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Sunday, May 5, 2013

PAOLO MALATESTA, conte di Giaggiolo, morto a Gradara.

Speranza


Paolo e Francesca



La tragica storia di Paolo e Francesca
Paolo e Francesca

Il mito di Paolo e Francesca

La storia di Paolo Malatesta, conte di Giaggiolo, e Francesca Da Polenta, i cognati amanti uccisi dal marito di lei, Gianciotto Malatesta, per tradizione orale sembra si sia svolta nel castello di Gradara verso la fine del 1200, ma non ci sono documenti che l’attestino.

Secondo lo storico Baldo Branchi nel 1289 sarebbe avvenuto nella dimora dei Malatesti “uno strano caso“.

I documenti ci informano che Giovanni, figlio primogenito di Malatesta da Verucchio (il dantesco “Mastin Vecchio”), fu un abile uomo politico e si schierò accanto a Guido da Polenta per cacciare da Ravenna i suoi nemici, ne ebbe coì in moglie la figlia Francesca.

Le nozze vennero celebrate nel 1275 e l’anno dopo nacque Concordia.

Dal 1285 Giovanni fu per vari anni podestà  di Pesaro, mentre Paolo Malatesta, conte di Giaggiolo, fu Capitano del Popolo di Firenze tra il 1282 e il 1283, poi ritorna in Romagna.

Paolo e Francesca non comparvero più nei testamenti da un certo periodo in poi.

Quindi si pensa siano morti nello stesso periodo.

Giovanni si risposa con la Ginevra Tibaldello dei Zambrasi e Concordia finisce nel convento di Santarcangelo di Romagna.

Dal colorito commento di Giovanni Boccaccio, conosciamo la storia d’amore che nasce tra i due cognati, l’inizio della vicenda e l’epilogo tragico.

I due si incontravano in segreto intrattenendosi con delle letture.

Un giorno intenti a leggere il libro di Lancillotto e Ginevra “… come Amor lo strinse” furono indotti a trasgredire a ciò che l’Amor Cortese concedeva facendosi travolgere dalle passioni.

Nel mentre che gli amanti si diedero il bacio fatale, irruppe Gianciotto nella camera di Francesca,

Paolo tentò la fuga dalla botola ma vennero uccisi entrambi da Giovanni.

In età  romantica la storia che Dante ha immortalato nella Divina Commedia – V Canto dell’Inferno , divenne emblematica nell’indicare l’amore passionale e sventurato.

I commentatori trecenteschi fecero si che la vicenda di Paolo e Francesca divenisse un mito, quelli ottocenteschi ne amplificarono ulteriormente la portata, senza però aggiungere nulla di nuovo ai fatti.


In realtà  la vicenda si colloca con ogni probabilità  in un quadro più intricato, in cui esistono relazioni personali e politiche di difficile interpretazione.


Delitto d’amore o politico?


Quella di Paolo e Francesca più che una tragedia d’amore, forse fu un delitto politico.

Lo ha sostenuto Antonio Montanari, nella conferenza malatestiana tenutasi nel luglio 2006.
Ecco il passo centrale.


Giovanni e Francesca sono stati promessi nel 1275.

L’accordo comprende anche un altro futuro matrimonio: tra Bernardino, fratello di Francesca, e Maddalena Malatesta, sorella minore di Giovanni e Paolo.

Secondo Boccaccio, il matrimonio fra Giovanni e Francesca riconosce la fine di una lunga e dannosa guerra tra i Malatesti e i Da Polenta.

 Paolo Malatesta, conte di Giaggiolo, verso il 1269 ha preso in moglie la poco più giovane quindicenne Orabile Beatrice, figlia di Uberto di Ghiaggiolo (o Giaggiolo) che gli diede due eredi, Uberto jr. e Margherita, nata dopo l’uccisione di Paolo Malatesta.

Anche Uberto jr. sarà  ucciso (1323).

Dal cugino Ramberto, figlio di Giovanni.


 Anche questo matrimonio fu politico.

Orabile Beatrice era l'ultima erede dei conti di Ghiaggiolo rimasti senza discendenza maschile e fu costretta a sposare il figlio di un nemico del padre.

D’altro canto, Malatesta non voleva perdere l’investitura di conte di Ghiaggiolo ricevuta tra 1262 e 1263, e contestatagli da Guido da Montefeltro anche a nome della stessa Orabile Beatrice di cui era zio.

Infatti, Guido da Montefeltro aveva sposato Manentessa, sorella di Uberto, conte di Giaggiolo, e padre di Orabile Beatrice.

