica – idealismo, Hegel, implicatura assente, assenzialimso --. The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.

 

Grice e Piralliano: il gruppo di gioco dell’accademia – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A philosophical acquaintance of Elio Aristide. Accademia.

 

Grice e Pirandello – e dov’è il copione? è in noi, signore – il dramma è in noi -- siamo noi – I ciclopu – identita personale, l’uno, nessuno, decadentismo – reduzione siciliana – filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Girgenti). Filosofo. Grice: “Pirandello would say he is no philosopher, but then I’m a cricketer!” --. Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel per la letteratura. Per la sua produzione, le tematiche affrontate e l'innovazione del racconto teatrale è considerato tra i più importanti drammaturghi del XX secolo. Tra i suoi lavori spiccano diverse novelle e racconti brevi (in lingua italiana e siciliana) e circa quaranta drammi, l'ultimo dei quali incompleto. Io son figlio del Caos. E non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Kaos. Figlio di Stefano Pirandello e Caterina Ricci Gramitto, appartenenti a famiglie di agiata condizione borghese, dalle tradizioni risorgimentali, nacque in contrada Càvusu a Girgenti..Nell'imminenza del parto che dove avvenire a Porto Empedocle, per un'epidemia di colera che stava colpendo la Sicilia, il padre decide di trasferire la famiglia in un'isolata tenuta di campagna per evitare il contatto con la pestilenza. Porto Empedocle, prima di chiamarsi così, era la Borgata Molo. Quando si decide che la borgata diviene comune autonomo. La linea di confine fra i due comuni venne fissata all'altezza della foce di un fiume essiccato che taglia in due la contrada chiamata u Càvuso o u Càusu, pantalone. Questo Càvuso appartene a metà alla Borgata Molo e l'altra metà a Girgenti. A qualche impiegato dell'ufficio anagrafe parve che non e cosa che si scrive che qualcuno e nato in un paio di pantaloni e cangia quel volgare càusu in caos. Il padre, partecipa alle imprese garibaldine. Sposa Caterina, sorella di un suo commilitone, Rocco Ricci Gramitto.  Il suo nonno materno, Giovanni Battista Ricci Gramitto, e tra gli esponenti di spicco della rivoluzione siciliana e, escluso dall'amnistia al ritorno del Borbone, fuggito in esilio a Malta dove muore. Il bonno paterno, Andrea Pirandello, e un armatore e ricco uomo d'affari di Pra', ora quartiere di Genova. La famiglia vive in una situazione economica agiata, grazie al commercio e all'estrazione dello zolfo. La sua infanzia e serena ma, come lui stesso racconta, caratterizzata anche dalla difficoltà di comunicare con gli adulti e in specie con i suoi genitori, in modo particolare con il padre. Questo lo stimola ad affinare le sue capacità espressive e a studiare il modo di comportarsi degli altri per cercare di corrispondervi al meglio.  Fin da ragazzo soffre d'insonnia e dorme  abitualmente solo tre ore per notte. E molto devoto alla Chiesa cattolica grazie all'influenza che ebbe su lui una domestica di famiglia, che lo avvicinò alle pratiche religiose, ma inculcandogli anche credenze superstiziose fino a convincerlo della paurosa presenza degli spiriti. La chiesa e i riti della confessione religiosa gli permettevano diaccostarsi ad un'esperienza di misticismo, che cercherà di raggiungere in tutta la sua esistenza.  Si allontanò dalle pratiche religiose per un avvenimento apparentemente di poco conto: un prete aveva truccato un'estrazione a sorte per far vincere un'immagine sacra al giovane Luigi; questi rimase così deluso dal comportamento inaspettatamente scorretto del sacerdote che non volle più avere a che fare con la Chiesa, praticando una religiosità del tutto diversa da quella ortodossa.  Dopo l’istruzione elementare impartitagli privatamente, fu iscritto dal padre alla regia scuola tecnica di Girgenti, ma durante un’estate preparò, all’insaputa del padre, il passaggio agli studi classici. In seguito a un dissesto economico, la famiglia si trasfere a Palermo. Frequenta il regio ginnasio Vittorio Emanuele II e dove rimase anche dopo il rientro dei suoi a Porto Empedocle. Si appassiona subito alla letteratura. Scrive “Barbaro", andata perduta. Aiuta il padre nel commercio dello zolfo, e puo conoscere direttamente il mondo degl’operai nelle miniere e quello dei facchini delle banchine del porto mercantile.  Studia a Palermo e Roma. Studia filologia sotto Monaci. Studia Bücheler, Usener e  Förster. Scrive “Foni ed evoluzione fonetica del dialetto della provincia di Girgenti.” Si trasfere a Roma, dove poté mantenersi grazie agli assegni mensili inviati dal padre. Qui conobbe L. Capuana che lo aiutò molto a farsi strada nel mondo letterario e che gli aprì le porte dei salotti intellettuali dove ebbe modo di conoscere giornalisti, scrittori, artisti e critici. Un allagamento e una frana nella miniera di zolfo di Aragona di proprietà del padre, nella quale era stata investita parte della dote di Antonietta, e da cui anche Pirandello e la sua famiglia traevano un notevole sostentamento, li ridusse sul lastrico.  Questo avvenimento accrebbe il disagio mentale, già manifestatosi, della moglie di Pirandello, Antonietta. Ella era sempre più spesso soggetta a crisi isteriche, causate anche dalla gelosia, a causa delle quali o lei rientrava dai genitori, o Pirandello era costretto a lasciare la casa. La malattia prese la forma di una gelosia delirante e paranoica, che la porta a scagliarsi contro tutte le donne che parlassero col marito, o che lei pensava che volessero avere un qualche tipo di rapporto con lui; perfino la figlia Lietta susciterà la sua gelosia, e a causa del comportamento della madre tenterà il suicidio e poi se ne andrà di casa. La chiamata alle armi di Stefano nella Grande Guerra peggiorò ulteriormente la sua situazione mentale.  Solo diversi anni dopo, egli, ormai disperato, acconsentì che Antonietta fosse ricoverata in un ospedale psichiatrico. Morirà in una clinica per malattie mentali di Roma, sulla via Nomentana. La malattia della moglie lo porta  ad approfondire, portandolo ad avvicinarsi alle nuove teorie sulla psicoanalisi di Freud, lo studio dei meccanismi della mente e ad analizzare il comportamento sociale nei confronti della malattia mentale.  Spinto dalle ristrettezze economiche e dallo scarso successo delle sue prime opere letterarie, e avendo come unico impiego fisso una cattedra di stilistica dove impartire lezioni private di italiano e di tedesco, dedicandosi anche intensamente al suo lavoro letterario. Inizia anche una collaborazione con il Corriere della Sera. Il suo primo grande successo fu merito del romanzo Il fu Mattia Pascal, scritto nelle notti di veglia alla moglie paralizzata alle gambe. La critica non diede subito al romanzo il successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non seppero cogliere il carattere di novità del romanzo, come d'altronde di altre opere di Pirandello.  Perché Pirandello arrivasse al successo si dovette aspettare a quando si dedica totalmente al teatro. Lo scrittore siciliano aveva rinunciato a scrivere opere teatrali, quando l'amico N. Martoglio gli chiese di mandare in scena nel suo  Minimo presso il Metastasio di Roma alcuni suoi lavori: Lumie di Sicilia e l'Epilogo. Acconsente e la rappresentazione dei due atti unici ebbe un discreto successo. Tramite i buoni uffici del suo amico Martoglio anche A. Musco volle cimentarsi con il teatro pirandelliano: Pirandello tradusse per lui in siciliano Lumie di Sicilia, rappresentato con grande successo al Pacini di Catania. Cominciò da questa data la collaborazione con Musco che incominciò a guastarsi dopo qualche tempo per la diversità di opinioni sulla messa in scena di Musco della commedia Liolà nel novembre al teatro Argentina di Roma: «Gravi dissensi» di cui Pirandello scrive al figlio Stefano. La guerra fu un'esperienza dura per Pirandello; il figlio venne infatti imprigionato dagli austriaci, e, una volta rilasciato, ritorna in Italia gravemente malato e con i postumi di una ferita. Durante la guerra, inoltre, le condizioni psichiche della moglie si aggravarono al punto da rendere inevitabile il ricovero in manicomio dove rimase fino alla morte. Dopo la guerra, lo scrittore si immerse in un lavoro frenetico, dedicandosi soprattutto al teatro. Fonda la Compagnia del Teatro d'Arte di Roma con due grandissimi interpreti dell'arte pirandelliana: Marta Abba e Ruggero Ruggeri. Con questa compagnia cominciò a viaggiare per il mondo: le sue commedie vennero rappresentate anche nei teatri di Broadway.  Nel giro di un decennio arrivò ad essere il drammaturgo di maggior fama nel mondo, come testimonia il premio Nobel per la letteratura ricevuto per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell'arte drammatica e teatrale. Degno di nota fu lo stretto rapporto con Abba, sua musa ispiratrice, della quale Pirandello, secondo molti biografi e conoscenti, era innamorato forse solamente in maniera platonica.  Molte delle opere pirandelliane cominciavano intanto ad essere trasposte al cinema. Pirandello andava spesso ad assistere alla lavorazione dei film; andò anche negli Stati Uniti d'America, dove famosi attori e attrici di Hollywood, come Greta Garbo, interpretavano i suoi soggetti. Nell'ultimo di questi viaggi andò a trovare, su invito, Albert Einstein a Princeton. In una conferenza stampa difese con veemenza la politica estera del fascismo, con la guerra d'Etiopia, accusando i giornalisti statunitensi di ipocrisia, citando il colonialismo contro i nativi americani. Pirandello e la politica: l'adesione al fascismo. Non aveva mai preso specifiche posizioni politiche, tranne l'ammirazione per il patriottismo garibaldino di famiglia, unica certezza in un'epoca di crisi. La sua idea politica di fondo e legata principalmente a questo patriottismo risorgimentale. Una sua lettera apparsa sul Giornale di Sicilia testimonia gli ideali patriottici della famiglia, proprio nei primi mesi dallo scoppio della Grande Guerra durante la quale il figlio e fatto prigioniero dagli austriaci e rinchiuso, per la maggior parte della prigionia, nel campo di concentramento di Pian di Boemia, presso Mauthausen. Non riuscì a far liberare il figlio malato neppure con l'intervento di Benedetto XV. Nella sua vita condivise alcune delle idee dei giovani fasci siciliani e del socialismo; ne I vecchi e i giovani si nota come la sua idea politica e stata oscurata dalla riflessione umoristica. Per Pirandello, i siciliani hanno subìto le peggiori ingiustizie dai vari governi italiani -- è questa l'unica idea forte che ci presenta.  Nella prima guerra mondiale e un interventista, anche se avrebbe preferito che il figlio non partecipasse in prima linea alla guerra, cosa che invece fa, arruolandosi volontario immediatamente e rimanendo ferito e prigioniero degli austriaci, situazione che e estremamente angosciosa per lo scrittore. Nel primo dopoguerra non adere subito ai fasci di combattimento, tuttavia pochi anni dopo esplicita l'adesione al fascismo, ormai istituzionalizzato. E ricevuto da Mussolini a Palazzo Chigi. Chiese l'iscrizione al partito fascista inviando un telegramma a Mussolini, pubblicato subito dall'agenzia Stefani. Eccellenza, sento che questo è per me il momento più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita sempre in silenzio. Se l'E.V. mi stima degno di entrare nel partito nazionale fascista, pregerò come massimo onore tenermi il posto del più umile e obbediente gregario. Con devozione intera. Il telegramma arriva in un momento di grande difficoltà per il presidente del consiglio dopo il ritrovamento del corpo di Matteotti. Per la sua adesione al fascismo e duramente attaccato da alcuni intellettuali e politici fra cui il deputato liberale G. Amendola che in un a saggio arriva a dargli dell'accattone che voleva a tutti i costi divenir senatore del Regno. Pur non ritrovandosi caratterialmente con Mussolini e molti gerarchi, che ritiene persone troppo rozze e volgari, oltre che poco interessati al teatro, non rinnega mai la sua adesione al fascismo, motivata tra le altre cose da una profonda sfiducia nei regimi social-democratici, così come non si interessa mai del marxismo, solo ne “I vecchi e i giovani” mostra un leggero interesse per il socialismo -- regimi nei quali si andano trasformando la democrazia liberale, che ritene a loro volta corrotta, portando ad esempio gli scandali dell'età giolittiana e il trasformismo. Pova inoltre un deciso disprezzo per la classe politica che avrebbe voluto vedere, nichilisticamente, cancellata dalla vita del Paese, e una forte sfiducia verso la massa caotica del popolo, che anda istruita e guidata da una sorta di monarca illuminato. E tra i firmatari del “Manifesto” redatto da Gentile. La sua adesione al fascismo e per molti imprevista e sorprende anche i suoi più stretti amici. Sostanzialmente egli, per un certo conservatorismo che comunque ha, guarda al Duce come ri-organizzatore della società. Un'altra motivazione addotta per spiegare tale scelta politica è che il fascismo lo riconduce all’ideale patriottico ri-sorgimentale di cui e convinto sostenitore, anche per le radici garibaldine del padre. Vede nelli una idea originale, che dove rappresentare la forma dell'Italia destinata a divenire modello. Puo apparire un punto di contatto colli fasci il sostenuto relativismo filosofico di entrambi. Ben diverso pero è il relativismo morale dei fasci, fondato sull'attivismo e il suo relativismo esistenziale che si richiama allo scetticismo razionale. Si fa interprete di un relativismo pessimistico, angosciato, negatore di ogni certezza, incompatibile con l'ansia attivistica o il relativismo ottimistico dei fasci Sempre nel solco di Amendola e dei critici anti-fascisti vi è anche un commento più pragmatico alla sua iscrizione al Partito fascista, la quale avrebbe avuto origine nel suo ricercare finanziamenti per la creazione della sua compagnia di teatro, che ha così il sostegno del regime e le relative sovvenzioni. Il governo fascista, pero, perfino dopo il Nobel, gli prefiere sempre Annunzio e Deledda, anche lei vincitrice del premio, come letterati ideali del regime. Ha molta difficoltà a re-perire i fondi statali, che Mussolini spesso non vuole concedergli. Non sono infrequenti suoi scontri violenti con autorità fasciste e dichiarazioni aperte di a-politicità. Sono a-politic. Mi sento soltanto uomo sulla terra. E, come tale, molto semplice e parco. Se vuole potrei aggiungere casto. Clamorosoe  il gesto narrato da C. Alvaro in cui a Roma strappa la sua tessera del suo fascio davanti agli occhi esterrefatti del Segretario Nazionale. Nonostante ciò, una rottura aperta col fascismo non si onsume mai. Si conclude senza troppa fortuna l'esperienza del Teatro d'Arte. Dopo lo scioglimento, in tacita polemica con il regime fascista che a suo avviso era troppo parco di sostegno ai suoi progetti teatrali, si ritira. Forse a parziale compensazione di questo mancato sostegno, e uno dei primi trenta accademici, nominati direttamente da Mussolini, della neo costituita Reale Accademia d'Italia – i reali italiani! In nome del suo ideale patriottico, partecipa alla raccolta dell'oro per la patria donando la medaglia del premio Nobel. Questa scelta di adesione ai fasci è stata spesso sia minimizzata sia accentuata dalla critica. L’ideologia fascista non ha mai parte nella sua vita o nel suo teatro, abbastanza avulse della realtà politica, così che non fu in grado di vedere e giudicare la violenza dei fasci. Il contenuto anarchico, corrosivo, pessimista e quasi sempre anti-sistema del suo teatro e guardato con sospetto da molti uomini del partito. Non lo considerano una vera "arte fascista". La critica non lo esalta, spesso considerando il suo teatro non conformi all’ideale fascista. Vi si vede una certa insistenza e considerazione della borghesia altolocata che i fasci condanno come corrotta e decadente. Gl’arzigogoli filosofici dei personaggi dei suoi drammi borghesi sono considerati quanto di più lontano dall'attivismo fascista. Anche dopo l'attribuzione del Nobel parecchi teatro e accusato dalla stampa di regime di disfattismo tanto che anche fine tra i "controllati speciali" dell'OVRA. Nonostante i suoi elogi al capo del governo, il Duce fa sequestrare l'opera “La favola del figlio” cambiato, per alcune scene ritenute non consone, impedendone le repliche. A lui e imposta, per contrasto, la regia dell'opera dannunziana La figlia di Jorio! Le sue volontà testamentarie, che negavano ogni funerale e celebrazione, metteranno in imbarazzo i fascisti e lo stesso Mussolini, che ordina così alla stampa che non ci fanno troppe celebrazioni sui quotidiani, ma che ne fanno data solo la notizia, come di un semplice fatto di cronaca. Il rifugio di Soriano nel Cimino ama trascorrere ampi periodi dell'anno nella quiete di Soriano nel Cimino, un'amena e bella cittadina ricca di monumenti storici e immersa nei boschi del Monte Cimino. In particolare  rimase affascinato dalla maestosità e dalla quiete di uno stupendo castagneto situato nella località di "Pian della Britta", a cui volle dedicare un'omonima poesia, che oggi è scolpita su una lapide di marmo posta proprio in tale località.  Ambienta a Soriano nel Cimino (citando luoghi, località e personaggi realmente esistiti) anche due tra le sue più celebri novelle Rondone e Rondinella e Tomassino ed il filo d'erba. A Soriano nel Cimino, è rimasto vivo ancora oggi il suo ricordo a cui sono dedicati monumenti, lapidi e strade.  Frequenta anche Arsoli per molti anni, soprattutto durante i periodi estivi, dove amava dissetarsi con una gassosa nell'allora bar Altieri in piazza Valeria. Il suo amore per il paese si ritrova nella definizione che egli stesso diede ad Arsoli chiamandola La piccola Parigi. Appassionato di cinematografia, mentre assiste a Cinecittà alle riprese di un film tratto dal suo romanzo Il fu Mattia Pascal, si ammala di polmonite. Ha già subito due attacchi di cuore. Il suo corpo, ormai segnato dal tempo e dagli avvenimenti della vita, non sopporta oltre. Al medico che tenta di curarlo, disse. Non abbia tanta paura delle parole, professore, questo si chiama morire. La malattia si aggrava e muore. Per lui il regime fascista vuole esequie di stato. Viene nvece rispettate le sue volontà espresse nel testamento. Carro d'infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m'accompagni -- né parenti né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi. Per sua volontà il corpo, senza alcuna cerimonia, e cremato, per evitare postume consacrazioni cimiteriali e monumentali. Le sue ceneri furono deposte in una preziosa anfora greca già di sua proprietà e tumulate nel cimitero del Verano. Camilleri e altri quattro dettero il via a un lento e travagliato adempimento delle sue ultime volontà (in caso non fosse stato possibile lo spargimento). Far seppellire le ceneri nel giardino della villa di contrada Caos, dove e nato. Ambrosini trasporta l'anfora in treno, chiusa in una cassetta di legno. A Palermo il corteo funebre venne però bloccato dal vescovo di Agrigento G. Peruzzo. Camilleri si reca al vescovo, che rimase inamovibile. Propose allora con successo l'idea di inserire l'anfora in una bara, che venne appositamente affittata. Il corteo, per un breve tratto a piedi e poi a bordo di una littorina, giunse a Girgenti. Dopo una cerimonia religiosa, l'anfora con le ceneri e estratta dalla bara e riposta nel Museo Civico di Agrigento, in attesa della costruzione di un monumento nel giardino della villa. Solo dopo parecchi anni dalla morte, realizzata una scultura monolitica di R. Mazzacurati, artista vincitore del concorso indetto, costituita principalmente da una grossa pietra non lavorata, le ceneri vennero portate nel giardino e versate in un cilindro di rame inserito nel terreno, che venne chiuso da una pietra sigillata con del cemento.  Una parte rimanente delle ceneri, trovata anni dopo attaccata ai lati interni dell'anfora, non essendo più contenibile nel cilindro ri-colmo e ri-aperto per l'occasione, venne dispersa, rispettando il desiderio originario di lui stesso. Davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema filosofico. (L. Pirandello, dai Foglietti). E convinto che qualunque filosofia e fallita di fronte all'insondabilità dell'uomo quando in lui prevale la bestia -- l'aspetto animalesco e irrazionale. La sua e una teoria della pluralità dell'io. Pubblica i saggi “Arte e Scienza” e “L'umorismo” -- caratterizzati da un'esposizione di stile colloquiale, molto lontana dal consueto discorso filosofico. I due saggi sono espressione di un'unica identita artistica ed esistenziale che ha coinvolto lo scrittore siciliano che vede come centrale proprio la poetica dell'umorismo. In “L'umorismo” confluiscono idee, brani di scritti e appunti precedenti. Sue varie chiose e annotazioni a L'indole e il riso di L. Pulci di A. Momigliano e parti dell'articolo di A. Cantoni nella «Nuova Antologia». Il suo umorismo si inserisce in un rigoglioso e più che secolare campo di meditazione e ricerca sull'omonimo tema; e rappresenta il momento ri-epilogativo probabilmente più soddisfacente di una serie di acquisizioni teoriche che la cultura ha chiare e consolidate . Bisogna infatti aspettare il saggio di A. Genovese, “Il Comico, l’Umore e la Fantasia o Teoria del Riso come Introduzione all’Estetica” (Bocca, Torino) per avere un saggio di ampia informazione e documentazione, di solido spessore speculative pur nell'ispirazione idealistica da cui prende le mosse. Tecnicamente persuasivo, insomma, e con ben altre fondamenta teoretiche, praltro, in un panorama di non rara fossilizzazione culturale, va detto che l'opera di Genovese è stata appaiata forse soltanto dal coraggioso saggio, e Homo ridens. Estetica, Filologia, Psicologia, Storia del Comico” (Firenze, Olsckhi). Distingue il comico dall'umoristico. Il comico e definito come avvertimento del contrario, nasce dal contrasto tra l'apparenza e la realtà. Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. "Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto un "avvertimento del contrario. L'umorismo, il "sentimento del contrario", invece nasce da una considerazione meno superficiale della situazione. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente, s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro. Da quel primo *avvertimento* del *contrario* mi ha fatto passare a questo *sentimento* del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico. Quindi, mentre il comico genera quasi immediatamente la risata perché mostra subito la situazione *evidentemente contraria* a quella che dovrebbe normalmente essere, l'umoristico nasce da una più ponderata ri-flessione che genera compassione e un sorriso di comprensione. Nell'umoristico c'è il senso di un *comune sentimento* della fragilità dell’uomo da cui nasce un compatimento per la debolezze dell’altro che e anche la propria. L'umoristico è meno spietato del comico che giudica in maniera immediata. Non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci fa ridere adesso ci fa tutt'al più sorridere, o piantare. La filosofia  dell'umoristico in nasce già quando pubblica le due premesse de Il fu Mattia Pascal dove richiamandosi al “Copernico” di Leopardi riprende l'ironia che attribusce l’eliocentrismo alla pigrizia del sole stanco di girare attorno ai pianeti. Si vede una notazione dell’umoristico nella contrapposizione di due sentimenti opposti. Dopo l’accettazione dell’eliocentrismo, i terrestri accetano di essere una parte infinitesimale dell'universo e nello stesso tempo la sua capacità di compenetrarsene. L'analisi dell'identità condotta da lui lo porta a formulare la teoria della crisi dell'io. Il nostro spirito consiste di frammenti, o meglio, di elementi distinti, più o meno in rapporto tra loro, i quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, così che ne risulti una nuova personalità, che pur fuori dalla coscienza dell'io normale, ha una propria coscienza a parte, indipendente, la quale si manifesta viva e in atto, oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo con questa, nei casi di vero e proprio sdoppiamento dell'io. Talché veramente può dirsi che due persone vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per proprio conto, nel medesimo individuo. Con gli elementi del nostro io noi possiamo perciò comporre, costruire in noi stessi altri individui, altri esseri con propria coscienza, con propria intelligenza, vivi e in atto. Paradossalmente, il solo modo per recuperare la propria identità è la follia, tema centrale in molte opere, come l'Enrico IV o come Il berretto a sonagli, nel quale inserisce addirittura una ricetta per la pazzia: dire sempre la verità, la nuda, cruda e tagliente verità, infischiandosene dei riguardi, delle maniere, delle ipocrisie e delle convenzioni sociali. Questo comportamento porta presto all'isolamento da parte della società e, agli occhi degli altri, alla pazzia. Abbandonando le convenzioni sociali e morali l'uomo può ascoltare la propria interiorità e vivere nel mondo secondo le proprie leggi, cala la maschera e percepisce se stesso e l’altro senza dover creare un personaggio, è semplicemente “persona”. Esemplare di tale concezione è l'evoluzione di Vitangelo Moscarda, protagonista di Uno, nessuno e centomila.  Ancora sulla crisi dell'identità del singolo impotente con la sua razionalità di fronte al mistero universale che lo circonda, in Il fu Mattia Pascal, espone metaforicamente la sua filosofia del lanternino, tramite il monologo che il personaggio di Anselmo Paleari rivolge al protagonista Mattia Pascal, in cui la piccola lampada rappresenta il sentimento umano, che non riesce ad alimentarsi se non tramite le illusioni di fede e ideologie varie ("i lanternoni"), ma che altrimenti provoca l'angoscia del buio che lo circonda all'uomo, l'animale che ha il triste privilegio di "sentirsi vivere. Nella lanternisofia, il lanternino che proietta tutto intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi purtroppo dobbiamo credere vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo in noi. Spento alla fine da un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione? (Il fu Mattia Pascal, capitolo XIII, Il lanternino) La sua sfiducia verso la fede religiosa tradizionale lo porta ad accentuare così il proprio vuoto spirituale, che cercò di riempire, come il citato personaggio del Paleari, con l'interesse personale verso l'occultismo, la teosofia e lo spiritismo, che tuttavia non gli daranno la serenità esistenziale. Il contrasto tra vita e forma Luigi Pirandello svolge una ricerca inesausta sull'identità della persona nei suoi aspetti più profondi, dai quali dipendono sia la concezione che ogni persona ha di sé, sia le relazioni che intrattiene con gli altri. Influenzato dalla filosofia irrazionalistica di fine secolo, in particolare di Bergson, Pirandello ritiene che l'universo sia in continuo divenire e che la vita sia dominata da una mobilità inesauribile e infinita. L'uomo è in balia di questo flusso dominato dal caso, ma a differenza degli altri esseri viventi tenta, inutilmente, di opporsi costruendo forme fisse, nelle quali potersi riconoscere, ma che finiscono con il legarlo a maschere in cui non può mai riconoscersi o alle quali è costretto a identificarsi per dare comunque un senso alla propria esistenza. Se l'essenza della vita è il flusso continuo, il perenne divenire, quindi fissare il flusso equivale a non vivere, poiché è impossibile fissare la vita in un unico punto. Questa dicotomia tra vita e forma, accompagnerà l'autore in tutta la sua produzione evidenziando la sconfitta dell'uomo di fronte alla società, dovuta all'impossibilità di fuggire alle convenzioni di quest'ultima se non con la follia. Solo il folle, che pure è una figura sofferente ed emarginata, riesce talvolta a liberarsi dalla maschera, e in questo caso può avere un'esistenza autentica e vera, che resta impossibile agli altri in quanto non è fattibile denudare la maschera o le maschere, la propria identità (Maschere nude è infatti il titolo della raccolta delle sue opere teatrali). Questa riflessione, che si rispecchia nelle varie opere con accenti ora lievi ora gravi e tragici, è stata, ad opera soprattutto dello studioso Adriano Tilgher, interpretata come un sistema filosofico basato sul contrasto tra la Vita e la Forma, che talvolta ha fatto esprimere alla critica un giudizio negativo delle ultime opere precedenti al "teatro dei miti", accusate a volte di "pirandellismo", cioè di riproporre sempre lo stesso schema di lettura. Il relativismo psicologico o conoscitivo «La verità? è solo questa: che io sono, sì, la figlia della signora Frola Ah! E la seconda moglie del signor Ponza Oh! E come? Sì; e per me nessuna! nessuna! Ah, no, per sé, lei, signora: sarà l'una o l'altra! Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede. Ed ecco, o signori, come parla la verità. -- Dialogo finale di Così è (se vi pare)). Dal contrasto tra la vita e la forma nasce il relativismo psicologico che si esprime in due sensi: orizzontale, ovvero nel rapporto inter-personale, e verticale, ovvero nel rapporto che una persona ha con se stessa. Gl’uomini nascono liberi ma il caso interviene nella loro vita precludendo ogni loro scelta. L’uomo nasce in una società pre-costituita dove ad ognuno viene assegnata una parte secondo la quale deve comportarsi. Ciascuno è obbligato a seguire il ruolo e le regole che la società impone, anche se l'io vorrebbe manifestarsi in modo diverso. Solo per l'intervento del caso può accadere di liberarsi di una forma per assumerne un'altra, dalla quale non sarà più possibile liberarsi per tornare indietro, come accade al protagonista de Il fu Mattia Pascal.  L'uomo dunque non può capire né l’altro né tanto meno se stesso, poiché ognuno vive portando consapevolmente o, più spesso, inconsapevolmente, una maschera dietro la quale si agita una moltitudine di personalità diverse e inconoscibili.  Queste riflessioni trovano la più esplicita manifestazione narrativa nel romanzo Uno, nessuno e centomila. Uno perché ogni persona crede di essere un individuo unico con caratteristiche particolari. Centomila perché l'uomo ha, dietro la maschera, tante personalità quante sono le persone che ci giudicano. Nessuno perché, paradossalmente, se l'uomo ha centomila personalità diverse, invero, è come se non ne possedesse nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi nel suo io". Il relativismo conoscitivo e psicologico su cui si basa la sua filosofia si scontra con il conseguente problema dell'incomunicabilità tra i siciliani. Ogni personaggio siciliano ha un proprio modo di vedere la realtà. Non esiste un'unica realtà oggettiva, ma tante realtà quante sono i siciliani che credono di possederla. Dunque, ognuno ha una propria verità. Questa incomunicabilità produce quindi un sentimento di solitudine ed esclusione dalla società e persino da se stesso. Proprio la crisi e frammentazione dell'io interiore crea un altr’ io diverso e discordante. L’io consiste di frammenti che ci fanno scoprire di essere -- uno, nessuno – molti -- centomila --. Il personaggio come il Vitangelo Moscarda di “Uno, nessuno e – molti centomila e i protagonisti della commedia ‘a fare’, “Sei personaggi in cerca di autore” di conseguenza avverte  un sentimento di “estraneità” – alienazione o alterita – strano – etimologia -- dalla vita che lo fa sentire forestiero della vita, nonostante la continua ricerca di un senso dell'esistenza e di un'identificazione di un proprio ruolo, che vada oltre la maschera, o le diverse e innumerevoli maschere, con cui si presentano al cospetto della società o delle persone più vicine. Il peronaggio accetta la maschera, che lui stesso ha messo o con cui gl’altro tende a identificarlo. Prova ommessamente a mostrarsi per quello che lui crede di essere. Incapace di ribellarsi, pero, o deluso dopo l'esperienza di vedersi attribuita una nuova maschera, si rassegna. Il personaggio vive nell'infelicità, con la coscienza della frattura tra la vita che vorrebbe vivere e quella che laltro lo fa vivere per come esso lo vede. Il personaggio accetta alla fine passivamente il ruolo da recitare che lui si attribuisce sulla scena dell'esistenza. Questa è la reazione tipica del personaggio più deboli come si può vedere nel romanzo “Il fu Mattia Pascal”. Il soggetto non si rassegna alla sua maschera. Accetta pero il suo ruolo con un atteggiamento ironico, aggressivo o umoristico. Ne fanno esempio varie opere come: Pensaci Giacomino, Il giuoco delle parti e La patente. Rosario Chiàrchiaro è un uomo cupo, vestito sempre in nero che si è fatto involontariamente la nomea di iettatore e per questo è sfuggito da tutti ed è rimasto senza lavoro. Il presunto iettatore non accetta l'identità che gl’altro gli ha attribuito ma comunque se ne serve. Va dal giudice e, poiché tutti sono convinti che sia un menagramo, pretende la patente di iettatore autorizzato. In questo modo ha un lavoro: chi vuole evitare le disgrazie che promanano da lui dovrà pagare per allontanarlo. La maschera rimane – ma almeno se ne ricava un vantaggio. L'uomo, accortosi del relativismo, si rende conto che l'immagine che di sé non corrisponde in realtà a quella che l’altro ha di lui e cerca in ogni modo di carpire questo lato inaccessibile del suo io. Vuole togliersi la maschera che gli è stata imposta e reagisce con disperazione. Non riesce a strapparsela e allora se è così che lo vuole il mondo, egli e quello che l’altro credono di percipere in lui e non si ferma nel mantenere questo suo atteggiamento sino all’ultima e drammatica conseguenza. Si chiude in una solitudine disperata che lo porta al dramma, alla pazzia o al suicidio. Da tale sforzo verso un obiettivo irraggiungibile nasce la voluta follia. La follia è lo strumento di contestazione per eccellenza della forma fasulla della vita sociale, l'arma che fa esplodere la convenzione e il rituale, riducendoli all'assurdo e rivelandone l'inconsistenza.  Solo e unico modo per vivere, per trovare l’io, è quello di accettare il fatto di non avere un'identità, ma solo frammenti -- e quindi di non essere uno ma nessuno -- accettare l'alienazione completa da se stesso. Tuttavia il colletivo non accetta il relativismo. Il soggeto chi accetta il relativismo viene ritenuto pazzo dal colletivo. Esemplari sono i personaggi dei drammi Enrico IV, dei Sei personaggi in cerca d'autore, o di Uno, nessuno e centomila.  Divenne famoso proprio grazie al teatro che chiama “teatro dello specchio”, perché in esso viene raffigurata la vita vera, quella nuda, amara, senza la maschera dell'ipocrisia e delle convenienze sociali, di modo che lo spettatore si guardi come in uno specchio così come realmente è, e diventi migliore. Dalla critica viene definito come uno dei grandi drammaturghi del XX secolo. Scrive moltissime opera, alcune delle quali rielaborazioni delle sue stesse novelle, che vengono divise in base alla fase di maturazione dell'autore:  Prima faseIl teatro siciliano Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco Terza fase Il teatro nel teatro (meta-teatro) Quarta fase Il teatro dei miti. Generalmente si attribuisce il suo interesse per il teatro agli anni della maturità, ma alcuni precedenti mostrano come tale convinzione necessiti di una rivalutazione. Compose alcuni lavori teatrali, andati perduti poiché da lui stesso bruciati (tra gli altri, il copione de Gli uccelli dell'alto). In una lettera  alla famiglia, si legge. Oh, il teatro drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso penetrarvi senza provare una viva emozione, senza provare una sensazione strana, un eccitamento del sangue per tutte le vene. Quell'aria pesante chi vi si respira, m'ubriaca: e sempre a metà della rappresentazione io mi sento preso dalla febbre, e brucio. È la vecchia passione chi mi vi trascina, e non vi entro mai solo, ma sempre accompagnato dai fantasmi della mia mente, persone che si agitano in un centro d'azione, non ancora fermato, uomini e donne da dramma e da commedia, viventi nel mio cervello, e che vorrebbero d'un subito saltare sul palcoscenico. Spesso mi accade di non vedere e di non ascoltare quello che veramente si rappresenta, ma di vedere e ascoltare le scene che sono nella mia mente: è una strana allucinazione che svanisce ad ogni scoppio di applausi, e che potrebbe farmi ammattire dietro uno scoppio di fischi! -- da una lettera ai familiari. È in questa dimensione che si parla di teatro mentale: lo spettacolo non è subito passivamente ma serve come pretesto per dar voce ai "fantasmi" che popolano la mente dell'autore (nella prefazione ai Sei personaggi in cerca d'autore Pirandello chiarirà di come la Fantasia prenda possesso della sua mente per presentargli personaggi che vogliono vivere, senza che lui li cerchi).  In un'altra missiva, spedita da Roma, sostiene che la scena italiana gli appare decaduta:  «Vado spesso in teatro, e mi diverto e me la rido in veder la scena italiana caduta tanto in basso, e fatta sgualdrinella isterica e noiosa -- da una lettera ai familiari. La delusione per non essere riuscito a far rappresentare i primi lavori lo distoglie inizialmente dal teatro, facendolo concentrare sulla produzione novellistica e romanziera.  Pubblica l'importante saggio Illustratori, attori, traduttori dove esprime le sue idee, ancora negative, sull'esecuzione del lavoro dell'attore nel lavoro teatrale: questi è infatti visto come un mero traduttore dell'idea drammaturgica dell'autore, il quale trova dunque un filtro al messaggio che intende comunicare al pubblico. Il teatro viene poi definito da Pirandello come un'arte "impossibile", perché "patisce le condizioni del suo specifico anfibio":: un tradimento della scrittura teatrale, che ha di contro "il cattivo regime dei mezzi rappresentativi, appartenenti alla dimensione adultera dell'eco. È in questo momento che Pirandello si distacca dalla lezione positivista e, presa diretta coscienza dell'impossibilità della rappresentazione scenica del "vero" oggettivo, ricerca nella produzione drammaturgica di scavare l'essenza delle cose per scoprire una verità altra (come è spiegato nel saggio L'Umorismo con il sentimento del contrario).  Fondò la compagnia del Teatro d'Arte di Roma con sede al Teatro Odescalchi con la collaborazione di altri artisti: il figlio S. Pirandello, O. Vergani, C. Argentieri, A. Beltramelli, G. Cavicchioli, M. Celli, P. Cantarella, L. Picasso, Renzo Rendi, M. Bontempelli e G. Prezzolini -- tra gli attori più importanti della compagnia figurano Marta Abba, Lamberto Picasso, Maria Letizia Celli, Ruggero Ruggeri. La compagnia, il cui primo allestimento risale con Sagra del signore della nave dello stesso Pirandello e Gli dei della montagna di Lord Dunsany, ebbe però vita breve: i gravosi costi degli allestimenti, che non riuscivano ad essere coperti dagli introiti del teatro semivuoto costrinsero il gruppo, dopo solo due mesi dalla nascita, a rinunciare alla sede del Teatro Odescalchi. Per risparmiare sugli allestimenti la compagnia si produsse prima in numerose tournée estere, poi fu costretta allo scioglimento definitivo, avvenuto a Viareggio. Prima faseTeatro Siciliano Nella fase del Teatro Siciliano Pirandello è alle prime armi e ha ancora molto da imparare. Anch'essa come le altre presenta varie caratteristiche di rilievo; alcuni testi sono stati scritti interamente in lingua siciliana perché considerata dall'autore più viva dell'italiano e capace di esprimere maggiore aderenza alla realtà.  La morsa e Lumìe di Sicilia Roma, Teatro Metastasio, Il dovere del medico, Roma, Sala Umberto, La ragione degli altri, Milano, Teatro Manzoni,  Cecè, Roma, Teatro Orfeo, Pensaci, Giacomino, Roma, Teatro Nazionale, Liolà, Roma, Teatro Argentina, Seconda fase: Il teatro umoristico/grottesco. Pirandello e Marta Abba Mano a mano che l'autore si distacca da verismo e naturalismo, avvicinandosi al decadentismo si ha l'inizio della seconda fase con il teatro umoristico. Presenta personaggi che incrinano le certezze del mondo borghese: introducendo la versione relativistica della realtà, rovesciando i modelli consueti di comportamento, intende esprimere la dimensione autentica della vita al di là della maschera.  Così è (se vi pare), Milano, Teatro Olimpia, Il berretto a sonagli, Roma, Teatro Nazionale, La giara, Roma, Teatro Nazionale, Il piacere dell'onestà (Torino, Carignano) La patente, Torino, Alfieri, Ma non è una cosa seria, Livorno, Rossini,  Il giuoco delle parti, Roma, Quirino, L'innesto, Milano, Manzoni, L'uomo, la bestia e la virtù, Milano, Olimpia, Tutto per bene, Roma, Quirino, Come prima, meglio di prima, Venezia, Goldoni, La signora Morli, una e due, Roma, Argentina. Nella fase del teatro nel teatro le cose cambiano radicalmente. Il teatro deve parlare anche agli occhi non solo alle orecchie, a tal scopo ripristinerà una tecnica teatrale di Shakespeare, il palcoscenico multiplo, in cui vi può per esempio essere una casa divisa in cui si vedono varie scene fatte in varie stanze contemporaneamente. Inoltre il teatro nel teatro fa sì che si assista al mondo che si trasforma sul palcoscenico.  Abolisce anche il concetto della quarta parete, cioè la parete trasparente che sta tra attori e pubblico. In questa fase, infatti, tende a coinvolgere il pubblico che non è più passivo ma che rispecchia la propria vita in quella agita dagli attori sulla scena. Ha un incontro con  Filippo. Conseguenza, oltre alla nascita di un'amicizia e che Filippo sente come accadde in passato per lui, il bisogno di allontanarsi dal regionalism dell'arte verista pur conservandone però le tradizioni e le influenze. Incontra Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Sei personaggi in cerca d'autore, Roma, Valle, Enrico IV, Milano, Manzoni, All'uscita, Roma, Argentina, L'imbecille, Roma, Quirino, Vestire gli ignudi, Roma, Quirino, L'uomo dal fiore in bocca, Roma, Degli Indipendenti, La vita che ti diedi, Roma, Quirino, L'altro figlio, Roma, Nazionale, Ciascuno a suo modo, Milano, Dei Filodrammatici, Sagra del signore della nave, Roma, Odescalchi, Diana e la Tuda, Milano, Eden, L'amica delle mogli, Roma, Argentina, Bellavita, Milano, Eden,  O di uno o di nessuno, Torino, di Torino, Come tu mi vuoi, Milano, dei Filodrammatici; Questa sera si recita a soggetto, Torino, di Torino, Trovarsi, Napoli, dei Fiorentini, Quando si è qualcuno, Buenos Aires Odeón, La favola del figlio cambiato, Roma, Reale dell'Opera, Non si sa come, Roma, Argentina, Sogno, ma forse no, Lisbona, Teatro Nacional. Alla fase del teatro dei miti ase si assegnano solo tre opera. La nuova colonia Lazzaro I giganti della montagna Romanzi  Copertina de Il turno,  Madella. Scrive sette romanzi:  L'esclusa, a puntate su La Tribuna (Milano, Treves); Il turno (Catania, Giannotta); l fu Mattia Pascal, Roma, Nuova antologia. Suo marito, Firenze, Quattrini. (poi Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano, Mondadori, I vecchi e i giovani, Milano, FTreves. Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, R. Bemporad & figlio. Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad; Novelle. Le novelle sono considerate le opere più durature. I critici hanno cambiato tale opinione ritenendo le opere teatrali più degne di essere ricordate. Fare distinzione tra il contenuto di una novello o romanzo  e un dramma è difficile. Molte novelle sono state messe in opera a teatro. “Ciascuno a suo modo” deriva dal “Si gira”. “Liolà” ha il tema preso da “Il fu Mattia Pascal”; “La nuova colonia” e presentata in “Suo marito”. Analizzando le novelle si puo renderci conto che ciò che manca è una delineazione tematica, una cornice. Sono presenti un crogiolo di personaggi ed eventi.  Il tempo in cui una novella e ambientata non è definito. Alcune  si svolgono nell'epoca umbertina, poi giolittiana e del dopo-giolitti. Diversamente accade nella novella siciliana. Iil tempo non è fissato. E un tempo antico, di una società che non vuole cambiare e che è rimasta ferma. I paesaggi della novellistica sono vari. Per quella detta siciliana si ha spesso il tipico paesaggio rurale. In alcune si trova il tema del contrasto tra le generazioni dovuto all'unità d'Italia. Altro ambiente delle novelle è la Roma umbertina o giolittiana.  Il protagonista e sempre alla presa con il male di vivere, con il caso e con la morte. Non si trova mai rappresentanti dell'alta borghesia, ma quelli che potrebbero essere i vicini della porta accanto: il sarto, il balie, il professore, il piccolo proprietario di negozi che ha una vita sconvolta dalla sorte e dal dramma familiare. Il personaggio ci viene presentato così come appaie. E difficile trovare un'approfondita analisi psicologica. La fisionomia e spesso eccentrica. Per il sentimento del contrario, il personaggio ha un carattere *opposto* a come si presenta. I personaggi conversano nel presentarsi per come essi *sentono* di essere. Ma alla fine, e sempre preda del caso, che li farà apparire diverso e cambiato.  Novelle per un anno -- è uno dei più grandi scrittori di novelle, raccolte dapprima nell'opera Amori senza amore. In seguito si dedica maggiormente per tutta la sua vita, cercando di completarla, alla raccolta Novelle per un anno, così intitolata perché il suo intento e quello di scrivere 365. Novelle per un anno, Firenze, Bemporad; Milano, Mondadori); Scialle nero (Firenze, Bemporad); La vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio, Firenze, Bemporad, VII, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, IX, Donna Mimma, Firenze, Bemporad);  Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad,  La giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze, Bemporad, Berecche e la guerra, Milano, Mondadori, Una giornata, Milano, Mondadori). Si svolge la produzione letteraria di Pirandello meno conosciuta dal grande pubblico, quella delle poesie che, contrariamente alla composizione teatrale, non esprimono alcun tentativo di rinnovamento sperimentale estetico, e seguono piuttosto le forme e i metri tradizionali della lirica classica, pur non rimandando a nessuna delle correnti letterarie presenti al tempo dello scrittore.  Nell'antologia poetica Mal giocondo, pubblicata a Palermo, ma la cui prima lirica risale quando Pirandello aveva appena tredici anni, emerge uno dei temi dell'ultima estetica pirandelliana del contrasto tra la serena classicità del mito e l'ipocrisia e la immoralità sociale della contemporaneità. Sono presenti, come nota lo stesso Pirandello, anche toni umoristici, specie quelli derivati dal suo soggiorno a Roma. “Mal giocondo” (Palermo, Libreria Internazionale Pedone Lauriel); Pasqua di Gea, Milano, Galli (dedicata a Jenny Schulz-Lander, di cui si innamora a Bonn, con una chiara influenza della poesia di Carducci. Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione Cooperativa) -- il cui modello sono le Elegie romane di Goethe); Elegie romane, traduzione di Goethe, Livorno, Giusti, Zampogna, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Scamandro, Roma, Tipografia Roma, Fuori di chiave, Genova, Formiggini, Pirandello nel cinema Inizialmente Pirandello non amava molto il cinema, considerato inferiore al teatro, e questo interesse maturò lentamente, negli anni. Il rapporto tra Pirandello e il cinema fu complesso, ambiguo, conflittuale, a volte di totale rifiuto, altre volte di grande curiosità. E fu certamente la curiosità per questa nuova modalità di narrazione per immagini, che si era già strutturata come industria cinematografica, che lo spinse a scrivere il romanzo Si gira, poi ripubblicato con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio operatore. In questo romanzo il suo giudizio sul cinematografo è spietato sia quando teme che il pubblico abbandoni i teatri per correre a vedere su uno schermo "larve evanescenti" prodotte in maniera meccanica e fredda, sia quando descrive il mondo della produzione cinematografica popolato di personaggi volgari impeg confezionare prodotti commerciali per soddisfare il palato delle masse e gli interessi degli uomini d'affari. Nello stesso tempo la struttura stessa del racconto letterario e l'ipotesi, da lui stesso formulata, di trarne un film prefigurano un'idea di linguaggio cinematografico di grande modernità: il film nel film. Momento cruciale per la storia del cinema, nei primi decenni del suo sviluppo, fu l'avvento del sonoro. Anche in questo caso ad un iniziale rifiuto seguì una svolta significativa. In una lettera a Marta Abba, Pirandello scrisse: "L'avvenire dell'arte drammatica e anche degli scrittori di teatro è adesso là. Bisogna orientarsi verso una nuova espressione d'arte: il film parlato. Ero contrario, mi sono ricreduto" Pirandello sul set de Il fu Mattia Pascal con Pierre Blanchar e Isa Miranda Il lume dell'altra casa di Ugo Gracci. Il crollo di M. Gargiulo, Lo scaldino di A. Genina. Ma non è una cosa seria di Augusto Camerini, La rosa di Arnaldo Frateili Il viaggio di Gennaro Righelli Il fu Mattia Pascal di Marcel L'Herbier  La canzone dell'amore di Gennaro Righelli, primo film sonoro italiano è tratto dalla novella In silenzio. Come tu mi vuoi di George Fitzmaurice con Greta Garbo Acciaio di W. Ruttmann. Il fu Mattia Pascal di Pierre Chenal, Questa è la vita di Giorgio Pàstina, Aldo Fabrizifilm a quattro episodi, tutti tratti da una novella: La giara, Il ventaglino, La patente e Marsina stretta. Come prima, meglio di prima di J. Hopper Liolà di A. Blasetti Il viaggio di Vittorio De Sica Enrico IV di Marco Bellocchio Kaos di P. e V. Taviani, adattamento da Novelle per un anno, Le due vite di Mattia Pascal di Monicelli Tu ridi di P. e V.Taviani, adattamento da Novelle per un anno; La balia di Bellocchio, adattamento da Novelle per un anno; Pirandello nell'opera lirica La favola del figlio cambiato di Gian Francesco Malipiero, Liolà di Giuseppe Mulè, Six Characters in Search of an Author di Hugo Weisgall, Sagra del Signore della Nave di Michele Lizzi, Sogno (ma forse no) di Luciano Chailly. Altre opere: Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale Pedone Lauriel); A la sorella Anna per le sue nozze, Roma, Tipo-Litografia Miliani e Filosini,  Pasqua di Gea, Milano, Galli,  Amori senza amore, Roma, Bontempelli); Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione Cooperativa; Traduzione di Goethe, Elegie romane, Livorno, Giusti, Zampogna, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Beffe della morte e della vita, Firenze, Lumachi, Lontano. Novella, in "Nuova Antologia", Quand'ero matto.... Novelle, Torino, Streglio, Il turno, Catania, Giannotta); Beffe della morte e della vita. Firenze, Lumachi, Notizia letteraria, in "Nuova Antologia", Dante. Poema lirico di G. Costanzo, "Nuova Antologia", Bianche e nere. Novelle, Torino, Streglio); Il fu Mattia Pascal, Roma, Nuova Antologia, Erma bifronte. Novelle, Milano, Treves); Prefazione a Giovanni Alfredo Cesareo, Francesca da Rimini. Tragedia, Milano, Sandron, Studio preliminare a A. Cantoni, L'illustrissimo. Romanzo, Roma, Nuova Antologia, Arte e scienza. Saggi, Roma, Modes, L'esclusa, Milano, Treves, Umorismo, Lanciano, Carabba); “Scamandro” (Roma, Tipografia); “La vita nuda” (Milano, Treves); “Suo marito, Firenze, Quattrini); “Fuori di chiave, Genova, Formiggini, Terzetti, Milano, Treves); “I vecchi e i giovani, Milano, Treves); Cecè. In "La lettura",  Le due maschere, Firenze, Quattrini, Erba del nostro orto” (Milano, Studio Lombardo); “La trappola” (Milano, Treves); “Se non così” "Nuova Antologia", Si gira ( Milano, Treves); “E domani, lunedì” (Milano, Treves); “Liolà” ( Roma, Formiggini); Se non così Con una lettera alla protagonista, Milano, Treves); “Un cavallo nella luna” (Milano, Treves); Maschere nude,  Milano, Treves, Pensaci, Giacomino, Così è (se vi pare), Il piacere dell'onestà, Milano, Treves); Il giuoco delle parti. Ma non è una cosa seria. Milano, Treves, Lumie di Sicilia. Il berretto a sonagli. La patente. Milano, Treves, L'innesto.  La ragione degli altri, Milano, Treves,  Berecche e la guerra, Milano, Facchi, Il carnevale dei morti. Firenze, Battistelli, Tu ridi. Milano, Treves); Pena di vivere così, Roma, Libreria nazionale,  Maschere nude” (Firenze, Bemporad); Tutto per bene. Firenze, Bemporad, Come prima meglio di prima. Firenze, Bemporad); “Sei personaggi in cerca d'autore -- commedia da fare” (Firenze, Bemporad); Enrico IV (Firenze, Bemporad); L'uomo, la bestia e la virtù” (Firenze, Bemporad, La signora Morli, una e due. Firenze, Bemporad, Vestire gli ignudi. Firenze, Bemporad, La vita che ti diedi. Firenze, Bemporad, Ciascuno a suo modo. Firenze, Bemporad, X, Pensaci, Giacomino! Firenze, Bemporad, Così è (se vi pare). Firenze, Bemporad, Sagra del signore della nave, L'altro figlio, La giara. Firenze, Bemporad); Il piacere dell'onestà. Firenze, Bemporad,  Il berretto a sonagli. Firenze, Bemporad,  Il giuoco delle parti. Firenze, Bemporad, Ma non è una cosa seria. Firenze, Bemporad, L'innesto Firenze, Bemporad, La ragione degli altri. Firenze, Bemporad, L'imbecille, Lumie di Sicilia, Cecè, La patente.Firenze, Bemporad, All'uscita. Mistero profano, Il dovere del medico. La morsa.  L'uomo dal fiore in bocca. Dialogo, Firenze, Bemporad, Diana e la Tuda.  Firenze, Bemporad,  L'amica delle mogli. Firenze, Bemporad, La nuova colonia. Firenze, Bemporad, Liolà. Firenze, Bemporad, O di uno o di nessuno. Firenze, Bemporad, Lazzaro (Milano, Mondadori); “Questa sera si recita a soggetto” (Milano, Mondadori); “Come tu mi vuoi” (Milano, Mondadori); “Trovarsi” (Milano Mondadori); “Quando si è qualcuno” (Milano, Mondadori); “Non si sa come” (Milano, Mondadori); “Novelle per un anno, Firenze, Bemporad, Milano, Mondadori, I, Scialle nero, Firenze, Bemporad, La vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad,  La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio, Firenze, Bemporad, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, 1Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, Donna Mimma, Firenze, Bemporad,Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze, Bemporad,  Berecche e la guerra, Milano, Mondadori,  Una giornata, Milano, Mondadori, Teatro dialettale siciliano, 'A vilanza, Cappiddazzu paga tuttu, con Nino Martoglio, Catania, Giannotta, Prefazione a N. Martoglio, Centona. Raccolta completa di poesie siciliane con l'aggiunta di alcuni componimenti inediti, Catania, Giannotta, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad, Prefazione a E. Levi, Lope de Vega e l'Italia, Florencia, Sansoni, Introduzione a S.D'Amico, Storia del teatro italiano, Milano, Bompiani); In un momento come questo, in "Nuova Antologia",Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano, Mondadori, Tutti i romanzi, Milano, A. Mondadori, Novelle per un anno, Milano, A. Mondadori, Maschere nude, Milano, A. Mondadori); Lettere a Marta Abba, Milano, A. Mondadori, Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori. Oltre al Nobel ricevette diverse onorificenze:  Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Arcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinesenastrino per uniforme ordinariaArcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinese — Canicattì Intitolazioni. A lui è stato dedicato un asteroide. Enciclopedia Italiana Treccani alla voce Girgenti. In A. Camilleri. Biografia del figlio cambiato, Milano,  Lettere da Palermo e da Roma, Bulzoni, Roma, Il risorgimento familiare. Medicina e Insonnia. in.. Riferimenti autobiografici a questo problema che affligge si trovano in numerose sue opere: Il turno, L'amica delle mogli, Il fu Mattia Pascal, L'uomo solo, La trappola, La giara  G. Bonghi, Biografia di Luigi P., Edizione dei classici italiani  A. Camilleri, In effetti, afferma in un lettera ai familiari da Roma. I professori di questa università, nella facoltà mia, sono d’una ignoranza nauseante (Lettere giovanili da Palermo e da Roma Bulzoni, Roma, difese pubblicamente durante una lezione un suo compagno rimproverato ingiustamente dal rettore.  M. Manotta, L. Pirandello, Pearson Italia S.p.a.,  Da Album Pirandello, I Meridiani Mondadori, Milano, A. Camilleri, Biografia del figlio cambiato, BU. La storia di Luigi e Antonietta è infatti quella di un matrimonio di una Sicilia di fine '800, combinato per interesse, da parte di due soci nel commercio dello zolfo. Antonietta porta la dote che assicura ai giovani sposi sbarcati da Girgenti in continente e approdati a Roma, una vita tranquilla e permette a Luigi di affermarsi come scrittore. Il matrimonio d'interesse è sublimato grazie alla letteratura e diventa un matrimonio d'amore con la moglie ideale (in Anna Maria Sciascia, Il gioco dei padri. Pirandello e Sciascia, Avagliano, S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, Storia, G. Mazzacurati, Introduzione e biografia, dalla Prefazione a Il fu Mattia Pascal, Einaudi; Vita di Pirandello; Pirandello e la moglie Antonietta, G. GiudiceTipografico Torinese, M. Manotta, Pearson Paravia Bruno Mondadori, L. P., S. Pirandello, A. Pirandello, Il figlio prigioniero: carteggio tra L. e S. Pirandello durante la guerra Mondadori,  Motivazione del Premio Nobel per la Letteratura. TUTTI I NO DI MUSSOLINI A P.. L'arci-fascista non piace al Duce; G. Afeltra, Mia cara Marta, l'amore platonico di Pirandello  Tra Pirandello e M. Abba ottocento lettere di emozioni  Einstein e l'invito. Lo scontro che nessuno vide  L. Lucignani, Pirandello, la vita nuda, Giunti, Pirandello e la prima guerra mondiale. Chiede di entrare nei Fasci (La Stampa); F. Sinigaglia, I volti della violenza a teatro, Lucca, Argot. Non e l'unico filosofo che si iscrive al partito fascista nel pieno della vicenda Matteotti. Ungaretti si iscrisse appena nove giorni dopo il funerale di Matteotti (Stato matricolare di Ungaretti, Università "La Sapienza" di Roma. La sua adesione al fascismo, G. Giudice, Pirandello (POMBA Torino); Pirandello e la politica, su atutta scuola. G. Lagorio, Troppi idiotic. E P. partì; P., nudità e FASCISMO; P.. Gli anni del fascismo; B. Mussolini, Nel solco delle grandi filosofie -- relativismo e fascismo, in Il popolo d'Italia. Le idee di Mazzini e di Sorel influenzano profondamente il fascismo di Mussolini e Gentile (S. Zamponi, Lo spettacolo del fascismo, Rubbettino. Sorel è veramente il notre maître (B.Mussolini, Il Popolo in Opera Omnia); Interviste: parole da dire, uomo, agl’altr’uomini, Rubbettino; riportato da G. Giudice. Prefazione alle Novelle per un anno, Milano, Storie dalla storia, L'oro alla patria Il Sole 24 ORE  M. Sambugar, Letteratura italiana per moduli, Incontro. R. Dombroski, L'esistenza ubbidiente – la filosofia sotto i fasci (Guida); L'Ovra a Cinecittà di Natalia ed Emanuele V. Marino,  Boringhieri, Il Post); I giganti della montagna, taote.  Così, in una bara in affitto, riportammo a Girgenti le sue ceneri. Malgrado i divieti prima del gerarca, poi del pre-fetto, e infine del vescovo. In Camilleri e lo strano caso delle ceneri di Pirandello. N. Borsellino, Il dio di Pirandello: creazione e sperimentazione, Sellerio, R. Alajmo, Le ceneri di Pirandello, Drago, in Saggi poesie, scritti varii Mondadori, Milano). I filosofi hanno il torto di non pensare alle bestie e davanti agl’occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema filosofico. D. Marcheschi, L'umorismo, Milano, Oscar Mondadori, X.  Marcheschi rivela che copia intere pagine del saggio da opere precedenti di L. Dumont, A. Binet, G. Séailles, G. Negri, G. Marchesini, nonché dalla Storia e fisiologia dell'arte di Ridere di T. Massarani. Vedi articolo de Il Giornale, in “Caro P., ti ho beccato a copiare.  P., L'umorismo e altri saggi, Giunti; S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, TP.: guida al Fu Mattia Pascal, Carocci, Scrittori sull'orlo di una scelta spiritista  Sambugar, La sua filoofia s'inserisce in un contesto culturale in cui è presente il concetto di relativismo: la teoria della relatività di Einstein, il Principio di indeterminazione di Heisenberg, la teoria quantistica di M. Planck. Simmel fonda il suo relativismo sulla convinzione che non esistono leggi storiche obiettivamente valide. Dizionario di filosofia). E nelle arti figurative il relativismo è ripreso dal cubismo caratterizzato da una rappresentazione dell'oggetto considerato simultaneamente da diversi punti di vista. S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, Maschere nude, I. Zorzi, Newton Compton); E. Providenti, Epistolario familiare giovanile Quaderni della Nuova Antologia, Le Monnier, Firenze, Roberto Alonge, Pirandello, Laterza, Bari, Elio Providenti, Luigi Pirandello. Epistolario, Quaderni della Nuova Antologia, Le Monnier, Firenze); U. Artioli, L'officina segreta di Pirandello, Laterza, RomaBari, Luigi Pirandello, una vita da autore, repubblicaletteraria. C. Vicentini, Il disagio del teatro (Marsilio, Venezia). La prima rappresentazione della commedia La morsa si ha a Roma, al Metastasio, ad opera della Compagnia del "Teatro minimo" diretta da N. Martoglio che la mise in scena assieme all'atto unico Lumie di Sicilia. Cedendo alle insistenze di Martoglio acconsentì a che La morsa e Lumie di Sicilia sono rappresentate nella stessa serata. I due atti unici hanno diverso esito presso il pubblico, che accolge con favore La morsa, mentre non grade Lumie di Sicilia (in Interviste, Parole da dire, uomo, agli altri uomini" di I. Pupo, Rubettino,  Legato a ricordi della fanciullezza di Pirandello.  Da. Savio, Il carnevale dei morti. Sconciature e danze macabre nella narrative, Novara, Interlinea. l mio primo libro fu una raccolta di versi, “Mal giocondo”. In quella prima raccolta di versi più della metà sono del più schietto umorismo, e allora io non so neppure che cosa e l'umorismo ("Le lettere"); “Il cinema di Amedeo Fago Pirandello NASA. Enrico 4., Firenze, Bemporad e figlio, Esclusa, Milano, Fratelli Treves, Fu Mattia Pascal, Milano, Treves, I Pirandello. La famiglia e l'epoca per immagini, E. Zappulla, Catania, la Cantinella, R. Alonge, Roma-Bari, Laterza, U. Artioli, L'officina segreta” (Bari, Laterza); R. Barilli, La linea Svevo-Pirandello, Milano, Mursia, E. Bonora, Sulle novelle per un anno in Montale e altro novecento, Caltanissetta-Roma, Sciascia, N. Borsellino, Ritratto e immagini, Roma-Bari, Laterza, N. Borsellino e W. Pedullà (diretta da), Storia generale della letteratura italiana, Il Novecento, La nascita del Moderno, Milano, Motta, F. Michele e M. Rössner, L’identità italiana, Atti del Convegno internazionale di studi pirandelliani, Graz Pesaro, Metauro, Arcangelo Leone De Castris, Storia di Pirandello (Bari, Laterza); A. Benedetto, Verga, Annunzio, Pirandello (Torino, Fògola); L. Lugnani, L'infanzia felice (Napoli, Liguori); G. Macchia, “La stanza della tortura, Milano, Mondadori,  Pirandello e dintorni, Catania, Maimone, F. Medici, Il dramma di Lazzaro. Asprenas, A.  Pagliaro,  “U ciclopu, dramma satiresco d’Euripide ridotto in siciliano (Firenze, Monnier); G. Podestà,  "Humanitas", F. Puglisi, L'arte; Messina-Firenze, D'Anna, F. Puglisi, Pirandello e la sua lingua, Bologna, Cappelli, Filippo Puglisi, L. Pirandello, Milano, Mondadori, F. Puglisi, Pirandello e la sua opera Catania, Bonanno, C. Salinari, Miti e coscienza del decadentismo italiano. D'Annunzio, Pascoli, Fogazzaro, Pirandello” (Milano, Feltrinelli); A. Sichera, Ecce Homo!Nomi, cifre e figure di Pirandello (Firenze, Olschki); R. Scrivano, La vocazione contesa” (Roma, Bulzoni, G. Taffon, Il gran teatro del mondo, in Maestri drammaturghi nel teatro italiano del '900. Tecniche, forme, invenzioni, Roma, Laterza, G. Venè, “Fascista. La coscienza borghese tra ribellione e rivoluzione” (Venezia, Marsilio); M. Veronesi (Napoli, Liguori); C. Vicentini, “Il disagio del teatro” (Venezia, Marsilio); R. Vittori, Il trattamento cinematografico dei 'Sei personaggi' (Firenze, Liberoscambio); E. Zappulla, Pirandello e la filosofia siciliana, Catania, Maimone, Filosofi siciliani del secondo dopoguerra, Catania, Maimone. Casa di Pirandello D. Fabbri Lanterninosofia  su Pirandello Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Conferenza Episcopale Italiana. nobelprize. Audiolibri di Luigi Pirandello, su LibriVox.  di Luigi Pirandello, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.:etteratura fantastica, Fantascienza. Movie Luigi Pirandello, su Internet Broadway Database, The Broadway League.Luigi Pirandello, su filmportal.de.  Centro Nazionale Studi Pirandelliani, su cnsp. Istituto di studi pirandelliani allo Studio Luigi Pirandello. E. Licastro, Pirandello fra Spengler e Wittgenstein. Luigi Pirandello. Pirandello. Keywords: e dov’è il copione? è in noi, signore – il dramma è in noi -- siamo noi – R Chiede d’entrare nei fasci, La Stampa, Gentile e Sorel, Mussolini e Nietzsche, Mussolini e Sorel. – ridotto in siciliano. U ciclopu, decadentismo, identita personale, l’io e la societa, il collettivo, l’intersoggetivo. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Pirandello” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pirro: l’implicatura conversazionale rovesciata nel’idealismo di Gentile – filosofia italiana – Luigi Speranza (San Severo). Filosofo italiano. Studia a Roma sotto SPIRITO (si veda). Studia ALLMAYER sotto PLEBE. Insegna a Perugia e Palermo. Studia GENTILE (si veda). Pubblica “L'attualismo di GENTILE e la religione” (Sansoni, Firenze). Fra i suoi saggi si ricordano anche “Filosofia e politica in CROCE” (Bulzoni, Roma). Si interessa alla ricerca storio-grafica e svolse numerosi saggi su Terni. Esponente di spicco della vita culturale della città umbra, studia gl’aspetti poco indagati di quella che fino ad allora era una città ancorata ad una dimensione prettamente industriale. Sotto la giunta di Ciaurro, co-ordina il progetto per la realizzazione di un museo archeologico nel convento di S. Pietro sotto. Peroni. Nei suoi studi di storia ricostrusce prima della pubblicazione de Il sangue dei vinti di PANSA, episodi della guerra civile tra cui l'assassinio del sindacalista CARLONI e del dirigente d'azienda CORRADI.  Fonda il "Centro di studi storici", un'associazione culturale di ricerca storica a cui viene collegata la rivista “Memoria” L'obiettivo di “Memoria”  è quello di porre fine all'amnesia organizzata, facendo conoscere a tutti le vicende di una città figlia non solo dell'industrializzazione. Accanto ad un nuovo sguardo per le vicende passate “Memoria” inaugura una stagione di storiografia libera da condizionamenti ideologici e basata sulle fonti.  Suscita critiche per la ricostruzione d’alcuni episodi di violenza avvenuti durante la resistenza anti-fascista, critiche di storici locali, che lo accusano di revisionismo. In realtà il suo lavoro è sempre suffragato dalla presenza della fonte documentale. Le vicende ricostruite, come ad esempio quella dell'uccisione di CORRADI o URBANI, ad opera dei partigiani non sono mai trattate dalla storio-grafia ufficiale. Consigliere dell'stituto per la storia dell'Umbria e dell'stituto di cultura della storia dell'impresa Momigliano, dell’istituto per la storia del risorgimento. Il saggio  “Regnum hominis: l'umanesimo di GENTILE” fa parte della collana della Fondazione SPIRITO e FELICE di Roma. Un saggio dedicato al risorgimento pubblicato da Morphema intitolato “Risorgimento.” Un saggio "Dopo GENTILE dove va la scuola italiana" (Firenze, Lettere). Il consiglio comunale di Terni delibera di dedicare la sala Tacito di Palazzo Carrara in Terni a P.. Con l'occasione si presenta il carteggio "La vita come Ricerca, la vita come Arte, la vita come Amore", titolo riferito all’omonimo saggio di SPIRITO In occasione delle celebrazioni della fondazione del Liceo Tacito di Terni, gli viene dedicate nell'atrio della scuola, una targa con una dicitura tratta da una poesia di Gibran. Altre saggi: "Italia e Germania", raccolta di saggi da “Studi Politici". Pubblica una raccolta di memorie di scritti di garibaldini intitolata "Corre l'anno” “Terni e l'affrancamento di Roma nelle memorie dei garibaldini; il saggio "Filosofia e Politica e GENTILE" (Aracne). Il comune di Terni delibera la posa di una targa in memoria presso la dimora di  P.. La soprintendenza archivistica dell'Umbria e delle Marche dichiara il suo archivio di notevole interesse culturale ai sensi del T.U. dei beni cultural. Viene scoperta sulla casa a Piazza Clai a Terni una targa commemorativa. Viene pubblicato da Intermedia "L'unica via è il Pensiero: scritti in memoria". Altre saggi: “Una missiva a SPIRITO”“Filosofia e politica in GENTILE” (Firenze, Sansoni); “La riforma GENTILE e il Fascismo”, Giornale critico della filosofia italiana” (Firenze, Sansoni); La politica dell’idealismo italiano” (Firenze, Sansoni); “La prassi come educazione nella gentiliana interpretazione di Marx” (Firenze, Sansoni); “Cultura e politica” (Firenze, Sansoni); “Filosofia e politica: il problematicismo” (Roma, Bulzoni); “La repubblica fascista”; “Per una storia dell'Umbria durante la repubblica fascista” (Perugia, IRRSAE); “Terni nell'età rivoluzionaria e napoleonica,”Arrone, Thyrus,  Terni e la sua Provincia durante la repubblica sociale” (Arrone, Thyrus); Ugolini, Petroni, dallo Stato Pontificio all'Italia unita” (Scientifiche, Napoli); “Interamna Narthium materiali per il museo archeologico di Terni” (Arrone, Thyrus); Le acque pubbliche gl’acquedotti di derivazione e l’utilizzazioni idrauliche del territorio di Terni nei sommari riguardi: tecnico, legislativo e storico” (Terni-Giada, ICSIM); Una scuola una città: il liceo ginnasio di Terni” (Arrone, Thyrus); “Terni nel risorgimento” (Arrone, Thyrus); “Sull'avvenire industriale di Terni, scritti di L. Campofregoso; Perugia: CRACE/ICSIM, “Garibaldi visto da GENTILE” (Roma, Istituto per la storia del Risorgimento Italiano); "Per Garibaldi" (Arrone, Thyrus); “I giustizieri, La brigata GRAMSCI tra Umbria e Lazio, di Marcellini, Mursia, Regnum hominis, L'Umanesimo di GENTILE” (Collana Scientifica Fondazione SPIRITO e FELICE, Roma, Nuova Cultura); “Scritti sul Risorgimento” (Furiozzi), Terni, Morphema); La vita come ricerca, la vita come arte, la vita come amore” (Terni, Morphema); “Italia Germania” Saggi di Filosofia Politica, Amazon, Filosofia e Politica in GENTILE” (Aracne, Roma); Carloni: Storia e Politica (Intermedia, Orvieto); Manifesto del convegno su Petroni; Garibaldi Terni Mostra documentaria e pubblicazione Istituto della storia del risorgimento Petroni, Dallo Stato Pontificio all'Italia unita. Convegno di Studio Terni, La Rivoluzione Francese, Terni, La nascita della Repubblica e gl’anni della ri-costruzione”; Biblio-media-teca, Terni, 7ricerca storico documentaria; sezione della mostra in collaborazione con archivio di stato di Terni e Biblioteca comunale di Terni; in collaborazione con centro per la promozione, istituto per la storia dell'Umbria contemporanea (Arrone, Thyrus); Intorno alle miniere di ferro e alle ferriere dell'Umbria meridionale, scritti di Vaux et al.; Terni: CRACE/ICSIM; Passavanti, Atti del Convegno di studi (Terni) (Arrone: Thyrus); Convegno dei lincei (Terni), Cesi e i primi lincei in Umbria, atti del Convegno dei lincei: Terni” (Arrone: Thyrus); dei lincei, “MAZZINI nella cultura italiana:”, atti del Convegno di studi, Terni” (Arrone: Thyrus); Magalott,  erudito, giureconsulto, docente di diritto” (Arrone: Thyrus); “Per Garibaldi” (Arrone: Thyrus); Valentino patrono di Terni, atti del Convegno di studi: Terni (Arrone: Thyrus); “La vita come arte” (Sansoni, Firenze); “La vita come amore” (Sansoni Firenze); “La riforma della scuola” (Sansoni, Firenze); “Il problema dell'unificazione del sapere”; “Dal mito alla scienza” (Sansoni, Firenze); “La mia ricerca” (Sansoni, Firenze); “Dall'attualismo al problematicismo” (Sansoni, Firenze); di GENTILE;  Il concetto di “pedagogia, in Scuola e Filosofia” (Sandron Palermo); “Giornale critico della filosofia italiana” (Sansoni, Firenze); “La scuola laica” (Vallecchi, Firenze); “Sistema di logica’ (Laterza, Bari); “La scuola” (Vallecchi, Firenze); “Che cos'è il fascismo”; Discorsi e polemiche” (Vallecchi Firenze); “Saggi critici” (Vallecchi, Firenze); Scritti pedagogici” (Treves, Milano); “Origini e dottrina del fascismo” (Istituto Fascista, Roma); di Croce  Contributo alla critica di me stesso (Napoli); Conversazioni critiche (Laterza, Bari); “La letteratura d’Italia” (Laterza, Bari); “Cultura e vita morale” (Laterza, Bari); “Etica e politica” (Laterza, Bari); “Pagine sparse” (Laterza, Bari); “La guerra civile”; “Memoria” (Thyrus, Arrone); “La storia rovesciata” – cf. PISONE – implicatura rovesciata -- ; “L'umanesimo di  GENTILE” (Cultura, Roma); “L'uomo e la storia” (Thyrus, Arrone). Il percorso storico, "Regnum hominis". L'ospite di passaggio, la difesa. Sull'avvenire industriale di Terni; Rassegna storica del Risorgimento. La vita come ricerca, la vita come arte, la vita come amore.  Vincenzo Pirro. Pirro. Keywords: l’idealismo di Gentile, Istituto Nazionale Fascista, Origini e dottrina del fascismo, che cosa e il fascismo – discorsi e polemiche vallecchi, Firenze, Mazzini, per una storia dell’umbria durante la repubblica fascista, la repubblica fascista, gentiliana interretazione di Marx; la filosofia di Gentile, filosofia e politica in Gentile, Gentile nella grande guerra, il partito ha un capo che e dottrina vivente, Gentile e Mussolini, il concetto di stato, il concreto di Mussolini nel astratto dello stato, Pirro interprete di Gentile – la universita fascista di Bologna, la formazione dei dirigenti del regime – la repubblica fascista, storia e filosofia, la critica de Pirro alla damnatio memoriae di Croce, lo studio della filosofia nel veintennio fascista, l’origine del fascismo filosofico – Gentile, filosofo del fascismo – dizionario filosofico del fascismo, stato, spirito nazionale, italianita, romanita, propaganda, democrazia, repubblica, Italia, stato italiano -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pirro” – The Swimming-Pool Library.  

