Grice e Paccio: l’accademia e
l’implicatura conversazionale nella Roma antica – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. An orator and firned of Plutarco. A
member of the Accademia.
Grice e Pace: l’implicatura conversazionale di Boezio
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Berga). Filosofo italiano Grice: “I love the fact that Pace, like me, is a Protestant, and
married one! This should deduce the defeasibility of non-monotonicity: ‘all
Italians are Catholic;’ he surely wasn’t --- and neither is Speranza, or
Ghersi, two other fervent ‘protestanti’!” Grice: “I love Pace – in a way he reminds me
of myself when I was teaching Aristotle’s Categoriae at Oxford! – A good thing
about Pace is that he stopped saying that he was commenting on Aristotle – his
Casaubon edition is still very readable – and tried to compose his own
‘Institutiones logicae,’ as he did – As Kneale once told me, ‘This made Pace a
logician, and not just a commentator!” -- Italian essential philosopher. Studia
a Padova, dove fu allievo di Menochio e Panciroli. Aderì alla religione
riformata e intimorito dagli ammonimenti delle autorità religiose patavine, si
rifugiò a Ginevra, il principale centro del Calvinismo. Divenne professore. Traduce
Aristotele – “In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum: Commentarius
analyticus.” Ottenne la cattedra a Heidelberg. Pronuncia una famosa
prolusione, De iuris civilis difficultate ac docendi method, È coinvolto in una
polemica con Gentili. Gentili, non avendo ottenuto la cattedra di Istituzioni
alla quale aspira, accusa Pace di averlo boicottato e gli rivolse delle offese
in un componimento poetico indirizzato a Colli. Offeso, lo denuncia davanti al senato
accademico, costringendolo infine a lasciare Heidelberg per Altdorf. Ha
anch'egli fastidi con le autorità accademiche di Heidelberg per le sue simpatie
per il Ramismo. Insegna a Sedan, Ginevra, Montpellier, Nîmes, Aiax, e Valence.
Rese pubblica la sua abiuria al protestantesimo. Ha la cattedra a Padova e scrive
De Dominio maris Adriatici, un saggio a favore della repubblica di Venezia che
gli valse anche il cavalierato. La sua edizione dell’Organon d’Aristotele LIZIO
e inclusa in un'edizione delle opere d’Aristotele
edita da Casaubon ed ha ampia diffusione. Pubblica a Sedan le Institutiones
logicae e a Francoforte il suo importante commento In Porphyrii Isagogen et
Aristotelis Organum, Commentarius Analyticus. Altri sggi: Imp. Caes. Iustiniani
Institutionum libri IV, Adnotationibus ac notis doctiss. scriptorum illustrati
& adaucti. Quibus adiunximus appendicis loco, leges XII tab. explicatas.
Vlpiani tit. XXIX adnotatos; Caii libros II Institut. Studio & opera
Ioannis Crispini At. In ac postrema editione accesserunt” Ginevra, Vignon. Ἐναντιόφαν.
seu Legum conciliatarum centuriae III, Spirae, Albini; De rebus creditis, seu
De obligationibus qua re contrahuntur, et earum accessionibus, ad quartum
librum Iustinianei Codicis, Commentarius; accesserunt tres indices, Spirae
Nemetum, Albinum; Tractatus de contractibus et rebus creditis, seu de
obligationibus quae re contrahuntur et earum accessionibus, ad quartum librum
Iustinianei Codicis, doctissimi cuiusdam I.C. commentarius. Accesserunt tres
indices, vnus titulorum, eo quo explicantur ordine descriptorum, alter eorundem
titulorum ordine alphabetico, tertius rerum et verborum in toto opere
memorabilium, Parigi: Lepreo; Isagogica in Institutiones imperiales, Lyon, Vincent, Oeconomia iuris utriusque, tam
civilis quam canonici, Lyon, Vincent, Methodicorum
ad iustinianeum Codicem libri, Lyon, Vincent,
Analysis Codicis, Lyon, Vincent, Artis Lullianae emendatae libri IV Quibus
docetur methodus, ad inueniendum sermonem de quacumque re, Valentiae: Pinellum,
De dominio maris Hadriatici, Lyon, Vincent. Benedictis, «Gentili, Scipione, Dizionario
Biografico degli Italiani, Roma:
Istituto della Enciclopedia Italiana, C. Vasoli, Scienza, dimostrazione e
metodo in un maestro aristotelico dell'età di Galilei: “Profezia e ragione” (Napoli,
Morano); Aristotelis Stagiritae peripateticorum principis Organum, Morges, Operum
Aristotelis. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. G.
Acquaviva e TuScovazzi, Il dominio di Venezia sul mare Adriatico, Milano: Giuffrè;
Franceschini, Giurisprudenza, Venezia:Ferrari,
Larroque, P., compte-rendu du mémoire de
Revillout avec documents inédits, Paris: V. Palmé, Marine Bohar, P. et sa De iuris civilis
difficultate ac docendi methodo oratio, Revue d'Histoire des Facultés de Droit.
Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. Opere open MLOL, Horizons Unlimited srl. Grice:
“A very systematic logician, and especially interesting being from Vicenza. In
fact, he came from Berga, the centre of Vicenza. Quite unlike our Occam who
came from Surrey! My special interest is in the particular treatment of
‘interpretatio’ in general. He is one of the licei, i. e. peripatetics, which
is nice. By interpretatio in general he means ‘hermeneia’. And he distinguishes
then between the MATERIA – of the vehicle of expression, say, the physical
sound – ‘vox’ – or any other physical channel one uses to signify something –
and the FORM, the signatum itself. The term he uses is “NOTA”, so a particular
bit of something – say, a tear – is a SIGN or NOTA of some affection (pathos)
in the soul. On this he builds his whole system of communication. There are two
types of NOTA, in terms of subject-predicate terministic logic – conjoined by
the copula. He is a practical logician and does not much dwell on the topic of
what relation this “NOTARE” is. But he does make the usual point that while a
THING (res) gets ‘notated’ by an idea (or passion) in the soul – this notatio
is ‘naturalis’. Whereas the notatio between a particular physical bit (say, a
tear) and some idea or passio of the soul is artificial, as any cocrodile
knows!” Grice: “Lizio is a nice Italian way to avoid the proper-name reference
to Aristotle: it’s only his Lycaeum that matters, thus called because of that
infamous statue of Apollo Lizio in riposo!” -- Opere. Keywords: dialettica,
Aristotele, Porfirio, Boezio, categoria, praedicamentum, lizio. Giulio Pace.
Pace. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pace” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Paci: l’implicatura conversazionale e la relazione
– filosofia italiana – Luigi Speranza -- (Monterado). Filosofo italiano. Grice: “Paci’s essay on Vico by far exceeds anything that
Hampshire wrote about him – magnificent title, too, “ingens sylva.” -- “There
are many things I love about Paci: first, he adored Jabberwocky, as he states
in his “Il senso delle parole.” Second, he loved Russell’s theory of relations,
as he states it in “Relazione e significati.” Third, he agrees with me that
Heidegger is the greatest philosopher of all time, as he states in his
masterpiece, “Il nulla.” Grice: “Paci used to say, with a smile, that it was
ironic that he was born in Monterado and that he had written an essay on ‘Il
nulla,’ seeing that “Monterado is, today, well, il nulla.”” Italian essential
philosopher «Avevo ben presto
compreso che il costume di Paci era quello di discutere liberamente con
chiunque di tutto, senza alcuna prevenzione o pregiudizio.» (Carlo Sini).
Tra i più espressivi rappresentanti della fenomenologia e dell'esistenzialismo
in Italia. Nato a Monterado (provincia di Ancona), intraprese gli studi
elementari e medi a Firenze e Cuneo. Nel 1930 si iscrisse al corso di filosofia
dell'Università degli Studi di Pavia, seguendo soprattutto le lezioni di Adolfo
Levi. Nel frattempo collaborò con Anceschi alla rivista Orpheus. Si trasferì
dopo due anni all'Università degli Studi di Milano dove divenne allievo di
Antonio Banfi, con il quale si laureò nel novembre del 1934 discutendo una tesi
dal titolo Il significato del Parmenide nella filosofia di Platone. Collabora
alla rivista Il Cantiere. Nel 1935 iniziò il servizio militare
nell'esercito, ma nell'ottobre del 1937 viene congedato. Richiamato nel 1943
come ufficiale allo scoppio della seconda guerra mondiale, venne catturato in
Grecia dopo l'8 settembre 1943 e inviato presso il campo di prigionia di
Sandbostel. Trasferito successivamente nella struttura di Wietzendorf, qui ebbe
modo di conoscere Paul Ricœur, con il quale riuscì in quella sede a leggere Idee
per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica di Edmund Husserl
e a costruire un rapporto di amicizia. Incominciò la sua carriera di
docente insegnando filosofia teoretica all'Pavia, mentre successe a Barié a Milano.
Dopo aver inizialmente collaborato con la rivista Filosofia, fondò la rivista
aut aut, che diresse fino al 1976; il periodico costituisce una testimonianza
dei suoi variegati interessi letterari e culturali. Il nome della rivista
richiama dei testi più famosi del filosofo danese Søren Kierkegaard, precursore
dell'esistenzialismo nel suo proposito di accogliere l'irriducibile
paradossalità dell'esistenza e l'ostacolo che questa impone al sapere.
Tra i suoi allievi più famosi ricordiamo Piana, Sini, Veca, Rovatti, Vegetti, Neri.Sini
individua l'inizio dell'intera speculazione filosofica di P. a partire da un saggio In alcune frasi della prefazione
vediamo il filosofo marchigiano, esprimere una specifica interpretazione della
filosofia dell'esistenza, dimostrandoun grado elevato di comprensione del
proprio tempo e delle proprie inclinazioni. P. giunge perciò all'esistenzialismo attraverso
lo studio dell’Accademia. Base dell'esistenzialismo di P. è la relazione,
intesa come condizione di esistenza di tutti gl’vvenimenti che costituiscono il
mondo. Evento è anche l'io, che si conosce come esistenza finita ed empirica in
rapporto ad altre esistenze. Dalla pura condizione esistenziale del fatto,
attraverso la conoscenza, P. define la condizione dell'uomo come persona morale.
L'io conoscente è la chiara forma della legge morale che fa sì che ogni io, in
quanto conosciuto e molteplice e in quanto esistenza, possa diventare soggetto
singolo come soggetto di scelta etica. Poiché in virtù del principio di
irreversibilità che, insieme al principio di indeterminazione impossibilità che
il conoscente si conosca a un tempo come conosciuto e come conoscente, è uno
dei punti di riferimento del sistema di P. la forma non è mai definitiva, e al
contempo ogni questione risolta pone sempre nuovi problemi, ne deriva che il
realizzarsi dell'esistente uomo nella forma significa un continuo progresso che
va dal passato, il quale non si può ripetere e non è annullato dal presente,
verso il futuro. Il non realizzarsi in questa forma, non seguendo il progresso
e arrestandosi a una forma di ordine più basso, costituisce l'immoralità, il
male. Il negativo come risorsa La riflessione filosofica di P. parte dalla
consapevolezza del negativo, della mancanza come base e nucleo iniziale
dell'esistenza umana. Un negativo che si fonda soprattutto sulla base del tempo
e della sua irreversibilità, che ci costringe a fare i conti perennemente con
un passato irreversibile, con un futuro sconosciuto e con un presente
inesistente perché continuamente in fuga. Ma il negativo si riflette anche
nella soggettività e nella limitazione del nostro punto di vista: non possiamo
avere nessuna visione della realtà che non sia filtrata dalla nostra
"singolarità", dal nostro essere un io. Tuttavia questa mancanza eterna,
questo limite, è nello stesso tempo una risorsa: il tempo, quindi, non è una
condanna per l'uomo, ma è ciò che permette la sua esistenza come temporalità;
d'altra parte l'alterità è risorsa proprio in quanto altro da sé. L'io infatti
si riconosce solo in quanto confrontato con un altro, e sono quindi gli altri a
dare conformazione e identità al nostro io, e questo processo è fruttuoso,
forte e orientato se il soggetto sa e si impegna a stringere relazioni.
Da qui si possono capire le due definizioni date alla filosofia paciana: l'una
dello stesso filosofo che define la sua filosofia come relazionismo, e l'altra
invece di ABBAGNANO (si veda) che lo define esistenzialismo positivo: positivo
proprio perché cerca di capovolgere l'insensatezza e la mancanza alla base
dell'esistenza in una possibilità, una risorsa di riflessione e progettualità.
La vita umana per P. si fonda infatti su un bisogno -- bisogno di senso nel
tempo, bisogno di altro. Questo bisogno si traduce in un lavoro esistenziale,
che implica un consumo: di tempo, di vita, di riflessione. Questo sistema
bisogno-consumo-lavoro sta alla base di ogni vita umana. Tuttavia l'uomo ha una
possibilità, una possibilità di salvarsi dall'insensatezza -- o di provarci,
quantomeno -- e tale possibilità si
trova nel lavoro. Il lavoro esistenziale -- inteso come l'impegno che si
investe nel condurre la propria vita -- può infatti essere orientato dalla
consapevolezza e dal continuo impegno intellettuale di ricerca di senso anche e
soprattutto mediante la relazione. Questa ricerca di senso si traduce, alla
base, nell'esercizio dell'epoché. L'epoché Termine fondamentale della
filosofia di Husserl, filosofo che P. ha come punto di riferimento, l'epoché si
traduce in una ricerca di senso continua e inesausta che presuppone un
abbandono di tutte le categorie di pensiero che siamo abituati ad utilizzare.
In questo senso è emblematico l'episodio che P. stesso racconta riguardo al suo
approccio all'epoché. Studente di filosofia, si reca nell'ufficio di BANFI, il
suo "maestro" per eccellenza, per chiedere spiegazioni sul
concetto di epoché. Banfi gli chiede di descrivere un vaso che si trova lì
vicino a loro. Tuttavia, qualunque definizione P. prova a dare -- colore, forma
geometrica, uso -- cade in una categoria di giudizio posteriore all'oggetto
stesso, o comunque soggettiva -- il colore dipende dalla luce, la forma
geometrica si rifà a categorie astratte che l'uomo ha inventato, l'uso è
indipendente dall'oggetto stesso. L'epoché, quindi, si costituisce come
ricerca di una visione originaria. Compito difficilissimo -- Husserl lo define
impossibile ed inevitabile -- l'esercizio dell'epoché non si deve tradurre in
un'impossibilità di giudizio, ma nella consapevolezza che qualunque giudizio è
parziale, soggettivo. Se applicata alla vita, all'esistenza, l'epoché si
traduce in una continua ricerca dell'originario, della verità, di una verità
ulteriore che si annida nel mondo, negl’altri, negl’oggetti, nei luoghi, in
tutto ciò che forgia la nostra esistenza. Una verità che l'uomo può cercare, e
che si annida nel percorso stesso di ricerca e riflessione, e soprattutto nella
capacità di creare relazioni autentiche. In “Tempo e verità” P. individua
nell'epoché quasi un carattere religioso, criticando la ridotta disamina del
concetto da parte di Heidegger ed Lévinas, che lo considerarono come se si
trattasse di un metodo puramente gnoseologico. Relazione e riflessione La
relazione è per P. qualcosa di fondamentale e ulteriore dotato di un profondo
significato esistenziale. P. scrive che la relazione prescinde i due soggetti
che la intrecciano. È un concetto nuovo, terzo, che è tanto più significativo
quanto più i soggetti sono disposti a farsi mutare consapevolmente da essa e
dal lavoro di riflessione che ne segue. La relazione va cercata, coltivata,
resa e mantenuta continuamente autentica, anche se conflittuale. La riflessione
infine, come salvezza dall'irreversibilità del tempo, ricrea e analizza il
passato per ricercarne ancora il senso, e proiettare questa ricerca nel futuro
di un progetto. Epoché, riflessione e relazione costituiscono, riassumendo, il
lavoro esistenziale di ricerca di senso. La filosofia di P. si traduce
dunque in una continua, consapevole e dolorosa ricerca di un senso che possa
capovolgere la situazione tragica dell'esistenza mediante il lavoro, l'impegno.
In questo P. si distanzia da Sartre e dalle conclusioni del filosofo francese che
P. ammira e considera uno stimolo continuo per la sua riflessione. Il negativo,
infine, sempre presente nell'investigazione filosofica di P. rimane punto
essenziale della ricerca umana, laica e faticosa di un senso, di una verità
ulteriore. Altri saggi: “Il Parmenide di VELIA di Platone” -- Milano_ (cf. L.
Speranza, “Grice, Wiggins, e il Parmenide di Platone” – Principato; Principii
di una filosofia dell'essere, Modena, Guanda; Pensiero, esistenza e valore, Milano
Principato; L'esistenzialismo, Padova, MILANI; Esistenza ed immagine, Milano,
Tarantola; Socialità, Firenze, Monnier, Ingens Sylva: saggio sulla filosofia di
VICO (si veda), Milano, Mondadori; Filosofia antica, Torino, Paravia, “ Il
nulla” Torino, Taylor, “Esistenzialismo e storicismo, Milano, Mondadori, “Il
pensiero scientifico” Firenze, Sansoni, L'esistenzialismo” in Rognoni e P.,
L'espressionismo e l'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio Italiana, “Tempo e
relazione” (Torino, Taylor, Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio Italiana, “Ancora
sull'esistenzialismo” Torino, Edizioni Radio Italiana, Dall'esistenzialismo al
relazionismo, Messina-Firenze, D'Anna, Storia del pensiero presocratico,
Torino, Edizioni Radio Italiana, La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, Diario
fenomenologico, Milano, Il Saggiatore, Breve dizionario dei termini greci, in
Andrea Biraghi, “Dizionario di filosofia,” Milano, Edizioni di Comunità, Tempo
e verità nella fenomenologia, Bari, Laterza, “Funzione delle scienze e
significato dell'uomo, Milano, Il Saggiatore, “Relazioni e significati” Milano,
Lampugnani Nigri, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano, Bompiani, Enzo
Paci, Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, Il senso delle parole, Pier
Aldo Rovatti, Milano, Bompiani. Sini. Civita. Sini. Pecora Storia, aut aut; Vigorelli. P..
Civita, degli saggi di P.i,
Firenze, La Nuova Italia, Miele, La cifra nel tappeto: note su P. interprete di
VICO (si veda), Bollettino del Centro di studi vichiani. Roma, Edizioni di
storia e letteratura, Ercolani, P., il caldo romanzo di una prassi teorica, in
Il manifesto, Costantino Esposito, Esistenzialismo e fenomenologia. La crisi
dell'idealismo e l'arrivo dell'esistenzialismo in Italia, in Il contributo
italiano alla storia del Pensiero Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Bari, Laterza, Pecora, La
cultura filosofica italiana attraverso le riviste, in Rivista di storia della
filosofia, Giovanni Piana, Una ricerca ininterrotta. La lezione di P., in L'Unità,
Semerari, L'opera e il pensiero, in Rivista Critica di Storia della Filosofia, Sini,
P. Il filosofo e la vita, Milano, Feltrinelli, C. Sini, Enciclopedia ItalianaIV Appendice, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Vigorelli, L'esistenzialismo positivo Milano,
Angeli, Vigorelli, La fenomenologia husserliana Milano, Angeli, aut aut Husserl
Esistenzialismo Scuola di Milano, P., in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia. Contributo per una nuova cultura, Saggiatore; Cenni per un
nostro clima, Orpheus, Problema dei giovani. Orpheus, In margine a
un'inchiesta, « Orpheus, Appunti per la definizione di un atteggiamento,
Orpheus, Croce, Poesia popolare e poesia d'arte, Bari, Orpheus, Il nostro
realismo storico, Il cantiere, Valore della polemica per il realismo, Il
cantiere, Dialettica, metodo diairetico e rettorica nel Fedro di Platone, Archivio
di storia della filosofia, Arte e decadentismo,
Libro e moschetto, Nota sull'ultimo Mann, « Nuova Italia, ósi - Nota
sull'Etica dScheler, Nuova Italia, La filosofia del dolore, Meridiano di Roma,
La filosofia della vita, Meridiano di Roma, La vita contro lo spirito, Meridiano
di Roma, Filosofia dell'immanenza, Meridiano
di Roma, Il mondo come induzione nemica, Torino, Meridiano di Roma, Il
significato del Parmenide di VELIA nella filosofia di Platone, Messina- Milano,
Principato, I dialoghi giovanili fino al Cratilo; Il Fedone, il Simposio, il
Fedro; La Repubblica, Il Parmenide; Il Teeteto. Il Sofista; Politico, Filebo,
Timeo e le idee numeri. Filosofia della
natura e filosofia della scienza, Rivista di filosofia, Una metafisica
dell'individualità a priori del pensiero, Logos, Nota sull'Etica di Scheler, Nuova
Ita lia, Disegno di una problematica del trascendentale anteriore al pen
siero moderno, Archivio di storia della filosofia, La scuola di Marburgo,
Meridiano di Roma, Appunti, Vita giovanile, Orientamenti del pensiero
contemporaneo, Vita giovanile, La logica del tuono, Vita giovanile’ L'idealismo
di Banfi, « Vita giovanile », Marconi
genio latino, in Liceo scientifico Marconi di Parma. Annuario, Parma. Spinoza, Ethica, passi scelti, collegati e
tradotti, introduzione e note, Milano, Principato. Ree. di Lombardi,
Kierkegaard, Firenze, Nuova Ita lia; Principi di una filosofia dell'essere,
Modena, Guanda, La dialettica dell'essere; Il problema della fenomenologia; Il
mondo ideale e la deduzione dell'unità e del molteplice; Filosofia della natura
e filosofia della scienza. La natura come esistenza; L'esistenza dell'uomo, La
scelta e la vita degl’altri. L'essere spirituale; La filosofia e le forme dello
spirito) La vita morale; La vita dell'arte; La vita religiosa; Orientamenti del
pensiero contemporaneo, DOTTRINA DELLA FILOSOFIA FASCISTA, II senso della
storia, « Corrente di vita giovanile,
-Parole di Antonio Pozzi, « Corrente di vita giovanile », Pensiero,
esistenza e valore, Milano, Principato, L'atto come problema; Idea e fenomeno
logia della ragione; Temi fondamentali del pensiero di Husserl; La filosofia
dei valori; Il pensiero di Lask; Scheler e il problema dei valori; Personalità
ed esi stenza nel pensiero di Kierkegaard; Il problema dell'esistenza;
Introduzione all'esistenzialismo di Jaspers; X - Umgreifende e comunicazione
nel pensiero di Jaspers; Jaspers e lo scacco del pensiero; Esteriorità ed
interiorità - La vita come ricerca;
Valori ed opere; Concretezza e dialettica dell'essere; La struttura dell'esistenza. Introduzione
all'esistenzialismo di Jaspers:, La coscienza infelice, Logos, L'Umgreifende,
Logos; LA COMUNICAZIONE, Logos, Il problema dell'esistenza, Studi filosofici,
Studi su Kierkegaard, Studi filosofici, L'atto come problema, « Studi
filosofici, Arte, esistenza e forme dello spirito, Studi filosofici, Gli studi
di filosofia, Meridiano di Roma, Spirito e la filosofia dell'esistenza, Meridiano
di Roma, - Esistenzialismo gnoseologico, « Corrente di vita giovanile, Presentazione
di K. Jaspers, « Corrente di vita giovanile; Nietzsche, Antologia, introduzione
e scelta di E. Paci, Milano, Garzanti. Platone, Teeteto, introduzione,
traduzione e note di P., Milano, Mondadori. Ree. di A. Guzzo, Sic vos non
vobis, Napoli, Studi filosofici, Ree. Di Volpe, Critica dei principi logici,
Messina, Studi filosofici; Ree. di Abbagnano, La struttura dell'esistenza,
Torino, Studi filosofici, Ree. di M. Sciacca, La metafisica di Platone, Napoli,
Studi filosofici, Il significato storico dell'esistenzialismo, Studi filosofici
», n. 1, pp. L'uomo qualunque, Meridiano di Roma, Difesa della filosofia, Congresso
di Studi Filosofici, a cura del Centro Didattico di Padova, Padova, Provveditorato.
Romanticismo e antiromanticismo, Architrave, Platone, Fedro, introduzione e
commento di P., Torino, Paravia; Fenomenologia e metafisica nel pensiero di
Hegel, Studi filosofici, Personalità e forme dello spirito, Studi critici, Milano,
Bocca, L'attualità di Platone, L'attualità dei filosofi classici, Milano,
Bocca, Il significato pedagogico dell'esistenzialismo, « Tempo di scuo- la »,
agosto-settembre, Ancora sull'esistenzialismo, « Gazzetta del popolo,
Heidegger, Che cosa è la metafisica, introduzione e traduzione, Milano, Bocca; Jaspers,
Ragione ed esistenza, prefazione e traduzione di P., Milano, Bocca. Ree. di Pellegrini,
Novecento tedesco, Milano, « Pri mato », Ree. di U. Spirito, La vita come arte,
Firenze, Primato, Ree. di P. Carabellese, Che cosa è la filosofia, Milano «
Primato, L'esistenzialismo, Padova, Milani, Kierkegaard; Nietzsche; Heidegger; Jaspers; ABBAGNANO; Conclusione; Nota
bibliografica. Socialità della nuova scuola, Firenze, Le Monnier.
L'esistenzialismo in Italia, a cura di N. Abbagnano e E. Paci, Primato, Il
cavaliere la morte e il diavolo, Tempo di scuola, Mann e la musica, Rivista
musicale italiana, Mann e la filosofia, Studi filosofici, Metodologia e
metafisica, Studi filosofici, Nascita e immortalità, Archivio di filosofi, Il
problema della immortalità; L'uomo tra razionalismo e romanticismo, Costume,
L'uomo di Platone, Costume, Ree. di Scaravelli, Critica del capire, Firenze Costume,
Esistenza ed immagine, Milano, Tarantola, pp. 198. Indice: I - Musica mito e
psicologia in Th. Mann; II - Th. Mann e la filosofia; Verità ed esistenza in T.
S. Eliot; Rilke e la nascita della terra; Valéry o della costruzione; L'uomo di Proust; Verità ed esistenza in Eliot,
« Indagine; Umanesimo e forma in Mann, « Indagine, P. Valéry, Eupalinos
preceduto da l'Anima e la danza, seguito dal Dialogo dell'albero, introduzione
di P., Milano, Mondadori. La storia come arte, Il problematicismo, Firenze,
Sansoni, La responsabilità e il problema della storia, Studi filosofici, Unità
ed esistenza, in « Atti del Congresso Internazionale di Filosofia, Roma, Milano,
Castellani. Huxley, Scienza, libertà e pace, introduzione di E. Paci, Milano,
Istituto Editoriale Italiano. Novalis, Frammenti, introduzione di E. Paci,
Milano, Istituto Editoriale Italiano. Ingens Sylva, Saggio sulla filosofia di
VICO, Milano, Mondadori, L'esistenza e l'opera; Crisi giovanile e dualismo; Medium
te mundi posui; Esistenza e immagine; Natura e pensiero; Ada integer vere sapiens;
Mito e arte; Mito e filosofia; Storia e metodologia della storia. Studi di
filosofia antica e moderna, Torino, Paravia, Mito e logos; Eraclito; Sul Fedro;
Lo Stato come idea dell'Uomo nella ' Repubblica ' di Platone; Democrito,
Platone, Aristotele; Sulle opere di Vico anteriori alla 'Scienza Nuova; Sulla 'Scienza
Nuova; La malinconia di Kant’ Il ' Preisschrift ' di Kant; Negativo finito e
fenomenico in Kant; I Frammenti ' di Novalis e il loro significato nella storia
della filosofia; Fenomenologia e metafisica nel pensiero di Hegel; L'eredità di
Hegel. Filosofia e storiografia, Rassegna d'Italia, L'altro volto di Goethe, Rassegna d'Italia,
La concezione mitologico-filosofica del logos di Eraclito, Acme; Esistenzialismo trascendentale, Rivista di
Filosofia; Ree. di Wilder, THE IDES OF MARCH, Londra, Rasse gna d'Italia »
Ree. di M. Grene, Dreadful Freedom, Chicago Rassegna d'Italia, Ree. di Lowith, Da Hegel a
Nietzsche, Torino, Rassegna d'Italia; Esistenzialismo e storicismo, Milano,
Mondadori, Il significato storico dell'esistenzialismo; L'esistenza e la
aurora dello spirito; L'esistenza e la forma; Poesia e COMUNICAZIONE; L'esistenzialismo
di Heidegger e lo storicismo; Il metodo e l'esistenza; Giudizio e valore; La
politica e il demoniaco; Pensiero e azione; La responsabilità e la storia;
Filosofia e storiografia; Eros e natura; Il problema morale; Le forme dello
spirito e il valore; Il problema critico
religioso. Il nulla e il problema dell'uomo, Torino, Taylor, Introduzione
all'esistenzialismo; Forme e problemi dell'esistenzialismo; Neokantismo ed
esistenzialismo; Mito ed esistenza; Il
nulla e il problema morale; Esistenzialismo positivo. LINGUAGGIO, comportamento
e filosofia, Archivio di filosofia, Filosofia e LINGUAGGIO, Antologia del
pensiero scientifico contemporaneo, cur. P., Firenze, Sansoni, Il significato
dell'irreversibile, Aut Aut, IL
SIGNIFICATO DEL SIGNIFICATO, Aut Aut, Marxismo e cultura, Aut Aut; Sul
significato del mito, Aut Aut; Ripeness
is ali, Aut Aut », Moby Dick e la filosofia americana, Aut Aut, Umanesimo e
tecnica, Aut Aut, Possibilità della critica e della storia dell'arte, Aut Aut, Problemi
filosofici della biologìa, Aut Aut, Il nostro giardino, Aut Aut, Fondamenti di una sintesi filosofica, Aut Aut,
Arte e metamorfosi, Aut Aut , Dialogo e cultura, Aut Aut, Empirismo e relazione
in Whitehead, Atti del Congresso Filosofico di Bologna, Milano Ree. di Lion,
Cartesio, Rousseau, Bergson, Milano, Aut Aut, . Ree. di Mila, L'esperienza
musicale e l'estetica, Torino, Aut Aut, Ree.
di Bochenski, Précis de Logique Mathématique, Bussum, Aut Aut, Ree. di AYER,
Language, Truth and Logic, London, Aut Aut, Ree. di Weinberg, Introduzione al
positivismo logico, Torino, Aut Aut, Ree. di Russell, Le Principe
d'Individuation, Revue de Métaphysique et Morale, Aut Aut, Ree. di Pra, Sul
trascendentalismo dell'esistenzialismo trascendentale, Rivista critica di
storia della filosofia, Aut Aut, Ree. di Emmet, Time is the mind of space, Philosophy,
Aut Aut, Ree. Di Broglie, Fisica e
microfisica, Torino, Aut Aut; Ree. di Il
Politico, Rivista di scienze politiche, Università di Pavia, Aut Aut, Ree. di Rossi, U'omini incontro a Cristo,
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Firenze, Aut Aut, Ree. di Croce, Intorno a Hegel e alla dialettica, in « Qua
derni della critica », « Aut Aut; Filosofia dell'Io e filosofia della
relazione, « Aut Aut », Schoenberg..., «
Aut Aut, Sul problema dell'utile e del vitale, « Aut Aut » Civiltà e valore, «
Aut Aut », Schemi e figure, « Aut Aut », Alain e la paura dell'Europa, « Aut
Aut », Negatività e positività in Wittgenstein, « Aut Aut, Sull'estetica di
Dewey, « Aut Aut », Studi italiani di estetica, « Aut Aut », Relazione forma e
processo storico, « Aut Aut », Organicità e concretezza della forma estetica,
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psicoanalitica dell'angoscia, Archivio di filosofia; Filosofia e
psicopatologia; Possibilità e relazione, Rivista di filosofia; Alain et notre
libertà, La nouvelle revue francaise, Paris (Hommage à Alain).Ree. di B.
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corno historia, San Paulo; Aut Aut », Ree. di R. Mondolfo, Il materialismo
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del diritto e dello stato, Milano, Aut Aut; L'esistenzialismo, in
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Marcel, Lavelle, Le Sen ne; ABBAGNANO; Esistenzialismo e letteratura. La mia
prospettiva estetica, in La mia prospettiva estetica, Brescia, Morcelliana, La
criticità della filosofia, « Aut Aut », La relazione, « Aut Aut », La vita come
amore, « Aut Aut; Relazione e tempo, « Aut Aut », Un convegno di filosofia, «
Aut Aut », Prospettive empiristiche e relazionistiche in Whitehead, « Aut Aut
Semantica e filosofia, « Aut Aut », Valéry precursore della semantica, « Aut
Aut », Implicazione formale e relazione temporale, « Aut Aut », Sul problema
della persona, « Aut Aut », Definizione e funzione della filosofia speculativa
in Whitehead, « Giornale critico della filosofia italiana », nArte e
comunicazione, « Galleria, Quantità e qualità, « Civiltà delle macchine », Sul
primo periodo della filosofia di Whitehead, « Rivista di filo sofia »,
Kierkegaard e la dialettica della fede, « Archivio di filosofia», n. 2
(Kierkegaard e Nietzsche), Ironia, demoniaco ed eros in Kierkegaard, « Archivio
di filosofia, Kierkegaard e Nietzsche), Sul principio logico del processo, «
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nevrosi della filosofia, Congresso di
Filosofia », Roma-Milano Ree. di Mann, Nobiltà dello spirito, Milano; « Aut Aut
, Ree. di Wells, Process and Unreality, New York; Aut Aut », Ree. di J . Prévost, Baudelaire, Paris; Aut
Aut »,Ree. di R. Girardet, La società militaire dans la Trance con- temporaine,
Paris; Aut Aut», Tempo e relazione, Torino, Taylor, Intro duzione; I I -
Filosofia dell'Io e filosofia della relazione; Angoscia dell'Io e relazione; LINGUAGGIO,
comportamento e filosofia; Negatività e positività in Wittgenstein; Wittgenstein
e la nevrosi della filosofia; Il significato dell'irreversibile; Relazione e
situazione; Possibilità e relazione; Sul principio logico del processo;
Relazione forma e processo; Relazione e civiltà; Dewey e l'interrelazione universale; Tempo
realtà e relazione nella filosofia americana; Esperienza e relazione
nell'estetica di Dewey; Arte e relazione; Relazione e irrelazione; Relazione e
irreversibilità; Relazione e linguaggio filosofico; Implicazione formale e
implicazione temporale; Linguaggio perfetto e situazione quotidiana; Quantità
e qualità; La tecnica e la libertà dell'uomo; L’ORTO e L'epicureismo, in Grande
antologia filosofica, cur. Padovani, Milano, Marzorati, Appunti per i rapporti
tra filosofia, scienza empirica e sociologia, Filosofia e sociologia, Bologna,
Il Mulino, pp. Interpretazione del teatro, « Aut Aut », Il cammino della vita,
« Aut Aut; Appunti sul neopositivismo, « Aut Aut, Kierkegaard contro
Kierkegaard, Aut Aut, Angoscia e relazione in Kierkegaard, « Aut Aut; Angoscia
e fenomenologia dell'EROS, Aut Aut; Il cuore della vita, « Casabella »,
Ripetizione, ripresa e rinascita in Kierkegaard, « Giornale cri- tico della
filosofìa italiana; Unità e pluralità del personaggio, in Teatro, mito e
individuo, Milano, Laboratorio, Whitehead e Russell, «Rivista di filosofìa», Il
significato dell'introduzione kierkegaardiana al concetto della angoscia, «
Rivista di filosofia », Storia e apocalisse in Kierkegaard, « Archivio di
filosofia, Apocalisse e insecuritas; La tecnica e la libertà dell'uomo, «
Civiltà delle macchine », Ritorno alla sociologia, « Civiltà delle macchine, Nota
sul « Congresso intemazionale di filosofia di San Paolo », « Aut Aut »,
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della conoscenza storica, Napoli, Libreria Scientifica Editrice; Esistenza
natura e storia, « Aut Aut », Esperienza conoscenza storica e filosofia, Aut
Aut; Sul significato dell'opera di Einstein, « Aut Aut, L'ironia di Mann, « Aut
Aut », Due momenti fondamentali dell'opera di Th. Mann, « Aut Aut », Su due
significati del concetto dell'angoscia in Kierkegaard, « Orbis litterarum; Critica
dello schematismo trascendentale, Rivista di filosofia; Silenzio e libertà del linguaggio
nel neopositivismo, Archivio di filosofia (SEMANTICA), L'appello di Einstein, «
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Edizioni Radio Italiana,La notte bianca; II - La vita vivente; III - Un nomade
a Pietroburgo; IV - Il puro folle; V - Satira ed epica del demoniaco; VI - Voci
di fanciulli sulle tombe dei padri; VII - Viva i Karamàzov! Ancora
sull'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio Italiana: ntroduzione
all'esistenzialismo; Heidegger; Jaspers; Marcel, Lavelle, Le Senne; Esisten
zialismo teologico; Aspetti letterari; L'esistenza negativa in Sartre;
L'esistenza diabolica in Mann; La positivizzazione dell'esistenzialismo; ABBAGNANO;
Sartre e il problema del teatro; L'esistenzialismo nella filosofia
contemporanea; L'eredità di Husserl e l'esistenzialismo di Merleau-Ponty. Hegel
e il problema della storia della filosofia, Verità e storia: Un dibattito sul
metodo della storia della filosofia, Asti, Arethusa, Nota su «Altezza reale»,
«Aut Aut; Sul senso e sull'essenza, « Aut Aut, La natura e il culto dell'Io, «
Aut Aut », Appunti su un convegno, « Aut Aut; Filosofia e antifilosofia, « Aut
Aut; Filosofia e linguaggio perfetto (risposta a una lettera di A. Ve- daldi),
« Aut Aut, Funzione e significato del mito, « Giornale critico della filosofia
italiana », Processo, relazione e architettura, «Rivista di estetica», Sul
concetto di 1 precorrimene ' in storia della filosofia, « Ri vista critica di
storia della filosofia », Problematica dell'architettura contemporanea, «
Casabella », n. 209, Critica dello schematismo trascendentale (II parte), «
Rivista di filosofia », Immanenza e trascendenza (Convegno promosso
dall'Istituto di filosofia dell'Università di Milano), « Il Pensiero, Interventi di P.: Sulla relazione Dal Pra;
Sulla relazione Antoni, Sulla relazione Guzzo; Sulla relazione Allmayer; Sulla
relazione Spirito, Processo esistenziale, processo naturale, processo storico,
« Anais de Congresso Internacional de Filosofia de Sào Paulo », San Paolo, La scienza e l’enciclopedia
filosofica, « Civiltà delle macchine, Vivere nel tempo, « Civiltà delle
macchine », IF. Woodridge, Saggio sulla natura, introduzione di P., Milano,
Bompiani; Dall'esistenzialismo al relazionismo, Firenze, Anna: Prospettive
relazionistiche; Il fondamento storicistico del relazionismo; Il consumo
dell'esistenza e la relazione; La struttura relazionale dell'esperienza; Whitehead
e il relazionismo; Relazionismo e relatività; Relazionismo e schematismo trascendentale; La
verificazione nel neopositivismo; Relazionismo e naturalismo; Orientamento
estetico relazionistico; Permanenza ed emergenza nel LINGUAGGIO; Sul
significato del mito; Senso essenza e natura; Tempo e natura. Storia del
pensiero presocratico, Torino, Radio, La filosofia greca e i suoi rapporti con
l'oriente; Le origini autonome della filosofia greca; La scuola di Mileto o i
primi pitagorici; Eraclito di Efeso; Senofane e Parmenide di VELIA; Zenone di VELIA
e Melisso di Samo; Il pitagorismo nell'età di FILOLAO; EMPEDOCLE di GIRGENTI;
Anassagora di Clazomeno; La scuola di Abdera; Protagora di Abdera; Gorgia di LEONZIO;
Prodico di Ceo; Antifonte sofista; Ippia di Elide; Logos e natura; Letteratura
e pensiero filosofico; Eschilo e la polis; Pensiero e poesia in Sofocle; La
visione filosofica in Euripide; Antifilosofia e filosofia in Aristofane;
Scienza, tecnica e mito; Natura e cultura; Medicina e filosofia; Filosofia,
arte e musica;Filosofia e storiografia; La filosofia contemporanea, Milano,
Garzanti, L'eredità di Kant; Spiritualismo, positivismo e neocriticismo; Le
conclusioni dell'idealismo; Storicismo e filosofia dei valori; Pragmatismo e
realismo; Processo e organicità; La fenomenologia e il mondo della vita;
Esistenzialismo e ontologismo; Empirismo logico e fenomenologia della
percezione; Fenomenologia dei processi in relazione, « Aut Aut », Giallo e
nero, Aut Aut, Schematismo trascendentale, Aut Aut, Hartmann e la tradizione
?netafisica, Aut Aut, Banfi, « Aut Aut », n. 42, pp. 499-501. Per la logica di
Husserl, « Aut Aut » Sul significato del platonismo in Husserl, Acme,
L'architettura e il mondo della vita, « Casabella, Il metodo industriale, l'edilizia e il problema
estetico, « La casa », Roma, ed. De Luca. Scienza ed umanità nella storia del
pensiero scientifico italiano, in « Mostra storica della scienza italiana »,
Milano, Pizzi, Relazionismo e realtà sociale, « Criteri », nAntonio Banfi, «
Raccolta Vinciana. Necrologie », L'estetica come richiamo all'esperienza
(riassunto), congresso di estetica (Venezia) Torino, Edizioni della rivista di
estetica, Recc. di Husserl, Ideen zu einer Phànomenologie und phà-
nomenologische Philosophie, Die Krisis der europàischen Wissenschaften und die
transzendentale Phànomeno logie; Erste Philosophie, Den Haag, Aut Aut », Ree.
di C. S. Peirce, Caso, amore e logica, Torino « Aut Aut », Ree. di Beth Mays,
Etudes d'epistemologie génétique, Paris, Aut Aut », Ree. di C. Cascales,
L'humanisme de Ortega Y Gasset, Paris, Aut Aut », Ree. di P. Rossi, Bacone, dalla magia alla
scienza, Bari « Aut Aut », Ree. di R. Pettazzoni, L'essere supremo nelle
religioni primi tive, « Aut Aut »,Ree. Di Mumford, La condizione dell'uomo,
Milano, Aut Aut», Ree. di G. Friedmann, Le travail en miettes, Paris, Aut Aut
», nDizionario di filosofia, a cura di A. Biraghi, Milano, Edizioni di
Comunità. Voci: Eleati; Eraclito; Atomismo; GIRGENTI; Anassagora; Socrate;
Cinici; Cirenaici; Megarici; Platone; Aristotele; Romanticismo; Neopositivismo;
Relazione; Etica; Libertà; Arbitrio; Bene; Determinismo-indeterminismo; Dovere;
Respon- sabilità; Eudemonismo; Virtù; Saggezza; Azione; Violenza; Estetica;
Forma; Sublime; Catarsi. In appendice a cura di E. Paci: Breve dizionario dei
termini greci, pSamuel Alexander, in Les grands courants de la pensée mon-
diale contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, Milano, Marzorati, pp. 27-48. Sul
mio comportamento filosofico, La filosofia con- temporanea in Italia, Asti,
Arethusa, La dialettica in Platone, in Studi sulla dialettica, To- rino,
Taylor, e in « Rivista di filosofia, Vita e ragione in Antonio Banfi, « Aut Aut
», In margine ad Heidegger, «Aut Aut»,
Meditazioni fenomenologiche, « Aut Aut », Schelling e noi, « Aut Aut »,
n. Tempo e percezione, « Archivio di filosofia », Il tempo), Ungaretti e
l'esperienza della poesia, « Letteratura »,
Fenomenologia e architettura contemporanea, « La casa », Roma, ed. De
Luca. Ristampato in 6601, parte prima, cap. XII. Sul significato dei Maestri
Cantori di Wagner, « L'approdo mu- sicale », La concezione relazionistica della
libertà e del valore, in « Atti del XII Congresso Nazionale di Filosofia, Venezia,
Merleau-Ponty, Elogio della filosofia, traduzione, introduzione e note di P., Torino,
Paravia. Neopositivismo e unità della scienza, introduzione di E. Paci, Milano,
Bompiani. R. Sanesi, Frammenti dall'Isola Athikte, prefazione di E. Paci,
Milano, Schwarz. Ree. di G. Pedroli, La fenomenologia di Husserl, Torino, « Aut Aut », Il nulla e il problema dell'uomo,
Torino, Taylor, Tempo, esistenza e relazione. Filosofia e antifilosofia (una
discussione con P.), GARIN, La filosofia come sapere storico, Bari, Laterza, Sulla
fenomenologia, « Aut Aut », Sartre e noi, « Aut Aut »,Sulla relazione lo-tu, «
Aut Aut », n. Esercizio sulla evidenza fenomenologic a, «Aut Aut», Sul
significato dello spirito in Husserl, « Aut Aut; Pagine da un diario, «
Archivio di filosofia, La diaristica filosofica), Filosofia e storia della
filosofia, « Giornale critico della filosofia italiana », Wright e lo « spazio
vissuto », « Casabella; Imbarazzi di B. Russell, « Inventario», Tempo e riduzione in Husserl, « Rivista di
filosofia », Per una fenomenologia della musica contemporanea, « Il Ver- ri », La
crisi della cultura e la fenomenologia dell'architettura con- temporanea, « La
casa », Roma, ed. De Luca, Whitehead, La scienza e il mondo moderno,
introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani. L. Actis Perinetti, Dialettica della
relazione, prefazione di P., Milano, ed. di Comunità. Husserl sempre di nuovo,
Omaggio a Husserl, a cura di P. Milano, Il Saggiatore, Garin, P., Prini,
Bilancio della fenomenologìa e del- l'esistenzialismo, Padova, Liviana. I testi
di P. sono: Bilancio della fenomenologia; Risposte e chiarimenti; Commemorazione
di Husserl, Wright e lo spazio vissuto, in Saggi italiani 1959 (scelti da
Moravia e Zolla), Milano, Bompiani, Aspetti di una problematica filosofica, «
Aut Aut », n. 55, pp. 1-9. La fenomenologia come scienza del mondo della vita,
« Aut Aut, Sullo stile della fenomenologia, « Aut Aut », La scienza e il mondo
in A. N. Whitehead, « Aut Aut », Sulla presenza come centro relazionale in
Husserl, « Aut Aut », n. 58, pp. 236-241. Il problema dell'occultamento della «
Lebenswelt » e del tra scendentale in Husserl, « Aut Aut », La fenomenologia
come scienza nuova, « Aut Aut », Indicazioni elementari sulla « analisi
esistenziale », « Aut Aut; Tempo e relazione intenzionale in Husserl, «
Archivio di filo sofia », n. 1 (Tempo e intenzionalità), pp. 23-48. Coscienza
fenomenologica e coscienza idealistica, « Il Verri, Ricordo di Luigi Stefanini,
Scritti in onore di L. Stefanini, Padova, Liviana; Tempo e relazione nella
fenomenologia, « Giornale critico della filosofia italiana; Scienza, tecnica e
mondo della vita in Husserl, « Il pensiero critico; Doxa e individuazione nella
fenomenologia di Husserl, « Rivi sta di filosofia; Nulla di nuovo tutto di
nuovo, in « Casa editrice II Saggiatore. Catalogo Il problema
dell'intersoggettività, « Il pensiero; Tre paragrafi per una fenomenologia del
linguaggio, « Il pensiero », Indicazioni fenomenologiche per il romanzo, «
Quaderni milanesi », G. Brand, Mondo, io e tempo nei manoscritti inediti di
Hus serl, introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani. E. Husserl, Teleologia
universale (manoscritto E III 5), tradu zione di E. Paci, in « Archivio di
filosofia; Ree. di Hocke, Die Welt als Labyrinth; Manierismus in der Literatur,
Hamburg, Aut Aut », Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Bari,
Laterza: Il senso della fenomenologia; Il signi ficato dell'intenzionalità; Tempo
e riduzione; Tempo e dialettica; Tempo e intersoggettività; Mondo della vita e
scienza del mondo della vita; Il tempo e il senso dell'essere; La fenomenologia
come teleologia universale della ragione. Husserl, Teleologia universale
(manoscritto E III 5) trad. P.; La concezione relazionistica della libertà e
del valore. Diario fenomenologico, Milano, Il Saggiatore, La phénoménologie,
in Les grands courants de la pensée mon diale contemporaine, a cura di M. F.
Sciacca, Milano, Marzorati, Qualche osservazione filosofica sulla critica e
sulla poesia, « Aut Aut; ESPRESSIONE E SIGNIFICATO; Aut Aut », Fenomenologia
psicologia e unità della scienza, « Aut Aut », La psicologia fenomenologica e
il problema della relazione tra inconscio e mondo esterno, « Aut Aut »,
Guenther Anders e l'intenzionalità della scienza, « Aut Aut », n. Merleau-Ponty,
Lukàcs e il problema della dialettica, « Aut Aut », I paradossi della
fenomenologia e l'ideale di una società razio nale, « Giornale critico della
filosofia italiana, Fenomenologia e obbiettivazione, «Giornale critico della
filo sofia italiana », Ueber einige Verwandtschaften der Philosophie
Whiteheads und der Phànomenologie Husserls, « Revue internationale de
philosophie; Relazionismo e significato fenomenologico del mondo, « Il pen
siero », Tecnica feticizzata e linguaggio, «Europa letteraria», Per una
fenomenologia dell'eros, « Nuovi argomenti, A Fhenomenology of Eros, in Facets
of Eros, The Hague, Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia
trascendentale, avvertenza e prefazione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. Gellner,
Parole e cose, introduzione di P., Milano, Il Saggiatore. Ree. di S. Freud,
Lettere, Torino, «Aut Aut », Ree. di S.
Freud, Le origini della psicoanalisi, Torino, Aut Aut, Ree. di W. Jensen,
Gradiva, Torino, « Aut Aut », Ree. di F.
Fornari, Problemi del primo sviluppo psichico, in « Rivista di Psicologia
», « Aut Aut », L'ultimo Sartre e il problema della soggettività, « Aut Aut »,
Nuove ricerche fenomenologiche, « Aut Aut », Nota su Robbe-Grillet, Butor e la
fenomenologia, « Aut Aut », Problemi di antropologia, « Aut Aut », Per una
sociologia intenzionale, Aut Aut, Struttura e lavoro vivente, « Aut Aut », A
proposito di sociologia e fenomenologia (risposta a una let tera di F.
Ferrarotti), « Aut Aut », A cominciare dal presente, « Questo e altro; In un
rapporto intenzionale, « Questo e altro, Banfi, GELLNER [cited by H. P. GRICE]
e Merleau-Ponty, « Casa editrice II Saggiatore. Catalogo Fenomenologia e
antropologia in Hegel, « Il pensiero », Bomba atomica e significato di verità,
« Il Verri », In Merleau-Ponty, Senso e non senso, introduzione di E. Paci,
Milano, Il Saggiatore. Funzione delle scienze e significato dell'uomo,
Milano, Il saggiatore: Crisi della scienza come crisi del significato della
scienza per l'uomo; L'oblio del mondo della vita e il significato del
trascendentale. La fenomenologia come scienza nuova; La correlazione universale
e la filosofia come trasformazione dell'essere in significato di verità; La
fenomenologia e l'ideale di una società razionale; Il paradosso estremo della
fenomenologia; La psicologia e la unità delle scienze; Materia vita e persona
nella teleologia della storia; La psicologia fenomenologica e la fondazione
della psicologia come scienza; La crisi dell'Europa e la storia dell'umanità;
La dialettica del linguaggio e il fondamento della storia; Il fondamento
fenomenologico della storia della filosofia; Esperienza e ragione; Scienza,
morale e realtà economica nella lotta della filosofia per il significato
dell'uomo; L'unità dell'uomo e l'autocomprensione filosofica. Natura e storia;
Soggettività e situazione; Ambiguità e verità; Prassi pratico-inerte e
irreversibilità; Uomo natura e storia in Marx; Il rovesciamento del soggetto
nell'oggetto; La dialettica del concreto e dell'astratto. Piccolo dizionario
fenomenologico. Il significato dell'uomo in Marx e Husserl, « Aut Aut », Il
senso delle parole: Lebenswelt; Struttura, « Aut Aut », nLa psicologia
fenomenologica e la fondazione della psicologia come scienza, « Aut Aut, Il
senso delle parole: Epoche; trascendentale, « Aut Aut », Il senso delle parole:
Alienazione e oggettivazione, « Aut Aut », Sociologia e condizione umana, « Aut
Aut », Il senso delle parole: Riconsiderazione; senso; causa; il cogito e la
monade, « Aut Aut », Fenomenologia e antropologia culturale, « Aut Aut », Il
senso delle parole: Sprachleib; soggettività linguistica; lan- gue et parole;
strutturalismo, fonologia e antropologia, « Aut Aut », Memoria e presenza dei
Buddenbrook, « Aut Aut », Il senso delle parole: Gradi della alienazione;
strumentammo; il corpo proprio inorganico; informale e nuova figurazione; tra
dizione e avanguardia, « Aut Aut », Follia e verità in Santayana, « Revue
internationale de philosophie », Problemi di unificazione del sapere, « De
Homine », Die Positive Bedeutung des Menschen in Kierkegaard, « Schweit- zer
Monatshefte », Alcuni paragrafi sul romanzo contemporaneo, «Europa lettera ria,
Omaggio a Mondolfo, Omaggio a R. Mondolfo, Città di Senigallia, Atti del
Consiglio Comunale, Urbino, S.T.E.U., Problemi di unificazione del sapere, in L'unificazione
del sapere, Firenze, Sansoni, A. N. Whitehead, in Les grands courants de la
pensée mondia le contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, terza parte, voi. II,
Milano, Marzorati, Annotazioni per una fenomenologia della musica, « Aut Aut,
Il senso delle parole: Scientificità; irreversibilità; entropia e informazione;
operazionismo; musica e modalità temporali, « Aut Aut », nn. Teatro, funzione
delle scienze e riflessione, « Aut Aut », Il senso delle parole: Prima persona;
fenomenologia e fisiologia; dualismo teatro e personaggi, « Aut Aut» Le parole,
« Aut Aut Il senso delle parole: linguaggio oggettivato; soggetto e com
portamento; la scienza e la vita, « Aut Aut », Fenomenologia e cibernetica, «
Aut Aut », Il senso delle parole: introduzione; cose e problemi; forme ca
tegoriali, « Aut Aut », Whitehead e Husserl, «Aut Aut», Il senso delle parole:
Percezione e conoscenza diretta; struttura, traduzione, e unificazione del
sapere; il simbolismo e la possi bilità dell'errore, « Aut Aut », Mann, Le
Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba. Relazioni e significati l
(Filosofia e fenomenologia della cultu ra), Milano, Lampugnani Nigri,
Filosofia e fenomenologia della cultura; Fenomenologia della vita e ragione in
Banfi; Il significato di Whitehead; Logica e filosofia in Whitehead;
Empirismo e relazioni in Whitehead; Whitehead e Husserl; Nota su Russell;
Neopositivismo, fenomenologia e letteratura; Caduta della intenzionalità e
linguaggio; Follia e verità in Santayana; Scienza e umanesimo italiano; Fenomenologia
e letteratura; Fenomenologia e narrativa; Fenomenologia, psichiatria e romanzo;
Robbe-Grillet, Butor e la fenomenologia; XVI - Problemi di antropologia;
Struttura e lavoro vivente; Sul concetto di struttura. Relazioni e significati (Kierkegaard
e Th. Mann), Milano, Lampugnani Nigri: Ironia, demoniaco ed eros; Estetica ed
etica; La dialettica della fede; Ripetizione e ripresa: il teatro e la sua
funzione catartica; Storia ed apocalisse;
La psicologia e il problema dell'angoscia; Angoscia e relazione; Angoscia
e fenomenologia dello eros; L'intenzionalità e l'amore; Kierkegaard e il significato della storia. Musica
mito e psicologia in Mann; Mann e la filosofia; Due momenti fondamentali nell'opera di Mann; L'ironia
di Mann; Su « Altezza reale »; Ricordo e presenza dei « Buddenbrook ». Tempo e
relazione, Milano, Il Saggiatore; Significato del significato; Semantica e
filosofia; Fenomenologia e cibernetica. L'infanzia di Sartre, in Le conferenze
dell'associazione culturale italiana, Cuneo, Sasto, Sull'orizzonte di verità
della scienza, « Aut Aut », Il senso delle parole: Processo; percezione non
sensoriale; il tessuto della esperienza, « Aut Aut », Sulla struttura della
scienza, « Aut Aut », Il senso delle parole: Pubblico e privato; genesi, « Aut
Aut », Struttura temporale e orizzonte storico, « Aut Aut », Il senso delle
parole: Logica forinole e linguaggio ordinario; metafisica descrittiva, « Aut
Aut », Antropologia strutturale e fenomenologia, «Aut Aut», Condizione
dell'esperienza e fondazione della psicologia, « Aut Aut », Il senso delle
parole: i due volti della psicologia; sul principio della economia del
pensiero, « Aut Aut », Una breve sintesi della filosofia di Whitehead, « Aut
Aut », Il senso delle parole: Sul problema dei fondamenti; esperienza e
neopositivismo, « Aut Aut », La voce Sul problema dei fondamenti; Funzione e
significato nella letteratura e nella scienza, in La cultura dimezzata, a cura
di A. Vitelli, Milano, Giordano, Sul concetto di struttura in Lévi-Strauss, «
Giornale critico del- la filosofia italiana, Attualità di Husserl, « Revue
internationale de philosophie, Sul problema della fondazione delle scienze, «
Il pensiero », Il senso delle strutture in Lévi-Strauss, Paragone, Revue
internationale de philosophie, Nota su De Saussure, in « Casa editrice II
Saggiatore: Catalogo generale Preceduto da un'inchiesta su ' Strutturalismo e
critica ' cur. di Segre, Ideologia, parola negativa, in « Casa editrice il
Saggiatore: supplemento a l catalogo generale aggiornato; Husserl, Esperienza e
Giudizio, nota introduttiva di E . Paci, Milano, Silva. G. Piana, Esistenza e
storia negli inediti di Husserl, prefazione di E . Paci, Milano, Lampugnani
Nigri. C. Sini, Whitehead e la funzione della filosofia, prefazione di E. Paci,
Padova, Marsilio. Relazioni e significati (Critica e dialettica), Milano,
Lampu- gnani Nigri: Sulla poesia di Rilke; Sul senso della poesia di Eliot;
L'uomo di Proust; Valéry o della costruzione; Sulla musica contemporanea; Per
una fenomenologia della musica; Interpretazione d e l teatro; Teatro, funzione
delle scien- ze è riflessione; Sull'architettura contemporanea; -L'architettura
e il mondo della vita; Il metodo industriale, l'edilizia e il problema
estetico; Fenomenologia e architet- tura contemporanea; Wright e « lo spazio
vissuto ». Il significato della dialettica platonica; Dialettica, fenomenologia
e antropologia in Hegel; Paragrafi per una fenomenologia del linguaggio; Sulla FENOMENOLOGIA
DEL LINGUAGGIO; Dialettica e nalità nella critica e nella poesia; A cominciare
dal presente; In un rapporto intenzionale; L'alienazione delle parole. Per
un'analisi fenomenologica del sonno e del sogno, Il sogno e le civiltà umane,
Bari, Laterza, Kierkegaard vivant et la véritable signification de l'histoire,
in Kierkegaard vivant, Unesco, Paris, Gallimard, Il senso delle parole: Sul
problema della fondazione, Aut Aut, n. Ancora intenzio- Psicanalisi
e fenomenologia, « Aut Aut », Il senso delle parole: L'archeologia del
soggetto; psicologia e problematica della scienza, « Aut Aut », Ayer e il
concetto di persona, « Aut Aut », Il senso delle parole: Primitività della
persona e azione umana; linguaggio e realtà, « Aut Aut »,Per lo studio della
logica in Husserl, « Aut Aut », Il senso delle parole: Ricerca trascendentale e
metafisica; espe rienza temporale e riconoscimento, « Aut Aut », Tema e
svolgimento in Husserl, « Aut Aut », Il senso delle parole: Morfologia
universale; prima persona e linguaggio, Aut Aut, Fondazione e costruzione
logica del mondo di Carnap, « Archi vio di filosofia, Logica e analisi, Modalità,
coscienza empirica e fondazione in Kant, « Il pensiero », Husserl, Logica
formale e trascendentale, prefazione di E. Paci, Bari, Laterza. Ricordo di E.
De Martino, colloquio tra E. Paci, C. D. Levi Carpitella, G. Jervis, « Quaderni
dellTSSE », Filosofia e scienza, discussione tra P., Caldirola, Arcais,
Panikkar, « Civiltà delle macchine », Il nulla e il problema dell'uomo, in E.
De Martino, Il mondo magico, Torino, Boringhieri, Il significato di GALILEI
filosofo per la filosofia, in AA. VV., Studi Gali- leiani, Firenze, Barberi,
Fondazione fenomenologica dell'antropologia e antropologia del- le scienze, «
Aut Aut », Il senso delle parole: Fenomenologia della prassi e realtà obiet-
tiva, « Aut Aut », Il ritorno a Freud, « Aut Aut », Il senso delle parole:
Autoanalisi e intersoggettività, « Aut Aut », Fondazione e chiarificazione in
Husserl, « Aut Aut », Il senso delle
parole: Fenomenologia ed enciclopedia, « Aut Aut », Per un'interpretazione
della natura materiale in Husserl, « Aut Aut, Il senso delle parole: Decezione
conflitto e significato, « Aut Aut », Natura animale, uomo concreto e
comportamento reale in Hus- serl, « Aut Aut », Il senso delle parole: Struttura
e contemporaneità al nostro pre-sente, « Aut Aut, Il senso delle parole: La
motivazione, « Aut Aut », Informazione e
significato, « Archivio di filosofia » , n. 1 [Filosofia e informazione), Kafka
e la sfida del teatro di Oklahoma, « Studi germanici » Per una semplificazione
dei temi husserliani fino al primo vo lume delle « Idee », « Studi urbinati »,
Inversione e significato della cultura, « Aut Aut », Il senso delle parole:
L'altro, « Aut Aut », Per una nuova antropologia e una nuova dialettica, « Aut
Aut », Il senso delle parole: L'uomo e la struttura, « Aut Aut », Motivazione,
ragione, enciclopedia fenomenologica, « Aut Aut », P., Rovatti, Persona, mondo
circostante, motivazione, « Aut Aut », Il senso delle parole: Alienazione, «
Aut Aut », Keynes, la fondazione dell'economia e l'enciclopedia fenomeno
logica, «Aut Aut», Il senso delle parole: L'uomo stesso, « Aut Aut », Vita e
verità dei movimenti studenteschi, « Aut Aut », Il senso delle parole:
Razionalità irrazionale, «Aut Aut», Vico, le structuralisme et l'encyclopédie
phénoménologique des sciences, « Les études philosophiques », Domanda, risposta
e significato, Archivio difilosofia, Il problema della domanda, La presa di
coscienza della biologia in Cassirer, « Il pensiero », The Phenomenological
Encyclopedia and the « Telos » of the Humanity, « Telos », Ri Hegel:
Enciclopedia delle scienze filosofiche, in AA. VV., Orien tamenti filosofici e
pedagogici, Milano, Marzorati, voi. Antonio Banfi e il pensiero contemporaneo,
in Antonio Banfi vivente, Firenze, La Nuova Italia, II senso delle parole:
Sviluppo e sottosviluppo, « Aut Aut », Aldilà,«AutAut», Il senso delle parole:
Soggetto ed oggetto dell'economia, Aut Aut » L'enciclopedia fenomenologica e il
Telos dell'umanità, « Aut Aut», Il senso delle parole: Violenza e diritto, «
Aut Aut», Il senso delle parole: Istituzione totale, «Aut Aut», L'architettura
come vita, « Aut Aut », Dialectic of the Concrete and of the Abstract, « Telos
», Barbarie e civiltà, in « Atti del Convegno Internazionale sul tema: CAMPANELLA
e VICO, Roma, Accademia nazionale dei Lincei, Quaderno, La dialettica del
processo. Milano, Mondadori. Veca, Fondazione e modalità in Kant, prefazione di
P., Milano, Mondadori. Il senso delle parole: Ancora sul marxismo e sulla
fenomenologia, Aut Aut, Due temi fenomenologici: Fenomenologia e dialettica, La
fenomenologia e la fondazione dell'economia politica, « Aut Aut », Il senso
delle parole: La ripetizione, Aut Aut, L'ora di CATTANEO, Aut Aut », Il senso
delle parole: Ontico e ontologico, « Aut Aut », Il senso delle parole: Barbarie
e civiltà, «Aut Aut», Il senso delle parole: La figura, « Aut Aut », Vita
quotidiana ed eternità, « Archivio di filosofia », Il senso comune, Intersoggettività
del potere, « Praxis », Fenomenologia e dialettica marxista, « Praxis; Sui
rapporti tra fenomenologia e marxismo, in J. T. Desanti, Fe nomenologia e
prassi, Milano, Lampugnani Nigri, Astratto e concreto in Althusser, « Aut Aut
», n. Il senso delle parole: Sostanza e soggetto, « Aut Aut », La « Einleitung
» nella fenomenologia hegeliana e l'esperienza fenomenologica, « Aut Aut », Il
senso delle parole: La fenomenologia come scienza dell'appa renza e della
esperienza della coscienza, « Aut Aut », Hegel e la certezza sensibile, « Aut
Aut », Il senso delle parole: Storia e verità, « Aut Aut », nn. Considerazioni
attuali su Bloch, « Aut Aut » Il senso delle parole: Speranza e carità: l'uomo
nuovo, « Aut Aut », Per un'analisi del momento attuale e del suo limite
dialettico, Aut Aut », Il senso delle parole: L'homme nu di Lévi-Strauss, Aut
Aut , La phénoménologie et l'histoire dans la pensée de Hegel, Praxis, History
and Fhenomenology in Hegel's Thought, Telos, Bergson, Le Opere, introduzione di
P., Torino, Pomba. E. Minkowski, 17 tempo vissuto, prefazione di P>, Torino,
Einaudi, Scarduelli, L'analisi strutturale dei miti, prefazione di E. Paci,
Milano, Celuc. P. A. Rovatti, R. Tomassini, Veca, Per una fenomenologia del
bisogno, « Aut Aut, Life-World, Time, and Liberty in Husserl, Life- World and
Consciousness. Essays for A. Gurwitsch, cur. Embree, Evanston, Northwestern
Univ. Press, Ungaretti e l'esperienza della poesia, in G. Ungaretti, Lettere a
un fenomenologo, premessa di P., Milano, Vanni Scheiwiller, pIl senso della
religione in MaxHorkheimer, in Max Horkheimer, Guerreschi, An Maidom e zum
Schicksal der Religion, Milano, Arte Edizioni, due pagine non numerate. A
proposito di fenomenologia e marxismo. Considerazioni sul « Dialogo » di Vajda,
« Aut Aut », Il senso delle parole: Lavoro
e teologia, Aut Aut, La presenza nella « Fenomenologia dello spirito » di
Hegel, « Aut Aut Variazioni su Cattaneo, « Aut Aut, Il senso delle parole: Il
federalismo, Aut Aut, Spontaneità,
ragione e modalità della praxis, « Praxis, Che cosa ha taciuto Croce, « Tempo
», Ci sono strutture di strutture di strutture..., « Tempo, B. Russell, Le
Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba. Wahl, La coscienza infelice
nella filosofia di Hegel, prefazione di E. Paci, Milano, Istituto Librario
Internazionale; Zecchi, Fenomenologia dell'esperienza, presentazione di P.
Firenze, La Nuova Italia. Intervista con P., in Parlano i filosofi italiani, Terzo
programma, fase. Ili, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano,
Bompiani, Attualità di Husserl; L'eredità di Banfi; L'enciclopedia
fenomenologica e il telos dell'umanità. Vico, lo strutturalismo e l'enciclopedia
fenomenologica delle scienze; Il significato di GALILEI (si veda) per la
filosofia; Modalità, coscienza empirica e fonda zione in Kant; Hegel e la
fenomenologia. I temi husserliani fino al primo volume di Idee; Sul problema
dell'INTERSOGGETIVITÀ; Per lo studio della logica in Husserl; Per una
interpretazione della natura materiale in Husserl; Natura animale, uomo
concreto e comportamento reale in Husserl; Fondazione e chiarificazione in
Husserl; Cultura e dialettica; Motivazione, ragione, enciclo pedia
fenomenologica. Il senso delle strutture in Lévi-Strauss; Sul concetto di
struttura in Lévi-Strauss; Antropologia strutturale e fenomenologia; Fondazione
fenomenologica dell'antropologia ed enciclopedia delle scienze; Il ritorno a
Freud; Psicanalisi e fenomenologia; Keynes, la fondazione della economia e
l'enciclopedia fenomeno logica; Fenomenologia e fondazione dell'economia
politica; La presa di coscienza della biologia in Cassirer. Parte quinta: I -
Problemi di unificazione del sapere; Sul problema dei fondamenti; La
fondazione delle scienze; La struttura della scienza; Il significato di verità
della scienza; Struttura temporale e orizzonte storico; Informazione e
significato; Whitehead in sintesi; Una sintesi di Ayer sul concetto di persona;
Astratto e concreto in Althusser; Modalità e novità in Bloch. Diario fenomenologico Milano, Bompiani,
Marxismo e fenomenologia, « Aut Aut, IL senso delle parole: Attualità della «
fenomenologia » di Hegel, « Aut Aut » Bisogni, paradossi e trasformazioni del
mondo, « Aut Aut », Il senso delle parole: Filosofia analitica e fenomenologia,
« Aut Aut », Il senso delle parole: I limiti dell'empirismo, « Aut Aut », La
negazione in Sartre, « Aut Aut », Il senso delle parole: L'istante, Aut Aut, Il
senso delle parole: Sul relazionismo, « Aut Aut », Cancellare la scrittura
morta per trovare la verità viva, «Tem po », L'uomo deve imparare a servirsi
della scienza, « Tempo », La pelle di leopardo ideologica, Tempo, Cosi vedo
Sartre, « Tempo », Amore e morte. Freud e la rivoluzione dell'uomo, «Tempo»,
L'enigma Ludwig: Visconti e Thomas Mann, «Tempo», L'uomo e la semiotica
universale, « Tempo », Ateismo nel cristianesimo e cristianesimo nell'ateismo,
«Tempo », Letteratura e reazione, « Tempo, La presa di coscienza dell'eros e la
trasformazione della società, « tempo », « Il Capitale » tra Shakespeare e
Kafka, « Tempo », Un congresso di filosofi che riscoprono la dialettica, «
Tempo », Linguaggio e silenzio in Wittgenstein, « Tempo », Quel superstizioso
di Freud, « Tempo », Filosofia Arte e
Letteratura, « Tempo », Quando la volontà è malata, « Tempo », Colloqui con
Sartre, « Tempo », Un messaggio contro il male, « Tempo », La realtà si ritrova
nella continua dialettica tra realismo e sur- realismo, « Tempo », Husserl e
Marx a Praga, « Tempo », Mito e vacanza della vita, « Tempo », Eclisse e rinascita della ragione in
Horkheimer, « Tempo », Lukàcs tra la vita e lo spirito, « Tempo », La
situazione limite di Bataille, « Tempo », Il progresso economico distruggerà la
specie umana, « Tempo », La filosofia della vita e della cultura di Simmel e di
Banfi, « Tempo », Trovare l'uomo partendo dalla solitudine, « Tempo », La
musica come mediazione tra la vita e il suo significato, « Tem- po », Ter
Marcuse la rivoluzione continuerà con l'estetica, « Tempo », Il filosofo del
senso comune, « Tempo »,- Il fallimento dell'uomo e la religione, « Tempo », La
vera neutralità della scienza, « Tempo », La nuova via tra Pitagora e Darwin, «
Tempo », L'idiota di famiglia e la guarigione dell'uomo, Tempo, L'eredità di G.
Marcel è anticapitalista?, « Tempo », n. Lukàcs inedito scoperto a Budapest, «
Tempo », I cervelli avranno un futuro, « Tempo »,Forse una nuova dialettica con
la vittoria del proletariato, « Tempo », L'uomo tra Tolomeo e Copernico, « Tempo
», Minkowski: psicopatologia e vita vissuta, Tempo, La costruzione logica del
mondo, Tempo, Lenin e la filosofia, Tempo, Jaspers e l'armonia di una nuova
storia, « Tempo », Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, Marxismo e
fenomenologia; La nuova fenomenologia; Fenomenologia dell'economia e della
psicologia; La trasformazione del mondo attuale; Fenomenologia e
costituente mondiale; Per un'analisi del momento attuale e del suo limite
dialettico. La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti: L'eredità kantiana e
il marxismo; Lenin e la filosofia; Sul marxismo italiano; Lukàcs; Sociologia e
scuola di Francoforte; Sullo strutturalismo; Moore e la filosofia analitica
inglese. Vérification empirique et trascendance de la vérité, Vérité et
Vérification, La Haye, M. Nijhoff, Considerazioni attuali sul problema
dell'utile e del vitale in Croce, Croce,
cur. Bruno, Catania, Giannotto; Il senso
delle parole: Sulla fenomenologia del negativo, Aut Aut , Il senso delle
parole: Husserl e il cristianesimo, « Aut Aut », Undici studiosi alla scoperta
degli Evangeli, Tempo, Osculati, Fare la verità. Analisi fenomenologica di un
linguaggio religioso, Nota finale di Enzo Paci, Milano, Bompiani. Intervista
con P., in La filosofia dal '45 ad oggi, a cura di Valerio Verrà, Roma, ERI,
Dizionario di filosofia, Milano, Rizzoli. Voce: Esistenzialismo. Enzo Paci.
Paci. Keywords: relazione, significato del significato, fenomenologia del
linguaggio, comunicazione e intersoggetivita. Refs: Luigi Speranza, “Grice e
Paci: i principi metafisici di Vico” --. Luigi Speranza, “Grice e Paci:
significato e significati” – The Swimming-Pool Library.
Biraghi, andrea – “Dizionario di
filosofia,” Milano.
Grice e Padovani: l’implicatura
conversazionale nella filosofia classica – filosofia italiana -- Luigi Speranza
(Ancona).
Filosofo italiano. Grice: “I like
Padovani, especially his focus on what he calls ‘classical metaphysics’
(‘metafisica classica’) for what is philosophy if not footnotes to Plato?” -- essential
Italian philosopher. Ffiglio di Attilio Padovani, generale di artiglieria, e di
sua moglie, la ricca possidente veneta Elisabetta Rossati. Mentre, nelle parole
stesse di Padovani, il padre "educò i suoi figli ad una rigorosa etica
dell'onore e del dovere", ebbe un rapporto privilegiato con sua madre che
fu colei che per prima lo introdusse agli ambienti letterari di Padova grazie
alla vicinanza dei terreni della sua famiglia che erano posti a Bottrighe, nel
Polesine, dove tutta la famiglia si trasferiva durante il periodo invernale. La
solerte religiosità della madre, lo spinse a non frequentare la scuola
elementare pubblica (che ella riteneva troppo "laicizzata" dopo
l'unità d'Italia) ma a servirsi di un precettore, un ex abate che per primo lo
instradò alla filosofia. Si iscrisse quindi al liceo di Milano dove ebbe i suoi
primi contatti col positivismo che procureranno in lui e nel suo pensiero una
profonda crisi nel saper controbilanciare il più correttamente possibile questa
visione innovativa della vita con la teologia cattolica. Il padre lo avrebbe
voluto ingegnere, ma egli terminati gli studi del liceo si iscrisse aa Milano
dove seguì i corsi di Martinetti, pur prendendo a frequentare Mattiussi
(convinto tomista) e Olgiati, convinto assertore della necessità di fondere
insieme la metafisica classica con il pensiero moderno. Olgiati (a sinistra)
con Gemelli (al centro) e Necchi. I primi due furono tra i principali
ispiratori. Fu su consiglio di questi due ultimi che il alla fine decise di
intraprendere la carriera filosofica, sviluppando una sua corrente di pensiero
permeata di tutti gli spunti che nel corso della sua carriera aveva saputo
trarre dai pensieri dei suoi insegnanti e ispiratori, basandosi molto anche
sull'opera di Schopenhauer. Si laurea con una tesi su Spinoza eproseguendo poi
la sua carriera in ambito universitario divenendo dapprima assistente e poi
direttore della biblioteca. Divenne membro della Società italiana per gli studi
filosofici e psicologici e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore da poco
fondata a Milano da Gemelli. Grazie all'influsso di Gemelli, P. iniziò a
collaborare anche con la "Rivista di filosofia neoscolastica" di cui
divenne ben presto uno dei principali rappresentanti. Venne nominato professore di filosofia della
religione e anche supplente di Introduzione alla storia delle religioni. In
seguito alla riforma Vecchi, si trasferì a Padova dove divenne professore di
filosofia morale, avendo per college Olgiati col quale dimostrò una particolare
sintonia. Sempre affiancato da Gemelli,
anche durante gli anni della Seconda guerra mondiale riunì presso la propria
casa di Milano diversi filosofi avversi al FASCISMO (noti col nome di
"Gruppo di Casa P.") come Dossetti e Fanfani. Si avvicina durante
questi stessi anni al pensiero filosofico e teologico di Gemelli che puntava ad
un rinnovamento attivo teorico e morale, affiancando personaggi del calibro di
Giacon, Stefanini, Guzzo e Battaglia, coi quali diede vita al Centro di studi
filosofici di Gallarate da cui poi scaturirà il cosiddetto "Movimento di
Gallarate" per il dialogo aperto tra i filosofi. Quando Sciacca fonda il
"Giornale di metafisica" egli ne fu il primo redattore. Venne accolto come professore di filosofia morale
e filosofia teoretica a Padova. Morì ia
Gaggiano. Volle per sua espressa volontà che la notizia della sua morte fosse
resa pubblica a sepoltura avvenuta come estremo esempio della propria esistenza
di stampo ascetico, come tale era stata la sua scelta di non sposarsi. Il pensiero filosofico La tomba di Elisabetta Rossati, madre di
Umberto Antonio P. e figura ispiratrice del suo pensiero filosofico e
teologico. È sepolta nel piccolo cimitero di San Vito di Gaggiano (MI) Durante
gli anni del suo insegnamento a Milano, l'attività filosofica fu
particolarmente prolifica: egli iniziò col pubblicare “Il problema fondamentale
della filosofia di Spinoza” (Milano), poi Vito Fornari. Saggio sul pensiero
religioso in Italia nel secolo XIX (Milano), “Gioberti e il cattolicesimo”
(Milano) e “Schopenhauer. L’ambiente, la vita, le opera” (Milano). In questi
scritti egli dimostrò di saper guardare attentamente non solo alla storia della
filosofia, ma anche alle suggestioni provenienti da altri panorami filosofici e
religiosi. Pubblica il testo più importante del suo pensiero filosofico, “La
filosofia della religione e il problema della vita” (riedito “Il problema
religioso nel pensiero occidentale”), dove per la prima volta delineò
chiaramente la matrice del suo pensiero, ovvero che la religione era l'unica
strada per risolvere il problema esistenziale della vita, ovvero il male,
elemento che limita le possibilità umane, rileggendo in questo la struttura
originale della storiografia filosofica e della metafisica classica. Con la pubblicazione del suo Filosofia della
storia, egli si espresse anche riguardo allo studio della storia, il quale s ci
rivela quotidianamente il male, ovvero i limiti dell'uomo rispetto al mondo che
lo circonda, ma non è in grado (come del resto la filosofia) di fornire
soluzioni. Tali soluzioni possono pervenire unicamente dalla teologia, magari
nella sua declinazione di teologia della storia. Questo pensiero si acuì
particolarmente con una riflessione anche sulla morte negli ultimi anni, in
particolare dopo la morte della madre Elisabetta col quale egli aveva sempre
avuto un forte legame. Altre opere: – Grice: “Cf. Hampshire’s Spinoza”) Milano, Vito
Fornari; “Saggio sul pensiero in Italia,”Milano, “La storia della filosofia con particolare
riguardo ai problemi politici, morali e religiosi,” Como, “Aquino nella storia
della cultura” (Como); “Il fondamento e il contenuto della morale” (Como); “Filosofia
e teologia della storia” (Como); “Sommario di storia della filosofia,” Roma, P.
Faggiotto,Padova A. Cova, Storia dell’Università cattolica del Sacro Cuore,
Milano A. M. Moschetti, Cercatori dell’assoluto: maestri nell'Ateneo padovano,
Santarcangelo di Romagna Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia . And then there’s Pagani: essential Italian philosopher difficult to find. Padovani. Keywords: implicatura,
metafisica classica, logica classica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Padovani,” The Swimming-Pool Library.
Grice e Paganini: l’implicatura
conversazionale di Roma – il Virgilio di Firenze -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Lucca).
Filosofo italiano. Grice: “Paganin
must be the only Italian philosopher who reads La Divina Commedia
philosophically!” -- Grice: “Strawson
never read Paganini’s ‘cosmological’ tract on ‘spazio’ but he should, obsessed
as he was with spatio-temporal continuity. Grice: “I’ll never forget
Shropshire’s proof of the immortality of the human soul – He told me he
basically drew it from an obscure tract by Paganini, as inspired by the death
of Patroclus – Paganini’s tract actually features one of my pet words. He
speaks of the ‘domma’ of the ‘immotalita dell’anima umana’ – Brilliant!” -- essential
Italian philosopher.Lucca stava passando dalla reggenza austriaca seguita al
collasso napoleonico al diventare capitale del borbonico Ducato di Lucca. Compì
l'intero corso dei suoi studi a Lucca, dedicandosi, fin dai tempi delle scuole
secondarie, alla filosofia. Insegnò filosofia negli istituti secondari
lucchesi. Prtecipò alla prima guerra d'indipendenza. Dopo la fine della guerra,
col l'annessione del Ducato di Lucca da parte del Granducato di Toscana fu
nominato docente nell'ateneo lucchese. In questo ufficio fu difensore della
dottrina rosminiana e nonostante venisse sorvegliato dalla polizia il governo
decise poi di offrirgli una cattedra a Pisa a seguito dei buoni uffici di Rosso.
Gli ultimi anni della sua vita furono rattristati da due avvenimenti; la
espulsione dai seminari ecclesiastici di discepoli a lui carissimi, perché rei
di professare le dottrine del Rosmini e la condanna di certe proposizioni tolte
ad arbitrio e senza critica dalle molte opere del filosofo di Rovereto. Muore a
Pisa. Annuario della R. Pisa per l’anno accademico. sba.unipi/it/ risorse /archivio-
fotografico/persone-in-archivio/paganini-carlo-pagano Opere. Paganini.
Keywords: Alighieri. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paganini” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Pagano: la ragione e l’implicatura
conversazionale dell’eroe – filosofi agiustiziati – filosofia italiana -- Luigi
Speranza (Brienza).
Filosofo italiano. Essential Italian
philosopher. Uno dei maggiori esponenti
dell'Illuminismo ed un precursor edel positivismo, oltre ad essere considerato
l'iniziatore della scuola storica napoletana del diritto. Personaggio di spicco
della Repubblica Partenopea, le sue arringhe contornate di citazioni
filosofiche gli valsero il soprannome di "Platone di Napoli". Nato da
una famiglia di notai, si trasfere a
Napoli. Studia sotto l'egida di Angelis, da cui apprese anche gli insegnamenti
del greco. Frequenta i corsi universitari, conseguendo la laurea con il “Politicum
universae Romanorum nomothesiae examen” (Napoli, Raimondi), dedicato a Leopoldo
di Toscana ed all'amico grecista Glinni di Acerenza. Studia sotto Genovesi, il
cui insegnamento fu fondamentale per la sua formazione, e amico di Filangieri
con cui condivide l'iscrizione alla massoneria. Appartenne a “La Philantropia,”
loggia della quale e maestro venerabile. Inoltre, i proventi dell'attività di
avvocato criminale gli consenteno di acquistare un terreno all'Arenella, dove
costitue un cercchio, alla quale partecipa, tra gli altri, Cirillo. Insegna
a Napoli, distinguendosi come avvocato presso il tribunale dell'Ammiragliato
(di cui diviene poi giudice) nella difesa dei congiurati della Società Patriottica
Napoletana Deo, Galiani e Vitaliani pur non riuscendo ad evitarne la messa a morte.
Incarcerato in seguito ad una denuncia presentata contro di lui da un avvocato
condannato per corruzione che lo accusa di cospirare contro la monarchia. Venne
liberato per mancanza di prove. Scarcerato ripara clandestinamente a Roma, dove
e accolto positivamente dai membri della Repubblica. Insegna al Collegio
Romano, accontentandosi di un compenso che gli garantiva il minimo
indispensabile per vivere. Tra i suoi seguaci e allievi, il rivoluzionario Galdi. La libertà è la
facoltà di ogni uomo di valersi di tutte le sue forze morali e fisiche come gli
piace, colla sola limitazione di non impedir ad’altro uomo di far lo stesso. Il
Giudice Speciale lo schernisce dopo avergli letto la sentenza di morte.
Ritratto di Giacomo Di Chirico. Lasciata Roma, si sposta per un breve periodo a
Milano e, dopo la fuga di Ferdinando IV a Palermo, fa ritorno a Napoli, divenendo
uno dei principali artefici della Repubblica, quando il generale Championnet lo nomina tra quelli che doveno presiedere
il governo provvisorio. La vita della repubblica e corta e molto
difficile. Manca l'appoggio del popolo, alcune province sono ancora estranee
all'occupazione francese e le disponibilità finanziarie sono sempre limitate a
causa delle sovvenzioni alle campagne napoleoniche. In questo breve lasso di
tempo, ha tuttavia modo di poter realizzare alcuni progetti. Importanti in
questo periodo sono le sue proposte sulla legge feudale, in cui si mantiene su
posizioni piuttosto moderate e il progetto di Costituzione. Essa per la prima
volta stabilisce la giurisdizione esclusiva dello stato napoletano sul diritto civile
e, tra le altre cose, prevede il de-centramento amministrativo. Prevede inoltre
l'istituzione dell'eforato, precursore della corte costituzionale. Il suo
progetto rimase tuttavia inapplicato a causa dell'imminente restaurazione monarchica.
Si distingue sostenendo altre leggi di capitale importanza come quella
sull'abolizione dei fedecommessi, sull'abolizione delle servitù feudali, del
testatico, della tortura. Con la caduta della repubblica, dopo aver imbracciato
le armi che difendeno strenuamente gl’ultimi fortilizi della città assediati
dalle truppe monarchiche, e arrestato e rinchiuso nella "fossa del
coccodrillo", la segreta più buia e malsana del Castel Nuovo. E in seguito
trasferito nel carcere della Vicaria e nel Castel Sant'Elmo. Giudicato con un
processo sbrigativo e approssimato, e condannato a morte per impiccagione. A
nulla e valso l'appello di clemenza da parte dei regnanti europei, tra cui lo
zar Paolo I, che scrive al re Ferdinando. Io ti ho mandato i miei battaglioni,
ma tu non ammazzare il fiore della cultura europea. Non ammazzare P,, il più
grande filosofo di oggi. E giustiziato in Piazza Mercato, assieme ad altri
repubblicani come Cirillo, Pigliacelli e Ciaia. Salendo sul patibolo, pronuncia la
seguente frase. Due generazioni di vittime e di carnefici si succederanno, ma
l'Italia, o signori, si farà. Italia si fara. Italia, o signori, si fara. Proclami
e sanzioni della Repubblica napoletana, aggiuntovi il progetto di Costituzione,
Colletta. Esponente fra i più rilevanti dell'Illuminismo merita di essere preso
in esame dalla nostra prospettiva per la visione consegnata ai Saggi politici,
un'opera a carattere filosofico -- di ‘filosofia civile' per l'ispirazione
complessiva e il disegno di fondo in cui i diversi elementi della sua
multiforme natura sono orientati verso un unico obiettivo. E anche per la
filosofia politica, che emerge in tutta la sua peculiarità da un lavoro pur dai
caratteri tecnici obbligati come il Progetto di Costituzione della Repubblica
napoletana, da lui personalmente redatto. Saggi: “Burgentini”, “Oratio ad
comitem Alexium Orlow virum immortalem victrici moschorum classi in expeditione
in mediterraneum mare summo cum imperio praefectum”; “Gli Esuli tebani.
Tragedia” (Napoli); “Contro Sabato Totaro, reo dell'omicidio di Gensani in
grado di nullità aringo” (Napoli); “Il Gerbino tragedia” e “Agamennone: monodramma-lirico”
(Napoli, Raimondi); “Considerazioni sul processo criminale (Napoli, Raimondi);
“Ragionamento sulla libertà del commercio del pesce in Napoli. Diretto al Regio
Tribunale dell'Ammiragliato e Consolato di Mare” (Napoli); “Corradino: tragedia”
(Napoli, Raimondi); “De' saggi politici”(Napoli, aRaimondi); “L' Emilia: commedia”
(Napoli, Raimondi); “Saggi politici de' principii, progressi e decadenza della
società” (Napoli); “Discorso recitato nella Società di Agricoltura, Arti e
Commercio di Roma nella pubblica seduta del di 4 complementario anno 6° della
libertà, Roma, presso il cittadino V. Poggioli. “Considerazionisul processo
criminale” (Milano, Tosi e Nobile); “Principj del codice penale e logica de'
probabili per servire di teoria alle pruove nei giudizj criminali”; “principj
del codice di polizia” (Napoli, Raffaele). Le opere teatrali non furono mai rappresentate in pubblico. Le mette
in scena privatamente nella sua villa dell'Arenella. Sono caratterizzate da
temi prevalentemente sentimentali mascherando i temi civili che pur in esse sono
presenti, con funzione quindi pedagogica nei confronti del popolo.
Intitolazioni e dediche Statua di P. a Brienza. Al giurista lucano sono
state dedicate alcune opere letterarie come Catechismo repubblicano in sei
trattenimenti a forma di dialoghi di Astore e P., ovvero, della immortalità di ROVERE
Nella Corte d'Assise di Potenza fu collocato un busto marmoreo in suo onore,
opera di Antonio Busciolano. Gli venne dedicato il Convitto nazionale P. di
Campobasso, con regio decreto firmato da Vittorio Emanuele II. Alcune logge
massoniche furono intitolate a suo nome, come quella di Lecce e di Potenza.. Nel
Venne inaugurato un busto in marmo ai giardini del Pincio (Roma), realizzato da
Guastalla. Il suo personaggio apparve nel film Il resto di niente di Antonietta
De Lillo, interpretato da Mimmo Esposito. Elio Palombi, Pagano e la scienza
penalistica; Giannini, Tessitore, Comprensione storica e cultura, Guida; Gorini,
Ricordanze di trenta illustri italiani, Minerva, Perrone, La Loggia della
Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione. Con la
corrispondenza massonica e altri documenti, Palermo, Sellerio, A. Pace,
Annuario, Problemi pratici della laicità agli inizi del secolo Kluwer Italia, Addio,
Le Costituzioni italiane: Colombo, Lazzari: una storia napoletana, Guida, Cilibrizzi,
I grandi Lucani nella storia della nuova Italia, Conte, Alessandro Luzio, La
massoneria e il Risorgimento italiano: saggio storico-critico, Volume 1, Forni,
Vittorio Prinzi, Tommaso Russo, La massoneria in Basilicata, Angeli, Carlo
Colletta, Proclami e sanzioni della repubblica napoletana, aggiuntovi il
progetto di Costituzione di P., Napoli, Stamperia dell'Iride, Dario Ippolito,
il pensiero giuspolitico di un illuminista, Torino, Giappichelli, Nico Perrone,
La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione,
Palermo, Sellerio, Venturi, Illuministi italiani, Riformatori napoletani,
Milano-Napoli, Ricciardi, Repubblica Napoletana Repubblicani napoletani
giustiziati Deo. Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Considerazioni
sul processo criminale, su trani-ius. Progetto di Costituzione della Repubblica
Napoletana, su repubblica napoletana. Principii del codice penale, su
trani-ius. Relazione al Convegno di Brienza su P., dsu trani-ius. Dell origine delle pene pecuniarie. De' progresivi avanzmenti
della sovranità per mezzo de’ giudizi. Del maggior estabilimento de' giudizi. Pruove
storiche. Preso de' Creci giudica della Socieeta. Del duello. Degl’altri modi
aduprati ne’ divinigiu dizj. Della Fortura. Prüove storiche. Coltura inquest 'ultimo
periodo della barbarie. Dello sviluppo della macchina; e del miglioramento del
costume, dello Spirito, e delle 79 quanto elle conferial miglioramento del
costume ca, e della origine del commercio, di antichitd LINGUE de’ popoli.
De’ giudizj degli’aprichi Germani, e de' Scioglimento di una opposizione alleco
Se dette. De principi della giurisprudenza de'bar De divini giudizj. Nuova
explicaziure di un famoso puntu della legislazione di questi tempi, dello stato
delle proprietà , e dell'agri. Dell;origine dell'ospitalitita, e come, delle
arti e delle scienze di cotest'epur 78 barbari della mezza età della religione. de principi e progressi delle
società colte. L'estinzione della indipendenza privata , la liberta civile, la
moderazione del governo formano l'esenziale coltura delle nazioni. Dell'origine
della plebe, e de' suoi drit 'ti. Delle varie cagioni, dalle quali nascono gono
dalla varia modificazione della macchina. De'climi più vantaggiosi all'ingegno ed al
valore Ea lerge non frena la libertà, mala garantisce e la difende vi e polite.
i diversi governi , e primieramente delle interne. Della educazione.
Dell'esterne cagioni locali, che sul diverso governo hanno influenza, Del clima.
diversi. Del rapporto della società colle potenze straniere; della libertà, e delle
cagioni , che la tolgono; come la legge civile pofanuocere alla De'diversi elementi
della Citta. Della legge universale, e dell'ordine cosi fisico, come morale.
Come le forze, ed operazioni morali for. Come secondo i varj climi nascono
governi libertà, inducendo la servitù. Della liberta politica. Delle due proprietà
di ogni moderato, Del dritto scritto, delle leggie giu e regolar governo
risprudenza de' colti popoli, La moltiplicazione degli uomini è maggiore
negli stati guerrieri, che ne'commer. del gusto e delle belle arti, del
piacevole. Del rafinamento del gusto,de varj fonti del piacere. Delle leggi agrarie
dell'antiche republiche. Della galanteria de popoli colti. Della galanteria de barbaritempi.
Delle arti di lullo de’ populi politi, Dela monetate dele Finanze, dell'oggetto
delle belle arti, e del gusto, dell'ingegno creatore, delloSpirito, e costume delle
colte nazioni. Delle sorgenti del Genio. Quali governi fieno per loro natura
guerrieri, equali commercianti Quali cose forminu la bellezza nelle arti
imitative. L'unit. forma e la bontd , e la bellezza degl’elleri. Proprieta.
bliche, e della violentari partizione de poderi. Di due generi di stati
o'conquistatori, o commercianti, di unterzogenere distato nè. com , Divisione
delle belle arti. De' contrasti, opposizione, antitesi, Del dilicato, del
forte, del sublime, dela delle grazie , e dell'interesse sempre vivo, decadenza
delle belle arti delle nazioni, e della prima di elle , cive dello sfibramento
della macchina dell'uomo, e delle zioni dalla prima, e del novello stato selvaggio.
Generale prospetto della storia del regno. Del progresso e perfezione delle
belle arti. Dell'epoche progresive de'varii ramı delle belle arti. Del corso
delle belle arti IN ROMA, e nella moderna Italia, conseguenze morali; della corruzione
de' regolari governi, la quile rimena la barbarie. La grandezza ne' popoli colti
ne'barbari, la dilicatezza, e sublimitd è maggiore. Delle Scienze , e delle
arti delle nazioni corrotte. Divisone dal dispotismo; della decadenza delle anzioni;
delle universali cagioni della decadenza. Diversità della seconda barbarie
delle na; del corso delle nazioni di Europa. Dell 'inondazione de'barbari, e
delri Jorgimeuto dell'europea costura. Le note segnate colle pa Dello
ftata degl’uomini, che sovravissero alle vi. focievole. cende della natura .
liare . Del secondo stato della vita selvaggia. Dei varii doveri, e dritti
de'compagni, coloni, Del primo stato della vita selvaggia. Del terzo fato della
vita selvaggia, delle cagioni che strinfero la sociesà fami Del vero principio
motore degli uomini al vivere. Delle due specie de' bisognififci, emorali.
Della distinzione delle famiglie, dell'origine della nobiltà, dell'incremento delle
famiglie e dell'origine de famoli, e delle varie lor classi. fervi. Del quarto
stato della vita selvaggia. re Società .
Della domestica religione di ciascuna famiglia, Dell'origine dell'anzidetta
religion domestica; Si Ricapitulazione de'diversi stati della vita
selvago. Degli affidati, e de'vafalli della mezza età. ST Paragone tra compagnoni
de’ Germani , fooj de Greci, e i cavalieri erranti degli ultimi barba L'impero
domestico ficonrinnòneleprime barba, dell'antropofagia y o fia del pasto delle
carni u m d ri tempi. 64 gia. Della religione de'selvaggi, de'costumi
de'selvaggi, Del secondo periodo delle barbare nazioni. e di coloro, che ghi . ins 116 se de'pa V. blici militari consigli,
dello stabilimento del le città e del primo periodo delle barbariche società.
conviti . Chene'tempi degli Dei fi tennero iprimi pub, della teocrazia, dello
stato della religione del le prime società, dell'influenza della religione in
tutti gli affari de'barbari. la componevano.
Del primo passo dele selvagge famiglie nelcorso civile , ossia
dell'origine de vichi. Dell'origine de' tempj, é di'pubblici, ésacri Della
sovranità della concione, i20 СА. Dell idee degli antichi intorno
allamonar· Della forma della romana
repubblica nel secondo, del governo de primi greci, de'costumi, del genio di
questa età, e della tral de'costumi di questa età della fo Dell'arti. Saggio. Dell’origine
e stabilimento Dello stabilimento delle città e del primo period, Che ne'tempii
degli Dei si tennero i primi pubblicimilitariconsigli, della teocrazia, dello
stato della religione delle prime società Dell'influenza della religione in
tutti gli affari dei barbari componevano. Dell'idee degli antichi intorno alla
monarchia Della forma della romana repubblica nel secondo Del governo feudale
di tutte le barbare 'nazioni, della sovranità della concione e di coloro che la
Del governo de’ primi Greci. De 'giudizi nel secondo periodo della barbarie di
periodo della barbarie ROMA. De'costumi,del genio di questa età edellatrasmi.
Continuazione de costumi di questa età della so, Del progresso delle barbare
società : del terzo ed ultimo loro periodo. De’ progressivi avanzamenti della
sovranitàper mezzo bari tempi esercitato da're. De'principii della
giurisprudenza de'barbari. Del diritto della proprietà . grazione delle colonie
de barbari Il potere giudiziario non venne negli eroici e bar. de'giudizi .
cietà Delle arti e cognizioni di questa età. Del maggiore stabilimento del
giudiziario potere. Del duellil degli’altri modi adoprati ne'divini giudizi. Dello
stato della proprietà e dell'agricoltura in Dello sviluppo della macchina e del
miglioramento del costume, DELLO SPIRITO ROMANO E DELLA LINGUA ROMANA. dconferi
al miglioramento del costume de popoli . Dell' arti e delle scienze di
cotest'epoca, dell'ori quest'ultimo periodo della barbarie . gine del commercio
. De'divini giudizi Della legislazione di questi tempi . Dell'origine
dell'ospitalità, e come e quanto ella Della tortura Della religione o
dest civile, la moderazione del governo formano l'essenziale coltura delle
nazioni. Dell'origine della plebe e de'suoi diritti verni, e primieramente
delle interne. Delle varie cagioni dalle quali nascono idiversi go hanno
influenza. Come le forze ed operazioni morali sorgono dalla Della società colta
e polita. L'estinzione dell'indipendenza privata, la libertà De'diversi
elementi della citt. Della educazione. Dell'esterne cagioni locali che sul
diverso governo Del clima varia modificazione della macchina De'climi più
vantaggiosi all'ingegno ed al valore. Secondo i vari climi nascono governi
diversi. Della libertà e delle cagioni che la tolgono Della legge universale e
dell'ordine cosi fisico co Delle varie specie della legge , e della legge
civile . La legge non toglie la libertà, ma la garantisce. Vera idea della
libertà civile. Come la legge positiva possa nuocere alla libertà civile. Della
legge relativamente alla proprietà. Del rapporto della società colle potenzę
straniere me morale, Della libertà politica. Della giusta ripartizione delle possession.
Delle leggi agrarie dell'antiche repubbliche,edella forme degli stati cianti
commercianti Di un terzo genere di stato né commerciante ne varia ripartizione
de'poderi . Leggi ed usi distruttivi della proprietà Delle varie funzioni della
sovranità e delle varie. Di due generi di stati, o conquistatori o commer.
Quali governi sieno per lor natura guerrieri e quali. La moltiplicazione degli
uomini e maggiore negli stati guerrieri che ne commercianti conquistatore. Partizione
della legge civile, qualità delle leggi Della moneta e delle finanze
Dell'arti di lusso de'popoli politi zioni
Dello spirito e costume della nazione italiana. Della passione
dell'amore de'popoli colti. Della decadenza delle na. . Della corruzione delle
società . Stato delle cognizioni in una nazione corrotta. Costumi e carattere
delle nazioni corrotte. Della galanteria de'tempi cavallereschi . Cagioni
fisiche e morali della decadenza della sociela Divisione del dispotismo. Del
civile corso delle nazioni d'Europa Dell'inondazione de'barbari e del
risorgimento del Discorso sull'origine e natura della poesia. Del metodo che si
tiene nel presente discorso Dell'origine del verso e del canto. Le barbare nazioni tutte son di continuo in
una vio leuza di passioni, e perciò parlano cantando Origine ed analisi delle
prime lingue dei selvaggi e Diversità della seconda barbarie delle nazioni
dalla prima, e del novello stato selvaggio l'europea coltura barbari
Dėll'interna forma ed essenza poetica, è propria mente della facoltà pittoresca
de primi poeti , Della maniera di favellar per tropi , allegorie e caratteri
generici; ANALISI DI ALQUANTE VOCI LATINE le quali fu rono traportate dalle
prime sensibili nozioni a rap Della
personificazione delle qualità de'corpi nata dalle prime astrazioni della mente
umana. Per quali ragioni tutte le cose vennero animate Continuazione universale
Della qualità patetica dell'antica poesia e de'co Ricapitolamento di ciò che si è detto
presentarne dell'altre . La poesia è un genere d’istoria, ossia un'istoria. rica
dell'antica poesia. Dell'origine della scrittura. Dalle vive fantasie
de'selvaggi lori dello stile. Più distinta analisi della lingua allegorica e
gene. Dell'origine della pantomimica , del ballo e della Dell ll'origine delle
feste. Commedia , tragedia , satira , ditirambo furono in Conferma
dell'anzidetta verità musica principio una cosa sola . Saggio del Gusto e delle
belle arti Dell'oggetto delle belle arti e del gusto. Della nascita della
tragedia Della tragedia. Dell'origine delle varie specie di poesia Delle belle
arti. Divisione delle belle arti. Del piacevole e dell'interesse sempre vivo
Dell'ingegno creatore. Quali cose formino la bellezza nelle arti imitative. L'unità
forma e la bontà e la bellezza degl’esseri. Del raffinamento del gusto ed e vari
fonti de lpiacere. De'contrasti, opposizione, antitesi. Del dilicato, del
forte, del sublime e delle grazie. Delle sorgenti del genio. La grandezza e
sublimità ċ maggiore nei barbari; la dilicatezza ne'popoli colli
Decadenza delle belle arti. Del corso delle belle arti in Roma e nella
moderna Continuazione. Del maggior estabilimenta del giudiziari opotere.
mente De progres sivi avanzamenti del la Sovranità per wieszo delGiudizj.
De principj della giurisprudenza di barbari. Del Duello Degli altrimodi ad opratine' d'ùinigiudizj.
Della Tortura . Della legislazione di questi tempi. Dello stato della
proprietà, e dell agricoltura in; Dello sviluppo della macchina, & del
migliora; il potere giudiziario non venne negli eroici; e bara bari tempi
esercitata da re . quest'ultimo periodo della barbarie. De divini giudiz].mento
del costume, dello spirito, e dellelina gue. Dell'arti, e delle scienze
dicorest'epoca, dell origine del Commercio . L'estinzione della indipendenza
privatą, la liber: D e diversi elementi della città nità per Della Religione
Ultimo Dell'esternecagioni locali,che suldivariopovera Dell'originedellaplebe,ede'suoidritti.
7wotere. 20 94 iebare Delle variecagioni dalle quali nascono i diversi governi,
e primi eraniente dell"interne. Della educazione rà civile, la moderazione
del gover formand l'essenziale coltura delle nazioni; Dell
originedell'ospitalità, e come, e quanto ella confert al miglioramento del
costume de popoli . leforzeed operazioni morali sorgono dala Come modificazione
dellamacchina. la varia lore i ed al vas P. X. Secondo i varj climi nascono
governi diversi. Delle varie specie della legge, e della legge ci vile . La
leggenon togliela libertà, ma carentisce la vera idea della libertà civile .
Della libertà politica. Del clima . De
climipiùvantaggiosi all'ingegno, CA Come la legge positiva possa nuocere alla
libertà civile . Dellaleggeuniversale, edell'ordinecasi fisico, come morale,
Della legge relativamente alla proprietà. no hanno influenza: Del rapporto
della società colle potenze stranie. Della libertà, e delle cagioni, che la
tolgono, Quali governi sieno per lor natura guerrieri ,e quali commercianti , Della
passione dell'amore de popolicolti. Delle varie funzioni della sovranità , e
delle varie forme degli stati. Di due generi distari, o conquistatori, o coma
mercianti. Di un terzo genere di stato nel commerciante nd conquistatore . La
moltiplicazione degli uomini a maggiore negli stari guerrieri, che ne
commercianti. Partizione della legge civile , qualità delle Lego gi. Dellagiust:ripartizionedelepossessioni.
Dello leggiagrarie dell'antiche repubbliche, e del la varia ripartizione
de'poderi. Leggi , ed usi distruttivi della proprietà . Della moneta delle
Finanze. Dello spirito e costume delle colte nazioni. Della galanteria de tempi Cavalereschie. Dell
arti di lusso de'popoli politi, Costumi , e carattere delle nazioni corrotte .
Diversità della seconda barbarie delle nazioni dala laprima, è del novello stato
selvaggio , Del civile corso delle nazioni di Europa . Dell'inondazione de
barbari, e del risorgimento delloeuropea coltura seri e delle crisi, per mezzo
delle quali si Dell'estrinseche morali cagioni, che turbano il
naturaleedordinariocorsodelleNazioni pag. Della varia efficacia delle anzidette
cagioni orientale Delle varie fisiche catastrofi. Delle differenti epoche delle
varie fisiche cata Ragioni del Vico contra l'antichità e la Sapienza. Dell'antichissima
coltura degli Egizie de' Caldei» De 'Caldei. strofi della terra Della contesa
delle nazioni sulle loro antichità. Dellà successione di varie fisiche
vicende Del disperdimento degli uomini
per mezzo delle naturali catastrofi
Delle morali cagioni attribuite dagli uomini igno ranti a'fisici fenomeni
Delle diverse cagioni delle favoleDelle diverse affezioni degli uomini nel
tempo delle crisi Delle crisi di fuoco -- continuazione dell'analisi degli
effetti prodotti nello spirito dallo sconvolgimento del ce Della verosimiglianza
del proposto sistema. VIantichissime nazioni orientali. Del modo
come sviluppossi l'uomo dalla terra Dello stato primiero della terra e degli
uomini , e delle varie mutazioni sulla terra avvenute »Seconda età del mondo
Originė degli uomini secondo il sistema delle . Sviluppo dell'anzidetta
platonica dottrina sui due Della favola di Pandora. Dello spirito delle prime
gentili religioni periodidelmondo. Prima età del mondo » 140 9 142 ed origine
della secondo l'antichissima teologia Sviluppo dello spirito umano ,
·religione Dell'invenzione dell'arti,e degli usi giovevoli L'ordine
della successione delle varie catastrofi Dello stato de popoli occidentali dopo
1°Atlantica catastrofe Del diluvio di Ogige , e di Deucalione Delle morali
cagioni che diedero all'anzidetta favola l'origine,ed'altre favole eziandio
porto. Ricapitolazione Diunaparticolarecrisidell'Italia alla vita si ritrova
solo nella mitologia Dell'Atlantica catastrofe . che alla medesima catastrofe
hanno rapDello stato degli uomini, che sopravvissero'alle vicende Del terzo
stato della vita selvaggia . Delecagioni,chestrinserolasocietàfamigliare, Del
vero principio motore degli uomini al vivere socie Della distinzione delle
famiglie, o dell'origine della Pag. 5 della natura . yole .Del primo stato della vita selvaggia.
Del secondo stato della vita selvaggiaDelle due specie de' bisogni fisici , e
morali . nobiltà. Dell'incremento dele famiglie, e dell'origine
defa Dei varjdoveri, ediritti de’ compagni, coloni, eservi. Degli affidati, e
de vassalli della mezza età. Paragone tra'compagnoni de'Gerinani,socj de Greci,
eicavalierierranti degliultimi barbari tempi. Del quarto stato della vita
selvaggia . L'impero domestico si continuò nelle prime barbare Dell'anıropofagia, o sia delpasto delle carni
umane . Ricapitolazione de diversistatidellavitaselvaggia.moli , e delle varie
ior classi. Della religione de' selvaggi
. Della domestica religione di ciascuna famiglia .' Dell'origine dell'anzidenta
religion domestica. e ' . società . De
costumi de'selvaggi. Del primo passo delle selvagge famiglie nel corso civile,
ossia dell'origine de'vichi,ede'paghi. Dello stabilimento delle città , e del
primo periodo delle Del secondo periodo delle barbare nazioni Dell'origine de
tempj , e de'pubblici , e sacri con. viti. Chene tempjdegli Deisitenneroiprimi pubblicimi
Dello stato della religione delle prime società . Dell influenza della
religione in tutti gli affari de' baru Della sovranità della concione , o di
coloro , che la componevano. Del governo de primi Greci , litari
consigli. Della Teocrazia. bari barbariche società. 1ell'idee degli antichi
intorno alla monarchia; DELLA FORMA DELLA ROMANA REPUBBLICA nel secondo periodo
della barbarie, Del governo feudale di tutte le barbare nazioni. Di costuini, del
genio di questa età, e della trasmi Continuazione de’ costumi di questa età della
società; Dell'arti, e cognizioni di questa età; del dritto della proprietd; Della sorgente de dritti in generale, e di
quello della proprieta; Del progresso della proprietd, e dell'ori De’ costumi, del
genio di questa età, e del Delle arri, e
cognizioni di questa; Del progresso delle barbare società, ossia del terzo;
DELLA FORMA DELLA ROMANA REPUBBLICA nel secondo -- Parlando LIVIO
(si veda) dell'elezione, che dove a farsi del re per LA MORTE DI ROMOLO (si
veda), adopra sì, fatta espressione. Summa potestate populo perinissa. E
soggiunge. Decreverunt enim (Senatores), ut cum populus jussisset, id sic ratum
esset si patres auctores fierent. Quindi tu convocata la concione, e VENNE
ELETTO NUMA (si veda). E l'istesso autore dell' elezione di Tullo Ostilio dice:
regem populus jussit, patres auctores facti. I senatori fiebant auctures. Perchè
tutte le cose prima eran proposte nel SENATO, indi alla concione recate. Auctor
è l'inventore, il proponitore , il principio , ed origine della cosa .periodo
della barbarie. Questi furono i QUIRITI, cioè gl’armati di asta : avvegnachè, come
gl’altri popoli barbari uella concione, ne’ comizi on differente affatto dal
regno eroico è il governo de’ primi ROMANI. ll re ad un SENATO prese deva, e con
senatori prende le deliberazioni, le quali nella grand'assemblea del popolo
ricevevano la sanzione di legge. Il POTERE de' primi re di Roma è LIMITATO così -- come quello di tutti i riegnanti
de' tempi eroici. La sovrana dello stato era la concione, che compone sida que'
capi delle tribù e delle curie, i quali sono detti decuriones e tribuni, che, uniti,
votano per le di loro curie, e tribù, come ne'parlamenti nostri I baroni
rappresentano le di loro terre , e città. E serva, E tal antico costume VIRGILIO
(si veda) dipinge negl’eroici compagni d'ENEA (si veda). DVCTORES TEVCRIM PRIMI
ET DELECTA IVVENTVS CONSILIVM SVMMIS REGNI DE REBVS HABEBANT SCANT LONGIS
ADNIXI HASTIS ET SCULA TENENTES -- e poi per varj gradi , e dopo molto correr
di tempo alla libertà pervenne, e tardi assai acquista il diritto alla
magistratura. Prima ottenne di es Da più luoghi di Omero si ravvisa il costume
medesimo de’ greci. Ed è questo un generale costume di tutte le barbare genti
adoprato nelle generali assemblee. Perché i barbari, temendo ognora le sorprese
de’ nemici, stanno sempre in su l'armi, nè confidano la di loro sicurezza
personale, anche tra’ cittadini, alla legge, ma al di loro braccio soltanto, TACITO
de' Germani: ut turbae placuit, considunt armati. Tum ad negotia, nec minus
suepe ad convivia procedunt armari – LIVIO 1. De’ Galli dice, In his nova, terribilisque
species visa est, quod armati -- ila mos gentis -- in concilium venerunt, OVIDIO (si veda) ci
attesta l'istesso de' Sarmati, degl’Umbrici STOBEO (si veda) radunavansi que'
capi coll'ASTA alla mano, la quale portano per SIMBOLO del loro impero, non che
per la propria difesa. La plebe è tanto serva in ROMA quanto presso i germani, i
galli, i greci. La plebe non ha parte nella concione. Questo argomento è dal nostro
gran VICO (si veda) ampiamente trattato. VICO sviluppa l'intero sistema del governo
romano, e dispiegando il corso della storia di quel popolo dimostra che per
gran tempo in Roma la plebe è dell'intutto ser affrancata, poi consegui il
bonitario dominio, cioè l'utile, e dipendente dal diretto, che i nobili possedeno.
Quindi fa acquisto del perfetto e compiuto dominio, detto QUIRITARIO, perchè è pria
de' soli quiriti, ossia de’ PATRIZJ e NOBILI ROMANI; e finalmente ha voto
nell'assemblea, e partecipe divenne della REPUBBLICA, CHE DA RIGIDA
ARISTOCRAZIA IN POPOLARE ALLA FIN SI CANGIA. Come nel prin [Populus de’ Latini
valse da principio , quanto “laos” de' Greci, che significa una tribù, una
popolazione. Quindecim liberi homines populus est. Apuleius in Apol. E GIULIO
CESARE dice nel de bello Gall. si quisant privatus, aut populus eorum decreto
non stetit. Ove dinota “populus”, popolazione, tribù. Ma se “populus” da
principio dinota una speciale popolazione, e tribù, nel progresso si prende tal
voce per la radunanza di tutte le tribù, che componeno la città. Ma venneno
rappresentate queste tribù da’ capi detti tribuni, nome che resta per dinotare
militari magistrati, come tribuni milia Eum. Ma prima significa anche i civili,
cio è i giudici, onde “tribunal” si dice il luogo ove amministravasi giustizia.
I Latini filosofi, che vennero in tempo, che ogni orma dell' antico stato e si
perdut , ed e si colle cose cambiato il vampulus trasse il nome da “populus”
pioppo . Perocchè questa popolazione radunasi sotto di un pioppo quando di
comune interesse trattasi, secondochè in alcune terre del regno ancor oggi si
usa, quando parlamentasi. E tal costume di radunare sotto degl’alberi il popolo
è ben antico, e secondo la semplicità delle prime genti. Ateneo scrive che
sotto di un platano i primi re della Persia davan udienza a' litiganti, e
decidevano le liti. E per avventura pocinio la plebe puo avere il diritto di
suffragio ne’ comizj, non avendo proprietà nè reale, nè personale. Tale è il corso
che fa la romana repubblica, come quel valentuomo dimostra, non dissimile da
quelle dell'altre barbare nazioni. Egli è però vero che un'intempestiva
tirannide turbo per poco il corso regolare di quella città. I re presero in
Roma sin dall'albore de’ suoi giorni vantaggio “grandissimo su gl’altri prenci,
e capi. Il popolo romano e più tosto un esercito, e la città un campo, e un
militare alloggiamento, quella feroce, e marziale gente e sempre in guerra, e, come
il lupo, verace emblema del suo genio nativo nutrivasi di sangue e distruzione.
Or se come ben anche Aristotile osserva parlando degl’eroici regni, era nella
guerra maggiore il poter del re presso tutte le barbare nazioni, meraviglianonè,
se il capitan dell'armi, il duce della guerra, il usurpato una straordinaria
potenza in Roma. Il potere esecutivo sempre ne’ empi di guerra, come il mare
nelle tempeste diffondesi sulla terra, guada gpa sul poter legislativo. Ma i re
di Roma sforniti di straniera milizia in vanu tentarono ritenere colla re
lor delle parole, ricevendo la tradizione, che il popolo ne' cominciamenti di
quella repubblica nell'assemblea radunato dispone della pubbliche cose, s'ingannarono
credendo che la plebe ben anche quivi votasse. Nella Scienza Nuova avesse forza
quel potere, che avean acquistato coll’autorità. Vennero discacciati da quella
repubblica, ed ella ben tosto ri-entra nel suo ordinario cammino. De’ giudizj
nel secondo periodo della barbarie di Roma. Le due ispezioni della publica asemblea
sono in Roma in questa epoca della barbarie la guerra esterna e la persecuzione
de’ ribelli cittadini. Ma le cose private, la personal difesa, la particolar
vendetta venne per anche ai privati affidata. L'impero domestico conserva il suo
vigore. I feroci padri di famiglia non cedeno ancora la di loro sovrana e regia
autorità, se non per quella parte che rimira la pubblica difesa, onde venne composto
l'unico sociale legame. Ma rimane intatta, ed illesa la di loro sovranità
riguardo alle loro famiglie, e alla privata difesa ed offesa. Viveno ancora
nello stato di privata guerra. Il ferro decide delle loro contese, e col
privato braccio prenden rendetta delle private offese. Il popolo dunque, che
radunasi in Roma in quest'età nell'assemblea, è quella popolazione, o truppa de’ servi, clienti,
e compagni guidata dal suo capo, e il voto suo è quello del suo signore che
dove sostenere, e difendere, ubbidire, e seguir nella guerra, da cui non forma persona
diversa secondo le cose già dimostrate. Niun'altra nazione ci conserva
monumenti più chiari dello stato della privata e civile guerra del popolo romano.
Il processo romano è la storia del duello, per mezzo di cui terminano que'
barbari abitatori dell'Aventino le loro contese, tutti gl’atti, e le formole di
tal processo altro non che i legittimi atti di pace sostituiti a que' primi
violenti modi. Quando la concione, ossia il governo, comincia a mischiarsi
nelle private contese, a poco a poco il duello abole, e cangia il modo d i
contrastare, rilasciando in tutto l'apparenza medesima, le formole, e gl’atti stessi:
la guerra armata in LEGALE COMBATTIMENTO è tramutata. Secondo che altrovesi è deito,
i riti, e le formole sono la storia dell'antichissima età delle nazioni. Ciocchè
l'acutissimo VICO (si veda) al proposito di alcune formole dell'antico processo
romano osserva. Sono. Ma il processo civile ci conserva le formole
dell'antica barbarie, e non già il criminale. Il civile nasce ne'tempi alla
barbarie più vicini. Più tardi ha l'origine
il giudizio criminale. I barbari soggettano prima i loro averi all'arbitrio
altrui che le proprie persone. L'ultima cui si rinunzia da costoro è la vendetta
personale. Meno si sacrifica della naturale indipendenza, rimettendo nelle mani
di un terzo i diritti della proprietà che quelli della persona. Quindi i
pubblici giudizii essendo sorti nel tempo della coltura, non serban gran vestigii
dello stato primiero. Francesco Mario Pagano. Mario Pagano. Pagano. Keywords:
eroe, massone, Italia si fara, Roma, Aventino, Vico, Livio, Romolo, Numa,
Giulio Cesare, patrizj, nobili Romani, forma aristocrazia della prima
repubblica, tribu, curia, tribuni, diacuriani. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pagano” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Paggi: l’implicature
conversazionali degl’ebrei -- ffilosofia ebrea – “Ebrei d’Italia” – filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Siena). Filosofo italiano. Grice: “C. of E. folks are all over
the place – but how many of them actually KNOW Hebrew!?”” -- essential Italian
philosopher. Filosofo. Insegna a Lasinio, Tortoli e a Ricci. Svolge per diversi
anni l'attività di mercante nella sua città natale. Abbandona il commercio ed
aprì un istituto. Insegnante ed educatore nello stesso istituto, sviluppando un
metodo logico, facile ed ameno insieme. La Comunione israelita lo volle a
Firenze, dove Paggi si trasfere con la moglie e i cinque figli. Insegna nelle
Pie Scuole fiorentine, mentre i figli Alessandro e Felice avviarono una casa
editrice. Tra i testi pubblicati vi furono anche le opere del padre, apparse
nella collana «Biblioteca Scolastica». Scrive inoltre una grammatica e un lessico
ebraici per i suoi figli. Per opera della moglie sorse a Firenze un istituto. “Ebrei
d'Italia” (Livorno, Tirrena); “Una libreria fiorentina del Risorgimento” (Firenze,
Ciulli). Mordecai Paggi. Paggi. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Paggi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pagliaro: l’implicature
conversazionali dei siculi – filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi
Speranza (Mistretta).
Filosofo italiano. Essential Italian
philosopher. Linceo. Fu uno dei fondatori della
scuola di romana. Fra i padri della semiologia, ha introdotto gli studi sul
pensiero linguistico. Dopo il diploma al Regio Ginnasio di Mistretta, si
iscrisse al corso di laurea a Palermo, dove ebbe, tra gli altri, come docenti Nazari,
Pitrè, Gentile e Guastella. Si trasfere poi a Firenze dove subì l'influenza di
Vitelli, Antoni e Pistelli. Partecipa volontario come sottotenente del Corpo
degli arditi, e fu insignito della medaglia d'argento al valor militare. Si
iscrisse all'Associazione Nazionalista Italiana e prese parte all'Impresa di Fiume al seguito
di Annunzio. Si laureò discutendo con Parodi e Pasquali la tesi Il digamma in Omero. Trascorse
un periodo di studio in Germania, seguendo corsi di linguistica latina di
Meister. Seguì i corsi di Kretschmer a Vienna. Ritornato in Italia, conseguì la
libera docenza in indoeuropeistica, quindi fu chiamato da Ceci ad insegnare,
per incarico, storia comparata delle lingue romanzi a Roma. Vinto un concorso a
cattedre, divenne ordinario di glottologia, nuova disciplina che ereditava il
corso di Storia comparata delle lingue romanzi. Insegnò anche "Storia e
dottrina del fascismo" e
"Mistica fascista.” Aderì al Partito nazionale fascista e ne fu uno degli
intellettuali di spicco, presiedendo anche alcune edizioni dei Littoriali della
cultura, che ogni anno raccoglievano i migliori universitari italiani. Fu primo
capo redattore dell'Enciclopedia Italiana, dove curò numerose voci, fin quando
non entrò in contrasto con il conterraneo Gentile, che dirigeva l'opera. Non
figura tra gli accademici d'Italia, ma fu eletto al Consiglio superiore
dell'educazione, dove rimase fino allo scioglimento. Fu voluto da
Mussolini alla guida del “Dizionario di politica” dell'Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, una ponderosa opera che raccolse le migliori
intelligenze del fascismo, ma anche qualche intellettuale "eretico".
Il suo nome compare tra i 360 docenti universitari che aderirono al Manifesto
della razza, premessa alle successive leggi razziali fasciste, anche Mauro
scrive che egli dissentì dalla politica razziale del fascismo. Con la caduta
del Regime fascista, è sospeso ndall'insegnamento. Reintegrato nella cattedra,
insegna Filosofia del linguaggio a Roma. Presidente della sezione
"Archeologia, Filologia, Glottologia" della Società Italiana per il
Progresso delle Scienze. Presidente del Consiglio Superiore della Pubblica
Istruzione e prima socio corrispondente poi, socio nazionale dell'Accademia
Nazionale dei Lincei. Fu anche direttore editoriale, per la Fabbri, della
Enciclopedia di Scienze e Arti. Fu rieletto, con larghissimi consensi, al
Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Nel comitato scientifico
dell'Istituto nazionale di studi politici ed economici. Promotore e direttore
della rivista Ricerche linguistiche e presiedette la sezione filologica del
Centro di studi filologici e linguistici siciliani. Candidato alla Camera per
il Partito Monarchico Popolare nella circoscrizione Sicilia orientale e al Senato nel collegio Roma ma non e eletto.
La Rai trasse un sorprendente sceneggiato per la televisione da un suo testo
che dava una nuova interpretazione della vicenda di Alessandro Magno. Membro
della giuria del premio Marzotto. Lascia anticipatamente l'insegnamento
universitario. Palermo e la città di Mistretta hanno istituito, in sua memoria,
il “P.”. Esplora soprattutto l'antico e medio persiano, la lingua della
Grecia classica, quindi il LATINO classico e medievale, nonché l'italiano dei
tempi di ALIGHIERI cui ha dedicato varie opere e della scuola siciliana. Come
critico letterario e glottologo, diede nuove, originali interpretazioni di VICO,
ANNUNZIO e PIRANDELLO. In ambito linguistico, già nel suo Sommario di
linguistica ario-europea, che comprendeva oltre le lezioni dei suoi corsi
universitari anche innovative linee di ricerca e nuove idee, delinea una nuova
prospettiva di approccio e di indagine delle varie questioni linguistiche la
quale viene condotta parallelamente ad un confronto storico-critico con
l'evoluzione del pensiero filosofico dalla grecità alla filosofia classica
tedesca. Al contempo, P. abbozza in esso prime idee sulla NATURA DEL LINGUAGGIO
INTESO fondamentalmente come TECNICA ESPRESSIVA, allontanandosi così
dall'idealismo crociano per avvicinarsi piuttosto al positivismo, ed
analizzando in modo approfondito, ma al contempo trasversalmente alle varie
discipline, la natura e la struttura dell'atto linguistico fra due inter-locutori
basandosi sia sull'indagine semantica -- mediante un metodo che egli chiama
"critica semantica" -- che sull'interpretazione storico-critica, fino
a considerare il linguaggio come una forma di inter-azione semiotica
condizionata storicamente da una tecnica funzionale, la lingua. Nel simbolismo
linguistico -- soprattutto fonetico -- poi, afferma P. ne” Il segno vivente”
riecheggiano non solo l'individualità ed il vissuto dell'inte-rlocutore ma
anche la storia dell'intera umanità a cui egli appartiene come soggetto storico.
In estrema sintesi, si può dire che la sua teoria linguistica è una posizione
unificata tra lo strutturalismo saussuriano e l'idealismo hegeliano. Altri
saggi: “Epica e romanzo, Sansoni, Firenze; Sommario di linguistica ARIA, Bardi,
Roma; “Il fascismo: commento alla dottrina” Bardi, Roma; “La lingua dei Siculi,
Ariani, Firenze, Il comune dei fasci, Monnier, Firenze, La scuola fascista” (Mondadori,
Milano); “Dizionario di Politica,” Istituto dell'Enciclopedia Italiana G.
Treccani, Roma); “Insegne e miti della nazione italiana, la nazione romana:
teoria dei valori politici – la romanita e la razza romana, Ciuni, Palermo; Il
fascismo nel solco della storia” (Libro, Roma; Le Iscrizioni Pahlaviche della
Sinagoga di Dura-Europo” (R. Accademia d'Italia, Roma; Storia e Dottrina del
fascismo” (Pioda, Roma); “Teoria dei valori politici” (Ciuni, Palermo; Logica e
grammatica” (Bardi, Roma); “Il canto V dell'"Inferno" d’Alighieri” (Signorelli,
Milano); “Il segno vivente” (ERI, Torino); “La critica semantica” (Anna, Firenze);
“Il contrasto di Cielo d'Alcamo e poesia popolare” (Mori, Palermo); “Linguistica
della "parola"”(Anna, Firenze); “I primordi della lirica popolare in Sicilia”
(Sansoni, Firenze); “La Barunissa di Carini: stile e struttura” (Sansoni,
Firenze); “FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO (Ateneo, Roma); “La parola e l'immagine” (Scientifiche,
Napoli); “Poesia giullaresca e poesia popolare” (Laterza, Bari); “La dottrina
linguistica di VICO” (Lincei, Roma); “Il Canto XIX dell'Inferno” (Monnier,
Firenze); “Linee di storia linguistica dell'Europa” (Ateneo, Roma); “L'unità
ario-europea: corso di Glottologia,” Ateneo, Roma, Ulisse. Ricerche semantiche
sulla Divina Commedia, Anna, Firenze,
“Forma e Tradizione,” Flaccovio, Palermo, “La forma linguistica,” Rizzoli,
Milano, Vocabolario etimologico siciliano, Pubblicazioni del Centro di studi
filologici e linguistici siciliani, Palermo, Storia della linguistica, Novecento,
Palermo. Commento all'Inferno di Dante. Canti I-XXVI, Herder, Roma); Romanzi
Ceneri sull'olimpo, Sansoni, Firenze, Alessandro Magno, ERI, Torino, Ironia e
verità, Rizzoli, Milano (raccolta di elzeviri). Sottotenente di complemento,
32º reggimento di fanteria Aiutante maggiore in 2a in un battaglione di
riserva, vista ripiegare una nostra colonna d'attacco, riordinava i ripiegandi
e li guidava al contrattacco, respingeva il nemico che già aveva occupato un
tratto della nostra linea. In un successivo attacco, sotto un intenso
bombardamento e il fuoco di mitragliatrici avversarie, dava mirabile esempio di
coraggio e di fermezza indirizzando intelligentemente i rinforzi nei punti più
minacciati e facilitando così la conquista di ben munite e contrastate
posizioni. Monte Asolone. Cfr. M. Palo, S. Gensini, Saussure e la scuola
linguistica romana: da Pagliaro a Mauro, Carocci, Roma,. La scuola linguistica romana. Cfr. A. Pedio,
La cultura del totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, Treccani Enciclopedie,
Istituto dell'Enciclopedia. Cfr. Gabriele Turi, Sorvegliare e premiare. L'Accademia
d’Italia, Viella, Roma, Cfr. Dizionario
biografico degl’italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo
imperfetto, Unicopli, Milano, Cit. Cfr.
Riunioni, Cfr. Riunioni Accademia Nazionale dei Lincei Centro di studi filologici e linguistici
siciliani » La storia, su csfls. Cfr. Mininterno Camera Mininterno Senato
//opar.unior//1/Filologia_dantesca_di_P. .pdf
Cfr. D. Cesare, "Premessa", Lumina. Rivista di Linguistica
Storica e di Letteratura Comparata, Cfr.
pure E. Salvaneschi, "Su Attila Fáj, maestro di «molti paragoni»",
Campi immaginabili. Rivista semestrale di cultura, Cfr. Tullio De Mauro,
Prima lezione sul linguaggio, Editori Laterza, Roma-Bari, Tullio De Mauro, La
fede del diavolo Istituto Nastro
Azzurro Studia classica et orientalia. Oblate,
Casa Editrice Herder, Roma, Münster, M. Palo, Stefano Gensini, Saussure e la
scuola linguistica romana. Da Pagliaro a Mauro, Carocci Editore, Roma, Vallone,
"La „Lectura Dantis” di Antonino Pagliaro", in Deutsches
Dante-Jahrbuch, Edited by Christine Ott, Walter Belardi: studi latini e romanzi
in memoria di Antonino Pagliaro, Pubblicazioni del Dipartimento di Studi
glottoantropoligici dell'Roma La Sapienza, Roma, Aldo Vallone, Enciclopedia
Dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma, M. Durante, T.
De Mauro, B. Marzullo, Pubblicazioni dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti
di Palermo, Palermo, Bonfante, Antonino Pagliaro, Pubblicazioni dell'Accademia
Nazionale dei Lincei, Roma, Belardi, Pagliaro nel pensiero critico del
Novecento, Calamo, Roma, D. Di Cesare, Storia della filosofia del linguaggio,
Carocci, Roma, Mauro, Formigari (Eds.), Italian Studies in Linguistic
Historiography. Proceedings of the International Conference in Honour of Pagliaro.
Rome, Nodus Publikationen, Münster, Pedio, La cultura del totalitarismo
imperfetto. Il Dizionario di politica del Partito nazionale fascista,
prefazione di Lyttelton, Unicopli, Milano, Tarquini, Gentile dei fascisti:
gentiliani e anti-gentiliani nel regime fascista, Mulino, Bologna, Battistini,
Gli studi vichiani di P., Guida, Napoli,
Mauro, Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Enciclopedia Italiana Dizionario di Politica Linguistica
Semiologia Filologia Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere open MLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere d La Scuola linguistica romana, su rmcisadu.let.uniroma.
GRICE E PAGLIARO: IMPLICATVRA ARIA LINGUA E RAZZA Schlòzer da
per primo il nome di «semitico » al vasto dominio linguistico che ha il
suo centro originario fra la Mesopotamia e il Mediterraneo, le montagne
dell’Armenia e le coste meridionali dell'Arabia, e che per successive
migrazioni e conquiste si è allargato su una notevole parte del
continente africano. Tale denominazione si richiama alla tavola dei popoli tramandata
nella “Genesi” nella quale si
distinguono i popoli discendenti da Sem, primogenito di Noè, dai popoli
discendenti dagl’altri due fratelli, Cam ed Iafet. La parentela linguistica fra
l'arabo e l'ebraico, le due lingue più vitali del gruppo, e già stata
notata dai grammatici ebrei ma la precisa nozione di unità semitica,
concordante con quella che se ne ha nel mondo ebraico all’epoca in cui e
redatta la Genesi è ben più recente e, nella sua formulazione scientifica, è un
riflesso della precisa nozione di unità ario-europea costituitasi nel nostro
tempo. Oggi il gruppo semitico si suole distinguere in semitico orientale
che comprende il babilonese e l’assiro, e in semitico occidentale.
Quest'ultimo si distingue a sua volta in semitico nord-occidentale -- che
comprende il gruppo aramaico, di cui la più importante manifestazione è
il siriaco, e il gruppo cananco, a cui appartiene l'ebraico --, e in semitico
sud-occidentale, di cui fanno parte l'arabo settentrionale e meridionale
e l’etiopico. Ad indicare la vasta unità linguistica comprendente quasi
tutta l'Europa e buona parte del continente asiatico, scientificamente
accertata per primo da Bopp in uno studio comparativo sulla coniugazione,
appare per la prima volta nell'Asia polyglotta di Klaproth il termine ‘indo-germanico.’
Tale termine, divenuto usuale, intende riunire i due punti estremi del
dominio linguistico considerato e si è affermato in tedesco, nonostante che le
più vaste conoscenze posteriori pongano come estrema zona ad Occidente
quella del celtico e ad Oriente il tocario. Fra tutte le denominazioni
altrove usate, e cioè “indo-europeo”, “ario-europeo”, ed “ario”, questa
ultima è forse la più propria, poichè, se non nome unitario di popolo, è
certo una denominazione che parecchi popoli del gruppo usano darsi nei
confronti degl’altri popoli. Purtroppo, in linguistica l'uso di «ario» in
senso così vasto può ingenerare confusione, essendo esso abitualmente
riservato al gruppo indoiranico. Noi tuttavia l’accogliamo come il meno
impro- prio e anche per avere una terminologia uniforme con altre
discipline, ' come la paletnologia e l'antropologia che l’usano già
stabilmente nell'accezione più vasta. L'unità linguistica aria comprende
oggi i seguenti gruppi storicamente accertati: in Asia l’indiano,
l’iranico, il tocarico, l’hittito, l’armeno, il traco-frigio; in Europa
l'illirico, il greco, lo slavo, l’italico, il baltico, il germanico e il
celtico. In Asia delle lingue arie sopravvivono soltanto l’indiano,
l’iranico e l’armeno; in Europa tutte le lingue oggi parlate sono di
derivazione aria, fatta eccezione dell’ungherese, del finnico,
dell’estone e del basco. Nessuna scienza storica opera con metodo così
sicuro come la linguistica, la quale dispone di un materiale di
osservazione vastis- simo, sia attuale sia documentato nel tempo. L'unità
linguistica aria e quella semitica sono verità acquisite, assolutamente
incontroverti- bili, anche se le lingue che ad esse partecipano siano
ormai profon- 594 damente differenziate. Compito
della linguistica storica è per l’appunto, una volta riconosciuta l’unità
genetica originaria, di seguire nel quadro di essa le modalità e,
vorremmo dire, le leggi degli svi- luppi e delle differenziazioni, che
hanno determinato la fisionomia delle singole lingue come noi oggi le
conosciamo; compito a volte arduo, specie quando dalla ricognizione dei
fatti si voglia risalire alle loro cause, cioè ai momenti umani che danno
origine all'innovazione; ma tuttavia ricco di risultati grandissimi, i
quali dal campo della glottologia si estendono a tutte le altre
discipline, che studiano l’u- manità nelle manifestazioni concrete della
sua storia. Il linguaggio è una delle forme più importanti, anzi la più
importante, in cui l'u- manità realizza se stessa come realtà spirituale,
e perciò le lingue costituiscono gli archivi, in cui si traducono con
incomparabile ricchezza e fedeltà gli eventi, le esperienze, le creazioni dei
popoli at- traverso i secoli ed i millenni. Le nozioni di
razza aria e di razza semitica, come nozioni scientifiche, sono certamente
posteriori alle nozioni dell'unità linguistica rispettiva.
Per quanto si riferisce agli Ari, prima della scoperta della loro
unità linguistica non si ebbe nemmeno la nozione empirica di una
parentela etnica fra i popoli che la compongono. L'affinità etnica è
grossolanamente intuita presso i Greci, soltanto in base alla comu- nione
linguistica per cui «barbari», probabilmente « balbuzienti », sono coloro
che parlano un’altra lingua. I ROMANI, che pure ebbero così vivo il senso
della loro stirpe, non ebbero mai la percezione che quei Galli, Germani e
Parti, contro i quali strenuamente combatte- rono, discendevano dallo
stesso loro ceppo. L'autorità della tradizione biblica con la babelica
confusione delle lingue tolse poi del tutto la possibilità di pensare ad
un legame linguistico fra popoli diversi e ad un legame etnico che non
fosse quello indicato nella Genesi. Tanta fu l'autorità delle Sacre
Scritture, anche nel campo degli inte- ressi linguistici, che, se
tentativi si ebbero per ricercare la derivazione di questa o quella
lingua, furono sempre diretti a stabilire la priorità e la paternità dell’ebraico,
come avvenne nel corso del Seicento e del Settecento; tentativi di nessun
valore, al pari degli altri diretti alla creazione di una « grammatica
razionale », che valesse per le lingue di tutti i tempi e di tutti i
luoghi. Anche presso i popoli semitici, se se ne toglie il peso che
la tradi- zione religiosa contenuta nella Bibbia potè avere nel mondo
giudaico, mancò il senso di una propria reciproca parentela, mentre fu
quanto mai vigoroso proprio presso gli Ebrei il senso della propria indivi-
duazione come popolo, legato alla coscienza di popolo eletto. La
scoperta e la fissazione in termini scientifici di unità lingui- stiche
originarie come quella aria e quella semitica, a cui seguirono scoperte
abbastanza numerose di altri gruppi linguistici, aprirono la via al
problema se a tali unità linguistiche rispondessero unità etniche più o
meno nettamente definite. In un primo tempo, com'è noto, ad opera del De
Gobineau, del Chamberlain e di altri, si assunse senza discussione l'identità
fra unità linguistica ed unità etnica, fra lingua e razza, e si
procedette alla ricerca delle caratteristiche differenziali fisiche e
psicologiche, che potessero ancor meglio individuare sul piano razziale i
diversi gruppi linguistici. Tale procedimento, ispirato in genere a
criterio polemico, è stato condannato come dilettantesco e prescientifico
tanto dai linguisti, quanto dagli antropologi, asse- rendo gli uni e gli
altri che la lingua è patrimonio facilmente tra- smissibile da individuo
ad individuo, da gruppo a gruppo e non può essere quindi assunta a
caratteristica etnica preminente ed esclusiva. A rinsaldare questa convinzione,
contribuirono tentativi, come quello fatto da Federico Miiller, di far
coincidere una classificazione delle lingue con una classificazione
antropologica, destinati all’insuccesso, anzitutto per l'incertezza delle
classificazioni antropologiche, poi per l'intervento del fattore storico
che fa talvolta assumere da individui 596 e da gruppi
lingue di popoli etnicamente diversi. A questo riguardo, si suole
richiamare il classico esempio dei Bulgari, che dal punto di vista etnico
sono genti turaniche e dal punto di vista linguistico sono slavi, cioè
ari. D'altra parte, questo negare l’esistenza di ogni rapporto fra
razza e lingua con l’attribuire valore discriminante nella
classificazione delle razze ai soli caratteri strettamente biologici, non
soltanto è contrario alle nostre reali esperienze, ma verrebbe a togliere
ogni valore a quelle distinzioni ormai acquisite come fra razza aria e
razza semi- tica, le quali, come si è visto sopra, hanno come precedente
storico e come fondamento il riconoscimento della rispettiva
individualità lin- guistica. Dato ciò, sembra qui opportuno
chiarire in quale misura sia possibile fare valere il criterio
linguistico nella discriminazione delle razze. Esiste
certamente una differenza sostanziale e profonda fra la linguistica e
l'antropologia, sia nell'oggetto sia nel metodo, che ne rende difficile e
poco proficua la collaborazione. La linguistica è di- sciplina
essenzialmente storica, tanto che le sue classificazioni hanno vero
valore solo se abbiano fondamento genetico. Ciò si vede soprat- tutto nel
campo della linguistica aria, che fra tutte le discipline lin- guistiche
è certamente la più progredita. Qui dalla comparazione fra le lingue
storiche si riesce a postulare con sufficiente sicurezza la struttura
originaria della lingua comune da cui esse discendono; si riesce a
fissarne i caratteri propriamente genetici, liberandoli dalle
modificazioni successive determinate--da molteplici cause, fra cui
principalissimi j contatti e le mistioni con popoli di altra lingua. Così
noi sappiamo con relativa sicurezza qual’erano la struttura fonetica e
morfologica e il patrimonio lessicale dell’ario dell’epoca comune, all’incirca
come potremmo ricostruire dalle lingue romanze LA LINGUA LATINA, se non
l’avessimo documentata. E’ una ricostruzione che ha quasi una realtà
matematica, fondata com'è su norme di sviluppo fonetico che, se non sono
leggi ineccepibili, come si credeva alcuni decenni or sono, hanno
tuttavia una vastità e regolarità di applicazione che non ha riscontri in altri
campi delle creazioni umane. L'antropologia, invece, per
insufficienza e discontinuità del ma- teriale d'osservazione, è costretta
a gravitare sul presente cercando di classificare le razze umane in base
ai caratteri morfologici attuali, e solo eccezionalmente qualche
importante trovamento apre ad essa la possibilità di rintracciare
precedenti sporadici, generalmente assai di- stanti, di questo o quel
tipo umano. Il materiale antico rinvenuto è così scarso e frammentario
che le conclusioni che se ne possono trarre sono molto tenui e malsicure.
Così avviene che, mentre del- l’unità aria dal punto di vista linguistico
noi abbiamo una sicura no- zione, poichè la comparazione ci consente di
risalire oltre i confini della storia, della struttura somatica degli Ari
nulla di sicuro sap- piamo, poichè nell’osservazione delle
caratteristiche somatiche degli Ari attuali l'antropologia non è ancora
in grado di distinguere i caratteri geneticamente originari da quelli acquisiti
in seguito a me- scolanza. Oggi non si è davvero:in grado di dire se gli
Ari fossero, ad esempio, dolicocefali e biondi o mesocefali e castani, a
capelli lisci o a capelli ondulati. La ragione di ciò è dovuta al fatto
che non esiste un’antropologia genetica, la quale consenta di chiarire,
dato un tipo capostipite, quali siano i caratteri, permanenti nel corso
delle ge- nerazioni e quali quelli che si mutano o si acquisiscono.
Teorica- mente, nel confronto fra i vari tipi di probabile discendenza
aria dovrebbero potere risultare i caratteri specifici da attribuire ad
un Ario astratto della preistoria; praticamente ciò non è possibile per
la insufficiente conoscenza che si ba, delle modalità con cui si
traman- dano i caratteri biologici, sia ifisici, sia psichici.
Avviene così, ad esempio, ghe: l'Europa, mentre è fondamental-
mente unitaria dal punto di vista linguistico, da quello antropologico annovera
numerose razze, la mediterranea, l’alpina, la dinarica, la nordica, nè le
differenze, che caratterizzano tali razze, combaciano con le differenze
che caratterizzano i vari gruppi linguistici determi- natisi in seno
all’originaria unità. Nonostante questa mancata concordanza di dati
fra la linguistica e l'antropologia, le due discipline maggiormente
impegnate nella definizione delle razze umane, è certo che razze esistono
con carat- teri ben precisi e differenziati e che, nella pratica, anche
al più mo- desto osservatore non sfugge l’esistenza di tipi umani
diversi, i quali assommano i caratteri di unità razziali diverse.
Nell'ambito stesso dell'unità aria, a nessuno sfuggirà l’esistenza di una
unità aria medi terranea e di un'unità aria nordica, c, a un più attento
esame, nel- l'ambito di queste unità, sarà possibile rintracciare altri
tipi umani i quali danno fisionomia ai diversi popoli che le compongono.
Fuori di ogni dubbio è poi, nell’ambito della razza bianca, la
distinzione fra razza aria e razza semitica, anche se, per la prima più
che per la seconda, non si riesca a individuare i caratteri biologici
originari. Questo fatto è prova che non il solo dato antropologico
ha va- lore nella determinazione della nozione di razza. Poichè,
come sopra si è detto, la nozione di razza aria e razza semitica ha avuto
come suo precedente la nozione di unità lingui- stica aria ed unità
linguistica semitica, è indubbio che il fattore lingua deve avere un
valore determinante nella costituzione dell’unità raz- ziale. Qual'è
dunque il fondamento dell’obiezione in contrario, alla quale si è sopra
accennato, che la lingua, essendo facilmente domi- nata da fattori
storici e culturali, non sia elemento stabile nella conti- nuità delle
generazioni, per il fatto che può essere sostituita con quella di altri
popoli, e perciò sia inadeguata a fornire criterio nella discriminazione
delle razze? Bisogna, anzitutto, tenere presente che dalla nozione di
razza come dalla nozione di lingua esula ogni idea di purezza in senso
as- soluto, specie quando si tratti di popoli di cultura che hanno
dietro a sè una storia lunga e complessa. Gli stessi Ebrei possono
conside- rarsi razza pura, e relativamente pura, solo dal momento in cui
hanno cominciato a volerlo essere deliberatamente, a tradurre il loro
istinto dell'isolamento come popolo in norma di carattere religioso.
Tutti i popoli ari dell'Europa e dell'Asia sono, senza eccezione,
risultati dalla mistione fra la minoranza dei conquistatori ari e la
vasta massa delle popolazioni preesistenti nelle zone occupate. Non è
certo pre- sumibile che gli Ari al loro arrivo nelle loro sedi storiche
abbiano distrutto le popolazioni preesistenti, le quali, ad esempio in
Grecia, in Italia e sull’altipiano iranico, erano in possesso di civiltà
notevol- mente progredite. D'altra parte, di tali mescolanze ci danno
sicura testimonianza, oltre che i dati dell'archeologia preistorica, lo
inte- grarsi della lingua aria comune in nuove unità, che sono quelle
a noi storicamente note. 1 profondi rivolgimenti che alcune lingue
hanno subìto anche nella struttura fonetica, ad esempio le rotazioni
delle consonanti in germanico, non si possono altrimenti spiegare se non
riferendole all'influenza di un sostrato alloglotto. E' noto che una
parte non trascurabile del lessico del latino e dei volgari romanzi non
si spiega nell’ambito dell’ario e deve essere riportato al fondo
linguistico non ario su cui il latino venne a distendersi. Orbene,
che un popolo, come è il caso di quello bulgaro, abbia assunto una lingua
diversa non è altro se non un fatto di sincretismo in cui prevale la
civiltà di maggiore prestigio. Quello che importa te- nere fermo è per
l'appunto che il sincretismo, cioè la creazione di un risultato nuovo non
inferiore agli elementi che vi hanno concorso, si ha solo quando la
mescolanza sia guidata da un senso più o meno vivo di affinità
elettiva. Ciò si può osservare con sufficiente sicurezza sia nel senso
posi- tivo sia in quello negativo. Nella penisola greca la civiltà
minoica si è confusa con quella degli Ari sopravvenuti ed ha dato origine
alla meravigliosa civiltà ellenica. In Italia il senso di conquista degli
Ari nomadi e guerrieri si è trasfuso nell'ordine civile delle
popolazioni stanziali ed ha dato origine alla mirabile e grandiosa
civiltà romana che è poi la civiltà dell'Occidente. Evidentemente, fra le
genti arie sopravvenute e le popolazioni mediterranee si determinò una
facile intesa, dovuta al fatto che non vi dovettero essere fra esse
sostanziali differenze di ordine fisico e spirituale e tali da produrre
una corru- zione anzichè un miglioramento, dal punto di vista etnico e
cultu- rale. In Italia, in Grecia, e dovunque si affermò la lingua aria,
i ca- ratteri dominanti furono indubbiamente dati dalla stirpe aria e
per questo, nonostante le differenze che si osservano fra i diversi popoli
di questo gruppo, è facile cogliere in numerosi e cospicui tratti gli in-
dizi della comune origine. Vi sono invece casi in cui questa
affinità elettiva che dà la premi- nenza ai caratteri del tipo superiore
non ha luogo, per motivi che non è sempre facile individuare. La storia
di alcuni millenni di- mostra, per esempio, come fra gli Ari e i Semiti
essa sia comple- tamente mancata e che le due stirpi si sono sempre
tenute in reciproca difesa, quasi istintivamente conscie che da una fusione
si dovesse avere la perdita da una parte e dall'altra dei rispettivi
caratteri dif- ferenziali. Dovunque Semiti ed Ari si sono trovati in
contatto si sono sempre scontrati in lotta senza quartiere: gli Irani
contro l'impero di Assiria, Roma contro Cartagine, il mondo cristiano
con- tro l'Islam. Sia che vincessero gli uni, sia che vincessero gli
altri la barriera fra i due mondi non fu mai superata. Da una parte
e dall’altra, tranne sporadiche infiltrazioni, due mondi diversi
hanno conservato tenacemente la loro autonomia, e gli stessi apporti
culturali che l'uno ha dato all'altro sono stati da ciascuno svolti,
interpre- tati ed elaborati secondo la propria natura. Il Cristianesimo è
diven- tato universale nell’interpretazione romana. Il senso ario della
con- quista e dell'espansione assume nella coscienza e nella prassi
giu- daica aspetti e modalità, per cui non è quasi più
riconoscibile. Ed è certo bene che sia così, che cioè la barriera
sussista, poichè il suo abbattimento non è, come la storia categoricamente
dimostra, nella natura delle cose. Ciò si potrà rilevare in molti campi,
ma a noi preme rilevarlo proprio nel campo della lingua, che oggi è
senza dubbio uno dei più importanti fattori differenziali degli
aggruppa- menti razziali. Difatti, quando noi attribuiamo questo o quel
popolo al gruppo ario o al gruppo semitico lo facciamo soprattutto in
base al criterio linguistico che è alla base di tali gruppi, e dove tale
cri- terio sia reso fallace, com'è il caso dell'elemento giudaico che
ha assunto a propria lingua la lingua nazionale dei popoli presso i
quali vive, vi si sostituisce un criterio pure di ordine storico, quello
religioso. Per l'appunto, nel campo linguistico la differenza
costituzionale fra il semitico e l’ario, sia dal punto di vista fonetico
per il prevalere in quello di suoni laringali ignoti all’ario, sia dal
punto di vista mor- fologico per la diversità sostanziale della
rispettiva flessione, si rivela così profonda da non consentire un
sincretismo produttivo. L'elemento arabo, penetrato nel persiano in larga
misura in seguito alla conver- sione della Persia zoroastriana
all’islamismo, si è limitato al lessico e non ha intaccato la struttura
fonetica e morfologica squisitamente aria di quella lingua; vi è rimasto
così estrinseco, che, a seguito della ri- presa nazionale avutasi con la
nuova dinastia, l'elemento arabo viene progressivamente sostituito con
elemento propriamente iranico. Quan- do poi una lingua semitica è stata
assunta da popoli di stirpe aria i ri- sultati che se ne sono avuti sono,
nel loro aspetto negativo, profonda- mente significativi. Questo è, come
è noto, il caso di Malta in cui il primitivo idioma romanzo venne per
effetto della lunga occupa- zione musulmana sostituito con un dialetto
arabo magrebino: l'arabo, forzato in una impostazione vocale completamente
estranea, ne è uscito così malconcio e così, come si suol dire, corrotto,
da giustifi- care quasi le interessate fantasie della pseudo-scienza
linguistica bri- tannica, che nel dialetto maltese voleva riconoscere,
anzichè un dia- letto arabo storpiato da bocca romanza e sempre ricco di
elementi italiani, nientemeno che la sopravvivenza di un antico idioma
fenicio. Se ora ci poniamo il problema concreto della formazione
del- l’unità etnica, ci appare chiaro che il processo non è diverso da
quello della formazione dell'unità linguistica. Per l'una e l’altra unità
è er- rore gravissimo partire dall'immagine dell’albero genealogico dal
cui ceppo, quasi per virtù interiore di linfa, si siano venuti
staccando tanti rami, integralmente fedeli alla natura e alla struttura
di quello. Niente di più falso, poichè se ciò fosse si dovrebbe avere,
tanto nel caso delle lingue quanto in quello delle razze, propagazione
uniforme e non formazione di nuove unità più o meno nettamente
differen- ziate. L'albero genealogico sarebbe giustificato solo se in
esso potesse risultare il complesso degli apporti e delle cause che hanno
determi. nato la figura particolare di ciascuna unità. % Prendiamo
il caso della lingua. Non esistono lingue, specialmente a larga
diffusione, che non siano costituite da una più o meno grande varietà di
dialetti. L'unità neolatina, ad esempio, è divisa in tante lingue,
italiano, francese, spagnuolo, provenzale, rumeno, per dire le maggiori,
e queste sono alla loro volta distinte in varietà dialettali più o meno
nettamente individuabili. Qual'è il motivo di tanta dif- ferenziazione,
quando è noto che alla base di tante e così varie lingue e dialetti vi è
l’unità latina, cioè una lingua di cultura, affermatasi per forza d’armi
e prestigio di civiltà? Anzitutto, come causa di trasfor- mazione appare
la reazione del sostrato etnico-linguistico su cui il latino si è venuto
a sovrapporre, sicchè non di latino volgare bisogna parlare, bensì di
tanti volgari, per quante sono le zone linguistica- mente individuate in
precedenza, di cui il latino s'impossessa. Inter- vengono poi i contatti
che ciascun gruppo già delineato ha con popoli di altra lingua, germani,
slavi, ecc., e gli sviluppi particolari di cia- scuna cultura che
necessariamente si riflettono in ciascuna lingua, so- prattutto
attraverso il convergere delle varietà dialettali verso la lin- gua
comune, cioè verso una più piena e precisa unità. In altre parole, il processo
per cui le lingue sì determinano non deve essere guardato nel suo aspetto
di disintegrazione di un’unità, bensì piuttosto in quello integrativo che
la nuova unità veramente determina. Ciò ha ancor maggiore valore, quando
non si tratti, come è il caso del latino, di una lingua di cultura,
quindi chiaramente unitaria, che si sovrappone con il peso della civiltà
di cui è espressione su lingue di minore prestigio, bensì di unità linguistica
naturale, in cui il processo integra- tivo, lento e faticoso, costituisce
la modalità stessa di essere della lin- gua. Le unità linguistiche, come
si è detto, non esistono mai interna- mente indifferenziate e ciò deve
essere inteso come il risultato di quella necessità naturale per cui il
comprendere, e perciò l’esprimersi, avviene prima fra i membri di una
famiglia, poi fra i membri di una gente, di una tribù, di un popolo, di
diversi popoli, ed è questa necessità sempre più vasta di esprimersi e di
intendersi che costituisce quelle vaste unità alle quali noi diamo il
nome di unità aria e di unità semitica. Da queste considerazioni deriva
che nessuna teoria è tanto assurda quanto quella della monogenesi del
linguaggio, non meno assurda, o almeno altrettanto poco giustificata,
quanto quella che volesse scientificamente riportare tutti i caratteri
delle attuali razze umane nella loro infinita varietà ai caratteri di una
coppia capostipite. Come per questa altra realtà non si può postulare se
non quella dell'essere uomini, così per la lingua originaria altra
qualità non è possibile postulare se non quella di essere mezzo
espressivo di uomini. Ora, identico processo integrativo è
quello che dà origine alle diverse unità razziali. Anche qui si ha uno
slargarsi per accrescimento e mistioni: dalla singola gente si arriva
alla tribù, al popolo, alla na- zione. E’ chiaro che l’accrescersi
naturale delle generazioni amplifica al tempo stesso la natura del
processo e fa che i caratteri dominanti del nucleo più vitale guadagnino
sempre più vasto spazio. Vi è certo qualche cosa di misterioso in questo
propagarsi di caratteri superiori per cui l'umanità ci appare in una
continua ascesa, e ancor più grande mistero è quello che avvolge
l’occulta forza da cui ogni unità razziale è guidata nella sua istintiva
difesa da quei contatti e da quelle mi- stioni che ne altererebbero la
genuina struttura. Poichè l’uomo è essere spirituale, tale modalità del
suo divenire anche dal lato fisico ha forse la sua ragione nell’esigenza
di una maggiore spiritualità che si rifletta anche nella struttura
fisica, e in ciò è appunto il grande mistero dell’uomo,
nell’indissolubile legame che in lui si realizza fra vita biologica e spirito.
Da quanto si è detto appare chiaro che il fattore lingua concorre
in maniera dominante, almeno sino a quando le conoscenze antropo- logiche
non forniranno dati biologici più sicuri, a determinare la nozione di
razza; anzi essa costituisce il mezzo principalissimo di coesione per cui
una comunità più o meno vasta di individui sente di essere popolo e
nazione. « Le caratteristiche spirituali e la struttura della lingua di
un popolo -— ha scritto Guglielmo v. Humboldt — sono l’una con le altre
in tale intreccio che posto l’un dato, l’altro si dovrebbe poter derivare
completamente da quello ». La lingua, in- fatti, riflette anzitutto
l'ambiente fisico e una maniera nativa, natu- rale di sentire il reale e
di esprimerlo. Essa è fatto fisiologico e psi- cologico al tempo stesso
e, come tale, è legata intimamente con la struttura psicofisica del
popolo che la parla, è anzi la modalità più essenziale con cui tale
struttura si manifesta. Il complesso dei costumi, delle tradizioni che si
tramandano di generazione in generazione, tutto ciò insomma che concorre
a dare a ciascun popolo la sua pro- pria fisionomia, trova espressione
fedele e categorica nel linguaggio. Poichè la nozione di razza non è in
sostanza altro se non la nozione di un'appartenenza ad una determinata
comunità genetica, la co- scienza della razza trova nel linguaggio uno
dei suoi più forti so- stegni. Non è senza significato il
fatto che l'esigenza alla purezza, quanto all’e4ros e quanto alla lingua,
si manifesta presso i popoli nei momenti della loro maggiore vitalità. Un
popolo che ad un de- terminato momento della sua storia voglia
riconoscere i suoi carat- teri differenziali e voglia segnare una netta
linea di demarcazione fra sè ed altre unità etniche, portatrici di
caratteri spirituali ed etnici non congeniali ai suoi, altro non fa se
non riportarsi coscientemente alle sorgenti più genuine della sua vita.
Un aspetto di tale esigenza è il desiderio di tenere immune la propria
lingua da influenze stra- niere e di eliminare le infiltrazioni che si
sono verificate in momenti di indebolita o distratta coscienza. Antonino
Pagliaro. Pagliaro. Keywords: i arii; la lingua degl’arii, la favella
degl’arii, I fasci littori, dal lictor al littore, il littorio, l’uso dei fasci
nell’Etruria non-aria, la dottrina linguistica di Vico, “scienze filosofiche –
lincei” , ossesso dalla latinita della Sicilia, Cratilo, discussion di Storia
Romana, Romolo, proprieta private, Cicerone, Empedocle, il fascino dei fasci –
enciclopedia del fascismo, fascisti gentiliani ed anti-gentiliani, l’uso di
‘ario’ – latinita, arieta, romanita – il linguaggio, sessione sul linguaggio --
filosofia del linguaggio --.Tullio. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pagliaro” – The Swimming-Pool Library.
Palazzani
essential Italian philosopher female?
Grice
e Palladio: Roma antica – Roma – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. Known to have been a philosopher from references to that
effect in letters of Theodoret.
Grice
e Panella: l’implicatura conversazionale del sublime – filosofia italiana --
Luigi Speranza (Benevento). Filosofo italiano. Grice: “Panella’s conceptual analysis of the sublime poses the
implicatural question: “x is ‘bello’; e SUBLIME’ – The Romans talked of
‘pulcher’ which complicates things!” Grice: “Panella also wrote of ‘l’incubo
urbano,’ to which I’ll add “l’incubo suburbano’, and ‘l’incubo exurbano’!” essential
Italian philosopher. Si laurea a Pisa, dove è stato insegnante. Si è occupato
di filosofia politica e storia del pensiero politico, ha insegnato Estetica
nella stessa università. È stato
presidente della giuria del premio letterario "Hermann Geiger" e
membro della giuria del premio letterario "ArtediParole" riservato a
studenti delle scuole medie. Si è distinto anche come poeta pubblicando otto
volumi di poesia, da ricordare Il terzo amante di Lucrezia Buti pubblicato a
Firenze con Editore Polistampa. In collaborazione con David Ballerini ha girato
due documentari d'arte, La leggenda di Filippo Lippi, pittore a Prato trasmesso
da Rai2 n e Il giorno della fiera. Racconti e percorsi in provincia di Prato.
Ha vinto il Fiorino d'oro del Premio Firenze. Gli è stato assegnato il premio
concesso annualmente dal Ministero dei Beni Culturali per attività culturali e
artistiche particolarmente rilevanti. Collabora
con l'associazione Pianeta Poesia di Firenze guidata da Franco Manescalchi
nella presentazione di poeti e incontri letterari. Giuseppe Panella con Franco
Manescalchi alla Biblioteca Marcellina di Firenze. Saggi:” Monografie Robert
Michels, Socialismo e fascismo” (Milano, Giuffré); Lettera sugli spettacoli di Rousseau,
Aesthetica. Palermo, Il paradosso sull'attore di Diderot, La Vita Felice, (Milano
Saggi); Elogio della lentezza. Etica ed estetica in Valéry, Aesthetica, Palermo);
“Del sublime, Frosinone, Dismisura Testi, “Il sublime e la prosa. Nove proposte
di analisi letteraria” (Firenze, Clinamen, Zola: scrittore sperimentale. Per la
ricostruzione di una poetica della modernità” (Chieti, Solfanelli); “Pasolini.
