Grice e Rabirio: l’orto romano -- Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. Orto. Criticised by Cicerone for oversimplifying the
school’s doctrines in order to reach a wider audience – “which reminds me of
me.” – Grice.
Grice e Raimondi: l’implicatura del gatto
persiano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano.
Insegna a Roma. Contribusce alla rinascita dell’idealismo contro il Lizio che
domina la filosofia. Pubblica la Data di Euclide. Le coniche di Apollonio di
Perga. Autore di molti commentari, specialmente su alcuni libri della Synagoge,
nota anche come Collectiones mathematicae, di Pappo d’Alessandria e sui
trattati di Archimede. Membro dell'accademia fondata da Aldobrandini, nipote di
Clemente VIII. -- è celebre soprattutto per essere stato il primo direttore
scientifico della Stamperia orientale medicea, o Typographia Medicea linguarum
externarum, fondata a Roma da Ferdinando de' Medici. L'attività principale
svolta dalla stamperia e, con l'appoggio di Gregorio XIII, la pubblicazione di
saggi nelle per favorire la diffusione delle missioni cattoliche in Oriente.
Forma un gruppo di ricerca costituito da Vecchietti, inviato pontificio ad Alessandria d'Egitto e
in Persia, dal fratello Gerolamo, da Orsino di Costantinopoli, neo-fita ebreo
convertito, e di Terracina. In un periodo in cui Roma intrattene buone
relazioni diplomatiche con la dinastia Safavide, al potere in Persia essi riuscirono a recuperare diversi
manoscritti della bibbia in lingue orientali – “which were fun” – Grice. Sono portati
a Roma più di una ventina di testi biblici ebraici e giudeo-persiani, tra cui i
libri del Pentateuco, tra i pochi sopravvissuti ai giorni nostri. La
tipografia si trasfere a Firenze, in conseguenza dell'elezione di Ferdinando a duca
di Toscana. E avviata la stampa delle opere. Sono pubblicate dapprima una grammatica
filosofica ebraica e una grammatica filosofica caldea. Seguirono: una edizione
arabo dei vangeli, di cui furono tirate MMM copie; un compendio del Libro di
Ruggero di al-Idrisi; Il canone della
medicina di Avicenna. Il duca gli vende la stamperia, chi a sua volta la cedette al figlio di
Ferdinando, Cosimo II, salito al trono. La stamperia chiuse poiché la
realizzazione di volumi nelle lingue orientali non si è rivelata economicamente
conveniente (“The same happened with Austin’s attempt at Blackwell’s.” Grice).
Pubblica una grammatica araba intitolata “Liber Tasriphi”. Il suo grande
progetto e quello di pubblicare una bibbia poliglotta comprendente le VI lingue
principali del cristianesimo orientale: I siriaco, II armeno, III copto, IV ge'ez,
V arabo e VI persiano. I manoscritti appartenuti alla stamperia orientale
medicea sono disseminati in diverse istituzioni: la biblioteca medicea laurenziana
di Firenze, la biblioteca nazionale di Firenze, la biblioteca apostolica
vaticana, la biblioteca nazionale di Napoli, la biblioteca marciana di Venezia.
Giovanni Battista Vecchietti, su iliesi cnr. L'editoria del principe, ovvero la stampa
ufficiale delle istituzioni laiche e religiose. Per la dedicazione al re
Ruggero II di Sicilia. Tipografia
Medicea Orientale, su thesaurus. cerl. Piemontese, La Grammatica persiana; Bibas,
La Stamperia medicea orientale, in, Un Maestro insolito (Firenze, Vallecchi); Dizionario
biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Liber Tasriphi compositio est Senis Alemami:
Traditur in eo compendiosa notitia coniugationum verbi Arabici, Roma, Medicae, Biblioteca
Nazionale Centrale di Firenze, manoscritti persiana. Grice: “I tried to study Persian
once, but J. L. Austin said that it was useless!” -- Giovan Battista Raimondi. Giambattista
Raimondi. Raimondi. Raimondi. Keywords: il gatto persiano. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Raimondi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Raio: l’ermeneutica dell’io e del tu –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Insegna
a Napoli. Si occupa in particolare dell'ermeneutica. Saggi: “Antinomia e
allegoria”; “Il carattere di chiave”, “Ermeneutica del simbolo” (Napoli,
Liguori); “Il simbolismo tedesco. Kant Cassirer Szondi” (Napoli, Bibliopolis); “Conoscenza,
concetto, cultura” (Firenze, La Nuova Italia); “Meta-fisica delle forme simboliche”
(Milano, Sansoni); L'io, il tu e l'es: saggio sulla "Meta-fisica delle
forme simboliche" (Macerata, Quodlibet); Rivista "Studi
filosofici". Giulio Raio. Raio.
Keywords: ermeneutica dell’io e del tu, Szondi -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Raio” – The
Swimming-Pool Library
Grice e Raulica: all’isola! l’implicatura
del barone -- l’origine dell’idee – il
fondamento della certezza – filosofia siciliana – filosofia sicula – dello
spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare -- corso di filosofia:
ossia, re-staurazione della filosofia --
filosofia italiana -- Luigi Speranza (Palermo). Filosofo Italiano Essential Italian philosopher.
Grice: “Italian philosophers can be fun: there’s ventura, and there’s
Bonaventura, who was actually fidanza, i.e. fidence, as in confidence.” Noto per il suo
sostegno alla causa della rivoluzione siciliana. Studia a Palermo. Insegna a
Roma. Si distinse come apologeta, scrittore e predicatore, sopra-ttutto grazie
alla sua "Orazione funebre di Pio VII.” La sua carriera da filosofo inizia
come esponente della corrente contro-rivoluzionaria. Teatino. Intraprese
l'attività di predicatore. La sua eloquenza, sebbene a volte esagerata e
prolissa, e veemente e diretta ed ottenne grande fama. Con l'elezione di Pio IX
al soglio pontificio, acquisì un ruolo politicamente prominente. Sostenne la
legittimità storica e giuridica della rivoluzione siciliana. Auspica la ri-fondazione
del regno della Sicilia indipendente all'interno di una con-federazione
italiana di stati sovrani. Ministro pleni-potenziario e rappresentante del
governo siciliano a Roma. La sua
posizione a Roma divenne delicata per via della proclamazione della repubblica romana
e dell'esilio di Pio IX. Rifiuta
l'offerta di un seggio all'assemblea costituente, maoltre ad invocare la
separazione tra potere temporale e spirituale riconosce la repubblica romana a
nome del governo rivoluzionario di Palermo. Altri saggi: “La scuola de'
miracoli: ovvero, Omilie sopra le principali opere della potenza e della grazia
di Gesù Cristo, figliuolo del dividno e salvatore del mondo”; “Il tesoro
nascosto: ovvero, omilie sopra la passione del nostro signor Gesù cristo”; La madre del divino, madre degl’uomini:
ovvero, spiegazione del mistero della SS. vergine a piè della croce”; “Le
bellezze della fede ne' misteri dell’epifania: ovvero, La felicità di credere
in Cristo e di appartenere alla vera chiesa”; “I disegni della divina misericordia
sopra le Americhe: panegirico in onore di Martino de Porres, terziario professo
dell'ordine de’ predicatori”; “Il potere politico”; “Saggio sul potere
pubblico, o esposizione della legge naturali dell'ordine sociale”; “Dello
spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare”; “La ragione
filosofica”; “La tradizione e i semi-pelagiani della filosofia: ossia, Il
semi-razionalismo svelato”; “Saggio sull'origine delle idee e sul fondamento
della certezza”; “Della falsa filosofia”; “Nuove omelie sulle donne del vangelo”;
“Corso di filosofia: ossia, re-staurazione
della filosofia”; “Sopra una camera di pari nello STATO pontificio”; “La
questione sicula sciolta nel vero interesse della Sicilia, Napoli e dell’Italia”;
“Memoria pel riconoscimento della Sicilia come stato sovrano ed indipendente”;
“Menzogne diplomatiche, ovvero esame dei pretesi diritti che s'invocano del
gabinetto di Napoli nella questione sicula”; “Discorso funebre pei morti di
Vienna la religione e la libertà”; “Raccolta di elogi funebri e lettere
necrologiche; Il pensiero politico d'ispirazione cristiana. Atti del seminario
Erice, Guccione, Firenze. Andreu R.: saggio biografico, "Regnum Dei",
Bergamaschi, R.: fra tradizionalismo e neo-tomismo [AQUINO], Milano, Cremona
Casoli, Un illustre siciliano”; "Rassegna Storica del Risorgimento",
Cultrera, Generale dell'ordine dei Teatini, Palermo; Giurintano C., Aspetti del
pensiero politico nel "De jure publico ecclesiastico"; Istituto per
la Storia del Risorgimento, Palermo, Guccione, Democrazia. Murri, Sturzo e le
critiche di Giobetti, Palermo, Ila-Palma, Guccione, Alle radici della
democrazia” Palermo; Guccione, Un omaggio clandestine; in "Nuova Antologia", Pastori, “La
rivoluzione napoletana in "Rassegna siciliana di Storia e Cultura",
Romano, La vita e il pensiero politico, Treccani Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Regione Siciliana. Martinucci, Istituto Storico dell’Insorgenza e per
l’Identità Nazionale. Gioacchino Ventura dei baroni di Raulica, Gioacchino
Ventura Da Raulica. Gioacchino Ventura di Raulica. Raulica. Keywords: l’origine
dell’idee – il fondamento della certezza, la legge naturale dell’ordine
sociale, la sicilia come stato sovrano ed independente. Refs.: The H. P. Grice
Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Raulica” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice e Reale: il capretto di Kant -- erote demone mediatore, o del gioco delle
maschere nel convito – filosofia italiana – Luigi Speranza (Candia Lomellina). Filosofo italiano. Ho la ferma
convinzione che l’ACCADEMIA e la più grande associazione o gruppo di gioco filosofico
in assoluto comparso sulla terra, e che il compito di chi lo vuole comprendere
e fare comprendere agl’altri, pur avvicinandosi sempre di più alla verità, non
può mai avere fine. Studia a Casale Monferrato e Milano sotto OLGIATI. Insegna
a Parma e Milano. Fonda il centro di ricerche di meta-fisica. La sua tesi
di fondo è che la filosofia antica dei romani crea quelle categorie e quel
peculiare modo di pensare che hanno consentito la nascita e lo sviluppo della
scienza e della tecnica dell'occidente. I suoi interessi spaziano lungo
tutto l'arco della filosofia romana antica e i suoi contributi di maggior
rilievo hanno toccato via via APPIO, CICERONE, ANTONINO, Aristotele, Platone,
Plotino, Socrate e Agostino. Studia ognuno di questi filosofi andando, in un
certo senso, contro corrente e inaugurandone una lettura nuova. La
ri-lettura che da di Aristotele e del LIZIO in generale – tanto influente a
Roma -- contesta l'interpretazione di Jaeger, secondo il quale i saggi del
LIZIO seguirebbero positivisticamente un andamento storico-genetico che
partirebbe dalla teo-logia, passerebbe per la meta-fisica, per approdare
infine alla scienza. Reale sostenne invece la fondamentale unità del pensiero
metafisico del LIZIO. Ne “La filosofia antica”, mette in evidenza come la
filosofia di Teofrasto nel LIZIO si diffuse per l'aspetto scientifico con
un'ampiezza del tutto paragonabile a quella del maestro Aristotele, rivelando
però uno scarso spessore nella speculazione filosofica. Da Stratone in poi, ciò
provoca un ripiegamento della scuola del LIZIO verso l'ambito della fisica e
delle scienze empiriche. Per quel che riguarda L’ACCADEMIA, importando in
Italia gli studi della scuola accademica di Tubinga, mette in crisi
l'interpretazione romantica di Platone stesso, che risale a Schleiermacher, e
rivalua il senso e la portata delle dottrine non scritte, vale a dire gli
insegnamenti che gl’accademici hanno tenuto solo oralmente all'interno della
villa al ginnasio dell’Accademia e che conosciamo dalle testimonianze dei
discepoli. In questo senso, l’accademia risulterebbe essere il testimone e
l'interprete più geniale di quel peculiare momento della civiltà che passa dalla
cultura dell'oralità a quella della scrittura. Negli studi su Plotino,
contesta la tesi di fondo di Zeller che vede nel grande accademico il
principale teorico del pan-teismo e dell'immanentismo. Al contrario, R. ri-legge
Plotino come il campione della trascendenza metafisica dell'uno.
L'interpretazione che ha dato di Socrate, analogamente, si propone di risolvere
le aporie della cosiddetta questione socratica, entrata in un vicolo cieco dopo
gli studi di Gigon, secondo cui di Socrate non possiamo sapere nulla con
certezza. R. inaugura, invece, un nuovo modo di interpretare Socrate, non solo
cercando di risolvere dall'interno le testimonianze contraddittorie degl’allievi,
ma soprattutto guardando al contesto della filosofia italica prima di Socrate e
dopo Socrate. In questo modo, balzerebbe agl’occhi la scoperta socratica del
concetto di ‘animo’ (greco – animos) o anima come essenza e nucleo pensante
dell'uomo. Socrate dice che il compito dell'uomo è la cura dell'anima o
dell’animo: la psico-terapia, potremmo dire. Che poi oggi l'animo e interpretato
in un altro ‘senso’, questo è relativamente importante. Socrate per esempio non
si pronuncial sull'immortalità dell'animo, perché non ha ancora gl’elementi per
farlo, elementi che solo con emergeno coll’Accademia. Ma, nonostante ancora
oggi si pensa che l'essenza dell'uomo sia l’animo. Molti, sbagliando, ritengono
che l’animo e una creazione semitica: è sbagliatissimo. Per certi aspetti il
concetto di ‘animo’ e di immortalità dell'animo è contrario alla dottrina semitica
che parla invece di risurrezione dei corpi degl’uomini. Che poi i primi filosofi
della patristica utilizzano categorie della filosofia antica, e che quindi il
suo apparato concettuale sia in parte basato sulla filosofia antica non deve
far dimenticare che il concetto dell’animo è una concezione aria. L'Occidente
viene da qui. Infine, per quanto riguarda all’africano Agostino, tende a ricollocarlo nel contesto dell’Accademia dell’antichità e
quindi nel momento dell'impatto del dell’ebraismo con filosofia aria italica
cercando di scrostarlo di tutte le successive interpretazioni dell'agostinismo
medioevale. Ritiene, poi, che la cifra spirituale che caratterizza la
filosofia d’Occidente sia costituita dalla filosofia italica. È
stato infatti il logos a caratterizzare le due componenti essenziali della
filosofia d’Occidentre e precisamente a fornire gli strumenti concettuali per
elaborare l’ebraismo, dando luogo, così, a quella peculiare mentalità da cui
sono scaturite la scienza e la tecnica. Ma se la cultura d’non si capisce senza
la filosofia aria degl’italici, questa a sua volta non si capisce senza la meta-fisica
come studio dei veliani dell’unità dell'essere. Il lavoro che svolge, studiando
i filosofi italici – CROTONE, VELIA, GIRGENTI, ecc. -- vuole anche servire a un
confronto fra la meta-fisica antica e quella moderna. La preferenza che accorda
all’accademia dipende dal fatto che la scuola di Atene è, con la seconda
navigazione di cui parla nel Fedone, la creatora di questa problematica. Si
fa così porta-voce di un meditato ritorno alle radici della nostra cultura attraverso
la riproposta dei classici filosofi italici. E in sintonia con la Scuola di
Tubinga rinnova l'interpretazione, mettendo in luce la primaria importanza
delle dottrine non scritte di cui riferiscono gli allievi del fondatore stesso dell’Accademia
-- Aristotele del Lizio in primis. In
“Per una interpretazione dell’Accademia” fa affiorare l'immagine di una
accademia diversa, una accademia orale e in certo senso dogmatica. Del resto,
non è forse l’accademia stessa (ad esempio, nella Lettera VII) a garantirci che
la sua filosofia dev'essere ricercata altrove rispetto agli scritti? Lo stesso
corpus degli scritti dell’accademia, giuntoci nella sua interezza (circostanza,
questa, unica nella storiografia della filosofia antica), non presenta, invero,
quell'unità sistematica che ci si dovrebbe attendere, il che, ancora una volta,
depone a favore della tesi secondo cui l’accademia cerca altrove, e
precisamente nelle dottrine non scritte. Studia anche la metafisica del Lizio,
smaschererebbe la tesi fatta valere da Jaeger, secondo cui l'opera non presenta
un'unitarietà ma sarebbe piuttosto una sorta di zibaldone filosofico -- e, in
particolare, il libro XII risalir ebbein forza del suo spiccato interesse
teologico alla didattica del Lizio. Lungi dal risolversi in un coacervo di
scritti risalenti a differenti epoche e contesti, la Meta-fisica del Lizio rileva
R. è profondamente unitaria. Al centro c'è la definizione della meta-fisica
come scienza della causa e del principio, dell'essere in quanto tale, della
sostanza, dei dei e della verità. In “La saggezza antica”, R. sostiene che
tutti i mali di cui soffre l'uomo d'oggi hanno proprio nel nichilismo la loro
radice e che un'energico questi mali implicano il loro sradicamento, ossia la
vittoria sul nichilismo, mediante il recupero di un ideale e di un valore supremo,
e il superamento dell'a-teismo. Ma quello che egli propone non è affatto un
ritorno a-critico a certe idee della antica filosofia italica, ma
l'assimilazione e la fruizione di alcuni messaggi della saggezza antica, che,
se ben recepiti e meditati, possono, se non guarire, almeno lenire i mali degl’uomini,
corrodendo le radici da cui derivano. In una siffatta prospettiva, può
acquistare un valore eminentemente filosofico anche la filosofia in lingua latina
in Seneca, a suo parere ingiustamente trascurato da una lunga tradizione che
non gl’ha riconosciuto alcuna cittadinanza filosofica, per il fatto di non avere
nato romano. In “La terapia dell'anima” (Bompiani, Milano) riprende, ancora una
volta, l'idea che la filosofia degl’antichi in questo caso, quella di Seneca puo
costituire un farmaco per l'animo dilaniato degl’uomini. Oltre al campo
specifico della filosofia antica, si occupa a vario titolo anche della storia
della filosofia posteriore. Per esempio, nella stesura del noto “Manuale di
filosofia” per i licei edito dalla scuola oltre alla direzione delle collane
filosofiche classici della filosofia, Testi a fronte della Bompiani e I filosofi
per Laterza. Oltre a questo, i suoi principali scritti sono: “ Il
concetto di filosofia prima e l'unità della Meta-fisica del LIZIO” (Vita e
Pensiero, Milano); “Il Lizio” (Laterza, Bari); Storia della filosofia antica (Vita
e Pensiero, Milano); “Il pensiero occidentale dalle origini (Scuola, Brescia); Per
una nuova interpretazione dell’Accademia” (CUSL, Milano); “Proclo” Laterza,
Bari); “Filosofia antica” (Jaca, Milano); “Saggezza antica” (Cortina, Milano);
“Eros demone mediatore. Il gioco delle maschere nel "Simposio" dell’Accademia”
(Rizzoli, Milano); “L’accademia: alla ricerca della sapienza segreta” (Rizzoli,
Milano, Bompiani, Milano, La nave di Teseo, Milano); “La Meta-fisica del Lizio”
(Laterza, Bari); Raffaello: La "Disputa", Rusconi, Milano); “Corpo,
anima e salute: il concetto di uomo" (Collana Scienza e Idee, Cortina, Milano)
– cf. Grice, ‘urina sana, corpo sano, medicina sana – scremento sano -- “Socrate.
Alla scoperta della sapienza umana” (Rizzoli, Milano); “La filosofia antica” (Vita
e Pensiero, Milano); ““Radici culturali e spirituali dell'Europa” (Cortina, Milano);
“Storia della filosofia romana” (Bompiani, Milano, Collana Il pensiero
occidentale, Bompiani); “Valori dimenticati dell'Occidente” (Bompiani, Milano);
“ L'arte di Muti e la Musa accademica” (Bompiani, Milano); “Agostino” (Bompiani,
Milano); “Wojtyla: un pellegrino dell'assoluto” (Bompiani, Milano); “Auto-testimonianze
e rimandi dei Dialoghi dell’Accademia alle dottrine non scritte" (Bompiani,
Milano); “Storia della filosofia” (Scuola, Brescia); “Salvare la scuola
nell'era digitale” (Brescia, Scuola); “Responsabilità della vita: un confronto
fra un credente e un non credente” (Milano, Bompiani); “Mi sono innamorato
della filosofia” (Milano, Bompiani); “Romanino e la «Sistina dei poveri» a
Pisogne” (Milano, Bompiani); “Filosofia” (Scuola, Brescia); Introduzione,
traduzione e commentario della Meta-fisica del Lizio, su archive. Bompiani, Traduzioni
e commenti R. ha tradotto e commentato molte opere dell’Accademia, del Lizio e
dell’Accademia romana -- la sua nuova edizione delle Enneadi è stata
pubblicata nella collana "I
Meridiani" della Mondadori. Pubblica per Bompiani il poderoso volume I
presocratici, da lui presentato come la prima traduzione integrale. Nonostante
in Italia ne è già uscita una traduzione da Giannantoni edita da Laterza. Sostene
la presenza di lacune e manomissioni nel Giannantoni, lacune e manomissioni che
sarebbero dovute, a parere di R., all'ossequio all'ideologia e all'egemonia
culturale marxista, secondo cui in quel periodo gl’intellettuali di area
comunista dominano la scena in campo editoriale. CANFORA, in risposta alle
accuse di R., sostene la natura pubblicitaria e l'inconsistenza del
ragionamento. Si sostene che, se influenza c'è stata nel Giannantoni, essa è
stata di matrice idealistica, hegeliana e crociana – CROCE (si veda). Qualsiasi
omissione è da evitare, specie se non è segnalata nel testo. Con riguardo alla
presunta irrilevanza di taluni tagli operati da Giannantoni sottolinea come i
capretti a volte segnano la storia della filosofia più di alcuni filosofi e
togliere questi animali dai frammenti, così come far sparire dei cavolfiori, si
tasformarsi in una censura. Di Seneca, cura le opere in "Seneca. Tutti gli
scritti". Interprete dell’Accademia, La Stampa, Ripensando l’Accademia e
l’accademicismo” (Milano, Vita e Pensiero). Dimostra la profonda unità
concettuale di questi saggi di filosofia prima, mettendo in luce come Jaeger e
condizionato dal positivismo e dalla teoria dell'evoluzione della cultura
secondo le tre tappe di teologia-metafisica-scienza. Il concetto di filosofia
prima e l'unità della "Meta-fisica" di Aristotele” (Milano,
Bompiani); Storia della filosofia antica. La fondazione della botanica e il suo
guadagno essenziale. Verso una nuova immagine dell’accademia, Milano, Vita e
Pensiero, Cfr., in particolare, Il paradigma romantico nell'interpretazione dell’accademia,
di Krämer, Napoli, La filosofia antica,
Milano, Jaca. Ha ragione, bisogna
imparare ad accettare la morte, Corriere della Sera. Il concetto di filosofia prima (cf. Grice) e
l'unità della meta-fisica di Aristotele, Milano, Vita e Pensiero, La filosofia
di Seneca come terapia dei mali dell'anima, Milano, Bompiani, In memoriam. Pur
riconoscendo a Giannantoni una statura di studioso di prim'ordine, sostiene che
molti marxisti non presentano talune cose nella loro effettiva realtà. Pur non
potendosi parlare di complotto, nel testo di Laterza curato da Giannantoni
mancano in un'edizione chiamata l'unica integrale italiana decine e decine di
passi che elenco in 4 pagine all'inizio della mia traduzione dei veliani e
crotonensi. Ci sono inoltre indebite aggiunte assenti nell'originale. Una
raccolta di tal fatta, nata assemblando anche vecchie versioni e tagliando pure
molte note di queste ultime, ha l'effetto di svuotare le idee forti di codesti filosofi.
Svuotare, ironizzare, occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare un vero
confronto. Ecco la vecchia tattica che rimane ancora molto viva. Naturalmente,
sul piano pubblicitario, si comprende la auto-esaltazione. La mia traduzione è
più completa della tua, come il mio bucato è più bianco del tuo. Ma anche la
pubblicità bisogna saperla fare. Ci sono lauree brevi da poco istituite in
proposito. Particolarmente inconsistente appare il ragionamento. Eccolo nella
sintesi fornita dal suo intervistator. Giannantoni e molto bravo, e questo lo
sapevamo anche senza il supporto di R., Laterza è innocente del sopra
menzionato reato ideologico. La colpa è della penetrazione comunista. Sembra
quasi di sognare. Ma questa è la caricatura dell'antica cantilena sui comunisti
padroni dell'editoria italiana. Per confutare questa sciocchezza BOBBIO si
limita a trascrivere i titoli del catalogo Einaudi. E infatti come negare
l'affiliazione bolscevica di BOBBIO? Che pena. Si fa riferimento
all'osservazione secondo la quale le omissioni di Giannantoni riguardano
aspetti poco rilevanti per un marxista come il frammento 23 di Orfeo -- un mal-ridotto
frustulo papiraceo in cui si fa cenno ad un rituale misterico. Queste, e
consimili, sono le omissioni rimproverate dal neo-presocratico R. Sembra del
tutto irrilevante sapere se Kant, quando scrive la Critica della ragion
pratica, mangia capretto o una particolare minestra. Alla storia della
filosofia questo poco interessi. Ma sapere se un *orfico* o un crotonese mangia
capretto è MOLTO significativo dal punto di vista filosofico. Se l’orfico
crotonese s’astene, allora e vegetariano e, come tale, non ha condiviso la
ritualistica italica in cui si consumeno le carni offerte ai dei e si lasciano
ai dei gl’aromi per segnare la distanza tra gl’uomini e i dei. In sostanza,
l’orfico crotonese crede, evitando il capretto, in una filosofia in cui gl’uomini
e i dei sono legati. Non è un capretto né una vacca quello che manca in Giannantoni.
Mancano in un'edizione chiamata l'unica integrale decine e decine di passi che elenco
in 4 pagine all'inizio della mia traduzione dei Presocratici. Ci sono inoltre
indebite aggiunte assenti nell'originale. Una raccolta di tal fatta, nata
assemblando anche vecchie versioni e tagliando pure molte note di queste
ultime, ha l'effetto di svuotare le idee forti di codesti autori. Svuotare,
ironizzare, occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare un vero confronto.
Ecco la vecchia tattica che rimane ancora molto viva. Laudatio. Radice, Tiengo,
Seconda navigazione. Omaggio (Vita e Pensiero, Milano); Grampa, "Ritornare
a Crotone: intervista a sulla sua «Storia della filosofia antica»", Vita e
Pensiero. Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La mia
accademia bocciata. Il cattolico amico dell’accademia. Critico l’accademia di R.
il marxismo non c'entra. La dittatura culturale del marxismo, in Corriere della
Sera, Treccani Storia della filosofia antica. Dalle origini a Socrate. Ospitato
su gianfranco bertagni. R. Storia della filosofia antica. Platone e Aristotele.
Storia della filosofia antica. I sistemi dell'Età ellenistica. Giovanni Reale.
Reale. Keywords: Crotone, Velia, Crotonensi, la scuola di Crotone, la scuola di
Velia, I veliani, Parmenide, Girgentu – filosofia siciliana – magna Grecia non
e Sicilia --. I confine della magna Grecia – filosofia italica, filosofia
italiana – la filosofia nella peninsula italiana in eta anticha – filosofia
Latina, filosofia romana. Catalogo di Nome di Filosofi Italici, il poema di
Parmenide, il poema di Girgentu, il poema di Velia, la porta rossa di Velia,
Zenone di Velia, Filolao di Taranto, Gorgia di Lentini, Archita di Taranto,
studi degl’antichi italici da I romani, Etruria e Magna Grecia, le radice
etrusche della filosofia romana, fisiologia, teoria dela natura, uomo, la
moralia, la colloquenza o dialettica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Reale” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Reghini: numero tri-angolare, numero
qua-drato, numero pi-ramidale -- l’implicatura del numero sacro crotonese, e il
simbolismo duo-decimale del fascio littorio etrusco -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Firenze).
Filosofo italiano. Grice: “It’s difficult to call Reghini a philosopher; yes,
he was interested in Pythagoras – but to what extent can, in spite of Russell,
number GROUND a whole philosophy?” Studia a Pisa.
Insegna a Roma. Promotore della setta di Crotone, è affiliato a vari gruppi
dell'esoterismo italiano. Entra nella società teo-sofica e ne fonda la sezione
romana. Fonda a Palermo la biblioteca di teo-sofia filo-sofica. È iniziato a Memphis
di Palermo, rito massonico di supposta origine egizia. Entra a Firenze nella
loggia Lucifero, dipendente dal Grande Oriente. Adere al martinismo papusiano, diretto
da SACCHI, verso le carenze della cui maestranza e pubblicistica apporta una
demolizione magistrale. È chiamato d’ARMENTANO, che lo avvia allo studio della
scuola di Crotone. Entra nel supremo consiglio universale del rito filosofico
italiano, dal quale però si dimise, non havendo infatti un'alta opinione dello
stato della massoneria in Italia. Insignito del XXXIII massimo grado del rito scozzese
antico e accettato, entra a far parte come membro effettivo del supremo consiglio,
di cui è cancelliere e segretario. Gl’anni della grande guerra vedeno
discepoli e maestri della schola italica pitagorica partire volontari per il
fronte. Non rimase inerte innanzi al sorgere dell’istanze interventiste. Partecipa
attivamente alla manifestazione romana del maggio, culminata in Campidoglio,
tesa ad ottenere la dichiarazione di guerra. Accolto nell'accademia militare di
Torino come allievo ufficiale di Genio, parte volontario per il fronte,
ottenendo sul campo il grado di capitano di Genio. Lui ed il suo maestro ARMENTANO
creano a Roma l'associazione pitagorica, che riprende le fila di precedenti
esperienze e si richiama operativamente al sodalizio pitagorico. Fonda e anima
varie riviste, con interventi sagaci e ricchi di dottrina. Scrive sul papiniano
“Leonardo”, dando vita ad “Atanór, Ignis, e UR, con COLAZZA, EVOLA (si veda) come direttore, PARISE, ed ONOFRI.
Contrasti d'idee e caratteriali prevalser nel rapporto di collaborazione fra lui
ed EVOLA, provoca la scelta evoliana di allontanamento di questi, assieme a PARISE,
dalla rivista “UR” -- rivista sórta a esprimere al pubblico della cultura
l'intento dell'occulto Gruppo di Ur -- dove il maestro fiorentino pubblica con
l'eteronimo di ‘Pietro Negri’. E se ne ha anche strascichi giudiziari. Infatti
EVOLA tenta di farlo incriminare per affiliazione massonica -- affiliazione che
costituiva reato dopo l'imposizione di scioglimento dell’associazioni segrete decretata
dal regime fascista. Ma il potere giudiziario opta infine per un accordo tra i
due onde evitare uno scandalo. Per via del condizionamento repressivo fascista
volto all'emarginazione di tanti esponenti dell'esoterismo italiano – ARMENTANO
parte per il Brasile --, ormai isolato si ritira dalle attività pubbliche e a
Budrio si dedica all'insegnamento nel circolo quirico filopanti, alla
meditazione in chiave pitagorica delle scienze matematiche. Ottenne
riconoscimenti dei lincei e dall'accademia
per la sua opera sulla restituzione della geo-metria pitagorica. Il Crepuscolo
dei Filosofi regalato dal suo autore, Papini all’amico Arturo al suo ingresso
nella loggia fiorentina ‘Lucifero.” Nel fronte-spizio una dedica ad inchiostro,
scolorito dal tempo, ‘Al fratello R. il suo PAPINI’ in R., pitagorico, su il manifesto Rito filosofico italiano, Massa, “Pagine
esoteriche” (Finestra, Trento). In questa qualità firma il decreto del suo
scioglimento (riprodotto in Sessa, I sovrani grandi commendatori e storia del supremo
consiglio d'Italia del rito scozzese antico ed accettato, Palazzo Giustiniani
(Bastogi, Foggia), in seguito all'approvazione alla camera dei deputati del
progetto di legge sulla disciplina delle associazioni, presentato da MUSSOLINI,
mirante allo scioglimento della
massoneria. Iacovella, "Il barone e il pitagorico”, Vie della Tradizione, Cfr.
la recensione fatta ne da Guénon. Altri saggi: ““Parola sacra e parola di passo
dei gradi”; “Il mistero massonico” (Atanor, Roma); “Geo-metria pitagorica” (Basilisco,
Genova); “Il numero sacro nella tradizione pitagorica”; “Il numero sacro e la
geo-metria pitagorica”; Il fascio
littorio, ovvero il simbolismo duo-decimale”; “Il fascio etrusco” (Basilisco,
Genova); “Il numero sacro nella tradizione crotonese” (Ignis, Roma); “Del numero”;
Prologo Associazione culturale Ignis, Dell'equazione indeterminata di secondo
grado con due incognite” (Archè/pizeta); “Della soluzione dell'equazione di
tipo Pell x2-Dy2=B e del loro numero” (Archè/pizeta); “Il numero tri-angolare, il
numero qua-drato, il numero pi-ramidale a base tri-angolare, il numero pi-ramidale a
base qua-drata” (Archè/pizeta); “Dizionario filologico” (Associazione culturale
Ignis"), Cagliostro, ("Associazione culturale Ignis"), “Considerazioni
sul rituale dell'apprendista libero muratore” (Phoenix, Genova); “Paganesimo, scuola
di Crotone, Massoneria” (Mantinea, Furnari, Messina); “Per la restituzione
della massoneria crotonese italica (Raffaelli, Rimini); “La tradizione crotonese
massonica” (Melita, Genova); “Trascendenza
di spazio e tempo”, Mondo Occulto (Napoli, ASEQ). Cura “De occulta philosophia”
di AGRIPPA (Fidi, Milano); I Dioscuri,
Genova; La Sapienza pagana e crotonese (La Cittadella. I Libri del Graal. Geminello Alvi, R., il
massone pitagorico che ama la guerra, Corriere della Sera; Paradisi, Il pitagorico
che sogna l’impero, L’Indipendente, Luca, "Un intellettuale neo-pitagorico
tra massoneria e fascismo" (Atanòr, Roma); Parise, "Nota su R.",
in calce a “Considerazioni sul rituale dell'apprendista libero muratore” (Phoenix,
Genova); Sestito, “Il figlio del sole” (Ancona, Associazione Culturale Ignis); Via
romana agli Dei Amedeo Rocco ARMENTANO, Evola
Parise, Schiavone, a metà strada tra fascismo e massoneria, su archivio storico.
Centro Giorgi Scuola Normale Superiore di Pisa, Breve biografia su mathematica.
Boni, Omaggio su rito simbolico; Un pitagorico dei nostri tempi; Bizzi, La
Tradizione occidentale. Grandi massoni. Illustre matematico e anti-fascista --
grande oriente. Pitagorico, su ilmanifesto. Arturo Reghini. Reghini. Keywords: implicature,
il fascio etrusco, scuola di Crotone, il fascio littorio, simbolismo
duodecimale, Cuoco, il fascio etrusco – Pitagora dell’Etruria, Evola, numero
tri-angolare, numero qua-drato, numero pi-ramidale, la logica del numero – il
concetto di numero in Frege – Austin, Grice. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Reghini” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Regina: esse ed inter-esse, o degl’uomini
complementari, la potenza e il valore – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sabbioneta). Filosofo italiano. Grice: “When Urmson said that for Prichard,
duty cashed out in interest, he was right! But we must wait for Regina to
emphasise Kierkegaard’s punning on interest – which literally means, ‘being in
between’! The interesting (sic) thing is that Kierkegaard exploits the old
Roman aequi-vocation between the alethic (being in between) and the practical
(Prichard, ‘duty as interest’). Studia a Milano sotto SEVERINO, laureandosi con
una tesi su Lavelle e Heidegger. Insegna a Macerata, Verona, e Cagliari. Progetto
«Tempus», relativo all'organizzazione presso Sarajevo e Mostar di un master
sulla tolleranza religiosa. Saggi: “Ripresa, pentimento, perdono” (Verona); “L'essere
umano come rapporto: l’antropologia filosofica e teologica di Kierkegaard.” Forum,
Conferenza Episcopale Italiana, Progetto culturale della Chiesa. Insegna a
Verona. Si basa su Kierkegaard, Nietzsche e Heidegger (“the greatest living
philosopher” – Grice). In Heidegger evidenzia l'importanza del ruolo
sapienziale assegnato alla finitezza dell'uomo. In Kierkegaard vede invece da
cui partire per costruire una ontologia e una antropo-logia basate su una
concezione dell'essere: l'esse come “inter-esse.” L'essere come inter-esse -- nella
doppia valenza ontologica ed etica -- pone il pensante in rapporto con
un'ulteriorità che, nel trascenderlo, ne accentua e personalizza il differire.
La metafisica fondata sull’ “inter-esse” cessa di essere onto-teologia, ossia
nient'altro che proiezione idola-trica della logica umana. Sarajevo; “Dal nichilismo alla dignità
dell'uomo” (Vita e Pensiero, Milano); “Esistenza e sacro” (Morcelliana,
Brescia); “L'arte dell'esistere” (Morcelliana, Brescia); Romera, “Acta Philosophica”,
recensione a Noi eredi dei cristiani e dei Greci (Poligrafo, Padova). Il
termine è stato acquisito da Heidegger. “Gesù
e la filosofia” (Morcelliana, Brescia); “L'uomo complementare: potenza e valore”
(Morcelliana, Brescia); “Servire l'essere” (Morcelliana, Brescia); “La
differenza viva: per una nuova concettualità” (Sentiero, Verona); “Noi eredi
dei Greci” (Il Poligrafo, Padova); “La soglia della fede: la domanda su Dio” (Studium,
Roma); “L'arte dell'esistere” (Morcelliana, Brescia). Umberto Regina. Regina.
Keywords: uomini complementari – potenza e valore, essere ed interesse, esse ed
interesse, Heidegger (? – il termino, acquisito da Heidegger), Prichard, duty
and interest, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Regina” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Renier: l’implicatura – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Treviso).
Filosofo italiano. Essential Italian philosopher. Studia in Camerino, Urbino, ed
Ancona, a Bologna, sotto CARDUCCI, Torino, e Firenze, sotto BARTOLI. Insegna a Torino.
Fonda il “Giornale storico della litteratura e la filosofia italiana”, «profonden
dovi, negli studi particolari, nelle rassegne, negli annunci analitici e in un
ricchissimo notiziario, un vero inesauribile tesoro di cultura, di notizie, di
rilievi. Cura importanti edizioni critiche e monografie. I suoi saggi critici
spaziano attraverso tutta la letteratura e la filosofia italiana. “Il tipo
estetico della donna nel medio evo” (Ancona, Morelli); Isabella d'Este Gonzaga”
(Roma, Vercellini); “Mantova e Urbino” (Torino, Roux); “La cultura e le
relazioni letterarie d'Isabella d'Este Gonzaga (Torino, Loescher); “Svaghi
critici” (Bari, Laterza); Luzio, La coltura e le relazioni letterarie di
Isabella d'Este Gonzaga, Sylvestre Bonnard. Vendittis, Letteratura italiana. I
critici, Milano, Marzorati, Renda, Operti,
Dizionario storico della letteratura italiana (Torino, Paravia); Letteratura
italiana. Gli Autori, Torino, Einaudi. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Rodolfo Renier. Renier. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Renier” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rensi: TRASEA – l’implicatura –
filosofia italiana -- Luigi Speranza (Villafranca di Verona). Filosofo Italiano. Grice: “Only in Italy does a
philosopher get his obituary when still alive!” Studia a Verona, Padova, e Roma. Insegna a Genova. Iscrittosi al partito
socialista, si reca a Milano per
assumere la direzione del giornale “La lotta delle classi sociali”,
collaborando assiduamente anche alla turatiana Critica Sociale e alla Rivista
popolare. A seguito delle misure repressive adottate dal governo, e per
sfuggire alla condanna del tribunale militare per aver preso parte ai mossi operai
milanesi, stroncati dall'esercito con la strage del generale sabaudo Beccaris, è
costretto a cercare rifugio in Svizzera. Frutto dell'esperienza ticinese e
la pubblicazione de “Gl’anciens régimes e la democrazia diretta” (Colombi,
Roma) in cui difende il principio della democrazia diretta del sistema
istituzionale federalista. Collabora con numerosi articoli ai fogli radicali Il
Dovere di Bellinzona, la Gazzetta Ticinese e L'Azione di Lugano, nonché alla
rivista socialista e pacifista Coenobium. Ri-entra in Italia per stabilirsi a
Verona dedicandosi alla filosofia del linguaggio – “o semantica.” A seguito
della campagna libica, vi è la rottura col partito socialista, poiché si è schierato con l'interventismo di Bissolati.
Pubblica “Il fondamento filosofico del diritto” (Petremolese, Piacenza). Altri
due volume seguono: “Formalismo e a-moralismo giuridico” (Cabianca, Verona) e “La
trascendenza: studio sul problema morale” (Bocca, Torino), ove sviluppa un
idealismo trascendente. Insegna a Bologna, Ferrara, Firenze, e Messina. L'esperienza
della grande guerra manda in crisi (“alla merda”) la sue convinzione idealistica,
conducendolo verso lo scetticismo – della ‘scessi’, come la chiama --, la cui
prima formulazione sono i “Lineamenti di filosofia della scessi” (Zanichelli,
Bologna). Sostene che la guerra distrue la fede ottimistica nell'universalità
della ragione, sostituendola con lo spettacolo tragico della sua pluri-versalità,
vale a dire dell'irriducibile conflittualità dei diversi punti di vista. Espose
nella “Filosofia dell'autorità” (Sandron, Palermo) la traduzione politica di
questa concezione. Poiché tutti i punti di vista politici sono sullo stesso
piano, quello che anda al potere lo fa con un atto di forza, tacitando tutti gl’altri
punti di vista. In questo saggio si è scorta una prima GIUSTIFICAZIONE dell'autoritarismo
fascista. Tuttavia, dopo una prima simpatia per il fascismo, ne divenne un
fiero avversario quando MUSSOLINI con metodi un po ‘anti-democratici’ comincia
a perseguire un disegno dittatoriale ispirandosi a GIULIO CESARE – o duca/duce.
R., non Mussolini, sottoscrisse il Manifesto degl’intellettuali o filosofi anti-fascisti
di CROCE, pagando questa scelta con la sospensione, dalla cattedra di filosofia a Genova. Arrestato
e rinchiuso in carcere. Solo un abile stratagemma escogitato dall'amico e
collega SELLA, che pubblica sul “Corriere della Sera” il necrologio del
filosofo, diffondendo così la falsa notizia della sua morte, induce il duce a
rimetterlo prontamente in libertà. Il dittatore teme l'ondata di sdegno
sollevatasi per i metodi oppressivi del regime. Per la sua coerenza agl’ideali
di libertà, sube il definitivo allontanamento dalla cattedra, è, comandato, da
vigilato speciale, presso il centro bibliografico dell'ateneo genovese, per la
compilazione della biografia ligure. Nonostante il doloroso distacco dalla
scuola dove insegna, continua la sua attività filosofica e collabora al
quotidiano socialista genovese Il Lavoro, l'unico foglio che accoglie testi di
personalità che non hanno fatto atto di sotto-missione al fascismo. Ricoverato
al ospedale Galliera mentre infuria il
bombardamento della flotta inglese su Genova, per essere operato d'urgenza.
Tuttavia l'azione militare danneggia alcune sale dell'edificio e i medici doveno
rinviare l'intervento, una fatalità che non lascia scampo a R. Ai funerali
pochi amici ed ex allievi poterono seguire per breve tratto il carro funebre.
La polizia, che vieta questo devoto omaggio, dispersa il funerale, schedando
alcuni discepoli. R., anche morto, tura il potere. Sulla tomba nel cimitero di
Staglieno un'epigrafe riassume uno stile di vita ed esprime il suo dissenso, la
sua resistenza e indipendenza filosofica. ETSI OMNES NON EGO. La sua filosofia si
è sviluppata dopo l'approdo alla scessi in
direzione del realismo e del materialismo critico. Un realismo materialistico
quindi, che considera derivato, con una certa libertà interpretative, dal
criticismo. Arrriva ad ipotizzare che Kant puo pensare alla cosa in sé come a
una più nascosta essenza materiale della cosa stessa. La sua filosofia non
e esente da paradossi concettuali e da mutamenti continui che lo hanno portato
a cadere in alcune contraddizioni e incoerenze. Ma va anche considerato che al
di sopra d’esse a dominare è comunque un forte pessimismo, che non è solo
esistenziale, ma anche gnoseologico. Sia il mondo, sia la mente umana sono
irrazionali. Ma supponiamo che un tale fatto esteriore ai nostri orologi,
destinato al controllo di questi, non esiste, e che i nostri orologi
continuassero a discordare. Come potremmo allora, in mancanza di quel fatto
esteriore obbiettivo e nel discordare dei singoli nostri orologi, conoscere
l’ora che è? Ora questo è appunto il caso delle nostre ragioni. Non c’è
l’oggetto esterno ad esse, l’esterno modulo-ragione, su cui controllarle e che
le giudichi, ed esse discordano tra di loro. Come conoscere l’ora che è della
ragione? Per esempio egli ha sostenuto che, siccome la filosofia ha una storia
che si snoda nel tempo, ciò significa che un pensiero vero e unico non può
esistere e che perciò nel suo procedere ed evolvere essa nega continuamente sé
stessa. Contro l'idealismo di GENTILE, allora imperante, che considera la
storia una realizzazione progressiva dello spirito e della ragione, ha una
visione negativa della storia, come assurdo caso e vana ripetizione. C'è
storia dunque perché ogni presente, ossia la realtà, è sempre falsa, assurda e
cattiva, e perciò si vuol venirne fuori, passare ad altro, quel passare ad
altro in cui, unicamente, la storia consiste. C'è storia, insomma, l'umanità
corre nella storia, per la medesima ragione per cui corre un uomo che posa i
piedi su di un sentiero cosparso di spine o di carboni ardenti. La sua critica
della religione si sviluppa poi in un'aperta apologia dell'a-teismo. Sembra
quasi di poter cogliere uno dei tratti dell'a-teismo in un saggio “Sopra lo
amore di FICINO (si veda). FICINO
propone una visione dell'amore come amore eterno che ritorna come
desiderio di ogni grado ontologico di ritornare al bene e al tutto. Propone una
nuova interpretazione di questa tipica teologia dell’ACCADEMIA, vedendo
nell'amore ipotizzato da Ficino in realtà un preludio a quelle che diventeranno
due tra le più influenti correnti filosofiche: l'idealismo e il volontarismo.
L'amore come totalità dei diversi, o come volontà nelle vesti di matrice
essenziale del tutto, mette da parte il bisogno dell’amore trascendente e
sussurra l'ipotesi di un a-teismo, forse professato tra le righe dai più
celebri filosofi. Filosofo profondamente problematico e inquieto, fine però
per approdare a un forte pessimismo ontologico ed esistenziale, che lo spinse
verso derive spiritualistiche, forse latenti nelle sue riflessioni fin dalle
origini nelle “Lettere spirituali”. In quest'opera, come anche nell “La morale
come pazzia” (Guanda, Modena), delinea una sorta di mistica dei valori e
un'etica concepita come l'azzardo dell'uomo che scommette sul bene in un
universo cieco e indifferente. Nella sua “Autobiografia intellettuale” suddivide
in tre periodi la sua evoluzione. Un primo misticismo idealistico. Un secondo
relativismo scettico materialistico e ateo. Un terzo misticismo spiritualistico
come ultimo approdo della sua filosofia. Il primo è un misticismo di tipo
platonico dell’ACCADEMIA, in cui sono presenti anche elementi di San Paolo e di
Malebranche. Scrive “L’antinomie dello spirito” (Petremolese, Piacenza); “Sic
et non: meta-fisica e poesia” (Romaa, Roma); “La trascendenza: studio sul
pensiero morale”. Il secondo periodo nasce dal suo sconcerto di fronte alle
violenze della grande guerra e lo porta alla negazione di qualsiasi razionalità
della realtà. Pensa infatti che se gl’uomini ricorrono sistematicamente alla
violenza per risolvere i loro conflitti, questo significa che la ragione in sé
non esiste, e che si tratta dell'illusione dell'uomo di pensare che si puo dare
ordine al caos. L'irrazionalità della realtà si trova espressa in “Lineamenti
di filosofia della scessi”; “La filosofia dell'autorità”; “La scessi estetica” (Zanichelli,
Bologna); “Polemiche anti-dogmatiche” (Zanichelli, Bologna); “Interiora rerum –
la filosofia dell’assurdo” (Milano, Unitas); “Realismo” (Milano, Unitas); “Apologia
dell'a-teismo” (Formiggini, Roma); e “L’aporie della religione”. Il secondo
periodo è altresì caratterizzato da un avvicinamento al positivismo
materialistico e dal rifiuto dell'idealismo di CROCE e di GENTILE. In esso va
registrata anche una rivisitazione del panteismo di Spinoza, che interpreta
alla maniera dei teologi, quindi come a-teistico perché nega il divino personalizzato del mono-teismo.
