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Monday, September 23, 2024

GRICE ITALO A/Z L5

 

 

Grice e Losano: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale della filosofia del diritto romano – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Casale Monferrato). Filosofo italiano. Casale Monferrato. Alessandria, Piemonte. Grice: “I like Lossano; his research overlap with that of H. L. A. Hart, but Losano is more interested in the philosophy and he is obviously more continental, as he should, given the prominence of Kelsen in the field!” Si occupa di filosofia del diritto e informatica giuridica. Si laurea a Torino. Insegna a Milano e Alessandria, e Torino. Si occupa di storia della filosofia del diritto; teoria generale del diritto; circolazione mondiale delle idee giuridiche e sociali; filosofia politica; diritti umani; geopolitica; informatica giuridica; privacy; e-publishing; edizioni di archivi storici. Pubblica un completo panorama sull'evoluzione della nozione di sistema nel diritto dalla ROMA antica ad oggi. Cura carteggi di Jhering ed opere di  Jhering e di Kelsen. Curato l'edizione critica delle corrispondenza di Roesler. Come informatico giuridico, ha pubblicato un manualedi informatica giuridica e diritto informatico e un progetto di legge sulla tutela della privacy; Presidente del "Centro di calcolo automatico” a Milano. Altri saggi: La dottrina pura del diritto, Einaudi, Torino; La teoria di Marx ed Engels sul diritto e sullo stato. Materiali per il seminario di filosofia del diritto” (Milano. Anno Accademicom Cooperativa Libraria Università Torinese, Torino); “Gius-cibernetica” Macchine e modelli cibernetici nel diritto, Einaudi, Torino); Libia Materiali sui rapporti fra ideologia ed economia” (Milano. Anno Accademico Cooperativa Libraria Università Torinese, Torino); “Lo scopo nel diritto. Einaudi, Torino, Jhering, Lo scopo nel diritto” (Aragno, Torino, Corso di informatica giuridica, Cooperativa Milano), Corso di informatica giuridica; L'elaborazione dei dati non numerici, Unicopli, Milano; Il diritto dell'informatica, Unicopli, Milano Corso di informatica giuridica;  Stato e automazione. Etas Kompass, Babbage: la macchina analitica. Un secolo di calcolo automatico, Etas Kompass, Milano Scheutz: La macchina alle differenze. Un secolo di calcolo automatico, Etas Libri, Milano); Invenzioni francesi del Settecento. Testi originali con 15 tavole dell'epoca, Bottega d'Erasmo, Torino); I grandi sistemi giuridici. Introduzione ai diritti europei ed extra-europei, Einaudi, Torino, I grandi sistemi giuridici. Introduzione ai diritti europei ed extraeuropei, Einaudi, Torino, I grandi sistemi giuridici. Introduzione ai diritti europei ed extraeuropei, Laterza, Roma Bari, L'informatica legislativa regionale. L'esperimento del Consiglio Regionale della Lombardia, Rosenberg e Sellier, Torino Forma e realtà in Kelsen, Comunità, Milano, Automi arabi. Dal "Libro sulla conoscenza degli ingegnosi meccanismi" (Maestri, Milano); Automi d'Oriente. "Ingegnosi meccanismi" arabi del XIII secolo, Milano Il diritto economico, Unicopli, Milano); L'ammodernamento giuridico, Unicopli, Milano); Corso di informatica giuridica: Informatica per le scienze sociali, Einaudi, Torino Il diritto privato dell'informatica, Einaudi, Torino, Scritto con la luce. Il disco compatto e la nuova editoria elettronica, Unicopli, Milano, L'informatica e l'analisi delle procedure giuridiche, Unicopli, Milano, Diritto e CD-ROM. Esperienze italiane, Giuffrè, Milano, Storie di automi. Dalla Grecia classica alla Belle Époque, Einaudi, Torino Saggio sui fondamenti tecnologici della democrazia, Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti, Istituto per la Documentazione Giuridica, Firenze, Kelsen Umberto Campagnolo, Diritto internazionale e Stato sovrano. L. Con un inedito di Kelsen e un saggio di Norberto Bobbio, Giuffrè, Milano, Un giurista tropicale. Tobias Barreto fra Brasile reale e Germania ideale, Laterza, Roma); “Sistema e struttura nel diritto: Dalle origini alla scuola storica” (Giuffrè, Milano, Il Novecento” (Giuffrè, Milano); Dal Novecento alla postmodernità, Giuffrè, Milano U. Campagnolo, Verso una costituzione federale per l'Europa. Una proposta inedita. Giuffrè, Milano,   "Cedant arma Un giudice e due leggi. Pluralismo normative, Giuffrè, Milano, Funzione sociale della proprietà e latifondi occupati, Diabasis, Reggio Emilia, Kelsen, Scritti autobiografici. Traduzione e cura di L., Diabasis, Reggio Emilia Peronismo e giustizialismo: dal Sudamerica all'Italia, e ritorno. M. Rosti, Diabasis, Reggio Emilia, Memoria dell'Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, Accademia delle Scienze, Torino Academia delle scienze editorial memorie morali Campagnolo, Conversazioni con Kelsen. Documenti dell'esilio ginevrino Giuffrè, Milano La geopolitica del Novecento. Dai Grandi Spazi delle dittature alla de-colonizzazione” (Mondadori, Milano); Kelsen Arnaldo Volpicelli, Parlamentarismo, democrazia e corporativismo” (Aragno, Torino); Alle origini della filosofia del diritto a Torino: Albini. Con due documenti sulla collaborazione di Albini con Mittermaier, Memorie della Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, Accademia delle Scienze, Torino accademia delle scienze/attivita editorial periodici-e-collane/ memorie/morali I carteggi di  Albini con Sclopis e Mittermaier. Alle origini della filosofia del diritto a Torino, Memoria dell'Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, Accademia delle Scienze, Torino accademia delle Scienze attivita editorial, periodici-e-collane/memorie morali Alle origini della filosofia del diritto, Il corso di Alessandro Paternostro a Tokyo. In appendice: Paternostro, Lexis, Torino I La Rete e lo stato” (Mimesis, Milano); Bobbio. Una biografia culturale, Carocci, Roma,  Kelsen, Due saggi sulla democrazia in difficoltà” (Aragno, Torino); “La libertà d’insegnamento in Brasile e l’elezione del Presidente Bolsonaro” (Mimesis, Milano).  MAX PLANCK INSTITUTE  FOR LEGAL HISTORY  AND LEGAL THEORY  RESEARCH  PAPER SERIES. Tra lex e ius: le leggi razziste del    fascismo e le amnistie postbelliche.  Una nota anche bibliografica   com/abstract= Tra /ex e ius: le leggi razziste del fascismo  e le amnistie postbelliche    Una nota anche bibliografica. 1. Ottant’anni dalle leggi razziali del fascismo: un anniversario nella pandemia  2. L’antisemitismo dell’epoca fascista e il contesto delle leggi razziali  a) Il problema ebraico e lo Statuto Albertino del 1848  b) Il fascismo e la purezza della stirpe  c) Leggi e documenti razzisti del fascismo: una sintesi  . Commemorare in tempi immemori: tra condanna e nostalgia  . Un esempio: la rievocazione all'Accademia delle Scienze di Torino  . Una guida: i ricordi di Liliana Segre  . Un dibattito: “l’amnistia Togliatti” tra giusta punizione e pace sociale  L’“Amnistia Azara” del 1953 e la fine della giustizia di transizione    NAUAOU    Bibliografie   Libri di sopravvissuti   Bibliografia 2017-2021 sulle leggi razziali Bibliografia sintetica sull’“Amnistia Togliatti” 1946  Bibliografia sintetica sull’“Amnistia Azara*, Ottant’anni dalle leggi razziali del fascismo: un anniversario  nella pandemia    Nel 1938 venne pubblicato il Manifesto della razza e in quello stesso anno il regime fascista  emanò varie norme razziste che colpivano gli italiani ebrei. Caduto il fascismo, quell’anniversa-  rio venne ricordato in convegni e scritti, ma non subito: nel 2018, “l’ottantesimo anniversario  delle leggi razziali antiebraiche del 1938 ha risollevato interesse e attenzione su quella pagina  oscura della nostra storia e sulla successiva rimozione, protrattasi, salvo alcune lodevoli ecce-  zioni, sino all’anniversario del primo cinquantennio”!, cioè sino al 1988, quando la Camera dei [Modona, La magistratura e le leggi razziali 1938-1943, in: Piazza (a cura di), Le leggi  razziali del 1938, Il Mulino, Bologna] Deputati promosse un convegno sulle leggi razziali e Michele Sarfatti pubblicò un’esauriente  raccolta di quelle leggi e delle circolari amministrative che le accompagnarono?.   In Italia il “Giorno della Memoria” venne istituito soltanto nel 2000: “La Repubblica italia-  na riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ‘Giorno  della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali,  la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la  prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti  al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i  perseguitati”3. Da parte delle Nazioni Unite, il riconoscimento del “Giorno della Memoria”  venne soltanto cinque anni dopo, nell’Assemblea Generale del 1° novembre 2005.   Nei quarant'anni dopo il fascismo “un diffuso processo di rimozione ha nascosto sotto un  impenetrabile velo di oblio il periodo della persecuzione dei diritti” proiettando lo stigma  “sul periodo della Repubblica Sociale Italiana, sulla deportazione e lo sterminio nei campi  nazisti. Quello che è stato chiamato ‘il peso di Auschwitz? ha finito per svalutare e minimizza-  re, sino a cancellarla dalla memoria collettiva, l’essenziale funzione preparatoria svolta dalle  italianissime leggi antiebraiche.   Anche si rievocò quell’anniversario: l’ottantesimo dall’emanazione delle leggi  razziali (che sarebbe più corretto chiamare ‘razziste’). Però, mentre si preparavano non poche  delle pubblicazioni legate a quella ricorrenza, tra la fine del 2019 e cominciò  a diffondersi la pandemia del coronavirus Covid-19. Il blocco della vita sociale ed economica  che ne seguì non solo impedì incontri e convegni, ma coinvolse anche le imprese editoriali e  tipografiche, con inevitabili rinvii e ritardi delle pubblicazioni. Molti scritti collegati all’an-  niversario delle leggi razziali persero così il collegamento temporale con l’evento che inten-  devano ricordare, mentre d’altra parte subivano interruzioni e ritardi anche le pubblicazioni  che volevano commentare quegli scritti. L’esigenza di ricordare quelle leggi vergognose era  rafforzata dalla costante ripresa degli atteggiamenti politici di estrema destra in Italia e in Eu-  ropa, nonché dal manifestarsi di forme antisemitismo che si ritenevano ormai appartenenti  a un passato lontano. Alcune fra le più recenti di queste posizioni verranno sommariamente  richiamate nel prossimo paragrafo 3.   L’Accademia delle Scienze di Torino ricordò l’ottantesimo anniversario delle leggi razziali con un convegno, i cui atti pubblicati nel 2021 si aprono con una  “richiesta di scuse per il ritardo della pubblicazione di questo volume rispetto alla data di  svolgimento del convegno al quale hanno contribuito le difficoltà connesse con la pandemia  Covid-19”5. Questa situazione — comune a molti altri scritti di quel periodo — mi indusse a  [La legislazione antiebraica in Italia e in Europa. Atti del convegno nel cinquantenario delle leggi razziali,  Roma, 17-18 ottobre 1988, Camera dei deputati, Roma Sarfatti, Documenti  della legislazione antiebraica. I testi delle leggi, cfr. infra, nota 36.   3 Art. 1 della Legge 20 luglio 2000, n. 211, Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e  delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.   4 Neppi Modona, La magistratura e le leggi razziali Piazza (a cura di), Le leggi razziali del 1938, Il Mulino, Bologna] riunire alla fine del presente scritto le indicazioni bibliografiche che andavano disperdendosi  nei mesi della pandemia: indicazioni che si rivelarono particolarmente numerose perché  intendevano non soltanto rievocare il passato, ma anche — attraverso la rievocazione — contra-  stare il crescente manifestarsi di atteggiamenti di estrema destra.   