PATRIZIO VITERBESE; CONSIGLIERE ORDINARIO DI STATO DI 3. S. P. DI M. MEMBRO DEL COLL F1LOSOF. DELLA UNI V. DI ROMA, PROF. DI STOR. ANT. ED ARCHEOLOG. NELLA STESSA UNIY fclA* PROF. DI FISICA NELLA UNIV. DI BOLOGNA CC. CC. MEMBRO CORRISPOND. DELL* A. SC. MOR. E POL. DELL’lSTIT. DI FRANCIA, ACCAD. BENED. DELL’ ISTIT. DI BOLOGNA , UNO DE'TRE SOCI ATTIVI DELLA CL.DI LETT. DELLA REALE AC. DI SC. E LETT. DI PALERMO . SOC. ONOR. DELLA IMP. E R. AC. DI SC. E LETT. DI PADOVA. SOC. CORRISP. E R. IST. LOMBARDO DELLE SC. DI MILANO E DELL* IMF. E R. IST. DI VENEZIA , DELLA AC. DELLE SC. E LETT. DI TOAINO...E DI MOLTISSIME ALTRE ACC. DI FRANCIA , GRECIA, E ISOLE IONIE , NAPOLI E REGNO , ROMA E STATI PONTIF. , FIRENZE E TOSCANA , LOMBARDIA CC. CC. CC. : M l' ì(? 0 POLITICI FRANCESCO ORIOLI j\r rro vjl Con giunte dell' A. NAPOLI STAMPERIA DEL KIBRENO 18 51 « Faites , mon garcon, faites, ré{K>nd lo vìeux radicai, et dites-leur aussi à ces hotnwes qui ont cbassé et. ..et tous ceni qui ont osé ex printer un mot de se ns commun et d'humanité, qui lapident Ics prophètes et éteignent l’esprit de Dieu, qui aiment le mensonge , qui pensent ameoer le rógne de l’atnour et de la fraternité aree des piques , des bouteilles de vilriol , aree le meurtre et le blaspbéme , dites-leur à eui et à tous ceux qui pensent comme eux qu’un vieillard...dont les ebeveux ont bianchi au Service de la cause du peu- ple..., qui contempla lecraquement des nalions en g'3 et qui entcndit les premieri cria d’tm monde au berccau, qui, lorsqu’il était encore un enfant , vit venir de loin la liberté et qui se réjouit en la voyant comme devant une fiancée, et qui pendant soixante pé ni- bles années , l’a suivie à travers les soliludes ; - diles - leur que cet homme leur eovoie le deraie r message qu’il envcrra sur cetle terre; dites-leur qu’ils soni les esclaves de leurs convoitises et de leur r message qu’il envcrra sur cetle terre; dites-leur qu’ils soni les esclaves de leurs convoitises et de leur r message qu’il envcrra sur cetle terre; dites-leur qu’ils soni les esclaves de leurs convoitises et de leur s passioni, les esclaves du premier coquin venu à la laogue reten- tissante , du premier charlalan veuu qui dorlote leur opinion pcrsonnclle ; dites-leur que Dieu les frapperà, Ics fera renlrer dans le néa nt et les dispenserà jusqu’à ce qu’ils se soi- ent repentis , qu’ ils se soieot fait des coeurs purs et de nobles ames , et qu'ils aieut re- lenu les lecons qu’il s’ efforce de leur donner depuis quelque soixante ans ; dites-leur que la carne du pcuple est la cause de celui qui créa le peuple, et que le malhcur toin- bera sur ceux qui prennent les armes du diablc pour accomplir l’ceuvre de Dieu ? » Sandy Mackate nel Romano Alton locke di Kingsley Revue des deux Monde* i, Mai i85i p»g. 447 Digitized by Google DUE PAROLE A CHI È PER LEGGERE Stampo ancora una volta , cedendo alle lusinghevoli istanze di parecchi amici miei, questi Opuscoli , a' quali m’è altresì parulo bene d' aggiungere qualche annotazione nuova dove V argomento s embravami o richiederlo , o me- ritarlo. Certo, che, s'io pongo mente, non alla benigna acco- glienza soltanto , la quale a essi Opuscoli fecero que' che m' onorano da lungo tempo della loro pregiata amicizia , e le mie povere cose hanno abito di giudicare con molta indulgenza , ma sì a quel che altri , a me per lo addietro ignoti, o ,per fermo, non congiunti d' alcun vincolo di an- tecedente amistà, ne scrissero ne' giornali , o con priva- te lettere me ne significarono , io debbo tenermi come ba- stantemente ricompensato della quale che siasi fatica dura- ta nel comporre le pagine che qui appresso seguitano. Tra coloro che più contribuirono alla buona fortuna della mia impresa ho debito di noverare principali i dotti e bene- meriti scrittori del Giornale che ha titolo — Civiltà Catto- lica — E so la mina degli sdegni a’ quali questo atto di franca gratitudine è per metter fuoco nel campo nemico , poiché campo nemico non manca. Ciò non mi sarà impe- dimento al fare lealmente il mio dovere di render loro pub- bliche grazie. . Jligitized by Google — 4 — II Giornale — la Civiltà Cattolica — è a troppi , e in troppe sue parli un osso non poco duro da rodere. Nel di- fetto d' argomenti logici , si può a libito dirigere contro al valoroso drappello de' dieci o dodici campioni che vi brandiscono cotidianamenle la penna, batterie, da ogni lato , di que’ pessimi argomenti rettorici, che si chiamano, in arte , argomenti ad odium , e ad invidiam : resisterà però illeso ed invulnerabile agli strali spuntati de' loro sar- casmi , come le legioni romane restavano salde ed immote agli urli co' quali i barbari , nella loro impotenza , ten- tavano spaventarle. Quando si sarà detto e ridetto , fa- cendo l’ alto dello scherno e del vilipendio — È opera dei rugiadosi — che si sarà provato con ciò ? Si sarà lascia- ta una prova di più della misera e svergognata dialettica del nostro secolo, rotto a tutte le perversità, ed avvezzato- si a dare alle villanie valore di ragioni. Tornando al mio proprio libro , censure fino ad ora , le quali valgano la pena d’ una speciale risposta, non le ho vedute , nè udite. Sunt quibus in dictis videar nimis acer, et ultra Legem... e , rileggendo a mente fredda , conosco l' acrimonia di certe espressioni , la qual forse sarebbe stato meglio tem - perare un po' più. Tuttavia , ben ponderata ogni cosa , ho creduto dover lasciare tutto come stava ; e ciò , in pri- mo luogo, perchè questa in somma è una ristampa , la qual non dee mentir al suo titolo ; in secondo luogo , perchè , al postutto , muri può dire che , contro ad alcuno sin- golarmente, abbia combattuto e combatta con armi ripas- sate alla còte samia. Il mio proposito fu ed è, non di fa- re duelli, ma battaglie. Le persone io le ho sempre rispet- Digitìzed bV Google — 5 — tate e le rispetto , perciocché ho voluto , e voglio , esser libero ( ed esco ornai dalla metafora ) di trattare /’ errore pervicace e spavaldo con tutta quella severità ed austeri- tà di forme eh' et merita , e che un uomo , , il quale ha sentimento di sua dignità , rifugge dall’ adoperar contro all’errante. L’errante è, quanto alla carne ed allo spi- rito , consanguineo e fratello nostro. Niun può sapere s'e i non sia più presto un fanatico ed un illuso , che un perver- so , od almeno un gran perverso. Ha sempre diritto al fare in sé rispettare la santa emanazione del soffio divino ri- cevuto , od ereditato , nella fronte. È sempre la creatura celeste, che, se cadde , può rialzarsi , e che, quand’an- che , per propria colpa, è in terra , e più al basso che in terra , esser dee per noi , più ancora subbietto di compas- sione , che obbietto di collera. Ma V errore staccato dalla persona , l' errore lasciato in tutta la sua schifosa nudità, non ha diritto ad alcun riguardo , e vuol essere trattato senza discrezione , senza misericordia. Quanto a colui che avendolo in sé incorporato, sé da quello non distingue, ed a sé stima dette le ingiuriose parole, che quello solo feri- scono , tal sia di lui. Più di cosi non aggiungo. E forse non era nè manco necessario dir così : tanto più , che , nell’ antica prefazio- ne , ciò stesso, comechè più brevemente , aveva significato. 1 discreti perdonino. Gl'indiscreti riconoscano che queste ciance premesse per lo meno non hanno il torto della pro- lissità. zefl by Google Digitized by Google wmmm PARERE D’ UN AMICO INTORNO 11 MIO LIBRO Ho Ietto attentamente la prefazione , e le due dissertazioni vostre. Io credo che abbiate ragione. Avete però del pari prudenza? - II mondo è oggi troppo malato. Certe verità dette con durezza qua e là soverchia fanno l’effetto del dito stropicciato sulla piaga viva. Il meglio che vi possa accade- re è di non esser letto. Se leggeranno , le grida saranno al- te .... terribili. Perchè stuzzicare il vespaio? Ciò non è de- gno della vostra vecchia esperienza. Il passato non vi ba- sta? Pensateci. RISPOSTA Ho pensato .... e stampo la prefazione, e le dissertazio- ni. Le considerazioni che mi schierate innanzi hanno molta verità, ma non mi rimuovono dal mio proposito. Jigitized by Google La prudenza ! - Sta ottimamente. La prudenza è però spesso il soprabito della vigliaccheria ; e in questo caso non è niente altro che un belletto dell’egoismo. Per non incorrere nel male proprio .... per non turbare la propria pace .... per non tirarsi addosso disturbi o peg- gio .... per non guastar, come suol dirsi, i fatti suoi, s’ban da lasciare, senza darsene per intesi, le menti umane sem- pre più travolgersi , le opinioni sempre più corrompersi , certa gente accrescer la pervicacia nell’errore, e propagar- lo a tutto potere. Sentendosi bollire in corpo la verità utile, ed affacciarlasi alla bocca , s’ha da ringhiottirla , o sputarla ( scusate la pa- rola ) nel fazzoletto e poi rimettersela in tasca, quand’an- che s'è persuasi, che a gittarla là alla palese sarebbe bene ; che questa verità messa in pubblico sgannerebbe alcuni r eh’ essa suonerebbe alto all' orecchio d’altri, e servirebbe a svegliarne il coraggio addormentato , o gioverebbe almeno a restare come testimonio a’ futuri che v’è, pur tra noi, qualcuno , il quale ricusa le complicità , protesta virilmente contro alle cattive e rovinose dottrine, se ne sdegna com’è il suo debito, ed è disposto a mostrare, che chi sproposita e minaccia scompigli e rovine, invano si confida d’avere il monopolio della franca ed ardita parola. Io vi ringrazio, caro amico: ma voi m’amate troppo. Non pensando , che al mio privato materiale vantaggio, ave- te dimenticato a mio prò il resto del mondo. Io sento d’ a- marmi men di quel che voi mi amate. Intendo benissimo , che scrivere com’ io scrivo , è pre- pararsi disgusti .... e forse peggio. Ma considero ch’io son — 9 — vecchio, e nell’ ordine naturale poco ancora mi resta a vi- vere. La mia povera e caduca persona non è ornai di tal prezzo che siavi interesse per me a risparmiarla. È lungo tempo da che ho perduto il sapor delia vita , e che le sue dolcezze non mi fanno gran gola , nè le amarezze grave of- fesa al palato. La lode è un amo che non mi passa la pelle. Il biasimo ( dove creda non meritarlo ) è un’ortica che non mi punge. La minaccia è contro a sì poco che a tenerne con- to è una miseria. Di me sarà quel che piace alla Provviden- za. Nella minuzia di tempo che a vivere mi rimane , vorrei pur fare il bene nella maggior misura che posso, a qualun- que mio costo. E poiché il pubblicare queste mie carte mi sembra, che o in una guisa o nell’altra qualche bene possa recarlo, perciò le pubblico. Al mio male quale che siasi, dunque, non ci badate, com’io non ci bado. Fate conto ch’io sia soldato. Sarebbe pur bella che al soldato si consi- gliasse di pensare alle ferite, alle quali battagliando s’es- pone ! Per altra parte, a me tocca ricomperare il tempo perdu- to, ed affrettarmi a farlo. Troppo mi dorrebbe il lasciare di me tal memoria in questo mondo che dia giusto diritto a suppormi quale certe antecedenti particolarità della mia vi- ta possono aver fatto credere ch’io mi sia. Non nego, e sarebbe ridicolo il negarlo, d’avere avuto anch’io le mie politiche illusioni ( certo però non quelle di gran lunga , le quali oggi corrono il mondo , e sono in gran favore presso tanti ). Sento il dovere di far conoscere a qualunque prezzo ch’io non sono mai stato da confondere col più de’ cosi detti liberali d’ oggidì, e che istruito ornai "* Digitized by Google — io- ti all’ esperienza, non sono nemmen da confondere con quel- l’io che già fui, e molte mutazioni ho in me fatto. Costi ciò tutto che s’abbia da costare al mio amor proprio, vo- glio che Io si sappia. Gli altri posson tacere ; io non lo pos- so, nè Io debbo. E so che dirassi da taluni ch’io adulo que’che regnano. Veramente crederei che tutta la mia vita passata m’avesse da essere scudo contro alla bassezza di questa accusa ; tanto più che quegli stessi i quali la daranno (dove tuttavia que- sto ardiscano ) , dovrebbero ricordare , se quando essi re- gnavano pur testé , io li adulava. Sarebbe avere aspettalo un po’ troppo tardi a mutar natura. . . . Ma voi dite eziandio , che il mondo è troppo malato , e che le sue piaghe non vogliono esser toccate com’ io qua e là le tocco , senza molta discrezione. Caro amico ! la vostra seconda proposizione distrugge la prima. Se accordate che la malattia del mondo è grave , pretendete voi di curarla coll’acqua di gramigna? Eh si: vi son medici che non curano le malattie, ma si contentano di guardarle. Se morte soprav- viene, tanto peggio pel malato. Il medico se ne lava le mani. Io non sono di questa scuola. Vi sono piaghe che han fatto il callo, evoltano tutta la malignità aldidentro;ed allora l’arte insegna di trattarle col caustico. Si fan cerimonie, e si ri- sparmia la sensibilità quando il male é leggiero; e questo , per vostra confessione , non è il nostro caso. Da ultimo io vi prego a considerare ch’io mi guardo scru- * pelosamente dall’attaccare le persone. Il mio dogma é - Parme personis , dicere de viliis. Contea il male non mai congiunto al nome di tale o (ale altro, credo mio diritto, e Digitìzed by Google — li — mio debito scagliarmi con tanta più veemenza quanta mi sforza ad usarne l’animo grandemente commosso. Delle per- sone io non sono, non voglio, e non debbo essere il giudi- ce; nè v’è il prezzo dell'opera ad esserne il pubblico accu- satore. Per altra parte il pubblico non perde nulla per ca- gione delle mie reticenze. Le persone s’accusan da sè. La loro moda è di non dissimulare quel che pensano , quel che vogliono, quel che van facendo. ■Oigilized by Google SLsl^. PREFAZIONE Per chi’ scrivo? Pei popolo? Il popolo non legge. Tra que’ che leggono , gli uni non han bisogno di leggere ciò ch’io scrivo , perchè ciò eh’ io scrivo è quello che essi me- desimi scriverebbero se avessero a scrivere. . . quello che sanno già , e di che sono persuasi tanto quanl’ io lo sono. Gli altri , nel maggiore lor numero , son oggimai venuti a tale, che, quand’anche io fossi aitr’ uomo da quel che so- no , cioè, quand’anche fossi più eloquente oratore di De- mostene e di Cicerone, e più stringente ragionatore di Zeno- ne, e d’ Aristotele , non si lascerebbero smuovere dalle opi- nioni loro, delle quali han fatto carne e sangue. . . una (falsa) religione... un culto... una necessità... una parte prin- cipalissima , e la più soave, delia lor vita interiore ed ester- na. Ove fosse pur possibile che consentisser d’aprire gli occhi dell’ intelletto alla luce de’ ragionamenti , e si lascias- sero illuminare nella cecità alla quale son venuti di deli- berato e volontario proposito, e vedessero, perciò vinti, il bisogno d’ abbiurare la politica fede in che Guor vissero e giurarono di morire , non oserebbero farlo, vincolati, co- Digitized by Google — 14 — me sono (impavidamente diciamolo), alle sette che li tiran- neggiano e ne tengono in catena ogni libertà. Cosi , solo a pochissimi , posso io rivolgere la parola con qualche spe- ranza che sia per tornare non inutile; e son que’ pochissi- mi, i quali non tanto innamorarono del creder nuovo, che di questo credere abbiano a sè fatto una passione , e non un legittimo atto della facoltà intellettiva, al quale sian giunti per lavoro di ragionamento , soggetto , come tutti i legittimi atti di ragione , alla necessità di sottostare alle leggi che governano la potestà raziocinante , e che debbono dominarla. Io m’inganno però anche rispetto a essi ultimi. Noi vi- viamo in un secolo , nel quale la ragione stessa è come mor- ta dell’abuso che se n’è fatto esagerandone i diritti , e fal- sificandoli. Due già erano , dal tetto in giù ( e voglio dire nelle que- stioni dove rivelazione non ha luogo ) gli elementi neces- sari — coessenziali.... tendenti a rafforzamento reciproco, per dare fermezza alla morale governatrice delle volontà e delle azioni umane, ragione (d’individuo) , ed autorità (col- lettiva dei più savi , la cui ragione siasi guadagnata , per ogni correr di secoli , maggior fede presso l’universale, che le spicciolate ragioni di tale o tal altro o di stuoli compara- tivamente piccoli, e d’un opinar dissonante ). Il qual se- condo elemento ( l’ autorità ) è dunque ( a ben considerarlo nella sua vera e giusta natura c quiddità ) ragione aneli’ es- so, ma una ragione preponderante e superiore , come quel- la che non è il giudicare soltanto d’ alcuni separatamente presi , e ristrettisi nella lor propria e privata impotenza , fallibilità e pochezza, ma è la quinta essenza delle ragioni dei più ( chè questa sola, dai tetto in giù, pur sempre , in certe questioni di senso comune , è l’ autorità vera o legit- timamente sovrana ). £ dico dei più , o sia che si contino nel numero, -o che si pesino nel valor loro intellettuale: i quali perciò , quanto son maggiore stuolo nel lor consenso Digitized by Google prestato a equipollenti sentenze .... quanto rappfesentan meglio, colla lor somma , tempi e scuole e popoli diversi... quanto hanno maggiore e più costante comunion di pareri, non ostante la diversità di sangue, di luogo, d’educazione, e di tutte le secondarie influenze, tanto fan più sicuramen- te una forza morale, clic è forza di natura, non d’arte , e che è qualche cosa più potente e più salda che la tanto og- gi predicata sovranità del popolo; poiché èia sovranità, non d’un popolo, ma la sovranità della specie umana tutta intera , esprimente il suo voto colla più legittima e la più autorevole delle maggioranze possibili ad ottenersi. Or noi, uomini del secolo XIX, de’ due soprannominali elementi, uno e il più gagliardo, ripudiammo... Y autorità-, ed abbiamo chiamato sovrana unica la ragione (d’individuo), cioè V anarchia! Noi , tutti o quasi tutti (dico noi ragionatori nel popolo , e consenzienti a ragionamento ) abbiamo stabilito in cuore questo primo articolo del nostro atto di fede politica. Io non crederò mai che quello che persuade il mio proprio in- telletto; e quel che pèrsuade il mio proprio intelletto io io crederò conira ogni persuasione degli altri , contra ogni dot- trina di sapienti o di popoli , contra ogni sperienza di pre- senti, di passati , o di futuri, contra ogni domma di reli- gione, contra ogni legge di governi... E stabilita una volta questa democrazia delle fedi... decretato anzi , che, in ar- gomento di fedi d’ogni genere , non è governo alcuno pos- sibile, ma gli uomini han tutti naturale e iualienabile di- ritto d’indipendenza reciproca ed assoluta . . . dove ornai vassi , ed a che? posto che le fedi , cioè le persuasioni del- l’ intelletto , sono il perno, sul quale s’appoggiano per muo- versi le volontà umane. C’è più possibilità di leggi? C’è più speranza d’obbedienze, altre che tirate colla forza ma- teriale? C’è più virtù di logica? C’è più società ? (1) (li ISullius addiclus jtirare in rerba mtigtstri ama ogni giovane dire di sè slesso uscito ap|»ena dalle scnole di quella filoso- — 16 — Persuadetemi , noi diciamo , e mi piegherò ad obbedire , senza combattere il vostro comando con ogni mio mezzo. Persuadetemi che quel che m’insegnate è vero, e quel che lia , che oggi , sotto Dome d’ eclettica, invade un grandissimo numero di scuo- le , e quel eh’ è il peggio , anche colla innocente approvazione , e sotto il pa- tronato , di maestri ottimi , i quali mostrano di non aver ben compreso a quale indirizzo con ciò guidano gl' illusi discepoli. Se l'avesser compreso , si sarebbero accorti , che professare eclettismo è professare la negazione d’ogni vera certezza, riducendo quella maniera di certezza , che pur si concede, ad un fenomeno d’individuo senz’alcun valore per gli altri individui liberissimi di preferire ciascuno la stia propria certezza alle opposte altrui , comechè d’un numero quanto sì vuol grande, c consenzienti in una medesima oppo- sta sentenza. L'eclettismo non è una filosofia, ma una negazione della filosofia quale scienza altra che opinativa. Essa è anzi peggio che ciò , perchè mentre nega una certezza intrinsecaad ogni filosofia d'individuoo d’individui (per numerosi eh’ essi siano nel consentimento ad una stessa filosofìa) , e mentre non s’ av- vede , che con ciò viene a negare, per conseguenza, ogni autorevolezza in- trinseca a tutte le certezze individuali, confessandole tutte intrinsecamente incerte , accorda non pertanto a ciascuno il diritto di fidare nella propria certezza , e , quel eh' è il più, il diritto di regolare le proprie azioni a detta- to di questa incerta certitudine : ciocché viene a dire , che , nel tempo stes- so nel quale afferma la fallibilità di tutte le certiludini individuali, afferma nondimeno f infallibilità loro nell’ applicazione all' individuo , dando a esse il diritto d’ingannarlo , e all’individuo il diritto di seguitare unicamente que- sta guida fallace, quando , a proprio esame , non gli paia tale. E cosi , in luo- go d’ una morale , viene a stabilire e farne legittime tante quante piu vuoisi o non vuoisi. L'eclettismo non è nè manco un metodo, come alcuni spropositando dis- sero , perchè non indica- una speciale strada da seguire nella ricerca del ve- ro. Esso è niente più che una professione di libertà e d' indipendenza nell’opi- nare ; è un assoggettamento a niente altro , che alla ragion propria. Filosofia eclettica è parola che non ispiega nulla quanto alla natura delle dottrine. Dice solo che il libro , il quale reca in fronte questa parola , è scrìt- to seguitando il dettame della ragione dello scrittore , fattosi giudice supre- mo d’ ogni ragionamento ed opìuamento altrui. Cosi , tutte le filosofie , per diverse che siano , c 1’ una all' altra contraddicenti , possono intitolarsi , del pari, eclettiche, e tanto più eclettiche, quaulo più professanti indipen- denza. Messo taluno alte strette , crede d'aver salvato a bastauza la mala parola si fecouda d’errore, rispondendo che il filosofo eclettico, quando accorda alla ragion propria l' autorità che pur le accorda secondo il canone fonda- Digifized Wf Google 17 — che nii comandale è giusto . ... Ma siam noi tutti atti ad es- sere persuasi? Gl’ingegni nostri son tutti di quella virtù, di •* quell’addestramento, di quella purità e serenità, che li fa esser buoni a intendere un raziocinio , a non lasciarsi illu- men late dell’ eclettismo , parla della retta ragione, cioè convenientemente usata e normale; e non s’ accorge, che , colla sua risposta o rinega la scuo- la eclettica e la disdice , o ne lascia interi tutti gl’ inconvenienti ed i difetti. Che cosa è la retta ragione, e la ragione convenientemente usata, e nor- male ? Ad esclusione de' notoriamente pazzi ed universalmente tenuti per tali , e perciò per non uomini , o per non più uomini ; e de’ rozzi ed incolti , che riscuotono risaie da tulli, e son tenuti universalmente per incompetenti, ossia per non ancor uomini (i quali ultimi tuttavia del ticchio dell’ eclettismo non vanno immuni , nè si di leggieri della loro autocrazia e indipendenza si lasciano spodestare ; e il fatto odierno di tutte le filosofìe di piazza più che troppo lo prova ) , ognuno di noi , che abbiamo il mesticr d’ occuparci di studi e di stampa, crediam d’ usare la ragion retta, e convenientemente usar- la con ogni normalità, e troviam facilmente, con poco impiego di senno ed industria, un coro grande o piccolo di lodanti, il qual basta per darci persua- sione, che la ragion nostra è per lo meno tanto retta e normale quanto quel- la di chicchessia. Peggio è che vi son uomini , di ragione , per fermo , squi- sitissima , e universalmente riconosciuta come tale, de’ quali, per conseguen- za , mal si potrebbe dir che non hanno la ragion retta ed a ottima norma , e non sanno usarla ; e pur mostrano , col fatto , che le loro ragioni li conduco- no a dottrine opposte.... 0 vuoisi dire che la ragion retta e normale si riconosce a certi criterii suoi , che non sono della ragione d’ individuo , ma sono d’ una universale ragione, a' quali criterii debbono le ragioni individuali commensurarsi, accet- tandoli per una norma estrinseca alla quale debbano affarsi ? Ma ecco dunque rinegata allora e disdetta veramente la scuola eclettica , e confessato il biso- gno d’un dommatismo,' al quale debba soggiacere ogni opinar privato, per- duta la libertà della ribellione c l' indipendenza.... Facciasi tutto che vuoisi , ci è appunto nella filosofia necessità d’ un dom- malismo dominante i capricci e le contraddizioni degl' ingegni in certe fon- damentali questioni costitutive del viver morale e civile. L 'eclettismo potrà permettersi all’ amor proprio d’ognuno nelle altre questioni , come una con- cessione di poco o niun nocumento. E nondimeno , anche in quelle , il giu- dizio dell’ individuo dee sottostare al senato degli uomini che si chiaman competenti . . .. Ma questo non è un argomento per una nota, per la quale il poco che se n’ è detto 6 troppo , mentre ciò che ad una nota è troppo , ad una trattazione conveniente è men che poco . 