Pensa anche di realizzareuna sintesi di scessi e realismo perché se solo la scessi
è il modo reale e utile di porsi di fronte al mondo, essa è anche l'unica
verità possibile. Si tratta anche del momento di punta del nichilismo, perché
si afferma che siccome l'unica cosa certa e stabile è la morte, ed essa è il
nulla, solo il nulla possede una verità. Prevale una forma di misticismo
che non sorge, però, improvvisamente, essendo già chiaramente presente nelle
opere maggiormente influenzate dalla scessi. Quest'ultima è, infatti, sempre
sollecitata da un'innata, profonda religiosità, sicché non stupisce che il
filosofo si apra alla voce del divino, poiché cerca nella negazione assoluta un
criterio positivo che consenta la negazione stessa. A questo periodo appartengono:
“Critica della morale”; "Critica dell'amore e del lavoro”; “Paradossi di
estetica e dialoghi dei morti” (Corbaccio, Milano); “Frammenti di una filosofia
del dolore e dell’errore, del male e della morte” (Guanda, Modena); “La
filosofia dell'assurdo” e “GORGIA (si veda) -- Autobiografia intellettuale – la
mia filosofia – testamento filosofico” (Corbaccio, Milano). Isolato in vita nel
mondo filosofico italiano, nel quale domina l'idealismo crociano-gentiliano, trova
la comprensione di pochi intellettuali a lui affini. È stato quest'ultimo a
creare la formula della scessi credente, che in forme diverse ha dominato i
pochi studi sulla sua filosofia. Oggi trova la collocazione nell'ambito del
nichilismo. Per alcuni, tale collocazione resta comunque riduttiva rispetto
alla vastità della sua filosofia, che andrebbe ancora approfondito. La
trascuratezza nei suoi confronti sta nel fatto che la cultura italiana è stata
dominata dall'idealismo e dall'esistenzialismo. Legato alla cultura socialista,
si caratterizza per una certa dose di eclettismo e per una forte componente
umanitaria, distante dal materialismo storico marxiano e riconducibile, più
agilmente, nel novero dei filosofi vicini al socialismo utopista. Se durante
l'attività politica in Italia aderisce all'idea della lotta delle classi
sociali, l'esperienza svizzera lo porta a ri-considerare tale concezione dei
rapporti di forza nella storia, ri-dimensionandone la portata. Infatti, l'ant-agonismo
tra proletariato e borghesia è circo-scrivibile ad alcune realtà contingenti e
non costituirebbe un'invariante delle relazioni socio-politiche. E se, da un
lato, il suo realismo politico lo porta ad apprezzare le teorie elitistiche del
conservatore MOSCA (si veda), dall'altro, la matrice umanitaria e socialista
emerge nell'esaltazione degli istituti della democrazia diretta,
caratterizzanti il sistema costituzionale svizzero, considerati come l’unico in
grado di far emergere la volontà popolare e di permettere l'emancipazione delle
classi lavoratrici. L'elogio ai regimi federalisti appena citati, e il
contingente recupero di CATTANEO sono sintomatici di un altro aspetto del suo orizzonte
culturale: la feroce critica dell'istituto monarchico -- tanto nell'accezione
assolutista, quanto in quella temperata del costituzionalismo borghese
ottocentesco -- appannaggio di una vicinanza con il programma del partito repubblicano.
Mostra un pessimismo storico verso il risorgimento, la disapprovazione
intransingente del ruolo, ritenuto ambiguo e ostile al riscatto sociale del
proletariato, della casa regnante dei Savoia e l'appartenenza alla massoneria.
Influenze "Atomi e vuoto e il divino in me", queste parole di Rensi
hanno ispirato Lobaccaro nella composizione della canzone Rosa di Turi dei
Radiodervish. Altri saggi: “Una Repubblica italiana: il Canton Ticino, "Critica
sociale", Milano), “L'immoralismo di Nietzsche” (Carlini, Genova); “Il
genio etico ed altri saggi” (Laterza, Bari); “Sulla risarcibilità del danno morale”
(Cooperativa,Verona); “L’istinto morale” (Riuniti, Bologna); “L'orma di Protagora”
(Treves, Milano); “Principi di politica im-popolare” (Zanichelli, Bologna); “Introduzione
alla scessi etica” (Perrella, Napoli); “Teoria e pratica della re-azione
politica” (Stampa, Milano); “L'amore e il lavoro nella concezione della scessi”
(Unitas, Milano); “Dove va il mondo?, «Inchiesta fra gli scrittori italiani» (Libreria
Politica Moderna, Roma); “L'irrazionale, il lavoro, l'amore” (Unitas, Milano); "Terapia
dell'a-teismo" (Castelvecchi, Roma); “Apologia della scessi” (Formiggini, Roma); “Autorità
e libertà: le colpe della filosofia” (Politica, Roma); “Il materialismo critico”
(Sociale, Milano); “Spinoza” (Formiggini, Roma); “Scheggie: pagine di un diario
intimo” (Bibl. Ed., Rieti); “Cicute: dal diario di un filosofo” (Atanòr, Todi);
“Impronte: pagine di un diario” (Italia, Genova); “Raffigurazioni: schizzi di
filosofi e di dottrine” (Guanda, Modena); “L’a-porie della religione” (Etna,
Catania); “Sguardi: pagine di un diario” (Laziale, Roma); “Passato, presente, future”
(Cogliati, Milano); “Motivi spirituali dell’ACCADEMIA” (Gilardi, Milano); “Scolii:
pagine di un diario” (Montes, Torino); “Vite parallele di filosofi: l’accademia
e CICERONE” (Guida, Napoli); “Critica della morale” (Etna, Catania); “Figure di
filosofi: ARDIGÒ e GORGIA” (Guida, Napoli); “Poemetti in prosa e in verso” (Ist.,
Milano); "La morale come stato d'eccezione?" (Castelvecchi, Roma); “TRASEA
(si veda) contro la tirannia” (Oglio, Milano) – FASCISMO E STORIA ROMANA – la
critica -- ; “Lettere spirituali” (Bocca, Milano); “Sale della vita -- saggi
filosofici” (Oglio, Milano); “La religione -- spirito religioso, misticismo e a-teismo”
(Sentieri Meridiani, Foggia); “Contro il lavoro -- saggio su L’ATTIVITA PIU
ODIATA DALL’UOMO” (Gwynplaine, Camerano); “Le ragioni dell'irrazionalismo” (Orthotes, Napoli);
“Su LEOPARDI” (Bruni, Torino). – “Il filosofo dissidente, Pastorino, Uomini e
idee della Massoneria. La Massoneria nella storia d'Italia, Roma, Atanor sub
voce (in ordine cronologico), R. Istituto di Studi filosofici, Roma); Untersteiner,
Interprete del pensiero antico (Bocca, Milano); La scessi estetica (Zanichelli,
Bologna); Cuneo, Conti e C., Cuneo); Un moralista, Italia, Resta (SIAG,
Genova); Poggi (Azzoguidi, Bologna); “Il problema generale della giustizia e
della giustizia penale” (Vallardi, Milano); Rossi, “L’deale di Giustizia” (Bocca,
Milano); Buonaiuti, “La scessi credente” (Partenia, Roma); Mignone, “Leopardi e
Pascal” (Corbaccio, Milano); Nonis, La scessi etica, Studium, Roma, Morra; R.,
Scessi e mistica in R. (Ciranna, Siracusa); Tecchiati, Alla mostra del libro filosofico",
La Voce di Calabria, Palmi, Bassanesi, La coscienza tragica” (Filosofia,
Torino); Alpino, La collaborazione di Rensi alla rivista "Pietre" (Marzorati,
Milano); Liguori, “La scessi giuridica” (Giuffrè, Milano); Noce, "Tra
Leopardi e Pascal, ovvero l'auto-critica dell'a-teismo negativo", in Una
giornata rensiana, Marzorati, Milano, Sciacca, “Una giornata rensiana” (Marzorati,
Milano); Perano, Il problema della verità nella scessi di Rensi” (Lateranense,
Roma); Mas, Tra democrazia e anti-democrazia” (Bulzoni, Roma); Santucci, Un irregolare:
Tendenze della filosofia italiana nell'età del fascismo, Pompeo, Faracovi, Belforte,
Livorno; Rognini, “Dal positivismo al realismo” (Benucci, Perugia); L'inquieto
esistere” (EffeEmmeEnne, Genova); Boriani, La questione morale nel positivismo”
(Melusina, Roma); Silva, “La ribellione filosofica” (Genova, Liguori); Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo.
La coerenza critica, Il sentiero dei perplessi. Scetticismo, nichilismo e
critica della religione in Italia da Nietzsche a PIRANDELLO (si veda), La Città
del Sole, Napoli, Gianinazzi, Intellettuali in bilico, Milano, Ed. Unicopli, Emery,
Lo sguardo di Sisifo: R. e la via italiana alla filosofia della crisi: con una
nuova rensiana, Marzorati, Settimo
Milanese, Mancuso, Tra democrazia e
fascismo, Aracne, Roma, Serra, Tra dissoluzione del socialismo e formazione
dell'alternativa nazionalista” (Angeli, Milano); Meroi (Olschki, Firenze); “L’eloquenza
del nichilismo, SEAM, Formello); Pezzino, Scacco alla ragione” (C.U.E.M.C.,
Catania); Castelli, Un modello di
Repubblica; la politica e la Svizzera (Mondadori, Milano); Greco, politica,
autorità, storia, Viaggi di carta, Palermo); P. Serra, “La rivolta contro il
reale, Città Aperta, Enna); A. Montano, “Ethica ed etiche” (Napoli); G. Barbuto,
Nichilismo e stato totalitario: libertà e autorità” (Guida, Napoli); Greco, la
filosofia morale, Viaggidicarta, Palermo, Mancuso; Montano, Irrazionalismo e
impoliticità Rubbettino, Mannelli, Meroi, filosofia e religione (Storia e
letteratura, Roma). Lobagueira, Documenti,
Trento; Mascolo, Il corso infernale della storia. L'influenza di Schopenhauer
nella filosofa, in Ciracì, Fazio, Schopenhauer in Italia, Lecce, Pensa Multi Media,
Bruni, “Il leopardismo filosofico” (Firenze, Le Lettere); “Filosofo della storia,
Firenze, Le Lettere, Bignami E. Buonaiuti, Croce, Ghisleri, Manifesto degli intellettuali
antifascisti Ad. Tilgher, Treccani Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. R. il filosofo
dimenticato. scomodo nichilista di Volpi l'"irregolare" di
Martinetti. Di qui, con evidenza, un elemento evolutivo nel “Trasea, contro la
tirannia” (Corbaccio dall’oglio, Milano) -- dove R. introduce elementi di
giudizio nei confronti dei regimi statali che pregiano maggiormente le
«questioni materiali e spirituali rispetto all'effcienza dell'amministrazione
-- quasi a dire che non è possibile accettare l'affermazione tirannica del
potere, anche se questo risulta poi operativo ed efficiente, perché essa coarta
eccessivamente lo spazio della personalità individuale. Di qui il limite della
stessa filosofia dell'autorità, la cui estensione trova nel rispetto della
moralità e interiorità un limite; e che tale limite sia valicato si intuisce
dalla crescita dell'im-moralità pubblica -- delazione, adulazione etc. ne sono
i fenomeni rivelatori. Questa vicenda è descritta con riferimento all'impero
d’OTTAVIANO a Nerone inclusi, e, alla data di stesura, intuitivamente e
obliquamente allusiva al fascismo. Cf.
Il CICERONE di Rensi. Spero enim homines mtellecturos quanto sit omnibus
odio crudelitas et quanto amori probitas et clementia. C.
Cassio in Cic., Ad farri. Cicerone era vicino ai sessantanni, quando lo
Stato legale romano, che già precedentemente aveva subito terribili scosse, ma
che mediante una saggia riforma avrebbe potuto rinvigorirsi sul suo stesso
tronco senza frattura o soluzione di continuità, riceveva da GIULIO (si veda) Cesare
il colpo di grazia. Non è più necessario rivendicare la grandezza di CICERONE
contro le denigrazioni di Mommsen e di altri due o tre storici tedeschi.
Egli non e una ràbula e un politico superficiale. Bensì un uomo di stato
dallo sguardo ampio e sicuro, nel cui animo si radica e vive di vita vigorosissima
tutta la grande tradizione politica romana, [Una bella e vivace
confutazione di Mommsen si può leggere nel saggio di Horncffer, Cicero
und die Gegenwarl, contenuto nel volume Das Klassische Idealm Lipsia,
Klinkhardt. Horneffer però rivendica solo il valore di Cicerone come
epistolografo e oratore, non come FILOSOFO.] e pur senza che l’animo
servilmente vi soggiacesse, ma, anzi, insieme, con la chiara coscienza
della nuova direzione che quella tradizione dove prendere, e della misura
e forma in cui dove prenderla, per svilupparsi fecondamente e superarsi vivificandosi.
Accanto a ciò, mente che s’e impadronita di tutta la più alta cultura
dell'epoca: Demostene e Platone insieme pel suo paese, come
riconosce Moellendorf . Accanto a ciò, una squisitissima sensibilità
artistica e una passione vivacissima per le cose d’arte. Basta vedere
quanto “vehementer” com’egli stesso dice, attende che Attico gli mandasse
sculture ed oggetti artistici greci: “genus hoc est voluptatis rneae” (Ad Att.);
e basta aver letto attentamente le sue orazioni e aver scorto il
perfetto senso d’arte con cui sono costruite e che vi circola. Accanto a
ciò, infine, una sensibilità in generale per le cose, le persone, gl’eventi,
gl’affetti, così moderna, che in lui, nella sua pronta e multiforme
impressionabilità, ritroviamo interamente noi stessi: e il suo dolore
erompente e pieno di accenti passionali per la morte della figlia
Tullia, è il palpito d’un cuore dei nostri tempi. Uomo, in una parola;
assolutamente completo. Un pensatore di così sottile e sicuro buon gusto
e di cosi grande penetrazione storica (e particolarmente [Il rimprovero
che gli si fa di debolezze e incertezze è uno dei soliti rimproveri che gl’eroi
di poltrona hanno quasi sempre occasione di rivolgere al grande che si è
trovato a dover davvero vivere avvolto da un gigantesco turbine d’avvenimenti,
e che nemmeno se fosse stato mille volte più grande poteva abbracciarne
tutte le fila, come è invece agevole a quelli che non fanno se non pacificamente
rileggerli nel loro tranquillo gabinetto venti secoli dopo. Egli non e
debole ed incerto nè nella repressione della congiura di CATILINA (si
veda), nè nella lotta per la salvezza della costituzione contro il
cesarismo rinvelenito da MARC’ANTONIO (si veda), lotta che chiuse cosi
gloriosamente la sua carriera mortale. Le sue incertezze d’altri momenti sono
unicamente frutto della sua profonda moralità. Perché l’uomo fondamentalmente
morale e intelligente, in mezzo a cataclismi enormi che travolgono gl’individui come
fuscelli, quali quelli in cui CICERONE si trova, mentre non può operare
contro coscienza, e per questa, che pure sarebbe l’unica via possibile,
salvarsi o tornare a grandeggiare, però avverte anche i pencoli micidiali
a cui espone sè ed 1 suoi operando secondo coscienza: e la condotta risultante
è necessariamente quella che tracciano le fluttuazioni di tale angoscioso
conflitto interno.] circa la storia romana) come Montesquieu ne dà questongiudizio.
Ciceron, selon moi, est un des plus grands espnts qui aient jamais été --
Pensées diverses -- Ab illis est periculum si peccare, ab hoc si recte
fecero, nec ullum in his malis consilium periculo vacuimi inveniri potest
(Ad Att.). Quando i frangenti in cui un uomo si trova realmente a
vivere sono davvero quelli così delineati, si può domandarsi se sia
umanamente possibile la rettilineità che esigono da lui coloro che poi
spulciano comodamente gl’eventi della sua vita. Sicuro e diritto, in
tali circostanze, è l'uomo amorale che non sente scrupoli: il cinico ed
elegante arrivista CELIO RUFO, che a CICERONE dava questo consiglio (Ad.
Di'.). Suppongo che non ti sfugga come nelle discordie politiche interne
gl’uomini debbano seguire, finché si lotta senz’armi, la parie più
onesta, ma la più forte quando vengono in gioco guerre ed eserciti, e stabilire
che è migliore ciò che è più sicuro. CELIO RUFO, del resto ottimo filosofo,
tanto che per molti umanisti ed altri dotti è ancor oggi il miglior
modello di stile. Ma CICERONE e un uomo di coscienza. Questa
soltanto, non la sua incapacità mentale, la causa della sua rovina. Egli
e andato con POMPEO (si veda), non già sedotto dalla speranza della
vittoria, ma quando la causa di costui era ormai pressoché perduta e con
la piena nozione di tale condizione di cose, e mentre GIULIO Cesare,
MARC’Antonio, Celio, per cercar di trattenerlo almeno neutrale, gli fanno
offerte larghissime: secuti non spem, sed officium (Ad Div.).
Vi era andato essendo consapevole, non solo dell’inettitudine e impreparazione
di Pompeo e di quelli che sono con lui, ma altresi del fatto che
poco o nulla c’e da sperare da essi circa la restaurazione della
legalità, animati come costoro sono da propositi di persecuzione sillana
(Ad Att.), e chiaro ormai essendo che dai pompeiani non meno
che dai cesariani non si pensa che a far man bassa dello Stato -- regnandi contendo est -- Ad Att. -- dominatio
quaesita ab utroque est, non id actum beata et honesta civitas ut esset. Vi
era andato straziato dall’ idea d una guerra civile e unicamente in
obbedienza a considerazioni d ordine morale. E’ la coscienza che ci
costringe, scrive ad Attico, a staccarci da Cesare più ancora se vincitore che
se vinto, per non essere solidali con ciò che segue alla sua
vittoria, stragi, estorsioni, violenze -- et turpissimorum honores, et
regnum non modo Romano homini, sed ne Persae quidem cuiquam tolerabile. E
andato da Pompeo, senza illusioni e speranze, unicamente per senso del
dovere. Sed valuit -- scrive a Cecina -- apud me plus pudor meus
quam timor -- veritus sum deesse Pompeii saluti, cum ille aliquando non
defuisset meae. ltaque vel officio, vel fama bonorum, vel pudore
victus, ut in fabulis Amphiaraus, sic ego prudens ac sciens, ad pestem
ante oculos positam sum profectus -- Ad Div. Egli sa cioè di andare
alla rovina e vi anda in obbedienza a yu principio d'onore (pudor) e di
gratitudine, per quel poco che Pompeo aveva fatto onde richiamarlo
dall’esilio. Pudori tamen malui famaeque
cedere quam salutis meae rationem ducere riconferma a M. Mario. E
ritornando più tardi in una lettera a Torquato, che aveva anch’egli
seguito la parte pompeiana, su quell’episodio a entrambi comune, sente di poter
ricordare in cospetto al correligionario politico -- nec nos victoriae
praemiis ductos patriam olim et liberos et fortunas reliquisse, sed quoddam
nobis officium iustum et pium et debitum reipublicae nostraeque
dìgnitati videbamur sequi, nec cum id faciebamur tam eramus amentes ut
explorata nobis esset victoria. Ne è questa un’opportunistica
configurazione postuma della sua condotta di quel tempo. Basta percorrere la
sua corrispondenza con il cosidetto “ATTICO” -- suo amico intimo e suo
editore, uomo consumato nell’ impresa di tener il piede in più staffe e
nella difficile arte di conservarsi amici i vincitori senza inimicarsi i vinti
-- per constatare che tale veramente, cioè il senso del dovere, e il
nobile sentimento da cui fu mosso. Officu me deliberalo cruciat,
cruciavitque adhuc. Cautior certe est mansio. Honestior existimatur
traiectio (Ad Att). E quando Pompeo è pressoché spacciato e stretto da
tutte le parti, e Cicerone è ritornato in Italia, egli si cruccia
proprio di questo suo atto da cui gli sarebbe derivato vantaggio e che poteva
quindi essere reputato abile, e si rammarica di non essere stato con
Pompeo sino alla fine -- numquam enim illus victoriae socius esse volui.
Calamitatis mallem fuisse (Ad Att.). Il principio, insomma, che in
un’altra posteriore circostanza, piena di pericoli mortali, nella sua
lotta contro Antonio, egli enuncia a Planco così. Mihi maximae curae est, non
de mea quidem vita, cui satisfeci vel aetate vel factis vel gloria, sed me patria
sollicitat -- ( Ad Dio.), questo è il principio che domina costantemente nell’animo
di Cicerone, insieme con l’insormontabile ripugnanza, o meglio con 1’impossibilità,
di venir meno al rispetto verso se stesso. Allorché, essendo Cesare
incontrastato padrone, l’accomodante Attico gli dà il consiglio di
obbedire ai vincitori. Non mihi quidem, egli risponde, cui sunt multa potiora
(Ad Att.). Certo, un uomo mosso prevalentemente da sentimenti di tale
natura, nelle tragiche vicende pubbliche da cui si trova avvolto Cicerone, va
al fondo. Resta a vedere se ciò sia un indice di inferiorità o se
non lo sia piuttosto quel successo che è raggiunto -- e la cosa è facile
-- in grazia dell’assenza di tali
sentimenti, della mancanza d’ogni freno etico, dell insensibilità ad ogni
scrupolo di coscienza, della nessuna riluttanza a violare cinicamente ogni
principio di diritto e di morale. Nè r uomo che comincia la sua
carriera attaccando coraggiosamente nell’orazione prò Roselo un
favorito potentissimo di SILLA, e un pavido. Dimostra ancora di non
esserlo nel suo consolato. L’apparenza di timidità da lui talvolta
offerta, deriva da ciò che egli, come dice di sè, si preoccupa grandemente
dei pericoli nella rappresentazione e raffigurazione mentale anticipata di
essi, non già che titubasse poi ad affrontarli nella realtà.
Quintiliano narra. Parum fortis videtur quisbusdam. Quibus optime
respondit ipse, non se timidum in suscipiendis, sed in providendis periculis. E’
press’a poco ciò che egli scrive a Toranio. Mi accusano di essere timido -- eram
piane, timebam enim, ne evenirent, quae acciderunt. Mi diceno timido -- quia
dicebamus ea futura, quae facta sunt (Ad Dio.). Nè è giusto
accusarlo di non aver saputo intuire con chiarezza le situazioni e di
essersi per questa deficienza di sguardo gettato a corpo perduto a
combattere per soluzioni che la realtà escludeva. È questa la solita
iniqua condanna che ì posteri, aggiungendosi ai contemporanei
nell’incensare i vincitori e nel dare il calcio dell’asino ai vinti,
pronunciano contro colui che difende la causa rimasta storicamente soccombente.
Quasiché il fatto che una causa sia rimasta storicamente sconfitta dimostri
anche che e giusto e logico che essa lo fosse. Quasiché il mero fatto, il
fatto del successo, sia anche verdetto di giustizia e logicità, quasiché
assai spesso la causa storicamente prostrata non sia quella che
avrebbe dovuto vincere. Che la cosa stia così nel caso di Cicerone,
lo dimostra il fatto che la causa da lui combattuta e che vinse costituì LA
ROVINA DELLA VITA DI ROMA. Basta per accertarsene constatare che NELLA STESSA
NOSTRA MEMORIA DI POSTERI LA VITA DI ROMA RESTA CHIARAMENTE PRESENTE E ATTIRA
LA NOSTRA APPASIONATA ATTENZIONE APPUNTO SINO AD OTTAVIANO. Ci rimangono ancora
come appendice già torbida i primi imperatori. Poi tutto ci si confonde
dinanzi in un lungo stato comatoso chiazzato di continui sussulti
sanguigni, in cui -- se non siamo storici di professione -- non distinguiamo
piu ne nomi, nè persone, nè eventi, di cui non ricordiamo, NE C’IMPORTA
RICORDARE, più nulla. Si rammenti come, per es., scorge Roma Massimo d’Azeglio.
Fra tutti gli stati dell’antichità è Roma quello che ho in maggior stima,
FINO ALL’EPOCA DEI GRACCHI, intendiamoci ! lo ammiro que’ tempi durante i quali
domina la legge -- durante i quali le più bollenti passioni agitate
dai più vitali interessi, non cercano altr armi nè altre vittorie che un
voto ne’ Comizi. E poco prima. Se è giusto e vero il principio
fondamentale delle società moderne, essere la legalità di un governo
dipendente dalla volontà del popolo che vi è governato, vorrei sapere se l’umanità
consultata avrebbe ne’ tempi dei Romani votato Nemmeno i mezzi che egli
aveva messo in opera per sostenere la causa che soccombette, erano inadeguati.
Tutto, invece, egli aveva provvisto; tutto quanto era necessario perchè
essa vincesse: aveva cercato di assicurare ad essa l’appoggio e la
fedeltà dei maggiori personaggi militari e politici; aveva costituito e messo
in campo eserciti poderosi; con la sua parola tenne altissimo il
tono morale del popolo all’ interno. Se la causa non vinse, lo si deve,
non a un fato storico, a condizioni incoercibili insite nella realtà e
sfuggite allo sguardo di Cicerone, o al logos immanente nella storia.
Ma unicamente a due o tre puri casi, che potevano accadere diversamente e
in tal modo rovesciare la situazione. Dice in qualche luogo SERBATI che
uno de’ mezzi, co’ quali l’uomo può sciogliere la propria mente da molti
pregiudizi e da’ legami delle consuetudini sensibili, si è l’esercitarsi
a considerare le cose non solo come sono, ma come potrebbero essere. Se
vogliamo applicare questo precetto al periodo di storia in discorso -- come
Renouvier in Uchwnie l’ha applicato in modo grandemente interessante
a tutta la storia occidentale dagli Antonini in poi -- scorgeremo
agevolmente che due o tre futili casi, per l'impero (Miei Ricordi, Barbera,
Antologia Pedagogica cur. di Pusinieri, Rovereto, Mario] i quali fossero
avvenuti diversamente, sarebbero bastati a cambiare del tutto la faccia
delle cose; se, p. e., LEPIDO non avesse tradito, o se un giavellotto
l’avesse ucciso quando egli si mosse per portar soccorso a MARC’ANTONIO ormai
disfatto, se PLANCO non avesse fatto il doppio giuoco, ciò sarebbe bastato
per far di Cicerone il capo dello Stato romano, e perchè egli occupasse nella
politica di Roma d’allora, e nella storia, il posto d’OTTAVIANO. E
quanto lo stato romano e la posterità sarebbero stati più fortunati se il
potere fosse venuto in mano ad un uomo di rettitudine profonda e di
vivo senso del diritto e del dovere, come Cicerone, anziché ad un uomo la cui
bassezza d’animo è provata luminosamente dal fatto che, avendo cominciato
ancora puer o adolescens, come sempre Cicerone lo chiama -- sed est piane
puer n \Ad Att.-- ad essere qualcosa solo per l’appoggio datogli appunto
da Cicerone e con lo strisciarsi umilmente ai suoi piedi -- a me postulat
primum ut clam conloquatur mecum Capuae vel non longe a Capua... ducem se
profitetur nec nos sibi putat deesse oportere -- binae uno die mihi
litterae ab Octaviano -- deinde ab Octaviano cotidie litterae, ut negotium
susciperem, Capuani venirem, iterum rem publicam servarem » ; mihi
totus deditus „ ; “ nobiscum hinc perhonorifice et amice Octavius —
Ad Att., non si trattenne dal sacrificare ad una propria maggiore ascesa
la vita di colui che l’aveva sorretto nei suoi primi passi. Uomo
egli, si, veramente, pusillanime, che vinse le guerre solo per
mezzo dei suoi generali e specialmente di Agrippa, e non aveva il coraggio di
presentarsi nel campo se non dopo che Agrippa gli annunzia la vittoria
(Svet. Aug.). Fondamentalmente istrione e poseur come risulta dal fatto,
narrato da Svetonio (Aug.), che non comunica mai nemmeno con sua moglie senza
scrivere prima e leggere ciò che voleva dire, nonché dall’altro, sempre
narrato da Svetonio, che egli ama stilizzare a particolare espressività e
luminosità i suoi occhi -- quibus etiam existimari volebat inesse quiddam
divini vigoris, gaudebatque. Octave lui, a Sesto Pompeo, fit deux guerres
laborieuses ; et après bien de mauvais succès il le vainquit por i’habilité
d’Agrippa. Je crois qu’Octave est le seul de tous les capitaines romains
qui ait gagné l’affection des soldals en leuv donnant sans cesse des
marques d’une làcheté naturelle „ (Montesquieu, Grandeur et
Dócadence des Romains. Tanto GIULIO Cesare quanto OTTAVIANO hanno
l’abitudine di citare dei versi delle Fenicie di Euripide. E la citazione
che l’uno e l’altro aveva scelto è rivelatrice del loro rispettivo
carattere. Cesare ama citare i versi -- “se c' è un caso in cui sia
bello VIOLARE IL DIRITTO, è quando lo si VIOLA – cf. H. P. GRICE – FLOUT,
VIOLATE -- per conseguire la
tirannide -- citazione signifìcatiice dello spirito violento e illegale.
OTTAVIANO ama citare il versoL è meglio per un generale procedere al
sicuro (àacpaÀr/c) che essere ardito (ihf aouc) -- citazione significatrice
della vigliaccheria -- cfr. Cicer. De Off. e Svetonio Aug.] si qui sibi
acrius contuenti quasi ad fulgorem solis vultum summiteret e infine in
modo palmare dalle parole -- ecquid iis videretur mimum vitae commode
transigisse -- e dalla citazione greca richiedente l’applauso per la commedia
ben riuscita, con cu; egli chiuse la sua esistenza. Uomo che desta
particolare antipatia precisamente in grazia del suo proposito di
moralizzare la vita romana; perchè niente è più ripugnante del dissoluto
che si da il compito di costringere gli altri alla virtù e posa a
restauratore della morale pubblica; e OTTAVIANO cambia tre mogli prendendo l’ultima
al manto sotto ì suoi stessi occhi, conducendola con sé in un altra
stanza donde e ritornata spettinata e con gli orecchi rossi, e poi
introducendola in casa propria INCINTA D’UN ALTRO; aveva commesso le oscenità
che narra Svetonio, irripetibili, tranne forse una -- adultena quidem
exercuisse ne amici quidem negant -- e dopo ciò faceva udire le parole ammonitrici
di vita austera e imprende a ricondurre i costumi alla prisca severità.
La scandalosa condotta di sua figlia e di sua nipote, che condusse -- A
cool head, an unfeeling heart, and a cowardly disposition, promtcd finn
al thè age of nmeieen, to assume thè maske of hypocrisy, which he never
afterwards laid aside. With thè saine hand, and proba’bly with thè
same temper, he signed thè proscription of CICERONE and thè pardon
of Cinna. His virtues, and even his vices, are artifìcial -- Gibbon,
Decime and Fall] all’esilio di entrambe, e di OVIDIO (si veda) complice o pronubo,
dimostra che nella sua famiglia stessa si ha il senso netto del come si puo
prendere sul serio una riforma morale che pretendeva attuare un individuo di
siffatta ìndole e di siffatti precedenti. Non ostante che all’epoca del
trionfo di Cesare si avvicinasse alla sessantina, Cicerone non era
uomo che non sa comprendere i tempi. Li comprende benissimo, più
profondamente e sapientemente di Cesare e di Ottavio. La sua mente e in
pieno vigore. Subito dopo quell epoca egli poteva scrivere quei suoi saggi
di FILOSOFIA che suscitano l’ammirazione dei contemporanei e sono letti con
entusiasmo o rispetto da tutte [Coglie veramente nel segno Aurelio Vittore:
Cum esset luxuriae serviens erat eiusdem vitii severissimus ultor, more
hominum, qui in ulciscendis vitiis, quibus ipsi veliementer indulgent, acres
sunt. E s. può dire d. lui quel che Boissier dice di Domiziano: 1 ar
malheur, ce prince si sevère pour les defauts des autres, etait lui-mème
très vicieux. 11 avait fait des lois rigoureuses contre l’adultere et il
vivait publiquement avec sa mèce, la bile de Titus, qu’il avait enlevée à
son mari et dont il causa la mort en essayant de la taire avorter. Ce
contraste etait choquant, et il n’ ignorait pas qu’on en etait indigne (Tacite).]
le generazioni successive. Poco più oltre egli svolgeva anzi la sua
azione politica più abile, più decisa, piu energica e più importante, e,
insieme, con le filippiche raggiungeva un’altezza da lui ancora non
tocca nella forma d’arte che gli era propria -- “divina„ chiama
giustamente un giudice certo non facile, Giovenale, la seconda di
esse. La sua idea di portare alla luce del mondo politico, sotto la sua
direzione, il pronipote e figlio adottivo di Cesare, ancora ragazzo -- ha
appena diciannove anni --, accordandogli
anche onori che a molti pareno eccessivi, e di riuscire così giovandosi
del nome di Ottavio a far rientrare il ribollente partito cesariano
nell’ordine costituzionale e a dominare in tal modo una situazione
difficilissima, e una idea geniale, abilissima, da politico grandemente
avveduto, l’unica [Sull immensa influenza esercitata da Cicerone sui
a t“ di tutti ' tempi ' veg § asi ‘'furiente r “, Z r fe ,v C f er
, 0 o ™ Wandel dcr Jahrhunderte I d-' P r a ' ed ;. lj^ 9 )
Strachan-Davidson nella sua Vita di Cicerone, Heroes of thè Nations
Series, dice giustamente che se si dovesse decidere quale degli filosofi romani
maggiormente influì sul mondo moderno, la decisione sarebbe in favore di Cicerone
— hrasmo, scrivendo ad un amico, dice che, se da giovane aonr
enVa rf matUra anda sempre più apprezzando Cicerone. Ld è proprio giusto
il noto giud. Z .o di Quintiliano. Ille se profecisse sciat, (e s. può
aggiungere: tanto gusto letterario, quanto in retti Jne etico-politica)
cui Cicero valde placebit. G. Sensi . y ita paratiti « di due fila.ofi] idea
che in quel terribile cataclisma poteva dar buoni frutti. Non è sua colpa
se 1 idea non riuscì, e proprio sopratulto per la perfidia senza
scrupoli del futuro Augusto. Per quanto avveduto e grandemente
intelligente, un uomo di Stato fondamentalmente onesto come Cicerone, non fa
entrare nel suo giuoco la supposizione di una perfidia enorme, di
gran lunga travalicante la media nequizia umana, come fu quella di Augusto; nè
si può accusarlo di incapacità se non ve la fa entrare, e se essa
gli si rizza impensatamente dinanzi mandando a picco i suoi piani più
accortamente e sapientemente elaborati. Cicerone assume
risolutamente, nel momento più pieno di vicissitudini e pericoli, la
parte di leader del Senato e del popolo romano, come egli stesso scrive a
Cornificio -- me principem Senatui populoque romano professus sum (Ad
Dio.). Spiega un’attività prodigiosa, tanto verso gl’eserciti quanto
rispetto alla situazione interna, per dirigere [Giustamente Platone
osserva (Rep.) che le persone oneste sono facili ad essere ingannate
dai malvagi perchè non hanno in sé il modulo dei sentimenti di
costoro (fire oòv. s'/ovre? èv éaotoT; ^ 7 iapaos'y|J.axa óp. 0 i 07
ia{H) tot; nove^oi?) ; mentre però il malvagio, abilissimo nel suo
comportamento coi malvagi, resta ingannato quando tratta coi buoni, perchè,
giudicando da se, e ignorando le indoli onesti, vede dappertutto
inganni (àruaT&v Tiapà xaipòv xaì àYVOtòv uytè; fjU'o;)] la lotta
contro Antonio; getta di nuovo, attesta scrivendo ancora a Cornificio, 1
fondamenti dello Stato con la prima Filippica: “ fundamenta ieci
reipublicae „ (Ad D/v. XII, XXV, 1); e al giocondo Peto conferma quanto abbia
fatto, quanto faccia e come ritenga che se dovesse in tale sua
azione perdere la vita l’avrebbe spesa bene ; “ sic tibi, mi Peto,
persuade, me dies et noctes mini aliud agere, nihil curare, nisi ut mei
cives salvi liberique sint : nullum locum praetermitto monendi, agendi,
providendi : hoc demque animo sum, ut si in hac cura atque admistratione
vita mihi ponenda sit, praeclare actum mecum putem -- Ad Div. In questi
primi mesi del 43, Cicerone fu veramente il princeps, ch’egli aveva
idealizzato nel De republica : consigliere, esortatore, ispiratore del
Senato, dei consoli, dei governatori delle provincie. Non è questa
la condotta d un uomo le cui facoltà spirituali siano illanguidite. Ma,
sopratutto, a prova della sua esatta comprensione dei tempi, basta ricordare
come la riforma che occorreva allo Stato romano, pessimamente attuata, secondo
attestò la susseguente vita Amateli, Cicerone, (Bari, Laterza). Jamais
Ciceron n a joue. un plus grande róle politique qu à ce moment ; jamais
il n’a mieux mérité ce nom d’hom- me d Etat que ces ennemis lui refusent (Boissier,
Cr- céron et ses amis -- dell’Impero, da Cesare e da Augusto, fosse
stata prospettata per primo da Cicerone nel De Re¬ pubblica.
L’introduzione, cioè, d’un nuovo e più fermo principio d’autorità sotto
forma di un rector rerumpublicarum d’un moderator reipublicae d’un princeps
civitatis (De Ti,ep.). Senonchè Cicerone, con molto maggior senso
della necessaria continuità di sviluppo dello Stato romano e con
molta maggior disinteressata cura di esso, non intendeva che questa
riforma dovesse rivolgersi a distruzione della costituzione esistente,
bensì che dovesse ingranarsi in essa e formarne un naturale complemento e
uno svolgimento spontaneo e logico ; “ homines non tarai
commutandarum quam evertandarum rerum cupidos „ , egli giudica i
cesariani .(De Off.), mentre per lui la costituzione romana, come
esattamente nota lo Zielinski, era “ capace di ogni progresso in
quanto questo conducesse all’accettazione e allo sviluppo di idee
feconde (fordeTnder), non di idee distruttive. La differenza tra il modo con
cui egli concepiva la riforma e il modo con cui la attuarono Cesare ed
Augusto è si può dire scolpito dalle seguenti sue due proposizioni : “ me
nun- quam voluisse plus quemquam posse quam universam rempublicam (jdd
Div.); ego sum, qui nullius vim plus valere volui, quam honestum otium. Ovvero:
la differenza tra la concezione ciceroniana del princeps e la pratica
applicazione fattane da Cesare è resa nel bell’ emistichio con cui Lucano
descrive il modo di operare di quest’ultimo -- gaudens viam fecisse ruina. Basta
riflettere a tutto ciò per scorgere tosto che non solo la mente di CICERONE
era nel suo pieno vigore, ma altresì la sua comprensione dei tempi
(se per questa s’intende, non già furbesca valutazione personalmente
opportunistica delle circostanze, ma avvertimento delle necessità
profonde che ad un dato momento si presentano nella vita sociale e
politica d’un paese) era perfetta. Il sovversivismo di Cesare è provato dal
dolore che per la sua morte manifestarono sopratutto gl’Ebrei (qui
etiam noctibus continuis bustum frequentabant -- Svet, Caes., cioè precisamente
coloro che nel seno nello stato romano, da essi violentemente odiato,
costituivano la catapulta diretta a farlo saltare, e che, sotto la veste
del Cristianesimo, a farlo saltare effettivamente riuscirono. Si può anzi con
sicurezza dire che l’impero romano si deve agl’ebrei, perchè sono i loro
lunghi tetri lamenti intorno al cadavere di GIULIO Cesare che suscitarono
nella plebaglia quella sommossa per e attorno al rogo del dittatore, la quale fa
prender nuova forza al cesarismo. É noto come per la commozione popolare
che lo straziante rito ebreo provoca colle sue lugubri lamentazioni
orientali, se ne ingenerò quel tumulto che dove mutare la faccia
de! mondo, mandando in fumo i diplomatici accordi con Bruto e Cassio, che
dovettero fuggire in Illirio : sicché ne vennero le lunghe guerre civili
e l’Imperio di Augusto „ (Ottolenghi, Voci JOriente, Lugano, Mente
possente, senso politico sicuro, comprensione dei tempi piena. Non si può
dunque attribuire a deficienze intellettuali il modo con cui Cicerone
valutò Cesare e il movimento da costui capeggiato. Egli non vide
certamente Cesare come la sua figura si è plasmata nella storia, che
corona con eternità d’ apoteosi tutto ciò che ha trovato in ogni
presente la consacrazione del bruto successo di (atto. Lo vide come glielo
presentava la realtà immediata. Lo vide come lo vide Catullo:
Pulcre convenit improbis cinaedis, Mainurrae pathicoque
Caesarique. E questo Caesar era proprio Caio Giulio Cesare e quel Mamurra
(da Catullo soprannominato Mentula) il suo generale del genio. A permettere
al quale di mangiare (il verbo si usava anche in latino con
questo preciso significato) milioni su milioni, il commovimento politico
aveva principal¬ mente servito. Doveva essere una cosa nota a
tutti, se Catullo la mette correntemente in versi: Cinaede Romule,
haec videbis et feres? Es inipudicus et vorax et aleo. Eone
nomine, imperator unice, Fuisti in ultima occidentis insula.
Ut ista vostra diffutata Mentula Ducenties comesset aut trecenties
? Cinaede Romule Romolo debosciato, impudico, vorace e giuocatore: cosi
Catullo vede Cesare. E press’a poco così lo vede Cicerone. Egli non
scorge Cesare, quale il fanatismo interessato dei seguaci e poi gli storici
l’hanno costruito: gli storici, i quali (in generale) non fanno mai altro
se non aggiungere, per supino servilismo postumo, la loro adulatrice
consacrazione al suc¬ cesso di fatto e di solito non osano mai, per
la paura di passar per “singolari,,, sviscerare il clamoroso
successo di fatto ottenuto da un grande nella età in cui visse, mettendone
coraggiosamente in luce le vere molle, spessissimo casuali, o
basse, o vili, ma sempre invece per essi è grande colui che nella sua
epoca le circostanze, o la perfidia, o i misfatti hanno portato in alto. Si
vous avez une vue nouvelle, une idée origi nale, si vous présentez !es hommes
et les choses sous un aspect inattendu, vous surprenez le lecteur. Et le
lecteur n’aime pas à ótre surpris. Il ne cherche jamais dans une histoire
que les sottises qu’ il sait dejà. Si vous essayez de l’instruire, vous
ne ferez que l’humilier et le fàcher. Ne tentez pas de l’éclairer, il
criera que vous insultez à ses croyances... Un historien originai
est 1 objet de la défiance, du mépris et du dégoùt universels.
Questo è l’abituale comportarsi degli storici, secondo la satira,
aggiustatissima, che ne schizza A. France, L’ ile des Pingouins. Ci
sarebbe solo da aggiungere che spesso il servilismo degli storici verso i pesonaggi
della storia che scrivono serve al loro servilismo verso i personaggi
della storia che vivono. Cicerone vede Cesare muoversi davanti ai suoi
occhi, nella vita vera, non nella luce abbagliante del mito. Esso
gli appare screditato, corrotto, senza senso di morale nè privata nè
pubblica, uomo la cui vita, i cui costumi danno la certezza che si
condurrà male : e sopratutto la danno la gente che lo circonda. O Dii,
qui comitatus ! in qua erat area scelerum! scrive ad Attico, dopo
uno dei suoi abboccamenti con lui. Egli sa che Cesare aveva cominciato a
costruirsi la sua potenza accaparrandosi e tenendo alle proprie
dipendenze i manigoldi audaci e bisognosi. Egli scorge. Nell'
interessantissima antologia di pagine storiche di Chateaubriand, testé
pubblicata dall’editore Tallandier sotto il titolo Scénes et portrails
historiques, si legge. Tout personnage qui doit vivre ne va point aux
générations futures tei qu’ il était en réalité : a quelque distance de
lui, son epopèe commence : on idéalise ce personnage, on le transfigure ;
on lui attribue une puissance, des vices et des vertus qu’ il n’eut
jamais ; on arrange les hasards de sa vie, on les violente, on les
coordonne à un système, Les biographes répètent ces mensonges ; les
peintres fixent sur la toile ces inventions et la posterité adopte le
fantóme. Bien fou qui croit à l’histoire. L’histoire est une pure
tromperie „. E Montesquieu, dal canto suo aveva già osservato : “ Les
places que la posterité donne sont sujettes, corame les autres, aux
caprices de la fortune „ ( Grandeur et décadence des Romains. Habebat hoc
omnino Caesar : quem piane per- ditum aere alieno egentemque, si eumdem
nequam homi¬ nem audacemque cognorat, hunc in familiaritatem libentissime
recipiebat (Fi/.radunata attorno a Cesare tutta la gente equivoca e
sospetta, violenta e disperata, tutte le anime dan¬ nate, vexu (<x (Ad
Att. IX. 18), “ omnes damnatos, omnes ignominia affectos, omnes
damnatione igno- miniaque dignos, omnem fere inventutem, omnem
illam urbanam et perditam plebem (Ad Att.,), tutti i giovani circa i quali
pensava che “ma¬ ximas republicas ab adolescentibus labefactas,,
(De Seti.), tutti coloro ch’egli chiamava « perdita iuventus (Ad
Att.) e poc’anzi « barbatuli iuvenes, grex Catilinae »), feccia di Romolo,
i precursori di quella che poi Giovenale denominerà «turba Remi»;
cosicché, egli scrive ad Attico, intorno a Cesare è raggruppato tutto il
canagliume della penisola, cave autem putes quemquam hominem in
Italia turpem esse, qui hinc absit; osservazione identica a quella che è
costretto a fare il cesariano Sallustio: occupandae reipublicae in
spem adducti homines, quibus omnia probo ac luxu- ria polluta erant,
concorrere in castra tua (De Rep. Ord.). Come Catullo, Cicerone vede
con disgusto i cesariani ormai dominatori darsi al lusso ed al
fasto, giuochi, cene, delizie, mentre Balbo (altro comandante del genio
di Cesare e sua longa manus in Roma) si costruisce dei palazzi, “quae
coenae? quae deliciae?... at Balbus aedificat „ “(Ad Att), e Antonio
scorrazza l’Italia confi) Val la pena di riportare tutto il passo perchè
esso ducendosi dietro in una lettiga aperta la sua amante in
un’altra sua moglie, “ septem praeterea coniun- ctae lecticae amicarum
sunt an amicorum ? „ l^/JJ Att. X, IO) (I). Tutto ciò desta in
Cicerone una nausea invincibile: “ nosti enim non modo sto¬ machi
mei, sed etiam oculorum, in hominum insocontiene un’osservazione di indole
psicologica e morale eternamente vera e colta da Cicerone dalla vita
stessa che lo circonda. At Balbus aedificat ; tl yàp «ÒTfij péÀst ;
Verum si quaeris, homini non recta sed vuluptaria quaerenti nonne [kfifwTai ? „
Cioè: “ Balbo pensa a costruirsi palazzi. Che importa a lui di tutto ciò
? E in verità, se a un uomo non sta a cuore la dignità e la coscienza, ma
solo il suo interesse, fa bene a far così : può dire ho vissuto
La ributtante figura d’Antonio risalta scolpita non solo nelle
lettere di Cicerone, ma, più ancora nelle Filippiche (v. specialmente FU. He.).
Pagine che stanno a dimostrare una volta di più come, in una situazione
politica tirannica ed eslege, anche persone notoriamente turpi possano
salire ai più alti gradi, perchè il controllo dell opinione pubblica e la
possibilità di censure sono sop¬ presse dalla forza e la gente costretta
al silenzio. Non ostante, in un primo tempo Cicerone, usando
l’avveduta prudenza dell’uomo politico, aveva cercato di persuadere
quasi amichevolmente Antonio a rimanere nell'orbita della legge. Ciò con
la Fil. I, di cui è il caso di citare le se¬ guenti righe : “ Sin
consuetudinem meam, quam in repu- blicam semper habui, tenuero, id est,
si libere, quae sen- tiam, de republica dixero; primum deprecor ne
irascatur, deinde, si haec non impetro, peto ut sic irascatur, ut civi lentium
indignitate, fastidium (Ad T)iv. Quanto a Cesare, egli è per Cicerone “
hominem amentem et miserum che non ha mai conosciuta neppur l’ombra
dell'onestà, che considera la tirannide come il maggior dono degli Dei, (Ad
Alt.), capace di ogni scelleraggine, omnia taeterrime facturum, uomo del
quale “ vita, mores, ante facta, ratio suscepti negotii, sodi „ fanno
ritenere che non potrà comportarsi se non “perdite,, (ib. IX 2 A, alias
2, § 2 e s.) La sua condotta sarà anche resa peggiore di quel che
per l’indole di lui sarebbe, dal fatto che il vincitore nella
guerra civile deve pur contro sua volontà operare ad arbitrio di coloro
che l’hanno aiutato a vincere. “ Omnia (scrive a Marcello) sunt misera in
bellis civilibus ; sed miserius nihil, quam ipsa victoria : quae
etiamsi ad meliores venit, tamen eos fero- La stessa ripulsione, e per la
stessa ragione, Filip¬ po destava in Demostene. È circondato (egli dice)
da ladri, da adulatori, da gente che si abbandona a immoralità che non
oso neanche ripetere. E De¬ mostene si illudeva che anche perciò Filippo
sarebbe caduto. Geloso e ambizioso com' è (egli dice) allontana gli
uomini di valore, che gli danno ombra ; gli uomini assennati e morigerati, che
sono rivoltati dalle sue immoralità (àxpaafav xoO pioti -/.al xal
xopSaxia|jioOs) sono da lui cacciati e ridotti a nulla, TrapEwaHa'.
xal sv Ò'jSevò; s!va'. |ispei (ib. 18). Ma pur troppo i fatti hanno
sempre provato che è vana speranza contare che que¬ ste ragioni facciano
cadere un uomo dal potere. L’esigenza morale non trova sanzione nella
storia e nella politica. ciores impotentioresque (più sfrenati) reddit ;
ut etiamsi natura tales non sint, necessitate esse co- gantur ;
multa enim victori eorum arbitrio per quos vicit, etiam invito, facienda
sunt„ (Ad Div.). E su questo stesso pensiero insiste anche con Cor-
nificio (Ad ©iv. Xil, 18). Bellorum enim ci- vilium hi semper exitus
sunt, ut non ea soium fiant, quae velit victor, sed etiam, ut iis mos
gerendus sit, quibus adiutoribus sit parta victoria La situazione
scaturita dalla vittoria di Cesare appare a Cicerone un mostruoso sfacelo
dell’eticità pubblica. “ Tutto allora in Roma precipitava a rovina,
religione, costumi, esercito, cittadinanza, popolo, senato, magistrati, privati
; e in quel rovescio d’ogni cosa umana e divina, poneva i
fondamenti sanguinari la tirannia degli imperatori Cicerone vede come non
appena Cesare, annientati i suoi avversari, e rimasto solo sulla scena
politica, ha messo violentemente le mani sullo Stato, e in Il
modo genuinamente italiano di considerare Cesare è quello che un
veramente grande italiano, il Carducci, ci presenta nei due sonetti II
Cesarismo , che cominciano con le parole, estremamente significanti e
pregnanti, Giove ha Cesare in cura. Ei dal delitto Svolge il
diritto, e dal misfatto il fatto. Entrambi i sonetti mentano di
essere attentemente letti, con la nota al v. 14 del secondo, che li
accompagna. Barzellotti, Delle Dottrine Filosofiche nei libri di
Cicerone. seguito a ciò “ omnia delata ad unum sunt (jdd Div.) al
punto che Cesare redige in casa sua, a suo libito, quelli che devono
apparire come senatusconsulta (Ad Div.), si formi un’atmosfera di
falsità, di servilismo, di adulazione uni¬ versale, tanto da parte di
privati quanto di enti pubblici, cosicché non si distingue più il
sentimento sincero dalla simulazione, “ signa perturbantur, quibus
voluntas a simulatione distingui posset « (Ad Att. Vil); (1)
quell’adulazione e quel servilismo, che, diventati poi a poco a poco oramai
di rito, Lucano, più tardi sotto NERONE, stigmatizza con magnifici versi,
facendone risalire 1' inizio appunto al dominio di Cesare. Cette
abjection de la patrie releva I’ àme de Cicéron par l’indignation et par
la honte. La victoire de Cesar, au lieu de l’en rapprocher, l’en éloigna.