Queste pagine si presentano dunque come un dimesso apporto documentario, cioè come  un contributo umile ma, spero, utile per una futura storia del diritto contemporaneo6. Dopo  aver ricordato nel prossimo $ 2 l’evoluzione dell’antisemitismo in Italia, il $ 3 si sofferma su  alcuni recenti episodi soprattutto italiani di chiara simpatia per i regimi dittatoriali prebellici, mentre i tre paragrafi successivi commentano tre recenti volumi sulle leggi razziali, sul  loro contesto e sull’atmosfera dell’immediato dopoguerra: gli atti del convegno dell’Accade-  mia delle scienze, le memorie di Segre e l’analisi dell’“amnistia Togliatti. Infine l’“Amnistia Azara” segna la conclusione tombale della giustizia  italiana di transizione.   Seguono quattro bibliografie: la prima sulle memorie scritte da sopravvissuti alla depor-  tazione; la seconda, più estesa, sulle rievocazioni delle leggi razziali; la terza sull’“amnistia Togliatti” che nel 1946 evitò molte tensioni in una società che  usciva da una guerra civile, ma che d’altra parte lasciò impuniti molti eventi inaccettabi-  li; infine la quarta sull’‘amnistia Azara, che completò il passaggio dalle amnistie  all’amnesia.    Le dittature prebelliche non perseguitarono soltanto gli ebrei, ma anche gli avversari politici  (dai democratici ai socialisti e ai comunisti) e i diversi (gli omosessuali, “le vite non degne  d’essere vissute” i Testimoni di Geova e gli zingari): di essi non è possibile occuparci in que-  ste pagine”.   Per ragioni di spazio non è possibile esaminare l’atteggiamento dell’Italia postbellica di  fronte all’eredità tanto del fascismo quanto, in particolare, della persecuzione degli ebrei.  A partire dal dopoguerra inizia “la costruzione del mito [...] del popolo italiano come salva-  tore degli ebrei. Si precisa da subito che non si tratta dell’invenzione di episodi falsi, bensì  di un’operazione di storytelling, che modifica la prospettiva sul fenomeno e la percezione  [Un quadro generale è in L., Storia contemporanea del diritto e sociologia storica,  Franco Angeli, Milano.; un esempio concreto di documentazione giuridica a futura memo-  ria è in Id., La libertà d’insegnamento in Brasile e l’elezione del Presidente Bolsonaro, Mimesis, Milano Si vedano per esempio: Giannini, Vittime dimenticate. Lo sterminio dei disabili, dei rom, degli omo-  sessuali e dei testimoni di Geova, Stampa alternativa/Nuovi equilibri, Viterbo 2011, 118 pp.; Luca Bravi  - Matteo Bassoli, // porrajmos in Italia: la persecuzione di rom e sinti durante il fascismo, Emil di Odoya,  Bologna 2013, 103 pp. (in lingua romo sinti porrajimos indica lo sterminio: il loro Olocausto); Carla Osel-  la, Rom e Sinti. Il genocidio dimenticato, Tau Editrice, Todi Sulla situazione attuale: Pao-  lo Bonetti, Alessandro Simoni e Tommaso Vitale (a cura di), La condizione giuridica di Rom e Sinti in Italia.  Atti del Convegno internazionale, Università degli studi di Milano Bicocca, 16-18 giugno 2010, Giuffrè,  Milano); Benadusi, I/ nemico dell’uomo nuovo: l'omosessualità  nell’esperimento totalitario fascista. Prefazione di Emilio Gentile, Feltrinelli, Milano] collettiva, portando in primo piano singole azioni individuali contra legem [cioè contro le  leggi fasciste] e mettendo in ombra il contesto complessivo, normativo e culturale, dell’Italia  fascista e della RSI, che portò all’arresto d’ebrei. In altre parole, sino ad oggi  si intrecciano interventi politici e legislativi che pongono con prevalenza l’accento su uno  soltanto dei due aspetti. La vasta opera del penalista Paolo Caroli dedica a questo accavallarsi  di iniziative postbelliche una cinquantina di pagine, per metà costituite da fitte note biblio-  grafiche: a questo scritto può rifarsi chi vuole approfondire gli eventi legislativi e giudiziari  che, dal dopoguerra sino ai giorni nostri, caratterizzano la giustizia transizionale italiana e la  supplenza della magistratura rispetto alla politica. Il fascismo prese il potere in un’Italia che già nella fase pre-unitaria aveva concesso i pieni  diritti alle minoranza religiose presenti sul territorio: gli ebrei e i valdesi!0. Sotto il fasci-  smo la persecuzione dei valdesi derivava dall’atteggiamento politico dei valdesi stessi: non  aveva quindi fondamenti religiosi o razziali, come avvenne invece nei confronti degli ebrei.  Caroli, 1/ potere di non punire. Uno studio sull’amnistia Togliatti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli  2020, 382 pp. (Fonti e Studi per il Diritto Penale, collana diretta da Sergio Vinciguerra e Fornasari; le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo saggio.   ? A questi temi Caroli dedica gli ultimi due capitoli del suo libro (IV. La transizione amnesica italiana:  l’eredità dell’amnistia [Togliatti]; V. L’oblio della clemenza). I paragrafi finali completano il presente paragrafo sulle leggi razziali del fascismo: 4. Diritto penale e questione ebraica. Un  percorso di autoassoluzione? 4.1. La Shoah nei processi e nella legislazione dell’immediato dopoguerra; 4.2.  L’innesto del paradigma eurounitario: la Giornata della Memoria e l'aggravante del negazionismo; 4.3. Il d.d.l.  Fiano: quando il simbolo [fascista] è una minaccia per la democrazia; 5. Lo specchio della transizione degli  anni ’90. Il diritto penale per uscire dalla guerra e il diritto penale per uscire da Tangentopoli; 5.1. Un elemento di differenza fra le due transizioni: sulla maggiore responsabilità dl legislatore; Un elemento  di analogia e continuità: l’abdicazione del legislatore e la responsabilità lasciata alla magistratura. Sulle persecuzioni dei valdesi — che meriterebbero un’apposita ricostruzione — ci si limita qui ad alcu-  ne indicazioni bibliografiche. In generale: Dino Carpanetto - Patrizia Delpiano (a cura di), L'Italia fra  cristiani, ebrei, musulmani. Immagini, miti, vite concrete, Claudiana, Torino 2020, 235 pp.  Sull’evoluzione storico-politica dei valdesi: Spini et a/., Il glorioso rimpatrio dei Valdesi:  dall'Europa all'Italia. Storia, contesto, significato, Torino, Claudiana 1988, 165 pp. (con pdf); Bruno Bellion  et al., Dalle valli all’Italia: i Valdesi nel Risorgimento, 1848-1998. Introduzione di Giorgio Tourn, Claudia-  na, Torino Sulla repressione fascista: Giorgio Rochat, Regime fascista e chiese evangeliche.  Direttive e articolazioni del controllo e della repressione, Claudiana, Torino 1990, 349 pp. (con pdf); Davide  Dalmas - Anna Strumia (a cura di), Una resistenza spirituale. “Conscientia” 1922-1927, Claudiana, Torino  (settimanale protestante di Roma, chiuso dal fascismo nel 1927; il volume contiene l’indice  di tutti gli articoli e la riproduzione di alcuni di essi); Susanna Peyronel Rambaldi - Filippo Maria Gior-  dano (a cura di), Federalismo e Resistenza. Il crocevia della “Dichiarazione di Chivasso, Claudiana,  Torino: documento approvato il 19 dicembre 1943 a Chivasso da resistenti prove-  nienti dalle valli valdesi e dalla Valle d’Aosta (di indirizzo repubblicano e federalista: v. anche il manifesto  di Ventotene, Per un’Europa libera e unita] Tuttavia - senza voler con questo avallare il generico mito degli “italiani brava gente” — l’anti-  semitismo non era un sentimento diffuso tra gli italiani, come attestano due storie personali.  Il generale Maurizio Lazzaro de’ Castiglioni operava sul fronte della Francia occupata: “Les  juifs et les étrangers pourchassés par les Allemands trouvent à ses còtés une réelle protection,  par humanisme certes, mais aussi pour manifester son opposition, parfois ‘musclée’ aux Alle-  mands. [...] Son comportement en tant que commandant de l’occupation illustre les valeurs  qui l’animaient. Il a sans doute contribué à la réputation — au mythe ? — du ‘brave Italien’”1!,  Il commerciante Giorgo Perlasca militò nel fascismo in gioventù; poi, trasferitosi in Unghe-  ria e di fronte alle deportazioni nazionalsocialiste, si finse console generale spagnolo e con-  cesse i lasciapassare che salvarono la vita a più di cinquemila di ebrei ungheresi!?.   Bisogna tenere presenti questi esempi individuali per comprendere il contesto sociale in  cui si inserirono le leggi razziali. Esse trovarono meno antisemiti che in Germania,  però non pochi opportunistici spalleggiatori: “Se è vero, infatti, che sin dal 1938 in Italia gli  ebrei erano degradati a cittadini di serie b, va anche evidenziato come il ruolo degli italia-  ni nell’operazione di caccia all’ebreo e di collaborazione nella deportazione fu pressoché  motivato da opportunismo di tipo economico e personale, più che da ideologia antisemita  finalizzata allo sterminio, propria invece del contesto nazista. Nei processi davanti alle CAS  [Corti Straordinarie d'Assise del dopoguerra] relativi alla Shoah, infatti, lo scopo di lucro  risulta quasi sempre presente. Mentre la prossima sezione di questo paragrafo ricorda l'emancipazione delle minoranze  religiose nel Piemonte risorgimentale (estesa a tutt'Italia con l’unificazione nazionale), la  sezione successiva documenta come - sino a pochi anni prima delle leggi razziali — l’atteggia-  mento fascista rispetto ai problemi razziali fosse diverso da quello della Germania di allora.  Infine, nella terza sezione, vengono sintetizzate le norme razziali emanate dal fascismo. Panicacci, L’occupation italienne, Sud-Est de la France, Presses Univer-  sitaires de Rennes, Rennes, Cecini, Il salvataggio italiano degli ebrei nella Francia  meridionale e l’opera del generale Maurizio Lazzaro de’ Castiglioni, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio  storico, Roma L’emissione abusiva di questi lasciapassare spiega il titolo della sua autobiografia: Giorgio Perlasca, L’împostore, Il Mulino, Bologna.; cfr. anche Deaglio, La banalità del bene. Storia di  Giorgio Perlasca, Feltrinelli, Milano. Negli anni del Risorgimento si erano occupate della questione ebraica personalità importan-  ti come Carlo Cattaneo!3 e Massimo d’Azeglio!4. Nel Piemonte sabaudo - sul cui territorio  viveva, oltre alla minoranza ebraica, anche la minoranza valdese — il problema delle minoran-  ze religiose era stato risolto nel contesto liberale che aveva accompagnato l’emanazione dello  Statuto Albertino nel 1848. Questa costituzione venne poi estesa all’intero Regno d’Italia, rimanendo in vigore anche durante l’epoca fascista e sino all’entrata in vigore nel 1948  dell’attuale costituzione.   