Il cinema come forma della letteratura” (Firenze, Clinamen); “Il sosia, il
doppio, il replicante. Teoria e analisi critica di una figura letteraria” (Bologna,
Elara) – cfr. H. P. Grice on P. H. Nowell-Smith as J. L. Austin’s ‘straight
man’ in their Saturday mornings double-acts! – il ‘replicante’ -- , I piaceri
dell'immaginazione, Firenze, Clinamen, Rousseau e la società dello spettacolo”
(Firenze, Pagnini); “Il mantello dell'eretico. La pratica dell'eresia come
modello culturale” (Piateda (Sondrio), CFR Edizioni (Quaderno 1), “ L'incubo
urbano,” Rousseau, Debord e le immagini dello spettacolo in La questione dello
stile. I linguaggi del pensiero, Bazzani, Lanfredini e Vitale, Firenze,
Clinamen); “Ipotesi di complotto. Paranoia e delirio narrativo nella
letteratura” (Chieti, Solfanelli); Il secolo che verrà. Epistemologia,
letteratura, etica in Deleuze” (Firenze, Clinamen); “Storia del sublime. Dallo
Pseudo-Longino alle poetiche della modernità” (Firenze, Clinamen); “La
scrittura memorabile. Leonardo Sciascia e la letteratura come forma di vita,
Grottaminarda, Delta); “Arbasino e la "vita bassa". Indagine
sull'Italia n cinque mosse, Prove di sublime. Letteratura e cinema in
prospettiva estetica” (Firenze, Clinamen); “Curzio Malaparte autore teatrale e
regista cinematografico” (Roma, Fermenti); “Introduzione al pensiero di
Vittorio Vettori. Civiltà filosofica, poetica "etrusca" e culto di
Aligheri” (Firenze, Polistampa); “Le immagini delle parole. La scrittura alla
prova della sua rappresentazione” (Firenze, Clinamen); “La polifonia assoluta.
Poesia, romanzo, letteratura di viaggio di Vettori” (Firenze, Toscana); “L'estetica
dello choc. La scrittura di Malaparte tra esperimenti narrativi e poesia” (Firenze,
Clinamen); “e Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide, L’'estetica dell'eccesso”
(Firenze, Clinamen); “Le maschere del doppio: tra mitologia e letteratura” (Editore
libri di Emil); Diario dell'altra vita. Lo sguardo della filosofia e la
prospettiva della felicità, Firenze, Clinamen. Panella. Keywords: “socialism e fascismo” del
sublime, cura di Mosca, Mosca, l’influenza di Mosca in Torino, Michels, il
fascismo di Michels, Mussolini e Michels, Michels ed Enaudi, la radice
proletaria di Benito, dal socialism al fascismo, pre-ventennio fascista, il
socialismo, l’ordine del risorgimento, la rivoluzione, la dittadura dell’eroe
carismatico, l’assenza di mediazione nel duce come proletario lui stesso,
l’aristocrazia del fascismo, applicazione della teoria di Mosca
sull’aristocrazia, l’aristocrazia della nazione italiana, la razza italiana, la
razza Latina, I latini e l’oltre razzi italici – latini, etruschi, sabini,
uschi, umbri, liguri, la questione della razza nel fascismo, la questione della
razza nel ventennio fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panella” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Panfilo: implicatura
conversazionale del bello -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Panfilo Filoprammato – ‘busy body.’
He writes on art. Pamfilo Panfilo Filoprammato.
Grice e Pannico: Roma antica – Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. An epigram by MARZIALE (si veda) addresses P. as
someone versed in the doctrines of various philosophical sects.
Grice e Pansa: l’orto italiano -- Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. A consul, and a follower of the doctrines of The
Garden. Gaio Vibio Pansa
Grice e Panunzio: l’implicatura
conversazionale -- la filosofia italiana nel ventennio fascista -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Molfetta). Filosofo italiano. Grice:
“There’s S. Panunzio and there’s S. Panunzio – Italian philosophy can be a
trick!” -- Essential Italian philosopher. Tra i
maggiori esponenti del sindacalismo rivoluzionario, in quanto amico intimo di
Benito Mussolini, contribuì in maniera decisiva al suo passaggio dal
neutralismo all'interventismo nella Grande Guerra. Divenne in seguito uno dei
massimi teorici del fascismo. Nacque a Molfetta da Vito e Giuseppina
Poli, in una famiglia altoborghese, tra le più illustri della città: «un
ambiente familiare intriso tanto di sollecitazioni all'impegno civile e
politico quanto di suggestioni e stimoli intellettuali». Il periodo socialista
e il sindacalismo rivoluzionario Il suo impegno politico nelle file del
socialismo incominciò molto presto, quando ancora frequentava il liceo classico
locale, ove ebbe come maestro il giovane Pantaleo Carabellese. Nel
dibattito interno al socialismo italiano — diviso tra "riformisti" e
"rivoluzionari" — Panunzio si schiera tra i cosiddetti sindacalisti
rivoluzionari, cominciando al contempo a pubblicare i suoi primi articoli sul
settimanale «Avanguardia Socialista» di Labriola, quando era ancora studente
dell'Università degli Studi di Napoli. Durante i suoi studi universitari il
contatto con docenti come F. Nitti, N. Colajanni, I. Petrone e G. Salvioli
contribuì alla formazione del suo pensiero socialista. Il suo percorso
intellettuale fu altresì influenzato da Sorel e Francesco Saverio Merlino, i
quali avevano già da tempo incominciato un processo di revisione del
marxismo. Pubblica il saggio “Il socialismo giuridico,” in cui teorizza
l'opposizione alla borghesia solidarista e al sindacato riformista da parte del
sindacato operaio, il quale è destinato a trasformare radicalmente la società.
Il fulcro dell'opera era costituito dalla formulazione di un "diritto sindacale
operaio", spina dorsale di un nuovo "sistema socialista" fondato
non su una base economica, bensì su una base etica, solidaristica: «Il
socialismo giuridico non sarebbe dunque che l'applicazione del principio di
solidarietà, immanente in tutto l'universo, nel campo del diritto e della
morale: in se stesso non è una idea astratta balzata ex abrupto dal cervello di
pochi pensatori, ma efflusso e irradiazione ideale di tutta la materia sociale
che vive e freme attorno a noi. Si laurea in giurisprudenza discutendo una tesi
su L'aristocrazia sociale, ossia sul sindacalismo rivoluzionario, avendo come
relatore Arcoleo. Consegue presso lo stesso ateneo la laurea in filosofia. In
questi anni di studi ed esperienze intellettuali, intensifica altresì il
proprio impegno giornalistico in favore del sindacalismo rivoluzionario,
collaborando — oltreché con «Avanguardia Socialista» — con «Il Divenire
Sociale» di Enrico Leone, con «Pagine Libere» di Olivetti e con «Le Mouvement
Socialiste» di Hubert Lagardelle. Il sindacato ed il diritto La
concezione panunziana del sindacato quale organo e fonte di diritto — non
eusarentesi quindi in mero organismo economico o tecnico della produzione — fu
approfondita allorché vide la luce la
sua seconda opera, La persistenza del diritto, in cui egli «coniugava i
princìpi della sua formazione positivistica con una ispirazione filosofica
volontaristica». P. prende quindi le mosse affrontando il problema del rapporto
tra sindacalismo e anarchismo: la differenza tra i due movimenti risiedeva — a
detta dell'autore — sul ruolo dell'autorità (fondata sul diritto) che, negata
dall'anarchismo, non era invece trascurata dal sindacalismo: «Il
sindacalismo è d'accordo con l'anarchia nella critica e nella tendenza
distruttiva dello Stato politico attuale, ma non porta alle ultime conseguenze
le sue premesse antiautoritarie, che hanno un riferimento tutto contingente allo
Stato presente. Il sindacalismo, per essere precisi, è antistatale per
definizione e consenso unanime, ma non è antiautoritario. Le premesse
antiautoritarie dell'anarchia hanno invece un valore assoluto e perentorio
riferendosi esse a ogni forma di organizzazione sociale e politica. Il
sindacalismo non è dunque antiautoritario» (P.) In sostanza, Panunzio
sosteneva l'importanza fondamentale del diritto (ancorché non
"statale", ma "operaio") per il sindacalismo e la futura
società, dall'autore vagheggiata come un regime sindacalista federale sostenuto
dall'autogoverno dei gruppi sindacali, riuniti in una Confederazione, così da
formare quella che l'autore stesso chiama «una vera grande Repubblica sociale
del Lavoro», retta da una «sovranità politica sindacale. Fu poi dato alle
stampe Sindacalismo e Medio Evo, in cui l'autore indicava al sindacalismo
operaio il modello dei Comuni italiani medievali, esempio paradigmatico di
autonomia, la quale doveva essere perseguita anche dai sindacati
contemporanei. Dopo un periodo difficile, dovuto a problemi familiari ma
anche a un ripensamento delle sue teorie politiche, grazie all'interessamento
di Nitti, abbandonò l'attività di avvocato, inadeguata per mantenere la
famiglia (aiutava principalmente — raramente pagato — i suoi compagni di
partito), divenendo docente di pedagogia e morale presso la Regia scuola
normale di Casale Monferrato. Nello stesso anno pubblicò inoltre la sua
importante opera Il Diritto e l'Autorità, in cui erano messe a frutto le sue
rielaborazioni teoriche: oltre al passaggio da un orizzonte positivistico a una
concezione filosofica neocriticistica, egli ripensava lo Stato non più quale
organo della coazione, ma quale depositario della necessaria autorità. Con la
fine della guerra libica, cominciò a prender corpo la svolta
"nazionale" del suo pensiero. Dopo aver insegnato per un anno a
Casale Monferrato e un altro a Urbino, passò alla Regia scuola normale Carducci
di Ferrara, ove insegna, conseguendo al
contempo la libera docenza presso l'Napoli (l'anno successivo gli fu trasferita
nell'ateneo bolognese). È di quegli anni — poco prima dell'entrata dell'Italia
nella Grande Guerra — l'inizio di stretti rapporti politici e intellettuali con
Mussolini, direttore dell'Avanti! e leader dell'ala rivoluzionaria del Partito
Socialista Italiano. Panunzio incominciò dunque una regolare e intensa
collaborazione con il quindicinale «Utopia», appena fondato dal futuro capo del
fascismo per far esprimere le voci più rivoluzionarie, eterodosse ed
"eretiche" dell'ambiente socialistico italiano. In questo periodo
Panunzio comprende il potenziale rivoluzionario che il conflitto europeo poteva
esprimere, sicché manifesterà sempre più esplicitamente il suo appoggio
all'interventismo, che era invece inviso al Partito Socialista: «Io sono
fermamente convinto che solo dalla presente guerra, e quanto più questa sarà
acuta e lunga, scatterà rivoluzionariamente il socialismo in Europa. Altro che
assentarsi, piegarsi le braccia, e contemplare i tronconi morti delle verità
astratte! Alle guerre esterne dovranno succedere le interne, le prime devono
preparare le seconde, e tutte insieme la grande luminosa giornata del
socialismo, che sarà la soluzione e la purificazione ideale di queste giornate
livide e paurose, macchiate di misfatti e di infamie. Quest'articolo di
Panunzio, apparso sul quotidiano ufficiale del Partito Socialista, suscitò una
grave polemica, sicché Mussolini dovette rispondere sul numero del giorno dopo.
Tuttavia la replica di MUSSOLINI, il quale si sta convincendo dell'opportunità
dell'intervento, fu «debole, sfocata, piattamente dottrinaria, per nulla
all'altezza del miglior Mussolini polemista». Infatti, «al momento di
questa polemica, Mussolini era psicologicamente già fuori del socialismo ufficiale
ed è indubbio che le argomentazioni di Panunzio, sia per il loro spessore
teorico sia perché provenienti da un uomo di cui egli aveva grande
considerazione intellettuale, furono probabilmente l'elemento decisivo che lo
spinse a compiere il grande passo, il voltafaccia dal neutralismo assoluto
all'interventismo. La Grande Guerra All'entrata dell'Italia nel conflitto
mondiale, si arruolò volontario come quasi tutti gli interventisti "di
sinistra" (come Filippo Corridoni e Mussolini); tuttavia, in quanto
emofiliaco, fu immediatamente congedato, sicché dovette concentrarsi sulla
lotta propagandistica e pubblicistica, soprattutto sulle colonne del Popolo
d'Italia (i cui articoli erano sovente concordati con lo stesso Mussolini), in
favore della guerra italiana, ritenuta dal Panunzio una guerra non «di
difesa e conservazione, ma di acquisto e di conquista; non una guerra ma una
rivoluzione». Una guerra anche popolare, come avevano dimostrato le grandi
mobilitazioni del «maggio radioso», in contrapposizione alle posizioni
conservatrici di Antonio Salandra e della classe dirigente liberale. Anche da
un punto di vista più propriamente militante, Panunzio si impegnò nel ruolo di
membro del direttivo del neonato fascio nazionale di Ferrara, il quale diede
vita altresì al giornale Il Fascio. Oltre all'analisi politica e all'impegno
giornalistico, Panunzio lavora anche a una sistematizzazione
filosofico-giuridica delle sue idee riguardo al conflitto, con le opere Il
concetto della guerra giusta, Principio e diritto di nazionalità in Popolo,
Nazione, Stato), La Lega delle nazioni e Introduzione alla Società delle
Nazioni. Nel primo saggio, egli sosteneva l'utilità e la legittimità di una
guerra anche offensiva, purché essa fosse il mezzo per il conseguimento di un
fine più grande, ossia la giustizia e la creazione di nuovi equilibri più
giusti ed equanimi. Nella seconda, invece, individuava nel principio di
nazionalità la nuova idea-forza della società che sarebbe scaturita dalla
guerra, una volta conclusa. Molto importante è inoltre la terza opera (La Lega
delle nazioni), poiché in essa è sviluppato per la prima volta il concetto di sindacalismo
nazionale. La Nazione deve circoscriversi, determinarsi, articolarsi, vivere
nelle classi, e nelle corporazioni distinte, e risultare «organicamente» dalle
concrete organizzazioni sociali, e non dal polverio individuale; ed essa esige,
dove le nazionalità non si siano ancora affermate, e dove esse non ancora
funzionino storicamente, solide e robuste connessioni di interessi e
aggruppamenti di classi, a patto, però, che le classi, e le corporazioni
trovino, a loro volta, la loro più compiuta esistenza, destinazione e realtà
nella Nazione. Ecco la «reciprocanza» dei due termini, Sindacato e Nazione, e
la sintesi organica tra Sindacalismo e Nazionalismo, e cioè: Sindacalismo
Nazionale» (P.) Dalla fine del conflitto alla Marcia su Roma Terminata la
guerra, Panunzio partecipò attivamente al dibattito interno alla sinistra
interventista, intervenendo in particolare su «Il Rinnovamento», quindicinale
recentemente creato e diretto da Alceste De Ambris. Il suo scritto più
importante, che ebbe notevoli conseguenze, apparve: in questo, P. sostene
l'organizzazione di tutta la popolazione in classi produttive, le quali
dovevano essere a loro volta distribuite in corporazioni, a cui doveva essere
demandata l'amministrazione degli interessi sociali; affermava altresì la
necessità di creare un Parlamento tecnico-economico da affiancare al Parlamento
politico. In tale testo programmatico era chiaramente abbozzato il futuro
corporativismo fascista, tanto che l'amico Mussolini, nel discorso pronunciato
a Piazza San Sepolcro (alla fondazione cioè del fascismo), riprese le tesi di P.
per il programma dei Fasci Italiani di Combattimento: «L'attuale
rappresentanza politica non ci può bastare; vogliamo una rappresentanza diretta
dei singoli interessi, perché io, come cittadino, posso votare secondo le mie
idee, come professionista devo poter votare secondo le mie qualità
professionali. Si potrebbe dire contro questo programma che si ritorna verso le
corporazioni. Non importa. Si tratta di costituire dei Consigli di categoria
che integrino la rappresentanza sinceramente politica» (Mussolini) A
Ferrara, P. assisté alla nascita del fascismo locale (e delle squadre
d'azione), intrattenendo rapporti di amicizia con Balbo (che sarebbero durati
per tutta la vita) e Grandi (che era stato suo allievo), pur non aderendo
ufficialmente al movimento, a causa dei rapporti di quest'ultimo — per lui
ambigui — con gli agrari. Risale a quel periodo, infatti, la pubblicazione
delle due opere Diritto, forza e violenza e Lo Stato di diritto. Nel primo,
riprendendo la tesi delle Réflexions sur la violence di Sorel, l'autore
precisava il suo discorso distinguendo una violenza "morale",
"razionale", "rivoluzionaria", la quale doveva essere il
mezzo per l'affermazione di un nuovo diritto (veicolo, dunque, di uno ius
condendum), da una violenza invece gratuita e immorale. Critica da un punto di
vista neokantiano il concetto hegeliano di Stato etico, lasciando intravedere
tuttavia margini di sviluppo per una visione totalitaria dello Stato. A seguito
dell'uscita dei fascisti dalla UIL e della conseguente creazione della
Confederazione nazionale delle Corporazioni sindacali per opera di Rossoni,
Panunzio collaborò con il settimanale ufficiale della Confederazione, cioè «Il
Lavoro d'Italia, vergando un importante articolo sul primo numero, nel quale
ribadiva le sue tesi sul sindacalismo nazionale. Dopo essersi speso invano, con
l'aiuto di Balbo, per una conciliazione tra Mussolini ed ANNUNZIO, appoggiò la
politica pacificatrice di Mussolini, sostenne la «svolta a destra» del PNF
(cioè per un ristabilimento dell'autorità dello Stato) e caldeggiò — con la
caduta del primo Governo Facta — la costituzione di un governo di
"pacificazione" che riunisse fascisti, socialisti e popolari
(prospettiva ritenuta possibile da Mussolini stesso), scrivendo un importante
articolo che individuava nel capo del fascismo l'unico in grado di stabilizzare
e pacificare il Paese: «Benito Mussolini — uno dei pochi uomini politici,
checché si dica in contrario, che abbia l'italia — ha molti nemici e anche
molti adulatori. L'uomo non è ancora bene conosciuto. Chi scrive può affermare
con piena sincerità e obbiettività che la storia recentissima dell'Italia è
legata al nome di Mussolini. L'intervento dell'Italia in guerra è legato al
nome di Mussolini. La salvezza dell'Italia dalla dissoluzione bolscevica è
legata a B. Mussolini. Questi sono fatti. Il resto è politica che passa:
dettaglio, episodio. Anche prima di Caporetto, anche dopo Caporetto, Mussolini
(è vero o non è vero?) disse dall'altra parte: tregua. Non fu, maledettamente,
ascoltato. La fine della lotta ormai è un fatto compiuto. Eccedere più che
delitto è sproposito grave. Ed ecco perché un Ministero in cui entrino le due
parti in lotta — per la salvezza e la grandezza dello Stato — è un minimo di
necessità e di sincerità. (P.) Tuttavia, con il reincarico di Facta e il
seguente sciopero generale del 1º agosto indetto dall'Alleanza del Lavoro (il
cosiddetto «sciopero legalitario»), scrive a Mussolini mostrando la sua
delusione nei confronti dei socialisti confederali, ritenendo quindi
impossibile una convergenza d'intenti con il PSI e reputando ormai sempre più
necessaria una svolta a destra: «Anch'io pensavo unirci con i confederali
che «senza sottintesi siano per lo Stato». Dopo lo sciopero un ultimo equivoco
è finito. Bisogna mirare a destra. Diciamolo, con o senza elezioni. Confido in
te e nel Fascismo, per quanto il difficile, dal lato politico, viene proprio
ora. Di lì a breve, il fascismo salì al potere. L'impegno politico e
culturale durante il fascismo Una volta costituito il governo fascista, P.
stringe legami sempre più stretti con il movimento mussoliniano, ottenendo la
tessera del PNF (su iniziativa dell'amico Balbo) e venendo eletto deputato. Nello
stesso anno divenne membro del Direttorio nazionale provvisorio del PNF, che
lasciò dopo neanche un mese in quanto chiamato alla carica di sottosegretario
del neonato Ministero delle Comunicazioni (diretto al tempo da Ciano). In
questo periodo, inizia a interrogarsi — assieme ai massimi teorici fascisti —
sulla vera natura ed essenza del fascismo, per il quale coniò la definizione di
«conservazione rivoluzionaria», che sosterrà per tutta la sua vita. La
filosofia fascista non è unicamente conservazione, né unicamente rivoluzione,
ma è nello stesso tempo — beninteso sotto due aspetti differenti — una cosa e
l'altra. Se mi è lecito servirmi d'una frase che non è una frase vuota di
senso, ma una concezione dialettica, io dirò che la filosofia fascista è una
grande conservazione rivoluzionaria. Quel che costituisce la superba
originalità della rivoluzione italiana, ciò che la fa grandemente superiore
alla rivoluzione francese e alla rivoluzione russa, è che, ricordandosi e
approfittando degli insegnamenti di VICO, di Burke, di CUOCO e di tutta la
critica storica della Rivoluzione essa ha conservato il passato, realizzato il
presente e orientato tutto verso l'avvenire, nei limiti della condizionalità e
dell'attualità storiche. Per certi aspetti il Fascismo è ultraconservatore: ad
esempio, nella restaurazione dei valori famigliari, religiosi, autoritari,
giuridici, attaccati e distrutti dalla cultura enciclopedica, illuministica,
che si è trapiantata arbitrariamente, anche nell'ideologia del proletariato,
vale a dire nel socialismo democratico, che è il più grande responsabile della
corruzione contemporanea. Per altri aspetti, il Fascismo è innovatore, e a un
punto tale che i conservatori ne sono spaventati, come per esempio per la sua
orientazione verso lo «Stato sindacale» e per la suademolizione dello «Stato
parlamentare. Partecipò inoltre attivamente al dibattito incentrato
sull'edificazione di uno stato nuovo, fornendo importanti spunti, alcuni dei
quali avranno un seguito costituzionale, come ad esempio il "sindacato
unico obbligatorio", l'attribuzione della personalità giuridica
(istituzionale, non civile) ai sindacati, o l'istituzione di una Magistratura
del Lavoro che si ponesse quale arbitro nelle controversie tra capitale e
lavoro. Fornì anche, al contempo, le basi teoriche del futuro Stato sindacale
(poi corporativo): «La nuova sintesi è l'unità dello Stato e del
Sindacato, dello Statismo e del Sindacalismo. È lo Stato il punto di approdo e
lo sbocco, superata la prima fase negativa, del Sindacalismo. È di questi tempi
altresì l'evoluzione del pensiero panunziano riguardo a una concezione
organicistica dello Stato, attraverso una critica serrata dello Stato
democratico-parlamentare, uno «Stato meccanico, livellatore, astratto»
(sorretto dal «principio meccanico della eguaglianza e cioè il suffragio
universale»), che doveva portare a uno «Stato organico, gerarchico», fondato su
un sistema sindacal-corporativo, giacché «chi è organizzato pesa, chi non è
organizzato non pesa. In quest'ottica deve essere considerata, infatti, la
definizione panunziana del fascismo quale «concezione totale della vita. Tutta
la riflessione teorica politico-giuridica di questo periodo fu riassunta e
sistematizzata nel suo saggio, Lo Stato fascista, il quale accese grandi
dibattiti in ambiente fascista, tanto che l'autore ebbe modo di confrontarsi su
questi temi — spesso polemicamente — con importanti personalità intellettuali
come Costamagna, Gentile e Curcio. n virtù di queste premesse teoriche e
operative, appoggiò Mussolini durante la crisi causata dal delitto Matteotti,
al fine di incrementare il processo di riforma statuale avviato dal fascismo,
che si sarebbe di lì a poco concretizzato nelle leggi fascistissime volute da
Alfredo Rocco e, soprattutto, nella Legge n. 563, che istituzionalizzò i
sindacati, e nella redazione della Carta del Lavoro, il documento fondamentale
della politica economica e sociale fascista. Terminata l'esperienza di
governo, si dedicò all'insegnamento: dopo aver vinto il concorso per un posto
da professore straordinario in filosofia del diritto presso l'Università degli
Studi di Ferrara, divenne ordinario e si trasferì a Perugia, di cui fu Rettore
nell'anno accademico. Chiamato a insegnare dottrina dello Stato presso la
Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Roma, cattedra che
detenne sino alla morte. Non appena insediatosi nell'ateneo romano, incaricato
dal Duce di organizzare, in qualità di Commissario del Governo, la neonata
Facoltà Fascista di Scienze Politiche di PERUGIA, che doveva essere la nuova
Bologna (la piu antica universita europea) – e fascista. In tale veste, chiama
a insegnare a Perugia docenti quali Orano, Michels, Olivetti, Maraviglia e Coppola.
E ancora deputato. Malgrado gli impegni accademici, Panunzio continua a
sostenere l'edificazione dell'ordinamento sindacale corporativo del nuovo Stato
fascista attraverso i suoi articoli giornalistici, partecipando agli intensi
dibattiti degli anni trenta sulla legislazione corporativa. Più precisamente,
egli si situava in quell'ala sindacalista del fascismo che, nella nuova
struttura statuale, perorava un potenziamento dei sindacati all'interno del
sistema corporativo, affinché essi potessero intervenire più decisamente nella
direzione economica del Paese. In questo periodo, grazie a opere teoriche
fondamentali, Panunzio sistematizzò e definì organicamente il suo pensiero. In
sostanza, lo Stato fascista, che è sindacale e corporativo, si contrappone allo
«Stato atomistico ed individualistico del liberismo. Inoltre lo Stato fascista
è caratterizzato dalla sua «ecclesiasticità» (o religiosità), intesa come
«unione di anime, al contrario dello Stato liberal-parlamentare «indifferente,
ateo e agnostico». Il giurista molfettese introdusse anche il concetto di
funzione corporativa in quanto quarta funzione dello Stato (dopo le tre
canoniche: esecutiva, legislativa e giurisdizionale), proprio per fornire il
necessario fondamento giuridico ai cambiamenti costituzionali in atto, con la
creazione dello Stato corporativo. Lo Stato fascista, infine, si configura come
uno Stato totalitario, «promanando direttamente e immediatamente da una rivoluzione
ed essendo formalmente uno "Stato rivoluzionario". Con l'istituzione
delle corporazioni (attraverso la Legge) e la creazione della Camera dei Fasci
e delle Corporazioni (Legge), P. redasse la Teoria Generale dello Stato
Fascista, che rappresenta la summa del suo pensiero in materia di ordinamento
sindacale corporativo: in questo, egli sosteneva la funzione attiva e
propulsiva del sindacato, al fine di evitare un'involuzione burocratica delle
corporazioni; sosteneva altresì il suo concetto di economia mista — la quale
all'intervento pubblico affiancasse una sana iniziativa privata — «ordinata,
subordinata, armonizzata, ridotta all'unità, ossia unificata dallo Stato, in
quanto il pluralismo economico e la pluralità delle forme economiche sono un
momento ed una determinazione organica del monismo giuridico-politico dello
Stato. Partecipò, con notevole peso specifico, alla riforma del Codice di
procedura civile e del Codice civile. Riguardo a quest'ultimo, in particolare,
il suo contributo fu decisivo, soprattutto per il terzo (Della proprietà) e
quinto (Del lavoro) libro: fu lui ad ottenere che un intero libro fosse
dedicato al lavoro; volle che la Carta del Lavoro fosse posta a base del codice;
definì un più circostanziato concetto di proprietà, in cui se ne enfatizzava la
"funzione sociale. Divenne consigliere nazionale della Camera dei Fasci e
delle Corporazioni. Morì a Roma, in piena guerra. L'archivio di Sergio
Panunzio è stato digitalizzato ed è attualmente disponibile alla ricerca presso
la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice in Roma. Altri saggi: “Il
socialismo giuridico” (Moderna, Genova); “La persistenza del diritto -- discutendo
di sindacalismo e di anarchismo” (Abruzzese, Pescara); “Sindacalismo e Medio
Evo” (Partenopea, Napoli); “Il diritto e l'autorità” ((POMBA, Torino); “Guerra
giusta” (Colitti, Campobasso); “Lega dei nazioni” (Taddei, Ferrara); “Nazione e
Nazioni” (Taddei, Ferrara); “Diritto, forza e violenza” (Cappelli, Bologna); “Stato
di diritto” (Taddei, Ferrara); “Lo stato nazionale e sindacati” (Imperia, Milano);
“Che cos'è il fascismo” (Alpes, Milano); “Lo stato nazionale nel veintennio
fascista” (Cappelli, Bologna); “Sentimento di stato” (Littorio, Roma); “Dittatura”
(Forlì); “Stato e diritto: l'*unità* dello stato e la *pluralità* degli
ordinamenti giuridici” (Mdenese, Modena); “Leggi costituzionali del regime
italiano” (Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma); “Popolo,
Nazione, Stato: un esame giuridico” (Nuova Italia, Firenze); “I sindacati e
l'organizzazione economica dell'impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “Sulla
natura giuridica dell'Impero italiano” (Poligrafico dello Stato, Roma); “L'organizzazione
sindacale e l'economia dell'Impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “La Camera
dei fasci e delle corporazioni” (Trinacria, Roma); “Teoria generale dello stato”
(MILANI, Padova); “Motivi e metodo della codificazione dello stato italiano” (Giuffrè,
Milano); F. Perfetti, “La conversione all'interventismo di Mussolini nel suo
carteggio, Storia contemporanea», “Il
sindacalismo ed il FONDAMENTO RAZIONALE DELLO STATO ITALIANO (Volpe, Roma). Non c'è dubbio che tra i molti
scrittori che tentarono di articolare l'ideologia del fascismo italiano e il più
competenti e intellettualmente influenti, come Gentile. H. Matthews, Il frutto
del fascismo” (Laterza, Bari). Fornisce con le sue teorie una patina di
legittimità rivoluzionaria alla dittatura. Z. Sternhell, Nascita dell'ideologia
fascista” (Milano). Il filosofo più importante del fascismo. Perfetti, Il socialismo giuridico, LModerna, Genova, Sindacalismo
e Medio Evo, Partenopea, Napoli. G. Cavallari, Il positivismo nella formazione
filosofico-politica in «Schema», L. Paloscia,
La concezione sindacalista, Gismondi, Roma, Guerra e socialismo, in «Avanti!», Mussolini,
Guerra, Rivoluzione e Socialismo. Contro le inversioni del sovversivismo guerrafondaio,
in «Avanti!», Mussolini, La guerra europea: le sue cause e i suoi fini, in Ver sacrum, Taddei, Ferrara. Sergio Panunzio,
I due partiti di oggi e di domani, in «Il Popolo d'Italia», Perfetti, La Lega
delle nazioni, Taddei, Ferrara, Un programma d'azione, in «Il Rinnovamento»,
Mussolini, Diritto, forza e violenza: lineamenti di una teoria della violenza”
(Cappelli, Bologna); “Lo Stato di diritto, Taddei, Ferrara). Il settimanale e diretto
da Rossoni e annove, tra i collaboratori più attivi e competenti, A.
Casalini. Il sindacalismo nazionale, in
«Il Lavoro d'Italia», Perfetti, Renzo De Felice, Mussolini il fascista, La conquista del potere, Einaudi, Torino. L'ora
di Mussolini, in «La Gazzetta delle Puglie», «Popolo d'Italia» per espressa
volontà di Mussolini. Lettera citata in
Perfetti, Che cos'è il fascismo, Alpes, Milano, Stato e Sindacati, in «Rivista Internazionale
di Filosofia del Diritto», gennaio-marzo Forma e sostanza nel problema
elettorale, in «Il Resto del Carlino», Idee sul Fascismo, in «Critica
fascista», L. Nucci, La facoltà fascista di Scienze Politiche di Perugia:
origini e sviluppo, in Continuità e fratture nella storia delle università
italiane dalle origini all'età contemporanea, Dipartimento di Scienze storiche
Perugia, Perugia. Loreto Di Nucci, Nel cantiere dello Stato fascista, Carocci,
Roma, Renzo De Felice, Mussolini il
Duce, I: Gli anni del consenso, Einaudi,
Torino, Il sentimento dello Stato, Libreria del Littorio, Roma; Il concetto
della dittatura rivoluzionaria, Forlì, Stato e diritto: l'unità dello stato e
la pluralità degli ordinamenti giuridici, Società tipografica modenese, Modena.
Leggi costituzionali del Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e
procuratori, Roma, Perfetti, XXX Legislatura del Regno d'Italia. Camera
dei fasci e delle corporazioni / Deputati / Camera dei deputati storico Il Fondo Sergio Panunzio. Fondazione Ugo
Spirito e Renzo De Felice. Giovanna
Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica, in «Schema», Cordova,
Le origini dei sindacati fascisti, Laterza, Roma-Bari, Sabino Cassese,
Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al
socialismo giuridico, in «Il Socialismo giuridico: ipotesi e letture», in
“Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”, Renzo De
Felice, Mussolini, Einaudi, Torino, Mussolini il rivoluzionario, Einaudi,
Torino; Gentile, Le origini dell'ideologia fascista, Il Mulino, Bologna, Laterza,
Roma-Bari). A. James Gregor, Sergio Panunzio: il sindacalismo ed il fondamento
razionale del fascismo, Volpe, Roma. nuova edizione ampliata, Lulu.com,. Benito
Mussolini, Opera omnia, Edoardo e Duilio Susmel, La Fenice, Firenze-Roma, Leonardo
Paloscia, La concezione sindacalista di P., Gismondi, Roma, Parlato, La
sinistra fascista: storia di un progetto mancato, Il Mulino, Bologna. Giuseppe
Parlato, Il sindacalismo fascista, II:
Dalla grande crisi alla caduta del regime, Bonacci, Roma, Perfetti, Il
sindacalismo fascista, I: Dalle origini
alla vigilia dello Stato corporativo, Bonacci, Roma); Perfetti, La
«conversione» all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con Sergio
Panunzio, in «Storia contemporanea», Francesco Perfetti, Introduzione, in
Sergio Panunzio, Il fondamento giuridico del fascismo, Bonacci, Roma, Francesco
Perfetti, Lo Stato fascista: le basi sindacali e corporative, Le Lettere,
Firenze. Zeev Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista, tr. it., Baldini e
Castoldi, Milano 1993. Fascismo
Sindacalismo rivoluzionario Sindacalismo nazionale Sindacalismo fascista
Corporativismo Italo Balbo James Gregor Francesco Perfetti. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Sergio
Panunzio,. Sergio Panunzio, su
storia.camera, Camera dei deputati.
Sabino Cassese, Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di
Sergio Panunzio al socialismo giuridico in Quaderni fiorentini per la storia
del pensiero giuridico modern” (Giuffrè, Milano). Fervono oggi in
Italia, nel campo polìtico e filosofico, le discussioni e le polemiche molto
vivaci su Hegel, sulla idolatria dello Stato ovverosia sulla sua statolatria,
sullo Stato considerato da Hegel come l’Ente supremo. Forti correnti
antihegeliane si deiineano in Italia nel Fascismo contro le correnti e le
scuole idealistiche facenti, cora’è noto, capo al Gentile e alla sua
interpetràzione attua- listica, dopo (piella storica del Croce, dell’hegelismo.
Non si vuole e non si deve qui parlare di filosofìa. Il concetto « hegeliano »
dello Stato si prende qui nel suo aspetto sociale e politico, e da questo punto
di vista è indubbio il suo nesso storico ed ideologico con lo Stato fascista. A
conferma di ciò, basti notare che lo Stato fascista nega innanzi tutto e
soprattutto Marx e Io Stato marxista. Non a torto e significativamente il
movimento hitleriamo in Germania è e si chiama antimarxista e non
antisocialista e si denomina anzi nazionalsocialista. Ora Marx, per costruire
ia classe, negò il suo maestro, Hegel, e di Hegel prese il concetto della «
società civile», risolvendolo analiticamente nelle classi, donde la lotta di
classe centro del suo sistema teorico e pratico, riducendo anzi in ultima istanza
la società civile in blocco alla pretesa unitaria ed omogenea classe operaia, e
negò lo Slato. Se, contro la classe marxistica, si deve ricostruire e
riabilitare lo Stato, è evidente, per ciò solo, il ritorno necessario da Marx
ad Hegel. Sta tutta qui, per me, la parentela fra Stato fascista e Stato
hegeliano. Riconosco, e lo disse, prima di tutti, un nostro filosofo, MASCI, La
libertà nel difillo e nella Sloria secondo Kant ed Hegel, in Atti della R.
Accademia di Scienze Morali e Politiche, Napoli, che l’ideologia statale di
Hegel si presta molto bene, nelle mani delle classi reazionarie e fondiarie
tedesche, alla fonda zione dello STATO PRUSSIANO reazionario e conservatore.
Ma altro sono le dottrine, altro l’uso e lo sfruttamento che di esse tanno le
classi sociaii secondo i loro bisogni ed il loro spirito di classe; per quanto
sia anche giusta l’osservazione dello stesso MASCHI che LO STATO di Hegel per
gran parte — rlducendosi la sua Filosofia del diritto molte volte e in molti
punti a mera trattazione empirica di diritto costituzionale positivo germanico
— non fa che, abbandonata la fliosofia pura e speculativa, trascrive in termini
di filosofia la realtà di tallo dello STATO PRUSSIANO [citato da H. P. GRICE,
ACTIONS AND EVENTS: the only thing that exists is the kaiser of Prussia] del suo tempo. Per cui LO STATO di Hegel si
presta per questo verso a quel tale giuoco dic lasse, di piegare LO STATO filosofico
ed ETICO del grande filosoo alla propria situazione psicologica di classe. Ma
questi in dubbi aspetti stona e poiitici empirici dello STATO di Hegel, che lo
fanno passare -- non si di mentichi che Hegel vive e scrive dopo l’esperienza IMMEDIATA
DELLA RIVOLUZIONE francese, in un periodo, come oggi IL FASCISMO, anch’esso
accusato dai superficiali e dagli stolti d, reazionarismo, di restaurazione, e
appartenne al ciclo appunto della Restaurazione postrivoluzionaria -- per
reazionario e per il filosofo dello Stato reazionario non devono farci perdere
di vista gl’elementi filosofici essenziali non accidentali e fossili, e
specialmente il profondo vivo e vitale concetto della società civile di
corporazione e del NESSO FRA LA SOCIETA CIVILE E LO STATO. Ho piacere di notare
qui che un filosofo Bindek, Stato e Società nella filosofia poltlica, in Rio.
Inlernaz. di Filosofia del dirtto, fase. Ili, a proposito del mio saggio: Slato
e Sindacali, rileva il mio rifferimento a Hegel per la com penetrazione della SOCIETA
con lo STATO. Gl’elementi vivi e vitali non devono non separarsi attraverso la
critica e la scienza dagl’elementi morti e superati di Hegel. Per questi ultimi
non dobbiamo dimenticare i primi; anche se, per il suo tempo m cu. signora,
prima di Marx, la prassi e la teoria sviluppata poi dopo e fino a un certo
punto anche offre Marx da Sorci, del Sindacalismo. la concezione hegeliana
della Società e BUROCRATICA, e la concezione del governo, ossia dello Stato AUTOCRATICA.
Vedi su ciò le acute osservazioni e critiche a Hegel di CAPOGRASSI, già da me c
tate in questo saggio. Questo il giudizio obbieilivo sul Hegel politico A non
dire qui -- vedi su ciò il mio volume Lo Stato di diritto, Lo Stato noumeno
immanente di Hegel, Città di Castello, che la prima fase della filosofia politica
di Hegel e tutfaltro che reazionaria. Come pure non mi sembra che SI possa e SI
debba dire che lo STATO hegeliano, per la sua STATOLATRIA e uno Stato
panteistico. Non solo antico, ma addirittura uno Stato asiatico indiano, meno
nspettoso della libertà umana dello stesso Stato pagano platonicc»-aristoteìico
o ROMANO! Ve- di su ao, contro l’opinione di MASCI, l’appendice al mio citato
Stato di diritlo: Se lo Stato hegeliano sia Stato moderno. C'è si diflerenza
fra STATO FASCISTA o STATO NAZISTA e Stato hegeliano. Anzi è questo il punto
fondamentale per cui non si può e non si deve ridurre al tipo dello Stato
hegeliano LO STATO FASCISTA o nazista: che mentre, per MUSSOLINI, TUTTO E NELLO
STATO, NULLA FUORI DELLO STATO, NULLA CONTRO LO STATO, non è vero che nulla,
non dal lato politico, ma da quello filosofico e MORALE, E *SOPRA* LO STATO. Per
Hegel, invece, NULLA E SOPRA LO STATO per la semplice ragione che lo Stato è
tutto ed anzi Dio stesso realizzato nel mondo. Ma da questo a dire che lo Stato
di Hegel è più che antico asiatico, ci corre. Si può e si deve dire invece che LO
STATO FASCISTA appartiene al ciclo della filosofia idealistica trascendente mentre
lo Stato hegeliano è basato sull’immanenza, donde esso è Dio stesso. Del resto,
a questo proposito, sono anche note, nel campo filosofico, le premesse
trascendenti ed anche le interpretazioni net senso della trascendenza
dell’idealismo hegeliano. Vedi su ciò, in conformità dell’interpretazione
trascendente dell’idealismo hegeliano, il mio saggio Diritto Forza e Violenza,
parte IH. Orientata verso la trascendenza è la fase della filosofia idealista ITALIANA,
donde la dissoluzione t interna della posizione idealistico-attualistica
visibile nei rappresentanti dì questa scuola discendenti da GENTILEG. L
’idealismo attualistico, capovolgendosi la posizione del Gioberti, che dalla
trascendenza anda verso l’immanenza, da Dio alla Storia, fa oggi il cammino
inverso DALL’UMANO AL DIVINO, dalla storia d’ITALIA all’idea d’ITALINAITA. Vedi
su ciò sinteticamente ed efficacemente la prefazione di Giuliano al saggio di Rinaldi,
Gioberti e il problema religioso del Risorgimenlo, Firenze, Valleechi. Sulla
filosofia del diritto di Hegel, dal lato sociale e per le sue connessioni
ideologiche con il corporativismo fascista attuale, V., oltre ì miei saggi citati,
par ticolarmente, Lo Stato di diritto, Passerini D’Entreves (si veda), La
filosofia del diruto di Hegel, Torino, Sui rapporti fra LA VOLONTA DI TUTTI di
Rousseau e la società civile di Hegele fra la volontà generale dei primo e lo Stato
del secondo, vedi il mio Sfato di diritto, Rousseau e lo Stato di Hegel. Sui
rapporti fra società e Stato nella concezione fascista in rapporto aile mie
idee in poposito, vedi Leibholz, Zu den problemen des lascistisehen
Verfassangsreclds, Leipzig. Nessuna delle tre forme di dittatura sopra analizzate,
comprende LA DITTATURA DEL DUCE. Che cosa essa è? Essa è una forma ideale a sé.
Essa è uno sato di grazia dello spirito
italiano. È quella che io credo si debba chiamare la DITTATURA EROICA
CARISMATICA, figura storica o se vogliamo FILOSOFICA, non figura giuridica; ed
in quanto tale, eccezionale e soprannaturale, non ordinaria e comune. Di essa
non si occupano e non parlano i trattati di Dottrina dello Stato e di Diritto
costituzionale. Dovete, per comprenderla, se me lo chiedete, aprire un saggio,
il saggio su NAPOLEONE BUONAPARTE, EROE ITALIANO, degl’Eroi di Carlyle. Un
acuto filosofo, Michels, richiamando il concetto di Weber, parla; di Uomo e di
Capo CARISMATICO. La dittatura eroica è spirituale, non materiale, SOGGETIVA, o
INTER-SOGGETIVA, non oggettiva, prodotta e posta dal popolo; non imposta al popolo,
per cui essa è considerata dal popolo che la genera e ne è li geloso
proprietario e custode, come la cosa sua più intima preziosa e personale.
Dobbiamo, se mai, per inquadrarla in qualche modo in una delle forme stabilite,
ricollegarla, come si è dimostrato, alla dittatura rivoluzionaria. La
rivoluzione è un’idea; e la dittatura rivoluzionaria è la dittatura dell’idea.
Ma questa idea deve trovare il suo Uomo, il suo corpo, l’Eroe. Onde può dirsi
che la dittatura eroica è la soggettività, la coscienza dell’idea di un
popolo, nella sua marcia e nel suo cammino nella storia. LO STATO FASCISTA
NELLA DOTTRINA DELLO STATO. LO STATO NUOVO. Genesi dello Stato fascista.
La natura ideale del Fascismo. Il Fascismo come conservazione revoluzionaria. Gli
elementi dello Stato fascista. La restaurazione politica e rinstaurazione
sociale nello Stato fascista . Sindacalismo; Nazionalismo; Fascismo. Il lato
politico ed il lato sociale dello Stato. Il rapporto fra lo Stato e 1
Sindacati. Lo Stato-società ; lo Stato^asse ; lo Stato-popolo ; Io
Stato-nazione. In nota; rapporti fra lo Stato fascista e lo Stato di Hegel. Struttura
e funzioni dello Stato fascista. Lo Stato sindacale-corpo rativo . Stato ed
economia. La Corporazione. Lo Stato fascista neirordiiiamento giuridico. Leggi
costituzionali sociali ; politiche. La Carta del Lavoro. Le istituzioni e gli
organi fondamentali. Legislazione ed esecuzione. Lo Stato-Partito. Lo Stato
militare ed il cittadino-soldato. I caratteri, la qualilìcazione, e la
denominazione dello Stato fasci sta. La statocrazia come formula ideale dello
Stato fascista. La difesa penate dello Stato fascista.. LO STATO FASCISTA NEL
DIRITTO PUBBLICO POSITIVO. CONCETTI GENERALI E GL’ISTITUTI FONDAMENTALI. Criteri
di metodo e dì studio. Il diritto costituzionale fascista: le leggi ; la prassi
; la dottrina ; la storia. Il metodo giuridico ed i suoi limiti. Le leggi
costituzionali ; le leggi costituzionali rivoluzionarie. L ’in staurazione
rivoluzionaria. L ’atto fondamentale della rivoluzione ; il Proclama del
Quadrumvirato. I! diritto rivoluzionario: organi provvisori ; costituenti ;
costituzionali. . Il Potere politico o corporativo dello stato ed i suoi
presupposti sociali politi« e giuridici. La crisi della democrazia
parlamentare. Regime parlamentare e Regime fascista. La divisione dei poteri
come specificazione di organi e di funzioni, e la coordinazione dei poteri.
Critica della teoria dei tre poteri. La funzione di governo, ossia corporativa
o politica dello Stato. Natura dì questa funzione e sua denom inazione. L’Organo
supremo. Dalia funzione politica alla determinazione del titolare di essa. La
gerarchia degli organi costituzionali. 11 Capo dello Stato ; il Capo del
Governo ; il Gran Consiglio del Fascismo. L ’ Organo supremo come organo
complesso. Le relazioni statiche e dinamiche fra i tre elementi dell’Organo
supremo. La Monarchia e il Partito Nazionale Fascista.. La forma di governo: il
Regime fascista de! Capo del Governo. La forma di governo desunta dalla
posizione costituzionale dell’Organo supremo. Confronto fra il Regime fascista
e l’attuale regime inglese superparlamentare a • Premier ». Perfezione e
superiorità del Regime fascista nell’evoluzione delle forme di governo, in
quanto piena realizzazione del regime popolare. Il Capo del Governo ; ampiezza
ed intensità dei suoi poteri e delle sue attribuzioni. Sua posizione gerarchica
rispetto agli altri Ministri, suoi puri collaboratori tecnici. Gerarchia in
senso amministrativo e in senso costituzionale. La dinamica delle relazioni fra
il Capo del Governo e gli altri organi dello Stato, ed il Partito come fulcro
giuridico ed istituzione-cardine del Regime fascista. Nesso organico fra la
Monarchia e il P. N. F.. L’unità sostanziale fra il Re, il Popolo, il Partito.
Il Gran Consiglio. La prerogativa suprema del Re : la scelta e la nomina del
Capo del Governo. (In nota; la progressiva delimitazione della competenza
legislativa materiale del Parlamento e la crisi della legge formale. I gradi
del potere legislativo ed il problema della gerarchia delle nor me giuridiche
e della relativa Giurisdizione costituzionale). LE CORPORAZIONI E TEORIA
GENERALE DELLA CORPORAZIONE. PRINCIPI GENERALI. Il Corporativismo concepito
come principio filosoflco. Corporativismo economico e Corjiorativismo politico.
Errore <1i ridurre il Corporativismo al puro piano economico. Unità di
Fascismo e di Corporativismo. La corporazione e le Corporazioni. Sindacato e
Corporazione. Sindacalismo corporativo e Corporativismo sindacale. CHE COSA
SONO E COME SONO COSTITUITE LE CORPORAZIONI. L’essenza delle Corporazioni e le
loro proprietà costitutive. I,a costituzione organica delle Corporazioni. Le
lunzjoni delle Corporazioni. Preponderante rilevanza della loro funzione
normativa ed esame di quest’ultima. Il funzionamento pratico delle
Corporazioni. Il reale e l'ideale nella Corporazione. CHE COSA FANNO LE
CORPORAZIONI. I compiti e i problemi delle Corporazioni. La funzione
corporativa come esplicazione della potestà d’impero dello Stato. L ’unità
deH’attività dello Stalo. Le funzioni; gl’atti dello Stato. Attività economica
in senso materiale, ed in senso formale dello Stato. L ’attività
giuridico-economica dello Stato. I destinatari delle norme corporative. Che
cos’è la produzione. L’esecuzione produttiva. Sua differenza dalla esecuzione
amministrativa. Lo Stato e la produzione. Piano economico e piano produttivo.
Direzione e gestione. L’autarchia. Autarchia economica in senso formale. L’economia
corporativa come economia mista. Il diritto economico. Iniziativa privata ed
autarchia. IniziaUva pri vata e libertà economica. La libertà come categoria
spirituale e filosofica. Iniziativa privata e proprietà privata. Personalità e
proprietà; lavoro e proprietà. LE CORPORAZIONI ISTITUITE. IL PIANO DELLE 22
CORPORAZIONI. Il quadro delle Corporazioni ed i loro tre gruppi. Il ciclo
produttivo per grandi rami di produzione come criterio costitutivo delle
Corporazioni e della loro distinzione in tre gruppi. 154 3. La relatività come
criterio per la costituzione e la classificazione delle Corporazioni.
Esplicazione di questo criterio di relatività in due leggi : la organicità
decrescente e la generalità crescente delle Corporazioni. Natura strettamente «
sperimentale dell’ordinamento delle Corporazioni. Il Sindacato come elemento
attivo delle Corporazioni. Statica e dinamica delle Corporazioni. Mozione
presentala dal D U C E ed approvata dall'Assemblea Generale del Consiglio
Nazionale delle Corporazioni. TEORIA GENERALE DEL PARTITO. CONSIDERAZIONI
GENERALI DI METODO SUL PARTITO NELLA DOTTRINA DELLO STATO E NEL DIRITTO
PUBBLICO. Il partito rivoluzionario nella Dottrina dello Stato e suo posto
sistematico in essa. Il procedimento di formazione dello Stato fascista, ossia
il Partito rivoluzionario come origine immediata e formale dello Stato
fascista. Delimitazione dello studio de! Partito sotto l’aspetto politico e
sotto l’aspetto giuridico. Criteri di metodo e degli organi dello stato. Le
varie teorie sulla natura giuridica del Partito, particolarmente sul Partito
come istituzione politica autarchica e come organo dello Stato. Le varie specie
di istituzioni pubbliche. Nuovo concetto delTautarchia. IL PARTITO
RIVOLUZIONARIO, OSSIA IL PARTITO-STATO. Il partito rivoluzionario come nozione
pubblicistica a sè. .Il partito rivoluzionario nella Storia e nella Dottrina
dei partiti. Se il partito rivoluzionario sia ancora un partito e de. bba
chiamarsi partitoIl partito rivoluzionario come partito di regime. Partiti di
governo e partiti di regime. lì partito socialista ed il Partito fascista come
partiti rivoluzionari. Partito rivoluzionario e partito unico. Il partito unico
nella concezione socialista e nella concezione fascista. Stato dì partiti ;
Stato-partito. Il partito totalitario ed il partito unico. Differenza, non
identità fra le due nozioni. Il partito unico può intendersi in due sensi: in
senso giuridico o formale come ente processuale ossia come organo della
rivoluzione. In senso sostanziale come ente politico ossia come organo dello stato.
La giustificazione del partito rivoluzionario. Il partito rivoluzionario come
organizzazione militare . passaggio dal Partito-Stato allo Stato-partito. LA
DITTATURA RIVOLUZIONARIA. Considerazioni generali sul fenomeno storico-politico
della dittatura. Esposizione e critica di alcune opinioni sulla dittatura. Le
crisi dello Stato e le rivoluzioni. Distinzione, classificazione e analisi
delle varie forme dì dittatura. La dittatura costituzionale. La dittatura
rivoluzionaria.. La dittatura polìtica. La dittatura eroica . PARTITO - REGIME
STATO. Posizione e determinazione critica e metodica del concetto di regime. Il
concetto di regime nella recente dottrina politica e giuridica italiana . Il
concetto di regime in rapporto a quello di rivoluzione. Il movimento interno
ossia la dialettica del regime. Le istituzioni del Partito e quelle del Regime
: le istituzioni del Regime e quelle dello Stato . IL CONCETTO DI STATO-PARTITO.
Lo Stato-partito. Lo Stato dei partiti; delle leghe; dei sindacati (Partitismo;
Leghismo, Sindacalismo). Il partito rivoluzionario; il Partito-Stato; la
formula politica. Modernità del concetto di rivolurione e di partito
rivoluzionario. L ’unità e la continuità dello Stato ; la vicenda e la
successione delle forme di governo. Socialismo rivoluzionario; riformismo ;
bolscevismo ; Fascismo. L’esperienza sovietica russa. La classe. La Nazione. Lo
Stato-oggetto; il partito-soggetto. L’esperienza fascista. Contraddizione
sovietica; verità fascista. Il problema giuridico del P. N. F.. Dal
Partito-Stato allo Stato-partito. Insurrezione e dittatura come torme logiche
della Rivoluzione. Lo Stato-formae lo Stato-sostanza. Natura e scopo del P. N.
F,. Istituzione ed organo dello Stato. Nuovo concetto degli organi dello Stato.
L'uno politico: lo Stato; il pluralismo sociale. Sindacati. Il Partito e i
Sindacati . L’università del Fascismo; suo presupposto: il partito unico . SCRITTI FIL030F1GO-GIURIDICI E DI DOTTRINA DELLO
STATO. Il Diritto e l’autorità, Torino, Pomba. Le ragioni della Giurisprudenza
pura, Roma, Rio. Inier. di Sociologia, Il concetto della guerra giusta,
Campobasso, Coluti, Lo Stato giuridico^ nella concezione di Pelrone,
Campobasso, Coluti. Introduzione alla Società delle Nazioni, Ferrara, Taddei. La
Lega delle Nazioni, Ferrara, Taddei. Lo Stato di diritto. Città di Castello, lì
Solco. Il socialismo, la Filosofia del diriilo e lo Staio, Città di Castello,
il Solco, Lirillo, Forza e Violenza. Bologna, Cappelli. Staio e Sindacati,
Roma, Rio. Inter. di Filos. del Dir. Consenso ed apatia, in Annaii
dell'Universilà di Ferrara. Filosofia e Polilica del diritto, Milano, Rio. di
Dir. Pubb. La Politica di Sismondi, Roma, Rio. Inlern. di Filos. del Dir., Il Sentimento detto Stalo, Roma, Libreria del
Littorio, Diritto sindacale e corporaliuo, Perugia, La Nuova Italia, Stalo e
Diritto, Modena, Le leggi cosittuzionu/i del Regime {Relazione al F Congresso
giuridico italiano) Roma, Popolo, Nazione e Stato, Perugia, La Nuova Italia,
Allgemeine Theorie des faseslischen Staales, Berlino, Walter de Gruyter, SCRITTI
POLITICI Il Socialismo giuridico, Genova, Libreria moderna, Il Sindacalismo nel
passalo, Lugano, Pagine Libere, La persistenza del diritlo, Pescara, Casa Ed.
Abruzzese, Sindacalismo e Medio Eoo, Napoli, Casa Ed. Partenopea, Stalo
Nazionale e Sindacali, Milano, Imperia,
Che cos’è il Fascismo, Milano, Alpes, Lo Stato Fascista, Bologna,
Cappelli, Il riconoscimento rivoluzionario dei Sindacati, Roma, Il Diritto del
Lavoro Sindacalismo, Torino, Pomba,
Rivoluzione e Costituzione, Milano, Treves, La fStoria» del Sindacalismo
fascista, Roma, Quaderni di segnalazione, Riforma Coslltuzionale {Le
corporazioni; il Consiglio delle Corporazioni, il Se nato), Firenze, La Nuova
Italia, Economia mista {dal Sindacalismo giuridico al Sindacalismo economico),
Milano, Hoepli,Alighieri esalta nel suo De Monarchia 1’ordinamento gerarchico
del mondo conchiuso nell’idea imperiale; pocoappresso Marsilio da Padova fonda sulpopolo
11diritto didarsiunproprioordinamento giuridico, secondo le speciali esigenze
di ogni gruppo sociale, e Bartolo espone nel trattato De regimine sivitatis le
varie forme dei governi, secondo l’autonomo diritto delle cittàe dei regni;
finché Enea Silvio Piccolomini avanti il definitive tramonto dell’idea imperiale,
traccia a grandi linee, nel Libellus de ortu et auctoritate imperli, il disegno
dell’ordine politico dell’ universo, secondo la disciplina dei gruppi so¬ vrani
gerarchicamente congiunti nell’impero. Solmi. Sull’autonomia nel DIRITTO ROMANO,
si veda Marquardt, ORGANISATION DEL’EMPIRE ROMAIN, PARIS, e per il concetto
giuridico moderno Regelsberger Pandekten, Leipzig, e la letteratura ivi citata.
Le dottrine dei giuristi medievali sono esposte dal Gierke Deut.
Genossenschaftsrect BerlinSuDante, sarebbe da vedere il mio scritto in Bull,
della Soc. Dantesca;su Marsilio e Silvio, cfr.Rehni Gesch. Staatsrechtswissen
schaft, Ereiburgi. su Bartolo, lo scritto del Salvemini, Studi storici Firenze Solmi,
la cooperazione, lo stato come cooperazione – lo stato come la
cooperazione ideale – cooperazione volontaria – cita. Sergio
Panunzio. Panunzio. Keywords: stato, nazione, razza, popolo, popolo e nazione
sono cose distinte – la nazione ha una valore plus sopra popolo. Razza e
distinto a nazione – una rivoluzione basata sulla razza – la concezione della
razza e della nazione, l’italianita, la romanita, il ventennio fascista – la
filosofia giuridica previa al ventennio fascista – morte di Sergio Panunzio.
L’altro Sergio Panunzio. Concetti. Citazione della teoria dell’aristocrazia di
Mosca, non di Pareto, citazione di Labriola, critica al stato prussiano di
Hegel, l’ordine di 1848, Mazzini, la revoluzione causata per comunisti, la
dittatura fascista, il dittatore eroe, cita de Martinis, l’eroe non e senso
sociologico di Martini, ma filosofico. Il concetto di la nazione italiana, il
concetto di Roma, la luce di Roma, la storia italiana, il concetto di
stato-nazione, il concetto di stato-razza. Citazione di “La mia battaglia”,
citazione di Mussolini. Scritti sistematici, evoluzione della teoria dello
stato fascista – positivismo, assenza di elementi mistici. La revoluzione de
perturbi e morbidi comunisti al ordine del reglamento de 1848, la dittadura
come reazione alla revoluzione, il concetto di stato, popolo, nazione,
antichita romana, i sindicati nella antica roma, i sindicati nella Firenze
medievale, il comune del comune, la citazione della Monarchia di Aligheri,
Marsilio di Padova, e Machiavelli. Il concetto di ‘stato’ nei romani. Definizione
concise. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panunzio” – The Swimming-Pool Library.
Panunzio.
Grice e Panunzio: implicatura
conversazionale -- ventennio fascista – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Ferrara).
Filosofo italiano. Grice: “I like
his ‘contemplazione e simbolo,’ for what is a symbol for if no one is going to
contemplate it!?” -- Essential Italian philosopher. FIGLIO
di Sergio, il più noto filosofo del diritto e teorico del sindacalismo
rivoluzionario. Ligato alle correnti conservatrici e contro-rivoluzionarie
italiane. Studia a Roma sotto ZOLLI. Insegna a Roma. Come Grice, alla Regia
Marina, partecipa ad operazioni di guerra nel mediterraneo contro Capt. H. P.
Grice, e viene insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona
d'Italia. Collabora con “Pagine Libere”, “L'Ultima”, “Carattere” e altre
riviste specializzate in studi filosofici. Si
muove nella direzione di un simbolismo esoterico pieno di sacrali e regali elementi.
Fonda a Roma la rivista del tradizionalismo, “Meta-Politica”.
Pubblica saggi in una collana a cui darà il nome di "Dottrina dello
Spirito Italiano". Il concetto di “meta-politica” è al centro del
dibattito sulle radici europee da parte degli esponenti della destra e il culto
del pagano (anti-cattocomune) di Benoist. Cerca di ri-condurne
l'orientamento tradizionale, iniziatico, e simbolico. L’imponente biblioteca del padre è donata a Spirito che ne
custodisce in gran parte anche l'archivio di famiglia. Altri saggi: “Contemplazione
e simbolo”; “Summa iniziatica occidentale” (Volpe, Roma); “Simmetria, Roma); “Metapolitica,
“Roma eterna”, Babuino, Roma); “Luci di iero-sofia” (Volpe, I Classici
Cristiani, Cantagalli, Siena); “La conservazione rivoluzionaria. “Dal dramma
politico del Novecento alla svolta Meta-politica del Duemila”, Il Cinabro, Catania Cielo e Terra, “Poesia,
Simbolismo, Sapienza, nel poema Sacro,
Metapolitica, Roma ; Cantagalli, Siena Vicinissimi a Dio, “Summa
Sanctitatis”, Gl’Eroi, Cantagalli, Siena, Vicinissimi a Dio, “Summa
Sanctitatis” Siena, Cantagalli, Princípio, Appello. Storia ed Eségesi Breve.
Precedente Storico e Agiografico, Roma, Scritti remoti L’anima italiana,
Sophia, Roma, Difesa dell’aristocrazia: Pagine
Libere, Roma Gismondi, Roma, Foscolo tra VICO e MAZZINI nello spirito italiano,
Gismondi, Roma, Sull’esistenzialismo giuridico” (Bocca, Milano); “Tradizione, L’Ultima,
Firenze; “Cosmologia degl’antichi romani, Dialoghi, Roma, Ispirazione e
Tradizione -- Città tradizionali e Città ispiratrici --, Carattere, Verona Lo spiritualismo storico di Sturzo, Per una
rettificazione metafisica della Sociologia, Conte, Napoli Scritti, S.
Benedetto, Parma La Pianura, Ferrara, Atanor, Roma. Schena,
Fasano, Ristampe e nuove antologie
Difesa dell’Aristocrazia, Quaderni di Metapolitica, Roma I
Quaderni di Metapolitica, Roma Vecchie e
nuove cosmologie, Avviamento alla “Scienza dei Magi), Per una rettificazione
metafisica della sociologia, Lo spiritualismo storico di Sturzo, Sull'autore: Testimone
dell'assoluto, “L'itinerario umano e intellettuale di Silvano Panunzio”,
(Eségesi di 12 noti Scrittori Italiani), Ed. Cantagalli, Siena, Dalla
metafisica alla metapolitica: omaggio, Simmetria, Roma. Inediti. In corso di stampa Note Olinto
Dini, Percorsi di libertà, Firenze, Polistampa, Scirè, La democrazia alla
prova, Roma, Carocci. Combattente nella guerra, rimane chiaramente, un teorico del fascismo. S. Sotgiu, in Il
Giornale, Tradizionalismo (filosofia. Silvano
Panunzio. Panunzio. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Panunzio” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Paolino: implicatura
conversazionale -- dizionario filosofico portatile per ginnasti -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “In England,
we have it easy: we have Oxford and we have Oxford. In Italy, small a country
as it is, they have Bologna, Bologna, Bologna, and Nappoli, Venezia, Roma,
etc.” Autore di quattro trattenimenti De' principj del dritto naturale,
stampati a Napoli presso Giovanni di Simone, di un supplemento al Dizionario
storico portatile di Ladvocat, ma è noto soprattutto per i due volumi della sua
Istoria dello studio di Napoli, uscita anch'essa dalla stamperia di Giovanni di
Simone. Si tratta della prima storia compiuta dell'Napoli, nella quale l'autore
dimostra con buoni argomenti (come ricorda Tiraboschi nella sua Storia della letteratura
italiana), che quello studio non e veramente fondato da Federico II di Svevia,
ma, prima di lui, dai Normanni, benché questi non le dessero veramente forma di
università e non la onorassero dei privilegi che a tali corpi convengono, cosa
che invece fu fatta da Federico, che così meritò la fama di suo vero
fondatore. Opere: Giangiuseppe Origlia,
Istoria dello studio di Napoli, Torino,
Giovanni Di Simone, Girolamo Tiraboschi. Grice: “Paolino is a
quasi-contractualist. His contractualist treatise is very accessible. Man is
the political animal, so politics is in the essence. Polis means civil, so a
man who is not civil is not a man. Paolino analyses a contract – in general,
and then the social contract in particular. This sets him to analyise such
duties which are addressed to the other members of the civitas. Paolino is alo
the author of a dictionary of antiquities, which has the nice alphabetical
touch about it, if you are into a first
thought on Julius Caesar or Cicero! He also traced the stadium tradition
to the ‘gym,’ ‘nudare’ as he notes. And notes that it started in the cities
where such as Athens or Rome where the athletes needed a place to get undress
and practice. He mentions Plato’s Academy (after Hekademos) and Aristotle’s
Lycaeum, after the statue of Apollo Liceo, reposing after extercise. It is good
to call Platonists accademici and Aristotelians liceii then. The gyms were
particularly popular in Italy – even before the great expansion of the Latins
and Romans over other ethinicities. In the South of Italy especially, due to
the weather, it is more natural for an athlete to feel the need to get undress
as soon as possible, and philosophers followed.” Di
tutte adunque le società del mondo non e ch'una ftetia l'origine , perchè tutte,
giusta il vostro avviso, nonsìmisero inpiè, nèsi formarono, se non secondo le
diverse nécessità, e bisogne degl’uomini. Anzim in tutte altre sìsi ha un istesso
fine perchè non si risguardò ad altro, se non al commodo, e dutile commune de
socii. Ma quali sono le società particolari, che sarebbero state mai nel Mondo inufo,
semante nuta si fofle ben falda, e stabile la società Universale (A )? (A) Egli
è fuor di dubbio che gl’uomini, essendo tutti in obbligo ed in dovere d'amarsi
u vicenda; el'uno come non nato, per se medesimo, dovendo non che al proprio
anche all’altrui commodo badare, quando ciò tutto esattamente osservavano, non
venivano a comporre che una società universale in guisa che niun diefi considerarsene
potea al di fuor. Quindi divero io non M. La 271 safidica l'Eineccio, il quale tutto scaglian,
dosicontro il Puffendorfio, che trattiavea, e deafai malamenge inferiti tutti gli
obblighi, e gl’umani doveri della società, soggiugneto, jto ch'era uom tenuto soddisfara
tuttiquegli che Uella ,ch'è la più vera, e la più saggia, antichità del e
la sola infallibile maestra dell'umana Ginnasio Na II. Cosa fossero prudenza si lasciarono in dietro di gran
lunga ogni altra nazione. Quindi, giustache scrive Dion Crisostomo agl’Alessandrini
sull'autorità d'Anacarside, non vi fu città della Grecia, che non avesse avuto
il suo Ginnasio. Questo solo basta di presente supporre per farci sicuramente
acredere, che Napoli Città oggi dall'eterna divina provvidenza
maravigliosamente fornitadi quanto in una ben nobile, e doviziosa potrebbe mai
l'uom brą mare; e sopra tutte l'altre ben culte città dell'Europa, e per le
scienze,e per l'armi, e per lo Erano presso de Greci questi Ginnasj alcuni
grandi, stati i Ginnasi e magnifici edifizii con ampii portici, e stanze d'ogni
ca onde venifer opacità, luoghi coverti, e scoverti, ombre, ed altrepref così
deti: eso che infinite comodità, ove la gioventù ammaestravasi qual fosse la
lor forma. Oppinio non meno nell'ARTE GINNICA che nelle scienze, e nelle
fa pari celebre gran trafficodi essendo stata, come tutti fuor versia
asseriscono, fondata di ogni contro l'altre da Greci, ha anch'ella come della Grecia
il suo ginnasio finda' suoi cominciamenti Infatti STRABONE, che vise che a’ suoi
al tempo di OTTAVIANO, scrive, giorni questa città avea ancora ti che Greche
costumanze molte dell'an , come le Curie, le l'Efebeo,e altre d ital Fratrie,
fatta. E con queste ha il Ginnasio. Né v'ha scrittore al tresì osi su questo
muover di buon senno, che ombra di dubbio e ne di coloro che arti liberali; onde
sotto uno stesso tetto venivano a c o m avuto il luogo prendersi, per così
dire, due diverse accademie proprio per le, e due Scuole, ribut ta varj, e
diversi generi di Scuole, cioè: quelle dell'arte ta comefavolo- bellica , e
quelle delle scienze, e delle belle lettere. E niodi molti çe perchè a coloro, che
applicatierano alla Ginnica, e per lebri scritori. Io gran novero loro, e per
gli esercizi, che far doveano, come il corso, la lotta, il salto,il pancrazio, il
di Strab. 1.s. fco, . “γύμνοω”, det idioma, senza aggiugnimento
d'altro, semplicemente O ti Ginnasj. Per la qual cosa alcuni nel progresso del tempo
non badando che al semplice suono del vocabolom con cui chiamavansi, li
credettero non per altro essere edificati, che per un tal mestiere: opi stati esi
prima , forse il primo, Crasso presso CICERONE che porta la ne, e tra gli altri
, che in questi ultimi secoli sostennero fi furono MERCURIALE, e Pier L a però
avendo per certo, per quel, che ne scri sena. Noi Ginnica non e pove Galeno a
Trafibolo, che l'arte sta in voga nella Grecia, che alquanto prima dell'età di
Platone, e che in Grecia, come manifestamen te fi ravvisa nell'ingegnoso, ed
ammirabile poema di visselungamente prima di quel cele Omero, il qualee da
molti celebri scrittori, come bre filosofante avanti lo Lino, Filamone,
Tamiride , e altri fioriti stesso Omero, sono vị le Scuole delle belle lettere
fino da’primi tempi; stimiamo più ragionevole il credere, che s'introdussero i
giuochi Ginnici, ed Atle che dopo fatto, che amtici, I Greci altro allor non avessero
pliare que’ medesimi edifizj, fatti molto tempo prima non per altro fine, che
per le scuole, e chiamatigli per le ragioni, che testè noi accennammo, Ginnasj:poichè
Crasso steso, il quale e il primo, ed A2 inge sco, facea mestieri d'uno spazio
maggiore, e asai più grande diquello,che bisogna percoloro,che istrụi vansi
nell'arti liberali, e venivano per questo ad occupare buona parte di tali edifizii;
sono questi dal modo, con cui in es si faceansi quegli esercizj, cioè dalla
voce greca yújrow , che tanto vale quanto NUDARE nel nostro e . CICERONE De
orat. Apud Anson.Vandal differt. 8. de Gymnasiarcb. ingenuamente egli
anche lo attesta, a metter in campo un sentimento a questo del tutto opposto. Parlando
del suo tempo dà atutti a conoscere, che le pubbliche scuole delle scienze non
era allora in costume d'aprirsi in altro luogo, che ne' Ginnasi; e che per
quanto egli si studialle, non potea in niun modo fisar in cui queste erano colà
state erette. Ego alio modo interpreter (dice egli) qui primum Palæstram e
sedes deporticusetiam ipsos, Catulé, Grecos exercitationis, eg delectationis
causa, non disputationis invenisse arbitror; et sæculis multis ante gymnasia
inventa sunt, quam in his FILOSOFI garrirecæperunt; hoc ipso tem porecumomnia Gymnasia
FILOSOFI teneant tamen eo rum auditores discum audire, quam Philosophum malunt etc.
Per verità non v'e ginnasio nella
Grecia, in cui non vi fossero queste Scuole. Cosi leggiamo,che in Atene nel “CINOFARGO”,
il quale e un Ginnasio eretto molto prima del tempo di Platone, sono vi tra
l'altre Scuole, quelle della setta “cinica”, dalle quali egli anche ha il nome,
e nell'ACCADEMIA e vi l'uditorio di Platone come nel LIZIO quello d'Aristotele.
Anzi accolto, ovvero al di dentro d'alcuni celebri ginnasii trovavansi non meno
delle scuole, che delle famose, e celebri biblioteche; come sappiamo diquello
parimente in Atene, che avea dappresso la celebre BIBLIOTECA di Pisistrato,
rammentata da Girolamo, e da altri, e quello in Rodi, della cui celebre Biblio
Schol. Ariftoph. Pace Xenophont. In Hippar. Plutar. Symphofilo vi11. q. iv. Suid.
Pauf. in Artic. Hieron.de Beat. Pompbil. martyr. ep. Ad Marcel.14. Gell. l.vi.c.17.
Lucian. adverfus indo&um. Pauliin Atricis. Ifidor. orig.hiv1.3. a Р ерос Suid.
Pauf. in Attic. Schol. Ariftoph. ad Nubes ec. Ammon. vit. Aristot. Plutarch. De
exilio. CICERONE . q. TUSCULO] teca parla Ateneo; é per questa stessa ragione per
cui sempre ai ginnasii accoppiavansi le scuole delle lettere, troviamo che
molti valenti uomini, e dotti scrittori applicarono in molti luoghi delle lor
opere questo vocabolo, a significar non altro, che queste, quasi per eccellenza;
essendo lo studio delle scienze molto più nobile, e sublime di tutti gli
esercizi ginnici. – l’archi-ginnasio di Bologna – la prima universita --. III. che
h una con quello nello stesso tempo le Scuole nide le Scuole Atben. Biblioth. l.1.
dipnofoph.c.1. Senec. epift.76. ut 0 1, Supposto adunque pervero, come lo è infatti,
Tenimonianza che Napoli, come città greca, ha il suo ginnasio fin di Seneca, e di
da' suoi primi principi, egli convien credere anchevero, tri autori Lati . di
Napoli : delle belle lettere; senza le quali nella Grecia, come Scienze che vi
abbiam detto, non si forma Ginnasio; e certamente s'insegnarono; di queste, di
cui è solo or nostro assunto il favellare ,vifiorirono. parla Senecainuna sua pistola,
nella quale, come dalle parole, che poco fa da noi fi allegarono di Crasso, con
lui filagna presso CICERONE di que’ giovani, che al meglio delle lor lezioni
lasciavano i lor maestri nelle Scuole per correre frettoloji a veder il disco,
la lotta, e gl’altri ginnici esercizi. Così egli fiduole fortemente col suo LUCILI,
che nelle scuole della nostra città visto avea far cerchio ai filosofi, giovani
in nove romolto pochi al paragone di quelli, che a calca tra ftullavansi nel
Teatro, il quale, come egli narra, e in questa Città non guari distante dello
stesso ginnasio, Pudet autem me generis humani -- scrive egli -- Quoties Scho
lam intravi, prater ipfum theatrum neapolitanum
Il fcis, transeundum eft, Metro nacti spetentibus domum lud quidem
farctum est: hoc ingenti studio, quis fit Pithaules bonus, judicatur. Habet
tibicen quoque Græcus du præco concursum: at in i lo loco, in STAL: quo
ritur, in quo vir bonus discitur, paucis simisedent; et bi plerisque videntur
nibil boni negotii babere, quod agant, inepti cu inertes vocantur. i più nobili
della Città non isdegnavano neppur d'inviarvi per tal fine i propri figliuoli; poichè
egli scrive, che portatosi in Napoli con Giuliano, professor di rettorica udito
vavea un giovinetto molto riccocum utriusque lingua magistris -- per valerci
delle stesse sue parole 00 meditans, exercens ad caul'as Roma orandas eloquentia
Latina facultatem. Quanto alla Filosofia, la dottrina dell’ORTO, la quale venne
da'più dotti dell' antichità ricevuta con applauso, e fu universalmente se
guita da tutti que'grandi uomini del tempo d'Ottaviano; e quella , che in
queste medesime scuole avea MAGGIOR VOGA; come par che si conobbe da una iscrizione,che
fi rinvenne in un Cimiterio fco verto nella Valle della Sanità , non guari
distante da quella Chiesa sopra alcune urne, che state sono per quel che
n'appare, dell’ORTO.. Poichè in alcune di quelle vedeası il nome di alcuni
celebri filosofanti di questa setta, scritti con caratteri Latini leggevasi; manonbene,
e oscuramente. E come apprendiamo da Gellio, che fa anche di questo ginnasio
onorata memoranza vir bonusque. 3 DELLA e fiori al quanto dopo Seneca; al suo
tempo in queste scuole nell'istessa guisa, che in quelle del ginnasio di
Cartagine rammemorato da molti Autori, s'istruivano i giovani non meno nelle scienze
che nelle lingue; e I più Salvion. Hieron.
In Catbalog. Jone Proph. Aug. conf. fc. Celan. Giorn. 3. delle notizie di Nap. STALLIVS.GAIVS.SEDES
HAVRANVS.TVETVR EX EPICVREIO.GAVDI.VIGENTE CHORO Quindi tra' maestri , che in
tali Scuole insegnarono le lettere umane e le lingue si conta Stazio Papinio
nativo di Silta, Città dell'Epiro, che fiorì circa al tem po dell'Imperadore
Domiziano; padre di Publio Stazio; il quale, come dal costui poema fi ravvisa
espose in queste Scuole l'opere de'più celebri poeti Greci, come Omero, Esiodo,
Teocrito, ed altri di questo genere; e tra coloro, che v'insegnarono le scienze
filosofiche, deve annoverarsi senza dubbio quel Metronatte,di cui, come prima
abbiam fatto vedere, fa motto Seneca; e fimorì molto giovine,che glifu
contemporaneo, co me questi medesimo attestainun'altra pistola diretta al lo
stesso fuo Lucilio;e febbene degli altrimaestri, e professori, che vi furono in
questi, o in altri più anti chi tempi,dato non ci siaora di tesser un ben
lungo,e distinto catalogo , poichè i lumi , e le memorie della Storia
totalmente ci mancano ; non però egli è certo , che essi furono tutti di tanto
sapere adorni,e di sì rara dottrina,che abbondando perciò laCittà digiovani let
terati venne ella d’ ROMANI concordemente non con altro titolo chiamata , che
di dotta, e studiofa ; e così per tralasciar degli altri,che cið fecero COLUMELLA
in parlando di Napoli, non con altro epiteto nominol la>,che con questo:
Doftaque Parthenope, Sebethide roscida lympha. E'l medesimo fece anche Marziale
col seguente verso: bi di 00 .1 >1 li
al Papir. Star. flvar. s. epiced. inpatr. Senec. ep. Er Oras. Epod. Ad Canid. Sil.
Italib. Stor. Syluar. Ovid. Metamorpb. is. Napoli, quanto Illo VIRGILIO me
tempore dulcis alebat mente cari; ond'è,che niuna altra Città più della loro
Costantino. Sen.ritroviam nellaStoria, che avessero eglinofino nel cadi li, che
vogliomento dellor Imperio maggiormente frequentata; equel no, aver Titali sopratuttolafrequentavano,
se vogliam prestarfe in rifateleScuo-de a Strabone che impiegavano ilpiù del
lor tem le,con allega re'inpruovailpo allostudio delle lettere, edelle scienze.
marmo,cheog Et quas d o &t a Neapolis creavit. Anzi Virgilio e
riguardo scienze Parthenope, studiis florentem ignobilis oci. E tra perquelto
conto i Napoletani, e per laGin comebenrifletteil Bembo inunasua pistola, fu
mandato , e mantenuto da Augusto in questa Città a proprie spese per farvi i
suoi studj. E in fat ti nella prima Egloga de' Buccolici, scrit ti anche in
Napoli , egli riporta a' favori di quel Principe il suo Napoletano ozio, cioè, studio
con quelle parole: Deus nobis hæc otia fecit. E confessa nella fine
de'Georgici, che: che visicolei nica , la quale nel si. lor Ginnasio
esercitavano anche con vavanofofefta somma diligenza e con tutta la
magnificenza del Mon ta FREQUENTATA DA’ ROMANI; edo,divennero universalmente
agli stesiRomani somma anche dagl'Imperadori fino a gi fi conserva Quindi LUCILIO,
che fu ilprimo tra’Latini a scrive fopra la fontere delleSatire, non solo
visse, ma anche morir volle tra' .An nunziata;mo:Napoletani, comeattefta
Quintiliano,e Cicerone, il strato falso ; e quale v’ebbe anche un'abitazione e Virgilio,
dicui di che propriamente in efoabbiam favellato, Orazio, Livio, Marziale,
Silio Italico - fac cialimenzio --, Claudiano , e tutti gli altri tra gl’antichi
, ne mar che mo rapportato mercè dellor saperelasciarono a'posteriillornome im
in cuilafenzamortale, abitarono in Napoli perpiù tempo; anzi dubbio fi parla
delle Scuole . molti Bemb. lett. 27. Strab.l.3.infin. Quintil. CICERONE ep. famil.
Crinit. de Poet. Latin. Philoftr. Icon. Sil. Ital. per 9 molti,come dal
Poeta Archia narra Cicerone brama rono
ben' anche di esservi ricevuti per Cittadini; cosa, che i Greci non erano molto
larghi a concedere; feb bene su ciò non tuttiusassero lastesa moderazione: Ma
non meno de’ privati CITTADINI ROMANI,visita rono questa nostra Città
glistesiImperadori ; poichè sal vo Celare, il quale, come scrisve CICERONE inalcun
tempo ebbe a sdegno i Napoletani, forse perchè infer matosi fra esi Pompeo
nelprincipio della lor guerra, gli mostrarono,come scrive Plutarco,moltisegnid'af
fezione, gli altri tutti fino a Costantino, lebbero per le stese ragioni anche
molto cari: così che eglino molte prerogativen'ottennero. Il perchè TITO, chesuccef
se a Vespasiano circa l'anno 79.. dell'era Cristiana, essendo pe'violenti
tremuoti accaduti al suo tempo , a cagione di unobengrande incendio del Monte
Vesuvio rovinati molti luoghi vicini ; e traquelli, come scrivonoalcuni
de'noftri Storici,in Napoli anche il Ginnasio: egli pose ogni studio per farlo
con pubblico danajo ristorare: e comunalmente fivuole, che di questo fatto ne faccia
anche oggi giorno una chiara, e certa testimonianza quella Gre. eLatina
Inscrizione, la quale tuttaviaravvisiamoin questa città in un marmo elevato nel
muro della Fonta na dell'Annunziata , ch'è la seguente, riferita anche dal
Grutero, non cheda tuttiinostri Istorici, li quali vogliono, che in essa fi
faccia parimente una espressa memoria delle scuole, ch'esistevano nel Ginnasio. 100
Jens 1 CI, 22 > 1 00 TO са, fuz a . B
Cic. pro Archia. Ezechiel. Spanhem. Orb. Roman. CICERONE Ad Attic.l.10. ep.11. Plutar.inPomp.
V. l'Autor della Stor. Civil. Del Regn. lSueton.in Tit. cap.12.b.i. Gruter. Infcript.
oper. & locor. publicor. Capacc.ift. l. 1. c.18. Bened. di Falco Antich. Di
Nap.&c. TI ΙΤΟΣ -ΚΑΙΣΑΡ ΕΣΠΑΣΙΑΝΟΣ: ΣΕΒΑΣΤΟΣ ΚΗΣ ΕΞΟΥΣΙΑΣ ΤΟΙ OE TIIATOE
TO H TEIMHTHE OETHEAE·TOT: TYMNASIAPXHEAE ΥΜΠΕΣΟΝΤΑ ΑΠΟΚΑΤΕΣΤΗΣΕΝ NI ·F
·VESPASIANVS ·A V G .COS.VIII.CENSOR.P. P. IBVS .CONLAPSA ·RESTITVIT Ma senza
che quì noi ci distendiamo molto nepo co in far riflettere agli abbagli, ed
agli errori, che co munalmente han preso tutti nella sposizione di questo marmo
; basta, che con qualche diligenza per uom si legga , per dubitare se in esso
si tratti del Ginnasio; o v ver più tosto dell'antiche Terme , come più
probabil cosa essercrediamo, nel fito delle quali eglifu trovato ; ed ; il
numero delpiù,il quale si vede in esso adoperato a notare gli edifizj rifatti
per ordine di Tito ,par che troppo chiaramente lo ci additi ; nè per qualunque
ftu dio vi fi faccia, potrà mai scorgervisi parola, che colle Scuole, o cogli
esercizj letterarj abbia coerenza ; onde quanto su ciò fi dice sono tutte
pure,e prette immagi nazioni de'nostri; egli v'ha però un altro marmo rife rito
dal Capaccio, ove espressamente leggasi: SCHOLAM. CVM. STATVIS ET
IMAGINIBVS ORNAMENTISQVE. OMNIBVS SVA: IMPENSA FECIT Capacc. Ift. tom.I.h.1.6.18.
. E per .I. 11 E perverità ebberoi Greci in costume di adornardi
statue, e d'immagini ilor Ginnasj, con riporre quellede più celebri Atleti, ed icoloro,
che si erano più nella Ginnica refi immortali, ne’luoghi, ove l'arte esercitasi.
E quelle de’ gran FILOSOFI nelle Scuole; come del Ginnasio diTolommeo celebre
in Atene narra Pausania Per la qual cosa se non a Tito , sicuramente ad Adria
no , che nell'anno 117. dell'Era volgare successe nell Imperio a Trajano. Di
quanto narrasi in questo marmo convien darsi il vanto. Poichè questo
Imperadore, come scrive Sparziano
inomnibus pæne urbibus,com aliquid ædificavit,o
ludosedidit:efucotantoamatoda'Na poletani, che volontariamente lo elessero
Demarco; ch' è quanto dire Pretore della lor Repubblica. Come prug va il
Reinesio contro il Capaccio, ed
altri,che cre dettero esser questo un Magistrato:Greco;avendo avuto le colonie
a fomiglianza diRoma parimente un talMa giftrato. Orciðne fa chiaramente conoscere,
che il Ginnasio, e le scuole in NAPOLI sono ugualmente celebri di queste Scuo
non meno prima, chedopo che questa città fi: sottolefinoa Costan mise aldominio
de Romani; poichè febbene i Napole tanidall'anno diRoma,come sostienetraglial
triil Reinefio finoad Augufto, edanche molto tempo dopo, toltone il tributo,
che pagano a’Romani, essendo stati trattati da quelli con ogni piacevolezza,ed.
amore ,e reputati amici anzi, che soggetti ; fossero stati dopocircail tempo di
Tito,o diVespasiano,se si vuol credere al Caracciolo, ridotti in forma di
Colonia, Paulin Attic. Cic. De finib. Spart.in Adrian. Reinef. var. le&t. l.3.0.13.
Lo Meliovariar, bection 6.3. 6.16 20 CO) 210 eto 7h OV V. Continuazione CIT per
col ied che cole :ftu. onde magi 0 rife : e refi B 2 Cih e refi più
soggetti,preso avessero a dismettere gl’antichi greci inftituti. Tutta volta
seguirono pur eglino, come manifestamentedaquantoabbiam dettoappare,adeser
citarsi nella Ginnica , e tener te loro Scuole ben ordi nate ; con mantenervi
ottimi professori in ogni genere di scienze. Ma in quale regione della nostra città
situato esse le, e del Ginna-questo Ginnasio, molto'vario è il sentimento degli
Au tori. Alcuni credettero, che le Scuole state foffero ove nel corso degli
anni edificosi la Chiela di S.Andrea; non però questa oppinione quanto sia
folle, e vana di leggieri si mostra ; poichè o fi vuole, che queste scuole sono
divise dal GINNASIO. E ciò quanto sia lungi dal Summon. le cole che di sopra abbiam detto,bastante
mente lo appalesano; o fivuol credere,che queste era no , come in fatti
furono,accoppiate,ed unite, anzi in corporate con quello; e giammai si verrà a
mostrare esservi in tal luogo apparse vestigia di tali edifizj. E' ben vero,che
essisupposero laddove fuinappresso eret to ilCollegio
de'RR.PadriGesuiti,vifossestatoun altro Teatro, diverso da quello, che di sopra
divisam mo; ma questo anche quanto sia inverisimile, anzi impossibile
chiaramente appare da quel che in tutti i noftri İftoricisilegge; come dire: che
Napoli a tempo parimente di Ruggiero Normanno dopovarj, e diversiac crescimenti
diedifizj, ediabitanti, nonera, che'una Città molto picciola, etale,chefatta da
quel Remi. surare, non li rinvenne il fuo giro maggiore, che di pallil;onde
ove:mai figurarvifi voglia notanti diversi Teatri, e Ginnasi di quella
magnificenza,ed a m piezza , ch'era solito dagli antichi edificarsi, non po
trem VI. Sito delle Scuo vero , tremmo mai concepire; senza che in
sì picciolo spazio non vi farebbe rimasto luogo per abitarvi. Seguente sillogismo.
Appare eglidicono da Platone,che: il luogo proprio per li Ginnasj esser debba
il mezzo della Gittà: aveano questi, secondo gli antichi, il più dappresso le Terme;
e come si deduce da Stazio nel Ginnasio de’ napoletani era vi un tempio dedicato
ad Ercole. Orduppo Ito, che in Napoli il Ginnasio occupasse questa regione,
veniva egli ad aver tutto ciò; perchè ella quafiil mez: zo occupava dell'antica
Città; avea nel suo distretto le chi IK er qual sopra tutti ik prese a
difenderla, avendo preso, a scrivere di questo GINNASIO, che per la morte
sopraggiun tagli, non potè terminare; fi appoggiano del tutto sul Altri
all'incontro furono di parere, che il Ginna fro occupasse propriamente quella regione
della Città, la quale per le Terme, ch'erano nelsuo distretto, chiamossi Termense;
e si vede anche dagl’antichi filosofi chia mata Erculense, come chiamola
Gregorio nelle fue pistole perloTempio,cheiviancheera inonor di Ercole
oveoggièla Cappella detta S. M. Ad Ercole e dopo fu chiamata,comeparimente or
fichiama,di Forcella. Non già come vogliono alcuni,ch'è troppo follia il
credere dalla scuola di Pittagora,che quivi era, la qualeavea per insegna la
lettera biforcata Y ;ma si bene , giusta che fu il sentimento de'più favj, da
un antico Seggio, il quale facea per avventura per sua im-. prela, quelta lettera,
che finoggimiriamo scolpita in un antico marmo sopra la porta della Chiesa
Parrocchia ledi S.Maria a Piazza; e diede ilnome a tutto il quartiere. Quegli,che'fifostengono
inquesta oppinione, come sivede da quel dotto libro, che Pier Lalena, 1 Gregor.
Terme, Terme, ed un Tempio ancora consecrato ad Ercole. Dunque, eglino
conchiudono,deve credersi di necessità, che questo così fosse. Pur tutta volta,
posto che Platone non parli di quel che in fatti costumavasi nella Grecia al
fuo tempo, ma soltanto di quel che bramava, che si costumasse. Poichè sappiamo
per certo che tutti i GINNASJ eretti erano fuora delle porte della Città, o a
can to a quelle , come lungamente pruova Meursio, e tutti gli altri, che
dottamente hanno le cose deGreci co'lo roscrittiillustrato;e perchèleTerme
esser potevano, come realmente sono anche in altri luoghi di Napoli, e cosi
pure il Tempio in onor di Ercole , il quale ove fifuppone accoppiato al
Ginnafio,figurar non fideve moltoampio,e magnifico, ma per ben picciolo,e come
un nostro Oratorio, o Cappella; nè creder, che questo fosse stato solo, ma con
esso insieme congiunti, o dentro lo stesso ben molti altridellamedesima
formaerettiinonordiMercurio,di Apollo,di Cupido, e di altro Dio di questo
genere, del Teatro, e Somma piazza. E per verità quiviiveg gonfi!
ancheoggienellecase, che diciamo dell'Anticaglia , e in tutta quella vicinanza,
ove dopo fu eret: to il Tempio in onor de'Principi degli Apostoli S. Pie tro ,
e Paolo infino al vicolo della Porta piccola della Chiesa della Vergine
Avvocata, volgarmente detta l'A nime del Purgatorio, infiniti pezzi d'opera
laterizia, e condo costume era di farsi universalmente da Greci ne' Ginnasj; devequestosentimentoanche
con tutta ragione: ributtarfi. più koNon pochi finalmente contesero, eforsecon
saldo giudizio,econ maggior fondamento,che ilGinna fio, e 'l Teatro stati
fossero in questa città in una stessa,verso quella contrada, che anticamente
dicevasi saparte fe secolo, quella di Berito
e quella di Costantinopoli eretta teflandrini;te del pra Viil Celan. notiz.
di Nap. Giorn, 2.
V.Plutar.inopusc.viramepicur. non esse beatam.Strab.l.s.& Philostr.
in Po lemon.] Spartian. In Adrian, Sueton. in vit. Claud. Gronov. dissertat. de
Museo. Juftinian. Conftitut. Ad Anteceffores $.7.6 Dioclet. h.n.c.quietate
velprofeffione fe excufat.6 l.10.c.eod. V.l'Autor della Stor.Civile del Regnol.s.
dur NON Comunque però ciò sia, rientrando in nostro sentiero. Dopo che
Costantino trasfere la sede dell’imperio dele Scuolede nellanuova sua Città, non
vihadubbio, ch'egli, echedopotraj. Lita ove crediamo noi essere stato il
Ginnasio , viene ad essere per avven tura fuor delle mura, ovvero accanto a
quelle. Continuazione quelli, che lo seguirono, tralasciaffero perla
lorlonta-dpeolrl'taItmapelraifoe de nanza, di frequentar Napoli alla guisa, che
ilorante - Costantinopoli. ceffori avean fatto; e che perciò venne ella anche
me- Womenerico da no da’ private cittadini romani frequentata. Ma non per tempo
di NERONE questo il suo Ginnasio fcemò dipregio :erano allora in letani, eglio
an di marmi Orientali di una maravigliosa bellezza,in gui fa , che in niuna
altra parte di Napoli se ne rinvenga tanta copia ; e vi si discuoprono
parimente le vestigia d’alcuni edifizj, che pajono non aver fervito che per
leTerme. Questo sentimento vien confermato oltre modo non solo da quelche
scriveSeneca a Lucilio,che come di sopra abbiam riferito,suppone in fatti ilGin
nasioaccanto alTeatro;ma benanchedalcostume di già ricevuto nella Grecia, il quale
come testé da noi notossi, e d'erigere questi Ginnasj fuora, o vicino le 1
porte della Città; poichè comunque tra levarie op 0
pinionide'scrittorifisupponga, che fosseilsitodell' anticaNapoli,questo luogo
veramente Oriente le scienze in un molto sublime grado. Per tro-rientali, accre
varsi in molti luoghi delle famose Università degli Studj, etonelIV.eV. delle celebri Academie , di
cuiquella d’Alessandria Coʻ Leterati A stimonianza dal medesimo Costantino il
Grande portavano 10-fa Agostino bilito netrai Napo 3 ita qual
cosamoltidiquesti, ed egli altri Orientali soprattutto in questi tempi, ne'quali
trovandosi la Sede dell'Imperio in Costantinopoli; rela era la‘nostra Città a
quella fu bordinata , capitando continuamente in essa; questo gran cambiamento
delle cose non solo non apporta niuno im pedimento alla letteratura napoletana.
Ma moffii Na poletani dall'emulazione di superar gli Orientali , che è troppo
naturale tra gli uomini,egli è incredibilequarto maggiormente ella fosse venuta
ad accrescerli. Ciò tanto è vero, che anche nel V. secolofiori vano perciò in
queste Scuole mirabilmente le scienze; e vi fioriva soprattutto lo studio
dell'eloquenza, come attesta Agostino, che allora altresì ,vivea. Perchè
scrivendo egli contro gli. Grice: “You can see the difference between Rome and
other civilisations in that the philosophical gatherings – as Austin’s were at
my St. John’s – or the Athenian dialectics’ were at the Lizio, the Accademia,
and the Cinargo – the Romans preferred to meet at Scipione’s! Call it Roman
gravitas!” A. Paolino. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Paolino” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Papi: l’implicatura
conversazionale nella scuola di Milano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Trieste).
Filosofo italiano. Grice: “Papi’s ‘parola incantata’ is ambiguous, as ‘charmed
word’ is, “Apriti Sesamo” is Two words, and they charm, they are not charmed!
“Abracadabra” may be different!” -- essential Italian philosopher. Studia a Milano e Stresa. Insegna a Pavia. Politicamente
attivo nella corrente lombardiana del partito socialista italianoI, segue un
percorso che lo ve varcare le porte del Parlamento ed assumere la
vice-direzione e poi la direzione dell'Avanti! Sospettando un aumento del
tenore affaristico nella politica così come lui stesso dichiara in
un'intervista abbandona bruscamente la filosofia e si dedica alla filosofia. Fonda
“Oltrecorrente”. Saggi: “Filosofie e società. Marx risponde a Veca, prende le
distanze da Engels e rende omaggio a Papi. E’
questa un delitto clamoroso che tenne le cronache dell’epoca deste anche per lo
spessore di chi lo compì: Francesco Starace assassino evasore e falsario.
Cugino del gerarca fascista Achille Starace. l’ing. Giovanni Castelli, di Busto
Arsizio, industriale in maglieria, vedovo e padre di un bambino, si recò a
Milano. Ma la notte non rincasò. Il giorno successivo giunge ai familiari un
telegramma nel quale il Castelli li informava che andava a Bologna per affari.
Il telegramma era firmato Giovanni, mentre per solito il Castelli si
sottoscriveva Gianni. Questo particolare e la mancanza di altre notizie
indussero il padre del Castelli a recarsi a Milano per rivolgersi alla polizia.
Venne accertato che il telegramma era falso. Del Castelli nessuna traccia. Il 9
febbraio Maria Mazzocchi, (1), venne mandata dal suo convivente Francesco
Starace (2) a ritirate un ombrello che aveva dimenticato al Miralago, la
Venezia dei Milanesi, in via Ronchi 24. Il custode la fece entrare, considerato
che l’inverno il Miralago era chiuso al pubblico. La Mazzocchi recatasi nel
locale indicatole dallo Starace trovò il corpo di un uomo morto riverso sul
pavimento: era il Castelli. Aperta l’inchiesta e identificata la vittima emerse
che la stessa era conosciuta agli Starace perchè frequentava il Miralago.
La pubblicità del Miralago in piazzale Loreto, all’inizio di via
Porpora Ma non solo. Francesco Starace e Giovanni Castelli si
frequentavano perchè avevano un’amicizia in comune: Biasin. Starace aveva avuto
rapporti con lei ancora sedicenne e il Castelli la concupì in un boschetto del
Miralago: Lidia li aveva fatti incontrare perché entrambi, all’epoca, erano nel
ramo maglieria. Lo Starace, ormai fallito, doveva 12.000 lire al Castelli.
Nelle more dell’inchiesta – secondo la ricostruzione fattane dallo Starace – lo
stesso avrebbe invitato il Castelli al Miralago per ricordargli le sue condotte
nei confronti della Biasin e che per questo doveva pagare. La ricattatoria
pretesa degenerò in una colluttazione che ebbe come suggello l’esplosione di
due colpi di pistola sparati dallo Starace contro il Castelli. Caso volle che
alla scena iniziale assistette il garzone di un lattaio che indicò di avere
udito anche degli spari. L’arma era in dotazione in un cassetto del locale
ristorante. Ma oltre ad essere accusato di omicidio lo Starace derubò la
vittima del portafogli, dell’anello, di una penna stilografica in oro tanto che
nè il denaro – il Castelli doveva avere con sé almeno 10.000 lire – nè gli
oggetti di valore furono mai trovati. Da subito lo Starace sostenne che la
sottrazione di tali oggetti era stata fatta per creare l’apparenza di una
rapina ciò non di meno fu accusato di rapina In Assise i legali di Francesco
Starace cercarono di ottenere l’infermità mentale dell’assistito con l’aiuto di
tre dottori: il dott. Moretti Foggia aveva avuto in cura un fratello dello
Starace per paralisi infantile; il prof. Medea ebbe in cura uno zio
dell’imputato affetto da una grave forma di deperimento nervoso; il prof. Pini
curava una zia dell’accusato affetta da psicosi malinconica. Nessuno degli
avvocati della difesa, stranamente, parlò del più noto dei parenti
dell’inquisito: quell’Achille Starace ormai caduto in disgrazia anche agli
occhi di MUSSOLINI. La Corte respinse le tesi dei luminari volta a sostenere
una certa propensione patologica nella stirpe dello Starace e inflisse
all’imputato 30 anni di carcere. Inviato a Roma per espiare la pena lo Starace offrì
la sua collaborazione ai tedeschi e riuscì a ottenere la libertà. In carcere
era entrato in contatto con alcuni falsari. Ricercato perché aveva intrapreso
la remunerativa attività in Riviera venne arrestato a Milano per essere
tradotto a Genova. Ma mentre veniva condotto a Genova ammorbidì la sorveglianza
di uno dei custodi con un bel po’ di milioni, ritrovandosi di nuovo libero.
Subito strinse relazioni con gente che riuscì a spacciare circa 8 milioni
di AM-lire, in biglietti da 1000, nonché carte annonarie italiane e svizzere,
clichés per la stampa di biglietti da 100 lire. Il nuovo Corriere della
Sera titolava a pag. 2 Era la prima volta che il giornale faceva
esplicito riferimento a una consanguineità tra Francesco Starace e Achille
Starace. Addirittura si dilungò oltre a indicare che nella stamperia erano
stato trovato materiale copioso tra Nel 1949 allo Starace fu
inflitta una pena di 22 anni, per l’attività di falsario. Ma tale condanna non
ebbe effetto poiché, in sede di esecuzione, gli fu computata la pena più
grave comminatagli per il delitto del Miralago.1) Maria Mazzocchi, separata, fu
impiegata come cassiera da Francesco Starace, allora caposala del Motta di
piazza Duomo. A seguito del verificarsi di frequenti ammanchi di cassa, dei
quali fu sospettato lo Starace, furono entrambi licenziati. 2) Francesco
Starace, nato nel 1906 a Napoli, ex caposala del Motta di piazza Duomo, e
figlio di Germano Starace gestore del Miralago. Separato. Dopo essere stato
licenziato dalla Motta il padre gli aprì una bottiglieria ma abbandonò il
negozio per impiantare un’industria di maglieria. “La parola incantata”. Fulvio Papi. Papi.
Keywords: il fascismo, il veintennio fascismo, filosofi fascisti, enciclopedia
di filosofia, filosofia e societa, la scuola di Milano, fascismo, Giordano
Bruno, fRefs.: Luigi Speranza, “Grice e Papi” – The Swimming-Pool Library.
Grice
e Papirio: l’orto romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. A member of the Garden, and friend of CICERONE’s. CICERONE writes
a letter to him in which he rebukes P. for ‘his use of obscenities’. Grice: “In
my vernacular: ‘Fuck, you do swear, man!’! -- Papirio Peto.
Grice e Pareyson: implicatura
conversazionale – implicare, impiegare, ed interpretare – liberalismo,
risorgimento, fascismo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Piasco).
Filosofo italiano. Linceo. Nato da genitori entrambi originari della Valle
d'Aosta, si laurea a Torino con una tesi dal titolo “Esistenza” – su Jaspers, che
poi venne pubblicata all'editore Loffredo di Napoli. Compe spesso viaggi di
studio in Francia e in Germania, dove ebbe modo di conoscere personalmente
Maritain, Jaspers eHeidegger. Si fece notare dai più importanti filosofi
del tempo, tra i quali Gentile. Allievo di
Solari e Guzzo, dopo aver seguito in Germania i corsi di Jaspers,
insegnò filosofia al Ginnasio Liceo Cavour di Torino e al liceo di Cuneo, dove
ebbe come allievi alcuni futuri esponenti della Resistenza italiana, tra i
quali Revelli e Vivanti. Fu arrestato per alcuni giorni, in seguito agì egli
stesso nella Resistenza, insieme con Bobbio, Ferrero, Galimberti e Chiodi,
continuando a pubblicare anonimamente articoli. Nel dopoguerra insegnò al
Gioberti e in vari atenei tra cui Pavia e Torino dove, conseguito l'ordinariato.
Fu accademico dei Lincei e membro dell'Institut international de philosophie,
oltre che direttore della Rivista di estetica, succedendo a Stefanini che la
fondò a Padova. Ha molti allievi,
fra cui Eco, Vattimo, Tomatis, Perniola,
Givone, Riconda, Marconi, Massimino, Ravera, Perone, Ciancio, Pagano, Magris e Zanone,
segretario del Partito Liberale Italiano, ministro della Repubblica e sindaco
di Torino. Considerato tra i maggiori filosofi, assieme a Abbagnano fu tra i
primi a far conoscere l'esistenzialismo, facente capo principalmente ad
Heidegger e Jaspers, e a riconoscersi in questa visione (La filosofia dell'esistenza
e Jaspers), in un quadro dominato dal neo-idealismo. Si dedica anche a dare una
nuova interpretazione dell'idealismo non
più in chiave hegeliana (Fichte), individuando in Schelling un precursore a cui
l'esistenzialismo doveva la propria ascendenza, sostenendo che «gli
esistenzialisti autentici, i soli veramente degni del nome, Heidegger, Jaspers
e Marcel, si sono richiamati a Schelling o hanno inteso fare i conti con lui L’'esistenzialismo
anda ripreso in chiave ermeneutica. Considera la verità non un dato oggettivo ma
come interpretazione del singolo, che richiede una responsabilità soggettiva.
Chiama la propria posizione personalismo ontologico. Si è dedicato anche a
ricerche storiografiche, individuando nella filosofia post-hegeliana due
correnti, riconducibili rispettivamente a Kierkegaard e a Feuerbach, e che
sarebbero sfociate rispettivamente nell'esistenzialismo e nel marxismo.
Il suo percorso filosofico ha attraversato principalmente tre fasi:
una più propriamente esistenzialista, attestata cioè su un esistenzialismo
personalistico, in dialogo con Kierkegaard, che riconosca come la comprensione
di sé stessi è resa possibile solo dalla propria relazione con l'Altro; una
seconda incentrata sull'ermeneutica, ossia nel farsi strumento di
interpretazione della verità, volgendosi ad una comprensione ontologica delle
condizioni inesauribili dell'esistenza, che ripercorrendo Heidegger si tramuta
da angoscia del nulla in ascolto dell'Essere; l'ultima che si richiama a
un'ontologia della libertà, più vicina a Schelling, ritenuto un filosofo talmente
attuale da essere persino post-heideggeriano, la cui interpretazione può essere
innovata a partire da Heidegger proprio perché Heidegger ha avuto Schelling
all'origine del suo pensiero. Rreinterpreta le tre fasi del suo pensiero alla
luce del passaggio dalla filosofia negativa a quella positiva di Schelling, ossia
il momento in cui la ragione, prendendo atto della propria nullità, si apriva
allo stupore dell'estasi, in una maniera non necessaria né automatica, bensì
fondata su una libertà che non esclude tuttavia la continuità. Solo ammettendo
questa libertà si può approdare da una filosofia puramente critica, negativa,
ad una comprensione dell'esistenza reale, oltre che della possibilità del male
e della sofferenza. Il discorso sulla negatività non sarebbe affatto
completo se non si parlasse della sofferenza, ma dato che la sofferenza è non
solo negatività, ma è una tale svolta nella realtà che capovolge il negativo in
positivo, questo fa già parte di quella tragedia cosmo-te-andrica – cosmos,
theios, aner -- che è la vicenda universale. Migliorini et al., Scheda sul
lemma "P.", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, Per
gli accenni biografici di questa sezione, si veda Vattimo, Dizionario
Biografico degli Italiani, come anche la biografia presente in centrostu di
pareyson. Regolo, A Torino Gadamer ricorda P., Repubblica, Cfr. Schelling, in
«Grande antologia filosofica», Milano, Marzorati, Palma Sgreccia, Una filosofia
della libertà e della sofferenza, Milano. Offrì un'interpretazione del proprio
percorso filosofico nell'iEsistenza e persona. Tomatis; “Escatologia della
negazione” (Roma, Città Nuova. cit. in: Roselena Di Napoli, Il male – cf.
Grice, “ill-will” --. Roma, Gregoriana, Tomatis. Altri saggi: “La filosofia
dell'esistenza” (Napoli, Loffredo); “L’esistenzialismo” (Firenze, Sansoni); “Esistenza
e persona” (Torino, Taylor); “L'estetica idealista del fascismo” (Torino,
Filosofia); “Fichte, Torino, Edizioni di «Filosofia); “Estetica. Teoria della
formatività, Torino, Filosofia); “Teoria dell'arte, Milano, Marzorati, I
problemi dell'estetica, Milano, Marzorati); “Conversazioni di estetica, Milano,
Mursia, Il pensiero etico” (Torino, Einaudi); “Verità e interpretazione,
Milano, Mursia); “L'esperienza artistica, Milano, Marzorati, Schelling, in Grande antologia filosofica, Milano,
Marzorati); “Filosofia, romanzo ed esperienza religiosa, Torino, Einaudi, La
filosofia e il problema del male, in Annuario filosofico, Filosofia
dell'interpretazione, Torino, Rosenberg); Kierkegaard e Pascal, Givone, Milano,
Mursia); “Filosofia della libertà, Genova, Melangolo); Ontologia della libertà.
Il male e la sofferenza, Torino, Einaudi. Le "Opere complete" sono
pubblicate a cura del "Centro studi filosofico-religiosi P.", Mursia,
Milano. Interviste principali Se muore il Dio della filosofia, Sbailò,
“Il Sabato”, anno Io, filosofo della libertà, Righetto, “Avvenire” Mario
Perniola, "Un'estetica dell'eccesso: Luigi Pareyson", in Rivista di
Estetica, Rosso, Ermeneutica come ontologia della libertà. Studio sulla teoria
dell'interpretazione di P., Milano, Vita e Pensiero, Francesco Russo, Esistenza
e libertà. Il pensiero di P., Roma, Armando, Furnari, I sentieri della libertà.
Milano, Guerini e associati, Chiara, L'iniziativa. Genova, il melangolo, Ciglia,
Ermeneutica e libertà, Roma, Bulzoni Editore, Tomatis, Ontologia del male, Roma,
Città Nuova Editrice, Ciancio, L’esistenzialismo, Milano, Mursia Editore, FTomatis, pareysoniana, Torino, Trauben Edizioni, Les
Cent du Millénaire, Aosta, Counseil régional de la Vallée d'Aoste &
Musumeci Éditeur, Conti, La verità nell'interpretazione. L'ontologia
ermeneutica, Torino, Trauben Edizioni, Pareyson. Vita, filosofia,, Brescia,
Morcelliana, Musaio, Interpretare la
persona. Sollecitazioni. Brescia, Editrice La Scuola, Palma Sgreccia, Una
filosofia della libertà e della sofferenza, Milano, Vita e Pensiero, Bubbio, Coda,
L'esistenza e il logos. Filosofia, esperienza religiosa, rivelazione, Roma,
Città Nuova Editrice, Bartoli, Filosofia del diritto come ontologia della
libertà. Formatività giuridica e personalità della relazione, Roma, Nuova
Cultura, Giudice, "Verità e interpretazione,” Atti dell'Accademia
peloritana dei Pericolanti, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. BeWeb, Conferenza Episcopale
Italiana. Opere open MLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere Dizionario di filosofia Centro studi filosofico-religiosi
P. Pubblicazioni e critica Centro studi
filosofico-religiosi orino. vita e pensiero Gianmario Lucini, sito
"filosofico.net". Pareyson. Keywords: implicare ed interpretare,
“Liberalismo, risorgimento, fascismo” – la filosofia politica fascista, la
morale fascista, Pareyson e Gentile, fascismo, I saggi anonimi di Pareyson,
‘Liberalismo, risorgimento, fascismo’ ---- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pareyson” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Parinetto: implicatura conversazionale ed
alchimia – la bucca del culo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo italiano. Grice: “Parinetto implicates, “Are witches women?” “Sono donne le
streghe?” Grice: “The question may be rhetorical but it ain’t – since Italian
allows for “lo strego,” and “lo stregone.”” Ha insegnato a Milano. Nella sua
opera convergono tanto lo studio delle filosofie orientali (fu traduttore del
Tao Te Ching di Lao Tzu) che influenze di pensatori sia classici, come
(Eraclito, Nietzsche e Marx), sia contemporanei della filosofia occidentale,
quali Deleuze e Guattari. È considerato uno degli interpreti eterodossi del
marxismo. Particolarmente importanti sono state le sue analisi sulle
persecuzioni dei movimenti ereticali e sulla stregoneria, nella cui repressione
legge il tentativo di annichilimento di qualsiasi diversità sociale da parte
del potere (non solo religioso ma anche economico e culturale). Ha contribuito,
spesso, con queste sue analisi, alla comprensione dell'emarginazione di tutte
le istanze sociali e culturali minoritarie, non solo del passato ma anche
contemporanee. Altro tema centrale dell'opera è l'alchimia, intesa come sapere
contrapposto alla scienza moderna e volto alla trasformazione dell'umano
anziché del sociale. Ha anche una profonda cultura musicale, tanto da essere
stato collaboratore di “L'Eco di Brescia” come recensionista. Fu anche
collaboratore del periodico La Verità (organo della federazione bresciana del
PCI). È in via di costruzione, presso la
biblioteca di Chiari, la Fondazione Parinetto, che raccoglie la sua vasta
produzione. Saggi: “Alchimia e utopia, Pellicani” (Mimesis); “Corpo e rivoluzione
in Marx, Moizzi-contemporanea, Faust e Marx, Pellicani” (Mimesis); “Gettare” (Mimesis);
I Lumi e le streghe, Colibrì, “Marx: sulla religione, La nuova Italia, “ Il
ritorno del diavolo” (Mimesis,” La rivolta del diavolo: Lutero, Müntzer e la
rivolta dei contadini in Germania, Rusconi); “La traversata delle streghe nei
nomi e nei luoghi e altri saggi, Colobrì, “Magia e ragione” Nuova Italia, Marx diverso perverso, Unicopli, Marx e
Shylock, Unicopli, Né dio né capitale” (Contemporanea, “Nostra signora
dialettica” Pellicani, Processo e morte
di Bruno: i documenti, con un saggio, Rusconi, Solilunio: erano donne le
streghe?, Pellicani, Sulla religione, Nuova Italia, Streghe e potere: il
capitale e la persecuzione dei diversi, Rusconi. Curatele e traduzioni Jakob
Böhme, La vita sovrasensibile. Dialogo tra un maestro e un discepolo, Mimesis, Bruno,
La magia e le ligature, Mimesis, Cusano, Il Dio nascosto, Mimesis, Dickinson,
Dietro la porta, liriche scelte,
Rusconi, Eraclito, Fuoco non fuoco, tutti i frammenti, Mimesis, Rime sulla morte, Mimesis, Hegel e Hölderlin,
Eleusis, carteggio, Mimesis); Il teatro della verità. Massoneria, Utopia,
Verità, Mimesis, Angelus Silesius, L'altro io di dio, Mimesis, La via in cammino: Tao Te Ching, La vita (Felice,
Milano); Voltaire, Stupidità del cristianesimo, Stampa Alternativa, Vedi per
esempio Una polemica sulle streghe in Italia, riferimenti in. Vedi per esempio la recensione a I Lumi e le streghe Vedi di Renzo Baldo Cfr. Fondazione Micheletti Catalogo Emeroteca,
su //musil.bs. Movimenti ereticali medievali Stregoneria. Biografia da Nicoletta
poidimani Biografia da zam, su zam. Una
polemica sulle streghe in Italia -- nel
sito della ARFISAssociazione per Ricerca e Insegnamento di Filosofia e Storia. Parinetto.
Keywords: etymologia araba d’alchimia, processo e morte di Bruno, massoneria,
eretico, alienazione, la bucca del culo, anale, analita, il falo, il pene,
quando l’ano appare (da fece) – metafora – da fece in vece del falo, Bruno, de
magia, trattati di magia, processi a Bruno, gl’antichi romani, I corpo e la
revoluzione fascista – il veintennio fascista e l’analita -- Refs.: “Grice e
Parinetto” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Parisio: l’implicatura
conversazionale di Cicerone – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Figline Vegliaturo). Filosofo
italiano. Grice: “I like Parisio; he focused on rhetoric, as every philosopher
should!” Come molti filosofi italiani senza titolo nobiliario, ha una vita
errabonda. Dopo aver fatto un viaggio di studio a Corfù, ritorna in patria dove
apre una scuola. Si trasfere a Napoli dove ottenne cariche e favori dal re Ferrandino.
Risiede per qualche tempo a Roma per poi trasferirsi a Milano dove sposa la
figlia del filosofo Demetrio Calcondila. Dopo aver abitato a Vicenza, Padova e
Venezia, torna a Cosenza, dove fonda l'Accademia Cosentina. Recatosi a Roma,
invitato da Leone X, vi insegna sia eloquenza nell'Accademia Pomponiana che
latino nell'archiginnasio. Rimame a Roma fino alla morte di Leone X, dopo di che ritorna definitivamente a
Cosenza. Saggi: Q. Horatii Flacci Ars poetica, cum trium doctissimorum commentariis”;
“Acronis, Porphyrionis. Adiectae sunt praeterea doctissimae Glareani
adnotationes. Lugduni veneo: a Philippo Rhomano); Q. ORAZIO Flacci Omnia
poemata cum ratione carminum, et argumentis vbique insertis, interpretibus
Acrone, Porphyrione, Antonio Mancinello, necnon Iodoco Badio Ascensio viris
eruditissimis. Scoliisque Angeli Politiani, M. Antonii Sabellici, Ludouici
Coelij Rhodigini, Baptistae Pij, Petri Criniti, Aldi Manutij, Matthaei Bonfinis
et Iacobi Bononiensis nuper adiunctis. His nos praeterea annotationes
doctissimorum Antonij Thylesij Cosentini, Francesci Robortelli Vtinensis, atque
Henrici Glareani apprime vtiles addidimus; Nicolai Perotti Sipontini libellus
de metris Odarum, Auctoris vita ex Petro Crinito Florentino. Quae omnia longe
politius, ac diligentius, quam hactenus excusa in lucem prodeunt; “Index
copiosissimus omnium vocabulorum, quae in toto opere animaduersione digna visa
sunt, Venetiis: apud haeredes Ioannis Mariae Bonelli, Claudius Claudianus,
Claudianus De raptu Proserpinae: omni cura ac diligentia nuper impressus: in
quo multa: quae in aliis hactenus deerant: ad studiosorum utilitatem: addita
sunt: opus me Hercle aureum: ac omnibus expetendum, Venezia: Albertino da Lessona,
Bernardino Viani e Giovanni Rosso, Clausulae, CICERONE ex epistolis
excerptae familiaribus: ac in sua genera miro ordine digestae: plenae frugis:
& ad perducendos ad elegantiam stili pueros vtillimae. et recensuit &
approbauit, Vicentiae: per Henricum & Io. Mariam eius. F. librarios, Valerii
Maximi Priscorum exemplorum libri nouem: diligenti castigatione emendati:
aptissimisque figuris exculti: cum laudatis Oliverii ac Theophili commentariis:
Hermolai Barbari: Georgii Merulae: Mar. Antonii Sabellici: Raphaelis Rhegii:
multorumque praeterea nouis obseruationibus: indiceque mirifico per ordinem
literarum: ad inveniendas historias nuper excogitato: alteroque in usum
grammaticorum ad vocabula rerumque cognitionem” (Venezia, per Bartholomeum de Zanis de Portesio); “Habes
in hoc volumine lector optime diuina Lactantii Firmiani opera nuper
accuratissime castigata: graeco integro adiuncto:... Eiusdem Epitome. Carmen de
Phoenice. Carmen de Resur. Domini. Habes etiam Ioan. Chry. de Eucha. quandam
expositionem & in eandem materiam Lau. Vall. sermonem. habes Phi. adhorationem
ad Theodo. & adversus gentes Tertul. Apologeticum, Venetiis: arte &
impensis Ioannis Tacuini fuit impressum,); “Retoricae breviarium ab optimis
utriusque linguae auctoribus excerptum”; “Liber de rebus per epistolam
quaesitis. Henr. Stephani Tetrastichon de hoc Iani Parrhasij alijsque quibus
poetas illustrauit libris... Adiuncta est Francisci Campani Quaestio Virgiliana”
(excudebat Henricus Stephanus, illustris viri Huldrichi Fuggeri typographus, Davide
Andreotti, Storia dei cosentini” (Napoli, Marchese); Ugo Lepore, «Per la biografia’
Biblion, Francesco D'Episcopo, Fondatore
dell'Accademia Cosentina, Cosenza: Pellegrini, A. Frugiuele, Dubbi ed ipotesi
sui suoi natali, in Il Letterato: rassegna di letteratura, arte, scuola fondata
e diretta da Pellegrini, Accademia Cosentina Treccani Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Indice. A quibus primumd C
inventa rhetorica et celebrata; qualis primu apud athenienses e!o^ quentia e usus
ac stadium; quale primu apud romanos; quid sit rhetorica, quid inter rhetorica et
Dialc<fh*«» AnFSietoricaiitars, quod utilis sit rhetorica; Sit 'nc ars necessaria;
Quae praeftarc oporteat rhetorica; Qualeseifedel eant Rhetoriesecan didati Quae
fdre eos oporteat ti»it; quod sit officium rhetoricae; quidintero fficiumdC finem;
quis rhetoricae finis; quae materia; De ciuilib quadfaonibus, SC earuhi
generibius; De circunftanda quae facithypOi» , the fim; De tribus generibus
caufar; partes Rhetoricae qumqi; De muenrione. Zo; Qufcotrouerfiaeno confidat
zi^4z De conftitutionc* zz»4^ Quotfint coftiturioncs, etquf; De ftatucomecdurah»
De datu deiinitiuo. De datu generali De datu tranflarivo Ex plurib conditutionibus
quomcH do prmdpale quisinuemat Quae caufa dmplexfit iuneda^ quae con^ zp.do De
quaedione, ratione, iudicatione &nrmamento, partes orationis; De genere deliberativo;
Genus Demondratiuunit; Genus ludiciale. Figlio da Tommaso, giureconsulto e
consigliere del Senato napoletano, e Pellegrina Poerio. Ha come primo maestro
Pedacio, che lo avvia alla conoscenza del latino. Si trasfere a Lecce, dove il
padre e stato nominato governatore, e intraprese lo studio del greco sotto la
guida di S. Stiso. Si reca Corfù per frequentare la scuola di Mosco, dove
perfeziona la conoscenza del greco. Rientrato a Cosenza, frequenta le
lezioni di T. Acciarini. Ha certamente una formazione giuridica, sollecitata
dal padre, di cui resta traccia nel “Vocabularium legale” (Napoli, Biblioteca
nazionale), un elenco alfabetico di quesiti giuridici tratti dai giureconsulti
antichi. Ma l’interesse per il diritto e le istituzioni politiche antiche deriva
a P. anche dalla frequentazione di Pucci, allievo di Poliziano a Firenze,
attivo a Napoli. Si trasfere a Napoli ma i suoi contatti con Pucci e con
l’ambiente culturale napoletano risalivano a qualche anno prima. Invitato a tenere
lezioni sulle “Silvae” di Stazio e nell’occasione pronuncia l’orazione “Ad
patricios neapolitanos”, nella quale elogia G. Pontano. Alla frequentazione
dell’ambiente pontaniano risale probabilmente l’adozione del nome latino Aulus
Ianus Parrhasius. Nominato da Ferdinando I d’Aragona maestro di camera e
ricoprì incarichi nella cittadina calabrese di Taverna e a Lecce. E in rapporti
di amicizia con Ferdinando II (Ferrandino), come evidenziano una lettera a lui
indirizzata e l’epicedio in versi per la morte della madre, Ippolita Maria
Sforza. È probabile che segue Ferrandino nella fuga da Napoli occupata da Carlo
VIII ( e poi nella riconquista del Regno. Dopo la morte di Ferrandino e la
salita al trono di Federico I si trova coinvolto in intrighi di corte e prefere
abbandonare Napoli per trasferirsi a Roma. Arrivato a Roma segue le ultime lezioni di P. Leto e si lega
a T. Inghirami, che gli fa assegnare l’insegnamento di oratoria nello studio
romano. In seguito all’uccisione di due suoi allievi, implicati nelle trame che
accompagnarono il pontificato di Alessandro VI, decide di abbandonare Roma e di
trasferirsi a Milano. Nella città lombarda trova alloggio e occupazione
nella scuola di Minuziano. Collabora ad alcune edizioni date alle stampe da
Minuziano e scrisse epigrammi contro due suoi avversari, G. Ferrari, docente di
eloquenza nella scuola milanese, e il corso Damiano Nauta. Si trasfere presso
Cotta, che gli dette l’opportunità di aprire una scuola propria e che forma con
lui un sodalizio editoriale. L’allontanamento da Minuziano provoca polemiche e
scambi d’accuse, di cui danno testimonianza le tre orazioni di Parisio in
Alexandrum Minutianum. Sposa Teodora Calcondila, figlia dell’ateniese Demetrio,
che insegna greco a Milano. Furono allievi di Parisio a Milano, oltre a Cotta,
anche il figlio di Demetrio, Teofilo, Alciato, Giovio (che scrive su biografia nei
suoi Elogia) e il figlio di E. Poncher, vescovo parigino all’epoca presidente
del Senato milanese. Fu grazie a Poncher che ottenne la cattedra di eloquenza
lasciata vacante da Ferrari, fuggito da Milano dopo la caduta di Ludovico. La
polemica con Minuziano, dopo una temporanea ri-conciliazione, si riaccese in un
contesto politico meno favorevole a lui, in seguito alla sostituzione del
Poncher con Charles. A quest’ultimo Minuziano dedica l’edizione liviana data
alle stampe, per la quale P. accusa
l’avversario di aver plagiato le proprie lezioni su questo autore. La polemica
degenera in una campagna denigratoria nella quale Minuziano e affiancato da
Ferrari, rientrato a Milano, Nauta e R. Panato da Lodi. Replica sotto lo
pseudonimo di Furius Vallus Echinate in un opuscolo stampato a Legnano da G. Giacomo
assieme con la ri-edizione del commento a Claudiano. Oggetto anche di
un’aggressione fisica accetta l’offerta di Trissino, allievo di Calcondila e si
trasfere a Vicenza. Pubblica numerosi saggi: il commento al De raptu
Prosperpinae di Claudiano; i carmi di Prudenzio e il Carmen Paschale di Sedulio
(ambedue nella tipografia di Guillaume la Signere e con il contributo della
famiglia Cotta). Ancora presso Scinzenzeler e con una prefazione di C. Cotta,
il “De viris illustribus urbis Romae”, una delle compilazioni tardo-antiche
trasmesse sotto il nome di Aurelio Vittore, che attribue a Cornelio Nepote
(nello stesso anno Minuziano pubblica lo stesso testo fra le opere di
Svetonio); il “Libellus de regionibus urbis Romae” (tip. Scinzenzeler), una
versione interpolata della “Notitia regionum urbis Romae” che attribusce a un
inesistente Publio Vittore. Le iniziative editoriali sono accompagnate dalla
ricerca di codici antichi: nell’edizione di Sedulio dichiara di aver utilizzato
un antico codice scoperto in un monastero. A un codice di Parisio fa
riferimento T. Calcondila nell’edizione di Valerio Massimo a Legnano da G.
Giacomo con commenti dello stesso Parisio e di altri. Riusce a impadronirsi
anche di alcuni dei manoscritti bobbiesi scoperti da G. Merula e attualmente
nella Biblioteca nazionale di Napoli: i codici Lat. 1 e 2 utilizzati per le
edizioni di testi grammaticali di Probo e altri autori pubblicate a Milano da Scinzenzeler
e Vicenza da Zeno), e il IV.A.8
contenente l’“Ars grammatica” di Carisio, pubblicata da Ciminio (Napoli, G.
Sultzbach). I tre codici sono custoditi nella Biblioteca nazionale di Napoli.
L’attività editoriale prosegue a Vicenza, con la collaborazione della
tipografia dei Ca’ Zeno. Pubblica una raccolta di clausule ciceroniane tratte
dalle familiari, un manuale di retorica e la citata raccolta grammaticale. Non
fa in tempo a pubblicare il “De rebus per epistolam quaesitis”, una raccolta di
notazioni filologiche in forma epistolare incominciata a Milano e a cui dette
forma editoriale a Vicenza. Il suo nome si legge anche nell’edizione di
Lattanzio stampata a Venezia da Tacuino, ma non è chiaro se egli abbia
realmente contributo a questa edizione. Le sue note ai primi due libri dell’ “Eneide”
sono inclusi nell’edizione virgiliana stampata nel a Milano da
Scinzenzeler. Arrivato a Vicenza pronuncia “Ad municipium Vicentinum” e
tenne corsi fino all’anno successivo. E ad Abano, per curare la podagra di cui
soffriva. In seguito alle vicende seguite alla sconfitta di Venezia ad
Agnadello si trasfere dapprima a Padova e poi Venezia, ospite da Michiel. Vaglia
la proposta di insegnamento offertagli dalla città di Lucca, ma qualche mese
dopo preferì abbandonare Venezia per la Calabria, dove arriva nel giugno dopo
una sosta di alcuni mesi a Napoli, dove e accolto da A. Seripando e da altri
sodali dell’Accademia Pontaniana. All’attività svolta a Cosenza viene fatta
risalire quella che in seguito verrà denominata l’Accademia cosentina. Insegna
ad Aiello, quale precettore dei figli del conte Siscari. Nella scuola di
Taverna tenne corsi su Plauto e sui grammatici. E a Pietramala, dove apprese
dal cognato Basilio Calcondila che Leone X gli assegna un incarico di
insegnamento presso lo Studio romano (oltre a Calcondila, l’incarico era stato
raccomandato al pontefice da Inghirami e Lascari). Arrivato a Roma tenne i corsi. Ottenne da Leone X la dispensa
dall’insegnamento e una pensione. Progetta di trasferirsi a Napoli, grazie a un
legato d’Aragona, ma le precarie condizioni di salute lo indussero a
raggiungere Cosenza, dove muore. Oltre all’edizione carisiana di Ciminio, anche
altri pubblicarono inediti di Parisio. Suo figlio da alle stampe a Napoli le
lettere inviategli dal maestro, ma la stampa è attualmente irreperibile. Ne
resta una copia manoscritta nel codice della Biblioteca dei girolamini di
Napoli. IMartirano pubblica a Napoli (G. Sultzbach) il suo commento all’Ars
poetica di Orazio. Il “De rebus per epistolam quaesitis” e pubblicato da
Estienne II, che nella prefazione lo presenta come il maggiore umanista della
recente generazione, un giudizio ripetuto ancora da Sabbadini. Vennero date
alle stampe anche le sue esegesi alle Heroides (Venezia, Tacuino) e le
Metamorfosi di Ovidio e la “Pro Milone” di CICERONE. Lascia in eredità a Seripando
l’ingente biblioteca raccolta negl’anni precedent. Essa contava,
nell’inventario redatto dopo la morte, fra codici e libri, molti con
annotazioni dell’umanista. Seripando li lascia in eredità al fratello, il
cardinale Girolamo. La biblioteca passa poi al convento napoletano di S.
Giovanni in Carbonara, subendo perdite e dispersioni. Il nucleo più consistente
è conservato nella Biblioteca nazionale di Napoli. Parte degli inediti
parisiani (lettere, orazioni, prolusioni) sono stati pubblicato da Iannelli e Lo
Parco. Il De rebus per epistolam quaesitis, a cura di L. Ferreri, Roma. Fonti e
Bibl.: Iannelli, De vita et scriptis Auli Iani Parrhasii Commentarius, Napoli; Parco,
Studio biografico-critico, Vasto; Sabbadini, Le scoperte dei codici latini,
Firenze, passim; F. Lo Parco, P. e Alciato, in Archivio storico lombardo; Due
orazioni nuziali inedite, Messina; Lepore, Per la biografia, Biblion; M.
Ferrari, Le scoperte a Bobbio in Italia medievale e umanistica, M. Manfredini, L’inventario della sua biblioteca,
in Rendiconti dell’Accademia di
Architettura, lettere e belle arti di Napoli; C. Tristano, La biblioteca di un
umanista calabrese, Manziana, Lauletta,
Un inedito: la Praefatio in Flaccum, in AION, Sezione filologico letteraria; L.
Munzi, Prassi didattica e critica del testo in alcune prolusioni inedite, in
Studi umanistici piceni, Parrhasiana, I, a cura di Rosa et al., Napoli, Parrhasiana,
II, a cura di Abbamonte et al., in AION, Sezione filologico letteraria, XXIV, M.
Paladini, Appunti su Parrasio maestro, in Vichiana, Parrhasiana, III, a cura di
G. Abbamonte et al., in AION, Sezione filologico letteraria, D. Pattini,
Preliminari per un’edizione del commento di P. alla Poetica di Orazio in
Filologia e critica, L. Ferreri, L’influenza di Pucci nella sua formazione in
Valla a Napoli, a cura di Santoro, Pisa. Aulius Ianus Parrhasius. Aulio Giano
Parrasio. Parisio. Keywords: implicatura, implicatura retorica, Cicerone,
filosofia italiana, gl’antichi romani, Livio, Catullo, Orazio, Cicerone,
Stazio, l’oratoria, il gusto per l’antico in Italia. PARRHASIANA, Vico,
Sabbaldini sull’importanza da Parisio, grammatica speculativa, grammatica
modista, ars grammatica, probo, la grammatica, la dialettica e la retorica --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parisio” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Parmisco: la diaspora di Crotone –
Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto).
Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico Favorino says that the
Pythagorean Parmisco (he spells the name Parmenisco) frees Senofane from
slavery – Grice: “Which was the inspiration for Robin Maugham’s The Servant!”
--.
Grice e Parrini: l’implicatura
conversazionale -- implicare, impiegare, interpretare – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Castel’Azzara).
Filosofo italiano. Grice: “Italians
are supposed to be non mainstream and go ‘off the beaten road’ – Parrini proves
they shouldn’t!” Professore a Firenze, membro di svariate istituzioni
scientifiche internazionali e del comitato scientifico di alcune riviste
filosofiche italiane e straniere e condirettore della collana
"Epistemologica" pubblicata dall'editore Guerini e associati, fu segretario
nazionale del Comitato dei dottorati di ricerca in Filosofia, nonché Presidente
della Società Italiana di Filosofia Analitica. Fu invitato a tenere lezioni e
conferenze in Italia, in vari paesi europei, in Argentina e negli Stati Uniti
d'America. Insieme a Roberta Lanfredini organizzò un Corso di perfezionamento
in Epistemologia generale e applicata che si tiene, con cadenza biennale, a 'Firenze.
Si occupò di filosofia analitica contemporanea, dell'epistemologia di Kant e di
Husserl, di vari aspetti del pensiero scientifico e epistemologico, della
filosofia italiana del Novecento. Sin dai primi lavori ha sviluppato una nuova
interpretazione del positivismo logico e dei suoi rapporti con il
convenzionalismo e la filosofia kantiana la quale, in seguito, ha trovato ampia
conferma a livello internazionale. In campo epistemologico, i suoi maggiori
interessi vanno al tema del realismo, alla problematica della conoscenza a
priori, alla giustificazione epistemica e alla metodologia della ricerca
storico-filosofica. Nel volume Conoscenza e realtà avanzò una prospettiva
filosofica cui dette il nome di "filosofia positiva" e della quale
sviluppò le implicazioni circa i rapporti con l'ermeneutica, lo statuto
epistemologico della logica e la natura della verità. Lasciò più di un
centinaio di pubblicazioni. Saggi: “Linguaggio e teoria: analisi filosofica”
(Nuova Italia, Firenze); “Una filosofia senza domma: materiali per un bilancio
dell'empirismo,” – Grice: “I can’t see why Parrini is afraid of a dogma;
Strawson and I loved them – and he knows it – he totally misunderstands us when
he thinks we are into ‘reductionism’! But at least he cares to call me Herbert,
as I never myself did! Don’t Italians know abbreviations?! H. P.!” – “In difesa
di un domma” -- Mulino, Bologna, “Empirismo logico e convenzionalismo,” (Angeli,
Milano); “Conoscenza e realtà: positivismo” (Laterza, Roma-Bari); “Dimensioni
della filosofia. Filosofia in età antica – antica filosofia italica (Mndadori, Milano);
“L'empirismo logico, Carocci, Roma); “Filosofia e scienza nell'Italia del
Novecento. Figure, correnti, battaglie” (Guerini, Milano) – Grice: “Gentile was
right when he distinguished between classical liceo and the rest! We don’t need
no scientific education, we don’t need no thought control!” – “Fare filosofia,
oggi” (Carocci, Roma). Note
"lanazione", Scheda
docente presso il Dipartimento di filosofia dell'Università degli Studi di
Firenze, su philos.unifi. P. in SWIFSito web italiano per la filosofia, su
lgxserver.uniba. Lo studio del riferimento in Quine, “Rivista di filosofia” Da
Quine a Katz, I, “Rivista critica di storia della filosofia” [= Rcsf],
"Vero" come espressione descrittiva, Rf, Da Quine a Katz, II, Rcsf,
Di alcuni problemi di filosofia della logica, Rf, Recensione di R. G. Colodny, The
Nature and Function of Scientific Theories. Essays in Contemporary Science and
Philosophy (Pittsburgh), Rcsf, Recensione di M. Serres, Le Système de Leibniz
et ses modale mathèmatiques, Paris, Rcsf, Recensione di N. Rescher, Essays in
Philosophical Analysis (Pittsburgh), Rcsf, 2 Recensione di Papanoutsos, The
Foundations of Knowledge (English edition with an Introduction of J. P. Anton,
New York), Rcsf, Il carattere dei
giudizi esistenziali e alcuni problemi dell'empirismo, in Atti del XXIV
Congresso Nazionale di Filosofia: Bilancio dell'empirismo contemporaneo, Roma,
Società Filosofica Italiana: Recensione di M. Bunge (ed.), Exact Philosophy.
Problems, Tools and Goals (Dordrecht), Rcsf, Sulla traduzione italiana di
"The Development of Logic" di Kneale, Rcsf, Linguaggio e teoria. Due saggi di analisi
filosofica, Firenze, La Nuova Italia, Per un bilancio dell'empirismo
contemporaneo: contributo alla storia del positivismo logico, Rcsf, Edizione,
con Introduzione, di A. N. Whitehead e B. Russell, Introduzione ai
"Principia Mathematica", Firenze, La Nuova Italia Recensione di
Popper, Objective Knowledge. An Evolutionary Approach (Oxford), Rcsf,
Recensione di J. Danek, Les Projets de Leibniz et de Bolzano: deux sources de
la logique contemporaine (Laval, Quèbec), Rcsf, Le rivoluzioni scientifiche, nella
serie radiofonica a c. di Paolo Rossi "Storia delle idee", Rai 3,
Scienza e filosofia nell'Ottocento: la scoperta del concetto di energia, nella
serie radiofonica a c. di Paolo Rossi "La scienza e le idee", Rai Recensione di W. V. Quine, I modi del
paradosso e altri saggi (Milano), Rcsf, Filosofia e scienza nella cultura
tedesca del Novecento, in Storia della filosofia, diretta da M. Dal Pra: La
filosofia contemporanea: il Novecento, Milano, Vallardi: 2Materialismo e
dialettica in Geymonat (in collaborazione con Mugnai), Rf,– Linguistica
generativa, comportamentismo, empirismo,"Studi di grammatica
italiana", Tutte le parole per definire la realtà (a proposito del
Convegno fiorentino I livelli della realtà), "L'Unità", Fisica e
geometria dall' Ottocento ad oggi [Antologia di testi introdotti e commentati],
Torino, Loescher: Analiticità e teoria verificazionale del significato in
Calderoni, Rcsf, Una filosofia senza dogmi. Materiali per unbilancio
dell'empirismo contemporaneo, Bologna, il Mulino Introduzione a Quine,
Logica e grammatica, Milano, Il Saggiatore: Scienza, vita e valori (con lettura
di testi di A. Huxley e brani dal Quartetto per archi n. 15, op. 132 di L. van
Beethoven) per la serie radiofonica a c. di Massimo Piattelli Palmarini, Rai 3,
Lettera di risposta a M. Pera, Rovesciando si impara .
"L'Espresso", – Scienza e
filosofia: diamo a ciascuno il suo, “La Stampa”. Recensione di Cohen, Feyerabend,
Wartofsky (eds.), Essays in Memory of Imre Lakatos (Dordrecht), Rscf,
Recensione di Harrè Introduzione alla logica delle scienze (Firenze),
Rcsf, Recensione di S. Lunghi,
Introduzione al pensiero di K. Popper (Firenze), Rcsf, Empirismo logico e
convenzionalismo, Milano, F. Angeli Edizione, con Introduzione, di H.
Reichenbach, Relatività e conoscenza a priori, Bari, Laterza, Popper
indeterminista (Recensione di Popper, Poscritto alla logica della scoperta
scientifica, Milano), “L'Indice [dei libri del mese]”, Edizione, con
Introduzione, di Reichenbach, Da Copernico a Einstein, Bari, Laterza: Recensione di T. Nickles, Scientific
Discovery, Logic and Rationality e Scientific Discovery. Case Studies
(Dordrecht), Rsf [= Rivista di storia della filosofia; già Rcsf], L’ultimo
Preti e i suoi corsi universitari, "Quaderni dell'Antologia
Vieusseux", Empirismo logico, kantismo e convenzionalismo,
"Paradigmi", Edizione, con Introduzione, di Schlick, Forma e
contenuto, Torino, Boringhieri, Recensione di A. J. Baker, Australian Realism.
The Systematic Philosophy Anderson (Cambridge), Rsf, L'antidoto degli elettroni
(Recensione di Hacking, Conoscere e sperimentare, Bari), "L'Indice",
Preti teorico della conoscenza, Annali del Dipartimento di Filosofia
dell'Università di Firenze, (anche in Il
pensiero di Giulio Preti nella cultura filosofica del Novecento, a c. di Minazzi,
Milano, Angeli: Filosofia italiana e neopositivismo, Rf (also in Filosofia
italiana e filosofie straniere nel dopoguerra, a c. di Rossi e Viano, Bologna,
il Mulino: Vogliamo le prove (Recensione di A. Grünbaum, I fondamenti della
psicoanalisi, Milano), "L'Indice" La psicoanalisi nella filosofia
della scienza, Rsf, A ciascuno il suo sombrero (Recensione di P. [Paolo] Rossi,
Paragone degli ingegni moderni e postmoderni, Bologna), "L'Indice",
Sulla teoria kantiana della conoscenza: verità, forma, materia, in Kant,
Bologna, Zanichelli, Tra empirismo e kantismo (recensione di G. Preti, Lezioni
di filosofia della scienza, Milano e Lecis, Filosofia, scienza, valori. Il
trascendentalismo critico di Preti, Napoli), "L'Indice", Induzione,
realismo e analisi filosofica, Rsf, Ancora su filosofia e storia della
filosofia, Rsf, Scienza e filosofia, Parte Quinta della Storia della
filosofiadiretta da Pra: La filosofia nella prima metà del Novecento, II
edizione, Padova, Piccin Nuova Libraria: Scienza e Filosofia nella cultura
tedesca, Empirismo logico e filosofia
della scienza: Con Carnap oltre Carnap. Realismo e strumentalismo tra scienza e
metafisica, Rf, Nota introduttiva a Evert W. Beth, Sulla distinzione kantiana
tra giudizi sintetici e giudizi analitici, "Iride", Recensione di Sahlin,
The Philosophy of Ramsey(Cambridge), Rsf, Il pensiero peregrinante di un monaco
mancato (recensione di Lyotard, Peregrinazioni. Legge, forma, evento, Bologna),
L'Indice, Ma Madonna non è Kant (a proposito del Convegno del Centro fiorentino
di Storia e Filosofia della scienza “Kant e l'epistemologia
contemporanea”,"Il Sole 24 Ore", Origini e sviluppi dell'empirismo
logico nei suoi rapporticon la filosofia continentale. Alcuni testi inedita; Presentazione
di R. Lanfredini, Husserl. La teoria dell'intenzionalità. Atto, contenuto,
oggetto, Bari, Laterza – Reichenbach, la teoria della relatività e la
problematica dell'a priori in Dagli atomi di elettricità alle particelle atomiche.
Problemi di storia e filosofia della fisica tra Ottocento e Novecento, a c. di
S. Petruccioli, "Lezioni Galileiane", Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Roma, Conoscenza e realtà. Saggio di filosofia positiva, Bari,
Laterza, L'insegnamento medio della filosofia in Italia. Alcune considerazioni
scientifico-culturali, Rsf, Intervento/intervista sull'insegnamento della
filosofia nella Scuola media superiore, "Corriere della Sera",
Intervento/intervista sul X Congresso Internazionale della Union of
History and Philosophy of Science, F. Bordogna, Neopositivisti rivalutati al
congresso, "il Sole-24 Ore",
Filosofi, vi esorto alla Bosnia, "L'Indice", Mito e scienza in
Ernst Cassirer. Considerazioni introduttive, in Mito e scienza in Ernst
Cassirer, a c. di Parrini, in “Annali del Dipartimento di Filosofia
dell’Università di Firenze”, Perchè è scorretto (moralmente) dire che è uno di
noi [Intervento sul Documento del Comitato nazionale di bioetica sulla
sperimentazione sull'embrione], "il Sole 24 Ore", Con i
“continentali” il dialogo è aperto, “il Sole 24 Ore”, Filosofia e storia della
filosofia, in Filosofia analitica oggi, “Informazione filosofica”, Le origini
dell’epistemologia, in Storia della filosofia, a c. diP. [Pietro] Rossi e C. A.
Viano, L’Ottocento, Bari, Laterza: Immanenz gedanken e conoscenza come
unificazione. Filosofia scientifica e filosofia della scienza, Rsf, Realismo,
scetticismo e analisi filosofica [Risposta a P. Leonardi], “Paradigmi”,
Intervento in “Il documento dei Quaranta”: risposte e considerazioni, “L’informazione
filosofica”, Per un sapere senza assoluti su Neurath, “il Sole 24 Ore”, La mia
terza via nella ragnatela di concetti e credenze, “Letture”, Presentazione e
Curatela con Egidi di Forme di argomentazione razionale, “Paradigmi”,
Ermeneutica ed epistemologia, “Paradigmi”, Presentazione e Curatela con Marconi
e M. Di Francesco, Filosofia analitica. Prospettive teoriche e revisioni
storiografiche, Milano, Guerini, Dell'incertezza, ovvero del "non
raccapezzarsi" [su S. Veca, Dell'incertezza. Tre meditazioni filosofiche,
Milano], "Iride", Sull'insegnamento della filosofia nella scuola
media superiore riformata, Rsf, Aggiornamento delle voci Causalità, Convenzionalismo,
Teoria scientifica, Verità, Dizionario di Filosofia, di N. Abbagnano, terza
edizione aggiornata e ampliata da Fornero, Torino, Pomba, Io difendo gli
epistemologi, "Letture", Sulle vedute epistemologiche di Enriques (e
di Croce), Rsf, Una risposta laica alla fine degli assoluti [Intervento nel
dibattito sul nichilismo], "il Sole 24 Ore", La filosofia è ancora motore di progresso
[Intervento nel dibattito sulla riforma dell'università], "il Sole 24
Ore", Filosofia delle occasioni mancate [Intervento nel dibattito sulla
riforma dell'università], "il Sole 24 Ore", Il conoscere tra
filosofia e scienza, in Atlante del Novecento, 3 voll., con la direzione di
Gallino, Salvadori, Vattimo, Torino, Pomba: Il declino delle certezze. Un
secolo e le sue immagini: Metafisica e filosofia analitica, in Annuario di
filosofia: Corpo e anima. Necessità della metafisica, Milano, Mondadori: Ancora
sul convegno fiorentino della SFI, Lettera alla Rst, Crisi del fondazionalismo,
giustificazione epistemica e natura della filosofia, "Iride" La
'terza via' della filosofia positiva, in AA. VV., La navicella della
metafisica. Dibattito sul nichilismo e la 'terza navigazione', Roma, Armando:
Internet non è fatto per i ‘verofobi’, "il Sole 24 Ore", Empirismo logico, tutta un'altra storia,
"il Sole 24 Ore", La verità (Discussione di Paolo Parrini e Marco
Messeri), "Palomar", Una
risposta laica alla fine degli assoluti, in Nichilismo Relativismo Verità. Un
dibattito, a c. di V. Possenti e A. Massarenti, Rubbettino, Soveria Mannelli:
Epistemologia, filosofia del linguaggio e analisi filosofica, in La filosofia
italiana in discussione, a c. di F. P. Firrao, Milano, Paravia e Bruno
Mondadori, Dimensioni scientifiche e filosofiche della conoscenza. Una
panoramica introduttiva, in "Annali del Dipartimento di Filosofia
dell’Università di Firenze": Miserie dell'epistemologia italica, in
Scienza Dossier, "il Sole 24 Ore", Sapere e interpretare. Per una
filosofia e un’oggettività senza fondamenti, Milano, Guerini, Conoscenza e
cognizione. Tra filosofia e scienza cognitiva, Milano, Guerini, Il ‘dogma’
dell’analiticità cinquant’anni dopo. Una valutazione epistemologica, in
Conoscenza e cognizione, Dimensioni della filosofia, vol. I: Filosofia in età
antica, Milano, Mondadori Università (in collaborazione con Simonetta Parrini
Ciolli Incompreso, o quasi, dagli Americani [K. R. Popper: “Il più grande
epistemologo mai esistito?”], in Karl Popper oggi. A cento anni dalla nascita,
“Reset”, L’empirismo logico. Aspetti storici e prospettive teoriche, Roma,
Carocci, Popper e Carnap su marxismo e socialismo, “Nuova Civiltà delle
Macchine”, Filosofia e scienza in Enriques, “Nuncius. Annali di storia della
scienza”, Più realista dell’empirismo [Ricordo di Wesley C. Salmon], "il
Sole 24 Ore", Crisi dell’evidenza e verità: due modelli epistemologici a
confronto, in La questione della verità. Filosofia, scienze, teologia, a c. di Possenti,
Roma, Armando: Filosofi italiani allo specchio: Paolo Parrini, “Bollettino
della Società Filosofica Italiana”, Reason and Perception. In Defense of
a Non-Linguistic Version of Empiricism, in Logical Empiricism. Historical and
Contemporary PerspectivesNota su Valore, Due convegni su Giulio Preti a
trent’anni dalla scomparsa, Rsf, Il pensiero filosofico di Preti, ed. by
P. and L. M. Scarantino, Milano, Guerini:
Presentazione by P. and Scarantino),
Preti filosofo dei valori, in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Preti: ‘A
Crossing of the Ways’, in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Il pupazzo di
garza: alcune riflessioni epistemologiche, in Il pupazzo di garza, Papini e
Tringali, Firenze, Tra kantismo ed empirismo, in Scienza e conoscenza secondo
Kant. Influssi, temi, prospettive, a c. di Moretto, Padova, il Poligrafo, Recensione
di Preti, Écrits philosophiques (Paris), “Les Études philosophiques”, nPreti
nella filosofia italiana della seconda metà del Novecento, in Giulio Preti
filosofo europeo, a c. di Alberto Peruzzi, Firenze, Leo S. Olschki:
L’insegnamento della filosofia tra identità disciplinare e rapporto con gli
altri saperi, in Rinnovare la filosofia nella scuola, a c. di L. Handjaras e
Firrao, Firenze, Clinamen: Su alcuni problemi aperti in epistemologia, “Iride”,
Filosofia e scienza nell’Italia del Novecento.Figure, correnti, battaglie,
Milano, Guerini A due secoli da Kant: conoscenza, esperienza, metafisica della
natura, in Itinerari del criticismo. Due secoli di eredità kantiana, a c. di
Ferrini, Napoli, Bibliopolis: L’epistemologia di Popper e il “dilemma
pascaliano” di Duhem, in Riflessioni critiche su Popper, a c. Chiffi e Minazzi,
Milano, Franco Angeli: Verità e realtà, in La verità. Scienza, filosofia,
società, a c. di Borutti e L. Fonnesu, Bologna, il Mulino: Generalizzare non
serve [titolo redazionale per Patti chiari, amicizia lunga], “L’Indice dei
libri del mese”, risposta alla recensione di Massimo Ferrari. Quale congedo da
Kant?, in Congedarsi da Kant?, Ferrarin, Pisa, ETS, Quale congedo da Kant?
Replica a una replica di Ferraris, in epistemologica.it /images/stories/ /Note%20e%20
Discussioni/ Quale%20congedo %20da%2 0kant. Filosofia e
scienza, in Pianeta Galileo a c. di Peruzzi, Firenze: I filosofi e la scienza:
da Kant ad Einstein, in Pianeta Galileo, Peruzzi, Firenze: La filosofia della
scienza in Italia, in Pianeta Galileo Peruzzi, Firenze: A priori materiale e
forme trascendentali della conoscenza. Alcuni interrogativi epistemologici, in
A priori materiale. Uno studio fenomenologico, a c. di R. Lanfredini, Milano,
Guerini Fra nichilismo e assolutismo. Alcune riflessioni metafilosofiche,
“Iride”, L’a priori nell’epistemologia
di Preti, Rsf, Analiticità e olismo epistemologico: alternative praghesi, in Le
ragioni del conoscere e dell’agire. Scritti in onore di Rosaria Egidi, a Calcaterra,
Milano, Angeli: A proposito di offerte filosofiche, in F. D’Agostini, Mari, P.,
La priorità del male e l’offerta filosofica di Veca, “Iride” Revisione delle
Voci: Broad, Causa, Causalità, Empiriocriticismo per l’Enciclopedia filosofica,
a c. del CentroStudi Filosofici di Gallarate, Milano, Bompiani Voci:
Circolo di Berlino, Costruttivismo, de Finetti,Empirismo logico, Fisicalismo,
Pap, Reichenbach per l’Enciclopedia filosofica, a c. del Centro Studi
Filosofici di Gallarate, Milano, Bompiani La filosofia della scienza in
Italia, Intervista a c. di Duccio Manetti per il Pianeta Galileo popparrini html Scienza
e filosofia oggi, Intervista a c. di Duccio Manetti, in Humana. mente, unifi. bibfil/humana. mente/ Quine e Carnap su
analiticità e ontologia: una valutazione critica, in Questioni di metafisica
contemporanea, a c. di Chiodo e Valore, Milano, Castoro. L’approccio
teorico-problematico nell’insegnamento della Filosofia, in Insegnare Filosofia.
Modelli di pensiero e pratiche didattiche, a c. di Illetterati, Torino, Pomba:
Presentazione di Luca M. Scarantino, Preti. La costruzione della filosofia come
scienza sociale, Milano, Mondatori: i070 Il convenzionalismo epistemologico al
di là dei problemi geocronometrici, “Rsf”, Bisogna conoscere il passato per
orientarsi nel futuro? Risposta a Marco Santambrogio, “Iride”, Per la verità,
ancora una volta [su Marconi, Per la verità. Relativismo e filosofia, Torino]
“Iride”, Mente, verità e razionalità.
Tre modelli epistemologici a confronto, in Razionalità, verità e mente, a c. Lorenzo
Ajello, Milano, Mondadori: Spirito
positivo e filosofia italiana, in Il positivismo italiano: una questione
chiusa?, a c. di Bentivegna, F. Coniglione, Magnano San Lio, Acireale-Roma,
Bonanno, Intervento alla Tavola Rotonda: Il positivismo italiano: una questione
chiusa?, in Il positivismo italiano: una questione chiusa? La rivista “Epistemologia” tra logica, scienza
e filosofia, in La cultura filosofica italiana attraverso le riviste: Giovanni,
Milano, Angeli: Intervista in occasione del conferimento del Premio Preti a c.
di Maionchi e Manetti: interviste_p. html
(Autopresentazione), in Storia della filosofia dalle origini a oggi,
Filosofi italiani contemporanei, Antiseri e Tagliagambe, Le grandi opere del
Corriere della sera, RCS libri, Milano, Bompiani: Il pensiero di Preti e la sua
difficile eredità, in Pianeta Galileo a c. di Peruzzi, Firenze: La scienza come
ragione pensante, Lectio Magistralis tenuta in occasione del conferimento del
Premio Preti in Pianeta Galileo a c. di
Peruzzi, Firenze Verità e razionalità in una prospettiva positiva, “Annuario
filosofico”, Milano, Mursia, Il principio di verificazione nell’empirismo
logico, in Portale Internet della Treccani, in aula/scienze umane e_sociali/ verita_
della_ scienza/ parrini. html Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma Scienza
e Filosofia, in Pianeta Galileo a c. di Peruzzi, Firenze, Relativismo e
oggettività. Il peso dell’esperienza, in Metafisica, persona, cristianesimo.
Scritti in onore di Possenti, Goisis, Ivaldo, Mura, Roma,Armando, Epistemologia [Kant e l’epistemologia], in
L’universo kantiano. Filosofia, scienze, sapere, a c. di Besoli, C. La Rocca,
R. Martinelli, Macerata, Quodlibet: L’esperienza neoilluminista nello specifico
pretiano, in Impegno per la ragione. Il caso del neoilluminismo, Tega, Bologna,
il Mulino Integrazione della Corrispondenza Pra-P. del Fondo Pra Università di
Milano: %20 Dal PraParrini. Laggiù dove tutto è possibile
(davvero), in Isole del pensiero. Arnold Böcklin, Giorgio de Chirico, Antonio
Nunziante, a c. di Faccenda, Milano, Electa Mondadori: Metafisica, sì, ma quale
metafisica?, in Isole del pensiero. Böcklin, Chirico, Antonio Nunziante, a c.
di Faccenda, Milano, Electa Mondadori:
Il valore della verità, Milano, Guerini, Dimensioni epistemologiche del
kantismo, in Continenti filosofici. La filosofia analitica e le altre
tradizioni, Caro e S. Poggi, Roma, Carocci:
Scienza e filosofia: eredità del passato, prospettive per il futuro, in
Una storia delle scienze. Discussioni e ricerche, Atti del Convegno: “Orizzonti
e confini nella ricerca epistemologica” (Centro Congressi della Sapienza,
Università di Roma, Facoltà di Sociologia), Rinzivillo, Roma, La Sapienza:
Relativismo, peso dell’esperienza e valore della verità, in “Diritto e
Questioni Pubbliche” diritto equestionipubbliche.org //mono%2 0II%20-%20 Filosofia
e scienza in Italia nell’età del positivismo, Portale Treccani Croce ha accentuato il nostro ritardo
culturale?, “Il Riformista”, La pittura come scrittura filosofica. De Chirico e
la metafisica, in La questione dello stile. I linguaggi del pensiero, a c. di
Bazzani, Lanfredini, Vitale, Firenze, Clinamen: Fenomenologia ed empirismo
logico, in Storia della fenomenologia, a c. di A. Cimino e V. Costa, Roma,
Carocci, Salvare i fenomeni. Considerazioni epistemologiche sul caso Galileo,
in Pianeta Galileo, A. Peruzzi, Firenze: Presentazione del Convegno
internazionale su Preti per il centenario della nascita, in Pianeta Galileo a
c. di Peruzzi, Firenze: Realismi a prescindere. A proposito di realtà ed
esperienza,“Iride”, Lezione per le “Lectiones Commandinianæ” dell’Università di
Urbino) La scrittura filosofica, in La verità in scrittura,
a c. di Bazzani, Lanfredini, Vitale, Firenze, Clinamen: Etica ed epistemologia,
in Etica, libertà, vita umana. Commenti al saggio di P Donatelli, La vita umana
in prima persona, “Politeia”, Verità e razionalità in una prospettiva positiva,
in Filosofi italiani contemporanei, a c. di Riconda e Ciancio,Torino, Mursia: Presentazione
del volume Sulla filosofia teoretica di Preti, a c. di L. M. Scarantino,
Milano, Mimesis: A priori, oggettività, giudizio: un percorso tra kantismo,
fenomenologia e neoempirismo. Omaggio a Preti, in Sulla filosofia teoretica di
Giulio Preti, a c. di Scarantino, Milano, Mimesis Il problema del realismo dal
punto di vista del rapporto soggetto/oggetto, in Realtà verità
rappresentazione, a c. di Lecis, Busacchi, Salis, Milano, Angeli: Ontologia e
epistemologia, in Architettura della conoscenza e ontologia, a c. di R.
Lanfredini, Milano, Mimesis: Kant e il
problema del realismo, in Kant, a c. di Pettoello, “Nuova Secondaria” “Esercizi Filosofici”, 1: Esercizi di
equilibrio in filosofia, in A Plea for Balance in Philosophy. Essays in Honour
of P. New Contributions and Replies, cur. Lanfredini e Peruzzi, Pisa, ETS:
Discussione sulla materia: Una prospettiva epistemologica, “Aquinas: Rivista
Internazionale di Filosofia”, Mach scienziato-filosofo, Introduzione a Mach,
Conoscenza ed errore. Abbozzi per una psicologia della ricerca, Milano, Mimesis,
Epistemologia e approccio sistemico. Qualche spunto per ulteriori riflessioni,
“Rivista di filosofia neo-scolastica, Logical-Empiricism: an Austrian-Viennese
Movement? Or an Unsolved Entanglement among Semantics, Metaphysics and
Epistemology, “Paradigmi”, Fare filosofia, oggi, Roma, Carocci editore (v.
Intervista: letture.org/fare-filosofia-oggi-paolo-parrini/) Epistemologia
e approccio sistemico. La dinamica della conoscenza e il problema del realismo,
“Rivista di Filosofia Neo-Scolastica” Quine su analiticità e olismo. Una
valutazione critica in dialogo con Nannini, in Dalla filosofia dell’azione alla
filosofia della mente. Riflessioni in onore di Nannini, a c. di Lumer e Romano,
Roma-Messina, Corisco Né profeti né somari. Filosofia e scienza nell’Italia del
Novecento quindici anni dopo, “Filosofia italiana” Sulla filosofia degli
analitici, in Prassi, cultura, realtà. Saggi in onore di Pier Luigi Lecis, a c.
di V. Busacchi, P. Salis, S. Pinna, Milano, Mimesis: Scienza e arte, ovvero
verità e bellezza, in TBA, a c. di P. Valore, in corso di stampa
2) Empirismo logico e fenomenologia. Uno snodo fondamentale della
filosofia del Novecento, relazione su invito presentata all’International
Conference “Experientia/Experimentum”, Napoli Filosofia e storia della
filosofia: una prospettiva epistemica, relazione su invito presentata
all’incontro “Filosofia e storia della filosofia: prospettive a confronto”,
Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Esplicazione e rielaborazione dei
concetti, in Metodi, stili e orientamenti della filosofia, a c. di R.
Lanfredini, Carocci Editore, Roma, Paolo Parrini.
Parrini. Keywords: implicare, interpretare, antica filosofia italica, Herbert
Paul Grice, in difesa di un domma – indice to ‘filosofia eta antica’. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Parrini” – The Swimming-Pool Library. Parrini.
Grice e Pascoli: l’implicatura conversazionale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Perugia).
Filosofo italiano. Fisio-logia. Grice: “An excellent philosopher. He
philosophised on the will, on the soul, and on a functionalist approach.” Filosofo.