Le succès, qui est la raison du vulgaire, est le scandale des
grandes àmes (Lamartine, Cicéron, Calmati - Levy, 1874, pag. 167).
E’ un libro, poco conosciuto, in cui Lamartine, in forma simpaticamente
piana e scevra da ogni erudizione, presenta, nella sua nobile luce, e con
accenti assai elevati, la figura di Cicerone. Ne vogliamo, a conferma di
precedenti osservazioni, estrarre ancora due passi. “ Les ambi- tieux,
les factieux, les séditieux, les corrupteurs et les cor- rompus, la
jeunesse, la populace et la soldatesque, les barbares mèmes enrólés dans
les Gaules, étaient avec Cesar. Coriolan... n’avait rien fait de plus
monstrueux... et cependant l’histoire a flétri Coriolan et a déifié
Cesar. Voilà la justice des hommes irréfléchis, qui prennent le succès
pour juge de la moralité des événements. Namque omnes voces, per quas iam
tempore tanto Mentimur dominis, haec primum repperit aetas.
Qua, sibi ne ferri ius ullum, Caesar, abesset, Ausonias
voluit gladiis miscere secures, Addidit et fasces aquilis et nomen
inane Imperii rapiens signavit tempore digna Maestà nota (I).
Cicerone vede come, appena risultò che Cesare era saldamente
stabilito al potere, non solo i sovversivi ma anche gl’ottimati le vecchie
figure Si avverte che la parola imperium qui non significa il nostro impero ma
officio pubblico legale Lucano vuol dire che Cesare copri l’usurpazione,
assumendo falsamente il semplice nome d’un officio pubblico legale. Come
è noto, è sopratutto col nome di potestà tribunicia che ( usurpazione si
effettuò. Nel libro, ricco di dottrina e di acume, di G. Niccolint, Il
Tribunato della Plebe (Hoepli) si mostra che 1’ impero si costitui
deformando e nell’ istesso tempo assorbendo la potestà tribunicia. «
L'impero non era, in ultima analisi, che il trionfo della democrazia [più
esatto sarebbe dire : demagogia], e se chi aveva fondato il suo potere
sul partito democratico, non poteva abolire la pericolosa
magistratura, non gli restava che appropiarsela nella sua sostanza,
se non nella forma esteriore... Cosi la temuta magistratura, nata
per difendere la libertà del popolo, che conteneva perciò elementi di
sovranità atti a svilupparsi in tirannide... costituiva ora l’essenza del
potere civile del monarca. 11 contegno adulatorio e vilmente opportu¬
nistico comincia con gli uomini il cui prototipo è Attico. C’est
assurément ce qui nous répugne le plus dans sa vie ; il a mis un
empressement fàcheux à s’accomoder au regime nouveau „ (Boissier, Cicéron
et ses amis). politiche, abili a restar sempre a galla, “ huic
se dent, se daturi sint „, sia pure perchè terrorizzati, sebbene
essi ora dicano che lo erano quando ossequiavano Pompeo (Ad Alt); come
essi se^ venditant „ a lui, mentre i'municipi fanno di lm vero Deum,
e il grosso del pubblico sta inerte, passivo, indifferente, non
pensa che alla propria tranquillità (otium), non rifiuta, come non
ha mai rifiutato, nemmeno la tirannide dummodo otiosi essent, non
si occupa che dei campi, delle ville, dei quattrini, nihil prorsus
aliud curant nisi agros, nisi villulas, msi nummolos suos; atonia
che si aggravo ancora più tardi quando diventava po^ tenie Antonio
: “ mihi stomachi et molestiae est populum romanum manus suas non in
defendenda YA/I own ," plaudendo consumere (Ad Att. AV|
. lU- Ma questa prosternazione e adula- (I) Anche qui si riscontra
un parallelo nella potente e \ ibrante invettiva di Demostene per
l’inerzia dei Greci del suo tempo. Non e senza ragione (egli dice) che
i Greci una volta avevano a cuore la libertà e ora invece hanno a
cuore la servitù. Gli è che allora (prosegue) vi iTera^ C ° Sa 'vi Persian ° e fece la Grecia def
rarH mVlnC |! bl 6 “ T* ® “ mare : ed era la fermezza (Filla 36 C 37ìT 81
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misura della felicità e il ventre e 1 inguine (xig yaatpl jisxpoOvtsc xaì
iole V ' l0X ° tS Tr ' v £tJ °aqtovtav) l a libertà fu bevuta
alla zione universale, questo continuo panegirismo ormai
diventato di prammatica, non è, per Cicerone, se non un’universale
falsificazione di coscienza, quella stessa per cui più tardi egli
osservava che i cittadini gementi sotto l’oppressione avevano dato
a Cesare colpevole dell’ orrendo parricidio della patria il titolo di
parens patriae : “ potest cuiquam esse utile faedissimum et taeterrimum
parricidium patriae, quamvis ìs, qui se eo abstnnxerit, ab op¬
pressi civibus parens nominaretur ? ,, {De Ojf. Ili, 83) Questa
situazione che fa fremere d’orrore Cicerone, nella quale egli trova che non c
e salute di Filippo e di Alessandro. E, data questa vostra
viltà e servilità, (dice altrove) è mutile che speriate nella malattia o
nella morte di Filippo : anche se muore, vi creerete tosto voi stessi un
altro Filippo, "ay^Éu; upet; gxepov OIXiotvov Tìsir/ae-re (Fil.). In
questo stesso luogo, volendo Cicerone dimostrare che l'utile e il giusto
non possono distinguersi, scrive fra l'altro : « Hanc cupiditatem [quella
di Cesare di voler dominare tirannicamente la patria] si honestam quis
esse dicit, amens est ; probat enim legum et libertatem mteritum,
earumque oppressionem taetram et detestabilem glonosam putat ». Come,
aggiunge, può essere ciò utile all usurpatore? Anche i re legittimi hanno
avversari ; « quanto plures ei regi putas, qui exercitu popuh romani populum
ipsum romanum oppressisset ? Ricco com’era d’un pathos etico affine a
quello di Kant, si intuisce chiaramente dalle sue lettere e dai
suoi scritti che egli sentiva profondamente, come il filosofo
tedesco, che il “ dovere relativo alla dignità dell umanità in noi, e che
è per conseguenza un dovere verso noi piu posto“ non modo pudori,
probitati, virtuti, rec- tis studiis, bonis artibus, sed omnino Iibertati
ac Dh ), gli appare sopraia!,„ basata sulla menzogna e sul
falso, perchè sotto 1 adesione, 1 adulazione, l’apoteosi che
l’atmosfera ufficiale orma, impone, circola larghissimamente quel
malcontento e quell’esecrazione generale verso ì distruttori dello Stato
legale, che egli constatava già precedentemente quando essi avevano
iniziata tale loro opera di demolizione (“ sumiTITJm odium omnium
hominum in eos qui tenent omnia ; mu- tationis tamen spes nulla Ad Alt.
Il, 22). Questa esecrazione generale, sotto le parvenze dell’ossequio più
profondo, s’è ora concentrata in Cesare, il quale, dopo poco tempo di
dominio, ormai in realta persino “ egenti ac perditae multiludini
in odium acerbissimum venerit. Invero, Cesare stesso sapeva
d’essere odiato e di dover esserlo, sopratutto per la posizione di
superiorità e distanza, così urtante al senso cittadinesco romano, che
egli aveva finito per prendere : dopo la sua uccisione, Mazio racconta a
Cicerone che stess., può esprimersi in modo più o meno chiaro
nei seguent, precetti: non siate schiavi degli uomini: non
permettete che , vostri diritti siano impunemente calpe¬ stati „ (Dottr.
della Virtù § 12). Che è, del resto, il precetto evangelico : \ii) r
£veafre SotW.c- àv&pdmwv (1, SU V1 ’ 2 ' 3 1 t V Xeu ^ e P t( É
Xptaxòs UylCWXw!]) ^ ” 4Xlv tu r» G. Reati . Vita
parallele di due filosofi avendo dovuto una volta Cesare far fare
antica¬ mera a quest ultimo, aveva detto : se un uomo come Cicerone
deve attendere per essere introdotto da me e non può a piacer suo
parlarmi, “ ego dubitem quin summo in odio sim „ ? (Ad Att. XIV, 1
e 2) A proposito dell’uccisione di Cesare. Vi sono molti i quali pensano
che perchè Bruto era stato « perdonato » da Cesare e poi anzi «
beneficato », egli dirigendo « il tradimento e l’uccisione del suo
benefattore », abbia dato « perfido esempio di cuore ingrato e
irreverente » (A. Corradi). Questa opinione è la tipica prova della
completa mancanza d’ogni senso di ciò che è diritto. Proprio il
fatto che Cesare gli aveva perdonato », doveva essere per Bruto una
giusta ed onesta ragione di più per abbonirlo. Bruto aveva preso le armi
contro Cesare in difesa dello Stato legale : dunque conforme al diritto.
Decidere sul suo caso, condannarlo od assolverlo, spettava alle autorità
legali (Senato), non a un individuo. Il solo fatto che non già le
leggi o le autorità legalmente costituite, ma l’individuo Cesare, potesse
a suo beneplacito interrompere o far proseguire i processi, ordinare
condanne o assoluzione, assolvere Bruto, « perdonare » a Bruto (quasiché
condannare od assolvere, e, peggio, « perdonare », supposto si
trattasse di delitto, fosse di competenza d’un individuo, e
quasiché questo stesso fatto non comprovasse lo sfasciamento dello
stato legale compiuto da Cesare) era una ragione di più per avversare e
condannare legittimamente l’uomo e il sistema, e per ricorrere ad ogni
mezzo onde liberarsene. Che, per citare un altro fatto, onde far
ritornane Marcello dall esilio ì senatori abbiano dovuto pregare un
individuo, gettarsi ai piedi d un individuo, dell' individuo Cesare,
è un fatto che doveva legittimamente suonar condanna per Era,
insomma, la situazione che un filologo italiano contemporaneo descriveva di
recente crn tutta esattezza così: La crescente potenza di Cesare,
il quale, dopo la funesta giornata di Farsalo, erigendosi a signore assoluto, e
sopprimendo la libertà della vita politica di Roma, aveva, per
primo, inaugurato la lunga e mostruosa serie degli questo
individuo, che si sovrapponeva in tal guisa alle leggi : condanna, anche
quando perdonava, perchè
precisamente così dimostrava che dipendeva, non più dalle leggi assolvere
o condannare, ma da lui perdonare o no. Piena ragione ha Seneca quando in
un capitoletto pieno di considerazioni interessanti circa l’atto di
Bruto, dice che egli non aveva ragione di gratitudine verso Cesare,
perchè questi non aveva acquistato il diritto di fare il bene se
non violando il diritto e perchè chi non uccide non arreca un beneficio,
ma si astiene da un maleficio : in ius dandi beneficii iniuria venerai;
non enim servavit is, qui non interficit, nec, beneficiun dedit, sed
missionem » (De Benef.). Del pari piena ragione ha Cicerone, il quale, ad
Antonio, che gli rinfacciava come un benefizio usatogli di non averlo
ucciso al suo sbarco a Brindisi, rispondeva : questo è lo stesso
beneficio di cui potrebbe vantarsi un assassino per non aver ucciso
taluno : « quod est aliud beneficium latronum, nisi ut commemorare
possint iis se dedisse vitam, quibus non ademerint ? (Fil.). E si noti ancora che Seneca e
Lucano, vivendo entrambi alla corte di Nerone, il quale, pure, era della
casa Giulia, poterono il primo dare a Bruto la massima delle lodi
facendo dire da Marcello a sè stesso: “ tu vive Bruto miratore contentus
„ (Ad Helviam IX, 8), il secondo dipingere nel suo poema con smaglianti
colori di grandezza morale “ magnanimi pectora Bruti mperatori romani ; la
viltà degli adulatori, che disertavano il partito dei vinti per quello
più van- taggioso dei vincitori ; le mene degli ambiziosi, che, r
er trar partito dalle circostanze ad accu¬ mular potenza e ricchezze, pullulavano
su su dal fondo di quella corrotta società, come marcida fungaia
dal fondo d’un’ acqua stagnante ; le cru¬ deltà dei prepotenti, che
volevano, anche a mezzo di violenze e di sangue, aprirsi un varco
nella folla dei concorrenti a quella specie d’albero della cuccagna
ch’erano le usurpazioni dei poteri dello Stato con le loro mille
seduzioni e promesse di dominio e di saccheggio dei beni pubblici e
pri¬ vati ; il vivo cordoglio e l’abbandono sconsolato in cui
vivevano, nell’esilio volontario o non volon¬ tario, le anime dei
virtuosi e degli onesti, fautori del partito repubblicano ; tutto insomma
contribuiva a mostrare l’immagine dell’irreparabile catastrofe. Anziché
assopirsi, cresce a dismisura nelle classi non mai dome nel loro
caratteristico orgoglio, il malcontento per il nuovo regime... La miseria
in¬ tanto cresce spaventosamente in Roma e nella provincia ; lo
spettro della fame s’aggira nelle campagne desolate e incolte dell’
Italia ; le classi medie e il popolino sono ridotti alla miseria ed
alla disperazione... Torme di miserabili si vedono per ogni dove languire
d’ozio e di fame U. Moricca, Introd. a Cicer. De Finibus, Torino,
Chiantore Ora, tanto appare a Cicerone falsa e menzognera la situazione
che egli è certo che non può durare. La maschera di clemenza di Cesare e
le sue bugie circa la restaurazione finanziaria (“ divitiarum in
aerario „) sono cadute; è impossibile che egli e i suoi, non d’altro
capaci che di scialacquare, riescano ad amministrare soddisfacentemente le
pro- vincie e lo Stato ; cadranno da sè, per gli errori propri, “
per se, etiam languentibus nobis ,,, “ aut per adversarios aut ipse per
se, qui quidem sibi est adversarius unus acerrimus „ ; questa
tirannide non può reggere sei mesi, “ iam intelliges id regnimi vix
semenstre esse posse Probabilmente, ciò di cui Cicerone avrebbe sopra¬
tutto incolpati i cesariani è che essi cadevano in quell’errore che il
Romagnosi descrive così : “ La temerità e l’intolleranza sono i vizi che
sogliono guastare questo procedimento [inventivo dell’ incivilimento). Si pecca
di teme¬ rità allorché si tentano innovazioni o rifiutate dalla
natura o non preparate sia nei fondamenti, sia dal tempo. Si pecca
d’intolleranza allorché si vuole seminare e raccogliere ad un sol tratto, e
però si passa ad infierire con¬ tro attriti che da se stessi vanno
cessando in forza della riforma fondamentale già praticata. Siate severi
nel man¬ tenere la giustizia, e nel rimanente lasciate operare il
tempo sul fondo ben disposto. 1 vostri stimoli artificiali, le vostre
correzioni minute, invece di giovare nuociono, invece di affrettare
ritardano; e se per caso avrete un frutto precoce, ne avrete mille
falliti » {Dell’ Indole e dei Fattori dell’ Incivilimento, Avvertimento
finale). Auree pa¬ role d’uno dei nostri massimi pensatori politici, che
an¬ drebbero anche oggi meditate e tenute presenti. Alle Tale
previsione di Cicerone andò incontro ad nna smentita colossale. Quella “
divinatio „ dell’andamento degli eventi che egli, ricavatala dallo studio
e dalla pratica, aveva la coscienza di pos¬ sedere ( 1 ), qui gli fallì
del tutto. E' vero che Cesare quali vanno accostate, sempre ad
illustrazione del senti¬ mento politico, che, in quelle perturbate
circostanze, si sprigionava vivo in Cicerone, le seguenti: “ guai a
quel popolo, nel quale, spento il punto d’onore, non prevalgono che
poteri individuali! „ (/„,/. di Ciò. FU Giurispr. T e ° r \. P \
1,1 C - 1V ): nonché la sua affermazione dei diritti dell uomo, da lui
chiamati “ originaria padro¬ nanza naturale di ogni individuo “ Quelli
che vennero appellati diritti dell'uomo formano appunto il
complesso di questa originaria padronanza. L’indipendenza, la
libertà 1 eguale inviolabilità e il diritto di difesa e di farsi
render ragione, sono tutte condizioni di questa originaria padronanza „
(Lett. a G. Valeri , Cu, quidem divinationi hoc plus confidimus, quod ea
nos mhil in his tam obscuris rebus tamque perturbatis umquam omnmo
fefellit. Dicerem, quae ante futura dixissem, ni vererer ne ex eventis
fìngere viderer » (Ad Dio. VI, o). « Exitus, quem ego tam video animo,
quam ea quae ocuiis cemimus » (Ad Dio. Tamquam ex aliqua specula
prospexi tempestatem futuram. Questa sicura previsione degli eventi,
questo sicuro presentimento, Cicerone lo possedeva in effetto. Anche
nella circostanza suaccennata egli prevedeva giusto, preveveva cioè
quello che tutto faceva ritenere dover accadere. Se i fatti si
svolsero in senso del tutto opposto alla sua previsione, si può, in
un certo senso, dire che ebbero torto i fatti, non Cicerone ; cioè che la
realtà è irrazionale e casuale, e che mai vi tu un periodo di storia che
sia stato come quello irrazionale e casuale. fu ucciso poco dopo e probabilmente lo fu
quando e perchè divenne chiara a tutti I’ impossibilità in cui egli
era di dominare la situazione, di riordi¬ nare cioè seriamente lo Stato e
di soddisfare insieme le brame dei suoi seguaci (1), cosicché Mazio — uno
dei pochi cesariani onesti, che, come risulta da una sua nobilissima
lettera (Ad T)iv. , non aveva sfruttato Cesare vivo, e che gli
rimase fedele anche morto, e anche durante quel momento in cui, subito
dopo l’uccisione del dittatore, il cesarismo sembrava crollato e i
cesa¬ riani in pericolo — diceva, deplorandone la morte: che
catastrofe ! non c’è più rimedio ; se lui, con 1’ ingegno che aveva, non
trovava la via d’u¬ scita, (exitum non reperiebat), chi la troverà
ora ? ,, (Ad Att. XIV, I ). Ma dopo la morte di Cesare, come appunto
prevedeva Mazio le cose finirono per peggiorare rapidamente. Anche
Cice¬ rone è costretto a constatarlo. Il tiranno perì (egli dice)
ma vive la tirannia (Ad Att. Va però tenuta presente anche la
profondissima osservazione di Montesquieu : « Il étoit bien difficile
que Cesar pùt défendre sa vie ; la plupart des conjurés étoient de
son parti ou avaient été par lui comblés de bienfaits : et la raison en
est bien naturelle. Ils avoient trouvé de grands avantages dans sa
victoire : mais plus leur fortune devenoit meilleure, plus ils commen 9
oient à avoir part au malheur commun : car, à un homme qui n’ a rien,
il importe peu à certains égards en quel gouvernement il vive »
(Grandeur et décadence d siamo liberali dal re „„„ dai regno (yìj Di,. /aj'
fi marzo non consolano più come pnma (Ad AH. XIV, 12, 22): " stolta
L iZZ Martmrum consolano, animis usi sumus virilibus cooubs
puenbbus ; excisa est arbor, non avulsa ^ i, fi ; e st . a ‘°
Iasc,al ° vi vo in Antonio 1 erede del regno (ih. XIV, 21); si poteva
con piu libertà parlare contra illas nefarias partes
xiv r vivo che non ucci - tó ' X V ’ 1 : lnfine crebbe meglio
che Cesare vivesse ancora “ nonnumquam Caesar desideran- dus
, Infatti, la situazione era di¬ ventata quale la descrive ad Attico così
• “ S ed vides magistrati ; si quidem illi magistratus'; vides
tyranni satellites m impems ; vides eiusdem exer- cniis ; vides in latere
veteranos In conseguenza il sistema di governo che Cicerone prevedeva non
poter durare un semestre, durò invece, continuamente aggravandosi o
peggiorando per quattordici secoli, cioè per quanto visse l’impero
bizantino. Ma la fallacia di questa previste la torio
all. mente di Cicerone. E' la fallacia propria delle menti profondamente
razionali, che hanno una fede inconcussa nella ragione ; e la mente
di Cicerone era appunto secondo la felice dennizione che ne dà Io
Zielinski, un “ Aufkà- rungsvers tand. A codeste menti è
impossibile (I) O. c. .ammettere che la mostruosità, l’irrazionalità,
l’assurdo vengano a tradursi permanentemente nel fatto, si facciano
solida e stabile realtà. "Ciò è assurdo, quindi è impossibile „ ;
questo è per siffatte menti un canone assolutamente insopprimibile,
sradicando il quale essa sentirebbero di strappar le proprie
medesime radici. A cagione della stessa forza della loro compagine
razionale, è ad esse impossibile riconoscere che il fatto che una cosa
sia assurda non impedisce menomamente che essa divenga realtà e che
anzi quasi sempre nella storia umana avviene che ciò che all’ inizio la
mente scorgeva come cosa “ assurda », “ pazzesca „, implacabil¬
mente ciò non ostante si realizza. Come buon platonico Cicerone non
poteva a meno di essere fermamente convinto che oòx eattv Sit àv xij
|a£r;ov xoótotj xaxòv TTaìfoi y) Xóyou? (juar^aag (Fed..). Nel
logos egli aveva indefettibile fede. Egli scorgeva dietro a sè, fin dove
1 occhio della memoria poteva giungere, soltanto governo di popolo.
Questo era per lui una conquista permanente» della civiltà, la civiltà
stessa, la civiltà che non può perire. Con tale forma di governo il suo
spirito si era immedesi¬ mato ; essa faceva parte essenziale della sua coscienza
d uomo, formava il cardine su cui poggiava tutta la sua vita spirituale Pensare
che tale Che tale stato d'animo fosse non solo ciceroniano ma romano,
emerge anche da ciò che l’indignazione per la caduta di quella forma di governo
si formi potesse crollare e permanentemente scomparire, era come pensare
che potesse precipitare tutto ciò che si è sempre visto stabile, la
terra, il sistema solare, ciò che è l’incarnazione di un’eterna legge
della natura. Sempre gli uomini quan- o si sono trovati in una fase di
cangiamento analoga a quella in cui si trova Cicerone_e tanto
più quanto più la loro mente era fortemente razionale hanno emesso la
medesima errata previsione di lui ; ciò è assurdo, quindi impossibile,
quindi non può durare. prolunga sino in S. Ambrogio, in cui, da signore
romano d antica razza quale era, la romanità viveva ancora, Hic
erat pulchemmus rerum status, nec insolescebat quisquam perpetua
potestate, nec diuturno servitio frangebatur. Nemo audebat alium servitio
premere, cuius sibi successuri in honorem mutua forent subeunda fastidia;
nemini labor gravis quem dignitas «ecutura relevaret. Sed postquam
do- mmandi libido vindicare coepit indebitas et ineptas nolle
deponere potestates... continua et diuturna potentia gignit msolentiam.
Quem invenias Hominem qui sponte deponat impenum et ducatus sui cedat
insigne, fiatqe volens nu- mero postremus ex primo? {Hexameron). .
^ osa & nota : lo stesso errore, la stessa illusione—
nobilissimo errore ! troviamo, come già si e rilevato, in Demostene, il
dramma della cui vita fa esattamente riscontro a quello di Cicerone.
Anche Demo- j. en „ e . p - e - ne,,a seconda Olintiaca prevedeva che la
potenza di rilippo era alla fine ; npÒQ a ùvfjv tfy.ec ~riv
teXsut^v t« «payiiax aòttji (§ 5). E questa previsione era per lui
principalmente fondata appunto sul fatto che una potenza costrutta sulla
malvagità non può durare. Oò yàp gcmv, Il dramma, terribile dramma, della
vita di Ci¬ cerone, è appunto questo. II dramma dell’uomo
oìjy. laxiv, u> àvopEg ’Avrjvatoi, àSixoùvta -/.al èruop- xoOvxa
xa: ^£'joÓ|ìsvov Sóvajuv j3ej3aiav XTiqaaad’at... xwv jrpà^ewv xàg
àp%à<; xxl xàg ÒTtofliaeig àX^S-sT; xa’. òtxaiag Etvai /tpcaTjxei (§
10). E nemmeno dieci anni dopo Filippo trionfava definitivamente a
Cheronea. Ad ogni momento troviamo questi pensieri nelle orazioni
di Demostene, che perciò sono cosi istruttive circa le illusioni in cui
il « razionalismo » induce gli uomini. Ma neppure la battaglia di
Cheronea guarì Demostene dal1 illusione. Plutarco narra che quando Filippo fu
assassinato, Demostene comparve nell’assemblea, raggiante,
tpatSpòg, splendidamente vestito, incoronato: con la morte
dell’uomo, secondo lui, la costruzione improvvisata ed effimera
doveva certo crollare. E quando Alessandro si fece avanti a sorreggerla
Demostene rideva di quel ragazzo imbecille, ndsioa xai |ia T txT)V
(Plot., Dem.). Ma la costruzione fondata sulla perfidia, e che perciò,
secondo Demostene, non poteva reggersi, sboccò invece nel trionfo
addirittura fantastico ottenuto appunto da Alessandro. Gli uomini
non possono rassegnarsi a credere che una politica malvag-a possa
ottenere un successo duraturo, che il male trionfi permanentemente. Pur
troppo, invece, è questa una pia illusione; e le cose vanno precisamente
cosi. E gli astrattisti, 1 razionalisti, gli spiritualisti, non
sanno ricavare dal male che sotto ì loro occhi permanente trionfa,
neppure quell unico bene che vi si potrebbe ricavare: quello cioè
di essere definitivamente istrutti dell andamento assolutamente arazionale,
alogo, ateo, del mondo e della vita. Chiusi nel loro mondo dei meri
concetti, è a quelli e alle deduzioni da quelli che continuano a credere,
anziché aprire gli occhi ai fatti. < Sapiunt alieno ex ore petuntque
res ex auditis potius quam sensibus ipsis » (Lucr.). che con disperazione
vede rovinare intorno a sè senza possibilità di salvezza il mondo civile
di cui la sua più intima vita stessa era intessuta, il mondo razionale
e trionfare ineluttabilmente, in causa impia, victoria etiam foedior ( T)e Off.), l’ingiustizia ed il male,
una forma di mondo umano “ impensabile „, “assurda,,. 11 dramma
della coscienza eticamente desta che vede con orrore ciò che essa giudica
aberrazione morale e iniquità acquistare ufficialmente il carat¬
tere di nobiltà, grandezza, elevazione, e avviarsi a restare
definitivamente sotto questo aspetto nella storia. Quando si fa a poco a
poco chiaro nella mente di Cicerone 1 ineluttabilità dell’evento,
quando egli è ormai costretto a vedere che non c’è più speranza, a
domandarsi: quae potest spes esse in ea republica, in qua hominis
impotentissimi (violento) atque intemperantissimi armis oppressa
sunt omnia ? „ (Ad Div. XI); quando deve constatare che “ tot tantìsque rebus
urgemur, nullam ut allevationem quisquam non stultissimus sperare
debeat „ (Ad Div. IX, I), il suo strazio non ha confini- Ciò che già
precedentemente, quando tale condizione di cose si delineava, egli
cominciava a sentire, civem mehercule non puto esse qui temporibus
his ridere possit „ (Ad. Div. II, 4), diventa ora il suo stato d’animo
permanente. La vita non ha più sorriso : “ hilaritas illa nostra
erepla mihi omnis est „ (ib. IX, II). Il suo grido è quello del coro degli
Spiriti nel Fausi. Du hast zerstòrt Die schòne Welt Mit
màchtiger Faust ; Sie stiirzt, sie zerfàllt ! Ein
Halbgott hat sie zerschlagen ! Wir tragen Die Triimmern
ins Nichts hinuber Und kiagen Uber die verlorne
Schòne. Questo dramma strappa a Cicerone espressioni di
dolore profondamente dilacerante. E la sua corrispondenza è forse la
lettura più viva che l’an¬ tichità e probabilmente la letteratura d’ogni
tempo ci offra, appunto perchè, come in nessun altro scrit¬ to, vi
si scorge con l’immediata evidenza della vita vissuta e quasi vedessimo
la cosa svolgersi giorno per giorno sotto i nostri occhi, come sotto
quel dramma sanguini il cuore d’un uomo. Certo anche la terribilità
della sua rovina personale affligge gra¬ vemente Cicerone : “ natus enim
ad agendum semper aliquid dignum viro, nunc non modo a-
gendi rationem nullam habeo, sed ne cogitandi quidem „ (Ad
Div. IV, 1 3) ; ed egli ha ragione di deplorare di essere stato travolto
proprio nel momento in cui avrebbe potuto e dovuto, cogliendo il
frutto dell’opera della sua vita, toccare l’apice della sua carriera. “
Omnis me et industriae meae fructus et fortunae perdidisse Casu nescio
quo in ea tempora aetas nostra incidit, ut cum maxime florere nos
oporteret, tum vivere edam puderet. Certo anche la ro¬ vina che
incombe sulla sua famiglia e specialmente sulla sua figlia lo tortura. “
Quibus in miseriis una est prò omnibus quod istam miseram patre,
patrimonio, fortuna omni spoliatam relinquam (Ad Att. XI, 9). Ma ciò che
forma il crepacuore di Cicerone non è la sua situazione personale,
bensì il baratro in cui è precipitato lo Stato. Sed tamen ipsa republica nihil
mihi est carius (Ad Dio. II 15, XV, li). “ Ego enim is sum, qui
nihil umquam mea potius, quam meorum ci- vium causa fecerim. Ma ora ? “
Ego vero, qui, si loquor de re publica, quod oportet, insanus, si,
quod opus est, servus existimor, si taceo, oppressus et captus, quo
dolore esse debeo ? (Ad Att.). Due sono sopratutto le note in cui
erompe 1 espressione di questo suo strazio. In primo luogo,
andarsene, andarsene dovunque, pur di non veder più simili cose: “
evolare cupio et aliquo pervenire ubi nec ‘Pelopidarum nomea nec facta
audiam „ egli ripete con un tragico antico (ib. VII, 28, 30, Ad
Att. XVI, 13, XV, 11); “ ac mihi quidem iam pridem venit in mentem bellum
esso aliquo exire, ut ea quae agebantur hic, quaeque dice- bantur,
nec viderem nec audirem „ (Ad ‘Dio. IX, 2); “ longius etiam cogitabam ab
urbe discedere, cuius iam etiam nomen invitus audio. Tu mi sembravi pazzo
(scrive a Curio) quando abbandonasti Roma per la Grecia, ora veggo
che sei “ non solum sapiens, qui hinc absis, sed etiam beatus :
quamquam quis, qui aliquid sapiat, nunc esse beatus potest ? „ (Ad Db.
VII, 28). E’ il desiderio che si fa strada persino nei suoi trat¬
tati, p. e. nelle Tusculane, dove parlando di Da- marato. Io giustifica
cosi : “ num stulte anteposuit exilii libertatem domesticae servituti? O,
se andarsene non si può, almeno ritirarsi in solitudine : “ nunc
fugientes conspectum scelerato- rum, quibus omnia redundant, abdimus nos,
quam- tum licet, et saepe soli sumus „ (De Off.). In secondo luogo,
morire. “ Perire satius est, quam hos videre „ (Jd Db. Vili, 1 7) <
Mortem] quam etiam beati contemnere debebamus, prop- terea quod
nullum sensum esset habitura (I), nunc (1) Che cosa pensi
intimamente Cicerone della vita futura, risulta, non già dal quadro,
avente scopi puramente estrinseci, che traccia nel Somnium Scipionis. ma
dalla sua corrispondenza Oltre il passo sopra ricordato, e due
altri, (Ad Dw. VI, 3 e 21) ricordati più innanzi, basterà citare: «
Fraesertim cum impendeat, in quo non modo ^ or ,*. v erum finis etiam
doloris futurus sit » (ib. Vi, 4). E anche in altre opere di Cicerone
questo suo vero pensiero si manifesta. Cosi nelle Tusculane. Mors.
aeternum nihil sentienti receptaculum ». Cosi in Pro Marcello (IX) c Q uo
d (la fine) cum venit, omnis voluptas preterita prò mhilo est, quia
postea nulla est futura» Cosi in Pro Cluentio (cap. LXI § 171):
«quid ei tamdem almd mors eripuit, praeter sensum doloris ? sic affecti,
non modo contemnere debeamus, sed etiam optare » ( ib. V. 21); la
filosofia sembra < exprobrare quod in ea vita maneam, in qua
nihil insit, nisi propagatio miserrimi temporis ; non si sa <si aut hoc
lucrum est aut haec vita, superstitem reipublicae vivere ; « nam mori millies praestitit quam
haec pati > (Ad. AH.) ; « eis conficior curis, ut ipsum quod
maneam in vita, peccare me exi- stimem > (Ad Div.); mortem cur con- sciscerem causa non visa
est, cur optarem, multae causae. In uno spirito, così profondamente
romano, cioè volto all’attività pratica e civica, la desolazione dello
Stato faceva spuntare questo pensiero: « Ipsi enim quid sumus ? aut cum
diu haec curaturi sumus ? » (jdd Att.); quid vanitatis in vita non dubito
quin cogites (Ad Div.). Cosi, pur
nell'atto che prevede la prossima caduta del cesarismo, dice :
Allo stesso modo la pensava Cesare, il quale nel discorso, riferito
da Sallustio, da lui tenuto in Senato circa la pena da darsi ai complici
di Catilina, si oppose alla pena di morte appunto perchè con questa cessa
la coscienza e quindi ogni male : « Eam cuncta mortalia dissolvere ;
ultra neque curae neque gaudio locum esse» (Cat.). Va però notato
che Cicerone dà un’altra interpretazione a questo punto del discorso di
Cesare. Cesare cioè era contrario alla pena di morte. Egli « intelligit,
mortem a diis immortalibus non esse supplici causa constitutam, sed
aut necessitatem naturae, aut laborum ac miseriarum quietem esse » (In S.
Catilinam.). id spero vivis nobis fore ; quamquam tempus est nos de illa
perpetua iam, non de hac exigua vita cogitare » (Ad. Att.). E il pensiero
della morte come unico scampo e rifugio viene a grandeggiargli dinanzi in
modo, che bene spesso lo vediamo insinuarsi anche nei suoi scritti
teorici : così, p. e., nel proemio del terzo libro del De Oratore :
« sed 11 tamen rei publicae casus secuti sunt, ut mihi non erepta L. Crasso
a dis immor- talibus vita, sed donata mors esse videatur; e così
nelle Tusculane : multa mihi ipsi ad mortem tempestiva fuerunt, quam
utinam potuis- sem obire ! nihil enim iam acquirebatur, cumulata erant
officia vitae, cum fortuna bella restabant. Morte per sè, morte per coloro
che amiamo ; questo soltanto è ciò che lo « status ipse nostrae
civitatis » ci costringe a desiderare : « cum beatissimi sint qui liberi
non susceperunt, minus autem miseri qui his temporibus amiserunt,
quam si eosdem, bona, aut denique ahqua republica, perdidissent... non,
mehercule, quemquam audivi hoc gravissimo, pestilentissimo anno
adolescentulum aut puerum mortuum, qui mihi non a Diis immorta-
libus ereptus ex his miseriis atque ex iniquissima conditione vitae
videretur (Ad Div.). Ne solo nell animo di Cicerone il trovarsi «
in tantis tenebris et quasi parietinis rei publicae induceva il desiderio
di sfuggire a questo sfacelo con la morte ; ma tale sentimento era
certo diffuso. Nella bellissima lettera con cui Servio Sulpicio cerca di
consolare Cicerone per la morte della figlia, 1 argomento principale
che egli fa valere e, nelle circostanze presenti, “ non pessime cum
iis esse actum, quibus sine dolore licitum est mortem cum vita commutare e
che Tullia visse finché visse lo Stato, “una cum republica fuisse „ (Ad
Dio.) ; al che Cicerone dolorosamente risponde che l’attività pubblica
lo consolava dei dolori domestici, l’affettuosa intimità con la
famiglia delle traversie pubbliche, ma ora “ nec eum dolorem quem a re
publica capio do- mus iam consolari potest, nec domesticum res publica .
Ed anche in Catullo, il disgusto invincibile suscitatogli dai “
turpissimorum honores „, disgusto che faceva gemere dal suo canto
Cicerone, cosi ; “ o tempora ! fore cum dubitet Curtius consulatum petere? „
(Ad Att., e circa Vatinio) suscita 1’ aspirazione alla morte :
Quid est, Catulle ? quid moraris emori ? Sella in curulei struma
Nomus sedet, Per consulatum peierat Vatinius ; Quid
est, Catulle ? Quid moraris emori ? Donde attinge Cicerone qualche
conforto in questa immensa iattura ? Non dal foro che egli
(interessante confessione) dichiara di non aver mai amato e nel quale del
resto oggi non c’è più nulla da tare : “ quod me in forum vocas, eo
vocas, unde, etiam bonis meis rebus, fugiebam : quid enim mihi cum
foro, sine iudiciis, sine curia ? „ (Jld Jltt. XII, 21). Era il momento
in cui i vincitori della violenta lotta politica, giravano per Roma
baldanzosi ed allegri, e i sostenitori dello Stato legale, battuti, erano
melanconici : “ Mane salutarne domi et bonos viros multos sed tristes
(1), et hos laetos victores, qui me quidem perofficiose et
peramenter observant „ {Ad Div.). Due di essi, anzi, Irzio e Dolabella,
si erano messi a prender lezioni d’eloquenza da lui, o forse, con
questo pretesto, lo sorvegliavano per conto di Ce¬ sare. Anche queste
lezioni recano a Cicerone qual¬che sollievo {yld Di\>.). In maggior
mi¬ sura, egli ne ricava dal far udire, quando e come era
possibile, qualche parola di ammonimento. Così, pur avendo risoluto di
non più parlare in Senato, allorché sulla universale istanza di questo,
Cesare amnistia Marcello (che non aveva fatto nessun passo per
essere richiamato e sembrava non desiderarlo — e che fu, del resto, assassinato
da un suo impiegato nel momento in cui stava per par¬ tire alla
volta di Roma), Cicerone prende la pa- (0 La voce dei gaudenti
sfruttatori di situazioni im¬ morali rinfaccia sempre a coloro che le
condannano, come un torto, di essere afflitti o melanconici. Cosi quella
voce si fa udire, secondo Seneca : c Istos tristes et superciliosos
alienae vitae censores, suae hostes, publicos paedagogos assis ne feceris
» (Ep.) rola per ringraziare il dittatore ; ma sa anche at¬ traverso i
ringraziamenti esporgli il parere più libero e ^coraggioso che forse mai
Cesare abbia sentito. “ Quodsi rerum tuarum immortalium (egli ha 1
ardue di significargli) hic exitus futurus fuit, ut devictis adversariis
rem publicam in eo statù relinqueres, in quo nane est, vide quaeso, ne
tua divina virtus admirationis plus sit habitura quam glonae „.
(Pro Marc. Vili). Tu devi, egli incalza, preoccuparti della vera gloria,
del giudizio che da¬ ranno i posteri sulle tue azioni, saper
considerare ciò che tu fai, non cogli occhi abbacinati dei con¬
temporanei, ma con quelli di coloro che giudiche¬ ranno le cose a
distanza, nell’avvenire. Se tu non avrai ristabilito la vera legalità
nello Stato, tu sa¬ rai certo sempre ricordato, ma non con giudizio
concorde : “ erit inter eos etiam, qui nascentur, sicut mter nos fuit,
magna dissensio, cum alii lau- dibus ad caelum res tuas gestas efferent, alii
for- tasse ahquid requirent, idque vel maximum, nisi belli cmlis
incendium salute patriae restinxeris, ut illud fati fuisse videatur, hoc
consilii „ (ib. IX). E questo un nobilissimo linguaggio da
cittadino onesto e d’animo forte ; linguaggio che, bisogna riconoscerlo,
Cesare sa ascoltare, come altri e ben più vivaci attacchi contro di lui,
con tolleranza ed equanimità, “civili animo,, (Svet,, Caes., 75)
(1). (1) Anche Cicerone nella sua corrispondenza talvolta
constata che Cesare andava orientandosi a mitezza. P. e.:
101 L intolleranza, 1 oppressione, 1 uso del potere
per far tacere censure al detentore di esso, e persino per impedire
di rispondere agli attacchi, comincia con Augusto ; ed è ciò che fa
uscire Asinio Pol- lione (lo stesso, alla nascita del cui figlio il
servile Virgilio, pronto a vendersi a tutti i potenti e a
prostituire poi il suo genio a colui che tra questi occupa nella storia
per bassezza e nequizia uno degli “ nam et ipse, qui plurimum
potest, quotidie mihi delabi ad acquitatem et ad rerum naturam videtur „
Ad Dio. VI, 10!, Che cosi fosse (ed è la stessa cosa che accadde
con Augusto) è naturale, perchè, se un uomo non è straor¬ dinariamente
perverso, il suo grande successo e trionfo personale lo rende incline
alla benevolenza verso gli altri, a diffondere anche intorno il
sentimento di felicità che il successo gli dà. Solo un uomo dal cuore
fondamental¬ mente malvagio nel suo più pieno e grandioso trionfo,
quando ogni cosa gli va a seconda, diventa sempre più duro e crudele, e
non è pago se non condisce quel trionfo col darsi la sensazione di poter
a suo beneplacito tor¬ mentare, perseguitare, far soffrire altri uomini.
Tale era Siila, secondo le parole che Sallustio mette in bocca ad
Emilio Lepido : “ Cuncta saevus iste Romulus, quasi ab externis rapta,
tenet, non tot exercituum clade neque con- suhs et aliorum principum,
quos fortuna belli consumpse- rat, satiatus : sed tum crudelior, curri
plerosque secundae res in miserationem ex ira vertunt „ (Hist. Fragni.).
Ra¬ ramente, si, ma però talvolta avviene che un uomo, fa¬ vorito
dalia più straordinaria fortuna, diventi sempre più bramoso di far del
male agli altri. “ Felicitas in tali in¬ genio avaritiam, superbiam
ceteraque occulta mala pate- fecit „ (Tac., Hist „ III, 49).
102 “Itimi posti, Ottavio, (I) dedicò
la sconciamente cortigiana e piagg.atr.ee Egloga IV) nell’elegante
epigramma, riportato da Macrobio (Satura II 4) che non si può più
scrivere dove in risposti si può proscrivere : temporibus triumviralibus
PoIIio cuna fescenmnos ,n eum Augustus scripsisset, ait: g
taceo ; non est emm facile in eum scribere qui potest proscribere
(2) Più ampio conforto ricavò Cicerone dagli studi, bbene una
volta fuggevolmente accenni che forse senza la sua cultura sarebbe più
atto a resistale! exculto emm animo nihil agreste, nihil inhuma-
(I) Si vegga nel libro diV. Alfieri D»/ p • , » I J1 '> e la dimostrazione che questa
viltà ha in Virg.ho guastato l’arte. “Quella parte divTna e ha per
base il vero robusto pensare e sentire tm-,1 niente manca in Virgilio „
(L. II C VI) “ V -esse avuto nell’animo quella P napesco,
assai maggiore sarebbe stato egli stesso e quindi assai maggiore il suo
libro „ (L. II C VI • vegga anche il C. Vili) E il Canti 1 . Ci j ;• , C S ‘ uh. ed. I. 582 n
94.«V- r ÌU '. Sorla de S^ Italiani, V l D < ’ . .: VIRGILIO si
lascia traricchire anche Boissier, L’opposition sous tes Césars p.
I3Ì” RnU 1 j- qUe f°, . t epigramma ’ senza citare la fonte
il Les e Rom P - r0ba . b,,mente a memor ia, la seguente
versione: Les Komains disaient avec raison qu’ il est rare mi’ ™
103 num est „. (Ad Alt. XII, 46) ; e
sopratutto dallo studio della filosofìa, la passione per la eguale
'’quo- tidie ita ingravescit, credo et aetatis maturitate ad
prudentiam et his temporum vitiis, ut nulla res alia levare animum
molestiis possit. „ (Ad Dio. IV, 4). Le sue lettere di questo periodo
sono piene delle sue attestazioni che non vive se non negli studi
filosofici e non trae conforto che da essi. Ad aumentare questo conforto,
ad aiutarlo a stornare il pensiero dalle calamita dello Stato, s aggiunge
la sua atti¬ vità di scrittore. Sono questi gli anni della sua
intensa e feconda produzione filosofica. “ Nisi mihi hoc venisset in
mente, scribere ita nescio quae, quo verterem me non haberem „ (Jld Alt.
XIII, 9) Equidem credibile non est, quantum scribam die, quin etiam
noctibus, nihil enim sommi „ (ib. XIII, 26). “ Nullo enim alio modo a
miseria quasi aberrare possum. Vero è che le afflizioni e le
ìnquietitudmi, I incertezza dell’avve¬ nire, derivanti dal pessimo
andamento degli affari pubblici, non permettono piena pace nemmeno
nello studio : Utinam quietis temporibus, atque aliquo, si non
bono, at saltem certo statu civitatis, haec inter nos studia exercere
possemus ! „ Però, ap¬ punto in tali circostanze, “ sine his cur vivere
ve- limus ? „ (Ad Dio. IX, 8). Così nascono i saggi di FILOSOFIA di
Cicerone, circa i quali si cita sempre per aiutare a deprezzarli la
fuggevole frase “sono copie” cascatagli dalla penna scrivendo al suo amico
e certo come convenzionale espressioni t Xlì Vf fr ° nte j
1Iammiraz ' on e di lui (Ad X ’ I 52 ’ ma 51 dimentica di affrontare
tale fra e con le sue numerose e consuete esternaziom dalle quali
risulta che ben altra era la stima ch’egli off" 3 de ‘ pr0pr
;. scrltti ' “ Res difficiles „ (ib. XII 38) egli dice di star scrivendo
; quanto alle Jìc- G Q rto -5 C ° nVInt ,° “ U ‘, Ìn f3lÌ 8 enere
ne aVud , cos quidem simile quidquam „ (ib. XIII 1 3)- le
chiama “ argutolos libros „ ^ XIli.Y 8 ,00^ XIII 19? ac n ra ?
posset supra ” r/4. XIII, 9); 1 libri del De Oratore gli sono “ ve
- hementer probati (ib.) e così il De Finibus ib ?AJ ÀI
XvT i , soddisfa Attico bl v ’ im7 e M) e l0ra,OT L'P'a (M
AA- ( ’ 8 ^ eSpnme anehe ,a sua Propria soddisfazione per queste due
opere; mihi vakle pbcent, maHem tibi dice dei libri, perduti
d! Giona (Ad Ali). In particolare, i| e sua opere filosofiche LE
TUSCULANE, che facilmente si prendono per un mero esercizio letterario,
sono invece un saggio profondamente vissuto, rampollato da a
tragica realtà di vita i„ cui Cicerone" si dibatte e che come tale, come
idoneo cioè a fornir conforto e forza in quelle circostanze dove essere generalmente sentito, e certo da Attico
se Cicerone gl, scrive -- quod prima disputatio Tuscu ana te confirmat,
sane gaudeo. Neque enim ndhim est perfugium aut melius aut paratius. Bel saggio,
che in ogni epoca, nelle medesime circostanze da cui esso è nato, è
servito allo scopo per cui era stato scritto – DIE EROICA DER ROMISCHEN
PHILOSOPHIE, come con calzante espressione lo definisce Zielinski. Ma il
supremo conforto di Cicerone è un altro. Esso consiste non tanto
nell’ immergersi nella FILOSOFIA come un’occupazione mentale
opportuna a distornare il pensiero da quello che poi Lucano, il
grande poeta anti-cesariano, define“ ius sceleri datum, quanto nel
rivivere in sè I CONCETTI DELLA FILOSOFIA come atti a fornire forza d'animo per
affrontare e sopportare le sciagure derivanti da una situazione politica e
sociale particolarmente triste. FILOSOFIA cioè non come “ostentationem
scientiae, sed legem vitae „ (Tusc.). Anche in lui, per usare
l’espressione di cui poi si servì Marco Aurelio zi 5 óypaia. Giustissimamente
il Moricca. Saremmo forse anche noi tentati di ritenere l’operetta tulliana
un’amplificazione rettorica, se non pensassimo che quelle parole sono scritte
per una generazione d’uomini nelle cui orecchie esse andavano diritte al cuore.
Un saggio di morale dell’epoca di Cicerone è da considerarsi non come una
fredda e vuota argomentazione rettorica bensi come un’eco squillante
delle voci del passato, che sale dalle tombe e vince i secoli. Secondo il testo
di Trannoy (Les Belles Lettres). bisogno di vivere tali precetti A' i ,•
. ventar succo e sangue e il f T l d ‘ faHl dl gere a ciò, Cicerone
Lnl f" 0 S ° rZ ° per 8 iun ' maniera singola,«sima,
scnVoSo^v"' 0 i'I “ na consolazione a se stesso “ D • Un ^ ro
dl profecto anfe me TeZ. ^Z 'T *** consolarer ; que m librum jf .
me per i‘ tera s serint librari; affirmo tibi^nuLm” 3 " 1 S
‘,^'P' esso talem ; totos die® U c °nsolationem quid, sed t
n^sper 1 C ; ,b ° 5 T“ qU ° proflci ™ XII 14) p t,sper im P e dior,
relaxor „ (Ad 4tt « 'a ll'Tlzr ™ di r'* d«„e
meditazioni morali!^ e8mam0 le Mslre '4«fr-r v lLStó et,r°d servire
4 IL PORTICO, di cui poi in ,CaZI ° ne Pra ' ÌCa de,, ° e d
oppressivi, uomm Lme° Tm "p" ^ tehi vid.o Prisco
fornirono ° Peto ed EI ’ e che successivamente si anc ° Ta p ‘ù
insigni, .1 hiosofo :z :L: r , ai ^ cristiano, il
sacerdnie • ’ p ° SCIa> n el mondo c„i i,Tat'„ e ' „x:; a ” d f molti
tenevano costantemente in d m ° nre ’ anZI rettoredi coscienza e
confortatore, iHoro ZofoOX . Plauto, fatto morire da Neron» • mi
istanti assistito e confortato dai “ / V ‘ ene " ei 3U0 ' u,tl
Cerano e Musonio (Tac., Ann. XwTv)), Trlse^’ O Socrates et socratici viri! -- esclama Cicerone,
qui, veramente riguardo a traversie di carattere privato). Numquam vobis
gratiam referam Un immortales quam m ihi ista prò nihilo (Ad Alt. ).
Attico (egli scrive al suo liberto e segretario Tirone) mi vide agitato, crede
che sia sempre lo stesso, “nec videt quibus presidii philosophiae septus
sim -- Ad Div. La disperata e rovinosa condizione dello Stato -- quidem
ego non ferrem nisi me in philosophiae portum con- tulissem „ (ib.
