Grice e Sabellio – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. He struggled with the problem brought by the Galileans about the
trinita. Sabellio argued that the three dimensions of the so-called ‘trinita’
should be understood as three modes of one single being, rather than as three
separate persons. The theory, which he dubbed ‘Modalism,’ was soon condemned as
heretical, as was he.
Sabinillio
– Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo romano. A senator, who
counted Plotino as his tutor, and whose doctrines he followed.
Grice e Sacchi – filosofia italiana – filosofia
longobarda -- Luigi Speranza (Casa
Matta di Siziano). Filosofo italiano. La sua saggistica e molto abbondante e
abbraccia i campi più diversi della filosofia. A differenza di altri poligrafi
del tempo la sua filosofia si basa su una solida formazione e un sapere quasi
enciclopedico, per cui i suoi saggi, pur influenzati -soprattutto nella forma-
dalle mode culturali del tempo, mantengono anche oggi un indubbio valore. A
Pavia conduce i suoi studi, che dapprincipio si indirizzarono alla filosofia.
Tra i suoi maestri vi e Romagnosi. Corrispondente di Fauriel e Gioia. Si
trasfere a Milano. Collabora a varie riviste. Dirige «Cosmorama pittorico». Socio
della Reale Accademia delle Scienze di Torino. Saggi: “La Storia della filosofia greca” (Pavia,
Capelli) La Collezione dei Classici Metafisici, Mascheroni” (Pavia, Bizzoni); “I Lambertazzi e i Geremei, o le fazione di
Bologna – cronaca di un trovatore” (Milano, Stella); “La pianta dei sospiri”
(Milano, Silvestri); Le Antichità romaniiche
d'Italia, Diritto pubblico universale, o sia Diritto di Natura e delle Genti, Biblioteca
Scelta di opere dal latino); “Uomini Utili e Benefattori del Genere Umano”
(Milano, Silvestri); I voti dell'Italia.
I. Cesare, "L'Omnibus
Pittoresco", La mia vita (Pavia, Bizzoni); Filosofia (Milano, Cisalpino); Elogio
del sensismo, Pavia, Bizzoni, Della filosofia di Socrate” Pavia, Bizzoni, I trovatori e le galanterie nel Medio evo,
Milano, Ripamonti Carpano, Oriele o Lettere di due amanti” (Pavia, Bizzoni); “Lodi
Orcesi, Milano, Silvestri, Biblioteca Braidense
Marcellina, C. Béchet, Geltrude. Romanzo italiano con note storiche,
Milano, Bettoni, Diritto pubblico universale di Gio. Maria Lampredi
volgarizzato, Milano, Silvestri); “I fregi simbolici di San Michele in
Pavia", Antichita romantiche [romaniche] d'Italia, e Giu Milano, Stella);
“Della condizione economica, morale e politica degli italiani nei bassi tempi”;
“Saggio intorno all'architettura simbolica, civile e militare in Italia”’
“Saggio intorno all'origine de' Longobardi, alla loro dominazione in Italia,
alla divisione dei due popoli ed ai loro usi, culto e costume” (Milano, Stella);
“Della condizione economica, morale e politica degli Italiani ne' tempi
municipali”; “Sulle feste, e sull'origine, stato e decadenza de' municipii
italiani nel Medioevo” (Milano, Stella); “Annali universali di statistica
economia pubblica, storia, viaggi e commercio; “Sull’'indole della letteratura
italiana; ossia della letteratura civile, con un'appendice intorno alla poesia
eroica, sacra e alle belle arti” (Pavia, Landoni); “ Intorno alle dighe
marmoree o murazzi alla laguna di Venezia ed alla istituzione del porto franco”
(Milano, Editori degli Annali Universali delle Scienze e dell'Industria, Miscellanea
di lettere ed arti, Pavia, Bizzoni); “L'arca di Sant'Agostino: monumento in
marmoora esistente nella chiesa cattedrale di Pavia, colle illustrazionii” (Pavia,
Fusi); “Intorno alle costumanze, alle arti, agli uomini e alle donne illustri
d'Italia” (Milano, Stella); “Intorno alla pasta, alla smania musicale del
secolo, a Volta e a' progetti pel monumento da erigersegli in Como ed a qualche
buona o cattiva moda della capitale: lettera inutile” (Milano, Stella); “Cose inutile”
(Milano, Visaj); “Teodote: storia” (Milano, Nervetti); “Le belle arti in Milano
nell'anno 1832, Nuovo Raccoglitore, Questioni sull'architettura rituale in
relazione alle opinioni del conte Cordero di San Quintino e dell'avvocato
Robolini", in Annali Universali di Statistica”; “Le arti e l'industria in
Lombardia” (Milano, Visaj); “Del bello” (Milano, Silvestri); Instituti di
beneficenza a Torino (relazione), Milano, a Società degli editori degli annali
universali delle scienze e dell'industria, Lezioni d'un parroco sul cholera” (Milano,
Bravetta, Gli asili dell'infanzia: loro utilità ed ordinamento. Memorie
popolari italiane” (Milano, Manini); “Novelle e racconti, Milano, Manini); “L'
Arco della Pace a Milano descritto e illustrato e pubblicato per la fausta
inaugurazione fatta da S.M.I.R.A. Ferdinando 1, Milano, Manini; B. Luino,
Cosmorama pittorico, Le streghe. Dono del folletto alle signore, Milano, Manini);
“Amori e vicende dei quattro sommi poeti italiani: Dante, Petrarca, Ariosto e
Tasso. Studi storici-biografici” (Milano, Vallardi). Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Defendente Sacchi. Sacchi. Keywords:
Lombardi, longobardi, filosofia lombarda – pagenismo Lombardo – lingua lombarda
– simbolo Lombardo --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sacchi” – The
Swimming-Pool Library.
Grice
e Sacchi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Piadena). Il Platina. Garin. Bartolomeo
Sacchi, detto il Plàtina (Piadena, 1421 – Roma, 21 settembre 1481), è stato un
umanista e gastronomo italiano. Indice 1Biografia 2Opere
2.1Manoscritti 3Note 4Voci correlate 5Altri progetti 6Collegamenti esterni
Biografia Nacque a Piadena, un paese vicino a Cremona chiamato in latino
Platina, da cui prese il soprannome. Della sua giovinezza si conosce poco:
intraprese la carriera delle armi militando al servizio di Francesco Sforza e
Niccolò Piccinino come mercenario, ma presto si trasferì a Mantova per avviarsi
agli studi umanistici. Nella città dei Gonzaga fu discepolo di Ognibene da
Lonigo, che aveva assunto la guida della Casa Gioiosa dopo Iacopo da San
Cassiano, succeduto a Vittorino da Feltre morto. Cominciò la sua carriera nel
1453 come precettore dei figli di Ludovico III Gonzaga. Al marchese dedicò il
primo scritto di cui abbiamo notizia: il Bartholomaei Platinensis Divi Ludovici
marchionis Mantuae somnium, un'operetta sotto forma di dialogo in lode delle
cure prestate da Ludovico nella trascrizione delle opere di Virgilio.
Secondo l'uso umanistico Sacchi scelse come nom de plume quello della propria
città natale, cambiandolo presto da Platinensis a Platina. Per quanto nel 1456
ottenesse dal duca di Milano Francesco Sforza – tramite l'intercessione della
moglie di Ludovico Barbara di Brandeburgo – un salvacondotto per andare in
Grecia a perfezionare le proprie conoscenze del greco antico e dell'antichità
classica, mutò parere quando seppe che Giovanni Argiropulo, celebre umanista di
orientamento platonico, sarebbe venuto a Firenze in qualità di docente di
filosofia, preferendo stabilirsi nella città medicea. Si recò quindi a Firenze
per ascoltare le lezioni dell'Argiropulo, entrando a far parte dell'ambiente
culturale locale e stringendo amicizia con celebri umanisti quali Marsilio
Ficino, Poggio Bracciolini, Francesco Filelfo, Cristoforo Landino, Leon Battista
Alberti, Giovanni Pico della Mirandola e molti altri. Divenne inoltre
precettore presso la famiglia Medici pur legandosi alla famiglia Capponi, di
parte repubblicana. Di Neri Capponi tradusse i Commentari aggiungendo una nota
biografica probabilmente più tarda. Degli autori antichi predilesse in
particolare Virgilio, che studiò molto approfonditamente, curando tra l'altro
una raccolta, perduta, dei modi di dire greci presenti nei testi dell'autore
mantovano. A Ludovico III Gonzaga spedì un codice delle Georgiche e una copia
miniata delle opere virgiliane, incitandolo a far erigere in città un monumento
al suo poeta più noto.[4] Il Platina tenne l'orazione funebre di Ludovico
Gonzaga. Non fu solo educatore, ma anche umanista, studioso di letteratura e
tradizioni popolari: sul finire del 1461 si trasferì a Roma al servizio del
giovane cardinale Francesco Gonzaga, in qualità di suo segretario; divenne
abbreviatore dei papi Pio II e Paolo II con alterne fortune: nel 1467 venne
infatti imprigionato e sottoposto a tortura, con l'accusa di congiura contro il
Papa, e, assieme ad altri abbreviatori, di avere idee pagane. Per vendetta
ritrasse in modo sfavorevole la personalità di Paolo II nella biografia scritta
un decennio dopo. Uscito prosciolto dal processo all'inizio del 1469,
vide salire le proprie fortune sotto il papato di Sisto IV, che lo nominò nel
1478 direttore della Biblioteca Vaticana dove scrisse il Liber de vita Christi
ac omnium pontificum, una raccolta delle biografie dei pontefici vissuti sino
ad allora. Negli stessi anni pubblicò il De principe, il De vera nobilitate e
il De falso et vero et bono. De honesta voluptate et valetudine Il
suo lavoro principale resta tuttavia un breve trattato di gastronomia, il De
honesta voluptate et valetudine. Il De honesta voluptate et valetudine fu
stampato una prima volta a Roma da Han, anonimo e senza note tipografiche, e
subito dopo, nel 1475, a Venezia (Platine de honesta voluptate et valetudine,
Venetiis: Laurentius de Aquila, 1475) con indicazione di autore e note
tipografiche. L'edizione più "corretta", fra le antiche, secondo
l'italianista Emilio Faccioli, rimane quella pubblicata a Cividale del Friuli
nel 1480, prima opera stampata da Gerardo da Fiandra in Friuli. In quest'opera,
il Platina trascrive in latino tutte le ricette - originariamente scritte in
lingua volgare - di Maestro Martino, il più celebre cuoco del XV secolo, di cui
il Platina loda l'inventiva, il talento, la cultura. La forza iconoclasta di
Martino, spinge il Platina su inedite, quanto avveniristiche, analisi sulla
gastronomia, sulla dieta, sul valore del cosiddetto "cibo del
territorio" e persino sull'utilità di una regolare attività
fisica.[6] Morì a Roma, forse a causa della peste. Fu sepolto nella
basilica di Santa Maria Maggiore. Opere Divi Ludovici Marchionis Mantovae
somnium, a cura di A. Portioli, Mantova 1887. Oratio de laudibus illustris ac
divi Ludovici Marchionis Mantovae, in F. Amadei, Cronaca universale della città
di Mantova, a cura di G. Amadei, E. Marani e G. Praticò, vol. II, Mantova 1955,
pp. 226–234. Vita Nerii Capponi, in Rerum Italicarum scriptores, vol. XX,
Milano, Commentariolus de vita Victorini Feltrensis, in Il pensiero pedagogico
dello Umanesimo, a cura di E. Garin, Firenze, Oratio de laudibus bonarum artium,
in T. A. Vairani, Cremonensium monumenta Romae extantia, vol. I, Roma, Vita Pii
Pontificis Maximi, a cura di G.C. Zimolo, in Rerum Italicarum scriptores, 2nd
ser., vol. III.3, Bologna, Dialogus de flosculis quibusdam linguae Latinae, a
cura di P. A. Filelfo, Milano, 1481. De honesta voluptate e valitudine, De
honesta voluptate et valetudine, Stampata in Venetia, [Bernardino Benali] Il
piacere onesto e la buona cucina. A cura di Emilio Faccioli, Collana NUE n.189,
Einaudi, Torino, I a cura di 1985, pp. XXXIII-267. De honesta voluptate et
valitudine. Un trattato sui piaceri della tavola e la buona salute. Nuova
edizione commentata con testo latino a fronte. A cura di Enrico Carnevale
Schianca, B.A.R. Serie I, Vol. 440, Olschki, Firenze, Historia urbis Mantovae
Gonziacaeque familiae, a cura di P. Lambeck, riedito in Rerum Italicarum
scriptores, XX, Milano, Tractatus de laudibus pacis, in W. Benziger, Zur
Theorie von Krieg und Frieden in der italienischen Renaissance, Frankfurt a.M.
1996, part 2, pp. 1–21. Oratio de pace Italiae confirmanda et bello Thurcis
indicendo (1468), a cura di Benziger, Zur Theorie, Panegyricus in laudem
amplissimi patris Bessarionis (1470), in Patrologia Graeca, De principe (1470),
a cura di G. Ferraù, Palermo 1979. De falso et vero bono, dedicato a Sisto IV, Collana
Edizione nazionale testi umanistici, Storia e Letteratura, Roma, Liber de vita
Christi ac omnium pontificum, prima edizione Venezia, 1479; edizione critica:
G. Gaida, in Rerum Italicarum, scriptores, 2nd ser., vol. III.1, Città di
Castello; in latino e inglese: Lives of the Popes, vol. I, a cura di A. F.
D’Elia, Cambridge (MA) 2008; edizione in latino della vita di Paolo II:
Bartolomeo Platina. Paul II. An Intermediate Reader of Renaissance Latin, a
cura di Hendrickson et al. Oxford (OH) 2017 De optimo cive (1474), a cura di F.
Battaglia, Bologna 1944. Un trattato o lettera polemica contro Battista de’
Giudici (1477); perduto, ma parzialmente citato in una replica successiva in B.
De’ Giudici, Apologia Iudaeorum; Invectiva contra Platinam, a cura di D.
Quaglioni, Roma, Plutarco, De ira sedanda, tradotto da Platina (ca. 1477), in
Vairani, Cremonensium monumenta, pp. 119–135. Vita amplissimi patris Ioannis
Melini (ca. 1478), a cura di M.G. Blasio, Roma 2014. Lettere: Platinae custodia
detenti epistulae (1468–69), a cura di Vairani, Cremonensium monumenta, pp.
29–66; edizione critica: Lettere, a cura di D. Vecchia, Roma 2017. A cura di
Platina: Giuseppe Flavio, Historiarum libri numero VII, Roma 1475. Practica,
traduzione e commento di Angelo Capparoni, Istituto di Storia della Medicina
dell'Università di Roma, Roma, 1960. Manoscritti Libri Tres de Principe,
manoscritto, XV secolo. Milano, Biblioteca Ambrosiana, Fondo manoscritti
Vocabula Bucolicorum, Vocabula Georgicorum, MS Berlin, Staatsbibliothek, Lat.
qu. 488, foll. 58r-59v, 59v-65r Liber privilegiorum, MS Archivio segreto
Vaticano, A.A. Arm. Epitome ex primo [-XXXVII] C. Plinii Secundi libro De
naturali historia, e.g. MS Siena, Biblioteca comunale, De vera nobilitate, in
Platina, Hystoria de vitis pontificum, Venezia, 1504, foll. C5v-D3v. Dialogus
de falso ac vero bono, dedicato a Paolo II, e.g. Milan, Biblioteca Trivulziana,
Mss., 805 Dialogus contra amores (de amore) (ca. 1465-1472), in Platina,
Hystoria de vitis pontificum, Venezia, 1504, foll. B8r-C5r (a cura di L.
Mitarotondo, tesi di dottorato, Università di Messina, 2003) Libri Tres de
Principe, XV secolo, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Fondo manoscritti, ms. E 66
sup. (3), ff. 41r-168r. Note ^ Per una biografia dettagliata cfr. S. Bauer, The
Censorship and Fortuna of Platina's Lives of the Popes in the Sixteenth
Century, Turnhout, Brepols, Su Iacopo vedi P. d'Alessandro e P.D. Napolitani,
Archimede Latino. Iacopo da San Cassiano e il corpus archimedeo alla metà del
Quattrocento, Paris, Les Belles Lettres 2012. ^ E. Faccioli, Notizie
biobibliografiche, in B. Platina, Il piacere onesto e la buona salute, Torino,
Einaudi, 1985, p. XXV ^ E. Faccioli, cit., p. XXVI ^ Kate Simon, I Gonzaga.
Storia e segreti, Ariccia, 2001. ^ Di questa edizione del 1480, è stata
presentata, nel 1994, una bella riproduzione in facsimile a cura dalla Società
filologica friulana. Voci correlate Sisto IV nomina il Platina prefetto della
biblioteca Vaticana Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene
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Commons contiene immagini o altri file su Bartolomeo Sacchi Collegamenti
esterni Plàtina, Il, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Plàtina, Bartolomèo Sacchi,
detto il-, su sapere.it, De Agostini. Modifica su Wikidata Stefan Bauer,
SACCHI, Bartolomeo, detto il Platina, in Dizionario biografico degli italiani,
vol. 89, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2017. Modifica su Wikidata Opere
di Bartolomeo Sacchi, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata
(EN) Opere di Bartolomeo Sacchi, su Open Library, Internet Archive. Modifica su
Wikidata (FR) Bibliografia su Bartolomeo Sacchi, su Les Archives de littérature
du Moyen Âge. Modifica su Wikidata (EN) Bartolomeo Sacchi, in Catholic
Encyclopedia, Robert Appleton Company. Modifica su Wikidata «Platina -
Relations with Pomponio Leto, in Repertorium Pomponianum, Roma nel Rinascimento
(2008) Stefan Bauer, Quod adhuc extat. Le relazioni tra testo e monumento nella
biografia papale del Rinascimento, in «QFIAB», 91, 2011, pp. 217–248 (articolo
sul Platina). Stefan Bauer, The Censorship and Fortuna of Platina's "Lives
of the Popes" in the Sixteenth Century, Turnhout, Brepols, 2006.
PredecessoreBibliotecario della Biblioteca Apostolica VaticanaSuccessoreEmblem
Holy See.svg Giovanni Andrea Bussi1475 - 1481Zanobi Acciaiuoli. Portale
Biografie Portale Letteratura Categorie: Umanisti
italianiGastronomi italianiItaliani del XV secoloNati nel 1421Morti nel
1481Morti il 21 settembreNati a PiadenaMorti a Roma Storia della cucinaUmanisti
alla corte dei GonzagaScrittori di gastronomia italiani[altre]. Grice:
“Wikipedia doesn’t have it as FILOSOFI ITALIANI, but gastronomist – so one has
to be careful. We include him here just as a nod to Garin. There are gaps about
FILOSOFI ROMANI, too, which has to be taken into account.
Grice e Sacheli – implicatura axiofenomenista dei
parnasesi – filosofia siciliana -- filosofia italiana (Canicattì). Filosofo italiano. Nato da Vincenzo e Calogera
Rinaldi. Studia a Caltanissetta. Iniziato in Massoneria nella loggia Felice
Cavallotti di Girgento. Si laurea a Palermo sotto G. Colozza e C. Guastella. Insegna
a Bologna, Girgenti, Caltanissetta, Bressanone, Genova, Cagliari e Messina. Con
i suoi saggi diede un apporto all'approfondimento all'interpretazione della
filosofia di Aquino. Numerose sono i suoi saggi filosofiche. "La carità
del natio loco" lo spinge a scrivere sulle tradizioni, i miti e le
leggende di Canicattì, collaborando con la rivista Sicania e pubblicando i
risultati delle sue ricerche nelle “Linee di folklore canicattinese” (Acireale,
Popolare). Altri saggi: “Indagini etiche: i criteri, il problema dell'etica” (Milano,
R. Sandron); Atto e valore” (Firenze,
Sansoni); “Ragion pratica: preliminari critici” (Firenze, Sansoni); “Crisi
della Pedagogia” (Roma, Perrella); “Concetto di didattica, Messina, G. Anna);. Ottaviano,
Sophia: rassegna critica di filosofia e storia della filosofia, MILANI, V.
Gnocchini, “L'Italia dei Liberi Muratori”. Erasmo, G. Ferrante, Calogero. Angelo
Sacheli. Sacheli. Keywords: membro dei parnasensi, parnaso di canicatti, massoneria,
liberi muratori, folklore canicattinese, filosofia siciliana, loggia felice
cavallotti di Girgenti, implicatura fenomenista, fenomenismo. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Sacheli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Saitta – l’animo – filosofia fascista – la
romanitas di Tertuliano -- il veintennio fascista -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Gagliano Castelferrato). Filosofo
Italiano. Allievo di Gentile, seguace e interprete del suo idealismo attuale.
Nato da Giovanni Saitta, agricoltore e proprietario terrierio, studia a Nicosia,
Monreale, e Palermo. Frequentando le lezioni di Gentile, si accosta al suo idealismo.
Si laurea in filosofia. Insegna a Terranova, Lucera, Cagliari, Sassari, Fano,
Faenza, Bologna, Firenze, e Pisa. Dirigge “Vita Nuova”, dell’Università
fascista di Bologna, cura la rubrica Noi e gli altri Spunto polemico, firmando
i suoi interventi con lo pseudonimo di "Rusticus", distinguendosi per
i toni accesi e le posizioni anti-clericali e anti-concordatarie, che lo
portarono a scontrarsi con cattolici. Adere infatti a una concezione
movimentistica e rivoluzionaria del regime fascista, che interpreta come il
compimento del valore romantico del Risorgimento, intendendo la nazione italiano
in senso hegeliano quale sintesi tra cittadino italiano individuale e l’universale
della romanita. Col suo attivismo riusce a esercitare una forte capacità di
attrazione. Così si sviluppa quella tendenza a preferire la sua scuola di
storia della filosofia dove la preparazione di tipo scolastico e le esigenze
tecniche erano minori, ma dove si sente un calore ideale, una passione
filosofica, un fervore per la italianita, e una forza di convinzione spesso
dura, e più che dura, ma più vicina a quei sentimenti e a quelle esigenze
fasciste, una decisione innovatrice suggestiva e che sembra offrire un
orientamento vitale per la soluzione di quei problemi. Accogliendo la
concezione gentiliana dell'atto come perenne auto-creazione dello spirito
italiano che tutto comprende, sviluppa una visione attualistica dell'idealismo
non riducibile a una teoria statica, bensì intesa come azione e continuo
dinamismo. Questo lo porta a esaltare la libertà creativa della ragione umana
contro ogni forma di oggettività e di dogmatismo. Da qui la sua accentuazione
della polemica anti-religiosa, e la riscoperta, nel solco delle tesi formulate
da Spaventa e dallo stesso Gentile, della corrente immanentistica della
filosofia rinascimentale italiana che egli pone a fondamento della genesi
dell'idealismo moderno. Questo
immanentismo, per il quale Dio si esprime nell'attività dello spirito umano, è
un reale umanismo che rende possibile la libertà dell'individuo, nella quale
consiste la coscienza illuministica, da lui contrapposta a quella tradizionale,
oppressiva e decadente, della trascendenza.
Per difendere la libertà del soggetto da ogni autoritarismo e
sopraffazione, si è schierato tuttavia non solo contro il dualismo platonico,
la teologia di impianto aquinistico e la neoscolastica, ma in parte anche
contro lo stesso idealismo di Hegel che finisce per oggettivare la ragione
facendone un sistema assoluto da lui ritenuto all'origine dello schiavismo. Persino
nell'attualismo di Gentile e rimasto un retaggio del trascendente, quando esso
attribuisce lo spirito ad un Io assoluto anziché ai singoli individui. Sono
costoro i veri creatori di valori spirituali, coloro cioè in cui va
identificato il soggetto trascendentale. In tal modo intende preservare la
portata stessa dell'atto creativo dello spirito dell'idealismo gentiliano,
rivestendolo di significati empirici, positivistici, contigenti. Altre saggi: “Lo
spirito come eticità” (Bologna, Zanichelli); “La coscienza illuministica
(Genova, Orfini); “Libertà ed esistenza (Firenze, Sansoni); “L’immanenza
(Bologna, Zuffi); “La scolastica e la politica dei Gesuiti (Torino, Bocca); Le
origini dell’aquinismo (Bari, Laterza) Gioberti (Messina, Principato); Ficino
(Messina, Principato); “L'educazione dell'umanesimo in Italia (Venezia, La
Nuova Italia); “Filosofia italiana ed umanesimo (Venezia, La Nuova Italia); “Aquino”
(Firenze, Sansoni); “La teoria dell'amore e l'educazione del Rinascimento
(Bologna, U.P.E.B.); “L'illuminismo della sofistica” (Milano, Bocca) Il
pensiero italiano nell'Umanesimo e nel Rinascimento (Bologna, Zuffi); “L’Umanesimo
italiano” (Bologna, Tamari). E. Centineo,
Ricordo, Giornale critico della filosofia italiana, Firenze, Sansoni, Sorbelli, L'Archiginnasio: bollettino della
Biblioteca comunale di Bologna, direzione di F. Bergonzoni, Regia tipografia
dei fratelli Merlani, Università degli studi di Firenze, S. Salustri,
L'Università fascista di Bologna: un modello di Accademia per il regime?, in
Accademie e scuole: istituzioni, luoghi, personaggi, immagini della cultura e
del potere” (Milano, Giuffrè); V. Pisani, Paideia, Casa Paideia, R. Pertici,
Storia della storiografia, Jaca, L.
Mangoni, “L'interventismo della cultura. Intellettuali e riviste del fascismo”
(Bari, Laterza). Cantimori ricorda con commozione l'irrequietezza spirituale
della sua scuola e la sua attenzione volta ad argomenti quasi ignorati dalla
cultura Italiana – B. Bandini, Storia e storiografia: studi su Delio Cantimori.
Atti del convegno tenuto a Russi, Riuniti).
Cit. in R. Pertici, Storia della storiografia, “Forse meglio di ogni
altro, intese dell'attualismo l'istanza realmente umanistica, e di un
"reale umanismo” “E questa appunto volle sotto-lineare e difendere contro
ogni mistificazione. Così lo vediamo ridurre tutta la dialettica gentiliana a
lotta sempre risorgente fra ragione umana liberatrice e costruttrice di una
società di uomini liberi, e la coscienza tradizionale cristallizzata nelle
oppressioni di strutture portatrici di una filosofia di morte. Ricordo. La filosofia come celebrazione della
soggettività è quasi tutta sbozzata con Ficino. Con lui, anziché col
Campanella, come da altri è stato frequentemente ripetuto, s'inizia la conoscenza
illuministica, Ettore Centineo, Ricordo, Giornale critico della filosofia italiana»,
Firenze, Sansoni, G. Morra, L'immanentismo assoluto, Giornale critico della
filosofia italiana», E. Garin, Cronache di filosofia italiana” (Bari, Laterza);
R. Melchiorre, Storiografi italiani (Villalba di Guidonia, Aletti). Attualismo,
Filosofia rinascimentale, Idealismo italiano, Delio Cantimori Gentile Ricordo. Giuseppe Saitta. Saitta. Keywords: romanitas
-- filosofia fascista, l’universita fascista di Bologna, le reviste filosofiche
fasciste, Vita Nuova, immanenza e non trascendenza, lo spirito italiano,
l’universale dell’italianita, l’universale della romanita, l’amore di Ficino,
Campanella, Cantimori, contro la scolastica, animo, l’animo, vita nuova,
contratto sociale, Rousseau, Firenze. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Saitta” –
The Swimming-Pool Library.
Grice
e Saliceto – il diritto bellico – la guerra e la guerra -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Cinisello Balsamo). Filosofo Italiano. Grice:
“Since Sua Eccellenza Verri-Visconti calls himself a hyphenated philosopher, I
who amn’t, shall list him under Visconti!” Esential Italian philosopher. Like
Grice, he wrote on ‘happiness.’ Like Grice, he wrote on ‘pleasure.’ Like Grice,
he was a very clubbable man. Ritratto
tagliato Barone di Rho. Consorte Marietta Castiglioni Vincenza Melzi d'Eril.
Figli Teresa, Alessandro (da Marietta Castiglioni). Filosofo. Considerato tra i
massimi esponenti dell'illuminismo, è altresì ritenuto il fondatore della
scuola illuministica milanese. Nacque a Cinisello Balsamo dal conte
Gabriele Verri-Visconti, magistrato e politico conservatore e da Barbara Dati
della Somaglia, membri della nobiltà milanese. Ha tre fratelli: Alessandro,
Carlo e Giovanni. Avviati gli studi nel Collegio dei gesuiti di Brera, e
uno dei ‘trasformati’. Si arruola nell'esercito e prende parte alla Guerra dei
Sette Anni. Fermatosi a Vienna, intraprende la redazione delle Considerazioni
sul commercio nello Stato di Milano, che gli varranno il primo incarico di
funzionario. Pubblica le “Meditazioni sulla felicità.” Devienne a Milano uno
dei ‘pugni’, nucleo redazionale del ‘Caffè,’ destinato a diventare il punto di
riferimento del riformismo illuministico. Tra i suoi saggi più importanti per
“Il Caffè” si ricordano “Elementi del
commercio”; “Commedia”; “Medicina”; “I parolai”. Ha rapporto epistolari anche
con gl’enciclopedisti. d'Alembert visita i pugni. Parallelamente all'impresa
editoriale, intraprende la scalata del governo d’Austria allo scopo di mettere
in prattica le riforme propugnate nel “Caffe”.Membro della Giunta per la
revisione della "ferma" (appalto delle imposte ai privati) del
Supremo Consiglio dell'Economia. Fonda la Società
patriottica. “Meditazioni sull'economia politica”. Il discorso sull'indole
del piacere -- e del dolore”; “i Ricordi” e le “Osservazioni sulla tortura”. Il
suo è uno stile asciutto e libero, pieno di trattenuto vigore. Con
Giuseppe II al trono d'Austria, gli spazi per i riformisti milanesi si
riducono, e lascia ogni incarico pubblico, assumendo un atteggiamento sempre
più critico. Pubblica la “Storia di Milano.” All'arrivo di Napoleone, prende
parte alla fondazione della Repubblica Cisalpina, culla del tricolore italiano.
Muore durante una seduta notturna della municipalità. Grazie a lui Milano
divenne il più importante centro degl’illuministi. L'ipotesi di civiltà che
scature da lui e forse troppo avanzata per poter essere adeguatamente raccolta
dalla nostra cultura; e comunque lo colloca a pieno titolo tra le espressioni
più alte degl’illuministi. Il suo grande merito e aver creato in Lombardia un
centro di aggregazione illuminista:“Il Caffè dei pugni” Ciò che desta curiosità
rimane il titolo con cui lui scelse di intitolare la sua testata, dovuta al
rilevante fenomeno della diffusione di caffè (bar), come luoghi dove poter
intraprendere un libero e attuale dibattito culturale, politico e sociale. Con
i suoi articoli sul dolore e il piacere, sottoscrive la dottrina di Helvétius,
nonché il sensismo di Condillac, fondando sulla ricerca della felicità e del
piacere l'attività degl’uomini. Gl’uomini tendeno a sé stessi al piacere e sono
pervasi dal dolore. I suoi piaceri non sono altro che momentanee interruzioni
del dolore. La felicità degl’uomini non è quella personale o soggetiva, ma
quella a cui partecipa il “collettivo,” quasi eutimia o atarassia. Per quanto
riguarda la politica e l'economia, lui è controverso. Per quanto riguarda
l'ambito economico, negli Elementi del Commercio e nella sua più grande opera
economica Meditazioni sull'economia politica, enuncia (anche, per primo, in
forma matematica) la legge di domanda e offerta, spiega il ruolo della moneta
come merce universale, appoggia il libero scambio e sostenne che l'equilibrio
nella bilancia dei pagamenti è assicurato da aggiustamenti del prodotto interno
lordo (quantità) e non del tasso di cambio (prezzo). Di conseguenza, può essere
visto come un marginalista. Si nota, però, come assuma atteggiamenti di difesa
del concetto di proprietà privata e del mercantilismo. Verri-Visconti ritiene
che solo la libera concorrenza tra eguali possa distribuire la proprietà
private. Tuttavia pare favorevole principalmente alla piccola proprietà, per
evitare il risorgere delle disuguaglianze. Verri con le Osservazioni sulla
tortura esprime la sua contrarietà all'uso della tortura. Define ingiusto e
antistorico un modello così efferato di giurisprudenza e auspicando
l'abolizione di questi metodi. Non pubblica l’opuscolo per non inimicarsi, con
le pesanti critiche alla magistratura in esso contenute, il senato di Milano
(tribunale) presso cui si sta decidendo dell'eredità del padre. “Dei
delitti e delle pene” di Beccaria prende in gran parte le mosse proprio dalle
bozze delle Osservazioni sulla tortura, oltre che dagli articoli de Il Caffè. E
proprio a causa di questo furto di idee che i due pugni arrivano al più acceso
scontro. Nella versione definitiva e aggiornata dell’ “Osservazioni,” che
sono in conclusione un invito ai magistrati a seguire la dottrina illuminista
invece di irrigidirsi sulle posizioni conservatrici, la sua dialettica è cruda
e basilare. La tortura è una crudeltà. Se la vittima è innocente, subisce
sofferenze non necessarie. Se la vittima e colpisce un _colpevole_
*presumibile* rischia di martoriare il corpo di un possibile innocente.
L’accusato rinuncia nella tortura alla sua difesa naturale istintiva. Viola la
legge di natura. Apre il suo saggio con la ricostruzione del processo
agl’untori, presentandolo sia come documento dell'ignoranza di un secolo non
guidato dai lumi, sia come emblema del modo in cui una legge sbagliata porta a
una evidente ingiustizia. Questa ricostruzione forne la base per la Storia
della colonna infame di Manzoni, che però la presenta come testimonianza di ciò
che accade quando uomini ingiusti detenneno un grande potere, come all'epoca
era quello del senato milanese. Il saggio non arrivea mai ad avere il successo
che invece ebbe Dei delitti e delle pene, vuoi perché la maggior parte delle
osservazioni in essa sviluppate erano già contenute nell'opera di Beccaria,
vuoi per via del suo stile, dotto e di
difficile comprensione, che rendeva di per sé ardua la diffusione della sua
filosofia, che pure conteneva molti ulteriori spunti rispetto all'opera del
collega. La Borlanda impasticciata con la concia, e trappola de sorci
composta per estro, e dedicata per bizzaria alla nobile curiosita di teste
salate dall'incognito d'Eritrea Pedsol riconosciuto, festosamente raccolta, e
fatta dare in luce dall'abitatore disabitato accademico bontempista, Adorna di
varii poetici encomii, ed accresciuta di opportune annotazioni per opera di
varii suoi co-accademici amici; “Il Gran Zoroastro ossia Astrologiche
Predizioni”; “Il Mal di Milza, Diario militare,” Elementi del commercio”; “Sul
tributo del sale nello Stato di Milano”; “Sulla grandezza e decadenza del
commercio di Milano”; “Fronimo e Simplicio; ovvero, sul disordine delle monete
nello Stato di Milano”; Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano”;
“Orazione panegirica sula giurisprudenza Milanese”; “Meditazioni sulla felicità
colletiva” – cfr. Grice, Notes on happiness –; “Bilancio del commercio dello
stato di Milano, Il Caffè, Sull’innesto del vajuolo, Memorie storiche sulla
economia pubblica dello stato di Milano, Riflessioni sulle leggi vincolanti il
commercio dei grani, Meditazioni sulla economia politica con annotazioni,
Consulta su la riforma delle monete dello Stato di Milano, Osservazioni sulla
tortura, Ricordi a mia figlia, Considerazioni sul commercio nello Stato di
Milano – “Sull'indole del piacere e del dolore” -- Manoscritto da leggersi
dalla mia cara figlia Teresa Verri per cui sola lo scrissi, Storia di Milano,
Piano di organizzazione del Consiglio governativo ed istruzioni per il
medesimo, “Precetti di Caligola e Claudio”; “Memoria cronologica dei
cambiamenti pubblici dello stato di Milano”; “Delle nozioni tendenti alla
pubblica felicità” – felicita pubblica – felicita private --; “Pensieri di un
buon vecchio che non è letterato, Carteggio di Pietro e di Alessandro Verri;
L'Edizione Nazionale delle Opere, Ministero per i beni e le attività
culturali ha deciso di avallare un'Edizione nazionale delle sui saggi. Il
comitato, finanziato pubblicamente, dalla Fondazione Cariplo e da Banca Intesa
Sanpaolo, è presieduto da C. Capra e composto da una ventina di studiosi e si
basa sull'Archivio donato dai Visconti alla Fondazione Per La Storia Del
Pensiero Economico. Angolani Bartolo, Gli Scritti di argomento familiare e
autobiografico; Rivista di storia della filosofia. (Firenze: La Nuova Italia).
Carteggio di Pietro e Alessandro Verri
Cfr. Ricuperati, Il genere della biografia, Società e storia. (Milano:
F. Angeli, "Il Caffè",
Introduzione. Giordanetti, Piero, a cura di, “Sul piacere e sul dolore”. Kant
discute Visconti (Milano, Unicopli); “Giordanetti, “Le arti belle. Sulla
fortuna di Visconti, Visconti e il suo tempo, C. Capra, Bologna, Cisalpino);
Renzo Villata, M. Gigliola, Il processo agli untori di manzioniana memoria e la
testimonianza (ovvero... due volti dell'umana giustizia), Acta Histriae Storia
di Milano, Cronologia della vita di Pietro Verri, su storiadimilano. Vèrri,
Pietro nell'Enciclopedia Treccani, su treccani. Ricordi a mia figlia, su
classicitaliani. CatalogoSellerio, su Sellerio. Salerno editrice. Scheda del
libro: Delle nozioni tendenti alla pubblica felicita, su salerno editrice.
Pensieri di un buon vecchio che non è letterato, su classic italiani. Carlo
Capra, Risultati e prospettive, in Rivista di storia della filosofia, Scritti
di economia, finanza e amministrazione, I Discorsi e altri scritti degli,
Storia di Milano, Scritti di argomento familiare e autobiografico, Scritti
politici, Carteggio di Pietro e Alessandro. Caffè. In Venezia, P. Pizzolato);
“Mediazioni sulla economia politica con annotazioni” (Venezia,Giovanni Battista
Pasquali); “Meditazioni sulla economia politica” (Livorno, Stamperia
dell'Enciclopedia Livorno); “Sull'indole del piacere e del dolore” (Milano, G.
Marelli); “Storia di Milano” (Milano, Società tipografica de' classici
italiani); “Carteggio di F. Novati, A.
Giulini, E. Greppi, G. Seregni, Milano, L. F. Cogliati, Milesi & figli,
Giuffrè); “Viaggio a Parigi e Londra. Carteggio di Pietro ed Alessandro Verri,
Gianmarco Gaspari, Milano, Adelphi); “Appunti di diritto bellico” (Paolo
Benvenuti, Roma, A. Benedetto, “Visconti repubblicano: gl’articoli, Poesia,
letteratura e politica, Alessandria, Edizioni dell'Orso, A. Cavanna, Da Maria
Teresa a Bonaparte: il lungo viaggio, C. Capra, I progressi della ragione”
(Bologna, Il Mulino); “Meditazioni sulla felicità, Pavia-Como, Ibis); “Discorso
sull'indole del piacere e del dolore, G. Spada, Londra, Traettiana, Diario
Militar, Milano, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Filosofico. Storia di Milano.
Sua Eccellenza il conte Pietro Verri Visconti di Saliceto. Keywords: diritto
bellico. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Saliceto – “Grice e Visconti: il piacere” per il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. #visconti. Saliceto.
Grice e Sallustio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. He assembled a
collection of materials by and about Empedocle di Girgenti.
Grice
e Sallustio – Roma – la stora della filosofia romana come fonte d’essempli
morali – che cosa fa un saggio ‘romano’? -- filosofia italiana – Luigi
Speranza. (Amiterno). Filosofo
Italiano. Gaio Sallustio Crispo. Storico. Può anche darsi che adere la setta
dei crotonesi.Tribuno della plebe e senatore, espulso dal senato per motivi
morali, e probabilmente perchè fautore di Giulio Cesare, che lo nomina
questore, pretore nella guerra africana e pro-console della Numidia. Dopo la
morte di Giulio Cesare abbandona la vita pubblica per dedicarsi completamente
agli studi (La congiura di Catilina, La
guerra giugurtina, Le Storie). A lui venne rivolta l’accusa di essere
stato complice dei sacrilegi di Nigidio Figulo. Certamente lui spesso insiste
nei suoi scritti sulla opposizione di anima e corpo. Parla di un nume divino
che veglia sulla condotta dei mortali e accenna a sanzioni
nell’oltretomba. È quindi probabile che allo storico debba essere
identificato quel Sallustio che scrive un "Empedoclea" per esporre le
dottrine del filosofo da Girgenti, tutte colorate di Pitagorismo. Cicero's letter to his brother Quintus is best known for
containing the sole explicit contemporary reference to Lucretius's “De rerum
natura.” But it is also notable as the source of the only extant reference of
any kind to another presumably philosophical didactic poem, Sallustius's
“Empedoclea” (Q. fr. 2.10(9).3= SB 14): “Lucretii
poemata, ut scribis, ita sunt: multis luminibus ingenii, multae tamen artis.
sed, cum ueneris. uirum te putabo, si Sallusti “Empedoclea” legeris; hominem
non putabo.” “Lucretius' poems are just as you
write: they show many flashes of inspiration, but many of skill too. But more
of that when you come. I shall think you a man, if you read Sallustius'
Empedoclea; I shan't think you a human being.” In
addition to the vexed but separate question as to whether the Sallustius in
question is to be identified with the historian, with Cicero's friend Cn.
Sallustius, or some other figure bearing that nomen, the meaning of the barbed
comment on his poem has been almost as fiercely debated.The antithesis between
“uir” and “homo” has been thought problematic, a difficulty formulated with
characteristic brusqueness by Housman. “If one is not a human being, one cannot
be a stout-hearted man nor a man of any sort; one is either above or below
humanity, a god or a beast; and “uir” is not Latin for a stout-hearted god nor
for a stout-hearted beast.” Housman's proposal
of a lacuna following “uirum te putabo”, where a different protasis
corresponding to that apodosis has dropped out, earned a place in Shackleton
Bailey's apparatus and a 'fort. rect.' in Watt's, but has otherwise found
little favour. Most critics have been more or less satisfied that the strict
illogicality should not stand in the way of the joke, though several share
Housman's related feeling that “homo” would stand in more natural antithesis
with god or beast. It is worth stressing that
Housman is, on the question of Latinity at least, quite right that one cannot
be a “uir” if one is not a “homo” (though the reverse is of course quite
possible). Even the vast resources provided by concordances, the TLL, and now
searchable electronic databases such as the PHI CD-Rom or the Bibliotheca
Teubneriana Latina merely corroborate the accuracy of his Latinity. The
juxtaposition of “uir” and “homo” is indeed a common one, and particularly so
in Cicero. In many instances, the same person is (usually) praised using both
nouns, each qualified with an adjective which in some cases may partially
reflect the distinction between qualities appropriate to a Roman male and the
more humane attributes of a Mensch (e.g. hominem honestissimum, uirum
fortissimum, Font. 41; forti uiro et sapienti homini, Leg. Man. 20), but in
others (the majority) the contrast is often so hard to draw that the words feel
almost like synonymous doublets (e.g. consulari homini clarissimo uiro, Verr.
3.184). When the two words are set in antithesis,
it is always clear, and indeed the point of the antithesis or a fortiori
argument generally depends on the fact, that to be a “homo” is a lesser
attainment than to be a “uir.” Thus the gold ring which Verres gave to a scriba
proved not that the latter was a brave man, but merely that he was a rich
fellow (“neque ... uirum fortem, sed hominem locupletem esse declarat, Verr.
3.187), the diminution of a proconsul's province should be guarded against not
only in the case of a man of the highest standing, but even in that of a
middling fellow (“neque solum summo in uiro, sed etiam mediocri in homine
<ne> accidat prouidendum, Prov. cons. 38), and Lucius' and Patron's
proto-Hobbesian philosophy describes not a good man but a cunning fellow (“se
de callido homine loqui, non de bono uiro -- Att. 7.2.4 = SB 125). Taking the
opposite trajectory, from mere “homo” up to “uir,” Cicero often
self-consciously corrects himself, promoting his subject from the former to the
latter category, as with Cato at Brut. 293 (magnum mercule hominem uel potius
summum et singularem uirum) or Epicurus at Tusc. 2.44 (homo minime malus uel
potius uir opti-mus). From this it is at least implicit that to be a homo is a
necessary but not sufficient condition for being a uir, but that uiri are a
subset of homines is absolutely clear when Cicero writes of injustices which
would seem intolerable not only to a good man but more broadly to a free human
being (ut non modo uiro bono, uerum omnino homini lib-ero ideatur non fuisse
toleranda. Inv. rhet. 2.84).? Perhaps the closest Cicero comes to a clear
distinction is in his consolatio to the exiled Sittius, where he urges him to
remember that he is both things (et hominem te et uirum esse, Fam. 5.17.3 = SB
23), a homo because he is subject to the
vicissitudes of all humanity, a uir because he ought to bear those vicissitudes
with fortitude. Here there is no fusion or explicit overlapping of the
categories; each has its specific and discrete associations. However, neither
is there anything here to contradict the evidence of all the other instances or
to suggest that even Sittius could be a uir but not a homo. Even with the
benefit of searchable databases, it can be seen that Housman's judgement on
Latinity and logic is sound. It may be, however, that the confounding of logic
(and perhaps of Latinity) is the essence of humour, and so we must ask
ourselves whether Cicero's transmitted judgement on Sallustius, since it isn't
quite Latin, is actually funny. Even those who
defend the paradosis seem vaguely apologetic about the joke which they are
determined to preserve. Shackleton Bailey, in refuting Housman, writes that
'Cicero says these two things in the same breath ...
because he thought it mildly amusing', and in his shorter commentary remarks,
almost shame-facedly, that 'the juxtaposition is mildly funny' Of course,
whether the reason lies in cultural contingency or in transhistorical
unfunniness, no one who has read any quantity of Ciceronian 'jokes' would
consider a failure to provoke uproarious laughter as grounds for emendation.
Yet the problem with this joke is not so much that it is at best 'mildly
amusing', but rather that it seems oddly arbitrary and lacking the pointedness
or relevance to its context which we might expect in even the feeblest witticism.
'° It is certainly possible for humour to be generated from the antithesis of
uir and homo. At Terence, Hecyra 523-4, Phidippus calls to his wife Myrrina,
and when she responds with an interrogative mihine, mi uir? ('Is it me you're
talking to, my husband?'), he replies in turn uir ego tuos sim? tu uirum me aut
hominem deputas adeo esse? ('Is it your husband I am? Do you consider me to be a husband/man or even a human
being?') This is, if anything, an even clearer proof that uiri are a subset of
homines, as the adeo shows, and it is on this normative relationship of the two
words (in contrast to the anomalous one at Q. fr. 2.10(9).3) that the joke
partly depends: if Myrrina does not consider Phidippus a homo, then a fortiori
she cannot consider him a uir. However, the reference to this standard notion
that one must be a homo to be a uir would have no particular point were it not
wittily combined with the context-specific wordplay on uir as 'husband' (as
Myrrina uses it) and 'man' ('Man? I'm not even treated like a human
being!')"' To turn from the humorous
potential of the uir/homo antithesis to Cicero's comedic practice elsewhere in
his correspondence, it can be seen that he does make literary jokes which,
however amusing or otherwise we might subjectively find them, are
unquestionably pointed and tailored to the specifics of their context and
subject-matter. One example is his witty and context-specific use of the poeta
auctor conceit to depict Tigellius as being actually 'sold at auction' (addictum)
by Calvus' mimetic lampoon, in the act of doing which he picks up and even
elaborates Calvus' own conceit 'of writing a poem in the form of an auction
announcement ... in which he himself took the part of the auctioneer and
offered Tigellius for sale'. 2 Equally witty and pointed, and with an added
touch of doctrina, is his play on the double status of Quintus' Erigona as
bothtragedy and woman, mock-lamenting that she was lost on the road through
Gaul despite owning a fine dog, a learned allusion to the faithful Mera who led
her mistress to Icarius' body, as well as a jibe at the ineffectual Oppius. 3
The letters are also full of witty and pointed philosophical jokes and
allusions, as Miriam Griffin has shown. 14 To cite but one example, Griffin
argues that Cicero's ironic concern to come to see Trebatius 'before [he] flows
completely from [his] mind' (antequam plane ex animo tuo effluo) subtly alludes
to the Epicurean doctrine of sense-perception by means of eisha. 5 In our
passage, on the other hand, we might wonder why the (dubious) antithesis of
“uir” and “homo” even arises when discussing Sallustius' “Empedoclea.” There is
no obvious reason why such a poem, whether as a poem or as an instantiation of
Empedoclean philosophy, would suggest a play on the antithesis of 'man' and
"human', let alone one which is unparalleled in
extant Latin, where, as has been shown, one cannot be a “uir” without also
being a “homo.” If an emendation could provide an antithesis which preserved
and perhaps even enhanced the humour, but removed Housman's illogicality, and
had a clear connection with the topic under discussion, it would have a good
deal to recommend it. We have already noted
how one of the more obvious antitheses of homo is 'god'. Among the most famous, or notorious, aspects of Empedocles's
doctrine was his claim to be a god and no longer a mortal. The claim is most
clearly preserved in the proem to the Katharmoi (DK B112.4-6): ¿ya & juv BEos duBpoTos, ouKéTI OUnTóS MOREQUAL MET TOOI TETILÉVOS, GTEP ¿OLKA, TOIVIOIS TE
TEPIOTETTOS OTÉPEGiV TE DaREiOIS. “I come to you as an immortal god, no longer
a mortal, honoured among all, as is fitting, garlanded with fillets and festive
garlands”. That this doctrine was familiar in Rome is clear from Horace's explicit
comment and partial translation at the climax of the “Ars Poetica” -- while
Empedocles wanted to be considered an immortal god', deus immortalis haberi dum
cupit Empedocles) and Lucretius's all-but-explicit reference to the poems of
Empedocles "divine breast' (diuini pectoris) so that he 'seemed created
from scarcely human stock' (“uix humana ideatur stirpe creates”). Noting this
connection, Murley suggests 'a jest at the expense of Empedocles as well as
Sallust and unpacks the implications of “homo” as ""But if, in the
few days before your return, you shall have read Sallust's “Empedoclea”, I
shall regard you as a hero – but, like Empedocles, *not* a human being.” Murley's
interpretation is attractive, but the secondary, implicit antithesis between
'human' and 'god' sits uneasily with the explicit and problematic antithesis
between 'human' and 'man'. The most economical solution would be to remove the
latter antithesis and the make the former explicit. One solution which would
satisfy all the requirements which we have set so far would be to emend the
paradosis irum to a word meaning god, most probably either “deum” or “dium.”
The juxtaposition of forms of “deus” and “homo” is extremely common in Latin,
and occurs eighteen times in Cicero, albeit more frequently in the plural. Of
course, for a double entendre to work, there must be a primary as well as a
secondary meaning. The playful allusion to Empedocleian doctrine would be clear.
But there must still be an independently comprehensible way in which Marcus can
call Quintus a 'god', even if the allusion grants him a degree of licence to
stretch common usage a little. Curiously, “dius” does not seem to have been
used metaphorically of mortals with superhuman qualities, despite, or perhaps
because of, its specific connotations of a deified mortal or an intermediate
being between god and mortal, and of course its later use as the designation
par excellence of apotheosised principes. There is far more evidence for the
use of “deus” in this way, 'de homine ... virtute aliqua praedito', including
numerous examples in Cicero's speeches, letters, rhetorical and philosophical
works. Of particular relevance to our passage is the assertion by Cicero's
Crassus that the godlike orator is one who does not merely use correct Latin
but speaks ornate (De or. 3.52-3). “Si est aliter, irrident, neque eum oratorem
tantummodo sed hominem non putant; quem deum, ut ita dicam, inter homines
putant?” -- But if it is otherwise [than that he speaks correct Latin], they
laugh at him and think him not only not an orator but not even a human being;
who do they think, so to speak, a god among mortals?') Even with the qualifying
ut ita dicam, it is clear from this passage (and others where there is no such
qualification) that Cicero could use deus to designate a human who excels in
some field or other, and did so on occasion in antithesis with homo.? As
suggested above, the allusion to Empedocles (and to Sallustius) and the
humorous context would help to justify a slight extension of the usage whereby
the act of reading a poem ironically reflects superhuman qualities, whether of
endurance or discernment. It might even be possible that a rare use of “diuus”
in this metaphorical sense could be justified by a verbal echo of Sallustius,
but Ciceronian and other Republican usage would tend to point towards “deus”. As
for how such a corruption could have come about, a misreading of “dium” as “uirum”
might seem easier than that of “deum”, but forms of “d” and “u” are not
normally alike, and the cause here is far more likely to be psychological. The
form could have been assimilated to the nearby “hominem”, or we might see the
metamorphosis of god into man as an instance of polar error, where a scribe
writes the opposite of the word he is copying. This type of corruption is not
uncommon in Ciceronian manuscripts. Cicero's plea at Rosc. Am. 12 that the
presiding praetor Fannius 'avenge the misdeeds with all zeal' (ut quam acerrime
maleficia indecetis) became, in Naples IV B 17, a paradoxical desire that no good
deed should go unpunished., as the scribe wrote beneficia for maleficia.
Likewise at Mur. 73, according to the copyist of Venice, Marc. lat. xi. 39
(3929), the public attributes Sulpicius laying of charges against Murena for
having escorts and giving voters meals and spectacles, not to his excessive
zeal (in tuam nimiam diligentiam) but to his lack thereof (neglegentiam). That
a copyist could likewise write “uirum” for “deum” is entirely feasible. Alternatively,
with either “deus” or “dius”, a devout Christian scribe might - consciously or
unconsciously - have baulked at Cicero's apotheosis of his brother in such a
context and - again consciously or unconsciously - emended the offence away. There
remains the question of whether Cicero is alluding to Empedocles alone or to
Sallustius poetic depiction of him. As noted above, Murley sees the joke as
being 'at the expense of Empedocles as well as Sallust'. It is certainly
possible that the play on god and man is an allusion directly back to the “Katharmoi”.
Sedley has convincingly argued that the proem of Lucretius's De rerum natura
not only imitates Empedocles's proem but is meant to be recognised as so doing,
and thus assumes familiarity with the latter among late Republican litterati. Even
Sedley, however (incidentally using the letter as his principal evidence),
allows that such familiarity could come either through direct acquaintance or
through Latin translations and imitations’s -- including Sallustius. None of
Cicero's allusions to Empedocles in the philosophical works are noticeably
oblique or seem to assume much prior knowledge, though the reference of his
Laelius to “a certain learned man of Agrigentum” (“Agrigentinum doctum quendam
uirum”) could conceivably be taken as allusive as well as faux naif. In
considering Cicero's allusive practice in the letters, we might compare the
witty allusion to Quintus's Erigona which cannot possibly have referred
directly to the text of a tragedy which Marcus never had the chance to read,
and hence must look to the original myth (and possibly the wrong myth at that),
perhaps as narrated in Eratosthenes' epyllion. However, in the case of the
letter, where we are dealing not with a lost text but one with which both
correspondents have some familiarity, it is surely more likely that Cicero is
alluding not - or not only - to Empedocles directly, but to Sallustius' poetic
rendering of his doctrines and perhaps even his poetry. If Sallustius's “Empedoclea”
included a Latin version of DK B1 12.4-6, it is not improbable that it might
have occurred as early in the poem as those lines are in the “Katharmoi,” and
hence be recognizable even by those who had not read it in its entirety. It is
also quite likely that “evntos” would have been translated as “homo” (though “mortalis”
is an obvious alternative possibility) and theós by either deus or dius. In
favour of diuus, we might note its strict distinction from deus as referring to
a minor deity (equivalent to the Soiucv which Empedocles elsewhere claimed to
be) or even more specifically to a deified mortal. On the other hand, the
phrase deus immortalis is not only an obvious way to render “0eos außpotos,” and
far easier to fit into hexameters than diuus immortalis, with its initial
cretic in the nominative and tendency to elision or hiatus in other cases, but
nicely corresponds to the existing common Latin unctura, “di immortalis”, of
which incidentally Cicero is particularly fond. “deus immortalis” is also the
phrase used at Ars P. 464 to render “0eos äußpotos” and it is tempting to
speculate that Horace too is alluding not only to Empedocles, but to
Sallustius' Empedocleian poem. This, of course, can only be speculation in the
absence of any other trace of the poem. But it is far from improbable. Della
Corte has argued for the influence of Sallustius's “Empedoclea” on the speech
of Pythagoras in Metamorphoses 15. If Ovid could integrate such allusions into
his depiction of a different philosopher, albeit one with some doctrines in
common, it is hardly less likely that Horace, about twenty years earlier, could
allude to Sallustius when referring to Empedocles himself. If Horace is indeed
alluding to Sallustius, this might constitute one further argument in favour of
Cicero's writing deum when also alluding to the Empedoclea. However, the
argument does not stand or fall on the issue of Horatian allusion. To sum up, one
may suggest that Cicero wrote to Quintus deum (or possibly diuum) te putabo, si
Sallusti Empedoclea legeris; hominem non putabo. In doing so, he would
certainly have alluded – via implicature -- wittily to Empedocles's claim to be
a god and no longer a mortal at DK B112.4-6, and probably to Sallustius' own
Latin rendering of that claim. Emended thus, the antithesis does not require
the special pleading which has been made for uir/ homo and it has specific and
pointed relevance to the poem under discussion. It is a matter of taste, of
course, but it might also be a little more than mildly amusing. The dominant
quality of Sallust's moral philosophy as articulated in the preface to the
Bellum Catilinae is gloria: this preoccupies much of Sallust's discussion,
particularly in the opening two chapters of the monograph. The text begins with
an emphatic statement of the goal of life, which according to Sallust is to
avoid passing through life without leaving a record of one's existence: omnis
homines qui sese student praestare ceteris animalibus summa ope niti decet ne
vitam silentio transeant veluti pecora, quae natura prona atque ventri
oboedientia finxit: "for all men who set themselves to exceed the other
animals, it is right to struggle with the highest effort, lest they pass
through life in silence like beasts, whom nature has made supine and subject to
their appetites."To this end, Sallust continues, man is comprised of a dual
nature, body (held in common with the beasts) and mind (in common with the
gods); we should make use of the resources of the mind (animus) to seek gloria.
For", Sallust continues "the gloria of riches and beauty is variable
and fragile; virtus is held to be splendid and lasting", nam divitiarum et
formae gloria fluxa atque fragilis est, virtus clara aeterna habetur.* The
separation between mind and body, according to Sallust, is not absolute: each
requires the assistance of the other, because the mind is required to plan
actions, and the body to carry them out.
Grice e Salustio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Flavio
Salustio. The author, according to some, of Salutio’s ‘On the gods and the
world order,’ dedicated to Giuliano. Accademia.
Grice e Sallustio – il pitagorico che corresponde con Giuliano –
Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. Wikipedia Ricerca Saturnino Secondo
Salustio politico romano Lingua Segui Modifica Disambiguazione –
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Sallustio (disambigua). Saturnino Secondo Salustio o Saluzio o Secondo
Sallustio (latino: Saturninus Secundus Salustius o Salutius[1]; ... – ...; fl.
350-367) è stato un politico e filosofo romano di età imperiale appartenente ai
neoplatonici. Epigrafe in latino trovata ad Amorgos e riproducente
una lettera (CIL III, 459) dell'imperatore romano Giuliano a Salustio (Museo
epigrafico di Atene) Amico dell'imperatore romano Giuliano, ne condivise il
programma di restaurazione della religione romana, ma fu così equilibrato che
fu prefetto del pretoriod'Oriente (361-367 con una breve pausa nel 365) sotto
quattro imperatori. Biografia modifica Nativo della Gallia, forse
dell'Aquitania, era probabilmente un homo novus, in quanto i suoi due primi incarichi
furono non senatoriali;[2] Salustio fu infatti, probabilmente sotto
l'imperatore Costante I(337-350), praeses provinciae Aquitanicae, magister
memoriae, comes ordinis primi, proconsole d'Africa e comes ordinis primi intra
consistorium et quaestor, come attesta l'iscrizione posta sotta la sua statua
d'oro eretta nel Foro di Traiano.[3] Fu inviato dall'imperatore Costanzo
II, fratello del defunto Costante, al cugino e cesare d'Occidente Giuliano,
come consigliere, quando era ormai già avanti con gli anni. Costanzo si
insospettì dei successi di Giuliano[4] e, attribuendoli a Salustio, lo
richiamò, separandolo dal cesare di cui era divenuto amico. Giuliano
venne acclamato imperatore nel 360, e l'anno successivo Costanzo II morì. Nel
361 Giuliano, giunto a Costantinopoli, nominò Salustio prefetto del
pretoriod'Oriente e presidente del tribunale che a Calcedoniaprocessò i
funzionari di Costanzo.[5] Nel 362 lasciò Costantinopoli per raggiungere
Giuliano ad Antiochia,[6] da dove l'imperatore aveva intenzione di far partire
la sua campagna sasanide. Qui Salustio sconsigliò a Giuliano di perseguitare i
cristiani: per dargli un esempio, torturò un certo Teodoro per tutto un giorno,
dimostrandogli che ne avrebbe fatto un martire.[7]Diede rifugio al vescovo di Aretusa,
Marco, che aveva suscitato la rabbia di Giuliano[8] e, pare, torturò dei pagani
per vedere se la loro resistenza era comparabile a quella dei cristiani.[9] Fu
poi incaricato di preparare le forniture per l'esercito e la flotta;[10]quando
un ufficiale non riuscì a portare gli approvvigionamenti dovuti a Circesium lo
fece giustiziare.[11] Giuliano morì durante la campagna, in uno scontro con i
Sasanidi (363), durante il quale anche Salustio rischiò la vita;[12] in seguito
fu scelto dai generali romani come successore del suo amico, ma declinò
l'offerta, adducendo la cattiva salute e l'età avanzata, e al suo posto venne
eletto il cristiano Gioviano.[13] Sotto Gioviano rimase in carica come
prefetto: il nuovo imperatore lo inviò a trattare con i Sasanidi. Dopo la
morte di Gioviano (364) sostenne l'elezione di Valentiniano I. Quando
Valentiniano cadde ammalato, nel 364, Salustio negò che la malattia fosse stata
provocata da un maleficio preparato dai sostenitori di Giuliano. Venne deposto
dall'imperatore, che invitò chiunque a presentargli accuse contro Salustio, ma
fu poi rimesso al suo posto dopo poco tempo. Continuò al suo posto sotto
l'imperatore Valente, che il fratello Valentiniano associò all'impero; nel 364
aveva Callisto come assessor (assistente), nel 365 Eanzio. Poco dopo il 30
luglio di quell'anno venne sostituito da Nebridio, principalmente a causa
dell'azione del patricius e suocero dell'imperatore Petronio, ma quando, sempre
quell'anno, Nebridio venne catturato dall'usurpatore Procopio, Salustio venne
reintegrato. Venne definitivamente congedato a metà del 367, probabilmente per
anzianità, ma comunque a causa degli intrighi di Clearco. Forse ricevette il
titolo di patricius dopo il congedo. Giudizi su Salustio modifica
Giuliano fu amico di Salustio, cui dedicò la Consolazione a sé stesso, scritta
dopo la forzata separazione in Gallia da Salustio, e il suo Inno al Re Helios,
composto nel dicembre 362; Salustio lesse e approvò anche un'altra opera
dell'imperatore, I Cesari. Libanio lo lodò come funzionario
incorruttibile,[14]Imerio gli indirizzò un'orazione in cui lo definiva vero
reggitore dello stato,[15] mentre persino i cristiani ne lodavano
l'equilibrio.[16] Opere modifica Salustio fu uno studioso di letteratura
e filosofia, che addirittura trascurò talvolta i propri uffici per coltivare i
propri studi. A Salustio è attribuita la composizione in lingua greca di Περὶ
θεῶν καὶ κόσμου (Gli dei e il mondo), una sorta di catechismo ufficiale
dell'ultimo paganesimo durante la restaurazione della religione greco-romana
voluta dal Giuliano per pagani.[17] La maggior parte delle idee esposte
in esso non sono originali ma sono derivate da altri filosofi neoplatonici,
come pure dalle orazioni di Giuliano, in particolare la quinta e la settima,
anche se Salustio sembra avere meno dimestichezza con Giamblico, considerando
la sua demonologia meno sviluppata.[18] In alcuni punti, tuttavia, l'autore
sostiene alcune tesi inconsuete. Per esempio riguardo all'origine del male,
Salustio afferma che nulla è male per sua natura, ma diviene male per le azioni
degli uomini, o meglio, di alcuni uomini. Inoltre, il male non è commesso dagli
uomini per sé, ma perché si presenta falsamente sotto l'apparenza di un bene,
come aveva già esposto in certa misura Socrate. Il male nasce sempre e solo a
causa di una falsa valutazione del bene, in quanto, alla fine, è mancanza di
esso. «Ma come si spiega il male nel mondo se gli Dei sono buoni e
compiono ogni cosa? In primo luogo bisogna precisare che, se gli Dei sono Buoni
e compiono ogni cosa, il male non ha una esistenza effettiva ma nasce per
assenza di bene, come l'ombra non ha una esistenza reale ma ha origine
dall'assenza di luce …» (Salustio, Gli dei e il mondo, xii.1) Note
modifica ^ Il suo nome è riportato come Saturninus Secundus nelle iscrizioni,
Secundus Salutius in Ammiano Marcellino (xxii.3.1), Secundus in Libanio
(Lettere, 1235), Filostorgio (viii.8) e Sozomeno (vi.3), e infine Salutius,
Salustius o Sallustius altrove. ^ Sivan, Hagith, Ausonius of Bordeaux: Genesis
of a Gallic Aristocracy, Routledge, Costanzo dubitava della lealtà di Giuliano,
in quanto ne aveva ucciso il padre Giulio Costanzo e il fratellastro Costanzo
Gallo. ^ Ammiano Marcellino, xxii.3.1. ^ Lungo la strada, ad Ancira (moderna
Ankara) fece incidere l'iscrizione CIL III, 247. ^ Socrate Scolastico, iii.19;
Sozomeno, v.20; Ammiano Marcellino, xxii.9.17, che però lo chiama semplicemente
"prefetto". ^ Socrate Scolastico, v.10. ^ Passio SS. Bonosii et
Maximiliani, 2. ^ Libanio, Orazioni, xviii.214. ^ Ammiano Marcellino, xxiii.5.6.
^ Ammiano Marcellino, xxv.3.21; Zosimo, iii.29.3. ^ Ammiano Marcellino,
xxv.5.14; Zosimo, iii.36.1—2 riporta anche l'offerta della porpora al figlio di
Salustio, respinta sulla base della sua giovane età. ^ Libanio, Orazioni,
xviii.182. ^ Imerio, Orazioni, xlii. ^ Gregorio Nazianzeno, Orazioni, iv.91. ^
Azize, Joseph, The Phoenician Solar Theology, Smith, Rowland, Julian's Gods:
Religion and Philosophy in the Thought and Action of Julian the Apostate,
Routledge, Ammiano Marcellino, Res gestae Filostorgio, Storia ecclesiastica
Libanio, Lettere e Orazioni Socrate Scolastico, Storia ecclesiastica Sozomeno,
Storia ecclesiastica Zosimo, Storia nuova Fonti secondarie modifica Jones,
Arnold Hugh Martin, John Robert Martindale, John Morris, The Prosopography of
the Later Roman Empire, Cambridge University Press, Edizioni delle sue opere
modifica Salustio, Sugli dèi e il mondo, a cura di Riccardo Di Giuseppe,
Adelphi, Salustio, Gli Dei e il Mondo, a cura di Valeria Vacanti, Il Leone
Verde, Sallùstio neoplatonico, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Guido Calogero, SALLUSTIO
neoplatonico, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
1936. Modifica su Wikidata Portale Antica Roma Portale
Biografie Portale Filosofia Arinteo generale romano Nebridio generale
romano Eusebio (praepositus sacri cubiculi) alto funzionario dell'Impero romano
Wikipedia
Grice e Salutati – Ercole al bivio – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Stignano). Filosofo
Italiano. Vedo
che ignori quanto sia dolce l'amor di patria: se ciò fosse utile alla difesa e
all'ampliamento della patria, non ti sembrerebbe un crimine penoso, nè un
delitto scellerato, il fracassare con la scure il capo del proprio padre, o
ammazzare i fratelli, o cavare con la spada dal grembo della moglie il figlio
prematuro. Ad Andrea di Conte. Cancelliere di Firenze, Figura culturale di
riferimento dell'umanesimo a Firenze, in qualità di discepolo del Boccaccio e
precettore di P. Bracciolini e L. Bruni. Considerato uno dei più
importanti uomini di governo tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo,
Coluccio Salutati, nei suoi anni di cancelliere della Repubblica di Firenze,
svolge un importantissimo ruolo diplomatico nel frenare le ambizioni del duca
di Milano G. Visconti, intenzionato a creare uno stato comprendente l'Italia
centro-settentrionale. Nel contesto di questa lotta elabora la sua dottrina
della “libertas fiorentina”. Oltre all'impegno politico, svolge un importante
ruolo nella diffusione dell'umanesimo petrarchesco e boccacciano, divenendone
l'esponente più importante e il praeceptor della prima generazione degl’umanisti.
Il suo lascito più importante presso i posteri fu la codificazione civile dell'umanesimo,
cioè l'uso dello spirito e dei valori dell'antichità classica all'interno
dell'agone politico internazionale. Grazie a Salutati (autore tra l'altro di un
vastissimo epistolario e di trattati politici, filosofici e letterari),
difatti, il mito della florentina libertas, cioè di quel complesso di valori
ispirati alla libertà promosso dall'ordinamento politico fiorentino, si rafforza
enormemente sotto il suo cancellierato, ed e utilizzato quale strumento
diplomatico per accrescere il prestigio di Firenze presso gli altri stati d’Italia. Costretto,
a pochi mesi dalla sua nascita, ad abbandonare il luogo natìo per raggiungere
il padre Piero (detto dal Villani di buoni costumi e di prudenzia laudabile)
a Bologna, ove il genitore serviva il signore della città T. Pepoli, che a sua
volta garantiva protezione alla famiglia Salutati. Nella città felsinea compe per
volontà paterna (ma più probabilmente di Pepoli che, morto Piero, prende sotto
la sua protezione la famiglia e il giovane Coluccio in particolare), studi, benché
fosse maggiormente interessato alle discipline letterarie, e seguì le lezioni
di logica e di grammatica di P. Moglio. Lascia Bologna a causa anche della
caduta di Pepoli e ritorna a Stignano, dove un rogito testimonia la sua
presenza. Gli anni successivi all'allontanamento da Bologna, gli videro esercitare il mestiere di notaio in
vari centri toscani (specialmente in Valdinievole), coltivando, come si vedrà
nella sezione dedicata alla passione umanistica, lo studio dei classici, come
dimostra la lettera a L. Gianfigliazzi , colto politico fiorentino col quale
discute su Valerio Massimo e altri autori antichi. Nel frattempo, la sua carriera
amministrativa lo spinse ad intraprendere anche la carriera politica:
cancelliere del Comune di Todi prima, della Repubblica di Lucca poi, ed infine,
dopo essere giunto a Firenze ed avervi esercitato per breve periodo
l'incarico di scriba omnium scrutinorum, Cancelliere di quella città, tenne,
pertanto, nelle sue mani la carica più importante della diplomazia della
Repubblica fiorentina, divenendo un personaggio di spicco della politica
italiana di fine Trecento. Costantemente rieletto e confermato con le stesse
ingerenze, lo stesso stipendio e i soliti privilegi, lascia nell'Ufficio un
numero grande di minutari e registri, di lettere e istruzioni, per lo più di
sua mano, e solo in parte de' suoi coadiutori, che non sembrano molti. Da
questi libri e da altri della Cancelleria, apparisce com'egli fosse
costantemente in Palazzo, presente a innumerevoli atti del Comune, dei
Consigli, degli uffici più svariati. La frattura in seno alla Chiesa Cattolica
spinse Urbano VI a firmare la pace coi fiorentini. Le relazioni tra Santa Sede
all'epoca ad Avignone e la Repubblica fiorentina degenerarono rapidamente a
causa della volontà di Gregorio XI di ritornare a Roma e ripristinarvi
l'autorità della Chiesa. La paura che si formasse, nel centro Italia, un forte
stato ecclesiastico allarma sia Firenze (intimorita di essere inglobata nel
nuovo stato) che le città degli Stati Pontifici, che a causa della lontananza
del Papato avevano acquisito una grande forza ed indipendenza. La guerra finì
frettolosamente a causa della scissione interna alla Chiesa stessa tra
cardinali, fatto che porta alla nascita del gravoso Scisma d'Occidente. Urbano
VI assolve Firenze dalla scomunica per avere alleati contro Clemente VII.
Tra gli scomunicati, c'e anche lui, in quanto figura chiave della politica
dell'epoca. Coluccium Pieri de Florentia, excellentissimum cancellarium comuni Florentie,
riceve l'assoluzione da parte del Papa tramite i legati S. Pagani, vescovo
di Volterra, e F. d'Orvieto, frate appartenente all'ordine degli Eremitani. Firenze,
mentre stava stipulando la pace con Urbano VI, fu sconvolta dalla rivolta del
popolo minuto che, già soggiogato e perseguitato dalla prepotenza
politico-economica del popolo grasso, fu sobillato dagli operai salariati (i
ciompi) a rivoltarsi. Si ebbero i primi scontri e i ciompi, risultati
vincitori, imposero Michele di Lando quale gonfaloniere di Giustizia e
riformatore della Signoria in senso democratico. L'animosità degli sconfitti si
fece sentire molto presto: dopo aver chiuso gli opifici riducendo alla fame gli
operai, la grande borghesia e l'aristocrazia riuscirono a trarre dalla loro
parte Michele di Lando che, dopo aver disperso i capi dei ciompi, si dimise
dalla carica di gonfaloniere e ridando il potere ai magnati, tra i quali
primeggiarono gli Albizi che instaureranno un regime oligarchico durato fino
alla venuta di Cosimo de' Medici. Dall'epistolario di Coluccio, sappiamo che
egli informò D. Bandini di Arezzo dei tumulti avvenuti in città e stimando gli
uomini assurti al potere quali degni e pieni di considerazione. L'atteggiamento
emerso in quest'epistola, datata il mese d'agosto, si rivelerà contrario a
quanto Coluccio in realtà pensasse del nuovo governo. Marco Cirillo ci descrive
lo stato d'animo del Cancelliere e la sua scelta di rimanere in tale carica
nonostante l'avversione per i Ciompi. Dalle lettere di Coluccio Salutati si
evince come il cancelliere non fosse soddisfatto del governo instaurato dal
Popolo Minuto, ed è probabile che il cancelliere conoscesse anche i “piani
politici” di chi voleva ritornare al potere. Questo ci permette di ipotizzare
che, la decisione di ritornare al proprio ufficio si legava sia alle necessità
familiari dell'umanista, sia all'amore che egli nutriva per il proprio lavoro
ma anche, alla conoscenza dell'imminente ritorno del Popolo Grasso al
potere, unito alla convinzione della mancanza di conoscenze politiche adeguate
per governare una città come Firenze da parte dei Ciompi stessi (Cirillo)
Ha un ruolo decisamente più attivo ed importante nell'animare Firenze perché si
difendesse dalle ambizioni di conquista di Gian Galeazzo Visconti, duca di
Milano, desideroso di sottomettere l'intera Penisola al suo controllo
schiacciando le resistenze delle Signorie dell'Italia Settentrionale. Galeazzo
sposta infatti le sue attenzioni sulla Repubblica di Firenze, e Coluccio giocò
un ruolo importante in questa situazione spronando il popolo fiorentino a
difendere la sua tradizionale libertà (la florentina libertas) e rispondendo
egli stesso dalle accuse dei nemici attraverso l'opera Invectiva in Antonium
Loscum. La situazione per i fiorentini, all'inizio del conflitto, era alquanto
drammatica, in quanto si ritrovarono praticamente circondati dai domini di Gian
Galeazzo e solo l'ausilio di bande mercenarie, guidate da Giovanni Acuto,
riuscirono a frenare i piani di dominio del Visconti. La guerra, che riprese
dopo una momentanea tregua, vide la formazione di una vasta coalizione
antiviscontea di cui fecero parte tutti gli stati italiani del centro-nord,
tenuti assieme dalla politica estera fiorentina e da quella veneziana.
Nonostante gli alleati fossero stati gravemente surclassati dalle forze
milanesi, i fiorentini riuscirono a salvare la loro indipendenza resistendo a
dodici anni di guerra, cioè fino alla morte improvvisa di Gian Galeazzo a causa
della peste, lasciando Firenze in una posizione di potenza nell'Italia
centro-settentrionale. Gli ultimi anni e la morte Coluccio trascorse gli
ultimi anni della sua vita terrena celebrato sia per la sua posizione di guida
dell'umanesimo, sia per l'abilità politica dimostrata contro il Visconti, ma
anche in grandi amarezze a causa dei lutti (morte della seconda moglie e la
morte di alcuni dei suoi figli in occasione della pestilenza). Quando poi morì,
la Signoria, il giorno successive, gli fece celebrare funerali solenni in Santa
Maria del Fiore, ponendo sulla sua bara una ghirlanda d'alloro per le sue virtù
poetiche. I suoi discepoli Leonardo Bruni suo successore, Poggio Bracciolini,
futuro cancelliere e Pier Paolo Vergerio lo piansero amaramente, ricordandolo
come un padre e come il più grande decoro di Firenze. Coluccio umanista La
guida dell'umanesimo italiano e per trent'anni, dopo la morte del Petrarca e
del Boccaccio, il più autorevole umanista italiano, unico erede di quei grandi (Dionisotti)
Miniatura che ritrae proveniente da un codice della Biblioteca Laurenziana a
Firenze. Alla morte del Boccaccio, sia per ragioni anagrafiche (era di una
generazione sita tra quella di Petrarca e Boccaccio e la successiva degli
umanisti), sia per la propria grandezza letteraria e filosofica, fu il
principale esponente dell'umanesimo italiano, come ricorda infatti C.