2 •o M Digitized by Google — 18 — dere da un sofisma , da un paralogismo , a por nell’ esame * delle questioni la necessaria preparazione di scienza, a spo- gliarsi di tulle le prevenzioni dell' intelletto , dell' affetto , dell’interesse? Siam tutti veramente uomini ed uomini ma- turi; o molti di noi non sono, e non restano, fanciulli sem- pre , e non sono , e non restano , bruti , o quasi-bruti ? A tutto questo nessun pensa a rispondere. Il primo arti- colo del simbolo de’ nuovi pseudo-apostoli sta pur fermo. Io non crederò , se non mi persuadete; e non farò di buon accordo , e senza resistenza , che quello che sarà conforme al mio credere ! Dirassi eh’ io esagero gli errori del tempo presente. J)i- rassi , che non tutto alla sovranità del proprio intendi- mento è dato , ma non è , nel fatto , chi non fortifichi , an- cor oggi , le suggestioni del proprio intendimento coll’ au- torità di numerosi stuoli d’ amici e d’ uomini del proprio partito , ovunque sparsi , e in più d’un paese predominan ti. Aggiungerassi , che la fede nou è atto di libertà , ma di coazione morale , alla quale l’ intelletto-, che nou è po- tenza libera , non può resistere : ma faci! cosa è dare ri- sposta. Si , per fermo. Contro alle necessità imposte da natura non cosi di leggieri vassi. O vogliasi , o non si voglia, non si può restar soli del proprio parere , se nou s’ è monoma- niaci , che è dire malati di cervello. L’istinto stesso ci spin- ge a metterci all' unisono con altri , verso i quali ci attrag- gono simpatie naturali o artificiali, e a’ quali si crede, per- chè si crede a noi medesimi : e v’ è in noi tendenza al for- marci un mondo di que’ che ci accostano , e che accostiam noi , magnificando ed esagerando il valore e il numero lo- ro. Cosi, quando il mondo che ci siaui fatto pensa e crede come noi , e noi crediamo e pensiamo come quello , ci pal- elle qiiesta universalità parziale e locale valga la vera uni- versalità potente a vincere tutte le contraddizioni. Ma può ella esser questa l'autorità destinata a fare spalla alla ragion Digitiz^fy Google — 19 — privala di chicchessia, o ad essere uno de’ due puntelli del I' uomo , postigli da due lati per impedirgli il cadere ? La specie umana è forse un partito, ed è una ragion di partito la ragione umana? I partili forse non s’ingannano , e non ingannano? Non hanno passioni che velano il giudizio? Non hanno interessi che muovono le passioni? O nou v’é obbli- go , nelle grandi questioni umanitarie , non di misurare il proprio deliberare e credere col deliberare e credere di ((ud- ii , o pochi o molli, a’ quali ci stringono i nostri interessi e i nostri affetti, ma di misurarlo con quel che delibera e cre- de la sola legale maggioranza del genere umano, cioè quella che si raccoglie in una somma, comprendendo nel computo i popoli di tutte le età, di tutte le stirpi, di tutte le regioni, e dando particolar valore a que’ che si reputaron sempre i più savi, i più probi; e riguardando un po'nella verificazione delle dottrine ( in virtù di quell’argomentazione che i dialettici chiamano ab absurdo) ai grandi ed ultimi conseguenti loro, i quali , se contrari alla perfezione della specie intera, signi- ficano , con ciò stesso, efficacemente, la falsità d e’ principii, donde que’ conseguenti discendono? E istituita questa misu- ra e questa comparazione , non bassi egli obbligo, per una generale norma , di dar sempre più valore all’espressione ultima di quel sentimento della vera maggioranza degli uo- mini, che al sentimento suo proprio, e de’ suoi colleglli ed amici, per numerosi che paiano e siano? o siani venuti a tanto stravolgimento di logica , che ornai l’ autorità di ciò che si chiama il senso comune , ed è appunto il da noi de- scritto in ultimo luogo , è distrutta ed annullata ? Dopo di che, qual forza ha più l’altra obbiezione dedotta dal supposto, che l’inlelletto non soffra violenza, e che, ri- spetto al credere, non si è liberi di credere quel che si vuole, ma si è costretti a regolare la propria fede secondo la luce in- teriore, d’onde essa fede ha unico procedimento? Ammetto il fallo: sebbene, anche in ciò, molto dipende dalle prepara- zioni estrinseche della monte, e dalle disposizioni del cuore. Digitized by Google Pur liberalmente lo ammetto. Ma, dal fatto cosi ammesso, qual diritto scaturisce ? Forse che regolar dobbiamo le nostre a- zioni interne cd esterne, secondo la suprema norma di quel che all’ intelletto nostro pare unicamente vero? Non già. L’obbligo è d' umiliarci , e di riconoscere , una volta per sempre , l’inferiorità del nostro intelletto, quando ci accor- giamo che i privati opinamenli nostri son contraddetti dalla grande universalità degli opinamenti dell’umana famiglia , considerata nella totalità sua presente e passata; e di lasciare allora da parte il falso lume del proprio intendimento per diriger noi e le cose nostre coll’altro lume tanto più si- curo , eh’ è il lume a cui demmo il nome di cornuti senso. Ed intendiamoci bene , a evitar tutte le ambiguità. Qui non parliamo delle questioni , intorno alle quali il cornuti senso non ha luogo, ne competenza, nè autorità... di quelle questioni , che non son fatte per esser trattate da tutti , e che non bisognano a tutti per la -loro normale esistenza e sussistenza... Qui si tratta di quelle questioni, le quali pos- sono e debbono chiamarsi le grandi questioni del genere umano: le grandi questioni teoriche, fondamento sommo da fatti appartenenti ad un tem- po di tralignamento , a svantaggio e discredito delle aristo- crazie , non può in nulla percuotere le dottrine che qui si professano. La questione allora sarà al più , se i ceti aristo- cratici possano mai realmente preservarsi dalle mutazioni che li fan perniciosi più presto che utili , e ridursi a tale di conservare piena conformità col tipo migliore , o di rigua- dagnarla ; ciocché per me non è nemmeno una questione , e non può esserlo per alcuno , il quale tutta la potenza del- le buone arti educatrici conosca. Risaliamo dunque , ripeto , al tempo di certe vere ed an- tiche aristocrazie cavalleresche , normalmente condotte a quella natura , che aver denno per essere dell’utile specie da noi voluta , e spesso stata e vedutasi nel mondo. In esse voi troverete familiari alcune virtù sommamente utili al popolo , e diffìcilmente reperibili altrove nel numero e col- l’abbondanza che più sono desiderabili. Chi noi sa ? Nelle prosapie aristocratiche , principalmen- Digitized by Google te , se non unicamente , può sperarsi- di trovare , ad ogni necessità , i veri patres palriae , preparati a tutti i bisogni ; cioè quegli uomini autorevoli , potenti , coraggiosi , avvez- zi a mettersi fuori si dignus vindice nodus , godenti già il pri- vilegio d’essere ascoltati con riverenza , con effetto , assen- nati , sperimentati , periti , probi , pe’quali è fatto naturai dono, ancor più che artificiale , tutto che è generoso , no- bile , magnanimo , eminentemente civile ed utile a civiltà ; e prima la lealtà oggi si rara , il eaudore , la fede , la in- corruttibilità , la fermezza , il disinteresse , la franca ed in- violata parola , quella che proverbialmente pereiò si dice parola di cavaliere ; il mantenere a qualunque costo i patti e le promesse ; il non mai mentire ; il religioso astenersi da ogni cosa vile o brutta... Non è la santità de'perfelti in religione , nobil dono di Dio , e privilegio sommo di grazia , sdegnoso per solito di queste cose terrene e caduche ; è la virtù antica e civile , una cosa illibata , ingenita , uscita dai paterni lombi , ed avuta da natura , più ancora che da innestato ammaestra- mento ; che perciò non costa fatica, nè sacrificio, ma è ab ovo e per traducem, fin dal primo impasto dell’uomo e della razza. — Con questo, è l’abitudine dell’ anteporre l’interesse pubblico ed altrui al proprio e privato... è la naturale ge- nerosità e larghezza... è il preferire quasi istintivo del retto all’ utile... è la disposizione avita di tutte le cosi fatte stirpi a eminenza di cittadine virtù ed attezze... il primeggiare nel ci vii senno e consiglio... il gittarsi innanzi, come il ’ prode destriero al romore delle battaglie , anche non chia- mati , nè pregati , né desiderati , in tutti i grandi e solenni bisogni della cosa pubblica , senza risparmio di sè e delle sue fortune... il trovarsi pronti e preparali a soccorso , a protezione , a sosteguo , a sovvenzione , a incoraggiamen- to , a guida , a ufficio di capitani e di porta-bandiera. E I’ esser sempre caporioni agli altri nel bene , e caporioni efficaci , ascoltati , sentiti , rispettali , obbediti... l’aver co- Digitized by Googt — 63 raggio civile o militare secondo clie fa d'uopo... il guarda- re dall'alto al basso il puro e vile materiale interesse , e il cercar sempre nelle questioni il lato della moralità e della giustizia... Non mi state a dire che queste qualità preziose son rare come le mosche bianche. Rare forse oggi , vi ripeto : ma non rare in ogni tempo ; non rare quando gli uomini s’e- ducavano a modo antico. E se si riusciva ad ottenerle , quando a quella forma s’ educavano essi , io non veggo , perchè richiamando le stesse cagioni , non s’abbiano ad ot- tenere , e non si possauo , gii stessi effetti. Non mi venite a soggiungere , che altrettanto e meglio , per forza di conveniente educazione, puossi ottenere fuori delle privilegiate caste. L’educazione è cosa sempre troppo artificiale , e troppo perciò difficile a condursi a buon ter- mine , se natura non agevola , e condizioni intrinseche non favoriscono ; e l’una e l’ altre non favoriscono , se fin dai primi istanti non concorrono ; e dai primi istanti non con- corrono che assai di rado , e solo con qualche frequenza , quando certe disposizioni son fatte dono abituale per lunga serie di generosi avi , e quando ogni cosa che è intorno le seconda. Imperciocché indipendentemente da quel che allo- ra è dato per una felice armonia del fisico col morale im- prontata per concepimento , v’è lo spontaneo innesto che nou può mancare a chi è uato in mezzo alle morali qualità che si voglion generate ; a chi le ha trovale in casa , e n’è stato cinto da ogni parte fin dalla prima infanzia -, infine a chi non ha incontrato , anche uscendo" di casa, che quelle , come cosa propria della casta in mezzo a cui vive. Le quali cose tutte non sono , per fermo , allo stesso modo , in uno stato dove non è che democrazia, pe'figliuoli degl’ingenliliti da un giorno , e degli arricchiti. Perchè in questi per solito le ricchezze e l’innalzamento è dall’industria mercantile o quasi-mercantile ; e l’industria delle mercature e de’com- Digitized by Google — fu- merei, pur troppo , a esser promossa, e tanto da generare tesoro , ha bisogno d’accompagnarsi con amor di guadagno , e d’ esserne preceduta come da suo naturale stimolante : amor di guadagno , che è passione per sè , non dirò vile , ma certo un po’ bassa , e non troppo generativa di virtù po- litiche. Ed ha radice d’egoismo e d’interesse materiale e per- sonale , due interessi che non poco penano a subordinarsi all’interesse morale , tanto da contentarsi sempre delle se- conde parti. Donde poi viene , che nelle case di si fatti (non ch’io neghi molte onorevoli eccezioni) gli esempi non soglio- no esser quali in quelle della vera e buona aristocrazia ; e colla rarità di questi esempi va proporzionata la difficoltà della fruttuosa educazione di che favellavamo. Che se, pe’fin qui discorsi argomenti , s’ è dunque cercalo di provare, che utile pertanto è l’aristocrazia, rispetto al crea- re , con un buono e conveniente indirizzo , una schiera di cittadini egregi, quali con arte di speciale istituzione appli- cata a’ primi che presenta il caso , o la fortuna , è difficile ot- tenerli; già possiamo a un altro argomento venire, e sarà l’ar- gomento di un secondo e ancor più elevato interesse politi- co, il qual consiglia a mantenere, quantunque dentro giusti contini, un ceto aristocratico nello stato; c questo è l’inte- resse cornai at or e. Il quale interesse, naturale antagonista del- V interesse riformatore , molti non vogliono conoscere utile , perchè non vi pongon mente : e , non avvertendolo , non se ne fanno una chiara idea. Ma non perciò non esiste; e non è rilevantissimo, e tanto anzi più importante, quanto le forme del governo son più liberali, e tengono delle repubblicane, o delle rappresentative e democratiche, e quanto v’è più grande l’autorità delle turbe popolari. Perchè il proprio delle democrazie, come in generale dei popoli e de’tempi tendenti a democrazia , è, in politica, il moto perpetuo. Un paese dato o soggetto alla dominazione, od alle forti influenze de’ capricci , di quello che fu e sarà Digitized by Google — 65 — sempre varium et mutabile vuigus , è come dire un terreno in man d’una compagnia d’ agricoltori , ognun dei quali vuol coltivare a suo modo ; e dove , secondo che uno riesce a prevalere sull’ altro nella lotta delle volontà, e nella perti- nacia e nella validità de’ contrasti, distrugge l’opera de’com- pagni, e rilavora, e risemina a suo modo. Il qual terreno la- scio decidere a chicchessia se può mai prosperare , e dare un frutto che valga le spese, e le fatiche periodicamente aborti- ve. Un tal paese è sempre sul disordinarsi, e riordinarsi per disordinarsi di nuovo, e tornare ad ordinarsi: come ciò ac- cade del mobile campo del mare a ogni nuova aura che spi- ri , non importa da qual parte. Le leggi non vi durano. L’e- spcrienze lunghe non vi si maturan mai. Le fortune vi sono instabili , come le dignità , come le influenze , come le ric- chezze, come le risoluzioni. Ora un tal paese, per avere una qualche speranza di requie, e di rallentamento negl’impeti inconsiderati del moto, ; per non lasciarsi perpetuamente al- lucinare da false apparenze di mali, da false apparenze di be- ni, giudicate secondo la prima impressione, e guidanti a fatti spesso inconsiderati e rovinosi, ha bisogno che sia , nel po- polo, un certo numero di cittadini saldamente potenti (cioc- ché non vuol dir prepotenti), i quali mettano nella bilancia disposizioni opposte ; cioè appunto quelle disposizioni che si chiatnan conservatrici , com’é il proprio delle aristocra- zie, alle quali tutto fa invito a temere i troppo rapidi mu- tamenti , e a temperarli , facendo per propria essenza l’offi- cio del regolatore nell’ orologio , e della scarpa nel carro, non per arrestare l’ andamento, o per voltarlo io contrario, ma per fare necessario contrasto alle accelerazioni dissenna te, e per impedirne le aberrazioni pericolose. Né voglio, a provarlo , altra dimostrazione che quella delle prove stori- che, dalle quali risulta che nessun paese prosperò mai lun- gamente, dove un robusto ceto aristocratico non si ponesse in mezzo tra le facili velleità delle plebi e de' municipii, tra i piccoli e gretti interessi del terzo stato ... tra le tenden- 5 Digitized by Google zeagli abusi del potere in più alto luogo; c non concorres- se con ciò validamente e in modo principalissimo alla costru- zione diffìcile del buon governo. Finirò enumerando i beni accessorii , che a lutti i prece- denti van connessi. Unicamente coll'aristocrazia, che si tie- ne ancorala sopra una ricchezza immancabile ( non fluttuan- te , non fortuita , non nata oggi o ieri , c non destinata a perire domani), e sopra tradizioni antiche di potenza, e so- pra le aderenze numerose e gagliarde che la corroborano , e la fan per cosi dire immortale , sono possibili, od almen frequentissimi , tanti abbellimenti delie città ; que’ palagi , de’quali parlavain sopra, che sffdano i secoli, e che son co- me reggie; i musei, le ville, i parchi, le splendide ed ere- ditarie proiezioni alle belle arti di lusso , alle lettere , alle scienze; i costumi gcutili, il secolo di Leon X, la conside- razione al di dentro, e al di fuori, la dignità c il decorodelle nazioni. Solamente coll'esistenza di famiglie, la cui podero- sa influenza sugli uomini e sulle cose abbia grande ed anti- co ed esteso fondamento , è lecito sperare ad ogni privato facili appoggi e saldi nelle solenni necessità d’ogui genere , ferma resistenza contra ogni nemico interno od esterno che minacci lo stato e la città , c perfino la miglior guarentigia possibile contra gli abusi d'autorità, procedenti da ogni alto luogo. Questi abusi , possibilissimi anzi dove non sono che governo e popolo più o meno minuto, e qua c là ricchi sen- za consistenza e senz’ altra fede che nella loro pecunia, non possono esistere o sussistere gran fatto dove quel terzo ele- mento dello stato è fortemente costituito su basi ben radi- cate che non tremano ; le combinazioni ternarie , in queste faccende, piu essendo valide ad impedire le abusive preva- lenze da qualunque parte , c quindi le prepotenze di qualun- que origine. Ivi i facili rivolgimenti c sconvolgimenti trova- no remora gagliarda e principalissima, distrutta la quale i Ire- muoti politici si succedono a ogni piè sospinto ; e dura prò- — 67 — va più d’un paese n’ha falla in questi nostri lagrime volissi- ini tempi. Di qui è che la sapienza antica , per voce di Plato- ne c di Cicerone, cosi appunto sentenziava ne’ libri De repu- blica. Si ama favellare soltanto delle soperehierie de’ nobili , di certe violenze che alcuni di loro si permettono, di certi mali ch’essi han prodotto. Bisogna, com’ io diceva, pesar più giusto, e mettere su la bilancia nell’ altro piatto i vantaggi. Quando avrete distrutta la nobiltà , e avrete solo tollerato quella ineguaglianza di fortune , che non siete padroni di di- struggere, e che resisterà ad ogni vostro tentativo livellato- re , avrete tanto e tanto le stesse violenze e le stesse soper- chierie da que’che avranno la prevalenza di fortuna, ma le avrete senza il correttivo ed il freno che per sua natura è chiamalo a mettervi il buon patriziato per una dicevole edu- cazione e tradizione. Servio Tullio, fin dai tempi regii di Roma , non annullò questo ; ne moderò i poteri ; e provvi- de con ciò alla fuUira grandezza di quella ch’era destinata ad essere la capitale del mondo. La elevazione di Roma re- pubblicana è dovuta principalmente al suo senato di patrizi. Le successive invasioni della plebe alzaron molli di quesla sino a quello, cd era giusto ; non abbassarono quello fino a sè, che sarebbe stato follia. . . distruzione di Roma. I Ce- sari lolser di mezzo, o snaturarono l’organo politico, pel quale Roma dominò la terra ; eslcrminarono le grandi fami- glie, fecer perire l’ antiche tradizioni , tolsero ogni impedi- mento , ogni potestà tra sè e il popolo , e con quale effetto non ho bisogno di ricordarlo ad alcuno. Venezia ed Inghil- terra. . . la Venezia de’ passati secoli , l’Inghilterra d’oggi- di, son altra prova storica e splendida della mia tesi. I so- prusi e gli abusi di potere si possono correggere, impedire, medicare; il male della mancanza della nobiltà è immedica bile nel materiale e nel morale. . . E la nobiltà è zero senza ricchezza ; e la ricchezza è labi- le senza fedecommessi. Dunque i fedecommessi, oltre al non ftgifeed by Googte — 68 — essere ingiusti , oltre all'essere senza detrimento al paese che li ammette, gli sono necessari (1). (1) Di qui è , che, a mio senso guardando alla ragion politica , possono nel- r eredita fidecommissaria difendersi anche certe sostituzioni , e certi passaggi di famiglia a famiglia come mezzo di perpetuare i gran nomi , la memoria de’ grandi servigi , e gli obblighi che queste memorie traggon seco. L'argo- mento è degno per lo meno di nuovi esami. Non è il mio Bne l’intraprenderli. N- B. Dopo stampale , una prima ed una seconda volta , queste lettere , un vicino paese fu , nel quale i maggiorati s’ abolirono , disputatone prima , co- me e quanto lo si poteva aspettare , nella camera dei suoi deputati , e nel se- nato de’sapienti del luogo. Nè negherò , che , vista la coedizione de'tempì e delle opinioni , il conservarli sarebbe quivi stato un’ anomalia ; certo una dis- armonia con tutto il resto. Nel fallo , si guardi meno alla quistione assolu- ta , che alla relativa ; e meno la relativa al piti o manco di vantaggio del po- polo, e in generale dello stato, ebe ia relativa all' andamento politico in cui lo stato s'è colà messo, ed alle necessità che ciò s'è tratte dietro. La questio- ne giudicata oggi cosi sta donque forse bene. Bisognerà vedere se ugualmen- te starà bene domani. Digìtized by Googl ■■' -1 OPUSCOLO II DELLA LIBERTA’ E DELL’EGUAGLIANZA CIVILE. -DEL GOVERNO E DELLA SOVRANITÀ’ IN GENERALE. - DELLA COSI DETTA SOVRANITÀ’ DEL POPOLO E DELLA DEMOCRAZIA. -DEL VOTO UNIVERSALE. - DELLE RIVOLUZIONI E DELLE RIFORME NBI GOVERNI EC. Digitized by Google Al REPUBBLICA*! RICOVERATI IH IHGBlLTERRA E ALTROVE Il ne faut pas vous le dissiniuler. Le peuple, ainsi que la bourgeoisie n’a nulle confianee en vous. Le peuple rii de vos pasquinades politiqueset socia- les: il vous a connus à l’oeuvre : il a jugé la puis- sance de vos moyens et la fécondité de vos res- sources; il a vu poindre , sous volre iniiiative , celle réaction que vous condamne/. aujourd'bui, mais dont le principe est loujours vivant dans vos vues et pour rien au monde il ne se sou- cie de riimeltre nne seconde fois ses destinées eulre vos mains. Tranquillisez-vous donc , et quoi qu’ il arrive , ne vous excilez pas le cerveau , ne vous écbaufl'ez l.oint la bile. Acceptez en tonte résiguation le repos que vous fait l’cxil , et metlez-vous bien dans la téle qu’à rnoins d'unc transformation com- plète de volre esprit, de volre caraclèrc, de votre intelligence , volre ròte est lini.... Teuez, voulez-vous queje vous dise louie ma pen- sée? Je ne connais qu’un mot qui caractérise vo- tre passò, et je saisis celie occasion de le Taire passer de l’argot populairc dans la langue polili- que. Avec vos grands mols de guerre aux rois , et de l'ralernité des peuples ; avee vos parades re- volulionnaires , et toutee lintamarre de démago- gues, vous n’avez été jusqu’à préscnt , que des blagucurs. Journ. le Peuple ile l»bO Articolo di P. /. Prudhon- Digitized by Google ARTICOLO 1. Della libertà nel civile consorzio, e dei limiti che necessariamente debbc avere. Che cosa volete , signori maestri del mondo, che si rin- nova? - « Libertà ed eguaglianza nel consorzio civile, nco- « nosciute e difese; e , come frutto della libertà e dell’egua- « glianza , la parte di sovranità nel popolo , che a ognuno « coegualmente spelta per quel che concerne gl’interessi « sqoi, e gl’interessi dell’universale in correlazione co’suoi. « Perchè , se gli uomini sono uguali per natura ( e certo lo « sono}, è una iniquità il farli disuguali per arte; è una slo- « Udita il lasciarsi far tali , ed ammettere maggiori di sé so- ci pra sè quando piace , e quando non piace. E se gli uomini « sono liberi per natura, è una iniquità il farli più o meno a schiavi per arte, e stolidità il lasciarsi far tali, ed ammet- « tere padroni di sè sopra sè , quando piace, e quando non « piace. » - Ma qui vale la risposta celebre degli spartani a Filippo re - (1). « SE ». La libertà! Innanzi tratto, parliamo un po’ sul serio: rac- cordate voi veramente all’ uomo , voi che pugnate tanto per- chè vi si lasci interissima , e quasi o senza quasi priva di vin- coli ? - Ma molti di voi , che chiamano l’uomo una macchi- na fisica , so che il libero arbitrio, cioè questa tanto richiesta libertà, dicono non esistere ; poiché tutto che facciamo , lo facciamo, secondo essi, per coazione prodotta in noi da im- pellenti motivi, interiori od esterni , che prepotentemente, (I) Plutarch. fìe g.imililale. Edil. Rnisk Voi Vili, 32. Digitlzed by Google benché occultamente , ci spingono a fare o non fare , ed a fare una cosa piuttosto che un' altra. Dunque , almen per tutti cotesti negatori del libero arbitrio, le dimande d’ esser liberi hanno assurdità manifesta , e mancan di senso , es- sendo in contraddizione perfetta colla loro intima e confes- sata persuasione di non poter esser soddisfatti nelle loro di- mande , nè essi , nè chicchessia (1). Essi sanno , o preten- don sapere , che chiedono quel che non è possibile dar loro ; poiché quel che chiedono , a lor detto , è un nulla , un non-ente; e niun può dare ad altrui, se non illudendolo, un non ente, un nulla, una cosa, che nè ha egli, nè alcun altro possiede, o può possedere. Dunque la libertà non possono chiederla, che coloro i quali la credon possibile all’uomo , e che non risguardano il mondo morale, ossia il mondo delle volontà, come un conflitto di forze, ognuna delle quali non può non esercitarsi , che nel modo col quale nel fatto s’esercita, senza che alcuno possa iutervenirvi per azioni diverse da quelle con che ogni volta in realtà v’interviene. La libertà , in altri termini , non posson chiederla , che gli spiritualisti ; e già in ciò v’è molto di guadagnato: perchè cogli spiritualisti , se sono veramenle quel che dicono di es- sere, si può disputare con ferma speranza di giungere pre- sto o tardi a spogliarli di certe idee, per così dire, superfetate ed aggiunte, contro a naturatile loro persuasioni di spiritua- listi: idee non compatibili con quelle persuasioni, e tali, che nonèdifficile alla lunga di farle apparir loro quali realmente sono, riducendole al giusto loro valore. . . (2). (1) È argomento ad hominem — Ex ore vestro voi judico. Que’ cbe negano la libertà non solo non posson chiedere questa , ma non possono , sul serio e da senno , chiedere o pretendere nulla , nè accusar nul- la, nè lagnarsi o adirarsi di nulla, nè trovare a ridire su nulla. Nella loro ipo- tesi lutto quel che è o sarà, tatto quel che si la o si farà , non dipende dall'ar- bitrio 'di chicchessia. È o sarà, à fa o si farà , perchè non puh essere nè farsi diversamente. Dimande, lagnanze, accuse, saranno, per vero, esse pure atto necessario, ma un alto senza significato, o d’ un signitìcato che non può stare. (2) La proposizione non lo che accennarla. Il trattarla ex profitto non è di questo luogo. — 73 — E che cosa è questa libertà ? - « La facoltà ( rispondono } « d’usare delle proprie forze , fisiche o morali, nel modo « che più aggrada, la quale ( dicono que’che vi credono ) « è una facoltà primitiva e naturale, e tale perciò che non si « ha diritto di toglierla. » Intanto , essi che l’ ammettono, si vergognerebbero di non ammettere però , che alcuni di si fatti usi della libertà propria son buoni , altri cattivi , e che i buoni usi ognuno è tenuto a praticarli , e i cattivi ad evitarli. Dunque coloro che ammettono la libertà, .e che per- ciò ne chiedono alla congrega civile la maggiore possibile in- dipendenza e franchigia, concedono almeno una legge inte- riore, e naturale, e non abrogabile , data al loro intelletto , che comanda , consiglia , o proibisce; legge obbligatoria per ognuno. Dunque concedono, che la libertà, per sua natu- ra , non è poi cosi sfrenata come lo si suppone , nemmen nell’uom solitario e sottratto perciò ad ogni coazione estrin- seca de’simili suoi, da che è limitata e vincolata da una legge interna, che notabilmente ne restringe pur sempre i poteri. Anzi, poiché, conceduto il bene ed il male nelle azioni libere o volontarie, vengono con ciò necessariamente a con- cedere la distinzione tra l’uomo da bene e perfetto, e l’uo- mo imperfetto e cattivo, conseguita da questo, che per essi il migliore ed il più perfetto degli uomini è quegli che più limita le proprie libertà , e che , per conseguenza , nel fat- to, è o si fa men libero; e viceversa , che l’ uom peggiore e più imperfetto è quegli il quale più ai vincoli della libertà si sottrae, godendo, nel fatto, d’un più illimitato uso della li- bertà propria (1). (1) Qual è l'uomo il più libero ? — Il ciallroue , che , senza un riguardo per sè o per gli altri , va e fa e dice, e si veste o sveste , e s'accompagna o scom- pagna , e si satolla negli appetiti suoi più disordinati e più bestiali ed immon- di a tutto suo grado, gitlandosi panciolle o rotolandosi in istrada, ubriacan- dosi nella taverna, appaiandosi colle sgualdrine, gridando e urlando per via , spargendo motti , dileggiamenti , bestemmie , ingiurie a questo ed a quello... Digitized by Google — 74 — Or, se la civil convivenza è ordinata a rendere gli uomi- ni, non più imperfetti e cattivi, ma sempre migliori e piu perfetti (ed aspetto che qualcuno voglia con moderna impu- denza negarmelo), è chiaro, che quello è il consorzio umano più conforme alle leggi di natura, in che il male è più difficile a farsi, ed il bene piu facile. Laonde , se un modello di ot- timo civile ordinamento è a proporsi come un tipo al quale si debbano conformare, quanto meglio ciò è dato, le uma- ne congreghe , converrà dire l’ideal naturale ( come lo chia- mano ) dell’ ottima e perfetta civil convivenza esser quello dove alle volontà del male è recato il massimo impedimento, alle volontà del bene il massimo eccitamento e favore, alle volontà indifferenti quanto a bene ed a male la massima indi- pendenza : quello dunque dove la libertà ha vincoli molto maggiori de’ vincoli che le nostre leggi, anche le più rigo- rose impongono. Tuttavia confesso, che chi cosi ragionasse andrebbe trop- po in là col ragionamento, massime ove difendesse l’opinio- ne, che questo ideale sia immediatamente riducibile ad atto nella odierna condizione delle aggregazioni umane che si no- man popoli. Confesso, che, conosciuto il mondo cosi com’è, e considerato quanto immensamente son gli uomini ancor lontani, nella lor molta corruttela , dal tollerare universal- mente d’ esser costretti a farsi ottimi, e ad incontrare osta- coli ad ogni azion loro men che retta ed a bene rivolta; ve- duto quindi che la legge troppo rigorosa incontrerebbe in- numerabili ribelli, i quali sarebbe presso a poco impossibile frenare, e colla forza ridurre ad obbedienza, o pur solo pu- nire; infine, richiamalo alla memoria, che Iddio stesso, nella formazione dell’ uomo , mentre si è contentato di dare ad — Lo 5cln 'rauo clic corre armalo le campagne taccinlo silo tulio che trova , spogliando i viandanti , accoltellandoli.... — E qual uomo onesto , nel senso che questa parola ottiene in ogni vocabolario di popolo civile, vorrebbe es- sere cialtrone o scherano ? o eie' specie li ci' il consorzio è possibile ne' cial- troni , e fra gli scherani? Digitized by Google — 75 — ognuno le norme del bene e del male , ba però voluto la- sciare, a tutto risico di chi devia da queste norme, la libertà di si fatta deviazione ; di qui è che , per men danno , e per men difficoltà , i savi , che dell’ ordinamento degli stati han fatto particolare studio, avvisarono la necessità di abbando- nare al proprio libito di ciascuno il più di quegli abusi di li bertà recanti a tristo o sconveniente (ine, ma che non nuo- cono altrui, riserbato il vincolare con leggi quegli abusi die agli altri recauo un più o men grave ed ingiusto nocumento, od una indebita e non lieve molestia : ciocché accordandosi a riconoscere e concedere ( e vi riflettati bene i capitani e i campioni delle nuove dottrine) non credon già di aver, per si fatti divisamenti, proposto quel che veramente sarebbe il meglio; ma, proponendolo, o, a dir piu vero, confessando d’ essere stati costretti a concederlo , compiangono di non aver potuto proporre c consigliare che un men male. E tut- tavia questo men male non lo propongono, e non lo accet- tano, che in modo , per cosi dire , precario , e finché , con un migliore indirizzo della educazione privala e pubblica , sia lecito assai più recidere di questa libertà del non buono, senza troppa resistenza , e per successivi sempre maggiori troncamenti giungere alfine a quel minimo di libertà lasciata al mal fare , che costituirebbe de’ civili ordinamenti la vera normalità. Ed ecco ricacciate in gola, io spero, a certi insipienti ban- ditori del sacro diritto (coni’ essi soglion chiamarlo) d’ esser padroni delle azioni loro, tante balorde cicalcric di pocosen so , che vanno eglino ripetendo , e che, se dimostran qual che cosa, dimoslrau solo quanto è grande la ignoranza di gri- datori si fatti in lutto che risguarda la vera filosofia delle leg; gi e la vera natura dell’ uomo. — Io so però con qual mutamento di linguaggio si sforze- ranno essi di riguadagnare terreno, se non di fronte, almen per fianco. Senza osar troppo di negare, presi cosi alle strette, che quegli usi della libertà , dai quali un altro , e con piu Digitized by Google — 76 — forte ragione più altri, o la comunità intera, possono essere più o men notabilmente ed ingiustamente pregiudicati, deb- bono dalla legge frenarsi , diranno però, ed in effetto dico- no ( abbassato molto il tuono della voce e della superbia ) , che la forfattura de’ legislatori a cui si chiede emendamento è appunto nel giudizio del male , operato o da operarsi , il qual conviene, o prevenire perchè si tema, o punire perchè si risguardi come fatto, e delle condizioni che si stima utile all’ universale di lasciare in potestà de’governanti lo impor- re a’ singoli , quale un debito comune di violenze fatte o da farsi alia libertà d’ ognuno pel bene di tutti. Rispetto a che ricusano il più delle norme stabilite dalla sapienza antica , senza un riguardo eh’ ella sia stata sempre