 

Grice e Pirrone: la diaspora, da Crotona a Meta-ponto – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico.

 

Grice e Pisone: il portico dell’orto – il gruppo di gioco del Vesuvio -- Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Ricordato come seguace della filosofia del portico un Pisone, che si è identificato con Lucio Calpurnio P. *FRUGI*, tribuno della plebe, pretore e console della repubblica romana, combatte la rivolta degli schiavi in Sicilia e la doma. P. ottenne la censura.  P. lascia un’opera storica -- "Annales" -- che si estende dalle origini. In essa, P. combatte le tendenze che si introduceno in Roma e il ri-lassamento morale. Della gente Calpurnia. Politico, militare e storico romano.   Talora detto Censorino – cf. P. Cesorino -- tribuno della plebe, si fa promotore della lex Calpurnia de repetundis, la prima legge romana che vuole punire l’estorsioni compiute nelle province dai governatori. Pretore. Dopodiché, eletto console con PUBLIO MUZIO SCEVOLA (si veda) e gli fu comandato dal senato di restare in Italia per domare una rivolta di schiavi. P. riusce a sconfiggerli, senza però ottenere una vittoria definitiva e dove passare il comando a PUBLIO RUPILIO. Autore di “Annales”, un'opera in almeno VII libri, che andava dalle origini e che sono tra le fonti precipue di LIVIO (si veda) e Dionigi d'Alicarnasso. Gl’Annales -- di cui restano una quarantina di frammenti -- si propone di descrivere la pretesa onestà dell'epoca antica, contrapponendola alla contemporanea corruzione operante a Roma. Che si tratta però di un'opera a tesi pre-costituite lo dimostra il fatto che, durante il suo consolato, avvenne l'assassinio di TIBERIO GRACCO, e che, nonostante l'estrema gravità del crimine -- che tra l'altro viola il sacro obbligo dell'incolumità personale che s'accompagnava alla tribunicia potestas – P. e l'altro console non prendessero alcun provvedimento in merito. Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, Boston: Little, Brown and Company. Cicerone, Brutus; In Verrem, De officiis, Catalogo Perseo; Cornell-Bispham, The fragments of roman historians, Oxford, Historicorum Romanorum reliquiae, Hermann Lipsiae, in aedibus Teubneri; discussione su vita, opere e frammenti). Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia, Dizionario di storia, PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute, Predecessore Console romano Successore Gaio Fulvio Flacco e Publio Cornelio Scipione Emiliano II con Publio Muzio Scevola Publio Popilio Lenate e Publio Rupilio V · D · M Storici romani, Portale Antica Roma   Portale Biografie Categorie: Politici romani, Militari romani Storici romani Militari, Storici, Consoli repubblicani romani Calpurnii. P. is the father-in-law of GIULIO CESARE and spends years of his political life trying to prevent the civil war. He is a follower of L’ORTO, under Filodemo’s tutelage. Filodemo lives in P.’s villa at Herculaneum -- his library has been discovered there.  Pisone – Roma – filosofia italiana (Herculaneum). Pisone Cesonino. When he moves to Rome, Filone becomes friends with Pisone Cesonino, who gives Filodemo a room at  his villa at Herculaneum in which to live. At the villa, Filodemo co-ordinates P.’s ‘gruppo di gioco’. Filodemo composes poems and a history of philosophy. After he died, Filone’s parchments remain in P.’s villa, where they were subsequently buried by the eruption of Vesuvio. With the excavations, a number of parchments from the library are recovered. More remain buried. Lucio Calpurnio Pisone Cesonino. Lucio Calpurnio Pisone Censorino. Lucio Calpurnio Pisone Frugi. Kewyords: Portico.

 

Grice e Pisone: DE FINIBVS o del lizio romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma) Del Lizio, con mescolanze del portico e dell’accademia -- cioè eclettico -- trionfa della Spagna, ed e console. Detto eloquentissimo e dottissimo, scrive V libri "DE FINIBVS" He is a friend of CICERONE, although they eventually fall out. Cicerone uses him in his ‘On moral ends’ to articulate the philosophy of the Portico. P.’s tutors had been Antioco and STEASEA di Napoli. Marco Pupio Pisone Calpurniano. Marco Pupio Pisone Frugi Calpurniano.

 

Grice e Pitea – filosofia ligure -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. He settles in Marseglia, and achieves fame as a philosopher.

 

Grice e Pitodoro: la setta di Velia -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Velia). Filosofo italiano. A pupil of Zenone – il Velino. Grice: “We know who Parmenide’s lover – beloved – was: Zenone. And P. is Zenone’s. Keywords: VELIA, VELINO. Pitodoro.

 

Grice e Pizzi: la regola conversazionale di Boezio – la causa della cosa – adduzione e prova – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Grice: “About time an Italian philosopher takes ‘la regola di Boezio’ seriously!” Studia a Milano. Studia il condizionale contro-fattuale.  Insegna a Calabria e Siena, “Logica della prova” a Milano. Cura Hughes e Cresswell, ed offre una panoramica completa e aggiornata della logica intensionale. Ampliando questa linea di ricerca, compila due antologie con introduzioni. Una dedicata al tempo e una dedicata al condizionale (se-ismo). Compone una serie di saggi in cui viene introdotta una logica dell'implicazione consequenziale. Il scopo della logica dell’implicazione con-sequenziale è riformulare le basi della logica connessiva nel quadro della logica modale. Questa traduzione consente di assiomatizzare un sistema G-HP che risulta complete e decidibile mediante tableaux con un sviluppo verso una generalizzazione di questi risultati. Altri temi di ricerca sono il problema della definizione a della reduzione della necessita ai termini di contingenza, l'applicazione del quadrato dell’opposizione e del cubo dell’opposizione al modo, l'approccio al modo in termini di multi-imodo, cioè mediante l'impiego di un linguaggio base avente come primitivi una moltitudine d’operatori modali – contro la tesi dell’aequi-vocita di Grice. Nel campo della scienza il tema su cui filosofa in modo preminente è stato quello del contro-fattuale della causa, a cui dedica saggi destinati a un pubblico interessato all'epistemologia giudiziaria alla Hart/Honoré– causation in the law. If you are looking for the cause of what he did, what he did was very wrong – implicature! Sempre in questo settore compone un saggio sull’adduzione, dove analizza un caso giudiziario controverso, il disastro di Ustica. Sul tema di Ustica compone un saggio che contiene una discussione metodologica delle indagini ancora aperte sul caso, in merito alle quali cura attualmente un blog. Altre saggi: “Introduzione alla logica modale” (Saggiatore, Milano); “La logica del tempo” (Boringhieri, Torino); “Leggi di natura, modalita, ipotesi” (Feltrinelli, Milano); “Eventi e cause: na prospettiva condizionalista” (Giuffre, Milano); “Diritto, abduzione e prova” (Giuffre, Milano); “Ripensare Ustica, Createspace); “Implicazione logica”;  “Causalità (filosofia) “Adduzione”; “Strage d’Ustica, claudio pizzi it. wordpress.com. Claudio Pizzi. Pizzi. Keywords: la regola di Boezio, la tragedia d’Ustica, il se, condizionale contro-fattico, Grice, il modo, operatore di modo, cubo di Aristotele, il cubo dell’opposizione, opposizione quadratica, opposizione cubica, prova, causa, probabilita, l’idea di causa, ‘Actions and Events’ – causa ed aitia – il significato di causa in Cicerone – di causa a cosa – causa come latinismo – uso di cosa come causa – evoluzione della cosa dalla causa – della causa della cosa – implicazione, interplicazione, explicazione, interplicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzi” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.

 

Grice e Pizzorno: J. Grice è la politica assoluta – filosofia del sindacato, filosofia fascista – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Trieste). Filosofo italiano. Studia a Torino. Insegna ad Urbino, Milano e Fiesole. Oltre agl’importanti studi sulla materia sociologica conduce ricerche di sociologia economica e politica, in special modo sulle organizzazioni sindacali e il conflitti di classi sociali, sulla politica e i suoi aspetti, sui rapporti tra sistemi politici ed economici nella società. Saggi: “Le V classi sociali” (Il Mulino); “Comunità e razionalizzazione” (Einaudi); “Lotte operaie e sindacato”, “Le regole del pluralismo”; “I soggetti del pluralismo”; “Classi, partiti, sindacati (Bologna); “Le radici della politica assoluta” (Feltrinelli): “Il potere dei giudici” ("Il nocciolo", Laterza); “Il velo della diversità: studi su razionalità e ri-conoscimento (Feltrinelli); “Sulla maschera” (Il Mulino). Treccani, Istituto dell'Enciclopedia. Grice: “The reason why Pizzorno – bless his soul – does not criticise fascism, is that he possibly finds his theory of ‘communitarianism, razionalization and community, and the appeal to Tonnies’s community, almost too fascist to be true! – it’s the ‘bund’ – and other fascist conceptions against which i sindacati had to fight during the ventennio fascista!”. Grice: “The pity with P. is that he focuses on sindacati as from 1968, when he was getting drunk in Paris! He should have studied the sindicati during the veintennio fascista!” -- Grice: “I am pleased that P. quotes me. He apparently says that he is not into ‘conversation’ in the *sense* (senso) of Grice. Footnote there. When the index was compiled, P., who is at Oxford at the time and could have asked (or axed), had no idea what my Christian name was, so he follows Speranza’s advice: ‘when you do not know the first name or Christian name use ‘John’’ – so he did. (The corollary to Speranza’s corollary is: when you don’t know the surname, use ‘Smith’). So Grice, J. I became in his name index!”. Alessandro Pizzorno. Pizzorno. Keywords: politica assoluta, razionalita e riconoscimento, razionalizzazione, soggetti del pluralism, lotta operaia, sindacato, la politica assoluta, fascismo -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzorno” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Plantadossi: gl’universali -- l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Ripatransone). Filosofo italiano. Saggi: “Conclusiones”, “Lectura super I Sententiarum”, “Prologi”; “Questiones”; “Questio de gradu supremo”. Dizionario Biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Not to be confused with FRANCESCO of Marchia. This is JOHN of Marchia. Nannini – metafisica, idea, exemplaris. Cf. H. P. Grice, “The problem of the universals: from Ripa to me.” Giovanni da Ripa. Giovanni da Ripatransone. Giovanni Plantadossi. Keywords: implicatura, universale, il problema degl’universali, A. Combes, Vignaux, Nannini. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Plantadossi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Plauto: l’implicatura conversazionale, o la filosofia nel principato di Nerone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Scolaro di Musonio. Insigne. Roman noble and a political rival of Emperor NERONE. A relative of the Julio-Claudian dynasty. He is the grandson of DRUSO -- only son of TIBERIO CESARE --, and the great-grandson of TIBERIO and his brother DRUSO. Also descends from MARCO VIPSANIO AGRIPPA and MARC’ANTONIO. He is descended from GIULIO CESARE. His father is Gaio Rubellio Blando. Blando’s family originates from Tivoli and are of the equestrian class. He is the grandson of DRUSO, his mother having previously been married to NERONE GIULIO CESARE, without issue. P. derives his cognomen from his great grandfather LUCIO SERGIO P., and may have used his nomen gentilicium SERGIO as his own prae-nomen, as a lead pipe is attested with the name of SERGIO RUBELLIO P. But this person may have been his son. He becomes an innocent victim to the intrigues of Empress Valeria Messalina. One possibility is that P. is seen by Messalina as a rival to her son BRITANNICO. Emperor CLAUDIO -- who was husband to Messalina, father to BRITANNICO and maternal uncle to Julia -- does not secure any legal defense for his niece. Consequently, Julia is executed. Julia  is considered to be a virtuous person by those who know her.  P. marries the daughter to LUCIO ANTISTIO VETO. P.’s father-in-law serves as consul, legatus of Germania Superior, and Proconsul of Asia. P. is considered a loving husband and father. The names of his children are not known -- none of them survived NERONE’s purges. P. appears to have been a follower of IL PORTICO. According to TACITO, TIGELLINO writes to NERONE. Plautus again, with his great wealth, does not so much as affect a love of repose, but he flaunts before us his imitations of the old Romans, and assumes the self-consciousness of the PORTICO along with a philosophy, which makes men restless, and eager for a busy life." When he was exiled from Rome by NERONE, P. is accompanied by the famous teacher of IL PORTICO MUSONIO RUFO (si veda). P. is associated with a group of philosophers from IL PORTICO who criticise the perceived tyranny and autocratic rule of certain emperors, referred to today as the Opposition from IL PORTICO.  Junia Silana, sister of CALIGULA's first wife Junia Claudilla, a rival of Empress Agrippina the Younger and the ex-wife of Messalina's lover GAIO SILIO, accuse Agrippina of plotting to overthrow NERONE to place P. on the throne. NERONE takes no action at the time, but over time, NERONE's relationship with Silana warms while his relationship with his mother sours. After a comet appears, public gossip renews rumours of NERONE's fall and P.'s rise. NERONE exiles P. to his estate in Asia. After rumors that P. is in negotiations with the eastern general GNEO DOMIZIO CORBULO over rebellion, P. is executed by NERONE. When P.’s head is given to NERONE by a freedman, NERONE mocks how frightening the long nose of P. is. P.’s widow, children and father-in-law are successively executed, victims of the increasing brutality of NERONE. TACITO states that P. is old-fashioned in tastes, his bearing austere and he lives a secluded life. He is greatly respected by his peers, and the execution of his family is cause for consternation among those who know him.  Possibly named Gaio or Sergio. The Journal of Roman Studies, Society for the Promotion of Roman Studies, TACITO, Annals, Holiday, Hanselman, P. the Man Who Would Not Be King". Lives of the PORTICO. New York: Portfolio/Penguin.Categories: Romans Julio-Claudian dynasty Rubellii. Rubellio Plauto. Keyword: Portico, Musonio Rufo, Nerone, la filosofia nel principato di Nerone.