Dionisotti e altri studiosi, quel «trait d'union tra la generazione che aveva
vissuto in prima linea il rinnovamento petrarchesco e quella dei nuovi umanisti
già pienamente quattrocenteschi» Salutati ebbe, sia per il ruolo istituzionale
sia per quello culturale, rapporti anche con i Paesi europei: tenne
corrispondenza con un colto cortigiano di Carlo VI di Francia, Jean de
Montreuil, e con l'arcivescovo di Canterbury Thomas Arundel, conosciuto mentre
il presule inglese si trovava a Firenze. Fecondo scrittore, apologeta
"diplomatico" della classicità contro gli attacchi degli aristotelici
e di alcuni ecclesiastici ostili all'antropologia umanista, Coluccio alternerà
il suo magistero culturale con quello politico, difendendo la libertà
repubblicana di Firenze adottando lo stile e il genere degli antichi
trattatisti. La formazione umanistica Nonostante Lino avesse preso
definitivamente l'attività notarile, come testimonia il suo primo rogito
effettuato nella nativa Stignano, l'amore per la cultura e la letteratura non
venne meno. Anzi, a partire dalla fine degli anni sessanta, Coluccio divenne il
segretario di Francesco Bruni, amico a sua volta di Francesco Petrarca; iniziò,
come esposto dalla Senile un rapporto epistolare a distanza, che permise al
Salutati di avvicinarsi alle proposte umanistiche del poeta Aretino. Nel
periodo che intercorse tra questa prima epistola e la morte del Petrarca,
Coluccio entrò sempre più nella mentalità classicista del maestro, grazie anche
ai contatti che egli ebbe con l'altro grande umanista e allievo del Petrarca stesso,
Giovanni Boccaccio, quest'ultimo animatore del circolo umanista di Santo
Spirito a Firenze. Seguendo la scia del maestro Boccaccio, sinceramente pianto
dal Salutati al momento del trapasso, il Cancelliere della Repubblica continuò
il suo magistero a Santo Spirito, tenendovi lezioni cui partecipavano
umanisti non solo fiorentini (si ricordano, tra i più importanti, Niccolò
Niccoli, Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini), ma anche di altre regioni
italiane (quali il vicentino A. Loschi e il già ricordato P. Vergerio). Nel
convento degli agostiniani Salutati, aiutato nel suo magistero culturale dal
coltissimo frate Luigi Marsili[40], non si fece soltanto portavoce degli ideali
dell'umanesimo classicista petrarchesco, ma continuò a tenere in alta
considerazione Alighieri, deprecato da una cerchia dei giovani umanisti in
quanto scrittore volgare e pessimo latinista. La fondazione della cattedra di
greco a Firenze. Oltre al suo compito di formazione dei giovani umanisti che
andranno a diffondere il nuovo sapere presso gli altri centri culturali
italiani, Salutati ebbe il merito non solo di affidare le cattedre tradizionali
dello Studium fiorentino ad umanisti discepoli di Petrarca (quali Giovanni
Malpaghini), ma soprattutto quello di far rifiorire in Italia il greco
classico. Grazie all'incontro avvenuto a Venezia tra i giovani umanisti Roberto
de' Rossi e Giacomo Angeli da Scarperia e i due colti bizantini M. Crisolora e
D. Cidone, inizia, usufruendo dei poteri di Cancelliere, ad intessere rapporti
con Crisolora per invitarlo ufficialmente a Firenze quale docente di greco
classico nello Studium. Questi, giunto nell'Europa Occidentale per conto
dell'imperatore Manuele II Paleologo per cercare alleanze contro i turchi
ottomani, cercò di instaurare rapporti di amicizia con gli Stati che visitava
trasmettendo la conoscenza del greco classico ai nascenti circoli umanistici,
edotti di latino ma non della lingua di Omero. Pertanto Crisolora accettò
l'offerta del Salutati, rimanendo nella città toscana e lasciando in eredità ai
suoi discepoli (e amici) fiorentini gl’Erotematà, compendi linguistici di greco
classico caratterizzati da una sinossi con la grammatica latina. L'umanesimo
incontra durante la sua diffusione, il sospetto e l'ostilità di alcuni ambienti
religiosi a causa della libertà e responsabilità etica del singolo uomo che
Coluccio andava insegnando, e del suo progetto di conciliare la natura della
cultura classica con quella cristiana. I principali antagonisti dell'umanesimo
fiorentino, il camaldolese Giovanni di San Miniato e il domenicano Giovanni
Dominici (quest'ultimo poi cardinale), intendevano sostanzialmente mantenere
l'istruzione e la morale rigidamente nelle mani della gerarchia, rifiutando la
ventilata autonomia spirituale dei pagani e riaffermando la loro
interpretazione allegorica. Le humanae litterae non sono antitetiche agli
studia divinitatis Coluccio, davanti a questi attacchi, sostenne la necessità,
anche da parte dei laici, di avere coscienza di ciò che dicono e
professano nella vita attiva, ribadendo il valore positivo di questo modello di
vita e combattendo il vuoto nominalismo tomista che la cultura ecclesiastica
ufficiale difendeva strenuamente quest'ultimo visto come nocivo perché, avendo
ormai intriso la stessa Bibbia di sillogismi filosofici, allontanava dalla
Verità gli uomini: «Senza la capacità di intendere in fondo i termini, la
lingua, non si dà conoscenza della scrittura, della parola di Dio. Ogni
conoscenza seria è comunicazione. In tal modo gli studia humanitatis come mezzo
per ritrovare nella lettera l'inseparabile spirto, nel corpo l'anima
indisgiungibile, sono strettamente connessi con gli studia divinitatis. La disputa sulla verità teologica della
poesia, genere privilegiato nella conoscenza di Dio, è quello che gli impegna
maggiormente. Seguendo il tracciato delle Genealogie deorum gentilium del
maestro Boccaccio, risponde alle accuse dell'immoralità della poesia a G. di
San Miniato, in una lettera affermando non solo che ogni verità proviene da Dio
stesso, ma anche che Dio ha usufruito della poesia attraverso i salmisti,
Giobbe e Geremia: per cui la poesia è il genere letterario più vicino a Dio. Tale
tesi verrà poi ulteriormente rinforzata nell'incompiuto “De laboribus Herculis”,
in cui si arriva a sostenere una vera e propria poesia teologica, per cui anche
gl’antichi poeti pagani, con le loro opere, si avvicinavano a Dio. Il poema
epico del Petrarca, per la sua incompletezza e il latino ancora un po' rozzo,
suscita delusione nei simpatizzanti dell'umanesimo. Forma, impiegando gran
parte delle sue retribuzioni, una biblioteca di più di 100 volumi, collezione
molto grande per l'epoca e simbolo del suo fervore culturale. Possedetun
manoscritto delle tragedie di Seneca ricopiato ottimamente di suo pugno con
l'aggiunta dell'Ecerinide del preumanista padovano A. Mussato, ma anche
esemplari di autoriquali Tibullo e Catullo ed una rarissima copia delle Ad
familiares di Cicerone, coperta dall'amico e cancelliere milanese P. Capelli a
Vercelli. A questa scoperta in terra di Lombardia, si aggiunse anche le “Epistole
ad Atticum”, rendendolo il primo dopo secoli a possedere entrambe le raccolte di
lettere di Cicerone. R. Sabbadini riporta che, nella sua biblioteca, e il primo
a possedere il “De agricultura” di Catone, il Centimeter di Servio, il commento
di Pompeo all'Ars maior di Donato, le Elegie di Massimiano e le Differentiae
pseudo-ciceroniane, mentre F. Tateo continua elencando i Dialoghi di Gregorio
Magno e l'esame dei vari manoscritti di Cicerone, di Lattanzio, di Agostino, di
Seneca, di Ovidio e di Stazio in suo possesso. Nonostante questa passione
da bibliofilo, che rese la sua biblioteca la più significativa dopo quella del
Petrarca agli albori del XV secolo, non sfoggia mai eccellenti doti
filologiche, al contrario del Petrarca stesso o del suo discepolo L. Bruni. Cerca,
inoltre, di avere da parte di Lombardo della Seta, fedele discepolo del
Petrarca, una copia dell'Africa perché fosse poi pubblicata. I suoi sforzi e
dei primi umanisti risultarono sempre più insistenti nel corso degli anni
settanta: Lombardo ha timore a pubblicare un'opera rimasta in un testo
incompiuto ed incerto, rischiando così di oscurare la gloria del Petrarca. Quando
poi giunge a Firenze il sospirato poema epico dell'Aretino, è afflitto dalle
sospensioni, dalle lacune e certamente anche dalla pesantezza d'ala del poema
tanto vantato e sognato. La delusione, trasmessa in una lettera a Francescuolo
da Brossano, spinselo a non farsi più editore e commentatore dell'opera. Intervenne
anche nel campo della paleografia. Nel vivo studio dei classici, fa
un'introduzione fondamentale: dopo aver adottato, per gran parte della sua
vita, una scrittura cancelleresca e una libraria semi-gotica', legge e trascrive
un codice delle Lettere di Plinio il Giovane contenente nessi e legature che si
erano persi. L’uso di -s diritta in fine di parola, i nessi e le legature ae, ę
e &, di cui si era persa memoria. Con questo esperimento inizia la storia
della scrittura umanistica. Composto da 344 lettere, l'epistolario di Coluccio,
documento fondamentale di questa lunga ed efficace opera di rinnovamento»
culturale, tratta dei temi più disparati. Organicamente, la raccolta si divide
in due filoni: le lettere private, indirizzate ad amici e conoscenti, e quelle
pubbliche, scritte a nome della Repubblica diFirenze. Stilisticamente,
l'epistolario di Coluccio spicca per l'uso di uno stile che si allontana da
quello delle lettere medioevali, fitte della retorica della ars dictandi, per
lasciare il posto ad una serenità cordiale e stoica che si richiamava alle
Familiares di Cicerone e al repertorio lessicale degli altri autori classici,
determinando così quello che è stato definito «latino misto». Epistolario
privato Nella prima categoria, le lettere scritte a nome dell'umanista Coluccio
mettono in mostra le tendenze socio-culturali del primo umanesimo italiano. Da
un lato, la percezione del divario cronologico tra i contemporanei e gli antichi,
eredità diretta della sensibilità petrarchesca; dall'altro, l'esposizione in
più punti del suo pensiero, dalla rivendicazione del valore della vita attiva
contro i monaci e quegli ecclesiastici che sottolineavano invece l'eccellenza
della vita claustrale al valore della poesia. Immancabile è la tematica
politica, esposta nella lunga lettera a Carlo di Durazzo e ritenuta essere il
sunto del pensiero politico del primo umanesimo. Le lettere dell’Epistoloario
pubblico, scritte in qualità di cancelliere della Repubblica, sono di carattere
puramente politico, in quanto rivolte a contrastare l'azione egemonica di Gian
Galeazzo Visconti. Riprendendo i modelli dei classici latini (Seneca,
Sallustio, Cicerone), Coluccio additava Gian Galeazzo quale tiranno in
contrasto con la florentina libertas. Il tono di queste lettere doveva essere
così grave e tagliente che, secondo la tradizione, il duca di Milano rispondeva
che un'epistola del Salutati era più deleteria di una sconfitta militare di
Milano in campo aperto. Dal punto di vista più tecnico, il saggio svolto presso la cancelleria di Firenze ha
reso Coluccio Salutati uno dei più noti cancellieri del Medioevo; tale
notorietà si deve al metodo di lavoro che egli ha adottato nel trentennio in
cui ha ricoperto tale carica. Effettivamente, i cambiamenti che il Salutati ha
apportato, soprattutto nel campo dell'epistolografia politica medievale, pur
non essendo certo radicali, ebbero una notevole influenza su molte corti
d'Europa. La letteratura sull'argomento è unanime nell'affermare che, Coluccio
Salutati, pur utilizzando la formula prevista dall'epistolografia cancelleresca
medievale, che prevedeva: la Salutatio, il Proverbium, la Narratio, la Petitio
e la Conclusio; ebbe modo di personalizzare ogni fase dell'epistola in base
alle proprie esigenze narrative. È frequente perciò trovare nelle sue lettere
una Salutatio piuttosto breve ed un Proverbium soprattutto quando egli
esprimeva teorie politichepiuttosto lungo. Epistola a F. Zabarella, filosofo
padovano, il “De Tyranno” basato sull'omonimo trattato di Bartolo da
Sassoferrato e sul “Polycraticus” di Giovanni di Salisbury) riflette sulla
nascita della tirannide e sulla liceità dell'assassinio del tiranno stesso.
Indotto a fare questa riflessione su spunto di A. dell'Aquila, che gli chiese la
liceità dell'assassinio di Giulio Cesare e dalla volontà di difendere la scelta
dantesca di porre Bruto e Cassio nelle fauci di Lucifero, ammette la liceità di
un tale gesto nei confronti di un despota, ma negandola però al generale
romano, in quanto e un benemerito capo di stato, che fu tradito dagli stessi
uomini che erano stati da lui beneficiate. L’Invectiva contro A. Loschi,
cancelliere dell'ormai defunto Gian Galeazzo e autore di una “Invectiva in
florentinos”, ha un tono più concreto rispetto al teorico “De Tyranno”. Nell'”Invectiva”,
mostra la partigianeria repubblicana sostenitrice della “florentina libertas”,
emula dell'Atene di Pericle fautrice della concordia partium tra lei e i suoi
alleati. Gli ricorda come Firenze sia nel giusto perché è sottoposta alle
leggi, che non possono essere violate, mentre a Milano il diritto è strumento
arbitrario nelle mani di un vero e proprio tiranno, che sta al di sopra delle
leggi. “De seculo et religione”, epistola all’amico Niccolò di Lapo da Uzano si
articola in due parti ed è datata. Gl’invia una lettera d'accompagnamento
insieme al testo da lui realizzato. Tratta di una esortazione assai fervida
alla vita claustrale. Rvendica anche la validità della vita quale laico, in quanto
strada valida nell'ambito gerarchico delle occupazioni umane, a cui egli rimane
ancora legato. L'opera, esaltante la vita ritirata prendendo spunto anche da
Cicerone, Livio, Macrobio e Omero, tratta anche della condanna morale di cui è
afflitta Roma, dai papi fino ai predicatori. Il “De fato et fortuna” e
un’epistola divisa in cinque parti, iespone l'argomento del libero arbitrio e
del rapporto che esiste tra quest'ultimo e gli avvenimenti che possono
ostacolarne i progetti. La tematica, assai complessa ed erede di una lunga
tradizione filosofica (i modelli sono Alberto Magno, Aquino e il “De bona
fortuna” di Aristotele), si sviluppa nel tentativo di dimostrare come
l'esistenza umana si inquadri in una causa prima, Dio, la quale opera in
comunione, talvolta incontrandosi, talvolta scontrandosi, con la volontà
dell'uomo. In “De Nobilitate legum et medicine” propone una gerarchia del sapere,
proponendo la legge come valore supremo sulla medicina, intesa come mera tecnica.
Come l'anima è superiore al corpo, così la legge (che si rifanno al campo della
volonta dello spirito) e superiori alla medicina, che fa parte della meccanica.
La legge, infatti, regola la vita sociale, determina il con-vivere civile,
stabilisce l'ordine e deve essere ottima perché puo produrre uomini migliori. Continua
affermando che la legge, dal momento che appartengono alla sfera dello spiritualo
e quindi celeste, e legate direttamente a Dio. Gl’uomini, perciò, possono
collaborare con Dio nella costruzione perfetta della società grazie al fatto
che ogni uomo e ispirato dalla divinità medesima. Il “De Laboribus Herculis,” opera
di grande impegno intellettuale, e un vasto saggio di poesia. Diviso in 4 parti,
intende continuare il progetto culturale di Boccaccio della genealogia, vale a
dire una difesa della poesia a livello universale basata sulle vicende terrene
dell'eroe mitologico Ercole, re-interpretate in senso allegorico e indirizzate
verso la via della virtù. Si basò su Ercole per la radice etimologica del nome
greco, risalente ad “ερος κλερος”, cioè uomo forte e glorioso. Come già scrive a
Giovanni di San Miniato, infatti, la poesia ha un valore universale in quanto
il senso interpretativo supera la dimensione culturale in cui è stato scritto.
Per cui la opera di un pagano, se piene di valori positivi, non devono essere
rigettate, ma accolte in quanto provenienti da Dio stesso. “Carmen de
morte Francisci Petrarce” e un carme commemorativo del Petrarca e accennato in
varie epistole a Roberto Guidi conte di Battifolle, a B. Imola e a F. Brossano,
del quale è quasi dubbio il completamento. “De verecundia” e un trattarello in
forma epistolare indirizzato ad A. Baruffaldi sulla natura positiva o negativa
della verecundia, cioè il rispetto. Grazie agli studi genealogici di F. Novati,
si puo ricostruire l'ascendenza e la discendenza del cancelliere
fiorentino. Coluccio Ignota, figlia di un tal Lino Piero Lino Coluccio; Piera
di Simone Riccomi, A.Corrado, Giovanni Sorella ignota, sposata a uno dei
Giovannini di Stignano sposata ad uno dei Dreucci di Pistoia Piero morto di peste, Andrea morto di peste, Bonifazio
- Monna Checca de' Baldovinetti Arrigo Margherita
d'Andrea de' Medici Antonio, Duccia di Guernieri de' Rossi; Nonnino Filippo, Simone
Lionardo, chierico Salutato, chierico Lorenzo. A lungo si è ritenuta corretta
la data, Campana Martelli, Nuzzo, e
altri studiosi dimostrano che la data corretta è Villani, Coluccio Salutati
XXVII racconta l'ascesa politica ad una delle più prestigiose cariche politiche
fiorentine. Nominato segretario grazie all'influenza del Gonfaloniere Bonaiuto
Serragli, e eletto Cancelliere in sostituzione di N. Monaci, uomo politico con
cui il Serragli fu in disputa. Si veda
Epistolario per le addolorate missive inviate dal Bruni e da Poggio all'amico
in comune N. Niccoli, ‘tali parente’ nell'epistola di Bruni; ‘patris nostri’ in
quella di Poggio). In Ivi, l'istriano P.
Vergerio, in una lettera a F. Zabarella, lo descrive come il primo e
straordinario decoro di Firenze -- urbis illius primum atque precipuum decus,
Linum Colucium Salutatum -- Della stessa opinione anche: Cappelli, in cui si
ricorda, al momento dei funerali, il commosso addio dell'allievo P. Vergerio,
che lo chiama communis omnium magister --
maestro comune di tutti noi -- Luogo significativo per continuare le riunioni
dei nuovi umanisti, in quanto vi viveva quel fra' Martino da Signa erede universale
degli scritti del Boccaccio. Boccaccio dispose per testamento di lasciare la
sua biblioteca all'agostiniano M. Signa con l'indicazione che alla morte del
frate i volumi fossero negli armaria del convento fiorentino di Santo Spirito.
Così avvenne. La grandezza di Alighieri, ma anche di Petrarca e dello
stesso Boccaccio, sono messi in discussione dal più acceso degli umanisti
classicisti, N. Niccoli, all'interno dei Dialogi ad Petrum Histrum di L. Bruni.
L'accusa principale consisteva nella barbaria del loro latino e nel, caso di Alighieri,
nel fraintendimento del senso di alcuni passi virgiliani. Solamente il suo intervento
riesce a capovolgere la situazione, salvando Alighieri dalle accuse feroci del
Niccoli. Come anche risulta da un dialogo del Bruni, che di quella polemica
anti-dantesca è il documento principe, il suo intervento riusce ad assicurare
la continuità, proporzionata all'età nuova, della tradizione dantesca a
Firenze. I contatti tra Costantinopoli e Firenze sono facilitati dalla
presenza, nella capitale bizantina, di G. da Scarperia, che decise di
riaccompagnare Crisolora in patria per apprendere greco da lui stesso. La
visione laica dell'umanesimo non si deve confondere con la proposta laicista,
dal punto di vista etico e antropologico. Mantenendo sempre un'attenzione
ossequiosa verso la Roma e una sincera devozione verso le verità romana, intende
nel contempo esaltare e rivendicare la responsabilità umana al di fuori di
qualsiasi determinismo meccanicista e ponendo in valore la libertà personale
del singolo» (Cappelli85). Abbagnano19 sintetizza in modo più stringente il
rapporto tra libero arbitrio e volontà divina, affermando che il primo sia
«conciliabile con l'infallibile ordine del mondo stabilito da Dio». Si è condensato, in questi due punti,
l'attacco generale del mondo contro l'umanesimo. La questione sul valore della
poesia riguarda la disputa con Giovanni di San Miniato (cfr. Epistolario, 3,
Fratri Johanni de Angelis; quella con Dominici riguarda il valore positivo
dell'umanesimo (cfr. Epistolario, Il codice fa parte della sua biblioteca entra
nelle mani del cancelliere fiorentino igrazie alle pressioni che esercita su G.
de Broaspini. Della stessa opinione anche Francesco Novati che, in Epistolario,
giunge alla stessa conclusione del Sabbadini in quanto vi trova delle suoi
postille autografe del Salutati. L'epistola è importante perché, dopo l'elogio
di Carlo per la fortunata impresa militare della conquista del Regno di Napoli
e il paragone con gl’eroi antichi, enumera i doveri di un buon sovrano: cercare
l'unità sacra; gestire con moderazione il potere e imparare a gestire le
proprie emozioni -- incipe prius tibi quam aliis imperare; rege te ipsum, noli
regendorum subditorum studium tuimet derelinquere moderamen -- per evitare di
cadere nei vizi e di essere classificato come un tiranno. Esaltandolo alla
virtù, alla temperanza e alla giustizia, insomma tratteggia il modello del
sovrano ideale, cavalleresco, formato sull'esempio dei classici -- continua è
la comparazione con gli antichi statisti e sovrani) e timorato di Dio. Le
informazioni, ricavate attraverso una minuziosissima ricerca d'archivio da
parte del Novati, sono prese in ordine sparso da; Epistolario, Tavole genealogiche
ove vengono fornite indicazioni biografiche sui nonni, genitori e figli. Per
consultare le informazioni sui fratelli del cancelliere, si consulti sempre
Epistolario, Riferimenti
Dionisotti. Villani. Fu avviato agli studî giuridici, inameni a lui
che era pierius (così foggia il suo patronimico: figlio di Pietro, e devoto
alle pieridi, le muse. Eloquentissimo legum doctori domino Loygio de
Gianfigliaziis. Reverendo patri et domino domino Francisci Bruni de Florentia
summi pontificis secretario, domino suo, si lamenta della sua mansione di
cancelliere nella cittadina umbra. Vero è che invalse l'uso di chiamare
Cancelleria Fiorentina l'ufficio del quale era capo il Dettatore, che aveva la
particolare ingerenza di scrivere le lettere e di trattare le faccende della
politica esterna. Unum dicam, quod
emerserunt et ad tante sunt reipublice gubernacula sublimati, quos oportuit pro
salute cunctorum. Dirò una cosa, cioè che al governo di una così grande
repubblica emersero e vi sono uomini, i quali bisognò vi sono per la salvezza
di tutti. E così favorevole al governo in quanto fu uno dei pochissimi a non
essere proscritto dalle cariche istituzionali.
Siena si sottomise a Gian Galeazzo in funzione anti-fiorentina, mentre
il signore di Milano (duca per investitura imperiale) si allea con Lucca e
altre città umbro-marchigiane. La prima epistola riportata dal Novati in cui
Coluccio risponde ad una missiva del Certaldese cfr. Epistolario Facundissimo
domino Iohanni Boccacci de Certaldo ma i toni sono troppo famigliari per essere
la prima epistola scambiata tra i due. Inclyte cur vates, humili sermone locutus,
de te pertransis? te vulgo mille labores percelebrem faciunt: etas te nulla
silebit. Perché, o celebre poeta, che hai cantato nel volgare idioma, avanzi
nel corso del tempo? Mille fatiche ti rendono celebre presso il volgo: nessuna
epoca tacerà sul tuo conto. Egrigio viro Franciscolo de Brossano domini Francisci
Petrarce genero, Ep. ove piange sia la scomparsa del Petrarca, ma annuncia
anche quella del Boccaccio. Fallebar enim, et dum Franciscum fleo, dum suis
laudibus intentus decantantes, novo commento, veterum pene dimissa sententia,
depingo Camenas, ecce nove lacrime nobis merore novi funeris occurrerunt,
incepti cursum operis reprimentes. Vigesima quidem prima die decembris
Boccaccius noster interiit. Infatti ero ingannato, e mentre piango Francesco e
mentre, attento alle sue lodi, adorno le Camene con un nuovo commento, quasi
tralasciata la sentenza degl’antichi, ecco che nuove lacrime si aggiunsero a
noi con il dolore di una nuova morte, frenando il corso di un'opera che inizia.
Il nostro Boccaccio spira. Tateo. Cappelli,
ricorda anche che e solito mettere a disposizione dei suoi allievi la
sua stessa biblioteca personale. Pertanto, i luoghi di incontro erano due:
Santo Spirito e l'abitazione del Cancelliere. Gl’animatori di questi incontri,
il Salutati e il Marsili, l'uno nella propria casa, l'altro nella sua cella di
Santo Spirito, ricevano i nobili fiorentini, e li iniziavano al gusto delle lettere
antiche. Sabbadini riporta che l'erudito greco era già a Firenze. Garin
sintetizza, prendendo spunto dal De saeculo et religione e dall'Epistolario,
l'ideale di vita attiva propria dell'essere umano inteso come cittadino del
mondo. Terrestre è la vocazione umana. L'impegno nostro è nella costruzione
della città terrena, nella società. Insiste sul valore della educazione. Essa
insegna a ritrovare sub corticem il valore intenzionale dei termini, smarrito
nella consuetudo, penetrando l'espressione nel suo significato intimo come
direzione spirituale. Parola e cosa non possono disgiungersi. Noli, venerabilis
in Christo frater, sic austere me ab honestis studiis revocare. Noli putare
quod, cum vel in poetis vel aliis Gentilium libris veritas queritur, in vias
Domini non eatur. Omnis enim veritas a Deo est, imo, quo rectius loquar,
aliquid est Dei. Non volere, o venerabile fratello in Cristo, allontanarmi in
modo così austero da studi degni di ammirazione. Non voler ritenere che, quando
si cerca la verità o nei poeti o in altri libri degli scrittori pagani, non si
cammini lungo le vie del Signore. Ogni verità, infatti, proviene da Dio e, per
parlare fino in fondo rettamente, alcuna cosa è propria di Dio. Nullum enim
dicendi genus maius habet cum divinis eloquiis et ipsa divinitate commertium
quam eloquium poetarum. Nessun genere letterario, infatti, ha un maggior
legame con le parole divine e con la stessa divinità quanto la parola dei
poeti. Il manoscritto di Vercelli fu alla fine portato a Firenze, ove rimane, unica
copia carolingia esistente delle Epistole di Cicerone. Gargan ritiene che la
sua filologia non fu di altissima classe. Billanovica. Fitta la corrispondenza con
Seta, come testimonia la prima lettera inviata dal cancelliere fiorentino. Insigni
viri Lombardo...optimo civi patavino, Cappelli Cesareo. Epistola Coluci
Salutati florentina ad Carolum regem Neapolitanum. Villani riporta la veemenza
con cui fulmina Gian Galeazzo con le sue lettere, riportando tra l'altro la
testimonianza di E. Piccolomini cui
quest'aneddoto è attribuita la paternità. Sia la citazione che il contesto in
cui fu scritto il De Tyranno sono esposti in Canfora. In altri termini, se
Cesare, pur giunto al potere in modo tirannico o violento, seppe poi
legittimare tale potere attraverso un esercizio virtuoso di esso (ex parte
exercitii) in grado di suscitare l'approvazione popolare, la sua uccisione non
fu legittima. Lo e quella di un tiranno che esercita come tale. Per la figura
di Loschi, si rimanda alla voce biografica Viti. Canfora ipotizza l'aiuto di L.Bruni nello
sviluppare il paragone Firenze-Atene, in quanto non e molto esperto di quella lingua e di quella
cultura. Così rivolgendosi al cancelliere milanese A. Loschi, nella Invectiva
in Antonium Luschum, dopo aver contrapposto i guasti del regime tirannico
milanese ai vantaggi di quello libero e repubblicano di Firenze, glorifica la
sua città come "fiore d'Italia" e come esempio di vita serena e armoniosa.
Si riporta interamente il breve messaggio d'accompagnamento. Mitto tibi
munusculum istis paucis noctibus correctionis studio lucubratum. In quo si quid
proficies tu vel alii, laus sit omnium conditori Deo, cui placeat me in tuis
sanctis orationibus commendare. Vale felix et diu. Colucius tuus. Ti mando un
piccolo pensiero composto in queste poche notti dopo un'opera di revisione.
Attraverso questo trattato, se tu o altri ne trarrete giovamento, la lode di
tutti voi sia per lodare Dio, al quale è piaciuto che io mi affidi alle tue
sante orazioni. Sta felice a lungo. Il tuo Coluccio. Nel De Nobilitate ribade,
attraverso un discorso più ampio e articolato, la distinzione della medicina, designate
come arte meccanica, ossia tecnica, dalla giurisprudenza, considerata scienza
della vita spirituale e quindi superiore all'altra. La legge e veramente un
sigillo divino, con cui dopo il primo peccato Dio ha offerto alle comunità degl’uomini
la vita per riconquistare il bene. Ispirate da Dio agli uomini, inscritte
nell'anima umana, la legge ha un'altra superiorità, rispetto alla legge meccanica
naturale. La legge inter-soggetiva puo essere conosciuta nella sua pienezza
integrale, con una certezza che non si trova mai nella scienze della natura. Si
riporta, come testimonianza, quanto scritto nell'epistolario in cui annuncia a
B. Imola il suo Progetto. Sed ut ad Franciscum nostrum redeam, opusculum
metricum de ipsius funere iam incepi. Ma per ritornare al nostro Francesco,
inizio a stendere un opuscolo metrico sulla cerimonia funeraria dello stesso. Antiche
Filippo Villani, Le vite d'uomini illustri fiorentini, G. Mazzuchelli, Venezia,
G. Pasquali, Moderne; Abbagnano, “La filosofia del Rinascimento” in Abbagnano, “Storia
della filosofia” (Milano, TEA); Billanovich, Gl’inizi della fortuna di Petrarca”
(Roma, Storia e Letteratura); Bischoff, “Paleografia latina. Antichità e
Medioevo, Stefano Zamponi, Padova, Antenore, Bosisio, Il Basso Medioevo, in F. Curato,
Storia Universale, Novara, Istituto
geografico De Agostini, V. Branca, Boccaccio: profilo biografico, Firenze,
Sansoni, A. Campana, Lettera del cardinale padovano (Bartolomeo Uliari). Canfora,
Prima di Machiavelli. Politica e cultura in età umanistica, Roma, Laterza, Cappelli,
“L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla” (Roma, Carocci); Cesareo, “L'Epistolario
ed il carteggio con Francesco Petrarca come esempio di latino umanistico: una
ricerca filologico-letteraria, G. Contini, Letteratura italiana delle origini”
(Firenze, Sansoni); Carrara, Lino Coluccio di Piero, in Enciclopedia
Italiana, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana,Daniela De Rosa, Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Loredana Chines, G. Forni,
G. Ledda, Dalle Origini al Cinquecento, in Ezio Raimondi, La letteratura
italiana” (Milano, Mondadori); C. Dionisotti, Enciclopedia Dantesca, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Luciano Gargan, Gli umanisti e la
biblioteca pubblica, in Guglielmo Cavallo, Le biblioteche nel mondo antico e
medievale, Bari, Laterza, Eugenio Garin, L'umanesimo italiano, 3ª ed.,
Roma-Bari, Laterza, Mario Martelli, Schede per Coluccio Salutati, in Interpres,
Demetrio Marzi, La cancelleria della repubblica fiorentina, Rocca San Casciano,
Licinio Cappelli, Nuzzo, Coluccio
Salutati. Epistole di Stato. Primo contributo all’edizione: Epistole in
Letteratura Italiana Antica, Manlio Pastore Stocchi, Pagine di storia
dell'Umanesimo italiano, Milano, Angeli); Petoletti, “Boccaccio e i classici
latini” in Teresa De Robertis, C. Monti, Marco Petoletti et alii, Boccaccio
autore e copista, Firenze, Mandragora, Francesco Petrarca, Lettere Senili,
Giuseppe Fracassetti, Firenze, Le Monnier,
Coluccio Salutati, Epistolario, Francesco Novati, Roma, Forzani e C. tipografi
del Senato, Si sono consultati: Epistolario,. Epistolario, Epistolario,
Epistolario, Epistolario, Remigio Sabbadini, “Le scoperte dei codici
latini”, Firenze, G.C. Sansoni, Achille Tartaro e Francesco Tateo, Il
Quattrocento. L'età dell'umanesimo, in Carlo Muscetta, La letteratura italiana,
3Bari, Laterza, Si sono presi in considerazione: F. Tateo, La cultura umanistica
e i suoi centri, E. Wilkins, Vita del Petrarca, Luca Carlo Rossi e Remo
Ceserani, Milano, Feltrinelli, edito per la prima volta negli Stati Uniti col
nome di Life of Petrarch, Chicago); Vasoli, Le filosofie del Rinascimento,
Paolo Costantino Pissavino, Milano, Mondadori, Paolo Viti, Loschi, Antonio, in
Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia
italiana, Palazzo Salutati Francesco Petrarca G. Boccaccio Umanesimo Repubblica
di Firenze L. Bruni. Il contributo italiano alla storia del Pensiero:
Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Cirillo, “Il tiranno in Coluccio Salutati, umanista del
Trecento, Biblioteca dei Classici italiani di G. Bonghi. Lino Coluccio
Salutati. Coluccio Salutati. Salutati. Keywords: i duodici fatiche d’Ercole,
gl’antichi, la legge non-naturale, la legge naturale, della buona fortuna,
libero arbitrio, la vita sociale, la con-vivenza, Bruto e Cassio nell’inferno,
la morte di Cesare, l’assassinio di Cesare, tirano, la libertas fiorentina,
stato fiorentino, la repubblica fiorentina, la fiore d’Italia, Boccaccio,
Petrarca, Aligheri, I primi umanisti, l’umanesimo laico, basato contro il
determinismo ecclesiastico, la biblioteca di Salutati, Livio, Cicerone, autori
latini, la lingua Latina, difesa della lingua Latina, l’interpretazione di
Virgilio da Aligheri, difesa della filosofia pagana, il valore permanente della
filosofia degl’antichi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Salutati” – The
Swimming-Pool Library.
Grice
e Salutio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Saturnino Secondo Salutio.
A close fiend of Giuliano. He was offered the emperoroship on Giuliano’s death.
Salutio declined on account of his poor health. He led an active political life
and was regarded as morally incorruptible. Known to have been well-versed in
philosophy, he is the author of ‘On the gods and the world order’ – which some
however attribute to Salustio. The treatise is dedicated to Giuliano. Those who
argue that it wasn’t written by Salutio claim it is the work of one
contemporary of Giuliano, a Flavio Salustio. Accademia.
Salviano
– Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofia italiana. He moved from Rome to what is now known as
The Galliae – and wrote a book in wichh he tried to explain why there is so
much suffering in that area of the world. He takes an approach that is not only
philosophical – along the lines of the Porch – but historical as well.
Grice e Sanctis – lo stile
filosofico – filosofia italiana – Luigi Speranza – Filosofo Italiano. Essential
philosopher. He considers philosophy as a branch of the belles lettresand his
field of expertise is when stylists stopped using an artificial Roman, and
turned to ‘Italian.’ Grice: “I really do not like de Sanctis; when an author
becomes philosophical, he says that he has been infested of the philosophical
pest!” -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e de Sanctis," per Il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Sanctis. Keywords: storia della filosofia, il saggio
filosofico, il poema filosofico, il tema filosofico. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Sanctis” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Sanseverino – il segno naturale -- la logica
scolastica -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Napoli). Filosofo italiano.
Considerato uno fra i massimi precursori del neo-tomismo. Si trasfere a Nola per
frequentare la scuolaa dove suo zio era rettore. Studia ilosofia con l'intento
di confrontare i vari sistemi filosofici, fra cui godeva particolare credito in
Italia, all'epoca, quello razionalista. Lo studio comparato dei vari sistemi
gli permise una conoscenza più approfondita della scolastica, soprattutto di Aquino,
e del legame intimo tra la Scolastica e la Patristica. Restaura la filosofia
scolastica. Insegna a Napoli. Venne incaricato da Ferdinando II di preparare un
manuale ufficiale per le scuole del Regno delle Due Sicilie. Scrive allo scopo
il manuale "I principali sistemi della filosofia del criterio”. Profondo
conoscitore di Aquino da alle stampe interessanti saggi sui filosofi moderni. Inizia
ad occuparsi più specificamente di Aquino con “L’origine del potere e il
diritto di resistenza, cui fa seguito “In difesa dell'angeologia contro i
sofismi”. Esce il ponderoso I principali sistemi della filosofia del criterio” un'ampia
e dottissima disquisizione sulla filosofia illuminista e su quella a lui
contemporanea (fra cui quella dello stesso Gioberti) confutata sulla base della
logica. Il suo capolavoro. Si tratta del celebre saggio, “Philosophia antiqua” che
ha per oggetto la storia della logica. “In compendium redacta ad usum scholarum
clericalium. Venne pubblicata a Napoli “Elementa”, “Antropologia”, “Teologia. Altre saggi: “Sopra alcune questioni le più
importanti della filosofia” (Napoli); “Il razionalismo” (Napoli); “I razionalisti”
(Napoli); “L'origine del potere e il diritto di resistenza, (Napoli, Giannini);
“In difesa dell'angeologia contro i sofismi” (Napoli, Manfredi); “Elementa
philosophiae theoreticae” (Napoli, Manfredi); “Philosophia antiqua” (Napoli,
Manfredi); “Institutiones seu Elementa philosophiae antiquae” (Napoli,
Manfredi); “In compendium redacta ad usum scholarum” (Napoli, Manfredi); “Le dottrine
de' filosofi antichi” (Napoli); U. Dovere, Tentativo di ricostruzione, in Doctor
communis, P. Naddeo, Le origini del aquinismo” (Società editrice italiana,
Torino); P. Orlando, Aquino a Napoli e G. Sanseverino, in Asprenas, P. Orlando,
Vita e opere di Gaetano Sanseverino secondo i documenti, in Aquinas, P.
Orlando, L'Accademia tomista a Napoli, storia e filosofia, in Saggi sulla
rinascita del tomismo, Roma, Ed. Pontificia Accademia teologica romana, C.Matarazzo,
Per una rivoluzione del cuore. La visione dell'umano in Leopardi nella lettura
critica di Sanseverino tra antropologia e istanze pastorali (Polidoro, Napoli).
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Gaetano
Sanseverino. Sanseverino. Keywords: segno naturale, Boezio, Aquino. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Sanseverino” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Santilli – dal soggettivo all’inter-soggettivo
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Sant’Elia
Fiume Rapido). Filosofo italiano. Figlio del medico
santeliano Silvestro, sindaco del paese. Si trasfere a Napoli. Segue il corso
liceale presso la Scuola di Murro. Discepolo di Galluppi e amico, fra gli
altri, Settembrini, Fiorelli e Sanctis. Si laurea in filosofia. Apre una Scuola
di Diritto Morale e Costituzionale. Fervente giobertiano, e attivo
propugnatore, nei circoli culturali napoletani, di un'Italia federate. A
frequenti rapporti epistolari con Mamiani, Gizzi e Cousin. Quest'ultimo lo introduce
nel giro culturale del socialismo utopistico ma modula il suo socialismo
secondo i propri valori umanitari, rifiutando la logica della lotta di
classe. Ha comunque a scrivere che nel Regno di Napoli occorre una savia
distribuzione della ricchezza. Presidente della Società Dantesca e prolifico
filosofo. Fonda "L'Enciclopedico" in cui vivacemente sostene che
occorreva occuparsi della piaga della povertà. La nazione italiana vuole pane e
lo dimanda incessantemente, lo chiede nel pianto dell'indigenza, tra le
sciagure della desolazione, lo chiede non a titolo di preghiera, ma diritto
necessario, assoluto. Il popolo italiano non capisce la speculativa astrazione
di alcune verità filosofica, non sa i titoli di libertà, di costituzione, di
uguaglianza. Una riforma che dimentica affatto la fisica prosperità del popolo
italiano non è che riforma di solo nome. “Le idee" e testo di studio nelle
scuole di Toscana; "Sul realizzamento del pensiero"; "Sviluppo
filosofico dell'autorità"; "Cenno psicologico sull'attività dello
spirito"; "Individuo e Società"; "Princìpi dell'imanità
razionale"; "Il socialismo in economia" e "Lavoro,
industria e capitale". Si batté politicamente per l'ottenimento della
Costituzione da parte di re Ferdinando II . Malvisto e considerato
individuo pericoloso dalla polizia e ucciso a baionettate da soldati che fanno
irruzione nella sua abitazione in Largo Monteoliveto, accanto a Palazzo
Gravina. Venne ucciso a seguito della delazione di una donna, che lo indica
come il predicatore alla soldataglia. Lo ricordano due epigrafi: una sulla
facciata della sua casa natia e una sulla facciata della sua palazzina in Largo
Monteoliveto. Di lui scriveno Sanctis, Pepe, Settembrini, Vannucci, Massari,
Grosso, Guzzardella, Mandalari che volle raccogliere i suoi saggi in "Memorie
e Saggi” (Roma). F. Peruta. “Il Giornalismo Italiano del Risorgimento”; I.
Ghiron, Della Peruta, “Storia del quindici maggio in Napoli; L. Settembrini "Memorie
e saggi”; M. Mandalari, Memorie, Roma. A. Guzzardella, “Martire del
Risorgimento” Milano, Isaia Ghiron, Il valore italiano, Tip. nazionale degli editori
Ghione e Lovesio, F. Peruta, Il Giornalismo Italiano del Risorgimento, Angeli,.
Benedetto Di Mambro, in Sant'Elia Fiume Rapido, il Sannio, Casinum e dintorni Roccasecca,.
L. Settembrini, Ricordanze della mia vita, A. Morano. Angelo Santilli.
Santilli. Keywords: dal soggettivo all’inter-soggetivo. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Santilli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Santorio – filosofia italiana – il pendolo di
Santorio – Luigi Speranza (Capodistria).
Filosofo italiano. Padre della fisiologia sperimentale. Il primo a comprendere
l'importanza dell'esperimento e dell'adozione dei parametri quantitativi per
valutare i quali inventa alcuni dispositivi tra cui il termometro e il
tachimetro. Studia sperimentalmente la struttura della materia, di cui
descrisse la struttura corpusculare e meccanica, anticipando le ricerche di
Galilei. Studia a Padova. A Venezia fa amicizia con Sarpi, Sagredo e Galilei. Adatta
il pendolo alla pratica, precedendo gli esperimenti condotti da Galileo con i
pendoli. Poniere nell'impiego delle misurazioni fisiche in medicina; il suo
dispositivo più famoso fu una grande bilancia usata per studiare l'equilibrio omeostatico
e le trasformazioni metaboliche Tra i soggetti che si prestarono alla
sperimentazione vi fu anche Galilei. Insegna a Padova. Pubblica descrizioni di
congegni termometrici e di precisione che divennero di largo uso nella pratica
medica. Pioniere nell'impiego delle misurazioni fisiche. Il suo dispositivo più
famoso fu una grande bilancia (stadera medica) usata per studiare le
trasformazioni metaboliche in soggetti sperimentali tra i quali vi fu lo stesso
Galileo. Pioniere nell'uso del metodo sperimentale di cui comprese l'importanza
e la necessità replicando i suoi esperimentil Considerato a torto il fondatore
della iatromeccanica, ne e uttavia ispiratore con i suoi importanti studi sul
metabolismo e sulla termoregolazione umana. E il primo a quantificare la
perspiratio insensibilis e ad usare il termometro clinico che egli stesso idea. Santorio invent anche altri strumenti
(pulsilogio, igrometro, "letto artificioso", "eolopila
medica", "termometro lunare") intesi a tradurre in numero e
determinare con esattezza matematica i parametri vitali umani. I suoi saggi
hanno numerose edizioni, diffusione europea e ampia popolarità. Classico il “De
statica medica” -- uno dei saggi più importanti della storia della fisiologia;
“Methodi vitandorum errorum omnium qui in arte medica contingunt liNunc primum
ccessit eiusdem authoris De inventione remediorum liber (Aubert); “Ars de
statica” (Leida, D.Lopes de Haro); “Commentaria in artem Galeni”; “Nova pulsuum
praxis morborum omnium diagnosim prognosim et medendi aegrotis rationem statuens,
sine eorum relatione”; “Commentaria in primam fen primi libri canonis
Auicennae”; “Commentaria in primam sectionem Aphorismorum Hippocratis”; “Societate
si politica”. Galilei -- Storia della Scienza di Firenze. A. Castiglioni, “Storia
della Medicina” (Mondadori, Milano); A/ Pazzini, “Storia della Medicina” (Libraria,
Milano); L. Premuda, “Storia della Medicina” (Milani, Padova); L. Premuda, “Storia
della fisiologia” (Del Bianco, Udine). Treccani Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Santorio Santorio. Santorio.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Santorio” – The Swimming-Pool
Library.
santucci
Grice e Sanzo – natura ed artificio – la filosofia
licia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Insegna a Brindisi, Milano, e Salento. Fonda Apollo
Licio”. Sube il fascino dell’esistenzialismo e il orazionalismo. Rivolve la
propria attenzione ai rapporti tra filosofia, scienza e società. Si occupa di filosofi
quali Becquerel, Boutruox, Corbino, Couturate Curie, Enriques, Fermi, Frola,
Geymonat, Peano, Vailati. Sui fondamenti della geometria” (Brescia, La Scuola, Collana "Il Pensiero");
“L’artificio della lingua, -- Grice: “I like that: it’s my Gricese, a language
I invent and which makes me the master; there’s the arbitrary and there’s the
artificial, and Sanzo, reconstructing Peano’s project, fails to distinguish
this” -- Milano, F. Angeli, Collana di Epistemologia, G. Cimino; G. Sava, Il
nucleo filosofico della scienza, Galatina, Congedo, Collana di Filosofia, Scritti
di fisica-matematica, Torino, POMBA, I Classici della Scienza, Poincaré e i
filosofi” (Lecce, Milella); O. Corbino, Scienza e società, Saggi raccolti e
commentati, Manduria, Barbieri, Collana di Filosofia Hermes/Hestia, Scritti di
fisica-matematica” (Milano, Mondadori, "I Classici del pensiero",
Unione Tipografico, Torino, Scientia, Rivista di sintesi scientifica, Apollo Licio”, Museo Galilei, Firenze. Ubaldo
Sanzo. Sanzo. Keywords: apollo licio, trovato al ginnasio liceo di Atene,
figgurante il dio in atto di riposo dopo un gran sforzo. natura ed artificio,
l’artificio della lingua, convenzionalismo, filosofia della lingua. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sanzo” – The
Swimming-Pool Library.
Grice
e Sarapion – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A philosopher of the Porch
imprisoned by the Romans
SarloDe
Grice e Sarno – sentire – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Interprete
di Bruno e Campanella. Collabora al Giornale critico della filosofia italiana
con saggi su Bruno, Campanella e Vico. Medita sulla violenza. Si suicida con un
colpo di rivoltella. Si interessa a Bruno e Campanella. Il suo punto di
partenza è l’opposizione tra un sentimento sempre identico a se stesso,
essenzialmente interiore (sensus sui) ed un sentire esteriore, che si tramuta
nelle cose di cui ha esperienza, che si presta e si dona tutt’intero alle cose,
affinché esse vivano in lui. Atre saggi: “Pensiero e poesia” (Laterza, Bari); “Filosofia
poetica” (Laterza, Bari); “Filosofia del sentire” (Pescara, Tracce); “Sulla
violenza” (Bari, Laterza); M. Perniola, “L’enigma” (Costa, Genova); A. Marroni, “Filosofo del “farsi
altro”. D'Angelo, L'estetica italiana” (Laterza, Bari); A. Marroni, La passione
per il presente in “Filosofie dell'intensità. un maestro occulto della
filosofia italiana” (Mimesis, Milano); A. Marroni, "I carmina in foliis volitantia"
in Agalma, Giornale Critico di Filosofia Italiana. Antonio Sarno. Sarno.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sarno” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Sarpi – la metafisica del
fenice – l’arte del bien conversar -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo Italiano. Very
important Italian philosopher. Definito d’Acquapendente come oracolo, autore
della celebre “Istoria del Concilio tridentino” subito messa all'Indice. Fermo
oppositore del centralismo monarchico di Roma, difendendo le prerogative della repubblica
veneziana, colpita dall'interdetto emanato da Paolo V. Rifiuta di presentarsi
di fronte all'Inquisizione romana che intendeva processarlo e sube un grave
attentato che si sospetta essere stato organizzato dalla curia romana,
"agnosco stilum Curiae romanae", che nega tuttavia ogni responsabilità.
L'infanzia e una ritiratezza in sé medesimo, un sembiante sempre penseroso, e
più tosto malinconico che serio, un silenzio quasi continuato anco co'
coetanei, una quiete totale, senza alcun di quei giuochi, a' quali pare che la
natura stessa ineschi i fanciulli, acciò che col moto corroborino la
complessione: cosa notabile che mai fosse veduto in alcuno. Poi, così serve in
tutta la sua vita, et all'occasioni dice non poter capir il gusto e
trattenimento di chi giuoca, se non fosse affetto d'avarizia. Un'alienazione da
ogni gusto, nissuna avidità de' cibi, de' quali si nutre così poco, che restava
meraviglia come stasse vivo. Nell'anno in cui proseguivano le sedute del Concilio
di Trento, Carlo V e in guerra con i prìncipi protestanti tedeschi e il
Parlamento inglese adotta un Libro di preghiere d'ispirazione luterana. Figlio
di Francesco di Pietro Sarpi, di famiglia di lontane origini friulane
(precisamente di San Vito al Tagliamento) e mercante a Venezia eppure, scrive
Micanzio, per la sua indole violenta più dedito all'armi ch'alla mercatura. La
madre, veneziana, d'aspetto umile e mite e Isabella Morelli. Rimasta vedova, fu
accolta con il suo figlio e l'altra figlia Elisabetta nella casa del fratello A.
Morelli, prete della collegiata di Sant'Ermagora. Con lo zio, uomo
d'antica severità di costumi, molto erudito nelle lettere d'umanità addottrinando
nella grammatica e retorica molti fanciulli della nobiltà, fa i primi studi,
imparando presto e con facilità. A dodici anni, nel 1564, anno
dell'istituzione, dopo la chiusura del Concilio, dell'Indice dei libri
proibititra i tanti, vi finirono il Talmud e il Corano, il De Monarchia di
Dante e le opere di Rabelais, Folengo, Telesio, Machiavelli ed Erasmo, passa
alla scuola di G. Capella, t dell'Ordine dei Servi di Maria, seguace delle
dottrine di Duns Scoto. Capella gli insegna logica, filosofia e teologia,
finché il ragazzo fece così rapidi progressi che il maestro istesso confessa
non aver più che insegnargli. Con altri maestri veneziani apprese la
matematica, la lingua greca e l'ebraica. Con la familiarità e co' studii
entra Panco in desiderio di ricevere l'abito de' servi, o perché gli paresse
vita conforme alla sua inclinazione ritirata e contemplativa, o perché vi fosse
allettato dal suo maestro, malgrado l'opposizione della madre e dello zio che
lo voleva prete nella sua chiesa, entra nel monastero veneziano dei servi di
Maria. Continua ancora a studiare con il Capella, rimanendo alieno dalle
distrazioni proprie della sua età finché in occasione della riunione a Mantova
del capitolo generale dell'Ordine servita,
mandato in quella città «ad onorar il congresso e far vedere che
gl'ordini non sono oziosi, ma spendono il tempo in sante e lodevoli operazioni,
difendendo 318 delle più difficili proposizioni della filosofia naturale. Il
qual carico con che felicità lo sostenesse e con che giubilo e stupore di
quella venerabile corona, si può dall'evento argomentare. Essersi così distinto
agli valse la nomina a teologo da parte del duca di Mantova. Prencipe di
grandissimo ingegno, così profondamente erudito nello scienze, che
difficilmente si discerne qual fosse maggiore, o la prudenza di governare, o
l'erudizione di tutte le scienze et arti, sino nella musica, mentre il G. Boldrino
gli affida la cattedra. Stabilito nel convento di San Barnaba, perfeziona la
conoscenza della lingua ebraica e inizia, col puntiglio consueto, ad applicarsi
agli studi storici. E certo a motivo di quest'interesse che a Mantova
frequenta M. Olivo, già segretario di E. Gonzaga, cardinale e legato pontificio
nelle ultime sessioni del concilio di Trento, la cui caduta in disgrazia presso
Pio IV coinvolse anche l'Olivo che fu dagl’inquisitori molto travagliato, col
tenerlo longamente in carcere dopo la morte del cardinale suo signore, ma che
ora, dopo la morte del pontefice, vive privatamente in Mantova. Il gusto
principale che riceva in conversare con lui e perché lo trovava d'una moderazione
singolare, erudito, e che, per esser stato col cardinale a Trento, ha gran
maneggio in quelle azioni e sa tutte le particolarità de' negozii più secreti,
et ha anco molte memorie, nell'intendere le quali riceve molto piacere. Sono
gli anni in cui in Italia continua con vigore la repressione inquisitoriale di
Pio V. P. Carnesecchi venne decapitato. Gl’brei sono espulsi dallo Stato
pontificio tranne che da Roma e da Ancona, nei ghetti delle quali vennero
costretti a risiederee. E impiccato l'umanista A. Paleario. Il papa scomunica
Elisabetta d'Inghilterra, oorganizzò la Lega contro i turchi, ottenendo la
vittoria navale di Lepanto e a Parigi, a migliaia di ugonotti sono massacrati.
Fa la sua professione, entrando ufficialmente nell'Ordine servita. Anche di lui
l'Inquisizione si occupa seguito della denuncia di un confratello che lo accusa
di sostenere che dal primo capitolo del Genesi non si può ricavare l'articolo
di fede della Trinità. Ma, poiché effettivamente di trinità divina non vi è
traccia nel Vecchio Testamento, l'Inquisizione gli diede ragione, archiviando
il caso. Dopo aver ricevuto nel convento mantovano il titolo di
baccelliere, e invitato a Milano da C. Borromeo il quale, dopo aver ottenuto
dalle autorità contro la volontà del Senato, il riconoscimento del tribunale e
della polizia diocesana, avvia un processo di riforma del clero. Ottenne di
essere trasferito nel convento dell'Ordine servita di Venezia, dove e
incaricato dell'insegnamento della filosofia e continuò i suoi studi
scientifici. Nella grande epidemia di peste, che imperversa a Venezia, facendo 50.000 vittimetra le quali Tiziano frimase
immune dal contagio. Dopo essersi addottorato a Padova, e nominato reggente del
convento di Venezia e priore della provincia veneta. Durante il Capitolo a
Parma, nel quale venne rieletto priore G. Tavanti, tenne una dissertazione di
fronte ai cardinali protettori dell'Ordine, A. Farnese e G. Santori. Uno dei tre
saggi, insieme con C. Franco e A. Giani, incaricati di preparare una riforma
della regola. Il carico suo speziale e d'accommodare quella parte che tocca i
sacri canoni, le riforme del concilio di Trento, allora nuove, e la forma de'
giudizii quella parte tutta ove si tratta de' giudizii accommodatamente allo
stato claustrale. Lascia in questo carico in Roma fama di gran sapere e di
molta prudenza, non solo nelle corti de' due cardinali suddetti, co' quali, per
ordine contenuto in un breve apostolico di Gregorio XIII, conviene conferire ogni
legge che si fa, ma anco e necessario molte volte trattar col pontefice
medesimo. Sbrigato da quale peso ritorna al suo governo. Si tenne a Bologna il
nuovo Capitolo dell'Ordine servita e viene eletto procuratore generale, la
suprema dignità di quell'ordine dopo il generale il carico porta seco di
difender in Roma tutte le liti e controversie che vengono promosse in tutta la
religione. Dove pertanto trasferirsi a Roma dove conobbe e prende strettissima
familiarità col padre Bellarmino poi cardinale, e dura l'amicizia sin al fine
della vita, grazie al quale forse puo prendere visione di diversa
documentazione relativa alle istruzioni date ai legati pontifici durante il
Concilio di Trento. Conosce anche il dottor Navarro, teologo difensore
dell'arcivescovo di Toledo, B. Carranza, accusato di eresia, il gesuita N. Bobadilla
e il cardinale Castagna, poi Urbano VII. Ha occasione di passare a Napoli per
presiedere Capitoli e conversare con quel famoso ingegno G. Porta, il quale,
anco nelle sue opere mandate in luce, fa onorata menzione del padre Paolo come
di non ordinario personaggio. Scaduto il periodo di carica a procuratore
generale dell'Ordine servita, ritorna a Venezia, frequentandovi i circoli
intellettuali che si riunivano nella bottega di B. Sechini e nella casa del
nobile veneziano A. Morosini, dove conobbe anche G. Bruno. A Padova frequenta
la casa di G. Pinelli, il ricetto delle muse e l'academia di tutte le virtù in
quei tempi, dove iincontrare Galileo e Bruno, il quale s'intrattenne a Padova
più di tre mesi, poco prima di essere arrestato a Venezia. Si dove
scegliere il generale dell'Ordine servita, e fra i due principali candidati, L.
Baglioni e G. Dardano, si espresse a favore del primo. Il rancore spinse
Dardano a denunciarlo al Sant'Uffizio, accusandolo di negare efficacia allo
Spirito Santo, di avere rapporti sospetti con ebrei e allegando una lettera che
fgli scrive da Roma, nella quale sono contenute alcune parole in discredito
della corte, come che in quella si viene alle dignità con male arti, e di
tenerne esso poco conto, anzi abominarla. Senza nemmeno essere chiamato a Roma
per discolparsi, e subito prosciolto da ogni accusa. Ma il cardinale di Santa
Severina, G. Santori, protettore dell'Ordine e capo del Sant'Uffizio, mostrò
però implacabile indignazione autilizzando tutta la sua autorità per escludere
gli amici dalli gradi et onori con maniere così strane e fini così bassi, ch'io
non ardisco poner i casi che mi sono stati dati in nota, perché troppo gran
scandalo arrecherebbono al mondo. Continua i suoi studi mentre non cessano le
rivalità nell'Ordine servita, del quale venne eletto priore, Montorsoli, che morì tre anni dopo,
succedendogli così, Dardano, accanito avversario del Sarpi. Questi, deciso a
uscire dall'Ordine per sottrarsi all'inimicizia dalla quale si sentiva
circondato, cerca di ottenere un vescovato, prima a Caorle e poi a Nona, in
Dalmazia, che però gli vengono rifiutati a causa delle negative informazioni
che di lui il Dardano e L. Gagliardi, preposito della casa veneziana dei
gesuiti, diedero al papa. Esse ssente mormorare alle volte che egli con alcuni
facci una scoletta piena d'errori. Non solo: nel Capitolo, Dardano l’accusa di portare una berretta in
capo contra una forma che sino sotto Gregorio XIV disse esser proscritta; che
portasse le pianelle incavate alla francese, allegando falsamente esserci
decreto contrario, con privazioni divote; che nel fine della messa non recita lo
Salve Regina. E assolto anche da queste accuse. La Repubblica veneziana,
stretta a nord dall'Impero, in Italia dalla prevalenza spagnola e papale, in
Oriente dalla potenza turca, e ormai avviata a quel lungo declino politico ed
economico che a la sua sanzione. Alla prudente politica dei patrizi, rasseglla
compromissione con l'Impero e il papato, si sostituì quella degli innovatori, i
cosiddetti «Giovani», decisi a sottrarre la Serenissima all'invadenza
ecclesiastica nell'interno e a rilanciarne le fortune commerciali
nell'Adriatico, compromesse dal controllo dei porti esercitato dallo Stato
pontificio e dalle azioni degli Uscocchi, i pirati cristiani croati appoggiati
dall'Impero. Iil Senato veneziano proibì la fondazione di ospedali gestiti
da ecclesiastici, di monasteri, chiese e altri luoghi di culto senza
autorizzazione preventiva della Signoria. Un'altra legge proibiva l'alienazione
di beni immobili dai laici agli ecclesiastici, già proprietari, pur essendo
solo un centesimo della popolazione, di quasi la metà dei beni fondiari della
Repubblica, e limita le competenze del foro ecclesiastico, prevedendo il
deferimento ai tribunali civili degli ecclesiastici responsabili di reati di
particolare gravità. Avvenne che il canonico vicentino S. Saraceno, colpevole
di molestie a una nobile parente, e l'aristocratico abate di Nervesa, Brandolini,
reo di omicidi e di stupri, sono incarcerati. Paolo V emana due brevi
richiedenti l'abrogazione delle due leggi e la consegna al nunzio pontificio
dei due ecclesiastici, affinché secondo il diritto canonico fossero giudicati
da un tribunale ecclesiastico. Il nuovo doge Leonardo Donà fece esaminare
i due brevi da giuristi e teologi, fra i quali il Sarpi, affinché trovassero
modo di controbattere alle richieste della Santa Sede. Il 28 gennaio venne
nominato teologo canonista proprio il Sarpi e lo stesso giorno il suo scritto:
Consiglio in difesa di due ordinazioni della Serenissima Repubblica, venne
inviato al Papa. Difese le ragioni della Repubblica con numerosi saggi. Sono di
questi mesi la Scrittura sopra la forza e validità delle scomuniche, il
Consiglio sul giudicar le colpe di persone ecclesiastiche, la Scrittura intorno
all'appellazione al concilio, la Scrittura sull'alienazione dei beni laici agli
ecclesiastici e altri ancora, poi raccolti nella sua successiva “Istoria
dell'interdetto”. In quell saggio è contenuta anche un saggio sulla validità
della scomunica, attaccato da Bellarmino, al quale rispose allora con
l'Apologia per le opposizioni do Bellarmino. Mentre F. Micanziosuo
iniziava a collaborare dopo che Paolo V scomunica il Consiglio veneziano e
fulminato con l'interdetto lo Stato veneto, pubblica il Protesto del monitorio
del pontefice, nel quale il breve papale Superioribus mensibus è definito nullo
e di nessun valore, mentre impede la pubblicazione della bolla
pontificia. Obbedendo alle disposizioni del papa, i gesuiti rifiutano di
celebrare le messe a Venezia e la Repubblica reage espellendoli insieme con
cappuccini e teatini. Parteno la sera alle doi di notte, ciascuno con un Cristo
al collo, per mostrare che Cristo parte con loro. Concorse moltitudine di
populo e quando il preposto, che ultimo entra in barca, dimanda la benedizione
al vicario patriarcale si leva una voce in tutto il populo, che in lingua
veneziana grida loro dicendo "Andé in malora!". A Roma si spera che
l'interdetto provocasse una sollevazione contro i governanti veneziani ma i gesuiti
scacciati, li cappuccini e teatini licenziati, nissun altro ordine parteno, li
divini uffizi sono celebrati secondo il consueto il senato e unitissimo nelle
deliberazioni e le città e populi si conservano quietissimi nell'obbedienza. Venezia
era alleata, in funzione anti-spagnola, con la Francia, ed era in buoni
rapporti con l'Inghilterra e con la Turchia. Fingendosi veneziani, soldati
spagnoli, per provocare la rottura delle relazioni turco-veneziane, sbarcano
Durazzo, saccheggiandola, ma la provocazione e facilmente scoperta e i turchi
offreno a Venezia l'appoggio della loro flotta contro il papa. L'Inquisizione l’intima
di presentarsi a Roma per giustificare le molte cose temerarie, calunniose,
scandalose, sediziose, scismatiche, erronee ed eretiche contenute nei suoi saggi
ma naturalmente si rifiuta. Invano il papa che scomunica Sarpi e Micanziosi
dichiara favorevole a portare guerra a Venezia. La sua unica alleata, la
Spagna, minacciata da Francia, Inghilterra e Turchia, non puo sostenerla in
quest'impresa e si giunse così alle trattative diplomatiche, favorite dalla
mediazione del cardinale F. Joyeuse. Venezia rilascia i due ecclesiastici
incarcerati e ritira il suo protesto al papa in cambio della revoca
dell'interdetto, mentre le leggi promulgate dal Senato veneziano restarono in
vigore e i gesuiti non possono rientrare nella Repubblica. Riceve K. Schoppe,
molto intimo dei segreti affari della Curia romana, il quale gli confide che il
papa, come gran prencipe, ha longhe le mani, e che per tenersi da lui
gravemente offeso non puo succedergli se non male, e che se sino a quell'ora
avesse voluto farlo ammazzare, non gli mancavano mezzi. Ma che il pensiero del
papa e averlo vivo nelle mani e farlo levare sin a Venezia e condurlo a Roma,
offerendosi egli, quando volesse, di trattare la sua riconciliazione, e con
qual onore avesse saputo desiderare. Asserendo d'aver in carico anco molte
trattazioni co' prencipi alemanni protestanti e la loro conversione». Schoppe,
ambiguo provocatore, intende convincerlo a mettersi nelle mani dell'Inquisizione come
miglior partito che puo prendere, tanto parvero strane le due proposte di far
ammazzare o prender vivo il padre. I disegni omicidi sono reali. Circa le 23
ore, ritornando al suo convento di San Marco a Santa Fosca, nel calare la parte
del ponte verso le fondamenta, e assaltato da cinque assassini, parte facendo
scorta e parte l'essecuzione, e resta l'innocente ferito di tre stilettate, due nel collo et
una nella faccia, ch'entrava all'orecchia destra et usciva per apunto a quella
vallicella ch'è tra il naso e la destra guancia, non avendo potuto l'assassino
cavar fuori lo stillo per aver passato l'osso, il quale restò piantato e molto
storto. I sicari, fuggendo, trovano rifugio nella casa del nunzio pontificio e
la sera s'imbarcano per Ravenna, da dove proseguirono per Ancona e di qui
raggiunsero Roma. Si conoscono i loro nomi: l'esecutore materiale
dell'attentato e R. Poma, già mercante veneziano, poi trasferitosi a Napoli e
di qui a Roma, dove divenne intimo del cardinale segretario di Stato S. Caffarelli-Borghese
e dello stesso Paolo V. E co-adiuvato da tre uomini d'arme, tali A. Parrasio,
Giovanni da Firenze e P. Bitonto, mentre «a spia, o guida e M. Viti, solito
offiziare in Santa Trinità di Venezia, che non lascia dubitare quanti mesi
precedessero questo bel effetto prima che fosse mandato alla luce. Poi che Viti
la quadragesima antecedente, sotto specie d'aver gusto delle predicazioni del
padre maestro Fulgenzio, anda ogni mattina in convento de' servi alla porta del
pulpito, che risponde alla parte di dentro, e cortesemente tratta con lui,
ricercandolo anco di qualche dubbio di coscienza. E continua di poi sempre a
salutarlo et anco andar in convento a visitarlo, parlandogli sempre di cose
spettanti all'anima. Il pugnale non ha tuttavia leso organi vitali e riusce a
sopravvivere. Il chirurgo G. Acquapendente, che l'opera, dice di non aver mai
medicato una ferita più strana, rispondendo allora con la famosa espressione. Eppure
il mondo vuole che sia data stilo Romanae Curiae. Le conseguenze furono la
rottura della mascella e vistose cicatrici nel volto. Il Senato, dichiarandolo
persona di prestante dottrina, di gran valore e virtù gli concede una casa in
piazza San Marco ove possa risiedere con il Micanzio e altri frati, e una
sovvenzione affinché possa acquistare una barca e provvedere alla sua sicurezza
personale. Rifiuta la casa ma si servì da allora di una barca che gli evitas i
pericolosi tragitti a piedi per le calli veneziane. Poco più di un anno
dopo, e sventato un secondo attentato, ordito, sembra su mandato di L. Margotti,
da G. Francesco de Antonio da Viterbo, i quali, fatta una copia della chiave
della sua camera vuoleno secretamente introdurre nel monasterio due o più
sicarii e la notte trucidare l'innocente. Inizia a corrispondere con
personalità soprattutto di fede calvinista o gallicana: fra questi ultimi,
Leschassier e Gillot, che pubblica gli Actes du concile de Trente, dimostrando
le pressioni papali sui vescovi riuniti a concilio, e fra gli altri l'italiano
F. Castrino, i francesi Villiers, Casaubon, Thou, Mornay, i tedeschi Achatius e
Dohna. Attraverso il dialogo diretto con gli intellettuali acquiesce quella straordinaria ampiezza di
orizzonti e di interessi, quella solida conoscenza dei problemi dello stato che
gli permite di arricchire la sua cultura storica, giuridica e scientifica e lo
conduce a incidere sulla sua posizione filosofica, ad approfondirne la crisi,
risolvendola poi con l'accoglimento di nuove prospettive e di nuove idealità;
spalancandogli un mondo nuovo, che gli fac sentire più soffocante, più viziata,
la vita italiana. Incontra a Venezia Bedell, che rifere di lui e del Micanzio
come essi sono completamente dalla nostra parte nella sostanza della religione
e, C. Dohna inviato da Cristiano I di Anhalt-Bernburg, e G. Diodati, per
valutare la possibilità di introdurre a Venezia la Riforma. La traduzione in
lingua italiana del Nuovo Testamento, viene diffusa a Venezia proprio in questo
periodo. Altre polemiche suscitano, le prediche quaresimali di F.
Micanzio che vengono interpretate a Roma come un attacco alla fede cattolica. --
è anche preoccupato per la tregua stipulata tra la Spagna e i Paesi Bassi,
perché vede in essa un indebolimento di questi ultimi che, o prima o dopo,
resteranno sopraffatti dalle arti spagnole, mentre gli spagnoli ne potrebbero
trarre beneficio anche in vista del loro dominio in Italia. Spera in
un'alleanza generale di Francia, Inghilterra, principi protestanti, Paesi
Bassi, Savoia e Venezia che portasse alla guerra contro l'Impero cattolico
ispano-tedesco e cancellasse il dominio papale e spagnolo in Italia. Se sarà
guerra in Italia, va bene per la religione; e questo Roma teme. LInquisizione
cessa e l'Evangelio ha corso. E ha bene anche per le libertà civili di Venezia:
qui, anche se il giogo ecclesiastico è assai più mite che nel rimanente
d'Italia, in quella parte nondimeno che tocca la stampa è l'istesso appunto che
negli altri luoghi. Nessuna cosa si può stampare se non veduta e approvata
dall'Inquisizione. Dove si ragiona di alcun papa, non permettono che si dica
alcuna di disonore, se bene vera e notoria. Non permettono che alcuno separato
dalla Chiesa romana sia lodato di qualsivoglia virtù, né nominato se non con
vituperio. Secondo la versione ufficiale, sebbene sfinito, volle alzarsi per il
mattutino, come al solito, e celebrare la Messa. Fatto chiamare il priore del
convento, lo prega che lo raccomandasse alle preghiere dei confratelli e che
gli portasse il Viatico. Gli consegna tutte le cose concesse a suo uso. Si fa vestire,
si confessa e passò il resto del mattino facendosi leggere da fra Fulgenzio e
da Fra Marco i Salmi e la Passione di Cristo narrata dagli Evangelisti. Gli e quindi
amministrato dal priore, alla presenza della Comunità, il Viatico. E visitato
dal medico che gli dice che ha poche ore di vita. Sorridendo, rispose: Sia
benedetto Dio. A me piace ciò che a Lui piace. Col suo aiuto faremo bene anche
quest'ultima azione -- quella di morire. E udito ripetere più volte, con
soddisfazione: Orsù, andiamo dove Dio ci chiama. Secondo alcuni le sue ultime
parole sarebbero state. Esto perpetua, riferendosi a Venezia (v. Bianchi-Giovini,
Esistono tuttavia altre versioni della sua morte che lo fanno apparire più
vicino al culto protestante. Figura assai complessa di filosofo, occupa
indubbiamente un posto di primo piano nella storia della filosofia italiana. Fu
uno dei più grandi filosofi. La sua prosa è una delle più maschie ed efficaci
di tutta la filosofia nostra, che non conosce lenocini né fronzoli, che
scolpisce le figure con raro risalto, che ha un magnifico potere ri-evocatore
allorché descrive dispute e contrasti, ch'è impareggiabile nel sarcasmo, tutto
contenuto in un'unica espressione, tre o quattro parole. G. Papini, parlando
della Istoria del Concilio di Trento, la define un modello di lucidità narrative
e di prosa semplice, esatta e rapida. Lascia orme indelebili nella filosofia,
nella matematica, nell'ottica, nell'astronomia, nella medicina ecc. Galilei e
suo grande amico, e non disdegna di appellarlo: Mio Maestro. Dinanzi al primo
avvertimento a Galilei, lui, che non visse abbastanza a lungo per assistere
alla condanna scrive. Verrà il giorno, e ne sono quasi certo, che gl’uomini, da
studi resi migliori, deploreranno la disgrazia di Galileo e l'ingiustizia resa
a sì grande uomo. Scopre la dilatabilità della pupilla sotto l'azione della
luce e le valvole delle vene. I suoi biografi parlano anche di scoperte nel
campo dell'anatomia, dell'ottica, ecc. L'invenzione del telescopio dice
Bianchi-Giovini il Galilei la dovette per certo ai lumi somministratigli da lui,
se pure questi non ne fu il primo inventore, come pensano alcuni. Sopra la sua
sapienza matematica si cita l'autorevole giudizio di Galilei. Galilei non esita
a dire della ‘fenice’: del quale posso senza iperbole alcuna affermare che
niuno l'avanza in Italia in cognizione di queste scienze matematiche contro
alle calunnie ed imposture di B. Capra, in ediz. naz., Firenze, La teoria di
Galilei delle maree, successivamente dimostratasi erronea, riprende le sue idee,
esposte nei Pensieri naturali, metafisici e matematici. G. Porta, dopo aver
dichiarato di avere appreso alcune cose da lui, lo proclama splendore ed
ornamento non solo della città di Venezia e dell'Italia, ma di tutto il mondo.
(Magia naturalis). D. Passionei gli define
dottissimo oltre ogni espressione. In uno studio il cui intento era quello di
misurare il Q.I. di 300 personaggi famosi. si posiziona al quinto posto, al
pari del più noto matematico Pascal. Alla grande intelligenza unì anchecome
riconosciutagli da tuttiun'esemplare integrità di vita. A. Jemolo, dopo essersi rivolto varie domande
intorno alla sua ortodossia, da questa risposta. Gli elementi ci mancano per
una risposta perentoria: noi non possiamo dissipare l'alone di mistero che lo circonda.
Questo non c'impedisce di ammirare l'uomo e l'opera. Fondamentalmente lo
scontro con la Curia romana e legato ad un progetto politico volto a contenere
il potere di Roma in ambito esclusivamente spirituale e a pro-muovere
un'alleanza tra Venezia e la Francia in un'ottica anti-imperiale. Per questo
intrattenne contatti con i riformati. Inoltre la sua visione di Roma e un vago
ritorno verso la chiesa primitive. Egli quindi e indotto a condannare il potere
temporale, il processo di mondanizzazione del clero, la superiorità del papa sul
Concilio. Stringe amicizia con Dominis, arcivescovo di Spalato, che tende all'apostasia.
La sua Istoria del Concilio Tridentino costituisce il suo capolavoro storico ed
offre la prima imponente ricostruzione del Concilio di Trento. L’opera e ondannata
dalla Congregazione dell'Indice e quindi posta all'Indice dei libri proibiti. Sono
intercettate dal nunzio pontificio a Parigi R. Ubaldini compromettenti carteggi
di lui con l'ambasciatore veneziano A. Foscarini e con l'ugonotto F. Castrino;
carteggi ben presto inviati a Roma per essere messi a disposizione del
Sant'Uffizio, ma anche da utilizzare per far ammettere una buona volta al
governo veneziano quanto da tempo da Roma si viene denunciando, che lui che si
proclamava più cattolico del Papa e come tale difeso ufficialmente dai
responsabili politici veneziani. Altri non era che un protestante, al servizio
delle forze ereticali europee. Dunque infedele e ipocrita. Una taccia di
ipocrisia che non da tregua alla sua figura lungo i secoli, come stanno a
provare innumerevoli esempi, da G. Aleandro, che ricevuta da Peiresc la sua
Istoria dell'Interdetto appena edita risponde all'illustre erudito francese con
fare perentorio che lui e nero ministro del diavolo che si dice esser
padre delle menzogna, se ben egli veramente non credeva né nel diavolo né in
Dio, al prelato friulano G. Fontanini
con la sua velenosa Storia arcana della sua vita a D. Passionei, che crede di
avere le carte per dimostrare che l'idea del furfante e di introdurre il
calvinismo in Venezia, come ancora ricorda A. Mercati. Un parere analogo si
trova anche nella recente Storia della Chiesa di Hertling e Angiolino Bulla,
dove viene definite un ipocrita che fino all'ultimo fa la parte del religioso,
sebbene nel suo intimo si fosse da tempo allontanato dalla Chiesa. Saggi: “Trattato
dell'interdetto di Paolo V nel quale si dimostra che non è legittimamente pubblicato”;
“Apologia per le opposizioni fatte da Bellarmino ai trattati et risolutioni di
G. Gersone sopra la validità delle scomuniche; Considerationi sopra le censure
della santità di Paolo V contra la Serenissima Repubblica di Venezia, Istoria
del Concilio Tridentino, Il trattato
dell'immunità delle chiese (De iure asylorum), Discorso dell'origine, forma,
leggi ed uso dell'Uffizio dell'Inquisizione nella città e dominio di Venezia, Trattato
delle materie beneficiarie, Opinione di Servita, come debba governarsi la
Repubblica Veneziana per havere il perpetuo dominio, Venezia, La storiografia
recente attribuisce lo scritto al patriziato veneziano medesimo. Scritti
giurisdizionalistici, Istoria del Concilio Tridentino (Geneua, Aubert); Pagnoni
Editore, Milano, Gambarin, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, G. Gambarin, IScrittori
d'Italia, Bari, Laterza, G. Gambarin, Scrittori d'Italia Bari, Laterza, Istoria
del Concilio Tridentino, testo critico di Giovanni Gambarin, introduzione di R.
Pecchioli, Collana Biblioteca, Sansoni, Firenze, Lettere a Simone Contarini
ambasciatore veneto in Roma, pubblicate dagli autografi, Monumenti storici
pubblicati dalla R. Deputazione veneta di storia patria. Miscellanea, Venezia,
Fratelli Visentini, Pagine scelte, Arturo Carlo Jemolo, Vallecchi, Firenze, Lettere
ai protestanti, Scrittori d'Italia, 1, Bari, Laterza, Lettere ai protestanti, Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza, Antologia degli scritti politici e storici. Francesco T. Roffarè, MILANI,
Padova, “Istoria dell'Interdetto e altri scritti editi e inedita” (Scrittori
d'Italia Bari, Laterza); R. Amerio, “Scritti filosofici e teologici” (Scrittori
d'Italia, Bari, Laterza); “Pensieri naturali, metafisici e matematici. anoscritto
dell'iride e del calore; Arte di ben pensare, Pensieri medico-morali, Pensieri
sulla religione, Fabula e Massime e altri scritti. Edizione integrale commentate,
L. Sosio, Ricciardi, Milano-Napoli, Scritti giurisdizionalistici” (Scrittori
d'Italia, Bari, Laterza); “Lettere ai Gallicani, B/ Ulianich, Wiesbaden, F.
