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Tuesday, January 28, 2014

LA RUSALKA DI DVORAK

Speranza

RUSALKA, DAI LAGHI BOEMI ARRIVA ALL'OPERA DI ROMA
                               
La messa in scena della "Rusalka" di Dvorak, poco nota in Italia e meno ancora a Roma, ha spinto il Teatro dell' Opera di Roma a organizzare un incontro illustrativo per stampa e pubblico con il soprintendente e il direttore artistico, nonché con un musicologo - Quirino Principe - che si confessa appassionato del mondo fantastico di tradizione celto-germanica nel quale si svolge appunto la Rusalka che debutta oggi all' Opera.

Lavoro tipicamente cèco, vessillo del teatro lirico nazionale, continuamente ripreso in teatro e là diffuso anche attraverso versioni cinematografiche e televisive, ha un tema - quello delle fanciulle acquatiche e dei loro rapporti con i mortali - che non lega molto con la tradizione mediterranea.

Ma Quirino Principe è un mediterraneo-nordico che ama credere nella loro esistenza.

Secondo l' idea herderiana per la quale la sovrabbondanza delle varianti dimostra la realtà di un archetipo vivente, dice Principe,  dovremmo ammettere che sì, esistono, tanta è la proliferazione leggendaria e letteraria delle Melusine, delle Loreley, delle Undine e così via che hanno invaso le arti.

A questi temi, simili ma visti da angolazioni diverse e tanto spesso musicati 

-- Mendelssohn si ispirò all' antica Melusina, Dargemytzskij alla Rusalka di Pushkin, Catalani a Heine per la sua Elda "Loreley", E.T.A. Hoffmann all' Undine di La Motte Fouqué, Respighi a Hauptmann per la sua Campana sommersa, per citarne solo alcuni

--  si rifece il librettista della Rusalka di Dvorak, Jaroslav Kvapil, ambientando però la vicenda tra i boschi e i laghi della Boemia e dando ai personaggi una caratterizzazione locale.

E la musica di Dvorak, sempre profondamente legata alla sua terra, la fece diventare una delle più popolari opere nazionali fin dalla 'prima', nel 1901 a Praga.

Ninfa dolcissima, Rusalka si innamora d' un principe che viene a caccia sulle rive del lago.

Vuol diventare donna e le viene accordato, purché resti muta fin tanto che è tra gli uomini.

Non vogliamo svelare il piccolo giallo.

Ci pensano, durante l' opera, il guardacaccia e lo sguattero nelle funzioni di un coro greco narrante.

La musica, a volte ingenua, un po' floreale, contiene melodie
splendide e vi si avverte chiara la mano di un musicista di prim' ordine.

 Avendo rinunciato per economia a un nuovo allestimento che Menotti avrebbe voluto di tono favolistico, si è scelto quello creato per Londra dieci anni fa da Stefanos Lazaridis con la regìa di David Pountney, qui rivista da John Lloyd Davies, che ne danno invece una lettura psicoanalitica piena di simboli (che Menotti suggerisce di ' non scervellarsi a tentar di interpretare' ).

L' edizione romana, diretta da Richard Hickox, è in originale cecco con sovratitoli.

Qualche taglio fatto da Menotti nel terzo atto era già stato accettato, pare, da Dvorak stesso all' epoca.

Ancora Menotti assicura che gli interpreti, tutti giovani, sono bravi come cantanti e come attori.

Il soprintendente Gian Paolo Cresci, bene in sella al suo teatro dopo i recenti successi, ha anche parlato del futuro cartellone.

In maggio verrà ripresa Aida per la quale c' è stata enorme richiesta.

La prossima Manon Lescaut non avrà un nuovo allestimento per le solite ragioni economiche ma sarà ripreso quello di Lila de Nobili creato vent' anni fa per Visconti a Spoleto.

Evviva il risparmio, se ci consente di rivedere uno spettacolo simile.

La regìa sarà di Menotti. Sta per ricominciare il ciclo dei recitals di canto (il primo sarà quello con Rockwell Blake) e continuano, con grande affluenza di pubblico, i concerti-lezione il lunedì mattina per le scuole e i concerti del martedì pomeriggio per gli anziani.

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