una e costante , sempre simile a sè fin dalle prime manifestazioni sue, giun- gendo da gente a gente al nostro tempo ; e trinceratisi so- pra questo terreno , vogliono , coni’ oggi dicesi , guarentite almeno certe principali libertà, o salvati certi privilegi di li- bertà, di che fanno enumerazione, secondochè, per un detto di detto, impararono (1). E qui non discenderò io a dispu- tar loro ciascun palmo del nuovo terreno in che s’accampa- no, questo non essendo per ora il mio proposito. Non ch’io non voglia, a miglior tempo, a un per uno , espugnare cia- scun de'baluardi ove atlendon battaglia, impotenti, come si sentono, a tener la campagna aperta. Ben, fermandomi qui sulle generali, poche cose dirò, che importa stabilire, come opportune premesse a tutte l'altre, quasi circonvallandoli in- torno d’un regolare assedio, per toglier loro qualunque spe- (1) È degno d’esser notato che si schiamazza e si pugna per si fatte liber- tà, e per questi privilegi sempre ne’ tempi in cui più si vuole abusarne , e da que’che di abusarne hanno il proposito deliberato. Que’ che non han bisogno dell’abuso , e che non lo hanno nell’animo e nel desiderio , è chiaro che sa- rebbe ridicolo se ciò curassero. Ed altrettanto è a dire de’ secoli in cui raris- simi sono, o nessuni, gli abusa tori di fatto o d'intenzione. Queste grida allora non si sa che siano. Si chiede il permesso di quel che si vuol fare, e si muo- vono lagnanze di quel che , volendo farlo, non sì pub ; non di quello mai, che non occupa la mente, e che non ispiace di non poterlo operare a suo grado. — 77 — ranza di esteriore sussidio, e di futuro scampo. Dove, se per avventura, io paia a taluno usare, a dispetto, un troppo su- perbo linguaggio , valgami a scusa la salda fede che ho nel- l’animo, non veramente del prevalere per senno, ma sì certo dello scendere a combattimento con tale una soprabbondan- za di forze, che il far fronte, negli avversari, più mi sembra presunzione ed insania , che coraggio e bravura. E prima , prendo , come suol dirsi , atto del concesso , e dell’ ornai da essi perduto per non poterlo difendere : cioè , che tutte le declamazioni, le quali fannosi, a destra e a sini- stra , suonare sul sacro diritto della libertà umana , cosi in generale sfrenata , e della intangibilità di questo diritto ( le quali declamazioni tanto si vanno ripetendo a illusione e per- vertimento degli sciocchi, e col plauso del codazzo lungo an- zichenò de’tristi, i quali approvano e fan coro, perchè l’ap- provazione è come indiretta difesa di molte ribalderie loro); tutte queste declamazioni , dico , bisogna ringhiottirsele , o riservarle a’ crocchi degl’ imburiassali a lor forma, e già non più ragionanti, nè disputanti, ma credenti, e disposti a con- tendere solo co’pugnali e colle contumelie. Per tutti gli altri un punto è vinto, ed una verità è conquistata: la libertà, per sé medesima, dev’ esser vincolala in tutti. Questo non ammette più disputa. Or, ciò premesso, io dico poi , che, nelle azioni le quali necessariamente han , per cosi dire , contatto cogli altri , e sono usi di libertà che agli altri possono riuscire o molesti o pregiudice voli, a rendere, non pur possibile, ma solo reci- procamente tollerabile la consociazione degli uomini, è chia- ro che l’interesse comune richiede il provvedere a tanto, che i conflitti delle coeguali libertà siano evitati il meglio che es- ser può, e siano del pari scansate le cagioni, quant’elle sono, onde , per fatto delle libertà male-usate, si renda sgradevole ed intolleranda ad altri, pochi o molti, la convivenza. E poi- ché nessuno è giusto che sia giudice in causa propria, quando specialmente la causa propria è in contrasto colla causa de- Digitized by Google — 78 — gli altri, perchè niuno, negl’ innumerabili e colidiani casi di si fatti contrasti, vorrebbe aver fede nella giustizia e nella di- screzione d’un che ha interesse a favorire sè stesso (massime considerando , che il momento medesimo del conflitto , al- lorché più le passioni sono in presenza , in accensione, ed in tumulto , dovrebbe esser quello del giudizio ) , perciò è ne- cessario, che ognuno anticipatamente sappia (da terzi ed im parziali, e parlanti con autorità in guisa da comandare obbe- dienza ed ottenerla) quel che può e deve, e quel che non può, nè dee. Di che poi si conclude, che, innanzi al fatto, egli è della più grande evidenza , bisognare alcune regole presta- bilite, ossiano leggi, per le quali si determini efficacemente il lecito e l'illecito. Resterà dunque solamente a cercare, da quali, secondo ragion naturale, debbano queste leggi emet- tersi , ed in che misura. E la -questione giunta a questo termine, s’allarga. Perchè, venuto il discorso alle leggi che stabilir denno i confini e la misura della libertà civile, l’argomento facilmente trapassa alla non meno astrusa ed importante trattazione del primitivo stabilimento di tutte l’altre leggi obbligatorie per l’universale, e si di quelle che fermano, o fermar debbono le originarie con- dizioni della civile congrega, nelle parti onde si compone od hassi a comporre l’intera macchina governativa, qual si ha, o qual si desidera averla, si di quell’altrc, che, a volta a volta, si van facendo, o si vorrebbero fatte, per nuovi bisogni che si stimano sopravvenuti, o per correzione d’antichi e nuovi errori , de’ quali credesi avere accorgimento. Intorno a che una opinione oggi , e da molli anni, a memoria di noi vec-r chi , cerca di signoreggiare il mondo , secondo la quale , la volontà egualmente ed il senno di lutti avrebbe in ciò a con- sultarsi, e a deliberare, per quella dottrina che troppi pon- gono a di nostri in cima a ogni altra, e che chiamano il dom- ala della sovranità del popolo , da cui , come da vecchia sua radice , sorse già e prese forza l’altro domina del cosi detto patto , o contratto sociale ; due domini a’ quali dassi appunto Digitized by Google per fondamento , come la libertà originaria e naturale del- l’uomo, cosi l ’ eguaglianza primitiva d’uomo con uomo. Or poiché, rispetto alla prima già vedemmo, quantunque som- mariamente , quel che bassi a pensarne , favelliamo adesso della seconda. — 80 ARTICOLO* II. Della eguaglianza in generale, e quanto poco esista essa nella specie utnana. Si pretende, che gli uomini, per naturale diritto, sian tutti uguali , e , al solito , insegnando al popolo questa supposta fondamentale verità, que’ che la insegnano si guardan bene dal dichiararla con più esplicite parole , e dallo spiegare in che senso , a lor senno , questa eguaglianza può affermarsi, in che senso non lo si può. E il popolo fa di questa propo- sizione quel medesimo, che dell’altra, la qual die e-Gli uomi- ni son lutti liberi - Ambedue le accetta così come gli si dan- no, senza limitazione, e se le stampa bene in mente al modo che suonano, per poi trarne le conseguenze dirette ed estre- i me, che oggi pur troppo ne trae... conseguenze che la pace del mondo da sessanta anni disturbano ed impediscono. Io spesso ho domandato a que’ difensori di si fatte stolte teori- che, co'quali è pur possibile tentare un po’ di ragionamento, qual fondamento dessero ( parlando dell’egualità ) al domma che stabiliscono ; e i più di loro m’hanno risposto con gran franchezza , che l’eguaglianza è da legge di natura, perchè la natura ci ha fatti tutti della stessa specie, e della stessa car- ne; tutti, gli uni agli altri, fratelli. Ma, quando li ho incal- zati, chiedendo, se la natura facendoci uguali quanto a spe- cie e carne , e con questo dandoci una comune fraternità , abbia poi col fatto mostrato di averci voluto ad un tempo da- re anche le altre eguaglianze qualitative e quantitative , ossia di modo, e di grado, che bisognano per costituire l’assoluta eguaglianza naturale, la quale intende il popolo, non ra’han Digitized by Google — 81 — potuto più rispondere cosa che valga. Almeno avessero po- tuto dimostrarmi che queste ultime sono una conseguenza necessaria di quelle prime! Bisogna compatirli. Essi non po- tevan fare l’ impossibile. La natura, certo, non ha voluto farci diversi da quelli che ci ha fatto. Ora è chiaro, ch’essa ci ha fatto in ogni cosa dis- uguali. ( E si noti , eh’ io qui uso il linguaggio de’ moderni filosofanti. Metto da parte la fede, il peccato d’origine, e le sue conseguenze. Parlo , come oggi usano tanti , della na- tura acefala , e separala dalle sue cagioni , come se non le avesse ). Infatti che vogliamo ricercare? Il fisico, o il morale? Ma, nel fisico , nessuno, per fermo , avrà l’ ardire d’ affermare , che la natura, fabbricandoci tutti della stessa carne, e collo- candoci nella stessa specie, abbia voluto altro farci che dis- ugualissimi. Non forse ogni giorno ci schiera essa innanzi i belli ed i brutti , i dritti ed i bistorti , i contraffatti a ogni forma ed i ben composti della persona.... i sani e gl’ infer- micci, i gagliardi ed i frolli , gli svegliati ed i pigri o buo- ni-da-nulla? Non forse tra milioni di visi nessun ce ne pre- senta ben simile... ben uguale ad un altro « imprimendo ad ognuno una fisonomia sua, che è la sua e non d’altrui? Non forse disuguali dà le complessioni , la fazion generale della persona, le idiosincrasie ? Pur la carne è una in tulli , e la stessa : la specie è una e comune. Più però l’originaria e naturale disuguaglianza fassi palese, ove al morale riguardiamo, e si a questo nella parte intel- lettiva e discorsiva, si nella memorativa, si nella immagina- tiva, nell’ affettiva , nella volitiva, e in quante altre le sotti- gliezze de’ filosofi distinguono... Ho io bisogno di dire, che hannovi nati stupidi , e nati con ogni buona disposizione di memoria, di giudizio, d’ acume... ? Ho io bisogno di ricor- dare le portentose varietà d’ altezze , di capacità, d’umori , di tendenze, infinitamente tra loro disparate e distanti ? Ho io bisogno di avvertire , che Galileo , Newton, Eulero, La- 6 Digitized by Googl — 82 — grangia non nacquero per esser umili ragionieri di lor per- sona sopra un povero banco di libri tenuti a scrittura-dop- pia ; Cesare, Carlo Magno, Napoleone, non erano modellati alta stampa d'un piccolo caporale di milizie ; i Law non fu- rono mai del legno di che si formano i Colbert , i Turgot ; Omero non doveva essere Clierilo, nè Virgilio Bavio... , e tutta la larghezza d’ un oceano doveva separare Marco Tul- lio Cicerone da Marco figliuolo, Marco Aurelio Antonino da Commoilo, Tito da Domiziano... Vaucanson da un costrut- tore d’organucci di Barberia... Giovanna d’ Arco dalla mia donna di faccende ? Non favello delle disposizioni di cuore... delle disposizio- ni di volontà... del più o meno di mercurio, di zolfo, di sali, che, fino dal primo impasto, è infuso nelle nostre crete; e del diverso rombo di vento a che si volge l’ago delle nostre tra- montane. Nel vostro stesso campo , signori maestri del no- vello mondo, consultate Gali , Spurzheim , Fossati, Combe. Crederanno leggervi sul cranio, scritto e significato a grandi rilievi, se siete della pasta dei Tersiti, de’Paridi, degli Ulissi, de’ Palamedi, o degli Achilli.... E non solo differenti s’esce di prima stampa dall’utero ma- terno. Altre cagioni soggiungono, da natura pur sempre, e dal conflitto perpetuo delle sue forze , per le quali alle ine- gualità fisiche e morali, cominciate fin dai primordi nostri, se ne vanno altre aggiungendo finché dura la vita, ed alcune per effetto della stessa vita. Imperciocché a questo lavorano giornalmente le infermità, e centinaia di fortuiti accidenti che sopravvengono... le differenze di climi e del tenor di vita... i nostri spropositi volontari ed involontari... : senza di che molle cose al vecchio toglie P età , e al fanciullo non le dà ancora... E l’arte , eh’ essa medesima è da natura , opera forse , e conduce, a diverso fine? -L’arte è l’educazione, secondo che ce la danno, secondo che ce la diamo. Or l’educazione, fac- ciasi quel che si vuole, è per l'uomo una nuova grandissima — 83 — cagione d’ inegualità , la quale niun potrà mai governare in modo da impedirle il produrre questo ultimo effetto. E , primo , è una potente cagione d'inegualità dalla parte degli educatori. Perché come poterli applicare a uno stesso modo, a una stessa misura, in tutti i luoghi ed a tutti? nelle città e ne’ villaggi ? nelle campagne e ne’ boschi ? a que’ che vivono raccolti insieme, e a que’che in solitudine, o grande- mente spicciolati e divisi ? Come trovarli, da per tutto, uguali in eccellenza, per dottrina, per zelo, per altezza, per l’allre molte qualità che aver denno , o dovrebbero ; o come non piuttosto contentarsi assai spesso di non trovarne, di non a- verne, o di averne de’mediocri, degl'insufficienti, o decessi- mi? Come, da per tutto, avere o procacciarsi le stesse faci- lità secondarie , gli stessi ausiliarii mezzi , senza di che la bontà degli educatori o fallisce, o men vale? Come non avere riverberate sugli educati le diversità che provengono dalla diversa natura de’ maestri, de’ metodi, degli aiuti estrinseci? E, per tutti questi motivi, come non giungere all’effetto ul- timo, che, se le differenze predisposte da natura erano già grandi, più grandi ancora saranno esse fatte, dopoché di ne- cessità in diversissimo grado e modo l'arti educatrici saran- nosi adoperate? Secondo , è un’altra cagione d’ineguaglianze , dalla parte di coloro che debbono educarsi. Imperciocché le inegualità già preordinate in ciascuno nell’esser coucetli, come potran- no non avere accrescimento e moltiplicazione, aggiuntevi le inegualità avventizie, prodotte dall’azion di coloro, che, più o men bene, o più o men malamente, educheranno? Dove, tra inegualità ed inegualità , sarà pur talvolta che accadano compensazioni: ma sarà più spesso ancora, che le inegualità si sommino, e s’alzino a maggior valuta... Terzo, son molte più, accidentali, cagioni, che necessaria- mente faranno anche maggiore essa differenza : come dire , il più o men bene, o male affetto stato di salute, o di vigo- re , il più o meno di fortuiti ostacoli , o di fortunate agevo- " "Digifeed by Google lezze sopraggiuugenti : la nebbia delle passioni viziose che alcuni offuscalo la loro forza che molti distrae; lo stimolo delle passioni generose che ad altri é incitamento... cento al- tri e mille incidenti della vita, che or turbano, or secondano, e fan mentire in bene o in male ogni anticipato presagio da natura tratto... Ma v’ è una piu generai considerazione , che vie meglio conferma la verità del mio detto. Essa ci è somministrala dalla ricerca del fine stesso per cui la natura ci diede delle arti educatrici il bisogno, l’istinto, ed il seme. Questo fine evidentemente, e per sua essenza, è, sempre, e ogni giorno più, disuguagliare, anziché uguagliare. Imperciocché la per- fettibilità umana esse arti han persubbietto sul quale lavo- rano ; e la perfettibilità è cosa sterminata. L'arte, cioè l’edu- cazione, perfeziona, che è dire s’ aggiunge alla natura, ac- ciocché quello che in essa è germe, tallisca, cresca in pian- ta, e fruttifichi. Ora il germe è d’ineguaglianze: dunque ine- guaglianze raccoglierannosi dall’ educare, tanto maggiori, quanto l’ educare sarà più perseverante, e condotto a mag- giore eccellenza. In ciò sta il progresso, che è pure un altro degl’ idoli del nostro tempo : in ciò la civiltà, effetto princi- pale del progresso , che tanto oggi i nuovi dottori dicono di voler promuovere, non s’accorgendo , che il suo vero fine è aumentare le differenze tra gli uomini, non già scemarle. Gara infatti essa è per essenza , e specie di palestra aperta a tutti, dove arte aiuta natura a far si che ciascuno co’ vantag- gi che può e sa, si gitti innanzi quanto più può e sa meglio, lasciando iudietro il compagno o i compagni di quanto piu intervallo è possibile , nelle diversità di direzione che tutti prendono. Cosi arte e natura a un medesimo scopo conven- gono. Quella accresce 1’ effetto di questa. La disuguaglianza é data all’uomo per legge; il disuguagliarsi per istinto, e per bisogno. Voi piu facilmente fabbrichereste gli uomini della favola di Luciano, usciti dalla granata magica , con metodo di successive dicotomie, che gli uguali i quali sognale... Digitized biXÌQQgjg — 85 — Arroge, die questa è una legge non esclusivamente pro- pria della nostra specie. Chi ben considera, trova ch’è legge data all’intero universo, come norma del suo modo d’esse- re. Tutto in esso è varietà e diversità. Tutto è gerarchia. La materia è una nella sua sostanza , pur l’oro non è argento, nè T argento rame, nè il rame piombo , nè il piombo arse- nico , nè l’arsenico azoto od ossigeno. Vi son dunque caste nella materia , come nella specie umana ; come nelle specie degli animali domestici (cavalli , pecore, capre)... V’ è una gerarchia delle stelle tra le stelle, delle comete tra le comete. V’é il grande ed il piccolo, il luminoso e l’oscuro, quel che domina e quel eh’ è dominato. Un carbone è cristallizzato ; è brillante; è la coli-i noor, la montagna della luce, che brillerà sulla fronte di Vittoria regina d’ Inghilterra ; un altro car- bone non è buono che a scaldare la pentola della massaia. Lo stesso grano, dice il più santo de’libri, è trasportato dalla piena del torrente nel mare , e vi perisce ; dal vento tra le sabbie , e non vi nasce ; dall’agricoltore nel campo , e , se- condo le condizioni diverse del terreno e de’ succhi , v’ in- tristisce c non viene a spiga , traligna ed è ucciso dalla gol- pe... prolifica ed è ricchezza della messe e del granaio. Evi- dentemente queste diversità di sorte furono, sin dalla prima origine, ne’ disegni del Creatore, nelle necessità imposte al creato... Quanto agli uomini, ciò non è solo un fatto cieco ed im- provvido : è una manifestazione splendente della sapienza del divino architetto. La vita normale della civil congrega ha bisoguo di simiglianti radicali disuguaglianze. È forza che v’ abbia chi non si sdegni d’ esser destinalo ad metalla , alla coltivazione laboriosa delle terre, alle meccaniche fatiche del- l’incudine, della sega, della pialla... Come è forza che v’ab- biano altri ad altro buoni, ed a meglio, secondo tutta la va- rietà degli uffici e de’ servigi che se ne aspettano. Fede c fi- losofia s’ accordan poscia a proporci , affinchè nissuno si la- gni , il sistema delle compensazioni in una seconda vita — Digitized by Google Or, se tanto è innegabilmente vero, come s’ osa insegna- re al popolo l’opposto di queste dottrine? Come s’abusa della sua irriflessione naturale e della sua ignoranza per falsificar- gli sino a questo segno il giudizio? Come s’ardisce predi- cargli ogni giorno il domina supposto delVeguaglianza, o non fiancheggiandolo con ragioni, o rendendolo credibile con mi- serabili ragioni di fratellanza universale, d’identità d’origine, o simile? (1)-E v’ha chi chiama perfino a complicità dell’in- ganno la religione , come se vi credesse! V’ha chi usa come argomento: Siamo lutti figli d’Adamo; lutti ugualmente re- denti sulla croce; tutti ugualmente fratelli in Cristo! - Fra- telli si certo ; c figliuoli lutti della prima umana coppia , e della seconda per Noè il diluviano; ed ugualmente ricompe- rati col prezzo di sangue sul Golgota: ma non perciò uguali; come uguali non erano, ancorché fratelli, più ancora stretti tra toro che non un uomo a un altr’ uomo, Caino e Abele ; come uguali non erano tra loro, ancorché fratelli, Isacco ed Ismaele, Giacobbe ed Esaù, Giuseppe e Beniamino, e gli altri figliuoli di Giacobbe... Fratelli, e perciò tenuti a reciproca- mente amarci, ad assisterci, a giovarci; ma non a modellarci ognuno sull’altro , ma non a metterci tutti a uno stesso li- vello , ma non a interdirci ogDuno i vantaggi delle nostre individualità , o a pretender di divider cogli altri gli svan- taggi. L’ autorità della religione , della quale s’ abusa , non ha mai consacrato queste massime , o , per dir meglio , ha consacrato sempre le massime contrarie. Io dimentico però, che hannovi, a di nostri, cristiani a’ quali par bello servirsi del vangelo per falsificarlo, e spurii cattolici, i quali s’argo- mentano d’ insegnare caltolicliesimo alla Chiesa , e teologia alla teologia! (1) É facile intendere, se non il come, almeno il perchè. Si cercano nel vol- go, e nel minuto popolo complici, ed uomini di braccio per l'opera di di- struzione ebe si medita; e l’adescarli con si fatti miserabili e detestabili ingan- ni par utile , se non bello. Digitized by Google — 87 — Se non che intendo bene quel che vorrassi rispondermi. Sorgeranno d’ ogni parte di coloro , che vorranno dirmi , nissuno esser si stupido da pretender di negare il fatto visi- bile e palpabile delle ineguaglianze di natura e d’arte, che son tra gli uomini, troppe delle quali non possono non essere in un grado maggiore o minore, si nel morale, che nel fìsico. Solo chiedersi oggi quell' eguaglianza , che spetta agli uomini , in quanto congregati in società; e questa esser Veguaglianza che chiamasi civile, cioè de’ fondamentali diritti della vita di citta- dino; e pretendersi essa come dovuta per legge eterna di na- turale giustizia. E avvegnaché, ristretta la proposizione en- tro si fatti più precisi e più angusti termini , non è poi si chiaro il comando della legge di giustizia la qual si cita , e resta sempre a superarsi la difficoltà del concepire come e perché abbia a credersi di misurar giustamente, applicando a tanti fra loro disuguali una misura uguale per tutti , fan prova d’ avviluppare sé e gli altri in un tessuto di ragiona- menti , che è pregio dell’ opera l’ esaminare- Esaminiamoli dunque, c cerchiamo di far conoscere quanto essi hanno po- co del solido, e quanto facilmente s’abbattono, e si riduco- no a nulla. Digitized by Google — 88 — ARTICOLO III. Dell' eguaglianza nel civile consorzio e su quali falsi fondameli ti si pretenda stabilirla. Si vuole l ' Eguaglianza civile , cioè l’eguaglianza ne’ fonda- mentali diritti della vita di cittadino! E per che buona ra- gione ?-Rispondono i pili barbassori: « non veramente per - « che siavi tra gli uomini l’eguaglianza primitiva di natura , « o perché possa l’arte giungere a distrugger mai le diffe- « renze che natura ha in noi largamente seminate nel tisico « e nel morale j ma perchè , tra tante che mancano , un’e- « guaglianza primordiale è pur veramente in tutti, ed è « T eguaglianza di condizione primitiva , quando la vita civile « ha per noi , secondo ragione , normale coininciamento. » E , a meglio spiegare il concetto loro , cosi ragionano , tornando un tratto a considerazioni relative alla libertà - « Sia quel che si voglia de’ limiti che la legge eterna ha se- « gnato al libero arbitrio d’ogn'uno , e della natura obbli- « gatoria de’ precetti ch’essa legge dà a tutti ; se potente- « mente c’invila essa ad unirci in civil convivenza , non , « per fermo , l’invito è coattivo (posto che niuu pretende « esserci disdetto il segregarci per vivere in solitudine , « quando ciò ne piaccia) ; e molto meno è obbligatorio a un « dato modo d’associazione (posto che niun pretende esser- « ci da ragione naturale vietato il torci all’ associazione , in « che , per esempio , ci troviamo inclusi dal nascere , per « entrare , a nostro libito, in un'altra la quale consenta « di riceverci). Dunque l’entrare , o il restare , in una data « civil congrega, è , per sé, atto di libertà, rispetto al qua Digitized by Google — 89 — • « le noi conserviamo intero l’arbitrio. Ma lo stesso ragio— « namento può ugualmente applicarsi ad ogni uomo. Dun- « que tutti gli uomini , debbono , in ciò , riguardarsi d* li- ft guai condizione : lutti almeno coloro , a togliere qui ogni « soGstcria , che hanno sufficiente normalità coni’ uomini , « quanto alle facoltà naturali (salvo il diverso grado in che « le posseggono) , per non dare evidente motivo d’ esser te- « nuli come non liberi. Ma concessa l’esistenza d’almen « questa eguaglianza , non v’è poi ragione perche da detta « eguaglianza non si derivi un’altra eguaglianza , e vuoisi « dir quella per che , ne’ rapporti generali di cittadino a cil- « ladino , e da cittadino a tutta la congrega , pesi c benefi- « zi , cioè doveri e diritti sian parificati. Dunque sì fatta pa- li rificazione , che è l’eguaglianza la quale aveva a dimo- « strarsi essere di diritto naturale , lo è realmente. » Dal qual tenore di discorso è poscia uscita , nel passato secolo , tutta la dottrina del palio sociale, c (connessa con quella) l’altra dottrina , secondo la quale il popolo , cioè la somma di tutti i concorrenti a civil consorzio, nell’atto del concor- rervi , c dopo esservi concorsi , ha in sè la vera sovranità e supremazia, per tal guisa , che ognuno ne possiede la sua coeguale parte: ciocché costituisce poi quella che si chiama la sovranità popolare , o la democrazia risguardata come il solo governo naturale e legittimo. Donde molte conseguen- ze scaturiscono , c principalmente questa « Che gli entrati , « od i liberamente restati in una civil convivenza, se dispn- ee nendo di sè , come sovrani che ne sono , tutti con egual « volontà e potestà si spogliano o si spogliarono pacifica- le mente d’una parte della sovranità di sè stessi , per forma- le re di queste parti riunite l’altra sovranità posta fuori , e ee depositata in mani terze , alla quale , in essa convivenza , ee liberamente si sottoposero, non però a questa seconda so- « vranità non si serban sempre superiori. Nè , in quanto è « artificiale , e procedente dal loro libero arbitrio , da cui « trae tutto il suo valore su ciascuno , può questa sovra- Digitized by Google — 00 — a nità fattizia distruggere la supremazia delle volontà da « cui supponsi derivala. E perciò , quantunque soprastante « per patto , essa è nondimeno in realtà soggetta , e dalla « stessa volontà onde procede può quindi essere rivocata e « distrutta ». Le quali teoriche con tanto animo i nuovi maestri le difendono , che , non potendo non accorgersi , ciò , nel fatto , non esser mai , perchè , storicamente par- lando , l’asserito patto sociale , mai , o quasi mai , non in terviene , ancorché per diritto dovrebbe , a lor sentenza , intervenire « ciò dicono provar solo la spuria origine delle « civili congreghe in che , per tal guisa , si è inclusi. Don- « de è poi , che il pacifico e precario restarvi , il qual fac- « damo , non può , a lor detto , chiamarsi nemmeno un « tacito consentimento. Imperciocché secondo il proverbio, « chi non parla non dice niente. Ed , essendo che ogni go- « verno é intanto una forza di fatto alla quale difficilmente « si può resistere , cosi il non dir niente esso medesimo è , « conchiudon essi , una necessità imposta , piuttosto che « volontaria. Il perchè , ora massimamente che i popoli co- « minciarono a parlare , il diritto, il quale non poteva es- « sere abrogato , o soppresso, risorge , dicon essi , con tanto « più vigore , e legittimamente pronunzia illegittimi quc’ci- « vili consorzi , e sentenzia rivendicata e ripigliata da tutti « quella sovranità di sé , che natura diè loro , per esercitar- « la congiuntamente , dove ciò aggradi , nella formazione « di consorzi nuovi e di nuovi governi , a tal forma , e con « tali leggi , che il libero ed effettivo consentimento prece- « da consorzio e governi , e li accompagni , o , cessando , « cessi l’autorità di questi , c sia come se non fosse. Donde « tornan di nuovo alla tesi , che la democmzia è nel diritto x di natura , in quanto almeno poter supremo, cioè alto ed « indeclinabile potere , che sovrasta ad ogni maniera di go- « verno , la quale il libero consenso degli uomini abbia sta- « bilito , o sia per istabilire ; e che tutte le altre maniere di « governo, anche consentite , sono artificiali e transitorie , Digitized by Googte — 9t — « mentre quell’ una , o esista o no in alto , è permanente ed « imprescrittibile... » Cosi presso a poco ragionano , quanto a tutto cotesto domma dell'eguaglianza , e a’ corollarii che ne traggono , i più logici tra costoro, e nondimeno ragionano pessimamente e con una molto povera logica. Perchè , in tutta l’esposta tela di raziocinii , s’afferma , più che si provi , quella sup- posta egualità di condizion primordiale , che , o realmente , 0 per una finzione giuridica , precede , o debbe precedere, l’ingresso consentito d’ognuno nella civil convivenza , e che è data come fondamento di tutta l’eguaglianza civile in- torno alla quale si disputa. In questa vece facilissimo è dimostrare che il fondamento , assunto per postulato non ha sussistenza alcuna. Imperciocché sia pur dato e non con- cesso a’cosi ragionanti d'assumer l’uomo nel momento d’en- trare con perfetta libertà di sè in una associazione nuova , 1 cui patti abbiano allora allora da stringersi , e, come mol- ti oggi dicono , da formularsi (ciocché , nel fatto , non è mai) ; certo , anche in questa immaginaria ipotesi , di che direm poi quel che è a dirne , falsissima cosa è , che , nella turba de’ concorrenti a costituire la nuova congrega , cia- scuna arrechi , non una quale che siasi equipollenza , od eguaglianza di requisiti , ma quella equipollenza od egua- glianza che