Steiner, La Repubblica di Venezia la
casa d'Austria e gli Uscocchi, Bari, Laterza, Scritti scelti: Istoria
dell'Interdetto, Consulti, Lettere, Giovanni Da Pozzo, Collezione di Classici
Italiani, POMBA, Torino); Storici, Politici, e Moralisti, G. Cozzi, Collana La
Letteratura Italiana. Storia e Testi, Milano-Napoli, Ricciardi, Istoria del Concilio
Tridentino seguita dalla Vita, Corrado Vivanti, Collana NUE Einaudi, Torino, Collana
Piccola Biblioteca. Einaudi, Torino, “Pensieri” Gaetano e Cozzi, Collana
Classici Ricciardi, Torino, “Considerazioni sopra le censure di Paolo V contro
la Repubblica di Venezia e altri scritti sull'Interdetto”, G. Cozzi, Collana
Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, “Lettere a Gallicani e Protestanti,
Relazione dello Stato della Relazione, Trattato delle Materie Beneficiarie. Cozzi,
Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Gli ultimi consulti. G. Cozzi, Collana
Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Dai Consulti, il carteggio con
l'ambasciatore inglese sir Dudley Carleston. G. Cozzi, Collana Classici
Ricciardi, Einaudi, Torino, Dal Trattato di pace et accomodamento e altri
scritti sulla pace d'Italia. G. Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi,
Torino, Consulti, Corrado Pin, Pisa, Poligrafici, Letteratura e vita civile.
Collana I Classici del Pensiero Italiano; “Della potestà de' prencipi”; Collana
I Giorni, Marsilio, Venezia, “Scritti filosofici inedita, tratti da un
manoscritto della Marciana”; G. Papini, Collana Cultura dell'anima, R. Carabba,
Lanciano, Manoscritti Consulti: in Milano, Biblioteca Nazionale Braidense,
Fondo manoscritti, O. Ceretti, Cinque pugnali non bastano a troncare la sua
parola, in Historia, Touring club italiano, F. Micanzio, Vita, in «Istoria del Concilio tridentino», Torino F.
Micanzio. Scrive tra l'altro nella lettera. E che volete ch'io speri in Roma,
ove li soli ruffiani, cenedi et altri ministri di piaceri o di guadagni hanno
ventura? I cenedi sono gl’uomini che si prostituiscono. F. Micanzio, cit. G,
Cozzi, Sarpi, F. Micanzio, Istoria dell'interdetto e altri scritti editi e
inediti, F. Micanzio, dove stilo può significare sia stile che stiletto Ivi G.
Cozzi, Lettere a Groslot de l'Isle, in «Lettere ai protestanti», Lettera a Francesco
Castrino, in «Lettere ai protestanti», Citato in C. Rizza, Peiresc e l'Italia,
Torino, Giappichelli, Corrado Pin, “Senza maschera: l'avvio della lotta politica
dopo l'Interdetto”; L. Hertling e A. Bulla, Storia della seconda Roma La
penetrazione dello spazio umano ad opera del cristianesimo” (Città Nuova, Borgna
Romain, F.Lucien, F. Micanzio, Vita, dell'ordine de' Servi e theologo della
serenissima republ. di Venetia, Leida, in “Istoria del Concilio tridentino” (Torino,
Einaudi); F. Griselini, “Memorie anedote spettanti alla vita ed agli studj del
sommo filosofo e giureconsulto” (Losanna, Bousquet); F. Griselini, “Del suo
genio in ogni facolta scientifica e nelle dottrine ortodosse tendenti alla
difesa dell'originario diritto de' sovrani né loro rispettivi dominj ad intento
che colle leggi dell'ordine vi rifiorisca la pubblica prosperita” (Venezia,
Basaglia); Zerletti, “Storia arcana della vita servita da Fontanini in partibus e documenti relative (Venezia);
“Cassani, Le scienze matematiche naturali” (Venezia; A. Bianchi-Giovini, Basilea,
R. Morghen, G. Getto, Firenze, Olschki; M. Gliozzi Relazioni scientifiche con G.
Porta, G. Cozzi, Tra Venezia e l'Europa” (Collana Piccola Biblioteca, Torino,
Einaudi); V. Frajese, “Scettico. Stato e Chiesa a Venezia, Bologna, Il Mulino);
I. Cacciavillani, I consulti sulla Vangadizza, Padova, MILANI, Cacciavillani,
Venezia, Fiore, I. Cacciavillani, Sarpi.
La guerre delle scritture de la nascita della nuova Europa, Venezia, Fiore, I.
Cacciavillani, Sarpi giurista, Padova, C. Pin, Ripensando Paolo Sarpi, Venezia,
Ateneo veneto, Concilio di Trento Fulgenzio Micanzio. Dizionario di storia,
Dizionario biografico degli italiani. Paolo
Sarpi. Sarpi. Keywords: l’arte del bien pensar, Locke, impression, reflection,
metaphysics, Bibioteca Marciana, pensieri, pensiero, logica, bien pensare,
galilei, hobbes, metodo, sensismo, il fenice di Venezia, scritti filosofici
inedita. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Sarpi” – peri il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Sasso – da Crotone a Velia – la Potenza e il
atto di Gentile – Gentile megarico -- Lucrezio di Machiavelli – allegoria e
simbolo di Vico -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Studia a Roma. Si laurea sotto Antoni e Chabod con “Machiavelli”.
Studia con Carabellese, Ruggiero, Scaravelli, Nardi, Pettazzoni, Sapegno, Gabetti, Perrotta e
Sanctis. Insegna ad Urbino e Roma.
Studia l’idealismo italiano (Croce) e Machiavelli. Si occupa di ontologia,
Alighieri, Platone, Polibio, Lucrezio, Guicciardini, Shakespeare e Mann. Presidente
della "Fondazione Giovanni Gentile", Lincei. Altri saggi: “Machiavelli
e Borgia. Storia di un giudizio” (Roma, Ateneo); “Machiavelli” (Napoli,
Morano); “La storia della filosofia” (Bari, Laterza); “La ricerca della dialettica”
(Napoli, Morano); “Lucrezio: progresso e morte” (Bologna, Mulino); “L'illusione
della dialettica” (Roma, Ateneo); “Guicciardini” (Istituto Storico Italiano per
il Medio Evo, Roma); “Essere e negazione, Napoli, Morano); “Machiavelli e gl’antichi”
(Milano, Ricciardi); “Tramonto di un mito: l'idea di progresso” (Bologna, Il
Mulino); Per invigilare me stesso. I Taccuini di lavoro di Croce, Bologna, Il
Mulino); “L'essere e le differenze nel "Sofista” (Bologna, Il Mulino); “Variazioni
sulla storia di una rivista italiana: "La Cultura"; Il Mulino); “Machiavelli,
Bologna, Il Mulino, Comprende: Il pensiero politico, Napoli, IISS, Bologna, Il
Mulino, Premio Viareggio di Saggistica, La storiografia. La fedeltà e
l'esperimento, F. Scarpelli, F.S. Trincia e M. Visentin interrogano Sasso,
Bologna, Il Mulino); Filosofia e idealismo,
Napoli, Bibliopolis, Comprende: Croce, Gentile, Ruggiero, Calogero, Scaravelli,
Paralipomeni, Secondi paralipomeni, Ultimi paralipomeni, Tempo, evento,
divenire” (Bologna, Il Mulino); “Gentile: La potenza e l'atto” (Firenze, La
Nuova Italia); Le due Italie di Gentile, Bologna, Il Mulino); “La verità,
l'opinione, Bologna, Il Mulino, Ernesto De Martino fra religione e filosofia,
Napoli, Bibliopolis); Il guardiano della storiografia. Profilo di Chabod (Bologna,
Il Mulino [Napoli, Guida, del Profilo di F Chabod, Bari, Laterza); Dante.
L'imperatore e Aristotele, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo); Fondamento
e giudizio. Un duplice tramonto?, Napoli, Bibliopolis); Il principio, le cose,
Torino, Aragno, Delio Cantimori.
Filosofia e storiografia, Pisa, Edizioni della Scuola Normale Superiore); “Dante,
Guido e Francesca, Roma, Viella); “Le autobiografie di Dante, Napoli, Bibliopolis,
Discorsi di Palazzo Filomarino, raccolti da M. Herling, premessa di N. Irti,
Napoli, IISS, Il logo, la morte, Napoli, Bibliopolis); “Ulisse e il desiderio.
Il canto XXVI dell'Inferno, Roma, Viella); “La voce dei ricordi, Napoli,
Bibliopolis); “Decadenza” (Roma, Viella); “Machiavelli: I corrotti e gli inetti”
(Milano, Bompiani); “Allegoria e simbolo” (Torino, Aragno); “La lingua, la
Bibbia, la storia. Su "De vulgari eloquentia" (Roma, Viella); Su
Machiavelli. Ultimi scritti, Roma, Carocci, Croce. “Storia d'Italia” Napoli,
Bibliopolis, La 'Storia d'Italia' di
Bendetto Croce. Napoli, Bibliopolis.
"Forti cose a pensar mettere in versi". Studi su Dante, Torino,
Aragno, Purgatorio e Anti-purgatorio. Un'indagine dantesca, Roma, Viella,.
Croce e le letterature, Napoli, Bibliopolis, Biografia e storia. Saggi e
variazioni, Roma, Viella,. Note il
Mulino RivisteLa Cultura, su mulino. Premio letterario Viareggio-Rèpaci, Croce.
Dibattito, Il Cannocchiale, G. Arnaldi, G. Calabrò, A. Jannazzo, G, Sasso, V.
Stella, F. Valentini, M. Visentin. G. Arnaldi, Gennaro Sasso. Uno specialista
di più specialità, in Id., Conoscenza storica e mestiere di storico, il Mulino,
IISS-Napoli, A. Bellocci, Verità e doxa: la questione dello sguardo e della
relazione ne Il logo, la morte; A. Bellocci, Laicismo della verità, della doxa
e tolleranza; Leussein, A. Bellocci, L'impossibilità della differenza e i
paradossi dell'identità; Archivio di filosofia, A. Bellocci, Il problema della
'non' relazione ne Il principio, le cose, Giornale critico della filosofia
italiana, A. Bellocci, La verità, l'opinione. Lo ''specchio'' della verità e
l'eterna opinione metafisica, Filosofia italiana, R. Berutti, Annotazioni critiche sull’essere ovvero
sul non essere essere del discorso che lo concerne. Il problema dell'ontologia,,
Pólemos, M. Capati, Paragone. Letteratura,
M. Cardenas, L'auto-noema. Il giudizio tra attualismo e neo-eleatismo, Filosofia
italiana, C. Cesa, Sasso interprete di
Gentile, Archivio di storia della cultura, A. De Vicentiis, Storiografia e
pensiero politico nelle "Istorie fiorentine" di Machiavelli:
Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, F. Fronterotta,
L'essere e le differenze. In margine al Sofista, Novecento, M. Herling M. Reale,
Storia, filosofia e letteratura. Studi in onore Bibliopolis, Napoli, G. Inglese, Machiavelli: una storia del suo
pensiero politico, Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e
Archivio Muratoriano, Enciclopedia machiavelliana, Istituto della Enciclopedia
Italiana Treccani, Roma, Enciclopedia filosofica (a cura del Centro Studi
Filosofici di Gallarate), Milano, S. Maschietti, Dire l'incontrovertibile.
Intorno all'analisi filosofica, Giornale di filosofia, F. Mignini, Essere e
negazione. Giornale critico della filosofia italiana, Crisi e critica"
dello storicismo. Filosofia e storiografia, Novecento, Filosofia e storia della
filosofia, Filosofia italiana, X N. Parise, Sulla relazione. Critica della
metafisica, L. Passerino Editore, Gaeta. N. Parise, Figure della scissione. A
proposito di Allegoria e simbolo, filosofia,
N. Parise, L’aporia del nulla, Filosofia italiana, G. Perazzoli, Il
concetto di laicità. in G. Perazzoli, Miligi, Laicità e filosofia, Mimesis, Milano
Udine, Pietroforte, Problema del nulla e principio di non contraddizione.
Intorno a "Essere e negazione" Novecento, J. Salina, Neoparmenidismo e teorie della
verità, Filosofia italiana, F. Scarpelli, Nulla, anamnesi, riflessivita (Il Cannocchiale,
F. Tessitore, interprete di Croce, in Id., La ricerca dello storicismo. Mulino,
IISS-Napoli, F. Vander, Critica della
filosofia italiana contemporanea. Dialettica e ontologia: i termini di una
contrapposizione, Marietti, Genova; M. Visentin, Tempo e giudizio. La Cultura,M.
Visentin, Sull'identità e sull'essenza del laicismo italiano. A proposito del "Le
due Italie di Giovanni Gentile", Giornale critico della filosofia italiana,
M. Visentin, Il neo-parmenidismo italiano. Considerazioni intorno alla verità,
l'opinione', in Id., Il neo-parmenidismo italiano. II. Dal neoidealismo al
neoparmenidismo, Bibliopolis, Napoli, M. Visentin, Aletheia e doxa oltre
Parmenide, in Id., Onto-Logica: sull'essere e il senso della verità, Bibliopolis,
Napoi, M. Zanetti, Critiche al divenire. Filosofia italiana, X S. Zurletti, Lo
specchio di Perseo, Chaos Kosmos, Vico e il simbolo», «Atti dell’Accademia
Nazionale dei Lincei. Memorie della Classe di Scienze morali, storiche e
filologiche», costituzione mista, Benedetto Croce, Dante, Discorsi sopra la
prima deca di Tito Livio, eternità del mondo,
Sanctis, Lucrezio in Machiavelli, in Enciclopedia machiavelliana, G.
Sasso, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma Dalla concordia
discors alla polemica: filosofia e psicologia di una vicenda, Ripensando la
Storia d'Europa, Ripensando la Storia d'Italia, in Croce e Gentile, la cultura
italiana e europea, M. Ciliberto.Gennaro Sasso. Sasso. Keywords: Potenza ed
atto in Gentile – Lucrezio in Macchiavelli, Lucrezio, simbolo ed allegoria in
Vico, la scuola di Velia, veliati, veliani, parmenide, scuola di Crotone.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sasso” – The Swimming-Pool Library.
Grice
e Saturnino – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. Filosofo Italiano. Seguace di Sesto Empirico,
scettico pirroniano e medico, non si ricordano sue dottrine particolari, ma si
può supporre che accettasse Diogene Laerzio dice che era soprannominato Kuthenas
o Cythenas. La parola è incomprensibile, ma forse indica un’origine greca, quelle
fondamentali del maestro che, negando la possibilità di una scienza razionale
che pretendesse di cogliere le cause nascoste delle cose, ammette la
legittimità di arti (prima fra esse la medicina) che si limitassero a
constatare empiricamente coincidenze e successioni di fenomeni per fondare
così previsioni probabili per il futuro. Given that Sesto taught at Rome,
we may assume Cythenas, albeit his esoteric name, was a Roman!
Grice
e Saufeio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Praeneste). Filosofo italiano. Lucio Saufeio came
from rich and privileged family. He was
a close friend of Tito Pomponio Attico,
who intervenes to save his property from confiscation. Saufeio was elsewhere at
the time, studying the doctrines of the Garden.
Grice e Sava – filosofia italiana – Luigi Speranza (Belpasso). Filosofo.
Enciclopedia Popolare Italiana. Saggi:“Sui pregi”, “Doveri dei medici”, A.
Prezzavento. Roberto Sava. Sava. Keywords. Refs.: dovere, i doveri – pregi. Luigi
Speranza, “Grice e Sava” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Scala – filosofia italiana – filosofia siciliana
– Luigi Speranza (Noto). Filosofo
Italiano. Membro di la commissione creata da Gregorio XIII per la riforma del
calendario. Insegna a Padova. Saggi: “L'Efemeridi di Gioseppe Scala Siciliano,
per anni dodici, le quali cominciano dall'anno di Christo nostro Sig. & finiscono nel fine di dicembre
dell'anno. Alle quali sono aggiunti i canoni, ò introduttioni dell'efemeridi,
ridotto all'uso delle presenti efemeridi (Venezia, Giunti); Ephemerides Iosephi
Scalae Siculi Noetini ad annos duodecim, incipientes ab anno Domini. Vnà cum
introductionibus ephemeridum ab eodem d. Iosepho Scala, ad vsum suarum,
restitutis” (Venezia, Giunta). Col suo nome è oggi chiamato il Gruppo Astrofili
di Noto Santi Correnti, Quello che la
Sicilia ha dato all'Italia. Biografia degli uomini illustri di Sicilia ornata
de' loro rispettivi ritratti, Napoli, Corrado Spataro, L'astronomo netino e la
nuova scienza. Calendario gregoriano. Giuseppe Scala. Scala. Keywords:
calendario gregoriano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scala” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Scalea – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Morano Calabro).
Filosofo Italiano. Figlio del principe di Scalea, marchese di Misuraca e barone
di Morano, dal quale eredita i titoli. Studia sotto Caloprese. Divulga il razionalismo, difende alcuni
colleghi, anche loro seguaci di Cartesio, ed ha un'accesa polemica con Doria su
Spinoza. Saggi: “Della filosofia degl’antichi” (Mosca, Napoli); “De origine
mali”; “De bono” Dizionario di filosofia, riferimenti in A. Mirto, Calabria
letteraria, F. Lomonaco, Vita, e studj scritta da lui medesimo in una Lettera,
Il Melangolo, Genova. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Maria Spinelli, principe di Scalea,
Scalea. Keywords: bonum, ‘il bono’ the good, filosofia degl’antichi, vico,
doria, la filosofia degl’atichi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scalea” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Scalfari – l’implicatura di Teseo – Roma
fascista -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Civitavecchia). Filosofo italiano. Considerato,
anche dai suoi avversari, uno dei più grandi filosofi italiani. Professore, contribuì,
con altri, a fondare il settimanale l'Espresso ed è fondatore del quotidiano la
Repubblica. I campi principali dell'analisi di Scalfari sono l'economia e la
politica. La sua ispirazione politica è socialista liberale, azionista e
radicale. Punti forti dei suoi articoli recenti sono la laicità, la questione
morale, la filosofia. Frequenta il Liceo Mamiani di Roma -- è a Sanremo
(dove la famiglia, di origini calabresi, si era trasferita temporaneamente,
essendo il padre direttore artistico del Casinò) che completa gli studi
liceali, al liceo classico Cassini, avendo come compagno di banco I. Calvino. Sentimentalmente
legato a S. Rossetti, già segretaria di redazione de L'Espresso (e poi di
Repubblica), che sposerà dopo la scomparsa della moglie Simonetta. -- è
ateo. Tra le suoi esperienze c'è “Roma Fascista” -- organo del Gruppo
Universitario Fascista. Collabora con riviste e periodici legati al fascismo,
come “Nuovo Occidente”. Nominato caporedattore di “Roma Fascista”, pubblica una
serie di corsivi sulla prima pagina in cui lancia generiche accuse verso
speculazioni da parte di gerarchi del Partito Nazionale Fascista sulla
costruzione dell'EUR. Questi saggi portarono alla sua espulsione dai GUF. Di
fronte al gerarca, intenzionato a perseguire gli speculatori, aveva ammesso
come i suoi corsivi fossero basati su voci generiche. Si l’accusa poi di essere
un imboscato, e lo prese materialmente per il ero strappandogli le mostrine
dalla divisa del partito. Dopo la fine della seconda guerra mondiale entra
in contatto con il Partito Liberale Italiano. Diventa collaboratore a Il Mondo
e L'Europeo, di M. Pannunzio e A. Benedetti. Licenziato dalla BNL per una serie
di articoli sulla Federconsorzi non graditi alla direzione. Partecipa
all'atto di fondazione del Partito Radicale. Nello stesso anno nasce il
settimanale L'Espresso: è direttore amministrativo e scrive articoli di
economia. Somma la carica di direttore responsabile de L'Espresso a
quella di direttore amministrativo. Il settimanale arriva in cinque anni a
superare il milione di copie vendute. Il successo giornalistico si fuse con il
piglio imprenditoriale, dato che
continuò a gestire anche la parte organizzativa e amministrativa. Pubblica
insieme l'inchiesta sul SIFAR che fa
conoscere il tentativo di colpo di stato chiamato piano Solo. Lorenzo li
querela e i due giornalisti vengono condannati rispettivamente a 15 e a 14 mesi
di reclusione, malgrado la richiesta di assoluzione fatta da V. Occorsio, che
era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse
il segreto di Stato. Lui e Jannuzzi evitano il carcere grazie all'immunità
parlamentare loro offerta dal Partito Socialista Italiano: alle elezioni
politiche viene eletto deputato, come indipendente, nelle liste del PSI,
segreteria Mancini, mentre Jannuzzi diviene senatore. Eletto sia nella
circoscrizione di Torino che in quella di Milano, opta per la seconda e
aderisce al gruppo del PSI. Resta deputato. Dopo la candidatura al Parlamento,
aveva lasciato la direzione de L'Espresso. Sottoscrive la lettera aperta a
L'Espresso contro il commissario Luigi Calabresi. Nel, dopo 45 anni, ammette
che "quella firma era stata un errore". In quegli anni critica
accanitamente le manovre di Eugenio Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di
Montedison, appoggiando spesso chi gli si opponeva; tra questi vi fu Sindona
nel suo scontro con Mediobanca per il controllo di Bastogi. Soprattutto contro
Cefis è indirizzato il celebre libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e da
Giuseppe Turani, Razza padrona. Fondazione e direzione de la Repubblica.
Dopo aver già tentato inutilmente di varare un quotidiano insieme a I.
Montanelli, che aveva respinto la proposta definendola piuttosto azzardata,
fonda il quotidiano la Repubblica, che debutta nelle edicole il 14 gennaio di
quell'anno. L'operazione, attuata con il Gruppo L'Espresso e la Arnoldo
Mondadori Editore, apre una nuova pagina del giornalismo italiano. Il
quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie in pochissimi anni una
scalata imponente, diventando per lungo tempo il principale giornale italiano
per tiratura. L'assetto proprietario registra negli anni ottanta
consolidamenti della posizione dello stesso Scalfari e l'ingresso di Carlo De
Benedetti, nonché un vano tentativo di acquisizione da parte di Berlusconi in
occasione della scalata del titolo Arnoldo Mondadori Editore, finito con il lodo
Mondadori, resosi necessario a causa del fatto che (come accertato dalla
magistratura in seguito) Silvio Berlusconi, a capo della Fininvest, aveva
corrotto uno dei tre giudici per averelusione, malgrado la richiesta di
assoluzione fatta da V. Occorsio, che era riuscito a leggere gli incartamenti
integrali prima che il governo ponesse il segreto di Stato. Scalfari e
Jannuzzi evitano il carcere grazie all'immunità parlamentare loro offerta dal
Partito Socialista Italiano: alle elezioni politiche del 1968 Scalfari viene
eletto deputato, come indipendente, nelle liste del PSI, segreteria Mancini,
mentre Jannuzzi diviene senatore. Stato eletto sia nella circoscrizione di
Torino che in quella di Milano, opta per la seconda e aderisce al gruppo del
PSI. Resta deputato. Dopo la candidatura al Parlamento, aveva lasciato la direzione
de L'Espresso. Sottoscrive la lettera aperta a L'Espresso contro il
commissario Luigi Calabresi. Nel, dopo 45 anni, ammette che "quella firma
era stata un errore". In quegli anni critica accanitamente le
manovre di Eugenio Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di Montedison,
appoggiando spesso chi gli si opponeva; tra questi vi fu Sindona nel suo
scontro con Mediobanca per il controllo di Bastogi. Soprattutto contro Cefis è
indirizzato il celebre libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e da Giuseppe
Turani, “Razza padrona”. Fondazione e direzione de la Repubblica. Dopo aver già
tentato (inutilmente) di varare un quotidiano insieme a Indro Montanelli, che
aveva respinto la proposta definendola piuttosto azzardata, Scalfari fonda il
quotidiano la Repubblica, che debutta nelle edicole. L'operazione, attuata con
il Gruppo L'Espresso e la Arnoldo Mondadori
apre una nuova pagina del giornalismo italiano. Il quotidiano romano,
sotto la sua direzione, compie in pochissimi anni una scalata imponente,
diventando per lungo tempo il principale giornale italiano per tiratura.
L'assetto proprietario registra negli anni ottanta consolidamenti della
posizione dello stesso Scalfari e l'ingresso di Carlo De Benedetti, nonché un
vano tentativo di acquisizione da parte di Berlusconi in occasione della
"scalata" del titolo Arnoldo Mondadori Editore, finito con il
"lodo Mondadori", resosi necessario a causa del fatto che (come
accertato dalla magistratura in seguito) Silvio Berlusconi, a capo della
Fininvest, aveva corrotto uno dei tre giudici per avereun pronunciamento
favorevole nella disputa con De Benedetti per il controllo della Mondadori:
tale accordo fu fortemente voluto da G. Andreotti, grazie all'intermediazione
di Giuseppe Ciarrapico. Sotto la guida di Scalfari, "Repubblica" apre
il filone investigativo sul caso Enimont, che dopo due anni verrà in buona
parte confermato dall'inchiesta di "Mani pulite". Contro Craxi,
a differenza che con Spadolini e con De Mita, Scalfari s'era speso sin
dall'inizio del decennio precedente, considerandolo l'archetipo della questione
morale contro cui si scagliava l'anima della sinistra rappresentata da
Berlinguer. Di questi invece elogiò lo "strappo" con l'Unione
Sovietica in occasione del golpe polacco, pur restando essenzialmente estraneo
alla tradizione comunista e rimanendo su posizioni legate all'intellettualità
laica e alla tecnocrazia. In tal senso vanno lette alcune sue importanti
iniziative, tutte sostenute per il tramite di "Repubblica":
sponsorizza il "governo del Presidente", candidandovi il governatore
della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, già negli anni ottanta; indica al
presidente Scalfaro il commissario PSI a Milano Giuliano Amato come viatico per
la sua scelta a premier. Apprezza G. Rossi come commissario delle aziende
travolte nel turbine di Tangentopoli. incomincia, dapprima in solitaria, la sua
ventennale battaglia contro Silvio Berlusconi. Sconfitto Vittorio Sgarbi, è il
primo a percepire e ad avvertire il pubblico circa la potenziale pericolosità
di Beppe Grillo -- è il primo a
preconizzare una possibile, futura alleanza fra Matteo Renzi e Matteo Salvini.
Ritiro dalla direzione de la Repubblica Scalfari, padre del quotidiano la
Repubblica e della sua ascesa editoriale e politico-culturale, abbandona il
ruolo di direttore, dopo che già da tempo aveva ceduto, insieme a Caracciolo,
la proprietà a Carlo De Benedetti; gli subentra Ezio Mauro. Non scompare dalla
testata del giornale, poiché continua a svolgere il ruolo di editorialista
dell'edizione domenicale. I suoi editoriali sono entrati oramai nella
consuetudine del giornale, tanto da essere soprannominatianche per la loro
lunghezza"la messa cantata della domenica" Cura altresì una rubrica
su L'Espresso (Il vetro soffiato). Venerdì di Repubblica annuncia di voler
abbandonare dopo l'estate la sua storica rubrica Scalfari risponde,
ringraziando i lettori per l'affetto ricevuto e gli stimoli da loro pervenuti
per le sue riflessioni. Gli subentra Michele Serra. Su RaiSat Extra è
andato in onda per qualche tempo, ogni giovedì, un programma dal titolo La
Scalfittura, in cui Scalfari teneva colloqui politici. Le sue
"interviste" con Francesco hanno causato per due volte la smentita da
parte della sala stampa vaticana in relazione alle parole attribuite da al
Pontefice. Scalfari ha ribattuto di aver scritto virgolettati "come se
fossero usciti dalla bocca del Papa", senza aver preso appunti o
registrato durante i colloqui, sostenendo che quello era stato il suo metodo di
lavoro per quasi cinquant'anni. il Vaticano ha smentito un’altra intervista di
Eugenio Scalfari a papa Francesco, a seguito della pubblicazione di un suo
articolo su Repubblica, negando che Francesco l’avesse rilasciato un’intervista
sostenendo che il contenuto dell’articolo fosse il frutto di una sua
ricostruzione. Ciononostante, Francesco continua periodicamente a concederegli interviste
esclusive. Riceve varie onorificenze. Premio Trento per "Una vita dedicata
al giornalismo", il "Premio Ischia" alla carriera, il Premio
Guidarello al giornalismo d'autore e, di recente, il Premio Saint-Vincent -- è
stato nominato Cavaliere di gran croce dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro mentre ha ricevuto una delle più prestigiose
onorificenze della Repubblica francese diventando Cavaliere della Legione
d'onore (successivamente è stato promosso ufficiale). Premio Viareggio. Saggi: ”
Petrolio in gabbia” (Bari, Laterza), “I padroni della città” (Bari, Laterza); “Le
baronie elettriche” (Bari, Laterza); “Rapporto sul capitalismo in Italia, Bari,
Laterza, Il potere economico in URSS, Bari, Laterza); “Storia segreta
dell'industria elettrica, Bari, Laterza); “L'autunno della Repubblica. La mappa
del potere in Italia, Milano, Etas Kompass, Il caso Mattei. Un corsaro al servizio della
repubblica, Bologna, Cappelli, Razza padrona. Storia della borghesia di Stato, Milano,
Feltrinelli, Interviste ai potenti, Milano, Arnoldo Mondadori, Come andremo a
incominciare?, Milano, Rizzoli, L'anno di Craxi (o di Berlinguer?), Milano,
Mondadori, La sera andavamo in Via Veneto. Storia di un gruppo dal «Mondo» alla
«Repubblica», Milano, Arnoldo Mondadori Collana Super ET, Torino, Einaudi, Incontro
con Io, Milano, Rizzoli, Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi,, Denis Diderot,
Il sogno di d'Alembert seguito da Il sogno di una rosa, Collana La memoria,
Palermo, Sellerio); “Alla ricerca della morale perduta, Milano, Rizzoli, Collana
ET Scrittori, Torino, Einaudi); “Il labirinto, Milano, Rizzoli, Collana
Supercoralli, Torino, Einaudi); “L’Illuminismo” a cura di, Roma, Laterza, La
ruga sulla fronte, Milano, Rizzoli, Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi, Roma, la Repubblica, Dibattito sul laicismo, Roma, La Biblioteca di
Repubblica, L'uomo che non credeva in
Dio, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, Per l'alto mare aperto. La
modernità e il pensiero danzante, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, Scuote
l'anima mia Eros, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi,,Enrico Berlinguer, La
questione morale. La storica intervista, Reggio Emilia, Aliberti,.ed. ampliata,
Prefazione di Luca Telese, Aliberti,. Vito Mancuso-E. Scalfari, Conversazioni
con Carlo Maria Martini, Collana Campo dei fiori, Roma, Fazi, La passione
dell'etica. Angelo Cannatà, Collezione I Meridiani, Milano, Mondadori, Francesco-E.
Scalfari, Dialogo tra credenti e non credenti” (Torino, Einaudi); L'amore, la
sfida, il destino. Il tavolo dove si gioca il senso della vita, Collana
Supercoralli, Torino, Einaudi,, Racconto autobigrafico, Collana Passaggi,
Torino, Einaudi, L'allegria, il pianto, la vita, Collana Supercoralli, Torino,
Einaudi, L'ora del blu, Torino Einaudi, Il Dio unico e la società moderna.
Incontri con Francesco e Martini, Torino, Einaudi, liberoquotidiano, libero
quotidiano news commenti-e-opinioni Vittorio feltri ritratto fuoriclasse_re giornalisti
diversi.html. ilfoglio, il foglio uffa news benvenuti al-grand-hotel-scalfari-splendida-vista
sul secolo-di-carta- la7,
la7/dimartedi/video/da-montanelli-e-scalfari-ho-imparato-che-bisogna-scrivere-per-farsi-capire-marco-travaglio
Angelo Cannatà, Eugenio Scalfari e il suo tempo, Mimesis,, diviso in quattro
capitoli: la Politica, l'Arte, la Religione, la Filosofia. Scheda sul
storico della Camera dei deputati, su storia.camera. Sull'amicizia tra
Scalfari e Calvino leggiamo. Caro Eugenio, le tue lettere sono come manate
sulla schiena e io ne ho bisogno di manate sulla schiena, specie di questi
tempi. Mi viene l'acquolina in bocca pensando alle ghiotte discussioni che
faremo quando ci ritroveremo insieme", cfr. Angelo Cannatà "Eugenio
Scalfari e il suo tempo", Mimesis, P. Guzzanti, Guzzanti vs De Benedetti. Faccia
a faccia fra un gran editore e un giornalista scomodo, Aliberti. Cfr. Corriere
della Sera, La Repubblica: Mirella
Serri, I redenti. Gli intellettuali che vissero due volte, Milano, Corbaccio, “Ero
fascista e felice”, intervista, Il Foglio, pasqualericcio. Nel corso
dell'inchiesta riferisce di un colloquio avuto conAurigo. Mi disse che gli
ordini (le disposizioni relative al 'Piano Solo') contemplavano anche l'ipotesi
di una eventuale resistenza da parte del prefetto (gli ordini dicevano che
bisognava mettere il prefetto, qualora avesse resistito a questa iniziativa dei
carabinieri, in condizioni di non nuocere". Fonte: A. Cannatà, Mimesis,
Calabresi e quella firma, su repubblica. F. Tamburini, Un siciliano a Milano,
Longanesi, da ultimo citato da F. Bortoli su corriere della sera attacchi corriere
F. Recanatesi, La mattina andavamo in piazza Indipendenza, Milano, Cairo, e Al. Mazzuca, Penne al vetriolo, Bologna,
Minerva, Nei cui confronti C.Caracciolo
e C. Benedetti dicono che ebbe un innamoramento, in seguito non più condiviso
dallo stesso editore della Repubblica che ormai non lo considerava "un
grande politico": intervista alla Stampa. Scrive Scalfari: Gelli è
Belfagor, il messaggero del diavolo; ma il diavolo, cioè Belzebù, chi è? Belzebù
è, in una certa misura, lo stesso partito socialista, elemento importante di
quel quadro politico e di quella inamovibilità". A.Cannatà, Mimesis, Caro
Craxi tu lo sai chi è Belzebù, Repubblica le invasioni barbariche Voto Renzi perché
l'avversario è Grillo, youtube.com, youtube Rep, su rep.repubblica. E. Mauro dal pulpito di Repubblica officia la
democrazia e aspira a diventare papa, Panorama. "Le interviste vanno
comunque reinterpretate", su youtube.com.
ll Vaticano ha smentito un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa
Francesco, sIl Vaticano smentisce Eugenio Scalfari che fa dire al Papa che
l'inferno non esiste, su ilmessaggero. 31 marzo
(archiviato il 31 marzo ). Rep,
su rep.repubblica. 1º marzo. Premio
Viareggio, su repubblica Dettaglio Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.,
Quirinale: C. Mauri, Il cittadino, Milano,
SugarCo, G. Perna, una vita per il potere, Milano, Leonardo, Angelo Cannatà,
Eugenio Scalfari e il suo tempo, Milano-Udine, Mimesis, F. Bucci, L'intellettuale dilettante, Roma, Dante
Alighieri, Giampaolo Pansa, La Repubblica di Barbapapà, Milano, Rcs Libri, G. Valentini, La Repubblica tradita, Roma, PaperFirst,
F. Recanatesi, La mattina andavamo in piazza Indipendenza, Milano, Cairo
Editore, A. Mazzuca, Penne al vetriolo. I grandi giornalisti raccontano la
Prima Repubblica, Bologna, Minerva, La Repubblica Treccani Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. L'Espresso. Eugenio Scalfari.
Scalfari. Keywords: l’implicatura di Teseo, il labirinto. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Scalfari” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Scarano – l’implicatura di scenofilace – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Brindisi).
Filosofo Italiano. Studia a Bologna, Padova e a Venezia. Fonda l’Accademia
Veneziana. Scrive il saggio “Scenophylax” (Venezia), nel quale tratta della
convenienza di restituire alla tragedia e alla commedia la lingua del Lazio. P.
Camassa, Brindisini illustri, Brindisi, A. Sordo, Ritratti brindisini. Scarano.
Keywords: scenofilace – il tragico – il comico – scenofilace, custode,
sacristano, custode dei vasi -- siria. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scarano”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Scaravelli – tra critica e metafisica –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze).
Filosofo Italiano. Si laurea a Pissa sotto Carlini. Insegna a Roma, e Firenze.
Muore suicida. Profondo conoscitore di Kant, approfondisce nei suoi studi
pubblicati con molta riluttanza e quasi solo per esigenze concorsuali in
particolare i temi relativi ai rapporti tra la filosofia kantiana e la fisica,
i problemi relativi alla Critica del Giudizio ed anche i temi
dell'idealismo. Biblioteca personale, Villa
Mirafiori. Saggi: “Critica del capire”, Firenze, Sansoni, Saggio sulla
categoria kantiana della realta, Firenze, Le Monnier, La prima meditazione di
Cartesio (Firenze, La Nuova Italia); “La critica del giudizio” (Pisa, Scuola Normale
Superiore); M. Corsi, “Critica del capire”; “L'analitica trascendentale” (Firenze,
La nuova Italia); “La Biblioteca”; “L' attualità E. Mirri, Napoli, Sientifiche);
M. Visentin, “Le categorie e la realtà” (Firenze, Le lettere); G. Sasso, “L’idealismo” (Napoli, Bibliopolis);
“La storia come metodo, Convegno a Roma); “Il problema del giudizio storico); “Soveria
Mannelli, Rubbettino, pensatore europeo, M. Biscuso e G. Gembillo, Messina,
Siciliano, G. Sasso, il giudizio, in
Filosofia e idealismo. Paralipomeni, Napoli, Bibliopolis, S. Palermo, Tra critica e metafisica. Lettore
di Kant, Pisa, ETS, Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. M. Biscuso, La
completa dei suoi scritti, su giornale di filosofia.net. Luigi
Scaravelli. Scaravelli. Keywords: paralipomena, la storia della filosofia di
Scaravelli, criticismo, critica del capire, giudizio storico, storia cme
metodo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scaravelli” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Scarpelli – filosofia fascista – Gentile e il
fascismo giuridico – Soleri -- il
tropico, il clistico, il neustico, ed il frastico – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Vicenza). Filosofo
Italiano. Studioso di analisi del linguaggio. Uno dei massimi esponenti della
filosofia analitica, insegnando in varie università italiane anche Teoria
generale del diritto, dottrine dello Stato, Filosofia morale e Filosofia della
politica ed occupandosi costantemente, per l'intera vita, di problemi di etica
e politica. La sua filosofia può essere raccolto attorno a due grandi temi: la
semiotica del linguaggio prescrittivo e il metodo. Contribuisce in misura
fondamentale alla cosiddetta svolta prescrittivistica in campo semiotico ed è
fautore di una giustificazione etico-politica del positivismo giuridico. Oltre
ad approfondire lo studio del metodo del ragionamento morale, si impegna attivamente
in relazione a questioni di etica e bioetica quali per esempio l'aborto e
l'eutanasia. Compiute inoltre studi sulla democrazia e i concetti di libertà
politica e di partecipazione politica. Da una famiglia pugliese
trasferitasi poi in Lucchesia, figlio di un magistrate, frequenta il liceo.
Studia a Torino. La sua formazione è all'insegna dell’idealismo dominante in
Italia e fondata, tra gli altri, su Croce e Gentile. Durante gli anni
universitari, desta il suo interesse Allara,della scuola civilistica torinese,
e la filosofia del diritto. Segue le lezioni del corso di Filosofia del diritto
di Bobbio. Si laurea sotto Solari con “Il concetto di persona”. Già in questo
lavorolo ricorda Bobbio, molti anni più tardi, nel ritratto dell'allievo rivela
un orientamento critico verso le versioni organicistiche della filosofia al
tempo in auge. Risale a questo anno la pubblicazione nella Rivista del
diritto commerciale di un saggio intitolato “Scienza giuridica e analisi del
linguaggio”. In questo saggio precorre il celebre saggio di Bobbio che porta lo
stesso titolo e che è considerato il manifesto della scuola analitica italiana.
Prende le distanze dalle correnti filosofiche idealistiche, organicistiche ed
attualistiche accreditate sul continente per accostarsi al positivismo logico
e, più in generale, alla filosofia analitica e agli studi di semiotica. È tra i
primi a proporne una applicazione in campo giuridico e ad evidenziare la
rilevanza della analisi del linguaggio per la teoria e la dogmatica giuridica.
Assistente di Bobbio; in seguito, collabora con Bobbio in seminari, “La
giustizia nel materialismo storico” e “L’interpretazione giuridica”. La
giustizia e il marxismo sono temi a cui dedica il saggio intitolato “Esistenzialismo
e marxismo” (Taylor, Torino) il quale reca come sottotitolo “sulla giustizia”.
Sostene che la filosofia e mondana, legata esclusivamente a ciò che gli uomini
sono e fanno al mondo. La scelta e l’impegno sono la basi della esistenza di
ciascun uomo. Insegna a Milano un seminario, “La dottrina dello stato italiano”,
al fianco di Treves. Si dedica al “Contributo alla semantica del linguaggio normativo”
(Accademia delle Scienze, Torino). Insegna a Perugia, Pavia, Torino. Sviluppa
“La teoria generale del diritto”, dettagliata fino alla scansione dei
paragrafi. Tra i saggi, “La mia meta-etica e la mia esperienza etica” dove
ricercar la razionalità interna dell'etica e quella della sua fondazione. Ricopre
numerose cariche in istituzioni dedite alla ricerca e partecipa a numerosi
convegni, incontri di studio e simposi di rilievo nazionale ed internazionale. Membro
del Centro di studi metodologici di Torino e socio corrispondente
dell'Accademia delle scienze di Torino e socio dell'Istituto Lombardo
Accademia delle scienze e delle lettere. Direttore dell'Istituto per la Scienza
per la amministrazione pubblica. Ha fatto parte dei consigli direttivi della
Rivista internazionale di filosofia del diritto e di Sociologia del diritto. Entra
a far parte del comitato di redazione della Rivista di filosofia di cui cura
numeri monografici dedicati al concetto di libertà, alla logica deontica e alla
bioetica. È stato condirettore della collana Diritto e cultura moderna e
direttore della collana Luoghi critici per le edizioni di Comunità. Presidente
della Società italiana di filosofia giuridica e politica è stato vicepresidente
del Comitato nazionale di bioetica ed è stato nominato presidente onorario
della Società italiana di filosofia analitica. Contribuisce alla nascita,
dovuta all'iniziativa soprattutto di Geymonat, del Centro Studi metodologici di
Torino. In qualità di affiliato, riceve il compito di fare una relazione sulla
Enciclopedia delle scienze unificate; lavoro a cui fanno seguito negli anni
Cinquanta alcuni contributi sulla analisi del linguaggio così come concepita
dal movimento del positivismo logico. In questi anni Scarpelli si avvicina
sempre di più alla filosofia anglosassone e in particolare agli studi oxoniensi
sul linguaggio della morale e della politica, partecipando anche ad incontri di
studio ad Oxford. Seguendo inizialmente le ricerche di Morris, è fra i
protagonisti della cosiddetta svolta linguistica della filosofia italiana. Studia
Hare. A Hare dedica alcuni lavori; sono da ricordare anzitutto le note, che in
realtà sono ampi saggi di analisi del linguaggio normativo e contributi di
meta-etica, ai due saggi di Hare. Intraprende un vivace dibattito sul concetto
di libertà politica che porta alla stesura di vari lavori; tra essi, si può
ricordare anzitutto il saggio dal titolo Libertà come fatto e come valore ed il volume La libertà politica. Si
devono a Scarpelli i primi studi in Italia sulla analisi del linguaggio
giuridico in cui v'è una sistematica applicazione degli strumenti della
semiotica ai suoi tre livelli: la sintattica (lo studio dei rapporti tra i
segni), la semantica (lo studio dei rapporti tra i segni e i significati), la
pragmatica (lo studio dei rapporti tra i segni e i loro utenti). Tutta la
speculazione e la produzione scientifica di Scarpelli è basata sulla tesi della
grande distinzione tra linguaggio descrittivo e linguaggio prescrittivo; ma
negli anni si evolve progressivamente il livello a cui è individuato il tratto
differenziale tra l'uno e l'altro, individuato dapprima sul piano pragmatico e
poi sul piano semantico. L'esposizione compiuta del pensiero scarpelliano sulla
significanza del linguaggio prescrittivo si ha nell'opera del Semantica, morale
e diritto, trasfusa nella voce Semantica giuridica dello stesso anno. L'idea
che il linguaggio prescrittivo (le norme, i comandi, gli ordini, le preghiere,
ecc.) abbiano significato trae origine dalla distinzione tra il principio di
significanza e il principio di verificazione. Alcuni spunti in tal senso sono
rintracciabili già nel Contributo alla semantica del linguaggio normativo il
cui nucleo concettuale ancora vicino al positivismo logico sta nell'intuizione
che gli enunciati normativi, quantunque non possano essere verificati o
falsificati, debbano nondimeno riferirsi alla realtà. Questa idea è alla base
anche del libro Cos'è il positivismo giuridico in cui propone una
giustificazione etico-politica del positivismo giuridico, criticando sia la
versione bobbiana del positivismo giuridico come approach sia la versione
proposta da Hart. Altri saggi: R. Guastini, Variazioni su temi , Con
un'appendice bibliografica, in «Materiali per una storia della cultura giuridica
italiana», Nota Bibliografica, in Filosofia analitica Donatelli e L. Floridi,
Lithos, Roma), con anche l'indicazione delle note sul “Monitore dei Tribunali”
e dei saggi comparsi su alcuni giornali, quotidiani e periodici: “L'Opinione”,
“Panorama”, “Il Sole 24 Ore”, “Il Mondo economico”); M. Jori, i«Rivista idi
filosofia del diritto», N. Bobbio, La mia Italia, Polito, Passigli, Firenze, Semantica del linguaggio normativo, in Filosofia
del diritto (Lucia), Cortina, Milana. Altri saggi: “Filosofia analitica e
giurisprudenza” (Istituto Cisalpino, Milano); “Il problema della definizione e
il concetto di diritto” (Istituto Cisalpino, Milano); “Filosofia analitica,
norme e valori” (Comunità, Milano); “Validità, legittimità, effettività del
diritto, e positivismo giuridico” (Cluep, Perugia); “Cos'è il positivismo
giuridico” (Comunità, Milano); “Diritto e analisi del linguaggio” (Comunità,
Milano); “Letture filosofiche e politiche. Introduzione agli studi politici” (Cisalpino-Goliardica,
Milano); “Linguaggio e legge naturale. Il tempo e la pena” (Giuffrè, Milano); “L'etica
senza verità” (Mulino, Bologna); “La teoria generale del diritto. Problemi e
tendenze attuali. Studi dedicati a
Bobbio” (Comunità, Milano); “Il linguaggio del diritto” (Led, Milano); “Bioetica
Laica” (Mori, Milano); “Scienza del diritto e analisi del linguaggio” (“Rivista
del diritto commerciale”); “Giurisprudenza italiana”; “L'Unità della scienza”; Rivista
di filosofia, Il giudice e la legge, Occidente; “Il potere giurisdizionale
nello stato e in particolare nella costituzione italiana”; “Liberalismo e
democrazia nella Costituzione italiana”; “Occidente. Rivista di studi politici”;
“Elementi di analisi della proposizione giuridica”. Jus, Congresso di studi
metodologici promosso dal Centro di Studi metodologici, Ramella, Torino); “Diritto
naturale vigente” Occidente. Rivista di studi politici, “Alcuni problemi della
teoria analitica del valore” Rivista di filosofia); “Linguaggio valutativo e prescrittivo”
(Jus); “La Filosofia di Gentile” (Ramella, Torino); Responsabilità del
magistrato, Occidente. Rivista di studi politici); “Behaviourism, positivismo
logico e fascismo” (Rivista di cultura e di politica); “Il grande cambiamento”,
Rivista di cultura e di politica, Etica e linguaggio, Rivista di filosofia, “Società
e natura” (Rivista idi filosofia del diritto); “Il concetto di SEGNO” (Rivista
di filosofia); “L’analisi del linguaggio, Rivista di filosofia, La natura della
metodologia giuridica, Rivista di filosofia del diritto (incluso anche in
Filosofia e scienza del diritto. Atti del II Congresso nazionale di filosofia
del diritto (Giuffrè, Milano), La «Filosofia del diritto» di Widar Cesarini
Sforza, Rivista di diritto civile, I compiti della filosofia del diritto, in La
ricerca filosofica nella coscienza delle nuove generazioni, Carlo Arata e
altri, Il Mulino, Bologna, I fondamenti e il metodo della analisi del linguaggio,
in Il pensiero contemporaneo. Filosofia, epistemologia, logica, Rossi-Landi,
Comunità, Milano, Retribuzione (Enciclopedia Filosofica, Sansoni, Firenze); La definizione nel diritto, Jus); “Imperativi
e asserzioni (Grice: “Or is it indicatives and imperatives?”) Rivista di
filosofia, La libertà, la democrazia e il magistrato, Monitore dei Tribunali, Relazione, in Dibattito bolognese sui valori,
Edizioni di Filosofia, Torino, Libertà,
ragione e giustizia, Rivista di filosofia, Marxismo, sociologia
neopositivistica e lotta delle classi, Quaderni di Sociologia, Il permesso, il
dovere e la completezza degli ordinamenti normativi (a proposito di un libro di
Amedeo G. Conte), Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, La
dimensione normativa della libertà, Rivista di filosofia, 1Positivismo logico e
società contemporanea, Rivista di filosofia, Libertà come fatto e come valore, Rivista di
filosofia, Illuminismo e legislazione, La Magistratura, La proposizione giuridica
come precetto re-iterato, Rivista di filosofia del diritto, Quaderni della
Rivista “Il politico”; Il positivismo giuridico (Pavia), Milano, Giuffrè, L'educazione
del giurista, Rivista di diritto processuale, Semantica giuridica, voce del
Novissimo digesto italiano, POMBA, Torino (Semantica, morale e diritto,
Giappichelli, Torino); Problemi e idee circa l'insegnamento del diritto; Gruppo
di lavoro per il diritto G. Pugliese, in Le scienze dell'uomo e la riforma universitaria,
Laterza, Bari, I magistrati e le tre
democrazie, Rivista di diritto processuale, Le argomentazioni dei giudici:
prospettive di analisi, Il Foro italiano, suppl. ai Quaderni. La formazione
extralegislativa del diritto nell'esperienza italiana. Atti delle giornate di
studio di Ancona, “Moore in Italia,” (cf. Luigi Speranza, “Grice in Italia”), Rivista
di filosofia, La grande divisione e la
filosofia della politica, introduzione a F. Oppenheim, Etica e filosofia politica,
Il Mulino, Bologna, Il metodo giuridico,
Rivista di diritto processuale (riedito
come voce della Enciclopedia Feltrinelli-Fisher. Diritto, Crifò, Feltrinelli,
Milano); Dovere morale, obbligo giuridico, impegno politico, Rivista di filosofia,
Studi sassaresi, Giuffrè, Milano); Impegno politico e conoscenza sociologica,
Quaderni di Sociologia, Il diritto nella società industriale: una strategia di accostamento,
Rivista di diritto processuale; Il diritto della società industriale.
Obbligazione politica e libertà di coscienza. Convegno, Società italiana di
Filosofia giuridica e politica (Pergia), Giuffrè, Milano, Dizionario di
filosofia, Mondadori, Milano, La facoltà di scienze politiche di Milano e il
potere negativo, Politica del diritto, Autonomia e diritto di resistenza, Studi
sassaresi, Giuffrè, Milano, Insegnamento del diritto, filosofia del diritto e
società in trasformazione, Rivista di diritto pubblico, L'educazione giuridica,
Libreria Universitaria, Perugia, Per una
sociologia del diritto come scienza, Sociologia del diritto, La sociologia del
diritto: un dibattito, Giuffrè, Milano, e in Diritto e trasformazione sociale,
Laterza, Bari, La conoscenza sociologica, Sociologia del diritto, Etica, linguaggio
e ragione, Convegno Nazionale di Filosofia (Pavia), Società filosofica
italiana, Roma, Democrazie e competenze, Amministrare, Giuffrè, Milano, Introduzione.
La Filosofia. La filosofia dell'etica. La filosofia del diritto di indirizzo
analitico in Italia e Introduzione all'analisi delle argomentazioni dei
giudici, in Diritto e analisi del linguaggio, Milano, Comunità); Il sistema
giuridico, Sociologia del diritto, Etica, linguaggio e ragione, Rivista di
filosofia, Convegno del PSI di Milano, in I socialisti e la cultura. Materiali
e contributi per una politica culturale alternativa, Marsilio, Venezia, Le
condizioni meta-giuridiche della partecipazione, Convegno di Studi di Scienza
dell'amministrazione, Giuffrè, Milano L’entità
strane dette norme” ed i guastini di Guastini, Sociologia del diritto, S. Romano,
teorico conservatore, teorico progressista, in Le dottrine giuridiche di oggi e
l'insegnamento di S. Romano, P. Biscaretti di Ruffìa, Giuffrè, Milano, La partecipazione popolare nella Costituzione
repubblicana: prevenzione sociale e controllo della criminalità. Convegno di Senigallia,
Giustizia e Costituzione, IDizionario di sociologia, in Milano, Sala del
Grechetto, pubblicata in POMBA Panorama di Lettere e Scienze, Hobbes e
l'obbligazione politica come obbligazione in coscienza” (Giuffrè, Milano); Idea
dell'università e diritto allo studio, Il diritto allo studio nel quadro dei
rapporti fra Università e Regione, Quaderni della Regione Lombardia, Teoria
formale o teoria strutturale del diritto. Per la dissoluzione della metafora
formalistica” (Giuffrè, Milano); La partecipazione politica, Sociologia del
diritto, La meta-etica e la sua rilevanza etica, Rivista di filosofia, Intervento in Giudici separati? Magistratura,
società e istituzioni, Convegno Emilio Alessandrini (Senigallia), Giustizia e
Costituzione, La critica analitica a Kelsen, Rivista di filosofia (La cultura
filosofico-giuridica del novecento, C. Roehrssen, Istituto delle Enciclopedia
italiana, Roma); La responsabilità politica, Società Italiana di Filosofia
giuridica e politica. Pavia (Giuffrè, Milano); Responsabilità politica o virtù
repubblicana, in Garanzie processuali o responsabilità del giudice, Angeli,
Milano, Riflessioni sulla responsabilità politica. Responsabilità, libertà,
visione dell'uomo, Rivista internazionale di filosofia del diritto, Interventi
(pubblicati senza essere rivisti dall'autore) nella giornata di studi su Le
ragioni della libertà: degenerazione dello stato burocratico e risposte
neoliberali per l'Italia, Einaudinotiziecircolare ai soci della Fondazione Einaudi,
Il tempo e la pena, in Piacere e felicità: fortuna e declino. Atti del 3º
Convegno di studiosi di Filosofia morale (Chiavari-S. Margherita Ligure), R. Crippa,
Liviana Editrice, Padova, Filosofia e diritto, in La cultura filosofica
italiana nelle sue relazioni con altri campi del sapere. Atti del convegno di
Anacapri, Guida Editori, Napoli, B.
Leoni e l'analisi del linguaggio, Il politico. Rivista italiana di Scienze
politiche, La democrazia e il segreto,
in Il segreto nella realtà giuridica italiana. Atti del convegno nazionale,
Roma, Milani, Padova, La teoria generale del diritto: prospettive per un
trattato, in La teoria generale del diritto. Problemi e tendenze attuali. Studi
dedicati a Noberto Bobbio, Uberto Scarpelli, Comunità, Milano, L'interpretazione premesse alla teoria
dell'interpretazione giuridica, in Società norme e valori” (Giuffrè, Milano);
“Auctoritas non veritas facit legem, in Linguaggio persuasione verità: atti del
Congresso nazionale di filosofia tenutosi in Verona, Milani, Padova (anche in Rivista di filosofia, Intervento in Il Welfare State possibile.
Saggi e interventi di F. Barone, prefazione di Enrico Mattei, Le Monnier, 1
Scienze dell'uomo e potere sull'uomo: oltre la libertà e la dignità, in
Baudrillard e altri, Sapere e potere, I, Viviana Conti, Multhipla edizioni,
Milano, Un filosofo a disagio, Bollettino della Società Filosofica italiana.
Nuova Serie, Voci: Diritto, Interpretazione, Istituzione, Norma, Validità, in
Gli strumenti del sapere contemporaneo, Le discipline e I concetti (POMBA, Torino); Le porte della
stalla, Quadrimestre. Rivista di diritto privato, Gli orizzonti della
giustificazione, Rivista di filosofia (Etica e diritto, Laterza, Roma-Bari.)
Scienza, sapere, sapienza, Rivista internazionale di filosofia del diritto, Di
alcune difficoltà culturali e di una tentazione perversa inerenti ai “diritti
degli animali”, in “I diritti degli animali”. Atti del convegno nazionale
Genova, Silvana Castignone e Luisella Battaglia, Centro di Bioetica, Genova, La
filosofia nella Facoltà di Giurisprudenza, Rivista di filosofia, La bioetica.
Alla ricerca dei principi, in Biblioteca della libertà, Un modello di ragione
giuridica: il diritto reale razionale, Faralli e Pattaro, Giuffrè, Milano); Dalla
legge al codice, dal codice ai principi” (Accademia delle Scienze di Torino.
Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche (Rivista di filosofia). La
Camera di consiglio come scuola, Quadrimestre. Rivista di diritto privato, Cosmo
e universo, in Corpo e cosmo nell'esperienza morale. Atti del Convegno tra
studiosi di Filosofia morale (Pietrasanta), Romeo Crippa, Padeia, Brescia, Eutanasia. Intervista, Hospital, Il concetto di libertà politica in Entreves,
Rivista di filosofia del diritto, Amministrazione della giustizia, rapporti
umani e funzioni del diritto, in Amministrazione della giustizia e rapporti
umani. Convegno di Sassari, Maggioli, Rimini, Beccaria e l'Italia civile,
L'Indice penale, Classi logiche e discriminazione fra i sessi, Lavoro e
diritto, Hobbes e lo stato totalitario, Bollettino della Società Filosofica
italiana. Nuova Serie (intervento nella Tavola Rotonda su Attualità e presenza
di Hobbes, in Hobbes oggi, A. Napoli, FrancoAngeli, Milano, Introduzione ai
lavori in Interpretazione e decisione. Diritto ed economia. Atti del XVI
Congresso nazionale della Società italiana di Filosofia giuridica e politica
(Padova), F. Gentile, Giuffrè, Milano, Intervento
in Diritto di sciopero, autonomia collettiva ed intervento del legislatore
(Viareggio), Rivista giuridica del lavoro e della previdenza sociale, Il
diritto pubblico italiano di S. Romano, Materiali per una storia della cultura
giuridica, Il positivismo giuridico
rivisitato, Rivista di filosofia, La
bioetica: alla ricerca dei principi” (Giuffrè, Milano); Bioetica: prospettive e
principi fondamentali, in La bioetica. Questioni morali e politiche per il
futuro dell'uomo, Convegno, Roma, Bibliotechne, Milano, I compiti dell'etica
laica nella cultura italiana di oggi, Notizie di Politeia, Relazione su Stevenson, ‘Ethics and Language', in Il neo-illuminismo
italiano. Cronache di filosofia, Pasini e Rolando, Il Saggiatore, Milano, Diritti positivi, diritti naturali: un'analisi
semiotica, in Diritti umani e civiltà giuridica. Convegno a Perugia, S.
Caprioli e F. Treggiari, Stabilimento Tipografico Pliniana Perugia, Etica della
libertà, Bioetica. Rivista interdisciplinare, Filosofia del diritto, in La Filosofia, Le filosofie speciali, diretta da Pietro Rossi,
Torino, POMBA, Il linguaggio giuridico: un ideale illuministico, in Nomografia.
Linguaggio e redazione delle leggi. Contributi al seminario promosso dalla
Banca d'Italia e dalla prima cattedra di filosofia del diritto dell'Milano, Paolo
Di Lucia, Giuffrè, Milano, La mia meta-etica e la mia esperienza etica, in
Scritti per Uberto Scarpelli, Letizia Gianformaggio e M. Jori, Giuffrè, Milano,
Il linguaggio e la politica dei giuristi, Notizie di Politeia, Sui compiti
della filosofia del diritto, Notizie di Politeia, Formanti, dSentenza del Tribunale
di Milano, 2soc. Acc. Compra Vendita immobili S.A.C.V.I. c. Della Beffa, su
Locazione di coseLocazione di immobili urbaniProroga ecc., in Giurisprudenza, Nota a sentenzaDegli effetti dell'abolizione
del commissariato alloggi e di una possibile applicazione dell'azione surrogatoria,
Il Foro Padano, Note bibliografiche a Renato Scognamiglio, Contributo alla
teoria del negozio giuridico, Jovene, Napoli, Carattere della prestazione e
carattere dell'interesse, Rivista del diritto commerciale, Tacita riconduzione
e novazione, Rivista del diritto commerciale, Il cosiddetto conflitto tra
diritti personali di godimento e l'art. 1380 del codice civile, Rivista
trimestrale di diritto e procedura civile, I discorsi politici, Roma,in Quaderni
di Sociologia, Recensione a Bellezza, L'esistenzialismo positivo di Gentile,
Firenze, Rivista di filosofia, Piovesan, Analisi filosofica e fenomenologia
linguistica, Padova, e Lumia, Empirismo logico e positivismo giuridico, Milano,
in Rivista di filosofia. Pasquinelli, Nuovi principi di epistemologia,
Milano, in Rivista di filosofia, Introduzione alla semantica, Bari, in Rivista
di filosofia, Recensione a Antiseri, Dopo Wittgenstein: dove va la filosofia
analitica, Roma, in Rivista di filosofia, Nuovi libri: Orecchia, La filosofia
del diritto nelle università italiane: Saggio di bibliografia, Milano, in Rivista di filosofia, Logica simbolica e
diritto, Milano, in Rivista di filosofia. Rivista di filosofia, Recensione a
FannSymposium on L. J. Austin, London, Rivista di filosofia, Recensione a
Gulotta, Trattato di psicologia giudiziaria nel sistema penale, Milano. Uberto
Scarpelli. Scarpelli. Keywords: fascismo, la filosofia di Giovanni Gentile – la
difensa di Scarpelli contro Solari, “Behaviourism, positivism logico e
fascismo” nell “Mulino”-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scarpelli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Scevola – il pontefice – divisione – dal portico? -- la
nascita della giurisprudenza come rama della filosofia politca -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza. Filosofo Italiano. Scevola, il pontefice. Quinto Mucio Scevola. Pontefice,
questore, tribuno della plebe, pretore, console, proconsole d’Asia e si attira,
per la sua giustizia e il suo disinteresse, l'affetto dei provinciali e l’odio
dei cavalieri romani, che accusarono il suo legato Rutilio Rufo, che egli
difese. Pontefice massimo. Cadde vittima delle lotte civili. Giurista insigne.
Compose libri XVIII juris civilis, in cui per la prima volta tenta una
trattazione sistematica dell’argomento, e un’opera intitolata
"Horoi," che contiene definizioni di concetti e di rapporti
giuridici. E molto ricercato il suo insegnamento di diritto. Insegna,
derivandola, pare, da Panezio di Rodi, la distinzione di tre teologie, ripresa
da Varrone: teologia poetica (falsa), teologia ufficiale (falsa) e teologia
naturale (vera). Console. Giuristi romani e politici romani. Console della
Repubblica romana Quintus Mucius Scaevola. Consorte: Licinia. Figli: Mucia
Terzia. Gens: Mucia. Tribuno della plebe Pretore Consolae Pontificato max. Quintus
Mucius Scaevola. Filosofo stoico, giurista e politico romano. Me ad pontificem
Scaevolam contuli, quem unum nostrae civitatis et ingenio et iustitia
praestantissimum audeo dicere.” Mi sono recato da Scevola pontefice, che oso
dire superiore per ingegno e rettitudine a tutti i nostri concittadini. -- Cicerone,
Laelius de amicitia. Appartenente alla gens Mucia, figlio di Publio Mucio, è
considerato uno dei più grandi giuristi della storia del diritto romano e in
parte l'artefice dell'introduzione, nella giurisprudenza romana, del metodo
dialettico e diairetico, mutuato dalla filosofia. Questore, tribuno della plebe,
pretore, console - insieme a Lucio Licinio Crasso, pro-console e pontefice
massimo. Durante il consolato promulga la “lex Licinia Mucia”, che fissa dei
rigidi limiti al conseguimento della cittadinanza da parte degl’italici. Fra le
sue opere letterarie si ricordano gl’ “Horoi,” titolo in greco che corrisponde
al latino definitiones, e i Libri XVIII iuris civilis. Quest'ultima opera può
considerarsi il primo manuale sistematico di diritto civile basato sull'impiego
delle categorie liceali di genus e species, preso a base di trattazioni
civilistiche posteriori che ne seguivano la sistematica – il cosedetto “sistema
muciano”), i cosedetti “libri ad Quintum Mucium”, tanto che e il più antico
giurista compendiato nei “Digesta del Corpus iuris civilis” e il primo in
ordine di apparizione nell'Index Florentinus.
Ce ne fornisce notizia il giurista Sesto Pomponio in un brano dell'opera
“Enchiridion” conservatoci dal Digesto giustinianeo: D.1.2.41. Post hos Quintus
Mucius Publii filius pontifex maximus ius civile primus constituit generatim in
libros decem et octo redigendo”. Sempre Pomponio annovera tra i discepoli di
Quinto Mucio illustri giuristi romani: Aquilio Gallo, Lucio Lucilio Balbo,
Sesto Papirio, Gaio Giuvenzio, e Servio Sulpicio. Venne soprannominato "Il
pontefice" per distinguerlo dal cugino, Quinto Mucio Scevola detto
l'"Augure". Morì sotto il
consolato di Gneo Papirio Carbone e Gaio Mario il Giovane, ucciso nel tempio di
Vesta dai seguaci di quest'ultimo. Bibliografia: Digesto, 1.2.41 Pomponius
libro singulari enchiridia. Quintus Mucius Scaevola, su Enciclopedia
Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Opere di Quinto Mucio Scevola, su PHI
Latin Texts, Packard Humanities Institute. Predecessore Console romano Successore
Gaio Cassio Longino e Gneo Domizio Enobarbo con Lucio Licinio Crasso Gaio Celio
Caldo e Lucio Domizio Enobarbo Predecessore Pontefice massimo Successore Gneo
Domizio Enobarbo Quinto Cecilio Metello Pio Portale Antica Roma Portale Biografie Portale Diritto Categorie: Giuristi
romaniPolitici romani del I secolo a.C.Giuristi del I secolo a.C.Nati nel 140
a.C.Morti nell'82 a.C.Consoli repubblicani romaniMuciiPontefici massimi[altre]
Mucius. There were three jurists by the family name of Mucius. The most
prominent among them was Quintus Mucius Scaevola, a pontifes maximus who was
consul. He was an outstanding jurist. His treatise on ius civile is the most
important juristic work written under the Republic. It was the first attempt of
a systematic presentation of law and was commented on by later jurists (Gaius,
Pomponius). The Mucian system was adopted by several writers on ius divile. See
definitiones.-His predecessors were Publius Mucius Scaevola, consul, also a
pontifex maximus and Quintus Mucius Scaevola, consul, an augur and teacher of
law (Cicero attended his lectures). As jurists they are of lesser importance in
the history of Roman jurisprudence. Kübler and Münzer, RE 16, 437.442;
Orestano, NDI 12, 1158; G. Lepointe, Q. Mucius Scaevola, Paris, 1926, Bruck,
Sem 3 (1945) 16: Kreller, ZSS 66 (1948) 573; on P. M. Scaevola: Münzer $25, no.
17; on Q. JI. Scaerola, the augur: Münzer ibid. $30, no. 21. About the method
of dividing the material into kinds, the excerpt from Pomponius' Handbook in
Digest 1.2.2.41 (test. 73 FSS) tells us that 'Mucius became the first man to
divide the civil law into kinds by arranging it in eighteen books. The result
would eventually be - as Schiavone put it - a ""metaphysics" of
social relations, reduced to a defined number of archetypal models. 42 Here,
Pomponius' account appears reliable enough (for its unreliability, see above,
Chapter I, section 1.3): elsewhere examples of Mucius' divisions survived. In
Gaius' Teaching Manual 1.188 (fr. 24 Lenel, fr. 43 FSS) Quintus Mucius' division
of kinds of 'guardianship' (tutela) is preserved. From this it can be seen how
many kinds of guardianship there are. [...J Some, like Quintus Mucius have said
that there are five kinds, others, like Servius, that there are three; others,
like Labeo, two.43 In Digest 41.2.3.23, from Paulus, On the Edict, book 54 (fr.
31 Lenel, fr. 55 FSS) Mucius' division with regard to the legal notion of
"possession' (possessio) has been preserved, albeit in a hostile version:
What Quintus Mucius included among the kinds of possession [.] is truly absurd.
Grice e Scevola – l’augure – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza. Filosofo
Italiano. Quinto Mucio Scevola. Console. Quinto Mucio Scevola Console della
Repubblica romana. Quintus Mucius Scaevola Augur. Coniuge: Lelia. Figli: Mucia.
Gens: Mucia. Edile, Tribuno della plebe Pretore, Console. Quinto Mucio, o Muzio
Scevola soprannominato l'Augure. Politico romano vissuto durante il periodo
della Repubblica ed un esperto di diritto romano. Da non confondere con Publio
Mucio Scevola Pontifice, autore degl’ “Annales Maximi.” Venne educato in legge
dal padre Quinto Mucio, da cui erede anche il nome, e in filosofia da Panezio
di Rodi, filosofo del portico. Venne eletto tribune, edile, e pretore. Inviato
come governatore nelle province dell'Asia Minore. Tornato a Roma dovette
difendersi da un'accusa di estorsione rivoltagli da Tito Albucio da cui riusce a
difendersi. Venne eletto console. Scevola ha grande interesse per la legge e gl’affari
all'interno di Roma. Trasmitte la sua conoscenza del diritto romano ad alcuni
dei più famosi oratori di quei tempi, tra cui Cicerone e Attico. Difende Gaio
Mario dalla mozione di Silla che lo voleva rendere nemico del popolo, asserendo
che mai avrebbe approvato un tale disonore per un uomo che aveva salvato
Roma. Cicerone utilizza la figura del suo maestro come interlocutore in
tre opere: “De oratore”, “De amicitia”, e “De re publica”. Scèvola, Quinto
Mùzio, su sapere.it, De Agostini. Quintus Mucius Scaevola, su Enciclopedia
Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.Predecessore Console romano Successore Marco
Porcio Catone e Quinto Marcio Re con Lucio Cecilio Metello Diademato Quinto
Fabio Massimo Eburno e Gaio Licinio Geta. Portale Antica Roma
Portale Biografie Categorie: Politici romani del II secolo a.C.Nati nel
159 a.C.Morti nell'88 a.C.Consoli repubblicani romaniMuciiAuguriGovernatori
romani dell'Asia[altre]. Gaio Mario Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Disambiguazione – Se stai cercando il figlio di Gaio Mario, vedi Gaio Mario il
Giovane. Nessuna nota a piè di pagina Questa voce o sezione sugli argomenti
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dei progetti di riferimento 1, 2. Gaio Mario Console della Repubblica romana
Presunto busto di Gaio Mario, Gliptoteca di Monaco. Nome originaleGaius Marius
Nascita157 a.C. Cereatae Morte13 gennaio 86 a.C. Roma ConiugeGiulia FigliGaio
Mario il Giovane GensMaria Tribunato della plebe119 a.C. Pretura116 a.C.
Legatus legionis109 a.C. Consolato107 a.C. 104 a.C. 103 a.C. 102 a.C. 101 a.C.
100 a.C. 86 a.C. Proconsolato106 a.C. - 105 a.C. in Africa Gaio Mario
NascitaCereatae, 157 a.C. MorteRoma, 13 gennaio 86 a.C. EtniaRomano Dati
militari Paese servitoRepubblica Romana Forza armataEsercito romano
ArmaFanteria GradoImperator, Dux ovvero comandante in capo GuerreGuerre
cimbriche Guerra giugurtina Guerra sociale Guerre mitridatiche Guerra civile
tra Mario e Silla BattaglieBattaglia di Aquae Sextiae Battaglia dei Campi
Raudii Assedio di Numanzia Altre caricheConsole della Repubblica romana voci di
militari presenti su Wikipedia Manuale Gaio Mario (in latino: Gaius Marius,
pronuncia classica o restituta: [ˈɡaː.ɪ.ʊs ˈmarɪ.ʊs];[1] nelle epigrafi:
C·MARIVS·C·F·C·N; in greco antico: Γαίος Μάριος?, Gaios Marios; Cereatae, 157
a.C. – Roma, 13 gennaio 86 a.C.) è stato un generale e politico romano, per
sette volte console della Repubblica romana. Lo storico Plutarco gli
dedicò una delle sue Vite parallele, raffrontandolo al re d'Epiro Pirro. È
comunemente noto per la rivalità con Lucio Cornelio Silla. Indice
1Biografia 1.1Origini familiari e giovinezza 1.2Inizi della carriera (134-110
a.C.) 1.3Legato di Metello (109 a.C.) 1.4Candidatura al consolato (108 a.C.)
1.5Riforma militare del sistema di reclutamento (107 a.C.) 1.6Guerra in Numidia
(107 a.C.) 1.7Cimbri e Teutoni (107-101 a.C.) 1.8Rielezioni di Mario al
consolato (105-102 a.C.) 1.9Resa dei conti con i popoli germanici (102-101
a.C.) 1.10Sesto consolato (100 a.C.) 1.11Guerra sociale (95-88 a.C.) 1.12Guerra
nel Ponto e prima Guerra civile (87 a.C.) 1.13Settimo consolato e morte (86
a.C.) 2Note 3Bibliografia 4Voci correlate 5Altri progetti 6Collegamenti esterni
Biografia La carriera di Gaio Mario è particolarmente emblematica della
situazione sociopolitica della tarda Repubblica romana, in quanto si sviluppa
attraverso fatti e circostanze che, in seguito, porteranno alla caduta della
stessa. Mario era un homo novus, cioè proveniente da una famiglia italica che
non faceva parte della nobiltà romana, e seppe distinguersi e giungere alla
ribalta della vita pubblica di Roma per merito della propria competenza
militare. L'oligarchia dominante fu perciò costretta, suo malgrado, a cooptarlo
nel proprio sistema di potere.[2] A causa del verificarsi di una
situazione di grande pericolo per la minaccia di invasioni su larga scala, gli
si dovette concedere un potere militare senza precedenti nella storia di Roma,
e questo a scapito del rispetto delle leggi e delle tradizioni vigenti, che
dovettero essere adattate alla nuova situazione di emergenza. Alla fine fu
varata una profonda riforma della leva militare, che in passato raccoglieva
solamente proprietari terrieri, e che da allora fu aperta anche a cittadini
provenienti dalle classi dei nullatenenti. Nel lungo termine questa riforma
ebbe l'effetto di cambiare in modo radicale e irreversibile la natura dei
rapporti fra l'esercito e lo Stato. Origini familiari e giovinezza Gaio
Mario nacque ad Arpinum, precisamente nella zona che ancora oggi porta il suo
nome, Casamari[3] (in una zona chiamata Cereatae, nell'attuale comune di
Veroli), nel 157 a.C.. La città, d'antica origine volsca, era stata conquistata
dai Romani verso la fine del VI secolo a.C., e aveva ricevuto la cittadinanza
romana senza diritto di voto (civitas sine suffragio) e soltanto nel 188 a.C.
le vennero concessi i pieni diritti civili. Plutarco riferisce che il padre era
un manovale, ma la notizia non è confermata da altre fonti, e tutto lascia
pensare che sia falsa. Infatti i Marii intrattenevano importanti relazioni con
gli ambienti della nobiltà romana, partecipavano da protagonisti alla vita
politica della loro cittadina e appartenevano all'ordine equestre. Le
difficoltà che incontrò agli esordi della sua carriera a Roma dimostrano semmai
quanto fosse arduo per un homo novus affermarsi nel novero dell'alta società
romana dell'epoca. Inizi della carriera (134-110 a.C.) Lo stesso
argomento in dettaglio: Assedio di Numanzia. Nel 134 a.C. si distinse per le
notevoli attitudini militari dimostrate in occasione dell'assedio di Numanzia,
in Spagna, tanto da farsi notare da Publio Cornelio Scipione Emiliano
(soprannominato Africano Minore). Non è dato sapere con certezza se venne in
Spagna al seguito dell'esercito di Scipione, oppure se si trovasse già in
precedenza a servire nel contingente che, con scarso successo, da tempo cingeva
d'assedio Numanzia. Sta di fatto che Mario parve fin dall'inizio molto
interessato a far carriera politica in Roma stessa. Infatti si candidò per la
carica di tribuno militare di una delle 4 prime legioni (in tutto i tribuni
elettivi erano 24, mentre tutti gli altri venivano nominati dai magistrati
preposti agli arruolamenti). Lo storico Sallustio ci informa che il suo nome
era del tutto sconosciuto agli elettori, ma che alla fine i rappresentanti delle
tribù lo elessero per merito del suo eccellente stato di servizio e su
raccomandazione di Scipione Emiliano. Successivamente si ha notizia di una sua
candidatura alla carica di questore ad Arpino. È probabile che egli utilizzasse
le posizioni di comando ad Arpino per raccogliere dietro di sé un consistente
numero di clienti su cui fare affidamento per le successive mosse che aveva in
animo di compiere. Tuttavia sono solo congetture in quanto nulla si conosce
della sua attività come questore. Nel 120 a.C. Mario fu eletto tribuno della
plebe per il 119 a.C. A quanto sembra si era già candidato alla carica nel 121
a.C., ma senza successo. Un ruolo determinante ebbe, nell'occasione, il
sostegno della potente famiglia dei Cecilii Metelli, verso i quali probabilmente
aveva un rapporto di clientela. Durante il suo tribunato Mario perseguì una
linea vicina alla fazione dei popolari, facendo in modo che venisse approvata,
fra l'altro, una legge che limitava l'influenza delle persone di censo elevato
nelle elezioni. Negli anni intorno al 130 a.C., infatti, era stato introdotto
il metodo del ballottaggio scritto nelle elezioni per le nomine dei magistrati,
per l'approvazione delle leggi e per l'emanazione delle sentenze legali, in
sostituzione del metodo tradizionale di votazione orale. Poiché i nobiles
cercavano sistematicamente di influenzare l'esito dei ballottaggi con la
minaccia di controlli e ispezioni: Mario nel 119 a.C. fece approvare
un'apposita legge tabellaria (Lex Maria de suffragiis ferendis) per restringere
i ponti sui quali passavano gli elettori per votare, in modo che non si potesse
controllare la loro scheda di voto: fece costruire uno stretto corridoio da cui
i votanti dovevano passare per depositare il proprio voto nell'urna, in modo
che fossero al riparo dagli sguardi indiscreti degli astanti e dagli eventuali
tentativi di manipolazione. Questa sua azione provocò il deteriorarsi dei
rapporti tra Mario e la potente famiglia dei Metelli, di cui gli esponenti
della famiglia di Mario erano clientes per tradizione. Successivamente Mario si
candidò per la carica di edile plebeo, ma senza successo. Nel 116 a.C. riuscì,
di stretta misura, a farsi eleggere pretore per l'anno successivo (a quanto
pare si classificò solo al sesto posto su sei), e fu immediatamente accusato di
brogli elettorali (il termine latino è ambitus). Riuscito a malapena a farsi
assolvere da questa accusa, esercitò la carica senza che si verificassero
avvenimenti degni di particolare menzione. Terminato il mandato ricevette il
governatorato della Spagna ulteriore, dove fu necessario intraprendere alcune
campagne militari contro le popolazioni celtiberiche mai del tutto sottomesse.
