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Saturday, August 13, 2011

L. De' Ferrari, pittore genovese

DEL nobilifllmo talento, che ebbero per la Pittura alcuni Genovefi Soggetti, gran prova è quella-. dell'efler coftoro nati da Genitori in tal Profeflìone valentilfimi; e pure la paterna maniera non_. aver feguitato, ma averfene formata una nuova, e tutta lor propria . Uno di quefti tali fu Lorenzo De' Ferrari, di cui ora prendo a parlare.

Da Gregorio De' Ferrari, e da Margherita Piola nacque in Genova Lorenzo l'anno i<58o.. Ei fin da fanciullo ri

===== volfe 1' animo alla Pittura full' efempio del Padre , il quale Di tanto onore, e tanto aumento di fòitanze da tal Profeflìone

^lorenzo acquiftava, che facil cofa era invogliarne gli Offervatori. £r*aki. j-j0p0 j0 Qucjj0 delle umane lettere fu il Giovanetto applicato al difegno; ove con incredibil puntualità copiava in carta gli efemplari, che gli eran propofti. Cominciò poi a dipingere, ed imitare le Opere dei Padre; nel che-. sì bene col pennello riufeiva , come dianzi con la penna, e con la matita .

Lieto il Padre del grande, e veloce profìtto del fuo Lorenzo, volle procedere a più infigni efemplari. Quindi il conduffe da' Signori Balbi, e da' Signori Durazzi, ed ivi gli fece copiare le più belle tavole di Guido Reni, e dei Vandik: ciò, che contribuì moltiflìmo al Giovanetto per la pratica de' dintorni, e delle movenze , e per addenlrargli la mente a ben inventare,

La prima cofa, che egli di fuo ritrovato dipingendo in pubblico, fu la volticciuola della cappella di S. Ampeglio in quefta Chiefa di Santo Stefano; ove efprefle eflò S. Ampeglio in Gloria d' Angioli, ed alcuni chiarofeuri a' fianchi con qualche garbo condotti. Dopo ciò andò in aiuto del Padre, che allor dipingeva la Chiefa di quefti PP. Miniftri degl' Infermi. Quivi ei dipinfe gli Angioli, che fono entro la volta prettò alla porta; e pofeia pofe mano al grande a frefeo, che refta fopra V Aitar maggiore; e vi rapprefentò l'invenzione del Santo Legno della Croce. Quefta compofizione è ricca di molte figure, e d'un effetto affai dilettevole . Succeflìvamente condufle per la flefla Chiefa latavola da Altare, entrovi i Santi Marco, Lucia, e Niccola da Tolentino; ed è lavoro d'un colorito fugofo, e d'un ottima armonia.

Quefte Pitture, ed anche quella della volta d' una-. flanza, entrovi alcune Dee nel palazzo Pallavicini lungo la ftrada nuova, fon tutte efeguite dal noftro Artefice fulloftile paterno , che pofeia abbandonò , come chiaro li vede in due volte di ftanze, entro il palazzo del vivente Sig. Giacomo

Brignole; ed in un' altra, che colorì nel palazzo Cambiato lungo la ftrada dell' Oro. Lo ftile di Gregorio fuo Padre, come accennai, allorché ne feri fli la vita, era alquanto feor-——— retto, talvolta fentiva dell' affettazione; e difeoftavafi in al- D, cune parti dal verifimile; e Lorenzo fi piccò di formartene L
Uno de' più preziofi faggi di quefta fua nuova maniera furono i lavori, che egli a frefeo conduffe a' fianchi dell' Aitar maggiore in quefta Chiefa di S. Lionardo, ove figurò in due chiarofeuri Efterre, che fviene alla prefenza d'Affuero; e Giuditta; che recide il capo ad Oloferne; e dietro all'Altare figurò alcuni leggiadri , e brillanti Puttini.

Dipinfe pofeia nel palazzo Doria preflò alla piazza de' Garibaldi il Tempo in atto di divorar 1' Uomo; e quindi fece tre gran quadri in tela dipinti a tempra per li Signori Saluzzi, che tuttora li confervano nel loro palazzo preflò alla piazza de' Giuftiniani.