Lo Statuto Albertino riconosce il principio di eguaglianza all’art. 24: “Tutti i regnicoli, qua-  lunque sia il loro titolo o grado, sono eguali dinanzi alla Legge. Tutti godono egualmente  i diritti civili e politici, e sono ammessi alle cariche civili e militari, salve le eccezioni determi-  nate dalle leggi” Esso tutela formalmente anche la libertà individuale, l’inviolabilità  del domicilio, la libertà di stampa e la libertà di riunione. Inoltre “la  Religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola Religione dello Stato” (art. 1). Lo Statuto  Albertino entrò in vigore il 4 marzo 1848: l'emancipazione dei valdesi venne poco prima di  quella data (con le Lettere Patenti), mentre l'emancipazione degli ebrei  venne subito dopo di essa: a entrambe le minoranze erano così riconosciuti i dirit-  ti civili e politici. Un decreto regio abolì i privilegi ecclesiastici ed espulse i Gesuiti dallo Stato  sabaudo. Una legge di poco posteriore (la “Legge Sineo”) precisava che la  differenza di culto non impediva il godimento dei diritti civili e politici e l'ammissibilità alle  cariche civili e militari!S,   Questa era la situazione giuridica ereditata dal fascismo al momento della sua presa del  potere e, soprattutto, della sua affermazione elettorale, quando nel Parla-  mento giunse a detenere 400 seggi su 540. Iniziava l’epoca delle “leggi fascistissime. È difficile spiegare come, partendo da questo rapporto pacificato con la comunità ebraica,  si sia giunti alle leggi razziali del 1938. Per rispettare le esigenze di sintesi di questa nota so-  prattutto bibliografica, mi limiterò all’esame di un solo testo, ma importante: l’Erciclopedia [Cattaneo, Ricerche economiche sulle interdizioni imposte dalla legge civile agli israeliti, Zini, Milano. Questo estratto dagli “Annali di giurisprudenza pratica” v. 23, porta sulla copertina il titolo:  Sulle interdizioni israelitiche, adottato nelle numerose edizioni successive, come nella recente Interdizioni  israelitiche. Introduzione e cura di Gianmarco Pondrano Altavilla. Prefazioni di Noemi Di Segni, Ofer  Sachs, Maurizio Bernardo, Castelvecchi, Roma Azeglio, Dell’emancipazione civile degl’israeliti, Le Monnier, Firenze Una sintesi di queste emancipazioni è in Alberto Cavaglion (a cura di), Minoranze religiose e diritti. Percorsi  in cento anni di storia degli ebrei e dei valdesi, 1848-1948, Angeli, Milano Atti delle Giornate  di studio tenute a Torre Pellice e Torino] Italiana, comunemente nota come Enciclopedia Treccani. Essa ha quindi preso forma per intero nell’epoca fascista, che ha trasfuso in  essa anni di lavoro pre-fascista dando così origine a un’opera tuttora culturalmente valida. GENTILE (si veda) (che a questa enciclopedia ha consacrato molti anni della propria vita, e  riposto in essa uno dei maggiori titoli della sua personale reputazione) si muove tra due  poli: da un lato, “in un’enciclopedia non si vuol distribuire diplomi di gloria ma semplici in-  formazioni sulle persone come sulle cose che ognuno per qualsiasi motivo può aver vaghezza  di conoscere; dall’altro, essa nasce quando “l’Italia, per l’azione potente d’un grande Uomo  e d’una grande Idea, risorgeva per la terza volta a imperiale potenza e riaffermava nel mondo  la sua missione.   Esaminando in questa enciclopedia le voci sul fascismo e sui problemi razziali, si nota  che sino a pochi anni prima delle leggi razziali l'atteggiamento ufficiale, riflesso nelle voci  dell’enciclopedia, è nettamente distaccato dall’ideologia dominante in Germania. Anche qui  il fascismo si presenta, secondo Alessandro Galante Garrone, come una “dittatura annacqua-  ta” dalla “italica disposizione alla inefficienza del potere” cioè come “qualcosa di abissalmente  diverso dal rigore consequenziario del regime nazista. Il gatto e la tigre, come mi pare dicesse  in quegli anni dall'America Giuseppe Antonio Borgese”!8,   È inevitabile partire dal voce Fascismo, scritto dal vice-segretario del Partito Nazionale Fa-  scista, Arturo Marpicati, e, al suo interno, dalla sezione Dottrina politica e sociale: testo non  imparziale, ma certamente autorevole, perché firmato da Benito Mussolini!9, Nelle sei dense  colonne in cui egli passa in rassegna le dottrine confutate dal fascismo e gli indirizzi teorici  e pratici di quest’ultimo, non compare la parola ‘razza’ o ‘razzismo’; vi si legge soltanto: “La  politica ‘demografica’ del regime è la conseguenza di queste premesse, e subito si  passa a criticare l’universalismo e l’internazionalismo.   La voce Razza del 1935 rivela qualche sorpresa nella sezione Le razze umane, firmata da  Gioacchino Sera, antropologo dell’università di Napoli. Egli critica  gli studi antropologici tedeschi perché scritti “con un così evidente entusiasmo ‘nordico’, che  lascia trasparire troppo chiaramente la tendenziosità e l’inaccettabilità dei risultati.  Ne deriva un’“unilateralità dei risultati della maggior parte di questi studi: cioè l’affermata  prevalenza dell’elemento nordico nella genesi della civiltà europea. Tale prevalenza sarebbe  determinata da una maggiore ‘creatività’ della razza nordica, in confronto con tutte le altre,    16 Ad essi si aggiunge il volume Appendice I del 1938, quindi ancora durante il fascismo: in esso infatti   confluiscono i vari fascicoli pubblicati fra il 1934 e il 1936 (come spiega Giovanni Gentile nella sua Pre-  fazione), seguito da due volumi di Appendici, già postbellici. In queste pagine faccio  riferimento solo all’Appendice I del 1938.   17 Giovanni Gentile, Prefazione all’Appendice Garrone, Amalek, il dovere della memoria, Rizzoli, Milano, sw. Fascismo. La sottovoce Dottrina politica e sociale è firmata da Benito Mus-  solini per esteso (mentre tutte le voci sono firmate soltanto con la sigla degli autori) ed è scritta in prima  persona: “Quando, nell’ormai lontano marzo del 1919, dalle colonne del Popolo d’Italia, io convocai a  Milano i superstiti interventisti-intervenuti] stando agli autori suddetti. Ciò senza dubbio non corrisponde alla realtà E conclude: “Come la storia della civiltà non autorizza esclusivismi di popoli nell’opera creativa della  civiltà umana, così l'antropologia non autorizza esclusivismi di razza” (p. 929).   Soltanto l’Appendice dell’anno delle leggi razziali) presenta il lemma Politica fasci-  sta della razza come prosecuzione e completamento della voce Razza del 1935, richiamata  poco sopra?0. L'autore Virginio Gayda - direttore del “Giornale d’Italia” gloriosa testata della  destra storica divenuta in quegli anni quasi portavoce del governo fascista — seguendo l’inter-  pretazione allora diffusa presenta la politica razziale antiebraica dell’Italia come l’importazio-  ne del modello adottato dal fascismo in Africa Orientale: “Questo tipo nuovo d’impero, che  ammette nel suo territorio vaste masse bianche di nazionali, crea anche un problema nuovo,  che è quello dei rapporti fra nazionali e indigeni” Per arginare il meticciato “lo Stato inter-  venne con precisi principi di netta separazione: un decreto-legge, approvato nel Consiglio  dei Ministri del 9 gennaio 1937, vietò con sanzioni penali [reclusione da 1 a 5 anni?!] le rela-  zioni con carattere coniugale tra i cittadini italiani e i sudditi dell’Africa Orientale Italiana In quel territorio il concubinato era facilitato da un un istituto del diritto locale — il  matrimonio per mercede o pro tempore — che regolava anche gli obblighi verso i nati dalle  unioni temporanee, diffuse tra le truppe italiane23. Questo concubinato, noto come reato di  “madamato” era avversato dal regime?4: “l'Impero si conquista con le armi, ma si tiene con il  prestigio” aveva detto Mussolini; e una circolare del governatore dell’Harar ribadiva questo  precetto con un’ineludibile alternativa: “Aut Imperium Aut Voluptas!”   La sanzione legislativa contro il “Ìmadamato” precede di pochi mesi le leggi antiebraiche.  Secondo Virginio Gayda, questa politica si trasferisce “dal piano imperiale a quello naziona-  le” a causa “di due fatti esterni: le abbondanti immigrazioni in Italia di elementi stranieri,  Appendice, Razza (sezione: La politica fascista della razza). Ne è autore Virginio Gayda, direttore del “Giornale d’Italia” sul quale il 15 luglio 1938 venne pubblicato l’articolo anonimo  Il fascismo e i problemi della razza, che — riprodotto il 5 agosto 1938 sul primo numero della rivista “La di-  fesa della razza” con la firma di dieci scienziati — ebbe poi larga diffusione come Manifesto degli scienziati  razzisti, anticipando la legislazione razziale.   21 “Conversione in legge del r.d.l., sulle sanzioni per i rapporti d’indole coniuga-  le tra cittadini e sudditi” archivio.camera.it/ inventari/scheda/ disegni-e- proposte-legge-e-incarti- commissioni- 1848-1943/ CD0000007 126/ conversione-legge-del-r-d-1-19-aprile-1937-xv-n-880-sulle- sanzioni-i- rapporti-d-indole-coniugale-cittadini-e-sudditi Norme relative ai meticci” LeggeCfr. anche Giorgio Rochat, I/ colonialismo  italiano, Loescher, Torino Su questo tema avevo affidato una tesi, divenuta poi libro: Marina Rossi, Matrimonio e divorzio nel diritto  abissino. Stratificazione di diritti ed evoluzione dell’istituto, Unicopli, Milano 1982, 152 pp. (2° ed. rivista e  ampliata).   24 Mario Manfredini (magistrato), Problemi di diritto penale coloniale nell'Africa orientale italiana: il delitto di  madamato, “Scuola positiva. Rivista di diritto e procedura penale, 1938, n. 1-2, 15 pp. (estratto); Federico  Bacco,// delitto di “madamato” e la “lesione al prestigio di razza”. Diritto penale e razzismo coloniale nel periodo  fascista, in Loredana Garlati — Tiziana Vettor (a cura di),// diritto di fronte all’infamia nel diritto: a 70 anni  dalle leggi razziali, Giuffrè, Milano 2009, pp. 85-121; Gabriella Campassi, // madamato in Africa Orientale:  relazioni tra italiani e indigene come forma di aggressione coloniale, in Miscellanea di storia delle esplorazioni,  vol. 12, Bozzi, Genova] soprattutto ebraici, fuggiti dopo il 1919 e sempre più numerosi dall’Europa Orientale e poi  dopo dalla Germania e infine dall’Austria. Ne nasce “un duplice problema: di  concorrenza molesta al lavoro italiano e soprattutto d’influenza corrosiva creata dalla menta-  lità di una razza che non può armonizzarsi con quella della razza italiana. La formulazione di  questi problemi doveva portare alla creazione di una vera politica italiana di razza, nel senso  di un’azione statale rivolta alla difesa della purità della razza italiana e dell’esaltazione dei  suoi più essenziali valori” (ivi). Il tutto accompagnato da una vana rassicurazione: “La politica  razziale fascista riguardante gli Ebrei tende a separare la razza italiana da quella ebraica senza  assumere alcun carattere particolarmente persecutorio. Quale sia poi stata la realtà  lo illustrano, ad esempio, le vicende esistenziali descritte nel $ 5 e nella bibliografia Libri di  sopravvissuti. Se si ricorda che ebbe luogo il rogo dei libri nella Piazza dell’Opera  di Berlino (poi Bebelplatz di Berlino Est), sorprende che alcune importanti voci dell’Enciclo-  pedia Treccani sulla cultura ebraica siano state affidate ad autori ebrei sino al 1938; proprio  in quello stesso anno entrava in vigore una “delle norme per la difesa della razza nella scuola  italiana” che ordinava: “Nelle scuole d’istruzione media frequentate da alunni italiani è vieta-  ta l’adozione di libri di testo di autori di razza ebraica. Il divieto si estende anche ai libri che  siano frutto della collaborazione di più autori, uno dei quali sia di razza ebraica; nonché alle  opere che siano commentate o rivedute da persone di razza ebraica. Pincherle era docente universitario e redattore dell’Enciclopedia Treccani, ma — a causa delle leggi razziali — dovette esiliarsi in Perù, dove insegna a Lima nell’Universidad Nacional Mayor de San Marcos (la più antica dell'America) e nell’Università Pontificia,  fino al suo ritorno in patria a guerra finita. Alla voce Antisemitismo, Pincherle  traccia una storia generale dell’antisemitismo, e conclude. Anche in Italia il dopoguerra da luogo a qualche pubblicazione antisemita. Si tratta per lo più di traduzioni o  di rimaneggiamenti di opere straniere. Ché alla diffusione dell’antisemitismo da noi osta la  tradizione del nostro Risorgimento nazionale, al contrario di quanto accadde in Germania,  tutta favorevole, per ragioni nazionali, all’emancipazione degli ebrei ed al loro incorpora-  mento nello Stato. [...] Mancano del resto in Italia i motivi economici e sociali che, se non  giustificano, spiegano in parte la fortuna dell’antisemitismo in altri paesi: scarsi di numero  gli ebrei italiani e quasi tutti stabiliti da secoli nel paese, sì da essersi completamente italianizzati; lunga tradizione di pacifica convivenza tra ebrei e cristiani specialmente in quelle  provincie, come la Lombardia, la Venezia, la Toscana, nelle quali la tolleranza è stata larga-  mente praticata anche dagli antichi governi; mancanza di un’alta banca e di un’oligarchia  finanziaria specificamente ebraiche Art. 4 del Regio decreto-legge, Integrazione delle norme per la difesa  della razza nella scuola italiana: ctr. infra, p.12.   