Il governatorato e le guerre gli fruttarono ingenti ricchezze personali, come
sempre accadeva ai comandanti romani. Le vittorie ottenute gli permisero,
tornato a Roma, di richiedere e ottenere il trionfo. La carriera di Mario non
sembrava destinata a grandi successi fino al 110 a.C. In quell'anno gli fu
proposto un matrimonio con una giovane esponente dell'aristocrazia, Giulia
Maggiore, sorella del senatore Gaio Giulio Cesare il vecchio e futura zia di
Giulio Cesare. Mario accettò, divorziando dalla sua prima moglie Grania di
Pozzuoli. La gens Iulia era una famiglia patrizia di antichissime origini
(faceva risalire la propria discendenza a Iulo, figlio di Enea, e a Venere, dea
della bellezza), ma, nonostante ciò, i suoi appartenenti avevano, per ragioni
finanziarie, notevoli difficoltà a ricoprire cariche più elevate di quella di
pretore (solamente una volta, nel 157 a.C. un Giulio Cesare era stato console).
Il matrimonio permise alla famiglia patrizia di rimettere in sesto le proprie
finanze e diede a Mario la legittimità per candidarsi al consolato. Il figlio
che ne nacque, Gaio Mario il Giovane, vide la luce nel 109 (o 108) a.C., quindi
il matrimonio probabilmente fu contratto nel 110 a.C. Legato di Metello
(109 a.C.) Moneta raffigurante Giugurta, il re numida, nemico di Roma.
Come abbiamo visto, la famiglia di Mario era per tradizione cliente dei Metelli,
e Cecilio Metello aveva appoggiato la campagna elettorale di Mario per il
tribunato. Sebbene i rapporti con i Metelli si fossero in seguito deteriorati,
la rottura non dovette essere definitiva, tanto è vero che Q. Cecilio Metello,
console nel 109 a.C., prese con sé Mario come suo legato nella campagna
militare contro Giugurta. I legati erano originariamente semplici
rappresentanti del Senato, ma, gradualmente, era invalso l'uso di adibirli a
compiti di comando alle dipendenze dei comandanti generali. Quindi, molto
probabilmente; Metello ottenne che il Senato nominasse Mario legato, in modo
che potesse servire alle sue dipendenze nella spedizione che si accingeva a
compiere in Numidia. Nel lungo e dettagliato racconto che Sallustio ci fa di
questa campagna militare, non si fa menzione di altri legati, e ciò lascia
pensare che Mario fosse quello di rango più elevato, nonché braccio destro
dello stesso Metello. Questo rapporto conveniva a entrambi, in quanto, mentre
Metello si avvantaggiava dell'esperienza militare di Mario, questi rafforzava
le sue possibilità di aspirare in seguito al consolato. Va osservato che, se la
gravità della rottura con Metello del 119 a.C., alla luce di quanto avvenne in
seguito, fu probabilmente riferita in modo esagerato, quella che si determinò
riguardo alla condotta della guerra in Numidia fu invece molto più seria e
foriera di conseguenze. Candidatura al consolato (108 a.C.) Nel 108 a.C.
Mario si convinse che i tempi fossero maturi per candidarsi alla carica di
console. A quanto pare chiese a Metello il permesso di recarsi a Roma per
portare a termine il proprio proposito, ma Metello gli raccomandò di astenersi,
e probabilmente gli consigliò di aspettare il tempo necessario per potersi
candidare insieme con il figlio ventenne dello stesso Metello, cosa che avrebbe
rimandato tutto di almeno venti anni. Mario fu costretto a fare buon viso a
cattivo gioco, ma nel frattempo, durante tutta l'estate del 108, fece in modo
di guadagnarsi il favore della truppa, allentando notevolmente la rigida disciplina
militare, e di accattivarsi anche i commercianti italici del posto, ansiosi di
intraprendere i propri lucrosi traffici, assicurando a tutti che, se avesse
avuto mano libera, avrebbe potuto, in pochi giorni e con la metà delle forze a
disposizione di Metello, concludere vittoriosamente la campagna con la cattura
di Giugurta. Entrambi questi influenti gruppi si affrettarono a inviare a
Roma messaggi in appoggio di Mario, con cui si suggeriva di affidargli il
comando, e si criticava Metello per il modo lento e inconcludente con cui stava
conducendo la campagna militare. In effetti la strategia di Metello prevedeva
una lenta, metodica e capillare sottomissione di tutto il territorio. Alla fine
Metello dovette cedere, rendendosi conto, a ragione, che non gli conveniva
mettersi contro un subordinato tanto influente e vendicativo. In queste
circostanze è facile immaginare il modo trionfale con cui Mario, alla fine del
108, fu eletto console per l'anno successivo. La sua campagna elettorale fece
leva sull'accusa, rivolta a Metello, di scarsa risolutezza nel condurre la
guerra contro Giugurta[4]. Viste le ripetute sconfitte militari subite
negli anni fra il 113 e il 109, nonché le accuse di spudorata corruzione
rivolte a molti esponenti dell'oligarchia dominante, è facile comprendere come
l'onesto uomo fattosi da sé, e affermatosi percorrendo faticosamente tutti i
gradini della carriera, fu eletto a furor di popolo, essendo visto come l'unica
alternativa a una nobiltà divenuta corrotta e incapace. Tuttavia il Senato
aveva ancora un asso nella manica. Infatti, la lex Sempronia de provinciis
consularibus del 123 a.C. stabiliva che il Senato aveva facoltà di decidere
ogni anno quali province dovessero essere affidate ai consoli per l'anno
successivo. Alla fine dell'anno, e appena prima delle elezioni, il Senato
decise di sospendere le operazioni contro Giugurta e di prorogare a Metello il
comando in Numidia. Mario non si perse d'animo e si servì di un espediente già
sperimentato nell'anno 131 a.C. In quell'anno si era stati, infatti, in
disaccordo su chi avrebbe dovuto comandare la guerra contro Aristonico in Asia,
e un tribuno aveva fatto approvare una legge che autorizzava un'apposita
elezione per decidere a chi affidare il comando (per la verità c'era stato un
altro precedente in occasione della seconda guerra punica). Mario fece
approvare una legge simile anche in quell'anno (108 a.C.), risultando eletto a
grande maggioranza. Metello ne fu profondamente offeso, tanto che, al suo
ritorno, non volle nemmeno incontrarsi con Mario, dovendosi accontentare del
trionfo e del titolo di Numidico che gli vennero generosamente concessi.
Riforma militare del sistema di reclutamento (107 a.C.) Moderna
ricostruzione di un centurione romano. Mario riformò l'esercito dell'epoca
allargando il reclutamento a tutti i cittadini romani. Lo stesso
argomento in dettaglio: Riforma mariana dell'esercito romano, Esercito romano e
Legione romana. Mario aveva un estremo bisogno di raccogliere truppe fresche e,
a questo scopo, introdusse una profonda riforma del sistema di reclutamento,
foriera di conseguenze di un'importanza di cui lui stesso, al momento,
probabilmente non comprese la portata. Tutte le riforme agrarie attuate dai
Gracchi si basavano sul tradizionale principio secondo cui erano esclusi dal
servizio di leva i cittadini il cui reddito era inferiore a quello stabilito
per la quinta classe di censo. I Gracchi, con le loro riforme, avevano cercato
di favorire i piccoli proprietari terrieri, che da sempre avevano costituito il
nerbo degli eserciti romani, in modo da fare aumentare il numero di quelli che
avevano i requisiti per essere arruolati. Nonostante i loro sforzi, tuttavia,
la riforma agraria non risolse la crisi del sistema di arruolamento, che aveva
avuto lontana origine dalle sanguinose guerre puniche del secolo precedente. Si
cercò quindi di trovare una soluzione semplicemente abbassando la soglia minima
di reddito per appartenere alla quinta classe da 11.000 a 3.000 sesterzi, ma
nemmeno questo fu sufficiente, tanto che già nel 109 a.C. i consoli erano stati
costretti a derogare dalle restrizioni sugli arruolamenti imposte dalle leggi
graccane. Nel 107 a.C. Mario ruppe ogni indugio e decise di arruolare senza
alcuna restrizione riguardo al censo e alle proprietà fondiarie del potenziale
soldato. Da quel momento in poi le legioni di Roma furono composte
prevalentemente da cittadini poveri, il cui futuro, al termine del servizio,
dipendeva unicamente dai successi conseguiti dal proprio comandante, che era
solito loro assegnare parte delle terre frutto delle vittorie riportate. Di
conseguenza i soldati avevano il massimo interesse ad appoggiare il proprio
comandante, anche quando si scontrava con i voleri del Senato, composto dai
rappresentanti dell'oligarchia dominante, e anche quando andava contro il
pubblico interesse, che, a quell'epoca, veniva di fatto impersonato dal Senato
stesso. Va notato che Mario, persona fondamentalmente corretta e fedele alle
tradizioni, non si avvalse mai di questa potenziale enorme fonte di potere, ma
passeranno meno di vent'anni che il suo ex questore Silla, lo farà per imporsi
contro il Senato e contro lo stesso Mario. Altri 30-40 anni e il suo esempio
sarà seguito da Giulio Cesare, nipote acquisito di Mario. Guerra in
Numidia (107 a.C.) Cartina della Numidia all'epoca di Giugurta. Lo
stesso argomento in dettaglio: Guerre contro Giugurta e Bellum Iugurthinum. Ben
presto Mario si rese conto che concludere la guerra non era così facile come
egli stesso si era in precedenza vantato di poter fare. Dopo essere sbarcato in
Africa verso la fine del 107 a.C. costrinse Giugurta a ritirarsi in direzione
sud-ovest verso la Mauritania. Nel 107 suo questore era stato nominato Lucio
Cornelio Silla[4], rampollo di una nobile famiglia patrizia caduta economicamente
in disgrazia. A quanto pare Mario non fu contento di avere alle proprie
dipendenze un simile giovane dissoluto, ma, inaspettatamente, Silla dimostrò
sul campo di possedere grandi qualità di comandante militare. Nel 105 a.C.
Bocco, re di Mauritania e suocero di Giugurta, nonché suo riluttante alleato,
si trovò di fronte l'esercito romano in avanzata. I romani gli fecero sapere di
essere disponibili a una pace separata e Bocco invitò Silla nella sua capitale
per condurvi le trattative. Anche in questa circostanza Silla si dimostrò
particolarmente abile e coraggioso; in effetti, Bocco rimase a lungo dubbioso
se consegnare Silla a Giugurta oppure, come poi avvenne, Giugurta a Silla. Alla
fine, Bocco fu convinto a tradire Giugurta, che fu subito consegnato nelle mani
dello stesso Silla. La guerra era così conclusa. Poiché Mario era il comandante
dotato di imperium e Silla militava alle sue dirette dipendenze, l'onore della
cattura di Giugurta spettava interamente a Mario, ma era chiaro che gran parte
del merito andava riconosciuto personalmente a Silla, tanto che gli fu
consegnato un anello con un sigillo commemorativo dell'evento. Al momento la
cosa non fece particolarmente scalpore, ma in seguito Silla si vanterà di
essere stato il vero artefice della conclusione vittoriosa della guerra. Mario,
intanto, si guadagnava fama di eroe del momento. Il suo valore stava per essere
messo alla prova da un'altra grave emergenza che incombeva su Roma e
sull'Italia. Cimbri e Teutoni (107-101 a.C.) Le migrazioni dei
Cimbri durante il II secolo a.C. Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre
cimbriche. V · D · M Guerre cimbriche L'arrivo in Gallia del popolo germanico
dei Cimbri, quasi immediatamente seguito dalla loro schiacciante vittoria sulle
truppe di Marco Giunio Silano, il cui esercito venne infatti del tutto
sbaragliato dall'orda nemica, aveva indotto ad un ammutinamento a catena delle
tribù galliche delle regioni meridionali recentemente assoggettate dai Romani.
Nel 107 a.C. il console Lucio Cassio Longino venne completamente sconfitto da
una tribù gallica transalpina, e l'ufficiale di grado più elevato fra quelli
sopravvissuti (Gaio Popilio Lenate), figlio del console dell'anno 132, riuscì a
mettere in salvo quanto restava delle forze romane solo dopo aver ceduto metà
degli equipaggiamenti e aver subito l'umiliazione di far marciare il proprio
esercito sotto il giogo, in mezzo allo scherno dei vincitori. L'anno successivo
(106 a.C.) un altro console, Quinto Servilio Cepione, marciò contro le tribù
stanziate nella zona di Tolosa, che si erano ribellate a Roma, e si impossessò
di un'enorme somma di denaro custodita nei santuari dei templi (il cosiddetto
Oro di Tolosa o Aurum Tolosanum). La maggior parte di questo tesoro sparì
misteriosamente durante il trasporto verso Massilia (l'odierna Marsiglia) e,
molto probabilmente, fu lo stesso Cepione che ordinò il finto furto per
impossessarsi dell'oro. Cepione fu confermato nel comando anche per l'anno
successivo, mentre uno dei nuovi consoli, Gneo Mallio Massimo, si unì a lui
nelle operazioni in Gallia meridionale. Al pari di Mario, anche Mallio era un
uomo nuovo, e la collaborazione fra lui e Cepione si dimostrò subito
impossibile. I Cimbri e i Teutoni erano entrambi composti da tribù di ceppo
germanico che, nel corso delle proprie migrazioni, erano apparse sul corso del
fiume Rodano proprio mentre l'esercito di Mallio si trovava nella stessa zona.
Cepione, che era accampato sulla riva opposta del fiume, si rifiutò in un primo
momento di venire in soccorso del collega minacciato, decidendosi ad
attraversare il fiume solo dopo che il Senato gli aveva ordinato di cooperare
con Mallio. Tuttavia egli si rifiutò di unire le forze dei due eserciti, e si
mantenne a debita distanza dal collega. I Germani approfittarono della situazione
e, dopo aver sbaragliato Cepione, distrussero anche l'esercito di Mallio il 6
ottobre del 105 a.C. presso la città di Arausio. I Romani dovettero combattere
con il fiume alle spalle che li impediva la ritirata, e, stando alle cronache,
furono uccisi 80.000 soldati e 40.000 ausiliari. Le perdite subite nel decennio
precedente erano state molto gravi, ma questa sconfitta, provocata soprattutto
dall'arroganza della nobiltà che si rifiutava di collaborare con i più capaci
capi militari di rango non nobiliare, fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Non soltanto le perdite umane erano state enormi, ma l'Italia stessa era ormai
esposta all'invasione delle orde barbariche. Il malcontento del popolo contro
l'oligarchia aveva raggiunto ormai l'esasperazione. Rielezioni di Mario
al consolato (105-102 a.C.) Busto di Gaio Mario in età avanzata (Museo
Chiaramonti). Nell'autunno del 105, mentre si trovava ancora in Africa, Mario
fu rieletto console. L'elezione in absentia era una cosa abbastanza rara, e
inoltre una legge successiva all'anno 152 a.C. imponeva un intervallo di almeno
10 anni fra due consolati successivi, mentre una del 135 a.C. sembra che
proibisse addirittura che questa carica potesse essere rivestita per due volte
dalla stessa persona. La grave minaccia incombente dal nord fece tuttavia
passare sopra a ogni legge e consuetudine, e Mario, ritenuto il più abile
comandante disponibile, fu rieletto console per ben 5 volte consecutive (dal
104 al 100 a.C.), cosa mai avvenuta in precedenza. Al suo ritorno a Roma,
il 1º febbraio 104 a.C., vi celebrò il trionfo su Giugurta, che prima fu
portato come un trofeo in processione, e infine morì nel Carcere Mamertino. Nel
frattempo i Cimbri si erano diretti verso la Spagna, mentre i Teutoni vagavano
senza una meta precisa nella Gallia settentrionale, lasciando a Mario il tempo
di approntare il proprio esercito, curandone in modo molto attento
l'addestramento e la disciplina. Uno dei suoi legati era ancora L. Cornelio
Silla, e questo dimostra che in quel momento i rapporti fra i due non si erano
ancora deteriorati. Sebbene avesse potuto continuare a comandare l'esercito in
qualità di proconsole, Mario preferì farsi rieleggere console fino all'anno
100, in quanto questa posizione lo metteva al riparo da eventuali attacchi di
altri consoli in carica. L'influenza di Mario divenne in quel periodo
talmente grande che era addirittura in grado di influenzare la scelta dei
consoli che in ogni anno dovevano essere eletti insieme con lui, e pare che
egli facesse in modo che venissero scelti quelli che riteneva più malleabili.
Nel 103 a.C. i Germani indugiavano ancora nelle proprie scorribande in Spagna e
in Gallia, e questo fatto, insieme con la morte del console collega Lucio
Aurelio Oreste, consentì a Mario, che stava già marciando verso nord, di
rientrare a Roma per venirvi confermato console per l'anno 102, insieme con un
nuovo collega. Resa dei conti con i popoli germanici (102-101 a.C.)
Francesco Saverio Altamura, Mario vincitore dei Cimbri, 1863 circa Lo
stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Aquae Sextiae e Battaglia dei Campi
Raudii. Nel 102 a.C. i Cimbri dalla Spagna tornarono in Gallia, e, insieme con
i Teutoni, decisero di invadere l'Italia. Questi ultimi avrebbero dovuto
puntare a sud dirigendosi verso le coste del Mediterraneo, mentre i Cimbri
dovevano penetrare nell'Italia settentrionale da nord-est attraversando il
passo del Brennero (”per alpes Rhaeticas”). Infine i Tigurini, la tribù celtica
loro alleata che aveva sconfitto Longino nel 107 pensavano di attraversare le
Alpi provenendo da nord-ovest. La decisione di dividere in questo modo le loro
forze si sarebbe dimostrata fatale, poiché diede ai Romani, avvantaggiati anche
dalle linee di approvvigionamento molto più corte, la possibilità di affrontare
separatamente i vari contingenti, concentrando le proprie forze laddove era di
volta in volta necessario. Nel frattempo Mario aveva organizzato nel
migliore dei modi la propria armata. I soldati erano stati sottoposti a un
addestramento che mai in precedenza si era visto, ed erano abituati a
sopportare senza lamentarsi le fatiche delle lunghe marce di avvicinamento,
dell'allestimento degli accampamenti e delle macchine da guerra, tanto da
meritarsi il soprannome di muli di Mario.[5] Dapprima decise di affrontare i
Teutoni, che si trovavano in quel momento nella provincia della Gallia
Narbonense e si stavano dirigendo verso le Alpi. In un primo momento rifiutò lo
scontro, preferendo arretrare fino ad Aquae Sextiae (l'attuale Aix en
Provence), un insediamento fondato da Gaio Sestio Calvo, console nel 109 a.C.,
in modo da sbarrare loro il cammino. Alcuni contingenti di Ambroni, avanguardia
dell'esercito dei Germani, si lanciarono avventatamente all'attacco delle
posizioni romane, senza aspettare l'arrivo di rinforzi, e 30.000 di essi
rimasero uccisi. Mario schierò poi un contingente di 30.000 uomini per tendere
un'imboscata al grosso dell'esercito dei Germani, che presi alle spalle e
attaccati frontalmente, furono completamente sterminati e persero 100.000
uomini,[6] e quasi altrettanti ne furono catturati. Battaglia di
Vercelli, 1725-1729 del Tiepolo. Il suo nome è ancor oggi ricordato non solo
nell'etimologia della località, allora arpinate, di nascita, Casamari (Casa
Marii, per l'appunto), ma persino nell'etimologia della regione francese della
Camargue (Caii Marii Ager), come sostenuto dallo storico francese Louis-Pierre
Anquetil nella sua opera "Histoire de France" (ed. postuma 1833, tomo
1, pagg. 52 ss., ed. 1851-1853, tomo 1, pag. 40). La tradizione orale della
città di Arpino sostiene che Mario, dopo aver sconfitto i Germani ad Aquae
Sextiae (Aix-en-Provence) e nella battaglia dei Campi Raudii, all'apogeo della
sua gloria, non dimenticasse la sua patria d'origine e, disponendo della Gallia
transalpina come terra di conquista, donasse ad Arpino quei territori, le cui
rendite servirono a mantenere i templi e gli edifici pubblici della
città. Il collega di Mario Quinto Lutazio Càtulo, console nel 102, non
ebbe altrettanta fortuna, non riuscendo a impedire che i Cimbri forzassero il
passo del Brennero avanzando nell'Italia settentrionale verso il finire del 102
a.C. Mario apprese la notizia mentre si trovava a Roma, dove fu rieletto
console per l'anno 101 a.C. Il senato gli accordò il trionfo ma lui rifiutò
perché ne voleva fare partecipe anche l'esercito, quindi lo posticipò a una
vittoria contro i Cimbri. Immediatamente si mise in marcia per ricongiungersi
con Catulo, il cui comando fu prorogato anche per il 101. Infine, nell'estate
di quell'anno, a Vercelli, nella Gallia cisalpina, in una località allora
chiamata Campi Raudii, ebbe luogo lo scontro decisivo. Ancora una volta
la ferrea disciplina dei Romani ebbe la meglio sull'impeto dei barbari, e
almeno 65.000 di loro (o forse 100.000) perirono, mentre tutti i sopravvissuti
furono ridotti in schiavitù. I Tigurini, a questo punto, rinunciarono al loro
proposito di penetrare in Italia da nord-ovest e rientrarono nelle proprie
sedi. Catulo e Mario, come consoli in carica, celebrarono insieme uno splendido
trionfo, ma, nell'opinione popolare, tutto il merito venne attribuito a Mario.
In seguito Catulo si trovò in contrasto con Mario, divenendone uno dei più
acerrimi rivali. Come ricompensa per avere sventato il pericolo dell'invasione
barbarica, Mario venne rieletto console anche per l'anno 100 a.C. Gli
avvenimenti di quell'anno, tuttavia, non gli furono propizi. Sesto
consolato (100 a.C.) Il mondo romano, al termine della seconda guerra
punica (in verde), e poi attorno al 100 a.C. (arancione). Nel corso di questo
anno il tribuno della plebe Lucio Appuleio Saturnino richiese con forza che si
varassero riforme simili a quelle per cui si erano in passato battuti i
Gracchi. Propose quindi una legge per l'assegnazione di terre ai veterani della
guerra appena conclusasi e per la distribuzione da parte dello stato di grano a
prezzo inferiore a quello di mercato. Il senato si oppose a queste misure,
provocando così lo scoppio di violente proteste, che presto sfociarono in una
vera e propria rivolta popolare, e a Mario, come console in carica, fu chiesto
di reprimerla. Sebbene egli fosse vicino al partito popolare, il supremo
interesse della repubblica e l'alta magistratura da lui rivestita gli imposero
di assolvere, sebbene riluttante, a questo compito. Dopodiché lasciò ogni carica
pubblica e partì per un viaggio in Oriente. Guerra sociale (95-88
a.C.) Busto di Lucio Cornelio Silla, il rivale di Mario. Lo stesso
argomento in dettaglio: Guerra sociale. Durante gli anni di assenza di Mario da
Roma, e subito dopo il suo ritorno, Roma conobbe alcuni anni di relativa
tranquillità. Nel 95 a.C., tuttavia, venne approvata una legge che decretava
che tutti coloro che non fossero cittadini romani, cioè coloro che provenivano
da altre città italiche, dovessero essere espulsi da Roma. Nel 91 a.C. Marco
Livio Druso fu eletto tribuno e propose una grande distribuzione di terre
appartenenti allo Stato, l'allargamento del Senato e la concessione della
cittadinanza romana a tutti gli uomini liberi di tutte le città italiche. Il
successivo assassinio di Druso provocò l'immediata insurrezione delle
città-Stato italiche contro Roma, e la Guerra sociale (da socii, gli alleati
italici) degli anni 91 a.C. - 88 a.C. Mario fu chiamato ad assumere, insieme
con Silla, il comando degli eserciti chiamati a sedare la pericolosa
rivolta. Guerra nel Ponto e prima Guerra civile (87 a.C.) Lo stesso
argomento in dettaglio: Guerre mitridatiche e Guerra civile tra Mario e Silla.
Finita la guerra in Italia si aprì un nuovo fronte in Asia, dove Mitridate, re
del Ponto, nel tentativo di allargare verso occidente i confini del suo regno,
invase la Grecia. Posto di fronte alla scelta se affidare il comando
dell'inevitabile guerra contro Mitridate a Silla o Mario, il Senato, in un
primo momento, scelse Silla. In seguito, tuttavia, quando il tribuno della
plebe Publio Sulpicio Rufo, appoggiato da Mario, cercò di far passare una legge
per distribuire gli alleati italici nelle tribù cittadine, in modo da
influenzare con il loro voto i comizi, nacque uno scontro nel quale il figlio
del console Quinto Pompeo Rufo trovò la morte. Silla, sfuggito alla
confusione, si rifugiò nella casa dello stesso Mario. Intanto la legge venne
approvata e le tribù che adesso contenevano anche i nuovi cittadini fecero
passare una legge secondo la quale veniva affidata a Mario la guerra contro
Mitridate. Intanto nell'88 a.C. Silla aveva già raggiunto l'esercito a Nola e
Mario fece mandare due tribuni per riportarlo a Roma. Ma l'esercito uccise i
tribuni e Silla con esso marciò alla volta di Roma. Mario, dichiarato nemico
pubblico da Silla, all'arrivo di questi abbandonò precipitosamente l'Urbe,
rifugiandosi in un primo tempo tra le paludi di Minturnae. I magistrati locali
decretarono la sua morte per mano di uno schiavo cimbro, il quale, però, mosso
a compassione o intimorito per la sua fama, non diede corso all'esecuzione.
Plutarco, in Marium, scrisse che i Minturnesi, mossi a compassione, lo
aiutarono a imbarcarsi sulla nave di Beleo, diretta in l'Africa, ove visse per
un po' di tempo in esilio. Data l'assenza di Mario, Gneo Ottavio e Lucio
Cornelio Cinna furono eletti consoli nell'87 a.C., mentre Silla, nominato
proconsole, si mise in marcia verso oriente con l'esercito. Settimo
consolato e morte (86 a.C.) Mario in esilio. Mentre Silla conduceva la
sua campagna militare in Grecia, a Roma il confronto fra la fazione
conservatrice di Ottavio, rimasto fedele a Silla, e quella popolare e radicale
di Cinna si inasprì sfociando in aperto scontro. A questo punto, nel tentativo
di avere la meglio su Ottavio, Mario, insieme con il figlio, rientrò
dall'Africa con un esercito ivi raccolto e unì le proprie forze a quelle di
Cinna, che aveva radunato truppe filomariane ancora impegnate in Campania
contro gli ultimi socii ribelli. Gli eserciti alleati entrarono in Roma, di
modo che Cinna fu eletto console per la seconda volta e Mario per la settima.
Seguì una feroce repressione contro gli esponenti del partito conservatore:
Silla fu proscritto, le sue case distrutte e i suoi beni confiscati. Tuttavia
nel primo mese del suo mandato, all'età di 71 anni, Mario morì nell'86 a.C.-
Dopo la morte di quest'ultimo Cinna divenne di fatto il padrone della
repubblica e mantenne il consolato per altri due anni di seguito fino all'84
a.C. per poi morire, vittima di un ammutinamento, mentre si dirigeva con
l'esercito verso la Grecia. L'armata di Silla, dopo aver concluso
vittoriosamente la campagna nel Ponto, rientrò in Italia sbarcando a Brindisi
nell'83 a.C., e sconfisse il figlio di Mario, Gaio Mario il Giovane, che morì in
combattimento a Praeneste, a circa 50 chilometri da Roma. Gaio Giulio Cesare,
nipote della moglie di Mario, sposò una delle figlie di Cinna. Dopo il ritorno
di Silla a Roma si instaurò un regime di restaurazione che perpetrò le più
feroci repressioni, tanto che Giulio Cesare fu costretto a fuggire in Cilicia,
dove rimase fino alla morte di Silla nel 78 a.C. Il busto bronzeo di Gaio Mario
si trova collocato attualmente nel Municipio di Minturno. Lo storico greco
riferisce anche che Gaio Mario ebbe una relazione di lunga data con un
comandante che era al contempo un erudito intellettuale spiccatamente
filoellenico, che gli dedicò vari epigrammi molto raffinati e a carattere
omoerotico.[7] Note ^ Il praenomen "Gaio" è forma corretta
rispetto al pur comune "Caio". La forma "Caio", infatti, si
è diffusa a seguito di un'errata interpretazione dell'abbreviazione epigrafica
"C." (vedi, tra gli altri, Gian Biagio Conte, Emilio Pianezzola,
Giuliano Ranucci, Dizionario della lingua latina, Firenze, Le Monnier, 2000,
sub voce Gaius: «il fraintendimento dell'abbr., in cui la G si scriveva, per
conservazione di grafia arcaica, C., ha generato la forma "Caio"»). ^
Encyclopædia Britannica: Gaius Marius, Roman general., su britannica.com. ^ Che
è diffusa convinzione sul posto che derivi dall'espressione latina Casa
Marii.[senza fonte] Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium
consulem libri duo, II, 12. ^ Sesto Giulio Frontino, Strategemata, IV, 1.7. ^
150.000 uomini secondo altre fonti, vedi Velleio Patercolo, Historiae Romanae
ad M. Vinicium consulem libri duo, II, 12. ^ Filmato audio Marina Mattei e
Maddalena Crippa, Luce sull'archeologia - Le idi di marzo a Largo Argentina -
Incontro, su Marina Mattei (Sovrintenza ai Musei Capitolini) (a cura di),
Youtube, Roma, Teatro di Roma, 4 marzo 2015. URL consultato il 16 dicembre 2019
(archiviato il 29 marzo 2017)., al minuto 29:00 e al min. 32:00. Bibliografia
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(traduzione inglese Archiviato il 20 novembre 2015 in Internet Archive.). (LA)
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1981. Luciano Canfora, Giulio Cesare. Il dittatore democratico, Laterza, 1999,
ISBN 88-420-5739-8. J. Carcopino, Giulio Cesare, traduzione di Anna Rosso
Cattabiani, Rusconi Libri, Piganiol André, Le conquiste dei romani, Milano, Il
Saggiatore, 1989, Scullard, Storia del mondo romano. Dalla fondazione di Roma
alla morte di Nerone, vol.I-II, Milano, BUR, Consoli repubblicani romani Gens
Maria Mario, Gaio, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia
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Modifica su Wikidata (EN) John P.V. Dacre Balsdon, Gaius Marius, su
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata
(ES) Gaio Mario, in Diccionario biográfico español, Real Academia de la
Historia. Modifica su Wikidata Opere di Gaio Mario, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Gaio Mario, su Goodreads. Modifica su
Wikidata Portale turistico di Minturno Scauri - Minturnae, su
minturnoscauri.it. URL consultato il 5 dicembre 2011 (archiviato dall'url
originale il 29 dicembre 2010). (EN) Mario e Silla, su janusquirinus.org. URL
consultato il 13 dicembre 2004 (archiviato dall'url originale il 21 febbraio
2004). (EN) La vita di Gaio Mario, su jerryfielden PredecessoreConsole romanoSuccessoreServio
Sulpicio Galba e Lucio Ortensio107 a.C. con Lucio Cassio LonginoQuinto Servilio
Cepione e Gaio Atilio SerranoI Gneo Mallio Massimo e Publio Rutilio Rufo(104
a.C.) con Gaio Flavio FimbriaLucio Aurelio Oreste e Gaio Mario IIIII Gaio Mario
II e Gaio Flavio Fimbria(103 a.C.) con Lucio Aurelio OresteGaio Mario IV e
Quinto Lutazio CatuloIII Lucio Aurelio Oreste e Gaio Mario III(102 a.C.) con
Quinto Lutazio CatuloManlio Aquillio e Gaio Mario VIV Quinto Lutazio Catulo e
Gaio Mario IV(101 a.C.) con Manlio AquillioLucio Valerio Flacco e Gaio Mario
VIV Manio Aquilio e Gaio Mario V(100 a.C.) con Lucio Valerio FlaccoAulo
Postumio Albino, Marco Antonio OratoreVI Lucio Cornelio Cinna I e Gneo
Ottavio86 a.C. con Lucio Cornelio Cinna IILucio Cornelio Cinna III e Gneo
Papirio CarboneVII V · D · M Gaio Giulio Cesare V · D · M Marco Tullio Cicerone
V · D · M Plutarco Portale Antica Roma Portale Biografie Categorie:
Generali romaniPolitici romani del II secolo a.C.Politici romani del I secolo
a.C.Generali del II secolo a.C.Generali del I secolo a.C.Nati nel 157 a.C.Morti
nell'86 a.C.Morti il 13 gennaioNati ad ArpinoMorti a RomaGaio MarioCondottieri
romani antichiConsoli repubblicani romaniMariiAuguri[altre]. Our concern is
with the debate in the Senate on the “hostis” declaration proposed by Sulla,
who presumably presided over the meeting in his capacity as consul and framed
and put the “relatio.” Valerius Maximus gives a graphic description of
Scaevola's part in the proceedings. Sulla coerced the Senate into adjudging
Marip a “hostis”. No one ventured to oppose him except Scevola who, on being
asked for his opinion, refused to say anything. When Sulla began pressing him
ever more menacingly Scevola says: ‘You can make a display of the troops whom
you have thrown around the Curia, you can threaten me with death as often as
you like, but you will never force me, old and weak as I am, to adjudge Marius,
the saviour of Rome and Italy, a hostis.' - Sulla ... senatum armatus coegerat
ac summa cupiditate ferebatur ut C. Marius quam celerrime hostis iudicaretur.
cuius voluntati nullo obviam ire audente solus Scaevola de hac re interrogatus
sententiam dicere noluit. quin etiam truculentius sibi instanti Sullae 'licet'
inquit 'mihi agmina militum, quibus curiam circumsedisti, ostentes, licet
mortem identidem miniteris, numquam tamen efficies ut propter exiguum
senilemque sanguinem meum Marium, a quo urbs et Italia conservata est, hostem
iudicem.' Scevola is making two points. The first, and more obvious, is a
declaration of friendship for Mario and a reminder to his audience that they
were dealing with the man who had saved Italy from the Cimbri. The statement
that Scevola stood alone against Sulla may be an exaggeration, but other names
are hard to come by. The one that we should most like to know about is Q.
Scevola Pontifex, but that will be dealt with in its place. At this point we
merely note the highly relevant fact that of the ten known names on Sulla's
list, no less than five are of non-Roman origin, thus confirming that the focal
point of the crisis was the rights of new citizens. It can be inferred that the
augur stood with Mario on that issue; where the Pontifex stood remains to be
seen. No one else comes into the reckoning: L. Crassus was dead; and M. Acilius
Glabrio, the Augur's grandson and future president of the court which tried
Verres, was too young. The *other* point
made by Scevola is a conceptual point of law. It depends on the words,
“Scaevola de hac re interrogatus sententiam dicere noluit.” The words mean
exactly what they say Scaevola, being asked about this matter, refused to
express an opinion. Valerius Maximus is telling us that Scaevola did not vote
for or against the motion. He refused to vote at all. The reason is that, as
Scevola sees it, the clause in C. Gracchus's law “ne de capite civium iniussu
vestro (sc. populi) indicaretur” meant that any capital adjudication on a
citizen without the authority of the people is prohibited, irrespective of
whether it is a vote for condemnation or for acquittal. This may not have been
the intention of the framers of the “hostis” declaration, for the theory behind
that decree is that the “hostis” forfeits his citizenship retroactively to the
time of his treasonable act. But once there is talk of adjudication – “hostis
indicaretur, hostem iudicem” – then, in Scevola's view there is a danger of the
lex Sempronia being contravened. Scevola is not alone in this view. Cicerone
observes that a number of populares stays away from the Catilinarian debate for
the same reason as that which prompts Scevola to abstain from voting. “Video de
istis qui se popularis haberi volunt abesse non neminem, ne de capite videlicet
civium Romanorum sententiam ferat. Q. Scaevola is the first to detect this conceptual
difficulty in the application of the law, and he does so extempore, the moment
the very first “hostis” declaration is proposed. It is clear that Scevola has
this area of law at his fingertips. Our confidence in his ability to have
assisted Mario with the special wording of the s. c. ultimum of 100 is greatly
increased. Was there anything else that Scaevola could have done to block
Sulla's relatio? In particular, could Scevola
have used his office as an augur for which he was so famous that it was
almost a cognomen? The obvious way would have been by announcing auspices
unfavourable to the convention of the senate. But the question is whether that
body's sessions need the taking of auspices. In Mommsen's opinion, “auspicatio”
is required. But, in historical times, “auspicatio” was carried out by
haruspices and pullari and the augurs are only called in where there was some
doubt. There is no record of acts of signal bravery by haruspices or pullarii, and
it must be concluded that Scevola was not able to function officially in the
matter. There is, however, a broader issue, and that is whether his augural
skills were ever enlisted on behalf of his friend Mario. The reason for raising
this is that his grandson, the Q. Scaevola who was tribune of the plebs, was an
augur, was consulted by Caesar on whether a praetor could conduct consular elections,
and undoubtedly ruled that he could. Caesar's uncle may have needed augural
assistance in another matter connected with the consulship, namely his election
for a second term and in absentia and the Augur could have done some research
then which not only helped Mario but laid the foundation for a favourable
ruling for Caesar. For all we know, Caesar might have consulted the grandson on
Bibulus' obstructive tactics. There will have been much material reflecting the
Augur's views in the family archives. Keywords: il concetto di stato nel
diritto romano, Cicerone, Mario, Silla. He thought there were three theologies:
that of the poets – fanciful and false – that of the philosophers – true but
unsuitable to the masses – and that of the politicians – beneficial.
Grice e Sciacca – l’idea della libertà – fondamento della
coscienza etico-politica – filosofia siciliana -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Messina). Filosofo Italiano.
Studia a Palermo sotto Renda. Insegna a Palermo. Volse il suo interesse verso il
criticism, a cui dedica “La funzione della libertà nella formazione del sistema
kantian” a cui fece seguito, “La libertà come fondamento della coscienza
etico-politica” (Palumbo, Palermo), che reproduce la memoria in appendice. Società
filosofica italiana Altri saggi: “Filosofi che si confessano” (Anna, Messina); “La
steresis nella filosofia dell'azione” (Accademia di Scienze, Lettere ed Arti,
Palermo); “Il concetto di tiranno, dagl’antichi italici a Salutati” (Manfredi, Palermo);
La visione della vita nell'Umanesimo di Salutati” (Palermo); “Politica e vita
spirituale” (Palumbo, Palermo); “Gli Dei in Protagora” (Palumbo); “Esistenza e
realtà” (Palumbo, Palermo); “Scetticismo” (Palumbo, Palermo); Ritorno alla
saggezza” (Palumbo, Palermo); “L'uomo senza Adamo” (Palumbo); “Sapere e
alienazione” (Palumbo, Palermo); “Il Segno, quel Segno” (Cappelli, Bologna); Reale
accademia di lettere scienze e arti", «La filosofia per cambiare il
mondo», La Repubblica. A. Bono,
Alessandria della Rocca, M.K.N., la tradizione del criticisimo, in P. Giovanni,
Le avanguardie della filosofia italiana, Angeli, Società Filosofica Italiana",
A. Plebe, P. Giovanni. Giuseppe Maria Sciacca. Sciacca. Keywords: Grice,
‘Negation and Privation’, negation, privation, negatio, privatio, the use of ~
to stand for both negatio and privatio – privatio as mere negatio (~), plus
implicatum -- steresis, l’idea della libertà – fondamento della coscienza
etico-politica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sciacca” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Sciacca – antifilosofia e contra-implicatura –
filosofia fascista – il veintennio fascista -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Giarre). Filosofo Italiano. La filosofia non asciuga lacrime né
dispensa sorrisi, ma dice la sua parola sulla verità delle lacrime e dei
sorrisi. Dopo gli studi liceali classici si trasferì a Napoli, dove si laurea
sotto Aliotta. Insegna a Napoli, Pavia, e Genova. Fonda “Il Giornale di
Metafisica”. Molto intenso e il suo rapporto filosofico e di stima reciproca
con il filosofo fascista Gentile, un sodalizio testimoniato dalla fitta
corrispondenza tra i due filosofi, da cui però ben presto Sciacca si allontana,
in particolare dal filone idealista, per condurre la sua propria ricerca
filosofica in modo più ampio, tanto da condurlo a studiare per un certo
periodo, grazie alle sue conoscenze pure in campo teologico, sia la corrente
del misticismo che quella dello spiritualismo. Accademia di studi
italo-tedeschi, Merano. Profondo conoscitore di Serbati, promotore della
fondazione del "Centro Internazionale di Studi Rosminiani" di Stresa.
Una delle principali figure dello spiritualismo, a cui pervenne dopo i primi
interessi per l'attualismo ed i successivi, più impegnativi studi sullo
spiritualismo, anche interpretandolo in modo originale, delineando un
particolare percorso di continuità che, rifferendo alla metafisica classica, perviene
a concepire un'apertura del soggetto personale come creatur averso l'attualità
assoluta dell'essere nell’integralità. E ricordato principalmente attraverso P.
Ottonello. Saggi: “S. Agostino” (Morcelliana, Brescia); “L'Anima” (Morcelliana,
Brescia); Filosofia morale” (Bocca, Torino); Atto ed essere (Bocca, Torino); Interpretazioni
rosminiane Marzorati, Milano); Come si vince a Waterloo” (Marzorati, Milano); “La
filosofia e la scienza nel loro sviluppo storico. Per i licei” (Cremonese, Roma);
“Platone Marzorati, Milano. Filosofia e anti-filosofia (Marzorati, Milano); Chiesa e civiltà (Marzorati, Milano); Critica
letteraria (Marzorati, Milano); L'oscuramento dell'intelligenza Marzorati,
Milano. Studi sulla filosofia antica. Con un'appendice sulla filosofia
medioevale Marzorati, Milano. Ontologia triadica e trinitaria. Discorso
metafisico-teologico Marzorati, Milano. L'Insegnamento della filosofia: atti
del II Convegno di studi, Messina, maggio Editrice peloritana, Messina. Reflexiones
inactuales sobre el historicismo hegeliano Fundación Universitaria Española,
Madrid. Ontologia triadica e trinitariaL'Epos, Palermo. Atto ed essereL'Epos,
Palermo. Il magnifico oggiL'Epos,
Palermo. In Spirito e VeritàL'Epos, Palermo. La clessidraL'Epos, Palermo. L'ora di Cristo
L'Epos, Palermo. La principale fonte biografica qui seguita è: PCfr.
CSFG-Centro di Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario dei Filosofi, Firenze,
G.C. Sansoni; CSFG-Centro di Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario dei
Filosofi, Firenze, Sansoni); M. Schiavone, L'idealismo, A. Negri, “Dall'atto all'integralità”
(Forlì, Ethica); E. Pignologni, Genesi e sviluppo del rosminianesimo, Milano,
Marzorati); Bologna, Quaderni del Giornale di Metafisica, Stresa, Rivista
Rosminiana, Incontrare Sciacca, Venezia, Marsilio, P. Ottonello, “L'anticonformismo
costruttivo” (Venezia, Marsilio); M. Shiavone, L'idealismo, Collana di studi
filosofici rosminiani, Domodossola; Milano, Sodalitas, Ospitato su Bontadini e
la metafisica. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Michele Federico Sciacca. Sciacca. Keywords: il veintennio fascista.
Refs.: Grice e Sciacca” – The Swimming-Pool Library.
Grice
e Scipione – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Publio Cornelio Scipione
Emiliano Africano – A statesman, military leader, and scholar. More a patron of
philosophers than a philosopher himself, he was particularly close to Panezio.
Cicerone regarded him sufficiently highly to include him as character of some
of his philosophical works. He was much admired for his courage and moal
integrity.
Grice e
Scipione.
Grice
e Scipione. SCIPIONE
AFRICANO MINORE. Al centro della più antica stoa romana si trova l’Africano
Minore, console, distrugge Cartagine, ottenne la censura, dirige un’ambasciata
in Oriente, e di nuovo console, distrugge Numanzia.L'Africano Minore e un
appassionato lettore della "Ciropedia" di Senofonte e ha tendenza
della stoa.Forse, anche per questo motivo, da alle sue orazioni contenuto
morale e vi dipinta la corruzione.
Grice
e Scupoli – la lotta coll’angelo – la lotta dell’angelo e il demonio --
filosofia italiana – Luigi Speranza (Otranto). Filosofo
Italiano. Very important Italian philosopher. Entrò nell'ordine dei teatini per ricevere gli ordini sacri.
Fu discepolo di sant'Andrea Avellino, appartenente al suo stesso ordine.
Risale l'accusa di violazione della regola, per cui e arrestato per un anno e
sospeso a divinis. Per la sua assoluzione dove attendere quasi la morte. Intanto,
sopporta l'ingiusta accusa e la pena conseguente con umiltà e umanità. Il
combattimento spirituale. Con l’orazione porrai la spada in mano a Dio, perché
combatta e vinca per te. La preghiera è dunque l’arma di tutte le vittorie.
Essa è la debolezza di Dio e la forza dell’uomo perché il cuore del Padre non
sa negare nulla di buono ai suoi figli. “Il combattimento spirituale – I cinque
mezzi per raggiungere la perfezione” è un trattato di strategia spirituale che
conduce l'uomo alla perfezione. Scupoli indica *cinque* mezzi per raggiungere
la perfezione spirituale: Sfiducia in sé. Pienissima confidenza in Dio. Combattimento
e uso metodico delle facoltà per correggere i propri difetti, quindi per
trionfare del demonio e per conquistare le virtù. Preghiera e meditazione. Comunione. Spiritualità. Scupoli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Scupoli,"
per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
Grice
e Sebasmio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Sebasmio is a philosopher
mentioned on a list of philosophers belonging to the Roman aristocracy.
Grice
e Secondo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. According to Ippolito di
Roma, Secondo was a gnostic who believed that the world was divided into light
and darkness.
Grice
e Secondo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma) Filosofo italiano. Tacito –. A Pythagorean, he
acquired the nickname on account of a vow of silence he took. Although some
regarded as a Pythagorean, he appears to have led the life of a Cinargo. Even
Adriano could not get to break his vow – although Secondo may have provided
written answers to soe of the philosophical questions Adriano posed.
Grice
e Selinunzio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Reggio). Filosofo italiano. Pythagorean. Giamblico.
Grice
e Sellio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Gaio Sellio. Pupil of Filo
at Rome.
Grice
e Sellio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Lucio Sellio. Pupil of Filo at Rome – possibly
Gaio Sellio’s brother.
Selvatico-Estense?
Grice e Semerari – il principio del dialogo
in Socrate – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo Italiano. Grice:
“Wheereas it would be considered in bad taste at Oxford, the Italians pun on
names – and there is an essay on the ‘seme’ of ‘semerari’ Witty!” -- Grice:
“Perhaps Semerari is right and the philosopher MUST metaphorise. What better
title to an essay on Calabellse than ‘La sabbia e la roccia”?” -- Grice: “I
like Semerari: His ‘principio del dialogo in Socrate” is reprinted in his
invaluable collection on “Dialogo.”” – Grice: “In a way, we may say that
Calogero, Semerari, and myself, belong to the school of the philosophy of
conversation – not to mention Apel!”. Si laurea a Roma sotto Carabellese.
Insegna a Bari. Collabora ad «aut aut», “Critica storica», «Giornale critico
della filosofia italiana», «Clizia», «Historica», « Rivista di filosofia del
diritto», «Rivista di filosofia», «Il pensiero», «Archivio di filosofia» e
altre riviste specialistiche. Fonda «Paradigmi». Si dedica per lo più a
Spinoza, a Schelling, alla fenomenologia di Husserl e Merleau-Ponty e al materialismo
storico di Marx. Altri saggi:“Lo spinozismo” (Vecchi, Trani); “Storia e
storicismo: saggio sul problema della storia in Carabellése,” Vecchi, Trani; “Storicismo
e ontologismo ” Lacaita, Manduria, Dialogo, storia, valori: studi di filosofia”
(Ciranna, Siracusa); “Interpretazione di Schelling, Libreria scientifica,
Napoli; “L'esistenzialismo italiano” (Grice:
“This reminds me of parochial Warnock and his “English philosophy,” or Sorley
for that matter!”) -- Cressati, Bari; “Questioni di etica” (Adriatica, Bari; “Responsabilità
e comunità umana. Ricerche etiche, Lacaita, Manduria); “La filosofia come
relazione, Quaderni di cultura, Sapri; Ferruccio De Natale, Guerini, Milano); “Scienza
nuova e ragione” (Lacaita, Manduria; Furio Semerari, Guerini, Milano Da
Schelling a Merleau-Ponty. Studi sulla filosofia contemporanea” (Cappelli,
Bologna); “La lotta per la scienza, Silva, Milano; Francesco Valerio, premessa
di Fulvio Papi, Guerini e Associati, Milano, Spinoza, Marzorati, Milano; Esperienze
del pensiero moderno, Argalia, Urbino; La filosofia dell'esistenza in Kant,
Adriatica, Bar; Introduzione a Schelling”
(Laterza, Bari); Filosofia e potere (Dedalo, Bari); Civiltà dei mezzi, civiltà
dei fini. Per un razionalismo filosofico-politico, Bertani, Verona; La scienza come problema: dai modelli teorici
alla produzione di tecnologie” (De Donato, Bari); “Insecuritas. Tecniche e
paradigmi della salvezza, Spirali, Milano); “La sabbia e la roccia. L'ontologia
critica di P. Carabellése” (Dedalo, Bari); “Dentro la storiografia filosofica”
(Dedalo, Bari); Sartre. Teoria, scrittura, impegno” (Sud, Bari); Novecento
filosofico italiano. Situazioni e problemi, Guida, Napoli; “Skepsis. Studi
husserliani” (Dedalo, Bari); Filosofia Guerini e Associati, Milano Confronti con
Heidegger, Dedalo, Bari); La filosofia come scienza rigorosa, Laterza, Bari,
Frammenti di diario; l'anno di Istanbul, Schena, Fasano. “La cosa stessa.”
Seminari fenomenologici (Dedalo, Bari); “Dommatismo e criticism”, “Deduzione
del diritto naturale” (Laterza, Bari); Pensiero e narrazioni. Modelli di
storiografia filosofica” (Dedalo, Bari; Frammenti di diario; l'anno del
Messico, Schena, Fasano); “Fenomenologia delle relazioni, Palomar, Bari); “Ragione
e storia. Studi in memoria” F. Tateo, Schena, Fasano; Dalla materia alla coscienza. Studi su
Schelling in ricordo, Carlo Tatasciore, Guerini, Milano; ‘La certezza incerta”
Scritti su Semerari con due inediti dell'autore, Furio Semerari, Guerini,
Milano; Augusto Ponzio, Il significato della filosofia per Giuseppe Semerari,
in "BariSera", Luciano Niro, Giuseppe Semerari. Il problema morale, Atheneum,
Firenze, F. Silvestri, Il seme umanissimo della filosofia. Sul pensiero di Semerari,
Mimesis, Milano). Treccani Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giuseppe Semerari. Semerari. Keywords: fascismo,
Gentile, neo-idealismo come intrinseccamente fascista, Croce, Vico,
intersoggetivo, io-tu, dialogo, dialogo autentico, comunita, valore
comunitario, comunita umana, vico. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Semerari” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Semmola – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Napoli).
Filosofo Italiano. Grice: “I find it difficult to sea if Semmola endorses
formalism or informalism in his monumental “Logica.”” Grice: “While Ayer never
liked it, metaphysics is very popular in Italy, as Semmola’s monumental
“Metafisica” testifies.” Grice: “It’s good to see philosophy as an institution,
in the Italian way of using this word, as per Semmola, “Istituzione di
Filosofia.” Figlio di Giovanni, uno dei più grandi esponenti della scuola napoletana.
Partecipa ai moti di Marigliano. Saggi:“Istituzioni di Filosofia,” “Logica,” “Metafisica”
(Biblioteca, Napoli). Mente divinatrice ardente spirito investigatore che nello
studio della natura morbosa dell'uomo produsse miracoli di arte e di scienza scolare
e presto emulo del suo gran più ai giovann conchiuse alla novità delle dottrine
una sapienza antica procacciandosi fama in patria e fuori di sommo maestro in
medicina ne rifulse lo ingegno incomparabile dalla cattedra nell'università
napoletana nelle accademie e negli ospedali nei consessi legislativi e nei
congressi scientifici nella parola negli scritti membro della commissione
legislativa riunita in Firenze principale autore di un codice sanitario
italiano inviato unico plenipotenziario alla conferenza sanitaria internazionale
di Vienna deputato e poi senatore nel patrio parlamento onorato due volte di
medaglia d'oro dal proprio governo per le cure ai colerosi da quello del
Brasile per la guarigione del suo imperatore Socio di gran numero di accademie
italiane e straniere Insignito di molti tra i maggiori gradi cavallereschi. Muore
nella fede catolica avita. Questo marmo per voce del comune Si fa eco della
pubblica solenne onoranza cittadina. Le spoglie mortali riposano nella cappella
mortuaria di famiglia ove le vollero la vedova ed i figliuoli a rendere vieppiù
paghi la loro pietà ed il riconoscente affetto. Mariano Semmola. Semmola.
Keywords: istituzioni di filosofia, l’istituzione della logica, l’istituzione
della metafisica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Semmola” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Serbati – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Rovereto). Filosofo italiano. Important Italian philosopher. Figlio di
Pier Modesto e di Giovanna dei Conti Formenti di Biacesa in Valle di Ledro.
Frequenta l’Imperial Regio Ginnasio.Studia
a Padova. A questo proposito i famigliari raccontavano come, fin dalla più
tenera età, leggesse alla luce della sua aureola. E in occasione della
venuta a Rovereto del Vescovo di Chioggia per consacrare le chiese di Santa
Maria del Carmine e di Santa Croce, appartenente all'omonimo Monastero, che, prendendo
parte alla cerimonia, ottenne il diaconato. Mostra una profonda inclinazione
per la filosofia, incoraggiato in tal senso da Pio VII. Si trasfere a
Milano dove strinse un profondo rapporto d'amicizia con Manzoni che di lui ebbe
a dire -- è una delle sei o sette intelligenze che più onorano l'umanità. Manzoni
assistette Rosmini sul letto di morte, da cui trasse il testamento spirituale
"Adorare, Tacere, Gioire". La sua filosofia destarono l'ammirazione,
tra gli altri, anche di G. Stefani, N. Tommaseo e V. Gioberti dei quali pure
divenne amico. Dopo aver dovuto lasciare il Trentino, per motivi di forte
ostilità per le sue posizioni incontrati da parte del vescovo di Trento fonda
al Sacro Monte Calvario di Domodossola la congregazione religiosa dell'Istituto
della Carità, detta dei "Rosminiani". Le Costituzioni della nuova
famiglia religiosa, contenute in un libro che cura per tutta la vita, sono
approvate da Gregorio XVI. A Borgomanero svolge la sua attività di insegnamento
e di guida spirituale in un collegio rosminiano, il "Collegio
Rosmini", regolato dalla Congregazione della Provvidenza Rosminiane. Svolge
una missione diplomatica per conto del Re di Sardegna Carlo Alberto presso la
Santa Sede. E presidente dell'Accademia Roveretana degl’Agiati ed il suo
posto, anni dopo la sua morte, dal 1872 al 1888, fu assunto da don Francesco
Paoli, suo segretario ed esecutore delle volontà, già direttore di Casa
Rosmini. Tra le sue volontà del vi e anche quella di donare a Rovereto un
terreno nell'attuale zona di Santa Maria per costruirvi l'ospedale cittadino, e
Paoli onora tale decisione. Porta avanti tesi filosofiche tese a
contrastare sia l'illuminismo che il sensismo. Sottolineando l'inalienabilità
dei diritti naturali della persona, fra i quali quello della proprietà privata,
entrò in polemica con il socialismo e il comunismo, postulando uno Stato il cui
intervento fosse ridotto ai minimi termini. Nelle sue teorie il filosofo seguì
le concezioni di Agostino e Aquino, rifacendosi anche a Platone. I suoi esordi
filosofici si ricollegano a P. Galluppi, sia pure polemicamente, in quanto
Rosmini avverte con ogni chiarezza come risulti insostenibile una posizione di
integrale sensismo gnoseologico. La necessità di concepire una funzione
ordinatrice dell'esperienza, e a questa precedente, porta Rosmini a guardare
con interesse la filosofia di Kant. Tuttavia non è soddisfatto di ciò che lui
chiama l'innatismo kantiano, legato ad una pluralità imbarazzante e precaria di
categorie. Le quali, d'altra parte, gli sembrano fallire lo scopo di far
conoscere il reale quale esso è, per la necessaria introduzione di modifiche
soggettive nell'atto stesso del conoscere. Il problema filosofico di
Rosmini si configurava perciò come quello di garantire oggettività alla
conoscenza. La soluzione non potrà essere trovata, stante il rifiuto della
trascendentalità kantiana e dei connessi sviluppi, se non in una ricerca
ontologica, in un principio oggettivo di verità, che riesca ad illuminare
l'intelligenza in quanto le si proponga con immediata evidenza, universalità e
immutabilità. Questo principio è per Rosmini l'idea dell'essere
possibile, che da indeterminato contenuto dell'intelligenza, quale
originariamente è, si fa determinato allorché viene applicato ai dati forniti
dal senso. Essa precede e informa di sé tutti i giudizi con cui affermiamo che
qualche cosa particolare esiste. L'idea dell'essere, dunque, costituisce
l'unico contenuto della mente che non abbia origine dai sensi, ed è perciò
innata (“Saggio sull'origine delle idee”). Ma qui i problemi del
kantismo, che sembrano superati o almeno messi da parte, si riaffacciano con
urgenza: di fronte al mero ricevere dati, di cui parlava il sensismo, ha
chiarito che la mente umana nel suo uso conoscitivo formula giudizi, in cui
l'idea dell'essere ha funzione di predicato, cioè di categoria, e la sensazione
è il soggetto, di cui si predica qualche cosa. Nel giudizio, inoltre, il
predicato si determina e la sensazione si certifica: se questa è la funzione
propria del giudicare, ogni concetto non può sussistere che come predicato di
un giudizio; né a questa necessità sembra potersi sottrarre il concetto di
essere, che è dato solo nell'attività giudicante, come forma del
giudizio. Tuttavia non accetta tale riduzione, ed esclude proprio il
predicato di esistenza della funzione del giudizio, continuando ad attribuirgli
una natura oggettiva e trascendente. È l'essere trascendente che si rivela
all'uomo, lo illumina e gli permette di pensare. Chi lo nega come il nichilismo
cade in una vuota posizione nullista. Accanto a questa ontologia la sua etica
si sviluppa come etica caritativa (Principio della scienza morale). Dedica alla
politica una breve ma intensa fase della sua vita. Seguì Pio IX riparato a
Gaeta dopo la proclamazione della Repubblica Romana, ma la sua formazione
attestatasi su ferme posizioni di cattolicesimo liberale e tale per cui e
costretto a ritirarsi sul Lago Maggiore, a Stresa. Tuttavia, quando Pio IX vuole
istituire una commissione incaricata della preparazione del testo per la
definizione del dogma dell'immacolata concezione, nonostante ben due suoi saggi
(Le cinque piaghe della Chiesa e La costituzione secondo la giustizia sociale) sono
all'Indice. Chiamato a prendere parte a tale commissione, e favorevole allo stato
liberale (vagheggiando la monarchia costituzionale), al costituzionalismo e
anche alla separazione tra stato e chiesa, sebbene non assoluta. Critica lo
Statuto Albertino proprio per il suo porre ancora il cattolicesimo come
religione di stato, elogiandone comunque il tentativo distensivo nei confronti
della Santa Sede. Critica la legge laicista ed anti-clericale. Si convince della
sostanziale bontà della maggior parte delle conquiste dell'età moderna,
criticandone solo le modalità: in tale ottica, critica sia la rivoluzione
francese che l'Ancient Regime, riconoscendo invece la sostanziale bontà dei
princìpi sanciti, distinguendoli dalle successive de-generazioni rivoluzionarie,
in polemica con chi, da una parte e dall'altra, sostene una società perfettista.
Continua a vivere a Stresa, fecondo nel perseguire il perfezionamento del suo
sistema di pensiero con saggi come “Logica” e “Psicologia”. J. Ratzinger,
quando la questione rosminiana era ancora ben accesa, nell'ambito di una serata
organizzata a Lugano, dice. Nel confronto con le parole classiche della fede
che sembrano così lontane da noi, anche il presente diventa più ricco di quanto
sarebbe se rimanesse chiuso solo in se stesso. Vi sono naturalmente anche tra i
teologi ortodossi molti spiriti poco illuminati e molti ripetitori di ciò che è
già stato detto. Ma ciò succede ovunque; del resto la letteratura dozzinale è
cresciuta in modo particolarmente rapido proprio là dove si è inneggiato più
forte alla cosiddetta creatività. Io stesso per lungo tempo avevo l'impressione
che i cosiddetti eretici fossero per una lettura più interessante dei teologi
della chiesa, almeno nell'epoca moderna. Ma se io ora guardo i grandi e
fedeli maestri, da Mohler a Newman a Scheeben, da Rosmini a Guardini, o nel
nostro tempo de Lubac, Congar, Balthasarquanto più attuale è la loro parola
rispetto a quella di coloro in cui è scomparso il soggetto comunitario della
Chiesa. In loro diventa chiaro anche qualcos'altro: il pluralismo non
nasce dal fatto che uno lo cerca, ma proprio dal fatto che uno, con le sue
forze e nel suo tempo, non vuole nient'altro che la verità. Per volerla
davvero, si esige tuttavia anche che uno non faccia di se stesso il criterio,
ma accetti il giudizio più grande, che è dato nella fede della Chiesa, come
voce e via della verità. Del resto io penso che vale la stessa regola
anche per le nuove grandi correnti della teologia, che oggi sono ricercate:
teologa africana, latinoamericana, asiatica, ecc. La grande teologia francese
non è nata per il fatto che si voleva fare qualcosa di francese, ma perché non
si presumeva di cercare nient'altro che la verità e di esprimerla più
adeguatamente possibile. E così questa teologia è diventata anche tanto
francese quanto universale. La stessa cosa vale per la grande teologia
italiana, tedesca, spagnola. Ciò vale sempre. Solo l'assenza di questa intenzione
esplicita è fruttuosa. E di fatto non abbiamo davvero raggiunto la cosa più
importante se noi ci siamo convalidati da soli, ci siamo accreditati da soli e
ci siamo costruiti un monumento per noi stessi. Abbiamo veramente
raggiunto la meta più importante se siamo giunti più vicino alla verità. Essa
non è mai noiosa, mai uniforme, perché il nostro spirito non la contempla che
in rifrazioni parziali; tuttavia essa è nello stesso tempo la forza che ci
unisce. E solo il pluralismo, che è rivolto all'unità, è veramente grande. Pio
VIII dice a Rosmini, in udienza. È volontà di Dio che voi vi occupiate nella
filosofia. Tale è la vostra vocazione. Ella maneggia assai bene la logica, e la
Chiesa al presente ha gran bisogno di filosofi. Dico, di filosofi solidi, di
cui abbiamo somma scarsezza. Per influire utilmente sugl’uomini, non rimane
oggidì altro mezzo che quello di prenderli colla ragione, e per mezzo di questa
condurli alla religione. Tenetevi certo, che voi potrete recare un vantaggio
assai maggiore al prossimo occupandovi nello scrivere, che non esercitando
qualunque altra opera del Sacro Ministero. Gregorio XVI, successore di Pio
VIII, in risposta alla lettera che Antonio Rosmini gli aveva indirizzato. Diletto
Figlio, a te il nostro saluto e la nostra Apostolica Benedizione. Abbiamo
volentieri e con animo lieto ricevuto la tua lettera con i sensi della tua
devota sommissione a Noi e alla Sede Apostolica in cui ci parli della pia
Società, chiamata Istituto della Carità e che con le tue fatiche è stata fondata
nel territorio della diocesi di Novara con l'approvazione del Vescovo. E
soprattutto ci hai anche informato che il medesimo Istituto è stato da poco
chiamato anche dal Vescovo di Trento nella sua diocesi e che qui molti
ecclesiastici, di provate virtù, vi hanno aderito. Per questi fatti davvero
rendiamo il nostro umile grazie a Dio autore di ogni bene. E quantunque questo
Istituto non sia stato ancora confermato dall'autorità di questa Santa Sede,
tuttavia speriamo in bene di esso e ci allietiamo che lo stesso si dilati con
il consenso dei nostri Venerabili Fratelli nell'Episcopato. Quindi, per quanto
riguarda le Sante Indulgenze connesse a questo istituto, che domandi siano
concesse, ricevi diletto figlio il nostro Rescritto unito a questa lettera, da
cui sicuramente comprenderai che rispondiamo positivamente alla tua richiesta.
Ti assicuriamo anche che ci è pervenuto il libro sopra i Principi della
Dottrina Morale da te edito e mandatoci in omaggio e ti dichiariamo il grazie
del nostro animo per il dono. Tuttavia per la tensione nelle gravissime fatiche
del Governo Apostolico non abbiamo ancora letto lo stesso libro, ma siamo
certamente persuasi che esso sia in tutto conforme alla più sana dottrina e
utilissimo alla sua difesa. Continua dunque, diletto figlio, lo studio e
prosegui a spendere le tue fatiche ad onore di Dio per l'utilità della Chiesa;
in Cielo sarà copiosa la ricompensa per la tua opera. Frattanto la paterna
carità con cui ti abbracciamo nell'umanità di Cristo sia pegno dell'apostolica
benedizione, che sgorgante dall'intimo del cuore ti impartiamo.» (Da
Breve pontificio di Gregorio P.P.XVI,) Pio IX rivolgendosi al Vescovo di
Cremona dopo il decreto Dimittantur opera omnia parlando di Rosmini
disse: «Non solo è un buon cattolico, ma santo: Iddio si serve dei santi
per far trionfare la verità. Leone XIII, al tempo delle aspre e dolorose lotte
che si svolgevano intorno al pensiero rosminiano sul finire del diciannovesimo
secolo, in una lettera indirizzata agli arcivescovi di Milano, Torino e
Vercelli, fra l'altro scrisse: «Ma non vogliamo che con questo abbia a
patir detrimento il religioso Sodalizio della Carità; il quale come per lo
innanzi spese utilmente le sue fatiche a beneficio del prossimo, secondo lo
spirito dell'Istituto, così è desiderabile che fiorisca in avvenire e prosegua
a rendere ognora più abbondanti frutti. Col decreto del Sant'Uffizio "Post
Obitum" firmato da Leone XIII,
vennero condannate, in quanto "non conformi alla verità cattolica",
40 proposizioni contenute nelle opere del Rosmini, le quali la Sacra
Congregazione romana "giudicò doversi riprovare, condannare e proscrivere,
nel proprio senso dell’autore", chiarendo inoltre che non era lecito
"a chicchessia di inferire, che le altre dottrine del medesimo Autore, che
non vengono condannate per questo decreto, siano per veruna guisa
approvate". Giovanni XXIII, negli ultimi anni della sua vita, meditò
in ritiro spirituale le rosminiane "Massime di Perfezione Cristiana",
assumendole come propria regola di condotta. Anche Paolo VI prestò interesse
nel Rosmini: in occasione del 150º anniversario di fondazione dell'Istituto
della Carità inviò un messaggio all'allora padre generale, in cui elogiava
l'intuizione del Rosmini nel dare un grande peso alla missione caritativa già
nel nome del nativo istituto religioso, appunto l'Istituto della Carità.
Pubblicamente Paolo VI lo cita durante il discorso tenuto alla Federazione
Universitaria Cattolica Italiana
riguardante la cultura cattolica e l'Europa. Inoltre sotto il suo pontificato
venne tolto il divieto di pubblicazione dell'opera Dalle Cinque Piaghe della
Santa Chiesa. Alla morte di Paolo VI venne eletto Giovanni Paolo I,
laureato in sacra teologia alla Gregoriana con il saggio, “L'origine dell'anima
umana”. È bene precisare che Luciani e fortemente critico nei riguardi del
pensiero rosminiano, solo successivamente cambiò opinione, rivolgendo nei
riguardi di Rosmini parole di ammirazione e stima. Tuttavia fu con il
pontificato di Giovanni Paolo II che il pensiero rosminiano ha potuto liberarsi
delle aspre critiche e delle condanne che accompagnavano l'Istituto della
Carità fin dai tempi della sua fondazione. Nella Lettera Enciclica Fides et
ratio, Giovanni Paolo II l’annoverato tra i pensatori più recenti nei quali si
realizza un fecondo incontro tra sapere filosofico e Parola di Dio». Ne ha
inoltre concesso l'introduzione della causa di beatificazione, conclusasi nella
sua fase diocesana novarese.
Ratzinger da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede
emana il famoso documento Nota ai Decreti dottrinali sul Rev.do sac. Antonio
Rosmini Serbati. La nota si concludeva confermando la validità del decreto Post
obitum sulle quaranta proposizioni, e allo stesso tempo con la riabilitazione
di Rosmini: «Il Decreto dottrinale Post obitum non si riferisce al
giudizio sulla negazione formale di verità di fede da parte dell'Autore, ma
piuttosto al fatto che il sistema filosofico-teologico del Rosmini era ritenuto
insufficiente e inadeguato a custodire ed esporre alcune verità della dottrina
cattolica, pur riconosciute e confessate dall'Autore stesso. Si possono
attualmente considerare ormai superati i motivi di preoccupazione e di
difficoltà dottrinali e prudenziali, che hanno determinato la promulgazione del
Decreto Post obitum di condanna di quaranta proposizioni. E ciò a motivo del
fatto che il senso delle proposizioni, così inteso e condannato dal medesimo decreto,
non appartiene in realtà alla sua autentica posizione, ma a possibili implicanze.
Resta tuttavia affidata al dibattito teoretico la questione della plausibilità
o meno del sistema rosminiano stesso, della sua consistenza speculativa e delle
teorie o ipotesi filosofiche e teologiche in esso espresse. Nello stesso tempo
rimane la validità oggettiva del Decreto Post obitum in rapporto al dettato
delle proposizioni condannate, per chi le legge, al di fuori del contesto di
pensiero rosminiano, in un'ottica idealista, ontologista e con un significato
contrario alla fede e alla dottrina Cattolica. Il documento ribadisce la
diversità di linguaggio e apparato concettuale del sistema rosminiano rispetto
al tomismo, l'assenza di apparato critico nelle opere postume e la permanente
"difficoltà oggettiva di interpretarne le categorie, soprattutto se lette
nella prospettiva neotomista". Benedetto XVI autorizza la
Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul miracolo della
guarigione di Ludovica Noè, attribuito alla sua intercessione. Tra quelli
portati dalla postulazione dei padri rosminiani, si è scelto di dare maggiore
impulso a quello della guarigione della suora sopracitata, poiché il medico che
la curò si convertì in seguito all'accaduto. Il cardinale Angelo
Bagnasco, presidente della CEI, a margine del Convegno sulla sfida educativa
tenuto a Milano, ha tenuto un intervento intitolato "Istanze educative e
questione antropologica" in cui riconosce le sue istanze pedagogiche. A.
Bagnasco ha presieduto a Stresa la celebrazione eucaristica per il suo Dies
Natalis. Nel corso dell'Angelus domenicale e ricordato per la sola carità
intellettuale e perché testimonia la virtù della carità in tutte le sue
dimensioni e ad alto livello. Avversario del sensismo e dell'illuminismo e mentore
e maestro intellettuale di quattro pontefici eletti consecutivamente: Giovanni
XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e II. Nulla osta della Congregazione
per la dottrina della fede che consente l'inizio della causa di beatificazione.
Apertura del processo informativo diocesano dopo la nomina dei censori teologi
e delle commissioni storiche in Novara. C. Papa diventa postulatore della causa
succedendo a R. Belti, storico dell'Istituto e già Direttore del Centro di
Studi Rosminiani di Stresa. Chiusura del Processo informativo Diocesano.
2Consegna del Trasunto alla Congregazione per le cause dei Santi. Apertura del
Trasunto. Decreto di Validità del processo diocesano. Schema per la stesura
della Positio. Consegna del lavoro sul Post obitum curato dal Postulatore. Il
Relatore generale approva il lavoro sul Post obitum e il lumen oculorum tuorum
Consegna del lavoro sul Post obitum alla Congregazione per la Dottrina della
Fede.Il giorno dell'anniversario della morte di Rosmini viene pubblicata
sull'Osservatore Romano la Nota della Congregazione per la dottrina della fede
sul valore dei decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere del Rev.do
sacerdote Antonio Rosmini Serbati, a firma del cardinal Joseph Ratzinger e di
mons. Tarcisio Bertone. Rilascio del
Nihil obstare per la Causa di Beatificazione.
Il Relatore approva e firma la Positio.
Conclusione della stampa e consegna alla Congregazione per le cause dei
santi della Positio. Consegna del Trasunto super miro alla Congregazione per le
cause dei santi. Validità dell'inquisizione diocesana sul processo super miro.
Presentazione fattispecie super miro. Revisa della fattispecie con firma del
sotto-segretario. Relatio et vota del Congresso Storico (con esito positivo).
Relatio et vota del Congresso teologico super virtutibus (con esito positivo).
Ordinaria della Congregazione per le cause dei santi: esito affermativo.
Ponente della Causa R. Fisichella. Benedetto XVI autorizza la Congregazione per
le Cause dei Santi a promulgare il decreto di esercizio eroico delle virtù. La
Consulta medica della Congregazione per le Cause dai Santi, si esprime con esito
affermativo (all'unanimità 5 su 5) circa l'inspiegabilità scientifica
dell'evento di guarigione avvenuto a Sr. Ludovica Noè. Il presunto evento
miracoloso è avvenuto. Al termine del dibattito, i Consultori si sono
unanimemente espressi con voto affermativo (7 su 7), ravvisando nella
guarigione in esame un miracolo operato da Dio per intercessione Benedetto XVI
autorizza la pubblicazione da parte della Congregazione per le Cause dei Santi
del riconoscimento della virtù eroica di Rosmini. A Novara si celebra la beatificazione
dando lettura del decreto di Benedetto XVI che l’iscrive tra i beati. La
beatificazione è avvenuta a Novara: appositamente è stato fatto allestire il
Palasport della città, unico luogo capace di raccogliere un numero di fedeli
così significativo. Con il pontificato di Benedetto XVI le beatificazioni
vengono preferibilmente celebrate dai cardinali, per rendere ancora più piena
la comunione tra loro e il successore di Pietro, e viene privilegiato il luogo
in cui il candidato agli onori degli altari ha vissuto. Così, in qualità di
delegato pontificio, la celebrazione è stata officiata da J. Martins, allora prefetto della
congregazione per le Cause dei Santi. A fianco dell'altare erano disposti gli
spalti da cui hanno concelebrato circa 400 sacerdoti, non soltanto
rosminiani. A prendere parte alla processione e celebrare sull'altare,
insieme al preposito generale James Flynn c'era il segretario generale
dell'IstitutoDomenico Mariani con gli allora componenti della Curia Generalizia
dell'Istituto della Carità, il Vicario per la Carità SpiritualeCrish Fuse, il
Vicario per la Carità IntellettualeGiancarlo Taverna Patron, il Vicario per la
Carità TemporaleDavid Tobin, l'allora preposito della Provincia Italiana don U.
Muratore (profondo conoscitore di Rosmini) e il postulatore della Causa di
Beatificazione, C. Papa. Hanno partecipato alla celebrazione anche il
cardinale ex prefetto della Sacra Congregazione per i vescovi G. Re, il
cardinale arcivescovo di Torino S. Poletto, il vescovo di Novara, mons. R.
Corti, l'arcivescovo di Trento, mons. L. Bressan, il vescovo rosminiano mons.
Antonio Riboldi e fra gli altri anche G. Zaccheo (che sarebbe improvvisamente
scomparso due giorni dopo), vescovo della Diocesi di Casale Monferrato, mons.
Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea (che durante la III sessione del
Concilio Ecumenico Vaticano II fece per primo il nome di Rosmini), l'allora
segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana G. Betori, G. Lajolo,
presidente del Governatorato della Città del Vaticano, l'allora rettore della
Pontificia Università Lateranense, mons. Rino Fisichella, il Vicario Episcopale
per la Vita Consacrata dell'arcidiocesi di Milano monsignor Ambrogio Piantanida
e il preposito generale dei barnabiti, padre Giovanni Maria Villa. Tra i
numerosissimi fedeli (più di diecimila) accorsi da diverse parti del mondo per
presenziare alla celebrazione, hanno preso parte anche personalità
politiche. Tra queste il senatore a vita Oscar Luigi Scalfaro, l'allora
presidente del Senato, Franco Marini, e Arturo Parisi, al tempo Ministro della
Difesa. Rosmini è il primo beato della Provincia del Verbano Cusio
Ossola. In occasione della beatificazione sono stati moltissimi i
quotidiani e periodici italiani e esteri che hanno dedicato articoli, pagine e
interi numeri alla figura di Rosmini. Sono numerosissimi i suoi saggi. Certamente
il più importante a livello ascetico e spirituale e le “Sei massime di perfezione”,
su cui anche Giovanni XXIII fa delle riflessioni prima di morire. Gli costarono
la messa all'Indice dei libri proibiti le opere "Delle cinque piaghe della
santa chiesa" e "Dalla costituzione secondo la giustizia
sociale". In filosofiia meritano di essere ricordato il “Saggio
sull'origine delle idee”. Altri saggi: “Principii della scienza morale”; “Filosofia
della morale”; “Antropologia in servigio della scienza morale”; “Filosofia
della politica”; “Trattato della coscienza morale”; “Filosofia del diritto”; “Teodicea”;
“Sull'unità d'Italia”; “Il comunismo e il socialismo”. Le sei massime di
perfezione sono formulate per definire il fondamento spirituale sul quale ogno
uomo puo avere un cammino nella perfezione. Siate perfetti come è perfetto
il vostro Padre celeste (Matteo 5,48). 1. Desiderare unicamente ed
infinitamente di piacere a Dio, cioè di essere giusto. 2. Orientare tutti i
propri pensieri e le azioni all'incremento e alla gloria della Chiesa di
Cristo. 3. Rimanere in perfetta tranquillità circa tutto ciò che avviene
per disposizione di Dio riguardo alla Chiesa di Cristo, lavorando per essa secondo
la chiamata di Dio. 4. Abbandonare se stesso nella provvidenza di
Dio. 5. Riconoscere intimamente il proprio nulla. 6. Disporre tutte
le occupazioni della propria vita con uno spirito di intelligenza. Di
particolare interesse e “Le cinque piaghe della santa Chiesa". Mostra odi
discostarsi dall'ortodossia dell'epoca. Per tale ragione il saggio fu messo
all'Indice e ne scaturì una polemica nota col nome di "questione
rosminiana". L'opera eriscoperta al Concilio Vaticano II. Il primo a
parlare al Concilio di Rosmini e L. Bettazzi. Mi sia consentito ricordare
Rosmini, molto legato ad Aquino. Ma anche studioso e amante del suo tempo, e
che certamente guadagna a Cristo non pochi uomini. Tutto questo mi sembra si
accordi con le cose che sono state già dette da non pochi padri su questo
schema in generale, che cioè gl’uomini non si aspettano dalla Chiesa soluzioni
particolari, ma piuttosto la presentazione di valori che li aiutino a
trascorrere questa vita umana più nobilmente e con maggiore sicurezza. Parlando
della libertà, esaltare i valori dell'umiltà. Parlando del matrimonio, il ruolo
della Fortezza. Parlando dei problemi economici e di molti altri problemi,
l'efficacia di un certo disprezzo delle cose. Occorre dunque mettere in luce la
necessità dell'ubbidienza, della castità, della povertà, non solo nella vita e
nell'esempio (e nella Bozza di Documento!) dei religiosi, aiuto agl’uomini di
questo tempo, perché possano vivere la loro vita umana nel modo migliore e più
efficace. Il primo e principale compito dunque per gl’uomoni che coltivano la
sapienza dev'essere, alla luce del Magistero, l'amore delle Scritture e l'amore
di questo mondo in un colloquio franco e aperto. Paolo VI dice. I suoi saggi
sono pieni di pensiero, una filosofia profondo, originale che spazia in tutti i
campi: quello filosofico, morale, politico, sociale, sopra-naturale, religioso,
ascetic -- filosofia degna di essere conosciuta e divulgata. È stato anche un
profeta. Le Cinque piaghe della Chiesa (una volta la chiesa non aveva piacere
che si mettessero in luce le sue mancanze, le sue debolezze). Previde
partecipazione liturgica del popolo. La sua filosofia indica uno spirito degno
di essere conosciuto, imitato e forse invocato anche come protettore dal Cielo.
Ve lo auguriamo di cuore. “Delle cinque piaghe della santa chiesa” è suddiviso
in cinque capitoli corrispondenti ciascuna ad una piaga, paragonata alle piaghe
di Cristo. In ogni capitolo la struttura è la medesima: un quadro
ottimistico della Chiesa antica segue un fatto nuovo che cambia la situazione
generale (invasioni barbariche, nascita di una società cristiana, ingresso dei
vescovi nella politica) la piaga i rimedi. La prima piaga e la divisione del
popolo dal clero nel culto pubblico. Nell'antichità romana, il culto era un
mezzo di catechesi e formazione e il popolo partecipava al culto. Poi, le
invasioni barbariche, la scomparsa della lingua dei romana, la scarsa
istruzione del popolo, la tendenza del clero a formare una casta hanno eretto
un muro di divisione tra il popolo e i ministri di Dio. Rimedi proposti:
insegnamento della lingua romana, spiegazione delle cerimonie liturgiche, uso
di messalini in italiano. La seconda piaga e l’nsufficiente educazione del
clero. Se un tempo i preti erano educati dai vescovi, ora ci sono i seminari
con piccoli libri e piccoli maestri: dura critica alla scolastica, ma
soprattutto ai catechismi. Rimedio: necessità di unire scienza e pietà. La
terza piaga e la disunione tra i vescovi. Critica serrata ai vescovi
dell'ancien régime: occupazioni politiche estranee al ministero sacerdotale,
ambizione, servilismo verso il governo, preoccupazione di difendere ad ogni
costo i beni ecclesiastici, schiavi di uomini mollemente vestiti anziché
apostoli liberi di un Cristo ignudo. Rimedi: riserve sulla difesa del
patrimonio ecclesiastico, accenni espliciti di consenso alle tesi dell'Avenir
sulla rinunzia alle ricchezze e allo stipendio statale per riavere la
libertà. La quarta piaga e la nomina dei vescovi lasciata al potere
temporale. Compie un'approfondita analisi storica sull'evoluzione del problema
e critica i concordati moderni con cui la S. Sede ha ceduto la nomina al potere
statale (e, accenna prudentemente, per avere compensi economici). Rimedi:
propone un ritorno all'elezione dei vescovi da parte dei fedeli. La quinta
piaga e la servitù dei beni ecclesiastici. Sostiene la necessità di offerte
libere, non imposte d'autorità con l'appoggio dello Stato, rileva i danni del
sistema beneficiale, propone la rinuncia ai privilegi e la pubblicazione dei
bilanci. ARovereto gli ha dedicato il liceo che frequentò quando ancora
si chiamava Imperiale e Regio Ginnasio. Borgomanero ospita l'Istituto Rosmini.
Domodossola ospita il liceo delle Scienze Umane "Antonio Rosmini (istituto
parificato). Roma ospita la sede dell'Istituto Comprensivo. Torino ospita la
biblioteca Antonio Rosmini del polo biomedico universitario che in passato fu
un istituto scolastico attivo fino alla fine del XX secolo. Trento, dove si
trova il liceo "A. Rosmini". M. Farina, I. Prosser
I. Prosser Marcello Bonazza, L'Accademia Roveretana degli Agiati, su
agiati, Accademia Roveretana degli Agiati, «Don Francesco Paoli artefice della rinascita dell'Accademia e suo
president. Ragionamento sul comunismo e socialismo, G. Grondona, Genova, Questa
tesi fu messa in discussione da G. Abbà a cui Rosmini controbatté nel Diario
filosofico di Adolfo, Riv. rosminiana, Pagani Rossi. Nota sul valore dei
Decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere). Angelus: Rosmini, esempio per la Chiesa, su
agensir, Biografia di Antonio Rosmini, su vatican.va. Istituto Antonio Rosmini, su
rosmini-borgomanero. Liceo delle Scienze Umane su cercalatuascuola.istruzione.
Istituto Comprensivo Antonio Rosmini, su ic-rosmini.edu. Biblioteca Rosmini, su
biomedico.campusnet.unito. su
vivoscuola. M. Farina, Gl’Agiati, Brescia, Morcelliana Edizioni, Italo Prosser, El pra' de le Móneghe:
cronistoria del monastero di Santa Croce nell'antico comune di Lizzana,
Rovereto (Trento), Stella, 2Approfondimenti Michele Federico Sciacca, La
filosofia morale di Antonio Rosmini, Torino, Fratelli Bocca, Giovanni Pusineri,
Rosmini (Edizione riveduta e aggiornata da Remo Bessero Belti), Stresa, Edizioni
Rosminiane Sodalitas, Michele Dossi, Profilo filosofico di Antonio Rosmini,
Brescia, Morcelliana, Alfeo Valle, Antonio Rosmini. Il carisma del fondatore,
Rovereto, Longo Editore, Paolo Marangon, Il Risorgimento della Chiesa. Genesi e
ricezione delle "Cinque piaghe" di A. Rosmini, collana Italia Sacra,
Roma, Casa Editrice Herder, Antonio Rosmini, Frammenti di una storia della
empietà, a c. di Alfredo Cattabiani con una nota filologica di M. Albertazzi,
Trento, La Finestra, Fulvio De Giorgi, Rosmini e il suo tempo. L'educazione
dell'uomo moderno tra riforma della filosofia e rinnovamento della Chiesa
Brescia, Morcelliana, Michele Dossi, Il Santo Probito, La vita e il pensiero di
Antonio Rosmini, Trento, Il Margine, Paolo Gomarasca, La forma morale
dell'essere. La poiesi del bene come destino della metafisica, Milano, Angeli,
F.Paoli, Antonio Rosmini, Virtù quotidiane, Verona, Edizioni Fede &
Cultura, Maurizio De Paoli, Maestro e
profeta, Milano, Edizioni San Paolo, Piero Sapienza, Eclissi Dell'educazione?
La sfida educativa nel pensiero di Rosmini, Roma, Libreria Editrice Vaticana,
Giuseppe Goisis, Il pensiero politico di Antonio Rosmini e altri saggi fra
critica ed Evangelo, S. Pietro in Cariano, Gabrielli, Comunità di San Leolino,
Una profezia per la Chiesa. Verso il Vaticano II, Panzano in Chianti, Edizioni
Feeria-Comunità di San Leolino Umberto Muratore, Rosmini per il Risorgimento.
Tra unità e federalismo, Stresa, Edizioni Rosmininane Sodalitas,. C.Bergamaschi,
Antonio Rosmini. La perfezione della vita cristiana, Stresa, Rosminiane
Sodalitas,. Luciano Malusa, Antonio Rosmini per l'unità d'Italia. Tra
aspirazione nazionale e fede cristiana, Milano, FrancoAngeli,. Domenico
Fisichella, Il caso Rosmini. Cattolicesimo, nazione, federalismo, Roma, Carocci);
U. Muratore, Apologia della fedeltà. In difesa dei valori etici e spirituali,
Stresa, Rosminiane Sodalitas,. Luciano Malusa, Stefania Zanardi, Le lettere di
Antonio Rosmini-Serbati, un "cantiere" per lo studioso. Introduzione
all'epistolario rosminiano, Venezia, Marsilio Editore,. Stefania Zanardi, La
filosofia di Antonio Rosmini di fronte alla Congregazione dell'Indice Milano,
FrancoAngeli. Treccani Dizionario di storia, Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Crusca, Antonio Francesco Davide Ambrogio Rosmini Serbati. Antonio
Rosmini. Rosmini. Serbati. Keywords: gl’agiati, Agostino, Aquino, la tradizione
Latina italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Rosmini e Grice,” per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia.
Grice e Sereniano – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Sereniano was a philosopher who visited the emperor Giuliano. He
followed the doctrine of the Cinargo.
Grice e Sereno – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Anneo Sereno belonged to the Porch and was a friend of Seneca. Seneca
dedicates some of his works to him. In the dialogue “On the tranquility of
mind,” Seneca depicts them discussing the problems Sereno has with maintaining
his firmness of resolve.
Grice e Serra – filosofia italiana – economia
filosofica – storia della economia romana – massoneria -- Luigi Speranza (Dipignano). Filosofo Italiano. Mercantilista.
Considerato il primo filosofo dell’economia politica in Italia, e uno dei primi
in Europa. A lui va il merito di avere composto per primo un trattato
scientifico, seppure non sistematico, sui principi e sulla politica economica. Poco
si conosce della sua vita: laureato probabilmente in utroque, imprigionato
nelle carceri della Vicarìa di Napoli forse a causa della sua partecipazione al
complotto architettato da Campanella per liberare la Calabria ma più
probabilmente dietro accusa di falso monetario. Mentre e in carcere
compose “Breve trattato delle cause che possono far abbondare li regni d'oro e
d'argento dove non sono miniere” e lo dedica al vice-ré di cui spera l'aiuto. Riusce
a farsi ricevere dal nuovo viceré, III duca d’Osuna, per proporgli un programma
di riforme utili al Regno. L’incontro fu infruttuoso e e ri-mandato nelle
carceri della Vicarìa, dove probabilmente muore. Essendo molto gravi le
condizioni finanziarie del Regno di Napoli -- esausto il tesoro pubblico e
l'onere del fisco già così gravoso da indurre molti a lasciare la città per
sottrarvisi -- M. Santis propone di limitare l'esportazione della moneta e di
abbassare i tassi di cambio con le piazze estere. La polemica con Santis è alla
base della proposta di Serra. Dimostra con esempi tratti dalla antica storia romana
l'inutilità e anzi il danno di questi
presunti rimedi. Da ciò trae occasione per spiegare la vera causa della
prosperità della nazione italiana. Analizza la causa della scarsità di
moneta nel Regno di Napoli e il fattore che puo invertire questa tendenza
economica. Il primo ad analizzare e comprendere appieno il concetto di bilancia
commerciale incluso il bene di servizio e il bene del movimento di capitale. Spiega
come la scarsità di moneta nel Regno di Napoli e causata dal deficit della
bilancia dei pagamenti. Utilizzando le sue scoperte e in grado di respingere
l'idea per cui la scarsità di denaro e dovuta al tasso di cambio. La soluzione
prospettata al problema e indicata nella promozione attiva delle esportazioni. Serra
segna il distacco dalla concezione moralistiche scolastica per passare ad una spiegazione
laica ed è assolutamente innovativa per l'epoca tanto che Croce la define
lampada di vita. E F. Galiani a scoprirlo, tessendone un elogio in una nota del
suo celebre trattato Della Moneta. Chiunque legge questo trattato, scrive, resta
sicuramente sorpreso ed ammirato in vedere quanto in un secolo di totale
ignoranza dell’economia filosofica ha Serra chiare e giuste le idee della
materia di cui scrisse e quanto sanamente giudicasse delle cause de nostri mali
e de soli rimedi efficaci. Galiani paragona Serra a Melon e a Locke,
considerandolo superiore per avere vissuto molti anni prima in un'epoca di
ignoranza dell’economia filosofica. Egli, che in vita era stato del tutto
trascurato e per secoli, tranne appunto quell'elogio di Galiani, completamente
dimenticato, dopo molto tempo è stato finalmente riscoperto. L. Addante,
Cosenza e i cosentini: un volo lungo tre millenni, Rubbettino, F. Martelloni,
Regno di Napoli e Terra d'Otranto, Aspetti economici e sociali di una crisi, in
C. Perrotta, La scienza è una curiosità. Scritti in onore di U. Cerroni, Manni,
R. Benini, B. Croce, Storia del Regno di Napoli, Laterza. Avendo ottenuto di
parlare al vice-ré duca d’Ossuna per comunicargli cose utili allo stato, e udito,
presenti i consiglieri, ma, giudicandosi che avesse detto ciarle e chiacchiere
senz'altro concludere, e ri-mandato al suo carcere. O. Parise, Vita e pensiero
del primo economista moderno, Ecra, Destefanis,
Illuministi Italiani, F. Galiani, Milano-Napoli, F. Galiani, Della moneta,
Napoli, F. Salfi, Elogio, primo filosofo di economia civile, in L. Addante,
Patriottismo e libertà. L'Elogio di F. Salfi, Cosenza, P. Custodi. Scrittori
classici italiani di economia politica, Milano, G. Pecchio, Storia della
economia pubblica in Italia, Lugano, Narrazioni tratte dai giornali del governo
di P. Girone duca d'Ossuna vice-ré di Napoli scritti da F. Zazzera, Archivio storico
italiano, G. Savarese, Trattato di economia politica, Napoli, F. Ferrara,
Prefazione, in Trattati italiani, Torino, L. Bianchini, Della scienza del ben
vivere sociale e della economia pubblica e degli Stati, Napoli, D. Andreotti,
Storia dei cosentini, Napoli, L.
Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Cosenza; T.
Fornari, Studii (Pavia); L. Amabile, T. Campanella. La sua congiura, i
suoi processi e la sua pazzia” (Napoli); A. Marco, Teorie economiche, Memorie
del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, classe di lettere e scienze
storiche e morali, R. Benini, Sulle dottrine economiche, Appunti critici, in
Giornale degli economisti, Economisti, A.
Graziani, Bari, G. Arias, Il pensiero economico di Antonio Serra, in Politica, B.
Croce, “Storia del Regno di Napoli” (Bari); Economisti napoletani, G.
Tagliacozzo, Bologna, L. Einaudi, Saggi bibliografici e storici intorno alle
dottrine economiche, Roma, J. Schumpeter, Storia dell'analisi economica,
Torino, L. Rosa, I critici, Atti del
Congresso storico calabrese, Napoli, G. Galasso, Economia e società nella
Calabria” (Guida); O. Nuccio, Rivista storica del Mezzogiorno, R. Colapietra,
Introduzione, in Problemi monetari negli economisti filosofici napoletani, R.
Colapietra, Roma A. Aquino, L’approccio monetario all'analisi della bilancia
dei pagamenti, in Studi economici, R. Colapietra, Genovesi in Calabria, Rivista
storica calabrese, Manoscritti napoletani di P. Doria, GGalatina, T. Toscano, La disputa sui cambi esteri del
Regno di Napoli, Rivista di politica economica, C. Rije, ed. anast., Napoli, S. Ricossa, Cento
trame di classici dell’economia, Milano, O. Nuccio, Il pensiero economico
italiano, Sassari, Il Mezzogiorno agli inizi del Seicento, L. De Rosa,
Roma-Bari, Alle origini del pensiero economico in Italia, I, Moneta e sviluppo
negli economisti napoletani, A. Roncaglia, Bologna, E. Zagari, Moneta e
sviluppo, A. Rosselli, La teoria dei cambi,
A. Landolfi, D. Luciano, V. Valentia, A. Placanica, Storia della
Calabria (Roma); A. Roncaglia, Rivista italiana degli economisti, L. Addante,
Repubblicanesimo e mito di Venezia, Istituzioni e sviluppo economico, A.
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Politica barocca. Inquietudini, mutamento e prudenza, Roma); A. Roncaglia, Serra,
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Roma; L. Addante, La politica del Breve trattato (Soveria Mannelli). Mercantilismo
Storia del pensiero economico. Treccani Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Economia. Antonio Serra. Serra. Keywords: massoneria, circolazione
degl’idee massoniche, mito di Venezia, economia romana, l’economia del liceo,
roma antica, antica roma, Machiaveli, mercantilismo. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Serra” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Servio – Roma – Virgiliana -- filosofia italiana – Luigi
Speranza. Servio. Servio nei "Saturnali" di
Macrobio, rivolti alla glorificazione di Virgilio, appare uno degli
interlocutori. S'ignora la patria di Servio, ma è certo che la sua attività
letteraria e didattica ha per sede Roma. Predilesse Virgilio, che esalta
come il maestro di ogni sapere e che commenta in un’opera di cui rimangono due
redazioni. La più breve sembra tramandare lo scritto autentico di Servio,
mentre la più ampia ("Servius auctus o plenior o Scholia Danielis",
dal Daniel, che la pubblica) pare derivata dalla prima e da una riduzione del
commento d’Elio Donato. Si discute se gli appartengano l’Explanatio
dell'Arte Grammaticale dello stesso Donato e tre scritti di metrica. Servio.
Il Commento include non poche dottrine di carattere filosofico, che però
provengono dalle fonti usate da Servio. Si è voluto fare di Servio un
seguace del platonismo.Ma, da una parte, non è lecito attribuirgli una teoria
filosofica organica, e, dall’altra, le proposizioni che dovrebbero provenire da
quella scuola non sono proprie di essa, perchè appartengono al Platonismo in
generale, a Posidonio, o anche alle credenze mistico-religiose di quell’età:
natura divina dell'anima, immortalità di essa quale principio di movimento, sue
trasmigrazioni, suoi destini dopo la morte, teoria delle sfere. Quando,
oltre alle tre parti dell'anima, l'anima vegetativa, l'anima sensitiva e
l'anima razionale, ne ammette anche una quarta anima, l'anima vitale, principio
di movimento, si allontana dalle teorie tradizionali inclusa la
platonica. Quando Servio afferma che nulla esiste salvo i quattro elementi
(acqua, aria, fuoco, terra) e il divino, che è uno spirito (o una mente, o
un'anima) il quale, infuso in essa, genera ogni cosa, sicchè uguale è la natura
di tutte, accetta in complesso la cosmologia stoica esposta da Virgilio, che
però cerca di liberare dal suo materialismo originario. Del resto,
esplicitamente Servio loda i filosofi del portico ("et nimiae virtutis
sunt, et cultores deorum"), che contrappone ai filosofi dell’Orto, che
critica spesso. In Servio mancano un pensiero coerente e un indirizzo
preciso, sebbene si affermino in lui le tendenze mistiche dell’età
sua. Servio Mario Onorato. Un'edizione del XVI secolo di Virgilio
con il commento di Servio stampato sulla sinistra del testo. Servio Mario
Onorato, o Servio Mauro Onorato ( Servius Marius Honoratus), è stato un
grammatico e commentatore romano. L'appellativo Deutero-Servio o Servio
Danielino si riferisce alla pubblicazione da parte di Pierre Daniel di
un'edizione del Commentario di Servio all' “Eneide” contenente alcune aggiunte
rispetto all'originale serviano. Tuttora è discussa l'autenticità del
cosiddetto Servio Danielino. Servio ompare come uno degl’interlocutori nella “Saturnalia”
di Macrobio. Alcune allusioni presenti negli scritti ed una lettera di Quinto
Aurelio Simmaco indirizzata a Servio. Saggi: “Commentarii in Vergilii Aeneidos
libros, Commentarii in Vergilii Bucolica, Commentarii in Vergilii Georgica. Del
commento alle opere di Virgilio esistono due tradizioni manoscritte. Il primo è
un commento relativamente breve e conciso, attribuito di per certo a Servio
Mario Onorato, ed è chiamato "Servius Minor". A una seconda classe di
manoscritti, del X e XI secolo d.C., appartiene un altro commento, molto più
esteso, infatti le aggiunte sono abbondanti e in contrasto con lo stile di
Servio. L’autore è ignoto. Questo secondo è chiamato "Servio Auctus"
o "Servius Danielinus" da Pierre Daniel, che lo pubblica.
Esiste una terza classe di manoscritti, composti in Italia, derivati dai primi
due, a significare la diffusione di questi commenti. Per quanto riguarda
il "Servius Minor" è in effetti l'unica edizione completa esistente
di un autore classico scritta prima del crollo del principato in Occidente. È
una vasta critica al testo di Virglio, con critiche anche ai commentatori prima
di lui (in un certo qual modo ci fornisce il modo di pensare dei secoli
precedenti). Servio non usa un linguaggio particolarmente elevato, ma è
colorito e fantasioso qualora si tratti di etimologie. Oltre all'aspetto
grammaticale, i commentari di Servio contengono abbondante materiale filosofico,
la maggior parte del quale probabilmente è derivata da fonti di scrittori
anteriori, con cui la poesia di Virgilio viene interpretata nel suo aspetto
filosofico.. Commentarius in artem Donati, Raccolta di note grammaticali d’Elio
Donato. De centum metris ad Albinum - Un trattato di diverse figure metriche,
dedicato a Cecina Decio Albino. De finalibus ad Aquilinum - Un trattato di
metrica sui finali. De metris Horatii ad Fortunatianum - Un trattato di metrica
di Orazio, forse dedicato ad Atilio Fortunaziano. Vita Vergilii. Enciclopedia
italiana. Bibliografia Gino Funaioli, Servio, in Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Pellizzari, Servio. Storia, cultura e
istituzioni nell'opera di un grammatico (Firenze, Olschki); G. Ramires, Servio,
Commento al libro IX dell'Eneide di Virgilio; con le aggiunte del cosiddetto
Servio Danielino, Bologna, Patron, su Treccani.it – Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata (EN) Servius, su
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.Opere di Servio Mario
Onorato, su PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute. Opere di Servio
Mario Onorato, su digilibLT, Università degli Studi del Piemonte Orientale
Amedeo Avogadro. Opere di Servio Mario Onorato, su Open Library, Internet
Archive. Opere complete di Servio, su forum romanum.org. V · D · M Grammatici
romani -- Portale Biografie Portale Letteratura Categorie:
Grammatici romaniRomani del IV secolo[altre]. The second version was named the
Egyptian, which is a puzzling name since the first reference to this particular
descent/ascent concept seems to come from a commentary on Book IV of the Aeneid
of Publius Vergilius Maro, or Virgil, by the commentator Servius Marius
Honoratus. In the Servius version, each planetary sphere is associated with one
of the seven major vices. The list is as follows: avarice avarizia from Saturno;
desire for dominance and gluttony from Giove; violent passions or anger from
Marte; pride from the Sole; lust from Venere; envy from Mercurio; and
sluggishness from the Luna. Some classical authors differ as to which vice to
assign to which planet, for example, sluggishness is often assigned to Saturn
instead of the Moon. It should be noted that each of these vices, are all
psychological characteristics as is befitting of a soul. Servius, Marius
Honoratus, Latin philosopher and grammarian, commentator on → Donatus and →
Virgil. There is some doubt as to his name. The commentator on Donatus in the
Parisinus Latinus codex 7530 (GrL:IV, 473-565) is called "Sergius"',
as is the commentator on Virgil in Bernensis codex 363. In
other manuscripts, the commentator on Virgil is called "Servius"
but no mention is made of the rest of his name. His birthplace and birthdate
are equally vague (Marinone 1969/70). In the Saturnalia (7, 11, 2), Macrobius
gives a portrait of ashim an adulescens;
and Pierre Daniel asserts, in a note to the Bernensis codex (234), that he is one
of Donatus' students. If these indications hold true, it would appear that he lived
in Rome, where, according to Macrobius, he belonged to the Neoplatonic
intelligentsia. Of considerable importance are his commentaries on Virgil's
Aeneis, Eclogae and Georgica, surviving in two ms. codices of varying length.
The shorter was published by Daniel, who added several scholia (the Scholia
Danielis) to it. It is commonly known as the Servius Danielinus. Critics
disagree as to the contents. G. Thilo holds that the additions are probably a
fusion of an original text with parts of Donatus' lost commentary on Virgil. His
commentaries, based for the most part on his predecessors (Donatus in
particular), enlarge on and enhance that tradition by virtue of the quality of
the grammatical observations and the comparisons of Virgil with other writers.
Various grammatical treatises bear his name but modern criticism unhesitatingly
ascribes to him only the Commentarius in artem Donati (GrL:IV, 403-48). Priscian
mentions Servius as the author in Institutio de arte grammatica [GrL:I, 8, 15
H]; other attributions are uncertain. The two books of the Explanationes in
artem Donati (GrL:IV, 486-565) are apparently posterior to Servio
(Schanz-Hosius 1914:126); the tract De littera de syllaba de pedibus de
accentibus de distinction (GrL:IV, 473-85) gives "Sergius" as the
author but seems to be an extract from the Commentarius and thus not a work
intended by Servio to stand alone. Criticism is divided over attributing to Servio
De centum metris (GrL:IV, 456-67), a treatise on metrics: Müller excludes Servio
as the author while Marinone defends the opposite view. The treatises De
finalibus (GrL:IV, 449-55) and De metris Horatii (GrL:IV, 468-72) are similarly
controversial; see Müller. In his Commentarius in artem Donati, Servio brings
home two points which characterize Latin grammatical thought, as seen in the
artes. First, grammar is intimately connected with all the disciplines dealing
with language (philosophy, dialectics, and esp. rhetoric GrL: 405); second, grammar
has a distinguishing subject matter which consists, according to Servio, of the
analysis of the eight parts of speech. Servio’s admiration for Donatus derives,
in fact, from the latter's unswerving conviction that a grammatical treatise
ought to begin by defining the partes orationis (other grammarians were
hesitant and inconsistent). ‘That is why Donato is wiser, who starts out with
eight parts of speech that concern the grammarians specifically (“unde proprius
Donatus est doctius, qui ad octo partes inchoavit, quae specialiter ad grammaticos
pertinent”, Commentarius: 405). Servio holds, together with Donatus, that the
study of grammar, taken to be the study of the partes orationis, is a
prerequisite for literary analysis, i. e., for commenting on poetic texts, such
as Virgil’s. Although Servio contributes to enriching the discussions of the
grammatical distinctions formulated by Donatus, by citing and criticizing the
work of other grammarians, Servio leaves unsolved the many problems inherent in
the categories handed down by tradition. For example, some grammarians
considered the 'future' tense to be a separate mode andd not a tense of the
'indicative' mode, given that one can 'indicate' only what one knows and not
the future, by definition an un-known. Servio expounds the question clearly
(GrL:IV, 412 K), but does not venture an answer. : "Martii Servii Honorati
Commentarius in Artem Donati", in: GrL, IV, 403-72 (405-48:
"Commentarius in Artem Donati"; 449-67: "De finalibus"; 468-72:
"De metris Horatii"; repr. Hildesheim). Servii Grammatici qui
feruntur in Vergilii carmina commentarii, G. Thilo & H. Hagen eds.,
Lipsiae. Editio Harvardiana, 1/II, K. E. Rand et al. eds., Lancastriae (Ad
Aeneam 1-2)/ III, A. F. Stoker/H. Travis eds., Oxonii (Ad Aeneam 3-5). Commento
ai libri 9 e 7 dell'Eneide di Virgilio, with introd., biblio. and critical ed.
by G. Ramires, Bologna. BARATIN, La naissance de la syntaxe à Rome, Paris. Id.,
CRGTL, no. 1209. BARWICK, "Zur Servius-Frage", Philologus 70,106-48.
BRUGNOLI, "Servio", Enciclopedia Virgiliana, Roma. KASTER,
"Macrobius and Servio, Verecundia and the grammarian's function",
HSCP 84, 219-62. MARINONE, "Per la cronologia di Servio", AAT 104,
181-211.MÜLLER, L. "Sammelsurien", Jbb. für Klass.Philologie 93,
555-68. SCHANZ, M. & HosIus, Geschichte der römischen Literatur, 2nd ed.,
München, 4, I, 172-77. TIMPANARO, "Note serviane, con contributi ad altri
autori e a questioni di lessicografia latina", Studi urbinati di storia,
filosofia e letteratura 31, 155-98. WESSNER, "S.",', RE,II, A 2, 1834
48.Keywords: Virgilio, Donato. Servio
Grice e Sestio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosof italiano. Quinto Sestio.
He founded his own school in Rome that drew heavily on Pythagoreanism and the
Porch. He preached an ascetic way of life, which included vegetarianism, and
exhorted his followers – whom he called ‘Sestiani’ – to reflect at the end of
each day on their moral failings. Upon his death, his son inherited the school,
but it did not long survive him. One of the Sestiani was Sotione, who became
Seneca’s tutor – Seneca himself was influenced by the school’s teachings for
some time.
Grice e Sesto – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Sesto was a
compiler – The “Sentences of Sesto” are mainly of an ethical nature and show
signs of a variety of influences including traditional wisdom literature, and
the Porch. They proclaim that wisdom is attained through the conquest of the
passions. – Chadwick, “The sentences of Sextus,” Cambridge.
Sesto – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Tutor to
Antonino. Antonino regards him as something of a role model and greatly admires
the morality and humanity of both his life and his teachings. Accademia. Suda
thought Sesto was of the scessi because he confuses him with Sesto Empirico.
Grice e Severo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Severo
Alessandro. He studied philosophy with Stilio. Severo became the principe di
Roma when his cousin Elagabalo was assassinated. His principate was not however
a success and he was himself assassinated not long after.
Grice e Severo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Claudio Severo
– A lizio, friend of Antonino.
Severo – Roma—filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma) Filosofo italiano. Severo Settimio.
Severo ruled the Roman empire and it is said that he was well-versed in
philosophy.
Grice e Settala – i problemi sessuali
d’Aristotele: desiderio e piacere -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo Italiano. Profisico.
Studia a Brera e Pavia. Insegna a Milano. Si prodigò in occasione della famosa
peste dei I promessi sposi. Manzoni lo nomina una prima volta quando parla del figlio, Senatore Settala,
medico, membro, insieme a A. Tadino del tribunale della sanità ai tempi della
vicenda di Renzo e Lucia; e tra i primi ad accorgersi che la strana malattia
che si diffonde nella zona lecchese, e la peste. Saggi: “In librum Hippocratis
Coi de aeribus, aquis, [et] locis, commentarii V. Appositus est Graecus
Hippocratis contextus ope antiquorum exemplarium, restitutus et emendatus cum
indice rerum et verborum locupletissimo una cum nova eiusdem in Latinum
versione” (Colonia: Ciotti); “Problemata di Aristotele” (“Commentariorum in
Aristotelis problemata” -- septem primas sectiones – secundam heptadem --
continens, ab eodem Latine facta”) (Francoforte sul Meno: Wecheli, Marnio,
Aubri); “Animaduersionum et cautionum
medicarum libri septem quorum materiam sequens pagina indicabit” (Milano, Bidell);
“De peste et pestiferis affectibus libri quinque (Milano, Bidell); “De ratione
instituendae et gubernandae familiae libri quinque” (Milano, Bidell); “Della
ragion di stato” (Milano: Bidelli); “Cura locale de' tumori pestilentiali, che
sono il bubone, l'antrace, o carboncolo, ed i furoncoli contenente tutto quello
che si ha da fare esteriormente nellquesti mali tolta dal libro della cura
della peste” (Milano, Bidelli); “Preseruatione dalla peste” (Brescia: Fontana);
“Anti-rotario romano con l'aggionta dell'elettione de semplice e prattica delle
compositioni e di due trattati, vno della teriaca romana, l'altro della teriaca
egittia aggiontoui in questa vltima impressione auertenze e osseruationi
appartenenti alla compositione de medicamenti” (Milano: Bidelli); “Auertenze,
et osseruationi appartenenti al curar le ferrite” (Milano: Cardi); “Compendio
per curare ogni sorte de tumori esterni et cutanee turpitudini, raccolto da osseruationi
fisice, & chirurgice” (Milano: Monza); Statistica medica di Milano Milano,
Guglielmini e Redaelli, Belloni, C. Borromeo e la Storia della Medicina, in San
Carlo e il suo tempo: convegno, Milano). Edizioni di Storia e Letteratura, Bartolomeo Corte, Notizie istoriche intorno a
medici scrittori milanesi, Milano, Filippo Argelati, Bibliotheca scriptorum
mediolanensium seu acta, et elogia virorum omnigena eruditione illustrium, qui
in metropoli Insubriae, oppidisque circumjacentibus orti sunt, Mediolani, Paolo
Sangiorgio, Cenni storici sulle due Pavia e di Milano e notizie intorno ai più
celebri medici, chirurghi e speziali di Milano dal ritorno delle scienze sino
all’anno. Opera postuma, F. Longhena, Milano, Salvatore De Renzi, Storia della
medicina italiana, Napoli, E. Ferrario, Intorno alla vita ed alle opere mediche
Cenni, Milano, P. Capparoni, Profili
biobibliografici di medici e naturalisti celebri italiani, Roma, Cava, La peste
di S. Carlo. Note storico mediche sulla peste, Milano, Ricerche Firenze Ferro,
La peste nella cultura lombarda, Milano, G. Cosmacini, Il medico e il cardinale,
Milano. G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Firenze, Molini, L. Facchin, Ludovico Settala: un intellettuale
barocco fra scienza e arte Treccani Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Mellerio,
Ludovico Settala, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, openMLOL, Horizons Unlimited srl. Patricio
Milanese. Ludovicus Septalius. Ludovico Settala. Settala. Keywords: ragion di
stato. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Settala” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Severino – il velino -- oltre il
linguaggio, oltre l’aporia di Parmenide – filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo ialiano. Intende collocarsi oltre ogni filosofia
permeata dal nichilismo. Figlio di un militare originario di Mineo e una
bresciana di Bovegno in alta Val Trompia, si laurea a Pavia come alunno dell'Almo Collegio Borromeo,
discutendo una tesi su metafisica, sotto la supervisione di Bontadini. Insegna a
Milano e Venezia, uno dei Lincei. Critica sia il capitalismo sia il comunismo,
fonti della vita inautentica in quanto espressioni di dominio della tecnica, come
d'altronde il fascismo, ma anche la sinistra in quanto non è più social-democrazia,
rilasciando anche dichiarazioni sul suo punto di vista sul passato e
sull'avvenire dell'Italia. Le spiegazioni della crisi del nostro tempo
rimangono molto in superficie anche quando vogliono andare in profondità. Il
fenomeno di fondo, che non viene adeguatamente affrontato, è l'abbandono, nel
mondo, dei valori della tradizione occidentale; e questo mentre le forme
della modernità dell'Occidente si sono affermate dovunque. Un abbandono che si
porta via ogni forma di assolutoe innanzitutto Dio. Muore, dicevo, ogni forma
di assolutezza e di assolutismo, dunque anche quella forma di assoluto che è lo
stato, che detiene il monopolio legittimo della violenza. Questo grande turbine
che si porta via tutte le forme della tradizione è guidato dalla tecnica ed è
irresistibile nella misura in cui ascolta la voce che proviene dal sottosuolo
del pensiero filosofico del nostro tempo. Il turbine travolge anche le
strutture statuali. Investe innanzitutto le forme più deboli di stato. La trasformazione
epocale di cui parlo non è indolore: il vecchio ordine non intende morire, ma è
sempre più incapace di funzionare, soprattutto in Paesi come l'Italia. E il
nuovo ordine non ha ancora preso le redini. È la fase più pericolosa (non solo
per l'Italia). Criticando "l'assolutismo religioso e comunista",
oltre che tacciando la magistratura di "ingenuità", poiché
processando una classe politica a fondo ha rivelato la contiguità anche con la
criminalità organizzata, figlia della guerra fredda e, secondo Severino,
impossibile da debellare integralmente in pochi anni senza debellare lo Stato
stesso, causando notevoli problemi. «L'Italia è uno Stato acerbo. Ha 150
anni su per giù. Ma soprattutto ha alle proprie spalle una storia di frazionamento
politico-economico-sociale, dove si sono imposte forze che hanno avuto nel
mondo un peso ben maggiore di quello dell'Italia unita.. Sull'evasione fiscale:
Una tara storica, come prima le dicevo. L'evasione fiscale è un furto ai danni
di tutti. Se c'è da costruire una strada io devo metterci anche la parte degli
evasori. Certo, molti artigiani e piccoli imprenditori, se non evadessero,
fallirebbero. Tutti sanno queste cose. Però conosco anche tanti cattolici ai
quali molti uomini di Chiesa facevano capire che se non avessero ritenuto
"giusto" pagare le tasse dello Stato, avrebbero fatto bene a non
pagarle. Questo Papa, da buon pastore, sta cercando di cambiare le cose. Ma non
vorrei che si perdesse di vista che la "corruzione" di fondo è l'"evasione"
del mondo dal passato dell'Occidente. Oltre alle citate critiche, Heidegger
parlando con Fabro a Roma ebbe a dire a proposito di "Ritornare a Parmenide"
di Severino: Ha immobilizzato il mio Dasein. Già da molto prima prima, alcuni
appunti di lavoro heideggeriani testimoniano come Heidegger seguisse Severino (da uno studio di Alfieri e Herrmann).
-- è stato criticato do Odifreddi, in
risposta a un giudizio critico su un'opera di Odifreddi, ovvero l'introduzione
scritta all’ABC della relatività di Russell, dove venivano citati alcuni
filosofi (tra cui Severino e Croce) in maniera non congrua e "alla rinfusal
Odifreddi l’ accusa invece di non considerare l'importanza della scienza (come
già fecero i neoidealisti, come Croce e Gentile), a differenza di filosofi che studiano
a fondo alcune teorie. Nel dialogo con A. Chiara, Oltre l'uomo e oltre Dio, la
filosofia della necessità si contrappone alla filosofia della libertà. Fa
spesso riferimento a pensatori come Velia, Leopardi, e Gentile. Leopardi e Gentile sono all'apice
della follia del nichilismo. Considera Leopardi e Gentile come i due più grandi
geni che hanno portato all'estremo la concezione del mulla ovvero l'entrare e
l'uscire degli enti dal nulla. Affronta il problema dell'essere. Tutte le
filosofie costituitesi precedentemente sono caratterizzate da un errore di
fondo: la fede del divenire. Sin dagli antichi, infatti, un ente
(ovvero un qualcosa che è) e considerato come proveniente dal nulla, dotato di
esistenza e successivamente ritornante nel nulla. Rifacendosi a Velia, è stato definito come un neo-veliano, di cui
sarebbe l'unico esponente, peraltro criticato in senso anti-metafisico da G. Sasso
e M. Visentin, i quali sostengono, rovesciando la sua tesi, come,
contrariamente all'opinione diffusa, in Velia esista invece un deciso rifiuto
della metafisica.. Riflettendo sull'opposizione assoluta tra essere e
non-essere, dato che tra i due termini non vi è nulla in comune, ritiene
evidente che l'essere non può non rimanere costantemente uguale a se stesso,
evitando di rimanere alterato dall'altro da sé. Anzi, essendo l'essere la
totalità di ciò che esiste, non può esserci altro al di fuori di esso dotato di
esistenza (Severino rifiuta, quindi, il concetto di differenza ontologica così
come è stato avanzato da Heidegger). Per Severino, quindi, tutta la
storia della filosofia occidentale è basata sull'errata convinzione che
l'essere possa diventare un nulla, sebbene alcuni filosofi tentano di negare
tale assunto. Ma, mentre Velia tenta di risolvere il conflitto tra il
divenire e l'immutabilità dell'essere affermando l'illusorietà del divenire
(negando l'esistenza delle cose del mondo e cadendo quindi in un'aporia),
sceglie una via differente, portandolo a delle tesi estreme. Dato che
l'essere è, e non può mai diventare un nulla, ogni essente è eterno. Ogni cosa,
ogni pensiero, ogni attimo e eterno. Il di-venire non può, quindi, che
rappresentare l'apparire degli eterni stati dell'essere, così come i fotogrammi
di una pellicola si susseguono sino a formare lo svolgimento completo di un
film. Gl’essenti entrano ed escono del cerchio dell'apparire. Quando un essente
esce dal cerchio dell'apparire, non diviene un nulla, ma si sottrae
semplicemente all’inter-soggetivo. Dunque, l’essente esiste anche quando
scompaie ovvero non si perceive. Vedere senza vedere, dice Sperduto in una
tragicommedia. Afferma che il di-venire dell’essente è come lo scorrere dell’essente
sulla superficie di uno specchio. L’essente, infatti, esiste prima di entrare nel campo inter-soggetivo dello
specchio e ovviamente continua ad esistere anche dopo esserne uscite. Il
di-venire e l’ immagine inter-soggetiva dell’essere. Questo si estende anche a ogni
essente che nel divenire si manifesta. La dimostrazione dell'eternità di
tutti gli essenti, si basa sostanzialmente sul principio di non contraddizione,
ma non nella versione che ne dà Aristotele nel De Interpretatione. In essa anzi
il discorso del tramonto del senso dell'essere trova la sua formulazione più
rigorosa e più esplicita. Bisogna invece ritornare a Velia correggerne l'esito
aporetico, dimostrando che l'evidenza fenomenica non è in contrasto col
principio di non contraddizione, ma scoprendo anche che il divenire così come
uscire dal nulla e ritornare nel nulla, non appare affatto, non è affatto
evidente. Di qui si potrà proseguire su una via -- quella indicata da Velia, il
sentiero del giorno. Consideriamo la proposizione di Velia -- è infatti
l'essere, il nulla non è. Tale proposizione esprime l'opposizione assoluta
tra i "essente" e "non essente". Pertanto ogni essente, in
quanto ent-e, è assolutamente opposto al nulla e non ci può essere uno stato in
cui un ente non sia, come pensa invece il principio di non contraddizione
aristotelico -- è necessario che l'essente sia, quando è, e che il non-essente
non sia, quando non è". Quest'enunciato esprime il pensiero di una
condizione, in cui l'essente è nulla, in cui essere=nulla. Questa impossibile
ed impensabile contraddizione costituisce una follia essenziale. Infatti il
pensiero occidentale pensa sì, consapevolmente, l'essente come essere, ma
insieme come di-veniente, cioè che esca dal nulla e ritorni nel nulla. Ad esso
sfugge invece che ciò equivale a pensare l'ente come nulla; e questo è il
nichilismo più proprio, la follia che si annida nell'inconscio della filosofia.
L’essere non è un ente tra gli enti. Esso rappresenta piuttosto l'apparire
ontologico degli enti, e per questo motivo viene definito un transcendens
rispetto all'ente. Rigetta questa concezione. Afferma che la totalità
dell'essere è costituita dalla totalità degli enti. La vera differenza
ontologica è quindi quella che si costituisce tra l'essere (l'ente) diveniente
e quello immutabile. L'essere che appare e scompare non è lo stesso
essere immutabile, ma è anch'esso eterno. Entrambi esistono, ma in differenti
dimensioni. L'essere come fondamento è una struttura eterna e non soggetta ad
alcun mutamento. Tutto è avvolto (fino alla morte) dal nichilismo Un po'
tutti i filosofi che l'hanno avuto sottomano hanno inteso il nichilismo come
allontanamento dalla verità, e l'hanno dunque declinato a seconda dell'idea di
verità a cui stavano pensando. Nella prospettiva severiniana dell'eternità di
tutte le cose, il nichilismo è dunque il credere che le cose siano mortali,
ovvero che l'essere possa non essere,ed uscire e rientrare nel nulla, ovvero
credere nel di-venire delle cose. Credere infatti che le cose escano dal nulla
e vi ritornino equivale ad identificare l'essere con il nulla: quindi si parla
di pura "follia". Al di fuori della follia appare l'eternità di ogni
cosa e di ogni evento. Al di fuori del nichilismo il sopraggiungere dell'ente è
il comparire o lo sparire dell'eterno. Il divenire dell'essere è un'opinione
senza verità. L'Occidente non domina il mondo casualmente o perché ha una
possibilità offensiva superiore; ma, al contrario, ha una possibilità offensiva
superiore perché domina il mondo che crede nelle sue stesse imprescindibili
idee guida (scienza, potenza, tecnica, salvezza, ecc.) e quindi in una cultura
che ritiene più avanzatae dove dunque l'avanzamento non è una virtù morale, ma
la capacità di capire e fare più cose per sopravvivere all'imprevedibilità
dell'esistenza. Ritiene che la filosofia abbia sempre cercato riparo contro il
terrore che scaturisce dall'imprevedibilità dell'esistenza perché innanzitutto
si è sempre creduto nell'evidenza del divenire degli enti, del loro uscire dal
nulla e rientrarvi. Anche le grandi forme di epistème che tendono a dare un
ordine ed una configurazione prestabiliti all'esistenza, si muovono sullo
stesso terreno. L'intera storia dell'Occidente è quindi storia del
nichilismo. La radicale distruzione dell'epistème operata da parte della
filosofia e la rapida ascesa della scienz ai vertici del sapere sono conseguenze
inevitabili di questa forma di pensiero (la civiltà della tecnica è, infatti,
la forma estrema di volontà di potenza). Tutto ciò che appare appare in maniera
necessaria ed il progressivo manifestarsi degli eterni non segue, quindi, una
sequenza casuale. Ciò significa che la libertà dell'uomo non esiste, ma appare
all'interno di quell'essente (anch'esso eterno) che è il nichilismo. Ed è
proprio all'interno dell'Occidente che appare il "mortale" come noi
lo conosciamo. Ma l'Occidente è destinato al tramonto, per fare spazio al
destino della verità, la verità che testimonia la follia della fede nel
divenire. Solo all'interno del destino della verità la morte acquista un
significato inaudito: in realtà la morte è la persuasione dell'assentarsi dell'eterno.
Da quanto detto precedentemente appare chiaro come non ci sia posto per il Dio
comunemente inteso. Nel corso della storia della filosofia, l'affermazione dell'esistenza di qualcosa di
immutabile (tra cui Dio in tutti i diversi modi nei quali filosofia e religione
lo hanno concepito) è sempre stata fatta partendo dal presupposto che il di-venire
non significhi necessariamente la nascita dal nulla e il tornare nel nulla
delle cose che in esso si presentano. Quest'affermazione è, inoltre, sempre
avvenuta con l'intento di risolvere le varie contraddizioni che quel
presupposto implica e di inventare un rimedio per l'angoscia che il pensiero
dell'annientamento provoca. Questo genere di immutabilità è, quindi, di segno
diverso da quella che compete agli enti sulla base dell'impossibilità assoluta
che qualcosa si annulli. Per questo motivo è impossibile che esista un Dio. A
maggior ragione è impossibile che esista un dio dotato della capacità di creare
gli enti dal nulla e di mantenerli in esistenza grazie alla sua libera volontà
(altrettanto libero potrebbe essere, per Dio, l'annichilimento"diverso dal
concetto fisico di annichilazione -, e cioè la volontà di far cessare la durata
della loro esistenza per farli ritornare nel nulla). Essendo ogni ente
eterno, non può esserci né creazione né annientamento, e quindi neanche un Dio
comunemente inteso. Alla luce del destino della verità, ogni ente, anche il più
insignificante, acquista un significato inaudito. L'uomo si porta quindi
radicalmente al di là del super-uomo e della volontà di potenza. L’uomo è un
super-dio, ben più grande del Dio della tradizione religiosa.
L'inconciliabilità fra la dottrina dell'Essere e il Tomismo è stata sostenuta
da C. Fabro. Barzaghi, con cui ha più volte dialogato pubblicamente, ha
mostrato la possibilità di utilizzare le intuizioni sull'eternità dell'essente proprio per
affermare l'esistenza di Dio e ricondurre il pensiero del filosofo all'alveo
cristiano da cui si è staccato (entrambi sono stati alunni, all'Università Cattolica,
del filosofo cattolico e apologeta G. Bontadini). Pur non rivedendo
pubblicamente il suo punto di vista sull'esistenza di Dio, apprezza ed elogia
la proposta di Barzaghi. Con “La Gloria” giunge, tra le altre cose, alla
dimostrazione necessaria dell'esistenza degli "altri". Quando
Cartesio infatti scopre che la carta vincente della scienza è la conferma delle
ipotesi da parte dell'esperienza, e cioè da parte della presenza certa a me da
parte delle cose, si apre il problema della fondazione dell'esistenza appunto
di altre dimensioni che come la mia accolgono l'accadere del mondo, ma che a
differenza della mia non sono apparenti, non sono cioè da me visibili. I
fallimenti dei tentativi di soluzione a tale problema (eminentemente proposti
ad opera della fenomenologia, sì che questo problema fu certamente uno dei più
cogenti all'interno del discorso filosofico di Husserl), a cominciare da quello
di Cartesio, si determineranno essenzialmente per l'assenza del senso autentico
dell'essente e del senso dell'oltrepassamento. L'oltrepassamento dell'attualità
nella costellazione infinita di cerchi finiti dell'apparire del destino è
necessità dell'esistenza di un altro apparire finito, diverso da quello
attuale. Nella Gloria, perviene alla fondazione del senso autentico
dell'oltrepassamento, dopo aver stabilito nelle opere precedenti che il
divenire autentico (cioè non nichilistico) non è il crearsi e l'annullarsi
dell'essente, ma il comparire e lo sparire di ciò che è eterno. Ma è in
questa sede innanzitutto fondamentale precisare, a partire da considerazioni
svolte dallo stesso Severino in Destino della Necessità (che le cose della
"terra" (termine con il quale Severino designa la dimensione degli
essenti che via via appaionoe che, per contro, il nichilismo pensa come
fuoriuscenti dal nulla ed al nulla ritornanti) "incominciano" ad
apparire (il loro apparire esce cioè dall'ombra del non-apparire ed entra nel
cerchio dell'apparire). Con "cerchio dell'apparire" si intende, qui,
la totalità degli enti che appaiono: è, cioè, l'apparire in quanto ha come
contenuto tutto ciò che appare (ossia è l'apparire "trascendentale");
l'apparire delle cose della terra, quell'apparire incominciante di cui sopra,
è, perciò, la relazione tra il cerchio dell'apparire (l'apparire
trascendentale) e una parte del suo contenuto. È altrettanto fondamentale
precisare che l'incominciare della terra (a sua volta eterna), non aggiunge
alcunché al tutto eterno che è, con Velia, appunto, “non incompiuto” (ouk atelePombaon),
“non manchevole” (oulon achineton). Anche l'incominciante apparire, difatti, è
eterno: il suo incominciare è il suo entrare nel cerchio dell'apparire.
Entrandovi, naturalmente, apparema questo apparire dell'entrare è lo stesso
entrare, ossia è quello stesso di cui si dice che, eterno, entra nel cerchio
dell'apparire. E, così come ogni ente, anche l'appartenenza della terra al
cerchio dell'apparire è eterna. L'eterna appartenenza al cerchio dell'apparire
entra nel cerchio eterno dell'apparire. Entrandovi, appare, e quest'ultimo
apparire è lo stesso apparire incominciante in cui consiste l'incominciante
appartenenza della terra al cerchio dell'apparire. L'apparire incominciante è
cioè apparire di sé stesso (e di tutte le altre cose che incominciano ad
apparire), ed è questa autoriflessione dell'apparire incominciante ciò che
entra nel cerchio dell'apparire e incomincia a far parte del contenuto di
questo cerchio. Ma ogni essente che incomincia ad apparire (ogni
oltrepassante) è destinato ad essere oltrepassato: diventerebbe, altrimenti,
condizione indispensabile dell'apparire degli essenti e quindi originarietà che
sarebbe dovuta apparire già da sempre. Un oltrepassante che sia non
oltrepassabile è impossibile, perché altrimenti esso dovrebbe iniziare ad
appartenere allo sfondo (e intende, con
questo termine, quel complesso di significati, o costanti persintattiche costanti
sintattiche di ogni significato –, senza i quali non apparirebbe nulla, motivo
per cui non possono non essere sempre presenti. Tra questi ad esempio vi sono i
significati esseree e nulla. Inoltre, la serie progressiva degli essenti che
via via appaiono è necessariamente finita; infatti, se in direzione del passato
fosse estensibile all'infinito, ci vorrebbe un percorso infinito, e quindi mai
concluso, per giungere al momento attuale. C'è quindi un primo passo compiuto
dalla terra. La totalità attuale di ciò che è destinato ad apparire è,
per quanto sopra esposto, necessariamente oltrepassata. Ma in che senso?
Essa non è, difatti, oltrepassata dall'apparire infinitogiacché l'apparire
infinito (l'infinito oltrepassarsi da parte delle forme proprie dell'apparire
finitodove la Gloria è proprio questo infinito dispiegarsi) non è un
oltrepassamento incominciante, ma è l'oltrepassamento già da sempre ed
eternamente compiuto della totalità del finito. La totalità attuale
dell'incominciante è, dunque, necessariamente oltrepassata da un
incomincianteil quale non può apparire attualmente, ma è tuttavia necessario
che appaia (in quanto l'incominciare è incominciare ad apparire), e che quindi
è necessario che appaia sopraggiungendo in un cerchio diverso, altro, dal
cerchio originario dell'apparire. La totalità simpliciter degli
essenti-che-sono-degli-oltrepassanti (la totalità dell'oltrepassante, cioè, che
include come parte la totalità attuale dell'oltrepassante) non può essere a sua
volta oltrepassata, perché ciò che la oltrepasserebbe sarebbe un oltrepassante
non incluso nella totalità dell'oltrepassante; e se l'oltrepassante (cioè
l'incominciante) che oltrepassa la totalità degli oltrepassanti non fosse a sua
volta oltrepassato, esso sarebbe quel contenuto impossibile che è, appunto (per
quanto sopra esposto), l'incominciante non-oltrepassabile. Poiché la
terra oltrepassa anche l'attualità dell'apparire del cerchio originario,
sopraggiungendo in un cerchio diverso, il contenuto incominciante che appare
nel cerchio originario dell'apparire attuale, è oltrepassato (infinitamente) in
due direzioni: (a) In quanto contenuto incominciante, esso è oltrepassato
lungo il dispiegamento infinito del contenuto attuale del cerchio originario
(o, per utilizzare il suo lessico, lungo la Gloria del dispiegamento infinito
della terra che si inoltra nel cerchio originario). Ma non è in quanto tale
contenuto è attuale che esso viene oltrepassato lungo il dispiegamento infinito
del contenuto attuale. (b) In quanto contenuto attuale (in quanto, cioè,
alla sua attualità) il contenuto incominciante è oltrepassato invece in un
altro cerchioe in un'infinità di altri cerchi dell'apparire.
L'oltrepassante-incominciante, qui, entra nell'apparire non attuale. Anche
questa seconda direzione dell'oltrepassamento è un dispiegamento infinito nella
Gloria, ma, appunto, nella gloria che consiste nell'infinito sopraggiungere,
nel cerchio originario, della costellazione infinita degli altri cerchi. La
gloria è l'unità di queste due dimensioni. La dimensione dell'essente, che
incomincia cioè ad apparire nel cerchio originario, è necessariamente
oltrepassata da un'altra dimensione dell'essente (perché l'incominciante non
può incominciare ad appartenere all'essenza dello Sfondo, non incominciante e
non tramontante, del cerchio originario); ma anche l'attualità dell'essente che
incomincia ad apparireossia anche l'apparire (che, in quanto tale, è apparire
attuale) dell'essente che incomincia ad apparireincomincia ad apparire, sì che
(per lo stesso motivo) è necessariamente oltrepassata in un altro cerchio
dell'apparire; e anche la sintesi tra l'attualità del cerchio originario e
l'attualità in sé dell'altro cerchio incomincia ad apparire nel cerchio
originario, quando in esso incomincia ad apparire ciò che ne oltrepassa
l'attualità; e dunque (per lo stesso motivo) tale sintesi è oltrepassata in un
terzo cerchio (e, cioè, l'attualità in sé dell'altro cerchio non è oltrepassata
solo nel cerchio originario, ma necessariamente in un terzo cerchio)e così
all'infinito. In definitiva, l'oltrepassamento dell'attualità di un
cerchio non avviene solo lungo la dimensione "verticale" del singolo
cerchio, ma anche lungoquella "orizzontale" della costellazione di
cerchi del Destino. L'oltrepassamento hegeliano, invece, conserva
"idealmente", cioè astrattamente, ciò che oltrepassa, e non
realmente, determinandone la distruzione. In un contesto siffatto è fondata
l'impossibilità dell'esistenza degli "altri", perché l'altro, che è
il mio oltrepassante, determinerebbe il mio superamento, e mi consegnerebbe ad
una dimensione puramente ideale. Infatti nel sistema hegeliano l'esistenza degli
altri significa l'esistenza di soggetti empirici, sensibili, che è quindi
comunque interna all'esistenza produttiva dell'unico io. Il nichilismo è un
essente che incomincia ad apparire, ed è quindi destinato ad essere
oltrepassato. L'essente che oltrepassa il nichilismo è l'essente che porta al
tramonto l'isolamento del senso delle cose dalla verità. Il nichilismo è,
infatti, pensare e vivere le cose come nulla in quanto delle cose non appare il
legame alla struttura originaria della verità, e quindi non appare l'eternità.
L'essente, o la dimensione di essenti, che porta al tramonto l'isolamento del
senso delle cose dalla verità è la gloria (cioè la manifestazione) della verità
stessa. L'ampiezza dell'isolamento non coinvolge solo il legame tra i singoli
essenti e la verità, ma anche il legame tra gli infiniti cerchi dell'apparire,
il loro passato e il futuro del percorso che la terra è destinata a compiere in
essi. Nella Gloria non si è Dio, perché Dio crea ed annienta le cose anche e
soprattutto quando ama; e dunque appartiene al regno dell'errore perché l'amore
è volontà e la volontà è voler alterare il senso proprio ed eterno, cancellarne
l'identità. Dio è, quindi, infinitamente meno della più umbratile tra le cose
vere. Tutto è oltre Dioe oltre ogni forma di mortalità, compresa la vita umana
come credenza nel poter creare e annientare gli essenti. Opere: “La
struttura originaria” (Brescia, La Scuola; Nuova ediz. riveduta, Introduzione
del Milano, Adelphi); “Fichte” (Brescia, La Scuola, poi in Fondamento della
contraddizione, Milano, Adelphi, Filosofia
della prassi, Milano, Vita e Pensiero, Milano,
Adelphi, “Ritornare a Parmenide” in «Rivista di filosofia neoscolastica», poi
in Essenza del nichilismo, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Ritornare a
Parmenide. Poscritto, in «Rivista di filosofia neoscolastica», poi in Essenza
del nichilismo, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Essenza del nichilismo.
Saggi, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Gli abitatori del tempo. Cristianesimo,
marxismo, tecnica (Roma, Armando,
Téchne); “Le radici della violenza” (Milano, Rusconi, IMilano, Rizzoli);
“Legge e caso, Piccola Biblioteca Milano, Adelphi,); “Destino della necessità.
Κατὰ τὸ χρεών, Biblioteca Filosofica Milano, Adelphi); “A Cesare e a Dio” (Milano,
Rizzoli, La strada, Milano, Rizzoli); “La filosofia antica, Milano, Rizzoli); “La
filosofia moderna, Milano, Rizzoli, “ Il parricidio mancato,Collana Saggi. Milano,
Adelphi, La filosofia contemporanea. Da Schopenhauer a Wittgenstein, Milano,
Rizzoli, Traduzione e interpretazione
dell'«Orestea» di Eschilo, Milano, Rizzoli, La tendenza fondamentale del nostro tempo, Milano,
Adelphi, “Il giogo. Alle origini della ragione: Eschilo, Biblioteca Filosofica
n.6, Milano, Adelphi); “Antologia filosofica dai Greci al nostro tempo, Milano,
Rizzoli); “La filosofia futura, Milano, Rizzoli); “Il nulla e la poesia. Alla
fine dell'età della tecnica: Leopardi, Milano, Rizzoli); “Filosofia. Lo
sviluppo storico e le fonti” (Firenze, Sansoni); “Oltre il linguaggio” (Milano,
Adelphi); “La guerra” (Milano, Rizzoli); “La bilancia” (Milano, Rizzoli); “Il
declino del capitalismo” (Milano, Rizzoli); “Sortite -- sui rimedi e la gioia”
(Milano, Rizzoli); “Metafisica” (Milano, Adelphi); “Pensieri sul Cristianesimo”
(Milano, Rizzoli); “Tautótēs, Biblioteca Filosofica Milano, Adelphi, La filosofia dai Greci al nostro tempo” (Milano,
Rizzoli); “La follia dell'angelo” (Milano, Rizzoli); “Leopardi -- Cosa arcana e
stupenda” (Milano, Rizzoli); “La tecnica” (Milano, Rizzoli); “La buona fede”
(Milano, Rizzoli); “L'anello del ritorno” (Biblioteca Filosofica Milano,
Adelphi); “Crisi della tradizione occidentale” (Milano, Marinotti); “La legna e
la cenere, ovvero, dell’esistenza” (Milano, Rizzoli); “Il mio scontro con la
Chiesa” (Milano, Rizzoli); “La Gloria. ἄσσα οὐκ ἔλπονται: risoluzione di destino
della necessità (Biblioteca Filosofica, Milano, Adelphi); “Oltre l'uomo e oltre
Dio” (Genova, Melangolo, Lezioni sulla politica. I Greci e la tendenza
fondamentale del nostro tempo” (Milano, Marinotti); Tecnica e architettura” (Milano,
Cortina); Dall'Islam a Prometeo, Milano, Rizzoli); Fondamento della contraddizione,
Milano, Adelphi,. Nascere. E altri problemi della coscienza (Milano, Rizzoli, Milano, BUR,. Sull'embrione, Milano, Rizzoli, Il
muro di pietra. Sul tramonto della tradizione filosofica, Milano, Rizzoli); Ricordati
di santificare le feste” (Milano, AlboVersorio); “L'identità della follia” (Milano,
Rizzoli). “Oltrepassare” (Biblioteca Filosofica, Milano, Adelphi); Etica e
Scienza” (Milano, Editrice San Raffaele, Immortalità e destino, Milano, Rizzoli, La
buona fede. Sui fondamenti della morale, Milano, Rizzoli, Volontà, fede e
destino, D. Grossi, Milano-Udine, Mimesis); L'etica del capitalismo e lo
spirito della tecnica, e sulla pena di morte, Milano, AlboVersorio, La ragione,
la fede, Milano, AlboVersorio, L'identità del destino. Milano, Rizzoli, Il
diverso come icona del male, Torino, Bollati Boringhieri, Democrazia, tecnica, capitalismo, Brescia,
Morcelliana, Discussioni intorno al
senso della verità, Pisa, ETS, La guerra e il mortale, L. Taddio, Milano-Udine,
Mimesis. Macigni e spirito di gravità. Riflessione sullo stato attuale del mondo,
Milano, Rizzoli,. L'intima mano, Biblioteca Filosofica, Milano, Adelphi); Volontà,
destino, linguaggio. Filosofia e storia dell'Occidente, U. Perone, Torino,
Rosenberg e Sellier, Istituzioni di filosofia, Brescia, Morcelliana); Il mio
ricordo degli eterni. Autobiografia, Milano, Rizzoli,; Milano, BUR,. La
bilancia. Milano, BUR, Del bello, Milano, Mimesis,, La morte e la terra, Biblioteca Filosofica
Milano, Adelphi,. Capitalismo senza futuro, Rizzoli, Milano,. Educare al
pensiero, Brescia, La Scuola,. Pòlemos, Milano, Mimesis, Intorno al senso del
nulla, Milano, Adelphi,. L'etica del capitalismo e lo spirito della tecnica. E
la pena di morte, Milano, AlboVersorio, La potenza dell'errare. Sulla storia
dell'Occidente, Milano, Rizzoli,. Il morire tra ragione e fede, Venezia,
Marcianum, Parliamo della stessa realtà? Per un dialogo tra Oriente ed
Occidente, Milano, Jaca, Sul divenire. Modena, Mucchi,. Piazza della Loggia.
Una strage politica, I. Bertoletti, Brescia, Morcelliana,. In viaggio con
Leopardi. La partita sul destino dell'uomo, Milano, Rizzoli,. Dike, Biblioteca
Filosofica, Milano, Adelphi,. Cervello, mente, anima, Brescia, Morcelliana, Storia,
Gioia, Biblioteca Filosofica Milano, Adelphi, Il tramonto della politica.
Considerazioni sul futuro del mondo, Milano, Rizzoli); “L'essere e l'apparire” Brescia,
Morcelliana, Dell'essere e del possibile, cMilano, Mimesis,. Sulla verità e la morte, Milano, Rizzoli, Il
nichilismo e la terra, Milano, Mimesis, Testimoniando il destino, Biblioteca
Filosofica, Milano, Adelphi, Ontologia e
violenza. Milano, Mimesis, Aristotele, I
principi del divenire. Libro primo della Fisica (Brescia, La Scuola). Filosofo
dell'eterno. Il mio ricordo degli eterni. Autobiografia, Milano, Rizzoli, Parmenideo, su la Repubblica, Scianca, Addio a Emanuele Severino: ecco chi
era il grande filosofo dell'essere, su Il Primato Nazionale, Bovegno, il filosofo cittadino onorario, su
giornaledibrescia «L'esperimento di
Barzaghi è importante e va seguito con attenzione. [...] Immerso
nell'alienazione, il cristianesimo è come una casa invisibile di cui qualcuno
dice, indicando un banco di nebbia: "Là c'è una casa". Che cosa si
riuscirebbe a vedere se la nebbia (l'alienazione) diradasse? Forse una casa. Ma
forse nulla. Nel primo caso, il cristianesimo avrebbe ancora qualcosa da dire,
e di grande» (E. Severino, Nascere. E altri problemi della coscienza
religiosa). «Rigoroso fino alla fine. Solo
un po' più triste», in Bresciaoggi, Emanuele Severino, il tributo si celebrerà a
Palazzo Loggia, in Bresciaoggi. Ecco perché la giovane Italia va in
malora", su il Fatto Quotidiano, P. Odifreddi, La scienza sotto tiro, su
la Repubblica, D. Fusaro e D. Didero, Filosofico.net. Gianluca Miligi et al.,
"Sguardo su Emanuele Severino", su filosofia.) "filosofo poetante" cf. La Guerra, occorre riconoscere che le sue posizioni,
qualunque sia il giudizio che si pensa di dover dare su di esse, non sembrano
aver avuto, perlomeno fino ad ora, un vero e proprio seguito tra coloro che si
occupano professionalmente di filosofia.» (Cfr. Mauro Visentin, Il
neoparmenidismo italiano. Le premesse storiche e filosofiche, Napoli,
Bibliopolis) Neoparmenidismo, su filosofia. Se noi potessimo mai non essere, già adesso
non saremmo. La prova più certa della nostra immortalità è il fatto che noi ora
siamo. Perché ciò dimostra che su di noi il tempo non può nulla: in quanto è
già trascorso un tempo infinito. È del tutto impensabile che qualcosa che è
esistito una volta, per un momento, con tutta la forza della realtà, dopo un
tempo infinito possa non esistere: la contraddizione è troppo grossa. Su questo
si fondano la dottrina cristiana del ritorno di tutte le cose, quella induista
della creazione del mondoche si ripete continuamente a opera di Brahma, e dogmi
analoghi di Platone e altri filosofi.» (A. Schopenhauer) D. Sperduto, Vedere senza vedere ovvero
Il crepuscolo della morte, Schena ed., Fasano di Brindisi, "Ritornare a Velia",
in Essenza del Nichilismo, Brescia, Aristotele, Liber de Interpretatione, essenza
del nichilismo, follia estrema ed estremamente nascosta: la persuasione che gli
essenti, in quanto tali, escano dal loro non essere e vi ritornino: la
persuasione che vi sia un tempo in cui l'essente (prima di essere e dopo il suo
essere) sia nulla, che il non niente sia niente: la persuasione che è il
culmine in cui si mantiene l'intera storia dell'Occidente. sDestino della necessità,
Milano, Adelphi, L'alienazione dell'Occidente. Quadrivium, Genova); “La struttura
originaria, Milano, Adelphi, Sito web Amadori F., Il libero arbitrio, "Filosofia"
Antonelli A., Verità, nichilismo, prassi. Roma, Armando, Berto F., La
dialettica della struttura originaria, Padova, Poligrafo, Crapanzano G.E.,
L'immutabilità del diveniente. Roma, Gruppo Albatros Il Filo, Cusano N., Capire
Severino. La risoluzione dell'aporetica del nulla, Milano, Mimesis Cusano N.,
Emanuele Severino. Oltre il nichilismo, Brescia, Morcelliana,. Dal Sasso A.,
Dal divenire all'oltrepassare. La differenza ontologica, Roma, Aracne, Dal
Sasso A., Creatio ex nihilo. Tra attualismo e metafisica” (Milano, Mimesis); Giovanni
B., Sul divenire. Gentile e Severino, Napoli, Scientifica,. De Paoli M., “Furor
Logicus” (Milano, Angeli); Aporia del fondamento, Napoli, Città del Sole); Fabro
C., L'alienazione Genova, Quadrivium, Goggi G., Al cuore del destino. Milano,
Mimesis Goggi, G., Vaticano. Magliulo, N., Quaestiones disputatae,
Milano-Udine, Mimesis,. Mauceri, L., La hybris originaria. M. Cacciari
Napoli-Salerno, Orthotes Editrice,. Messinese L., L'apparire del mondo. sulla
struttura originaria Milano, Mimesis, L. Messinese, Il paradiso della verità.
Pisa, ETS,. Messinese L., Stanze della metafisica. Carlini, Bontadini, Brescia,
Morcelliana,. Messinese L., Né laico, né cattolico. Severino, la Chiesa, la
filosofia, Bari, Dedalo,. Petterlini A., Brianese G. e Goggi G., Le parole
dell'Essere. Per Emanuele Severino, Milano, Mondadori, Poma P., Necessità del
divenire. Una critica a Emanuele Severino, Pisa, ETS,. Saccardi F., Metafisica
e parmenidismo – I veliani, Il contributo della filosofia neoclassica,
Napoli-Salerno, Orthotes,. Scilironi C., Ontologia e storia, Abano Terme, Francisci,
Scurati M., Pensare l'identità. Milano,
Alboversorio, Simionato M., Nulla e negazione. L'aporia del nulla (Pisa, Plus);
Soncini U., Il senso del fondamento in Genova, Marietti, Spanio D., Il destino
dell'essere. Brescia, Morcelliana,. Sperduto D., Vedere senza vedere ovvero Il
crepuscolo della morte, Fasano di Brindisi, Schena Editore, Sperduto D.,
Maestri futili? Gabriele D'Annunzio, Carlo Levi, Cesare Pavese, Roma, Aracne, Sperduto
D., Il divenire dell'eterno. Su Severino (e Dante), Prefazione di L. Messinese,
Roma, Aracne,. Testoni I., Emanuele Severino, La follia dell'angelo, Milano,
Mimesis, Tarca L.V., Verità, alienazione e metafisica. Rilettura critica della
proposta filosofica di Emanuele Severino, Treviso, Mevio Washington, Valent I.,
Cura e salvezza. Saggi dedicati, Bergamo, Moretti & Vitali, Visentin
M., Tra struttura e problema. Note intorno al pensiero di E. Severino, Venezia,
Marsilio [ora in Il neoparmenidismo italiano, IDal neoidealismo al
neoparmenidismo, Napoli, Bibliopolis, Metafisica Ontologia Episteme Nichilismo
Leopardi Velia Valent Galimberti. Treccani
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Associazione spazio interiore ambiente, V.
Ursini. Emanuele Severino. Severino. Keywords: velino, velia, parmenide,
zenone, scuola di velia. Zenone il velino, Parmenide il velino -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Severino” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Sforza – iustum/iussum – tra
idealismo e positivismo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Forli). Filosofo italiano. Direttore del Resto del Carlino.
Insegna a Roma. Autore di importanti saggi di filosofia del diritto quali Il
concetto, il diritto e la giurisprudenza naturale, Filosofia del diritto e
filosofia della storia, Idee e problemi di filosofia giuridica, ecc. Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Widar
Cesarini Sforza. Sforza. Keywords: iussum, iustum. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Sforza” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Sgalambro – della
misantropia – filosofia dell’isola di Sicilia – filosofia siciliana – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Lentini).
Filosofo italiano. important Italian
philosopher. La sua filosofia è nichilista, definizione spesso respinta da lui
stesso, ma talvolta anche accettata, e si può piuttosto definire un'originale
sintesi tra la filosofia della vita di Schopenhauer e il materialismo e
pessimismo di Rensi, con le influenze dell'esistenzialismo sui generis di Cioran,
di alcuni temi della scolastica e della teologia empia e naturalistica di
Vanini e Mauthner. Noto anche per la collaborazione con F. Battiato. Da una
famiglia benestante (il padre era un farmacista), osserva un riserbo quasi
conventuale nella sua vita privata, fornendo tuttavia alcuni elementi
biografici nelle sue interviste o presentazioni. Dopo l'infanzia trascorsa a
Lentini, si trasferisce a Catania. S’iscrive a Catania. Dicedo di non
iscrivermi in filosofia perché la coltivavo già autonomamente. Mi piace il
diritto penale e per questo scelsi la facoltà di Giurisprudenza. Inoltre non si
trova d'accordo con la cultura filosofica dominante allora nelle accademie,
troppo legata all'idealismo di Croce e Gentile. Erano loro che occupavano tutto
lo spazio culturale. Ma io non mi ritrovo affatto in quei sistemi complessi e
completi, dove ogni cosa era già stata incasellata. Per me, filosofare e una
destructio piuttosto che una costructio. Sono uno che noto le rovine, piuttosto
che la bellezza. Questo e un po' scomodo, e non certamente accademico. Il
reddito che proveniva da un agrumeto (lasciatogli in eredità dal padre) non
basta più, così sceglie di integrarlo compilando tesi di laurea e facendo
supplenze nelle scuole. Il matrimonio è un momento, come dice Hegel, in cui la
realtà determinata entra in un individuo. Dunque il matrimonio non coincide
semplicemente con l'amore per una persona, ma con la durata. Ecco dove sta
l'essenza, quasi teologica, del matrimonio. E dichiaratamente ateo anche se
crede nella reincarnazione, come ricordato anche da Battiato, e ha avuto un
funerale religioso. Vive da solo nella sua casa catanese. Che non ci sia
niente di peggiore del mondo, non si deve dimostrare. Ripete spesso che non
possedeva titoli né lauree per i biglietti da visita e quindi come sia riuscito
a diventare un filosofo e «un mistero»
che egli stesso stenta a spiegarsi. Il suo primo contatto con un saggio
filosofica avviene quando legge “La formazione naturale nel fatto del sistema
solare” di Ardigò. Inizia a collaborare a “Prisma”. Il suo primo saggio è “Paralipomeni
all'irrazionalismo” dove, influenzato da Rensi, sviluppa un attacco
all'idealismo crociano allora in piena egemonia. S’ispira anche all'ironia di
Karl Kraus di cui ama lo stile aforistico. Se Karl Kraus avesse scritto Il
Capitale lo avrebbe fatto in tre righe. Scrive per “Incidenze”“Crepuscolo e
notte” (Messina, Mesogea), un saggio di "esistenzialismo negativo". Scrive
anche per la rivista Tempo presente. Decide di organizzare la sua filosofia in
un saggio sistematica. Manda “La morte del sole” con un biglietto di due righe
ad Adelphi. “E lì è rimasto.” “Ma siccome io sono fatto in questo modo, non ho
chiesto niente. Poi è arrivata una telefonata. Mi chiedevano di andare a
Milano, per prendere contatto con l'editore. R. Calasso mi dice che “La morte
del sole” (Milano, Adelphi) non e maturo, e marcio: ed e esattamente così. Pubblica
“Trattato dell'empietà: (Adelphi, Milano); Anatol (Adelphi, Milano), Del
pensare breve (Adelphi, Milano) Dialogo teologico (Adelphi, Milano), Dell'indifferenza
in materia di società (Adelphi, Milano), La consolazione (Adelphi, Milano), Trattato
dell'età – una lezione di metafisica (Adelphi, Milano), “De mundo pessimo”
(Adelphi, Milano); “La conoscenza del peggio” (Adelphi, Milano); “Del delitto”
(Adelphi, Milano) e “Della misantropia” (Adelphi, Milano). Viene avvicinato al nichilismo.