sarebbe necessaria per venire alla conclusione a cui vuol venirsi. L’equipoHenza o l’eguaglianza che v’è , è quella delle individuali libertà degli ancora sciolti, ossia è l’eguaglianza nella autocrazia, o nella signoria di sè , che ciascuno , per ipotesi , conserva ancora , e in virtù delia quale , come padrone della propria individualità , concorre e consente per la sua parte alla formazione d’ un sociale con- - sorzio (1). Ma da che si viene all’inventario ed alla ricogni- ti) E tuttavia del rigore di questa stessa speciale uguaglianza potrebbe di- sputarsi , cercando deulro quali termini, e sotto quali condizioni ogni uomo è sui juris nel fatto. Ma il cercarlo sarebbe un'iucidentu questione, la quale ci porterebbe troppo lungi. Digitized by Google — 92 — zione de’ capitali e de’ requisiti che ciascuno con sè reca ad associazione, l’equipollenza o l’eguaglianza subito cessa , e cominciano le disuguaglianze... tutte quelle disuguaglianze, che noveravamo nel precedente articolo , e che non posso- no non essere messe in conto rispetto al reciproco interes- se degli stipolanti , c a quanto esso comanda. Imperciocché sia pure un contratto quel che trattasi di formare , e sia pure in libertà d’ognuno il preordinarne gli articoli a suo proprio grado , o il ricusare la stipolazione. Ma si abbia in memoria , che qui si domanda al postutto , a stipolazione da farsi , non quello che ognuno , con un pensiero egoista di superbia , d’invidia , e di gelosia , non volendo esser da meno degli altri , pretende a perfetta pari- tà cogli altri , per prezzo d’adesione , o sia o no interesse degli altri il concederlo ; ma quello che gli eterni principii di ragione c di giustizia in questo proposito consigliano ed ordinano. Perchè , insomma , bisogna ricordare quel che dicevamo nel nostro primo articolo. Non è il libero arbitrio puro e semplice la norma direttrice degli atti umani , e non esso è l’autocrate, oil sovrano legittimo; nè alcuno ci ven- ga a dire , secondo filosofìa , stai prò ralione voluntas. Il ve- ro e legittimo sovrano è il Xòyos", e il Xòyos , cioè la ragio- ne , non di tale o tale altro individuo , ma si l’universale ; quello che è la espressione del senno raccolto dalle ragioni più squisite di tutte l’età e di tutti i luoghi. Rispetto a’ cui precetti non si può nemmen dire che nel caso nostro siavi oscurità , o incertezza , chiari essendo e non contrastati i principii generali regolatori de’ contratti di società , non secondo tale o bile altra legge scritta , ma secondo il natu- rale diritto. Insegna esso , che se un individuo contribuisce al bene della società men clic altri , non può pretendere d’essere accettato alla stessa dose di beneficii che gli altri., i quali contribuiscon più. Nè se , quanto aU’amministrazio- ne della società intera , sono in essa e capaci ed incapaci , è giusto che gl’ incapaci pretendano il diritto dell'avere al- Digitized by Google — 93 — Ira parte che indirettissima nella direzione e nel governo degl’interessi sociali. Di che l’applicazione al caso nostro non ha bisoguo d’altre parole. E tuttavia l’ altre parole, che qualcun chiede a maggiore schiarimento saran dette a suo luogo. Qui basti per ora t’avere indicato in che giace la fal- sità del ragionamento su cui la pretensione all’eguaglianza civile si vuol fondata ; e- basti chiudere il discorso facendo riflettere , che , dopo le cose dette , resta almeno a tutto ca- rico ornai de’difensori di cotesta domandata eguaglianza il provare , che realmente , nell’ ipotesi del libero convenire degli uomini a costituire una nuova civil convivenza , tutti arrechino in contributo , non una parziale ed apparente , ma una totale e conveniente egualità di condizione primor- diale , e nè più , nè meno di quella che il caso nostro ri- chiederebbe a rigore di legge. Ma è una seconda parte , che non vuol esser passata sot- to silenzio. Questa è l’esame di quel che si vuol dare per conchiuso ed accettalo ; cioè che gli umani consorzi , come sono fin qui stali c sono , abbian da considerarsi tutti ap- punto per illegittimi , e spurii, perchè non consentiti nor- malmente da ciascuno nel popolo , ed anomali , e non for- mali secondo quelle che sole si giudicano essere le regole veramente razionali , destinate da natura a presiedere al nuovo patto sociale , e a servire a stabilirlo. Intorno a che veggiamo un po’ quanto , ugualmente, e con quanto perico- lo , vanno errati coloro i quali cosi predicano , e cosi s’osti- nano a pervertire il piceol senno delle turbe. • Sta bene mettersi in capo di sovvertire tutto ciò che è stato , ed è, in fatto di civili convivenze , e volere sconvol- gere da cima a fondo lutti gli stati , perchè vi sono alcuni (e sian pur molti ) , che gridano che , negli stati , cosi come sono , la distribuzione de’diritti civili non è esatta ! Sta meglio che questi medesimi , i quali cosi propongonsi di tur- bare violentemente la pace del mondo , giurino di non vo- ler cessare la guerra da essi intimata , e già flagrante dal la- Digitized by Google — 94 — to loro , contro alle congreghe umane oggi esistenti , e di non posare le armi , e di non finire le cospirazioni , finché non solo a una riforma in ciò siasi giunti , ma quel , che è più , finché uon siasi pervenuti alla maniera di riforma , la quale , a lor senno , è la sola giusta ! Peccato che vi siano certe difficoltà teoriche e pratiche , le quali combattono questo bene e questo meglio... £ so che delle difficoltà oggi non s’usa occuparsi dai proseliti delle nuove scuole. Chia- mali vigliaccheria, strettezza di spirilo l'occuparsene. Chia- mano oscurantismo il proporle. Chiamano forfattura il dir- le al popolo. Noi , che non siamo proseliti di quelle scuo- le, diciamone alcuna cosa. Non saremo da essi ascoltati. Non mancheranno tuttavia gli ascoltatori in tempi piu tranquil- li , se non oggi. Questa è almeno la nostra fiducia. Digitized by Googli ARTICOLO IV. Considerazioni contro al preteso diritto di rinnovare le società umane per accomodarle alle proprie idee preconcette , e contro alle tentale riduzioni ad allo di questo diritto. « Il mondo'( vuoisi dirci ) ha bisogno di riforma , e di « quella riforma che noi da lungo tempo andiamo indican- « do : e , poiché n’ha bisogno, non resteremo colle mani in « mano. - Giovandoci d’ogni mezzo, tanto faremo , finché « avrem pur conseguito quel che ci siamo proposto. » - Quante proposizioni incluse nelle precedenti parole, ognuna delle quali proposizioni, in argomento si grave , richiede- rebbe un libro a parte per trattarla come si conviene, e per porre ben in chiaro quel che debba pensarsene! - « Il mondo ha bisogno di riforma. - La riforma che bisogna è quella che le scuole democratiche oggi insegnano, e non altra. - Questa maniera di riforma si ha diritto di cercare immediata- mente il tradurla ad atto , senza lasciarsi trattenere da quale si voglia opposta secondaria ragione. - Tutti i mezzi son buoni e leciti , se a sì fatto fine paian conducenti. » - Ecco quel che vale il discorso con che abbiamo incominciato questo arti- colo! - Non tutte , per vero , le dette proposizioni s’ osa dirle da tutti : ma tutte son professate con cieca ed ostinata fede. Pro- fessarle, in questo caso, è metterle in pratica, perchè la lo- ro natura c tendenza è pratica più ancora che teorica. Due fini si hanno. Uno è terribile. Da maniaci e per maniaci ; impossibile, grazie al cielo , a conseguirsi interamente, ma purtroppo tale, che il camminare verso esso è impresa fe- Digitized by Google — 96 — ■ conda de’ piu gran mali che melile umana possa immaginare. L’altro è un castello in aria verso il quale non è pallon vo- lante che possa condurre, perchè tutti i palloni son condan- nali a precipitare prima di giungervi: castello senza base , altra che di nuvole; castello posto nella regione de’ turbini, e del fulmine; dove niuno durerebbe tranquillo, e senza pe- rirvi alla lunga, corps el biens. Il primo è mettere a soqqua- dro ogni cosa : città , terre, castelli , e ville, per distruggervi gli ordini stabiliti , e, se bisogna, tutti che s’oppongono alla distruzione. Il secondo è dare alla specie umana un altro or- dinamento: ordinamento repubblicano; ordinamento di pura democrazia, interpretata e stabilita nel senso il più largo. Se ne spera per gli uomini d’un altro secolo (certo, non pe’vi- venli oggidi, e, men che per tutti, pèr quegli stessi che ciò tentano ) quasi l’inaugurazione d’un’ era nuova tra gli uo- mini , era di felicità , di ragione, e di giustizia! Cerchiam di mostrare quanto questa speranza è vana, temeraria, fallace, e quanto questa impresa è colpevole, sottoponendo ad una ad una, ma brevemente, ciascuna delle proposizioni a cri- tico esame. - 1. Il mondo ( morale ) ha bisogno di riforma ? - Eh si. Ma la perfezione, in ogni cosa umana, è un punto di mira piut- tosto che una meta. Vi si guarda, ma non si pretende ar- rivarvi. Vi si guarda per prendere la direzione, e per ac- corgersi se si sbaglia nell'andare, come si guarda alla stella cinosura dal navigante, non che il guardarvi significhi spe- ranza di raggiungerla. E bello è accorgersi di quel che merita riforma. Per gran disgrazia - judicium difficile , experitnenlum periculosum - Si prendono spesso de’ be’ granchi a secco, in questo mare, piu che in altro, e con più danno. E conosciuto il bisogno vero di riforma , bello è spesso il tentare di operarla. Spesso, ma non sempre. Perchè vi sono in medicina certe malattie, che a volerle curare si fa peg- gio ; e ciò nel morale, come nel fisico. Perciò un medico Digit sd by Googte — 97 — savio , prima cerca di ben conoscere la malattia , e di non ingannarsi nel giudicarla ( cosa, come testé notavamo, non facile ). Poi cerca se si pnò medicare. Se si può intrapren- derne la cura subito. Se non giova invece differire il rime- dio, e far vero il dinotando restiluit rem. Od ancora se a tut- to non è preferibile il rassegnarsi per non isdegnare il mafe ed intristirlo. E il medico savio al cito preferisce il tufo; e , salvo pochi casi estremi , e disperati, che scusano le più grandi temerità, non mai dimentica lo jucunde d’Asclepiade. Gli stati sono grandi corpi , ne’ quali un'intera sanità è impossibile. E guai se tutti pretendono di tastar loro il pol- so, e di trattarli alla risoluta con ferro e con fuoco, alla Browniana , od alla Rasoriana , dandosi patente di dottori senza diploma. Turba medicorum occidit Caesarem , e Cesari, in subiecta materia siamo tutti. Figuriamoci poi quel che de- v’essere, quando i medici non sono che empirici. . ! Quel che è peggio, nel caso nostro que’ che si gittano innanzi a tastare il polso, non sono nemmeno empirici; perchè empiri- ci sono quelli che se non han teorica, almeno han pratica : e che pratica possono avere di cose amministrative e poli- tiche tutti cotesti innanzi tempo usciti, o piuttosto scappati, di scuola , a’ quali l’età troppo giovanile e il non essere mai stati in faccende nega ogni esperienza. . . ? 2. La riforma che bisogna è quella che le scuole democratiche oggi insegnano , e non altra? Stimo la franchezza colla quale in piazza questo è spaccialo come assioma , che non importa dimostrare. V'ha egli in ciò buonafede? Quando lutti colo- ro ette studiano a queste cose fossero d’ un medesimo avvi- so, potrebbe ben dirsi a chi non lo sa : Ecco la verità in po- che parole. Le prove sono inutili. Si tratta di quel che è con- sentito generalmente. Ma qui la dottrina che si va spargen- do è contro a ciò che i più grandi Statisti e Politici sempre ed uniformemente insegnarono. Trova oggi stesso una forte opposizione nelle scuole e fuori delle scuole , presso il più gran numero di coloro che a queste materie han volto Fa- 7 M - — Xligitized by Google — 98 — nimo preparato da forti studi. Noi medesimistiam per pro- vare, che è dottrina palpabilmente falsa; e lo proveremo, se al eie! piace.E si tratta d’ana dottrina che minaccia gran- di interessi stabiliti , dottrina gravida di sconvolgimenti e di rovine .... forse e senza forse di stragi : e affermo anzi senza forse, perché quei che la professano , stragi senza re- ticenza minacciano a ogni terza lor parola. Con che corag- gio dunque persi fatto modo s’inganna il povero popolo in- vasandolo a questa guisa di supposte certezze, che non sono che grossolani e pericolosissimi errori , atti a scaldare le sue passioni le più accensibili, le più feraci di mali quando sono accese ; o che , per Io meno, son dottrine in nessun modo dimostrate? 3 La riforma, la cui necessità si v# predicando con parole, si ha diritto di cercar di tradurla immediatamente ad atto senza lasciarsi trattenere da qualunque ostacolo d’opposta ragione? Ciò è ben qualche cosa di peggio. Tal diritto in una proposizio- ne incerta , combattuta , negata da troppi ed autorevolissi- mi I Bella legislazione iu materia di diritti ! Ciò è il diritto in causa grandemente controversa ( e non tornerò ad aggiun- gere , nella quale non è difficile dimostrare che si ha torto marcio ) di sentenziare, non solo , in proprio favore, som- mando in sé le parti di contendente e di giudice; ma ezian- dio quello d'eseguir subito la sentenza che si è pronunziata dando a sé ragione ! S’ardisce dire : « Se gli altri negano la « certezza della opinione nostra, noi ne siam persuasi, e « non possiamo permetterci di dubitarne, ed operiamo co- « me persuasi e non dubitanti ». - Ma gli altri che nega- no, negano perchè, con più persuasione ancora , od almanco con pari fermezza di persuasione, hanno una certezza in sen- so contrario. V’è dunque, per lo meno, lotta teorica e coe- guale di certezze contro a certezze, delle quali nessuna , cosi di leggieri, cede alla sua contraria (1). Or perchè, e (1) Io indebolisco l' argomento . e mi lo torlo. Gli altri che uegano hanno Digitized by Google — 99 per qual ragione, la certezza vostra dee prevalere alla no- stra, e non la nostra alla vostra? Per la ragion della forza, o per la forza della ragione ? Se per la forza «Iella ragione ; dunque ragionate, e vincete ragionando, cioè persuadendo, ciocché solo è vincere in fatto di ragionamenti. Ma > finché ragionando non avrete vinto, e non avrete guadagnato quella generai convinzione degli intelletti, nella quale sola può con- sistere la vittoria , confessate almeno ch’ei v'é la sola cer- tezza del non v’ esser certezza, e ciò colla solenne forinola, Nonliquei; e lasciate le cose, nel generale, come stanno , finché alla certezza clic si cerca non siasi veramente giunti. Se poi la certezza vostra volete che alla nostra prevalga per Tunica ragione della forza, abbiate almeno il pudore di non parlar più di ragione. . . abbiate almeno il pudore di non parlar più d'eguaglianza civile de’ difilli- Voi rinegate quest'ul- tima col vostro fatto medesimo, mentre la difendete col det- to, e mentre pugnate ( solete dice) per conquistarla ad uni- versale vantaggio. Voi la rinegate, perchè vi fate superiori, e prevalenti , per forza , a lutti coloro che credono e vo- gliono il contrario di quel che voi credete e volete. Voi la rinegate, perchè, prima di contar quanti siete, senza legit- timamente poter sapere ancora se siete la pluralità , o il mi- nor numero, vi tenete padroni di venire ai fatti, e di com- battere contro ai dissenzienti da voi, pochi o molti che sia- no , sforzandovi di tirarli a voi men colle ragioni , che ado perandovi le cospirazioni , e a vostro libilo le armi , cioè la una certezza ben altrimenti salila die la vostra. La vostra è ertezza di parti- lo, o di setta : quella degli altri è certezza fondata sul senso colmine, cioè sul credere presso a poco universale degli uomini di lutti i luoghi , e di tutti i tempi; di quelli che si son sempre giudicati i più sapienti, ed i migliori ; de- gl’ interi popoli , i quali tra gli altri ebbero la riputazione di più savi, e che me- glio prosperarono finché a questa certezza furono fedeli nella direzione della loro azienda politica. Si può egli dunque istituir confronto giusto fra la vostra certezza , e la certezza degli altri ? Chi non ha il senno velato da passione ri- sponda e giudichi. — 100 — frode eia violenza. Voi rinegate, perché non vi vergognale di dire, clic, se anche una maggiorità evidente e contata , dissentisse in modo esplicito da voi, voi minorità non più dubbia , pur seguitereste la guerra per vincere, cioè per fare che il numero minore soperchiasse il maggiore, e per con- seguente acciocché voi che costituireste il primo dei due numeri aveste a valere ciascuno più che ciascuno degli altri, costituenti il secondo numero. Voi finalmente la rinegate , perchè, divenuti ancora maggiorità manifesta , nel voler tradurre ad alto la opinion vostra, se voleste esser ben d’ac- cordo colla dottrina vostra d’ universale eguaglianza ne’di- ritli civili, dovreste concedere che il vostro solo diritto non potrebbe esser che quello di formare un consorzio civile del modo che a voi piace con coloro che con voi concordano , lasciando a’ discordi di formare un altro consorzio a lor gu- sto , ma non di sforzare le volontà de’ discordi a soggiacer- vi ; non di comandare ad essi , e di disporre delle lor cose : ciocché è misconoscere il loro diritto, individualmente pari a quello di ciUscun di voi . . . ciocché è dare alla forza il diritto supremo d’annullare l’eguaglianza. . . ciocché é con- fiscare in ognuno de’dissidenti I’ autocrazia di sé e delle sue cose , e ciò a profitto d' una sovranità vostra su voi e sugli altri . . . E so che risponderete : — « I dissidenti , che riescon mi— « nori di forza e di numero, sgombrino il suolo, e se ne va- « dano altrove; o se voglion rimaner tra noi, s’assoggettino « colle persone e colle cose loro. » — Ma qual è il principio di ragione , col quale giustificate questa vostra massima di governo ? Un patto reciproco di cosi fare , tra maggiorità e minorità ? No : perché questa massima non può esser parie d’ un patto, che non é fatto né consentito ancora, e per con- seguenza che non esiste altrove che nel paese delle vostre spe- ranze e de’ vostri desiderii ; donde poi si deduce, che non è obbligatoria per que’ che ai patto da voi proposto non si son fatti spontaneamente ligi , e che , come uguali a voi , sono _ — Digitized. b^Xàoogle perfettamente indipendenti da voi. O volete insegnarci, che così dev’ essere per un diritto realmente superiore ed ante- riore a quello dell’ eguaglianza... per un diritto antecedente ad ogni patto... diritto naturale... diritto che attinge la virtù efficace e la sanzione dal fatto, in quanto è fatto; e dal fatto, in virtù di clic i più numerosi , i più forti, i più destri est in fatis, che faccian sempre la legge alle minorità di numero, di destrezza, di forza? Guardatevi dall’insegnarlo. Quei che sa- ran per avventura disposti a concederlo, potran per virtù di logica dedurne ben altro da quello che voi ne deducete. Sic- come numero maggiore, violenza, destrezza non sono lo stes- so che ragione ; siccome sovranità di numero, di violenza, di destrezza non è lo stesso che sovranità di ragione ; siccome , secondo la ipotesi assunta, numero maggiore, violenza, de- strezza non han bisogno di consentimenti e di patti per co- mandare ; siccome l’essenza di questa virtù di comando è di misconoscere il principio dell'autocrazia nell'uomo, e quanti» a sè, e quanto alle sue cose, e d’assoggettarlo, per cosi dire a posteriori, ad una forza che gli viene dal di fuori , trasfor- mando il fatto in diritto ( c sia poi, nella pratica, questa for- za , quella d’una maggiorità, d’una minorità scaltra, o d’un solo ) : cosi, ammessa una volta si fatta dottrina, s’accorge- ranno ch’ella assorbe ed annichila tutte le altre. S’accorge- ranno, che non vi sono più , con essa , nè uguaglianze , uè autocrazie di persona, nè patti che tengano. Sentenzieranno che la forza, razionale od irrazionale, è l’unica padrona... la tiranna degli uomini : la forza che ha la ragione di sè in sè, o piuttosto in nessun luogo, ma che non ne ha bisogno. E sarà con ciò giustificato non solo il vostro fatto, ma quello d’ogni despota felice, d’ogni governo forte, qualunque sia- ne la natura, l’origine, e la forma ; o sarà dispensato almeno dalla necessità di giustificarsi, perchè sarà annullata la giu- stizia. E voi che avrete messa in onore questa terribile mas- sima , n’ avrete guadagnato al postutto di metter in onore un principio, che potrà esservi ritorto contro da ogni for - — 102 — tunato avversario; e ridurrà tutto il diritto pubblico al dirit- to d’una guerra perpetua tra gli uodiìdì ; senza mai speran- za di concordia o di pace. Nè ho qui toccato l’altro punto della proposizione la quale esamino , contenuto nella seconda parte di essa proposizio- ne , dove si dice dai nuovi riformatori del mondo , eh’ essi non son disposti a lasciar di cominciare o di seguitare l’ opera per qualunque ostacolo d' opposta secondaria cagione: ciocché, mi si perdoni d’ esser costretto a risponderlo , è favellar da mentecatti. Imperocché i soli insensati dancominciamentoalle imprese , e s’ostinano a continuarle, senza punto attendere alle circostanze, alle opportunità, agl’ impedimenti. Povera gente! Questo lo chiamano bravura! la bravura di Storlida- no nella Gerusalemme liberata. È un amor idolatra della propria opinione , la quale ha toccato i termini della infa- tuazione e della mania. Per essi è vero Audaces fortuna ju- vat; non è vero — La fine de’ temerari e degl’improvvidi è fiac- carsi il collo. Come tra tutti gl’ innamorati, le difficoltà non servono ad essi ebe a far crescere in loro le furie cieche del- 1’ amore. Caloandri fedeli , andranno per montagne e per valli, colla lancia sempre in resta, contro a rupi e burroni, se non basti contro ad uomini , e contro a giganti. La pre- videnza la chiamano codardia, tiepidità, sacrilegio. Sacrile- gio, perchè questo amore è per loro una religione ( perdo- nino la parola le orecchie pie). Son sacerdoti dell’ idea, della quale si son fatti un idolo interiore ; e purché l’ idolo so- pravvinca, muoiano tutti, e la patria stessa perisca. E sorga un'altra patria, se lo può, e sia rifatto il mondo a pieno lor grado... o sia disfatto!!! — Aspetto, intanto, che mi si pro- vi, gl’innamorati ed i fanatici esser mai stati , o poter essere uomini atti ad amministrare le cose umane, private o pub- bliche. Governali essi male sé medesimi : può immaginarsi come governerebbero gli altri ! — Gran miseria de’ nostri giorni, il dover perdere il tempo a confutare monomanie si mostruose! Il meglio che si possa fare sul loro proposito è non dirne altro. Digitized by Google — 103 — 4. Ed ultimo — Qualunque mezzo dee tenersi per buono e lecito, se al fine conduca della universale Riforma che vuol ten~ (arsir — Egregiamente , come il resto! L’assassinio... per- chè no? Questo s’ usa. Questo non radamente è necessario. Ha spesso una efficacia molto sbrigativa ed unica. Dunque è bene. E se è bene I’ assassinio... un pugnale dietro le spal- le... un assalto a tradimento... un’aggressione di quindici armati cantra uno disarmato, perché non il veleno? perchè non l’ incendio ? perchè non la calunnia ? perchè non » li- belli infa manti? perchè non le falsificazioni di carattere? per- chè non il furto, o la rapina? #alum ad bonum ■ ErgobonumH! E ciò sarà chiamato riformare in meglio il mondo !... Togliete a! popolo ogni sentimento religioso. La religione, eh’ esso ha, favorisce i tiranni. Toltagli questa religione , il volgo sarà materialista ed ateo... M’inganno. Alzerà altari Deo ignoto , come già in Atene ; ma ad un Dio , che non ha fulmini per punire, non ha che indulgenze per chiuder gli occhi sui male che fanuo gli uomini ; e gli uomini faranno il male allegramente, e con piena sicurtà di sé. Ma per (sra- dicare nel popolo la fede nel Dio de’ Cristiani , nel Dio che lo ajutò ad esser buono colle sue speranze, co’ suoi spaven- ti , volete adoperar le scaltrezze d’una filosofia sofistica e trascendente? Esso non la capirebbe, non la gusterebbe. Me- glio vale creargli il bisogno di non crederla. Si renda vizio- so , e tanto che disperi del perdono, e trovi più comodo il negare le pene d' un’ altra vita, che il paventarle. Si seduca- no perciò le donne, e s’infiammino d’illeciti amori. Si cor- rompa la gioventù... Debbo io seguitare questo tristo inven- tario di pratiche atte a pervertire? O non qui scrivo un pic- colo brano della prima pagina delia storia contemporanea ? Cosi, non è tanto una proposizione astratta, quella che qui discorro , quanto un’ opera avviata a compimento e coti- diana. Già non c’ è più bisogno di prediche. Le prediche son fatte, ed han fruttificato. È in pien corso il nuovo insegna- mento. Aspettando la universale Riforma, a chi minacciata Digitized by Google — 104 — * sotto forma d'una ghigliottina, (o d’una delle tante eleganze inventate 60 anni fa in Francia, coggi pronte a risuscitare: u«e fournée, une noyade, una passeggiata di colonna inferna- le) , a chi presentata nell’ abito verde della speranza come un secol d’oro che si prepara a nascere per condurre in ter- ra la perfezione fin qui ignota a’mortali; noi poveri contem- poranei vivemmo, invecchiamo e morremo tra le delizie d’un presente tutto pieno di perturbazioni. Ora i benefizi che si promettono agli eletti son per lo meno nella schiera de’ fu- turi assai contingenti. Il male che s’ opera , e che si soffre purtroppo, è da lungo tempo una funesta realtà. Per torna- re all’ argomento nostro , gli scrupoli si van togliendo. La bella morale del fine che giustifica i mezzi corre il mondo , c lo conquista. Noi siam cattivi abbastanza. I nostri figli, se Iddio nella sua misericordia uon ci provvede, saran peggio- ri di noi. Qual riforma della umana convivenza possa dive- nir possibile con si fatta educazione degli uomini , altri mcl dica. Io non so indovinarlo. Il mio stomaco si solleva dalla nausea veggendo i costumi nuovi, le abitudini nuove, uden- do le bestemmie nuove. L’istoria ha sempre insegnato, che tutte le volte nelle quali un popolo è stato condotto a que- sti estremi, esso ha rapidamente degenerato, e finalmente è perito. Cosi fu spenta la gloria di Grecia e di Roma antica. Cosi la gloria più antica ancora delle Monarchie de’ Babilo- nesi, de’ Medi, de’ Persiani, degli Egizi. Le stesse cause hau sempre prodotto nel mondo gli stessi effetti ... e sempre li produrranno ! E qui fo punto. Fo punto; ma poche altre parole mi per- metto d’aggiungere su tutto l’argomento di questo articolo. Si vuol distruggere gli antichi ordinamenti del mondo caule que conte, facendo sempre la vista di partire dai due princi- pii, della libertà e della eguaglianza. E vedemmo quanto l’una e l’altra si rispettino in tulli gli sforzi che si fanno per fas et nefas a fin d’ affrettare l’ ora della riforma. V’ é però ancor peggio di quel che ho detto, sebbene ho detto molto. Ripi- Digitized by Google — 105 — gliando da un’ altra parte il principio de\Y eguaglianza , dopo averlo calpestato c manomesso, e ripigliandolo a scapito del principio della libertà, si parla d’abolire lutti i diritti acqui- stali anche per vie le più oneste. Gli uguali ban da essere uguali, perdendo tutto quello per che con arti anche degne, e coll’ industria, e co’meriti, e colle fatiche, s’eran fatti mag- giori , e non han da esser nè uguali nè liberi quanto al di- ritto di contrapporre il loro no all’allrui si. Gli uguali s’tian da potere non solo spogliare dagli altri uguali, ma da questi si ban da potere anche sterminare ed uccidere , se voglion conservare intatta tutta la loro autocrazia , se non voglion piegarsi a dar mano a queste spogliatrici dottrine... -Un con- tratto sociale tra eguali ha da esser fondamento della società nuova per libero consentimento di tutti; ma il patto, o con- tratto sociale non dee poter aver forza , e il libero consenti- mento non ha da esser libero di non consentire ai patti che vogliono i preparatori della nuova libertà ed eguaglianza. E queste contraddizioni palpabili e nauseose si dissimulano da- gli uni ; e dette agli altri non li commuovono, ed è come se non fosscr dette, tanto è fermo il proposito di non ragiona- re, c d’ostinarsi. Ecco a qual grado d’ accecamento e di de- pravazione s’è giunti.... ! Con che torna vero quel che già notavamo, chiudendo il 3. articolo. Cercar di confutare co- storo è spendere parole ed inchiostro a pura perdita. — Scri- viamo a preservazione dei non corrotti ancora, o ad emen- dazione di chi sta tra due nè ben sano, nè tutto guasto. Gli altri Iddio li illumini. E ripigliamo dal suo principio il dis- corso delle ricostruzioni , delle costruzioni , o delle ripara- zioni dell’ edilizio sociale. Digìtized by Google 106 — ARTICOLO V. Altre considerazioni sulle riforme nel reggimento delle conviven- ze umane in generale , e sul diritto e il modo di tentarle. Quantunque d’un argomento si importante oggi tutti par- lino in tuon di dottori , e quasi anche i fanciulli , qui «on- dimi aere lavanlur , pur non è men vero , che il dire intor- no ad esso quel che veramente la ragione insegni è cosa grandemente difficile per tutti , ed anche pei più periti nel- le scienze dello Statista. Due sono i casi. O alcuni inclusi in una convivenza civile già stabilita , e soggetti alle sue leggi, se ne stancano , vi si trovan male, vogliono sottrarsene, e ciò non collo staccarsi e irsenealtrove in cerca d’un’associazion nuova, ma coi riformar l’associazion vecchia e spiacente, resistendo a questo gli altri che pur vi sono ; o i venuti a desiderio di rinnovazione del politico ordinamento, nella civile congrega alla quale s’appar- tiene , non sono alcuni , ma presso a poco tutti , cosicché nessun degl’interessati in ciò resista , e faccia notabile osta- colo. Nel secondo caso, difficoltà gravi , quanto all’iniziare le riforme , di che si crede aver bisogno , non possono es- servi (1) , perchè si suppone non esservi lotta ; ed aversi , (t) Noq saranno le difficoltà quanto al consenso nelle riforme , ed alla loro attuazione. Resterà peri) a vedere pur sempre, se le riforme in che consentirono , avranno quel sommo genere di legittimità che sola puh dar la giustizia e ra- gionevolezza loro , o se uon l'avranno. E resterà a cercar se , non avendola , siano ciò non ostante obbligatorie , ed in che senso , e fino a qual grado , o dentro quai limiti lo siano : questioni difficilissime a trattarsi , ma che non e questo il lungo di trattare . Digitized by Googli — 107 — presso a poco , universalità di consenso. (Le difficoltà co- minceranuo , quando si tratterà del modo , se vogliasi che questo modo sia il più ragionevole , ed il più profittevole a tutti). Ma , nel primo caso , non si può dire altrettanto. Quando un governo è stabilito, e un ordine quale che sia- si già esiste... quando in tutto il numero dei componenti la civile congrega i sufficientemente contenti sono di gran lun- ga i più , e i veramente gravati , e giustamente malcontenti sono di gran lunga i men numerosi , il vero diritto non è quello di turbare tutto lo stato tentando novità , e con ciò disturbare tutti i contenti e tranquilli , rimescolando e rin- novando ogni cosa , e scomponendo e disordinando ogni privato interesse , per fare ragione ai pochi che si lagnano perchè stan male ; ma è il diritto di cercare , senza punto incomodar gli altri , o comunque gravarli nelle persone e negli averi , che sia fatta ragione ai pochi che lo dimanda- no , e che lo meritano. £ questo può esser difficile ; può essere anche talvolta impossibile senza rovesciare intera - mente la costituzione dello Stato. Tuttavia ci vuole un bel coraggio per mettere innanzi la proposizione , che , dove ciò accada , la giustizia negata a’ comparativamente pochi , debba essere ad essi buono e legittimo motivo di spinger la reazione immensamente più in là di quel che porta il loro diritto ; cioè , affinché questa sopravvinca , di scomporre e distruggere tutta la macchina costitutiva della civil congre- ga , della quale i più si trovan paghi , mentre ogni turba- mento un po’ generale dell’ordine stabilito tutti inquieta , molesta , e danneggia (1). Maggiore però fa d’uòpo che sia questo coraggio , se quei che si fatta proposizione mettono (1) Può bene io questa ipotesi ater luogo il principio (ed il più spesso lo de- \e)-Expedit unum hominem mori prò cunctopopulo.