26 Antisemitismo, Pincherle è docente di storia del Cristianesimo all’Università di Roma; da non confondere con l’omonimo romanziere, noto con lo pseudonimo  di Moravia] L’ampia voce Ebrei apre la sezione ‘Antropologia’ con queste parole. Occorre  anzitutto affermare l’inesistenza di una pretesa razza o tipo ebraico. Ne è autore il già ricordato Sera, antropologo di Napoli. La sezione ‘Storia e religione’  del popolo ebraico è affidata al rabbino maggiore di Trieste, Israele Zoller; ‘Diritto ebraico”  a Dante Lattes, rabbino a Roma; ‘Diritto post-talmudico’ a Mario Falco, professore di diritto  pubblico all’Università di Milano ed esponente di rilievo della comunità ebraica: a lui si  deve la “Legge Falco” che nel 1930 — in parallelo con i Patti Lateranensi  - regolò  i rapporti tra lo Stato fascista e le comunità ebraiche in Italia28. Nonostante questi rapporti  di alto livello con lo Stato fascista e la sua iscrizione dal 1933 al partito fascista, anche Falco  dovette lasciare l’insegnamento nel 1938. Morì nel 1943, mentre era in fuga per sottrarsi alla  deportazione. È importante la sua amicizia con Arturo Carlo Jemolo?29, presso il quale trovò  rifugio la sua famiglia superstite sino alla fine della guerra.   Non mancavano però ebrei fascisti, anche in posizioni di rilievo. Venne perciò istituita  la figura dell’“ebreo arianizzato” sulla base di una specifica legge. Un’apposita  “Commissione per le discriminazioni” (nota come “Tribunale della razza” i cui atti non erano  pubblici) formulava un parere, sulla cui base il Ministero dell'interno emanava un decreto  di arianizzazione, che dichiarava “la non appartenenza alla razza ebraica anche in difformità  delle risultanze degli atti dello stato civile” evitando così l’applicazione delle leggi antiebrai-  che. Questa disposizione “favorì un vero e proprio mercato delle ‘arianizzazioni’, alimentato  da una schiera di faccendieri e truffatori, di funzionari corrotti e di avvocati di bassa lega,  basato su testimoni falsi chiamati a dichiarare di aver avuto occasionali rapporti sessuali con  una donna ebrea sposata.   Gli ebrei ebbero comunque una vita difficile. Sulle difficoltà cui andarono incontro gli  ebrei fascisti sono esemplari le vicende di un importante filosofo del diritto del Novecento,  Vecchio. Rettore dell’università di Roma sotto il fascismo, epurò  vari docenti ma fu a sua volta espulso sulla base delle leggi razziali. Alla fine della guerra  venne reintegrato nella sua posizione di docente come perseguitato in base alla legislazione  razziale, ma poco dopo venne nuovamente rimosso a causa della sua attività di rettore sotto il  fascismo. Per questo le sue memorie narrano la persecuzione di un perseguitato. Ebrei, Questa voce affronta tutti gli aspetti della cultura ebraica: lingua, let-  teratura, musica, numismatica.  Secondo Gentile, questa legge “riduceva l’autonomia statutaria e il carattere di democrazia inter-  na, al contempo assicurando allo Stato un forte controllo sulle Comunità Jemolo, Lettere a Mario Falco, Giuffrè, Milano Legge, Norme integrative del Regio decreto-legge, sulla difesa della razza italiana (Gazzetta Ufficiale Questa normativa è ana-  lizzata nel $ 3. Un richiamo indispensabile: il basilare r.d.I. La valuta-  zione della razza ebraica: la legge de 13 luglio1939 e il “tribunale della razza”, in Gian Savino Pene Vidari,  La legislazione antiebraica del 1938-39, con la sua applicazione in Piemonte nel campo dell’istruzione e dell’av-  vocatura, in Piazza, Le leggi razziali Modona, La magistratura e le leggi raziali 1938-1943, in Piazza, Le leggi razziali Vecchio, Una nuova persecuzione contro un perseguitato. Documenti, Tipografia artigiana, Roma  Leggi e documenti razzisti del fascismo: una sintesi    Il clima fin qui evocato e il legame sempre più stretto con il nazionalsocialismo portarono  l’Italia fascista a emanare le leggi razziali. I destinatari erano soprattutto gli ebrei:  persone, a quell’epoca, secondo Gayda33; oppure “non più di quarantaquattromila”  come desume Salvatorelli da altre fonti34. Il primo quesito che si pone è questo: come pote-  vano le leggi razziali essere compatibili con lo Statuto Albertino che, come si è visto, aveva  concesso la piena capacità giuridica a ebrei e valdesi? La risposta è nella natura giuridica  di quello stesso Statuto: esso è una costituzione flessibile, modificabile cioè con una legge  ordinaria. Quindi l'emanazione delle leggi razziali abrogava le norme emancipatorie dello  Statuto Albertino. Esso venne così progressivamente svuotato, ma poté restare in vigore sino  alla fine del fascismo, così come la costituzione di Weimar rimase in vigore sino alla fine del  nazionalsocialismo.   La preparazione delle leggi razziali iniziò, quando MUSSOLINI,  come Ministro dell’Interno, istituì la Commissione per la preparazione di provvedimenti  legislativi concernenti la difesa della razza italiana e la disciplina degli ebrei stranieri residenti in Italia. Seguirono numerosi testi legislativi sulla politica razziale del fascismo. Due  giorni dopo il decreto sull’esclusione degli ebrei dalla scuola venne  emanato il decreto-legge “per la difesa della razza italiana”: articoli basilari per la politica  antiebraica fascista e per la definitiva perdita dell’eguaglianza civile degli ebrei nello Stato  italiano” che costituiscono “la ‘magna charta’ dell’antiebraismo giuridico fascista.   Per brevità, ci si limiterà qui a citare soltanto alcuni articoli tratti dal Regio decreto-legge, Integrazione delle norme per la difesa della razza nella scuola ita-  liana (il cui art. 4 è già stato ricordato poco sopra); sono più che sufficienti per comprendere  qual è lo spirito di queste leggi. A qualsiasi ufficio od impiego nelle scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private, frequentate da alunni italiani, non possono essere ammesse persone di razza ebraica, anche se siano state    comprese in graduatorie di concorsi anteriormente al presente decreto; né possono essere ammesse al  conseguimento dell’abilitazione alla libera docenza. Agli uffici ed impieghi anzidetti sono equiparati  [Questa cifra è fornita dal già citato Gayda: Appendice, alla voce Razza. Il censimento nazionale degli ebrei indica però l’ebrei italiani  e  stranieri (rapporto del sottosegretariato “Demorazza” Ministero degli Interni, in Cavaglion —  Romagnani, Le interdizioni del Duce, Salvatorelli — Mira, Storia d’Italia nel periodo fascista, Einaudi, Torino Sull’intera parabola della legislazione razziale si veda l’esauriente Giorgio Fabre, I/ razzismo del duce. Mus-  solini dal Ministero dell’interno alla Repubblica sociale italiana. Con la collaborazione di Annalisa Capristo,  Carocci, Roma Sarfatti, Documenti della legislazione antiebraica. I testi delle leggi, in Michele Sarfatti (cur.),  Le leggi contro gli ebrei, “La rassegna di Israel” (numero monografico. Un elenco delle norme razziali è reperibile anche su Internet (it. wikipedia. org/it. wikipedia. org/ wiki/ Leggi_  razziali fasciste# Legislazione_ italiana_in_chiave_ razziale).  Vidari, La legislazione antiebraica, con la sua applicazione in Piemonte nel  campo dell’istruzione e dell’avvocatura, in Piazza, Le leggi razziali] quelli relativi agli istituti di educazione, pubblici e privati, per alunni italiani, e quelli per la vigilanza  nelle scuole elementari.  Delle Accademie, degli Istituti e delle Associazioni di scienze, lettere ed arti non possono far  parte persone di razza ebraica. Alle scuole di ogni ordine e grado, pubbliche o private, frequentate da alunni italiani, non  possono essere iscritti alunni di razza ebraica. È tuttavia consentita l’iscrizione degli alunni di razza  ebraica che professino la religione cattolica nelle scuole elementari e medie dipendenti dalle Autorità  ecclesiastiche. Nelle scuole d’istruzione media frequentate da alunni italiani è vietata l’adozione di libri di  testo di autori di razza ebraica. Il divieto si estende anche ai libri che siano frutto della collaborazione  di più autori, uno dei quali sia di razza ebraica; nonché alle opere che siano commentate o rivedute da  persone di razza ebraica. Per i fanciulli di razza ebraica sono istituite, a spese dello Stato, speciali sezioni di scuola elementare nelle località in cui il numero di essi non sia inferiore a dieci. Le comunità israelitiche possono  aprire, con l’autorizzazione del Ministro per l'educazione nazionale, scuole elementari con effetti legali per fanciulli di razza ebraica, e mantenere quelle all’uopo esistenti. Per gli scrutini e per gli esami  nelle dette scuole il Regio provveditore agli studi nomina un commissario. Nelle scuole elementari di  cui al presente articolo il personale potrà essere di razza ebraica; i programmi di studio saranno quelli  stessi stabiliti per le scuole frequentate da alunni italiani, eccettuato l’insegnamento della religione  cattolica; i libri di testo saranno quelli di Stato, con opportuni adattamenti, approvati dal Ministro  per l'educazione nazionale, dovendo la spesa per tali adattamenti gravare sulle comunità israelitiche. Nella parte meridionale dell’Italia liberata dagli Alleati e, successivamente, sull’intero terri-  torio nazionale le norme razziali vennero abrogate in considerazione dell’“urgente  ed assoluta necessità di reintegrare nei propri diritti anteriori i cittadini italiani appartenenti  alla razza ebraica per riparare prontamente alle gravi sperequazioni di ordine morale e politi-  co create da un indirizzo politico infondatamente volto alla difesa della razza.   Tuttavia la reintegrazione degli epurati nelle loro posizioni originarie fu spesso complessa,  perché i loro posti erano stati nel frattempo affidati a colleghi vincitori di un regolare concorso. Ancora una volta è utile esaminare un caso paradigmatico: quello del filosofo del diritto TREVES (si veda), reduce da un lungo esilio in Argentina, e della sua complessa reintegrazione,  ricostruita da Nitsch in un volume ricco di documenti originali. Tra di essi viene citata  una lettera di Ravà a Treves; quest’ultimo aveva chiesto ragguagli  sul suo possibile rientro in Italia. Con l'abolizione delle leggi razziali, — scrive Ravà, — rientrano in servizio, oltre me, anche Donati e Levi di filosofia del diritto. Ciò disturba quelli che  sono ai nostri posti e io mi rammarico di dover disturbare BOBBIO (si veda). Questi è chiamato  a Torino, ma non c’è posto, essendo rientrati due professori ebrei. Ora può essere lo chiamino a Milano. Qui a Roma VECCHIO (si veda) è stato collocato a riposo per ragioni politiche e ne  è molto amareggiato. Per altri sono in corso provvedimenti (Maggiore, Cesarini). Tutto ciò  Regio Decreto-Legge, Disposizioni per la reintegrazione dei diritti civili e politici dei  cittadini italiani e stranieri già dichiarati di razza ebraica e/o considerati di razza ebraica. Pubblicato nella  Gazzetta Ufficiale — serie speciale — e convertito dal decreto legislativo luogotenenziale pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, serie speciale] determina un ambiente poco simpatico; perché come non fu gradevole che siano stati occu-  pati i nostri posti, così non è bello andare al posto dei professori ora epurati. E io non sono  sicuro che il nostro ritorno sia gradito a tutti, perché sposta notevoli interessi.   Nel dopoguerra la costituzione repubblicana stabilì all’art. 3 l'uguaglianza di tutti gli ita-  liani senza distinzioni, tra l’altro, “di razza” Però anche questo articolo della costituzione non  è del tutto applicato, come si è visto nel primo dopoguerra con la discriminazione dei “mulat-  tini” (i nati durante l’occupazione degli alleati) e come avviene ancora oggi con il mancato ri-  conoscimento della cittadinanza italiana ai nati in Italia (e perfettamente integrati) da genito-  ri non italiani. Silvana Patriarca, professoressa di storia alla Fordham University di New York,  ha analizzato questo aspetto della recente storia italiana, giungendo alla conclusione che, “se  nella nuova repubblica democratica l’idea di razza non era più accettabile se applicata agli  ebrei, la stessa continuava a essere accettabile se applicata a persone dalla pelle più scura.   