Talvolta ha respinto la definizione, mentre altre volte l'ha accettata, nel
senso di un nichilismo attivo e demolitore, non passivo e chiuso. Indubbiamente
questa visione è nell'intimo di me stesso. Per un nichilista le cose -- il
Papa, Mussolini, un vaso di terracotta -- si equivalgono. Questo non significa
che non si ha il senso di ciò che vale. Significa piuttosto che si prova a
romperlo come si può, per esempio con il martello del pensare. Intanto con alcuni
amici avvia una piccola attività editoriale a Catania. Nasce così la De
Martinis. All'interno di questa casa editrice, si occupa di saggistica,
pubblicando un paio di propri testi – “Dialogo sul comunismo” (Martiniis,
Catania) e “Contro la musica – sull’ethos del ascolto” (Martiniis, Catania) -- e
ristampando Vanini e di Julien Benda. Suscita polemiche una sua
intervista a F. Battistini sulla mafia, dove critica anche L. Sciascia e il
mito dell'anti-mafia militante (che tra l'altro fu criticata da Sciascia stesso.
L'immagine della Sicilia. C'è, come no? Ma cercarla in faccende di Cuffaro e di
Gabanelli è come cercare un tesoro fra le spine dei fichi d'India. Cercare che
cosa, poi? La griglia mafiosa è una gabbia. È chiaro che ha ragione la Gabanelli
e che Cuffaro vuole cancellare a suo modo la mafia, con un tratto di parole. Ma
contesto che la mafiosità sia una chiave di conoscenza. Non cambio idea. La
mafia è un concetto astratto. E gl’astratti si distruggono con la logica, non
con la polizia. La polizia può arrestare la mafia. Eliminarla, mai. Quello che
importa è la Mafia maiuscola, concetto generale e perciò indistruttibile. La
mafia in sé non mi fa venire in mente nulla. Come la patria, i morti di
Solferino. Cose vetuste. Sciascia e lo scrittore sociale, un maestro di scuola
che vuole insegnarci le buone maniere sociali. Ma rivisitarlo oggi è come
rileggere Pellico. La sua funzione si è esaurita. La mafia è l'unica economia
reale di quest'isola. Ci sono fenomeni della storia, ricchezze che non si
possono fare con le mani pulite. Qui la ricchezza è sempre stata fondiaria,
senza investimenti. La ricchezza è per sua natura sporca. Basta col gioco della
spartizione -- è mafioso o no? Domande da periodo di lotte religiose -- è
luterano o cattolico? In Sicilia sono arrivati anche i laici, per fortuna. Definisce
poi C. Fava "quel piagnone", affermando che "i famosi
Cavalieri", soprannome dato dal padre di Fava a quattro imprenditori
catanesi considerati collusi con Cosa nostra, erano l'unica economia possibile»
per la città. -- è tornato in maniera sarcastica sull'argomento. Considero la
Sicilia come un fenomeno estetico e non ne cambierei nulla. In questo senso
potrei dire che mi considero un mafioso. E attaccato da F. Ferrarotti che lo
define un neo-reazionario e di "intolleranza aristocratica e silenzio
sulla mafia. Alla sua isola ha dedicato “Teoria della Sicilia”. Là dove domina
l'elemento insulare è impossibile salvarsi. Ogni isola attende impaziente di
inabissarsi. Una teoria dell'isola è segnata da questa certezza. Un'isola può
sempre sparire. Entità talattica, essa si sorregge sui flutti, sull'instabile.
Per ogni isola vale la metafora della nave. Vi incombe il naufragio. Oltre ai
saggi per Adelphi, pubblica per Bompiani Teoria della canzone, Variazioni e
capricci morali, e due raccolte di poesie, frammenti di una biografia per versi
e voce e Marcisce anche il pensiero (frammenti di un poema), nonché L'impiegato
di Filosofia, nel quale ironicamente afferma di aver rinunciato alla filosofia
ritrovandosi più filosofo che mai, curioso libretto stampato in un museo della
stampa con caratteri mobili, edito da La Pietra Infinita. Pubblica “Del
metodo ipocondriaco” (Il Girasole, Valverde), Quaternario (racconto parigino), la
raccolta di poesie Nell'anno della pecora di ferro, e Dal ciclo della vita. La
matematica è il tribunale del mondo. Il numero è ordine e disciplina. Ciò con
cui si indica lo scopo della scienza, tradisce col termine la cosa. L'ordine,
già il termine ha qualcosa di bieco, che sa di polizia, adombra negli adepti le
forze dell'ordine cosmico, i riti cosmici. L'autentico sentimento scientifico è
impotente davanti all'universo. L'inflazione che caccia nelle mani
dell'individuo, in un gesto solo, miliardi di marchi, lasciandolo più
miserabile di prima, dimostra punto per punto che il denaro è un'allucinazione
collettiva. Avviene l'incontro con F. Battiato, del tutto casualmente, perché
presentavano insieme un volume di poesie dell'amico comune A. Scandurra.
Battiato gli chiede un appuntamento per proporgli di scrivere il libretto di “Il
cavaliere dell'intelletto”. Un anno fa non ci conoscevamo neppure. Da allora
non abbiamo fatto altro che lavorare insieme. Lui e anche un filosofo, ma per
me è un talento che mi stimola e arricchisce. Mi sembra impossibile tornare a
scrivere i testi delle mie cose. In mezzo a tutto questo, mi capitò tra i piedi
Battiato. Per un certo verso direi che è stato uno di quegli incontri che ti
portano fuori strada, ma questa è una percezione che ho avuto molto tardi. A
volte trovo che è come se tutto quel tempo io lo abbia perduto. La questione
sta nel vedere se sia possibile recuperarlo. Accetta e risponde ironicamente
all'invito di Battiato chiedendogli di scrivere insieme un disco di musica pop.
Tra lui e Battiato si sviluppa un sodalizio artistico e umano, anche se non
sempre facile. Anche perché io non sono un grande seguace dell'amicizia. Con
Battiato abbiamo avuto lunghe liti, che duravano parecchio. Poi uno dei due, in
genere lui, telefonava e il rapporto riprendeva. Tutti i litigi erano per un
rigo da cambiare in una canzone. Io non accetto le esigenze della musica e per
lui questo e costoso. Il suo impegno in politica? Non ho mai capito come si sia
potuto lasciare tentare, tutti i giorni ho cercato di convincerlo a levarsi,
solo ora per fortuna sta tornando in se stesso. Collabora a quasi tutti i
progetti di Battiato, per cui scrive: i libretti delle opere Il cavaliere
dell'intelletto su Federico II di Svevia, Socrate impazzito, Schopenhauer e
Telesio, Campi magnetici; L'ombrello e la macchina da cucire, L'imboscata,
Gommalacca, Ferro battuto, Dieci stratagemmi, Il vuoto, Apriti sesame, Perduto
amor, Niente è come sembra, Auguri don Gesualdo Bufalino). Benché affermasse
che la canzone era per lui "una distrazione", scrive testi di canzoni
anche per Patty Pravo (Emma), Alice (Come un sigillo, Eri con me), Il movimento
del dare, Marie ti amiamo, Non conosco nessun Patrizio, (Facciamo finta che sia
vero ed Aurora). Dopo essere intervenuto anche ai concerti di Battiato,
si cimenta lui stesso con la musica e pubblica il singolo. In una
rappresentazione de L'histoire du soldat di Igor' Stravinskij interpreta la
voce narrante, con Battiato nella parte del soldato e Giovanni Lindo Ferretti
in quella del Diavolo. Pubblica Fun club, prodotto da F. Battiato e Saro
Cosentino. Un alleggerimento che considero doveroso. Dobbiamo sgravare la gente
dal peso del vivere, invece che dare pane e brioches. Questa volta, mi sono
sgravato anch'io. E poi, la musica leggera ha questo di bello, che in tre
minuti si può dire quanto in un libro di 400 pagine o in un'opera completa a
teatro.Dà la voce all'aereo DC-9 Itavia nell'opera Ultimo volo di Pippo Pollina
sulla strage di Ustica. La canzone della galassia, cantata assieme al
gruppo sardo-inglese Mab. Torna ad esibirsi in un pub di Catania, assieme
al S. Fazio e S. Cantarella. Finita l'esibizione alla presenza di Pippo Russo e
F. Battiato, seguì il concerto delle Lilies on Mars, band formata da due ex componenti
del gruppo MAB (Masia e Cristofalo), band che si era esibita con Battiato in Il
vuoto. Di passaggio (L'imboscata) recita:
La stessa cosa sono il vivente e il morto, lo sveglio e il dormiente, il
giovane e il vecchio: questi infatti mutando son quelli e quelli mutando son questi.
Interviene in Shakleton, da Gommalacca. In Invito al viaggio (da Fleurs)
recita: «Ti invito al viaggio in quel paese che ti somiglia tanto. I soli
languidi dei suoi cieli annebbiati hanno per il mio spirito l'incanto dei tuoi
occhi quando brillano offuscati. Laggiù, tutto è ordine e bellezza, calma e
voluttà; il mondo s'addormenta in una calda luce di giacinto e d'oro; dormono
pigramente i vascelli vagabondi, arrivati da ogni confine per soddisfare i tuoi
desideri. I fiori del male. Corpi in movimento, Campi magnetici, recita. Se io,
come miei punti, penso quali si vogliano sistemi di cose, per esempio, il
sistema: amore, legge, spazzacamino e poi non faccio altro che assumere tutti i
miei assiomi come relazioni tra tali cose, allora le mie proposizioni, per
esempio, il teorema di Pitagora, valgono anche per queste cose. D. Hilbert,
Lettera a Frege. Partecipa a quasi tutti i tour di F. Battiato: Recita
versi in latino sul brano di Battiato
Canzone chimica: «Bacterium flourescens liquefaciens, Bacterium
histolyticum, Bacterium mesentericum, Bacterium sporagenes, Bacterium putrificus. Esegue una nuova versione con il testo
riadattato in chiave filosofica. Accetta il consiglio. Canta due brevi strofe
dei suoi versi nella canzone La porta dello spavento supremo, Dieci stratagemmi
di Battiato. Quello che c'è ciò che verrà ciò che siamo stati e comunque andrà
tutto si dissolverà Sulle scogliere fissavo il mare che biancheggiava
nell'oscurità tutto si dissolverà. La porta dello spavento supremo. Il sogno; “Teoria
della canzone, Milano, Bompiani, Frammenti di una biografia per versi e voce),
Bompiani, Milano, Poesie, A. Contiero, Reggio Emilia, La Pietra Infinita, Segrete
(AContiero, Reggio Emilia, La Pietra Infinita, Opus postumissimum; Firenze,
Giubbe Rosse, Dolore e poesia (Contiero, Reggio Emilia, La Pietra Infinita, Contro la musica. (Sull'ethos dell'ascolto) e
Dialogo sul comunismo), Quaternario. Racconto parigino” (Valverde, Girasole); “Frammenti
di una biografia” (Milano, Bompiani); “La consolazione, L'impiegato di
filosofia” (Reggio Emilia, La Pietra Infinita); “Nell'anno della pecora di
ferro” (Valverde, Girasole); Marcisce anche il pensiero. Frammenti di un poema,
Opus postumissimum” (Milano, Bompiani); “Teoria della canzone” (Milano,
Bompiani); Variazioni e capricci morali” Milano, Bompiani, Dal ciclo della vita” (Valverde, Girasole); Devozione
allo spazio in Giuseppe Raciti, Dello spazio, Catania, CUECM, Sciascia e le
aporie del fare in Sciascia. Scrittura e verità, Palermo, Flaccovio, Carpe veritatem,
La filosofia delle università” (Milano, Adelphi); “Empedocle o della fine del
ciclo cosmico” in A. Grado, Grandi siciliani. Tre millenni di civiltà” (Catania,
Maimone); “Gentile o del pensare” in A. Grado, “Grandi siciliani. Tre millenni
di civiltà(Catania, Maimone); Post scriptum in P. Barcellona, Lo spazio della
politica. Tecnica e democrazia” (Roma, Riuniti); “Un discorso coerente sui
rapporti tra Dio e il mondo” (Catania, De Martinis); “La filosofia dell'autorità”
(Catania, De Martinis); quarta di copertina prefazione in A. Scandurra,
Trigonometria di ragni, Milano, All'Insegna del Pesce d'Oro, La malattia dello
spazio in Insulæ. L'arte dell'esilio, Genova, Costa & Nolan, “Vanini e
l'empietà” Vanini, “Confutazione delle religioni” (Catania, De Martinis); “Breve
introduzione in Giuseppe Tornatore, Una pura formalità, Catania, De Martinis, Piccola
glossa al “Trattato della concupiscenza” in Bossuet, Trattato della
concupiscenza, Catania, De Martinis, Klaus Ulrich Leistikov, Mantrana. Un
gioco, Catania, De Martinis); “Gentile e il tedio del pensare in Giovanni
Gentile, L'atto del pensare come atto puro” (Catania, De Martinis); Manlio
Sgalambro, Il bene non può fondarsi su un Dio omicida in C. Martini U. Eco, In
cosa crede chi non crede?, Roma, Liberal, Sciascia e le aporie del fare in L.
Sciascia. La memoria, il futuro, M. Collura, Milano, Bompiani, T. Ottonieri,
Elegia sanremese, Milano, Bompiani, La morale di un cavallo in O. Cappellani,
La morale del cavallo, Scordia, Nadir, PM. Cosentino, I sistemi morali,
Catania, Boemi, postfazione in Domenico Trischitta. Il miraggio in celluloide,
Catania, Boemi, Piccole note in margine a Salvo Basso in S. Basso, Dui,
Catania, Prova d'Autore, Il fabbricante di chiavi L. Ingaliso, Nell'antro del
filosofo. Dialogo, Catania, Prova d'Autore, postfazione in Alessandro Pumo, Il
destino del corpo. L'uomo e le nuove frontiere della scienza medica, Palermo,
Nuova Ipsa, Sodalizio in Franco Battiato. L'alba dentro l'imbrunire (allegato a
F. Battiato. Parole e canzoni), Vincenzo Mollica, Torino, Einaudi, Del vecchio
in Riccardo MondoLuigi Turinese, Caro Hillman. Venticinque scambi
epistolariTorino, Bollati Boringhieri, I malnati, Porretta Terme, I Quaderni
del Battello Ebbro, seconda di copertina, Lettera a un giovane poeta in Luca Farruggio,
Bugie estatiche, Roma, Il Filo, prefazione in Toni Contiero, Reggio Emilia,
Aliberti, Teoria della Sicilia in Guido Guidi Guerrera, Battiato. Baiso, Verdechiaro,
M. Falzone, F. Battiato. La Sicilia che profuma d'oriente, Palermo, Flaccovio, Una
nota in F. Battiato, In fondo sono
contento di aver fatto la mia conoscenza (allegato a Niente è come sembra),
Milano, Bompiani, L’ethos della musica in Bruno Monsaingeon, Incontro con Nadia
Boulanger, Palermo, rue Ballu, prefazione in Arnold de Vos, Il giardino persiano,
Fanna (PN), Samuele, Manlio Sgalambro, prefazione in Angelo Scandurra,
Quadreria dei poeti passanti, Milano, Bompiani, seconda di copertina Sull'idea
di nazione in Catania. Non vi sarà facile, si può fare, lo facciamo. La città,
le regole, la cultura, Catania, ANCE, Dicerie in F. Battiato, Auguri don Gesualdo,
Milano, Bompiani, postfazione in C. Guarrera, Occhi aperti spalancati, Messina,
Mesogea, Di un fantasma e di mari, Catania, Prova d'Autore, Nota in Georges
Bataille, W.C., A. Contiero, Massa, Transeuropa, Massa, prefazione in Giampaolo
Bellucci, Un grappolo di rose appese al sole, Villafranca Lunigiana, Cicorivolta,
prefazione in Pourparler, Catania, Prova d'Autore, Apologia del teologo in F.
Presutti, “Deleuze e Sgalambro: dell'espressione avversa” (Catania, Prova d'Autore);
Riflessione in M. Scuriatti, Mico è tornato coi baffi, Milano, Bietti, Presentazione
in A. Rotoletti, Circoli di conversazione a Biancavilla, Modugno, Arti Grafiche
Favia, Il senso della bellezza in F. Battiato, Jonia me genuit. Discografia
leggera, discografia classica, filmografia, pittura, Firenze, Della Bezuga, Moralità
plutarchee in Domenico Trischitta, Catania, Il Garufi, La città dei morti in
Luigi Spina, Monumentale. Un viaggio fotografico all'interno del gran
camposanto di Messina, Milano, Electa, prefazione in Ghesia Bellavia, Fermo
immagine, Catania, Il Garufi, Sulla mia morte in F. Battiato, Attraversando il
bardo. Sguardi sull'aldilà, Milano, Bompiani); Fun club, Milano, Sony,Sony, feat.
Mab, La canzone della galassia, Milano, Sony, L'ombrello e la macchina da
cucire, Breve invito a rinviare il suicidio, Piccolo pub, Fornicazione,
Gesualdo da Venosa, Moto browniano, Tao, Un vecchio cameriere, L'esistenza di
Dio) in F. Battiato, L'ombrello e la macchina da cucire, Milano, EMI, Di
passaggio, Strani giorni, La cura, Amata solitudine, Splendide previsioni, Ecco
com'è che va il mondo, Memorie di Giulia, e Di passaggio in F. Battiato, L'imboscata,
Milano, Polygram, voce (Canzone chimica)
in Franco Battiato, L'imboscata live tour (registrazione video di un concerto),
Milano, Polygram, Emma Bovary in Patty Pravo, Notti, guai e libertà, Milano,
Sony, Casta diva, Il ballo del potere, La preda, Il mantello e la spiga, È
stato molto bello, Quello che fu, Vite parallele, Shackleton in F. Battiato,
Gommalacca, Milano, Polygram, Medievale, Invito al viaggio in F. Battiato,
Fleurs. Esempi affini di scritture e simili, Milano, Universal, La quiete dopo
un addio, Personalità empirica, Il cammino interminabile, Lontananze d'azzurro,
Sarcofagia, Scherzo in minore, Il potere del canto, Personalità empirica in F. Battiato,
Ferro battuto, Milano, Sony, Invasione di campo in Invasioni, Come un sigillo in F. Battiato,
Fleurs, Milano, Sony, Non dimenticar le mie parole in F. Battiato, Perduto amor,
Milano, Sony, voce (Shackleton, Accetta il consiglio) in F. Battiato, Milano,
Sony, Tra sesso e castità, Le aquile non volano a stormi, Ermeneutica, Fortezza
Bastiani, Odore di polvere da sparo, Conforto alla vita, 23 coppie di
cromosomi, Apparenza e realtà, La porta dello spavento supremo) in F.Battiato, Dieci stratagemmi.
Attraversare il mare per ingannare il cielo, Milano, Sony, in Un soffio al
cuore di natura elettrica (registrazione audio e video di un concerto), Milano,
Sony, Il vuoto, I giorni della monotonia, Aspettando l'estate, Niente è come
sembra, Tiepido aprile, Io chi sono?, Stati di gioia e dell'adattamento in
italiano di Era l'inizio della primavera (da Tolstoj) in F. Battiato, Il vuoto,
Milano, Universal, Il movimento del dare,
Milano, Sony, testi (Tutto l'universo obbedisce all'amore, Del suo veloce volo
(da Antony Hegarthy, Frankenstein) in F. Battiato, Fleurs 2, Universal, testo
(Marie ti amiamo) in Carmen Consoli, Elettra, Milano, Universal, 'U cuntu in F.
Battiato, Il tutto è più della somma delle sue parti, Milano, Universal, testo
(Non conosco nessun Patrizio!) in Milva, Non conosco nessun Patrizio!, Milano,
Universal, Facciamo finta che sia vero)
in Adriano Celentano, Facciamo finta che sia vero, Milano, Universal, Eri con me) in Alice, Samsara, Arecibo, tUn irresistibile richiamo, Testamento,
Quand'ero giovane, Eri con me, Passacaglia, La polvere del branco, Caliti
junku, Aurora, Il serpente, Apriti sesamo) in F. Battiato, Apriti sesamo,
Milano, Universal, Strani giorni, in F.
Battiato, Milano, Polygram, Patty Pravo, Emma Bovary, Milano, Sony, F,
Battiato, Milano, Polygram, Il ballo del potere, Emma, L'incantesimo in Franco
Battiato,Milano, Polygram, Sarcofagia, In trance) in F. Battiato, Milano, Sony,
testo in F. Battiato, Il vuoto, Milano, Universal, F. Battiato feat. Carmen
Consoli, Tutto l'universo obbedisce all'amore, Milano, Universal, F. Battiato, Inneres Auge, Milano, Universal, F.
Battiato, Passacaglia, Milano, Universal; Il cavaliere dell'intelletto, i
Palermo, testi e attore in Martin Kleist, Socrate impazzito Catania) testi e
attore in Franco Battiato, Fano, attore in Igor' Fëdorovič Stravinskij, L'histoire
du soldat, inedito, (Roma, libretto e
voce (Corpi in movimento, La mer) in Franco Battiato, Campi magnetici. I numeri
non si possono amare, Milano, Sony, (Firenze) voce (Volare è un'arte, Negli
abissi, Pratica di mare, A tu per tu con il Mig, Verso Bologna, Simulacro) in P.
Pollina, Ultimo volo. Orazione civile per Ustica, Bologna, Storie di Note, Bologna)
attore Carlo Guarrera, Frammenti per versi e voce, Catania, Battiato, Telesio.
Opera in due atti e un epilogo, Milano, Sony,
Cosenza, Martino Alliata in F. Battiato, Perduto amor, Giarre, L'Ottava,
nobile senese, in F. Battiato, Musikanten, Giarre, L'Ottava, F. Battiato, “Niente
è come sembra” (Milano, Bompiani); Intervento in D. Consoli, La verità sul caso
del signor Ciprì e Maresco, Zelig, intervento in F. Battiato, Auguri don
Gesualdo, Milano, Bompiani, intervento
in M. Perrotta, Sicilia di sabbia, Movie Factory, intervento in F. Battiato, Attraversando il
bardo. Sguardi sull'aldilà, Milano, Bompiani,
Videoclip attore in Battiato, L'ombrello e la macchina da cucire, attore
in Franco Battiato, Di passaggio, attore in Franco Battiato, Strani giorni, attore
in Franco Battiato, Shock in my town, attore in Franco Battiato, Running
against the grain, attore in F. Battiato, Bist du bei mir, attore in Franco
Battiato, Ermeneutica, attore in Battiato, La porta dello spavento supremo, attore
in F. Battiato, Il vuoto, attore in Franco Battiato, Inneres Auge, F. Battiato,
F. Niso, Comunità dello sguardo (Torino, Giappichelli); L. Ingaliso, “Nell'antro
del filosofo” (Catania, Prova d'Autore); A. Cantello, Uno scherzo mimetico che possa introdurre
ad una filosofia, Mas Club, L'ultimo chierico, Messina, Mesogea, Caro misantropo. Saggi e testimonianze
Antonio CarulliFrancesco Iannello, Napoli, La Scuola di Pitagora, Salvatore Massimo Fazio, Regressione suicida.
Dell'abbandono disperato di Emil Cioran, Barrafranca, Bonfirraro, Breve invito all'opera, Davide Miccione,
Caltagirone, Lettere da Qalat, A. Carulli, Introduzione a Sgalambro, Genova,
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della sera in Di questo passo. Cinquecento domande per capire dove andiamo,
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salveranno l'Italia, Segrate, Piemme, Marco Risadelli,A. Nizza, Polisofia,
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dell’Occidente (Milano, Mimesis); E. Arosio, Ora, il mondo in L'Espresso, S. Lanuzza,
Il pensiero ipocondriaco in Il Ponte, Gerd Bergfleth, Finis mundi, A. Corda,
filosofo irregolare in Arenaria, G. Raciti, Maestro cattivo per elezione in
Ideazione, F. Raffaele, Intorno alla creatività filosofica. A colloquio con in
Parolalibera, F. Nisio, l'unico che canta. Mille sguardi, II in Democrazia e
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L'azzardo del pensiero o il filosofo della crudeltà:Cyberzone Faletra, In
ricordo, Artribune, Tesi di laurea S. Fazio, Cioran e Sgalambro: un confront,
Catania, BattiatoSgalambro. Tra musica e filosofia, Palermo, L'impossibilità di
essere consolati. L'itinerario tragico, Genova, Filmografia G. Cionini, Il
consolatore, G. Cionini, M. Faletra, M. Bellone, F. Battiato su Storia della
musica Repubblica, adesso il filosofo
diventa crooner Intervista a Battiato e
Sgalambro YouTube Intervista a Manlio
Sgalambro: Il filosofo rock che dà del “lei” a Battiato livesicilia | l'ultima intervista "Teoria della canzone", Bompiani, e
la prefazione a "La filosofia delle università", Adelphi, il ricordo
commosso di Cacciari. Con lui incontro straordinario, Il Fatto Quotidiano. A un
tratto ci si accorge di quella cosa che chiamiamo pensare”: Addio a Sgalambro.
La sua ultima intervista. cfr. "De
mundo pessimo", "Frammenti di storia dell'empietismo",
"Trattato dell'empietà" Adelphi GAP Speciali. Un viaggio oltre
il luogo commune Rai Scuola Mariacatena De Leo & Ingaliso, Nell'antro del filosofo: dialogo con
Manlio Sgalambro (Prova d'autore È morto Manlio Sgalambro, il filosofo di F. Battiato,
radiomusik, F. Battiato choc a Napoli. Sento la fine vicina, meglio cogliere il
giorno. Il filosofo che canta il nichilismo Giovanni Tesio, "In
ginocchio davanti", TuttoLibri, "La conoscenza del peggio", Adelphi La scrittura aforistica, LaRecherche
G. Calcagno, Il filosofo è uno spione da La Stampa F. Battistini, Sciascia addio, non servi più, Corriere della
Sera. C. Formenti, Ferrarotti accusa: neoreazionario in “Corriere della Sera”, Battiato: note per un filosofo (da La Stampa). Così Sgalambro canta la sua filosofia (da La
Stampa dSito ufficiale, su sgalambro.altervista.org. MetaBrainz Foundation. Il
filosofo cantante maestro dell'ironia. Sono un uomo felice di stare su
quest'Isola, iRepubblica, Incontro in Le conversazioni di Perelandra. Manlio Sgalambro. Sgalambro. Keywords: Telesio,
Vanini, Gentile, Ardigo, Croce, Empedocle, Gorgia, Lentini, Rensi, la
sofistica, Girgenti, filosofia dell’autorita. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e Sgalamabro," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Siciliani – la
critica della filosofia zoological – filosofia italiana – Luigi Speranza (Galatina). Filosofo italiano. Figlio di un
commerciante di pelli. Studia a Otranto, Lecce e Napoli, dalla quale fugge dopo
essere stato segnalato alla polizia a causa delle sue simpatie liberali. Si
laurea a Pisa sotto lStudiati, stringendo inoltre un proficuo rapporto di
collaborazione con Puccinotti, che influsce molto sua filosofia. Sringe rapporti
di profonda amicizia con personalità importanti e influenti della cultura, quali:
S. Centofanti, F. Pacini, G. Capponi, M. Bufalini e altri. Seguendo la sua vocazione, orienta i propri
studi verso le discipline filosofiche e ottenne la cattedra di Filosofia
speculativa e morale nel Regio liceo di Firenze. A Firenze sposa la letterata e
filantropa Cesira Pozzolini – il fratello Giorgio Pozzolini combatte nelle
maggiori battaglie risorgimentali affiancando Garibaldi e Bixio. Iniziato in
massoneria nella loggia fiorentina "La Concordia.” Nominato professore di
filosofia a Bologna. Divenne docente ordinario della stessa disciplina sempre
nell'Ateneo felsineo. A Bologna tenne anche il secondo corso italiano di
sociologia. Qui, inoltre, strinse amicizia con G. Carducci, anch'egli
accademico a Bologna ed entra in contatto con Fiorentino e Spaventa. Dirige la Rivista
bolognese di scienze, lettere, arti e scuole. Ne abbandonò la direzione per
divergenze maturate in seno alla direzine generate, probabilmente,
dall'impostazione (eclettica) che Siciliani intende dare alla Rivista e che
contrastava con l'indirizzo idealistico voluto da Fiorentino. A Bologna istitue
un centro di studi pedagogici, contribuendo all'elevazione della pedagogia al
rango di scienza. Convinto assertore della valorizzazione della persona e
perciò la sua azione educativa, per giungere alla conquista della libertà e del
carattere morale da parte del soggetto da educare, prevedeva l'intervento della
famiglia e della società. Altro sua filosofia fondamentale e il principio
dell'autodidattica che, pur non escludendo l'azione dell'educatore, mette in
primo piano il protagonismo del soggetto da educare. Ricevette onoranze e
attestati di stima da parte di molti studiosi europei e americani, mentre in
Italia la sua fama fu oscurata da giudizi negativi, espressi anzitutto da
Gentile che vede in lui un'espressione benché autonoma del positivism. Di
recente è stata rivalutata l'influenza vichiana sul suo pensiero. A lui è
dedicata la Biblioteca civica di Galatina, nella quale è conservato il
"Fondo Siciliani" la raccolta, cioè, dei libri appartenuti al filosofo.
A lui è dedicato anche il Liceo di Lecce. Di formazione giobertiana, si accosta a Vico già negli anni fiorentini,
tentando di inaugurare una filosofia mediana (detta della terza via) che
individuasse una sintesi tra opposte e differenti discipline. Dal suo punto di
vista, infatti, ogni filosofia contiene del buono e delle esagerazioni. Metodo
della filosofia mediana e dunque, quello
di salvare ciò che c'è di buono della filosofia per rigettarne le astrattezze e
le esagerazioni. Con il saggio “Zoologia
filosofica” (Napoli) approde nel più ampio dibattito, ricevendo apprezzamenti e
pareri favorevoli dai più illustri scienziati internazionali. Nel frattempo
approfonde e da il suo contributo speculativo alle nuove discipline che muovano
alla ricerca di un'identità epistemologica: la sociologia (“Socialismo, darwinismo
e sociologia” (Bologna); “Teorie sociali e socialismo” (Firenze) e la
psicologia – “Prolegomeni alla psicogenia” (Bologna). Sanctis confere a
Siciliani la presidenza di congressi a Firenze, Venezia, Genova, Milano, e
Roma. Queste esperienze lo portano a un approfondimento sempre maggiore della filosofia
alla quale contribue a conferire un indirizzo scientifico, positivista e
ampiamente laico (v. le sue opere Rivoluzione e pedagogia moderna, La scienza
nell'educazione). “Filosofia della scienza” (Firenze); “Il metodo numerico e la
statistica” (Firenze); “Della legge storica” (Firenze); “Della libertà ed unità
organica della filosofia” (Firenze); “Della fisiologia sperimentale” (Pisa);” “Medicina
filosofica” (Firenze); “I principi
metafisici Vico” (Firenze); “Il triumvirato: Alighieri, Galilei e Vico (Firenze);
Ai popoli salentini e al gonfalone di Galatina un saluto e un augurio (Firenze);
“Il criterio filosofico” (Bologna); Critica del positivismo (Bologna); Le fonti
storiche della filosofia positiva in Italia in Galileo (Bologna) Gli hegeliani
in Italia (Bologna); La condanna del positivismo (Bologna); Della pedagogia all’educazione
in Italia (Bologna); L’educazione (Bologna); Sul rinnovamento della filosofia in
Italia (Firenze); “La scienza dell'educazione nelle scuole italiane come
antitesi alla pedagogia (Bologna); Dei massimi problemi della pedagogia (Roma);
Il sacro secondo i dettami della filosofia(Firenze); L’nsegnamento della
pedagogia (Torino); Della pedagogia scientifica (Milano); Rivoluzione e
pedagogia moderna (Torino); Storia critica delle teorie sociali (Bologna); Fra
vescovi e cardinali (Roma); Rivoluzione e pedagogia (Torino); “L’educazione
secondo i principi della sociologia” (Bologna); Rinnovamento e filosofia
internazionale (Bologna); La nuova biologia (Milano) Le questioni contemporanee
e la libertà morale nell'ordine giuridico (Bologna). G. Calogero, Enciclopedia Italiana, V. Gnocchini, L'Italia
dei Liberi Muratori, Mimesis-Erasmo, Milano-Roma, G. Gentile, Le origini della
filosofia contemporanea in Italia. G. Calogero. Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, G. Invitto e N. Paparella, “Rileggere
Pietro Siciliani” (Lecce); Capone Galatinesi illustri, Guida Biografica,
Galatina, Tor Graf Galatina, Carteggio
familiar, F. Luceri, Centro Studi Salentini, Lecce, P. Siciliani e Ce. Pozzolini. Filosofia e
Letteratura, Convegno/ Galatina/ Treccani L'Enciclopedia italiana, Psicologia filosofica.
Pietro Siciliani. Siciliani. Keywords: la psico-genia di Vico, ateneo felsineo,
l’unita organica della filosofia, zoologia filosofica, psicogenia, “I principii
metafisici di Vico”. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Siciliani” – The
Swimming-Pool Library.
Grice
e Sidonio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Sidonio Appolinare –
followed a political career. He wrote a number of letters in which he makes
reference to philosophers and philosophical issues. He claims, for example,that
Cleante di Assus bit his nails.
Grice e Signa -- la ruota di Venere – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Signa). Filosofo
Italiano. Insegna retorica (“ars dictaminis”) a Bologna e Padova. Vive ad Ancona,
Venezia, Bologna, Padova, e Firenze. Tra i saggi più significativi si ricordano
il saggio storico “L’assedio d’Ancona” (Viella, Roma), il “Bon Compagno”; “Rethorica
novissima”; “Scacchi e il “Libellus de malo senectutis et senis”, nel quale,
con spirito arguto, prende in giro le affermazioni di Cicerone che idealizzano
la vecchiaia”; la “Rota Veneris” (Salerno), un saggio di epistolo-grafia
amorosa; “Liber de amicitia”; “Ysagoge Boncompagnus; “Tractatus virtutum”; “Palma
Oliva Cedrum Mirra Quinque tabulae salutationum”; “Bonus Socius e Civis Bononiae. P. Garbini,
Roma, Salerno, Gabrielli, Le epistole di Cola di Rienzo e l'epistolografia,
Archivio della Società romana di storia patria, Gaudenzi, Sulla cronologia
delle opere dei dettatori bolognesi da Buon Compagno a Bene da Lucca,
Bullettino dell'Istituto storico italiano, G. Manacorda, Storia della scuola in
Italia, Palermo, F.Tateo, Enciclopedia
dantesca, Treccani Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Boncompagno da Signa, su
ALCUIN, Ratisbona. S. Wight:
Boncompagno's charter doctrine (Bologna), in: Medieval Diplomatic and the 'ars
dictandi', Scrineum. Keywords: Cicerone, “ars dictaminis” – o rettorica --. Bon
Compagno da Signa. Signa. Keywords: rota veneris – erotica – ermafrodita –
erma: mercurio, afrodita, venere, afrodisiaco. Luigi Speranza, “Grice e Signa”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Silio – Roma – la maledizione di Dione – Scipione come
Ercole – il sacrificio dell’eroe -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo Italiano. Tiberio Cazio
Asconio Silio Italico, avvocato, console, pro-console de principato romano. Tiberius
Catius Asconius Silius Italicus. Nascita:
circa forse Padova. Morte: Campania. Figli: Lucio Silio Deciano Console, Proconsole
in Asia. Tiberio Cazio Asconio Silio Italico (Tiberius Catius Asconius Silius
Italicus), noto semplicemente come Silio Italico è stato un poeta, avvocato e
politico romano, autore dei Punica -- (Punicorum libri XVII -- il più lungo
poema epico latino pervenutoci (12.202 versi). Abbiamo notizie di lui da
una lettera di Plinio il Giovane a Caninio Rufo, nella quale parla della sua
morte. Il nome Asconio (Asconius) porta a ritenere che fosse legato alla gens patavine.
Altre brevi informazioni ci vengono da Tacito e da Marziale. Di Marziale, Silio
fu il patrono e sappiamo che opera nel foro come avvocato difensore,
probabilmente già al principato di Claudio. Secondo Plinio, nel principato di
Nerone, dovette esercitare anche l'avvocatura d'accusa, ovvero la delazione
vera e falsa per il favore del principe. Il beneficio che ne tratta e il
consolato ordinario. Con la caduta e morte di Nerone, in quanto amico di
Vitellio, Silio partecipa alle trattative di questi con il fratello di
Vespasiano, Tito Flavio Sabino, che e a Roma con il figlio di Vespasiano,
Domiziano. Silio e proconsole in Asia Minore agli ordini di Vespasiano. Testimonianza
e un'epigrafe ad Afrodisia, che riporta il suo nome completo: Tib. Catius
Asconius Silius Italicus. Allo scadere del mandato proconsolare Silio si ritira
dalla vita politica attiva dedicandosi agli studi e alla stesura del suo poema,
i Punica. Nel terzo libro vi è un riferimento al titolo di
"Germanico" assunto da Domiziano e Marziale saluta l'opera nel IV
libro degl’ “Epigrammi”. Anche a causa dello stato di salute aggiorna a Campania,
dove compra la villa di Cicerone, il suo modello di oratoria e la terra che
custodia la tomba di Virgilio di cui era un estimatore e ai cui stilemi si rifà
abbondantemente nel corso dei Punica. Durante il principato di Domiziano, ha la
paterna soddisfazione di vedere nominato console il figlio Lucio Silio Deciano,
anche se Marziale e Plinio ci informano che, peraltro, dovette subire la
perdita del figlio minore. In Campania, provato da un male incurabile, si
lasciò stoicamente morire di fame. I Punica Lo stesso argomento in
dettaglio: Punica (poema). Silio scrive i Punica, poema storico in diciassette
libri, anche se secondo una parte della critica il testo è incompiuto, in
quanto si ipotizza un progetto originario in diciotto libri, parallelo alle
dimensioni degl’Annales d’Ennio. La tomba di Virgilio al chiaro di luna,
con Silio Italico, dipinto di Joseph Wright of Derby. I Punica sono il più
lungo poema della letteratura latina che ci sia pervenuto. Racconta la guerra
punica dalla spedizione di Annibale in Spagna al trionfo di Scipione dopo
Zama. La disposizione annalistica testimonia la sua volontà di
ricollegarsi alla terza decade di Livio, ne recupera la cornice architettonica
del modello. Colloca dopo il proemio il ritratto di Annibale e chiude, come
Livio, con l'immagine del trionfo di Scipione. L'opera e concepita quale
continuazione ed esplicazione dell' “Eneide” virgiliana. La guerra di Annibale
è, di fatto, vista come la continuazione di Virgilio, originata dalla
maledizione di Didone contro Enea, mentre dal poema virgiliano Silio restaura
la funzione strutturale dell'apparato mitologico, anche se lo stravolgimento
antifrastico della provvidenza virgiliana è sostituito da un'epopea dal finale
rassicurante. Plinio ha delle riserve sulle capacità di Silio, lo ritiene
più antiquario che artista per il suo gusto per le ricostruzioni minuziose. Lo
stile sembra influenzato dal gusto del tempo: "barocco", scene
macabre unite al modello epico mitologico, con banali riflessioni etiche.
L'opera, comunque, risulta frammentaria, poiché dà più importanza ai
particolari piuttosto che non all'unità dell'opera stessa. Quindi, lo scritto
di Silio è importante soprattutto per la quantità di informazioni storiche e
mitologiche piuttosto che per la sua poesia. Note Silius Italicus,
in Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Sìlio Itàlico, in
Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Silio Italico, su Sapere.it, De Agostini. Giovanni Pollidori - Postilla a Silio
Italico, su gionni altervista.org. (archiviato). Cesare Giarratano, SILIO
Italico, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Epist.
III, 7. Patavino: cittadino di Padova (dal latino Patăvium, nome della città di
Padova). Marziale, XI, 48. Marziale, XI, 48 e 50. Vinchesi, Introduzione, in Le
guerre puniche, BUR, Milano, Occioni, Cajo Silio Italico e il suo poema,
Firenze, Le Monnier, Vinchesi, Introduzione, in Le guerre puniche, BUR, Milano.
Sìlio Itàlico, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Cesare Giarratano, SILIO
Italico, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1936.
Modifica su Wikidata Sìlio Itàlico, Tibèrio Càzio, su sapere.it, De Agostini.
Modifica su Wikidata (EN) Silius Italicus, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata, Silio Italico, in
Diccionario biográfico español, Real Academia de la Historia. Silio Italico, su
ALCUIN, Università di Ratisbona. Opere di Silio Italico, su Musisque Deoque.
Opere di Silio Italico, su PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute. Opere
di Silio Italico / Silio Italico (altra versione) / Silio Italico (altra
versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere
di Silio Italico, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata (EN)
Opere di Silio Italico, su Progetto Gutenberg.V · D · M Poeti epici antichi ·
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Portale Letteratura Categorie: Poeti romaniAvvocati romaniPolitici romani
del II secoloPoeti del II secoloMorti nel 101Consoli imperiali romani. Silio
Italico had a career in politics before retiring to his villa near Napoli where
he pursued his interests in philosophy. He was a follower of the Porch, an
admired by Plion Minore. Silio is a Stoic philosopher. Silio adopts Virgil's
basic concept of seeing in the Punic War a fateful step on the road to Rome's
future greatness, pre-ordained and hence supported by the divine. In his epic,
however, Silio goes further than Virgilio had done in trying to illustrate how
the actions of the great Romans of the period, such as Marcellus or Scipione -
reveal that harmony between predestination and choice which was demanded by
Stoic philosophy. Romans like Marcello
or Scipione remain loyal to the ancient values of Rome, which are unknown to
the antagonist Hannibal. Silio shows both Scipione and Hannibal as trying to
emulate Heracles, that hero whom Stoics and Cynics had presented as the
archetype of a man whose unceasing endeavour and striving make him able to
attain perfection through his own efforts. The Roman Hercules was, moreover, an
important figure in popular religion and in Flavian principate ideology. In
Silio’s epic only one of the two claimants is Hercules’s legitimate successor:
Scipione, whose individual striving for perfection is sub-ordinate to the
summum bonum of serving Rome, and thus in harmony with the universal order in
which Rome has its divinely given place. By applying the Stoic doctrine of fate
to explain the tradition of Rome's heroic past with its many Republican
memories Silio establishes a meaningtul connection between that tradition and
the state of the principate in which he himself lived. Silius' aim is to prove
that a ‘classicising’ frame of mind with its orientation towards the legendary
past of Rome leads to an affirmation, instead of a rejection, of contemporary
reality. Silio
Grice e Sillo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone). Filosofo italiano. A
Pythagorean cited by Giamblico. The sect being very reluctant to take an oath –
invoking a god in vain – Sillo refused to take one, and just hand over money.
Grice e Simbolo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma) – Filosofo italiano. Simbolo, along
with two other philosophers by the names of Ieroteo and Maxximiniano, persuaded
Giuliano to pave the floor of Hagia Sophia with silver. However, the story is
doubted, as is the existence of these three philosophers.
Grice e Simichia – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. A
Pythagorean, cited by Giamblico.
Grice e Simioni – amanti – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Venezia).
Fiosofo italiano. Tra i principali studiosi di Pirandello, inizia la sua
attività politica militando nelle file del socialismo. Venne espulso dal
partito per indegnità morale. Collabora con l’United States Information
Service. Si trasfere a Monaco di iera per approfondire gli studi per poi
ritornare a Milano. Leader di un collettivo operai-studenti, mentre lavora alla
Mondadori, fonda il collettivo politico metro-politano milanese. Teorizza lo
scontro aperto, e si considera il progenitore delle brigate rosse. Insieme a
circa settanta persone, tra cui componenti del collettivo ed elementi del
dissenso, partecipa al convegno di Chiavari nella sala Marchesani, adiacente la
pensione Stella Maris, nel quale un gruppo di partecipanti dichiara la propria
adesione ad una visione politica. La data di questo convegno viene da taluni
considerata come la data di nascita delle brigate rosse. Altri affermano che la
formazionesia nata con il convegno di Pecorile (Reggio Emilia). L'ultima
attività, prima di passare alla completa clandestinità, a compe come redattore
di "Sinistra proletaria", l'ultimo dei quali riporta in copertina uno
sfondo rosso con disegnato al centro un cerchio nero attorniante le sagome di
quattordici mitra. Fonda la scuola di lingue Hyperion, la quale secondo alcuni
ha la funzione di una vera centrale internazionale. Si afferma che e anche il
capo del Super-clan, organizzazione nata da una costola delle brigate rosse. Si
insere nella vita cittadina, ricominciando a frequentare gli ambienti progressisti
e divenendo vicepresidente della fondazione Abbé Pierre. E proprio quale
accompagnatore dell'Abbé Pierre, e ricevuto da Giovanni Paolo II in udienza privata. Si
avvicina al buddhismo tibetano. Si apparta nella campagna di Truinas, nella
Drôme, dove gestì un B&B. Craxi, alludendo alla esistenza di un grande delle
brigate rosse (l'eminenza grigia ipotizzata da alcuni che dall'estero avrebbe
guidato, come un burattinaio, molte delle azioni sul suolo italiano), dichiara
che costui poteva essere cercato tra quei personaggi che avevano cominciato a
fare politica con noi e poi sono scomparsi, magari sono a Parigi a lavorare per
il partito armato, frase che venne da molti ritenuto indicasse come grande
proprio lui. L'organizzazione di sinistra extraparlamentare Lotta Continua lo
accusa di essere un confidente della polizia e in contatto con i servizi
segreti.. Durante la fase iniziale di Mani pulite, e accusato da Larini di
essere il grande, accuse respinte da lui che le ritenne parte di un'azione
contro Craxi, vista la comune militanza nel socialismo. Hyperion e realmente
una scuola di lingue o la stanza di compensazione di diversi servizi
segreti? A. Ferrari, In teleselezione
dalla Francia gli ordini ai italiani? Corriere della Sera Entrambi gli edifici
sono proprietà della curia Il convegno
di Pecorile in Anni di Piombo. Il nucleo storico delle brigate rosse. E morto
il misterioso grande, La Tribuna di Treviso,S. Fratini, Hyperion: scuola di
lingue chiacchierata, -ANSA, repubblica/ cronaca/ 10/27/ news/caso_moro_il_bierre_franceschini_moretti_una_spia_
riduttivo_si_sentiva_lenin. Dalla lotta al buddhismo, in Critica Sociale, Anni
di piombo Superclan Hyperion (Parigi) Venezia Anni di piombo. Corrado Simioni. Simioni.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Simioni” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Simmaco – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Quinto Aurelio
Simmaco – A philosopher of considerable wisdom, he was also a consul.
Grice e Simoni – gl’eretici italiani – gl’acuti
– i nobili -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucca). Filosofo italiano. Figlio di Simoni,
un mercante di seta, la cui famiglia era originaria di Vagli, in Garfagnana e
Polissena, donna di una famiglia originaria di Vimercate. Studia con Bendinelli
e Paleario, due umanisti in dore di eresia. Il secondo fine sul rogo a Roma.
Legge sostenuto dal padre e dal patrizio veneziano Mocenigo peregrina nei
maggiori studi d'Italia: Bologna, Pavia, Ferrara, e Napoli. Si laurea a Padova.
Diversi ma tutti autorevoli i suoi professori: da Maggi a Cardano, da Boldoni
ad Brasavola. La sua formazione e di stampo aristotelico, come s'insegnava
nello studio padovano, con una forte esigenza razionalistica che aveva riflessi
nel campo religioso, tale da mettere in dubbio l'immortalità dell'anima e a
creare sospetti di eresia tra i professori e gli studenti di quella Università.
Con questa preparazione, Simoni fece ritorno a Lucca, dove fu tra i fondatori
del Collegio medico, esercitò la professione medica e sembra aver scritto i
suoi primi saggi di argomento filosofico. Nall'infanzia del Simoni, Lucca ha
vissuto un periodo concitato di aperti conflitti sociali e poi di tentativi di
riforme politiche e religiose, portate avanti dal gonfaloniere F.Burlamacchi e
dal circolo di intellettuali riuniti intorno a P. Vermigli, priore di San
Frediano. Quando ritorna a Lucca, quella fervida attività era già stata spenta
dalla reazione cattolica guidata dal vescovo inquisitore Guidiccioni, ma certo
quelle idee di Riforma circolano ancora sotterraneamente, e forse lui
stesso le aveva già raccolte durante i suoi trascorsi nelle diverse università
da lui frequentate. Sta di fatto che fu chiamato dalle autorità lucchesi
a dare spiegazioni sulle proprie opinioni. Per tutta risposta «non fidandosi troppo delle sue forze», cerca
la salvezza con la fuga: munito solo di un cavallo e dei propri risparmi, dopo
aver preso commiato dalla famiglia, fugge, accompagnato da un servitore, alla
volta di Ginevra. Negli atti ufficiali della Repubblica di Lucca, la sua
condanna per eresia risulta formalizzata. A Ginevra, patria del calvinismo, si
forma una numerosa colonia di emigrati italiani e tra questi non pochi erano i
lucchesi. La comunità italiana era inserita in una propria chiesa e Simoni vi
ebbe l'incarico di catechista. Preso a benvolere dall'influente teologo T. Beza,
ottenne di insegnare filosofia a Ginevra: un incarico dapprima senza compenso,
poi retribuito insieme con la nomina a Professore. Anche il padre Giovanni si
stabilì a Ginevra: in quello stesso periodo gli venne aumentato lo stipendio,
ottenne un alloggio gratuito e, nell'Accademia fu istituita appositamente per
lui la cattedra. A Ginevrà pubblica i primi saggi. Presso Crespin apparve
il suo “In librum Aristotelis de sensuum instrumentis et de his quae sub sensum
cadunt commentarius unus” è il commento al “De sensu et sensibilibus” di
Aristotele. In esso define la verità filosofica -- una premessa tipica
dell'aristotelismo padovanoma poi cerca di dimostrare che la ragione, indagando
la natura, può giungere a Dio, rivelando le verità di fede. In tal modo,
sostiene che anche ogni questione ha natura razionale e, qualora sorgano
contrasti, la ragione è in grado di comporli, indicando la via da seguire per
una corretta interpretazione: una conseguenza, seppure non esplicita uonel s
commento, della prevalenza della ragione sulla fede, è che il dogma espressione
della tradizionale subordinazione della ragione alla fede non ha motivo di
esistere. Il suo aristotelismo che poco concede alla teologia si conferma con i
successivi commenti all'Etica Nicomachea e al De anima, mentre Simoni condusse
una lunga e dura polemica contro il filosofo J. Schegk. Questi, proprio
all'opposto del Simoni, usa argomenti tratti dalla scolastica per dimostrare la realtà della
teoria, allora caldeggiata in ambienti luterani, della ubiquità del corpo di
Cristo. Simoni risponde con argomenti di carattere fisico dimostrando
l'irrealtà di tale assunto. Unn solo corpo fisico non può che occupare, nello
stesso tempo, un unico spazio determinato. Anche Cristo, in vita, e soggetto
alla legge naturale. Dopo la morte, Cristo mantenne soltanto una natura divina.
Non è sostenibile l'idea che Dio possa mutare una legge naturale. Ente perfetto
e primo motore immobile come l'aveva delineato Aristotele Dio agisce sulla
natura unicamente attraverso la sua perfezione che indirizza al bene gl’esseri
naturali. Il suo carattere collerico e l'alta considerazione che ha di sé
lo porta a una lite clamorosa con N. Balbani, un altro lucchese. Durante il
matrimonio della figlia di questi, Simoni lo coprì d'insulti, con grave
scandalo delle autorità di Ginevra, che fecero imprigionare Simoni e lo
espulsero dall'Accademia. A nulla valsero le suoi scuse presentate -- è
del resto probabile che la severità del Consiglio e del Concistoro ginevrino e motivata
anche dalla freddezza e dallo suo spirito d'indipendenza dimostrato che pure si
dichiarava calvinista, in materia di religione. Tuttavia Beza gli mantenne
ancora la sua amicizia e lo forne di una lettera di raccomandazione con la
quale si dirige alla volta di Parigi. A Parigi ottenne una buona
accoglienza. I calvinisti qui chiamati ugonottierano ancora tollerati e le
lusinghiere referenze gli fecero ottenere una cattedra di filosofia al Collège
Royal, dove le sue lezioni ottenneno subito un grande concorso di pubblico.
Come scrisse al Beza, alle sue lezioni assistevano sei o settecento uomini
barbati, dottori, professori, et altri di robba lunga, preti, frati, giesuiti et
altra simil razza d'uomini. Si ha congratulazioni di Ramo, che volle
incontrarlo e lo chiama “felicissimum et praestantissimum ingenium italicum”,
non però quelle del collega Charpentier, che teme che fosse stato mandato da
Ginevra per turbare questa scuola. Sapeva che la sua permanenza a Parigi era
precaria: «il nome di Ginevra mi nuoce più che il nome di ugonotto», né poteva
valere molto la protezione del cardinale Odet de Coligny, passato al
calvinismo. Riferiva di aver rifiutato offerte sostanziose da parte cattolica
per insegnare in loro collegi, a prezzo di una sua conversione, e di attendersi
un prossimo editto che avrebbe affrontato il problema della convivenza tra
cattolici e ugonotti. Un editto effettivamente ci e, emanato da Carlo IX,
con il quale si proibiva ai protestanti l'insegnamento pubblico. Così, perduti
anche i suoi saggi che gli furono sequestrati, e costretto ad abbandonare la
Francia. Si apre un nuovo periodo di difficoltà. Non potendo insegnare a
Ginevra, cerca di ottenere un incarico a Zurigo e a Basilea, sollecitando in
tal senso altri emigrati italiani come l'editore Perna e l'umanista Curione,
ma invano. I sospetti di anti-trinitarismo che gravano sul suo conto, da
quando, hfatto ha isita nel carcere di Berna all'«eretico» Valentino Gentile
poco prima che questi venisse giustiziato, e il recente scandalo provocato a
Ginevra non agevolavano il suo inserimento nelle élite intellettuali delle
città svizzere. Ottenne bensì una raccomandazione dal Bullinger per un
posto di insegnante a Heidelberg, ma anche qui rimase poco tempo: la sua
amicizia con l'anti-trinitario T. Erastus, il suo aristotelismo senza
compromessi dal nulla, nulla si crea, sostenne in una pubblica lezione,
cosicché anche Cristo era stato creato da Dio Padre e il suo carattere
spigoloso gli alienarono ogni simpatia e dove riprendere la via di Basilea. Ottenne
una cattedra straordinaria di filosofia all'Lipsia. Se puo fregiarsi della
stima d’Augusto I, non eguale considerazione ottenne dai suoi colleghi, che
fecero gruppo a sé e lo isolarono. Non si perse d'animo: molto popolare tra gli
studenti per la vivacità delle sue lezioni e lo spirito critico che infondeva
negli allievi, fonda, all'interno dell'Università, un'accademia sul modello
umanistico italiano, battezzandola degl’acuti. Degl’acuti, entra a far parte un
gruppo di suoi studenti. Le discussioni dovevano vertere sulla interpretazione
di passi aristotelici. I giovani così raggruppati intorno a lui dettero ben
presto dello spirito critico e dell'idea di esser superiori agl’altri, che il
vivace professore ha finito per insinuare nei loro animi. Pasquinate anonime
contro un professore, e il giorno dopo, un litigio clamoroso tra questo e il
Simoni, iniziano una serie di incidenti che ha termine con la soppressione degl’acuti.
La soppressione degl’acuti, decisa dal Senato universitario, testimonia i
difficili rapporti intercorrenti tra l'Università e lui, che per altro in città
era reputato ospite illustre, professionista affermato e ricercato, uomo di
mondo e di cultura dalla posizione prestigiosa, che gode della stima e del
rispetto dei suoi concittadini, e la cui fama oltrepassa la frontiera del paese
che gli dava ospitalità. Infatti, oltre a insegnare filosofia e ad avere
allievi anche illustri, come il prìncipe Radziwiłł, esercita la professione
medica, vantando clienti di riguardo. Pubblica
il suo saggio filosofico più originale, la “De vera nobilitate”, dedicato ad
Augusto I. La vera nobiltà è la virtù dell'anima umana, la quale è intesa
aristotelicamente come forma del corpo. La virtù dell'anima è perciò
strettamente legata alla particolare costituzione del corpo, trasmessa
nell'individuo di generazione in generazione dal seme del padre, che
costituisce la causa efficiente del singolo essere. Non per nulla da ‘genere’ deriva
‘generoso’. Se pure non ogni nobile e generoso, chi è generoso è considerato
nobile. Le differenze sociali tra gl’uomini e le conformazioni dei loro corpi
sono egualmente corrispondenti per necessità naturale. La natura vuole infatti
fare diversamente il corpo dei liberi da quelli dei servi. Questi robusti e con
deformità necessarie al loro particolare utilizzo. Quelli diritti e belli,
perché non desti tali fatiche, ma alla vita civile. L’educazione svolge una
funzione per la formazione dell'uomo, ma resta inferiore a quella naturale. Di
due giovani, di diversa estrazione sociale ma educati allo stesso modo, il
nobile risulta meglio formato, in quanto la natura lo ha costituito di una
materia superiore. L'educazione ha lo stesso effetto della medicina. Fa
recuperare la propria condizione di salute, ma non può migliorarla oltre il
limite fissato dalla natura. Viene da sé che le famiglie nobili d’Italia diano
lustro alla nazione italiana, formando l'élite della società civile sotto
l'aspetto culturale e politico. Questo avviene nella nazione italiana, di
antica civiltà in sostanza. Presso i barbari non può esistere nobiltà. Il
barbaro e giustamente detto servo per natura e in quanto servo non porta in lui
nessuna virtù, essendo nato per servire sotto una tirannia e non in un regio e
civile governo. La virtù dei nobili non possono consistere nell'accumulare
ricchezze, ma essa e ugualmente attiva e pratica. E la virtù civili del
politico, che si occupa del benessere dei cittadini, quelle del medico, che si
occupa della salute degli individui, del fisiologo, che studia la natura e
infine del metafisico, che studia le cose divine. Queste ultime, insieme alla
virtù della contemplazione, è però meglio riservarle nella vita che ci attende
dopo la morte, quando quei problemi saranno facilmente risolti. Queste cose
sono irrise dai politici, tra i quali, non tra gli angeli, si discute di
nobiltà. Nel frattempo, è opportuno dedicarsi alle cose di questo mondo ed
essere utili alla società degl’uomini. Si loda Socrate il quale, trascurate le
altre parti della filosofia, coltiva quella sola che era più adatta ai costumi
degli uomini e alle istituzioni civili. Che la vera nobiltà si debba esprimere
nell'attività pratica e civile è ribadito più volte. La nobiltà spunta fuori
dalla società civile, non dalla solitudine e la virtù spirituale, come
quelle mostrate dai mistici e dai contemplativi, non e virtù nobile propria dell'essere
umano. Questa virtù discende direttamente da Dio e perciò non derivano da
generazione spermatica naturale del padre, non sono frutto della carne e del
sangue il fondamento della vera nobiltà e non essendo ereditarie non puo essere
considerata virtù nobile. Naturalmente,
ai innobili non possono essere affidati incarichi di responsabilità nel governo
della società, ma al più solo l'esercizio di magistrature minori. Derivando dal
sangue la nobiltà, non si può diventare autenticamente nobili attraverso
conferimenti onorifici, anche se concessi da un sovrano mentre, al contrario,
un autentico nobile non può essere privato della fama e dell'onore, perché in
lui opera sempre quella forza e quell'efficacia naturale ricevuta dai suoi
antenati. Dopo questa applicazione dei principi aristotelici al vivere civile e
al governo dello Stato, che deve essere affidato a chi per natura fa parte degl’ottimati,
si dedica a trattare temi propriamente medici. Appare a Lipsia il suo “De
partibus animalium” ove descrive la conformazione del feto, la “De vera ac
indubitata ratione continuationis, intermittentiae, periodorum febrium
humoralium”; l'”Artificiosa curandae pestis methodus” ; la “Synopsis brevissima
novae theoriae de humoralium febrium natura” -- temi di drammatica attualità, a
Lipsia, investita da un'epidemia di peste. Ottene il permesso di
esercitare la professione medica all'interno dell'Università, pur senza
ottenere, oltre quella straordinaria di filosofia, anche una cattedra di
medicina. Presenta ad Augusto I una proposta di riforma universitaria. S'indica
la necessità di una maggiore cura nell'assunzione dei professori, che dovevano
dimostrare non solo di possedere la necessaria scienza, ma anche capacità
didattiche. Dovevano anche essere obbligati a tenere un maggior numero di
lezioni s'imponevano multe ai professori inadempienti mentre la durata
dell'anno accademico veniva prolungata. Particolare cura dedica
all'insegnamento. Dovevano tenere lezioni cinque professori, tra i quali un
chirurgo che avrebbe tenuto esercitazioni di anatomia e fatto dimostrazioni
pratiche di cura delle diverse affezioni. La qualità dell'insegnamento teorico
anda migliorata. Ritene che corressero troppe affermazioni dogmatiche, che
sarebbero dovute essere verificate dalla pratica e dal rigore della
dimostrazione dialettica. A questo proposito opina che avrebbe giovato
un'accurata conoscenza delle opere di Aristotele. Non mancavano poi
critiche severe sull'attuale andamento dell'Lipsia. I rettori erano scelti
grazie alle loro aderenze, si promuovevano studenti immeritevoli, vi era scarsa
pulizia, la farmacia universitaria era mal tenuta. Tali proposte e simili
critiche non potevano che alimentare ancor più l'ostilità dei colleghi. Egli
non sembrava preoccuparsene: la stima dell'Elettore Augusto si manteneva
immutata, se lo fece nominare Professore di filosofia e lo promosse a suo primo
medico personale. Avvenne tuttavia che, su sollecitazione della chiesa
luterana, la quale aveva preparato una confessione di fede che in particolare
tutti funzionari e gli impiegati, a vario titolo, dello Stato avrebbero dovuto
firmare, l'Elettore pretese tale sottoscrizione anche dal professor Simoni,
ottenendone un netto rifiuto. Racconta lo stesso Simoni che, avendo
«rifiutato costantemente di sottoscrivere quella che i teologi sassoni
denominarono Formula di Concordia, il Principe Elettore rivolse il suo sdegno
contro di me». Al che il Simoni «decise di andarsene e, nonostante l'Elettore
cercasse d'impedirlo, diede l'ultimo saluto a quelle popolazioni. Si trasferì a
Praga, dove venne assunto quale medico personale di Rodolfo II. Tale incarico e
il carattere cattolico dell'Impero di cui era ora suddito rendeva necessario un
chiarimento sulle sue posizioni religiose, poiché era nota la rottura avvenuta
a Ginevra con i calvinisti e a Lipsia con i luterani. Simoni si adeguò
facilmente alla nuova situazione e abiura pubblicamente le passate convinzioni,
ritrattò quanto nei suoi scritti poteva esservi di eretico e abbraccia formalmente
il cattolicesimo. Si tratta di una scelta di convenienza, seppure comprensibile
nel clima torbido delle persecuzioni e dell'intolleranza. Lo scrisse lui stesso
all'amico N. Selnecker, un teologo luterano. Confesso di aver abiurato, anche
se non avrei voluto farlo neppure a costo del mio sangue. Di tale mio atto
altri comunque sono i responsabili. In nessun altro modo avrei potuto infatti
salvare la mia vita, quella di mia moglie e dei miei figli che speravo di poter
condurre con me»la moglie morì poco dopo e i tre figli rimasero affidati a
Lipsia al nonno materno«io, un italiano perseguitato a causa della religione
luterana, dichiarato nemico della patria, esposto per decreto del Senato
all'agguato di sicari. E ricordò la sorte di chi non si era piegato a
compromessi. I che vidi con questi occhi il Paleologo, esule per causa di
religione, condotto su richiesta del legato pontificio dalla Moravia a Vienna,
e di qui trascinato in catene a Roma (si sente dire che ormai è stato crudelmente
arso sul rogo), io che ero circondato da ogni parte da infinite difficoltà e
pericoli di ogni genere, che cosa avrei dovuto fare? Questa lettera non venne
agli occhi dei gesuiti, che vantarono il successo ottenuto con la presunta
conversione del medico famoso, il quale avrebbe promessoa dir lorodi
collaborare nella lotta agli eretici. La loro soddisfazione non dovette però
durare a lungo, o forse essi stessi credettero poco alla conversione del
Simoni, se lo storico gesuita Sacchini poteva qualificarlo di «miserabile uomo che in
disprezzo di ogni religione sprofondò nell'empietà», mentre tra i protestanti
Beza, alla notizia della sua conversione, commentò di essere sempre stato
convinto che l'unico Dio fosse in realtà Aristotele. J. Monau, dopo aver
ricordato i suoi continui trascorsi da cattolico si è fatto calvinista, da
calvinista antitrinitario, da antitrinitario luterano, e ora di nuovo papista. lo
tratteggia da uomo profano ed empio, come indicano sia i suoi costumi, sia i
suoi discorsi, sia tutta la sua vita. Forse egli stesso sente di essere
circondato da un clima di diffidenza se non di disprezzo, perché prende la
risoluzione di lasciare le terre dell'Impero per trasferirsi in Polonia.
Sembra che sia stato un altro italiano, N. Buccella, medico personale del re Stefamo
Báthory, a raccomandarlo come medico della corte di Cracovia. Buccella, di fede
anabattista, gode di notevole considerazione, né la sua fama di eretico gli
aveva pregiudicato l'esercizio della professione in quella Polonia che era
ancora un paese tollerante. Il prestigioso incarico e la fama stessa di cui da
tempo godeva gl’apre le porte della migliore società. Riprese a pubblicare
alcuni saggi: la “Disputatio de putredine” è una confutazione, sulla scorta di
Aristotele, delle teorie d’ Erastus, mentre la “Historia aegritudinis ac mortis
magnifici et generosi domini a Niemsta” è una relazione sulla morte di un borgomastro.
Sulla malattia di quest'ultimo torna nel “Simonius supplex” insieme con una
delle solite polemiche che lo videro ora opporsi al medico di Squarcialupi. Una
nuova svolta nella sua si verifica con
la malattia e la morte del re Stefano. Báthory si sente male nel suo castello
di Grodno, e nel consulto tenuto dal Buccella e da Simoni emersero serie
divergenze. Bucella giudica molto grave le condizioni di Stefano/ Simoni
ritenne che non ci fosse nessun pericolo. Due giorni dopo le condizioni del re
si aggravarono e i due medici si trovarono d'accordo nell'imporre un salasso al
re ma in contrasto sulla dieta. Simoni e favorevole a fargli bere del vino, che
Buccella intendeva invece proibire. Nemmeno nella diagnosi si trovarono
d'accordo. Per Buccella, il re soffre di asma. Per Simoni, di epilessia. Sopravvenne
una nuova grave crisi e il re perse conoscenza. Pur giudicando molto gravi le
sue condizioni di salute, Simoni rassicura i circostanti, perché, a suo dire,
non c'era ancora pericolo di morte. Appena pronunzia queste parole che il re
spira. Lascia il castello e non volle assistere all'autopsia, sostenendo che
fosse inutile, poiché l'epilessia “ab infernis partibus ducit originem” e non
lascia tracce nel cadavere. Coordinata da Buccella, l'autopsia e effettuata da
Zigulitz, che accerta una grave alterazione dei due reni. La ri-cognizione
dello scheletro di Báthory conferma che la morte avvenne per de-generazione renale,
uremia e calcolosi. Cracovia: chiesa di San Francesco pubblica a sua difesa lo “Stephani
primi sanitas, vita medica, aegritudo, mors” che e violentemente contestato dal
“De morbo et obitu serenissimi magni Stephani” scritto da Chiakor su
ispirazione di Buccella. La polemica prosegue a lungo, coinvolgendo altri amici
di Buccella, e degenerando in insulti e attacchi sulle convinzioni filosofiche
dei due protagonisti. Contro Simoni, tra gli altri, e indirizzato l'opuscolo “Simonis
Simoni lucensis, primum romani, tum calviniani, deinde lutherani, denuo romani,
semper autem athei summa religio”. Alla fine, Sigismondo III ri-conferma
Buccella nella carica di medico curante, escludendo Simoni da ogni incarico di
corte. Da allora, le notizie su lui si fanno scarse. Pur senza avere
incarichi ufficiali, mantenne una ricca clientela e godette della considerazione
di Rodolfo, dei principi Radziwiłł, di Pavlowski
e dei gesuiti, dai quali si fa ri-ilasciare un salva-condotto per rientrare in
Italia e recarsi a Roma. Precauzione necessaria, con i suoi trascorsi: una
precauzione maggiore e però quella di rinunciare al viaggio. La sua vita
agitata ha così fine a Cracovia, come lo ricordava la lapide posta sulla sua
tomba nella chiesa di San Francesco. La data di nascita si deduce dalla lapide
sepolcrale, poi andata distrutta in un incendio, posta nella chiesa di San
Francesco, a Cracovia, nella quale era scritto che il Simoni «ultimum diem
clausit III, aIl testo della lapide è in S. Ciampi, Viaggio in Polonia, Queste
notizie biografiche si apprendono da saggio di Simoni, “Scopae, quibus verritur
confutation”. Per secoli gli storici discuteno del luogo della sua nascita. M.
Verdigi, “Simone Simoni, filosofo e medico”, Madonia, “Simone Simoni da Lucca”;
Lucchesini, Come scrive egli stesso: S. Simoni, “Synopsis brevissima” C.
Madonia, Simone Simoni da Lucca, G.
Tommasi, “Sommario della storia di Lucca”; A. Pascal, “Da Lucca a Ginevra.
Studi sull'emigrazione religiosa lucchese”; A. Fabris, “La filosofia di Simoni”
n M. Verdigi, Simone Simoni, S. Simoni a
Teodoro di Beza, in A. Pascal, Da Lucca a Ginevra, e in M. Verdigi, Simone
Simoni, cS. Simoni a Teodoro di Beza, in M. Verdigi, Simone Simoni, D. C.
Madonia, Simone Simoni, F. Pierro, La
vita errabonda di uno spirito einquieto. Simone Simoni, S. Simoni, Simonius
supplex in C. Madonia, Simone Simoni da
Lucca, M. Firpo, Alcuni documenti sulla conversione al cattolicesimo
dell'eretico lucchese. Il paleo-logo e decapitato in carcere e il cadavere arso pubblicamente a Roma, nel
campo de' fiori. M. Firpo, Alcuni documenti sulla conversione al cattolicesimo
di un eretico lucchese; F. Sacchini, Historia Societatis Jesu, in M. Verdigi,
Simone Simoni, T. di Beza, lettera a R. Gwalther, in A. Pascal, Da Lucca a
Ginevra, J. Monau, lettera a J. Crato, in D. Caccamo, “Eretici italiani” Pierro,
La vita errabonda di uno spirito inquieto. Simone Simoni, C. Madonia, Simone
Simoni da Lucca. Altre saggi: “In librum Aristotelis de sensuum instrumentis et
de his quae sub sensum cadunt commentarius unus” (Genevae, Crispinum); “Commentariorum
in Ethica Aristotelis ad Nicomachum, liber primus” (Genevae, apud Ioannem
Crispinum); “Interpretatio eorum quae continentur in praefatione Simonis
Simonij Lucensis, Doct. Med. & Phil. cuidam libello affixa, cuius
inscriptio est: Declaratio eorum quae in libello D. D. Iacobi Schegkii, &
c.” (Genevae, Crispinum); “Phisiologorum omnium principiis Aristotelis De anima
libri tres” (Lipsiae, Võgelin); Antischegkianorum liber unus, in quo ad obiecta
Schegkii respondetur, vetera etiam nonnulla, dialectica & phisiologica
praesertim, errata eiusdem, male defensa & excusata inculcantur, novaque
quam plurima peiora prioribus deteguntur, Basileae, apud Petrum Pernam, Responsum
ad elegantissimam illam modestissimamque praephationem Jacobi Schegkii, cui
titulum fecit Prodromus antisimonii” “Ad amicum quendam epistola, in qua vere
ostenditur, quid causae fuerit, quod responsum illud, quo maledicus, &
multis erroribus refertus Iacobi Schegkij doctoris & professoris
Tubingensis liber plene refellitur, nondum in lucem prodierit, Parisiis, in
vico Jacobaeo; “De vera nobilitate” (Lipsiae, Rhamba); “De partibus animalium,
proprie vocatis Solidis, atque obiter de prima foetus conformatione” (Lipsiae,
Rhamba); “De vera ac indubitata ratione continuationis, intermittentiae,
periodorum febrium humoralium” (Lipsiae, Bervaldi); “Artificiosa curandae
pestis methodus, libellis duobus comprehensa” (Lipsiae, Steinmann); “Synopsis
brevissima novae theoriae de humoralium frebrium natura, periodis, signis, et
curatione, cuius paulo post copiosissima et accuratissima consequentur
hypomnemata; annexa eiusdem autoris brevi de humorum differentiis
dissertatione. Accessit eiusdem Simonis examen sententiae a Brunone Seidelio
latae de iis, quae Jubertus ad axplicandam in paradoxis suis disputavit” (Basilea,
Pernam); “Historia aegritudinis ac mortis magnifici et generosi domini a
Niemsta” (Cracovia, Lazari); “Disputatio de putredine” (Cracovia, Lazari); “Commentariola
medica et phisica ad aliquot scripta cuiusdam Camillomarcelli Squarcialupi nunc
medicum agentis in Transilvania” (Vilna, Velicef); “Simonius supplex ad
incomparabilem virum, praeclarisque suis facinoribus de universa republica
literaria egregie meritum Marcellocamillum quendam Squarcilupum Thuscum Plumbinensem
triumphantem”; “Pars in qua de
peripneumoniae nothae dignitione curationeque in domino a Niemista, de subiecto
febris, de rabie canis, de starnutamento, de infecundis nuptiis agitur” (Cracovia,
A. Rodecius); “D. Stephani primi Polonorum regis magnique Lithuaniae ducis vita
medica, aegritudo, mors” (Nyssae, Reinheckelii); “Responsum ad epistolam
cuiusdam G. Chiakor Ungari, de morte Stephani primi”; “Responsum ad
Refutationem scripti de sanitate, victu medico, aegritudine, obitu, D. Stephani
Polonorum regis, Olomutii, Scopae, quibus verritur confutatio, quam advocati
Nicolai Buccellae Itali chirurgi anabaptistae innumeris mendaciorum, calumniarum,
errorumque purgamentis infartam postremo emiserunt, Olomutii, typis F.
Milichtaler, Appendix scoparum in N. Buccellam, F. Sacchini, Historiae
Societatis Iesu, Antverpiae, Ex officina filiorum Martini Nutii, Sebastiano
Ciampi, Viaggio in Polonia, Firenze, presso Giuseppe Galletti, Cesare Lucchesini”
(Lucca, tGiusti); G. Tommasi, Sttoria di Lucca” (Firenze, Vieusseaux); A. Pascal,
“Da Lucca a Ginevra. Studi sull'emigrazione religiosa lucchese, Rivista storica
italiana, D. Cantimori, “Un italiano a Lipsia” Studi Germanici», F. Pierro, La
vita errabonda di uno spirito inquieto” (Minerva, Torino); D. Caccamo, “Eretici
italiani” (Firenze, Sansoni); M. Firpo, “Alcuni documenti sulla conversione al
cattolicesimo dell'eretico lucchese Simoni”, “Annali della Scuola normale
superiore di Pisa», Madonia, Rinascimento»,
Firenze, Sansoni, C. Madonia, Il soggiorno in Polonia, in «Studi e ricercheI», Verdigi,
Lucca, G. Tiraboschi su Simone Simoni, in Biblioteca Modenese, Modena, S. Ciampi, Viaggio in Polonia, sC. Lucchesini,
Della storia letteraria del Ducato lucchese, G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca, su S. Simoni, Antischegkianorum liber unus, su
books.google. S. Simoni, De vera nobilitate, S. Simoni, Artificiosa curandae
pestis methodus. Simone Simoni. Simoni. Keywords: eretici italiani. Luigi
Speranza, “Grice e Simoni” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Simonide – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Simonide was a
follower of the Accademia – and he was well known for living a principled and
disciplined life. He was, unfortunately, accused of involvement in a plot
against Valens, the emperor. Simonide’s refusal to betray any secret let to him
being burnt alive.
Grice e Sini – la filosofia del segno –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo Italiano.
Grice: “I like Sini; especially his “I segni dell’anima,” since this is, in
a nutshell, what my philosophy has been all about: the signs of the soul!” Studia
a Milano sotto Barié e Paci, con il quale si laurea. Insegna ad Aquila e MilanoMembro
per del Collegium Phaenomenologicum di Perugia, della Società Filosofica
Italiana e socio dei Lincei, dell'Istituto lombardo di scienze e lettere. Insignito
per una sua opera del Premio della Presidenza del Consiglio dello Stato Italiano.
Collabora al Corriere della Sera e la Rai. Dirige per Versorio la collana
"Pragmata", membro del comitato scientifico del festival La Festa
della Filosofia. Premiato da Milano con l'Ambrogino d'oro. Con Grice, tra i
primi a segnalare all'attenzione l'importanza della teoria del segno di Peirce.
Propone un filone di ricerca sulla convergenza dei percorsi di Peirce e
Heidegger sul filo dell'ermeneutica benché la sua formazione didattica fosse di
orientamento prevalentemente fenomenologico. La sua proposta teoretica si
concentra sul tema della scrittura e sulla centralità dell' abecedario come
forma logica della filosofia nella lingua del Lazio. In “Figure
dell'enciclopedia filosofica” rende conto della radicalità del gesto istitutivo
di Lucrezio e della nascita della filosofia romana in modo da illuminare la
genealogia della nostra civiltà e le figure del suo destino. Questo saggio si
misura con nodi problematici e profondi della nostra cultura. Si mostra la
verità del gesto filosofico di Lucrezio nel tratto tecnologico dell’abecedario
che trasforma la relazione al mondo in cosità (de rerum natura). La pratica del
concetto, infatti, in-forma il paradigma dell'oggettività (in rerum natura) e
traduce la sterminate antichità dell'umano all'interno dell'ambito crono-topico
della visione logica elaborata dalla scansione dell’abecedario del mondo con la
conseguente nascita del tempo e del sapere storico. All'educazione mitologica
dei corpi dei uomini si sostituisce l'educazione dei animi nella ri-mozione
delle qualità sensibili della vita vissuta. Prima operazione di ingegneria
genetica che comporta sia la nascita del soggetto morale nella paideia del bio-politico
(come Nietzsche intuisce) sia il conseguente destino nichilista rivelato dal dis-incanto.
Ma l'intreccio, che dalla pre-istoria conduce ai nostri giorni, rinvia al
desiderio e all'iscrizione originaria che danza nelle figure del sesso e della
morte. La soglia così dischiusa, annunciata dalla verità analogica dell'evento
mimato nella generazione, permette il passaggio del movente desiderante nel
desiderio di vita eternal. Platone e la logica disgiuntiva hegeliana
rappresentano i due poli più rilevanti di questa consapevolezza lancinante.