VII, 30). “ Equidem et haec et omnia quae homini accidere possunt sic
fero ut PHILOSOPHIAE magnam habeam gratiam, quae me non modo ab
sollecitudine abducit, sed etiam contra omnes fortunae impetus armat, tibique
idem censeo faciendum, nec, a quo culpa absit, quid- quam m malis
numerandum -- Ad Div. E noi vediamo veramente questo pensiero
centrale del PORTICO, cioè lo sforzo di distornare il proprio
interesse da ogni cosa esteriore per concentrarlo unicamente nel nostro
comportamento, e m ciò trovare appagamento e pace (questo, come si
può chiamare, ottimismo della disperazione, che e il solo che resta nei
momenti di maggiormente infelici condizioni esterne, perchè vuole
appunto, riconoscendo tale inguaribile infelicità, trovare an-
Demetrio: e Seneca dice di Cano. dato al supplizio da Caligola -- prosequebatur
illuni Losophus suus -- (De Tranq. An.). man-
phi- i cora una tavola di salvezza), vediamo questo pensiero
centrale dello stoicismo svelarsi sempre più chiaro agli occhi di
Cicerone e proprio come postogli innanzi delle circostanze di fatto. Sic
enim sentio, id demum, aut potius id solum esse miserum quod turpe est (Ad
Att.). Video philosophis placuisse iis qui mihi soli videntur vim
virtutis tenere, nihil esse sapientis praestare nisi culpam -- (Jld Dio..
Cogliamo il procedere di questa appassionante tragedia, per cui un uomo di
indole ilare e disposto a gioire delle cose, degli spettacoli naturali,
delI arte, della letteratura, delle relazioni sociali, dell’attività pubblica e
anche della ricchezza, è, a poco a poco, dal rovinio politico, risospinto
entro se stesso e costretto a vedere e cercare la felicita soltanto nel
proprio retto comportarsi. Le meditazioni filosofiche (scrive a VARRONE)
ci recano ora maggior frutto “sive quia nulla nunc in re alia
acquiescimus, sive quod gravitas morbi tacit, ut medicmae egeamus eaque
nunc appareat, cuius vim non sentiebamus cum valebamus -- Ad r i0 ’.
Naturalmente con questo alto sentimento a cui Cicerone è ora pervenuto, il pensiero
della morte, qui fonte anchesso di consolazione e forza, viene a intrecciarsi. Nunc
vero, eversis omnibus rebus, una ratio videtur, quicquid e veni t
ferre moderate praeserlim cum omnium rerum mors sit extremum magna enim
consolatio est cum recordere etiamsi secus acciderit te tamen recta vereque
sensisse --Ad Div. Nec enim dum ero angar alia re, cum omni vacem culpa
; et si non ero, sensu omnino carebo. Il crollo dello Stato è cosa
gravissima -- tamen ita viximus et id aetatis iam sumus, ut omnia
quae non nostra culpa nobis accident, fortiter ferre debeamus (Jld Div.). E
tali pensieri, tali alti ed austeri conforti ed incoraggiamenti, i grandi
spiriti di quel periodo si scambiavano tra di loro, prova, sia di quanto
il dolore per la catastrofe dello Stato era largamente sentito, sia
della estensione che a lenimento di questo dolore siffatto ordine di
pensieri allora aveva preso. Era la genuina visuale del PORTICO a cui i
nefasti avvenimenti politici aveva tutti guidati -- non aliundo pendere,
nec extrinsecus aut bene aut male vivendi suspensas habere rationes -- Ad Div.
Se Cicerone ad ogni momento ripete di sè quidquid acciderit, a quo mea
culpa absit, animo forti feram (Ad Div.), nec esse ullum magnum malum
praeter culpam; sed tamen vacare culpa magnum est solatium; se per sè
pensa fortunato, quam existimo levem et imbecillam, animo firmo et gravi,
tamquam fluctum a saxo frangi oportere; se l’esperienza di quella dolorosissima
fase lo fa approdare alla definitiva conclusione che in omni vita sua quemque a
recta conscientia transversum unguem non oportet discedere (Ad Att.) —
queste sono amici, « a Lucccio7“'“ 8 “ 1 «* f'umanas contemnentem et
opule C on^t r 7 "* c„ g „„ vi „ {Ad0 7 casu, et
deiicto h Z ,n non aP r l “ 1U,piludi ”' non veri „ (ih V |7) ’ M a i °
rum ln,una commo- Pme.;/ cu,pl'ai picca,tT'° ; ■" “ÌJ—*
digni et Ss TstrrdublteTo; ^ ea maxime conducant ! P ° SSimus
’ V. 19 ) : e a Torquato ‘ ‘ f T Tectl8s '™" (A.
praesertim quae absit a ancora a Torauato • “ ■ P , V1 ’ 2
)> e delio Stato) vereor ne I ^ n 3 ' (,a rovina teperiri,
praete, i|| am q “ a TtaMa"e“ “ P °7 “r: e®, atque
noTZIt,» questi sentimenti ogni IralToìtTd' !“l “ 7 ° a
anch’egli aveva bisogno ’’No|!\e oh ■ - ' 7 ? scrive Sulpicio in
morte di Tullia) Cicerón ^ 1 ^ ' et eum aui a Ine ' '-' ,cer °nem
esse 9 ' 3l,,S COnsuer,s Praecpere et dare consilium... quae alns
praecipere soles, ea tute tibi subirne, atque apud animum propone;
vidimus ali- quotiens secundam pulcherrime te ferre fortunam fac
ahquando intelligamus adversam quoque té aeque ferre posse. Dalle lettere
di Cicerone si potrebbe così ricavare un antologia di massime di vita del
PORTICO da servire efficacemente in ogni tempo al ripresenarsi di
analoghe circostanze (e tale è forse sopratutto la ragione per cui queste
lettere suscitarono in ogni tempo I ammirazione, anzi il culto di nobili
animi), pm efficacemente ancora che non i suoi trattati, come le TUSCULANE
e il DE OFFICIIS, ove egli da sistemazione teorica alle medesime
idee 1 qual, però appunto perchè non contengono se' non quelle .dee
morali che, suscitate in Cicerone dalle vicende di ogni giorno, riempiono
la sua corrispondenza, ci si ridimostrano, non mere esercitazioni letterarie,
ma anzi saggi cresciuti su dalla vita vera e scritti col sangue che le
ferite inferte da questa fanno stillare dal suo cuore. Herzenphilosophen chiama
giustamente Cicerone Plutarco racconta che un giorno OTTAVIANO essendosi
accorto che un suo nipote scorgendolo nasconde impaurito un saggio sotto
la (1)0. dt., p. 299. 112 toga,
glielo prende, e visto che e di Cicerone ne legge un tratto, poi lo
reshtui al ragazzo, dicendo uomo dotto e amante della patria, Xó r ,o :
*vl' ?. «rat, io T ,o £ *«l Tardo (come al so’ hto)
riconoscimento del meriti di colui che egli ha raggirato, tradito, abbandonato
al carnefice Ma Cicerone e qualcosa di più. Spirito altissimo e
st'anzetn m n “'T'? 1 "”'’ da »! le circo- ero \ „ j " 6
r 1 ' **' vivere, espres. sero, m ragione di tale sua sensibilità,
una soma d dolore enorme, egli seppe da questa esperienza d,
dolore trarre un-espenenza morale di elevazione e di purificazione
del dolore stesso nel fuoco della filosofia intesa come via, di cui „„„
molti ,„ e b dTrendl' ' aPaC '' QUeS '° * P a,ll “ la "”ente
ciò che rende appassionatamente attraente la sua grande
figura alla quale veramenle-secondo un penTero che trova eco
sino m Giovenale -e Roma' ltf !a " “ u la 8erva arl “lazione
lo dava Sr p a,t a , a, ' ebl> ' a,hibl,Ì, ° N di ' P ad - Sed
Roma parentem, Roma patrem patriae Ciceronem libera dixit. Altri
saggi: Pesco Piente Fu , un [Mi|an0i
CogliariJ. f? Ap ° r ' e Jella R'Hgiont [Catania, - Etna 1 Motwl
Spirituali Platonici [Milano, Gilardi e Noto] nSTT, d ' W Jr
aZl0nalim0 |N«poli. Guida], Materialismo C„„ c0 [R om ., CaS a ^ ^
Pagine di Diario : Scheggio [Rieti, Biblioteca
Editr.J, Cicute [Todi, Atanórj. Impronte [Genova, Libt. Ed.
Italia] Sguardi [Roma. La Laziale], Scolli [Torino, Montes, ],
Imminenti : Critica deir Amore e del Lavoro
[Catania. Critica della Morale [Catania, “ Etna .. "
Etna J. Giuseppe Rensi. Rensi. Keywords: filosofia dell’autorita, autorita e
liberta, Gorgia, Gorgia ed Ardigo, Santucci, Tendenze della filosofia italiana
nell’eta del fascismo, Gentile, necrologio, Ardigo, Platone, Cicerone, Ficino,
Bradley, Bosanquet, diritto e forza, filosofia della storia, Gogia, Elea,
Velia, Elea ed Efeso, Gorgia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rensi” – The
Swimming-Pool Library. Rensi.
Grice e Ressibio: la diaspora di Crotone – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. A Pythagorean cited by Gamblico.
Grice e Resta: le masserizie della mutua fiducia
conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bari). Filosofo Italiano. Grice: “I like Resta; I was
reading a book on golf that the Italians define, as I would cricket, as the
game of ‘fiducia,’ so it is nice to see that Resta has tried to formulate some
‘rules,’ as we would call them, for trust. The cover of the essay is especially
fascinating, as it depicts two acrobats on a circus ring. Where ‘fiducia’
becomes a matter of life and death – or a vital evolutionary tract, if often
‘ciecco,’ as Resta puts it. His research reminds me of Warnock on ‘trust’ in
“The object of morality.” Essential
Italian philosopher. Filosofo. Nominato Alfiere del Lavoro. Studia a Bari.
Insegna a Bari e Roma. Dirige un seminario sulla cultura giuridica alla fondazione
Basso-Issoco. Colabora a "Sociologia del Diritto" e "Politica
del Diritto". Spazia dai temi classici della filosofia dfino a temi
di particolare attualità quali quelli riguardanti l'infanzia, i diritti dei
minori e il bio-diritto. Particolarmente interessanti sono i saggi nei quali
indaga sul significato e sui risvolti giuridici del concetto di
"farmaco" come anti-doto necessario alla violenza. Saggi: “Conflitto
e giustizia” (Bari, De Donato); “Diritto e sistema politico” (Torino, Loescher);
“L' ambiguo diritto” (Milano, Angeli); “Poteri e diritti, Torino, Giappichelli);
“La certezza e la speranza: diritto e violenza” (Roma, Laterza). Le stelle e le
masserizie: paradigmi dell'osservatore” (Roma, Laterza); “L'infanzia ferita” (Bari,
Laterza); “Il diritto fraterno” (Bari, Laterza); “Diritto vivente” (Bari, Laterza);
“Le regole della fiducia” (Bari, Laterza); bio-diritto. Eligio Resta. Resta.
Keywords: della fiducia, le stelle e le masserizie. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Resta” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Restaino: Antonino e compagnia –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Alghero). Filosofo Italiano. Grice: “Only in Italy, a philosopher philosophises
about cartoons!” Filosofo. Studia e insegna a Cagliari e Roma. Studia la storia
della filosofia e dell'estetica. Il suo
saggio forse più noto è una “Storia del fumetto: da Yellow Kid ai manga” (POMBA,
Torino) che non ha mancato anche di suscitare alcune polemiche, fino al punto
che un gruppo di appassionati di fumetti lancia una petizione chiedendo alla
casa editrice il ritiro del saggio, accusato di contenere gravi lacune ed
errori. Gabrielli, Petizione contro l’POMBA per la Storia del Fumetto, Lo
Spazio Bianco, Plazzi, Il fantasma del fumetto, in il Mulino, Bologna, Mulino. La
fortuna di Comte, Comte sansimoniano, in Rivista critica di storia della
filosofia, Comte scienziato, Comte filosofo, Mill e la cultura filosofica, La
Nuova Italia, Firenze, Mill: Scritti scelti, Principato, Milano, “Scetticismo e
senso comune” (Laterza, Bari); Hume, Riuniti, Roma, Filosofia e post-filosofia”
(Angeli, Milano); Storia dell'estetica” (Pomba, Torino); “Storia della
filosofia, fondata d’Abbagnano, in collaborazione con Fornero e Antiseri, La
filosofia contemporanea (Pomba, Torino); La filosofia inglese, in La Filosofia;
Paganini, Piccin-Vallardi, Padova, Storia della filosofia, Pomba Libreria,
Torino, La Rivoluzione Moderna. Vicende della cultura (Salerno, Roma); Giovanni
Franco Restaino. Restaino. Keywords: Antonino e compagnia. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Restaino” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Ricordi: il Nerone di Manfridi, Seneca
o dell’essere per amore, e gl’inganni dell’infinito di Leopardi sulle ceneri di
Pasolini nell’inferno d’Aligheri – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Se è vero che
Shakespeare inventa l'umanità, è altrettanto vero che egli l'ha poi divisa, il
più delle volte, tra due grandi generi di rappresentanti: e questi passano
davvero per le categorie dell’accademia degli platonici e il lizio degl’aristotelici.
Merk Ricordi, in arte Teddy Reno e la produttrice e distributrice cinematografica
Vania Protti. Studia a Roma e Napoli. Studia l’ermeneutica con Ronconi. Attore
con Stoppa, Lavia, e Filippo. Inizia la carriera registica che lo ha visto
spesso anche interprete nei propri allestimenti. Questi sono stati salutati
sempre da un forte e caloroso successo di critica e pubblico. Si dedicato a
Shakespeare, alla drammaturgia antica, al teatro tedesco dell'età romantica, ma
anche e costantemente ai contemporanei introducendo autori come Rohmer, Amann, Norén. Si ricordano “Medea” e “Fedra” di Seneca, Trio
in mi bemolle di Rohmer e Dopo la festa di Amann, Anfitrione di Kleist e Don
Giovanni e Faust di Grabbe, “Canti nel deserto” e Gl’inganni dell'infinito di LEOPARDI
(si veda), “Le ceneri di Roma” e Orgia di PASOLINI, Creditori di Strindberg e
Demoni di Norén, Romeo e Giulietta, Macbeth e Amleto di Shakespeare, Lame e NERONE
di Manfridi. Pubblicat su LEOPARDI (si veda), Shakespeare, Schiller e il
concetto di teatralità: “Lo spettacolo del nulla” (Bulzoni) e Essere e libertà
(Bulzoni). Pubblica "Le mani sulla cultura" (Gremese), una denuncia
assai netta dell'egemonia storica della sinistra sull’arti, che si ravvisa in
modo particolare nel "Teatro politico". Direttore del Teatro Stabile
d'Abruzzo a L'Aquila. Inaugura il corso di questo teatro, dirigge e interpreta
Edipo Re di Sofocle e Anfitrione di Kleist, e insieme dedicato vari incontri al
teatro di poesia. Consigliere di
amministrazione del Teatro di Roma. Collabora a Liberal, per le cui edizioni
pubblicato il saggio "Ideologia di Amleto” (Liberal). Pubblica
"Shakespeare filosofo dell'essere" (Milano, Mimesis), saggio che si
riassume nella tematica di una nuova “Filosofia del dramma”. Questo saggio
rappresenta il sui progetto dedicato alla drammaturgia esistenzialista. Pubblica
"Filosofia del bacio" (Mimesi), e "PASOLINI e le ceneri di Roma,
o un filosofo della libertà" (Mimesis). Pubblica il suo saggio teoretico
più rilevante, "L'essere per l'amore" (Mimesis). ALIGHIERI (si veda) per Roma e nel mondo. Inizia
un Progetto filosofico su Alighieri -- saggistico ma anche teatrale e
comunicativo. "ALIGHERI per Roma", con la lettura in luoghi
significativi della "Città Eterna" -- Mausoleo di Cecilia Metella,
Arco di Giano, Terme di Caracalla e Terme di Diocleziano -- di VII Canti
dell'Inferno. Realizza un primo documentario per Rai 5 -- ricevendo il plauso
della critica e grande riscontro dal pubblico. Pubblica “Filosofia della
Commedia di Aligheri,” dedicato alla cantica dell'Inferno. “Il grande teatro
shakespeariano” (Mimesis); “Filosofia della Commedia di ALIGHIERI -- L’Inferno
– Il Purgatorio ” (Mimesis) “ALIGHERI -- per Roma: Inferno” Rai; La grande
magia di ALIGHERI può essere capita soltanto ascoltandola a viva voce", in
Spettacoli, La Repubblica. Intervista di Grattarola. Franco Ricordi. Ricordi.
Keywords: essere per amore, il Nerone di Manfridi, Seneca, Pasolini, le ceneri
di Roma, gl’inganni dell’infinito, Leopardi, Alighieri. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Ricordi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Righetti: la critica della ragione
ecologica, o l’etica dello spazio -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Si concentra
soprattutto sui temi dell’estetica. Fonda “La Stanza Rossa” sull rapporto
arte-comunicazione. Affianca alle ricerche precedenti altri filoni di indagine,
volti prevalentemente all’ambito della riflessione meta-etica.. Studia l’ecologia.
Pubblica «Iride», «Dianoia» e «Millepiani».
Ecoinciviltà. La ragione ecologica spiegata all’umanità civile” (Mucchi,
Modena); “La ragione ecologica: intorno all’etica dello spazio” (Mucchi, Modena);
“Etica dello spazio: per una critica ecologica al principio della temporalità”
(Mimesis, Milano); “Dall’assenza d’opera all’estetica dell’esistenza” (Mucchi,
Modena); “Forme della “verità”: follia, linguaggio, potere, cura di sé”
(Liguori, Napoli); “La fantasia e il potere” (Mucchi, Modena); “La Stanza
Rossa. Tras-versalità artistica” (Costa, Milano); “Soggetto e identità: il
rapporto anima-corpo” (Mucchi, Modena). Cf. Grice, “From the banal to the
bizarre: method in philosophical psychology.” Stefano Righetti. Righetti.
Keywords: la ragione ecologica, o l’etica dello spazio, linguaggio, la pietra
di bismantova. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Righetti” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Rignano: la teleo-nomia -- filosofia
fascista – filosofia italo-giudea – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Livorno). FIlosofo italiano. Grice: “I love Rignano, but I would not
consider him a philosopher, in that he never attended a course on philosophy!” Studia
a Pisa e Torino. Laureato, si interessa subito ai problemi filosofici collegati
alla ricerca scientifica. Fondatore della Rivista di Scienza. Fonda a Bologna
“Rivista di Scienza” per Zanichelli. La rivista assunse il nuovo titolo di “Rivista
di sintesi scientifica” -- cf. Grice on einheit der wissenschaft. La rivista
nasce con il proposito di opporsi alla eccessiva specializzazione a cui era
giunta la ricerca scientifica danneggiata per questo da criteri troppo
specifici e restrittivi. Gli fondatori,
e in particolare R., si proponeno di superare il particolarismo delle scienze
per una visione più estesa gettando un ponte fra cultura umanistica e quella
scientifica ed elaborando una "sintesi" -- o unità o continuita -- tra
le scienze della natura e le scienze dell'uomo.
In questo modo la filosofia, libera da legami nei confronti dei sistemi
prefissati, poteva dedicarsi a promuovere la coordinazione del lavoro, la
critica dei metodi e delle teorie, e ad impostare in modo più ampio i problemi
delle teorie. Nei saggi che pubblica su “La rivista de sintesi scientifica” ha
modo di mettere in rilievo le sue capacità di divulgatore e di condurre i suoi
studi in completa autonomia dal mondo accademico ufficiale elaborando la sua
concezione filosofica ispirata soprattutto dalla corrente positivistica. Chiede
a Freud un'esposizione della psicoanalisi con le indicazioni di quali rami del
sapere potessero essere interessati alle teorie e all'esperienze
psicoanalitiche. Freud scrive “Das Interesse an der Psycho-analyse”, pubblicato
sulla rivista. Si interessa di psicologia e biologia ed è noto soprattutto per
la sua ipotesi della proprietà mnemonica, secondo la quale la sostanza vivente
sarebbe in grado di ricordare le condizioni fisiologiche dell’iniziali
situazioni fisiche determinate dall'ambiente esterno e quindi di riprodurle nel
prosieguo della vita biologica. Questa
sua teoria consente a lui di operare nella biologia un compromesso tra una
visione meccanicistica della realtà naturale e una finalistica, vitalistica.
Per il meccanicismo infatti non è possibile pensare che nell'ambito degli
organismi viventi vi sia il proposito immanente di conseguire una finalità ma
d'altra parte è innegabile he nel mondo organico sia presente una sorta di TELEO-NOMIA
particolare per ogni essere vivente tale da giustificare l'idea che, durante il
periodo di adattamento all'ambiente, questi conservi una specie di traccia
fisica mnemonica persistente e trasferibile ereditariamente. Si interessa anche
di filosofia della psicologia – o psicologia filosofica -- ma quando intese indicare lo statuto
epistemologico della teoria psicologica, il tipo di scientificità che ad essa
compete, in modo da definire i rapporti con la scienza naturale da una parte e
con quella umana dall'altra, si orienta verso soluzioni intermedie, che spesso
complicavano più che risolvere i problemi. Coerentemente al suo programma di
sintetizzare opposti sistemi, elabora anche una concezione economica di tipo
socialista marxista che è in accordo con il liberismo. Altre saggi: “Per una
riforma socialista del diritto successorio” (Bologna, Zanichelli); “Di un socialismo in accordo colla dottrina
economica liberale” (Torino, Bocca); “Sulla trasmissibilità dei caratteri
acquisiti: ipo-tesi d'una centro-epigenesi” (Bologna, Zanichelli); “L'adattamento
funzionale e la teleologia psico-fisica” (Bologna: Zanichelli); “Che cos'è la
co-scienza?” (Bologna, Zanichelli); “Il fenomeno religioso” (Bologna,
Zanichelli); “Il socialismo” (Bologna, Zanichelli); “Dell'attenzione: contrasto
affettivo e unità di co-scienza” (Bologna, Zanichelli); “Dell'origine e natura
mnemonica delle tendenze affettive” (Bologna, Zanichelli); “Per accrescere
diffusione ed efficacia all’università popolari” (Milano, Compositrice); “La
vera funzione delle università popolari” (Roma, Antologia); “Vividità e
connessione” (Bologna, Zanichelli); “L'evoluzione del ragionamento” (Bologna,
Zanichelli); Il nuovo programma dell'Un. pop. milanese: primo anno
d'esperimento, Como, Cooperativa comense; Bari; Le forme superiori del
ragionamento” (Bologna, Zanichelli); “Democrazia e fascismo” (Milano, Alpes). “Dizionario
di filosofia, Treccani Dizionario biografico degl’italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Eugenio Rignano. Rignano. Keywords: diritto
successorio, vitalismo, democrazia e fascismo, liberismo, liberalismo,
socialismo, “Scientia”, filosofia italo-giudea, teleo-nomia. -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rignano” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rigobello: o dell’allargamento interpersonale
del razionale – l’intenzionalità rovesciata – filosofia italiana -- Luigi
Speranza (Badia Polesine).
Filosofo italiano. Il nostro rapporto con gl’altri
deve sempre farci essere un interrogativo per loro. Fra i principali rappresentanti
italiani del personalismo. Dopo gli studi liceali a Padova consegue la laurea
in filosofia, quale allievo di STEFANINI e PADOVANI. Insegna a Padova, Perugia
e Roma. Spazia dalla meta-fisica, all'etica e la filosofia politica, alla
storio-grafia. Collaboratore a Studium. Ripensa il personalismo partendo
dal presupposto per cui esso, potendo anche costituire un possibile complemento
integrativo ed estensivo alla meta-fisica non puo comunque considerarsi una
dottrina filosofica definita bensì una posizione che mette in primo piano il
concetto di "persona" (cf. Strawson, “Il concetto di persona”). Il
personalismo non è in contraddizione con la meta-fisica bensì ne puo costituire un proficuo
ampliamento psico-logico, etico, antropo-logico. Uno dei suoi contributi più
originali consiste nel personificare -- proprio per il tramite del personalismo
-- la ragione meta-fisica attraverso quel processo di integrazione fra l’esistenzialismo
e la filosofia classica. Ri-esamina nel suo evolversi, nonché compara
criticamente e storicamente, questo concetto di “persona” alla luce della
storia della filosofia fino ad arrivare alla filosofia romana – il schiavo non
è persona -- chiamando in causa anche l'ermeneutica, la filosofia morale e la
sua storia. Ne risulta, quindi, che il concetto di persona – nel diritto romano
repubblicano -- deve anzitutto essere inteso in un senso giuridico. Non deve
essere confuso con quello derivante dal concetto d’esistenza della filosofia
esistenzialistica, che nega la possibilità che le persone possono governare la
loro vita, in quanto ritenute prive di auto-dominio. Infine, le persone, pur
nella sua reale concretezza, non sono sostanze. Tutto ciò ha costituito una
delle tematiche principali in cui s'è venuta a delinearsi la sua filosofia, la persona
e l’interpretazione. Una seconda tematica della sua attività di ricerca
scaturisce dagl’insegnamenti, per certi versi anti-tetici fra loro, dei due
suoi maestri, ovvero quelli di STEFANINI, grazie ai quali egli individua un
primo polo di convergenza delle sue riflessioni filosofiche attorno alla
nozione fenomenologica di un mondo della vita, e quelli di PADOVANI, incentrati
sulla meta-fisica tradizionale e ruotanti attorno alla nozione di trascendenza
con i suoi limiti. Ogni altra questione filosofica sembra snodarsi o essere
compresa fra questi due poli di convergenza che egli sintetizza nella
trascendenza, la legge morale, e il mondo della vita. Altro ambito
tematico apre la prospettiva personalistica al dialogo col mondo moderno e
contemporaneo, con l'etica, la politica, la religione, puntualizzando in
particolare la sua valenza etica e politica nell'analisi della realtà sociale
in cui le persone viveno ed agisce, nonché esprime il suo dissenso non su basi
ideologiche ma come critica del sistema dominante. Questo tematica puo quindi
chiamarsi in dialogo con il mondo contemporaneo. Come esponente di punta del
personalismo italiano, storicamente rappresentato da STEFANINI, CARLINI,
SCIACCA, e PAREYSON, rivolvela sua attenzione ad una ri-visitazione originale
del personalismo comparato con l'etica e la politica, grazie a cui è emersa,
oltre alla limitatezza della dimensione trascendentale, sia quella rilevanza
civica assunta dalla persona umana come testimone della sua epoca che la sua
responsabilità di cittadini. Mette in evidenza come il personalismo si
distingua nella critica mossa al sistema idealista, che non ha attecchito nella
filosofia d'oltralpe. Riprende le e tematiche più tipiche della struttura
delle persone umane e le relative implicazioni metafisiche in “Prossimità e
ulteriorità” (Rubbettino). Inoltre, da sempre interessato anche all'ermeneutica
pubblica “L'apriori ermeneutico” (Rubbettino). Altre saggi: “Oltre lo
storicismo” (Studium); “Ricchezza e povertà della metafisica classica”
(Humanitas); “Il problematicismo di SPIRITO (si veda) come empirismo
coscienziale assoluto: note sul significato del nostro tempo, in Rassegna di
Umanesimo e antropo-centrismo; La disponibilità come abito etico del rapporto
autorità-libertà, Istituto editoriale del Mezzogiorno, Napoli, Kant e
l'indirizzo idealistico, Il problema del linguaggio storio-grafico, Perugia, “Condizionamenti
socio-logici e linguaggio morale” in Sociologia e filosofia; Socrate e la
formazione dell'uomo politico, in Civitas, Esperienza di fede e struttura del sapere, Studium,
CROCE (si veda), perché possiamo e non possiamo dirci ‘crociani’, Coscienza.
Mensile del movimento ecclesiale di impegno culturale, La riflessione
sull'etica, Etica oggi: comportamenti collettivi e modelli culturali, Re e
Poppi, Fondazione Lanza e Gregoriana, Roma, Il tempo nello spiritualismo, Il concetto di
tempo. Società filosofica italiana, Caserta, Casertano, Loffredo, Napoli, “Persona,
trascendentale, ermeneutica” in Filosofi italiani, Riconda e Ciancio (Mursia,
Milano); La storia nella coscienza (AVE, Roma); L'intellettualismo in Platone
(Liviana, Padova); Platone, Senofonte, Aristotele: il messaggio di Socrate”
(Scuola, Brescia); “Introduzione di una logica del personalismo, Quaderni
dell'Istituto di Pedagogia di Padova (Liviana, Padova); L'itinerario
speculativo dell'umanesimo contemporaneo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia di
Padova (Liviana, Padova); L'educazione umanistica e la persona. Saggio di una
filosofia dell'insegnamento umanistico” (Scuola, Brescia); “Determinazione ed
ulteriorità nel Kant pre-critico” (Silva, Milano-Genova); “I limiti del trascendentale
in Kant” (Silva, Milano); “La certezza morale, filosofia morale relazioni tenute
a Perugia nell'A.A. (CLEUP, Perugia); “Legge morale e mondo della vita” (Abete,
Roma); La morale radicale” (Perugia, Perugia); “Struttura e significato” (Garangola,
Padova); “Antropologia” (Antenore, Padova); “Modelli storio-grafici di morale”
(Frama Sud, Chiaravalle Centrale); “Ricerche sul trascendentale kantiano” (Antenore,
Padova); “Dal romanticismo al positivismo” (Marzorati, Milano); “Il regno dei
fini” (Bulzoni, Roma); “Il personalismo” (Città Nuova, Roma); “L'impegno
ontologico” (Armando, Roma); “Il futuro della libertà” (Studium, Roma); “Politica
e pro-mozione umana” (Scuola, Brescia); “Perché la filosofia” (Scuola, Brescia);
“Studi di ermeneutica” (Città Nuova, Roma); “Verso una nuova didattica della
storia” (Sei, Torino); “Persona e norma nell'esperienza morale” (Japadre, L’Aquila);
“Certezza morale ed esperienza religiosa” (Vaticana, Vaticano); “Kant: che cosa
posso sperare” (Studium, Roma); “Lessico della persona umana” (Studium, Roma);
“L'immortalità dell'anima” (Scuola, Brescia); “Soggetto e persona: ricerche
sull'autenticità dell'esperienza morale” (Anicia, Roma); “Autenticità nella
differenza” (Studium, Roma); “Attualità della lettera ai Romani” (AVE, Roma); “Il
divino oltre i saperi: tra teologia e filosofia” (San Paolo, Milano); “Interiorità
e comunità. Esperienze di ricerca in filosofia (Studium, Roma); Oltre il
trascendentale, Pubblicazioni della Fondazione Spirito, Roma, L'altro,
l'estraneo, la persona, Città Nuova Editrice, Roma, La persona e le sue
immagini, Città Nuova, Roma, L'estraneità interiore (Studium, Roma); Le
avventure del trascendentale. Contributi al Convegno del Centro studi filosofici
di Gallarate (Rosenberg, Torino); “Umanità e moralità” (Studium, Roma); “Immanenza
metodica e trascendenza regolativa” (Studium, Roma); “L'apriori ermeneutico:
domanda di senso e condizione umana” (Rubbettino, Mannelli); “Prossimità e
ulteriorità: una ricerca ontologica per una filosofia prima” (Rubbettino,
Mannelli); “L'insuperabile singolarità dell'avventura umana: dalla
determinazione completa alla rottura metodologica” (Ramo, Rapallo); “Vita e
ricerca. Il senso dell'impegno filosofico, intervista Alici” (Scuola, Brescia);
“L'intenzionalità rovesciata: dalle forme della cultura all'originari”
(Rubbettino, Mannelli); “Struttura ed evento: tempo di vivere, tempo di dare
testimonianza alla vita, la vita come testimonianza” (Rubbettino, Mannelli); “Dalla
pluralità delle ermeneutiche all'allargamento della razionalità” (Rubbettino,
Soveria Mannelli); “Ciascuno di noi nell'incontro con l'altro deve essere tale
da suscitare curiosità e interesse di conoscenza reciproca (Presentazione a
Alici, Grassi, Salmeri, Vinti (Studium); “La filosofia come testimonianza, Rivista
bimestrale, Studium, Roma. Berti ha R. come docente supplente di filosofia
quando è ancora studente liceale. Cfr. Berti, "Origini del pensiero di R.",
in: Alici, Grassi, Salmeri e Vinti, “La filosofia come testimonianza” (Studium.
Cfr. Berti, "Origini del pensiero", in Alici, Grassi, Salmeri, Vinti,
La filosofia come testimonianza, Studium, Roma, Cfr. pure il contributo di Borghesi,
"La dialettica tra struttura e significato", nella stessa
collectanea. Oltre quelli delle Parti II
e III, si vedano soprattutto i vari contributi presenti nella Parte I della collectanea
in suo onore: Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, la filosofia come testimonianza, Studium, Roma, Cfr. Alici, Grassi, Salmeri, Vinti,
cit. Cfr. i vari contributi presenti
nella miscellanea: Estraneità interiore
e testimonianza. Studi in onore, Pieretti, ESI-Edizioni Scientifiche Italiane,
Perugia); Cfr. pure "Biografia, pensiero e opere", Bollettino della
Società Filosofica Italiana nella
rubrica Filosofi allo Specchio, Cfr.
Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, cit. Per
questi aspetti centrali del pensiero, si vedano soprattutto i contributi
presenti nella prima parte della collectanea in suo onore: Alici, Grassi, Salmeri
e Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium, Cfr. Alici, Grassi, Salmeri
e Vinti, Ricordo, Umanità e moralità, in Dialegesthai. Rivista telematica di
filosofia, In memoriam: In ricordo straneità interiore e testimonianza. Studi
in onore, Pieretti, Scientifiche Italiane, Napoli-Perugia, Alici, Grassi, Salmeri
e Vinti, R., la filosofia come
testimonianza, studio in suo onore, evento organizzato a Perugia in
collaborazione con Roma Tor Vergata e la LUMSA, Perugia/Roma, i cui atti sono
stati pubblicati, Alici, Grassi, Salmeri e Vinti, Studium, Dotto, Enciclopedia filosofica,
Bompiani, Milano, Baccarini, Passione
dell'originario: fenomenologia ed ermeneutica dell'esperienza religiosa, studi
in onore” (Studium, Roma). Vita e ricerca. Il senso dell'impegno filosofico
(Interviste), Alici recensione di Din, Padova. Video di un'intervista a cura di
Valentini, fatta a Roma. Armando Rigobello. Rigobello. Keywords: l’allargamento
del razionale, ‘struttura e significato’, il regno dei fini, comunita, Grice on
human vs. person, Strawson, the concept of the person, Ayer, the concept of a
person. In personam, persona sui iure, persona populum (Cicero). Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rigobello” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Rimini: o del significato totale, la
percezione del pane e Socrate è seduto – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Rimini). Filosofo italiano. Il primo a conciliare
gli sviluppi delle idee d’Occam ed Aureolo. Questa sua sintesi ha un impatto
duraturo. Insegna a Bologna, Padova, Perugia, e Rimini. Da lezioni sulle sentenze
di Lombardo. Oltre alla sua opera principale, il commento alle sentenze di
Lombardo, scrive diversi saggi, tra cui: “De usura,” “De IV virtutibus
cardinalibus” – cf. Grice, philosophy, like virtue, is entire -- e un estratto del commento alle sentenze, il “De
intentione et remissione formarum,” un’appendice sulla IV distinctio del I
libro del commento alle sentenze, una tabula super epistolis. Augustin. Manifesta
una certa attitudine sincretistica tra gli sviluppi d’Occam ed Aureolo. Mostra
analoga tendenza anche nella ri-costruzione e dell'analisi del processo della
percezione animale e umana e il conoscere umano, nelle quali si fondono in
maniera originale elementi etero-genei desunti da Aristotele del Lizio,
Agostino e Ockham. Causa un grave fraintendimento della sua filosofia, è
qualificato come tortor infantium, per la supposizione di aver condannato alle
pene eterne i bambini che muoiono senza il battesimo. In realtà espone tale
dottrina senza pronunciarsi. Talvolta è indicato quale antesignano dei
nominalisti. Altre saggi: “Gregorii lettura super I et II Sententiarum”; “De
imprestantiis venetorum”. Mazzali, Gori, Manuale di filosofia medievale, Dizionario
biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario di
filosofia, Gregorius Ariminensis. Gregorio da Rimini. Rimini. Keywords:
complesso significabile, semplice, complesso, animale, pane, l’animale
percezione del pane, Socrate is seated, truth-functionality, scuola italiana,
scuola di Bologna, studi generali in Italia, studio di Rimini. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rimini” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rinaldini: del cimento del Lizio -- filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Ancona).
Filosofo italiano. Studia a Bologna. A servizio di Urbano VIII, ottenne da Barberini, nipote del papa,
la supervisione delle fortezze di Ferrara, Bondeno e Comacchio. Insegna a Pisa.
Amico di GALILEI e BORELLI, il quale lo soprannomina Simplicio per la
sostanziale fedeltà al LIZIO. È in corrispondenza. Uno dei soci fondatori del
Cimento. Tuttavia ha numerose controversie con i suoi amici e con Redi e
Ruberti. Nonostante il conformismo, si oppone alla teoria della virtù zoo-genetica
delle piante, sostenuta dagl’altri accademici del cimento, precedendo Malpighi
con l'ipotesi che anche gl’insetti delle galle nascessero d’uova deposte da
individui della stessa specie. Insegna a
Padova. Saggi: “Philosophia rationalis, atque entità naturalis.” Un'altra delle
sue glorie è la sua proposta di scala termo-metrica utilizzando come riferimento
fisso il congelamento e l’ebollizione dell'acqua all'ordinaria pressione
atmosferica. Ppropone di dividere l'intervallo in XII gradi. Altre saggi: “Opus
algebricum” (Ancona, Salvioni); “Opus mathematicum” (Bologna, Dozza); “Mathematica
italiana”; “Geometra pro-motus” (Padova, Frambotti); “Ars analytica mathematum”
(Firenze, Cocchini); “Ars analytica mathematum” (Padova, Frambotti); “De
resolutione atque compositione mathematica” (Padova, Frambotti); “Philosophia
rationalis, naturalis, atque moralis opus in quo praesertim physica universa ex
accuratis naturalium effectuum observationibus deducta et ubi rei natura
patitur geometrice demonstrata exhibetur” (Padova, Frambotti); “Ad artem quam
ipse conscripsit mathematum analyticam para-lipomena” (Padova, Frambotti); “Commercium
epistolicum” (Padova, Frambotti). Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici,
Lo sviluppo delle ricerche sulle galle, Redi
scienziato e poeta alla corte dei Medici
Pighetti, Il vuoto e la quiete: scienza e mistica: Cornaro e Rinaldini (Milano:
Angeli); Dizionario biografico degli italiani, Roma, Treccani Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Museo
Galileo di Firenze. Carlo Renaldini. Carlo Rinaldini. Rinaldini. Keywords:
cimento, cimentare, provando e riprovando, del Cimento, filosofia naturale,
filosofia razionale, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rinaldini” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Rindaco:
o, la setta di Lucania – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucania). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited
by Giamblico. Giamblico sometimes spells his name “Bindaco” (non si veda).
Grice e Riondato: o del metodo dell’etologia
filosofica – filosofia italiana. Luigi Speranza (Padova). Filosofo italiano. Studia a Padova sotto STEFANINI,
FERRABINO, PADOVANI, e DIANO. Studia l’Aristotele neo-latino. Uno dei galileiani.
Ezio Riodato. Riondato. Keywords: il metodo dell’etologia, morale, morale
classica, Aristotele neo-latino, Epitteto, l’enuniciazione,
dell’interpretazione in Aristotele, crisi, metafisica e scienza in Aristotele. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Riondato” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Riverso: o, della la forma del segno romano
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Studia a Napoli. Insegna a
Salerno e Napoli. Spazia dalla filosofia critica ed analitica, alla logica
formale, ed è stato esperto in problemi di linguistica, di filosofia delle
scienze e delle culture. Saggi: “Colpa e giustificazione nella re-azione anti-immanentistica
del "Roemerbrief" barthiano”; “Teo-logia esistenzialistica”; “La
costruzione interpretativa del mondo”; “L’epistemo-logia genetica”, “Meta-Fisica
e Scientismo”; “Filosofia e analisi del linguaggio”; “Dalla magia alla scienza”,
“Conoscenza e metodo nel sensismo degl'ideologi”; “L’esperienza estetica”; “La
filosofia d’Occidente, Corso di storia della filosofia, Natura e logo, La
razionalizzazione dell'esperienza, La
filosofia analitica, La filosofia, Individuo, società e cultura. La psicologia del
processo culturale, L’immagine dell'universo. Astronomia e ideologia, Il
pragmatismo, La spiritualità, Il linguaggio nella filosofia romana antica, Democrazia,
iso-nomia e stato, Una corrente
filosofica; riferimento e struttura; Il problema logico-analitico in Strawson, Democrazia
e gioco maggioritario, Filosofia del tempo, La civilta e lo stato romano; Alle origini del
pensiero politico, La carica dell'elettrone, Esperienza e riflessione, Forma culturale
e paradigma umano; Le tappe del pensiero filosofico nella cultura d’Occidente, Paradigmi
umano e educazione, Filosofia del linguaggio, Dalla forma al significato, Cose
e parole, Come BRUNO (si veda) inizia a parlare: Diario di una maestra di sostegno,
“La rimozione dell'eros nel giansenismo”, Civiltà, libertà e mercato nella
città italica antica (Roma). Un viaggio al centro dell'immaginario religioso e
mistico che ha influenzato l'umanità, morale
e dottrina, Cogitata et scripta, Filosofo
del linguaggio, La Tribuna. Semiosi iconica e comprensione della terra.
Emanuele Riverso. Riverso. Keywords: la forma del segno, la tappa, le tappe,
riferimento, ri-ferire, vico, animale raggionavole, magia e scienza, Bruno. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Riverso” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Roccoto: l’implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). To be identified.
Grice e Rodano: immunità e comunità, o
l’implicatura dei comunisti – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano . Fondatore del “catto-comunismo.” E tra i fondatori del movimento dei cattolici comunisti,
poi sinistra cristiana. Studia a Roma. Frequenta la Scaletta. Milita nell'azione
cattolica e nella FUCI presieduta da Moro. Entra in contatto e collabora
con anti-fascisti d'ispirazione cattolica -- Ossicini, Pecoraro, Tatò e altri
-- comunista -- Bufalini, Amendola, Ingrao, Radice e altri --, del partito d'azione
e liberali -- Malfa, Solari, Fiorentino fra gl’altri. Partecipa al movimento
dei cattolici anti-fascisti. Con Ossicini e Pecoraro tra i promotori e
dirigenti del partito co-operativista sin-archico -- poi partito comunista cristiano
-- e ne redige i principali documenti. Fa parte, con Alicata e Ingrao, del
trium-virato dirigente le II distinte organizzazioni clandestine, comunista e
comunista cristiana. Scrive saggi sull’Osservatore Romano. Arrestato dalla
polizia fascista in una generale retata dei militanti del partito comunista
cristiano, e deferito al tribunale speciale con altri suoi dirigenti. Il processo
non ha luogo per la caduta del fascismo. Nel periodo badogliano ha intensi
scambi d'idee con i compagni di partito e altre personalità anti-fasciste sulla
linea da seguire. Stringe amicizia con Luca e Pintor. Collabora al “Lavoro”,
diretto da Alicata, comunista, Vernocchi, socialista, e Gaudenti, cattolico.
Sotto l'occupazione nazista di Roma fonda il movimento dei cattolici comunisti,
e ne redige i documenti teorico-politici. Scrive saggi sui 14 numeri usciti
alla macchia di “Voce operaia”, organo dello stesso movimento dei cattolici
comunisti. Liberata Roma, il movimento di cattolici comunisti prende il nome di
partito della sinistra cristiana. Vi confluiscono i cristiano-sociali di Bruni.
Vi partecipano anche Balbo, Sacconi, Barca, Amico, Chiesa, Valente, Mira, Tatò,
Tedesco, Parrelli, Tranquilli, e Rinaldini. Stringe un rapporto di
amicizia e collaborazione -- che non sarà privo di momenti di dissenso critico
--con Togliatti. Su Voce Operaia, pubblicata adesso legalmente, scrive numerosi
saggi. In IV di essi sostiene la prosecuzione dell'IRI e ciò segna l'inizio
della sua amicizia con Mattioli. S'incontrano, a casa di R. e con la sua
mediazione, Togliatti e Luca, primo, cauto sondaggio reciproco tra mondo
cattolico e movimento comunista italiano. A conclusione di un congresso
straordinario, il partito della sinistra cristiana si scioglie. Sostiene, con
argomentato vigore, che non è più utile una formazione cattolica di sinistra,
poiché incombe alla classe operaia nel suo insieme e perciò al partito
comunista il compito di affrontare la questione cattolica, superando le pre-giudiziali
a-teistiche e del dogmatismo marxista. Si adopera perciò per ottenere modifiche
nello statuto del partito comuista, che consentano l'iscrizione e la militanza
in esso indipendentemente dalle convinzioni ideo-logiche e religiose, modifiche
che saranno adottate dal partito comunista nel suo congresso. Entrato nel partito
comunista, scrive su
periodici ufficiali di tale partito o ad esso vicini. Particolarmente
numerosi i suoi saggi su Rinascita. Vi ha largo spazio l'invito ai cattolici a
lavorare in politica e nelle altre dimensione della storia comune degl’uomini
in spirito di laicità, evitando quindi improprie commistioni con la fede
religiosa. Questa posizione approfondita nel corso di tutta la sua opera ed
essenziale per comprenderla contrasta con la linea della chiesa di Pio XII, che
coglie l'occasione di due suoi saggi sulla condizione economica del clero
(Rinascita) per comminargli l'interdetto dai sacramenti, accusandolo di
fomentare la lotta di classe all'interno delle gerarchie (L'interdetto e tolto
sotto Giovanni XXIII). Cura i saggi politici di “Lo Spettatore”. Scrive sul
Dibattito Politico, diretto da Melloni e Bartesaghi, teso a una difficile
mediazione tra le posizioni politiche del mondo cattolico e di quello comunista
e socialista, nel distinto riconoscimento dei rispettivi valori e motivi
ideali. Vi collaborano tra gli altri Chiarante, Magri, Baduel, Salzano. Durante
il pontificato di Giovanni XXIII opera, tramite Togliatti, per la trasmissione
ai dirigenti della proposta, primo, cauto sondaggio reciproco tra mondo
cattolico e movimento comunista italiano. A conclusione di un congresso
straordinario, il PSC si scioglie. R.sostiene, con argomentato vigore, che non
è più utile una formazione cattolica di sinistra, poiché incombe alla classe
operaia nel suo insieme e perciò al PCI il compito di affrontare accolta, di
uno scambio di messaggi in occasione del compleanno di papa Roncalli.
L'iniziativa sarà il primo segno di disgelo tra URSS e s. sede. Si svolge un
serrato dialogo tra R. e NOCE (si veda), che mette in chiaro la diversità delle
rispettive posizioni. Fonda con Napoleoni La Rivista trimestrale, affrontando
nodi teorici e politici di fondo. Ancora con Napoleoni, e Ranchetti, dirige la scuola
di scienze politiche ed economiche, rivolta a militanti del movimento. Collabora
alla rivista “Settegiorni”, diretta d’Orfei e Pratesi, in cui fra l'altro
scrive una serie di interventi d'intensa riflessione teologica, le Lettere
dalla Valnerina. Chiusasi l'esperienza della Rivista Trimestrale, R. scrive sui
Quaderni della Rivista Trimestrale, diretti da Reale, cui collaborano, insieme
a Sacconi, Salzano, Tranquilli, Gasparotti, Rinaldini, Reale, Agata, Vincenti,
Montebugnoli, Padoan, Sacconi, Zevi, R.
e R., ed altri. Lo si considera l'esponente più autorevole del “catto-comunismo”:
"i rapporti di R. con il mondo cattolico sono stati indagati a fondo.
Quelli con Togliatti -- che furono rapporti personali assai intensi -- assai
poco, come quelli con Berlinguer -- all'Istituto Gramsci si conservano tre
vaste memorie che scrive per Berlinguer -- anche se il rapporto stretto di
questi con Tatò è sufficiente a delinearne l'influenza". Nella
stagione del compromesso storico proposto da Berlinguer e oggetto prima di
attenzione, poi di cauta convergenza da parte di Moro, R. elabora i fondamenti
teorici di una politica diretta a non ridurre l'incontro tra le grandi forze
storiche del comunismo, del socialismo e del cattolicesimo democratico a una
mera operazione di governo, ma a farne una strategia di lungo periodo di trasformazione
della società. Quella stagione e quelle prospettive vengono improvvisamente
troncate dall'ASSASSINIO DI MORO. S'intensificano, all'epoca, i suoi contatti
personali con esponenti del PCI, del PSI, della DC e di altri partiti -- Malfa,
Malagodi, Visentini -- su problemi politici a breve e lungo termine. Pubblica saggi
su vari periodici e sul quotidiano Paese Sera, quasi settimanalmente. Altre saggi:
“Sulla politica dei comunisti” (Boringhieri, Torino); “Questione demo-cristiana
e compromesso storico” (Riuniti, Roma), “Lenin da ideologia a lezione”
(Stampatori, Torino); “Lettere dalla Valnerina” (Pratesi, La Locusta, Vicenza);
“Lezioni di storia possibile” -- Tranquilli e Tassani (Marietti, Genova); “Lezioni
su servo e signore” – Tranquilli (Riuniti, Roma); “Cattolici e laicità della
politica” Tranquilli (Riuniti, Roma); “Cristianesimo e società opulenta” – Mustè
(Storia e letteratura, Roma). Saggi sono spubblicati in numerosi periodici e
quotidiani, tra i quali l'Osservatore Romano, Primato, Voce Operaia Rinascita Il Politecnico, Unità, Vie nuove,
Società, Cultura e realtà, Lo Spettatore Italiano, Il Contemporaneo, Il
Dibattito Politico, Argomenti, La Rivista Trimestrale, Settegiorni, Quaderni
della Rivista Trimestrale, Paese Sera, Città Futura, Nuova Società, e Il Regno.