-l pochi gravati, opera- to per ottener giustizia tutto quello che non pub operarsi senza manifesto e mollo maggiore danno deli' universale , se ascoltano la voce della coscienza, il meglio che possan fare è rassegnarsi, come è forza rassegnarsi alle malattie, alle disgrazie fortuite , ai tanti altri mali della vita. Digitized by Google — 108 — innanzi , nessuna ingiuria , nessun (orlo ricevettero , e so- no unicamente duellanti , per cosi dirlo , di malcontento , i quali non si lagnano per proprio conto , ma si lagnano per conto di quelli che a loro spiace di non udire lagnarsi , e eh’ essi vogliono che si lagnino per forza ; o di quegli altri che , pur lagnandosi a buon diritto , nondimeno par loro che non si lagnino abbastanza , e non sian disposti a spin- ger le querele fino agli estremi che a lor piacerebbero. Ven- gan di nuovo que’ehe cosi vogliono e fanno , a parlarci d’e- guaglianza , e di tutte l’ altre loro frottole di libertà , di giu- stizia , di ragione ! La loro eguaglianza diventa , come al- trove riflettevamo, superiorità de’ pochi su i molti. La loro libertà diventa licenza di nuocere agli altri per giovare a sé, o per soddisfare la propria passione. La loro giustizia è non tener conto del diritto altrui , per non aver occhio che a quello che si crede essere il diritto proprio , od il proprio talento. La loro ragione è la ragione del più forte ; una ra- gione egoista , ostinata , feroce , senza pietà , senza discre- zione , senza riguardi... una ragione che ricusa di ragiona- re, e che vuol esser tiranna delle ragioni altrui... 1 Si difenderanno con dire , che , ncll’operare quel che ten- tano , il fine loro non è contentare sé stessi , pregiudicando indebitamente gli altri , c dando loro motivo legittimo di querelarsi ; ma è proporsi cosa in sé buona : cioè , consi- derato che gli stali son oggi , dove più , dove meno , in tal mala guisa ordinali da render possibili per tutti , e inevita- bili per molti , una gran quantità d’ ingiustizie , d’avanie , d’oppressioni cotidiane , senza facile riparo , e sovente sen- za alcun riparo ; considerato per conseguente , che il mal- contento il quale per gli uni è attuale , per gli altri è virtua- le , e che il danno da tale o tale sofferto oggi , può percuo- ter domani , o doman l’altro , a volta a volta , quelli anco- ra che or sono contenti ; considerato perciò , finalmente , che , a distruggere il vizioso edificio delle odierne macchine politiche per sosliluirvene un altro migliore , è meno anco- Digilized by Google — 109 — ra contentare sé , che rendere servizio all’universale , e a quei medesimi che ora per poca previdenza , per indolen- za , per egoismo rifuggono dalle riforme e che ciò è poi promuovere la causa sempre bella ed onesta della giustizia : per tutte queste ragioni far essi cosa degna d’ approvazione , anziché di biasimo , perseverando nella impresa alla quale si danno. Ma l’apologià nulla vale. Primo : hanno eglino ben pensato , cotesti temerari scon- volgitori delle civili convivenze, la massima gravitò del fatto a cui s’adoperano? Uno stato è una somma immensa d’in- teressi distribuiti e collegati tra tanti quanti sono in esso gl’individui che sono, e que’che prossimamente , o più tar- di , saranno. Ogni interesse si risolve esso medesimo in in- numerabili subalterni interessi di cose e di persone , ed ha sempre due parti : una che risguarda i privati , l’altra che risguarda il pubblico , ossia 1’ universale. Quanto più una umana congrega è matura a civiltà , ed in essa progredisce, tanto più questi interessi crescon di numero e d’importan- za. La prosperità privata e pubblica è tutta principalmente fondata sul rispetto , sulla protezione , sui favore che otten- gono si fatti interessi. È pur troppo certo (colpa delle im- perfezioni umane !) , che non v’ha umana congrega , non v’ha stato, dove gl’interessi qui mentovati riscuotano tut- to il favore , tutta la protezione , tutto il rispetto che aver dovrebbero, acciocché la prosperità fosse massima. Per con- seguenza è purtroppo certo , che tutte le umane congreghe , tutti gli stati han sempre bisogno di qualche riforma , e di molte riforme , e questo è bisogno che mai non cessa , per- chè mai non cessano di rivelarsi e di generarsi i difetti di rispetto , di favore , e di proiezione di che parlo. Qualche umana congrega , o qualche stato , tanto alle volte soprab- bonda di difetti di si fatto genere , che il riformarli si fa un bisogno generalmente , e fortissimamente sentito. Ma , do- po lutto ciò , può egli dirsi che sia cosa lecita e convenien- te (per lo sdegno delle riforme che non si fanno da que’che -©tgitized by Google — llO- lo dovrebbero , polendole fare) l’opera cbe , con privala au- torità , vogliono alcuni collocare in promuovere tali con- vulsioni politiche , dalle quali , secondo le maggiori proba- bilità umane , queste immediate conseguenze sian per di- scendere , che tutta, o quasi tutta la massa degl’interessi privati e pubblici sia improvvisamente e grandemente tur- bata-che moltissimi di essi patiscano enorme ed irreparabi- le offesa , od anche intera rovina-e cbe , per un tempo più o meno lungo , e sovente lunghissimo , nata , e durando , la lotta tra que’cbe si difendono, e que’ctie offendono , in- nanzi alla vittoria decisiva , la quale di soprappiù non si può mai prevedere per chi sarà , non s’abbia altro spettacolo cbe di fortune ile a soqquadro , di famiglie desolate , di uo- mini esterroinati , di civili battaglie e guerre... del commer- cio rovinato , dell’industria spenta , degli studi intermessi , d’ abitudini d’ozio , di turbolenza , e di licenza introdotte , e di lutti gli altri mali di cui gli annali contemporanei trop- pi esempi da più cbe mezzo secolo ci somministrano ? Per poterlo dire , sarebbe almen necessario aver fatto un bilan- cio: il bilancio de’ danni a’quali vuoisi portare riparo , e di quegli altri, che , col fine d'arrivare a questo riparo, certa- mente si genereranno. Ma questo bilancio , che , ne’ singo- li casi , i temerari sconvolgitori odierni delle civili convi- venze non fanno , e non han fatto , l’ba già fatta per tutti la storia , e lo ha pubblicato. Essa da lungo tempo ha inse- gnato agli uomini , che , di tutte le calamità , le quali pos- sono cadere sopra un popolo , nessuna calamità pareggia quella di ciò cbe si chiama una rivoluzione , massime dei modo di quelle che oggi si macchinano , e si hanno in pen- siero , od apertamente si minacciano. I cattivi governi... le tirannidi d’ogni nome offendono gravemente alcuni , od an- che molti ; ma , salvo certi casi rari come le mosche bian- che , lascian sufficientemente tranquilli i più , e , nel loro proprio interesse (voglio dire nell’interesse de’ governanti) risparmiano il massimo numero : di guisa che le angherie , - -Pigifoedb y Goo gle — lil- le ingiustizie , sodo enormi iu pregiudizio d' alcuni; per molti sono grandi , ma pur tollerabili e pazientemente tol- lerate , per non pochi nessune. Al contrario , le rivoluzio- ni , a quel modo che oggi s’ intendono , se pur non siano , come suol dirsi , colpi di mano , a coi per miracolo succeda un immediafo e tranquillo riordinamento, per poco che du- rino (e durano spesso una o più generazioni d'uomini) , of- fendono tutti... anche que’che le han fatte , i quali , d’or- dinario , finiscono col perirvi , essi e i loro. Finché si pu- gna , è strage dalle due parti... la strage delle guerre civili ; strage accompagnata di crudeltà mostruose e ferine , d’ec- cessi contro a natura. Sono incendi , saccheggi , brutalità d’ogni nome, e senza nome. Que’che non combattono , so- no vittime spesso delle due parti combattenti. E chi può prevedere quanto durerà il combattimento , quanto sarà esteso , quante volte ripullulerà , or dall’un lato , or dall’al- tro ? Chi può dire a priori , se vincerà Bruto, o Tarquinio... se interverrà Porsenna.... se si troverà sempre un Muzio Scevola , un Orazio , una Clelia... o se piuttosto Roma non finirà per servire al re di Chiusi , come pur troppo la storia rettificata oggi dice? Habenl sua sidera lites.-E intanto le fe- licità dell’anarchia per que’che non pugnano ! Le felicità delle dittature militari nel campo , o ne’ campi di battaglia , o dovunque armati stanno o passano ! Le terre le coltiverà chi può, ossia non le coltiverà più alcuno 1 mercatanti po- tran chiudere i loro fondachi , se tuttavia lo potranno , e se non li vedranno messi a ruba ed a rapina prima del chiu- derli. I ricchi fuggiranno , se lor torna fatto , ma fuggiran- no in farsetto , se nou perdano la testa per via. Palagi , mo- numenti , sa il cielo come saranno malmenati. Il danaro rubato si dissiperà , come si dissipa sempre il danaro del furto. L’altro sarà nascosto, o mandato all’estero. Poi la penuria , la carestia , la fame , e seguace della fame la pe- ste o l’epidemia. De’ costumi non parlo, né della gioventù falciata innanzi tempo , o perduta ad Ogni buono impiego Digitized by Google — 112 — per l’avvenire... Succederà , quando Iddio vuole , la villo- ria ultima a chi Iddio vorrà darla (spesso nè agli uni , nè agli altri , ma a' terzi venuti di fuori... ai Porsenna : secon- do il proverbio , che tra due litiganti il terzo gode ; con che sarà perduta l’autonomia , e da popolo che obbedisce a sé stesso ed a’suoi , si sarà trasformati in popolo conquista- to , in popolo assoggettato , in popolo profeto, in popolo-co- lonia , in popolo vaceg-da -mungere ) , e colla vittoria ultima sarà una specie di pace. Che pace però? La pace accompa- gnata qualche volta da amnistie per tutti , se può sperarsi , che , come è disposto a dimenticanza vera il Vincitore , co- si sia disposto il vinto : ma , se a questa seconda dimenti- canza non si crede da esso vincitore , mancherà d’ordinario la prima , e mancherà , alle volte , indipendentemente da ciò , s’cgli creda che bisognin giustizie ed esempi , e se le collere non calmate cosi consiglino , o le circostanze paia- no cosi comandare. Ed allora s’avrà un altro tempo , più o meno lungo , che sarà di terrori più o meno grandi , e di severi gastighi , od anche aspri , che i gastigali chiameran- no reazioni e persecuzioni , i gastiganti chiameranno neces- sità , e opere di prudenza ; e chi oserà dire , in massima generale , da qual parte sia la ragione ? — E questa vittoria , e questa pace , e i migliori lor frulli , per chi poi saranno? 10 l’ho già detto. Per chi vorrà Iddio : cosicché è possibile (si torni bene a pensarvi sopra) , mollo frequentemente è probabile , e facile a prevedere , se non si è ciechi , che non sarà dalla parte di chi tentò la rivoltura : ma , o di quelli contro a’quali fu tentata , o d’altri e d’altri, diversi , e non aspettati , c non voluti , e non utili. Nel qual caso agli altri mali s’aggiungerà quello che non s’avrà nemmeno il con- tento d’aver guadagnato ciò che si cercava ; e s’avrà invece 11 dolore e la pena di avere aggravato il male che voleva al- lontanarsi, o d’ esser caduti, come s’usa dire , dalla gradella nelle brace. - Anzi non basterà a’rivoltuosi nemmeno l’aver essi per sè guadagnata la vittoria : perchè aver vinto è po- Digili^fid by Google — 113 — co. Ciò significa essere riusciti a distruggere , non significa avere edificato , e poterlo e saperlo fare. L'opera della rie- dificazione resterà ad intraprendersi : opera più difficile sem- pre che non quella della distruzione : opera , che , ne' pae- si , ove gli ordini antichi , colla violenza , si spiantarono , richiede , per solito , anni moltissimi , e talvolta secoli , in- nanzi all’ esser condotta a qualche buon termine : opera , in questo mezzo , tutta di prove e di errori , tutta d’esita- zioni , tutta di conti sbagliati e da rifarsi ; vera tela di Pe- nelope da far disperare del compierla ; e che quando pur si compie si trova ben altra da quel che s’era immaginato , fi- nita da altre mani , sotto l’impero d’altre circostanze , so- vente di altre idee , tale insomma che , per ultima conclu- sione si riconosce essere un imperfetto sostituito a un altro imperfetto , dove ciò solo di sicuro che emerge è la certez- za del male immenso che si è fatto a pura ed inutile perdi- ta.... (1). Secondo: e fin qui ho supposto che si parta almeno da un motivo più o meno evidentemente giusto dell’ operare le ro- vine che vogliono operarsi, col fine huono , sebbene con (1) Non si crede vero? — Un’occhiata allo Stato d’Europa ila sopra a 60 an- ni in qua. Veggasi piti che altro la Francia. Vcggansi poscia le tante repubbli- che succedute alle mutazioni americane. E mi si opporrà, per avventura, il solilo modello della repubblica degli Stati Uniti d’America ; cioè un esempio sufficientemente favorevole contro a molti contrari. Questo è la pruova del terno vinto , che è la rovina di tutti i dilettanti di giuoco. La repubblica de- gli Stati Uniti d’America ha incontrato quattro fortune piuttosto uniche che rare. 1. La fortuna d’ essersi imbattuta in un Washington. 2. Quella d’essere stata , quando cominciava l'affrancamento un paese nuovo , e d'una popola- zione assai sparsa In mezzo alla quale le fermentazioni e i conflitti delle idee meno eran facili. 3. Quella d’averne avuto a progenitori , uomini già educati a libertà , ed a reggimento presso a poco repubblicano. 4. Quella d’aver do- vuto lottare contra un potere lontano.... troppo lontauo , e con validi esteri aiuti. E ancora , prima di giudicare il bene o il male del reggimento che si è conseguito di stabilire, bisogna la sanzione d’ almeno un paio di secoli. Io non lo credo fondato su base ferma. 8 Digitized by Google — 1 ld — gravo pericolo , e spesso quasi colla sicurezza di successo non buono, o non proporzionatamente buono. Ma questa giustizia del motivo v’è ella sempre? Chi la giudica d'ordi- nario? e quanti sono que’che la giudicano? Uomini d’espe- rienza? Uomini i più sapienti nel popolo? Uomini che co- noscou bene lo stato vero delle cose? Uomini, che non si lasciano illudere dalla passione? Uomini capaci di pondera- re , non solo se il motivo è vero in qualche grado, ma se è vero fino a tal grado da richiedere un pronto rimedio, da non averiosi che per una rivoluzione? e da lasciare sperare con qualche buon fondamento che per una rivoluzione di leggieri s’avrà? Diamo un’occhiata al passato, ed al presente prima di rispondere, e ricaviamo la risposta da quel che s’è veduto, e si vede. - Ragazzi , e giovinastri, od uomini già noti per natura torbida, e per naturale inclinazione a no- vità. Gente impetuosa, violenta, a cui natura toglie il giu- dizio freddo ed imparziale dei fatti. Persone di mano, e non di testa, facili a prestar fede al male che si dice di que’che odiano, e ad esagerarlo, ed a misconoscere il bene: tali che .a reggimento ed a governo mai non dieder mano, e che parlano di quel che non sanno, per un dicium de dieta. . . tali che delle ponderate risoluzioni non hanno nè la scien- za , nè 1’ abito, nè la capacità ; e il cui maggiore studio non è curare, se quel che vogliono sta bene o male a volerlo , ma cercare come possano cominciare a ridurlo ad atto. E cotesti formano il fiore dello stuolo. Gli altri son quali pos- sono accompagnarsi a cosi fatti gonfalonieri , come subalter- ni. Volgo proletario, che è facile sedurre con immaginarie speranze, e mettere in fermento con fanatiche predicazioni. Disperati e perduti per debiti. Piccoli ambiziosi, che consa- pevoli della loro nullità e turgidi di luciferesca superbia , non altro mezzo veggono per sorgere, che il gittarsi a corpo perduto tra i motori di cose nuove. Giovani entusiasti, po- veri di mente e di cuore , in cui l’immaginazione prevale al giudizio, il bisogno d’agitarsi e di fare al bisogno di starsi Digitized by Google — 115 — con uu libro innanzi o Ira le pacifiche occupazioni d’ una vita di sedentari negozi. Altri che seduce il mistero delle sette, nati per essere schiavi in nome della libertà , e bruti in nome della ragione. I seguaci di Calilina , quali ce li de- scrivono Cicerone e Sallustio.... gli scherani di Clodio ... i guerriglieri di Spartaco. Ora il senno di questi può con giu- stizia decidere il tremendo problema delle rivoluzioni , e della necessità del farle...? Poveri popoli condannati a pa- tire la costoro malefica influenza! I disordini d’uu governo cotesti son più atti ad accrescerli che a conoscerli , e a ri- pararli. ,E il lor costume è di dire che il desiderio loro è il desiderio di tutti, o almcn de’ più, perchè più di tutti essi gridano , e s’ agitano , e accendon fuoco da ogni parte! Gli altri che tacciono, e che col silenzio mostrano che non si malesi trovano da dover gridare, non li contano. Son essi il popolo vero; il popolo solo. Gli altri, che coraggiosa- mente s’oppongono e gridan contro, non li apprezzano. Chi sta in casa e bada agli affari suoi non fa numero. Chi s’oppone è zero ! ! ! Tanto basti avere avvertito per giunta ali’altre cose dette nell’antecedente articolo, e nel principio di questo. Si op- porrà — Stando al precedente discorso, le rivoluzioni non si potrebber mai fare ( vedi calamità !) , e i gravi disordini de- gli stali non mai correggere. E Bruto primo ( po'ni esem- pio ), e Bruto secondo sarebbero stati o due pazzi, o due furfanti. E Roma avrebbe dovuto tollerarsi in pace quella grande iniquità del regno, e quella maggiore di Tarquinio secondo e di Giulio Cesare. E i popoli dovrebber soflferir sempre, eie tirannidi sempre trionfare, lo rispondo. — In- nanzi tratto non si abusi delle autorità. Sappiamo oggi tutti la verità intorno ai due Bruti, non quale ce l'han trasmessa menzognere storie, ma quale una bene illuminata critica cereò di porla in chiaro in mezzo alle tenebre addensate su- gli antichi fatti. Del primo Bruto poco può dirsi. Esso è mito più che personaggio certo. Stando a quel che se ne narra. Digitized by Google — 116 — bene addimostrò s’egli amava la libertà o la schiavitù diRo' ma, nella famosa storia del bacio dato alla terra. Oggi si sa, e ben sa, che Roma, innanzi alla distruzione dei Galli, non fu mai si florida come sotto i re etruschi. La rivoluzione di Giunio Bruto contra il Superbo , se risguardiamo agli effetti, distrusse per lunghi anni la prosperità della futura capitale del mondo, e non è sicuro che la preparasse. A essa dovette Roma i mali d’ una lunga e disgraziata guerra , che condus- se , come testé notavamo, all’assoggettamento a Porsenna, il quale altro ferro non lasciò a’ vinti romani se non quello che agli usi dell’ agricoltura sovvenisse. La città regina deve la sua rivendicazione in libertà ai fatti della guerra infelice del re chiusino contro ad Aricia e contro a’Cumani.E senza Bruto , la tirannide del Superbo finiva al finir di lui : nè le due catastroG, che successero , pel tentato repubblicano mu- tamento sarebbero state. Se dal male venne poi bene alla luoga,ciò non è il merito dell’ autore del male. I provviden- ziali destini di Roma dovevansi compiere ad ogni modo. — Quanto al secondo Bruto, si conosce nou meno a che buon fine usci il cavalleresco, e sufficientemente odioso fatto del- l’ingrato bastardo del Dittatore. Il fanatico non conobbe nè i suoi contemporanei , nè i veri bisogni del suo paese. Fu un povero politico, siccome un povero guerriero. Nè com- batteva per la riforma, ma a chi ben riflette, contro ad es- sa , voglioso di richiamare a una vita impossibile la degene- rata e morta repubblica , la quale Cesare per ben di Roma aveva distrutta. E il mondo che vi guadagnò? L’aver per- duto un grand’ uomo qual senza dubbio era il vincitore delle Gallie e di Pompeo, per fargli succedere un minore di lui, nè manco despota di quello. — Nondimeno, io non voglio abusare di questa maniera d’argomentazione. Certe rivolu- zioni, che , dopo i primi mali prodotti, alla fine son riuscite ad utilità ( una ogni mille ) io non voglio negarle. Voglio negare che il massimo numero delle volte siano state atti considerati e degni di lode, anche quando una utilità se ne Google — 117 — trasse. Voglio osservare ch’elle sono giuocate di lotto , dove il vincere è un caso assai raro, il perdere è la sorte comu- ne; con questo di peggio, che il perdere non è mai di poca cosa, nè d’uno o di due, ma di tutto un popolo , di tutta una nazione, perchè la posta ( 1 ’enjeu ) è la fortuna di esso popolo, di essa nazione, nel suo presente, forse nell’avve- nire; sono le vite, gli averi, gli onori , ogni cosa più cara che gli uomini s’abbiano. Voglio per conseguenza dire , ch'esse possono esser atto di disperazione o d’audacia, non atto mai, o quasi mai di senno; e che sono un mezzo, e qualche rarissima volta il solo ( della cui natura lecita od illecita quanto a coscienza di buon cristiano è questione che lascio decidere a’casuisti ) per liberare l’universale da mali, più o men reali, e più o meno intollerandi , son però un pessimo mezzo; uno di que’ rischia-tutto , che chi sente d’an- dare a irreparabile ed imminente rovina, tenta qualche vol- ta, come un’ultima speranza, quia melius est anceps, quarti nullum experiri remedium , ma che aggiunge un biasimo di più a chi , andando a rovina , per questa via l’ affretta , e la rende più grave, più inevitabile. Or, data, contro alle rivoluzioni in generale, questa sen- tenza di condanna , qual rimedio dunque avranno i tiran- neggiati , gl’insoffribilmente angariati , i giustamente e gran-: demente malcontenti de’ mali ordini politici sotto i quali gemono ? Vuoisi eh’ io tratti la questione storicamente , o teoricamente? Se storicamente, dirò, con franchezza, spesso nessuno. Perciò gli annali del mondo son pieni delle storie di popoli non solo lungamente malgovernati , e barbara- mente oppressi , ma sterminati senza rimedio , e cancellali tutti interi dal libro della vita. Coraggio o viltà ; resistenza e difesa sino agli estremi, od abbandono di sè, non ci fanno nulla: chè spesso il tentar di liberarsi e di riscuotersi è sta- to col proprio peggio , rendendo più tormentosa 1’ agonia , più terribile I’ eslerminio. In questa guerra , come in ogni altra, è quale nel duello. Non vince sempre chi ha ragione. Digilized by Googte Cosi le disgrazie dei mali ordinamenti , e le pressure , son come le pestilenze , come le fami, come gli altri flagelli che cadono a volta a volta sulla nostra povera specie, a ventu- ra , come un decreto di calamità e di morte , al quale ci è forza soggiacere. Se parliamo poi teoricamente , dirò , che in cielo non è scritto , che la giustizia in terra sempre vin- ca. È nell’ economia del mondo, che il male non rade volte domini il bene , e che la specie nostra riceva , a quando a quando , dure lezioni per imparare umiltà e rassegnazione; per accorgersi che non è qui il tribunale supremo dove si giudicano le cause degli uomini in ultima istanza; per Ope- rare o per temere una giustizia futura ; per credere un’ al- tra vita. Noi tratteremo altrove questo argomento più alla distesa. Il rassegnarci sarà dunque lo scoraggiante unico dover nostro? nè Iddio nella sua pietà e bontà infinita ci avrà dato modo per ajutare la giustizia , se non a vincere, almeno a generosamente difendere le proprie ragioni , a virilmente protestare contro alla iniquità e al sopruso? Questo io non pretendo, e nessuno lo pretende. Quel ch’io pretendo, e ciò t che i savi pretendono , richiede un più lungo discorso. A chi , senza passione, studia i casi dei popoli quasi sem- pre appar chiaro, che si fatta specie di mali assai radamente sono senza manifesta colpa o cooperazione di chi vi soggia- ce. Si soffre perchè s’è meritalo di soffrire. I figli pagano la pena degli errori de’ padri. E tuttavia, se par non esservi rimedio, è che manca le più volte piuttosto la sapienza e la virtù per emendare il danno, di quello che la possibilità d’emendarlo. Un popolo che soffre ( giova ridirlo ) , soffre ordinariamente, perchè è degno di soffrire; ed allora il sof- frire è una pena meritata, e il non saper liberarsi di questa pena, e il seguitare di essa è ugualmente sua colpa. Dove i probi , ed i sapienti, e i fervidi amatori del pubblico bene abbondano, l'amor del giusto e del vero necessariamente si prepondera, che l’ingiusto ed il falso non possono alligna- Digitized by Google re , od allignando non possono guadagnare rigoglio, e non finire col diseccarsi fino alla radice , e col perire. Perchè dal retto apprezzamento , nel maggior numero , di quel che è buono e cattivo, e dall’avversione per questo, e dal biso- gno di quello , si genera di necessità ciò che si chiama la forza della opinion dominante , che è tanta parte della forza delle cose , la quale, allorché ha saldo fondamento di veri- tà , dura, e non domina da burla. I cattivi , se vi sono, al- lora han più vergogna , e a lor malgrado , si nascondono , e non osano, o, se ardiscono , sono presto repressi , senza strepito d’armi, dalla generale riprovazione, la quale, in innumerabili , prende la forma di coraggio civile , che dice animosamente, ma pacificamente, e con tulli i modi legali, il vero : ciocché è possibile, ed alle volte è probabile, che nuoca a chi lo dice , ma non è possibile , nè probabile, che non Gnisca col giovare all’universale, secondo che gli esem- pi di sì fatto coraggio fruttifichino , si moltiplichino , e si rinnovino. In altri prende la forma di pubblica e franca dis- approvazione , tanto più efficace, quanto men turbolenta, quanto meno esagerata. In tutti prende ogni legittima for- ma , per la quale sia possibile arrivare , senza eccessi mai , nè disordini, all’emendazione del malfatto. E il malfatto bat- tutto da tante parti, ed in modo si misurato, si degno, sì ani- moso^ nel tempo stesso si prudente, potrà bene sbizzarrirsi ancora qualche tempo, ma non vincerà la pazienza e la viri- le e nobile resistenza di quei che giustamente si querelano , si bene sarà vinto con assai più prontezza che altri non im- magini. Ma dove cittadini della forte e virtuosa tempra ch’io dissi, o difettano al lutto , o sono in minimo numero, e gli altri non sono che turba ignobile , impastata d’ egoismo e di vi- zio , primo (torno a dirlo perchè bisogna) , la perseveranza e l’ immedicabilità del male a torlo è querelata. Essa è un effetto le cui cagioni principali sono in chi si querela, come dianzi affermavamo: secondo, è allora solamente che in mez- — 120 — zo a popolo depravato si giltan fuori falsi medici ; cioè quelli che han fuoco soprabbondante di passioni per isdegnarsi di ciò che materialmente si soffre, e per accender lo sdegno al di là d’ ogni equa proporzione col suo fomite ; ma non han- no , nè senno per conoscere e pesare quel che conviene e quel che no , nè virtù per saper soffrire quel che non può evitarsi , nè altro di ciò che bisogna a dar buono indirizzo al pensiero riformatore. E son eglino che non contenti di sbagliar essi la strada, traggon fuori di via gli altri, già pur- troppo , per ipotesi , poco alti a fare saper quel eh’ è il de- bito. Eglino che screditano la moderazione, i mezzi legali e pacifici, e tutto che non sia l’impeto loro sconsigliato e paz- zo. Eglino da cui nasce e prende piede la falsa opinione del- l’ impossibilità del bene o del meglio senza ricorrere a’ loro forsennati e pericolosi divisamenti. E già troppo di questo argomento s’ è favellato. Ma fin qui noi, per cosi dire, non abbiamo che girato attorno al mas- siccio delle questioni nostre. Ciò è la trattazione del governo in sè , che si vuole ostinarsi a considerare come una ema- nazione pur sempre di quella sovranità del popolo, di che ab- biamo già detto parecchie indirette parole, ma non le dirette che si richiedono. Direttamente dunque ornai favelliamone, e cerchiamo che il discorso abbia l’ estensione che l’impor- tanza del soggetto richiede. --Digitized bv Copp ie ARTICOLO VI. De’ governi, e delle sovranità in generale. Si : nessun assioma più oggi è fitto nella mente degli uo- mini, che quest’ uno , tenuto come principale — La sovra- nità risiede , per sua essenza , nel popolo — Chiedete intanto a que’ che cosi pronunziano, qual cosa , in si fatto assioma delle piazze e delle conversazioni, significa per essi sovrani- tà , che cosa popolo : chiedete l’ analisi e la sintesi teorica e pratica dell’ idea che innestano a questi due vocaboli : chie- dete la spiegazione delle dottrine , che da esso assioma vo- glion dedotte, od almeno de’suni più immediati conseguenti; e vi accorgerete esser quello , al maggior numero di loro , niente altro che una frase oscura e d’ indeterminata signifi- cazione, la quale permette interpretazioni le più diverse, e, purtroppo, lascia sovente libero il luogo alle più strane e le più assurde. Come intendete voi , brav’ uomo , questo che oggi tutti dicono — Il popolo è sovrano ? — dimandava io, son or po- chi giorni, a un mercenario, il quale, per prezzo, prestava alla mia casa non so che faticoso servigio — Rispose — L’in- tendo , che tutti dobbiamo comandare — Io ripresi — Ma , se tutti comanderanno, chi dunque obbedirà? — Senza per- dersi d’animo, egli soggiunse — Que’ che han comandato fi- nora. I nobili ed i preti. I ricchi e gli usurai. Quei che pos- seggono e possono, mentre noi non abbiamo fin qui posse- duto , e potuto nulla — Ed io — Ma non sono essi ancora popolo , e del popolo , e perciò , almen almeno , cosi legit- ' — 122 — (imamente padroni della lor parte del comandare , quanto I’ han da essere gli altri? — Ed egli — La parte loro di pa- dronanza l’hanno esercitata e goduta anche troppo, giacché l’hanno adoperata soli e sempre. Una volta per uno. Adesso tocca a noi. Essi non eran popolo, nè del popolo , quando comandavano , e lasciarono esser popolo, e del popolo, so- lamente a noi poveretti. Dunque , giacché s’ erano separati dagli altri, ne patiscano la pena... — Ecco come il volgo in- terpreta la sua sovrana potestà ! Un abuso sostituito ad un altro abuso : una tirannide ad un’ altra tirannide ( conces- sogli anche, senza esame, nè disputa, che ogni poter sovra- no dell’ antico modo sia stato, sia, e non possa non essere, che abuso e tirannide ; concessione , la quale dicano i di- screti se possa farsi. Certo , in coscienza , io non posso far- la. ) — Ritorniamovi sopra. 