Entro il fuperbo palazzo Brignole lungo la ftrada nuova ebbe occafione di dipingere la volta d' una ftanza; e nel mezzo d' effa v' efpreffe il Valore. Negli angoli dimoerò in quattro medaglie Scipione, che parla in Senato: le Vergini Veftali innanzi all' ara del fuoco: le Matrone romane, che otterifeono alla Patria i proprj tefori: e Coftantino trionfante . Quefta medefima ftanza ornò Lorenzo con quattro belliffimi quadri lavorati a tempra, rapprefentativi di quattro ftorie romane. Vedefi nel primo Numa Pompilio, che in riva del Tevere ordina i Sacrifizj: nel fecondo Muzio Scevola, che pone la mano fui fuoco alla prefenza del Re Porfenna: nel terzo Scipione, che reftituifce al Principe,. Lucio la Spofa: nel quarto Tito Manlio, che condanna il Figliuolo alla morte. Cofe tutte figurate con vivace energia, ed efpreffione d' affetti,

Nel palazzo dell' Eccellentiflìmo Marcello Durazzo del fu Gio. Luca dipinfe le pareti dell' atrio, che conduce alla galleria, ornate tutte di termini, e finti rilievi a chiaroDÌ 'fcuro . Due di quefti chiarofcuri, che fingono tavole di mezLorenzo Zo rilievo, mortrano Ercole , e Venere . Due altri, che fin£ Br*a&i. gono gruppi di marmo, rapprefentano Paride in atto di rapirli Elena: ed Enea, che col Padre in fulle fpalle, ed Afcanio per la mano fugge dall' incendio di Troia .

Dopo ciò dipinfe una Manza in cafa del Sig. Leopoldo Doria; e vi figurò le Mufe. Indi altre due ne colori nel palazzo Grimaldi prettò alla Chiefa di San Luca; e vi rapprefentò nell' una al primo piano la Virtù Eroica, che difpenfa premj: e nell' altra al fecondo, la caccia di Diana; ove introduffe alcune femmine graziofe. Lavori condotti con ottimo difegno, e con naturalismi atteggiamenti.

In cafa Saoli fulla piazza di San Genefio dipinfe un falotto, arricchendolo di molte eroiche figure . Rapprefèntò colà Venere in atto fupplichevole avanti a Giove, a cui prefenta Enea; ed evvi a baflb Vulcano, che fabbrica armi. Vi fono in oltre varie altre cofe fimboliche, e capricciofe. Capricciofi altresì fono i lavori. che egli fece nella ftanza, ove fi radunano a tener ragione in quefto Real Palazzo gli Straordinarj Sindicatori; nella volta della quale efpreffe certa ftoria romana; e nella principal facciata in tela ad olio rapprefentò 1' Affunzione della Gloriofiflìma Vergine al Cielo.

Varie fono anche le tavole, che parimente ad olio conduffe il De" Ferrari per le Chiefe della città. Per la prima, come la più riguardevole, e rara, noterò quella, che vedefi entro la Chiefa di Santa Maria della Vifitazione, ove figurò la Vergine, Santa Monica , Sant' Agoftino , San Tommafo da Villanova, e San Niccola da Tolentino; e quefta tavola fenza controverfia è un capodopera del noflro Artefice. Un' altra fua fta efpofta nella Chiefa di San Carlo , e moftra la Vergine, Sant' Anna , San Francefco di Paola , e Sant'Agoftino. Due altre ne fece aliai grandi per quefta Chiefa del Noviziato de' PP. Gefuiti. Nella prima di effe figurò laVergine , San Stanislao Koftka, e San Francefco Borgia; nella feconda efpreffe la morte di San Francefco Regis; ed avvi in alto la Vergine, San Francefco Saverio, e San Luigi Gonzaga . Una graziola tavolina formò per la già mentovata Chiefa di San Lionardo; e vi rapprefentò l'Immaco- | lata Concezione . Un' altra tavola dello ileflò Ferrari è nella Di Chiefa di San Giovanni di Prè; e vi fono dipinti San Gio- jjJrpjjjJJJ^ vanni Battifta , e Sant' Ugo. Due quadri con fatti deliavita di San Gio. Battifta fece per 1' Oratorio a quefto Santo dedicato in Seftri di Ponente; ma tali quadri nell' ultima guerra furon rapiti. Ci fono bensi riman due, che ftanno. locati nell' Oratorio di S. Antonio di Padova prefiò la Chiefa della Nunziata del Guaftato; de' quali 1' uno moftra il Santo , che predica a' pefci: 1' altro II miracolo dell' Auguftiffima Eucariftia adorata dalla mula famelica. Queft' ultimo quadro è ricco di molte figure, in una delle quali ha il Pittore ritratto fe fteflò.