I saggi più importanti, pubblicati sulla Rivista Trimestrale e sui successivi
Quaderni, sono “Risorgimento e democrazia, Il processo di formazione della
società opulenta”; “Il pensiero cattolico di fronte alla società opulenta”; “Egemonia
riformista ed egemonia rivoluzionaria”; “Nota sul concetto di rivoluzione”; “Significato
e prospettive di una tregua salariale; “Il centro-sinistra e la situazione del
paese”; “Marx, A proposito del convegno delle ACLI a Vallombrosa”; “Su alcune
questioni sollevate dal movimento studentesco; “Con Dopo Praga: considerazioni
politiche sulla storia del movimento operaio, A proposito dell'autunno caldo”;
“Considerazioni sulla dialettica sociale dell'opulenza”; “La peculiarità del partito
comunista”; “Dopo il congresso del partito comunista: il nodo al pettine”, “I germi
di comunismo”; “La questione demo-cristiana”; “La proposta del compromesso
storico”; “Dopo la morte di Mao Tse-tung: la lezione di una grande esperienza, con
Tranquilli; “Considerazioni sulla strategia dei comunisti italiani”; “Egemonia
e libertà delle opinioni”; “Considerazioni sui fenomeni di eversione”; “La
politica come assoluto”; “Note sulla questione”; “La specificità umana e
condizione storica: dopo la lettera di Berlinguer al vescovo di Ivrea: laicità
e ideologie”; “Alla radice della crisi”; “L'incompatibilità tra capitalismo e
democrazia”; “È possibile una soluzione reazionaria?” “Idee e strumenti della
manovra reazionaria”; “Roluzione” “Rivoluzione”; “Filosofia della storia”; Rivoluzione
in Occidente e rapporto con l'URSS, Il
senso di una grande lezione: per una lettura critica di Lenin”; “Per un
bilancio del compromesso storico”; “Innovazione e continuità”; “Contratti e
costo del lavoro: imprese e sindacati, partiti e istituzioni”; “La chiesa di
fronte al problema della pace”. Craveri, Una critica pregnante, in Mondoperaio,
Teorico del compromesso storico Archivio la stampa. Noce: Lettera a R. -- Regno-attualità --; Cinciari: Cattolici comunisti, n
Enciclopedia dell'anti-fascismo e della resistenza, Milano; Bedeschi: Cattolici
e comunisti (Feltrinelli, Milano); Cocchi, Montesi: Per una storia della
Sinistra cristiana (Coines, Roma), Casula: Cattolici-comunisti e Sinistra cristiana
(Mulino, Bologna); Tassani: Alle origini del compromesso storico (EDB, Bologna);
Ruggieri, Albani: Cattolici comunisti? (Queriniana, Brescia); Repetto: Il movimento
dei cattolici comunisti: problemi storici e politici -- Quaderni della Rivista
Trimestrale; Ricordo, Broglio, "Un cristiano nella sinistra", in
"Nuova Antologia", Giannantoni, Alema, Ingrao: Dibattito in Rivista
Trimestrale, Nuovo Spettatore Italiano, Bella: “Lo Spettatore Italiano”
(Morcelliana, Brescia); Papini: Tra storia e profezia: la lezione dei cattolici
comunisti (Univ., Roma); Landolfi, R.: la rivoluzione in Occidente, Palermo,
Ila Palma, Raimondo: solitudine e realismo del comunista cattolico (Galzerano,
Salerno); Tronti: Una riflessione -- in Rivista Trimestralen; Manacorda: lettore
di Marx in Critica marxista; Napoleoni, Cercate ancora (Riuniti, Valle); Napoleoni,
Teoria politica; Noce: Il comunista (Rusconi, Milano); Tranquilli: Fede
cattolica e laicità della politica -- in Teoria Politica; Tranquilli: Realtà
storica e problemi teorici della democrazia
-- in Bailamme, Reale: Sulla laicità: considerazioni intorno alle
relazioni fra atei e credenti -- in Novecento, Bellofiore: Pensare il proprio
tempo. Il dilemma della laicità in Napoleoni, in Per un nuovo dizionario della
politica (Riuniti, Roma); Capuccelli, Lucente:
La riflessione teorica di R. dalla Sinistra Cristiana alla “Rivista
Trimestrale” -- tesi di laurea in scienze politiche, Milano -- Istituto
Gramsci: Convegno commemorativo di R., Roma --; Mustè, “Critica delle ideologie
e ricerca della laicità” (Mulino); lbani: La storia comune degli uomini. Ri-leggendo
R. -- in Testimonianze, Papini: La formazione di un cattolico -- Tra la
Congregazione mariana La Scaletta e il liceo Visconti, in Cristianesimo e
storia, Possenti: Cattolicesimo e modernità. Balbo, Noce, R. (Milano); Mustè:
Fra NOCE e R.: il dibattito sulla società opulenta, La Cultura; Mustè: R.:
laicità, democrazia, società del superfluo (Studium, Roma). "Cristianesimo
e società opulenta", a cura e con introduzione di Mustè (Edizioni di Storia
e Letteratura, Roma, Parlato: L'utopia in Manifesto, Melchionda: R. (in Aprile,
Rosa, "R.; il cristianesimo e la società opulenta", in
"Ricerche di storia sociale e religiosa", Chiarante: Tra Gasperi e
Togliatti. Memorie (Carocci, Roma; Pandolfelli: Marxismo, Scienze politiche,
Roma; Tassani:"Il Belpaese dei Cattolici", Cantagalli, "La
traccia e la prospettiva teorica di R." MORO, R. e la storia del 'partito
cattolico' in Italia", in Botti, Storia ed esperienza religiosa. Urbino,
Quattro Venti, Hanno detto di lui: la sua vita testimonia, in modo esemplare,
quanto possa essere forte, nell’uomo, la dedizione all’impegno intellettuale e
ai grandi ideali, tra i quali la politica intesa nel senso più nobile e più
alto dell’accezione. Portatore d’una fede religiosa profondamente sentita e
sofferta, ha avuto costantemente con sé il dantesco “angelo della solitudine”:
durante l’intera sua vita, infatti, mai si è sottratto al rovello e al dubbio;
mai ha preferito la comoda via dei pigri, degli opportunisti e dei neutrali. La
sua prima scelta di campo nell’Italia divisa in due, fu doppiamente coraggiosa: la resistenza al
nazi-fascismo ed il tentativo di conciliare nel Movimento dei cattolici
comunisti i valori della tradizione cristiana e cattolica con quelli della
rivoluzione d’ottobre. E così continuò senza paura e con sacrificio personale
in tutti questi anni promuovendo con le sue tesi, tra consensi e dissensi, un continuo
dibattito. La sua “inquietudine” è, dunque, sincera e feconda, sorretta da uno
spirito virile, ma al fondo sensibile ed umanissimo. Certamente sarà ricordato
dallo storico del futuro con queste sue peculiarità di intellettuale originale,
pugnace e coraggioso. In questo modo l’ho visto e conosciuto, e così rimarrà
per sempre nella mia memoria. Pertini, Quaderni della Rivista Trimestrale. Ritengo
che la sua vita e la sua opera abbiano fornito una prova concreta e
significativa della validità di due principi che egli ha serenamente professato
e praticato e che, anche con il suo personale contributo, sono acquisiti al
patrimonio teorico e ideale del partito comunista. Il primo è la distinzione e
l’autonomia reciproca della politica e della fede religiosa -- o della
convinzione filosofica o del “credo” ideologico. Il secondo è
l’affermazionefatta da Togliatti, formulata in una tesi approvata dal X
congresso del partito e sviluppata poi nelle tesi del XV congresso secondo la
quale un cristianesimo genuinamente vissuto non soltanto non si oppone, ma è
anche in grado di sollecitare un’azione che può contribuire alla battaglia per
la costruzione di una società più umana, più libera e più giusta di quella
capitalista. Berlinguer, Quaderni della Rivista Trimestrale. C’era nella sua
avversione al misticismo, all’indistinto, all’anarchismo, una grande lezione di
umanesimo storico e costruttivo. La drammaticità con cui sentiva i rischi di un
capovolgimento della democraziavissuta nei suoi angusti limiti democraticisticiin
corporativismo e in anarchia, e, quindi, la possibilità di una replica
autoritaria, è tuttora inscritta nella nostra vita quotidiana, nella fase che
stiamo attraversando. Bene: distinguere per collegare; stabilire i confini del
campo di ciascuno, da cui discende l’autonomia della politica dalla religione e
dalle ideologie. Per questo ritengo che occorra respingere le sollecitazioni di
quanti pensano di poter rimuovere la questione di fondo posta da R.. Quella
questione oggi riguarda, a mio avviso, il confine mobile tra progresso e
conservazione” Occhetto, Quaderni della Rivista Trimestrale, Per chi ha
seguito, anche talvolta dissentendo, la filosofia di R. e lo ha spesso messo a
confronto con la visione di MORO, appare chiaro che gli insegnamento di R. come
quelli di MORO non hanno solo valore per la ricostruzione storica di una fase
politica conclusa, ma hanno invece valore e significato come guida per la
costruzione di un processo di allargamento della democrazia, di sviluppo e di
confronto e di un dialogo che sono ancora più che mai attuali, perché attuali e
non risolti sono i grandi problemi nazionali che richiedono sì maggioranze
e governi più efficaci e risoluti, ma anche un più largo consenso popolare da
realizzarsi col confronto, col dialogo, con la partecipazione, sia pure a vario
titolo, ad un unico disegno di tutte le forze politiche rappresentative
dell’intera realtà popolare. Galloni, Quaderni della Rivista Trimestrale, “benché
creda che la storia sia opera di molti, e non di singole personalità pur
spiccatissime, ho sempre ritenuto che il ruolo esercitato da R. nella vicenda
italiana di questi decenni sia stato assolutamente fuori del comune, e
portatore di cambiamento come a pochissimi altri è stato dato. Ciò dico
soprattutto in riferimento alla storia e alle trasformazioni del partito
comunista italiano, nei cui confronti Rodano ha esercitato una funzione
liberatrice e maieutica che, se non temessi di far torto alla complessità del
processo di un grande movimento di massa e agli innumerevoli apporti di cui
esso è sostanziato, non esiterei a definire demiurgica.» Valle, Quaderni
della Rivista Trimestrale. Lasciamo ad altri le banalità sul consigliere del principe
o sul consulente per i rapporti con il mondo cattolico o con il Vaticano.
Togliatti ne fu attratto e interessato certo, anche perché l’esperienza di R.,
le sue riflessioni, le sue frequentazioni arricchivano il Partito di qualcosa
che altrimenti non sarebbe venuto. Forse qualcosa di analogo era stato per
Gramsci e per Togliatti l’incontro con Godetti. Che conoscesse e stimasse Ottavini,
che fosse intimo di Luca, non era importante perché ciò rappresentava un
“canale”. E iuttosto decisivo che un giovane così ascoltasse e parlasse, che si
trovasse a casa sua tra i comunisti, che per farlo soffrisse fino alla
persecuzione vaticana, riuscendo sempre ad essere fedele nel senso più pieno
del termine. Paietta, Quaderni della Rivista Trimestrale. Rrimane uno dei pochi
uomini la cuia filosofia rende possibile l’appellativo di femminista anche per
un appartenente al sesso maschile. La sua continua attenzione dalla questione
femminile derivava, certo, da una molteplicità di circostanze. Vi influiva la
ricerca su quello che egli stesso define il processo di umanizzazione
dell’uomo, nel cui quadro la liberazione della donna costitusce ben più di una
semplice componente o misura, ma piuttosto una delle condizioni decisive per
una reale, generale fuoruscita dall’alienazione e dallo sfruttamento umano. Oggi
più d’uno ambirebbe, revanchisticamente, a considerare conclusa la stagione
femminista. E invece il vero problema per le donne, per la democrazia, per il
mutamento, è la perpetuazione e il saldo attestarsi a un livello superiore del
femminismo. Per questo il messaggio che può ben a ragione essere definito
femminista nell’accezione più onnicomprensiva ed elevata, risulta tuttora
rivolto alla speranza e soprattutto all’impegno: quell’impegno per cui egli ha
consumato generosamente, e certo positivamente anche per la causa femminile, tutta
intiera la sua vita. Tedesco, Quaderni della Rivista Trimestrale. Il mio primo
interrogativo riguarda le scelte politiche che egli ha fatto, ponendosi come
cattolico in contrasto con alcune direttive ecclesiastiche. Dove ha trovato
forza e serenità, pur con sofferenza, per queste opzioni non rinunciando alla
sua fede e alla sua appartenenza ecclesiale, sempre professata? Non ho trovato
altra risposta che la sua fede teologale. La fede di Franco non era credenza
dottrinale, magari utilizzata ideologicamente, o sottomissione alla gerarchia
che poi si muta in ribellione; era adesione cosciente e ferma a Dio che si è
rivelato in Gesù Cristo, ancora vivente nella Chiesa. Questa fede comporta quel
“sensus fidei” (ne ha parlato il Vaticano II nella Lumen Gentium) che diventa
giudizio pratico nelle concrete situazioni per scelte che siano conformi alla
volontà di Dio. È il discernimento di cui parla san Paolo nella Lettera ai
Romani (12, 2) e che tanta parte ha nella dottrina spirituale cristiana. D. Torre,
Quaderni della Rivista Trimestrale, Il rapporto con la chiesa, sia come
comunità di fede che come istituzione, senza mediazioni di un partito cattolico
rappresentava per R. un’occasione e una garanzia per depurare il movimento
comunista non solo dall’ateismo scientista, ma anche di una visione
totalizzante della rivoluzione politica e sociale. Il mito del regno dei cieli
sulla terra e di una storia senza alienazioni. Corrispettivamente il movimento
comunista e il portatore necessario di una trasformazione della società che non
si presentasse come inveramento e compimento della razionalità illuministica,
della rivoluzione borghese, ma anche e soprattutto come loro rovesciamento
dialettico, e perciò offre un fondamento storico e materiale ad un mondo
in cui le persone diventano centro e misura, liberate dalla rei-ficazione
capitalistica, e perciò stesso base reale di un pieno sviluppo di un
cristianesimo, non integralista, ma consapevole, diffuso, praticabile. Magri. Melchionda,
in "Aprile", Dall'utopia alla secolarizzazione, Vassallo, Il
consigliere di Berlinguer che ama la Contro-Riforma. Giornalista politico, Franchi,
Corriere della Sera, Archivio storico. Treccani L'Enciclopedia italiana". Franco
Rodano. Rodano. Keywords: immunità e comunità – filosofia italiana – i
comunisti, il laico, democrazia, revoluzione, lotta di classe, societa
opulenta, peculiarita dei comunisti italiani, anti-fascismo, arrestato dai
fascisti. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rodano” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Rodippo: ante la diaspora – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Crotone). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico.
Rogatiano: filosofia della gotta – Roma – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. A senator whose tutor is Plotino. He credits Plotino for
helping him realise the importance of leading a frugal existence. He himself
fasts every other day – to which he attributes his recovery from gout. Rogatiano.
Rogo: l’allievo di Filone – Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. A pupil of Philone at Rome. Tertilio Rogo.
Grice e Romagnosi: Roma antica, e l’implicatura
dei IV periodi: o, dal segno alla logìa -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Salsomaggiore). Filosofo Italiano.
Important Italian philosopher. L'etica, la politica ed il
diritto si possono bensì dis-tinguere, ma non dis-giungere. Non esiste un'etica
pratica, se non mediante la buona legge e la buona amministrazione. Studia a Piacenza
e Parma. Insegna a Parma e Pavia. Membro della società letteraria di Piacenza,
dove legge i suoi saggi: “Discorso sull'amore considerato come motore precipuo
della legislazione”; “Discorso sullo stato politico della nazione romana e italiana”;
“L’opinione pubblica. Uno degl’Ortolani. Pubblica la “Genesi del diritto
penale”; Cosa è eguaglianza e, Cosa è libertà; Primo avviso al popolo romano,
che mostrano simpatie rivoluzionarie. Il suo incarico gli procura contrasti con
il principe di Trento, Thun. Questi gli concede comunque il titolo di
consigliere aulico d'onore. Schiere contro i principi della rivoluzione
francese. Accusato di giacobinismo, è incarcerato a Innsbruck. Scrive “Delle
leggi dell'umana perfettibilità per servire ai progressi delle scienze e delle
arti”. Scopre gl’effetti magnetici dell'elettricità. R. anticipato la scoperta
dell'elettro-magnetismo. Pubblica “Quale e il governo più adatto a perfezionare
la legislazione civili”. Fonda il “Giornale di giurisprudenza universale”. Pubblica
l’Istituzioni di Diritto amministrativo e Della costituzione di una monarchia
costituzionale rappresentativa. Rerduna intorno a Milano una scuola o gruppo di
giocco alla quale si formarono alcuni dei nomi più illustri del risorgimento: Ferrari
(si veda), Cattaneo (si veda), Cantù (si veda), Defendente S. (si veda) e G.
Sacchi (si veda). Collabora alla biblioteca italiana. Pubblica L’Assunto primo
della scienza del diritto naturale. È arrestato e incarcerato a Venezia con
l'accusa di partecipazione alla congiura ordita da Pellico, Maroncelli e
Confalonieri. Pubblica “Dell'insegnamento primitivo delle matematiche” e “Della
condotta delle acque”. Pubblica l’Istituzioni
di civile filosofia ossia di giurisprudenza teorica. Dirige gl’Annali
Universali di Statistica Tra i maggiori filosofi
italiani, nel rinnovamento del pensiero giuridico italiano richiesto dalla
necessità di codificare i nuovi interessi delle classi borghesi emersi con la rivoluzione
francese e consolidati nel successivo codice napoleonico, è legata alla
fondazione di una nuova scienza del diritto pubblico, penale e amministrativo,
con uno spirito scientifico illuministicamente volto all'unificazione delle
scienze giuridiche, naturali e morali. Studia pertanto la vita sociale nelle
sue componenti storiche, giuridiche, politiche, economiche e morali. Considera
l'uomo nelle forme della sua esistenza storica, nei modi in cui concretamente
pensa e agisce in un contesto sociale determinato. In questo modo lo studio
della storia rivela lo sviluppo dell'incivilimento umano. Nella “Genesi
del diritto penale”, opera che gli dette notevole fama e non solo in Italia,
riprendendo tesi di BECCARIA, pone i problemi dell'utilità della punizione,
della natura della colpa e del diritto. Dà una GIUSTIFICAZIONE RAZIONALE della
società che gl’appare un'unione necessaria tra gl’uomini, dialetticamente
rapportati nel rispetto di una disciplina condivisa. L'uomo è lo stesso sia
nello stato di natura che in quello di società, malgrado le diversità delle
forme sociali. Pertanto gl’uomini hanno un diritto di socialità importante e
sacro, quanto quello della conservazione di se stesso. La società è per R.
l'unico stato naturale dell'uomo, respingendo così la dottrina di uno stato di
natura *anteriore* allo stato sociale. Il cosiddetto stato di natura è solo un
diverso stato sociale nella storia dell'umanità. Nell'introduzione allo
studio del diritto pubblico universale, premesso che ogni complesso giuridico di
basarsi sul bisogno della comunità, sostiene che lo scopo del diritto e il
rafforzamento delle strutture civili e politiche della
società. Nell'Assunto primo della scienza del diritto naturale, riprende
temi sviluppati nella genesi del diritto. Sostiene che nella natura è tanto il
principio di individualità quanto quello di socialità, e, pertanto, lo sviluppo
umano avviene naturalmente verso uno stato di società, l'unico in cui si
sviluppa l'incivilimento - termine ricorrente nei suoi scritti - un continuo
processo verso stadi più avanzati di perfezionamento morale, civile, economico
e politico. E ancora nel Dell'indole e dei fattori dell'incivilimento,
con esempio del suo risorgimento in Italia si pone il problema di quale sia il
motore del progresso umano nella storia. La tesi è che la società umana è
l'organismo fattore di progresso, essendo in sé dotata di forze agenti in
particolari condizioni storiche e ambientali. Lo sviluppo civile, suddiviso da
R. in IV periodi -- I l'epoca del senso e dell'istinto, II l'epoca della
fantasia e delle passioni, III l'epoca della ragione e dell'interesse personale
e IV l'epoca della previdenza e della socialità -- vede un costante
trasferimento, agl’organismi pubblici rappresentativi, delle funzioni sociali
come se la natura si trasferisse progressivamente nella funzione
rappresentativa. Il punto d'arrivo della civiltà è una forma sociale in cui
prevalgono la proprietà e il sapere. Tale processo non è lineare. Il diritto ROMANO
si afferma in condizioni civili arretrate. Ma, come una macchina i cui
meccanismi migliorano nel tempo, la sua azione progressivamente perfezionata fa
sorgere dal fondo delle potenze attive un sempre nuovo modo di ri-azioni e
quindi d’effetti variati. L'incivilimento appare così una cosa complessa
risultante di molti elementi e da molti rapporti formanti una vera finale unità
simile a quella di una macchina, la quale scindere non si può senza
annientarla. Il motore di siffatta macchina è il COMMERCIO, sviluppato a sua
volta dal progresso dello stato sociale. Guardando allo sviluppo storico
nazionale, vede nel medio-evo l'epoca in cui la città diviene luogo di
aggregazione di possidenti, artisti, commercianti e dotti, favorendo le
condizioni per la nascita dello stato italiano dallo stato romano anche se ai comuni
medievali manca uno spirito politico nazionale perché presero la strada dal
ramo industriale e commerciale per giungere al territoriale. Essi dunque
ripigliarono l'incivilimento in ordine inverso. In quest'ordine trovarono i più
gravi ostacoli avendo dovuto separare la professione dell’armi da quella del’arti
e della mercatura. Per questo, bisogna sempre porsi il problema di un corretto
modo di sviluppo e ora, nella società industriale, l'incivilimento è una
continua disposizione delle cose e delle forze della natura pre-ordinata dalla
mente ed eseguita dall'energia dell'uomo in quanto tale disposizione produce
una colta e soddisfacente convivenza. Nella collezione degl’articoli di
economia politica e statistica civile si trova espressa la fiducia nella
sviluppo capitalistico e nella libera concorrenza economica, difesa contro le
tesi di SISMONDI che vede nello sviluppo industriale una spaventosa sofferenza
in parecchie classi della popolazione. I poteri pubblici fano rispettare le
corrette regole della libertà di con-correnza, cosa che non avviene in
Inghilterra dove ora si favorisce il popolo contro i mercanti, ora i possidenti
e i mercanti contro il popolo e intanto si applica ancora il protezionismo. E inoltre
un paese in cui non si applica IL DIRITTO ROMANO, fonte di equità civile. La
mentalità empirica degl’inglesi non consente loro di pre-vedere ma solo di
constatare i fatti. Polemizza col Saint-Simon, dottrinario che ostacola la
libera con-correnza, assegna ogni ramo d'industria a guisa di privilegio
personale, favorisce il popolo miserabile contro i produttori e abolire il
diritto di eredità. I saintsimoniani vogliono far lavorare e poi lavorare senza
dirmi il perché. Progresso non è che lavoro. Questo è l'ultimo termine, questo
è il premio. L'uomo, secondo Saint–Simon, dovrebbe sempre progredire lavorando
con una indefinita vista e senza stimolo. Ma voler far progredire l'industria e
il commercio col togliere la possidenza è come voler far crescere i rami col
distruggere il tronco. La proprietà ha un carattere naturale e, come la natura
è la base di ogni società, negare la proprietà significa distruggere ogni
possibilità di convivenza civile. Partendo dalla sua vasta esperienza
giurisprudenziale e politica, auspica una nuova forma di filosofia civile, che
studia le forme e condizioni dell'incivilimento storico della nazione romana e
la nazione italiana, scoprendo la legge massima e unica delle vicende
politiche, sociali e culturali dei popoli. Riguardo al problema
gnoseologico, per R. la conoscenza proviene dai sensi ma la sensazione non è di
per sé ancora conoscenza, la quale si ottiene solo quando l'intelletto ordina e
interpreta le sensazioni secondo proprie categorie, definite logiche – logìe --,
con cui diamo segnature razionali alle segnature positive. Chiama compotenza
questa mutua concorrenza di sensazioni provenienti dall'esterno e di
elaborazione della nostra mente. Una logìa non è una idee formata nel
momento della nostra nascita, ma a sua volta è il risultato della riflessione
operata sull'esperienza empirica. La logìa è dunque a posteriori rispetto alla
sensazione passata e a priori rispetto alla sensazione attuale. Pertanto, la
conoscenza è in definitiva un a posteriori con un contenuto base
empirico. Ma cosa conosciamo in realtà? I sensi non danno conoscenza delle
cose in sé, ma di ciò che percepiamo delle cose. Conosciamo la rappresentazione
che ci formiamo della cosa. Se il fenomeno non e copie esatta del reale,
tuttavia è UN SEGNO a cui corrisponde in natura un’essere reale. Pertanto, una
cosa esiste fuori di noi, non è una creazione dell’io trascendentale. Non
essendoci evidentemente posto per una meta-fisica nella sua costruzione
filosofica, R. è attaccato dagl’spiritualisti e in particolare dal puritano
SERBATI (si veda). Può a buon diritto essere considerato il precursore del
positivismo italiano. Considera la contrapposizione di classico e
romantico – nata nell'immediatezza della restaurazione e trascinatasi per oltre
un ventennio con implicazioni letterarie, linguistiche e anche politiche - come
impropria. Cerca di dare una soluzione alla controversia attraverso la sua
concezione ilichiastica -- cioè relativa al tempo – cf. Grice, La costruzione
ilichiastica dell’io -- della letteratura, secondo la quale la filosofia e
consone all'età e al gusto del popolo romano e del popolo italiano, e suggere
che le opere contemporanee dovessero corrispondere sempre al pensiero moderno
di un popolo. L'ilichiastismo si rifà in sostanza alle sue concezioni sulla
formazione della civiltà. Così espose la sua dottrina in Della Poesia,
considerata rispetto alle diverse età della nazione romana e della nazione italiana.
Sei tu romantico? Signor no. Sei tu classico? Signor no. Che cosa dunque sei?
Sono “ilichiastico”, se vuoi che te lo dica in greco, cioè adattato alle età. Misericordia!
che strana parola! Spiegatemela ancor meglio, e ditemi perché ne facciate uso,
e quale sia la vostra pretensione. La parola “ilichiastico” che vi
ferisce l'orecchio è tratta dal greco, e corrisponde al latino “aevum”, “aevitas”
-- e per sincope, “aetas”, “età,” la quale indica un certo periodo di tempo –
nell’unita longitudinale della filosofia --, e in un più largo senso, il corso
del tempo. Col denominarmi pertanto “ilichiastico,” io intendo tanto di
riconoscere in fatto una filosofia relativa all’età, nelle quali si sono ri-trovato
e si trova il popolo romano e il popolo italiano,
quanto di professare principj, i quali sieno indipendenti da fittizie
istituzioni, per non rispettare altra legge che quelle del gusto, della ragione
e della morale. Ma la divisione di romantico e classico, voi mi direte, non è
dessa forse più speciale? Eccovi le mie risposte. O voi volete far uso di
queste due parole, ‘classico’ e ‘romantico,’ per indicare nudamente il tempo, o
volete usarne per contrassegnare il *carattere* della filosofia nelle diverse
età. Se il primo, io vi dico essere strano il denominare ‘classica’ la
filosofia romana antica, e filosofia romantica la media e moderna. L’eta antica
(palio-evo), l’eta media (medio-evo), e l’eta moderna (neo-evo), sono fra loro
distinti non da una divisione artificiale e di convenzione, ma da una effettiva
rivoluzione. Se poi volete adoperare le parole di ‘classico’ e di ‘romantico’
per contrassegnare il carattere della filosofia romana e della filosofia italiana
nelle diverse età, a me pare che usiate di una denominazione impropria. Quando
piacesse di contrassegnare la filosofia coi caratteri delle tre diverse età –
I: paleo-evo, II: medio-evo, III: neo-evo), parmi che dividere si potrebbe in I
filosofia eroica (filosofia romana antica), II filosofia teocratica (filosofia
del medio-evo), e III filosofia civile (neo-evo, moderna eta). Questi caratteri
hanno successivamente dominato tanto nella prima coltura, che è sommersa dalle
nordiche invasion dei barbari longobardi – dimenticami i goti – e d’arii -- ,
quanto nella seconda coltura, che è ravvivata e proseguita fin qui. Questi
caratteri non esistettero mai puri, ma sempre mescolati. Dall'essere l'uno o
l'altro predominante si determina il genere, al quale appartiene l'una o
l'altra produzione filosofica. Vengo ora alla domanda che mi faceste, se io
classico o romantic. E ponendo mente soltanto allo spirito di essa, torno a
rispondervi che io non sono (né voglio essere) né romantico, né classico, ma
adattato alla mia eta, ed al bisogno
della ragione, del gusto e della morale. Ditemi in primo luogo. Se io fossi
nobile ricco, mi condannereste voi perché io non voglia professarmi o popolano
grasso, o nobile pitocco? Alla peggio, potreste tacciarmi di orgoglio, ma non
di stravaganza. Ecco il caso di un buon italiano in fatto di filosofia. Volere
che un filosofo italiano sia tutto classico, egli è lo stesso che volere taluno
occupato esclusivamente a copiare diplomi, a tessere alberi genealogici, a
vestire all'antica, a descrivere o ad imitare gl’avanzi di medaglie, di vasi,
d'intagli e di armature, e di altre anticaglie, trascurando la coltura attuale
delle sue terre, l'abbellimento moderno della sua casa, l'educazione odierna
della sua figliuolanza. Volere poi che il filosofo italiano sia affatto
romantico, è volere ch'egli abiuri la propria origine, ripudj l'eredità de'
suoi maggiori per attenersi soltanto a nuove rimembranze -- specialmente
germaniche: i longobardi. Voi mi domanderete se possa esistere questo terzo
genere, il quale non sia né classico né romantico? Domandarmi se possa esistere
è domandarmi se possa esistere una maniera di vestire, di fabbricare, di “con-versare”,
di scrivere, che non sia né antica, né media, né moderna. La risposta è fatta
dalla semplice posizione della quistione. Ma questo III genere e desso
preferibile ai conosciuti fra noi. Per soddisfarvi anche su tale domanda osservo
primamente che qui non si tratta più di qualità, bensì di bellezza o di
convenienza. In secondo luogo, che questa quistione non può essere decisa che
coll'opera della filosofia del gusto, e soprattutto colla cognizione tanto
dell'influenza dell'incivilimento sulla filosofia, quanto degl’uffizj della filosofia
a pro dell'INCIVILIMENTO. Non è mia intenzione di tentare questo pelago. Osservo
soltanto che questo III genere non può essere indefinito. E necessariamente il
frutto naturale dell'età nella quale noi ci troviamo, e si troveranno pure i
nostri posteri. Noi dunque non dobbiamo sull'ali della meta-fisica errare senza
posa nel caos dell'idealismo, per cogliere qua e là l’ idea archetipo di questo
genere. Dobbiamo invece seguire la catena degli avvenimenti, dai quali nella
nostra età, essendo stata introdotta una data maniera di sentire, di produrre,
e quindi di gustare e di propagare il bello, ne nacque un dato genere, il quale
si poté dire perciò un frutto di stagione di nostra età. Per quanto vogliamo
sottrarci dalla corrente, per quanto tentiamo di sollevarci al di sopra dell’ignoranza
e del mal gusto comune, noi saremo eternamente figli del tempo e del luogo in
cui viviamo. Il secolo posteriore riceve per una necessaria figliazione la sua
impronta dal secolo anteriore. E tutto ciò derivando primariamente dall'impero
della natura che opera nel tempo e nel luogo, ne verrà che il carattere filosofico,
comunque indipendente dalle vecchie regole dell'arte, perché flessibile,
progressivo, innovato dalla forza stessa della natura, e necessariamente
determinato, come è determinato il carattere degl’animali e delle piante, che
dallo stato selvaggio vengono trasportate allo stato domestico. Posto
tutto ciò, l'arbitrario nel carattere della filosofia cessa di per sé. Si puo allora
disputare bensì se il bello ideale coincide o no col bello volgare. Se il gusto
corrente possa essere più elevato, più puro, più esteso; ma non si potrà più
disputare se le sorgenti di questo bello debbano essere la mitologia pagana degl’antichi
romani – o dei longobardi -- piuttosto che i fantasmi cristiani, i costumi
cavallereschi piuttosto che gl’eroici, le querce, i monti o i castelli gotici,
piuttosto che gl’archi trionfali, le are e i templi ROMANI. Il carattere
attuale sarà determinato dall'età attuale e dalla località. Vale a dire dal
genio nazionale romano e dal genio nazionale italiano eccitato e modificato
dalle attuali circostanze, il complesso delle quali forma parte di quella
suprema economia, colla quale la natura governa le nazioni della terra. Finisco
questo discorso col pregare i miei concittadini a non voler imitare le
femminette di provincia in fatto di mode, e ad informarsi ben bene degli usi
della capitale. Leggano gli scritti teoretici, e soprattutto le produzioni di
LA FILOSOFIA SETTENTRIONALE, e di leggieri si accorgeranno che se havvi in essa
qualche pizzo di romantica poesia, niuno si è mai avvisato né per teoria né per
pratica di essere né esclusivamente romantico né esclusivamente classico nel
senso che si dà ora abusivamente a queste denominazioni. Troveranno anzi
essersi trattati argomenti, e fatto uso di similitudini e di allusioni
mitologiche anche in un modo, che niun LATINO O ROMANO antico MERIDIONALE si
sarebbe permesso. Il solo libro dell'Alemagna della signora di Staël ne offre
parecchi esempi. Il pretendere poi presso di noi il dominio esclusivo
classico, egli è lo stesso che volere una poesia italiana morta, come una
lingua italiana morta. Quando il tribunale del tempo decreta questa
pretensione, io parlo con coloro che la promossero. Durante il periodo del regno
italico, è iniziato massone nella loggia r. giuseppina di Milano, di cui è in
seguito oratore e maestro venerabile. È grande esperto all'atto della
fondazione del grande oriente esponente di primo piano della massoneria di palazzo
Giustiniani, grande oratore aggiunto del grande oriente e in questa funzione
autore di vari discorsi massonici. Altri saggi: “Genesi del diritto penale”; “Che
cos'è uguaglianza”; “Che cos'è libertà”, “Introduzione allo studio del diritto
pubblico universale”; “Principi fondamentali di diritto amministrativo”, “Della
costituzione di una monarchia nazionale rappresentativa”; “Dell'insegnamento
primitivo delle matematiche”; “Della condotta delle acque”; “Che cos'è la mente
sana?”; “Della suprema economia dell'umano sapere in relazione alla mente sana”;
“Suprema economia dell'umano sapere”; “Della ragion civile delle acque nella
rurale economia”; “Vedute fondamentali sull'arte logica”; “Dell'indole e dei
fattori dell'incivilimento con esempio del suo risorgimento”; in Collezione
degli articoli di economia politica e statistica e civile, con annotazioni di
Giorgi (Milano, Perelli e Mariani); Opere, Milano, Perelli e Mariani, La
scienza delle costituzioni, I Discorsi
Libero-Muratori, L'acacia Massonica, Scritti filosofici, Milano, Ceschina,
Scritti filosofici (Firenze, Monnier); Stringari, R. fisico; Lanchester, R.
costituzionalista, Giornale di storia costituzionale, Macerata: EUM-Edizioni
Università di Macerata, Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori (Mimesis-Erasmo,
Milano-Roma); Studi in onore, Milano, Giuffrè, Per conoscere R., Milano,
Unicopli, Albertoni, “La vita degli stati e l'incivilimento dei popoli nella
filosofia politica di R.” (Milano, Giuffrè); Mereu, “L'antropologia
dell'incivilimento in R. e CATTANEO (si veda)” (Piacenza, La Banca); E. Palombi,
“Introduzione alla Genesi del Diritto penale” (Milano, Ipsoa); Tarantino,
Natura delle cose e società civile. SERBATI e R.” (Roma, Studium); Treccani Dizionario
di storia, Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, L'Unificazione,
Dizionario biografico degl’italiani, Il contributo italiano alla storia del
Pensiero. Gian Domenico Romagnosi. Romagnosi. Keywords: scienza simbolica,
scienza simbolica degl’antichi romani, il vico di Romagnosi, la terza Roma, la
prima Roma, la prima eta, la terza eta, la logica di Genovese, la matematica,
Sacchi, Cattaneo, incivilamento, gl’italiani, la nazione italiana. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Romagnosi,"
per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia. Ì
Grice
e Romanoto: l’implicatura -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). To be identified.
Grice e Roncaglia: alla palestra – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo Italiano. Studia a Roma e Firenze sotto GREGORY (si veda) e MAIERÙ (si
veda). Insegna a Tuscia e Roma. Si dedica alla storia logica fra il medio-evo e
Leibniz. Saggi: “Intero e frammentazione” (Roma, Laterza); Rivista di filosofia
dell'intelligenza artificiale e scienze cognitive ; “Palaestra rationis: una discussione
sulla copula e la modalità” (Firenze: Olschki); Università Roma Tre. Dimissioni
organi consultivi Mi BACT. Note a margine del concorso per CCCCC funzionari del
Ministero Beni Culturali: mezzo bibliotecario per ogni biblioteca? E la tutela
di libri e manoscritti chi la fa? Tuscia. Gino Roncaglia. Roncaglia. Keywords:
palestra. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Roncaglia” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Ronchi: il conversativo, o, filosofia
della comunicazione – filosofia italiana – Luigi Speranza (Forlì). Filosofo Italiano. Si
laurea a Bologna e consegue il dottorato a Milano sotto SINI. Insegna all’Aquila.
Dirige “Filosofia al presente” per Textus, di L’Aquila e “Canone minore” per
Mimesis di Milano. Dirige la scuola di filosofia Praxis. Si dedica alla
passione -- “Sapere passionale” (Spirali, Milano) e alla questione della
comunicazione intesa filosoficamente come partecipazione alla verità e
fondamento ontologico della stessa pratica filosofica (“Teoria critica della
comunicazione: dal modello vei-colare al modello conversazionale” (Mondatori,
Milano) -- Grice: “I like ‘conversativo,’ Almost a Spoonerism for
‘conservative’!” --; “Filosofia della comunicazione. Il mondo come resto e come
teo-gonia” (Boringheri, Torino). Propone una revisione del modello vei-colare o
standard della comunicazione e una critica al paradigma linguistico del
vivente. Al problema della raffigurazione e al suo rapporto col dicibile nella
filosofia è invece dedicato “Il bastardo: figurazione dell’invisibile e comunicazione
indiretta” (Marinotti, Milano). Grice: “This shows a distinction between
‘ingelese italianato.’ To call indirect communication bastard would be a bit
too much at Oxford!” --. Grazie ai suoi studi su Bergson si è segnalato come
una voce significativa della cosiddetta “Bergson renaissance”. – cf. Grice,
“Speranza e la cosidddetta “Grice renaissance””. In “L’interpretazione” (Marietti,
Genova) e “Una sintesi” (Marinotti,
Milano) guarda a Bergson come a un filosofo in grado di dare risposta a
questioni tuttora aperte del dibattito filosofico. Bergson non è un filosofo
irrazionalista, spiritualista, ostile alla scienza e ai suoi metodi. Per lui la
filosofia è un metodo rigorosamente empirista, che consente la massima
precisione possibile nella descrizione dei fenomeni. Bergson è anzi il filosofo
che cerca di emancipare la scienza da quanto di meta-fisico è ancora
inconsapevolmente presente nelle sue pratiche. Con le sue celebri nozioni di
“durata” e di “memoria” (cfr. Grice, “Personal identity: my debt to Bergson”) ha
costruito un nuovo modello di intelligibilità del divenire, alternativo a
quello del Lizio, in grado finalmente di spiegare, senza riduzionismi, il
“vivente” quale e descritto dalla biologia evoluzionista. Il pensiero bergsoniano
è presentato come uno snodo essenziale della filosofia. La sua dirompente
attualità è mostrata attraverso un confronto sistematico con la fenomenologia,
l’esistenzialismo, l’ermeneutica, il pensiero della differenza e l'epistemologia
della complessità. Al tempo stesso però,
Bergson è ricollocato dall’interno della tradizione filosofica come un
capitolo, tra i più alti, dell’indagine filosofica sulla natura: un capitolo
che continua l’opera di quei filosofi e di quei teologi che, dai accademici a
Cusano fino a Grice e GENTILE, hanno provato a pensare la natura come vita
vivente e come divinità immanente. Impegnato in una definizione e ri-abilitazione
del filosofico contro il pericolo della sua dismissione (“Come fare: per una
resistenza filosofica”, Feltrinelli, Milano), proprio grazie al confronto con
Bergson e ai filosofi amici di quest’ultimo -- Grice, and Grice’s immediate
sources: Gallie and Broad -- define la sua posizione filosofica inscrivendola in
una costellazione ben precisa, ancorché minoritaria -- “Canone minore: verso
una filosofia della natura” (Feltrinelli, Milano). Empirismo radicale, realismo
speculativo e “pragmatica” “trascendentale” sono le definizioni che, più di
altre, esprimono il senso e la direzione della sua ricerca, improntata com'è a
criticare quella che chiama “la linea maggiore della filosofia” e che definisce
dualistica, soggettivistica e antropo-centrica. In una parola: moderna.
Da Kant sino a Derrida, la filosofia è stata infatti caratterizzata dal primato
accordato alla finitudine, alla contingenza, all'intenzionalità griceiana, alla
negazione e al linguaggio e la semiotica. La filosofia di questa linea maggiore
è, in fondo, un’antropo-logia cui oppone una filosofia del processo radicalmente
monista e immanentista che contesta la tesi dell'eccezione umana e che non pone
come apriori il principio della correlazione soggetto-mondo -- anche nella
versione offertane dall'ermeneutica e dalla fenomenologia. Alla svolta
trascendentale kantiana è opposta quella cosmologica whiteheadiana e, al
dispositivo aristotelico del Lizio potenza/atto, dispositivo insufficiente a
cogliere la natura naturans, la nozione di gentiliana di “actus purus”. La
linea minore della filosofia è, infatti, anche e soprattutto una linea megarica
che, alla potenza logico-linguistica e umana troppo umana dei contrari,
sostituisce una potenza che non può non esercitarsi -- sia essa quella dell’uno
di Plotino, della sostanza di Spinoza o della durata di Bergson. La filosofia della
linea minore è una filosofia del processo -- categoria che oppone
all’aristotelica Kinesis del Lizio -- che, pur confutando il nulla e il
possibile come pseudo-problemi, non sacrifica il carattere creativo e dinamico
del reale. Il problema filosofico del rapporto uno-molti da sempre al centro
della riflessione cioè risolto nei termini di una co-generazione reciproca fra
i differenti per natura, in cui questa differenza non di grado tra il principio
e il principiato funziona come causa dell’immediato essere uno dei molti
ed esser molti dell’uno, ossia come la causa di quella unità cangiante di tutte
le cose che chiama immanenza
assoluta. Altri saggi: “Luogo comune: verso un'etica della scrittura” (Bocconi);
“La scrittura della verità: per una genealogia della teoria” (Jaca, Milano); – modello conversativo. Grice: “As I say, I
like ‘conversativo;’ perhaps I should adopt it! ‘conversative,’ rather than the
pompous ‘conversational’! -- Liberopensiero. Lessico filosofico della
contemporaneità (Fandango, Roma); Brecht. Introduzione alla filosofia (et al.,
Correggio ) Zombie outbreak: la filosofia e i morti-viventi (Textus, L'Aquila );
Credere nel reale (Feltrinelli, Milano); Dispositivi (Orthotes, Napoli) -- realismo
speculativo, Sini, Gentile. Ronchi. Keywords: filosofia della comunicazione,
immanenza, in defense of the minor league, natura naturans, Gentile, atto puro,
implicatura conversativa. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ronchi” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Rosandro: amici filosofi – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo
italiano. A philosopher who becomes an acquaintance of Elio Aristide.
Grice e Rosatti: l’implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano Marcello Vitali
Rossati.
Grice e Rosselli: la filosofia
italiana nel ventennio fascista – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Important Italian philosopher. There
is a R. Circle in Rome. Teorico del socialismo liberale, un
socialismo riformista non marxista direttamente ispirato dal laburismo inglese
e dalla tradizione storico-politica del radicalismo liberale e libertario. Fonda
a Firenze il foglio clandestino “Non mollare e insieme a Nenni, la rivista
milanese “Il quarto stato”. Fonda il movimento anti-fascista “giustizia e libertà”,
che combatté per la repubblica nella guerra civile spagnola, all'interno della colonna
italiana R., costituita assieme agl’anarchici. Ucciso in Francia insieme con il
fratello R. da assassini legati al regime fascista. Nato da una famiglia politicamente
attiva, avendo partecipato alle vicende del Risorgimento italiano: Pellegrino R.,
tra l'altro zio della futura moglie di Nathan, sindaco di Roma, è un seguace e
stretto collaboratore di MAZZINI (si veda) ed un Pincherle è nominato ministro nella
Repubblica di S. Marco, instauratasi nel Triveneto a seguito d'una massiccia
insurrezione anti-asburgica guidata da Manin e Tommaseo. I R. abitato per
un considerevole periodo a Vienna. Si trasferirono a Roma. Qui, dopo la propria
nascita, venne alla luce il fratello R. La madre, separata, si trasferì
con i suoi figli a Firenze, dove frequentarono la scuola. R. mostra in quel
periodo poco interesse per gli studi e la madre lo ritira dal ginnasio,
facendogli frequentare la scuola tecnica. L'entrata in guerra dell'Italia è
accolta con entusiasmo dai R., decisamente interventisti. Il fratello maggiore
è arruolato come ufficiale di fanteria e muore in combattimento. R. collabora al
foglio di propaganda «Noi», fondato dal fratello, anche se l'editoriale Il
nostro programma, è redatto con buone probabilità da lui. Il manifesto, che l'ingenuità
di due ragazzi indirizza verso una fiduciosa speranza in un mondo migliore,
propone sin da allora alcuni tratti fondamentali della sua personalità, ossia
un amore incondizionato per l'umanità e la spinta all'azione nel solco dello
spirito mazziniano, che lo inserisce nel filone dell'interventismo democratico.
Per «Noi», licenza saggi, uno sulla rivoluzione russa, altro sull'entrata in
guerra degli Stati Uniti. “Libera Russia” esalta il risveglio del paese di
Gorkij, Tolstoj e Dostoevskij, supremi interpreti di un rinnovamento in atto
già dal secolo precedente, per cui la rivoluzione non e che il punto culminante
di una lunga preparazione all'avvento di una società più giusta. Vi è tutta una
massa che sale lentamente, inesorabilmente. La marcia si puo ritardare ma non
impedire. Dei recentissimi eventi, inoltre, viene esaltata la componente
pacifica, la loro attuazione relativamente non violenta. Il saggio “Wilson”
mostra tutta la fiducia nutrita per l'uomo che define il conflitto come “una guerra
per porre fine alle guerre”, uno slogan che rappresenta bene le sue speranze di
e di tutta la famiglia R.. È chiamato alle armi. Frequenta a Caserta il
corso allievi ufficiali e venne assegnato a un battaglione di alpini in
Valtellina. La guerra finisce senza che egli avesse dovuto sottomettersi al
battesimo del fuoco. Il contatto con militari e molto importante per lui. Apprezza
la massa furon posti in grado di comprendere tante cose che sarebbero loro
certamente sfuggite nel loro isolamento di classe o di professione. Diplomatosi
all'istituto tecnico, si iscrive a Firenze al corso di scienze sociali,
laureandosi a pieni voti con una tesi, Sindacalismo italiano,” e si prepara a
sostenere anche gl’esami di maturità classica per ottenere il diritto di
frequentare altri corsi universitari. Tramite il fratello, conosce Salvemini,
professore a Firenze, che e da allora un costante punto di riferimento per
entrambi i fratelli. Gli fa rivedere il suo saggio sul sindacalismo
rivoluzionario, che giudica non un saggio critico, equilibrato, sostanzioso, ma
in essa e incapsulata un'idea fondamentale: la ricerca di un socialismo che fa
sua la dottrina liberale e non la ripudiasse. S’avvicina al partito socialista,
simpatizzando, in contrapposizione all'allora maggioritaria corrente
massimalista di Serrati, per quella riformista di Turati, che egli ha poi modo
di conoscere a Livorno durante lo svolgimento del congresso del partito, che
sance la definitiva scissione dell'ala di sinistra interna filo-bolscevica che
prende il nome di partito comunista, e scrive svariati saggi per “Critica
Sociale”. MUSSOLINI sale al potere. I riformisti di TURATI sono espulsi dal partito
socialista. Si trasfere a Torino, dove frequenta il gruppo della “rivoluzione liberale»,
in quel momento fortemente impegnata in senso anti-fascista, e con la quale incomincia
a collaborare. Conosce Matteotti, del partito socialista unitario, nel quale
erano confluiti GOBETTI (si veda) e la componente riformista espulsa dal partito
socialista, come Rossi. A Firenze, il gruppo dei socialisti liberali che si
raccoglie intorno alla figura carismatica di Salvemini inaugura un circolo di cultura.
Oltre ai R. vi sono Calamandrei, Finzi, Frontali, Jahier, Limentani, Niccoli e Rossi.
Gli ex-combattenti del circolo adereno all'associazione anti-fascista “Italia
libera”. Si laurea a Siena, con “Prime linee di una teoria economica dei
sindacati operai” e parte per Londra, stimolato dal desiderio di conoscere la
capitale del laburismo, di seguire i seminari dei fabiani e di assistere al
congresso delle unioni operaie. Vi è anche Salvemini, che tene un seminario sulla
storia della politica estera italiana al King's. Tornato in Italia grazie
anche ai buoni uffici di Salvemini, si impiega come assistente volontario a
Milano. Prosegue la sua collaborazione a “Critica Sociale” di Turati. Vi pubblica
un articolo, invitando il partito socialista a rompere con il marxismo, che
giudicava espressione di cieco e tortuoso dogmatismo, per mettersi piuttosto
sulla linea di un sano empirismo all'inglese. Collabora con la rivista del partito
socialista unitario, «Libertà», scrivendo proprio un saggio sul movimento
laburista inglese. Dopo il delitto Matteotti s'iscrive al partito socialista unitario.