Ne è prova ancora oggi il sempre ricorrente rifiuto del “ius soli” e nel persistere del “ius  sanguinis” che attribuisce la cittadinanza (e, quindi, anche il diritto di voto) a lontani discen-  denti di emigranti che spesso non sono mai stati in Italia e non parlano più l’italiano. Un  dibattito senza fine: “Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni, alla festa per i dieci anni  del Partito democratico ha detto che si sta impegnando per far  approvare la legge di riforma della cittadinanza impropriamente chiamata ius soli, che era nel  programma elettorale del Pd ed è bloccata al Senato da due anni”4!,  Commemorare in tempi immemori: tra condanna e nostalgia    Il ricordo e la condanna delle leggi razziali del fascismo è divenuto ancora più necessario  nei tempi presenti, nei quali la condanna delle colpe fasciste si scontra con una crescente  nostalgia per quegli anni e con un rafforzamento dei movimenti di estrema destra‘. (Questo [Nitsch, Renato Treves esule in Argentina. Sociologia, filosofia sociale, storia. Con documenti inediti e la  traduzione di due scritti di Treves, Accademia delle Scienze, Torino Tutto è mutato; Le difficili vie della normalizzazione: l'abrogazione delle leggi razziali e la disciplina  della revisione dei concorsi). La lettera di Tito Ravà è citata a p. 72, mentre il testo completo è a p. 138 s.  (Documento n. 17). Il riferimento è al penalista di Palermo Giuseppe Maggiore e al filosofo del diritto  Widar Cesarini Sforza.   40 Silvana Patriarca, I/ colore della Repubblica: “figli della guerra” e razzismo nell'Italia postfascista. Traduzione  di Duccio Sacchi, Einaudi, Torino 2021, VI-230 pp. La frase citata è ripresa nella recensione di Nadia Ur-  binati, L'Italia è una Repubblica fondata sul razzismo, “Domani” Camilli, Ius soli, ius sanguinis, ius culturae: tutto sulla riforma della cittadinanza, “L’internazionale”internazionale.it/ notizie/annalisa-camilli/ 2017/10/20/ riforma-cittadinan-  za-da-sapere).  Sulla destra italiana: Mario Coglitore — Claudia Cernigoi, La memoria tradita. L'estrema destra da Salò a  Forza Nuova, Ed. Zero in Condotta, Milano; Ferrari, Da Salò ad Arcore. La mappa  della destra eversiva, L’Unità, Roma 2006, 159 pp.; Gianluca Passarelli - Dario Tuorto, La Lega di Salvini:  estrema destra di governo, Il Mulino, Bologna 2018, 168 pp.; Ugo Maria Tassinari, Naufraghi. Da Mussolini] clima ostile alla democrazia parlamentare si manifesta anche in Europa e fuori d'Europa: ma  non è qui possibile occuparcene4.) Senza perdersi in distinzioni e condanne che sarebbero  inappropriate in queste note soprattutto bibliografiche, basti qui accennare sommariamente  allo stillicidio di prese di posizione “nostalgiche” che tendono a ripresentarsi ciclicamente,  per poi essere dimenticate.   Per esempio, nel 1989 Alessandro Galante Garrone pubblicava “un grido d’allarme” contro  “i pericoli sempre latenti o risorgenti dell’antisemitismo in Italia e nel mondo” e ricordava  che “verso la fine degli Anni Cinquanta e della prima metà degli anni Sessanta si ebbe in varie  parti del mondo una preoccupante ondata di razzismo e in particolare di antisemitismo. Anche l’Italia ne fu insudiciata” Proprio come ai nostri giorni, anche allora si discusse sulla  chiusura di organizzazioni di estrema destra e la Germania sciolse il Bund Heimatfreier  Jugend e la Demokratische Nationale Arbeiter Partei” dalla sigla sinistramente simile alla Nationalsozialistische Deutsche Arbeiter Partei di Hitler. Altre  ricorrenti manifestazioni di antisemitismo si sono ripetute nei decenni successivi, cioè sino  ai giorni nostri e su di essi Galante Garrone andò pubblicando una serie di  articoli “sul quotidiano “La Stampa?” di Torino. In altre parole, nulla di  nuovo sotto il sole44.   Per limitarci ai casi più recenti, nel febbraio del 2021 la consigliera comunale torinese del  Movimento Cinque Stelle, Monica Amore, è accusata di razzismo per una   vignetta satirica a sfondo razzista sugli ebrei pubblicata sui social (e poi rimossa a furor di polemiche).   Il procuratore aggiunto Emilio Gatti l’ha iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di diffama-   zione aggravata dall’odio razziale. L’inchiesta è stata aperta ufficialmente ieri dalla procura di Torino   a seguito dell’esposto depositato a Palagiustizia da un legale incaricato dal presidente della comunità   ebraica Dario Disegni. Il post raffigurava un collage di testate giornalistiche del gruppo Gedi accompa-gnato da immagini evidentemente antisemite e cioè la caricatura di due uomini con naso pronunciato,   Kippah e la Stella di David giunte alla consigliera attraverso un canale Telegram. Lei, in cima al post,   aveva scritto: “Interessante.  Qualche mese dopo, il Sottosegretario all’Economia nell’attuale governo Draghi — Claudio  Durigon, della Lega - proponeva di ritornare alla toponomastica fascista in un comizio a  Latina, città sorta nelle terre dell'Agro Pontino bonificate dal fascismo e inaugurata il 18 di-  alla Mussolini: anni di storia della destra radicale, Immaginapoli, Pozzuoli Sui rappporti  dei movimenti italiani con quelli stranieri: Piero Ignazi, L'estrema destra in Europa, Il Mulino, Bologna Milza, Europa estrema: il radicalismo di destra, Carocci, Roma Qualche accenno è nel mio Democrazia senza democratici: Weimar alle porte?, in Hans Kelsen, Due saggi  sulla democrazia in difficoltà, Aragno, Torino; inoltre: Id., Germania: manifestazioni neonaziste, privacy e libertà d'informazione, “Diritto dell’informazione e dell’informatica” La libertà d’insegnamento in Brasile e l’elezione del Presidente Bolsonaro, Mimesis,  Milano Dieci di questi articoli sono riprodotti in Galante Garrone, Amalek, il dovere della memoria, cLe citazioni provengono dalla breve Premessa. lastampa.it/ torino/ 2021/ 02/18/ news/post-antisemita-la-consigliera-amore-indagata-per-  istigazione-all-odio-razziale] cembre 1932 con il nome di Littoria (divenuto poi Latinia nel 1944 e l’attuale Latina. In un comizio a Latina dove parlava accanto a Matteo Salvini, Durigon propone  di cambiare il nome al giardino comunale per reintitolarlo al fratello del duce, Arnaldo, come era  durante il fascismo, accusando l’attuale sindaco di aver fatto un’operazione politicamente orientata  quando nel 2017 ha intitolato il parco ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: “Questa è la  storia di Latina che qualcuno ha voluto anche cancellare con quel cambio di nome a quel nostro par-  co, che deve tornare a essere quel Parco Mussolini che è sempre stato” Ma il sindaco Damiano Colella  spiega che nessuno “ha cancellato la storia di Latina. Nel 1943 il podestà stabilì di cambiare tutta la  toponomastica. E da quel giorno Parco Arnaldo Mussolini è diventato Parco Comunale. Quando nel  2017 abbiamo intitolato il parco a Falcone e Borsellino non l’abbiamo fatto per rivalsa nei confronti  della storia della città. Abbiamo scelto i valori e il sacrificio di due uomini dello Stato che hanno perso  la vita per l’affermazione della legalità e della giustizia contro la mafia” Infatti “la delibera numero 248  del 31 luglio 1943 cambiò tutta la topomomastica: Piazza Ciano divenne piazza Giulio Cesare, piazza  Predappio piazza del Mercato, piazza Littorio cambiò nome in piazza d’Italia, insieme a tutte le vie,  viale delle Camicie nere per esempio divenne via Giosuè Carducci Si noti che “in realtà Arnaldo Mussolini non ha rapporti con la storia cittadina, perché è  morto nel 1931, prima della fondazione di Littoria, nome originario di Latina, battezzata dal  fratello Benito Mussolin La sortita del Sottosegretario leghista va collocata nella    situazione locale, alla vigilia delle elezioni comunali di Latina, con la Lega che tenta di captare i voti  della destra con candidati dai sospetti coinvolgimenti in vicende di mafia o di corruzione, ora oggetto  di processi da parte della Lega contro “Domani” il giornale che ha pubblicato queste notizie. La vicen-  da Durigon si salda così alla richiesta di sanzioni per le liti temerarie intentate contro i giornali per le  notizie pubblicate: ma questa polemica sulle liti come strumento per soffocare la stampa libera è una  vicenda diversa, La politica italiana dibatté sull’opportunità di far dimettere questo membro del Governo,  cosa che avvenne 22 giorni dopo quell’affermazione sul “Parco Mussolini” anche “per le rela-  zioni emerse con personaggi legati ai clan di Latina” - “rapporti pericolosi”4. Mentre in Italia  questa disputa era in parte soffocata dal ritorno degli atleti italiani dalle Olimpiadi (dove per  la prima volta avevano raggiunto il record di 40 medaglie), la notizia non passava inosservata    all’estero:    Il The Times di Londra dedica un pezzo al sottosegretario leghista: “Let's dedicate local park to Mussolini, says italian minister” (“Dedichiamo un parco a Mussolini, dice un ministro italiano”). Così anche  Abc Neuws, il portale della celebre emittente americana (“Crescono le tensioni dopo la proposta di dedi- [Preziosi, / partiti si accorgono che Durigon è impresentabile: adesso cacciatelo, “Domani” Trocchia, Con i richiami a Mussolini Durigon coltiva i voti fascisti per la Lega, “Domani” Zini, Durigon sta cercando di fermare ‘Domanî’ a colpi di querele, “Domani” Tizian — Nello Trocchia, Durigon si dimette e accusa i giornali di averlo infangato, “Domani”  Il sindacalista di Durigon dava ordini al clan di Latina,“Domani] care un parco a Mussolini”) che come Euronews — colosso che trasmette in 155 Paesi — riprende il titolo  della American Press. Ma c'è pure il francese L’opirion, che parla di “nostalgia fascista”50,    In pieno Ferragosto era giunta anche un’altra dichiarazione, come minimo qualunquista, di  un candidato sindaco di Milano per il centrodestra:    “Io non distinguo le persone tra fascisti e antifascisti, contro questo o contro quell’altro. Le persone  non le distinguo se non per uomo, donna e persone perbene” Luca Bernardo, candidato della destra  alle Amministrative di Milano, preferisce non prendere posizione. E così ammette che per lui fascisti  e antifascisti uguali sono” [...] Parole che suonano come una difesa del sottosegretario leghista Clau-  dio Durigon, che nei giorni scorsi si era augurato che un parco di Latina fosse dedicato ad Arnaldo  Mussolini©!,    In tempo già preelettorale — hanno avuto luogo le elezioni locali in  importanti comuni — l’esempio del Sottosegretario Durigon fece scuola, e anzi qualcuno  rincarò la dose, proponendo che Piazzale dei Partigiani, a Roma, tornasse ad essere intitolato  ad Adolf Hitler come ai tempi dell’occupazione nazionalsocialista:    Dopo le polemiche sul caso del Sottosegretario all’Economia della Lega Claudio Durigon che, du-   rante un comizio a Latina aveva proposto di intitolare di nuovo il parco ad Arnaldo Mussolini,  ora arriva un’altra idea di intitolazione che fa discutere. A lanciarla, come riporta “La Repubblica” è  Andrea Santucci, vigile del fuoco ed ex consigliere comunale leghista di Colleferro, che si dichiara  favorevole a intitolare di nuovo piazzale dei Partigiani a Roma, ad Adolf Hitler. Le sue parole: “Nel  bene e nel male questa è la nostra storia, credo anche che per la cecità di alcuni perdiamo moltissimo  in termini di turismo nel voler nascondere. Alcune eredità del passato fascista riemersero