Altri fuoi quadri fi confervano in varie Chiefe di quefte riviere . Uno ve ne è in quella di San Michele nel luogo di Celle; e moftra la Concezione di Maria Vergine, ed i Santi Biagio, e Francefco di Sales . Una nella Parrocchiale del Porto Maurizio; e rapprefenta l'andata di Crifto al Calvario . Una pure ne poflìede il Convento de' PP. Domenicani di Taggia; ed in efta fon figurati li Santi Domenico, e Rofa . Altri quadri pur fece per Signori foreftieri; ed uno, che belliflìmo riufci, fu quello di Temiftocle, effigiato in atto di bere il fangue del toro. Quefto quadro lo ebbe il Conte Groflocavallo Guardaroba del Re di Sardegna.

Il Ferrari, quantunque nimiciflìmo fofte di far ritratti, pure alcuni dovette per impegno farne. Uno belliflìmo è quello, che ei formò del Cardinale Benedetto Sala, il quale nel fuo paffare per Genova, ebbe alloggio in cafa di Francefco Maria de; Simoni, Cognato del noftro Pittore; e con tal occafione ebbe quel Porporato motivo di conolcerlo; onde volle eflèr da lui effigiato. Né debbo tacere quell altro ritratto, che egli formò dell' Abate Antonio Maria Rovereto; e nemmen quello della Signora Cammilla Saoli; che , oltre all' effere fomigliantiflìmo al naturale, è anche leggiadramente ideato; perchè vi fta figurata quella Dama in fembiante della Cacciatrice Diana.

Non

Non era Lorenzo De' Ferrari mai ufcito dalla patria: aveva però fempre nodrito un fervido defiderio di veder m Roma; ma le continue occupazioni ne lo aveano diftolto.

Di Si rifolvette alla fine di portarli in quella niaravìgliofa MeLorenzo tropoli. Andovvi; e tal fua gita fegui 1' anno 1734. Colà tu tantolto a vilitare 1 principali Pittori, e ne ricevette-. cortefi accoglienze, e dimoilrazioni di ftima, fpecialmente dal Conca, dal Benefiali, e dal Mafucci, che per fama lo conofcevano; e dai Tuo ben fondato parlare di Pittura.. fi confermarono nella buona opinione , che già avevano di lui conceputa .

Si trattenne per ben due mefi in Roma ad offervareJ le ftupende Opere di eccellenti Pittori, e Scultori; e dopo tale fpazio parti non fenza aver fatto groflà raccolta delle

f>iù preziofe ftampe, che gli riufci ritrovare. Panando per a Tofcana, fi fermò per alcuni giorni a Firenze , ove contrafle l'amicizia del Signor Ignazio Hugfrod mio buonPadrone , ed Amico , e valentìflìmo Pittore. Quefti il diede a conofcere al Gavalier Gaburri, che molto onorollo; ed eiTendo allora quel Signore Luogotenente dell'Accademia del Difegno; volle, che il noftro Ferrari vi fofle afcritto; e ficcome di tal afcrizione confervo io le Lettere Patenti, cosi penfo, che non farà difcaro l'udirne la forma. Eccola adunque.

Noi Luogotenente per S. A. R. il Granduca di Tofcancu, e Confali della Nobile Accademia del Difegno facciamo piena, ed indubitata fede , come nel libro intitolato Partiti dell' Accademia del Difegno fi trova ejjère descritto, e ammejfo il Sig. Lorenzo De" Ferrari genovefe Pittore , come uno degli Acca' demici. E perciò gode, e deve godere tutti li privilegi, L^> prerogative alla detta Accademia conceduti. In fede di che abbiamo fottofcritta la prefente di noflra propria mano, cotr traffegnata dal nofiro Segretario, e Cancelliere , e munita col /olito Jigillo Accademico . Data nella nobile Accademia del Di' fegno queflo dì primo Agoflo 1734.