Spera invano che in Italia si costituisse una seria opposizione anti-fascista
moderata in grado di offrire un'alternativa politica alla borghesia che guarda
con simpatia al fascismo. Una di queste avrebbe potuto essere l'unione
democratica nazionale d’Amendola, alla quale adere il fratello. D’Inghilterra invia
al giornale del partito socialista unitario la «Giustizia», le corrispondenze
sull'evolversi della situazione politica inglese, successiva alla vittoria
elettorale dei conservatori e alla rottura dell'alleanza tra laburisti e
liberali. E pessimista sulle condizioni politiche dell'Italia. La
secessione aventiniana non produce effetti, con i suoi sterili tentativi di
accordo con il re, con i generali e i fascisti dissidenti. Del resto, i
fascisti stano re-agendo. Lo dimostrano anche devastando il circolo di cultura,
che, come non basta, venne chiuso dal prefetto con una singolare motivazione. La
sua attività provoca il giusto risentimento del partito dominante. Lasciato
l'incarico a Milano, insegna a Genova. Scrive a Salvemini. Forse non ha
apparentemente alcuna positiva efficacia, ma io sento che abbiamo da assolvere
una grande funzione, dando esempi di carattere e di forza morale alla
generazione che viene dopo di noi. Appare così con la collaborazione di Rossi,
Salvemini, Calamandrei, Traquandi, Vannucci e il fratello, che ne ha proposto
il nome, il foglio clandestino “Non mollare”. Alcuni redattori della rivista sono
Traquandi, Ramorino, Rossi, Emery, e i due R. La denuncia di un tipografo
provoca la repressione e la dispersione d’alcuni tra i redattori del foglio. Rossi
riusce a fuggire a Parigi, Vannucci in Brasile, Salvemini è arrestato a Roma è
denunciato per vilipendio del governo fascista. In attesa del processo, messo
in libertà provvisoria, a causa delle minacce dei fascisti, passa la notte a
Firenze, in casa dei R., che non sono ancora fra i sospettati. Gli squadristi
però, venuti a conoscenza del fatto, devastano l'abitazione il giorno dopo.
Scrive R. ad Ansaldo. Io sono di ottimo umore e l'altra sera ho financo bevuto
alla distruzione compiuta! Se i signori fascisti non hanno altri moccoli, possono
andare a dormire. Aspetteranno a lungo la mia rinuncia alla lotta. Ormai preso
di mira dai fascisti, è aggredito a Genova mentre si reca all'università e poi
disturbato durante la sua lezione, con la richiesta del suo allontanamento. Si attiva
infine lo stesso ministro dell'economia, Belluzzo, che chiede il suo
licenziamento. A questo punto, prefere dimettersi. Pochi giorni dopo, a Firenze,
sposò con rito civile una laburista venuta a Firenze a insegnare nel British
Institute, conosciuta da R. al circolo della cultur. Lapide commemorativa:
«In via Ancona vive il martire anti-fascista e qui ha sede la redazione del ‘Quarto
stato,’ rivista socialista a difesa della libertà e della democrazia. R. vive a
Milano, dove fonda con Nenni la rivista «Il quarto stato’. La rivista ha vita
breve, venendo chiusa con l'entrata in vigore della legge sui provvedimenti per
la difesa dello stato fascista italiano. Scopo della pubblicazione è il
tentativo di rappresentare un punto d'incontro di tutte le forze socialiste e
di sviluppare temi di politica culturale al cui centro e il perfezionamento degl’uomini
e l'elevamento della vita dei cittadini. Con Treves e Saragat costitue un
trium-virato che, costitue clandestinamente il partito socialista dei lavoratori,
che prende il posto del partito socialista unitario, sciolto d'imperio dal
regime fascista a causa del FALLITO ATTENTATO A MUSSOLINI da parte del suo
iscritto ZANIBONI. Bova, Turati, R., Pertini e Parri a Calvi in Corsica dopo la
fuga in motoscafo da Savona. Oganizza con Oxilia, Pertini e Parri l'es-patrio
di Turati a Calvi in Corsica, con un moto-scafo partito da Savona. Mentre
Turati, Pertini e Oxilia proseguirono per Nizza, Parri e Rosselli, ritornati
con il moto-scafo a Marina di Carrara, SONO ARRESTATI, nonostante tentassero di
sostenere d’essere reduci d’una gita di piacere. È accusato anche di aver
favorito la fuga d’Ansaldo, di Silvestri, di Treves e di Saragat. Venne
detenuto nelle carceri di Como, poi inviato al confino di Lipari in attesa del
processo. Quando e ricondotto da Lipari a Savona per essere processato,
nell'isola siciliana giunge il fratello, condannato a V anni di confino.
Al processo si difende attaccando il regime fascista. Il responsabile primo e
unico, che la coscienza degl’uomini liberi incrimina è il fascismo che con LA
LEGGE DEL BASTONE, strumento della sua potenza e della sua nemesi, inchioda in
servitù milioni di cittadini, gettandoli nella tragica alternativa della supina
acquiescenza o della fame o dell'esilio. La sentenza, rispetto alle previsioni,
e mite: X mesi di reclusione e, avendone già scontati VIII, avrebbe potuto
essere presto libero. Ma una nuova legge speciale permisero alla polizia di
infliggergli *altri* III anni di confino da scontare a Lipari. La vita al
confino trascorre con le letture filosofiche di Croce, Mondolfo, l’epistolario
di Marx ed Engels, e Kant. Intanto, si prepara la fuga, che venne
organizzata dall'amico di Salvemini Tarchiani. Evase da Lipari con Nitti e
Lussu, con un moto-scafo guidato dall'amico Oxilia diretto in Tunisia, da cui
poi i fuggiaschi raggiunsero la Francia. Nitti narra l'avventurosa evasione in “Le nostre prigioni --
e la nostra evasione”, mentre R. racconta le vicende del confino e
dell'evasione in “Fuga in IV tempi”. A Parigi, con Lussu, Nitti, e un gruppo di
fuoriusciti organizzati da Salvemini, e fra i fondatori del movimento anti-fascista
"Giustizia e libertà". “Giustizia e Liberta” pubblica diversi numeri
della rivista e dei quaderni omonimi ed e attiva nell'organizzazione di diverse azioni
dimostrative, tra cui il volo sopra Milano di Bassanesi. Critica appassionatamente
il marxismo ortodosso, colonna portante della stragrande maggioranza dei vari
schieramenti politici socialisti. Il socialismo liberale propugnato da R. si
caratterizza quale una creativa sintesi della tradizione del marxismo
revisionista, democratico e riformista -- quello, tra gli altri, di Bernstein,
Sombart, Turati e Treves -- ed il socialismo non marxista, libertario e de-centralista
-- come quello di Merlino, Salvemini, Cole, Tawney e Jászi. Attacca dirompente contro lo stalinismo della terza
internazionale che, con la formula del “social-fascismo” accomuna social-democrazia, liberalismo borghese e
fascismo. Non stupisce perciò che uno fra i più importanti stalinisti,
Togliatti, define il socialismo liberale
un magro libello anti-socialista e R. un ideologo REAZIONARIO che nessuna cosa
lega alla classe operaia. “Giustizia e libertà” adere alla concentrazione anti-fascista, unione di
tutte le forze anti-fasciste non comuniste – REPUBBLICANI, socialisti, CGL -- che
intende promuovere e coordinare ogni possibile azione di lotta al fascismo. Pubblica
i "Quaderni di giustizia e libertà". Dopo l'avvento del nazismo
in Germania, “Giustizia e liberta” sostenne la necessità di una rivoluzione
preventiva per rovesciare i regimi fascista e nazista prima che questi
portassero a una nuova tragica guerra, che a “Giustizia e Liberta” sembra l'inevitabile
destino dei due regimi. Bandiera della colonna italiana, nota anche come centuria
giustizia e libertà, che sostenne i repubblicani nella guerra civile spagnola. Scoppie
in Spagna la guerra civile tra i rivoltosi dell'esercito filo-monarchico, che
effettuarono un colpo di stato, e il LEGITTIMO GOVERNO REPUBBLICANO del fronte popolare
di ispirazione marxista. È subito attivo nel sostegno alle forze repubblicane,
criticando l'immobilismo di Francia e Inghilterra. I fascisti aiutano FRANCO
con uomini e armi agl’insorti. Combatte la sua prima battaglia. Cerca poi
di costituire un vero e proprio battaglione -- intitolato a Matteotti. La
prima formazione italiana, che prende poi, dopo l'uccisione dei due fratelli,
il nome di colonna italiana R., annovera tra i 50 e i 150 uomini, reclutati fra
gl’esuli italiani in Francia dal movimento “Giustizia e libertà” e dal comitato
anarchico. Tra questi c'erano anche gl’anarchici Marzocchi e Berneri. Marzocchi
scrive sulla comune esperienza anti-fascista di anarchici e di militanti di “Giustizia
e Libertà”, "R. e gl’anarchici". In un discorso, pronuncia la
frase che poi diverrà il motto degli anti-fascisti italiani: "Oggi in
Francia, domani in Italia". È con questa speranza segreta che siamo
accorsi in Ispagna. Oggi qui, domani in Italia. Fratelli, compagni italiani,
ascoltate. È un volontario italiano che vi parla dalla radio. Non prestate fede
alle notizie bugiarde della stampa fascista, che dipinge i rivoluzionari come
orde di pazzi sanguinari alla vigilia della sconfitta. A contrasti con gl’anarchici
si dimette da comandante della colonna e fonda il battaglione Matteotti. Soggiorna
a Bagnoles-de-l'Orne per delle cure termali, dove è raggiunto dal fratello.
Sono uccisi da una squadra di miliziani della Cagoule, formazione eversiva di
destra francese, su mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e di Ciano. Con
un pretesto sono fatti scendere dall'automobile, poi colpiti da raffiche di
pistola. R. muore sul colpo; il suo fratello, colpito per primo, venne finito
con un'arma da taglio. I corpi vennero trovati due giorni dopo. I colpevoli,
dopo numerosi processi, riusciranno quasi tutti a essere prosciolti. I R.
sono sepolti nel cimitero monumentale parigino del Père Lachaise. I familiari
ne traslarono le salme in Italia, a Trespiano. Salvemini tenne il discorso
commemorativo alla presenza del presidente della Repubblica. La tomba riporta
il simbolo della spada di fiamma, emblema di “Giustizia e Liberta”, e l'epitaffio
scritto da Calamandrei. Giustizia e liberta. Per questo morirono per questo vivono.
L'unico saggio pubblicato da R. mentre è in vita è "Socialismo
liberale", scritto durante il confino a Lipari, in una situazione di
semi-prigionia. “Socialismo liberale” si pone in una posizione eretica rispetto
ai partiti della sinistra italiana del suo tempo -- per i quali “Il capitale”
di Marx, variamente interpretato, è ancora considerato come la bibbia. Indubbiamente
è presente l'influsso del laburismo inglese, da lui ben conosciuto. In seguito
ai successi elettorali del partito laburista, R. è infatti convinto che
l'insieme delle regole della democrazia liberale sono essenziali non solo per
raggiungere il socialismo, ma anche per la sua concreta realizzazione -- mentre
nella tattica leninista queste regole, una volta preso il potere, debbono
essere accantonate. Pertanto, la sintesi del pensiero rosselliano è: "il
liberalismo come metodo o mezzo, il socialismo come fine". Pisacane,
L'idea di rivoluzione propria della dottrina marxista è fondata sulla
concezione della dittatura del proletariato -- che, in realtà, già ai tempi di
R. si sta traducendo, in unione sovietica, nella dittatura del vertice di un
solo partito. Essa viene respinta da R., a favore di una rivoluzione che, come
si nota nel programma di “Giustizia e liberta”, è un sistema coerente di
riforme strutturali mirate alla costruzione di un sistema socialista che non
rinnega, ma anzi esalta, la libertà individuale e associativa. Alla luce
dell'esperienza spagnola -- difesa dell'organizzazione sociale di Barcellona
compiuta dagli anarchici durante la guerra civile -- e dell'avanzata del
nazismo, R. radicalizza la sua posizione libertaria. Influenzato dalle
idee di Mazzini e di Pisacane, R. propugna il socialismo liberale: il fine è il
socialismo, il metodo o mezzo il liberalismo, un metodo o mezzo che garantisce
la democrazia e l'autogoverno dei cittadini. Il liberalismo deve svolgere una
funzione democratica, il "metodo o mezzo liberale" è il complesso di
regole del gioco che tutte le parti in lotta si impegnano a rispettare, regole
dirette ad assicurare la pacifica convivenza dei cittadini, delle classi, degli
stati, a contenere le lotte -- peraltro desiderabili se limitate. La violenza è
giustificabile come risposta ad altra violenza -- per questo è giusta la lotta
contro il franchismo e sarebbe stata auspicabile in Italia una rivoluzione
violenta in risposta al fascismo. Il socialismo è una logica conclusione del
liberalismo. Socialismo significa libertà per tutti. R. ha fiducia che la
classe del futuro è la classe proletaria, la borghesia deve fare da guida al
proletariato. Il fine è la libertà per tutte le classi. Archivio R. Bio. Tranfaglia,
Dall'interventismo a “Giustizia e Libertà” (Bari, Laterza). Il circolo di cultura
a Firenze, chiuso da Mussolini, e rifondato a liberazione di Firenze appena
avvenuta, per iniziativa del Partito d'Azione e dei soci superstiti e
intitolato ai R.. Assunse così il nome di circolo di cultura politica R. La sua
prima manifestazione è presieduta da Calamandrei. Con decreto del presidente
della repubblica è stata costituita ed eretta in ente morale la Fondazione
Circolo R. per sostenerne l'attività. Martino:
Fuorusciti e confinati dopo l'espatrio clandestino di Turati nelle carte della
R. Questura di Savona in Atti e Memorie della Società Savonese di Storia
Patria, Savona, e Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R. Questura,
Gruppo editoriale L'espresso, Roma. Commissione di Milano, ordinanza contro lui
(“Intensa attività antifascista; tra gli ideatori del giornale clandestino “Non
mollare” uscito a Firenze. Favoreggiamento nell'espatrio di Turati e Pertini”),
Pont, Carolini, L'Italia al confine, Le ordinanze di assegnazione al confino
emesse dalle Commissioni provinciali, Milano, ANPPIA, La Pietra, Cfr. Commissione di Firenze, ordinanza contro
N. R. (“Attività antifascista”), Pont, Carolini,
L'Italia al confino Le ordinanze di
assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali, Milano, ANPPIA, La Pietra, Cfr. La storia
sotto inchiesta: Fuga da Lipari, un esilio per la liberta trasmesso da Rai
Storia. Il discorso di R. su Roma civica.net in.
Fiori, Casa R., Einaudi); Franzinelli, “Il delitto R.: anatomia di un
omicidio politico” (Mondadori, Milano). Altre saggi: “Oggi in Spagna, domani in
Italia” (Einaudi, Torino); “Scritti politici e auto-biografici (Polis, Napoli);
Ciuffoletti e Caciulli (Lacaita, Manduria); Lettere Salvemini, Tranfaglia,
«Annali della Fondazione Einaudi, (Torino); “Socialismo liberale” (Einaudi); Il
Quarto Stato» di Nenni e Rosselli, Zucàro, Sugar Co, Milano, Epistolario
familiar (SugarCo, Milano); Socialismo liberale, J. Rosselli (Einaudi, Torino);
Socialismo liberale, J. Rosselli, introduzione e commento di Bobbio, «Attualità
del socialismo liberale» e «Tradizione ed eredità del liberal-socialismo»,
Einaudi Tascabili. Saggi, Scritti dell'esilio. «Giustizia e libertà» e la
concentrazione anti-fascista Costanzo Casucci, Collana Opere scelte” (Einaudi,
Torino); “Scritti politici, Ciuffoletti e Bagnoli, Guida, Napoli, -- una grossa
anteprima del libri. Scritti dell'esilio. Lo scioglimento della concentrazione
anti-fascista, Casucci (Einaudi, Torino); Liberalismo socialista e socialismo
liberale, Terraciano (Galzerano, Casalvelino Scalo), Giustizia e libertà,
Limiti e Napoli, prefazione di Larizza, Roma, con la tesi sul sindacalismo (Firenze).
Scritti scelti, Furiozzi, “Quaderni del Circolo R.” (Alinea Editrice, Firenze);
Salvemini, “Scritti Vari”, Agosti e Garrone, Feltrinelli, Milano, Opere scelte,
Cultura e società nella formazione, buona anteprima del pensiero di Salvemini
con i rapporti e la grangia politica correlata Gremmo "Alla Cagoule"
Silenzi e segreti d'un oscuro delitto politico. Storia Ribelle, Biella.
Garosci, "Vita", U, Roma, Giustizia e Libertà, Levi, "Ricordi” La
Nuova Italia, Firenze («Quaderni del Ponte»). Merli, "Il dibattito socialista
sotto il fascismo. Lettere di Morandi, Rivista storica del socialismo», ricompreso
in Id., "Fronte anti-fascista e politica di classe. Socialisti e comunisti
in Italia, Donato, Bari, Movimento
operaio; Tranfaglia, "Dall'interventismo all'antifascismo", «Dialoghi
del XX», Cfr. il informazioni su volume
"R. e l'Aventino: l'eredità di Matteotti", «Il movimento di liberazione
in Italia», Cfr. stralcio di "L’Aventino. L'opposizione diventava per la
prima volta opposizione, minoranza; come minoranza, avrebbe potuto darsi una
psicologia virile, d'attacco. Ma aveva troppi ex nelle sue file, era troppo
appesantita da uomini che avevano gustato le gioie del potere e della popolarità.»
«Fu questo il miracolismo dell'Aventino. Credere di poter vincere con le armi
legali l'avversario che ha già vinto sul terreno della forza. Pregustare le
gioie del trionfo mentre si riceve la botta più dura. Evitare tutti i problemi.
Gobetti dice. L’Aventino ha un mito, il mito della cautela" -- sperando
che la borghesia dimentichi Quanto alle masse popolari, che si mostravano nei
primi giorni in stato di effervescenza, guai a chi avesse tentato metterle in
movimento! Solo i comunisti e le minoranze giovani chiesero lo sciopero
generale. Ma le opposizioni non vollero, per non spaventare la borghesia e il
sovrano. R. dall'interventismo a «Giustizia e Libertà»" (Laterza, Bari, Biblioteca
di cultura moderna); in appendice: scritti di R. e Lettera di R. a Nenni; "Dal
processo di Savona alla fondazione di Gustizia e Liberta, Le fonti di
«Socialismo liberale»", «Il movimento di liberazione in Italia», Lolli,
"Alcuni appunti per una lettura del «Socialismo liberale» di R.", «Il pensiero politico», Fedele,
"Lo «Schema di programma» di «Giustizia e Libertà», Belfagor, Bagnoli,
"L'esperienza liberale di R.,, Italia Contemporanea, L'antifascismo
rivoluzionario dei «Quaderni di Giustizia e Libertà»", «Ricerche Storiche»,
Santi Fedele, "Storia della concentrazione anti-fascista prefazione di Tranfaglia
(Feltrinelli, Milano); Garbari, "I «vinti» della Resistenza. Nel
quarantesimo del sacrificio di R. e R.", «Studi Trentini di Scienze
Storiche», a"«Quarto Stato» di Nenni e R.", Tavola rotonda fra Bauer,
Grimaldi, Spadolini, Zucàro, «Critica Sociale», Valiani, "Il pensiero e
l'azione”, Nuova Antologia, Tranfaglia, "L'anti-fascismo", «Mondo
Operaio», Vivarelli, "Salvemini", «Il pensiero politico», Poi
compreso Spadolini, "R. nella lotta per la libertà", con lettere tra
Reale e R., «Nuova Antologia», Colombo, "R. e il «Quarto Stato»",
«Nord e Sud», "Giustizia e Libertà nella lotta antifascista e nella storia
d'Italia", Atti del convegno internazionale organizzato a Firenze dall'Istituto
storico della Resistenza in Toscana, dalla Giunta regionale toscana, dal Comune
di Firenze, dalla Provincia di Firenze (Nuova Italia, Firenze); Bauer, "R.
e la nascita di Giustizia e Liberta in Italia". Petersen, “Giustizia e
Libertà in Germania”; Guillen, "La risonanza in Francia dell'azione di Giustizia
e Liberta e dell'assassinio dei R.”; Rosengarten, "R. e Trentin, teorici
della rivoluzione italiana”; Salvadori, "Giellisti e loro amici degli
Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale". Fedele, "Giellisti e
socialisti dalla fondazione di GL alla politica dei fronti popolari”; Zunino,
"Giustizia e Libertà e i cattolici”; Garosci, "Le diverse fasi dell'intervento
di Giustizia e Libertà”; Marzocchi, “Gli’anarchici"; citazione sottostante
da un articolo di Finetti. Infatti considera una barbarie le stragi di
anarchici in Catalogna, tra cui l'uccisione di Berneri, l'anarchico che lo affiancava nella
guida della prima colonna italiana formata da MMM anti-fascisti, i primi
accorsi -- e si ricorda, nel prosieguo, anche la ferma presa di posizione delle
brigate partigiane di Giustizia e Libertà quando Canzi e rimosso da comandante
unico della XIII zona operante nel piacentino e grazie a questa presa di
posizione e reintegrato dopo un breve arresto. Le brigate partigiane di
Giustizia e Libertà sono in gran parte
influenzate dal pensiero di R.. Tommasini, "Testimonianza -- L'eredità di Giustizia e Libertà". Piane,
"Rapporti tra socialismo liberale e liberalsocialismo". Codignola, “Giustizia
e Liberta e Partito d'azione". Tranfaglia, "R.", in "Il
movimento operaio italiano; “Dizionario biografico", Andreucci e Detti,
Editori, Roma, Colombo, "R. e il socialismo liberale", «Il Politico»,
Bagnoli, "Di un dissidio in «Giustizia e Libertà». Lettere di Levi, Giua,
Chiaromonte, Garosci «Mezzosecolo»,
Centro studi Gobetti, Istituto Storico della Resistenza in Piemonte, Archivio
Nazionale Cinematografico della Resistenza, Annali Cirillo, "Il socialismo",
Fasano, Cosenza); Lussu, "Lettere e
altri scritti di «Giustizia e Libertà»", Brigaglia, Libreria Dessì,
Sassari. informazioni su Storia della Sardegna di Brigaglia, son presenti
correlazioni fra i succitati personaggi. "Le componenti mazziniana e
cattaneanea in Salvemini e nei R.. Belloni", Convegno, Domus Mazziniana, Pisa. Arti Grafiche
Pacini & Mariotti, Pisa, Comprende: Colombo,
"Il «Quarto Stato»" Varni, "Derivazioni mazziniane nella
concezione sindacalista di R.", Ceva, "Aspetti politici dell'azione
di R. in Spagna", Tramarollo,
"R. e il regime", Bagnoli,
"Il revisionismo di R.", in "Guida alla storia del partito
socialista. La ripresa del pensiero socialista tra eresia e tradizione",
Talluri, «Quaderni del Circolo R.», Galasso, "La democrazia da CATTANEO
(si veda) a R.", (Monnier, Firenze); «Quaderni di storia», R. , Una
tragedia italiana" (Bompiani, Milano); Kostner, "R. e il suo
socialismo liberale", Lalli, Poggibonsi, Linee politiche; Bagnoli, "Tra
pensiero politico e azione", Passigli, Firenze, Colombo, "R. e il
socialismo liberale", in "Padri della patria. Protagonisti e
testimoni di un'altra Italia", Angeli, Milano, («Ricerche storiche» ).
Invernici, "L'alternativa di «Giustizia e Libertà». Economia e politica
nei progetti del gruppo di R.", Angeli, Milano («Studi e ricerche
storiche»). Valiani, "Da Mazzini alla lotta di liberazione", «Nuova
Antologia», Scacchi, Colombo, presentazione di Spadolini, Casagrande, Lugano, («Quaderni europei»). Vivarelli, "Le
ragioni di un comune impegno. Ricordando Salvemini, R. e R., i, Rossi",
«Rivista Storica Italiana», Spadolini, "R. e R.: le radici mazziniane del
loro pensiero", Passigli, Firenze («Letture R.»). Malandrino,
"Socialismo e libertà. Autonomie, federalismo, Europa da R. a Silone"
(Angeli, Milano); Bandini, "Il cono
d'ombra: chi armò la mano degl’assassini dei fratelli R.?", SugarCo,
Milano, Colombo, "I R., due guardiani per l'albero della libertà", "Voci
e volti della democrazia. Cultura e impegno civile da Gobetti a Bauer", Monnier,
Firenze («Quaderni di storia»), Nel nome dei R.. Quaderni del Circolo R.»,
Angeli, Milano, Muzzi. "A più voci,
Arfé, Casucci, Garosci, Malgeri, Rapone, “Scritti dell'esilio", Il Ponte, Il
carteggio dei R. con Silvestri", Gabrielli, «Storia Contemporanea», Fedele,
"E verrà un'altra Italia. Politica e cultura nei «Quaderni di Giustizia e
Libertà»" (Angeli, Milano, Collana di Fondazione di studi storici Turati);
Ciuffoletti, Il mito della rivoluzione russa e il comunismo", in
"Socialismo e Comunismo, Il Ponte, Bagnoli,
"La lezione di R., La nuova storia. Politica e cultura alla ricerca del
socialismo liberale, Festina Lente, FNicola Tranfaglia, "Sul socialismo
liberale"; "Dilemmi del liberalsocialismo", Bovero, Mura,
Sbarberi (Nuova Italia, Roma, «Studi Superiori, Scienze Sociali»). Atti del convegno
"Liberal-socialismo: OSSIMORO o sintesi?", organizzato ad Alghero Dipartimento
di Economia istituzioni e società dell'Università Sassari. -- fu pubblicato il
primo numero di “Libertà”, periodico legato all'ala socialista del movimento
antifascista, il sottotitolo fu la frase di Marx ed Engels: Alla società
borghese, con le sue classi e con i suoi antagonismi di classe, subentrerà
un'associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno sarà la condizione
del libero sviluppo di tutti e, su invito Treves, Mondolfo e Levi, Rosselli
scrive un articolo “Il partito del lavoro in Inghilterra” in cui R. riafferma una
parte del suo pensiero del periodo. Il partito laburista in base agl’elementi
che lo compongono può definirsi come una federazione di gruppi economici e di
gruppi politici. In realtà è l'organizzazione politica federativa ed
associativa del movimento operaio più vecchio e potente del mondo. Suppa,
"Note su R.: temi per due tradizioni", in I volume "dilemmi del
liberal-socialismo, Puppo, Il Quarto Stato, L'attualità di R. e del socialismo
liberale. Dialoghi tra: Bosetti, Foa, Maffettone, Marzo, Tranfaglia, Supplemento
a di Croce Via, Edizioni Italiane, Napoli, Atti del dibattito svoltosi a Napoli
in occasione della presentazione
italiana del volume "Liberal socialism", lavoro di Urbinati, tradotto
da William McCuaig, Princeton, Princeton, Urbinati, "La democrazia come
fede comune", «il Vieusseux», Bagnoli,
Rosselli, "Gobetti e la rivoluzione democratica. Uomini e idee tra
liberalismo e socialismo", La Nuova Italia, Firenze («Biblioteca di
Storia»). Casucci, "La caratteristica ", con un vademecum,
«Belfagor», Visciola, Limone, "I Rosselli. Eresia creativa, eredità originale",
Napoli, Guida, Graglia, "Unità europea e federalismo. Da Giustizia e
Libertà a Spinelli", il Mulino, Bologna) "Il dibattito europeista e
federalista in «Giustizia e Libertà»", «Storia Contemporanea», Lisetto, Le
élites. Una teoria tra l'elitismo democratico e la democrazia partecipativa",
«Scienza & Politica», Pagine scelte di economia, Visciola e Ruggiero,
Firenze, Le Monnier, Mastellone,
"Il partito politico nel socialismo liberale «Il pensiero politico», Furlozzi,
"R. e Sorel", «Il pensiero politico», L'eredità democratica da
Bignami a R.", Angeli, Milano, Mastellone, La rivoluzione liberale del
socialismo»". Con scritti e documenti inediti. Olschki, Son riportati
testi pubblicati da R. non inseriti nel
I delle «Opere scelte». R., “Dizionario delle idee", Bucchi, Riuniti,
Martino, Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R. Questura,
Roma, Gruppo editoriale L'espresso, Franzinelli, "Il delitto R.: anatomia
di un omicidio politico" (Mondadori, Milano); Dilettoso, "La Parigi e
La Francia di R.: sulle orme di un umanista in esilio", Biblion, Milano. Bagnoli.
Il socialismo delle libertà. Polistampa, Milano, Bagnoli. Socialismo, giustizia
e libertà. Biblion, Milano, Treccani Dizionario biografico degl’italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana; Iacchini, Socialismo liberale ma... vero!,
Movimento Radical Socialista brigata Garibaldi. Archivio dei R.. I fratelli R.,
genesi di un delitto impunito. Berneri. Vite parallele d’Ortalli (da
"Umanità Nova" Fondazione R., Centro di ricerca, Circolo R. Firenze, "Pecora" Socialista e liberale. Bilancio
critico di un grande italiano, su politica magazine. Spini, "Perché i R.
parlano ancora a questa Italia", sul sito repubblica. Carlo Alberto
Rosselli. Keywords: sindacalismo, sindacalismo revoluzionario, laburismo,
partito laburista, I fabiani, Mill, Bonini, liberalismo, sindacato, sindicato
nella storia italiana, sindacato in Roma antica, socialismo liberale –
l’ossimoro di R.. Refs.: Luigi Speranza,
“Rosselli e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library,
Villa Grice, Liguria, Italia. Rosselli.
Grice e Rosselli: la filosofia italiana nel ventennio
fascista – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Diresse il
mensile “Noi”. Discusse con SALVEMINI la
tesi di laurea su “MAZZINI (si veda) e il movimento operaio”. Pubblica saggi su
riviste storiche italiane, tra’altri, “MAZZINI e Bakunin: XII anni di movimento
operaio in Italia” (Torino, Einaudi), e “PISCANE
nel Risorgimento italiano” (Torino, Einaudi) -- raccolti in “Saggi sul
Risorgimento italiano” (Torino, Einaudi). Inizia a far politica ed è col
fratello R. (si veda) tra i fondatori del giornale "Noi". Col
fratello e con Calamandrei, e col patrocinio di Salvemini, fonda un circolo di cultura
-- chiuso dai fascisti. Fa parte dei fondatori del gruppo fiorentino di “Italia
libera”, fra cui, oltr’al fratello, Bocci, Rochat, Vannucci, Traquandi. Adere alla
fondazione dell'unione nazionale delle forze liberali e democratiche promossa d’Amendola,
e partecipa alla fondazione del giornale anti-fascista clandestine, “Non
Mollare”. Arrestato e condannato a V anni di confino a Ustica. Rilasciato, venne
nuovamente arrestato e condannato a V anni di confino a Ustica e Ponza, dopo la
fuga da Lipari del fratello. Ottenne, su intercessione di Volpe il passaporto,
con una sollecitudine che ad alcuni amici, tra cui Calamandrei, parve sospetta
e motivata dal fine di arrivare attraverso lui al rifugio del suo fratello. A
Bagnoles-de-l'Orne è assassinato d’una squadra di miliziani della Cagoule,
formazione eversiva di destra su mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e
di Ciano. Con un pretesto vengono fatti scendere dall'automobile, poi colpiti
da raffiche di pistola. R. muore sul colpo, R., colpito per primo, viene finito
con un'arma da taglio. I corpi vengono trovati due giorni dopo. I colpevoli,
dopo numerosi processi, riusciranno quasi tutti ad essere prosciolti.
Commissione di Firenze, ordinanza contro R. (“Attività antifascista”). Pont, L'Italia al
confine: l’ordinanze d’assegnazione al confino emesse dalle commissioni
provinciali, Milano (ANPPIA/La Pietra), Ustica
celebra la libertà dei R., profilo di Volpe, profile nel sistema informatico
dell'archivio di stato di Firenze. Fiori, Casa R., Einaudi, Franzinelli, Il delitto
R.: anatomia d’un omicidio politico” (Mondadori, Milano). Altri saggi: “ “Inghilterra
e regno di Sardegna” (Torino, Einaudi); Ciuffoletti, “Un filosofo sotto il
fascismo: lettere e scritti vari” (Firenze, Nuova Italia); Colombo, I colori
della libertà fra storia, arte e politica” (Milano, Angeli);Belardelli (Catanzaro,
Rubettino); Visciola, “La scuola di storia moderna e contemporanea. La prima
fase della ricerca di storia diplomatica, in Politica, valori e idealità, Maestri
dell'Italia civile, Rossi, Roma, Carocci, Visciola, “Soi "maestri".
Il rinnovamento della storiografia italiana fra le due guerre, in i R.: eresia
creativa eredità originale, Visciola e Limone, Guida, Napoli, Visciola, Uno
filosofo salla ricerca della libertà in tempi difficili: appunti sparsi per una
biografia complessiva ancora da scrivere, in I fratelli R.. L'antifascismo e
l'esilio, Giacone e Vial, Roma, Carocci, Tramarollo, “Tra mazzinianesimo e socialismo”, Belardelli, Un filosofo anti-fascista” (Passigli,
Firenze); «Il filo rosso». Il carteggio di i R. con Silvestri, Gabrielli,
Storia, Franzinelli, “Il delitto R.: anatomia d’un omicidio politico” (Mondadori,
Milano). Treccani Dizionario di storia, Dizionario biografico degl’italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sabatino, R.. Nello Rosselli. Rosselli. Keywords: risorgimento, Mazzini,
operaismo, movimento operaio, risorgimento italiano, Piscane. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rosselli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rosselli: apologeticus, o implicature
cucullate -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Gimiliano). Filosofo italiano. Far dobbiamo onorevole
menzione di lui, letterato insigne del suo tempo e filosofo di grido,
Cattedratico in Napoli ed in Salerno; il quale, a dir del Barrio, partitosi pel
genio di visitare l'Africa, e ucciso dal proprio schiavo. Della famiglia di cui
è stata la madre del celeberrimo Scorza, matematico distintissimo, istruttore,
autore di merito, ed illustratore della scienza per metodi ed invenzioni, morto
non ha guari in Napoli. Conchiudendo adunque, pare non dubbio essere stato il
Nifo calabrese di origine, ed avere avuto tra noi i primi rudimenti di
letteratura, tali da avergli dato a vivere. Dal contesto di scrittori
calabresi, contemporanei alcuni, e vivuti altri dopo breve tempo della morte di
lui, a cui noto veniva per recente tradizione, chiaramente se ne rivela il
vero. Discepolo del celebre NIFO (si veda), per la sua dottrina e prescelto a
leggere filosofia per più anni a Salerno. Saggi: “Apologeticus adversus
cucullatos philosophiae declamatio ad Leonem X Oratio habita Patavi in
principio suarum disputationum; “De propositione de inesse secundum Aristotelis
mentem libellu” --- LIZIO -- ; “Universalia Porphiriana”. Calabria, Le
biografie degl’uomini illustri delle Calabrie, Accattatis, Di questo filosofo
si occupano nei loro studi, tra gli altri, Zambelli e Franco. "Rosselli di
Gimigliano. Dalle origini a noi" (O/esse) che ricostruisce la sua vita e
le sue opera. Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Tiberio Russiliano-Sesto. Tiberio Rosselli. Rosselli. Keywords:
apologeticus, adversus cucullatos philosophiae; de propositione de inesse,
universalia porphiriana, Lizio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rosselli” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Rossetti: il fratello perduto –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Vasto). Filosofia italiana. Grice: “A philosopher can also discover an
‘antro di pipistrelle.”” Filosofo, illuminista poli-edrico, poeta estemporaneo,
tragedio-grafo, archeologo e speleo-logo, da Martuscelli. Studia a Napoli e
Roma. Si trasfere a Elba. Ceelbra la liberazione del gran ducato di Toscana con
il canto estemporaneo“La superbia dei galli punita” (Firenze, Gio). Si sposta
in Sardegna, sotto la protezione del vice-ré Carlo. A Sassari compose e
rappresenta la tragedia “Morte di S. Gavino” (Oristano, Arborense). Si sposta
in Provenza, a Nizza, dove scopre la piramide di Falicon, che gl’ispira un poema,
“La grotta di Monte-Calvo” (Parma). In seguito, si trasfere a Torino, dove conosce
Caluso, e si stabilisce a Parma. Inizia a dirigere “Il Taro”. Altri saggi:
“Cantata in occasione d'essere l'augusto imperator de’francesi Napoleone I
coronato re d'Italia” (Parma, Luigi); La note” (Parma, Paganino); “Alla tomba
di Hoffsteder” (Parma, Luigi); “Ode saffica” (Parma, Giuseppe Paganino); “Le nozze
d’Esculapio De Cinque” (Lanciano, Carabba); “Annibale in Capua (Napoli,
Flautina); A. Lombardi, Storia della letteratura italiana” (Venezia); Andreola, Biografia degl’uomini illustri del
regno di Napoli’ Gervasi, La famiglia
Pietrocola di Vasto; Spadaccini, “R. e le sue battaglie per la libertà”; R. e
quei versi ispirati dalla cacciata dei francesi, Catania, R. e la grotta del monte
Calvo, Mugoni, “Il fratello perduto: R. e R.”, in Studi medievali e moderni. Nei
panni dello speleo-logo ante litteram, si avventura in una cavità del monte
Calvo, scoprendo nelle viscere della terra un antro, che ama definire fascinoso
ed insieme orribile. Ne celebra la scoperta con la pubblicazione di “La grotta
del monte Calvo”; dato alle stampe a Torino, per i tipi di Domenico Pane,
Parma. A Pezzana sub-entra nella direzione. Si mostra più attento alle notizie
scientifiche e contribue ad introdurre nel periodico notizie leggere, come
favole e indovinelli che il più delle volte incensano il nome di Napoleone. Con
la sua direzionei supplementi al periodico, da semplici elenchi riguardanti le
vendite per espropriazioni forzate, si trasformamo in pagine che arricchiscono
i contenuti culturali e di svago della testata. Marchesani, Storia di Vasto,
Apruzzo Citeriore, Napoli, Torchi dell'Osservatore Medico, retro copertina di Spadaccini,
“R. e la Grotta di Monte Calvo: tra mistero e leggenda” (Lanciano, Torcoliere);
Martuscelli. Saggi: “Opere” (Parma, Paganino); “Ai liberatori dell'Italia: ode
di Tavanti; Chiari nella Condotta, Anelli, Ricordi di storia vastese, Arte
della stampa, Oliva, “Abum di famiglia: documenti, testimonianze, immagini” (Lanciano,
Carabba); Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Domenico Rossetti. Rossetti. Keywords: il fratello perduto, la Dora,
L’Emonia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rossetti” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Rossi: la volontà e la temperanza -- filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Appignano
del Tronto). Filosofo italiano. Grice: “Rossi touches many Griciean points:
universalia, strength of will, and etc. – he also commented, like I did, on
Aristotle’s metaphysics.” Attivo filosofo fra Aureolo
e Rimini, dalla parte di Occam e Cesena, e oppositore di Giovanni XXII, nelle
dispute dei fraticelli, che portarono alla sua espulsione dall'ordine. Ha idee
innovative e spesso influenti in teologia filosofica, filosofia naturale,
metafisica e teoria politica. Soprannominato come "doctor
succinctus" e "doctor praefulgidus", come osservabile dalle
iscrizioni su uno degli affreschi del convento di Bolzano, e studiato e
commentato soprattutto per alcune tesi risalenti del suo commento alle sentenze,
i Libri IV Sententiarum dichiarazioni autorevoli sui passi biblici che l'opera
riune di LOMBARDO. Le sue vedute contribuiscono all'evoluzione della filosofia
basso-medievale. Appignano del Tronto fa parte all'epoca della Marca di
Anconada. Nacque da una famiglia con il nome di Rossi (Rubeus). Studia sotto Scoto.
Insegna a Perugia. Sottoscrive la risoluzione con la quale viene dichiarata
lecita la tesi secondo la quale Cristo e gl’apostoli non mai possedeno beni. Prende
parte attiva alle lotte interne riguardanti la povertà che divide l'ordine.
Insieme a Michele da CESENA, Occam e BONAGRAZIA di Bergamo, sostenne una regola
di assoluta povertà per i successori di Cristo e per la chiesa. Si ribella a
Giovanni XXII, sostenendo il suo avversario, l'imperatore Ludovico. I
francescani che rifiutano la condanna della critica dei frati minori della
bolla Cum inter nonnullos di Giovanni XXII sono accusati d’eresia. Questo
avvicina l'ordine allo schieramento anti-papale rappresentato da Ludovico. Questi
era divenuto ostile a Roma dopo che Roma
rifiuta la conferma e l'incoronazione come imperatore dopo l'elezione a re di
Germania, preferendogli Federico I. Ludovico scomunicato, rispose con un Appello.
Con esso Roma fra l'altro, viene accusato d’eresia, quindi delegittimato per la
sua presa di posizione nella disputa sulla povertà. Lo scontro divenne acceso,
la conciliazione di CESENA al capitolo
di Lione falle. Cesena venne convocato e trattenuto ad Avignone insieme a BONAGRAZIA
da Bergamo ed Occam. R. come lector nello studio generale dell'ordine,
sottoscrive una protesta redatta da CESENA contro l'operato di Giovanni XXII. Ludovico i
giunge in Italia, prende la corona imperial. Dichiarato deposto Giovanni XXII.
Nomina Pietro da Corbara, con il nome di Niccolò V. Scomunicato da
Giovanni XXII, R. decide di raggiungere, fuggendo, Ludovico a Pisa con i suoi
con-fratelli prigionieri. Ancora una volta si ribella per protestare contro la
sua scomunica. A Pisa i quattro pubblicano un documento, l'”Appellatio maior”,
nel quale Giovanni XXII e dichiarato eretico per la sua posizione nella
questione della povertà. Lui e i suoi compagni andano però perdendo le simpatie
all'interno dell'ordine. Il tentativo di CESENA di impedire lo svolgimento
del capitolo generale convocato a Parigi falle, mentre la riunione dell'ordine
conferma la scomunica di CESENA ed elesse, quale nuovo ministro generale Guiral
Ot, ovvero Geraldo di ODDONE, favorevole alla curia. Lui e i suoi compagni
sono condannati ed e formalmente confermata la loro scomunica. R. ispira la
protesta espressa nelle “Allegationes religiosorum virorum”, che dichiara
invalida la deposizione di Cesena e l'elezione di Oddone, per l'esclusione di
metà degl’aventi diritto alla partecipazione al capitolo. I quattro
francescani, con Marsilio da Padova, entrano a far parte della curia di
Ludovico. Con lui, raggiunsero Monaco di iera, ove si stabilirono nel convento.
Perseguitato dalle autorità ecclesiastiche in Italia, fa una ritrattazione
formale -- che dove servire da esempio per tutti i dissidenti successivi -- e
si riconcilia con la chiesa e con l'ordine. Nel Improbatio, si concentra sulla
determinazione di quando e dove i diritti di proprietà hanno origine per
sostenere la convinzione che Cristo vive in povertà assoluta. Distingue tra due
tipi di proprietà: la proprietà prima della caduta di Adamo, e la proprietà
dopo. La proprietà prima della caduta di Adamo, nota anche come la proprietà
dello stato pre-lapsario, momento in cui tutte le creature del divisno si
rallegrarono nella felicità, sono profondamente collegati tra loro, e condivisa
nella creazione del divino. La proprietà dopo la caduta d’Adamo è stata causata
dal primo peccato d’Adamo, rendendo la questione del diritto di proprietà distintamente
umana. Giovanni XII nega che l'origine della proprietà è legato agl’esseri
umani, sostenendo che e il peccato d’Adamo in sé ad esserne la causa. R. convene
che, senza peccato non c’è il diritto di proprietà. Tuttavia, il peccato non
porta immediatamente al concetto di diritto di proprietà. Sostenne che la legge
umana è responsabile della formazione del concetto di diritto di proprietà, non
la legge divina. Usa la storia di Caino e Abele, citando volontà corrotta di
Caino per sostenere la sua convinzione. Fiorirono una serie di studi nel
contesto della filosofia naturale in relazione alla dottrina del Lizio del
movimento applicata al moto del proiettile. Per Aristotele un corpo inanimato si
muove spontaneamente verso il loro luogo naturale. Un corpo in movimento deve
alla presenza continua, e per contatto, di un motore che dirige il corpo verso
un’altra direzione. Già Filopono mosso logiche obiezioni a questa
dottrina. Con la definizione di un “impeto”,
la discussione prosegue, ripresa d’AQUINO. Solo con R. si giunse a
conclusione. La sua teoria sul moto del proiettile o moto para-bolico, indicato
come virtus de-relicta (forza rimanente), è descritta nelle sezioni di suoi
commenti sulle Sentenze che spiegano la consacrazione dell'Eucarestia, in una
quaestio sull’efficacia dei sacramenti. Il moto di un corpo è causato da una
forza lasciata dal corpo che agiva su di essa forza, quella forza residua
impressa al proiettile durante il lancio. A differenza della teoria
dell'inerzia che ha lo scopo di spiegare solo il fenomeno naturale, la sua teoria
della virtu de-re-licta è una spiegazione che include i fenomeni naturali e
sopra-naturali. Questa virtu derelicta spiega diversi tipi di moto perpetuo e finite
ed è destinato a tener conto delle variazioni innaturali. Gli elementi chiave
della de-re-licta virtu includono: Un corpo viene messo in moto da un
altro corpo, che lascia la forza rimanente in corpo in movimento. All'inizio di
un dato movimento, la ‘de-re-licta’ virtu puo lavorare con o contro la naturale
disposizione del corpo in movimento. Se funziona *contro* il corpo in
movimento, la virtus derelicta si dissipa ed eventualmente lascia il corpo,
cessando il moto. Se funziona *con* il corpo in movimento, la virtus derelicta
rimane nel corpo, provocando il potenziale moto perpetuo. Ci sono stati diversi
filosofi prima del suo tempo, come ad esempio Richard Rufus di Cornovaglia che sembrano
disporre già di versioni della “virtus derelicta”. Quindi non è chiaro se
questa teoria sia veramente originta autonomamente da lui. Tuttavia, filosofi
come Buridano e Odonis utilizzano la teoria di R. per affinare i propri
concetti di virtus derelicta, confermando che gioca un ruolo chiave
nell'evoluzione della filosofia sulla fisica. Nel secondo libro dei Commentari
sulle Sentenze, si focalizza su come la volontà potrebbe agire contro la
ragione con conseguente colpevolezza morale. Se la volontà potrebbe o agire
prima, o contro giudizio razionale. La volontà è la causa dell'azione. Dopo che
l’agente elabora un giudizio, la sua volontà decide di agire sia in conformità
con tale giudizio o *contro* di esso. La volontà e il termine medio tra
giudizio e azione. Senza di volonta, il giudizio richiederebbe un'azione,
negando il concetto di libero arbitrio e colpevolezza morale. Inoltre, la
volontà dell’agente è sotto una legge che *obbliga* a compiere un atto buono.
Senza questo impegno non ci sarebbe peccato, o colpevolezza morale. Per
rispondere a come la volontà dell’agente puo andare contro tale obbligo,
distingue tra l’atto apprensivo e l’atto gidicativio. L’atto apprensivo è
necessario per far funzionare la volontà. L’atto apprensivo è frutto della cognizione
intellettuali e del giudizio. L’atto giudicativo è formato dalla *conoscenza* più
complessa in cui il ragionamento si applica giudiziosamente. La volontà non
richiede un atto giudicativo da eseguire. Ciò spiega come gl’esseri umani sono
in grado di peccare. La volontà non dipende da un giudizio *razionale*. Per
evitare l'obiezione che il giudizio è necessario per il ragionamento e non può
essere ignorato nel processo deliberativo, offre un'ulteriore distinzione tra *conoscenza*
apprensiva e *conoscenza* giudicativa, e due tipi di giudizi riflettenti
razionali. Queste distinzioni consentono un giudizio da selezionare su un'altra
causa della forza che riceve da essere *selezionato* dalla volontà. Altri
saggi: “Improbatio contra libellum Domini Johannis qui incipit Quia vir
reprobus, una confutazione alla bolla papale di Giovanni XII. Quodlibet cum
quaestionibus selectis ex commentario in librum Sententiarum. Affronta i
principali temi: le relazioni delle persone divine all'interno della trinità e
il rapporto tra il creatore e il mondo, la libertà di dio nel creare, la pre-scienza
divina e la pre-destinazione alla salvezza. “Sententia et compilatio super
libros Physicorum Aristotelis Quaestiones praeambulae et Prologus” -- Riflette
sullo statuto scientifico della teologia e della metafisica. Distingue primi
libri prima ad decimam Questes super metaphysicam. Repertorium biblicum Medii
Aevi, IMatriti Visita triennale di O. Civelli, Picenum seraphicum, Ratisbona,
Chronica de ducibus ariae, Leidinger, in Mon. Germ. Hist., M. Firenze,
Compendium chronicarum fratrum minorum, in Arch. franc. hist., Emmen, in Lex.
fA. Heysse, Descriptio codicis Bibliothecae Laurentianae Florentinae S. Crucis,
Plut. A. Heysse, Duo documenta de polemica inter Gerardum Oddonem et Michaelem
de Caesena, Perpiniani, Monachii, in
Arch. franc. hist., A. Pompei, Enciclopedia filosofica, Venezia, cfr. anche impeto,
Possevino, Apparatus sacer, Venezia; A. Tabarroni, Paupertas Christi et apostolorum.
L'ideale francescano in discussione Roma A. Teetaert, Deus et homo ad mentem I.
Duns Scoti. Acta Congressus scotistici Vindobonae, Roma; C. Dolcini, “Crisi di
poteri e politologia in crisi” (Bologna); “C. Dolcini, Il pensiero politico di
Michele da Cesena, Faenza, Roma, Schabel,
Il determinismo, Picenum Seraphicum. C. Schabel, “La virtus derelicta e il
contesto del suo sviluppo” in C. Schabel, “La dottrina sulla predestinazione di
Rossi,” Picenum Seraphicum, F. Giambonini, Giovanni dalle Celle, L. Marsili,
Lettere, Firenze, Repertorium Commentariorumin Sententias Petri Lombardi, F.
Tinivella, Enciclopedia cattolica, Vaticano, Gonzaga, De origine seraphicae
Religionis franciscanae, G. Cantalamessa Carboni, Memorie intorno i letterati e
gli artisti della città di Ascoli nel Piceno, Ascoli, G. Mazzuchelli, Gli
scrittori d'Italia, Brescia, G. Sbaraglia, Scrittori francescani piceni; G. Sbaraglia,
Supplementum et castigatio ad Scriptores trium Ordinum S. Francisci, Roma; I.A.