 Il 1271 fu un anno nero per i ghibellini.

Sono espulsi da Rimini.

Guido da Montefeltro, mentre sta battendo i guelfi di Malatesta nelle Marche, cade da cavallo ed fu catturato: e’«Sic victor a victo devictus est», scrive un cronista piacentino.

I Malatesti liberano Guido, forse per intercessione di Orabile Beatrice, la figlia del conte di Giaggolo.

Nel 1274,le parti si invertono.

Malatesta è sconfitto due volte.

Nel 1275 da Ravenna Guido Da Polenta, per cacciare i Traversari, chiede l’intervento di Malatesta che gli invia cento fanti guidati da suo figlio Giovanni.

Nei pressi di Faenza avviene la disfatta dei guelfi.

Orabile Beatrice, figlia del conte di Giaggiolo, sa che la sua gente di Ghiaggiolo è andata contro suo marito Paolo Malatesta.

 Le convenienze dinastiche e le preoccupazioni politiche reggono (spesso dolorosamente) le sorti collettive delle famiglie e regolano i destini dei singoli personaggi.

Su questo sfondo, irrompe il fattaccio reso celebra da Dante, la tragedia dell’uccisione di Paolo e Francesca per mano di Giovanni.

Possiamo collocarla ragionevolmente tra il febbraio 1283 (ritorno di Paolo a Rimini) ed il 1284.

Luigi Tonini data al 1286 il nuovo matrimonio di Giovanni con Zambrasina che gli darà  almeno altri cinque figli.

Come ha giustamente osservato Silvia Pari, bisogna lasciare un poco di tempo tra il delitto ed il nuovo sposalizio dell’omicida (I, p. 150, nota 308).

Quindi il delitto non può essere accaduto dopo il 1284.

Questi calcoli cronologici sono ininfluenti da un punto di vista generale.

Sono invece molto utili se non necessari per una duplice osservazione sulla “verità” storica particolare della vicenda malatestiana.

Mancano documenti che la attestino.

Il passo di Dante nel quinto canto dell’Inferno, è l’unica fonte esistente.

Una fonte oltretutto letteraria e non cronachistica.

Posteriore a Dante (e da lui derivato). E’ il racconto di Marco Battagli (1343):

«Paulus autem fuit mortuus per fratrem suum Johannem Zottum causa luxuriam» .


Nessun indizio autorizza a formulare altre ipotesi.

Delitto d’onore, delitto d’amore, racconta Dante.

Ma se invece fosse stato un omicidio politico?

Lo “Sciancato” aveva i suoi buoni motivi per odiare il “Bello”.

Il primogenito Giovanni, non «causa luxuriam» ma per invidia, avrebbe potuto progettare l’eliminazione fisica del fratello minore Paolo, diventato protagonista stimato della scena nazionale come attesta l’incarico fiorentino affidatogli dal papa.

 In questo caso, la tresca amorosa sarebbe stata soltanto una messinscena diabolica di Giovanni, un alibi che travolgeva anche l’innocenza di sua moglie.

Quanto accade fra Giovanni e Paolo si ripete con i loro eredi, come abbiamo preannunziato.

Il figlio di Giovanni, Ramberto, il 21 gennaio 1323 uccide a Ciola il cugino Uberto jr. figlio di Paolo.

Uberto jr. era stato ghibellino, poi guelfo ed ancora ghibellino.

A sua volta, Ramberto fu ucciso a Poggio Berni il 28 gennaio 1330 dai parenti di Rimini, come punizione del suo tentativo di conquistare la città.


La mancanza di testimonianze sul delitto è più compatibile con un fatto politico piuttosto che passionale.

Dal 1295, come abbiamo visto, i Malatesti hanno il potere a Rimini.

E chi comanda controlla i documenti meglio che le situazioni concrete.

Il silenzio calato sulla vicenda, potrebbe quindi essere il frutto di una direttiva di governo, finalizzata ad oscurare un episodio compromettente per la buona fama dei signori della città.

All’interno di questa ipotesi, come estrema conseguenza, si potrebbe immaginare pure la sublimazione del fatto politico nella vicenda amorosa, onde allontanare dalla famiglia un marchio d’infamia rispetto all’autorità  religiosa e temporale della Chiesa.

La vicenda ha sempre appassionato tanti artisti, poeti, drammaturghi, pittori, scultori, musicisti e scrittori.

 Ecco alcuni scrittori che parlarono di Paolo e Francesca:

Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Ugo Foscolo, Silvio Pellico, Giosè Carducci, Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio.

Librettisti: Felice Romani, Tito Ricordi.

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