in una  storia che non è solo individuale. Dopo le mancata reviviscenza, a Latina, del parco che fu  intitolato ad Arnaldo Mussolini, nella poco lontana Anzio (dove sbarcarono gli Alleati nel  1944) Edith Bruck — scrittrice ebrea ungherese sopravvissuta alla Shoa e naturalizzata italiana  — rifiutò il Premio per la Pace con una lettera al sindaco: “Avrei volentieri accettato, se nel frat-  tempo non avessi saputo che è stata negata la benemerenza a una mia correligionaria, Adele  di Consiglio, sopravvissuta alla barbarie nazifascista, e invece è stata riconfermata a Mussoli-  ni”53, Infatti nel 2019 il Partito Democratico aveva proposto di revocare la cittadinanza ono- [L. Giar.,I/ caso [Durigon] arriva sul “Times”e in tutta Europa, ma non al Tg2,“Il Fatto Quotidiano” S1 L. Giar., Milano, Luca Bernardo fa il nostalgico: “Non distinguo tra fascisti e antifascisti”, “Il Fatto Quotidiano”  14 agosto 2021, p. 14. Inoltre: “Certo che c’è differenza tra i due, se vogliamo andare sul semantico. So  che cosa mi volete chiedere, so che cosa vi rispondo’, ha replicato ai cronisti a margine di un evento. E a  domanda diretta se possa definirsi antifascista, Bernardo tergiversa ancora: ‘No, io non mi definisco né A,  né B, né Z. Mi definisco un cittadino della città di Milano, che vuol dire che è aperto e liberale. La libertà  conquistata grazie ai nostri nonni dobbiamo portarla sempre avanti. Io mi definisco Luca Bernardo che  arriva dalla società civile”   S2 “Intitolare a Hitler piazzale dei Partigiani”: bufera su ex consigliere leghista di Colleferro huffingtonpost.it/entry/intitolare-a-hitler-piazzale-dei-partigiani-bufera-su-ex-consigliere-leghista-a-  colleferro Redazionale,] Anzzo, onorificenza a Mussolini: Bruck rifiuta il premio, “Il Fatto Quotidiano] raria a Mussolini e di conferirla ad Adele di Consiglio. L’allora sindaco respinse entrambe le  richieste, e oggi Edith Bruck rifiuta di essere associata al cittadino onorario Benito Mussolini,  responsabile della deportazione degli ebrei italiani, e quindi anche della sua. La risposta del  sindaco attuale suona però non come una discolpa, ma come un’aggravante: “Mussolini ha la  cittadinanza onoraria dal 1924. Prima di me ci sono stati tre sindaci comunisti, due socialisti,  uno repubblicano, uno Ds e nessuno l’ha mai revocata. Anzi questo argomento non è stato  mai discusso in Consiglio comunale. Questi e altri eventi e interventi pubblici palesemente nostalgici culminarono, il 9 ottobre  2021, nelle manifestazioni di piazza a Roma che portarono alla devastazione della sede cen-  trale del sindacato CGIL: un assalto nel quale ebbero una posizione di rilievo gli esponenti  del movimento di estrema destra Forza Nuova. L’irruzione nelle sedi sindacali non è una no-  vitàs5, ma la devastazione romana richiamò alla memoria di molti l'assalto e l’incendio della  Camera del Lavoro di Torino d - giusto un secolo fa — e l’affermarsi dello squadrismo  fascista.   Non si tratta di casi isolati, benché frequenti: in realtà, questa tradizione di “fascismo eter-  no” non si è mai spenta e trova il suo caso più emblematico in Verona, in una sequenza che  inizia nel 1920 e dura ancora oggi:   Nero era il colore dello sparuto drappello di “diciannovisti” capeggiati da Italo Bresciani, fondatore e   segretario del piccolo Fascio di Verona, il “terzogenito” nato appena due giorni dopo la fondazione a   Milano dei FASCI DI COMBATTIMENTO. Nera è l’evoluzione in città del Partito nazionale fascista. La prima visita di Mussolini in città: il futuro duce atterra con un Aviatik nella scalcinata piazza d’armi di stradone Santa Lucia. Diciotto anni dopo, un’altra visita.   Trionfale. Verona diventa il teatro di fondazione della Repubblica sociale italiana, sede di cinque ministeri e di importanti comandi tedeschi. Il nome della città si incide   dunque anche nella storia del fascismo repubblicano: accostato prima al Manifesto di Verona (il piano  programmatico per il governo della RSI, in cui si definivano gli obiettivi politici del Partito fascista  repubblicano, nato dalle ceneri del Partito nazionale fascista) e poi al celebre processo di Verona, che  condannò Galeazzo Ciano e altri gerarchi accusati di avere tramato con Badoglio per fare arrestare   Mussolini. È sempre a Verona che il comando generale della Gestapo allestisce   la sua base in Italia. [... Nel dopoguerra] Il territorio scaligero diventa un crocevia per diverse organiz-   zazioni neofasciste: la Rosa dei Venti del generale Amos Spiazzi; Ordine Nuovo; la sanguinaria sigla   Ludwig — responsabile di dieci “omicidi per caso” — e il Fronte Nazionale di Franco Freda sono gli zii.    Poi sono arrivati i nipotini. Che portano avanti la tradizione della ‘ditta’. Neri sono i movimenti che,  da metà anni Ottanta, mettono radici a Verona. Ferrario, Anzio. Il “rifiuto” di Edith Bruck: “Mat accanto a Mussolini”, “L'Avvenire, avvenire. it/attualita/ pagine/il-rifiuto-di-edith-bruck-mai-accanto-a-mussolini).   SS Per esempio: “Lavoratrici, lavoratori! Un criminale attentato fascista è stato compiuto contro la sede  della CGIL [dalle] forze della estrema destra che temono l’unità dei lavoratori e la loro combattività  sindacale: lavoratrici, lavoratori! rispondete con la lotta unitaria: uniti si vince. Federazione milanese del  Pci” (Manifesto del PCI del 1964).   56 Paolo Berizzi, Verona, la città in fondo a destra: dal fascismo al fascismo, *MicroMega” micromega.net/verona-estrema-destra-berizzi/). La “singolarità del caso Verona, il labora-  torio italiano della destra radicale” è descritta per esteso nel volume (da cui è tratto l’articolo di “Micro-  mega”) di Paolo Berizzi, È gradita la camicia nera, Rizzoli, Milano] Nell’autunno del 2021 si moltiplicarono in Italia i moti di piazza, nei quali estremisti di  destra e, in misura minore, di sinistra si infiltrarono nelle manifestazioni organizzate dai mo-  vimenti contrari alle misure anti-pandemiche, come No-Vax e No-Green Pass. Un esempio  inquietante di questa simbiosi è la manifestazione dei No-Vax, quando i partecipanti sfilarono per le vie di Novara con pettorine a strisce bianche e grigie contrassegnate  da numeri, in un demenziale richiamo ai campi di stermino nazisti: volevano così protestare  contro l’obbligo del certificato vaccinale nei luoghi pubblici, odiato simbolo della “dittatura  sanitaria” La Procura della Repubblica indaga sul “negazionismo” dei partecipanti, anche se  per poter “negare” bisognerebbe “sapere” o almeno “avere una vaga idea” mentre in questo  caso l’ignoranza abissale si rivela più preoccupante della violazione di certe norme giuridi-  che. Purtroppo tra gli italiani è presente un elevato tasso di analfabetismo funzionale”, e in  queste aree di regressione culturale si inseriscono i gruppi di estrema destra: “La vergogna  dell’ignoranza” così lAssociazione Nazionale Partigiani Italiani ha commentato la sfilata di  Novara.   Soprattutto il partito di estrema destra “Forza Nuova” ha organizzato sistematicamente l’in-  filtrazione in vari settori della destra presentabile e dei movimenti incolti, attraverso l’attività  del suo leader Roberto Fiore, arrestato dopo l’assalto alla sede sindacale di Roma. Mussolini, successivamente eletta alla Camera, lascerà il seggio all’europarlamen-  to al neofascista Fiore, che a Bruxelles compirà passi decisivi nel progetto di infiltrazione di  sigle sicuramente più presentabili e ascoltate di quanto lo è Forza Nuova” Fiore ha finanziato  con fondi esteri “un’associazione molto ascoltata tra i critici della gestione governativa della  pandemia. A questo si aggiunge l’infiltrazione metodica nei salotti della chiesa conservatrice  e oltranzista” per esempio nell’associazione Pro Vita & Famiglia (la quale nega però questo  legame)58. Questo doppio livello consente a Forza nuova, da un lato, di “contare nei palazzi  della politica pur senza rapresentanza parlamentare” e, dall’altro, di infiltrarsi a Roma e a  Milano, a Torino e a Trieste nelle manifestazioni contro “la dittatura sanitaria” inneggiando  alla dittatura del ventennio. A Milano “il gruppo ha cantato slogan di chiara matrice fascista  durante la partecipazione al corteo contro il certificato verde” e sono stati fermati “8 militanti  del gruppo di estrema destra per apologia del fascismo” In conclusione, “il bilancio finale  del corteo parla di 83 denunce e di un 22enne arrestato nei concitati momenti del tentato (e  fallito) assalto alla Camera del lavoro, sede della Cgil [di Milano, questa volta]. Sono ormai  [Il 70% della popolazione italiana si colloca al di sotto del livello 3, il livello di competenze considerate  necessarie per interagire in modo efficace nella società del XXI secolo”: così si esprime sull’analfabetismo  funzionale il rapporto ISFOL, “Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori”:  ente pubblico di ricerca vigilato dal Ministero del Lavoro (ithappens.it/ analfabetismo- funzionale-esiste-anche-quello-di-ritorno/).ithappens.it/ analfabetismo- funzionale-esiste-anche-quello-di-ritorno/). I dati ufficiali sono nel Rapporto nazionale sulle competenze degli  adulti isfol.it/piaac/i-risultati-di-piaac). Una dettagliata analisi di questa strategia del ‘doppio binario” è in Giovanni Tizian, Anatomia dell’infil-  trazione fascista nell’èra dei complotti, “Domani” da cui sono tratte le citazioni nel  testo. “Le affermazioni presenti nell’articolo volte ad accostare la onlus [Pro Vita & Famiglia] al partito  Forza Nuova sono false, inesatte, oppure nemmeno pertinenti” scrive in una Richiesta di rettifica il presi-  dente della onlus, Antonio Brandi, riservandosi azioni legali (“Domani] oltre 300 i denunciati nei 14 cortei che vanno avanti: e questo nella  sola Milano.   Poiché queste gravi tensioni presenti in tutt'Italia assumevano spesso un aspetto quasi  eversivo, i partiti di centro-sinistra chiesero di applicare contro Forza Nuova la XII disposi-  zione transitoria della costituzione (“È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del  disciolto partito fascista”) e presentarono varie mozioni parlamentari a questo fine. Il Parla-  mento rinviò però ogni decisione.   Nel dibattito parlamentare e politico di quei giorni è stata richiamata più volte la “Legge  Scelba; poiché essa riporta alla memoria le tensioni ormai  lontane dell’immediato dopoguerra, vari giornali l’hanno illustrata ai lettori odierni:   La norma di riferimento è la legge. Meglio conosciuta come “legge Scelba”   (dal nome del politico Dc che, alla guida di un comitato interministeriale del governo De Gasperi, la   elaborò) rientra nelle norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione:   “E vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista” si legge. La norma   attua questo principio mettendo nero su bianco il concetto di “riorganizzazione” del “partito fascista”   e prevedendo due strade per lo scioglimento dei gruppi: tramite il ministro dell’interno, sulla base di   una sentenza di un tribunale, oppure in maniera più diretta attraverso un decreto del governo, ma solo   in casi “straordinari di necessità e di urgenza”90,   Delle due vie prospettate nel 1952, il parlamento scelse quella della sentenza giudi-  ziaria, che permetteva di guadagnare tempo rinviando ogni decisione e affidandosi così alla  tanto criticata funzione suppletiva della magistratura: suppletiva cioè della decisione politica  cui non riescono a giungere i governi deboli e le coalizioni troppo frammentate:   Nessun vincolo arriva dal Parlamento allo scioglimento di Forza Nuova. Le quattro mozioni del cen-   trosinistra che chiedevano all’esecutivo di utilizzare la legge Scelba e di sciogliere con decreto la for-   mazione di estrema destra, e i suoi simili, sono approdate oggi pomeriggio in Senato. Ma, il tempo di   presentarle, e sono state ritirate, diventando un ordine del giorno unitario. Un atto cioè, d’indirizzo,   ma non vincolante. Che può essere letto come la legittimazione ulteriore di quello che sembra essere  l’orientamento del governo: prima di scrivere anche una sola riga del decreto legge di scioglimento,  aspettiamo che la magistratura si esprima sui fatti del 9 ottobre, sulla devastazione della Cgil a Roma.    