Fabricius, Bibliotheca Latina mediae et infimae aetatis, Firenze; L. Wadding,
Annales minorum, Quaracchi, L. Wadding, Scriptores Ordinis Minorum quibus
accessit syllabus illorum qui ex eodem Ordine pro fide Christi fortiter
occubuerunt, priores atramento, posteriores sanguin. christianam religionem
asseruerunt, recensuit Fr. Lucas Waddingus ejusdem Instituti Theologus, ex
Typographia Francisci Alberti Tani, Roma, Ludger Meier, De schola franciscana
Erfordiensi. N. Glassberger, Chronica, in Analecta franciscana, II, Ad Claras
Aquas; Schneider, Mariani, “Francisci de Marchia sive de Esculo, Quodlibet cum
quaestionibus selectis ex commentario in librum Sententiarum, Spicilegium
Bonaventurianum, Grottaferrata; N. Mariani, Francisci de Marchia sive de
Esculo, Sententia et compilatio super libros Physicorum Aristotelis, Spicilegium
Bonaventurianum, Grottaferrata; N. Mariani, Due Sermoni, Archivum Franciscanum
Historicum Nazareno Mariani, Francesco di Appignano OFM, Contestazione,
Appignano del Tronto, Nazareno Mariani, Francisci de Esculo, OFM, Improbatio
contra libellum Domini Johannis qui incipit Quia vir reprobus, ed. (=
Spicilegium Bonaventurianum) Grottaferrata; N. Mariani, Francisci de Marchia, “Quaestiones
super Metaphysicam”; Spicilegium Bonaventurianum), Grottaferrata; N. Mariani,
Francisci de Marchia sive de Esculo, “Commentarius in IV libros Sententiarum
Petri Lombardi”; “Distinctiones primi libri a prima ad decimam”; Spicilegium
Bonaventurianum, Grottaferrata; N. Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo,
“Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi; “Distinctiones primi
libri a undecima ad vigesimam octavam, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata,
N. Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo, Commentarius in IV libros
Sententiarum Petri Lombardi. Distinctiones primi libri a vigesima noa ad
quadragesimam octavam, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata); N. Mariani,
Francisci de Marchia sive de Esculo, “Commentarius in IV libros Sententiarum
Petri Lombardi”; “Quaestiones praeambulae et Prologus, Spicilegium Bonaventurianum,
Grottaferrata); N. Mariani, Franciscus de Esculo, “Improbatio”, Grottaferrata);
Mariani, “Questioni sulla metafisica”, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata;
N. Minorita, Chronica. Cividali, Il beato G. dalle Celle, in Mem. dell'Accad. dei
Lincei, Gauchat, Cardinal Bertrand de Turre, Ord. min.
conc. "Quaestiones in
Metaphysicam", Serino. Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, R.
Lambertini, “La proprietà di Adamo”; “Stato d'innocenza ed origine del dominium
nel Commento alle Sentenze e nell'”Improbatio” di F. d'Ascoli, in Bull.
dell'Ist. stor. ital. per il Medio Evo, Bennett, Offler, Guillelmi de Ockham
Opera politica, Mancunii S. Baluze Mansi, Miscellanea novo ordine digesta,
Lucae, Cipriani, Dizionario ecclesiastico (Torino); Collectanea franciscana, Nani,
Duba, Carron, Etzkorn, “Francisci de Marchia, “Quaestiones in secundum librum
Sententiarum”, Reportatio, Quaestiones, Leuven; Eckermann, Hugolini de Urbe Veteri
Commentarius in quattuor libros Sententiarum. Francesco d'Ascoli, Francesco della Marchia,
Francesco d'Appignano, Francisco de Esculo, Franciscus Pignano, Franciscus
Rubeus, Francesco Rossi, Schneider, A proposito della teoria dell'mpetus nella
filosofia della natura. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores
trium ordinum S. Francisci a Waddingo aliisve descriptos; cum adnotationibus ad
Syllabum matyrum eorundem ordinum, S. Michaelis ad ripam apud Linum Contedini,
Roma, Wadding, Scriptores Ordinis minorum, Roma, Napoli, Biblioteca Nazionale. Explicit
fratris Francisci de Marchia super primum Sententiarum secundum reportationem
factam sub eo tempore, quo legit Sententias Parisius anno Domini; Commento ai
primi sette libri della “Metaphysica” di Aristotele, N. Minorita, Cronaca, G. Pamiers,
Quodlibet “Acta, gesta et facta fuerunt
praedicta coram religiosis et honestis viris, fratribus Ordinis Minorum”, Francisco
de Esculo, in sacra theologia doctore et lectore tunc in conventu Fratrum Minorum
de Avenione. Lambert, Povertà francescana; La dottrina dell'assoluta povertà di Cristo e
degli apostoli nell'Ordine francescano, Biblioteca Francescana, Cf. MS Firenze,
Biblioteca Laurenziana, Santa Croce, pluteo, sinistra, Appellatio maior, N. Minorita, Chronica. Cui
appellationi et provocationi incontinenti adhaeserunt et eam approerunt
religiosi viri frater Franciscus de Esculo, doctor in sacra pagina. F.
d'Ascoli, Occam, Enrico di Talheim e Bonagrazia da Bergamo, Allegationes
religiosorum virorum, Baluze-Mansi in Miscellanea, Lucca e dallo Eubel in
Bullarium Franciscanum, Roma, Lambertini, “Rossi e Occam: alcuni aspetti di
un rapporto non facile, Convegno su Francesco d'Appignano; Jesi, Terra dei
Fioretti; Lambertini, F. d'Appignano ed
Occam: alcuni aspetti di un rapporto non facile in AConvegno su F. d'Appignano;
Jesi, Edizione Terra dei Fioretti; G.
Filipono, Commentari alle opere di Aristotele, “Sulla generazione e corruzione”;
“Sull'anima”; “Analitici primi”; “Analitici secondi”; “Le Categorie, Fisica,
Meteorologia Fabio Zanin, Francis of
Marchia, Virtus Derelicta. -- "How is Strength of the Will Possible? (cfr.
H. P. Grice, “I’ll show Davidson how continentia and temperantia are
POSSIBLE!”). Dopo la grande edizione critica di Mariani, Grottaferrata, Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Centro Studi
Francesco d'Appignano. Francesco Rossi della Marca. Rossi. Keywords:
continentia, temperanza, giudizio, giudicazione, volonta, volere, atto
apprensivo, appresione, atto giudicativo, conoscenza apprensiva, conoscenza
giudicativa, decisione, libero arbitrio, colpavolezza morale, agire l’atto
buono, possibilita della colpavolezza morale, la legge, la volonta sotto la
legge, giudizio razionale, agire razionale, ragionamento, conclusione,
sillogismo pratico, elezione, la caduta d’Adamo, la teoria dell’elezione e la
deliberazione, i peripatetici, virtus de-re-licta, teoria del moto, moto
perpetuo, virtus contro il corpo, virtus con il corpo, volonta con il giudizio,
volonta contro il giudizio. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rossi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rossi: l’implicatura di Lucrezio – filosofia
italiana -- Luigi Speranza (San
Giorgio). Filosofo italiano. "Il più grande e puro metafisico" nelle
parole di VICO (si veda). Vive a Montefusco. Studia a Napoli. Scrive diverse saggi
tra cui il più importante rimane “Della mente sovrana del mondo”. Altri aggi: Considerazioni di alcuni misteri
divini, raccolti in tre dialoghi, Dell'animo dell'uomo, Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tommaso Rossi. Rossi. Keywords:
implicature moderna, argumenti contro LUCREZIO (si veda), Lucrezio, De rerum
natura, animi degl’uomini, anime degl’uomini, animo/anima, corpi degl’uomini,
corpi degl’animali, degl’affetti degl’uomini, il senso, il moto, i corpuscoli,
ossessione con Lucrezio come filosofo romano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rossi” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Rossi: Romolo; o lo storicismo –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Filosofo italiano. Studia a Torino sotto ABBAGNANO, Napoli, e Milano.
Insegna a Cagliari e Torino. Studia lo storicismo, l’illuminismo, e il
positivismo. Saggi: Lo storicismo, Einaudi, Torino; “Storia e storicismo, Lerici,
Milano; La storiografia Saggiatore, Milano; “Oltre lo storicismo, Saggiatore,
Milano; “Storia della filosofia”, Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Cf. Grice, “Speranza e l’opera di Grice in Italia.”
Rossi. Keywords: lo storicismo, la critica della ragione storica, la storia
della filosofia – l’antichita – filosofia romana, filosofia antica, gl’antichi,
la filosofia romana, filosofia italica – indice al volume ‘L’antichita’ nella
‘Storia della filosofia” – “L’antichita” – storiografia filosofica – l’origine
della filosofia italica, l’origine della filosofia romana. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rossi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e
Rossi: l’implicatura di Vico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Urbino).
Filosofo italiano. Studia ad Ancona,
Bologna, e Firenze sotto GARIN. Insegna a Castello e Milano. Lavora all'Enciclopedia
presso la casa editrice Mondadori. Insegna a Cagliari, Bologna, e
Firenze. Si occupa di storia della filosofia. Cura edizioni di diversi filosofi,
tra i quali CATTANEO (Mondadori) e VICO (Rizzoli). Le collaborazioni con
giornali vanno dalla rubrica "Filosofia" sul settimanale Panorama
alla rubrica "Storia delle idee" per il supplemento culturale La
Domenica del quotidiano Il Sole 24 ore. Della rivoluzione di GALILEI (si veda)
sostiene che la scienza vive un vero e proprio mutamento di paradigma. Il
carattere rivoluzionario dei mutamenti nel modo di fare scienza avvenuti
all'epoca di GALILEI grazie a una serie di fattori: la visione della natura,
non più divisa tra corpi naturali e artificiali, la dimensione continentale (e,
in prospettiva, mondiale) della cultura, l'autonomia da Roma, la pubblicità dei
risultati. Un'altra importante novità e costituita dal formarsi di un'autonoma
comunità scientifica, una sorta di autonoma repubblica della scienza dove non
esiste l'ipse dixit. Si dedica al tema della memoria, in chiave
filosofica e storica, in “Il passato, la memoria, l'oblio”. Analizza e denuncia
l'esistenza di diverse forme di ostilità alla scienza -- il primitivismo e
l'"anti-scienza -- che, come forma di reazione allo sviluppo tecnologico e
industriale, propugnano come soluzione di tutti i mali il ritorno a un mondo
pre-moderno idealizzato e il rifiuto della razionalità. Dei Pontani di Napoli.
Dei lincei. Saggi: “Acocio” (Milano, Bocca); “Favole antiche” (Milano, Bocca);
“Dalla magia alla scienza” (Bari, Laterza); “Clavis Universalis: arti della
memoria e logica combinatoria” (Milano, Napoli, R. Ricciardi); “I filosofi e le
machine” (Milano, Feltrinelli); “Galilei” (Roma-Milano, CEI-Compagnia Edizioni
Internazionali, “Il pensiero di Galilei: una antologia dagli scritti, Torino,
Loescher); “Le sterminate antichità: studi vichiani” (Pisa, Nistri-Lischi); “Storia
e filosofia: saggi sulla storiografia filosofica, Torino, Einaudi); “Aspetti
della rivoluzione scientifica, Napoli, Morano); “La rivoluzione scientifica” (Torino,
Loescher, Pisa, Edizioni ETS, “Immagini
della scienza,” Roma, Editori Riuniti); “I segni del tempo: Storia della nazione
italiana in Vico” Milano, Feltrinelli); “I ragni e le formiche: un'apologia
della storia della scienza,” Bologna, Il Mulino); “Storia della scienza,”
Torino, Pomba, “La scienza e la filosofia dei moderni: aspetti della rivoluzione
scientifica,” Torino, Boringhieri, “Paragone degli ingegni moderni e post-moderni,”Bologna,
Il Mulino, “Il passato, la memoria, l'oblio: sei saggi di storia delle idee” (Bologna,
Mulino); “La filosofia,” Torino, Pomba, “Naufragi senza spettatore: l'idea di
progresso,” Bologna, Il Mulino, “La nascita della scienza” Roma, Laterza, “Le
sterminate antichità e nuovi saggi vichiani,” Scandicci, La Nuova Italia, “Un
altro presente: saggi sulla storia della filosofia,” Bologna, Il Mulino); “Bambini,
sogni, furori: tre lezioni di storia delle idee, Milano, Feltrinelli); “Il
tempo dei maghi: Rinascimento e modernità, Milano, Cortina, Speranze, Bologna,
Il Mulino, Mangiare, Bologna, Il Mulino,
Un breve viaggio e altre storie: le guerre, gli uomini, la memoria
(Milano, Cortina); saggi in onore di R., Vergata e Pagnini, Nuova Italia,
Firenze, Segni e percorsi della modernità: saggi in onore, Abbri e Segala,
Dipartimento di Studi Filosofici dell'Siena, Rainone, «Rossi Monti, Paolo»
in Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Abbri, Nuncius, Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Un maestro, Pisa, Edizioni della Normale, Tra BANFI e Garin: la
formazione, in Rivista di filosofia, Treccani Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Enciclopedia
multimediale RAI delle scienze filosofiche -- Per una scienza libera,
intervista. Storia Moderna, : memoria e reminiscenza, sul RAI Filosofia, su filosofia rai. Il Fondo
Rossi nella biblioteca del Museo Galileo. Paolo Rossi. Paolo Rossi Monti.
Monti. Keywords: Cattaneo, Aconzio, Vico, Galilei, nato Paolo Rossi, adottato
dalla zia materna, Monti, Vico, Vinci, Garin, Banfi, la storia della nazione
italiana, Vico e la storia della nazione italiana, favola antica, dalla magia
alla scienza, bruno. – Refs. Luigi
Speranza, “Grice e Rossi: l’implicatura di Vico” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rosso: all’isola -- a Sicilia –
filosofia siciliana – filosofia italiana – Luigi Speranza (Corleone). Flosofo italiano. Scrive tre
saggi. Il primo e “Varie cose notabili occorse in Palermo ed in Sicilia”. Il
secondo e “Descrizione di tutti i luoghi sacri della felice città di Palermo”.
Descrive le chiese di Palermo. Questo saggio è ricordato in vari altri saggi.
Il terzo saggio e “Diario Palermitano”. Il comune di Palermo gli dedica una
via. Biblioteca storica e letteraria di
Sicilia: Mira/bibl Siciliana. Ciccarelli e Valenza, La Sicilia e l'Immacolata.
Atti del convegno, Pugliatti, Pittura
del Cinquecento in Sicilia, Electa, Roma. Istituto di studi bizantini e neo-ellenici,
Rivista di studi bizantini e neo-ellenici. Marzo, Biblioteca storica e
letteraria di Sicilia: Opere storiche inedite. Valerio Rosso. Rosso. Keywords:
filosofia siciliana, filosofia italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rosso”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Rota: la lavagna del grupo
di giocco – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vigevano). Filosofo italiano. Italian philosopher. Grice:
“Many Italian philosophers would not consider Rota an Italian philosopher
seeing that he earned his maximal degree without (not within) Italy! And right
they would, too!” Saggi: “Pensieri discreti” (Garzanti). Dizionario biografico
degl’italini. Palombi, “La stella e l’intero – la ricercar di Rota tra
matematica e fenomenologia” (Boringhieri); Senato, “Matematico e filosofo”
(Springer). Gian-Carlo Rota. Rota. Aune: “I left the play group when I
realised that Grice could care less about blackboards!” -- Keywords: il primate
dell’identita, Whitehead, fenomenologia, Husserl, Heidegger, tra fenomenologia
e matematica, la stella e l’intero, discrezione, indiscrezioni, combinatoria e
filosofia, la lavagna del gruppo di giocco. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Rota," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Rotondi: Roma antica –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Vicovaro). Filosofo italiano. I primi anni di attività
della sua “libreria delle occasione” sono piuttosto travagliati in quanto le
autorità fasciste, infastidite dalla tipologia eterodossa dei testi in vendita,
operano diversi sequestri e infliggono sanzioni. Costretto a chiudere la
libreria per evitare il richiamo alle armi della repubblica sociale.
Considerato disertore, si rifugia con la famiglia a Vicovaro. Individuato in
seguito ad una delazione, riesce fortunosamente a sfuggire alla cattura e si
allontana verso le montagne che circondano il paese, inseguito dappresso da tedeschi.
Disperando di potersi salvare, si nasconde nei pressi di una casa abbandonata,
popolarmente ritenuta abitata dagli spiriti e qui avviene l'evento fondamentale
sopra descritto che cambia la sua vita e le sue convinzioni, aprendolo alla
conoscenza del mondo spirituale. Improvvisamente ha una visione folgorante nel nielo.
Sedetti a contemplare la scena. Una catena di globi luminosi dall'alto
scendevano fin giù, penetravano nella terra, poi altri che risalivano e poi
ridiscendevano come per riunirsi in un misterioso convegno. Si senteno delle
voci indistinte. Si trattiene ad osservare tale spettacolo misterioso
salvandosi, in questo modo, dal rastrellamento in corso nel vicino paese di
Roccagiovine. Questo primo decisivo contatto con il para-normale raccontato in "Il protettore
invisibile". Tale evento rappresenta l'inizio del suo studio e del suo
interesse nei confronti dell'esoterismo e della spiritualità. Pubblica massime,
proverbi e aforismi di Roma antica. Dà alle stampe “L’arte del silenzio e l’uso
della parola”, un originale e lungimirante saggio il cui intento si manifesta
già dalla dedica, firmato con lo pseudonimo di Vico di Varo, derivato
chiaramente dal suo paese natale. Viene incaricato di redigere un opuscolo
commemorativo in occasione dell'inaugurazione in Vicovaro del Monumento in
onore delle vittime della strage nazista delle Pratarelle. Svolge una funzione
di aggregazione e catalizzazione culturale in anni difficili in cui certi
ambiti di studio venivano guardati con sospetto, quando non con manifesta
ostilità. Partecipa e svolge un ruolo tutt'altro che secondario nel
Cerchio Firenze, una delle più importanti esperienze para-psicologiche collettive
italiane. Lui la sua libreria, sono
ormai un punto di riferimento di tutto un mondo culturale in espansione e finalmente
libero da ogni censura. Pubblica titoli
presso diverse case editrici -- Mediterranee, Astrolabio, Sugarco, S.A.S. --, firmandoli
oltre che con il suo vero nome con il pseudonimo ‘Amadeus Voldben’, acronimo di
“Volontario del Bene”. Tale nome d’arte sta ad indicare la missione che si e
prefisso e che delinea nel libriccino “I volontari del bene”, vera e propria
bibbia per tutti coloro che si riconoscono nel progetto di diffusione del bene.
Oltre al valore intrinseco degli
scritti, sono le riunioni e la sua stessa presenza in libreria a suscitare
curiosità e interesse presso un pubblico molto ampio che vede in lui una guida
spirituale in grado di fornire suggerimenti mai banali e, da educatore, sempre
comprensibili. Dietro la sua apparente severità, che è semplicemente rifiuto
della superficialità, traspare la disponibilità e l'umanità, accessibili a
chiunque si sforzi di varcare un civico di via Merulana. Si caratterizza
da una produzione culturale ed una serena consapevolezza. Regala gemme di
saggezza e consigli. Oltre ai testi pubblicati lascia altri scritti, alcuni
pronti per la stampa altri bisognosi di revisione, che vengono pubblicati da i
quali si sono impegnati a proseguire l'attività in libreria, mantenendosi
fedeli all'impostazione originaria da lui delineata. La libreria riceve il
riconoscimento di "negozio storico" da parte del Comune di
Roma. Opere: Saggezza ” (I della collana Le Perle, ristampato da
Astrolabio. L'arte del silenzio e l'uso della parola, ristampato dalla Libreria
Rotondi; Saggezza di Roma antica, collana Le Perle). Saggezza dell'antica
Grecia, collana Le Perle). Amore e saggezza nel pensiero, collana Le Perle). Il
giardino della saggezza, collana Le Perle). “Dopo Nostradamus: le grandi
profezie sul futuro dell'umanità” (Mediterranee); “Un'arte di vivere: via
segreta alla serenità” (Mediterranee); “La coppa d'oro: insegnamenti dei
maestri, fonte di luce e di energia, SAS; Le influenze negative: come
neutralizzarle, SugarCo,, Il protettore
invisibile: la guida che ci aiuta nei momenti difficili della vita,
Mediterranee, La voce misteriosa, Astrolabio; Lo scopo e il significato della
vita: perché si nasce, perché si vive, perché si muore, Mediterranee, I prodigi
del pensiero positivo: il suo potere e la sua azione a distanza, Mediterranee, Il
destino nella vita dell'uomo, Mediterranee, La re-incarnazione: verità antica e
moderna, Mediterranee, La potenza del creder e la gioia d'amare: i prodigi
della fede e dell'amore, Mediterranee, Una luce nel tuo dolore, Mediterranee); “Guida
alla padronanza di sé, Mediterranee, La magica potenza della preghiera,
Mediterranee); La chiave della vita, Mediterranee, La presenza divina in noi, Mediterranee, Le
leggi del pensiero: l'energia mentale e l'azione della volontà, Mediterranee);
Le grandi profezie sul futuro dell'umanità, Mediterranee. La potenza creatrice
del pensiero, Mediterranee, Pensieri per una vita serena, Mediterranee); “Ricordo
dei nostri martiri. Commemorazione in occasione dell'inaugurazione del
monumento ai martiri delle PratarelleVicovaro, Tipografia Seti, Roma); “I
Volontari del Bene” (Libreria Rotondi Editrice, Roma); “Reincarnazione e
fanciulli prodigio, Mediterranee, Roma, La reincarnazione: verità antica e moderna,
Mediterranee); “La voce misteriosa”; “Le perle”. L’arte del silenzio e l’uso
della parola. La Libreria Rotondi è segnalata in molte pubblicazioni, tra cui
la Guida ragionata alle librerie antiquarie e d'occasione d'Italia, C. Messina,
Roma); A. Voldben, Il protettore invisibile, Edizioni Mediterranee, Roma, La sua partecipazione agli incontri del
Cerchio Firenze è ricordata in “Oltre l'illusione, Roma, Mediterranee, e “Oltre
il silenzio” L. Campani Setti, Roma, Mediterranee). Dopo Nostradamus, I prodigi
del pensiero positivo, Le influenze negative, Il protettore invisibile: Molte persone
si rivolgevano a Rotondi per ricevere consigli. Una testimonianza letteraria di
questa consuetudine si trova nel romanzo di Giovetti Weimar per sempre (Mediterranee, Roma)
in cui il personaggio si reca presso la Libreria delle Occasioni per ricevere
suggerimenti su questioni spirituali e libri. Libreria Rotondi, Libreria delle
Occasioni (La libreria fondata da Rotondi) La piccola miniera (da Il Corriere
della Sera) Il libraio di via Merulana e i globi luminosi (da La Repubblica)
Cerchio Firenze (Esperienza
parapsicologica collettiva) Andiamo alla scoperta (da La Piazza di Castel
Madama. ‘Vico di Varo’. Amedeo Rotondi.
Rotondi. Keywords: Roma antica, antica Roma, le perle, Vicovaro, filosofia
fascista, il veintennio fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rotondi” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Rovatti: i giocchi e gl’uomini
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Modena). Filosofo italiano. Grice: “I do not know
any other philosopher other than me or Austin who, like Rovatti, is obsessed
wiith the concept of a ‘game’!” Studia fenomenologia a Milano con PACI. Insegna
a Trieste. Si occupa dei rapporti tra fenomenologia e marxismo pubblicando “Critica
e scientificità in Marx” e poi focalizzando in vari saggi il tema dei bisogni
con riferimento anche alla psico-analisi. Le questioni concernenti il “pensiero
debole” diventano il punto di partenza di “La posta in gioco: il soggetto”
(Bompiani, Milano); “Abitare la distanza”, “Il paiolo bucato: la nostra
condizione paradossale” (Cortina, Milano); “La follia in poche parole”
(Bompiani, Milano); “L'esercizio del silenzio”; “Possiamo addomesticare
l'altro? La condizione globale” (Forum, Udine); “Inattualità del pensiero
debole” (Forum, Udine). Queste questioni riguardano soprattutto la possibilità
di una «logica paradossale» e si articolano intorno ai temi del gioco,
dell'ascolto e dell'alterità, tutti collegati alla questione della soggetto. Saggio
su PACI. Dalla filosofia del gioco nascono anche “Per gioco: piccolo
manuale dell’esperienza ludica” (Cortina, Milano); “La scuola dei giochi”
(Bompiani, Milano); “Il gioco di Wittgenstein” (EUT, Trieste). Si interessa alla
consulenza filosofica, con “La filosofia può curare? La consulenza filosofica
in questione” (Cortina, Milano). Altre saggi: “Il coraggio della filosofia” in «aut
aut». Tiene una rubrica sul quotidiano "Il Piccolo" di Trieste,
“Etica minima”. Racoglie "scritti corsari" (cfr. Pasolini) in vari saggi:
“Etica minima – saggi quasi corsair sull’anomalia italiana” (Cortina, Milano); “Noi,
i barbari – la sotto-cultura dominante” (Cortina, Milano); “Un velo di sobrietà”
(Saggiatore, Milano); “Accanto a una sensibile sintonia”. Si manifesta nella
sua filosofia una particolare attenzione sul rapporto tra potere e sapere; “Gli
ego-sauri” (Elèuthera, Milano); “Le nostre oscillazioni” (Collana Edizioni
alpha beta Verlag, Merano); “L’intellettuale riluttante” (Elèuthera, Milano); “Restituire
la soggettività. Lezioni sul pensiero di Basaglia” (alphabeta, Merano); “Consulente
e filosofo. Osservatorio critico sulle pratiche filosofiche” (Mimesis, Milano);
“Abitare la distanza. Per una pratica della filosofia” (Feltrinelli, Milano); “Scenari
dell'alterità, Bompiani, Milano); “Il decline della luce” (Marietti, Genova); L'università
senza condizione” (Cortina, Milano); “Fare la differenza” (Triennale di Milano,
Milano); “Introduzione alla filosofia contemporanea, Bompiani, Milano); “Lettere
dall'università, Filema, Napoli); “Trasformazioni del soggetto: un itinerario
filosofico” (Poligrafo, Padova); “Dizionario dei filosofi” (Bompiani, Milano);
“Elogio del pudore: per un pensiero debole” (Feltrinelli, Milano Intorno); “Il
pensiero debole” (Feltrinelli, Milano); “Bisogni e teoria marxista” (Mazzotta,
Milano); “Critica e scientificità in Marx: per una lettura fenomenologica di
Marx e una critica del marxismo di Althusser (Feltrinelli, Milano); “La dialettica del processo” (il Saggiatore,
Milano). aut aut. R.: il pensiero debole, sul
RAI Filosofia. Pier Aldo Rovatti. Rovatti. Keywords: i giocchi e
gl’uomini --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rovatti” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Rovella: all’isola
-- querce, o della filosofia siciliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Acreide). Filosofo italiano. Studia
a Ispica e Catania sotto CARBONARA, laureandosi con un saggio di estetica, sul
rapporto fra contenuto -- o materia -- e forma. Insegna a Noto e Palazzolo. Pubblica
“L'uomo” (Giannini, Napol). In una serrata discussion affronta la meta-fisica
ed espone il suo convincimento che la ricerca senza condizioni, attraverso
l'intelligenza attiva e creatrice può aprire all'uomo orizzonti creativi,
seppur rischiosi. La meta-fisica imprigiona in schemi rigidi e vincolanti.
Pervenire all'auto-coscienza è il compito più degno degl’uomini, che pur
problematico in sé non rimaneno imprigionati nel problematicismo. Altre opera: “Deneb”
(Caltanissetta, Roma), romanzo filosofico che narra la pulsione verso l'oltre,
attenuando, così, la precedente critica verso la meta-fisica e aprendo verso il
mistero che comporta il confronto con tre donne che rappresentano tre volti
diversi della verità. La stella “Deneb” è metafora della pulsione verso l'alto.
Abbondano i riferimenti autobiografici da cui emerge l'attaccamento alla casa
natia, che non abbandona, alla famiglia e soprattutto ad un modello di vita
contadina morigerata e sobria. Lo stile è affabulante. L'auto-coscienza e il trionfo
della morte in GENTILE in Il pensiero di
Gentile (Enciclopedia Italiana, Roma). Qui si esamina il momento finale della
vicenda umana e filosofica di GENTILE alla cuia filosofia è legato. “L'errore
del cerchio” (Siracusa). Predomina il colloquio interiore, lo scavo nella
coscienza e nella memoria. Procede come un giallo. Un tema attraversa gl’avvenimenti,
la libertà e la necessità di un suo contenimento. “La fattoria delle querce” (Caruso,
Siracusa). L’epopea della famiglia siciliana Capobianco, governata da una donna
e sviluppata attraverso un intrigo di personaggi e di vicende. I discendenti
Capobianco sono identici agl’ante-nati, e la ricerca della genealogia è il
problema più assillante per i personaggi. Il mito dell'eterno ritorno
dell'identico li e caro. Rimane sempre legato ai miti. Fisiognomica,
astrologia, venti, odori e turbamenti fanno di questa opera un esempio di
scrittura immaginifica e personale. Filosofia di non di facile consume traccia
una “Imago siciliae”. Nella stessa aura de La fattoria sono scritti i
racconti. Cambia di nuovo argomento, inizia quella che lui chiama “la fase
cristica”, in cui la figura di Cristo e il rapporto fra le religioni sono il
tema dominante. “L'ora del destino, dramma in due atti” (Accademia
Casentinese di Lettere, Arti, Scienze ed economia, Castello di Borgo alla
Collina, Arezzo, L'Ora in persona di una
donna consola il crocifisso che muore quando una congiuntura astrale perviene
al suo compimento. In “Vita di Gesù” (Prospettive d'Arte, Milano) Gesù è
visto nella sua umanità. La narrazione segue lo sviluppo dei vangeli sinottici,
con qualche incursione negl’apocrifi. L'autore, che pur ne ha le competenze, si
tiene lontano dalle problematiche gesuologiche e cristologiche. Vuole narrare
un Gesù “così come parla al cuore”. L'Angelo e il Re, con prefazione di Pazzi
per i tipi di Palomar Bari. I nove mesi di gravidanza di Maria vergine sono
narrati con un andamento che si mescola di esoterismo e sapienza umana. Maria
spesso, nel mistero del suo concepimento, nella sua realtà quotidiana, vive le
vicende del suo quartiere, con le sue amiche, con qualche momento di gioia
esaltata e prorompente, con un tratto zingaresco. Attratto da zingari e
vagabondi di passaggio, come incarnazione di una libertà che abbiamo
smarrita. “Le Madri” (Utopia, Chiaramonte Gulfi). Vi si sente l'eco di
Bachofen. Breve raro capolavoro, pieno di mistero e poesia, di un potere magico.
“Asvamedha” (Utopia, Chiaramonte Gulfi) raccoglie racconti; “Inizio d'amore” (Studi
Acrensi, Palazzolo Acreide) raccoglie altri racconti che l'autore pubblica in
varie riviste letterarie nazionali, a cura dell'Istituto Studi Acrensi
Palazzolo Acreide. I racconti, dice l'autore, vivono nell'aura dei romanzi di
questo periodo. “La vigna di Nabot, dramma in IV quadri” (Associazione
Amici di Rovella, Palazzolo Acreide) narra le vicende del ersonaggio che
incontriamo nel primo libro dei Re Cap. 21. La prepotenza dei potenti e la
sacralità della terra dei padri sono il filo conduttore del dramma. Nabot muore
per una questione di coerenza. Scuderi, La fattoria delle Querce, in Le
Ragioni critiche, Menichelli in Esperienze letterarie, Jacobbi, Il miracolo Deneb, in Arenaria,
Palermo, Vettori, Il miracolo di Deneb e le profezie di Ruggero, Arenaria, Monachino
Ester, Considerazioni su un romanzo di Rovella, in Le Ragioni critiche,
Catania, E. Messina, Dal bagolaro alla sequoia” (Romeo, Siracusa); Messina,
Alle radici del pensiero. La presenza dei suoi maestri” (Romeo, Siracusa). Giuseppe
Rovella. Rovella. Keywords: romanzo filosofico, querce. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Rovella” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rovere: o le confessioni di un meta-fisico
romano -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pesaro). Filosofo italiano. Essential Italian
philosopher. The family originates in Albisola, Savona, Liguria. Filosofo. Il
giure civile del popolo italiano ha nel testo della legge positiva e speciale
autorità sufficiente da soddisfare la giustizia ordinaria e da risolvere i
dubii e acquetare le controversie intorno agl’interessi e agl’ufficii d'ogni
privato cittadino. Di quindi nasce che possono alcuni curiali riuscire
segnalati e famosi al mondo con la sola abilità del pronto ricordare, dell’acuto
distinguere e dell'interpretare acconcio e discreto. Al giure delle genti
occorre, invece, assai di frequente la discussione delle verità astratte.
Perocché esso è indipendente e superiore all'autorità della sopra-citata legge.
Si connette immediatamente al giure naturale che è al tutto razionale e speculativo.
Spesso gli è forza di riandar colla filosofia sulle fondamenta medesime dell’ordine
sociale umano, e spesso altresì non rinviene modo migliore per risolvere i
dubii e acquetare le discrepanze fuor che indagare i grandi pronunziati della
ragione perpetua del diritto, chiariti, dedotti e applicati mercé della
scienza. Poco importa se i meta-fisici si bisticciano. Ma non va senza
danno del genere umano il discordare e il traviare de' pubblicisti. E già si dice
che il fine criterio degl’uomini illuminati coglie il certo e il sodo della
scienza, ma non la crea e non l'ordina. La demenza degl’uonini fa talvolta
scandalosa la verità. Laonde ella ha a pronunziare di se medesima. Non venni a
recare la pace in mezzo di voi, sibbene la spada. Lo stato romano essere certa
congregazione di famiglie la qual provvede con leggi e con tribunali al bene
proprio e alla propria tutela -- tanto che sono competentemente adempiuti i
fini generali della socialità e i particolari di essa congregazione. Lo stato romano
non esiste per la contiguità sola delle terre e delle abitazioni, ma per certo
congiungimento e unità delle menti e degl’animi dei romani. Il che riconosciuto
e fermato, se ne ritrae ciò che pel diritto è primo principio ed assioma, non
potersi da niuno e sotto niuna ragione arrogare la facoltà di offendere e
menomare l'autonomia interna ed esterna dello stato romano insino a tanto che
questo non provoca gl’altri ad assalirlo con giusta guerra. Ed eziandio in tal
caso è lecito di occupare temporalmente il suo territorio e dominare il suo
popolo nei limiti della difesa e dell'equo rifacimento dei danni. L'uomo
individuo può nel servaggio e nelle catene serbare con isforzo la libertà dello
spirito e compiere in altro modo e sotto altre condizioni certa eroica purgazione
e certo mirabile perfezionamento della sua parte interiore e immortale. Ma ciò
è impossibile all’intero popolo romano, il quale nel servaggio di necessità si
corrompe ed abbietta, e quindi GRAVINA chiama assai giustamente la libertà della
nazione romana sacro-santa cosa e di giure divino. L'anima non è vendibile e
non è nostra, dicevano i teologanti per dimostrare da più parti la iniquità del
CONTRATTO. E neppure la libertà è vendibile. E se l'usarla e abusarla è nostro,
non è tale la facoltà e il principio infuso dal divino con l'alito suo divino e
che al dire d’Omero vale una mezza anima. Lo stato romano possiede onninamente
se stesso. Niuno fuori di lui può attribuirsene la padronanza. Quindi il popolo
romano o vivono in se od in altri. Cioè a dire, o provedono al proprio fine con
la legge e ordini propri e componendo un individuo vero e perfetto della
universa famiglia umana. Ovvero entrano a parte d'altra maggior comunanza con
ugualità di diritto e d’ufficio, come quelle riviere che ne' più larghi e reali
fiumi confondono le acque e perdono il nome. Questa è la generale e astratta
dottrina che danno la ragione e la scienza. La patria romana, impertanto,
significa quella contrada e quella congregazione d’uomini a cui ciascuno degli
abitanti e ciascuno dei congregati sentesi legato per tutti i doveri, gl’istinti,
i diritti, le speranze e gl’affetti del vivere comune. La patria romana, considerata
nella sua morale e profonda significazione, è il compiuto sodamento di ciascuno
verso di tutti e di tutti verso ciascuno. Se la patria romana non ha debito né
possibilità di nudrire del suo ogni giorno tutti i suoi indigenti, spietata
cosa sarebbe inibire a questi di procacciarsi altrove la sussistenza. Prediletta
opera delle mani del divino e la nazione romana. La nazione romana è pura,
domandano essi, e tutta omogenea. Questo e il puro principio della nazionalità romana.
Lo stato romano, dipendente come si sia da un altro non è, a propriamente
parlare, autonomo. E e perciò, a rigore di definizione, neppure la
denominazione di stato romano gli si compete. I prìncipi non sono, del certo,
scelti dal divino immediatamente, ma sono dal divino immediatamente investiti della
sovranità romana. Il popolo romano indica l'uomo a cui vuole obbedire e in
quell'uomo è subito la pienezza della sovranità romana che dal divino gli
proviene. Perocché come dal divino è istituito IL FINE della socievole
comunanza, così è istituito IL MEZZO nella autorità del comando. È sicuro che
nella lunghezza dei secoli le volontà e i giudizi umani si accostano
all'assoluto del bene sociale, quanto che la via che viene trascorsa non
procede diritta e spedita ma declina e torce continuo fra molti errori e molte
misere concussioni. La libertà della nazione romana, essendo naturale ed
essenziale agl’uomini e necessaria concomitanza d'ogni bontà, è doveroso per
tutti il serbarla integra nella sostanza. E perciò, né il privato individuo si
può vendere ad altro privato, né tutto il corpo de' cittadini assoggettarsi
pienamente e perpetuamente al dominio d’altro stato. Poco o nessun valore ha il
dissentimento dei piccioli e deboli, quando anche piglino ardire di esprimerlo;
e CHI INVESTIGA LA STORIA DELL’ANTICA ROMA RI-TROVA che DELLE PROTESTE loro
giacciono GRANDI FASCI dimenticati negl’archivi delle Cancellerie. Dacché siete
i più forti, correte poco rischio di vivere ex lege alla maniera dei ciclopi.
Ma confessare il diritto e contro il diritto procedere, non è conceduto a nessuno.
E parlavano meglio quegl’ateniesi che alle querele dei milesi rispondevano
senza sturbarsi. Il diritto è cosa pei deboli e non già pei forti e pei valorosi.
Il popolo romano è autonomo. Con altri vocaboli, lo stato romano, vero è libero
ed inviolabile. E la patria romana, nel significato morale e politico, è *sinonimo*
di STATO romano -- in quanto questo compone uno stretto e nativo consorzio in
cui ciascun cittadino ha debito e desiderio insieme di effettuare il grado
massimo di unimento sociale e civile. S’incominci
dall'avvisare chi sono costoro che si querelano della libertà dello stato romano
e ne temono danni così spaventevoli. Costoro sono i medesimi da cui si alzano
lagni e rimproveri cotidiani per qualunque libertà, eccetto la propria loro.
Vogliono limitare la stampa, limitare la libera concorrenza, limitare IL
PARLAMENTO e in fine ogni cosa col pretesto volgare ed ovvio che il parlamento,
il commercio, la stampa abusano di loro facoltà e trasvanno più d'una volta e
in più cose. La volontà umana, dite, è corrotta e inchinevole al male. Può
darsi. Ma privata di libertà so che depravasi molto di più e i padroni non meno
che i servi. Non è lecito agl’uomini di esercitare nessun diritto qualora
difettino pienamente delle facoltà e dei mezzi correlativi. Perciò il
fanciullo, il mentecatto, l'idiota cade naturalmente sotto l'altrui tutela, e
per ciò medesimo la parte meno educata del volgo ed offesa di troppa ignoranza,
o posta in condizione troppo servile, non ha nel generale facoltà e mezzi
proporziod esercitare diritti politici. Esaminato il fine del viver comune,
fatta rassegna d'alcuni principii direttivi, più bisognevoli al nostro intento
e poco o nulla NOTI AGL’NTICHI ROMANI, segue senza più che noi trapassiamo a
contemplare l'ottimo ordinamento civile. Cosi noi delineeremo qnalche fattezza
dell'incivilimento umano, contemplandolo nella natura primitiva ed universale
del popolo romano, ed avvisandoci di non iscambiare l'alterato e il mutabile
col permanente ed inalterato; e per converso, di non dar nome d'errore
emendabile e di accidente transitorio a ciò che appartiene alle condizioni
salde e durevoli della comunanza civile. Chè nel primo difetto cadono i troppo
retrivi ed i pusillanimi; nel secondo, i novatori audaci e leggeri. GL’ANTICHI
ROMANI con molto senno incominciano dall'insegnar quello che spetta al buono
stato della famiglia, perché della comunanza umana l'individuo compiuto non è
lo scapolo, ma l'ammogliato con prole o vogliam dire la famiglia, rimossa la
quale non rimane intermezzo alcuno che tempri l'amor proprio e la fiera e violenta
natura nostra. L'organizzazione tanto è
più eccellente quanto meno cede alle esterne azioni ed impressioni ed anzi
modifica con maggior efficacia ed appropria a sé quelle azioni. È da confessare
che un gran trovato fece lo spirito umano e giovevole soprammodo alla
prosperità del viver sociale, quando mise in atto quello che fu domandato GOVERNO
RAPPRESENTATIVO o parlamentare. Se dirai: carattere della nazione romana è la
continuità e circoscrizione del suolo d’Italia. E la nazione e nella lingua
romana, la letteratura e le arti. Se le origini e la schiatta; le colonie sono
tal membro e così vivace del corpo della patria onde uscirono, da non potersene
mai dispiccare, e la guerra americana è dalla banda dei sollevati iniqua e
parricida. Gran questione poi insorge sulle genti di confine, le quali
compongonsi il più delle volte di schiatte anfibie, a cosi chiamarle. Quindi
noi vogliamo, per via d'esempio, i nizzardi essere italiani – ROMANI -- e i francesi
li fanno dei loro. La compagnia civile comincia là solamente dove gl’animi si accostano,
e sorge desiderio di regolato e comune operare. La giustizia apre e chiude i
congressi degli dei, non quelli degl’uomini. La voce “nazione romana” nel suo
peculiare e pieno significato vuol dire unimento e società d'uomini che la
natura stessa con le sue mani à fatta e costituita mediante il sangue e la
singolarità delle condizioni interiori ed estrinseche. Per talché quella
società distinguesi da tutte l’altre per tutti gl’essenziali caratteri che
possono diversificare le genti in fra loro, come la schiatta, la lingua,
l'indole, il territorio, le tradizioni, le arti, i costumi. “Nazione romana”
vuol significare certo novero di genti per COMUNANZA DI SANGUE, conformità di
genio, medesimezza di linguaggio atte e pre-ordinate alla massima unione
sociale. Lo stipite umano è ordinato esso pure a spandere discosto da sé le
propagini e i semi. E ogni germe nuovo dee nudrirsi del terreno ove cade, non
del tronco da cui si origina. Sieno rese grazie publicamente da tutta l'Italia
a voi, o Valdesi, che l'antica madre mai non avete voluto e potuto odiare e
sconoscere insino al giorno glorioso che è dal divino coronata la vostra
costanza, e un patto comune di libertà vi riconciliava con gl’emendati
persecutori. S'io credessi quelle armi
che assiepano IL FORO, DICE CICERONE, starsene qui a minacciare e non a
proteggere, cederei al tempo e mi terrei silenzioso. Ma il fatto è che quelle
armi NEL FORO induceno per se sole una fiera minaccia, tanto che CICERONE parla
poco e male, e la paura ammazza l'eloquenza. Dal riscontro, per tanto, di tutte
le storie, senza timore mai d'eccezione, e più ancora dalla ripugnanza intima
di certi termini, quali sono felicità a servitù, spontaneità e costrizione,
ricavasi questa assoluta sentenza che in una nazione civile come ROMA, nessun
governo straniero – come Cartagine -- non può vantarsi mai né della legittimità
interiore, né della esteriore che emana dall'assentimento espresso o tacito della
popolazione romana. Non può aver luogo prescrizione, dove i diritti innati o
fondamentali dell'uomo ricevono sostanziale ingiuria ed offesa; e di si fatti è
per appunto la indipendenza o dimezzata o distrutta. Ogni cosa nell'uomo è
principiata dalla natura e poi dalla ragione e dall'arte è compiuta.Voi stesso
l'avete udito? Poerio: E come nò, se rinchiuso è con lui in una prigione
medesima? Pignatelli: E è la vigilia della sua morte? Poerio: Appunto è la vigilia. Sapete che valica la mezzanotte,
una voce improvvisa e sepolcrale veramente rompevane il sonno chiamando forte per
nome alcuno di noi; e quella chiamata voleva dire: vieni, ti aspetta il
carnefice. La notte pertanto che seguitò quel mirabil discorso di Pagano gli
sgherri gridarono il nome suo, e fu menato al patibolo. Pignatelli: Sta per
mezzo a voi quell'omerica figura del conte di Ruvo? Poerio: Nò, ma in Castello
dell'Uovo insieme con altri uffiziali e con l'intrepido Mantone. Nel Castel
Nuovo e in quella carcere proprio dove è Pagano, sta il fratel vostro maggiore,
principe di Strangoli, sto io, il Conforti, Cirillo, Granali, Palmieri, Russo e
due giovinetti amorevoli e cari, cioè l'ultimo figliuolo dello Spanò ed un
marchese di Genzano, bello come l'appollino e di cui sente Pagano particolare
compassione. V'à una cagione suprema di tutte le cose, cagione assoluta e
però insofferente di limiti e incapace d'aumento e di defficienza. Ma se niun
difetto può stare in lei, ella è il bene infinito e comprende infinitamente ogni
specie di bene. Ciò posto, la cagione suprema è altresì infinita bontà che
raggia il bene fuor di sé stessa e ne riempie la creazione ed ogni ente se ne
satura, a dir così, per quanto è fatto capace. Tale contenenza di bene è poi
sempre difettiva perché sempre è finita. Di quindi si origina il male. Non si
chieda dunque perché il divino è permettitore del male, ma chiedasi in quella
vece perché piacque al divino, oltre all'infinito, che sussistesse pure il
finito. Se il vivere nostro presente è condito di molto diletto e noi incapaci
di conoscere e desiderare con ismania istintiva l'eternità, forse potrebbesi
giudicare senza paradosso aver noi sortito quella porzioncella sola e frammento
di beatitudine, brevissima ma sincera e inconsapevole della propria caducità.
Col presupposto della immortalità, bene avverte BRUNO, alcun desiderio naturale
non è indarno e alcuna lacrima non cade senza conforto. Con la immortalità non
è affetto generoso perduto, non ferita dell'animo a cui non si apparecchi
altrove copioso balsamo. Per entro il corso interminato e magnifico de'nostri
destini, ogni male vien riparato, ogni speranza risorge, ogni bellezza
rifiorisce, ogni felicità si rinnova e giganteggia ne'secoli. Poerio: Quando è
possibile strappare dal cuor dell'uomo il concetto e la speranza della
immortalità, il consorzio civile medesimo pericolerebbe di sciogliersi e i
piaceri e le utilità stesse della vita presente verrebbero gran parte impedite
o affatto levate di mezzo. I dotti e i legisti barbareggiavano sempre peggio, e
pareva in loro una sorta di necessità tramutata in diritto, e niun discepolo
mai se ne querela; e le lettere cadevano in tale grettezza, che nelle prose di Giordani
si appuntavano parecchie mende di stile, ma nessuno accusava la tenuità dei
concetti e la critica angusta e slombata. Colletta è stimato dai più uno
storico sovrano e poco meno che un Tacito redivivo, ed altri istituivano
paragone tra il Guicciardini e il Botta, tra Goldoni e Nota. Tale il gusto e il
criterio comune. Pochi grandi filosofi non mancavano neppure a quei giorni.
Basti ricordare Bartolini nella scultura; Leopardi e Niccolini nella poetica;
Rossini, Bellini, Donizetti nella musica. In Italia scemando il sapere e la
potenza meditativa, crebbe l'amore spasimato ed irragionevole della bellezza
dell'abito esterno, lasciando a digiuno la mente e poco nudriti e mal governati
gli affetti. Letteratura e filosofia vasta, soda e ben definita, e parimente
larghe scuole e ben tratteggiate e scolpite mancano alla patria nostra da quasi
tre secoli e piuttosto ne abbiamo avuto cenni e frammenti, e ogni cosa a pezzi,
a sbalzi e a modo d'assaggio. Miei degni signori, il cibo che v'apparecchio è
scarso, scondito e di povera mensa, ma è letteratura e non meta-fisica. Non
appena l'esilio mi astrinse a lasciare l'Italia e fui spettatore d'altro ordine
di civiltà e uditore d'altri maestri, subito mi si aprì dentro l'animo l'occhio
doloroso della coscienza, ed ebbi della mia ignoranza una paura ed una vergogna
da non credere. Per giudicare alla prima prima che tutto è vecchio e trito in
un libro convien sapere dell'autore se nel generale à l'abito di pensar di suo
capo. Ed egli evoca nuovi spiriti di più sublime natura, i quali entrano a uno
a uno dentro la torre. Spirito del mare. Che vuoi? Barone. Sapere l'essenza del
bene e la fonte della felicità. Spirito del mare. Perché lo chiedi al mare?
Barone. Perché tu sai o puoi sapere ogni cosa; tu nei silenzj della notte tieni
misteriosi colloquj con la luna e con le stelle che in te si riflettono; e tu
pur ricevi nell ' ampio tuo seno i fiumi tutti del mondo, i quali ti raccontano
le geste antiche dei popoli e le più antiche vicende dei continenti per mezzo a
cui essi fluiscono senza posa. Spirito del mare. lo non so nulla (sparisce).
Barone. Che tu venga malmenato in eterno dallo spirito delle procelle, e che i
tuoi membri immortali sieno rotti e squarciati mai sempre dalle taglienti
creste degli ardui scogli. La coda del cavallo bianco dell' Apocalisse.
Che vuoi? Barone. Sapere in che consiste il bene, e dove è la fonte della
felicità. La coda. Perché lo chiedi a me? Barone. Tu sai la fine ultima delle
cose, e tu comparirai poco innanzi della consumazione del secolo. La coda.