Addirittura, tutta la filosofia platonica è probabilmente da pensare come la
domanda più alta e profonda che sia mai stata posta alla sapienza di Dioniso. E così, dagli ominidi alla società
dell'informazione, sul filo delle pratiche che ne circoscrivono le traiettorie,
la trama del senso transita al segno disegnando le coordinate del nostro tempo
e il predominio della visione scientifica e delle sue figure che dileguano la
consistenza dell'inter-soggetivito, profilando nel rituale pubblico del potere
finanziario, e nella conseguente imposizione dell'universalità oggettiva, un
paradosso costitutivo che nasconde nuove e positive opportunità ancora tutte da
scoprire (e attualmente mascherate dalla deleteria mercificazione imperante).
Delineando nuove occasioni di senso, le figure dell'enciclopedia invitano a
sognare più vero, vale a dire ad abitare la conoscenza filosofica
nell'esercizio dell'evento del significato nella concretezza delle sue
pratiche. Ethos di una nuova scrittura della soggezione del mortale al
desiderio, nell'apertura al transito della vita. Approfondisce la questione del
logos (parola, ragione) e della tecnica facendo del primo il fondamento ultimo,
della seconda l'essenza. Una posizione di rilievo e in controtendenza
all´interno del panorama di questa specifica area della filosofia
contemporanea. Altre saggi: “I greci” ((Nuova Accademia di Belle Arti Editrice,
Milano), “La funzione della filosofia” (Marsilio, Padova); “La fenomenologia”
(Nigri, Milano); “Storia della filosofia” (Morano, Napoli); “Il pragmatismo
(Laterza, Roma); “Segno” (Mulino, Bologna); “Passare il segno” (Saggiatore,
Milano); “Kinesis. Saggio d'interpretazione (Spirali, Milano)”; “Il Metodo”
(Unicopli, Milano); Parola e silenzo” (Marietti, Genova); “Segni dei animi” (Laterza,
Bari); “Segno ed immagine” (Spirali, Milano); “Segni dei uomini” (Egea, Milano):
“L'espressione e il profondo” (Lanfranchi, Milano)”, Etica della scrittura (Il
Saggiatore, Milano, Mimesis, Milano); “Pensare il Progetto” (Tranchida, Milano);
“Filosofia teoretica” (Jaca, Milano) Variazioni sul foglio-mondo. Peirce,
Wittgenstein, la scrittura” (Hestia, Como), “L'incanto del ritmo” (Tranchida,
Milano Filosofia e scrittura (Laterza, Roma); “Scrivere il silenzio:
Wittgenstein e il problema del linguaggio” (Egea, Milano); “Teoria e pratica
del foglio-mondo (Laterza, Roma-Bari) Gli abiti, le pratiche, i saperi (Jaca Book,
Milano) Scrivere il fenomeno: fenomenologia e pratica del sapere (Morano,
Napoli) Ragione (Clueb, Bologna) Idoli della conoscenza (Cortina, Milano La
libertà, la finanza, la comunicazione (Spirali, Milano) La scrittura e il
debito: conflitto tra culture e antropologia” (Jaca, Milano); “Il comico e la
vita” (Jaca, Milano); “Figure dell'enciclopedia filosofica. Transito verità” (Jaca,
Milano), “L'analogia della parola: filosofia e metafisica; La mente e il corpo: filosofia e psicologia; Origine
del significato: filosofia ed etologia; La virtù politica: filosofia e
antropologia; Raccontare il mondo: filosofia e cosmologia; Le arti dinamiche:
filosofia e pedagogia La materia delle
cose: filosofia e scienza dei materiali (Cuem, Milano); “La verità e la vita” (Ghibli,
Milano) Del viver bene: filosofia ed economia (Cuem, Milano); “Distanza un
segno: filosofia e semiotica” (Cuem, Milano); “Il gioco del silenzio(Mondadori,
Milano); “Il segreto di Alicia” (AlboVersorio, Milano); “Eracle al bivio:
semiotica e filosofia” (Bollati Boringhieri, Torino); “Da parte a parte.
Apologia del relativo (Ed. ETS, Pisa)
L'uomo, la macchina, l'automa: lavoro e conoscenza tra futuro prossimo e
passato remoto (Bollati Boringhieri, Torino) L'Eros dionisiaco (Versorio,
Milano); “Figure d'Occidente” (Versorio, Milano); “La nascita di Eros” (Versorio,
Milano, ); “Spinoza” (Time, Milano ); E. Redaelli, Il nodo dei nodi.
L'esercizio della filosofia” (Ets, Pisa); “Il filosofo e le pratiche. In
dialogo con Sini (E.Redaelli,
BrovelliCrippa, Valle, Redaelli),
Milano, CUEM. Vincenzo Comerci, Filosofia e mondo. Il confronto di Sini, Milano,
Mimesis. Cristiano, La filosofia di
Sini. Semiotica ed ermeneutica (Milano,
Mimesis) Collana Pragmata, in AlboVersorio, Cfr. Copia archiviata, su unimi). Logos e techne, tecnologia e filosofia, Sini Noema,
Treccani Enciclopedie o Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Nòema la rivista online di filosofia diretta
da Rossella Fabbrichesi e Carlo Sini, su riviste.unimi. Archivio Carlo Sini il
luogo ove i materiali relativi ai passati corsi universitari del prof. Sini ed
altro ancora, su archiviocarlosini. Lectio Magistralis di Carlo Sini su La
Différance, Arcoiris TV, Riflessioni sul Senso della Vita. Intervista di Ivo
Nardi, Riflessioni Collana Pragmata, Versorio.
Carlo Sini. Sini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sini” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Siracusa – i bagni di Pozzuoli – filosofia
siciliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo italiano. Grice: “We
know William was from Ockham but we call him Ockham; similarly, Alcaldino was
from Siracusa, so we should call him Siracusa!” -- Vissuto vicino alla corte
degli Hohenstaufen. Sebbene non vi siano certezze sull'esatto anno di
nascita di Alcadino, a parere di un suo biografo, egli e nato a Siracusa. Suo
padre lo manda a studiare a Salerno, presso la celebre scuola medica. Dopo gli
studi in lettere, si cimenta in quelli di filosofia, raccogliendo attorno a sé
una serie di seguaci. Quindi, in seguito alla conclusione del corso regolare
degli studi, e scelto per fare da insegnante filosofia presso la stessa scuola
salernitana. Divenuto uno dei più stimati filosofi della scuola, e chiamato
alla corte di Enrico VI , che nel frattempo era entrato in possesso del regno
di Sicilia, ed e assunto come filosofo del sovrano. Dopo la morte di Enrico,
divenne il filosofo di lui figlio,
Federico II, che lo rese degno di confidenza e apprezzamento. Oltre alle ordinarie
attività legate alla prosa filosofica, si occupa anche di poesia. Scrive un
saggio in versi sui bagni minerali di Pozzuoli, il “De Balneis Puteolanis”. In
questo poema filosofico rimato vengono descritti con precisione il luogo, le
qualità e le virtù dei suddetti bagni. Scrive inoltre due opere nelle quali
celebrava le gesta di Enrico VI e Federico II. Altri saggi: “De Balneis
Puteolanis”; “De Triumphis Henrici Imperatoris De His Quae a Friderico II
Imperatore Praeclare ac Fortifer Gesta Sunt. P. Panvini di S. Caterina Salvatore
De Renzi. P. Panvini di S. Caterina,
Biografia degli uomini illustri della Sicilia, Giuseppe Emanuele Ortolani, Tomo
I, Napoli, S. De Renzi, “Storia documentata della scuola medica di Salerno” (Napoli).
Siracusa. Keywords: i bagni di Pozzuoli. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Siracusa” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Sirenio – libero arbitrio –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo italiano. Insegna Bologna. “De fato” (Venetiis,
Giordano Ziletti). Sirenio. Keywords: libero arbitrio, contingetia,
possibilitas, necessitas, ‘secundum philosophorum opinionem” fatum, casum, il
fato, il caso -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sirenio” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Siro – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Siro founded
a Garden at Napoli. Virgilio attended it, as did Orazio. The Garden enjoyed a
great success, as Siro succeeded in attracting a number of influential
followers. Upon his death, Virgilio inherited the house – but the subsequent
fate of The Garden is unknown.
Grice e Sisena – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Lucio Cornelio
Sisenna achieved acclaim as a historian. Cicerone suggests that Sisena was a
member of The Garden, ‘but not a very consistent one.’
Grice e Solari – iustum/iussum – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Albino),
Filosofo italiano. Frequenta il prestigioso Collegio San Francesco di Lodi
retto dai Barnabiti per poi proseguire gli studi a Messina, da dove poi si
trasferì presso Torino. Si forma nel Laboratorio di Economia Politica di Martiis,
per poi scegliere la filosofia del diritto sotto la guida di Carle. Anche
membro di una tra le istituzioni culturali più prestigiose a livello nazionale:
l'Accademia Nazionale dei Lincei. Autore di un idealismo sociale e studioso di
Pagano, esponente della scuola di filosofia del diritto dell'Torino, dove tenne
questa cattedra quando succedette a Carle all’anno in cui fu sostituito da Bobbio. Ha tra i suoi allievi lo stesso
Bobbio, Treves, Scarpelli, Gobetti, Entrèves, Pareyson, Firpo, Colli, Leoni,
Einaudi e Goretti. Per tutta la vita si dedica esclusivamente
all'insegnamento universitario, rifiutando qualsiasi incarico pubblico (non
diventa nemmeno preside della sua facoltà); le cattedre da lui ricoperte sono
state nelle Messina, Cagliari e Torino. Presta il giuramento di fedeltà al
fascismo. Saggi: “La scuola del diritto naturale nelle dottrine etico-giuridiche”
(Torino, Bocca); “L'idea individuale e l'idea sociale nel diritto privato”; “Lezioni
di filosofia del diritto” (A.T.U., Torino); “Filosofia del diritto privato”; “Lezioni
di filosofia del diritto”; “Studi storici della filosofia del diritto” (Giappichelli,
Torino). S. Fiori, Il professorie che dice "NO" al Duce, in La
Repubblica, Lezioni di filosofia del diritto; G. Carle e G. Solari, raccolte da
G. Bruno” (A.T.U., Torino); “Studi storici di filosofia del diritto” (Giappichelli,
Torino); “Nella cultura” (FrancoAngeli, Milano); A. Contu, “Questione sarda e
filosofia del diritto in Solari” (Giappichelli, Torino); D. Cugini, “Commemorazione” (Albino); “Agostino,
Il problema del diritto e dello Stato nella filosofia del diritto di Hegel (Giappichelli,
Torino); L. Firpo, La filosofia politica (Laterza, Bari). Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Gioele Solari.
Solari. Keywords: roma antica, Giorgio Guglielmo Federico Hegel, Spaventa,
hegelianismo, iustum/iussum – storia della filosofia del diritto romano –
cicerone. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Solari” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Soleri – funzionalità veritativa
dei connettivi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pagliero di San Damiano Macra). Filosofo
italiano. Studia a Milano sotto Olgiati. Insegna a Saluzzo. Saggi: “Il problema
metafisico del male” (in “Sapienza”); “Inevitabilità e decisività del problema
teologico”; “La proprietà” (S.E.I. Torino); “Telesio, La Scuola, Brescia); “Lucrezio,
La Scuola, Brescia); “Antonino” (La Scuola, Brescia); “L'immortalità
dell'anima” (S.E.I., Torino); “Economia e morale” (Borla, Torino); “Essere,
atto, valore in”; “Il problema del valore” (Morcelliana, Brescia); “Incisività
e decisività del problema teologico”, in “Studia Patavina”, “Orizzonte della
metafisica”; D. Ettore, “Soleri” (Saluzzo). Soleri. Keywords: Telesio,
Lucrezio, Antonino, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Soleri” – The Swimming-Pool
Library. Grice e Somenzi – il naturale,
il innaturale, il sovranaturale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Redondesco). Filosofo. Ufficiale meteorologo
dell'Aeronautica. Partecipa alla Resistenza, lavora all'ufficio studi dello Stato
maggiore. Si divide tra la carriera militare e quella accademica, optando
infine per la cattedra di filosofia a Roma. Tra i suoi allievi vi e Cordeschi.
Partendo da un interesse per l'operazionismo, dirige i suoi studi teorici alla
cibernetica e fu tra i primi a interessarsi di intelligenza artificiale e a
studiare i rapporti mente-cervello e mente-macchina. Saggi: “La filosofia
della scienza” (Milano, Bocca); “La meccanica quantistica” (Milano, Bocca); “L'
operazionismo” (Milano, Comunità); “La scienza nel suo sviluppo storico” (Torino,
ERI); “Automi” (Torino, Boringhieri); “Tra fisica e filosofia” (Roberto Donolato,
Abano Terme, Piovan); “La materia pensante” (Milano, CLUP Città Studi); Fonte:
A. Rainone, Enciclopedia Italiana, riferimenti in. Saggi in onore, Roma, Union
Printing, antologia e testimonianze, Mantova, Fondazione Banca agricola
mantovana, Cibernetica Intelligenza artificiale
A. Rainone, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Un maestro del
domandare, di Cd Del Bello, da Giano, sito "Metodologia". Filosofo al
servizio della scienza, Corriere della Sera
Archivio storico. Vittorio Somenzi. Somenzi.
Keywords: naturale, sovranaturale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Somenzi”.
Grice e Sorano – Roma antica – filosofia italiana – Luigi Speranza – (Sora) Quinto Valerio Sorano. Filosofo
italiano. Magistrato romano. Muore a Roma. Gens Valeria, Tribuno della plebe.Quintus
Valerius Soranus. Politico romano. Originario di Sora, poeta e grammatico
latino e tribuno della plebe durante la Repubblica romana, soprattutto noto per
essere stato giustiziato da Gneo Pompeo per ordine del dittatore Lucio Cornelio
Silla, ufficialmente per aver pubblicamente rivelato il nome segreto della
città di Roma, che avrebbe potuto essere utilizzato nel rituale di evocatio da
parte dei nemici, ma probabilmente anche per ragioni politiche, dato che era
legato alla fazione di Caio Mario. Conrad Cichorius, “Zur Lebensgeschichte des
Valerius Soranus,” Hermes 41; American Journal of Philology, Oxford Latin
Dictionary, voce su "Soranus”. Martino, L'identità segreta della divinità
tutelare di Roma: un ri-esame dell' affaire Sorano (Settimo Sigillo, Roma);
Onorato, Commentario sull'Eneide1.277: “denique tribunus plebei quidam Valerius
Soranus, ut ait Varro et multi alii, hoc nomen ausus enuntiare, ut quidam
dicunt raptus a senatu et in crucem levatus est, ut alii, metu supplicii fugit
et in Sicilia comprehensus a praetore praecepto senatus occisus est. Perseus Project
-- Servii Grammatici qui feruntur in Vergilii carmina commentarii, edito da
George Thilo e Hermann Hagen (Teubner). Hinard, Silla (Salerno). Opere di
Quinto Valerio Sorano, su Musisque Deoque. Opere di Quinto Valerio Sorano, su
PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute. Antica Roma Portale
Biografie Categorie: Politici romani del II secolo a.C. Politici romani. Morti
a Roma Persone giustiziate. Forse segue la scuola del portico. Cicerone fa
chiamare, da Crasso, "litteratissimomnium togatorum." E in stretti
rapporti con Cicerone e con Varrone. Partecipa attivamente alla vita politica
ed e tribuno della plebe. In seguito, dove fuggire in Sicilia ove Pompeo lo fa
giustiziare. Poco rimane di lui, sicchè
è difficile apprezzare la sua attività filosofica. Certamente si occupa di
storia letteraria e di grammatica. Dedica a Publio Scipione Nasica uno scritto
che non si sa se e in prosa o in versi. Compone in prosa un’opera intitolata
"Epoptides," che contiene principalmente interpretazioni allegoriche
di nomi. Due esametri che sì ricordano di Q. Valerio Sorano hanno pensare al
panteismo stoico e probabilmente sono inclusi in un poema naturalistico. Q.
Valerius from the Latin town of Sora was a many-sided and esteemed scholar in
the department of linguistic and antiquarian research, and a precursor of
Varro, who like him often employed the metrical form. 1. Cic. de or. 8, 43 (the
scene is laid in 663/91) L. Crassus says: nostri (the Romans themselves) minus
student litteris quam Latini. Notwithstanding (he says) the most uneducated
native Roman easily surpasses litteralissimum togatorum omnium, Q. Valerium
Soranum, lenitate vocis alque ipso oris pressu el sono.— Varro knew Sorano
personally and often refers to him as a weighty authority; cf. Gell. 2, 10,8:
Varro, questioned by Ser. Sulpicius (§ 174, 2) concerning the favisae
Capitolinae, confesses that he knows nothing about the origin of the word, sed
Q.Valerium Soranum solitum dicere, etc. Vanno LL. 7, 81, apud Valerium Soranum:
vetus adagio est, o P. Scipio († 625/129). From this he appears to have been a
contemporary of L. Accius, and it becomes probable that he is the same Valerius
whom Varro quotes LL. 10, 70 Valerius ait: ' Accius (§ 134, 11) Hectörem nollet
facere, Hectora mallet,' further 7, 65 scrupipedas ... dicit... Valerius a pede
acscrupea. He must also be identical with the expositor of the XII tables (§
86, 6) of the same name. Two hexameters (of Stoic character on Juppiter as the
one and highest god) ap. AUGUsTIn. civ. d. 7, 9 in fin. (cf. Mythogr. Vat. 152
Bode): in han sententiam eliam quosdam versus Valerii Sorani exponit idem Varro
in eo libro quem seorsum ab istis de cultu deorum scripsil. PLis. NH. praef. 33
hoc ante me fecit (viz. to add a table of contents to a book) in litteris nostris
Valerius Soranus, in libris quos irontidor inscripsit. He must have been born
about 600/154.His two sons, Quintus and Decimus, are called by Cic. Brut, 169
vicini el familiares mei, non tam in dicendo admirabiles quam docti et graecis
litteris et latinis. PRE. 6, 2342.— Distinct from the 'litteratissimus
togatorum omnium' is tribunus plebei quidamValerius Soranus, who divulged the
secret name of Rome and was punished with death by order of the Senate (VAnno
ap. Serv. Aen. 1, 277; cf. PLs. NH. 8, 65. PLoT. qu. rom. 61, p. 278 F).
EvLEUTsCH, Phil. 39, 90. 180. Quintus Valerius Soranus Quintus Valerius Soranus
was a Latin poet, grammarian, and tribune of the people in the Late Roman
Republic. He was executed while Sulla was dictator, ostensibly for violating a
religious prohibition against speaking the arcane name of Rome, but more likely
for political reasons. The cognomen Soranus is a toponym indicating that he was
from Sora. A single elegiac couplet survives more or less intact from his body
of work. The two lines address Jupiteras an all-powerful begetter who is both
male and female. This androgynous, unitarian conception of deity, possibly an
attempt to integrate Stoic and Orphic doctrine, has made the fragment of
interest in religious studies.Valerius Soranus is also credited with a
little-recognized literary innovation. Pliny the Elder says he was the first
writer to provide a table of contents to help readers navigate a long
work.Valerius Soranus was admired for his learning by Cicero (depicted
anachronistically in a 16th-century edition of his letters) Cicero has an interlocutor
in his De oratore praise Valerius Soranus as “most cultured of all who wear the
toga,” and Cicero lists him and his brother Decimus among an educated elite of
socii et Latini; that is, those who came from allied polities on the Italian
peninsula rather than from Rome, and those whose legal status was defined by
Latin right rather than full Roman citizenship. The municipality of Sora was
near Cicero's native Arpinum, and he refers to the Valerii Sorani as his
friends and neighbors. Soranus was also a friend of Varro and is mentioned more
than once in that scholar's multi-volume work on the Latin language. The son of
Q. Valerius Soranus is thought to have been the Quintus Valerius Orca who was
praetor. Orca had worked for Cicero's return to public life and is among
Cicero's correspondents in the Epistulae ad familiares (Letters to Friends and
Family). Cicero presents the Valerii brothers of Sora as well schooled in Greek
and Latin literature, but less admirable for their speaking ability.[15] As
Italians, they would have been lacking to Cicero's ears in the smooth
sophistication (urbanitas) and faultless pronunciation of the best native Roman
orators. This attitude of social exclusivity may account for why Valerius
Soranus, whose scholarly interests and friendships might otherwise suggest a
conservative temperament, would have found his place in the civil wars of the
80s on the side of the popularist Marius rather than that of the patrician
Sulla. It might also be noted that Cicero's expression of this attitude is
double-edged: like Marius and the Valerii Sorani, he was also a man from a
municipium, and had to overcome the same obstructing biases that he adopts and
expresses. In the year of his death, Valerius Soranus was or had been a tribune
of the people (tribunus plebis), a political office open only to those of
plebeian rather than patrician birth. The fullest account of the infamous death
of Valerius Soranus is given by Servius, who says he was executed for revealing
the secret name of Rome: The tribune Valerius Soranus dared to disclose this
name, according to Varro and many other sources. Some say he was hauled in by
the senate and strung up on a cross; others, that he fled in fear of
retribution and was apprehended by a praetor in Sicily, where he was killed by
order of the senate. Servius's account presents several difficulties.
Crucifixion was a punishment generally reserved for slaves in the Late
Republic; Valerius Maximus, a historian in the early Principate, reckoned that
the punishment should not be inflicted on those of Roman blood even when they
deserved it. Moreover, a tribune's person was by law sacrosanct. Finally, it is
unclear whether the ten tribunes should possess the knowledge of Rome's secret
name, or in what manner Soranus would have publicized it. Among sources earlier
than Servius, both Pliny the Elder and Plutarch note that Valerius Soranus was
punished for this violation. It has been suggested that the name was revealed
in his one work for which a title is known, the “Epoptides”. The title, if
interpreted as it sometimes is to mean "tutelary deities," offers an
apt context. But elsewhere Servius — so too Macrobius — implies that the name
remained unrecorded. Quintus Valerius Soranus has been identified with the Q.
Valerius, described as philologos and philomathes (“a lover of literature and
learning”), whom Plutarch says was a supporter of Marius. This man was put to
death by Pompey in Sicily,where he would have accompanied Carbo, the consular
colleague of the recently murdered Cinna. Carbo was executed by Pompey. Cichorius
published an article[32] that organized the available evidence for the life of
Valerius Soranus and argued that his execution was a result of the Sullan
proscription . The view of his death as politically motivated has prevailed
among modern scholars: His death was thus the result of being proscribed
as a supporter of Marius, and has nothing to do with religious issues of any kind.
At the same time, we know that Soranus wrote works of a religious-antiquarian
kind, as well as verse, and was often cited by Varro. This link with Varro must
be the reason for associating the revelation of Rome's secret name with
Soranus' violent death, for, as we saw, it is Varro whom Servius cites as his
authority for linking the death with the revelation. But if Varro originated
the story, his reasons are hard to tease out of the roiled politics of the
Republic. Although Varro was the friend of Valerius Soranus, in the civil war
of the 40s he was on the side of the Pompeians. Caesar, however, not only
pardoned him, but gave him significant appointments. The biases of the
contemporary sources were not lost on Plutarch in his account of the killing. Furthermore,
Caius Oppius, the friend of Caesar, says that Pompey treated Quintus Valerius
also with unnatural cruelty. For, understanding that Valerius was a man of rare
scholarship and learning, when he was brought to him, Oppius says, Pompey took
him aside, walked up and down with him, asked and learned what he wished from
him, and then ordered his attendants to lead him away and put him to death at
once. But when Oppius discourses about the enemies or friends of Caesar, one
must be very cautious about believing him. Speaking the name could be construed
as a political protest and also an act of treason, as the revelation would
expose the tutelary deity and leave the city unprotected.This belief rests on
the power of utterance to "call forth" the deity (“evocatio”), so
that enemies in possession of the true and secret name could divert the divine
protection to themselves. The intellectual historian of the Republic Elizabeth
Rawson ventured cautiously that Soranus's "motive remains unclear, but may
have been political." More vigorous is the view of Alfonsi, who argued
that Soranus revealed the name deliberately so that the Italian municipalities
could appropriate it and break Rome's monopoly of power. Another interpretation
of these events, worth noting despite its fictional context, is that of
historical novelist Colleen McCullough, who melds political and religious
motives in a psychological characterization. In Fortune's Favorites,
McCullough's Soranus “screams aloud” the arcane name because the atrocities
committed during the civil war had rendered Rome unworthy of divine protection.
Rome and all she stood for would fall down like a shoddy building in an
earthquake. Quintus Valerius Soranus himself believed that implicitly. So
having told air and birds and horrified men Rome's secret name, Soranus fled to
Ostia wondering why Rome still stood upon her seven hills. The single couplet
that survives from Valerius Soranus's vast work as a poet, grammarian, and
antiquarian is quoted by St. Augustine in the De civitate Dei (7.9) to support
his view that the tutelary deity of Rome was the Capitoline Jupiter: Iuppiter
omnipotens regum rerumque deumque progenitor genitrixque deum, deus unus
et omnes. The syntax poses difficulties in attempts at translation, and there
may be some corruption of the text. It seems to say something like
"Jupiter All-powerful, of kings and the material world and of gods the
Father (progenitor), the Mother (genetrix) of gods, God that is One and All. Augustine
says that his source for the quotation is a work on religion by Varro, with
whose conception of deity Augustine argues throughout Book 7 of the De civitate
Dei. The view of Varro, and presumably of Soranus, was that Jupiter represents
the whole universe which emits and receives seeds (semina), encompassing the
generative powers of Earth the Mother as well as Sky the Father. This
unitarianism is a Stoic concept, and Soranus is usually counted among the
Stoics of Rome, perhaps of the contemporary school of Panaetius. The unity of
opposites in deity, including divine androgyny, is also characteristic of
Orphic doctrine, which may have impressed itself on Stoicism. The couplet may
or may not come from the Epoptides. The title is mentioned only in Pliny, and
none of the known fragments of Soranus can be attributed to this large-scale
work with certainty. Soranus's innovation in providing a table of contents — most likely a list of capita rerum
("subject headings") at the beginning — suggests that the Epoptides
was an encyclopedic or compendious prose work. Alternatively, the Epoptides may
have been a long didactic poem. Soranus is known to have written didactic
poetry and is likely to have been an influence when Lucretius chose verse as
his medium for philosophical subject matter. The most extensive argument
regarding the Epoptidesis that of Thomas Köves-Zulauf. Much of what can be
conjectured about the work derives from the interpretation of its title. The
Greek verb ἐποπτεύω (epopteuo) has the basic meaning of "to watch,
oversee" but also "to become an ἐπόπτης (epoptes,
"initiate," feminine epoptis and plural epoptides), the highest grade
of initiate at the Eleusinian mysteries. Köves-Zulauf argued that Soranus's
Epoptides was an extended treatment of mystery religions, and the title is
sometimes translated into German as Mystikerinnen.The classicist and
mythographer H. J. Rose, on the contrary, insisted that the Epoptides had
nothing to do with initiates. Elizabeth Rawson held with Initiated Women; the
Loeb Classical Library offers Lady Initiates; Nicholas Horsfall is satisfied
with The Watchers. Köves-Zulauf maintains that the epoptides of the title
represent the Stoic conception of female daimones who are guardians of
humanity, such as the Hours (Horae) and the Graces (Charites). Soranus
integrates this concept, he says, with the Tutelae, ancient Italic protective
spirits. The crime of Soranus was thus to reveal in this work the name of the
Tutela charged with protecting Rome. Works of later Roman grammarians
suggest that Soranus took an interest in etymology and other linguistic
matters. References edit Conrad Cichorius, “Zur Lebensgeschichte des
Valerius Soranus,” Hermes 41 (1906), p. 67; American Journal of Philology 28
(1907) 468. T.R.S. Broughton, The Magistrates of the Roman Republic, vol.
2, 99 B.C.–31 B.C. (New York: American Philological Association, 1952), p.
68. Conrad Cichorius, “Zur Lebensgeschichte des Valerius Soranus,” Hermes
41 (1906) 59–68, remains the most thorough discussion of the evidence; English
abstract in American Journal of Philology 28 (1907) 468. Oxford Latin
Dictionary (Oxford: Clarendon Press 1982, 1985 printing), entry on
"Soranus," p. 1793. Jaime Alvar, “Matériaux pour l'étude de la
formule sive deus, sive dea,” Numen 32 (1985), pp. 259–260. Edward
Courtney, The Fragmentary Latin Poets(Oxford: Clarendon Press, 1993), pp.
66–68; Attilio Mastrocinque, "Creating One's Own Religion: Intellectual
Choices," in A Companion to Roman Religion, edited by Jörg Rüpke
(Blackwell, 2007), p. 382. Pliny the Elder, preface 33, Historia
naturalis; John Henderson, “Knowing Someone Through Their Books: Pliny on Uncle
Pliny (Epistles 3.5),” Classical Philology97 (2002), p. 275. Marcus
Tullius Cicero, De oratore 3.43: litteratissimum togatorum omnium. Marcus
Tullius Cicero, Brutus 169. Cicero, Brutus 169: vicini et familiares mei;
Elizabeth Rawson, Intellectual Life in the Late Roman Republic(The Johns
Hopkins University Press, 1985), p. 34. Marcus Terentius Varro, De lingua
latina 7.31, 7.65, 10.70; Aulus Gellius, Noctes Atticae 2.10.3; Edward
Courtney, The Fragmentary Latin Poets (Oxford: Clarendon Press, 1993), p.
65. Giovanni Niccolini, I fasti dei tribuni della plebe(Milan 1934), pp.
430–431. Marcus Tullius Cicero, Post reditum in senatu 23. Marcus Tullius
Cicero, Epistulae ad familiares 13.4 (= 318 in the chronological edition of
Shackleton Bailey), 13.5 (= 319 SB), 13.6 (= 57 SB), 13.6a (= 58 SB);
discussion in John Pairman Brown, Israel and Hellas: Sacred Institutions and
Roman Counterparts, vol. 2 (Berlin and New York: Walter de Gruyter, 1995), pp.
248–249. Cicero, Brutus 169: non tam in dicendo admirabilis quam doctus
et Graecis litteris et Latinis. Edwin S. Ramage, “Cicero on Extra-Roman
Speech,” Transactions and Proceedings of the American Philological Association
92 (1961) 481–494, especially pp. 487–488. John Pairman Brown, Israel and
Hellas, vol. 2 (Berlin 1995), pp. 249–250. Elizabeth Rawson, Intellectual
Life in the Late Roman Republic (The Johns Hopkins University Press, 1985), p.
34 et passim. Matthias Klinghardt discusses the religious case in
"Prayer Formularies for Public Recitation: Their Use and Function in
Ancient Religion," Numen 46 (1999), pp. 43–45; see also H.S. Versnel, “A
Parody on Hymns in Martial V 24 and Some Trinitarian Problems,” Mnemosyne 27
(1974), p. 374, especially note 44. The "praetor" may be
Pompey; see below. Servius, Commentary on the Aeneid 1.277: denique
tribunus plebei quidam Valerius Soranus, ut ait Varro et multi alii, hoc nomen
ausus enuntiare, ut quidam dicunt raptus a senatu et in crucem levatus est, ut
alii, metu supplicii fugit et in Sicilia comprehensus a praetore praecepto
senatus occisus est; from the Perseus Project's online edition of Servii
Grammatici qui feruntur in Vergilii carmina commentarii, edited by George Thilo
et Hermann Hagen (Teubner 1881). Smith, Dictionary of Greek and Roman
Antiquities, entry on "Crux," Bill Thayer's LacusCurtius edition;
Elizabeth Rawson, "Sallust on the Eighties?", Classical Quarterly Coleman,
"Fatal Charades: Roman Executions Staged as Mythological Enactments,"
Journal of Roman Studies80 (1990), p. 53 et passim; for full discussion, see M.
Hengel, Crucifixion in the Ancient World (London 1977), especially
"Crucifixion and Roman Citizens" and "The 'Slaves'
Punishment," chapters 6 and 8. Valerius Maximus, 2.7.12.
"Tribune" at Livius.org; fuller discussion of the tribunate at Smith,
Dictionary of Greek and Roman Antiquities, "Tribunus," Bill Thayer's
LacusCurtiusedition.. “This name and the name of the tutelary deity of
Rome had to be handed down from one generation of Roman priests and magistrates
to the succeeding one”: Jerzy Linderski, "The Augural Law," Aufstieg
und Niedergang der römischen Welt II 16.3 (1986), p. 2255, note 424. The story
of Valerius Soranus, Linderski assumes, indicates that tribunes knew the name;
the reasoning may be circular. Pliny the Elder, Historia naturalis 3.65;
Plutarch, Roman Questions 61. The late antique grammarian Solinus (1.4) also reports
that Valerius Soranus was killed for profaning the name of Rome, connecting the
act to the Roman goddess Angerona, whose cult statue depicted her with a sealed
mouth. Thomas Köves-Zulauf, "Die Ἐπόπτιδες des Valerius
Soranus," Rheinisches Museum "Tutelary deities" is not the
universal translation: see discussion under Literary Works. Servius,
Commentary on the Aeneid 1.277; Macrobius, Saturnalia 3.9; John Pairman Brown,
Israel and Hellas, vol. 2 (Berlin 1995), p. 250. The ancient sources on the
violation make a distinction without, in the outcome for Soranus, a difference;
some say the arcanum not to be revealed was the secret name of Rome, and others
that of Rome's tutelary deity, see L'identità segreta della divinità tutelare di
Roma. Un riesame dell' affaire Sorano. Roma, Settimo Sigillo, 2011.
Plutarch, Life of Pompey 10.4: φιλόλογος ἀνὴρ καὶ φιλομαθής. Conrad
Cichorius, "Zur Lebensgeschichte des Valerius Soranus," Hermes 41
(1906), p. 59; T.R.S. Broughton, The Magistrates of the Roman Republic, vol. 2,
99 B.C.–31 B.C. (New York: American Philological Association, 1952), p. 68;
Edward Courtney, The Fragmentary Latin Poets (Oxford: Clarendon Press, 1993),
p. 65. Jörg Rüpke, Religion of the Romans, translated and edited by
Richard Gordon (Cambridge: Polity, 2007) p. 133. Conrad Cichorius,
"Zur Lebensgeschichte des Valerius Soranus," Hermes 41 (1906) 59–68;
English abstract in American Journal of Philology Rüpke, Religion of the
Romans, translated and edited by Richard Gordon (Cambridge: Polity, 2007). p.
133. This view is shared by Stefan Weinstock, review of Die Geheime
Schutzgottheit von Rom by Angelo Brelich, Journal of Roman Studies Political
and religious motives reviewed by John Pairman Brown, Israel and Hellas, vol. 2
(Berlin 1995), pp. 249–250. For the development of the story of Valerius
Soranus as a cautionary tale, see Trevor Murphy, “Privileged Knowledge:
Valerius Soranus and the Secret Name of Rome,” in Rituals in Ink: A Conference
on Religion and Literary Production in Ancient Rome (Stuttgart 2004), pp.
127–137. Elizabeth Rawson, Intellectual Life in the Late Roman Republic
(The Johns Hopkins University Press, 1985), p. 105. Plutarch, Pompey
10.4–5, Loeb Classical Library translation of the Lives, vol. 5 (Cambridge
University Press 1917), Bill Thayer's edition at LacusCurtius. John
Pairman Brown, Israel and Hellas, vol. 2 (Berlin 1995), p. 250, citing Luigi
Alfonsi, "L'importanza politico-religiosa della 'enunciazione' de Valerio
Sorano," Epigraphica 10 (1948) 81–89. Pliny says that the Romans
practiced evocatio when they laid siege to a city, with the priests calling out
the foreign god and promising him a greater cult among them (Historia naturalis
28.18). Macrobius even provides the charm of evocation used against Carthage
(Saturnalia 3.9). The secrecy surrounding prayer formularies, particularly the
correct names of gods, was characteristic also of Judaism, Egyptiansyncretistic
religion, mystery religions, and later Christianity. See Matthias Klinghardt,
“Prayer Formularies for Public Recitation: Their Use and Function in Ancient
Religion,” Numen 46 (1999) 1–52, pp. 43–44 on this case; also article on
"Magic and Religion: The Name of God." Elizabeth Rawson,
Intellectual Life in the Late Roman Republic (The Johns Hopkins University
Press, 1985), p. 300, note 12. Luigi Alfonsi, "L'importanza
politico-religiosa della enunciazione di Valerio Sorano (a proposito di CIL I²
337)." Epigraphica McCullough, Fortune's Favorites(HarperCollins, 1994
edition), pp. 108 and 158. Arthur Bernard Cook, “The European Sky-God
III: The Italians,” Folklore 16 (1905), p. 299. Robert M. Grant, review
of Varros Logistoricus über die Götterverehrung ("Curio de cultu
deorum"), dissertation by Burkhart Cardauns (Würzburg 1960) in Classical
Philology 57 (1962), p. 140; Elizabeth Rawson, Intellectual Life in the Late
Roman Republic(The Johns Hopkins University Press, 1985), p. 300, especially note
12; Jaime Alvar, "Matériaux pour l'étude de la formule sive deus, sive
dea," Numen Zeller, A History of Eclecticism in Greek 'Philos', translated
by S.F. Alleyne (Kessinger, 2006, originally published 1883), p. 74; Michael
von Albrechtet al., A History of Roman Literature: From Livius Andronicus to
Boethius, vol. 1 (Brill, 1997), p. 504, translated from Geschichte der
römischen Literatur: von Andronicus bis Boethius (1992). Edward Courtney,
The Fragmentary Latin Poets(Oxford: Clarendon Press, 1993), pp. 66–68; Attilio
Mastrocinque, "Creating One's Own Religion: Intellectual Choices," in
A Companion to Roman Religion (Blackwell, 2007), p. 382, pointing out that the
Hymn to Zeus of Cleanthes presents a similar view of the god, and that Laevius,
a likely contemporary of Valerius Soranus, held that Venus was both female and
male (according to Macrobius, Saturnalia 3.8.3). Marcello De Martino, in
L'identità segreta della divinità tutelare di Roma. Un riesame dell' affaire
Sorano. Roma, Settimo Sigillo, 2011, believes that Sorano revealed the name of
Roman tutelar deity, who was androgynous. Nicholas Horsfall, “Roman
Religion and Related Topics,” review of Thomas Köves-Zulauf, Kleine Schriften
(Heidelberg 1988), Classical Review 41 (1991) 120-122. An innovation
admired by Pliny the Elder, preface 33, Historia naturalis. Elizabeth Rawson,
Intellectual Life in the Late Roman Republic (The Johns Hopkins University
Press, 1985), p. 51; John Henderson, “Knowing Someone Through Their Books:
Pliny on Uncle Pliny (Epistles 3.5),” Classical Philology 97 (2002), p.
275. C. Joachim Classen, “Poetry and Rhetoric in Lucretius,” Transactions
and Proceedings of the American Philological Association 99 (1968), p. 115;
"Lucretius and Callimachus, " in Lucretius, edited by Monica R. Gale,
Oxford Readings in Classical Studies (Oxford University Press, 2007), p.
329. Nicholas Horsfall called the 33-page essay on a non-extant work
"something of a tour de force," in “Roman Religion and Related
Topics,” Classical Review Liddell and Scott, A Greek-English Lexicon (Oxford:
Clarendon Press 1843, 1985 printing), entry on ἐποπτεία and related words, p.
676; Trevor Murphy, “Privileged Knowledge: Valerius Soranus and the Secret Name
of Rome,” in Rituals in Ink (Stuttgart 2004), p. 133. H.J. Rose, “Latin
Literature for Italian Children,” Classical Review Rawson, Intellectual Life in
the Late Roman Republic (The Johns Hopkins University Press, 1985), p. 34, note
85. H. Rackham's translation of Pliny's Natural History(Harvard
University Press, 1991). Nicholas Horsfall, noting that the word's only
other occurrence in Latin is from Cornutus, in “Roman Religion and Related
Topics,” Classical Review For instance, Aulus Gellius, citing Varro, notes that
Valerius Soranus thought the Old Latin word flavisareferred to the same object
as the Greek-derived word thesaurus 'treasure trove', and suggested that the
Latin word derived from the flata pecunia, that is 'minted money', stored there
(Attic Nights 2.10 = Varro, fragment 228 in Funaioli Grammaticae Romanae
Fragmenta). Roman antiquarians often used etymology to investigate the history
of objects and institutions. Varro, De lingua latina 7.31 and 10.70 Annotated
bibliography edit Alfonsi, L. "L'importanza politico-religiosa della
enunciazione di Valerio Sorano (a proposito di CIL I² 337)." Epigraphica
10 (1948) 81–89. Argues that Valerius Soranus should be identified with
Valerius Aedituus, a poet from the circle of Lutatius Catulus (this
identification is not widely agreed upon, though both E. Badian, "From the
Gracchi to Sulla (1940–59)," Historia Gabba, "Politica e cultura in
Roma agli inizi del I secolo a. C.," Athenaeum (1953), p. 259ff., as cited
by Badian, are willing to entertain the possibility) and that he revealed the
name of Rome to disrupt the exclusivity of the Roman aristocracy and enable the
participation of the Italic communities. (Abstract translated from L'Année
philologique.) Brown, John Pairman. Israel and Hellas, vol. 2. Berlin and New
York: Walter de Gruyter, 1995, pp. 247–250 on Valerius Soranus. Cichorius,
Conrad. “Zur Lebensgeschichte des Valerius Soranus.” Hermes 41 (1906) 59–68.
The most thorough biographical reconstruction. English abstract in American
Journal of Philology 28 (1907) 468. Courtney, Edward. “Q. Valerius (Soranus).”
The Fragmentary Latin Poets. Oxford: Clarendon Press, 1993, pp. Edition with
commentary and biographical note. Courtney refrains from identifying some
recognized fragments of Soranus's work as poetry and thus omits them. See
Funaioli and Morel following. De Martino, Marcello. L'identità segreta della
divinità tutelare di Roma. Un riesame dell'affaire Sorano. Roma: Settimo
Sigillo, 2011. Funaioli, Gino. Grammaticae romanae fragmenta, vol. 1. Leipzig:
Teubner, 1907. Testimonia and fragments of Valerius Soranus's grammatical
works, pp. 77–79. Horsfall, Nicholas. “Roman Religion and Related Topics.”
Review of Thomas Köves-Zulauf, Kleine Schriften, ed. Achim Heinrichs
(Heidelberg 1988). Classical Review Klinghardt, Matthias. “Prayer Formularies
for Public Recitation: Their Use and Function in Ancient Religion.” Numen 46
(1999) 1–52. On the case of Valerius Soranus, pp. 43–45. Köves-Zulauf, Thomas.
"Die Ἐπόπτιδες des Valerius Soranus." Rheinisches Museum Reprinted in
the author's Kleine Schriften, ed. Achim Heinrichs (Heidelberg 1988). Argument
summarized under Literary works. Morel, Willy, with Karl Büchner and Jürgen
Blänsdorf. Fragmenta poetarum Latinorum epicorum et lyricorum praeter Ennium et
Lucilium. 3rd edition. Stuttgart: Teubner, 1995. Contains fragments of Valerius
Soranus not presented in Courtney. Murphy, Trevor. “Privileged Knowledge:
Valerius Soranus and the Secret Name of Rome.” In Rituals in Ink: A Conference
on Religion and Literary Production in Ancient Rome (Stuttgart 2004), pp.
127–137. ISBN 3-515-08526-2 Rehearses sources for nomentransgression, with a
stated interest in the significance of the story rather than its historicity.
Some misapprehensions in handling primary source material. Niccolini, Giovanni.
I fasti dei tribuni della plebe. Milan 1934. Section on Valerius Soranus, pp.
430–431. Rüpke, Jörg. Religion of the Romans. Translated and edited by Richard
Gordon. Cambridge: Polity, Discusses the case of Valerius Soranus (p. 133) in
his consideration of Rome's tutelary deity. Weinstock, Stefan. Review of Die
Geheime Schutzgottheit von Rom by Angelo Brelich. Journal of Roman Studies 40
(1950) 149–150. Passing consideration of the likely political character of
Valerius Soranus's execution, valuable mainly because of Weinstock's
auctoritas. Last edited 3 months ago by Omnipaedista Di Penates Terra
(mythology) The personification of the Earth in ancient Roman religion and
mythology Quintus Valerius Orca. Sorano
Grice e Sorano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Barea Sorano. Part of the Porch opposition to
Nerone, Sorano was betrayed by his friend Publio Egnazio Celer. He was
condemned to death at the same time as Trasea Peto.
Grice e Sordi – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Centenaro di
Ferriere). Filosofo italiano. Si fa religioso nella Compagnia di Gesù e ben
quattro dei suoi fratelli seguirono il suo esempio. Entra nel seminario
di Piacenza, dove frequenta le classi ginnasiali. Vince il concorso per
l'ammissione al Collegio Alberoni di Piacenza, dove rimase fino al quando fu
costretto a lasciare per motivi di salute. Rientrò in seminario e, sotto la
guida di V. Buzzetti, approfonde la filosofia d’Aquino la cui filosofia era
andata in disuse. S’insegna la filosofia del secolo: Sarti, Soave, Draghetti,
Condillac, Wolfe, Storkenau). Divenne sacerdote ed entrò nella Compagnia
di Gesù appena ricostituita, fece il noviziato nella Casa di Sant'Ambrogio a Genova,
dove incontrò Azeglio che attraverso i colloqui con il Sordi conobbe e stimò la
filosofia di San Tommaso, di cui prima aveva sentito parlare con disprezzo e
incominciò a rivedere la sua formazione filosofica. Divenne insegnante di
filosofia nel Collegio di Ferrara e passò a Reggio Emilia come insegnante di
logica, metafisica ed etica e con la carica di prefetto della biblioteca
civica. A Reggio Emilia si distinse e acquisce stima e fama tanto che il padre
Generale della Compagnia Luigi Fortis lo propone al padre Pavani, provinciale
d'Italia, come professore di logica nel Collegio Romano. Il Pavani, però prega il
padre Generale di desistere dal suo proposito per motivi di opportunità “si
leverebbe un gran rumore tra i professori del Collegio Romano tanta è la
prevenzione contro il padre Sordi perché tomista.” Dal 1829 al 1834 venne
mandato a Modena, al collegio San Bartolomeo, come professore di logica,
metafisica ed etica. Ispirandosi ai rivolgimenti culminati con la cattura di C.
Menotti, pubblica “Catechismo delle rivoluzioni”. Stringe amicizia con G. Pecci.
Attraverso quest'amicizia puo esercitare il suo influsso anche su suo fratello,
Pecci che, divenuto poi Papa, con l'Enciclica Aeterni Patris propone a tutte le
scuole cattoliche le dottrine d’Aquino. Inviato a Forlì e poi a Spoleto
dove insegna. Nominato Rettore del Collegio di Orvieto. Ritornò a Modena come
Rettore; carica che esercitò per tre anni, e poi rimase ancora a Modena come
Ministro e Padre Spirituale degli alunni. Rettore del Collegio San Pietro
di Piacenza, dove già e stato aperto anche l'AloisianumIstituto di formazione
filosofica per giovani gesuiti dell'area Lombardo Veneta. E ancora a Piacenza,
quando il Collegio venne preso d'assalto dai rivoluzionari: “Scoppiarono allora
alte grida diAbbasso i gesuiti. Morte ai gesuiti. Mortee qui aggiungevano i
nomi or dell'uno or dell'altro Padre del collegio.” Così si legge nel racconto
di padre Lombardini, testimone oculare degli avvenimenti. J. Roothaan lo chiama
a Roma, desideroso di vedere finito un testo di filosofia che doveva realizzare
insieme a Carminati. Nominato Preposto della Provincia Romana. Governa quella
Provincia con rara prudenza e grande spirito di bontà. Passa al Collegio
degli scrittori della Civiltà Cattolica con l'incarico di scrittore e padre
spirituale della comunità. Contribuì in questi tre anni al fiorire della
rivista componendo con padre Taparelli una serie di articoli. Chiamato
all'Aloisianum di Verona come Prefetto degli studi dei giovani religiosi che
qui studiavano filosofia. Uno dei più insigni rappresentanti del tomismo, il
movimento di rinnovamento della filosofia d’Aquino, che, partito da Piacenza
con V. Buzzetti, si diffuse in tutta
l'Italia tramite i fratelli Sordi, alunni dello stesso Buzzetti. I due
fratelli, entrati nella Compagnia di Gesù, portarono il rinnovamento tomista,
cioè le grandi idee di San Tommaso studiate e sviluppate ai fini di rispondere
agli interrogativi più profondi dell'uomo moderno. La sua azione in favore del
neotomismo e particolarmente efficace per gli incarichi prestigiosi a lui
affidati, per il suo insegnamento presso numerosi Collegi dove i suoi scritti
di filosofia, trascritti, venivano usati come testo; inoltre molte delle
persone da lui avviate allo studio di San Tommaso sono state i protagonisti del
rinnovamento tomista e i diretti collaboratori nella preparazione
dell'enciclica "Aeterni Patris" in cui Leone XIII esorta a rimettere
in uso la sacra dottrina d’Aquino e a propagarla il più largamente possibile.
Il suo fratello, Domenico, diffuse il tomismo nella provincia napoletana, dove
opera in varie città (Napoli, Lecce, Maglie, Salerno, Sora, Arpino, Andria). Al
Collegio Massimo di Napoli e collaboratore d’Azeglio promuovendo la diffusione
della filosofia d’Aquino fra gli alunni, alcuni dei quali furono protagonisti
del rinnovamento della cultura cattolica. Fra questi va ricordato Curci
fondatore della “Civiltà Cattolica”, che descrive il suo insegnante con dovizia
di particolari nelle sue “Memorie” eMatteo Liberatore, cofondatore del
periodico “Scienza e Fede”, redattore di “La Civiltà Cattolica” e uno degli
estensori dell'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. Altre saggi: “Appendice
al capitolo XII del Catechismo del senso comune” del Rorbacher L'Amico d'Italia
(Genova); “Theses ex universa
Philosophia” (Parma); “Catechismo delle Rivoluzioni” (Modena, Soliani); “Lettere
intorno al Nuovo saggio sull'origine delle idee di Serbati” (Modena, Vincenzo
Rossi); “I primi elementi del sistema di V. Gioberti dialogizzati tra lui e un
lettore dell'opera sua – Bergamo, Natali, Allocuzione di Pio IX con in fine
esposizione della materia a modo di catechismo” (Roma, Apostolica); “I misteri
di Demofilo” (Torino Castellazzo) e De Gaudenzi, Circolare del R.Provinciale ai
Superiori della Provincia Romana –Roma, Civ. Cattolica. De studio Theologiae in
nostra societate –Roma, Civ. Cattolica, Recensione all'opuscolo di Giacomo Oddo
“l'Indipendenza, il Cattolicesimo e l'Italia, MilanoRoma, Civ, Cattolica La
libertà al tribunale della ragioneRoma, Civ. Cattolica. Se per essere
indipendenti abbisogna che il Papa abbia il potere temporale. Di un sacerdote
cattolico, Roma Civ. Cattolica. Il movimento nazionale, istruzione popolare in
occasione di un opuscolo pubblicato nell'Umbria da un preteso prete galantuomo Roma
Civ. Cattolica, opuscolo di 48 Il
Sillabo di S. S. Pio Papa IX esposto in forma di catechismo da lSerafino Sordi
della Compagnia di Gesù Verona, Vigentini e Franchini); “Saggio intorno alla
dialettica e alla religione di Gioberti (Piacenza, Tedeschi); “Una proposta al
Clero Italiano”; “Ragionamenti sul Gesuita Moderno” (Torino, Castellazzo e De
Gaudenzi); “La scomunica: Nel Messaggero di Modena, Lettera sull'Austria,
Bergamo, Dottrine di S. Alfonso dei Liquori difese contro le impugnazioni di Rosmini
Monza. “Ontologia” (Dezza); “Theologia naturalis” (Dezza); “Manuale di logica”
(Pesce). Opere inedite riportate da Dezza in Alle origini del Neotomismo”: “Ethica
generalis et specialis”; “Psicologia”; “Sull'origine delle idee”; “Sulla
materia e sulla forma”; “Sull'evidenza”; “Intorno alla filosofia a noi
prescritta da S. Ignazio”; “Esortazioni al clero (presso don Ballerini PC). Alle
origini del Neotomismo, Dezza, I neotomisti; E. Silva, Ferriere, cenni storici,
R. Comandini, “Nuovi contributi alla conoscenza di V. Buzzetti e dei discepoli
cresciuti alla sua scuola -- saggio sulla rinascita del Tomismo”; Dezza, I
neotomisti italiani”; Dezza, “ Alle origini del Neotomismo, Breve storia della
Provincia veneta della Compagnia di Gesù dalle sue origini fino ai giorni nostril;
“La chiesa di S. Pietro in Piacenza Studi per il IV cent. dalla fond. TEP; Breve
storia della Provincia Veneta della Compagnia di Gesù dalle sue origini fino ai
giorni nostri A. M. D. G C. Cenacchi, Tomismo e Neotomismo a FerraraLiber.
Edit. Vaticana La Civiltà Cattolica, R. Comandini, Nuovi contributi alla
conoscenza del canonico Vincenzo Buzzetti e dei discepoli cresciuti alla sua
scuola Saggio sulla rinascita del Tomismo Libr. Edit. Vaticana, F. Cordani, Una
grande cultura piacentina dimenticata, PC Ed. Berti C. M. Curci, Memorie di Curci,
G. Barbera Editore, FI C. M. Cornoldi, Memorie Autobiografiche (Archivio Aloisianum)
F. Dante, Storia della Civiltà Ed. Studium Roma.Dezza, A MI.Dezza, I neo-tomisti
italiani del XIX secolo, Bocca ed. MI. La chiesa di S. Pietro in Piacenza Studi per
il IV cent. dalla fond. TEP); Giarelli, Storia di Piacenza dalle origini ai
nostri giorni, II Ed. Porta PC L.
Ferrari, I fratelli Sordi e il Neotomismo in Italia in il filosofo canonico V.
Buzzetti nel centenario della morte, PC G. Martina, La Chiesa nell'età
dell'assolutismo, del liberismo, del totalitarismo, Morcelliana BS. U.
Padovani, “Importanza della critica filosofica di S. Sordi a V. Gilbert” (“Riv.
Di Filosofia Neoscolastica, MI ed. Vita e Pensiero A. Monti, "La Compagnia
di Gesù nel territorio della Provincia Torinese, Chieri); Giovanni Paolo II,
enciclica Fides et Ratio; S. Panareo, L'istruzione in terra d'Otranto sotto i
Borboni, B. Perazzoli, Studi sul Rosminianesimo nell'Ottocento, Ed. Rosminiane
Sodalitas, L. Pozzi, S: Sordi filosofo neotomista, Studia Patavina Riv. Di
Filos.e Teologia. V. Rolandetti, Da
Buzzetti all'Aeterni Patris Conv. Intern. Tomistico (Trento); V. Rolandetti,
Buzzetti teologo, Libr. Ed. Vat. E. Silva, Ferriere, cenni storici, UTEP, PC, D.
Sordi, Pochi e brevi cenni sulla vita menata nel secolo da P.S.Sordi, man.
Inedito G. Sordi, Il contributo dei gesuiti piacentini Serafino e Domenico
Sordi alla diffusione del neo-tomismo nella cultura, PC altervista.org G.
Tononi, Condizioni della Chiesa nei ducati parmensi. M. Volpe, I Gesuiti nel
Napoletano Aeterni Patris Aloisianum
Carlo Maria Curci Collegio Alberoni Compagnia di Gesù Jan Roothaan La Civiltà
Cattolica L. Taparelli d'Azeglio Matteo Liberatore Neotomismo Sordi, su Treccan iEnciclopedie Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Serafino Sordi. G. Sordi, Il contributo
dei gesuiti piacentini Serafino e Domenico Sordi alla diffusione del neotomismo
nella cultura cattolica, PC su serafinosordi. altervista. La Civiltà Cattolica Taparelli
d'Azeglio e il rinnovamento della Scolastica al Collegio Romano] italia La
Civiltà Cattolica; Intorno alle origini del rinnovamento tomistico in Italia” (Taparelli
e Sordi). La rinascita del tomismo a Napoli (parte primaI collaboratori del Taparelli; “Il
peripato in azione”; “Il contributo della Compagnia di Gesù alla preparazione
dell'enciclica “Aeterni Patris.” Serafino Sordi. Sordi. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Sordi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Soria – l’opuscolo – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Sant'Andrea
a Lama). Filosofo italiano. Figlio da Enrico. La famiglia risiedeva da tempo a
Sant'Ilario in Campo, nell'isola d'Elba. Appartenente alla corrente del
sensismo. Insegna a Pisa. Combate Cartesio ed esalta Galilei. Scrive il saggio
“Rationalis Philosophiae Institutiones”. Direttore della Biblioteca di Pisa.
Pubblica a Pisa la “Raccolta di opuscoli filosofici e filologici.” Il saggio comprende
“Dell’immaterialità delle nature intelligenti”; “Della potenza che ha lo
spirito umano di determinar se medesimo chiamata libertà”; “Il virtuoso regime
del proprio corpo è un bene indispensabile per la felicità della vita” e “Della
natural dipendenza della salute corporea dall'Ilarità dello Spirito”; “Della
Simpatia” – “Dialogo tra un Cav. Francese, e un Italiano” e l’”Esame del
Giudizio di Monsieur Du Fresnoy circa Buonarroti”; “Sulle metamorfosi
degl'insetti”; “Degl'influssi celesti”; “Dissertazione Accademica
sull'Innesto”; “La teoria de' fosfori, e de' loro divarj. Allievo di Grandi, segna il passaggio della
scuola galileiana verso l'illuminismo. De Soria individual nello sviluppo
economico il centro dell'interesse dell'attività politica. È sepolto nella
chiesa di Sant'Andrea a Lama, in provincia di Pisa, paese di origine della
madre. Ugo Baldini, De Soria, Giovanni
Gualberto, in "Dizionario biografico degli italiani", Roma, Istituto
della Enciclopedia italiana, Soria è attestato anche a Livorno ed è appartenuto
a una nota famiglia locale. L.S. Olschki, Firenze). Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni
Gualberto De Soria. Soria. Keywords: l’opuscolo, simpatia. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Soria” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Sorrentino. Andrea. Vico. Bordon, La retorica di Vico. Andrea
SORRENTINO, G. B. V. e le razze mediterr.inee: in Bulletin italien di Bordeaux,
a. XVII, n. 2, avril - juin 1917, pp. 96-101. 19. Alberto ScrocCA, G. B. V. e
un suo recente critico: in Rassegna nazionale di Firenze, 1-16 agosto e i...
Grice e Sorrentino – la persona come
paradigma di senso – filosofia italiana – Luigi Speranza (Carbonara di Nola). Flosofo italiano. Tra
i massimi esperti italiani di teologia filosofica, ma oltre alle letture di
carattere teologico-religioso, è anche ideatore di una filosofia autonoma ed
originale. -- è infatti convinto che si debba ricercare una connessione tra le
varie forme di sapere, spesso rinchiuse nell'ambito dei propri specialismi e
pertanto sterili. Studia a Milano. Si laurea in Filosofia presso l'Università
degli Studi di Napoli "Federico II". Consegue la laurea in teologia
presso la facoltà teologica "San Luigi" di Napoli. Insegna a Salerno.
Sviluppa tematiche come il dibattito sulla religione, inteso nel senso di una
problematizzazione e di una tematizzazione del religioso nella società a
partire dal tardo Illuminismo. Cerca di inquadrare la filosofia relativa
all'etica e alla religione. Da qui parte il tentativo di una tematizzazione
filosofica della dimensione simbolica. Il motore della ricerca è il tentativo
di giungere ad una forma di connessione dei saperi che possa superare le
difficoltà e le incomprensioni del mondo contemporaneo, non solo in ambito
filosofico. Altre saggi: “La teologia
della secolarizzazione: chiesa, mondo e storia”; “La filosofia della religione,
Ermeneutica e filosofia trascendentale”; “Filosofia ed esperienza religiosa”; “Realtà
del senso e universo religioso”; “Per un approccio trascendentale al fenomeno
religioso”; “La dottrina della fede”; “Il valore della vita”; “Dialettica”; “Obbedire
al tempo”; “L'attesa”; “La dialettica nella cultura romantica”; “Religione e
religioni”; “Il prisma della rivelazione”; “Una nozione alla prova di religioni
e saperi”; “L'eredità dell'Illuminismo e la critica della religione”; “Diversità
e rapporto tra culture”; “Le ragioni del dialogo. Grammatica del rapporto tra
le religioni”; “Nichilismo e questione del senso”; “Teologia naturale e
teologia filosofica”; “La libertà in discussione”; “Le ragioni del dialogo.
Grammatica del rapporto fra le religioni, “La persona come paradigma di senso”;
“Dibattito sull'eredità di Mounier”; “La teologia politica in discussione” (Salerno,
Giornale di filosofia della religione,. Sergio Sorerntino. Sorrentino. Keywords:
la persona come paradigma di senso, H. P. Grice, P. F. Strawson. Luigi
Speranza,”Grice e Sorrentino”.
Grice e Sorrentino -- Sorrentino, Vincenzo.
Grice e Sosistrato – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Locri). Filosofo italiano. A Pythagorean,
according to Giamblico.
Grice e Sozione – Roma antica – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Teacher
of Seneca. In glossary to Roman philosophers, in “Roman philosophers.” Sozione di Alessandria filosofo greco antico Lingua
Segui Modifica Disambiguazione – Se stai cercando il biografo e
dossografo di età ellenistica, vedi Sozione il Peripatetico. Sozione di
Alessandria (Alessandria d'Egitto) è un filosofo italiano. Filosofo pitagorico,
appartenente alla scuola dei Sestii, e accolge anche motivi etici di
derivazione stoica. Visse a Roma all'epoca di Ottaviano e di Tiberio e e tra i
maestri di Seneca; viene da questi citato, a proposito del vegetarianismo di
ispirazione pitagorica, nelle Lettere a Lucilio, 108, 20-21: «Non
credi che le anime siano assegnate successivamente a corpi diversi, e che
quella che chiamiamo morte sia soltanto una migrazione? Non credi che negli
animali domestici o selvaggi o acquatici dimori un'anima che un tempo è stata
di un uomo? Non credi che nulla si distrugge in questo mondo, ma cambia
unicamente sede? Che non solo i corpi celesti compiono giri determinati, ma
anche gli animali seguono dei cicli, e che le anime percorrono come un circolo?
Grandi uomini hanno creduto a queste cose. Perciò, astieniti da un giudizio e
lascia tutto in sospeso. Se queste teorie sono vere, l'astenersi dalle carni ci
mantiene immuni da colpa; se sono false, ci mantiene frugali. Che danno deriva
dal credere in esse? Ti privo degli alimenti dei leoni e degli avvoltoi.»
Note modifica ^ Traduzione di Monica Natali in Seneca, Tutte le opere, a cura
di Giovanni Reale, Bompiani,
Bibliografia modifica L. Ferrero, Storia del Pitagorismo nel mondo
romano dalle origini alla fine della Repubblica, Torino-Cuneo 1955 B. Centrone,
Introduzione ai Pitagorici, Roma-Bari 1996 Altri progetti modifica Collabora a
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Alessandria Collegamenti esterni Ultima modifica 1 anno fa di AndreA PAGINE
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antico Sozione pagina di disambiguazione di un progetto Wikimedia
Grice e Sozzini – razionalismo, e moi -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Siena). Socinianism,
Nella prima meta del sedicesimo sicolo nacquero in questa casa Lelio e Fausto
Sozzini letterati insigni filosofi sommi della liberta di pensiero strenui
propugnatori contro il soprannaturale vindice della umana ragione fondarono la
celebre scuola Socinian precorrendo di tre secoli le dottrine del modern
razionalismo – I liberali senesi ammiratori reverenti questa memoria posero
1879. Fausto. Fausto Sozzini. Lelio Sozzini. Sozzini. Keywords. Refs.: H. P.
Grice, “Sozzini, rationalism, and moi”, Luigi Speranza, “Grice e Sozzini” – The
Swimming-Pool Library.
Grice
e Sulla – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Apellicon was a member of
the Lizio. He acquired an extensive collection of the works of Aristotle and
Teofrasto that had once belonged to Neleo di Scessi. SULLA took it away from
him and transported it to Roma, where Tirannio was put in charge of sorting it
out and looking after it.
Grice e Spadaro – conversazione coll’angelo
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Messina), Filosofo italiano. Laureato a Messina, entra subito
dopo nel noviziato della Compagnia di Gesù. Insegna lettere a Roma. Riceve
l'ordinazione presbiterale e il 24 maggio 2007 pronuncia i voti solenni nella
Compagnia di Gesù. Consegue la licenza in Teologia Fondamentale, il diploma in
Comunicazioni Sociali, il dottorato di ricerca in Teologia presso la Pontificia
Università Gregoriana di Roma. Completa la sua formazione negli Stati Uniti,
nella Provincia dei gesuiti di Chicago. Comincia a scrivere per la rivista La
Civiltà Cattolica e entra a far parte in maniera stabile della redazione. Si
occupa soprattutto di teoria della letteratura e di critica letteraria, in
particolare legata ad autori contemporanei italiani (tra questi, Pavese, Bassani,
Luzi, Tondelli. Tra le materie che tratta vi sono anche la musica, l'arte
contemporanea, il cinema e le nuove tecnologie della comunicazione e il loro
impatto sul modo di vivere e pensare (in particolare su, Second Life, sulla
lettura digitale, sui vari social networks, sulla filosofia hacker o sulla cyberteologia). Ha fondato Bomba Carta, un progetto culturale
che coordina iniziative di scrittura creativa, produzione video e lettura anche
su internet. È curatore della collana di poesia L'Oblò delle edizioni Ancora. Insegna
presso il Centro Interdisciplinare di Comunicazione Sociale della Pontificia
Università Gregoriana -- è a capo del
comitato scientifico "La sfida e l'esperienza" che raccoglie docenti
e manager interessati ai temi della spiritualità e dell'innovazione. Viene
incaricato di coordinare le attività culturali della Compagnia di Gesù in
Italia. -- è il relatore principale al primo evento organizzato dai Gesuiti
sulla musica rock nel quale riabilita la dignità musicale (non liturgica) del
genere nel suo complesso, limitandone la condanna alla valutazione di rari e
singoli casi. Diviene Rettore della Comunità dei gesuiti de La Civiltà
Cattolica. -- è annunciata la sua nomina a direttore della rivista.. Nel numero
del 1º ottobre della rivista è apparso
il suo articolo di presentazione nella nuova veste di direttore. La sua attività in Rete è legata, oltre alla
presenza nei social network, anche allun sito personale e di due blog: uno
dedicato alla CyberTeologia e uno dedicato a Flannery O'Connor. Benedetto XVI
lo nomina consultore del Pontificio Consiglio della Cultura e anche consultore
del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Riceve a Caserta il
prestigioso premio "Le Buone Notizie Civitas Casertana", uno dei più
importanti premi di giornalismo italiani, unico nel suo genere a livello
internazionale. Ad agosto incontra più volte papa Francesco per conto
de La Civiltà Cattolica e di altre 15 riviste della Compagnia di Gesù. Il
contenuto delle conversazioni è stato pubblicato sotto forma di intervista a
settembre ed ampiamente ripreso dalla
stampa internazionale. Dedicato un
articolo all’utopia. L'articolo analizza il significato di utopia nel contesto culturale italiano, ne
analizza la storia, e ne mette in evidenza pregi e limiti. La sua conclusione è che dalla descrizione e
dalle valutazioni compiute comprendiamo bene come rappresenti un sogno illuminista di
descrivere il mondo, che però si scontra con le difficoltà di accreditarsi come
compendio di sapere credibile, mantenendo nel contempo anonimato, flessibilità
e continua apertura a nuovi collaboratori. Nello stesso tempo questa «utopia»
rovescia il sogno dell'enciclopedia tradizionale, intesa come costruzione
autorevole, organica e integrata del sapere. Infatti è come un organismo vivente: cresce (al ritmo
del 7% ogni mese), si ammala, è sottoposta a composizioni e scomposizioni
interne, ad accrescimenti e riduzioni continue. Ma soprattutto nasconde un'altra utopia, a suo modo, ambigua.
La democrazia assoluta del sapere e la collaborazione delle intelligenze
molteplici che dà vita a una sorta di intelligenza collettiva. Questa utopia
potrebbe nascondere una nuova forma di torre di Babele, che ha il suo tallone
di Achille non solo nell'inaffidabilità, ma anche nel relativismo. Concede
un'intervista a Wikinotizie, Intervista
al gesuita 2.0, nella quale commenta l'articolo e spazia sulle tematiche
inerenti e il mondo della rete
internet. Altri saggi: “Tracce profonde.
Il viaggio tra il reale e l'immaginario” (Roma, Città Nuova); “Radio on. Tra le
colonne sonore (Napoli, Giannini); “Lo
sguardo presente. Una lettura teologica dell’amore” (Rimini, Guaraldi); “Attraversare
l'attesa” (Reggio Emilia, Diabasis); “Laboratorio″. La nuova narrativa italiana
(Reggio Emilia, Diabasis); “Un'acuta sensazione d'attesa” (Padova, Messaggero
di Sant'Antonio); “A che cosa «serve» la letteratura?” Leumann (To)-Roma, Elle Di
Ci La Civiltà Cattolica, Premio Capri per
la sezione Letteratura e Premio Crotone sezione Giovane critici italiani); “Lontano
dentro se stessi. L'attesa di salvezza” (Milano, Jaca). Connessioni. Nuove
forme della cultura al tempo di internet” (Bologna, Pardes); “La grazia della
parola. La poesia, Milano, Jaca); Nella melodia della terra” (Milano, Jaca); “Abitare
nella possibilità. L'esperienza della letteratura” (Milano, Jaca), “L'altro
fuoco. L'esperienza della letteratura” (Milano, Jaca); Alla ricerca del lupo.
Genio, tensioni, vanità (Bologna, Pardes); “Nell'ombra accesa. Breviario
poetico di Natale (Milano, Ancora); Web 2.0 Reti di relazione, Milano, Paoline,.
“Svolta di respiro. Spiritualità della vita” (Milano, Vita & Pensiero). Cyberteologia.
Pensare il cristianesimo al tempo della rete, Milano, Vita & Pensiero); “Lasciami
correre via, Padova, Messaggero); “Traversate di un credente, Milano, Jaca); “La
dodicesima notte (Milano, Ancora); La freschezza più cara. Poesie (Milano,
Rizzoli); Canto una vita immense (Milano, Ancora); “Un Dio sempre più grande.
Pregare” (Milano, Ancora). obio, su laciviltacattolica. Saggi su "La
Civiltà Cattolica", su antoniospadaro.net. Antonio Spadaro, BombaCarta, su
bombacarta.com. accesso=16 agosto.
Antonio Spadaro, L'OblòAncora, su ancoralibri. Orazio La Rocca, I
gesuiti benedicono il rock: "La musica di Springsteen & Co parla
all'anima", Repubblica. cogliere pienamente la sfida digitale. Cyberteologia,
Nomina di consultori del Pontificio Consiglio della Cultura, Rinunce e nomine,
su Bollettino della Santa Sede, Bollettino della Santa Sede. Su La Civiltà Cattolica la mia intervista a
Papa Francesco, su cyberteologia, Intervista a papa Francesco. Cyberteologia,
sul RAI Filosofia, su filosofia.rai. Antonio
Spadaro. Spadaro. Keywords: conversazione coll’angelo. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Spadaro” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Sparti – il riconoscimento –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Insegna a Siena, Pisa, Milano e Bologna. Fonda “Studi
culturali. Collabora a "Iride", "Paradigmi", "Rivista
di estetica", "Rassegna italiana di sociologia", ed "Intersezioni".
Concentra la sua attenzione sull'estetica dell'improvvisazione. Saggi: “Se un leone potesse parlare. Indagine
sul comprendere e lo spiegare” (Firenze, Sansoni); “Sopprimere la lontananza
uccide” “Interpretazione” (Firenze, Nuova Italia) “Epistemologia delle scienze
sociali” (Roma, Nuova Italia); “Soggetti al tempo. Identità personale fra
analisi filosofica e costruzione sociale” (Milano, Feltrinelli); “Identità e coscienza”
(Bologna, Mulino); “Wittgenstein politico” (Milano, Feltrinelli); “Epistemologia
delle scienze sociali” (Bologna, Mulino); “L'importanza di essere umani: etica
del ri-conoscimento” (Milano, Feltrinelli); “Suoni inauditi. L'improvvisazione
nel jazz e nella vita quotidiana” (Bologna, Il Mulino); “Musica in nero. Il
campo discorsivo del jazz” (Torino, Bollati); “Il corpo sonoro. Oralità e
scrittura nel jazz” (Bologna, Il Mulino); “L'identità incompiuta: paradossi dell'improvvisazione
musicale” (Bologna, Mulino); “Sul tango. L'improvvisazione intima” (Bologna,
Mulino). Davide Sparti. Sparti. Keywords: identita personale, interpretare,
improvvisare nella vita. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sparti” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Spaventa – l’origine italico dello
spirito filosofico – Luigi Speranza (Bomba). Filosofo italiano. Nacque da un'agiata famiglia borghese.
Sua madre, Maria Anna Croce, e pro-zia di Croce. Studia a Chieti. Ottenuto
l'incarico di docente di matematica, si trasfere a Montecassino. La sua
formazione continua a Napoli. Studia i filosofi tedesci in tedesco – Grice:
“Which is the right thing to do – and which Ryle, or Strawson, for that matter
– are unable to!” Si avvicina ai circoli
liberali e a pensatori come Colecchi e Antonio Tari. Fonda una scuola di filosofia. Inoltre partecipa alla
redazione de “ Il Nazionale”. Dopo l'abrogazione della Costituzione da parte di
Ferdinando II, e costretto a lasciare Napoli. Si trasferire prima a Firenze,
quindi a Torino. Divenne giornalista scrivendo su Il Progresso, Il Cimento, Il
Piemonte, Rivista Contemporanea. Si avvicina al pensiero di Hegel. Polemizza
con La Civiltà Cattolica, rifiutando l'idea del sacro come passo necessario per
lo sviluppo umano. In tal modo condivise con altri esuli napoletani gli
stessi fermenti patriottici e liberali che avevano nell'idealismo hegeliano il
loro motivo ispiratore. In Napoli la filosofia di Hegel penetra nelle
menti de' cultori della scienza, i quali mossi come da santo amore si
affratellavano e la predicano. Né i sospetti già desti della polizia, né le
minacce e le persecuzioni valsero ad infievolire la fede in questi arditi
difensori della indipendenza del pensiero. I numerosi studenti raccolti da
tutti i punti del Regno nella grande capitale disertano le cattedre, ed
accorrevano in folla ad ascoltare la nuova parola. Era un bisogno irresistibile
ed universale, che li spinge ad un ignoto e splendido avvenire, all'unità
organica dei diversi rami della cognizione umana. I filosofi, partecipavano al
general movimento, ed ambivano soprattutto, come gl’antichi italiani, di essere
veri filosofi. Chi può ridire la gioia, le speranze, l’entusiasmo di quel
tempo? Chi può ridire l’affetto col quale si amano i maestri e gli allievi, e
insieme procedeno alla ricerca della verità? E un culto, una religione ideale,
nella quale si mostrano degni nepoti dell'infelice Nolano. “Studii sopra la
filosofia di Hegel” (Torino) «Rivista Italiana». Insegna a Modena, Bologna e
Napoli. Vuole liberare la cultura filosofica italiana dal suo provincialismo,
attraverso la diffusione nella penisola dell'idealismo di Hegel. Sostene una
politica laica e legata ad un forte senso di un stato unitario, considerato
come sorgente dei princìpi e dei valori ispiratori di un armonioso sviluppo di
civilita, da cui la comunità dei cittadini devono trarre l'alimento necessario
per una crescita ordinata e corretta. Circola l’idealismo, che dimostra il
percorso dinamico della filosofia e il suo ritorno in Italia dove ha origine. Riforma
la dialettica hegeliana per salvare l'identità di essere e pensiero escludendo
ogni presupposto oggettivo esterno al pensare. Recupera l'aspetto pratico nel
processo conoscitivo che evita la caduta in un astratto idealismo. La filosofia
italiana del Rinascimento, connotata dal naturalismo e dall'immanentismo, ha
precorso la filosofia, giungendo attraverso Spinoza agli idealisti tedeschi
Fichte, Schelling, Hegel. il ritorno in Italia della filosofia con la terza
Roma e con la riappropriazione dei
filoni spiritualistici europei da parte di Rosmini e Gioberti. Mentre per la
critica tradizionale la filosofia italiana e caratterizzata dalla sua
ininterrotta fedeltà alla linea platonica, Spaventa cerca di dimostrare, con
gli studi dedicati al umanesimo rinascimentale che la filosofia, laica e
idealistica, generalmente associata alla Riforma in realtà e nata in Italia. Interpreta
con chiave di lettura hegeliana questo progressivo passaggio dello spirito
filosofico italiano e il suo ritorno, sottolineando la continuità del
razionalismo di Cartesio col principio innatistico di Campanella della cognitio
abdita, dell'empirismo di Locke con la campanelliana cognitio illata o nozione
acquisita, dell'immanentismo Spinoza col panteismo di Bruno, del criticismo con
la metafisica della mente di Vico. Poi Galluppi e Rosmini si sarebbero riappropriati
inconsciamente di quello stesso spirito permeato dal kantismo, come Gioberti di
quello dell'idealismo. Ripigliare il sacro filo della nostra tradizione
filosofica italiana, ravvivare la coscienza del nostro libero pensiero nello
studio dei nostri maggiori filosofi, ricercare nelle filosofie delle altre
nazioni i germi ricevuti dai primi padri della nostra filosofia italiana e poi
ritornati fra noi in forma nuova e più spiegata di sistema, comprendere questa
circolazione del pensiero italiano, della quale in gran parte noi avevamo
smarrito il sentimento, riconoscere questo ritorno del nostro pensiero a sé
stesso nel grande intuito speculativo del nostro ultimo filosofo Hegel, sapere
insomma che cosa noi fummo, che cosa siamo e che cosa dobbiamo essere nel
movimento della filosofìa, non come membri isolati e scissi dalla vita
universale del popolo, nè come avvinti al carro trionfale d'un popolo
particolare, ma come nazione libera ed eguale nella comunità universale. Tale,
o signori, è stato sempre il desiderio e l'occupazione della mia vita. Prolusione
alle lezioni di Storia della filosofia a Bologna (Modena, Tipografia
Governativa) Uno dei suoi propositi, giustificato dalla stessa tesi della
circolazione della filosofia italiana, e il tentativo di far uscire gli
intellettuali italiani dal provincialismo stagnante in cui versavano,
apportando loro gli elementi più innovativi del pensiero idealistico
d'oltralpe, per dare un fondamento filosofico-culturale al processo
rivoluzionario dell'unificazione nazionale. La rivoluzione storica da attuare
non e il programma neo-guelfo del primato morale e civile di Gioberti che
ripudia in blocco la filosofia moderna, ma anda intesa hegelianamente come sttoria
della libertà, nella quale lo spiritualismo non significa un'involuzione, bensì
un riallineamento alle nazioni più avanzate. Son molti ancora in Italia i
quali tacciano di astratta e oscura la filosofia alemanna e, reputandola
contraria alla natura speculativa dell'ingegno italiano, si accontentano di una
maniera di sapere che non ha nessuna connessione con la nostra tradizione
filosofica -- è un perpetuo oltraggio alla memoria de' nostri sommi ed infelici
pensatori, e la principal cagione del decadimento della scienza tra noi.