 

Grice e Plebe: o il dizionario della conversazione – filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Alessandria). Filosofo italiano. Grice: “I think I love Plebe: he contributes a beautiful chapter on Cicero and Latin rhetoric for his ‘brief history of ancient rhetoric,’ and, like my tutee Strawson, he approaches Aristotle and modernist logic in a genial way --.” I have been criticised for titling ‘Sicilian philosophy’ -- anyone from Sicily, even if he left Sicily when he was three years old. In such a case, Plebe is a representative of Sicilian philosophy, my critic would say. Born in Italy, he jumps to the isle to teach … philosophy!” Seguo il verso di ORAZIO (si veda). Odio la massa e me ne tengo lontano. Solo in questo sono uomo di destra. Studia a Torino. Insegna a Perugia e Palermo. Filosofo inizialmente marxista, ha una clamorosa rottura e viene annoverato fra i sostenitori dell'anti-comunismo politico-culturale. Dopo una militanza con i social-democratici di Saragat, aderisce al movimento sociale. Rompe anche. Adere  al partito democrazia nazionale. Storico della filosofia, in particolare la antica filosofia italica. Riavvicinatosi al marxismo,  è editorialista di “Libero”. Si define come un illuminista della scessi sostenitore d'un anarchismo. Altre saggi: “Hegel. Filosofo della storia” (Torino, Edizioni di Filosofia); “La teoria del comico” (Torino, Giappichelli); “Gli hegeliani d'Italia” – VERA, SPAVENTA, JAJA, MATURI, GENTILE (Torino, SEI); “Spaventa e Vera” (Torino, Edizioni di filosofia); “La nascita del comico: nella vita e nell'arte degl’antichi italici e romani” (Bari, Laterza); “Filodemo e la musica” (Torino, Edizioni di filosofia); “Processo all'estetica” (Firenze, Nuova Italia); “Il problema kantiano” (Torino, Edizioni di filosofia); “Breve storia della retorica” (Milano, Nuova Accademia); “La dodeca-fonia” (Bari, Laterza); “La logica formale” (Bari, Laterza); “Discorso semi-serio sul romanzo” (Bari, Laterza); “Estetica” (Firenze, Sansoni); “Storia della filosofia” (Messina, D'Anna); “Termini della filosofia” (Roma, Armando); “Antica filosofia italica” (Firenze, Nuova Italia); “Che cosa è l'illuminismo” (Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Marx (Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Hegel” (Roma, Ubaldini); “Atlante della filosofia: termini di denunzia, categorie dell'anti-conformismo, formule di moda, vecchi concetti in nuove filosofie” (Roma, Armando); “L'estetica italiana dopo CROCE” (Padova, RADAR); “Che cosa è l'estetica?” (Roma, Ubaldini); “Che cosa è l'espressionismo?” (Roma, Ubaldini); “Dizionario filosofico” (Padova, RADAR); “Storia della filosofia” (Roma, Ubaldini); “Filosofia della re-azione” (Milano, Rusconi); “Quel che non ha capito Marx” (Milano, Rusconi); “Il libretto della destra” (Milano, Borghese); “A che serve la filosofia?” (Palermo, Flaccovio); “Un laico contro il divorzio” (Roma, INSPE); “La civiltà del post-comunismo” (Roma, CEN); “La filosofia italica” (Milano, Vallardi); “Il materialismo: fisica, biologia e filosofia oltre l'ideologia” (Roma, Armando); “Semiotica ed estetica” (Roma-Baden Baden); Il libro-Field educational Italia-Agis); “Leggere Kant” (Roma, Armando); “Logica della poesia” (Palermo, Ila Palma); “Storia della filosofia” (Palermo, Ila Palma); “Manuale d’estetica” (Roma, Armando); “Manuale di retorica” (Roma, Laterza); “La filosofia” (Roma, Armando); “Contro l'ermeneutica” (Bari, Laterza); “L'euristica” (Roma, Laterza); “I filosofi e il quotidiano” (Roma, Laterza); “Dimenticare Marx?” (Milano, Rusconi); Politica (Milano, Rusconi); “Filosofi senza filosofia” (Roma, Laterza); “Torna il comunismo?” (Casale Monferrato, Piemme); “Manuale dell'intellettuale di successo” (Roma, Armando); Il quinto libro del capitale. Marx contro i marxisti” (Milano, via Senato); Gl’illuministi. Obiettivo libertà (Milano, via Senato); “Memorie di sinistra e memorie di destra. Un filosofo negl’anni ruggenti” (Palermo, Qanat). Storia della filosofia: Filosofi italiani (Bompiani, Milano); Il filosofo trasgressivo, cinema gay, Sesso, politica e frecciate di un bastian contrario, La destra fece un brutto affare. Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Armando Plebe. Plebe. Keywords: il dizionario – Gentile hegeliano – Torino SEI – storia della filosofia, antica filosofia italica, filosofia italica e filosofia romana, antica filosofia romana, filosofia dell’antica roma, azione e reazione, cicerone e la retorica Latina, la rhetorica ad herennium; Cicerone e la disputa tra retorica e filosofia; la retorica come arte nel ‘De oratore’ ciceroniano; la polemica di Quintiliano contro Seneca sulle sententiae; forma a contenuto nella retorica ciceroniana; il dialogo de oratoribus; quintiliano, la decadenza della retorica Latina; lessico logico, valore di verita, Strawson citato da Plebe, testo di Strawson tradutto da Plebe in “Logica formale”, la polemica Grice/Quine sotto Aristotele, connetivi, quantificatori, quadrato dell’opposizione, indice alla storia della filosofia antica di Plebe, approccio hegeliano alla storia della filosofia antica Latina – indice. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Plebe” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Poggi: l’implicatura conversazionale – il ventennio fascista – incontro con Mussolini ad Ancona – filosofia ligure – I fatti di Sarzana – lasciato in libertà da Mussolini – massoni proibiti – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Sarzana). Flosofo italiano. Colpito dalla violenza usata nei confronti del popolo durante le giornate milanesi e dal temporaneo esilio che doveno subire alcuni socialisti amici di famiglia. Questo lo porta a simpatizzare per quel partito che sta nascendo e al quale si iscrive. Studia a Palermo e Genova. Pubblica “La questione morale: Kant e il socialismo.” Insegna a Genova. Partecipa come delegato al congresso socialista di Ancona, nel corso del quale ha un duro scontro con il massimalista  MUSSOLINI (si veda) sul problema della compatibilità o meno del socialismo con la massoneria.  L'assemblea da in quell'occasione una larga maggioranza alla tesi di MUSSOLINI dell'incompatibilità. Si reca nelle domeniche d'inverno al palazzo genovese di via Palestro, dove RENSI (si veda) anima un vero e proprio salotto – o gruppo di gioco --, arricchito dalla presenza di illustri personalità quali PASTORINO, BUONAIUTI, SELLA, e ROSSI. MUSSOLINI si ricorda di quel suo leale tenace avversario e lo libera, come attesta una registrazione esistente nel suo fascicolo personale presso l'archivio centrale dello stato, lasciato in libertà dal tribunale speciale per la sicurezza dello stato per atto di clemenza di S. E. il capo del governo. Saggi: “Lo stato italiano” (Firenze, Bemporad); “Cultura e socialismo” (Torino, Gobetti); “Gesuiti contro lo stato liberale” (Milano, Unitas); “Filosofia dell'azione” (Roma, Alighieri); “Concetto del ciritto e dello stato romano: saggi critici” (Padova, Milani); “La preghiera dell'uomo” (Milano, Bocca); Meneghini, Socialismo spezzino, appunti per una storia, Massa; Meneghini, Meneghini Sui luttuosi fatti del luglio v. Meneghini, La Caporetto del fascismo Sarzana Mursia Milano,  Pastorino, Mio padre Pastorino, Genova Meneghini, Meneghini, Poggi Meneghini, Poggi, Pastorino, Mio padre Pastorino, Genova, Liguria Sabatelli, Meneghini, Socialismo spezzino Appunti per una storia, Massa, Centro Studi Bronzi, Fatti di Sarzana Social-democrazia. Anti-fascista e uomo di cultura, da Testimoni del tempo e della storia di Carabelli. Alfredo Poggi. Poggi. Keywords: stati pontificii, positivismo giuridico, filosofia giuridica italiana contemporanea – il concetto di diritto, il concetto dello stato italiano – incontro con Mussolini, lasciato in liberta da Mussolini, I fatti di Sarzana, filosofia ligure, criticism kantiano, Adler, saggi sulla filosofia dell’azione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Poggi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pojero: villa Pojero e la setta iniziatica – filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Palermo). Filosofo italiano. Grice: “Like me, he held symposia at his villa – Villa Amato-Pojero, The Giardino inglese a Palermo – lots of Brits there!” Studia a Napoli e Pisa. La sua villa ai giardini inglesi divenne luogo di incontro di un gruppo di gioco di filosofi. La sua biblioteca è punto di incontro di filosofi come GENTILE, VAILATI, Brentano, e GEMELLI. Critica il razionalismo, incapace di comprendere la meta-fisica. Dizionario biografico degl’italiani,  Istituto dell'Enciclopedia. Giuseppe Amato Pojero. Giuseppe Pojero. Pojero. Keywords: la setta iniziatica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pojero” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Polemarco: la diaspora di Crotona– Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. Pythagorean cited by Giamblico.

 

Grice e Polemarco: o PLATONE IN ITALIA – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Thurii). Filosofo italiano. He comes from a very rich family and owns the villa in Piraeus where the ‘Republic’ of Plato is set, and in which he is featured as the host and participant. He lives most of his life in his villa at Thurii, except for a very brief sojourn in the countryside of Attica – across the pond --, where he unfortunaly falls foul of the rustic rulers and is condemned to death. The events of his last days are recounted by Plato in “Lisi”. Refs.: Cuoco, PLATONE IN ITALIA. Polemarco.

 

Grice e Poli: l’implicatura conversazionale del pappagallo di Locke– filosofia italiana. Luigi Speranza (Cremona). Filosofo italiano. Si laurea a Bologna. Insegna a Milano e Padova. Pubblica il saggio di “Filosofia elementare”, un eclettico sistema di empirismo e razionalismo. I “Saggi di scienza politico-legali” considerano il diritto un insieme di scienza in quanto trattano dei principi e di arte in quanto applicazione di un principio giuridico nella valutazione dei singoli casi. Il diritto e un'espressione provvidenziale. Si distingue in naturale e in positivo. Combatte il positivismo negli “Studii di filosofia”, ri-vendicando la superiorità dello spirito sulla materia. “Saggio filosofico sopra la scuola dei moderni filosofi naturalisti -- coll'analisi dell'organo-logia, della cranio-logia, della fisio-gnomia, della psico-logia comparata, e con una teoria delle idee e de' sentimenti” (Milano); “Elementi di filosofia” (Napoli); “Elementi di filosofia teoretica e morale” (Padova); “La filosofia elementare” (Milano); “La scienza politico-legale” (Milano), “Filosofia” (Istituto Lombardo. Rendiconti); “Studii di filosofia” (Istituto Lombardo); Rendi-conti, “Cenni su CORLEO (si veda): il sistema della filosofia universale, ovvero la filosofia dell'identità” (Istituto Lombardo); Rendi-conti, “La filosofia dell'incosciente”, Istituto Lombardo. Memorie, Studi CANTONI, Studio della vita e delle opere. Milano, Filosofia Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Dizionario biografico austriaco. Il linguaggio, presidendo dale grandi controversie de’ filosofi intorno alla sua origine e alla sua formazione, antro non è che il complesso de’ segni destinati ad esprimere le nostre idee e i nostri sentimente. E comeche vari sono codesti segni per la loro indole e per la loro origine, cosi varia è la specia del linguaggio naturale -- ossie delle grida, dei gesti e dell’azione – e del linguaggio artificiale -- ossia della parola e della scrituttura. Fra tutte le opinioni, sembra incontrastabile, prima di tutto, che gl’animali hanni i segni d’una specidie di linguaggio naturale nelle gride e nei moti. Ma questi signi sono o incerti e inisignificanti. O quasi sempre dubii almameno per noi, senza che sia in loro il potere di perfezionarli. In secondo luogo, è dimostrate che gl’animali quantunque forniti dell’organo della loquella e dell’udito, come anche della facultata di associare e d’imitare, non poterono mai giungere all’invenzione del linguaggio veramente articolato, e cio per difetto senza dubbio della facolta superior di della ragione. Sicche i pappagalli – come il famoso riportato di Locke (Grice – si veda), che pur vanno ripetendo le voci umana, non hanno, al pari delle scimie, ne’ loro gesti una vera connessione mentale tra i suoni e le idee annessse, come il dimonstrano il loro parlare a caso ne mai correlative alle domande nuove e straordinarie, e la loro incapacita a ingrandire ed estendere il linguaggio gia appreso. In terzo luogo, è sicuro che com’è impossibile che gl’animale reseano dell’uso d’un linguaggi overamente articolato, non possedendo le idee astratte e generali delle quali esso si compone, cosi riusicrebbe loro affatto inutile, non avendo bisogno di espremiere tutti i nostri pensieri e tutti i nostri sentimenti. Baldassare Poli. Poli. Keywords: naturalisti, organologia, craniologia, fisiognomia, psicologia comparata. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Poli,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria. Poli.

 

Grice e Pollastri: conversazioni sull’olismo hegeliano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo italiano. Studia a Firenze. Studia la filosofia della natura di Hegel. Si occupa in particolare di filosofare con le persone, campo nel quale dsvolge la filosofia. Ha uno sportello di consulenza presso il quartiere 4, centro di salute mentale della ASL. Pubblica Apogeo Il pensiero e la vita, Consulente filosofico cercasi, Il filosofo in azienda e L’uomo è ciò che pensa. Fonda Phronesis, una associazione per la consulenza filosofica, IPOC.  Collana “Pratiche Filosofiche” diretta da GALIMBERTI (si veda) per Apogeo e cura la collana “Dialogos”, sempre per l’editore IPOC. Insegna consulenza filosofica in numerose università italiane. Ha inoltre all’attivo ricerche in campo tradizionalmente filosofico come l’assoluto eternamente in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano (La Città del Sole), alcuni articoli di filosofia politica e altri di filosofia dell’improvvisazione.  Accanto al suo impegno nella filosofia, si occupa di commenti alla musica, in particolare nel campo del jazz. Collabora con “Musica Jazz”, “Il Giornale della Musica” e “All About Jazz Italia”. Pubblica la biografia artistica di Tesi, Una vita a bottoni (Squilibri). Attivo in campo teatrale, come amatore ha esperienze di attore, recitando in lavori di Ionesco, Nicolaj, Feydeau, e Simon, e regista. Direge Sorelle Materassi di Storelli dal saggio di Palazzeschi, “La tettonica dei sentimenti” e “Siamo momentaneamente assenti” di Squarzina.  La sua teoria della consulenza filosofica e tutt'uno con una più generale concezione della filosofia e del filosofare. È all’interno di questa idea generale, che comprende una visione della società, degl’orizzonti, dei destini della filosofia e il ruolo che il filosofo si svolge, che può essere inserita la sua visione della consulenza filosofica. Il punto di partenza potrebbe essere posto in un’analisi della società e nel ruolo che in essa giocano le psicoterapie e, più largamente il linguaggio e la cultura psico-terapeutica. La sua idea sembra essere quella di chi vede in corso un processo di tras-formazione del dolore del male in una pato-logia psicologicamente rilevabile e curabile. Oggi, tanto i manuali psico-patologici come DSM-IV, quanto la cultura diffusa, da rotocalco -- sovente però confortata da medici e psicologi che sui rotocalchi scrivono --, tendono a far credere che ogni qualvolta si stia male ipso facto si sia malato e che, di conseguenza, sia necessario un terapeuta che ci guarisca. Ciò ovviamente porterebbe ad un estremo impoverimento nella capacità umana di comprendere e affrontare la vita. In un mondo in cui ogni dolore è SINTOMO e l’unica cosa che sembra avere importanza è che esso venga eliminato, la filosofia e la consulenza filosofica -- che sembrano più essere due momenti di un'unica disciplina piuttosto che due cose diverse -- non si presentano come pensiero risolutivo. Prendere decisioni e risolvere problemi sono due modi attraverso cui si banalizza la complessità e anche il fascino di ogni esperienza vitale umana. Se c’è qualcosa di davvero originale e inattuale che la filosofia offre agl’uomini ciò è giustappunto una prospettiva che vada oltre l’agire tecnico finalizzato, l’intervento manipolativo sulla realtà e, dunque, l’idea stessa di efficacia. Con questa impostazione non stupisce dunque che veda in modo estremamente critico la presenza del concetto di aiuto nella consulenza filosofica. Chi si concentra sull’aiutare il consulente rischia di fare semplicemente una psico-terapia mascherata e poco efficace. Concentrarsi sull’ausilio e la soluzione dei problemi posti dal consultante può disperdere la realtà e originale potenzialità della filosofia nel campo della considerazione dei problemi degl’individui e della loro vita. Può annullare la capacità di ri-orientare il pensiero e l’agire che la ri-flessione filosofica porta con sé come sua assoluta specificità. Può, infine, privare gl’individui e la società di quella che è forse oggi rimasta l’ultima branca del sapere svincolata dallo strabordante e a-critico dominio del produrre, del finalizzare, e della tecnica. L’onni-presenza del paradigma tera-peutico non deve fare sì che si dimentichi anche il rapporto sano che la filosofia può mantenere con la psico-logia rettamente intesa. La psicologia cioè come ricerca di ciò che è proprio del comportamento umano che ogni filosofo coltiva. Come studio sull’uomo, e al pari di altre scienze umane che cercano di coglierne altre limitate ma fondamentali dimensioni -- si pensi all’antropologia o alla sociologia --, la psicologia e tenuta in considerazione dallo sguardo del consulente. La psicologia è stata nient’altro che una conoscenza tra le molte che la filosofia dove comprendere, criticare, porre nel giusto posto che a essa spetta entro una comprensione filosofica del mondo. È se il filosofo non disdegna di occuparsi anche di psicologia, perché oggi il filosofo consulente dove temere oltre-misura di fare riferimento anche a essa? Posta in un orizzonte conoscitivo e non terapeutico, la psico-logia non è evitata, al pari di ogni altra disciplina, al consulente filosofico. Lo spazio entro cui colloca la sua azione e la sua riflessione implica una lettura della filosofia come del tutto connessa con la vita di ogni singolo uomo. Difficile cogliere la cesura tra questi e il filosofo. Se questa differenziazione ha sicuramente un valore indicativo, convenzionale, utile per distinguere chi ha fatto della riflessione il centro della vita, è difficile invece trovare una differenza essenziale tra costui e l’uomo comune. L’uomo è necessariamente filosofo. Le ragioni di questa necessità sono connesse con nell’essenza fragile, limitata, mortale dell’uomo, è da questa necessità che deriva l’urgenza dell’uomo a porsi domande, cercare senso, aspirare alla conoscenza, essere, cioè philo-sophos, amante del sapere. Ma se l’uomo è perennemente filosofo è anche perché è propria della filosofia l’incapacità di arrestarsi a un dato, a un risultato che non sia ulteriormente indagabile. La disciplina in questione così si mostra propriamente nella sua attività più che nel suo corpus di conoscenze. Anche la filosofia pratica, dunque, si conclude là dove produce qualcosa di pratico per diventare altro: morale, politica, diritto. Da questa visione se ne deduce la inapplicabilità della filosofia in generale e più specificatamente l’impossibilità di concepire la consulenza filosofica come una sorta di filosofia applicata alla vita. Il fatto è che la filosofia non si applica, oppure è sempre applicata: essendo amore per il sapere, è infatti qualcosa di perennemente in movimento -- è un agire, un fare. E non c’è fare che non sia fare qualcosa. Quello della filosofia è il filosofare, vale a dire il cercare e ri-cercare, il ri-tornare sempre di nuovo sul problema, inappagati dall’apparente soluzione, il ri-flettere incessantemente per mettere a prova le nostre capacità di comprensione. Questo agire, che è pura e semplice filosofia, non può essere applicato perché lo è già sempre, non potendo avvenire senza un argomento, un tema, un problema e senza individui pensanti sui quali esso agisce, produce, come tutte le attività, effetti pratici concreti. Altri saggi: “L' assoluto eternamente in sé cangiante”; “Interpretazione olistica del sistema hegeliano”; “Studi sul pensiero di Hegel (La Città del Sole); “Il pensiero e la vita”; “Guida alla consulenza e alle pratiche filosofiche (Apogeo); “Consulente filosofico cercasi” (Milano, Apogeo); “L’uomo è ciò che pensa: sull’avvenire della pratica filosofica” (Girolamo, Trapani); “Il filosofo in azienda: pratiche filosofiche per le organizzazioni” (Apogeo, Milano); “Tesi. Una vita a bottoni, in A viva voce, Squilibri); “La consulenza filosofica”; “Breve storia di una disciplina a-tipica, in Intersezioni, Achenbach e la fondazione della pratica filosofica, in Maieusis, La consulenza filosofica tra saggezza e metodo, in“Inter-sezioni, Razionalità del sentimento e affettività della ragione”; “Appunti sulle condizioni di possibilità della consulenza filosofica”; “Discipline Filosofiche, Teoria pratica” e palle di biliardo”; “La consulenza filosofica come mappa-tura dell’esistenza, in “La cura degl’altro: la filosofia come terapia dell’anima” (Siena); “Il consulente filosofico di quartiere, in Aut aut, Analisi di Rovatti, La filosofia può curare?, in Phronesis, Prospettive politiche della pratica filosofica, in Humana.mente, Improvvisare la verità. Musica jazz e discorso filosofico, in Itinera.  Miccione, La consulenza Filosofica, Xenia. Neri Pollastri. Pollastri. Keywords: olismo hegeliano, etimologia di consultare, consolare, consultare, console – con-solus --, mutuo consiglio, Böttcher Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pollastri” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pollio: contro il lizio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. He plays a leading role in Rome’s political and cultural life. He is a friend of both VIRGILIO (si veda) and ORAZIO (si veda), and wrote a history of the civil war. He is NOT a lizio, and his most famous tract he entitles, “Contra Aristotelem”. He rather follows the philosophy of Musonio RUFO (si veda), whom he deems superior to ‘that ginnasio where an over-rated Stagirite used to ramble with friends.’ Historians debate this, since Musonio Rufo apparently was born well after P. dies – but, as Kunstermann says, ‘there is no obvious earlier candidate.’ Hohlertter suggests that the work was written by a LATER Pollio – ‘most likely Pollio Valerio’. Gaio Asinio Pollio

 

Grice e Pollio: contro il Lizio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). The author of “Contra Aristotelem” according to Hohlertter. Pollio Valerio.

 

Grice e Pollio: l’orto romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Orto. Patron of Stazio (si veda). Pollio Felice.

 

Grice e Polluce: il principe filosofo -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Giulio Polluce or Polideuce – Friend of Commodo to whom he dedicates a treatise entitled “Onomasticon,” a thematically arranged dictionary containing many excerpts from different authors, mainly and especially the Roman philosophers with which he was familiar and thought Commodo would find of slight interest.

 

Grice e Polo: la scuola di Lucania – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucania). Filosofo italiano. He is said to have been a Pythagorean, although some think he was a spelling mistake that should be corrected to ‘Eccelo di Lucania.’ He wrote a treatise on justice. Polo.

 

Grice e Pompedio: l’orto romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. According to the historian Giuseppe, a senator who followed the Garden – Some believe that the reference is to Publio Pomponio Secondo, a statesman and author. Pompedio.

 