Quando io comparirò, io ondeggerò nelle sfere, simile alla caduta del Niagara e
più tremenda della coda delle comete. Ogni mio crine rinserra un destino; e
ogni mio moto è un cenno di oracolo; ò trascorsi tutti i cieli di Tolomeo e i
cieli di Galilei e i cieli di Herschel; ò lambita con la mia criniera la faccia
delle stelle, e l'ò distesa sulle penne de' turbini; molte cose ò conosciute,
ma non quel che tu cerchi: io non so nulla (sparisce). Dagli Arabi si travasò
il mal gusto ne' Catalani e ne' Provenzali, e una vena non troppo scarsa ne fu
derivata ne' primi nostri verseggiatori. ALIGHIERI egli pure non se ne astenne
affatto; e noi peniamo a credere che a quel genio sovrano venisse scritta la
canzone lambiccatissima della Pietra. Sa ognuno che nel seicento, con lo
scadere dell' arte, ricomparvero quelle freddure e mattie, e ogni cosa fu piena
di acrostici, d'anagrammi, d'allitterazioni e altrettali sciempiezze. Ma per
buona ventura cotesta sorta vanissima di pedanteria non sembra ai moderni
pericolosa; e dico ai romani, perché appresso gli stranieri non ne mancano
esempj; e molti anno letto in un vivente poeta francese di gran nomea certi
capricci di metri e di rime i quali dimostrano come in lui siensi venuti
rinnovando tutti gli umori e le vertigini dei seicentisti. E nemmanco ci pare
immune dalle stranezze di cui parliamo quel concepimento del Goethe di ordire
la tragedia del Fausto con questa singolar legge che ogni scena fosse dettata
in metro diverso ed una altresì in nuda prosa, onde potesse affermarsi che
niuna maniera del verseggiare ed anzi dello scrivere umano (per quanto ne è
capace il tedesco idioma) mancasse a quel dramma; nuova maniera e poco assai
naturale e graziosa di porgere idea e figura del panteismo. Non può né deve il
poeta scompagnarsi mai troppo dalle opinioni e dai sentimenti comuni dell'età
sua; chè da questi principalmente è suscitato l'estro di lui, con questi
accende e innamora le moltitudini. D'ogni altro pensiero ed affetto, ove li
possieda e li senta egli solo, avrà pochi intenditori, pochissimi lodatori; e
la favella delle Muse langue e muor sulle labbra se non suona ad orecchie
benevole e a cuori profondamente commossi. In Inghilterra il Milton fierissimo
repubblicano e segretario eloquente del gran Cromvello, à quasi sempre poetato
di cose mistiche e teologiche e nulla v'à di politico, nulla d'inglese e di
patrio, né nel Paradiso perduto, né in altri suoi canti. Riuscirà sempre a
gloria grande e invidiata d'Italia che la Gerusalemme del Tasso compaja tanto
più bella e mirabile quanto più in lei si contempla e considera intentivamente
la perfezione del tutto. Certo, il Valvasone è meno forbito ed armonioso del
Tansillo, meno fluido del Tasso seniore, meno corretto, proprio e limato de'
più corretti e limati rimatori toscani; ma non per ciò si capisce come questa
minor perfezione di forma, abbia potuto oscurare nel giudicio de' raccoglitori
e de' critici il gran merito dell'invenzione. Che il Milton siasi giovato dell'
Angeleide non so, quantunque fra i due poemi si vengan trovando molti e
singolari riscontri che non è facile a credere casuali; ma questo io so bene
che a rispetto della guerra degli angeli episodicamente introdotta nel Paradiso
perduto, il Valvasone non perde nulla ad esser letto dopo l'Inglese e con
quello essere paragonato; il che non avviene del sicuro né per l' Adamo
dell'Andreini né per la Strage degl'Innocenti del cavaliere Marino, due
componimenti che dicesi aver suggerito a Milton parecchi pensieri e l'ideal grandezza
del suo Lucifero. L'ingegno poetico, in versificare ciascuno di quei subbietti,
tende a spiegare una novità, un' altezza e una leggiadria suprema di concetto,
di sentimento, di fantasia e di stile. Dove mancasse l'una di tali eccellenze,
l'arte sarebbe difettosa e quindi increscevole. Ci venne osservato (cosa che
per addietro non ben sapevamo) la critica letteraria incominciata in Italia con
ALIGHIERI essere morta col Tasso e gli amici suoi; e come cadde con quel
mirabile intelletto la nostra primazia nel ministero delle Muse, così venne
meno la filosofia estetica; e il nuovo dell' arte non fu capito, l'antico fu
dalla pedanteria svisato e agghiadato. L'arte critica antica ebbe ultimi
promulgatori due grandi ingegni, il Muratori e il Gravina. Della critica nata
dipoi con le nuove speculazioni e con le nuove forme di poesia, non conosciamo
in Italia alcun degno scrittore e rappresentatore. Dopo Omero nessun poeta, per
mio giudicio, può alzarsi a competere con l'Alighieri, salvo Guglielmo
Shakspeare, gloria massima dell'Inghilterra. E per fermo, ne' drammi di lui
l'animo e la vita umana vengon ritratti così al vero e scandagliati e disaminati
così nel profondo, che mai nol saranno di più. Ma le condizioni peculiari della
drammatica e l'indole propria degl' ingegni settentrionali impedirono a
Shakspeare di raggiungere quella perfetta unione sì delle diverse materie
poetiche e sì di tutte l'eccellenze e prerogative onde facciamo discorso. E
veramente nelle composizioni sue la religione si mostra sol di lontano e molto
di rado; e tra le specie differenti e delicatissime d'amore ivi entro
significate, manca quella eccelsa e spiritualissima di cui si scaldò l'amante
di Beatrice. Il poeta è dall'ispirazione allacciato e padroneggiato sì forte,
da non saper bene sottomettersi all'arte ed alla meditazione. Il troppo
incivilirsi dei popoli aumentando di soverchio l'osservazione e la critica e
affinandovisi l'arte ogni giorno di più per effetto medesimo dell' esercizio e
dell' esperienza e per desiderio di novità, mena il poeta a scordar forse
troppo l'aurea semplicità degli antichi, il sincero aspetto della natura e i
veri e spontanei moti dell'animo. Il compiuto e l'ottimo della poesia consiste
in racchiudere dentro ai poemi con vaga e proporzionata unità di composizione
tutto quanto il visibile ed il pensabile umano per ciò che in ambedue è più
bello e più commovente. Consiste inoltre nel figurare e ritrarre cotesto
subbietto amplissimo e universale con la maggior novità e la maggiore sublimità
e leggiadria di concepimento, di fantasia, d'affetto e d'elocuzione che sia
fattibile di conseguire. Laonde poi il concepimento, così nel complesso come
nelle sentenze particolari, dee riuscir succoso, vario ed inaspettato e pieno
di recondita dottrina e saggezza; l'affetto dee correre, quanto è possibile,
per tutti i gradi e le differenze, e toccare il sommo della tenerezza e
commiserazione e il sommo della terribilità. Tasso, anima pia e generosa, ma in
cui (non so dir come) nulla v'era di popolare. Quindi egli s'infervorò della
maestà teocratica dei pontefici e aderì alla nuova cavalleria cortigiana e
feudale; quindi pure accettò con zelo e con osservanza scrupolosa l' ortodossia
cattolica, e nella vita intellettuale quanto nella civile, fu dall' autorità
dei metodi e degli esempj signoreggiato. Da ciò prese nudrimento e moto il
divino estro suo e uscirono le maraviglie della Gerusalemme. Nel Tasso poi sono
tutti i pregi e tutta quanta la luce e magnificenza della poesia classica, e
spiccano altresì in lui alcuni attributi speciali del genio italiano in ordine
al bello. In perpetuo si ammirerà nella Liberata ciò che l'arte, i precetti, l'erudizione
e la scienza possono fare, ajutati e avvivati da una stupenda natura poetica. L'ARIOSTO
significa la commedia umana quale la veggiamo rappresentarsi nel mondo, laddove
ALIGHIERI fece primo subbietto suo il soprammondano, e in esso figurò e
simboleggiò le cose terrene. E come il gran Fiorentino nelle fogge variatissime
de' tormenti e delle espiazioni dipinse i variatissimi aspetti delle indoli e
delle passioni, il simile adempiva l'Ariosto sotto il velo dei portenti magici
e delle strane avventure. Ma certo qual narrazione di fatti umani riuscirà più
vasta, più immaginosa e più moltiforme di quella dell' Orlando furioso? Quivi
sono guerre tra più nazioni, nascimenti e ruine di molti regni, conflitto
sanguinoso di religione e di culto, infinita diversità e singolarità di
costumi, e tutto il Ponente e il Levante offrono larga scena e strepitoso
teatro a cotali imprese e catastrofi. Quivi sono dipinte la vita privata e la
pubblica, le corti e le capanne, i castelli ed i romitaggi; quivi s'intrecciano
gradevolmente la cronica, la novella e la storia, e ciò che il dramma à di
patetico, l'epopeia di maestoso, il romanzo di fantastico. Non credo che in
veruna straniera letteratura possa come nella nostra volgare annoverarsi una
sequela così sterminata di poemi eroici e di romanzeschi, parecchj de' quali
brillerebbero di gran luce, ove fossero soli e non li soverchiasse la troppa
chiarezza di Dante, dell'Ariosto e del Tasso. Né reputo presontuoso il dire
che, per esempio, la Croce racquistata del Bracciolini o il Conquisto di
Granata di Girolamo Graziane sostengono bene assai il paragone o con l'Araucana
dell' Ercilla o coi medesimi Lusiadi di Luís Vaz de Camões ai quali ànno
accresciuta non poca fama le sventure e le virtù del poeta; e per simile, io
giudico che l' Amadigi del Tasso il vecchio o l'Orlando innamorato del Berni,
non temono di gareggiare con la Regina Fata di Spenser e con quanto di meglio
in tal genere ànno prodotto l'altre nazioni. Ma non è da tacere che in quasi
tutti questi nostri poemi riconoscesi agevolmente l'uno o l'altro dei tipi che
nel Furioso e nella Gerusalemme ricevettero perfezione, ed a cui poca giunta di
novità e poche profonde mutazioni si fecero dagl'ingegni posteriori; e ne'
poemi eroici singolarmente a niuno è riuscito di ben cantare i difetti del
Tasso, molti in quel cambio li esagerarono. Scusabile mi si fa Marino e
scusabili gl'Italiani, quand'io considero lo stato di lor nazione sotto il
crudele dominio degli Spagnuoli, e fieramente mi sdegno con questi medesimi che
nella patria loro ancor sì potente e sì fortunata, plaudivano a que' delirj e
incensavano il Gongora, meno ingegnoso assai del Marino e di lui più strano e
affettato. In fine, gioverà il ricordare che all'Italia serva, scaduta e
dilapidata, rimaneva pur tanto ancora di prevalenza intellettuale appresso
l'altre nazioni che de' trionfi più insigni e delle lodi più sperticate del
cavalier Marino furono autori i Francesi; e per lungo tempo assai nessuno de'
lor poeti seppe al tutto purgarsi della letteraria corruzione venuta d'oltre
Alpe; testimonio lo stesso Cornelio, alto e robustissimo ingegno, ma nel cui
stile nondimeno avria dovuto il Boileau ritrovare assai spesso di quel medesimo
talco del quale parevangli luccicare i versi del Tasso. Dal Marino incominciò a
propagarsi nel mondo una poesia fantastica e meramente coloritrice, la quale
cerca l'arte solo per l'arte, fassi specchio indifferente al falso ed al vero,
alle cose buone ed alle malvage, alle vane e giocose come alle grandi e instruttive;
sente tutti gli affetti e nessuno con profondità, e nell'essere suo naturale od
abituale, canta di Adone, come di Erode e così delle favole greche come delle
bibliche narrazioni] Fiorirono in tale intervallo tre ingegni eminenti che
forse mantennero alla lirica nostra una spiccata maggioranza su quella d'altre
nazioni. Ognuno, io penso, à nominato ad una con me il Chiabrera, il Filicaja
ed il Guidi. Dal solo Chiabrera fu l'Italia regalata di tre nuove corone
poetiche; mercechè veramente nelle sue mani nacque e grandeggiò prima la
canzone pindarica, poi la canzone anacreontica e infine il sermone oraziano; né
mal s' apporrebbe colui che attribuisse al Chiabrera eziandio la rinnovazione
del Ditirambo. Il Filicaja venne a tempi ancora più disavventurati, e quando
più non era possibile discoprire ne' suoi Fiorentini un segno e un vestigio
pure dell'antica fierezza repubblicana. Ma il senso del bene morale e la pietà
religiosa fervevano così profondi nell'animo suo che bastarono a farlo poeta. Mai
né in questa nostra patria, né fuori sonosi udite canzoni così ben temperate di
splendore pindarico e di maestà scritturale come quelle del Filicaja. Nel Guidi
allato a concetti ed a sentimenti spesso comuni e rettorici, splende una forma
non superabile di novità, di bellezza e magnificenza. Certo, se a Guidi fosse
toccato di vivere in seno di una nazione forte e gloriosa, non ostante la poca
fecondità e vastità di pensieri, io non so bene a qual grado di eccellenza non
sarebbe salita la lirica sua; perché costui propriamente sortì da natura Yos
magna sonaturum, e ce ne porge sicura caparra la sua canzone alla Fortuna. A me
sonerà sempre caro ed insigne il nome di Varano, perché da lui segnatamente, a
quello che io giudico, s'iniziò il corso della poesia moderna italiana; e forse
la patria non gli si mostra ricordevole e grata quanto dovrebbe. Chi trovasse
non poca similitudine tra la mente del Varano e quella del Young, credo che
male non si apporrebbe. Anime pie e stoiche ambidue, e dischiuse non pertanto
agli affetti gentili, diffondono ne' lor versi un religioso terrore e un'
ascetica melanconia che nell'Inglese riescono cupi, inconsolati e monotoni, e
nell'Italiano s'allegrano spesso alla vista del nostro bel sole, e dai pensieri
del sepolcro volano con gran fede alla pace e serenità della gloria immortale. Varano
poi insieme col Gozzi restituì alla Divina Commedia il debito culto; Gozzi con
li scritti polemici, egli con la virtù dell' esempio; ed ebbe arbitrio di dire
a Dante ciò che questi a VIRGILIO: Tu séi lo mio maestro e il mio autore. Se
non che il cantore delle Visioni chiuse e conchiuse l'intero universo nel
sentimento della pietà e nei misteri del dogma, e non ben seppe imitare del suo
modello la nervosa brevità e parsimonia, la varietà inesauribile e la peregrina
eleganza. Se taluno dei suoi piuttosto scarsi scolari volle talora celebrare in
R.. l'ultimo anello della catena che da GALLUPPI si continua in SERBATI e
GIOBERTI, unanime e il consenso dei suoi maggiori contemporanei e dei posteri
nell'affermare il valore pressoché nullo della sua vasta produzione filosofica.
SERBATI e più scolastico, R. più civile. Quello quasi sterile in politica,
questo R. molto feconda, risolvendo i problemi più ardui e interessanti della
vita sociale. Quello è timido, questo R. Coraggiosa. Quello arriva a rifiutare
sul terreno pratico le conseguenze de' suoi principii per un pregiudizioso
rispetto di casta non evitando il disonore di una ritirata e la deformità del
sofisma; R., per lo contrario tutta intrepido si sostenne colla gloria di una
vittoria, colla dignità di una rigorosa coerenza, e colla bellezza di una vera
argomentazione. SERBATI in un bel momento di sua ragione scrive stupende pagine
sulla riforma del clero; poi ha la debolezza di ritirarle, impaurito dalle
minaccia dell'indice. R. è oggi quel che era ne' primi giorni della sua vita
pubblica, e non sa temere altro autorevole indice che quello del buon senso.
Nel suo saggio, intitolalo “Del diritto” (Scolastica, Torino) i ammira il
coraggio della coscienza di un filosofo, e la prudenza d'un uomo di stato.
Riguardo poi ai pregi della forma, SERBATI è semplicemente filosofo, R. è un
filosofo-oratore. Nel primo spicca la pura meditazione, nel R. si unisce il
genio che feconda il deserto delle speculazioni metafisiche, delle avanzate
astrazioni. In SERBATI vi ha una ricchezza povera, cioè una stiracchiatura di
poche idee in molte parole, quasi diffidi della memoria, e dell'abilità del
lettore. In R. vi ha una povertà ricca, cioè molte idee in poche parole; il che
appaga l'amor proprio del lettore, e ne fa liete tutte le potenze della
ritentiva e della ragione. Altri saggi: ““Dell'ottima congregazione umana e del
principio di nazionalità romana e italiana” (Subalpina, Torino); “Pagano,
ovvero, della immortalità”; “Dai Torchi della Signora De Lacombe”; “Prose
letterarie” (Barbera, Firenze). Terenzio Mamiani della Rovere. Rovere. Keywords:
confessioni di un metafisico, il rinnovamento della filosofia antica italiana, Vico,
Cuoco, Cicerone, Roma antica, gl’antichi romani, il foro, il caso di Nizza, la
communita di sangue. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e della Rovere," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice
e Rubellio: la filosofia sotto il principato di Nerone – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano.
Portico. Uomo di carattere encomiabile e studi filosofici che si ritrova al
centro delle faide tra Agrippina e il figlio princeps NERONE per la sua
ascendenza imperiale -- egli e cugino di secondo grado del princeps in quanto
figli di cugine nipoti di Tiberio e bisnipoti adottive d’OTTAVIANO -- venne
prima esortato, insieme alla moglie Antistia Pollitta figlia del console Lucio
Antistio Vetere, a ritirarsi, verosimilmente dopo aver ricoperto solo la
questura, nei possedimenti familiari in Asia e poi ucciso con la testa mozzata
riportata a Roma. Nel mezzo di tali vicende, brillò in cielo una
cometa, che la credenza popolare interpreta come segno di cambiamento del re.
Quindi, come se già Nerone fosse stato cacciato, ci si domandava su chi
sarebbe caduta la scelta, e sulla bocca di tutti correva il nome di Rubellio
Plauto, la cui nobiltà derivava, per parte di madre, dalla famiglia Giulia.
Amava le idee e i principi del passato, austero nel comportamento, riservato e
casto nel privato, e quanto più cercava, per timore, di passare inosservato,
tanto più si parlava di lui. Le chiacchiere sul suo conto presero
consistenza, quando si diede, con altrettanta leggerezza, l'interpretazione di
un fulmine. Infatti, mentre Nerone banchettava presso i laghi di Simbruvio, in
una villa chiamata Sublaqueum, i cibi furono colpiti dal fulmine, che mandò in
pezzi la mensa, e ciò si era verificato nel territorio di Tivoli, da cui
proveniva il padre di Plauto, sicché la gente credeva che il volere degli dèi
l'avesse destinato alla successione, e parteggiavano per lui non pochi, per i
quali vagheggiare avventure rischiose è una forma di ambizione suggestiva, ma
in genere illusoria. Scosso dunque dalle voci, Nerone scrisse una lettera
a Plauto: lo invitava a farsi carico della tranquillità di Roma e a non prestarsi
a chi propalava chiacchiere maligne: aveva, in Asia, terreni ereditati, in cui
poteva passare, al sicuro, una giovinezza lontana da torbidi. Così Plauto là si
ritirò con la moglie Antistia e pochi amici.Tacito, Annales. Syme. Related
by marriage to Tiberio. Perceived as a threat by Nerone, he is sent to Asia
where he is killed. He is a friend of Coerano and Musonio Rufo. Sergio Rubellio
Plauto. Keywords: Nerone. Rubellio.
Grice e Ruberti: la natura abhorre
il vuoto, o la tromba di Gabriele -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pideura). Filosofo italiano. Studia
a Faenza e Roma sotto CASTELLI. Srive a GALILEI una lettera di risposta a sue
richieste a CASTELLI, che assente in quei giorni lascia allo studente il
compito di segretario. In tale lettera colge l'occasione per presentarsigli,
che egli ammira grandemente. Il vivere da vicino le vicende del processo a
Galilei gl’indusse a dedicarsi più strettamente alla matematica nonostante
padroneggiasse gli strumenti teorici e fosse un abile costruttore di
cannocchiali. Divenne segretario di Ciampoli, un filosofo devoto a Galilei, che
segue nei suoi incarichi governativi nelle Marche e nell'Umbria. Castelli
presenta a Galilei il saggio di R., “De motu gravium” suggerendogli di
impiegarlo come discepolo e assistente. Così e e divenne assistente di Galilei e
su domanda e insistenza di Galilei si trasfere nella sua abitazione. Alla
morte di Galilei, Ferdinando II gli nomina matematico del gran ducato di Toscana.
Studia geometria, dove anticipa il calcolo in-finitesimale. Si dedica alla
fisica, studiando il mosso dei gravi e dei fluidi e approfonde l'ottica.
Possede un laboratorio nel quale realizza egli stesso lenti e telescopi. Si
dedica anche allo studio dei fluidi, giungendo ad inventare il baro-metro a
mercurio chiamato, "tubo di Torricelli" o "tubo da vuoto”. Tale
invenzione si basa nella misurazione della pressione atmosferica attraverso
l'uso di questo tubo che, proprio sotto la spinta di tale pressione, viene
riempito dal mercurio fino all'altezza costante di 760 mm -- esperimento
effettuato sul livello del mare. Proprio da questa invenzione nasce l'unità di
misura della pressione "millimetri di mercurio" – mmHg -- e
l'uguaglianza: 1 Atm = 760 mmHg -- la pressione di un'atmosfera corrisponde a
760 millimetri di mercurio. Pubblica “Opera Geo-Metrica”, della quale “De motu
gravium” costituisce la II parte. Si dice faentino e tale è considerato
dalle persone che lo conosceno, ma le ricerche compiute già subito dopo la sua
morte nei registri battesimali di Faenza non hanno esito. Ciò da adito ad un
secolare dibattito, durante il quale varie altre località romagnole
rivendicarono l'onore di avergli dato i natali. Rossini ricostrusce l'albero
genealogico della famiglia, originaria di Pideura, nel contado faentino,
risalendo di due secoli oltre la nascita di R.. Bertoni, del liceo che da R.
prende nome, trova nel registro dei battezzati della Basilica di S. Pietro in
Vaticano il suo atto di battesimo. Ciò che trae in inganno i filosofi è il
fatto che R. assume il cognomen Torricelli della madre. Si sa che il nome del
padre e Gaspare. Pertanto, si cercano notizie di un inesistente Gaspare
Torricelli. Viceversa, si hanno notizie di una Giacoma Torricelli e si ritenenne
che è la zia paterna. È invece la madre. La lettera a Galilei, conservata alla
Biblioteca Nazionale di Firenze fra i manoscritti galileiani, è il primo
documento nel suo carteggio. Rappresenta un documento fondamentale per studiare
la vita e l'opera del filosofo faentino. Descrive la propria formazione filosofica.
Si dichiara a conoscenza dei fatti che portano a breve alla condanna di Galilei
e dichiara la propria fede galileiana. Molto Ill. re et Ecc. mo Sig. r mio Col.
mo Nella absenza del Rev. mo padre matematico di N. Sig. re, sono restato
io; humilissimo suo discepolo e servitore, con l'honor di suo secretario. Fra
le lettere del quale havendo io letta quella di V. S. molto Ill. re et Ecc. ma,
a lei ne accuso, conforme l'ordine datomi, la ricevuta, e a lui Rev. mo ne do
parte in compendio. potrei nondimeno io medesimo assicurar V. S. che il padre abbate
in ogni occasione, e con il maestro di Sacro Palazzo e con i compagni di quello
e con altri prelati ancora, ha sempre procurato di sostenere in piedi li dialoghi
di lei Ecc. ma, e credo che sia stato causa che non si è fatta precipitosa
resolutione. Io sono pienissimamente informato d'ogni cosa. Sono di
professione matematico, scolaro del Padre R. mo di anni, e duoi altri havevo
prima studiato da me solo sotto la disciplina dei gesuiti. Son stato il primo
che in casa del padre Abbate, et anco in Roma, ho studiato minutissimamente e
continuamente sino al presente giorno il libro di V. S., con quel gusto che
ella si puol imaginare che habbia havuto uno che, già AVENDO ASSAI BENE
PRTICATA TUTTA LA GEOMETRIA, Apollonio, Archimede, Teodosio, et che havendo
studiato Tolomeo et visto quasi ogni cosa del Ticone, del Keplero e del
Longomontano, finalmente adhere, sforzato dalle molte congruenze, al Copernico,
ed è DI PROFESSIONE E DI SETTA GALILEISTA. Il Padre Grienbergiero, che è molto
mio, confessa che il libro di V. S. gli da gusto grandissimo e che ci sono
molte belle cose, ma che l'opinione non la loda, e se ben pare che sia, non la
tien per vera. Il Padre Scheiner, quando gliene ho parlato, l’ha lodato,
crollando la testa. Dice anco che si stracca nel leggerlo per LE MOLTE
DISGRESSIONI. Io gli ricordo le medesme scuse e diffese che V. S. in più lochi
va intessendo. Finalmente dice che V. S. si porta male con lui, e non ne vol
parlare. Del resto io mi stimo fortunatissimo in questo, d'esser nato in
un secolo nel quale ho potuto conoscere et riverir con lettere un Galileo, cioè
un oracolo della natura, et honorarmi della padronanza et disciplina d'un
Ciampoli, mio amorevolissimo signore, eccesso di meraviglia, o se adopri la
penna o la lingua o l'ingegno. Haverà quanto prima il Padre R. mo la carissima
di V. S., e le risponderà. Intanto V. S. Ecc. ma mi fa degno, ben che inetto,
d'esser nel numero de' servi suoi e DE’ SEGUACI DEL VERO; che già so che il
Padre R. mo, o a bocca o per lettere me gli haverà altre volte offerito per
tale. E per fine a V. S. faccio con ogni maggior affetto riverenza. Roma,
Di V. S. molto Ill. re et Ecc. ma Sig. r Gall. Gal. La lettura approfondita
delle “Due nuove scienze” di Galilei dei cui ultimi capitoli segue direttamente
la stesura ad Arcetri, gli ha suggerito molti sviluppi dei principi della
meccanica ivi stabiliti. Tali sviluppi sono esposti nel trattato dal titolo “De
motu gravium”. Nell’ “Opera Geometrica” conceve il principio del baro-metro, costruendo quello
che ora è chiamato tubo di Torricelli e individuando il "vuoto
torricelliano". Con VIVIANI dimostra che IL VUOTO ESISTE IN NATURA e che
l'aria ha un peso PONENDO QUINDI FINE ALLE MILLENARIE DISCUSSIONI FILOSOFICHE
SULL’HORROR VACUI. Un'unità di misura della pressione è stata chiamata “Torr” in
onore alla madre di R. e corrisponde a millimetri di mercurio. L'unità di
misura del sistema Internazionale è invece il “pascal”, in onore di un altro
illustre fisico Blaise Pascal, che fa fiorire numerose ricerche sperimentali
dalla estesa e definitiva teoria della pressione atmosferica descritta da
Torricelli. La parola “baro-metro” coniata da Boyle è quasi sempre
associata al nome di R. che risulta quindi fra i più celebri filosofi italiani
nella storia. Essendo in diretto contatto con Cavalieri inizia a lavorare con
la geometria degl’indivisibili e ben presto supera, secondo lo stesso
Cavalieri, il suo maestro. E abilissimo nell'utilizzarne le tecniche, cioè
il metodo degl’indivisibili, come anche il metodo d'esaustione, che e in uso
presso gl’antichi, fra tutti il grande Archimede, di cui è entusiasta
ammiratore. A R. dobbiamo la riscoperta del matematico siracusano. Per il
gusto di imitare i classici, dimostra in XXI modi diversi un teorema di
Archimede: XI con il metodo d'esaustione, X con il metodo degl’indivisibili.
Spesso i risultati ottenuti con la geometria degl’indivisibili venneno poi
confermati con altre dimostrazioni, a causa della controversia sulla loro
fondatezza. Il fatto interessante è che lo stesso Archimede elabora una
sorta di geometria degl’indivisibili, ma non la ritiene rigorosa, e perciò
dimostra sempre i suoi risultati con il metodo d'esaustione. Tutto ciò si è
scoperto quando si scopre un palinsesto con un'opera sconosciuta d’Archimede,
il Metodo meccanico, nel quale espone questi procedimenti. -- è famoso per
la scoperta del solido di rotazione infinitamente lungo detto “la tromba di
Gabriele”, da lui chiamato “solido iper-bolico acutissimo”, avente l'area della
superficie infinita, ma il volume finito. La tromba di Gabriele è considerato
per molto tempo un paradosso "incredibile" per molti, incluso R. stesso,
che cerca diverse spiegazioni alternative, anche perché l'idea di un secchio
che è possibile riempire di vernice, ma impossibile da pitturare è senz'altro
singolare. Il solido in questione scatena un'aspra controversia sulla natura
dell'infinito, che ha coinvolto anche Hobbes. In questa disputa alcuni sostenneno
che il solido conduce all'idea di un infinito completo. -- è stato pioniere nel
settore delle serie infinite. In “De dimensione parabolae" R. considera
una successione decrescente di termini positivi “{{0},{1},{2}}” e mostra che la
corrispondente serie tele-scopica “{{0}{1})+{1}{2})+}” converge necessariamente
a “{{0}-L{0}-L},” dove “L” denota il “limite” della successione. In questo modo
riusce a dare una dimostrazione dell’espressione per la somma della serie
geometrica. A Faenza è presente una statua di fronte alla chiesa di S. Francesco
che lo raffigura con in mano un baro-metro a mercurio -- nella statua, l’altezza
del barometro è proporzionalmente inferiore a quella reale, che deve essere di
almeno 76 cm. -- Per la storia della scoperta della sua vera origine vedi anche
Registrazione del convegno per lui, Fidio, C. Gandolfi, Idraulici italiani, Biblioteca
Europea di Informazione Cultura. In questa sperimentazione venne preceduto da Berti,
che conduce un esperimento baro-metrico utilizzando acqua anziché mercurio.
Cfr. L'esperimento di Berti, realizzato a Roma Moon: Torricelli G. Rossini, Convegno di studi torricelliani in
occasione dell’anniversario della nascita, Faenza, Lega, Bertoni, La sua
faentinità e il suo vero luogo di nascita, in Studi e ricerche del liceo
Torricelli, Faenza, Ragazzini, Toscano, L'erede di Galilei. Vita breve e
mirabile, Milano, Sironi. Alexander, Infinitamente piccoli. La teoria
matematica alla base del mondo moderno, Torino, Codice edizioni, Baro-metro di Torricelli, Equazione di
Torricelli, Legge di Torricelli Torr, Tromba di Torricelli, Treccan Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Crusca. E. Torricelli,
Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Scienze, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Museo della Storia della Scienza, Firenze. Evangelista
Torricelli Ruberti. Keywords: il vuoto, geometria. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ruberti” – The
Swimming-Pool Library
Grice e Rucellai: gl’amori di Linceo,
o della filosofia imperfetta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Crusca. Discepolo
di GALILEI e in certa guisa il depositario e spositore delle opinioni meta-fìsiche
professate dal suo maestro. Di più: in cui la scuola di Galilei ha uno dei
maggiori lumi. Afferma di essere amico e confidente di Galilei, ma ciò non
corrisponde al vero. In verità si incontrano solo una volta quando e suo ospite
nella villa di Arcetri. Men che meno e suo studente. Quanto poi alla meta-fisica
di Galilei, i dialoghi filosofici parlano da soli. Quando comincia a comporre i dialoghi presero
persino a chiamarlo "il nostro sapientissimo Socrate". Ma anche
questa è una bufala. Il fatto è ogni volta che compone un dialogo, ama recitarlo
al suo palazzo davanti a un pubblico scelto di personaggi del bel mondo
fiorentino. Che al suo palazzo, uno dei più ricche di Firenze, si mangia e beve
gratis. Quindi più dialoghi recita, più si gozzoviglia. Per questo lo incitano
a continuare. La verità è che in filosofia non vuole, non segue la ragione. Chiudendo
gl’occhi alla scienza, in qualunque punto, non dice nero né bianco. Altro che
discepolo di Galilei anche se a Firenze, a questa panzana, ci credeno in molti.
Non è un caso dunque se i dialoghi sono pubblicati non per meriti filosofici, ma
linguistici. I dialoghi sono citati dal vocabolario della Crusca, ed ottimo
avviso è il farne spoglio abbondante perché la loro favella è veramente d'oro
e, se lo stile procede talvolta prolisso, è sempre chiarissimo ed elegante e à gran
ricchezza di voci e frasi, convenienti agli studj speculativi. Forse è proprio
per la sua grande abilità nel farsi credere che, nel gran ducato, la sua stella
sembra non tramontare mai. Ambasciatore toscano prima presso Ladislao IV e poi Ferdinando
III. Intendente della biblioteca laurenziana. Tutore di Francesco Maria. Acclamato
priore dell'accademia della Crusca con l’alias di “imperfetto” Strano perché
lui, invece, è un perfetto: un perfetto bugiardo. Altre saggi: “Descrizione
della presa d'Argo e de gl’amori di Linceo con Hipermestra”; Opuscoli inediti di
celebri autori toscani, Prose e rime inedite di Rucellai, Tommaso Buonaventura,
Degl’officii per la società umana”; “Della provvidenza”; “Della morale”, Crusca.
Orazio Ricasoli-Rucellai. Ruscellai. Keywords: gl’amori di Linceo, imperfetto?
perfetto – perfetto bugiardo. --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rucellai”
Grice e Ruffolo: dal guazzabuglio al
possibilismo come terapia eutimistica -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Cosenza).
Filosofo Italiano.Torna a Roma dal fronte della campagna greco-albanese della
seconda guerra decorato con IV medaglie al valore per diverse intrepide azioni
contro il nemico, in cui e ferito con arma da fuoco trapassante il petto. Organizza
in seno al ministero dell'interno una cellula di resistenza partigiana, che gli
vale l'attestazione di partigiano combattente e una medaglia di bronzo al
valore partigiano. Per via della delazione di un componente del gruppo di
resistenza è arrestato dalla banda Pollastrini-Koch e incarcerato alla pensione
Jaccarino in via Romagna. Trasferito in Regina Coeli, condivide la cella con
PINTOR e SALINARI, discutendo del dopo liberazione. Trasferito a via Tasso
e interrogato da Kappler. L'iniziale sentenza di morte e commutata in deportazione. Qualche
ora prima dell'ingresso degl’alleati in Roma, all'abbandono di Roma da parte
dei tedeschi, usce dal carcere insieme per essere avviato su uno dei III
torpedoni in attesa a Piazza S. Giovanni per essere deportato in Germania. Un IV
torpedone e invece quello destinato all'eccidio di La Storta dove e ucciso
BUOZZI. Lee SS gli impedeno il suo proposito di salire proprio sul IV
torpedone, scostato dagl’altri, avvalorando la tesi che l'eccidio e pre-meditato
e non una reazione impulsiva del comandante. Costretto a salire su uno dei
restanti III torpedoni, si getta mentre il convoglio e in marcia. Riusce a far
perdere le tracce e a liberarsi nonostante le S. S. hanno fermato il convoglio
e lo insegueno nella campagna nei pressi di Ficulle. Dell’arresto e
prigionia da conto in "Roma -- storia della mia cattura e fuga dalle S. S.
dai nazisti” (Roma). Al termine della guerra, ha la carriera di notaio a Grosseto.
Uomo colto, conversatore brillante con battute spesso umoristiche. In occasione
della trasmissione "Testimoni oculari" di S. Zavoli, circa la
detenzione a Via Tasso, venne intervistato il fratello Sergio. La sua
condizione di laringectomizzato per il tumore alle corde vocali, e probabile
causa della mancata intervista. Tuttavia non è citato nella trasmissione,
in quanto il fratello omite di nominarlo nell'intervista, causando uno
spiacevole dissapore familiare, tenuto conto delle drammatiche e
indimenticabili circostanze di quei momenti vissuti insieme. Amico e
intrattenne corrispondenza tra gl’altri, con ORLANDO, LEVI, RAGGHIANTI,
BALDINI, TROMBADORI, VALERI, MORANTE, CASSOLA, MELLONE (‘Fortebraccio’),
GUERCIO, RIPELLINO, GABRIELLI, E STERN. Notevole la mole dei suoi saggi filosofici
e il cui interesse di pensiero, investe gli argomenti più disparati. Altri
saggi: “La cosmologica” (Roma, Signorelli), opera poetico-filosofica. Fonda la
“metafisica possibilista” basata sulla teoria della relatività generale e della
fisica dei quanti; "America come pre-testo" (Roma, Ventaglio);
"Il possibilismo: suggerimento filosofico eutimistico-terapeutico” (Roma,
Mancosu); "Guazzabuglio"; “Quadri di una esposizione” (Roma, Barone);
“Guazzabuglio” (Roma, Croce); “Oltre gl’ali di Icaro” (Roma, Mancosu). Nicola
Ruffolo. Ruffolo. Keywords: Icaro, Cosmologica, possibilismo, guazzagublio, lo
specchio del diavolo, implicatura eutimistica-terapeutica. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Ruffolo” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rufino: il commentario filosofico
– Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Aquileia).
Filosofo italiano. He comments some ‘saggi’ by Origen. Tirannio Rufino.
Grice e Rufo: NAM CVM ESSET ILLE VIR
EXEMPLVM VT SCITIS INNOCENTIÆ CVM ILLO NEMO NEQVE INTEGRIOR ESSET IN CIVITATE
NEQVE SANCTIOR NON MODO SVPPLEX IVDICIBVS ESSE NOLVIT SED NE ORNATIVS QVIDEM
AVT LIBERIVS CAVSAM DICI SVAM QVAM SIMPLEX RATIO VERITATIS FEREBAT – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
Italiano. Scolaro di Panezio. Combatte sotto Numanzia agl’ordini d’Emiliano SCIPIONE
(si veda) come tribunus militum ed e pretore urbano. Al pari di MARIO (si
veda) – e SCEVOLA augure, R. segue come legato Quinto Metello nella guerra
contro Giugurta. Quando Mario, quale console, assunse il comando dell’esercito,
R. ritorna a Roma. Console. R. segue l’amico Marco Scevola l’augure nel
suo pro-consolato d’Asia. Condannato ingiustamente per accuse di nemici che si è
procurato con la sua rigida onestà, R. vive da prima a Mitilene e poi a Smirne,
e rifiuta l'invito di SILLA (si veda) di accompagnarlo a Roma. CICERONE conosce
Rufo a Smirne. A Smirne, Rufo scrive un "De vita sua" e una storia di
Roma. È oratore. I suoi discorsi hanno per la loro aridità impronta del
Portico. Coltiva gli studi giuridici. Militari romani e politici romani.
Console della Repubblica romana. Muore a Smirne. Gens: Rutilia. Console. Militare,
politico e storico romano. Comincia la sua carriera militare al seguito d’Emiliano
Scipione Africano minore, nella guerra in Spagna. R. è legato di Quinto Cecilio
Metello Numidico, proprio nel corso della guerra contro Giugurta, durante la
quale, fra i sotto-posti di Metello, vi è anche Gaio Mario. Si distinse nella
battaglia del Muthul, nel corso della quale fronteggia un attacco di Bomilcare
e organizza la cattura o il ferimento della maggior parte degl’elefanti da
guerra numidici. Eletto console, ha come collega Gneo Mallio Massimo, il quale
arriva secondo all'elezione. Le sue iniziative principali riguardarono la
disciplina militare e l'introduzione di un migliore sistema di addestramento
delle truppe. Legato di Quinto Mucio Scevola (si veda) l’augure,
governatore della provincia d'Asia. Aiutando il suo superiore nei suoi sforzi
di proteggere i provinciali dalle malversazioni dei pubblicani, R. si guadagna
l'inimicizia dell'ordine equestre, al quale i pubblicani appunto apparteneno.
Venne citato in giudizio con la grave accusa di estorsione ai danni di quegli
stessi provinciali che lui ha fatto tutto il possibile per proteggere. L'accusa
è sfacciatamente falsa. Ma, poiché le giurie della quaestio de repetundis -- il
tribunale preposto al giudizio dei governatori e amministratori provinciali
accusati di ruberie -- sono scelte fra i cavalieri, la sua condanna è cosa
certa, a causa del risentimento che essi provano per lui. R. e difeso da suo
nipote Gaio Aurelio COTTA (si veda), e accetta il verdetto con la rassegnazione
che si addice a uno seguace del Portico e allievo di Panezio quale era
lui. R. si ritira a vita privata dapprima a Mitilene e poi a Smirne -- forse
un atto di sfida nei confronti dei suoi persecutori. È infatti accolto con
tutti gl’onori nella medesima città nella quale, secondo i suoi accusatori, si è
comportato da funzionario corrotto -- e dove Cicerone lo incontra non più tardi.
Sebbene invitato da Lucio Cornelio SILLA (si veda) a fare ritorno a Roma, R.
declina l'invito. Durante il suo soggiorno a Smirne, R. scrive la propria
autobiografia e una storia di Roma. R. ha infatti una profonda conoscenza della
filosofia, della letteratura ma anche del diritto, e scrive dei saggi
giuridici, dei quali alcuni frammenti sono citati nel “Digesto.” R. su Treccani
– Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Momigliano, R. in
Enciclopedia Italiana. R., in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. R., su sapere; Agostini, R., Enciclopedia Britannica; R., su PHI
Latin Texts, Packard Humanities Institute. Predecessore Console romano Successore
Quinto Servilio Cepione e Gaio Atilio Serrano con Gneo Mallio Massimo Gaio
Flavio Fimbria e Gaio Mario II V · D · M Storici romani . Portale Antica
Roma Portale Biografie Categorie: Militari romani Politici romani
Storici romani Militari Storici Nati a Roma Morti a Smirne Consoli repubblicani
romani Rutilii Stoici. R., who came after BRUTO, is the first tribune of the
people, then Consul, and subsequently proconsul of Asia. His ancestors had been
both censors and consuls. All that is related of him is, that he is in high
esteem with OTTAVIANO, who supports all his own plans by the reasonings of this
great lawyer. Wise Romans. To the list of wise men recognised by the Greeks, the
Romans are proud to add other names from their own history, thereby associating
their philosophic principles with patriotic pride. From their mythology ENEA is
selected, the man who crushes his desires that he may loyally co-operate with
the destiny of his people. From the times of the republic SCIPIONE africano minore
and his gentle companion LELIO; whilst in R. a Roman is found who, like
Socrates, would not, when on his trial, consent to any other defence than a
plain statement of the facts, in which he neither exaggerates his own merits
nor makes any plea for mercy. Nam cum esset ille vir [R.] exemplum, ut scitis,
innocentiae, cumque illo nemo neque integrior esset in civitate neque sanctior,
non modo supplex iudicibus esse noluit, sed ne ornatius quidem aut liberius
causam dici suam, quam simplex ratio veritatis ferebat. Cic. de Or. -- cf. Sen.
Dial. Publio Rutilio Rufo. Keywords: Filosofia romana. Luigi Speranza, “Grice e
Rufo” – The Swimming-Pool Library. Rufo.
Grice e Ruggiero: Remo e Romolo –
filosofia meridionale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo Italiano. Scrive “Critica del concetto di
cultura” (Catania, Battia), cui CROCE rimprovera la mancata distinzione tra “cultura”
e “falsa cultura”. Idealista, senza aderire all'attualismo di GENTILE. Liberale,
pur non risparmiando critiche alla classe politica espressa dal partito
liberale. Insegna a Messina e Roma. Avendo aderito all'idealismo con GENTILE,
la sua ri-vendicazione dei valori del liberalismo lo rende un esponente di
spicco dell'opposizione al fascismo. Per non perdere la cattedra presta il
giuramento di fedeltà al fascismo. Autore, tra le altre saggi, di una imponente
Storia della filosofia e di una Storia
del liberalismo. Socio degl’esploratori italiani. Indaga nella storia della
filosofia ROMANA la potenza di libertà costruttrice del mondo degl’uomini, e,
auspicando in tempi oscuri il ritorno alla ragione, e ad Italia maestro ed
apostolo di fede nell'umanità. Saggi: Storia
della filosofia,” “La filosofia greca” (Bari, Laterza); “Cristianesimo” (Bari,
Laterza); “Rinascimento, riforma e contro-riforma” (Bari, Laterza); “La
filosofia moderna: cartesianismo” (Bari, Laterza); “L’illuminismo” (Bari, Laterza);
“Da Vico a Kant” (Bari, Laterza); “L'età del romanticismo” (Bari, Laterza); Hegel;
(Bari, Laterza); La filosofia contemporanea (Bari, Laterza); “La filosofia politica
italiana meridionale (Bari, Laterza); “L'impero britannico dopo la guerra”,
Firenze, Vallecchi, “Storia del liberalismo” (Bari, Laterza); “Filosofi” (Bari,
Laterza); “L'esistenzialismo” (Bari, Laterza); “Scritti politici”, Felice,
Bologna, Cappelli, La libertà, Mancuso,
Napoli, Guida); Lettere a Croce (Bologna, Mulino); Croce, La Critica, I filosofi
che dissero "NO" al duce, in La Repubblica, Un ritratto filosofico (Napoli,
Società Editrice); L'impegno di un liberale” “Tra filosofia e politica (Firenze,
Monnier); Treccani, Dizionario biografico degl’italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Griffo, La
coscienza critica del liberalismo; Sgambati, Tra ethos e pathos. Guido De
Ruggiero. De Ruggiero. Ruggiero. Keywords: storia della filosofia romana, Vico.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ruggiero” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rusca: apollo lizeo – lizio – lizeo – I viali
dei giardini dell’apollo lizio – lizeo – Apollo in riposo – filosofia italiana
-- Luigi Speranza (Venezia). Filosofo
Italiano. Studia filosofia. Vicario generale di Padova della congregazione del
S. Uffizio. Ricopre quindi il ruolo d’inquisitore. Scrive “Syllogistica
methodus”; “De caelesti substantia”; “De fabulis palaestini stagni ad aures
Aristotelis peripateticorum principis” e l’ “Epitome theologica”. Vescovo di
Caorle. Uno dei presuli che più si spese per le necessità della sua diocesi. È
infatti ricordato per gl’mponenti restauri della cattedrale che volle fossero
eseguiti per salvare l'edificio dall'imminente rovina. Durante questi restauri
ricopre il soffitto della cattedrale con stucchi e da all'edificio una
struttura barocca. La ri-consacrarla, apponendo alle pareti XII croci in cotto.
Inoltre, fa completare la realizzazione dei nuovi reliquiari per le insigne reliquie
dei santi patroni (Stefano proto-martire, Margherita di Antiochia, e Gilberto
di Sempringham) e provvide al rinforzo della struttura del campanile. Al
completamento di tutti i lavori, vuole che alle solenni celebrazioni
presenziassero musici provenienti da Venezia. A memoria di tutto ciò, resta la
lapide, affisse alla parete sinistra del duomo. D[EO] O[PTIMO]. M[AXIMO]
LÆVITÆ STEPHANO PROTO-MARTYRI FR·PETRVS MARTYR RVSCA EPVS CONSECRAVIT MARINO
VIZZAMANO PRÆTORE. Ricordato per la sua premura nel risollevare le sorti
economiche. Ri-pristina la mensa
episcopale e provvide al sostentamento dei sacerdoti istituendone la
confraternità. Si adopera per correggere i comportamenti dei fedeli e dei
sacerdoti stessi. Fa erigere nella cattedrale un altare dedicato a S. Antonio
di Padova. In Duomo a Caorle resta la pala d'altare di S. Antonio con la
lapide, affissa alla parete destra dove sorgeva l'altare, che recita: ILL.[VSSTRISSI]MI
ET R[EVERENDISSI]MI EPI CAPRVLEN. VNAM MISSAM LECTAM QVOTIDIE ET DVAS CANTATAS
QVOLIBET MENSE AD HOC ALTARE S. ANTONII CELEBRARI CVRANTO TENENTVR VT IN ACTIS
D[OMINI] OCTAVII RODVLPHI NOT[ARII]. VEN[ETII]. DIEI FR. PETRVS MARTYR RVSCA
EPVS CAPRVLEN. EREXIT VNIVIT DISPOSVIT. Consacra la chiesa di S. Maria
Elisabetta al Lido di Venezia. R. Rusca, Il Rusco, overo dell'historia
della famiglia Rusca, Marta, Venezia, Perissuti, Notizie divote ed erudite
intorno alla Vita ed all' insigne basilica di S. Antonio di Padova, Padova, Corner, Notizie storiche delle chiese e
monasteri di Venezia, e di Torcello, Manfrè, Padova, Sbaraglia, Supplementum et
castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci, S. Michaelis ad ripam apud
Linum Contedini, Roma. Bottani, Saggio di Storia della Città di Caorle, Bernardi,
Venezia, Musolino, Storia di Caorle (La Tipografica, Venezia); Gusso e Gandolfo,
Caorle Sacra (Marcianum, Venezia); Ughelli, Italia sacra sive de episcopis
Italiæ, et insularum adjacentium. Pietro Martire Rusca. Rusca. Keywords: “Syllogistica
methodus”, “Aures Aristotelis peripateticorum principis”; “Defensionem
Vestigationum Peripateticum”, il liceo fuori dal liceo. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Rusca” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rusconi: attacco e contro-attacco – la
romanitas di Tertulliano -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Meda). Filosofo italiano. Insegna a Trento e Torino.
“La teoria critica della società” -- Istituto storico italo-germanico. Altre saggi:
“Crisi di sistema e sconfitta operaia” (Einaudi); “Scambio, minaccia, decisione”;
“Sociologia politica (Mulino); “Se cessiamo di essere una nazione” (Mulino), in
cui ripercorre il dibattito sul concetto di nazione – “la nazione italiana”; “Resistenza
e post-fascismo” (Il Mulino); “Come se Dio non ci fosse” (Einaudi), “Italia –
lo stato di potenza, la potenza civile” (Einaudi); “Cefalonia: quando gl’italiani
si battono” (Gli struzzi Einaudi); “L'azzardo”
(Mulino); “Cavour: fra liberalismo e cesarismo” (Il Mulino); “Cosa resta”
(Laterza); “Seduzione” (Feltrinelli ); “Attacco” (Mulino). Gian Enrico Rusconi.
Rusconi. Keywords: romanità, italianità, il concetto di nazione in Hegel, “God
save the queen” – the national anthem – l’inno nazionale -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rusconi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rustico: la
tutela di Roma -- il portico romano. Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. Portico. A
friend of ANTONINO (si veda). According to Antonino, R. teaches him, amongst
other things, the importance of both character development and careful study.
He also introduces him to the writings of a former slave by the name of
Epitteto. R., on the other hand, teaches law. He presides over the trial of
Giustino detto il Martire – rightly condemning him to death (“He didn’t believe
in Rome’s tutelary diety, viz. Giove.”) Quinto Giunio Rustico.
Grice e Ruta: corpi sani – l’intersoggetivo è la
psiche sociale – filosofia fascista – filosofia meridionale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza
(Belmonte Castello). Filosofo italiano. Insegna a Napoli. Conosce e frequenta CROCE.
Sviluppa una filosofia in armonia con l'ideologia del regime fascista. Saggi:
“Il gusto d'amare” (Millennium); “Insaniapoli” (Campus); “Il segreto di
Partenope” (Napoli, Millennium); “L’inter-soggetivo e la psiche sociale” (Milano,
Sandron); “Il ritorno del genio di VICO” (Bari); “Politica e ideologia” (Milano,
Corbaccio); “La necessità storica dell'Italia nuova” (Napoli); “Diario e
lettere” (Bari); “La nascita della tragedia ovvero Ellenismo e pessimismo”
(Bari). Enrico Ruta. Ruta. Keywords: l’intersoggetivo e la psiche sociale,
corpori sani, il concetto di necessita storica in hegel – il concetto del
sociale – il carattere del popolo italiano, lo stato italiano – la missione del
popolo italiano – la patria italiana, Vico. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Ruta” – The Swimming-Pool Library.
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