Lingua. Fratello di Leone P. Insegna a Roma e Perugia. Tiene dimostrazioni
anatomiche mediante dissezione di cadaveri, come il suo collega e concorrente
Andrea Vesalio. Intrattenne una vasta corrispondenza con intellettuali di tutta
Europa. Le sue opere filosofiche e scientifiche seguono i metodi di Descartes
et Malebranche. I suoi trattati di metafisica, medicina e matematica esibiscono
una filosofia coerente e metodico che dimostra la vitalità filosofica della
cultura italiana del periodo. Saggi: “Del moto che nei mobili si rifonde
per impulso esteriore”; “Nuovo metodo per introdursi ad imitazion de' geometri
con ordine, chiarezza, e brevità nelle più sottili questioni di filosofia
metafisiche, logiche, morali e fisiche” (Poletti, Andrea); “Del moto che nei
mobili si rifonde per impulso esteriore, Salvioni, Giovanni Maria); “Del moto
che ne i mobili si rifonde in virtù di loro elastica possanza” (Bernabò, Rocco);
“Delle febbri teorica e pratica secondo il nuovo sistema ove tutto si spega per
quanto e possible ad imitazione de gemetri”; “Il corpo umano o breve istoria
dove con nuovo metodo si descrivono in comendio tuti gl’organi suoi ed I loro
principali offij”; “De fibra mortice et morbosa nec non de experimentis ac
morbis”; “Nuovo metodo per introdursi ad imitazione de geometri con ordine,
chiarezza e brevita nelle piu sottil qestioni di filosofia logica, morale, e
fisica. Osservazione teoretiche e pratiche inviate per lettere”; “Sofilo Molossio,
pastore arcade PERUGINO e custode delg’ARMENTI AUTOMATICI in Arcadi gli difende
dallo scrutinio ne che fa nella sua critica Papi” (Roma); “Anatome literarum
sive palladis pervestigatio” (Roma); “SOFILO SENZA MASCHERA” (Roma); “Del moto
che nei corpi si diffonde PER IMPUSLO ESTERIORE, trattato fisico matematico ad
insegnare la possanza degli elementi quatro” (Roma); “Della natura dei NOSTRI
PENSIERI e della natura con cui si ESPRIMONO. Riflessioni METAFISICHE” (Roma);
“Del moto che nei mobile si rifonde in virtu di loro elastica possanza” (Roma);
“De homine sive de corpore humano vitam habente ratione tam prospera tam
afflictae valetudinis” (Roma); “Delle risposte ad acluni consulti sulla natura
di varie infermita e la maniera di ben curarle con una notizia della epidemina
insorta nel GHETTO GIUDEO di roma, e del congatio de’ buoi ne” (Roma); “Con una
breve notizia del mal contagioso dei buoi”; “Opuscoli anonimi in difesa di
Alessandro Pasocolo” – si credeno suoi soi. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Lalande, Dulac, Billy. Elogio. Bartelli,
letto con Lic. de' Superiori decimo lustro il secondo a n no già corre, da
che le suoi ceneri, filosofo perugino, sotto un'umi le sasso mute riposano in Roma,
dalla Patria,ahi! pur troppo neglette. Qui nacque, quà si educa, quì sparse per
decennale tempo i lumi della filosofia più sublime, insegnò ed esercitò qui
Medicina. E celebratissimo perfino oltre Italia; e tanta gloria egli accrebbe
alla perugina Medica Scuola, che forse questa per opera d'altrui a tanta
rinoman za non 'mai pervenne : nulladimeno sulla di lui tomba alcuna corona di
patrio lauro non siposò, nè del suo nome videsi ancor fregiato un'Elogio. Penso
peraltro che Tu non debba di ciò do lerti , ora che siedi puro ed impassibile
sull' eter no seggio dei Buoni; dacchè se vivente fosti il più fido seguace
delle profonde dottrine del forte animo di Cartesio, forse oggi di averne auta
pur anco comune la sorte oltre la tomba tu ti com . piaci Al vivere suo aprì
Cartesio le luci nel bel suolo di Francia , e sulle scoscese balze di Svezia le
chiuse e sebbene tornassero , dimandate le sue ceneri nelle Gallie, pure cento
anni pas opra il sesto decimo lustro Soprailsesto 0; sarono prima che di
lui si leggesse un encomio. Il nostro Alessandro in Perugia nacque e Roma les ue
ossar accolse, nè furono queste da'suoi concittadini manco desiderate; e
solamente dopo ottantadue anni, nella stessa sua patria, oggi al
cun poco di lui si ragiona. Piacciavi, accademici valorosi, che io ne parli
almeno ad onore di questa sua terra natale, ed'a gloria di quella medica fronda
di cui venne meritissimamente il suo crine ricinto', che quì splendeva allora
più ver de e più onorata. Nè voglio credere che siavi alcuno il quale reputi
vana cosa questo mio dire; imperocchè, Lui laudando, essendomi dato di e sporre
dottrine non'tutte convenevoli a' tempi ne quali si vive, ciò non torrà
certamente che Egli non debba essere reputato grande Filosofo e som mo Medico: essendo
che se lafilosofia e la medicina, o da meglio dire, se ogni umano sapere soggia
cé par troppo a cangiamento coll'andare dei se coli, è cosa costante che la
verità e l'errore só no di tutte le menti nostre retaggio ; sicchè tut ti i
secoli e tutti gli uomini da non pochi lati si avvicinano sempre fra loro.
Colprogrediredelsecolodecimo settimole scienze tutte di più chiara luce
folgoreggianti,per la via progredivano del possibile loro migliora mento
:Sciolto lo spirito umano dagli opprimen . Se questo Elogio di Alessandro
Pascoli potrà servire a qualche riparo del lungo silenzio in che ilsuo nome si
stétte ; se a sprone di studiosa gioventù possa per buona ventura tornare, se
del lo estinto encomiato e di Voi., dotti Colleghi, non tantoindegno riesca, al
fine da me proposto lietamente mi stimerò pervenuto. O ti legami del Peripato,
erasi finalmente avveduto della sua nobiltà; e la mente erasi accorta pote re
da se stessa pensare . Sembrava che la natura tutta fosse giunta a tale momento
di crisi, dalla quale aspettare si dovevano grandi cose e grandi uomini; e
grandi cose e grandi uomini difatti si ebbero. Fra questimolti, fiorirono Dracke,
Copernico, Ticone, Keplero, GALILEI, Bacone, e finalmente Cartesio, destinato
dal cielo a compiere il bramato rinnovamento negli studii moltiplici della
natura. Appena ilgrande Filosofo dell'Aja di chiarò al mondo intero non doversi
alcuna cosa ritenere per vera , quando che non venga dimo, strata per
tale; appena disse'che la umana mente deve tutto in dubbiezza riporre, finchè
alla cer tezza non sia pervenuta;'e di queste le fonda menta non che i
caratteri stabilì ; lo studio ed il filosofare degliuomini dialtropiù
nobilesplendo re si rivestirono. La geometria,la logica, lameta fisica, la fisica,
e la medicina medesima in più stabile e più onoratá sede allora si collocarono
. Il secolo diCartesio segnòmai sempre una delle e poche più luminose e
memorande nella storia del l'umano intendimento, imperocchè ogni1 dotto
partecipò del beneficio influssodi questo tempo; ed il nostro P. divenne
Filosofo col divenire Cartesiano. Se non che non solo di Filosofia ma di
medicina altresì ai nobilissimi studj sentissi da natura invitato; e cono
scendo la forza del proprio genio, nol poterono. Comincia con Cartesio dal
dubitare e quindi giunse a persuadere sè stesso , tro e 6 distrarre da
quelli ne i solerti padri di gesú che accorti iniziandolo nelle regole del loro
Istituto cercarono farne conquista.; nè il volere del padre il quale
all'officio del foro il destinava. Vide egli bene assai per tempo come a corre
merita mente il medico lauro, doveva alle filosofiche discipline tutto sè
dedicare. Perchè la filosofia di ogni umano sapere è fondamento primiero.
Accostumato come Cartesio a meditare più che a leggere, a pensare più che a
parlare, medita sul le opera di quell sommo e le studia intensamente, facendosi
propri i di lui principj , e tutta la filosoficacartesianatelasvolsee conobbe. Il
discorso sul metodo, le metafisiche meditazioni, le regole per la ricerca del
vero, il trattato sull’uomo di Cartesio sono a lui splendentissima face onde
dirigersi nel difficile sentiero della filosofia. Cosi lo studio di questa
precedette e quindi 'accompagna quello della medicina, non mai volendo egli
l'uno dall'altro separare. Tra noi, ai giorni nostri tristissimi , sembra
essere riserbato vedere non poca turba di gioventù male accorta gire in traccia
di medica scienza senza lo inestinguibile lume del più retto filosofare, senza
la conoscenza della natura , di sė medesimo, e perfino del proprio idioma
nativo. Vergogna s o m ima di que'paesi e di que'tempi che vogliopsi dire
illuminati! E per attribute diverse.Quin di dalla cognizione dell'Io personale
passa a quella pe ressenza perfetta che è Dio. Traicanoni della filosofia
cartesiana erayi quello di ritenere e gate si trovano le verità : donde poi le
idee in nate,dondela concatenazione diesse, la quale incominciando da dio
scende all'anima umana, quindi ai corpi, quindi ai bruti, quindi alle cose, tutte
della natura.E quifa duopo ricordare che mentre Cartesio col suo dubbio
universale prese la via delle speculazioni intellettuali a sta bilire i gradi
della verità , Bacone da Verulamio, coldubbio stesso fondamentale, prese la via
del le sensazioni, ed al fine desiderato pervenne in cammino più regolare e
meno incerto. Piega alquanto piùla sua mente al Cancelliere d'Inghilterra che
al pensatore dell'Aja. Ora chi potrebbe mai credere che dopo ise coli di Bacone
e Condillac sorgessero nuovamente, nelle dottrine delle idee, i secoli di
Cartesio e di Malebranche? Eppure oggi è cosi. Umana mente! Varsi esistenze
fuori di noi, erisultarel'uomo da un corpo e da uno spirito, sostanze
interamente fra loro per essenza e’che i sensi sieno ingannevoli guide alla
umana ra gione ; e che perciò l'anima nostra ha in se stes . sa e per se stessa
principj stabili, cui tutte le Ora tornando al nostro laudando diciamo che
parlò egli primamente della esistenza e durata d e glienti modali; poscia
diquelle sostanze che nelle loro idee inchiudono essenzialmente un qual
che modo di essere';e fondo le principali massi me della umana certezza sulla
esistenza de'corpi. Dalle essenziali proprietà degli enti corporei stu diò pur
egli l uomo sotto il duplice rapporto di sua materiale e spirituale sostanza; e
ragionando dell'anima, ne fissò la essenza sulla immateriali tá di lei, donde
le sue potenze intelletto é vo lontà . La credette immortale; e mentre Cartesio
ne tacque la dimostrazione, scrivendo in una sua lettera non essere necessario
di mostrare la immortalità dell'anima tostochè siasi provata la sua
spiritualenatura, non volle tacerla col pubblicare il discorso sulla
immortalità dell anima umana. Da troppa vanitàdinome; ed al desiderio di
piacere agli amici, motteggiando alcun poco, egli fu 'mósso a scrivere contro
Papi filosofo sabinese sostenendo a tutta possa, ma non con persuasione di
aninio, le dottrine del suo prediletto Cartesio sulla vita antomatica delle
bestie; volendosi però nascondere bizzarramente coll'intitolare il suo saggio
“Sofilo Molossio Pastore Arcade Perugino Custode degli’armenti automatici in Arcadia.”
Apparve preziosissimo a tutti questo saggio e se ne m e nò'romore in tutte le societá
dotte di Roma. Tali erano i sali attici in esso 'raccolti, i vivaci sar casmi, ileggiadri
concetti. Avvenne però che dopo sei annila suprema inquisizione con decreto solenne
condanna l'opera del Pastore Arcadico Sofilo Molossio. Ale 8 e e le
sue ferme opinioni sull’animalitá delle bestie. Protestandosi in mille modi
vero seguace di PITAGORA, e vero devoto a tutto ciò che la umana credenza
prescrivesi. Fu questa la sola nube che per poco offuscasse l'ottima fama di Pascoli
nel corso della lunga etá sua, é questa fu del suo animo la dispiacenza più
viva. песа. Applicatevi dasenno a filosofare, poi che per tale via depurate la mente
umana da gl’errori che la offuscano, e sollevata dalle passioni che la
opprimono, si eleva cosi libera e tranquilla a tale grado di serenità, dove
gode veramente di se medesima Stabilito avendo lora fu che P. accortosi
dell'errore cui con dotto lo aveva una sua male accorta vanità di spirito ,
ritrattò subito pubblicamente le sue opinioni; e nelSofilosenza Maschera
scuoprì il suo vero nome Erano pure a suoi tempi, quali oggi vivono, alcuni
falsi sapienti, che superbamente umili, abusando del comune adagio, id tantum
scio quod nihil scio, il più irragionevole scetticismo nelle coșe tutte
proclamavano , e di ogni credenza e di ogni filosofia si facevano dispregiatori
e nemici. Contra tale specie di stupidi pensatori si scaglia il nostro P.; e fa
conoscere come filosofare non altro è se non se rettamente pensare, essendo che
chi mal pensa conviene che male discorra, Sulle traccie di Platone, di CICERONE,
d’AQUINO, di Cartesio, ripete a tutti con se l’apprensione, al giudizio, al
discorso, al metodo; e a diligente disamina tutte prendendole, forma il suo saggio
di logica, seguendo ugualmente la prediletta sua cartesiana maniera. Espnse
quindi i precetti del ben' apprendere, del ben giudicare, del ben parlare, del
ben disporre. Prefere il metodo analitico che il pensiero è all’anima
essenziale, come alla materia è la estensione, parla delle operazioni del
nostro intelletto, le quali riduce all' per I studiare le cose, elo chiamò
metodo di risoluzione o di disciplina. Si servi del metodo sintetico per
insegnare ad altri, e lo disse metodo di composizione o di dottrina. Dopo che
la scienza del calcolo per la invenzione de' caratteri algebrici si fa più
ordinata, e di più estese applicazioni capace, lo studio delle matematiche
divenne universale ad ogni sapiente: e di quanta utilitá si renda allo sviluppo
dell'umano intelletto ed alla ricerca del vero, ognuno di leggeri il conosce .
Studio si fatto non poteva es sere dal nostro Pascoli trascurato, e sulle opere
del Gottigues, dello Scohetten, di BARTOLINO; dell'Ozanam , di FARDELLA, di
Cartesio si forma matematico. Scrive il saggio di logistica od arimmetica, nel
quale prendendo a trattarele quat tro operazioni fondamentali, non in cifre
numeri che, ma in algebriche, intitol il suo lavoro col nome di “Arimmetica
nova o speciosa,” ed applicando le stesse operazioni alla dottrina de'polinomii, la
quale perviensi a studiare le leggi del moto. A lui però non piace solamente
seguire le dottrine di questi sommi, ma cerca direnderle più facili epiù
sicure. Lascia di ragionaré del moto in astratto; e col tatto, colla vista, coi
sensi, in concreto lo esamina. Parla della natura, condizioni, proprietà, e
leggi del moto per impulso esteriore ed in virtù di elastica forza. Quindi si
lancia col pensiero, in alcuni moti possibili rispetto al vortice massimo del sole.
Con tale chiarezza di principi, con tale ordine d'idee egli ne seppe parlare
che meritò l'approfazione sincera ditutti i dotti e capace. Archimede, GALILEI,
Gassendo, Rohault, Cartesio hanno già insegnata la strada per la quale
perviensi ed alle equazioni, dette compimento alle sue fatiche sulla indole dei
nostri pensieri. Pose poi mano alla fisica, od a quella scienza vastissima , la
quale avvicinando al nostro pensiero le cose materiali che ne circondano, fà
che lumana intelligenza al più alto grado di sublimi tà siconduca L'uomo di fatti penetra con la sua scorta i
più nascosi secreti della natura; e con leipasseggiandolaterra e con lei
traversando glioceani,e su cieli passeggiando con lei,fache sopra tutto il
creato sovranamente s'innalzi. La prima verità che ci insegna la fisica è che
il m o to costituisce il fondamentale fenomeno de'corpi tutti. Ond'è che tutto è
movimento in natura,o tutto a movimento èdisposto, o tutto di movimento è. Il grande
matematico e fisico cremonese BIANCHINI glie ne dette la più solenne e pubblica
testimonianza Mi si dia materia e moto, dice Cartesio, ed io imprendo tosto a
crea re un mondo, il P. con maggiore umilta così diceva “ Materia e moto sono i
due prin n.cipali strumenti, donde con sua possanza si » vale Dio, dimomento
inmomento, aprodur 9. rac racoli, e miracoli di stupor infinito. Si ode oggi nelle
nostre scuole far menzione di un etere comune, di un imponderabile unico ed
universale, motore di tutti I fenomeni iquali hannoluo go "nei movimenti
della materia e degli animali. Le scuole Alemanne apreferenzadialtre risuo nano
di questa materia unica-eterea, capace a prendere diverse forme ed aspetti,
tutto pene trando investendo agitando il creato: La vide pure questa materia
motrice universale: ciò che dicono oggi con tanto entusiasmo, e for se con
troppa persuasione dinovità, Mesmer, Wohlfart, Sprengel ed altri sulfluido
elettro-magnetico universale; ciò che con tanto calore pro e con eguale
robustezza di argomenti dimo strato dal nostro Alessandro 1 e in natura, senza
miracolo , continuati min & clamano Lennosseck, Prokaska, ed Ennemoser
sulfluido biotico universale de corpi viventi, era stato già conosciuto non
meno chiaramente dilo ro, Finalmente volle ardimentoso inalzare i suoi sguardi
ai movimenti del sole e nel vastissimo campo dell'astronomia tentando
alcun passo quale ché suo opinamento volle manifestare. Si dichiara del sistema
astronomico di Copernico e di GALILEI oppositore fermissimo. Ma qui potrebbe
dataluno dimandarsi, se il facesse egli forse per tenere dietro alle massime proclamate
dalla romana corte nella quale viveva? Nò. Chè la saggia condotta dei prudenti
interpreti delle sacre corte ha assai già moderata la forza di quegl’anatemi
scagliati un secolo innanzi sulla tomba del riformatore di Thori, e sul capo
del pensatore pisano. Potevasi allora dalle pubbliche scuole o ne communi
discorsi dei dotti liberamente difendere (come ipotesi) ilmovimento terrestre e
la stazione solare, senza tema di contraire brutte macz chie nell anima, o a
spiacevoli incontri soggiace, re Ond'èchese con tutta la forza del suo'sapere alla
copernicana sentenza si oppose, ciò fece'con intima persuasione di mente , e
non per condiscendenza di basso cortigianismo. Nei e il solo che dalla credenza
di Copernico lungine stasse. Imperocchè fra i moltiche ridi re potrebbonsi,
quel grande onore d'Italia, quel l’astronomo profondissimo della dotta Bologna,
MANFREDI, basta per valente compagno del nostro Alessandro rammemorare. Vero si
fu peròche a fronte degl'ingegnosi sforzi di tanti uomini insigni, prosegui
ilsuo cammino la terra, è fermo il sole si stette. Qui terminarono le fi
losofiche laboriose occupazioni di lui, e conqueste sole poteva rendersi della
Patria e della nazione assai benemerito : ma fu pure medico Alessandro P., è
inedico di altissima riputazione. Se sono grandi i nomi dei restauratori della
umana filosofia, non meno grandi furono quelli di Silvio, di Lancisi di
Baglivi, di Ramazzini, e di altri che le medie che scienze ad alto grado di
rinomanza condussero. Alessandro P. visse nel tempo in cui la medicina seguiva
tuttora le insegne de'Jatro-chimici, dell'Elmonzio, e del Silvio; insegne che
stavano già per cangiarsi dal Santorio e dal Borelli,onde quelle trionfassero degl’átro-matematici
ed e meccanici. Nè si per verrá mai a spiegareun costante ed unico vessillo
sotto il quale si raccolgano in ogni tempo i cultori della medicina le che sia
proprio di lei in tutte le età che trascor. rono? Grande e funesto destino, a
molte scienze comune , alla medica comunissimo! Conosce in quali giorni vive;
quale del secolo suo fosse dominante lo spirito; e pieno di alto ingegno, nella
medica scienza si fè valente: Cartesio aveva per dodici interi anni
studiato'l'Anatomia a fine di ben conoscere l' uomo ; e il nostro P. per non
minore tempo applicò la sua m e n te allo studio profondo della struttura del
corpo umano. Annuncia sulle prime ai dotti un trattato riguardante i
cangiamenti che provengono agli organi corporei per cagione delle passioni:
pensiero veramente sublime sul quale però le speranze di ognuno restarono pur
troppo delase . Ai tempi del nostro Alessandro l'Anatomia non aveva ancora stretto
con altre naturali scienze quel sutile nesso di che oggi si onora; né quel filo
sofico linguaggio, nè quelle sottili applicazioni si trovavano in essa, siccome
in quella d'oggidi noi ammiriamo. Alle fatiche ed allementi sublimidi Scarpa ,
di Soemmering, di Mechel, di Portal, e dell'immortale Bichat dobbiamo la
eccellenza cui oggi l'anatomico studio è pervenuto . Nè Vicq d’Azir, nè
Geoffroy di Saint Ilaire', nè Blecard, nè Gall vissero in quella età; pure
potevasi quel tempo chiamare il tempo delle scoperte anatomi miche. Erano già
nati gli scrutatori sommi"dell’uman corpo Arveo, Senae, Asellio, Willis, Nuck,
Malpighi, Ruischio, Lancisi ed altri. Vive e studia con Redi. Ciò basta.
Insieme per più tempo in Firenze si occuparono indefessamente di anatomiche
dissezioni e quel dotto scrittore toscano ha caro Alessandro quanti altri mai,
al grande Cosimo presentandolo quale soggetto degnissimo di tutta la
considerazione sovrana. La fabbrica del corpo umano dal nostro encomiato
descritta non presenta, è ver, peregrine cose. Ma l'ordine, la chiarezza, la concisione
rendettero il saggio suo utile al pubblico insegnament , pel quale oggetto egli
stesso si protesa averlo unicamente composto. Quando il gran Malebranche si
avvenne nel libro dell'uomo di Cartesio, ed ipcontrò in questo filosofo un
ge vio simile al suo, prese (dice l'elegantissimo Fontenelle) il grande partito
di rompere ogni commercio con le erudite facoltà, ed in seno del cartesianismo
tutto si abbandona. Legge il saggio medesimo di Cartesio, lo medita profondamente
e scrive egli pure sull'uomo. Mentre però l'uomo di Cartesio e di Malebranche
fu l'uomo del metafisico e del filosofo, l'uomo nelle mani del P. e l'uomo dell'anatomico
e del medico. Ha somma intelligenza nell'osservare i fenomeni dellaumana vita, sicchè
lemas sime del suo Cartesio con quelle modificate del gran Cancelliere
d'Inghilterra, formarono in lui quello spirito di filosofia induttiva, il quale
alla ricerca del vero nelle cose di fatto e perciò in medicina, è l'unica
sicura via. Scrivendo dell'Uomo prese Alessandro il giusto partito di
primamente designarne le parti , quindi ad esse dare vita ed azione, poi
de'mali a cui vanno soggette tenere ragionamento, e fi nalmente l'opportuno
metodo curativo de morbi con tutta la modestia del dire proporre. In tale modo
ilnostro encomiato presentò alpubblicoun tesoro di dottrina, che per molti e
molti annida ogni medica scuola Italiana fu allo insegnamento de giovani:offertoe
prescritto, riputatolo per il prezioso e completo deposito della medica
scienza. Le opinioni di Galeno e di Silvio erano quelle che fra i cultori
d'Igea in quel tempo tut tor dominavano, Stava per sorgere la setta del più
solidismo, ed Elmonzio, Cartesio, Silvio erano ancorai tre grandi nomi
proferiti dalla bocca di tutti; cosicchè fra i conciliatori e moderatori di
questi tre Principi delle mediche scuole si e mento etereo piú sciolti gli
umori , ed il moto fer mentativo di essi prodursi. Questo elemento lá
presiedere alla circolazione sanguigna, qua tutto il fonte del calore animale
sostenere perenne. Era quest etere per Alessandro la fondamentale sor gente
delle fermentazioni non naturali, donde le febri tutte nascevano che ove accada
condensa mento di esso, le maligne; ove soluzione, le benigne; ove infine abbia
luogo latente glandolare fermento, originarsi le intermittenti opinäva. Poi te
dottrine fisiche di questo etere universale espone, la sua azione sulla vita
degli organi, finalmente l'applicazione di esso alle dottrine di Scrodéro, di
Hoffmanno, di Etmullero, di Lemery , e degli altri molti di quella età . E
forse che non potremmo noi parlare lo stesso linguaggio, sostituendo al nome di
etere cartesiano quello di elettro-magnetico? Io i l dimando Abituato il nostro
P. fin dall'infanziaa piegare la sua mente al metodo geometrico e a disporre le
sue idee con quell'ordine e successio ne, utile al buon’acquisto di tutte le
cognizioni il nostro P.. Quindi è che nelle sue opere parlasi dello
spirito di Willis, del fuoco di GIRGENTI,del l'archeo di Wan -Helmonzio, del
primo elemento di Cartesio :e si dice farsi per virtù di questo ele pose + 17 +
4 Oltre al suo trattato dell'uomo, che abbraccia l'intero studio della
medicina , sono numerosissimi i suoi Consulti, le sue Lettere, i suoi
Votiemessi in oggetti di pubblica sanità.Incau se dificili di Foro canonico e
civile, in Canoniz zazioni di santi uomini diede Pareri e Giudizj, che
guidarono le Autorità competenti a retti es en sati decreti Avendo inoltre il P.,
saputo unire a somma dottrina, urbanità di modi nel conversare , ed umiltà di
espressioni nel parlare e nello scrivere, non é a stupirsi se ai dotti d'Italia
ed oltremonte rispettabile e caro addiyenisse L'amicizia che seco lui ebbero un
Redi, un Magliabecchi, un Montemelini, un’Ottaviani, un Lesprotti, un
Zannettini, un Lambertini, un Segur, un Baglivi; da quali o dedicazioni di
opere, o non interrotte scentifiche corrispondenze, o laudi sincere egli
ottenne, siccome fecero pure un Bianchini, un Loy, un Marini, uno Sprengel, un'Aller
; ci ayvisano dovere riporre Alessandro P. fra gli uomini grandi, che in
filosofia ed in mea umane, e preciso nel descrivere gli organi, chia ro nello
esporre i fatti, esatto nella diagnosi, cautissimo nella prognosi. E poi
semplice quanto mai possa dirsi nel metodo del medicare, e dichiarossi nemico
di ogni farragine farmaceutica, ripetendo sempre a se stesso e ad altri che a
buon medico pochi medicamenti bastano o 18 di pintore pochi colori. come a buon
; dicina fiorirono fra il terminare del secolo decimo settimo e del
decimo ottavo sul cominciare, Il nostro P. legge in Roma anatomia e ,edicina
dalla più fiorente alla più tarda etá sua, grandi opori godendo e distintissime
cariche sem pre occupando. I papi Clemente XI, Innocenzo XIII, Benedetto XIII,
Clemente XII. lo hanno a medico, Archiatro lo salutarono, Protomedico lo
proclamarono, lo scelsero Conclavista. Del supremo tribunale sanitario, della congregazione
dei sacri riti, fè parte onorata e principale, tanta era la dottrina che quella
romana corte in Lui venerava . Potrebbe forse da taluno di noi dimandarsi se il
Pascoliavesse meritatosigrandeecomune conside razione come Medico
pratico,quanta ne ebbe come teorico;imperocchè pur troppo è duopo riguardare la
medicina sotto ilduplice aspetto diScienza edi Arte. Difatti non rade volte
accade che amedico quanto ésser si voglia dottissimo, manchi quel tatto
pratico, quella squisitezza di medica vista, e, dicia molo pure ,
quell'inesplicabile nesso di favorevoli 19 Dopo che per due lustri dalla
patria Univer sità degli Studj, e dalle private Accademie le fisi che,e mediche
scienzeinsegnò,Padova eRoma il chiedettero a gara , generosamente patria
novella offerendogli. Il Pontefice Clemente undecimo a se chiamatolo, fece si
che a Padova, cui era già sul punto di recarsi, Roma preferisse. E così Perugia
lo perdette per sempre e E quièbenforzacrederecheAlessandroPa scoli
vivendo dodici lustri in Corte, in Roma,tra Grandi , tra Principi sempre; cui
furono affidati in téressantissimi negocj delle Principesche Famiglie Albani, Chigi,
Rospigliosi, Sora ed altre, fosse di grande ingegno, di profonda politica, di
somma costumatezza dotato; dacchè, una di queste do ti che manchi, a sorte sì
grande non si pergie ne , o per poco di questa si gode. Difatti sappia m o come
tra le tante virtù che lo adornarono, erano prime il decoroso contegno in che
egli si tenne, l'essere del suo buon nome forte difenditore, il incontri e
di buone venture, che tanto valgono al la propizia riuscita dell'esercizio
clinico, e su cui la opinione e la fidanza di ottimo e felice medico riposa.
Nel nostro Alessandro sembra che tutto si riunisse a renderlo valente nell'arte
come nella scienza rinomatissimo. Ed in vero pel lungo corso che visse all'aura
del Campidoglio, non fuvvi personaggio distintocui non prestasse medica mano o
medica consultazione. Oltre ai pontefi ci sopraenunciati, la regina di Polonia
ed i suoi figli, gli Elettori Bavaro, Sassone, e Coloniense, la Regina
d'Inghilterra, ed ogni altro Principe e Grande, (a quali sifortemente il vivere
più ca le ) lui ebbero a tutela de' propri giorni bene ed ilparlar pensar bene
di tutti, siche tutti rispettando ed amando, seppe da tutti rispetto riscuotere
ed amore. Cosi Roma e ammiratrice di un filosofo Perugino. Ed il suo nome
onorato più spesso colà che tra noi si pronuncia forse e si ripete.
Lontano dagl'incanti del bel sesso, ne fuggi perfino, in quanto il potè, la medica
cura. Che più? Con religiositá e fortezza di animo sostenne una completa
cecitá, senza che in se stesso foss'egli meno tranquillo, nè meno fosse da
altri dimandato e compianto. Che se al possedimento disua vasta dottrina, se al
buon successo dell'arte sua, se al corredo delle nobili doti dell'animo che in
P. fece ro si bella mostra di loro, si aggiunga la felicità de' tempi nei quali
visse, dovremo anche meno stupirci che potesse egli giungere al più alto grado
di celebrità e di onoranza . Io voglio dire la felicità dei tempi; ossia quell buon
tempo ai dotti propizio, in cui dessi sono veramente stimati, e nel quale i
Principi, ei Grandi concorrono agara (siccome oggi) informar li, tosto chè i principi
e i grandi bene conoscono che le scienze e le lettere sono veramente il sostegno
de’ troni, e delle nazioni delle cittá dei paesi il primo ed il più luminoso
decoro. Ed alla estimazione de' medici credo che non poco in ogni tempo
contribuisca la buona Fidanza de'popoli, colsaldo tenersi di quel velame che
agli occhi del volgo i misteri nasconde d'Igea; velame tanto utile che sia
serbato; imperocchè la remozione di esso chi ne abbisogna e cui serve
reciprocamente danneggia. Dopo si grandi fatiche, carico di meriti e di onori,
questa misera terra abbandona e perenne ricordanza dei posteriche cirima
ve dilui? Laviva fama delle suetante virtù, ladi lui valentia nell'arte del
medicare; e più ci restano i suoi numerosi volumi , depositarii immanchevoli
del vasto sapere nelle fisiche e nelle mediche facoltá. Saremmo noi co tanto ingiusti
per dimenticare i sudori dei dotti che ci precedettero, solamente perchè il
modo loro di filosofare non è più simi le a quello de'tempi nostri? E vorremmo
noi far ci riputare così creduli e così inorgogliti nel lusin garci che alle
dottrine ed alle massime nostre del la filosofia e della medicina, tutti coloro
che ci suc cederanno coi secoli pieghino riverenti la fronte e le venture età
inalterato rispettino ciò che ad esse faremo noi pervenire? Non siavi chi lo
cre da , o la storia dell'umano sapere ne disinganni, Ond' è che degli esimj
ingegni, dei benemeriti cittadini, degl'insigni scrittori,sebbene lunga serie
di anni da essi ci divida, serbare si debbe ricor danzavivissima,afronte
decangiamentiaquali può girein control'umano filosofare e il medico opinamento.
Si, dotti Accademici, apprezziamo mai sempre le fatiche utili de' trapassati,
se nei miti noi buoni esempli, se ne rispettino i nomi ; ed il titolo a non
meritarci d'ingrati, le loro tombe di verdicorone di lauro con più frequenza e
con più giustizia si onorino. Rivolgendosi al Busto marmoreo dell'Encomiato,
che innalzavasi nella Sala dell' Accademia. Tutto ciò che vien detto di
Alessandro Pascoli in questo Elogio, come filosofo e medico , è tolto dalla let
tara ed analisi fatta delle molte sue opere , in diversi tem pi pubblicate; il
catalogo delle quali trovasi registrato nella Biografia dei Scrittori Perugini
delchiarissimo Cavaliere Gio. Battista Prof. Vermiglioli all'Articolo P.
Alessandro. Noi credemmo di non trascrivere ibra ni medesimi dell'Encomiato, a
conferma de' suoi detti e delle sue opinioni , e ciò per non aumentare la
stampa inu tilmente; sapendo che agli eruditi medici sarebbe ridire le cose
stesse le quali nelle opere di P. già bene conoscono, o potranno rilevare
quando lo vogliano . Quello poi che riguarda la di lui vita privata e so ciale
lo rilevammo dalla storia di sua famiglia, dalla Biografia sopracitata; nonchè
da quella degli illustri italia ni compilata dal chiarissimo Sig. Emilio de
Tipaldo, Venezia. Finalmente da non poche pregevoli notizie ms. lasciate da
Francesco Aurelio Ginanneschi, giovane di Alessandro P., ed ultimo che stet te
venti e più anni con lui, e perciò informatissimo della sua vita. Questo
ms trovasi presso di noi. Nacque da
Domenico P., e da Ippolita Mariottini. La famiglia dei P. fu originaria di
Ravenna, siccome ne scris se Celso , fratello del nostro Alessandro , nella
storia del la sua Casa. La prima di esse fu stampata in Roma, Zanobi, dedicata
a Paolucci, Segretario di Stato di Clemente XI. La seconda che contiene tutta la
di lui ritrattazione e pubblicata egualmente in Roma in 8° per il Buagni, dedicata a Banchieri assessore
del S. Officio. Ambedue queste operette interessanti la vita letteraria ed i
sentimenti morali del P. le abbiamo nella Biblioteca pubblica Scaff. Quando la
Regina d'Inghilterra in Roma lo chiama a medicarla, nell'atto di presentare il
polso, gli disse. É vero, Sig. Dottore, che voi non avete piacere di medicare
le donne? Alla quale dimanda egli risponde. É verissimo, ma non le regine. Muore
in Roma. confortato da tutti gli ajuti della Religione, Gl’ultimi18 circa dei quali
in una completa cecità Fù sepolto nella Chiesa di S. Silvestro a Monte Cavallo
de' RR.PP, Teatini- La Iscrizione sepolcrale umile, compostasi da se medesimo,
e che trovasi tuttora sopra l'avello, è la seguente. Hic Posuit Exuvias In Die
Irae Resumendas Alexander Pascoli Perusinus Verissimo. Non mi piace medicar le
donne, ma non le regine”,eforsedeglialtri,chesap di Antonio Blado); Trattato
della mutazione dell' altra Lettera si apprende che avea aria,in4. Roma per Alessandro
Gar. Pure scritto un trattato di Rettorica danoec.Di questo opuscolopro- eprincipalmente
sulla Invenzione dusse il suo giudizio il Bonciarioia dicui ne offer copia allo
stessoBon una letterainedita. Perchèi Digesti si allegano morie di sua famiglia
originaria di Ra iniscrittoperdueifedil paragra- venoa, epoistanziataio Perugia;
eda fo per due ss congiunti. queste memorie medesime passate quin 2. Del parto dell'Orsa
. piano e non siano appassionati. Da V. Conclusione del Tribuno della
scoli, ed. Ippolita Mariottini. Termi plebe, in 4. Roma per gl’Eredi di natii giovanili
suoi studii presso ipp. suo articolo, e dal Vincioli nell'opuscolo sullo stesso
argomento. I ràstampata velan anderò. Leco- Dizionario medico,che egli di e che
io farò non saranno da sco- morando in Firenze , studiò assidua »lare, e latine
per qualche mese, ma mente all’ospedale per fare osserva volgari, e contro tutta
l'Accademia zioni anatomiche, e per potere così fiorentina, massime sopra Boccaccio,
migliorare un suo Trattato sul cangia Gennajo da Domenico Pa. egli tolse a
seguire la medicina VI.Versiin Lode delleacquedi incuineotlenne le magistrali insegne
S.Galgano. Ci vengono ricordati dal. quando contava soli anni 21. Grisaldii o quelle
lettere rammentate al Posciasirecò in Firenze a meglio apprendere la scienza
salutare alla scuo e ciario. della Poesia,in CelsoPa. IIF. Questione di Giovanni
Osma. Romapergli Eredi rino Gigliotto Magistrato. anguste ma lucrose vie del
fo. PAPA scoli fratello di Alessandro, e di Leg IV. Risoluzioni di quattrodubbj.
ne, dimorando in Roma scrisse le me di a suoi posteri, noi raccoglieremo le
3.4. Del Perseo, e del Pesco, e brevi notizie di Alessandro, e Leone. loro
natura. Roma per gli Eredidi Nacque Alessandro in Perugia nel Gigliotti, in Giovanni
Gigliotti. E'questo un' Gesuiti, che conoscendolo di bello in opuscolo con cuisicoufutano
leopi- gegno, desideravano a loro condurlo, e nionidi Plutarco, del Manuzio edel
terminate gli studii legali, perch è il Sigonio, I quali credettero che il Tri-
padre voleastrascinarlo miserameate buoo della plebe in Roma non fosse per le
ro taliana, esopra Boccaceio. Gioviin- buone speranze, nonostante che si
tenderne poche parole: Sostato tardo riducesse agli estremi. Ristabilitosi torn’a
rispondervi perchè m'ha ingomnò a prospera meale esercitare la sua brato tutto più
di un mese una com- professione, e colfavore del dotto Mae »posizioncella che ho
fatta per un stro, potè presentarsi al Gran Duca »mio patrone, la quale subito chesa-
Cosimo I. Aggiugne l'Eloy nel suo ladi Kedi, e mentre co Da una lettera inedita
di Lorenzo si sotto di lui attende alla clinica, al Bonciario sembra che egli sia
ccin- fuda mortale malattia sorpreso, ma gesse a scrivere anche sulla Lingua i-
il Redi medesimo ne concepì sempre e èverissimo, ma non le Regine. Fu
Rimpatriato nuovamente si posea anche medico straordinario dei Ponte studiare le
lingue greca e latina sot- fici Clemente XI. Innocenzio XIII. Be to il Canonico
Guidarelli, dicuiveg. Pedetto XIII. e Clemente XII. incom gasil'articolo, e le Matematiche
sot- pagnia di Leprotti, il qua to il Dottor Neri, mentre non lascia- le molto profitta
de'consigli del Pa vadi attendere anche alla Medicina scoli. Dove aessere medico
primario pratica, solto LodovicoViti; nè passò pontificio, ma per non imbarazzarsi
poi molto tempo, che ottennein pa gui la giubilazione. Veggasi la dedica
premessa alla sua opera de Hom inc . Marini Archiatri Pontificj Caraffa de
Gymn. Rom. Com, in stud. Med. Borhe. Valen. e nuovamente tra le disputazioni mediche
raccolte dall' Halleer, per le approvazioni da farsi ne'miracoli Ad altri onori
fu innalzato in Ro- operatia di ntercessione de’Servi del Si ma, imperciocchè ebbe
luogo frai gnorenella loro canonizzazione e, e si XII. Archiatri del Collegio de'
Medici dique’ prodigjdistese pure alcunedi e fra gli Arcadicon il nome di Sofiló
squisizioni. Professa la Medicina con Molossio.Varie istituzioni sanitarie lo
semplicità, e dioesiche il rinomatissi ebbero a medico in Roma, ove cura mo Cardinale
Alessandro Albani Camer la Regina di Polonia , ed il suo figliuo- lengo, lo
ebbe in tanta stima, che non sole conferire impiego a perugin , se non gli
veniva raccomandato lo , gl’eleltori di Baviera e di Colonia, llo fante
Elettorale di Sassonia e la Regina d'Inghilterra, la quale da P. che solea chiamare
il Ca nell'ultima malattia volle il P. merlengo perugino. Fu avuto in isti. e
narra Celso suo fratello , che nella ma anche dal celebre Haller che ne prima volta
in cui Alessandro le tocca parla nelle opera sue,edilSeguer ilpolzo, glidisse la
Regina, onève àlui dedica la sua Schedula
monito. ro P., che voi non avete pia- ria ec. PA mentodegli organi corpore i per
cacere dimedicar donne?»cuirispose: gione delle passioni . PA 171 triauna Cattedradi
FILOSOFIA, che ten- ri; non ostante però fu continuamente neperapni10., ragunando
poi sem- in grazia degli stessi Pontefici, ed i pre in casa sua una Accademia aperta
venne medico del Conclave dopo la di Letterati. Intanto e chiamato aleg- morte di
Benedetto XIII. ee quando fu gere in Padova, e mentre si dispone creato Clemente
XII. Va arecarsia quel dottissimo Studio, Inoltre aveaeserci Clemente XI. lo chiama
a leggere nell' tata in Roma anche la carica di Pro Archi-ginnasio romano. Coldreca.
to medico di quella Metropoli, e dello tosi incomio cid tosto ad insegnare, la
Stato Ecclesiastico e la Consul Notomia,
che per anni continui tasole a sempre ricercare i suoi voti vi professò;
ottenne poi alire catte- in qualunque bisogno di medica poli dre di teorica e pratica
con vistosi zia. Fu similmente varie volte occu stipendi, finchè neconse pato dalla
Congregazione de, Riti nellaCorte, rifiutò sempre questi ono PERVGINVS
VIXIT OB.V. tica il Sig. Pietro Angelo
Papi M e 1. Delle febbri Teorica e Pratica dico e filosofo sabinese. Roma. secondo
il nuovo sistema, ove tuttosi per il Zanobj 8. spiega per quanto è possibile ad
im Dopo il lungo spazio di anni, mitazione de’ Geometriec. Perugia fu proibita quest'opera,
el'Autore X. Della natura dei nostri pensie; Osservazioni Teoriche e Pratiri, e
della natura concuisiespri che di Medicina inviate fonde in virtù di loro
elastica possan. Sofilo Molossio Pastore Arcade zaec. Roma presso Rocco Barnabò
perugino, e custode degli armenti automatici in Arcadia. Gli difende dal De
homine sive de corpore PA PA l pel Costantini 4. Sieguonoal- tocco da scrupolo
pubblica ilN.VII. cuni suoi discorsi in materie mediche. Anatome Literarumsive Pal.
Muore santamente in Roma di vallo con questa iscrizione nel suotu. anni edopoanni
dicecità,e mulo cheerasi composta per lui stesso. Le dolle opere che lasciò a'
poste- ri sono: lo scrutinio che nefa nellasua cri • II. Il Corpo umano o breve
Istoria dove con nuovo metodo si descrivono ladis pervestigatio ec. Romae In
ultimo vannoaggiun- per lo Buagni .Vedi il N. V. .M. HIC 0.POSVIT , EXVVIAS IN
DIE IRAE RESVMENDAS ALEXANDER P. typis Cajetani Zanobii8. in compendio tutti gli
organi suoi, furi prodotta per lo Salvioni in4. con cd i loro principali officj
ec Perugia pel Costantini in 4.Ven. qualche diversità nel titolo. VII. Sofilo senza
maschera. Roma te due Pistole del Baglivi a P.: De fibra motrice et morbosa, nec
non zioni di alcuni Servi di Dio.Roma de experimentis ac morbis ec. per
Giornale de Letterati Ven. Fu sepolto in
S. Silvestro di Monte Car Voti scritti per le Canoniza. Del moto che nei mobili
siri. Nuovo metodo per introdursi IX. Dei moto che nei corpi sidif ad
imitazione de' Geometri con ordi- fonde per impulso esteriore ne, chiarezza e
brevità nelle più, Tratta sotto fisico matematico ad insegnare la tili quistioni
di Filosofia, Logica, Mo- possanza degli clementi 4. Roma per rale, e Fisica.Ven.
per Andrea Po- 'lo Salvioni letti. in 4. vediil N.X. fig. (1) o lettere mono. Riflessioni
metafisich ecc. Ro agli eruditissimi Signori disuapri- ma Serve disecondapar
vata Accademiaec.Ven. per teall'opera data al N. I. Andrea Poletti 4.,ed ivi nuovamente
humano vitam habente ratione tampro- insegne; e continuando inessigiunse
spera et amafficta e valetudinis. Li- a cuoprire l'onore vole posto di Segre
bri tres. Romae in4. ex per Andr. Poletti (sò poscia a Ravenna, d'onde
alloscri. onori, che non versavansi allora con soil Barnabòcon varj discorsi. L'
tanta generosità, perchè al solo meri opera stessa fu ri-stampata in Venezia to
concedevansi. Scorsi pochi mesi di pel Poletti in 4. cuisiag. sua dimora in Firenze,
torna arive giunse una memoria di Seguerdiret de re la patria, da cuisirecò nuova.
ta a P. . mente in Roma sede degli studii lega XIV. Alcuni opuscoli anonimi in
li, verso de'quali Leonecra inclina. Difesadi Alessandro P., Sicretissimo, la quella
Metropoli diporta. dono suoi, esonoin risposta adal-si con tanta saggezza, che divenne
fa tri opuscoli del bresciano Cri- miliare del Duca d'Weda Ambasciado. stoforo Zannettini
già stato scolare del re del Re di Spagna alla Corte romu. Medesimo P.; ed in quelle
dispu- na. Ma circostanze politiche, che oscu. tealtri molti opuscolisi videro.
Ma raro no la riputazione di quel poco assennato Ministro, anche ad egli fe
delle sue opere mediche si fe ce altra edizione in Venezia in due cero cambiare
partitie siavviò per volume. Oltregli una carriera diversa. Dopo di averevi
Scritti che a P. indirizzarono sitate alcune delle primarie città d'Ita,
Baglivi, e Seguer glilia, torno a rivedere la patria, e ad fu dedicata la seconda
edizione delle una vastissima suppellettile di cognizio Maschere sceniche del
Ficoroni. CONVERSANDO gl’uomini tra sè, ed avendo in conseguen [ROMA ETCRIS
EMANUELE Donde è nico il] za necessità di COMUNICARE a vicenda i pensieri, e le
linguagio degl, a to Cà CO. Uomini partico idee, che passano intimamente loro nell'ANIMO;
nè potendo laze ciò conseguire in questo mondo sensibile, se non che in virtù
di qualche oggetto atto a muovere i sensi, CONVENNERO DI COMUN CONSENSO ad unire
in maniera i loro pensieri e le loro idee, ancorche al tutto insensibili, a
certi SEGNI SENSIBILI, ed in particolare alle voci, che queste, stimolando per
entro agl’orecchi gl’organi dell'udito, destino con un a tale alte razione
nell'ANIMO, di chiode, quei pensieri, e quelle idee, che concordarono di ESPRIMERE
per simili SEGNI, o voci, chiamate comunemente termini. I termini dunque in logica
non sono se non chele semplice voci inventate dagl’uomini a piacere per
esprimere con maniere sensibili le loro idee insensibili. Di qui è, che nato è
tra i popoli ogni linguaggi particolare. Di cosi fatto linguaggio, e delle idee,
che esso esprime, rispetto alle operazioni dette dell'intelletto, cioè rispetto
al raziocinio umano, nel corso del saggio presente facciamo esatta menzione. Alessandro
Pascoli. Keywords: fisiologia, corpo, galileo, il fuco di Girgenti, Cicerone,
Bianchini. Verissimo, non mi piace medicar le donne, ma non le regine” spiegazione
dell’entimema in termini dell’intenzione dei communicatori – chi da il segno e
chi lo receve – il segno sensibili dell’idea della cosa. Equivoco se il termine
e dunque la proposizione rippresenta due idee. -- Luigi Speranza, “Grice e
Pascoli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pascoli: decadenza divina – l’implicatura
conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (San
Mauro). Filosofo italiano. Considerato il maggior filosofo decadente,
nonostante la sua formazione principalmente positivistica. Dal Fanciullino,
articolo programmatico, emerge una concezione intima e interiore del sentimento
poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano, e al
recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva. D'altra parte, solo il
poeta può esprimere la voce del "fanciullino" presente in ognuno:
quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi
ormai anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo
l'utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia. Egli,
pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell'epoca, né
mostrando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al
contrario di D'Annunzio), manifesta nella propria produzione tendenze
prevalentemente spiritualistiche e idealistiche, tipiche della cultura di fine
secolo segnata dal progressivo esaurirsi del positivismo. Complessivamente la
sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione
classicista ereditata da Carducci e le nuove tematiche decadenti. Risulta
infatti difficile comprendere il vero significato delle sue opere più
importanti, se si ignorano i dolorosi e tormentosi presupposti biografici e
psicologici che egli stesso ri-organizzò per tutta la vita, in modo ossessivo,
come sistema semantico di base del proprio mondo poetico e artistico. Nacque
in provincia di Forlì all'interno di una famiglia benestante, quarto dei dieci
figli due dei quali morti molto piccolo di Ruggero P., amministratore
della tenuta La Torre della famiglia dei principi Torlonia, e di Caterina
Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamano affettuosamente Zvanì. Il
padre e assassinato con una fucilata, sul proprio calesse, mentre tornava a
casa da Cesena. Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse
dovute a contrasti di lavoro, non sono mai chiarite e i responsabili rimasero
ignoti. Nonostante tre processi celebrati e nonostante la famiglia ha forti
sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente ne “La
cavalla storna”. Il probabile mandante e infatti Pietro Cacciaguerra (al quale
fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica Tra San Mauro e Savignano, possidente
ed esperto fattore da bestiame, che divenne successivamente agente per conto
del principe, co-adiuvando l'amministratore A. Petri, sub-entrato al padre dopo
il delitto. I due sicari, i cui nomi correvano di bocca in bocca in paese, sono
L. Pagliarani detto Bigéca, fervente repubblicano, e M.
Dellarocca, probabilmente fomentati dal presunto mandante. Sempre da lui venne
scritta una poesia in ricordo della notte dell'assassinio del padre, X agosto,
la notte di San Lorenzo, la stessa notte in cui morì il padre.
Sull'intricatissima vicenda del delitto Pascoli è stato pubblicato il saggio “Omicidio
Pascoli”. Il complotto frutto di ricerche negli archivi locali e che, oltre a
pubblicare documentazione inedita, formula l'ipotesi di uncomplotto perpetrato
ai danni dell'amministratore Pascoli. Il trauma lascia segni profondi nel
poeta. La famiglia comincia a perdere gradualmente il proprio stato economico e
successivamente a subire una serie impressionante di lutti, disgregandosi:
costretti a lasciare la tenuta, l'anno successivo morirono la sorella
Margherita di tifo, e la madre per un attacco cardiaco (di "crepacuore",
si disse), il fratello Luigi, colpito da
meningite, e il fratello maggiore Giacomo, di tifo. Da recenti studi anche il
fratello maggiore, che aveva tentato inutilmente di ricostituire il nucleo
familiare a Rimini, potrebbe essere stato assassinato, forse avvelenato.
Giacomo infatti nell'anno in cui morì ricopriva la carica di assessore comunale
e pare conoscesse personalmente coloro che avevano partecipato al complotto per
uccidere il padre, oltre al fatto che i giovani fratelli Pascoli (in
particolare Raffaele e Giovanni) si erano avvici tal punto alla verità sul
delitto da essere minacciati di morte. Le due sorelle Ida e Maria andarono
a studiare nel collegio del convento delle monache agostiniane, a Sogliano al
Rubicone, dove viveva Rita Vincenzi, sorella della madre Caterina e dove
rimasero dieci anni: nel 1882, uscite di convento, Ida e Maria chiesero aiuto
al fratello Giovanni, che dopo la laurea insegnava al liceo Duni di Matera,
chiedendogli di vivere con lui, facendo leva sul senso di dovere e di colpa di
Giovanni, il quale durante i 9 anni universitari non si era più occupato delle
sorelle. Nella biografia scritta dalla sorella Maria, Lungo la vita di Giovanni
Pascoli, il futuro poeta è presentato come un ragazzo solidoe vivace, il cui
carattere non è stato alterato dalle disgrazie; per anni, infatti, le sue
reazioni parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a terminare il liceo e
a cercare i mezzi per proseguire gli studi universitari, nonché nel puntiglio,
sempre frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino del padre. Questo
desiderio di giustizia non sarà mai voglia di vendetta, e Pascoli si pronuncerà
sempre contro la pena di morte e contro l'ergastolo, per motivi principalmente
umanitari. Dopo la morte del fratello Luigi avvenuta per meningite dovette
lasciare il collegio Raffaello dei padri Scolopi di Urbino. Si trasferì a
Rimini, per frequentare il liceo classico Giulio Cesare. Gunse a Rimini assieme
ai suoi cinque fratelli: Giacomo, Raffaele, Alessandro Giuseppe, Ida, Maria (6,
chiamata affettuosamente Mariù. L'appartamento, già scelto da Giacomo ed
arredato con lettini di ferro e di legno, e con mobili di casa nostra, era in
uno stabile interno di via San Simone, e si componeva del pianterreno e del
primo piano», scrive Mariù: «La vita che si conduceva a Rimini… era di una
economia che appena consentiva il puro necessario». Pascoli terminò infine gli
studi liceali a Cesena dopo aver frequentato il ginnasio ed il liceo al
prestigioso Liceo Dante di Firenze, ed aver fallito l'esame di licenza a causa
delle materie scientifiche. Grazie ad una borsa di studio di 600 lire (che
poi perse per aver partecipato ad una manifestazione studentesca) ssi iscrisse
all'Bologna, dove ebbe come docenti G. Carducci e G. Gandino, e diventò amico
del poeta e critico S.Ferrari. Conosciuto A. Costa e avvicinatosi al movimento
anarco-socialista, comincia, a tenere comizi a Forlì e a Cesena. Durante una
manifestazione socialista a Bologna, dopo l'attentato fallito dell'anarchico
lucano G. Passannante ai danni del re Umberto I, lesse pubblicamente un proprio
sonetto dal presunto titolo Ode a Passannante. L'ode venne subito dopo
strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse pentito,
pensando all'assassinio del padre. Dessa si conoscono solamente gli ultimi due
versi tramandati oralmente. Colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera. La
paternità del componimento e oggetto di controversie. Sia la sorella Maria sia
lo studioso P. Bianconi negano che avesse scritto tale ode. Bianconi la define la
più celebre e citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana. Benché
non vi sia alcuna prova tangibile sull'esistenza dell'opera, G. Lolli,
segretario della federazione socialista di Bologna e il suo amico, dichiara di
aver assistito alla lettura e attribue a lui la realizzazione della lirica. Arrestato
per aver partecipato ad una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, i
quali erano stati a loro volta imprigionati per i disordini generati dalla
condanna di Passannante. Durante il loro processo urla. Se questi sono i
malfattori, evviva i malfattori! Dopo poco più di cento giorni, esclusa la
maggiore gravità del reato, con sentenza, la Corte d'Appello rinvia gli
imputati P. e U. Corradinidavanti al Tribunale. Il processo, in cui Pascoli era
difeso dall'avvocato Barbanti, ha luogo, chiamato a testimone anche Carducci
che invia una sua dichiarazione. Non ha capacità a delinquere in relazione ai
fatti denunciati. Viene assolto ma attraversa un periodo difficile. Medita il
suicidio ma il pensiero della madre defunta lo fa desistere, come dirà nella
poesia La voce. Alla fine riprende gli studi con impegno. Nonostante le
simpatie verso il movimento anarco-socialista, quando Umberto I venne ucciso da
un altro anarchico, G. Bresci, Pascoli rimase amareggiato dall'accaduto e
compose la poesia Al Re Umberto. Abbandona la militanza politica, mantenendo un
socialismo umanitario che incoraggiasse l'impegno verso i deboli e la concordia
universale tra gli uomini, argomento di alcune liriche: «Pace, fratelli!
e fate che le braccia ch'ora o poi tenderete ai più vicini, non sappiano la
lotta e la minaccia.» (I due fanciulli). Dopo la laurea con una tesi su
Alceo, P. intraprese la carriera di insegnante di latino e greco nei licei di
Matera e di Massa. Dopo le vicissitudini e i lutti, aveva finalmente ritrovato
la gioia di vivere e di credere nel futuro. Ecco cosa scrive all'indomani della
laurea da Argenta: "Il prossimo ottobre andrò professore, ma non so
ancora dove: forse lontano; ma che importa? Tutto il mondo è paese ed io ho
risoluto di trovar bella la vita e piacevole il mio destino". Su
richiesta delle sorelle Ida e Maria, nel convento di Sogliano, riformula il
proprio progetto di vita, sentendosi in colpa per avere abbandonato le sorelle
negli anni universitari. Ecco a tale proposito una lettera di Giovanni scritta
da Argenta, il quale, ripreso dalle sorelle per averle abbandonate, così
risponde: "Povere bambine! Sotto ogni parola di quella vostra
lettera così tenera, io leggevo un rimprovero per me, io intravedevo una
lagrima!." E ancora da Matera il poeta scrive. Amate voi me, che ero
lontano e parevo indifferente, mentre voi vivevate nell'ombra del chiostro. Amate
voi me, che sono accorso a voi soltanto quando escivate dal convento raggianti
di mite contentezza, m'amate almeno come le gentili compagne delle vostre gioie
e consolatrici dei vostri dolori? Iniziato
alla massoneria, presso la loggia "Rizzoli" di Bologna. Il testamento
massonico autografo del Pascoli, a forma di triangolo (il triangolo è un simbolo
massonico), è stato rinvenuto. Insegna a Livorno al Ginnasio-Liceo
"Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio si trovano ancora lettere e
appunti scritti di suo pugno. Inizia la collaborazione con la rivista Vita
nuova, su cui uscirono le prime poesie di Myricae, raccolta che continuò a
rinnovarsi in cinque edizioni. Con le sorelle Ida e Maria Vinse inoltre per ben
tredici volte la medaglia d'oro al Concorso di poesia latina di Amsterdam, col
poemetto Veianus e coi successivi Carmina. E chiamato a Roma per collaborare
con il Ministero della pubblica istruzione. Nella capitale fece la conoscenza
di A. Bosis, che lo invitò a collaborare alla rivista Convito (dove
sarebbero infatti apparsi alcuni tra i componimenti più tardi riuniti nel
volume Poemi conviviali), e di Annunzio, il quale lo stima, anche se il
rapporto tra i due filosofi e sempre complesso. G. Bernardo, a capo del
Grande Oriente d'Italia, esplicitamente dichiara l'appartenenza di P. e
Carducci alla massoneria, per un certo periodo nelle logge. Il nido di
Castelvecchio «La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa
nell'ultima sera» (Giovanni Pascoli, La mia sera, Canti di Castelvecchio)
Divenuto professore universitario e costretto dalla sua professione a lavorare
in più città (Bologna, Messina e Pisa), non si radicò mai in esse,
preoccupandosi sempre di garantirsi una via di fuga verso il proprio mondo di
origine, quello agreste. Tuttavia il punto di arrivo sarebbe stato sul versante
appenninico opposto a quello da cui proveniva la sua famiglia. Infatti si
trasferì con la sorella Maria nella Media Valle del Serchio nel piccolo borgo
di Castelvecchio nel comune di Barga, in una casa che divenne la sua residenza
stabile quando (impegnando anche alcune medaglie d'oro vinte al Concorso
di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla. Dopo il matrimonio della
sorella Ida con il romagnolo Berti, matrimonio che il poeta contempla e seguito
i vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della
sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di
lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al
Concorso di poesia latina di Amsterdam poté acquistarla. Dopo il
matrimonio della sorella Ida con S. Berti, matrimonio che contempla e seguito
vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della
sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di
lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al
Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla. Dopo il
matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Sa. Berti, matrimonio che
contempl e seguito P. vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per
l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste
economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda
ferita dopo anni di sacrifici e dedizione alle sorelle, a causa delle qualia
causa delle quali ha di fatto più volte rinunciato all'amore. A tale proposito,
una vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla.
Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo S. Berti, matrimonio che
il poeta aveva contemplato e seguito sin vivrà in seguito alcuni mesi di grande
sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le
continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa
come una profonda ferita dopo mostra dedicata agli "Amori di Zvanì" e
allestita dalla Casa Pascoli nel, getta luce sulle sue vicende amorose inedite,
chiarendo finalmente il suo desiderio più volte manifestato di crearsi una
propria famiglia. Molti particolari della vita personale, emersi dalle lettere
private, furono taciuti dalla celebre biografia scritta da M. P., poiché
giudicati da lei sconvenienti o non conosciuti. Il fidanzamento con la
cugina Imelde Morri di Rimini, all'indomani delle nozze di Ida, organizzato
all'insaputa di Mariù, dimostra infatti il suo reale intento. Di fronte alla
disperazione di Mariù, che non avrebbe mai accettato di sposarsi, né
l'ingerenza di un'altra donna in casa sua, ancora una volta rinuncerà al
proposito di vita coniugale. Si può affermare che la vita moderna della
città non entrò mai, neppure come antitesi, come contrapposizione polemica,
nella sua poesia. In un certo senso, non uscì mai dal suo mondo, che costituì,
in tutta la sua produzione letteraria, l'unico grande tema, una specie di
microcosmo chiuso su sé stesso, come se ha bisogno di difenderlo da un
minaccioso disordine esterno, peraltro sempre innominato e oscuro, privo di
riferimenti e di identità, come lo era stato l'assassino di suo padre. Sul
tormentato rapporto con le sorelle il nido familiare che ben presto divenne
tutto il mondo della sua poesia. Scrive parole di estrema chiarezza il poeta
Mario Luzi. Di fatto si determina nei tre che la disgrazia ha diviso e
ricongiunto una sorta di infatuazione e mistificazione infantili, alle
quali Ida è connivente solo in parte. Si tratta in ogni caso di una vera e
propria regressione al mondo degli affetti e dei sensi, anteriore alla
responsabilità; al mondo da cui era stato sbalzato violentemente e troppo
presto. Possiamo notare due movimenti concorrenti: uno, quasi paterno, che gli
suggerisce di ricostruire con fatica e pietà il nido edificato dai genitori; di
investirsi della parte del padre, di imitarlo. Un altro, di ben diversa
natura, gli suggerisce invece di chiudersi là dentro con le piccole sorelle che
meglio gli garantiscono il regresso all'infanzia, escludendo di fatto, talvolta
con durezza, gli altri fratelli. In pratica difende il nido con sacrificio, ma
anche lo oppone con voluttà a tutto il resto. Non è solo il suo
ricovero ma anche la sua misura del mondo. Tutto ciò che tende a
strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre dimensioni della realtà
non gli riescono, positivamente, accettabili. Per renderlo più sicuro e
profondo lo sposta dalla città, lo colloca tra i monti della Media Valle del
Serchio dove può, oltre tutto, mimetizzarsi con la natura.» ([M. Luzi]) In
particolare si fecero difficili i rapporti con Giuseppe, che mise più volte in
imbarazzo Giovanni a Bologna, ubriacandosi continuamente in pubblico nelle
osterie, e con il marito di Ida, il quale
dopo aver ricevuto in prestito dei soldi da lui, partì per l'America
lasciando in Italia la moglie e le tre figlie. Le trasformazioni politiche
e sociali che agitavano gli anni di fine secolo e preludevano alla catastrofe
bellica europea, gli gettarono progressivamente, già emotivamente provato
dall'ulteriore fallimento del suo tentativo di ricostruzione familiare, in una
condizione di insicurezza e pessimismo ancora più marcati, che lo conduceno in
una fase di depressione e nel baratro dell'alcolismo. Abusa di vino e cognac,
come riferisce anche nelle lettere. Le uniche consolazioni sono la poesia, e il
suo nido di Castelvecchio, dopo la perdita della fede trascendente, cercata e
avvertita comunque nel senso del mistero universale, in una sorta di
agnosticismo mistico, come testimonia una missiva a G. Semeria. Io penso molto
all'oscuro problema che resta. Oscuro. La fiaccola che lo rischiara è in mano
della nostra sorella grande morte. Oh! sarebbe pur dolce cosa il credere che di
là fosse abitato! Ma io sento che le religioni, compresa la più pura di tutte,
la cristiana, sono per così dire, Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno
scosse. Mentre insegnava latino e greco nelle varie università dove aveva
accettato l'incarico, pubblicò anche i volumi di analisi dantesca Minerva
oscura, Sotto il velame e la mirabile visione. Assunse la cattedra di
letteratura italiana a Bologna succedendo a Carducci. Qui ebbe allievi che
sarebbero stati poi celebri, tra cui A. Garzanti. Presenta al concorso indetto
dal Comune di Roma per celebrare il cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il poema
latino “Inno a Roma” in cui riprendendo un tema già anticipato nell'ode Al corbezzolo
esalta Pallante come il primo morto per la causa nazionale e poi deposto su
rami di corbezzolo che con i fiori bianchi, le bacche rosse e le foglie verdi,
vengono visti come un'anticipazione della bandiera tricolore. Scoppiata
la guerra italo-turca, presso il teatro di Barga pronuncia il celebre discorso
a favore dell'imperialismo La grande Proletaria si è mossa: egli sostiene
infatti che la Libia sia parte dell'Italia irredenta, e l'impresa sia anche a
favore delle popolazioni sottomesse alla Turchia, oltre che positiva per i
contadini italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in sostanza, non di
nazionalismo vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopie socialiste e
patriottiche. Le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico gli consiglia
di lasciare Castelvecchio e trasferirsi a Bologna, dove gli viene diagnosticata
la cirrosi epatica per l'abuso di alcool. Nelle memorie della sorella viene
invece affermato che fosse malato di epatite e tumore al fegato. Il certificato di morte riporta come causa un
tumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta
di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava
sconvenienti dall'immagine del fratello, come la dipendenza da alcool, la
simpatia giovanile per Passannante e la sua affiliazione alla Massoneria. La
malattia lo porta infatti alla morte, un Sabato Santo vigilia di Pasqua, nella
sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 2. La vera causa del decesso fu
probabilmente la cirrosi epatica. Venne sepolto nella cappella annessa alla sua
dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà tumulata anche l'amata sorella
Maria, sua biografa, nominata erede universale nel testamento, nonché curatrice
delle opere postume. L'ultima dimora dove morì, a Bologna in via
dell'Osservanza n. 2. Sul cancello si può brevi parentesi politiche
della sua vita. Venne arrestato e assolto dopo tre mesi di carcere. L'ulteriore
senso di ingiustizia e la delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del
tutore Carducci e al compimento degli studi con una tesi su Alceo. A
margine degli studi veri e propri, comunque, conduce una vasta esplorazione della
filosofia ttraverso le riviste francesi specializzate come la Revue des deux
Mondes, che lo misero in contatto con l'avanguardia simbolista, e la lettura
dei testi scientifico-naturalistici di Michelet, Fabre e Maeterlinck. Tali testi filosofici
utilizzano la descrizione naturalistica la vita degli insetti soprattutto, per
quell'attrazione per il micro-cosmo così caratteristica del romanticismo
decadente in chiave filosofica. L’sservazione era aggiornata sulle più recenti
acquisizioni filosofiche dovute al perfezionamento del microscopio e della
sperimentazione di laboratorio, ma poi veniva filtrata letterariamente
attraverso uno stile lirico in cui domina il senso della meraviglia e della
fantasia. E un atteggiamento positivista romanticheggiante che tende a vedere
nella natura l'aspetto pre-cosciente del mondo umano. Coerentemente con
questi interessi, vi fu anche quello per la filosofia dell'inconscio di Hartmann
che apre quella linea di interpretazione della psicologia in senso
anti-meccanicistico che sfociò nella psicanalisi freudiana. È evidente in
queste letture come in quella successiva di J. Sully sulla psicologia
un'attrazione verso il mondo piccolo dei fenomeni naturali e psicologicamente
elementari che tanto fortemente caratterizza tutta la sua poesia. E non solo la
sua. La cultura filosofica ha coltivato un particolare culto per il mondo
dell'infanzia, dapprima, in un senso culturale più generico, poi, con un più
accentuato intendimento psicologico. I Romantici, sulla scia di VICO (si veda)
e di Rousseau, paragonano l'infanzia allo stato primordiale di natura dell'umanità,
inteso come una sorta di età dell'oro. Si comincia ad analizzare in modo
più realistico e scientifico la psicologia, portando l'attenzione del individuo
in sé, caratterizzato da una propria realtà di riferimento. La filosofia produce
una quantità considerevole di saggi che costituirono la vera letteratura di
massa. Parliamo delle innumerevoli raccolte di fiabe dei fratelli Grimm di Andersen, di Ruskin, Wilde, Maeterlinck; o
come il capolavoro di Dodgson, Alice nel Paese delle Meraviglie (cf. Pinocchio,
Cuore). Oppure i libri di avventura adatti anche all'infanzia, come i romanzi
di Verne, Kipling, Twain, Salgari, London. Saggi sull'infanzia, dall'intento
moralistico ed educativo, come Senza famiglia di Malot, Il piccolo Lord di
Burnett, Piccole donne di Alcott e i celeberrimi “Cuore” di De Amicis e “Pinocchio”
di Collodi. Tutto questo ci serve a ricondurre, naturalmente, la sua teoria della
poesia come intuizione pura e ingenua, espressa nella poetica del fanciullino,
ai riflessi di un vasto ambiente filosofico che e assolutamente maturo per
accogliere la sua proposta. In questo senso non si può parlare di una vera
novità, quanto piuttosto della sensibilità con cui sa cogliere un gusto diffuso
e un interesse già educato, traducendoli in quella grande poesia che all'Italia
manca dall'epoca di Leopardi. Per quanto riguarda il linguaggio, ricerca una
sorta di musicalità evocativa, accentuando l'elemento sonoro del verso, secondo
il modello dei poeti maledetti Verlaine e Mallarmé. La poesia come nido che
protegge dal mondo. La poesia ha natura irrazionale e con essa si può giungere
alla verità di ogni cosa. Il poeta deve essere un poeta-fanciullo che arriva a
questa verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione. Rifiuta quindi la
ragione e, di conseguenza, rifiuta il positivismo, che e l'esaltazione della
ragione stessa e del progresso, approdando così al decadentismo. La poesia
diventa così analogica, cioè senza apparente connessione tra due o più realtà
che vengono rappresentate; ma in realtà una connessione, a volte anche un po'
forzata, è presente tra i concetti, e il poeta spesso e volentieri è costretto
a voli vertiginosi per mettere in comunicazione questi concetti. La poesia
irrazionale o analogica è una poesia di svelamento o di scoperta e non di
invenzione. I motivi principali di questa poesia devono essere "umili
cose": cose della vita quotidiana, cose modeste o familiari. A questo si
unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, le cui presenze aleggiano
continuamente nel “nido”, riproponendo il passato di lutti e di dolori e
inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione,
che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami oscuri, viscerali
del nido. Il duomo, al cui suono della campana si fa riferimento ne L'ora di
Barga Nella vita dei letterati italiani degli ultimi due secoli ricorre
pressoché costantemente la contrapposizione problematica tra mondo cittadino e
mondo agreste, intesi come portatori di valori opposti: mentre la campagna
appare sempre più come il paradiso perduto dei valori morali e culturali, la
città diviene simbolo di una condizione umana maledetta e snaturata, vittima
della degradazione morale causata da un ideale di progresso puramente
materiale. Questa contrapposizione può essere interpretata sia alla luce
dell'arretratezza economica e culturale di gran parte dell'Italia rispetto
all'evoluzione industriale delle grandi nazioni europee, sia come conseguenza
della divisione politica e della mancanza di una grande metropoli unificante
come erano Parigi per la Francia e Londra per l'Inghilterra. I luoghi poetici
della terra, del borgo, dell'umile popolo che ricorrono fino agli anni del
primo dopoguerra non fanno che ripetere il sogno di una piccola patria
lontana,che l'ideale unitario vagheggiato o realizzato non spegne mai del
tutto. Decisivo nella continuazione di questa tradizione fu proprio
Pascoli, anche se i suoi motivi non furono quelli tipicamente ideologici degli
altri scrittori, ma nacquero da radici più intimistiche e soggettive. Scrive al
pittore De Witt. C'è del gran dolore e del gran mistero nel mondo; ma nella
vita semplice e familiare e nella contemplazione della natura, specialmente in
campagna, c'è gran consolazione, la quale pure non basta a liberarci
dall'immutabile destino». In questa contrapposizione tra l'esteriorità della
vita sociale (e cittadina) e l'interiorità dell'esistenza familiare e agreste si
racchiude l'idea dominanteaccanto a quella della mortedella poesia pascoliana.
Dalla casa di Castelvecchio, dolcemente protetta dai boschi della Media Valle
del Serchio, non usce più (psicologicamente parlando) fino alla morte. Pur
continuando in un intenso lavoro di pubblicazioni poetiche e saggistiche, e
accettando di succedere a Carducci sulla cattedra dell'Bologna, egli ci ha
lasciato del mondo una visione univocamente ristretta attorno ad un
"centro", rappresentato dal mistero della natura e dal rapporto tra
amore e morte. Fu come se, sopraffatto da un'angoscia impossibile a
dominarsi, il poeta avesse trovato nello strumento intellettuale del
componimento poetico l'unico mezzo per costringere le paure e i fantasmi
dell'esistenza in un recinto ben delimitato, al di fuori del quale egli potesse
continuare una vita di normali relazioni umane. A questo "recinto"
poetico egli lavorò con straordinario impegno creativo, costruendo una raccolta
di versi e di forme che la letteratura italiana non vedeva, per complessità e
varietà, dai tempi di Chiabrera. La ricercatezza quasi sofisticata, e
artificiosa nella sua eleganza, delle strutture metriche scelte da P. mescolanza
di novenari, quinari e quaternari nello stesso componimento, e così viaè stata interpretata
come un paziente e attento lavoro di organizzazione razionale della forma
poetica attorno a contenuti psicologici informi e incontrollabili che premevano
dall'inconscio. Insomma, esattamente il contrario di quanto i simbolisti
francesi e le altre avanguardie artistiche proclamano nei confronti della
spontaneità espressiva. Frontespizio di un'edizione del discorso
socialista e nazionalista di P. La Grande Proletaria si è mossa, in favore
della guerra di Libia. Anche se l'ultima fase della produzione pascoliana è
ricca di tematiche socio-politiche (Odi e inni, comprendenti gli inni Ad
Antonio Fratti, Al re Umberto, Al Duca degli Abruzzi e ai suoi compagni,
Andrée, nonché l'ode, aggiunta nella terza edizione, Chavez; Poemi italici;
Poemi del Risorgimento; nonché il celebre discorso La grande Proletaria si è
mossa, tenuto in occasione di una
manifestazione a favore dei feriti della guerra di Libia), non c'è dubbio
che la sua opera più significativa è rappresentata dai volumi poetici che
comprendono le raccolte di Myricae e dei Canti di Castelvecchio, nei quali il
poeta trae spunto dall'ambiente a lui familiare come la Ferrovia Lucca-Aulla
("In viaggio"), nonché parte dei Poemetti. Il mondo di P. è tutto lì:
la natura come luogo dell'anima dal quale contemplare la morte come ricordo dei
lutti privati. Troppa questa morte? Ma la vita, senza il pensiero della morte,
senza, cioè, religione, senza quello che ci distingue dalle bestie, è un
delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico. D'altra parte queste
poesie sono nate quasi tutte in campagna; e non c'è visione che più campeggi o
sul bianco della gran nave o sul verde delle selve o sul biondo del grano, che
quella dei trasporti o delle comunioni che passano: e non c'è suono che più si
distingua sul fragor dei fiumi e dei ruscelli, su lo stormir delle piante, sul
canto delle cicale e degli uccelli, che quello delle Avemarie. Crescano e
fioriscano intorno all'antica tomba della mia giovane madre queste myricae
(diciamo cesti o stipe) autunnali. Dalla Prefazione di P. ai Canti di
Castelvecchio. Il poeta e il fanciullino. Il poeta è poeta, non oratore o
predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo,
non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del Carducci, un
artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri,
un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire il
poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo
col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra. Da Il fanciullino. Uno dei
tratti salienti per i quali è passato alla storia della letteratura è la
cosiddetta poetica del fanciullino, da lui stesso esplicitata nello scritto
omonimo apparso sulla rivista Il Marzocco. Influenzato dalla psicologia di J. Sully
e dalla filosofia dell'inconscio di Hartmann, dà una definizione assolutamente
compiutaalmeno secondo il suo punto di vistadella poesia (dichiarazione
poetica). Si tratta di un testo di 20 capitoli, in cui si svolge il dialogo fra
il poeta e la sua anima di fanciullino, simbolo: dei margini di purezza e
candore, che sopravvivono nell'uomo adulto. Della poesia e delle
potenzialità latenti di scrittura poetica nel fondo dell'animo umano.
Caratteristiche del fanciullino. Rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo e
arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo tinnulo squillo come di
campanella". "Piange e ride senza un perché di cose, che sfuggono ai
nostri sensi ed alla nostra ragione". "Guarda tutte le cose con
stupore e con meraviglia, non coglie i rapporti logici di causaeffetto, ma
intuisce. Scopre nelle cose le relazioni più ingegnose. Riempie ogni oggetto
della propria immaginazione e dei propri ricordi (soggettivazione),
trasformandolo in simbolo. Una rondine. Gli uccelli e la natura, con precisione
del lessico zoologico e botanico ma anche con semplicità, sono stati spesso
cantati da P. Il poeta allora mantiene una razionalità di fondo, organizzatrice
della metrica poetica, ma: Possiede una sensibilità speciale, che gli
consente di caricare di significati ulteriori e misteriosi anche gli oggetti
più comuni. Comunica verità latenti agli uomini -- è Adamo, che mette nome
atutto ciò che vede e sente (secondo il proprio personale modo di sentire, che
tuttavia ha portata universale). Deve saper combinare il talento della
fanciullezza (saper vedere), con quello della vecchiaia (saper dire). Percepisce
l'essenza delle cose e non la loro apparenza fenomenica. La poesia, quindi, è
tale solo quando riesce a parlarecon la voce del fanciullo ed è vista come la
perenne capacità di stupirsi tipica del mondo infantile, in una disposizione
irrazionale che permane nell'uomo anche quando questi si è ormai allontanato,
almeno cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa. È una realtà
ontologica. Ha scarso rilievo la dimensione storica (trova suoi interlocutori
in Virgilio, come se non vi fossero secoli e secoli di mezzo. La poesia vive
fuori dal tempo ed esiste in quanto tale. Nel fare poesia una realtà ontologica
(il poeta-microcosmo) si interroga suun'altra realtà ontologica (il
mondo-macrocosmo); ma per essere poeta è necessario confondersi con la realtà
circostante senza cheil proprio punto di vista personale e preciso
interferisca: il poeta si impone la rinuncia a parlare di se stesso, tranne in
poche poesie, in cui esplicitamente parla della sua vicenda personale. È vero
che la vicenda autobiografica dell'autore caratterizza la sua poesia, ma con
connotazioni di portata universale: ad esempio la morte del padre viene percepita
come l'esempio principe della descrizione dell'universo, di conseguenza gli
elementi autenticamente autobiografici sono scarsi, in quanto raffigura il male
del mondo in generale. Tuttavia, nel passo XI del fanciullino, dichiara che un
vero poeta è, più che altro, il suo sentimento e la sua visione che cerca di
trasmettere agli altri. Per cui il poeta rrifiuta. Il classicismo, che si
qualifica per la centralità ed unicità del punto di vista del poeta, che narra
la sua opera ed esprime le proprie sensazioni. il Romanticismo, dove il poeta
fa di sé stesso, dei suoi sentimenti e della sua vita, poesia. La poesia, così
definita, è naturalmente buona ed è occasione di consolazione per l'uomo e il
poeta. Pascoli fu anche commentatore e critico dell'opera di Dante e diresse
inoltre la collana editoriale "Biblioteca dei Popoli". Il limite
della poesia del P. è costituito dall'ostentata pateticità e dall'eccessiva
ricerca dell'effetto commovente. D'altro canto, il merito maggiore attribuibile
al P. e quello di essere riuscito nell'impresa di far uscire la poesia italiana
dall'eccessiva aulicità e retoricità non solo di Carducci e di Leopardi, ma
anche del suo contemporaneo Annunzio. In altre parole, e in grado di creare
finalmente un legame diretto con la poesia d'Oltralpe e di respiro europeo. La
lingua pascoliana è profondamente innovativa. Essa perde il proprio
tradizionale supporto logico, procede per simboli e immagini, con brevi frasi,
musicali e suggestive. La poesia cosmica L'ammasso aperto delle
Pleiadi nella costellazione del Toro. Lo cita col nome dialettale di Chioccetta
ne Il gelsomino notturno. La visione dello spazio buio e stellato è uno dei
temi ricorrenti nella sua poesia Fanno parte di questa produzione pascoliana
liriche come Il bolide (Canti di Castelvecchio) e La vertigine (Nuovi
Poemetti). Il poeta scrive nei versi conclusivi de Il bolide: "E la terra
sentii nell'Universo. Sentii, fremendo, ch'è del cielo anch'ella. E mi vidi
quaggiù piccolo e sperso errare, tra le stelle, in una stella". Si tratta
di componimenti permeati di spiritualismo e di panteismo (La Vertigine). La
Terra è errante nel vuoto, non più qualcosa di certo; lo spazio aperto è la
vera dimora dell'uomo rapito come da un vento cosmico. Scrive il critico Getto:
" È questo il modo nuovo, autenticamente pascoliano, di avvertire la
realtà cosmica: al geocentrismo praticamente ancora operante nell'emozione
fantastica, nonostante la chiara nozione copernicana sul piano intellettuale,
del Leopardi, il Pascoli sostituisce una visione eliocentrica o addirittura
galassiocentrica: o meglio ancora, una visione in cui non si dà più un centro
di sorta, ma soltanto sussistono voragini misteriose di spazio, di buio e di
fuoco. Di qui quel sentimento di smarrita solitudine che nessuno ancora prima
del Pascoli aveva saputo consegnare alla poesia". La lingua pascoliana P.
disintegra la forma tradizionale del linguaggio poetico: con lui la poesia
italiana perde il suo tradizionale supporto logico, procede per simboli ed
immagini, con frasi brevi, musicali e suggestive. Il linguaggio è fonosimbolico
con un frequente uso di onomatopee, metafore, sinestesie, allitterazioni,
anafore, vocaboli delle lingue speciali (gerghi). La disintegrazione della
forma tradizionale comporta "il concepire per immagini isolate (il
frammentismo), il periodo di frasi brevi e a sobbalzi (senza indicazione di
passaggi intermedi, di modi di sutura), pacatamente musicali e suggestive; la
parola circondata di silenzio. Ha rotto la frontiera tra grammaticalità e
evocatività della lingua. E non solo ha infranto la frontiera tra
pregrammaticalità e semanticità, ma ha anche annullato "il confine tra
melodicità ed icasticità, cioè tra fluido corrente, continuità del discorso, e
immagini isolate autosufficienti. In una parola egli ha rotto la frontiera
fra determinato e indeterminato". Pascoli e il mondo degli animali In
un'epoca storica in cui il mondo degli animali rappresenta un'entità assai
ridotta nella vita degli uomini e dei loro sentimenti, quasi esclusivamente
relegato agli aspetti di utilizzo pratico e di supporto al lavoro, soprattutto
agricolo, P. riconosce la loro dignità e squarcia un'originale apertura
sull'esistenza delle specie animali e sul loro originale mondo di relazioni.
Come scrive Solfanelli, P. si avvede assai presto che il suo amore per la
natura gli permette di vivere le esperienze più appaganti, se non fondamentali,
della sua vita. Lui vede negli animali delle creature perfette da rispettare,
da amare e da accudire al pari degli esseri umani; infatti, si relaziona con
essi, ci parla di loro e, spesso, prega affinché possano avere un'anima per poterli
rivedere un giorno. Saggi: “Myricae” (Livorno, Giusti); “Lyra romana ad uso
delle scuole classiche” (Livorno, Giusti, -- antologia di scritti latini per la
scuola superiore – “Pensieri sull'arte poetica, ne Il Marzocco (meglio noto come Il fanciullino) Iugurtha.
Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri civis liburnensis et Bargaei in
certamine poetico Hoeufftiano magna laude ornatum, Amstelodami, Apud Io.
Mullerum, (poemetto latino) “Epos” (Livorno, Giusti); (antologia di autori
latini) Poemetti, Firenze, Paggi, “Minerva oscura. Prolegomeni: la costruzione
morale del poema di Dante” (Livorno, Giusti); “Intorno alla Minerva oscura” (Napoli,
Pierro); “Sull’imitare. Poesie e prose per la scuola italiana (Milano-Palermo,
Sandron). (antologia di poesie e prose per la scuola), “Sotto il velame. Saggio
di un'interpretazione generale del poema sacro” (Messina, Vincenzo Muglia); “Fior
da fiore. Prose e poesie scelte per le scuole secondarie inferiori”
Milano-Palermo, Sandron, (antologia di
prose e poesie italiane per le scuole medie); “La mirabile visione. Abbozzo d'una
storia della Divina Comedia” (Messina, Vincenzo Muglia); “Canti di
Castelvecchio, Bologna, Zanichelli); “Primi poemetti, Bologna, Zanichelli); “Poemi
conviviali, Bologna, Zanichelli, Odi e
Inni. Bologna, Zanichelli, Pensieri e discorsi. Bologna, Zanichelli, Nuovi
poemetti” (Bologna, Zanichelli); “Canzoni di re Enzio La canzone del Carroccio”
(Bologna, Zanichelli); “La canzone del Paradiso” (Bologna, Zanichelli); “La
canzone dell'Olifante” (Bologna, Zanichelli); “Poemi italici” (Bologna,
Zanichelli); “La grande proletaria si è mossa -- iscorso tenuto a Barga per i
nostri morti e feriti (La Tribuna); “Poesie varie, Bologna, Zanichelli); “Poemi
del Risorgimento, Bologna, Zanichelli); “Patria e umanità. Raccolta di scritti
e discorsi” (Bologna, Zanichelli); Carmina” (Bononiae, Zanichelli); (poesie
latine) Nell'anno Mille. Dramma” (Bologna, Zanichelli); (dramma incompiuto) Nell'anno
Mille. Sue notizie e schemi di altri drammi” (Bologna, Zanichelli); “Antico
sempre nuovo. Scritti vari di argomento latino” (Bologna, Zanichelli). “Myricae”
è la prima vera e propria raccolta delle sue poesie, nonché una delle più
amate. Il titolo riprende una citazione di Virgilio all'inizio della IV
Bucolica in cui il poeta latino proclama di innalzare il tono poetico poiché
"non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici" (non omnes
arbusta iuvant humilesque myricae). Pascoli invece propone
"quadretti" di vita campestre in cui vengono evidenziati particolari,
colori, luci, suoni i quali hanno natura ignota e misteriosa. Crebbe per il
numero delle poesie in esso raccolte. La sua prima edizione, raccoglie soltanto
22 poesie dedicate alle nozze di amici. La raccolta definitiva comprendeva 156
liriche del poeta. I componimenti sono dedicati al ciclo delle stagioni, al
lavoro dei campi e alla vita contadina. Le myricae, le umili tamerici,
diventano un simbolo delle tematiche del P. ed evocano riflessioni
profonde. La descrizione realistica cela un significato più ampio così
che, dal mondo contadino si arriva poi ad un significato universale. La
rappresentazione della vita nei campi e della condizione contadina è solo
all'apparenza il messaggio che il poeta vuole trasmettere con le sue opere. In
realtà questa frettolosa interpretazione della poetica pascoliana fa da
scenario a stati d'animo come inquietudini ed emozioni. Il significato delle
Myricae va quindi oltre l'apparenza. Compare la poesia Novembre, mentre nelle
successive compariranno anche altri componimenti come L'Assiuolo. P. ha
dedicato questa raccolta alla memoria di suo padre ("A Ruggero P., mio
padre"). La poesia-pensiero del profondo attinge all'inconscio e tocca
all'universale attraverso un mondo delle referenze condiviso da tutti. Anche
autore di poesie in lingua latina e con esse vinse per ben tredici volte il
Certamen Hoeufftianum, un prestigioso concorso di poesia latina che annualmente
si teneva ad Amsterdam. La produzione latina accompagnò il poeta per tutta la
sua vita: dai primi componimenti scritti sui banchi del collegio degli Scolopi
di Urbino, fino al poemetto Thallusa, la cui vittoria il poeta apprese solo sul
letto di morte. In particolare, l'anno
1892 fu insieme l'anno della sua prima premiazione con il poemetto “Veianus” e
l'anno della stesura definitiva delle Myricae. Tra la sua produzione latina, vi
è anche il carme alcaico Corda Fratres, inno della confraternita studentesca
meglio nota come Corda Fratres. Ama molto il latino, che può essere considerato
la sua lingua del cuore. Il poeta scriveva in latino, prendeva appunti in
latino, spesso pensava in latino, trasponendo poi espressioni latine in
italiano; la sorella Maria ricorda che dal suo letto di morte P. parlò in
latino, anche se la notizia è considerata dai più poco attendibile, dal momento
che la sorella non conosceva questa lingua. Per lungo tempo la produzione
latina pascoliana non ha ricevuto l'attenzione che merita, essendo stata
erroneamente considerata quale un semplice esercizio del poeta. In quegli anni
non era infatti l'unico a cimentarsi nella poesia latina (G. Giacoletti, un
insegnante nel collegio degli Scolopi di Urbino frequentato da lui, vinse
l'edizione del Certamen con un poemetto sulle locomotive a vapore. Ma lo fa in
maniera nuova e con risultati, poetici e linguistici, sorprendenti.
L'attenzione verso questi componimenti si accese con la raccolta curata da E. Pistelli
col saggio di A. Gandiglio. Esistono
delle traduzioni in lingua italiana delle sue poesie latine quali quella curata
da M. Valgimigli o le traduzioni di E. Mandruzzato. Tuttavia la produzione
latina ha un significato fondamentale, essendo coerente con la poetica del
Fanciullino, la cifra del pensiero pascoliano. In realtà, la poetica del
Fanciullino è la confluenza di due differenti poetiche: la poetica della
memoria e la poetica delle cose. Gran parte della poesia pascoliana nasce dalle
memorie, dolci e tristi, della sua infanzia. Ditelo voi, se la poesia non è
solo in ciò che fu e in ciò che sarà, in ciò che è morto e in ciò che è sogno!
E dite voi, se il sogno più bello non è sempre quello in cui rivive ciò che è
morto". Pascoli dunque intende fare rivivere ciò che è morto, attingendo
non solo al proprio ricordo personale, bensì travalica la propria esperienza,
descrivendo personaggi facenti parte anche dell'evo antico: infanzia e mondo
antico sono le età nelle quali l'uomo vive o è vissuto più vicino ad una sorta
di stato di natura. "Io sento nel cuore dolori antichissimi, pure ancor
pungenti. Dove e quando ho provato tanti martori? Sofferto tante ingiustizie?
Da quanti secoli vive al dolore l'anima mia? Ero io forse uno di quegli schiavi
che giravano la macina al buio, affamati, con la museruola?".
Contro la mortedelle lingue, degli uomini e delle epocheil poeta si appella
alla poesia: essa è la sola, la vera vittoria umana contro la morte.
"L'uomo alla morte deve disputare, contrastare, ritogliere quanto
può". Ma da ciò non consegue di necessità l'uso del latino. Qui
interviene l'altra e complementare poetica pascoliana: la poetica delle cose.
"Vedere e udire: altro non deve il poeta. Il poeta è l'arpa che un soffio
anima, è la lastra che un raggio dipinge. La poesia è nelle cose". Ma
questa aderenza alle cose ha una conseguenza linguistica di estrema importanza,
ogni cosa deve parlare quanto più è possibile con la propria voce: gli esseri
della natura con l'onomatopea, i contadini col vernacolo, gli emigranti con
l'italo-americano, Re Enzio col bolognese del Duecento; i Romani, naturalmente,
parleranno in latino. Dunque il bilinguismo di Pascoli in realtà è solo una
faccia del suo plurilinguismo. Bisogna tenere conto anche di un altro elemento:
il latino del Pascoli non è la lingua che abbiamo appreso a scuola. Questo è
forse il secondo motivo per il quale la produzione latina pascoliana è stata
per anni oggetto di scarso interesse: per poter leggere i suoi poemetti latini
è necessario essere esperti non solo del latino in generale, ma anche del latino
di Pascoli. Si è già fatto menzione del fatto che nello stesso periodo, e anche
prima di lui, altri autori avevano scritto in latino; scrivere in latino per un
moderno comporta due differenti e contrapposti rischi. L'autore che si cimenti
in questa impresa potrebbe, da una parte, incappare nell'errore di esprimere
una sensibilità moderna in una lingua classica, cadendo in un latino
maccheronico; oppure potrebbe semplicemente imitare gli autori classici, senza
apportare alcuna novità alla letteratura latina. Pascoli invece reinventa
il latino, lo plasma, piega la lingua perché possa esprimere una sensibilità
moderna, perché possa essere una lingua contemporanea. Se oggi noi parlassimo
ancora latino, forse parleremmo il latino di P. (cfr. A. Traina, Saggio sul
latino del Pascoli, Pàtron). Numerosi sono i componimenti, in genere
raggruppati in diverse raccolte secondo l'edizione del Gandiglio, tra le quali:
Poemata Christiana, Liber de Poetis, Res Romanae, Odi et Hymni. Due sembrano
essere i temi favoriti del poeta: Orazio, poeta della aurea mediocritas, che
Pascoli sentiva come suo alter ego, e le madri orbate, cioè private del loro
figlio (cfr. Thallusa, Pomponia Graecina, Rufius Crispinus). In quest'ultimo
caso il poeta sembra come ribaltare la sua esperienza personale di orfano,
privando invece le madri del loro ocellus ("occhietto", come Thallusa
chiama il bambino). I “Poemata Christiana” sono da considerarsi il suo
capolavoro in lingua latina. In essi Pascoli traccia, attraverso i vari
poemetti, tutti in esametri, la storia del Cristianesimo in Occidente: dal
ritorno a Roma del centurione che assistette alla morte di Cristo sul Golgota
(Centurio), alla penetrazione del Cristianesimo nella società romana, dapprima
attraverso gli strati sociali di condizione servile (Thallusa), poi attraverso
la nobiltà romana “(Pomponia Graecina”), fino al tramonto del paganesimo (“Fanum
Apollinis”). La sua biblioteca e il suo archivio sono conservati sia
nella Casa museo Pascoli a Castelvecchio Pascoli frazione di Barga, sia nella
Biblioteca statale di Lucca. A San Mauro la sua casa natale è sede di un museo
dedicato alla sua memoria e dichiarata Monumento nazionale. Gli vengono
dedicate importanti iniziative in tutta la Penisola. Viene coniata una moneta
celebrativa da due euro con l'effige del Poeta. Il delitto Ruggero Pascoli Omicidio
Pascoli. Il complotto (Mimesis) F.
Biondolillo, La poesia, Maria P., Autografo Memorie, Alice Cencetti, una biografia critica, Le Lettere, G.
Pascoli, L'avvento, in Pensieri e discorsi: «Che è? siamo malfattori anche noi?
Oh! no: noi non vorremmo vedere quelle catene, quella gabbia, quelle armi nude
intorno a quell'uomo; vorremmo non sapere ch'egli sarà chiuso, vivo, per anni e
anni e anni, per sempre, in un sepolcro; vorremmo non pensare ch'egli non
abbraccerà più la donna che fu sua, ch'egli non vedrà più, se non reso
irriconoscibile e ignominioso dall'orrida acconciatura dell'ergastolo, i figli
suoi... Ma egli ha ucciso, ha fatto degli orfani, che non vedranno più affatto
il loro padre, mai, mai, mai! E vero: punitelo! è giusto! Ma non si
potrebbe trovare il modo di punirlo con qualcosa di diverso da ciò ch'egli
commise?... Così esso assomiglia troppo alle sue vittime! Così andranno sopra
lui alcune delle lagrime che spettano alle sue vittime! Le sue vittime vogliono
tutta per loro la pietà che in parte s'è disviata in pro' di lui. Non essere
così ragionevole, o Giustizia. Perdona più che puoi. Più che posso? Ella dice
di non potere affatto. Se gli uomini, ella soggiunge, fossero a tal grado di
moralità da sentire veramente quell'orrore al delitto, che tu dici, si potrebbe
lasciare che il delitto fosse pena a sè stesso, senza bisogno di mannaie e
catene, di morte o mortificazione. Ma... Ma non vede dunque la giustizia che
quest'orrore al delitto gli uomini lo mostrano appunto già assai, quando
abominano, in palese o nel cuore, il delitto anche se è dato in pena d'altro
delitto, ossia nella forma in cui parrebbe più tollerabile?» La storia dell'I.I.S. Raffaello. Bulferetti, L'uomo,
il maestro, il poeta, Libreria Editrice Milanese, Piero Bianconi, P., Morcelliana, Giuseppe
Galzerano, Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo, Ugoberto Alfassio Grimaldi,
Il re "buono", Feltrinelli, Per approfondire gli anni giovanili del
Poeta e l'impegno politico vedi: R. Boschetti, "Il giovane. Attraverso le
ombre della giovinezza", realizzato
in occasione della mostra omonima allestita presso il Museo Casa P. di San
Mauro P. Per approfondire gli anni di
ricostruzione del "nido" con le sorelle e scoprire nuovi elementi che
aggiornino la vecchia idea tramandata dalla sorella Mariù, in base alla quale
il principale desiderio del fratello era quello di ricostruire la famiglia con
le sorelle, senza alcuno slancio amoroso verso l'esterno, si veda: Rosita
Boschetti, Gori, U. Sereni "Vita immagini ritratti", Parma, Step. Il rinvenimento è opera di G. Ruggio,
Conservatore di casa P. a Castelvecchio, il documento fu acquistato dal Grande
Oriente d'Italia ad un'asta di manoscritti storici della casa Bloomsbury, e la
notizia fu resa nota al grande pubblico per la prima volta ne Il Corriere della
Sera, Filmato audio S. Ruotolo e G. Bernardo,
Massoneria, politica e mafia. L'ex-Gran Maestro: "Ecco i segreti che non
ho mai rivelato a nessuno", fanpage al minuto 2:28. Citazione: La loggia
P2 non è stata inventata da Gelli, ma risale alla seconda metà dell'Ottocento
in cui il Gran Maestro per dare una certa riservatezza a personaggi che erano i
vertici del Governo, i militari di altissimo livello, poeti come Carducci e P.
Si disse: «evitiamo che questi personaggi svolgano la loro attività massonica
nelle logge, almeno per evitare un fastidio»
Vi fu professore straordinario di grammatica greca e latina,Vi insegnò
letteratura latina come Professore. Fu nominato professore di grammatica greca
e latina. Le date sulle docenze
universitarie sono prese da Perugi, "Nota biografica", in P., Opere,
tomo I, Milano-Napoli: Ricciardi, Rosita Boschetti, P. innamorato: la vita
sentimentale del poeta di San Mauro: catalogo, San Mauro Pascoli, Comune,. Cfr. sempre Boschetti, op. cit, pag. 28. Scrive
da Matera a Raffaele la lista delle sue spese. 65 lire al mese per mangiare, 25
per dormire, 7 alla serva, 2 al casino (necessità), 15 in libri (più che
necessità)». Fondazione P.: la vita, Ruggio, P. Tutto il racconto della vita
tormentata di un grande poeta Vittorino
Andreoli, I segreti di casa Pascoli, recensione qui Testo dell'"Inno a Roma" Testo di "Al corbezzolo" Fondazione P.: la vita, Maria Pascoli, Lungo la vita di P.
Pascoli: il lutto, il triangolo, il classico e il decadentista. Andreoli, op.
cit Maria Pascoli, Lungo la vita (Milano,
Mondadori); Getto, poeta astrale, in "Studi per il centenario della
nascita di P.". Commissione per i testi di lingua, Bologna, Fondazione Giovanni
Pascoli Nuovi poemetti, Schiaffini, Disintegratore della forma poetica
tradizionale, in "Omaggio a P.",
G. Contini, Il linguaggio di Pascoli, in "Studi pascoliani",
Lega, Faenza, Maria Cristina Solfanelli, Gli animali da cortile, Chieti, Tabula
fati,. Vegliante. Alberto Fraccacreta, Le ninfe di Vegliante,
su Succedeoggi. Santo, Cammei Pascoliani: analisi, illustrazione, esegèsi dei
carmi latini e greci minori di P., Giacoletti, De lebetis materie et forma
eiusque tutela in machinis vaporis vi agentibus carmen didascalicum,
Amstelodami: C. G. Van Der Post, Ioannis Pascoli carmina; collegit Maria soror;
edidit H. Pistelli; exornavit A. De Karolis, Bononiae: Zanichelli, Ioannis
Pascoli Carminibus; mandatu Maria sororis recognitis; appendicem criticam
addidit Adolphus Gandiglio, Bononiae: sumptu Zanichelli); Poesie latine; Manara
Valgimigli, Milano: A. Mondadori, Giovanni Pascoli, Poemi cristiani;
introduzione e commento di Alfonso Traina; traduzione di Enzo Mandruzzato,
Milano: Biblioteca universale Rizzoli, Carte pascoliane della Biblioteca
Statale di Lucca, su//pascoli.archivi.beniculturali/. Museo di Casa Pascoli, su
polomusealeemiliaromagna. beniculturali. Regio Decreto Legge, Gazzetta
Ufficiale del Regno d'Italia, Franceschi, Giovanni Pascoli: cento anni fa
moriva il massimo autore latino dell'età moderna, in Il Sole 24 ORE, Gargano,
Poeti viventi italiani: G"Vita Nuova", Gargano, Saggi di ermeneutica.
Del Simbolo (Sul "Vischio" di P.), in "Il Marzocco" Gargano,
Poesia italiana contemporanea, in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I
"Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I
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La poesia, Napoli, Ricciardi, Croce, Studio critico, Bari, Laterza, G.
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Omaggio a Giovanni Pascoli nel centenario della nascita, Milano,
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della nascita, Mondadori, Piromalli, La poesia di P. , Pisa, Nistri Lischi, Gianfranco
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spiriti. Pascoli, D'Annunzio e le riviste dell'estetismo fiorentino, Bergamo,
Minerva Italica, Fabrizio Frigerio, Un esorcismo pascoliano. Forma e funzione
dell'onomatopeia e dell'allitterazione ne "L'uccellino del freddo",
in "Bloc notes", Bellinzona, Vicario, La presenza di VIRGILIO in
Carducci e P., in Il richiamo di Virgilio nella poesia italiana, Napoli,
Edizioni Scientifiche Italiane, E. Sanguineti, Poesia e poetica/ Atti del
Convegno di studi pascoliani/ San Mauro, 1-Comune di San Mauro P./ Comitato per
le onoranze a Giovanni Pascoli, Rimini, Maggioli, Pavarini, Pascoli e il
silenzio meridiano (Dall'argine), in "Lingua e stile", Stefano
Pavarini, Pascoli tra voce e silenzio: Alba festiva, in "Filologia e
Critica", Maura Del Serra, Voce Pascoli, in Il Novecento, Milano, Vallardi, Benedetto,
Frammenti su "Digitale purpurea" nei "Primi poemetti" di
Pascoli", in Poesia e critica del Novecento, Napoli, Liguori, Ruggio, Pascoli:
tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta, Milano, Simonelli, Franco
Lanza, scritti editi ed inediti, Bologna, Boni, Marina Marcolini, Pascoli
prosatore: indagini critiche su "Pensieri e discorsi", Modena,
Mucchi, Maria Santini, Candida Soror: tutto il racconto della vita di Mariù
Pascoli la più adorata sorella del poeta della Cavalla storna, Milano,
Simonelli, Le Petit Enfant trad. dall'italiano, introd. e annotato da Levergeois
(prima edizione francese del Fanciullino in Francia), Parigi, Maule,
"L'Absolu Singulier", Mazzanti, I segreti del "nido". Le
carte di Giovanni e Maria Pascoli a Castelvecchio, in Castagnola, Archivi
letterari del '900, Firenze, Cesati, Martelli, Pascoli, tra rima e sciolto,
Firenze, Società Editrice Fiorentina, Pietro
Montorfani e Federica Alziati, Giovanni Pascoli, Bologna, Massimiliano Boni, Massimo Rossi, Giovanni Pascoli traduttore
dei poeti latini, in "Critica Letteraria", Mario Buonofiglio, Lampi e
cortocircuiti. Il linguaggio binario ne "Il lampo" di Giovanni
Pascoli, in "Il Segnale", ora
disponibile in Academia Andrea Galgano, Di là delle siepi. Leopardi e Pascoli
tra memoria e nido, Roma, Aracne editrice, Colella, "Conducendo i sogni,
echi e fantasmi d'opere canore". Pascoli, Dandolo e l'onirismo
'conviviale', in "Rivista Pascoliana", Vegliante, L'impensé la poésieChoix de poèmes, Sesto San
Giovanni, Mimésis,. Accademia
Pascoliana; Ruggero Pascoli Decadentismo Digitale purpurea Giosuè Carducci
Gabriele D'Annunzio Severino Ferrari Luigi d'Isengard Augusto Vicinelli
Socialismo utopico Thallusa. Treccani Dizionario biografico degli italiani -- italiana di Giovanni Pascoli, su Catalogo
Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. nello specchio delle sue carte. Fondazione
Giovanni Pascoli. Giuseppe Bonghi. testi
con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Manara Valgimigli,
Poesie latine, Mondadori, Casa Pascoli. "Poemi
conviviali". Giovanni Pascoli. Pascoli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Pascoli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Pasini: l’implicatura conversazionale
– filosofia italiana – La meta-meta-fora del cavaliere perduto -- Luigi
Speranza (Vicenza). Filosofo italiano. Studia a Padova applicandosi agli
studi giuridici, che ben presto trascura per interessarsi della nuova scienza è
in contatto con Galilei e soprattutto
della filosofia, seguendo assiduamente le lezioni di Cremonini, impegnato nel
commento mortalista della “Fisica” e del “De coelo” di Aristotele e seguace
dell'aristotelismo critico e razionalistico di Pomponazzi, che mette in
discussione l'immortalità dell'anima e alcuni dogmi cattolici. Uno dei incogniti,
uno dei circoli più attive, vivaci libere. A tale adesione alcuni biografi
settecenteschi attribuiscono le accuse di eresia nei suoi confronti. Come
invece dimostra una serie di documenti dell'Archivio di Stato di Venezia, e un
fatto di sangue a determinare il provvedimento giudiziario che lo condanna all'esilio.
Per un futile contenzioso privato (un diritto di passaggio riconosciuto a dei
vicini), insieme con il fratello Vittelio e alcuni sicari, nella villa Pavaran uccide Malo e ne ferì
gravemente il fratello. Condannato a cinque anni di esilio a Zara, poi ridotti
di circa la metà, e assolto e liberato. Reintegrato nella società vicentina, e vicario
a Barbarano e a Orgiano, dove era già stato agli inizi della carriera. La sua
vita dove scorrere come quella di tanti nobili di provincia, tra affari
privati, responsabilità amministrative, passione letteraria e interessi
culturali, sempre presente l'ossequio al potere della Serenissima: dediche e
composizioni sono spesso dirette a podestà, capitani e dogi. Si registra un
stretto legame gl’incogniti e una grande produzione letteraria. Fa parte della
corrente poetica del marinismo, che ha in Marino il proprio modello. ””Rime
varie, et gli increduli, ouero De' rimedii d'amore: dialogo. Dedicate al molto
illustre Godi (Vicenza), esordio letterario del Pasini, miscellanea di sedici
componimenti in metro vario tutti di tematica amorosa e un dialogo, “Campo
Martio overo Le bellezze di Lidia, dedicato al clariss. sig. Giulio da Molino,
dell'illustriss. sig. Marco, componimento di versi settenari ed endecasillabi
sciolti, uscito a Vicenza presso Grossi e dedicato a un membro dell'illustre
famiglia Molino; “Rime” diuise in errori, honori, dolori, verita, &
miscugli (Vicenza); Il sogno dell'illustrissimo sig. Pietro Memo.. Dedicato a Molino,
Vicenza, di carattere politico-encomiastico, racconta allegoricamente come il sogno
trasporta il podestà attraverso i cieli sino alla via Lattea, dove trova gli
eroi che hanno illustrato la sua famiglia; “Rime Marinistiche”, raccolta
complessiva delle sue Rime, stampata a Vicenza; fanno rientrare l'autore nel
filone marinista dell'epoca. “La Metafora. Il Trattato e le Rime. “Trattato de'
passaggi dall'una metafora all'altra e degl'innesti dell'istesse nel quale si
discorre secondo l'opinione e l'uso de'migliori, se senza commetter diffetto,
si possano usare dai poeti e, oratori. Dedicato all'illustrissimo, et
eccellentiss. sig. Nicola Da Ponte” (Vicenza); “Historia del cavalier perduto” romanzo
erotico cavalleresco che indirizza il proprio interesse su vicende e situazioni
feudali di provincia. La sua opera più nota, che si inserisce nella tradizione
del romanzo barocco veneto e dei narratori incogniti, secondo una linea che
intreccia avventure cavalleresche amorose a tematiche storico-politiche. -è da
questo romanzo che Manzoni trasse poi spunto per la stesura de “I promessi sposi.”
Vicenza nella sua toponomastica stradale, "Le Garzantine", Manzoni a
Vicenza Firenze, Olschki). Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia e cantòinquestaforma. Nela vagastagion, che l'Usignolo
Dolenteancora dell’antico oltraggio Contragiche armonie filagna, e plora, E che
di novo amor fecondo il suolo Del gran Pianeta altemperato raggio di verde
giouentù gode, ès' honora, Con mano prodiga Flora D'odorosi tesori Con superbia
pomposa. D'ogni intorno spargea gemmati fiori; Ma qual donna degli altri in maestosa monarchia
sublimar parea la Rosa. Tributaria di lei, versando l’urna, La figliuola del
Sole Alba nascente Le offri adiper le ruggiadose unnerabo; Et ella, della pura onda
notturna. L’homaggio accolto in fen, lieta, eridente Di sii 2
Diricca gravidanza empieafı il grembo; Indi, il purpureo lembo Spiegando
a poco a poco, Scopria l'aurato crine Del gran lume del cielo al primo foco; Le
volauano intorno a far rapine Preciofe d'odor l'inrevicine. Superba citerea, ch'in
Regia tinta Le imporporasse il suo bel piele foglie, Incota i detti ingiuriosa
eccede. Chianti Giuno homai, tua gloria è vinta, Altro latte il mio fangne il pregio
toglie, E'l tuo fio real mio fior s'humilia, ecede. Cositumida fiede Con inportuno
orgoglio L'ambitioso petto Dela Regina del superno foglio, Che sdognando il suo
Numeeller negletto, Lo sguardo oscura, e in torbida l'aspetto. Frome, egal carrodi
vendetta ingorda Di vampe, efocbi, e di saette, e lampi . Grida lontana ancor ;
Figlio vendetta, Con fretto lofaman richiama, e lega Il vago augel da le flellate
piume, E con la voce anco la sferza accorda, Zosgrida, ebate, e impatiente il piega,
Quevfa il mondo incanutir di brume. Delarmi ilfjero Num e Quiui a funguignalite
Sai Vandalici campi Alti Duci in fiammana, e fchiereardite; Giungeellaa lui, cuiparche'l
guardoaukāpe Ambo fiam vilipeli, amboschernići, numi impotenti son MARTE, e Guinone;
La tua pudica Dea, la tua diletta, Quella, che del su’amor resegraditi
Cillenio, e Febo, el cacciator garzone, Questa del vago Adone Cole ancor le memorie
Solo a tuo scorno, e in vno Al mio latte dir infratia le gloriezn. Mirà
d'orgoglio altierfasto importuno, Che di rosa anteporsi ardisce a Giuno. S'ami
la madre, e lei gradir desij, A la superba l'alterigia Scorna, E la sua rosa le
axuilisci o figlio Madre, non fia, ch'io le tue ingiurie oblij (risponde) al
cielo pur sagli, e ritorna, Ch'io ben far olle bumiliare il ciglio: Di più fino
vermiglio Distino ostro più grande, Per tinger rosa altera , Di cui la gloria foltes
fa ghirlande; Stella non splende, ou'è del solla jpera, E appo la neuengnicandor
s'annera. Cosidetto, ella parte, egli accore Doue aßalito il Vandallo feroce
Col Goto afalitor pugna, e contende: Di sanguinos ifiumi ilprato corre, D'urli,
e di strida una mistura atroce, Che difonde terrori al Cielo ascende; Dubbio il
success opende, Al fin scompiglia, efrange il gran duce Adoino Lanemica
Vandalica falange; Ma il ficro Dio, ch'adostro peregrino Aspira, affrettailsyo mortal
destino. Cade il prode signor, fugge disperso Semi viva fi getta addosso al
morto; El'abbraccia, e lofringe, el bacia, e’lterge Condiluuij d'angoscia, elcrin
s'afferra, E Straccia, efuelle infinda le radici; I sulerose, chel buon sangue asperge,
E che compagne fon de la sua terra, Sperge presagi in vn mesto, e felici.
Esclama. O fiori amicia Los tuol nemico, il fuo trionfo sdegna Per sì gran
danno il Goto lagrimose j j Goiodisco il german nel duolo immersa Nela fortune gloriosa
insegna Tra rose inuolue il busto sanguinoso, E dono doloroso A Lutterial'invia,
Cheil gran marito fcorto E sangue, e freddo ogni diletto oblia, I d'amor piena,
e dota di conforto, che Così pullulerà la Rosa ORSINA. E così germinò,
così dal cielo, Per lo mondo abbellir, netrasse isemi, Nel suona tale ancor grande
i ammirata: Sorge fecondo il glorioso stelo, E ne' Gallici campi, e ne'Boemi
Degni rampoli ITALIANE traslata , D'api in vece, adorata Schiera d'altepirtudi
Lovà suggendo, efaui Poi ne compone di Reali studi, Onde il mondo i suoi cafi in
fausti, e graui Per si dolce liquor torni soaui. Defiudilaude dil Sole, acuis'aprica
solo, e solo a'suoirai s'avanza e gode, E l'irrigailfuddordi nobil onda; Duro, einduftre
cultor glièla fatica, Siepe l'ardire, il buon valor custode, El ' applauso de '
Cor i aura gioconda Ondeè poi, che diffonda Cosi pregiato odore E di palma, e di
Lauro Ch'ın tal nel girdo e l età migliore Non neadunola Gloria in fuo tesauro
Dal Borea àl'Auftro, e dal mar' Indo, alM auto. Scritte sa in Cielo alettere
difato, Là de l'eternità ne’ cupi annali, Digermetal son le grandezze, e i pregi.
Febo m'inspira è colassu fermato, Ch'egli fioriscafolfreggi immortali, Alte imprese,
opreilluftri, èfattiegregi: Tiranni eftinti, Regi Debellati, daafflitti, Regni sommersi
in lutti, Espugnatecittà, Ducisconfitti, Prouinciescosse, esercitidestrutti,
Pergliopresileuar, fiano suoi fruti. Lieto verdeggi, eauuenturosogoda, Che'l
ciel gliarride, eporgela fortuna Grandi Che'l core hor m i pungete,
Insegna peregrina Del mio venire immaturo ancor Sarete; Cosi auuerrà, cosilo
ciel destina, Il diadema adorar veggio di Piero. Fortunata Dalmatia, borche
s'innesta Neltuoceppo Realfinobil pianta, attendi pure un secolo d'Eroi. Vomiti
incendihomai Chimera infesta, Stragede'campisiabelua Erimanta, Che
fienconcettii percussorisuoi; Altri indomiti buoi sbuffinofiamme in Colco,
C'hauralliubbidienti Adaratronouelnouo bifolco; Sorgan Procufti, elanguirandolenti
Ancola Famahà lingue, E fil grande, e facondo, Ei gesti degli Eroi spiega, ediftingue.
Bastià l'ORSIN valor, c'habbia giocondo Teatro Italia, e spettatore il mondo.
Gran di alimentià le r a dice prime. Beltesoroèvirtù;ma s'altaloda, Mase honori
laforteancogli aduna, Vie più chiaro Splendorne’raggiesprime Eccolohomaisublime
Gemmarfi intorno, intorno Sold'insegne d'impero, Manti, porpore, scettriilfanno
adorno; Mafouratuttiin maestà primiero Sotto noui Tesei gliultimi accenti,
Canzon chiudanlelabbra. La meta-meta-fora.
itopedelabiturates. daglianimal: corterdel'acquecitopedeèsolce Nec
tenoftra iuberfiericenfura pudican . Sentätha oppreffo Carulla DeXNptys Pelleic
Cerula verrentes abiegnis equora palmisan Verrentesperremigantı, palmisperremi
son metafore di poca comienienza; perche le mani non icopano come inftrumento
profimo. DS Fortetfolcodál foco et verrigins Jalmocodel la core circulari.
Sedtamen, uttentes disimularerogat. Cenfura è traslation dal Magistrato
Cenforio a } rigordell'atninre; oubetèmetaforaan ch'ega, che nonficonfaconla censura;
perchefebene: leges autiubescentvetant, quepermitan, AMAP Hiunt. La censura
pero non era legge, nè magistrato, che hau eflc auctorità di far legge. Ma a solo
gaftigauachi contrauenità a'buonicollumi, adalcuneleggi et
adalcunivnitalchequi? Pinnestodiduemetaforeinvafolo predicatos poilslacione
confaceuole alla vièpoi il pallaggio nelnornogar dell'altropredje viè censura. tom
1 Nel terzo de arte amandi, Ecco Ne quevliusitinntisim
per untitabii. Ne quifleprezesirefoue palmulis metaforam non producer ad extremum
nec ineaintere. Sed abvnaadaliamtranfilire; hicveroraliumiprie Prorumfecurses, och
Non è di giustitia chc CATULLO refiabbando pato Epiù sottodiffe. Qui
formula croftramentofumprofcidir quota Aoftrumè metafora trasportata da gli vecelli
allegalee, acuimancauailproprio perfignif carlofprone, equindian coallanaue
perde notarlaprora, e proscindere è pur METAPHORA, che Hon ha corsispondenza
con legalec, ma con quellecose, chetagliano: Ecco appresso v o trappasso da metafora
a metafora. Ecco VA alero inneftopuriuinell'aggionto, e nel softantiuo. Dide
currum wlitanumper ladate, che viag giava PHASELLUS illeguem videte hospittia'?
Siswiffenavium celerrimus. Oprisforeivolarejouelinteo. Ognuno sà che
Falelloèvna fpeciedi nauigio; nel descriver la celericà del quale nel naaigare
Paurore fi vale della metafora del nuotatore e fubitò palla al volo ch'è dell'uccello
e quianco favn'innestoin quel volarepairwisin cuivuo) direnauigar
coiremi:poichenen f volacon lepalme, maconl' aliscosiinnettal'operation!
dellyccello con l'inftrumento dell'huomo, ch'è la mano sopra il qualpaflo il Muretto
di fe.Aiuntvitiofumeffefernelsuscepram tolco da'legamini ]? wimruna è
2349 nato da Tibulloze da Propertio speiò fenciamo lianch'elli. Propertio nella
festa decimadlegiadel. cerzo ang niNini Sublime capulmafiflimunubar Afperala
Mefiffimosa sperme, chehannodicomune, Ring oluenparcela branquillità, ch'e
delmare cal P6 Sempere n im vacuos naxi fobriatorque rumares. Nox
fobristonguet, inpeito Pace Pasini. Pasini. Keywords: implicatura, il cavalier
perduto, la metafora, “dall’una metafora all’altra, galilei, cremonini, degl’incogniti, keplero,
Manzoni, rapimento, anonimo, incognito, meta-meta-fora. Refs.: “Grice e Pasini”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Passavanti: l’implicatura
conversazionale dell’eroe – filosofia italiana – Luigi Speranza (Terni). Filosofo italiano. Partecipa alla Grande Guerra
c sergente nel IV reggimento Genova cavalleria, in cui e protagonista di
incredibili atti di eroismo. Partecipa alla occupazione di Fiume tra i legionari di Annunzio. Da
soldato, da caporale, da aiutante di battaglia, fulgido, costante esempio,
trascinatore d’uomini, cinque volte ferito, tre volte mutilato, mai lo strazio
della sua carne lo accasciò, sempre fu dovuto a forza allontanare dalla lotta;
sempre appena possibile, vi seppe tornare, ed in essa fu sempre primo fra i
primi, incurante di sé e delle sofferenze del suo corpo martoriato. In critica
situazione, con generoso slancio, fece scudo del suo petto al proprio
comandante, e due volte, benché gravemente ferito, si sottrasse, attaccando,
alla stretta nemica. Con singolare ardimento, trascinava il suo plotone di
arditi all’attacco di forte, munitissima posizione nemica; impossibilitato ad
avanzare, perché intatti i reticolati, fieramente rispondeva con bombe a mano,
alle intense raffiche di mitragliatrici. Obbligato a ripiegare, sebbene ferito,
sostava ripetutamente per impedire eventuali contrattacchi. Avuta notizia di
una nuova azione, abbandonava l’ospedale in cui l’avevano ricoverato, e
raggiungeva il suo reparto; trasportato dai suoi, riusciva a prendere parte
anche alla gloriosa offensiva finale. Soldato veramente, più che di carne e di
nervi, dall’anima e dal corpo forgiati di acciaio e di ottima tempra. Superdecorato, volontariamente nei ranghi
della nuova guerra, per la maggiore grandezza della Patria, riconfermava il suo
meraviglioso passato di eroico soldato. A capo della propaganda di una grande
unità, seppe dimostrare che più che le parole valgono i fatti e fu sempre dove
maggiore era il rischio e combatté con i fanti nelle linee più tormentate.
Nella manovra conclusiva, alla testa dell’avanguardia del Corpo d’Armata, entra
per primo in Korcia ed in Erseke, inalberandovi i tricolori affidatigli dal
Duce. Superba figura di combattente, animato da indomito eroismo, uscì illeso
da mille pericoli e fu l’idolo di tutti i soldati del III Corpo d’Armata, che
in lui videro il simbolo del valore personale, della continuità dello spirito
di sacrificio e della più pura fede nei destini della Patria, che legano
idealmente le gesta dei soldati del Carso, del Piave, del Grappa con quelle dei
combattenti dell’Italia. Mirabile esempio di coraggio sereno, di alto spirito
militare e di profondo sentimento del dovere, rimase sul posto di
combattimento, quantunque non lievemente ferito. Nuovamente e più gravemente
ferito, prima di esser trasportato al luogo di medicazione, volle esser
condotto dal comandante del gruppo, per riferirgli sulla situazione. Pirro, Arrone:
E Thyrus. L’arma dell’eternita, Roma, (Camera Deputati), L’organizzazioe
economica dell’industrai eletrica, Roma, Le benemerenze e la tirannide degli
idrolettrici, Roma, Risveglio e viluppo agricolo, Roma, Bonifica integrale,
Roma, Per una piu armonica distribuzione di pesi fra I diversi cespiti della
ricchezza e I diversi lavoatori, Roma, Precursoi. L’IDEA ITALIANA, in Piemonte,
Roma, La contabilita generale dello stato italiano, Roma, lineamenti chematica
di contabilita di stato, Siena, Storia di Terni, dale origi al medio-evo
(Roma), Interamna de Naarti, “INTERAMNA NAHARS”, La contabilita di stato o
economia di stato nella storia italiana, Giappichelli, Torino, L’ECONOMIA DI
STATO PRESO I ROMANI (Giappichelli, Trino), La contabilita generale dello stato
esposta per tavole sinottiche, aRosrino, Attualita economiche, Roma, La
contabilita dello stato”. “Nel numero e l’univeso ma il numero e un segno che
po cconviene interpretare. Elia Rossi Passavanti. Passavanti. Keywords: eroe,
Annunzio, Fiume,il concetto di economia di stato, l’economia di stato presso i
romani, la terni pre-romana, la terni no-romana, la terni umbra, la terni osca,
la lingua umbra, l’idea italiana, economia di stato. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Passavanti” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice
e Passavanti: l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi
Speranza -- jacobo – libro dei sogni.
Grice e Passeri: l’implicatura
conversazionale del Lizio -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo italiano. Grice:
“He was Zabarella’s uncle – mine worked in the railways!” -- Grice: “It’s
amazing how much a little book like Aristotle’s ‘Peri psycheos’ influenced
those Renaissance and pre-Renaissance Italians! Surely they were concerned
about the immortality or other of the soul!” Essential Italian philosopher. Pubblica
commentarii al “De Anima” e alla “Fisica” – contro GALILEI (si veda). Dimostra
la perfetta convergenza fra le idee di Arstotele e Galilei sulla dottrina
dell'unità dell'intelletto. “Disputatio de intellectus humani immortalitate” (Monte
Regali: Torrentino); “De anima” (Venezia,
Iunctas Perchacinum); Paladini, “La scienza animastica”. At cum Latini
uideantur hoc negare, nosrem ita esse comprobare possumus quoniam Aristotele cum
dederit communem ANIMA. Animæ definitione subiungit et propriam cuiusque gradus
dicendam fore et prior rem natura esse vegetativam sensitiva, quod in codem
intelligitur, non autem in diversis quoniam in eodem animato posita sensiti,
uaponitur vegetativa et posita intellectiva ni mortalibus alie ponátur, quia sicut
ise habet vegetativa in sensitiva, ita et sensitiva in INTELLECTIVA, quoniam in
consequenter se habentibus polito primo non ponitur se cundum ,atposito secundo
ponicur primum. Itaque essentiæ gradum animæ cum se seconsequantur, posita posteriori
dabitur prior et per consequens communem animæ definitionem analogam esse oportet.
Secundum autem anobisposicum, ut intelligatur anima in scilicet intellectivam immortalem
fore secundum quid autem mortalem, intellectum IV modis dici, certum est I depossibili
II de in habitu III speculative et IV agente. Unus quisque horum modorum arguir
intelletum corruptibilem, quoniam omne quod incipit, necessario definit: cum autem
intellectus materialis in Sphæranon detur sed tantum in puero nuper nato, cum
inces perit in Socrate, ut ita dixerim necessario delinet. Similiter intellectus
agens in Socrate incipit, quo niáili copulatur, ut forma et cum agens ili copulatur,
intellectus in habitu, qui genitus est desinit intellectus etiam in actu
speculans, cum de non speculari transeat ad speculationem, videtur genitus cum
autem amplius non speculator actu, definit este intellectus actu speculans ita
ut intellectus quodammodo et propter diversos respectus quos suscipit, dicatur corruptibilis
et factus secundum autem substantiam cum eadem sit substantia intellectus
agentis et possibilis dicitur eternus et simpliciter immortalis, quod rationibus
ab Aristotele acceptis ita esse ostendi potest. Omne enim formas omnes materiales
recipiens estim materiale intellectus autem possibilis recipit omnes formas igitur
est immaterialis, est autem necessarium tale recipiens esse immateriale.
Quoniam quod intus est extraneum prohibet. Pomponatius [POMPONAZZI] tamenstuder
destruere hanc rationem, primum enim inquit illam non concludere proptere a quod
si intellectcus. Eus materialises et separatus sequeretur et suam operationem separatam
fore, quia operatio ipsam essentiam consequitur: at Aristotele inquit si intelligere
est sicut sentire, ecce quod comparat operationem intellectus operationi sensus,
igitur videtur hæc ratio, potius intellectum mortalem probare, quam immortalem.
Nulla est hæc ratio Pompo Ratij, quoniam sequeretur intellectum esse virtutem
materialem, quod dictum Aristotele omnino negat. Præterea videtur committere fallaciam
a secundum quid ad simpliciter, propterea quod non valet, possibilis obiective dependet,
igitur omnis intellectus. At cum Alexan, velit animam intellectiva sive
intellectum possibilem non esse formam, sed; præparationem quandam, qux et
sirecipiat omnes formas, esse tamen mortalem, peto abillo quid per
preparationem intelligat, vel intelligit puram privationem, vel privationem cum
aptitudine, non primum. Quoniam privatio sola nihil recipit, igitur privationem
cum aptitudine illum intelligere oportet, igitur erit forma si forma, ergo materialis,
quare preparation hæc non, recipiet omnes formas. Adiungit præterea
Pomponatius, intellectus unicam tan tum operationem habet, propterea quid D i j
ynius Secunda ratio, qux nostram sententiam confirmat, accipiturab Arist. In
3.de Anima. 13.& isi in quibus proposita in 13. quesstioncan intellectus sit
intelligibilis quema ad modum alia materialia intelligibilia, soluit in15. Et intelligibilis
est sicut ipsa intelligi biliain his quæ sunt sine materia idem est, quod
intelligit et quod intelligitur, quilo unius virtutis unica est operatio
cum itaque; intellectus sit una virtus, que media est inter: pure materiales et
omnino abstractas, una driteius operatio:
esse autem mediam ex eoni titur ostendere, quoniam intelligit universale in singulari
et quatenus intelligit universale, comunicat cum abstractis, quatenusin
singulari comunicat cum materialibus, primum dictum sublatum fuit, non
inconuenire quod una virtus diversi mode se habens, diversas exerce ar operationes,
secundum dictum apud me nullum est, quoniam intelligere substantiarum quæ
omnino sunt separatæ, est intelligere per essentiam, intelligere autem intellectus
est universalis per speciem, si itaque; hoc intelligere non convenit substantiis
omnino separatis, quomodo na erit media participatione extremorum, qux re erit ad
hucex hoc fundamento intelles Aus pure materialis. Tertia ratio accipitura
quodamnorabia ti, Quoniam naturalis philosophus vide turdare duo eus non est cum
LATINIS interpretandus, sed intellectum esse intelligibilem, cum possibilis habuerit
intellectum agentem ut formam, tunc est intelligibilis per speciem, qu x actu est
scilicet per formam intellectus agentis et est intelligibilis vel uti intelligere
tixet enim si intellectus intelligeretur
quem ad modum dicut LATINI, esset intellectus do terioris conditionis lapide, quoniam
lapis per suam speciem intelligitur per se, intellectus vero per accidens, intelligendo
lapidem per suam speciem. Quare intellectus materialis et si videatur intelligibilis
sicuti alia intelligibilia materialia per speciem, non tamen eodem modo quoniam
intellectus intelligibilis per suam formam sit intelligents, intelligibile autem
materias lem in imè, de quibus fufius in explanatione eius loci diximus fundamenta
Metaphy. primum quod detur abstractum in natura, nam si Metaphy., ignoraret abstractum,
eum non determinaret, alterum fundamentum est quod naturalis supponit abstractum
et quod abstractum magnitudine sic intelligens,
quod tribuit animasticus sine quo Metaphy. Non haberet, quod abstractum sitina
telligens. Ad rem si intellectus esset mortalis, non daretur Metaphy. quoniam
per nullam naturam posset haberi abstractum esse intelligens, intellectus enim
qui mortalis est non potest habere eandem operationem, cum intelligere intelligentiarum,
quare si esset mortalis, non haberetur cognitio eorum, quæ per essentiam sunt separata.
Ultima ratio quæ immortalitatem animam confirmat, est quoniam felicitatem acqui
ri posse conveniunt peripatetici omnes, quam habere esset impossibile, si intellectus
esset mortalis. Pomponatius discurrit agens de felicitates, illam contingere hominibus,
quoniam omnes libiinuicem sunt auxilio alijeni magunt secundum intellectum pra: eticum; alijautem
secundum intellectum, Speculatiuum: rectem in hoc dicit, sed, falli, tur, cum
-velit hominem esse hominem per intellectum, ideo homo exercet operationes morales
per formam, qua est homo et propterea inquit Averroes p moralis capit si, nem hominis
ineo quod homo, qui quidem finis est cogitativa, ideo foelicitas non competit homini
ut homo, fedut in coquoddam divinum reperitur.10, Ethi. cap. 9. Aliauita et
finis potior isto, ideo nos li er
nos cum homines fimus, non debemus humana curare sed peruenire ad
immortale et sempiternum, per id quod in nobis divinum est. De quibus fufius in
expositione com.; de anima diximus. Ianua. Marco Antonio Genua. Marco Antonio
Passeri. Antonio Passeri. Passeri. Keywords: peripatetici, lizii, nous,
intelletto, etimologia d’intelletto, da lego – ‘to care’, ‘to decide’.
Intelleto, nous, animus vs. anima, mens, Boezio, l’intelletto, l’anima
intelletiva, animistica, animastica. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Genua," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice
e Passini: l’implicatura conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza
Grice
e Pasqualini: l’mplicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi
Speranza -- difficult to find. M.
Pasqualini, C. Pasqualini.
Grice e Pasqualotto: trasmettitore/ricevitore
– l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vicenza). Filosofo italiano. Grice:
“I like Pasqualotto; for one, he predates Oxonians in the ‘teoria
dell’informazione’!” – Grice: “I never took ‘information’ as seriously as
Pasqualotto does – I do compare information with money, and refer to the
stupidity of ‘false’ information – “”False’ information is no information.”” –
But Pasqualotto attempts to reconstruct a ‘teoria,’ a ‘teoria
dell’informazione,’ i. e. complete with a model that has room for the
implicaturum, i.e. any x such that by a mittente ‘sending’ a message, he may
ex-plicate such-and-such and im-plicate so-and-so.””. Frequenta
il Pigafetta di Vicenza, dove ha come maestro FAGGIN (si veda). Sotto la guida
di FORMAGGIO (si veda), si laurea in filosofia a Padova, con una tesi sull'estetica
tecnologica di BENSE. Diventa amico di Brandalise, Cacciari, Curi, e Duso, ed è
maestro nel suo stesso liceo vicentino, dove conosce Volpi. Collabora
attivamente ad alcune importanti riviste di filosofia come Angelus
Novus, Contropiano, Il Centauro. È professore a Venezia; a 'Padova; è
stato co-fondatore dell'Associazione “Maitreya” di Venezia. Contribuito alla
nascita della rivista “Marco Polo, rivista di filosofia orientale” -- e comparata “Simplègadi” è stato tra i
promotori del Master in Studi Interculturali a Padova, presso il quale ha
insegnato Filosofia delle Culture. Direttore scientifico della Scuola Superiore
di Filosofia orientale e comparativa di Rimini. Contributo teorico Nel saggio
Dall'estetica tecnologica all'estetica interculturale, P. descrive la sua
avventura intellettuale e insieme l'evoluzione del suo pensiero. In una prima
fase si è formato all'estetica analitica e alla filosofia analitica del
linguaggio, ma ha rilevato il loro limitato significato formale. In una seconda
fase, si è rivolto al pensiero critico di Adorno e della Scuola di Francoforte,
e in questo caso ha valutato che la conclusione alla quale essi giungevano, era
la morte per utopia dell’estetica. In una terza fase si è rivolto al pensiero
di Nietzsche, tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta;
Nietzsche nella Nascita della tragedia, considera Apollo e Dioniso come due
istinti complementari, tanto da consentire di poter riuscire a «vedere la
scienza con l’ottica dell’artista e l’arte con quella della vita»’, e a dare
importanza alla saggezza del corpo. Ma quello Nietzscheano gli sembrò solo un
tentativo eroico di coniugare filosofia e vita, che alla fine si rivela
solo come uno straordinario tentativo di scrittura sulla vita. Un'insoddisfazione
di fondo per gli esiti del pensiero occidentale, e la ricerca continua di nuove
possibilità per il pensiero, lo hanno portato ad approfondire lo studioiniziato
già in anni giovanilidi tradizioni di pensiero esterne a quella occidentale. Il
buddhismo, in particolare, ha costituito un terreno ampio di indagine e di
confronto con diversi temi o autori della cultura europea; ma anche il pensiero
taoista e l'esperienza della filosofia indiana hanno rappresentato nel corso
degli anni un importante ambito di riflessione. Infatti, in un'ulteriore quarta
fase del suo viaggio intellettuale, P. si è rivolto all’estetica orientale come
meditazione, ovvero come cammino comune verso un possibile superamento della
scissione tra esperienza e riflessione. In una quinta fase, P. si è avvicinato
all’estetica di Garroni come uso critico del pensiero, quale comprensione
dell’esperienza in genere all’interno dell’esperienza: in un certo senso,
quindi, l’estetica andava coincidendo con la filosofia. Valutando la
riflessione di Garroni prossima a quella orientale, P. arriva a considerare
l'importanza della 'meditazione' e del 'vuoto mentale’, in base ai quali, come
l’assenza di pensiero non può essere pensata senza idee, così non si possono pensare
idee senza pensiero, come era stato già pensato da Dogen. Nella sua sesta ed
ultima fase, guarda l’estetica con gli
occhi della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale,
quindi come un ampliamento dell’orizzonte particolare dell’estetica verso una
riflessione generale sui problemi cruciali dell’esistenza. P., infatti, è stato
il primo pensatore italiano a elaborare la valenza teoretica di una filosofia
come comparazione, teorizzata con rigore in FILOSOFIA come comparazione, distinguendola
da un mero esercizio comparativo di pensieri appartenenti ad ambiti
geo-filosofici differenti. Il suo pensiero ha trovato echi e possibilità di
dialogo con filosofi italiani, come Cacciatore,
Cognetti, Leghissa, e stranieri come Fornet-Betancourt, Kimmerle, Jullien,
Mall, Ohashi, Panikkar, Stenger, Wimmer.
Duemila ha contribuito all'introduzione in Italia della filosofia di Marco Polo
sull’Oriente a cominciare dall'importante opera di Nishida L’io e il tu, e poi
con gli altrettanto importanti Uno studio sul bene e Problemi fondamentali
della filosofia, accompagnati sempre da un saggio interpretativo che è rimasto
sostanzialmente invariato nel corso degli anni. Parallelamente ad altri autori,
si è misurato dai primi anni Duemila con il tentativo di delineare temi e
metodi per una filosofia interculturale che costituisce il campo di maggior
impegno e interesse della sua ricerca, congiuntamente a una riflessione
estetica sulle forme dell'arte dell'Asia orientale. Riassumendo gl’elementi
chiave del pensiero di P., potremmo individuare due componenti fondamentali: il
concetto di Ermenuetica interminabile e quello di Dialogo interculturale Il
concetto di Ermenuetica interminabile prevede come elementi: 1. il pensiero
come 'comparazione originaria'; 2. il sapere come 'ambito problematico sempre
aperto', rispetto al quale non si dà mai una verità stabile, ma sempre
problematica, inscritta cioè in un processo inesauribile di ricerca; 3. il
concetto di 'impermanenza' (mutuata dal concetto buddhista di 'anatta') come
struttura relazionale di tutto ciò che è, in base alla quale tutto ciò che è, è
un ‘nodo’ di relazioni in continua trasformazione ed evoluzione processuale. Il
concetto di Dialogo interculturale prevede come elementi: 1. la 'meditazione'
come ‘vuoto mentale’ e ‘consapevolezza’mindfulnessdel senso critico del
pensiero radicato nel presente; 2. l'apertura conseguente alla compresenza
degli elementi precedentidell’orizzonte di una riflessione generale sui
problemi cruciali dell’esistenza, orizzonte tipico della filosofia
interculturale. P. precisa chiaramente la specifica forma di rapporto
comparativo che viene attivato nell'orizzonte della filosofia interculturale,
rapporto detto 'a tre variabili interdipendenti. L’orizzonte di una filosofia
interculturale dovrebbe invece tendere a porsi come linea immaginaria di uno
spazio illimitato pronto ad ospitare quelle specifiche pratiche interculturali
che sono gli esercizi in atto di filosofia in quanto comparazione. Per evitare
le conseguenze contraddittorie a cui conducono sia le prospettive
multiculturali, sia le utopie universaliste, è necessario precisare la natura e
la funzione della specifica forma di rapporto che si viene ad attivare
nell’orizzonte della filosofia interculturale. La modalità di tale rapporto può
essere definita 'a tre variabili interdipendenti': due sono costituite da
pensieri o ambiti di pensieri tra loro diversi, e la terza è costituita da un
soggetto (individuale o culturale) che li pone a confronto. L’essenziale di
questa modalità di rapporto è che nessuna delle tre variabili sussiste
autonomamente, prima, dopo o a parte rispetto alle altre due: in particolare, è
importante evidenziare che il soggetto risulta sempre e necessariamente
implicato nella pratica della comparazione, al punto che tale pratica lo forma
e lo trasforma: il suo sguardo è ‘impuro’ fin dall’inizio, perché fin dall’inizio
viene condizionato e prodotto da una serievirtualmente infinitadi
osservazioni comparative. Fra i temi affrontati più di frequente dalla sua riflessione
ricordiamo: 1. il tema dell’identità, in base al quale essa non è alcunché di
rigido e identitario, ma poiché l’essente è nodo di relazioni, l’identità si dà
come intreccio di infinite relazioni, ovvero come compresa in una sua
problematica autonomia; il soggetto che, in quanto costitutivamente interessato
da molteplici relazioni, nel suo ricercare il senso del realtà del mondo, non è
un osservatore disincarnato e disinteressato, o imparziale, ma è compreso nel
rilevamento di quel senso nella trasformazione di sé e della realtà; il corpo,
in base al quale esso è la mente e, insieme, la condizione prima della
conoscibilità del mondo; in questo senso il tragitto di P. ha sicure relazioni
al tema odierno della ‘cognizione incorporata’ e della Filosofia del corpo; il concetto
di ‘processo’, in base al quale la realtà è un insieme di processi: ciò che è,
in quanto 'nodo' potenzialmente infinito di relazioni, diviene processualmente,
concezione che deriva direttamente dalle filosofie orientali, in particolare
dal buddhismo; l’illuminismo in base al quale i limiti della ragione possono
venir posti soltanto dalla ragione stessa, come era stato già perfettamente
considerato dalla Dialettica dell'illuminismo; l tema delle pratiche
filosofiche e della pratica artigianale;
il tema dei diritti umani che non è solo un tema accessorio rispetto al
suo pensiero; su questo versante pare giocarsi una partita più grande, che, ai temi
della ‘libertà condizionata', della natura dell’individuo e del fenomeno della
globalizzazione unisce una profonda
preoccupazione per i destini dell’umanità. A tal proposito pare essere
abbastanza pessimista, un pessimismo attivo non passivo. Egli dice, infatti,
nella premessa alla nuova edizione del Tao della filosofia, queste precise
parole. È da osservare tuttavia che le tematiche della filosofia comparata,
della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale non hanno
avuto e continuano a non avere risonanze significative all’interno del
dibattito filosofico nazionale e internazionale. Le ragioni di questa
scarsa ricaduta sono molteplici e di varia natura. Forse vi sono alla base
difficoltà intrinseche ai modi in cui tali tematiche sono state formulate e
proposte; ma è anche da dire, a tale proposito, che finora non vi è stata
alcuna proposta critica che abbia messo in luce tali ipotetiche difficoltà. È
da ritenere, allora, che le ragioni di questa debolissima risonanza siano,
almeno in parte ma in primo luogo, da far risalire alle rigidità delle
discipline accademiche che mal sopportano non solo le contaminazioni
interdisciplinari ed interculturali, ma anche i semplici ponti che tentano di
mettere in comunicazione diverse discipline, culture e civiltà. In secondo
luogoma, dovremmo dire, ad un secondo, più basso, livellosi dovrebbero tener
presenti le ragioni o, meglio, i ‘sentimenti’ che hanno a che fare più da
vicino con germi xenofobi mai estinti, con residui di fondamentalismi religiosi
e con rigurgiti di tipo razzista che infestano non solo l’Italia e non solo
l’Europa. Ci sembra, anzi, che le tendenze che germinano da tali poltiglie
psicologiche e ideologiche si stiano facendo sempre più invadenti ed arroganti.
Questa riedizione del Tao della filosofia può forse costituire un frammento
ancora utile a tenere aperta qualche piccola fessura di luce in un orizzonte
culturale che, nonostante le aperture imposte dalla globalizzazione, si fa
sempre più stretto e più cupo. Al fondo delle intenzioni di P., c’è un
atteggiamento ecologico e agnostico,fino addirittura a concepire la possibilità
dell’essere ‘apolide’ -, e consapevoleuna consapevolezza nel senso di
mindfulnessnei confronti della natura della mente e della psicologia umane, al
punto che, alla disillusione per la possibilità di integrazione nella vita
psicologica occidentale delle pratiche meditative orientali, si unisce la
preoccupazione e l’impegno sociale e politico, forse considerando la
marginalità dell’intellettuale nelle grandi vicende della contemporaneità, ma
insieme sempre anche con un’apertura di orizzonte per una riflessione generale
sui problemi cruciali dell’esistenza. Saggi: “Avanguardia, tecnologia ed estetica
(Roma, Officina); “Teoria come utopia” (Verona, Bertani); “Storia e critica
dell'ideologia, Padova, CLEUP, Oltre l'ideologia: «Il Federalista», Roma, Ist.
dell'Enciclopedia Italiana); “Pensiero negativo e civiltà borghese, Napoli,
Guida, Saggi di critica, Padova, CLEUP, Saggi su Nietzsche, Milano, Angeli, Il
Tao della filosofia. Corrispondenze tra pensieri d'Oriente e d'Occidente, Parma,
Pratiche, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente,
Venezia, Marsilio, Illuminismo e
illuminazione: la ragione occidentale e gli insegnamenti del Buddha, Roma,
Donzelli, Yohaku: forme di ascesi nell'esperienza estetica orientale, Padova,
Esedra, East & West. Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, Il
Buddhismo: i sentieri di una religione millenaria, Milano, Bruno Mondadori, Figure
di pensiero. Opere e simboli nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio); Oltre
la filosofia, percorsi di saggezza tra oriente e occidente, Vicenza, Colla;
Dieci lezioni sul buddhismo, Venezia, Marsilio, Per una filosofia inter-culturale,
Milano, Mimesis, Taccuino giapponese, Udine, Forum, Tra Occidente ed Oriente:
interviste sull'intercultura ed il pensiero orientale (Pretto), Milano, Mimesis;
Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Alfabeto filosofico, Venezia,
Marsilio); “Dall’estetica tecnologica all’estetica interculturale, in Studi di
estetica, Filosofia come comparazione in Simplègadi. Percorsi del pensiero tra
Occidente e Oriente, Padova, Esedra). Cfr. Davis, Bret W.,.) Kitaro, L’io e il
tu, Andolfato, Padova, Unipress, Nishida: dialettica e Buddhismo,
Postfazione, Kitaro, Uno studio sul bene,
Fongaro, Torino, Boringhieri, Kitaro, Problemi fondamentali della filosofia:
conferenze per la Società filosofica di Shinano, Fongaro (Venezia, Marsilio); Buddhismo
e dialettica. Introduzione al pensiero di Nishida, Per una filosofia
interculturale, Milano, Mimesis, Tra Oriente e Occidente. Interviste
sull’intercultura ed il pensiero orientale, Pretto, Milano, Mimesis, Nietzsche o dell'ermeneutica interminabile, in,
Crucialità del tempo, Napoli, Liguori, Saggi su Nietzsche, Milano, Angeli, Intercultura
e globalizzazione, in, Incontri di sguardi. Saperi e pratiche
dell’intercultura, Miltenburg, Padova, Unipress, Per una filosofia interculturale,
Milano, Mimesis, Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle
culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, Dalla prospettiva della filosofia
comparata all’orizzonte della filosofia interculturale, Simplègadi, East &
West, Venezia, Marsilio. Interessante può essere, sotto questo aspetto, il
confronto con il pensiero di E. Morin, nel suo La testa ben fatta” (Milano,
Cortina, La riforma di pensiero, Alfabeto
filosofico, Venezia, Marsilio, voce Corpo. Illuminismo e illuminazione, Roma,
Donzelli); Saggezze d'Oriente e d'Occidente come forme di vita, n Id., Oltre la
filosofia, Vicenza, Colla, Interessante può essere, sotto questo aspetto, il
confronto con il pensiero di Sennet, nel suo L’uomo artigiano, Milano,
Feltrinelli, Diritti umani e valori in
Asia, Studia Patavina, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio,, voce Libertà.
Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Il tao della filosofia, Milano,
Luni, Premessa. I termini 'ecologico' e
'agnostico' non sono propri dei supo testi ma depositati nel suo insegnamento
'orale', nonché derivabile da una semplice riflessione sulle finalità e
conseguenze della sua impostazione teorica Santangelo, recensione a Estetica
del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente Revue Bibliographique de
Sinologie, Ghilardi, Magno, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente. in onore,
Milano-Udine, Mimesis, Fongaro,
Ghilardi, Filosofia come Pratica. A partire da Il Tao della Filosofia, in Simplegadi,
Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, Ghilardi, Magno, Mimesis, Crisma,
Dao, ossia cammino. Note in margine al percorso di riflessione di in Simplegadi,
Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, Ghilardi, Magno, Mimesis, Bergonzi, Comparatismi
e dialogo interculturale fra filosofia occidentale e pensiero indiano, in
Comparatismi e filosofia, Donzelli, Napoli, Liguori, Marramao, Pensare Babele.
L'universale, il multiplo, la differenza, in Iride, Pagano, Un contributo
ermeneutico per la filosofia interculturale, in Lo Sguardo: rivista di
filosofia, Ghilardi, Magno, La filosofia e l'altrove: Festschrift,
Milano-Udine, Mimesis, Yusa, Michiko, Porta, recensione ad Alfabeto Filosofico,
Daodejing, Mandukya Upanishad, Mimesis
Festival: Che cos’è la filosofia? d Schopenhauer tra Oriente e Occidente, di G.
Pensiero buddhista e filosofie occidentali, Panikkar e la questione dei diritti
umani, La compassione intelligente nella tradizione buddhista, Nirvana e
Samsara, Covid-19 e Libertà. Anteprima di Illuminismo e Illuminazione, Anteprima
di Per una filosofia interculturale, Anteprima di Taccuino. Anteprima di
Alfabeto Filosofico, Anteprima di Dieci
Lezioni sul Buddhismo, Materiali su Interculturalità e Oriente, Materiali su Interculturalità
e Oriente. Giangiorgio Pasqualotto. Pasqualotto. Keywords: Marco Polo. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pasqualotto” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza.
Grice e Pastore: l’implicatura conversazionale
nella storia della dia-lettica romana di Varrone a Peano -- filosofia italiana
– Luigi Speranza (Orbassano).
Filosofo italiano. Grice: “A
proto-Griceian.” Grice: “Pastore divides logicians by nationality, and he has a
few for Italians; he does not distinguish between Welsh Russell and English
Boole, though!” Grice: “Pastore has an excellent section on the ‘alleged’
imperfections of ordinary language, to which I refer to in my reference to the
common place in philosophical logic.” Grice: “Pastore lists six imperfections
of ordinary language, for which he notes how confusing the allegations are.”
“He ends by noting the moral of the formalist: “not everything that is
explicated is implicated, and not everything that is implicated is explicated!”
– Grice: “The Italian philosophers he mentions make an interesting list.”
Grice: “He has an earlier paragraph on “Roman logic,” which is charming.” Laureato
a Torino con GRAF ed ERCOLE (si veda), è insegnante di liceo e ottenne una
cattedra a Torino. Fonda e dirigge il laboratorio di logica sperimentale a Torino.
Collaboratore della Rivista di filosofia.
I suoi manoscritti sono conservati nell'accademia toscana di scienze e
lettere La Colombaria di Firenze. La salma del filosofo riposa nel cimitero di
Bruino. Saggi: “La logica formale dedotta dalla meccanicia”; “Scienza”
“Sillogismo e proporzione,” “Dell'essere e del conoscere,” “Il pensiero puro,”
“Causa ed esperienza”; “Solipsismo,” “Potenzia
logica” “Logica sperimentale,”” L'acrisia di Kant” “La filosofia di Lenin”; “La
volontà dell'assurdo. Storia e crisi dell'esistenzialismo” (Logicalia, Dioniso,
“Introduzione alla metafisica della poesia,” Bazzani, Carte. Fondo
dell'Accademia La Colombaria” (Firenze, Olschki); Castellana, “Razionalismi
senza dogmi. Per una epistemologia della fisica-matematica” (Mannelli, Rubbettino);
Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia, Selvaggi, Un
filosofo triste: P. in Scienza e metodologia. Saggi di epistemologia, Roma,
Gregoriana). “È notissima la storia della logica nell’antica Roma, in cui assai
per tempo viene a prevalere la teoria catechistica, sviluppata negl’innumerevoli
manuali di logica ad uso delle scuole, mutuanti l’insegnamento dalli saggi di VARRONE,
di CICERONE, di Aulo GELIO, e di Quintiliano. Questo indirizzo comprende
altresi i saggi di Vittorino, di VEGEZIO (si veda), e si spinge fine a quelle
imporntantissimei di BOEZIO (si veda) e di Cassiodoro che riduceno la logica
all’uso d’una TABULA LOGICA o combinazione di concetti secondo le regole della
silogistica. BOEZIO, “Introductio ad categehoricos syllogismos”; “de syllogismo
categorico-hypothetico,” “de divvisione”, “de definitione”, Cassiodoro
(Venezia). In tutta quanta la scolastica la sillogistica di BOEZIO è ripresa ed
applicata con sottilissimo svolgimento. Comincia, a vero dire, per essere
incompletamente conosciuta. Si complete con LOMBARDO. Quindi fa decisamente il
suo ingresso nell’occidente per opera di AQUINO, ABANO, e COLONNA – Summa
theologica, cfr. BRUNO, “de specierum scrutinio”; de lampade combinatoria
lulliana, de progresso et lampade venatoria legocorum. S’istende la
lussureggiante vegetazione dei “terministi”, fra i quali appena è il caso dei
ricordare il nostro Paolo NICCOLINI (si veda) Veneto, TARTARETO, e NIGRI. Per
onore della filosofia, voglio dire che, in mezzo a tanta zavorra, i pensamenti
originali sono molto più numerosi ed important di quanto non si creda comunemente.
NIZOLIO, Pauli Veneti, “Logia parva”, tractatus summlarum (Venezia). Le loro
relazione possibili con le varie posizioni di certi dischetti girevoli atorno
un centro comune, sovrapposit l’uno all’altro, sui quali sono segnai i concetti
fundamentale. Questo tentativo di BRUNO (si veda) contiene in gemre tutta la
teoria della quantifiicatione del predicato e la teoria della logica
sperimentale. In seguito ai mie personali ricerche compiute nella biblioteva
comunate di Noto (Siracusa) la priorità della dottrina della quantificazione
del predicato si deve attributire al sottilissimo casista CARAMUEL (si veda),
che l’espose nella sua “Grammatica audax”. Zvsdilio, zinytofuvyio in stidyyrlid
lohivsm, ztoms. FACCIOLATI, Logia protehroai, rudimenta di Logica, TIZIO, Arte
di pensare. PEANO, Calcolo geometrico secondo l’ausdehnungslehre di Grassmann
preceduto dale operazione della logica deduttiva (Torino), arithmetica,
principia, nova method exposita, I principi di geometrica logicamente esposti
(Torino, Bocca); elementi di calcolo geometrico, principi di logica matematica
R d M, formule di logica matematica, sul concetto di numero, sui fondamenti della
geomentria, saggio di calcolo geometrico, studi di logica matematica, NAGYj,
Fondamenti del calcolo logico, Napolo, sulla rappresentazione grafica della
quantità logica, Lencei, lo stato attuale ed i progressi della logica, rivista
italiana di filosofia, I principi di logica esposti secondo le dottrine moderna
(Torino, Leoscher), I teoremi funzionali nel calcolo logico (Rivista di
matematica); La logica matematica e il calcolo logico (Rivista Italiana di Filosofia,
Roma), I primi dati della logica (Roma), Sulla definizione e il compito della
logica (Roma, Balbi), Alcuini teoremi intorno alle funzione logiche (Rivista di
Matematica), BURALI-FORTI, Logica matematica (Milano); Sui simboli di logica
matemaitca (Il Pitagora), Vacca, Vailati, Padoa, Pieri, Castellano,
Ciamberlini, Giudice, Nota di Logica matematica (Rivista di Matematica),
Vailati, un teorema di logica matematca (Rivista di Matematica), sul carattere della
logica: il sviluppo della logica formale (Rivista di filosofia), Vacca, “Sui
precursori della logica matematica” (Rivista di Matematica), Bettazzi, Chini,
Boggio, Ramorni, e Nasso. Tutti i logici italiani apparengono alla scuola di PEANO
(si vedùa), al qualse si deve la logica matematica o pura. In essa
introduzione, Peano, esposti lucidamente gli studio, dimostra l’identità del
calùcolo sulle classi, col calcolo sulle proposizioni. La sua opera contiene la
teoria dei numeri interi completamente riditta in formole facendo ricorso ad un
limitatissimo numero d’idee logiche Peano espresso coi simboli: e, > = + V ~ A. – sette simboli. Di qui trae origine
la sua ideo-grafia in cui ogni idea è rappresentata con un segno, e il su
strumento analitico anda perfezionandosi rapidamente. Arrichitta di numerose
indicazioni storiche per la collaborazioni di valenti seguazi, procede
alacremente, raccogliendo e trattando completamente in simboli tutte le
proposizioni della matematica. L’importanza filosofica di questo movimento
iniziato da Peano non e ancora stata apprezzatta convenientemente da ogni
filosofo, ma i saggi di Peano cominciano solo ORA a richiamare sola di se
l’attenzione dei filosofi. Il ritardo filosofico e tanto più strano quanto più
chiara è la filiazione filosofica di questa ideo-grafia. Peano stesso non cessa
mai di far notare che la sua ideo-grafia è casata su teoremi di logica. Ma se
con definizione opportune, si pote riddure le idee di logica anche si
incontrano in molte parti della matematica ad un numero sempre più piccolo d’idee
primitive, attualmente ancorsa si desidera una riduzione analogia di tutte le
idee di logica ache si incontrano nella LOGICA PURA. Questa riduzione presenta
in vero seriissime difficoltà ed e più facile il riconocere quante e quai siano
le idea primitive in aritmetica e in geo-metria che in logica. Continuando le
richerche mi convene supporre consosciuto tento di portare un contribute alla
soluzione del problema suddetto. Annibale
Pastore. Pastore. Keywords: implicature, logica meccanica, acrisia. Meccanica
rama della fisica. Refs: Luigi Speranza,
“Grice e Pastore,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice.
Grice
e Pattio: la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. A
Pythagorean, cited by Giamblico. Grice: “Cicerone says that this is best spelt ‘Pazzio’!”
-- Pattio.
Grice
e Paulino: il portico romano, la ragione e l’implicatura conversazionale --
Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Nola). Filosofo italiano. A
wealthy man. He has a career in public life before becoming a philosopher. He
writes many poems and letters, some of which survive. Some see the influence of
the Portico on his views concerning the ascetic life. His son is Giovio. Grice:
“I like Paulino – for one, that’s my Christian name!” -- Paulino.
Grice
e Pausania: la scuola di Girgenti – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Girgenti). Filosofo italiano. A
friend of Empedocle di GIRGENTI (si veda) – and the dedicatee of one of his
poems. P. wites an an account of his tutor’s life and death. Grice: “We English
are lucky: there is only one philosopher from Ockham: Ockham. From Girgenti,
however, Italians have Empedocle and Pausania!” Grice: “Strawson advised me
that I should refer to Emepedocle as Girgenti and Pausania as Girgentino, just
for the sake of the difference!” -- Pausania.
Grice e Peano: l’implicatura conversazionale –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Spinetta
di Cuneo). Filosofo italiano. Grice: “As I reduce “the” to “every,” I am of
course following Peano, who predates Russell!” -- important Italian
philosopher. Linceo. P.’s postulates, also called P, axioms, a list of
assumptions from which the integers can be defined from some initial integer,
equality, and successorship, and usually seen as defining progressions. The P.
postulates for arithmetic are produced by P. He takes the set N of integers
with a first term 1 and an equality relation between them, and assumed these
nine axioms: 1 belongs to N; N has more than one member; equality is reflexive,
symmetric, and associative, and closed over N; the successor of any integer in
N also belongs to N, and is unique; and a principle of mathematical induction
applying across the members of N, in that if 1 belongs to some subset M of N
and so does the successor of any of its members, then in fact M % N. In some
ways P.’s formulation was not clear. He had no explicit rules of inference, nor
any guarantee of the legitimacy of inductive definitions which Dedekind
established shortly before him. Further, the four properties attached to
equality were seen to belong to the underlying “logic” rather than to arithmetic
itself; they are now detached. It was realized by P. himself that the
postulates specified progressions rather than integers e.g., 1, ½, ¼, 1 /8,...,
would satisfy them, with suitable interpretations of the properties. But his
work was significant in the axiomatization of arithmetic; still deeper
foundations would lead with Russell and others to a major role for general set
theory in the foundations of mathematics. In addition, with Veblen, Skolem, and
others, this insight led in the early twentieth century to “non-standard”
models of the postulates being developed in set theory and mathematical
analysis; one could go beyond the ‘...’ in the sequence above and admit
“further” objects, to produce valuable alternative models of the postulates.
These procedures were of great significance also to model theory, in
highlighting the property of the non-categoricity of an axiom system. A notable
case was the “non-standard analysis” of Robinson, where infinitesimals were
defined as arithmetical inverses of transfinite numbers without incurring the
usual perils of rigor associated with them. Fu l'ideatore del latino sine
flexione, una lingua ausiliaria internazionale derivata dalla semplificazione
del latino classico. Nacque in una modesta fattoria chiamata "Tetto
Galant" presso la frazione di Spinetta di Cuneo. Fu il secondogenito di
Bartolomeo P. e Rosa Cavallo; sette anni prima era nato il fratello maggiore
Michele e successivamente nacquero Francesco, Bartolomeo e la sorella Rosa.
Dopo un inizio estremamente difficile (doveva ogni mattina fare svariati
chilometri prima di raggiungere la scuola), la famiglia si trasferì a Cuneo. Il
fratello della madre, Giuseppe Michele Cavallo, accortosi delle sue notevoli
capacità intellettive, lo invitò a raggiungerlo a Torino, dove continuò i suoi
studi presso il Liceo classico Cavour. Assistente di Angelo Genocchi
all'Torino, divenne professore di calcolo infinitesimale presso lo stesso
ateneo a partire dal 1890. Vittima della sua stessa eccentricità, che lo
portava ad insegnare logica in un corso di calcolo infinitesimale, fu più volte
allontanato dall'insegnamento a dispetto della sua fama internazionale, perché
"più di una volta, perduto dietro ai suoi calcoli, [..] dimenticò di
presentarsi alle sessioni di esame". Ricordi del grande matematico
(e non solo della vita familiare) sono raccontati con grazia e ammirazione nel
romanzo biografico Una giovinezza inventata della pronipote Lalla Romano,
scrittrice e poetessa. Aderì alla massoneria, iniziato nella loggia Alighieri
di Torino guidata dal socialista Lerda. Morì nella sua casa di campagna a
Cavoretto, presso Torino, per un attacco di cuore che lo colse nella
notte. Il matematico piemontese fu capostipite di una scuola di
matematici italiani, tra i quali possiamo annoverare Vailati, Castellano,
Burali-Forti, Padoa, Vacca, Pieri e Boggio. Peano precisa la definizione del
limite superiore e fornì il primo esempio di una curva che riempie una
superficie -- la cosiddetta "curva di Peano", uno dei primi esempi di
frattale -- mettendo così in evidenza come la definizione di curva allora
vigente non fosse conforme a quanto intuitivamente si intende per curva.