Grice e Pompeo: il portico romano e il diritto – Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza.  Le nozioni di stato e di proprietà in Panezio e l’influenza della dottrina stoica sulla giurisprudenza romana dell’epoca scipionico-cesariana – Il portico è un fenomeno che abbraccia un arco temporale vastissimo ed è di difficile, se non impossibile definizione. Pohlenz ne ha parlato come di un movimento spirituale, ma se si dicesse che è una ‘dimensione del pensiero’ forse non si sbaglierebbe. Comincia con  * Testo rielaborato con le fonti e i riferimenti bibliografici essenziali della relazione alla 59ème Session de la Société Internationale Fernand de Visscher pour l’Histoire des Droits de l’Antiquité. [Per un primo approccio alla filosofia del Portico si v. POHLENZ, Stoa und Stoiker. Die Grunder, Panaitios, Poseidonios (Zürich); ID., La Stoa. Storia di un movimento spirituale (Milano); Die Stoa. Geschichte einer geistigen Bewegung (Göttingen); ISNARDI PARENTE, Stoici Antichi (Torino l’età del suo fondatore, il cipriota Zenone, un fenicio dalla pelle scura e di sangue semitico, attivo ad Atene, ma comprende anche ANTONINO. Non dimentichiamo, in aggiunta, la rielaborazione del de officiis di CICERONE fatta da AMBROGIO e, ancora, la fortuna medioevale dei precetti morali di Seneca che è addirittura indicato con la sua felice formula honestae vitae da Martino di Bracara come una sorta di cristiano occulto per aver intrattenuto una leggendaria corrispondenza con S. Paolo e tentato di convertire al cristianesimo un suo discepolo. La filosofia del Portico domina dunque la scena culturale romana per molti decenni durante l’ellenismo e la prima età imperiale, ma subì intorno al terzo secolo d.C. una repentina e considerevole decadenza. Agostino, in epist. 118.21, infatti potrà dire: « [i seguaci del Portico] sono ridotti al silenzio, al punto che le loro teorie vengono appena menzionate nelle scuole di retorica ». In effetti della letteratura del Portico a noi non è arrivato molto. A parte un “Inno a Zeus” scritto da Cleante e una serie di citazioni più o meno letterali tramandate da autori di altre tendenze filosofiche, a volte addirittura ostili come Plutarco o Alessandro d’Afrodisia, conosciamo qualcosa attraverso le opere di Seneca ed Epittèto, ma dei pensatori dell’era scipionica è sopravvissuto pochissimo. Ciò nonostante, credo che le nostre conoscenze sul contributo dello  ); ID., Filosofia e scienza nel pensiero ellenistico (Napoli 1991); A.M. IOPPOLO, Aristone di Chio e lo stoicismo antico (Napoli 1980); ID., Opinione e scienza. Il dibattito tra Stoici e Accademici nel III e nel II secolo a.C. (Napoli 1986); K. HUSLER, Die fragmente zur Dialektik der Stoiker (Stüttgart-Bad Cannstatt 1987- 1988); F. ALESSE, Panezio di Rodi e la tradizione stoica (Napoli 1994); R. RADICE (Introduzione, traduzione, note e apparati a cura di), H. von Arnim, Stoici antichi, Tutti i frammenti (Milano 2002) [= H. VON ARNIM, Stoicorum Veterum Fragmenta (Lipsiae 1903-1905, rist. in due voll. Stuttgart 1968)]; E. VIMERCATI (Introduzione, traduzione, note e apparati di commento a cura di), Panezio, Testimonianze e frammenti (Milano 2002). 2 M. POHLENZ, La Stoa 978. 3 Si v. per un primo approccio M. POHLENZ, sv. Panaitios, in PW. 18.3 (StuttgartWeimar 1983) 418,31-440,11. 4 L’epistula fu indirizzata al vescovo Dioscoro che chiedeva informazioni sull’opportunità di studiare Cicerone. 5 Per un sintetico sguardo d’insieme si v. anche G. REALE, Accettare i voleri della ragione, in Valori dimenticati dell’occidente (Milano 2004) 101 ss. Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) stoicismo per lo sviluppo del diritto romano come scienza, e in particolare in epoca scipionico-cesariana, possano ancora migliorare. 2. I giuristi romani e la Stoa Sul rapporto tra giuristi romani e la dottrina filosofica stoica esiste già una documentazione ricchissima6 . Anzitutto, il cliché dell’uomo  6 Si v. sul punto M. POHLENZ, La Stoa 546-549. Senza alcuna pretesa di completezza segnalo P.W. KAMPHUISEN, L’influence de la philosophie sur la conception du droit naturel chez les jurisconsultes romains, in RHDFE. 11.3 (1932) 389-412; P. FREZZA, Rec. a M. Pohlenz, Die Stoa. Geschichte einer geistigen Bewegung 1 (Göttingen 1948) pp. 490; 2 (Göttingen 1949) pp. 232, in SDHI. 17 (1951) pag. 318-332; P. STEIN, The Relations between Grammar and Law in the early Principate. The beginnings of analogy, in La critica del testo (Firenze 1971) 757-769; P.A. VANDER WAERDT, Philosophical Influence on Roman Jurisprudence? The Case of Stoicism and Natural Law, in ANRW. 36 (1994) 4851-4900; M. DUCOS, Philosophie, littérature et droit à Rome sous le Principat, in ANRW. 36 (1994) 5134-5180; L. WINKEL, Le droit romain et la philosophie grecque, quelques problèmes de méthode, in Tij. 65 (1997) 373-384. Da ultimo per tutti A. SCHIAVONE, Ius. L’invenzione del diritto in Occidente (Torino 2005) 155 ss. e passim. Questi, a proposito della ‘rivoluzione scientifica’ che ha riguardato il modo di operare (e di essere) della giurisprudenza romana nei decenni tra l’età dei Gracchi e quella di Cesare e, in particolare, sull’influenza della cultura proveniente dalla Grecia, a p. 163, esplicita in questo modo il suo pensiero: « In realtà, non di riduzione o di impoverimento si trattava, né di un semplice e superficiale trapianto di qualche metodica, priva di particolare significato sostanziale. Bensì di un delicato e cruciale processo di integrazione, che riuscì a proiettare il sapere giuridico romano al di là degli orizzonti che aveva acquisito, senza tuttavia fargli smarrire il senso della propria fortissima identità: in certo modo a rivoluzionarlo per dargli il compimento. Il risultato sarebbe stato, alla fine, la nascita di un nuovo modo di pensare il diritto, che ne avrebbe tramutato le procedure in quelle di una scienza senza eguali nell’antichità, non meno compatta e concettualmente densa della grande filosofia classica ». Appare evidente che nello studioso salernitano sia maturato un superamento della posizione tradizionale risalente a F. SCHULZ, Storia della giurisprudenza romana [Firenze (tr. G. Nocera) 1968)] 75 ss. Lo dimostrano ancora di più le seguenti parole [A. SCHIAVONE, Ius 162]: « Ma perché Quinto Mucio aveva deciso di utilizzare a fondo gli apparati diairetici, fino a farne il tratto caratterizzante – almeno agli occhi di Pomponio – di tutto il suo trattato? La risposta più consueta cerca di spiegarlo con un generico richiamo al clima intellettuale dell’epoca, cui non sarebbero state indifferenti un paio di generazioni di giuristi: una parentesi dovuta all’imporsi di una specie di moda. E’ un’interpretazione a dir poco insoddisfacente, elusiva di un tema essenziale: la connessione fra l’uso della diairetica e la qualità delle conoscenze per la prima volta elaborate attraverso quei modelli. Il problema, cioè, della forma logica attraverso cui a partire da Quinto Mucio e dalle sue innovazioni, l’esperienza del diritto veniva costruita e pensata. Se non si ha lo sguardo fermo su questo intreccio, si smarrisce il filo di ogni interpretazione plausibile. E non c’è da temere solo il vecchio equivoco che portava a distinguere meccanicamente fra ‘metodo’ greco e ‘contenuti’ 328 OSVALDO SACCHI virtuoso che è una caratterizzazione tipica del pensiero stoico. Ateneo, citando Posidonio, ricorda la ferma presa di posizione di Q. Mucio Scevola l’augure, Q. Elio Tuberone e P. Rutilio Rufo (tutti allievi del filosofo stoico Panezio: Cic. Lael. 27.101), a favore della lex Fannia cibaria del 161 a.C.7 Proverbiali inoltre sono rimasti il rigore e la coerenza con cui Scevola il pontefice esercitò la sua carica di proconsole nella provincia d’Asia, coadiuvato da Rutilio Rufo suo legato proconsolare8 . A quest’ultimo, prope perfectus in Stoicis (Brut. 30.114), si ricollega anche il famoso otium cum dignitate che rimarrà come monito per gli uomini della sua classe; tanto che, come è noto, Cicerone ne farà una strenua difesa contro l’epicureismo dilagante soprattutto in Campania, quando scrisse, fra l’altro, negli ultimi due anni della sua vita il de finibus e le Tusculanae disputationes. Riferimenti precisi nel de oratore e nel Brutus ciceroniani indicano esplicitamente come stoici anche Marco Vigellio (qui cum Panetio vixit), Sesto Pompeo e due Balbi: Cic. De orat. 3.21.78 Quid est, quod aut Sex. Pompeius aut duo Balbi aut meus amicus, qui cum Panaetio vixit, M. Vigellius de virtute hominum Stoici possint dicere, qua in disputatione ego his debeam aut vestrum quisquam concedere? Il primo, Quinto Lucilio (Balbo), fu sostenitore della tesi stoica prospettata nel de natura deorum9 . Mentre il secondo, Lucio Lucilio (Balbo), espertissimo in agendo et in respondendo, fu discepolo di  romani, quanto un rischio più grave e sottile: quello di misurare il lavoro dei giuristi con i criteri adoperati per valutare il dibattito filosofico ed epistemologico da Platone al tardo stoicismo, suggestionati solo dalla traccia superficiale di alcuni evidenti debiti della giurisprudenza verso la filosofia, e da qualche sporadica contiguità di lessico e di categorie. Mettendosi su una simile strada, non si può che arrivare alla conclusione di un drammatico impoverimento dell’impianto logico del pensiero classico, quando passa dai filosofi ai giuristi, e alla constatazione del carattere irrimediabilmente minore e senza vocazione teorica del lavoro della giurisprudenza. Ma sarebbe un’indicazione infondata, anche se è stata tante volte riproposta, da diventare un luogo comune storiografico. » 7 Athen. Dipnosoph. 6.274 c-e = Posid. F 59, IIA p. 260, 34-261 7 Jacoby. 8 Per tutti C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica europea. I. Dalle origini all’opera di Labeone (Torino 1997) 235 s. 9 F. MÜNZER, sv. Lucilius, in PW. 13.2 (Stuttgart-Weimar 1927) 1640, 3-1640, 33.  Q. Mucio Scevola il pontefice e anche maestro di Servio Sulpicio Rufo10 . 3. Il Circolo degli Scipioni C’è poi il Circolo degli Scipioni 11 . Questo sodalizio culturale era frequentato, come è noto, da letterati e filosofi come Terenzio e il  10 Cic. Brutus 42.154: Cumque discendi causa duobus peritissimis operam dedisset, L. Lucilio Balbo, C. Aquilio Gallo, Galli hominis acuti et exercitati promptam et paratam in agendo et in respondendo celeritatem subtilitate diligentiaque superavit; Balbi docti et eruditi hominis in utraque re consideratam tarditatem vicit expediendis conficiendisque rebus. Sul rapporto tra lo stoicismo e i giuristi romani v. anche F. D’IPPOLITO, I giuristi e la città (Napoli 1978) 88 e passim. 11 Sul circolo scipionico si v. in generale H. BARDON, La littérature latine inconnue. I. L’époque républicaine (Paris 1952) 45 ss., 87 ss.; H. BENGTSON, Grundriss der römische Geschichte, I, (München 1967) 145; P. GRIMAL, Le siècle des Scipions2 (Paris 1975) [= Il secolo degli Scipioni. Roma e l’ellenismo al tempo delle guerre puniche (Brescia, tr. D. Plataroti, 1981)] 334 e 339-340; L. CANALI, Storia della poesia latina (Milano 1990) 13, 25, 43, nt. 7. Anche se è stata negata l’esistenza di questo sodalizio culturale [H. STRASBURGER, Der ‘Scipionenkreis’, in Hermes 94 (1966) 60-72], l’espressione grex Scipionis usata da Cicerone in Lael. 16.69 e la considerazione, nel paragrafo 101 dello stesso dialogo, di Scipione, Furio, Spurio Mummio, Tuberone, Rutilio, (Virginio e Rupilio); oltre che degli interlocutori del Lelio: Mucio Scevola, Fannio e appunto Lelio, come aequales per essere stati amici o giovani devoti di Scipione, lascia pensare che questo circolo di intellettuali sia stato effettivamente sentito come tale dai suoi protagonisti. Così, con somma erudizione F. CANCELLI (a cura di), Marco Tullio Cicerone, Lo Stato (Milano 1979) 36 s., in part. 37, scrive: « Va da sé che non bisogna credere a un sodalizio, magari con tanto di statuto, ma a un gruppo di uomini che seguivano stesse tendenze politiche, e che facevano capo, in vario modo, a Scipione o al suo amico Lelio. Cicerone assunse appunto a comune carattere dei suoi personaggi l’essere stati amici o in relazione con Scipione e Lelio, e l’essere stati seguaci più o meno fermi dell’insegnamento paneziano ». Fra l’altro, come rileva lo stesso Filippo Cancelli [ibidem 36], a questa lista di nomi manca solo quello di Manio Manilio, il famoso giurista (e generale di Scipione Africano a Cartagine), per ricostituire il gruppo di personaggi che partecipano al famoso dialogo del de re publica ambientato nel 129 a.C. negli horti suburbani di Scipione Emiliano dove Cicerone ambienterà l’enunciazione della famosa definizione di res publica in 1.25.39 su cui ritorneremo più avanti. Per l’uso di grex per indicare un ‘gruppo di amici’ o un ‘sodalizio culturale’ si v. Cic. Lael. 19.69: Saepe enim excellentiae quaedam sunt, qualis erat Scipionis in nostro, ut ita dicam grege. Anche Orazio che riferisce la parola proprio ai seguaci della Stoa di Crisippo di Soli. Horat. sat. 2.3.44 Chrysippi porticus et grex. Sul circolo degli Scipioni si v. anche F. LEO, Geschichte der römischen Literatur (Berlin 1913) 1.315- 325; R.M. BROWN, A Study of the Scipionic Circle (Iowa 1934) 61, 85-87; B.N. TATAKIS, Panétius de Rhodes. Le fondateur du moyen stoïcisme. Sa vie et son oeuvre (Paris 1931) 16; M. VAN DEN BRUWAEUM, L’influence culturelle du cercle de Scipion 330 OSVALDO SACCHI campano Lucilio12 , ma anche da storici come P. Cornelio Scipione, C. Fannio, C. Sempronio Tutidano e forse Emilio Sura. Altri possibili frequentatori di tale circolo furono Cassio Emìna e L. Calpurnio Pisone Frugi che normalmente viene ritenuto avversario dei Gracchi, ma la legge agraria del 111 a.C. lo ricorda come il console che insieme a P. Mucio applicò la lex Sempronia: Lex agr. l. 13 (= FIRA. 1.105): Quei ager locus publicus populi Romanei, quei in Italia P. Mucio L. Calpurnio cos. fuit. Quando però, nel 167 a.C., Paolo Emilio portò a Roma per i suoi due figli la biblioteca di Pella13 , diventò possibile in questa città accedere direttamente ai testi dei filosofi greci ed in particolare a quelli degli stoici14 . Fu così che il circolo scipionico, a ridosso dell’età graccana, diventò il luogo di incontro principale tra lo stoicismo e gli intellettuali romani. L’amicizia tra l’Africano minore e Polibio nacque  Emilien (Schaerbeeck 1938) 6-19; K. ABEL, Die kulturelle Mission des Painaitios « Antike und Abendland » (1971) 119 ss., in part. 123-126; M. BRETONE, La fondazione del diritto civile nel manuale pomponiano, in Tecniche e ideologie dei giuristi romani 2 (Napoli 1982) 259, nt. 8; v. anche 358 ss.; H.I. MARROU, Histoire de l’éducation dans l’antiquité. I. Le monde grec. II. Le monde romain (Paris 1981) 2.33, 185, nt. 12; F. WIEACKER, Römische Rechtgeschichte 1 (München 1988) 540, nt. 58; F. ALESSE, Panezio di Rodi e la tradizione stoica (Napoli 1994) 13 ss.; C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica europea 217. 12 Sul rapporto tra il poeta Lucilio e il circolo scipionico cfr. Lact. div. inst. 6.5.4. G. MAURACH, Geschichte der römischen Philosophie. Eine Einführung2 (1989, 1997) 22 ss. 13 Plut. Aem. 28.11: Møna tÅ biblºa to† basil™vq filogrammato†si to¡q y™sin ®p™trefen ®jel™suai. [tr. M.L. Amerio (a cura di), Plutarco, Vite, vol. III (Torino 1998) 591 s.]: « Fece prelevare soltanto i libri della biblioteca del re per darli ai figli amanti delle lettere »; Isid. etym. 6.5.1: Romae primus librorum copiam advexit Aemilius Paulus, Perse Macedonum rege devicto; deinde Lucullus e Pontica praeda. Post hos Caesar dedit Marco Varroni negotium quam maximae bibliothecae construendae. [2] Primum autem Romae bibliothecas publicavit Pollio, Graecas simul atque Latinas, additis auctorum imaginibus in atrio, quod de manubiis magnificentissimum instruxerat. 14 Per i rapporti culturali e l’influenza della cultura greca nel circolo scipionico si v. anche O. SACCHI, La nozione di ager publicus populi Romani come espressione dell’ideologia del suo tempo, in Tij. 73 (2005) 36 ss. e passim. Adesso si v. A. SCHIAVONE, Ius 161: « Quinto Mucio, che non ignorava il greco aveva un accesso diretto a questi testi. Erano in gran parte opere incluse nell’imponente biblioteca di Perseo di Macedonia, trasportata a Roma nel 167, dopo Pidna, da Emilio Paolo – nella capitale non si erano mai visti tanti libri – e poi utilizzata dal circolo di Scipione Emiliano». LII (2005) infatti proprio grazie ad una richiesta di libri e alla discussione che scaturì tra questi due personaggi 15 . Personalità di assoluto livello sul piano giuridico che possiamo ricordare tra i frequentatori di questo circolo lungo l’arco di almeno due generazioni furono Manio Manilio (ad Att. 4.16.2; ad Q.fr. 3.5.1; Lael. 4.14; de re p. 1.12.18; Plut. Ti. Gracc. 11.2) e Gaio Lelio, definito dallo stesso Manilio, valente giurista (de re p. 1.13.20: Tum Manilius: Pergisne eam, Laeli, artem inludere, in qua primum excellis ipse, deinde sine qua scire nemo potest, quid sit suum, quid alienum?) che fu allievo prima di Diogene di Babilonia e poi di Panezio (de fin. 2.8.24: Nec ille qui Diogenem Stoicum adulescens, post autem Panaetium audierat). Anche P. Mucio Scevola, il pontefice massimo (console nel 133 a.C.): Cic. de re p. 1.13.20: Sed ista mox; nunc audiamus Pilum, quem video maioribus iam de rebus quam me aut quam P. Mucium consuli, l’antagonista di Crasso nella causa Curiana (che morì nel 91 a.C.), prima di scegliere di seguire con il fratello di appoggiare le riforme graccane (Cic. de re p. 1.19.31; Acad. Prior. 2.5.13; Plut. Ti. Gracc. 9.1), pare che fu molto vicino a tale ambiente16 . Tra i frequentatori del circolo scipionico che aderirono alla Stoa, troviamo infine anche Furio Filo e Aulo Cascellio, che furono considerati insieme a Q. Mucio l’augure, tre dei più famosi esperti di diritto prediale dell’epoca graccana: Cic. pro Balbo 20: Q. Scaevola ille augur, cum de iure praediatorio consuleretur, homo iuris peritissimus, consultores suos nonnumquam ad Furium et Cascellium praediatores reiciebat. Attraverso Gaio sappiamo anche cosa sia il diritto prediatorio: Gai. 2.61 nam qui mercatur a populo, praediator appellatur 17 . Il discorso tuttavia non finisce qui perché in base a Cic. de orat. 1.17.75 apprendiamo che anche Q. Mucio il pontefice massimo aveva subito l’influenza di Panezio di Rodi: Quae, cum ego praetor Rhodum  15 Polyb. 31.23.4: « (…) il rapporto tra costoro iniziò da un prestito di libri e dalle conversazioni avute su di essi » [tr. R. Nicolai (a cura di), Polibio, Storie. Libri XXIIXXXIX. Frammenti (Roma 1998) 245]. 16 Quadro storico in A. GUARINO, La coerenza di P. Mucio (Napoli 1981) 9-197. Su P. Mucio particolari prosopografici in C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica europea 1.225. 17 Particolari prosopografici con fonti e bibl. in C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica europea 1.235 s. venissem et cum summo illo doctore istius disciplinae Apollonio ea, quae a Panaetio acceperam, contulissem, inrisit ille quidem, ut solebat, philosophiam atque contempsit multaque non tam graviter dixit quam facete. Il quae a Panaetio acceperam mi pare estremamente efficace18 . La corrispondenza tra il titolo di un’opera famosissima di Quinto Mucio, il Liber singularis Œron, e quella di Crisippo di Soli dimostra [insieme a D. 1.2.2.41: post hos Q. Mucius P.f. pont. max. ius civile primus constituit generatim, in libros XVIII redigendo] la vicinianza del giurista alla cultura stoica19 . 4. La Stoa e il diritto romano Alla luce di questi dati, quindi, non stupisce se Paolo Frezza abbia dichiarato già nel 1951 di credere all’esistenza di una: « …profonda influenza della Stoa sulla formazione e sull’evoluzione del pensiero giuridico romano »20 . Gli esempi della fecondità di tale rapporto, del resto, sono sotto gli occhi di tutti. Nel rilievo che Q. Mucio Scevola dava alla bona fides si nascondono infatti i prodromi di una svolta importante per la disciplina e la struttura dei rapporti obbligatori in tema di emptio venditio e di locatio conductio21 . Aldo Schiavone, credo con  18 C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica europea 1.250 ss. 19 Cfr. anche Gai. 1.188. Diog. Laert. 7.189-199 [= SVF. App. 2.42 (Arnim 3.201) = Radice 1370]; SVF. 2.224-230 (Arnim 2.76) [= Radice 424]. Già rilevato da F. LEO, Geschichte der römischen Literatur 350. Mette in dubbio l’autenticità di quest’opera Friz Schulz [Storia della giurisprudenza romana 171] che si richiama ad H. KRÜGER, in St. Bonfante 2.336], ma oggi si propende per l’autenticità. Si v. sul punto P. STEIN, Reguale iuris. From Juristic Rules to Legal Maxims (Edimburg 1966) 36 ss.; M. BRETONE, Tecniche e ideologie 78; ID., Storia del diritto romano4 (Roma-Bari 1989), 185; C.A. CANNATA, Per una storia della giurisprudenza europea 253 e nt. 184. 20 P. FREZZA, Rec. a M. Pohlenz, Die Stoa 326. Sul rapporto tra giurisprudenza romana e filosofi stoici già il Cuiacio con dovizia di indicazioni di fonti e bibl. in J. CIUAICI, Opera. Ad Parisiensem Fabrotianam editionem diligentissime exacta in tomos XIII. distributa auctiora atque emendatiora Pars prima. Tomus primus (Prati 1836) 1182-1184. Utile, sebbene con meno approfondimento anche J.G. HEINECCII, Historia Juris Civilis Romani ac germanici qua utriusque origo et usus in germania ex ipsis fontibus ostenditur, commoda auditoribus methodo adornata, multisque Observationibus haud Vulgaribus passim illustrata (Venetiis 1764) 159 s. 21 Cic. de off. 2.9.33-34. Si v. su questo argomento L. LOMBARDI, Dalla fides alla bona fides (Milano 1961); L. FASCIONE, Cenni bibliografici sulla ‘bona fides’, in Studi sulla buona fede (Milano 1975) 51 ss.; M. TALAMANCA, La bona fides nei LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 333 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) fondatezza, ha sottolineato l’importanza e la pertinenza della già felice intuizione di Nietzsche che giudicava la bona fides del linguaggio giuridico repubblicano come una versione rielaborata in chiave ‘aristocratica e proprietaria’ (è questo il punto) della più antica fides romana22 . La legge agraria del 111 a.C. può essere vista, infatti, come una delle espressioni più immediate di questa nuova sensibilità dei giuristi romani verso una concezione di appartenenza dell’ager publicus distribuito ai privati in senso ‘proprietario’ 23 . Inoltre, si può leggere un legame tra gli insistenti appelli di Antìpatro di Tarso a favore del sentimento di solidarietà umana e il divieto individuato dai giuristi romani fondato sul diritto naturale di approfittare dell’ignoranza del compratore. Del resto, l’impegno profuso da Aquilio Gallo, il difensore dell’aequitas, nel cercare il fondamento definitorio del dolus malus è stato visto, insieme al rilievo della buona fede in Q. Mucio Scevola, esattamente come conseguenza di una volontà di dare maggiore riconoscimento, nell’ambito del diritto formale, al nuovo sentimento etico portato dalla Stoa tra gli intellettuali romani. La sequenza evolutiva, almeno nel caso dell’aequitas, passa dal secondo giurista che fu maestro del primo, e arriva fino a Servio Sulpicio Rufo che seguì l’insegnamento dello stoico Lucilio Balbo e di Aquilio Gallo a Cercina (D. 1.2.2.43: Servius (…) institutus a Balbo Lucilio, instructus autem maxime a Gallo Aquilio, qui fuit Cercinae: itaque libri complures eius extant Cercinae confecti) 24 .  giuristi romani: ‘Leerformeln’ e valori dell’ordinamento, in Il ruolo della buona fede oggettiva nell’esperienza giuridica storica e contemporanea. Atti del convegno in onore di A. Burdese IV (Padova 2003) 13 ss.; R. CARDILLI, ‘Bona fides’ tra storia e sistema (Torino 2004); E. STOLFI, ‘Bonae fidei interpretatio’. Ricerche sull’interpretazione di buona fede fra esperienza romana e tradizione romanistica (Napoli 2004) 18 ss. 22 A. SCHIAVONE, Ius 126. Per il riferimento a Nietzsche si v. Zur Genealogie der moral, Eine Streitschrift (Leipzig 1887)[= Genealogia della morale, in Opere 6/2 (Milano tr. Colli-Montinari 1968) 223 ss.]. Su questi temi rinvio anche a O. SACCHI, I maiores di Cicerone e la teoria della fides nelle scuole giuridiche dell’età repubblicana a Roma, in Atti in onore di G. Franciosi (Napoli 2006). 23 Rinvio sul punto a O. SACCHI, Regime della terra e imposizione fondiaria nell’età dei Gracchi. Testo e commento storico-giuridico della legge agraria del 111 a.C. (Napoli 2006), 196 e 203 ss. 24 Si v. C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica 219 ss.; A. SCHIAVONE, Ius 216. 334 OSVALDO SACCHI Si potrebbe anche parlare, poi, del concetto di utilitas (D. 1.3.13; 1.4.2; 1.3.25) e del suo rapporto con la nozione di iustitia (Cic. de inv. 2.53.160) 25 . C’è poi la nozione di matrimonio di C. Musonio Rufo, maestro stoico dell’età neroniana (autore a detta di Prisciano di oltre 700 libri), a cui sembra essersi ispirato direttamente Modestino (D. 23.2.1) con il suo celeberrimo consortium omnis vitae26 . Ancora, possiamo citare il rapporto tra ius naturale, ius civile e ius gentium27 , il famoso honeste vivere, alterum non laedere di Ulpiano [D. 1.1.10.1 (Ulp. 1 regularum): Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere] e il paradigma concettuale per la teoria della legge come ente razionale obbligatorio per tutti gli uomini, che i compilatori di Giustiniano scelsero da un’opera di Crisippo di Soli  25 Ampio ragguaglio bibliografico sul tema in M. NAVARRA, Ricerche sulla utilitas nel pensiero dei guristi romani (Torino 2002) 3 ss. Le parole ius, iustitia e aequitas nel mondo concettuale di Servio acquistano rilievo come espressione del ricongiungimento di legalità, legittimazione, etica e formalismo. La deduzione, ricavata da un notissimo passo delle Filippiche di Cicerone è di A. SCHIAVONE, Ius 262. Il passo è Phil. 9.5.10: Nec vero silebitur admirabilis quaedam et incredibilis ac paene divina eius in legibus interpretandis, aequitate explicanda scientia. Omnes ex omni aetate, qui in hac civitate intellegentiam iuris habuerunt, si unum in locum conferantur, cum Ser. Sulpicio non sint comparandi. Nec enim ille magis iuris consultus quam iustitiae fuit. [11] Ita ea quae proficiscebantur a legibus et ab iure civili, semper ad facilitatem aequitatemque referebat neque instituere litium actiones malebat quam controversia tollere. 26 D. 23.2.1 (Modest. 1 regularum): Nuptiae sunt coniunctio maris et feminae et consortium omnis vitae, divini et humani iuris communicatio. 27 Sul rapporto tra ius naturale, ius civile e ius gentium mi limito a segnalare C.A. MASCHI, La concezione naturalistica del diritto e degli istituti giuridici romani (Milano 1937) 284 ss. e passim; G. LOMBARDI, Sul concetto di ‘ius gentium’ (Roma 1947); A. BURDESE, Il concetto di ius naturale nel pensiero della giurisprudenza classica, in RISG. 90 (1954) 407 ss.; G. NOCERA, Ius naturale nell’esperienza giuridica romana (Milano 1962); Ph. DIDIER, Les diverses conceptions du droit naturel à l’oeuvre dans la jurisprudence romaine des II e et III e siècles, in SDHI. 47 (1981) 224; G.G. ARCHI, Lex e natura nelle istituzioni di Gaio, in Scritti di diritto romano 1. Metodologia giurisprudenza. Studi di diritto privato 1 (Milano 1981) 139 ss.; M. BRETONE, Storia 323 ss.; L.C. WINKEL, Einige Bemerkungen über ius naturale und ius gentium, in MJ. Schermaier-Z.Végh (ed.), Festschrift für W. Waldestein zum 65 Geburtstag (Stuttgart 1993) 443 ss.; M. KASER, Ius gentium (Köln-Weimar-Wien 1993) 54 ss.; P.A. VANDER WAERDT, Philosophical Influence on Roman Jurisprudence? The Case of Stoicism and Natural Law 4789 ss.; M. DUCOS, Philosophie, littérature et droit 5160 ss.; S. QUERZOLI, Il sapere di Fiorentino. Etica, natura e logica nelle Institutiones (Napoli 1996) 75 ss. LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 335 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) che diresse la Stoa di Atene dal 232/231 al 204/203 a.C. [D. 1.3.2 (Marc. 1 inst.)]28 . 5. La nozione di res publica come effetto dell’influenza diretta del pensiero politico di Panezio Questo elenco di dati non è certo esaustivo e può essere ancora integrato. Possiamo tuttavia affrontare due argomenti che ritengo molto significativi per dare una dimensione ancora più esatta dell’impor-tanza del rapporto tra Stoa ed evoluzione del diritto romano. Anzitutto, la nozione di ‘Stato’. Panezio, per la prima volta rispetto a questo problema, mise in primo piano il momento giuridico. Lo ‘Stato’ è considerato dalla Stoa ‘un insieme di uomini che vivono sullo stesso territorio e sono governati da una legge’29 . Questo enunciato è la traduzione più o meno letterale della celeberrima definizione di Scipione Africano minore in Cic. de re p. 1.25.3930 . Siamo in un momento di massima influenza culturale del circolo scipionico e si cerca di dare un assetto costituzionale alla res publica31 .  28 perÁ nømoy: Ø nømoq påntvn ®stÁ basileÂq ueºvn te kaÁ Ωnurvpºnvn pragmåtvn? de¡ d‚ aªtØn proståthn te eµnai t©n kal©n kaÁ t©n a˝sxr©n kaÁ “rxonta kaÁ Ôgemøna, kaÁ katÅ to†to kanøna te eµnai dikaºvn kaÁ Ωdºkvn kaÁ t©n f¥sei politik©n zúvn, prostaktikØn m‚n ˘n poiht™on, ΩpagoreytikØn d‚ ˘n oª poiht™on. [D. 1.3.2 (Marcian. 1 inst.)] « Bisogna che la legge sia sovrana di tutte le cose, divine o umane. Deve sovrastare tutte le realtà buone e cattive e su di esse esercitare potere ed egemonia; deve fissare i canoni del giusto e dell’ingiusto e, per i viventi che stanno per natura in società, comanda quel che va fatto, e vieta quel che non va fatto ». Su Crisippo di Soli v. M. POHLENZ, La Stoa 39-43. Su Crisippo di Soli si v. H. VON ARNIM, sv. Chrysippos, in PW. 3.2 (1899, rist. München 1991) coll. 2502,14-2509,50. 29 Dio Chrysost. or. 36.20 [= SVF. (H.von Arnim) 3.329: (R. Radice, Stoici Antichi, Milano 2002, 1130)]: pl∂toq Ωntr√pon ®n taªtˆ katoiko¥ntvn ÊpØ nømon dioiko¥menon. 30 Segnalo sul punto G. MANCUSO, Forma di stato e forma di governo nell’esperienza costituzionale greco-romana (Catania 1995) 73; P. DESIDERI, Memoria storica e senso dello Stato in Cicerone, in M. Pani (a cura di), Epigrafia e territorio. Politica e società. Temi di antichità romane 6 (Bari 2001) 235; G. VALDITARA, Attualità nel pensiero politico di Cicerone, in F. Salerno (a cura di), Cicerone e la politica (Napoli 2004) 85-117; O. SACCHI, La nozione di ager publicus populi Romani 19-42. 31 Cic. de re p. 1.25.39: ‘Est igitur’, inquit Africanus, ‘res publica res populi, populus autem non omnis hominum coetus quoquo modo congregatus, sed coetus multitudinis iuris consensu et utilitatis communione sociatus’. Cfr. F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo Stato 33 ss. Sul significato di res publica si v. H. DREXLER, Res publica, 336 OSVALDO SACCHI Il riferimento di Cicerone alla definizione dell’Emiliano è importante perché in essa rileva una nozione ‘costituzionale’ di populus che è costruita su un’idea di legge che a sua volta è basata sul concetto di patto32 . Come in Papiniano D. 1.3.1 (Papin. lib. 1 def.): Lex est commune praeceptum, virorum prudentium consultum, delictorum quae sponte vel ignorantia contrahuntur coercitio, communis rei publicae sponsio, in cui si rileva un concetto di sovranità ‘orizzontale’ piuttosto che ‘verticale’. La differenza del pensiero di Panezio è tuttavia evidente anche rispetto ad Aristotele33 . Lo Stagirita, si limitava infatti a dichiarare che lo ‘Stato’ poteva essere la società perfetta, atta a promuovere la vita buona o migliore (1252 b27) 34 . Il ‘vivere felice’ cui allude lo stesso  in Maia 9 (1957) 247-281; ID., 10 (1958) 3-37; ID., in ANRW. 1.2 (1972) 800-804. Cosiderano res publica nel senso di ‘patrimonio comune’ R. ORESTANO, Il problema delle persone giuridiche (Torino 1968) 111 ss.; H.P. KOHNS, Res publica-res populi, in Gymnasium 77 (1970) 401 ss. e passim; F. DE MARTINO, Storia della costituzione romana2 1 (Napoli 1972) 494 ss. Considera res publica nel senso di ‘organizzazione del popolo’ J. GAUDEMET, Le peuple et le gouvernement de la République romaine, in Labeo 11 (1965) 147 ss.; ID., Gouvernés et gouvernants, in Recueil J. Bodin 23.2 (Bruxelles 1968) 189-251. Per R. KLEIN, Wege der Forschung 46 (Darmstadt 1966) 332-347, a p. 335: « Der Staat ist das Volk ». Su tutto P.L. SCHMIDT, Cicero ‘De re publica’: Die Forschung der letzen fünf Dezennien, in ANRW. 1.4b (1973) 316-319. Si v. ora anche M. KOSTOVA, Res publica на цицерон. Res publica est res populi (Sofia 2000) 33 ss. 32 Sul concetto di consensus si v. fra altri P. DE FRANCISCI, Arcana imperii 3.1 (Milano 1948) 99, nt.3: « Forse il fatto che Cicerone (Rep. 3.33.45; 3.31.43) insiste sul consensus iuris, sul vinculum iuris, ha fatto pensare che lo scrittore esponesse concetti e dottrine romane, mentre tale idea del vincolo giuridico (nømoq) era già nelle definizioni stoiche». Il governo secondo Cicerone si identifica nel consilium che è l’equivalente del platonico logistikøn e dello stoico Ôgemonikøn. Si v. per questo F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo Stato 76. 33 Non si tratta di una convenzione artificiale come volevano gli scettici e gli epicurei [F. CANCELLI, ibidem 59], né della realizzazione di un bisogno materiale come in Platone [Rep. 2.369b; Leg. 3.676a-680c; 9.875a-d]. E’ lo spontaneo sentimento che spinge l’uomo a riunirsi in società. La congregatio ciceroniana (fin. 3.65; 4.4) corrispondente al f¥sei politik©n zúvn di Aristotele (pol. 1.2.1253a 2-3; 3.6.1278b 19) che però fu recepito dagli stoici, secondo i quali, nell’uomo vi sarebbero i semina della virtù e della ‘sociabilità’ stessa: Cic. de re p. 1.41; fin. 5.18; Tusc. 3.2. 34 Ô d| ®k pleiønvn kvm©n koinvnºa t™leioq pøliq, ˚dh pÅshq ‘xoysa p™raq t∂q aªtarkeºaq ˜q ‘poq e˝pe¡n, ginom™nh m‚n to† z∂n ’neken, o«sa d‚ to† e« z∂n. DiØ p˙sa pøliq f¥sei ®stºn, e¬per kaÁ a pr©tai koinvnºai? t™loq gÅr a‹th ®keºnvn, Ô d‚ f¥siq t™loq ®stºn? oÚon gÅr ’kastøn ®sti t∂q gen™sevq telesueºshq, ta¥thn fam‚n t¸n f¥sin eµnai „kåstoy, Æster Ωnur√poy Òppoy o˝kºaq. [Arist. pol. 1252b 27]: « La LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 337 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) Cicerone in de off. 1.85 citando però il solo Platone. Per Panezio, invece, lo ‘Stato’ doveva essere una società basata sull’eguaglianza di diritti e mirare all’utilità comune fondata sul valore vincolante della legge. Se questo è vero, dobbiamo allora riconoscere che il filosofo di Rodi portò alla riflessione romana un dato assolutamente originale e del tutto incomparabile con altre esperienze antiche del passato e anche successive. Lo dimostra anche il confronto con un altro frammento, altrettanto famoso, del de re publica di Cicerone in cui, l’Africano minore, parafrasando Catone Censore, fa la differenza tra l’origine delle città greche e l’origine della res publica romana. Qui, forse, si coglie ancora di più il dato di novità apportato da Panezio. Catone parla del peso positivo di una tradizione (Cic. de re p. 2.1.2: nostra autem res publica non unius esset ingenio, sed multorum, nec una hominis vita, sed aliquot constituta saeculis et aetatibus), mentre Panezio, attraverso Cicerone, come abbiamo visto, parla solo del valore della legge come dato fondante (iuris consensu et utilitatis communione sociatus). Se questo è vero, sarebbe allora quantomeno da rivedere la nota affermazione per cui lo ‘Stato’/‘res publica’, e i principi che lo regolavano, avrebbero avuto origine dall’idea di Catone fondata sui mores maiorum e che questa posizione ideologica avrebbe segnato il pensiero politico romano anche negli ultimi decenni della Repubblica35 .  comunità perfetta di più villaggi costituisce la città, che ha raggiunto quello che si chiama il livello dell’autosufficienza: sorge per rendere possibile la vita e sussiste per produrre le condizioni di una buona esistenza. Perciò ogni città è un’istituzione naturale, se lo sono anche i tipi di comunità che la precedono, in quanto essa è il loro fine e la natura di una cosa è il suo fine » [tr. C.A. Viano (a cura di), Aristotele, Politica (Milano 2002) 77]. 35 M. BRETONE, Pensiero politico e diritto pubblico, in Tecniche e ideologie dei giuristi romani 15: « L’idea che lo stato, e i principi che lo reggono, abbiano la loro origine nei mores maiorum, - l’idea di Catone, - segna il pensiero politico anche negli ultimi decenni della Repubblica ». La differenza di significato è anche nel fatto che Roma era stata fondata da Romolo che fu abile e prudens (titolare di ‘saggezza pratica’), ma non sapiens come si ritenevano i raffinati intellettuali gravitanti intorno al circolo scipionico. Cfr. Cic. de orat. 1.37; de re p. 2.7 e per tutto F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo Stato 60. 338 OSVALDO SACCHI 6. Idea di ‘proprietà’ fondiaria nel pensiero di Panezio Un altro profilo del pensiero stoico che potrebbe aver influenzato sensibilmente la riflessione dei giuristi della tarda repubblica, riguarda la nozione di proprietà. Anche questo punto credo che meriti una riflessione più attenta di quanto non si sia fatto finora. Il diritto romano, fino all’epoca dei Gracchi, come ben dimostra ancora tutto l’impianto della legge agraria del 111 a.C., aveva conosciuto forme di appartenenza come la possessio dell’ager publicus, la possibilità che i lotti di terreno assegnati dal Senato venissero alienati e che i figli degli alienatari potessero ereditare dai loro padri; o che questi potessero alienare a terzi i loro cespiti immobiliari. Ma non la proprietà così come è intesa negli ordinamenti moderni che la qualificano come un diritto assoluto (o soggettivo perfetto) ovvero come la intendevano i giuristi dell’età classica, nella dottrina dei quali, la differenza tra possessio e dominum fondiario appare finalmente più nitida36 . Con Panezio, invece, e per la prima volta, la consapevolezza di una sostanza ontologica della nozione di una proprietà fondiaria, e la necessità di difendere tale posizione come dovere primario da parte  36 D. 50.16.195.2 (Ulp. 46 ad ed.): pater autem familias appellatur, qui in domo dominium habet; 29.5.1.1 (Ulp. 50 ad ed.): Domini appellatione continetur qui habet proprietatem; 41.1.13pr (Nerat. 6 regularum): Si procurator rem mihi emerit ex mandato meo eique sit tradita meo nomine, dominium mihi, ‘id est proprietas’, adqquiritur etiam ignoranti [da ricordare al riguardo che l’inciso id est proprietas è considerato una glossa da S. SCHLOSSMANN, Der besitzerwerb durch Dritte nach römischen und eutigem Rechte (Leipzig 1881) 135; F. KNIEP, Vacua possessio 1 (Jena 1888) 216; P. DE FRANCISCI, Translatio dominii (Milano 1921) 28; ID., Il trasferimento della proprietà (Padova 1924) 77; E. BETTI, in Bullettino dell’Istituto di diritto romano 41 (Roma 1933) 183, nt. 1]; CTh. 9.42.4: bona capite damnatorum fiscali dominio vindicare. Nel senso di dominium contrapposto a ususfructus si v. D. 7.6.3 (Iul. 7 digestorum): qui possessionem dumtaxat usus fructus, non etiam dominium adepti sint. Cfr. R. LEONHARD, sv. Dominium, in PW. 5.1 (München 1903) coll. 1302, 40-1305, 24. Si v. ora anche indicazioni in O. SACCHI, Regime della terra e imposizione fondiaria 213 ss. Molto interessante il riferimento di [LEONHARD, ibidem 1308,31] a Varro r.r. 2.10.4: In emptionibus dominum legitimum sex fere res perficiunt: si hereditatem iustam adiit; si, ut debuit, mancipio ab eo accepit, a quo iure civili potuit; aut si in iure cessit, qui potuit cedere, et id ubi oportuit [ubi]; aut si usu cepit aut si e praeda sub corona emit; tumve cum in bonis sectioneve cuius publice veniit. In tale fonte tuttavia, ai vari modi di acquisto della proprietà sullo schiavo, è riferito ancora il ‘parlante’ dominum secondo un uso consolidato nel linguaggio anche tecnico latino della media tarda repubblica. della res publica, vengono messe al centro di un dibattito scientifico e culturale37 . Per avere un’idea più precisa al riguardo, si deve fare riferimento ad alcuni noti passaggi del de officiis di Cicerone che l’Arpinate potrebbe aver tratto direttamente dall’opera maggiore di questo filosofo. Il più significativo è: Cic. de off. 1.7.21: Sunt autem privata nulla natura, sed aut vetere occupatione, ut qui quondam in vacua venerunt, aut victoria, ut qui bello potiti sunt, aut lege, pactione, condicione, sorte; ex quo fit, ut ager Arpinas Arpinatium dicatur, Tusculanus Tusculanorum; similisque est privatarum possessionum discriptio. Ex quo, quia suum cuiusque fit eorum, quae natura fuerant communia, quod cuique optigit, id quisque teneat; e quo si quis sibi appetet, violabit ius humanae societatis. Il problema da cui parte Panezio è che la proprietà privata non esiste in natura (sunt autem privata nulla natura). Un approccio quindi comune anche al diritto romano più antico se è vero che questo aveva conosciuto ab origine, a parte il problema dell’heredium, forme di proprietà/appartenenza individuali soltanto mobiliari. Sennonchè, lo ‘stato’ e la ‘proprietà’ in Panezio hanno stessa origine e nascono da uno stesso atto storico, perché il primo nascerebbe per proteggere la seconda. In questo modo, entrambi acquisterebbero così anche una rilevanza giuridica. Guardando de off. 2.21.73, che è un altro dei frammenti che Cicerone potrebbe aver preso direttamente dall’opera di Panezio38 ,  37 F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo Stato 61: « Se non è lo Stato sorto per bisogni materiali dell’uomo, è però nei suoi fini primari favorire proprio anche le condizioni di benessere materiale; e la direzione dello Stato deve essere rivolta al fine di attuare il motivo stesso dell’associarsi degli uomini, Rep. 1,41, che è la migliore condizione di felicità di tutti i componenti il gruppo sociale, Rep. 5,1, e naturalmente la tutela stessa della proprietà privata, come si dirà in Off. 2,73 ». 38 Cic. de off. 2.21.72-73: Sed, quoniam de eo genere beneficiorum dictum est, quae ad singulos spectant, deinceps de iis, quae ad universos quaeque ad rem publicam pertinent, disputandum est. Eorum autem ipsorum partim eius modi sunt, ut ad universos cives pertineant, partim, singulos ut attingant, quae sunt etiam gratiora. Danda opera est omnino, si possit, utrisque, nec minus, ut etiam singulis consulatur, sed ita, ut ea res aut prosit aut certe ne obsit rei publicae. C. Gracchi frumentaria magna largitio exhauriebat igitur aerarium; modica M. Octavi et rei publicae tolerabilis et plebi necessaria; ergo et civibus et rei publicae salutaris. [73] In primis 340 OSVALDO SACCHI vediamo che il tema della necessità per lo Stato di apprestare tutela alla proprietà privata viene esplicitato in modo chiaro e diretto. Leggendo Cicerone apprendiamo che coloro che sono deputati all’amministra-zione dello ‘Stato’ (qui rem publicam administrabit) dovevano badare in primo luogo a che non ci fosse una diminuzione dei beni dei privati (ut suum quisque teneat neque de bonis privatorum publicae deminutio fiat). Questo perché il compito precipuo degli ‘Stati’ e delle ‘città’ (qui l’allusione è chiaramente a de re p. 2.1.2: nostra autem res publica non unius esset ingenio, sed multorum, nec una hominis vita, sed aliquot constituta saeculis et aetatibus) avrebbe dovuto essere quello di difendere le ‘cose di ciascuno’: Cic. de off. 2.21.73: Hanc enim ob causam maxime, ut sua tenerentur, res publicae civitatesque constitutae sunt. Nam, etsi duce natura congregabantur homines, tamen spe custodiae rerum suarum urbium praesidia quaerebant. Il rodiense su questo punto è originale anche rispetto al pensiero stoico che lo aveva preceduto perchè il problema dell’inesistenza in natura della proprietà privata, come è noto, era risolto da Crisippo con la famosa metafora del teatro, dove lo spettatore chiama suo il posto che occupa e si considera, questa, una cosa legittima. Si superava così il problema di qualificare come ‘proprio’ qualcosa che nel mondo invece si sentiva come comune a tutti 39 .  autem videndum erit ei, qui rem publicam administrabit, ut suum quisque teneat neque de bonis privatorum publicae deminutio fiat. Perniciose enim Philippus, in tribunatu cum legem agrariam ferret, quam tamen antiquari facile passus est et in eo vehementer se moderatum praebuit; sed cum in agendo multa populariter, tum illud male, «non esse in civitate duo milia hominum, qui rem haberent». Capitalis oratio est. Ad aequationem bonorum pertinens, qua peste quae potest esse maior? Hanc enim ob causam maxime, ut sua tenerentur, res publicae civitatesque constitutae sunt. Nam, etsi duce natura congregabantur homines, tamen spe custodiae rerum suarum urbium praesidia quaerebant. 39 Cic. de fin. 3.20.67: Sed quem ad modum, theatrum cum commune sit, recte tamen dici potest eius esse eum locum quem quisque occuparit, sic in urbe mundove communi non adversatur ius quo minus suum quidque cuiusque sit. LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 341 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) 7. La trasformazione del ius civile in ars iuris civilis e l’emersione del dominium quiritario A questo punto credo sia difficile negare un’influenza anche solo indiretta della riflessione paneziana sul processo di trasformazione della possessio dell’ager publicus in dominium quiritario in età cesariana. Il pensiero corre subito allora all’espressione dominium riferita al fondo di terra come cespite immobiliare presente in un passo di Alfeno Varo [D. 8.3.30 (Paul 4 epit. Alfeni dig.)]40 . Nella ricostruzione di Lenel esso è collocato al n. 61 e si tratta del caso più tipico di esposizione di un responsum, giustificato da una necessità pratica41 . Ebbene, in questo frammento, la doppia locuzione dominium loci, potrebbe dirsi un apax legomenon, dato che non abbiamo testimonianze di altri giuristi coevi o anteriori in cui si ritrovi  40 D. 8.3.30 (lib. 4 epitomarum Alfeni digestorum): Qui duo praedia habebat, in unius venditione aquam, quae in fundo nascebatur, et circa eam aquam late decem pedes exceperat: quaesitum est, utrum dominium loci ad eum pertineat an ut per eum locum accedere possit. respondit, si ita recepisset: ‘circa eam aquam late pedes decem’, iter dumtaxat videri venditoris esset. 41 O. LENEL, Palingenesia iuris civilis (Graz rist. 1960) 1.50. Sull’opera di Alfeno Varo cfr. L. DE SARLO, Alfeno Varo e i suoi digesta (Milano 1940); C. FERRINI, Intorno ai digesti di Alfeno Varo, in BIDR. 4 (1891) 1 ss.; P. JÖRS, sv. Alfenus Varus, in PW. 2.1 (Stuttgart 1895) 1473 ss.; E. VERNAY, Servius et son Ecole 35 ss.; S. SOLAZZI, Alfeno Varo e il termine ‘dominium’ 218 ss.; W. KUNKEL, Die römischen Juristen. Herkunft und soziale Stellung2 (1967); F. SCHULZ, Storia della giurisprudenza romana 365 ss.; M. BRETONE, Il responso nella scuola di Servio, in Tecniche e ideologie dei giuristi romani 91 ss.; I. MOLNAR, Alfenus Varus iuris consultus, in Studia in honorem V. Pólay septuagenarii (Szged 1985) 311 ss.; M. TALAMANCA, La tipicità dei contratti romani fra ‘conventio’ e ‘stipulatio’ fino a Labeone, in F. Milazzo (a cura di), Contractus e pactum. Tipicità e libertà negoziale nell’esperienza tardo-repubblicana. Atti del Convegno di diritto romano e della presentazione della nuova riproduzione della ‘littera Florentina’. Copanello 1-4 giugno 1988 (Napoli 1990) 35 ss.; G. NEGRI, Per una stilistica dei Digesti di Alfeno, in D. Mantovani (a cura di), Per la storia del pensiero giuridico romano. Dall’età dei pontefici alla scuola di Servio. Atti del seminario di S. Marino, 7-9 gennaio 1993 (Torino 1996) 135 ss.; C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica europea 273 ss.; H.J. ROTH, Alfeni Digesta. Eine spätrepublikanische Juristenschrift, « Freiburger Rechtgeschichtliche Abhandlungen. Neue Folge, 32 » (Berlin 1999) su cui cfr. V. CARRO (rec.), Su Alfeno Varo e i suoi Digesta, in Index 30 (2002) 235 ss. Si v. anche C. GIACHI, Studi su Sesto Pedio. La tradizione, l’editto (Milano 2005) 314 ss.; A. SCHIAVONE, Ius 215 e passim. 342 OSVALDO SACCHI un’espressione analoga42 . La supposizione è rafforzata dal fatto che il legislatore del 111 a.C. non usa mai, in 105 paragrafi di legge, l’espressione dominium; inoltre, dal fatto che tale termine è assente nel lessico di Cicerone e, infine, che nel vocabolario festino troviamo la parola dominus legata a dubenus (L. 59, 2)/heres (L. 88, 28) (dunque inquadrata semanticamente nel lessico giuridico in una concezione potestativa), ma non ancora ad una definizione giuridica di proprietà43 . Sempre che non abbia ragione Solazzi nel considerare  42 La vicenda dell’emersione della figura del dominium nel lessico della lingua latina e nell’ordinamento giuridico romano si può ricostruire attraverso una serie di indizi di carattere storico, giuridico, etimologico che segnano il passaggio, nella mentalità giuridica romana, della nozione giuridica arcaica di appartenenza espressa con la sequenza herus/heres/heredium/hereditas, alla nozione di dominio assoluto espressa mediante la sequenza dubinus/duminus-dominus/dominium/dominium ex iure Quiritium. Quest’ultima indice dell’affermazione, nella mentalità giuridica romana, dell’idea di proprietà in un territorio dello ‘Stato’(=res publica). Per inquadrare tutto questo nella sua più esatta cornice storica bisogna valutare i termini del rapporto tra la nozione di dominium ex iure Quiritium (che si rileva dalle fonti romane tecniche e non) e le forme di appartenenza arcaiche (fino ad una certa epoca potestas e, a livello processuale, il meum esse) di beni mobili (mancipi e nec mancipi, le ceterae res di età tardo repubblicana) e di beni immobili (heredium, ager privatus, res mancipi, fundi). Sulla terminologia usata per indicare in età più antica le manifestazioni del potere del pater familias si v. L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà e la formazione dei iura praediorum in età repubblicana 1 (Roma 1969) 277 ss. e 407 ss.; F. GALLO, Osservazioni sulla signoria del ‘pater familias’ in epoca arcaica, in St. De Francisci 2 (1956) 193 ss.; ID., ‘Potestas’ e ‘dominium’ nell’esperienza giuridica romana, in Labeo 16 (1970) 17 ss., in part. sulla nozione di proprietà romana 32 ss.; sul rapporto tra erus e dominus 36 ss.; A. CORBINO, Schemi giuridici dell’appartenenza nell’esperienza romana arcaica, in Scritti Falzea (1987) 43 ss.; M. MARRONE, Istituzioni di diritto romano (Palermo 1987) 302 e nt. 29; M. TALAMANCA, Istituzioni di diritto romano (Milano 1990) 391; M.J.G. GARCIA GARRIDO, Derecho privado romano. Casos. Acciones. Institutiones13 (Madrid 2004) 211 ss. 43 Il processo di affermazione del termine dominium nel lessico dei giuristi della tarda repubblica presenta in verità un percorso con andamento anomalo. Nelle opere di Cicerone sembrerebbe essere assente [cfr. E. COSTA, Cicerone giureconsulto (Roma 1984) passim; G. FRANCIOSI, Usucapio pro herede. Contributo allo studio dell’antica hereditas (Napoli 1965) 183, nt. 19]. Però Festo spiega la voce heres (L. 88) dicendo che heres apud antiquos pro domino ponebantur [si v. G.G. ARCHI, Il concetto di proprietà nei diritti del mondo antico, in RIDA. 6 (1959) 234]. Il dato è anche ripreso dagli eruditi giustinianei Inst. 2.19.7: pro herede enim gerere est pro domino gerere: veteres enim heredes pro dominis appellabant. Sennonchè Varrone, affermando in r.r. 1.10.2: Bina iugera quod a Romulo primum divisa dicebantur viritim, quae heredem sequerentur, heredium appellarunt, stabilisce una derivazione di heredium da heres. Siamo allora già in grado di stabilire una prima connessione semantica: heres sta a heredium come dominus sta a dominium. In termini schematici abbiamo spuria la presenza della parola dominium in questo famoso passo di Alfeno Varo44 , nel qual caso il termine di emersione di tale figura giuridica si abbasserebbe ancora di più45 .  così le prime due contrapposizioni di parole in senso soggettivo/oggettivo delle prime due sequenze: heres/heredium e dominus/dominium. In base al nesso stabilito da Festo (L. 88) possiamo anche riconoscere un legame tra la posizione dell’heres e quella del dominus. Il che accrediterebbe l’etimologia (peraltro sin qui negata dalla dottrina: cfr. FRANCIOSI, Usucapio pro herede 183, nt. 149) di heres come un derivato da erus/herus. Lo conferma anche D. 9.2.11.6 (Ulp. 18 ad ed.): Legis autem Aquiliae actio ero competit, hoc est domino; Serv. ad Aen. 7.490 nam (h)erum non nisi dominum dicimus; Cass. ex ps. 2.8(40): hereditates ab ero dicta est, id est domino. Su cui L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà 1, 435. La connessione è importante perché è un’ulteriore indizio nella direzione di riconoscere l’origine potestativa della posizione del dominus. Quanto all’etimologia di erus, questa parola è noto che significa ‘signore’(era = ‘signora’). Sembra difficile pensare al gallico Ēsus che è una divinità; ovvero all’ittita eŝha (signora) che richiama l’accadico aššatu (sposa) o l’ebraico iššā (donna). Erus sembra derivato direttamente dall’accadico eš(e)ru (legittimo): ‘colui che porta lo scettro’ che ha corrispondenti in aramaico hārā e in ebraico hōr (il ‘nobile’, il ‘libero’). Cfr. sul punto G. SEMERANO, Le origini della cultura indoeuropea. Vol. 1. Rivelazioni della linguistica storica (in due tomi) (Firenze 1984, rist. 2002) 2.393. Altrettanto complesso è il problema della ricostruzione etimologica di dominus che parimenti significa ‘signore’. Si v. su questo É. BENVENISTE, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee. 1. Economia, parentela, società. 2. Potere, diritto, religione (Torino tr. rist. 2001) 1.231 s. Sul punto è interessante la glossa festina per cui alla voce dubenus (L. 59,2) si legge: Dubenus apud antiquos dicebatur, qui nunc dominus. Questa fonte consente di stabilire l’etimologia di dominus in modo abbastanza affidante con un base di accadico dābinu, dappinu, dapnu (nel significato di ‘potente’, ‘dominatore’). Più propriamente nel senso di dominatore ‘per titoli di valore specialmente bellico’ che, insieme all’accadico dannum nel segno di ‘potente detto di re’ o ‘di divinità’, costituisce la base semantica forse più risalente di tale vocabolo: G. SEMERANO, Le origini della cultura europea 2.387. Il riferimento al significato di dominatore ‘per titoli di valore specialmente bellico’ è interessante perché è un dato coerente con l’uso di erus/dominus in Plauto e Terenzio nel significato di ‘padrone di schiavi’ dato che in età antica la forma di procacciamento più diffusa di schiavi era la conquista bellica. Secondo L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà 1, 442 ss. (a cui si rinvia per i passi di Plauto e Terenzio dove compare il termine dominus) la sostituzione di erus con dominus sarebbe avvenuta nel de agri cultura di Catone, dunque nel corso del II secolo a.C. 44 Cfr. L. SOLIDORO MARUOTTI, ‘Proprietà assoluta’ e ‘proprietà relativa’ nella storia giuridica europea, in Drevnee pravo-Ius Antiquum 2(14) (Mosca 2004) 7-50 che ribadisce a p. 17 ancora la mancanza nel II secolo a.C. di vocaboli atti a esprimere compiutamente un’idea astratta della signoria giuridica su una cosa, cioè un’idea astratta di proprietà. La parola dominium, che rappresenta per l’autrice la conquista dell’astratto, sarebbe comparsa solo nel I secolo a.C. ad opera di Alfeno Varo (D. 8.3.30) o del suo maestro Servio Sulpicio Rufo, senza escludere però la 344 OSVALDO SACCHI Ed allora, se crediamo che Cicerone abbia utilizzato in Cic. de off. 1.7.21 del materiale paneziano, e non vedo come si possano superare le testimonianze di Gellio (13.28.1-4) 46 e Plinio (praef. 22) 47 ,  possibilità che l’autore dell’espressione dominium loci riferita ad una questione di servitù prediali sia stato il giurista Paolo. Già così però G. FRANCIOSI, Usucapio pro herede 183 ss. e nt. 149; ID., Studi sulle servitù prediali (Napoli 1968) 19 ss. e nt. 63; 22 e nt. 71 riprendendo R. MONIER, La date d’apparition du dominium et de la distinction juridique des res en corporales et incorporales, in St. Solazzi (1948) 357 ss.; G. PUGLIESE, Res corporales, res incorporales e il problema del diritto soggettivo, in RISG 5 (1951) 252; M. LAURIA, Usus, in St. Arangio Ruiz 4 (1953) 493; M. BRETONE, La nozione romana di usufrutto 1 (1962) 23. Così L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà 1,71 ss.; 96 ss.; 493. In senso critico nei confronti del Franciosi v. L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà e la formazione dei iura praediorum in età repubblicana 2 (Milano 1976) 278, nt. 18 e passim. Poi, però, ancora G. FRANCIOSI, Gentiles familiam habento. Una riflessione sulla cd. proprietà collettiva gentilizia, in G. Franciosi (a cura di), Ricerche sull’organizzazione gentilizia romana 3 (Napoli 1995) 48; A. MANZO, La lex Licinia de modo agrorum. Lotte e leggi agrarie tra il V e il IV secolo a.C. (Napoli 2001) 153, 85; O. SACCHI, I limiti e le trasformazioni dell’ager Campanus fino alla debellatio del 211 A.C., in Ager Campanus Atti del Convegno internazionale « La storia dell’ ager Campanus, i problemi della limitatio e sua lettura attuale », S. Leucio 8-9 giugno 2001 (Napoli 2002) 31; ID., L’ager Campanus antiquus. Fattori di trasformazione e profili di storia giuridica del territorio dalla ΜΕΣΟΓΕΙΑ arcaica alla centuriatio romana (Napoli 2004) p. 234, nt. 20; M.J. GARCIA GARRIDO, Derecho privado romano 211, nt. 24. 45 Cfr. sul punto S. SOLAZZI, Alfeno Varo e il termine ‘dominium’, in SDHI. 18 (1952) 218-219. Non è questa la sede per affrontare un tema complesso come quello dell’affermazione della figura giuridica del dominium ex iure Quiritium (proprietà privata immobiliare) nella giurisprudenza e nel diritto romano dell’età arcaica e repubblicana, tuttavia, sulla storia della proprietà arcaica a Roma si v. almeno A. WATSON, The Law of Property in the Later Roman Republic (Oxford 1968); L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà 1,64 ss.; 70 ss.; 96 ss.; 452; G. DIOSDI, Ownership in Ancient and preclassical Roman Law (Budapest 1970) 131 ss.; G. GROSSO, Schemi giuridici e società nella storia del diritto privato romano (Torino 1970) 134 ss.; F. GALLO, “Potestas” e “dominium” nella esperienza giuridica romana, in Labeo 16 (1970) 17 ss.; M. KASER, Das Römische Privatrecht I.2 119 ss.; Ye.M. STAERMAN, La proprietà fondiaria in Roma, in VDI. 127 (1974) 34 ss. 46 Gell. 13.28.1-4(= Vimercati 111 frgm. A73): Legebatur Panaeti philosophi liber de officiis secundus ex tribus illis inclitis libris quos M. Tullius magno cum studio maximoque opere aemulatus est. Non esclude un’influenza diretta di Panezio neanche Francesco De Martino che ritiene possibile che questo filosofo possa essere stato fonte comune di Cicerone e Appiano. Si v. sul punto F. DE MARTINO, Motivi economici nelle lotte dei ‘populares’, in F. D’Ippolito (a cura di), Nuovi studi di economia e diritto romano (Napoli 1988) 92: « E’ probabile che i passi ciceroniani [Cic. de off. 1.21-25.72-85] derivino da Panezio, che è citato poco più sopra, il quale viveva sicuramente ancora al tempo delle agitazioni graccane e scriveva dunque sotto LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 345 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) dobbiamo quindi riconoscere che attraverso Cicerone è possibile stabilire un legame molto stretto anche tra la nozione di proprietà privata (come dominium immobiliare), la cultura stoica, e il diritto romano dell’epoca scipionico/cesariana. La cosa non sorprende se si pensa alla cd. ‘svolta ellenistica’ di giuristi come Ofilio, Trebazio e Aquilio Gallo, o allo stoicismo di Catone Uticense48 . 8. Lucio Elio Stilone Preconiano Il discorso sul rapporto tra Stoa e giurisprudenza romana nell’ultimo secolo della repubblica però non si esaurisce qui perché si possono aggiungere nuovi argomenti di discussione anche in ordine alla vexata quaestio della trasformazione del ius civile romano da esercizio di abilità pronetica in ars iuris civilis 49 .  l’impressione provocata da esse. Data la somiglianza degli argomenti di Appiano e di Cicerone non è troppo ardito pensare che entrambe le fonti possano derivare da Panezio o comunque da scrittori dell’epoca, il che spiega bene la correttezza degli argomenti ». Sul punto si v. anche infra paragrafo 9. 47 Plin. praef. 22 = Vimercati 113 frgm. A79: (Tullius) de Republica Platonis se comitem profitetur, in Consolatione filiae ‘Crantorem’ inquit ‘sequor’, item Panetius de Officiis. 48 Cic. de fin. 3.2.7: Nam in Tuscolano cum essem vellemque e bibliotheca pueri Luculli quibusdam libris uti, veni in eius villam ut eos ipse ut solebam depromerem. Quo cum venissem, M. Catonem quem ibi esse nescieram vidi in bibliotheca sedentem, multis circonfusum Stoicorum libris. Erat enim ut scis in eo aviditas legendi, nec satiari poterat. Parlo di svolta ellenistica seguendo F. D’IPPOLITO, L’organizzazione degli ‘intellettuali’ nel regime cesariano, in Quaderni di storia 8 (1978) 245-272. 49 Si v. sul punto con indicazioni bibl. V. SCARANO USSANI, Tra scientia e ars. Il sapere giuridico romano dalla sapienza alla scienza nei giudizi di Cicerone e Pomponio, in Ostraka 2.2 (1993) 211 ss. [= in D. Mantovani (a cura di), Atti del seminario giuridico di S. Marino, 7-9 gennaio 1993. Per la storia del pensiero giuridico romano dall’età dei pontefici alla scuola di Servio (Torino 1996) 228 ss.; ID., L’ars dei giuristi. Considerazioni sullo statuto epistemologico della giurisprudenza romana (Torino 1997); B. ALBANESE, L’ars iuris civilis nel pensiero di Cicerone, in AUPA. Studi con Bernardo Albanese I 47 (Palermo 2002) 23-45. Aldo Schiavone è tornato su questo tema che era già stato al centro di un dibattito molto approfondito in storiografia. Nel suo più recente lavoro [Ius 167 ss.] lo studioso parte dalla ricorrenza terminologica in de oratore e in Brutus della parola ars riconducendovi, tuttavia, uno scarto di significato. Nel de oratore [in 1.41.186- 42.191. Per rif. bibl. e discussione critica cfr. A. SCHIAVONE, Ius 164 e (433) nt. 35] ars significherebbe ancora ‘sistema’. In Brutus [41.152-42.153. Cfr. per bibl. e disc. A. SCHIAVONE, Ius 167 s. e (434) nt. 41] la parola sarebbe stata usata nel significato di ‘conoscenza tecnico-specialistica di una determinata disciplina, senza alcuna 346 OSVALDO SACCHI All’interno di un dibattito certamente più ampio, in questa sede mi riferirisco al ruolo svolto dalla figura di Elio Stilone Preconiano, un’intellettuale che visse proprio negli anni a cavallo tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C. Fu proprio grazie a questo personaggio che a Roma si cominciò a studiare la struttura del latino. Proprio Stilone, che fu maestro di Varrone reatino, oltre che dello stesso Cicerone, sull’esempio degli alessandrini, fondò una scuola di filologia a Roma e per primo applicò l’etimologia al materiale linguistico latino mettendo in primo piano il ruolo del neologismo50 . Ebbene, nel processo di trasformazione del ius civile in una tèchne, insieme all’acquisizione della metodologia diairetica appresa dalle scuole filosofiche greche di varia estrazione culturale, un ruolo di primissimo piano potrebbe essere stato svolto proprio dalla metodologia filologica che trovò in Stilone e nella scuola stoica, il suo  accentuazione degli aspetti sistematici’. Alla lettera (p.168): « Ars traduceva sempre qualcosa che stava, in greco, tra la techne e l’epistème: nel De oratore, sottolineandone le implicazioni sistemiche; nel Brutus, il lato più genericamente gnoseologico ». A mio sommesso avviso il grande salto di qualità dei giuristi romani formatisi alla scuola degli eruditi/gramma-tici/filosofi/linguisti di derivazione stoica (che però non vuol dire rifiuto o ignoranza della tradizione filosofica precedente; uno per tutti: Cic. Tusc. 1.32.79 Credamus igitur Panaetio a Platone suo dissentienti?) è stato di passare, da una condizione di eccellenza nell’esercizio di un sapere pratico (phronètico), vicino alla forma ‘doxastica’, dove ciò che contava era la capacità di adeguare la conoscenza della norma al fatto concreto (in questo senso, saggezza), ad una ricerca di ciò che è scientificamente esatto, che appunto è campo di elezione dell’epistème. 50 Su Elio Stilone Preconiano cfr. H. FUNAIOLI (ed.), Grammaticae Romanae Fragmenta [1907, Stuttgart (rist.) 1969] 51-76. Non come soltanto grammatico cfr. O. SACCHI, Il mito del pius agricola e riflessi del conflitto agrario dell’epoca catoniana nella terminologia dei giuristi medio/tardo repubblicani, in RIDA. 49 (2002) 277, nt. 75. Per la posizione della dottrina prevalente su tale personaggio cfr. F. SINI, A quibus iura civibus praescribebantur. Ricerche sui giuristi del III secolo a.C. (Torino 1992) 149, nt. 41. Sul valore che gli stoici assegnavano all’esatto significato delle parole si v. M. ISNARDI PARENTE, Filosofia e scienza nel pensiero ellenistico 31 e passim. Sulle teorie linguistiche stoiche cfr. C. ATHERTON, The Stoics on Ambiguity (Cambridge 1992) 92 ss.; W. AX, Der Einfluss der peripatos auf die Sprachtheorie der Stoa, in K. Döring-Th. Ebert (a cura di), Dialektiker und Stoiker. Zur Logik der stoa und ihrer Vorlaufer (Stuttgart 1993) 11 ss.; M. FORSCHNER, Die Stoische Ethic. Über den Zussammenhang von Natur-Sprach und Moral philosophie im altsoischen System (Darmstadt 1995) 67 ss. Sul rapporto tra le teorie linguistiche di Favorino di Arles e le teorie linguistiche degli stoici si v. S. QUERZOLI, Il sapere di Fiorentino 231 ss. punto di massima realizzazione51 . E’ questo un argomento che non credo sia stato ancora sufficientemente approfondito in dottrina. A supporto di tale ipotesi si può richiamare un frammento famosissimo del de oratore, in cui Cicerone, attraverso Crasso, parlando degli Aeliana studia, rievoca con nostalgia le lezioni e i corsi tenuti da questo maestro. A leggere con attenzione le sue parole, sembra che in questo caso Cicerone stia facendo un discorso apologetico su ciò che si potrebbe considerare anche una testimonianza del primo approccio allo studio del diritto romano articolato in chiave storica. Un modello, fra l’altro, che pare sensibilmente diverso nella sostanza dallo schema isagogico offerto dal celeberrimo trattatello pomponianio: Cic. de or. 1.43.193: Accedit vero, quo facilius percipi cognoscique ius civile possit, quod minime plerique arbitrantur, mira quaedam in cognoscendo suavitas et delectatio. Nam, sive quem haec Aeliana studia delectant, plurima est et in omni iure civili et in pontificum libris et in XII tabulis antiquitatis effigies, quod et verborum vetustas prisca cognoscitur et actionum genera quaedam maiorum consuetudinem vitamque declarant. Insieme a questo, vanno considerate altre situazioni che sono tipiche del periodo che stiamo trattando. Mi riferisco alle dispute tra i giuristi repubblicani sul significato della penus legata52 , agli adeguamenti terminologici del testo decemvirale e anche al complesso  51 Aldo Schiavone [Ius 162], in una messa a punto molto interessante, pare voler superare il giudizio negativo e minimizzante di Fritz Schulz sul rapporo tra filosofia greca e giuristi romani. Sul punto, già con riferimento al contributo stoico, si v. la posizione di Paolo Frezza per cui rinvio a retro, nt.6. Da tener presente anche M. BRETONE, Uno sguardo retrospettivo. Postulati e aporie nella History di Schulz, in Tecniche e ideologie dei giuristi romani 335-353 [= in Festschrift für Franz Wieaker zum 70. Geburstag (Göttingen 1978)] che affronta (p. 340 ss.) il problema (come è noto) discutendo il cosiddetto ‘secondo postulato’ di Schulz, ossia l’isolamento della scienza giuridica. Significativa la seguente affermazione (p. 341): « E’ nota la sensibilità grammaticale (ancora tutta da indagare) di parecchi fra i giureconsulti. Come gli antiquari e i filologi, essi praticarono la ricerca delle etimologie. Ma non è la ricerca delle etimologie, con tutto ciò che sottintende, carica di significato filosofico? ». Sul metodo diairetico si v. C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica europea 219-223. 52 Per la penus legata cfr. A. ORMANNI, Penus legata. Contributi alla storia dei legati disposti con clausola penale in età repubblicana e classica, in Studi E. Betti 4 (Milano 1962) 652 ss. (indicazioni bibl. a p. 206); F. SINI, A quibus iura civibus praescribebantur 139 (con altre indicazioni bibl.) 348 OSVALDO SACCHI problema della incorporazione tra lex e interpretatio53 . Bisogna anche aggiungere che Elio Stilone fece molto probabilmente un commento alle XII tavole54 . Ed allora, senza la svolta determinata dagli studi di filologia importati dalla Grecia e sviluppatisi intorno alla figura di Cratete di Mallo, che fu appunto maestro di Panezio e Stilone, sarebbe semplicemente impensabile che i giuristi romani si fossero potuti occupare di questioni del genere55 . 9. Lessus, bona fides e dominium quiritario: ars diventa scientia. Qualche esempio pratico forse può aiutare a chiarire meglio il discorso che sto facendo. Il primo, che per la verità è forse poco più di una suggestione, riguarda la storia della parola lessus che è causa di  53 Sul tema dell’incorporazione tra lex e interpretatio cfr. M. BRETONE, I fondamenti 27 ss.; G. FRANCIOSI, Due ipotesi di interpretazione « formatrice »: dalle dodici tavole a Gai. 2.42 e il caso dell’usucapio pro herede, in Nozione formazione e interpretazione del diritto dall’età romana alle esperienze moderne. Ricerche dedicate al professor Filippo Gallo (Napoli 1997) 247-257; O. SACCHI, L’antica eredità e la tutela. Argomenti a favore del principio d’identità, in SDHI. 68 (2002) 609 ss.; ID., Il privilegio dell’esenzione dalla tutela per vestali (Gai. 1.145). Elementi per una datazione tra innovazioni legislative ed elaborazione giurisprudenziale, in RIDA. 50 (2003) 333 ss. 54 I seguenti frammenti di carattere lemmatico mi paiono sufficienti per giustificare l’ipotesi avanzata nel testo: GRF. (Funaioli 59) 6 [Cic. top. 10]: is est assiduus, ut ait Aelius, appellatus ab aere dando; GRF. (Funaioli 61) 13 [Cic. de leg. 2.23.59]: L. Aelius lessum [suspicatur] quasi lugubrem eiulationem, ut vox ipsa significat; GRF. (Funaioli 66) 36 [Fest. 290b ,24]: sonticum morbum in XII [2.2. S.] significare ait Aelius Stilo certum cum iusta causa; GRF. (Funaioli 67) 41 [Fest. 352a ,5]: transque dato notavit Aelius in XII significare traditoque; GRF. (Funaioli 71) 54 [Paul.-Fest. 77,1]: endoplorato implorato, quod est cum quaestione inclamare; GRF. (Funaioli 71) 55 [Paul.-Fest. 84,9; Cic. de leg. 2.61]: forum – cum is forum antiqui appellabant, quod nunc vestibulum sepulchri dici solet; GRF. (Funaioli 71) 57 [Prisc. 382,1]: Aelius: inpubes libripens esse non potest neque antestari, prodiamartyreϑ∂nai; GRF (Funaioli 74) 68 [Plin. 21.7]: inde illa XII tabularum lex [10.7]: ‘qui coronam parit ipse pecuniave eius, virtutis suae ergo duitor ei’. Quam servi equive meruissent, pecunia partam lege dici nemo dubitavit. Quis ergo honos? ut ipsi mortuo parentibusque eius, dum intus positus esset forisve ferretur, sine fraude esset inposita; GRF. (Funaioli 76) 78 [Fest. 371b , 5.]: viginti quinque poenae in XII [8.4] significat viginti quinque asses. Sul punto v. anche O. SACCHI, Il mito del pius agricola 277, nt. 75. 55 Sullo stoicismo di L. Elio Stilone cfr. Cic. Brutus 56.20: Sed idem Aelius Stoicus esse voluit. LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 349 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) un interessato dibattito sin dall’epoca più antica56 . Sappiamo da Cicerone che un versetto delle XII tavole (neve lessum funeris ergo habento) stabiliva che la donna romana avrebbe dovuto conservare la sua dignità di fronte al dolore per un familiare scomparso: Cic. de leg. 2.23.59: Hoc veteres interpretes Sex.Aelius, L.Acilius non satis se intellegere dixerunt, sed auspicari vestimenti aliquod genus funebris, L.Aelius lessum quasi lugubrem eiulationem, ut vox ipsa significat; quod eo magis iudico verum esse, quia lex Solonis id ipsum vetat. Il retore, come è noto, tornerà sul punto nelle Tusculanae Cic. Tusc. 2.23.55: Ingemescere non numquam viro concessum est, idque raro, eiulatus ne mulieri quidem; et hic nimirum est ‘lessus’, quem duodecim tabulae in funeribus adhiberi vetuerunt. Come si vede due espertissimi esegeti antichi, Sesto Elio e Lucio Acilio57 , misurandosi sul significato di tale vocabolo confessarono di non comprenderne il significato (non satis se intellegere dixerunt) e avrebbero tradotto lessus nel significato di ‘abiti da lutto’ (auspicari vestimenti aliquod genus funebris). Cicerone, invece, dichiarando apertamente di seguire Elio Stilone, dimostra di aver optato per il significato di ‘lugubre pianto’ (lessum quasi lugubrem eiulationem). Lessus, in sostanza, avrebbe il significato di ‘nenia funebre’.  56 Si v. con rif. bibl. essenziali F. SINI, A quibus iura praescribebantur 147 ss. Ritorna sul tema F.M. D’IPPOLITO, Problemi storico-esegetici delle XII tavole (Napoli 2003) che a p. 100 rileva l’uso di genus in accezione diairetica e riconduce (da parte di Sesto Elio) il termine lessus nel circoscritto ambito degli abiti funerari e quindi di un oggetto. A p. 146 lo studioso napoletano [citando F. BONA, La certezza del diritto nella giurisprudenza tardo-repubblicana, in La certezza del diritto nell’esperienza giuridica romana (1971) 106-107, nt. 16] ipotizza che Stilone possa aver ragionato prendendo come riferimento l’opera ‘canonizzata’ da Sesto Elio. 57 L. Acilio fu detto sapiens nella stessa epoca di Catone Censore [Cic. de leg. 2.23.59; Lael. 2.6; Pomp. in D. 1.2.2.37-38 accettando l’emendazione di P. Atilius in L. Acilius]. Così E. COSTA, Storia delle fonti del diritto romano (Torino 1909) 46; M. BRETONE, Cicerone e i giuristi, in Techniche e ideologie dei giuristi romani 2 75, nt.35. Rimarchevole per me che un altro Acilio (senatore) fece nel 155 a.C. da interprete innanzi al senato in occasione della famosa perorazione di Carneade, Diogene e Critolao ricordata anche da Cic. Acad. 2.137; Tusc. 4.5; Plut. Cato 22; Gell. 6.14.8: Et in senatum quidem introducti interprete usi sunt C. Acilio senatore. 350 OSVALDO SACCHI La soluzione di Elio Stilone, come è noto, prevalse. E la ragione è forse meno complicata di quanto si sia ritenuto finora. La spiegasione di Stilone fu probabilmente solo quella scientificamente più corretta ed è possibile che di questo Cicerone fosse pienamente consapevole. Non quindi una scelta fatta dall’Arpinate in base ad un confronto che avrebbe fatto lo stesso Stilone con le norme soloniche; né una soluzione al problema interpretativo sulla considerazione che Cicerone sarebbe stato convinto che la norma attribuita alla decima tavola avesse delle ascendenze soloniche58 . Il ragionamento che Federico Maria d’Ippolito fa al riguardo è sicuramente corretto. Se la soluzione interpretativa proposta da Stilone (e accolta da Cicerone nel 51/50 quando attese alla compilazione del de legibus e nel 45/44 quando scrisse le Tusculanae disputationes) avesse prevalso per la sua corrispondenza all’omologa prescrizione solonica, Sesto Elio e Lucio Acilio non avrebbero avuto problemi interpretativi e, aggiungerei, non avrebbero sbagliato in modo così vistoso. La soluzione evidentemente va cercata in altra direzione (che, per altro, non è certo quella ‘onomatopeica’)59 . La parola lessus (o le lezioni lausum e losum indicate dal Lipsio commentando il famoso passo del Truculentus plautino in cui Theti con il suo lamento ‘lessum fecit filio’)60 infatti potrebbe derivare da una lingua di ceppo semitico, dato che in ebraico lahas significa ‘strazio’ 61 . Ebbene, uno dei maggiori esponenti dello stoicismo (alla cui scuola si formarono proprio Panezio e Stilone) fu Crisippo di Soli, che aveva delle origini semitiche, e scrisse, come Stilone, un trattato sulle proposizioni giudicative. Evidentemente, senza l’influenza della cultura stoica, il problema del significato etimologico di lessus sarebbe rimasto per i Romani insoluto. La via  58 Così Fr. BOESCH, De XII Tabularum lege a graecis petita (1893) 21-22 citato da F. D’IPPOLITO, Forme giuridiche di Roma arcaica3 (Napoli 1998) 244. 59 F. D’IPPOLITO, Forme giuridiche di Roma arcaica 244-245. 60 Plaut. Truc. 4.2.20: Theti quoque etiam lamentando pausam fecit filio. Questa versione è quella accolta da W.M. LINDSAY, T. Macci Plauti Comoediae II (Oxonii 1905, rist. 1966) che segue l’integrazione del Valla, ma Schoell restituisce lausam e il codice Palatino lausum. Nell’edizione di N.E. ANGELIO (traduzione e note di), Le Commedie di M. Accio (sic!) Plauto (Venezia 1847) 1803 leggo: Thetis quoque etiam lamentando lessum fecit filio, così tradotto: « A questo modo Tetide, piagnucolando, cantò ancor la nenia ad Achille suo figlio ». 61 Si v. sul punto G. SEMERANO, L’infinito: un equivoco millenario. Le antiche civiltà del Vicino Oriente e le origini del pensiero greco (Milano 2001, 2004) 254. LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 351 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) giusta è suggerita invece attraverso l’analisi dei corretti significati che fu, come abbiamo visto, uno dei temi dominanti di influenza della cultura medio-stoica. Una realtà che, dobbiamo presumere, non risparmiò neanche il campo dell’interpretazione giuridico/antiquaria. Il secondo esempio riguarda la teoria della fides bona nei giuristi della scuola muciana dell’età tardo repubblicana. Il Bretone spiega molto bene come la fides bona (ovvero la pistis) sia rientrata nel campo semantico della fiducia perchè frutto di un pensiero giuridico evoluto. Esemplari sul punto le parole di Mario Bretone: « Come la pistis, anche la fides bona rientra nel campo semantico della ‘fiducia’. Tutti i contratti del diritto commerciale, e non solo la compravendita, hanno nella ‘buona fede’ la norma che fonda il vincolo e misura la responsabilità. Non è un valore giuridico del tutto nuovo, ma acquista ora una grande portata. Nella buona fede, un pensiero giuridico evoluto potrà individuare l’elemento comune di istituti diversi, anche nella stessa tradizione civilistica »62 . Si potrebbe ipotizzare che la teoria della fides ciceroniana, come valore assolutamente originale per le conoscenze giuridiche dell’epoca medio/tardo repubblicana, non sia frutto solo dell’ingegno di pochi, ma anche conseguenza dell’incontro tra la filosofia stoica e le conoscenze dei giuristi romani. La questione va storicizzata. Pensiamo al contributo offerto per l’evoluzione del ius civile dalla scuola dei Mucii 63 . Ebbene, la nota teoria della fides ciceroniana sul valore del giuramento richiama proprio l’altrettanto nota teoria muciana sull’importanza della fides per la struttura dei rapporti obbligatori della emptio venditio e della locatio conductio. Ai tempi di Plauto era in voga ironizzare sulla graeca fides. I giuristi di quella che all’epoca di Scipione Africano minore si credeva fosse una nascente ‘res publica’ (ma finse di crederlo anche Ottaviano Augusto) tentarono però di costruire nuovi schemi giuridici confortati proprio da nuovi schemi teorici provenienti dalla Grecia. Anche questo un segno della maturazione dei tempi. Dobbiamo rifarci, allora, ancora al famosissimo frammento del de officiis ciceroniano in cui il retore fa un discorso sul concetto di fides come ‘obbligo di onestà sostanziale’ che è un concetto che si fonda  62 M.BRETONE, Storia del diritto romano 135. 63 Sulla scuola dei Muci cfr. C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica 250 ss. proprio sulla nozione di fides/pistis 64 . Cicerone in questo caso rileva con enfasi e consapevolezza: « un significato profondo in tutti quei giudizi arbitrali in cui è aggiunta la clausola ‘secondo buona fede’, ex fide bona »65 . Resta quindi solo l’eco della fides arcaica intesa nel senso descritto prima, in un’ottica pertanto marcatamente ideologica, circostanza che Gellio, in un altro passo famoso, coglie peraltro molto bene66 . Possiamo pensare a questo punto all’influenza del pensiero stoico data la forte incidenza dell’ethos nel modo di impostare il problema da parte di Cicerone, cosa di cui peraltro ci dà anche una chiara testimonianza Gellio (20.1.39-41). La cosa non deve sorprendere se si pensa che la riflessione ciceroniana è tratta dal de officiis che, a sua volta, sarebbe stato ispirato ampiamente (almeno i primi due libri in modo quasi letterale) al PerÁ toy kau¸kontoq (« Sul dovere morale ») di Panezio67 . Se non bastassero i chiarissimi riferimenti di Plinio e Gellio, citati prima68 , è lo stesso Cicerone che elimina ogni  64 Rinvio per questo a O. SACCHI, I maiores di Cicerone e la teoria della fides nelle scuole giuridiche dell’età repubblicana a Roma, in Atti in onore di G. Franciosi (Napoli 2006). 65 Cic. de off. 3.17.70: Sed, qui sint boni et quid sit bene agi magna quaestio est. Q. quidem Scaevola, pontifex maximus, summam vim esse dicebat in omnibus iis arbitriis, in quibus adderetur ‘ex fide bona’. Il virgolettato è di M. BRETONE, Storia del diritto romano 135. Il significato della nozione di buona fede pertanto nelle parole di Cicerone si slarga fino a diventare operante: « nelle tutele, nelle società, nei patti fiduciari, nei mandati, nel comprare e nel vendere, nel locare: tutti rapporti nei quali si manifesta la vita comune di tutti gli uomini » (fideique bonae nomen existimabat manare latissime, idque versari in tutelis, societatibus, fiduciis, mandatis, rebus emptis, venditis, conductis, locatis, quibus vitae societas contineretur). Si v. su questo ancora M. BRETONE, ibidem. 66 F. WIEACKER, Zum Ursprung der bonae fidei iudicia 40-41. Fra l’altro in questo passo rileva anche un uso suggestivo del termine maiores: Gell. 20.1.39-41: Omnibus quidem virtutum generibus exercendis colendisque populus Romanus e parva origine ad tantae amplitudinis instar emicuit, sed omnium maxime atque praecipue fidem coluit sanctamque habuit tam privatim quam publice. (…) Hanc autem fidem maiores nostri non modo in officiorum vicibus, sed in negotiorum quoque contractibus sanxerunt maximeque in pecuniae mutuaticae usu atque commercio. 67 Sul punto si v. P. FEDELI, Il De officiis di Cicerone. Problemi e atteggiamenti della critica moderna, in ANRW. 1.4 (Berlin-New York 1973) 357 ss., in part. 361. 68 Retro, ntt. 42 e 43. dubbio al riguardo69 : de off. 1.6: sequimur igitur hoc quidem tempore et hac in quaestione potissimum Stoicos; de off. 3.20 erit autem haec formula Stoicorum rationi disciplinaeque maxime consentanea70 . Come non citare, infine, Lattanzio che afferma  69 Nella sua casa di Pozzuoli, il 5 novembre del 44, Cicerone rivolgendosi ad Attico, dichiara esplicitamente che i primi due libri del de officiis sono deliberatamente ispirati al libro paneziano (ta perÁ toy kau¸kontoq quatenus Panaetius, absolvi duobus) e che lo stesso titolo corrisponde alla translitterazione del titolo dell’opera paneziana (Quod de inscriptione quaeris, non dubito quin perÁ toy kau¸kontoq ‘officium’ nisi quid tu aliud.; sed inscriptio plenior ‘De officiis’). Quanto al terzo libro del de officiis, mi pare che non si posa seriamente dubitare che sia stato ispirato dall’opera di Posidonio, maggiore allievo di Panezio, ancorchè mediata dall’epitome di un altro filosofo stoico che corrisponde al nome di Atenodoro di Tarso. A tutto questo va aggiunto che il noto frammento ciceroniano del de officiis potrebbe essere attribuito al pensiero di Panezio come mostra di credere Emmanuele Vimercati: de off. 1.7.23 [= Vimercati C6 198]: Fundamentum autem est iustitiae fides, ‘is est dictorum conventorumque constantia et veritas. Cic. ad Att. 16.11.4: [4] Haec ad posteriorem. perÁ toy kau¸kontoq quatenus Panaetius, absolvi duobus. Illius tres sunt; sed cum initio divisisset ita, tria genera exquirendi offici esse, unum, cum deliberemus honestum an turpe sit, alterum utile an inutile, tertium, cum haec inter se pugnare videantur, quo modo iudicandum sit, qualis causa Reguli, redire honestum, manere utile, de duobus primis preclare disserit, de tertio pollicetur se deinceps scripturum sed nihil scripsit. Eum locum Posidonius persecutus est. Ego autem et eius librum arcessivi et ad Athenodorum Calvum scripsi ut ad me ta kefålaia mitteret; quae expecto. (…). Quod de inscriptione quaeris, non dubito quin kau∂kon ‘officium’ sit nisi quid tu aliud; sed inscriptio plenior ‘De officiis’. 70 Sono da considerare in questo quadro anche: Cic. de off. 2.9.33 [= Vimercati B5 154 = Alesse 106]: Fides autem ut habeatur duabus rebus effici potest, si existimabimur adepti coniunctam cum iustitia prudentiam. Nam et iis fidem habemus quos plus intellegere quam nos arbitramur quosque et futura prospicere credimus et, cum res agatur in discrimenque ventum sit, expedire rem et consilium ex tempore capere posse; hanc enim utilem homines existimant veramque prudentiam; e de off. 2.9.33-34 [= Vimercati B6 154 = Alesse 107]: Iustis autem [et fidis] hominibus, id est bonis viris, ita fides habetur ut nulla sit in iis fraudis iniuriaeque suspicio. Itaque his salutem nostram, his fortunas, his liberos rectissime committi arbitramur. Harum igitur duarum ad fidem faciendam iustitia plus pollet, quippe cum ea sine prudentia satis habeat auctoritatis, prudentia sine iustitia nihil valeat ad faciendam fidem. Quo enim qui versutior et callidior, hoc invisior et suspectior detracta opinione probitatis. Quam ob rem intellegentiae iustitia coniuncta quantum volet habebit ad faciendam fidem virium. Iustitia sine prudentia multum poterit, sine iustitia nihil valebit prudentia. Specialmente nel primo di questi due frammenti, dove si dà rilievo alla posizione di coloro che mostrano si sapere e di avere competenza in quello che fanno, è immediato il riferimento a Senofonte (mem. 3.6.17-18) che dimostra quanto Panezio (e quindi Cicerone) si fosse ispirato, fra l’altro, nella sua concezione del dovere, anche a modelli socratici. Cfr. G. GARBARINO, Il concetto etico-politico di gloria nel  div.inst. 6.5.4: Ab his definitionibus (n.d.r., virtutis), quas poeta (n.d.r., Lucilius) breviter comprehendit, Marcus Tullius traxit officia vivendi Panaetium Stoicum secutus eaque tribus voluminibus inclusit. Quanto al rapporto tra pensiero filosofico della media stoa e la scuola dei Muci, le fonti dimostrano che questo è stato molto stretto e non se ne può dubitare71 . Basti ricordare, l’illius tui di Licinio Crasso riferito a Panezio nei confronti di Mucio Scevola del celebre frammento del de oratore di Cicerone: Cic. de orat. 1.11.45 [= Vimercati A48 80 = Alesse 9]: Audivi [= Crassus] enim summos homines, cum quaestor ex Macedonia venissem Athenas florente Academia, ut temporibus illis ferebatur, cum eam Charmadas et Clitomachus et Aeschines optinebant. Erat etiam Metrodorus, qui cum illis una etiam ipsum illum Carneadem diligentius audierat, hominem omnium in dicendo, ut ferebant, acerrimum et copiosissimum; vigebatque auditor Panaeti illius tui [= Scaevola] Mnesarchus et peripatetici Critolai Diodorus 72 .  de officiis di Cicerone, in Tra Grecia e Roma. Temi antichi e metodologie moderne (Roma 1980) 202 ss.; A. ERSKINE, The Ellenistic Stoa. Political Thought and Action (London 1990) 156; F. ALESSE (a cura di), Panezio di Rodi, Testimonianze (Napoli 1997) 245. 71 Insieme a questi, M. POHLENZ, La Stoa 542, ricorda: l’altro genero di Lelio (insieme a Mucio Scevola), Gaio Fannio; il nipote di Scipione Emiliano, Quinto Elio Tuberone; Publio Rutilio Rufo (Cic. Brutus 30.116 Habemus igitur in Stoicis oratoribus Rutilium); Marco Vigellio e il nipote di Scevola, Quinto Mucio Scevola il pontefice massimo, l’antagonista di Crasso nella causa curiana; inoltre, Spurio Mummio (Cic. Brutus 25.94: Spurius autem nihilo ille quidem ornatior, sed tamen astrictior; fuit enim doctus ex disciplina Stoicorum) e Manio Manilio. 72 L’elaborazione dell’editto provinciale, fatta da Q. Mucio con l’aiuto di Rufo (che poi Cicerone riprenderà nel suo impianto di base) è rimasto proverbiale (e non a caso inviso ai publicani) come esempio di intransigenza stoica. Sull’esistenza di un rapporto strettissimo tra Stoa e pensiero giuridico romano dell’età cesariana non si può quindi dubitare. La questione della fides, e del suo rilievo morale, come espressione di un nuovo sentimento etico, potrebbe quindi essere visto come uno dei tanti riflessi che l’influenza del pensiero stoico produsse nelle persone di cultura a Roma a partire dal secondo secolo a.C. Cfr. sul punto specifico R. CARDILLI, ‘Bona fides’ tra storia e sistema 3-63 con riflessioni anche sul pensiero labeoniano. Ora anche A. SCHIAVONE, Ius 240 ss. L’impegno profuso da Aquilio Gallo, il difensore dell’aequitas, nel cercare il fondamento definitorio del dolus malus è stato visto, insieme alla considerazione della buona fede in Quinto Mucio Scevola, esattamente come conseguenza di una volontà di dare maggiore rilievo, nell’ambito del diritto formale, al nuovo sentimento etico portato dalla Stoa tra gli intellettuali culturalmente L’ultimo esempio ci consente di tornare alla nozione di proprietà fondiaria di cui parlavamo prima e di avviarci anche rapidamente alla conclusione. Proprio attraverso Varrone, seguiamo infatti una traccia sottile che attesterebbe un collegamento diretto tra la metodologia filologico antiquaria di Elio Stilone e i giuristi dell’età ciceroniana. Tale traccia porta fino a Servio Sulpicio Rufo e alla sua scuola che Cicerone, come sappiamo, considerava all’avanguardia73 . In un noto frammento di Gellio sulle favis(s)ae Capitolinae è attestato uno scambio di corrispondenza proprio tra tale giurista e Varrone e si riconosce in Servio curiosità grammaticale e un gusto antiquario di marcato stile ‘varroniano’: Gell. 2.10.1: Servius Sulpicius iuris civilis auctor, vir bene litteratus, scriptis ad M. Varronem rogavitque, ut rescriberet, quid significaret verbum, quod in censoris libris scriptum esset. Id erat verbum ‘favisae Capitolinae’ 74 . Allo stesso modo, Alfeno Varo, Servi Sulpicii discipulus rerumque antiquarum non incuriosus, risulta coinvolto in una questione filologico-esegetica sul rapporto etimologico tra i termini purum e putum (Gell. 7.5.1) 75 . Se queste testimonianze sono attendibili, si potrebbe dire allora che la generazione dei giuristi dell’età cesariana seppe trasformare in realtà concreta ciò che all’epoca del circolo del terzo Scipione si potè  più sensibili della società romana. In questo senso mi pare molto indicativa la seguente testimonianza di Varrone sulle conseguenze delle deliberazioni del pretore in giorni nefas: Varro l.L. 6.4.30: Praetor qui tum fa[c]tus est, si imprudens fecit, piaculari hostia facta piatur; si prudens dixit, Quintus Mucius a[b]i[g]ebat eum expiari ut impium non posse. Si v. per questo retro, paragrafo 4. 73 Cic. Brutus 41.152. 74 Sulla scuola di Servio Sulpicio Rufo v. M. BRETONE, Il responso e la scuola di Servio, in Tecniche e ideologie dei giuristi romani 91 ss. Cfr. A. SCHIAVONE, Ius 214 ss., in part. 229. 75 Gell. 7.5.1: Alfenus iureconsultus, Servii Sulpicii discipulus rerumque antiquarum non incuriosus, in libro digestorum tricesimo et quarto, coniectaneorum autem secundo: « in foedere » inquit « quod inter populum Romanum et Carthaginienses factum est, scriptum invenitur, ut Carthaginienses quotannis populo Romano darent certum pondus argenti puri puti, quaesitumque est, quid esset ‘purum putum’. Respondi » inquit « ego ‘putum’ esse valde purum, sicuti novum ‘novicium’ dicimus et proprium ‘propicium’ augere atque intendere volentes novi et proprii significationem ». 356 OSVALDO SACCHI solo teorizzare. Forse non si riuscì a determinare l’ideale della res publica che rimase un modello meramente teorico76 , però si portò a termine il processo di trasformazione della possessio dell’ager publicus in dominium quiritario che fu uno dei problemi che afflisse di più gli intellettuali del circolo scipionico, se è vero quanto Manio Manilio riferisce di Gaio Lelio sul suo interesse ad applicare al diritto romano la distinzione tra ciò che era ‘proprio’ e ciò che era ‘di altri’ 77 . Sono veramente alla conclusione e vorrei citare uno dei più grandi maestri della filologia moderna, August Boeckh. Questi ha scritto, in termini solo apparentemente paradossali, che i popoli o gli individui ‘colti’, avendo evidentemente la consapevolezza di un passato da custodire e da tramandare, sentirono inevitabilmente, come segno di maturità, l’esigenza di filologhéin (filologe¡n). Popoli incolti e privi di senso della tradizione, poterono al più, filosoféin (filosofe¡n) 78 . Riflettendo su quanto detto finora, questa affermazione forse ci conduce direttamente al cuore del problema. I giuristi romani degli ultimi due secoli della repubblica, sia pure con diverse sfumature di approccio, seppero infatti sentire l’esigenza di filologhéin. Lo dimostra la cura con cui il testo delle XII tavole fu conservato (fino all’epoca di Sesto Elio) e ancora discusso e interpretato in epoca scipionico-cesariana. Opere di taglio giuridicofilologico, come quelle di Lucio Acilio, Elio Stilone, Aquilio Gallo e  76 Mi riferisco a Q. Elio Tuberone, l’allievo di Ofilio, che riconobbe a Cesare e Pompeo la volontà di salvare insieme la res publica come fine della loro contentio dignitatis (Suet. Iul. 83.1). Augusto aveva adibito il principio della concordia cesariano-pompeiana come postulato necessario per la costruzione della sua idea di res publica appoggiata dagli intellettuali dell’epoca cesariana. In questo quadro si chiariscono le famose parole riferite da Macrobio ad Augusto in cui si definisce Catone Uticense buon cittadino perché non voleva che si modificasse l’ordine costituito (Macr. sat. 2.4.18 de pervicacia Catonis ait: quisquis praesentem statum civitatis commutari non volet et civis et vir bonus est). Ampio ragguaglio sui vari tipi di costituzione teorizzati negli ambienti colti romani dell’epoca scipionica in F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo Stato 77 ss. 77 Cic. de re p. 1.13.19: Tum Manilius: Pergisne eam, Laeli, artem inludere, in qua primum excellis ipse, deinde sine qua scire nemo potest, quid sit suum, quid alienum? Su Lelio come stoico v. anche Cic. Lael. 2.6-7. 78 A. BOECKH, Enzyklopädie und Methodenlehre der philologischen Wissenschaften (Leipzig 1886) [= tr. it. di R. MASULLO, La filologia come scienza storica, a cura di A. Garzya (Napoli 1987) p. 50]. Verrio Flacco e le incursioni non sporadiche di Servio e di Alfeno Varo in questo campo, ne sono una chiara dimostrazione. I filosofi stoici smisero di considerare (come Platone) la filosofia come il « tutto » di fronte alle « parti » e fecero entrare tale disciplina in rapporto con la scienza parziale79 . L’attività della giurisprudenza romana, da usus consolidato nella prassi (cavere, agere e respondere) ed espressione di un sapere (si potrebbe dire, alla greca phronètico), seppe invece trasformarsi in ars. E questo, probabilmente, non soltanto grazie all’uso della diairetica, cioè delle metodologie importate dal mondo culturale ellenico, ma anche per effetto dell’applicazione della filologia allo studio del diritto80 . Mi diverte allora pensare, e concludo, che i giuristi romani potrebbero essersi comportati da ‘colti’, a differenza dei filosofi greci, che sembrerebbero essere rimasti confinati per sempre nel loro meraviglioso, ma forse ‘incolto’, isolamento. Parafrasando Nietzsche: « Quae philosophia fuit, facta philologia est ». Inutile dire che in questo caso il filologo/filosofo tedesco si sta richiamando ad un passaggio delle Epistulae di Seneca che fu uno degli esponenti migliori dello stoicismo romano del periodo post paneziano81 .  79 M. ISNARDI PARENTE, Techne. Momenti del pensiero greco da Platone a Epicuro (Firenze 1966) 353 s. 80 Sul significato del concetto di ars si v. retro nt. 42. 81 Sen. ep. 108.23. V. anche M. POHLENZ, La Stoa 608. Sulla figura di Nietzsche filologo rinvio alle belle pagine di M. GIGANTE, Classico e mediazione. Contributi alla storia della filologia antica (Roma 1989) 21-53[=in Rendiconti dell’Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli, n.s. 59 (1984) 37-78]. Pompeo