11 secolo interroga — Di chi è per naturai diritto la so- vranità ? — E son io questa volta , che voglio rispondere. Nè tratterò prima la quislione , che chiamano pregiudi- ciale : se quel che lilosolìcamente parlando , sembri a talu- no , od a molti , od anche a lutti , di naturai diritto assolu- o più sono per anda- re , innanzi , avvegnaché in si fatti popoli , le sempre cre- scenti disuguaglianze stabiliscono , per legge di ragione , una necessità di gerarchie , per le quali vuole giustizia , che gli uni siano maggiori degli altri a vario grado , e la sovra- nità s’ attemperi all’ordine gerarchico, il quale natura ed arte hanno stabilito , o son per istabilire. Ma essenza della civiltà non è meno un immenso campo aperto alle passioni ed ai vizi i più detestabili, come alle vir- tù più nobili. Da una parte avarizia, invidia, rivalità, egoi- smo , ambizione , tradimento, perfìdia, frode, broglio, se- duzione, baratteria, truffa, usura, ladroneccio, mariuoleria, stupro, adulterio, dissolutezza, maltolto, accattoneria , ac- coltellamento, assassinio , e cento altre mila simili , o peg- giori, depravazioni e miserie d’una civiltà volta a contrario fine : dall’ altra filantropia vera , generosità , carità , longa- nimità , sacrifizio abituale di sè , e delle cose sue , date a pubblico e privato vantaggio, assistenza a chi è in bisogno, disinteresse , rettitudine eminente, desiderio intenso del be- ne, orrore del male , coraggio militare e civile , infaticabi- lità , zelo, larghezza di consigli, d’indirizzi, d'aiuti... virtù cristiane. . . virtù civili. Or ciò fa una seconda categoria di disuguaglianze , maggiori ancora di quelle che precedente- mente consideravamo in più special modo ; disuguaglianze Digitized by Góogle — 153 — che hanno un gràdo intermedio de'non buoni e non cattivi abitualmente, ma degli andanti a orza. Donde la convenienza di tener gli uni come peste del popolo, e come non popolo; di diffidare grandemente degli altri , c di non aver fede , a pubblica e comune utilità , che de’ già provati ottimi , nei quali le altre condizioni pur concorrano. E di qui una nuo- va ragione perché la democrazia pura a’ popoli civili tanto men s’ attemperi quanto son più civili , e contenenti perciò nel loro seno , al fianco di molti ottimi , molti (tessimi , e molti che stanno tra l’ ottimo e il pessimo. Il perchè , se, a priori , e secondo le suggestioni astratte dal senso comune , in essi popoli avesse a crearsi una sovranità, certo ogni sua parte sarebbe agli uni negata assolutamente , agli altri non concessa in ogni cosa, e ridotta , nel generale , a più o men ristrette proporzioni ; e riservata o interamente, o nella mas- sima sua dose, a’ soli degni di questo privilegio. In che può ben essere una difficoltà grande d’esecuzione; ma ciò non toglierebbe che in teorica ciò avrebbe a giudicarsi il meglio da ogni savio. Per ultimo l’essenza della civiltà è il creare innumerabili maniere d 'interessi , de’ quali non è vestigio nella vita delle selve , o delle capanne : interessi principalmente materiali , odiali e screditati da quei che vorrebbero ricondurre gli uo- mini alla vita della selva e della capanna ( o lo confessino , o no, perchè chi vuole il mezzo vuole il fine ); ma interessi tanto connaturati a ogni società civile, che il turbarli a qua- lunque grado è fare a un popolo uno dei maggior mali che possano farglisi. Tali sono gl’ interessi di possidenza, gl’ inte- ressi d’industria promossi da qùe’ primi , gV interessi di fami- glia, gl’interessi di condizione , ed altri che non accade speci- ficare più a minuto. I quali da due parti si possono riguar- dare: dalla parte di coloro a chi spettano; e dalla parte del- I’ universale , in mezzo a cui sorgono, e si moltiplicano. E, dal primo lato, giova dire, che hanno essi una origine, della quale , se sono artificiali i modi , è da natura la principale Dìgitized by Google — 154 — radice. Perché è natura l'amare noi stessi , e i nostri con- giunti , e il nostro e il loro bene ed agio ; natura l’ istinto della proprietà, o del possesso di quél ciré ci troviamo avere, e di quel che andiamo procacciando man mano ; natura il cercar di crescere questo capitale nostro, che non siam pa- droni di non considerare come facente colla nostra persona un sol tutto , per tal guisa , che , quanto fa esso maggior somma , tanto fa più grande la nostra importanza , il nostro ben essere terreno, il sentimento d’ esser meglio che altri riusciti a soddisfare il bisogno ingenito d’alzarci con ogni nostro onesto sforzo , non per soperchiare chicchessia , ma per obbedire, anche in questo, alla legge di perfettibilità e di progresso ; natura quindi ( ciò che istintivamente a un modo medesimo ammise presso a poco ogni popolo ) , il chiamare ed il credere legittimamente nostro l’ ereditato , il donatoci , il comperato , l’ottenuto , si nel peculio , e si nella superiorità della condizion relativa a che s’ è giunti , o in che s’ è nati... il guadagnato e l’avuto dal lavoro, o da traffichi di buona lega; (ìnalmerite natura il riguardare l'in- teresse proprio d’ ogni forma come non si esclusivamente proprio della persona , che non s’abbia a riguardarlo quale un interesse, ad un tempo , dell’ intera famiglia alla quale apparteniamo, finché sarà essa per durare e per estendersi. E di qui categorie di ricchezza più o meq considerabile, in opposizione colla povertà ; di patriziato più o meno emi- nente , in opposizione col terzo stato e col volgo. Di qui tutta la scala delle fortune, per che uno è Grasso, o Luculio; un secondo è un accattone di strada; un terzo è un che vi- ve del suo, masotlilmente, con quel che basta, e con nulla che avanzi — Da un altro lato, se gli effetti di ciò, nell’uni- versale de’ cittadini, si considerino, quantunque a dì nostri molta sia la proclività de’ novatori al gridare , questo esse- re, non pur soltanto ingiustizia degli uni contro degli altri, ma ( quel ch’è peggio) gravissimo danno, gl’imparziali e giudiziosi però non cosi vorranno affermare quando ben vi Digitized by Googte — 155 — riflettano, e quando massimamente volgan l’occhio alle con- seguenze ultime. Per chi ben guardaci! mondo è fatto in modo, cosi aven- do il creatore disposto , che non può uscire di questo di - lemma ; o dell’esser composto di lutti poverissimi , costret- ti , per sussistere, alla vita selvaggia , e nomade , e di cac- ciatori ; senza nemmen pastorizia , non che agricoltura ; o dell’ esserlo d’ uomini, i quali, cominciato a gustare le ma- teriali e miste dolcezze .d’ un viver più confortevole , più agiato , meglio congiunto con que’che s’amano, e co’quali s’ ha strettezza di sangue , più che le gustano , più ne di- vengono avidi, e più speronano la propria attività per pro- cacciarsele , ognuno, nella maggior misura possibile , senza essere impedito o disturbato , e più se ne creano quel che si chiama un loro interesse individuale, a cui tengon tanto quanto alla propria vita : ed allora, secondo che un s’ in- dustria più , un altro meno, uno piu è destro, un altro ha manco attezza , ecco a poco a poco ricchi e poveri , possi- denti e proletari , banchieri , mercatanti in ogni ragion di mercatura e di commerci, agricoltori , fabbricatori, merce- nari, patrizi, e plebei... uomini accasati e vagabondi , capi di bottega e garzoni , e manovali , padri di famiglia e sca- poli ricusanti la briglia delle nozze per amore dell' allegra e libera vita, quegli che ha la casa e la vigna, e quegli che non ha nè la casa, nè la vigna... E l’amore di ciò crescendo, cresceranno le distanze tra gli estremi , o le differenze. — Or quello è barbarie , questo è quel che sempre s’è chiama- to la civiltà , il progresso , o della civiltà , e del progresso, . effetto, ad un tempo , c causa e criterio e simbolo il più visibile. Volete voi una civiltà , invece , ed un progresso , senza questi effetti? Voi vi fate illusione. Avrete un ricadere infallibile nello stato barbaro. Imperciocché , si pubblichi , a cagiou d’ esempio , una legge domani, non dirò che abolisce ogni proprietà, ma dirò che abolisce, pur solo , la libertà de’ cumuli, e degli accre- DigifeeobyXìoogle — 156 — scimenti , nella possidenza così detta , e che con una nuova divisione di tutte le terre distribuisce per teste il suolo, as- segnando a ognuno tanti iugeri, e non più. Aggiungansi al- tre leggi , che quanto è danaro faccian colare spartito coe- gualmente , o più o men coegualmente , su tutti. Chi non vede la conseguenza forzala? — Tu che non puoi coltivare colle tue braccia , con quali braccia coltiverai? Con quelle d’ un operaio preso a mercede? Ma l’operaio è possidente ai par di te , ed ha i suoi propri iugeri da coltivare. Se ad- doppiando la fatica , pur si darà braccia anche per te , si contenterà più egli di coltivare il tuo con quello stesso sa- lario con che te lo coltiva oggi? Vorrà raddoppiarlo, o aste- nersi , perchè non ha bisogno ; e tu dove troverai questo doppio danaro che t’ è necessario, se vuoi che i tuoi pochi iugeri ti faccian mangiare? Dove lo troverai , se sei di co- loro, i quali s’avvezzarono a vivere col solo frutto della loro possidenza , e non saprebbero far altro? (Oltre di che, se Io trovi, c glie lo dai, egli diverrà comparativamente il ricco, e tu diverrai , viceversa, il povero , ristabilita cosi a rove- scio , comechè dentro piu ristretti limiti , la differenza di fortuna , e ripristinato , per contrario verso , un nuovo bi- sogno di livellazione ). Ma, educato come sei, non ti basta, pe’ pochi iugeri che ti son dati , o che ti restano dopo lo spoglio, il trovare col- tivatori. Ei ti bisogna trovare un che dell’ amministrazione s’intenda, più di quel che tu ne intendi, tu che, probabil- mente , non vi pensasti mai , volto ad altro il pensiero , e solito a farti servire in tutto ; e questi ancora non vorrà spartire il suo tempo tra l'azienda della propria coltivazione e della tua, senza esserne ben pagalo egli stesso. Ecco dun- que per te una nuova necessità di pecunia , che non saprai donde trarre. Ecco, se tu arrivassi a trovarla su i risparmi eccessivi che t’ imporresti , una cagione per esso di sopra- stare a te nell’ avere, e di turbare il livello, quanto almeno il misero sistema che analizziamocomporta (colla conseguen- Digitized by Googl — 157 — za poi del bisogno di sconvolgere nn’ altra volta la società, per novamente livellarla, quando il ricco sarà diventato po- vero, e il povero ricco). Ed ecco, se, non ostante ciò, non potrai trovarne quanta te ne bisogna, ecco dunque, ripeto, cbe i tuoi pochi iugeri non ti serviranno a nulla , e re- steranno incolti , con danno anche pubblico , e tu morrai di fame. — « Muori pure, tu fuco nell’alveare della nazione , tu il « quale non meriti vivere» dirà la legge nuova, che, senza scrupolo, e senza badare a numero, vuole uccidere una eletta parte della popolazione a profitto del nuovo mondo, il quale s’avvisa di fabbricare. « Muori tu, con tutti i tuoi. « Resteranno , con maggiore utilità, cittadini più laboriosi, « tra’ quali que’cbe prestan le braccia e la direzione per « coltivare, saran pagati con quel cbe lucreranno i non col- « tivanti con altre occupazioni retribuite. » — Ma che oc- cupazioni potranno esser queste? Arti, per esempio, di lusso? Tu burli. Queste no : perchè il lusso è una superfluità per que’gran birboni de’ ricchi, cbe necessariamente costa cara, essendo cara la materia prima, care le operazioni de- stinate a trasformarla , e le spese di manifattura ; ciocché fa , che il prezzo loro è necessariamente alto ed altissimo , e perciò irreperibile in un popolo dove ricchi più non sono. Dunque non più carrozze, non più arredi preziosi , non più drappi sfoggiati , non più cristalli e porcellane di Sevres , non più ori e gemme ed argenti , e per analoghe ragioni , non più statue , non più pitture, non più palagi , non più parchi , giardini di piacere , cavalli di pompa , vil- le... cose tutte riservate a’ paesi infelici dove duri la servi- tù degli uomini... Quali pertanto , nella beata tua Sparta, saranno le arti, a che que’chenon vogliono, o non sanno, o non possono, coltivar la terra, o fare al più vita di pastori, potranno darsi , per isperare sostentamento, e possibilità di coltura alle poche terre, che la legge agraria avrà voluto as- segnare alla loro incapacità? Siccome la consumazione è quel- l>p i _ d by Coogle — 158 — la che regola sempre la produzioiìe , saranno > salvo poche eccezioni , le arti che si chiamano di prima necessità , ed elle stesse ridotte alla loro pili grossolana e più rozza e men costosa espressione.... E questo non si chiamerà rendere la spezie umana retrograda , e distruggere la civiltà ! ! ! Que- sto sarà il secol d’oro ( senza l’oro , e ricacciato nel fan- go dei consorzi umani che sono in sul cominciare, e che tengono ancor molto della primitiva creta senza ver- nice ). E io qui non parafraso l’argomento, e non lo-scorroper ogni suo punto, piacendomi a descrivere tutti gli altri con- seguenti: gli studi scaduti, le occupazioni geniali vegnenti meno , lo slaucio, il potere degl’ intelletti inceppato ... a dir breve, la condizione di tutto il popolo condotta solleci- tamente a quella forma, che oggi, per trovarla, dohhiam salire le montagne più selvagge, insinuarci ne’ villaggi i più rozzi.... Pur so qùel che si risponde dai gros bonnels delle nuove filosofìe politiche. Non son essi cosi bestie da non vedere tutto ciò , per poco che vi riflettano, cosi limpidamente come noi lo veggiamo... Ma essi han due lingue in bocca. Una colla quale parlano al volgo; un’altra colla quale parlano a noi. La prima delle due lingue favella alla faccia del popo- lo. — Divisione de’ beni — Distruzione de' ricchi — Abolizione dell’ odierno ordine di cose col ferro e col fuoco — Sovranità della moltitudine proletaria.... senza comento , senza restri- zione. E la feccia del popolo accetta con alacrità questo sim- bolo della sua fede politica nel senso il più letterale , il più largo ; e vi crede ; e se ne infatua ogni giorno più ; e affretta co’desiderii l’ istante , in che la legge agraria sarà promul- gata; e odia intanto, e minaccia que’ che hanno, consi- derandoli , come usurpatori del dovuto (!) a que’ che non hanno ( e che non hanno fatto niente per avere ). Come potrebbe essere diversamente? — La lingua, in questa vece, che parla con noi, rinega, o piuttosto maschera — 159 — sì fatte enormità. Va per giravolte. Sostituisce alle idee trop- po urtanti, ch’esse enormità rappresentano, altre idee che mostran meno quel che è celato sotto. Propone tempera- menti e sistemi , che creeranno una civiltà nuova, capace d’ evitare, o d’attenuare Uno ad una proporzione innocua i precedenti sconci. Utopie. Le Icarie d’ un Cabet ( da an- dare a cercare in America , lontano lontano dagli occhi di coloro, che potrebbero screditarne gl’ incunaboli , e rife- rirne le miserie). I ComuniSmi sotto certe forme. I socialismi de’Fourieristi e di Considerane diLouisBlanc, e di Prudhon: sistemi confutati ogni giorno lecento volte da uomini sommi.. . da uomini i più grandi, i più competenti della Francia, e del- l’ altre nazioni d’Europa, e pur messi sempre innanzi colla stessa impavida sfrontatezza , colla stessa subdola destrezza , fingendo, che confutazioni nou vi siano. ..che le dispute ab- biano cessato , o non meritino la pena ’d’ essere intraprese e siano state vinte ... che il giudizio dell’ universale ( non quello delle proprie sette soltanto ) sia già intervenuto , e sia stato favorevole : sistemi , uno de’quali è la confutazione dell’altro: sistemi, non pertanto, ciascuno de’quali , cosi ancor controverso, cosi ancor contrastato tra le file stesse degli odierni rinnovatori del mondo , non si è già contenti dell'ofirirlo solo all’esame ed alla disputa de’ ginnasi, com’io pur altrove considerava, ina, prima d’averne posto fuor d’ogni controversia la certa utilità presso almeno il maggior numero degl’invitati a subirlo, si vuol pervicacemente tra- durlo ad alto ; si vuole imporlo a tutti colla forza , e gua- dagnargli la prevalenza del numero, colla seduzione, e con arti di cospiratori ! Nè io, deviando troppo dall'argomento principale e diretto di questo articolo , debbo qui imprendere d’ aggiungere una confutazione di più alle tante che corrono il mondo, e che si rimangono senza adeguata risposta. A me, per l’oggetto, che mi son proposto , basterà fare una dimanda (lasciato da parte il trattare, se quello di si fatti sistemi, che ciascuno .ole — 160 — de’ parliti nuovi preferisce, e che, ad ogni costo, vorrebbe sostituito, senza dilazione, al presente ordine di cose, bada esser liberamente consentito, o si vuol che sia una confisca violenta delle libertà di troppi a profitto d’ una futura rior- dinazione degli uomini secondo la prestabilita formola d'al- cuni, che non si vuol disputata , né sottomessa ad arbitrio di rifiuto , ma si vuol accettata da chi non la crede buona ed utile , come da chi la crede , ancorché chi non la crede s’ostini invece a riputarla un esperimento eminentemente dannoso ed assurdo, o per lo meno grandemente rischioso, e pieno di pericolosa incertitudine). — Io farò la dimanda, che sola qui m’ imporla. — 1 nuovi sistemi di congrega ci- vile ( si risponda con franchezza ) manterranno si o no , la diversità , più o meno , di specie e di grado negl’interessi , anche materiali, de’ singoli, come in generale, l'ordine della civiltà mostrammo, per sua natura leudere a produr- re? — Se no: dunque ( levata pure ogni maschera ) tutti , ne’ materiali profitti , avranno lo stesso ; tutti spereranno lo stesso, o presso a poco lo stesso. Sparirà , o tenderà a sparire , la libertà del mio e del tuo, almeno quanto alla misura. L’attività, la solerzia, per ciò che spetta al ben es- sere fisico d'ognuno, non recheranno alcun maggiore van- taggio, che l’infiugardia, l’inerzia. La perizia più grande nello stesso genere sarà materialmente trattata come la mi- nore. Nella comunità nessuno avrà alcuno di quegli stimoli stali sempre, che più energicamente e più universalmente ed infallibilmente son motori al fare, non che al ben fare. — Vi sarà ( vorrà dircisi ) il premio della maggiore stima che si godrà da chi la merita, oltre alla soddisfaziou gene- rosa dell’ animo proprio. Vi sarà il piacere di sentirsi loda- to j di vedersi onorato, consultalo sopra gli altri. Ma que- sto é dimenticare, che si fatto premio già c’é nell’ordine odierno, e pur non basta senza quegli altri che oggi vi sono, anzi non basta nemmen con quegli altri. Questo é dimenti- care che noi siam composti d’anima e di corpo, 1' uno e Digitized by Google — 161 — l’altra co’ suoi speciali bisogni , e perciò cogl'interessi , e co’ diritti suoi ( purtroppo i secondi essendo , di più , me- glio sentiti che i primi ). Questo è il togliere de’ due ordini di molle, che natura ci ha dato per impulso al progredire , uno de’ più efficaci; il più efficace de’due; il solo efficace pel maggior numero de’viventi : i quali, se anche colla giun- ta della potente azione di si fatta specie di molle, si spesso, tra color pure che son meglio educati e disciplinati, si ri- stanno , c non progrediscono , o vanno all’ indietro, può ben prevedersi quanto più si ristaranno dal progredire , od an- dranno all’ indietro dopo la sottrazione che lor si minaccia. Ma qui non si fermeranno gl’inconvenienti, poiché biso- gnerà bene esser preparati al subire molti altresi di quelli che già di sopra toccavamo , od analoghi a quelli. Tradotto a pratica, uno od un altro di cotesti sistemi* per ipotesi , livellatori , senza bisogno di speciali leggi suntuarie, il na- turale loro effetto sarà che diverranno per tutti ugualmente interdetti certi innocenti , ma vivi, piaceri della vita, a che pur ci ha preparato natura , e non ci è a disgrado che ci educhi l’ arte ; cioè il magnifico vestire , la buona tavola con una corona d’ amici del cuore, servita di costosi mani- caretti , e di squisiti vini , e le altre , o simili cose ch’io di- ceva ; come dire argenterie , oreficerie , tappeti, arazzi, bei quadri , le sontuosità de’ palagi , le scuderie popolate da bei palafreni , o da generosi corsieri .... cocchi , cacce , viag- gi , villeggiature , libero ed ampio sfogo a’ propri generosi impulsi , e ad altri , che, per essere men nobili, non ci son però men cari, nè men sono innocenti.. ; il poter direasè stesso. — Y’è qualche cosa... v’è molto , di cui son io pa- drone... di che posso disporre a mio pien beneplacito, e di che posso , con oneste arti, a me accrescere il godimento , quanto a farlo mi basti la volontà e l’ ingegno, chiamandolo mio senza che altri me ne turbi, o me ne coarti ad una data invidiosa misura, l’uso ed il possedimento. Questa è la vera libertà del progresso. Questo è il progresso della libertà. 