Da questo lavoro partì la revisione del concetto di curva, che fu ridefinito da
Jordan (curva secondo Jordan). Fu anche uno dei padri del calcolo
vettoriale insieme a Levi-Civita. Dimostra importanti proprietà delle equazioni
differenziali ordinarie e idea un metodo di integrazione per successive
approssimazioni. Sviluppa il Formulario mathematico, scritto dapprima in
francese e nelle ultime versioni in interlingua, come chiama il suo latino sine
flexione, contenente oltre 4000 tra teoremi e formule, per la maggior parte
dimostrate. Da un eccezionale contributo alla logica delle classi,
elaborando un simbolismo di grande chiarezza e semplicità. Da una definizione
assiomatica dei numeri naturali, i famosi assiomi di P. che vennero poi ripresi
da Russell e Whitehead nei loro Principia Mathematica per sviluppare la teoria
dei tipi. I contributi di Peano sulla logica furono osservati con molta
attenzione da Russell, mentre i contributi di aritmetica e di teoria dei numeri
furono osservati con molta attenzione da Vailati, il quale sintetizzava in
Italia il passaggio tra l'esame delle questioni fondamentali e l'applicazione
di metodiche di analisi del linguaggio scientifico, tipica degli studi logici e
matematici, e anche specifica gli interessi di storia della scienza, allargando
la prospettiva anche agli studi sociali. Per questo P. ha dei contatti molto
stretti con il mondo degli studiosi di logica e di filosofia del linguaggio
nonché gli studiosi di scienze sociali empiriche (Cfr. Rinzivillo, P., Vailati.
Contributi invisibili in Rinzivillo, Una Epistemologia senza storia” (Roma
Nuova Cultura). Ha ampi riconoscimenti negli ambienti filosofici più aperti
alle esigenze e alle implicazioni critiche della nuova logica formale. E affascinato
dall'ideale leibniziano della lingua universale e sviluppa il "latino sine
flexione", lingua con la quale cercò di tenere i suoi interventi ai
congressi internazionali di Londra e Toronto. Tale lingua e concepita per
semplificazione della grammatica ed eliminazione delle forme irregolari,
applicandola a un numero di vocaboli "minimo comune denominatore" tra
quelli principalmente di origine latina rimasti in uso nell’italiano. Uno
dei grandi meriti della sua opera sta nella ricerca della chiarezza e della
semplicità. Contributo fondamentale che gli si riconosce è la definizione di
notazioni matematiche entrate nell'uso corrente, come, per esempio, il simbolo
di appartenenza (“x ∈
A”) e il quantificatore esistenziale "∃". Tutta l'opera di
P. verte sulla ricerca della semplificazione, dello sviluppo di una notazione
sintetica, base del progetto del Formulario, fino alla definizione del latino
sine flexione. La ricerca del rigore e della semplicità lo portano P. ad
acquistare una macchina per la stampa, allo scopo di comporre e verificare di
persona i tipi per la “Rivista di Matematica” da lui diretta e per le altre
pubblicazioni. Raccolge una serie di note per le tipografie relative alla
stampa di testi di matematica, uno per tutti il suo consiglio di stampare le
formule su righe isolate, cosa che ora viene data per scontata, ma che non lo
era ai suoi tempi. Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale della
Corona Commendatore della corona L'asteroide P. è stato battezzato così in suo onore.
Il dipartimento di Matematica di Torino è a lui dedicato. Molti licei in
Italia portano il suo nome, come ad esempio a Roma, Cuneo, Tortona, Monterotondo,
Cinisello Balsamo o Marsico Nuovo, così come la scuola di Tetto Canale, vicina
alla sua città natale. Saggi: “Aritmetica”; “Algebra” (Torino, Paravia,);
“Forma matematica” (Torino, Bocca); “Calcolo differenziale”; “Calcolo integrale”
(Torino: Bocca); “Analisi infinitesimale” (Candeletti); “Calcolo infinitesimale
e geometria” (Torino: Bocca), “Logica della geometria” (Torino: Bocca)”; “Principio
dell’arimmetica” (Torino, Paravia); “Giochi di aritmetica e problemi interessanti”
(Paravia, Torino). Provai una grande ammirazione per lui quando lo incontrai
per la prima volta al Congresso di Filosofia, che e dominato dall'esattezza
della sua mente. Russell. Amico, Storie della scuola italiana. Dalle origini (Zanichelli,
Bologna); Celebrazione, Luciano e Roero Torino); “Storia di un matematico” (Boringhieri).
L. Romano, “Una giovinezza inventata” (Torino,
Einaudi); Racconta episodi del rapporto con il prozio Giuseppe. Assiomi di P., Glottoteta, Lingua
artificiale, Matematica, Latino sine flexion, Cassina Calcolatori ternari M. Gramegna
Treccani Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. E P. stregò Russell. The third
kind of term, things, are only the entities indicated by proper names, but they
have no additional relation with other terms. This leads Russell to consider
the sole denoting concept which presupposes uniqueness -- "the.” Russell
admits the great importance of this term, recognizes the merit of P.'s
notation, and attributes to P. the capacity to make possible genuine
mathematical definitions defining terms which are not concepts, the meaning of
a word with its indication-reference and the meaning of a denoting concept with
its denotation. P. does something more than provide the standard notation. The
pre-eminence of a description over other forms of denotation is definitive. The
notation for a description is inspired in the Peanesque symbolism (i.e.
"laeb"). Membership to a class is replaced by a propositional
function (i.e. (l£)(<I>X)). A propositional function is explained as a
certain denoting function of <l>x, which, if <1>£ is true for one
and only one value ofx, denotes that value, but in any other case denotes (P).p.
Perhaps most interestingly for us is the insistence on the indefinability of
"the" – P.'s inverted iota is already used -- together with the
notion of denotation. The article, as published, adds the expression of the
main definition in terms of propositional functions together with the previous
manuscript definition in P.'s terms of existence and uniqueness, albeit if not
in symbolic form. The two essential definitions are Principia, * 14.01.02: .
\jI(IX)(epX) • =.(3b) : epx •=~ .x=b : \jib E ! ( 7 X ) ( e p X ) • = . ( 3 b )
: 4 > x . =• . x = b. This expresses the conditions of existence and
uniqueness essentially with P.’s resources, i.e., in terms of quantification
and identity, although adding propositional functions. P. has different vresources
to eliminate the definite article – his inverted iota -- from a proposition. P.
actually recommends this line in cases where the required conditions of
existence and uniqueness are doubtful, precisely through a sort of definition
in use. The descriptor is by no means indefinable in his system. Russell:
"I read Schrader on Relations and found his methods hopeless, but P.
gave just what I wanted (Letter to Jourdain, in Grattan-Guinness). If, as
Russell maintains in Principia, following P., that a definition is to be always
nominal, the definienda is only an abbreviation. Russell formulates his principle
to preserve the admissible part of Bradley’s analysis -- (his methodological
and analytical resourses -- and almost the entire Moore, in so far as they were
compatible with the requirements of Peano's logic. Some of the mostti mportant ideas
and symbolic devices that made Russell's theory of descriptions possible are already
present in essays Peano that Russell knows well. We may proceed by a detailed
comparison between the relevant parts of Russells theory -- including manuscripts
now published-and some of Frege and , . . ht as well as a discussion of
numerous possible obJectlons that P.’s mSig s, . . fl db could be posed to the
main claim. Even if Russell was not actually influenced by those insights, the parallelisma
are close enough to be worth analyzig, especially in the case of P., whose
writings are not very well known. (r)
can be clearly found in Frege and Peano, that (2) was almost admitted by Frege
and was admitted explicitly-including the symbolic expression by P.. THE
SYMBOLIC ELIMINATION OF "THE" IN P.. The source in P. of the symbols
relevant to Russell's theory of descriptions have been noted and sometimes
explained (see, .for instance, 1988a and 199Ia, Chap. 3). I will confine myself
to recalling that they were the letter iota (i) for the unit class, and the same
letter inverted (1), or denied ("fa), for the only member of thiS class,
i. e., the definite article of ordinary language. P.'s ideas evolved in three
stages towards greater precision in the treatment of a description. This last P.
starts from the definition in terms of the unit class. He then adds a series of
possible definitions (the ones allowing an alternative logic al order),
one of which offers this equivalence. P. introduces his fundamental d~fimt~on
~f the u:l1t class as the class such that all of its members are identical. In
P.’s symbols, tx =ye (y =x). Likewise, P. defines indirectly the.unique member
of such a class: x = "fa • = • a = tx. However, concerning the
definability of the definite article, P. adds the crucial idea that any proposition
containing “the” can be reduced to. the for,? ta eb, and thiS, again, to the
inclusion of the referr~d .um~ class in the oth~r class (a ~ b), which already
supposes the elimination of the symbol t: Thus, P. says, we can avoid an identity
whose first member contams thiS symbol. Here we find the assertion that the
only individual belonging to a unit II As an anonymous referee pointed out to
me, one ~aj~rdifferenc~between P. and Russell's treatment of classes in the
context of descnption theolJ' is that, while, for Peano, a description combines
a class abstract with the inverse of the umt class operator, for Russell the
free use of class abstracts is not available due to the discovery of paradoxes.
P. does not explicitly state that the mentioned expression would be
meaningless, but rather "nous ne donnons pas de signification a ce symbole
si la classe a est nulle, ou si elle contient plusieurs individus.” But this is
equivalent in practice, given that if we do not meet the two mentioned
conditions, the symbol cannot be used at all. There are, however, other ways of
eliminating the same symbols according to P.. One which is very similar and
depends on the same hypothesis: laE b. = : a = tx. :Jx • Xc b(ibid). class (a) such that it belongs to another
class (b) is equal to the existence of exactly one element such that this
element is a member of that class (b). In other words: "the only member of
a belongs to b" is to be the same as "there is at least one x such
that (i) the unit class a is equal to the class constituted by x, and (ii) x
belongs to b" (or "the class of x such that a is the class
constituted by x, and that x belongs to b, is not an empty class"). This
seems to be equivalent to Russell's definition. P., of course, speaks in terms
of classes instead of a propositional function, i. e., in terms of the property
or the predicate, which define a class – P. often read the membership symbol as
"is" -- which expresses the same idea in a way where any reference to
the letter iota has been eliminated. We can read now "the only member of a
belongs to b" as the same as "there is at least one x such that (i)
the unit class a is equal to all the y such that y =x, and (ii) x belongs to
b" (or "the class of x such that they constitute the class ofy, and
that they constitute the class a, and that in addition they belong to the class
b, is not an empty class"). Thus, the full elimination underlies the definition,
although P., in lacking a specifically explicit philosophical goals, shows no
interest in making this point. Peano is totally aware of the importance of this
device as a way to reduce the definite article to more primitive logical concepts,
i.e. to eliminate it, as a result of which the symbol would cease to be
primitive. That is why P. adds that the above definitions "expriment la
P[proposition] 1a Eb sous une autre forme, OU ne figure plus Ie signe 1;
puisque toute P contenant le signe 1a est reductible a la forme 1aEb,OU
bestuneCIs, on pourra eliminer Ie signe 1 dans toute P.” Therefore, the general
belief according to which the symbol "1" was necessarily primitive
and indefinable for P. is wrong. By pointing out that in the
"hypothesis" preceding the quoted definition it is clearly stated
that the class "a" is defined as the unit class in terms of the
existence and identity of all of their members (i.e. uniqueness): Before making
more explicit the parallelism with Russell's theory, let us consider possible
objections against this rather strong claim. All of these objections are either
misconceptions or simply have no force with regard to P.’s main claim. This is why"a"is
equal to the expression ''tx'' (in the second member). The objection could
still be maintained by insisting that since"a" can be read as
"the unit class", P. did not really achieve the elimination of the
idea he was trying to define and eliminate, as it is shown through the
occurrence of these words in some of the readings proposed above. However, as I
will explain below, the hypothesis preceding the definition only states the
meaning of the symbols which are used in the second member. Thus, "a"
is stated as "an existing unit class", which has to be (1) It is true
that the symbol "1" has disappeared, but in the definiens we still
can see the symbol of the unit class, which would refer somehow to the idea
that is symbolized by ''tx'', so the descriptor has not been really eliminated.
The answer is very simple: for P. there were at least two forms ofdefining this
symbol with no need for using the letter iota (in any of its forms). However,
the actual substitution would lead us to rather complicated expressions,14 and
given P.'s usual way of working (which can be First, by directly replacing tx
by its value: y 3(y = x), as defined above. Making the replacement explicit, we
have: 14 Starting from this idea, we can interpret the definition as stating
that "la Eb" is only an abbreviation for the definiens and dispensing
with the conditions stating exist- ence and uniqueness in the hypothesis, which
have been incorporated to their new place. Thus, the new hypothesis would
contain only the statement of"a" and"b" as being classes,
and the final entire definition could be something like the following: la Eb •
=:3x 3{a =y 3(y =x) • X Eb}, a, bECls.::J :. ME b. =:3XE([{3aE[w, zEa. ::Jw•z'
w= z]} ={ye(y= x)}] •XEb), a E Cis. 3a: x, yEa. ~x.y.X = y: bE CIs •~ : ...
(Ibid.) understood in this way: " 'a' stands for a non-empty class su~h
that all of its members are identical." Therefore, we can replace "a",
wherever it occurs, by its meaning, given that this interpretation works as
only a purely nominal definition, i.e. a convenient abbreviation.
characterized as the constant search for shorter and more convenient formulas),
it is quite understandable that he preferred to avoid it. In fact, the
operation is by no means necessary, for the symbolic expression above was
already enough to obtain the full elimination of the descriptor. We must not
forget that the important thing is not the intu- itive and superficial
similarity between the symbols "la" and ''tx'', caused simply by the
appearance of the letter iota in both cases, or the intuitive meaning of the
words "the unit class", but the conditions under which these
expressions have been introduced in the system, which were completely clear and
explicit in the first definition.IS "k e K" as "k is a
class"; see also the hypothesis from above for another example). But this
by no means involves confusion with i~clusion,as. it is shown by the fact that
P. soon added four defimte properties precisely distinguishing both notions,
which made it po~siblefor.hi~~.~ for Russell himself, to preserve the useful
and convenient readmg is (2) The supposed elimination is a failure, for (i) it
depends upon Peano's confusion of class membership and class inclusion, so that
(ii) a singleton class (la) and its sole member (lX) are not clearly distinct
notions; it follows that (iii) "a" is both a class and, according to
the interpretation of the definition, an individual (iv), as is shown by
joining the hypothesis preceding the definition and the definition itself This
multiple objection is very interesting because it can be taken as proceed- ing
from the received view on P., according to which his logic not only falls s~ort
ofstrict logical standards, but also contains some import- ant confuSions here
and there. However, the four points can easily be s~own t? be mistaken.
(Incidentally, I think this could have been recog- mzed With pleasure by
Russell himself, who always thought of P. and his school as being strangely free
oflogical confusions and mistakes.) . Fir~t, it ~n hard~y be said that P.
confused membership and mcluslOn, given that it was he himselfwho introduced
the distinction through his symbol "e" (previously to, and therefore
independently of, Frege). If the objection means (which is rather unlikely)
that P. would admit the symbol for membership as taking place between two
classes, it is true that this was the case when he used it to indicate the
meaning of some symbols, but only through the reading "is" (e.g. full
clarity that"1" (T) makes sense only before individuals, and ''t''
before classes, no matter which particular symbols we use for these notions.
Thus, ''ta'', like "tx", both have to. be read as "the class
consti- tuted by ...", and" la" as "the only member of
a". Therefore, although P., to my knowledge, never used "lX"
(probably because he always which could be read as " 'a and b being
classes, "the only member of a belongs to b" is to be the same as
"there is at least one x such that (i) 'there is at least one a such that
for eve~,': and z belonging to a,.w = z' is equal to 't~ey such that y =. x' ,
and (ii) x belongs to b ,where both the letter Iota and the words the unit
class" have disappeared from the definiens. aeCis.3a:x,yea.-::Jx,y. x=y:beCIs•~:.
. l a e b . = : 3 x 3(a = t x . x e b), 15 There is a well-known similar
example in the apparent vicious circle of Frege's famous definition ofnumber.
the reply to objection (1). There are other, minor objections as well. Second,
"la" does notstand for the singleton class. P. stated with thought in
terms of classes), had he done so its meaning, of course, would have been
exactly the same as "la", with no confusion at all. Third,
"a" stands for a class because it is so stated in the hypothesis,
although it can represent an individual when preceded by the descriptor, and
together with it, i.e. when both constitute a new symb.ol as a w.hol~. Here P.'s
habit could perhaps be better understood by mterpretmg it in terms of
propositional functions, and then by seeing" la" as being somewhat
similar to <!>x, no matter what reasons ofconvenience led him to prefer
symbols generally used for classes ("a" instead of"x").
There is little doubt that this makes a difference with Russell. It could even
be said that while, for Peano, the inverted iota is the symbol for an operator
on classes, which leads us to a new term when it flanks a term, for Russell it
was only a part of an "incomplete symbol". I am not sure about P.'s
answer to this, but at any rate for him the descriptor could be eliminated only
in conjunction with the rest of the full express- ion "la e b", so
that the most relevant point of similarity again can be found in P.. Last,
there is no problem when we join the original hypothesis and the definition: as
I have pointed out in the interpretation contained in the last part of (3)
If, as it seems, "a" is affected by the quantifier in the hypothesis,
then it is a variable which occurs both free and bound in the formula (if it is
a constant, no quantifier is needed). I am not sure about the possible reply by
P. himself Perhaps he did not always distinguish with present standards o f
clarity between the several senses o f "existence" (or related
differences) involved in his various uses of quantifiers,r6 but in principle
there is no p'roblem when a variable appears both bound and free in the same
expression, although in different occurrences. At any rate, I cannot see how
this could affect my main claim; the important thing here is to recognize the
fundamental similarities between the elim- ination of the descriptor in P. and
Russell. However, in the several readings I proposed I hope to have clarified a
little the role of ".3" in P. . (5) P. could hardly have thought that
he was capable of eliminat- ing the descriptor, for he continued to use the
symbol and his whole system depended on it as a primitive idea.IS The only
additional reply is that only reasons ofconvenience can explain the retaining
ofa symbol in a system in cases where the symbol can be defined, i.e. eliminated.
(After all, Russell- himself continued to use the descriptor after its
elimination by means of his theory of descriptions.) But, as we have seen,
there is no doubt P. thought that the descriptor could easily be eliminated
from propositions. (4) Russell rejected definitions under hypothesis, therefore
he would have rejected the Peanian definition of the descriptor. Of course, we
must admit that Russell (like Frege) rejected this kind ofdefinition, but this
took place especially in the context of the unrestricted variable of
Principia.I ? Besides, he himself used this kind of definition for a long
period once he mastered P.'s system. It was because he interpreted these
definitions as P. did, i.e. merely as -a device for fixing the meaning of the
letters used in the relevant symbolic expressions. Thus, when for instance one
reads, after whatever symbolic definition, things like" 'x' being
..." or" 'y' being ...", this would really be a definition under
hypothesis, but, of course, only because the meaning of the sym- bols used
always has to be determined somehow. Anyway, there is no point in continuing
the discussion ofthis objection, given that it is hard- ly relevant to my main
claim. Even if P.'s original elimination of the descriptor does not work
because of its taking place in the framework of a merely conditional definition,
the force of his original insight could well have influenced Russell; at any
rate, it is worth knowing in itself (6) The reduction mentioned, even if it
really took place, was by no means followed by the philosophical framework
which made Russell's theory of descriptions one of the most important logical
successes of the century. Thus, P. did not realize the importance of the
elimination. This last point can hardly be denied, but P.'s goals were very
different from Russell's, so I think that to point out a "lack" like
this makeslittle sense from a historical point ofview. 16 I would like to
recall here that it was P. himselfwho discovered the distinction between bound
and free variables (which he respectively called "apparent" and
"real"), and probably-and independently of Frege-also the existential
and universal quantification (see my I988a and I99Ia for a detailed account of
both achievements). Quine wrote that "1" was a primitive and indefin-
able idea in P. However, now that we have exchanged several letters concerning
an earlier version ofthis article, I must say he has changed his mind. His
letter to me ofII October 1990 contains the following passage: "I am happy
to get straight on P. on descriptions. I checked your reference and I fully
agree. P. deserves all the credit for it that has been heaped on Russell (except
perhaps for Russell's elaboration of the philosophical lesson of contextual
definition)". As for the sense in which the philosophical consequences of
the elimination of the descriptor were not very important for P., I have faced
the problem in my reply to an objection. And also in previous stages, through
the (finally unsuccessful) attempt at a substitutional theory based upon
propositions, with no classes and no propositional functions. . For according
to him the descriptor cannot be defined in isolation, but only in the context
of the class (a) from which it is the only member (la), and also in the context
of the clas~ from which that class is a member, at least to the extent that the
class a is included in the class b, although this supposes no confusion between
membership and inclusion; see the second point of my reply to objection (2)
above. I think this is just the right interpretation ofthe whole
expression"1a Eb". In any case, I cannot help being convinced that
none of these objec- tions seems to have any force against my main claim: that
the elimin- ation of the descriptor was present in P. with essentially the same
symbolic resources as in Russell. This is equivalent to the first two claims at
the beginning of this paper: P. clearly stated the conditions of existence and
uniqueness as providing the true significance of the descriptor; and (2) he had
enough symbolic techniques for dispensing with it, including those required for
constructinga definition in use. We have a few relevant passages, but the
clearest one occurs. There we can read that" Ta" is meaningless if
the conditions of existence and uniqueness are not ful- filled. Thus, even the
third claim was made by P.. Perhaps under certain different interpretations of
P.'s devices it could be shown that his elimination of the descriptor was not
exactly equivalent (in the tech- nical sense) to Russell's. Yet even if so, I
think that from the historical viewpoint, which means to do justice both to P.
and Russell, it is important to know that P. had these resources at his
disposal,' and that they may have influenced Russell. However, we can see the
heritage from P. in a clearer way if we compare the definition with the version
for classes in the same letter: . The parallelism is therefore complete, but
before finishing this paper I want to insist on my main claims by resorting now
to one of Russell's manuscripts, "On Fundamentals. First, we find there a
definition stated in terms similar to P.'s, and with almost exactly the same
symbolic resources: Finally, I am not accusing Russell of plagiarism. I only
affirm that some ofthe ideas and devices which are important for the
eliminative definition of the descriptor were already present in Frege and P.,
including the conceptual and symbolic resources, and that these works are ones
that Russell had studied in detail before his own theory was formulated. Second,
the later improvement of this definition is precisely in the sense of making
clearer that, although the method of the propositional function was preferable
to the one of class membership, the symbolic expression of the conditions of
existence and uniqueness is preserved. Even the idea -- also coming from P. -- according
to which we cannot define the expression “la" alone, but always in the
context of a class (which in Russell became the form of a propositional
function), appears here. Benacerraf, and Putnam, Philosophy of Mathematics (Cambridge). The first appearance of Russell's
definition, under the form which was adopted as final, took place, not in
"On Denoting", but in a letter to Jourdain: According to that, all
other influences must be regarded as secondary. Concerning Meinong's influence,
for Russell the principle of subsistence disappears as a consequence of the
eliminative construction of the definite article, which was a result of the new
semantic monism. Russell's later attitude to Meinong as a "main
enemy" was only a comfortable recourse (v. however, Griffin). As for
Bacher, Russell himself admitted some influence from his nominalism. In fact, Bacher describes mathematical objects
as "mere symbols" and he advises Russell to follow this line of work
in a letter (only two months before Russell's key idea): "the 'class as
one' is merely a symbol or name which we choose at pleasure" (quoted by
Lackey [Russell). Finally, for MacColl it is necessary to mention his essay
where he spoke of "symbolic universes", which include things like
round squares, and also spoke of "symbolic existence". Russell pub-
lished his essay as a direct response to this author, and there we can see some
conclusions from the unpublished manuscripts, although still by solving
peculiar cases in a Fregean context. I agree with Grattan-Guinness that MacColl
was an important part of the context of Russell's ideas on denoting (personal
communication), but I have no room here to devote to the matter. There is,
however, a previous occurrence of this definition in the,manuscript "On
'JI(lX)(<I>x)•=•(:3b):<j>x.=x.X =b:'JIb. (Grattan-Guinness Substitution" written with only slight symbolic
differences. I am indebted to Landini for the historical point.
'JI(t'u)•=:(:3b):xEU.=x.X =b:'JIb. Peano, G., as. Opere Scelte, ed. U. Cassina,
Roma: Cremonese, Studii di logica matematica". Repr. Logique
mathematique". Repr. Analisi della teoria dei vettori". Repr.
Formules de logique mathematique". Giuseppe Peano. Peano. Keywords: implicatura,
l’operatore iota. Refs.: Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’articolo
definito,” -- Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’operatore ‘iota’,
Deutero-Esperanto, l’errore di Quine, il carattere non primitive dell’operatore
iota. -- H. P. Grice, “Definite
descriptions in Peano and in the vernacular,” Luigi
Speranza, "Grice e Peano: semantica filosofica," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Pecoraro: l’implicatura conversazionale del
conflitto – filosofia italiana – Luigi Speranza (Salerno). Filosofo italiano. Grice: “He must be the only
philosopher who philosophised about ecstasis!” Grice:
“Many don’t consider him an Italian philosopher seeing that he got his maximal
degree without (not within) Italy!” – Filosofo e storico della filosofia
italiano. Dopo studi giuridici presso la Facoltà di Scienze Politiche, si
laurea in Filosofia presso l´Università di Salerno con una tesi sulla filosofia
di Cioran. Collabora con il Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Giornale di
Napoli come cronista di nera e di giudiziaria. Si avvicina ad alcuni artisti
contemporanei che gravitano intorno all´Accademia di belle arti di Brera
organizzando due Mostre a Ravello e dedicandosi al coordinamento editoriale dei
rispettivi cataloghi. Tra i partecipanti:Paladino, Pisani, Galliani, Knap,
Montorsi, Melioli, Battaglia. Un'esperienza che è importante in seguito, quando
i tratti metafisici e di rivolta dell´opera d´arte contemporanea verranno
riscoperti in chiave nichilista. Fonda "Quadranti" dedicato a
Marotta dell´Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli. È possibile
dividere il percorso di studi e del suo pensiero in due momenti distinti.
Il primo, attivismo filosofico, comprende tutte le attività e le iniziative
tese a vivacizzare e svecchiare il dibattito critico e filosofico; la
divulgazione di temi e autori poco studiati -- tecnoscienza, Nichilismo, Filosofia del
suicidio, Metafisica e Teatro, Vattimo, Esposito, Agamben. Contatto con Vattimo,
Esposito, Givone, Volpi, Mattei, Ferraris. Studia nichilismo, suicidio e
filosofia negative, politica e morale. Una filosofia disperata e
negativa, assolutamente slegata da prospettive etico-politiche. Si tratta di una
filosofia fondata sul nichilismo e su una tradizione di filosofi maledetti. I
voyeuristic "esteticamente salvificano di un datato phatos
esistenzialista, del “tutto è vano” risultato ultimo della sua analisi
filosofica del suicidio, della psicanalisi e dei lacci concettuali e storici
tra nichilismo, nullae negazione. Il risultato è una filosofia
anti-fondazionale, che poggia le sue radici in una inter-soggettività
pessimista e malincolica, che nega qualsiasi etica, sociale e politica
estremizzando così l´accusa contro l´umano e tutte le sue costruzioni sociali,
storiche e morali. In questo orizzonte
di assenza di senso, decadenza e corruzione metafisica, l´unica, eventuale,
maniera di ribellarsi e resistere si concretizza, paradossalmente, nell´appello
alla responsabilità e all´azione di un noi (Freud ego et nos) tragico-nichilista
-- Ricerca un orizzonte di senso diverso
e più profondo che lo porta, però, alla perdita quasi totale dei suoi
precedenti fili conduttori. Interessi,
letture, pubblicazioni, ricerche si frammentano e perdono in intensità e
chiarezza. Decisive, in questa fase, sono le questioni etico-politiche, la
critica dell´umanismo sociale contemporaneo e l´impegno filosofico. In primo
luogo devono essere segnalati, per l´importanza che rivestono, i due Seminari
tenuti presso l´Istituto per gli studi Filosofici di Napoli dedicato al “Bio-potere"
e la Bio-politica" Riformula il concetto di bio-potere usando come chiave
interpretativa il "Bios" di Esposito. La bio-politica discute e mette
alla prova la sua lettura radicalmente sistematica”della volontà di potenza,
avvento dell´oltre-uomo e ultrapassamento del nichilismo. Oltre a questi due
temi, il rigetto del relativimo, lo studio delle relazioni tra massa e potere;
l´affermazione di una visione essenzialista dell´umano, la riscoperta della
psicanalisi, del movimento Modernista. Elabora di un percorso teorico che,
fondandosi sulla necessità di pensare il presente e non il future di una
filosofia dell’attuale e sulla
convinzione che le categorie filosofiche sono obsolete e dannose per spiegare e
trasformare il mondo, si concentra in due diversi ambiti di ricerca in una
complessa e non risolta tensione tra aspirazioni pluriversalistiche e l´impegno
filosofico nella realtà e nella cultura. Il primo etico-morale si occupa delle
condizioni di possibilità di forme dell’inter-soggettivo nell´epoca dei
"diritti di tutte le cose del mondo" e della reazione alla crisi di
fondamenti, delineando quindi le basi di una filosofia del dovere di stampo
post-illuminista. Il secondo opolitico-sociale– attraverso la
critica del politicamente corretto e della retorica democratica, la de-costruzione
del concetto di democrazia attraverso la ripresa dell´idea di servitù
volontaria, la lotta contro il fascismo tende a ripensare il concetto di democrazia
e la pratica democratica" nei sistemi di potere e, più specificamente, si
dedica all´esame delle possibilità di una trasformazione radicale del pensiero
filosofico e di una concezione del “politico” in senso non tecnicista e non
"sinistroide-reazionario". Saggi: “I voyeuristi” (Salerno, Sapere);
“Metafisica e poesia” (Roma); “Cosa resta della Filosofia?”; “Dal sacro al
Profano”; “Dall´Arcaico al Frammento” “Bio-potere, Bio-politica”. Rossano
Pecoraro. Pecoraro. Keywords: fascismo, voyeuristic. Leopardi, I voyeuristi, conflitto
e mediazione, voir, voyant/voyeur. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pecoraro” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Peisicrate: la diaspora di Crotone
– Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto).
Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico. Grice: “Cicerone spells
this Pisicrate, since he finds that dipthongs are un-Roman!” -- Peisicrate.
Grice e Peisirrodo: la diaspora di Crotone
– Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Taranto). Filosofo italiano. A Pythagorean cited by Giamblico. Grice: “Cicerone
spells this Pesirrodo, since he says that dipthongs are un-Roman!” -- Peisirrodo.
Grice e Pelacani: l’implicatura
conversazionale -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Parma). Filosofo italiano Grice:
“At Oxford, Strawson used to confuse Pelacani with Pelacani!”. Lettore (Grice: “reader or
lecturer?”) a Bologna, divenne consigliere di Visconti. In questa veste si trova più volte coinvolto
in processi per eresia montati da Giovanni XXII per gettare nella polvere il
Visconti. Grande commentatore di Avicenna e Galeno. Treccani Dizionario
biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia. Saggi: “Circa
intellectum possibilem et agentem”; “De unitate intellectus”; Utrum primum
principium sive deus ipse sit potentie infinite”; “De generatione et
corruptione"; “Questiones super tre metheorum.” Antonio Pelacani. Pelacani. Keywords: passivo/attivo; non-agens/agens. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pelacani” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pelacani: l’implicatura
conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Noceto). Filosofo italiano. “Dottore
diabolico.” Parente di Antonio P. Della sua medesima casata un altro filosofo.
Frequenta la facoltà artium philosophie a Pavia dove come titolare della
cattedra di magister philosophie et loyce, delegato dal vescovo, diploma in
arti un certo Bossi. Insegna a Bologna e Padova. Contesta molte regole
della meccanica del LIZIO e sostenne l'applicazione di strumenti matematici per
sostituire le regole obsolete. In particolare conduce studi sull'ottica ne
“Quaestiones de perspectiva.” Nel “Tractatus de ponderibus” si occupa di
statica ed elabora nelle “Quaestiones de proportionibus” una teoria del vuoto
che si contrappone alle tesi del continuo dei fisici del Lizio. Si occupa anche
del moto dei pianeti in “Theorica planetarum” e mette in discussione la
cosmologia del Lizio negando che si puo sostenere l'incorruttibilità dei cieli
e l'interpretazione teo-logica dell'esistenza di un primo motore immobile, vale
a dire del divino. Nega quindi la possibilità delle dimostrazioni a posteriori
dell'esistenza del divino e dell'immortalità dell'anima individuale. Concepisce
la natura o l'universo come un ente ANIMATO -- ‘animismo – cf. Grice on ‘mean’
and ‘mean,’ ‘Smoke ‘means’ fire” --, un grande eterno animale in continuo
movimento dove gl’esseri nascono per generazione spontanea e, quando gl’influssi
astrali sono favorevoli, vengono alla luce anche l’anime intellettive umane.
Riguardo alla morale, è convinto che gl’uomini deveno conformarsi alla virtù
per sua libera scelta. Per il materialismo delle sue dottrine, il dottore
diabolico, com'è soprannominato, è accusato d'eresia e condannato ma ciò non gl’impede
d’essere apprezzato come un grande astrologo dai principi Carraresi di Padova e
dalle corti dei sovrani tanto da ottenere di essere sepolto nel duomo di
Parma. Gli si attribuiscono dei commenti a Witelo per una corretta
interpretazione della prospettiva e a Bradwardine nell'opera questiones super
tractatu "De proportionibus”. Beduerdini. Robolini, Notizie
appartenenti alla storia della sua patria, Pavia. Memorie degli scrittori e
letterati parmigiani raccolte da Affò (Stamperia reale, Bodoni), citato anche
per la sua avarizia in Veratti, De' matematici italiani” -- Commentario storico,
Majocchi, Codice diplomatico dell'Pavia, Enciclopedia Garzanti di filosofia, Camerota,
Nel segno di Masaccio: l'invenzione della prospettiva e la filosofia della
percezione. Giunti, La scuola francescana di Oxford. Altri saggi: “Le
Quaestiones de anima” (Firenze, Olschki); “Questiones super tractatus logice
magistri Petri Hispani” (Parigi, Vrin); “Quaestiones circa tractatum
proportionum magistri Braduardini” (Parigi, Vrin); “Questiones super
perspectiva communi” (Parigi, Vrin); “Quaestiones de anima: alle origini del
libertinismo,” Sorge, Napoli, Morano, Firenze, Sismel, Galluzzo. Scientia de
ponderibus. Tractatus de ponderibus, Treccani Dizionario biografico degl’italiani,
Istituto dell'Enciclopedia. Francesco P. is yet another of the P.. There are at
least four of them: two Antonios, un Biagio, and one Francesco. Biagio
Pelacani. Pelacani. Keywords: implicature, prospettiva, filosofia della
percezione, origini del libertinismo, commentario in detaglio sulla semiotica
di Occam – dialettica – segno, nota, sermo. Refs.: Luigi Speranza, “Pelacani,
Grice, e Shorpshire sull’immortalità dell’anima.” Luigi Speranza, “L’animismo
di Pelacani e Grice, ‘smoke means fire, literally.’”
Grice e Pelagio: l’implicatura
conversazionale – la scuola di Giulano – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. Tutor of Celestio and Giulano di
Eclano. Pelagio
Grice e Pellegrini – l’implicatura conversazionale
dell’amore come affezione dell’animo – e la sua manifestazione nei maschi nobili
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Sonnino). Filosofo italiano. Grice: “I like Pellegrini: he found
Aristotle’s ‘obscure’ for the youth the manual Ethica Nichomaechaea is intended
for!” È, secondo TIRABOSCHI, filosofo
che da' suoi meriti e dalle promesse fattegli da più pontefici pareva destinato
a' più grandi onori; ma che non giunse che ad ottenere alcuni beneficii
ecclesiastici. Tenne la cattedra di filosofia a Roma. Pubblica il “De
affectionibus animi noscendi et emendandis commentaries” e un'edizione della traduzione
in latino di Lambin dell' Etica Nicomachea di Aristotele -- i “De moribus libri
decem -- corredandola di un riassunto e di commenti, nei quali altera il testo
di Aristotele di cui lamenta la difficoltà e l'oscurità. Benché Aristotele del
Lizio sconsigli lo studio dell'etica ai giovani, ancora immaturi per una retta
comprensione dei principi morali, al contrario, ritiene che lo studio
dell'etica deve essere impartito prima ancora di quello della filosofia della
natura, in modo che i giovani possano affrontare gli studi scientifici con
animo libero dalle passioni. È più oratore che flosofo. Nn pensa ad inovar cosa
alcuna, e segue costantemente insegnando i precetti del filosofo stagirita. Altri
saggi: “Oratio habita in almo urbis gymnasio de utilitate moralis philosophiae,
cum ethicorum Aristotelis explicationem aggederetur” (Roma); “De Christi ad
coelos ascensu” (Roma); “Oratio in obitum Torquati Tassi philosophi clarissimi”
(Roma); Tiraboschi, “Storia della letteratura italiana” (Società tipografica de’ classici italiani, Milano); Carella, “L'insegnamento
della filosofia alla "Sapienza" di Roma: le cattedre e i maestri”
(Olschki, Firenze); Renazzi, “Storia dell'università degli studj di Roma”
(Pagliarini, Roma – rist. anast. Forni, Bologna). P. scrive II important
commenti su Aristotele del LIZIO, uno in cui enumera gl’affezioni dell’anima –
dall’amore all’ira – amore, speranza, ira, audacia, temore, dolore, animosità.
Nell’introduzione, elabora un concetto generale di che cosa e un’affezione
dell’anima – il corpo non è menzionato. Ma P. elabora sulla questione
dell’anima e il corpo per l’affezione – chè è affetato nell’affezione? Il secondo
è un commentario sull’onore e la nobilità. Due trattati sono menzionato dai
storici della filosofia. Nel III trattato, P. elabora la questione di TASSO (si
veda) ‘filosofo chiarissimo’. Finalmnte, nella sua funzione di censore papale,
riceve un saggio sulla politica d’Aristotele da un filosofo tedesco. P. critica
la toleranza del filosofo alla posibilità del fraudo – ma il filosofo no
considera l’oggezioni di seria considerazione. P. è associato al ginnasio di
Roma. Il ginnasio è una istituzione laica – “for I cannot imagine naked monks,
playng around!” – Grice. Keywords: implicatura. H. P. Grice, “Il Tasso di
Pellegrini” -- Pellegrini. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Pellegrini e Grice sulla etica nicomachea,” The Swimming-Pool
Library.
Grice
e Pempelo: la diaspora di Crotone -- l’implicatura conversazionale – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Thurii). Filosofo italiano. His name is attached to some
surviving fragments of Pythagorean writings on parenthood, or fatherhood – ‘patria’.
Pempelo.
Grice e Pennisi: blityri, o dello
spirito nazionale – filosofia dell’isola – filosofia della sicilia – filosofia
siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Catania). Filosofo italiano. Grice: “I like Pennisi’s irreverent
tone – typically Italian! – to evolution – and especially evolution of language.
By obsessing with linguistic tokens, we have lost our capacity to mean
otherwise than non-naturally!” Grice: “His metaphor of ‘the price of lingo’ is
very apt – we win, we lose!” – Grice: “Pennisi is a Griceian at heart in that
in his study of both schizo ad paranoic (both psychotic) systems of
communication, he focus on what he and I call the ‘adequazione pragmatica,’
i.e. the ability or competence, to irritate Chomsky, to implicate!”
Dirigge il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagoche e degli
Studi Culturali a Messina, presso cui è titolare della cattedra di filosofia
del linguaggio. I suoi interessi riguardano prevalentemente la psicopatologia
del linguaggio e, più in generale, la relazione tra linguaggio, evoluzione e
cognizione umana. Consegue la laurea in Lettere Moderne presso la Facoltà
di Lettere e Filosofia a Catania con una
tesi dal titolo “I presupposti ideologici della teoria della storia linguistica
di B. TERRACINI,” sotto la guida di PIPARO.
Vince il concorso libero per ricercatore e svolge la carica presso l'Istituto di
Filosofia della Facoltà di Magistero dell'Messina. Diventa professore associato
di filosofia del linguaggio nella Facoltà di Magistero di Messina. Vince la
procedura di valutazione per l'ordinariato--
è direttore del Dipartimento di Scienze cognitive e della formazione
della Facoltà di Scienze della Formazione e preside presso la stessa Facoltà.
-- è coordinatore del Collegio di Dottorato in Scienze cognitive
dell'Messina. Aree di ricerca Psicopatologia del linguaggio. L'ipotesi di
base per l'analisi del linguaggio psicopatologico parte da un confronto
sistematico tra il linguaggio psicotico nelle sue due declinazioni più
significativequella schizofrenica e quella paranoica con il linguaggio tipico
delle patologie cerebrali e con quello caratteristico dei soggetti normali. La
tesi di P. è che i soggetti psicotici, a differenza di quelli con deficit
cerebrali, non mostrino difficoltà visibili dal punto di vista
dell’articolazione fonica, della proprietà lessicale o della capacità
sintattica e semantica, ma che invece la cifra elettiva del loro linguaggio
consista in un depauperamento della complessità dei significati. Questo
impoverimento della dimensione della complessità si manifesta nella
schizofrenia con un linguaggio privato e pragmaticamente inadeguato, e nella
paranoia con un unico tema delirante che riassume e congela tutto il destino
del soggetto. La psicopatologia del linguaggio rappresenta inoltre una delle
sfide più difficili per le scienze cognitive, in quanto le psicosi, tra tutte
la schizofrenia, sembrano a tutt’oggi resistere ad ogni tentativo di
spiegazione neuroscientifica. Nella sua impostazionei, il linguaggio può essere
considerato una forma di tecnologia corporea. Il linguaggio è, in particolare,
la tecnologia specie-specifica di Homo sapiens che ne ha caratterizzato
l'adattamento a tal punto da rischiare di minacciarne l'esistenza. La cognitività
linguistica del Sapiens, infatti, modificando profondamente le regole stesse
dell'evoluzione biologica se da un lato ci ha consentito di essere i dominatori
naturali dell'intero pianeta, dall'altro è "ciò che beffardamente ci
avvicina alla fine, il messaggero della nostra imminente estinzione. In
continuità con le tesi sul linguaggio, propone un nuovo concetto di bio-politica,
in antitesi con il concetto sviluppato da Foucault. In particolare, propone di
investigare i fenomeni sociali e politici mediante la comprensione delle
dinamiche naturali che li sottendono. L'errore di Platone è, nel sistema di
idee proposto da P., l'idea di poter ingegnerizzare la società e di poterme
controllare ogni possibile esito. Ancora una volta, tale illusione è data dal
linguaggio e dalla razionalità linguistica che contraddistingue Homo sapiens.
Accadimenti come le crisi economicheal pari di altri fenomeni
socio-politicipossono essere compresi solo se si indagano i fenomeni naturali
che ne stabiliscono le dinamiche, come ad esempio i flussi migratori e la riproduzione. Altre
saggi: “L'errore di Platone – biopolitca, linguaggio, e diritti civile in tempo
di crisi” (Bologna, Mulino); “Il prezzo del linguaggio” (Bologna, Mulino); “L’isola
timida: Forme di vita nella Sicilia che cambia” (Roma, Squilibri); “Le scienze
cognitive del linguaggio” (Bologna, Mulino); “Scienze cognitive e patologie del
linguaggio” (Bologna, Mulino); “Segni di luce” (Mannelli, Rubbettino). “Psicopatologia
del linguaggio: storia, analisi, filosofie della mente” (Roma, Carocci); “Le
lingue utole: le patologie del linguaggio fra teoria e storia” (Roma, Nuova
Italia Scientifica); "La tecnologia del linguaggio tra passato e presente,
in Blityri, Pisa, ETS, Pievani, Linguaggio, proprio tu, ci tradirai. Eugeni,
Per una biopolitica a-moderna. Il pensiero del potere in Kubrick oltre, in Le
ragioni della natura” (Messina, Corisco, Piparo, Mauro, Eco. Dip. Scienze
cognitive, psic., ped. su unime. Pennisi. Keywords: filosofia dell’isola,
filosofia della sicilia, filosofia siciliana, cariddi, capo peloro, blityri. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pennisi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pera: l’implicatura
conversazionale e il ragionere -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucca). Filosofo italiano. Important
Italian philosopher. Si
diploma in ragioneria all'istituto Carrara di Lucca. Studia a Pisa sotto BARONE.
Insegna a Pisa. Convinto che le libertà civile si e riconduce alla dignità
intrinseca della persona umana, che permane quale che sia la verità delle
convinzioni di ciascuno, rileva come sia sbagliato fare del relativismo elitario
il fondamento della società. Questa sorge grazie a quel terreno fertile
rappresentato dal principio della tolleranza Un saggio filosofico di rilievo riguarda il
metodo scientifico e l'induzione. Dedicato nell’”Espresso” ai filosofi che
avevano tentato di confutare Marx, il primo e Popper. Ulteriori studi furono
dedicati alle teorie sui metodi di ricerca di Hume e ai metodi induttivi e
scientifici. Saggi "Hume, Kant e l'induzione". Sviluppa ricerche sui
primi studi di elettricità compiuti nel settecento da Volta e da Galvani. Analizza
in dettaglio il rapporto tra scienza e filosofia, in particolare nel
rinascimento volgare italiano -- GALILEI, TELESIO. La metafora delle palafitte
(anche usata da Vitters): come le palafitte dell'uomo preistorico, la filosofia
(in particolare la teoria della relatività e la fisica atomica) non si fonda su
una base solida come la roccia, ma e soggetta a modifiche e revisioni, a
seguito della scoperta di nuove particelle, di nuovi fenomeni, o di nuove leggi
fisiche che in parte modificano quelle precedenti della fisica classica. C’e
progresso in filosofia. Non poggerebbe su un fondamento immutabile, ma su un principio
che puo essere oggetto di ulteriori analisi ed approfondimenti.. La filosofia
ha validità limitata a un determinato contesto – e. g. Oxford. Secondo questo
orientamento il griceianismo e modificabile. Fra le revisioni di sistemi
scientifici studiate da lui vi è la rivoluzione di TELESIO e GALILEI che reca
obsoleto il geo-centrismo. Sono poi analizzate le teorie elettromagnetiche, a
partire dalle prime formulazioni empiriche di VOLTA e GALVANI. Pera analizza il
progresso della filosofia in relazione a quella del metodo, basato su
procedimenti razionali ed induttivi. Altri saggi: "Induzione,
scandalo dell'empirismo", i "La scoperta scientifica: congetture
selvagge o argomentazioni induttive?",
"È scientifico il marxismo?", “Il canone del razionale” Craxi.
Lei mette in discussione i fondamenti stessi dello stato di diritto, la rivoluzione
ha regole ferree e tempi stretti. Quei politici che, come Craxi, attaccano i
magistrati di Milano, mostrano di non capire la sostanza grave, epocale, del
fenomeno. Si occupa soprattutto dei problemi della Giustizia in Italia. La
democrazia è quel regime di governo che permette a chi si oppone di sostituire
pacificamente chi prende le decisioni a nome della maggioranza. Lo istrumento
della democrazia non è soltanto il voto, ma l'argomentazione, il discorso, il
confronto. Per sostituire chi governa, prima di votare occorre confutare e
criticare. Allo stesso modo per governare occorre argomentare e convincere. Partecipa
anche ad alcuni temi di politica locale, in particolare in Toscana e a Lucca.
vivere “velut si Deus daretur”. "Se Dio esiste, ci sono limiti morali alle
mie azioni, comportamenti, decisioni, progetti, leggi e così via. Il denominatore
comune e il rinascimento e l’'illuminismo. Il concetto di eguaglianza fra gl’italiani
e di solidarietà sociale, che sono oggi alla base della costituzione dellea nazione
italiana. È lo stesso soffio del vento di Monaco. Defende nostra autonomia
individuale, che è la condizione su cui dobbiamo sempre vigilare (da ciò il
nostro liberalismo)”.
Altre opere: “Apologia
del metodo” (Pisa, Scientifica); “La scienza su palafitte” (Roma, Laterza); “Induzione”
(Bologna, Mulino); “Il razionale e l’irrazionale nella scienza” (Milano,
Saggiatore); “La rana ambigua. La controversia sull'elettricità animale tra
Galvani e Volta” (Torino, Einaudi)’ “Scienza e retorica” (Roma, Laterza); “Persuasione”
(Milano, Guerini); “Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo” (Milano,
Mondadori); “Il libero e il laico” (Siena, Cantagalli); “Etica liberale” (Milano,
Mondadori); “Il liberalismo di Pannunzio” (Torino, Centro Pannunzio). La
scienza non poggia su un solido strato di roccia. L'ardita struttura delle sue
teorie si eleva, per così dire sopra una palude. È come un edificio costruito
su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall'alto giù nella palude: ma
non in una base naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai
nostri tentativi di conficcare le palafitte più a fondo non significa che
abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo
soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza
stabili da sorreggere la struttura. “Il mio e un relativismo elitario” Marcello
Pera. Pera. Keywords: implicature, relativismo elitario, implicatura elitaria,
ragione, filosofo come ragionere, le radici romana del ragionere, ratio,
ragionere, l’assenza del concetto di ratio nella lingua greca, la ‘ratio’ di
Pitagora, la ‘ratio’ della scuola di Crotone. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e
Pera," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia.
Grice e Peregalli: l’implicatura conversazionale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. I luoghi e la polvere Incipit All'inizio della Genesi il
serpente convince Eva a mangiare con Adamo il frutto dell'albero della
conoscenza. Così i loro occhi si apriranno e vedranno per la prima volta la
loro nudità. Comincia in questo modo la storia della conoscenza e del
desiderio. Vedere, desiderare e infine morire. Il tempo, il suo scorrere nelle
nostre vene, diventa dominante. Lo splendore dell'attimo, la sua rivelazione
abbagliante, ne sancisce la caducità. Il tempo corrode la vita e la esalta.
Insieme alla conoscenza e al desiderio nasce anche l'amore per la fragilità
dell'esistenza. Le cose si rovinano. Citazioni Se si vuole vedere, o
meglio, se nel destino è scritto che si veda a tutti i costi, se si vuole
desiderare, se si vuole conoscere (così si capisce quanto poco la conoscenza
abbia a che fare con principi puramente razionali), si deve diventare mortali.
Gli dei sono indifferenti. Per gli uomini inizia così la differenza. Finché non
conosci, finché non mangi il frutto dall'albero della conoscenza, sarai eterno.
Non saprai cosa sono il bene e il male, il desiderio, l'attrazione dei corpi,
la morte. Il tempo è la nostra carne. Siamo fatti di tempo. Siamo il tempo. È
una curva inesorabile che condiziona ogni gesto della nostra vita, compresa la
morte. La superficie di qualunque "cosa", sia essa un oggetto o un
luogo, è intaccata dal tempo, riposa nel tempo. Viene corrosa, sporcata,
impolverata in ogni istante. Sono la sua caducità e la sua fragilità che la
fanno vivere nel trascorrere delle ore, dei giorni, degli anni. L'eternità è un
miraggio, e non è la salvezza. Stare in casa significa poter assaporare il
piacere di sapere che fuori c'è un paesaggio meraviglioso e, quando vuoi, apri
la porta o la finestra e lo guardi. Deve esserci lo sforzo del gesto. Il
desiderio va centellinato, perché sia più profondo. Il bianco è il profumo dei
colori. Il bianco, ancora più del nero, laddove usato nella sua purezza, è uno
dei colori più difficili che esistano, e meno imparziali. Usato in quantità
massicce la sua forza ci si ritorce contro. Diventa indifferente solo in
apparenza. In realtà l'indifferenza non esiste. Nulla è indifferente. È un
abbaglio, un alibi. Equivale all'apatia. I vetri, il bianco sono materia,
colore, carne, vita. L'ombra, come la polvere, è il nostro fondo nascosto. La
si vuole cancellare. Deve essere un eterno meriggio. Così si elimina la
"carnalità del luogo", il suo erotismo sottile, la sua terrestre
caducità. Purtroppo in estetica la dittatura di un elemento è identica alla sua
democratizzazione. Il livellamento dei luoghi conduce alla dittatura della luce
e viceversa. Tutto diventa uguale nell'indifferenza. Di fronte all'ottusa
sicumera che ci avvolge esiste un tempo altro che non possiamo controllare,
dirigere, comandare e che può aprire nuove prospettive, trovando sentieri
tortuosi, o spesso non tracciati. Nelle sacche dell'errore (che è un erramento)
può ancora trovarsi un cammino. Il passato è stato messo in una teca,
sigillato, perché non nuoccia. Lo si può venerare, ma lo si teme. E comunque
non deve essere imitato. Gli antichi, invece, in ogni momento hanno sempre
guardato indietro. Da lì traevano ispirazione. Cancellavano per ricreare. Credo
che in quest'epoca falsamente luccicante e rassicurante, che vuole esorcizzare
la morte e la fragilità della vita a ogni passo, e dove colori sgargianti, superfici
nitide e sorde, luci accecanti circondano il nostro vivere, un sentiero
possibile sia quello di cercare negli interstizi delle cose prodotte dall'uomo
una crepa, una rovina che ne certifichi la fondatezza. In un mondo che teorizza
le guerre "intelligenti" e gli obiettivi "mirati" la
barbarie non è costituita dalle distruzioni, ma dalle costruzioni. Il
decadimento fa parte dell'essere. Tutto decade, crolla, si disfa. Ma questo
decadimento è un frammento di noi. Il concetto di incontaminato è
fondamentalmente falso. Tutto è contaminato dal tempo e dall'uomo. Nell'attimo
stesso in cui mettere le sue radici in un luogo lascia un segno e l'incanto si
sbriciola. Esistono nelle città, nei paesi, nelle campagne, "rovine
semplici"...Cascine abbandonate, un muro senza aperture, uno spiazzo
solitario con una fabbrica dismessa, una vecchia ciminiera diroccata, una
strada che non finisce, chiese, mausolei, tumuli lasciati al loro destino,
attraversati dal tempo. Luoghi che apparentemente non dicono nulla di più della
loro solitudine e del loro abbandono e in cui il motivo delle loro condizioni
non si legge più tra le pieghe dell'architettura. Le ferite, se mai ci sono
state, non mostrano la loro origine. Troviamo queste rovine dappertutto nel
mondo, sparse tra le nuove costruzioni, o isolate e lontane. Quello che
colpisce è la tranquillità, la pacatezza. Non servono più a nulla, non possono
essere sfruttate, manipolate. Possono solo essere cancellate da una ruspa.
Questa fragilità è la loro forza. Ci affascinano perché ci somigliano.
Somigliano al nostro essere caduchi, alla nostra mortalità, alla sete dei
nostri attimi di felicità. Nel mondo c'è un'ansia di eternità. L'idea che tutto
debba tornare a risplendere com'era. È un'epoca, questa, in cui da una parte si
desidera l'infinito e dall'altra ci si spaventa per la fragilità delle persone
e dei luoghi. Pensare che un luogo possa cristallizzarsi in un'eternità senza
tempo è una chimera che denota, mascherato di umiltà, un senso di presunzione
infinito. La nostra vita è la nostra memoria. Attraverso il passato guardiamo
il futuro. Se lo distruggiamo e lo ricostruiamo in modo fittizio non resterà
più niente. La bellezza di un oggetto deriva in buona misura dalla sua patina.
Più che la frattura tra antico e moderno, ciò che dà consistenza alla nostra
vita e la rende accettabile è la patina del tempo. La certezza che le cose e i
luoghi deperiscono serenamente. È questa una "decrescita" estetica,
un principio che vede nella caducità la traccia della loro bellezza. Una
volta le cose erano fatte per durare ed erano caduche. Quindi veniva calcolata
la loro deperibilità per farle diventare sempre più belle. Oggi le cose si
producono per essere effimere, e al tempo stesso si proteggono con vernici e
altre sostanze, perché sembrino eterne. Una città per avere un'anima non deve
essere perfettamente pulita. Devono rimanere le tracce di quello che accade.
Così i resti della nostra vita possono affiorare, come i ricordi dagli angoli
delle strade, dai cespugli, dai muri. La materia di cui sono fatte le cose deve
plasmarsi sull'aria che si respira, deve ricevere l'ombra. La durata delle cose
nel tempo non si può comperare. Il corpo va amato per quello che è. La sua
fossilizzazione, invece, rischia di tradirne l'essenza, la cui forza è la caducità.
Il motivo per cui ci attrae, ci eccita, ci tiene con il fiato sospeso in tutti
i suoi anfratti più segreti, il suo odore, la sua superficie, il suo colore, è
la sua consistenza che muta negli anni e si adatta a noi e al mondo. Parole
come design e lifting hanno un suono sinistro. Dicono lo stesso. La
plastificazione degli oggetti e dei corpi, il loro luccicare senza vita, come i
pesci lasciati a morire sulla riva. Tracciamo un mondo che dovremmo indossare
come una muta per aderirvi perfettamente e in cui però i nostri movimenti
diventano falsi e rallentati, chiusi in un cofano che toglie il respiro. Corpi
rimodellati che abitano e usano luoghi altrettanto rimodellati. Il museo deve
introdurre la gente in un mondo speciale, in cui le opere dei morti dialogano
con gli sguardi dei vivi, in un confronto duraturo e fecondo. I musei, che
sorgono sempre più numerosi in quest'epoca, sono divenuti edifici-scultura.
Vengono chiamati a progettarli gli architetti più accreditati del momento, che
inventano dei mausolei per la loro gloria, prima ancora di sapere a cosa
serviranno. In essi la gente non va tanto a vedere le esposizioni o le opere
presentate quanto i monumenti stessi. Gli allestimenti museali sono un
riassunto e uno specchio drammatico dell'epoca in cui viviamo. I vetri
antiproiettile, l'illuminazione da stadio o catacombale, i colori sordi e
luccicanti dei muri, il gigantismo insensato, le ricostruzioni senz'anima. Via
la polvere, via la patina, via l'ombra, via la carne di cui siamo fatti. Tutto è
asettico. Cancellando la mortalità della vita, il luogo diventa eternamente
morto. L'arte è mimesi della natura. La mima, la reinventa, la accompagna
fedelmente nel cammino del tempo. Non c'era contrasto e nemmeno violenza.
L'abitare sulla terra era una convivenza armonica in cui l'uomo beneficiava
della natura, e questa traeva profitto e bellezza dalla presenza dei disegni
dell'uomo. Così nascevano i luoghi. L'occhio che guarda questi luoghi, luoghi
diroccati e abbandonati, immagina il loro passato, sente attraverso la pelle
consumata dal tempo l'anima che li avvolge. La patina, come la polvere, si
deposita sulle cose. Dà loro vita. Le inserisce nel tempo. Un tavolo, una
sedia, un bicchiere parlano del passato, delle mani che li hanno toccati,
attraverso la pelle del tempo che li avvolge a poco a poco. Le tracce del
passato si leggono tra le crepe dei muri, oltre l'umidità della pioggia e il
calore riarso del sole. Roberto
Peregalli, “I luoghi e la polvere,” Bompiani. Roberto Peregalli. Peregalli.
Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Peregalli” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Perniola: l’implicatura conversazionale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Asti).
Filosofo italiano. Studia la
filosofia del meta-romanzo a Torino sotto PAREYSON. Incontra VATTIMO ed ECO,
che si è fatto tutti gli studiosi di spicco della scuola di Pareyson. Allegato
alla all'avanguardia dei situazionisti. Insegna a Salerno e Roma. Collabora a agaragar, Clinamen, Estetica
Notizie. Fonda Agalma. Rivista di Studi Culturali e di Estetica. L'ampiezza,
l'intuizione e molti-affrontato i contributi della sua filosofia gli fa
guadagnare la reputazione di essere una delle figure più importanti del
panorama filosofico. Pubblica “Miracoli e traumi della Comunicazione”. Le sue attività ad ampio raggio
coinvolti formulare teorie filosofiche innovative, filosofare, l'estetica di
insegnamento, e conferenze. Si
concentra sulla filosofia del romanzo e la teoria della letteratura. Nel suo saggio
“Il meta-romanzo:, sostiene che il romanzo da James a Beckett ha un carattere
auto-referenziale. Inoltre, si afferma che il romanzo è soltanto su se stesso. Il
suo obiettivo e quello di dimostrare la dignità filosofica del meta-romanzo e
cercare di recuperare un grave espressione culturale. Montale gli loda per
questa critica originale del romanzo come genere filosofico. Però, non solo
hanno un'anima accademica ma anche una anima anti-accademica.. Quest'ultima è
esemplificato dalla sua attenzione all’espressioni alternativa e trasgressiva. Un
saggio importante appartenente a questa parte anti-accademico è “L'alienazione
artistica”, in cui attinge la filosofia marxista. Sostiene che l'alienazione
non è un fallimento di arte, ma piuttosto una condizione dell'esistenza stessa
dell'arte come categoria distintiva dell'attività umana. I situazionisti (Castelvecchi,
Roma) esemplifica il suo interesse per l'avanguardia. Dà conto dei
situazionisti e post-situazionisti nel quale è stato personalmente coinvolto.
Ha videnzia anche le caratteristiche contrastanti dei membri del movimento. In
“Agaragar” continua la critica post-situazionista della società capitalistica e
della borghesia. Saggio sul negativo” (Milano: Feltrinelli). – cf. Grice,
“Negation and privation”. Il negativo qui è concepito come il motore della
storia. Post-strutturalismo. Offre alcuni dei suoi contributi più
penetranti alla filosofia. In Dopo Heidegger. Filosofia e organizzazioni
culturali sulla base di Heidegger e GRAMSCI, include un discorso teorico
sulla organizzazione sociale. Sostiene la possibilità di stabilire un rapporto
tra cultura e società nella civiltà. Come l'ex interrelazioni tra la metafisica
e la chiesa, la dialettica e lo stato, la scienza e professione sono state
decostruito, la filosofia e la cultura rappresentano un modo per superare il
nichilismo e il populismo che caratterizzano la società. Pensare rituale. La sessualità,
la morte, Mondo contiene sezioni sulla Società dei simulacri e Transiti. Venite
si va Dallo Stesso allo Stesso (Transiti. Come andare dalla stessa per lo
stesso). Teoria dei simulacri si occupa con la logica della seduzione. Anche se
la seduzione è vuoto, è comunque radicata in un contesto storico concreto.
Simulazione, tuttavia, fornisce immagini che sono valutati come tali
indipendentemente da quello che effettivamente implicano riferiscono. Una immagine
e una simulazione in che seducono e ancora fuori loro vuoto ha un effetto.
Illustra il ruolo di tale immagine in una vasta gamma di contesti culturali,
estetiche e sociali. La nozione di transito sembra essere più adatto per
catturare l’aspetto culturali della tecnologia che altera la societa..Transit
di oggivale a dire che vanno “dallo stesso allo stesso” evita di cadere nella
contrapposizione della dialettica che avrebbe precipitare pensare nella
mistificazione della metafisica”. Postumano include altri territori nella
sua ricerca filosofica. In Del Sentire -- indaga un modo di sentire che non ha
nulla a che vedere con i precedenti che hanno caratterizzato l'estetica. Sostiene
che sensologia ha assunto. Ciò richiede un universo emozionale im-personale,
caratterizzato da un’esperienza anonima, in cui tutto si rende come già sentito.
L'alternativa è quella di tornare indietro al mondo classico e, in particolare,
all’antica Roma. In “Il sex appeal dell'inorganico”, riunisce la filosofia e la
sessualità. La nostra sensibilità trasforma il rapporto tra una cosa e gl’esseri
umani. Sex si estende oltre l'atto e i corpo. Un tipo organico di sessualità
viene sostituita da una sessualità neutra, in-organica, arti-ficiale, indifferente
alla bellezza o forma. Esplora il ruolo dell'eros, il desiderio e la sessualità
nell’esperienza estetica e l'impatto della tecnologia. La sua è una linea che
apre prospettive sulla nostra realtà contemporanea. La caratteristica più
sorprendente è la sua di coniugare una rigorosa re-interpretazione della
tradizione filosofica con una meditazione sul “sexy”. Si rivolge aspetti
perturbanti come rapporto sessuale senza orgasmo, apice o qualsiasi rilascio della
tensione. Si occupa dell’orifizio e l’organio, e la forma di auto-abbandono che
vanno contro un modello comune di reciprocità erotica. Tuttavia, attingendo
alla tradizione critica trascendentale, sostiene anche che ogni coniuge e una cosa,
perché in costanza di matrimonio ogni affida il suo la sua intera persona
all'altra al fine di acquisire un diritto pieno su tutta la persona dell'altro.
In “L'arte e la sua ombra” popone
un'interpretazione alternativa dell'ombra che ha una lunga storia nella
filosofia. Nell'analisi dell'arte e del cinema, esplora come l'artisti sopravviveno
nonostante la comunicazione di massa e la riproduzione. Il senso dell'arte è da
ricercarsi in ombra creato, che è stato lasciato fuori
dallo stabilimento arte, comunicazione di massa, mercato e mass
media. La sua filosofia copre anche la storia di estetica e teoria estetica. Pubblica
“Enigmi -- Il momento egizio nella Società e nell'arte” in cui analizza l’altra
forma di sensibilità che si svolgono tra gl’uomini e le cose. La nostra società
vivendo un “momento egizio”, caratterizzato da un processo di rei-ficazione.
Come il prodotto di alta tecnologia assume sempre una proprietà organica, gl’uomini
si trasformano in cosi, nel senso che si vedeno deliberatamente come oggetti
sessuali. In L'estetica del Novecento fornisce un resoconto originale e la
critica alle principali teorie estetiche caratterizzato il secolo precedente. Traccia
le tendenze basate sulla vita, la forma, la conoscenza, l’azione, il sentimento
e la cultura. In Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione universale
la sensazione di Cattolica. La forma culturale di una religione universale),
sottolinea l'identità culturale del cattolico (kath’holou”), piuttosto che il
suo uno moralistico e dogmatico. Propone il cattolico senza l'orto-dosso e una
fede senza dogma che consente il cattolico ad essere percepito come un senso
universale di sentimento culturale. “Strategie del bello: estetica italiana” analizza
le principali teorie estetiche che ritraggono le trasformazioni avvenute in
Italia. Mette in luce il rapporto tra i tratti storici, politici e
antropologici radicati nella società italiana e il discorso critico sorto
intorno a loro. La conoscenza e la cultura sono concessa una posizione
privilegiata nella nostra società, e dovrebbero sfidare l'arroganza degli
stabilimento, l'insolenza degli editore, la volgarità dei mass media, e il
roguery plutocratico. La filosofia dei media. La sua ampia gamma di
interessi teorici includono la filosofia
dei media. In “Contro la Comunicazione” analizza l’origine, il meccanismo,
la dinamica della comunicazione e suo effetto degenerative. “Miracoli e traumi
della comunicazione” si occupa dell’effetto inquietante della comunicazione
concentrandosi sull’evento generative: una rivolta degli studenti, la
rivoluzione iraniana, la caduta del muro di Berlino, World Trade Center
attacco. Ognuno di questi episodi sono tutti trattati con sullo sfondo dell’effetto
miracoloso e traumatico in cui la comunicazione offusca la differenze tra il
reale e impossibile, cultura alta e cultura di massa, il declino delle
professione, il successo del populismo, il ruolo della dipendenza, le
ripercussioni di internet sulla cultura di oggi e la società, e, ultimo ma non
meno importante, il ruolo della valutazione in cui porno star sembrano aver
raggiunto i più alti ranghi del chi è chi grafici. In finzione, e l'autore del
romanzo Tiresia, che si ispira all'antico mito greco del profeta Tiresia, che è
stato trasformato in una donna. Altra narrativa è del Terrorismo come una delle
belle arti (al terrorismo come una delle Belle Arti. Altri saggi: “Il meta-romanzo” ( Milano, Silva); “Tiresia,
Milano, Silva); “L'alienazione artistica” (Milano, Mursia); “Bataille e il
negativo, Milano, Feltrinelli); “Philosophia sexualis” (Verona, Ombre Corte); “La
Società dei simulacra” Bologna, Cappelli); “DOPO Heidegger. Filosofia e
organizzazione della cultura” (Milano, Feltrinelli, Transiti. Venite si va
Dallo Stesso allo Stesso” (Bologna, Cappelli); “Estetica e politica” (Venezia,
Cluva); “Enigmi. Il momento Egizio Nella Società e nell'arte” (Genova, Costa
& Nolan); “Del Sentire, Torino, Einaudi); “Più che sacro, Più che profane”
(Milano, Mimesis); “Il sex appeal dell'inorganico” (Torino, Einaudi); “L'estetica
del Novecento, Bologna, Il Mulino); “Disgusti. Nuove Tendenze estetiche” (Milano,
Costa); “I situazionisti” (Roma, Castelvecchi); “L'arte e la SUA ombra” (Torino,
Einaudi); “Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione
universale, Bologna, Mulino, “Contro la Comunicazione” – Grice: “This poses a
stupid puzzle, alla Sextus Empiricus, how can you argue against communication
without communicating? But Perniola is using ‘comunicazione’ the way Italian
philosophers use it: pompously! And with that I agree! ” -- Torino, Einaudi, Miracoli
e traumi della Comunicazione, Torino, Einaudi, "Strategie Del Bello.
Quarant'anni di estetica italiana, Agalma. Rivista di studi culturali e di estetica,
Strategie Del Bello: estetica italiana” (Milano, Mimesis); “Estetica: Una
visione globale” (Bologna); La Società dei simulacra” (Milano, Mimesis, Berlusconi
o il '68 Realizzato” (Milano, Mimesis); Estetica e politica (Milano, Mimesis);
“Da Berlusconi a Monti. Imperfetti Disaccordi, Milano, Mimesis); “L'avventura
situazionista. Storia critica dell'ultima avanguardia” (Milano, Mimesis); “L'arte
espansa” (Torino, Einaudi); Del Terrorismo Come una delle belle arti, Milano,
Mimesis, “Estetica Italiana Contemporanea, Milano, Bompiani,“Pensare rituale”;
“La sessualità, la morte, Mondo, l'umanità “Estetica: Verso una teoria di sentimento”“Di
volta in volta”, “La differenza del filosofica
Cultura italiana”,“Logica della Seduzione”, “Stili di post-politici”, differenziazione,
“Venusiano Charme”, “decoro e abito da sera”. G. Borradori, ed.,
Ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana. “Tra abbigliamento e nudità”, Zona “Al di là di postmodernità”, Differentia “La
bellezza è come un fulmine”, Moderna
Museet, “Riflessioni critiche”, “Enigmi di temperamento italiano”, Differentia,.
“Primordiale Graffiti”, Differentia, “Urban, più di urbana”, Topographie, ed in
Strata, Helsinki, “Emozione”, Galleria d'Arte del Castello di Rivoli, Milano,
Charta, “Verso visiva filosofia”, la 6a
Settimana; “Burri ed Estetica”, Burri” (Milano, Electa); “Stile, narrativa e
post-storia” Tema celeste, europea, “Un
estetico del Grand Style: Debord”, Sostanza, Arte tra il parassitismo e
l'ammirazione”, RES, “Sentire la
differenza, Estetica, Politica, Morte.
“La svolta culturale e sentimento” “il Ritual nel cattolicesimo”, Paragrana,
Ripubblicato come “La svolta culturale
nel cattolicesimo”, il dialogo. Annuario della filosofica ermeneutica, Ragione,
Strumenti di devozione. Le pratiche e gli oggetti di Religiois Pietà; “Ricordando Derrida”, sostanza, “La
giustapposizione”, Rivista Europea.”, Celant, e Dennison, L’arte, architettura,
cinema, performance, fotografia e video, Milano, Skira, “Cultural Turns in
Estetica e Anti-Estetica”, Guarda anche Estetica Anti-art Internazionale
Situazionista simulacro cyberpunk fetish abbigliamento filosofia italiana; La
filosofia del sesso; filosofia occidentale; La sessualità, la morte, mondo -- è il più utile e punto di partenza per P., Fondazione
desanctis Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità,
la morte, Mondo. E. Montale, “Entra in scena il metaromanzo”. Il Corriere della
Sera, Verdicchio, “Leggere P. Reading. Un introduzione". Pensare rituale.
La sessualità, la morte, Mondo. Bredin "L'alienazione artistica" di P.,
Inverno Verdicchio, “Leggere P. Reading.
Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Con
//notbored.org/ debord a.html
I situazionisti, Roma, Castelvecchi, “ Pensare rituale. La sessualità, la
morte, Mondo “Pensare rituale. La
sessualità, la morte” (Mondo). Verdicchio in, pensiero rituale. La sessualità,
la morte, Mondo. Sulla influenza della nozione di simulacri vedere Robert
Burch. “Il simulacro della Morte: P. al di là di Heidegger e la metafisica?” Sentire
la differenza, Extreme Beauty. Estetica, Politica, Morte. Stati di emergenza.
Le colture di Rivolta in Italia. Verso, Per ulteriori interpretazioni del
concetto di transito vedere White, "la differenza italiana e la politica
della cultura", Ricodifica. La filosofia Nuova italiana. Catalogo Einaudi
di Francoforte Fiera del Libro, Verdicchio, Thinking Ritual. La sessualità, la
morte, Mondo. catalogo IAPL, Siracusa. La Teoria Pinocchio, P., il sex appeal del
inorganica, Londra-New York, Continuum, Sulla ricezione della teoria di Perniola
in inglese vedi Shaviro, “il sex appeal della inorganica”, La Teoria
Pinocchio,//shaviro.com/Blog/ Farris Wahbeh, Critica d'arte, Filosofie del desiderio nel mondo
contemporaneo”, in Filosofia Radical (Londra), Anna Camaiti Hostert sexy cose,//altx.com/ebr/ebr6/6cam;
intervista tra Contardi e P. psychomedia/jep/number3-4/contpern
Prefazione di Per l'influenza di arte e la sua ombra v. Wahbeh, Recensione di
“arte e la sua ombra” e “il sex appeal della inorganica”, The Journal of
Aesthetics e Critica d'arte, Sinnerbrink,
“Cinema e la sua ombra: di P. l’arte e
la sua ombra”, Filosofia Film, film-philosophy /sinnerbrink Verdicchio,
Thinking Ritual. La sessualità, la morte, Mondo. Con una prefazione di
Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, Sulla ricezione di Enigmi. Il
momento egiziana nella società e Arte vedere; “Retorica postmoderno ed Estetica” in
“Postmodernismo", la Stanford Encyclopedia of Philosophy, Zalta, post modernismo “La svolta culturale del cattolicesimo”.
Laugerud, Henning, Skinnebach, Katrine. Gli strumenti di devozione. Le pratiche
e oggetti di pietà religiosa. Aarhus ulteriore lettura Giovanna Borradori,
ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana, il simulacro della Morte: P.
al di là di Heidegger e la metafisica?, Nel sentire la differenza, Estetica, Politica,
Morte, New York-London, Continuum, Carrera, revisione a Disgusti, in Canada
Rassegna di letteratura comparata, Filosofie del desiderio nel mondo moderno,
in stati di emergenza: Culture di rivolta in Italia,la differenza italiana e la
politica della cultura, in Laurea Facoltà di Filosofia, Farris Wahbeh, Rassegna
di Arte e la sua ombra e il sex appeal della Inorganica, in The Journal of
Aesthetics e Critica d'arte, O' Brian, L'arte è sempre scivoloso, il valore dei
valori sospensione, in Neohelicon, Civiltà,
Dell'Arti Giorgio, Parrini, “Catalogo dei viventi italiani” (Notevoli, Venezia);
Roller, simulazione, una conversazione tra Contardi e P. psychomedia/ jep/number3-4/contpern
Recensione di “La sessualità, la morte, World” sirreadalot.org/religion/ religion/ritualR.
Recensione di Sinnerbrink di “arte e la sua ombra” /film-philosophy il rilascio
Il corpo dell'immagine /italiaoggi.com.br/not12/ ital_ ed Estetica (//agalmaweb./ ) Blog su “Feeling Thing” (in
italiano) (//cosachesente. splinder). Mario Perniola. Perniola Keywords:
‘seduzione’ ‘le strategie del bello’ ‘altre il desiderio e il piacere’ sesso,
sessuale, psychologia del sesso, Perniola’s misuse of ‘sesso’, eros. -– Luigi
Speranza, “Grice e Perniola” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Perone: l’implicatura conversazionale –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino).
Filosofo italiano. Grice: “While Perone can be a pessimist, I think the
party is NEVER over!” Grice: “I especially appreciate two things in the
philosophy of Perone: his emphasis on the the intersection between modality and
temporality: ‘the possible present’ – vis-à-vis memory – a theme in my
“Personal identity” and also the implicature: what is actual is also possible”
– AND his idea of an ‘interruption,’ which I take it to the rational flow of
conversation!” Speranza, “The feast of conversational reason,” “The feast of
reason and the bowl of soul” -- important Italian philosopher. Studia a Torino
sotto PAREYSON (si veda). Studia la filosofia della liberta. Insegna a Roma e
Torino. Si dedica alla filosofia ermeneutica. La politica è l’invenzione
dell’ordine che con-tempera il “per me” e il “per tutti”. Studia la morale
creativa, capace di forzare l’etica oltre se stessa, verso una normatività più inclusiva. la secolarizzazione; Una metafora ha ispirato
l'intero percorso di pensiero di Perone, quella della lotta di un uomo, Giacobbe,
con il divino, l'Angelo (Genesi). Nella notte del deserto, uno straniero
interrompe la sua solitudine e combatte con lui in una battaglia che non ha
vincitore. All’alba scopre di essere stato ferito dall'angelo. La ferita
significa anche la benedizione e un nuove nome: Giacobbe, che ha combattuto con
Dio e non è stato ucciso, d'ora innanzi si chiama “Israele”. Il
racconto è la cifra dell'estrema tensione che sussiste tra il finito e
l'infinito, tra il penultimo e l'ultimo, tra i singoli significati e il senso
complessivo. La filosofia ha un'obbligazione di
fedeltà al finito che la conduce a non rinnegare mai le condizioni storiche del
pensiero, ma anche a non rinunciare alla sua vocazione a trascenderle con
l'ascolto del non immediato, il lavoro e la fatica. Riconosciuto il moderno come
condizione, il pensiero non può illudersi di potersi semplicemente installare
nell'essere o nel senso, come se tra finito e infinito non si fosse consumata
una cesura. E tuttavia, ugualmente inopportuno e un
appiattimento sui semplici significati storici, dimentico dell'appello
dell'essere. La necessaria protezione del finito
(peiron) (protezione del finito anche nei confronti dell'essere, che in qualche
modo va sfidato, perché è coi forti che è necessario essere forti) non significare l'eliminazione di nessuno dei due
contendenti. Sulla soglia tra finite
(peiron) e infinito (a-peiron), tra storia e ontologia, si realizza una
mediazione, che non implica il superamento della distanza, ma la sua
conservazione. Al fine di preservare la doppia eccedenza del finito (peiron) sull'infinito
(a-peiron) e di questo su quello, è sbagliato cancellare la distanza tra essi,
sia trasformandola in identità alla Velia, sia indebolendola fino a un punto
d'in-differenza. Così, è vero, per esempio, che la memoria non conserva
che questo o quello frammento, né può pretendere di ricordare direttamente
l'intero (la totalita – cf. Grice ‘total temporary state’). Ma è altrettanto vero che questo o quello frammento
non va abbandonato a una deriva nichilistica, perché nel frammento – che la
memoria ricorda – non è un semplice istante, ma appunto l'essenziale (di una
vita, di una storia…) a dover essere ricordato. La filosofia resta ossessionata
dal tutto (cf. Grice’s ‘total temporary state’), ma questo tutto non ha
l'estensione della totalità, ma l'intensione di un frammento in cui ne va dell'intero,
il totto. Peiron ed apeiron, Modernità e memoria, Storia e ontologia: si tratta
di *dire* sempre insieme due cose, due poli opposti, secondo una dialettica
dell'et-et, dell'indugio e dell'anticipazione. Il finito, la parte -- il soggetto, il
presente, il sentimento -- e analizzato come una “soglia”, come un luogo che
non puo nemmeno essere vissuto senza la memoria dell'altro polo. Come nel caso
di Giacobbe/Israele, la ferita finite, parziale, e un luoo che porta la ferita
inferta loro dall’altro polo -- l’infinito, il tutto -- come una
benedizione. Elabora la filosofia ermeneuticamente, a partire da uno
studio in profondità – spesso svolto contro-corrente, Parte integrante della sua ricerca filosofica è altresì un
confronto continuo con Guardini. Altri saggi: Esperienza divina” (Mursia,
Milano); “Storia e ontologia” (Studium, Roma); “La totalità interrotta” (Mursia, Milano); “La memoria” (Sei, Torino);
“La lotta dell’angelo e il demonio” (SEI, Torino); “Le passioni del finite” (EDB,
Bologna); “Il gusto per l’antico” (Rosenberg, Torino); “Nonostante i soggetti” (Rosenberg, Torino);
“Il presente possible” (Guida, Napoli); “Sentimento vero” (Napoli, Guida); “Sentimento”
(Cittadella, Assisi); ” “Umano e divino” (Queriniana, Brescia); “Il racconto
della filosofia. Breve storia della filosofia, Queriniana, Brescia); Un tema
che è diventato predominante nella produzione più recente è la riflessione
etico-politica. Tra le sue pubblicazioni sul tema si ricordano: “Lo sspazio
pubblico” (Mulino, Bologna); “Identità, differenza, conflitto” (Mimesis, Milano);
“Secolarizzare” (Mursia, Milano). Givone, I sentieri della filosofia, Torino. Una
cospicua parte della sua produzione di si concentra sul finite e sul rapporto
tra filosofia e narrazione. Anche il tempo e la memoria: “Il tempo della
memoria” Mursia, Milano); “Memoria, tempo e storia; Il tempo della memoria, Marietti,
Genova); “Il rischio del presente”; “L'acuto del presente: una poetica” (Orso,
Alessandria); “Ateismo”; “Futuro”; “Memoria, Passato, Pensiero, Presente,
Riflessione, Silenzio, Tempo. Curato
e introdotto presso Rosenberg la scuola di formazione filosofica: “Dialogo con
l'amore”; “Metafisica”; “Dare ragioni”; “Coscienza, linguaggio, società” “Un'antropologia
della modernità”; Volontà, destino, linguaggio. Filosofia e storia dell'Occidente,;
Estraneo, straniero, straordinario. Saggi di fenomenologia responsive; “Valori,
società, religione”. Vii fa esplicito riferimento, tra l'altro, in Modernità e
Memoria, L'Angelo – cioè l'IN-finito, ma più in generale l'oggetto, il mondo –
non è un limite che i soggetti poneno a se stessi, ma una barriera che loro è
posta e che, dunque, non si lascia ultimamente inglobare dal soggetti, per
quanto potente loro siano. Ai limiti estremi dell’estensione e la ptenza, i soggetti
incontrano la resistenza testarda del mondo e misurano così la propria im-potenza
di in-finito. Questa lotta scontro con la barriera lascia nei soggetti una
ferita che appartiene per sempre all'identità delle sue coscienze. L'angelo può
quindi essere definito quella misteriosa ulteriorità contro cui il finito urta Il
tema della tensione tra cielo e terra è centrale. Come dimenticare che la
teologia è forse l'unica rama della filosofia che osato vedere nella tensione
tra l’uomo e il divino non una tentazione, ma un guadagno tanto per il cielo
quanto per la terra? E attiva
un'originalissima interpretazione del rapporto tra il segnato e il senso. Con ‘segnato’
intendo una cristallizzazione storica di una scelta determinata, avente in sé
una ragione sufficiente. Con ‘senso’ intendo una direzione capace di UNI-ficare
una MOLTE-plicità in sé dispersa fra il segnato S1, il segnato S2, … il segnato
Sn, in modo da costituir il segnato come un progetto e un'interpretazione della
realtà. La definizione del gusto per l’antico come tempo della cesura risale in
“La totalità interrotta”. Il tema è ripreso proprio in apertura di Modernità e
Memoria, dove individua nella modernità l'epoca della cesura. Il moderno è
dunque chiamato a essere il tempo della memoria. La memoria è sempre memoria
della cesura. L’uso della categoria d’illuminismo non simpatizza per quella
interpretazione del moderno, dimentiche della tensione. Semplicemente pone l'umano
in luogo del divino come fonte di legittimazione -- puntando tutto sul continuio,
anziché sul dis-continuo della storia. Per un approfondimento a tutto tondo del
significato dell'ateismo, contro l'essere, ciò che è forte, è lecito essere
forti, perché la minaccia non lo vince, ma lo lascia stagliarsi in tutta la sua
maestà e incommensurabile grandezza. Per una trattazione sistematica del
concetto di "soglia”, che svolge con particolare attenzione cfr. Il
presente possibile -- il presente come soglia.
Se una totalità è interrotta, non possiamo ricordare se non frammenti, e
quasi istantanee del tempo. Tuttavia, se la memoria afferra brandelli e
frammenti, è perché in essi vi legge il tutto, perché li pensa capaci di dar *senso*
e di riscattare, perché in essi vi scorge l'essenziale. La memoria sa che non
tutto può essere salvato. Ma osiamo credere che nella memoria salvata vi possa
essere un senso anche per ciò che è andato perduto. Nel rivalutare la funzione
dell'indugio osserva che perlopiù la filosofia non ha seguito la strada
dell'indugio e del rinvio, puntando invece sulla funzione anticipative. Particolare
rilievo riveste a questo proposito la distinzione che traccia tra spazio
pubblico e spazio comune. Individua anzi
come rischio immanente della democrazia» il ri-assorbimento dello spazio pubblico
entro la semplice logica dello spazio comune. Lo spazio pubblico si espone al
rischio di un inglobamento nello spazio comune. Guglielminetti, ed.,
Interruzioni. il melangolo, Genova. theologie. hu-berlin.de/de/ guardini/ mitarbeiter/
li, su theologie. hu-berlin.de.vips/ ugo.perone, su sdaff. lett.unipmn/ docenti/perone/,
su lett.unipmn oportet idealismo su spazio filosofico. spazio filosofico/ numero-05//il-pudore/#more-2052, su
spaziofilosofico. Ugo Perone. Perone. Keywords: implicature, peiron/apeiron,
Velia, Grice on ‘other’; finito/ infinito, Velia, Elea, I veliani, Guardini.
Total temporary state, Israele, etimologia, la ferita di Giaccobe dopo la lotta
coll’angelo, nella Vulgata. Israele, la lotta di Giacobbe e il angelo, la
ferita, Giacobbe zoppo, iconografia, controversia sull’etimologia di israele,
ei combatte, la tradizione di VELIA, l’infinito di Velia – il continuo e il
discontinuo, l’infinito della scuola di Crotone, Cicerone, l’infinito di
Giordano Bruno. Infinitum, indefinititum, dal verbo, finire, finio in romano,
-- I due rappresentanti della scuola di Velia, Melisso, peras, pars. Guardini,
il sacro, il divino, I dei, uomo e dio, opposizione, -- la storia della
filosofia di Perone, il presente possible, la totalita interrota, I soggeti,
trascendentale e immanente. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Perone," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice
e Persio: la filosofia nel principato di Nerone – TREASEA CONTRO LA TIRANNIA –
Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). He is best known as a satirical poet,
but he studies philosophy under Luccio Anneo Cornuto, to whom he wrote a
tribute and to whom he leaves his works on his death. A strong belief in the
value of the ethics of the PORTICO lies beneath much of his satire. He is a
friend of Trasea Peto (vide RENSI – TRASEA CONTRO LA TIRANNIA), and is related
to him by marriage. Through this connection, Persio becomes associated with the
PORTICO opposition to Nerone – but he dies before Nerone can take action
against him. Ed. Broad, Loeb. Flacco Aulo Persio
Grice
e Persio: l’implicatura conversazionale nella storia della dialettica – CICERONE
– BOEZIO – TELESIO -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Matera). Filosofo italiano. Dei
lincei. Studia a Napoli. Conosce TELESIO di cui diventa discepolo, e scrive diverse
saggi a difesa e chiarimento: “De naturalibus rebus” (Venezia, Valgrisio). Pubblica
il “Trattato dell'ingegno dell'uomo” (Venezia, Manuzio) in cui riprendeva la
teoria di TELESIO di uno “spirito” come principio, movimento, vita, e intelligenza.
A Roma conosce CAMPANELLA (si veda) e GALILEI (si veda) e pubblica “Del bever
caldo costumato dagl’antichi romani” (Venezia, Ciotti) in cui riprende diverse
idee già trattate in precedenza riguardo allo spirito e ai consigli per la sua
conservazione. Altri saggi: “Digestum
vetus, seu Pandectarum iuris civilis: commentarijs Accursii praecipua autem
philosophicae illustrates cum pandectis florentini” (Venezia, Franceschi); “Novarum positionum in rethoricis dialecticis
ethicis iure civili iure pontificio physicis triduo habitae” (Venezia, Sambeni). “De
ratione recte philosophandi et de natura ignis et caloris” (Roma, Mascardo). Treccani
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
di filosofia, Roma. la dialettica di Telesio --
Campanella -- Gailei -- contro CICERONE (si veda) – contro BOEZIO (si veda) –
LIZIO -- vitium itium dialecticum, point Aristoteles. PRO POSITIONES DIALECTICA
FACVLTATE. I Dialectices artis magistros primos requiramus. Non Aristotelem
profecto fuisse cenfendum est. Sed multò antea, quun plurimos ex stitiffe, mania
i testantibus. Sed ne referas ad tam antiquos: neges etiam, Pythagora eos fuisse
logicos quod tamen falsumn, inde deprehenditur, cum mathematicis artibus; quae sine
logice tractari non possant. Itta accuratem sstuduerint Zeno tamen Eleates
[Velia, velino], ex Platone et Laertio, inventor efficitur quod et ad Parmenidem
nostrum I Dehip. Et Plar. plac.li. gularis fuit, non infophifticis de arte ipla
contentionibus, sed in explicatione historiarum, incaricorum, Lucanum Galenus
extendit. Clinomachus Thurius; noster coterraneus primus deaxio DIALECTICIS IN METAPHORAM
enumerar Aristoteles intervitia dialectica. Grammaticum est et grammaticae syntaxeos
vitium festum est; uel cum Platone
Prometheum, velim ci deorum interpretem existimabimus, quem in sacris litteris noeum
docti existimant; vel cum aliquot doctis, Mofis sacrum illum sacerdotisor natum,
et vestitum ex hodiex pressum. Itaque Logices exercitatio apud hebraeorum
liberostin et epoëi natum compositione, inque aenigmatum enodatione, doctis viris
at matis seu enunciatis conscripsit si Laërtio credimus quod si berum est, principi
doctrine huiusci philosopho debeatur; qua odeindecranslarakc ab Aristotele. In libru
“De interpretatione” Non ita que Democritum Dialectices inventionis dispositioni
SIGNARUM ut nec Protagora n elenchorum jutex Platorum et Peripateticorum sectae
manarunt. Dialecticen igitur, facultatem, seu virtutem bene differendi tenemus,
hocest disputandi, disceptandi ratiocinandi. Quotiesita que ratione utimur, toties
dialectico munere diendique ita Logicen hanc, esse facultatem, omnia disputandi,
intelligendique Recte itaque Aristoteles, omnes IDIOTAS quod ammodo uti
Dialectice, confirmauit. Duplex itaque; quin immo haec, uel utiilius magistra, cólatuitur;
cum omnis disciplinae principium sit experientia, ob item ne patet; principem
negare possumus. Quinneque Platonem ipsum cum Socrate a dialectices perfectae
cognitiones secludimus; de cuius schola academico fungimur. Naturalis ergo logice
facultas. Utenim visus et auditus facultas est naturalis, videndi, au Standis, vel
uti prudentia quaeda in communis omnibus artificibus, quicum differunt, non sua
quadam et propria, sed communi dialecticorum facultate differunt. Si, ut ait Aristoteles,
finisa discipline a habetur, quando prac statur quod attisuiribu s continetur, dialectices
finis erit, be a ne differere. Subiecum uerum dialectices ponimus res omnes. Quod
vel Aristotele teste confirinamus. Quid etiam fi. Non ens, subiectum dialectices
ponamus et iudicium. Quas Adrastus Simplicii testimonio, peripateticus nobilissimus
adprobauit, ad aures fuisse Aristotelis. A servatio et inductio dialectice itaque
communis oinnibus rebus. Ratione tra: ut omnino quid libet seu verum seu falsum
quid tractari, ac ratione disputari et explicari possit. Dialectices uerum partes
duas esse tenemus, inventionem, licet, necessarium, verisimile, captiosum dari potest;
non obid enunciate logice partim necessaria, partim verisimilis, partim capsiofa
esse debet. Sed tota necessaria. “Genus” illud verem esse dicimus, totum partibus
essentiale. Unde hominem genus esse Catonis et Ciceronis. Catonem verum et
Ciceronem *speciem* esse hominis. Cum verum satius putemus; veri et propria sermonis
usum aiuris consultis et rei publicae principibus, quam a scholis in ertium philosophorum
petere; melius quae duo individua, vulgò dicunt et unam speciem n, ili duas species
et unumge nus dixisse videri debent. Sed sideri debunt consultos, non ridebunt Platonem
[ACCADEMIA] ne que Aristotelem [LIZIO], terse comparationes intelligi. Genus item
et speciem ad locum de toto et partibus rectem ablegamus. Categorias
etiani ad inventionem dialecticam sternere viam, melius est ut concludamus. Paronyma
ad coniugatare verti debere aestimamus. Locum ad numeramus in subiectis et tempus
in adiun rum referamus. Animi sensum, aet intelligentiam, rerum similitudine
mer itemque Cicero [CICERONE] e Quinctilianus. Quam vis itaqueo pusali quod artis
huius g enuntiatum scia. Differentiam, quam Porphyrius declarare ad grediebatur.
Vel ad formam et causam vel ad comparatorum locum et ad inventionem rectius asscriberem.
Accidentium nominee e rectius facta adiuncta et rerum in ctis. Quae verum cum aliquo
conferantur, ad speciem opposito: seu oluit Aristoteles. Quae verum sint in voce,
NOTAS ET SIGNA en forum mentis esse: utea, quae scribuntur, eorum, quae fintin Puoc essensa ila apud omnes eadem esse,
SYMBOLA a et ligris non s cadem, deprehendamus.
Quo sit ut dialectices et grammatices lata differentia nis mentionem, sed syllogismi
genesin et analysin, tribuster minis et PROPOSITIONIBUS conclusit et terminavit non enim AD EXTERNUM SERMONEM dirigi
voluit, sed ad internum. “Aliquis homo currit”. “Aliquis homo non currit”, nullum
cum sub-alternae dicuntur. Multum iustiore ratione collantur. Quiai: tem esse tenemus.
Ex causis itaque necessariis futurum necessarium, ex liberis liberum, ex physicis
physicum esse cue syllogismis maximem necessariam putamus. Quod et Graeci Aristotelis
interpretes profitentur, inventionem illam Theophrasti et Eudemi propriam ess. Cui
et BOETHIUS desu omulta addidisse etiam, testatur; sed utrum o m átio absolute
vera; sit etiam necessaria, cami et si IN PARTIBUS SERMO consistere. Rectem igitur
in analyticis nullam Aristoteles interpretatio sunt ambae affirmantes vel ambae
negantes. Quales sunt antecedentes causae, talem eventus veritamur. Nos logicen
compositorum enunciatorum et per se, et in 6. Nia rectem, alias dictum. Datur
igitur enuntiatum, compositum, eeu CONIUNCTUM, praeter simplex. Quod multas sententias
coniunctas habet. Cuius et sunt suae species, ar COPULTATUM difiunctum, con
nexum et elatum et cetera. Accamen in DISIUNCTIONE illud tenemus, ut omnis disi
un paratim nulla sit necessitasi. Nam difiunctionis necessitate penderee partium
non ucie ritate, sed dissentione, palam est contineatur, cum illatota sit animi,
eadémque apud omnes gea tes. Haectota SYMBOLICA in voce. Logice ita que sine
SYMBOLIS INTERPRETATIONIS potest in ani tradictionis nomen meretur. “Homo albus
est.” “Homo non albus est”, tantundem. “Omnis homo albus est”, s vidam homo albus
et contra. Quae praenotionem duplicem esse dicimus, verborum alteram, dum
concluderetur ab antecedente, Quid si hoc idein dixerit Aristoteles. Rerum autem
praecognitiones, et anticipationes genera sit. Definitiones et partitiones este
principia omnium ferèar, tium, uel in desumptas quasdam maximas. Principia uerum
non tantum priùs nota, sed esse notiora, ait, Aristoteles; immo verò ita clara,
ut contraria quoque in de rerum verum alteram. Et verborum illam dicimus,
quae in omnibus definitionis, requiritur. Rerum verum, quae debet esse in
definitione ad explicanberent. Immo eandem de terminis mediis et extremis ut consta hil explicaret. Itaque syllogismi
maior et minor hanc praenotionen habes et universales esse, unde speciales illis
comparatae ptotimus concipiantur et concludantur. At verum id praecipuè in
INFORMATIONE artis integra cue rifli mum esse putamus, ut a generalibus ad specialia
progresia unde modi per ee emanant. Et primum illum tenemus, quando attributum est
in essen et definitis totius et partium. Demonstrationis et demonstratii omnisque
Explicationis et eiuste rminorum vocabuli somnino dum quod definitur in
distributione ad explieta dum quod distribuitur, in demonstratione et qua vis expositione
ad demonstrandum et ad exponendum quod quaeritur. Alioquini ret essere sis
SIGNIFICATAS. Conclusio ergo, et problema, quod concluderetur, hang duplicem haberet
praecognitionem Non: acciperet aucem siant manifestissima. Cum autem quae in scientia
sunt, per se finto portet, sit, cum quid alicui aderit vel simpliciter vel quod
amodoerit: cia tiasubie et i, et ineius definitione ad hibetur. mus
definitioni: quod uel exempla Aristotelem .palàm faciunt. Accedit QUARTUS MODU.
Per se in est quòd causa sit certa et non fortuita generalis ergo hic modus per
se, quotiessci licet causa e de suis effectibus dicuntur. PROPRIORUM
ACCIDENTIUM eritne ullus. Tertius hic enim modus affections et accidentia
cognata quod ammovo sensu, Aristotelis contextum declaratum iri. Omnes itaque
modos per se ab Aristotelem retinerit enemus nec ab iici duos reliquos. Unde
fit, ut consequentes artes antecedentibus subalternae sint, ubi aliquid docent,
superiorum decretis explitionis uel inueniendae, uel iudicandae. Omnem disciplinam
fieri autper demonstrationem, aut firmauit. Ac per definitionem et distributionem,
accuratiorem sci entiam confici, quam per demonstrationem, tenemus. Quare non sequitur,
Scio ex causa, propter quam res est quonia milius est causa. Nec aliter habere potest.
ergo, Scio steriorum, e Platone ferem sumpta es e qui v is animaduerterepoterit.
Plato enim ad instituendas artes, definitionem et distributionem proposuit. Syllogistica
e demonstrationis, qualem Aristoteles cominentus est, non meminit. Tunc enimartes
bene disputare, docere, demonstrare po secundus modus per se est primo contrarius.
Per se est quod est in essentia et definitione attribute qui inodus distribution
generis in species, aut differentias conuenit, ut pri 17 cabile. Ergo sic dialectice
omnes sub-alternaes intin genererat: per definitionem, concedimus quod et
Aristoteles rectem con per syllogisticam demonstrationem. De definitione uerò tam
multa, quae differuntur in lib. Po do complectitur. At quo pacto ex Aristotelis
littera Ex diffentaneo. Ideoque no terit Son3 terit quis, cum logicam
inventioneimn ipsarum natura, qua litateque tota, ex causis, effectis, subiectis,
adiunctis, ceterisque. Quirendam, recte fortassis affirmet Aristototele, tamen
illud falsum, quod ad percipiendam hanc disciplinam de moribus praecepit, ut paedia
in auditore praecedat. Quod autem ne adolescentes quidem percipiendis moribus esse
idoneos voluit Aristoteles. Falso. Certem pueros quos damui dimus divinitate quad
ammen ti, confirmarunt. Quae non protinus quid rectum, prauúinque sit; discar.
Quincum Chrysippo putarunt et ante trienniumil tis praeditos, ut in quibusdam,
multorum virorum iudicia ex E los 1 argumentis per videnda. Cum dispositionem, in
eadem vel uel syllogistico conclusionis iudicio a e vortino enunciati tandem
ordinanda, ab ini stimanda et iudicanda, universatio per media ad extrema exercuerit.
Et hoc pacto NOSTER TELESIUS est progressus in sua philosophia conscribenda. Antonio Persio. Persio. Keywords: implicature, dialecticis, Telesio,
Campanella, spirito come vita, animo come aria, Cicerone, Catone, Boezio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Persio,” per
il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.
Grice e Pessina: l’implicatura conversazionale
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Studia a Napoli sotto GALLUPPI. Cura la
sua storia della filosofia. Di idee liberali, prende parte ai moti. Pubblica un
saggio sulla costituzione italiana che gli procura la persecuzione della polizia
e il carcere. Recluso nell’isola di S. Stefano, sposa la figlia di Settembrini.
Fugge dal regno, insegna a Bologna. Fonda “Il Filangieri”. Dei Lincei. Muore nella suo palazzo in via del Museo,
strada che prese in seguito il suo nome: Anche il palazzo dove visse. Aula a
lui intitolata. A lui è dedicato un busto
alla passeggiata del Pincio. Saggi “Che cosa e il diritto private?” (Napoli: Poligrafico);
“Procedura del diritto (Napoli, Jovene); “Il naturale e il giuridico – alla
regia di Napoli” (Napoli, Accademia Reale delle Scienze); Il piu privati dei
diritti (Napoli, Marghieri, Diritto e privacita (Napoli, Marghieri); Il privato
del diritto (Napoli, Marghieri); Che e private nel diritto privato? (Napoli: Marghieri);
“Il diritto privato” (Napoli: Priore); “Storia della filosofia” (Milano:
Silvestri); Treccani Dizionario biografico degl’italiani, Istituto
dell'Enciclopedia. La scuola italica venne fondata da
Pitagora che crea una filosofia matematica a CROTONE e TARANTO. L’anima,
secondo Pitagora, è un numero che si muove. L'armonia dell'anima, o la sua
rassomiglianza col divino costituisce la virtù; e la giustizia è l'equa
retribuzione. La scuola di VELIA svolge pienamente l'idealismo dei Crotonesi; e
la varietà, non negata da Pitagora, esclusivamente affermata dalla scuola
gionica, venne assorbita dell'unità da Senofane, trascurata interamente da
Parmenide – VELINO (si veda) -- , e negata da Zenone – VELIA (si veda) --, il
velino. Empedocle di GIRGENTI (si veda) ed Anassagora seguirono l'eclettismo,
ma il primo fu più proclive alla setta dei crotonesi, ed il secondo alla scuola
gionica. La scessi ha a fautori i sofisti I quali sorgeano da tutte le scuole. GORGIA
di di Lontino o LIONZO (si veda), discepolo di Empedocle di GIRGENTI (si veda),
è sofista, e tale era benanche Protagora, discepolo di Democrito. Ma questi non
pensano che a sedurre il popolo colle loro vane disputazioni e colla loro
effeminata eloquenza. Nulla possiamo dire della filosofia appo i romani
perocchè essi, rivolgendo il pensiero alle cose pubbliche, non poteano ri-concentrarsi
nella severa meditazione filosofica. Epperò, anche quando la filosofia del
dritto e la giurisprudenza fiorirono del romano impero, i giureconsulti non fanno
che freddamente seguire ora la filosofia dell’orto o del portico. E se alcuno
ci obbiettasse le opere di CICERONE, di Senеса, o di PLINIO, risponderemmo che
questi filosofi saranno sempre degni di venerazione de’ filosofi, ma che non
fondarono alcun sistema NUOVO. Neander, origine e sviluppamento de’ principali
sistemi gnostici. Walsch de gnosticorum systematis fonte Lewald de doctrina
gnosticorum. Olearii, De philos. eclectica. stitui. D. Italia. Anco
in Italia ebbe il sensualismo degl’adetti. Ma in alcuni è originale, in altri
una imitazione di Locke, di Gassendi, e di Condillac. Fra’primi possiamo
annoverare ZANOLLI, MURATORI, BIANCHI, e VERRI. Il primo di questi, 7 2 be spazio è la
relazione di due 'corpi di stanti l'uno dall'altro , che il tempo è la
successione o consistenza per gli es seri creati , e che la felicità rattrovasi
la scessi, tenta formare i principii più stabili dell'umana credenza, assegna
la sola probabilità alle idee morali, e riconosce che i sensi ci fanno aperti i
fenomeni esteroi ed il loro ordine successivo, ma non la natura della causa.
Kirwan sostenne che non possono aver luogo gl’esseri senza una causa, che lo
nello stato di piacere assoluto non-misto a veruna pena. Da ultimo, Young,
dettando un trattato sulla forza della testimonianza, la rinchiuse ne’ confini
della probabilità, e sostenne che essa è capace di un convincimento superiore
ad ogni altra esperienza, tentando la spiegazione di molti fenomeni
intellettuali colla dottrina sulla forza attrattiva delle idee, dimostra che
tutte le umane azioni si rifondono in semplici probabilità. MURATORI, che è il
solo curato fra’ filosofi ed il solo filosofo fra’ curati, indagando le forze
dell'umano intendimento, confuta la scessi mediante una morale poggiata su’ principii
della ragione e dell'amor proprio – cf. Grice, SELF-LOVE, OTHER-LOVE. BIANCHI
fa dipendere il piacere dalla cessazione del dolore.VERRI vuole che si fosse a’
suoi tempi effettuata la dottrina del sentimento o del senso morale. Fra’ secondi,
BALDINOTTI nega che si puo discoprire le essenze delle cose co’sensi o colla
riflessione ed ammise il principio che ogni nostra cognizione debb'esser di
fatto. Lo studio di Locke, dopo l'opera di BALDINOTTI attira in Italia molti
proseliti, fra'quali possiam nominare a cagion di onore SARTI, PAVESI, TETTONI,
CAPOCASALE, e BRIGANTI. Iovano molti filosofi, arversi per fede
a’principii del Lockianismo, cercarono bandirlo; egli vi avea radicato i suoi
profondi germi che si estesero insino all’aurora del secolo presente. Fra suoi
seguaci si distinsero SOAVE, TOMASO, e VALDASTRI. SOAVE, seguendo il sistema di
Locke sulle idee acquisite, riguarda l'idea come l'immagine degl’obbietti e
fonda la certezza sulle tre evidenze di Condillac. VALDASTRI fa derivare dalla
sensibilità tutte le nostre idee, trasse il criterio del vero dal senso intimo
e sostenne nulla esservi di vero in meta-fisica se non fondato sulla economia
del nostro essere. An co Rezzonico, Corniani e Prandi danno opera alla
propagazione del condillachismo. Ma gl’italiani, benchè sensualisti, non si
nabissano nelle funeste conseguenze del materialismo francese, perocchè risenteno
ancora l'influenza della vera e sapa filosofia, la quale mai è, che si
scompagni dalle verità che crediamo DIVINA. C. Italia. Giovenale, Magneni,
Rufini, e Miceli segueno l'idealismo ed hanno a scopo comune quello di
determinare l'ideale principio costitutivo delle cose. Ma Pino da a luce la sua
proto-logia che, quantunque tenuta in dispregio da’ sensualisti, pure non
lascia di onorare l'autore e la patria di lui. Questo saggio venne diretto ad
indagare il primo della verità de' principii e delle scienze, l'uno che in se
racchiude il principio delle scienze tutte. Egli con prove ingegnose e con
sottili ragionamenti dimostra che le parole non ànno il primo senso nelle umane
convenzioni, che esiste un primo, causa ed origine dell'umana intelligenza, che
il primo principio della ragione è divino. Law e Hutton sono i suoi più
forti sostenitori – Law negando ogni realtà obbiettiva alle idee di spazio e di
tempo; Hutton inclinando alle opinioni del celebre Berkeley. è strato all'uomo,
che le parole non sono [Borovshi, Notizia sulla vita e sul carattere di Kant; Jachman,
Lettere ad un amico in torno Kant - Wasianki, Emmanuele Kant negli ultimi anni della
sua vita.- Biografia di Emmanuele Kant. - Rink , Tratti della vita di Kant.
Bouterweck, Em. Kant. Rimembranze. Grohman, Alla memoria di Kant. Cousin,
Lezioni sulla filosofia di Kant -- versione italiana di F. Triochera con note
del BENEMERITO [B.] Galluppi -- Kant, Idee sulla maniera di apprezzare le forze
vive Principiorum metaphysicorum nova dilucidatio. Considerazioni
sull'ottimismo. Sogni di un uomo che vede gli spiriti] SEGNI DELL’IDEE, nè le
idee segni delle parole, che il primo pensiero dell'uomo è il mistero nel senso
dell'uno o primo, ovvero del divino; che l'analisi è la distinzione della
pluralità costituita dall'uno; e da ultimo che non già la dimostrazione
matematica, sibbene la scienza del primo è la ragione primitiva della scienza. Dietro
l'impulso di Premoli, dietro gli sforzi di qualche altra e università che cerca
difenderlo, il misticismo ha in Italia parecchi coltivatori, fra'quali si distinsero
FERRARI e LETI. FERRARI fa derivare la filosofia dalla rivelazione del divino, dalla
esperienza, e dalla ragione, ed assevera che il filosofo dove seguir laprima in
preferenza dell’altre. LETI, attenendosi ad un principio rivelato o positivo,
tenta fondare un sistema cosmologico sul “Genesi.” Epperò, secondo lui, tutte
le cose han principio dal divino, lapima si congiunge con uno spirito materiale
costituito come la vera forma delle cose materiali, e contenente la luce, l'acqua,
la terra, che sono volatili o fissi, e formano gl’altr’obbietti. Ma la
riforma conoscendo la propria fallacia ed illusione, De ti intese della
massime a divinità determinare derivare di S. ,edi le idee Tomuniaso gli Secco
che immediatamente attribu, segue facendo da, le però il divino [Rousseau,
Discorso sulla quistione se il risorgimento delle scienze e delle arti hanno
contribuito a depurare i costumi. Discorso sull'origine e su’ fondamenti della
ineguaglianza tra gl’uomini Lettere scritte dalla montagna; Del contratto
sociale o principii del dritto Politico; Emilio o dell’educazione; Jacobi, L'idealismo
ed il realismo Lettera a Fichte Alcune lettere contro Schelling Delle cose
divine, Romanzi filosofici - Introduzione alla filosofia. Koeppen Della
rivelazione considerata per rispetto alla filosofia di Kant e di Fichte
Trattati sull'arte di vivere; La dottrina di Schelling Sul fine della filosofia.
Guida per la logica. Saggio del Diritto naturale. Esposizione della natura della
filosofia. Filosofia del Cristianesimo. Politica secondo i principii dell’Accademia.
Teoria del Dritto secondo i principii di l’Accademia. Lettere ad un amico su'] C
C filosofica sperimentale preoccupa gli spiriti per lo studio degl’obbietti
sensibili; ed è questa appunto la ragione per cui le speculazioni del
misticismo non ven nero accolte e ridotte ad una dottrina generale. tori.
L'eclettismo ha de’ forti e valenti sostenitori. Ceva confuta Gassendi e
Cartesio; la celebre Agnesi, prevenendo il Cousin, dice non doversi aderire a
setta alcuna, ma scegliere tra le sentenze dei filosofi quelle che rispondono
alla esperienza ed alla ragione. Corsini insegna non doversi seguitare ne i
Cartesiani, nè il Lizio, ma le migliori opinioni di tutte le sette con una
specie d’eclettismo. S. 7. venne sostenuto da molti 'Glo [L'Empirismo –
Razionalismo] sofi, tra' quali si distinsero Luini, Gorini, Scarella, Ansaldi,Vico
Stellini, e Genovesi. LUINI si oppone all'armonia prestabilita di Leibnitz
accostandosi al pensiero della forma sostanziale [viene le categorie di
Kant, ammettendo nello spirito certe idee prime, e discer de la percezione
della convenienza o discrepanza di due idee dall'assenso dissenso a tale
percezione. Secondo lui, la mente umana non può comprendere come convenienti
due cose che re dell'anima, distingue nell'anima la sostanza 'le potenze i
modi, afferma che nel percepire un oggetto noi ci distinguiamo dall'atto della
percezione, che le potenze s'argomentano col ragionamento, che le forze sono
una certa condizionata esigenza delle sostanze, che colla filosofia è dato di
scoprire nell'anima una certa sovra-esistenza, e che il razionale non debbe
superare il fatto. Gorini, elevando la dottrina dell'associazione, considera
l'idea come semplice rappresentazione dell'oggetto, e sostenne il principio
logico che la cognizione intuitiva è composta di due idee e la dimostrativa di
tre. Scarella concilia il principio di contraddizione e quello della ragion
sufficiente, prepugnano fra loro, il principio della cognizione stà nel predicato
che chiaramente si vede convenire o disconvenire dal soggetto. Infine egli
distingue gl’errori secondo le facoltà dello spirito, divide la psicologia in
fenomenale e PSICOLOGIA RAZIONALE, classifica le facoltà, spiega i sogni con
certe continue commozioni cerebrali, distinguel'anima umana da quella de’ bruti,
indica due specie d'appetito, l'una sensitiva, l'altra razionale; ed ammette
l'anticipazione in noi di qualche cosa innata, che dicesi idea. Ansaldi
dimostra che il portico non è atto a diminuire i momenti di infelicità, confuta
l'uomo macchina di Mettrie, il principio dell'associazione di Hartley, distingue
il sentimento dalla sensazione; e provando che è impossibile dedurre il fisico
dal morale, che le facoltà dell'anima sono indipendenti da’principii dell
organismo, fonda il principio morale sopra una virtù costitutiva dell'ordine
invariabile delle cose, lontanandosi dall’Utcheson e dalla dottrina dell’amor
proprio – Grice: SELF-LOVE, OTHER-LOVE. Gerdil divide l’idee in idee di modi, di
sostanze, e di relazioni, pone il criterio del vero nell’osservazione e nella
esperienza regolate dalla ragione, dichiara l'idea dell'ente un idea di
formazione, pone il criterio morale in un naturale criterio diapprovazione, che
indipendentemente dalla considerazione e del proprio utile determina il
giudizio o dettame pratico in virtù di una certa e conosciuta legge di
convenienza – il principio di co-operazione -- di che l'uomo si compiace per
natura; fa consistere l'ordine nel rapporto comune fra molti oggetti, deduce
l'immaterialità dell'anima dalla diversità tra la sostanza pensante e qualunque
sostanza corporea, dall'impossibilità che la materia contenga la prima
origine del moto di sostanza e di modo; deduce l'esistenza del divino dalla
necessaria esistenza di qualchecosa ab eterno; pone per principio che le regole
della morale per condurre al buon fine dove trarsi dalla natura umana, e colloca
il fine o la e dalle nozioni. Egli si eleva ad un sistema empirico razionale
fondato sulla storia e sulla ragione, e getta le fondamenti della scienza dell'umanità.
Il suo metodo è ricavato dalla psicologia, dalla natura della scienza, e dal la
geometria, ed in esso la facoltà inventrice, o la facoltà certa del sapere è
preposta a quella dell'ordinare o comporre. Esso è l'analisi geometrica ben
diversa da quella di Condillac. VICO venne a ridurre la filologia ad una vera
forma di scienza e da ritrarre dalla mitolo [Il nostro celebre
concittadino VICO, conosciuto più a’ tempi nostri che a'suoi, più dagli stranieri
che dalla sua patria, scrive la scienza nuova, monumento di gloria italiana, in
cui egli avea indagato i principii filosofici della storia, precedendo di un
secolo le teorie di Hegel, e Cousin . per а gia starei felicità nel bene sommo,
o nell'amore divino. dire una vera storia; ei pose il meta-fisica,
che in sostanza è una vera teo-logia, si è di stabilire un vero appoggiato al
senso comune ed all'ordine eterno delle cose, qual è il divino. Da questo
priocipio VICO deduce che tutte le scienze emanano dal divino, rimangono
comude 3 una na velle; che e criterio del vero: nel senso cerca surrogare
il principio dell'autorità universale a quello della ragione individuale.
Questo senso comune di Vico è un giudizio senz’alcuna riflessione, comunemente
sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta nazione, o da tutto il
genere umano. Secondo VICO, il vero è diverso dal CERTO, inquantocchè quello è
riposto nella conformità della mente coll'ordine delle cose, e questo nella
coscienza sicura dal dubbio, quello fondasi sulla ragione, e questo
sull'autorità. La meta-fisica è quella che stabilisce l'ente e il vero, ed è
legata necessariamente alla religione romana cattolica. Lo scopo della sua , nel
divino, e tornano al divino solo; che il divino è l'infinito posse, nosse
, velle > ; corpo, contiene una virtù infinita di estensione che
va all'infinito, e che dipende dallo sforzo dell'universo; e che il conoscere
chiaro in meta-fisica è vizio, cosicchè approfitta in meta-fisica colui che si è
perduto nella meditazione di questa scienza. Nella sua Psicologia VICO
distingue la sostanza intelligente dalla corporea. Indi sostiene che quella è
l'anima ed ha la sua sede nel cuore, che
in essa esistono le facoltà della memoria, della fantasia, dell'umano arbitrio;
che la mente umana l'uomo è il posse, posse, nito, che tende all'infinito; che
l’Ea te è Dio, e le creature esistono per partecipazione; che la causa unica è
quella che per produrre l'effetto non abbi sogna d'altra; che l'essenza
consiste ia una indefinita virtù; che l'anima è diversa dal corpo e dalla
materia;che il 4 > 2 pe'pervi, che si danno gl’universali, o l’idee come forme
delle cose che queste sono create dal divino, e che l'anima distingue l'uomo
dalle bestie. Il non intende [VICO considera l'uomo come ente fioito
procedente dal divino, superiore agl’altri animeli per la ragione, e in cui
distinguesi la natura innocente dalla corrotta. L’uomo è naturalmente
socievole, onde in lui un LINGUAGGIO. La sua vita propria è quella che è
consentanea alla natura. A lui appartengono l'umanità o l'altrui
commiserazione, il desiderio dell'utile, il carattere d'una comune cognazione di
natura, l'istinto alla fede, il pudore, e infine la brama dell'onore. L'uomo
insomma è un essere costituito d'intelletto e di volontà, corrotto in entrambi
dagl’errori e dalle passioni, ma capace dello sforzo della mente al vero che
come equo bene è il giusto, conformità della mente all'ordine è l'onesto. La
giustizia, secondo VICO è la virtù universale. La virtù è la stessa ragione, e
distinguesi in prudenza, come, temperanza e fortezza; e causa della
società è l'onestà. Noi abbiamo verso il divino de’ doveri a soddisfare col
culto, senza onestà non può darsi società civile, la giustizia dev'essere
universale o architettonica, perchè uno è il divino. VICO nella sua Scienza
nuova parte dall'idea o cognizione del divino che illumina gl’uomini e tutto
dispone co'suoi ordini prestabiliti. A questa idea principale si rannodano le
seguenti. Questo mondo è diretto dalla provvidenza divina. Questo mondo civile
fatto dagl’uomini non è molto antico. In esso tutte le nazioni convengono sulla
religione, sul matrimonio solenne, e sulla sepoltura. Su questi surgeno le
nazioni più barbare. Tutte le nazioni percorrono III età: I età degli dei –
GIOVE, MARTE, QUIRINO --, II età degl’eroi – ENEA, ASCANIO, ROMOLO --, III età
degl’uomini – BRUTO, CICERONE, OTTAVIANO; III diverse lingue: I geroglifica, II
simbolica, III volgare – il latino. Le nazioni furo prima di natura cruda, indi
severa, quin di benigna, e poscia dilicala; la forma di governo è o teo-cratica
o è delle repubbliche democratiche o aristocratiche, o finalmente è quella
delle monarchie; formate le città nasco BO.le tras-migrazioni de’ popoli, ed il
dritto naturale delle genti. Cresciute le nazioni, l'equità civile rafforza il
dritto naturale. Tutto ciò dura finchè non sopravvengono delle grandi crisi per
mutare il mondo civile. Queste vicissitudini umane formano il corso e il
ricorso della nazione italiana nel quale si ravvisano III età, degli dei –
GIOVE, MARTE, QUIRINO – II degl’eroi – ENEA, ASCANAIO – ROMOLO; III degl’uomini
– BRUTO, GIULIO CESARE, OTTAVIANO; tre specie di natura: fantastica, eroica, e
intelligente; tre specie di costumi: religiosi, colerici, e officiosi; tre
specie di dritto naturale: divino, eroico, umano; tre specie di governo: I teocratico,
II aristocratico o III democratico, e monarchici; tre specie di lingue, I mentale,
II eroica e III di parlari articolati; tre specie di caratteri, geroglificii,
eroici e volgari, aleo VICO idea gli dini lesi doè nesto nė joni atri pri
-in SUI are ; elit 10 specie di giurisprudenza, divina, eroica, ed umana; tre
specie di autorità: divina, eroica ed umana; tre specie di giudizi: divini,
eroici, umani; tre specie di tempi: religiosi, eroici, e civili. Tutte queste
cose hanno apco un ricorso. Il corso e ricorso è fondato sul fatto. La storia
ideale non è propria de Romani , tre Tor oé Iri. del co ed ute ma
di tutto il mondo. La Scienza nuova si offre sotto gli aspetti di Te-ologia
ragionata, di filosofia, di storia delle umane idee, di critica filosofica, di storia
ideale eterna, di sistema del dritto. naturale e delle geộti, di scienza de’ principii
di storia universale. Questo grande uomo ha delle lodi e delle accuse, ma
sarebbe lungo e difficile il giudicarle per vedere se le une o le altre preponderano.
Epperò altro non facciamo che rimapere stupiti come intempi tantomeno
civilizzati de' nostri che si addimandano civilissimi l’Italia abbia dato alla
luce un ingegno sì 'straordinario e maraviglioso. La filosofia del VICO rimane
ignota per lungo tempo all'Europa. Ma ha anco ra de continuatori fra’ quali
vennero ad altissima rinomanza STELLINI e GENOVESI. STELLINI analizza le facoltà
umane, affermando che il bene o l'ottimo stato dell'anima dipende dalla
proporzione o dall'equilibrio di tutte, e fecede rivare la virtù
dall'equilibrio tra le facoltà e le affezioni umane. Nella sua opera sull'originee
su’ progressi de’costumi dimostra esservi tre epoche della natura umana, cioè
quella de’ sensi che servono all'animo, quella dell'animo che serve a’sensi, e quella
del mutuo commercio tra l'anima e i sensi. STELLINI integra, per dir così, la
filosofia vichiana , in quantocchè Vico cerca nella storia la morale delle
nazioni con quella degl’individui, e STELLINI fa la storia de costumi degl’individui
colla morale delle nazioni, comprendendo l'assoluta necessità di dedurre i
principii morali dalla natura delle cose che si offre spontanea alla nostra
contemplazione, dando una unità sistematica alla scienza della morale, e
riducendo la dottrina della virtù alla sola grandezza. FILANGIERI, PAGANO, ed
IEROCADES proseguino quasi in silenzio la via luminosamente segnata da VICO e
STELLINI, ma colui che si fa chiaro, e fra' Vichisti e tra gli’empirici razionali,
è GENOVESI, nostro concittadino. Egli nella sua meta-fisica sostiene che non
possiamo avere idee distinte intorno alla sostanza, che l'essenza consiste in
varie proprietà, e che si distingue in reale, nozionale e nominale. L'anima
secondo lui, è lo stesso subbietto pensante ed intelligente, ed è dotata
d'intelletto e di ragione della percezione, del giudizio e del raziocinio; per
ben filosofare è mestiere che si faccia uso di quelle idee che possiamo avere, che
la verità sia chiara ed evidente, mai il filosofo non il principio
dell’autorità e dell'arte critica, cità della mente umana e della estensione
della conoscenza. Secondo lui, la > 1 1 debbe scostarsi dalle dimostrazioni
stabilite se non quándo ci si presentano dell’obbiezioni. Egli dichiara
imperfetta la scienza teo-sofica e conchiude che ascendiamo al Verbo per via
della ragione. Segue il principio che rion sidapno nemmeno l’idee intellettuali
senza; un moto corrispondente nel cervello> ammette il principio del vero e
del falso il cui criterio è l'evidenza intelligibile sensuale e storica >
> . della capa ra umana morale è mossa dal conoscere la
natu in che trovansi due forze, l'una concentrica e l'altra diffusiva che
entrambe dalla morale devono esser di rette alla felicità. Scopo della morale è
quello di regolare e non distruggere l'uomo. La legge naturale è risposta de
dae precetti di attribuire i proprii diritti al divino a te ed agli altri, e di
fare tutto che conviene alla felicità del genere umano. Egli ripone la legge
morale nella ragione e distingue questa come facoltà calcolatrice dalla regola
che la governa e che consiste nel tenore dell'essenze e dei rapporti essenziali
delle cose ordinate, e per la quale v’ba un'obbligazione perfetta che è della
forza e della giustizia, ed un obbligazione imperfetta che è la legge
dell'umanità. Egli dimostra ancora che l'utile è il più bello indizio di una
legge generale che punisca o premii talune azioni, e che tutti i doveri si
riducono si a rispettare le palu rali proprietà di ciascuno che ad acquistar le
proprietà, perchè non s'invadano le proprietà di coloro i quali sono al
medesimo piano dell'universo con noi. GENOVESI non è un filosofo originale, ma
è originale pel suo metodo, per la sua chiarezza, per la sua critica; e se
talvolta si desidera in lui maggior ordine, maggior precisione, ciò nasce
appunto dalla difficoltà di riunire in un sol corpo l'intera filosofia
italiana. S all'immaginazione- De 2 Antropologia di Gorini-Luini, Meditazione
Ansaldi, Riflessioni sui mezzi di perfezionare la filosofia morale. Saggio in torno
traditione principiorum legisnaturalis- Elementa Logicae, Psychologiae, ac
Theologiae naturalis, auctore Scarella Gerd il., Anti Emilio o Riflessioni
sulla teoria e la pratica dell'educazione contro Rousseau. Piano degli Studii Logicae
Institutiones Storia delle sette de’ filosofi. Principii della morale cristiana.
Origine del senso morale. Memoria dell'ordine del divino e della immaterialità
delle nature intelligenti. Philosophicae Institutiones quibus Ethica seu Philosophia
practica continetur VICO: De nostri temporis studiorum ratione- Dell'esistenza
De antiquissima italorum sapientia. De uno uni versi juris principio et fine
uno liber unus. De Constantia jurisprudentis liberalter- Principii di scienza
nuova STELLINI: Ethices Opera omnia PAGANO, Saggi politici Discorso sull'origine
e natura della poesia. GENOVESI: Elementa metaphysicae. Elementorum artis
logico criticae. La Logica. Istituzioni di meta-fisica pe’ principianti. Diceosina
o sia Filosofia del giusto e dell'onesto. Per dar compimento alla esposizione
dell'attuale filosofia italiana e insieme allo svolgimento storico de'si stemi
filosofici non rimane che esporre lo stato della filosofia in Italia al secolo
presente. I filosofi italiani oggdì si dividono nelle V classi dei sensualisti,
degl’idealisti, de’ mistici, degl’eclettici e degl’empiristi razionalisti. La
tendenza della filosofia italiana al dì d'oggi è l'Empirismo Razionalismo
benchè si ravvisi qualche avanzo di sensismo, e som qualche imitazione
dell'idealismo alemanno non che del misticismo francese e del eclettismo
scozzese. È il chiarissimo Barone GALLUPI che, colla potenza della sua
dialettica, e colla severità del metodo analitico, rappresenta eminentememente
la filosofia in Italia, movendo guerra sì all'idealismo di Kant che al
sensualismo del Condillac. Noi per seguire l'ordine ideo-logico dei diversi
sistemi di filosofia esporremo pri mamente le dottrine degl'empirici. Po scia
verremo agl’idealisti, a’ mistici, ed agl’eclettici; e da ultimo agl’empiristi-Razionalisti.
POLI: Supplimenti al Manuale della Storia della filosofia di Tenneman. Gioberti:
Del Primato morale e civile degl'Italiani. I capi del sensualismo italiano nel
secolo presente sono Gioia, Romagnosi, e Lallebasque. GIOIA (si veda), fondando
la sua filosofia sul la ricerca de’fatti, non fa che mirare aduna scienza
popolare. Procedendo in tal modo egli trova tre facoltà fondamentali: la
sensazione, l'attenzione ed il raziocinio. Indaga l'origine delle sensazioni e
dell'istinto, ammise l’organizzazione e gli stimoli esterni come cause
dell'istinto, e spiega l'anomalia delle sensazioni, e le loro leggi, por gendo
un cenno storico sulle norme materiali che furono falsamente riguar date come
norme misuratrici della in telligenza. Riguardo a'prodotti intellet tuali e
morali , egli inclinò ad una i deologia fisiologica , che egli conchiude con
una teoria del piaceree del dolore, in cui considera il dolore come n o n
sempre proveniente da lesioni organiche, e il piacere come non sempre
effetto della cessazione del dolore , e stabilisce l'azione reale del piacere e
del dolore, e le loro sorgenti come inoti maggiori o minori del moto ordinario
delle fi bre. Poscia dimostra che essi influisco no sulla felicità, sulle
facoltà intellet tuali,sulle affezioni sociali, e sulle passioni ; e
rettificando le nozioni false sulla vita , mostra che le sensazioni u- nite
alla forza intellettuale cisvelano l'e sistenza del me e del fuor dime epro
ducono certe operazioni diverse dalle semplici sensazioni ; cpperò distingue la
sensazione dalla idea e dal giudizio. Nella filosofia morale, GIOIA dove
soggiacerealleconseguenzedelsuo si stema empirico ; ed infatti il suo prin
cipio è che la morale è la scienza della felicità, riponendo egli la felicità
dell'a vanzo delle sensazioni gradevoli su’mali; e che la virtù è una somma di
atti uti li disinteressati. Il sistema di GIOIA è erroneo e difettoso , perchè
tende a generalizzare il sensualismo, favorisce il sistema del piacere,
approssima l'ideologia alla fisica, analizza superficialmente ed inesattamente
i fenomeni psicologici, e deduce da un fatto incerto una teori ca o un
principio. Ma la comunicazio ne della scienza al popolo , una filoso fia
pratica e sociale, una mente vasta e perspieace, un giudizio avvalorato dalla
induzione ,una ammirabile chiarezza d'idee e di ragionamenti;ed una scelta
erudizione, sono le doti che se fossero andate disgiun
tedanonpochierroriavrebbero formato di Gioia un pensatore non mediocre. ROMAGNOSI
(si veda) segue, nel suo metodo, ne'suoi principii, e nelle suededuzioni, l'empirismo,
ma un'empirismo psicologico, da lui manifestato, cercando il principio del dritto
nale nelle relazioni appoggiate Pe all'es senza ed alle reali connessioni delle
co se, dimostrando che l'arte di governar la società deve riuscire l'ordine
morale di fatto perfezionato, e che nella spo sizione dell'ordine teoretico e
pratico debbe aver luogo la storia della natura umana e delle sue relazioni 3
nendosi la ricerca de'fenomeni e propo psicolo gici sperimentali , lasciando le
astruse indagini della metafisica psicologica. E gli definendo la psicologia ,
la dinamica dell'uomo interiore; stabilisce le tre funzioni psicologiche
del conoscere, del volere, e dell'eseguire , dichiara l'esi stenza del me e
degli altri corpi il cui carattere esclusivo è la pluralità di so stanze
compresa in un sol concetto ; e dimostra che le sensazioni sono i segni reali e
naturali cui in natura corrispon dono le cose e i modi di esseri reali che il
sentire è diverso dall'intendere che stà nel percepire l'essere e il fare delle
cose ; che il senso intimo è una facoltà occulta che unisce all'uno il
moltiplice , al semplice il complesso, che perciò è suo ufficio il conformare
gliatti psicologici che qualificano l'in tendere, il dettare un sentimento in
ogni giudizio , l'attrarre ciò che è ana logo e respingere ciò che ripugna ;
che laleggedell'umana intelligenzaè funzione in cui il senso dell'azione ri
cevuta e quello della reazione corrispo sta concorrono a produrre la percezio
ne dell'essere e del fare ideabile delle cose. Nulla,secondo lui,avvi d'innato
o a priori riguardo alle idee che tutte e una derivano dalla
sensazione combinata col la reazione o dalla competenza dell'Io combinata con
quella degli obbietti e sterni. Egli ripone il criterio del vero nel principio
di contraddizione , consi dera la causa come un non so che rac chiudente il
concetto d'una potenza pro duttrice di un atto o di un fatto; ne ga le idee
iunate pel principio che l'Io vedendo tutto in sè stesso non può di stinguere
dall'acquisito ciò che vi si rattrova d'innato; considera il valore della prova
nella certezza , e nel dubbio , e conchiude che lo stato esterno e sensibile
degli ele menti delle prove è fondamento univer sale e primitivo del loro impero.
La morale, secondo lui, stànel proporzionare la natura de' mezzi secondo la
speciale considerazione del fine. Il principio generale della sua morale è
l'ordine della perfezione , cheper leg ge di fatto reagisce su quello della
conservazione tanto coll'insegnare quan to col somministrareimezzi
delmiglior bilità , e nel dubbio nella proba Lallebasque congiunge alla
scienza del pensiere la filosofia naturale. Secondo [È comune opinione che sot
to il nome di Lallebasque tenga celato quello del caraliere BORRELLI:
essere umano; e che mira al benesse re all'utilità fisica o morale ed alla
umana felicità che costituiscono l'uomo attuale e le leggi naturali per cui
l'uo > mo , com 'essere perfettibile è tenuto a seguire l'ordine morale di
natura. E gli distinse l'incivilimento dalla civil ne pose le basi nella natura
nella religione, nell'agricoltura, nel governo, nella concorrenza; ed il prin
cipio nell'incivilimento sempre dativo. Una mente vasta, un ingegno acuto e
profondo ed una dialettica rigorosa formano tutti i suoi pregi; ma è in e
qualche modo oscuro e confuso , né fu tanto innovatore quanto lo predica rono i
suoi proseliti, e per l'empirismo da lui professato, e per le diffi coltà della
scienza, là; g lui,lasensazioneèprimitiva,
conti nuata, riprodotta ed aumentata; ed è lo stesso che l'idea , tranne che
questa si adopera più di frequente a signifi care le funzionidell'intelletto.
In quan to al giudizio, egli distingue quello di occupazione da quello di attenzione;e
riduce ogni giudizio a quello di diver sità; considera il raziocinio come
l'atto onde due idee producono un giudizio per via d'una terza. Riguardo alla
vo lontà egli sostiene che il calcolo voli tivo e l'atto prelativo si risolvono
in un giudizio di preferenza pel quale la volontà sisviluppa come un'azionecon
cui l'animo eccita i nostri organi a pro cacciarci ciò che abbiam prescelto. In
trattando della scienza etimologica, egli ripartisce le lingue in radicali e
produttive. Indaga l'origine delle parole e le loro cause, che sono l'imitazione,
il bisogno, il comodo, l'arbitrio. Riconosce due mezzi per trovare le lingue
radicali: la ricerca de'popoli che han comunicato con quello per la cui
lingua han luogo le indagini etimologiche, e l'attignere dalla lingua
derivata la noti zia di quelle che àn concorso a formarla. Un luogo stuolo di
empiristi tenne dietro a questi Àtre pensatori. Gigli de finisce la filosofia
la scienza di ciò che può conoscersi con esatte osservazioni e con esperienze
bene istituite. SAVIOLI è seguace di Locke e di SOAVE. Troisi riconosce
ne'sensi gli strumenti delle po stre prime idee. MAZZARELLAriconosce l'attività
e la sensibilità come proprietà costitutive dell'essere semplice ;Bini
dichiaratutte le idee provvenire all'ani ma col mezzo de'sensi. PEZZI nega l'e
sistenza delle appercezioni e delle idee astratte. Accordino fadipendere tutte
le facoltà dell'anima dalla sensibilità, e riguarda l'uomo neiprimi momenti
della sua esistenza come una tavola .rasa ove non è impresso alcun carattere; MARA
no distingue la percezione dall'idea e preferiscel'analisi. ABBÀ fa dipendere
le idee dal senso e dall'azione dell'anima. ZELLI afferma che l'uomo riceve le
losofico sulla coscienza. TESTA afferma che il sentimento non può fallire al ve
e che l'osservare la natura e fi -prime idee per mezzo de'nervi ; Alberii
dichiara pescibile tutto che esce dalla sfera del mondo sensibile. PASSERI riconosce
l'influenza del fisico sulla rettitu dine delle nostre azionispirituali.
SANCHEZ niega alla ragione la conoscenza dell'assoluto e trae tutte le idee da'
sensi. GATTI dichiara esser la sensazione il risultamento di una conformazione
spe ciale vivente. BONFADINI riconosce il metodo induttivo come mezzo logico
della verità, e spiega l'origine delle idee coll'analisi e coll'astrazione. REGULEAS
pretende nell'anima altro non esservi che il sentire. BRUSCHELLI trae
l'esistenza del mondo e del divino dall'osservazione de' fatti che ne
circondano. GRONES dichiara la metafisica la scienza delle cose astratte
conoscibili per mezzo dell'osservazione costante e delle esperienze accurate.
PIZZOLATO forma della filosofia una scienza fenomenical. BUTLURA poggia il sapere
ro, studiarne i fatti sono i soli mezzi sicuri d'ammaestramento. BRADI riduce
la certezza alla diretta cognizione del modo di essere speciale degl’obbietti.
FAGNANI fonda il suo sistema gloso-fico sul dinamismo e sulla sensibilità.
BRAGAZZI propone per facoltà d'apprendere l'osservazione de'fenomeni dello
spirito e per criterio del vero la verificazione. COSTA sostiene la memoria e
le altre facoltà a simiglianza della sensazione, ed ammette l'origine delle
idee generali e normali dall'idea individuale. FERRARI segue il principio
dell'associabilità interna e FELLETTI quello dell'utile umanitario. L'empirismo
venne applicato alla pedagogia da PASETTI, FONTANA, TOMMASEO, e RENZI, alla storia
da ROSSI, alla estetica da CICOGNARA e DELFICO, e dalla genealogia delle
scienze da PAMPHILIS, ROSSELLI, e FERRARESE, che riunisce tutti i rami delle
scienze a quella dell'uomo, seguendo il principio che in esse tutto è relativo a
noi. [e Gioia : Il nuovo Galateo ca Tavole Statistiche sofia ad uso delle
scuole Logica Statisti Elementi di filo Ideologia. Esercizio logico. Nuovo
prospetto delle scienze economiche. Del merito e delle ricompensa. Dell'ingiuria,
de'danni, e del soddisfacimento. Indole, estensione, e vantaggi della
Statistica ROMAGNOSI: Che cosa è mente sana? Indovinello massimo. Della suprema
economia dell'umano sapere. Vedute fondamentali sull'arte logica. Dell'insegnamento
primitivo delle matematiche. Assunto primo della scienza del dritto naturale. Introduzione
allo studio del dritto pubblico universale. Dell'indole e de'fattori dello
incivilimento. Biblicteca italiana. Vari articoli di filosofia. L'antica
filosofia morale. Genesi del dritto penale. Progetto del codice e della procedura
penale. LALLEBASQUE: Introduzio De alla filosofia naturale del pensiero
la - - - cu mo Fa il - - - cato su! si dal per Ista OS ette mali Fel en -ia oi.
Eila, alla . ea dal Fer àa cipii della Genealogia del pensiero. BORRELLI: Gia
Troisi: L'arte di ragionare. Istituzioni metafisiche. Mazzarel Intorno
a'principii dell'arte etimologica gli. Analisi delle idee la. Corso d'ideologia
elementare. BINI: Lezioni logico-metafisico-morali. PEZZI: Lezioni di filosofia
della mente e del cuore, riformata e dedotta dall'analisi dell'uomo. ACCORDINO:
Elementi di filosofia. Regole dell'arte logica. Marano ABBÀ: Elementa Lo
Pringices et Metaphysices. ZELLI: Elementi di metafisica. PUNGILEONI: Dell'udito
vista. Alberic: Del nescibile. Passeri: - e della Della natura umana socievole.
Sanchez: Influenza delle passioni sullo scibile umano. GATTI (si veda): Principii
d'ideologia. BERTOLLI: Idee sulla filosofia delle scienze morali e politiche.
GERMANI: Dell'umana perfezione. SCARAMUZZI: Esame analitico della facoltà di
sentire. BONFADINI: Sulle categorie di Kant. REGULEAS: Nuovo piano d'istruzione
ideo-logica elementare. BRUSCHELLI: Praelectiones elementares logico-metaphisicae.
BUTTURA: La coscienza logica. TESTA: Introduzio ne alla filosofia dell'affetto.
Filosofia dell’affetto. BRAVI: Teorica e Pratica del Probabile. FAGNANI: Storia
naturale della potenza umana. Elementi dell'arte logica. BALDINI: Cenni sopra
un corso di filosofia. RAMELLI: Prospetto degli studii filosofici nelle scuole
comunali. NESSI: Schizzo intorno i principii di ogni filosofia. OCHEDA: Filosofia
degl’antichi. GRONES: Ricerche metafisico-matematiche sulla lingua del calcolo.
PIZZOLATO: Introduzione allo studio della filosofia dello spirito umano.
SAVIOLI: Institutiones metaphysicae in Epitome redactae. ZANDONELLA: Elogio di
Bacone. COSTA:Del modo di comporre le idee. FERRARI: La mente di Romagnosi.
FELLETTI: In torno ad una nuova sintesi delle scienze. PASETTI: Sull'educazione
fisico-morale. FONTANA: Manuale per l'educazione umana. TOMMASEO: Scritti varii
sull'educazione. RENZI: Sull'indole de'ciechi. ROSSI: Studii storici.
CICOGNARA: Ragionamenti su bello. DELFICO: Pensieri sulla storia e sulla
incertezza ed inutilità della medesima. ricerche sul bello. PAMPHILIS: Genografia
dello scibile considerato nella sua unità d’utile e di fine. ROSSETTI: Dello
scibile e del suo insegnamento. FERRARESE: Saggio di una classificazione sopra
le scienze del l'uomo fisico e morale. Delle diverse specie di follte. Ricerche
intorno all'origine dell'istinto. Trattato della mòno-mania suicidia. Esame dello
stato morale ed imputabile de'solli mono-maniaci. Elementi di ito e dela.
PASERI Paseri: Sanchez:In - - umano Bertolli: 1 orali epolis perfezione- a
facoltà di orie di Kant uzione Praelectiones - Buttura : -latroduzio ilosofia
tiia delPro e delap e logica- del ideo orso dinilo spetto del ali- NESSI
filosofia – e sula oduzione a GRONES : lin - ee umano – in Epitome Bacone
elletti . For :lo S 3. Non ostante il gran numero di fautori che si procaccia
l'empirismo, pure si avverte ilbisogno di spiegare la natura umana non
dall'esperienza, ma dalla subbiettività dell'uomo. Epperò sorgeno i razionalisti
a combat, il secondo affermando l'assoluta necessità delle idee innate, o de principii
apriori, ed il terzo annunziando esser la filosofia una scienza degl’enti di
ragione. LUSVERLI considera le facoltà come COLUI il quale da una forma
siste ! un potere di produrre qualche effetto, dipendente dalla forza
spirituale. DEFENDI riconosce ne'sordo muti l'idea dell'ente in universale, e
PARMA nel fondo di ogni esistenza rattrova l'essere. CERESA afferma essersi im
battuti nel vero coloro i quali riposero il principio del conoscere nella pura
subbiettività che è sola infinita, spontanea, positiva, e tale che l'uomo per
suo mezzo elabora la sua obbiettività. o tere le tendenze empiriche; ed aspira
rodo a spiegare i problemi più difficili della filosofia; ma non si elevarono
alle chimere ed alle astrazioni del trascendentalismo alemanno. Maggi, Bianchetti,
e Receveur coltivarono il razionalismo pel suo lato obbiettivo. MAGGI cerca un
sommo archetipo logico e supremo, P 1aspira 1 dificili ronoale
Trascen ilBian: tempo , di spazio , di iriposero 0 ilha etiro, RECEVEUR an na scienza considera che tipolos afermando
ionate, 0 prodare Jalla fora nesont ersale; eld stenza rat essersi im pura
possibilità dell'essere medesimo. Secondo RECEVEUR, quest'idea è è innata, poichè
non proviene nè da'sensi nè dal sentimento dell'io, nè dalla riflessione; e da
essa derivado tutte le idee acquisite diforma e di materia , di sostanza. Egli
si propone di ricondurre la filosofia dell'intelletto sulla giusta via,
combattendo i sistemi che hanno perturbate le menti e disonorata la filosofia,
e stabilire un criterio saldo e irremovibile alla verità ed alla certezza.
SERBATI segue ilprincipio che l'idea unica ed innata si è quella dell'ente
nell'universale. Egli preferi che riducesi a’ due sce il suo metodo assiomi di
non assumere nella spiegazio ne de'fatti dello spirito umano, nè meno nè più di
quel che è necessario a spiegarli. Egli parte dal principio che l'uomo pulla
può pensare senza l'idea dell'ente; che quindi la qualità più generale delle
cose è l'esistenza nella pura suk 7 spontana I suo mez matica al razionalismo
si e SERBATI. Egli si di di essenza, di causa , rma siste moto, e di estensione. sso è il senti mento
intellettuale, l'intelletto medesimo. Ecco i punti principali della sua teoria.
L’anima ha due potenze originali: l'intelletto, che ha per obbietto essenziale la
forma e la sensibilità che è esterna se ha per obbietto un corpo, interna se ha
per obbietto l’io. La coscienza upisce la sensibilità all'intelletto con una
sintesi primitiva, il cui effetto è la ragione scorgendo i rapporti generali,
ed è la facoltà di giudicare congiungendo l'attributo al subbietto la
sensibilità esterna è tratta ad operare colla materia prima, e la ragione
produce le percezioni intellettive; donde la facoltà di generalizzare e la
libertà all'indefinito svolgimento delle facoltà dell'uomo. Egli distingue la
sensazione dalla percezione sensitiva, l'idea di una cosa dal giudizio sulla
sua sussistenza, la percezione sensitiva dalla intellettiva, un atto dello
spirito dall'avvertenza dell'atto. Finalmente dimostra che è impossibile che
l'uomo percepisca una cosa diversa da sè;
I che lo spirito comunica le sue proprie forze alle cose
percepite; che l'idea del l'essere è fonte e criterio del vero e genera la
cognizione de'corpi, di noi; del divino, ed anco la legge morale. Per tal modo
l'idea dell'ente è, secondo lui, il primo principio innato nella psicologia e
nell'ontologia, il criterio del vero e del certo nella logica, il principio
supremo del bene e del dovere nella m o rale. senti nedesi lasua Itoeso
chee le quattro idee di spazio , di tempo , rigio io огро, lacr eleto to| gene
CON Terce adal 0;he :cold acele Non rimane che dirqualche cosa in torno al
nostro concittadino COLECCHI, seguace in qualche modo della filosofia di Kant.
COLECCHI pone di sostanza , e di causa efficiente , colle quali espone le leggi
della ragione che egli dichiara comuni ad ogni sistema fi losofico.Il principio
del suo sistema è questo: l’io non potrebbe determinare la sua esistenza nel
tempo senza una esi stenza interna, dal quale deriva che la cagione movente la
sensibilità non può riponersi nello stesso me, cioè che il cel indef. uomo
berce 7atto atto. eche vario delle rappresentazioni nasce
all'occasione del di fuori che modifica il sen so; che la riunione del vario nello
spazio e nel tempo è opera della fantasia, è e quindi chel'unità sintetica
dell'oggetto nell'esperienza è un prodotto della fantasia di accordo con
l'intelligenza. Secondo lui, l'induzione fisica è diversa dall'induzione
matematica inquantocchè quella mena allo scetticismo e questa a cono scenze
necessarie ed universali; se il rap porto tra le idee è neeessario, le idee e i
termini di questo rapporto son tali anch'esse ; ogni nostra conoscenza in
comincia da'sensi , e passa da questi al la intelligenza. Riguardo alle leggi
della ragione egti sostiene che la ragione esi ge inogni esperienza come data
la to talità delle parti dello spazio e degli arti colideltempo non confondendo
quello che è con quello che appare,. lità delle parti del tutio dato nella
divisione, la totalità delle condizioni nella catena delle cause e degli
effetti, pro nunziando l'accordo delle due causalità la tota- della
natura e della libertà , il necessa rio nella serie de contingenti ed infine un
ente assoluto, dotato di tutte le possibili realtà, il divino. Nella morale, egli
sostiene che il principio della propria felicità non può elevarsi alla dignità
di legge morale, che le due idee del giusto e dell'ingiusto sono originarie e
non fattizie, e che le regole etiche, le quali dirigono l'uomo interno sopo
essenzialmente diverse dalle giuridiche che dirigono l'uomo esterno. Colecchi
non è solamente seguace del Kant; ma egli cerca armonizzare colla morale i
pensamenti del Vico sulla filosofia e sulla legislazione; anzi poichè le verità
del Kantismo eran sepolte nella scienza ila lica, Colecchi ha saputo
raccogliere un seme da'principii di questa per produrre novelli frutti e
contribuire allo a vanzamento delle filosofiche discipline. Receveur: Institutionum
philosophicarum elementa Maggi: Critica sistematico-univerle e guida alla
rigenerazione della filosofia. Bianchelti: Studii filosofici tuzioni logico
metafisiche. Lusverli: Isti Defendi: Sul dolore estetico e sull'entusiasmo,
ragionamento. Parma: Supplimenti sul sansimonismo. Serbati: Saggio sulla felicità.
Saggio sulla unità dell'educazione. Opuscoli filosofici. Saggio sull'origine delle
idee. Principii della scienza morale. Frammento di una storia dell'empietà pii
e leggi generali di medicina e filosofia speculativa, Colecchi: Quistioni filosofiche.
Ceresa: Princi.] Il sensualismo venne anco combattuto da taluni che, seguendo
l'esempio della scuola teologica Francese, si elevarono al misticismo e
fondarono la scuola de’ soprannaturalisti, che fanno prevalere la fede ed il
sentimento sulla riflessione e sulla ragione. Primo fra questi, Palmieri
attacca di fronte l'empirismo, mette in campo le idee innate come impressioni
permanenti e modifcazioni dello spirito, afferma che sonovi nello spirito delle
idee e delle impressioni non avvertite e la teologia hanno lo
stesso scopo, cercano un solo vero discutono gli stessi principii, esse non
ponuo essere due scienze. Mastrofini si vapta autore di una meta-fisica subli-
.attualmente che la ragione per giudi care debbe seguire certe basi e regole
impresse nell'anima; e ri-vendicando l'autorità de'libri sacri, confutando il
Kantismo e negando alla filosofia la facoltà di spiegare lo stato èdell'uomo
sostiene che tutti i suoi sistemi sono contraddizioni manifeste, e che il solo vero
è il soprannaturalismo che è l'unico, e non contraddittorio, quando anche la
ragione non potesse sentirne chiaramente l'evidenza. Manzoni stimando
incompiata la filosofia che anno gli uomini sul giusto e sull'ingiusto
indipendentemente dalla religione, e la distinzione tra la filosofa e la religione
come una imperfezione, si accosta al soprannaturalismo, sostenendo che la
filosofia morale va congiunta alla teologia, che la ragione naturale è
imperfetta, e che se la filosofia e. Il nome di Licinio Ventebranz è
anagrammatico ed é celato in esso quello di Albertini me in cui applica la
filosofia alla teologia; Ventenbranz predica una filosofia eclettico-cristiana;
Perolari Malmignati sostiene che la sola filosofia verissima è la morale
cristiana. Olivieri e Pasio sostengono una morale dedotta dalla ri-velazione.
Cesare Cantử dimostra che, dovendosi basare la giustizia positiva
sull'assoluta, non puo giammai mepare ad effetto questa sua condizione se non
colla religione positiva; che l'umanità è regolata dal divino, che il
linguaggio della parola è dato dal divino all'uomo e con esso tutte le idee
primitive di giustizia e di rettitudine morale. Parma pretende che ogni sistema
filosofico debba dipartirsi da un dato primitivo anteriore alla dimostrazione,
e che sola la filosofia religiosa assume tutti gl’elementi del materialismo,
dell'idealismo e dello scet Riccardi fa
consistere il difetto di ogni filosofia del vizio logico e morale di sostituire
la parola natura al divino; e pretende la scienza essere essenzialmente
religione, non potersi dar conto di alcuna cosa che risalendo al divino, la
filosofia non dover concludere contro i fatti della ri-velazione, la stessa
fisica esser falsa se a questa è opposta. Ventura cerca identificare la
filosofia alla ri-velazione. Secondo lui, la filosofia statutta nel metodo, il
fondamento della certezza è riposto nel senso comune, l'intelletto e la verità
costituiscono un tutto indissolvibile, l'uomo si rapporta al divino, la
convenienza dell'ente coll'intelletto forma ad un tempo il sommo vero ed il
sommo bene, l'uomo debbe conosce ticismo, epperò, secondo lui, la
teologia è un ingrandimento dell'umana ragione, o la scienza dell'umanità
illustrata da'più alti intelletti, la filosofia non è che la religione, essa
comprende la teo-logia, 1'etica, la logica e la fisica e debbe re Dio mos
[Gioberti è un sostenitore del misticismo. Egli cerca surrogare l'ontologia al
ta psicologia, e il metodo sintetico all'analitico; segue il dommatismo,
cercando dedurre ogni cosa con logica stretta e severa; unisce la filosofia
alla teo-logia, subordinando la prima alla seconda; e distinguendo la parte
razionale da quella che è superiore alla ragione, incomincia dal primo ente, in
relazione alla mente umana; e, dopo aver presentata una dottrina dell'assoluto
si intrattiene a mostrarne lo svolgimento in tutte le forme delle scienze umane
e divine. Secondo lui, la un tutte le sue parti decidere coll'autorità
generale. Intorno a Gioberti e mestiere leggere la nota di ROVERE (si veda)
SULĽ ONTOLOGIA E SUL METODO ed un articolo di Massari cui è titolo: CONSIDERAZIONI
SULL’INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FILOSOFIA propo DI GIOBERTI (Progresso).
V. de e combinati con essa formapo tre realtà indipendenti dallo spirito,
cioè una sostanza ed una causa prima moltiplicità di essenze e di sostanze, ed
un atto col quale l'ente si collega alle esistenze; il nostro pensiero intuisce
questa realtà con un atto semplice e simultaneo che precede ogni intuizione
particolare, e per cui mezzo l'intelletto percepisce leproprietà essenziali dell’ente
mercè la ri-velazione; l'idea non può addivenire obbietto di riflessione senza
la parola interna, quindi è necessario l'intervento del linguaggio per opera
della ragione; vi è gran differenza fra l'intuizione e la riflessione, fra il metodo
ontologico e il metodo psicologico, e d'accanto alle facoltà che a p > >
sizione. L’ente crea le esistenze è la formola ideale che comprende tutte le
nozioni dello spirito umano; ogni suo membro esprime una realtà obbiettiva
assoluta e necessaria nell'Ente, relativa e contingente delle esistenze; questi
due membri son legati dalla creazio una > e non ha lasciato di
cadere in molti gravi errori, specialmente quando egli prendono
l'intelligibile, avvidell'uomo un istinto che mira al sopra intelligibile senza
poterlo giammai conoscere. L'ente si offre al nostro pensiero come lecido e
tenebroso; e da ciò sorge il legame e strettissimo tra la filosofia e la
teologia tra’dogmi ri-velati e i razionali. Egli applica la sua formola ideale
a molti problemi di logica, d'ideologia, e di meta-fisica; prova la sua
fecondità e larghezza in lei rattrovando la ragione e la fonte del sapere;
imprende a delinear nela storia attraverso le opinioni, le credenze, e le rivoluzioni
de'popoli, ed a mostrare che dessa abbraccia la ragione di tutti sistemi
potevoli di filosofia. La sua filosofia offre il primo esempio di una meta-fisica
ortodossa, ma ardita ed originale; sicchè può dirsi aver egli tentato di
mostrare i legami tra la filosofia e la ri-velazione cattolica estimando il
progresso delle scienze sperimentali e lo svolgimento della civiltà
ma attaccando il metodo psicologico, afferma che esso e la cagione del mate e quando
sostituisce al metodo analitico il sintetico. È principio riconociuto da ogni
sana mente che l'analisi di per sè sola non può menare allo scoprimento della
verità; ma è falso che la sola sintesi si adatta a darci la nozione del vero.
L'unico metodo è quello di conciliare l'analisi alla sintesi; perocchè vi sono
delle idee che conoscia mo per mezzo della sola analisi, e delle altre che
conosciamo per mezzo della sola sintesi. E poi l'accagionare Cartesio di tutte
le dottrine materialiste palesa una immoderata avversione al psicologismo che
da alcuni si vuole esser l'ultimatum della filosofia, ma dal quale noi stimiamo
doversi partire per giungere al l'ontologia, alla conoscenza della legge che
regge il mondo sensibile ed il mondo soprassensibile. Del resto Gioberti
evitando ed il pan-teismo ed il " rialismo che nel secolo scorso ebbe lao
go, · rolar [Malmignati : Lezioni filosofiche. Parma: Sulle opere di
Gerbet. Supplimento sul Sansimonismo. Cantù: Notizia di Romagnosi. Riccardi: Lapratica de'buoni studi. Discorso sulla
filosofia. Ventura: De methodo philosophandi. Gioberti: Introduzione allo
studio della filosofia. Errori filosofici di Serbati. Teorica del
sovrannaturale filosofia estetica. Saggio sul bello e Principii di Del Primato
Morale e civile Lettera sulle dottrine filosofi degl’italiani co-politiche di Lamenoais.
parallogismo nel dedurre con ragionamenti a priori la scienza de' Gniti da
quella dell'infinito, non fa altro che proclamare la verità della ri-velazione cattolica.
Palmieri: Analisi ragionata de'sistemi e de' fondamenti dell'ateismo e della
incredulità. Manzoni: Osservazioni sulla morale cattolica. Mastrofini: Le usure
Olivieri: La filosofia morale. Pasio: Elementa philosophiae moralis cum notis. Albertini:
Discorso critico intorno a’ pregiudizii ed errori ed a'tanto disputati due
metodi d'insegnare le scienze astratte. Lo Spirito della Dialettica. Pe C C
- osserva che i sensualisti hanno preso una strada erronea occupandosi
della quistione sull'origine delle idee e mischiandola con quella sulla realtà
dell'umano sapere che essi non han conosciuto l'uomo che per le sole sensazioui
tralasciando l'analisi dell'essere interno, che non hanno avanzato la scienza, non
potendovi essere scienza Glosofica filosofica senza la cognizione dell'uomo
intelligente e morale; epperò cadde in errore coloro i quali lo annoverarono
tra'sensualisti. Il suo metodo è di ricercare tutto che i filosofi italiani
hanno scritto intorno ad esso .1
ida e de ta scien emo 1 oried -A Pour tosul Ro studi ala ra : tro 2 cibi
do, iïdi osofi civile che zione della scuola scozzese. Oltre Sebastiani e Corradini,
dobbiamo poverare S 5. Sonovi in Italia alcuni filosofi che si addano a
coltivare l'eclettismo tra questi ROVERE (si veda) e WINSPEARE (si veda) Winspeare.
Rovere, comparando, sceglien e fondendo i loro trattati, ecco l'ecletismo. Il
principio che egli accoglie è di esaminare non solo i fenomeni sensibili, ma gl’interni,
cioè i fatti e rigettare tutte le idee non comprovate dall'esperienza come
fatti esteroi, o incompiute per aver trascurato una di queste serie; e, secondo
lui, le ultime conclusioni della filosofia razionale debbono combaciare con le
opinioni del senso comune, quindi pos sono tacciarsi di false quelle teorie che
credono mostrare che il genere umano sia caduto in errore. Ora se tali sono i
principii e tale è il metodo degl’eclettici e degli scozzesi, e se la scuola
cui appartiene un autore debbesi rilevare dal metodo e dai principii, possia modire
che l'autore si approssima all'eclettismo della scuola scozzese. Veniamo ora al
le sue principali opinioni. La filoso > venne dagl’uomini cercata; ma questi
hanno mancato di buon metodo non serbando proporzioni tra’ diversi elementi che
costituiscono la natura; ne’ filosofi italiani ben meditati e specialmente nel
Galilei vi è il vero metodo sperimentale. ROVERE lo riduce ad un mezzo che ha
per fia esiste, della coscienza materia lo scibile, per fine il vero e lo
fa consistere nelle V arti: preparatoria, inventiva, induttiva, dimostrativa,
distributiva. Egli pone il criterio di certezza nell'intuizione immediata, o
meglio nell'identificazione dell'oggetto con noi, distingue nella conoscenza
l'atto di giudicare dall'oggetto giudicato, e cercando un legame tral'oggetto
el'idea, lo colloca ove l'ente si converte col vero ed il conoscitore si
identifica col cogoito; ammette l'intuizione immediata o l'atto di nostra mente
il quale conosce le proprie idee e le loro vicende voli attinenze, nonchè
l'intuizione mediata o l'atto di nostra mente, il quale per la certezza
assoluta dell'intuizione immediata prova in un modo assoluto l'esistenza delle
realtà estrinseche o i loro rapporti con lo spazio e col tempo; fonda la
certezza sulla duplice intuizione sul senso intimo e sul senso comune, nega che
i principii apodittici e gl’assiomi siano atti a dimostrazione o aspiegazione, fa
derivar la causa dalla' > SCO unde 1. Sofia che me èil ile to eria pos Bano
di 001 clet cer cu Idee Cati dal dire 2 SIDO 080 LIO SCO successione
delle esistenze e ripone il criterio del vero nella conversione del fatto
operata dalla intuizione creatrice la quale è un prodotto della nostra
spontaneità e mette capo al senso comune. L'ultimo che sia venuto in campo
a sostenere l'eclettismo scozzese è Winspeare in suoi Saggi di filosofia
intellettuale. Dalla prefazione ove egli fa manifesto il piano del lavoro si
rileva che egli è parteggiano della scuola scozzese, pero chè la difende dalle
accuse promosse contro di essa, e sostiene che seguirla svolgendo la è il solo
mezzo per far progredire la scienza filosofica. Winspeare vuole ristaurare un
sistema che egli stima più atto a far progredire quelle verità necessarie al
progresso dell'intelligenza ed alla osservanza della morale. Un simile
tentativo gli apporta sommo onore , perocchè lo à immaginato ed eseguito con
molto studio e coscienza. Nul l'altro possiam dire intorno a lui poichè è una
rapida rassegna delle dottrine filosofiche da’ Greci infino al XVIII se. colo ,
non si può dedurre un sistema formolato ne’ principii e delle sue conseguenze .
- che dal solo primo volume dell'opera , Corradini: Utilità della filosofia
Prospetto delle Lezioni di filosofia razionale Sebastiani: Novum Systema Ethices-
ROVERE: Del Rionovamento dell'antica filosofia in Italia. Lettere a SERBATI. Dell'Ontologia
e del metodo Lettere a Mancini intorno alla filosofia del Dritto ed all'origine
singolarmente del Dritto di punire. Winspeare: Saggi di filosofia intellettuale.
Blanch: Articoli due sul Winspeare nel Museo di Scienze e Lettere. Per dar
compimento alla filosofia italiana non rimane che esporre le opinioni di coloro
che si diedero all'Empirismo-Razionalismo. Tamburini confuta Holbach,
Condillac, e Kant; ri l' pose l'obbligazione morale del bisogno l'altra
su’limmiti di essa. Riguardo alla prima, abbattendo la scessi, egli prova
essere in noi reale la cognizione, esistere le facoltà intellettuali come cause
delle della perfezione che si appoggia all'umana natura, al senso
universale ed all'ordine naturale, si oppose alle dottrine dell'amor proprio e
dello interes combatte le opinioni di Condorcet sul progresso o meglio
sull'umana perfettibilità da lui circoscritta al reale, al possile, alla
storia, e considerata non come infinita, sibbene come progressiva; stazionarla,
e retrograda. 1 se, per opera di Galluppi che combattendo le opposte dottrine di
Condillac e di Kant , ne viene salutato a buon diritto il fondatore ed il sostenitore.