Francesco Maria Niccolò Gabburri Luogotenente per S. A. RGiufeppe Gaetano Moniglia Segretario: Gaetano Boncìani Cancelliere.

Ritornato il Ferrari alla Patria, ripigliò 1 fuoi virtuofi efercizj. Nella Chiefa ài San Sebaftiano vi dipinfe la principal volta; e v'efprefTe la Vergine Affama al Cielo in . mezzo a numerofo corteggio d' Angioli formati con bellif- Di lima idea , e coloriti con molta grazia, e delicatezza... Loken*o All' intorno di quefta pittura finfe capricciofi ornamenti; "***"* fra'qu.li fono alcuni altri Angioli a chiarofcuro difpofti, in vece di quelle cariatidi, che ne' luoghi profani fi logliono introdurre, quando vi fanno lavori di quadro, e quefti Angioli hanno anche elfi un' ottima difpofizione, e un ben intefo rilievo . Né debbo ommettere, che il Ferrari fapeva egregiamente la Profpettiva , e molto graziofo era nel fregiare , ed adornare con arabefchi, fogliami, e d' altri fpeciofi ritrovati qualunque vaftiflìmo lìto . In ciò egli tendeva allo ftile nobile, e ferio; e a quello appunto, che_» ufavafi nell' aureo tempo da' migliori noftri Maellri. Quindi avveniva, che egli era frequentemente richiefto del fuo difegno, non folo per li lavori di plaltica, che faceanfi ne' principali palazzi; ma anche per quei di legno, od' intaglio a cefello fopra i metalli. Laonde l'invenzione era fua, fe d'altri era l'efecuzione.

In occafione, che il Signor Gio. Carlo Doria fece fare alcuni nuovi lavori nel fuo palazzo, fituato preffo la Chiffa di San Matteo, per le nozze del vivente Signor Ambrogio, chiamò il Ferrari, che molte cofe vi dipinfe; e in ifpecie_> entro la fala , ove alcuni anni prima avea dipinto il Carlo ne la ritrovata di Mosè nel Nilo. In quefta fala il Ferrari compofe nuovi ornamenti arricchiti di finti rilievi a chiarofcuro , e di termini con leggiadriffimo intreccio. In quefto (ìeflò palazzo dipinfe pure le volte di due ftanze; nell' una effigiò il Sole in cocchio attorniato dall' ore; nell' altra figurò la Notte . Anche in un gabinetto vi dipinfe otto piccoli quadri a tempra, di belliflìmo impafto, e con forza non diflòmigliante dal dipingere ad olio. In effi quadri fono efpofte alcune favole tratte dalle Metamorfofi d' Ovidio .

Nella Chiefa del Gesù fono di mano di quefto Ferrari le Pitture efillenti nelle quattro cupole delle laterali Cappelle . In quella del Crocinfjo veggonfi alcuni Angioli, che

reggono gl' inflrumenti della Paflìone; e v'ha ne' triangoli alcune figure di Sibille. Entro la cupola della Cappella». i » dedicata a S.Stanislao Koftka fono figure d'Angioli, e di Di Dottori della Chiefa , ed altre cofe. Nella Cappella , che D£Furari.è dedicata a S. Francefco Borgia, fiatino efpreflè negli angoli figure di Virtù; e nella cupola Angioli, e Putti. Nella coutigua poi, dedicata al Santo Precurfore, fono figurati ne' triangoli i quattro Evangelifti; e al di fopra alcune Virtù principali, e relative al Santo medefimo. Quefte Opere furono allora ( e fempre il faranno ) di (omnia lode all' infigne Artefice, che le compofe.

Vafto il Ferrari nelle fue idee, come dicemmo , e per tale da' noftri Cavalieri riconofciuto , ebbe fempre occafioni d'impiegarli in cofe di gran confiderazione, e di pubblica comparfa: come in tempo della folenne Canonizzazione di Santa Caterina Fiefca; nel quale gli fu appoggiata la cura di adornare la Metropolitana di S. Lorenzo. Quefta egli riduce , con naftriere, cartelle, fimboli, e quadri, ad una foggia di nuova fuperbiflìma Architettura; L'Opera fui' oggetto dell'ammirazione non folo de'Genovefi, ma anche de' Foreftieri, che in tal tempo qua concorfero alla gran fefta.