Costoro dimenticano la storia del pensiero italiano, della quale furono gli
eroi e martiri i nostri filosofi; non ricordano i roghi di Bruno e di Vanini,
la lunga prigionia di Campanella, e l'umile pietra che, nel tempio de'
Gerolomini in Napoli, ricopre le ceneri di Vico, luce del nostro mondo
intellettuale. Non i nostri filosofi degli ultimi duecento anni, ma Spinoza,
Kant, Fichte, Schelling ed Hegel, sono stati i veri discepoli di Bruno, di
Vanini, di Campanella, di Vico, ed altri illustri. (Principii di Filosofia). Non
si limita a recepire passivamente l'hegelismo, ma da avvio ad una sua profonda revision.
Introduce temi originali che cerca di riprendere dalla tradizione autoctona italiana.
In particolare, cerca di rispondere alle critiche di Trendelenburg, il quale
non vede come dal primo momento della logica hegeliana, quello dell'essere puro
e indeterminato, puo scaturire il divenire dialettico dello spirito, se non
tramite un'indebita intromissione dal di fuori. Per dimostrare l'identità
dell'essere col spirito, e quindi che l'Idea è intrinseca alla realtà storica,
avente come scopo la libertà, sostenne l'esigenza di mentalizzare o
kantianizzare» la logica di Hegel, unificando quest'ultima con la
fenomenologia, cioè col percorso conoscitivo del singolo individuo umano, che
diventa progressivamente auto-cosciente di avere in se stesso, nello proprio
spirito, tutta la realtà assoluta logicamente articolata. Riforma così la
dialettica hegeliana nell'ottica di Kant e Fichte, ritenendo prevalente l'atto
soggettivo (no inter-soggetivo) della coscienza trascendentale rispetto ad ogni
presupposto oggettivistico o inter-soggettivistico), valorizzando inoltre il
momento finale dello spirito rispetto alle fasi precedenti della logica e della
natura, situate fuori dall'auto-coscienza. È lo spirito la protagonista di ogni
originaria produzione. In maniera simile a Fischer, infatti, la deduzione
hegeliana, che dalla contrapposizione di essere e nulla faceva scaturire il divenire,
venne intesa in senso kantiano e fichtiano dando il primato alla sintesi
unificatrice del divenire: è lo spirito, nel suo perenne fluire, che dà luogo
all'essere, il quale, originariamente indeterminato e perciò in-concevibile, si
rivela un non-essere, essendo posto all'interno dello spirito stesso. Per
questo primato assegnato all'atto del concivere, fa da apripista all'idealismo
attuale di Gentile. Per contrastare l'avanzata del positivismo che e penetrato
in Italia dopo la raggiunta unità nazionale, di fronte all'esaurirsi delle
spinte ideali che caratterizzano il Risorgimento, si impegna nella
valorizzazione dell'aspetto pratico del processo spirituale, per evitare la
caduta in un «stratto idealismo, che non cura né pregia lo sperimento. In
particolare riprese da Vico una concezione pratica e storica della metafisica
dell'assoluto, intendendo l'auto-coscienza hegeliana (quale Begierde, cioè
appetizione») come umanità, ovvero impeto che agisce nel soggetto
umano. Analogamente puo sostenere, nel tracciare LA STORIA DELLO SPIRITO
ITALIANO che è il soggetto umano a dare concretezza e coscienza di sè al
processo storico. La Riforma della modernità che abolisce i vecchi principi
della filosofia scolastica si basa per l'appunto sull'immanenza di Dio e sulla
capacità della coscienza umana di auto-determinarsi e di accedere direttamente
all'Infinito, come enunciano Bruno e Campanella. Il riconoscimento del valore
infinito dell'uomo ha ripercussioni anche sulla concezione etico-politica, stimolando
studi e interessi sulla filosofia hegeliana del diritto. Permase una viva
concezione etica dello stato italiano, che lo indusse a rinvenire
nell'idealismo hegeliano la sintesi tra la corrente post-illuministica, basata
sull'arbitrio individuale soggetivo e su una concezione meramente
contrattualistica dello Stato, ed il cattolicesimo liberale, fondato viceversa
sull'arbitrio divino e sull'aderenza dogmatico-confessionale al principio
d'autorità. Il suo liberalismo rigetta l'individualismo o soggetivismo che
privilegia l'interesse del singolo portandolo a servirsi dell'organismo
universale per i propri fini, distruggendo la società. Allo stato italiano
spetta dunque la funzione pedagogica di promuovere gli interessi DI TUTTI, di
ogni italiano, tutelando la famiglia, in cui si forma l'individuo o soggeto, e
al contempo la società civile. La famiglia e la società civile hanno la
loro verità nello stato. Dove lo stato italiano non è altro che famiglia (lo stato
patriarcale italiano), o una istituzione di pubblica sicurezza (polizia
italiana), non solo lo stato italiano non è il vero stato, ma né la famiglia né
la società civile esistono nella loro vera forma. Lo stato italiano è l'unità
del principio della famiglia e del principio della società civile (della
naturalità umana e del libero volere, del diritto e della moralità). Non è una
semplice associazione fondata mediante il libero arbitrio soggetivo, o il patto
inter-soggetivo etc, né una associazione puramente naturale. È tutto ciò
insieme. È assoluta soggettività etica dei individui.. Assoluta, perché è
sostanza; soggettività, perché è saputa e voluta dagli individui liberamente
come la loro stessa essenza etica e universalità. Dove manca tale sapere e
volere, lo stato italiano non è libera soggettività, e l'individuo non ha vero
valore (individualismo moderno). In altri termini, è la sostanza nazionale,
conscia veramente e realmente di se medesima; lo spirito del popolo (come tale,
come spirito etico) nella sua vera e perfetta esistenza. Studi sull'etica
hegeliana. Poiché il potere stesso dello stato italiano può essere utilizzato
da un individuo o da una classe in vista dei suoi interessi di parte, accetta
il modello costituzionale, sebbene non privo di conflitti tra particolarità e
universalità, nel quale la personalità dello stato italiano e elevata sopra la
lotta sociale. Ripudiando l'astratto cosmopolitismo, lo stato italiano va dunque
inteso come l'immanenza di dio, dell'universalità dello spirito italiano calato
nella concretezza della nazionalità del popolo italiano, tutti uguali, ratelli dell'umana
famiglia. È con Spaventa soprattutto che la filosofia in Italia cessa d'essere
esercitazione accademica e vacua speculazione, si avvia a diventare organica
visione del mondo, da cui derivi e consegua una morale, si avvia cioè a
diventare religione laica, dando inizio a quel largo movimento di distacco di
intellettuali dalla chiesa cattolica. (G. Arfé, L'hegelismo napoletano e
Spaventa, in «Società», Firenze. E uno dei maggiori teorici che si sforzarono
dare un un'impronta ideale e spirituale al percorso risorgimentale verso
l'unità d'Italia, non limitata all'ambito filosofico, come riconobbero in
seguito storici e studiosi del Risorgimento. Con lui e De Sanctis e giunta
al culmine quella motivazione politica della nazione italiana che e la
caratteristica in forza della quale il movimento sorto a Napoli supera i limiti
di un episodio regionale. Da noi, gl’italiani, al contrario che in Inghilterra
e in Francia, l'hegelismo non è stato solo una filosofia ma un elemento della
vita civile della nazione italiana nel momento culminante del suo Risorgimento.
(S. Landucci, L'hegelismo in Italia nell'età del Risorgimento, in «Studi
storici», Roma. Influsce profondamente, attraverso la mediazione di Jaja, anche
l'idealismo italiano di Gentile, il quale porta a termine il lavoro di
kantianizzazione o mentalizzazione di Hegel avviato da lui, trasformando la sua
dottrina in un compiuto attualismo o filosofia dell'atto, basata cioè sul
perenne dinamismo dell'atto del pensiero. Gentile cura inoltre la pubblicazione
della spaventiana prolusione e introduzione alle lezioni di filosofia nella
Napoli, ri-nominandola significativamente “La filosofia italiana”, ritenendola
un saggio di carattere non solamente storiografico, ma soprattutto fenomenologico,
in cui cioè lo spirito della filosofia italiana esprime la sua ritrovata coscienza
di sè. Gentile si confronta ampiamente con lui nella propria riforma della
dialettica hegeliana, oltre a raccogliere e sistemare alcuni suoi scritti
inediti, tra cui un frammento giudicato uno snodo importante verso la genesi
del proprio attualismo, contribuendo alla riscoperta e alla rinascita degli
studi intorno alla dottrina spaventiana. Anche l'idealista Croce, che dopo
la morte dei genitori anda a vivere da Silvio Spaventa, segue le sue lezioni,
apprezzandone soprattutto lo spirito profondamente liberale. Altri di suoi
scolari, o allievi sono Fiorentino, Maturi, Jaja, Masci, Tocco, Labriola, ed
Alfonso. Nuovi studi sono sorti in occasione del bicentenario della nascita di
Spaventa e De Sanctis. Altri saggi: “La filosofia di Kant e la sua relazione
colla filosofia italiana” (Unione Tipografica, Torino); “Principii di
filosofia” (Ghio, Napoli); “Studi sull'etica di Hegel” (Università, Napoli); “La
filosofia di Gioberti” (Tasso, Napoli); “Saggi critici di filosofia, politica e
religione” (Bruno, Roma); “La dottrina della conoscenza di Bruno” (Università,
Napoli); “Principi di etica” (Pierro, Napoli); “La filosofia italiana nelle sue
relazioni con la filosofia europea” G. Gentile, Laterza, Bari. “Logica e
metafisica” G. Gentile, Laterza, Bari. Opere, G. Gentile, raccolte e aggiornate
da Italo Cubeddu e Simona Giannantoni, "Classici della Filosofia",
Sansoni, Firenze. Opere, saggio introduttivo, prefazioni, note e apparati di
Francesco Valagussa, postfazione di Vincenzo Vitiello, Bompiani, Milano. Quattro
articoli sulla filosofia tedesca (Kant, Fichte, Schelling, Hegel), Giuseppe
Landolfi Petrone, Il Prato, Edizione
critica delle Opere psicologiche inedite D. D'Orsi: Lezioni di antropologia,
Psiche e metafisica Elementi di
psicologia speculativa, Sulle psicopatie in generale. Cit. in B. Spaventa,
Antologia degli scritti, G. Vacca, Bari, Laterza. Piero Di Giovanni, Giovanni
Gentile: la filosofia italiana tra idealismo e anti-idealismo, Angeli, Gentile
e Spaventa, su treccani. Il contributo
italiano alla storia del pensiero, su treccani. Nel tempo che gl’ustriaci — ‘i tedeschi’
dicemo generalmente in Italia — dimorano non solo nelle contrade lombarde e
venete, ma anche in Toscana, io non ho il coraggio di dire: filosofia tedesca. (nota
di B. Spaventa). Principii di Filosofia,
Napoli, Ghio. Le tradizioni filosofiche nell'Italia unita, di G. Rota. U.
Perone, G. Ferretti, C. Ciancio, Storia del pensiero filosofico, Torino, SEI, Cit. di Giovanni Gentile in
Della vita e degli scritti di Spaventa, pScritti filosofici” (Napoli, Morano); Altri
saggi: “Sulle psicopatie in generale, o
La legge del più forte, in cui si confrontava tra l'altro col darwinismo. Studi sull'etica hegeliana, Napoli, Stamperia
della R. Università, Il concetto di nazione (nazionalità) segna in lui un
superamento della filosofia hegeliana della storia basata sul susseguirsi di
popoli-guida (cfr. Carratelli, Storia e civiltà della Campania (Napoli,
Electa); “Studii sopra la filosofia di Hegel”; “Unificazione nazionale ed
egemonia culturale, G. Vacca (Bari, Laterza); E. Garin, “La fortuna nella
filosofia italiana” in L'opera e
l’eredità di Hegel (Bari, Laterza); I. Cubeddu, Da Spaventa a Gentile: Kant e l’idealismo,
in "La tradizione kantiana in Italia", Atti del convegno della
Società filosofica italiana (Messina,
G.B.M.); La raccolta gentiliana delle sue opere venne riedita e curate da I.
Cubeddu e S. Giannantoni, e ri-stampata da F. Valagussa e V. Vitiello.
Coscienza nazionale, treccani. G.
Gentile, Bertrando Spaventa (Firenze, Vallecchi); G. Vacca, Politica e filosofia
(Bari, Laterza); R. Bartot, L'hegelismo di Spaventa (Firenze, Olschki); I. Cubeddu,
Edizioni e studi (Firenze, Sansoni); T. Serra, Etica e politica (Roma,
Bulzoni); R. Franchini, Dalla scienza della logica alla logica della scienza” (Napoli,
Pironti); E. Garin, “Filosofia e politica” (G. Tognon, Napoli, Bibliopolis); E.
Garin, Napoli, Bibliopolis, L. Gentile, “Coscienza
nazionale” (Chieti, Noubs); G. Origo “Perpetuazione e difesa della filosofia italica”
(Roma, Bibliosofica); A. Savorelli, Il contributo italiano alla storia del
Pensiero Filosofia (Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana); Attualismo
Hegelismo Idealismo italiano Idealismo tedesco Treccani. Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
di storia, Dizionario biografico degli italiani, D.
Fusaro, “Spaventa: Il far intendere Hegel all'Italia, vorrebbe dire ri-fare
l'Italia”. Gentile e Spaventa, su
treccani. Scritti filosofici. G. Gentile. Gli hegeliani di Napoli e il
Risorgimento. Bertrando Spaventa. Spaventa. Keywords: italianita, Englishry,
Englishness, English nation, the English, the English tongue, the tongue of the
English, the tongue of the Anglians, the English spirit, the English ghost. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Spaventa” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Spedalieri – dei diritti dell’uomo
– filosofia italiana (Bronte).
Filosofo italiano. Figlio Vincenzo e da Antonina Dinaro, studia nell'Oratorio
di S. Filippo Neri di Bronte e nel seminario di Monreale. Insegna filosofia a
Monreale. Alcune sue tesi, considerate eretiche a Palermo, sono invece
approvate e stampate a Roma con il titolo di “Propositionum theologicarum
specimen”. Trasfere a Roma. Pio VI gli diede il titolo di beneficiato della
Basilica Vaticana che comporta una modesta rendita mensilee l'incarica di
scrivere la storia del prosciugamento dell'Agro pontino, “De' bonificamenti delle
terre pontine”. Contro l'Enciclopedia degli illuministi, usce la sua “Analisi
dell'Esame critico sulle prove di Dio”, il “Ragionamento sopra l'arte di
governare”, e “Ragionamento sull’influenza del sacro nella società e nella
civilita”. Scrive la “Confutazione della
dottrina della caduta dell’impero romano”, contro Gibbon che imputa la caduta
all'influenza negativa del sacro. Nel saggio più importante “Dei diritti
dell'uomo”, pubblicata a Roma ma, per volontà del papa, con la falsa indicazione
di Assisi, si rifece alla concezioni rousseauiane relativamente alla dottrina di
un contratto sociale come origine della società. Contesta la tesi di un
originario stato di *natura* a cui occorrerebbe tornare, perché soltanto
all'interno della società e civilta gl’uomini possono realizzare i suoi bisogni
di felicità e di perfezione. Lo stato, a cui è destinato l'uomo dalla
natura, è la società e la Civilta. Ciò e dimostrato e vuol dire che gl’uomini non
possono rinunziare, generalmente parlando, alla società e a la civilita senza
opporsi alla sua propria natura. È parte essenziale della costituzione sociale
il principato. Il popolo degl’uomini non ha diritto di disfare il principato. La
forma migliore di governo è il principato. Al principe il popolo degl’uomini affida
tre facoltà: giudicare, di decretare e di eseguire. Il popolo degl’uomini non
può togliergli il principato a suo beneplacito, cioè quando gli pare, per motivi
leggieri, senza motivi, perché violerebbe il patto sottoscritto, a meno che il
principe non violi la condizione essenziale del contratto stipulato, il “do ut
facias”, a meno che il principe non faccia ciò che si era impegnato a fare in
cambio della proprietà del principato, ossia, custodire i diritti naturali di
ciascuno degl’uomini del popolo, e dirigere tutte le operazioni del principato
alla felicità degl’uomini sudditi e cittadini. Questa è la base del contratto.
Se invece il principe prendesse a distruggere i diritti naturali di ognuno, a
sostituire il capriccio alle leggi, e ad immergere nella miseria i poveri
sudditi, il contratto resterebbe sciolto da sé. Lo scioglimento del contratto
non significa che il popolo eserciti per proprio conto il governo, ma che debba
investirne un altro con auspici migliori. Ma chi deciderà che il contratto
stabilito con il principe sia nullo? Intanto, osserva che il contratto siasi
sciolto già da sé stesso, si dee legalmente dichiarare. Prima della quale
dichiarazione, a niuno è permesso di sottrarsi dall'ubbidienza del principe. E
il diritto di far tale dichiarazione non appartiene a verun privato, né alla
unione di alcuni, né anco alla moltitudine. Solo un corpo che rappresenti *ogni
suddito* può dichiarare lo scioglimento del patto con il principe. Questo vero
corpo e formato da ogni magistrato, ogni ordine de' cittadini, ogni persona
illuminata, proba, e non soggetta all'impeto del momento. La colta nazione
italiana nella costituzione fondamentale, che dà a sé stessa, e che inerisce
nel contratto che fa con la persona che vuole innalzare al principato, e che
questa giura di mantenere, sempre, forma un corpo o sia un collegio che
rappresenta permanetutti ogni cittadino. Laonde basta che la dichiarazione si
faccia da questo corpo per esser legale. Qualora il principe resista e voglia
mantenere il potere non più riconosciutogli, comportandosi così da tiranno. Il
corpo della nazione italiana mai però un singolo cittadino italiano puo
legittimamente giungere fino all'estrema soluzione di condannarlo a
morte. Si mostra avverso sia al dispotismo illuminato che rifiuta tanto il
principio della sovranità del popolo quanto il primato del sacro nel governo
dello stato, sia i princìpi laici della rivoluzione. La garanzia di assicurare
i diritti fondamentali di ogni uomo italiano è data dalla natura che ha come
princìpi essenziali l'amore e la carità verso il prossimo. Polemizza anche contro
i giansenisti che accusa di giacobinismo e di spirito sovvertitore dei troni. Gli rispose con asprezza Tamburini in “Lettere
teologico politiche”. Il riconoscimento che la sovranità deriva dal popolo degl’uomini
e che questi uomini italiani, attraverso i suoi delegati, possa giungere a
rovesciarne il potere, gli procurarono violente critiche e inimicizie da parte
dei circoli reazionari e in parte anche moderati, e al saggio, che ha alla sua
uscita una notevole diffusione, il divieto di pubblicazione in tutta Italia. Puo
nuovamente circolare, anche se in Italia, mutato il clima politico e culturale,
venne nuovamente ignorato. L. Geymonat, “Il pensiero filosofico-pedagogico
italiano, Filosofi e pedagogisti estranei all'illuminismo in Geymonat, Storia
del pensiero filosofico e scientifico” (Milano, Garzanti); G. Melzi, Dizionario
di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani: o come che sia aventi
relazione all'Italia. Milano: Coi torchi di L. di Giacomo Pirola, N. Nicolini,
op. cit.. C. Giurintano, Società e Stato
(Palermo). A. Pisanò, “Una teoria comunitaria dei diritti umani: i diritti
dell'uomo” (Milano). bronteinsieme Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Melanzio Alcioneo, arcadi.
Nicola Spedalieri. Spedalieri. Keywords:gl’arcadii, diritti degl’uomini,
polemica con Gibbon, il sacro, il crollo del principato romano, Gibbon. Refs.: Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Spadalieri sul contratto conversazionale.” H. P. Grice, “A critique to
conversational quasi-contrastualism.” Luigi Speranza, “Grice e Spedalieri” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Speranza – implicatura ed
implicatura -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Albalonga). Filosofo. Speranza, Ugo --
Speranza, Alessandro -- Speranza, Ettore -- Speranza, Gianni -- Speranza, Paola
-- Speranza, Anna-Maria -- Speranza-Ghersi –Ghersi-Speranza, Anna-Maria -- Speranza lui speranza: luigi della --. Italian
philosopher, attracted, for some reason, to H. P. Grice. Speranza knows St.
John’s very well. He is the author of “Dorothea Oxoniensis.” He is a member of a
number of cultivated Anglo-Italian societies, like H. P. Grice’s Playgroup. He
is the custodian of Villa Grice, not far from Villa Speranza. He works at the
Swimming-Pool Library. Cuisine is one of his hobbiesgrisottoa alla ligure, his
specialty. He can be reached via H. P. Grice. Refs.: Luigi Speranza, “Vita ed
opinion di Luigi Speranza,” par Luigi Speranza. A. M. Ghersi Speranza -- vide
Ghersi-Speranza. Ghersi is a collaborator of Speranza. Grice: “It’s easy enough
to list Speranza’s publications.” Speranza, like Mill, was fortunate to belong
to a literary familyand he would read Descartes’s Meditations, which drew him
to philosophy. His studies in logic drew him to semanticsHis first love was
Oxonian analysis as summarised in Hartnack’s essay on ‘contemporary’
philosophy. One of Speranza’s earliest essays is on Plato’s Cratylus, relying
mainly on Cassierer, but also drawing from Austin’s Philosophical Papesr.
Spearnza’s idea is that “ … mean …” is a dyadic relation and what’s behind
Plato’s theory of forms. This was Speranza’s contribution to a seminar in
ancient philosophy. For his contribution on medieaval philosophy, Speranza drew
on the modistae, and the Patrologia Latina for the use of ‘intentio’ in various
writers, up to AquinoSperanza finds it fascinating that the earliest modistae
do find a conceptual link between the ‘intentio’ and the ‘significatio.’ For a
seminar on scepticism, Speranza contributed with a paper on Gricedrawing on
Sextus Empiricus and Bar-Hillel. It relates to Grice’s problem with the
conversational category of fortitude. Speranza concludes that a phenomenalist
account is possible, but there are two other options: ‘silence’ (“not to
participate in the conversational game”) or the utterance of non-alethic
utterances, such as questions and commands. For a seminar on political
philosophy, Speranza contributed with an essay on ‘Contractualism’ from
Rousseau onwards --. For a seminar on phenomenology and the social sciences,
Speranza contributed with an essay on ‘The conversational unit,’ the idea that
the emic approach is preferable to the etic approach. For a seminar on
argumentation theory on Habermas, Speranza contributed with a “German Grice,”
the idea of a ‘strategy’ is a momer. Grice is into co-operative proceduresand
those who provide taxonomies of rationality should be made aware of this. For
“The Carrollian,” Speranza contributed with “Humpty Dumpty’s Impenetrability.”
The idea that Davidson is right and Alice does not mean that there is a
knock-down argument, or that she should change the topiche draws on Grice’s
collaborator at Oxford, D. F. Pears, for his insights on “Intention and
belief.” At the request of the editor of a bibliographical bulletin, M. Costa,
Speranza contributed with reviews of oeuvre by R. M. Hare (“Sub-atomic
particles of logic”), J. F. Thomson (“if and If”) and work on the English
philosopher H. P. Grice (J. Baker, etc.). His review on Way of Words spramg
from the same project, and it is an ‘invitation.’ For a congress of philosophy,
Speranza presented “On the way of conversation,” playing on Grice’s “way of
words”“Surely there’s more than words to conversation.” Speranza focuses on
what Grice amusingly calls a ‘minro problem,’ that of expression
meaningSperanza’s example: “How do you find Bologna?” “I haven’t been mugged
yet” was inspired by a remark of an attendant to the conference. For a congress
on conversational reasoning, Speranza contributed with “First time at Bologna?”
providing twenty five possible answers“first time in the region, actually.” Etc.
Speranza, following Grice, refers to this sort of reasoning as a sort of
‘brooding’to ‘brood’ is to ‘reason’ in a calculated fashion. As an invitation
project, Speranza collaborated with “Rational face to rational face: a study in
conversational pragmatics from a Griceian perspective.” In his essay
“Post-modernist Grice,” he deals with the unary and dyadic connectors. For a
congress on “Current Issues,” Speranza presented his “The feast of reason,”
three steps in the critique of conversational reason. The first step is
empirical, the second is quasi-contractualist, and the third is rational,
undersood weakly and strongly. For an essay on relativism, Speranza presented
an essay on ‘The cunning of conversational reason.’ Speranza maintains Grice’s
jocular references to Kant -- the Conversational Immanuel. For an essay on
desirability, Speranza explored the issues connected with mise-en-abyme and
self-reflectionsome of these were published. There is published correspondence
with members of what Speranza calls the Grice Club. Refs.: The H. P. Grice
Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California,
Berkeley. Speranza, villaThe Swimming-Pool Library, H. P. Grice’s Play Group,
Liguria, Italia. Luigi Speranza, “Grice e la storia della filosofia italiana.” Speranza
has done crucial research on Griceianism, unearthing some documents by O.Wood,
J. O. Urmson, P. H. Nowell-Smith, and many many others – not just H. P. Grice. Vide:
The Grice Papers, BANC, MSS. Speranza
Grice
e Spintaro – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. Teacher – and father –
of Aristosseno.
Spirito – la filosofia dello spirito – filosofia
fascista – ventennio fascista -- I corpi – corpo e corporazione -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Arezzo).
Filosofo. Studia sotto Gentile. Firma il manifesto degli intellettuali fascisti.
Teorico del corporativismo. Insegna a Pisa, Messina, Genova e Roma. Tra i
principali filosofi a Roma insieme con Antoni, allievo di Croce, Calogero,
filosofo del "dialogo" (Cf. Grice – “dialogo” vs. “conversazione”) --
e Nardi grande studioso di filosofia di Aligheri e medievale. Rinomate sono non
tanto le sue lezioni quanto i suoi pomeriggi di discussione del giovedì. Tre
ore, non di lezione, ma di discussione serrata su un problema filosofico; uno
soltanto per un intero anno. Uno, per esemptio, e dedicato al concetto di sogno.
Ai giovedì nell'aula grande dell'Istituto di Filosofia interveneno tante e
diverse persone: gli studenti, i numerosi assistenti e inoltre partecipanti di
varie età convinzioni e provenienze. Ascolta tutti, rilancia e guida la
discussione verso nuove prospettive interpretative. Pubblica saggi connessi a
quei giovedì. Tra le altre: “Il Problematicismo”; “La Vita come Ricerca”
(Rubbettino); “La Vita come Amore”, “Cattolicesimo e Comunismo”, fino a l’autobiografica
“Vita di un Incosciente”. Volendo indicare un tratto distintivo della sua
filosofia, essa consiste nella curiosità e nel rispetto per qualsiasi
posizione. Non esiste una parola definitive. La ricerca della verità dove
essere portata sempre ulteriormente avanti.
In questo senso vanno interpretate le sue riflessioni che spaziano dai
campi della speculazione filosofica. Tra i vari livelli di ricerca, spicca la
riflessione sulle strutture dello stato. Allontanandosi nettamente dal
liberalismo filosofico, non vede alcuna contra-posizione tra la figura
dell'individuo o cittadino e quella dello stato. Con un passo oltre questa
interpretazione, che giudica dis-organica e arbitraria, vede lo stato come
figura entro cui i cittadini vieneno a realizzarsi. Il binomio stato/cittadino diventa
così un'equazione, in cui il secondo termine viene a risolversi e quindi
realizzarsi pienamente nel primo. Caratterizza lo stato non come una semplice
sovra-struttura disciplinatrice, ma come un organismo che esprime un'unica
volontà e compone tutti i dissidi dei cittadini. In questo senso, l'unica via
percorribile nella realizzazione di tale modello è la via corporativa in cui lo
stato -- al meno due cittadini -- diventa stato di al meno due produttori. Lo
stato rappresenta il luogo in cui interesse pubblico o comune ed interesse privato
o soggetivo del cittadino vengono a coincidere. In esso non deve venire
annullata quella sorgente di vita che sono i cittadini. Questa concezione è stata definita immanenza
dei cittadini nello stato, volta alla mobilitazione dei cittadini nelle e per
le strutture create dallo stato. L’economia è politica. Deve garantire la sub-ordinazione
alle scelte sociali. Inquadra il ruolo che assegna allo stato in termini di
intervento pubblico o comone. Ben lungi dal prospettare una situazione
paragonabile al collettivismo, è lontano anche dagli eccessi dis-organici che
imputa al sistema liberale. Il
funzionario di stato, che in prospettiva dove andare a sostituire il
capitalista privato, e giudicato non come un agente del collettivismo o del
capitalismo statale (che sappiamo cosa produce col sovietismo), ma un semplice
delegato tecnico, che si fa garante di una diversa realtà: assicurare
socialmente il controllo della produzione e la stessa proprietà dei mezzi
produttivi. Altre saggi: “Il diritto penale italiano”; “Il nuovo diritto penale”;
“Critica dell'economia liberale, “L'idealismo italiano e i suoi critici” –
Grice: “A delightfull read, especially for us Oxonians, since he manages to
quote extensively from the Proceedings of the Aristotelian Society, seeing that
Ryle hated idealism!” --); “I fondamenti dell'economia corporativa”; “Capitalismo
e corporativismo” (Rubbettino); Scienza e filosofia”; Dall'economia liberale al
corporativismo, “La vita come arte, Critica
della democrazia” (Rubbettino); “Il comunismo, Dall'attualismo al
problematicismo”, Memorie di un incosciente” (Rusconi, Milano); “Pareto”
(Cadmo, Roma); “Critica della democrazia” (Luni, Milano); “Il corporativismo:
dall'economia liberale al corporativismo; “M. Rodotà, Passeggiando in
bicicletta; Bighellonando dentro il Verano, Corriere della Sera, L. Stefano, Filosofo,
Giurista, Economista, Volpe Roma, “Individuo e stato”, A. Negri, “Dal corporativismo comunista
all'umanesimo scientifico. Itinerario teoretico” (Manduria, Lacaita, F.Tamassia,
Roma, A. Russo, Positivismo e idealismo” (Roma); G. Dessì, “Filosofia e rivoluzione”
(Milano, Luni); A. Russo, “Dal
positivismo all'anti-scienza” (Milano, Guerini); H. Cavallera, “La ricerca
dell'incontrovertibile, Formello, SEAM); D. Breschi, Spirito del Novecento. Il
secolo di Ugo Spirito -- dal fascismo alla contestazione” (Rubbettino), A. Cammarana,
Roma, Pagine, A. Cammarana, “Teorica
della reazione dialettica: filosofia del postcomunismo” (Roma). V. Pirro,
Ricordo, in Studi Politici (Bulzoni, Roma). Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Enciclopedia machiavelliana, P. Bettineschi, L'esperienza storica e
l'intrascendibilità del conoscere. Sul sapere di non sapere, Rivista di filosofia neo-scolastica,, Problematicismo
Corporativismo Fascismo Corporazione proprietaria. Treccani, Dizionario di
storia, Dizionario biografico degli italiani, Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Ugo Spirito. Spirito. Keywords: stato/cittadini,
pathos romantico, romanticism e nuovo ordine, sindicalismo, fascismo da
sinestra, filobolcevicco, corporativismo, attualismo, stato fascista,
equilibrio liberta/autorita, gentile e spirito, i filosofi fascisti, filosofia
e revoluzione, romanticismo, proprieta, filosofia come pedagogia. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Spirito” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Spisani – la contestazione –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Ferrara), Filosofo. Si laurea a Padova con una tesi di
sull'attualismo italiano: “Natura e spirito nell’idealismo attuale” (Milano,
Fabbri). In seguito collabora a Urbino. A Bologna fonda “Rassegna di Logica” e il Centro superiore di logica e scienze
comparate. In una lettera Carnap critica una sua decisione di non pubblicare
un'opera. Morì suicida. Altri saggi: “Neutralizzazione dello spazio per sintesi
produttiva” (Bologna, Cappelli); “Implicazione, Endo-metria e universo del
discorso” (Bologna) e “Introduzione alla teoria generale dei numeri relativi, con
ingresso dei numeri moltiplicatori e divisori, legati alla logica e alla
matematica trascendentale” (Bologna, Centro di logica e scienze comparate,
analisi matematica). C'è una relazione divisoria che ipotizza il valore “M,”
numero logico trans-infinito all'origine della neutralizzazione dello spazio
trans-finito. ℵ va verso successivi aumenti. Ma è la relatività dei numeri, espressa
nel calcolo per valori di posizione, che ne individua la direzione
inversa." In “Introduzione alla
teoria dei numeri relative” spiega le sue scoperte in forma di dialogo. Tra gli
interlocutori la misteriosa figura della piovra Clipso. Logo-fenica.
Altri saggi: “Il numero nell'istanza ontologica del rapporto d'identità”
(Imola, Galeati); “Logica ed esperienza” (Milano, Marzorati); “Logica della
contestazione” (Bologna, Cappelli). Sulla storia della pubblicazione della Teoria
generale, importanti ricerche erano già pronte. Allora, dice: “Ne discuto con
Carnap. Carnap sottopone i risultati dell'indagine. Carnap spiega anche le
ragioni che mi induceno a non diffonderne le conclusioni. Carnap risponde che
quella scelta gli sembra affatto ingiustificata: l'operas crises non poteva
rimanere nel silenzio. Tuttavia non cambiai parere. Non avrei pubblicato, e glielo
confermai. “Dai numeri naturali ai numeri relativi, moltiplicatori e divisor” B.
Gallo, “Un uomo genial”, Nuova Ferrara, L'ha vegliato prima di suicidarsi, di
Carlo Gulotta, la Repubblica, sezione Bologna, Archivio. Franco Spisani. Spisani.
Keywords: il concetto di numero, numero naturale, numero relativo, logica
autogenetica, numero relative moltiplicatore, numero relative divisore,
opposto, contradittorio, regole e segni, contestazione, esperienza, limiti
della metafisica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Spisani” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Spurio – Roma antica – filosofia italiana –
Luigi Speranza. Spurio Mummio, fratello di Lucio Mummio,
vincitore di Corinto, partecipa con Scipione Emiliano e con Lucio Metello Calvo
a un’ambasciata politica in Oriente e così puo stringere più stretti rapporti
con Panezio di Rodi. Scrive lettere in versi e orazioni. Cicerone lo pone tra i
quattro interlocutori del "De republica." Oratore. I suoi discorsi
hanno, per la loro aridità, impronta del Portico). Coltiva gli studi
giuridici. Spurius Mummius was a Roman soldier and writer. He was a
legatus of his brother, and a close friend of Scipio Aemilianus. This
friendship garnered his entrance into the Scipionic Circle. Politically, he was
an aristocrat. He wrote satirical and ethical epistles, describing his
experiences in Corinth in humorous verse. According to the Encyclopædia
Britannica, these letters, are the first examples of a distinct class of Roman
poetry, the poetic epistle. References "Mummii". Mek.niif.hu.
Mummius, M, Mortgage, ed. "Harry Thurston Peck,". Harpers Dictionary
of Classical Antiquities. Perseus tufts.edu. Chisholm, Hugh, ed. "Mummius, Lucius" . Encyclopædia
Britannica. Cambridge. Stub iconThis article about an Ancient Roman writer. Categories:
Ancient Roman writers2nd-century BC Romans2nd-century BC writers Mummii Ancient
Roman people stubs European writer stubs When we turn to Rome we find that
letter writing became a Roman literary art under Greek influence and was
speedily nationalized as was the dialogue. We know that the epistolary form was
used by Spurius Mummius, who appears in Cicero's de republica as an intimate
friend of Scipio the younger. He received a Stoic education and accompanied his
more famous brother to Corinth as a legatus. From Corinth he sent a number of
poetic epistles to his friends. These did not receive general publicity, but
were preserved in the archives of the family where they were read by Cicero,
who praises their wit. Keyword: philosophical epistle.
Grice e Sraffa – la mia implicatura – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Torino). An
Italian noble -- vitters, and Grice --
L.cited by H. P. Grice, “Some like Vitters, but Moore’s MY man.”
Vienna-born philosopher trained as an enginner at Manchester. Typically
referred to Wittgenstein in the style of English schoolboy slang of the time
as, “Witters,” pronounced “Vitters.”“I heard Austin said once: ‘Some like
Witters, but Moore’s MY man.’ Austin would open the “Philosophical
Investigations,” and say, “Let’s see what Witters has to say about this.”
Everybody ended up loving Witters at the playgroup.” Witters’s oeuvre was
translated first into English by C. K. Ogden. There are interesting twists.
Refs.: H. P. Grice, “Vitters.” Grice was sadly discomforted when one of his
best friends at Oxford, D. F. Pears, dedicated so much effort to the unveiling
of the mysteries of ‘Vitters.’ ‘Vitters’ was all in the air in Grice’s inner
circle. Strawson had written a review of Philosophical Investigations. Austin
was always mocking ‘Vitters,’ and there are other connections. For Grice, the
most important is that remark in “Philosohpical Investigations,” which he never
cared to check ‘in the Hun,’ about a horse not being seen ‘as a horse.’ But in
“Prolegomena” he mentions Vitters in other contexts, too, and in “Causal
Theory,” almost anonymouslybut usually with regard to the ‘seeing as’ puzzle.
Grice would also rely on Witters’s now knowing how to use ‘know’ or vice versa.
In “Method” Grice quotes verbatim: ‘No psyche without the manifestation the
ascription of psyche is meant to explain,” and also to the effect that most
‘-etic’ talk of behaviour is already ‘-emic,’ via internal perspective, or just
pervaded with intentionalism. One of the most original and challenging
philosophical writers of the twentieth century. Born in Vienna into an
assimilated family of Jewish extraction, he went to England as a student and
eventually became a protégé of Russell’s at Cambridge. He returned to Austria
at the beginning of The Great War I, but went back to Cambridge in 8 and taught
there as a fellow and professor. Despite spending much of his professional life
in England, Vitters never lost contact with his Austrian background, and his
writings combine in a unique way ideas derived from both the insular and the
continental European tradition. His thought is strongly marked by a deep
skepticism about philosophy, but he retained the conviction that there was
something important to be rescued from the traditional enterprise. In his Blue
Book 8 he referred to his own work as “one of the heirs of the subject that
used to be called philosophy.” What strikes readers first when they look at
Vitters’s writings is the peculiar form of their composition. They are
generally made up of short individual notes that are most often numbered in
sequence and, in the more finished writings, evidently selected and arranged
with the greatest care. Those notes range from fairly technical discussions on
matters of logic, the mind, meaning, understanding, acting, seeing,
mathematics, and knowledge, to aphoristic observations about ethics, culture,
art, and the meaning of life. Because of their wide-ranging character, their
unusual perspective on things, and their often intriguing style, Vitters’s
writings have proved to appeal to both professional philosophers and those
interested in philosophy in a more general way. The writings as well as his
unusual life and personality have already produced a large body of interpretive
literature. But given his uncompromising stand, it is questionable whether his
thought will ever be fully integrated into academic philosophy. It is more
likely that, like Pascal and Nietzsche, he will remain an uneasy presence in
philosophy. From an early date onward Vitters was greatly influenced by the
idea that philosophical problems can be resolved by paying attention to the
working of language a thought he may
have gained from Fritz Mauthner’s Beiträge zu einer Kritik der Sprache 102.
Vitters’s affinity to Mauthner is, indeed, evident in all phases of his
philosophical development, though it is particularly noticeable in his later
thinking.Until recently it has been common to divide Vitters’s work into two
sharply distinct phases, separated by a prolonged period of dormancy. According
to this schema the early “Tractarian” period is that of the Tractatus
Logico-Philosophicus 1, which Vitters wrote in the trenches of World War I, and
the later period that of the Philosophical Investigations 3, which he composed
between 6 and 8. But the division of his work into these two periods has proved
misleading. First, in spite of obvious changes in his thinking, Vitters
remained throughout skeptical toward traditional philosophy and persisted in
channeling philosophical questioning in a new direction. Second, the common
view fails to account for the fact that even between 0 and 8, when Vitters
abstained from actual work in philosophy, he read widely in philosophical and
semiphilosophical authors, and between 8 and 6 he renewed his interest in
philosophical work and wrote copiously on philosophical matters. The posthumous
publication of texts such as The Blue and Brown Books, Philosophical Grammar,
Philosophical Remarks, and Conversations with the Vienna Circle has led to
acknowledgment of a middle period in Vitters’s development, in which he explored
a large number of philosophical issues and viewpoints a period that served as a transition between
the early and the late work. Early period. As the son of a greatly successful
industrialist and engineer, Vitters first studied engineering in Berlin and Manchester,
and traces of that early training are evident throughout his writing. But his
interest shifted soon to pure mathematics and the foundations of mathematics,
and in pursuing questions about them he became acquainted with Russell and
Frege and their work. The two men had a profound and lasting effect on Vitters
even when he later came to criticize and reject their ideas. That influence is
particularly noticeable in the Tractatus, which can be read as an attempt to
reconcile Russell’s atomism with Frege’s apriorism. But the book is at the same
time moved by quite different and non-technical concerns. For even before
turning to systematic philosophy Vitters had been profoundly moved by
Schopenhauer’s thought as it is spelled out in The World as Will and
Representation, and while he was serving as a soldier in World War I, he
renewed his interest in Schopenhauer’s metaphysical, ethical, aesthetic, and
mystical outlook. The resulting confluence of ideas is evident in the Tractatus
Logico-Philosophicus and gives the book its peculiar character. Composed in a
dauntingly severe and compressed style, the book attempts to show that
traditional philosophy rests entirely on a misunderstanding of “the logic of
our language.” Following in Frege’s and Russell’s footsteps, Vitters argued
that every meaningful sentence must have a precise logical structure. That
structure may, however, be hidden beneath the clothing of the grammatical
appearance of the sentence and may therefore require the most detailed analysis
in order to be made evident. Such analysis, Vitters was convinced, would
establish that every meaningful sentence is either a truth-functional composite
of another simpler sentence or an atomic sentence consisting of a concatenation
of simple names. He argued further that every atomic sentence is a logical
picture of a possible state of affairs, which must, as a result, have exactly
the same formal structure as the atomic sentence that depicts it. He employed
this “picture theory of meaning” as it
is usually called to derive conclusions
about the nature of the world from his observations about the structure of the
atomic sentences. He postulated, in particular, that the world must itself have
a precise logical structure, even though we may not be able to determine it
completely. He also held that the world consists primarily of facts,
corresponding to the true atomic sentences, rather than of things, and that
those facts, in turn, are concatenations of simple objects, corresponding to
the simple names of which the atomic sentences are composed. Because he derived
these metaphysical conclusions from his view of the nature of language, Vitters
did not consider it essential to describe what those simple objects, their
concatenations, and the facts consisting of them are actually like. As a
result, there has been a great deal of uncertainty and disagreement among
interpreters about their character. The propositions of the Tractatus are for
the most part concerned with spelling out Vitters’s account of the logical structure
of language and the world and these parts of the book have understandably been
of most interest to philosophers who are primarily concerned with questions of
symbolic logic and its applications. But for Vitters himself the most important
part of the book consisted of the negative conclusions about philosophy that he
reaches at the end of his text: in particular, that all sentences that are not
atomic pictures of concatenations of objects or truth-functional composites of
such are strictly speaking meaningless. Among these he included all the
propositions of ethics and aesthetics, all propositions dealing with the
meaning of life, all propositions of logic, indeed all philosophical
propositions, and finally all the propositions of the Tractatus itself. These
are all strictly meaningless; they aim at saying something important, but what
they try to express in words can only show itself. As a result Vitters
concluded that anyone who understood what the Tractatus was saying would
finally discard its propositions as senseless, that she would throw away the
ladder after climbing up on it. Someone who reached such a state would have no
more temptation to pronounce philosophical propositions. She would see the
world rightly and would then also recognize that the only strictly meaningful
propositions are those of natural science; but those could never touch what was
really important in human life, the mystical. That would have to be
contemplated in silence. For “whereof one cannot speak, thereof one must be silent,”
as the last proposition of the Tractatus declared. Middle period. It was only
natural that Vitters should not embark on an academic career after he had
completed that work. Instead he trained to be a school teacher and taught
primary school for a number of years in the mountains of lower Austria. In the
mid-0s he also built a house for his sister; this can be seen as an attempt to
give visual expression to the logical, aesthetic, and ethical ideas of the
Tractatus. In those years he developed a number of interests seminal for his
later development. His school experience drew his attention to the way in which
children learn language and to the whole process of enculturation. He also
developed an interest in psychology and read Freud and others. Though he
remained hostile to Freud’s theoretical explanations of his psychoanalytic
work, he was fascinated with the analytic practice itself and later came to
speak of his own work as therapeutic in character. In this period of dormancy
Vitters also became acquainted with the members of the Vienna Circle, who had
adopted his Tractatus as one of their key texts. For a while he even accepted
the positivist principle of meaning advocated by the members of that Circle,
according to which the meaning of a sentence is the method of its verification.
This he would later modify into the more generous claim that the meaning of a
sentence is its use. Vitters’s most decisive step in his middle period was to
abandon the belief of the Tractatus that meaningful sentences must have a
precise hidden logical structure and the accompanying belief that this
structure corresponds to the logical structure of the facts depicted by those
sentences. The Tractatus had, indeed, proceeded on the assumption that all the
different symbolic devices that can describe the world must be constructed
according to the same underlying logic. In a sense, there was then only one
meaningful language in the Tractatus, and from it one was supposed to be able
to read off the logical structure of the world. In the middle period Vitters
concluded that this doctrine constituted a piece of unwarranted metaphysics and
that the Tractatus was itself flawed by what it had tried to combat, i.e., the
misunderstanding of the logic of language. Where he had previously held it
possible to ground metaphysics on logic, he now argued that metaphysics leads
the philosopher into complete darkness. Turning his attention back to language
he concluded that almost everything he had said about it in the Tractatus had
been in error. There were, in fact, many different languages with many
different structures that could meet quite different specific needs. Language
was not strictly held together by logical structure, but consisted, in fact, of
a multiplicity of simpler substructures or language games. Sentences could not
be taken to be logical pictures of facts and the simple components of sentences
did not all function as names of simple objects. These new reflections on
language served Vitters, in the first place, as an aid to thinking about the
nature of the human mind, and specifically about the relation between private
experience and the physical world. Against the existence of a Cartesian mental
substance, he argued that the word ‘I’ did not serve as a name of anything, but
occurred in expressions meant to draw attention to a particular body. For a
while, at least, he also thought he could explain the difference between
private experience and the physical world in terms of the existence of two
languages, a primary language of experience and a secondary language of
physics. This duallanguage view, which is evident in both the Philosophical
Remarks and The Blue Book, Vitters was to give up later in favor of the
assumption that our grasp of inner phenomena is dependent on the existence of
outer criteria. From the mid-0s onward he also renewed his interest in the
philosophy of mathematics. In contrast to Frege and Russell, he argued
strenuously that no part of mathematics is reducible purely to logic. Instead
he set out to describe mathematics as part of our natural history and as
consisting of a number of diverse language games. He also insisted that the
meaning of those games depended on the uses to which the mathematical formulas
were put. Applying the principle of verification to mathematics, he held that
the meaning of a mathematical formula lies in its proof. These remarks on the
philosophy of mathematics have remained among Vitters’s most controversial and
least explored writings. Later period. Vitters’s middle period was characterized
by intensive philosophical work on a broad but quickly changing front. By 6,
however, his thinking was finally ready to settle down once again into a
steadier pattern, and he now began to elaborate the views for which he became
most famous. Where he had constructed his earlier work around the logic devised
by Frege and Russell, he now concerned himself mainly with the actual working
of ordinary language. This brought him close to the tradition of British common
sense philosophy that Moore had revived and made him one of the godfathers of
the ordinary language philosophy that was to flourish in Oxford in the 0s. In
the Philosophical Investigations Vitters emphasized that there are countless
different uses of what we call “symbols,” “words,” and “sentences.” The task of
philosophy is to gain a perspicuous view of those multiple uses and thereby to
dissolve philosophical and metaphysical puzzles. These puzzles were the result
of insufficient attention to the working of language and could be resolved only
by carefully retracing the linguistic steps by which they had been reached.
Vitters thus came to think of philosophy as a descriptive, analytic, and
ultimately therapeutic practice. In the Investigations he set out to show how
common philosophical views about meaning including the logical atomism of the
Tractatus, about the nature of concepts, about logical necessity, about
rule-following, and about the mindbody problem were all the product of an
insufficient grasp of how language works. In one of the most influential
passages of the book he argued that concept words do not denote sharply
circumscribed concepts, but are meant to mark family resemblances between the
things labeled with the concept. He also held that logical necessity results
from linguistic convention and that rules cannot determine their own
applications, that rule-following presupposes the existence of regular
practices. Furthermore, the words of our language have meaning only insofar as
there exist public criteria for their correct application. As a consequence, he
argued, there cannot be a completely private language, i.e., a language that in
principle can be used only to speak about one’s own inner experience. This
private language argument has caused much discussion. Interpreters have disagreed
not only over the structure of the argument and where it occurs in Vitters’s
text, but also over the question whether he meant to say that language is
necessarily social. Because he said that to speak of inner experiences there
must be external and publicly available criteria, he has often been taken to be
advocating a logical behaviorism, but nowhere does he, in fact, deny the
existence of inner states. What he says is merely that our understanding of
someone’s pain is connected to the existence of natural and linguistic
expressions of pain. In the Philosophical Investigations Vitters repeatedly
draws attention to the fact that language must be learned. This learning, he
says, is fundamentally a process of inculcation and drill. In learning a
language the child is initiated in a form of life. In Vitters’s later work the
notion of form of life serves to identify the whole complex of natural and
cultural circumstances presupposed by our language and by a particular
understanding of the world. He elaborated those ideas in notes on which he
worked between 8 and his death in 1 and which are now published under the title
On Certainty. He insisted in them that every belief is always part of a system
of beliefs that together constitute a worldview. All confirmation and
disconfirmation of a belief presuppose such a system and are internal to the
system. For all this he was not advocating a relativism, but a naturalism that
assumes that the world ultimately determines which language games can be
played. Vitters’s final notes vividly illustrate the continuity of his basic
concerns throughout all the changes his thinking went through. For they reveal
once more how he remained skeptical about all philosophical theories and how he
understood his own undertaking as the attempt to undermine the need for any
such theorizing. The considerations of On Certainty are evidently directed
against both philosophical skeptics and those philosophers who want to refute
skepticism. Against the philosophical skeptics Vitters insisted that there is
real knowledge, but this knowledge is always dispersed and not necessarily
reliable; it consists of things we have heard and read, of what has been
drilled into us, and of our modifications of this inheritance. We have no
general reason to doubt this inherited body of knowledge, we do not generally
doubt it, and we are, in fact, not in a position to do so. But On Certainty
also argues that it is impossible to refute skepticism by pointing to
propositions that are absolutely certain, as Descartes did when he declared ‘I
think, therefore I am’ indubitable, or as Moore did when he said, “I know for
certain that this is a hand here.” The fact that such propositions are
considered certain, Vitters argued, indicates only that they play an
indispensable, normative role in our language game; they are the riverbed
through which the thought of our language game flows. Such propositions cannot
be taken to express metaphysical truths. Here, too, the conclusion is that all
philosophical argumentation must come to an end, but that the end of such
argumentation is not an absolute, self-evident truth, but a certain kind of
natural human practice. Sraffa. Keywords. Refs.: H. P. Grice, “Il gesto della
mano di Sraffa.” Speranza, “Sraffa’s handwave, and his impicaturum”; Luigi
Speranza, “L’implicatura di Sraffa,” per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Stabile – critica della ragione
borghese – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sapri). Duplicato. Filosofo italiano. Laureatosi
a Napoli con una tesi sulla filosofia del valore, divenne ricercatore a
Salerno. Pubblica saggi in "Prassi e teoria", "Aut Aut",
"Studi di filosofia politica e diritto", "il Centauro",
"Ombre rosse", riviste tra le più prestigiose nel panorama della
pubblicistica filosofica italiana. Collabora alla direzione della collana di
testi e studi "Relox" di Bibliopolis di Napoli. Salerno dedica un
convegno di studi alla sua memoria: "La saggezza moderna. Temi e problemi”.
Il fondo rappresenta solo una piccola porzione della sua biblioteca. Infatti la
consistenza attuale si aggira intorno ai 650 volumi altri libri sono in
possesso di Salerno. Tuttavia la consistenza maggiore ricopre il periodo
intorno a cui si è formata la sua personalità. I libri del fondo sottolineano
l'interesse verso la critica marxista (moltissimi i volumi degli Editori
Riuniti). Degni di attenzione alcuni esemplari caratteristici come ad esempio
quelli della collana "I gabbiani" del Saggiatore o ancora la collana
quasi completa degli "Opuscoli” della Feltrinelli, i volumi della collana
"Biblioteca di nuova cultura" della Mazzotta, e quelli della
"Scienza nuova" della Dedalo: collane radicalmente trasformate nei
successivi anni o sostituite da altre. Talora nate solamente per offrire testi
economici che rispondessero ai bisogni di una maggiore diffusione culturale.
Sono presenti anche dei volumetti allegati a periodici di partito (PCI e PSI) e
le pubblicazioni dell'Istituto di Filosofia dell'Salerno. Altri saggi: “Valore morale e società” (Salerno);
“Soggetti e bisogni” (Firenze, La Nuova Italia); “Saggezza e prudenza: studi
per la ricostruzione di un'antropologia” (Napoli, Liguori); “Piccolo trattato
sulla saggezza” (Napoli, Bibliopolis); “Umanesimo e rivoluzione” (“Prassi e
teoria: rivista di filosofia della cultura”), “La saggezza moderna: in memoria”
(Napoli, Edizioni scientifiche italiane). Storia della filosofia, Salerno. P. Charron
Storia della filosofia, Salerno. Giampiero
Stabile. Stabile. Keywords: Grice’s ‘Needs, need, bisogno, bisogni, bisoin,
complex etymology, durf, tharf -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Stabile” –
The Swimming-Pool Library.
Stasea
– Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. The first lizio to take up residence at
Rome. He defended the position that virtue is not sufficient for happiness – a
position on which some Lizians were prepared to compromise, in order to achieve
a conciliation with the ethics of the Porch.
Grice
e Statilio – Roma antica – filosofia italiana – Luigi Speranza. Amico di
Cicerone. Il Giardino -- « SATURA » E FARSA FILOLOGICA JSTOR
https://www.jstor.org › stable by A La Penna ·
· Cited by 4 — secondo un'ipotesi allettante, con lo Statilio, amico di
Catone e morto a Filippi con Bruto. In questo contesto forse non è del tutto
inutile notare che una ... Statilius being
sollicited by Brutus to make one of that noble Band, who
struck the GOD-like Stroke for the Liberty of Rome,
refus'd to accompany them, saying, That all Men were Fools or Mad, and did not deserve that a wise
Man should trouble his Head about them. Keywords: Giardino, horti epicuri – hortus epicuri. Garden.
Friend of Catone Minore and Marco Bruto and a staunch opponent of Giulio
Cesare.
Grice e Stefani – senso compost – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Pergola). Filosofo italiano. Grice: “I may well say that my idea of
a propositional complex owes much to Stefani’s obsession with ‘sensus’ simplex
or ‘divisus, and ‘sensus compositum’ –“ “The opposite of ‘com-posito’ is
de-posito, though!” -- Grice: “I like
his diagrammes; The Boedlian have loads of his mss!” Grice: “He has a figure
for the ‘figura quadrata,’ –“. Grice: “He has a figure for ‘suppositio.’” – Il membro
più noto di una famiglia di insegnanti marchigiani. Avviato alla carriera
ecclesiastica nella città natale, ma presto strasfere a Venezia. Il suo saggio più
importante è il “De sensu composito et diviso”. Insegna a Rialto. Altri saggi: “Dubia in
consequentias Strodi,” “In regulas insolubilium,” “De scire e dubitare,”
“Compendium logicae,” “Logica,” “Tractatus de sensu simplice, sensu composito, et
sensu diviso”, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fonte:
Dizionario di filosofia, riferimenti. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Stefani. Keywords: senso semplice, senso composito, senso deposito, senso
diviso, dialetttica. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Stefani.”
Grice e Stefanini – l’interpersonalismo -- idealismo
filosofico – filosofia fascista – veintennio fascista -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Treviso).
Filosofo italiano. Grice: “Italians are obsessed with personalismo, I am with
interpersonalismo!” “L’essere è personale.” “Tutto ciò che non è personale nell’essere
rientra nella produttività della persona, come mezzo di manifestazione della
persona e di *comunicazione* o conversazione *tra* due persone,” “La mia
prospettiva filosofica). Figlio di Giovanni, che gestisce una tintoria, è
attivo nelle associazioni e nei movimenti cattolici del trevigiano,
iscrivendosi a Gioventù Cattolica dove assumerà presto l'incarico di presidente
diocesano. Qui maturerà la vocazione di educatore, seguendo, in particolare,
gli insegnamenti contenuti nell'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. Opera
pure nel sindacato cattolico dei lavoratori.
Dopo il diploma presso il Liceo Classico Antonio Canova, dove ha fra gli
altri Paolo Rotta come insegnante di storia e filosofia, nello stesso anno si
iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Padova. Nell'ateneo patavino,
la corrente del positivismo è tra le più seguite, ma in controtendenza decide
di scrivere la propria tesi sull’interpersonalismo, aavendo Aliotta come
relatore, con cui si laurea in filosofia . Nel periodo di studi padovano,
inizia a frequentare anche il circolo di Zanella e inizia a insegnare. Mentre
completa gli studi universitari, inizia già a respirarsi aria di guerra in
Italia, ma come molti giovani, pur favorevole ad una posizione di neutralità
nei confronti della guerra, viene comunque chiamato alle armi. Terminato il
conflitto, uscendone con il grado di capitano e una croce al merito di guerra, studia
l’estetica di Gravina. Eletto consigliere del Comune di Treviso ma, la violenza
dello squadrismo fascista investe anche il trevigiano. Si oppone con fermezza a
tale ideologia, dimettendosi e dedicandosi completamente all'insegnamento, che
ora è la sua occupazione principale e che condurrà sempre secondo una pedagogia
ispirata ai principi cristiani, costantemente attento e sensibile sia ai
bisogni che agli interessi degli studenti. Nello stesso periodo, si dedica con
scrupolo alla stesura di apprezzati testi didattici di storia e filosofia,
nonché di pedagogia secondo un indirizzo cristiano. Conseguita la libera
docenza in pedagogia ottiene, per incarico, l'insegnamento di questa disciplina
a Padova. Oltre ad iscriversi al Partito Nazionale Fascista, affianca
l'insegnamento nelle scuole pubbliche a quello universitario fino a quando,
vinto l'ordinariato, ha una cattedra di storia della filosofia a Messina che
tiene fino a quando si trasferisce a Padova. Al contempo, tiene per incarico
l'insegnamento di estetica a Padova e quello di pedagogia all'Venezia, nonché
sarà preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'ateneo patavino. Nel dopoguerra, riabilitato alla propria
cattedra e all'insegnamento universitario, si dedica prevalentemente allo
studio e la ricerca, ma partecipando anche alla riorganizzazione della
filosofia italiana, in particolare promuovendo incontri, convegni e riunioni
all'Istituto Aloisianum dei padri gesuiti di Gallarate, che diventerà poi il
Centro di studi filosofici di Gallarate, per primo diretto da Carlo
Gianon. Socio corrispondente
dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, nonché socio effettivo
dell’Accademia patavina di scienze, lettere ed arti, ricevette il premio della
R. Accademia d'Italia per le discipline filosofiche, e il premio Marzotto per
la filosofia, nonché fu membro dei consigli direttivi della Società filosofica
italiana e del Centro Studi filosofici di Gallarate. Fonda a Padova la Rivista
di estetica, della quale ha potuto dirigere solo il primo fascicolo e a cui gli
subentrerà Pareyson. Gli saranno intitolate delle scuole medie statali di
Treviso e Padova, nonché l'ex Istituto magistrale di Mestre. Uno dei maggiori
rappresentati dello spiritualismo, riesamina storicamente e criticamente
diverse correnti del pensiero filosofico, fra cui lo storicismo, la filosofia
dell'azione, l’idealismo, la fenomenologia, l'esistenzialismo, lungo il corso
della storia della filosofia, da Bonaventura ed Aquino a Gioberti, Rosmini ed
altri, sulla scia della sua prima formazione incentrata su uno stretto connubio
fra prospettiva storica e dimensione teoretica.
Interessato pure all'estetica, su cui ha scritto molti lavori, il
contributo più importante è frutto della sua costante riflessione su
personalismo e spiritualismo, grazie alla quale il rapporto soggetto-oggetto
viene interpretato in termini di alterità, di altro da sé, prospettivaquestache
permetterà di concepire il singolo individuo come membro di una comunità.
Questo rapporto soggetto-oggetto, da un tale punto di vista, sarà concepito
come il momento fondante di ogni comunità di esseri umani in relazione fra
loro. Le più importanti problematiche connesse a questi principi di base,
saranno poi affrontate nella “Metafisica della persona” – cf. Strawson, “The
concept of a person” -- e “Inter-personalismo”. Strettamente connesse a queste
tematiche filosofiche, poi, sono quelle didattico-pedagogiche aperte e portate
avanti pressoché durante l'intero suo periodo di attività, dai primi anni
formativi fino agli ultimi della maturità, in continuo ripensamento e progressiva
rivisitazione. Per quanto concerne poi
la sua vasta produzione, ricordiamo solo che dà alle stampe le seguenti,
notevoli pubblicazioni: “L'esistenzialismo” “Spiritualismo”, “Il dramma
filosofico”; “Metafisica della persona”; “Esistenzialismo ateo ed
esistenzialismo teistico”; “Inter-personalismo”; “Estetica”; “Trattato di
estetica. Viene pubblicata la raccolta di scritti intitolata “Inter-Personalismo”.
Dizionario Biografico degli Italiani.L. Corrieri, Uun pensiero attuale” (Prometheus,
Milano). Citando sue testuali parole. L’opera del Blondel è più arte che filosofia.
I passaggi più ardui superati con immagini ardite, anziché con logiche
dimostrazioni; affermate le più inconciliabili antitesi affinché queste rendano
vivo e tragico il contrasto; i mezzi dialettici atti più a trascinare che a
convincere: tutto ciò ci conferma pienamente nella nostra interpretazione.
L'opera del Blondel è, più che una dottrina filosofica, un romanzo psicologico
che descrive le esitazioni e le incertezze, le vane pretese e le supreme
aspirazioni dell'umana volontà, che alfine si appaga e riposa in Dio. Per ciò
che al di là del filosofo si riesca ad afferrare l'uomo, al di là del sistema
si riesca ad afferrare il programma generoso del credente, la filosofia
dell'azione può essere efficacemente educativa, può esercitare nella coscienza
contemporanea l'influsso salutare che essa si era proposta. “L'azione” (Padova).
Il quale, a sua volta, prende le mosse dalle concezioni personalistiche
mounieriane e giobertiane; cfr. G. Piaia, cit. Opere principal: Il problema
della conoscenza in Cartesio e Gioberti, Torino, Sei, Il problema religioso in
Platone e S. Bonaventura. Sommario storico e critica di testi, Torino,
Sei,Idealismo cristiano, Padova, R. Zannoni Editore, Platone (Padova, Milani);
Il problema estetico in Platone, Torino, Sei, Imaginismo come problema
filosofico (Padova, Milani); “Problemi attuali d'arte” (Padova, Milani); “La
Chiesa Cattolica, Milano-Messina, Principato, Vincenzo Gioberti. Vita e
pensiero, Milano, F.lli Bocca,
Metafisica dell'arte” (Padova, Liviana); “La mia prospettiva filosofica,
Treviso, Canova); Esistenzialismo ateo ed esistenzialismo teistico. Esposizione
e critica costruttiva” (Padova, Milani); Aubier, Estetica, Roma, Edizioni
Studium, Trattato di Estetica”; “L'arte nella sua autonomia e nel suo processo”
(Brescia, Morcelliana); Personalismo educativo, Roma, F.lli Bocca). Dialettica
dell'immagine. Studi sull'imaginismo di Luigi Stefanini, a cura
dell'Associazione filosofica trevigiana, Genova); L. Caimi, Educazione e
persona” (Scuola, Brescia); Glory Cappello, Dalle opere e dal carteggio del suo
archivio, Europrint, Treviso, Per una antropologia in Luigi Stefanini:
metafisica, personalismo, umanesimo, Glory Cappello, ER. Pagotto, Padova,. M. Lasala,
Una ragione vivente. L'immagine e l'ulteriore, in Frammenti di filosofia contemporanea,
I.v.a.n. Project, Limina Mentis, Villasanta, M. De Boni, Le ragioni
dell’esistenza. Esistenzialismo e ragione (Mimesis, Milano); A. Rigobello,
Scritti in onore (Liviana, Padova). Rivista Rosminiana,treccani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Luigi Stefanini. Stefanini. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Stefanini” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Stella – iustum/iussum – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Sernaglia).
Filosofo italiano. Grice: “What is it with Italian philosoophers that they are
all into what at Oxford we would call jurisprudence?” Grice: “It seems like all
Italian philosophers are like Italian versions of H. L. A. Hart!”. Studia a Treviso
e Milano, sotto Crespi. Insegna a Catania e Milano. I suoi studi si diregeno su
alcune tipologie di reati, successivamente sugli elementi strutturali del
reato. Il suo contributo scientifico più
noto, presso gli operatori del diritto penale e la comunità accademica, è “La
spiegazione causale dell’azione umana” (Milano), in cui ricostruisce il problema del nesso di
causalità prospettando il criterio della sussunzione sotto una *legge* come
strumento per la soluzione di casi dubbi. Solo mediante una legge di copertura,
atta a spiegare il rapport causale fra la condotta dell’attore ed il effetto e possibile
formulare un giudizio sulla responsabilità dell’attore. Ad es., solo dopo aver
dimostrato, sulla base di una legge, che l'ingestione di un determinato farmaco
determina casualmente malformazioni del feto, e possibile imputare alla ditta
produttrice il reato di lesioni gravissime, colpose o dolose. In difetto di questa
spiegazione causale non puo formularsi alcuna responsabilita. a regola di
giudizio dell'"oltre ogni ragionevole dubbio" trovasse applicazione
anche in un processo. Il principio venne accolto in tema di nesso causale dalla
corte suprema di cassazione, anche a sezioni unite. Oggi è norma codicistica.
Dirige riviste giuridiche di diritto penale e fu fra i curatori di raccolte
normative di largo successo presso la comunità forense. Si interessa anche
nella teoria generale del diritto ed la filosofia del diritto, mediante
pubblicazione di scritti maggiormente agili rispetto alle monografie ed ai
saggi penalistici, rivolti ad un pubblico relativamente più vasto. Esercita la
professione di avvocato, partecipa in qualità di difensore di alcuni imputati,
al processo del Petrolchimico di Porto Marghera, dove fa applicazione, dal
principio della spiegazione causale. Altri
saggi: “L'alterazione di stato mediante falsità” (Milano); “La descrizione dell'evento” (Milano); “Giustizia”
(Milano); “Dei giudici” (Milano); “ll giudice corpuscolariano” (Milano); “Le ingiustizie”
(Bologna); “il galantumo del diritto, Corriere della Sera, Federico Stella.
Stella. Keywords: Grice, implicature della descrizione d’azione umana, H. L. A.
Hart, J. L. Austin, responsibity, aspets of reason, alethic reason. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Stella”.
Grice e Stellini – de ortu morum -- filosofia
italiana – filosofia italiana (Cividale). Filosofo italiano. La sua fama è dovuta soprattutto al
“Saggio dell’origine e del progresso de’ costume e delle opinion a’ medesimi
pertinenti – con quale ordine si sviluppassero le facolta degli uomini, ed appetite
ne uscissero loro connaturali” (Siena, Porri). La sua concezione morale è di
stampo liceale -- e sotto alcuni aspetti può essere considerato uno dei
precursori della sociologia. A lui è stato dedicato il liceo classico di Udine
e che nella sua biblioteca contiene gli scritti autografi. Enciclopedia
Treccani, su treccani. Dizionario biografico friulano, su friul.net. Stellini.
Keywords: liceo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Stellini” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Stenida – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Locri). Filosofo italiano. A Pythagorian,
cited by Giamblico – sometimes as “Stenonida.” Stobeo preserves a fragment of a
work on kingship attributed to him.
Grice e Sterlich – i georgofili -- filosofia
italiana – Luigi Speranza
(Chieti). Filosofo italiano. Figlio di Rinaldo De Sterlich, marchese di
Cermignano, studia a Napoli nel Collegio dei Nobili, gestito dalla Compagnia di
Gesù. E proprio questa esperienza che lo portò a concepire la sua profonda
ostilità verso i Gesuiti, che fu uno dei tratti caratteristici del suo pensiero
filosofico. La cura dei beni ereditati dal padre, di cui era l'unico figlio
maschio, lo portarono a dover compromettere le sue aspirazioni letterarie. Ma
la cultura rimase sempre la sua prima passione e per superare l'isolamento
culturale che gli venne imposto dal dover vivere a Chieti, comincia a
costituire la sua biblioteca. Questa crebbe in misura esponenziale di anno in
anno, tanto che conta 12.000 volumi, divenendo così una delle migliori
biblioteche del Regno. Il suo intento e di mettere la stessa a disposizione di Chieti
per la sua crescita culturale. Sfortunatamente il suo desiderio fu reso vano
dall'incuria di chi gestì la stessa dopo la sua morte. Cospicue parti di quella
grande biblioteca sono stati individuate in tutta Italia: nella Biblioteca di
Pescara, nella Biblioteca di Chieti, nella Biblioteca di Napoli, etc. Aggiornatissimo
sui dibattiti culturali e commentarista di Montesquieu, Rousseau, Voltaire, e
di altri illuministi. Di questa partecipazione all’illuminismo è testimonianza un copioso scambio di lettere
con Genovesi, Battarra, Lami, Bianchi, e Torres. Questo carteggio è un
documento prezioso per delineare l’illuminismo. Lascia anche alcune
testimonianze del suo pensiero: due Dialoghi di Fra' Cipolla e la Nanna. In
essi trova largo spazio la sua antipatia per i Gesuiti. Tramite la solida
amicizia con Lami, e membro della Crusca e uno dei Georgofili. L'illuminismo
nell'epistolario (Sestante, Bergamo). Romualdo de Sterlich. Sterlich. Keywords:
illuminismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sterlich” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Stertinio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Porch. Tutor of
Damasippo.
Grice e Steuco – la filosofia perenne di
Pitagora, Cicerone, Ovidio, Virgilio, Plinio – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Gubbio).
Filosofo italiao. Acuto esegeta dei testi e profondo conoscitore della lingua
romana, si oppone tenacemente alla riforma protestante e prese parte al
Concilio di Trento. Entra nella congregazione dell'Ordine dei Canonici
Agostiniani a Bologna, poi a Gubbio. Inviato a Venezia, dove, per l'ampia
conoscenza della lingua romana e l'acume filologico, gli e affidata la
biblioteca di Grimani, della quale una buona parte del patrimonio librario era
appartenuto a Pico. Pubblica saggi contro Lutero ed Erasmo, accusandoli di
fomentare la rivolta contro la Chiesa. Questi lavori rivelano il solido
sostegno che dà alla tradizione della prima Roma. Parte della sua produzione
include un intenso lavoro filologico sull'Antico Testamento, culminato con la
pubblicazione del Veteris testamenti recognitio, per il quale egli si basa su
manoscritti della biblioteca Grimani, utili a correggere Gerolamo. Nel
revisionare e spiegare il testo, mai devia dal *significato letterale* e
storico. Contemporanea a quest’esegesi e
la composizione di un saggio d'impianto enciclopedico, la “Cosmopœia”. La sua
filosofia polemica ed esegetica destarono l'attenzione favoravole di Paolo III,
e questi lo ordina bibliotecario della
collezione papale di manoscritti e stampe del Vaticano. Si reca a Lucca con
Paolo III e Carlo V. Adempe attivamente con scrupolo il suo ruolo di
bibliotecario del Vaticano. Nel frattempo a Roma redatta i Commenti al Vecchio
Testamento riguardanti i Salmi di Giacobbe, aiutando ad annotare e correggere i
testi di parte della Vulgata alla luce degli originali ebraici. A questo
periodo risale la composizione del celeberrimo saggio, “De perenni philosophia”
nella quale mostra che molte delle idee esposte dai filosofi italici antichi – l’orfismo
italico, la scuola di Crotone, Parmenide e i velini della scuola di Velia,
Plutarco, Numenio, gli Oracoli sibillini, i trattati ermetici e i frammenti
teosofici -- e essenzialmente correto. Questo saggio contiene una polemica
indiretta a margine, poiché elabora un numero di questi argomenti per sostenere
molte posizioni poste in questione in Italia da riformatori e critici. Come
umanista ha un profondo interesse per le rovine di Roma, e nell'operare un
rinnovamento urbano dell'Urbe. A tal proposito, degne d'essere menzionate, sono
una serie di brevi orazioni in cui raccomanda di risistemare l'acquedotto
conosciuto come Aqua Virgo, in modo da supplire adeguatamente il fabbisogno di
acqua fresca per la città. Mandato da Paolo III a presenziare il Concilio di
Trento, che doveva celebrarsi a Bologna, affidandogli il compito di sostenere
l'autorità e le prerogative papali. Muore a Venezia durante un periodo di
sospensione del Concilio. “De perenni philosophia”. Concilio di Trento Esegesi biblica Ermetismo
(filosofia) Teosofia. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Guido
Steuchi. Stucchi. Guido Steuco. Steuco.
Keywords: Crotone, i velini – I crotonensi --. Cicerone, ovidio, Virgilio,
plinio, roma, aqua virgo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Steuco” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Stilio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Tutor to Severo
Alessandro, the emperor.
Grice e Stilone – Roma antica – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Lanuvio).
Filosofo italiano. Quinto Elio Stilone, appartenne all'ordine equestre. Ssegue
nell’esilio Quinto Metello "Numidico."A Roma. Maestro e scrive
discorsi per altri. I suoi discepoli più insigni sono Cicerone e
Varrone. Conoscitore sicuro della coltura latina, e il primo rappresentante
notevole della scienza grammaticale. Saggi: "Interpretatio carminum
Saliorum""Index comoediarum Plautinarum", "Commentarius de
proloquiis" -- uno studio sulla sintassi di impronta stoica -- Inoltre,
cura edizioni di scritti altrui. Gli è stata attribuita un’opera
glossografica. Aelius Stilo. The text of Suetonius (gramm. 3, 1) then
provides the first names of Latin authors who were exclusively devoted to
grammar: Instruxerunt auxeruntque ab omni parte grammaticam L. Aelius Lanuvinus
generque Aeli Ser. Clodius, uterque eques Romanus multique ac vari et in
doctrina et in re publica usus. 32 The first name refers to the scholar who is
known as Aelius Stilo, native of Lanuvium, master of Cicero and Varro.33 From
Gellius 3, 3, 12 it is possible for us to gather some information about his
linguistic and philological studies on Plautus, then resumed and developed by
Varro.34 In a proper linguistic field,some fragments testify to an interest for
archaism, investigated both in the carmen Saliare35 and in the XII Tables, 36
as well as in the ancient Italic languages. 37 Another passage from Gellius
(16, 8, 2) reports the title of a work by Aelius Stilo denominated Commentarius
de proloquiis in which, as Gellius himself informs us, the Latin term proloquium
was used to translate the Greek ¿fiwua, a technical term of the Stoic
dialectics which indicated a simple sentence, complete in all its parts.
Gellius (16, 8, 6) adds that this term was later used by Varro in the XXIV book
of the De lingua Latina 38 Therefore, Varro was indebted to Stilo even with
regard to the syntactic terminology. However, the grammatical field in which
the dependence of Varro from Aelius Stilo is more widely recognised is
etymology. Dahlmann, recalling a Reitzenstein hypothesis, suggested that in the
books V-VII of De lingua Latina, Varro would have largely made use of a Stoic
Etymologicon, translated into Latin by Aelius Stilo.39 In any case, Varro
himself acknowledges his dependence on Aelius Stilo, often quoting his master
for the etymologies: out of 51 certain fragments of Stilo's collected by
Funaioli, 9 are quoted by Varro.40 It is worth remembering the famous etymology
caelum "sky" from celare "to hide", since its antonym is
'to reveal' (fr. 7 Fun.), which makes use of a well-known method of Stilo,
called the antiphrasis, by means of which words are explained by their
antonyms. Lucius Aelius Stilo came from Lanuvio. He was a Stoic and a teacher
of Varrone. Keywords: proloquium, axioma, Cicerone, Varro, Stilone, Gellio,
Svetonio.
Grice e Stilone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Lucio Elio
Stilone – A highly accomplished scholar – Porch. He was the philosophy tutor of
both Cicerone and Varrone, amongst others.
Grice e Stobeo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Giovanni Stobeo
– An anthologist whose work is an invaluable resource for antiquarians.
Grice e Svetonio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Best known for
his account of the lives of the first XII emperors, his output amounted to much
more than that. He wrote a lengthy commentary on Cicerone’s “Republic,” which
Cicerone liked ‘even if it is longer than my ‘Republic’!”
Grice e Suda – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Long thought to
be an Italian philosopher, ‘Suda’ was apparently the title he gave to his book!
Grice e Sura – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. Lucio Lucinio
Sura – A successful politican and general, as well as a philosopher. He was a
close friend of Plinio Minore – Plinio Maggiore was dead by then – Plinio once
infamously consulted him on whether or not ghosts existed – citing the example
of Ottaviano’s tutor, who had discovered that his house was haunted on account
of corpse in the garden having been
buried with his chains on. Plinio Minore was not a philosopher but knows Sura
is, and wants to have a philosophical explanation of the whole debacle.
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