Egli incomincia dal proponersi lo scioglimento di due importanti quistioni, l'una
sulla realtà dell'umana conoscenza Pa. Gli sforzi del Tamburini prepararono la nuova
era della filosofia italiana, la quale sorse insieme
coll’Empirismo-Razionalismo per opera 2 305 US idee , e lo spirito
giungere al vero al lorchè dietro la testimonianza del senso intimo afferma ciò
che è e piega ciò che non è. Ecco perchè Galluppi appar tiene alla filosofia
moderna, alla scuola psicologica di Cartesio. Nell'analisi dei fenomeni
intellettuali egli ammette le verità primitive di esperienza interna contenenti
principii a priori ed a posteriori riconosce il principio dell'oggettività
della sensazione e della intuizione inmediata in quella; dimostra il passaggio
dalla regione del pensiero a quella dell'esistenza per mezzo del punto di
comunicazione tra la conoscenza intellettuale e la reale, pel quale egli
ammette l’idea universale come legge dello spirito derivante dalla sua
soggettività, la quale forma il giudizio analitico e si risolve in due ordini
di conoscenze: le une di esistenza e le altre di ragione, queste servendo di
base alle verità de dotte, e quelle supponendo l'applicazione delle verità
razionali a’ dati dell'esperienza. Secondo lui, benchè tutti i giudizii puri
sieco identici, pure lo spirito allarga la sfera delle sue conoscenze, ed il
raziocinio ci istruisce, perchè ordina e classifica le nostre conoscenze, e perchè
ci mena a conoscenze che 1 1 pon potremno avere senza di esso. Per mezzo della
causalità da una esistenza sperimentale ci eleviamo ad esistenze che tali non
sono; la sensibilità è esterna ed interna, questa percepisce il me e le sue
modificazioni, quella ci rivela l'esistenza del fuor di me e delle sue
modificazioni. Riguardo a’limiti delle nostre conoscenze egli cerca
determinarli dimostrando esserci ignote l'essenze delle cose, e la natura divina,
ed ignoto il modo onde le cause effettrici agiscono non che quello onde gl’esseri
producono in sè o in altri quelle date modificazioni. Il sistema delle facoltà
dello spirito introdotto da Galluppi ha per iscopo la ricerca delle facoltà
elementari; e queste sono la coscienza e la sensibilità che presentano allo
spirito gl’obbietti, l'analisi che li sepa la sintesi che li riunisce, il
desiderio, e la volontà che mossa da questo dirige le operazioni dell'analisi
della sintesi. L'illustre filosofo di Tropea professa le medesime teorie in
tutti i suoi saggi filosofici; se non che degl’elementi e nelle lezioni di
filosofia, poggiate sull'empirismo-razionalismo , segue il metodo analitico
procedendo dal noto all'ignoto. Egli divide la logica in pura o scienza delle
idee e mista o scienza di fatti seguendo il principio dell'identità progressiva
ed istruttiva, considerando come ufficio del ragionamento il rapnodare e
subordinare le nostre idee, dichiarando il sillogismo un'analisi del discorso, e
stimando molto importante l'entimema. Secondo lui, la religione naturale è
l'insieme delle verità che si possono provare per mezzo della ragione, che ci
svelano come dobbiamo pensare del divino, e de'suoi rapporti cogl’esseri creati.
La ragione ne insegna che il divino è eterno immutabile uno iqboito; la sua
eternità, non ha ra, e } successione fisica nè meta-fisica. La
relazione fra il divino e le creature è quello di causalità cioè tutte le
creature sono state create dal divino. L’esistenza di due principii eterni
dell'universo è assurda. Il male non ripugna alla bontà divina. L’esistenza
de'doveri ne vien manifestata dalla coscienza ed è una verità primitiva. Il
dovere non può definirsi per e, chè è una nozione semplice, un’azione
soggettiva che deriva dalla natura umana. Le verità morali sono necessarie ma
sintetiche. Il principio del dovere è distinto da quello dell'utile che gli è
subordinat. La massima: si giusto è primitiva. Il principio di BENEFICENZA non
basta a mostrarci i nostri doveri verso gl’altri. Noi abbiamo de'doveri non
solo verso gl’altri, ma verso il divino e *verso noi stessi* (amore proprio) ,
la filosofia ci manifesta l'immortalità dell'anima umana, il congiungimento
della felicità colla virtù, verità che vengono dimostrate dal premio della
virtùe della pena del vizio, verità provate dalla naturale indistruttibilità
dell'anima e dal desiderio costante negl’uomini di un bene supremo, rità
enunciate dalla ragione non solo ma anche dalla ri-velazione che è un'azione
immediata del divino sullo spirito umano con che il divino produce nello
spirito le conoscenze che vuol produrre, e la cui possibilità deriva dalla
semplice nozione dell'onnipotenza. Egli riponendo la legge morale nella retta
ragione che dirige la nostra volontà al nostro benessere seguendo il sistema
del dovere indipendente dall'utile, introducendo qualche cosa d'innato nella
morale ed ammettendo il dovere come un principio sintetico a priori, si eleva
dall'empirismo psicologico ad un ragionevole idealismo nella morale. Ecco le
principali opinioni professate dall'immortale Galluppi, cui va tanto debitrice
l'attuale filosofia italiana de’ suoi progressi, ed in cui non sappiamo se sia
maggiore l'elevatezza e l'acume d'ingegno o la forza e la potenza del
ragionamento. Molti altri filosofi dietro l'esempio del ve GALLUPPI pure
si addissero all’empirismo-Razionalismo. Tedeschi la forza dell'anima come unica
ed divisa, sostiene le idee assolute ed immutabili, distingue le idee io
riflesse o prodotte dall'astrazione, e spontanee o prodotte d’un intimo impulso
che de mena dal sensibile all'intelligibile sino alla cognizione della
sostanza. Zantedeschi presenta un sistema di facoltà de dotto dal percepire dal
sentire, e dal l'appetire intellettivo, sensuale, e razionale, considerando la
logica come quella scienza che dirigela facoltà conoscitiva a perfezionarsi,
stabilisce il metodo induttivo sulla causalità e l'analogia. La sua melafisica
è la dottrina dell'ente che s'accosta alla teoria del VICO e degl’antichi
italiani. Nella filosofia morale egli racchiude i principii delle azioni, come
la coscienza, la libera volontà, e la legge morale, ed il precetto comune. Quod
tibi non vis alio ne feceris. Mancino concepisce la filosofia come scienza
dello spirito uma considera in sul > / 311 S corpo ; la filosofia è la
scienza dello spirito umano in sè ed in tutte le sue relazioni. Per conoscere l'anima
è me stiere l'analisi che scompone il partico lare per ridurlo a principii
generali; la vila dell'anima stà nella cognizione-azio pe no, e ne deduce
uoa filosofia eclettica cioè equitativa e completa che accoglie il vero da per
ogni dove; epperò divide la filosofia in soggettiva cioè diretta a disaminare
le forze dell'iplendimento . ed oggettiva o diretta a disaminare gli obbietti della
conoscenza; rionega l’Empirismo ed il Razionalismo ; e conside ra le iee come
prodotte dalle sensazio ni, dalla coscienza, e dall'attività dello spirito e POLI
è uno de'più for ti propugnatori dell'Empirismo-Razionalismo. Secondo lui,
l'uomo consta di due elementi, anima che si riduce all'atto del giudizio o
idea-volizione-coscienza; conoscere pon è che giudicare e giudicare non è che
conoscere, ma il giudicare è il modo del conoscere e il conoscere è l'effetto
del giudicare, il giudizio non è una sintesi tra l'attributo ed il subbietto
perchè l'anima non ha forza sintetica potendo solo percepire e vedere, il
giudizio ha le sue applicazioni come il bello, il buono, il vero, le sue
perfezioni, che sono il buon senso, lo spirito, il gusto, l'ingegno, il carattere
l'istinto e le sue relazioni che sono i rapporti dell'anima coll'età col sesso,
coll'indole, colla fisonomia, col clima, col vitto, col sodoo, colle malattie o
colle altre circostanze. Il giudizio è un tutto composto ed un effetto che non
può sussistere senza parti componenti e senza facoltà generatrici, che sono
due: volontà-intelletto ed intelletto-volontà fondate sul principio di
simultanea in divisibilità; tutte le altre facoltà son modi empirici di queste
due facoltà primitive che colle loro leggi sono attributi dell'anima. Il
giudizio e le rispettive facoltà dell'intelletto e della volontà hanno per
fattori supremi l'oggettivo ed il soggettivo messi tra loro in rap >
donde il commercio del fisico col morale nell'uomo; la filosofia si Altri
Empiristi-Razionalisti non hanno pubblicate delle opere; ma il loro sistema
traspare da vari articoli di giornali e ragionamenti disparati. RICCI è amante
del metodo empirico-speculativo; porto, rannoda alla religione ed alla teo-logia
perocchè questi fattori dipendono dal divino; la vita dell'anima e il giudizio sono
oggetti limitati perfettibili; questo perfezionamento è dato come legge di
natura e come scopo all'anima ed alle sue facoltà, esso è riposto nel maggior
aumento ed equilibrio possibile delle facoltà dell'anima congiunto al maggior
grado possibile di scienza e di felicità, esso può ottenersi avendosi de’ mezzi
facili e corrispondenti che si riducono all'uso reiterato e frequente degli stessi
atti o delle stesse funzioni; quindi l'uomo perrendersi perfetto al maggior grado
deve operare e usare per quanto può delle proprie facoltà, secondo la loro
natura e la loro destinazione. Rivato limita il sapere filosofico e
e > cioè il pro filosofico, sostenendo che l'uomo dee tutto studiare e nel
mondo esterno e nello interno tutto riferire alla coscienza, Riccobelli si
accinge a combattere il Trascendentalismo di Kant sullo spazio e sul tempo;
Devincenzi pone per primo fondamento dell'ecletismo la cognizione perfetta di
tutte le filosofie e scegliere il vero da tutte; e per lui l'eclettismo è
quella modesta filosofia che nulla sprezzando esamina tutte le dottrine e segue
il vero ovunque il rinviene. Cusani sostiene che lo spirito umano ha due sole
vie nella ricerca del vero, cedimento empirico ed il razionale, che i principii
assoluti sono anteriori nel loro stato fenomenale, ma contempora nei nella loro
essenza alle idee necessarie, che la tendenza filosofica dev'essere l'Ontologia,
e che dovrebbesi elevare una metafisica sul fondamento psicologico degli
eclettici francesi e sul fondamento ontologico dei filosofi alemanni. Molti
altri recenti filo C Supplimenti al Manuale della Storia della filosofia di
Tennemann Ricci: Articoli sul Cousinismo (Antologia di Firenze), Rivato e sul +
sofi han coltivate le scienze filosofiche pel lato d'un tal sistema ma i limiti
di brevità che abbiamo imposti a poi stessi ci vietapo di noverarli. Tamburini:
Introduzione allo studio della filosofia morale. Elementa Juris Naturae Cenni
sulla perfettibilità dell'umana famiglia. Galluppi: Saggio sulla critica della
conoscenza. Filosofia della volontà. Lezioni di Logica e Metafisica. Elementi
di Filosofia. Lettere filosofiche sulle vicende della filosofia relativamente a’
principii delle umane conoscenze da Cartesio insino a Kant Introduzione allo studio
della Filosofia. Memoria sul sistema di Fichte o sul Razionalismo assoluto
l'idealismo Trascendentale di Kant Tedeschi: Sulla filosofia. Zantedeschi:
Elementi di Psicologia empirica, di Logica e Metafisica, e di Filosofia morale.
Mancino. Elementi di filosofia. Poli: Saggio filosofico sopra la scuola de’ moderni
filosofi naturalisti. Saggio di un corso
di filosofia. Primi elementi di filosofia. Intorno al vero e giusto spirito
filosofico. Riassum to sempre, identico stesso nell'India, nella Grecia nel
cadere del medio-evo, nella filosofia moderna, e nel l'attuale filosofia. del
Progresso. Gall è que gli che rappresenta eminentemente in Francia la filosofia
empirica spingendola sino al materialismo. Il razionalismo ha pochi adetti,
fra'quali la Baronessa de Stael; il misticismo ha de’seguaci; ma quegli che più
di tutti imprese a difenderlo si e Lamennais. L'eclettismo comprende gl’eclettici
propriamente detti o Cousinisti, gl’eclettici scozzesi, tra’ quali Jouffroy, e
i filosofi Storici che muovono tutti dal Guizot; cosicchè tre sono i grandi
campioni dell'ecletismo Cousin , Jouf ' In Francia la filosofia superando i
limiti dell'ideologia e della psicologia empirica , a malgrado alcuni avanzi di
sensualismo, ha cangiato la sua direzio ne ; ed ha dato luogo alle cinque scuo
le degli Empiristi, de'Razionalisti, dei Mistici, degli Ecletici, e de Filosofi
> profondità dell'Alemagna , si presenta una lotta di varii
sistemi.Qualche avanzo del sensualismo invalso nel secolo scorso as sume
l'originalità italiana; ma l'Idea lismo ben presto gli fa guerra benchè numeri
pochi seguai ; il misticismo non ha'che pochissimi coltivatori,e l'eclet
tissimo scozzese comincia ad introdur sinelleopere de'Filosofi italiani;
ma froy e Guizot. Il sansimonismo inva se i dominii delle scienze morali
e sociali ; ed a malgrado le sue stranezze attirò de'fautori, frà quali alcuni
sco standosene alquanto fondarono la filoso fia del progresso continuo, che è
addi venuta la filosofiapredominante in Fran cia ma che debbe esser posta in
accor do colla Religione Cristiana. Il fondatore del Sapsimonismo è
Saint-Simon; e Leroux è quegli che lo ha tra mutato nella filosofia del
progresso con tinuo. Nell'Italia , che è chiamata a tenere il giusto mezzo tra
la eccessiva superfi cialità della Francia e l'eccessiva 9
l'empirismo-razionalismo combatte tutti questi sistemi e viene a fondarsi
sulla ragione e sull'esperienza. Ogni sistema in Italia ha un grande ingegno
che lo difende. Romagnosi segue ilsensualismo Rosmini l'idealismo, Gioberti il
misticismo, Mamiani l'eclettismo scozzese e Galluppi l'Empirismo-Razionalismo.
Questo sistema, proprio de’filosofiitaliani, che è l'ultima espressione dello
svolgi mento della filosofia , debbe mirare ad una nuova formola più compiuta ,
e ten tare lo scioglimento de'più ardui pro blemi per mezzo dell'esperienza
combi nata colla ragione; esso abbisogna di un metodo e diun prịåcipio che spie
ghi il commercio de sensi colle idee del mondo esterno col mondo interno ; ed
al suo ampliamento contribuiscono non solo leversioni delle operestraniere, ma
anche altri lavori filosofici degli italiani che preparano una restaurazione
definiti va delle scienze filosofiche. Noi di que sto sistema abbiamo
lodevolmente par lato al cominciamento del nostro lavoro; e facciam voti perchè
tutti gli Italiani pensatori presenti ed avvenire di unanime consentimento siraccolgado
sotto una sola e medesima bandiera, sotto le inse goe
dell'Empirismo-Razionalismo, ricono scendo per loro capo e maestro
l'immortale filosofo di 'Tropea Pasquale GALLUPPI. Enrico Pessina. Pessina. Keywords: storiografia filosofica in Italia, la
storia della filosofia romana, Galluppi, diritto private. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Pessina” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Petrarca: la ragione e l’implicatura
conversazionale di Cicerone – filosofia italiana – Luigi Speranza (Arezzo). Filosofo italiano. Grice: “There are a few studies on
Petrarca and ‘filosofia’: “Petrarca platonico,” etc. – but his most important
contribution is via implicatura, as when I deal with Blake or Shakespeare.” Considerato
il filosofo precursore dell'umanesimo e uno dei fondamenti della filosofia italiana,
soprattutto grazie alla sua opera più celebre, il “Canzoniere”, patrocinato
quale modello di eccellenza stilistica da BEMPO. Filosofo moderno, slegato
ormai dalla concezione della patria come mater e divenuto cittadino del mondo,
Petrarca rilancia, in ambito filosofico, l'agostinismo in contrapposizione alla
scolastica e opera una rivalutazione storico-filologica dei classici latini.
Fautore dunque di una ripresa degli studia humanitatis in senso antropo-centrico
-- e non più in chiave assolutamente teo-centrica – P. -- che ottenne la laurea
poetica a Roma – gode la sua vita nella riproposta culturale della poetica e la
filosofia antica e patristica attraverso l'imitazione dei classici, offrendo
un'immagine di sé quale campione di virtù e della lotta contro i vizi. La
storia medesima del Canzoniere, infatti, è più un percorso di riscatto
dall'amore travolgente per Laura che una storia d'amore, e in quest’ottica si
deve valutare anche l'opera latina del Secretum. Le tematiche e la
proposta culturale petrarchesca, oltre ad aver fondato il movimento culturale
umanistico, danno avvio al fenomeno del petrarchismo, teso ad imitare stilemi,
lessico e generi poetici propri della produzione lirica volgare dell'aretino.
Il padre appartene alla fazione dei guelfi bianchi ed è amico d’ALIGHIERI,
esiliato da Firenze per l'arrivo di Valois, apparentemente entrato nella città
toscana quale paciere di Bonifacio VIII, ma in realtà inviato per sostenere i
guelfi neri contro quelli bianchi. La sentenza emanata da Gubbio, podestà di
Firenze, esilia tutti i guelfi bianchi, compreso il padre di P. che, oltre
all'oltraggio dell'esilio, e condannato al TAGLIO DELLA MANO DESTRA. A causa
dell'esilio del padre, P. trascorre l'infanzia in diversi luoghi della Toscana.
Prima ad Arezzo, poi Incisa e Pisa, dove il padre è solito spostarsi per
ragioni politico-economiche. A Pisa, il padre, che non perde la speranza di
rientrare in patria, si riune ai guelfi bianchi e ai ghibellini per accogliere Arrigo
VII. Secondo quanto affermato dallo stesso P. nella Familiares, indirizzata a
Boccaccio, a Pisa avvenne, probabilmente, il suo unico e fugace incontro con
l'amico del padre, ALIGHIERI. La famiglia si trasfere a Carpentras, vicino Avignone,
dove il padre ottenne incarichi presso la corte pontificia grazie
all'intercessione di Prato. Nel frattempo, P. studia a Carpentras sotto la
guida di Prato, amico del padre che è ricordato dal P. con toni d'affetto nella
Seniles. A questa scuola, presso la quale studia, conosce uno dei suoi più cari
amici, Sette, al quale P. indirizza la Seniles. Anonimo, Laura e il Poeta,
Arquà Petrarca (Padova). L'affresco fa parte di un ciclo pittorico realizzato
mentre è proprietario Valdezocco. L'idillio di Carpentras dura fino ad allorché
lui, il fratello Gherardo e l'amico Sette sono inviati dalle rispettive
famiglie a studiare diritto a Montpellier, città della Linguadoca, ricordata
anch'essa come luogo pieno di pace e di gioia. Nonostante ciò, oltre al
disinteresse e al fastidio provati nei confronti della giurisprudenza, il
soggiorno a Montpellier è funestato dal primo dei vari lutti che P. affrontare:
la morte della madre. Il figlio, ancora adolescente, compone il Pangerycum
defuncte matris -- poi rielaborato nell'epistola metrica -- in cui vengono
sottolineate le virtù della madre scomparsa, riassunte nella parola latina
electa. Il padre, poco dopo la scomparsa della moglie, decide di cambiare
sede per gli studi dei figli inviandoli nella ben più prestigiosa BOLOGNA,
anche questa volta accompagnati da Sette e DA UN PRECETTORE che segue la vita
quotidiana dei figli. In questi anni P., sempre più insofferente verso gli studi
di diritto, si lega ai circoli letterari felsinei, divenendo studente e amico
dei latinisti Virgilio e BENINCASA (si veda), coltivando così i studi filosofici
e la biblio-filia. Gl’anni bolognesi, al contrario di quelli trascorsi in
Provenza, non sono tranquilli. Scoppiarono violenti tumulti in seno allo studio
in seguito a LA DECAPITAZIONE DI UN STUDENTE, fatto che spinge P., con il
fratello e SETTE a ritornare ad Avignone. I tre ri-entrarono a Bologna per
riprendervi gli studi fino all’anno in cui P. ritornò ad Avignone per prendere
a prestito una grossa somma di denaro, vale a dire 200 lire bolognesi spese
presso Zambeccari. Ser Petracco muore permettendo a Petrarca di LASCIARE FINALMENTE
LA FACOLTÀ DI DIRITTO A BOLOGNA e di dedicarsi agli studi filosofici che lo
appassionavano. Per dedicarsi a tempo pieno a quest'occupazione dove trovare
una fonte di sostentamento che gli permette di ottenere un qualche guadagno
remunerativo. Lo trova quale membro del seguito di Colonna. L'essere entrato a
far parte della famiglia, tra le più influenti e potenti dell'aristocrazia
romana, permise a P. di ottenere non soltanto quella sicurezza di cui ha
bisogno per iniziare i studi, ma anche di estendere le sue conoscenze in seno
all'élite filosofica romana. Difatti, in veste di rappresentante degl’interessi
dei Colonna, P. compì un lungo viaggio nell'Europa del Nord, spinto
dall'irrequieto e risorgente desiderio di conoscenza umana e culturale che
contrassegna l'intera sua agitata biografia. È a Parigi, Gand, Liegi,
Aquisgrana, Colonia, e Lione. Particolarmente importante è allorché, nella
città di Lombez, P. conosce Tosetti e Kempen, il Socrate cui vede dedicata la
raccolta epistolare delle Familiares. Poco dopo essere entrato a far
parte del seguito di Colonna, prende gli ordini sacri, divenendo canonico, col
fine di ottenere i benefici connessi all'ente ecclesiastico di cui è investito.
Nonostante la sua condizione di religioso -- è attestato che P. è nella
condizione di chierico – ha comunque un figlio nato con una donna ignote, figlio
tra cui spiccano per importanza, nella successiva vita del poeta. Secondo
quanto afferma nel Secretum, P. incontra per la prima volta, nella chiesa di
Santa Chiara ad Avignone, 7, che cadde di lunedì, la donna che è l'amore della
sua vita e che è immortalata nel Canzoniere. La figura di Laura suscita, da
parte dei critici letterari, le opinioni più diverse. Identificata da alcuni
con una Laura de Noves coniugata de Sade -- morta a causa della peste. Altri
invece tendono a vedere in tale figura un senhal dietro cui nascondere la
figura dell'ALLORO filosofico -- pianta che, per gioco etimologico, si associa
al nome femminile -- suprema ambizione del filosofo P.. P. manifesta già
durante il soggiorno bolognese una spiccata sensibilità filosofica, professando
una grandissima ammirazione per l'antichità romana. Oltre agli incontri con
Virgilio e Pistoia, importante per la nascita della sensibilità filosofica di
P. è il padre stesso, fervente ammiratore di CICERONE e di tutta la
giurisprudenza latina. Difatti ser Petracco, come racconta P. nella Seniles dona
al figlio un manoscritto contenente le opere di VIRGILIO e la Rethorica di CICERONE
e un codice delle Etymologiae di Isidoro e uno contenente le lettere di s. Paolo.
In quello stesso anno, dimostrando la passione sempre crescente per la
Patristica, P. compra un codice del De Civitate Dei di Agostino e conosce e
comincia a frequentare Sepolcro, professore di teologia alla Sorbona. Il
professore regala a P. un codice tascabile delle Confessiones, lettura che
aumenta ancor di più la passione del Nostro per la spiritualità patristica
agostiniana. Dopo la morte del padre e l'essere entrato a servizio dei Colonna,
P. si buttò a capofitto nella ricerca di nuovi classici, cominciando a
visionare i codici della biblioteca apostolica -- ove scoprì la Naturalis
Historia di PLINIO il Vecchio -- e, nel corso del viaggio nel Nord Europa, P. scopre
e ri-copia il codice del Pro Archia poeta di CICERONE e dell'apocrifa “Ad equites
romanos”, conservati nella Biblioteca Capitolare di Liegi. Oltre alla
dimensione di explorator, comincia a sviluppare le basi per la nascita del
metodo filologico moderno, basato sul metodo della collatio, sull'analisi delle
varianti e quindi sulla tradizione manoscritta dei classici, depurandoli dagl’errori
dei monaci amanuensi con la loro emendatio oppure completando i passi mancanti
per congettura. Sulla base di queste premesse metodologiche, lavora alla
ricostruzione, da un lato, dell' “Ab Urbe condita” di LIVIO. Dall'altro, della
composizione del grande codice contenente le opere di VIRGILIO e che, per la
sua attuale locazione, è chiamato Virgilio ambrosiano. Da Roma a Valchiusa:
l'Africa e il “De viris illustribus”; Marie Alexandre Valentin Sellier, “La
farandola di Petrarca”, olio su tela, Sullo sfondo si può notare il Castello di
Noves, nella località di Valchiusa, il luogo ameno in cui trascorse gran parte
della sua vita fino all’anno in cui lasciò la Provenza per l'Italia. Mentre
porta avanti questi progetti filosofici, P. intrattene con Benedetto XII, un rapporto epistolare -- Epistolae
metricae -- con cui esorta il pontefice a ritornare a Roma e continua il suo
servizio presso Colonna, su concessione del quale poté intraprendere un viaggio
a Roma, dietro richiesta di Colonna che desidera averlo con sé. Giuntovi nella città
eterna P. puo toccare con mano i monumenti e le antiche glorie dell'antica
capitale dell'impero romano, rimanendone estasiato. Rientrato in Provenza, P.
compra una casa a Valchiusa, appartata località sita nella valle della Sorgue nel
tentativo di sfuggire all'attività frenetica avignonese, ambiente che
lentamente comincia a detestare in quanto simbolo della corruzione morale in
cui è caduto il Papato. Valchiusa -- che durante le assenze di P. è affidata al
fattore Chermont -- è anche il luogo ove P. puo concentrarsi nella sua attività
filosofica e accogliere quel piccolo cenacolo di amici eletti -- a cui si
aggiunse il vescovo di Cavaillon, Philippe de Cabassolle -- con cui trascorrere
giornate all'insegna del dialogo filosofico colto – “un gruppo di gioco”. Più o
meno in quello stesso periodo, illustrando a Colonna la vita condotta a
Valchiusa nel primo anno della sua dimora lì, P. delinea uno di quegl’autoritratti
manierati che diventeranno un luogo comune della sua corrispondenza:
passeggiate campestri, amicizie scelte, letture intense, nessuna ambizione se
non quella del quieto vivere. È in questo periodo appartato che, forte della
sua esperienza filosofica, incomincia a stendere i due saggi che sarebbero
dovute diventare il simbolo della rinascenza classica: l'Africa e il De viris
illustribus. Il primo saggio, in versi intesa a ricalcare le orme virgiliane,
narra dell'impresa militare romana della seconda guerra punica, incentrata
sulle figure di SCIPIONE l'Africano, modello etico insuperabile della virtù
civile della repubblica romana. Il secondo saggio e un medaglione di XXXVI vite
di uomini illustri improntata sul modello liviano e quello floriano. La scelta
di comporre un'opera in versi e un'opera in prosa, ricalcanti i modelli sommi
dell'antichità nei due rispettivi generi e intesi a recuperare, oltre alla
veste stilistica, anche quella spirituale degl’antichi, diffusero presto il
nome di P. al di là dei confini provenzali, giungendo in Italia. L'ALLORO
con cui P. è incoronato ri-vitalizza il mito del filosofo laureato, figura che
diventerà un'istituzione pubblica in paesi quali il Regno Unito. Il nome di P. quale uomo eccezionalmente colto
e grande filosofo è diffuso grazie all'influenza della famiglia Colonna e SEPOLCRO.
Se i primi hanno influenza presso gl’ambienti ecclesiastici e gl’enti a essi
collegati -- quali le Università europee, tra le quali spiccava la Sorbona --
SEPOLCRO fa conoscere il nome dell'Aretino presso la corte del re di Napoli
Roberto d'Angiò, presso il quale è chiamato in virtù della sua erudizione. Approfittando
della rete di conoscenze e di protettori di cui disponeva, pensa di ottenere un
riconoscimento ufficiale per la sua attività filosofica “innovatrice” a favore
dell'antichità, patrocinando così la sua incoronazione filosofica. Difatti,
nella Familiares, confide a SEPOLCRO la sua speranza di ricevere l'aiuto del
sovrano angioino per realizzare questo suo sogno, intessendone le lodi. La Sorbona
fa sapere al Nostro l'offerta di una incoronazione filosofica a Parigi. Proposta
che, nel pomeriggio dello stesso giorno, giunge analoga dal senato di Roma. Su
consiglio di Colonna, P., che desidera essere incoronato nell'antica capitale
dell'impero romano, accetta la seconda offerta, accogliendo poi l'invito di re
Roberto di essere esaminato da lui stesso a Napoli prima di arrivare a Roma per
ottenere la sospirata incoronazione. Le fasi di preparazione per il
fatidico incontro con il sovrano angioino durarono, P., accompagnato dal
signore di Parma Azzo da Correggio, si mise in viaggio per Napoli col fine di
ottenere l'approvazione del colto sovrano angioino. Giunto nella città
partenopea è esaminato per III giorni da re Roberto che, dopo averne constatato
la cultura e la preparazione filosofica, acconsentì all'incoronazione a
filosofo in Campidoglio per mano del senatore Anguillara. Se conosciamo da un lato sia il contenuto del discorso di P. – la
collatio laureationis --sia la certificazione dell'attestato di LAUREA da parte
del senato romano – il privilegium lauree domini Francisci Petrarche, che gli
conferiva anche l'autorità per insegnare filosofia e la cittadinanza romana -- la
data dell'incoronazione è incerta. Tra quanto affermato da P. e quanto poi
testimoniato da BOCCACCIO (si veda), la cerimonia d'incoronazione avvenne in un
arco temporale. In seguito all'incoronazione incomincia a comporre l'Africa e
il De viris illustribus. Gli anni successivi all'incoronazione filosofica sono
contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi
traumatici della vita privata, sia all'inesorabile disgusto verso la
corruzione Avignonese. Subito dopo l'incoronazione filosofica, mentre P. sosta
a Parma, sa della scomparsa dell'amico Colonna, notizia che lo turba
profondamente. Gl’anni successivi non recarono conforto al filosofo laureato. Da
un lato le morti prima di SEPOLCRO e, poi, di re Roberto ne accentuarono lo
stato di sconforto. Dall'altro, la scelta da parte del fratello di abbandonare
la vita mondana per diventare monaco nella Certosa di Montreaux, spinsero P. a
riflettere sulla caducità del mondo. Mentre soggiorna ad Avignone, conosce Cola
di Rienzo -- giunto in Provenza quale ambasciatore del regime repubblicano
instauratosi a Roma -- col quale condivide la necessità di ridare a Roma
l'antico status di grandezza politica che, come capitale dell'antica Roma le
spetta di diritto. È nominato canonico del Capitolo della cattedrale di Parma,
mentre è nominato arcidiacono. La caduta politica di RIENZO, favorita
specialmente dalla famiglia Colonna, è la spinta decisiva da parte di P. per
abbandonare i suoi protettori. Lascia ufficialmente, l'entourage di Colonna.
A fianco di queste esperienze private, il cammino del filosofo Petrarca è invece
caratterizzato da una scoperta importantissima. Dopo essersi rifugiato a Verona
in seguito all'assedio di Parma e la caduta in disgrazia dell'amico Correggio, P.
scopre nella biblioteca capitolare le epistole ciceroniane “ad Brutum”, “ad
Atticum” e “ad Quintum fratrem.” L'importanza della scoperta consistette nel
modello epistolografico che esse trasmettevano: i colloquia a distanza con gl’amici,
l'uso del tu al posto del voi proprio dell'epistolografia medievale ed, infine,
lo stile fluido e ipotattico indussero l'aretino a comporre anch'egli delle
raccolte di lettere sul modello ciceroniano e senecano, determinando la nascita
delle Familiares prima, e delle Seniles poi. A questo periodo di tempo
risalgono anche i Rerum memorandarum libri, l'avvio del De otio religioso e del
De vita solitaria. Sempre a Verona, P. ha modo di conoscere Alighieri, figlio d’ALIGHIERI,
con cui intrattenne rapporti cordiali. La vita, come suol dirsi, ci sfugge
dalle mani. Le nostre speranze furon sepolte cogli amici nostri. Ci rese miseri
e soli. Delle cose familiari, prefazione, A Socrate. Dopo essersi slegato dai Colonna,
P. comincia a cercare altro patrone presso cui ottenere protezione. Pertanto,
lascia Avignone, col figlio, giunge a Verona, località dove si è rifugiato
l'amico Correggio dopo essere stato scacciato dai suoi domini, per poi giungere
a Parma, dove stringe legami con il signore della città, Luchino Visconti (si veda: “Morte a
Venezia”). È, però, in questo periodo che inizia a diffondersi per l'Europa la
terribile peste nera, morbo che causa la morte di molti amici del P.: i
fiorentini BENE (si veda), Casini, e Albizzi; Colonna e il padre, anche Colonna;
e quella dell'amato ALLORO, di cui ha la notizia. Nonostante il dilagare del
contagio e la prostrazione psicologica in cui cadde a causa della morte di
molti suoi amici, P. continua le sue peregrinazioni, alla ricerca di un
protettore. Lo trova in Carrara, suo estimatore che lo nomina canonico del
duomo di Padova. Il signore di Padova intese in tal modo trattenere in città il
filosofo il quale, oltre alla confortevole casa, in virtù del canonicato ottenne
una rendita annua di 200 ducati d'oro, ma P. utilizza questa abitazione solo
occasionalmente. Difatti, costantemente in preda al desiderio di viaggiare, è a
Mantova, a Ferrara e a Venezia, dove conosce Dandolo. Prende la decisione di
recarsi a Roma per lucrare l'indulgenza dell'Anno giubilare. Durante il viaggio
accondiscese alle richieste dei suoi ammiratori fiorentini e decide di
incontrarsi con loro. L’occasione è di fondamentale importanza non tanto per P.,
quanto per colui che diventerà il suo interlocutoreL Boccaccio. Il filosofo e novelliere,
sotto la sua guida, incomincia una lenta e progressiva conversione verso una
mentalità ed un approccio più umanistico alla filosofia, collaborando spesso
con il suo venerato praeceptor in progetti culturali di ampio respiro. Tra
questi ricordiamo la la scoperta di antichi codici classici romani. P.
risiedette prevalentemente a Padova, presso Carrara. Qui, oltre a portare
avanti i progetti letterari delle Familiares e le opere spirituali riceve anche
la visita di BOCCACCIO in veste di ambasciatore del comune fiorentino perché
accetta un posto di docente presso il nuovo studio fiorentino – meno
prestigioso dall’antichissimo di Bologna -- Poco dopo, e spinto a rientrare ad
Avignone in seguito all'incontro con Talleyrand e Boulogne, latori della
volontà di papa Clemente VI che intende affidargli l'incarico di segretario
apostolico. Nonostante l'allettante offerta del pontefice, l'antico disprezzo
verso Avignone e gli scontri con gli ambienti della corte pontificia -- i
medici del pontefice e, dopo la morte di Clemente, l'antipatia d’Innocenzo VI
-- gl’indussero a lasciare Avignone per Valchiusa, dove prende la decisione
definitiva di stabilirsi IN ITALIA. Targa commemorativa del soggiorno meneghino
di P. situata agli inizi di Via Lanzone a Milano, davanti alla basilica di S. Ambrogio.
P. inizia il viaggio verso la patria, accogliendo l'ospitale offerta di Visconti,
arcivescovo e signore della città, di risiedere a Milano. Malgrado le critiche
degl’amici fiorentini -- tra le quali si ricorda quella risentita del Boccaccio
-- che gli rimproveravano la scelta di essersi messo al servizio dell'ACERRIMO
NEMICO DI FIRENZE. P. collabora con missioni e ambascerie -- a Parigi e a
Venezia; l'incontro con l'imperatore Carlo IV a Mantova e a Praga -- all'intraprendente
politica viscontea. Sulla scelta di risiedere a Milano piuttosto che
nella natia Firenze, bisogna ricordare l'animo cosmopolita proprio di P.. Cresciuto
ramingo e lontano dalla sua patria, P. non risente più dell'attaccamento
medievale verso la propria patria d'origine, ma valuta gl’inviti fattigli in
base alle convenienze economiche e politiche. Meglio, infatti, avere la
protezione un signore potente e ricco come Visconti e Galeazzo II, che si
rallegrerebbero di avere a corte un filosofo celebre come P.. Nonostante tale
scelta discutibile agl’occhi degl’amici fiorentini, i rapporti tra il
praeceptor e i suoi discipuli si ricucino. A ripresa del rapporto epistolare
tra P. e Boccaccio prima, e la visita di quest'ultimo a Milano nella casa di P.
situata nei pressi di S. Ambrogio sono le prove della concordia
ristabilita. Nonostante le incombenze diplomatiche, nel capoluogo
lombardo elabora la sua filosofia, dalla ricerca erudita e filologica alla
produzione di una filosofia fondata da un lato sull'insoddisfazione per la
cultura contemporanea, dall'altra sulla necessità di una produzione che puo
guidare l'umanità verso i principi etico-morali filtrati attraverso l’accademia
e il portico. Con questa convinzione, P. porta avanti gli scritti iniziati nel
periodo della peste: il Secretum e il De otio religioso; la composizione di
opere volte a fissare presso i posteri l'immagine di un uomo virtuoso i cui
principi sono praticati anche nella vita quotidiana -- le raccolte delle
Familiares e, l'avviamento delle Seniles -- le raccolte poetiche latine -- Epistolae
Metricae -- e quelle volgari -- i Triumphi e i Rerum Vulgarium Fragmenta, alias
il Canzoniere. Durante il soggiorno meneghino P. inizia soltanto il dialogo “De
remediis utriusque fortune” in cui si affrontano problematiche morali
concernenti il denaro, la politica, le relazioni sociali e tutto ciò che è
legato al quotidiano. Per sfuggire alla peste, P. abbandona Milano per Padova, città da cui fugge per lo stesso motivo. Nonostante la
fuga da Milano, i rapporti con Visconti rimanono sempre molto buoni, tanto che
trascorse tempo nel castello visconteo di Pavia in occasione di trattative
diplomatiche. A Pavia seppelle il piccolo nipote di due anni, figlio della figlia,
nella chiesa di S. Zeno e per lui compose un'epigrafe ancor oggi conservata nei
Musei Civici. Si reca a Venezia, città dove si trovava il caro amico Albanzani e
dove la Repubblica gli concesse in uso Palazzo Molin delle due Torri sulla Riva
degli Schiavoni in cambio della promessa di donazione della sua biblioteca, che
era allora certamente la più grande biblioteca privata d'Italia. Si tratta
della prima testimonianza di un progetto di bibliotheca publica. La casa
veneziana è molto amata da P., che ne parla indirettamente nella Seniles,
quando descrive, al destinatario Bologna, le sue abitudini quotidiane. Vi
risiede stabilmente -- tranne alcuni periodi a Pavia e Padova -- e vi ospita
Boccaccio e Pilato. Durante il soggiorno veneziano, trascorso in compagnia
degli amici più intimi, della figlia sposatasi con Brossano, decide di affidare
a Malpaghini la trascrizione in bella copia delle Familiares e del Canzoniere. La
tranquillità di quegli anni è turbata dall'attacco maldestro e violento mosso
alla cultura, all'opera e alla figura sua da IV filosofi averroisti che lo
accusarono di ignoranza. L'episodio è
l'occasione per la stesura del saggio “De sui ipsius et multorum ignorantia”,
in cui P. difende la propria "ignoranza" in campo del LIZIO a favore
della filosofia dell’ACCADEMIA, più incentrata sui problemi della natura umana
rispetto alla prima, intesa a indagare la natura sulla base dei dogmi del
filosofo di Stagira. Amareggiato per l'indifferenza dei veneziani davanti all’accuse
rivoltegli, P. decide di abbandonare la città lagunare e annullare così la
donazione della sua biblioteca alla Serenissima. La casa di Petrarca ad
Arquà Petrarca, località sita sui colli Euganei nei pressi di Padova, dove vive
il filosofo. Della dimora P. parla nella
Seniles. Dopo alcuni brevi viaggi, accolge l'invito dell'amico ed estimatore Carrara
di stabilirsi a Padova, in Via Dietro Duomo a Padova, la casa canonicale di P.,
assegnata a lui in seguito al conferimento del canonicato. Il signore di Padova
dona poi una casa situata nella località di Arquà, un tranquillo paese sui
colli Euganei, dove poter vivere. Lo stato della casa, però, a abbastanza
dissestato e ci vollero alcuni mesi prima che potesse avvenire il definitivo
trasferimento nella nuova dimora. La vita di P., che è raggiunto dalla famiglia
della figlia, si alterna prevalentemente tra il soggiorno nella sua amata casa
di Arquà e quella vicina al duomo di Padova, allietato spesso dalle visite dei suoi amici
ed estimatori, oltre a quelli conosciuti nella città veneta, tra cui si ricorda
Seta, che daveva sostituito Malpaghini quale copista e segretario del filosofo laureato.
Si mosse dal padovano soltanto una volta quando e a Venezia quale paciere per
il trattato di pace tra i veneziani e Carrara. Per il resto del tempo si dedica
alla revisione delle sue opere e, in special modo, del Canzoniere. Colpito da
una sincope, muore ad Arquà mentre esaminava un testo di VIRGILIO (o CICERONE),
come auspicato in una lettera al Boccaccio. Peraga è scelto per tenere
l'orazione nel funerale, che si svolge nella chiesa di S. Maria Assunta alla
presenza di Carrara e di molte altre personalità laiche ed ecclesiastiche. Per
volontà testamentaria le spoglie di P. sono sepolte nella chiesa parrocchiale
del paese, per poi essere collocate dal genero in un'arca marmorea accanto alla
chiesa. Le vicende dei resti del P., come quelli di ALIGHIERI, non sono
tranquille. La sua tomba espezzata all'angolo di mezzodì e vennero rapite
alcune OSSA DEL BRACCIO DESTRO. Autore del furto e Martinelli, un frate da
Portogruaro, il quale, a quanto dice una pergamena dell'archivio comunale di
Arquà, venne spedito in quel luogo dai fiorentini, con ordine di riportare seco
qualche parte del suo scheletro. La veneta repubblica fa riattare l'urna,
suggellando con arpioni le fenditure del marmo, e ponendovi lo stemma di Padova
e l'epoca del misfatto. I resti trafugati NON SONO MAI RECUPERATI. La tomba,
che versa in stato pessimo, venne sottoposta a restauro dato lo stato pessimo in
cui il sepolcro versa. Il restauro però, a seguito di complicazioni
burocratiche e di conflitti di competenza e questioni anche politiche, e addirittura
processato con l'accusa di violata sepoltura. Avennero resi noti i risultati
dell'analisi dei resti conservati nella sua tomba ad Arquà P.. Il TESCHIO, peraltro
ridotto in frammenti, una volta ricostruito, è riconosciuto come femminile e
quindi non pertinente a P.. Un frammento di pochi grammi del cranio esaminato
con il metodo del radiocarbonio, consente di accertare che il cranio ritrovato
nel sepolcro è femminile. A chi sia appartenuto e perché si trovasse nella sua tomba
è ancora un mistero, come un mistero è dove sia finito il suo proprio cranio. Il
resto dello scheletro è invece
riconosciuto come autentico. Riporta alcune costole fratturate. Ferito da una
cavalla con un calcio al costato. Nello studio, affresco murale, Reggia
Carrarese, Sala dei Giganti, Padova. P. manifesta sempre un'insofferenza innata
nei confronti della cultura a lui coeva. La sua passione per i classici latini liberate
dalle interpretazioni allegoriche lo pone pongono come l'iniziatore
dell'umanesimo italiano. In “De remediis utriusque fortune”, ciò che interessa
maggiormente a P. è l'”humanitas”, cioè l'insieme delle qualità che danno
fondamento ai valori più umani della vita, con un'ansia di meditazione e di
ricerca tra erudita ed esistenziale intesa ad indagare l'anima in tutte le sue
sfaccettature. Di conseguenza, pone al centro della sua riflessione filosofica
l'essere umano, spostando l'attenzione dall'assoluto teo-centrismo all'antropo-centrismo
moderno. Fondamentale nella sua filosofia è la riscoperta dei classici,
sopra totto di CICERONE – E LIVIO (“Ab urbe condita”) e PLINIO (“Historia
naturalis”). Già conosciuti, sono ati oggetto però di una rivisitazione che non
tene quindi conto del contesto storico-culturale in cui le opere erano state
scritte. Per esempio, la figura di VIRGILIO è vista come quella di un
mago/profeta, capace di adombrare, nell'Ecloga IV delle Bucoliche, la nascita
di Cristo, anziché quella d’Asinio Gallo, figlio del politico romano Asinio
Pollione: un'ottica che ALIGHIERI accolse pienamente nel Virgilio della
Commedia. P., rispetto ai suoi contemporanei, rifiuta il travisamento dei
classici operato fino a quel momento, ridando loro quella patina di storicità e
di inquadramento culturale necessaria per stabilire con essi un colloquio
costante, come fa nel libro delle Familiares. Scrivere a CICERONE o a Seneca,
celebrandone l'opera o magari deplorandone con benevolenza mancanze e
contraddizioni, è per lui un modo filosoficamente tangibile -- e per noi assai
significativo simbolicamente -- di mostrare quanto a loro dovesse, quanto li
sentisse, appunto, idealmente suoi contemporanei. Oltre alle epistole,
all'Africa e al De viris illustribus, opera tale riscoperta attraverso il
metodo filologico da lui ideato e la
ricostruzione dell'opera liviana – LIVIO (si veda) -- e la composizione del
Virgilio ambrosiano. Altro aspetto da cui traspare questo innovativo approccio
alle fonti e alle testimonianze storico-letterarie si avverte, anche,
nell'ambito della numismatica, della quale P. è ritenuto il precursore. Per
quanto riguarda la prima opera, P. decise di riunire le varie decadi (cioè i
libri di cui l'opera è composta) allora conosciute in un unico codice,
l'attuale codice oggi detto l’Harleiano. P. si dedica a quest'opera di collazione, grazie
ad un lavoro di ricerca e di enorme pazienza. Prende la III decade, correggendola
e integrandola ora con un manoscritto veronese vergato da Raterio, ora con una
lezione conservata nella Biblioteca Capitolare della Cattedrale di Chartres, il
Parigino Latino acquistato da Colonna, contenente anche la IV decade.
Quest'ultima è poi corretta su di un codice appartenuto al preumanista padovano
Lovati. Infine, dopo aver raccolto anche la I decade, P. puo procedere a
riunire gli sparsi lavori di recupero. L'impresa riguardante la costruzione del
Virgilio ambrosiano è invece molto più complessa. Iniziato già quand'era in
vita il padre, il lavoro di collazione porta alla nascita di un codice composto
di fogli manoscritti che contene l'omnia virgiliana (Bucoliche, Georgiche ed
Eneide commentati dal grammatico Servio), al quale sono aggiunte quattro Odi di
Orazio e l'Achilleide di Stazio. Le vicende di tale manoscritto sono assai
travagliate. Sottrattogli dagli esecutori testamentari del padre, il Virgilio
ambrosiano si recupera solo quando P. commissiona a Martini una serie di
miniature che lo abbellirono esteticamente. Il manoscritto finisce nella
biblioteca dei Carraresi a Padova, tuttavia, Visconti conquista Padova ed il
codice è inviato, insieme ad altri manoscritti di P., a Pavia, nella Biblioteca
Visconteo-Sforzesca situata nel castello di Pavia. Sforza ordina al castellano
di Pavia di prestare il manoscritto allo zio Alessandro signore di Pesaro, poi
il Virgilio Ambrosiano torna a Pavia. Luigi XII conquista il Ducato di Milano e
la biblioteca Visconteo-Sforzesca si trasfere in Francia, dove si conserva nella
Bibliothèque nationale de France, circa CCCC manoscritti provenienti da Pavia.
Tuttavia il Virgilio Ambrosiano è sottratto
al SACCHEGGIO FRANCESE da Pirro. Sappiamo che si trova a Roma, di proprietà di Cusani,
poi acquistato da Borromeo per l'Ambrosiana. Il messaggio petrarchesco,
nonostante la sua presa di posizione a favore della natura umana, non si
dislega dalla dimensione religiosa. Difatti, il legame con l'agostinismo e la
tensione verso una sempre più ricercata perfezione morale sono chiavi costanti
all'interno della sua produzione letteraria e filosofica. Rispetto, però, alla
tradizione medievale, la religiosità petrarchesca è caratterizzata da tre nuove
accezioni prima mai manifestate: la prima, il rapporto intimo tra l'anima e
Dio, un rapporto basato sull'autocoscienza personale alla luce della verità
divina. La seconda, la rivalutazione della tradizione morale e filosofica
classica, vista in un rapporto di continuità con il cristianesimo e non più in
chiave di contrasto o di mera subordinazione; infine, il rapporto
"esclusivo" tra P. e il divino, che rifiuta la concezione collettiva
propria della Commedia dantesca. Comunanza tra valori classici e cristiani La
lezione morale degli antichi è universale e valida per ogni epoca. L’umanita di
CICERONE non è diversa da quella di Agostino, in quanto esprimono gli stessi
valori, quali l'onestà, il rispetto, la fedeltà nell'amicizia e il culto della
conoscenza. Sul legame degl’antichi è significativo il celebre passo della
morte di Magone, fratello di Annibale che, nell'Africa ormai morente, pronuncia un discorso sulla
vanità delle cose umane e sul valore liberatorio della morte dalle fatiche
terrene che in nessun modo si discosta dal pensiero cristiano, anche se tale
discorso fu criticato da molti ambienti che ritenevano una scelta infelice
porre in bocca ad un pagano un pensiero così Cristiano. Ecco un passo del
lamento di Magone: Edizione dell'Africa stampata a Venezia, nella
stamperia di Manuzio. Nel particolare, l'Incipit del poema. Heu qualis fortunae
terminus alte est! Quam laetis mens caeca bonis! furor ecce potentum praecipiti gaudere loco; status iste
procellis subjacet innumeris, et finis ad alta levatis est ruere. Heu tremulum
magnorum culmen honorum, Spesque hominum fallax, et inanis gloria fictis illita
blanditiis! Heu vita incerta labori dedita perpetuo, semperque heu certa, nec
unquam Stat morti praevisa dies! Heu sortis iniquae natus homo in terris! Vista
del Mont Ventoux dalla località di Mirabel-aux-Baronnies. Infine, per il suo
carattere fortemente personale, l'umanesimo cristiano petrarchesco trova nel
pensiero di sant'Agostino il proprio modello etico-spirituale, contrario al
sistema filosofico tolemaico-aristotelico allora imperante nella cultura
teologica, visto come alieno dalla cura dell'anima umana. A tal proposito, REALE
(si veda) delinea lucidamente la posizione di P. verso la cultura contemporanea.
La diffusione dell'averroismo, col crescente interesse che suscitava per
l'indagine naturalistica, sembra a P. che distragga pericolosamente da quelle
arti liberali, che sole possono dare la sapienza necessaria per conseguire la
pace spirituale in questa vita e la beatitudine eterna nell'altra. La sapienza
classica e cristiana, che P. contrappone alla scienza averroistica, è quella
fondata sulla meditazione interiore attraverso alla quale si chiarisce a sé
stessa e si forma la personalità del singolo uomo. L'importanza che Agostino
ebbe per l'uomo P. è evidente in due celebri testi letterari del Nostro: il
Secretum da un lato, in cui il vescovo d'Ippona interloquisce con lui
spingendolo ad un'acuta quanto forte analisi interiore dei propri peccati;
dall'altro, il celebre episodio dell'ascesa al Monte Ventoso, narrato nella
Familiares, IV, 1, inviata seppur in modo fittizio a DSepolcro. La forte vena
morale che percorre tutte le opere petrarchesche volgare tende a trasmettere un
messaggio di perfezione morale: il Secretum, il De remediis, le raccolte
epistolari e lo stesso Canzoniere sono impregnati di questa tensione etica
volta a risanare le deviazioni dell'anima attraverso la via della virtù. Tale
applicazione etica negli scritti (l'oratio), però, deve corrispondere alla vita
quotidiana se l'umanista vuole
trasmettere un'etica credibile ai destinatari. Prova di questo binomio
essenziale è, per esempio, “Delle cosa familiar”, indirizzata a CICERONE. Esprime,
in un tono di amarezza e di rabbia al contempo, la sua scelta di essersi
allontanato dall'otium letterario di TUSCOLO per addentrarsi nuovamente
nell'agone politico dopo la morte di GIULIO CESARE e schierarsi a fianco d’OTTAVIANO
contro MARC’ANTONIO, tradendo così i principi etici esposti nei suoi trattati
filosofici. Ma qual furore a danno di MARC’ANTONIO ti mosse? Risponderai per
avventura l'amore alla repubblica, che dicevi caduta in fondo. Ma se codesta
fede, se amore di libertà ti sprone come di sì grand'uomo stimare si
converrebbe, ond'è che tanto fosti amico di OTTAVIANO? Io ti compiango, amico,
e di sì grandi tuoi falli sento vergogna. Oh, quanto era meglio ad un filosofo
tuo pari nel silenzio dei campi, pensoso, come tu dici, non della breve e
caduca presente vita, ma della eterna, passar tranquilla vecchiezza. La
declinazione dell'impegno morale nella vita attiva delinea la sua vocazione
civile. Tale attributo, prima ancora di intendersi come impegno nella vita
politica del tempo, dev'essere compreso nella sua declinazione prettamente
sociale, quale suo impegno nell'aiutare gl'uomini contemporanei a migliorarsi
costantemente attraverso il dialogo e il senso di carità nei confronti del
prossimo. Oltre ai trattati morali si deve però anche registrare che cosa
significa per lui nella sua stessa vita, l'impegno civile. Il servizio presso i
potenti di turno – Colonna, Correggio, Visconti, e Carrara -- spinse i suoi
amici ad avvertirlo della minaccia che tali regnanti avrebbero potuto costituire
per la sua indipendenza intellettuale. Però, nella “Epistola ai posteri” ribadì
la sua proclamata indipendenza dagli intrighi di corte. I più grandi monarchi
dell'età mia m'ebbero in grazia, e fecero a gara per trarmi a loro, né so
perché. Questo so che alcuni di loro parevan piuttosto essere favoriti della
mia, che non favorirmi della loro dimestichezza: sì che dall'alto loro grado io
molti vantaggi, ma nessun fastidio giammai ebbi ritratto. Tanto peraltro in me
fu forte l'amore della mia libertà, che da chiunque di loro avesse nome di
avversarla mi tenni studiosamente lontano. Nonostante l'intento autocelebrativo
proprio dell'epistola, P. rimarca il fatto che i potenti vollero averlo di
fianco a sé per questioni di prestigio, facendo sì che il poeta finisse «per
non identificarsi mai fino in fondo con le loro prese di posizioni». Il legame
con le corti signorili, scelte per motivazioni economiche e di protezione, getta
pertanto le basi per la figura del cortigiano. Se ALIGHIERI, costretto a vagare
per le corti dell'Italia soffre sempre per la lontananza da Firenze, fonda, con
la sua scelta di vita, il modello del cosmopolita, segnando così il tramonto
dell'ideologia comunale fondamento della sensibilità d’Alighieri prima, e che
in parte è propria di BOCCACCIO. La sua caratteristica è l'otium, vale a dire
il riposo. Parola latina indicante, in generale, il riposo dei patrizi romani
dalle attività proprie del negotium, la riprende rivestendola però di un
significato diverso: non più riposo assoluto, ma attività intellettuale nella
tranquillità di un rifugio appartato, solitario ove potersi concentrare e
portare, poi, agli uomini il messaggio morale nato da questo ritiro. Questo
ritiro, come è esposto nei trattati ascetici del De vita solitaria e del De
otio religioso, è vicino, per sensibilità del P., ai ritiri ascetico-spirituali
dei Padri della Chiesa, dimostrando quindi come l'attività letteraria sia, nel
contempo, fortemente intrisa di carica religiosa. Petrarca, con l'eccezione di
due sole opere poetiche, i Triumphi e il Canzoniere, scrisse esclusivamente in
latino, la lingua di quegli antichi romani di cui voleva riproporre la virtus
nel mondo a lui contemporaneo. Egli credeva di raggiungere il successo con le
opere in latino, ma di fatto la sua fama è legata alle opere in volgare. Al
contrario d’ALIGHIERI, che aveva voluto affidare la sua memoria ai posteri con
la Commedia, P. decise di eternare il suo nome riallacciandosi ai grandi
dell'antichità. P. -- a parte una letterina in volgare -- scrive sempre in
latino quando deve comunicare, anche privatamente, anche per le annotazioni AI
MARGINI dei libri. Questa scelta del latino come lingua esclusiva della prosa e
della normale comunicazione scritta, inserendosi nel più ampio progetto
culturale che ispira P., si carica di valori ideali (Guglielmino-Grosser). P.
preferì usare il volgare nei momenti di pausa dall'elaborazione delle grandi
opere latine. Difatti, come più volte definì le liriche che confluiranno nel
Canzoniere, esse valgono quali nugae, cioè quale elegante divertimento dello
scrittore, a cui dedicò senza dubbio molte cure, ma a cui non avrebbe mai
pensato di affidare quasi per intero la propria immortalità letteraria. Il suo volgare,
al contrario di quello d’Aligheri, è caratterizzato però da un'accurata
selezione di termini, cui il poeta continuò a lavorare, limando le sue poesie --
da qui la limatio petrarchesca -- per la definizione di una poesia
aristocratica, lemento che spingerà il critico Contini a parlare di
monolinguismo petrarchesco, in contrapposizione al pluristilismo dantesco. ALIGHIERI
e P.. Dalle considerazioni fatte, emerge chiaramente la profonda differenza
esistente tra P. ed ALIGHIERI: se il primo è un uomo che supera il teocentrismo
medievale incentrato sulla Scolastica in nome del recupero agostiniano e dei
classici depurati dall'interpretazione allegorica cristiana indebitamente
appostavi dai commentatori medievali, ALIGHIERI mostra invece di essere un uomo
totalmente medievale. Oltre alle considerazioni filosofiche, i due uomini sono
antitetici anche per la scelta linguistica cui legare la propria fama, per la
concezione dell'amore, per l'attaccamento alla patria. Illuminante sul
sentimento che P. nutrì per l'Alighieri è la Familiares, scritta in risposta
all'amico Boccaccio, incredulo delle dicerie secondo cui lui odia Alighieri. Afferma
che non può odiare qualcuno che conosce appena e che affronta con onore e
sopportazione l'esilio. Prende le distanze dall'ideologia, esprimendo il timore
di essere influenzato da un così grande esempio se avesse deciso di scrivere
liriche in volgare, liriche che sono facilmente sottoposte allo storpiamento da
parte del volgo. L“Africa” è un poema epico che tratta della seconda guerra
punica e in particolare delle gesta di SCIPIONE. Costituito da dodici egloghe,
gli argomenti del “Bucolicum carmen” spaziano fra amore, politica e morale.
Anche in questo caso, l'ascendenza virgiliana è evidente dal titolo, che
richiama fortemente lo stile e gli argomenti delle Bucoliche. Attualmente, la
lezione del Bucolicum petrarchesco è riportata dal codice Vaticano lat. Dedicate
all'amico Sulmona, le Epistolae metricae sono lettere in esametri, di cui
alcune trattano d'amore, mentre per la maggior parte si occupano di politica,
morale o di materie letterarie. I Psalmi penitentiales ne accenna nella
Seniles, a Sagremor de Pommiers. Sono una raccolta di sette preghiere basate
sul modello stilistico-linguistico dei salmi davidici della Bibbia, in cui
chiede perdono per i suoi peccati e aspira al perdono della Misericordia divina.
Il “De viris illustribus” è una raccolta di biografie di uomini illustri
dedicata a Carrara signore di Padova. Nell'intenzione originale dell'autore
l'opera doveva trattare la vita di personaggi della storia di Roma da ROMOLO a
Tito, ma arriva solo fino a Nerone. In seguito P. aggiunse personaggi di tutti
i tempi, cominciando da Adamo e arrivando a Ercole. L'opera rimase incompiuta ed
è continuata dall'amico e discepolo padovano di Petrarca, Seta, fino a Traiano.
I Rerum memorandarum libri sono una raccolta di esempi storici e aneddoti a
scopo d'educazione morale in prosa latina, basati sui Factorum et dictorum
memorabilium libri del filosofo latino VALERIO MASSIMO (si veda). Iniziati in
Provenza, furono continuati allorché P. scoprì le orazioni ciceroniane a
Verona, e ne fu indotto al progetto delle Familiares. Difatti, furono lasciati
incompiuti dall'autore, che ne scrisse soltanto i primi 4 libri e alcuni
frammenti del quinto libro. Il “De secreto conflictu curarum mearum” è una
delle sue opere più celebri e fu
composta, anche se in seguito fu riveduta. Articolato come un dialogo tra lui stesso
e un santo alla presenza di una donna muta che simboleggia la Verità, consiste
in una sorta di esame di coscienza personale nel quale si affrontano temi
intimi del poeta, da cui il titolo dell'opera. Come emerge però nel corso della
trattazione, Francesco non si mostra mai del tutto contrito dei suoi peccati
(l'accidia e l'amore carnale per Laura): al termine dell'esame egli non
risulterà guarito o pentito, dando così forma a quell'irrequietezza d'animo che
contraddistinse la sua vita. "La vita solitaria” è un trattato di
carattere religioso e morale. L'autore
vi esalta la solitudine, tema caro anche all'ascetismo medioevale, ma il punto
di vista con cui la osserva non è strettamente religioso: al rigore della vita
monastica Petrarca contrappone l'isolamento operoso dell'intellettuale, dedito
alle letture e alla scrittura in luoghi appartati e sereni, in compagnia di
amici e di altri intellettuali. L'isolamento dello studioso in una cornice
naturale che favorisce la concentrazione è l'unica forma di solitudine e di
distacco dal mondo che Petrarca riuscì a conseguire, non considerandola in
contrasto con i valori spirituali cristiani, in quanto riteneva che la saggezza
contenuta nei libri, soprattutto nei testi classici, fosse in perfetta sintonia
con quelli. Da questa sua posizione è derivata l'espressione di "umanesimo
cristiano" di Petrarca. Il “De otio religioso” è un'esaltazione della vita
monastica, dedicata al fratello Gherardo. Simile al “De vita solitaria”, esalta
però soprattutto la solitudine legata alle regole degli ordini religiosi,
definita come la migliore condizione di vita possibile. Il “De remediis
utriusque fortunae” è una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa latina. Basata
sul modello del De remediis fortuitorum, trattato pseudo-senechiano composto
nel Medioevo, l'opera è composta da scambi di battute tra entità allegoriche:
prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il "Dolore"
e la "Ragione". Simile ai precedenti Rerum memorandarum libri, questi
dialoghi hanno scopi educativi e moralistici, proponendosi di rafforzare
l'individuo contro i colpi della fortuna sia buona che avversa. Il De remediis
riporta anche una delle più esplicite condanne della cultura trecentensca da
parte del Petrarca, vista come sciocca e superflua. Ut ad plenum auctorum
constet integritas, quis scriptorum inscitie inertieque medebitur corrumpenti
omnia miscentique? Cuius metu multa iam, ut auguror, a magnis operibus clara
ingenia refrixerunt meritoque id patitur ignavissima etas hec, culine sollicita,
literarum negligens et coquos examinans, non scriptores. Perché persista
pienamente l'integrità degli scrittori antichi, chi tra i copisti guarirà ogni
cosa dall'ignoranza, dall'inerzia, dalla rovina e dal caos? Per il timore di
ciò si indebolirono, come prevedo, molti celebri ingegni dalle grandi opere, e
quest'epoca indolentissima permette ciò, dedita alla culinaria, ignorante delle
lettere e che valuta i cuochi, e non i copisti. L’occasione per la sua “Invectivarum contra
medicum quendam libri IV,” una serie di accuse nei confronti dei medici e la
malattia che colpe Clemente VI. Nella Familiares gli consiglia di non fidarsi
dei suoi archiatri, accusati di essere dei ciarlatani dalle idee contrastanti
fra di loro. Davanti alle forti rimostranze dei medici pontifici nei confronti
di Petrarca, questi scrisse quattro libri di accuse, una copia dei quali fu
inviata poi al Boccaccio. Il “De sui ipsius et multorum ignorantia” e composta in
seguito alle accuse di ignoranza che quattro lizij gli rivolgeno, in quanto
alieno dalla terminologia e dalle questioni delle scienze naturali. In
quest'apologia dell’umanismo risponde come lui e interessato alle scienze che
interessassero il benessere dell'anima umana, e non alle discussioni tecniche e
dogmatiche proprie del nominalismo. Invectiva contra cuiusdam anonimi Galli
calumnia -- di carattere politico, e una nvettiva rivolta ad Hesdin,
sostenitore della necessità che la sede del viscovo di Roma e Avignone. Per
tutta risposta sostenne la necessità che il viscovo di Roma appartiene a Roma,
sua sede diocesana e simbolo dell'antica gloria romana. Di grande importanza
sono le epistole latine in prosa, in quanto contribuiscono a costruire
l'immagine autobiografica idealizzata che offre di sé e quindi la sua
eternizzazione. Basate sul modello di Cicerone, ricavato dalla scoperta delle “Epistulae
ad Atticum” compiuta da lui a Verona, le lettere sono aggruppate in quattro
raccolte epistolari: le Familiares (o Familiarum rerum libri o De rebus
familiaribus libri), epistole dedicate a Socrate; le Seniles, epistole dedicate
a Nelli; le “Sine nominee” -- epistole politiche in un libro; e le epistole
“Variae”. È rimasta intenzionalmente esclusa dalle raccolte l'epistola “Ai
posteri”. Le lettere spaziano dagli anni bolognesi sino alla fine della sua
vita e sono indirizzate a vari personaggi suoi contemporanei, ma, nel caso d’un
libro delle Familiares, sono rivolte fittiziamente a personaggi dell'antichità.
Sempre delle Familiares è celebre l'epistola incentrata sull'ascesa al Monte
Ventoso. Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono / di quei sospiri ond’io
nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era in parte altr’uom
da quel ch’i’ sono. Petrarca, Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono, prima
quartina della lirica d'apertura del Canzoniere). Il “Canzoniere” è la storia
poetica della sua vita interiore vicina, per introspezione e tematiche, al
Secretum. La raccolta comprende 366 componimenti (365 più uno introduttivo. Voi
ch'ascoltate in rime sparse il suono: sonetti, canzoni, sestine, ballate e
madrigali, divisi tra rime in vita e rime in morte di Laura, celebrata quale
donna superiore, senza però raggiungere il livello della donna angelo della
Beatrice d’Alighieri. Difatti, Laura invecchia, subisce il corso del tempo, e
non è portatrice di alcun attributo divino nel senso teologico
stilnovista-dantesco. Anzi, la storia del “Canzoniere,” più che la celebrazione
di un amore, è il percorso di una progressiva conversione della sua anima. Si
passa, infatti, dal giovanil errore (l'amore terreno) ricordato nel sonetto
introduttivo Voi ch'ascoltate in rime sparse, alla canzone Vergine bella, che
di sol vestita in cui affida la sua anima alla protezione di dio perché trovi
finalmente pietà e riposo. L'opera, che gli richiese anni di continue
rivisitazioni stilistiche -- da qui la cosiddetta limatio petrarchesca -- prima
di trovare la forma definitiva sube ben varie fasi di redazioni. I
"Trionfi" e un poemetto allegorico in volgare toscano, in terzine
dantesche, compost a Milano -- è ambientato in una dimensione onirica e irreale
(strettissimo, per scelta metrica e tematica, è il legame con la Comedia). Viene
visitato d’Amore, che gli mostra tutti gl’uomini che cedeno alle passioni del
cuore. Annoverato tra questi ultimi, Petrarca verrà poi liberato da Laura,
simboleggiante la Pudicizia (Triumphus Pudicitie), che cadrà poi per mano della
Morte (Triumphus Mortis). P. scoprirà dalla stessa Laura, apparsagli in sogno,
che ella si trova nella beatitudine celeste, e che egli stesso potrà
contemplarla nella gloria divina soltanto dopo che la morte lo avrà liberato
dal corpo caduco in cui si ritrova. La Fama poi sconfigge la morte
(Triumphus Fame) e celebra il proprio trionfo, accompagnata da Laura e da tutti
i più celebri personaggi della storia antica e recente. Il moto rapido del sole
suggerisce al poeta alcune riflessioni sulla vanità della fama terrena, cui fa
seguito una vera e propria visione, nella quale al poeta appare il Tempo
trionfante (Triumphus Temporis). Infine il poeta, sbigottito per la precedente
visione, è confortato dal suo stesso cuore, che gli dice di confidare in Dio:
gli appare allora l'ultima visione, un «mondo novo, in etate immobile ed
eterna», un mondo al di fuori del tempo dove trionferanno i beati e dove un
giorno Laura gli riapparirà, questa volta per sempre (Triumphus
Eternitatis). Già quand'era in vita fu riconosciuto immediatamente quale
maestro e guida per tutti coloro che volevano intraprendere lo studio delle
discipline umanistiche. Grazie ai suoi numerosi viaggi in tutta Italia, gettò
il seme del suo messaggio presso i principali centri della Penisola, in
particolar modo a Firenze. Qui, oltre ad aver conquistato alla causa
dell'umanesimo Boccaccio (autore, tra l'altro, di un De vita et moribus domini
Francisci Petracchi de Florentia), trasmise la sua passione a C. Salutati, cancelliere della Repubblica di Firenze e
vero trait d'union tra la generazione petrarchesco-boccacciana e quella attiva
nella prima metà del XV secolo. Coluccio, infatti, fu il maestro di due dei
principali umanisti: Bracciolini, il più grande scopritore di codici latini del
secolo ed esportatore dell'umanesimo a Roma; e Bruni, il più notevole
rappresentante dell'umanesimo civile insieme al maestro Salutati. Fu il Bruni a
consolidare la fama di Petrarca, allorché redasse una Vita di P., seguita da
quelle di Villani, Manetti, Sicco Polenton e Vergerio. Oltre a Firenze, i
soggiorni del poeta in Lombardia e a Venezia favorirono la nascita di movimenti
culturali locali desti declinare i princìpi umanistici a seconda delle esigenze
della classe politica locale: a Milano, dove operarono letterati del calibro di
Decembrio e Filelfo, nacque un umanesimo cortigiano destinato a diventare il
prototipo per tutte le corti principesche italiane; a Venezia si diffuse,
invece, un umanesimo educativo destinato a formare la nuova classe dirigente
della Serenissima, grazie all'attività di Giustinian, di Barbaro, e di Barbaro.
Bembo e il petrarchismo Magnifying glass icon mgx2.svgPietro Bembo e
Petrarchismo. Se nel '400 Petrarca era visto soprattutto come capostipite della
rinascita delle lettere antiche, grazie al letterato e cardinale veneziano
Bembo divenne anche il modello del cosiddetto classicismo volgare, definendo
una tendenza che si stava progressivamente già delineando nella lirica italiana.
Difatti Bembo, nel dialogo Prose della volgar lingua, sostenne la necessità di
prendere come modelli stilistici e linguistici P. per la lirica, Boccaccio
invece per la prosa, scartando Dante per il suo plurilinguismo che lo rendeva
difficilmente accessibile: «Requisito necessario per la nobilitazione del
volgare era dunque un totale rifiuto della popolarità. Ecco perché Bembo non
accettava integralmente il modello della Commedia di Dante, di cui non
apprezzava le discese verso il basso nelle quali noi moderni riconosciamo un
accattivante mistilinguismo. Da questo punto di vista, il modello del Canzoniere
di Petrarca non presentava difetti, per la sua assoluta selezione
linguistico-lessicale.» (Marazzini) Gianfranco Contini, grande
estimatore di P. e suo commentatore. La proposta bembiana risultò, nelle
diatribe relative alla questione della lingua, quella vincente. Già negli anni
immediatamente successivi alla pubblicazione delle Prose, si diffuse presso i
circoli poetici italiani una passione per le tematiche e lo stile della poesia
petrarchesca (stimolata anche dal commento al Canzoniere di Vellutello),
chiamata poi petrarchismo, favorita anche dalla diffusione dei petrarchini,
cioè edizioni tascabili del Canzoniere. A fianco del petrarchismo, però, si
sviluppò anche un movimento avverso alla canonizzazione poetica operata dal
Bembo: allorché letterati come Berni ed Aretino svilupparono polemicamente il
fenomeno dell'antipetrarchismo; poi, nel corso del Seicento, la temperie
barocca, ostile all'idea di classicismo in nome della libertà formale, declassò
il valore dell'opera petrarchesca. Riabilitato parzialmente da Muratori, P.
ritorna pienamente in auge in seno alla temperie romantica, quando Foscolo
prima e Sanctis poi, nelle loro lezioni tenute dal primo a Pavia, e dal secondo
a Napoli e a Zurigo, furono in grado di operare un'analisi complessiva della
produzione petrarchesca e ritrovarne l'originalità. Dopo gli studi compiuti da
Carducci e dagli altri membri della Scuola storica, il secolo scorso vide, per
l'area italiana, Contini e Billanovich tra i maggiori studiosi del
Petrarca. Petrarca e la scienza diplomatica Magnifying glass icon
mgx2.svg Diplomatica. Benché la diplomatica, ovvero la scienza che studia i
documenti prodotti da una cancelleria o da un notaio e le loro caratteristiche
estrinseche ed intrinseche, sia nata consapevolmente con Mabillon nel 1681,
nella storia di tale disciplina sono stati individuati dei precursori che,
inconsapevolmente, nella loro attività filologica, hanno analizzato e
dichiarato l'autenticità o meno anche di documenti oggetto di studio da parte
della diplomatica. Tra questi, infatti, vi furono molti umanisti e anche il
loro precursore e fondatore, P. Ifatti, l'imperatore Carlo IV chiese al celebre
filologo di analizzare dei documenti imperiali in possesso di suo genero,
Rodolfo IV d'Asburgo, che sarebbero stati stilati da Giulio Cesare e da Nerone
a favore dell'Austria che dichiaravano tali terre indipendenti dall'Impero. Petrarca
rispose con la Seniles in cui, evidenziando lo stile, gli errori storici e
geografici e il tono (il tenore) della lettera (tra cui la mancanza della data
topica e della data cronologica propria dei diplomi), negò la validità di
questo diploma. Onorificenze Laurea poeticanastrino per uniforme
ordinario. Laurea poetica — Roma. A P. è intitolato il cratere P. su Mercurio. L'epistola,
scritta in risposta a una missiva in cui l'amico Giovanni Boccaccio gli
chiedeva se fosse vera l'invidia che P. nutriva per Dante, contiene l'accenno
all'incontro, in età giovanile, con il più maturo poeta: «E primieramente si
noti com'io mai non ebbi ragione alcuna d'odiare cotal uomo, che solo una volta
negli anni della mia fanciullezza mi venne veduto.» (Delle cose familiari).
La critica, se l'incontro sia da attribuirsi a Pisa o ad altre località, è
divisa: Ariani e Ferroni, nota 6 propendono per la città toscana, mentre
Rico-Marcozzi pensano a un incontro avvenuto a Genova quando la famiglia di ser Petracco si stava
dirigendo in Francia. Pacca4 opera un'interpretazione intermedia tra le due
città, benché ritenga che sia più probabile Pisa come luogo effettivo
dell'incontro. Dello stesso parere, infine, anche Dotti. Si legga il brano
dell'epistola, in cui Petrarca ricorda il loro primo incontro e il
piacevolissimo periodo trascorso nella località francese: «e noi fanciulli
ancora impuberi partimmo in un cogli altri, ma fummo con speciale destinazione
per imparare grammatica mandati a scuola a Carpentrasso, piccola città, ma di
piccola provincia città capitale. Ricordi tu que' quattro anni? Quanta gioia,
quanta sicurezza, qual pace in casa, qual libertà in pubblico, quale quiete,
qual silenzio ne' campi!» (Lettere Senili). P. mostrò, nei confronti di
tale scienza, sempre un'avversione innata, come è esposto nella Familiares, in
cui P. scrive a Genovese che a Montpellier prima e a Bologna poi «ben altro in
quegli anni fare io poteva o in se stesso più nobile o alla natura mia meglio
conveniente: né sempre nella elezione dello stato quello ch'è più splendido, ma
quello che a chi lo sceglie è più acconcio preferire si deve.» (Delle
cose familiari). Come però ricorda Wilkins, la scelta di Petrarca di entrare a
far parte della Chiesa non fu soltanto dettata dalla cinica necessità di
ottenere i proventi necessari per vivere. Nonostante non avesse mai avuto la
vocazione per la cura delle anime, Petrarca ebbe sempre una profonda fede
religiosa. A sviluppare la tesi
dell'identificazione di Laura con tale Laura de Sade è la stessa testimonianza
di Petrarca nella Familiares, II, 9 a Giacomo Colonna, il quale cominciò a
mostrarsi dubbioso sull'esistenza di questa donna (si veda Delle cose familiari,
Più precisamente, nella Nota a379, Fracassetti fa riemergere la vita della
presunta amata del Petrarca: «Da Odiberto e da Ermessenda di Noves nobile
famiglia di Avignone nacque una fanciulla, cui fu dato il nome di Laura. Fa
fatta per man di notaio la scritta nuziale fra Laura ed Ugo De Sade gentiluomo
Avignonese. Due anni più tardi nella chiesa di S. Chiara di questa città, a
quell'ora del giorno che chiamavano prima, il Petrarca giovane allora di poco
più che ventidue anni la vide» Si
legga l'episodio di come fossero stati dati alle fiamme dei libri di Virgilio e
Cicerone, cosa che suscitò il pianto nel giovane Petrarca. Al che il padre,
vedendolo così affranto «d'una mano porgendo Virgilio, dall'altra i rettorici
di Cicerone: "tieni, sorridendo mi disse, abbiti questo per ricrearti
qualche rara volta la mente, e quest'altro a conforto e ad aiuto nello studio
delle leggi".» (Lettere Senili Il codice, dopo la morte di P. passa
nelle mani di Francesco Novello da Carrara, nuovo signore di Padova. Quando
questa città verrà conquistata da Visconti, anche il patrimonio bibliotecario
petrarchesco passò nelle mani dei duchi milanesi, che lo conservarono nella
loro biblioteca di Pavia. Fu poi sistemato nella Pinacoteca Ambrosiana, grazie
all'intervento del suo fondatore, il cardinale Federigo Borromeo arcivescovo di
Milano. Si veda: Cappelli. Da questo momento in avanti, Petrarca non esitò
a chiamare Avignone la novella Babilonia di apocalittica memoria, come
testimoniato dai celebri sonetti avignonesi facenti parte del Canzoniere. Oltre
a motivazioni di carattere morale, ci fu anche la profonda delusione che
suscitò la decisione di Benedetto XII di non recarsi a prendere possesso
ufficialmente della sua sede vescovile e ristabilire così pace in Italia
(Ariani). Petrarca scrisse, riguardo alla morte del vecchio amico e protettore,
due lettere commoventi: la prima, al fratello di Giacomo, il cardinale Giovanni
(Delle cose familiari; la seconda, all'amico Tosetti, soprannominato Lelius
(Delle cose familiari, traduzione di Fracassetti). Nella Nota alla prima
Fracassetti ricorda come Petrarca, nella Familiares, V, 7, avesse avuto, in
sogno, il presagio della morte del Vescovo di Lombez venticinque giorni prima
della sua effettiva scomparsa. Cappelli 55.
Significativa la ricostruzione storico-letteraria compiuta da Amaturo, ove si rievocano le figure di intellettuali
che si legarono, tra XIII e XIV secolo, alla biblioteca capitolare veronese
(Giovanni De Matociis, Dante e Pietro Alighieri, Benzo d'Alessandria, Vincenzo
Bellovacense) e le rarità che essa conteneva (codici contenenti le lettere di
Plinio il Giovane; parte dell'Ab Urbe condita liviana che Petrarca utilizzò per
la ricostruzione filologica del codice Harleiano; le orazioni ciceroniane
citate; il Liber catulliano). Boccaccio
esprimerà la sua indignatio nell'Epistola X
indirizzata a lui, ove, grazie alla tecnica retorica dello sdoppiamento
e a topoi letterari, Boccaccio si lamenta col magister di come Silvano (il nome
letterario usato nella cerchia petrarchesca per indicare il poeta laureato)
avesse osato recarsi presso il tiranno Giovanni Visconti (identificato in
Egonis):«Audivi, dilecte michi, quod in auribus meis mirabile est, solivagum
Silvanum nostrum, transalpino Elicone relicto, Egonis antra subisse, et
muneribus sumptis ex pastore castalio ligustinum devenisse subulcum, et secum
pariter Danem peneiam et pierias carcerasse sorores». Inoltre, bisogna
ricordare che la scelta di risiedere a Milano era anche uno schiaffo alla
proposta delle autorità fiorentine di occupare un posto come docente nello
Studium, occupazione che gli avrebbe concesso di rientrare in possesso dei beni
paterni sequestrati. L'arcivescovo Giovanni II Visconti, difatti, proseguì la
politica espansionistica dei suoi predecessori a danno delle altre potenze
dell'Italia centro-settentrionale, tra le quali spiccava Firenze. Le ostilità
tra Milano e Firenze perdureranno fino a quando salì al potere come duca dello
Stato lombardo Francesco Sforza, che intraprese una politica di alleanza con
Firenze grazie all'amicizia personale che lo legava a Cosimo de' Medici. Durante l'epidemia di peste milanese, morì il
figlio Giovanni (Pacca), nato da una relazione extraconiugale. I rapporti con
il figlio, al contrario di quanto avvenne con la secondogenita Francesca,
furono assai burrascosi a causa della condotta ribelle di Giovanni (Dotti) accenna
all'odio che Giovanni provava verso i libri, «quasi fossero serpenti»). Come
ricordato nella Familiares. Si separa dal figlio Giovanni, che tornò ad
Avignone in seguito a non precisati dissapori (Familiares); tre anni dopo
sarebbe tornato a Milano.» (Rico-Marcozzi) Il ravennate Malpaghini fu presentato da Donato degli Albanzani a Petrarca che,
rimasto colpito dalle sue qualità letterarie e dalla sua pronta intelligenza,
lo prese al suo servizio quale copista. La collaborazione tra i due uomini,
durata appunto si interruppe il 21 aprile di quell'anno, quando il Malpaghini
decise di lasciare l'incarico presso l'Aretino. Per maggiori informazioni
biografiche, si veda la biografia di Signorini.
Petrarca, nella Seniles informa il fratello Gherardo, tra le altre cose,
anche della sua nuova dimora sui colli Euganei, dandone un quadro piacevole e
ameno: «E per non dilungarmi di troppo della mia chiesa, qui fra i colli
Euganei, non più lontano che dieci miglia da Padova mi fabbricai una piccola ma
graziosa casina, cinta da un oliveto e da una vigna che dan quanto basta a una
non numerosa e modesta famiglia. E qui, sebbene infermo del corpo, io vivo
dell'animo pienamente tranquillo lungi dai tumulti, dai rumori, dalle cure,
leggendo sempre e scrivendo. Lettere Senili. La lettera non può essere considerata
"reale", ma piuttosto una rielaborazione voluta dal Petrarca.
Difatti, a quell'altezza, il giovane Petrarca non era ancora entrato in
contatto con il padre agostiniano, e la scelta della data (corrispondente al
Venerdì Santo) e del luogo (la salita al monte rievoca l'immagine della
Passione di Gesù sul Calvario) rendono ancora più "mitica"
l'ambientazione. Si veda, per quanto riguarda la ricostruzione filologica e
cronologica dell'epistola, il saggio di Giuseppe Billanovich, P. e il Ventoso,
in Italia medioevale e umanistica, 9,
Roma, Antenore, Il ventiquattresimo
libro delle Familiares è composto da lettere indirizzate a vari personaggi
dell'antichità classica. Per Petrarca, infatti, gli antichi non sono lontani e
irraggiungibili: la costante lettura delle loro opere fa sì che Cicerone,
Orazio, Seneca, Virgilio vivano attraverso queste ultime, rendendo i rapporti
tra Petrarca e i suoi ammirati scrittori classici vicini per la comunanza di
sentimento. L'Otium degli antichi romani
non consisteva unicamente nel riposo dagli impegni quotidiani, indicati sotto
il sostantivo di negotium. Per Cicerone, l'otium non era soltanto il riposo
dalle attività forensi e politiche, ma soprattutto il ritiro nella propria
intimità domestica col fine di dedicarsi alla letteratura (De officiis). In
questo caso, il modello petrarchesco è affine a quello stoicheggiante
dell'oratore romano. Si veda il riassunto operato da Laidlaw, che ripercorre la
concezione all'interno della letteratura latina. Per Cicerone, nello specifico
si vedano le pagine Laidlaw, Termine di origine catulliana, Petrarca lo prende
in prestito per descrivere le liriche come "diversivo, passatempo".
La questione delle nugae volgari e, più in generale, delle opere latine, è
esposta nella Familiares (Delle cose familiari) Guglielmino-Grosser I testi sono raccolti nel codice Vaticano Latino
come ricordato da Santagata, Bisogna
ricordare che Il Canzoniere non raccoglie tutti i componimenti poetici del
Petrarca, ma solo quelli che il poeta scelse con grande cura: altre rime (dette
extravagantes) andarono perdute o furono incluse in altri manoscritti (cfr.
Ferroni). L'inquietudine petrarchesca
nasce, quindi, dal contrasto tra l'attrazione verso i beni terreni (tra cui
l'amore per Laura) e l'aspirazione all'assoluto divino, propria della cultura
medievale e della religione cristiana, come ricordato da Guglielmino-Grosser. P.
mantenne, nell'ambito della lirica volgare, quell'aristocraticismo
stilistico-lessicale prima accennato, in cui si rifiutano molti usi lemmatici
presenti nella tradizione poetica italiana e che Petrarca rifiuterà,
accogliendone un preciso gruppo ristretto ed elitario. Come ricorda Marazzini,
Si delinea una tendenza del linguaggio lirico al 'vago', inteso nel senso di
una genericità antirealistica (al contrario di quanto accade nel corposo
realismo della Commedia), testimoniato anche dalla polivalenza di certi
termini, i quali, come l'aggettivo dolce, entrano in un numero molto grande di
combinazioni diverse. Eppure la lingua di Petrarca, selezionata e ridotta nelle
scelte lessicali, accoglie un buon numero di varianti canonizzando un
polimorfismo...in cui si allineano la forma toscana, quella latineggiante,
quella siciliana o provenzale...»
Di Benedetto170. Si ricorda anche che, seppur in forma minore, era
presente nel mondo letterario italiano del '400 anche un'ammirazione verso il P.
volgare, come testimoniato dalle edizioni a stampa del Canzoniere e dei Trionfi
uscite dalla bottega dei padovani Bartolomeo Valdezocco e Martino "de
Septem Arboribus" (cfr. Ente Nazionale P., Culto petrarchesco a
Padova.).Riferimenti bibliografici la
notte Casa Petrarca Arezzo, Regione
Toscana Wilkins Ariani21. Più specificamente Bettarini: «dopo essere stato
accusato di aver falsificato un istrumento notarile, fu così condannato al
pagamento di 1000 lire e al taglio della mano destra». Dotti Bettarini e Pacca Per informazioni
biografiche, si veda la voce Pasquini.
Il ricordo di P. al riguardo è riportato in Lettere Senili, Pasquini:
«Quanto al Petrarca, il magistero di C[onvenevole] si colloca indubbiamente. La
Casa del Petrarca, su arqua petrarca.com. Pacca Si legga il brano della Lettere
Senili, Il brano è ricordato anche da Wilkins Ariani Wilkins Rico-Marcozzi. Si
recò a studiare a Bologna, seguito da un maestro privato...»; e Wilkins in cui
si ritiene che questo maestro avesse «l'incarico, almeno per Francesco e
Gherardo, di fungere in loco parentis».
Ariani Ariani, Wilkins, Dotti
Bettarini. Cappelli Pacca Rico-Marcozzi; Ferroni Wilkins, Wilkins, Rico-Marcozzi. Colonna reclutò Petrarca per
la sua corte vescovile di Lombez, in Guascogna: ne avrebbero fatto parte il
cantore fiammingo Ludovico Santo di Beringen e l'uomo d'armi romano Lello di
Pietro Stefano dei Tosetti, che P. battezzò in seguito, rispettivamente,
Socrate e Lelio.» Ferroni Pacca Alinari:..,
su alinariarchives La distinzione tra le due scuole di pensiero emerge in
Ferroni, Ariani ricorda che il primo
sostenitore del filone allegorico-letterario fu il giovane Giovanni Boccaccio
nel suo De vita et moribus domini Francisci Petrarche. Ariani28. Dotti, specifica che questo san
Paolo fu acquistato per procura a Roma e che il volume proveniva da
Napoli. Ariani35. Per maggiori approfondimenti biografici, si
veda la biografia di Moschella.
Moschella: «Suggello ideale dell'amicizia tra i due fu il dono, da
parte di Dionigi, di una copia delle Confessiones di s. Agostino.Billanovich, Wilkins e Pacca Wilkins; Wilkins Rico-Marcozzi. Nel frattempo
aveva raggiunto Roma accolto da fra Giovanni Colonna al termine di un
avventuroso viaggio, e dove nella sua prima lettera contemplando dal
Campidoglio le rovine dell’Urbe, manifestò la meraviglia per la loro grandezza
e maestosità, dando forma a quella riscoperta dell’antichità classica e al
rimpianto per la sua decadenza che divennero i cardini etici, estetici e
politici dell’Umanesimo. Pacca Dotti,
Dotti Mauro Sarnelli, Petrarca e gli uomini illustri, Treccani). Ariani Certo
il privilegio toccava, del tutto straordinariamente, a un poeta che ancora non
aveva pubblicato molto per meritarselo: ma la protezione dei potenti Colonna e
la rete di estimatori che aveva saputo intessere per tempo sono evidentemente
bastate a valorizzare al massimo le epistole metriche, la fama dell'Africa. e
del De viris, le rime volgari già note...» Dello stesso avviso anche
Pacca74 e Santagata19. Moschella. Dionigi
fa ritorno in Italia; dopo un breve soggiorno a Firenze, giunse a Napoli (cfr.
P., Familiares), dove l'aveva voluto il re Roberto d'Angiò, che per
l'agostiniano nutriva una profonda stima, oltre a condividerne gli interessi
per l'astrologia giudiziaria e per i classici latini.» Wilkins34: «La conoscenza dell'antica
tradizione e delle due o tre incoronazioni celebrate da singole città in tempi
moderni, insieme all'aspirazione a diventare famoso, accese inevitabilmente in
Petrarca il desiderio di ricevere a sua voglia quell'onore. Egli confidò
dapprima il suo pensiero a Dionigi da Borgo San Sepolcro e a Giacomo Colonna, e
ne venne a conoscenza anche qualche persona che aveva legami con
l'Parigi.» Si legga il brano della
lettera dove inizia la decantazione delle lodi nei confronti del re napoletano:
«E chi dico io, e lo dico con pieno convincimento, in Italia, anzi in Europa
più grande di re Roberto Delle cose familiari, II, 4, traduzione di G.
Fracassetti) Wilkins; Rico-Marcozzi. Sulla
base dei contraddittori racconti di Petrarca si dovrebbe dedurre che nello
stesso giorno questi avesse ricevuto l’invito a cingere la corona sia dal
Senato di Roma sia da Parigi e avesse chiesto consiglio al cardinal Colonna decidendo
di scegliere Roma (IV 5, 6), per ricevere la laurea "sulle ceneri degli
alti poeti che ivi dimorano".» Difatti Petrarca riteneva che
l'ultima incoronazione a Roma fosse stata quella di Stazio e che quindi, se vi
fosse stato incoronato, sarebbe stato direttamente un successore degli antichi
poeti classici da lui tanto amati (Pacca).
Cfr., ad esempio, Rico-Marcozzi; Wilkins, Ariani, Pacca74. Rico-Marcozzi. Sono le date fornite da P.
([Familiares]), e la più probabile sembra essere la seconda; tuttavia Boccaccio
situa l'evento il 17 e il documento ufficiale, il Privilegium laureationis,
almeno in parte redatto dallo stesso Petrarca, reca la data. Lacultur,
biografia di P., su lacultur.altervista.org.
Wilkins; Dotti. «In Avignone egli vedeva simbolicamente la corruzione
della Chiesa di Cristo e l'intollerabile esilio di Pietro.» Paravicini Bagliani. Moschella.
Petrucci. Wilkins, Così
Ariani, Wilkins sostiene invece che Cola sia giunto ad Avignone a Wilkins4
«Cola si intrattenne parecchi mesi e in quel periodo strinse amicizia con
Petrarca. Cola era ancor giovane e poco noto; ma i due uomini avevano in comune
un grande entusiasmo per la Roma antica e cristiana, una grande preoccupazione
per lo stato presente della città e una grande speranza per la restaurazione
dell'antica potenza e dell'antico splendore.» Il Mondo di Petrarca Ariani, il quale ricorda, a testimonianza della
rottura coi Colonna, Bucolicum carmen, VIII, intitolato Divortium (cfr.
Bucolicum carmen. Santagata16 ricorda inoltre come i legami tra Petrarca e il
cardinale Giovanni non fossero mai stati buoni come con il fratello di lui
Giacomo: «a differenza di Giacomo...il cardinale restò sempre il dominus. Rico-Marcozzi.
Pacca e Cappelli. Dotti, Wilkins, Ariani46.
Troncarelli. Waley. Pacca, Padova, sRico-Marcozzi: «Giacomo II da
Carrara, signore di Padova, che gli fece
ottenere un ulteriore e ricco canonicato da 200 ducati d'oro l'anno e una casa
nei pressi della cattedrale». Ariani49.
Una prospettiva generale del rapporto tra P. e Boccaccio è esposto in
Rico, Branca87. Rico-Marcozzi: «Solo in autunno si trasferì
ad Avignone, per scoprire (almeno secondo quanto affermato in Familiares) che
gli si offriva la segreteria apostolica, già a suo tempo rifiutata, e un
vescovado». Ariani, Ferroni; D. Ferraro,
P. a Milano. Le ragioni di una scelta, Rinascimento; Firenze: Olschki, Viscónti,
Galeazzo II, su treccani. Pacca, Amaturo. Ma è fuor di dubbio che tra il poeta
e i suoi nuovi signori si istituiva come un patto di mutuo interesse: da un
lato egli si avvantaggiava della posizione di prestigio che gli offriva
l'amicizia dei Visconti; d'altro lato acconsentiva tacitamente a essere
adoperato in missioni diplomatiche, non numerose invero, né discordanti con i
suoi ideali civili. Ariani Cappelli La riflessione petrarchesca si indirizza
sempre più ad hominem e ad vitam, all'uomo concreto nella sua circostanza
concreta, si nutre di meditazione interiore, progetta un'opera capace di
delineare una parabola esemplare in cui lo scrittore propone se stesso e la
cultura di cui è portatore come modello capace di confrontarsi su tutti i
terreni.» Rico-Marcozzi: «il
Secretum...composto in tre fasi successive. Ferroni Ariani Cappelli Wilkins
Vicini Retore originario di Pratovecchio, Donato degli Albanzani fu intimo
amico sia di P. che di Boccaccio. Per quanto riguarda i rapporti con il primo
si ricordano, oltre le missive indirizzategli dall'Aretino, anche alcune
egloghe del Bucolicum Carmen, in cui è chiamato con il senhal di Appenninigena.
Si veda la voce biografica Martellotti.
U. Dotti, P. civile: alle origini dell'intellettuale moderno, Donzelli
Editore, Wilkins, espone
dettagliatamente le trattative tra Petrarca e la Serenissima, citando anche il
verbale del Maggior Consiglio con cui si procedette all'approvazione della
proposta petrarchesca. Per ulteriori informazioni, si veda Gargan, Lettere Senili, traduzione di G. Fracassetti,
Si ricordi la visita dell'amico Boccaccio, quando però P. si era recato
momentaneamente a Pavia su richiesta di Galeazzo II. Nonostante l'assenza
dell'amico, Bocca ccio trovò una calorosa accoglienza da parte di
Francescuolo e di Francesca, trascorrendo giorni piacevoli nella città
lagunare (Cfr. Wilkins,
Rico-Marcozzi -- fece ritorno a Venezia dove fu raggiunto dalla figlia
Francesca maritata al milanese Francescuolo da Brossano.» Pacca,
Ma...bisogna dire che il vero valore del De ignorantia consiste nella
vigorosa affermazione della filosofia morale sulla scienza naturale. Ed è
questo il motivo della sua inferiorità rispetto a scrittori come Platone,
Cicerone e Seneca; perché per Petrarca la cultura "è subordinata alla vita
morale dell'uomo. Casa del Petrarca, Arquà.
Wilkins Ariani Wilkins, Billanovich. Petrarca designacon indicazioni
esplicite anche per noi remoti quale loro custode un letterato padovano,
Lombardo della Seta, mediocre per ingegno e per dottrina, ma cliente premuroso
del maestro, di cui in una intima familiarità negli ultimi anni aveva
lentamente conosciuto le abitudini e filialmente soddisfatto i desideri.
Così...era promosso subito a buon segretario. Ariani G. Baldi, M. Razetti, G. Zaccaria, Dal testo alla storia,
dalla storia al testo, Paravia Wilkins La tomba del Petrarca. Canestrini e Dotti, Millocca, Francesco, Leoni, Pier Carlo, in
Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Si veda Analisi Genetica dei resti scheletrici
attribuiti a Petrarca. Si veda inoltre
Petrarcail poeta che perse la testain The Guardian sulla riesumazione dei resti
di Petrarca. Ricchissima la al proposito: si ricordino i libri citati in,
tra cui Cappelli, L'umanesimo italiano da Petrarca a Valla; i saggi curati da
Billanovich (tra cui l'opera sua più importante, Billanovich, Petrarca
letterato, uno dei maggiori studiosi del Petrarca; i libri di Pacca, Ariani e Wilkins. Pacca e Cappelli, Garin. Si veda il lungo articolo di Lamendola
al riguardo, in cui si espone anche la chiave di lettura dei classici latini
nel corso dell'età medioevale. Dotti, Magdi
A. M. Nassar, Numismatica e Petrarca: una nuova idea di collezionismo, Il
collezionismo numismatico italiano. Una storica e illuminata tradizione. Un
patrimonio culturale del nostro Paese., Milano, Numismatici Italiani
Professionisti, Billanovich Per la datazione cronologica, cfr. Billanovich. Il
Petrarca formò tra i venti e i venticinque anni il Livio Harleiano»; Le
scoperte e i restauri degli Ab Urbe condita eseguiti dal Petrarca sul
palcoscenico europeo di Avignone; Cappelli, Billanovich, Billanovich, Un
riassunto veloce è esposto anche da Ariani63.
Cappelli42 e Ariani62.
Cappelli, Albertini
Ottolenghi, Albertini Ottolenghi. Significativo
il titolo del settimo capitolo di Ariani. Lo scavo introspettivo.
Ferroni10. Ferroni, Ferroni10 e Guglielmino-Grosser178. Petrarca, Africa, Cappelli e Guglielmino-Grosser Dotti,: I versi vennero
infatti riconosciuti bellissimi, ma tali da non convenirsi alla persona cui
erano posti in bocca, in quanto degni piuttosto di un personaggio cristiano che
di uno pagano.» Santagata. Il
gesto di fastidio con il quale si liberò quasi sùbito delle superfetazioni
scolastiche ha il suo esatto corrispettivo nel rifiuto dell'imponente edificio
logico e scientifico della filosofia Scolastica a favore di una ricerca morale
orientata, con la guida determinante dell'agostinismo, verso il soggetto e
l'interiorità della coscienza. Delle cose familiari, Guglielmino-Grosser, confrontando
Dante, il quale non ha trasmesso ai posteri dati biografici della propria vita,
e Petrarca, afferma che quest'ultimo «fornendoci una grande quantità di
informazioni dettagliate sulla sua vita quotidiana, vere o false che siano,
mira a trasmettere di sé un'immagine concreta».
Dotti, sulla base della Familiares delinea il senso del messaggio
umanistico lanciato da Petrarca: «...parlare con il proprio animo non serve:
bisogna affaticarsi ad ceterorum utilitatem quibuscum vivimus, per l'utilità di
coloro con i quali viviamo in questa terrena società, ed è certo che con le
nostre parole possiamo giovare: quorum animos nostris collucutionibus plurimum
adiuvari posse non ambigitur (Familiares). Il colloquio umano è dunque lo
strumento dell'autentico processo umanistico...Sua mercé si saldano e si
congiungono gli spazi più lontani...I comuni principi morali, dunque, e
l'indagine costante e irreversibile sono la molla di un processo che non può aver
fine se non con la morte dell'umanità medesima, e il discorso, il colloquio e
la cultura ne sono il filo conduttore.»
Viaggi nel TestoAutori della letteratura Italiana, su internetculturale.
Si ricordino i celebri versi di Pd in cui l'avo Cacciaguida gli profetizza la
durezza dell'esilio: Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è
duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale Guglielmino-Grosser Guglielmino-Grosser
Marazzini Santagata/ La riforma di Petrarca consiste nell'introdurre entro
l'universo senza regole della rimeria coeva la disciplina, l'ordine, la pulizia
formale, lo stesso aristocraticismo propri delle più compatte 'scuole'
duecentesche. Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di P.
secondo Contini. Delle cose familiari,
traduzione di G. Fracassetti, Pulsoni Giuseppe Pizzimentig Opera: Altichiero,
San Giorgio battezza Servio re di Cirene; Si veda, per maggiori informazioni,
Pacca, Per maggior informazioni, si veda
il saggio di Fenzi. Si veda il saggio di Dotti sulle Epistolae metricae. Pacca,
Pacca, Ferroni14. Amaturo,
Cappelli Ferroni, Pacca; Santagata;
Amaturo, Le epistolae retrodatate furono, secondo
Santagata, probabilmente scritte ex novo perché fossero aderenti al progetto
culturale-esistenziale idealizzato dal Petrarca. Guglielmino-Grosser; Ferroni; Ariani; Dionisotti.
Salutati e dopo la morte del P. e del Boccaccio, il più autorevole umanista
italiano, unico erede di quei grandi.»
Dionisotti. Dopo lungo intervallo, Boccaccio compose in volgare una
succinta vita di Alighieri cui fece seguire un'assai più succinta vita del
Petrarca e un conclusivo paragone fra i due poeti. Cappelli, Di Benedetto Si veda la voce enciclopedica
curata da Praz e Di Benedetto Ariani Pacca, Petrarca e Bresslau, Lettere Senili, traduzione di G. Fracassetti,
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Rico e L. Marcozzi, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,, Francisco
Rico, La "conversione" del Boccaccio, in S. Luzzato e G. Pedullà,
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dell'anima. Storia e racconto nel Canzoniere, Bologna, Mulino, M. Signorini, Malpaghini, Giovanni, in Dizionario
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Carlo Rossi e Remo Ceserani (Milano, Feltrinelli); Donata Vicini, Musei civici
di Pavia, Milano, Skira, Petrarchismo; Pre-umanesimo
Umanesimo Canzoniere Petrarchino; Biblioteca di Petrarca Incoronazione poetica
Casa del P.. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Francesco Petrarca, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. P., Dizionario di
storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ente ufficiale per gli studi
petrarcheschi in Italia, Boccaccio, Epistole e lettere, Biblioteca Italiana, F.
Lamendola, Il culto di Virgilio nel medioevo, Centro Studi La Runa. Romano
Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di Petrarca secondo G. Contini,
V. Pacca. Catalogo dei Compositori e delle opere Musicali sulle rime di su
Artemida. Le tre corone fiorentine della lingua italiana. Francesco Petrarca.
Petrarca. Keywords: implicature, cicerone, I lizij, lucrezio, filosofia Latina,
filosofia romana. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Petrarca.” Luigi Speranza, “Il dialogo filosofico – Platone, Cicerone,
Petrarca e Grice.”
Grice
e Petrone: i sanniti e la setta d’Imera – il megliore dei mundi attuali – CLXXXIII, LX
LX LX I -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Imera). Filosofo italiano. A Pythagorean,
who claims that the number of worlds is CLXXXIII -- arranged in the form of a
triangle: LX on each side and one at each angle. Petrone.
Grice e Petrone: il determinismo dei
sanniti e dei liguri – il fato o il caso? – l’implicatura conversazionale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Limosano). Filosofo italiano. Grice: “I like some phrases by
Petrone: ‘il mondo del spirito,’ ‘idealista’, etc.’” Grice: “Some of his
philosophese is totally untranslatable to Oxonian, such as ‘la nostra guerra’.”
Insegna a Modena e Napoli. Cerca di
conciliare l'oggettivismo dei lizij con il soggettivismo critico. Dei lincei. Collabora
a “Cultura Sociale politica e letteraria”. In “Il Rinnovamento” si espressa
criticamente sulla condenna del modernismo da Pio X. Altre saggi: “Filosofia
come analisi” (Pisa, Spoerri); “Psico-Genesi” (Roma, Balbi) – cfr. psico-genesi
nella teoria della comunicazione di Grice --; “I limiti del determinismo” (Modena, Vincenzi); “Idee morali del tempo” (Napoli, Pierro);
“Uno stato mercantile”; “La premessa del
comunismo” (Napoli, Tessitore); “Confessioni d’un idealista” (Milano, Sandron)
– cf. MAMIANI ROVERE – Confessione d’un meta-fisico – AGOSTINO – “Confessioni”
-- ; “Lo spirito” (Milano, Milanese); “A proposito della guerra nostra” (Napoli,
Ricciardi); “Etica” (Palermo, Sandron); “Ascetica” (Palermo, Sandron); “La vita
nova” (Cecchini, Roma, Storia e letteratura); “Filosofia politica”; “La terra
nell’economia capitalistica”; “Il latifondo siciliano”; “La legge aggraria”;
“Il diritto al lume dell’idealismo critico”; “La conezione materialistica della
storia” spirito”; “L’etica come intuizione” -- – contro LABRIOLA (si veda) --.
“La storia interna” “Il valore della vita”, “L’inerzia della volonta”;
“La’energia profonda dello spirito”; “La fase della filosofia del diritto”; “I
caratteri differenziati del diritto” -- Cf.
Tyrrell. (cf. A. M. G. – “Tyrrell e Tyrrell”). Avevamo già corretto le stampe
di questo articolo, quando ci giunse l'ultimo numero del rinnovamento di Milano
-- pieno di tutto fiele contro l'enciclica. Nella sostanza si accorda
pienamente col programma dei modernisti, ma nella violenza della forma e nella
irriverenza del linguaggio lo passa di molto; e trascende con P. -- L'Enciclica di Pio X -- a
stravolgimenti indegni dello spirito e del senso dell'enciclica. Ed ancora
sullo stesso periodico. Ma peggio ancora spropositò su questo punto nel
Rinnovamento mostrando di aver ben poco compreso e del modernismo e dell'enciclica
che lo condanna. Dizionario di filosofia, Treccani Dizionario biografico degl’italiani,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Per saggiare a fondo il valore
del realismo giuridico dell’antico DIRITTO ROMANO, è uopo, anzitutto, indagare,
se e fino a che punto esso risolva o dia sicurtà di risolvere quei
problemi che ogni ricerca del diritto, la quale aspiri al titolo di
FILOSOFICA – alla Hegel --, si propone e che non sono del tutto ignoti alla
filosofìa del dritto romano tradizionale. Tre sono i problemi che ricorrono tuttora
nella filosofia o che segnano l’intervento della scesi filosofica bene intesa.
Il primo concerne l’origine, .la portata, i limiti del conoscere. Il secondo
concerne la natura dell’ essere che è l’oggetto del conoscere. Il terzo il
valore e le leggi dell’operare. Il primo è il problema gnoseologico e,
nella filosofìa del dritto romano, può formularsi così: quali atti
e funzioni ‘psicologiche’ si richieggono perchè si formi, rigorosamente
parlando, una nozione del dritto – quale il ‘diritto romano’? Quale ne è
il criterio, il principium cognoscendi? La ricerca induttiva dei fenomeni
del dritto presuppone o no una nozione del dritto, una serie di abiti o (li funzioni psicologiche, che valgano come
premesse e come leggi del processo induttivo ? II secondo è il
problema ontologico ed è espresso da queste domande: in che si sustauzia il
diritto romano? Quale è il la natura che subest , che sottosta immutabile
alle sue evoluzioni fenomeniche? e, nell’ ipotesi che la ricerca
dell’ essere e della sostanza sia illegittima, nella ipotesi cioè
fenomenistica, quale è e donde il nascimento del fenomeno giuridico? Il
terzo è il problema etico e la maniera onde può venir risolto corrisponde
esattamente alla maniera onde si formula e si dibatte il problema
ontologico: esso si domanda, quali sono le norme della condotta giuridica
doverosa; se le disposizioni del potere POSITIVO – del Hegel sullo stato
prussiano -- siano, semplicemente perchè tali, dotate di valore etico-imperativo;
se, invece, non vi sia un criterio normativo, superiore ad esse e giudice
di esse , ottenuto altronde; se ci si debba limitare alla semplice accettazione
delle disposizioni autoritative ossia del DRITTO POSITIVO o se, invece, non sia
legittimo e corretto domandare il titolo RAZIONALE di esse o IL DRITTO DI
QUEL DRITTO: è insomma, a dir breve, il problema del dritto naturale. Il
realismo giuridico non può evidentemente sottrarsi a questi problemi che ogni
uomo, conoscendo, non che filosofando, si propone e che, per quanto
egli premediti di sviare o eludere, non si lasciano rintuzzare in
verun modo. Ed in un modo o nell’altro, di dritto o per traverso, se li propone
e li agita lo stesso realismo giuridico. Il quesito cono- scitivo
non è per esso un problema, in quanto ue presuppone la soluzione che è,
come tante volte si è visto, volgarmente empirica. Gli altri due quesiti,
poi, quello ontologico e quello etico, sono (la esso piegati alle
esigenze del suo empirismo conoscitivo: il primo di essi è snaturato da
problema di essere in problema di origine ed al secondo si oppone un
diniego esplicito. Il clie per altro, non toglie che cosi quella
forma speciale onde si pone e s’ inter- petra uno dei problemi, come
quella esclusione o soluzione a priori che si ritorce all’altro non sieno
la conseguenza d' una scepsi critica, sottintesa se non espressa,
ed implicita nell’ assunto fondamentale dell’empirismo, quand’ anche non
condotta di pro- posito deliberato da questo o quello interpetre dell’assunto
stesso. Resta solo a vedere, se il problema vada posto come vuole
V empirismo o come vuole la filosofia, o, dove l’uno e 1’ altra lo
pongono ad uno stesso modo, se vada risolto nell’ una forma o nell’
altra. E dico a bella posta — LA FILOSOFIA— senza vermi predicato che
la determini in un senso più che in un altro e che la limiti ad una
scuola più che ad un’ altra. L’ empirismo si annunzia in antitesi non a
questa o quella filosofia, ma alla filosofia in generale, o, se si vuole,
è una for- ma di filosofia che si oppone a quella che fin qui era
tenuta per tale, alla metafisica, e non a questo ed a quel sistema, ma al
criterio comune a tutti i sistemi, al yenus proximum di essi. Termine di contrapposizione
all’empirismo sarà, adunque, per noi l’assunto impersonale della
filosofia, senza che le varietà individuali di essa ci occupino punto.
Il che va inteso in senso relativo e limitato a quel possibile
consenso che, traverso le lotte dottrinali, è dato ravvisare, nella
tradizione storica della filo- sofia, a chiunque la interpetri con
intelletto d’amore . Il criterio della esperienza ed il problema gnoseologico
della filosofia del dritto. Adunque 1 ? esperienza, ossia la
osservazione e la comparazione dei dati fenomenici, è il criterio cono-
scitivo universale del realismo giuridico, di guisa che la critica
di esso si traduce iu una critica della e- sperienza. Questa critica non
data veramente da oggi : essa è vecchia, nè comincia dal Kant, come si
peusa comunemente, ma risale a Platone, che primo rivendicò le
ragioni della scienza e della filosofìa contro la doxa e 1’ empirismo dei
sofisti. Per quanto vecchia, essa non ha perduto, tuttavia, la freschezza
della novità, e va rievocata oggi che il positivismo, nella forma
più matura della teoria delfassociazione e di quella dell’ evoluzione, ha
risollevato i fasti dell' empirismo. Diremo, adunque, anche a
costo di apparire no- iosi ripetitori, che 1’ esperienza non è in grado,
da per sè sola, di scovrire il momento universale e ne- ccessario
del dritto, nè il nesso causale dei fenomeni .giuridici, più di quello
che essa noi sia di scoprire il momento necessario ed il nesso causale di
altri ordini di fenomeni. L 7 esperienza ci dice che una
cosa è fotta così e non altrimenti, ma non che la cosa non possa
essere altrimenti che così. L 7 esperienza ci dà la coesistenza e la
successione dei fe- nomeni e può darci anche la legge empirica (la cosi
detta legge di conformità che impropriamente si chia- ma legge) di
tale coesistenza e successione, ma non ci dà nè può darci mai la legge di
necessità. Essa ci dà la ripetizione delle coesistenze e delle succes-
sioni di dati fenomeni, ma non la legge di tale ripe- tizione: essa
ci dice che una cosa si ripete cento, mille, diecimila volte, ma non che
si debba ripetere .neces- sariamente. L’ultimo dei termini della serie
progres- siva e faticosa delle esperienze non ci dice niente di più
e di meglio di quanto ci dica o ci abbia detto il primo, e l 7 ultima
ripetizione vale le altre. L’accresci- mento del materiale della esperienza
è un processo quantitativo, dal quale nessuna alchimia trarrà una
qualità nuova. Noi chiediamo il quia , ed il quid, doveccliè i
progressi della esperienza non ci promet- tono che una cognizione sempre
più vasta del quale. La teoria dell 7 associazione, che data da Hume, si
avvisa di eludere il problema, con l 7 apporre a questa legge di
necessità una portata puramente psicologica. La necessità oggettiva, essa
dice, è un inganno; la ne- cessità è puramente soggettiva ed è la
coazione inte- riore verso un dato nesso o una data serie di nessi
logici delle nostre rappresentazioni. La categoria della necessità
è una oggettivazione illusoria, una proie- zione al di fuori dell’abitudine
interna di un dato nesso ideale. Ma, checché si deponga in favore di
tale tesi, non si scema l 7 equivoco che la vizia. La coazione
interiore può ben nascere dall’abitudine, ma la necessità logica della
ragione è ben’altra dalla coa- zione psicologica del sentimento. Questa
ultima, non che necessaria, è accidentale di sua natura, perchè il
dominio psicologico è il dominio del variabile, del contingente, del
casuale (1). Del pari V esperienza^ non può colpire il momen- to
universale delle cose. La universalità alla quale essa può pervenire è,
tutt’alpiù, universalità sui generis , universalità relativa e
provvisoria, il che è tutt' uno che negazione della universalità
scientifica. Il maximum dello sforzo cogi- tativo al quale possa
pervenire l’esperienza, secondo un noto principio del Kant, è il seguente
« per quello che abbiamo appreso fin qui, non si trova veruna ecce-
zione di questa o quella regola data » non già quest’al- tro «
questa è regola universale e non ha veruna ecce- zione » (2). E ciò,
perchè le conclusioni dell'esperienza sono limitate e condizionate quanto
la esperienza, la quale è eminentemente analitica e non assicura e non
garentisce che il suo responso immediato. L’esperien- za ci dice
che date coesistenze e date successioni di fenomeni si sono ripetute fin
qui, ma non ci assicura che si ripeteranno in avvenire. È vero bensì che
noi » oggettiviamo ed universaleggiamo ogni giorno le ri- sultanze
di quella esigua e ristretta esperienza per- ii) Vedi la bella
illustrazione che di questi pensieri della critica kantiana fa il
Volkelt. Erfahrung und Denken. Kritische Grundlegung der Erkenntnisstheorie.
(Hamburg e segg. * (2) Volkelt] sonale che ne è consentito di fare e le
atteggiamo sub specie aeternitatis , ma, con ciò stesso, noi supe-
riamo i termini della pura esperienza, noi invochiamo ed
applichiamo per la nostra cognizione un altro cri- terio che quello
sperimentale. In ogni giudizio che formuliamo v’ò un tacito sottinteso
che precede l’esperienza e la integra : ed il sottinteso è questo: che
quella ripetizione delle coesistenze o delle successio- ni, la qual
ripetizione non abbiamo osservato ancora 0 non potremo osservare in
avvenire, è conforme alle ripetizioni o alla serie di ripetizioni già
osser- vate. Il processo induttivo presuppone 1’ habitus, la
funzione mentale che si formula nel principio d ’ iden- tità : dal
quale segue che quanto si predica di una cosa o di un rapporto già esperito
va predicato, al- tresì, di tutte le cose e di tutti i rapporti
esperibili, le quali o i quali sieuo della stessa natura sostanziale
della prima o del primo (I). ^Ne l’esperienza è più atta a conoscere il
perchè delle cose, il cur , di quello che noi sia a conoscerne la
universalità. La successione dei fenomeni, sia pure conforme a regola,
non è causalità: e dall’esservi fra 1 fenomeni di una serie un rapporto
di prima e di poi non segue, per altro, che la mente dell’osserva-
tore, la quale nel supposto è tabula rasa , argomenti dal semplice
rapporto empirico di antecedente e con- seguente la possibilità di quello
ideale di causa e di effetto. L’esperienza ripetuta delle stesse sequele
di un dato fenomeno e di un altro non può creare ex nihilo sui quel
rapporto di causalità che ai primi (1) VERA A. Melanges philosophiques] gradi
ed ai primi passi di quella esperienza era in- concepibile. Senza dubbio,
il rapporto di causalità è nelle cose (lo scetticismo di Hume non ha
chiuso il problema) ma non è una specie impressa sulle cose,
visibile e palpabile a nudo, esperibile iusomma. La nozione di quel
rapporto è, direi quasi, un’anticipa- zione dell’ intelletto sulla
esperienza e sulla stessa natura. Ogni nesso causale che noi formuliamo
pre- suppone 1’ habitus , la funzione mentale del nesso causale in
quanto tale. Noi diciamo « questa cosa è effetto di quell’ altra » solo
perchè sapevamo che, risalendo la serie regressiva dei fenomeni, ciascuno
dei termini di questa serie è un effetto, ossia è un prodotto da
una causa, finché si perviene al termine primo che non è più effetto, ma
causa sui. In vero, senza questa funzione mentale, noi avremmo uu bel
discernere delle affinità "e delle conformità logiche tra
l’operare di una cosa e la natura di fatto d’una altra cosa che la segue:
tra Luna e l’altra cosa noi non vedremmo mai un rapporto causale, se a
quel nesso di conformità non si associasse spontaneamente, nel
nostro pensiero, quella funzione mentale, che io chiamerei il sottinteso
della causalità. Chi analizzasse questa serie di sottintesi e questa prescienza
e vedesse quanto è facile e seducente, ad un me- tafisico che sia
artista ad un tempo, atteggiare quella prescienza a forma di ricordo di
una vita psichica oltremondana, vedrebbe forse che la dottrina plato-
nica « sapere è ricordare » è più presto una defor- mazione poetica
di un sano principio filosofico, che un principio falso di sua natura. La
nostra scienza, «e non è prescienza, ha per sottinteso un certo grado di
prescienza. A Corate enunciò lo stesso principio in altra forma, quando
disse « sapere è prevedere ». La previsione di un fenomeno esperibile ma
non esperito è, evidentemente, prescienza intellettiva. Un logico
recentissimo della scuola critico-posi- tivista, il Masaryk, ci porge una
indiretta conferma, che qui ò opportuno ricordare, di questi supremi
principi della critica della conoscenza. I fenomeni particolari
sono tuttora (così VA del Saggio fri logica concreta) gli elementi
costitutivi del l’universo, come V oggetto proprio della conoscenza
umana: ma noi sono immediatamente. Il nostro intellet- to non può
cogliere ed intuire di un lampo l’unità delle cose : il suo processo è,
per di tetti vità connaturata, eminentemente astrattivo. Epperò esso
conosce le cose non per intuito diretto, ma mediante le leggi e le
proprietà essenziali che a quelle cose ineriscono. Queste leggi e
proprietà sono il prins, non il posterius della conoscenza. Y’ha due generi di
scienze: scienze astratte e scienze concrete: le prime cono- scono
le leggi delle cose e le seconde V essere di fatto delle cose. Or bene le
scienze astratte sono il fondamento, il presupposto delle concrete,
appunto perchè le cose non si conoscono che per le loro leggi e
proprietà essenziali. La biologia, che è scienza astratta, perchè ha per
oggetto le leggi della vita precede ad es. la zoologia, che studia gli animali
vi- venti, ed è la confritio sine qua non della sua esistenza. So
le scienze concrete presuppongono le scienze astrat- te, è assurdo
supporre che le prime forniscano la base delle seconde. Ciò sarebbe una
inversione di termini. Precisamente l’opposto è vero. Le cose non- si
intuiscono o esperimentano di un tratto solo nel loro essere, ma si
conoscono in funzione di una legge e di una proprietà essenziale che
precede e rende pos- sibile l’esperienza. Gli è questo che ci spiega come
e perchè le scienze astratte abbiano fatto progressi di gran lunga
maggiori che le concrete. Gli è che que- ste sono posteriori a quelle,
onde la loro maturità segue, in ragion di tempo, il progresso di quelle
(1). Questi principi del Masaryk sono fondati sul vero, benché il
modo ond’ egli si esprime sia tutt’altro che proprio. La sua terminologia
è mutuata dall’em- pirismo per formulare una nozione so vraem pirica.
Quello che egli chiama processo astrattivo va chia- mato processo
di sintesi spontanea ed originaria, perchè 1’ astrazione presuppone la
conoscenza del concreto onde si astrae, il che contraddirebbe al
supposto. Prescindendo da ciò, resta, intanto, stabilito che
non solo la filosofìa, ma lo stesso positivismo cri- tico ed
illuminato insegnano d’ accordo che alla conoscenza analitica delle cose
particolari deve pre- cedere la conoscenza della specie universale, che è
come una sintesi, una deduzione spontanea ed ori- ginaria, un’
anticipazione mentale dell’ osservazione. L’ esperienza affidata alle sue
forze sole è così lun- gi dal fornirci un concetto scientifico delle
cose, che anzi essa, senza 1’ ausilio di una virtù intellettiva che
è prima e sovra di lei, non potrebbe neanche venire alla luce e
legittimarsi come esperienza. (1) Versucli eiiier coucreten Logik (Wien]
Or bene, ripeto quanto lio detto più su, questa difetti vità dell’
esperienza sussiste nell’ ordine delle conoscenze giuridiche, come iu
ogni altro ordine di conoscenze. Anche ivi la nozione universale deve
pre- cedere 1’ esperienza particolare: la scienza sintetica delle
proprietà essenziali del diritto deve precedere la scienza analitica dei
fenomeni giuridici particolari e non seguire da essa. Anche ivi una
estensione, un im- pinguamento del materiale di fatto può accrescere la
notizia delle cose, non la scienza , come bene afferma 1’ Hartmann.
11 materiale dei fatti é il sottosuolo, non T oggetto della scienza (1).
La osservazione empirica di un fatto giuridico non ci dice nulla sul momento
universale e necessario del dritto, nulla sui nessi causali di quei fatti
ed è, però, inetta ad adempiere, non che una sintesi filosofica, ma una
semplice sintesi scientifica: di guisa che, sulla scorta di essa,
neanche la fenomenologia perverrà ad otte- nere quel principio sintetico
e quell’ universale lo- gico del dritto che, come tante volte si è visto,
rappresenta il suo termine ideale. Per dirla più (lì Die
Bereicherung an Blossem Stoff des Wissens vermehrt uur die Kuncle , aber
nicht imraittelbar die Wissens.chaft. In- dem aber die Wissenschaft erst
da anfiingt, wo in den Bezie- huugen des Stoffs und den allgenieinen in
ihm wirkenden Kràften oder Momenten das Gesetzmiissige, Ordnungsmiissige
oder Planmàssige, logiseh oder sachlich Nothwendige aufge- suclit
wird, zeigt sich eben, dass 'der Stoff als solcher nicht don Gegenstand
selbst der Wissenschaft bildet, sondern nur die Unterlage derselben, dass
aber der eigentliche Gegenstand der Wissenschaft dasjenige ist, was an
den Beziehungen des Stofìes allgcmein und verniinftig ist — Gesammette
Studien u. Aufsiitzc] esplicitamente, quella osservazione empirica,
ammes- so pure che la si estenda il più che sia possibile, non ci
darà, di per se sola, non che una filosofia, neanche una scienza del
dritto. Perchè egli è fuori dubbio che la scienza abbia per
soggetto V universale ed il necessario delle cose. Platone, Aristotele, e
fra noi, CICERONE, hanno del pari messo fuori disamina, che oggetto della
scienza é la vóyjaig nepi òoatav (1) e che P esperienza, che apprende il
parti- colare, non va confusa con la scienza che apprende l’
universale (2). Gli stessi principi sintetici della fenomenologia che
siamo venuti divisando non pro- vengono dall’ esperienza, ma dalla
speculazione del pensatore. La storia consegna al v. Ihering il fatto
della lotta e del fine interessato , ma, quando egli generalizza P
esperienza di quel fatto a momento universale del dritto, eccede i
termini della espe- rienza, per soddisfare ad una vocazione speculativa
che è anteriore all’ esperienza. La ragione del Dahn ed il giusto
del Lasson sono cosi poco creature del- P esperienza, che quella è un
ricordo della opinio necessitati della metafisica , ovvero una forni ola
logica della razionalità della Volhsbewusstsein (la qua- le, a sua
volta, è una ipotesi demo-psicologica che trascende ogni esperienza) e
questo è P applicazione al dritto di quel logos Hegeliano, che è P ultimo
residuo di una notomia degli atti conoscitivi, la quale ha il suo
punto di partenza nell’ esagerazione dell’ a priori. Il principio del
rispetto verso la forza (1) Rep. 534.' Vedi pure: Fed. 76 e
passim. (2) Mat. XIII; 9; Mag. Mor. I, 4. V - .T$ imperante (Achtung) e quello
della pre volizione del- la norma ( Anerlcennung ) sono non fatti di
esperienza 0o - o'0£,ti va, ma impostasi intellettive di alcuni fatti
acci- dentali di esperienza psicologica. Il realismo giuridico si avvisa
di conoscere le proprietà essenziali e le leggi del dritto col mero
processo della induzione e della comparazioue. Noi abbiamo visto
testò il Post, nell’ analisi compara- tiva dei fotti particolari della
vita dei popoli, fer- mare il segreto del substrato universale di quei
fotti e di quella vita. Ma, l’osservazione e la comparazione non sono
possibili senza una teoria pre- esistente, la quale ci faccia discernere
quello die va osservato da quello che non va osservato, e che, nel
materiale disordinato dei fotti, ci consenta di sceverare quel momento che
concerne e preoccupa la nostra scienza da quegli altri momenti che non
ci concernono punto e che le altre scienze differen- ziano dalla
nostra. Senza il filo d’ Arianna della speculazione, V osservazione e la
comparazione dei dati di fatto diventano un labirinto inestricabile e
dal quale non v 7 è più uscita. Se non sappiamo prima, per un’
anticipazione intellettiva, che cosa è dritto, nè possiamo discernere i
fenomeni giuridici da quelli che non sono tali, uè negli stessi fenomeni
giuridici possiamo sceverare quello che in essi è proprietà
essenziale da quello che non lo è. Anche nelF ordine delle conoscenze
giuridiche è vero che V intuizione è cieca senza la categoria. Vi debbono
essere, nella moltitudine dei materiali storici messi a profitto
dall' indagine e e dalla comparazione, delle 'quantità conosciute ehe
permettano alP osservatore di orientarsi nei suo cammino. Il che è riflesso,
nel- F ordine del pensiero, di quello che, come vedre- mo, ha luogo
nell’ ordine delle cose. Perchè, eviden- temente, nel suo processo
evolutivo 1’ umanità de- ve pure avere avuto delle soste, deve pure aver
se- gnato delle fermate e dei punti di riposo, nei qua- li momenti
si è venuto deponendo, consolidando, sarei per dire cristallizzando, il
presunto fluttuare dei fenomeni. La pressura della logica e quella che
lo Schopenhauer chiamava die List der Idee domi- na, del resto, gli
stessi induttivisti della giurispru- denza e li trae a smentire coi fatti
quanto lian professato a parole. Dopo aver respinto 1’ a priori ,
essi sono ben lungi dal farne a meno: e di presup- posti a priori
tolti in prestito alle nostre odierne intuizioni giuridiche o alla nostra
speculazione filo- sofica le loro ricerche sono piene. Tanto egli è arduo,
impossibile anzi, nel rifare a rovescio il pro- cesso della evoluzione
giuridica, fare a meno di un contrassegno ideale di quello che è dritto o
di un criterio intellettivo che ci aiuti a discernerlo dagli altri
fenomeni del cosmo! Il metodo comparativo, adunque, che si avvisa
d’inferire dal semplice raffronto dei fatti la nozione del momento
giuridico di essi, è una vera petitio prineipii. Un’ anticipazione ideale
di quello che si cerca bisogna averla per forza, se no quello che
si cerca non si trova. È una cosa molto elemen fa- re codesta: chi
non sa quello che vuole non trarrà mai un ragno dal buco. Ottima la
ricerca delle for- me storiche della proprietà immobiliare nel mondo
orientale, a mo’ d’esempio, o il raffronto tra esse e quelle
dei popoli occidentali, ma, se voi non avete prima una nozione quale die
sia della proprietà im- mobiliare, quella ricerca e quella comparazione
non la farete mai. La storia è pur sempre storia di qualche cosa. L’ ordinamento seriale dei fenomeni sotto il
genere dritto e sotto le specie famiglia , proprietà ec. (scelgo a bella
posta V ordinamento seriale più fa- cile ed elementare) e tutta la serie
dei principi e delle rubriche e delle classificazioni della giurispru-
denza storica e comparativa sono, per necessità di cose, un
presupposto e non un risultato della com- parazione e della storia. Nò si
opponga che il com cetto del dritto emerge dal fondo stesso della os-
servazione e della comparazione ed è ottenibile mettendo a
raffronto un gran numero dato di og- getti affini tra loro, astraendo
dalle differenze indi- fi) Schuppe. Die Metkoden der
liecktspkilosopkie. Man kommt nickt von der gesckicktlickèn Betrachtung
zu dem Gewordenen, sondern gerade umgekehrt: man suckt, von diesein
ausgekend , seine Erfahrung nack ruckwarts in der Zeit zu erweitern Der
Versuck, aus der Gesckichte he- rauszusammenfugend zu ersckaffen, kame
auf ein Mlsslingen oder eine Selbsttausckung kinaus: es giebt nur
Gesckiehte von Etwas. Wenn die sogenannte genetiscke Metkode die vollkomneren
Gestaltungen aus den unvollkomneren sick erzeugen, so solite nie
iiberseken werden, dass im Nackweise dos Keimes das Wozu er sick
entwickeln, Wessen Keiui er sein soli, sehon vor- sckwebt; nur vom
vollendeten Erzeugniss fragen wir zuriick nack den keimartigen Anflingen.
Stammler . Die Metkoden der geschicktlicken Rechtstheorie] vicinali di
ciascuno e ferrnaudo quel genere, quella nota universale e comune, in che
convengono tutti ad un tempo. Imperocché, appunto perché abbia
luogo quel raffronto, si richiede un’ anticipazione sintetica della
natura sostanziale del dritto. Per di- scernere in che gli oggetti sono
affini, occorro che vi sia, anzi tempo, un contenuto ideale, in rapporto
al quale 1’ affinità o la dissomiglianza è concepibile. La
osservazione e la comparazione vi darà il fatto della convenienza, solo
quando voi preconoscete di avanzo, sarei per dire presentite, per una
cotale anticipazione irriftessa dello spirito , quello in che si
conviene e la ragion formale della convenienza. La nota comune è una
premessa del processo astrat- tivo. Bisogna degradare il fenomeno della
conoscenza alla più volgare materialità per convincersi che gli
elementi, i quali in ipotesi sono conformi, si lascino connettere
in un rapporto di conformità per una percezione immediata del loro essere
di fatto. Per- chè gli elementi b. c. d. lascino vedere un elemento
comune con a. e si vadano sussumendo in un rap- porto comune A.
occorre almeno che a, ossia il termine di raffronto, abbia colpito il
pensatore e gli appaia come un momento di cosiffatta natura, da
servire di regolo agli altri, come a dire un equi- valente ideologico
preesistente del contenuto che si ottiene poi formulato nel rapporto A.
Se l’intelletto dell’osservatore è una tabula rasa , egli non vede
nè differenze nè somiglianze nei fenomeni, nè dritto nè torto nella
storia: le differenze sono percepibili, solo quando si sa quello da cui
si differisce e. del pari, le somiglianze, solo quando si sa quello cui
l ‘ì si somiglia: in altri termini i rapporti sono perce-
pibili solo in finizione del loro oggetto ò della loro ragione
formale. Egli, adunque, V osservatore, non vede che una serie di fotti
indifferenti che non sono nè il diritto, nè il suo rovescio : di cui noi,
messi al punto, non potremmo nè anche assicurare che cosa sieno:
perchè ci difetta la virtù astrattiva che sarebbe necessaria per vedere
come andrebbero le cose della nostra intelligenza nella ipotesi di un
processo anormale di questa. Alla induzione ed alla comparazione
deve, adun- que, precedere un intuito speculativo del dritto. ]Sel
campo della giurisprudenza, come in quello delle altre discipline, il
processo conoscitivo s’inizia da una sintesi primitiva e spontanea, si
svolge e dirama e differenzia per l’esperienza, l’analisi, la ri-
flessione e va a metter capo alla sintesi riflessa della deduzione.
La storia del processo fenomenico ed inventivo è un compito
meramente analitico che si esercita sopra una sintesi scientifica preesistente.
Per de- scrivere le fasi evolutive di una cosa bisogna già
possedere il concetto dell’ essere della cosa, ossia della sua
forma definita ed evoluta e della sua con- figurazione stabile e
consolidata (1). (1)... Es ist vor Alleni unumgiinglich, class der
Entwiok- luiigahistoriker das genaueste und deutlichste Verstiindniss
von der reiteri Gestalt besitze und bekunde, von welcber er die
Entwickeluug verfolgt. Die Eutwickelungsgeschichte ist steta und
lediglieli eiue analytischo Aufgabe. Scheinbar nai- ves Aufsuchen der
Verbindungsstiicke und gliickliches Probi- ren, ob sie passen, ist ein
ganz eitles Unterfangen. Di© Ent- La filosofìa speculativa del dritto
aveva adunque ragione. Di che una preziosa riprova ci forniscono
gli stessi empirici della giurisprudenza, la mente dei quali è
munita, anzi tempo, non che di un intuito o di un presentimento del
dritto, di tutto un corre- do di conoscenze speculati ve, più o meno
deformate, tolte in prestito precisamente a quella filosofia. E
senza il suo ausilio 1’ esperienza si sarta trovata a mal partito.
Ciascun fatto o ciascuna serie di fatti non malleva che se stessa: ed il
filosofo dell’ espe- rienza non avrebbe mai visto il lume dell’ idea.
L’induzione è sempre limitata ad un dato numero di fatti, il qual
numero, lo si moltiplichi a talento, dista pur sempre infinitamente dalla
universalità -che si estende a tutto il possibile. Gli stessi prin-
cipi generali non vi sarebbero più : 1’ allgemeine Reclitslelire è
un generale die, viceversa, è un parti- colare. A causare tali
perigli, resta che, in difetto di speculazione propria, si usurpi l’
altrui. Ed ecco, allora, che la premessa maggiore del realismo e
della fenomenologia è una premessa metafìsica. Que- sti declamatori
dell’ esperienza e dell’induzione sono in fondo dedutti visti. La
filosofia ha trovate alcune verità con un procedimento misto d’
intuizione di rapporti ideali e di esperienza psicologica: essi ri-
provano queste verità con l’allegazione di fatti spe-
"wickelungsgeschichte des Organismus setzt ein hohes Stadium der
Anatomie voraus, das sie alsdann erhohen kann. Aber die Entwickelungsgeschichte
kann der descriptiven Anatomie ni- cht voraufgeben. Cohen. Kant’ s
Theorie der Erfahrung Zw. Aufi. S. 7. rimentali, quando noi
facciano con nn tessuto di raziocini. Il loro metodo è analitico e
regressivo: onde quando essi rimproverano di deduzione la vec- chia
filosofia, questa potrebbe dir loro che essa della deduzione, accanto ai
difetti, aveva benanche i pregi, dovechè ad essi non restano che i difet-
ti soli. Il criterio storico-evolutivo ed il problema ontologico
della filosofia del diritto. Si è detto innanzi come la maniera, onde
l’empi- rismo concepisce il problema dell’essere del dritto,
equivale esattamente alla maniera ond’ esso conce- pisce il
problema del conoscere. Dopo aver detto die criterio unico della scienza
è l’esperienza, logica vuole che l’empirismo dica che l’oggetto della
scienza è tale, quale bisogna che sia perchè rientri nei li- miti
della esperienza, e che, quindi, il dritto non abbia altro essere che
l’essere mutabile, contingente e fenomenico, o, per dir breve, non altro
essere che il divenire. Come in tanti ordini di cose, così nel
dritto, il criterio scientifico si è venuto snaturando nel criterio
storico e, conseguentemente, il problema ontologico nel problema
genetico. Del dritto, come di altri oggetti, si studia non più la
sostanza ma la genesi, non più l’essenza ma l’evoluzione, non più
il substratum ma il processo; nè solo si studia l’una cosa e non 1’
altra, ma si afferma come inesistente quella che non si studia, o si
presume di non stu- diarla, appunto perchè la si dà per inesistente. È
il criterio storico-evolutivo , che riassume il genio scientifico (lei
secolo e che pervade scienza e filosofia. Se ne volete 1’ origine, dovete
far capo all’ aspetto* dogmatico del fenomenismo Kantiano e, più lungi
ancora, alla critica Lochi aria, alla teoria, cioè, della
inconoscibilità della sostanza. Tolta, invero, la ri- cerca della
sostanza, non rimane che il fenomeno- soletto al lievi, al divenire, alla
storia. Se questo criterio lo si proseguisse nella sua forma
logica e coerente, esso non porgerebbe ai suoi settatori un saldo
sostegno. Così coni’ è, esso è vi- ziato dalla radice, perchè poggia
sopra una inver- sione del problema filosofico e perchè confonde volgarmente
due termini che vanno distinti, scienza e storia. I fenomeni particolari
che registra la storia sono non solo inesausti, ma inesauribili nel loro
nu- mero: la umanità ha invocato sempre l’ausilio delle idee per
dominare l’universalità dei possibili, senza di che non si sarebbe mai
svincolata dalle strettoie di una perpetua ignoranza. La storia ha per
oggetto il nudo individuale; quello che sta a sè e non può
predicarsi degli altri; quello che può essere cono- sciuto solo per
un atto di esperienza ex professo e discontinua, e che, per essere
singolo, si consuma in un singolo atto mentale e consuma l’atto stesso;
quello che non ha nesso con altri e non può nè su- bordinarsi ad
essi nè subordinarli a sè, e che è in- comunicabile: quello che dà luogo
non ad un con- cetto, ma ad una moltitudine di percezioni saltuarie,
sempre esposte alla sorpresa del nuovo, dell’impre- visto, dell’
azzardo. Schopenhauer — Die Welt u. 8 .
w. — Ergiinz: z. 3° Buch — Kap: 38. L’empirismo, messo allo
stremo, li a studiato, pertanto, di sfuggire alla logica del suo criterio.
Invece di escludere la speculazione, esso fa atto di riconoscerla,
ma piegandola alle esigenze del suo criterio; nò nega la sostanza, ma la
traduce nel circolo del suo sistema, llesta, per esso, oggetto della
scienza l’essere, ma l’essere appunto sta, o si presume che stia,
nel divenire. Il suo intento non è, in fondo, negativo, ma dialettico. L’
esse della filosofia morale e giuridica è appunto il fieri della
evoluzione del costume e degl’ istituti giuridici. Quella serie di
proprietà sostanziali, quella es- senza specifica della natura e della
coscienza umana non sono negate o rimosse, adunque; sono sempli-
cemente interpetrate in un modo diverso. Esse non sono più un a
priori — della' storia, un termine che è fuori del processo storico e che
rende possibile lo stesso processo; ma si rappresentano come un a
posteriori primitivo, come un prodotto dell’esperienza collettiva e
della razza, un prodotto che si solleva, a sua volta, a causa di nuove
formazioni, di nuovi fenomeni, ma è ab initio una formazione, un feno-
meno esso stesso. Messo da banda il flusso Eracli- teo^ i settatori
del criterio storico-evolutivo si cre- dono licenziati ad ammettere delle
proprietà speci- fiche della natura etica umana, quando s’ intenda
che queste proprietà sieno non un essere, ma un divenire o, per
meglio dire, un divenuto; quando si intenda che esse sono forse un a
priori a petto alla esperienza individuale dell’ uomo che si trova in
uno dei momenti derivati, della evoluzione, ma sono certo un a
posteriori della esperienza delle g enei azioni preesistenti. Nella serie dei
momenti evoluti- vi, ciascuno di essi è un posterius delle esperienze
sociali trasmesse dal momento anteriore; solo clie queste
esperienze diventano generative di altre posteriori, a petto alle quali esse
sono un termine primitivo. L’esperienza collettiva che supera la dispersione
e la difettività dell’esperienza individuale, l’abi- tudine (latamente
intesa) e 1’ eredità che la trasmette e la consolida, la tradizione
storica che ne raccoglie le risultanze : ecco i supremi presidi, con
l’aiuto dei quali 1’ empirismo moderno si avvisa di superare le
difficoltà dell’antico, di trascinare l 1 essere della scienza e
della filosofia nel flusso del divenire e di evitare, ad un tempo, le
ritorsioni di quella logica inesorabile, che lo forza a dibattersi
sterilmente nell’ assurda impresa di logizzare la storia o di sto-
rizzare la logica, di formulare e dogmatizzare il mutevole, 1’
evanescente, 1’ individuale e di travol- gere, ad un tempo, nella rapida
scorrevolezza dei fenomeni transeunti quello che è e che sta, 1’ e-
terno, V immutabile, 1’ assoluto. Se. non che, anche in questo
contenuto più ric- co di valore ideale che assume il criterio storico-evolutivo,
esso è ben lontano dal sottrarsi a quella logica di sistema, . che,
volente o nolente, lo rimena all’ assurdo d’ invertire i termini del
problema filo- sofico e di scambiare la scienza con la storia, la
sostanza col fenomeno, le facoltà e le attitudini connaturate con
le esperienze e gli abiti acquisiti. Finché, in omaggio al paradosso, si
riconosce l’am- missibilità di un x>rocesso all’ infinito e, rifacendo
la serie regressiva delle esperienze, il primo termine di quella
serie si rappresenta come una esperienza a sua volta, il vizio radicale
dell'empirismo rimano sostanzialmente lo stesso. Finché la razza è una
moltitudine d’individui, la quale moltitudine non può fornire un
elemento nuovo ehe non sia orini- nari amente contenuto in ciascuno degl
'individui che la compongono, finche 1’ abitudine e Y eredità sono
forze trasmissive e non creative, le quali, quindi, presuppongono
un quid che si ripeta o consolidi o trasmetta, la contraddizione
implicita nell’ assunto empirico rimane tal quale. L’ empirismo
allontana, risospinge indietro il problema nella storia, ma non lo
risolve. Nella serie delle fasi evolutive v’ è sem- pre un priuSy un
termine primitivo, che, come esso c’ insegna, non è un essere ma un
divenire, non è una sostanza ma un fenomeno, non è attitudine all’
esperienza ma esperienza senza attitudine. Ed in questo termine primitivo
rinasce il problema elie si credeva composto: il divenire è possibile
sen- za 1’ essere ? ed i fenomeni giuridici sono possibili senza
l’essere giuridico"? senza una coscienza giu- ridica già data, senza
una facoltà connaturata del dritto, sono possibili le esperienze
giuridiche? Ogni momento individuale dell’ evoluzione giuridica, lo
si derivi pure da una serie inferiore preesistente, non ha forse
bisogno d’ un ciliquid che lo determini e lo differenzi come tale dal
momento anteriore ? e questo aliquid non è un essere che precede e rende
possibile il divenire ? Nella continuità dei fenomeni deve pure esservi,
non foss’altro, V infinitamente pic- colo di Leibnitz, che prima non era
ed ora è, ed è quindi la radice, il substratum di quello che v’ è
di nuovo nel rapporto reciproco dei termini suc- cessivi della
serie, di quello cioè che differenzia i singoli momenti della continuità.
Questo infinita - mente piccolo non può essere prodotto dalla prima
esperienza, se questa, per logica di cose, lo presup- pone. Come
mai quelle esperienze giuridiche o quella serie di esperienze, che
saremmo impotenti a far noi ex novo , se fossimo dello tabulae rasae , e
che noi possiamo Aire, secondo il criterio storico-evolu- tivo,
solo perchè 1’ eredità e la tradizione storica ha deposto e trasmesso nei
nostri poteri psichici tutto un contenuto ideale che tesoreggiamo di con-
tinuo, come mai, dico, quelle esperienze sarebbero esse state
possibili, senza verini possesso anteriore di una facoltà connaturale, a
quegli uomini primi- tivi, i quali, a quanto insegnano gli
evoluzionisti,, uscivano a mala pena dalla specie inferiore dell’ani-
malità? Perchè, senza dubbio, proseguendo a rove- scio il corso dell’
evoluzione giuridica, vi sarà seni pre un assolutamente prius die non è
più specie ma individuo, che non è più esperienza collettiva e sto-
rica ma nuda esperienza individuale. Il criterio storico-evolutivo
che, per aver rico- nosciuto la legittimità dei processo all’ infinito,
ha posto, come termine primitivo delle esperienze, la esperienza
stessa e, come causa degli effetti, V ef- fetto o la serie degli effètti
stessi, deve raccogliere i frutti del suo inconsulto procedere e deve
togliere sopra di sè la contraddizione di un termine derivato che
si postula come termine primitivo. La filosofia tradizionale, la teoria
nativistica come per dileggio la chiama l’ Jliering, aveva adunque ragione
quando poneva a sostrato primitivo e cau- sale la natura deir uomo e non
il processo della storia, la coscienza giuridica e non le esperienze
edonistiche ed utilitarie. Il fenomeno della evolu- zione
presuppone il noumeno della creazione, nella filosofia del dritto come
nella cosmologia : il dive- nire presuppone l’essere che diviene e che
sussiste < lo stesso attraverso e non ostante il divenire.
Senza una coscienza giuridica bella e data, V esperienze giuridiche
non sarebbero nate, perchè è la facoltà che crea le esperienze e non le
esperienze la tà- coltà. Ed invero, senza una coscienza giuridica uni-
versale connaturata in ciascun membro della razza o della specie,
l’intimo consenso in certe verità giu- ridiche fondamentali, attestato
dalla stessa osserva- zione serena dei fatti, non sarebbe mai venuto alla
luce. L’esperienza, la quale procede a furia di espe- rimenti, di
correzioni, di prove rudimentali, incerte, provvisorie e che è sempre
varia da soggetto a sog- getto, da caso a caso, non può aver potuto
deter- minare, per la contraddizion che noi consente 1’ uni-
versalità e 1’ unità della ragion normativa e della coscienza. Si
riduca questa unità e questa univer- salità alle semplici proporzioni di
una funzione for- malo e vuota di contenuto, ebbene non sarà mai
concepibile come quella unità della forma della coscienza inorale possa
essere uscita dal fondo di esperienze soggettive, senza un fondo comune
di attitudini preesistenti, senza un addentellato di sor- ta. 1/
antropologia dell’ evoluzione può aver pro- vato, si conceda per un momento,
che il contenuto della morale e della giustizia varia da popolo a popolo,
da tempo a tempo, ma non può aver provato che ne varii altrettanto la
forma. Essa, anzi, ri- prova indirettamente che la materia infinitamente
diversa del dritto reca in sè V impronta di una co- stante unità di
leggi e di funzioni, le quali sono, « alla coscienza morale dell 7
umanità, quello che al pensiero le leggi e le funzioni a priori della
cono- scenza; e che muta il contenuto dell’ atto morale, ma
immutabile ne è la ragion formale; ossia le con- dizioni necessarie
all’atto morale come tale sono im- mutabilmente concepite e, sarei per
dire, plasmate nella forma assoluta d 7 un imperativo incondizionale,
d 7 un dovere. Si assuma il più semplice degl 7 istituti giuridici
del più semplice dei Natur-Viilker, ebbene l 7 analisi vi scopre sempre
questa proprietà ideale : il convincimento di una legge estra-
soggettiva, che è fuori e sopra l 7 arbitrio individuale ed alla quale
è doveroso prestare obbedienza. La pretensione giu- ridica del
selvaggio contiene un elemento spirituale che è condizione comune a tutte
le pretensioni giu- ridiche di tutti i popoli più culti. Quella preten-
sione è appresa come una legge impersonale, non solo rispetto ai
soggetti presenti sui quali si eser- cita, ma altresì rispetto a tutti
gli altri soggetti, che sieno per trovarsi nella stessa condizione dei
primi, e, quindi, rispetto allo stesso soggetto preten- sore, ove
egli in tale condizione venga a trovarsi. Motivo etico della pretensione
o del comando, quel motivo, cioè, per cui l 7 una o l 7 altro è appreso
come autorevole e fonte di obbligazione doverosa, è sempre la
conformità presunta di quella pretensione o di quel comando ad una legge.
Che la conformità presunta non sia conformità reale importa poco: resta
sempre stabilito ohe condizione necessaria dell' atta giuridico,
condizione universale e comune a tutti i popoli della terra, è l'intuito
dell'atto stesso sotto la ragion formale del giusto. Ohe questa proprietà
ideale non si trovi così nettamente distinta e differenziata nella
coscienza morale del selvaggio, importa ancor meno. L’analisi è creatura
della riflessione scientifica, laddove l’idea del bene e del giusto è un
intuito sin- tetico della coscienza: 1’ assenza del l'un a è ben lungi
dal provare quella dell’altra. L’analisi rende molte- plice e
successivo rispetto a noi quello che è uno e simultaneo rispetto alla
natura: confondere questi due aspetti è convertire in ipostasi reale un
fenomeno della nostra difettività conoscitiva. Senza dubbio, 1’
unità e la comunanza della sem- plice-ragion formale del bene e del
giusto non basta a fondare una morale, nò una filosofìa del dritto.
Un’etica senza contenuto è una logica del bene e del giusto, non
una nomologia. Quella unità della coscien- za si traduce in piena
iudifferenza e la percezione della ragion formale del giusto in un mero
momento psicologico. Ma, se questa unità formale della coscien- za
morale è poca cosa rispetto alle esigenze ed agli uffici dell’ etica
positiva (e però noi non ci ristiamo a lei, ma ammettiamo un contenuto
morale, quale quello che ci detta la filosofìa teleologico-cristiana, e
sulle orme della scuola di Max Mailer vediamo, nelle tristi
condizioni morali dei Natur- Volker il prodotto di un pervertimento
derivato) è molto rispetto alla critica della sociogenesi della
evoluzione. La quale si chiarisce così contraddire apertamente non solo
alla teleologia inorale, ma benanche alla critica, più ne- gativa e più
«pregiudicata, della ragion pratica. Come per avventura, le incerte
esperienze dei sog- getti sub-umani abbiano potuto determinare V unità
della ragione e dell’intuito formale del giusto, vale a dire quell’
unità che è il residuo non eliminabile di un’analisi corrosiva della
moralità umana: ecco un enigma che il criterio storico-evolutivo non
riuscirà a decifrare mai. Gli è che la presunzione della tabula
rasa non è meno infondata nella sociogenesi, di quello che lo sia
nella ideologia : anzi nell’ una è più insoste- nibile che nell’altra,
perchè il dritto è una idea cosi complessa che anche delle scuole
filosòfiche, le qua- li, nella serie regressiva dei fenomeni della cono-
scenza, pongono come termine primo la esperienza, hanno sentito il
bisogno di concepirne l’idea e la voca- zione come connaturata nell’
uomo, come un habitus della natura. L’ atto giuridico e 1’ atto morale non
nascerebbero mai, ove nella volontà dei soggetti non vi fosse una
cotal disposizione naturale al bene e al giusto, la qual vocazione, a sua
volta, difetterebbe ove non vi fosse un intuito originario del bene e
del giusto. Ignoti (chi noi sa?) nulla cupido. La vo- lontà non è,
da per sè, una legge, come volle il Kant, ma nemmeno è indifferente a
qualsiasi legge, come vorrebbe il plasticismo degli evoluzionisti. Kon
è autonoma di fronte alla Legge Suprema ed al Supremo Legislatore,
ma è tale di fronte al resto, à o’ dire che nella volontà umana v’ è una
voca- zione primitiva verso quello che è buono e che è giusto,
vocazione indipendente dalle condizioni dell’esperienza e della storia. Dicendo
ciò, non si ol- trepassano i limiti della lìlosolìa per entrare nell’or-
* bita della teologia (benché un rimprovero siffatto, ci
affrettiamo a dirlo, sarebbe per noi un titolo di onore). Principio
conoscitivo del bene e del giusto rimane, con tutto ciò, l’analisi della
coscienza, co- me principio ontologico dell- uno e dell’ altro, la na-
tura umana. Noi siamo i veri positivisti, noi, die ci reggiamo sul
saldo sostegno della physis , ma del- la pliysis non deformata dalle
preoccupazioni mate- rialistiche. Rifacendo la serie regressiva delle
cau- . se, la filosofìa pone una causa prima che muove la natura
senza esserne mossa: intenta a discoprire V origine prima di tutte le
cose che sono nel tempo, la logica la costringe ad uscir fuori del tempo.
1/ e- voluzionismo può deridere questa logica, ma non rintuzzarla.
L’ esclusione di un assolutamente prius è impossibile. E ad esso, dico al
positivismo, non rimane che o attestare, con tacito assenso, la presen-
za del soprannaturale, ovvero rimaneggiare con ostentazione di
novità e di maturità quella pove- y ra teoria mitologica della
spontaneità creatrice degli uomini primitivi. Quell’ assolutamente prius,
quel termine primitivo delle esperienze, se non è una creazione del
soprannaturale, deve essere una ge- neratio aequivoca della natura
primitiva : una genialità eroica, un salto mortale degli esseri sub-
umani. Per. sfuggire alle ritorte della logica, il criterio
storico-evolutivo non ha altro spediente che quello di adagiarsi in
esse, di accettarle deliberatamente, di sistemarle anzi: quello, cioè, di
bandire addirittura il problema delle origini, facendo sorgere la
risoluzione di un problema insolubile dalla dispera- zione
professata di risolverlo. Questa esclusione del problema delle origini,
come di cosa inconcepibile in sé, è postulata dalla logica del divenire.
La conti- nuità evolutiva dei fenomeni dell’ universo esclude, per
logica di cose, ogni nozione di principio o di fine (1). Questi due
termini estremi rappresentano il discontinuo, il vacuo, il salto per eccellenza,
on- de sono fuori della evoluzione. L’ evoluzione è pan- teistica:
è 1’ eternità trasferita da Dio al mondo: ora non va dimenticato che 1’
eternità esclude cosi l’o- rigine come la fine. Gli evoluzionisti odierni
lian poco compreso la portata del criterio evolutivo, per- chè ad
essi ha fatto difetto quella penetrazione, metafisica che la fece
comprendere cosi egregiamen- te al Leibnitz: ond’ essi, pur professando
la teoria dell’evoluzione, seguono ciò non pertanto a cinci-
schiare il problema delle origini ! Ma ciò non to- glie che la loro
dottrina si dibatta tra le strette di questo dilemma: o accettare la
logica dell’ evoluzio- ne e quindi cessare di essere positivisti e
confessar- si per animali metafisici di una specie alquanto di-
versa dagli avversari: o deviare da quella logica e fi) b as
Priucip dor Continuitlit verbot in der Reihe der Erschein angeli alien
Unsprung. Kant. Kr. d. r. Vera. (Ed. di Ilarteustein III S. 201). E lo
aveva ben compreso il v. Savigny. < . . . . zwisclien Gesclilechter
und Zeitalter nur Entwickluug aber nicht absolutes Ende uud absoluter
Anfang gedacht wer- den kann ». Vom Beruf unsero/ Zeit u. s. w. Ili
Aufl. cadere nelle contraddizioni di un primitivo che è derivato o di un
a posteriori che è primitivo. La ritorsione del secondo corno del
dilemma è sta- ta analizzata parecchio fin Qui. Giova solo aggiungere
qualche- cosa su quella del primo. Ed anzitutto, che i positivisti,
accettando la logica del criterio evo- lutivo, diventino di punto in
hello metafisici non è chi noi vegga. L’ esperienza è limitata alla
condizione del tempo; l’evoluzione è, invece, fuori del tempo, è,
ripeto, la eternità trasferita dal mondo di là al mon- do di qua e,
nello stesso mondo di qua, dalla so- stanza ai fenomeni. Confessi,
adunque, il positivismo che il criterio storico-evolutivo è un criterio
sovra- em pirico; che esso non abolisce la metafìsica ma ne fa una
per suo conto; che non elimina il sopran- naturale ma converte invece ih
naturale in sopran- naturale. Confessi altresì, che, quando promette di
darci il nascimento ed il processo fenomenico delle cose, esso mentisce
sapendo di mentire. Il criterio dell’ esperienza e della storia,
strettamente conside- rato, ci dà i termini disparati e sconnessi e non
il vincolo di quei termini, i fatti compiuti e non la legge del
loro divenire. Il continuo sfugge alla sto- ria: essa non ci dà che una
moltitudine di vacui e di discreti, tra i quali la mente umana riconosce
un ordine che reca la impronta della metafisica che v’ è in lei,
ossia di quella somma di concetti che essa ha di già sulla natura degli
esseri soggetti al divenire storico. Ed ecco così che il realismo giu-
ridico, la filosofia del dritto genetica e fenomenolo- gica vien
meno del tutto al suo programma : non solo V essere dei fenomeni
giuridici, ma e il nasci- li Petronk mento e il
divenire di questi esseri esso ignora. Re- siduo positivo della critica
mossa alla filosofia è la scepsi pura nel campo del dritto; una scepsi
dog- matica più cbe quella filosofia e elie non soddisfa nò al
criterio filosofico, nè alla esperienza. GAP. III. li
positivismo giuridico ed il problema etico della filosofia del dritto —
Il dritto naturale. » Il dritto non è soltanto una idea ed una
sostanza, ma, altresì e soprattutto, una norma. Esso è idea umana
e, quindi, non è idea quiescente, ma forza, nè solo anticipa l’essere, ma
detta il dover essere. È una idea imperativa per eccellenza ed, appunto
perchè tale, essa, ripeto, è forza: forza ideale e virtù morale,
s’intende, e non coercizione fisiologica o psi- cologica. La
filosofia che attingeva lume da questi sovrani criteri riconosceva, in
correlazione al dritto positivo, un dritto ideale: questo era per lei una
legge e quello un fatto; un fatto che desume il suo valore dal
rapporto che ha a quella legge, dall’essere esso una forma di attuazione,
d’ individuazione di quella legge. Questo fatto poteva adequare, se non
in tutto, in buona parte quella legge, ma non l’adequava ne-
cessariamente: ed, in tutti i casi, il suo valore era misurato dal
limite di approssimazione al dettato di quella legge. Astraendo il dritto
positivo da quel parziale contenuto ideale che vi sta dentro, da quello
212 — die fa sì die esso sia non solo positivo ma
dritto^ di quel diritto positivo non rimane, per la fìlosoiìa r die
il fatto bruto, indifferente, sfornito di significa- zione. Così per la
filosofia seguiva un doppio pro- cesso: il dritto naturale conduceva al
dritto positivo- pel bisogno della sua effettuazione empirica ed il
dritto 'positivo rimenava al dritto naturale pel biso- gno di un
titulus jitris e di un sostrato razionale. L’ un termine non era 1’
altro, ma aveva rapporto air altro. Erano due correlata , non due
contrari. Perchè non erano tutt’ uno, legittima era la ragion d’
essere dell’ uno e dell’altro ad un tempo, e, per- chè erano tutt’ uno in
qualche cosa, in qualche ri- spetto, Fano dei dite non negava, non
contraddiceva assolutamente F altro. L’ ideale non era del tutto-
inaccessibile al reale e, perciò stesso, intrinseca- mente
difettivo ed erroneo : il reale non era del tutto contrario all’ ideale
e, quindi, assolutamente ingiusto e condannevole. Questo rapporto che era
concepito tra i due termini faceva sì che Puno con- ferisse all’
autorevolezza dell’altro. Il dritto positivo attingeva la sua virtù
imperativa dal dritto natu- rale, ossia dall’esserne esso una varietà
fenomenica,, ed il dritto naturale desumeva da quello la possibi-
lità di trasferirsi, d’ individuarsi nei limiti del rela- tivo e
del condizionato, nella storia. Così la filosofìa era tanto più vicina
alla dialettica sapiente della vita, quanto più era lontana dalla
dialettica fanta- siosa della logica; e come, nell’ ordine delle idee r
essa segnava la via di mezzo tra Pottimisino ed il pessimismo,
così, nell’ordine dei fatti, tra P umore conservativo e P umore
rivoluzionario. Il positivismo si atteggia anche qui, anzi soprat- tutto
qui, ad avversario reciso della filosofia. Come » nell’ ordine
teoretico esso predica l’esclusione siste- matica dell’ a priori e V
apoteosi dell’ esperienza ut sic, così nell’ ordine pratico esso
dogmatizza l’esclii- isione della norma doverosa e 1’ apoteosi del fatto.