Per li PP. Gefuiti fregiò più volte con fimili lavori le Chiefe loro; e fpecialmente allora quando celebrarono la_. Canonizzazione de' Santi Stanislao Kolìka, e Luigi Gonzaga. Similmente da lui adomato fu il maeftofo Tempio di Santa Maria di Carignano, in occafione della folennità colà celebratafi per la Beatificazione del Servo di Dio Alefiàndro Saoli. Anzi in quella Chiefa rimangono tuttora i preziofi avanzi del pompofo apparato. Imperocché fopra le porte-* della Chiefa fi veggono le pitture efpreflìve d' alcuni de' principali miracoli, che Dio fi degnò operare per l'interceffione dell' anzidetto B. Alefflandro .

L' ultima Opera, che facefiè il Ferrari fu veramente fopra le altre fpeciofa, ed illuftre. Ella fu la pittura della galleria nel palazzo de' Signori Carega , fituato lungo la flrada nuova . Coftui nella volta di quefta galleria figurò un confefiò di Dei, fotto la prefidenza di Giove^ innanzi al quale fi prefenta Venere in atto fupplichevole; inoltrando di parlare

a favore

a favore del fuo figliuolo Enea, le cui principali gefta veggonfi efpreflc in alcuni quadri, che finheono d'ornare il rimanente della fuddetta gallerìa. In eflì è figurato quefto _ Eroe , che col Padre Anchife, e col figliuolo Afcanio , fugge 5ì dall'incendio della Patria. V'è quando parla con Didonet Lobmwo quando sbarca in Italia: quando fcórto dalla Sibilla Cumea *'*"rAS^ firappa il ramo d oro dall' albero, fu cui ftanno pofate le due colombe: ed in altri quadri fi vede rapprefentato in atto di ricevere da Vulcano lo feudo: indi d' uccidere Turno. Sonovi rx)i varie figure fimboliche, chiarofeuri, e parecchi ingegnoli ritrovati, che rendono quell' Opera un compltffo di bellezze, A farla comparir tale vi concorrono gli arabefchi , gli ftucchi, gl' intagli, ed altri ornamenti, tutti fatti con la direzione del noftro Artefice.

Era Lorenzo De' Ferrari, quando compiè queft' Opera, in età di feffantaquattro anni; ma fano, robufto, e vegeto; onde difficilmente , da chi 1' offervava credeafi , che oltrepaflaffe i quarant' anni. Egli fenti tutto ad un tratto il colpo delle fatiche, e del tempo. Imperocché da lenta febbre a poco a poco debilitato, dopo quaranta giorni di malattia pagò il debito alla natura l'anno 1744. nel ventelimo giorno di luglio; e con folenni efequie fu feppellito nella Chiefa de'PP. Gefuiti; dove tanto in vita fi era co' fuoi nobili lavori diflinto. Io avrei materia da tefiere a quefto grand' uomo un compiuto panegirico , fe ciò convenire alla ftoria . Ma poiché egli è un affare, che ne paffa i confini; fermerommi lol tanto indire, che Lorenzo De'Ferrari fu perfòna affabile, civile , e facile a preftar fervigio. Dell' arte fua fu molto zelante; ed efercitolla fempre con fommo decoro . Studiò indefeffamente; né fi può efprimere quanta fatica egli duraffe, per condurre 1' Opere fue con tutta finezza, e perfezione . Inftrui alcuni Difcepoli: niuno però cosi continuatamente fotto lui perfeverò, come il vivente Antonio Giolfi, che perciò ebbe comodo di coltivarvi i fuoi talenti. Avea Loren?o un fratello Prete fecolare, di cui già fi parlò nella vita di Gregorio De' Ferrari lor Padre.

Viffe Lorenzo in perpetuo celibato; anzi vefYì fempre l'abito Clericale; e però comunemente appellavafi l'Abate De' Ferrari; e folo fotto tal nome, e titolo era fra noi conofeiuto.

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