 

Grice e Pompeo: il portico romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. The uncle of Pompeo, the general. He was well versed in the Portico and a man of considerable learning, especially in the area of geometry. Sesto Pompeo.

 

Grice e Pompeo: il portico romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A statesman and general ultimately defeated in the civil war against Giulio Cesare. A pupil of Posidonio at Rome. It is said that this tutelage had a great effect on him – “It changed my life” -- but it is not clear to what extent Pompeo himself became a follower of the Portico. Gnaio Pompeo Magno.

 

Grice e Pomponazzi: implicatura conversazionale materiale - l’affair Pomponazzi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mantova). Flosofo italiano. Important Italian philosopher. Studia a  Padova sotto Nardò, Riccobonella e Trapolino. Insegna a Padova, Carpi, Padova, Venezia, Ferrara, Mantova, e Bologna. Pubblica “De maximo et minimo”. Publica un commento al “De anima” aristotelico del Lizio. Scrive il “Trattato dell’immortalita dell’anima” (Bologna), il “Il fato, il libero arbitrio e la predestinazione” (Grataroli, Basilea) e il “De naturalium effectuum causis, sive de incantationibus” (Grataroli, Basilea) oltre a commenti delle opere di Aristotele. Il “Tractatus de immortalitate animae,” in cui sostiene che l'immortalità dell'anima non può essere dimostrata razionalmente, fa scandalo. Attaccato da più parti, la pubblicazione è pubblicamente bruciata a Venezia. Denunciato da Fiandino per eresia, la difesa di Bembo gli permette di evitare terribili conseguenze. É condannato da Leone X a ri-trattare la sua tesi. Non ri-tratta. Si difende con la sua Apologia e con il Defensorium adversus Augustinum Niphum, una risposta al De immortalitate animae libellus di NIFO (si veda), in cui sostiene la distinzione tra verità di fede e verità di ragione, idea ripresa da ARDIGÒ (si veda). Evita ogni problema pubblicando il “De nutritione et augmentatione”, il “De partibus animalium” e il “De sensu”. Muore suicida. Per i peripatetici del LIZIO, l'anima è l'atto – entelechia -- primo di un corpo che ha la vita in potenza. L’animo è la sostanza che realizza la funzione vitale dei corpi. Tre sono le funzioni dell'anima: la funzione vegetativa per la quale gl’esseri vegetali, animali e umani si nutrono e si riproducono; la funzione sensitiva per la quale gl’esseri animali e umani hanno sensazioni e immagini; la funzione intellettiva, per la quale gl’esseri umani comprendono.  La funzione intelletiva è la capacità di giudicare le immagini fornite dai sensi. L'atto dell'intendere si identifica con l'oggetto intelligibile, cioè con la sostanza dell'oggetto, ossia con la verità. L’intelletto possibile o passivo è la capacità umana di intendere. L’intelletto attuale o attivo o agente è la luce intellettuale. L’intelleto agente contiene in atto ogni intelligibile, e agisce sull'intelletto potenziale come la luce mostra, mette in atto i colori che al buio non sono visibili ma pure esistono e dunque sono in potenza. L’intelletto agente mette in atto una verità che nell'intelletto possibile e soltanto in potenza. L'intelletto agente è separato, non composto, impassibile, per sua essenza atto separato, esso è solo quel che è realmente. Questo è immortale ed eterno. Bisogna esaminare se la forma esista anche dopo la dis-soluzione del composto. Per alcune cose nulla lo impedisce, come, ad esempio nel caso dell'anima, ma non dell'anima nella sua interezza, bensì dell'intelletto, poiché è forse impossibile l'esistenza separata dell'anima intera. I parepatetici del LIZIO a Padova si sono divisi in due correnti: gli’averroisti e gl’alessandrini, seguaci questi delle interpretazioni di Alessandro di Afrodisia. Gl’averroisti, secondo una concezione influenzata dall’idealismo sosteneno l'unicità e la trascendenza non solo dell'intelletto agente, ma anche dell'intelletto possibile, che per lui non appartiene agl’uomini ma è unico e comune all'intera specie umana. Gl’alessandrini manteneno l'unicità dell'intelletto agente, che fano coincidere con il divino, ma attribuisceno a ciascun uomo un intelletto possibile individuale, mortale insieme con il corpo. Va ricordato che per AQUINO (si veda) nell'uomo è presente un'unica anima per sua natura – simpliciter -- immortale, ma per un certo aspetto -- secundum quid -- mortale, in quanto anche legata alle funzioni più materiali dell'essere umano.  Trae spunto da una discussione con RAGUSEO (si veda) il quale, avendo sostenuto che la teoria d’AQUINO sull'anima non si accorda con quella aristotelica del LIZIO, lo prega di provare le sue affermazioni mediante mezzi puramente razionali. Fanno bene gl’antichi a porre gl’uomini tra le cose eterne e quelle temporali, cosicché gl’uomini, né puramente eterni né semplicemente temporali, partecipano delle due nature e stando a metà fra loro, può vivere quella che vuole. Così, alcuni uomini sembrano dei perché, dominando il proprio essere vegetativo e sensitivo, sono quasi completamente razionali. Altri, sommersi nei sensi, sembrano bestie. Altri ancora, uomini nel vero senso della parola, vivono mediamente secondo la virtù, senza concedersi completamente né all'intelletto e né ai piaceri del corpo. Gl’uomini dunque, sono di natura non semplice ma molte-plice, non determinata ma bi-fronte – ancipitis -- media fra il mortale e l'immortale. Questa medietà non è il provvisorio incontro di due nature, una corporea e una non-corporea, che si divideranno con la morte, ma è la dimostrazione della reale unità degl’uomini. La natura procede per gradi. Gl’esseri vegetali hanno un poco di anima. Gl’animali hanno i sensi e una certa immaginazione. Alcuni animali arrivano a costruirsi case e a organizzarsi civilmente tanto che molti uomini sembrano avere un'intelligenza molto inferiore alla loro. Vi sono animali intermedi fra la pianta e la bestia, come la spugna della scimmia non sai se sia uomo o bruto, analogamente l'anima intellettiva è media fra il temporale e l'eterno. Polemizza cogl’averroisiti che hanno scisso dalla naturale unità umana il principio razionale da quello sensitivo e con’AQUINO, ri-levando che l'anima, essendo unica, non può avere due modi di intendere, uno dipendente e un altro indipendente dalle funzioni dei corpi. La dipendenza dell'intelligenza dalla fantasia, che dipende a sua volta dai sensi, lega l'anima indissolubilmente al corpo e ne fa seguire lo stesso destino di morte. È capovolta la tesi fondamentale d’AQUINO. L'anima è per sé mortale e secundum quid, in un certo senso, immortale, e non il contrario, perché nobilissima fra le cose materiali e al confine con le immateriali, profuma di immortalità ma non in senso assoluto -- aliquid immortalitatis odorat, sed non simpliciter. E ricorda che per Aristotele e il LIZIO l'anima non è creata dal divino. Gl’uomini infatti sono generati dagl’altri uomini e anche dal sole. Riguardo al problema del rapporto fra ragione e fede, solo la fede, non le ragioni naturali, può affermare l'immortalità dell'anima e coloro che camminano per le vie dei credenti sono fermi e saldi,  mentre per quanto attiene i problemi etici che la mortalità dell'anima potrebbe suscitare, afferma che per comportarsi virtuosamente non è affatto necessario credere all'immortalità dell'anima e alle ricompense ultra-terrene, perché la virtù è premio a sé stessa e chi afferma che l'anima è mortale salva il principio della virtù meglio di chi la considera immortale, perché la speranza di un premio e il terrore della pena provoca comportamenti servili contrari alla virtù. Il Tractatus provoca clamore e polemiche alle quale rispose, ribadendo le sue tesi con l'apologia, dove risponde alle critiche amichevoli di Contarini, Colzade e Fiandino. Replica con il Defensorium adversus Agostinum Niphum alle critiche di NIFO (si veda), professore di filosofia a Padova. Panizza chiede a P. se possono esserci cause sopra-naturali di eventi naturali, in contrasto con le affermazioni di Aristotele del LIZIO, e se si debba ammettere l'esistenza del demonio anche per spiegare molti fenomeniche si sono verificati.  Dobbiamo spiegare questi fenomeni con cause naturali, senza ricorrere al demonio. É ridicolo lasciare l'evidenza per cercare quello che non è né evidente né credibile. D'altra parte, poiché l'intelletto percepisce dati sensibili, un puro spirito non puo esercitare un'azione qualunque su qualcosa di materiale. Uno spirito non puo entrare in contatto con il mondo. In realtà vi sono uomini che, pur agendo per mezzo della scienza, hanno prodotto effetti che, mal compresi, li hanno fatti ritenere opera di santi o di maghi, com'è successo con ABANO (si veda) o con Cecco d'Ascoli. Altri, ritenuti santi dal volgo che pensa avessero rapporti con gl’angeli sono magari dei mascalzoni. Facessero tutto questo per ingannare il prossimo. Ma, a parte casi di incomprensione o di malafede, è possibile che fenomeni mirabolanti hanno la loro causa nell'influsso degli astir. È assurdo che un corpo celeste, che regge tutto l'universo non possa produrre un effetto che di per sé e nulla considerando l'insieme dell'universo. Cause naturali, comunque, secondo la scienza del tempo: il determinismo astrologico governa anche le religioni. Al tempo degl’idoli non c'è maggior vergogna della croce, nell'età successiva non c'è nulla di più venerato. Ora si curano i languori con un segno di croce nel nome di Gesù, mentre un tempo ciò non accadeva perché non è giunta la sua ora. Ogni religione ha i suoi miracoli quali quelli che si leggono e si ricordano nella legge di Cristo ed è logico, perché non ci possono essere profonde trasformazioni senza grandi miracoli. Ma non sono miracoli perché contrari all'ordine dei corpi celesti ma perché sono inconsueti e rarissima. Nessun fenomeno ha dunque cause non naturali. L’astrologo che ha colto la natura delle forze celesti, può spiegare tanto le cause di fenomeni che sembrano sopra-naturali che realizzare opere straordinarie che il popolino considera miracolose solo perché incapace di individuarne la causa. L'ignoranza del volgo è del resto sfruttata da politici e da sacerdoti per tenerlo in soggezione, presentandosi ad esso come personaggi straordinari o addirittura inviati dal divino stesso. Se il divino crea l'universo ponendo su di esso leggi fisiche precise, è paradossale che egli stesso agisse contro queste leggi utilizzando eventi sovrannaturali come i miracoli. L’universo è controllato e determinato dall'agire degl’astri e il divino agisce indirettamente muovendo questi ultimi. Sviluppa quindi una concezione dell'universo deterministica. Se tale e la forze che governa il mondo, se anche un fenomeno sopra-nturale ha una spiegazione nell'esistenza della forza naturale così potente, esiste ancora una libertà nelle scelte individuali dell'uomo? Nel divino, conoscenza e causa delle cose coincidono e dunque egli è veramente libero. Gl’uomini si esprimeno invece in un mondo dove tutto è già determinato. Rifiutato il contingentismo degl’alessandrini, che salvano la libertà umana criticando gli stoici per i quali non esiste né contingenza né libertà umana, è costretto dalla sua concezione strettamente deterministica, ove tutto è regolato dalla forza naturale superiori agl’uomini, a propendere per l'impossibilità del libero arbitrio. L’argomento è difficilissimo. Il portico sfugge facilmente alle difficoltà facendo dipendere dal divino l'atto di volontà. Per questo l'opinione del Portico appare molto probabile. Nel cristianesimo c'è maggiore difficoltà a risolvere il problema del libero arbitrio e della predestinazione. Se il divino odia ab aeterno i peccatori e li condanna, è impossibile che non li odi e non li condanni. Così odiati e reietti, è impossibile che i peccatori non pecchino e non si perdano. Che rimane, allora, se non una somma crudeltà e ingiustizia divina, e odio e bestemmia contro il divino? E questa è una posizione molto peggiore di quella del Portico. Il Portico dice infatti che il divino si comporta così perché la necessità e la natura lo impongono. Secondo il cristianesimo, il fato dipende invece dalla cattiveria del divino, che puo fare diversamente ma non vuole, mentre secondo il Portico il divino fa così perché non può fare altrimenti. Espone la mortalita dell’animo con voce dolce e limpidissima. Il suo discorso è preciso e pacato nella trattazione, mobile e concitato nella polemica. Quando poi giunge a definire e a trarre le conclusioni, è grave e posato. Nulla tenero con gl’uomini di chiesa, isti fratres truffaldini, domenichini, franceschini, vel diabolini riassume il suo spirito ironico e motteggiante consigliando alla filosofia credete fin dove vi detta la ragione, alla teologia credete quel che vogliono i teo-logi e i prelati con tutta la chiesa, perché altrimenti farete la fine delle castagne ma e serio e senza compromessi nelle sue convinzioni scrivendo nel “De fato” che Prometeo è il filosofo che, nello sforzo di scoprire i segreti divini, è continuamente tormentato da pensieri affannosi, non ha sete, non ha fame, non dorme, non mangia, non spurga, deriso, dileggiato, insultato, perseguitato dagli inquisitori, ludibrio del volgo. Questo è il guadagno dei filosofi, questa la loro ricompensa. Epperò un filosofo è un dio terreno, tanto lontano dagl’altri come un uomo o e dalla sua figura dipinta e lui e pronto, per amore della verità, anche a ritrattare quel che dico. Chi dice che polemizzo per il gusto di contrastare, mente. In filosofia, chi vuol trovare la verità, dev'essere eretico. Trattati peripatetici del Lizio  (Milano, Bompiani);  Nardi (Firenze, Monnier); Badaloni, Cultura e vita civile tra Riforma e Controriforma” (Bari, Laterza); Zannier, Ricerche sulla diffusione e fortuna del De Incantationibus” (Firenze, Nuova Italia);  Garin, Aristotelismo o lizio veneto, Peripatetici veneti” (Padova, Antenore);  Sgarbi, “Tra tradizione e dissenso (Firenze, Olschki); Vitale, “Un aristotelismo problematico: il «De fato», Aristotele si dice in tanti modi, “Lo sguardo”. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia. Dizionario di filosofia. Petrus Pomponatius. Pomponatius. Pietro Pomponazzi. Pomponazzi. Keywords: peripatetismo veneto. Pomponazzi. Keywords: paripatetismo veneto, lizio, corpore, materialismo, animo-anima, Aquino, Nifo -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Shropshire and Pomponazzi on the immortality of the soul," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Grice e Pomponio: l’orto romano –  Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A statesman and author. Sometimes misspelled “Pompedio.” The historian Josephus said he was a senator that followed the Garden. Publio Pomponio Secondo.