Dopo un lungo dibattito il Senato ha approvato per alzata di mano l’ordine del giorno del centrosini-  stra: l’atto avrà poco più che una valenza simbolica®!,    Il condizionare lo scioglimento di un movimento neofascista all’esistenza di una futura sen-  tenza giudiziaria aveva tre precedenti. Da un lato, lo scioglimento di movimenti neofascisti  era già avvenuto con “lo scioglimento di Ordine Nuovo, movimento sciolto dal Ministro dell’interno Taviani in seguito alla sentenza di accertamento della ricosti-  tuzione del partito fascista, nel processo in cui era pubblico ministero Vittorio Occorsio, poi  [Giuzzi, Corteo no pass, un fermo e 83 denunciati, “Corriere della Sera” Bartoloni, Sanzioni e scioglimento dei partiti fascisti, cosa prevede la legge Scelba repubblica.it/ politica news/iter_scioglimento_partito_fascista Olivo, Su Forza Nuova la maggioranza si sgonfia: il governo non sarà costretto a scioglierla huffingtonpost. it/entry/ su-forza- nuova-la-maggioranza-si-sgonfia-il-governo-non-sara-costretto-a-  scioglierla _ it] ucciso in un attentato rivendicato proprio da Ordine Nuovo”; con lo scioglimento  di Avanguardia Nazionale; nel 2000 con lo scioglimento del Fronte nazionale. D’altro lato,  le esitazioni attuali del governo non sono infondate, e i dubbi sull’opportunità dello sciogli-  mento sono stati sintetizzati dai giuristi Michele Ainis e Vladimiro Zagrebelsky: lo sciogli-  mento rischierebbe di provocare “un’inversione di prospettiva tra persecutore e perseguitato”  (Ainis), né esso è lo strumento più adatto a cancellare i rigurgiti neofascisti (Zagrebelsky).  Per fronteggiare il problema delle organizzazioni neofasciste la “Legge Scelba” era stata  attualizzata con la “Legge Mancino” che qui può essere soltanto menzionata. Il governo Amato emanò il Decreto Legge n.122 contenente “misure urgenti in materia di  discriminazione razziale, etnica e religiosa” poi convertito nella legge 205/93 e oggi conosciuta come  Legge Mancino. La Legge Mancino costituisce ancora oggi il principale strumento legislativo contro  i crimini d’odio, mirando a sanzionare e a prevenire le condotte di discriminazione razziale, etnica  e religiosa, attraverso il divieto di ogni organizzazione movimento o gruppo che abbia tra i propri  scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.  L’art. 7 comma 3 della legge Mancino consente lo scioglimento di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che abbiano favorito la commissione dei reati elencati dall’art. 5 della medesima Legge  (oggi descritti all’art. 604 fer del codice penale [64]). Si tratta di tutti quei reati commessi per finalità  di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare l’attività  di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità”    Ma qui conviene arrestarsi: il Parlamento ha approvato un atto che, come si è detto, “avrà  poco più che una valenza simbolica” mentre le manifestazioni contro  la “dittatura sanitaria” vengono strumentalizzate dai nostalgici delle dittature tout court. Questa reviviscenza dell’estrema destra non avviene solo in Italia. Sempre in quegli stessi  giorni, il governo polacco era coinvolto nella polemica (anche giudiziaria) sulla legge con  cui vietava a società straniere di possedere più del 49% di reti televisive o radiofoniche in  Polonia: in questo modo eliminava le catene critiche rispetto al governo, come TVN24, con-  trollata dall’americana Discovery International. Inoltre quello stesso governo prendeva una  misura che negava il risarcimento agli ebrei che erano stati espropriati durante l’occupazione  nazionalsocialista della Polonia, entrando così in collisione con gli Stati Uniti: Prosegue il suo corso tra le polemiche anche la legge che blocca i risarcimenti agli ebrei (e non ebrei) espropriati durante la Seconda guerra mondiale e nella furia nazionalizzatrice del regime comunista.  Ponendo il limite massimo di 30 anni per la presentazione del ricorso da parte degli ex proprietari,  o degli eredi, il governo vanifica in blocco tutte le istanze. Per chiudere definitivamente il capi- [Caputo, Neofascismo e ordine democratico: sciogliere Forza Nuova necesse est,“Micromega” micromega.net/sciogliere-forza-nuova/). Caputo analizza anche la “Legge Manci-  no” appena accennata nel testo.   63 Ivi; e Vladimiro Zagrebelsky, “La Stampa”  lastampa.it/ topnews/lettere-e-  idee/10/16/ news/i-pro-e-i-contro-di-un-decreto-su-forza-nuova.   64 Per un’analisi del contenuto di queste norme: Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in  materia di violenza o discriminazione per motivi di sesso, di genere, di orientamento sessuale o di identità di  genere A.C. 107, A.C. 569, A.C., A.C. 2171, A.C. 2255 Dossier — Il testo unificato adottato come  testo base 14 luglio 2020 (documenti.camera.it/Leg18/documenti.camera.it/Leg18/ Dossier] tolo risarcimenti, e per giustificare la decisione, il legislatore si è fatto forte di un complicato fardello   pregresso di atti giuridico-amministrativi, risalente ai decenni passati. Ma ciò che ha scatenato l’ira   degli Stati Uniti e di Israele sono state le allusioni al rischio di possibili “tentativi di truffa” da parte di   millantatori, indice per Washington e Gerusalemme di una politica “cripto-antisemita” Non esplicita,   ma già nei fatti6S,   Anche la Francia registra da tempo un crescente antisemitismo. Nelle manifestazioni che  ogni sabato scendono in campo contro la c.d. ‘dittatura sanitaria’ in varie città della Francia  “fioriscono dei numeri sull’avambraccio (riferimento ai deportati nei campi di concentra-  mento) o delle stelle gialle sulla giacca (richiamo alla politica antisemita nazista)”66, Si moltiplicano le scritte “Qui?” (Chi?), il cui valore antisemita va però spiegato. “Qui?” fa riferimento  a un’allusione antisemita del generale a riposo Dominique Delawarde, che il 18 giugno 2021,  in una trasmissione su CNews, continuava ad accusare un complotto mondiale “qui contròle  le Washington Post, /e New York Times, chez nous [cioè in Francia] BFM-TV et tous les journaux  qui viennent se grouper autour”, senza però citare alcun nome. La ripetuta domanda “Chi?”  resta senza risposta, e il conduttore a questo punto interrompe la trasmissione. Ma da quel  momento la domanda “Chi?” diviene uno slogan degli antisemiti: il 7 agosto un’insegnante  di destra, in una manifestazione contro la politica sanitaria, inalbera un cartello con i nomi  dei traditori — tutti ebrei — accompagnati dallo slogan “Mais Qui?” (“Ma chi?”): e la “Q” è  adorna di diaboliche corna”.   Riassumendo i fatti recenti — “Sui cartelli compaiono i ‘Chi? diretti contro la comunità  ebraica, derivati da un’allusione antisemita del generale a riposo Dominique Delawarde; su  un centro di vaccinazione vengono dipinte delle stelle di Davide; una stele in omaggio a  Simone Veil, in Bretagna, è stata vandalizzata tre volte in una settimana” —- “Le Monde” non  può fare a meno di chiedersi: “Que se passe-t-il en France?” 68,   E non solo in Francia: Bergoglio condanna il cre-  scente antisemitismo durante il suo viaggio in Ungheria e Slovacchia, le cui comunità ebrai-  che avevano softerto molto durante l’epoca nazionalsocialista, ma nelle quali l'antisemitismo  stava riaffiorando sotto i governi sovranisti di destra. Nel 1941 l’effimero Stato slovacco — sot-  [Rosaspina, “I/ blocco dei risarcimenti contro gli ebrei è inaccettabile” Ma il governo: avanti con la  legge, “Corriere della Sera, Antisémitisme: le poison de la banalisation lemonde.fr/ idees/article/2021/08/18 /antisemi-  tisme-le-poison-de-la-banalisation Sur la pancarte [...] figure une série de noms de ‘traîtres’: plusieurs responsables politiques actuels, mais  aussi une dizaine de personnalités frangaises ou américaines, qui n’ont que peu de rapport direct avec  la gestion de la crise sanitaire. Le milliardaire américain d’origine hongroise George Soros, le fondateur  du forum de Davos, Klaus Schwab, Bernard-Henry Lévy ou encore la famille Rothschild sont ainsi cités.  Leur point commun? Ils sont de confession juive. Au centre de la pancarte figure le slogan en lettres  rouges Mais Qui?”, dont le ‘O’ est agrémenté de cornes” (Samuel Laurent - William Audureau, “Mass  qui”, de la blague virale au slogan antisémite. Au travers de cette question rhétorique, certains opposants à  la politique sanitaire ciblent la communauté juive, accusée d’étre responsable de la crise liée au corona-  virus, Publié  à 16h28 — Mis à jour le 14 aoùt 2021 à 06h35 — le monde. fr/  societe/article mais-qui- de-la- blague-virale- au-slogan-antisemite. Cfr. supra, nota 66 (lemonde.fr/idees/supra, nota 66 (lemonde.fr/idees/ article/2021/08/18/ antisemitisme-le-poison-de-la-  banalisation] to la guida di Jozef Tiso, sacerdote cattolico dalla vita tormentata in un territorio tormentato5? — aveva emanato un “codice ebraico” contenente misure antisemite analoghe alle “Leggi  di Norimberga” nazionalsocialiste del 1935 e a quelle fasciste. La politica filo-na-  zionalsocialista di Monsignor Tiso aveva imbarazzato non poco la Santa Sede. Con  l'ascesa al potere del comunismo, era giunta per Monsignor Tiso la condanna a morte per  collaborazionismo: ma oggi alcuni ambienti slovacchi ne propongono la riabilitazione. Il  Pontefice esortava “a promuovere insieme un’educazione alla fraternità, così che i rigurgiti  di odio che vogliono distruggerla non prevalgano. Penso alla minaccia dell’antisemitismo,  che ancora serpeggia in Europa e altrove. È una miccia che va spenta. Ma il miglior modo per  disinnescarla è lavorare in positivo insieme, è promuovere la fraternità” Un analogo appello  era risuonato in Ungheria: “Parole, - commentava il quotidiano dei vescovi italiani, — che  appaiono anche come una risposta indiretta al premier Viktor Orbn, incontrato prima della  Messa,   Negli stessi giorni, il congresso “Interfaith” — il G20 delle fedi — rilanciava a livello inter-  confessionale la stessa condanna e annunciava la preparazione di uno studio sugli attentati  a sfondo religioso compiuti nel mondo negli ultimi quarant’anni. Nel suo intervento, il pre-  sidente Mario Draghi condannava espressamente le “manifestazioni di antisemitismo, un  fenomeno in preoccupante crescita”7!,   Questo era dunque il clima in cui ci si preparava a ricordare l’anniversario delle leggi raz-  ziali.  