Ed è giusto. L’ esperienza gl’ insegna l’ essere o l’essere stato,
non il dover essere: la storia non gli dà che fatti o, tutt’al più, che
leggi empiriche di fatti: T evoluzione gli fornisce una legge di causa-
lità naturale che è la negazione recisa della legge morale: nessuno
dei criteri, ai quali esso fa ricorso, gli suggerisce la nozione del
dovere. Tuttavia, poiché la necessità morale è un rap- porto che è
più facile escludere tacitamente, per esigenza di sistema, che negare di
professo, e poiché il positivismo moderno é abbastanza raffinato per lu-
singarsi di fare a meno dei rapporti ideali della me- tafisica (benché
noi sia quanto é necessario per per- suadersi della loro verità), esso si
tiene ben lungi dal rassegnarsi al puro fatto del dritto positivo ; bensì
non resiste alla tentazione di interpetrare questo fatto in
funzione di una legge che gli conferisca a priori valore ideale ed
assoluto. È dritto quello che é impo- sto dai poteri coattivi ed é dritto
in quanto e per- chè è imposto ; ma, quest’ autorevolezza giuridica, se
coincide col fatto stesso del comando, non coincide tuttavia col
fatto del comando attuale , ed è conse- guenza o espressione di una virtù
presupposta nel fatto del comando abituale , del comando in quanto
- comando. Il principio — est jus quia jussum ed è la formula del
positivismo e noi f abbiamo veduta assentita implicitamente e per ragion di
contrasto dal v. Jheriug e dal Daliu, professata espressamente dal Lasson
e dal v. Kirchmann, idealeggi ata, in omaggio allo psichismo , dal
Bierling. Quella forinola, per quanto positiva, implica un
sottinteso razionale. Ed il sottinteso è il seguente : il fatto del
comando è la sorgente appunto del dritto: o altrimenti: l’essenza del
dritto consiste nel comando. Il positivismo lia, pertanto, anch’esso la
spa massima: 1’ attitudine che esso assume di fronte al fatto non è
puramente passiva, o, se è tale, lo è o si avvisa di esserlo
coscientemente e razionalmente. Non v’è bi- sogno di analisi minute per
vedere quale e quanta conferma indiretta, (conferma formale, s’intende)
re- chi questa massima del positivismo alla metafìsica del dritto
naturale. Il compito razionale del dritto naturale non è propriamente
escluso, ma applicato ed atteggiato in modo diverso che prima; è una ma-
teria, nuova che si contrappone al contenuto antico di quel dritto,
non una nuova forma. La filosofìa aveva per criterio conoscitivo del
dritto naturale la ragione indagatrice dei tini dell’ universo e
della natura morale dell’ uomo : il positivismo ha per suo criterio
l’esperienza immediata dei precetti del potere positivo. La
filosofìa aveva per principio ontologico del dritto 1’ ordine morale
della stessa natura dell’uomo e degli stessi fini delle cose : il
positivismo, invece, il fatto stesso della coercizione potestativa, in
quanto tale : nell’ una come nell’ altro, le disposizioni posi-
tive sono un fatto che in tanto ha valore in quanto gliel
conferisce il rapporto vero o presunto di con- formità di detto fatto ad
una data legge o ad una data massima. Varia solo il contenuto
della massima e della legge, che nella filosofìa è sintetico, dovechè
nel positivismo è analitico : perchè nell? una è at- tinto altronde
e nell’ altro è spremuto dal fatto stesso delle disposizioni positive o,
che è lo stesso, preim- plicato, con dialettica a priori, nel fondo di
esso fatto. E che la massima del positivismo si traduca in
un’ analisi vuota, in una petizione di principio, non v’ è dubbio
alcuno. La forza coattiva del comando è criterio del dritto, solo perchè
il dritto si è precon- cepito come forza e forza fisiologica; solo perchè
la nozione di una potenza spirituale del dritto in quanto dritto,
ossia in quanto norma di ragione, si è anti- cipatamente esclusa, come
nozione che trascende l’e- sperienza,* solo perchè si è posto o
postulato, anzi tempo, il principio che la forza, che noi intendiamo
morale , degl’ imperativi giuridici non si differenzia dall’
attuazione materiale e dal successo di fatto ; solo perchè si è stabilito
antecedentemente che la condotta dell’uomo non può essere determinata che
dai motivi empirici e psicologici della sanzione po- sitiva ; solo
perchè si è presupposto che il dritto non è una idea, ma un fatto e che
l’assenza del* 1’ attuazione del dritto è sempre ed in tutti i casi
assenza del contenuto e della virtù imperativa del dritto stesso.
Ed invero, se la coincidenza della forza, etica con la forza fisica, del dritto
col fatto, non fosse un presupposto, onde e come il positivista si
farebbe a provarla ? Con T esperienza ? Ma l’espe- rienza gli
consegna il fatto semplice e nudo, la nuda e semplice forza fìsica ; se e
fino a che punto 1 uno e l’altra sieno dritto o forza morale, 1’ esperienza
non lo dice e non lo può dire, perchè ignora che è dritto e che è
forza morale. ]STè lo suffraga la sto- ria, la quale può provare
concludentemente la pre- senza o meno dell’attuazione di fatto del
dritto, non la presenza o meno deila necessità di tale attuazione. Il
positivismo deve, per necessita di cose, far capo alla
speculazione, per dimostrare il suo assunto; se non che, è appunto
la speculazione che ne denunzia l’ille- gittimità, perchè, se il dritto
positivo ed il dritto natu- rale sono termini semplicemente correlativi,
il fatto ed il dritto, la forza bruta e la forza morale sono
termini addirittura contradditori, tra i quali non vi è presunzione
di coincidenza o di accordo che tenga. Portando poi la questione in
altro campo, è bene por mente che, per tacciare di sterilità la idea ed
il dritto e per predicare come sola forza viva delle cose il potere
coattivo e materiale (ed il convinci- mento radicato di quella sterilità
è il motivo psico- logico che persuade al positivismo il culto del potere
coattivo) occorre aver dimenticato, o non aver co- nosciuto
e compreso giammai, quanto la forza spi- rituale di talune idee
universali, di alcune esigenze morali, di alcuni
canoni giuridici sia stata superiore, nel corso della
storia, alla forza materiale dei poteri dominanti e quanti trionfi
sulla tenacità di resistenza dei tatti abbia ri portato tuttora la
forza ideale del dritto. Le quali conferme di fatto la filosofia le
accetta e le oppone sorte di agli avversari,
senza, per altro, vincolare alla esse la sua, perchè (è bene ripeterlo)
la forza ideale, la virtù imperativa del dritto è, per essa, in-
dipendente dal successo di fatto o dall* osservanza <ìgì
soggetti. Il (lovorG g dovere, clie lo si adoni pia « no; e la violazione
è un mero fatto che opera si elie 1’ idea non divenga un fatto, ma non sì
che l’ idea cessi di essere idea. Doveehè il positivismo da questa
confusione tra idea e fatto prende le mosse e questa confusione solleva a
sistema. Suo assunto è il seguente: 1’ idea non è idea perchè non è un
fatto : o altrimenti: l’ idea non esiste in quanto idea, perchè non
esiste in quanto fatto. Il qual paradosso non può essere legittimato che
da un sottinteso non meno paradossale: l’idea non esiste come idea, se
non in quanto non è più idea. Se, adunque, il secreto tentativo di
conferire a priori alla nuda forza materiale valore e contenuto
ideale cade nell’ insuccesso, vien meno altresì quel- 1’ apparenza
di legittimità, onde il positivismo si fa- ceva bello. La logica delle
cose rimuove quella pre- tesa dialettica del dritto con la forza,
denudando quest’ ultima di quell’ involucro spirituale nel quale si
veniva dissimulando. Ed allora ai positivisti si pone un dilemma dal
quale non vi è via di uscita: o riconoscere la legittimità della nozione
del dovere e, quindi, rientrare nei termini della filosofìa del
dritto naturale, o professare apertamente 1’ immora- lismo della
forza (1). Perchè tra 1’ una cosa e 1’ altra (1) Ist clas Recht nur
Recht, uutorschieden von Willkiihr mici Gewa.lt, wenn and soweit es eine
dea Willen vcrjìjlichtcnde Kraft in sich triigt, so Htellt sichjeder; der
von Recht spricht nnd Weiss was er sagt, auf dem ethischcn Stand]) nuli,
aut doni Boden des Scimollenden. Alle naturalistischen nnd miterialisti-
ficlien Doctrinen kdiìnen daher nur durch Iuconsequenz, dureli
Urklarheit und Confusion oder durch sophistische Rrsclileichun-, gen
vor der Identifìcirung von Recht und Gewalt siedi scliiit- ze n — Vìvici
— Naturrecht non v’è via di mezzo che tenga; il contrapposto tra la
physis ed il nomos, tra la necessità fìsica e la necessità morale, è
irriducibile: chi non voglia as- sentire alla logica della seconda non
può, ov 7 egli abbia mediocremente a cuore la coerenza filosòfica,
rinunziare alla logica della prima. E, quando si con- fessi
apertamente che il titolo che fonda la legittimi- tà esclusiva del
diritto storico e positivo è laforza materiale dei poteri governanti, allora
noi non avre- mo più alcunché da opporre e ci terremo paghi di
darci per vinti. Il problema, allora, non è più da dibattere, nè da
risolvere, perchè difetta quel consenti- mento in un prius della ricerca,
che pure è necessario per sostenere una polemica qualsiasi. Il
positivismo potrà, a buon dritto, millantare il privilegio che go-
dono tutte le forme di scepsi assoluta, tutti i sistemi negativi,
tutte le demolizioni dottrinali della verità e della natura: il
privilegio di esser fuori della cri- tica, perchè si è fuori della
coscienza umana. Se non che, di questa logica di sistema non tutti
sono accorti; ne sono, anzi, ignari pressoché tutti. Ed è forse
questa ignoranza il motivo della loro te- nacità. Essi usurpano, senza
volerlo deliberatamente, le esigenze ed anche un po’ le soluzioni del
dritto naturale, lieti che una materia presa d 7 altronde risparmi ad
essi la fatica ed il dolore di saggiare a londo la insostenibilità del
loro assunto originario. Del resto questa apoteosi del dritto di fatto e
del- la forza non è il sèguito di un proposito
meditato e rigorosamente positivo, ma di una esigenza tutta/
negativa che domina i nostri positivisti. La esclusi- vità che essi
appongono al dritto positivo, è la conseguenza della esclusione clic essi Inni
fatto dian- zi di alcune forme storiche del dritto naturale; for-
me storiche che essi hanno scambiato sul serio con la sostanza
stessa del dritto naturale, in orna ir- gio a quel vecchio espediente
solistico di fare un fascio della scienza e degli scienziati, della
idea e delle applicazioni, dell’uso e dell’ abuso, del- la realtà
oggettiva e della percezione soggettiva. E di sistemi o di
concepimenti individuali o collettivi di dritto naturale ve ne ha
parecchi e di diversa natura; onde la impresa d’ insinuare i propri
criteri positivisti tra una critica e 1’ altra di questo o quel
sistema sbagliato di dritto naturale sembra larga prò metti tri ce
di successi. Se non che, alla prima analisi cui si sottoponga (e parlo di
un’ analisi ele- mentarissima e superficiale) quel termine polisenso
che è il diritto naturale , i successi del positivismo, come di
ogni cosa che poggia sovra un equivoco, si dissipano d’ un tratto.
V’ ha anzitutto una forma di dritto naturale, la quale, benché
prenda le mosse dallo schematismo universale della natura umana e dalla
premessa del- lo stato di natura, ha tuttavia carattere e tendenze
originariamente empiriche e si presenta non già come una dottrina
creativa di dritti o di esigen- ze morali in contrapposto al dritto
positivo, ma piuttosto come una semplice astrazione ed ela-
borazione concettuale del dritto storico vigente: e questa scuola
procede dal secolo decimosettimo alla seconda metà del decimottavo (1).
V’ ha, indi, una (1) Ciò è messo discretamente in luce dal
Bergòohm risprudenz u Recktspkilosopkie 1 . S. 160-168. Ju-
altra forma di dritto naturalo, quella ohe, per abu- sata
terminologia si chiama diritto naturale (. Natur - rechi) per
antonomasia, ed è il diritto naturale del- V AuJhUirung e della ragione,
di cui è conosciuta la storia assai più, forse, che il carattere e V
indole vera, che è razionalista nel metodo, subi etti vi sta nei
criteri, antistorico nelle esigenze, umanitario nel con- tenuto;
che e la scuola in cui il diritto nou è pi 11 astrazione o
generalizzazione dell 7 esperienza storica, ma un lofjo della ragione
creativa, e nel quale lo stato di natura è (almeno in quanto ha di
meglio) meno una premessa di fatto storico, che una ipote- si
razionale postulata a legittimare una data serie di obbligazioni
giuridiche o la possibilità stessa di una obbligazione giuridica: che ha
nel suo attivo e nel suo passivo, ad un tempo, la dottrina (atteg-
giata in modo particolare) dei dritti delV uomo e la grande
rivoluzione. V 7 ha, poi, il dritto naturale della filosofia perenne; che
non è forma ma sostan- za delle forme; che è anteriore, per ordine di
tem- po, così al Natur recht empirico come al Naturrecht
razionalistico e che non è nè l’uno nè 1’ altro, ben- ché V uno e
1’ altro nella lor parte migliore si ap- prossimino ad esso ; che emerge
dalle profondità della coscienza umana iu qualsiasi luogo ed in
qualsiasi tempo e che la cultura greca speculò non meno che la
cultura moderna; che non è patrimo- nio di questa o quella filosofìa
personale, ma della tradizione storica ed impersonale della filosofia ;
che non è contrario sistematicamente al criterio sto- rico, ma non
lo è nemmeno al criterio speculativo; che rifiuta la ragione, come virtù
creativa delle cose, ma la tieu salda come potenza conoscitiva dei rap-
porti ideali e delle norme - imperative; che supera il subietti
vismo assoluto dell’ AujMarung , ma non ne trae argomento a rinnegare le
esigenze oggetti- ve della coscienza umana come tale ; che è illumi-
nato da una concezione teleologica dell’universo e- della vita, ma
non profana per questo il suo fina- lismo nelle aberrazioni del panteismo
ottimista e del pietismo storico; che si rappresenta i dritti del-
V uomo circoscritti dalla funzione correspettiva del dovere, ma non
sconosce la sostanza ed il valore im- perativo dei dritti attinenti
all’uomo come tale, anzi questi diritti rivendica tuttora e consacra.
Ora è questo dritto naturale che, in nome della filosofia, si
oppone oggi al positivismo, perchè è esso che segna il sostrato
permanente delle forme stori- che particolari; e questo dritto naturale è
così lungi dall’ essere posto a mal partito dalla critica che i
positivisti oppongono a questa o a quella forma onde questo o quel
filosofo, ovvero questa o quella scuola di filosofi lo ha concepito: che
anzi taluna di quelle critiche se la potrebbe appropriare esso
stesso, senza infirmare per questo il suo contenuto sostanziale. E
dico a bella posta: taluna: perchè pa- recchie, la maggior parte,
di quelle critiche, sono del tutto infondate. Quelle, in specie, che si
dirigo- no al dritto naturale razionalisti co, ossia al dritto
naturale , sono sì arbitrarie e, ad un tempo, sì pre- tensiose che
si rende urgente il bisogno di rintuz- zarle in nome della sana e serena
filosofìa. Di già quel dritto naturale non ha avuto ancora, nella lotta
delle dottrine, quella piena giustizia, della quale i
torti innegabili, ina pur sempre largamente compen- sati non gli
scemano la legittima aspettazione. Da- gli avversari, che lo fraintendono
o lo giudicano con criteri unilaterali, agli amici (cito tra questi lo
Spencer del The nxan versus thè stette e della Jnstice ) che ne
appropriano quello che esso ha di men buo- no, è tutta una gara ad
abbuiarlo, a rimpicciolirlo, a deformarlo: alla quale non poca parte
confermai suoi tempi, lo Stalli, per aver voluto, in omaggio alla
sua dialettica possente, predicare della sostanza del dritto naturale le
note e le categorie applicabili al solo panlogismo Hegeliano, che si
traduce, a sua volta, in un sistema intrinsecamente realista e po-
sitivista (1). È di moda, ad es., tacciarlo di astrazione con-
cettuale, abusando del doppio senso della parola astrazione , e non
si pensa che esso rappresenta pre- cisamente il contrapposto di ogni
astrazione con- cettuale della realtà empirica, differenziandosi, ap-
punto per questo , da quel dritto naturale che immediatamente lo
precede. L’ astrazione non è punto un procedimento trascendentale e
sovraem- pirico, come si crede comunemente: essa è, anzi, una delle
tappe del processo induttivo. L’astrazione è, propriamente, un processo
di semplificazione logica dei dati empirici, non un criterio conoscitivo
che trascenda i dati stessi. Assumere la parola Parrebbe averlo
egli stesso confessato, là dove (Geschi- chte der Recbtsphilosopliie S.
161, 162) illustra lo aspetto em- pirico del haturrecht dichiarando
apertamente che solo con 1 Hegel può dirsi « der ununterbrochene Faden
logischer Forderung durchgefuhrt. » « astrazione » nel senso di una
« intuizione » sovra- eni pirica è assurdo: bisogna aver dimenticato così
l’etimologia del vocabolo (ab -strabere) come fi ana- lisi del
processo conoscitivo. L astrazione è la via traverso la quale si per-
viene all’ universale logico: il quale universale logico è 1’ unico
sforzo cogitativo che si possa consentire l’induttivismo e 1’ empirismo
Se, adunque, astrazio- ne non significa che questo, non è arduo vedere quanto
arbitraria sia la censura mossa al diritto naturale. La ragione del
Naturrecht è così poco ra- gione astratta da una serie di concreti
preconosciuti, che anzi essa è una creazione, una conoscenza ex
novo ed intuitiva. Il diritto naturale è, nel fondo, ont elogisti
co: ond’ esso ha per suo criterio l’intuito creativo della ragione,
anziché l’esperienza del reale, fi analisi, la riflessione, 1’
astrazione. Il genus proximum dell’ uomo, ossia del soggetto dei
dritti connaturati, è, ivi, meno un residuo dei- fi astrazione dalle
differenze specifiche, ossia dalle varietà contiagibili e storiche, che
una speculazione a priori e so vraem pirica delfi università reale della
natura umana. E dico che è tale nella sua esigenza e nel suo
interesse filosofico, senza punto giudicare se quella esigenza o quell’
interesse siano stati sem- pre e coerentemente soddisfatti. Ed è appunto
dal- 1’ essere fi intuizione, fi Anschauung, il suo processo ed il
suo criterio, che segue la sua virtualità, sarei per dire la sua
impulsività etica. L’ astrazione è puramente logica; è negazione
esplicita della vita, della forza, delfi attività, delfi ethos. Carattere
del dritto naturale è, invece, la sua potenza attiva, la sua forza
suggestiva di riforme e creativa di rivol- gimenti: suo prodotto
immediato è quella obsessione spirituale che investi V u mani ta,
tiascinandola in quel salto dal pensiero all’azione, dalFideale al reale,
dalla natura alla storia, vero salto nel buio, che fu la
rivoluzione. V’ lia bensì l’astrazione concettuale anche nel dritto
naturale: ma questa astrazione, an- ziché essere il prodotto d’ una
esigenza sovra-empi- rica come si crede dai piu, è più presto la conse-
guenza naturale di quella iuiìltrazioue empirica che vi si venne
formando, allorché i suoi cultori, non contenti di aver annunziato una
serie di principi e di averli speculati a priori , il che, metodicamente
parlando, era perfettamente giusto, vollero fare un passo più oltre
e costruire, per via di un'analisi concettuale di quei principi, la serie
degli atteggia- menti concreti della vita giuridica. Per una simile
costruzione logica miglior presidio non si offeriva ad essi che 1’
astrazione, ossia la semplificazione logica dei concreti ottenuti dall’
esperienza. L’intuizione non poteva servire alla bisogna, perche è
proprio- deli 7 intuizione cogliere i rapporti ideali e 1’ univer-
sale delle cose o, più brevemente, le idee, non i concreti od i
fenomeni. Essi, adunque, travagliati da una esigenza empirica, fecero
capo all’astrazione; e dal mondo reale e dalle condizioni sociali ed
economi- co-politiche del tempo loro astrassero tutto un conte-
nuto storico e particolare, il qual contenuto essi hanno predicato
dell’ umanità intiera, jiervertendo,. così, in universale logico,
l’universale reale e, nella indifferenza dialettica, 1’ unità della
natura umana. E qui che la critica dello Stali! e degli altri acerbi
rampognatoli coglie, senza dubbio, nel segno, ina non già
perchè il dritto naturale sia caduto nelle spe- culazioni a priori della
ragione, bensì perchè esso è caduto nel circuito dell 7 analisi e dell 7
empirismo, o, se l’astrazione si voglia assumere, per un momen- to,
nel senso che le conferiscono i nostri avversari, non perchè essi abbiano
astratto troppo, ma perchè anzi hanno astratto troppo poco. La natura
traccia le linee fondamentali : i dettagli dell’ esecuzione li
lascia alla stòria ed alla volontà positiva. Il vero dritto
naturale ci dà una serie di criteri o di prin- cipi del dritto, i quali
sono, bensì, un dritto, ma un dritto ideale e potenziale. Essi, quei
criteri o quei principi, sono un prerequisito del dritto feno-
menico, ma non sono ancora, propriamente parlando, un dritto
fenomenico bello e dato; il qual dritto è la risultante complessa di
condizioni empiriche, nel- le quali quei principi e quei criteri s 7
individuano ma non si consumano. Questo principio è eflicacemente
illustrato, uon senza per altro un po’ di formalismo, da A. Feuerbach « .
. . . Das Reclitsgesetz, obgleìch durch sich selbst aUc/emcinf/ultig.
kanu dennoch als blosses Vernini ftgesetz nicht allgemeingeltend wer-
den. Soli es wirklioh herrsclien. . , . so muss dieses Reehtsge-
setz aus dem Reicke dei* Vernunft in das Reich der Erfahrung, aus
der intelligiblen Welfc in die Welt der Sinne hiniibergetra- geu. . . .
werdeu. In dem Gesetze des Reehts erkenne idi nodi nicht dio Reclite
selbst, in ihm habe ich nur das Princip und das Criterium ihrer
Erkenntniss; dio Frage ; worin besteht das rechtliche uberhaupt; nicht
aber die Frage: was Rechtens sei uuter diesel* oder jener Bedingung, in
diesem odor jenem Vor- hiiltnisse. ...» Ueber Philosophie und Empirie in
ihrem Ver- liiiltnisse zur positivon Rechtsvnssensckaft=Landshut 1801: p:
16 e segg. Petrone L’ esigenza empirica che deforma
il dritto natu- rale sta appunto in questo, nel serbarsi infedele al
suo assunto, nel sottoporre quello che dovrebbe es- sere una
speculazione del dritto naturale a quella serie di condizioni alle quali
è sottoposta la cono- scenza del dritto fenomenico, nel trasferire alla
no- zione di quello le note che sono pertinenti alla no- zione di
questo; di guisa che essi muovano come da un sottinteso: il presunto
dritto naturale va trat- tato alla stregua del dritto fenomenico.
Ad essi è mancata quella potenza o, forse meglio, quella tenacità di
tensione intellettiva che era neces- saria per comprendere che il dritto
naturale deve anzi tutto rimanere dritto naturale, e che il giudizio
sulla esistenza di esso non deve essere sottoposto al re- golo o al
criterio moderatore dei giudizi sull’ esi- stenza del dritto positivo.
Anche qui, adunque, essi sono in colpa non già per aver voluto far troppo
di dritto naturale, ma per averne fatto troppo poco; e chi ha meno
dritto di rampognarli di ciò è il positi- vista. Ai principi del dritto
naturale si potrebbe, a buon dritto, torcere quel rimprovero che fece
Ari- stotele alle idee di Platone : essi, quei principi, sono
ipostasi intellettive delle realità fenomeniche indivi- duali. Di
qui 1’ aspetto malsano del dritto naturale : la realtà della storia
contorta in un falso schematis- mo logico: quello che sarebbe dovuto
essere storico relativo provvisorio, rifuso in una forma logica uni-
versale e rappresentato come eterno, assoluto, im- mutabile: la
storia, insomma, negata come storia e riaffermata come speculazione
logica. Così, quel su- biettivismo, che era la realtà di fatto del tempo dell’
AujUiirung > si predica come natura dell’ uomo in tutti i tempi : alla
proprietà ed al contratto si conferisce quel contenuto rigidamente
individualistico che corrispondeva alle mire secrete del sistema eco-
nomico che si veniva affermando in quell’ ambiente storico, del
sistema capitalista (1) ; la nozione dei dritti connaturati alterata e
deformata dalla miscela inconsulta di elementi positivi e di pretensioni
e di attribuzioni acquisite. Gli si appone a colpa, altresì, la
nozione dello stato di natura. Ma, se lo assumere uno stato primi-
tivo della umanità governato da una legge spontanea di natura e non
da una legge o da un sistema di leggi umane positive, se, dico, assumere
questo stato di natura a rigore di fatto storico può essere ed è un
abuso della mitologia, assumerlo, invece, come una ipotesi lìlosohca, è,
fuori dubbio, un processo rigorosamente scientifico e fors’ anco
metodicamente necessario. Ogni pensatore che voglia differenziare
mediocremente il contenuto della vita sociale, che voglia sceverare
quello che è permanente da quello che è transitorio, il substratum dai
fenomeni, che voglia discernere nettamente quello che in una data
associazione di persone va attribuito alla natura ori- ginaria di
ciascuno dei membri da quello che vi si è venuto soprapponendo per la
reciprocità d’ influsso dei membri tra* loro e per tutto il tessuto dell’
azione sociale, ogni pensatore, dico, che voglia fare tutto questo,
deve porre lo stato di natura e contrapporgli (1) Cfr. il nostro libro «
La terra nell’ odierna economia capitalistica (Roma) lo stato sociale
sopra v vegnente, deve distinguere lim- pidamente l’uomo della natura
dall’uomo della storia. È superfluo qui ricordare lo Spencer, il quale a
questa astrazione dell’ uomo della natura dall’ uomo della storia
(che per lui, naturalista reciso, si con- verte in un’ astrazione dell’
unità biologica dall’ unità sociale) ha reso omaggio non solo nelle opere
ultime nelle quali egli restaura di professo il dritto naturale, '
ma anche nelle opere anteriori, le quali segnano il climax del suo
pensiero filosòfico : il convincimento, anzi, della legittimità di una
contrapposizione del- l’unità biologica alla unità storica, o, che per
noi è lo stesso, della legittimità di una ipotesi dello stato di
natura, è, forse, l’anello di congiunzione del suo novissimo dritto
naturale con la sua sociologia ed in genere con tutta la sua filosofia
sintetica, 1’ adden- tellato dell’ uno nell’ altra. Ricordo, poi, un
illustre positi vista, come il Kirchmann, il quale ha esplicita-
mente riconosciuto la necessità che le scienze morali, prive come
sono del sussidio dell’esperimento, invo- chino 1’ ausilio di ipotesi
scientifiche per sopperire a quel difetto, e, tra queste ipotesi,
rivendica, di pro- posito deliberato, quella dello stato di natura (1).
Non (1) Es.... ist die Wissenschaft der Sittlichen genothigt, nicht
bloss aut die sifctlichen Zustande der rohen und attesten Volker
mit besouderer Sorgfalt einzngehen, sondern sie muss noch hinter
die àltesten gesehiclitliclien Zustande zuriiekgehen und durcli
Hypothesen die einfachsten Zustande zu ermitteln suchen. Diese Hypothesen
kdnuen in ein phautastisches und fur die Wissenschaft nutzloses Spiel
ausarten : - allein mit Vorsicht geiibt, ersetzen sie das Hulfsmittel der
Experimente in der Naturwissenschatt und sind nicht zu entbehren. Daher
erklart es 8ich, das8 8chon Aristoteles und spdter die Begriinder des
Natur- 1’ uso di questa ipotesi va, adunque, rimproverato al dritto
naturale, ma l’ abuso : ossia non la ipotesi come ipotesi, ma la maniera
particolare onde la si atteggia. Quanto poi all 7 altra nozione
del contratto socia- le , che è quella che più si rimprovera al dritto
naturale (e, tenuto conto delle conseguenze logiche di essa, a buon
dritto) va notato che nei più gran- di cultori di quel dritto (cito ad
es. il Kant) il con- tratto sociale non è già un fatto storico, ma una
ipotesi razionale evocata a legittimare l’ordine giu- ridico dei
rapporti umani, anziché a scuoterlo e corroderlo. La teoria del contratto
sociale è la ri- sultante di due fattori : del sottinteso o presupposto
contrattuale, secondo il quale unica fonte legittima di
obbligazione autorevole è il consenso dello stes- so obbligato; e della
esigenza, che animava i cul- tori del dritto naturale, a legittimare il
vincolo o la serie dei vincoli sociali, anche quelli che non lasciavano
trapelare o supporre la presenza di un consenso preesistente. Il
contratto sociale è quel di là dell’esperienza attuale, quell’
assolutamente prius della storia, che sopperisce al difetto del consenso
attuale , con l’allegare una specie di consenso abi- tuale , una
Anerkenmmg , direbbe il Bierling, una mas- rechts nùt TJrzmtanden
des Memchen beginnen , welche uber die Geschichte hinausreicheii. Der oft
dagegen erhobene Tadel trifffc nicht das Verfahren an sich, sondern nur
den damit getrie- benen Missbrauch. Es karrn desshalb auch hier dieses
Mittel nicht uiibeimtzt bleiben: aber die Vorsieht gebietet, es auf das
Nothwendige und Gewissere zu beschriinken. — Grimdbegrifte sima
dell’assenso. Il contratto sociale esprime quindi la dialettica che il
pensiero dei cultori del dritto naturale ebbe tentato tra la premessa
logica del contrattualismo e le esigenze della conservazione
sociale, tra la invincolabilità assoluta della libertà naturale,
postulata come principio, ed il complesso- dei vincoli sociali,
riconosciuti come fatto. Il che si deve al fatto , riconosciuto dallo
stesso Stalli,, che essi, se per la logica, sarei per dire per la
consequenziarità, del loro principio erano, o meglio avrebbero
dovuto essere, rivoluzionari , nel fondo del loro pensiero e della
tendenza loro erano, iu- vece, conservatori: senza dubbio degl’ ingenui
con- servatori! (1). Ohe se si voglia porre a carico loro appunto
il non aver compreso che il vero stato na- turale dell’ uomo è lo stato
sociale, che non v’ ha bisogno di una ipotesi razionale quale che sia per
legittimare vincoli sociali i quali si legittimano da sè, che si
pensi, almeno, che il torto innegabile (1) Da» Naturrecht .... ist
nachgiebig, wo es die Wirklich- keit gegen sich hat, es liisst sich jeden
Zustand gefallen und sucht ihu dnrcli IJnterlegung einer
stillschweigenden Einwilli- guug zu rechtfertigen, uni sein theoretisches
Interesse zu be- friedigcn : die Revolution, dagegen, will die Macht der
Wir- klichkeit brechen, sie vernichtet jede Einrichtung , die uicht
aus ihreu reineu Vernunftbegriifen folgt. Ienes erdichtet fiir jede
Verfassung, die Mensehen liiitten sie gewollt, darait es si© als frei
denken kdnne, diese duldet keine Verfassung, die sie niclit gewollt,
dainit sie wirklich frei seyen. — Gesch. d. R. phil. S. 290. Quest’
antitesi del dritto naturale alla rivoluzione è licondotta dallo Stalli
ad una causa diversa che da noi. Ma ciò non conta: importa che quell’
antitesi sia stata riconosciu- to da quel profondo intelletto.
— del dritto naturale va dovuto, in buona parte, alla difficoltà
di discernere i vincoli sociali, che sono davvero conformi alle leggi
della natura umana, da quegli altri vincoli clic non sono tali. L 7
errore loro, sarei per dire, è, in parte , un errore delle cose.
Niente più naturale all’ uomo dello stato so- ciale e pure niente, ad un
tempo, più violento di esso (antitesi questa che deve essere stata colta
dal Manzoni, non ricordo più in qual punto delle sue opere): perchè
lo stato sociale, accanto ad una serie di obbligazioni perfettamente
legittime, perchè perfettamente naturali, reca pure con sè (è il suo
lato debole come di ogui cosa di questo mondo) un cumulo di
coercizioni arbitrarie, giacobine , irrazio- nali che la natura
convellono, incatenano, deforma- no. Che meraviglia, dopo ciò, che il
dritto naturale abbia colto questo secondo aspetto delle cose sol-
tanto e niun conto abbia tenuto del primo, di gui- sa che si sia
reputato in dovere di legittimare quello che non sembrava legittimo a
prima giunta e di costruire con la volontà quello che non forni- va
la natura °ì Nei fenomeni di questo nostro mondo, che non adempie in sè
la perfezione e l 7 ideale, ma della perfezione del di là è soltanto un
baleno, v’è tante e così aspre antitesi! ed è così facile invertire
un solo dei termini dell 7 antitesi nella realtà tutta intiera !
Il dritto naturale può avere molti torti, ma que- sti sono
compensati ad usura dal molto di buono che vi è dentro: da quella nozione
di un dritto in- dipendente dalla sanzione positiva e superiore ad
essa, che si attiene all’uomo in quanto uomo, che è patrimonio ind6Ì6bil6
della sna natura, quello ap- punto die costituisce il suo essere di uomo,
la sua umanità. E V umanità-, ecco 1’ aspetto sano del di- ritto
naturale; che in esso è, fórse un universale logico e formale, una formula
del razionalismo del- V Aujklàrung, ma (die si deve ad esso se sia potuto
divenire nella mente dei contemporanei e dei poste- ri un
universale reale. Prima che esso ravvivasse il culto della personalità
individuale, si vedeva questo o quelV uomo, in questo o quel ceto, in
questa o quella condizione economica e sociale: grazie ad esso si
vide Tuo ino. Esagerò il suo assunto e cadde nello individualismo: ma 1’
umanità gli deve saper grado di questo individualismo, se da esso ha
potuto spri- gionarsi, con un processo di auto-correzione, la sana
individualità, ossia la dignità umana. In questo il dritto naturale
razionalistico si confonde col dritto naturale assoluto della filosofia
tradizionale; ed è la espressione di quel dritto che ogni uomo possiede
come la parte più sacra di se stesso, che 1’ uomo sente pria di
conoscere ed aspira nell’atto stesso di conoscerlo, che non si sa se sia
più un sentimento od un intuito, una idea od una volizione. Il dritto
naturale rientra, allora, nei termini della dottrina cristiana,
perchè il dritto dell’uomo è l’espressione della preziosità inestimabile
dell’ umana persona re- denta da Cristo; e, come tale, è inoppugnabile,-e
ri- marrà tale senza fallo, finche non declini la coscien- za
morale dell’ umanità. ^è io saprei per qual modo il positivismo, il
quale si è travagliato e si travaglia nella critica del dritto
naturale, possa col labile sostegno dei suoi angusti criteri oppugnarlo
davvero. Un sistema die predica V esperienza, come criterio scientifico
esclu- sivo, non lia altro argomento da opporci clic Questo: il
vostro preteso dritto naturale 1’ esperienza non ce lo attesta; nessuno
ci lia fatto toccar con mano la sua esistenza nel passato, o nel
presente; si può metter pegno che nessuno ce ne farà toccar con
mano V esistenza nel futuro: il vostro dritto natu- rale, adunque,
non esiste. — Orbene questo argomento è cosi innocuo che esso non tocca nemmeno
il drit- to naturale, nè i suoi cultori. I quali potranno ben
rispondervi: sapevamcelo ! ma il nostro dritto natu- rale è quello
che è, appunto perchè noìi è feno- menico, ossia oggetto di esperienza.
Koi siamo si poco scossi dal vostro raziocinio che lo abbiamo
prevenuto: il dritto naturale è, per noi, una idea e non
necessariamente un fatto, un dover essere e non un essere, una necessità
morale e non una cosa empiricamente esistente. Ohe il dritto
naturale sia esistito o meno nelle condizioni dell’ esperienza e della
storia, che sia stato attuato o individuato da 'questo o quel dritto
positivo, a noi importa, a rigor di termini, poco; perchè il nostro
quesito non è se esso esista o sia esistito davvero, ma se debba
esistere: onde 1 inesi- stenza di fatto di esso non è argomento contrario
alla nostra teoria, come non le sarebbe argomento favorevole la sua
esistenza. Quando, in nome del criterio sperimentale, si esclude la
nozione del diit- to naturale, si cade in una petizione di principio.
Si dà per provato quello che si doveva appunto provare: che unico
criterio conoscitivo della esistenza 0 n
delle cose sia l’esperienza, o, meglio ancora, che non vi sia altra
forma di esistenza che la esistenza empirica. Ed in questa petizione di
principio si risolve tutta la critica esercitata dal positivismo sul
dritto naturale. Gli studi di filosofìa del dritto del Wallaschek e più
di tutto il libro recentissimo del Bergbolim, nel quale è condotto
un esame molto accurato del drit*- to naturale (1), sono piene di
argomentazioni sup- pergiù del contenuto e del valore della seguente,
tormolata dal primo di quegli scrittori: Ausser dem bestehenden
Rechi gìebt es Icein anderes Recht , demi es ist ein Widerspnich ,
anzunelimen , dass, ausser dem bestehenden Recht, nodi ein Rcclit
bestelit , das nicht bestelit (2). É chiaro che un simile modo di
ragionare è il portato logico della ideologia positi- vista, come è
chiaro che ivi si confondono malac- cortamente duo cose, che vanno divise
o distinte, o, almeno, sulla diversità o pluralità delle quali vol-
geva appuntò il quesito. L’ esistenza empirica delle cose va
distinta dalla esistenza metafìsica delle cose stesse. Ora è appunto a
questa esistenza metafisica che fanno accenno i rivendicatori del dritto
naturale. Ai quali inopportunamente si fa rimprovero di as- surdo
paradossale, con una proposizione sofìstica di- quel genere, dove il
verbo essere vien preso in un membro in un senso e nell’altro in un
altro. Line andere ivichtige Frage bleibt ja immer , ob das Recht,
das bestelit , aneli bestehen solite , aber der Bcgrijj des Rechtes, das
sein soli, darf nicht verwechselt werden mit dem , das thatsàchlich vorhanden
ist, und nur dieses letztere ist Recht , das erstere soli es sein
(1). Ma, di grazia, quando mai il dritto na- turale ha preteso di
affermare la sua esistenza em- pirica di fatto , ossia la sua esistenza
di diritto positivo? Esso ha sempre preteso di essere quello che è,
e quando ha detto: io sono: intendeva dire, non già: io esisto davvero:
ma: io debbo esistere. L’ essere del dritto naturale è precisamente il
dover essere: il dritto naturale' è una norma ed è come norma, cioè
a dire come dover essere. Che non sia punto un fatto, il primo ad esserne
persuaso è esso stesso. Appunto perchè non esiste necessariamente
nelle leggi positive, esso rivendica il suo dritto di esistere. Ed
in questo dritto ad esistere, non già nell’ esistere davvero è riposto il
suo essere. È ve- ramente deplorabile che questi principi così elemen-
tari debbano essere ribaditi quando pareva che nes- suno potesse dubitarne!
L’ empirismo è così scarso di prove contro il dritto naturale,
ch’esso non può neanche fermare assolutamente che quel dritto non sia
possibile nelle stesse condizioni future dell’ esperienza. Vale a
dire, esso non solo non ha autorità di asserire che il dritto naturale
non sia . ovvero non debba esistere , ma non ne ha nemmeno per assicurare
che esso non possa esistere. Perchè il possibile ed il futuro ecce-
de il potere dell’ esperienza, la quale è limitata al passato ed al
presente; il poter essere o il sarà sono quasi così lungi dal poter
essere affermati e negati dal positivismo che aspiri ad essere logico,
quanto lo è il dover essere (1). Esclusa, così, la possibili- tà di uno
di quei richiami al futuro che sono tra i ripieghi prediletti dell’
empirismo, toltogli il modo di dettar legge alla storia, ad esso non
resta che contenere le sue negazioni nella sfera del presente.
Allora la scepsi che esso esercita sul dritto natu- rale va
formolata nella tesi seguente: il dritto na- turale non esiste come
dritto naturale, perchè non esiste come dritto positivo : una tesi sbalordi
toia che presuppone, in chi la . sostiene, il difetto asso- luto
della più elementare analisi ideologica e che segna, mi si lasci dire la
parola, la vera bancarotta del positivismo giuridico. Stammler. Igino
Petrone. Petrone. Keywords: determinismo, l’eroe, Ennea, eroe stoico, l’eroe
sannita, il sannio, la lega sannitica, spirito, inerza della volonta, due
direzioni dell’inerzia della volonta, contro Gentile, contro Nietzsche, umano,
non sovrumano, filosofia del diritto, lo spirito, liberta dello spirito, il limite
della pscogenesi della morale, il principio dell’amore proprio, il principio
della benevolenza, amore proprio conversazionale, benevolenza conversazionale,
il sentimento morale, filosofia del diritto, communismo giuridico, la
simplificazione di labriola, contro labriola, criticismo, idealism critico,
meditazioni di un idealista, GENTILE contro Petrone., Croce contro Petrone; l’identita
sannia, psicologia del sannita, i romani contro i sannita, la prima guerra sannita,
la seconda guerra sannita, la terza guerra sannita; la repubblica romana,
l’espansionismo dei romani nell’Italia, I romani contro i sanniti; bassorilievo
dei sanniti, i liguri e i sanniti, le popolazione italiche, economia e
psicologia del Molise, il sannio, la complessità dello spirito della filosofia
italiana; il linguaggio sannita; il linguaggio umbro, il linguaggio osco; il
linguaggio falisco, limosano, musanum, limosanum; un stato mercantile chiuse,
Fichte contro Marx, Nietzsche, il valore della vita, il problema morale, la
filosofia del diritto, diritto positivo, diritto naturale, la filosofia
politica nel criticismo, azione, l’etica e l’ascetica, l’etica dell’eroe come
azione, l’energia dello spirito contro l’inerza della volonta – l’inerza della
volonta nell’elezione dei fini; l’inerza della volonta nell’elezione dei mezzi;
il spirito contro la volonta, i limiti dei determinismo, l’indeterminismo dello
spirito, la causa dello spirito, causa spirituale dell’agire umano, lo spirito
umano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Petrone” – The Swimming-Pool Library. Petrone.
Grice e Pezzarossa: la
fisica, la geografia e l'astronomia, sposate insieme, fanno sì che un italiano
discopra il nuovo continente, ed un altro italiano gl’imponga il nome.
l’eloquenza
lombarda – l’implicature conversazionali – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mantova). Filosofo italiano. Grice: “He wrote a LOT! Including a study (or ‘ragionamento,’ as
the Italians call it) on the spirit (spirito) of Italian philosophy, which
reminded me of Warnock, the irishman, and his search for the soul of English
philosophy!” -- Giuseppe Pezzarossa (o Pezza-Rossa – Grice: “In which case, he
is in the “R”s”). Studia a Mantova. Insegna a Mantova. Co-involto nella
repressione che porta al martirio di Belfiore. D’idee tendenzialmente liberali
e preoccupato sulle condizioni sociali
disagiate create dalla sorgente rivoluzione industriale che pure ai suoi occhi
rappresenta un'occasione di progresso. La pubblicazione del suo saggio di
filosofia gli procura guai con la congregazione dell'indice. Partecipa
attivamente ai moti. Condanato al carcere. Pezza-Rossa e uno dei XX che partecipano
alla riunione costitutiva del comitato rivoluzionario. Saggi: “Critica della
filosofia morale” (Milano, Stamperia Reale); “Lo spirito della nazione italiana”
(Mantova, Elmucci); “Saggi di filosofia” (Mantova, Caranenti). C. Cipolla,
Belfiore I comitati insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a
Mantova” (Milano, Angeli); Pavesi, Il confronto fra don Tazzoli e don
Pezza-Rossa in una prospettiva filosofica, in Tazzoli e il socialismo Lombardo”
(Milano, Angeli). La prova sull’esistenza esteriore. Confutazione dello scessi.
ALIGHIERI e la filosofia. Lo spirito della filosofia italiana. Sistema di
psicologia empirica. Il fondamento, il processo e il sistema della umana
esistenza. Il sistema politico e sociale della nazione italiana; il sucidio, il
sacrifizio della vita e il duello, supra il suicidio; “La grammatica ideo-logica;
ossia, la legge comune d’ogni parlare dedotta da quella del pensare” (Milano); la
Facolta inventrice. I romani vinti dai longobardi conservano la proppia legge.
La filosofia dell’esperienza. Il metodo sperimentale. Lo Spirito della filosofia
italiana. Ragionamento. Mantova. L'Autore non pretende io questo Ragionamento a
novità di principii, nè a confutazione di scuole, ma lo vien cercando le varie
fasi della italiana filosofia e lo spirito, che la condusse al grande
rinnovamento opera tosi nel secolo di GALILEI. Da Pitagora a Leone X , durante
la fortuna romana, nelle tenebre della barbarie, esotto il giogo della
scolastica, gli parve discontrare, quando più, quando meno, sempre conosciute e
conservate le tracce del metodo vero e positivo, ed intorno a questo espone le
proprie impressioni, così semplicemente come le ha a sentire. dome che
dimostra la modestia dei padri nostri, i quali, non del Pezza-Rossa, Prof.
Giuseppe. Parlando dell'antichità della filosofia italiana, osserva come
l'Italia è la prima che da a questa scienza un sistema, e le impose un nome. Acume
e vero conoscitori, ma piuttosto amici del vero s'intitolarono. Le
basi principalidelloro metodo consiste nell'esperienza e nella osservazione. Fanno
quindi un altro passo onde meglio procedere nella investigazione delle verità,
ed è quello di riconoscere l'ufficio che la ragione esercita sopra i fatti, sì
nel mondo esteriore che nell'interiore, sendochè, non al senso, ma alla sola
ragione è dato il giudicare. Di questo modo l'antica nostra filosofia seppe
dare ai sensi, si sentimenti ed alla ragione ciò che loro compete, e impede che
i primi si levano al di sopra della seconda, e questa rifiuta l'autorità e la
potenza di quelli. Così dei secoli anteriori al dominio romano. Ma la
prevalenza delle scuole straniere non tarda molto a comprimere la scuola
nazionale, e la sopravveguente barbarie la fa quasi dimenticare, sebbene del
tutto non la spegna. Senonche, colla conquista del mondo sube le influenze
filosofiche dei popoli conquistati, accetta dottrine d'ogni maniera, egizie,
asiatiche, druidiche, ma greche sopra tutto; e de fe' tale un amalgama che a
stento potrebbe chiamarsi “filosofia”; o a meglio dire, ciascuno appigliossi a
quella scuola, che meglio sffacevasi alle sue tendenze. Pare strano, ma è pur
vero, Roma corrotta, e degenerata nei costumi, affaticossi particolarmente a
rialzar la morale, non tanto forse per rilevarla daddovero, quanto per palliar
meglio col suo manto la nutrita liceoza, testimonio Sede ca. La scuola
pitagorica, odiata, ma temuta e ammirata, appalesavasi quindi di tratto in
tratto nelle manifestazioni di alcune anime forti. E CATONE, il censore, va me a
capo della nobile schiera. Il nome di pitagorico non mai cessa dal significare
uomo virtuoso e incorrotto. La qual indole morale e severa, dice il Pezza Rossa,
sotto cui presentossi la filosofia italiana, fa si ch'essa non venisse dal
nascente Cristianesimo tanto combattuta, quanto lo furono tutte le altre. Il
Cristianesimo infatti sorgea potente e divino, non figlio del l'umano pensiero,
ma avvolto nel manto dei flosofi, ma rivelatore della semplice verità. Al suo
mostrarsi, tutte le scuole cadute erano in basso, e le poche verità, alle quali
eran gionte, rimanevano dalle violenti polemiche siffattamente svisate, che
impossibile omai tornava l’osceverare con certezza il vero dal falso. Ami carle
fra loro, no concedevan le gare e i particolari interessi; ricondurle alla pristina
semplicità, è impresa da nemmeno tentarsi. Che fa dunque il Cristianesimo? Egli
indisse guerra a tutte più o meno le speculative dottrine, mostra che fallacierano,
disutilieper piciose, e colla santità della propria morale fonda la prima di
tutte le filosofie: quest'è la filosofia delle azioni. Scaduta la parte
speculativa, non rimaneva all' italiana filosofia che la parte pratica, la
parte da lei coltivata sempre con severa costanza e che meglio poteva
rispondere agl'insegnamenti cristiani. Apollonio infatti, di cui Girolamo dice ch'è
un prodigio inudito, degno di esser conosciuto in tutt’i secoli, avuto dal
popolo in concetto di mago, ma filosofo reputato dalla gente di senno,
Apollonio chiede a sè medesimo che cosa vogliasi in un filosofo per essere
veramente pitagorico? E quindi risponde. Richiedersi elevazione d’animo,
gravità, costanza, buona fama, sincera amicizia, frugalità, pace, e virtù. Fregiato
di così belli ornamenti, il pitagorismo si propone in morale un lodevole fine,
il perfezionamento della umana natura, risultante dallo speciale perfezionamento
di ciascun individuo. Nessun'altra filosofia poteva meglio consonare al vangelo.
I primi sapienti del Cristianesimo, prima di edificare, trovarono però di dover
distruggere il vecchio edifizio fin dalle fondamenta, e gridarono contro ogni
filosofia. Tertulliano ed Origene vogliono che, dopo il vangelo, non più mhaestieri di ricerche, nè di curiosità
dopo Cristo. Nessuna scuola è da principio ri. Se non che, distrutta colla
dialettica l'arte del ragionare, e affidati gl’uomini al solo senso comune, in
mezzo all'incipiente barbarie, nulla presentavasi tanto naturale quanto la
scessi: e questa infatti mostrossi. È noto che sotto il nome della scessi,
spesso è insegnato a sprezzare vergognosi pregiudizii. Non devesi scordare che
il dubbio è il padre della civiltà; e che, se il secolo di Cartesio è di GALILEI
avesse ardito dubitare, le scienze e le arti non sarebbero per anche ripste.
Foperò una scessi di sola teoria, doo di pratica; stette del pensiero, non
nelle azioni: e perciò, s'egli da l'ultimo crollo alla filosofia speculativa,
non porta alla morale un grave nocumento. Ed è appunto nella morale che la
italiana filosofia sopravvive. Il grande BOEZIO vide l'estrema bassezza, in cui
la sapienza era caduta, e saggiamente pensa a raccorre in un sol corpo le
positive cognizioni, che dal gusto generale si sono salvate, e qual breve
enciclopedia de’ suoi tempi le presertò sotto l'smabile nome: De
interpretatione e Consolazione della filosofia. Nomeche in sè solo abbraccia il
carattere di tutta up'êra. Cbi cerca le cagioni, in forza delle quali stelte
viva, anche nei secoli detti barbari, la pratica filo sparmiata: l'acqua
di Talete, l'infinito di Anassimaddro, il fuoco d'Eraclito, l'omeomeria di Anassagora,
l'etere infinito di Archelao, i numeri di Pitagora, gl’atomi di Epicuro, gl’elementi
di Empedocle -- tutte in somma le antiche speculazioni furono guerreggiate. I
santi padri non lemono chiamar sogoi molti pensieri di Aristotile, del Lizio, molti
di Platone delirii dell’Accademia. Ma in quello che gl’ecclesiastici scrittori
studiano le scuole per combatterle, non poteano a meno di scontrarsi qua e colà
in principii verissimi, ai quali non si poteva niegare adesione, e questi
raccogliendo insieme e collocandoli sotto il patrocinio del vangelo, se ne
giovarono a comprovare l'armonia del vero filosofico col religioso. leo
non sofia, le troverebbe in parte della politica stessa de' barbari
invasori. Semplici e rozzi, cupidi solo di bottino, occupano solo il
territorio, lasciando ai XX eleggi, e costumi, e religione, mutando l'aspetto
materiale, non quello degli spiriti; sia che l'ignoranza li rendesse inetti a
far mutamenti, o sia che li movesse rispetto per genti tanto più umane, sebbene
meno forti di loro. Oode che procede codesta loro maniera di conquista, o da
calcolo, o da impotenza, egli è certo che recarono desolazione senza recare
alcuna propria filosofia: a tal che la italiana , accompagnata da toote altre
in epoca di prosperità, ma sola rimasta in quella della sventura, anzichè
cedere e prostrarsi, potè parificarsi, alla guisa dell'oro sul crogiuolo, e
spogliarsi di quelle macchie, che la fortuna le ha apportate. Passa quindi la
dimostrare come la buona filosofia pratica comincia a fruttare anche ottima
teoria, sebbene il risorgimento fosse ritardato dalla scolastica, ed impedito
dall’accademia. Or ecco le vie, egli ripiglia, per le quali gradatamente lo spirito
filosofico avanza, guadagnando sempre terreno. Il Leoni coavea, pel primo,
portato allo stu dio padovano la cognizione di Aristotile genuino del Lizio, e
mostra to come inscientemente lo siavea contorto e dinon sue dottrine fatto maestro.
Quando sorge quel potente ingegno di Pomponaccio [POMPONAZZI (si veda)] che si dove
riguardare siccome il quinto anello della gran catena filosotica italiana, dopo
Pitagora, CATONE, BOEZIO ed ALIGHIERI. Pigmeo di corpo, ma di spirito gigante, penetra
meglio che altri nello spirito della patria filosofia, e siccome, a farla
rinascere, convene, prim ad’ogni altra cosa, abbattere il colosso peripatetico
del LIZIO, egli coraggiosamente sostende che, secondo Aristotile nel Lizio,
voluto sostegno della morale e della religione, potevasi dimostrare l'anima non
essere immortale, miracoli non potersi dare, non vi essere provvidenza, ma in ogni
cosa dominare il destino. Strabiliarono tutti a conclusioni di tanta
conseguenza, e pretesero che da lui solo derivassero tali dottrine, dal peripato
del LIZIO non mai. Accagionarono di empietà il gran mantovano, che ha senza dubbio
incontrata lama la ventura, se il cielo non avesse posto a capo della chiesa on
Leone X , e datogli un BEMPO per consigliere. La sapienza e la tolleranza
medicea permisero al POMPONACCIO quello che prima non è stato permesso,
separare dalla teologia la filosofia, conduce una linea di confine tra gl’obbietti
della fede e quelli della ragione. L'esempio del gran maestro fa seguito da
numerosi discepoli, tra quali hanno fama Scaligero, Sepulveda, Porzio,
Benamico, Giovio, e da Cardinali, Contarini, cioè, e Gonzaga. È imitato con
isforzi contemporanei da Cesalpino, da Cremonino, da Zabarella, e forse da quel
Vanini, che, mal comprendendo Pomponaccio, spinge lo sfrenato ingegno allo
stremo, e corge la miseranda fioe che tutti sanno. Imper ciocche, gli è pur
mestieri confessarlo, la fortuna del primo e la sinistra interpretazione
de'suoi principii, non solo a tutti ispira coraggio, ma ad alcuni fio an che
baldanza. Tale si fa CARDANO, a cui la fecondità del genio troppe più idee
somministra di quelle che il suo giudizio puo ordinare. Ma dice: loslu dio
della natura doversi ridurre all'arte ed alla fatica, e però venne salutato
come l'uomo delle invensioni. Tale BRUNO, che proclama sfrenatamente la
filosofia del dubbio, filosofia che ovunque dissemina, viaggiando Italia,
Francia, Alemagna , e che fu poscia da Cartesio abbracciata e sviluppata con
tanta gloria, com’ha a confessare lo giudice non sospetto, Leibnizio. Si
ridestarono allora i principali pensieri de’ pitagorici, e meravigliando si
conosce che la flosofia italiana, in tutte le sue fasi da CATONE IL CENSORE ad
oggi, e io tatte le sue manifestazioni, non ha all'ultimo che un fondo solo, il
metodo esperitivo e naturale. A questo metodo avvia l’Italia VALLA, e NIZZOLIO,
ed ACONZIO, e POLIZIANO, e finalmente CAMPANELLA, che, vent’appi, sale in
bigoncia, e disputa con tanta forza contro le fallacie scolastiche, che i
vecchi sclamarono maravigliati: essere in lui passato lo spirito di TELESIO. Egli
sostende che il senso è un fondamento della scienza, che dalla dimostrazione positiva
e sensibile vasce la intellettiva, perciocchè sentire è sapere. La ragione
tanto essere più certa, quanto più al senso vicina. Non però doversi andare
cogli empirici che pretendono ragionare per le sole apparenze variabili, accidentali,
sfuggevolissime, ma sìanche dietro verità costanti, che badoo principio
nell'anteriore sentimento, e del testimonio di tutti gl’uomini. Con longbe e perigliose
fatiche giunse quindi f palmente l’Italia a ridur in principii quello, che in pratica
ha sempre tenuto. Scaddero allora i sillogismi, le formole, le categorie, le
ipotesi, gl’a priori, con totti gl’altri vincoli della ragione, e sostenuto
dall' analisi e dall'esperienza, il nuovo metodo spiega il volo alle più eccelse
scoperie. Alla scuola italiana attiose Copernico il suo sistema
astronomico, da Galilei poscia rivendicato. Da GALILEI che mostra immobile e
improntato di macchie il sole, e Giove di satelliti circondato. Da Galileo,
che, per mezzo di nuove lenti, interroga l'armonia misteriosa dei cieli, e con
esperimenti sorprende la patora nei segreti delle arcane sue leggi. RUBERTI
TORRICELLI, colla invenzione de’ barometri e de’ microscopii, apporta alla
fisica novella vita. Cavalieri, Maurolico e Tartaglia rendano fruttuose le
matematiche colle applicazioni. VINCI (si veda) dà buona legge all'estetica. Buonarotti,
l'uomo delle IV anime, fisa il buon gusto nelle arti. MACHIAVELLI scopre ai sudditi
ei ai regnanti i segreti della politica. L’accademia del cimento affatica senza
posa delle esperienze, le dabbie verità rischiara, e le certe diffonde. La
fisica, la geografia e l'astronomia, sposate insieme, fanno sì che un italiano
discopra il nuovo continente, ed un altro italiano gl’imponga il nome. Ogoi arte
insomma, ogni scienza, ogni di sciplina quasi per incanto risorge. Ed è cosa
per verità sorprendente il vedere nei dettati di quell'epoca gloriosa tanta copiosità
di filosofie, da contenere, quasi in germe, tutte le altre scoperte verificate
dappoi. Conserviamo adunque, conclude l'autore, il prezioso retaggio, che da’ nostri
maggiori ci è tramandato e, che più è, adoperiamo di renderlo fruttuoso. Accioc
chè, dopo aver portata agl’altri la scienza, non venghiamo giustamente
paragonati alle nubi, le quali si disfanno in quel medesimo che d'amica pioggia
fecondano le campagne. Esponendo i proprii pensamenti, il Pezza-Rossa, con
singolare modestia, non si erige a filosofo, ma stimola ed invoglia gl’altri a
frugare in questa materia, pago di poter dimostrare che noi siamo ricchi di
tanta domestica dottrina da non invidiare la forestiera. Che il buon metodo non
l'abbiamo a cercare lontano. E che sarebbe ingratitudine il disconoscere l’antica
sapienza di CATONE IL CENSORE, da cui tutto surge, per seguire alcune splendide
fantasie oltra-montane. Giuseppe Pezza-Rossa.
Giuseppe Pezzarossa. Pezzarossa. Keywords: il martirio di Belfiore; lo spirito
della nazione italiana; eloquenza lombarda. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pezzarossa” – The Swimming-Pool Library. Pezzarossa.
Grice e Pezzella: Cesare deve morire
– l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice:
“I like Pezzella – His “La memoria del possibile” would make Benjamin think
twice! – and I do not mean HIS Benjamin, but mine!” Si laurea a Pisa con una
tesi su Benjamin. Presso la Scuola Normale Superiore diviene ricercatore di
ruolo. Collabora a un seminario con Derrida. Consegue sotto la tutela di Marin
il doctorat a Parigi (Grice: “the reason why which few consider him Italian!”) e
il DEA in Réalisation cinématographique seguendo i corsi diretti dal
documentarista Rouch a Nanterre. Insegna estetica ed estetica del cinema. Tenne
un seminario a Parigi in collaborazione con Michaud. È redattore della rivista
Altra-parola e collabora col centro per la riforma dello stato a Firenze. La
filosofia di Benjamin e quella di Debord sono punti di riferimento della sua
propria. Studia la persistenza delle forme del mito all’interno della modernità
-- e in tal senso si occupa di Bachofen, introducendo Il simbolismo funerario
degl’antichi, col sostegno del Warburg Institut di Londra. L’intersezione tra
mondo mitico e modernità estrema lo porta a interessarsi della poesia e del
pensiero di Hölderlin e della scuola di Francoforte. Vicino alla tradizione della
filosofia dialettica, apprezza soprattutto la versione esistenziale che ne viene
data nella filosofia dopo i seminari di Kojève su Hegel. Di Benjamin considera
soprattutto la polarità tra immagine di sogno e immagine dialettica, che
utilizza come strumento interpretativo di opere cinematografiche e letterarie
(cfr. La memoria del possibile e Insorgenze). Per P., lo spettacolo –nella
formulazione teorica che ne da Debord -- è la forma di vita dominante del
capitalismo, in particolare della sua industria culturale e del cinema. Secondo
la terminologia usata nel saggio su estetica del cinema, distingue lo stereotipo
spettacolare dalla forma critico-espressive. Si è interessato all’intersezione
fra tematiche politiche e psicoanalitiche: la dialettica del riconoscimento, la
formazione della soggettività nel capitalismo, l’incidenza dei traumi storici
collettivi sulla psiche individuale -- cfr. il saggio sulla voce minima. Esplora
la filosofia politica d’Abensour, con cui condivide la rivalutazione del
pensiero utopico e la rivalutazione del socialismo come prospettiva politica
alternativa al populismo. Collabora alla redazione e all’edizione dei volumi di
Altro Novecento. Comunismo eretico e pensiero critico, per conto della
Fondazione Micheletti di Brescia. Altri saggi: “L'immagine dialettica” (ETS,
Pisa); “Il tragico” (Il Mulino, Bologna); “Conversazione di Narcisso con
Narcisso – Conversazione con me” (Manifesto,
Roma); “Il volto di Marilyn” (Manifesto, Roma); “La memoria del possibile”
(Jaca, Milano); “Estetica del cinema” (Mulino, Bologna); “Insorgenza” (Jaca, Milano,
“Le nubi di Bor” (Zona, Arezzo); “La voce minima. Trauma e memoria storica” (Manifesto,
Roma); “Altrenapoli” (Rosemberg, Torino”; “I fantasmi” (Cattedrale, Ancona); “Il
volto dell’altro”; “L’ospite ingrate” (Quodlibet, Macerata); “I corpi del potere”
(Jaca, Milano); “Repubblica”; “Il bene
comune” (Il Ponte); “Gli spettri del capitale” (Il Ponte); “Il tempo del possible”;
“Attualità della Comune di Parigi” (Il Ponte); Utopia e insorgenza. Per Abensour”;
“Altraparola, Micheletti, Brescia); Alle frontiere del capitale. Comunismo
eretico e pensiero critico, Jaca, Milano. Pezzella. Keywords: Cesare deve
morire, Narcisso, “conversations with myself”, Antonino, nubi di Bor, Freud,
Narcissismus -- Refs.: Luigi Speranza: “Grice, Pezzella, Benjamin and Benjamin:
la memoria del possibile,” Villa Grice – The Swimming-Pool Library. Pezzella.
Grice e Piana: l’implicature conversazionali dei merli
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Casale Monferrato). Filosofo italiano. Grice: “I never cease to get moved
when I read Piana’s notes, “Il canto del merlo”! That’s the way to do
philosophy of music – the Italianate warmth so strange and contrasting to the
coldness of Scruton!” Insegna filosofia a Milano e Pietrabianca di Sangineto. Allievo
di PACI, sotto il quale elabora la sua dissertazione sulle opere inedite di
Husserl. La sua posizione filosofica è caratterizzata dal concetto di
fenomenologia -- strutturalismo fenomenologico -- influenzato particolarmente
da Husserl, Wittgenstein, e Bachelard. Alcune indicazioni sullo strutturalismo
fenomenologico sono contenute in “L'idea di uno strutturalismo fenomenologico”.
La sua filosofia è orientata verso la conoscenza, la musica e i campi della
percezione e immaginazione. Allievi di P. sono Basso, Civita, Costa, Franzini,
Serra, e Spinicci. Uno dei più acuti e originali filosofi italiani – L’Unità
-- uno dei più interessanti interpreti e prosecutori, in Italia,
dell'indirizzo fenomenologico -- Paese Sera. Tra i più lucidi, originali e
fecondi fenomenologi italiani" -- "L'idea di Europa e le responsabilità
della filosofia". Vede l'esperienza della fenomenologia di Husserl che
costituì il centro d'interesse di un grande maestro come Paci. Non è il caso
qui di tracciare mappe di quelle vicende, credo però che non sarebbe sbagliato
sostenere che P., in quel gioco delle parti, che è sempre l'apertura di
un'esperienza plurale sul suggerimento di un filosofo autentico, si è preso
quella del fenomenologo più prossimo ai temi duri di Husserl, agl’obbiettivi
che stabiliscono la teoreticità della ricerca fenomenologica come tratto
distintivo ed essenziale rispetto ad altre figure di pensiero -- L'Unità. Illustre
filosofo della musica -- in "Il significato
della musica", relazione al convegno 'Approcci semiotico-testologici ai
testi multimediali', Macerata. In un intervento letto durante un convegno
tenuto all'Macerata. Franzini dichiara. P. è a mio parere uno dei filosofi
maggiori del dopoguerra italiano: mai prono alle mode, sempre originale e
innovativo, come dimostrano i suoi essenziali contributi alla metafisica della musica.
In sintesi, un maestro in cui si ritrovano sempre momenti di autentica filosofa. Il
più grande maestro della fenomenologia
italiana. Il suo stile filosofico rappresenta il centro di gravità attorno al
quale tendemo a condensare gran parte di quello che di eccellente la
fenomenologia italiana fa, convinti che i suoi meriti non sono ancora
adeguatamente riconosciuti. La vera filosofia tende all'elementare. E dunque
non ha fretta di correre oltre, indugia in quei punti rispetto ai quali si
potrebbe benissimo soprassedere. In certo senso, si fa custode del ricordo di
cose che si potrebbero facilmente dimenticare. La filosofia è un’arte del
ricordo. Ma vi è in ogni caso anche qualcosa di profondamente giusto nell’idea,
che si ripropone di continuo, di una scienza che deve in qualche modo liberarsi
dalla filosofia. È come liberarsi dai ricordie questo è spesso necessario per
procedere oltre. Altri saggi: “Filosofia dell’esperienza”; “L’idea di uno strutturalismo
fenomenologico”; “Il manifesto”; “La filosofia tende all’elementare e non ha fretta”;
“L’importanza filosofica di arrivare ultimi”; “Esistenza e storia” (Nigri, Milano);
“La fenomenologia” (Mondadori, Milano); “Elementi di una dottrina dell'esperienza”
(Saggiatore, Milano); “La notte dei lampi”; “La filosofia dell'immaginazione” (Guerini,
Milano); “Filosofia della musica” (Guerini, Milano); Mondrian e la musica,
Milano, Guerini); Teoria del sogno e dramma musicale. La metafisica della
musica” (Guerini, Milano); “Numero e figura: idee per una epistemologia della ri-petizione”
(Cuem, Milano); “Album per la teoria della musica”; “Frammenti epistemologici”.
I suoi saggi sono racchiuse: “II strutturalismo
fenomenologico e psicologia della forma”; “La notte dei lampi”; “Le regole
dell’immaginazione”; “Filosofia della musica”; “Intervallo e cromatismo nella
teoria della musica”; “Alle origini della teoria della tonalità”; “Teoria del
sogno e dramma musicale”; “La metafisica della musica”; “Mondrian e la musica”;
“Filosofia della musica”; “Estetica musicale”; “Introduzione alla filosofia”;
“Interpretazione del “Mondo come volontà e rappresentazione””; “Immagini per
Schopenhauer, “Interpretazione del “Tractatus” di Wittgenstein”; “Commenti a
Wittgenstein”; “Commenti a Hume”; “Prroblemi della fenomenologia”; “Fenomenologia,
esistenzialismo, marxismo”; “Fenomenologia”; “Stralci di vita”; “Conversazioni
sulla “Crisi delle scienze europee” di Husserl”; “Fenomenologia delle sintesi
passive; “Barlumi per una filosofia della musica”; “De Musica, rivista fondata
da lui. Spazio Filosofico, collana fondata da lui; "La fenomenologia come
metodo filosofico", “Linguaggio” Guerini, Milano); "Immaginazione e
poetica dello spazio", “Metafora Mimesi Morfogenesi Progetto” (Guerin,
Milano); "Considerazioni inattuali su Adorno",
"Musica/Realtà", "Figurazione e movimento nella
problematica musicale del continuo", “La percezione musicale, Guerini, Milano,
"Fenomenologia dei materiali e campo delle decisioni”; “Riflessioni
sull'arte del comporre", “Il canto di Seikilos” (Guerini, Milano); I
compiti di una filosofia della musica brevemente esposti”; De Musica, Elogio dell'immaginazione musicale, De Musica,
La serie delle seriedodecafoniche e il triangolo di Sarngadeva, De Musica; Immagini
per Schopenhauer, Il canto del merlo” –
i merli – il canto dell’uccello, funzione del canto dell’uccello maschio. “Occorre
riflettervi ancora”; “Considerazioni in margine a Fantasia e imagine”; “
Leggere i poeti. Note in margine a Pascoli”; La sociologia della letteratura
(Milano); Questioni di dettaglio (Milano), Storia e coscienza di classe (Milano)
Ricerche logiche (Milano); Storia critica delle idee (Milano); fenomenologica
italiana; Fenomenologia, coscienza del tempo e analisi musicale; Variazioni dei
significati” - Burnout e risorse; Musicoterapia, alle radici fenomenologiche
del Cosmo antico; Fondamenti della Matematica; La scienza della felicita; La
fenomenologia dell’esperienza. Scuola di Milano – scuola milanese -- Giovanni
Piana. Piana. Keywords: il linguaggio di Spinicci, merli, la serie
dodecafonica, il triangolo di Sarngadeva. Oltre il linguaggio, linguaggio e
comunicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Piana” – The Swimming-Pool
Library. Piana.
Grice e Piccolomini: l’implicatura conversazionale
del Lizio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo italiano. Grice: “What Piccolomini is trying to do, but knowing, is
providing what I do in from the bizarre to the banal – a good functionalist
interpretation of the rather poor functionalist explanation by Aristotle of
what the Italians call the ‘anima,’ because it ‘animates’ the body (corpore). Insegna a Macerata, Perugia, e Padova.
Analizza il III libro del “Sull’anima” di Aristotele del Lizio. Saggio: “Peripateticarum
de anima disputationum”; “Academicarum contemplationum”. Tutore di TASSO (si
vieda), ricordato in “Il Costante; overo, dela clemenza”. Formula una teoria sincretica tra l’accademia
e il lizio. ‘Unico’ dei Filomati. Altre saggi:
“Universa philosophia de moribus” (Venezia, Franceschi); “Comes politicus, pro
recta ordinis ratione propugnator” (Venezia, Franceschi); “Libri ad scientiam
de natura attinentes” (Venezia, Franceschi); “Librorum Aristotelis de ortu et interitu
lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi); “In III libros de anima
lucidissima expositione” (Venezia, Franceschi); “Instituzione del principe”; “Compendio
della scienza civile”; “VIII libri naturalium auscultationum perspicua
interpretatione” (Venezia, Franceschi); “In libros de coelo lucidissima
expositio” (Venezia, Franceschi). Treccani Dizionario Biografico degl’italiani,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Garin, “Storia della filosofia” (Torino,
Einaudi); Malmignati, “Tasso a Padova” (Firenze, Riccardiana); Roma, Pieralisi (Firenze,
Biblioteca nazionale, Conv. Soppr. (S. Maria degli Angeli, Roma, Pieralisi, P.,
Cavalli, La scienza politica in Italia (Venezia). Francesco Piccolomini.
Piccolomini. Keywords: apollo lizio, lizio, licio, liceo, lizeo, statua di
apollo lizio, in riposo dopo la palestra, il lizio, Aristotele lizio, i lizij,
i lizii, gl’aristotelici, i peripatetici – gl’accademici e i lizii,
gl’accademicij e i lizij. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Piccolomini” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Pico: Beniveni, o l’implicatura dell’accademia
di Cicerone -- io priego Dio Girolamo
che’n pace così in ciel sia il tuo Pico congiunto come’n terra eri, et come’l
tuo defunto corpo hor con le sacr’ossa sue qui iace – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Mirandola).
Filosofo italiano. Grice: “I liked to say: some like Pico, but Pico’s my man!
Since I always preferred his cousin to the uncle!” -- philosopher who wrote a
series of 900 theses which he hoped to dispute publicly in Rome. Thirteen of
these theses are criticized by a papal commission. When Pico defends himself in
his “Apologia,” the pope condemns all CM theses. P. flees to France, but is
imprisoned. On his escape, he returns to Florence and devotes himself to
private study at the swimming-pool at his villa. He hoped to write a Concord of
Plato and Aristotle, but the only part he was able to complete was “On Being
and the One,”“Blame it on the Toscana!” -- in which he uses Aquinas and
Christianity to reconcile Plato’s and Aristotle’s views about God’s being and
unity. Mirandola is often described as a syncretist, but in fact he made it
clear that the truth of Christianity has priority over the prisca theologia or
ancient wisdom found in the hermetic corpus and the cabala. Though he was
interested in magic and astrology, Mirandola adopts a guarded attitude toward
them in his “Heptaplus,” which contains a mystical interpretation of Genesis;
and in his Disputations Against Astrology, he rejects them both. The treatise
is largely technical, and the question of human freedom is set aside as not
directly relevant. This fact casts some doubt on the popular thesis that Pico’s
philosophy is a celebration of man’s freedom and dignity. Great weight has been
placed on Pico’s “On the Dignity of Man.” This is a short oration intended as
an introduction to the disputation of his 900 thesesall condemned by the evil
pope --, and the title was suggested by his wife (“She actually suggested, “On
the dignity of woman,” but I found that otiose.””). Mirandola has been
interpreted as saying that man (or woman) is set apart from the rest of
creation, and is completely free to form his (or her) own nature. In fact, as
The Heptaplus shows, P. sees man as a microcosm containing elements of the
angelic, celestial, and elemental worlds. Man (if not woman) is thus firmly
within the hierarchy of nature, and is a bond and link between the worlds. In
the oration, the emphasis on freedom is a moral one: man is free to choose
between good and evil. Grice: “This irritated Nietzsche so much that he wrote
‘beyond good and evil.’ Refs.: H. P. Grice, “Goodwill and illwillmust we have
both?” L'esponente più conosciuto della
dinastia dei Pico, signori di Mirandola. L'infanzia di P., di Delaroche, Museo
delle belle arti di Nantes (Francia). Nacque a Mirandola, presso Modena, il
figlio più giovane di Gianfrancesco I, signore di Mirandola e conte della
Concordia e sua moglie Giulia, figlia di
Boiardo, conte di Scandiano. La famiglia ha a lungo abitato il castello di
Mirandola, città che si era resa indipendente e riceve da Sigismondo il feudo
di Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto piccolo, i Pico governano come
sovrani indipendenti piuttosto che come nobili vassalli. I Pico della Mirandola
sono strettamente imparentati agli Sforza, ai Gonzaga e agli Este, e i fratelli
di Giovanni sposarono gli eredi al trono di Corsica, Ferrara, Bologna e Forlì. Soggiorna
in molte dimore. Tra queste, quando vive a Ferrara, il palazzo in via del Turco
gli permette di essere vicino agli Strozzi ed ai Boiardo. P. compì i suoi
studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e Firenze. Mostra grandi doti nel
campo della matematica e impara molte lingue, tra cui perfettamente il latino,
il greco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo e il francese. Ha anche modo di
stringere rapporti di amicizia con numerose personalità dell'epoca come
Savonarola, Ficino, Lorenzo il Magnifico, Poliziano, Egidio, Benivieni, Balbi,
Alemanno, ed Elia. Entra a far parte dei Idealisti Fiorentini. Si reca a
Parigi, ospite della Sorbona, allora centro di studii, dove conosce alcuni
uomini di cultura come Étaples, Gaguin e Hermonyme. Ben presto divenne celebre
e si dice che ha una memoria talmente fuori dal comune che conosce l'intera
Divina Commedia a memoria. e a Roma dove prepara CM tesi in vista di un
congresso filosofico -- per la cui apertura compose il “De hominis dignitate”
-- che tuttavia non ha mai luogo. Sube infatti alcune accuse di eresia, in
seguito alle quali fugge in Francia dove venne anche arrestato da Filippo II
presso Grenoble e condotto a Vincennes, per essere tuttavia subito scarcerato.
Con l'assoluzione d’Alessandro VI, il quale vede di buon occhio la sua volontà
di dimostrare la divinità attraverso la magia e la cabala, nonché godendo della
rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabile quindi
definitivamente a Firenze, continuando a frequentare l'Accademia di
Ficino. MUORE PER AVVELENAMENTO D’ARSENICO mentre Firenze è occupata dalle
truppe francesi di Carlo VIII. Sepolto nel cimitero dei domenicani dentro il
convento di S. Marco. Le sue ossa saranno rinvenute da Chiaroni accanto a quelle di Poliziano e dell'amico
Benivieni. Siamo vissuti celebri, o Ermolao, e tali vivremo in futuro,
non nella scuola dei grammatici, non là dove si insegna ai ragazzi, ma nelle
accolte dei filosofi e nei circoli dei sapienti, dove non si tratta né si
discute sulla madre di Andromaca, sui figli di Niobe e su fatuità del genere,
ma sui principî delle cose umane e divine. Uno studio coordinato del
dipartimento di Biologia dell'Pisa, del Reparto Investigazioni Scientifiche
dell'Arma dei Carabinieri di Parma dimostra che e avvelenato con l'arsenico. Il
volto di P. ricostruito con le moderne tecniche forensi Di P. è rimasta
letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria. Si dice conosce a mente
numerose opere su cui si fonda la sua vasta cultura enciclopedica, e che
sapesse recitare la “Divina Commedia” *al contrario*, partendo dall'ultimo
verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di
leggere. Tutt'oggi è ancora in uso attribuire l'appellativo “P” a
chiunque sia dotato di ottima memoria. Secondo una popolare diceria, ha
una amante o una concubina segreta. Tuttavia ha un rapporto amoroso con
l'umanista Benivieni, sulla base di alcuni scritti, tra cui sonetti, che
quest'ultimo dedica a Pico, e di alcune allusioni poco chiare di Savonarola. E comunque
un seguace dell'ideale dell'amor platonico, privo cioè di contenuti erotici e
passionali. Anche la figura femminile ricorrente nei suoi versi viene celebrata
su un piano prevalentemente filosofico. La sua filosofia si riallaccia all’idealismo
di Ficino, senza però occuparsi della polemica anti-aristotelica. Al contrario,
cerca di riconciliare aristotelismo e platonismo in una sintesi superiore,
fondendovi anche altri elementi culturali, come per esempio la tradizione
misterica di Ermete Trismegisto e della cabala. All'interno del testo
delle Conclusiones si scaglia duramente contro Ficino, considerando inefficace
la sua magia naturale perché carente di un legame con le forze superiori nonché
di un'adeguata conoscenza cabalistica. Il suo proposito, esplicitamente
dichiarato ad esempio nel “De ente et uno”, consiste infatti nel ricostruire i
lineamenti di una filosofia universale, che nasca dalla concordia fra tutte le
diverse correnti di pensiero sorte sin dagl’antichi, accomunate
dall'aspirazione al divino e alla Sapienza. In questo suo ecumenismo filosofico
vengono accolti non solo i filosofi esoterici insieme all’accademia e il lizio,
e tutta la filosofia gnostica ed ermetica, anche mistica. Il congresso da lui
organizzato a Roma in vista di una tale pace filosofica inserirsi proprio in
questo progetto culturale basato su una concezione della verità come princìpio
eterno ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura
in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si
presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione. Si
accorse che il suo ideale e difficilmente perseguibile. Ad esso, a poco a poco,
si sostitusce nella sua mente il proposito riformatore di Savonarola, rivolto
al rinnovamento morale, più che culturale, della città di Firenze. L'armonia
universale da lui ricercata in ambito filosofico si trasforma così
nell'aspirazione ad una moralità meno
generica. A differenza di Ficino, emerge un maggiore senso di irrequietezza e
una visione più cupa ed esistenziale della vita. Al centro del suo ideale
di concordia universale risalta fortemente il tema della dignità e della
libertà umana. L'uomo infatti è l'unica creatura che non ha una natura predeterminata,
poiché. Già il Sommo Padre, Dio Creatore, ha foggiato, questa dimora del mondo quale ci appare. Ma,
ultimata l'opera, l'artefice desidera che ci fosse qualcuno capace di afferrare
la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la
vastità. Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova
creatura, né dei tesori né dei posti di tutto il mondo. Tutti erano ormai
pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. Dunque
l'uomo non ha affatto una natura determinata in un qualche grado (alto o
basso), bensì. Stabilì finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui nulla
poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato
agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera di natura indefinita e, postolo
nel cuore del mondo, così gli parla. Nn ti ho dato, o Adamo, né un posto
determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché tutto
secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura
limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la
determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo
arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. Afferma, in sostanza, che Dio ha posto
nell'uomo non una natura determinata, ma una indeterminatezza che è dunque la
sua propria natura, e che si regola in base alla volontà, cioè all'arbitrio
dell'uomo, che conduce tale indeterminatezza dove vuole. Non ti ho fatto
né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi
libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti
prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti. Tu
potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono
divine. Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni
vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno
in lui i loro frutti. se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima
celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua
unità, fatto uno spirito solo con Dio.Quindi, sostiene che è l'uomo a forgiare
il proprio destino secondo la propria volontà, e la sua libertà è massima,
poiché non è né animale né angelo, ma può essere l'uno o l'altro secondo la
coltivazione di alcuni tra i semi d'ogni sorta che vi sono in lui. L'uomo non è
né «angelo né bestia. La sua propria posizione nel mondo è un punto mediano tra
questi due estremi; tale punto mediano, però,
non è una mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la volontà
(o l'arbitrio) che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque l'uomo è
la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli angeli, poiché può
scegliere che creatura essere. Il suo secondo grande interesse è rivolto
alla cabala, che viene da lui spiegata come una fonte di sapienza a cui
attingere per decifrare il mistero del mondo, e nella quale Dio appare oscuro,
in quanto apparentemente irraggiungibile dalla ragione; ma l'uomo può ricavare
la massima luce da tale oscurità. Non esiste alcuna scienza che possa attestare
meglio la divinità che la magia. Connessa alla sapienza cabbalistica è la magia.
In fatti, il mago opera attraverso simboli e metafore di una realtà assoluta e dunque, partendo dalla natura, può giungere
a conoscere tale sfera metafisica attraverso la conoscenza della struttura
matematica che è il fondamento simbolico-metaforico della natura stessa.
Se la magia è giudicata positivamente per quanto riguarda invece l'astrologia
egli ebbe un atteggiamento diverso, che lo porta a distinguere nettamente tra
astrologia matematica o speculativa, cioè l'astronomia, e l'astrologia
giudiziale o divinatrice. Mentre la astrologica speculative ci consente di
conoscere la realtà armonica dell'universo, e dunque è giusta, la astrologia
prattica crede di poter sottomettere l'avvenire degli uomini alle congiunture
astrali. Partendo dall'affermazione della piena dignità e libertà dell'uomo,
che può scegliere cosa essere, muove una forte critica a questo secondo tipo di
credenze e di pratiche astrologiche, che costituirebbero una negazione proprio
della dignità e della libertà umane. L’astrologica prattica (o giudiziale)
attribuisce erroneamente a un corpo celeste il potere di influire sulla una vicenda
umana (fisiche e spirituali), sottraendo tale potere alla Provvidenza divina e
togliendo agl’uomini la libertà di scegliere. Non nega che un certo influsso vi
possa essere, ma mette in guardia contro il pericolo insito nell'astrologia giudiziale
di subordinare il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (ossia la forza
astrale). La vicenda dell'esistenza umana e tanto intrecciata e complessa che
non se ne può spiegare la ragione se non attraverso la piena libertà d'arbitrio
dell'uomo. Tuttavia, alcuni concetti base furono ripresi e rielaborati da Savonarola nel suo Trattato contra li
astrologi. Altri saggi: “Lettera a Barbaro sul modo di parlare dei filosofi”
– cf. Grice: “Full of implicatures – of the worst misleading type!” ; “Commento
sopra una canzone d'amore di BENIVIENI” – amore accademico -- “Discorso sulla
dignità dell'uomo”; “Tesi su tutte le cose conoscibili”; “CM conclusioni
filosofiche”; “cabalistiche e teologiche in ogni genere di scienze”; “Apologia”;
“Heptaplus: della settemplice interpretazione dei VI giorni della Genesi”; “Expositiones
in Psalmos, “L'essere e l'uno”; “Dispute
contro l'astrologia divinatrice”; “Carmi”; Auree Epistole. Sonetti, “Le XII
regole”; “Le XII armi della battaglia spirituale”; “Le XII condizioni d’un amante”
“Preghiera a Dio”; “Tutte le cose e alcune alter”. A lui si attribusce anche la
paternità dell’ “Amoroso combattimento onirico di Polifilo”. Sebbene egli
preferisse farsi chiamare Conte della Concordia. È in particolare Grazias, dopo
essere intervenuto presso i reali Isabella e Ferdinando, ad essere incaricato
da Innocenzo VIII di confutarne l'Apologia.
Avvelenato -- caso risolto, in Gazzetta di Modena, Gallello et al. Già
all'epoca della sua morte si vociferò che e avvelenato (cfr. S. Critchley, Il
libro dei filosofi morti, Garzanti).
Recenti indagini condotte a Ravenna dall'équipe di Gruppioni di Bologna riscontra elevati livelli di arsenico nei campioni
di tessuti e di ossa pre-levati dalle spoglie del filosofo, che avvalorerebbero
la tesi dell'avvelenamento per la sua morte (cfr. Delitti e misteri del
passato, Garofano, Vinceti, Gruppioni (Rizzoli, Milano). L’avvelenamento, la
cui morte finora si ritene fosse stata causata dalla sifilide, e ad opera della
stessa mano che due mesi prima avrebbe uccide Poliziano, legato a P. da grande
amicizia. Risolto il giallo della sua morte, Pisa, La sua memoria straordinaria.
enivieni fa porre anche una lapide sulle spoglie tumulate nella chiesa di S. Marco
a Firenze. Sul fronte della tomba è tuttora inciso. Qui giace Giovanni
Mirandola, il resto lo sanno anche il Tago e il Gange e forse perfino gli
Antipodi. BENIVIENI, affinché dopo la
morte la separazione di luoghi non disgiunga le ossa di coloro i cui animi in
vita congiunse Amore, dispone d'essere sepolto nella terra qui sotto. Sul retro
invece, in posizione poco visibile, è riportato l'epitaffio, “Girolamo BENIVIENI
per lui e se stesso pose nell'anno. Io priego Dio Girolamo che 'n pace così in
ciel sia il tuo Pico congiunto come 'n terra eri, et come 'l tuo defunto corpo
hor con le sacr'ossa sue qui iace”. GARIN, Vita e dottrina (Monnier); Zeller, L’aristolelismo
del LIIO rinascimentale, Luria, Yates, BRUNO e la tradizione ermetica Laterza; Perone,
Ciancio, Storia del pensiero filosofico,
SEI, Torino, Garin, Vallecchi, Sul richiamo di Pascal a P., cfr. B. Pascal,
Colloquio con il Signore di Saci su Epitteto e Montagne in Pascal, Pensieri,
Serini, Einaudi, Torino, Secret, I cabbalisti, Roma, Conclusiones nongentae. Le
CM tesi. Biondi, Studi pichiani (Firenze Olschki). Conclusiones Magicae numero
XXVI, secundum opinione propria”. Fra le tesi redatte in vista del congresso filosofico
di Roma, Non vi è scienza che ci dia maggiori certezze sulla divinità della
magia (cit. da Secret, ibidem, e in
Zenit studi. P. e la cabala). La natura è una correlazione misteriosa di forze
occulte che l'uomo può conoscere tramite l'astrologia speculative e controllare
tramite la magia. Distingue due tipi di astrologia: matematica e divinatrice.
Nega il valore della seconda (Granata, Filosofia, Alpha Test, Milano). Lo
stesso Savonarola sostenne di aver scritto il suo trattato in corroborazione
delle refutazione astrologice di P. -- cit. in Romeo De Maio, Riforme e miti (Guida,
Napoli). Indizi e prove: e Alberto Pio da Carpi nella genesi
dell’Hypnerotomachia Poliphili. Questo
testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto La scienza in Italia,
opera del Museo GALILEI. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, pubblicata
sotto licenza Creative Commone, Mazzali, Basileae, per Sebastianum Henricpetri,
Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Doctissimi Viri P., Concordiae comitis,
Exactissima expositio in orationem dominicam, Bernardini, Apologia.
L'autodifesa di P. di fronte al tribunale dell'inquisizione, Fornaciari,
Società per lo studio del medio-evo, Galluzzo, Firenze); Barone, Antologia, Virgilio,
Milano, Studi Dario Bellini, La profezia, Oltre la C porta, Sometti, Busi, Vera
relazione sulla vita e i fatti, P., Aragno; Cassirer, “Individuo e cosmo nella
filosofia del rinascimento” (Nuova Italia, Firenze); Lubac, L'alba incompiuta
del rinascimento” (Jaca, Milano); Giovanni, La filosofia (Palermo, Boccone del
Povero); Frigerio, "Il commento alla Canzona d'Amore di BENIVIENI; Conoscenza
Religiosa, Firenze, Fumagalli Beonio Brocchieri, Casale Monferrato, Piemme, Garin,
L'Umanesimo (Laterza, Bari); Puledda, Interpretazioni dell'Umanesimo,
Associazione Multimage, Quaquarelli, Zanardi, Pichiana. delle edizioni e degli
studi, in "Studi pichiani" (Olschki, Firenze); Sartori,Filosofia,
teologia, concordia, Messaggero Padova, Zambelli,
L’APPRENDISTA STREGONE SODOMITA DELL’ACCADEMIA Astrologia, cabala e arte
lulliana in P. e seguaci” (Marsilio, Venezia); “Le fonti cabalistiche”; Busi,
"Chi non ammirerà il nostro camaleonte?" La bibliotica cabbalistica, Busi,
L'enigma dell'ebraico nel Rinascimento, Aragno Torino Campanini, Moncada -- Mitridate -- traduttore di opere
cabbalistiche, Perani, Moncada alias Mitridate: un ebreo converso siciliano,
Officina di studi medievali, Palermo, Jurgan e Campanini, con un testo di Busi,
Nino Aragno, Torino Saverio Campanini Fondazione Palazzo Bondoni Pastorio,
Castiglione delle Stiviere; cabala; Ficino Filosofia rinascimentale Mirandola
Umanesimo Prisca theologia.Treccani Dizionario biografico degl’italiani,
Istituto dell'Enciclopedia; Il Centro P., L’Umanesimo, la cabala cristiana,
Discorso sulla dignità dell'uomo, P., Orazione sulla dignità dell'essere umano,
prima parte, su panarchy.org. I
"Carmina" e l'"Oratio de hominis dignitate", su the latin library
The Kabbalistic Library of P., su pico-kabbalah.eu. Giovanni Pico, dei conti
della Mirandola e della Concordia. Giovanni Pico, conte della Mirandola e della
Concordia. Giovanni Pico della Mirandola. Pico. Keywords: amore platonico,
amore socratico, Pico e Girolamo – l’epitafio – amore platonico Ficino – la
dignita dell’uomo, la concordia degl’antichi, la magia, il platonismo di Pico.
Pico e Pico, i apprendisti stragoni sodomiti, o dell’amore accademico. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Pico: the dignity of man," per Il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Pico: l’implicatura
conversazionale dello stregone sodomita – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mirandola). Filosofo italiano. Grice: “It is very likely that Cartesio took the idea of the
malignant daemon from Pico, who was obsessed with him – with the daemon, I
mean! “Demonio!”” Grice: “I like Pico. Ackrill suggested that I should
translate happiness as taking ‘daemon’ seriously. Pico does: He allows
Alberti’s use of ‘demonio’ as a direct translation of Roman ‘daemone,’ which is
Grecian in nature.”Grice: “A daemon is always ‘maschile,’ succubus, or incubus
– and stregus is gender-neutral, too, as Pico was very well aware when he allowed
the burning of a few male witches at Mirandola. On the other hand, he uses
Sextus Empiricus and Phyrro against Aristotle!” Grice: “Like Gentile, and
Rosselli, two other Italian philosophers, he was murdered – by his successor to
the county!” “A very sad thing is that he was murdered along with his son
Alberto.” Grice: “The murderer, a Pico, succeeded him without much of a revolt
– That’s the Renaissance forya!” --- Important if unjustly neglected, murdered,
Italian philosopher. Italian nobile e
filosofo, nipote di Pico. Grice: “He was murdered by his ‘successore
definitivo’ – along with his ultragenito figlio – Descendants of NERONE would
be surprised to learn that his primogenito did not seek revenge – perhaps he
couldn’t care less – MIRANDOLA ain’t ROMA!” Figlio di Galeotto I Pico, signore
di Mirandola. Come lo zio, Pico, P. si dedica principalmente alla filosofia, ma
ha reso soggetto alla bibbia, anche se nei suoi trattati, De monolocale divinae
et humanæ sapientiæ e in particolare nei VI libri intitolati examen doctrinæ vanitatis
gentium, si deprezza l'autorità dei filosofi, al di sopra tutti l’Aristotele
del LIZIO. Scrive una biografia dettagliata di suo zio (“Ioannis Pici
Mirandulae Vita”) e un altro di SAVONAROLA (si veda), di cui è un seguace. Avendo
osservato i pericoli a cui la società è esposta, lancia un avvertimento in
occasione del concilio lateranense: Oratio ad Leonem X et concilium Lateranense
de reformandis Ecclesiæ Moribus (Hagenau, dedicato a Pirckheimer). Muore a
Mirandola, assassinato dal nipote Galeotto, insieme a suo figlio. Mentre spesso
sostene che la filosofia raggiunta una parte della verità, dice in effetti, che
la filosofia da soli è una semplice raccolta di falsità confusi e internamente
incoerenti. In possesso di un tale punto di vista, si schiera non solo con SAVONAROLA,
ma con alcuni dei padri e con i riformatori pure. Su questo punto, è
insistente. Il cristianesimo è una realtà auto-sussistente e che ha poco o
nulla da guadagnare dalla filosofia, le scienze o le arti. Questa tesi centrale
si diffonde attraverso quasi la sua intera produzione filosofica. Scrive di non
lodare o estendere il regno della filosofia, ma di demolirlo. Saggi: “De studio
di divinae et humanae philosophiae,” “De imaginatione” – Grice: “This is
interesting. Pico starts by noting how Cicero mistranslated imaginatio from
‘phantasma.’ Vitters would not have agreed!” – “De pro-videntia dei,” “De rerum
prae-notione,” “Quaestio de falsitate astrologiae,” “Examen vanitatis gentium
doctrinae et veritatis Christianae
disciplinae, “”Strix, sive de ludificatione daemonum”; Libro detto strega o delle
illusioni del demonio,” – Grice: Pico is using ‘demonio’ literally; Descartes
isn’t!” – “Opera Omnia,” – C. Herbermann. Burke, "Stregoneria e magia: P. e
il suo stragone," di SAnglod, The
Damned Art: Saggi in letteratura di Magia, Londra. Herzig, "La reazione dei demoni
alla sodomia: magia e omosessualità nel stregone di P." Kors e Peters. La stregoneria in Europa, Una storia
Documentario. Estratti dal P. Lo stregone, Schmitt, P. e la sua critica al
Lizio (The Hague, Nijhoff); Pappalardo, “Fede, immaginazione e la scessi"
(Nutrix), Turnhout: Brepols. Centro di Cultura; Springer. Nobile, filosofo e
letterato italiano. Signore di Mirandola e conte di Concordia. Assassinato dal
nipote Galeotto II Pico, suo successore. Succede al padre nel governo dei
feudi, ricevendo conferma dell'investitura dall'imperatore Massimiliano I
d'Asburgo. I fratelli, non contenti, assediano e bombardano la Mirandola e gli imprigionano.
Rilasciato solo con la promessa di cessione dei domini. Si ritira a Roma. Critica
il paganismo classico. Scrive una biografia dello zio Pico, intitolata Vita, anteposta a un volume
che ne raccoglieva l'Opera omnia, e riprese alcune sue dottrine, come la lotta
contro l'astrologia. Seguace di SAVONAROLA, si batte inutilmente per la sua
assoluzione, e ne scrive una bio-grafia e tanato-grafia: la vita e morte di
SAVONAROLA. Sostenne da un lato la necessità di un rinnovamento della
disciplina ecclesiastica e dall'altro i problemi della filosofia. Scrive il “De
reformandis moribus,” che invia a Leone X, l'”Examen vanitatis doctrinae
gentium et veritatis christianae disciplinae,” nel quale attacca la filosofia
arcaica; e, non ultimo, “Libro detto strega o delle illusioni del demonio,” sulle
possessioni demoniache. L'”Examen” non
attacca soltanto la filosofia arcaica, ma si scaglia ugualmente contro
Aristotele del Lizio ed AQUINO. Dei due filosofi, contesta la fiducia nella
conoscenza e nella ragione, che permetterebbero con la forza dell'intelletto di
intuire la verità ultima. Al contrario, al pari della dottrina esposta dal Cusano
nel De docta ignorantia, nutre una profonda sfiducia nelle capacità umane,
riconoscendo alla ragione solo la possibilità di giungere a una conclusioni
arbitraria. Riprendendo alcune tesi tipiche della SCESSI di Pirrone e Sesto
Empirico, nega la validità dei sillogismi e dell'induttivismo, svaluta l'idea
della causalità. Nulla è conoscibile, mentre la fede può fondarsi solo su una
rivelazione. Muore assassinato dal nipote Galeotto II assieme a suo figlio. Altri
saggi: “De studio divinae et humanae philosophiae”; “Dialogus de adoratione”; “Quaestio de falsitate astrologiae”. Pompeo, Famiglie
celebri di Italia. Torino, Delumeau, “Il
peccato e la paura” (Bologna, Mulino); Pappalardo, "Fede, immaginazione e la
scessi" (Turnhout: Brepols). Assedio della Mirandola, Assedio della
Mirandola di Giulio II, Caccia alle streghe nella Signoria della Mirandola, Sovrani
di Mirandola e Concordia. Schizzo biografico a cura de Il Centro P.. Treccani
Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Giovanni Francesco
Pico della Mirandola. Giovanni Francesco II Pico della Mirandola. Gianfrancesco
Pico della Mirandola. Gianfranco Pico della Mirandola. Pico. Keywords. Refs: Luigi
Speranza: Pico. Keywords: demonio, demonologia – read excerpts of Stryx in the
Italian volgare under entry for translator. Refs.: “Grice, Acrkill, Pico and Alberti, on
‘demonio’,” Luigi Speranza, "Grice e Pico," per Il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia -- Gianfranco
Pico della Mirandola.
Grice e Pieralisi: o la teoria del
segno – filosofia italiana – Luigi Speranza (Jesi). Filosofo italiano. Esalta il valore della pace fra i
romani e fra tutte le creature. L’anima è presente non solo negl’esseri umani,
ma anche negl’altri animali, ai quali appunto l'anima conferisce come agl’uomini
un'esistenza eterna al di là della morte. Per tali motivi sottolinea la
necessità etica di trattare gl’animali con rispetto ed amore. De anima
belluarum: sopravvivenza? Una domanda, Rocco, Venezia. “Della filosofia
razionale speculativa parte soggettiva ossia la logica” (Pace, Roma); “La
filosofia razionale pratica; ovvero, dei doveri naturali” (Pace, Roma); “Sui
vizi capitali dell'insegnamento scientifico: riflessioni” (Pesar). Segno chiamo
una cosa qualunque che colla manifestazione di se indica una qualche altre
cosa. Col vedere che e quell oche dico “segno” si viene a sapere che sia anche
l’altro di cui e segno. Segno ARBITRARIO chiamo quell oche per libera
disposizione degl’uomini e stato destinato ad indicar la cos ache significa. Nel segno naturale l’eistenza sua
coll’esistenza di quell ova naturalmente congiunta. Il segno è rappresentativo
si sta in lugo della cosa che significa, la rappresenta, ne tiene le veci. Come
l’immagine de un uomo si pone in lugo dell’uomo. Ci sono V massime della
conversazione. I la parola si adopre ad esprimere ci oche l’uso stablito vi
esprime. II si deve evitare la ambiguità: una parola che e equivoca non si
adopria almeno nei contribuzioni alla stessa conversazione, ora cosi, or cosa. Ora
nell’uno ora nell’altro dei suo significanti – o signati. Seppure la diversità
loro non è tale che togliesse ogni pericolo di equivocare. III Adoprando un
vocabolo oscuro, che non è di uso e non e di quell’uso che se nuo vuol fare, si
fefnisca il senso nel quale se adopra, onde far nota che s’intende signare con
esso. IV nell’esporre le cosa o dimostrare la verità, la parola è usata nel
senso suo priprio, evitando tropi, figure, ed altre eleganze, che, se giovano
al bello, pregiudicano spesso al vero; essendoche eccitano l’immaginazione a
figurarise le cosa, anziche chiamo l’attenzione a vederle nell’esser loro ad a
conoscerle quali son. V se per la scrazesa dei termini è necessario usare una
stessa parola in un senso alquanto diverso, non si tracuri, per amore di brevità,
di aggiugere ad essa quant’altre parole sieno necessario perche il senso che si
vuole che abbia, riesca caro e preciso. Sezioni: ‘Sopra-sezione: il segno
dell’idea. Segno. Segno naturale, segno arbitrario. Segno manifestativo e
suppositivo o rappresentativo. Segno dell’idea, segno del pensiero. Il gesto –
segno del pensiero. Parola è un segno articolato. La parola ha un aspetto
fisico e un aspetto logico. Quanto considerate semplicemente nell’esere
materialmente è un segno fisico. Se viene considerate in quate e segno di
un’idea od esprime un pensiero, è presa formalmente – logicamente. Le parole
sono comune o propri, di uno o piu eseri, la parola ‘pietro’ e semplice, un
termine complesso e ‘uomo eminentemente virtuoso’, o semplicemente, un santo.
Termine categorematico e sincategorematico. Una praole che da se soli nulla
significa, ma solamente se si aggiune ad altra – della quale modifica la
significazione specialemente in qualte all’estensione dell’idea de cui e segno.
Essempli de segno sincategorematico sono ‘ogni’ e ‘qualche’. ‘Leone’ permette
una figura. Si usa ad indicare una spezie di animale, una costellazione in
forma di leone, o un uomo che si comporta come un leone. Un termino analogo e
‘saludabile’ che si applica al cibo, al scremento, ed al stilo di vita. Quando
il segno è segno manfestativo d’una idea o segno suppositivo della cosa
rappresentata da esse. Il segno dunque tiene nella conversazione il luogo della
cosa della quali si parla, falle le loro veci, la rappresentato. Questo loro
officio chiamo la loro supposizione, lo stare cio per le cose, il sustituirise,
o, meglio, l’essere sostituiti ad essa. La supposizione è materiale se il segno
sta per se stesso materialmente preso. La supposizone è formale se il segno e
adoprato secondo il suo esser logico, se sta per quello che chi parla ha
destignato a segnare. ‘uomo’, dotato di ragione. La supposizione formale puo
essere semplice o logica reale. La supposizione formale è logica si il segno
sta per l’idea di cui è segno, e ch’è la cosa da lui immediatamene espresso. ‘L’uomo
e una specie’. La supposizione e reale quando sta per la cosa stessa esistente nella
natura sotto quella forma, in cui l’essere è rappresentato dall’idea, di cui il
segno è segno – L’uomo vive. La supposizione puo esser reale, colletiva e
distributiva. La supposizione formale reale d’una parola puo essere colletiva o
distributive. È colletiva se la parola sta nel discorso per TUTTI e ciasccuno
CUPULATIVAmente gl’individuo di quell nome, ossia gl’essere che sonno
nell’estensione dell’idea dal segno espresso. Come se si dicesse, le parti
equagliano il tutto. La supposizione e distributiva se il termine sta per tutti
e ciascuno DISGIUNTIVAmente gl’esseri prappresentati dall’idea, di cui e segno,
sta per uno di esso, o queso o quell oche sia, e cosi sta per ognuno, ossia
vale per ognuno chi o che è detto delle cose rappresentate dalla idea
significate al segno. Le parti sono inferiori al tutto. Gl’uomini hanno forza
minore di quella d’un cavallo. C’è la possibilità intriseca dell’origine
naturale dei segni. Non pottrebe mai dimostrare dell’impossibilità in cui gl’uomini
si arebero trovati di costituirse un linguaggio per comuniare fra loro e
manifestare recipricamente i proppi pensiere. Sebeene molto e rilento e non senza
gravi difficoltà hanno tuttavia posti nella necessità di farlo putoto elevera a
segni delle cosa e costituirli cosi termini logici. Quelle che per una
combinazione o relazione e coll’aiuto d’un gesto hanno puotuo associare alle
idea della cosa. Nessuna ripugnanza in cio si vede, e finche ripugnanza non si
vede, la possibilità d’una cosa non puo essere a buon diritto negata. La parola
serve all’uomo mirabilmente per TRASFONDERE negl’altri le sue conosence, per
mostrare le ragione nelle quali egli ha scoperto l’essere di tante cosa, che
immediatamente non apparisicono e non si possoni in loro stesse vedere e
perceptire, per guidare in somma per sentiteri gia battuti alla conoscenza di
cose alle quali tutte ciascune da se solo sensa l’aiuto dell’altrui
intelligenza I cui acquisti gl imanifesta la praola non avvrebe trovato la via
di pervenire. Per intedere il discorso si tiene in cota tre fattori. I al senso
che colla definizione il parlante ha dichiarato di voler dare alla sua parola. II
a quello que aparisce DAL CONTESTO avvervi volute significare. III al CONCETTO
che si sa ch’egli puo avere delle cose di cui parla, perche nessuno puo volere
esprimere quell che non sa. Pieralisi. Keywords: segnare, segnato, segnante.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pieralisi.”
Grice e Pievani: Enea l’antenato, o l’implicature conversazionali
dei maschi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Gazzaniga). Filosofo italiano. Grice: “Only in Italy, Dietelmo becomes Telmo –“ Grice: “I like
Pievani – he defends Darwin when everyone attacks him! Talk about rallying to
the defense of the under-dogma!” Studia a Milano. Conduce ricerche in biologia
evolutiva e filosofia della biologia, sotto Eldredge e Tattersall presso
l'American Museum of Natural History, New York.
Grice: “Some Italians would not consider him an Italian philosopher
seeing that he earned his maximal degree without (i. e., not within) Italy!” – Insegna
a Milano. Bologna, e Padova. Opere: “Il management dell'unicità (Guerini, Milano);
“Homo sapiens e altre catastrofi” (Meltemi, Roma); “Immagini del tempo nel cinema
d'oggi” (Meltemi, Roma); “Sotto il velo della normalità” (Meltemi, Roma); “Il
cappellano del diavolo, Scienza e idee, Milano, Cortina); “Introduzione alla
filosofia della biologia” (Laterza, Roma); La teoria dell'evoluzione. Attualità
di una rivoluzione scientifica (Mulino, Bologna); Chi ha paura di Darwin?, IBIS,
Como-Pavia, Creazione senza il divino, Einaudi, Torino; “In difesa di Darwin.
Piccolo bestiario dell'anti-evoluzionismo all'italiana” (Milano, Bompiani); “Perdere
la libertà per sante ragioni. Dal nascere al morire: la mano della chiesa sulla
vita dei luterani (Milano, Chiarelettere); Nati per Credere (Codice, Torino); La
vita inaspettata. Il fascino di un'evoluzione che non ci aveva previsto,
Cortina, Milano, Introduzione a Darwin
(Roma, Laterza); La fine del mondo. Guida per apocalittici perplessi, Bologna,
Mulino, Homo sapiens. Il cammino
dell'umanità, Atlante dell'Istituto geografico Agostini, “Anatomia di una rivoluzione: la logica della
scoperta scientifica” (Mimesis); “Evoluti e abbandonati. Sesso, politica,
morale: Darwin spiega proprio tutto, Torino, Einaudi, Il maschio è inutile. Un saggio quasi
filosofico, Milano, Rizzoli, Libertà di
migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così, Einaudi, Torino; Lectures,
Giappichelli, Come saremo. Storie di umanità, Codice, Torino, "Homo
Sapiens Le nuove storie dell'evoluzione umana", Geografica, Imperfezione. Una storia naturale, Milano, Cortina,
Perché siamo parenti delle galline? E tante altre domande sull’evoluzione,
Scienza, Trieste,; Sulle tracce degl’antenati. L’avventurosa storia
dell’umanità (Scienza, Trieste). Dietelmo Pievani. Telmo Pievani. Pievani.
Keywords: il maschio, maschile, maschilita, maschilita fascista, fascist
masculinities, il concetto di maschio, dysmorphismo sessuale – sessualita e
mascolinita, il maschio – uso del maschio in opposizione a sostantivi astratti
come mascolinita, o maschilita. i macchi, homosociale, Romolo Enea l’antenato. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pievani” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Piovani: Enea, l’eroe al portico, o
l’implicatura conversazionale assente -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “Like Austin, and then again like me, Piovani could invent
lingo. The whole point of ordinary-language philosophy was an attack on
‘philosophical language,’ and there we are, Austin, Grice and Piovani INVENTING
unordinary philosophical language! In Piovani’s case is ‘assenzialismo’!”
–Studia a Napoli. Insegna a Trieste, Firenze, Roma, Napoli. Dei lincei. Scrive
su alcuni fogli del regime. La sua ricerca filosofica ha avvio all'indomani
immediato della tragica conclusione della seconda guerra mondiale e di ciò
porta i segni anche nell'elaborazione della propria caratterizzazione
etico-politica, presto approdata alle ragioni del liberalismo democratico.
Dinanzi alla drammatica conclusione dell'esito volontaristico dell'attualismo,
la necessità di ripensare il modello idealistico lo induce ad un'intensa
riflessione sul significato e sul valore dell'individuo nel suo farsi persona.
Spazia dalla filosofia del diritto alla filosofia del concetto, soprattutto a
quello meridionale, ricopre incarichi nelle più importanti accademie italiane.
Fonda il centro di studi vichiani. Pratica una fenomenologia dell'individuale.
Per il pensatore napoletano l'individuo non è concepito come un'entità chiusa
ed ego-istica tendente all'assolutizzazione ma, al contrario, accettando egli
la sua natura di vivente limitato, afferma sé stesso nella responsabilità della
propria azione. Concorrono elementi esistenzialistici, l’analisi
dell’esperienza comune. Di ciò è documento “Norma e società” (Napoli, Jovene).
Utilizza anche temi della prima azione blondeliana. La necessità di fondare la
persona grazie a un criterio o norma, che è la ragione dell’agire e del pensare
-- la logica della vita morale -- fa scoprire il tema di fondo della filosofia morale. Il soggetto è un volente
non volutosi -- vale a dire che il soggetto, per quanto approfondisca il
proprio essere che è il suo esistere, deve arrestarsi dinanzi alla
constatazione di essere dato, di non essersi voluto. L’alternativa esistenziale
dell’accettazione della vita ne riscatta, con la volontà di essere a fronte
della possibilità contraddittoria del suicidio, l’originaria datità. Ma questa
accettazione, che è la sola possibile fondazione della vita morale, rifiuta
ogni ostinazione singolaristica e comporta che la vita è vita di relazione,
dove questa non è conquista ma condizione consustanziale del soggetto che si
accetta e dunque accetta l’altro, a iniziare dalla propria alterità rispetto a
se stesso. L’essenziale instaurazione personalitaria consente la fondazione del
diritto e della morale. Entrambe formazioni storiche, fondate dinamicamente in
quanto capaci di comprendere ogni forma in cui si sostanzi l’attivo desiderio
dell’uomo di soddisfare l’insaziabile bisogno di valori, anch'essi costruiti dalla
scelta esistenziale dei soggetti storici. Sostiene che l'essere umano non possa
fare affidamento su alcun tipo di fondamento poiché, essendo un essere limitato
e storico, è di fatto costretto a fondare continuamente i suoi punti di
riferimento. A questo proposito assumono appunto un ruolo primario il valore, considerate non come assoluto
bensì prodotto della specificità individuale. Del resto proprio il valore
esalta la responsabilità dell'azione degl’individui, che, altrimenti, verrebbe
mortificata nel riferimento obbligato a qualcosa di assoluto. Si può dunque
parlare di un pluralismo etico che non significa relativismo ma relatività e,
dunque, rispetto. Una posizione che sembra chiaramente riprendere il pensiero
di Kant e, in particolare, il tema dell'agonismo etico. Per il ricorrere di
questi temi, la sua filosofia può riassumersi nella formula tra esistenzialismo
ri-pensato e storicismo ri-novato. Tra questi, un numero di “Gerarchia”, su cui
scrive riferendosi alla partecipazione
emotiva degl’italiani al conflitto. Questo modo di sentire e di interpretare
gl’eventi deve essere posto in luce perché esso indica che un ventennio di
regime fascista è riuscito a dare agl’italiani almeno quel senso di
pre-occupazione della tutela e della difesa dei propri interessi, che è il
presupposto indispensabile per la formazione di una autentica e completa
coscienza imperiale. Roma e Tirana, in Gerarchia, Evoluzione liberale, in
Biblioteca della libertà, P,, Enciclopedia filosofica di Gallarate, Bompiani,
Milano. Altre saggi: “Il significato del principio di effettività” (Milano,
Giuffre); “Morte e tras-figurazione
dell'Università” (Napoli, Guida);“Teo-dicea sociale” (Padova, Milani);
“Linee di una filosofia del diritto” (Padova, MILANI); “Gius-naturalismo ed
etica moderna” (Bari, Laterza); “Filosofia e storia delle idee” (Bari,
Laterza); “Conoscenza storica e coscienza morale” (Napoli, Morano); “Principi
di una filosofia della morale” (Napoli, Morano); “Oggettivazione etica ed
assenzialismo” (Napoli, Morano) – l’implicatura assente; “La filosofia nuova di
VICO” ((Napoli, Morano); “ Per una filosofia della morale” (Milano, Bompiani);
Tra esistenzialismo e storicismo: la filosofia morale (Napoli, Morano);
Tessitore, Napoli, Società nazionale di scienze lettere e arti, Jervolino,
Logica del concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman, Blondel, Napoli,
Morano, Acocella, Idee per un'etica sociale. Soveria Mannelli, Rubbettino,
Amodio, degli scritti su P., Napoli,
Liguori, Lissa, Anti-ontologismo e fondazione etica (Napoli, Giannini); Nieddu,
Norma soggetto storia: saggio sulla filosofia della morale (Napoli, Loffredo);
Nieddu, Incontri blondellani”; “Volontà, norma, azione” (Cagliari, Editore);
Perrucci, L'etica della responsabilità” (Napoli, Liguori); Morrone, La scuola
napoletana: lettura critica e informazione bibliografica, Roma: Edizioni di
Storia e Letteratura (Sussidi eruditi); Olivetti, Enciclopedia, Appendice,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia, Etica Enciclopedia, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia, Centro di studi
vichiani del Cnr di Napoli. La lezione etica più che mai attuale di Tessitore,
Il Messaggero, di Tessitore, Napoli, 1 studi vichiani. Pietro Piovani. Piovani.
Keywords: “i principi metafisici di Vico”, Vico, principio. Luigi Speranza,
“Grice e Piovani: I principi metafisici di Vico”, filosofia nuova di VIco, la
Gerarchia, Roma e tiranna – colletivo, guerra, esperienza condivisa, ventennio
del regime – il debito di Vico a Roma --- la Roma di Vico e la Roma antica –
interpretazione filosofica – idealismo, Hegel, implicatura assente,
assenzialimso --. The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Piralliano:
il gruppo di gioco dell’accademia – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A philosophical
acquaintance of Elio Aristide. Accademia.
Grice e Pirandello – e dov’è il copione? è in
noi, signore – il dramma è in noi -- siamo noi – I ciclopu – identita
personale, l’uno, nessuno, decadentismo – reduzione siciliana – filosofia
siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Girgenti). Filosofo. Grice: “Pirandello would say he is no philosopher, but then I’m a
cricketer!” --. Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel per la letteratura. Per
la sua produzione, le tematiche affrontate e l'innovazione del racconto
teatrale è considerato tra i più importanti drammaturghi del XX secolo. Tra i
suoi lavori spiccano diverse novelle e racconti brevi (in lingua italiana e
siciliana) e circa quaranta drammi, l'ultimo dei quali incompleto. Io son
figlio del Caos. E non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in
una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in
forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del
genuino e antico vocabolo greco Kaos. Figlio di Stefano Pirandello e Caterina
Ricci Gramitto, appartenenti a famiglie di agiata condizione borghese, dalle
tradizioni risorgimentali, nacque in contrada Càvusu a Girgenti..Nell'imminenza
del parto che dove avvenire a Porto Empedocle, per un'epidemia di colera che
stava colpendo la Sicilia, il padre decide di trasferire la famiglia in
un'isolata tenuta di campagna per evitare il contatto con la pestilenza. Porto
Empedocle, prima di chiamarsi così, era la Borgata Molo. Quando si decide che
la borgata diviene comune autonomo. La linea di confine fra i due comuni venne
fissata all'altezza della foce di un fiume essiccato che taglia in due la
contrada chiamata u Càvuso o u Càusu, pantalone. Questo Càvuso appartene a metà
alla Borgata Molo e l'altra metà a Girgenti. A qualche impiegato dell'ufficio anagrafe
parve che non e cosa che si scrive che qualcuno e nato in un paio di pantaloni
e cangia quel volgare càusu in caos. Il padre, partecipa alle imprese
garibaldine. Sposa Caterina, sorella di un suo commilitone, Rocco Ricci
Gramitto. Il suo nonno materno, Giovanni Battista Ricci Gramitto, e tra
gli esponenti di spicco della rivoluzione siciliana e, escluso dall'amnistia al
ritorno del Borbone, fuggito in esilio a Malta dove muore. Il bonno paterno,
Andrea Pirandello, e un armatore e ricco uomo d'affari di Pra', ora quartiere
di Genova. La famiglia vive in una situazione economica agiata, grazie al
commercio e all'estrazione dello zolfo. La sua infanzia e serena ma, come
lui stesso racconta, caratterizzata anche dalla difficoltà di comunicare con
gli adulti e in specie con i suoi genitori, in modo particolare con il padre.
Questo lo stimola ad affinare le sue capacità espressive e a studiare il modo
di comportarsi degli altri per cercare di corrispondervi al meglio. Fin
da ragazzo soffre d'insonnia e dorme abitualmente solo tre ore per notte. E molto
devoto alla Chiesa cattolica grazie all'influenza che ebbe su lui una domestica
di famiglia, che lo avvicinò alle pratiche religiose, ma inculcandogli anche
credenze superstiziose fino a convincerlo della paurosa presenza degli spiriti.
La chiesa e i riti della confessione religiosa gli permettevano diaccostarsi ad
un'esperienza di misticismo, che cercherà di raggiungere in tutta la sua
esistenza. Si allontanò dalle pratiche religiose per un avvenimento
apparentemente di poco conto: un prete aveva truccato un'estrazione a sorte per
far vincere un'immagine sacra al giovane Luigi; questi rimase così deluso dal
comportamento inaspettatamente scorretto del sacerdote che non volle più avere
a che fare con la Chiesa, praticando una religiosità del tutto diversa da quella
ortodossa. Dopo l’istruzione elementare impartitagli privatamente, fu
iscritto dal padre alla regia scuola tecnica di Girgenti, ma durante un’estate
preparò, all’insaputa del padre, il passaggio agli studi classici. In seguito a
un dissesto economico, la famiglia si trasfere a Palermo. Frequenta il regio
ginnasio Vittorio Emanuele II e dove rimase anche dopo il rientro dei suoi a
Porto Empedocle. Si appassiona subito alla letteratura. Scrive “Barbaro",
andata perduta. Aiuta il padre nel commercio dello zolfo, e puo conoscere
direttamente il mondo degl’operai nelle miniere e quello dei facchini delle
banchine del porto mercantile. Studia a Palermo e Roma. Studia filologia sotto
Monaci. Studia Bücheler, Usener e
Förster. Scrive “Foni ed evoluzione fonetica del dialetto della
provincia di Girgenti.” Si trasfere a Roma, dove poté mantenersi grazie agli
assegni mensili inviati dal padre. Qui conobbe L. Capuana che lo aiutò molto a
farsi strada nel mondo letterario e che gli aprì le porte dei salotti intellettuali
dove ebbe modo di conoscere giornalisti, scrittori, artisti e critici. Un
allagamento e una frana nella miniera di zolfo di Aragona di proprietà del
padre, nella quale era stata investita parte della dote di Antonietta, e da cui
anche Pirandello e la sua famiglia traevano un notevole sostentamento, li
ridusse sul lastrico. Questo avvenimento accrebbe il disagio mentale, già
manifestatosi, della moglie di Pirandello, Antonietta. Ella era sempre più
spesso soggetta a crisi isteriche, causate anche dalla gelosia, a causa delle
quali o lei rientrava dai genitori, o Pirandello era costretto a lasciare la
casa. La malattia prese la forma di una gelosia delirante e paranoica, che la
porta a scagliarsi contro tutte le donne che parlassero col marito, o che lei
pensava che volessero avere un qualche tipo di rapporto con lui; perfino la
figlia Lietta susciterà la sua gelosia, e a causa del comportamento della madre
tenterà il suicidio e poi se ne andrà di casa. La chiamata alle armi di Stefano
nella Grande Guerra peggiorò ulteriormente la sua situazione mentale. Solo
diversi anni dopo, egli, ormai disperato, acconsentì che Antonietta fosse
ricoverata in un ospedale psichiatrico. Morirà in una clinica per malattie
mentali di Roma, sulla via Nomentana. La malattia della moglie lo porta ad approfondire, portandolo ad avvicinarsi
alle nuove teorie sulla psicoanalisi di Freud, lo studio dei meccanismi della
mente e ad analizzare il comportamento sociale nei confronti della malattia
mentale. Spinto dalle ristrettezze economiche e dallo scarso successo
delle sue prime opere letterarie, e avendo come unico impiego fisso una cattedra
di stilistica dove impartire lezioni private di italiano e di tedesco,
dedicandosi anche intensamente al suo lavoro letterario. Inizia anche una
collaborazione con il Corriere della Sera. Il suo primo grande successo fu
merito del romanzo Il fu Mattia Pascal, scritto nelle notti di veglia alla
moglie paralizzata alle gambe. La critica non diede subito al romanzo il
successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non seppero cogliere
il carattere di novità del romanzo, come d'altronde di altre opere di
Pirandello. Perché Pirandello arrivasse al successo si dovette aspettare
a quando si dedica totalmente al teatro. Lo scrittore siciliano aveva
rinunciato a scrivere opere teatrali, quando l'amico N. Martoglio gli chiese di
mandare in scena nel suo Minimo presso
il Metastasio di Roma alcuni suoi lavori: Lumie di Sicilia e l'Epilogo. Acconsente
e la rappresentazione dei due atti unici ebbe un discreto successo. Tramite i
buoni uffici del suo amico Martoglio anche A. Musco volle cimentarsi con il
teatro pirandelliano: Pirandello tradusse per lui in siciliano Lumie di
Sicilia, rappresentato con grande successo al Pacini di Catania. Cominciò da
questa data la collaborazione con Musco che incominciò a guastarsi dopo
qualche tempo per la diversità di opinioni sulla messa in scena di Musco della
commedia Liolà nel novembre al teatro Argentina di Roma: «Gravi dissensi» di cui
Pirandello scrive al figlio Stefano. La guerra fu un'esperienza dura per
Pirandello; il figlio venne infatti imprigionato dagli austriaci, e, una volta
rilasciato, ritorna in Italia gravemente malato e con i postumi di una ferita.
Durante la guerra, inoltre, le condizioni psichiche della moglie si aggravarono
al punto da rendere inevitabile il ricovero in manicomio dove rimase fino alla
morte. Dopo la guerra, lo scrittore si immerse in un lavoro frenetico,
dedicandosi soprattutto al teatro. Fonda la Compagnia del Teatro d'Arte di Roma
con due grandissimi interpreti dell'arte pirandelliana: Marta Abba e Ruggero
Ruggeri. Con questa compagnia cominciò a viaggiare per il mondo: le sue
commedie vennero rappresentate anche nei teatri di Broadway. Nel giro di
un decennio arrivò ad essere il drammaturgo di maggior fama nel mondo, come
testimonia il premio Nobel per la letteratura ricevuto per il suo ardito e
ingegnoso rinnovamento dell'arte drammatica e teatrale. Degno di nota fu lo
stretto rapporto con Abba, sua musa ispiratrice, della quale Pirandello,
secondo molti biografi e conoscenti, era innamorato forse solamente in maniera
platonica. Molte delle opere pirandelliane cominciavano intanto ad essere
trasposte al cinema. Pirandello andava spesso ad assistere alla lavorazione dei
film; andò anche negli Stati Uniti d'America, dove famosi attori e attrici di
Hollywood, come Greta Garbo, interpretavano i suoi soggetti. Nell'ultimo di
questi viaggi andò a trovare, su invito, Albert Einstein a Princeton. In una
conferenza stampa difese con veemenza la politica estera del fascismo, con la
guerra d'Etiopia, accusando i giornalisti statunitensi di ipocrisia, citando il
colonialismo contro i nativi americani. Pirandello e la politica: l'adesione al
fascismo. Non aveva mai preso specifiche posizioni politiche, tranne
l'ammirazione per il patriottismo garibaldino di famiglia, unica certezza in
un'epoca di crisi. La sua idea politica di fondo e legata principalmente a
questo patriottismo risorgimentale. Una sua lettera apparsa sul Giornale di
Sicilia testimonia gli ideali patriottici della famiglia, proprio nei primi
mesi dallo scoppio della Grande Guerra durante la quale il figlio e fatto
prigioniero dagli austriaci e rinchiuso, per la maggior parte della prigionia,
nel campo di concentramento di Pian di Boemia, presso Mauthausen. Non riuscì a
far liberare il figlio malato neppure con l'intervento di Benedetto XV. Nella
sua vita condivise alcune delle idee dei giovani fasci siciliani e del
socialismo; ne I vecchi e i giovani si nota come la sua idea politica e stata
oscurata dalla riflessione umoristica. Per Pirandello, i siciliani hanno subìto
le peggiori ingiustizie dai vari governi italiani -- è questa l'unica idea
forte che ci presenta. Nella prima guerra mondiale e un interventista,
anche se avrebbe preferito che il figlio non partecipasse in prima linea alla
guerra, cosa che invece fa, arruolandosi volontario immediatamente e rimanendo
ferito e prigioniero degli austriaci, situazione che e estremamente angosciosa
per lo scrittore. Nel primo dopoguerra non adere subito ai fasci di
combattimento, tuttavia pochi anni dopo esplicita l'adesione al fascismo, ormai
istituzionalizzato. E ricevuto da Mussolini a Palazzo Chigi. Chiese
l'iscrizione al partito fascista inviando un telegramma a Mussolini, pubblicato
subito dall'agenzia Stefani. Eccellenza, sento che questo è per me il momento
più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita sempre in silenzio. Se
l'E.V. mi stima degno di entrare nel partito nazionale fascista, pregerò come
massimo onore tenermi il posto del più umile e obbediente gregario. Con
devozione intera. Il telegramma arriva in un momento di grande difficoltà per
il presidente del consiglio dopo il ritrovamento del corpo di Matteotti. Per la
sua adesione al fascismo e duramente attaccato da alcuni intellettuali e
politici fra cui il deputato liberale G. Amendola che in un a saggio arriva a
dargli dell'accattone che voleva a tutti i costi divenir senatore del Regno. Pur
non ritrovandosi caratterialmente con Mussolini e molti gerarchi, che ritiene
persone troppo rozze e volgari, oltre che poco interessati al teatro, non
rinnega mai la sua adesione al fascismo, motivata tra le altre cose da una
profonda sfiducia nei regimi social-democratici, così come non si interessa mai
del marxismo, solo ne “I vecchi e i giovani” mostra un leggero interesse per il
socialismo -- regimi nei quali si andano trasformando la democrazia liberale,
che ritene a loro volta corrotta, portando ad esempio gli scandali dell'età giolittiana
e il trasformismo. Pova inoltre un deciso disprezzo per la classe politica che
avrebbe voluto vedere, nichilisticamente, cancellata dalla vita del Paese, e
una forte sfiducia verso la massa caotica del popolo, che anda istruita e
guidata da una sorta di monarca illuminato. E tra i firmatari del “Manifesto” redatto
da Gentile. La sua adesione al fascismo e per molti imprevista e sorprende anche
i suoi più stretti amici. Sostanzialmente egli, per un certo conservatorismo
che comunque ha, guarda al Duce come ri-organizzatore della società. Un'altra
motivazione addotta per spiegare tale scelta politica è che il fascismo lo
riconduce all’ideale patriottico ri-sorgimentale di cui e convinto sostenitore,
anche per le radici garibaldine del padre. Vede nelli una idea originale, che
dove rappresentare la forma dell'Italia destinata a divenire modello. Puo apparire
un punto di contatto colli fasci il sostenuto relativismo filosofico di
entrambi. Ben diverso pero è il relativismo morale dei fasci, fondato sull'attivismo
e il suo relativismo esistenziale che si richiama allo scetticismo razionale. Si
fa interprete di un relativismo pessimistico, angosciato, negatore di ogni
certezza, incompatibile con l'ansia attivistica o il relativismo ottimistico
dei fasci Sempre nel solco di Amendola e dei critici anti-fascisti vi è anche
un commento più pragmatico alla sua iscrizione al Partito fascista, la quale
avrebbe avuto origine nel suo ricercare finanziamenti per la creazione della
sua compagnia di teatro, che ha così il sostegno del regime e le relative
sovvenzioni. Il governo fascista, pero, perfino dopo il Nobel, gli prefiere
sempre Annunzio e Deledda, anche lei vincitrice del premio, come letterati
ideali del regime. Ha molta difficoltà a re-perire i fondi statali, che
Mussolini spesso non vuole concedergli. Non sono infrequenti suoi scontri
violenti con autorità fasciste e dichiarazioni aperte di a-politicità. Sono a-politic.
Mi sento soltanto uomo sulla terra. E, come tale, molto semplice e parco. Se
vuole potrei aggiungere casto. Clamorosoe il gesto narrato da C. Alvaro in cui a Roma
strappa la sua tessera del suo fascio davanti agli occhi esterrefatti del
Segretario Nazionale. Nonostante ciò, una rottura aperta col fascismo non
si onsume mai. Si conclude senza troppa fortuna l'esperienza del Teatro
d'Arte. Dopo lo scioglimento, in tacita polemica con il regime fascista che a
suo avviso era troppo parco di sostegno ai suoi progetti teatrali, si ritira. Forse
a parziale compensazione di questo mancato sostegno, e uno dei primi trenta accademici,
nominati direttamente da Mussolini, della neo costituita Reale Accademia
d'Italia – i reali italiani! In nome del suo ideale patriottico, partecipa
alla raccolta dell'oro per la patria donando la medaglia del premio Nobel. Questa
scelta di adesione ai fasci è stata spesso sia minimizzata sia accentuata dalla
critica. L’ideologia fascista non ha mai parte nella sua vita o nel suo teatro,
abbastanza avulse della realtà politica, così che non fu in grado di vedere e
giudicare la violenza dei fasci. Il contenuto anarchico, corrosivo, pessimista
e quasi sempre anti-sistema del suo teatro e guardato con sospetto da molti
uomini del partito. Non lo considerano una vera "arte fascista". La
critica non lo esalta, spesso considerando il suo teatro non conformi all’ideale
fascista. Vi si vede una certa insistenza e considerazione della borghesia
altolocata che i fasci condanno come corrotta e decadente. Gl’arzigogoli
filosofici dei personaggi dei suoi drammi borghesi sono considerati quanto di
più lontano dall'attivismo fascista. Anche dopo l'attribuzione del Nobel
parecchi teatro e accusato dalla stampa di regime di disfattismo tanto che
anche fine tra i "controllati speciali" dell'OVRA. Nonostante i suoi
elogi al capo del governo, il Duce fa sequestrare l'opera “La favola del figlio”
cambiato, per alcune scene ritenute non consone, impedendone le repliche. A lui
e imposta, per contrasto, la regia dell'opera dannunziana La figlia di Jorio! Le
sue volontà testamentarie, che negavano ogni funerale e celebrazione, metteranno
in imbarazzo i fascisti e lo stesso Mussolini, che ordina così alla stampa che
non ci fanno troppe celebrazioni sui quotidiani, ma che ne fanno data solo la
notizia, come di un semplice fatto di cronaca. Il rifugio di Soriano nel Cimino
ama trascorrere ampi periodi dell'anno nella quiete di Soriano nel Cimino, un'amena
e bella cittadina ricca di monumenti storici e immersa nei boschi del Monte
Cimino. In particolare rimase
affascinato dalla maestosità e dalla quiete di uno stupendo castagneto situato
nella località di "Pian della Britta", a cui volle dedicare
un'omonima poesia, che oggi è scolpita su una lapide di marmo posta proprio in
tale località. Ambienta a Soriano nel Cimino (citando luoghi, località e
personaggi realmente esistiti) anche due tra le sue più celebri novelle Rondone
e Rondinella e Tomassino ed il filo d'erba. A Soriano nel Cimino, è rimasto vivo
ancora oggi il suo ricordo a cui sono dedicati monumenti, lapidi e
strade. Frequenta anche Arsoli per molti anni, soprattutto durante i
periodi estivi, dove amava dissetarsi con una gassosa nell'allora bar Altieri
in piazza Valeria. Il suo amore per il paese si ritrova nella definizione che
egli stesso diede ad Arsoli chiamandola La piccola Parigi. Appassionato di
cinematografia, mentre assiste a Cinecittà alle riprese di un film tratto dal
suo romanzo Il fu Mattia Pascal, si ammala di polmonite. Ha già subito due
attacchi di cuore. Il suo corpo, ormai segnato dal tempo e dagli avvenimenti
della vita, non sopporta oltre. Al medico che tenta di curarlo, disse. Non
abbia tanta paura delle parole, professore, questo si chiama morire. La malattia
si aggrava e muore. Per lui il regime fascista vuole esequie di stato. Viene nvece
rispettate le sue volontà espresse nel testamento. Carro d'infima classe,
quello dei poveri. Nudo. E nessuno m'accompagni -- né parenti né amici. Il
carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi. Per sua volontà il corpo,
senza alcuna cerimonia, e cremato, per evitare postume consacrazioni
cimiteriali e monumentali. Le sue ceneri furono deposte in una preziosa anfora
greca già di sua proprietà e tumulate nel cimitero del Verano. Camilleri e
altri quattro dettero il via a un lento e travagliato adempimento delle sue
ultime volontà (in caso non fosse stato possibile lo spargimento). Far
seppellire le ceneri nel giardino della villa di contrada Caos, dove e nato. Ambrosini
trasporta l'anfora in treno, chiusa in una cassetta di legno. A Palermo il
corteo funebre venne però bloccato dal vescovo di Agrigento G. Peruzzo. Camilleri
si reca al vescovo, che rimase inamovibile. Propose allora con successo l'idea
di inserire l'anfora in una bara, che venne appositamente affittata. Il corteo,
per un breve tratto a piedi e poi a bordo di una littorina, giunse a Girgenti. Dopo
una cerimonia religiosa, l'anfora con le ceneri e estratta dalla bara e riposta
nel Museo Civico di Agrigento, in attesa della costruzione di un monumento nel
giardino della villa. Solo dopo parecchi anni dalla morte, realizzata una scultura
monolitica di R. Mazzacurati, artista vincitore del concorso indetto,
costituita principalmente da una grossa pietra non lavorata, le ceneri vennero
portate nel giardino e versate in un cilindro di rame inserito nel terreno, che
venne chiuso da una pietra sigillata con del cemento. Una parte rimanente
delle ceneri, trovata anni dopo attaccata ai lati interni dell'anfora, non
essendo più contenibile nel cilindro ri-colmo e ri-aperto per l'occasione,
venne dispersa, rispettando il desiderio originario di lui stesso. Davanti agli
occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema
filosofico. (L. Pirandello, dai Foglietti). E convinto che qualunque filosofia e
fallita di fronte all'insondabilità dell'uomo quando in lui prevale la bestia
-- l'aspetto animalesco e irrazionale. La sua e una teoria della pluralità
dell'io. Pubblica i saggi “Arte e Scienza” e “L'umorismo” -- caratterizzati da
un'esposizione di stile colloquiale, molto lontana dal consueto discorso
filosofico. I due saggi sono espressione di un'unica identita artistica ed
esistenziale che ha coinvolto lo scrittore siciliano che vede come centrale
proprio la poetica dell'umorismo. In “L'umorismo” confluiscono idee, brani di
scritti e appunti precedenti. Sue varie chiose e annotazioni a L'indole e il
riso di L. Pulci di A. Momigliano e parti dell'articolo di A. Cantoni nella
«Nuova Antologia». Il suo umorismo si inserisce in un rigoglioso e più che
secolare campo di meditazione e ricerca sull'omonimo tema; e rappresenta il
momento ri-epilogativo probabilmente più soddisfacente di una serie di
acquisizioni teoriche che la cultura ha chiare e consolidate . Bisogna infatti
aspettare il saggio di A. Genovese, “Il Comico, l’Umore e la Fantasia o Teoria
del Riso come Introduzione all’Estetica” (Bocca, Torino) per avere un saggio di
ampia informazione e documentazione, di solido spessore speculative pur
nell'ispirazione idealistica da cui prende le mosse. Tecnicamente persuasivo,
insomma, e con ben altre fondamenta teoretiche, praltro, in un panorama di non
rara fossilizzazione culturale, va detto che l'opera di Genovese è stata
appaiata forse soltanto dal coraggioso saggio, e Homo ridens. Estetica,
Filologia, Psicologia, Storia del Comico” (Firenze, Olsckhi). Distingue il
comico dall'umoristico. Il comico e definito come avvertimento del contrario, nasce
dal contrasto tra l'apparenza e la realtà. Vedo una vecchia signora, coi
capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta
goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere.
"Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una
rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e
superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto
un "avvertimento del contrario. L'umorismo, il "sentimento del
contrario", invece nasce da una considerazione meno superficiale della
situazione. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che
quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un
pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente,
s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a
trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non
posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me,
mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro. Da
quel primo *avvertimento* del *contrario* mi ha fatto passare a questo *sentimento*
del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico. Quindi,
mentre il comico genera quasi immediatamente la risata perché mostra subito la
situazione *evidentemente contraria* a quella che dovrebbe normalmente essere,
l'umoristico nasce da una più ponderata ri-flessione che genera compassione e
un sorriso di comprensione. Nell'umoristico c'è il senso di un *comune sentimento*
della fragilità dell’uomo da cui nasce un compatimento per la debolezze dell’altro
che e anche la propria. L'umoristico è meno spietato del comico che giudica in
maniera immediata. Non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci
fa ridere adesso ci fa tutt'al più sorridere, o piantare. La filosofia dell'umoristico in nasce già quando pubblica
le due premesse de Il fu Mattia Pascal dove richiamandosi al “Copernico” di
Leopardi riprende l'ironia che attribusce l’eliocentrismo alla pigrizia del sole
stanco di girare attorno ai pianeti. Si vede una notazione dell’umoristico
nella contrapposizione di due sentimenti opposti. Dopo l’accettazione
dell’eliocentrismo, i terrestri accetano di essere una parte infinitesimale
dell'universo e nello stesso tempo la sua capacità di
compenetrarsene. L'analisi dell'identità condotta da lui lo porta a
formulare la teoria della crisi dell'io. Il nostro spirito consiste di
frammenti, o meglio, di elementi distinti, più o meno in rapporto tra loro, i
quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, così che ne
risulti una nuova personalità, che pur fuori dalla coscienza dell'io normale,
ha una propria coscienza a parte, indipendente, la quale si manifesta viva e in
atto, oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo con questa, nei
casi di vero e proprio sdoppiamento dell'io. Talché veramente può dirsi che due
persone vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per proprio conto, nel medesimo
individuo. Con gli elementi del nostro io noi possiamo perciò comporre,
costruire in noi stessi altri individui, altri esseri con propria coscienza,
con propria intelligenza, vivi e in atto. Paradossalmente, il solo modo per
recuperare la propria identità è la follia, tema centrale in molte opere, come
l'Enrico IV o come Il berretto a sonagli, nel quale inserisce addirittura una
ricetta per la pazzia: dire sempre la verità, la nuda, cruda e tagliente
verità, infischiandosene dei riguardi, delle maniere, delle ipocrisie e delle
convenzioni sociali. Questo comportamento porta presto all'isolamento da parte
della società e, agli occhi degli altri, alla pazzia. Abbandonando le
convenzioni sociali e morali l'uomo può ascoltare la propria interiorità e
vivere nel mondo secondo le proprie leggi, cala la maschera e percepisce se
stesso e l’altro senza dover creare un personaggio, è semplicemente “persona”. Esemplare
di tale concezione è l'evoluzione di Vitangelo Moscarda, protagonista di Uno,
nessuno e centomila. Ancora sulla crisi dell'identità del singolo
impotente con la sua razionalità di fronte al mistero universale che lo
circonda, in Il fu Mattia Pascal, espone metaforicamente la sua filosofia del
lanternino, tramite il monologo che il personaggio di Anselmo Paleari rivolge
al protagonista Mattia Pascal, in cui la piccola lampada rappresenta il
sentimento umano, che non riesce ad alimentarsi se non tramite le illusioni di
fede e ideologie varie ("i lanternoni"), ma che altrimenti provoca
l'angoscia del buio che lo circonda all'uomo, l'animale che ha il triste privilegio
di "sentirsi vivere. Nella lanternisofia, il lanternino che proietta tutto
intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra
nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe se il lanternino non fosse acceso in
noi, ma che noi purtroppo dobbiamo credere vera, fintanto ch'esso si mantiene
vivo in noi. Spento alla fine da un soffio, ci accoglierà la notte perpetua
dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto
alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra
ragione? (Il fu Mattia Pascal, capitolo XIII, Il lanternino) La sua sfiducia
verso la fede religiosa tradizionale lo porta ad accentuare così il proprio
vuoto spirituale, che cercò di riempire, come il citato personaggio del
Paleari, con l'interesse personale verso l'occultismo, la teosofia e lo
spiritismo, che tuttavia non gli daranno la serenità esistenziale. Il contrasto
tra vita e forma Luigi Pirandello svolge una ricerca inesausta sull'identità
della persona nei suoi aspetti più profondi, dai quali dipendono sia la
concezione che ogni persona ha di sé, sia le relazioni che intrattiene con gli
altri. Influenzato dalla filosofia irrazionalistica di fine secolo, in
particolare di Bergson, Pirandello ritiene che l'universo sia in continuo
divenire e che la vita sia dominata da una mobilità inesauribile e infinita.
L'uomo è in balia di questo flusso dominato dal caso, ma a differenza degli
altri esseri viventi tenta, inutilmente, di opporsi costruendo forme fisse,
nelle quali potersi riconoscere, ma che finiscono con il legarlo a maschere in
cui non può mai riconoscersi o alle quali è costretto a identificarsi per dare
comunque un senso alla propria esistenza. Se l'essenza della vita è il flusso
continuo, il perenne divenire, quindi fissare il flusso equivale a non vivere,
poiché è impossibile fissare la vita in un unico punto. Questa dicotomia tra
vita e forma, accompagnerà l'autore in tutta la sua produzione evidenziando la
sconfitta dell'uomo di fronte alla società, dovuta all'impossibilità di fuggire
alle convenzioni di quest'ultima se non con la follia. Solo il folle, che pure
è una figura sofferente ed emarginata, riesce talvolta a liberarsi dalla
maschera, e in questo caso può avere un'esistenza autentica e vera, che resta
impossibile agli altri in quanto non è fattibile denudare la maschera o le
maschere, la propria identità (Maschere nude è infatti il titolo della raccolta
delle sue opere teatrali). Questa riflessione, che si rispecchia nelle varie
opere con accenti ora lievi ora gravi e tragici, è stata, ad opera soprattutto
dello studioso Adriano Tilgher, interpretata come un sistema filosofico basato
sul contrasto tra la Vita e la Forma, che talvolta ha fatto esprimere alla
critica un giudizio negativo delle ultime opere precedenti al "teatro dei
miti", accusate a volte di "pirandellismo", cioè di riproporre
sempre lo stesso schema di lettura. Il relativismo psicologico o conoscitivo
«La verità? è solo questa: che io sono, sì, la figlia della signora Frola Ah! E
la seconda moglie del signor Ponza Oh! E come? Sì; e per me nessuna! nessuna! Ah,
no, per sé, lei, signora: sarà l'una o l'altra! Nossignori. Per me, io sono
colei che mi si crede. Ed ecco, o signori, come parla la verità. -- Dialogo
finale di Così è (se vi pare)). Dal contrasto tra la vita e la forma nasce il
relativismo psicologico che si esprime in due sensi: orizzontale, ovvero nel
rapporto inter-personale, e verticale, ovvero nel rapporto che una persona ha
con se stessa. Gl’uomini nascono liberi ma il caso interviene nella loro
vita precludendo ogni loro scelta. L’uomo nasce in una società pre-costituita
dove ad ognuno viene assegnata una parte secondo la quale deve
comportarsi. Ciascuno è obbligato a seguire il ruolo e le regole che la
società impone, anche se l'io vorrebbe manifestarsi in modo diverso. Solo per
l'intervento del caso può accadere di liberarsi di una forma per assumerne
un'altra, dalla quale non sarà più possibile liberarsi per tornare indietro,
come accade al protagonista de Il fu Mattia Pascal. L'uomo dunque non può
capire né l’altro né tanto meno se stesso, poiché ognuno vive portando consapevolmente
o, più spesso, inconsapevolmente, una maschera dietro la quale si agita una
moltitudine di personalità diverse e inconoscibili. Queste riflessioni
trovano la più esplicita manifestazione narrativa nel romanzo Uno, nessuno e
centomila. Uno perché ogni persona crede di essere un individuo unico con
caratteristiche particolari. Centomila perché l'uomo ha, dietro la maschera,
tante personalità quante sono le persone che ci giudicano. Nessuno perché,
paradossalmente, se l'uomo ha centomila personalità diverse, invero, è come se
non ne possedesse nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi
nel suo io". Il relativismo conoscitivo e psicologico su cui si basa la
sua filosofia si scontra con il conseguente problema dell'incomunicabilità tra i
siciliani. Ogni personaggio siciliano ha un proprio modo di vedere la realtà. Non
esiste un'unica realtà oggettiva, ma tante realtà quante sono i siciliani che
credono di possederla. Dunque, ognuno ha una propria verità. Questa incomunicabilità
produce quindi un sentimento di solitudine ed esclusione dalla società e
persino da se stesso. Proprio la crisi e frammentazione dell'io interiore crea un
altr’ io diverso e discordante. L’io consiste di frammenti che ci fanno
scoprire di essere -- uno, nessuno – molti -- centomila --. Il personaggio come
il Vitangelo Moscarda di “Uno, nessuno e – molti centomila e i protagonisti
della commedia ‘a fare’, “Sei personaggi in cerca di autore” di conseguenza
avverte un sentimento di “estraneità” –
alienazione o alterita – strano – etimologia -- dalla vita che lo fa sentire
forestiero della vita, nonostante la continua ricerca di un senso
dell'esistenza e di un'identificazione di un proprio ruolo, che vada oltre la
maschera, o le diverse e innumerevoli maschere, con cui si presentano al
cospetto della società o delle persone più vicine. Il peronaggio accetta
la maschera, che lui stesso ha messo o con cui gl’altro tende a identificarlo. Prova
ommessamente a mostrarsi per quello che lui crede di essere. Incapace di
ribellarsi, pero, o deluso dopo l'esperienza di vedersi attribuita una nuova
maschera, si rassegna. Il personaggio vive nell'infelicità, con la coscienza
della frattura tra la vita che vorrebbe vivere e quella che laltro lo fa vivere
per come esso lo vede. Il personaggio accetta alla fine passivamente il ruolo
da recitare che lui si attribuisce sulla scena dell'esistenza. Questa è la
reazione tipica del personaggio più deboli come si può vedere nel romanzo “Il
fu Mattia Pascal”. Il soggetto non si rassegna alla sua maschera. Accetta pero il
suo ruolo con un atteggiamento ironico, aggressivo o umoristico. Ne fanno
esempio varie opere come: Pensaci Giacomino, Il giuoco delle parti e La
patente. Rosario Chiàrchiaro è un uomo cupo, vestito sempre in nero che si è
fatto involontariamente la nomea di iettatore e per questo è sfuggito da tutti
ed è rimasto senza lavoro. Il presunto iettatore non accetta l'identità che gl’altro
gli ha attribuito ma comunque se ne serve. Va dal giudice e, poiché tutti sono
convinti che sia un menagramo, pretende la patente di iettatore autorizzato. In
questo modo ha un lavoro: chi vuole evitare le disgrazie che promanano da lui
dovrà pagare per allontanarlo. La maschera rimane – ma almeno se ne ricava un
vantaggio. L'uomo, accortosi del relativismo, si rende conto che l'immagine che
di sé non corrisponde in realtà a quella che l’altro ha di lui e cerca in ogni
modo di carpire questo lato inaccessibile del suo io. Vuole togliersi la
maschera che gli è stata imposta e reagisce con disperazione. Non riesce a
strapparsela e allora se è così che lo vuole il mondo, egli e quello che l’altro
credono di percipere in lui e non si ferma nel mantenere questo suo
atteggiamento sino all’ultima e drammatica conseguenza. Si chiude in una
solitudine disperata che lo porta al dramma, alla pazzia o al suicidio. Da tale
sforzo verso un obiettivo irraggiungibile nasce la voluta follia. La follia è
lo strumento di contestazione per eccellenza della forma fasulla della vita
sociale, l'arma che fa esplodere la convenzione e il rituale, riducendoli
all'assurdo e rivelandone l'inconsistenza. Solo e unico modo per vivere,
per trovare l’io, è quello di accettare il fatto di non avere un'identità, ma
solo frammenti -- e quindi di non essere uno ma nessuno -- accettare
l'alienazione completa da se stesso. Tuttavia il colletivo non accetta il
relativismo. Il soggeto chi accetta il relativismo viene ritenuto pazzo dal
colletivo. Esemplari sono i personaggi dei drammi Enrico IV, dei Sei personaggi
in cerca d'autore, o di Uno, nessuno e centomila. Divenne famoso proprio
grazie al teatro che chiama “teatro dello specchio”, perché in esso viene
raffigurata la vita vera, quella nuda, amara, senza la maschera dell'ipocrisia
e delle convenienze sociali, di modo che lo spettatore si guardi come in uno
specchio così come realmente è, e diventi migliore. Dalla critica viene definito
come uno dei grandi drammaturghi del XX secolo. Scrive moltissime opera, alcune
delle quali rielaborazioni delle sue stesse novelle, che vengono divise in base
alla fase di maturazione dell'autore: Prima faseIl teatro siciliano
Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco Terza fase Il teatro nel teatro
(meta-teatro) Quarta fase Il teatro dei miti. Generalmente si attribuisce il
suo interesse per il teatro agli anni della maturità, ma alcuni precedenti
mostrano come tale convinzione necessiti di una rivalutazione. Compose alcuni
lavori teatrali, andati perduti poiché da lui stesso bruciati (tra gli altri,
il copione de Gli uccelli dell'alto). In una lettera alla famiglia, si legge. Oh, il teatro
drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso penetrarvi senza provare una viva
emozione, senza provare una sensazione strana, un eccitamento del sangue per
tutte le vene. Quell'aria pesante chi vi si respira, m'ubriaca: e sempre a metà
della rappresentazione io mi sento preso dalla febbre, e brucio. È la vecchia
passione chi mi vi trascina, e non vi entro mai solo, ma sempre accompagnato
dai fantasmi della mia mente, persone che si agitano in un centro d'azione, non
ancora fermato, uomini e donne da dramma e da commedia, viventi nel mio
cervello, e che vorrebbero d'un subito saltare sul palcoscenico. Spesso mi
accade di non vedere e di non ascoltare quello che veramente si rappresenta, ma
di vedere e ascoltare le scene che sono nella mia mente: è una strana
allucinazione che svanisce ad ogni scoppio di applausi, e che potrebbe farmi
ammattire dietro uno scoppio di fischi! -- da una lettera ai familiari. È in
questa dimensione che si parla di teatro mentale: lo spettacolo non è subito
passivamente ma serve come pretesto per dar voce ai "fantasmi" che
popolano la mente dell'autore (nella prefazione ai Sei personaggi in cerca
d'autore Pirandello chiarirà di come la Fantasia prenda possesso della sua mente
per presentargli personaggi che vogliono vivere, senza che lui li
cerchi). In un'altra missiva, spedita da Roma, sostiene che la scena
italiana gli appare decaduta: «Vado spesso in teatro, e mi diverto e me
la rido in veder la scena italiana caduta tanto in basso, e fatta sgualdrinella
isterica e noiosa -- da una lettera ai familiari. La delusione per non essere
riuscito a far rappresentare i primi lavori lo distoglie inizialmente dal
teatro, facendolo concentrare sulla produzione novellistica e romanziera.
Pubblica l'importante saggio Illustratori, attori, traduttori dove esprime le
sue idee, ancora negative, sull'esecuzione del lavoro dell'attore nel lavoro
teatrale: questi è infatti visto come un mero traduttore dell'idea
drammaturgica dell'autore, il quale trova dunque un filtro al messaggio che
intende comunicare al pubblico. Il teatro viene poi definito da Pirandello come
un'arte "impossibile", perché "patisce le condizioni del suo
specifico anfibio":: un tradimento della scrittura teatrale, che ha di
contro "il cattivo regime dei mezzi rappresentativi, appartenenti alla
dimensione adultera dell'eco. È in questo momento che Pirandello si
distacca dalla lezione positivista e, presa diretta coscienza
dell'impossibilità della rappresentazione scenica del "vero"
oggettivo, ricerca nella produzione drammaturgica di scavare l'essenza delle cose
per scoprire una verità altra (come è spiegato nel saggio L'Umorismo con il
sentimento del contrario). Fondò la compagnia del Teatro d'Arte di Roma
con sede al Teatro Odescalchi con la collaborazione di altri artisti: il figlio
S. Pirandello, O. Vergani, C. Argentieri, A. Beltramelli, G. Cavicchioli, M.
Celli, P. Cantarella, L. Picasso, Renzo Rendi, M. Bontempelli e G. Prezzolini
-- tra gli attori più importanti della compagnia figurano Marta Abba, Lamberto
Picasso, Maria Letizia Celli, Ruggero Ruggeri. La compagnia, il cui primo
allestimento risale con Sagra del signore della nave dello stesso Pirandello e
Gli dei della montagna di Lord Dunsany, ebbe però vita breve: i gravosi costi
degli allestimenti, che non riuscivano ad essere coperti dagli introiti del
teatro semivuoto costrinsero il gruppo, dopo solo due mesi dalla nascita, a
rinunciare alla sede del Teatro Odescalchi. Per risparmiare sugli allestimenti
la compagnia si produsse prima in numerose tournée estere, poi fu costretta
allo scioglimento definitivo, avvenuto a Viareggio. Prima faseTeatro Siciliano
Nella fase del Teatro Siciliano Pirandello è alle prime armi e ha ancora molto
da imparare. Anch'essa come le altre presenta varie caratteristiche di rilievo;
alcuni testi sono stati scritti interamente in lingua siciliana perché
considerata dall'autore più viva dell'italiano e capace di esprimere maggiore
aderenza alla realtà. La morsa e Lumìe di Sicilia Roma, Teatro Metastasio,
Il dovere del medico, Roma, Sala Umberto, La ragione degli altri, Milano,
Teatro Manzoni, Cecè, Roma, Teatro
Orfeo, Pensaci, Giacomino, Roma, Teatro Nazionale, Liolà, Roma, Teatro
Argentina, Seconda fase: Il teatro umoristico/grottesco. Pirandello e Marta
Abba Mano a mano che l'autore si distacca da verismo e naturalismo,
avvicinandosi al decadentismo si ha l'inizio della seconda fase con il teatro
umoristico. Presenta personaggi che incrinano le certezze del mondo borghese:
introducendo la versione relativistica della realtà, rovesciando i modelli
consueti di comportamento, intende esprimere la dimensione autentica della vita
al di là della maschera. Così è (se vi pare), Milano, Teatro Olimpia, Il
berretto a sonagli, Roma, Teatro Nazionale, La giara, Roma, Teatro Nazionale, Il
piacere dell'onestà (Torino, Carignano) La patente, Torino, Alfieri, Ma non è
una cosa seria, Livorno, Rossini, Il
giuoco delle parti, Roma, Quirino, L'innesto, Milano, Manzoni, L'uomo, la
bestia e la virtù, Milano, Olimpia, Tutto per bene, Roma, Quirino, Come prima,
meglio di prima, Venezia, Goldoni, La signora Morli, una e due, Roma, Argentina.
Nella fase del teatro nel teatro le cose cambiano radicalmente. Il teatro deve
parlare anche agli occhi non solo alle orecchie, a tal scopo ripristinerà una
tecnica teatrale di Shakespeare, il palcoscenico multiplo, in cui vi può per
esempio essere una casa divisa in cui si vedono varie scene fatte in varie
stanze contemporaneamente. Inoltre il teatro nel teatro fa sì che si assista al
mondo che si trasforma sul palcoscenico. Abolisce anche il concetto della
quarta parete, cioè la parete trasparente che sta tra attori e pubblico. In
questa fase, infatti, tende a coinvolgere il pubblico che non è più passivo ma
che rispecchia la propria vita in quella agita dagli attori sulla scena. Ha
un incontro con Filippo. Conseguenza,
oltre alla nascita di un'amicizia e che Filippo sente come accadde in passato
per lui, il bisogno di allontanarsi dal regionalism dell'arte verista pur
conservandone però le tradizioni e le influenze. Incontra Eduardo, Peppino
e Titina De Filippo. Sei personaggi in cerca d'autore, Roma, Valle, Enrico IV,
Milano, Manzoni, All'uscita, Roma, Argentina, L'imbecille, Roma, Quirino, Vestire
gli ignudi, Roma, Quirino, L'uomo dal fiore in bocca, Roma, Degli Indipendenti,
La vita che ti diedi, Roma, Quirino, L'altro figlio, Roma, Nazionale, Ciascuno
a suo modo, Milano, Dei Filodrammatici, Sagra del signore della nave, Roma, Odescalchi,
Diana e la Tuda, Milano, Eden, L'amica delle mogli, Roma, Argentina, Bellavita,
Milano, Eden, O di uno o di nessuno,
Torino, di Torino, Come tu mi vuoi, Milano, dei Filodrammatici; Questa sera si
recita a soggetto, Torino, di Torino, Trovarsi, Napoli, dei Fiorentini, Quando
si è qualcuno, Buenos Aires Odeón, La favola del figlio cambiato, Roma, Reale
dell'Opera, Non si sa come, Roma, Argentina, Sogno, ma forse no, Lisbona, Teatro
Nacional. Alla fase del teatro dei miti ase si assegnano solo tre opera. La
nuova colonia Lazzaro I giganti della montagna Romanzi Copertina de Il
turno, Madella. Scrive sette
romanzi: L'esclusa, a puntate su La Tribuna (Milano, Treves); Il turno (Catania,
Giannotta); l fu Mattia Pascal, Roma, Nuova antologia. Suo marito, Firenze,
Quattrini. (poi Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano,
Mondadori, I vecchi e i giovani, Milano, FTreves. Quaderni di Serafino Gubbio
operatore, Firenze, R. Bemporad & figlio. Uno, nessuno e centomila,
Firenze, Bemporad; Novelle. Le novelle sono considerate le opere più durature.
I critici hanno cambiato tale opinione ritenendo le opere teatrali più degne di
essere ricordate. Fare distinzione tra il contenuto di una novello o romanzo e un dramma è difficile. Molte novelle sono
state messe in opera a teatro. “Ciascuno a suo modo” deriva dal “Si gira”. “Liolà”
ha il tema preso da “Il fu Mattia Pascal”; “La nuova colonia” e presentata in “Suo
marito”. Analizzando le novelle si puo renderci conto che ciò che manca è una
delineazione tematica, una cornice. Sono presenti un crogiolo di personaggi ed
eventi. Il tempo in cui una novella e ambientata non è definito. Alcune si svolgono nell'epoca umbertina, poi
giolittiana e del dopo-giolitti. Diversamente accade nella novella siciliana. Iil
tempo non è fissato. E un tempo antico, di una società che non vuole cambiare e
che è rimasta ferma. I paesaggi della novellistica sono vari. Per quella detta
siciliana si ha spesso il tipico paesaggio rurale. In alcune si trova il tema
del contrasto tra le generazioni dovuto all'unità d'Italia. Altro ambiente
delle novelle è la Roma umbertina o giolittiana. Il protagonista e sempre
alla presa con il male di vivere, con il caso e con la morte. Non si trova mai
rappresentanti dell'alta borghesia, ma quelli che potrebbero essere i vicini
della porta accanto: il sarto, il balie, il professore, il piccolo proprietario
di negozi che ha una vita sconvolta dalla sorte e dal dramma familiare. Il personaggio
ci viene presentato così come appaie. E difficile trovare un'approfondita
analisi psicologica. La fisionomia e spesso eccentrica. Per il sentimento del
contrario, il personaggio ha un carattere *opposto* a come si presenta. I
personaggi conversano nel presentarsi per come essi *sentono* di essere. Ma
alla fine, e sempre preda del caso, che li farà apparire diverso e cambiato.
Novelle per un anno -- è uno dei più grandi scrittori di novelle, raccolte
dapprima nell'opera Amori senza amore. In seguito si dedica maggiormente per
tutta la sua vita, cercando di completarla, alla raccolta Novelle per un anno,
così intitolata perché il suo intento e quello di scrivere 365. Novelle per un
anno, Firenze, Bemporad; Milano, Mondadori); Scialle nero (Firenze, Bemporad); La
vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo,
Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio, Firenze, Bemporad,
VII, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, IX,
Donna Mimma, Firenze, Bemporad); Il
vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La giara,
Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze, Bemporad,
Berecche e la guerra, Milano, Mondadori, Una giornata, Milano, Mondadori). Si
svolge la produzione letteraria di Pirandello meno conosciuta dal grande
pubblico, quella delle poesie che, contrariamente alla composizione teatrale,
non esprimono alcun tentativo di rinnovamento sperimentale estetico, e seguono
piuttosto le forme e i metri tradizionali della lirica classica, pur non
rimandando a nessuna delle correnti letterarie presenti al tempo dello
scrittore. Nell'antologia poetica Mal giocondo, pubblicata a Palermo, ma
la cui prima lirica risale quando Pirandello aveva appena tredici anni, emerge
uno dei temi dell'ultima estetica pirandelliana del contrasto tra la serena
classicità del mito e l'ipocrisia e la immoralità sociale della
contemporaneità. Sono presenti, come nota lo stesso Pirandello, anche toni
umoristici, specie quelli derivati dal suo soggiorno a Roma. “Mal giocondo” (Palermo,
Libreria Internazionale Pedone Lauriel); Pasqua di Gea, Milano, Galli (dedicata
a Jenny Schulz-Lander, di cui si innamora a Bonn, con una chiara influenza
della poesia di Carducci. Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione
Cooperativa) -- il cui modello sono le Elegie romane di Goethe); Elegie romane,
traduzione di Goethe, Livorno, Giusti, Zampogna, Roma, Società Editrice Dante
Alighieri, Scamandro, Roma, Tipografia Roma, Fuori di chiave, Genova,
Formiggini, Pirandello nel cinema Inizialmente Pirandello non amava molto il
cinema, considerato inferiore al teatro, e questo interesse maturò lentamente,
negli anni. Il rapporto tra Pirandello e il cinema fu complesso, ambiguo,
conflittuale, a volte di totale rifiuto, altre volte di grande curiosità. E fu
certamente la curiosità per questa nuova modalità di narrazione per immagini,
che si era già strutturata come industria cinematografica, che lo spinse a scrivere
il romanzo Si gira, poi ripubblicato con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio
operatore. In questo romanzo il suo giudizio sul cinematografo è spietato sia
quando teme che il pubblico abbandoni i teatri per correre a vedere su uno
schermo "larve evanescenti" prodotte in maniera meccanica e fredda,
sia quando descrive il mondo della produzione cinematografica popolato di
personaggi volgari impeg confezionare prodotti commerciali per soddisfare il
palato delle masse e gli interessi degli uomini d'affari. Nello stesso tempo la
struttura stessa del racconto letterario e l'ipotesi, da lui stesso formulata,
di trarne un film prefigurano un'idea di linguaggio cinematografico di grande
modernità: il film nel film. Momento cruciale per la storia del cinema, nei
primi decenni del suo sviluppo, fu l'avvento del sonoro. Anche in questo caso
ad un iniziale rifiuto seguì una svolta significativa. In una lettera a Marta
Abba, Pirandello scrisse: "L'avvenire dell'arte drammatica e anche degli
scrittori di teatro è adesso là. Bisogna orientarsi verso una nuova espressione
d'arte: il film parlato. Ero contrario, mi sono ricreduto" Pirandello sul
set de Il fu Mattia Pascal con Pierre Blanchar e Isa Miranda Il lume dell'altra
casa di Ugo Gracci. Il crollo di M. Gargiulo, Lo scaldino di A. Genina. Ma non
è una cosa seria di Augusto Camerini, La rosa di Arnaldo Frateili Il viaggio di
Gennaro Righelli Il fu Mattia Pascal di Marcel L'Herbier La canzone dell'amore di Gennaro Righelli,
primo film sonoro italiano è tratto dalla novella In silenzio. Come tu mi vuoi di
George Fitzmaurice con Greta Garbo Acciaio di W. Ruttmann. Il fu Mattia Pascal
di Pierre Chenal, Questa è la vita di Giorgio Pàstina, Aldo Fabrizifilm a
quattro episodi, tutti tratti da una novella: La giara, Il ventaglino, La
patente e Marsina stretta. Come prima, meglio di prima di J. Hopper Liolà di A.