 

Grice e Pontara: l’implicatura conversazionale, o se il fine giustifichi i mezzi – filosofia italiana -- (Cles). Filosofo italiano. Grice: “I like Pontara: he wrote a whole essay on Kant’s problem about the reduction of the categorical to the the prudential imperative, “Se il fine giustifica i mezzi.” Uno dei massimi studiosi della nonviolenza. Fortemente dubbioso dell’eticità del servizio militare. Insegna a Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, e Trento.  Uno dei fondatori di “Per la Pace”. Studia etica pratica e teorica, meta-etica e filosofia politica. “Se il fine giustifichi i mezzi” (Mulino, Bologna). Studia non-violenza, Pace, Utilitarismo, in Dizionario di politica (Pomba, Torino); Neo-contrattualismo, socialismo e giustizia,  Democrazia e contrattualismo (Riuniti, Roma); Filosofia pratica (Saggiatore, Milano); Antigone o Creonte. Etica e politica (Riuniti, Roma); “Etica e generazioni future” (Laterza, Bari); La personalità non-violenta” (Abele, Torino); “Guerre, disobbedienza civile, non-violenza” (Abele, Torino); “Breviario per un'etica quotidiana” (Pratiche, Milano); “Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, Teoria e pratica della non-violenza” (Einaudi, Torino). G. Pontara. Pontara. Keywords: Grice on the mythic status of the contract in ‘Meaning Revisited’, Grice against the quasi-contractualist, se il fine giustifichi i mezzi, contrattualismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pontara” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Ponte: l’implicatura conversazionale maschile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Lodi). Flosofo italiano. Studia a Genova. Insegna a Pontremoli. D'impostazione tradizionalista, dopo gli studi classici vive a Pontremoli. Storico delle idee e del diritto romano arcaico, studioso di simbolismo, fonda la rivista di ispirazione evoliana “Arthos” -- cultura tradizionale, testimonianza tradizionale, a cura di “Arya”  di Genova. Cura il “Tractatus de potestate summi pontifices”; La Cronologia vedica in appendice a La dimora artica dei Veda. Tra i fondatori del movimento tradizionale romano. Collabora attivamente con “Arya”, ispirate dall'O. I. C. L. Altre saggi: “Dei italici”; “Miti italici,” “Archetipi e forme della sacralità romano-italica” (Genova, Ecig); “Il movimento tradizionalista romano” (Scandiano, Sear); “La religione dei romani” (Milano, Rusconi); “Il magico Ur” (Borzano, Sear); “I liguri: etno-genesi di un popolo” (Ecig, Genova); “La città degli dei”; “La tradizione di Roma e la sua continuità” (Ecig, Genova); "Favete Linguis!" Saggi sulle fondamenta del Sacro in Roma antica” (Arya, Genova); "Ambrosiae pocula" (Tridente, Treviso); "Nella terra del drago" note insolite di viaggio nel Regno del Bhutan (Tridente, La Spezia); “Il mondo alla rovescia” (Arya, Genova); “In difesa della tradizione” (Arya, Genova); “Le sacre radici del potere” (Arya, Genova); “La massoneria volgare speculativa” (Arya, Genova); “Lettere ad un amico” (Arya, Genova); “Hic manebimus optime” (Arya, Genova); “Etica aria” (Arya, Genova); “Aspetti del lessico pontificale: gli indigitamenta”; “ “I LARI nel sistema spazio-temporale romano”;  “Santità delle mura e sanzione divina,”; “Gl’arii”; “Via romana agli Dei”;  Centro studi La Runa. Renato del Ponte. Ponte. Keywords: implicatura maschile, ario, gl’arii, I liguri, romani, antica roma, massoneria volgare. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponte” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Ponzi: il segno dell’altro, o della semiotica filosofica – filosofia italiana – Luigi Speranza (San Pietro Vernotico). Filosofo italiano. Studia a Bari sotto SEMERARI (si veda). Insegna a Bari. Cura ROSSI-LANDI (si veda). Studia la fenomenologia della relazione interpersonale. Insegna a Brindisi, Francavilla Fontana, e Terlizzi. Studia scienze dei linguaggi e linguaggi delle scienze, intert-estualità, inter-ferenze,e  mutuazioni.  Pubblica “Enunciazione e testo letterario nell'insegnamento dell'italiano come lingua straniera” (Guerra, Perugia);  Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione, Da dove verso dove. L'altra parola nella comunicazione globale, A mente. Processi cognitivi e formazione linguistica, Lineamenti di semiotica e di filosofia del linguaggio; Introduzione a Bachtin (Bompiani); “Il discorso amoroso” (Mimesis) e Bachtin e il suo circolo (Bompiani, collana “Il pensiero Occidentale” diretta da Reale); Summule logicales (Bompiani); Manoscritti matematici (Spirali); La filosofia come professione, come istituzione, presuppone una filosofia propria del linguaggio, che si esprime nella tendenza del linguaggio al pluri-linguismo dia-logico, alla correlazione dialogica delle lingue e dei linguaggi di cui sono fatte, una filosofia del linguaggio, in cui ‘del linguaggio’ è da intendersi come genitivo soggettivo: un filosofare del linguaggio, che consiste nella pluri-discorsività dialogizzata. I campi di suo studio e di sua ricerca sono la semiotica e filosofia del linguaggio. Filosofia del linguaggio è l'espressione che meglio esprime l'orientamento dei suoi studi e come egli affronta i problemi relativi alla semiotica dal punto di vista della filosofia del linguaggio, alla luce degli sviluppi delle scienze dei segni, dalla linguistica alla bio-semiotica.  In tal senso, il suo approccio può essere più propriamente definito come di pertinenza della semiotica generale, anche se si occupa di semiotica generale, in termini di critica. La semiotica generale supera l'illusoria separazione tra le discipline umanistiche, da una parte, e quelle logico-matematiche e le scienze naturali, dall'altra, evidenziando invece la condizione di inter-connessione. La sua ricerca semiotica si riferisce a diversi campi e discipline, praticando un approccio che è tras-versale e inter-disciplinare, o come direbbe lui stesso "in-disciplinato".  Si occupa di semiotica, di linguistica e delle altre scienze dei linguaggi e dei segni, nel senso della filosofia del linguaggio, intendendo ‘del linguaggio’ non come indicazione dell'oggetto della filosofia, della filosofia che si occupa del linguaggio, ma come “la filosofia” del linguaggio stesso, come la sua attitudine al filosofare. Filosofia del linguaggio e intesa come filosofia del dia-logo, apertura all'altro, disposizione all'alterità, arte dell'ascolto, messa in crisi del mono-linguismo, del mono-logismo, inventiva, innovazione, creatività che nessun ordine del discorso, nessuna de-limitazione dei luoghi comuni dell'argomentare, può controllare o impedire. Il genere, come ogni insieme, uniforma indifferentemente, cancella le differenze tra coloro che ne fanno parte, e implica l'opposizione altrettanto indifferente con coloro che fanno parte del genere opposto. Ogni genere a cui l'identità si appella per affermare la sua appartenenza, per esempio comunitaria, etnica, sessuale, nazionale, di credo, di ruolo, di mestiere, di condizione sociale, è in opposizione a un altro genere: bianco/nero; uomo/donna; comunitario/extra-comunitario; co-nazionale/straniero; professore/studente. Afferma che ogni differenza-identità, ogni differenza di genere, al suo interno, è cancellazione della differenza singolare e ogni genere. Ogni identità presuppone, in quanto basato sull'indifferenza e sull'opposizione, prevede il conflitto.  L'unica differenza non indifferente e non oppositiva è la differenza singolare, fuori identità, fuori genere, come d“sui generis” è l'alterità. Alterità intesa come relazione con l'altro, alterità assoluta, di unico a unico, in cui ciascuno è in-sostituibile e non indifferente. Un'alterità che l'identità rimuove e censura, relega nel privato, ma che ciascuno vive e riconosce come vera relazione con l'altro. Altre saggi “La relazione inter-personale” (Adriatica, Bari), “L’altro” (Adriatica, Bari); “Linguaggio e re-lazioni sociali” (Adriatica, Bari); Produzione linguistica e ideologia sociale (Donato, Bari); “Persone, linguaggi e conoscenza” (Dedalo, Bari); “Filosofia del linguaggio e prassi sociale” (Milella, Lecce); “Dia-lettica e verità -- Scienza e materialismo storico-dialettico” (Dedalo, Bari); “La semiotica” (Dedalo, Bari); “Marxismo, scienza e problema dell'uomo” (Bertani, Verona); “Scuola e pluri-linguismo (Dedalo, Bari); “All’origini della semiotica” (Dedalo, Bari); “Segni e contraddizioni” (Bertani, Verona);“Spostamenti, Percorsi e discorsi sul segno” (Adriatica, Bari); “Lo spreco dei significanti. L'eros, la morte, la scrittura” (Adriatica, Bari); -- Grice: “Implicatura come lo spreco” -- Fra linguaggio e letteratura” (Adriatica, Bari); “Segni per parlare dei segni” (Adriatica, Bari); Filosofia del linguaggio (Adriatica, Bari); Interpretazione e scrittura. Scienza dei segni ed eccedenza letteraria” (Bertani, Verona); eccedenza – spreco.  “Dialogo sui dialoghi (Longo, Ravenna); La filosofia del linguaggio (Adriatica, Bari); “La tartaruga” (Ravenna, Longo); “Filosofia del linguaggio”; “Segni valori ideologie” (Adriatica, Bari); “Dialogo e narrazione” (Milella, Lecce); “Tra semiotica e letteratura” (Bompiani, Milano); “La ricerca semiotica (Bologna, Esculapio); “Il dialogo della menzogna” (Roma, Stampa alternativa, Scrittura, dialogo e alterità” (Nuova Italia, Firenze); Fondamenti di filosofia del linguaggio (Laterza, Roma); “Responsabilità e alterità” (Jaca, Milano); “La differenza non in-differente. Comunicazione e guerra, Mimesis, Milano);  “Il segno dell'altro: eccedenza letteraria e prossimità” (Scientifiche, Napoli); I ricordi, la memoria, l'oblio. Foto-grafie senza soggetto (Bari, Sud); Comunicazione, comunità, informazione -- comunicazione mondializzata e  tecnologia (Manni, Lecce); “I tre dialoghi della menzogna e della verità (Scientifiche, Napoli); “La rivoluzione bachtiniana. Il pensiero di Bachtin e l'ideologia contemporanea” (Levante, Bari); “Metodologia della formazione linguistica” (Laterza, Roma); “Che cos'è la letteratura?” (Milella, Lecce); “Elogio dell'in-funzionale -- critica dell'ideologia della produttività” (Castelvecchi, Roma); “Semiotica della musica. Introduzione al linguaggio musicale” (Graphis, Bari); “La coda dell'occhio. Letture del linguaggio letterario” (Graphis, Bari); Basi. Significare, inventare, dia-logare” (Lecce, Manni); “La comunicazione” (Graphis, Bari); “Fuori campo: il segno del corpo tra rappresentazione ed eccedenza (Mimesis, Milano); Il sentire nella comunicazione” (Meltemi, Roma); Semiotica dell'io” (Meltemi, Roma); “I segni e la vita la semiotica” (Spirali, Milano); “Uomini, linguaggi, mondo” (Milano, Mimesis); “Il linguaggio e le lingue. Introduzione alla linguistica generale” (Bari, Graphis); “I segni tra globalità e infinità. Per la critica della comunicazione globale (Bari, Cacucci); “Semio-etica (Roma, Meltemi); “Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione” (Perugia, Guerra); “Semiotica e dia-lettica, Bari, Sud); “La raffigurazione letteraria (Milano, Mimesis); Semiotica globale. Il corpo nel segno (Bari, Graphis); Testo come iper-testo e tra-duzione letteraria, Rimini, Guaraldi); Tesi per il futuro anteriore della semiotica. Il programma di ricerca della Scuola di Bari-Lecce, (Milano, Mimesi); Dialoghi semiotici (Napoli, Scientifiche); “La cifre-matica e l'ascolto” (Bari, Graphis); “Fuori luogo. L'es-orbitante nella ri-produzione dell'identico” (Roma, Meltemi); “A mente. Processi cognitivi e formazione linguistica” (Perugia, Guerra); Lineamenti di semiotica e di filosofia del linguaggio (Bari, Graphis); Tre sguardi su Dupin” (Bari, Graphis); “Scrittura, dia-logo, alterità” (Bari, Palomar); “Linguaggio, lavoro e mercato” (Milano, Mimesis); “La dis-sidenza cifre-matica” (Milano, Spirali); Contexto, Da dove verso dove. La parola altra nella comunicazione globale (Perugia, Guerra); “La visione ottusa” (Milano, Mimesis); “L’analisi, la scrittura” (Bari, Graphis); Interpretazione e scrittura, Scienza dei testi ed eccedenza letteraria” (Multimedia, Lecce); “In altre parole, Mimesis, Milano); “La filosofia del linguaggio” (Laterza, Bari); “Marxismo e umanesimo. Per un'analisi semantica delle tesi su Feuerbach (Dedalo, Bari); “Manoscritti matematici” (Dedalo, Bari); Saggi filosofici (Dedalo, Bari); Marxismo e filosofia del linguaggio (Dedalo, Bari); Freudismo, Dedalo, Bari); Semiotica, teoria della letteratura e marxismo (Dedalo, Bari); Il linguaggio (Bari, Dedalo); “Linguaggio e classi sociali. Marxismo e stalinismo (Dedalo, Bari); Il metodo formale e la teoria della letteratura” (Dedalo, Bari); “L'a-lienazione come fenomeno sociale” (Riuniti, Roma); “Il linguaggio come pratica sociale” (Dedalo, Bari); “Poli-fonie” (Adriatica,  Bari); Scienze del linguaggio e pluri0linguismo. Riflessioni teoriche e problemi didattici” (Adriatica, Bari); Scienze del linguaggio e insegnamento delle lingue e delle letterature. Annali del convegno (Adriatica, Bari); “Tractatus. Summule logicales” (Adriatica, Bari); “La significanza del senso, in “Idee”,  “La genesi del senso”;  Il linguaggio questo sconosciuto. Iniziazione alla linguistica (Adriatica, Bari); Il linguaggio come lavoro e come mercato” (Bompiani, Milano); Segni (Laterza, Bari); “Umanesimo ecumenico (Adriatica, Bari); “Semiosi come pratica sociale” (Napoli, Scientifiche Italiane, Napoli); “Semiotica e ideologia” (Milano, Bompiani); “Uccelli, Stampa alternativa, Baria); “Il mio ventesimo secolo” (Adriatica Bari); “Sulla traccia del grice” “Idee”, Emmanuel Lévinas, Su Blanchot (Palomar, Bari); “Maschere. Il percorso bachtiniano fino alla pubblicazione dell'opera su Dostoevskij (Dedalo, Bari); Idea e realtà dell'Europa: Lingue, letterature, ideologie, “Annali della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere”, Schena, Fasano (Brindisi), Comunicazione, comunità, informazione” (Manni, Lecce); “Valéry, Cimitero marino, in “Athanor”,  Il Mondo/il Mare, e in “L'immaginazione”,  Problemi dell”opera di Dostoevskij  (Sud, Modugno (Bari); Behar, Al margine (Sud, Modugno Bari) Bachtin, Problemi dell'opera di Dostoevskij  Sud, Bari); “Significato, comunicazione e parlare comune” (Marsilio, Venezia); “La scrittura e l'umano, Saggi, dialoghi, conversazioni” (Bari, Sud); “Per una filosofia dell'azione responsabile” (Manni, Lecce); “Vivant, Riflessioni su Lévinas” (Bari, Edizioni dal Sud); “Marxismo e filosofia del linguaggio” (Manni, Lecce); “Il metodo della filosofia”; “Saggi di critica del linguaggio” (Graphis, Bari); “Disoccupazione strutturale, “Millepiani”, “Lingua, metafora, concetto”; “VICO e la linguistica cognitiva” (Sud, Bari); Meditazioni  (Sud, Bari); “Dall'altro all'io” (Meltemi, Roma); Vita, Athanor. Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura, Meltemi, Roma); “Linguaggio e scrittura” (Meltemi, Roma); “Trattato di logica. Summule logicales (Bompiani, Milano); “Il linguaggio come lavoro e come mercato” (Bompiani, Milano); “Basi della semiotica”; “Nel segno” (Bari, Laterza); “Mondo di guerra, Athanor; “Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura” (Roma, Meltemi); “Ideologia” (Meltemi, Roma); “Il freudismo” (Milano, Mimesis); Marx Manoscritti matematici, edizione critica con intruduzione (Spirali, Milano); Fucini, Le veglie di neri e All'aria aperta, ed. Critica, Sbrocchi (Bari, Dedalo); “Metodica filosofica e scienza dei segni” (Milano, Bompiani); “Semiotica e ideologia” (Milano, Bompiani); Qohélet: versione in idioma saletino e trad. italiana, Caputo, Lecce, Milella); In dialogo. Conversazioni (Milano, Esi, Athanor.  Umano troppo dis-umano (Roma, Meltemi); Linguaggi, Scienze e pratiche formative. Quaderni del Dipartimento di Pratiche linguistiche e analisi di testi, Lecce, Pensa Multimedia, La filosofia del linguaggio (Bari, Laterza); “La filosofia del linguaggio come arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca scientifica” Bari, Edizioni dal Sud, Athanor. La trappola mortale dell'identità, Roma, Meltemi e letture critiche, Bari, Sud, Calefato, Logica, dia-logica, ideo-logica. I segni tra funzionalità ed eccedenza, Semiosi, in-funzionalità, semiotica” (Milano, Mimesis); “La filosofia del linguaggio come arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca” (Bari, Sud,); Lingua e letteratura, conoscenza e coscienza”; “Identità e alterità nella dinamica della co-scienza storica”; “Tutto il segnico umano è linguaggio; Per Qohélet emigrato nel Sud è la vanità ad essere nienzi: dentr  il dialetto è straniera la parola dei re Nuessel, “Virtual; Dal silenzio primordiale al brusio della parola”; “Alla ricerca della parola “vissuta”; Tutt'altro”; “In-funzionalità ed eccedenza come prerogative dell'umano” (Milano, Mimesis). Augusto Ponzio. Ponzio. Keywords: il segno dell’altro, semiotica filosofica, segno, segnico, il segnico, l’amore, lo spreco del segno, Vico e la linguistica cognitiva; Landi; sottiteso, Grice, pragmatica, metafora, vailati. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponzio” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Porta – Filosofia italiana -- there may be another!

 

Grice e Porta – l’implicatura conversazionale magica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Studia BRUNO a Roma. Cura “De umbris idearum” e il “Cantus Circaeus” in “Il nolese di ghiaccio” (Bompiani). “Ti presento Sophia”Altri saggi: “La Magia”; “Coincidenze miracolose, Storia della magia,e la trilogia di A come anima, A come amore e C come cuore; Dizionario dell'inconscio e della magia” (Sperling); “Tu chiamale se vuoi coincidenze” (Lepre). “Ricerca sul mito”  “Sulle orme degli antenati”  “Incontri nella notte, “Segnali”; "Immagini da leggere"; “Bellitalia”. “Parlato semplice”  “Bruno”,  “Storia della Magia”  “Storia della cavalleria”   “Il mare di notte”, “Inconscio e Magia”, “Inconscio e Magia Psiche”,  “Guarire insieme”. Studia il rapporto tra la filosofia antica romana e psicologia junghiana. Collabora a “Abstracta”. “La Magia”; “L’Arte della Memoria” “Anima Mundi” Insegna a Siena. Scuola di Psicoterapia Psicosintetica ed Ipnosi Ericksoniana “H. Bernheim” di Verona, Istituto di Comunicazione Olistica Sociale, Bari.  Filoteo Giordano Bruno di Nola, Il canto di Circe, Roma, Atanor, Ombre delle idee (Roma, Atanor); Itinerari magici d'Italia. Una guida alternativa, Centro, Roma, Mediterranee, I grandi del mistero, Firenze, Salani,  Storia della magia mediterranea, Roma, Atanor, Un'avventura nel Rinascimento” (Milano, Fiore d'oro); “L'essenza dell'amore” (Roma, Atanor); Meyrink iniziato, Roma, Basaia); “Morte di un bacio” (Roma, Lucarini); “I tarocchi di BRUNO Le carte della memoria” (Milano, Jaca); “Racconti di tenebra” (Roma, Newton); “BRUNO: tra magia e avventure, tra lotte e sortilegi la storia appassionante di un uomo che, ritenuto mago dai contemporanei, fu condannato per eresie dall'Inquisizione e arso vivo sul rogo” (Roma, Compton, La battaglia della montagna bianca, Chieti, Solfanelli, Fantasmi. Storie e altre storie sulle orme di James” (Roma, Compton); L’incubo e del terrore” (Roma, Compton); “Misteri di pietra” (Roma, Grapperia); “Racconti per amore” (Roma, Lucarini); “BRUNO: avventure di un pericoloso maestro di filosofia” (Milano, Bompiani); “Roma magica e misteriosa”; Dalla sedia del diavolo ai fantasmi di villa Stuart, dalla cripta dei Cappuccini alla Porta Magica di piazza Vittorio: un viaggio affascinante nel cuore segreto della città eterna e dei suoi dintorni” (Roma, Compton); “Misteri. Quasi un manifesto della letteratura del mistero e del segreto” (Milano, Camunia);  Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi” (Milano, Rizzoli); Storia della magia. Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi” (Milano, Bompiani); “Il ritorno della grande madre” (Milano, Saggiatore); “La magia” (Roma, Marsilio); “Coincidenze miracolose” (Roma, Idealibri); “Donne magiche” (Roma, Idealibri); A come anima, Milano, Pratiche, La quiete del Terrifico, Fasano, Schena, C come cuore. Pagine per lenire il mal d'amore, Milano, Pratiche, Intervista Ettore Bernabei, Roma, Eri, S come seduzione; “Dizionario dell'eros e della sensualità” (Milano, Saggiatore); P come passioni” (Dizionario delle emozioni e dell'estasi” (Milano, Tropea); “Dizionario dell'inconscio e della magia” (Milano, Sperling); L'armonia del dolore, Roma, Pagine, Agguato all'incrocio, Milano, Tu chiamale se vuoi coincidenze. Quaranta storie realmente accadute” (Roma, Lepre); “Il mistero di Dante”;  "Qui trovo libertà autentica", su ecoradio.  Gabriele La Porta. Porta. Keywords: implicatura magica, BRUNO, filosofia antica, Jung, il mistero di Dante, il mistero d’Alighieri, Roma, etimologia di roghi, maestro pericoloso, seduzione, sensualita, amore, estasi, storia della cavalleria, Atanor, Roma. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Porta: l’implicatura conversazionale fisio-nomica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vico Equense). Filosofo italiano. Grice: “He is the one with the funny illustrations of men and animals! The Italian way to comment on Aristotle!” Riceve le basi della sua formazione culturale in casa, dove si è soliti discutere di questioni filosofiche, e dimostra immediatamente le sue notevoli innate capacità, che poté sviluppare attraverso gli studi grazie alle condizioni agiate della famiglia. La famiglia ha una casa a Napoli a via Toledo -- il palazzo Della Porta -- una villa a Due Porte, nelle colline intorno a Napoli, e la villa delle Pradelle a Vico Equense. Tra i suoi maestri vi sono il classicista e alchimista PIZZIMENTI, e i filosofi ALTOMARE e PISANO. Pubblica “Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium”. Pubblica un saggio di crittografia, il “De furtivis literarum notis” dove scrive un esempio di sostituzione poli-grafica cifrata con accenni al concetto di sostituzione poli-alfabetica. Per questo è ritenuto il maggiore crittografo italiano. Quando già la sua fama è consolidata, presenta il suo saggio sulla crittografia a Filippo II e viaggia in Italia. Ha un saggio, “Sull'arte del ri-cordare” – ars reminiscendi (Sirri, Napoli).  Fondato intanto “i segrettari”, l'Academia Secretorum Naturae, Accademia dei Segreti, per appartenere alla quale e necessario dimostrare di effettuare una scoperta. L'accento viene tuttavia posto più sul meraviglioso che sul scientifico. Le raccolte di segreti costituivano un genere letterario che incontra una straordinaria fortuna con l'avvento della stampa a caratteri mobili. Per “segreto” si intende conoscenza arcana, ma anche ricetta, preparazione di farmaci e pozioni d’effetto straordinaro, riguardante un argomento di medicina, chimica, metallurgia, cosmesi, agricoltura, caccia, ottica, costruzione di macchine, ecc.  Colui che insegna a padroneggiarli è chiamato professore di segreti. I segrettari sono però sospettati di occuparsi di temi riguardanti la magia e l'occultismo, sicché  è indagato dall'inquisizione e il circolo dei segrettari chiuso. A lui è tuttavia concesso di continuare gli studi di filosofia naturale. Pubblica “Pomarium” sulla coltivazione degl’alberi da frutta. Pubblica “Olivetum”. Entrambi inclusi nella sua enciclopedia sull'agricoltura.  Pubblica  “De humana physio-gnomonia, della fisionomia degl’uomini” (Cacchi, Vico Equense).  Ritiene che l'animo non è impassibile rispetto ai moti del corpo e si corrompe per la passione. In “De ea naturalis physio-gnomoniae parte quae ad manum lineas spectat” (Trabucco, Napli) studia con attenzione i segni delle mani dei criminali. Un tale segno non è frutto del caso ma importante indizio per comprendere appieno il carattere degl’uomini. Pubblica “Phyto-Gnomonica” (Salviani, Napoli), dove evidenzia l'analogia tra piante e animali, stimolato dai contatti con alcuni alchimisti, poderoso saggio sulle proprietà dei vegetali messe in analogia con le varie parti del corpo umano, basato sull'antica dottrina delle segnature. Corredata da tavole illustrate, estende il concetto di “fisio-gnomica” alle piante -- elencandole a seconda della loro localizzazione geografica. Ravvisa collegamenti occulti tra la morfologia delle piante e quella dei minerali, degl’uomini, e persino, indirettamente, degl’astri e dei pianeti dell'astrologia, in una sorta di zoo-morfismo. Affascinato ed entusiasta per il gran Paracelso e per i suoi dottissimi seguaci perché la spagiria produce al mondo rimedi non mai più per l'addietro caduti negl’umani intelletti. Onde da solleciti investigatori de' secreti della natura applicati a morbi, ritrovano soblimi ed infiniti rimedi, onde la medicina, così gran tempo ristretta negl’angusti suoi termini, or, allargando fuori, ha ripieno il mondo de' suoi meravigliosi stupori. La sua villa è frequentata da CAMPANELLA (si veda). Amico di SARPI (si veda). Conosce anche BRUNO (si veda). Per ordine dell'inquisitore veneziano doveri chiedere il permesso per le sue pubblicazioni a Roma. Si incontra con SARPI e con GALILEI. Incontra i Cesi.  Pubblica la “Taumatologia” (Sirri, Napoli); “Cripto-logia” (Sirri, Napoli). Scrive ancora un saggio di ottica (“De refractione optices"), uno di agricoltura (“Villae”), due di astronomia -- “Coelestis Physio-Gnomoniae” (Paolella, Napoli) e “Della celeste fisonomia” (Paolella, Napoli) --  uno di idraulica e matematica -- “Pneumaticorum” (Carlino, Napoli) --, uno di arte militare (“De munitione”), uno di meteorologia -- “De aeris transmutationibus” (Paolella, Napoli) --, uno di chimica -- “De distillatione” (Camerale, Roma) -- e uno sulla lettura della mano – “Della chiro-fiso-nomia” (Napoli, Bulifon). Nel campo dell'ottica esercita notevoli contributi, indagando le proprietà degli specchi concavi e convessi, conducendo un minuzioso studio delle lenti descrivendo la costruzione di ingenti apparecchi ottici, tra cui la camera oscura ed il tele-scopio. Intraprende inoltre studi di chimica pratica che includono la fabbricazione di smalti, di polveri da sparo e di cosmetici. I numerosi esperimenti che ci descrive indicano un’attitudine che lo pone fra i principali chimici dell’epoca. I suoi studi sono caratterizzati principalmente dalla ricerca di farmaci dagl’effetti eccezionali, utili ad esempio per la memoria, per produrre sogni piacevoli o incubi, rimedi contro l’impotenza e la sterilità. Dei lincei. Ri-vendica l'invenzione del tele-scopio, resa nota da GALILEI (si veda). Fa parte anche di un circolo dedicato alla letteratura dialettale napoletana (Schirchiate de lo Mandracchio e 'Mprovesante de lo Cerriglio), e gl’oziosi. Raccogge esemplari rari del mondo naturale e coltiva piante esotiche. La sua villa e visitata dai viaggiatori e ispira Kircher a radunare una simile collezione nel suo palazzo a Roma. Commediografo e scrive “Le commedie” (Stampanato, Bari, Laterza), in prosa, una tragi-commedia, una tragedia e un dramma liturgico; “Claudii Ptolomaei Magnae Constructionis” (Vivo, Napoli); “Il Teatro” (Sirri, Napoli); “Villae” (Palumbo e Tateo,  Napoli);  “Elementorum Curvilineorum” (Cavagna e Leone, Napoli);  Accusato di plagio da Bellaso, che è stato il primo ad aver proposto questo tipo di cifratura X anni prima. Eco, Fedriga, Storia della filosofia” (Laterza Edizioni Scolastiche); Eamon, Il professore di segreti. Mistero, medicina e alchimia nell'Italia del Rinascimento, Paci, Carocci, Fumagalli, “Semplicisti e stillatori: l'arte degl’aromatari” (Milano, SGS, Gnome, su treccani. Turinese, “Zoo-morfismo, fisio-gnomica e fito-gnomica: antesignano della bio-tipologia in medicina,  in “Il cenacolo alchemico”, Paolella e Rispoli (Napoli, Il Faro di Ippocrate); Verardi, La scienza e i segreti della natura a Napoli nel Rinascimento: La magia naturale” (Firenze); Paolella, La Spagiria, ne Il Cenacolo alchemico, Paolella e Rispoli (Napoli, Il Faro di Ippocrate); Paolella, Carteggio linceo, in "Bruniana & Campanelliana", Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Dizionario di filosofia, Convegno di Vico Equense, Torrini, Napoli, Piccari (Milano, Angeleli); Giudice, “II mago dell'arcana sapienza” (Milano, Via Senato); Paolella, “I Meteorologica di TELESIO, P. e Cartesio -- tra credenza e scienza,  Roma,  Associazione geo-fisica, Paolella, L’astrologia: la Coelestis Physiognomonia” (Poligrafici, Pisa); in "Atti del Convegno L’Edizione nazionale del teatro e l’opera, Salerno Montanile, Paolella, Appunti di filologia dellaportiana, Istituto italiano per studi filosofici, Napoli, Sirri, Paolella, Convegno, Roma, Scienze e Lettere, Santoro, La "Mirabile" Natura. Magia e scienza (Napoli-Vico Equense) Atti del Convegno, Pisa-Roma, Serra, Vivo, Tecnica e scienza, Serra, Pisa-Roma, in "La "Mirabile" Natura. Napoli-Vico Equense Santoro. Serra, Pisa-Roma, "La "Mirabile" Natura. Atti del Convegno, Vico Equense, dei Segretarii. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. P., neapolitano autore (Neapoli, apud Ioa. Mariam Scotum); vulgò De ziferis, P., Neapolitano auctore (Neapoli, apud Ioan. Baptistam Subtilem, vulgo de ziferis, altero libro superaucti, et quamplurimis in locis locupletati. P., il mago dell'arcana Sapienza. Filologia. Filologia dellaportiana. Giovanni Battista Della Porta. Porta. Keywords: implicatura fisionomica, filologia -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Portaria: Eurialo e Niso, ovvero, dello spirito – ma non fia da Casal né d'Acquasparta, là onde vegnon tali alla scrittura, ch' uno la fugge, e l'altro la coarta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Todi). Filosofo italiano. Grice: “I like Portaria, but then anyone with an interest in Anglo-Saxon ‘soul’ should! – if a philosopher, that is! Unlike Anglo-Saxon soul who God knews whence it comes, the Romans had spiritus, and animus anima, which is cognate with animos in Greek meaning ‘wind’ – so that leans towards a hyle-morphic conception where the body (corpus) is what has the ‘materia’ and the ‘breath’ is the ‘forma’ --  Italian philosophers would ignore this – and more so now when Davidson is in vogue! – if it were not for Aligheri who has Portaria in “Paradiso” – there is indeed a serious philosophical confrontation between an ACCADEMIA and and a LIZIO conception of the soul as seen in the controversy between AQUINO (si veda) and P.! P. uses the same linguistic tools: is ‘spiritus’ synonym with ‘anima’? Or must we speak of ‘homonymy.’ And add ‘medium’ into the bargan! P. is less canonical than AQUINO and should interest Oxonians much, oh so much, more!” – Unfortunately, he was from Todi and donated all his manuscripts to Todi, which many skip in their Grand tour – although it IS on the Tevere as any member of the “Canottiere del Tevere” will know!” -- Grice: “My name is Grice – Paul Grice – Matteo’s name is Matteo Bentivgna dei Signori d’Acquasparta e Portaria. Nacque da una delle grandi famiglie delle Terre Arnolfe, quella dei Bentivegna, feudatari di Acquasparta e Massa Martana, trasferitisi a Todi. Studia a Bologna. Insegna a Roma. Alighieri lo nomina, biasimandolo, tramite le parole di Findanza  in opposizione a Ubertino da Casale: “Ma non fia da Casal né d'Acquasparta/là onde vegnon tali alla scrittura/ch' uno la fugge, e l'altro la coarta” (Par.). Società dantesca. Treccani Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia dantesca. Matteo d’Acquasparta. Matteo Portaria d’Acquasparta. Portaria. Keywords: filosofi citati d’Alighieri nella Commedia (Par.: ma non fia da Casal né d'Acquasparta, là onde vegnon tali alla scrittura, ch' uno la fugge, e l'altro la coarta.). Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Portaria” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Porzio: l’implicatura conversazionale nel lizio– filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “His surname is plain “Porta,” but in Latin that is latinised as ‘portius,’ and then this vulgarized as ‘porzio’!” – But then who wants to be called “door”?”  Studia a Pisa sotto NIFO (si veda). Scrive sul celibato dei preti (“De celibate”), sull'eruzione del Monte Nuovo (“Epistola de conflagratione agri puteolan”i) e sul miracoloso caso di digiuno di una ragazza tedesca (“De puella germanica”). I suoi saggi principali, fra cui il trattato di etica, “An homo bonus vel malus volens fiat” e in particolare il “De mente humana,” nel quale sostene la mortalità dell'anima secondo un'esegesi d’Aristotele – LIZIO. Proprio queste sue dottrine mortaliste, troppo facilmente accostate e sovrapposte a quelle sostenute da POMPONAZZI (si veda) nel “De immortalitate animae”, contribuirono a creare una leggenda biografica secondo la quale egli sarebbe stato allievo e quindi semplice epigono di PERETTO. In ogni caso, al di là di una innegabile tendenza materialista nella sua esegesi d’Aristotele del Lizio, evidente anche nel suo saggio, il “De rerum naturalium principiis,” sua produzione è caratterizzata anche da interessi teo-logici del tutto svincolati dai peripatetici del LIZIO e che sono particolarmente evidenti nei due commenti al pater noster che probabilmente non estranei ai fermenti evangelici della riforma italiana. Tra peripatetici, naturalisti e critici, "De’ sensi" e il "Del sentire, studi ittio-logici. Porta. Portius. Porcius. Simone Porzio. Porzio. Keywords: implicatura.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porzio” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Possenti: la conversazione di Romolo e Remo – radice dell’ordine civile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Studia a Torino. Insegna a Venezia. Dei Aquinensi. Fonda l’Annuario di filosofia. Centro di ricerca sui diritti umani. Attrato dalla storia delle civiltà, ispirato da VICO (si veda). Studia l’idea d’un assoluto impersonale. Incontra l'istanza metafisica e umanista attraverso AQUINO (si veda), intuendo le possibilità speculative e liberanti incluse metafisica dell'essere. Tre sono gl’ambiti primari della sua ricerca: metafisica, pensiero teoretico e ritorno al realismo; personalismo; filosofia politica. Studioso d’AQUINO, del tomismo. Professore della grande tradizione della filosofia dell'essere, orienta l'attenzione critica verso GENTILE, il neo-parmenidismo italiano di SEVERINO nel suo ritorno a VELIA e il VELINO, ricercando una razionalità attenta alla storia ma non consegnata interamente alla furia del tempo. Dunque il ritorno all'eterno invece che l’eterno ritorno di Nietzsche e la ripresa del tema della creatio ex nihilo, assente in molta filosofia. Il suo approccio legge meta-fisica e nichilismo come due nuclei che tendono ad escludersi – i veliani -- di cui il primo è la fisio-logia e il secondo la pato-logia. Individua pertanto nella destituzione dei valori e nella riduzione della ragione a volontà l'esito ultimo del nichilismo. Questo vuole liberare Italia dalla metafisica, ritenuta distrutta dal criticismo, ma il compito della filosofia dell'essere è preparare una ripresa della metafisica dell'esistenza, tale che possa di nuovo tenere un posto nella storia della civiltà. Una presentazione ampia della sua è in “Storia della filosofia”; Filosofi italiani, Antiseri e Tagliagambe, Bompiani, si veda anche nichilismo e filosofia dell'essere, intervista, a c. di Mura, “Euntes docete.” La riscoperta della meta-fisica esistenziale è un tentativo di mettere in luce la parzialità di non poche posizioni che hanno proclamato la fine della metafisica occidentale: GENTILE, e SEVERINO. Essi hanno operato come reagente per la riconquista della metafisica e per la critica del nichilismo, di cui offre una determinazione diversa da quelle di Nietzsche e di Heidegger -- con applicazioni anche all'ambito del nichilismo giuridico. Il rigetto del nichilismo e l'analisi dell'anti-realismo, del logicismo, del dialettismo e del razionalismo che affliggono la filosofia, gli conducono a giudicare concluso e senza possibilità di ripresa il ciclo della meta-fisica nel cammino di GENTILE.  La base prima della filosofia dell'essere sta nell'asserto ‘l'ente è'. Questo il grande tema da cui occorre partire. Dall'ente appunto e non dall'essere vuoto dei moderni. In tal modo crollano l'identità tra logica e meta-fisica del razionalismo, l'idea di dialettica come generazione logico-apriorica del sapere, e l'idea di divenire come entrare-uscire dal nulla. Qui opera un'adeguata semantizzazione dell'essere (dell'ente), rigettando l'errore primordiale di trattare la questione dell'essere come questione di essenza, il che presuppone la negazione della potenzialità. Ma se questa è presente, niente in senso proprio va in nulla ma si trasforma. Si svolge verso un positivismo in cui la filosofia è capace di progresso. È andata così delineandosi la tesi che nello svolgimento della meta-fisica dagl’antichi a noi sia emersa, dopo la seconda navigazione nell’ACCADEMIA (vedi Fedone), proseguita e perfezionata da Aristotele al LIZIO, una terza navigazione che si esprime nella Seinsphilosophie che ha toccato un punto di apogeo in AQUINO e nei grandi tomisti. In tale prospettiva è possibile tracciare un'essenziale storia della meta-fisica quale progressiva penetrazione della verità dell'essere, culminante nella metafisica dell'actus essendi. Si tratta di una metafisica trans-ontica che, prendendo le mosse dall'ente, procede verso l'essere stesso -- esse ipsum per se subsistens -- e che individua la struttura originaria nella partecipazione dell'ente all'essere. Le sue posizioni sono consegnate alla trilogia “Nichilismo e Metafisica. Terza navigazione, Il realismo e la fine della filosofia moderna, e Ritorno all'essere. Addio alla metafisica moderna. Esse sono discusse da XVIII autori in, “La navicella della meta-fisica. Dibattito sul nichilismo e la terza navigazione (Armando, Roma) Cottier, Dummett, Berti, Riconda, e poi in Realismo Metafisica Modernità. “In margine al realismo e la fine della filosofia moderna”, Dalfino e Pozzo, CNR-Iliesi, Roma.  La possibilità di guadagni per sempre rigetta l'idea fallibilista -- Popper et alii --, secondo cui ogni sapere -- riportato poi solo a quello delle scienze -- riposa su palafitte perennemente rivedibili.  La meta-fisica ha per oggetto non il concetto di essere, ma l'esistenza. Il filosofo deve sempre e nuovamente ribattezzarsi nelle sue acque, fuggendo l'oblio dell'essere e liberandosi dal sistema che intende racchiudere in sé la totalità. Un problema centrale per lui è la possibilità di una conoscenza filosofica autonoma, che non proceda solo sull'imbeccata che possano darle le scienze ed altre forme di conoscenza, nonostante la necessità del dialogo tra filosofia e scienza, in quanto non esiste un solo sapere.  L'unità plurima o polivalente della ragione si applica anche al nesso tra filosofia e il culto sacro. Nell'incontro tra compito della ragione e elezione del cristianesimo si individua un criterio di apertura e stimolo per la filosofia nella sua ricerca di senso. Il principio della persona è più fondamentale del principio della responsabilità (Jonas) e del principio-speranza (Bloch), e a fortiori delle filosofie dell'impersonale o inter-soggetivo. Il concetto di persona si presta efficacemente in una serie di problemi in cui le nozioni di individuo, di soggetto, di coscienza risultano inadeguate. La persona è originaria e primitiva, e raggiunge una profondità e permanenza che non hanno le altre categorie appena citate o l'uso che spesso ne è stato fatto. Si veda il dossier sul “Principio Persona” con contributi di Grandis, Ivaldo, Madricardo, Pera, in “Studium”,  L'idea di persona è essenziale per maneggiare le grandi difficoltà insite nell'antropologia, in specie da quando in Occidente si cerca di elaborare un'etica procedurale di norme senza base antropologica, che è il grande equivoco dei moderni.  Fa parte del vasto movimento del personalismo, volto alla riscoperta integra della persona. Compito del personalismo ontologico è di valorizzare ed integrarele filosofie del personalismo incompiuto -- Habermas, Rawls, BOBBIO, Ferry, Parfit -- allontanandosi da quelle dell'esplicito anti-personalismo, Nietzsche e Foucault in specie, ma pure Hegel, Heidegger, SEVERINO nei quali forte è l'empito anti-personalistico. Le assise della persona vanno ricercate nell'ontologia, onde essa è una sostanzialità aperta alla relazione, ma non riducibile a sola relazione. Le persone sono nuclei radicali di vita e realtà che non possono essere dedotti da alcunché e che anzi fonda l'agire e lo sperare dell'essere umano  Esse come totalità concrete è alla base di una filosofia che oggi deve fare i conti con la centralità del tema antropologico, con le problematiche bio-etiche (ad es. concernenti lo statuto dell'embrione), e con le concezioni in cui il soggetto e la natura umana non sono intesi come un presupposto ma come un prodotto della prassi.  Il personalismo quale insieme di scuole e correnti filosofiche che assegnano speciale valore e dignità alla persona, non è in senso proprio un'invenzione, ma originariamente della patristica, del medio-evo, e dell'umanesimo. Qui sono state elaborate in certo modo per sempre le idee fondamentali sulla persona e dischiuso come nuovo guadagno il suo spazio di realtà. L'epoca dell'antropocentrismo non è stata un'epoca di riscoperta della persona. Un antropo-centrismo sicuro di sé non può dare risposte a molte domande della vita ed è tanto più impotente, quanto più le domande sono profonde, Se la controversia sulla persona si accende di nuovo in molti ambiti, è perché l'idea-realtà di persona attraversa un momento d’eclissi e richiede nuovamente la fatica del concetto. Assolutamente primario è il nesso persona-tecnica, in cui la seconda è spesso animata da volontà di potenza, valendo come una potenza senza etica. La presenza nel comitato di bio-etica gl’induce a dedicare attenzione ai temi di bio-tecnologie, la rivoluzione bio-politica, l'influsso pervasivo del materialismo e del biologismo.  Il personalismo si declina poi in ambito sociale come concezione egualitaria e comunitaria -- personalismo comunitario -- quale fondamento dell’ordine politico proiettato verso la cosmopoli, la pace e il rispetto dei diritti umani.  Entro un dialogo critico con le tradizioni del liberalismo e dell’illuminismo, opera per mostrare il contenuto di nozioni centrali del politico come quelle di ragion pratica, bene comune, popolo, democrazia, legge naturale, diritti dell'uomo, laicità, ai fini di una rinnovata filosofia pubblica in pari col suo oggetto. Uno specifico rilievo è stato assegnato al problema teologico-politico secondo due direttrici: la ripresa post-moderna di un ruolo pubblico per le grandi religioni; l'idea che la loro deprivatizzazione anche in Occidente può contribuire ad un positivo rapporto fra religione e politica, nella prospettiva di una piazza pubblica non agnostica ma attenta alla matrice teologica della società civile. Con la filosofia politica si opera il passaggio dal piccolo mondo dell'io al grande mondo' della società, verso la società aperta della famiglia umana. Sulla scia di diagnosi -- Arendt, Maritain, Strauss, Simon, Voegelin -- ritiene che la filosofia politica vada riportata al suo compito primario di pensare la buona società, lottando contro la crisi concettuale che procede all'ingrosso da Weber e dall'attacco al diritto naturale. In particolare è stata condotta una critica radicale a Kelsen, alla sua concezione relativistica dei valori e della democrazia, al suo intento di dissolvere l'idea di ragion pratica, tolta la quale l'ambito della prassi precipita nell'irrazionalismo e tutto è affidato al volere. Cfr. il dossier Liberalismo -- “Humanitas”, con interventi di Campanini, Zanone, Esposito, Ivaldo. Esso raccoglie parte del dibattito sollevato da “Le società liberali al bivio” che vide interventi di Savona, Vigna, Cubeddu,  Berti, Pellicani, e Scarpelli. Si sostiene l'importanza della filosofia e dell'antropologia per la democrazia, sulla base dell'idea che la costruzione del cosmo umano è compito della ragion pratica. Insufficiente risulta una sfera pubblica moralmente neutrale, consegnata al binomio del diritto positivo e la morale procedurale. La rinascita della filosofia politica avviene riprendendo competenza sui suoi problemi, tra cui massimo è quello della pace: la pace necessaria che non c'è e la guerra inammissibile che c'è. Occorre disarmare la ragione armata: ciò suggerisce che vada cercata un'organizzazione politica del mondo oltre la sovranità degli stati-nazione verso un'autorità politica mondiale o cosmo-politica, di cui l'ONU è lontana immagine.  Altre saggi: “Frontiere della pace” (Milano); “Filosofia e società. Studi sui progetti etico-politici contemporanei, Massimo, Milano Giorgio La Pira e la filosofia d’AQUINO, Studia Universitatis sancti Thomae in Urbe, Roma; “La Pira tra storia e profezia. Con AQUINO maestro, Marietti, Genova-Milano; La buona società. Sulla ricostruzione della filosofia politica (Vita e Pensiero, Milano); Una filosofia per la transizione. Metafisica, persona e politica in Maritain” Massimo, Milano); “La filosofia dell'essere” (Vita e Pensiero, Milano); Tra secolarizzazione e nuova cristianità” (EDB, Bologna); “Le società liberali al bivio”; “Lineamenti di filosofia della società” (Marietti, Genova); “Oltre l'Illuminismo”; “Il messaggio sociale” (Paoline, Roma); “Razionalismo critico e metafisica”; “Quale realismo?” (Morcelliana, Brescia); “Dio e il male, Sei, Torino); “Cattolicesimo e modernità. Balbo, Del Noce, Rodano (Ares, Milano); “Approssimazioni all'essere. saggi di metafisica e di morale” (Poligrafo, Padova); “Il nichilismo teoretico e la morte della metafisica” (Armando, Roma); “Terza navigazione. Nichilismo e metafisica” (Armando, Roma); “Filosofia e Rivelazione” Città Nuova, Roma); “La filosofia dopo il nichilismo” (Rubbettino, Soveria); “Religione e vita civile. Il cristianesimo nel postmoderno” (Armando, Roma); “L'azione umana. Morale, politica e Stato in Maritain” (Città Nuova, Roma); “Essere e libertà” (Rubbettino, Soveria); “Radici dell'ordine civile” (Marietti, Milano); “Il principio-persona” (Armando, Roma); “Profili. Bobbio, Noce, La Pira, Lazzati, Sturzo (Effatà, Cantalupa); “Le ragioni della laicità” (Rubbettino, Soveria); “L'uomo post-moderno”; “Tecnica, religione e politica” (Marietti, Milano); “Dentro il secolo breve. Paolo VI, La Pira, Giovanni Paolo II, Mounier, Rubettino, Soveria Nichilismo giuridico. L'ultima parola? Rubbettino, Soveria. La rivoluzione biopolitica. La fatale alleanza tra materialismo e tecnica, Lindau, Torino. Pace e guerra tra le nazioni. Kant, Maritain, Pacem in terris, Studium, Roma. I volti dell'amore, Marietti, Milano-Genova. Il realismo e la fine della filosofia moderna (Armando, Roma); “Diritti umani”; “L'età delle pretese” (Rubbettino, Soveria); “Ritorno all'essere. Addio alla metafisica” (Armando, Roma); “La critica del marxismo” (Massimo, Milano);  “Epistemologia e scienze umane” (Massimo, Milano); “Storia e cristianesimo” (Massimo, Milano); “Contemplazione evangelica e storia” (Gribaudi, Torino); “Maritain oggi, Vita e Pensiero, Milano); “La filosofia dell'essere” (Cardo, Venezia); Nichilismo Relativismo Verità. Un dibattito” (Rubbettino, Soveria); “Laici o laicisti? Dibattito su religione e democrazia” (liberallibri, Firenze); “La questione della verità. Filosofia, scienze, teologia” (Armando, Roma); Ragione e verità. L'alleanza socratico-mosaica” (Armando, Roma);” Nostalgia dell'altro. La spiritualità di Pira” (Marietti, Milano); Pace e guerra tra le nazioni” (Guerini, Milano); “Natura umana, evoluzione, etica” (Guerini, Milano); Governance globale e diritti dell'uomo” (Diabasis, Reggio Emilia); “Ritorno della religione? Tra ragione, fede e società” (Guerini, Milano); “Diritti Umani e libertà” (Religiosa, Rubbettino); in onore (Armando); Perché essere realisti? Una sfida filosofica (Mimesis, Milano-Udine. Giuliano, Filosofi a un bivio. Ora rialziamo lo sguardo, su avvenire, A. Lavazza, Neuroscienziati, cercate l'anima. Vittorio Possenti. Possenti. Keywords: radice dell’ordine civile – romolo e remo -- il principio speranza, prima navegazione, seconda navegazione, terza navegazione, Gentile, comunita, Severino, Aquino, umanesimo, seconda navigazione --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Possenti” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pozza: l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. Grice: “I like Pozza; he uses ‘pragmatic’ quite a bit, by which he means Grice, of course!” Durante gli studi al liceo di Taranto, Tommaso, un insegnante di matematica di stile tradizionale gli stimola il gusto per i problemi matematici e per l'eleganza formale delle dimostrazioni. Studia a Bari dove si laurea con una tesi su SERRA (si veda) avendo come relatore Vallone. Coniuga l'amore per i sistemi formali con l'amore per Leopardi, Carducci -- maestro di Serra -- e Annunzio -- e tra i classici predilisse Tasso e Vita nuova di Alighieri.  Studia a Bari -- sotto Landi -- Pisa, e quindi metodi formali a Milano. Una svolta nella sua carriera filosofica è segnata dalla partecipazione agl’incontri di S. Giuseppe organizzati a Torino da BOBBIO. A partire da qui sviluppa idee in filosofia del diritto, specie – ovviamente -- su Kelsen, e sulla formalizzazione della logica deontica con particolare attenzione all'assiomatizzazione dei principi di una teoria generale del diritto in collaborazione con  Ferrajoli per i suoi “PRINCIPIA IVRIS”. Organizza a Taranto gl’incontri Info IVRE TARAS, logica informatica e diritto, al quale partecipano alcune delle figure più rappresentative del diritto, dell'informatica e della logica, tra cui Martino, Ferrajoli, Conte, Busa, Comanducci, Jori, Filipponio, Elmi, Guastini, e Sartor. Insegna a Taranto, mantenendosi scientificamente attivo e partecipando a conferenze di società filosofiche italiane -- specialmente la Società italiana di logica e filosofia della scienza e la Società italiana di filosofia analitica, dal convegno nazionale fino al convegno di Genova. Insegna a Lecce. Tra le principali influenze nei suoi studi di linguistica e semiotica testuale vi sono quella di  Petöfi. Insegna a Verona, Padova, Bolzano e, per le sue lezioni di logica deontica, a Petöfi e Kelsen. L’influenza maggiore viene dalle grandi opere di Frege, Russell e Carnap, ai cui  dedica uno studio, con particolare attenzione alla visione filosofica. Pubblica un contributo di sapore positivista, discutendo e formalizzando alcune argomentazioni in fisica quantistica. Un legame tra i suoi interessi in linguistica e il suo lavoro in logica formale è dato dalla sua teoria formale degl’atti linguistici basata su una connessione originale tra logica intuizionistica, usata per gl’atti linguistici assertori, e logica classica, usata per i contenuti proposizionali. Presentando la sua teoria di una formalizzazione della “pragmatica,” define un modello Frege-Reichenbach-Stenius per il trattamento formale dell’asserzione, mostrando che il problema principale di questa teoria è la limitazione introdotta da Frege -- e accettata da Dummett -- per cui il segno di asserzione si può usare solo per formule elementari assertorici. Ma, come molti filosofi sostengono, esistono atti linguistici composti. Per permettere il trattamento di un atto linguistici composto o molti-modale e ovviare alla limitazione del modello Frege-Reichenbach-Stenius, introduce un connettivo pragmatico che permette la costruzione di una formula assertiva complessa. Il contenuto della formula assertiva è dato dall'interpretazione classica e dai connettivi vero-funzionali. Il connettivo pragmatico, fra DUE atti linguistici assertori semplice in uno complesso,  ha invece una interpretazione intuizionistica. Il connetivo pragmatico non ha cioè un valore di verità – o sattisfazione fatica -- ma un valore di giustificazione. In fatti, un atto assertivo non è, in quanto *atto*, vero o falso, ma può essere “giustificato” o non giustificato. In questo modo, il sistema formale distingue l'asseribilità di un atto assertorio dal valore di verità della proposizione asserita. Oltre a spiegare l'irriducibilità del segno fregeano di asserzione a un trattamento in termini di logica classica e introdurre una fondazione formale della teoria dell’atto linguistico, dà anche una soluzione originale del problema della compatibilità tra logica classica (Grice) e logica non-classica (Strawson) o intuizionista. A questo studio seguono  altri sulla logica erotetica, deontica, e sub-strutturale. La sua filosofia suscita interesse in diversi campi, dalla filosofia del linguaggio alla filosofia della fisica alla logica e all'informatica -- specie a partire dalla sua collaborazione con Bellin. Alla sua teoria formale della “pragmatica,” oltre ai saggi di Anderson e Ranalter è dedicato un numero di Fondamenta Informaticae. La sua influenza si estende così oltre che alla filosofia della fisica e alla filosofia del linguaggio anche alla logica e all'informatica, specie con convegni in suo onore organizzati a Verona. Ricordi di personalità internazionali e di amici sono raccolti in suo onore. Altre saggi: “Un'interpretazione pragmatica della logica proposizionale intuizionistica”; “Problemi fondazionali nella teoria del significato (Olschki, Firenze); “Una fondazione pragmatica della logica delle domande”; “Parlare di niente”; “Termini singolari non denotanti e atti illocutori”; “Idee”;  “Una logica pragmatica per la concezione espressiva delle norme”;  “Logica delle norme” (S.E.U., Pisa); “Il problema di Gettier: osservazioni su giustificazione, prova e probabilità” (SIFA, Genoa); “Come distinguere scienza e non-scienza”; “Verificabilità, falsificabilità e confermabilità bayesiana” (Carocci, Ferrajoli); Principia juris. Teoria del diritto e della democrazia.  La sintassi del diritto” (Bari: Laterza). Carlo Dalla Pozza. Carlo Pozza. Pozza. Keywords: Grice. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pozza”.