1 1 _ Dioifeed-bv Google — 16-2 — Libertà dell’ industria. Libertà piena «senza limitazioni. Li- bertà , non della sola persona , ma di quello , che , com’ io notava altrove, noi consideriamo qual parte , e connaturale contorno e complemento della nostra persona terrestre, nel senso che già esponemmo. Or si ponga ben mente alla con- traddizione. Si dice, che, ne’ sistemi presenti di reggimento de’ popoli le libertà son troppo vincolate , e non hanno il loro legittimo slancio, tiranneggiandole soverchiamente tutti più o meno i governi. Si dice, che il diritto al progresso è inceppato ; che è giunto finalmente il tempo d’ affrancar l’uomo dalle infami antiche catene; ed intanto i nuovi siste- matici preparano al mondo forme di schiavitù inaudite , e che non sono mai state. — La vita comune è d’ alcuni con- venti, e si sa quanta abnegazione del proprio volere ed istin- to costa, e quanto pesa , e quanta virtù esige perchè si giun- ga a patirla senza lamento. Altrettanto è dello stare a parte in mano , e del vivere a misura quale che siasi , ed a spil- luzzico in ogni cosa , secondo che altri assegni o conceda. Quel dover più o manco, giusta la diversità de’ sistemi, la- mentare tra sè e sè con queste voci : « La famiglia me la « usurpa in gran parte lo stato. La rendita me la limita lo « stato. La nobiltà me l’abolisce lo stato. La eredità me la « sequestra e me la impedisce lo stato » ( parlo qui special- mente nella supposizione sempre dalla quale son partito , cioè in quella de’ livellamenti , qualunque siane il metodo e la forma), non è egli un costringere ad esclamare chi cosi considera « Io non son più meijuris ! — Io mi son fatto servo « dell’ associazione d’ uomini nella quale sono entrato ! — « Questo è ben altro che società sinaliagmatica di buona fe- « de 1 — Questa è una società leonina , o una società da « volpe ( ripeteranno ) , dove il più poltrone , il più ga- « glioffo , il più stupido , il più disadatto, iLpiù vivente a « peso degli altri è il più favorito o il più furbo, ed ha sti- « polato in suo favore il monopolio del massimo vantaggio; « mentre il più attivo , il più industrioso, il più ingegnoso, Digitized by Google — 163 — « il meglio animato a fatica, quegli che del suo piu contri- « buisce , è quegli eh’ è sopraffatto , eh’ è derubato , eh’ è « vittima ! — Questo è il mondo alla rovescia ! — ? — Cosi combinisi ogni cosa come lo si voglia, diasi d’ oro alla pil- lola meglio che si sappia , cuoprasi con tutti i nastri che si voglia la trappola , mal s'ha fiducia del riuscire a ingannare altri che i più sciocchi. Da che l’ effetto ultimo sai che ha da essere l’averti tirato dentro ad una società a capitale mor- to, dove, nella liquidazione de’frutti , a te principale azioni- sta , o dei principali , dee toccare un dividendo pari al divi- dendo di chi non ha messo nulla, per poco che abbi saviez- za, non si sarai gonzo da lasciarviti accalappiare. Dopo tutte le quali considerazioni , per ultimo risultato , e per giunta alla derrata , a si fatta conclusione non si sfugge , che l’al- zarsi al postutto degl’ infimi , e di essi stessi fino a un limite poco lontano e di piccola elevazione , gioverà ben poco alla causa della civiltà e del progresso, e rabbassarsi a precipi- zio, de’ nati per esser sommi, gioverà a questo ancor meno; e perciò , che , contata ogni cosa , la conclusione finale sarà il regresso sollecito degli uomini verso quella che sempre s’è chiamata barbarie, non certo un’accelerazione di passo nel verso opposto. Se poi.ne’nuovi ordinamenti politici, che si ci si vantano, per salvar la legge di progresso, e di civiltà, e della naturale libertà di sé e delle cose sue, che alla civiltà ed al progresso è tanto incitamento , vogliansi conservate le diversità negli interessi di vario nome, si quanto a specie, sì quanto a gra- do (ch’era la seconda parte del mio dilemma), dunque co- stituirà ciò una terza categoria di disuguaglianze , crescenti col grado del progresso e della civiltà ; e ammessa la realtà di queste nuove disuguaglianze, come non dovranno gene- rare elle ancora una disuguaglianza ne'diritti in ragione delle disuguaglianze suddette ? Perchè , io non sarò di coloro , i quali esclusivamente le convivenze umane risguardano sotto l’aspetto di quelle società A’azionisli eh’ io poco là mentova- Digitized by Google — 164 — va , dove i soli valori de’ puri interessi materiali d’ognuno , tradotti nell’ idea del proprio tornaconto , rappresentino le azioni messe in comune, e quindi le correspettività de’ diritti politici da godersi. Certo v’è altro eziandio, a che gli eterni principii della giustizia distributiva comandano che s’ abbia riguardo , e spesso un maggior riguardo; e alcune delle cose dette di sopra mostrano in ciò la mia persuasione in questo senso. Ma non son io nemmen di quegli altri, i quali la som- ma e l’importanza disi fatti interessi non considerano affatto nella ripartizione de’ poteri e de’ diritti a’ poteri ; e per que- sto lato, tanta voce vorrebber data al mascalzone, il quale non ha interessi di possidenza, non d' industria... non di famiglia (od ha interessi tutti negativi , cioè tutti in opposizione co- gl’ interessi di coloro, i quali nell’ alveare sociale sono Tapi operaie e produttive ; tutti interessi di far guerra alla pro- duzione, alla possidenza, all'industria... alla famiglia... ; tutti interessi di disordine per pescare nel torbido) , quanta agli altri pe’ quali la società va prosperando, cresce in affluenza di beni, ed è corpo , regolare, utile , e conducente al fine , per cui principalmente le convivenze umane sono stabilite. Digitized by Google — 166 — si dato mano , e solamente lo patiro- no , di che il bene susseguente è poida ricompensa. Digitized by Google — 187 — mili , esso uomo abbia or buono avviamento od indirizzo alla riuscita , or non l’abbia , e ciò , alle volte per colpa propria , o rispettivamente per proprio merito , altre volte senza ciò, e contro a ciò: cosicché l’impiego de’ mezzi aberra più o meno dal fine , e radamente vi conduce ; e , quando vi conduce , lascia sempre molto e moltissimo di desideralo e non conseguito. Dove le volte , che più o men si riesce , servono a mantenere l’attività nostra , e la spe- ranza, e il coraggio, e a preservarci dal precipitare nell’i- nerzia ; le volte che non si riesce , servono a ricordarci , che un potere superiore al nostro è dietro la tela , il quale regge le coso umane , e con occulta sapienza, or ci dà i be- ni della terra , or ce li leva , o ce li nega , acciocché pen- siamo che non son questi il fin proprio e sommo a noi pro- posto. Ma poiché insonuna , concedo io pure , che al mal go- verno l’ opporsi con onesti sforzi , invece di esser colpa , è anzi spesso dovere , o quasi dovere (l’acquiescenza pura e semplice , e la rassegnazione , quando fosse di tutti , poten- do in alcuni casi divenire condannabile , rispetto almeno ad alcuni: perocché è alto , non di sola virtù , ma di debi- to , per quelli che han di ciò competenza : 1. l'illuminare, a il cercar d’ illuminare , i depositari del potere, in quel che veramente abbiano errato , od errino , massime quan- di l’errore sia grave ed abituale : 2. l’adoperarsi a promuo- vere la medicina de’ vizi radicali con indefessi , opportuni , e convenienti mezzi) , come dee procedersi iu questa dilli - cile e delicata faccenda? — 'fiuti is thè qmstion — Ciò sia ma- teria d’un Digilized by Google — 188 — ARTICOLO XII. Di quello che al popolo non ispelta , e spelta , in fatto di go- verno e di sovranità , e del modo e della misura in che gli spetta. L’argomento io l’ho toccato qua e là più volle , forse con un po’ di disordine , ma esprimendo con forza ogni volta l’opinione della quale sono persuaso. Giova nondimeno tornarvi sopra in quest’articolo , e dir con più grande asse- veranza ancora , che in ogni altro luogo — la principal fon- te degli errori , i quali sul proposito nostro si spacciano , e corrono oggi il mondo , stare appunto in questo atto d’u- niversale superbia , per che , in cosa , la quale tanto è le- gata a fatti providcnziali che si burlano, per cosi favellare , di tutte le previdenze umane ; la quale tanto poco dipende dalla volontà de’singoli ; la quale tanto è superiore alla in- telligenza delle turbe ; tanto è diffìcile ad essere trattata co- me lo si addice ; tanto è poco alla a condursi per sole deli- berazioni d’uomini quali che siano , a grado delle passioni loro , e nel conflitto de’loro interessi perpetuamente fra lo- ro lottanti : s’argomentano di credere tra tutti distribuita , ed a tulli appartenente la competenza del trattarla per Io meglio loro. Don^c è poscia l’opinione si da noi combattu- ta , che la sovranità , in radice , è di tutto il popolo , inalie- nabile da esso , reversibile in esso , e rivendicabile per es- so , tutte le volte che lo vuole ; esercitarle da ciascuno , individuatamente , ed individualmente , nella porzione più o men coeguale che gli spetta ; residente di fatto , come po- tere attuale ed accidentale nella maggiorità ( più o meno Digltized by Googte — 189 — istabile di sua natura) de’cittadini , che sendosi data la pe- na di concorrere ad esercitarla , convennero in un mede- simo voto ; ma non ispettante di diritto normale ad essa ; perchè la parte non può equivalere al tutto ; perchè chi non ha parlato , non ha detto niente , e non s’è interdetto di poter parlare quando che sia ; perchè il diritto delle mi- norità , tanto piccolo quanto più si voglia , può essere op- presso , ma non annullato , nè distrutto ; perchè , infine , non può non esser lecito a queste il cercar di farsi maggio- rità la loro volta , acciocché il fatto della sovranità ad essi o passi , o ritorni. E , per vero , i fautori stessi delle anzidette sentenze , non osapo analizzarle , od almen confessare , i naturali con- seguenti loro , de’quali conseguenti il principale è , che , cosi insegnando essi , vengono a dire, insomma , che la so- vranità, comunque affidata come potere esecutivo, legisla- tivo , giudiziario , o quale altro potere che siasi o che si chiami , obbliga in diritto i soli consenzienti. : quanto agli altri , li violenta , ma non può obbligarli ; o , ciò che vale lo stesso , vengono a dire , che la sovranità è obbligatoria di diritto per nessuno , giacché que’che le obbediscono , in quanto sono consenzienti , evidentemente obbediscono a sè e non a quella , cioè obbediscono alla propria volontà di obbedire, nou alla forza imperante della sovranità, attinta, in massima parte, dagli eterni principii della ragione e della giustizia ; ed obbediscono perchè son contenti di farlo , non perchè si credano obbligati a farlo ; ed , in que’che obbedi- scono , in quanto , a lor malgrado , vi sono costretti , non dall’autoriLà , ma dalla forza materiale , in essi ancora l’ob- bedienza è un fatto sofferto , e non un dovere adempito ; e un’ obbligazione estrinseca , e non un obbligo di vero nome ; o , a dir meglio , è violazione di diritto , e non diritto , con- tro alla qual violazione si ba invece il diritto di mettersi in istato d’ostilità , di cospirare, di muover guerra flagrante , in detto ed in alto. Il che dire è negare la sovranità , e enn- Digitized by Google — 190 — siderarla come ud fallo pur sempre , non come un diritto ; Tatto di alcuni che soperchiano tutti , non diritto di tutti contro a ciascuno ; tirannide , e non sovranità , pe’ dissen- zienti ; cosa inutile , superflua , ed illusoria , o simulacro di cosa pe' danti libero consentimento : ciocché bene inter- pretalo , significa poi , che la sovranità , in quanto è pote- re , pe’soli dissenzienti esiste ; ma esiste per essi soli come una iniquità ed una ingiustizia , non come cosa mai legit- tima e normale : verità si vera , che lo spirito logico d’ uno de’ più sinceri , e de’ più espliciti tra gli antesignani del nuo- vo liberalismo (Prudhon) non ha dubitato di confessarla e dichiararla ad alta voce , e per istampa. In si fatto sistema , pertanto , gli attualmente investiti della sovrana potestà , e d’ogni sua grande o piccola parte, quali e quanti pur siano , non sono che semplici incaricati d’affari , privi di plenipotenza , e quasi direbbesi ad referen- dum , o piuttosto godenti d’una plenipotenza frodolenta di l'alto a tutto loro risico , e sotto la loro perpetua responsa- bilità , come i generali di Cartagine ; sempre revocabili , sempre soggetti al sindacato di tutti e di ciascuno ; posti in una siugolar condizione innanzi al popolo : perchè , ne’pae- si dove tutto il popolo non è stalo chiamato , e non è con- corso a farli (messo dietro le spalle ogni diritto di prescri- zione e d’usucapione) sono come se non fossero; usurpatori posti fuori della legge ; nemici pubblici , e niente meno di ciò : ma , ne’ paesi stessi , dove il popolo è quegli che li elesse negli universali suoi comizi , non hanno , per le ra- gioni esposte di sopra , solidità e realtà alcuna di potere ; burattini da filo quanto a tutti , e tali burattini , il cui filo dev’essere spezzato il più presto , o quando il destro uc vie- ne , quanto a’dissidenti. Che se tutto ciò è rispetto alle persone, poco diversamen- te dee dirsi rispetto agli atti loro , il cui valore intrinseco è subordinato sempre all’apprezzamento libero e capriccioso d’ognuno. Ed altrettanto è ancora delle leggi ; o sian pure Digilized by Google — 191 — quelle che si chiamano Costituzioni , Carle , Statuti , o simi- le... E cosi dislruggesi allatto , e si demolisce l’idea di go- verno , e si sperperano le convivenze civili , rimettendo ogni umana congrega nelle condizioni primordiali del viver selvaggio , ricondotto a’suoi naturali e radicali elementi d’indipendenza degl’individui , e di forza brutale del più potente , o del numero maggiore , centra il più debole , o contra il numero più piccolo. Io invece , per finirla , riduco a queste non molte propo- sizioni i dettati della ragion pura in si fatta perplessa mate- ria, sottoposti nondimeno alcuni di essi, nell’applicazion lo- ro, al prudente apprezzamento delle circostanze. — 1. Iddio , a farci appunto conoscere, nella presente im- perfezione ed ignoranza nostra , eh’ egli è il padrone ( domi - tius dominanlium ) , e che noi , per molto che immaginiamo di esserlo , non lo siamo punto , o lo siamo assai poco , c sotto sempre la legge della sua supremazia , dispose , c di- spone, colla sua direzione occulta del mondo morale, come del tìsico , le cose in modo , che lo stabilimento de’ gover- ni , nel materiale , e nel personale , è (storicamente parlan- do , cioè nella pratica , cosi come dalla storia universale e particolare de’ popoli ci è dichiarata) un mero previdenziale fatto , dato o coadiuvalo , sempre , o quasi sempre , da for- za di circostanze , indipendenti il più spesso da ogni preor- dinala volontà delle turbe ; per le quali circostanze , o con- trastato , o no che sia ne'suoi cominciamenti , esso , da una esistenza precaria , e spesso irregolare , passa , a poco a poco , ad un'altra esistenza tacitamente consentita dall’uni- versale , e pacifica , e con ciò legittimata ; rispetto alla qua- le , l’azione indesinente de’ due principali fattori di quest’or- dine di fatti ( e voglio dire , 1. il reggimento divino delle cose umane , 2. quella dose di politico senno , che giunge per solito , da ultimo , a scaturire da qualche parte) , più o meri laboriosamente , viene a galla , a traverso d’ogni diffi- coltà , in mezzo ai popoli , come una manifestazione inevi- Digitized by Google — 192 — tabile alla lunga , dell’idea insita in tutti , ed eterna , tutto- ché più o meno oscurata , di giustizia, di verità, di dovere; ed allora quest’azione , or lenta , or sollecita , opera in gui- sa , che l’intollerabile alla fine si fa tollerabile e tollerato , l’ingiusto si fa giusto, o meno ingiusto , l’improvvido o provvido , o meno improvvido ; e nascono sistemi e vie di compensazione , lenitivi , palliativi , rimedi ; e il male che c’è , o che resta , non può superare una certa misura (tran- ne quando un decreto terribile di Provvidenza vuol che le nazioni periscano , o si consumino , e decadano umiliate e contrite) , nè può non avere un contrapposto di beni : co- sicché di questo misto si componga quella dose d’ infelicità terrena , più o meno temperata , che è necessariamente com- pagna di questa vita , punizione meritala agli uni ; scuola di virtù , e mezzo di merito agli altri. 2. A vie meglio mostrarci la verità di questa dottrina , la Divinità ha in tal forma ordinato il mondo morale , che in que’ secoli di contumace superbia , o tra quelle superbe nazioni , in cui la verità c la presunzione della propria sa- pienza più prevale tra gli uomini , e li spinge a voler tutti fare e non lasciar fare , ognuno mettendosi innanzi , e cer- cando d’esser primo, o de’ primi , ognuno volendo esser dio a sé stesso , e governo , e governante ; ivi , ed allora, è l’infelicità massima , il disordine massimo , lo sgoverna- melo massimo , la guerra civile imminente o flagrante , l’anarchia , lo stato convulsivo , od epilettico , delle umane congreghe : disordine , sgovernamenlo , guerra , anarchia , convulsione , epilessia , che seguitano finché questo perio- do di presunzione non passa, e finché principii migliori , e più giusti , non tornano a prevalere la loro volta. 3. Intanto perù è giusto confessare , che , se da un lato, il Creator delle cose , per le ragioni che più volte adducem- mo , non ha concesso agli uomini la perfezione in nulla , e nè manco ne’governi , ed ha voluto tollerare , e permette- re , a volta a volta, l’imperfezione, anche condotta , in Digitized by Google — 193 — essi governi , fino all'abituale imperizia , imprevidenza , inettitudine , ingiustizia , e tirannide ; da un altro lato , ei non ba voluto , in generale , abbandonare si fattamente la specie umana all’ impero del male , anche sulla terra , che non abbiale concesso , nella sua benignità , mezzi normali di riparo , di resistenza , di rimedio (renduti, egli è vero, per suoi segreti disegni , ora più , or meno efficaci) , e non abbia perciò inserito nelle ragioni , le meglio addottrinate , de’ saggi in mezzo ai popoli il lume più o manco opportuno a conoscere in ogni caso quel che è lecito , e conveniente , e necessario di fare per tentar diuscire di pena , d’ingiusti- zia , e d’oppressione. Questa è almeno la regola generale , sebbene , purtroppo , convien dire , che talvolta , nel se- greto della sua sapienza , esso Creatore , permette e tollera, come altrove notammo, che sì fatto lume in pochissimi splen- da , e quasi in nessuno : di che poi la conseguenza è , che il male del malgoverho , o dura , o quel che è peggio, per gli sforzi inconsiderati di que’che non vogiion patirlo s’ag- grava , o sia che conservi , o non conservi le prime sue forme. 4. Or quando a si fatto ultimo flagello non si è condan- nati (pena , per solito , del lungo tralignare d’una civil con- vivenza , confermata nel vizio, e nella cecità d’intelletto) allora il rimedio , e il riparo , c’è , sol che tutti facciano il dover loro ; e c’è senza le maledette rivoluzioni , senza le illecite cospirazioni e sette. C’è per la forza pacifica ed in- fallibile delle persone , e delle cose. Del quale riparo e ri- medio le massime io le ho sostanzialmente , qui indietro dette , nell’articolo 5. 5. E non è , che , in si fatto ufficio non abbia ognuno la sua parte legittima. Solo bisogna confessare, che la parte non può nè dev’ essere in tutti uguale, e la stessa. La pri- ma e principal condizione è il coraggio civile (giova ripeter- lo : il militare guasterebbe tutto, infondendovi dentro le sue furie), coraggio prudente , ponderato , modesto , man- 13 Digitized by Google — 194 — tenuto sempre rigorosamente dentro i limiti del permesso dalla legge, ma perseverante, istancabile, non in alcuni , ma nel maggior numero. Le leggi in nessun luogo son cosi cattive , che non aprano più di un adito a raddrizzare i torti, e a far fare giustizia. Bisogna non perdersi d’animo. I forti debbono aiutare i deboli , dirigerli , farsene avvoca- ti (1). 1 savi debbon dar mente agl’ insipienti. Questi debbon ricorrere a coloro che la fama universale indica in ogni luo- go come sapienti ed uomini da bene , per cercar lume , e co- noscere se veramente ban ragione e diritto di lagnarsi , e dentro che misura. Gli uomini da bene e sapienti non deb- bono negarsi agl’inferiori.Tutti insistendo nelle vie consen- tite da ragione e da legge , e facendo concerto perpetuo di sforzi , ciò, senza essere una cospirazione illecita, e di set- ta , e d' armati , è impossibile che non produca il suo frutto. Ma non bisogna che i primi , a’ quali questo coraggio sia di qualche danno personale , faccia» perciò meno il debito lo- ro, o che l’esempio del loro danno distolga gli altri dali’i- mitarli. Ciò ha da essere, come nella guerra. 1 feriti, non perchè feriti, finché possono, lasciano il combattimento, se aspirano al titolo di bravi : e i non feriti non fuggono per- ché altri al loro fianco son feriti od uccisi. Solamente biso- gna ben guardarsi dall’ uscir dalle vie rigorose della legali- tà , e del rispetto che è interesse di tutti il non dimenticare; e dall’ immaginare , o pretender gravami e torti, dove non sono. Cosi adoperando, colla metà della ostinazione che gli odierni settarii pongono nelle loro inconsiderate e criminose mene , certo non è abuso di potestà , il quale non debba con ( I) Ecco mio de' vantaggi innegabili dell' aristocrazia. Dov’ella è in forza , e bene e convenientemente stabilita , è 3i grande l' autorità sua , si connatura to il coraggio civile , si spontaneo f intervento a tutela de deboli , che diffici- lissimo riesce l'abuso del potere in cbi lo ha in mano , almeno condotto sino a vizio abituale , ed a quell’eccesso ch'è tirannide intolieranda , od insipienza equivalente a tirannide. V. pag. 66 , 67. Digitized by Google — 195 — più certezza essere corretto , die tentando pazze congiure a moderna usanza. 6. Nè nego, perfino , che quando i’ abusare nasca da im- perfezione di legge , o di leggi, di questa o queste non pos- sa legittimamente chiedersi il mutamento, e il raggiustamen- to a più equa forma. Quando veramente costi, per consenso di tutti tsavi, che le leggi sono cattive , o talmente imperfette da ren- dere necessario un cangiamento, niun può trovare men che giu- sto il desiderarne e il chiederne la rettificazione. Il male non istà nel desiderare , e nel chieder ciò , ma nel desiderarlo e nel chiederlo in modo illecito, arrogante, e perturbatore. Sta nel volere a forza cattivo, quel che non lo è manifestamen- te. Sta nel non andare a rilento in si fatti giudizi , e nei non ben verificare ogni cosa a norma della sapienza scritta di tutti i tempi , prima d'avventurarsi a pretendere che la cosa è come la si pensa. Sta nel non aver occhio alle circostan- ze, agli effetti probabili , agli scompigli possibili. Sta nel mancar infine di buone bilance per non trascender mai la giusta misura in nessuna sua parte : condizione più essen- ziale ancora, acciocché niuno possa imputare di sedizione, di ribellione, di fellonia ciò che nel qui discorso senso e modo va operandosi (1). 7. Da tutte le quali cose vede ognuno che non discende, nè l’obbligo assoluto di rassegnarsi al male , che evidente- mente è male, nè l’assoluta assenza di mezzi per medicarlo. Ma non discende nemmeno la pazza politica massima degli odierni , che per ultima panacea propongono date forme di v (1) Queste sono le teoriche. Ma torno a dire , se i savi mancano, se mancan d’ accordo , se v’ è funesto li svolgimento negl’ intelletti di que’ che so» cre- duti tali ; se certi desiderii poco ragionati, e poco ragionevoli, si confondo- no co’bisogni, solo perchè sono alia moda, e perché sono intensissimi; se certe lagnanze son di minimi che si giudican massimi , e che fatte suonar alto più disturbano che non giovino; se...? Allora come non tremare ncl- P avventurarsi alla pratica? Iddio liberi i popoli dall’ esser condotti agli estre- mi qui sopra ricordati; e dia loro la sapienza vera che li aiuti a scegliere il miglior partito. Digitized by Google — 196 — ‘ governo applicabili a tutti i casi , come uua calza a maglia. Delle democrazie pure già dicemmo quanto basta a provare la loro imperfezione essenziale. L’antica sapienza rappresen- tata da Cicerone stava per le Monarchie temperate, dove i veri ottimati , cioè dove le capacità e gl’ interessi han voce preponderante, e tra gl’interessi , meno ancora i fluttuanti e transitorii ( sebbene questi eziandio ) , che i permanenti e più tenaci, d’un buono e lodevole patriziato. S’ è perciò giustamente levata a cielo la timocrazia di Servio Tullio — la sapienza del Senato romano e dell’ aristocrazia inglese , corroborata dalle tradizioni di più secoli. Ma non tutti gli ordinamenti ( ridiciamolo ) convengono a tutti i popoli e a tutti i tempi: e chi non ne fosse persuaso, più d’un esempio recente potrebbe addurne , fatto per iscoraggiare assai del supposto valor pratico di certe teoriche, le quali poi, quando si traducono in iscena, si risolvono in bliteri, e in peggio che ciò, vale a dire in danno evidentissimo de’ popoli. Grandissimo ( a miglior prova di ciò ) è il male che s’è detto , massime nel tempo nostro, de’ governi assoluti ; e i governi assoluti eglino stessi han poi per loro essenza e na- « tura il grande ed intrinseco male, che con tanta generalità oggi s’afferma? ( L’argomento loabbiam già toccato alcune pagine indietro : pure importa tornarvi sopra un’ultima vol- ta ). Messi a bilancia con tutte le altre forme di governo , e contati , e imparzialmente pesati, i vantaggi egli svantag- gi , traendoli dalla verità storica d’ogni età e d’ogni con- trada, e non dalle menzogne sistematiche di tale o tale al- tro declamatore odierno, io non so se un uomo di delicata coscienza oserebbe giurare, che la parte degli svantaggi pre- ponderi, sempre totale contro a totale, cioè somma intera di fatti contro a somma di fatti , dal Iato delle monarchie pure, a quel modo che s’ama asserirlo. Per Io meno questo conto, o vogliasi dirlo bilancio, non è mai stato instituito colla debita accuratezza, e varrebbe la pena dell' instituirlo: impresa tuttavia molto più difficile di quel che non si pen- Digilized by Google — 197 — sa, e da più dotti , che non sono di gran lunga i giudici di strada. Donde poi deduco, che , assai più alla leggiera di quel che si dovrebbe , si pronunzia la sentenza assoluta di condanna , la qual suona nelle bocche di tauti , più per mo- da, che in forza d’ una dimostrazion rigorosa. Le ingiusti- zie, le improvidità , le tirannidi s’incontrano in tutte le for- me d’ ordinamenti politici ( cosi insegna la storia ) , e le forme le più liberali n'ebbero , e possono averne all’ avve- nire , di non minori che i più tristi degli assoluti governi. — Quidleges sine moribusvanae profitiunt — (ridirò col poeta)? Uno o molti che siano gl’ investiti dell’ atto della potestà , possono del pari abusarne ; e , se gli abusatori son molti , sarà il danno più grave assai , che con un abusatore unico, tranne se alcun si piaccia del paradosso che più tiranni deb- bono men nuocere d’un tiranno solo. Le responsabilità mi- nisteriali , o d'altri ( nome vano ) si dovrebbe ornai sapere da tutti quel che valgono. Le supposte guarentigie sono sempre un preservativo, o un rimedio, più illusorio , che vero. Cb’ buoni sono inutili, co’ cattivi sono insufficienti , per grandi eh’ elle sembrino. Dove furono concesse Ano ad ogni richiesta misura, gl’incontentabili odierni se ne con- tentarono forse? Le probabilità del maggior senno, che par- rebber più facili ad incontrarsi nel consiglio di molti , di quello che in una mente unica , non sono assai spesso , in tempi di civiltà corrotta, e d’ambizioni flagranti, che un vantaggio presunto , più che bilanciato, ed annullato dal- l’ altre probabilità delle discordie intestine tra senno e sen- no, e delle lotte che quindi nascono. E sovente è più biso- gno di guarentirai da que’che sono scelti à guarentire, che ragionevolezza di speranze le quali in questi ultimi si ri- pongano. Hannovi poi circostanze ( è giusto il ricordarlo ) , nelle quali solo le pure monarchie valgono ad operare il bene delle nazioni; e sonovi beni che soltanto dalle pure monar- chie possono aspettarsi. Ad esse principalmente, se non Digitized by Google — 198 — unicamente, parche abbia riservato la Provvidenza l'inca- rico de' grandi mutamenti da operarsi ne’ popoli colla de- bita rapidità, rovesciando i maggiori ostacoli : perchè il mo- dificare ampiamente , e radicalmente, con forza, prontezza e conveniente efficacia , le sorti d’un popoloso dimoiti popoli a uu tempo, è parte quasi esclusivamente concessa agli assolutismi de’ Sesostri , degli Alessandri , de’ Cesari , degli Augusti, de’ Carli Magni, de’ Federicbi, de’ Napoleoni, certo non alle disordinate e burascose discussioni de’ sena- ti, de’ parlamen li, de’tribunali, delle moltitudini deliberan- ti. Sono sempre, o quasi sempre, gli assolutismi, che ta- gliano ultimi il capo alle rivoluzioni , e creano ultimi la stabilità delle paci. Sono essi una necessità pe’ popoli che vanno in bizzarrie pericolose e distruttive. Sono essi a volta a volta, grandissimi benefattori della umanità, piuttosto- cfaè i suoi principali flagelli. £ di questa particolare virtù de’ governi assoluti, quanto a prevalenza d' efficacia e di rapidità , tanto hanno persuasione , perfino i moderni per- turbatori, ( torniamo a dirlo sebbene altrove l’abbiamo già detto ), clic solamente perciò hanno istituito, essi medesi- mi, la obbedienza passiva delle sette, e l’assoggettamento senza discussione, e sotto pene terribili, a’ capi di esse. Tuttavia non voglio io qui farmi l’apologista esagerato dc’governi di si fatto genere, e dissimulare gl’inconvenienti a’quali vanno per solito espósti. Non voglio dare il piacere a’ miei avversari, di poter dire ch’io sono un assolutista si- stematico , perchè abbia con ciò bella occasione la rettorica di certa gente del gittarmi alla faccia questo rimprovero se- guitato da una mezza dozzina di punti ammirativi. Ho vo- luto solamente dire che ancora essi governi possono avere ed hanno il loro tempo, e la loro opportunità; ed in subiecla materia esaminino (dirò di nuovo) i capi-setta sé stessi prima di rispondere se è vero o falso. Mi basta avere indicato l’ir— ragionevolezza della troppo universale condanna la qual di essi governi è fatta, come di cosa assolutamente contro a Digitized by Google — 199 — natura , e necessariamente riprovevole. Mi basta aver dato a conoscere, die vale, anche rispetto ad essi, la regola gene- rale, che non vi può essere una regola generale di proscri- zione. Le circostanze, anche a loro riguardo , entrano per molto nel giudizio, come in ogni altra maniera di governo. D’ altra parte , i governi veramente assoluti dove più sono? Tutti il tempo li modifica. Addolcisce i più severi. Modera i più dispotici, e viene più o meno accostandoli alle forme di temperata monarchia. Siamo giusti. Dove son più i Bu- siridi, i Falaridi, i Tarquini Superbi, i liberi , i Neroni ? Se si voglia trovar tiranni, nell'antica significazione del vo- cabolo , bisogna andar a cercare nel campo repubblicano ultraliberale i Marat , i Robespierre. I voti del vero popolo, di giorno in giorno, son più ascoltati di quel che vuol con- fessarsi; e , se si é di buona fede, non può esser negato , che le concessioni cominciate qua e là a farglisi , per tutta Europa , nell’anno di grazia 1850 son bastantemente grandi per far dire che nelle altissime regioni non si è tanto sordi, quanto da alcuni si va spacciando. 