Blasetti Il viaggio di Vittorio De Sica Enrico IV di Marco Bellocchio Kaos di P.
e V. Taviani, adattamento da Novelle per un anno, Le due vite di Mattia Pascal di
Monicelli Tu ridi di P. e V.Taviani, adattamento da Novelle per un anno; La
balia di Bellocchio, adattamento da Novelle per un anno; Pirandello nell'opera
lirica La favola del figlio cambiato di Gian Francesco Malipiero, Liolà di
Giuseppe Mulè, Six Characters in Search of an Author di Hugo Weisgall, Sagra
del Signore della Nave di Michele Lizzi, Sogno (ma forse no) di Luciano
Chailly. Altre opere: Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale Pedone
Lauriel); A la sorella Anna per le sue nozze, Roma, Tipo-Litografia Miliani e
Filosini, Pasqua di Gea, Milano,
Galli, Amori senza amore, Roma,
Bontempelli); Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione
Cooperativa; Traduzione di Goethe, Elegie romane, Livorno, Giusti, Zampogna,
Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Beffe della morte e della vita,
Firenze, Lumachi, Lontano. Novella, in "Nuova Antologia", Quand'ero
matto.... Novelle, Torino, Streglio, Il turno, Catania, Giannotta); Beffe della
morte e della vita. Firenze, Lumachi, Notizia letteraria, in "Nuova
Antologia", Dante. Poema lirico di G. Costanzo, "Nuova
Antologia", Bianche e nere. Novelle, Torino, Streglio); Il fu Mattia
Pascal, Roma, Nuova Antologia, Erma bifronte. Novelle, Milano, Treves); Prefazione
a Giovanni Alfredo Cesareo, Francesca da Rimini. Tragedia, Milano, Sandron, Studio
preliminare a A. Cantoni, L'illustrissimo. Romanzo, Roma, Nuova Antologia, Arte
e scienza. Saggi, Roma, Modes, L'esclusa, Milano, Treves, Umorismo, Lanciano,
Carabba); “Scamandro” (Roma, Tipografia); “La vita nuda” (Milano, Treves); “Suo
marito, Firenze, Quattrini); “Fuori di chiave, Genova, Formiggini, Terzetti,
Milano, Treves); “I vecchi e i giovani, Milano, Treves); Cecè. In "La
lettura", Le due maschere, Firenze,
Quattrini, Erba del nostro orto” (Milano, Studio Lombardo); “La trappola” (Milano,
Treves); “Se non così” "Nuova Antologia", Si gira ( Milano, Treves);
“E domani, lunedì” (Milano, Treves); “Liolà” ( Roma, Formiggini); Se non così Con
una lettera alla protagonista, Milano, Treves); “Un cavallo nella luna” (Milano,
Treves); Maschere nude, Milano, Treves, Pensaci,
Giacomino, Così è (se vi pare), Il piacere dell'onestà, Milano, Treves); Il
giuoco delle parti. Ma non è una cosa seria. Milano, Treves, Lumie di Sicilia.
Il berretto a sonagli. La patente. Milano, Treves, L'innesto. La ragione degli altri, Milano, Treves, Berecche e la guerra, Milano, Facchi, Il
carnevale dei morti. Firenze, Battistelli, Tu ridi. Milano, Treves); Pena di
vivere così, Roma, Libreria nazionale, Maschere nude” (Firenze, Bemporad); Tutto per
bene. Firenze, Bemporad, Come prima meglio di prima. Firenze, Bemporad); “Sei
personaggi in cerca d'autore -- commedia da fare” (Firenze, Bemporad); Enrico
IV (Firenze, Bemporad); L'uomo, la bestia e la virtù” (Firenze, Bemporad, La
signora Morli, una e due. Firenze, Bemporad, Vestire gli ignudi. Firenze,
Bemporad, La vita che ti diedi. Firenze, Bemporad, Ciascuno a suo modo.
Firenze, Bemporad, X, Pensaci, Giacomino! Firenze, Bemporad, Così è (se vi
pare). Firenze, Bemporad, Sagra del signore della nave, L'altro figlio, La
giara. Firenze, Bemporad); Il piacere dell'onestà. Firenze, Bemporad, Il berretto a sonagli. Firenze, Bemporad, Il giuoco delle parti. Firenze, Bemporad, Ma
non è una cosa seria. Firenze, Bemporad, L'innesto Firenze, Bemporad, La
ragione degli altri. Firenze, Bemporad, L'imbecille, Lumie di Sicilia, Cecè, La
patente.Firenze, Bemporad, All'uscita. Mistero profano, Il dovere del medico.
La morsa. L'uomo dal fiore in bocca.
Dialogo, Firenze, Bemporad, Diana e la Tuda. Firenze, Bemporad, L'amica delle mogli. Firenze, Bemporad, La
nuova colonia. Firenze, Bemporad, Liolà. Firenze, Bemporad, O di uno o di
nessuno. Firenze, Bemporad, Lazzaro (Milano, Mondadori); “Questa sera si recita
a soggetto” (Milano, Mondadori); “Come tu mi vuoi” (Milano, Mondadori); “Trovarsi”
(Milano Mondadori); “Quando si è qualcuno” (Milano, Mondadori); “Non si sa come”
(Milano, Mondadori); “Novelle per un anno, Firenze, Bemporad, Milano,
Mondadori, I, Scialle nero, Firenze, Bemporad, La vita nuda, Firenze, Bemporad,
La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio,
Firenze, Bemporad, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, 1Dal naso al cielo, Firenze,
Bemporad, Donna Mimma, Firenze, Bemporad,Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La
giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze,
Bemporad, Berecche e la guerra, Milano,
Mondadori, Una giornata, Milano,
Mondadori, Teatro dialettale siciliano, 'A vilanza, Cappiddazzu paga tuttu, con
Nino Martoglio, Catania, Giannotta, Prefazione a N. Martoglio, Centona.
Raccolta completa di poesie siciliane con l'aggiunta di alcuni componimenti
inediti, Catania, Giannotta, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze,
Bemporad, Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad, Prefazione a E. Levi,
Lope de Vega e l'Italia, Florencia, Sansoni, Introduzione a S.D'Amico, Storia
del teatro italiano, Milano, Bompiani); In un momento come questo, in "Nuova
Antologia",Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano,
Mondadori, Tutti i romanzi, Milano, A. Mondadori, Novelle per un anno, Milano,
A. Mondadori, Maschere nude, Milano, A. Mondadori); Lettere a Marta Abba,
Milano, A. Mondadori, Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori. Oltre al Nobel
ricevette diverse onorificenze: Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di
Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Arcade Minore
della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinesenastrino per uniforme
ordinariaArcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinese —
Canicattì Intitolazioni. A lui è stato dedicato un asteroide. Enciclopedia
Italiana Treccani alla voce Girgenti. In A. Camilleri. Biografia del figlio
cambiato, Milano, Lettere da Palermo e
da Roma, Bulzoni, Roma, Il risorgimento familiare. Medicina e Insonnia. in..
Riferimenti autobiografici a questo problema che affligge si trovano in
numerose sue opere: Il turno, L'amica delle mogli, Il fu Mattia Pascal, L'uomo
solo, La trappola, La giara G. Bonghi,
Biografia di Luigi P., Edizione dei classici italiani A. Camilleri, In effetti, afferma in un
lettera ai familiari da Roma. I professori di questa università, nella facoltà
mia, sono d’una ignoranza nauseante (Lettere giovanili da Palermo e da Roma Bulzoni,
Roma, difese pubblicamente durante una lezione un suo compagno rimproverato
ingiustamente dal rettore. M. Manotta, L.
Pirandello, Pearson Italia S.p.a., Da
Album Pirandello, I Meridiani Mondadori, Milano, A. Camilleri, Biografia del
figlio cambiato, BU. La storia di Luigi e Antonietta è infatti quella di un
matrimonio di una Sicilia di fine '800, combinato per interesse, da parte di
due soci nel commercio dello zolfo. Antonietta porta la dote che assicura ai
giovani sposi sbarcati da Girgenti in continente e approdati a Roma, una vita
tranquilla e permette a Luigi di affermarsi come scrittore. Il matrimonio
d'interesse è sublimato grazie alla letteratura e diventa un matrimonio d'amore
con la moglie ideale (in Anna Maria Sciascia, Il gioco dei padri. Pirandello e
Sciascia, Avagliano, S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano,
Principato, Storia, G. Mazzacurati, Introduzione e biografia, dalla Prefazione
a Il fu Mattia Pascal, Einaudi; Vita di Pirandello; Pirandello e la moglie
Antonietta, G. GiudiceTipografico Torinese, M. Manotta, Pearson Paravia Bruno
Mondadori, L. P., S. Pirandello, A. Pirandello, Il figlio prigioniero:
carteggio tra L. e S. Pirandello durante la guerra Mondadori, Motivazione del Premio Nobel per la
Letteratura. TUTTI I NO DI MUSSOLINI A P.. L'arci-fascista non piace al Duce; G.
Afeltra, Mia cara Marta, l'amore platonico di Pirandello Tra Pirandello e M. Abba ottocento lettere di
emozioni Einstein e l'invito. Lo scontro
che nessuno vide L. Lucignani,
Pirandello, la vita nuda, Giunti, Pirandello e la prima guerra mondiale. Chiede
di entrare nei Fasci (La Stampa); F. Sinigaglia, I volti della violenza a teatro,
Lucca, Argot. Non e l'unico filosofo che si iscrive al partito fascista nel
pieno della vicenda Matteotti. Ungaretti si iscrisse appena nove giorni dopo il
funerale di Matteotti (Stato matricolare di Ungaretti, Università "La
Sapienza" di Roma. La sua adesione al fascismo, G. Giudice, Pirandello (POMBA
Torino); Pirandello e la politica, su atutta scuola. G. Lagorio, Troppi
idiotic. E P. partì; P., nudità e FASCISMO; P.. Gli anni del fascismo; B. Mussolini,
Nel solco delle grandi filosofie -- relativismo e fascismo, in Il popolo
d'Italia. Le idee di Mazzini e di Sorel influenzano profondamente il fascismo
di Mussolini e Gentile (S. Zamponi, Lo spettacolo del fascismo, Rubbettino. Sorel
è veramente il notre maître (B.Mussolini, Il Popolo in Opera Omnia); Interviste:
parole da dire, uomo, agl’altr’uomini, Rubbettino; riportato da G. Giudice. Prefazione
alle Novelle per un anno, Milano, Storie dalla storia, L'oro alla patria Il
Sole 24 ORE M. Sambugar, Letteratura
italiana per moduli, Incontro. R. Dombroski, L'esistenza ubbidiente – la
filosofia sotto i fasci (Guida); L'Ovra a Cinecittà di Natalia ed Emanuele V. Marino, Boringhieri, Il Post); I giganti della montagna,
taote. Così, in una bara in affitto,
riportammo a Girgenti le sue ceneri. Malgrado i divieti prima del gerarca, poi
del pre-fetto, e infine del vescovo. In Camilleri e lo strano caso delle ceneri
di Pirandello. N. Borsellino, Il dio di Pirandello: creazione e sperimentazione,
Sellerio, R. Alajmo, Le ceneri di Pirandello, Drago, in Saggi poesie, scritti
varii Mondadori, Milano). I filosofi hanno il torto di non pensare alle bestie
e davanti agl’occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque
sistema filosofico. D. Marcheschi, L'umorismo, Milano, Oscar Mondadori, X. Marcheschi rivela che copia intere pagine del
saggio da opere precedenti di L. Dumont, A. Binet, G. Séailles, G. Negri, G.
Marchesini, nonché dalla Storia e fisiologia dell'arte di Ridere di T.
Massarani. Vedi articolo de Il Giornale, in “Caro P., ti ho beccato a copiare. P., L'umorismo e altri saggi, Giunti; S.
Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, TP.: guida
al Fu Mattia Pascal, Carocci, Scrittori sull'orlo di una scelta spiritista
Sambugar, La sua filoofia s'inserisce in un contesto culturale in cui è
presente il concetto di relativismo: la teoria della relatività di Einstein, il
Principio di indeterminazione di Heisenberg, la teoria quantistica di M. Planck.
Simmel fonda il suo relativismo sulla convinzione che non esistono leggi
storiche obiettivamente valide. Dizionario di filosofia).
E nelle arti figurative il relativismo è ripreso dal cubismo caratterizzato da
una rappresentazione dell'oggetto considerato simultaneamente da diversi punti
di vista. S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato,
Maschere nude, I. Zorzi, Newton Compton); E. Providenti, Epistolario familiare
giovanile Quaderni della Nuova Antologia, Le Monnier, Firenze, Roberto Alonge,
Pirandello, Laterza, Bari, Elio Providenti, Luigi Pirandello. Epistolario, Quaderni
della Nuova Antologia, Le Monnier, Firenze); U. Artioli, L'officina segreta di
Pirandello, Laterza, RomaBari, Luigi Pirandello, una vita da autore, repubblicaletteraria.
C. Vicentini, Il disagio del teatro (Marsilio, Venezia). La prima
rappresentazione della commedia La morsa si ha a Roma, al Metastasio, ad opera
della Compagnia del "Teatro minimo" diretta da N. Martoglio che la
mise in scena assieme all'atto unico Lumie di Sicilia. Cedendo alle insistenze
di Martoglio acconsentì a che La morsa e Lumie di Sicilia sono rappresentate
nella stessa serata. I due atti unici hanno diverso esito presso il pubblico,
che accolge con favore La morsa, mentre non grade Lumie di Sicilia (in
Interviste, Parole da dire, uomo, agli altri uomini" di I. Pupo, Rubettino,
Legato a ricordi della fanciullezza di
Pirandello. Da. Savio, Il carnevale dei
morti. Sconciature e danze macabre nella narrative, Novara, Interlinea. l mio
primo libro fu una raccolta di versi, “Mal giocondo”. In quella prima raccolta
di versi più della metà sono del più schietto umorismo, e allora io non so
neppure che cosa e l'umorismo ("Le lettere"); “Il cinema di Amedeo
Fago Pirandello NASA. Enrico 4., Firenze, Bemporad e figlio, Esclusa, Milano,
Fratelli Treves, Fu Mattia Pascal, Milano, Treves, I Pirandello. La famiglia e
l'epoca per immagini, E. Zappulla, Catania, la Cantinella, R. Alonge,
Roma-Bari, Laterza, U. Artioli, L'officina segreta” (Bari, Laterza); R. Barilli,
La linea Svevo-Pirandello, Milano, Mursia, E. Bonora, Sulle novelle per un anno
in Montale e altro novecento, Caltanissetta-Roma, Sciascia, N. Borsellino,
Ritratto e immagini, Roma-Bari, Laterza, N. Borsellino e W. Pedullà (diretta
da), Storia generale della letteratura italiana, Il Novecento, La nascita del Moderno,
Milano, Motta, F. Michele e M. Rössner, L’identità italiana, Atti del Convegno
internazionale di studi pirandelliani, Graz Pesaro, Metauro, Arcangelo Leone De
Castris, Storia di Pirandello (Bari, Laterza); A. Benedetto, Verga, Annunzio,
Pirandello (Torino, Fògola); L. Lugnani, L'infanzia felice (Napoli, Liguori); G.
Macchia, “La stanza della tortura, Milano, Mondadori, Pirandello e dintorni, Catania, Maimone, F.
Medici, Il dramma di Lazzaro. Asprenas, A. Pagliaro,
“U ciclopu, dramma satiresco d’Euripide ridotto in siciliano (Firenze,
Monnier); G. Podestà, "Humanitas",
F. Puglisi, L'arte; Messina-Firenze, D'Anna, F. Puglisi, Pirandello e la sua lingua,
Bologna, Cappelli, Filippo Puglisi, L. Pirandello, Milano, Mondadori, F. Puglisi,
Pirandello e la sua opera Catania, Bonanno, C. Salinari, Miti e coscienza del
decadentismo italiano. D'Annunzio, Pascoli, Fogazzaro, Pirandello” (Milano,
Feltrinelli); A. Sichera, Ecce Homo!Nomi, cifre e figure di Pirandello (Firenze,
Olschki); R. Scrivano, La vocazione contesa” (Roma, Bulzoni, G. Taffon, Il gran
teatro del mondo, in Maestri drammaturghi nel teatro italiano del '900.
Tecniche, forme, invenzioni, Roma, Laterza, G. Venè, “Fascista. La coscienza
borghese tra ribellione e rivoluzione” (Venezia, Marsilio); M. Veronesi (Napoli,
Liguori); C. Vicentini, “Il disagio del teatro” (Venezia, Marsilio); R. Vittori,
Il trattamento cinematografico dei 'Sei personaggi' (Firenze, Liberoscambio); E.
Zappulla, Pirandello e la filosofia siciliana, Catania, Maimone, Filosofi siciliani
del secondo dopoguerra, Catania, Maimone. Casa di Pirandello D. Fabbri Lanterninosofia
su Pirandello Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Conferenza Episcopale Italiana. nobelprize. Audiolibri
di Luigi Pirandello, su LibriVox. di
Luigi Pirandello, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.:etteratura
fantastica, Fantascienza. Movie Luigi Pirandello, su Internet Broadway
Database, The Broadway League.Luigi Pirandello, su filmportal.de. Centro Nazionale Studi Pirandelliani, su
cnsp. Istituto di studi pirandelliani allo Studio Luigi Pirandello. E. Licastro,
Pirandello fra Spengler e Wittgenstein. Luigi Pirandello. Pirandello. Keywords:
e dov’è il copione? è in noi, signore – il dramma è in noi -- siamo noi
– R Chiede d’entrare nei fasci, La Stampa, Gentile e
Sorel, Mussolini e Nietzsche, Mussolini e Sorel. – ridotto in siciliano. U
ciclopu, decadentismo, identita personale, l’io e la societa, il collettivo,
l’intersoggetivo. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Pirandello” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Pirro: l’implicatura conversazionale rovesciata
nel’idealismo di Gentile – filosofia italiana – Luigi Speranza (San
Severo). Filosofo italiano. Studia a Roma sotto SPIRITO (si veda). Studia ALLMAYER
sotto PLEBE. Insegna a Perugia e Palermo. Studia GENTILE (si veda). Pubblica “L'attualismo
di GENTILE e la religione” (Sansoni, Firenze). Fra i suoi saggi si ricordano
anche “Filosofia e politica in CROCE” (Bulzoni, Roma). Si interessa alla
ricerca storio-grafica e svolse numerosi saggi su Terni. Esponente di spicco
della vita culturale della città umbra, studia gl’aspetti poco indagati di
quella che fino ad allora era una città ancorata ad una dimensione prettamente
industriale. Sotto la giunta di Ciaurro, co-ordina il progetto per la
realizzazione di un museo archeologico nel convento di S. Pietro sotto. Peroni. Nei
suoi studi di storia ricostrusce prima della pubblicazione de Il sangue dei
vinti di PANSA, episodi della guerra civile tra cui l'assassinio del sindacalista
CARLONI e del dirigente d'azienda CORRADI. Fonda il "Centro di studi
storici", un'associazione culturale di ricerca storica a cui viene collegata
la rivista “Memoria” L'obiettivo di “Memoria” è quello di porre fine all'amnesia
organizzata, facendo conoscere a tutti le vicende di una città figlia non solo
dell'industrializzazione. Accanto ad un nuovo sguardo per le vicende passate “Memoria”
inaugura una stagione di storiografia libera da condizionamenti ideologici e
basata sulle fonti. Suscita critiche per la ricostruzione d’alcuni
episodi di violenza avvenuti durante la resistenza anti-fascista, critiche di storici
locali, che lo accusano di revisionismo. In realtà il suo lavoro è sempre
suffragato dalla presenza della fonte documentale. Le vicende ricostruite, come
ad esempio quella dell'uccisione di CORRADI o URBANI, ad opera dei partigiani non
sono mai trattate dalla storio-grafia ufficiale. Consigliere dell'stituto per
la storia dell'Umbria e dell'stituto di cultura della storia dell'impresa
Momigliano, dell’istituto per la storia del risorgimento. Il saggio “Regnum hominis: l'umanesimo di GENTILE” fa parte
della collana della Fondazione SPIRITO e FELICE di Roma. Un saggio dedicato al risorgimento
pubblicato da Morphema intitolato “Risorgimento.” Un saggio "Dopo GENTILE dove
va la scuola italiana" (Firenze, Lettere). Il consiglio comunale di
Terni delibera di dedicare la sala Tacito di Palazzo Carrara in Terni a P.. Con
l'occasione si presenta il carteggio "La vita come Ricerca, la vita come
Arte, la vita come Amore", titolo riferito all’omonimo saggio di SPIRITO In
occasione delle celebrazioni della fondazione del Liceo Tacito di Terni, gli
viene dedicate nell'atrio della scuola, una targa con una dicitura tratta da
una poesia di Gibran. Altre saggi: "Italia e Germania", raccolta
di saggi da “Studi Politici". Pubblica una raccolta di memorie di scritti
di garibaldini intitolata "Corre l'anno” “Terni e l'affrancamento di Roma
nelle memorie dei garibaldini; il saggio "Filosofia e Politica e GENTILE"
(Aracne). Il comune di Terni delibera la posa di una targa in memoria presso la
dimora di P.. La soprintendenza archivistica
dell'Umbria e delle Marche dichiara il suo archivio di notevole interesse culturale
ai sensi del T.U. dei beni cultural. Viene scoperta sulla casa a Piazza Clai a
Terni una targa commemorativa. Viene pubblicato da Intermedia "L'unica
via è il Pensiero: scritti in memoria". Altre saggi: “Una missiva a SPIRITO”“Filosofia
e politica in GENTILE” (Firenze, Sansoni); “La riforma GENTILE e il Fascismo”, Giornale
critico della filosofia italiana” (Firenze, Sansoni); La politica dell’idealismo
italiano” (Firenze, Sansoni); “La prassi come educazione nella gentiliana
interpretazione di Marx” (Firenze, Sansoni); “Cultura e politica” (Firenze,
Sansoni); “Filosofia e politica: il problematicismo” (Roma, Bulzoni); “La
repubblica fascista”; “Per una storia dell'Umbria durante la repubblica
fascista” (Perugia, IRRSAE); “Terni nell'età rivoluzionaria e napoleonica,”Arrone,
Thyrus, Terni e la sua Provincia durante
la repubblica sociale” (Arrone, Thyrus); Ugolini, Petroni, dallo Stato
Pontificio all'Italia unita” (Scientifiche, Napoli); “Interamna Narthium materiali
per il museo archeologico di Terni” (Arrone, Thyrus); Le acque pubbliche gl’acquedotti
di derivazione e l’utilizzazioni idrauliche del territorio di Terni nei sommari
riguardi: tecnico, legislativo e storico” (Terni-Giada, ICSIM); Una scuola una
città: il liceo ginnasio di Terni” (Arrone, Thyrus); “Terni nel risorgimento” (Arrone,
Thyrus); “Sull'avvenire industriale di Terni, scritti di L. Campofregoso;
Perugia: CRACE/ICSIM, “Garibaldi visto da GENTILE” (Roma, Istituto per la
storia del Risorgimento Italiano); "Per Garibaldi" (Arrone, Thyrus);
“I giustizieri, La brigata GRAMSCI tra Umbria e Lazio, di Marcellini, Mursia,
Regnum hominis, L'Umanesimo di GENTILE” (Collana Scientifica Fondazione SPIRITO
e FELICE, Roma, Nuova Cultura); “Scritti sul Risorgimento” (Furiozzi), Terni,
Morphema); La vita come ricerca, la vita come arte, la vita come amore” (Terni,
Morphema); “Italia Germania” Saggi di Filosofia Politica, Amazon, Filosofia e
Politica in GENTILE” (Aracne, Roma); Carloni: Storia e Politica (Intermedia, Orvieto);
Manifesto del convegno su Petroni; Garibaldi Terni Mostra documentaria e
pubblicazione Istituto della storia del risorgimento Petroni, Dallo Stato
Pontificio all'Italia unita. Convegno di Studio Terni, La Rivoluzione Francese,
Terni, La nascita della Repubblica e gl’anni della ri-costruzione”; Biblio-media-teca,
Terni, 7ricerca storico documentaria; sezione della mostra in collaborazione
con archivio di stato di Terni e Biblioteca comunale di Terni; in
collaborazione con centro per la promozione, istituto per la storia dell'Umbria
contemporanea (Arrone, Thyrus); Intorno alle miniere di ferro e alle ferriere
dell'Umbria meridionale, scritti di Vaux et al.; Terni: CRACE/ICSIM; Passavanti,
Atti del Convegno di studi (Terni) (Arrone: Thyrus); Convegno dei lincei (Terni),
Cesi e i primi lincei in Umbria, atti del Convegno dei lincei: Terni” (Arrone: Thyrus);
dei lincei, “MAZZINI nella cultura italiana:”, atti del Convegno di studi,
Terni” (Arrone: Thyrus); Magalott, erudito, giureconsulto, docente di diritto” (Arrone:
Thyrus); “Per Garibaldi” (Arrone: Thyrus); Valentino patrono di Terni, atti del
Convegno di studi: Terni (Arrone: Thyrus); “La vita come arte” (Sansoni,
Firenze); “La vita come amore” (Sansoni Firenze); “La riforma della scuola” (Sansoni,
Firenze); “Il problema dell'unificazione del sapere”; “Dal mito alla scienza” (Sansoni,
Firenze); “La mia ricerca” (Sansoni, Firenze); “Dall'attualismo al problematicismo”
(Sansoni, Firenze); di GENTILE; Il
concetto di “pedagogia, in Scuola e Filosofia” (Sandron Palermo); “Giornale critico
della filosofia italiana” (Sansoni, Firenze); “La scuola laica” (Vallecchi, Firenze);
“Sistema di logica’ (Laterza, Bari); “La scuola” (Vallecchi, Firenze); “Che
cos'è il fascismo”; Discorsi e polemiche” (Vallecchi Firenze); “Saggi critici”
(Vallecchi, Firenze); Scritti pedagogici” (Treves, Milano); “Origini e dottrina
del fascismo” (Istituto Fascista, Roma); di Croce Contributo alla critica
di me stesso (Napoli); Conversazioni critiche (Laterza, Bari); “La letteratura
d’Italia” (Laterza, Bari); “Cultura e vita morale” (Laterza, Bari); “Etica e
politica” (Laterza, Bari); “Pagine sparse” (Laterza, Bari); “La guerra civile”;
“Memoria” (Thyrus, Arrone); “La storia rovesciata” – cf. PISONE – implicatura
rovesciata -- ; “L'umanesimo di GENTILE”
(Cultura, Roma); “L'uomo e la storia” (Thyrus, Arrone). Il percorso storico,
"Regnum hominis". L'ospite di passaggio, la difesa. Sull'avvenire
industriale di Terni; Rassegna storica del Risorgimento. La vita come ricerca,
la vita come arte, la vita come amore. Vincenzo
Pirro. Pirro. Keywords: l’idealismo di Gentile, Istituto Nazionale Fascista,
Origini e dottrina del fascismo, che cosa e il fascismo – discorsi e polemiche
vallecchi, Firenze, Mazzini, per una storia dell’umbria durante la repubblica
fascista, la repubblica fascista, gentiliana interretazione di Marx; la
filosofia di Gentile, filosofia e politica in Gentile, Gentile nella grande
guerra, il partito ha un capo che e dottrina vivente, Gentile e Mussolini, il
concetto di stato, il concreto di Mussolini nel astratto dello stato, Pirro
interprete di Gentile – la universita fascista di Bologna, la formazione dei
dirigenti del regime – la repubblica fascista, storia e filosofia, la critica
de Pirro alla damnatio memoriae di Croce, lo studio della filosofia nel
veintennio fascista, l’origine del fascismo filosofico – Gentile, filosofo del
fascismo – dizionario filosofico del fascismo, stato, spirito nazionale,
italianita, romanita, propaganda, democrazia, repubblica, Italia, stato
italiano -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pirro” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pirrone: la diaspora, da Crotona a
Meta-ponto – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Metaponto). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico.
Grice e Pisone: il portico dell’orto – il
gruppo di gioco del Vesuvio -- Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).
Ricordato come seguace della filosofia del portico un Pisone, che si è
identificato con Lucio Calpurnio P. *FRUGI*, tribuno della plebe, pretore e
console della repubblica romana, combatte la rivolta degli schiavi in Sicilia e
la doma. P. ottenne la censura. P.
lascia un’opera storica -- "Annales" -- che si estende dalle origini.
In essa, P. combatte le tendenze che si introduceno in Roma e il ri-lassamento
morale. Della gente Calpurnia. Politico, militare e storico romano. Talora detto Censorino – cf. P. Cesorino --
tribuno della plebe, si fa promotore della lex Calpurnia de repetundis, la
prima legge romana che vuole punire l’estorsioni compiute nelle province dai
governatori. Pretore. Dopodiché, eletto console con PUBLIO MUZIO SCEVOLA (si
veda) e gli fu comandato dal senato di restare in Italia per domare una rivolta
di schiavi. P. riusce a sconfiggerli, senza però ottenere una vittoria
definitiva e dove passare il comando a PUBLIO RUPILIO. Autore di “Annales”,
un'opera in almeno VII libri, che andava dalle origini e che sono tra le fonti
precipue di LIVIO (si veda) e Dionigi d'Alicarnasso. Gl’Annales -- di cui
restano una quarantina di frammenti -- si propone di descrivere la pretesa
onestà dell'epoca antica, contrapponendola alla contemporanea corruzione
operante a Roma. Che si tratta però di un'opera a tesi pre-costituite lo
dimostra il fatto che, durante il suo consolato, avvenne l'assassinio di TIBERIO
GRACCO, e che, nonostante l'estrema gravità del crimine -- che tra l'altro
viola il sacro obbligo dell'incolumità personale che s'accompagnava alla
tribunicia potestas – P. e l'altro console non prendessero alcun provvedimento
in merito. Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology,
Boston: Little, Brown and Company. Cicerone, Brutus; In Verrem, De officiis,
Catalogo Perseo; Cornell-Bispham, The fragments of roman historians, Oxford,
Historicorum Romanorum reliquiae, Hermann Lipsiae, in aedibus Teubneri; discussione
su vita, opere e frammenti). Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia, Dizionario
di storia, PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute, Predecessore Console
romano Successore Gaio Fulvio Flacco e Publio Cornelio Scipione Emiliano II con
Publio Muzio Scevola Publio Popilio Lenate e Publio Rupilio V · D · M Storici
romani, Portale Antica Roma Portale
Biografie Categorie: Politici romani, Militari romani Storici romani Militari, Storici,
Consoli repubblicani romani Calpurnii. P. is the father-in-law of GIULIO CESARE
and spends years of his political life trying to prevent the civil war. He is a
follower of L’ORTO, under Filodemo’s tutelage. Filodemo lives in P.’s villa at
Herculaneum -- his library has been discovered there. Pisone – Roma – filosofia italiana
(Herculaneum). Pisone Cesonino. When he moves to Rome, Filone becomes friends
with Pisone Cesonino, who gives Filodemo a room at his villa at Herculaneum in which to live. At
the villa, Filodemo co-ordinates P.’s ‘gruppo di gioco’. Filodemo composes
poems and a history of philosophy. After he died, Filone’s parchments remain in
P.’s villa, where they were subsequently buried by the eruption of Vesuvio. With
the excavations, a number of parchments from the library are recovered. More
remain buried. Lucio Calpurnio Pisone Cesonino. Lucio Calpurnio Pisone
Censorino. Lucio Calpurnio Pisone Frugi. Kewyords: Portico.
Grice e Pisone: DE FINIBVS o del lizio
romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma)
Del Lizio, con mescolanze del portico e dell’accademia -- cioè eclettico --
trionfa della Spagna, ed e console. Detto eloquentissimo e dottissimo, scrive V
libri "DE FINIBVS" He is a friend of CICERONE, although they
eventually fall out. Cicerone uses him in his ‘On moral ends’ to articulate the
philosophy of the Portico. P.’s tutors had been Antioco and STEASEA di Napoli. Marco
Pupio Pisone Calpurniano. Marco Pupio Pisone Frugi Calpurniano.
Grice e Pitea – filosofia ligure -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. He settles in Marseglia, and achieves fame as a philosopher.
Grice e Pitodoro: la setta di Velia -- Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Velia). Filosofo
italiano. A pupil of Zenone – il Velino. Grice: “We know who Parmenide’s lover
– beloved – was: Zenone. And P. is Zenone’s. Keywords: VELIA, VELINO. Pitodoro.
Grice e Pizzi: la regola conversazionale di Boezio –
la causa della cosa – adduzione e prova – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Grice: “About time an Italian philosopher
takes ‘la regola di Boezio’ seriously!” Studia a Milano. Studia il condizionale
contro-fattuale. Insegna a Calabria e
Siena, “Logica della prova” a Milano. Cura Hughes e Cresswell, ed offre una
panoramica completa e aggiornata della logica intensionale. Ampliando questa
linea di ricerca, compila due antologie con introduzioni. Una dedicata al tempo
e una dedicata al condizionale (se-ismo). Compone una serie di saggi in cui
viene introdotta una logica dell'implicazione consequenziale. Il scopo della
logica dell’implicazione con-sequenziale è riformulare le basi della logica
connessiva nel quadro della logica modale. Questa traduzione consente di
assiomatizzare un sistema G-HP che risulta complete e decidibile mediante
tableaux con un sviluppo verso una generalizzazione di questi risultati. Altri
temi di ricerca sono il problema della definizione a della reduzione della
necessita ai termini di contingenza, l'applicazione del quadrato
dell’opposizione e del cubo dell’opposizione al modo, l'approccio al modo in
termini di multi-imodo, cioè mediante l'impiego di un linguaggio base avente
come primitivi una moltitudine d’operatori modali – contro la tesi
dell’aequi-vocita di Grice. Nel campo della scienza il tema su cui filosofa in
modo preminente è stato quello del contro-fattuale della causa, a cui dedica
saggi destinati a un pubblico interessato all'epistemologia giudiziaria alla
Hart/Honoré– causation in the law. If you are looking for the cause of what he
did, what he did was very wrong – implicature! Sempre in questo settore compone
un saggio sull’adduzione, dove analizza un caso giudiziario controverso, il
disastro di Ustica. Sul tema di Ustica compone un saggio che contiene una
discussione metodologica delle indagini ancora aperte sul caso, in merito alle
quali cura attualmente un blog. Altre saggi: “Introduzione alla logica
modale” (Saggiatore, Milano); “La logica del tempo” (Boringhieri, Torino);
“Leggi di natura, modalita, ipotesi” (Feltrinelli, Milano); “Eventi e cause: na
prospettiva condizionalista” (Giuffre, Milano); “Diritto, abduzione e prova”
(Giuffre, Milano); “Ripensare Ustica, Createspace); “Implicazione logica”; “Causalità (filosofia) “Adduzione”; “Strage
d’Ustica, claudio pizzi it. wordpress.com. Claudio Pizzi. Pizzi. Keywords: la
regola di Boezio, la tragedia d’Ustica, il se, condizionale contro-fattico,
Grice, il modo, operatore di modo, cubo di Aristotele, il cubo
dell’opposizione, opposizione quadratica, opposizione cubica, prova, causa,
probabilita, l’idea di causa, ‘Actions and Events’ – causa ed aitia – il
significato di causa in Cicerone – di causa a cosa – causa come latinismo – uso
di cosa come causa – evoluzione della cosa dalla causa – della causa della cosa
– implicazione, interplicazione, explicazione, interplicazione. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Pizzi” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Pizzorno: J. Grice è la politica assoluta – filosofia
del sindacato, filosofia fascista – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Trieste). Filosofo italiano. Studia a Torino. Insegna
ad Urbino, Milano e Fiesole. Oltre agl’importanti studi sulla materia
sociologica conduce ricerche di sociologia economica e politica, in special
modo sulle organizzazioni sindacali e il conflitti di classi sociali, sulla
politica e i suoi aspetti, sui rapporti tra sistemi politici ed economici nella
società. Saggi: “Le V classi sociali” (Il Mulino); “Comunità e razionalizzazione”
(Einaudi); “Lotte operaie e sindacato”, “Le regole del pluralismo”; “I soggetti
del pluralismo”; “Classi, partiti, sindacati (Bologna); “Le radici della politica
assoluta” (Feltrinelli): “Il potere dei giudici” ("Il nocciolo",
Laterza); “Il velo della diversità: studi su razionalità e ri-conoscimento
(Feltrinelli); “Sulla maschera” (Il Mulino). Treccani, Istituto
dell'Enciclopedia. Grice: “The reason why Pizzorno – bless his soul – does not
criticise fascism, is that he possibly finds his theory of ‘communitarianism,
razionalization and community, and the appeal to Tonnies’s community, almost
too fascist to be true! – it’s the ‘bund’ – and other fascist conceptions against
which i sindacati had to fight during the ventennio fascista!”. Grice: “The
pity with P. is that he focuses on sindacati as from 1968, when he was getting
drunk in Paris! He should have studied the sindicati during the veintennio
fascista!” -- Grice: “I am pleased that P. quotes me. He apparently says that
he is not into ‘conversation’ in the *sense* (senso) of Grice. Footnote there.
When the index was compiled, P., who is at Oxford at the time and could have
asked (or axed), had no idea what my Christian name was, so he follows
Speranza’s advice: ‘when you do not know the first name or Christian name use
‘John’’ – so he did. (The corollary to Speranza’s corollary is: when you don’t
know the surname, use ‘Smith’). So Grice, J. I became in his name index!”. Alessandro
Pizzorno. Pizzorno. Keywords: politica assoluta, razionalita e riconoscimento,
razionalizzazione, soggetti del pluralism, lotta operaia, sindacato, la
politica assoluta, fascismo -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzorno” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Plantadossi: gl’universali -- l’implicatura conversazionale –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Ripatransone). Filosofo italiano. Saggi: “Conclusiones”, “Lectura
super I Sententiarum”, “Prologi”; “Questiones”; “Questio de gradu supremo”. Dizionario
Biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Not to be
confused with FRANCESCO of Marchia. This is JOHN of Marchia. Nannini –
metafisica, idea, exemplaris. Cf. H. P. Grice, “The problem of the universals:
from Ripa to me.” Giovanni da Ripa. Giovanni da Ripatransone. Giovanni
Plantadossi. Keywords: implicatura, universale, il problema degl’universali, A.
Combes, Vignaux, Nannini. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Plantadossi” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Plauto: l’implicatura conversazionale, o la filosofia nel
principato di Nerone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Scolaro di Musonio.
Insigne. Roman noble and a political rival of Emperor
NERONE. A relative of the Julio-Claudian dynasty. He is the grandson of DRUSO --
only son of TIBERIO CESARE --, and the great-grandson of TIBERIO and his
brother DRUSO. Also descends from MARCO VIPSANIO AGRIPPA and MARC’ANTONIO. He is
descended from GIULIO CESARE. His father is Gaio Rubellio Blando. Blando’s
family originates from Tivoli and are of the equestrian class. He is the
grandson of DRUSO, his mother having previously been married to NERONE GIULIO
CESARE, without issue. P. derives his cognomen from his great grandfather LUCIO
SERGIO P., and may have used his nomen gentilicium SERGIO as his own prae-nomen,
as a lead pipe is attested with the name of SERGIO RUBELLIO P. But this person
may have been his son. He becomes an innocent victim to the intrigues of
Empress Valeria Messalina. One possibility is that P. is seen by Messalina as a
rival to her son BRITANNICO. Emperor CLAUDIO -- who was husband to Messalina,
father to BRITANNICO and maternal uncle to Julia -- does not secure any legal
defense for his niece. Consequently, Julia is executed. Julia is considered to be a virtuous person by
those who know her. P. marries the daughter to LUCIO ANTISTIO VETO. P.’s father-in-law
serves as consul, legatus of Germania Superior, and Proconsul of Asia. P. is
considered a loving husband and father. The names of his children are not known
-- none of them survived NERONE’s purges. P. appears to have been a follower of
IL PORTICO. According to TACITO, TIGELLINO writes to NERONE. Plautus again,
with his great wealth, does not so much as affect a love of repose, but he
flaunts before us his imitations of the old Romans, and assumes the
self-consciousness of the PORTICO along with a philosophy, which makes men
restless, and eager for a busy life." When he was exiled from Rome by NERONE,
P. is accompanied by the famous teacher of IL PORTICO MUSONIO RUFO (si veda). P.
is associated with a group of philosophers from IL PORTICO who criticise the
perceived tyranny and autocratic rule of certain emperors, referred to today as
the Opposition from IL PORTICO. Junia Silana, sister of CALIGULA's first
wife Junia Claudilla, a rival of Empress Agrippina the Younger and the ex-wife
of Messalina's lover GAIO SILIO, accuse Agrippina of plotting to overthrow NERONE
to place P. on the throne. NERONE takes no action at the time, but over time, NERONE's
relationship with Silana warms while his relationship with his mother sours.
After a comet appears, public gossip renews rumours of NERONE's fall and P.'s rise.
NERONE exiles P. to his estate in Asia. After rumors that P. is in
negotiations with the eastern general GNEO DOMIZIO CORBULO over rebellion, P.
is executed by NERONE. When P.’s head is given to NERONE by a freedman, NERONE
mocks how frightening the long nose of P. is. P.’s widow, children and
father-in-law are successively executed, victims of the increasing brutality of
NERONE. TACITO states that P. is old-fashioned in tastes, his bearing austere
and he lives a secluded life. He is greatly respected by his peers, and the
execution of his family is cause for consternation among those who know him.
Possibly named Gaio or Sergio. The Journal of Roman Studies, Society for the
Promotion of Roman Studies, TACITO, Annals, Holiday, Hanselman, P. the Man Who
Would Not Be King". Lives of the PORTICO. New York:
Portfolio/Penguin.Categories: Romans Julio-Claudian dynasty Rubellii. Rubellio Plauto.
Keyword: Portico, Musonio Rufo, Nerone, la filosofia nel principato di Nerone.
Grice e Plebe: o il dizionario della conversazione – filosofia
siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Alessandria). Filosofo italiano. Grice: “I think I love Plebe: he contributes a beautiful chapter
on Cicero and Latin rhetoric for his ‘brief history of ancient rhetoric,’ and, like
my tutee Strawson, he approaches Aristotle and modernist logic in a genial way
--.” I have been criticised for titling ‘Sicilian philosophy’ -- anyone from
Sicily, even if he left Sicily when he was three years old. In such a case,
Plebe is a representative of Sicilian philosophy, my critic would say. Born in
Italy, he jumps to the isle to teach … philosophy!” Seguo il verso di ORAZIO
(si veda). Odio la massa e me ne tengo lontano. Solo in questo sono uomo di
destra. Studia a Torino. Insegna a Perugia e Palermo. Filosofo inizialmente
marxista, ha una clamorosa rottura e viene annoverato fra i sostenitori
dell'anti-comunismo politico-culturale. Dopo una militanza con i social-democratici
di Saragat, aderisce al movimento sociale. Rompe anche. Adere al partito democrazia nazionale. Storico della
filosofia, in particolare la antica filosofia italica. Riavvicinatosi al
marxismo, è editorialista di “Libero”.
Si define come un illuminista della scessi sostenitore d'un anarchismo. Altre saggi:
“Hegel. Filosofo della storia” (Torino, Edizioni di Filosofia); “La teoria del
comico” (Torino, Giappichelli); “Gli hegeliani d'Italia” – VERA, SPAVENTA,
JAJA, MATURI, GENTILE (Torino, SEI); “Spaventa e Vera” (Torino, Edizioni di filosofia);
“La nascita del comico: nella vita e nell'arte degl’antichi italici e romani”
(Bari, Laterza); “Filodemo e la musica” (Torino, Edizioni di filosofia); “Processo
all'estetica” (Firenze, Nuova Italia); “Il problema kantiano” (Torino, Edizioni
di filosofia); “Breve storia della retorica” (Milano, Nuova Accademia); “La dodeca-fonia”
(Bari, Laterza); “La logica formale” (Bari, Laterza); “Discorso semi-serio sul
romanzo” (Bari, Laterza); “Estetica” (Firenze, Sansoni); “Storia della
filosofia” (Messina, D'Anna); “Termini della filosofia” (Roma, Armando); “Antica
filosofia italica” (Firenze, Nuova Italia); “Che cosa è l'illuminismo” (Roma,
Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Marx (Roma, Ubaldini); “Che cosa ha
veramente detto Hegel” (Roma, Ubaldini); “Atlante della filosofia: termini di
denunzia, categorie dell'anti-conformismo, formule di moda, vecchi concetti in
nuove filosofie” (Roma, Armando); “L'estetica italiana dopo CROCE” (Padova,
RADAR); “Che cosa è l'estetica?” (Roma, Ubaldini); “Che cosa è l'espressionismo?”
(Roma, Ubaldini); “Dizionario filosofico” (Padova, RADAR); “Storia della
filosofia” (Roma, Ubaldini); “Filosofia della re-azione” (Milano, Rusconi);
“Quel che non ha capito Marx” (Milano, Rusconi); “Il libretto della destra” (Milano,
Borghese); “A che serve la filosofia?” (Palermo, Flaccovio); “Un laico contro
il divorzio” (Roma, INSPE); “La civiltà del post-comunismo” (Roma, CEN); “La
filosofia italica” (Milano, Vallardi); “Il materialismo: fisica, biologia e
filosofia oltre l'ideologia” (Roma, Armando); “Semiotica ed estetica”
(Roma-Baden Baden); Il libro-Field educational Italia-Agis); “Leggere Kant” (Roma,
Armando); “Logica della poesia” (Palermo, Ila Palma); “Storia della filosofia”
(Palermo, Ila Palma); “Manuale d’estetica” (Roma, Armando); “Manuale di
retorica” (Roma, Laterza); “La filosofia” (Roma, Armando); “Contro
l'ermeneutica” (Bari, Laterza); “L'euristica” (Roma, Laterza); “I filosofi e il
quotidiano” (Roma, Laterza); “Dimenticare Marx?” (Milano, Rusconi); Politica (Milano,
Rusconi); “Filosofi senza filosofia” (Roma, Laterza); “Torna il comunismo?” (Casale
Monferrato, Piemme); “Manuale dell'intellettuale di successo” (Roma, Armando); Il
quinto libro del capitale. Marx contro i marxisti” (Milano, via Senato); Gl’illuministi.
Obiettivo libertà (Milano, via Senato); “Memorie di sinistra e memorie di
destra. Un filosofo negl’anni ruggenti” (Palermo, Qanat). Storia della
filosofia: Filosofi italiani (Bompiani, Milano); Il filosofo trasgressivo, cinema
gay, Sesso, politica e frecciate di un bastian contrario, La destra fece un
brutto affare. Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Armando
Plebe. Plebe. Keywords: il dizionario – Gentile hegeliano – Torino SEI – storia
della filosofia, antica filosofia italica, filosofia italica e filosofia
romana, antica filosofia romana, filosofia dell’antica roma, azione e reazione,
cicerone e la retorica Latina, la rhetorica ad herennium; Cicerone e la disputa
tra retorica e filosofia; la retorica come arte nel ‘De oratore’ ciceroniano;
la polemica di Quintiliano contro Seneca sulle sententiae; forma a contenuto
nella retorica ciceroniana; il dialogo de oratoribus; quintiliano, la decadenza
della retorica Latina; lessico logico, valore di verita, Strawson citato da
Plebe, testo di Strawson tradutto da Plebe in “Logica formale”, la polemica
Grice/Quine sotto Aristotele, connetivi, quantificatori, quadrato
dell’opposizione, indice alla storia della filosofia antica di Plebe, approccio
hegeliano alla storia della filosofia antica Latina – indice. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Plebe” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Poggi: l’implicatura conversazionale – il
ventennio fascista – incontro con Mussolini ad Ancona – filosofia ligure – I
fatti di Sarzana – lasciato in libertà da Mussolini – massoni proibiti – filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Sarzana). Flosofo italiano. Colpito
dalla violenza usata nei confronti del popolo durante le giornate milanesi e
dal temporaneo esilio che doveno subire alcuni socialisti amici di famiglia.
Questo lo porta a simpatizzare per quel partito che sta nascendo e al quale si
iscrive. Studia a Palermo e Genova. Pubblica “La questione morale: Kant e il
socialismo.” Insegna a Genova. Partecipa come delegato al congresso socialista
di Ancona, nel corso del quale ha un duro scontro con il massimalista MUSSOLINI (si veda) sul problema della compatibilità
o meno del socialismo con la massoneria. L'assemblea da in quell'occasione una larga
maggioranza alla tesi di MUSSOLINI dell'incompatibilità. Si reca nelle
domeniche d'inverno al palazzo genovese di via Palestro, dove RENSI (si veda)
anima un vero e proprio salotto – o gruppo di gioco --, arricchito dalla
presenza di illustri personalità quali PASTORINO, BUONAIUTI, SELLA, e ROSSI. MUSSOLINI
si ricorda di quel suo leale tenace avversario e lo libera, come attesta una
registrazione esistente nel suo fascicolo personale presso l'archivio centrale
dello stato, lasciato in libertà dal tribunale speciale per la sicurezza dello stato
per atto di clemenza di S. E. il capo del governo. Saggi: “Lo stato
italiano” (Firenze, Bemporad); “Cultura e socialismo” (Torino, Gobetti);
“Gesuiti contro lo stato liberale” (Milano, Unitas); “Filosofia dell'azione”
(Roma, Alighieri); “Concetto del ciritto e dello stato romano: saggi critici” (Padova,
Milani); “La preghiera dell'uomo” (Milano, Bocca); Meneghini, Socialismo spezzino,
appunti per una storia, Massa; Meneghini, Meneghini Sui luttuosi fatti del
luglio v. Meneghini, La Caporetto del fascismo Sarzana Mursia Milano, Pastorino, Mio padre Pastorino, Genova
Meneghini, Meneghini, Poggi Meneghini, Poggi, Pastorino, Mio padre Pastorino,
Genova, Liguria Sabatelli, Meneghini, Socialismo spezzino Appunti per una
storia, Massa, Centro Studi Bronzi, Fatti di Sarzana Social-democrazia. Anti-fascista
e uomo di cultura, da Testimoni del tempo e della storia di Carabelli. Alfredo
Poggi. Poggi. Keywords: stati pontificii, positivismo giuridico, filosofia
giuridica italiana contemporanea – il concetto di diritto, il concetto dello
stato italiano – incontro con Mussolini, lasciato in liberta da Mussolini, I
fatti di Sarzana, filosofia ligure, criticism kantiano, Adler, saggi sulla
filosofia dell’azione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Poggi” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Pojero: villa Pojero e la setta iniziatica – filosofia
siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Palermo). Filosofo italiano. Grice: “Like me, he held symposia at his villa – Villa Amato-Pojero,
The Giardino inglese a Palermo – lots of Brits there!” Studia a Napoli e Pisa. La
sua villa ai giardini inglesi divenne luogo di incontro di un gruppo di gioco
di filosofi. La sua biblioteca è punto di incontro di filosofi come GENTILE, VAILATI,
Brentano, e GEMELLI. Critica il razionalismo, incapace di comprendere la meta-fisica.
Dizionario biografico degl’italiani, Istituto
dell'Enciclopedia. Giuseppe Amato Pojero. Giuseppe Pojero. Pojero. Keywords: la
setta iniziatica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pojero” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Polemarco:
la diaspora di Crotona– Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. Pythagorean cited by
Giamblico.
Grice e Polemarco:
o PLATONE IN ITALIA – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Thurii). Filosofo italiano. He comes from a very
rich family and owns the villa in Piraeus where the ‘Republic’ of Plato is set,
and in which he is featured as the host and participant. He lives most of his
life in his villa at Thurii, except for a very brief sojourn in the countryside
of Attica – across the pond --, where he unfortunaly falls foul of the rustic rulers
and is condemned to death. The events of his last days are recounted by Plato
in “Lisi”. Refs.: Cuoco, PLATONE IN ITALIA. Polemarco.
Grice e Poli: l’implicatura conversazionale del pappagallo
di Locke– filosofia italiana. Luigi Speranza (Cremona).
Filosofo italiano. Si laurea a Bologna. Insegna a Milano e Padova. Pubblica il
saggio di “Filosofia elementare”, un eclettico sistema di empirismo e razionalismo. I
“Saggi di scienza politico-legali” considerano il diritto un insieme di scienza
in quanto trattano dei principi e di arte in quanto applicazione di un principio
giuridico nella valutazione dei singoli casi. Il diritto e un'espressione
provvidenziale. Si distingue in naturale e in positivo. Combatte il
positivismo negli “Studii di filosofia”, ri-vendicando la superiorità dello
spirito sulla materia. “Saggio filosofico sopra la scuola dei moderni
filosofi naturalisti -- coll'analisi dell'organo-logia, della cranio-logia,
della fisio-gnomia, della psico-logia comparata, e con una teoria delle idee e
de' sentimenti” (Milano); “Elementi di filosofia” (Napoli); “Elementi di
filosofia teoretica e morale” (Padova); “La filosofia elementare” (Milano); “La
scienza politico-legale” (Milano), “Filosofia” (Istituto Lombardo. Rendiconti);
“Studii di filosofia” (Istituto Lombardo); Rendi-conti, “Cenni su CORLEO (si
veda): il sistema della filosofia universale, ovvero la filosofia dell'identità”
(Istituto Lombardo); Rendi-conti, “La filosofia dell'incosciente”, Istituto
Lombardo. Memorie, Studi CANTONI, Studio della vita e delle opere. Milano, Filosofia
Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Dizionario biografico austriaco. Il
linguaggio, presidendo dale grandi controversie de’ filosofi intorno alla sua
origine e alla sua formazione, antro non è che il complesso de’ segni destinati
ad esprimere le nostre idee e i nostri sentimente. E comeche vari sono codesti
segni per la loro indole e per la loro origine, cosi varia è la specia del
linguaggio naturale -- ossie delle grida, dei gesti e dell’azione – e del
linguaggio artificiale -- ossia della parola e della scrituttura. Fra tutte le
opinioni, sembra incontrastabile, prima di tutto, che gl’animali hanni i segni
d’una specidie di linguaggio naturale nelle gride e nei moti. Ma questi signi
sono o incerti e inisignificanti. O quasi sempre dubii almameno per noi, senza
che sia in loro il potere di perfezionarli. In secondo luogo, è dimostrate che
gl’animali quantunque forniti dell’organo della loquella e dell’udito, come
anche della facultata di associare e d’imitare, non poterono mai giungere
all’invenzione del linguaggio veramente articolato, e cio per difetto senza
dubbio della facolta superior di della ragione. Sicche i pappagalli – come il
famoso riportato di Locke (Grice – si veda), che pur vanno ripetendo le voci
umana, non hanno, al pari delle scimie, ne’ loro gesti una vera connessione
mentale tra i suoni e le idee annessse, come il dimonstrano il loro parlare a
caso ne mai correlative alle domande nuove e straordinarie, e la loro
incapacita a ingrandire ed estendere il linguaggio gia appreso. In terzo luogo,
è sicuro che com’è impossibile che gl’animale reseano dell’uso d’un linguaggi
overamente articolato, non possedendo le idee astratte e generali delle quali
esso si compone, cosi riusicrebbe loro affatto inutile, non avendo bisogno di
espremiere tutti i nostri pensieri e tutti i nostri sentimenti. Baldassare
Poli. Poli. Keywords: naturalisti, organologia, craniologia, fisiognomia,
psicologia comparata. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Poli,” per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria. Poli.
Grice e Pollastri: conversazioni sull’olismo
hegeliano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze).
Filosofo italiano. Studia a Firenze. Studia la filosofia della natura di Hegel.
Si occupa in particolare di filosofare con le persone, campo nel quale dsvolge
la filosofia. Ha uno sportello di consulenza presso il quartiere 4, centro di salute
mentale della ASL. Pubblica Apogeo Il pensiero e la vita, Consulente
filosofico cercasi, Il filosofo in azienda e L’uomo è ciò che pensa. Fonda Phronesis,
una associazione per la consulenza filosofica, IPOC. Collana “Pratiche Filosofiche” diretta da GALIMBERTI
(si veda) per Apogeo e cura la collana “Dialogos”, sempre per l’editore
IPOC. Insegna consulenza filosofica in numerose università italiane. Ha
inoltre all’attivo ricerche in campo tradizionalmente filosofico come l’assoluto
eternamente in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano (La
Città del Sole), alcuni articoli di filosofia politica e altri di filosofia
dell’improvvisazione. Accanto al suo impegno nella filosofia, si occupa
di commenti alla musica, in particolare nel campo del jazz. Collabora con
“Musica Jazz”, “Il Giornale della Musica” e “All About Jazz Italia”. Pubblica
la biografia artistica di Tesi, Una vita a bottoni (Squilibri). Attivo in campo
teatrale, come amatore ha esperienze di attore, recitando in lavori di Ionesco,
Nicolaj, Feydeau, e Simon, e regista. Direge Sorelle Materassi di Storelli dal
saggio di Palazzeschi, “La tettonica dei sentimenti” e “Siamo momentaneamente
assenti” di Squarzina. La sua teoria
della consulenza filosofica e tutt'uno con una più generale concezione della
filosofia e del filosofare. È all’interno di questa idea generale, che
comprende una visione della società, degl’orizzonti, dei destini della
filosofia e il ruolo che il filosofo si svolge, che può essere inserita la sua visione
della consulenza filosofica. Il punto di partenza potrebbe essere posto in
un’analisi della società e nel ruolo che in essa giocano le psicoterapie e, più
largamente il linguaggio e la cultura psico-terapeutica. La sua idea sembra
essere quella di chi vede in corso un processo di tras-formazione del dolore
del male in una pato-logia psicologicamente rilevabile e curabile. Oggi, tanto
i manuali psico-patologici come DSM-IV, quanto la cultura diffusa, da rotocalco
-- sovente però confortata da medici e psicologi che sui rotocalchi scrivono
--, tendono a far credere che ogni qualvolta si stia male ipso facto si sia
malato e che, di conseguenza, sia necessario un terapeuta che ci guarisca. Ciò
ovviamente porterebbe ad un estremo impoverimento nella capacità umana di
comprendere e affrontare la vita. In un mondo in cui ogni dolore è SINTOMO e
l’unica cosa che sembra avere importanza è che esso venga eliminato, la
filosofia e la consulenza filosofica -- che sembrano più essere due momenti di
un'unica disciplina piuttosto che due cose diverse -- non si presentano come
pensiero risolutivo. Prendere decisioni e risolvere problemi sono due modi
attraverso cui si banalizza la complessità e anche il fascino di ogni
esperienza vitale umana. Se c’è qualcosa di davvero originale e inattuale che
la filosofia offre agl’uomini ciò è giustappunto una prospettiva che vada oltre
l’agire tecnico finalizzato, l’intervento manipolativo sulla realtà e, dunque,
l’idea stessa di efficacia. Con questa impostazione non stupisce dunque che veda
in modo estremamente critico la presenza del concetto di aiuto nella consulenza
filosofica. Chi si concentra sull’aiutare il consulente rischia di fare
semplicemente una psico-terapia mascherata e poco efficace. Concentrarsi
sull’ausilio e la soluzione dei problemi posti dal consultante può
disperdere la realtà e originale potenzialità della filosofia nel campo della
considerazione dei problemi degl’individui e della loro vita. Può annullare la
capacità di ri-orientare il pensiero e l’agire che la ri-flessione filosofica
porta con sé come sua assoluta specificità. Può, infine, privare gl’individui e
la società di quella che è forse oggi rimasta l’ultima branca del sapere
svincolata dallo strabordante e a-critico dominio del produrre, del finalizzare,
e della tecnica. L’onni-presenza del paradigma tera-peutico non deve fare sì
che si dimentichi anche il rapporto sano che la filosofia può mantenere con la
psico-logia rettamente intesa. La psicologia cioè come ricerca di ciò che è
proprio del comportamento umano che ogni filosofo coltiva. Come studio
sull’uomo, e al pari di altre scienze umane che cercano di coglierne altre
limitate ma fondamentali dimensioni -- si pensi all’antropologia o alla
sociologia --, la psicologia e tenuta in considerazione dallo sguardo del
consulente. La psicologia è stata nient’altro che una conoscenza tra le molte
che la filosofia dove comprendere, criticare, porre nel giusto posto che a essa
spetta entro una comprensione filosofica del mondo. È se il filosofo non
disdegna di occuparsi anche di psicologia, perché oggi il filosofo consulente
dove temere oltre-misura di fare riferimento anche a essa? Posta in un orizzonte
conoscitivo e non terapeutico, la psico-logia non è evitata, al pari di ogni
altra disciplina, al consulente filosofico. Lo spazio entro cui colloca la sua
azione e la sua riflessione implica una lettura della filosofia come del tutto
connessa con la vita di ogni singolo uomo. Difficile cogliere la cesura tra
questi e il filosofo. Se questa differenziazione ha sicuramente un valore
indicativo, convenzionale, utile per distinguere chi ha fatto della riflessione
il centro della vita, è difficile invece trovare una differenza essenziale tra
costui e l’uomo comune. L’uomo è necessariamente filosofo. Le ragioni di questa
necessità sono connesse con nell’essenza fragile, limitata, mortale dell’uomo, è
da questa necessità che deriva l’urgenza dell’uomo a porsi domande, cercare senso,
aspirare alla conoscenza, essere, cioè philo-sophos, amante del sapere. Ma se
l’uomo è perennemente filosofo è anche perché è propria della filosofia
l’incapacità di arrestarsi a un dato, a un risultato che non sia ulteriormente
indagabile. La disciplina in questione così si mostra propriamente nella sua
attività più che nel suo corpus di conoscenze. Anche la filosofia pratica,
dunque, si conclude là dove produce qualcosa di pratico per diventare altro:
morale, politica, diritto. Da questa visione se ne deduce la inapplicabilità
della filosofia in generale e più specificatamente l’impossibilità di concepire
la consulenza filosofica come una sorta di filosofia applicata alla vita. Il
fatto è che la filosofia non si applica, oppure è sempre applicata: essendo
amore per il sapere, è infatti qualcosa di perennemente in movimento -- è un
agire, un fare. E non c’è fare che non sia fare qualcosa. Quello della
filosofia è il filosofare, vale a dire il cercare e ri-cercare, il ri-tornare
sempre di nuovo sul problema, inappagati dall’apparente soluzione, il
ri-flettere incessantemente per mettere a prova le nostre capacità di
comprensione. Questo agire, che è pura e semplice filosofia, non può essere
applicato perché lo è già sempre, non potendo avvenire senza un argomento, un
tema, un problema e senza individui pensanti sui quali esso agisce, produce,
come tutte le attività, effetti pratici concreti. Altri saggi: “L' assoluto
eternamente in sé cangiante”; “Interpretazione olistica del sistema hegeliano”;
“Studi sul pensiero di Hegel (La Città del Sole); “Il pensiero e la vita”; “Guida
alla consulenza e alle pratiche filosofiche (Apogeo); “Consulente filosofico
cercasi” (Milano, Apogeo); “L’uomo è ciò che pensa: sull’avvenire della pratica
filosofica” (Girolamo, Trapani); “Il filosofo in azienda: pratiche filosofiche
per le organizzazioni” (Apogeo, Milano); “Tesi. Una vita a bottoni, in A viva voce,
Squilibri); “La consulenza filosofica”; “Breve storia di una disciplina a-tipica,
in Intersezioni, Achenbach e la fondazione della pratica filosofica, in
Maieusis, La consulenza filosofica tra saggezza e metodo, in“Inter-sezioni, Razionalità
del sentimento e affettività della ragione”; “Appunti sulle condizioni di
possibilità della consulenza filosofica”; “Discipline Filosofiche, Teoria
pratica” e palle di biliardo”; “La consulenza filosofica come mappa-tura
dell’esistenza, in “La cura degl’altro: la filosofia come terapia dell’anima”
(Siena); “Il consulente filosofico di quartiere, in Aut aut, Analisi di Rovatti,
La filosofia può curare?, in Phronesis, Prospettive politiche della pratica
filosofica, in Humana.mente, Improvvisare la verità. Musica jazz e
discorso filosofico, in Itinera. Miccione,
La consulenza Filosofica, Xenia. Neri Pollastri. Pollastri. Keywords: olismo
hegeliano, etimologia di consultare, consolare, consultare, console – con-solus
--, mutuo consiglio, Böttcher Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pollastri” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Pollio: contro il lizio – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. He plays a leading role in Rome’s political and cultural life. He is
a friend of both VIRGILIO (si veda) and ORAZIO (si veda), and wrote a history
of the civil war. He is NOT a lizio, and his most famous tract he entitles,
“Contra Aristotelem”. He rather follows the philosophy of Musonio RUFO (si
veda), whom he deems superior to ‘that ginnasio where an over-rated Stagirite
used to ramble with friends.’ Historians debate this, since Musonio Rufo
apparently was born well after P. dies – but, as Kunstermann says, ‘there is no
obvious earlier candidate.’ Hohlertter suggests that the work was written by a
LATER Pollio – ‘most likely Pollio Valerio’. Gaio Asinio Pollio
Grice e Pollio: contro il Lizio – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). The author of
“Contra Aristotelem” according to Hohlertter. Pollio Valerio.
Grice e Pollio: l’orto romano – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Orto. Patron of Stazio (si veda). Pollio Felice.
Grice e Polluce: il principe filosofo -- Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Giulio Polluce or Polideuce – Friend of Commodo to whom he dedicates
a treatise entitled “Onomasticon,” a thematically arranged dictionary
containing many excerpts from different authors, mainly and especially the
Roman philosophers with which he was familiar and thought Commodo would find of
slight interest.
Grice e Polo: la scuola di Lucania – Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucania). Filosofo
italiano. He is said to have been a Pythagorean, although some think he was a
spelling mistake that should be corrected to ‘Eccelo di Lucania.’ He wrote a
treatise on justice. Polo.
Grice e Pompedio: l’orto romano – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. According to the historian Giuseppe, a senator who followed the
Garden – Some believe that the reference is to Publio Pomponio Secondo, a
statesman and author. Pompedio.
Grice e Pompeo:
il portico romano e il diritto – Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza. Le nozioni di
stato e di proprietà in Panezio e l’influenza della dottrina stoica sulla
giurisprudenza romana dell’epoca scipionico-cesariana – Il portico è un
fenomeno che abbraccia un arco temporale vastissimo ed è di difficile, se non
impossibile definizione. Pohlenz ne ha parlato come di un movimento spirituale,
ma se si dicesse che è una ‘dimensione del pensiero’ forse non si sbaglierebbe.
Comincia con * Testo rielaborato con le fonti e i riferimenti
bibliografici essenziali della relazione alla 59ème Session de la Société
Internationale Fernand de Visscher pour l’Histoire des Droits de l’Antiquité. [Per
un primo approccio alla filosofia del Portico si v. POHLENZ, Stoa und Stoiker.
Die Grunder, Panaitios, Poseidonios (Zürich); ID., La Stoa. Storia di un
movimento spirituale (Milano); Die Stoa. Geschichte einer geistigen Bewegung
(Göttingen); ISNARDI PARENTE, Stoici Antichi (Torino l’età del suo fondatore,
il cipriota Zenone, un fenicio dalla pelle scura e di sangue semitico, attivo
ad Atene, ma comprende anche ANTONINO. Non dimentichiamo, in aggiunta, la
rielaborazione del de officiis di CICERONE fatta da AMBROGIO e, ancora, la
fortuna medioevale dei precetti morali di Seneca che è addirittura indicato con
la sua felice formula honestae vitae da Martino di Bracara come una sorta di
cristiano occulto per aver intrattenuto una leggendaria corrispondenza con S. Paolo
e tentato di convertire al cristianesimo un suo discepolo. La filosofia del
Portico domina dunque la scena culturale romana per molti decenni durante
l’ellenismo e la prima età imperiale, ma subì intorno al terzo secolo d.C. una
repentina e considerevole decadenza. Agostino, in epist. 118.21, infatti potrà
dire: « [i seguaci del Portico] sono ridotti al silenzio, al punto che le loro
teorie vengono appena menzionate nelle scuole di retorica ». In effetti della
letteratura del Portico a noi non è arrivato molto. A parte un “Inno a Zeus” scritto
da Cleante e una serie di citazioni più o meno letterali tramandate da autori
di altre tendenze filosofiche, a volte addirittura ostili come Plutarco o
Alessandro d’Afrodisia, conosciamo qualcosa attraverso le opere di Seneca ed
Epittèto, ma dei pensatori dell’era scipionica è sopravvissuto pochissimo. Ciò
nonostante, credo che le nostre conoscenze sul contributo dello ); ID.,
Filosofia e scienza nel pensiero ellenistico (Napoli 1991); A.M. IOPPOLO,
Aristone di Chio e lo stoicismo antico (Napoli 1980); ID., Opinione e scienza.
Il dibattito tra Stoici e Accademici nel III e nel II secolo a.C. (Napoli
1986); K. HUSLER, Die fragmente zur Dialektik der Stoiker (Stüttgart-Bad
Cannstatt 1987- 1988); F. ALESSE, Panezio di Rodi e la tradizione stoica
(Napoli 1994); R. RADICE (Introduzione, traduzione, note e apparati a cura di),
H. von Arnim, Stoici antichi, Tutti i frammenti (Milano 2002) [= H. VON ARNIM,
Stoicorum Veterum Fragmenta (Lipsiae 1903-1905, rist. in due voll. Stuttgart
1968)]; E. VIMERCATI (Introduzione, traduzione, note e apparati di commento a
cura di), Panezio, Testimonianze e frammenti (Milano 2002). 2 M. POHLENZ, La
Stoa 978. 3 Si v. per un primo approccio M. POHLENZ, sv. Panaitios, in PW. 18.3
(StuttgartWeimar 1983) 418,31-440,11. 4 L’epistula fu indirizzata al vescovo
Dioscoro che chiedeva informazioni sull’opportunità di studiare Cicerone. 5 Per
un sintetico sguardo d’insieme si v. anche G. REALE, Accettare i voleri della
ragione, in Valori dimenticati dell’occidente (Milano 2004) 101 ss. Revue
Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) stoicismo per lo sviluppo
del diritto romano come scienza, e in particolare in epoca
scipionico-cesariana, possano ancora migliorare. 2. I giuristi romani e la Stoa
Sul rapporto tra giuristi romani e la dottrina filosofica stoica esiste già una
documentazione ricchissima6 . Anzitutto, il cliché dell’uomo 6 Si v. sul
punto M. POHLENZ, La Stoa 546-549. Senza alcuna pretesa di completezza segnalo
P.W. KAMPHUISEN, L’influence de la philosophie sur la conception du droit
naturel chez les jurisconsultes romains, in RHDFE. 11.3 (1932) 389-412; P.
FREZZA, Rec. a M. Pohlenz, Die Stoa. Geschichte einer geistigen Bewegung 1
(Göttingen 1948) pp. 490; 2 (Göttingen 1949) pp. 232, in SDHI. 17 (1951) pag.
318-332; P. STEIN, The Relations between Grammar and Law in the early
Principate. The beginnings of analogy, in La critica del testo (Firenze 1971)
757-769; P.A. VANDER WAERDT, Philosophical Influence on Roman Jurisprudence?
The Case of Stoicism and Natural Law, in ANRW. 36 (1994) 4851-4900; M. DUCOS,
Philosophie, littérature et droit à Rome sous le Principat, in ANRW. 36 (1994)
5134-5180; L. WINKEL, Le droit romain et la philosophie grecque, quelques
problèmes de méthode, in Tij. 65 (1997) 373-384. Da ultimo per tutti A.
SCHIAVONE, Ius. L’invenzione del diritto in Occidente (Torino 2005) 155 ss. e
passim. Questi, a proposito della ‘rivoluzione scientifica’ che ha riguardato
il modo di operare (e di essere) della giurisprudenza romana nei decenni tra
l’età dei Gracchi e quella di Cesare e, in particolare, sull’influenza della
cultura proveniente dalla Grecia, a p. 163, esplicita in questo modo il suo
pensiero: « In realtà, non di riduzione o di impoverimento si trattava, né di
un semplice e superficiale trapianto di qualche metodica, priva di particolare
significato sostanziale. Bensì di un delicato e cruciale processo di
integrazione, che riuscì a proiettare il sapere giuridico romano al di là degli
orizzonti che aveva acquisito, senza tuttavia fargli smarrire il senso della
propria fortissima identità: in certo modo a rivoluzionarlo per dargli il
compimento. Il risultato sarebbe stato, alla fine, la nascita di un nuovo modo
di pensare il diritto, che ne avrebbe tramutato le procedure in quelle di una
scienza senza eguali nell’antichità, non meno compatta e concettualmente densa
della grande filosofia classica ». Appare evidente che nello studioso
salernitano sia maturato un superamento della posizione tradizionale risalente
a F. SCHULZ, Storia della giurisprudenza romana [Firenze (tr. G. Nocera) 1968)]
75 ss. Lo dimostrano ancora di più le seguenti parole [A. SCHIAVONE, Ius 162]:
« Ma perché Quinto Mucio aveva deciso di utilizzare a fondo gli apparati
diairetici, fino a farne il tratto caratterizzante – almeno agli occhi di
Pomponio – di tutto il suo trattato? La risposta più consueta cerca di
spiegarlo con un generico richiamo al clima intellettuale dell’epoca, cui non
sarebbero state indifferenti un paio di generazioni di giuristi: una parentesi
dovuta all’imporsi di una specie di moda. E’ un’interpretazione a dir poco
insoddisfacente, elusiva di un tema essenziale: la connessione fra l’uso della
diairetica e la qualità delle conoscenze per la prima volta elaborate
attraverso quei modelli. Il problema, cioè, della forma logica attraverso cui a
partire da Quinto Mucio e dalle sue innovazioni, l’esperienza del diritto veniva
costruita e pensata. Se non si ha lo sguardo fermo su questo intreccio, si
smarrisce il filo di ogni interpretazione plausibile. E non c’è da temere solo
il vecchio equivoco che portava a distinguere meccanicamente fra ‘metodo’ greco
e ‘contenuti’ 328 OSVALDO SACCHI virtuoso che è una caratterizzazione tipica
del pensiero stoico. Ateneo, citando Posidonio, ricorda la ferma presa di
posizione di Q. Mucio Scevola l’augure, Q. Elio Tuberone e P. Rutilio Rufo
(tutti allievi del filosofo stoico Panezio: Cic. Lael. 27.101), a favore della
lex Fannia cibaria del 161 a.C.7 Proverbiali inoltre sono rimasti il rigore e
la coerenza con cui Scevola il pontefice esercitò la sua carica di proconsole
nella provincia d’Asia, coadiuvato da Rutilio Rufo suo legato proconsolare8 . A
quest’ultimo, prope perfectus in Stoicis (Brut. 30.114), si ricollega anche il
famoso otium cum dignitate che rimarrà come monito per gli uomini della sua
classe; tanto che, come è noto, Cicerone ne farà una strenua difesa contro
l’epicureismo dilagante soprattutto in Campania, quando scrisse, fra l’altro,
negli ultimi due anni della sua vita il de finibus e le Tusculanae
disputationes. Riferimenti precisi nel de oratore e nel Brutus ciceroniani
indicano esplicitamente come stoici anche Marco Vigellio (qui cum Panetio
vixit), Sesto Pompeo e due Balbi: Cic. De orat. 3.21.78 Quid est, quod aut Sex.
Pompeius aut duo Balbi aut meus amicus, qui cum Panaetio vixit, M. Vigellius de
virtute hominum Stoici possint dicere, qua in disputatione ego his debeam aut
vestrum quisquam concedere? Il primo, Quinto Lucilio (Balbo), fu sostenitore
della tesi stoica prospettata nel de natura deorum9 . Mentre il secondo, Lucio
Lucilio (Balbo), espertissimo in agendo et in respondendo, fu discepolo
di romani, quanto un rischio più grave e sottile: quello di misurare il
lavoro dei giuristi con i criteri adoperati per valutare il dibattito
filosofico ed epistemologico da Platone al tardo stoicismo, suggestionati solo
dalla traccia superficiale di alcuni evidenti debiti della giurisprudenza verso
la filosofia, e da qualche sporadica contiguità di lessico e di categorie.
Mettendosi su una simile strada, non si può che arrivare alla conclusione di un
drammatico impoverimento dell’impianto logico del pensiero classico, quando
passa dai filosofi ai giuristi, e alla constatazione del carattere
irrimediabilmente minore e senza vocazione teorica del lavoro della
giurisprudenza. Ma sarebbe un’indicazione infondata, anche se è stata tante
volte riproposta, da diventare un luogo comune storiografico. » 7 Athen.
Dipnosoph. 6.274 c-e = Posid. F 59, IIA p. 260, 34-261 7 Jacoby. 8 Per tutti
C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica europea. I. Dalle origini
all’opera di Labeone (Torino 1997) 235 s. 9 F. MÜNZER, sv. Lucilius, in PW. 13.2
(Stuttgart-Weimar 1927) 1640, 3-1640, 33.
Q. Mucio Scevola il pontefice e anche maestro di Servio Sulpicio Rufo10
. 3. Il Circolo degli Scipioni C’è poi il Circolo degli Scipioni 11 . Questo
sodalizio culturale era frequentato, come è noto, da letterati e filosofi come
Terenzio e il 10 Cic. Brutus 42.154: Cumque discendi causa duobus
peritissimis operam dedisset, L. Lucilio Balbo, C. Aquilio Gallo, Galli hominis
acuti et exercitati promptam et paratam in agendo et in respondendo celeritatem
subtilitate diligentiaque superavit; Balbi docti et eruditi hominis in utraque
re consideratam tarditatem vicit expediendis conficiendisque rebus. Sul
rapporto tra lo stoicismo e i giuristi romani v. anche F. D’IPPOLITO, I
giuristi e la città (Napoli 1978) 88 e passim. 11 Sul circolo scipionico si v.
in generale H. BARDON, La littérature latine inconnue. I. L’époque républicaine
(Paris 1952) 45 ss., 87 ss.; H. BENGTSON, Grundriss der römische Geschichte, I,
(München 1967) 145; P. GRIMAL, Le siècle des Scipions2 (Paris 1975) [= Il
secolo degli Scipioni. Roma e l’ellenismo al tempo delle guerre puniche
(Brescia, tr. D. Plataroti, 1981)] 334 e 339-340; L. CANALI, Storia della
poesia latina (Milano 1990) 13, 25, 43, nt. 7. Anche se è stata negata
l’esistenza di questo sodalizio culturale [H. STRASBURGER, Der
‘Scipionenkreis’, in Hermes 94 (1966) 60-72], l’espressione grex Scipionis
usata da Cicerone in Lael. 16.69 e la considerazione, nel paragrafo 101 dello
stesso dialogo, di Scipione, Furio, Spurio Mummio, Tuberone, Rutilio, (Virginio
e Rupilio); oltre che degli interlocutori del Lelio: Mucio Scevola, Fannio e
appunto Lelio, come aequales per essere stati amici o giovani devoti di
Scipione, lascia pensare che questo circolo di intellettuali sia stato
effettivamente sentito come tale dai suoi protagonisti. Così, con somma
erudizione F. CANCELLI (a cura di), Marco Tullio Cicerone, Lo Stato (Milano
1979) 36 s., in part. 37, scrive: « Va da sé che non bisogna credere a un
sodalizio, magari con tanto di statuto, ma a un gruppo di uomini che seguivano
stesse tendenze politiche, e che facevano capo, in vario modo, a Scipione o al
suo amico Lelio. Cicerone assunse appunto a comune carattere dei suoi
personaggi l’essere stati amici o in relazione con Scipione e Lelio, e l’essere
stati seguaci più o meno fermi dell’insegnamento paneziano ». Fra l’altro, come
rileva lo stesso Filippo Cancelli [ibidem 36], a questa lista di nomi manca
solo quello di Manio Manilio, il famoso giurista (e generale di Scipione
Africano a Cartagine), per ricostituire il gruppo di personaggi che partecipano
al famoso dialogo del de re publica ambientato nel 129 a.C. negli horti
suburbani di Scipione Emiliano dove Cicerone ambienterà l’enunciazione della
famosa definizione di res publica in 1.25.39 su cui ritorneremo più avanti. Per
l’uso di grex per indicare un ‘gruppo di amici’ o un ‘sodalizio culturale’ si
v. Cic. Lael. 19.69: Saepe enim excellentiae quaedam sunt, qualis erat
Scipionis in nostro, ut ita dicam grege. Anche Orazio che riferisce la parola
proprio ai seguaci della Stoa di Crisippo di Soli. Horat. sat. 2.3.44 Chrysippi
porticus et grex. Sul circolo degli Scipioni si v. anche F. LEO, Geschichte der
römischen Literatur (Berlin 1913) 1.315- 325; R.M. BROWN, A Study of the
Scipionic Circle (Iowa 1934) 61, 85-87; B.N. TATAKIS, Panétius de Rhodes. Le
fondateur du moyen stoïcisme. Sa vie et son oeuvre (Paris 1931) 16; M. VAN DEN
BRUWAEUM, L’influence culturelle du cercle de Scipion 330 OSVALDO SACCHI
campano Lucilio12 , ma anche da storici come P. Cornelio Scipione, C. Fannio,
C. Sempronio Tutidano e forse Emilio Sura. Altri possibili frequentatori di
tale circolo furono Cassio Emìna e L. Calpurnio Pisone Frugi che normalmente
viene ritenuto avversario dei Gracchi, ma la legge agraria del 111 a.C. lo ricorda
come il console che insieme a P. Mucio applicò la lex Sempronia: Lex agr. l. 13
(= FIRA. 1.105): Quei ager locus publicus populi Romanei, quei in Italia P.
Mucio L. Calpurnio cos. fuit. Quando però, nel 167 a.C., Paolo Emilio portò a
Roma per i suoi due figli la biblioteca di Pella13 , diventò possibile in
questa città accedere direttamente ai testi dei filosofi greci ed in
particolare a quelli degli stoici14 . Fu così che il circolo scipionico, a
ridosso dell’età graccana, diventò il luogo di incontro principale tra lo
stoicismo e gli intellettuali romani. L’amicizia tra l’Africano minore e
Polibio nacque Emilien (Schaerbeeck 1938) 6-19; K. ABEL, Die kulturelle
Mission des Painaitios « Antike und Abendland » (1971) 119 ss., in part.
123-126; M. BRETONE, La fondazione del diritto civile nel manuale pomponiano,
in Tecniche e ideologie dei giuristi romani 2 (Napoli 1982) 259, nt. 8; v.
anche 358 ss.; H.I. MARROU, Histoire de l’éducation dans l’antiquité. I. Le
monde grec. II. Le monde romain (Paris 1981) 2.33, 185, nt. 12; F. WIEACKER,
Römische Rechtgeschichte 1 (München 1988) 540, nt. 58; F. ALESSE, Panezio di
Rodi e la tradizione stoica (Napoli 1994) 13 ss.; C.A. CANNATA, Per una storia
della scienza giuridica europea 217. 12 Sul rapporto tra il poeta Lucilio e il
circolo scipionico cfr. Lact. div. inst. 6.5.4. G. MAURACH, Geschichte der
römischen Philosophie. Eine Einführung2 (1989, 1997) 22 ss. 13 Plut. Aem.
28.11: Møna tÅ biblºa to† basil™vq filogrammato†si to¡q y™sin ®p™trefen
®jel™suai. [tr. M.L. Amerio (a cura di), Plutarco, Vite, vol. III (Torino 1998)
591 s.]: « Fece prelevare soltanto i libri della biblioteca del re per darli ai
figli amanti delle lettere »; Isid. etym. 6.5.1: Romae primus librorum copiam
advexit Aemilius Paulus, Perse Macedonum rege devicto; deinde Lucullus e
Pontica praeda. Post hos Caesar dedit Marco Varroni negotium quam maximae
bibliothecae construendae. [2] Primum autem Romae bibliothecas publicavit
Pollio, Graecas simul atque Latinas, additis auctorum imaginibus in atrio, quod
de manubiis magnificentissimum instruxerat. 14 Per i rapporti culturali e
l’influenza della cultura greca nel circolo scipionico si v. anche O. SACCHI,
La nozione di ager publicus populi Romani come espressione dell’ideologia del
suo tempo, in Tij. 73 (2005) 36 ss. e passim. Adesso si v. A. SCHIAVONE, Ius
161: « Quinto Mucio, che non ignorava il greco aveva un accesso diretto a
questi testi. Erano in gran parte opere incluse nell’imponente biblioteca di
Perseo di Macedonia, trasportata a Roma nel 167, dopo Pidna, da Emilio Paolo –
nella capitale non si erano mai visti tanti libri – e poi utilizzata dal
circolo di Scipione Emiliano». LII (2005) infatti proprio grazie ad una
richiesta di libri e alla discussione che scaturì tra questi due personaggi 15
. Personalità di assoluto livello sul piano giuridico che possiamo ricordare
tra i frequentatori di questo circolo lungo l’arco di almeno due generazioni
furono Manio Manilio (ad Att. 4.16.2; ad Q.fr. 3.5.1; Lael. 4.14; de re p.
1.12.18; Plut. Ti. Gracc. 11.2) e Gaio Lelio, definito dallo stesso Manilio,
valente giurista (de re p. 1.13.20: Tum Manilius: Pergisne eam, Laeli, artem
inludere, in qua primum excellis ipse, deinde sine qua scire nemo potest, quid
sit suum, quid alienum?) che fu allievo prima di Diogene di Babilonia e poi di
Panezio (de fin. 2.8.24: Nec ille qui Diogenem Stoicum adulescens, post autem
Panaetium audierat). Anche P. Mucio Scevola, il pontefice massimo (console nel
133 a.C.): Cic. de re p. 1.13.20: Sed ista mox; nunc audiamus Pilum, quem video
maioribus iam de rebus quam me aut quam P. Mucium consuli, l’antagonista di
Crasso nella causa Curiana (che morì nel 91 a.C.), prima di scegliere di
seguire con il fratello di appoggiare le riforme graccane (Cic. de re p.
1.19.31; Acad. Prior. 2.5.13; Plut. Ti. Gracc. 9.1), pare che fu molto vicino a
tale ambiente16 . Tra i frequentatori del circolo scipionico che aderirono alla
Stoa, troviamo infine anche Furio Filo e Aulo Cascellio, che furono considerati
insieme a Q. Mucio l’augure, tre dei più famosi esperti di diritto prediale
dell’epoca graccana: Cic. pro Balbo 20: Q. Scaevola ille augur, cum de iure
praediatorio consuleretur, homo iuris peritissimus, consultores suos nonnumquam
ad Furium et Cascellium praediatores reiciebat. Attraverso Gaio sappiamo anche
cosa sia il diritto prediatorio: Gai. 2.61 nam qui mercatur a populo,
praediator appellatur 17 . Il discorso tuttavia non finisce qui perché in base
a Cic. de orat. 1.17.75 apprendiamo che anche Q. Mucio il pontefice massimo
aveva subito l’influenza di Panezio di Rodi: Quae, cum ego praetor Rhodum
15 Polyb. 31.23.4: « (…) il rapporto tra costoro iniziò da un prestito di libri
e dalle conversazioni avute su di essi » [tr. R. Nicolai (a cura di), Polibio,
Storie. Libri XXIIXXXIX. Frammenti (Roma 1998) 245]. 16 Quadro storico in A.
GUARINO, La coerenza di P. Mucio (Napoli 1981) 9-197. Su P. Mucio particolari
prosopografici in C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica europea
1.225. 17 Particolari prosopografici con fonti e bibl. in C.A. CANNATA, Per una
storia della scienza giuridica europea 1.235 s. venissem et cum summo illo
doctore istius disciplinae Apollonio ea, quae a Panaetio acceperam,
contulissem, inrisit ille quidem, ut solebat, philosophiam atque contempsit
multaque non tam graviter dixit quam facete. Il quae a Panaetio acceperam mi
pare estremamente efficace18 . La corrispondenza tra il titolo di un’opera
famosissima di Quinto Mucio, il Liber singularis Œron, e quella di Crisippo di
Soli dimostra [insieme a D. 1.2.2.41: post hos Q. Mucius P.f. pont. max. ius
civile primus constituit generatim, in libros XVIII redigendo] la vicinianza
del giurista alla cultura stoica19 . 4. La Stoa e il diritto romano Alla luce
di questi dati, quindi, non stupisce se Paolo Frezza abbia dichiarato già nel
1951 di credere all’esistenza di una: « …profonda influenza della Stoa sulla
formazione e sull’evoluzione del pensiero giuridico romano »20 . Gli esempi
della fecondità di tale rapporto, del resto, sono sotto gli occhi di tutti. Nel
rilievo che Q. Mucio Scevola dava alla bona fides si nascondono infatti i
prodromi di una svolta importante per la disciplina e la struttura dei rapporti
obbligatori in tema di emptio venditio e di locatio conductio21 . Aldo
Schiavone, credo con 18 C.A. CANNATA, Per una storia della scienza
giuridica europea 1.250 ss. 19 Cfr. anche Gai. 1.188. Diog. Laert. 7.189-199 [=
SVF. App. 2.42 (Arnim 3.201) = Radice 1370]; SVF. 2.224-230 (Arnim 2.76) [=
Radice 424]. Già rilevato da F. LEO, Geschichte der römischen Literatur 350.
Mette in dubbio l’autenticità di quest’opera Friz Schulz [Storia della
giurisprudenza romana 171] che si richiama ad H. KRÜGER, in St. Bonfante
2.336], ma oggi si propende per l’autenticità. Si v. sul punto P. STEIN,
Reguale iuris. From Juristic Rules to Legal Maxims (Edimburg 1966) 36 ss.; M.
BRETONE, Tecniche e ideologie 78; ID., Storia del diritto romano4 (Roma-Bari
1989), 185; C.A. CANNATA, Per una storia della giurisprudenza europea 253 e nt.
184. 20 P. FREZZA, Rec. a M. Pohlenz, Die Stoa 326. Sul rapporto tra
giurisprudenza romana e filosofi stoici già il Cuiacio con dovizia di
indicazioni di fonti e bibl. in J. CIUAICI, Opera. Ad Parisiensem Fabrotianam
editionem diligentissime exacta in tomos XIII. distributa auctiora atque
emendatiora Pars prima. Tomus primus (Prati 1836) 1182-1184. Utile, sebbene con
meno approfondimento anche J.G. HEINECCII, Historia Juris Civilis Romani ac
germanici qua utriusque origo et usus in germania ex ipsis fontibus ostenditur,
commoda auditoribus methodo adornata, multisque Observationibus haud Vulgaribus
passim illustrata (Venetiis 1764) 159 s. 21 Cic. de off. 2.9.33-34. Si v. su
questo argomento L. LOMBARDI, Dalla fides alla bona fides (Milano 1961); L.
FASCIONE, Cenni bibliografici sulla ‘bona fides’, in Studi sulla buona fede
(Milano 1975) 51 ss.; M. TALAMANCA, La bona fides nei LE NOZIONI DI STATO E DI
PROPRIETA IN PANEZIO 333 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII
(2005) fondatezza, ha sottolineato l’importanza e la pertinenza della già
felice intuizione di Nietzsche che giudicava la bona fides del linguaggio
giuridico repubblicano come una versione rielaborata in chiave ‘aristocratica e
proprietaria’ (è questo il punto) della più antica fides romana22 . La legge
agraria del 111 a.C. può essere vista, infatti, come una delle espressioni più
immediate di questa nuova sensibilità dei giuristi romani verso una concezione
di appartenenza dell’ager publicus distribuito ai privati in senso
‘proprietario’ 23 . Inoltre, si può leggere un legame tra gli insistenti appelli
di Antìpatro di Tarso a favore del sentimento di solidarietà umana e il divieto
individuato dai giuristi romani fondato sul diritto naturale di approfittare
dell’ignoranza del compratore. Del resto, l’impegno profuso da Aquilio Gallo,
il difensore dell’aequitas, nel cercare il fondamento definitorio del dolus
malus è stato visto, insieme al rilievo della buona fede in Q. Mucio Scevola,
esattamente come conseguenza di una volontà di dare maggiore riconoscimento,
nell’ambito del diritto formale, al nuovo sentimento etico portato dalla Stoa
tra gli intellettuali romani. La sequenza evolutiva, almeno nel caso
dell’aequitas, passa dal secondo giurista che fu maestro del primo, e arriva
fino a Servio Sulpicio Rufo che seguì l’insegnamento dello stoico Lucilio Balbo
e di Aquilio Gallo a Cercina (D. 1.2.2.43: Servius (…) institutus a Balbo
Lucilio, instructus autem maxime a Gallo Aquilio, qui fuit Cercinae: itaque
libri complures eius extant Cercinae confecti) 24 . giuristi romani:
‘Leerformeln’ e valori dell’ordinamento, in Il ruolo della buona fede oggettiva
nell’esperienza giuridica storica e contemporanea. Atti del convegno in onore
di A. Burdese IV (Padova 2003) 13 ss.; R. CARDILLI, ‘Bona fides’ tra storia e
sistema (Torino 2004); E. STOLFI, ‘Bonae fidei interpretatio’. Ricerche
sull’interpretazione di buona fede fra esperienza romana e tradizione
romanistica (Napoli 2004) 18 ss. 22 A. SCHIAVONE, Ius 126. Per il riferimento a
Nietzsche si v. Zur Genealogie der moral, Eine Streitschrift (Leipzig 1887)[=
Genealogia della morale, in Opere 6/2 (Milano tr. Colli-Montinari 1968) 223
ss.]. Su questi temi rinvio anche a O. SACCHI, I maiores di Cicerone e la
teoria della fides nelle scuole giuridiche dell’età repubblicana a Roma, in
Atti in onore di G. Franciosi (Napoli 2006). 23 Rinvio sul punto a O. SACCHI,
Regime della terra e imposizione fondiaria nell’età dei Gracchi. Testo e
commento storico-giuridico della legge agraria del 111 a.C. (Napoli 2006), 196
e 203 ss. 24 Si v. C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica 219
ss.; A. SCHIAVONE, Ius 216. 334 OSVALDO SACCHI Si potrebbe anche parlare, poi,
del concetto di utilitas (D. 1.3.13; 1.4.2; 1.3.25) e del suo rapporto con la
nozione di iustitia (Cic. de inv. 2.53.160) 25 . C’è poi la nozione di
matrimonio di C. Musonio Rufo, maestro stoico dell’età neroniana (autore a
detta di Prisciano di oltre 700 libri), a cui sembra essersi ispirato
direttamente Modestino (D. 23.2.1) con il suo celeberrimo consortium omnis
vitae26 . Ancora, possiamo citare il rapporto tra ius naturale, ius civile e
ius gentium27 , il famoso honeste vivere, alterum non laedere di Ulpiano [D.
1.1.10.1 (Ulp. 1 regularum): Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere, alterum
non laedere, suum cuique tribuere] e il paradigma concettuale per la teoria
della legge come ente razionale obbligatorio per tutti gli uomini, che i
compilatori di Giustiniano scelsero da un’opera di Crisippo di Soli 25
Ampio ragguaglio bibliografico sul tema in M. NAVARRA, Ricerche sulla utilitas
nel pensiero dei guristi romani (Torino 2002) 3 ss. Le parole ius, iustitia e
aequitas nel mondo concettuale di Servio acquistano rilievo come espressione
del ricongiungimento di legalità, legittimazione, etica e formalismo. La
deduzione, ricavata da un notissimo passo delle Filippiche di Cicerone è di A.
SCHIAVONE, Ius 262. Il passo è Phil. 9.5.10: Nec vero silebitur admirabilis
quaedam et incredibilis ac paene divina eius in legibus interpretandis,
aequitate explicanda scientia. Omnes ex omni aetate, qui in hac civitate
intellegentiam iuris habuerunt, si unum in locum conferantur, cum Ser. Sulpicio
non sint comparandi. Nec enim ille magis iuris consultus quam iustitiae fuit.
[11] Ita ea quae proficiscebantur a legibus et ab iure civili, semper ad
facilitatem aequitatemque referebat neque instituere litium actiones malebat
quam controversia tollere. 26 D. 23.2.1 (Modest. 1 regularum): Nuptiae sunt
coniunctio maris et feminae et consortium omnis vitae, divini et humani iuris
communicatio. 27 Sul rapporto tra ius naturale, ius civile e ius gentium mi
limito a segnalare C.A. MASCHI, La concezione naturalistica del diritto e degli
istituti giuridici romani (Milano 1937) 284 ss. e passim; G. LOMBARDI, Sul
concetto di ‘ius gentium’ (Roma 1947); A. BURDESE, Il concetto di ius naturale
nel pensiero della giurisprudenza classica, in RISG. 90 (1954) 407 ss.; G.
NOCERA, Ius naturale nell’esperienza giuridica romana (Milano 1962); Ph.
DIDIER, Les diverses conceptions du droit naturel à l’oeuvre dans la
jurisprudence romaine des II e et III e siècles, in SDHI. 47 (1981) 224; G.G.
ARCHI, Lex e natura nelle istituzioni di Gaio, in Scritti di diritto romano 1.
Metodologia giurisprudenza. Studi di diritto privato 1 (Milano 1981) 139 ss.;
M. BRETONE, Storia 323 ss.; L.C. WINKEL, Einige Bemerkungen über ius naturale
und ius gentium, in MJ. Schermaier-Z.Végh (ed.), Festschrift für W. Waldestein
zum 65 Geburtstag (Stuttgart 1993) 443 ss.; M. KASER, Ius gentium
(Köln-Weimar-Wien 1993) 54 ss.; P.A. VANDER WAERDT, Philosophical Influence on
Roman Jurisprudence? The Case of Stoicism and Natural Law 4789 ss.; M. DUCOS,
Philosophie, littérature et droit 5160 ss.; S. QUERZOLI, Il sapere di
Fiorentino. Etica, natura e logica nelle Institutiones (Napoli 1996) 75 ss. LE
NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 335 Revue Internationale des droits
de l’Antiquité LII (2005) che diresse la Stoa di Atene dal 232/231 al 204/203
a.C. [D. 1.3.2 (Marc. 1 inst.)]28 . 5. La nozione di res publica come effetto
dell’influenza diretta del pensiero politico di Panezio Questo elenco di dati
non è certo esaustivo e può essere ancora integrato. Possiamo tuttavia
affrontare due argomenti che ritengo molto significativi per dare una
dimensione ancora più esatta dell’impor-tanza del rapporto tra Stoa ed
evoluzione del diritto romano. Anzitutto, la nozione di ‘Stato’. Panezio, per
la prima volta rispetto a questo problema, mise in primo piano il momento
giuridico. Lo ‘Stato’ è considerato dalla Stoa ‘un insieme di uomini che vivono
sullo stesso territorio e sono governati da una legge’29 . Questo enunciato è
la traduzione più o meno letterale della celeberrima definizione di Scipione
Africano minore in Cic. de re p. 1.25.3930 . Siamo in un momento di massima
influenza culturale del circolo scipionico e si cerca di dare un assetto
costituzionale alla res publica31 . 28 perÁ nømoy: Ø nømoq påntvn ®stÁ
basileÂq ueºvn te kaÁ Ωnurvpºnvn pragmåtvn? de¡ d‚ aªtØn proståthn te eµnai t©n
kal©n kaÁ t©n a˝sxr©n kaÁ “rxonta kaÁ Ôgemøna, kaÁ katÅ to†to kanøna te eµnai
dikaºvn kaÁ Ωdºkvn kaÁ t©n f¥sei politik©n zúvn, prostaktikØn m‚n ˘n poiht™on,
ΩpagoreytikØn d‚ ˘n oª poiht™on. [D. 1.3.2 (Marcian. 1 inst.)] « Bisogna che la
legge sia sovrana di tutte le cose, divine o umane. Deve sovrastare tutte le
realtà buone e cattive e su di esse esercitare potere ed egemonia; deve fissare
i canoni del giusto e dell’ingiusto e, per i viventi che stanno per natura in
società, comanda quel che va fatto, e vieta quel che non va fatto ». Su
Crisippo di Soli v. M. POHLENZ, La Stoa 39-43. Su Crisippo di Soli si v. H. VON
ARNIM, sv. Chrysippos, in PW. 3.2 (1899, rist. München 1991) coll.
2502,14-2509,50. 29 Dio Chrysost. or. 36.20 [= SVF. (H.von Arnim) 3.329: (R.
Radice, Stoici Antichi, Milano 2002, 1130)]: pl∂toq Ωntr√pon ®n taªtˆ
katoiko¥ntvn ÊpØ nømon dioiko¥menon. 30 Segnalo sul punto G. MANCUSO, Forma di
stato e forma di governo nell’esperienza costituzionale greco-romana (Catania
1995) 73; P. DESIDERI, Memoria storica e senso dello Stato in Cicerone, in M.
Pani (a cura di), Epigrafia e territorio. Politica e società. Temi di antichità
romane 6 (Bari 2001) 235; G. VALDITARA, Attualità nel pensiero politico di
Cicerone, in F. Salerno (a cura di), Cicerone e la politica (Napoli 2004)
85-117; O. SACCHI, La nozione di ager publicus populi Romani 19-42. 31 Cic. de
re p. 1.25.39: ‘Est igitur’, inquit Africanus, ‘res publica res populi, populus
autem non omnis hominum coetus quoquo modo congregatus, sed coetus multitudinis
iuris consensu et utilitatis communione sociatus’. Cfr. F. CANCELLI, Marco
Tullio Cicerone, Lo Stato 33 ss. Sul significato di res publica si v. H.
DREXLER, Res publica, 336 OSVALDO SACCHI Il riferimento di Cicerone alla
definizione dell’Emiliano è importante perché in essa rileva una nozione
‘costituzionale’ di populus che è costruita su un’idea di legge che a sua volta
è basata sul concetto di patto32 . Come in Papiniano D. 1.3.1 (Papin. lib. 1
def.): Lex est commune praeceptum, virorum prudentium consultum, delictorum
quae sponte vel ignorantia contrahuntur coercitio, communis rei publicae
sponsio, in cui si rileva un concetto di sovranità ‘orizzontale’ piuttosto che
‘verticale’. La differenza del pensiero di Panezio è tuttavia evidente anche
rispetto ad Aristotele33 . Lo Stagirita, si limitava infatti a dichiarare che
lo ‘Stato’ poteva essere la società perfetta, atta a promuovere la vita buona o
migliore (1252 b27) 34 . Il ‘vivere felice’ cui allude lo stesso in Maia
9 (1957) 247-281; ID., 10 (1958) 3-37; ID., in ANRW. 1.2 (1972) 800-804.
Cosiderano res publica nel senso di ‘patrimonio comune’ R. ORESTANO, Il problema
delle persone giuridiche (Torino 1968) 111 ss.; H.P. KOHNS, Res publica-res
populi, in Gymnasium 77 (1970) 401 ss. e passim; F. DE MARTINO, Storia della
costituzione romana2 1 (Napoli 1972) 494 ss. Considera res publica nel senso di
‘organizzazione del popolo’ J. GAUDEMET, Le peuple et le gouvernement de la
République romaine, in Labeo 11 (1965) 147 ss.; ID., Gouvernés et gouvernants,
in Recueil J. Bodin 23.2 (Bruxelles 1968) 189-251. Per R. KLEIN, Wege der
Forschung 46 (Darmstadt 1966) 332-347, a p. 335: « Der Staat ist das Volk ». Su
tutto P.L. SCHMIDT, Cicero ‘De re publica’: Die Forschung der letzen fünf
Dezennien, in ANRW. 1.4b (1973) 316-319. Si v. ora anche M. KOSTOVA, Res
publica на цицерон. Res publica est res populi (Sofia 2000) 33 ss. 32 Sul concetto
di consensus si v. fra altri P. DE FRANCISCI, Arcana imperii 3.1 (Milano 1948)
99, nt.3: « Forse il fatto che Cicerone (Rep. 3.33.45; 3.31.43) insiste sul
consensus iuris, sul vinculum iuris, ha fatto pensare che lo scrittore
esponesse concetti e dottrine romane, mentre tale idea del vincolo giuridico
(nømoq) era già nelle definizioni stoiche». Il governo secondo Cicerone si
identifica nel consilium che è l’equivalente del platonico logistikøn e dello
stoico Ôgemonikøn. Si v. per questo F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo
Stato 76. 33 Non si tratta di una convenzione artificiale come volevano gli
scettici e gli epicurei [F. CANCELLI, ibidem 59], né della realizzazione di un
bisogno materiale come in Platone [Rep. 2.369b; Leg. 3.676a-680c; 9.875a-d]. E’
lo spontaneo sentimento che spinge l’uomo a riunirsi in società. La congregatio
ciceroniana (fin. 3.65; 4.4) corrispondente al f¥sei politik©n zúvn di
Aristotele (pol. 1.2.1253a 2-3; 3.6.1278b 19) che però fu recepito dagli
stoici, secondo i quali, nell’uomo vi sarebbero i semina della virtù e della
‘sociabilità’ stessa: Cic. de re p. 1.41; fin. 5.18; Tusc. 3.2. 34 Ô d| ®k
pleiønvn kvm©n koinvnºa t™leioq pøliq, ˚dh pÅshq ‘xoysa p™raq t∂q aªtarkeºaq ˜q
‘poq e˝pe¡n, ginom™nh m‚n to† z∂n ’neken, o«sa d‚ to† e« z∂n. DiØ p˙sa pøliq
f¥sei ®stºn, e¬per kaÁ a pr©tai koinvnºai? t™loq gÅr a‹th ®keºnvn, Ô d‚ f¥siq
t™loq ®stºn? oÚon gÅr ’kastøn ®sti t∂q gen™sevq telesueºshq, ta¥thn fam‚n t¸n
f¥sin eµnai „kåstoy, Æster Ωnur√poy Òppoy o˝kºaq. [Arist. pol. 1252b 27]: « La
LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 337 Revue Internationale des
droits de l’Antiquité LII (2005) Cicerone in de off. 1.85 citando però il solo
Platone. Per Panezio, invece, lo ‘Stato’ doveva essere una società basata
sull’eguaglianza di diritti e mirare all’utilità comune fondata sul valore
vincolante della legge. Se questo è vero, dobbiamo allora riconoscere che il
filosofo di Rodi portò alla riflessione romana un dato assolutamente originale
e del tutto incomparabile con altre esperienze antiche del passato e anche
successive. Lo dimostra anche il confronto con un altro frammento, altrettanto
famoso, del de re publica di Cicerone in cui, l’Africano minore, parafrasando
Catone Censore, fa la differenza tra l’origine delle città greche e l’origine
della res publica romana. Qui, forse, si coglie ancora di più il dato di novità
apportato da Panezio. Catone parla del peso positivo di una tradizione (Cic. de
re p. 2.1.2: nostra autem res publica non unius esset ingenio, sed multorum,
nec una hominis vita, sed aliquot constituta saeculis et aetatibus), mentre
Panezio, attraverso Cicerone, come abbiamo visto, parla solo del valore della
legge come dato fondante (iuris consensu et utilitatis communione sociatus). Se
questo è vero, sarebbe allora quantomeno da rivedere la nota affermazione per
cui lo ‘Stato’/‘res publica’, e i principi che lo regolavano, avrebbero avuto
origine dall’idea di Catone fondata sui mores maiorum e che questa posizione
ideologica avrebbe segnato il pensiero politico romano anche negli ultimi
decenni della Repubblica35 . comunità perfetta di più villaggi
costituisce la città, che ha raggiunto quello che si chiama il livello
dell’autosufficienza: sorge per rendere possibile la vita e sussiste per
produrre le condizioni di una buona esistenza. Perciò ogni città è
un’istituzione naturale, se lo sono anche i tipi di comunità che la precedono,
in quanto essa è il loro fine e la natura di una cosa è il suo fine » [tr. C.A.
Viano (a cura di), Aristotele, Politica (Milano 2002) 77]. 35 M. BRETONE,
Pensiero politico e diritto pubblico, in Tecniche e ideologie dei giuristi
romani 15: « L’idea che lo stato, e i principi che lo reggono, abbiano la loro
origine nei mores maiorum, - l’idea di Catone, - segna il pensiero politico
anche negli ultimi decenni della Repubblica ». La differenza di significato è
anche nel fatto che Roma era stata fondata da Romolo che fu abile e prudens
(titolare di ‘saggezza pratica’), ma non sapiens come si ritenevano i raffinati
intellettuali gravitanti intorno al circolo scipionico. Cfr. Cic. de orat.
1.37; de re p. 2.7 e per tutto F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo Stato 60.
338 OSVALDO SACCHI 6. Idea di ‘proprietà’ fondiaria nel pensiero di Panezio Un
altro profilo del pensiero stoico che potrebbe aver influenzato sensibilmente
la riflessione dei giuristi della tarda repubblica, riguarda la nozione di
proprietà. Anche questo punto credo che meriti una riflessione più attenta di
quanto non si sia fatto finora. Il diritto romano, fino all’epoca dei Gracchi,
come ben dimostra ancora tutto l’impianto della legge agraria del 111 a.C.,
aveva conosciuto forme di appartenenza come la possessio dell’ager publicus, la
possibilità che i lotti di terreno assegnati dal Senato venissero alienati e
che i figli degli alienatari potessero ereditare dai loro padri; o che questi
potessero alienare a terzi i loro cespiti immobiliari. Ma non la proprietà così
come è intesa negli ordinamenti moderni che la qualificano come un diritto
assoluto (o soggettivo perfetto) ovvero come la intendevano i giuristi dell’età
classica, nella dottrina dei quali, la differenza tra possessio e dominum
fondiario appare finalmente più nitida36 . Con Panezio, invece, e per la prima
volta, la consapevolezza di una sostanza ontologica della nozione di una proprietà
fondiaria, e la necessità di difendere tale posizione come dovere primario da
parte 36 D. 50.16.195.2 (Ulp. 46 ad ed.): pater autem familias
appellatur, qui in domo dominium habet; 29.5.1.1 (Ulp. 50 ad ed.): Domini
appellatione continetur qui habet proprietatem; 41.1.13pr (Nerat. 6 regularum):
Si procurator rem mihi emerit ex mandato meo eique sit tradita meo nomine,
dominium mihi, ‘id est proprietas’, adqquiritur etiam ignoranti [da ricordare
al riguardo che l’inciso id est proprietas è considerato una glossa da S.
SCHLOSSMANN, Der besitzerwerb durch Dritte nach römischen und eutigem Rechte
(Leipzig 1881) 135; F. KNIEP, Vacua possessio 1 (Jena 1888) 216; P. DE
FRANCISCI, Translatio dominii (Milano 1921) 28; ID., Il trasferimento della
proprietà (Padova 1924) 77; E. BETTI, in Bullettino dell’Istituto di diritto
romano 41 (Roma 1933) 183, nt. 1]; CTh. 9.42.4: bona capite damnatorum fiscali
dominio vindicare. Nel senso di dominium contrapposto a ususfructus si v. D.
7.6.3 (Iul. 7 digestorum): qui possessionem dumtaxat usus fructus, non etiam
dominium adepti sint. Cfr. R. LEONHARD, sv. Dominium, in PW. 5.1 (München 1903)
coll. 1302, 40-1305, 24. Si v. ora anche indicazioni in O. SACCHI, Regime della
terra e imposizione fondiaria 213 ss. Molto interessante il riferimento di
[LEONHARD, ibidem 1308,31] a Varro r.r. 2.10.4: In emptionibus dominum
legitimum sex fere res perficiunt: si hereditatem iustam adiit; si, ut debuit,
mancipio ab eo accepit, a quo iure civili potuit; aut si in iure cessit, qui
potuit cedere, et id ubi oportuit [ubi]; aut si usu cepit aut si e praeda sub
corona emit; tumve cum in bonis sectioneve cuius publice veniit. In tale fonte
tuttavia, ai vari modi di acquisto della proprietà sullo schiavo, è riferito
ancora il ‘parlante’ dominum secondo un uso consolidato nel linguaggio anche
tecnico latino della media tarda repubblica. della res publica, vengono messe
al centro di un dibattito scientifico e culturale37 . Per avere un’idea più
precisa al riguardo, si deve fare riferimento ad alcuni noti passaggi del de
officiis di Cicerone che l’Arpinate potrebbe aver tratto direttamente
dall’opera maggiore di questo filosofo. Il più significativo è: Cic. de off.
1.7.21: Sunt autem privata nulla natura, sed aut vetere occupatione, ut qui
quondam in vacua venerunt, aut victoria, ut qui bello potiti sunt, aut lege,
pactione, condicione, sorte; ex quo fit, ut ager Arpinas Arpinatium dicatur,
Tusculanus Tusculanorum; similisque est privatarum possessionum discriptio. Ex
quo, quia suum cuiusque fit eorum, quae natura fuerant communia, quod cuique
optigit, id quisque teneat; e quo si quis sibi appetet, violabit ius humanae
societatis. Il problema da cui parte Panezio è che la proprietà privata non
esiste in natura (sunt autem privata nulla natura). Un approccio quindi comune
anche al diritto romano più antico se è vero che questo aveva conosciuto ab
origine, a parte il problema dell’heredium, forme di proprietà/appartenenza
individuali soltanto mobiliari. Sennonchè, lo ‘stato’ e la ‘proprietà’ in
Panezio hanno stessa origine e nascono da uno stesso atto storico, perché il
primo nascerebbe per proteggere la seconda. In questo modo, entrambi
acquisterebbero così anche una rilevanza giuridica. Guardando de off. 2.21.73,
che è un altro dei frammenti che Cicerone potrebbe aver preso direttamente
dall’opera di Panezio38 , 37 F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo Stato
61: « Se non è lo Stato sorto per bisogni materiali dell’uomo, è però nei suoi
fini primari favorire proprio anche le condizioni di benessere materiale; e la
direzione dello Stato deve essere rivolta al fine di attuare il motivo stesso
dell’associarsi degli uomini, Rep. 1,41, che è la migliore condizione di
felicità di tutti i componenti il gruppo sociale, Rep. 5,1, e naturalmente la
tutela stessa della proprietà privata, come si dirà in Off. 2,73 ». 38 Cic. de
off. 2.21.72-73: Sed, quoniam de eo genere beneficiorum dictum est, quae ad
singulos spectant, deinceps de iis, quae ad universos quaeque ad rem publicam
pertinent, disputandum est. Eorum autem ipsorum partim eius modi sunt, ut ad
universos cives pertineant, partim, singulos ut attingant, quae sunt etiam
gratiora. Danda opera est omnino, si possit, utrisque, nec minus, ut etiam
singulis consulatur, sed ita, ut ea res aut prosit aut certe ne obsit rei
publicae. C. Gracchi frumentaria magna largitio exhauriebat igitur aerarium;
modica M. Octavi et rei publicae tolerabilis et plebi necessaria; ergo et
civibus et rei publicae salutaris. [73] In primis 340 OSVALDO SACCHI vediamo
che il tema della necessità per lo Stato di apprestare tutela alla proprietà
privata viene esplicitato in modo chiaro e diretto. Leggendo Cicerone
apprendiamo che coloro che sono deputati all’amministra-zione dello ‘Stato’
(qui rem publicam administrabit) dovevano badare in primo luogo a che non ci
fosse una diminuzione dei beni dei privati (ut suum quisque teneat neque de
bonis privatorum publicae deminutio fiat). Questo perché il compito precipuo
degli ‘Stati’ e delle ‘città’ (qui l’allusione è chiaramente a de re p. 2.1.2:
nostra autem res publica non unius esset ingenio, sed multorum, nec una hominis
vita, sed aliquot constituta saeculis et aetatibus) avrebbe dovuto essere
quello di difendere le ‘cose di ciascuno’: Cic. de off. 2.21.73: Hanc enim ob
causam maxime, ut sua tenerentur, res publicae civitatesque constitutae sunt.
Nam, etsi duce natura congregabantur homines, tamen spe custodiae rerum suarum
urbium praesidia quaerebant. Il rodiense su questo punto è originale anche
rispetto al pensiero stoico che lo aveva preceduto perchè il problema
dell’inesistenza in natura della proprietà privata, come è noto, era risolto da
Crisippo con la famosa metafora del teatro, dove lo spettatore chiama suo il
posto che occupa e si considera, questa, una cosa legittima. Si superava così
il problema di qualificare come ‘proprio’ qualcosa che nel mondo invece si
sentiva come comune a tutti 39 . autem videndum erit ei, qui rem publicam
administrabit, ut suum quisque teneat neque de bonis privatorum publicae
deminutio fiat. Perniciose enim Philippus, in tribunatu cum legem agrariam
ferret, quam tamen antiquari facile passus est et in eo vehementer se moderatum
praebuit; sed cum in agendo multa populariter, tum illud male, «non esse in
civitate duo milia hominum, qui rem haberent». Capitalis oratio est. Ad
aequationem bonorum pertinens, qua peste quae potest esse maior? Hanc enim ob
causam maxime, ut sua tenerentur, res publicae civitatesque constitutae sunt.
Nam, etsi duce natura congregabantur homines, tamen spe custodiae rerum suarum
urbium praesidia quaerebant. 39 Cic. de fin. 3.20.67: Sed quem ad modum,
theatrum cum commune sit, recte tamen dici potest eius esse eum locum quem
quisque occuparit, sic in urbe mundove communi non adversatur ius quo minus
suum quidque cuiusque sit. LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 341
Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) 7. La trasformazione
del ius civile in ars iuris civilis e l’emersione del dominium quiritario A
questo punto credo sia difficile negare un’influenza anche solo indiretta della
riflessione paneziana sul processo di trasformazione della possessio dell’ager
publicus in dominium quiritario in età cesariana. Il pensiero corre subito
allora all’espressione dominium riferita al fondo di terra come cespite
immobiliare presente in un passo di Alfeno Varo [D. 8.3.30 (Paul 4 epit. Alfeni
dig.)]40 . Nella ricostruzione di Lenel esso è collocato al n. 61 e si tratta
del caso più tipico di esposizione di un responsum, giustificato da una
necessità pratica41 . Ebbene, in questo frammento, la doppia locuzione dominium
loci, potrebbe dirsi un apax legomenon, dato che non abbiamo testimonianze di
altri giuristi coevi o anteriori in cui si ritrovi 40 D. 8.3.30 (lib. 4
epitomarum Alfeni digestorum): Qui duo praedia habebat, in unius venditione
aquam, quae in fundo nascebatur, et circa eam aquam late decem pedes exceperat:
quaesitum est, utrum dominium loci ad eum pertineat an ut per eum locum
accedere possit. respondit, si ita recepisset: ‘circa eam aquam late pedes
decem’, iter dumtaxat videri venditoris esset. 41 O. LENEL, Palingenesia iuris
civilis (Graz rist. 1960) 1.50. Sull’opera di Alfeno Varo cfr. L. DE SARLO,
Alfeno Varo e i suoi digesta (Milano 1940); C. FERRINI, Intorno ai digesti di
Alfeno Varo, in BIDR. 4 (1891) 1 ss.; P. JÖRS, sv. Alfenus Varus, in PW. 2.1
(Stuttgart 1895) 1473 ss.; E. VERNAY, Servius et son Ecole 35 ss.; S. SOLAZZI,
Alfeno Varo e il termine ‘dominium’ 218 ss.; W. KUNKEL, Die römischen Juristen.
Herkunft und soziale Stellung2 (1967); F. SCHULZ, Storia della giurisprudenza
romana 365 ss.; M. BRETONE, Il responso nella scuola di Servio, in Tecniche e
ideologie dei giuristi romani 91 ss.; I. MOLNAR, Alfenus Varus iuris consultus,
in Studia in honorem V. Pólay septuagenarii (Szged 1985) 311 ss.; M. TALAMANCA,
La tipicità dei contratti romani fra ‘conventio’ e ‘stipulatio’ fino a Labeone,
in F. Milazzo (a cura di), Contractus e pactum. Tipicità e libertà negoziale
nell’esperienza tardo-repubblicana. Atti del Convegno di diritto romano e della
presentazione della nuova riproduzione della ‘littera Florentina’. Copanello
1-4 giugno 1988 (Napoli 1990) 35 ss.; G. NEGRI, Per una stilistica dei Digesti
di Alfeno, in D. Mantovani (a cura di), Per la storia del pensiero giuridico
romano. Dall’età dei pontefici alla scuola di Servio. Atti del seminario di S.
Marino, 7-9 gennaio 1993 (Torino 1996) 135 ss.; C.A. CANNATA, Per una storia
della scienza giuridica europea 273 ss.; H.J. ROTH, Alfeni Digesta. Eine
spätrepublikanische Juristenschrift, « Freiburger Rechtgeschichtliche Abhandlungen.
Neue Folge, 32 » (Berlin 1999) su cui cfr. V. CARRO (rec.), Su Alfeno Varo e i
suoi Digesta, in Index 30 (2002) 235 ss. Si v. anche C. GIACHI, Studi su Sesto
Pedio. La tradizione, l’editto (Milano 2005) 314 ss.; A. SCHIAVONE, Ius 215 e
passim. 342 OSVALDO SACCHI un’espressione analoga42 . La supposizione è
rafforzata dal fatto che il legislatore del 111 a.C. non usa mai, in 105
paragrafi di legge, l’espressione dominium; inoltre, dal fatto che tale termine
è assente nel lessico di Cicerone e, infine, che nel vocabolario festino
troviamo la parola dominus legata a dubenus (L. 59, 2)/heres (L. 88, 28)
(dunque inquadrata semanticamente nel lessico giuridico in una concezione
potestativa), ma non ancora ad una definizione giuridica di proprietà43 .
Sempre che non abbia ragione Solazzi nel considerare 42 La vicenda
dell’emersione della figura del dominium nel lessico della lingua latina e
nell’ordinamento giuridico romano si può ricostruire attraverso una serie di
indizi di carattere storico, giuridico, etimologico che segnano il passaggio,
nella mentalità giuridica romana, della nozione giuridica arcaica di
appartenenza espressa con la sequenza herus/heres/heredium/hereditas, alla
nozione di dominio assoluto espressa mediante la sequenza dubinus/duminus-dominus/dominium/dominium
ex iure Quiritium. Quest’ultima indice dell’affermazione, nella mentalità
giuridica romana, dell’idea di proprietà in un territorio dello ‘Stato’(=res
publica). Per inquadrare tutto questo nella sua più esatta cornice storica
bisogna valutare i termini del rapporto tra la nozione di dominium ex iure
Quiritium (che si rileva dalle fonti romane tecniche e non) e le forme di
appartenenza arcaiche (fino ad una certa epoca potestas e, a livello
processuale, il meum esse) di beni mobili (mancipi e nec mancipi, le ceterae
res di età tardo repubblicana) e di beni immobili (heredium, ager privatus, res
mancipi, fundi). Sulla terminologia usata per indicare in età più antica le
manifestazioni del potere del pater familias si v. L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La
struttura della proprietà e la formazione dei iura praediorum in età
repubblicana 1 (Roma 1969) 277 ss. e 407 ss.; F. GALLO, Osservazioni sulla
signoria del ‘pater familias’ in epoca arcaica, in St. De Francisci 2 (1956)
193 ss.; ID., ‘Potestas’ e ‘dominium’ nell’esperienza giuridica romana, in
Labeo 16 (1970) 17 ss., in part. sulla nozione di proprietà romana 32 ss.; sul
rapporto tra erus e dominus 36 ss.; A. CORBINO, Schemi giuridici
dell’appartenenza nell’esperienza romana arcaica, in Scritti Falzea (1987) 43
ss.; M. MARRONE, Istituzioni di diritto romano (Palermo 1987) 302 e nt. 29; M.
TALAMANCA, Istituzioni di diritto romano (Milano 1990) 391; M.J.G. GARCIA
GARRIDO, Derecho privado romano. Casos. Acciones. Institutiones13 (Madrid 2004)
211 ss. 43 Il processo di affermazione del termine dominium nel lessico dei
giuristi della tarda repubblica presenta in verità un percorso con andamento
anomalo. Nelle opere di Cicerone sembrerebbe essere assente [cfr. E. COSTA,
Cicerone giureconsulto (Roma 1984) passim; G. FRANCIOSI, Usucapio pro herede.
Contributo allo studio dell’antica hereditas (Napoli 1965) 183, nt. 19]. Però
Festo spiega la voce heres (L. 88) dicendo che heres apud antiquos pro domino
ponebantur [si v. G.G. ARCHI, Il concetto di proprietà nei diritti del mondo
antico, in RIDA. 6 (1959) 234]. Il dato è anche ripreso dagli eruditi
giustinianei Inst. 2.19.7: pro herede enim gerere est pro domino gerere:
veteres enim heredes pro dominis appellabant. Sennonchè Varrone, affermando in r.r.
1.10.2: Bina iugera quod a Romulo primum divisa dicebantur viritim, quae
heredem sequerentur, heredium appellarunt, stabilisce una derivazione di
heredium da heres. Siamo allora già in grado di stabilire una prima connessione
semantica: heres sta a heredium come dominus sta a dominium. In termini
schematici abbiamo spuria la presenza della parola dominium in questo famoso
passo di Alfeno Varo44 , nel qual caso il termine di emersione di tale figura
giuridica si abbasserebbe ancora di più45 . così le prime due
contrapposizioni di parole in senso soggettivo/oggettivo delle prime due
sequenze: heres/heredium e dominus/dominium. In base al nesso stabilito da
Festo (L. 88) possiamo anche riconoscere un legame tra la posizione dell’heres
e quella del dominus. Il che accrediterebbe l’etimologia (peraltro sin qui
negata dalla dottrina: cfr. FRANCIOSI, Usucapio pro herede 183, nt. 149) di
heres come un derivato da erus/herus. Lo conferma anche D. 9.2.11.6 (Ulp. 18 ad
ed.): Legis autem Aquiliae actio ero competit, hoc est domino; Serv. ad Aen.
7.490 nam (h)erum non nisi dominum dicimus; Cass. ex ps. 2.8(40): hereditates
ab ero dicta est, id est domino. Su cui L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura
della proprietà 1, 435. La connessione è importante perché è un’ulteriore
indizio nella direzione di riconoscere l’origine potestativa della posizione
del dominus. Quanto all’etimologia di erus, questa parola è noto che significa
‘signore’(era = ‘signora’). Sembra difficile pensare al gallico Ēsus che è una
divinità; ovvero all’ittita eŝha (signora) che richiama l’accadico aššatu
(sposa) o l’ebraico iššā (donna). Erus sembra derivato direttamente
dall’accadico eš(e)ru (legittimo): ‘colui che porta lo scettro’ che ha
corrispondenti in aramaico hārā e in ebraico hōr (il ‘nobile’, il ‘libero’).
Cfr. sul punto G. SEMERANO, Le origini della cultura indoeuropea. Vol. 1.
Rivelazioni della linguistica storica (in due tomi) (Firenze 1984, rist. 2002)
2.393. Altrettanto complesso è il problema della ricostruzione etimologica di
dominus che parimenti significa ‘signore’. Si v. su questo É. BENVENISTE, Il
vocabolario delle istituzioni indoeuropee. 1. Economia, parentela, società. 2.
Potere, diritto, religione (Torino tr. rist. 2001) 1.231 s. Sul punto è
interessante la glossa festina per cui alla voce dubenus (L. 59,2) si legge:
Dubenus apud antiquos dicebatur, qui nunc dominus. Questa fonte consente di
stabilire l’etimologia di dominus in modo abbastanza affidante con un base di
accadico dābinu, dappinu, dapnu (nel significato di ‘potente’, ‘dominatore’).
Più propriamente nel senso di dominatore ‘per titoli di valore specialmente
bellico’ che, insieme all’accadico dannum nel segno di ‘potente detto di re’ o
‘di divinità’, costituisce la base semantica forse più risalente di tale
vocabolo: G. SEMERANO, Le origini della cultura europea 2.387. Il riferimento
al significato di dominatore ‘per titoli di valore specialmente bellico’ è
interessante perché è un dato coerente con l’uso di erus/dominus in Plauto e
Terenzio nel significato di ‘padrone di schiavi’ dato che in età antica la
forma di procacciamento più diffusa di schiavi era la conquista bellica.
Secondo L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà 1, 442 ss. (a cui
si rinvia per i passi di Plauto e Terenzio dove compare il termine dominus) la
sostituzione di erus con dominus sarebbe avvenuta nel de agri cultura di
Catone, dunque nel corso del II secolo a.C. 44 Cfr. L. SOLIDORO MARUOTTI,
‘Proprietà assoluta’ e ‘proprietà relativa’ nella storia giuridica europea, in
Drevnee pravo-Ius Antiquum 2(14) (Mosca 2004) 7-50 che ribadisce a p. 17 ancora
la mancanza nel II secolo a.C. di vocaboli atti a esprimere compiutamente
un’idea astratta della signoria giuridica su una cosa, cioè un’idea astratta di
proprietà. La parola dominium, che rappresenta per l’autrice la conquista
dell’astratto, sarebbe comparsa solo nel I secolo a.C. ad opera di Alfeno Varo
(D. 8.3.30) o del suo maestro Servio Sulpicio Rufo, senza escludere però la 344
OSVALDO SACCHI Ed allora, se crediamo che Cicerone abbia utilizzato in Cic. de
off. 1.7.21 del materiale paneziano, e non vedo come si possano superare le
testimonianze di Gellio (13.28.1-4) 46 e Plinio (praef. 22) 47 ,
possibilità che l’autore dell’espressione dominium loci riferita ad una
questione di servitù prediali sia stato il giurista Paolo. Già così però G.
FRANCIOSI, Usucapio pro herede 183 ss. e nt. 149; ID., Studi sulle servitù
prediali (Napoli 1968) 19 ss. e nt. 63; 22 e nt. 71 riprendendo R. MONIER, La
date d’apparition du dominium et de la distinction juridique des res en
corporales et incorporales, in St. Solazzi (1948) 357 ss.; G. PUGLIESE, Res
corporales, res incorporales e il problema del diritto soggettivo, in RISG 5
(1951) 252; M. LAURIA, Usus, in St. Arangio Ruiz 4 (1953) 493; M. BRETONE, La
nozione romana di usufrutto 1 (1962) 23. Così L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La
struttura della proprietà 1,71 ss.; 96 ss.; 493. In senso critico nei confronti
del Franciosi v. L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà e la
formazione dei iura praediorum in età repubblicana 2 (Milano 1976) 278, nt. 18
e passim. Poi, però, ancora G. FRANCIOSI, Gentiles familiam habento. Una
riflessione sulla cd. proprietà collettiva gentilizia, in G. Franciosi (a cura
di), Ricerche sull’organizzazione gentilizia romana 3 (Napoli 1995) 48; A.
MANZO, La lex Licinia de modo agrorum. Lotte e leggi agrarie tra il V e il IV
secolo a.C. (Napoli 2001) 153, 85; O. SACCHI, I limiti e le trasformazioni
dell’ager Campanus fino alla debellatio del 211 A.C., in Ager Campanus Atti del
Convegno internazionale « La storia dell’ ager Campanus, i problemi della
limitatio e sua lettura attuale », S. Leucio 8-9 giugno 2001 (Napoli 2002) 31;
ID., L’ager Campanus antiquus. Fattori di trasformazione e profili di storia
giuridica del territorio dalla ΜΕΣΟΓΕΙΑ arcaica alla centuriatio romana (Napoli
2004) p. 234, nt. 20; M.J. GARCIA GARRIDO, Derecho privado romano 211, nt. 24.
45 Cfr. sul punto S. SOLAZZI, Alfeno Varo e il termine ‘dominium’, in SDHI. 18
(1952) 218-219. Non è questa la sede per affrontare un tema complesso come
quello dell’affermazione della figura giuridica del dominium ex iure Quiritium
(proprietà privata immobiliare) nella giurisprudenza e nel diritto romano
dell’età arcaica e repubblicana, tuttavia, sulla storia della proprietà arcaica
a Roma si v. almeno A. WATSON, The Law of Property in the Later Roman Republic
(Oxford 1968); L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà 1,64 ss.;
70 ss.; 96 ss.; 452; G. DIOSDI, Ownership in Ancient and preclassical Roman Law
(Budapest 1970) 131 ss.; G. GROSSO, Schemi giuridici e società nella storia del
diritto privato romano (Torino 1970) 134 ss.; F. GALLO, “Potestas” e “dominium”
nella esperienza giuridica romana, in Labeo 16 (1970) 17 ss.; M. KASER, Das
Römische Privatrecht I.2 119 ss.; Ye.M. STAERMAN, La proprietà fondiaria in
Roma, in VDI. 127 (1974) 34 ss. 46 Gell. 13.28.1-4(= Vimercati 111 frgm. A73):
Legebatur Panaeti philosophi liber de officiis secundus ex tribus illis
inclitis libris quos M. Tullius magno cum studio maximoque opere aemulatus est.
Non esclude un’influenza diretta di Panezio neanche Francesco De Martino che
ritiene possibile che questo filosofo possa essere stato fonte comune di
Cicerone e Appiano. Si v. sul punto F. DE MARTINO, Motivi economici nelle lotte
dei ‘populares’, in F. D’Ippolito (a cura di), Nuovi studi di economia e
diritto romano (Napoli 1988) 92: « E’ probabile che i passi ciceroniani [Cic.
de off. 1.21-25.72-85] derivino da Panezio, che è citato poco più sopra, il
quale viveva sicuramente ancora al tempo delle agitazioni graccane e scriveva
dunque sotto LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 345 Revue
Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) dobbiamo quindi riconoscere
che attraverso Cicerone è possibile stabilire un legame molto stretto anche tra
la nozione di proprietà privata (come dominium immobiliare), la cultura stoica,
e il diritto romano dell’epoca scipionico/cesariana. La cosa non sorprende se
si pensa alla cd. ‘svolta ellenistica’ di giuristi come Ofilio, Trebazio e
Aquilio Gallo, o allo stoicismo di Catone Uticense48 . 8. Lucio Elio Stilone
Preconiano Il discorso sul rapporto tra Stoa e giurisprudenza romana
nell’ultimo secolo della repubblica però non si esaurisce qui perché si possono
aggiungere nuovi argomenti di discussione anche in ordine alla vexata quaestio
della trasformazione del ius civile romano da esercizio di abilità pronetica in
ars iuris civilis 49 . l’impressione provocata da esse. Data la
somiglianza degli argomenti di Appiano e di Cicerone non è troppo ardito pensare
che entrambe le fonti possano derivare da Panezio o comunque da scrittori
dell’epoca, il che spiega bene la correttezza degli argomenti ». Sul punto si
v. anche infra paragrafo 9. 47 Plin. praef. 22 = Vimercati 113 frgm. A79:
(Tullius) de Republica Platonis se comitem profitetur, in Consolatione filiae
‘Crantorem’ inquit ‘sequor’, item Panetius de Officiis. 48 Cic. de fin. 3.2.7:
Nam in Tuscolano cum essem vellemque e bibliotheca pueri Luculli quibusdam
libris uti, veni in eius villam ut eos ipse ut solebam depromerem. Quo cum
venissem, M. Catonem quem ibi esse nescieram vidi in bibliotheca sedentem,
multis circonfusum Stoicorum libris. Erat enim ut scis in eo aviditas legendi,
nec satiari poterat. Parlo di svolta ellenistica seguendo F. D’IPPOLITO,
L’organizzazione degli ‘intellettuali’ nel regime cesariano, in Quaderni di
storia 8 (1978) 245-272. 49 Si v. sul punto con indicazioni bibl. V. SCARANO
USSANI, Tra scientia e ars. Il sapere giuridico romano dalla sapienza alla
scienza nei giudizi di Cicerone e Pomponio, in Ostraka 2.2 (1993) 211 ss. [= in
D. Mantovani (a cura di), Atti del seminario giuridico di S. Marino, 7-9
gennaio 1993. Per la storia del pensiero giuridico romano dall’età dei
pontefici alla scuola di Servio (Torino 1996) 228 ss.; ID., L’ars dei giuristi.
Considerazioni sullo statuto epistemologico della giurisprudenza romana (Torino
1997); B. ALBANESE, L’ars iuris civilis nel pensiero di Cicerone, in AUPA.
Studi con Bernardo Albanese I 47 (Palermo 2002) 23-45. Aldo Schiavone è tornato
su questo tema che era già stato al centro di un dibattito molto approfondito
in storiografia. Nel suo più recente lavoro [Ius 167 ss.] lo studioso parte
dalla ricorrenza terminologica in de oratore e in Brutus della parola ars
riconducendovi, tuttavia, uno scarto di significato. Nel de oratore [in
1.41.186- 42.191. Per rif. bibl. e discussione critica cfr. A. SCHIAVONE, Ius
164 e (433) nt. 35] ars significherebbe ancora ‘sistema’. In Brutus
[41.152-42.153. Cfr. per bibl. e disc. A. SCHIAVONE, Ius 167 s. e (434) nt. 41]
la parola sarebbe stata usata nel significato di ‘conoscenza
tecnico-specialistica di una determinata disciplina, senza alcuna 346 OSVALDO
SACCHI All’interno di un dibattito certamente più ampio, in questa sede mi
riferirisco al ruolo svolto dalla figura di Elio Stilone Preconiano,
un’intellettuale che visse proprio negli anni a cavallo tra la fine del II e
gli inizi del I secolo a.C. Fu proprio grazie a questo personaggio che a Roma
si cominciò a studiare la struttura del latino. Proprio Stilone, che fu maestro
di Varrone reatino, oltre che dello stesso Cicerone, sull’esempio degli
alessandrini, fondò una scuola di filologia a Roma e per primo applicò
l’etimologia al materiale linguistico latino mettendo in primo piano il ruolo
del neologismo50 . Ebbene, nel processo di trasformazione del ius civile in una
tèchne, insieme all’acquisizione della metodologia diairetica appresa dalle
scuole filosofiche greche di varia estrazione culturale, un ruolo di primissimo
piano potrebbe essere stato svolto proprio dalla metodologia filologica che
trovò in Stilone e nella scuola stoica, il suo accentuazione degli
aspetti sistematici’. Alla lettera (p.168): « Ars traduceva sempre qualcosa che
stava, in greco, tra la techne e l’epistème: nel De oratore, sottolineandone le
implicazioni sistemiche; nel Brutus, il lato più genericamente gnoseologico ».
A mio sommesso avviso il grande salto di qualità dei giuristi romani formatisi
alla scuola degli eruditi/gramma-tici/filosofi/linguisti di derivazione stoica
(che però non vuol dire rifiuto o ignoranza della tradizione filosofica
precedente; uno per tutti: Cic. Tusc. 1.32.79 Credamus igitur Panaetio a
Platone suo dissentienti?) è stato di passare, da una condizione di eccellenza
nell’esercizio di un sapere pratico (phronètico), vicino alla forma
‘doxastica’, dove ciò che contava era la capacità di adeguare la conoscenza
della norma al fatto concreto (in questo senso, saggezza), ad una ricerca di
ciò che è scientificamente esatto, che appunto è campo di elezione dell’epistème.
50 Su Elio Stilone Preconiano cfr. H. FUNAIOLI (ed.), Grammaticae Romanae
Fragmenta [1907, Stuttgart (rist.) 1969] 51-76. Non come soltanto grammatico
cfr. O. SACCHI, Il mito del pius agricola e riflessi del conflitto agrario
dell’epoca catoniana nella terminologia dei giuristi medio/tardo repubblicani,
in RIDA. 49 (2002) 277, nt. 75. Per la posizione della dottrina prevalente su
tale personaggio cfr. F. SINI, A quibus iura civibus praescribebantur. Ricerche
sui giuristi del III secolo a.C. (Torino 1992) 149, nt. 41. Sul valore che gli
stoici assegnavano all’esatto significato delle parole si v. M. ISNARDI
PARENTE, Filosofia e scienza nel pensiero ellenistico 31 e passim. Sulle teorie
linguistiche stoiche cfr. C. ATHERTON, The Stoics on Ambiguity (Cambridge 1992)
92 ss.; W. AX, Der Einfluss der peripatos auf die Sprachtheorie der Stoa, in K.
Döring-Th. Ebert (a cura di), Dialektiker und Stoiker. Zur Logik der stoa und
ihrer Vorlaufer (Stuttgart 1993) 11 ss.; M. FORSCHNER, Die Stoische Ethic. Über
den Zussammenhang von Natur-Sprach und Moral philosophie im altsoischen System
(Darmstadt 1995) 67 ss. Sul rapporto tra le teorie linguistiche di Favorino di
Arles e le teorie linguistiche degli stoici si v. S. QUERZOLI, Il sapere di
Fiorentino 231 ss. punto di massima realizzazione51 . E’ questo un argomento
che non credo sia stato ancora sufficientemente approfondito in dottrina. A
supporto di tale ipotesi si può richiamare un frammento famosissimo del de
oratore, in cui Cicerone, attraverso Crasso, parlando degli Aeliana studia,
rievoca con nostalgia le lezioni e i corsi tenuti da questo maestro. A leggere
con attenzione le sue parole, sembra che in questo caso Cicerone stia facendo
un discorso apologetico su ciò che si potrebbe considerare anche una testimonianza
del primo approccio allo studio del diritto romano articolato in chiave
storica. Un modello, fra l’altro, che pare sensibilmente diverso nella sostanza
dallo schema isagogico offerto dal celeberrimo trattatello pomponianio: Cic. de
or. 1.43.193: Accedit vero, quo facilius percipi cognoscique ius civile possit,
quod minime plerique arbitrantur, mira quaedam in cognoscendo suavitas et
delectatio. Nam, sive quem haec Aeliana studia delectant, plurima est et in
omni iure civili et in pontificum libris et in XII tabulis antiquitatis
effigies, quod et verborum vetustas prisca cognoscitur et actionum genera
quaedam maiorum consuetudinem vitamque declarant. Insieme a questo, vanno
considerate altre situazioni che sono tipiche del periodo che stiamo trattando.
Mi riferisco alle dispute tra i giuristi repubblicani sul significato della
penus legata52 , agli adeguamenti terminologici del testo decemvirale e anche
al complesso 51 Aldo Schiavone [Ius 162], in una messa a punto molto
interessante, pare voler superare il giudizio negativo e minimizzante di Fritz
Schulz sul rapporo tra filosofia greca e giuristi romani. Sul punto, già con
riferimento al contributo stoico, si v. la posizione di Paolo Frezza per cui
rinvio a retro, nt.6. Da tener presente anche M. BRETONE, Uno sguardo
retrospettivo. Postulati e aporie nella History di Schulz, in Tecniche e
ideologie dei giuristi romani 335-353 [= in Festschrift für Franz Wieaker zum
70. Geburstag (Göttingen 1978)] che affronta (p. 340 ss.) il problema (come è
noto) discutendo il cosiddetto ‘secondo postulato’ di Schulz, ossia
l’isolamento della scienza giuridica. Significativa la seguente affermazione
(p. 341): « E’ nota la sensibilità grammaticale (ancora tutta da indagare) di
parecchi fra i giureconsulti. Come gli antiquari e i filologi, essi praticarono
la ricerca delle etimologie. Ma non è la ricerca delle etimologie, con tutto
ciò che sottintende, carica di significato filosofico? ». Sul metodo diairetico
si v. C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica europea 219-223. 52
Per la penus legata cfr. A. ORMANNI, Penus legata. Contributi alla storia dei
legati disposti con clausola penale in età repubblicana e classica, in Studi E.
Betti 4 (Milano 1962) 652 ss. (indicazioni bibl. a p. 206); F. SINI, A quibus iura
civibus praescribebantur 139 (con altre indicazioni bibl.) 348 OSVALDO SACCHI
problema della incorporazione tra lex e interpretatio53 . Bisogna anche
aggiungere che Elio Stilone fece molto probabilmente un commento alle XII
tavole54 . Ed allora, senza la svolta determinata dagli studi di filologia
importati dalla Grecia e sviluppatisi intorno alla figura di Cratete di Mallo,
che fu appunto maestro di Panezio e Stilone, sarebbe semplicemente impensabile
che i giuristi romani si fossero potuti occupare di questioni del genere55 . 9.
Lessus, bona fides e dominium quiritario: ars diventa scientia. Qualche esempio
pratico forse può aiutare a chiarire meglio il discorso che sto facendo. Il
primo, che per la verità è forse poco più di una suggestione, riguarda la
storia della parola lessus che è causa di 53 Sul tema dell’incorporazione
tra lex e interpretatio cfr. M. BRETONE, I fondamenti 27 ss.; G. FRANCIOSI, Due
ipotesi di interpretazione « formatrice »: dalle dodici tavole a Gai. 2.42 e il
caso dell’usucapio pro herede, in Nozione formazione e interpretazione del
diritto dall’età romana alle esperienze moderne. Ricerche dedicate al professor
Filippo Gallo (Napoli 1997) 247-257; O. SACCHI, L’antica eredità e la tutela.
Argomenti a favore del principio d’identità, in SDHI. 68 (2002) 609 ss.; ID.,
Il privilegio dell’esenzione dalla tutela per vestali (Gai. 1.145). Elementi
per una datazione tra innovazioni legislative ed elaborazione
giurisprudenziale, in RIDA. 50 (2003) 333 ss. 54 I seguenti frammenti di
carattere lemmatico mi paiono sufficienti per giustificare l’ipotesi avanzata
nel testo: GRF. (Funaioli 59) 6 [Cic. top. 10]: is est assiduus, ut ait Aelius,
appellatus ab aere dando; GRF. (Funaioli 61) 13 [Cic. de leg. 2.23.59]: L.
Aelius lessum [suspicatur] quasi lugubrem eiulationem, ut vox ipsa significat;
GRF. (Funaioli 66) 36 [Fest. 290b ,24]: sonticum morbum in XII [2.2. S.]
significare ait Aelius Stilo certum cum iusta causa; GRF. (Funaioli 67) 41
[Fest. 352a ,5]: 〈transque
dato nota〉vit
Aelius in XII signi〈ficare
traditoque〉; GRF.
(Funaioli 71) 54 [Paul.-Fest. 77,1]: endoplorato implorato, quod est cum
quaestione inclamare; GRF. (Funaioli 71) 55 [Paul.-Fest. 84,9; Cic. de leg.
2.61]: forum – cum is forum antiqui appellabant, quod nunc vestibulum sepulchri
dici solet; GRF. (Funaioli 71) 57 [Prisc. 382,1]: Aelius: inpubes libripens
esse non potest neque antestari, prodiamartyreϑ∂nai; GRF (Funaioli 74) 68
[Plin. 21.7]: inde illa XII tabularum lex [10.7]: ‘qui coronam parit ipse
pecuniave eius, virtutis suae ergo duitor ei’. Quam servi equive meruissent,
pecunia partam lege dici nemo dubitavit. Quis ergo honos? ut ipsi mortuo
parentibusque eius, dum intus positus esset forisve ferretur, sine fraude esset
inposita; GRF. (Funaioli 76) 78 [Fest. 371b , 5.]: viginti quinque poenae in
XII [8.4] significat viginti quinque asses. Sul punto v. anche O. SACCHI, Il
mito del pius agricola 277, nt. 75. 55 Sullo stoicismo di L. Elio Stilone cfr.
Cic. Brutus 56.20: Sed idem Aelius Stoicus esse voluit. LE NOZIONI DI STATO E
DI PROPRIETA IN PANEZIO 349 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII
(2005) un interessato dibattito sin dall’epoca più antica56 . Sappiamo da
Cicerone che un versetto delle XII tavole (neve lessum funeris ergo habento)
stabiliva che la donna romana avrebbe dovuto conservare la sua dignità di
fronte al dolore per un familiare scomparso: Cic. de leg. 2.23.59: Hoc veteres
interpretes Sex.Aelius, L.Acilius non satis se intellegere dixerunt, sed
auspicari vestimenti aliquod genus funebris, L.Aelius lessum quasi lugubrem
eiulationem, ut vox ipsa significat; quod eo magis iudico verum esse, quia lex
Solonis id ipsum vetat. Il retore, come è noto, tornerà sul punto nelle
Tusculanae Cic. Tusc. 2.23.55: Ingemescere non numquam viro concessum est,
idque raro, eiulatus ne mulieri quidem; et hic nimirum est ‘lessus’, quem
duodecim tabulae in funeribus adhiberi vetuerunt. Come si vede due espertissimi
esegeti antichi, Sesto Elio e Lucio Acilio57 , misurandosi sul significato di
tale vocabolo confessarono di non comprenderne il significato (non satis se
intellegere dixerunt) e avrebbero tradotto lessus nel significato di ‘abiti da
lutto’ (auspicari vestimenti aliquod genus funebris). Cicerone, invece,
dichiarando apertamente di seguire Elio Stilone, dimostra di aver optato per il
significato di ‘lugubre pianto’ (lessum quasi lugubrem eiulationem). Lessus, in
sostanza, avrebbe il significato di ‘nenia funebre’. 56 Si v. con rif.
bibl. essenziali F. SINI, A quibus iura praescribebantur 147 ss. Ritorna sul
tema F.M. D’IPPOLITO, Problemi storico-esegetici delle XII tavole (Napoli 2003)
che a p. 100 rileva l’uso di genus in accezione diairetica e riconduce (da
parte di Sesto Elio) il termine lessus nel circoscritto ambito degli abiti
funerari e quindi di un oggetto. A p. 146 lo studioso napoletano [citando F.
BONA, La certezza del diritto nella giurisprudenza tardo-repubblicana, in La
certezza del diritto nell’esperienza giuridica romana (1971) 106-107, nt. 16]
ipotizza che Stilone possa aver ragionato prendendo come riferimento l’opera
‘canonizzata’ da Sesto Elio. 57 L. Acilio fu detto sapiens nella stessa epoca
di Catone Censore [Cic. de leg. 2.23.59; Lael. 2.6; Pomp. in D. 1.2.2.37-38
accettando l’emendazione di P. Atilius in L. Acilius]. Così E. COSTA, Storia
delle fonti del diritto romano (Torino 1909) 46; M. BRETONE, Cicerone e i
giuristi, in Techniche e ideologie dei giuristi romani 2 75, nt.35.
Rimarchevole per me che un altro Acilio (senatore) fece nel 155 a.C. da
interprete innanzi al senato in occasione della famosa perorazione di Carneade,
Diogene e Critolao ricordata anche da Cic. Acad. 2.137; Tusc. 4.5; Plut. Cato
22; Gell. 6.14.8: Et in senatum quidem introducti interprete usi sunt C. Acilio
senatore. 350 OSVALDO SACCHI La soluzione di Elio Stilone, come è noto, prevalse.
E la ragione è forse meno complicata di quanto si sia ritenuto finora. La
spiegasione di Stilone fu probabilmente solo quella scientificamente più
corretta ed è possibile che di questo Cicerone fosse pienamente consapevole.
Non quindi una scelta fatta dall’Arpinate in base ad un confronto che avrebbe
fatto lo stesso Stilone con le norme soloniche; né una soluzione al problema
interpretativo sulla considerazione che Cicerone sarebbe stato convinto che la
norma attribuita alla decima tavola avesse delle ascendenze soloniche58 . Il
ragionamento che Federico Maria d’Ippolito fa al riguardo è sicuramente
corretto. Se la soluzione interpretativa proposta da Stilone (e accolta da
Cicerone nel 51/50 quando attese alla compilazione del de legibus e nel 45/44 quando
scrisse le Tusculanae disputationes) avesse prevalso per la sua corrispondenza
all’omologa prescrizione solonica, Sesto Elio e Lucio Acilio non avrebbero
avuto problemi interpretativi e, aggiungerei, non avrebbero sbagliato in modo
così vistoso. La soluzione evidentemente va cercata in altra direzione (che,
per altro, non è certo quella ‘onomatopeica’)59 . La parola lessus (o le
lezioni lausum e losum indicate dal Lipsio commentando il famoso passo del
Truculentus plautino in cui Theti con il suo lamento ‘lessum fecit filio’)60
infatti potrebbe derivare da una lingua di ceppo semitico, dato che in ebraico
lahas significa ‘strazio’ 61 . Ebbene, uno dei maggiori esponenti dello
stoicismo (alla cui scuola si formarono proprio Panezio e Stilone) fu Crisippo
di Soli, che aveva delle origini semitiche, e scrisse, come Stilone, un
trattato sulle proposizioni giudicative. Evidentemente, senza l’influenza della
cultura stoica, il problema del significato etimologico di lessus sarebbe
rimasto per i Romani insoluto. La via 58 Così Fr. BOESCH, De XII
Tabularum lege a graecis petita (1893) 21-22 citato da F. D’IPPOLITO, Forme
giuridiche di Roma arcaica3 (Napoli 1998) 244. 59 F. D’IPPOLITO, Forme
giuridiche di Roma arcaica 244-245. 60 Plaut. Truc. 4.2.20: Theti quoque etiam
lamentando pausam fecit filio. Questa versione è quella accolta da W.M.
LINDSAY, T. Macci Plauti Comoediae II (Oxonii 1905, rist. 1966) che segue
l’integrazione del Valla, ma Schoell restituisce lausam e il codice Palatino
lausum. Nell’edizione di N.E. ANGELIO (traduzione e note di), Le Commedie di M.
Accio (sic!) Plauto (Venezia 1847) 1803 leggo: Thetis quoque etiam lamentando
lessum fecit filio, così tradotto: « A questo modo Tetide, piagnucolando, cantò
ancor la nenia ad Achille suo figlio ». 61 Si v. sul punto G. SEMERANO,
L’infinito: un equivoco millenario. Le antiche civiltà del Vicino Oriente e le
origini del pensiero greco (Milano 2001, 2004) 254. LE NOZIONI DI STATO E DI
PROPRIETA IN PANEZIO 351 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII
(2005) giusta è suggerita invece attraverso l’analisi dei corretti significati
che fu, come abbiamo visto, uno dei temi dominanti di influenza della cultura
medio-stoica. Una realtà che, dobbiamo presumere, non risparmiò neanche il
campo dell’interpretazione giuridico/antiquaria. Il secondo esempio riguarda la
teoria della fides bona nei giuristi della scuola muciana dell’età tardo
repubblicana. Il Bretone spiega molto bene come la fides bona (ovvero la
pistis) sia rientrata nel campo semantico della fiducia perchè frutto di un
pensiero giuridico evoluto. Esemplari sul punto le parole di Mario Bretone: «
Come la pistis, anche la fides bona rientra nel campo semantico della
‘fiducia’. Tutti i contratti del diritto commerciale, e non solo la compravendita,
hanno nella ‘buona fede’ la norma che fonda il vincolo e misura la
responsabilità. Non è un valore giuridico del tutto nuovo, ma acquista ora una
grande portata. Nella buona fede, un pensiero giuridico evoluto potrà
individuare l’elemento comune di istituti diversi, anche nella stessa
tradizione civilistica »62 . Si potrebbe ipotizzare che la teoria della fides
ciceroniana, come valore assolutamente originale per le conoscenze giuridiche
dell’epoca medio/tardo repubblicana, non sia frutto solo dell’ingegno di pochi,
ma anche conseguenza dell’incontro tra la filosofia stoica e le conoscenze dei
giuristi romani. La questione va storicizzata. Pensiamo al contributo offerto
per l’evoluzione del ius civile dalla scuola dei Mucii 63 . Ebbene, la nota
teoria della fides ciceroniana sul valore del giuramento richiama proprio
l’altrettanto nota teoria muciana sull’importanza della fides per la struttura
dei rapporti obbligatori della emptio venditio e della locatio conductio. Ai
tempi di Plauto era in voga ironizzare sulla graeca fides. I giuristi di quella
che all’epoca di Scipione Africano minore si credeva fosse una nascente ‘res
publica’ (ma finse di crederlo anche Ottaviano Augusto) tentarono però di
costruire nuovi schemi giuridici confortati proprio da nuovi schemi teorici
provenienti dalla Grecia. Anche questo un segno della maturazione dei tempi.
Dobbiamo rifarci, allora, ancora al famosissimo frammento del de officiis
ciceroniano in cui il retore fa un discorso sul concetto di fides come ‘obbligo
di onestà sostanziale’ che è un concetto che si fonda 62 M.BRETONE,
Storia del diritto romano 135. 63 Sulla scuola dei Muci cfr. C.A. CANNATA, Per
una storia della scienza giuridica 250 ss. proprio sulla nozione di
fides/pistis 64 . Cicerone in questo caso rileva con enfasi e consapevolezza: «
un significato profondo in tutti quei giudizi arbitrali in cui è aggiunta la
clausola ‘secondo buona fede’, ex fide bona »65 . Resta quindi solo l’eco della
fides arcaica intesa nel senso descritto prima, in un’ottica pertanto
marcatamente ideologica, circostanza che Gellio, in un altro passo famoso,
coglie peraltro molto bene66 . Possiamo pensare a questo punto all’influenza
del pensiero stoico data la forte incidenza dell’ethos nel modo di impostare il
problema da parte di Cicerone, cosa di cui peraltro ci dà anche una chiara
testimonianza Gellio (20.1.39-41). La cosa non deve sorprendere se si pensa che
la riflessione ciceroniana è tratta dal de officiis che, a sua volta, sarebbe
stato ispirato ampiamente (almeno i primi due libri in modo quasi letterale) al
PerÁ toy kau¸kontoq (« Sul dovere morale ») di Panezio67 . Se non bastassero i
chiarissimi riferimenti di Plinio e Gellio, citati prima68 , è lo stesso
Cicerone che elimina ogni 64 Rinvio per questo a O. SACCHI, I maiores di
Cicerone e la teoria della fides nelle scuole giuridiche dell’età repubblicana
a Roma, in Atti in onore di G. Franciosi (Napoli 2006). 65 Cic. de off.
3.17.70: Sed, qui sint boni et quid sit bene agi magna quaestio est. Q. quidem
Scaevola, pontifex maximus, summam vim esse dicebat in omnibus iis arbitriis,
in quibus adderetur ‘ex fide bona’. Il virgolettato è di M. BRETONE, Storia del
diritto romano 135. Il significato della nozione di buona fede pertanto nelle
parole di Cicerone si slarga fino a diventare operante: « nelle tutele, nelle
società, nei patti fiduciari, nei mandati, nel comprare e nel vendere, nel
locare: tutti rapporti nei quali si manifesta la vita comune di tutti gli
uomini » (fideique bonae nomen existimabat manare latissime, idque versari in
tutelis, societatibus, fiduciis, mandatis, rebus emptis, venditis, conductis,
locatis, quibus vitae societas contineretur). Si v. su questo ancora M.
BRETONE, ibidem. 66 F. WIEACKER, Zum Ursprung der bonae fidei iudicia 40-41.
Fra l’altro in questo passo rileva anche un uso suggestivo del termine maiores:
Gell. 20.1.39-41: Omnibus quidem virtutum generibus exercendis colendisque
populus Romanus e parva origine ad tantae amplitudinis instar emicuit, sed
omnium maxime atque praecipue fidem coluit sanctamque habuit tam privatim quam
publice. (…) Hanc autem fidem maiores nostri non modo in officiorum vicibus,
sed in negotiorum quoque contractibus sanxerunt maximeque in pecuniae
mutuaticae usu atque commercio. 67 Sul punto si v. P. FEDELI, Il De officiis di
Cicerone. Problemi e atteggiamenti della critica moderna, in ANRW. 1.4
(Berlin-New York 1973) 357 ss., in part. 361. 68 Retro, ntt. 42 e 43. dubbio al
riguardo69 : de off. 1.6: sequimur igitur hoc quidem tempore et hac in
quaestione potissimum Stoicos; de off. 3.20 erit autem haec formula Stoicorum
rationi disciplinaeque maxime consentanea70 . Come non citare, infine,
Lattanzio che afferma 69 Nella sua casa di Pozzuoli, il 5 novembre del
44, Cicerone rivolgendosi ad Attico, dichiara esplicitamente che i primi due
libri del de officiis sono deliberatamente ispirati al libro paneziano (ta perÁ
toy kau¸kontoq quatenus Panaetius, absolvi duobus) e che lo stesso titolo
corrisponde alla translitterazione del titolo dell’opera paneziana (Quod de
inscriptione quaeris, non dubito quin perÁ toy kau¸kontoq ‘officium’ nisi quid
tu aliud.; sed inscriptio plenior ‘De officiis’). Quanto al terzo libro del de
officiis, mi pare che non si posa seriamente dubitare che sia stato ispirato
dall’opera di Posidonio, maggiore allievo di Panezio, ancorchè mediata
dall’epitome di un altro filosofo stoico che corrisponde al nome di Atenodoro
di Tarso. A tutto questo va aggiunto che il noto frammento ciceroniano del de
officiis potrebbe essere attribuito al pensiero di Panezio come mostra di
credere Emmanuele Vimercati: de off. 1.7.23 [= Vimercati C6 198]: Fundamentum
autem est iustitiae fides, ‘is est dictorum conventorumque constantia et
veritas. Cic. ad Att. 16.11.4: [4] Haec ad posteriorem. perÁ toy kau¸kontoq
quatenus Panaetius, absolvi duobus. Illius tres sunt; sed cum initio divisisset
ita, tria genera exquirendi offici esse, unum, cum deliberemus honestum an
turpe sit, alterum utile an inutile, tertium, cum haec inter se pugnare
videantur, quo modo iudicandum sit, qualis causa Reguli, redire honestum,
manere utile, de duobus primis preclare disserit, de tertio pollicetur se
deinceps scripturum sed nihil scripsit. Eum locum Posidonius persecutus 〈est〉. Ego
autem et eius librum arcessivi et ad Athenodorum Calvum scripsi ut ad me ta kefålaia
mitteret; quae expecto. (…). Quod de inscriptione quaeris, non dubito quin
kau∂kon ‘officium’ sit nisi quid tu aliud; sed inscriptio plenior ‘De
officiis’. 70 Sono da considerare in questo quadro anche: Cic. de off. 2.9.33
[= Vimercati B5 154 = Alesse 106]: Fides autem ut habeatur duabus rebus effici
potest, si existimabimur adepti coniunctam cum iustitia prudentiam. Nam et iis
fidem habemus quos plus intellegere quam nos arbitramur quosque et futura
prospicere credimus et, cum res agatur in discrimenque ventum sit, expedire rem
et consilium ex tempore capere posse; hanc enim utilem homines existimant
veramque prudentiam; e de off. 2.9.33-34 [= Vimercati B6 154 = Alesse 107]:
Iustis autem [et fidis] hominibus, id est bonis viris, ita fides habetur ut
nulla sit in iis fraudis iniuriaeque suspicio. Itaque his salutem nostram, his
fortunas, his liberos rectissime committi arbitramur. Harum igitur duarum ad
fidem faciendam iustitia plus pollet, quippe cum ea sine prudentia satis habeat
auctoritatis, prudentia sine iustitia nihil valeat ad faciendam fidem. Quo enim
qui versutior et callidior, hoc invisior et suspectior detracta opinione
probitatis. Quam ob rem intellegentiae iustitia coniuncta quantum volet habebit
ad faciendam fidem virium. Iustitia sine prudentia multum poterit, sine
iustitia nihil valebit prudentia. Specialmente nel primo di questi due
frammenti, dove si dà rilievo alla posizione di coloro che mostrano si sapere e
di avere competenza in quello che fanno, è immediato il riferimento a Senofonte
(mem. 3.6.17-18) che dimostra quanto Panezio (e quindi Cicerone) si fosse
ispirato, fra l’altro, nella sua concezione del dovere, anche a modelli
socratici. Cfr. G. GARBARINO, Il concetto etico-politico di gloria nel div.inst. 6.5.4: Ab his definitionibus
(n.d.r., virtutis), quas poeta (n.d.r., Lucilius) breviter comprehendit, Marcus
Tullius traxit officia vivendi Panaetium Stoicum secutus eaque tribus
voluminibus inclusit. Quanto al rapporto tra pensiero filosofico della media
stoa e la scuola dei Muci, le fonti dimostrano che questo è stato molto stretto
e non se ne può dubitare71 . Basti ricordare, l’illius tui di Licinio Crasso
riferito a Panezio nei confronti di Mucio Scevola del celebre frammento del de
oratore di Cicerone: Cic. de orat. 1.11.45 [= Vimercati A48 80 = Alesse 9]:
Audivi [= Crassus] enim summos homines, cum quaestor ex Macedonia venissem
Athenas florente Academia, ut temporibus illis ferebatur, cum eam Charmadas et
Clitomachus et Aeschines optinebant. Erat etiam Metrodorus, qui cum illis una
etiam ipsum illum Carneadem diligentius audierat, hominem omnium in dicendo, ut
ferebant, acerrimum et copiosissimum; vigebatque auditor Panaeti illius tui [=
Scaevola] Mnesarchus et peripatetici Critolai Diodorus 72 . de officiis
di Cicerone, in Tra Grecia e Roma. Temi antichi e metodologie moderne (Roma
1980) 202 ss.; A. ERSKINE, The Ellenistic Stoa. Political Thought and Action
(London 1990) 156; F. ALESSE (a cura di), Panezio di Rodi, Testimonianze
(Napoli 1997) 245. 71 Insieme a questi, M. POHLENZ, La Stoa 542, ricorda:
l’altro genero di Lelio (insieme a Mucio Scevola), Gaio Fannio; il nipote di
Scipione Emiliano, Quinto Elio Tuberone; Publio Rutilio Rufo (Cic. Brutus
30.116 Habemus igitur in Stoicis oratoribus Rutilium); Marco Vigellio e il
nipote di Scevola, Quinto Mucio Scevola il pontefice massimo, l’antagonista di
Crasso nella causa curiana; inoltre, Spurio Mummio (Cic. Brutus 25.94: Spurius
autem nihilo ille quidem ornatior, sed tamen astrictior; fuit enim doctus ex
disciplina Stoicorum) e Manio Manilio. 72 L’elaborazione dell’editto
provinciale, fatta da Q. Mucio con l’aiuto di Rufo (che poi Cicerone riprenderà
nel suo impianto di base) è rimasto proverbiale (e non a caso inviso ai
publicani) come esempio di intransigenza stoica. Sull’esistenza di un rapporto
strettissimo tra Stoa e pensiero giuridico romano dell’età cesariana non si può
quindi dubitare. La questione della fides, e del suo rilievo morale, come
espressione di un nuovo sentimento etico, potrebbe quindi essere visto come uno
dei tanti riflessi che l’influenza del pensiero stoico produsse nelle persone
di cultura a Roma a partire dal secondo secolo a.C. Cfr. sul punto specifico R.