 

Grice e Pozzo: l’implicatura conversazionale nel ginnasio -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Sudia a Milano. Consegue il dottorato a Saarlandes (“a reason why Italians don’t consider him Italian” – Grice) e la abilitazione a Trier – Grice: “A reason why Italians don’t consider him an Italian philosopher, since he earned his maximal degree without, and not within, Italy.” Insegna a Verona e Roma, all’Istituto per il lessico filosofico – (Grice: “Yep – Italians have an ‘istituto’ for EVERYTHING!”). Studia il LIZIO, la storia della logica o dialettico dal rinascimento, la storia delle idee e la storia dell’università di Bologna (“l’unica chi conta a Italia”) -- ha portato avanti la creazione di infra-strutture di ricerca per una migliore comprensione dei testi filosofici e che hanno plasmato il patrimonio culturale. Caratteristica specifica del suo approccio alla lessicografia è l’uso della IT per la documentazione e l’elaborazione di dati linguistici e testuali in italiano. Hegel: Introductio in Philosophiam: Dagli studi ginnasiali alla prima logica (Firenze: Nuova Italia). Associazione per l’Economia della Cultura “Storia storica e storia filosofica della,” Schiavitù attiva, proprietà intellettuale e diritti umani. Riccardo Pozzo. Pozzo. Keywords: il ginnasio – implicature, identita nazionale, filosofia italiana, patrimonio italiano, storiografia filosofica, storia della filosofia italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pozzo” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pra: Antonino e la conversazione degl’hegeliani – filosofia italiana – Luigi Speranza (Montecchio Maggiore). Filosofo italiano. Studia a Padova sotto TROILO. Insegna a Rovigo, Vicenza, e Milano. Partecipa attivamente alla Resistenza, nelle file di "Giustizia e Libertà", guadagnandosi II croci di guerra al merito partigiano. Collabora alla ricostruzione politica e culturale del paese, con una filosofia sempre sorretta da un'alta ispirazione morale.  Medaglia d'oro quale benemerito della scuola, della cultura e dell'arte, dei Lincei, dell'Istituto lombardo di scienze e eettere, dell'accademia olimpica di Vicenza, nonché membro autorevole della società filosofica, della quale è stato anche presidente. Studia la scessi, la logica e la dialettica medioevale, Hume, Condillac, la logica hegeliana, Marx, il pragmatismo, e la storia della storiografia. Connetta la sua attività storiografica con l'esplicitarsi di interessi teorici che lo portamp ad elaborare,un'originale filosofia che denomina trascendentalismo pratico, poi evoluta in una forma di razionalismo storicista e critico. Il suo interesse si rivolge al chiarimento del rapporto tra teoria e prassi in una prospettiva anti-metafisica che lo pone in contrasto con le posizioni dell’idealismo, e più in generale con ogni forma di dogmatismo teoricistico per favorire la libera esplicazione dell'iniziativa pratico-razionale dell'uomo.  Fonda la “Rivista di storia della filosofia”, un riferimento costante e prestigioso. Autore di un fortunato “Sommario di storia della filosofia” (Nuova Italia, Firenze) e poi direttore di una monumentale “Storia della filosofia” (Vallardi, Milano).  Elabora una posizione indicata come trascendentalismo della prassi.  Successivamente, avvicinandosi a PRETI, propone uno storicismo critico, più attento alle strutture della ragione con cui l'esperienza storica si struttura. Altre sagi: “Il realismo e il trascendente” (Padova, Milani); “Amore di sapienza”; “Aviamento allo studio della storia della filosofia” (Vicenza, Commerciale); “La didache”; “Insegnamento del Signore alle genti per mezzo dei dodici apostoli. Documento del I secolo” (Vicenza, Commerciale); Educare, Verona, Scaligera, Pensiero e realtà, Verona, Scaligera, “Scoto Eriugena e l’accademia nel medio-evo” (Milano, Bocca); Condillac, Milano, Bocca, Il pensiero di MATURI, Milano, Bocca, Necessità dell'universalismo” (Vicenza, Collezioni del Palladio); “Valori e cultura immanentistica” (Padova, Milani); “Hume” (Milano, Bocca); “La storiografia filosofica antica” (Milano, Bocca); “La scessi” (Milano, Bocca); Giovanni di Salisbury, Milano, Bocca), “AMALRICO DI BENE” (Milano, Bocca); Autrecourt (Milano, Bocca); “Dewey” (Milano, Bocca); “Il problema del linguaggio nella filosofia del medio-evo” (Milano, Bocca); “Prassi. Appunti delle lezioni di Storia della filosofia a cura di Reina. Milano, La Goliardica; Il pensiero filosofico di Marx, Borso, Shake ed., Milano); “La filosofia occidentale”; “Compendio di storia della filosofia con larga scelta di passi”; “La filosofia antica” “La filosofia nel medio-evo” (Firenze, Nuova Italia); “Storia della filosofia” (Firenze, Nuova Italia); “La dialettica in Marx: Introduzione alla critica dell'economia politica (Bari, Laterza); Profilo di storia della filosofia” (Firenze, Nuova Italia); “Antologia filosofica” (Firenze, Nuova Italia); “La dialettica hegeliana e l'epistemologia” (Milano, CUEM); “Hume e la scienza della natura umana” (Roma, Laterza); “Logica e realtà: momenti della filosofia nel medio-evo” (Roma-Bari, Laterza); “Storia della Filosofia”, Scalabrino Borsani, La filosofia indiana, Milano, Vallardi, Beonio-Brocchieri, La filosofia cinese e dell'Asia orientale, Milano, Vallardi, Giannantoni, Plebe, Donini, La filosofia greca (Milano, Vallardi); La filosofia ellenistica e la patristica Cristiana (Milano, Vallardi); “La filosofia nel medio-evo” (Milano, Vallardi); La filosofia moderna” (Milano, Vallardi); Casini, Merker, “La filosofia moderna” (Milano, Vallardi); “La filosofia contemporanea” (Milano, Vallardi); La filosofia contemporanea (Milano, Vallardi); “La filosofia della seconda metà del Novecento”, Padova, Piccin Nuova libraria-Vallardi); “Logica, esperienza e prassi: momenti della filosofia” (Napoli, Morano); “Il realismo nella storia della filosofia” (Milano, Unicopli); “La storiografia filosofica”; I. A. A. con. Santinello, Garin, Geldsetzer e Braun, Padova, Antenore, Hume. La vita e l'opera (Roma, Laterza); Banfi, Relazioni dall'incontro; Banfi: le vie della ragione, Milano,  con Formaggio e Rossi (Milano, Unicopli); “Il pragmatismo” (Napoli, Bibliopolis); “L’empirismo critico di Preti” (Napoli, Bibliopolis); “Filosofi” (Milano, Angeli); “Metodi di storiografia filosofica”, in Panorami filosofici. Itinerari del pensiero (Padova, Muzzio); “Ragione e storia” (Milano, Rusconi); “Storia della storiografia” (Milano, Angeli); “La guerra partigiana”, Borso (Firenze, Giunti-INSMLI); “Dialettica hegeliana ed epistemologia analitica” Colombo (Brescia, Morcelliana); “Il trascendentalismo della prassi, la filosofia della resistenza” (Milano-Udine, Mimesis); Cambi, Razionalismo e prassi a Milano (Milano); Badaloni,  Studi offerti a P. (Milano, Angeli); Bianchi,  degli saggi di P., in La storia della filosofia come sapere critico. Studi offerti, Milano, Montesperelli, Introduzione, in Mirri, Conti, Filosofi nel dissenso, Foligno, Mirri, Fra Vicenza e Pisa. Esperienze morali, intellettuali e politiche in Il contributo di Pisa e della Scuola Normale Superiore alla lotta anti-fascista ed alla guerra di Liberazione, Pisa, Pacchi, Il filosofo e l’educatore, in In onore, Montecchio Maggiore, Cassinari, Filosofia e storia della filosofia, Conversazione con Papi, «Itinerari filosofici»,  Rambaldi, Ricordo «Rivista di storia della filosofia», Garin, P., «Rivista di storia della filosofia», Santucci, Filosofo e storico della filosofia, «Rivista di storia della filosofia», Rambaldi, L’esistenzialismo positivo  «Rivista di storia della filosofia», Torre, La "Rivista di storia della filosofia", Milano, Paganini, Dall’empirismo classico all’empirismo critico, Le ricerche tra storia e teoria, Giordanetti, Manoscritti di P., «Rivista di storia della filosofia»,  Rambaldi, Et vos estote parati. P., la vigilia, «Rivista di storia della filosofia», Barreca, L’archivio P., «Rivista di storia della filosofia», Rambaldi, P. in Enciclopedia filosofica, Milano, Id., P., insegnante a Vicenza, «Rivista di storia della filosofia», Rigamonti, Gli Hume, «Rivista di storia della filosofia», Parodi, Selogna, Per una filosofia minore. Il pensiero debole, «Rivista di storia della filosofia», Vona, Ricordo, Rivista di storia della filosofia», Rambaldi, Filologia e filosofia nella storiografia, in «ACME», Franzina, Partigiano. Dal fascismo alla Resistenza e alla sua storia, in «Belfagor», Descrizione, in "Rivista di storia della filosofia", Ricordo di P., Informazione filosofica,  "studi filosofici". Barreca, Giordanetti, Fondo P., Milano, Cisalpino. P., in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia, Presentiamo  P.: l'uomo, il filosofo. Una mostra biografico-documentaria dall'archivio inedito Università degli Studi di Milano, Biblioteca di Filosofia, Borso, Una via religiosa alla Resistenza, "Humanitas",  Fascicolo speciale in memoria  anniversario della fondazione della Rivista, in Rivista di storia della filosofia, Milano, Angeli,. Borso, 'fucino', "Rivista di storia della filosofia", Bisogno, Anselmo in Italia: tra P. e Rovighi, in «Dianoia. Rivista di filosofia del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell'Bologna»,  Riconoscimenti l'Accademia dei Lincei gli ha conferito il Premio Feltrinelli per le Scienze Filosofiche. Scuola di Milano, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia. Opere Vincitori del Premio Feltrinelli Filosofia Università  Università  Premi Feltrinelli, lincei. Mario Dal Pra. Pra. Keywords: hegeliani, storiografia della filosofia antica, la filosofia antica, la filosofia italica antica, la filosofia romana, la filosofia romana antica, Antonino, Crotone, Velia, Filolao, Vico, Croce, la storia della filosofia, filosofia della storia della filosofia, storiografia filosofica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pra” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Prepone: il principio conversazionale – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. According to Ippolito di Roma, a pupil of Marzione. He argues that, in addition to there being a principle of good and a principle of evil, there is a third intermediate principle of justice. Grice: “Only I don’t multiply principles beyond necessity, since ‘principle’ means ‘1’!”

 

Grice e Prepostino: il divino di Romolo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cremona). Filosofo italiano. Summa theologica, Manichean, caraterismo. Prepostino.

 

Grice e Prestipino: conversazione e ragione in Vico -- per una antropologia filosofica – filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Gioiosa Marea). Filosofo italiano. Insegna a Siena. Studia il socialismo, marxismo ed estetica. Saggi: “La teoria del mito e la modernità di VICO (si veda)” (Palermo, Montaina); “L'arte e la dialettica in VOLPE (si veda)” (Messina, D'Anna); “Che cos'e la filosofia: strutture e livelli del conoscere” (Gaeta, Bibliotheca); “Per una antropologia filosofica: proposte di metodo e di lessico” (Napoli, Guida); “Marxismo (e tradizione gramsciana – GRAMSCI (si veda) -- negli studi antropologici,  Natura e società” (Roma, Riuniti); “Da GRAMSCI (si veda) a Marx” (Roma, Riuniti); “Modelli di strutture storiche” (Bibliotheca, Narciso e l’automobile, La Città del Sole, Realismo e Utopia” (Roma, Riuniti); “Tre voci nel deserto: Vico, Leopardi, Gramsci” (Roma, Carocci); Scheda su Aracne, Da una sponda all’altra del mediterraneo: memorie di militanza comunista. Intervista a P.. Art. in: Historia Magistra. Rivista di storia critica, Risorgimento e dialettica storica in Gramsci, dal Calendario del Popolo Autori Aracne. Giuseppe Prestipino. Prestipino. Keywords: antropologia filosofica, Vico, Volpe, Gramsci,  Narciso e l’automobile, Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prestipino” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pretestato: Giove del Campidoglio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. He achieves high office under Giuliano. He wrote a commentary of Temistio – Accademia. Vettio Agorio Pretestato.

 

Grice e Preti: retorica conversazionale, logica conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pavia). Filosofo italiano. Grice: “I like Preti. He wrote “Retorica e logica,” which I enjoyed since this is what I do: I find the rhetoric (the implicature) to the logic (the explicature).” Grice: “Preti was a bit of a Stevensonian, with his ‘Praxis ed empirismo, and I mean C. L. Stevenson, not the Scots master of narrative!”. Studia a Pavia sotto LEVI, VILLA e SUALI. Studia Husserl. Insegna a Pavia e Firenze. I suoi saggi nella rivista banfiana "Studi Filosofici", lo vedeno coinvolto in una polemica sull'immanenza e la trascendenza. In “Fenomenologia del valore” (Principato, Milano) e “Idealismo e positivismo” (Bompiani, Milano) emerge con evidenza quell'impostazione tesa a conciliare istanze razionalistiche ed empiristiche. In “Praxis ed empirismo” (Einaudi, Torino) presenta in maniera relativamente organica, per quanto rapidamente, alcuni temi al confine tra pensiero teoretico, filosofia morale e filosofia politica. “Retorica e logica: le due culture” (Einaudi, Torino) è un saggio a cavallo tra la ricostruzione storico-filosofica e il saggio teoretico, con il quale si intende dimostrare, prendendo le mosse dalla polemica aperta da C. P. Snow, l'inconciliabilità tra le due forme di cultura che si intrecciano nel dibattito occidentale, quella logico-scientifica e quella umanistico-letteraria, e la necessità di far prevalere la prima sulla seconda al fine di non cedere a nuove forme di oscurantismo elitario e fanatico. Inoltre, affianca costantemente alla propria attività di autore quella di curatore di classici del pensiero filosofico.  Il suo stile, volutamente trascurato, è rapido, nervoso e semplice, in implicita polemica con il bello scrivere e l'ermetismo tipico delle scuole idealistiche italiane. Tenta trovare una via alternativa al rapporto fra un pensiero unitario e inglobante -- di tradizione hegeliano-crociana -- e uno invece dualistico, nel distinguo fra saperi umanistici e scientifici. Il rifiuto di una strenua dicotomia non deve annullare bensì esaltare le differenze. Altri saggi: “Linguaggio comune e linguaggi scientifici” (Bocca, Milano); “L’universalismo” (Bocca, Milano); “Alle origini dell'etica contemporanea:  Smith, Laterza, Bari); “Storia del pensiero scientifico, Mondadori, Milano); “Che será, será” (Firenze, Fiorino); “Umanismo e strutturalismo: saggi di estetica” (Liviana, Padova); “La scessi e il problema della conoscenza, “Rivista critica di Storia della Filosofia”, “Saggi filosofici” (Nuova Italia, Firenze); “In principio è la carne” (Angeli, Milano); “Il problema dei valori: l'etica di Moore” (Angeli, Milano); “Flosofia della scienza” (Angeli, Milano); “Morale e meta-morale. (Grice: “moralia e transmoralia”); “Saggi filosofici inediti” (Angeli, Milano);  L'esperienza insegna: saggi civili d sulla Resistenza” (Manni, San Cesario, Lecce); In principio è la carne, Scarantino, "Rivista di Storia della Filosofia", Notizie sull'operosità scientifica e sulla carriera didattica, Minazzi, "Il Protagora"; Filosofare onestamente, andando là dove il pensiero ci porta. Lettere a GENTILE; Minazzi, "Il Protagora", Ci terrei tanto a venire a Firenze. Lettere a GARIN, Minazzi, "Il Protagora", Qui a Firenze si muore nel silenzio e nella solitudine. Lettere a PRA, Minazzi, "Il Protagora". Franzini, Il mito delle due culture e la filosofia dei giornali, in "La Tigre di Carta", Zanardo,  Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Minazzi, P. (Angeli, Milano), Pra, Studi sull'empirismo critico”, Bibliopolis, Napoli, Lecis, Filosofia, scienza, valori: il trascendentalismo” (Morano, Napoli); Minazzi, Filosofia (Angeli, Milano); Minazzi, “L'onesto mestiere del filosofare” (Angeli, Milano); Minazzi, “Il caco-demone neo-illuminista. L'inquietudine pascaliana di reti” (Angeli, Milano); Peruzzi, Filosofo europeo (Olschki, Firenze); Parrini e Scarantino, “P.” (Guerini, Milano); Tavernese,  P.: la teoria della conoscenza: in principio è la carne, Firenze Atheneum, Scandicci, Scarantino,  La costruzione della filosofia come scienza sociale (Mondadori, Milano); Minazzi, Suppositio pro significato non ultimato. G neo-realista logico studiato nei suoi saggi inediti (Mimesis, Milano) Minazzi,  Le opere e i giorni. Una vita più che vita per la filosofia quale onesto mestiere, Mimesis, Milano  Cambi, Mari, Intellettuale critico e filosofo attuale (Firenze); Il contributo italiano alla storia della filosofia, Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia,  Minazzi e Sandrini, Il razionalismo critico europeo, Mimesis, Milano. Minazzi, Sul bios theretikòs (Mimesis, Milano); Maria, Un punto di vista cattolico (Stamen, Roma); Franzini, Il mito delle due culture e la filosofia dei giornali. Giulio Preti. Preti. Keywords: retorica e logica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Preti” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Preve: l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Valenza). Filosofo italiano. Important Italian philosopher. He is the tutor of FUSARO, of Torino. Il comunitarismo è la via maestra che conduce all'universalismo, inteso come campo di confronto fra comunità unite dai caratteri del genere umano, della socialità e della razionalità. – “Elogio del comunitarismo”. Di ispirazione marxiana ed hegeliana, scrive saggi di argomento filosofico. Studia a Torino. Sotto Garrone sull’elezione politica italiana”. Studia Hegel, Althusser, Sartre, e Marx. Scrive "L'illuminismo e le sue tendenze radicali e rivoluzionarie: enogenesi della nazione: il problema della discontinuità con la romanità classica”. Insegna a Torino.  Analizza esistenzialmente il comunismo.  Membro del centro di studi sul materialismo storico. Pubblica “La filosofia imperfetta” (Angeli, Milano), dove testimonia la sua adesione di massima all’ontologia dell'essere sociale di Lukács, ed anche, indirettamente, il suo distacco definitivo dalla scuola d’Althusser. Fonda “Metamorfosi”. Spazia d’un esame dell'operaismo ida Panzieri a Tronti e Negri, all'analisi del comunismo dissidente dei socialisti alla critica delle ideologie del progresso storico, all'indagine sullo statuto filosofico della critica comunista dell'economia politica. Organizza un congresso dedicato al comunismo a Milano, e vi svolge una relazione sulle categorie modali di necessità e di possibilità all’interno del comunismo. Da quest'esperienza nasce una rivista chiamata “Marx 101”, che usce in due serie di numeri monografici e di cui e membro del comitato di redazione. Collabora a “Democrazia Proletaria”, organo dell'omonimo partito, che poi divenne insieme con i fuoriusciti dal partito comunista la componente politica e militante del partito della ri-fondazione comunista. S’iscrive a democrazia proletaria, facendo parte della direzione nazionale. Nella battaglia fra i sostenitori di una scelta ecologista – Capanna -- e comunista, sostiene la seconda. Quando la democrazia proletaria e l'associazione culturale comunista confluiscono nel partito della ri-fondazione comunista, abbandona la militanza politica. Con la pubblicazione dei saggi usciti presso l'editore Vangelista di Milano, affronta il suo tentativo di coerentizzazione di un paradigma filosofico comunista globale. Si verifica infatti una discontinuità nella sua produzione. Opta per l'abbandono di ogni “ismo” di riferimento, uscendo del tutto dalla cosiddetta sinistra e dalle sue procedure d’accoglimento e cooptazione.  Ritenendo che la globalizzazione nata dall'implosione dell'Unione Sovietica non si lasci più interrogare attraverso le categorie di destra e di sinistra, richieda altre categorie interpretative, P. diviene inoltre un convinto sostenitore della necessità di superare la dicotomia sinistra-destra. Questa posizione, condivisa da alcuni filosofi e movimenti internazionali, è criticata da molti, tra cui il filosofo Evangelisti, che ne sottolinea l'ambiguità ideologica. P. si ha dedicato a temi come il comunitarismo, la geopolitica, l'universalismo, la questione nazionale, oltre ovviamente ad un'ininterrotta attenzione al rapporto marxismo-filosofia. Cerca di opporsi alla deriva post-moderna seguita dalla stragrande maggioranza della sinistra italiana -- in particolare dai filosofi legati al partito comunista italiano -- con un recupero dei punti alti della tradizione marxista indipendente, del tutto estranea alle incorporazioni burocratiche del marxismo come ideologia di legittimazione di partiti e di stati -- soprattutto Lukács, Althusser, Bloch, ed Adorno. Dopo la fine del socialismo reale, che chiama comunismo storico, ed in dissenso con tutti i tentativi di sua continuazione/rifondazione puramente politico-organizzativa, lavora su di una generale rifondazione antropologica del comunismo, marcando sempre più la discontinuità teorica e politica con i conglomerati identitari della sinistra italiana -- Rifondazione Comunista in primis ma anche la scuola operaista e Negri in particolar modo. I suoi interventi sono apparsi sia su riviste legate alla sinistra alternativa -- L'Ernesto, Bandiera Rossa -- che su riviste come Indipendenza e Koiné, dove sostene l'esplicito superamento del dualismo destra-sinistra, approdando a posizioni antitetiche a quelle di  BOBBIO (si veda). Collabora con la rivista Comunitarismo, prima, e Comunità e Resistenza. È redattore di Comunismo e Comunità.  Al di là delle prese di posizione sulla congiuntura politica, tre cardini della sua filosofia sono l'interpretazione della storia della filosofia, l'analisi filosofica del capitalismo e la proposta politica per un comunismo comunitario universalistico.  Ri-leggendo l'intera storia della filosofia utilizza una deduzione sociale delle categorie del pensiero non riduzionistica, che gli permette di discernere la genesi particolare delle idee dalla loro validità universale. Infatti quello di lui è un orizzonte aperto universalisticamente alla verità, intesa hegelianamente come processo di auto-coscienza storica e sintesi di ontologia e assiologia, dell'esperienza umana nella storia. Nella sua proposta di ontologia dell'essere sociale riconosce razionalmente la natura solidale e comunitaria degl’uomini e l'autonomia cognoscitiva della filosofia, contrastando ogni forma di riduzionismo nichilistico, relativistico o partigianamente ideologico. Viene definito un strenuo difensore dello statuto veritativo della filosofia da una parte, e deciso oppositore di ogni fraintendimento relativistico dall’altra. Intende il capitalismo come totalità economica, politica e culturale da indagare in tutte le sue dimensioni. Propone di suddividerlo filosoficamente e idealisticamente in tre fasi: capitalismo astratto, capitalismo dialettico con una proto-borghesia illuministica o romantica, una medio-borghesia positivistica e poi  esistenzialistica, e una tardo-borghesia sempre più individualistica e libertaria; capitalismo speculativo (post-borghese e post-proletaria) in cui il capitale si concretizza come assoluto, espandendosi al di là delle dicotomie precedenti a destra economicamente, al centro politicamente e a sinistra culturalmente.  Nell'analisi filosofica del capitalismo, più volte insiste sulla critica al politicamente corretto, dove studia il concetto consterebbe dei seguenti punti nella sua concezione -- dove è considerato un'arma del capitalismo per attrarre fasce deboli a sé, nonché un'ideologia di fondo dell'occidente imperialista. ‘Americanismo’ come collocazione presupposta, anche sotto forma di benevola critica al governo statunitense. Religione olocaustica: Non aderisce al negazionismo dell'Olocausto e condanna i genocidi, ma considera la shoah un fatto non unico, utilizzato dal sionismo per legittimare le azioni di Israele tramite il senso di colpa dell'Europa. Auschwitz non può e non deve essere dimenticato, perché la memoria dei morti innocenti deve essere riscattata, e questo mondo nella sua interezza appartiene a tre tipi di esseri umani: coloro che sono già vissuti, coloro che sono tuttora in vita, e coloro che devono ancora nascere. Ma Auschwitz non deve diventare un simbolo di legittimazione del sionismo, che agita l'accusa di anti-semitismo in tutti coloro che non lo accettano radicalmente, e che non sono disposti a derubricare a semplici errori i suoi veri e propri crimini. Teologia dei diritti umani, che considera -- come altri filosofi marxisti come LOSURDO (si veda), o comunitaristi -- solo un grimaldello e un paravento del capitalismo per imporsi ed eliminare, in realtà, i diritti dei popoli e dei lavoratori, attuando il liberismo e l'imperialismo globali. “Antifascismo in assenza completa di fascismo. L’antifascismo, positivo un tempo, è considerato un fenomeno dannoso e a favore del sistema capitalistico, visto che il fascismo (da lui deprecato soprattutto per la colonizzazione imperialistica dell'Africa e la mascalzonaggine imperdonabile dell'invasione della Grecia, è stato ormai sconfitto, volto a creare tensioni tra le diverse forze anti-sistema, e a fungere da nuova ideologia della sinistra post-comunista e post-stalinista (dopo il graduale abbandono del marxismo-leninismo avvenuto  per gli effetti della de-stalinizzazione), che diviene così inutile. Falsa dicotomia Sinistra/Destra come "protesi di manipolazione politologica". Derivata dal precedente, questa teoria punterebbe a indebolire le critiche anticapitalistiche, impedendo l'unione tra comunisti, comunitaristi e socialisti nazionalitari contro il capitale. Al contempo, anche per le nette e costanti affermazioni contro i tribalismi, i razzismi e i nazionalismi soprattutto coloniali, è da ritenersi estranea al cosiddetto rossobrunismo (i cosiddetti nazionalboscevichi) di cui fu tacciato da Evangelisti, che a suo dire si configurerebbe come una folle somma dei difetti degli estremismi opposti. L'unione di sostenitori rasati del razzismo biologico con sostenitori barbuti della dittatura del proletariato sarebbe certamente un buon copione di pornografia hard, ma non potrebbe uscire dal piccolo circuito a luci rosse del sottobosco politico.  La sua proposta politica va nella direzione di un comunismo comunitario universalistico, da intendersi come correzione democratica e umanistica del comunismo, dal momento che quello storico sarebbe stato reo di non aver messo in comune innanzitutto la verità. Quello tratteggiato da lui è un sistema sociale che costituisce una sintesi di individui liberati e comunità solidali. Non è inteso come inevitabile sbocco storicistico o positivistico di una storia che si svilupperebbe linearmente, né tuttavia in modo aleatorio, bensì in potenza, a partire dalla resistenza alla dissoluzione comunitaria innescata dall'accumulazione individuale di merci. Qui il problema dell'auspicabile democrazia viene impostato su basi antropologiche, scommettendo sulle potenzialità ontologiche della bontà del potenziale degl’uomini, ente politico-comunitaria – “zόoa politika; razionali e valutativi della giusta misura sociale – “zόa lόgon échon” -- e generica, in senso marxiano – “Gattungswesen” --  cioè in grado di costruire diversi modelli di convivenza sociale, compreso quello in cui gl’uomini, affermando la priorità etica e comunitaria per contenere i processi economici altrimenti dispiegantisi in modo illimitato e dis-umano, può realizzare le sue potenzialità ontologiche immanenti, attualmente alienate. La liberazione avverrebbe quindi a partire dal suo radicamento comunitario in cui agisce collettivamente, pur rimanendo l'individuo stesso l'unità minima di resistenza al potere. Adere al partito comunista italiano, ma presto si allontanò (essendo ostile al compromesso storico tra PCI e DC, promosso da Berlinguer e Moro), entrando poi a far parte della Commissione culturale di Lotta Continua. In seguito si iscrisse a Democrazia Proletaria durante la sua ultima fase. Dopo lo scioglimento della Democrazia Proletaria, e in seguito alla confluenza di quest'ultima in Rifondazione Comunista, si è sempre più allontanato dall'attività politica in senso stretto. In seguito manifestò critiche verso l'operaismo e il trotskismo che animavano talvolta queste esperienze della post-sinistra extraparlamentare.  Se dal punto di vista teorico si era già distanziato dalla sinistra italiana a seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica e della svolta della Bolognina, il distacco emotivo definitivo dalla sinistra avvenne con il bombardamento NATO in Jugoslavia durante la guerra del Kosovo, che ricevette il beneplacito del governo italiano. Considera questo fatto come la fine della legalità costituzionale italiana riferendosi alla violazione dell'articolo 11 e un atto di tradimento verso i valori fondanti della Repubblica Italiana. Sul tema scrisse Il bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la menzogna evidente. Molto clamore ha suscitato (anche tra le file della sinistra alternativa) la sua adesione ad alcune tesi del Campo Antimperialista per l'esplicito sostegno da questi fornito alla resistenza irachena. È stato uno dei filosofi di riferimento del comunismo comunitario, nonché animatore della rivista Comunismo e Comunità. Altre saggi: “La classe operaia non va in paradiso: dal marxismo occidentale all'operaismo italiano, in “Alla ricerca della produzione perduta” (Bari, Dedalo); “Cosa possiamo chiedere al marxismo”; “Sull'identità filosofica del materialismo storico”;  “Marxismo in mare aperto”; “Rilevazioni, ipotesi, prospettive” (Milano, Angeli); “La filosofia imperfetta”; “Una proposta di ricostruzione del marxismo ” (Milano, Angeli); “La teoria in pezzi”; “La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia” (Bari, Dedalo); “La ricostruzione del marxismo fra filosofia e scienza”; “La cognizione della crisi. Saggi sul marxismo di Althusser” (Milano, Angeli); “La rivoluzione teorica di Althusser, in Il marxismo” (Pisa, Vallerini); “La passione durevole” (Milano, Vangelista); “La musa di Clio vestita di rosso, in Trasformazione e persistenza. Saggi sulla storicità del capitalismo” (Milano, Angeli); “Il filo di Arianna. XV lezioni di filosofia marxista” (Milano, Vangelista); “Il marxismo e l’eguaglianza”, Urbino; “IV venti”; “Il convitato di pietra”; “Saggio su marxismo e nichilismo” (Milano, Vangelista); “L'assalto al Cielo”; “Saggio su marxismo e individualism” (Milano, Vangelista); “Il pianeta rosso”; “Saggio su marxismo e universalismo” (Milano, Vangelista); “Ideologia Italiana”; “Saggio sulla storia delle idee marxiste in Italia” (Milano, Vangelista); “Il tempo della ricercar” “Saggio sul moderno, il postmoderno e la fine della storia” (Milano, Vangelista); “L'eguale libertà”; “Saggio sulla natura umana” (Milano, Vangelista); “Oltre la gabbia d'acciaio”; “Saggio su capitalismo e filosofia” (Milano, Vangelista); “Il teatro dell'assurdo”; “Cronaca e storia dei recenti avvenimenti italiani”; “Una critica alla cultura dominante della sinistra nell'attuale scontro tra berlusconismo e progressismo” (Milano, Punto Rosso); “Strategia politica”; “Premesse teoriche alla critica della cultura dominante della sinistra esposta nel Teatro dell'assurdo” (Milano, Punto Rosso); “Il marxismo vissuto del Che”; “Lettere di Che Guevara a Tita Infante” (Milano, Punto Rosso); “Un elogio della filosofia” (Milano, Punto Rosso); “Quale comunismo?”; “Uomini usciti di pianto in ragione” (Roma, Manifesto); “La fine di una teoria”; “Il collasso del marxismo storico del Novecento” (Milano, UNICOPLI); “Il comunismo storico novecentesco”; “Un bilancio storico e teorico” (Milano, Punto Rosso); “Nichilismo Verità Storia”; “Un manifesto filosofico della fine del XX secolo” (Pistoia, CRT); “Gesù. Uomo nella storia, Dio nel pensiero” (Pistoia); “Il crepuscolo della profezia comunista. A 150 anni dal “Manifesto”, il futuro oltre la scienza e l'utopia” (Pistoia, CRT); “L'alba del Sessantotto”; “Una interpretazione filosofica” (Pistoia, CRT); “Marxismo, Filosofia, Verità” (Pistoia, CRT); “Destra e sinistra. La natura inservibile di due categorie tradizionali” (Pistoia, CRT); “La questione nazionale alle soglie del XXI secolo”; “Nota introduttiva ad un problema delicato e pieno di pregiudizi” (Pistoia, CRT); “Le stagioni del nichilismo. Un'analisi filosofica ed una prognosi storica” (Pistoia, CRT); “Individui liberati, comunità solidali. Sulla questione della società degli individui” (Pistoia, CRT); “Contro il capitalismo, oltre il comunismo”; “Riflessioni su di una eredità storica e su un futuro possibile” (Pistoia, CRT); “La fine dell'Urss”; “Dalla transizione mancata alla dissoluzione” (Pistoia, CRT); “Il ritorno del clero. La questione degli intellettuali oggi”( Pistoia, CRT); “Le avventure dell'ateismo. Religione e materialismo oggi” (Pistoia, CRT); “Un nuovo manifesto filosofico. Prospettive inedite e orizzonti convincenti per la filosofia” (Pistoia, CRT); “Hegel Marx Heidegger. Un percorso nella filosofia” (Pistoia, CRT); “Scienza, politica, filosofia. Un'interpretazione” (Pistoia, CRT); I secoli difficili. Introduzione al pensiero filosofico dell'Ottocento e del Novecento, Pistoia, CRT); “L'educazione filosofica. Memoria del passato, compito del presente, sfida del future” (Pistoia, CRT); “Il bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la menzogna evidente” (Pistoia, CRT); “Marxismo e filosofia. Note, riflessioni e alcune novità” (Pistoia, CRT); “Un secolo di marxismo. Idee e ideologie, Pistoia, CRT); “Un filosofo controvoglia. Introduzione a G. Anders, L'uomo è antiquato” (Bollati Boringhieri); “Le contraddizioni di Bobbio. Per una critica del bobbianesimo cerimoniale” (Pistoia, CRT); “Marx inattuale. Eredità e prospettiva” (Torino, Boringhieri); Verità filosofica e critica sociale. Religione, filosofia, marxismo” (Pistoia, CRT); “Dove va la sinistra?” (Boninsegni, Roma, Settimo Sigillo); “Comunitarismo filosofia politica” (Molfetta, Noctua); “La filosofia classica tedesca, Dialettica e prassi critica. Dall'idealismo al marxismo (Molfetta, Noctua); “L'ideocrazia imperiale americana” (Roma, Settimo Sigillo); Filosofia del presente. Un mondo alla rovescia da interpretare” (Roma, Settimo Sigillo); Filosofia e geopolitica” (Parma); All'insegna del Veltro, Del buon uso dell'universalismo. Elementi di filosofia politica” (Roma, Settimo Sigillo); Dialoghi sul presente. Alienazione, globalizzazione destra/sinistra, atei devoti. Per un pensiero ribelle” (Napoli, Controcorrente); “La comunità ritrovata. Rousseau critico della modernità illuminista, Torino, Libreria Stampatori); “Marx e gl’antichi greci” (Pistoia, Petite plaisance); “Il popolo al potere. Il problema della democrazia nei suoi aspetti filosofici” (Casalecchio, Arianna); “Verità e relativismo. Religione, scienza, filosofia e politica nell'epoca della globalizzazione” (Torino, Alpina); Elogio del comunitarismo” (Napoli, Controcorrente); “Il paradosso De Benoist. Un confronto politico e filosofico” (Roma, Settimo Sigillo); “Storia della dialettica” (Pistoia, Petite plaisance); “La democrazia in Grecia. Storia di un'idea, forza di un valore, in Presidiare la democrazia realizzare la Costituzione. Atti del seminario itinerante sulla difesa della Costituzione, Bardonecchia, Susa, Bussoleno, Condove, Borgone Susa, Edizioni Melli-Quaderni); “Sarà Dura!, Storia critica del marxismo. Dalla nascita di Karl Marx alla dissoluzione del comunismo storico novecentesco” (Napoli, La città del sole); “Il presente della filosofia italiana, Pistoia, Petite plaisance, Storia dell'etica, Pistoia, Petite plaisance,  “Hegel anti-utilitarista” (Roma, Settimo Sigillo); Storia del materialismo, Pistoia, Petite plaisance, Una approssimazione a Marx. Tra materialismo e idealismo, Saonara, Il Prato); Ri-pensare Marx. Filosofia, Idealismo, Materialismo” (Potenza, Ermes); Un trotzkismo capitalistico? Ipotesi sociologico-religiosa dei Neocons americani e dei loro seguaci europei, in Neocons. L'ideologia neoconservatrice e le sfide della storia, Rimini, Il Cerchio); “Alla ricerca della speranza perduta. Un intellettuale di sinistra e un intellettuale di destra "non omologati" dialogano su ideologie e globalizzazione” (Roma, Settimo Sigillo);  La quarta guerra mondiale, Parma, All'insegna del Veltro, L'enigma dialettico del Sessantotto quarant'anni dopo, in La rivoluzione dietro di noi. Filosofia e politica prima e dopo il '68, Roma, Manifesto); “Il marxismo e la tradizione culturale europea, Pistoia, Petite plaisance, Nuovi signori e nuovi sudditi. Ipotesi sulla struttura di classe del capitalismo contemporaneo” (Pistoia, Petite plaisance, Logica della storia e comunismo novecentesco. L'effetto di sdoppiamento” (Pistoia, Petite plaisance); “Elementi di Politicamente Corretto. Studio preliminare su di un fenomeno ideologico destinato a diventare in futuro sempre più invasivo e importante, Petite Plaisance,  Filosofia della verità e della giustizia. Il pensiero di Kosík, con Cesana, Pistoia, Petite plaisance, Lettera sull'Umanesimo, Pistoia, Petite plaisance, Una nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia, Pistoia, Petite plaisance, Lineamenti per una nuova filosofia della storia. La passione dell'anticapitalismo, con Luigi Tedeschi, Saonara, Il Prato,.Dialoghi sull'Europa e sul nuovo ordine mondiale, Saonara, Il Prato, Collisioni. Dialogo su scienza, religione e filosofia, Pistoia, Petite plaisance, Marx: un'interpretazione, Nova Europa). Prefere non definirsi marxista ma appartenente alla "scuola di Marx", e «allievo indipendente di Marx»; Elogio del comunitarismo, Controcorrente, Napoli,  Personalmente, non sono credente né praticante. Non credo in nessun Dio personale, considero ogni personalizzazione del divino una indebita e superstiziosa antropomorfizzazione, e sono pertanto in linea di massima d’accordo con Spinoza. Ma ritengo anche la religione, così come la scienza, l’arte e la filosofia, dati permanenti dell’antropologia umana in quanto tali desti durare tutto il tempo in cui durerà il genere umano  (Elementi di politicamente corretto. Convegno, Lukács e la cultura europea (II intervento)  Relazione Congresso Nazionale di DP (terzultimo intervento)  Destra e Sinistra: confronto tra P. e LOSURDO (si veda); Carmilla: I rosso-bruni: vesti nuove per una vecchia storia  Democrazia comunitaria o democrazia proprietaria?”; “Considerazioni sulla geopolitica”; “Il bombardamento etico dieci anni dopo”. Monchietto, Colletti; Marxismo, Filosofia, Scienza. L'“ultimo” filosofo marxista su la RepubblicaTorino  Addio al filosofo, In memoria, Fusaro  Un lutto veramente grande per noi di Gianfranco La Grassa, La Sala Rossa ricorda la figura e raccogliendosi in un minuto di silenzio, P., Con Marx e oltre il marxismo; Comunismo e Comunità » Laboratorio per una teoria anticapitalistica  A. Volpe e P. Zygulski, Verità e filosofia, in Monchietto e Pezzano, Invito allo Straniamento. I. filosofo, Pistoia, Petite Plaisance,  P., Elementi di politicamente corretto. E qui concludiamo con una serie di previsioni artigianali. Ricordo al lettore che questo non è ancora un Trattato di Politicamente Corretto, che ho peraltro intenzione di scrivere, in cui i cinque punti principali indicati (americanismo come collocazione presupposta, religione olocaustica, teologia dei diritti umani, anti-fascismo in assenza completa di fascismo, dicotomia Sinistra/Destra come protesi di manipolazione politologica) verranno discussi in modo più analitico e preciso. Da Intellettuali e cultura politica nell'Italia di fine secolo, Rivista Indipendenza, Da Gli Usa, l’Occidente, la Destra, la Sinistra, il fascismo ed il comunismo. Problemi del profilo culturale di un movimento di resistenza all’Impero americano, Noctua Edizioni, P.: audio congressi DP (Radio Radicale)  Intervista politico-filosofica (Repaci, P.)  «La costituzione italiana è stata distrutta per semprre con i bombardamenti sulla Jugoslavia, e da allora l’Italia è senza costituzione, e lo resterà finché i responsabili politici di allora non saranno condan morte per alto tradimento (parlo letteralmente pesando le parole), con eventuale benevola commutazione della condanna a morte a lavori forzati a vita. Eppure, questi crimini passano sotto silenzio, perché si continuano ad interpretare gli eventi di oggi in base ad una distinzione completamente finite (P., Elementi di politicamente corretto) Bobbio, Né con Marx né contro Marx, Riuniti, Roma, Storia dei marxismi in Italia, Manifestolibri, Roma, Alessandro Monchietto, Marxismo e filosofia in Preve, Editrice Petite Plaisance, Pistoia, Zygulski, P.: la passione durevole della filosofia, presentazione di Pezzano, Pistoia, Editrice Petite Plaisance, Monchietto e Pezzano, Invito allo Straniamento. I. P. filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, Zygulski,  e l'educazione filosofica, in Educazione Democratica,  Foggia, Edizioni del Rosone, gennaio, Monchietto, Invito allo Straniamento. II. Marxiano, Pistoia, Petite Plaisance, Massimo (Bontempelli);   Bentivoglio, Il senso dell'essere nelle culture occidentali (Milano, Trevisini); Formenti, Il socialismo è morto. Viva il socialismo!, Meltemi, Milano). Costanzo Preve. Preve. Keywords: fascismo, antifascism – antifascism in assenza completa di fascismo, comunita, comunitarismo, la mascalzonaggine imperdonabile dell’invasione a Grecia;colonizzazione imperialista,storia dell’etica, storia ontologico-sociale della filosofia, vico anti-capitalista. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Preve," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Grice e Prini: l’implicatura conversazionale di Dedalo e il volo d’Icaro – filosofia italiana – Luigi Speranza (Belgirate). Filosofo italiano. Grice: “I like Prini, but I won’t expect his “Discorse e situazione” to be about Firth’s context of utterance!” Pensare è infatti la maniera più profonda del nostro desiderare – “XXVI secoli nel mondo dei filosofi" (Caltanissetta, Sciascia). Tra i maggiori esponenti dell'esistenzialismo.  Studia ad Arona e Pavia sotto LORENZI. Studia SORBATTI sotto LEVI e SCIACCA. Studia l’accademia di Plotino. P. s'è legato al gruppo di gioco di filosofi che SCIACCA riune intorno a se. Quando SCIACCA si trasfere a Genova tutto il gruppo lo segue. Insegna a Genova, Perugia, Roma e Pavia. “Lo scisma sommerso” (Milano, Garzanti) analizza la spaccatura sotterranea che si è creata nella chiesa cattolica tra il magistero ufficiale e la fede e le scelte di vita dei credenti. Un tema che diviene centrale è il tema del male. Scrive “XXVI secoli nel mondo dei filosofi” -- «un ripensamento, una sorta di commiato personale dai filosofi e dai problemi che gli sono stati cari per tutta la vita. Accanto al discorso apofantico, che definisce in modo univoco il suo oggetto e che vuol dimostrare le sue verità in modo necessario, apre lo spazio per la ‘conversazione’. In “Verso una ontologia della conversazione” (Roma, Studium), risalire la dimenticanza della conversazione ad Aristotele, il quale ritene i discorsi semantici non vero-funzionali e quindi estranei al campo del linguaggio-oggetto sino del meta-linguaggio della filosofia. In “Discorso e situazione” (Roma, Studium) definisce in modo più dettagliato gl’ambiti della conversazione. Nella molteplicità dell’uso logico della ragione, delinea un esame sistematico delle diverse forme della conversazione razionale “situata”, ossia in relazione al suo proprio oggeto o topico ed al suo proprii conversatori, e precisamente la verifica come forma della prova del discorso oggettivo o scientifico, la categoria della testimonianza e la determinazione particolare come ‘forma’ della ‘prova’ della conversazione. È stata un ricerca non inutile, credo, se ha messo in luce, per un verso, contro lo scientismo, la pluralità dell’uso della ragione, e per un altro verso, la fondamentale convergenza di quelle forme del discorso razionale in una dottrina della verità ostensiva dell’essere, o un’ontologia semantica. Gl’uomini di cui la filosofia deve occuparsi sono gl’italiani concreti. In “Il corpo che siamo: introduzione all'antropologia etica” (Torino, SEI) studia i corpi degl’italiani come elementi costituiti della inter-soggettività in un’unità psico-fisica del resto. Già SERBATTI fa questo movimento verso i corpi, parlando di sentimenti fondamentali corporei. In “Il paradosso d’Icaro” (Roma, Armando) elabora la distinzione tra mero bisogni dei corpi e desideria o volonta. I bisogni, cioè le necessità di avere, si distingueno dalla volontà di essere autenticamente.  Il domandare intorno al senso di ciò che è e di ciò che si *è* un domandare che mette in questione anche i domandanti stessi.  In ‘L’ambiguità dell’essere’ (Genova, Marietti) caratterizza l’essere come ’ambiguo’: necessità assoluta (al modo di Velia), bontà o finalità assoluta, o come libertà od opposizione assoluta. Cerca queste tre modalità, ritenendole tutte essenziali all'essere e, insieme, non deducibili l’una dall'altra. Define questa sua concezione problematicismo ontologico. Dal momento che l’essere è in sé ambiguo, esso non si lascia completamente definire e dimostrare dal discorso apofantico e si presta alla conversazione. C’è un carattere ludico nell'atteggiamento del credente, quando pretende di poter mettere tra parentesi la propria fede e di essere anch'egli, nella ricerca della verità, come dice Husserl, ein wirklicher Anfänger, un vero e proprio principiante.  Fa una distinzione tra il nucleo del messaggio evangelico e le forme che esso ha via via assunto nella storia, critica delle posizioni più tradizionaliste della chiesa, specialmente in filosofia -- si veda in particolare “La filosofia cattolica” (Roma, Laterza) --, invito al dialogo tra la chiesa e la modernità tutta intera, e proposta di una nuova inculturazione, oggi, di quel messaggio evangelico. Un passagio di “ Lo scisma sommerso” mostra in modo disambiguo ciò che ha in mente. Per questa mentalità generata dalla civiltà della scienza esistono uno spazio e un tempo scientifici nei quali è impossibili proporsi di trovare, per esempio, il periodo storico di una presunta prima coppia progenitrice di tutto il genere umano o l'ubicazione dell'Eden, di cui parlano in un senso simbolico che è da determinare i primi racconti della Genesi. E andando soltanto un poco in profondità nella coscienza giuridica moderna, post-illuministica, del rapporto tra colpa e castigo, chi potrebbe oggi accettare l'idea, trasmessa dalla teologia penale di Agostino nell'interpretazione della Lettera ai Romani di Paolo, che l'umanità intera abbia ereditato da Adamo non solo la pena eterna del suo peccato, ma anche la responsabilità della sua stessa colpa?»  Altre saggi: “La metodologia della testimonanza” (Roma, Studium); “Serbatti: i sentimenti fondamentali corporei, ” (Roma, Armando); “Storia dell'esistenzialismo” (Roma, Studium); “Plotino e l'umanesimo interiore” (Milano, Vita e Pensiero); “Il potere” (Roma, Studium); “Terra di Belgirate”; Torino, Sosso); “Un filosofo che canta i Salmi. “Croce e Gentile”, Il P. sommerso; Il desiderio di essere. L'itinerario filosofico; L'ontologia del desiderio”. Flematti, “Prini”. Pietro Prini. Prini. Keywords: il volo d’Icaro. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prini” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Prisciano: l’implicatura conversazionale di Simmaco – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A philosopher and friend of Simmaco.