1 bisogni reali finiscono sempre coll’essere ascoltati, non per forza , ma per ragio- ne. Gli esagerati e falsi può colla violenza costringersi a sod- disfarli per un momento, ma vale allora il proverbio — Nil wolentum durabile. — Digitized by Google — 200 — ARTICOLO XIII ED ULTIMO. Conclusione ed epilogo. Per chiudere a quel modo che meglio per me si può l’ar- dua discussione nella quale sono entrato, io Unirò dunque cosi dicendo a chi tanto si preoccupa del male dei governi più o meno imperfetti (come se per necessità non dovessero a, diverso grado tutti esserlo), e a chi perciò, venendo a conseguenze estreme, niente ha più a cuore ed in mente , che farsi autore e cooperatore di riforme radicali , da otte- ner subito , quasi a tamburo battente, ed a qualunque gran costo , giuste ch’elle sianolo non siano, purché tali paiano a quei che le dimandano , avuto a sdegno , e messo in non cale il più prudente desiderio e consiglio de’ miglioramenti graduati , bene studiali , ben maturati , e solo predisposti e promossi ne' legittimi e tranquilli modi che rispettan la pub- blica pace, e servono ad assodarla, anziché a turbarla. — Se veramente ami tu il bene del tuo paese , fa senno , e pen- sa che qui non si tratta d’un trastullo da gioventù , e d’un balocco da capi sventati, per darsi dell’ aria e dell’importan- za, ma della somma delle cose pel presente e per l’avveni- re, od almeno per lunga successione d’anni. Fa senno , e dà prova d’averlo fatto, giudicando per anticipazione testes- so , prima d’assumere il terribile incarico di giudicare gl’im- peri ed i regni. Discendi , Gracco, nel tuo interno, e chiedi, con buona fede, a te medesimo se t’è lecito di crederti tale da ben sa- pere quel che è mestieri sapersi nell’astrusissimo argomento de’ governi, per islendervi sopra una man temeraria; e se Digitized by Gùogle — 201 — ti puoi , senza farti rosso nel viso, chiamare uomo di stato, ose , in questa vece, non senti, nel tuo segreto, d’essere niente altro che un misero pappagallo , il quale ripeti su ciò, senza bene intenderlo, quel che t’ha insegnato la piaz- za, o la setta. Non ti lasciare illudere dall'orgoglio, nè dal- l’assenso lusinghiero de’ niente maggiori e migliori di le, ma metti l’amor proprio da parte, e dà sentenza su te, co- me la daresti sopra un altro. Tastati addosso, e cerca im- parzialmente se trovi sotto il dito l’economista, il dotto nella filosofia delle leggi , l’intendente ne’ misteri dell’ammini- strazione e della finanza, il fino conoscitore della storia umana, l’uomo freddo, ponderato, esperto, che nel giudi- care questioni si diffìcili , si recondite , si gravi , si feconde di beni e di mali, come sono tutte queste delle quali stiam parlando, sa, innanzi tratto, esaminare, prima del giudi- zio , gl’innumerabili particolari; che concorrer debbono ad illuminare la mente; a spogliarsi d’ogni passione e d’ogni opinione preconcetta; e, senza dar peso a insinuazioni d’a- mici, o di confederati e compagni, discernere, e ben dis- cernere quel che il luogo, il tempo, le circostanze, gli uo- mini, gli antecedenti, i comitanti, i conseguenti, oltre ai principii eterni di ragione e di giustizia, suggeriscono e ri- chiedono. Va intorno, e parla pettoruto alle genti in questo linguaggio. — Miratemi , e sentenziate voi. Son io vera- mente l’uomo da rifare il mondo, e da insegnare agli altri il come? Son io lo Zaleuco, il Caronda, il Numa, il Licur- go , il Solone del secolo illustre ; o sono almeno l’uomo da saper discernere, senza ingannarmi, que’ eh’ io possa e deb- ba seguitar come capitani in faccenda di si gran momento ? — O piuttosto la risposta non l’odi aver già preceduto la dimanda? Povera mosca del carro (tu dei sapere la favola), va a scuola , e fatti vecchia prima di toccar solo col pensiero problemi di tanta astrusità. Solamente allora saprai ridurre al genuino valor loro tanti spropositi di moderne teoriche assolute , che, messe in prova da già dodici lustri, non ban Digitized by Google — 202 — saputo partorire ovunque che continuati scompigli , e ine- narrabili guai sempre ripullulanti a doppio cornei capi tagliati dell’idra! Povera mosca, solo buona ad esser tafano atto ad inquietare i cavalli che tirano il carro dello stato, finché un colpo di frusta ti schiacci. Riguarda ( se non hai le cataratte agli occhi ) nella Francia , prima maestra di sì fatte novità, e spettacolo e scuoia delle lor conseguenze a ogni gente... nella Francia già più volte rovinata, e data per queste a scom- piglio, e le più volte, non da mani forestiere , ma dalie pro- prie. Riguarda a’ be’frutti delle agitazioni tedesche. Riguar- da a’ bei fruiti delle agitazioni di questa misera Italia, qual ella è or fatta per colpa di simili tuoi ! Gusta il Progresso che han generato i tuoi pari , la ricchezza e la prosperità eh’ è opera loro...! Basta ornai. Basta. La terra ha bisogno di tranquillità , e , a tuo dispetto , saprà come darsela. Cosi ti risponderà , e ti risponde il mondo : non quello veramente nel quale tu vivi , ma quello in mezzo al quale dovresti imparare a vivere , per tua istruzione , ed emen- dazione , e per l’altrui pace. Ma ti risponderà , e ti risponde anche altro. Ti dirà, e ti dice. O tu , che ti proponi niente meno che di metterti il grembiule di Prometeo, cioè di rifare la gran famiglia uma- na in quella parte che rende a lei possibile il viver socievo- le , cioè negli ordinamenti de’ suoi governi , comincia col rifare te stesso. Volendo insegnare a’ tuoi contemporanei l'arte del comando , insegna a te medesimo l’ arte dell’ ob- bedienza , che non sai , o non vuoi sapere. Con uomini quale tu sei nessun arte di comando , e per conseguente di governo, è possibile , e l’ esperimento s’è visto. È forse giovato in più d’ un luogo darti costituzioni , e rinnovarle? É forse giovato accordarti assemblee deliberanti , libertà di stampa, libertà d’associazione ...tutte le libertà? È biso- gnato finir col frenarle dal momento che i pari tuoi v’ han voluto metter mano. E cosi doveva essere ; perchè ogni governo , anche lar- Digitized by Google — 203 — gbissimo e mitissimo , è legge e dominazione ; e cbe legge, oche dominazione può esservi per tali come tu sei? Tu ( quel tu eh’ io m’ intendo ) di Dio non accetti che H nome. Tu sei di quegli uomini, quorum Deus venler est ( riconosci- ti ). . ; degli uomini turbolenti, sfrenati , ricalcitranti ... che chiamano ben pubblico il dar di naso abitualmente ad ogni autorità , sotto colore di far la guerra agli abusi suoi , colla presunzione di giudicarli in ultimo appello secondo il privato tuo senno. . ; degli uomini che ban distratto ogni riverenza , ogni fede al senno antico , ai documenti de’ se- coli passati , alla sapienza accumulata per gli studi comuni de’ migliori cbe in ogni età vissero. . ; degli uomini che ner gano ogni efficacia d’ antica esperienza , e che queste massi- me non si contentano di professarle per sè , ma le promul- gano giornalmente d’ ogni intorno....! Or con te, e con tali quale tu sei, qual maggiore pubblico bisogno v’è, del biso- gno di mettersi in guardia , e tirare a sè le briglie ? É egli tempo d’allargar la mano alle redini , quando il cavallo dà continuo cenno di rubarla, e di mettersi alla scappata ver- so precipizi!? Pur troppo quando un paese ha la disgrazia d'avere a ridondanza gente del tuo taglio, facilmente arriva a quella condizione di tempi che o scusano , o rendono ine vitabili gli assolutismi i più stretti e i più vessatori. Perchè , non accade dissimularlo. Ecco la massima mise- ria della condizion nostra. È peggio che al tempo de’ guelfi e de’ ghibellini. L’ira tien luogo di ragione. Vendicarsi , ed esterminare sono ornai la parola di guerra. — Sangue! San- gue! — Ammazza ammazza ! — Quel che non s’ osa fare aucora, si dice pubblicamente che sarà fatto alla prima op- portunità. Designane adcaedem unumquemque nostrum... Po- veretti! S’uccidono gl’individui, non s’uccide la verità e la giustizia.... Ma anche a’Principi d’Europa rivolgerò finalmente la ri- spettosa mia voce. Purtroppo hanno essi bisogno d’una ri- vista severa del passato, e d'una ponderazione accurata del Digitized by Google — 204 — presente a previsione del futuro. Quel che è stato ed é ma- le, fa d’uopo mutarlo. Quel che è giusto e doveroso in tanto mare di desiderii , di querele , di mescolate richieste, bisogna farlo. Mai non ci fu maggior necessità, per chi sie- de ne’ sommi scanni, d’esaminare gli antichi ordinamenti , e di recarvi miglioramenti reali e legittimi. Mai non richie- sero i secoli che sono scorsi maggior senno in chi regge i popoli, e per conseguenza più grande opportunità di circon- darsi di buoni , e probi , e saggi aiutatori, e subalterni. Ri- forma ! è la parola favorita del nostro tempo. Riforma non è in sé medesima parola d’errore. Le riforme bisognano sempre alle congreghe umane , come agl’ individui. Rifor- ma dunque anch’ essi dicano i re ma non ogni riforma dimandata.... le riforme che la vera sapienza politica consi- glia , e vuole. Eruditami qui iudicalis terram. Imparino le genti col fatto , che amate di cuore il ben pubblico , odiate il male, e vi studiate per quanto è da voi d’affaticare alla pubblica felicità correggendo intorno a voi, per aver più di- ritto , e più facilità a correggere intorno a quei che vi deb- bono obbedire. ' Digitized by Google INDICE Due parole a chi è per leggere. .... , pag. 3 Parere d’ un Amico intorno a questo libro 7 Risposta Prefazione Opuscolo I. De’ Fedecommessi e dell’ Aristocrazia . . . Due parole al Lettore . Lettera I. I Fedecommessi sono una istituzione apparte- nente a più luoghi c a più genti e tempi , che non si crede. Conseguenza di ciò 27 Essi hanno una principale e giusta difesa nell’interesse con- venientemente inteso di famiglia 23 Non sono applicabili ai piccoli patrimoni, ma solo ai gran- dissimi ivi Perennando lo splendore di tutta una linea principale po - tentemente soddisfatto a uno de’ sentimenti connaturali all’ uomo 3 Q Senza i Fedecommessi , le grandi fortune, di necessità , tra breve, sminuzzandosi , periscono per V intera fami- glia , e con ciò essa è condannata a rapido scadimen- to .... . ai 1 Fedecommessi salvano , per quanto esser può , il patri- monio dalle imprevidenze, dall'incuria, e da’ vizi dei temporanei suoi possessori, e lo conservano a que’che debbono in avvenire possederlo ivi Digitteed by Google — 206 — Discussione delle ragioni de’ cadetti. E maggiore il numero de'beneficali nel sistema che qui si contempla di quello che nel sistema opposto pag. ivi Infatti quei che nel i° sistema godono ( al contrario di ciò che succede nel 2°) sonpiù numerosi de’ danneggiati. 32 I vantaggi d’ognuno de' favoriti sono più grandi, che i vantaggi d’ognuno de’ favoriti nell' altro sistema. . ivi Gli svantaggi de’ danneggiati nel secondo sistema sono più grandi che quei de’ danneggiali nel primo. ... ivi Lettera 11. Soluzione d’ alcune difficoltà 35 Si risponde a chi oppone che il testatore dee riguardare al bene massimo de’ prossimi ed esistenti , e non , collo scapito di questi , a quello de’ remoti , e non esistenti ancora, o forse non destinati ad esistere giammai . 3fì Si prova che, oltre al vero interesse delle famiglie , nel si- stema de fedecommessi , meglio che nel sistema con- trario , è provveduto anche all’interesse dello stato . ivi Risposta alla obbiezione de’ supposti diritti degli altri figli, che si dicon violali nel sistema da noi difeso . . . 38 Si torna a distinguere tra i fedecommessi utili, e i danno- si , e si prova come ne’ primi i cadetti non sono pre- giudicali in modo indebito 19 Risposta a chi oppone l’ accusa di parzialità , e d’ eccita- mento alle invidie , a’ disamori, alle discordie tra pa - dre e figli e tra fratelli. — Esposizione de’ rapporti tra V erede preferito cogli altri posposti 12 Convenienza del preferire il primogenito ai nati poi . . M Di nuovo sull’ accusa del supposto fomite somministrato alle invidie reciproche 45 Indirizzo da dare all’ educazione perchè queste temute in - vidie non nascano . ? . . ? ; r • • . 13 Lettera III. Seguita la soluzione delle difficoltà. ... 18 Non è vero che i fedecommessi , favorendo il celibato lai- cale , favoriscano i vizi che vi vanno connessi. . . 19 1 matrimoni son più incoraggiati nel sistema qtrì difeso , Digitized by — 207 — che in quello della divisione dell’ eredità per capita, p. 49 È insussistente il nocumento che la sottrazione di molti be- ni rustici , in virtù, de’ vincoli fidecommissarii , alle speculazioni di compra e vendila minaccia di recare al pubblico ....... - ... . 53 Un certo numero di latifondi legati a fedecommesso , lungi dall’ essere un impedimento alla buona agricoltura , ed alla pubblica prosperità , sono utili e necessari al- l'unae all’ altra , » . . . , . , . . 54 Risposta alla difficoltà tratta dai creditori dell’eredità de- fraudali talvolta , quando essa ha il genere di vincolo del quale qui si tratta. . . . 53 Lettera IV . Difesa dell’Aristocrazia 58 Proposizione premessa , che, distrutti i fedecommessi , è di- strutto il patriziato . . . . 59 I vizi de’ nobili che sono da degenerata istituzione non vo- gliono esser contati soli , ma messi a confronto delle utilità , e delle virtù ivi Essi vizi possono emendarsi , e le utilità e le virtù accre- scersi : utilità e virtù le quali difficilmente possono trovarsi fuori del ceto patrizio ivi È nella natura stessa della Nobiltà un seme di migliora- mento nella specie umana , che ne innalza la dignità e la perfezione 69 Caratteri propri del genuino patriziato 61 La grandezza degli averi in famiglie non patrizie non può dare i vantaggi eh’ essa dà o può dare nelle famiglie patrizie .... . . . 63 Necessità politica in uno stalo dell’ esistenza del ceto nobi- le , e particolari servigi , che ad esso esclusivamente sono riservati ed appartengono. Conclusione . . 64 Opuscolo II. — Della libertà e dell’eguaglianza civile. — Del governo e della sovranità in generale. — Della così della sovranità del popolo , e della democra- zia. — Del voto universale. — Delle rivoluzioni e Digìtizedby Google — 208 — delle riforme de governi ec paff. G9 Art. I. Della libertà nel civile consorzio , e decimiti , che necessariamente debbe avere. . 71 I più di qne’ che la dimandano oggi, da ette negano nella loro filosofia il libero arbitrio, e sono materialisti , fanno una dimanda assurda , cioè chiedono quel che credono non potere esse r loro concesso ivi Per chiedere la libertà civile , bisogna essere spiritualista , e cogli spiritualisti non è difficile giungere ad inten- dersi in tutte le altre questioni da noi trattate. . . 72 Que’ che chiedono la libertà, quale e quanta la dà natura, debbon concedere gli usi buoni ed i cattivi della mede- sima , ed una legge interna che comanda i primi , e vieta i secondi , e con ciò debbon concedere di fatto e di diritto che la libertà è limitata per natura ... 73 La convivenza civile essendo ordinata a perfezionare l’uo- mo , e non a deteriorarlo , la miglior convivenza ci- vile necessariamente dee dirsi una convivenza ove la libertà naturale incontra nella legge vincoli grandis- simi e maggiori di que’ che ordinariamente le si pre- scrivono 74 È solo la difficoltà soverchia opposta dalla corruttela uma- na allo stabilimento d’ una piena normalità nelle ci- vili convivenze , quella che impedisce il comandare oggi tulli i vincoli che bisognerebbero: ciocché non to- glie però che il vero progresso è quello il qual favori- sce essi vincoli , e li promuove, anzi che produrre ef- fetto opposto ivi È per effetto di questa difficoltà che le umane congreghe si ristringono per solilo quasi al solo governo di quelle libertà , gli usi o abusi delle quali risguardano i rap- porti reciproci de’ cittadini co’ cittadini , non che il loro scopo remolo non debba esser quello d’ordinare a poco a poco le leggi a una sempre migliore siste- mazione , e per conseguenza a una sempre maggior Digitized by Google — 209 — limitazione, di tutte le altre libertà col fine d’ acco- star f turno alla perfezione quanto più puossi. pag. H i Prime parole sulle leggi che legar debbono le libertà , e su ' coloro che debbono stabilirle; c sulla genesi dell’ odier- no domma della sovranità del popolo , e del patto sociale . . ... . 16 Art. II. Dèli’ eguaglianza in generale , e quanto poco esi- sta essa nella specie umana 80 Falsità della massima che al volgo suole oggi insinuarsi che gli uomini sono lutti uguali per natura. ... ivi Naturale ineguaglianza fisica tra uomo ed uomo . . . 81 Naturale ineguaglianza morale . ivi Altre cagioni artificiali ed accidentali d’ inegualità; e prima per parte degli educatori 82 Degli educandi. . , gj D’altre accidentali cagioni ivi E pel fine stesso che l’arli educatrici si propongono , e pos- sono non proporsi Si Per ultimo V ineguaglianza è la legge generale della natu- ra, in tutto il creato So Una delle principali ragioni, per le quali il Creatore volle questa disuguaglianza ivi Vergognoso abuso che si fa della religione per cercar di persuadere la contraria dottrina Sfi Passaggio al provare che inutilmente si limitano alcuni ed difendere soltanto V eguaglianza ne’ fondamentali di- ritti della vita di cittadino ........ si Art. III. Dell’ eguaglianza nel civile consorzio , e su giudi falsi fondamenti si pretenda stabilirla. . , . . 88 Paralogismi con che, dato un quale che siasi appoggio alla qui combattuta dottrina , cercasi di ricavarne la dot- trina del palio sociale, della sovranità popolare e della democrazia ; e conseguenze che se ne deducono, ivi È falsa l'equipollenza di condizioni pel cui supposto gli uomini liberamente entrando in una civil convivenza, i4 Digitized by Google — 210 — acquistati pari diritto di fermarmi palli . . pag. 01 Nè lo stabilimento di questi patti è puro atto di libertà, ma dee conformarsi a certe massime generali di ragione e di giustizia che impediscono appunto l’affermata egualità di diritti 92 È non men falso , che gli umani consorzi quali sono e furono debbano considerarsi come illegittimi e spurii perchè non individualmente consentiti da tutti e da ciascuno. Passaggio al provare l'assurdità e i peri- coli della dottrina che quindi si suol trarre per voler sovvertire il passato e il presente a vantaggio d' un futuro ipotetico . ■ . 93 Art. IV. Considerazioni contro al preteso diritto di rinno- vare le società umane per accomodarle alle proprie idee preconcette , e contro alle tentale riduzioni ad atto di questo diritto 95 Confutazione di quattro proposizioni, che corron oggi per le bocche di molli , e prima , risposta alla i a proposi- zione , che il mondo ha bisogno di riforma . . . 96 Alla 2. Che la riforma la qual bisogna è quella che le scuo - le democratiche oggi insegnano , e non altra. . . 93 Alla 3. Che la riforma la cui necessità si va predicando con parole si ha diritto di condurla immediatamente ad atto; e che non è da lasciarsi trattenere da qua- lunque ostacolo d’opposta ragione 98 Alla 4. Che qualunque mezzo dee tenersi per buono e leci- to, se al fine conduce della universale riforma che vuol tentarsi. . , s = , , = , . ! . . . 103 Art. V. Altre considerazioni sulle riforme nel reggimento delle convivenze umane in generale, e sul diritto ed il modo di tentarle . 106 Due casi che rispetto a ciò possono darsi. E prima, del caso, in cui tutti consentano ivi Secondo , del caso in cui siano divisi i pareri , e sia lotta de' medesimi. Solo e vero diritto che allora si ha ■ ■ 1Q7 Digitized by Google — 211 — Grave torlo dei dilettanti di malcontento , e parole seve- re ad essi dirette quando tentano le rivoluzioni, pag. 108 Risposta a certi loro sofismi 109 Danni delle rivolture politiche , quanto a interessi di ogni genere 110 Incertezza de’ loro successi Ili Difficoltà del ben giudicare i molivi che spingono a rivolte, e poca fiducia da aversi in coloro che per solito le tentano . 114 Vanità della querela che alcuni fanno , come se tolta la li- bertà delle rivoluzioni, il migliore strumento fosse tol - to del ritorno a giustizia. Esame d’ alcuni esempi so- lili ad addursi. . . . , s . s , . . . 115 Rimedi più veri e più ragionevoli contro alle ingiustizie an- che abituali de' gox'emi 117 Certi mali sono conseguenza d’imperfezione della natura nostra , o decreti di Provvidenza . . . . . .118 Essi sono il più spesso, generalmente parlando , ineritali, ivi Doveri e diritti de’ cittadini sottoposti a cattivo reggimento. 119 Art. VI. De’ governi, e delle sovranità in generale. . . 121 Ignoranza del popolo quanto alle idee di ciò che è sovra- nità , e di ciò che è popolo. Esempio ivi Se un diritto , il quale anche realmente si abbia , sia sem- pre perseguibile , e da perseguire 122 Idee preliminari sulla socievolezza , come una delle con- dizioni di natura date all’ uomo 1 2.1 Il bisogno d" un governo è uno de’ conseguenti della neces- sità d’ associarsi. Definizione del governo . . . . ivi Distinzione fra governo normale, e governo legittimo in- dicata 124 Mentre il vivere in società è una necessità ingenita, la for- mazione d’un governo è un bisogno accidentale, so- praggiunto , e secondario 125 Dottrina intorno a ciò che discende dalla Fede ivi Distinzionedi tre stati nell’uomo, cosi come oggi lo cono- Digitized by Google — 212 sciamo per sola ragione. E prima dell’ uomo ine- ducato e selvaggio e delle conseguenze di questa con - dizione quanto a governo pag. 126 Secondo, del? uomo ipoteticamente perfetto, e di nuovo del governo del quale è suscettivo 127 Terzo , dell’ uomo nè selvaggio , nè perfetto , cosi come suol essere , c delle innumerabili varietà delle sue condizioni , donde si trae che il governo il quale gli conviene non ha nè può avere generali regole , tran- ne il principio generico che dee possibilmente esser giu- sto e ragionevole ivi Questo principio generico non insegna però,nuUa d’assoluto guanto a necessità di determinale forme nell’ applicar zione, e negli altri particolari a cui si suole applicarlo. 129 Niente dunque v’ha di primitivamente fermo e comandalo intorno alle costituzioni primitive de’ governi da ap - ■ plicarsi alle diverse genti 131 Art. VII. Della sovranità del popolo, consistente nella de - mocrazia pura , e rappresentata dal voto universale. 135 Ragionamenti che si fanno per provarla universalmente fondata sopra giustizia e ragione ivi foro insussistenza. V’è egli un popolo uno ? Tutto ragio- nevole? Tulio illuminalo ? Tutto probo ? Tutto una - nime ? Conseguenze che discendono dalla risposta ne- galiva a si fatti quesiti. 137 Esame della famosa dottrina circa le maggiorità , e circa il voto universale 138 Che cosa è il maggior numero ; come si compone , e che cosa conseguila dai difetti della sua composizione. ■ _ ■ ■ 139 Se sia vero che col volo universale si può almeno ottenere il massimo contentamento del Corpo Sociale . . .141 Fino a qual segno le maggiorità siano maggiorità reali- . 1 44 Ari. Vili. Continuazione deli articolo antecedente . — La democrazia de’ moderni non può convenire ad alcun popolo 147 , * Digitized by Google — 213 — Essa twn conviene a un popolo selvaggio. . . . pag. 143 Non a un piccolo popolo di pastori e d’ agricoltori. . . 118 Non a un popolo piti o meno provetto in civiltà. . . . U9 per cagione delle disuguaglianze , che la civiltà tende sem- pre ad accrescere , e delle loro conseguenze . . . 150 per cagione della lotta delle virtù co’ vizi — delle altre ine- guaglianze che da ciò derivano — e delle necessità che ciò crea . 152 per cagione di ciò che costringono a mettere a calcolo nella formazione delle società le diversità enormi d’ inleres- si tra cittadini e cittadini 153 Conseguenze funeste ed assurde del sistema tanto da deu- ni idolatrato della divisione de’ beni secondo le leggi della livellazione universale 155 Differenza sleale di linguaggio che usano i propagatori del- le dottrine nuove quando parlano col volgo , e quan- do colle persone educale a ragionamenti «_ JL58 Dilemma ad essi proposto. Vogliono essi o non vogliono ri- spettata la differenza di grado negl’interessi, e tenu- lane ragione? Se no , conseguenze necessarie e lui- (uose della neqativa 160 Se si , dire conseguenze di ciò diametralmente opìwsle a quel che pretendono e vanno spacciando ..... 163 Art. IX. Continuazione dello stesso argomento. Traltazio- ne d’ deune obbiezioni die quali si cerca rispondere. 165 Risposta die lagnanze di que’ che lamentano il vilipendio e l’ oppressione del povero popolo , e agli eccitamenti che gli danno a redimersi a ogni patto 166 Leggierezza , e spesso insussistenza de’ giudizi che su que- sto proposito s avventurano ivi Mate usanze introdotte rispetto a ciò , e perniciosi effetti di esse 167 Diritti esorbitanti che si vorrebber dati alle turbe a fine di prevenire gli abusi dell’ autorità imperarne , c di' farli efficacemente cessare , ed estirpare radicalmente. . 1 1Q Digitized by Google — 214 — Catastrofi inevitabili alle quali non potrebbe non condur - re la riduzione a pratica di tutto questo ordine (Videe. 172 Parere intorno a ciò di Cicerone e di Platone ed esempi moderni pag. 173 Contraddizione con sè stessi de’ difensori delle dottrine fin qui impugnate , i quali mentre affermano di combat - tere per la libertà, impongono servitù inlolleranda ai loro proseliti, e cosi mostrano che colla libertà da essi predicata il governare comunque le volontà uma- ne è impossibile anche a lor giudizio 175 Le stesse ragioni colle quali lentan essi di scusare questa contraddizione provano contro di loro 176 Art. X. Di nuovo delle ragioni, per le quali la formazio- ne a priori d' un ottimo governo , e lo stabilimento il più ragionevole della sovranità non ha regole gene - rali , e costituisce un problema di difficilissima e qua- si impossibile soluzione , massime quando la soluzio- ne al popolo s’abbandoni 177 Pochissimo , e quasi titilla , rispetto a ciò, può attinger- si, ne’ particolari casi , dalla sapienza generale , e quasi lutto esige in essi le deliberazioni ad hoc d’uo- mini i più saggi ivi Or 1. Alcune volte quest’ uomini non sono presso il po- polo del quale si tratta • ♦ 178 2. Spesso non in sono in sufficiente numero, e tale da es- sere facilmente trovati ed utilmente ascoltali . . . ivi 3. Diffìcilissimo è distinguerli dai cerretani che simulati sapienza ed esperienza , e tendono con male arti a mettersi inmnzi e prevalere 179 4. Non dirado, anche cotisultati, rendono intralciatissima la deliberazione, non essendo tra loro accordo di pa- reri ivi 5. Spesso ancora accresce la difficoltà il tnescolar che ' essi fanno all’ interesse della causa pubblica , quello delle private loro cause, delle loro passioni e simili, ivi Digitized by Google 1 E tuttociò vale, quando , a società non costituita an- cora in alcun modo, trattasi di costituirla. Peggio è che il più spesso le società umane sono già costituite, e v’ è la question preliminare , se sia giusto , con- veniente , e possibile il disfarle per rifarle . pag. 180 Lotte per solito che in tal caso nascono tra conserva- tori , e riformatori, e discussione de diritti degli uni e degli altri e delle contitigenti conseguenze di esse lolle, ivi Art. XI. Del perchè e del come il problema del governo e della sovranità è presso a poco insolubile a priori por V umana sapienza 1 82 Cardine della questione. Doppia natura dell'uomo. . . ivi Bisogni ed istinti numerosi della vita terrena, che non son fatti per ottenere la soddisfazione loro durante essa vita 183 Motivo e fine occulto , e non troppo occulto , di ciò. . 181 Applicazione di questa dottrina anche al particolare pro - blema qui discorso .183 E nondimeno non può dirsi che un qualche rimedio alla frequente imperfezione degli ordinamenti civili non sia dato in terra all’ umana specie. Ritorno , rispetto a ciò , a una quislione già altrove trattata. . . 186 Art. XII. Di quello che’ al popolo non ispella , e spel- ta , in fatto di governo e di sovranità, e del modo e della misura in che gli spetta 1 88 Principal fonte delle false opinioni che intorno a ciò cor- rono tra’ moderni ivi Si torna all’esame della presunta distribuzione tra lutti del diritto competente a trattare e risolvere sì falle questioni ivi Una conseguenza ultima ed inevitabile di si falla dottrina è che la sovranità non obbligherebbe dunque che t ~ soli consenzienti , o piuttosto non obbligherebbe alcu - no , e cesserebbe d’ esistere in altro modo , che come una cosa da giuoco ed assurda 1 89 r. Qigtized by Google 216 - li altrettanto sarebbe di tutte le leggi .... pag. t90 Teoremi più veri eh’ io credo doversi sostituire alle opi- nioni dominanti delle turbe male istrutte. Proposi- zione i , 2 , 3, 4, S » 6 ,7. , ' 191 Due parole su i governi assoluti 197 Protesta 198 Art. XIII. ed ultimo. — Conclusione ed Epilogo. . . 200 Esortazione ai predicatori di rivoluzioni e di novità poli- tiche ivi Poche parole a’ Principi 203 Indice ragionato ,. 206 P3K. Lin. ERBATA CORRIGE 21 6 Urliamo Gridiamo 22 8 fili le 23 6 ristampa con emendazioni edizione 3.* 2U 0 di lilosolia di buona tilosofia 30 1 collaterali ) collaterali almeno prossimi ) IVI 40 in quella società in quel consorzio ivi 27 nipoti nostri nipoti nostri , e, se non di tulli alme- no di (pianti più ci è lecito 31 3 civil società civil congrega 33 28 all'opposto, per all' opposto (almen quanto alla linea privilegiala), tra pe’ fratelli poi-nati lTl 30 pe" cadetti 34 24 quello dico . quello dico , pur mentovalo , conte- chè alla breve , 35 ir società consociazioni 48 28 son le difficoltà son difficoltà 53 3 le propensioni le agevolezze IVI IVI pii uomini gli uomini senza rovinarsi Kit 24 de' Babilonesi degli Assiri 117 10 c clic e che se CONSIGLIO GENERALE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE Napoli 4. Luglio iH5i Vista la dimanda del Tipografo Raffaele Marotta con che ha chiesto ri- stampare il primo volume dell’opera intitolata = Opuscoli politici del Professore Francesco Orioli. = Visto il parere del Regio Revisore Signor D. Giulio Capone. Si permetta che la suddetta opera si ristampi, però non si pubblichi senza un secondo permesso che non si darà se prima lo stesso Regio Revisore non avrà attestato di aver riconosciuto nel confronto essere 1* impressione uniforme all’ originale approvato. il Presidente interino: Francesco S averio j4 puzzo, ìl Segretario interino : Giuseppe Piktrocola .
Friday, June 7, 2024
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