CARDILLI, ‘Bona fides’ tra storia e sistema 3-63 con riflessioni anche sul
pensiero labeoniano. Ora anche A. SCHIAVONE, Ius 240 ss. L’impegno profuso da
Aquilio Gallo, il difensore dell’aequitas, nel cercare il fondamento
definitorio del dolus malus è stato visto, insieme alla considerazione della
buona fede in Quinto Mucio Scevola, esattamente come conseguenza di una volontà
di dare maggiore rilievo, nell’ambito del diritto formale, al nuovo sentimento
etico portato dalla Stoa tra gli intellettuali culturalmente L’ultimo esempio
ci consente di tornare alla nozione di proprietà fondiaria di cui parlavamo
prima e di avviarci anche rapidamente alla conclusione. Proprio attraverso
Varrone, seguiamo infatti una traccia sottile che attesterebbe un collegamento
diretto tra la metodologia filologico antiquaria di Elio Stilone e i giuristi
dell’età ciceroniana. Tale traccia porta fino a Servio Sulpicio Rufo e alla sua
scuola che Cicerone, come sappiamo, considerava all’avanguardia73 . In un noto
frammento di Gellio sulle favis(s)ae Capitolinae è attestato uno scambio di
corrispondenza proprio tra tale giurista e Varrone e si riconosce in Servio
curiosità grammaticale e un gusto antiquario di marcato stile ‘varroniano’:
Gell. 2.10.1: Servius Sulpicius iuris civilis auctor, vir bene litteratus,
scriptis ad M. Varronem rogavitque, ut rescriberet, quid significaret verbum,
quod in censoris libris scriptum esset. Id erat verbum ‘favisae Capitolinae’ 74
. Allo stesso modo, Alfeno Varo, Servi Sulpicii discipulus rerumque antiquarum
non incuriosus, risulta coinvolto in una questione filologico-esegetica sul
rapporto etimologico tra i termini purum e putum (Gell. 7.5.1) 75 . Se queste
testimonianze sono attendibili, si potrebbe dire allora che la generazione dei
giuristi dell’età cesariana seppe trasformare in realtà concreta ciò che
all’epoca del circolo del terzo Scipione si potè più sensibili della
società romana. In questo senso mi pare molto indicativa la seguente
testimonianza di Varrone sulle conseguenze delle deliberazioni del pretore in
giorni nefas: Varro l.L. 6.4.30: Praetor qui tum fa[c]tus est, si imprudens
fecit, piaculari hostia facta piatur; si prudens dixit, Quintus Mucius
a[b]i[g]ebat eum expiari ut impium non posse. Si v. per questo retro, paragrafo
4. 73 Cic. Brutus 41.152. 74 Sulla scuola di Servio Sulpicio Rufo v. M.
BRETONE, Il responso e la scuola di Servio, in Tecniche e ideologie dei
giuristi romani 91 ss. Cfr. A. SCHIAVONE, Ius 214 ss., in part. 229. 75 Gell.
7.5.1: Alfenus iureconsultus, Servii Sulpicii discipulus rerumque antiquarum
non incuriosus, in libro digestorum tricesimo et quarto, coniectaneorum autem
secundo: « in foedere » inquit « quod inter populum Romanum et Carthaginienses
factum est, scriptum invenitur, ut Carthaginienses quotannis populo Romano
darent certum pondus argenti puri puti, quaesitumque est, quid esset ‘purum
putum’. Respondi » inquit « ego ‘putum’ esse valde purum, sicuti novum
‘novicium’ dicimus et proprium ‘propicium’ augere atque intendere volentes novi
et proprii significationem ». 356 OSVALDO SACCHI solo teorizzare. Forse non si
riuscì a determinare l’ideale della res publica che rimase un modello meramente
teorico76 , però si portò a termine il processo di trasformazione della
possessio dell’ager publicus in dominium quiritario che fu uno dei problemi che
afflisse di più gli intellettuali del circolo scipionico, se è vero quanto
Manio Manilio riferisce di Gaio Lelio sul suo interesse ad applicare al diritto
romano la distinzione tra ciò che era ‘proprio’ e ciò che era ‘di altri’ 77 .
Sono veramente alla conclusione e vorrei citare uno dei più grandi maestri
della filologia moderna, August Boeckh. Questi ha scritto, in termini solo
apparentemente paradossali, che i popoli o gli individui ‘colti’, avendo
evidentemente la consapevolezza di un passato da custodire e da tramandare,
sentirono inevitabilmente, come segno di maturità, l’esigenza di filologhéin
(filologe¡n). Popoli incolti e privi di senso della tradizione, poterono al
più, filosoféin (filosofe¡n) 78 . Riflettendo su quanto detto finora, questa
affermazione forse ci conduce direttamente al cuore del problema. I giuristi
romani degli ultimi due secoli della repubblica, sia pure con diverse sfumature
di approccio, seppero infatti sentire l’esigenza di filologhéin. Lo dimostra la
cura con cui il testo delle XII tavole fu conservato (fino all’epoca di Sesto
Elio) e ancora discusso e interpretato in epoca scipionico-cesariana. Opere di
taglio giuridicofilologico, come quelle di Lucio Acilio, Elio Stilone, Aquilio
Gallo e 76 Mi riferisco a Q. Elio Tuberone, l’allievo di Ofilio, che
riconobbe a Cesare e Pompeo la volontà di salvare insieme la res publica come
fine della loro contentio dignitatis (Suet. Iul. 83.1). Augusto aveva adibito
il principio della concordia cesariano-pompeiana come postulato necessario per
la costruzione della sua idea di res publica appoggiata dagli intellettuali
dell’epoca cesariana. In questo quadro si chiariscono le famose parole riferite
da Macrobio ad Augusto in cui si definisce Catone Uticense buon cittadino
perché non voleva che si modificasse l’ordine costituito (Macr. sat. 2.4.18 de
pervicacia Catonis ait: quisquis praesentem statum civitatis commutari non
volet et civis et vir bonus est). Ampio ragguaglio sui vari tipi di
costituzione teorizzati negli ambienti colti romani dell’epoca scipionica in F.
CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo Stato 77 ss. 77 Cic. de re p. 1.13.19: Tum
Manilius: Pergisne eam, Laeli, artem inludere, in qua primum excellis ipse,
deinde sine qua scire nemo potest, quid sit suum, quid alienum? Su Lelio come
stoico v. anche Cic. Lael. 2.6-7. 78 A. BOECKH, Enzyklopädie und Methodenlehre
der philologischen Wissenschaften (Leipzig 1886) [= tr. it. di R. MASULLO, La
filologia come scienza storica, a cura di A. Garzya (Napoli 1987) p. 50].
Verrio Flacco e le incursioni non sporadiche di Servio e di Alfeno Varo in
questo campo, ne sono una chiara dimostrazione. I filosofi stoici smisero di
considerare (come Platone) la filosofia come il « tutto » di fronte alle «
parti » e fecero entrare tale disciplina in rapporto con la scienza parziale79
. L’attività della giurisprudenza romana, da usus consolidato nella prassi
(cavere, agere e respondere) ed espressione di un sapere (si potrebbe dire,
alla greca phronètico), seppe invece trasformarsi in ars. E questo,
probabilmente, non soltanto grazie all’uso della diairetica, cioè delle metodologie
importate dal mondo culturale ellenico, ma anche per effetto dell’applicazione
della filologia allo studio del diritto80 . Mi diverte allora pensare, e
concludo, che i giuristi romani potrebbero essersi comportati da ‘colti’, a
differenza dei filosofi greci, che sembrerebbero essere rimasti confinati per
sempre nel loro meraviglioso, ma forse ‘incolto’, isolamento. Parafrasando
Nietzsche: « Quae philosophia fuit, facta philologia est ». Inutile dire che in
questo caso il filologo/filosofo tedesco si sta richiamando ad un passaggio
delle Epistulae di Seneca che fu uno degli esponenti migliori dello stoicismo
romano del periodo post paneziano81 . 79 M. ISNARDI PARENTE, Techne.
Momenti del pensiero greco da Platone a Epicuro (Firenze 1966) 353 s. 80 Sul
significato del concetto di ars si v. retro nt. 42. 81 Sen. ep. 108.23. V.
anche M. POHLENZ, La Stoa 608. Sulla figura di Nietzsche filologo rinvio alle
belle pagine di M. GIGANTE, Classico e mediazione. Contributi alla storia della
filologia antica (Roma 1989) 21-53[=in Rendiconti dell’Accademia di
Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli, n.s. 59 (1984) 37-78]. Pompeo
Grice e Pompeo: il portico romano – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. The uncle of Pompeo, the general. He was well versed in the Portico
and a man of considerable learning, especially in the area of geometry. Sesto
Pompeo.
Grice e Pompeo: il portico romano – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. A statesman and general ultimately defeated in the civil war against
Giulio Cesare. A pupil of Posidonio at Rome. It is said that this tutelage had
a great effect on him – “It changed my life” -- but it is not clear to what
extent Pompeo himself became a follower of the Portico. Gnaio Pompeo Magno.
Grice e Pomponazzi: implicatura conversazionale
materiale - l’affair Pomponazzi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mantova). Flosofo italiano. Important Italian
philosopher. Studia a Padova sotto Nardò,
Riccobonella e Trapolino. Insegna a Padova, Carpi, Padova, Venezia, Ferrara,
Mantova, e Bologna. Pubblica “De maximo et minimo”. Publica un commento al “De anima”
aristotelico del Lizio. Scrive il “Trattato dell’immortalita dell’anima”
(Bologna), il “Il fato, il libero arbitrio e la predestinazione” (Grataroli,
Basilea) e il “De naturalium effectuum causis, sive de incantationibus”
(Grataroli, Basilea) oltre a commenti delle opere di Aristotele. Il “Tractatus
de immortalitate animae,” in cui sostiene che l'immortalità dell'anima non può
essere dimostrata razionalmente, fa scandalo. Attaccato da più parti, la
pubblicazione è pubblicamente bruciata a Venezia. Denunciato da Fiandino per
eresia, la difesa di Bembo gli permette di evitare terribili conseguenze. É condannato
da Leone X a ri-trattare la sua tesi. Non ri-tratta. Si difende con la sua
Apologia e con il Defensorium adversus Augustinum Niphum, una risposta al De
immortalitate animae libellus di NIFO (si veda), in cui sostiene la distinzione
tra verità di fede e verità di ragione, idea ripresa da ARDIGÒ (si veda). Evita
ogni problema pubblicando il “De nutritione et augmentatione”, il “De partibus
animalium” e il “De sensu”. Muore suicida. Per i peripatetici del LIZIO,
l'anima è l'atto – entelechia -- primo di un corpo che ha la vita in potenza.
L’animo è la sostanza che realizza la funzione vitale dei corpi. Tre sono le funzioni
dell'anima: la funzione vegetativa per la quale gl’esseri vegetali, animali e
umani si nutrono e si riproducono; la funzione sensitiva per la quale gl’esseri
animali e umani hanno sensazioni e immagini; la funzione intellettiva, per la
quale gl’esseri umani comprendono. La funzione intelletiva è la capacità
di giudicare le immagini fornite dai sensi. L'atto dell'intendere si identifica
con l'oggetto intelligibile, cioè con la sostanza dell'oggetto, ossia con la
verità. L’intelletto possibile o passivo è la capacità umana di intendere.
L’intelletto attuale o attivo o agente è la luce intellettuale. L’intelleto
agente contiene in atto ogni intelligibile, e agisce sull'intelletto potenziale
come la luce mostra, mette in atto i colori che al buio non sono visibili ma
pure esistono e dunque sono in potenza. L’intelletto agente mette in atto una verità
che nell'intelletto possibile e soltanto in potenza. L'intelletto agente è
separato, non composto, impassibile, per sua essenza atto separato, esso è solo
quel che è realmente. Questo è immortale ed eterno. Bisogna esaminare se
la forma esista anche dopo la dis-soluzione del composto. Per alcune cose nulla
lo impedisce, come, ad esempio nel caso dell'anima, ma non dell'anima nella sua
interezza, bensì dell'intelletto, poiché è forse impossibile l'esistenza
separata dell'anima intera. I parepatetici del LIZIO a Padova si sono divisi in
due correnti: gli’averroisti e gl’alessandrini, seguaci questi delle
interpretazioni di Alessandro di Afrodisia. Gl’averroisti, secondo una
concezione influenzata dall’idealismo sosteneno l'unicità e la trascendenza non
solo dell'intelletto agente, ma anche dell'intelletto possibile, che per lui
non appartiene agl’uomini ma è unico e comune all'intera specie umana. Gl’alessandrini
manteneno l'unicità dell'intelletto agente, che fano coincidere con il divino,
ma attribuisceno a ciascun uomo un intelletto possibile individuale, mortale insieme
con il corpo. Va ricordato che per AQUINO (si veda) nell'uomo è presente
un'unica anima per sua natura – simpliciter -- immortale, ma per un certo
aspetto -- secundum quid -- mortale, in quanto anche legata alle funzioni più
materiali dell'essere umano. Trae spunto da una discussione con RAGUSEO
(si veda) il quale, avendo sostenuto che la teoria d’AQUINO sull'anima non si
accorda con quella aristotelica del LIZIO, lo prega di provare le sue
affermazioni mediante mezzi puramente razionali. Fanno bene gl’antichi a
porre gl’uomini tra le cose eterne e quelle temporali, cosicché gl’uomini, né
puramente eterni né semplicemente temporali, partecipano delle due nature e
stando a metà fra loro, può vivere quella che vuole. Così, alcuni uomini
sembrano dei perché, dominando il proprio essere vegetativo e sensitivo, sono
quasi completamente razionali. Altri, sommersi nei sensi, sembrano bestie.
Altri ancora, uomini nel vero senso della parola, vivono mediamente secondo la
virtù, senza concedersi completamente né all'intelletto e né ai piaceri del
corpo. Gl’uomini dunque, sono di natura non semplice ma molte-plice, non
determinata ma bi-fronte – ancipitis -- media fra il mortale e l'immortale. Questa
medietà non è il provvisorio incontro di due nature, una corporea e una
non-corporea, che si divideranno con la morte, ma è la dimostrazione della
reale unità degl’uomini. La natura procede per gradi. Gl’esseri vegetali hanno
un poco di anima. Gl’animali hanno i sensi e una certa immaginazione. Alcuni
animali arrivano a costruirsi case e a organizzarsi civilmente tanto che molti
uomini sembrano avere un'intelligenza molto inferiore alla loro. Vi sono
animali intermedi fra la pianta e la bestia, come la spugna della scimmia non
sai se sia uomo o bruto, analogamente l'anima intellettiva è media fra il
temporale e l'eterno. Polemizza cogl’averroisiti che hanno scisso dalla
naturale unità umana il principio razionale da quello sensitivo e con’AQUINO,
ri-levando che l'anima, essendo unica, non può avere due modi di intendere, uno
dipendente e un altro indipendente dalle funzioni dei corpi. La dipendenza
dell'intelligenza dalla fantasia, che dipende a sua volta dai sensi, lega
l'anima indissolubilmente al corpo e ne fa seguire lo stesso destino di morte.
È capovolta la tesi fondamentale d’AQUINO. L'anima è per sé mortale e secundum
quid, in un certo senso, immortale, e non il contrario, perché nobilissima fra
le cose materiali e al confine con le immateriali, profuma di immortalità ma
non in senso assoluto -- aliquid immortalitatis odorat, sed non simpliciter. E
ricorda che per Aristotele e il LIZIO l'anima non è creata dal divino. Gl’uomini
infatti sono generati dagl’altri uomini e anche dal sole. Riguardo al problema
del rapporto fra ragione e fede, solo la fede, non le ragioni naturali, può
affermare l'immortalità dell'anima e coloro che camminano per le vie dei
credenti sono fermi e saldi, mentre per
quanto attiene i problemi etici che la mortalità dell'anima potrebbe suscitare,
afferma che per comportarsi virtuosamente non è affatto necessario credere
all'immortalità dell'anima e alle ricompense ultra-terrene, perché la virtù è
premio a sé stessa e chi afferma che l'anima è mortale salva il principio della
virtù meglio di chi la considera immortale, perché la speranza di un premio e
il terrore della pena provoca comportamenti servili contrari alla
virtù. Il Tractatus provoca clamore e polemiche alle quale rispose, ribadendo
le sue tesi con l'apologia, dove risponde alle critiche amichevoli di Contarini,
Colzade e Fiandino. Replica con il Defensorium adversus Agostinum Niphum alle
critiche di NIFO (si veda), professore di filosofia a Padova. Panizza chiede a
P. se possono esserci cause sopra-naturali di eventi naturali, in contrasto con
le affermazioni di Aristotele del LIZIO, e se si debba ammettere l'esistenza del
demonio anche per spiegare molti fenomeniche si sono verificati. Dobbiamo
spiegare questi fenomeni con cause naturali, senza ricorrere al demonio. É
ridicolo lasciare l'evidenza per cercare quello che non è né evidente né credibile.
D'altra parte, poiché l'intelletto percepisce dati sensibili, un puro spirito
non puo esercitare un'azione qualunque su qualcosa di materiale. Uno spirito non
puo entrare in contatto con il mondo. In realtà vi sono uomini che, pur agendo
per mezzo della scienza, hanno prodotto effetti che, mal compresi, li hanno
fatti ritenere opera di santi o di maghi, com'è successo con ABANO (si veda) o
con Cecco d'Ascoli. Altri, ritenuti santi dal volgo che pensa avessero rapporti
con gl’angeli sono magari dei mascalzoni. Facessero tutto questo per ingannare
il prossimo. Ma, a parte casi di incomprensione o di malafede, è possibile che
fenomeni mirabolanti hanno la loro causa nell'influsso degli astir. È assurdo
che un corpo celeste, che regge tutto l'universo non possa produrre un effetto
che di per sé e nulla considerando l'insieme dell'universo. Cause naturali,
comunque, secondo la scienza del tempo: il determinismo astrologico governa
anche le religioni. Al tempo degl’idoli non c'è maggior vergogna della croce,
nell'età successiva non c'è nulla di più venerato. Ora si curano i languori con
un segno di croce nel nome di Gesù, mentre un tempo ciò non accadeva perché non
è giunta la sua ora. Ogni religione ha i suoi miracoli quali quelli che si
leggono e si ricordano nella legge di Cristo ed è logico, perché non ci possono
essere profonde trasformazioni senza grandi miracoli. Ma non sono miracoli
perché contrari all'ordine dei corpi celesti ma perché sono inconsueti e rarissima.
Nessun fenomeno ha dunque cause non naturali. L’astrologo che ha colto la
natura delle forze celesti, può spiegare tanto le cause di fenomeni che
sembrano sopra-naturali che realizzare opere straordinarie che il popolino
considera miracolose solo perché incapace di individuarne la causa. L'ignoranza
del volgo è del resto sfruttata da politici e da sacerdoti per tenerlo in
soggezione, presentandosi ad esso come personaggi straordinari o addirittura
inviati dal divino stesso. Se il divino crea l'universo ponendo su di esso
leggi fisiche precise, è paradossale che egli stesso agisse contro queste leggi
utilizzando eventi sovrannaturali come i miracoli. L’universo è controllato e
determinato dall'agire degl’astri e il divino agisce indirettamente muovendo
questi ultimi. Sviluppa quindi una concezione dell'universo deterministica. Se
tale e la forze che governa il mondo, se anche un fenomeno sopra-nturale ha una
spiegazione nell'esistenza della forza naturale così potente, esiste ancora una
libertà nelle scelte individuali dell'uomo? Nel divino, conoscenza e causa
delle cose coincidono e dunque egli è veramente libero. Gl’uomini si esprimeno
invece in un mondo dove tutto è già determinato. Rifiutato il contingentismo degl’alessandrini,
che salvano la libertà umana criticando gli stoici per i quali non esiste né
contingenza né libertà umana, è costretto dalla sua concezione strettamente
deterministica, ove tutto è regolato dalla forza naturale superiori agl’uomini,
a propendere per l'impossibilità del libero arbitrio. L’argomento è
difficilissimo. Il portico sfugge facilmente alle difficoltà facendo dipendere
dal divino l'atto di volontà. Per questo l'opinione del Portico appare molto
probabile. Nel cristianesimo c'è maggiore difficoltà a risolvere il problema
del libero arbitrio e della predestinazione. Se il divino odia ab aeterno i
peccatori e li condanna, è impossibile che non li odi e non li condanni. Così
odiati e reietti, è impossibile che i peccatori non pecchino e non si perdano.
Che rimane, allora, se non una somma crudeltà e ingiustizia divina, e odio e
bestemmia contro il divino? E questa è una posizione molto peggiore di quella del
Portico. Il Portico dice infatti che il divino si comporta così perché la necessità
e la natura lo impongono. Secondo il cristianesimo, il fato dipende invece
dalla cattiveria del divino, che puo fare diversamente ma non vuole, mentre
secondo il Portico il divino fa così perché non può fare altrimenti. Espone la
mortalita dell’animo con voce dolce e limpidissima. Il suo discorso è preciso e
pacato nella trattazione, mobile e concitato nella polemica. Quando poi giunge a
definire e a trarre le conclusioni, è grave e posato. Nulla tenero con gl’uomini
di chiesa, isti fratres truffaldini, domenichini, franceschini, vel diabolini
riassume il suo spirito ironico e motteggiante consigliando alla filosofia
credete fin dove vi detta la ragione, alla teologia credete quel che vogliono i
teo-logi e i prelati con tutta la chiesa, perché altrimenti farete la fine
delle castagne ma e serio e senza compromessi nelle sue convinzioni scrivendo
nel “De fato” che Prometeo è il filosofo che, nello sforzo di scoprire i
segreti divini, è continuamente tormentato da pensieri affannosi, non ha sete,
non ha fame, non dorme, non mangia, non spurga, deriso, dileggiato, insultato,
perseguitato dagli inquisitori, ludibrio del volgo. Questo è il guadagno dei
filosofi, questa la loro ricompensa. Epperò un filosofo è un dio terreno, tanto
lontano dagl’altri come un uomo o e dalla sua figura dipinta e lui e pronto, per
amore della verità, anche a ritrattare quel che dico. Chi dice che polemizzo
per il gusto di contrastare, mente. In filosofia, chi vuol trovare la verità,
dev'essere eretico. Trattati peripatetici del Lizio (Milano, Bompiani); Nardi (Firenze, Monnier); Badaloni, Cultura e
vita civile tra Riforma e Controriforma” (Bari, Laterza); Zannier, Ricerche sulla
diffusione e fortuna del De Incantationibus” (Firenze, Nuova Italia); Garin, Aristotelismo o lizio veneto, Peripatetici
veneti” (Padova, Antenore); Sgarbi, “Tra
tradizione e dissenso (Firenze, Olschki); Vitale, “Un aristotelismo
problematico: il «De fato», Aristotele si dice in tanti modi, “Lo sguardo”. Treccani
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia. Dizionario di
filosofia. Petrus Pomponatius. Pomponatius. Pietro Pomponazzi. Pomponazzi. Keywords:
peripatetismo veneto. Pomponazzi. Keywords: paripatetismo veneto, lizio,
corpore, materialismo, animo-anima, Aquino, Nifo -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Shropshire and Pomponazzi
on the immortality of the soul," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice
e Pomponio: l’orto romano – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A statesman and author. Sometimes
misspelled “Pompedio.” The historian Josephus said he was a senator that
followed the Garden. Publio Pomponio Secondo.
Grice e Pontara: l’implicatura conversazionale, o se
il fine giustifichi i mezzi – filosofia italiana -- (Cles). Filosofo italiano. Grice: “I like Pontara: he wrote a whole essay on Kant’s problem
about the reduction of the categorical to the the prudential imperative, “Se il
fine giustifica i mezzi.” Uno dei massimi studiosi della nonviolenza. Fortemente
dubbioso dell’eticità del servizio militare. Insegna a Torino, Siena, Cagliari,
Padova, Bologna, Imperia, e Trento. Uno
dei fondatori di “Per la Pace”. Studia etica pratica e teorica, meta-etica e
filosofia politica. “Se il fine giustifichi i mezzi” (Mulino, Bologna). Studia non-violenza,
Pace, Utilitarismo, in Dizionario di politica (Pomba, Torino); Neo-contrattualismo,
socialismo e giustizia, Democrazia e
contrattualismo (Riuniti, Roma); Filosofia pratica (Saggiatore, Milano); Antigone
o Creonte. Etica e politica (Riuniti, Roma); “Etica e generazioni future” (Laterza,
Bari); La personalità non-violenta” (Abele, Torino); “Guerre, disobbedienza civile,
non-violenza” (Abele, Torino); “Breviario per un'etica quotidiana” (Pratiche,
Milano); “Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, Teoria e pratica della non-violenza”
(Einaudi, Torino). G. Pontara. Pontara. Keywords: Grice on the mythic status of
the contract in ‘Meaning Revisited’, Grice against the quasi-contractualist, se
il fine giustifichi i mezzi, contrattualismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pontara” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Ponte: l’implicatura conversazionale maschile
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Lodi). Flosofo italiano. Studia a Genova. Insegna a
Pontremoli. D'impostazione tradizionalista, dopo gli studi classici vive a
Pontremoli. Storico delle idee e del diritto romano arcaico, studioso di
simbolismo, fonda la rivista di ispirazione evoliana “Arthos” -- cultura
tradizionale, testimonianza tradizionale, a cura di “Arya” di Genova. Cura il “Tractatus de potestate
summi pontifices”; La Cronologia vedica in appendice a La dimora artica dei
Veda. Tra i fondatori del movimento tradizionale romano. Collabora attivamente
con “Arya”, ispirate dall'O. I. C. L. Altre saggi: “Dei italici”; “Miti italici,”
“Archetipi e forme della sacralità romano-italica” (Genova, Ecig); “Il movimento
tradizionalista romano” (Scandiano, Sear); “La religione dei romani” (Milano,
Rusconi); “Il magico Ur” (Borzano, Sear); “I liguri: etno-genesi di un popolo”
(Ecig, Genova); “La città degli dei”; “La tradizione di Roma e la sua
continuità” (Ecig, Genova); "Favete Linguis!" Saggi sulle fondamenta
del Sacro in Roma antica” (Arya, Genova); "Ambrosiae pocula" (Tridente,
Treviso); "Nella terra del drago" note insolite di viaggio nel Regno
del Bhutan (Tridente, La Spezia); “Il mondo alla rovescia” (Arya, Genova); “In
difesa della tradizione” (Arya, Genova); “Le sacre radici del potere” (Arya,
Genova); “La massoneria volgare speculativa” (Arya, Genova); “Lettere ad un
amico” (Arya, Genova); “Hic manebimus optime” (Arya, Genova); “Etica aria”
(Arya, Genova); “Aspetti del lessico pontificale: gli indigitamenta”; “ “I LARI
nel sistema spazio-temporale romano”; “Santità
delle mura e sanzione divina,”; “Gl’arii”; “Via romana agli Dei”; Centro studi La Runa. Renato del Ponte. Ponte.
Keywords: implicatura maschile, ario, gl’arii, I liguri, romani, antica roma,
massoneria volgare. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponte” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Ponzi: il segno dell’altro, o della semiotica
filosofica – filosofia italiana – Luigi Speranza (San
Pietro Vernotico). Filosofo italiano. Studia a Bari sotto SEMERARI (si veda). Insegna
a Bari. Cura ROSSI-LANDI (si veda). Studia la fenomenologia della relazione
interpersonale. Insegna a Brindisi, Francavilla Fontana, e Terlizzi. Studia scienze
dei linguaggi e linguaggi delle scienze, intert-estualità, inter-ferenze,e mutuazioni. Pubblica “Enunciazione e testo letterario
nell'insegnamento dell'italiano come lingua straniera” (Guerra, Perugia); Linguistica generale, scrittura letteraria e
traduzione, Da dove verso dove. L'altra parola nella comunicazione globale, A
mente. Processi cognitivi e formazione linguistica, Lineamenti di semiotica e
di filosofia del linguaggio; Introduzione a Bachtin (Bompiani); “Il discorso
amoroso” (Mimesis) e Bachtin e il suo circolo (Bompiani, collana “Il pensiero
Occidentale” diretta da Reale); Summule logicales (Bompiani); Manoscritti matematici
(Spirali); La filosofia come professione, come istituzione, presuppone una
filosofia propria del linguaggio, che si esprime nella tendenza del linguaggio
al pluri-linguismo dia-logico, alla correlazione dialogica delle lingue e dei
linguaggi di cui sono fatte, una filosofia del linguaggio, in cui ‘del
linguaggio’ è da intendersi come genitivo soggettivo: un filosofare del
linguaggio, che consiste nella pluri-discorsività dialogizzata. I campi di suo
studio e di sua ricerca sono la semiotica e filosofia del linguaggio. Filosofia
del linguaggio è l'espressione che meglio esprime l'orientamento dei suoi studi
e come egli affronta i problemi relativi alla semiotica dal punto di vista della
filosofia del linguaggio, alla luce degli sviluppi delle scienze dei segni,
dalla linguistica alla bio-semiotica. In tal senso, il suo approccio
può essere più propriamente definito come di pertinenza della semiotica
generale, anche se si occupa di semiotica generale, in termini di critica. La
semiotica generale supera l'illusoria separazione tra le discipline
umanistiche, da una parte, e quelle logico-matematiche e le scienze naturali,
dall'altra, evidenziando invece la condizione di inter-connessione. La sua
ricerca semiotica si riferisce a diversi campi e discipline, praticando un
approccio che è tras-versale e inter-disciplinare, o come direbbe lui stesso
"in-disciplinato". Si occupa di semiotica, di linguistica e
delle altre scienze dei linguaggi e dei segni, nel senso della filosofia del
linguaggio, intendendo ‘del linguaggio’ non come indicazione dell'oggetto della
filosofia, della filosofia che si occupa del linguaggio, ma come “la filosofia”
del linguaggio stesso, come la sua attitudine al filosofare. Filosofia del
linguaggio e intesa come filosofia del dia-logo, apertura all'altro,
disposizione all'alterità, arte dell'ascolto, messa in crisi del mono-linguismo,
del mono-logismo, inventiva, innovazione, creatività che nessun ordine del discorso,
nessuna de-limitazione dei luoghi comuni dell'argomentare, può controllare o
impedire. Il genere, come ogni insieme, uniforma indifferentemente, cancella le
differenze tra coloro che ne fanno parte, e implica l'opposizione altrettanto
indifferente con coloro che fanno parte del genere opposto. Ogni genere a cui
l'identità si appella per affermare la sua appartenenza, per esempio
comunitaria, etnica, sessuale, nazionale, di credo, di ruolo, di mestiere, di
condizione sociale, è in opposizione a un altro genere: bianco/nero;
uomo/donna; comunitario/extra-comunitario; co-nazionale/straniero;
professore/studente. Afferma che ogni differenza-identità, ogni differenza
di genere, al suo interno, è cancellazione della differenza singolare e ogni
genere. Ogni identità presuppone, in quanto basato sull'indifferenza e
sull'opposizione, prevede il conflitto. L'unica differenza non
indifferente e non oppositiva è la differenza singolare, fuori identità, fuori
genere, come d“sui generis” è l'alterità. Alterità intesa come relazione con
l'altro, alterità assoluta, di unico a unico, in cui ciascuno è in-sostituibile
e non indifferente. Un'alterità che l'identità rimuove e censura, relega nel
privato, ma che ciascuno vive e riconosce come vera relazione con l'altro.
Altre saggi “La relazione inter-personale” (Adriatica, Bari), “L’altro” (Adriatica,
Bari); “Linguaggio e re-lazioni sociali” (Adriatica, Bari); Produzione
linguistica e ideologia sociale (Donato, Bari); “Persone, linguaggi e
conoscenza” (Dedalo, Bari); “Filosofia del linguaggio e prassi sociale” (Milella,
Lecce); “Dia-lettica e verità -- Scienza e materialismo storico-dialettico” (Dedalo,
Bari); “La semiotica” (Dedalo, Bari); “Marxismo, scienza e problema dell'uomo” (Bertani,
Verona); “Scuola e pluri-linguismo (Dedalo, Bari); “All’origini della
semiotica” (Dedalo, Bari); “Segni e contraddizioni” (Bertani, Verona);“Spostamenti,
Percorsi e discorsi sul segno” (Adriatica, Bari); “Lo spreco dei significanti.
L'eros, la morte, la scrittura” (Adriatica, Bari); -- Grice: “Implicatura come
lo spreco” -- Fra linguaggio e letteratura” (Adriatica, Bari); “Segni per
parlare dei segni” (Adriatica, Bari); Filosofia del linguaggio (Adriatica, Bari);
Interpretazione e scrittura. Scienza dei segni ed eccedenza letteraria” (Bertani,
Verona); eccedenza – spreco. “Dialogo
sui dialoghi (Longo, Ravenna); La filosofia del linguaggio (Adriatica, Bari); “La
tartaruga” (Ravenna, Longo); “Filosofia del linguaggio”; “Segni valori
ideologie” (Adriatica, Bari); “Dialogo e narrazione” (Milella, Lecce); “Tra
semiotica e letteratura” (Bompiani, Milano); “La ricerca semiotica (Bologna,
Esculapio); “Il dialogo della menzogna” (Roma, Stampa alternativa, Scrittura,
dialogo e alterità” (Nuova Italia, Firenze); Fondamenti di filosofia del
linguaggio (Laterza, Roma); “Responsabilità e alterità” (Jaca, Milano); “La
differenza non in-differente. Comunicazione e guerra, Mimesis, Milano); “Il segno dell'altro: eccedenza letteraria e prossimità”
(Scientifiche, Napoli); I ricordi, la memoria, l'oblio. Foto-grafie senza soggetto
(Bari, Sud); Comunicazione, comunità, informazione -- comunicazione
mondializzata e tecnologia (Manni,
Lecce); “I tre dialoghi della menzogna e della verità (Scientifiche, Napoli); “La
rivoluzione bachtiniana. Il pensiero di Bachtin e l'ideologia contemporanea” (Levante,
Bari); “Metodologia della formazione linguistica” (Laterza, Roma); “Che cos'è
la letteratura?” (Milella, Lecce); “Elogio dell'in-funzionale -- critica dell'ideologia
della produttività” (Castelvecchi, Roma); “Semiotica della musica. Introduzione
al linguaggio musicale” (Graphis, Bari); “La coda dell'occhio. Letture del
linguaggio letterario” (Graphis, Bari); Basi. Significare, inventare, dia-logare”
(Lecce, Manni); “La comunicazione” (Graphis, Bari); “Fuori campo: il segno del
corpo tra rappresentazione ed eccedenza (Mimesis, Milano); Il sentire nella
comunicazione” (Meltemi, Roma); Semiotica dell'io” (Meltemi, Roma); “I segni e
la vita la semiotica” (Spirali, Milano); “Uomini, linguaggi, mondo” (Milano,
Mimesis); “Il linguaggio e le lingue. Introduzione alla linguistica generale” (Bari,
Graphis); “I segni tra globalità e infinità. Per la critica della comunicazione
globale (Bari, Cacucci); “Semio-etica (Roma, Meltemi); “Linguistica generale,
scrittura letteraria e traduzione” (Perugia, Guerra); “Semiotica e dia-lettica,
Bari, Sud); “La raffigurazione letteraria (Milano, Mimesis); Semiotica globale.
Il corpo nel segno (Bari, Graphis); Testo come iper-testo e tra-duzione
letteraria, Rimini, Guaraldi); Tesi per il futuro anteriore della semiotica. Il
programma di ricerca della Scuola di Bari-Lecce, (Milano, Mimesi); Dialoghi
semiotici (Napoli, Scientifiche); “La cifre-matica e l'ascolto” (Bari, Graphis);
“Fuori luogo. L'es-orbitante nella ri-produzione dell'identico” (Roma, Meltemi);
“A mente. Processi cognitivi e formazione linguistica” (Perugia, Guerra);
Lineamenti di semiotica e di filosofia del linguaggio (Bari, Graphis); Tre
sguardi su Dupin” (Bari, Graphis); “Scrittura, dia-logo, alterità” (Bari,
Palomar); “Linguaggio, lavoro e mercato” (Milano, Mimesis); “La dis-sidenza
cifre-matica” (Milano, Spirali); Contexto, Da dove verso dove. La parola altra
nella comunicazione globale (Perugia, Guerra); “La visione ottusa” (Milano,
Mimesis); “L’analisi, la scrittura” (Bari, Graphis); Interpretazione e
scrittura, Scienza dei testi ed eccedenza letteraria” (Multimedia, Lecce); “In
altre parole, Mimesis, Milano); “La filosofia del linguaggio” (Laterza, Bari); “Marxismo
e umanesimo. Per un'analisi semantica delle tesi su Feuerbach (Dedalo, Bari); “Manoscritti
matematici” (Dedalo, Bari); Saggi filosofici (Dedalo, Bari); Marxismo e
filosofia del linguaggio (Dedalo, Bari); Freudismo, Dedalo, Bari); Semiotica,
teoria della letteratura e marxismo (Dedalo, Bari); Il linguaggio (Bari, Dedalo);
“Linguaggio e classi sociali. Marxismo e stalinismo (Dedalo, Bari); Il metodo
formale e la teoria della letteratura” (Dedalo, Bari); “L'a-lienazione come
fenomeno sociale” (Riuniti, Roma); “Il linguaggio come pratica sociale”
(Dedalo, Bari); “Poli-fonie” (Adriatica, Bari); Scienze del linguaggio e pluri0linguismo.
Riflessioni teoriche e problemi didattici” (Adriatica, Bari); Scienze del
linguaggio e insegnamento delle lingue e delle letterature. Annali del convegno
(Adriatica, Bari); “Tractatus. Summule logicales” (Adriatica, Bari); “La significanza
del senso, in “Idee”, “La genesi del
senso”; Il linguaggio questo
sconosciuto. Iniziazione alla linguistica (Adriatica, Bari); Il linguaggio come
lavoro e come mercato” (Bompiani, Milano); Segni (Laterza, Bari); “Umanesimo
ecumenico (Adriatica, Bari); “Semiosi come pratica sociale” (Napoli, Scientifiche
Italiane, Napoli); “Semiotica e ideologia” (Milano, Bompiani); “Uccelli, Stampa
alternativa, Baria); “Il mio ventesimo secolo” (Adriatica Bari); “Sulla traccia
del grice” “Idee”, Emmanuel Lévinas, Su Blanchot (Palomar, Bari); “Maschere. Il
percorso bachtiniano fino alla pubblicazione dell'opera su Dostoevskij (Dedalo,
Bari); Idea e realtà dell'Europa: Lingue, letterature, ideologie, “Annali della
Facoltà di Lingue e Letterature Straniere”, Schena, Fasano (Brindisi), Comunicazione,
comunità, informazione” (Manni, Lecce); “Valéry, Cimitero marino, in “Athanor”,
Il Mondo/il Mare, e in “L'immaginazione”,
Problemi dell”opera di Dostoevskij (Sud, Modugno (Bari); Behar, Al margine (Sud,
Modugno Bari) Bachtin, Problemi dell'opera di Dostoevskij Sud, Bari); “Significato, comunicazione e
parlare comune” (Marsilio, Venezia); “La scrittura e l'umano, Saggi, dialoghi,
conversazioni” (Bari, Sud); “Per una filosofia dell'azione responsabile” (Manni,
Lecce); “Vivant, Riflessioni su Lévinas” (Bari, Edizioni dal Sud); “Marxismo e
filosofia del linguaggio” (Manni, Lecce); “Il metodo della filosofia”; “Saggi
di critica del linguaggio” (Graphis, Bari); “Disoccupazione strutturale,
“Millepiani”, “Lingua, metafora, concetto”; “VICO e la linguistica cognitiva”
(Sud, Bari); Meditazioni (Sud, Bari);
“Dall'altro all'io” (Meltemi, Roma); Vita, Athanor. Semiotica, Filosofia, Arte,
Letteratura, Meltemi, Roma); “Linguaggio e scrittura” (Meltemi, Roma); “Trattato
di logica. Summule logicales (Bompiani, Milano); “Il linguaggio come lavoro e
come mercato” (Bompiani, Milano); “Basi della semiotica”; “Nel segno” (Bari,
Laterza); “Mondo di guerra, Athanor; “Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura”
(Roma, Meltemi); “Ideologia” (Meltemi, Roma); “Il freudismo” (Milano, Mimesis);
Marx Manoscritti matematici, edizione critica con intruduzione (Spirali, Milano);
Fucini, Le veglie di neri e All'aria aperta, ed. Critica, Sbrocchi (Bari,
Dedalo); “Metodica filosofica e scienza dei segni” (Milano, Bompiani);
“Semiotica e ideologia” (Milano, Bompiani); Qohélet: versione in idioma
saletino e trad. italiana, Caputo, Lecce, Milella); In dialogo. Conversazioni (Milano,
Esi, Athanor. Umano troppo dis-umano (Roma,
Meltemi); Linguaggi, Scienze e pratiche formative. Quaderni del Dipartimento di
Pratiche linguistiche e analisi di testi, Lecce, Pensa Multimedia, La filosofia
del linguaggio (Bari, Laterza); “La filosofia del linguaggio come arte
dell'ascolto”; “Sulla ricerca scientifica” Bari, Edizioni dal Sud, Athanor. La
trappola mortale dell'identità, Roma, Meltemi e letture critiche, Bari, Sud, Calefato,
Logica, dia-logica, ideo-logica. I segni tra funzionalità ed eccedenza, Semiosi,
in-funzionalità, semiotica” (Milano, Mimesis); “La filosofia del linguaggio come
arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca” (Bari, Sud,); Lingua e letteratura, conoscenza
e coscienza”; “Identità e alterità nella dinamica della co-scienza storica”; “Tutto
il segnico umano è linguaggio; Per Qohélet emigrato nel Sud è la vanità ad
essere nienzi: dentr il dialetto è
straniera la parola dei re Nuessel, “Virtual; Dal silenzio primordiale al
brusio della parola”; “Alla ricerca della parola “vissuta”; Tutt'altro”; “In-funzionalità
ed eccedenza come prerogative dell'umano” (Milano, Mimesis). Augusto Ponzio.
Ponzio. Keywords: il segno dell’altro, semiotica filosofica, segno, segnico, il
segnico, l’amore, lo spreco del segno, Vico e la linguistica cognitiva; Landi; sottiteso,
Grice, pragmatica, metafora, vailati. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponzio” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Porta –
Filosofia italiana -- there may be
another!
Grice e Porta – l’implicatura conversazionale magica
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Studia BRUNO a Roma. Cura
“De umbris idearum” e il “Cantus Circaeus” in “Il nolese di ghiaccio” (Bompiani).
“Ti presento Sophia”Altri saggi: “La Magia”; “Coincidenze miracolose, Storia
della magia,e la trilogia di A come anima, A come amore e C come cuore; Dizionario
dell'inconscio e della magia” (Sperling); “Tu chiamale se vuoi coincidenze” (Lepre).
“Ricerca sul mito” “Sulle orme degli
antenati” “Incontri nella notte, “Segnali”;
"Immagini da leggere"; “Bellitalia”. “Parlato semplice” “Bruno”, “Storia della Magia” “Storia della cavalleria” “Il mare di notte”, “Inconscio e Magia”,
“Inconscio e Magia Psiche”, “Guarire
insieme”. Studia il rapporto tra la filosofia antica romana e psicologia
junghiana. Collabora a “Abstracta”. “La Magia”; “L’Arte della Memoria” “Anima
Mundi” Insegna a Siena. Scuola di Psicoterapia Psicosintetica ed Ipnosi
Ericksoniana “H. Bernheim” di Verona, Istituto di Comunicazione Olistica
Sociale, Bari. Filoteo Giordano Bruno di Nola, Il canto di Circe, Roma,
Atanor, Ombre delle idee (Roma, Atanor); Itinerari magici d'Italia. Una guida
alternativa, Centro, Roma, Mediterranee, I grandi del mistero, Firenze, Salani,
Storia della magia mediterranea, Roma,
Atanor, Un'avventura nel Rinascimento” (Milano, Fiore d'oro); “L'essenza
dell'amore” (Roma, Atanor); Meyrink iniziato, Roma, Basaia); “Morte di un
bacio” (Roma, Lucarini); “I tarocchi di BRUNO Le carte della memoria” (Milano,
Jaca); “Racconti di tenebra” (Roma, Newton); “BRUNO: tra magia e avventure, tra
lotte e sortilegi la storia appassionante di un uomo che, ritenuto mago dai
contemporanei, fu condannato per eresie dall'Inquisizione e arso vivo sul rogo”
(Roma, Compton, La battaglia della montagna bianca, Chieti, Solfanelli, Fantasmi.
Storie e altre storie sulle orme di James” (Roma, Compton); L’incubo e del
terrore” (Roma, Compton); “Misteri di pietra” (Roma, Grapperia); “Racconti per
amore” (Roma, Lucarini); “BRUNO: avventure di un pericoloso maestro di
filosofia” (Milano, Bompiani); “Roma magica e misteriosa”; Dalla sedia del
diavolo ai fantasmi di villa Stuart, dalla cripta dei Cappuccini alla Porta
Magica di piazza Vittorio: un viaggio affascinante nel cuore segreto della città
eterna e dei suoi dintorni” (Roma, Compton); “Misteri. Quasi un manifesto della
letteratura del mistero e del segreto” (Milano, Camunia); Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi” (Milano,
Rizzoli); Storia della magia. Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi” (Milano,
Bompiani); “Il ritorno della grande madre” (Milano, Saggiatore); “La magia” (Roma,
Marsilio); “Coincidenze miracolose” (Roma, Idealibri); “Donne magiche” (Roma, Idealibri);
A come anima, Milano, Pratiche, La quiete del Terrifico, Fasano, Schena, C come
cuore. Pagine per lenire il mal d'amore, Milano, Pratiche, Intervista Ettore
Bernabei, Roma, Eri, S come seduzione; “Dizionario dell'eros e della sensualità”
(Milano, Saggiatore); P come passioni” (Dizionario delle emozioni e dell'estasi”
(Milano, Tropea); “Dizionario dell'inconscio e della magia” (Milano, Sperling);
L'armonia del dolore, Roma, Pagine, Agguato all'incrocio, Milano, Tu chiamale
se vuoi coincidenze. Quaranta storie realmente accadute” (Roma, Lepre); “Il
mistero di Dante”; "Qui trovo libertà
autentica", su ecoradio. Gabriele
La Porta. Porta. Keywords: implicatura magica, BRUNO, filosofia antica, Jung,
il mistero di Dante, il mistero d’Alighieri, Roma, etimologia di roghi, maestro
pericoloso, seduzione, sensualita, amore, estasi, storia della cavalleria,
Atanor, Roma. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Porta: l’implicatura conversazionale fisio-nomica
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Vico Equense). Filosofo italiano. Grice: “He is the
one with the funny illustrations of men and animals! The Italian way to comment
on Aristotle!” Riceve le basi della sua formazione culturale in casa, dove si è
soliti discutere di questioni filosofiche, e dimostra immediatamente le sue
notevoli innate capacità, che poté sviluppare attraverso gli studi grazie alle
condizioni agiate della famiglia. La famiglia ha una casa a Napoli a via Toledo
-- il palazzo Della Porta -- una villa a Due Porte, nelle colline intorno a
Napoli, e la villa delle Pradelle a Vico Equense. Tra i suoi maestri vi sono il
classicista e alchimista PIZZIMENTI, e i filosofi ALTOMARE e PISANO. Pubblica “Magiae
naturalis sive de miraculis rerum naturalium”. Pubblica un saggio di
crittografia, il “De furtivis literarum notis” dove scrive un esempio di
sostituzione poli-grafica cifrata con accenni al concetto di sostituzione poli-alfabetica.
Per questo è ritenuto il maggiore crittografo italiano. Quando già la sua
fama è consolidata, presenta il suo saggio sulla crittografia a Filippo II e viaggia
in Italia. Ha un saggio, “Sull'arte del ri-cordare” – ars reminiscendi
(Sirri, Napoli). Fondato intanto “i
segrettari”, l'Academia Secretorum Naturae, Accademia dei Segreti, per
appartenere alla quale e necessario dimostrare di effettuare una scoperta.
L'accento viene tuttavia posto più sul meraviglioso che sul scientifico. Le
raccolte di segreti costituivano un genere letterario che incontra una
straordinaria fortuna con l'avvento della stampa a caratteri mobili. Per “segreto”
si intende conoscenza arcana, ma anche ricetta, preparazione di farmaci e
pozioni d’effetto straordinaro, riguardante un argomento di medicina, chimica,
metallurgia, cosmesi, agricoltura, caccia, ottica, costruzione di macchine,
ecc. Colui che insegna a padroneggiarli è
chiamato professore di segreti. I segrettari sono però sospettati di occuparsi
di temi riguardanti la magia e l'occultismo, sicché è indagato dall'inquisizione e il circolo dei
segrettari chiuso. A lui è tuttavia concesso di continuare gli studi di filosofia
naturale. Pubblica “Pomarium” sulla coltivazione degl’alberi da frutta.
Pubblica “Olivetum”. Entrambi inclusi nella sua enciclopedia sull'agricoltura.
Pubblica “De humana physio-gnomonia,
della fisionomia degl’uomini” (Cacchi, Vico Equense). Ritiene che l'animo non è impassibile rispetto
ai moti del corpo e si corrompe per la passione. In “De ea naturalis physio-gnomoniae
parte quae ad manum lineas spectat” (Trabucco, Napli) studia con attenzione i segni
delle mani dei criminali. Un tale segno non è frutto del caso ma importante indizio
per comprendere appieno il carattere degl’uomini. Pubblica “Phyto-Gnomonica”
(Salviani, Napoli), dove evidenzia l'analogia tra piante e animali, stimolato
dai contatti con alcuni alchimisti, poderoso saggio sulle proprietà dei
vegetali messe in analogia con le varie parti del corpo umano, basato
sull'antica dottrina delle segnature. Corredata da tavole illustrate, estende
il concetto di “fisio-gnomica” alle piante -- elencandole a seconda della loro
localizzazione geografica. Ravvisa collegamenti occulti tra la morfologia
delle piante e quella dei minerali, degl’uomini, e persino, indirettamente,
degl’astri e dei pianeti dell'astrologia, in una sorta di zoo-morfismo. Affascinato
ed entusiasta per il gran Paracelso e per i suoi dottissimi seguaci perché la
spagiria produce al mondo rimedi non mai più per l'addietro caduti negl’umani
intelletti. Onde da solleciti investigatori de' secreti della natura applicati
a morbi, ritrovano soblimi ed infiniti rimedi, onde la medicina, così gran
tempo ristretta negl’angusti suoi termini, or, allargando fuori, ha ripieno il
mondo de' suoi meravigliosi stupori. La sua villa è frequentata da CAMPANELLA
(si veda). Amico di SARPI (si veda). Conosce anche BRUNO (si veda). Per ordine
dell'inquisitore veneziano doveri chiedere il permesso per le sue pubblicazioni
a Roma. Si incontra con SARPI e con GALILEI. Incontra i Cesi. Pubblica la “Taumatologia” (Sirri, Napoli);
“Cripto-logia” (Sirri, Napoli). Scrive ancora un saggio di ottica (“De
refractione optices"), uno di agricoltura (“Villae”), due di astronomia --
“Coelestis Physio-Gnomoniae” (Paolella, Napoli) e “Della celeste fisonomia”
(Paolella, Napoli) -- uno di idraulica e
matematica -- “Pneumaticorum” (Carlino, Napoli) --, uno di arte militare (“De
munitione”), uno di meteorologia -- “De aeris transmutationibus” (Paolella,
Napoli) --, uno di chimica -- “De distillatione” (Camerale, Roma) -- e uno sulla
lettura della mano – “Della chiro-fiso-nomia” (Napoli, Bulifon). Nel campo
dell'ottica esercita notevoli contributi, indagando le proprietà degli specchi
concavi e convessi, conducendo un minuzioso studio delle lenti descrivendo la
costruzione di ingenti apparecchi ottici, tra cui la camera oscura ed il tele-scopio. Intraprende
inoltre studi di chimica pratica che includono la fabbricazione di smalti, di
polveri da sparo e di cosmetici. I numerosi esperimenti che ci descrive indicano
un’attitudine che lo pone fra i principali chimici dell’epoca. I suoi studi
sono caratterizzati principalmente dalla ricerca di farmaci dagl’effetti
eccezionali, utili ad esempio per la memoria, per produrre sogni piacevoli o
incubi, rimedi contro l’impotenza e la sterilità. Dei lincei. Ri-vendica
l'invenzione del tele-scopio, resa nota da GALILEI (si veda). Fa parte anche di
un circolo dedicato alla letteratura dialettale napoletana (Schirchiate de lo
Mandracchio e 'Mprovesante de lo Cerriglio), e gl’oziosi. Raccogge esemplari rari
del mondo naturale e coltiva piante esotiche. La sua villa e visitata dai
viaggiatori e ispira Kircher a radunare una simile collezione nel suo palazzo a
Roma. Commediografo e scrive “Le commedie” (Stampanato, Bari, Laterza), in
prosa, una tragi-commedia, una tragedia e un dramma liturgico; “Claudii
Ptolomaei Magnae Constructionis” (Vivo, Napoli); “Il Teatro” (Sirri, Napoli); “Villae”
(Palumbo e Tateo, Napoli); “Elementorum
Curvilineorum” (Cavagna e Leone, Napoli); Accusato di plagio da Bellaso, che è stato il
primo ad aver proposto questo tipo di cifratura X anni prima. Eco, Fedriga,
Storia della filosofia” (Laterza Edizioni Scolastiche); Eamon, Il professore di
segreti. Mistero, medicina e alchimia nell'Italia del Rinascimento, Paci,
Carocci, Fumagalli, “Semplicisti e stillatori: l'arte degl’aromatari” (Milano,
SGS, Gnome, su treccani. Turinese, “Zoo-morfismo, fisio-gnomica e fito-gnomica:
antesignano della bio-tipologia in medicina, in “Il cenacolo alchemico”, Paolella e Rispoli
(Napoli, Il Faro di Ippocrate); Verardi, La scienza e i segreti della natura a
Napoli nel Rinascimento: La magia naturale” (Firenze); Paolella, La Spagiria, ne
Il Cenacolo alchemico, Paolella e Rispoli (Napoli, Il Faro di Ippocrate); Paolella,
Carteggio linceo, in "Bruniana & Campanelliana", Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Dizionario di
filosofia, Convegno di Vico Equense, Torrini, Napoli, Piccari (Milano,
Angeleli); Giudice, “II mago dell'arcana sapienza” (Milano, Via Senato);
Paolella, “I Meteorologica di TELESIO, P. e Cartesio -- tra credenza e
scienza, Roma, Associazione geo-fisica, Paolella, L’astrologia:
la Coelestis Physiognomonia” (Poligrafici, Pisa); in "Atti del Convegno
L’Edizione nazionale del teatro e l’opera, Salerno Montanile, Paolella, Appunti
di filologia dellaportiana, Istituto italiano per studi filosofici, Napoli, Sirri,
Paolella, Convegno, Roma, Scienze e Lettere, Santoro, La "Mirabile" Natura.
Magia e scienza (Napoli-Vico Equense) Atti del Convegno, Pisa-Roma, Serra, Vivo,
Tecnica e scienza, Serra, Pisa-Roma, in "La "Mirabile" Natura.
Napoli-Vico Equense Santoro. Serra, Pisa-Roma, "La "Mirabile"
Natura. Atti del Convegno, Vico Equense, dei Segretarii. Treccani Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. P., neapolitano autore (Neapoli, apud Ioa. Mariam
Scotum); vulgò De ziferis, P., Neapolitano auctore (Neapoli, apud Ioan.
Baptistam Subtilem, vulgo de ziferis, altero libro superaucti, et quamplurimis
in locis locupletati. P., il mago dell'arcana Sapienza. Filologia. Filologia
dellaportiana. Giovanni Battista Della Porta. Porta. Keywords: implicatura
fisionomica, filologia -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Portaria: Eurialo
e Niso, ovvero, dello spirito – ma
non fia da Casal né d'Acquasparta, là onde vegnon tali alla scrittura, ch' uno
la fugge, e l'altro la coarta -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Todi).
Filosofo italiano. Grice: “I like Portaria, but then anyone with an interest in
Anglo-Saxon ‘soul’ should! – if a philosopher, that is! Unlike Anglo-Saxon soul
who God knews whence it comes, the Romans had spiritus, and animus anima, which
is cognate with animos in Greek meaning ‘wind’ – so that leans towards a hyle-morphic
conception where the body (corpus) is what has the ‘materia’ and the ‘breath’
is the ‘forma’ -- Italian philosophers
would ignore this – and more so now when Davidson is in vogue! – if it were not
for Aligheri who has Portaria in “Paradiso” – there is indeed a serious
philosophical confrontation between an ACCADEMIA and and a LIZIO conception of
the soul as seen in the controversy between AQUINO (si veda) and P.! P. uses
the same linguistic tools: is ‘spiritus’ synonym with ‘anima’? Or must we speak
of ‘homonymy.’ And add ‘medium’ into the bargan! P. is less canonical than AQUINO
and should interest Oxonians much, oh so much, more!” – Unfortunately, he was
from Todi and donated all his manuscripts to Todi, which many skip in their
Grand tour – although it IS on the Tevere as any member of the “Canottiere del
Tevere” will know!” -- Grice: “My name is Grice – Paul Grice – Matteo’s name is
Matteo Bentivgna dei Signori d’Acquasparta e Portaria. Nacque
da una delle grandi famiglie delle Terre Arnolfe, quella dei Bentivegna,
feudatari di Acquasparta e Massa Martana, trasferitisi a Todi. Studia
a Bologna. Insegna a Roma. Alighieri lo nomina,
biasimandolo, tramite le parole di Findanza in opposizione a Ubertino da Casale: “Ma non fia
da Casal né d'Acquasparta/là onde vegnon tali alla scrittura/ch' uno la fugge,
e l'altro la coarta” (Par.). Società dantesca. Treccani
Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
dantesca. Matteo d’Acquasparta. Matteo Portaria d’Acquasparta. Portaria.
Keywords: filosofi citati d’Alighieri nella Commedia (Par.: ma non fia da Casal
né d'Acquasparta, là onde vegnon tali alla scrittura, ch' uno la fugge, e
l'altro la coarta.). Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Portaria” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Porzio: l’implicatura conversazionale nel
lizio– filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “His surname is plain “Porta,” but in Latin that is
latinised as ‘portius,’ and then this vulgarized as ‘porzio’!” – But then who
wants to be called “door”?” Studia a Pisa
sotto NIFO (si veda). Scrive sul celibato dei preti (“De celibate”),
sull'eruzione del Monte Nuovo (“Epistola de conflagratione agri puteolan”i) e
sul miracoloso caso di digiuno di una ragazza tedesca (“De puella germanica”).
I suoi saggi principali, fra cui il trattato di etica, “An homo bonus vel malus
volens fiat” e in particolare il “De mente humana,” nel quale sostene la
mortalità dell'anima secondo un'esegesi d’Aristotele – LIZIO. Proprio queste
sue dottrine mortaliste, troppo facilmente accostate e sovrapposte a quelle
sostenute da POMPONAZZI (si veda) nel “De immortalitate animae”, contribuirono
a creare una leggenda biografica secondo la quale egli sarebbe stato allievo e
quindi semplice epigono di PERETTO. In ogni caso, al di là di una innegabile
tendenza materialista nella sua esegesi d’Aristotele del Lizio, evidente anche
nel suo saggio, il “De rerum naturalium principiis,” sua produzione è caratterizzata
anche da interessi teo-logici del tutto svincolati dai peripatetici del LIZIO e
che sono particolarmente evidenti nei due commenti al pater noster che
probabilmente non estranei ai fermenti evangelici della riforma italiana. Tra peripatetici,
naturalisti e critici, "De’ sensi" e il "Del sentire, studi
ittio-logici. Porta. Portius. Porcius. Simone Porzio. Porzio. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Porzio” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Possenti: la conversazione di Romolo e Remo –
radice dell’ordine civile – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. Studia a Torino. Insegna a Venezia. Dei Aquinensi.
Fonda l’Annuario di filosofia. Centro di ricerca sui diritti umani. Attrato dalla
storia delle civiltà, ispirato da VICO (si veda). Studia l’idea d’un assoluto impersonale.
Incontra l'istanza metafisica e umanista attraverso AQUINO (si veda), intuendo
le possibilità speculative e liberanti incluse metafisica dell'essere. Tre sono
gl’ambiti primari della sua ricerca: metafisica, pensiero teoretico e ritorno
al realismo; personalismo; filosofia politica. Studioso d’AQUINO, del tomismo. Professore
della grande tradizione della filosofia dell'essere, orienta l'attenzione
critica verso GENTILE, il neo-parmenidismo italiano di SEVERINO nel suo ritorno
a VELIA e il VELINO, ricercando una razionalità attenta alla storia ma non
consegnata interamente alla furia del tempo. Dunque il ritorno all'eterno
invece che l’eterno ritorno di Nietzsche e la ripresa del tema della creatio ex
nihilo, assente in molta filosofia. Il suo approccio legge meta-fisica e
nichilismo come due nuclei che tendono ad escludersi – i veliani -- di cui il
primo è la fisio-logia e il secondo la pato-logia. Individua pertanto nella
destituzione dei valori e nella riduzione della ragione a volontà l'esito
ultimo del nichilismo. Questo vuole liberare Italia dalla metafisica, ritenuta
distrutta dal criticismo, ma il compito della filosofia dell'essere è preparare
una ripresa della metafisica dell'esistenza, tale che possa di nuovo tenere un
posto nella storia della civiltà. Una presentazione ampia della sua è in “Storia
della filosofia”; Filosofi italiani, Antiseri e Tagliagambe, Bompiani, si veda
anche nichilismo e filosofia dell'essere, intervista, a c. di Mura, “Euntes docete.”
La riscoperta della meta-fisica esistenziale è un tentativo di mettere in luce
la parzialità di non poche posizioni che hanno proclamato la fine della
metafisica occidentale: GENTILE, e SEVERINO. Essi hanno operato come reagente
per la riconquista della metafisica e per la critica del nichilismo, di cui
offre una determinazione diversa da quelle di Nietzsche e di Heidegger -- con
applicazioni anche all'ambito del nichilismo giuridico. Il rigetto del
nichilismo e l'analisi dell'anti-realismo, del logicismo, del dialettismo e del
razionalismo che affliggono la filosofia, gli conducono a giudicare concluso e
senza possibilità di ripresa il ciclo della meta-fisica nel cammino di GENTILE.
La base prima della filosofia dell'essere sta nell'asserto ‘l'ente è'. Questo
il grande tema da cui occorre partire. Dall'ente appunto e non dall'essere
vuoto dei moderni. In tal modo crollano l'identità tra logica e meta-fisica del
razionalismo, l'idea di dialettica come generazione logico-apriorica del
sapere, e l'idea di divenire come entrare-uscire dal nulla. Qui opera un'adeguata
semantizzazione dell'essere (dell'ente), rigettando l'errore primordiale di
trattare la questione dell'essere come questione di essenza, il che presuppone
la negazione della potenzialità. Ma se questa è presente, niente in senso
proprio va in nulla ma si trasforma. Si svolge verso un positivismo in cui
la filosofia è capace di progresso. È andata così delineandosi la tesi che
nello svolgimento della meta-fisica dagl’antichi a noi sia emersa, dopo la
seconda navigazione nell’ACCADEMIA (vedi Fedone), proseguita e perfezionata da
Aristotele al LIZIO, una terza navigazione che si esprime nella
Seinsphilosophie che ha toccato un punto di apogeo in AQUINO e nei grandi
tomisti. In tale prospettiva è possibile tracciare un'essenziale storia della
meta-fisica quale progressiva penetrazione della verità dell'essere, culminante
nella metafisica dell'actus essendi. Si tratta di una metafisica trans-ontica
che, prendendo le mosse dall'ente, procede verso l'essere stesso -- esse ipsum
per se subsistens -- e che individua la struttura originaria nella
partecipazione dell'ente all'essere. Le sue posizioni sono consegnate alla
trilogia “Nichilismo e Metafisica. Terza navigazione, Il realismo e la fine
della filosofia moderna, e Ritorno all'essere. Addio alla metafisica moderna.
Esse sono discusse da XVIII autori in, “La navicella della meta-fisica.
Dibattito sul nichilismo e la terza navigazione (Armando, Roma) Cottier,
Dummett, Berti, Riconda, e poi in Realismo Metafisica Modernità. “In margine al
realismo e la fine della filosofia moderna”, Dalfino e Pozzo, CNR-Iliesi, Roma.
La possibilità di guadagni per sempre
rigetta l'idea fallibilista -- Popper et alii --, secondo cui ogni sapere -- riportato
poi solo a quello delle scienze -- riposa su palafitte perennemente
rivedibili. La meta-fisica ha per oggetto non il concetto di essere, ma
l'esistenza. Il filosofo deve sempre e nuovamente ribattezzarsi nelle sue
acque, fuggendo l'oblio dell'essere e liberandosi dal sistema che intende
racchiudere in sé la totalità. Un problema centrale per lui è la possibilità di
una conoscenza filosofica autonoma, che non proceda solo sull'imbeccata che
possano darle le scienze ed altre forme di conoscenza, nonostante la necessità
del dialogo tra filosofia e scienza, in quanto non esiste un solo sapere.
L'unità plurima o polivalente della ragione si applica anche al nesso tra
filosofia e il culto sacro. Nell'incontro tra compito della ragione e elezione
del cristianesimo si individua un criterio di apertura e stimolo per la
filosofia nella sua ricerca di senso. Il principio della persona è più fondamentale
del principio della responsabilità (Jonas) e del principio-speranza (Bloch), e
a fortiori delle filosofie dell'impersonale o inter-soggetivo. Il concetto di
persona si presta efficacemente in una serie di problemi in cui le nozioni di
individuo, di soggetto, di coscienza risultano inadeguate. La persona è
originaria e primitiva, e raggiunge una profondità e permanenza che non hanno
le altre categorie appena citate o l'uso che spesso ne è stato fatto. Si veda
il dossier sul “Principio Persona” con contributi di Grandis, Ivaldo,
Madricardo, Pera, in “Studium”, L'idea
di persona è essenziale per maneggiare le grandi difficoltà insite
nell'antropologia, in specie da quando in Occidente si cerca di elaborare
un'etica procedurale di norme senza base antropologica, che è il grande
equivoco dei moderni. Fa parte del vasto movimento del personalismo, volto
alla riscoperta integra della persona. Compito del personalismo ontologico è di
valorizzare ed integrarele filosofie del personalismo incompiuto -- Habermas,
Rawls, BOBBIO, Ferry, Parfit -- allontanandosi da quelle dell'esplicito anti-personalismo,
Nietzsche e Foucault in specie, ma pure Hegel, Heidegger, SEVERINO nei quali
forte è l'empito anti-personalistico. Le assise della persona vanno
ricercate nell'ontologia, onde essa è una sostanzialità aperta alla relazione,
ma non riducibile a sola relazione. Le persone sono nuclei radicali di vita e
realtà che non possono essere dedotti da alcunché e che anzi fonda l'agire e lo
sperare dell'essere umano Esse come
totalità concrete è alla base di una filosofia che oggi deve fare i conti con
la centralità del tema antropologico, con le problematiche bio-etiche (ad es.
concernenti lo statuto dell'embrione), e con le concezioni in cui il soggetto e
la natura umana non sono intesi come un presupposto ma come un prodotto della
prassi. Il personalismo quale insieme di scuole e correnti filosofiche
che assegnano speciale valore e dignità alla persona, non è in senso proprio
un'invenzione, ma originariamente della patristica, del medio-evo, e dell'umanesimo.
Qui sono state elaborate in certo modo per sempre le idee fondamentali sulla
persona e dischiuso come nuovo guadagno il suo spazio di realtà. L'epoca
dell'antropocentrismo non è stata un'epoca di riscoperta della persona. Un
antropo-centrismo sicuro di sé non può dare risposte a molte domande della vita
ed è tanto più impotente, quanto più le domande sono profonde, Se la
controversia sulla persona si accende di nuovo in molti ambiti, è perché
l'idea-realtà di persona attraversa un momento d’eclissi e richiede nuovamente
la fatica del concetto. Assolutamente primario è il nesso persona-tecnica, in
cui la seconda è spesso animata da volontà di potenza, valendo come una potenza
senza etica. La presenza nel comitato di bio-etica gl’induce a dedicare
attenzione ai temi di bio-tecnologie, la rivoluzione bio-politica, l'influsso
pervasivo del materialismo e del biologismo. Il personalismo si declina
poi in ambito sociale come concezione egualitaria e comunitaria -- personalismo
comunitario -- quale fondamento dell’ordine politico proiettato verso la
cosmopoli, la pace e il rispetto dei diritti umani. Entro un dialogo
critico con le tradizioni del liberalismo e dell’illuminismo, opera per
mostrare il contenuto di nozioni centrali del politico come quelle di ragion
pratica, bene comune, popolo, democrazia, legge naturale, diritti dell'uomo,
laicità, ai fini di una rinnovata filosofia pubblica in pari col suo oggetto.
Uno specifico rilievo è stato assegnato al problema teologico-politico secondo
due direttrici: la ripresa post-moderna di un ruolo pubblico per le grandi
religioni; l'idea che la loro deprivatizzazione anche in Occidente può
contribuire ad un positivo rapporto fra religione e politica, nella prospettiva
di una piazza pubblica non agnostica ma attenta alla matrice teologica della
società civile. Con la filosofia politica si opera il passaggio dal piccolo
mondo dell'io al grande mondo' della società, verso la società aperta della
famiglia umana. Sulla scia di diagnosi -- Arendt, Maritain, Strauss, Simon,
Voegelin -- ritiene che la filosofia politica vada riportata al suo compito
primario di pensare la buona società, lottando contro la crisi concettuale che
procede all'ingrosso da Weber e dall'attacco al diritto naturale. In
particolare è stata condotta una critica radicale a Kelsen, alla sua concezione
relativistica dei valori e della democrazia, al suo intento di dissolvere
l'idea di ragion pratica, tolta la quale l'ambito della prassi precipita
nell'irrazionalismo e tutto è affidato al volere. Cfr. il dossier Liberalismo --
“Humanitas”, con interventi di Campanini, Zanone, Esposito, Ivaldo. Esso
raccoglie parte del dibattito sollevato da “Le società liberali al bivio” che
vide interventi di Savona, Vigna, Cubeddu,
Berti, Pellicani, e Scarpelli. Si sostiene l'importanza della filosofia
e dell'antropologia per la democrazia, sulla base dell'idea che la costruzione
del cosmo umano è compito della ragion pratica. Insufficiente risulta una sfera
pubblica moralmente neutrale, consegnata al binomio del diritto positivo e la morale
procedurale. La rinascita della filosofia politica avviene riprendendo
competenza sui suoi problemi, tra cui massimo è quello della pace: la pace
necessaria che non c'è e la guerra inammissibile che c'è. Occorre disarmare la
ragione armata: ciò suggerisce che vada cercata un'organizzazione politica del
mondo oltre la sovranità degli stati-nazione verso un'autorità politica
mondiale o cosmo-politica, di cui l'ONU è lontana immagine. Altre saggi: “Frontiere
della pace” (Milano); “Filosofia e società. Studi sui progetti etico-politici
contemporanei, Massimo, Milano Giorgio La Pira e la filosofia d’AQUINO, Studia
Universitatis sancti Thomae in Urbe, Roma; “La Pira tra storia e profezia. Con AQUINO
maestro, Marietti, Genova-Milano; La buona società. Sulla ricostruzione della
filosofia politica (Vita e Pensiero, Milano); Una filosofia per la transizione.
Metafisica, persona e politica in Maritain” Massimo, Milano); “La filosofia
dell'essere” (Vita e Pensiero, Milano); Tra secolarizzazione e nuova
cristianità” (EDB, Bologna); “Le società liberali al bivio”; “Lineamenti di
filosofia della società” (Marietti, Genova); “Oltre l'Illuminismo”; “Il
messaggio sociale” (Paoline, Roma); “Razionalismo critico e metafisica”; “Quale
realismo?” (Morcelliana, Brescia); “Dio e il male, Sei, Torino); “Cattolicesimo
e modernità. Balbo, Del Noce, Rodano (Ares, Milano); “Approssimazioni
all'essere. saggi di metafisica e di morale” (Poligrafo, Padova); “Il
nichilismo teoretico e la morte della metafisica” (Armando, Roma); “Terza
navigazione. Nichilismo e metafisica” (Armando, Roma); “Filosofia e Rivelazione”
Città Nuova, Roma); “La filosofia dopo il nichilismo” (Rubbettino, Soveria); “Religione
e vita civile. Il cristianesimo nel postmoderno” (Armando, Roma); “L'azione
umana. Morale, politica e Stato in Maritain” (Città Nuova, Roma); “Essere e
libertà” (Rubbettino, Soveria); “Radici dell'ordine civile” (Marietti, Milano);
“Il principio-persona” (Armando, Roma); “Profili. Bobbio, Noce, La Pira,
Lazzati, Sturzo (Effatà, Cantalupa); “Le ragioni della laicità” (Rubbettino, Soveria);
“L'uomo post-moderno”; “Tecnica, religione e politica” (Marietti, Milano); “Dentro
il secolo breve. Paolo VI, La Pira, Giovanni Paolo II, Mounier, Rubettino,
Soveria Nichilismo giuridico. L'ultima parola? Rubbettino, Soveria. La
rivoluzione biopolitica. La fatale alleanza tra materialismo e tecnica, Lindau,
Torino. Pace e guerra tra le nazioni. Kant, Maritain, Pacem in terris, Studium,
Roma. I volti dell'amore, Marietti, Milano-Genova. Il realismo e la fine della
filosofia moderna (Armando, Roma); “Diritti umani”; “L'età delle pretese”
(Rubbettino, Soveria); “Ritorno all'essere. Addio alla metafisica” (Armando,
Roma); “La critica del marxismo” (Massimo, Milano); “Epistemologia e scienze umane” (Massimo,
Milano); “Storia e cristianesimo” (Massimo, Milano); “Contemplazione evangelica
e storia” (Gribaudi, Torino); “Maritain oggi, Vita e Pensiero, Milano); “La
filosofia dell'essere” (Cardo, Venezia); Nichilismo Relativismo Verità. Un
dibattito” (Rubbettino, Soveria); “Laici o laicisti? Dibattito su religione e
democrazia” (liberallibri, Firenze); “La questione della verità. Filosofia,
scienze, teologia” (Armando, Roma); Ragione e verità. L'alleanza
socratico-mosaica” (Armando, Roma);” Nostalgia dell'altro. La spiritualità di Pira”
(Marietti, Milano); Pace e guerra tra le nazioni” (Guerini, Milano); “Natura
umana, evoluzione, etica” (Guerini, Milano); Governance globale e diritti
dell'uomo” (Diabasis, Reggio Emilia); “Ritorno della religione? Tra ragione,
fede e società” (Guerini, Milano); “Diritti Umani e libertà” (Religiosa,
Rubbettino); in onore (Armando); Perché essere realisti? Una sfida filosofica (Mimesis,
Milano-Udine. Giuliano, Filosofi a un bivio. Ora rialziamo lo sguardo, su
avvenire, A. Lavazza, Neuroscienziati, cercate l'anima. Vittorio Possenti.
Possenti. Keywords: radice dell’ordine civile – romolo e remo -- il principio speranza,
prima navegazione, seconda navegazione, terza navegazione, Gentile, comunita,
Severino, Aquino, umanesimo, seconda navigazione --. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Possenti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pozza: l’implicatura conversazionale –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto).
Filosofo italiano. Grice: “I like
Pozza; he uses ‘pragmatic’ quite a bit, by which he means Grice, of course!” Durante
gli studi al liceo di Taranto, Tommaso, un insegnante di matematica di stile
tradizionale gli stimola il gusto per i problemi matematici e per l'eleganza formale
delle dimostrazioni. Studia a Bari dove si laurea con una tesi su SERRA (si
veda) avendo come relatore Vallone. Coniuga l'amore per i sistemi formali con
l'amore per Leopardi, Carducci -- maestro di Serra -- e Annunzio -- e tra i
classici predilisse Tasso e Vita nuova di Alighieri. Studia a Bari -- sotto
Landi -- Pisa, e quindi metodi formali a Milano. Una svolta nella sua carriera filosofica
è segnata dalla partecipazione agl’incontri di S. Giuseppe organizzati a Torino
da BOBBIO. A partire da qui sviluppa idee in filosofia del diritto, specie –
ovviamente -- su Kelsen, e sulla formalizzazione della logica deontica con
particolare attenzione all'assiomatizzazione dei principi di una teoria
generale del diritto in collaborazione con
Ferrajoli per i suoi “PRINCIPIA IVRIS”. Organizza a Taranto gl’incontri
Info IVRE TARAS, logica informatica e diritto, al quale partecipano alcune
delle figure più rappresentative del diritto, dell'informatica e della logica,
tra cui Martino, Ferrajoli, Conte, Busa, Comanducci, Jori, Filipponio, Elmi,
Guastini, e Sartor. Insegna a Taranto, mantenendosi scientificamente attivo e
partecipando a conferenze di società filosofiche italiane -- specialmente la
Società italiana di logica e filosofia della scienza e la Società italiana di
filosofia analitica, dal convegno nazionale fino al convegno di Genova. Insegna
a Lecce. Tra le principali influenze nei suoi studi di linguistica e semiotica
testuale vi sono quella di Petöfi.
Insegna a Verona, Padova, Bolzano e, per le sue lezioni di logica deontica, a Petöfi
e Kelsen. L’influenza maggiore viene dalle grandi opere di Frege, Russell e Carnap,
ai cui dedica uno studio, con
particolare attenzione alla visione filosofica. Pubblica un contributo di
sapore positivista, discutendo e formalizzando alcune argomentazioni in fisica
quantistica. Un legame tra i suoi interessi in linguistica e il suo lavoro in
logica formale è dato dalla sua teoria formale degl’atti linguistici basata su
una connessione originale tra logica intuizionistica, usata per gl’atti
linguistici assertori, e logica classica, usata per i contenuti proposizionali.
Presentando la sua teoria di una formalizzazione della “pragmatica,” define un
modello Frege-Reichenbach-Stenius per il trattamento formale dell’asserzione,
mostrando che il problema principale di questa teoria è la limitazione
introdotta da Frege -- e accettata da Dummett -- per cui il segno di asserzione
si può usare solo per formule elementari assertorici. Ma, come molti filosofi sostengono,
esistono atti linguistici composti. Per permettere il trattamento di un atto
linguistici composto o molti-modale e ovviare alla limitazione del modello Frege-Reichenbach-Stenius,
introduce un connettivo pragmatico che permette la costruzione di una formula
assertiva complessa. Il contenuto della formula assertiva è dato
dall'interpretazione classica e dai connettivi vero-funzionali. Il connettivo pragmatico,
fra DUE atti linguistici assertori semplice in uno complesso, ha invece una interpretazione intuizionistica.
Il connetivo pragmatico non ha cioè un valore di verità – o sattisfazione
fatica -- ma un valore di giustificazione. In fatti, un atto assertivo non è,
in quanto *atto*, vero o falso, ma può essere “giustificato” o non
giustificato. In questo modo, il sistema formale distingue l'asseribilità di un
atto assertorio dal valore di verità della proposizione asserita. Oltre a
spiegare l'irriducibilità del segno fregeano di asserzione a un trattamento in
termini di logica classica e introdurre una fondazione formale della teoria dell’atto
linguistico, dà anche una soluzione originale del problema della compatibilità
tra logica classica (Grice) e logica non-classica (Strawson) o
intuizionista. A questo studio seguono
altri sulla logica erotetica, deontica, e sub-strutturale. La sua
filosofia suscita interesse in diversi campi, dalla filosofia del linguaggio
alla filosofia della fisica alla logica e all'informatica -- specie a partire dalla
sua collaborazione con Bellin. Alla sua teoria formale della “pragmatica,” oltre
ai saggi di Anderson e Ranalter è dedicato un numero di Fondamenta
Informaticae. La sua influenza si estende così oltre che alla filosofia della
fisica e alla filosofia del linguaggio anche alla logica e all'informatica,
specie con convegni in suo onore organizzati a Verona. Ricordi di personalità
internazionali e di amici sono raccolti in suo onore. Altre saggi: “Un'interpretazione
pragmatica della logica proposizionale intuizionistica”; “Problemi fondazionali
nella teoria del significato (Olschki, Firenze); “Una fondazione pragmatica
della logica delle domande”; “Parlare di niente”; “Termini singolari non
denotanti e atti illocutori”; “Idee”; “Una
logica pragmatica per la concezione espressiva delle norme”; “Logica delle norme” (S.E.U., Pisa); “Il
problema di Gettier: osservazioni su giustificazione, prova e probabilità”
(SIFA, Genoa); “Come distinguere scienza e non-scienza”; “Verificabilità,
falsificabilità e confermabilità bayesiana” (Carocci, Ferrajoli); Principia
juris. Teoria del diritto e della democrazia.
La sintassi del diritto” (Bari: Laterza). Carlo Dalla Pozza. Carlo
Pozza. Pozza. Keywords: Grice. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pozza”.
Grice e Pozzo: l’implicatura conversazionale nel
ginnasio -- filosofia italiana – Luigi Speranza
(Milano). Filosofo italiano. Sudia a Milano. Consegue il dottorato a Saarlandes
(“a reason why Italians don’t consider him Italian” – Grice) e la abilitazione
a Trier – Grice: “A reason why Italians don’t consider him an Italian
philosopher, since he earned his maximal degree without, and not within,
Italy.” Insegna a Verona e Roma, all’Istituto per il lessico filosofico –
(Grice: “Yep – Italians have an ‘istituto’ for EVERYTHING!”). Studia il LIZIO,
la storia della logica o dialettico dal rinascimento, la storia delle idee e la
storia dell’università di Bologna (“l’unica chi conta a Italia”) -- ha portato
avanti la creazione di infra-strutture di ricerca per una migliore comprensione
dei testi filosofici e che hanno plasmato il patrimonio culturale. Caratteristica
specifica del suo approccio alla lessicografia è l’uso della IT per la
documentazione e l’elaborazione di dati linguistici e testuali in italiano. Hegel:
Introductio in Philosophiam: Dagli studi ginnasiali alla prima logica (Firenze:
Nuova Italia). Associazione per l’Economia della Cultura “Storia storica e
storia filosofica della,” Schiavitù attiva, proprietà intellettuale e diritti
umani. Riccardo Pozzo. Pozzo. Keywords: il ginnasio – implicature, identita
nazionale, filosofia italiana, patrimonio italiano, storiografia filosofica,
storia della filosofia italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pozzo” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Pra: Antonino e la conversazione degl’hegeliani
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Montecchio
Maggiore). Filosofo italiano. Studia a Padova sotto TROILO. Insegna a Rovigo, Vicenza,
e Milano. Partecipa attivamente alla Resistenza, nelle file di "Giustizia
e Libertà", guadagnandosi II croci di guerra al merito partigiano. Collabora
alla ricostruzione politica e culturale del paese, con una filosofia sempre
sorretta da un'alta ispirazione morale. Medaglia d'oro quale benemerito
della scuola, della cultura e dell'arte, dei Lincei, dell'Istituto lombardo di scienze
e eettere, dell'accademia olimpica di Vicenza, nonché membro autorevole della società
filosofica, della quale è stato anche presidente. Studia la scessi, la logica e
la dialettica medioevale, Hume, Condillac, la logica hegeliana, Marx, il pragmatismo,
e la storia della storiografia. Connetta la sua attività storiografica con
l'esplicitarsi di interessi teorici che lo portamp ad elaborare,un'originale filosofia
che denomina trascendentalismo pratico, poi evoluta in una forma di
razionalismo storicista e critico. Il suo interesse si rivolge al chiarimento
del rapporto tra teoria e prassi in una prospettiva anti-metafisica che lo pone
in contrasto con le posizioni dell’idealismo, e più in generale con ogni forma
di dogmatismo teoricistico per favorire la libera esplicazione dell'iniziativa
pratico-razionale dell'uomo. Fonda la “Rivista di storia della filosofia”,
un riferimento costante e prestigioso. Autore di un fortunato “Sommario di
storia della filosofia” (Nuova Italia, Firenze) e poi direttore di una
monumentale “Storia della filosofia” (Vallardi, Milano). Elabora una posizione indicata come
trascendentalismo della prassi. Successivamente, avvicinandosi a PRETI,
propone uno storicismo critico, più attento alle strutture della ragione con
cui l'esperienza storica si struttura. Altre sagi: “Il realismo e il
trascendente” (Padova, Milani); “Amore di sapienza”; “Aviamento allo studio
della storia della filosofia” (Vicenza, Commerciale); “La didache”; “Insegnamento
del Signore alle genti per mezzo dei dodici apostoli. Documento del I secolo” (Vicenza,
Commerciale); Educare, Verona, Scaligera, Pensiero e realtà, Verona, Scaligera,
“Scoto Eriugena e l’accademia nel medio-evo” (Milano, Bocca); Condillac, Milano,
Bocca, Il pensiero di MATURI, Milano, Bocca, Necessità dell'universalismo” (Vicenza,
Collezioni del Palladio); “Valori e cultura immanentistica” (Padova, Milani); “Hume”
(Milano, Bocca); “La storiografia filosofica antica” (Milano, Bocca); “La
scessi” (Milano, Bocca); Giovanni di Salisbury, Milano, Bocca), “AMALRICO DI
BENE” (Milano, Bocca); Autrecourt (Milano, Bocca); “Dewey” (Milano, Bocca); “Il
problema del linguaggio nella filosofia del medio-evo” (Milano, Bocca); “Prassi.
Appunti delle lezioni di Storia della filosofia a cura di Reina. Milano, La
Goliardica; Il pensiero filosofico di Marx, Borso, Shake ed., Milano); “La
filosofia occidentale”; “Compendio di storia della filosofia con larga scelta
di passi”; “La filosofia antica” “La filosofia nel medio-evo” (Firenze, Nuova
Italia); “Storia della filosofia” (Firenze, Nuova Italia); “La dialettica in
Marx: Introduzione alla critica dell'economia politica (Bari, Laterza); Profilo
di storia della filosofia” (Firenze, Nuova Italia); “Antologia filosofica” (Firenze,
Nuova Italia); “La dialettica hegeliana e l'epistemologia” (Milano, CUEM); “Hume
e la scienza della natura umana” (Roma, Laterza); “Logica e realtà: momenti della
filosofia nel medio-evo” (Roma-Bari, Laterza); “Storia della Filosofia”, Scalabrino
Borsani, La filosofia indiana, Milano, Vallardi, Beonio-Brocchieri, La
filosofia cinese e dell'Asia orientale, Milano, Vallardi, Giannantoni, Plebe,
Donini, La filosofia greca (Milano, Vallardi); La filosofia ellenistica e la
patristica Cristiana (Milano, Vallardi); “La filosofia nel medio-evo” (Milano,
Vallardi); La filosofia moderna” (Milano, Vallardi); Casini, Merker, “La
filosofia moderna” (Milano, Vallardi); “La filosofia contemporanea” (Milano,
Vallardi); La filosofia contemporanea (Milano, Vallardi); “La filosofia della
seconda metà del Novecento”, Padova, Piccin Nuova libraria-Vallardi); “Logica,
esperienza e prassi: momenti della filosofia” (Napoli, Morano); “Il realismo
nella storia della filosofia” (Milano, Unicopli); “La storiografia filosofica”;
I. A. A. con. Santinello, Garin, Geldsetzer e Braun, Padova, Antenore, Hume. La
vita e l'opera (Roma, Laterza); Banfi, Relazioni dall'incontro; Banfi: le vie
della ragione, Milano, con Formaggio e Rossi
(Milano, Unicopli); “Il pragmatismo” (Napoli, Bibliopolis); “L’empirismo
critico di Preti” (Napoli, Bibliopolis); “Filosofi” (Milano, Angeli); “Metodi
di storiografia filosofica”, in Panorami filosofici. Itinerari del pensiero (Padova,
Muzzio); “Ragione e storia” (Milano, Rusconi); “Storia della storiografia” (Milano,
Angeli); “La guerra partigiana”, Borso (Firenze, Giunti-INSMLI); “Dialettica
hegeliana ed epistemologia analitica” Colombo (Brescia, Morcelliana); “Il
trascendentalismo della prassi, la filosofia della resistenza” (Milano-Udine,
Mimesis); Cambi, Razionalismo e prassi a Milano (Milano); Badaloni, Studi offerti a P. (Milano, Angeli); Bianchi, degli saggi di P., in La storia della
filosofia come sapere critico. Studi offerti, Milano, Montesperelli,
Introduzione, in Mirri, Conti, Filosofi nel dissenso, Foligno, Mirri, Fra
Vicenza e Pisa. Esperienze morali, intellettuali e politiche in Il contributo di
Pisa e della Scuola Normale Superiore alla lotta anti-fascista ed alla guerra
di Liberazione, Pisa, Pacchi, Il filosofo e l’educatore, in In onore, Montecchio
Maggiore, Cassinari, Filosofia e storia della filosofia, Conversazione con
Papi, «Itinerari filosofici», Rambaldi,
Ricordo «Rivista di storia della filosofia», Garin, P., «Rivista di storia
della filosofia», Santucci, Filosofo e storico della filosofia, «Rivista di
storia della filosofia», Rambaldi, L’esistenzialismo positivo «Rivista di storia della filosofia», Torre, La
"Rivista di storia della filosofia", Milano, Paganini, Dall’empirismo
classico all’empirismo critico, Le ricerche tra storia e teoria, Giordanetti, Manoscritti
di P., «Rivista di storia della filosofia», Rambaldi, Et vos estote parati. P., la
vigilia, «Rivista di storia della filosofia», Barreca, L’archivio P., «Rivista
di storia della filosofia», Rambaldi, P. in Enciclopedia filosofica, Milano, Id.,
P., insegnante a Vicenza, «Rivista di storia della filosofia», Rigamonti, Gli
Hume, «Rivista di storia della filosofia», Parodi, Selogna, Per una filosofia
minore. Il pensiero debole, «Rivista di storia della filosofia», Vona, Ricordo,
Rivista di storia della filosofia», Rambaldi, Filologia e filosofia nella
storiografia, in «ACME», Franzina, Partigiano. Dal fascismo alla Resistenza e
alla sua storia, in «Belfagor», Descrizione, in "Rivista di storia della
filosofia", Ricordo di P., Informazione filosofica, "studi filosofici". Barreca, Giordanetti,
Fondo P., Milano, Cisalpino. P., in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia,
Presentiamo P.: l'uomo, il filosofo. Una
mostra biografico-documentaria dall'archivio inedito Università degli Studi di
Milano, Biblioteca di Filosofia, Borso, Una via religiosa alla Resistenza,
"Humanitas", Fascicolo
speciale in memoria anniversario della
fondazione della Rivista, in Rivista di storia della filosofia, Milano, Angeli,.
Borso, 'fucino', "Rivista di storia della filosofia", Bisogno,
Anselmo in Italia: tra P. e Rovighi, in «Dianoia. Rivista di filosofia del
Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell'Bologna», Riconoscimenti l'Accademia dei Lincei gli ha
conferito il Premio Feltrinelli per le Scienze Filosofiche. Scuola di Milano, Treccani
Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia. Opere Vincitori del Premio
Feltrinelli Filosofia Università
Università Premi Feltrinelli, lincei.
Mario Dal Pra. Pra. Keywords: hegeliani, storiografia della filosofia antica,
la filosofia antica, la filosofia italica antica, la filosofia romana, la
filosofia romana antica, Antonino, Crotone, Velia, Filolao, Vico, Croce, la
storia della filosofia, filosofia della storia della filosofia, storiografia
filosofica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pra” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Prepone: il principio
conversazionale – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. According to Ippolito di Roma, a pupil of Marzione. He
argues that, in addition to there being a principle of good and a principle of evil,
there is a third intermediate principle of justice. Grice: “Only I don’t
multiply principles beyond necessity, since ‘principle’ means ‘1’!”
Grice
e Prepostino: il divino di Romolo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cremona). Filosofo italiano. Summa
theologica, Manichean, caraterismo. Prepostino.
Grice e Prestipino: conversazione e
ragione in Vico -- per una antropologia filosofica – filosofia italiana – filosofia
siciliana -- Luigi Speranza (Gioiosa Marea). Filosofo italiano. Insegna a Siena. Studia
il socialismo, marxismo ed estetica. Saggi: “La teoria del mito e la modernità
di VICO (si veda)” (Palermo, Montaina); “L'arte e la dialettica in VOLPE (si
veda)” (Messina, D'Anna); “Che cos'e la filosofia: strutture e livelli del conoscere”
(Gaeta, Bibliotheca); “Per una antropologia filosofica: proposte di metodo e di
lessico” (Napoli, Guida); “Marxismo (e tradizione gramsciana – GRAMSCI (si
veda) -- negli studi antropologici, Natura e società” (Roma, Riuniti); “Da GRAMSCI
(si veda) a Marx” (Roma, Riuniti); “Modelli di strutture storiche”
(Bibliotheca, Narciso e l’automobile, La Città del Sole, Realismo e Utopia” (Roma,
Riuniti); “Tre voci nel deserto: Vico, Leopardi, Gramsci” (Roma, Carocci); Scheda
su Aracne, Da una sponda all’altra del mediterraneo: memorie di militanza
comunista. Intervista a P.. Art. in: Historia Magistra. Rivista di storia
critica, Risorgimento e dialettica storica in Gramsci, dal Calendario del
Popolo Autori Aracne. Giuseppe Prestipino. Prestipino. Keywords: antropologia
filosofica, Vico, Volpe, Gramsci,
Narciso e l’automobile, Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Prestipino” – The Swimming-Pool Library.
Grice
e Pretestato: Giove del Campidoglio – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo
italiano. He achieves high office under Giuliano. He wrote a commentary of
Temistio – Accademia. Vettio Agorio Pretestato.
Grice e Preti: retorica conversazionale,
logica conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pavia). Filosofo italiano. Grice:
“I like Preti. He wrote “Retorica e logica,” which I enjoyed since this is what
I do: I find the rhetoric (the implicature) to the logic (the explicature).”
Grice: “Preti was a bit of a Stevensonian, with his ‘Praxis ed empirismo, and I
mean C. L. Stevenson, not the Scots master of narrative!”. Studia
a Pavia sotto LEVI, VILLA e SUALI. Studia Husserl. Insegna a Pavia e Firenze. I suoi saggi nella rivista banfiana
"Studi Filosofici", lo vedeno coinvolto in una polemica
sull'immanenza e la trascendenza. In “Fenomenologia
del valore” (Principato, Milano) e “Idealismo e positivismo” (Bompiani, Milano)
emerge con evidenza quell'impostazione tesa a conciliare istanze
razionalistiche ed empiristiche. In “Praxis ed empirismo” (Einaudi, Torino) presenta
in maniera relativamente organica, per quanto rapidamente, alcuni temi al
confine tra pensiero teoretico, filosofia morale e filosofia politica. “Retorica
e logica: le due culture” (Einaudi, Torino) è un saggio a cavallo tra la
ricostruzione storico-filosofica e il saggio teoretico, con il quale si intende
dimostrare, prendendo le mosse dalla polemica aperta da C. P. Snow,
l'inconciliabilità tra le due forme di cultura che si intrecciano nel dibattito
occidentale, quella logico-scientifica e quella umanistico-letteraria, e la
necessità di far prevalere la prima sulla seconda al fine di non cedere a nuove
forme di oscurantismo elitario e fanatico. Inoltre, affianca costantemente
alla propria attività di autore quella di curatore di classici del pensiero
filosofico. Il suo stile, volutamente trascurato, è rapido, nervoso e
semplice, in implicita polemica con il bello scrivere e l'ermetismo tipico
delle scuole idealistiche italiane. Tenta
trovare una via alternativa al rapporto fra un pensiero unitario e inglobante --
di tradizione hegeliano-crociana -- e uno invece dualistico, nel distinguo fra
saperi umanistici e scientifici. Il rifiuto di una strenua dicotomia non deve
annullare bensì esaltare le differenze. Altri
saggi: “Linguaggio comune e linguaggi scientifici” (Bocca, Milano);
“L’universalismo” (Bocca, Milano); “Alle origini dell'etica contemporanea: Smith, Laterza, Bari); “Storia del pensiero
scientifico, Mondadori, Milano); “Che será, será” (Firenze, Fiorino); “Umanismo
e strutturalismo: saggi di estetica” (Liviana, Padova); “La scessi e il
problema della conoscenza, “Rivista critica di Storia della Filosofia”, “Saggi
filosofici” (Nuova Italia, Firenze); “In principio è la carne” (Angeli, Milano);
“Il problema dei valori: l'etica di Moore” (Angeli, Milano); “Flosofia della
scienza” (Angeli, Milano); “Morale e meta-morale. (Grice: “moralia e
transmoralia”); “Saggi filosofici inediti” (Angeli, Milano); L'esperienza insegna: saggi civili d sulla
Resistenza” (Manni, San Cesario, Lecce); In principio è la carne, Scarantino,
"Rivista di Storia della Filosofia", Notizie sull'operosità
scientifica e sulla carriera didattica, Minazzi, "Il Protagora"; Filosofare
onestamente, andando là dove il pensiero ci porta. Lettere a GENTILE; Minazzi, "Il
Protagora", Ci terrei tanto a venire a Firenze. Lettere a GARIN, Minazzi,
"Il Protagora", Qui a Firenze si muore nel silenzio e nella
solitudine. Lettere a PRA, Minazzi, "Il Protagora". Franzini, Il mito
delle due culture e la filosofia dei giornali, in "La Tigre di Carta",
Zanardo, Enciclopedia Italiana, Appendice,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Minazzi, P. (Angeli, Milano), Pra, Studi
sull'empirismo critico”, Bibliopolis, Napoli, Lecis, Filosofia, scienza,
valori: il trascendentalismo” (Morano, Napoli); Minazzi, Filosofia (Angeli, Milano);
Minazzi, “L'onesto mestiere del filosofare” (Angeli, Milano); Minazzi, “Il caco-demone
neo-illuminista. L'inquietudine pascaliana di reti” (Angeli, Milano); Peruzzi, Filosofo
europeo (Olschki, Firenze); Parrini e Scarantino, “P.” (Guerini, Milano); Tavernese,
P.: la teoria della conoscenza: in
principio è la carne, Firenze Atheneum, Scandicci, Scarantino, La costruzione della filosofia come scienza
sociale (Mondadori, Milano); Minazzi, Suppositio pro significato non ultimato.
G neo-realista logico studiato nei suoi saggi inediti (Mimesis, Milano) Minazzi,
Le opere e i giorni. Una vita più che
vita per la filosofia quale onesto mestiere, Mimesis, Milano Cambi, Mari, Intellettuale critico e filosofo
attuale (Firenze); Il contributo italiano alla storia della filosofia, Filosofia,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia,
Minazzi e Sandrini, Il razionalismo critico europeo, Mimesis, Milano.
Minazzi, Sul bios theretikòs (Mimesis, Milano); Maria, Un punto di vista
cattolico (Stamen, Roma); Franzini, Il mito delle due culture e la filosofia
dei giornali. Giulio Preti. Preti. Keywords: retorica e logica. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Preti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Preve: l’implicatura conversazionale
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Valenza). Filosofo italiano. Important
Italian philosopher. He is the tutor of FUSARO, of Torino. Il
comunitarismo è la via maestra che conduce all'universalismo, inteso come campo
di confronto fra comunità unite dai caratteri del genere umano, della socialità
e della razionalità. – “Elogio del comunitarismo”. Di ispirazione marxiana ed
hegeliana, scrive saggi di argomento filosofico. Studia a Torino. Sotto Garrone
sull’elezione politica italiana”. Studia Hegel, Althusser, Sartre, e Marx. Scrive
"L'illuminismo e le sue tendenze radicali e rivoluzionarie: enogenesi della
nazione: il problema della discontinuità con la romanità classica”. Insegna a
Torino. Analizza esistenzialmente il
comunismo. Membro del centro di studi sul materialismo storico. Pubblica
“La filosofia imperfetta” (Angeli, Milano), dove testimonia la sua adesione di
massima all’ontologia dell'essere sociale di Lukács, ed anche, indirettamente,
il suo distacco definitivo dalla scuola d’Althusser. Fonda “Metamorfosi”. Spazia
d’un esame dell'operaismo ida Panzieri a Tronti e Negri, all'analisi del
comunismo dissidente dei socialisti alla critica delle ideologie del progresso
storico, all'indagine sullo statuto filosofico della critica comunista
dell'economia politica. Organizza un congresso dedicato al comunismo a Milano,
e vi svolge una relazione sulle categorie modali di necessità e di possibilità all’interno
del comunismo. Da quest'esperienza nasce una rivista chiamata “Marx 101”, che
usce in due serie di numeri monografici e di cui e membro del comitato di
redazione. Collabora a “Democrazia Proletaria”, organo dell'omonimo partito, che
poi divenne insieme con i fuoriusciti dal partito comunista la componente
politica e militante del partito della ri-fondazione comunista. S’iscrive a democrazia
proletaria, facendo parte della direzione nazionale. Nella battaglia fra i
sostenitori di una scelta ecologista – Capanna -- e comunista, sostiene la
seconda. Quando la democrazia proletaria e l'associazione culturale comunista
confluiscono nel partito della ri-fondazione comunista, abbandona la militanza
politica. Con la pubblicazione dei saggi usciti presso l'editore Vangelista di
Milano, affronta il suo tentativo di coerentizzazione di un paradigma
filosofico comunista globale. Si verifica infatti una discontinuità nella sua produzione.
Opta per l'abbandono di ogni “ismo” di riferimento, uscendo del tutto dalla
cosiddetta sinistra e dalle sue procedure d’accoglimento e cooptazione. Ritenendo
che la globalizzazione nata dall'implosione dell'Unione Sovietica non si lasci
più interrogare attraverso le categorie di destra e di sinistra, richieda altre
categorie interpretative, P. diviene inoltre un convinto sostenitore della
necessità di superare la dicotomia sinistra-destra. Questa posizione, condivisa
da alcuni filosofi e movimenti internazionali, è criticata da molti, tra cui il
filosofo Evangelisti, che ne sottolinea l'ambiguità ideologica. P. si ha dedicato
a temi come il comunitarismo, la geopolitica, l'universalismo, la questione
nazionale, oltre ovviamente ad un'ininterrotta attenzione al rapporto
marxismo-filosofia. Cerca di opporsi alla deriva post-moderna seguita dalla
stragrande maggioranza della sinistra italiana -- in particolare dai filosofi
legati al partito comunista italiano -- con un recupero dei punti alti della
tradizione marxista indipendente, del tutto estranea alle incorporazioni
burocratiche del marxismo come ideologia di legittimazione di partiti e di
stati -- soprattutto Lukács, Althusser, Bloch, ed Adorno. Dopo la fine del
socialismo reale, che chiama comunismo storico, ed in dissenso con tutti i
tentativi di sua continuazione/rifondazione puramente politico-organizzativa,
lavora su di una generale rifondazione antropologica del comunismo, marcando
sempre più la discontinuità teorica e politica con i conglomerati identitari
della sinistra italiana -- Rifondazione Comunista in primis ma anche la scuola
operaista e Negri in particolar modo. I suoi interventi sono apparsi sia
su riviste legate alla sinistra alternativa -- L'Ernesto, Bandiera Rossa -- che
su riviste come Indipendenza e Koiné, dove sostene l'esplicito superamento del
dualismo destra-sinistra, approdando a posizioni antitetiche a quelle di BOBBIO (si veda). Collabora con la rivista
Comunitarismo, prima, e Comunità e Resistenza. È redattore di Comunismo e
Comunità. Al di là delle prese di
posizione sulla congiuntura politica, tre cardini della sua filosofia sono
l'interpretazione della storia della filosofia, l'analisi filosofica del
capitalismo e la proposta politica per un comunismo comunitario
universalistico. Ri-leggendo l'intera storia della filosofia utilizza una
deduzione sociale delle categorie del pensiero non riduzionistica, che gli
permette di discernere la genesi particolare delle idee dalla loro validità
universale. Infatti quello di lui è un orizzonte aperto universalisticamente
alla verità, intesa hegelianamente come processo di auto-coscienza storica e
sintesi di ontologia e assiologia, dell'esperienza umana nella storia. Nella
sua proposta di ontologia dell'essere sociale riconosce razionalmente la natura
solidale e comunitaria degl’uomini e l'autonomia cognoscitiva della filosofia,
contrastando ogni forma di riduzionismo nichilistico, relativistico o
partigianamente ideologico. Viene definito un strenuo difensore dello statuto
veritativo della filosofia da una parte, e deciso oppositore di ogni
fraintendimento relativistico dall’altra. Intende il capitalismo come totalità
economica, politica e culturale da indagare in tutte le sue dimensioni. Propone
di suddividerlo filosoficamente e idealisticamente in tre fasi: capitalismo astratto,
capitalismo dialettico con una proto-borghesia illuministica o romantica, una
medio-borghesia positivistica e poi esistenzialistica, e una tardo-borghesia sempre
più individualistica e libertaria; capitalismo speculativo (post-borghese e
post-proletaria) in cui il capitale si concretizza come assoluto, espandendosi
al di là delle dicotomie precedenti a destra economicamente, al centro
politicamente e a sinistra culturalmente. Nell'analisi filosofica del
capitalismo, più volte insiste sulla critica al politicamente corretto, dove studia
il concetto consterebbe dei seguenti punti nella sua concezione -- dove è
considerato un'arma del capitalismo per attrarre fasce deboli a sé, nonché
un'ideologia di fondo dell'occidente imperialista. ‘Americanismo’ come
collocazione presupposta, anche sotto forma di benevola critica al governo
statunitense. Religione olocaustica: Non aderisce al negazionismo dell'Olocausto
e condanna i genocidi, ma considera la shoah un fatto non unico, utilizzato dal
sionismo per legittimare le azioni di Israele tramite il senso di colpa
dell'Europa. Auschwitz non può e non deve essere dimenticato, perché la memoria
dei morti innocenti deve essere riscattata, e questo mondo nella sua interezza
appartiene a tre tipi di esseri umani: coloro che sono già vissuti, coloro che
sono tuttora in vita, e coloro che devono ancora nascere. Ma Auschwitz non deve
diventare un simbolo di legittimazione del sionismo, che agita l'accusa di anti-semitismo
in tutti coloro che non lo accettano radicalmente, e che non sono disposti a
derubricare a semplici errori i suoi veri e propri crimini. Teologia dei
diritti umani, che considera -- come altri filosofi marxisti come LOSURDO (si
veda), o comunitaristi -- solo un grimaldello e un paravento del capitalismo
per imporsi ed eliminare, in realtà, i diritti dei popoli e dei lavoratori,
attuando il liberismo e l'imperialismo globali. “Antifascismo in assenza
completa di fascismo. L’antifascismo, positivo un tempo, è considerato un
fenomeno dannoso e a favore del sistema capitalistico, visto che il fascismo
(da lui deprecato soprattutto per la colonizzazione imperialistica dell'Africa
e la mascalzonaggine imperdonabile dell'invasione della Grecia, è stato ormai
sconfitto, volto a creare tensioni tra le diverse forze anti-sistema, e a
fungere da nuova ideologia della sinistra post-comunista e post-stalinista
(dopo il graduale abbandono del marxismo-leninismo avvenuto per gli effetti della de-stalinizzazione), che
diviene così inutile. Falsa dicotomia Sinistra/Destra come "protesi di
manipolazione politologica". Derivata dal precedente, questa teoria
punterebbe a indebolire le critiche anticapitalistiche, impedendo l'unione tra
comunisti, comunitaristi e socialisti nazionalitari contro il capitale. Al
contempo, anche per le nette e costanti affermazioni contro i tribalismi, i
razzismi e i nazionalismi soprattutto coloniali, è da ritenersi estranea al
cosiddetto rossobrunismo (i cosiddetti nazionalboscevichi) di cui fu tacciato
da Evangelisti, che a suo dire si configurerebbe come una folle somma dei difetti
degli estremismi opposti. L'unione di sostenitori rasati del razzismo biologico
con sostenitori barbuti della dittatura del proletariato sarebbe certamente un
buon copione di pornografia hard, ma non potrebbe uscire dal piccolo circuito a
luci rosse del sottobosco politico. La sua
proposta politica va nella direzione di un comunismo comunitario universalistico,
da intendersi come correzione democratica e umanistica del comunismo, dal
momento che quello storico sarebbe stato reo di non aver messo in comune
innanzitutto la verità. Quello tratteggiato da lui è un sistema sociale che
costituisce una sintesi di individui liberati e comunità solidali. Non è inteso
come inevitabile sbocco storicistico o positivistico di una storia che si
svilupperebbe linearmente, né tuttavia in modo aleatorio, bensì in potenza, a
partire dalla resistenza alla dissoluzione comunitaria innescata
dall'accumulazione individuale di merci. Qui il problema dell'auspicabile
democrazia viene impostato su basi antropologiche, scommettendo sulle
potenzialità ontologiche della bontà del potenziale degl’uomini, ente
politico-comunitaria – “zόoa politika; razionali e valutativi della giusta
misura sociale – “zόa lόgon échon” -- e generica, in senso marxiano – “Gattungswesen”
-- cioè in grado di costruire diversi
modelli di convivenza sociale, compreso quello in cui gl’uomini, affermando la
priorità etica e comunitaria per contenere i processi economici altrimenti
dispiegantisi in modo illimitato e dis-umano, può realizzare le sue
potenzialità ontologiche immanenti, attualmente alienate. La liberazione
avverrebbe quindi a partire dal suo radicamento comunitario in cui agisce
collettivamente, pur rimanendo l'individuo stesso l'unità minima di resistenza
al potere. Adere al partito comunista italiano, ma presto si allontanò
(essendo ostile al compromesso storico tra PCI e DC, promosso da Berlinguer e
Moro), entrando poi a far parte della Commissione culturale di Lotta Continua.
In seguito si iscrisse a Democrazia Proletaria durante la sua ultima fase. Dopo
lo scioglimento della Democrazia Proletaria, e in seguito alla confluenza di quest'ultima
in Rifondazione Comunista, si è sempre più allontanato dall'attività politica
in senso stretto. In seguito manifestò critiche verso l'operaismo e il
trotskismo che animavano talvolta queste esperienze della post-sinistra
extraparlamentare. Se dal punto di vista teorico si era già distanziato
dalla sinistra italiana a seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica e
della svolta della Bolognina, il distacco emotivo definitivo dalla sinistra avvenne
con il bombardamento NATO in Jugoslavia durante la guerra del Kosovo, che
ricevette il beneplacito del governo italiano. Considera questo fatto come la
fine della legalità costituzionale italiana riferendosi alla violazione
dell'articolo 11 e un atto di tradimento verso i valori fondanti della
Repubblica Italiana. Sul tema scrisse Il bombardamento etico. Saggio
sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la menzogna evidente. Molto
clamore ha suscitato (anche tra le file della sinistra alternativa) la sua
adesione ad alcune tesi del Campo Antimperialista per l'esplicito sostegno da
questi fornito alla resistenza irachena. È stato uno dei filosofi di
riferimento del comunismo comunitario, nonché animatore della rivista Comunismo
e Comunità. Altre saggi: “La classe operaia non va in paradiso: dal
marxismo occidentale all'operaismo italiano, in “Alla ricerca della produzione
perduta” (Bari, Dedalo); “Cosa possiamo chiedere al marxismo”; “Sull'identità
filosofica del materialismo storico”; “Marxismo
in mare aperto”; “Rilevazioni, ipotesi, prospettive” (Milano, Angeli); “La
filosofia imperfetta”; “Una proposta di ricostruzione del marxismo ” (Milano,
Angeli); “La teoria in pezzi”; “La dissoluzione del paradigma teorico operaista
in Italia” (Bari, Dedalo); “La ricostruzione del marxismo fra filosofia e
scienza”; “La cognizione della crisi. Saggi sul marxismo di Althusser” (Milano,
Angeli); “La rivoluzione teorica di Althusser, in Il marxismo” (Pisa,
Vallerini); “La passione durevole” (Milano, Vangelista); “La musa di Clio
vestita di rosso, in Trasformazione e persistenza. Saggi sulla storicità del capitalismo”
(Milano, Angeli); “Il filo di Arianna. XV lezioni di filosofia marxista”
(Milano, Vangelista); “Il marxismo e l’eguaglianza”, Urbino; “IV venti”; “Il
convitato di pietra”; “Saggio su marxismo e nichilismo” (Milano, Vangelista); “L'assalto
al Cielo”; “Saggio su marxismo e individualism” (Milano, Vangelista); “Il
pianeta rosso”; “Saggio su marxismo e universalismo” (Milano, Vangelista); “Ideologia
Italiana”; “Saggio sulla storia delle idee marxiste in Italia” (Milano,
Vangelista); “Il tempo della ricercar” “Saggio sul moderno, il postmoderno e la
fine della storia” (Milano, Vangelista); “L'eguale libertà”; “Saggio sulla
natura umana” (Milano, Vangelista); “Oltre la gabbia d'acciaio”; “Saggio su
capitalismo e filosofia” (Milano, Vangelista); “Il teatro dell'assurdo”; “Cronaca
e storia dei recenti avvenimenti italiani”; “Una critica alla cultura dominante
della sinistra nell'attuale scontro tra berlusconismo e progressismo” (Milano,
Punto Rosso); “Strategia politica”; “Premesse teoriche alla critica della
cultura dominante della sinistra esposta nel Teatro dell'assurdo” (Milano,
Punto Rosso); “Il marxismo vissuto del Che”; “Lettere di Che Guevara a Tita
Infante” (Milano, Punto Rosso); “Un elogio della filosofia” (Milano, Punto
Rosso); “Quale comunismo?”; “Uomini usciti di pianto in ragione” (Roma, Manifesto);
“La fine di una teoria”; “Il collasso del marxismo storico del Novecento” (Milano,
UNICOPLI); “Il comunismo storico novecentesco”; “Un bilancio storico e teorico”
(Milano, Punto Rosso); “Nichilismo Verità Storia”; “Un manifesto filosofico
della fine del XX secolo” (Pistoia, CRT); “Gesù. Uomo nella storia, Dio nel
pensiero” (Pistoia); “Il crepuscolo della profezia comunista. A 150 anni dal
“Manifesto”, il futuro oltre la scienza e l'utopia” (Pistoia, CRT); “L'alba del
Sessantotto”; “Una interpretazione filosofica” (Pistoia, CRT); “Marxismo,
Filosofia, Verità” (Pistoia, CRT); “Destra e sinistra. La natura inservibile di
due categorie tradizionali” (Pistoia, CRT); “La questione nazionale alle soglie
del XXI secolo”; “Nota introduttiva ad un problema delicato e pieno di
pregiudizi” (Pistoia, CRT); “Le stagioni del nichilismo. Un'analisi filosofica
ed una prognosi storica” (Pistoia, CRT); “Individui liberati, comunità
solidali. Sulla questione della società degli individui” (Pistoia, CRT); “Contro
il capitalismo, oltre il comunismo”; “Riflessioni su di una eredità storica e
su un futuro possibile” (Pistoia, CRT); “La fine dell'Urss”; “Dalla transizione
mancata alla dissoluzione” (Pistoia, CRT); “Il ritorno del clero. La questione
degli intellettuali oggi”( Pistoia, CRT); “Le avventure dell'ateismo. Religione
e materialismo oggi” (Pistoia, CRT); “Un nuovo manifesto filosofico.
Prospettive inedite e orizzonti convincenti per la filosofia” (Pistoia, CRT); “Hegel
Marx Heidegger. Un percorso nella filosofia” (Pistoia, CRT); “Scienza,
politica, filosofia. Un'interpretazione” (Pistoia, CRT); I secoli difficili.
Introduzione al pensiero filosofico dell'Ottocento e del Novecento, Pistoia,
CRT); “L'educazione filosofica. Memoria del passato, compito del presente,
sfida del future” (Pistoia, CRT); “Il bombardamento etico. Saggio
sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la menzogna evidente” (Pistoia,
CRT); “Marxismo e filosofia. Note, riflessioni e alcune novità” (Pistoia, CRT);
“Un secolo di marxismo. Idee e ideologie, Pistoia, CRT); “Un filosofo controvoglia.
Introduzione a G. Anders, L'uomo è antiquato” (Bollati Boringhieri); “Le
contraddizioni di Bobbio. Per una critica del bobbianesimo cerimoniale” (Pistoia,
CRT); “Marx inattuale. Eredità e prospettiva” (Torino, Boringhieri); Verità
filosofica e critica sociale. Religione, filosofia, marxismo” (Pistoia, CRT); “Dove
va la sinistra?” (Boninsegni, Roma, Settimo Sigillo); “Comunitarismo filosofia
politica” (Molfetta, Noctua); “La filosofia classica tedesca, Dialettica e
prassi critica. Dall'idealismo al marxismo (Molfetta, Noctua); “L'ideocrazia
imperiale americana” (Roma, Settimo Sigillo); Filosofia del presente. Un mondo
alla rovescia da interpretare” (Roma, Settimo Sigillo); Filosofia e geopolitica”
(Parma); All'insegna del Veltro, Del buon uso dell'universalismo. Elementi di
filosofia politica” (Roma, Settimo Sigillo); Dialoghi sul presente.
Alienazione, globalizzazione destra/sinistra, atei devoti. Per un pensiero
ribelle” (Napoli, Controcorrente); “La comunità ritrovata. Rousseau critico
della modernità illuminista, Torino, Libreria Stampatori); “Marx e gl’antichi
greci” (Pistoia, Petite plaisance); “Il popolo al potere. Il problema della
democrazia nei suoi aspetti filosofici” (Casalecchio, Arianna); “Verità e
relativismo. Religione, scienza, filosofia e politica nell'epoca della
globalizzazione” (Torino, Alpina); Elogio del comunitarismo” (Napoli, Controcorrente);
“Il paradosso De Benoist. Un confronto politico e filosofico” (Roma, Settimo
Sigillo); “Storia della dialettica” (Pistoia, Petite plaisance); “La democrazia
in Grecia. Storia di un'idea, forza di un valore, in Presidiare la democrazia
realizzare la Costituzione. Atti del seminario itinerante sulla difesa della
Costituzione, Bardonecchia, Susa, Bussoleno, Condove, Borgone Susa, Edizioni Melli-Quaderni);
“Sarà Dura!, Storia critica del marxismo. Dalla nascita di Karl Marx alla
dissoluzione del comunismo storico novecentesco” (Napoli, La città del sole); “Il
presente della filosofia italiana, Pistoia, Petite plaisance, Storia dell'etica,
Pistoia, Petite plaisance, “Hegel anti-utilitarista”
(Roma, Settimo Sigillo); Storia del materialismo, Pistoia, Petite plaisance, Una
approssimazione a Marx. Tra materialismo e idealismo, Saonara, Il Prato); Ri-pensare
Marx. Filosofia, Idealismo, Materialismo” (Potenza, Ermes); Un trotzkismo
capitalistico? Ipotesi sociologico-religiosa dei Neocons americani e dei loro
seguaci europei, in Neocons. L'ideologia neoconservatrice e le sfide della
storia, Rimini, Il Cerchio); “Alla ricerca della speranza perduta. Un
intellettuale di sinistra e un intellettuale di destra "non
omologati" dialogano su ideologie e globalizzazione” (Roma, Settimo Sigillo);
La quarta guerra mondiale, Parma,
All'insegna del Veltro, L'enigma dialettico del Sessantotto quarant'anni dopo,
in La rivoluzione dietro di noi. Filosofia e politica prima e dopo il '68,
Roma, Manifesto); “Il marxismo e la tradizione culturale europea, Pistoia,
Petite plaisance, Nuovi signori e nuovi sudditi. Ipotesi sulla struttura di
classe del capitalismo contemporaneo” (Pistoia, Petite plaisance, Logica della
storia e comunismo novecentesco. L'effetto di sdoppiamento” (Pistoia, Petite
plaisance); “Elementi di Politicamente Corretto. Studio preliminare su di un
fenomeno ideologico destinato a diventare in futuro sempre più invasivo e
importante, Petite Plaisance, Filosofia
della verità e della giustizia. Il pensiero di Kosík, con Cesana, Pistoia,
Petite plaisance, Lettera sull'Umanesimo, Pistoia, Petite plaisance, Una nuova
storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della
filosofia, Pistoia, Petite plaisance, Lineamenti per una nuova filosofia della
storia. La passione dell'anticapitalismo, con Luigi Tedeschi, Saonara, Il
Prato,.Dialoghi sull'Europa e sul nuovo ordine mondiale, Saonara, Il Prato, Collisioni.
Dialogo su scienza, religione e filosofia, Pistoia, Petite plaisance, Marx:
un'interpretazione, Nova Europa). Prefere non definirsi marxista ma
appartenente alla "scuola di Marx", e «allievo indipendente di Marx»;
Elogio del comunitarismo, Controcorrente, Napoli, Personalmente, non sono credente né
praticante. Non credo in nessun Dio personale, considero ogni personalizzazione
del divino una indebita e superstiziosa antropomorfizzazione, e sono pertanto
in linea di massima d’accordo con Spinoza. Ma ritengo anche la religione, così
come la scienza, l’arte e la filosofia, dati permanenti dell’antropologia umana
in quanto tali desti durare tutto il tempo in cui durerà il genere umano (Elementi di politicamente corretto. Convegno,
Lukács e la cultura europea (II intervento)
Relazione Congresso Nazionale di DP (terzultimo intervento) Destra e Sinistra: confronto tra P. e LOSURDO
(si veda); Carmilla: I rosso-bruni: vesti nuove per una vecchia storia Democrazia comunitaria o democrazia proprietaria?”;
“Considerazioni sulla geopolitica”; “Il bombardamento etico dieci anni dopo”. Monchietto,
Colletti; Marxismo, Filosofia, Scienza. L'“ultimo” filosofo marxista su la
RepubblicaTorino Addio al filosofo, In
memoria, Fusaro Un lutto veramente
grande per noi di Gianfranco La Grassa, La Sala Rossa ricorda la figura e
raccogliendosi in un minuto di silenzio, P., Con Marx e oltre il marxismo; Comunismo
e Comunità » Laboratorio per una teoria anticapitalistica A. Volpe e P. Zygulski, Verità e filosofia,
in Monchietto e Pezzano, Invito allo Straniamento. I. filosofo, Pistoia, Petite
Plaisance, P., Elementi di politicamente
corretto. E qui concludiamo con una serie di previsioni artigianali. Ricordo al
lettore che questo non è ancora un Trattato di Politicamente Corretto, che ho
peraltro intenzione di scrivere, in cui i cinque punti principali indicati
(americanismo come collocazione presupposta, religione olocaustica, teologia
dei diritti umani, anti-fascismo in assenza completa di fascismo, dicotomia
Sinistra/Destra come protesi di manipolazione politologica) verranno discussi
in modo più analitico e preciso. Da Intellettuali e cultura politica
nell'Italia di fine secolo, Rivista Indipendenza, Da Gli Usa, l’Occidente, la
Destra, la Sinistra, il fascismo ed il comunismo. Problemi del profilo
culturale di un movimento di resistenza all’Impero americano, Noctua Edizioni,
P.: audio congressi DP (Radio Radicale)
Intervista politico-filosofica (Repaci, P.) «La costituzione italiana è stata distrutta
per semprre con i bombardamenti sulla Jugoslavia, e da allora l’Italia è senza
costituzione, e lo resterà finché i responsabili politici di allora non saranno
condan morte per alto tradimento (parlo letteralmente pesando le parole), con
eventuale benevola commutazione della condanna a morte a lavori forzati a vita.
Eppure, questi crimini passano sotto silenzio, perché si continuano ad
interpretare gli eventi di oggi in base ad una distinzione completamente finite
(P., Elementi di politicamente corretto) Bobbio, Né con Marx né contro Marx, Riuniti,
Roma, Storia dei marxismi in Italia, Manifestolibri, Roma, Alessandro
Monchietto, Marxismo e filosofia in Preve, Editrice Petite Plaisance, Pistoia, Zygulski,
P.: la passione durevole della filosofia, presentazione di Pezzano, Pistoia,
Editrice Petite Plaisance, Monchietto e Pezzano, Invito allo Straniamento. I. P.
filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, Zygulski,
e l'educazione filosofica, in Educazione Democratica, Foggia, Edizioni del Rosone, gennaio, Monchietto,
Invito allo Straniamento. II. Marxiano, Pistoia, Petite Plaisance, Massimo (Bontempelli); Bentivoglio, Il senso dell'essere nelle
culture occidentali (Milano, Trevisini); Formenti, Il socialismo è morto. Viva
il socialismo!, Meltemi, Milano). Costanzo Preve. Preve. Keywords: fascismo,
antifascism – antifascism in assenza completa di fascismo, comunita,
comunitarismo, la mascalzonaggine imperdonabile dell’invasione a Grecia;colonizzazione
imperialista,storia dell’etica, storia ontologico-sociale della filosofia, vico
anti-capitalista. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e Preve," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Prini: l’implicatura conversazionale di
Dedalo e il volo d’Icaro – filosofia italiana – Luigi Speranza (Belgirate). Filosofo italiano. Grice: “I like Prini,
but I won’t expect his “Discorse e situazione” to be about Firth’s context of
utterance!” Pensare è infatti la maniera più profonda del nostro desiderare –
“XXVI secoli nel mondo dei filosofi" (Caltanissetta, Sciascia). Tra i
maggiori esponenti dell'esistenzialismo. Studia ad Arona e Pavia sotto
LORENZI. Studia SORBATTI sotto LEVI e SCIACCA. Studia l’accademia di Plotino. P.
s'è legato al gruppo di gioco di filosofi che SCIACCA riune intorno a se.
Quando SCIACCA si trasfere a Genova tutto il gruppo lo segue. Insegna a Genova,
Perugia, Roma e Pavia. “Lo scisma sommerso” (Milano, Garzanti) analizza la
spaccatura sotterranea che si è creata nella chiesa cattolica tra il magistero
ufficiale e la fede e le scelte di vita dei credenti. Un tema che diviene
centrale è il tema del male. Scrive “XXVI secoli nel mondo dei filosofi” -- «un
ripensamento, una sorta di commiato personale dai filosofi e dai problemi che
gli sono stati cari per tutta la vita. Accanto al discorso apofantico, che
definisce in modo univoco il suo oggetto e che vuol dimostrare le sue verità in
modo necessario, apre lo spazio per la ‘conversazione’. In “Verso una ontologia
della conversazione” (Roma, Studium), risalire la dimenticanza della
conversazione ad Aristotele, il quale ritene i discorsi semantici non vero-funzionali
e quindi estranei al campo del linguaggio-oggetto sino del meta-linguaggio
della filosofia. In “Discorso e situazione” (Roma, Studium) definisce in modo
più dettagliato gl’ambiti della conversazione. Nella molteplicità dell’uso
logico della ragione, delinea un esame sistematico delle diverse forme della
conversazione razionale “situata”, ossia in relazione al suo proprio oggeto o
topico ed al suo proprii conversatori, e precisamente la verifica come forma
della prova del discorso oggettivo o scientifico, la categoria della
testimonianza e la determinazione particolare come ‘forma’ della ‘prova’ della
conversazione. È stata un ricerca non inutile, credo, se ha messo in luce, per
un verso, contro lo scientismo, la pluralità dell’uso della ragione, e per un
altro verso, la fondamentale convergenza di quelle forme del discorso razionale
in una dottrina della verità ostensiva dell’essere, o un’ontologia semantica.
Gl’uomini di cui la filosofia deve occuparsi sono gl’italiani concreti. In “Il
corpo che siamo: introduzione all'antropologia etica” (Torino, SEI) studia i
corpi degl’italiani come elementi costituiti della inter-soggettività in
un’unità psico-fisica del resto. Già SERBATTI fa questo movimento verso i corpi,
parlando di sentimenti fondamentali corporei. In “Il paradosso d’Icaro” (Roma,
Armando) elabora la distinzione tra mero bisogni dei corpi e desideria o
volonta. I bisogni, cioè le necessità di avere, si distingueno dalla volontà di
essere autenticamente. Il domandare intorno al senso di ciò che è e di
ciò che si *è* un domandare che mette in questione anche i domandanti stessi.
In ‘L’ambiguità dell’essere’ (Genova, Marietti) caratterizza l’essere come ’ambiguo’:
necessità assoluta (al modo di Velia), bontà o finalità assoluta, o come
libertà od opposizione assoluta. Cerca queste tre modalità, ritenendole tutte
essenziali all'essere e, insieme, non deducibili l’una dall'altra. Define questa
sua concezione problematicismo ontologico. Dal momento che l’essere è in sé
ambiguo, esso non si lascia completamente definire e dimostrare dal
discorso apofantico e si presta alla conversazione. C’è un carattere ludico
nell'atteggiamento del credente, quando pretende di poter mettere tra parentesi
la propria fede e di essere anch'egli, nella ricerca della verità, come dice
Husserl, ein wirklicher Anfänger, un vero e proprio principiante. Fa una distinzione tra il nucleo del messaggio
evangelico e le forme che esso ha via via assunto nella storia, critica delle
posizioni più tradizionaliste della chiesa, specialmente in filosofia -- si
veda in particolare “La filosofia cattolica” (Roma, Laterza) --, invito al
dialogo tra la chiesa e la modernità tutta intera, e proposta di una nuova
inculturazione, oggi, di quel messaggio evangelico. Un passagio di “ Lo scisma
sommerso” mostra in modo disambiguo ciò che ha in mente. Per questa mentalità
generata dalla civiltà della scienza esistono uno spazio e un tempo scientifici
nei quali è impossibili proporsi di trovare, per esempio, il periodo storico di
una presunta prima coppia progenitrice di tutto il genere umano o l'ubicazione
dell'Eden, di cui parlano in un senso simbolico che è da determinare i primi
racconti della Genesi. E andando soltanto un poco in profondità nella coscienza
giuridica moderna, post-illuministica, del rapporto tra colpa e castigo, chi
potrebbe oggi accettare l'idea, trasmessa dalla teologia penale di Agostino
nell'interpretazione della Lettera ai Romani di Paolo, che l'umanità intera
abbia ereditato da Adamo non solo la pena eterna del suo peccato, ma anche la
responsabilità della sua stessa colpa?» Altre saggi: “La metodologia della
testimonanza” (Roma, Studium); “Serbatti: i sentimenti fondamentali corporei, ”
(Roma, Armando); “Storia dell'esistenzialismo” (Roma, Studium); “Plotino e l'umanesimo
interiore” (Milano, Vita e Pensiero); “Il potere” (Roma, Studium); “Terra di Belgirate”;
Torino, Sosso); “Un filosofo che canta i Salmi. “Croce e Gentile”, Il P. sommerso;
Il desiderio di essere. L'itinerario filosofico; L'ontologia del desiderio”. Flematti,
“Prini”. Pietro Prini. Prini. Keywords: il volo d’Icaro. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Prini” – The Swimming-Pool Library.
Grice
e Prisciano: l’implicatura conversazionale di Simmaco – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A philosopher and friend of
Simmaco.
Grice Priscilliano:
l’implicatura conversazionale di Nerone – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. He has the
distinction of being the first philosopher put to death for ‘heresy’ by the
Roman Catholics. What Priscillian says is that the world is an evil place
whither souls are sent as a punishment. What he implicates is that Nerone is
right! Priscilliano.
Grice e Probo:
l’implicatura dell’in-plicatura conversazionale -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. He studies
under Eusebio at the same time as Sidonio, and may have assisted Eusebio in his
teaching. He married the cousin of Sidonio, the daughter of Simplicio. “All
very confusing, and possibly unimportant, historically speaking from the
standpoint of philosophy if it were not for the fact that Sidonio coined the
term ‘inplicatura’ [sic].” – Grice. Probo
Grice e Procle: o
la diaspora di Crotone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited
by Giamblico.
Grice e Prodi – l’artifice della ragione e l’implicature
conversazionale dei cani di Pavlov – filosofia italiana – Luigi Speranza (Scandiano). Filosofo italiano. Grice: “While he likes semiotics,
Prodi is the Italian C. L. Stevenson, who read English at Yale! No philosophy
background!” Studia e insegna a Bologna. A Bologna fonda il progetto biologia
cellulare. Svilupa un approccio semiotico alla biologia. Con “Il neutrone borghese” (Bompiano,
Milano), ha pubblicato anche alcuni romanzi e racconti, tra cui Lazzaro,
biografia romanzata -- con riflessi autobiografici -- di Spallanzani. Il saggio
“Il cane di Pavlov”; “Opera narrativa” (Diabasis, Reggio Emilia). Altre opere:
“Scienza e potere” (Il Mulino, Bologna); “La scienza, il potere, la critica” (Mulino,
Bologna); “Onco-logia sperimentale” (Esculapio, Bologna); “Le basi materiali
della significazione” (Bompiani, Milano); “La biologia dei tumori” (Abrosiana,
Milano); “Soggettività e comportamento” (Angeli); Orizzonti della genetica” (L'Espresso);
Patologia Generale (CEA); “La storia naturale della logica” (Bompiani, Milano);
“L'uso estetico del linguaggio” (Mulino, Bologna); Lazzaro: il romanzo di un
naturalista” (Camunia, Brescia); “Onco-logia” (Esculapio, Bologna); “Gl’artifici
della ragione” (Sole 24 ore, Milano); -- cunning of reason – cf. Speranza,
Grice, Kantotle, Kant, Hollis, razionalismo e relativismo -- “Il cane di Pavlov”
(Camunia, Brescia); “Alla radice del comportamento morale” (Marietti, Milano);
“Teoria e metodo in biologia” (Clueb, Bologna); “L'individuo e la sua firma”; “Biologia
e cambiamento antropo-logico” (Mulino, Bologna); “Il profeta” (Camunia, Brescia);
Conferenza "P.”, Repubblica
Apprezzato anche da Dossetti, “La parola e il silenzio” (Paoline, in riferimento ad un articolo che si rifaceva
ai geni invisibili della città di Ferrero. Sul sottotitolo -- i “geni
invisibili” della città. Dizionario biografico degl’italiani, istituto dell'enciclopedia.
Giorgio Prodi. Prodi. Keywords: il cane di Pavlov. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Prodi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Prospero: il contro-potere del
Quirinale e l’implicatura conversazionale laica – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Pescosolido). Filosofo italiano. Studia e insegna a Roma.
Studia Kelsen. Collabora con “L'Unità”. I suoi interessi sono principalmente
rivolti al sistema istituzionale e la filosofia politica della sinistra. La sua
filosofia e aspramente criticate da TRAVAGLIO, che lo ha accusa di
"pagnottismo". Tra i punti di dissenso, vi è la posizione nei
confronti della democrazia diretta, e nei confronti della fiducia riposta da Travaglio,
e dal Movimento 5 stelle di GRILLO, nella intrinseca infallibilità del giudizio
espresso dagl’elettori e del popolo della rete.
Sinistra Italiana. Saggi: “La politica post-classica”; “Il nuovo inizio”;
“Nostalgia della grande politica”; “La democrazia mediata”; “Sistemi politici e
storia”; “La filosofia politica della destra” (Newton Compton); “I sistemi politici”
(Newton Compton); “Politica e vita buona, Euroma la Goliardica, Sinistra e cambiamento
istituzionale”; “Storia delle istituzioni in Italia” (Riuniti); “Il fallimento
del maggioritario”; “La politica”; “Teorie e profili istituzionali” (Carocci);
“Lo stato in appalto. Berlusconi e la privatizzazione del politico (Manni); STATO
IN APPALTO – la privatizzazione del publico -- “Politica e società globale”
(Laterza); “L'equivoco ri-formista” (Manni); “Alle origini del laico” (Angeli);
“La costituzione tra populismo e leaderismo” (Angeli); -- il duce dirigge – il
duca di Mantova -- “Filosofia del diritto di proprietà” (Angeli); “Perché la
sinistra ha perso le elezioni” (Ediesse); “Il comico della politica”; “Nichilismo
e aziendalismo nella comunicazione di Berlusconi” (Ediesse); “Il libro nero
della società civile”; “Il nuovismo realizzato” (Bordeaux); “Gramsci”
(Bordeaux). Addio al mito del capo, Il Manifesto, Contro-potere del Quirinale,
Left-avvenimenti, Prodi, l'errore più grande della sinistra europea è stato
dimenticare il lavoro, il manifesto, Gravagnuolo, Grillo, il travaglio di Marco
nel duello tv con Prospero l'Unità Gl’organismi
di sinistra da "Sinistraitaliana.si"
Sinistra Italiana rispolvera il Pci: nascono le nuove Frattocchie. Ma a
Testaccio. Michele Prospero. Prospero. Keywords: implicatura laica, lo STATO IN
APPALTO, contro-potere del quirinale, sinistra, diestra – come categorie
filosofiche – il parlamento francese -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Prospero” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Prosseno: la setta di Sibari – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Sibari). Filosofo
italiano. Pythagorean – Giamblico.
Grice e Prudenzio: l’implicatura conversazionale dela psisco-machia –
Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Portico. A career in public
service. His main treatise is “Psycho-Machia,” on the soul’s fight between good
vitue and evil vice. People bring suffering on themselves by making bad
choices. Aurelio Clemente Prudenzio.
Grice e Pucci: REPUBBLICA ROMANA, o dell’implicatura
conversazionale utopica di Campanella – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo italiano. Scrive
alcuni trattati dove ambiva a una filosofia universale di stampo utopistico. Molto
polemico contro le principali dottrine religiose dell'epoca, tanto da essere
tacciato di eresia e giustiziato dall'inquisizione romana. Della potente
e ricca famiglia fiorentina dei Pucci. Scolto da un improvviso mutamento e cambiamento
che lo fa decidere a darsi allo studio delle cose celesti ed eterne e a
scoprire i reali motivi dei contrasti filosofici che lacerano l'Italia. Assiste
personalmente alla strage degl’ugonotti nella notte di S. Bartolomeo, decide d’aderire
alla tesi protestante. Controversie dottrinali gli procurarono l'espulsione dalla
sua comunità calvinista. Discute del peccato originale e altresì contesta
l'autoritarismo del concistoro della comunità. Quest'ultima gl’rimprove,
oltre a importanti punti dottrinali come la concezione del peccato originale,
della fede, e dell'eu-caristia, la sua pretesa di pro-fetizzare, ricordandogli
che, con la scomparsa dei primi apostoli, il carisma profetico non esiste più.
Su invito di Betti, incontra SOZZINI (si veda). Pubblica un manifesto, e poi
scrive a Balbani una lettera in cui espone la sua teoria dell'innocenza naturale
dell'uomo, già discussa Sozzini. L’uomo nasce e restano innocente innanzi
all'uso della ragione e del giudizio. Grazie alla redenzione operata dal cristo,
il peccato originale non causa dannazione quando siamo nel grembo materno. Dunque,
il battesimo di un uomo che è gia naturalmente innocente per la naturale bontà
della sua natura umana, e per quanto non censurabile, è INUTILE. L'eventualità
della dannazione è un problema di quell’uomo che, raggiunta l'età della
ragione, è in grado di distinguere il bene dal male. L’uomo è buono per
natura, e a causa dell'amore del divino verso il genere umano, che ha creato
l'uomo di natura buona, si fonda la filosofia. Il fondamento della filosofia, e
bontà vera, è propriamente la fidanza generale nel divino nel cielo e nella
terra, una fiducia fondata sulla conoscenza di del divino che è comune ad ogni uomo,
una fede che si contrappone alla concezione della fede protestante, che
consiste invece in una fidanza particulare che il singolo protestante ripone nel
divino. È del resto la tesi sostenuta dai SOZZINI (si vedano) nel suo De Jesu
Christo servatore. Sostene di aver tratto le proprie concezioni in virtù
del dono dello spirito santo che, attraverso visioni, lo ispira permettendogli
di preconizzare il prossimo avvento del regno del divino che provoca la
conversione di ogni popolo, incluso il romano -- qualunque fosse la loro
religione, sotto un'unica confessione. La redenzione operata da quel cristo
riguarda infatti ogni uomo, anche i non cristiani, perché esalta la sua
naturale bontà. La salvezza non costitusce un dubbio tormentoso ma è un
obbiettivo che può essere raggiunto abbandonandosi con fiducia alla fede nel
divino, è la fede naturale che ha Adamo, uomo naturale e immortale perché fatto
a immagine e somiglianza del divino (o Prometeo) nella mente e nello spirito.
Affermata la bontà naturale della specie umana, ne discende che debba essere
escluso tanto che il peccato si trasmetta nelle generazioni, quanto che possa
esistere una pre-destinazione semplice o doppia che sia, una per gl’eletti e
una per i dannati stabilita ab aeterno. SOZZINI rispose a P. con il “De statu
primi hominis ante lapsum”, obiettando che la somiglianza dell’umano col divino
risiede nel fatto di essere il dominatore di tutte le cose della natura, e non
nella sua immortalità. Se Adamo, l'essere naturale per eccellenza, finisce col
peccare, ciò dimostra che non era affatto innocente -- visto che Adamo peca per
sua libera scelta. La natura dell'uomo
non è diversa da quella d’Adamo. La salvezza dell’uomo risiede nella sua
volontà di scegliere il bene, ed è sulla sua libera volontà, non sulla sua
natura, che si fonda l’etica. Il suo saggio principale e “La forma della repubblica
romana”. Per porre rimedio alla confusione e agli scandali regnante nella
filosofia, ènecessario un libero e santo concilio al quale si vede che ogni uomo
da bene di tutte le province inclinano, ma che viene rifiutato dai potenti
prelati che oggi comandano non solo nella religione, ma anche nella repubblica
romana. Per preparare questo concilio, è necessario che ogni uomo dabbene, all'interno
dello stato romano, si organizzino in un'unione, in un collegio o comunità –
res publica -- nella quale essi si governino secondo un principio comune, i,
senza alienarsi da i loro principi e magistrati civili e senza entrare in
polemica contro la confessione religiosa del culto vigente. Questi uomini,
infatti, d'animo et tal volta anche di corpo alienato da gl’ordini et usanze di
quella repubblica romana nelle quali è sono nati et allevati, conviene ch'e'
vivino come forestieri nel loro natio terreno, o forastieri interamente per gli
altrui paesi, è necessario ch'e' si portino molto saviamente e discretamente
con i principi e magistrati de' luoghi dove essi abitano. Si tratta di
un'aperta giustificazione del nicodemismo, seppure teorizzata come mezzo
provvisorio allo scopo di raggiungere un fine superiore nell'interesse d’ogni
uomo. L'insieme di questi collegi avrebbe formato di fatto una repubblica
romana *cattolica* -- cioè ‘universale’ -- che, con l'esempio del retto
comportamento dei suoi aderenti, ha col tempo acquisito il consenso della
grande maggioranza della popolazione di ogni singolo stato, promuovendo
così il rinnovamento dei costumi e delle diverse confessioni, fino a rifondare
un'unica e universale (‘cattolica’) religione. Gl’elementi essenziali di
questo rinnovato e unificato culto dovranno essere la fede in un solo divino nel
cielo e nella terra, creatore et governatore dell’universo, nel Cristo morto e
risorto per redimerci, nella giustizia divina che premia i buoni e punisce i malvagi,
la testimonianza degl’apostoli, il rispetto dei X comandamenti, l'orazione
domenicale e le opere di carità. Tutte le questioni dottrinarie che
storicamente divideno le confessioni cristiane sono sfumate da P., che vuole
che sui problemi del battesimo, dell'eucaristia, della tri-nità e dell'in-carnazione
non si utilizzino sottigliezze – “implicature” -- e non si creino
divisioni. I membri di queste comunità o repubblica romana dovranno
essere tutti gl’uomini maggiorenni e LAICI -- dato che gl’ecclesiastici,
infatti, sono evidentemente incapaci di superare le divisioni che essi stessi
hanno creato -- organizzati sotto un capo, o duce – principe, dittatore --
temporaneo, provosto o console, assistito da un censore – come CATONE MAGGIORE
--, che non deve avere alcun'autorità particolare, ma dove proporre le
risoluzioni da approvare all'unanimità nell'assemblea o senato generale dei
membri. Quando non vi è unanimità, si decide A SORTE – cf. SORTI-LEGIUM -- fra
le opzioni. Una donna, dovendo essere sottoposte al marito – come Ercilia sotto
Romolo -- puo assistere ma non ha alcun'autorità né diritto di voto. Il
collegio (COLLEGIUM) o senato ha anche il potere di punire la cattiva condotta
di un singolo membro, sino all'espulsione. Le diverse comunità si sarebbero
tenute in contatto epistolare e a questo scopo è costituito l'incarico di un
cancelliere e, attraverso delegati, si sono riunite in diete da tenersi
periodicamente nelle terre di qualche gentilhomo o signore aderente a un collegio
di una delle maggiori città d’Italia altro Roma “come Firenze, Venezia, Milano,
et simili,” perché qui i convenuti alla dieta sono passati inosservati più
facilmente. Se gli aderenti ai collegi devono manifestare un formale
ossequio alle autorità costituite, essi devono anche proporre una, sia pur
cauta propaganda per far guadagnare alla comunità nuove adesioni. Ciascuno deve
mantenere il segreto della sua attività -- tramite giuramento --, essere amico
dei compagni e nemico di chi è loro nemico. Per saldare insieme i membri, è
opportuno che essi si sposino nello stesso ambiente, con donne sane e gagliarde
per averne una buona discendenza, evitando però rapporti sessuali frequenti
che, secondo P., sono nocivi alla salute fisica dell’uomo e a la salute morale
della donna. Nella famiglia, il padre riveste il ruolo di capo e di sacerdote
laico. Battezza egli stesso il figlio in età audulta, il quale dove crescere in
una decorosa austerità, studiando nelle scuole di filosofia consigliate dalla
comunità -- evitando carriere immorali, come quella ecclesiastica o
avvocatesca. È a Cracovia, dove incontra Sozzini e altri dissidenti
religiosi. La sua filosofia però non trova successo in nessuna confessione
calvinista o luterana -- né fra gli anabattisti e i sociniani. In compenso, qui
conosce Dee. Anche qui la sua indole -- Dee lo descrive come pericolosamente
chiacchierone e utopico -- non venne accolta positivamente e deluso dai
protestanti si ri-converte al cattolicesimo dopo un incontro con Aldobrandini. Srive “De Christi servatoris
efficacitate in omnibus et singulis hominibus” -- “L'efficacia salvifica del
Cristo in tutti e in ogni uomo” -- dedicato a Clemente VIII. Qui ri-assunge e
sviluppa tutta le sua filosofia su una chiesa romana, universale – “cattolica”
-- ed ecumenica. Ogni uomo ha il diritto di professare una chiesa di Cristo, e il
divino, grazie al suo amore universale per l'intera umanità, dove aiutare ad
abbattere le barriere che separavano i culti. Condotto in carcere a Roma,
conosce Bruno e Campanella. È condannato a morte per eresia, decapitato e poi
bruciato sul rogo al campo de' fiori. Il puccismo però gli sopravvisse nella chiesa
luterana grazie a Huber. Lettera in Rotondò, Studi e ricerche di storia
ereticale. Lettere, documenti e testimonianze
In Cantimori, Per la storia degl’eretici; Felici, La riforma protestante
(Carocci); Opere Lettere, documenti e testimonianze (Firenze, Olschki); Sulla pre-destinazione (Firenze,
Olschki); Cantù, “Gl’eretici” (Torino, Tipografic); Per la storia degl’eretici,
Cantimori e Feist, Roma, Reale Accademia d'Italia, Cantimori, “Eretici italiani”
(Firenze, Sansoni); Rotondò, “Storia ereticale” (Torino, Giappichelli); Una
disputa di antropologia filosofica sul primo uomo: di fronte al naturalismo di Sozzini”,
Milano, Cusl; Carta, “Eresia -- Documenti sul processo e la condanna” (Padova, Milani);
“Cultura politica” (Stango, Firenze); Caravale, Il profeta disarmato. L'eresia”
(Bologna, Mulino); Biagioni, L’Informatione della religione christiana (Torino,
Claudiana); Vozzi, l’Informatione della religione christiana. Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco
Pucci. Keywords: etymologia d’eretico; il profeta disarmato, nicodemismo, decapatizazione
a Tornona, Roma, la repubblica romana, il censore Catone, il suffragio. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pucci” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Puccinotti: l’implicatura
conversazionale del boezio – filosofia sperimentale – fisici e meta-fisici -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Urbino).
Filosofo italiano. Studia a Pavia e Roma. Insegna a Urbino, Macerata, e
Pisa. Il duca Leopoldo II di Toscana lo
inserì in una commissione incaricata di studiare l'ipotesi di introdurre sul
litorale pisano le risaie, dal punto di vista della medicina civile. Espone le
sue analisi nel saggio “Sulle risaie in Italia e sulla loro introduzione in Toscana”
-- conclusioni che saranno alla base del regolamento sulla cultura del riso in
Toscana. Altri saggi: “Storia della febbre intermittente perniciosa (Roma),
“Boezio” (Firenze); “Storia della medicina” (Firenze). Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Crusca. “Opere filosofiche”;
“Del preteso paganesimo di BOEZIO (si veda)”; “In GALILEI (si veda) sono due
filosofie, la speculative e la sperimentale. Galileo divide la fisica della
meta-fisica; Schema della filosofia speculativa di Galilei nella gionarata
prima dei dialoghi de’ massimi sistemi. La filosofia della storia riconosce se
stessa per la filosofia della scienza; Diffeti delle tendenze filosofiche – e
come corrreggerli; Il sentimento di amore nazionale negl’italiani esiste anche
quando l’Italia è divisa; Occorre oddi dare ai congressi un principio filosofi
e un fine civile; Del principio filosofico. Le filosofie son molte; ma una
formula accettata e comune a tutti i filosofi ancora non esiste. Se domanda che
agli scienzati si lasci la lora filosofia sperimentale; Si propone il sistema
conciliativo delle due filosofie tramezzate dale matematiche; consigli ai
discepoli. Invece delle filosofie speculative adoprino le matematiche per
completare la filosofia sperimentale. Fisici e Meta-Fisici, La scienza della
natura non si fa cogl’universali della metafisica; la filosofia della storia
vien sempre dopo la storia, ossia dopo i fatti; per la scienze naturali le
aspirazione agl’universali della Meta-Fisica ponno essere un fine, ma il principio
in esse altro non e che l’osservazione, l’experienza, ed il calcolo. Indecisi i
filosofi nel conceptire e applicare il principio dell’unita; condotti
sull’esere umo il fisio-logo e il filo-sofo, il primo puo fisica-mente
innoltrarse nei fenomeni piu elevate della corporeita animale e trovarvi una
dimostrabile azione, attrativa di qualche imponderabile. Corrispondenza fra il
carattere filosofico delle opera d’Areteo e quello della sua eta. Puccinotti.
Keywords: il boezio, Leopardi, fisici e meta-fisici. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Puccinotti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pudenziano: l’orto romano – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). FIlosofo
italiano. Orto. Galeno wrote a treatise about him.
Grice e Punzo: Niso ed Eurialo, o l’implicatura
conversazionle dell’amore– filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano Si laurea a Napoli con una tesi su Kant alla luce della
dottrina d’AQUINO, una in-erpeto-logia sul sistema nervoso dei serpenti, e una
tsulla morale nelle lettere di Paolo. Fonda la lega contro la distruzione degl’uccelli,
e l'associazione culturale trifoglio, di cui pubblica Il Trifoglio. Vive a
Vivara, contribuendo a preservar Vivara da possibili scempi e tutelandone il
patrimonio ambientale. Per il suo impegno a favore di Vivara ricevette il
"Premio Mediterraneo" conferitogli da un'agenzia dell'ONU. Filosofo dai
molteplici interessi che spaziarono dalla Commedia d’ALIGHIERI, alla botanica,
all'ornitologia e alla zoo-logia, anche un profondo conoscitore della filosofia
dell’antica Roma. Dedica la sua vita alla filosofia. Per lui, la filosofia costituisce il compito più importanti
al quale una società deve adempiere poiché l'educazione filosofica rapresenta
il punto fondativo d’ogni aggregato umano. In tale prospettiva,
l’uomo, per potersi sviluppare al meglio, deve essere educato al bello
attraverso la contemplazione della natura e l’arte che l’imita. La sua
filosofia ha come culmine la definizione del concetto del divino assoluto, inteso
come elemento distintivo dello spirito umano poiché capace di definire
l'identità della persona umana rispetto alle altre forme di vita. Saggi: “Nota
sull'episodio di LATINI (si veda) in ALIGHERI” (Napoli, Martello); “Della schema
sessuo-logica” (Napoli, Genovese); “Erotologiche” (Napoli, Martello); “Dialogo dell'amore
olarrenico” (Napoli, Martello); “L'altro viaggio” (Napoli, Denaro); “Il guardiano
del verde isolotto”. Olarrenismo; pseudo-morfismo sessuale, Pari-sessualismo nevrotico;
pari-sessuo nevrotici; pari-sessualismo sostitutivo; line generali per una
tipologia della vita erotico-affetiva. Tipi eerotio-effettivi met-erotici – tel-erotici,
cat-erotici; schema generale per un superamento delle fondamentali impostazione
sessua-logiche; critica della dottrina delle perversioni sessuali; critica del
concetto di perversioni sessuali; critica del significato pato-logico attributo
all’amore; critica della condanna morale implicita; superamento della dottrina
della perversione sessuale; essenza e significato della sessualita psichica;
amore e sessualita, struttura della sessualita psichica, l’amore come anistonia
psico-sessuale, la gradualita della sessualita psichica; principi per una
classificazione dell’epi-tomia psico-sessuali; orientamento per una
classificazione psicologica delle anistnoia psico-sessuali, complessione
psico-eterante ego-tropica ed etero-tropica, orarrenismo erotico, maschilita
complementare e maschilita olarrenica, amore elorrenico, la casistica, la
storia e la filosofia, concezione etico-psicologica, etico-sociale, sesso-logia,
tendenze erotiche, Zenone di Velia, amato da Parmenide di Velia; Alcibiade
amato da Socrate. Il caso di Callia e Autolico citato nel Fedone, il simposio
di Senofonte, Diogene Laerzio, Ariano, Atico, amore virile, virilta, virtu,
maschio, Nicomaco, amato da Teofrasto, trattarello sull’amore di Teofrasto,
trattarello sull’amore di Aristotele (erotikos a) dove si discute quattri IV questioni
(tetra), peripatetici del lizio sull’amore, Eraclide, Clearco, e Geronino. Prolegomeni
eroto-logici. Schema generale per un superamento del concetto d’omosessualita –
critica e superamento di stesso – fondamentale discriminazione dei fenomeni
confuse come omosessualita -- Giorgio Punzo. Punzo. Keywords: erote, amore,
amante, amato, amare, la setta di Velia, Frontone ed Antonino, Adriano, Niso ed
Eurialo, il tutore, l’allievo, la filosofia nell’antica Roma, didattica,
dialettica, filosofia togata, toga virile, cupido, il divino, il convito, il
bello. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Punzo” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Purgotti: l’implicatura conversazionale
metrica, o chemica filosofica nel lizio – filosofia italiana. Luigi Speranza (Cagli). Filosofo
italiano. Dei lincei. Dei georgo-fili di Firenze. Studia a Roma sotto AMELIA e PALLIERI.
Insegna a Perugia. Spazia dalle scienze fisico-chimiche all'idro-logia
minerale, dalle scienze matematiche alle filosofiche con particolare riguardo
alla teoria dell’atomo. Questa memoria la patria che dagli scritti e dalle
virtu del sommo scienziato ha tanto lustro ed onore nato in Cagli. Qui riposa
insigne chimico e matematico esempio raro di virtu domestiche e civile. Pubblica nel “Giornale scientifico letterario
di Perugia”. “Lettere ad un amico intorno a vari filosofici argomenti”; “Riflessioni
sulla teoria dell’atomo”; “Trattato di chimica applicato specialmente alla
medicina e alla agri-coltura”; “Trattato elementare di chimica applicata
specialmente alla medicina”; “Trattato elementare di chimica applicata
specialmente alla medicina e alla agricoltura”; “Intorno all'azione dell'acido
solfo-idrico sul solfato di protossido di ferro”; “Osservazioni intorno a varie
inesattezze che allignano nei moderni corsi di matematica elementare”; Riflessioni
sopra un opuscolo che porta per titolo se si possa difendere, ed insegnare non
come ipotesi, ma come verissima, e come tesi la mobilita della terra, e la
stabilita del sole da chi ha fatta la professione di fede di Pio IV”; “Elementi
di aritmetica, algebra, e geo-metria”; “Studi chimici sull’acque minerali di
Valle Zangona”; “Intorno agl’usi ed effetti dell’acue minerali”; “Riflessioni
sulla teoria dell’atomo”; “Chimica”; “Analisi dell’acque minerali di S. Gemini”;
“Aritmetica e algebra”; “Chimica organica”; “Saggio di filosofia chimica”; “Geo-metria”;
“Problemi tratti dagl’elementi di Aritmetica”; “Algebra e geo-metria”; “Nozioni
elementari ragionate del calcolo aritmetico”; “Intorno al primitivo
insegnamento di la scienza della quantità”; “Chimica in-organica”; “Metalli
delle terre aride e metalli propriamente detti”; “Elementi d’aritmetica
ragionata”; “Elementi d’aritmetica, algebra e geo-metria”; “Lettere filosofiche,
principalmente risguardanti l'elementare insegnamento delle scienze”; “Chimica
in-organica”; “Metalloidi”; “Compendio di nozioni farmaceutiche ad uso degli studenti”;
“Esposizione delle avvertenze teorico-pratiche le più interessanti per ben
preparare, conservare ed apprestare i farmaci”; “Sul fluido bio-tico e le sue
influenze nei moti delle tavole e dei pendoli indovini e nel magnetismo animale
e nelle manifestazioni spiritualiste”; “Nozioni elementari intorno
all'algorismo sui numeri interi estratte dal trattato d’aritmetica ragionata”;
“Chimica in-organica”; “Metalli”; “Chimica organica e nozioni le più
interessanti di chimica agraria e filosofia”; “Studi chimici sulle sorgive
minerali del distretto di Civita Ducale presso il velino nel secondo Abruzzo
Ulteriore”; “Sull'acqua salino-ferruginosa di Giano”; “Chimiche ricerche”; “Elementi
d’algebra”; “Elementi d’aritmetica”; “Elementi di geo-metria” “I segreti
dell'arte di comunicare le idee negl’elementi delle scienze esatte ed i difetti
che anche attualmente vi sono coperti dal falso manto della matematica evidenza
svelati dalla filosofica investigazione”; -- cf. Grice, “Dell’arte di
comunicare le idee svelata dalla filosofica investigazione” -- “Esercizi aritmetici”;
“Idro-logia minerale del distretto di Civita Ducale nel secondo Abruzzo
Ulteriore”; “Intorno ai meta-fisici”; “Idro-logia
narnese o rapporto degli studi chimici sull’acque potabili e minerali di Narni
fatti per cura dell'inclita giunta municipale della stessa città”;“Delle acque
minerali di San Galgano di Perugia”; “Memorie istoriche per il conte Scotti, seguite
dai relativi studi analitici intorno alla nutrizione”; “Frammenti tratti dalla
chimica animale”; “Sulle sorgenti acidule-ferro-manganesiache di Monte Castello
Vibio”; “Studi chimici, seguiti da una relazione intorno alle loro virtù
medicamentose”;; “Intorno dei corpi organici naturali inserito nell'Apologenico”;
“Osservazioni”; “Intorno all’azioni cata-litica”; “La forza”; “Intorno agl’esami
lizeali”; “Vaganti idee”; “Delucidazioni intorno alla forza”; “Euclide e la
logica naturale -- riflessioni”; “Compendio di nozioni farmaceutiche”; “Raccolta
di cognizioni teorico-pratiche per ben preparare, conservare ed apprestare i
farmaci, le quali sono utili al medico, e indispensabili al farmacista”; “Trattatello
sull'arte di ben scrivere le ricette nell’italiano usando i pesi metrici”; “Intorno
ai saggi idrotimetrici delle acque potabili”; “Esame critico della forza”; “Sulla
necessità di EScludere lo studio della geo-metria dai pubblici ginnasi e
l'Euclide dai licei”; “Intorno alle odierne difese degl’antichi errori
nell'insegnamento delle matematiche”; “Cicaloate polemiche”; “Intorno alla combustione”;
“Cosa e la fisiologia”; “Uno scherzo scientifico”; “Dizionarietto biografico
cagliese. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sebastiano Purgotti.
Purgotti. Keywords: implicatura metrica, filosofia chimica, il fluido bio-tico
nella manifestazione degli spiriti, algorismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Purgotti” – The Swimming-Pool Library. Purgotti.
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