 

Grice Priscilliano: l’implicatura conversazionale di Nerone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. He has the distinction of being the first philosopher put to death for ‘heresy’ by the Roman Catholics. What Priscillian says is that the world is an evil place whither souls are sent as a punishment. What he implicates is that Nerone is right! Priscilliano.

 

Grice e Probo: l’implicatura dell’in-plicatura conversazionale -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. He studies under Eusebio at the same time as Sidonio, and may have assisted Eusebio in his teaching. He married the cousin of Sidonio, the daughter of Simplicio. “All very confusing, and possibly unimportant, historically speaking from the standpoint of philosophy if it were not for the fact that Sidonio coined the term ‘inplicatura’ [sic].” – Grice. Probo

 

Grice e Procle: o la diaspora di Crotone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico.

 

Grice e Prodi – l’artifice della ragione e l’implicature conversazionale dei cani di Pavlov – filosofia italiana – Luigi Speranza (Scandiano). Filosofo italiano. Grice: “While he likes semiotics, Prodi is the Italian C. L. Stevenson, who read English at Yale! No philosophy background!” Studia e insegna a Bologna. A Bologna fonda il progetto biologia cellulare. Svilupa un approccio semiotico alla biologia.  Con “Il neutrone borghese” (Bompiano, Milano), ha pubblicato anche alcuni romanzi e racconti, tra cui Lazzaro, biografia romanzata -- con riflessi autobiografici -- di Spallanzani. Il saggio “Il cane di Pavlov”; “Opera narrativa” (Diabasis, Reggio Emilia). Altre opere: “Scienza e potere” (Il Mulino, Bologna); “La scienza, il potere, la critica” (Mulino, Bologna); “Onco-logia sperimentale” (Esculapio, Bologna); “Le basi materiali della significazione” (Bompiani, Milano); “La biologia dei tumori” (Abrosiana, Milano); “Soggettività e comportamento” (Angeli); Orizzonti della genetica” (L'Espresso); Patologia Generale (CEA); “La storia naturale della logica” (Bompiani, Milano); “L'uso estetico del linguaggio” (Mulino, Bologna); Lazzaro: il romanzo di un naturalista” (Camunia, Brescia); “Onco-logia” (Esculapio, Bologna); “Gl’artifici della ragione” (Sole 24 ore, Milano); -- cunning of reason – cf. Speranza, Grice, Kantotle, Kant, Hollis, razionalismo e relativismo -- “Il cane di Pavlov” (Camunia, Brescia); “Alla radice del comportamento morale” (Marietti, Milano); “Teoria e metodo in biologia” (Clueb, Bologna); “L'individuo e la sua firma”; “Biologia e cambiamento antropo-logico” (Mulino, Bologna); “Il profeta” (Camunia, Brescia); Conferenza "P.”, Repubblica  Apprezzato anche da Dossetti, “La parola e il silenzio” (Paoline,  in riferimento ad un articolo che si rifaceva ai geni invisibili della città di Ferrero. Sul sottotitolo -- i “geni invisibili” della città. Dizionario biografico degl’italiani, istituto dell'enciclopedia. Giorgio Prodi. Prodi. Keywords: il cane di Pavlov. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prodi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Prospero: il contro-potere del Quirinale e l’implicatura conversazionale laica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pescosolido). Filosofo italiano. Studia e insegna a Roma. Studia Kelsen. Collabora con “L'Unità”. I suoi interessi sono principalmente rivolti al sistema istituzionale e la filosofia politica della sinistra. La sua filosofia e aspramente criticate da TRAVAGLIO, che lo ha accusa di "pagnottismo". Tra i punti di dissenso, vi è la posizione nei confronti della democrazia diretta, e nei confronti della fiducia riposta da Travaglio, e dal Movimento 5 stelle di GRILLO, nella intrinseca infallibilità del giudizio espresso dagl’elettori e del popolo della rete.  Sinistra Italiana. Saggi: “La politica post-classica”; “Il nuovo inizio”; “Nostalgia della grande politica”; “La democrazia mediata”; “Sistemi politici e storia”; “La filosofia politica della destra” (Newton Compton); “I sistemi politici” (Newton Compton); “Politica e vita buona, Euroma la Goliardica, Sinistra e cambiamento istituzionale”; “Storia delle istituzioni in Italia” (Riuniti); “Il fallimento del maggioritario”; “La politica”; “Teorie e profili istituzionali” (Carocci); “Lo stato in appalto. Berlusconi e la privatizzazione del politico (Manni); STATO IN APPALTO – la privatizzazione del publico -- “Politica e società globale” (Laterza); “L'equivoco ri-formista” (Manni); “Alle origini del laico” (Angeli); “La costituzione tra populismo e leaderismo” (Angeli); -- il duce dirigge – il duca di Mantova -- “Filosofia del diritto di proprietà” (Angeli); “Perché la sinistra ha perso le elezioni” (Ediesse); “Il comico della politica”; “Nichilismo e aziendalismo nella comunicazione di Berlusconi” (Ediesse); “Il libro nero della società civile”; “Il nuovismo realizzato” (Bordeaux); “Gramsci” (Bordeaux). Addio al mito del capo, Il Manifesto, Contro-potere del Quirinale, Left-avvenimenti, Prodi, l'errore più grande della sinistra europea è stato dimenticare il lavoro, il manifesto, Gravagnuolo, Grillo, il travaglio di Marco nel duello tv con Prospero l'Unità  Gl’organismi di sinistra da "Sinistraitaliana.si"  Sinistra Italiana rispolvera il Pci: nascono le nuove Frattocchie. Ma a Testaccio. Michele Prospero. Prospero. Keywords: implicatura laica, lo STATO IN APPALTO, contro-potere del quirinale, sinistra, diestra – come categorie filosofiche – il parlamento francese -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prospero” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Prosseno: la setta di Sibari – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sibari). Filosofo italiano. Pythagorean – Giamblico.

 

Grice e Prudenzio: l’implicatura conversazionale dela psisco-machia – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Portico. A career in public service. His main treatise is “Psycho-Machia,” on the soul’s fight between good vitue and evil vice. People bring suffering on themselves by making bad choices. Aurelio Clemente Prudenzio.

 

Grice e Pucci: REPUBBLICA ROMANA, o dell’implicatura conversazionale utopica di Campanella – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo italiano. Scrive alcuni trattati dove ambiva a una filosofia universale di stampo utopistico. Molto polemico contro le principali dottrine religiose dell'epoca, tanto da essere tacciato di eresia e giustiziato dall'inquisizione romana.  Della potente e ricca famiglia fiorentina dei Pucci. Scolto da un improvviso mutamento e cambiamento che lo fa decidere a darsi allo studio delle cose celesti ed eterne e a scoprire i reali motivi dei contrasti filosofici che lacerano l'Italia. Assiste personalmente alla strage degl’ugonotti nella notte di S. Bartolomeo, decide d’aderire alla tesi protestante. Controversie dottrinali gli procurarono l'espulsione dalla sua comunità calvinista. Discute del peccato originale e altresì contesta l'autoritarismo del concistoro della comunità. Quest'ultima gl’rimprove, oltre a importanti punti dottrinali come la concezione del peccato originale, della fede, e dell'eu-caristia, la sua pretesa di pro-fetizzare, ricordandogli che, con la scomparsa dei primi apostoli, il carisma profetico non esiste più. Su invito di Betti, incontra SOZZINI (si veda). Pubblica un manifesto, e poi scrive a Balbani una lettera in cui espone la sua teoria dell'innocenza naturale dell'uomo, già discussa Sozzini. L’uomo nasce e restano innocente innanzi all'uso della ragione e del giudizio. Grazie alla redenzione operata dal cristo, il peccato originale non causa dannazione quando siamo nel grembo materno. Dunque, il battesimo di un uomo che è gia naturalmente innocente per la naturale bontà della sua natura umana, e per quanto non censurabile, è INUTILE. L'eventualità della dannazione è un problema di quell’uomo che, raggiunta l'età della ragione, è in grado di distinguere il bene dal male. L’uomo è buono per natura, e a causa dell'amore del divino verso il genere umano, che ha creato l'uomo di natura buona, si fonda la filosofia. Il fondamento della filosofia, e bontà vera, è propriamente la fidanza generale nel divino nel cielo e nella terra, una fiducia fondata sulla conoscenza di del divino che è comune ad ogni uomo, una fede che si contrappone alla concezione della fede protestante, che consiste invece in una fidanza particulare che il singolo protestante ripone nel divino. È del resto la tesi sostenuta dai SOZZINI (si vedano) nel suo De Jesu Christo servatore. Sostene di aver tratto le proprie concezioni in virtù del dono dello spirito santo che, attraverso visioni, lo ispira permettendogli di preconizzare il prossimo avvento del regno del divino che provoca la conversione di ogni popolo, incluso il romano -- qualunque fosse la loro religione, sotto un'unica confessione. La redenzione operata da quel cristo riguarda infatti ogni uomo, anche i non cristiani, perché esalta la sua naturale bontà. La salvezza non costitusce un dubbio tormentoso ma è un obbiettivo che può essere raggiunto abbandonandosi con fiducia alla fede nel divino, è la fede naturale che ha Adamo, uomo naturale e immortale perché fatto a immagine e somiglianza del divino (o Prometeo) nella mente e nello spirito. Affermata la bontà naturale della specie umana, ne discende che debba essere escluso tanto che il peccato si trasmetta nelle generazioni, quanto che possa esistere una pre-destinazione semplice o doppia che sia, una per gl’eletti e una per i dannati stabilita ab aeterno. SOZZINI rispose a P. con il “De statu primi hominis ante lapsum”, obiettando che la somiglianza dell’umano col divino risiede nel fatto di essere il dominatore di tutte le cose della natura, e non nella sua immortalità. Se Adamo, l'essere naturale per eccellenza, finisce col peccare, ciò dimostra che non era affatto innocente -- visto che Adamo peca per sua libera scelta. La natura dell'uomo  non è diversa da quella d’Adamo. La salvezza dell’uomo risiede nella sua volontà di scegliere il bene, ed è sulla sua libera volontà, non sulla sua natura, che si fonda l’etica. Il suo saggio principale e “La forma della repubblica romana”. Per porre rimedio alla confusione e agli scandali regnante nella filosofia, ènecessario un libero e santo concilio al quale si vede che ogni uomo da bene di tutte le province inclinano, ma che viene rifiutato dai potenti prelati che oggi comandano non solo nella religione, ma anche nella repubblica romana. Per preparare questo concilio, è necessario che ogni uomo dabbene, all'interno dello stato romano, si organizzino in un'unione, in un collegio o comunità – res publica -- nella quale essi si governino secondo un principio comune, i, senza alienarsi da i loro principi e magistrati civili e senza entrare in polemica contro la confessione religiosa del culto vigente. Questi uomini, infatti, d'animo et tal volta anche di corpo alienato da gl’ordini et usanze di quella repubblica romana nelle quali è sono nati et allevati, conviene ch'e' vivino come forestieri nel loro natio terreno, o forastieri interamente per gli altrui paesi, è necessario ch'e' si portino molto saviamente e discretamente con i principi e magistrati de' luoghi dove essi abitano. Si tratta di un'aperta giustificazione del nicodemismo, seppure teorizzata come mezzo provvisorio allo scopo di raggiungere un fine superiore nell'interesse d’ogni uomo. L'insieme di questi collegi avrebbe formato di fatto una repubblica romana *cattolica* -- cioè ‘universale’ -- che, con l'esempio del retto comportamento dei suoi aderenti, ha col tempo acquisito il consenso della grande maggioranza della popolazione di ogni singolo stato, promuovendo così il rinnovamento dei costumi e delle diverse confessioni, fino a rifondare un'unica e universale (‘cattolica’) religione.  Gl’elementi essenziali di questo rinnovato e unificato culto dovranno essere la fede in un solo divino nel cielo e nella terra, creatore et governatore dell’universo, nel Cristo morto e risorto per redimerci, nella giustizia divina che premia i buoni e punisce i malvagi, la testimonianza degl’apostoli, il rispetto dei X comandamenti, l'orazione domenicale e le opere di carità. Tutte le questioni dottrinarie che storicamente divideno le confessioni cristiane sono sfumate da P., che vuole che sui problemi del battesimo, dell'eucaristia, della tri-nità e dell'in-carnazione non si utilizzino sottigliezze – “implicature” -- e non si creino divisioni.  I membri di queste comunità o repubblica romana dovranno essere tutti gl’uomini maggiorenni e LAICI -- dato che gl’ecclesiastici, infatti, sono evidentemente incapaci di superare le divisioni che essi stessi hanno creato -- organizzati sotto un capo, o duce – principe, dittatore -- temporaneo, provosto o console, assistito da un censore – come CATONE MAGGIORE --, che non deve avere alcun'autorità particolare, ma dove proporre le risoluzioni da approvare all'unanimità nell'assemblea o senato generale dei membri. Quando non vi è unanimità, si decide A SORTE – cf. SORTI-LEGIUM -- fra le opzioni. Una donna, dovendo essere sottoposte al marito – come Ercilia sotto Romolo -- puo assistere ma non ha alcun'autorità né diritto di voto. Il collegio (COLLEGIUM) o senato ha anche il potere di punire la cattiva condotta di un singolo membro, sino all'espulsione. Le diverse comunità si sarebbero tenute in contatto epistolare e a questo scopo è costituito l'incarico di un cancelliere e, attraverso delegati, si sono riunite in diete da tenersi periodicamente nelle terre di qualche gentilhomo o signore aderente a un collegio di una delle maggiori città d’Italia altro Roma “come Firenze, Venezia, Milano, et simili,” perché qui i convenuti alla dieta sono passati inosservati più facilmente. Se gli aderenti ai collegi devono manifestare un formale ossequio alle autorità costituite, essi devono anche proporre una, sia pur cauta propaganda per far guadagnare alla comunità nuove adesioni. Ciascuno deve mantenere il segreto della sua attività -- tramite giuramento --, essere amico dei compagni e nemico di chi è loro nemico. Per saldare insieme i membri, è opportuno che essi si sposino nello stesso ambiente, con donne sane e gagliarde per averne una buona discendenza, evitando però rapporti sessuali frequenti che, secondo P., sono nocivi alla salute fisica dell’uomo e a la salute morale della donna. Nella famiglia, il padre riveste il ruolo di capo e di sacerdote laico. Battezza egli stesso il figlio in età audulta, il quale dove crescere in una decorosa austerità, studiando nelle scuole di filosofia consigliate dalla comunità -- evitando carriere immorali, come quella ecclesiastica o avvocatesca. È a Cracovia, dove incontra Sozzini e altri dissidenti religiosi. La sua filosofia però non trova successo in nessuna confessione calvinista o luterana -- né fra gli anabattisti e i sociniani. In compenso, qui conosce Dee. Anche qui la sua indole -- Dee lo descrive come pericolosamente chiacchierone e utopico -- non venne accolta positivamente e deluso dai protestanti si ri-converte al cattolicesimo dopo un incontro con  Aldobrandini. Srive “De Christi servatoris efficacitate in omnibus et singulis hominibus” -- “L'efficacia salvifica del Cristo in tutti e in ogni uomo” -- dedicato a Clemente VIII. Qui ri-assunge e sviluppa tutta le sua filosofia su una chiesa romana, universale – “cattolica” -- ed ecumenica. Ogni uomo ha il diritto di professare una chiesa di Cristo, e il divino, grazie al suo amore universale per l'intera umanità, dove aiutare ad abbattere le barriere che separavano i culti. Condotto in carcere a Roma, conosce Bruno e Campanella. È condannato a morte per eresia, decapitato e poi bruciato sul rogo al campo de' fiori. Il puccismo però gli sopravvisse nella chiesa luterana grazie a Huber. Lettera in Rotondò, Studi e ricerche di storia ereticale. Lettere, documenti e testimonianze  In Cantimori, Per la storia degl’eretici; Felici, La riforma protestante (Carocci); Opere Lettere, documenti e testimonianze  (Firenze, Olschki); Sulla pre-destinazione (Firenze, Olschki); Cantù, “Gl’eretici” (Torino, Tipografic); Per la storia degl’eretici, Cantimori e Feist, Roma, Reale Accademia d'Italia, Cantimori, “Eretici italiani” (Firenze, Sansoni); Rotondò, “Storia ereticale” (Torino, Giappichelli); Una disputa di antropologia filosofica sul primo uomo: di fronte al naturalismo di Sozzini”, Milano, Cusl; Carta, “Eresia -- Documenti sul processo e la condanna” (Padova, Milani); “Cultura politica” (Stango, Firenze); Caravale, Il profeta disarmato. L'eresia” (Bologna, Mulino); Biagioni, L’Informatione della religione christiana (Torino, Claudiana); Vozzi, l’Informatione della religione christiana. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Pucci. Keywords: etymologia d’eretico; il profeta disarmato, nicodemismo, decapatizazione a Tornona, Roma, la repubblica romana, il censore Catone, il suffragio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pucci” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Puccinotti: l’implicatura conversazionale del boezio – filosofia sperimentale – fisici e meta-fisici -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Urbino). Filosofo italiano. Studia a Pavia e Roma. Insegna a Urbino, Macerata, e Pisa.  Il duca Leopoldo II di Toscana lo inserì in una commissione incaricata di studiare l'ipotesi di introdurre sul litorale pisano le risaie, dal punto di vista della medicina civile. Espone le sue analisi nel saggio “Sulle risaie in Italia e sulla loro introduzione in Toscana” -- conclusioni che saranno alla base del regolamento sulla cultura del riso in Toscana. Altri saggi: “Storia della febbre intermittente perniciosa (Roma), “Boezio” (Firenze); “Storia della medicina” (Firenze). Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Crusca. “Opere filosofiche”; “Del preteso paganesimo di BOEZIO (si veda)”; “In GALILEI (si veda) sono due filosofie, la speculative e la sperimentale. Galileo divide la fisica della meta-fisica; Schema della filosofia speculativa di Galilei nella gionarata prima dei dialoghi de’ massimi sistemi. La filosofia della storia riconosce se stessa per la filosofia della scienza; Diffeti delle tendenze filosofiche – e come corrreggerli; Il sentimento di amore nazionale negl’italiani esiste anche quando l’Italia è divisa; Occorre oddi dare ai congressi un principio filosofi e un fine civile; Del principio filosofico. Le filosofie son molte; ma una formula accettata e comune a tutti i filosofi ancora non esiste. Se domanda che agli scienzati si lasci la lora filosofia sperimentale; Si propone il sistema conciliativo delle due filosofie tramezzate dale matematiche; consigli ai discepoli. Invece delle filosofie speculative adoprino le matematiche per completare la filosofia sperimentale. Fisici e Meta-Fisici, La scienza della natura non si fa cogl’universali della metafisica; la filosofia della storia vien sempre dopo la storia, ossia dopo i fatti; per la scienze naturali le aspirazione agl’universali della Meta-Fisica ponno essere un fine, ma il principio in esse altro non e che l’osservazione, l’experienza, ed il calcolo. Indecisi i filosofi nel conceptire e applicare il principio dell’unita; condotti sull’esere umo il fisio-logo e il filo-sofo, il primo puo fisica-mente innoltrarse nei fenomeni piu elevate della corporeita animale e trovarvi una dimostrabile azione, attrativa di qualche imponderabile. Corrispondenza fra il carattere filosofico delle opera d’Areteo e quello della sua eta. Puccinotti. Keywords: il boezio, Leopardi, fisici e meta-fisici. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Puccinotti” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pudenziano: l’orto romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). FIlosofo italiano. Orto. Galeno wrote a treatise about him.

 

Grice e Punzo: Niso ed Eurialo, o l’implicatura conversazionle dell’amore– filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano Si laurea a  Napoli con una tesi su Kant alla luce della dottrina d’AQUINO, una in-erpeto-logia sul sistema nervoso dei serpenti, e una tsulla morale nelle lettere di Paolo. Fonda la lega contro la distruzione degl’uccelli, e l'associazione culturale trifoglio, di cui pubblica Il Trifoglio. Vive a Vivara, contribuendo a preservar Vivara da possibili scempi e tutelandone il patrimonio ambientale. Per il suo impegno a favore di Vivara ricevette il "Premio Mediterraneo" conferitogli da un'agenzia dell'ONU. Filosofo dai molteplici interessi che spaziarono dalla Commedia d’ALIGHIERI, alla botanica, all'ornitologia e alla zoo-logia, anche un profondo conoscitore della filosofia dell’antica Roma. Dedica la sua vita alla filosofia. Per lui, la filosofia costituisce il compito più importanti al quale una società deve adempiere poiché l'educazione filosofica rapresenta il punto fondativo d’ogni aggregato umano. In tale prospettiva, l’uomo, per potersi sviluppare al meglio, deve essere educato al bello attraverso la contemplazione della natura e l’arte che l’imita. La sua filosofia ha come culmine la definizione del concetto del divino assoluto, inteso come elemento distintivo dello spirito umano poiché capace di definire l'identità della persona umana rispetto alle altre forme di vita. Saggi: “Nota sull'episodio di LATINI (si veda) in ALIGHERI” (Napoli, Martello); “Della schema sessuo-logica” (Napoli, Genovese); “Erotologiche” (Napoli, Martello); “Dialogo dell'amore olarrenico” (Napoli, Martello); “L'altro viaggio” (Napoli, Denaro); “Il guardiano del verde isolotto”. Olarrenismo; pseudo-morfismo sessuale, Pari-sessualismo nevrotico; pari-sessuo nevrotici; pari-sessualismo sostitutivo; line generali per una tipologia della vita erotico-affetiva. Tipi eerotio-effettivi met-erotici – tel-erotici, cat-erotici; schema generale per un superamento delle fondamentali impostazione sessua-logiche; critica della dottrina delle perversioni sessuali; critica del concetto di perversioni sessuali; critica del significato pato-logico attributo all’amore; critica della condanna morale implicita; superamento della dottrina della perversione sessuale; essenza e significato della sessualita psichica; amore e sessualita, struttura della sessualita psichica, l’amore come anistonia psico-sessuale, la gradualita della sessualita psichica; principi per una classificazione dell’epi-tomia psico-sessuali; orientamento per una classificazione psicologica delle anistnoia psico-sessuali, complessione psico-eterante ego-tropica ed etero-tropica, orarrenismo erotico, maschilita complementare e maschilita olarrenica, amore elorrenico, la casistica, la storia e la filosofia, concezione etico-psicologica, etico-sociale, sesso-logia, tendenze erotiche, Zenone di Velia, amato da Parmenide di Velia; Alcibiade amato da Socrate. Il caso di Callia e Autolico citato nel Fedone, il simposio di Senofonte, Diogene Laerzio, Ariano, Atico, amore virile, virilta, virtu, maschio, Nicomaco, amato da Teofrasto, trattarello sull’amore di Teofrasto, trattarello sull’amore di Aristotele (erotikos a) dove si discute quattri IV questioni (tetra), peripatetici del lizio sull’amore, Eraclide, Clearco, e Geronino. Prolegomeni eroto-logici. Schema generale per un superamento del concetto d’omosessualita – critica e superamento di stesso – fondamentale discriminazione dei fenomeni confuse come omosessualita -- Giorgio Punzo. Punzo. Keywords: erote, amore, amante, amato, amare, la setta di Velia, Frontone ed Antonino, Adriano, Niso ed Eurialo, il tutore, l’allievo, la filosofia nell’antica Roma, didattica, dialettica, filosofia togata, toga virile, cupido, il divino, il convito, il bello. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Punzo” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Purgotti: l’implicatura conversazionale metrica, o chemica filosofica nel lizio – filosofia italiana. Luigi Speranza (Cagli). Filosofo italiano. Dei lincei. Dei georgo-fili di Firenze. Studia a Roma sotto AMELIA e PALLIERI. Insegna a Perugia. Spazia dalle scienze fisico-chimiche all'idro-logia minerale, dalle scienze matematiche alle filosofiche con particolare riguardo alla teoria dell’atomo. Questa memoria la patria che dagli scritti e dalle virtu del sommo scienziato ha tanto lustro ed onore nato in Cagli. Qui riposa insigne chimico e matematico esempio raro di virtu domestiche e civile.  Pubblica nel “Giornale scientifico letterario di Perugia”. “Lettere ad un amico intorno a vari filosofici argomenti”; “Riflessioni sulla teoria dell’atomo”; “Trattato di chimica applicato specialmente alla medicina e alla agri-coltura”; “Trattato elementare di chimica applicata specialmente alla medicina”; “Trattato elementare di chimica applicata specialmente alla medicina e alla agricoltura”; “Intorno all'azione dell'acido solfo-idrico sul solfato di protossido di ferro”; “Osservazioni intorno a varie inesattezze che allignano nei moderni corsi di matematica elementare”; Riflessioni sopra un opuscolo che porta per titolo se si possa difendere, ed insegnare non come ipotesi, ma come verissima, e come tesi la mobilita della terra, e la stabilita del sole da chi ha fatta la professione di fede di Pio IV”; “Elementi di aritmetica, algebra, e geo-metria”; “Studi chimici sull’acque minerali di Valle Zangona”; “Intorno agl’usi ed effetti dell’acue minerali”; “Riflessioni sulla teoria dell’atomo”; “Chimica”; “Analisi dell’acque minerali di S. Gemini”; “Aritmetica e algebra”; “Chimica organica”; “Saggio di filosofia chimica”; “Geo-metria”; “Problemi tratti dagl’elementi di Aritmetica”; “Algebra e geo-metria”; “Nozioni elementari ragionate del calcolo aritmetico”; “Intorno al primitivo insegnamento di la scienza della quantità”; “Chimica in-organica”; “Metalli delle terre aride e metalli propriamente detti”; “Elementi d’aritmetica ragionata”; “Elementi d’aritmetica, algebra e geo-metria”; “Lettere filosofiche, principalmente risguardanti l'elementare insegnamento delle scienze”; “Chimica in-organica”; “Metalloidi”; “Compendio di nozioni farmaceutiche ad uso degli studenti”; “Esposizione delle avvertenze teorico-pratiche le più interessanti per ben preparare, conservare ed apprestare i farmaci”; “Sul fluido bio-tico e le sue influenze nei moti delle tavole e dei pendoli indovini e nel magnetismo animale e nelle manifestazioni spiritualiste”; “Nozioni elementari intorno all'algorismo sui numeri interi estratte dal trattato d’aritmetica ragionata”; “Chimica in-organica”; “Metalli”; “Chimica organica e nozioni le più interessanti di chimica agraria e filosofia”; “Studi chimici sulle sorgive minerali del distretto di Civita Ducale presso il velino nel secondo Abruzzo Ulteriore”; “Sull'acqua salino-ferruginosa di Giano”; “Chimiche ricerche”; “Elementi d’algebra”; “Elementi d’aritmetica”; “Elementi di geo-metria” “I segreti dell'arte di comunicare le idee negl’elementi delle scienze esatte ed i difetti che anche attualmente vi sono coperti dal falso manto della matematica evidenza svelati dalla filosofica investigazione”; -- cf. Grice, “Dell’arte di comunicare le idee svelata dalla filosofica investigazione” -- “Esercizi aritmetici”; “Idro-logia minerale del distretto di Civita Ducale nel secondo Abruzzo Ulteriore”;  “Intorno ai meta-fisici”; “Idro-logia narnese o rapporto degli studi chimici sull’acque potabili e minerali di Narni fatti per cura dell'inclita giunta municipale della stessa città”;“Delle acque minerali di San Galgano di Perugia”; “Memorie istoriche per il conte Scotti, seguite dai relativi studi analitici intorno alla nutrizione”; “Frammenti tratti dalla chimica animale”; “Sulle sorgenti acidule-ferro-manganesiache di Monte Castello Vibio”; “Studi chimici, seguiti da una relazione intorno alle loro virtù medicamentose”;; “Intorno dei corpi organici naturali inserito nell'Apologenico”; “Osservazioni”; “Intorno all’azioni cata-litica”; “La forza”; “Intorno agl’esami lizeali”; “Vaganti idee”; “Delucidazioni intorno alla forza”; “Euclide e la logica naturale -- riflessioni”; “Compendio di nozioni farmaceutiche”; “Raccolta di cognizioni teorico-pratiche per ben preparare, conservare ed apprestare i farmaci, le quali sono utili al medico, e indispensabili al farmacista”; “Trattatello sull'arte di ben scrivere le ricette nell’italiano usando i pesi metrici”; “Intorno ai saggi idrotimetrici delle acque potabili”; “Esame critico della forza”; “Sulla necessità di EScludere lo studio della geo-metria dai pubblici ginnasi e l'Euclide dai licei”; “Intorno alle odierne difese degl’antichi errori nell'insegnamento delle matematiche”; “Cicaloate polemiche”; “Intorno alla combustione”; “Cosa e la fisiologia”; “Uno scherzo scientifico”; “Dizionarietto biografico cagliese. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sebastiano Purgotti. Purgotti. Keywords: implicatura metrica, filosofia chimica, il fluido bio-tico nella manifestazione degli spiriti, algorismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Purgotti” – The Swimming-Pool Library. Purgotti.

 

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