Un esempio: la rievocazione dell’Accademia delle Scienze di Torino L’Accademia delle scienze di Torino ricorda l’ottantesimo an-  niversario della legislazione razziale del fascismo con un convegno che si proponeva, “a 80  anni dalla promulgazione delle leggi razziali da parte del regime fascista, di ricostruire le  [Lorman, The christian social roots os Jozef Tiso’ radicalism, 1887-1939, in Rebecca Haynes  — Martyn Rady (eds.), Jr the shadow of Hitler. Personalities of the right in central and Eastern Europe, Tauris,  London - New York; Graziano — Istvîn Eòrdògh Josef, Tiso e la questione ebraica  in Slovacchia. Prefazione di Antonello Biagini, Periferia, Cosenza 2002, 143 pp.; Nardini,  Tiso: una terza proposta, Ceseo — Liviana, Padova; Giannini, Monsignor Tiso, “Rivista  di Studi Politici Internazionali, Muolo, La visita. Il Papa a Budapest e Bratislava: “Mai più odio e chiusure, ma fraternità” “L'Avvenire”  12 settembre 2021 (https://www.avvenire.it/papa/pagine/papa-budapest). Una descrizione degli incotnri  del Pontefice è in Domenico Agasso, Slovacchia, il Papa al Memoriale dell’Olocausto incontra gli ebrei: con  la Shoah “qui disonorato il nome di Dio”,“La Stampa” lastampa. it/vatican-  insider/it/2021/ 09/13/ news/ slovacchia-il-papa-al-memoriale-dell-olocausto-incontra-gli-ebrei-con-la-  shoah-qui-disonorato-il-nome-di-dio- Intervento del premier Draghi nell’ambito dell’Interfaith Forum, osservatorioantisemitismo. it/articoli/intervento-del-premier- mario-draghi-nellambito-dellinterfaith-  forum] linee essenziali delle radici ideologiche e politiche della persecuzione, il suo svolgimento e  i suoi risultati per dare un contributo al rinnovarsi della memoria e per stimolare le dovute  riflessioni in un mondo in cui si continuano ad alimentare odii etnici e risentimenti”72. Il  programma così annunciato costituisce la cornice delle nove relazioni, pubblicate in volume  a metà del 2021 (a causa della pandemia, come già ricordato nel $ 1). Il curatore del volume, Piazza, professore di genetica a Torino),  è anche autore del saggio di apertura, in cui ripercorre le teorie razziali poste a fondamento  della legislazione fascista e le confuta sulla base delle teorie genetiche attuali, chiedendosi  infine. Perché lo stereotipo razziale è così difficile da estirpare. Gli altri saggi si occupano  del contesto in cui prese forma la legislazione razziale fascista, delle reazioni che essa suscitò  in generale, nella società italiana e nella Chiesa cattolica; nonché delle reazioni in specifici  ambienti: l'università, la magistratura, la comunità dei matematici, l’istruzione e l’avvocatura.   Fabio Levi, già professore di storia contemporanea all’Università di Torino, sintetizza la  transizione degli italiani da una posizione di indifferenza rispetto alla sorte degli ebrei a una  maggiore attenzione per la loro sorte: ma non sempre e ovunque. Questa transizione correva  parallela allo scoppio della guerra, all’aggravarsi del suo svolgimento in Grecia e in Russia,  ai bombardamenti alleati del 1942, all’arresto di Mussolini il 25 luglio 1943, all’armistizio  dell’8 settembre, alla fuga del re, alla nascita di una repubblica fascista asservita ai nazio-  nalsocialisti. “Il trauma dell’armistizio aveva ridotto di molto la distanza residua fra ebrei e  non ebrei. Sia gli uni sia gli altri erano vittime della stessa guerra”: presi nella morsa della  persecuzione antiebraica e delle distruzioni belliche, “gli ebrei tentarono la sorte affidandosi  al mondo che avevano intorno” e “in queste condizioni si rese possibile un incontro inaspettato: quello con gli italiani non ebrei.   Due saggi riprecorrono la storia del razzismo prima della legislazione razziale. Massimo  Salvadori - dopo aver sottolineato che il razzismo moderno, a differenza di quello delle so-  cietà antiche e di quello fondato sulle religioni, non offre “una via d’uscita dalla condizione  degli appartenenti alle razze inferiori o intrisecamente nemiche  traccia una sin-  tetica storia del razzismo a partire dal Seicento, “il secolo definito della ,rivoluzione scienti-  fica”: Infatti scienziati, teologi e filosofi sostennero non soltanto la differenza, ma anche la  gerarchia delle razze e, con quest’ultima, anche il diritto della razza superiore a dominare  quella inferiore. Insomma, da Linneo a Gobineau è “agevole scorgere elementi che si possono  definire di proto-nazismo” (p. 33). Ma è con il Novecento (e con l’opera di Steward  Notizie sul convegno sono contenuti in vari siti (per esempio: https://\www.unito.it/eventi/le-leggi-  razziali-convegno-allaccademia-delle-scienze; i filmati dell’intero convegno sono in: accademiadellescienze.it/attivita/iniziative-culturali/le-leggi-razziali). Piazza (cur.), Le leggi razziali,Il Mulino, Bologna, Piazza, La scienza contemporanea e le ceneri del razzismo, in Piazza, Le leggi razziali del 1938, cit.,  p.- 24: le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo saggio. Levi, Le risposte della società italiana, in Piazza, Le leggi razziali: le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo saggio.   76 Massimo Salvadori, I/ razzismo prima di nazismo e fascismo, in Piazza, Le leggi razziali del 1938, cit., pp.119-  132: le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo saggio.] Chamberlain, “una sorta di bibbia del razzismo novecentesco” p. 35) che le teorie razziali  sanciscono l’assoluta superiorità degli ariani e l’insanabile contrasto con gli ebrei. In Cham-  berlain questi ultimi “subiscono una sorta di jelevazione’, in quanto sono visti quale l’altra  razza che [...] è la sola che possa contrastare il dominio dei teutoni nel mondo”; quindi “la via  allo sterminio degli ebrei e alla riduzione degli slavi e delle altre etnie considerate inferiori  era spianata dal programma formulato da Chamberlain” (p. 35). Hitler mise in pratica questo  piano “e nel 1938 il servile dittatore nostrano si mise al carro di quello tedesco col varare le  leggi razziali. Il saggio di Gentile, professore di diritto a Milano, considera nel suo insieme la legislazione antiebraica del fascismo  un fenomeno di rara complessità e descrive al suo interno quattro fasi, che analizza poi in dettaglio: “Un primo frangente è quello degli antefatti e della preparazione del  dispositivo discriminatorio, un secondo momento è costituito dalle norme vere e proprie, un  terzo dalle circolari amministrative — superamento delle norme —, un quarto e ultimo stadio  è quello in cui si travalicano le circolari stesse: la fase, buia oltre ogni dire, della Repubblica  sociale italiana” Viene descritta quindi “una paurosa gradazione ascendente” in cui si pas-  sa dalla “persecuzione dei diritti” alla “persecuzione delle vite. Ancora una volta  l’esperienza coloniale è additata come fonte della discriminazione razziale: “È proprio in  colonia che si adoperano, veicolano e immettono nel circuito, nel panorama e nel linguaggio  giuridico concetti e categorie nuove a cui si fa riferimento in fase di elaborazione della  normativa antiebraica. Anzi, il maggior portato dell’esperienza coloniale fu probabilmente la giuridicizzazione del concetto di razza. Di fronte al Manifesto della razza, la Chiesa cattolica espresse un cauto rifiuto attraverso po-  sizioni non omogenee. Da un lato, Pio XI condannò il razzismo antisemita, ma, d’altro lato,  l’articolata gerarchia della Chiesa assunse atteggiamenti variamente sfumati: Francesco Traniello, già professore di storia a Torino, li riconduce alla “viva  preoccupazione che la politica dell'Asse, inaugurata da MUSSOLINI, stesse portando  a un’omologazione ideologica e fattuale del regime fascista a quello nazionalsocialista” col  suo razzismo paganeggiante del sangue e della terra, condannato sotto il profilo dottrinale  dall’enciclica papale Mit brennender Sorge Il punto cruciale era però  “l’interconnessione tra la questione ebraica e quel sistema di relazioni con il regime fascista  che, per quanto possibile, la Chiesa non intendeva mettere a repentaglio, sistema  sancito dal Concordato che aveva ulteriormente innalzato il livello del supporto  consensuale della Chiesa all'opera di Mussolini. Di conseguenza, “l’incidenza del-  la linea negoziale adottata dalla Santa Sede sul complesso della legislazione antisemita fu [Gentile, Le premesse della campagna razziale dell’Italia fascista: profili politici e storico-giuridici, in  Piazza, Le leggi razziali: le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono  a questo saggio. Traniello, Le risposte della Chiesa cattolica alla legislazione e alla politica antisemita del regime  fascista, in Piazza, Le leggi razziali: le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si  riferiscono a questo saggio.] nell’insieme molto limitata, riducendosi a qualche aggiustamento normativo ottenuto dai  contatti ufficiali e più spesso informali”: ad esempio, lo Stato non avrebbe considerato “con-  cubinato, penalmente perseguibile, la fattispecie di matrimoni razzialmente misti celebrati  con rito cattolico” ovvero avrebbe considerato l’appartenenza “alla razza ‘non ebraica’ dei  figli di matrimoni misti nati dopo che fossero stati battezzati entro cinque  giorni dalla nascit.   Il mondo universitario italiano era stato colpito nel 1931 dall’obbligo dei docenti di pre-  stare giuramento di fedeltà al fascismo, cui pochi si erano sottratti7?. Ben più gravi erano  invece i vuoti che si aprivano con le leggi razziali80. Annalisa Capristo, bibliotecaria presso  il Centro di Studi Americani, raccoglie una nutrita schiera di testimonianze e sottolinea che  “per decenni l’Italia non ha fatto veramente i conti con il suo passato razzista e antisemita”  Una valutazione “è stata compiuta solo a partire dal 1988 ed è tuttora in corso e  “uno degli ambiti più studiati è quello accademico” per tre ragioni: la presenza ebraica vi  era rilevante; il regime fascista diede particolare enfasi a questo intervento; vi fu una forte  compromissione dei FILOSOFI e degli intellettuali non ebrei nella politica antisemita del fascismo.  Queste considerazioni vengono approfondite con documenti sugli atteggiamenti di GENTILE (si veda),  CROCE (si veda), EINAUDI (si veda), del quale vengono riportate annotazioni diaristiche con inveterati stereotipi antisemiti, seguite dall’“allineamento zelante dei matematici italiani e  dalla documentazione sugli archeologi (“una testimonianza raggelante). Opposta fu  la posizione dell’economista Attilio Cabiati (destituito per aver scritto al Ministro delle Finanze di ritenere “antigiuridica” la normativa razziale, p. 118) e del costituzionalista Ernesto  Orrei, di cui — per sbaglio! — venne pubblicato il libro in cui esprimeva il proprio sdegno per  l’epurazione dei docenti ebrei. La scuola e la biblioteca sono come le chiese dello stato  moderno. Non si respinge nessuno. Il tema dei matematici italiani espulsi è ripreso da Valabrega, professore di geometria a Torino, che si fonda soprattutto sulle informazioni avute da colleghi  più anziani, che hanno conosciuto direttamente — o attraverso testimonianze dirette — i fatti , e ne hanno parlato con me in tante conversazioni. Ne risulta un contributo ricco di dati individuali, anche di matematici non ebrei. Fra i tanti nomi, vanno ricor-  dati tre matematici non ebrei, ma “molto contrari alle leggi razziali: Tullio Viola a  Roma e, a Torino, Buzano e Tricomi. Quest’ultimo, “contrario al    Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, La Nuova Italia, Firenze; e la recensione di L. in “Sociologia del diritto. L’elenco dei professori ebrei espulsi è in Ugo Caffaz, Discriminazione e persecuzione degli ebrei nell'Italia  fascista, Consiglio Regionale della Toscana, Firenze. Capristo, Le reazioni degli ambienti FILOSOFICI accademici italiani, in Piazza, Le leggi razziali: le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo saggio.   82 Ernesto Orrei, Intorno alla questione ebraica. Lineamenti di storia e di dottrina, s.n., Roma. Il  volume venne subito ritirato dalle autorità, ma è oggi presente in alcune biblioteche. Valabrega, La legislazione antiebraica: la comunità matematica italiana, in Piazza, Le leggi  razziali: le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo  saggio.] fascismo da sempre, addirittura si convertì, pur non essendo religioso, alla religione valdese,  perseguitata dal fascismo. In Val Pellice [una delle “valli valdesi” del Piemonte] si rifugiò, partecipando per un breve periodo alla lotta partigiana.  L’impatto delle leggi razziali sull’università — che si è già visto nell’analisi di Annalisa  Capristo — viene ripreso daVidari, professore  di storia del diritto medievale a Torino, che ricorda come Torino abbia “espulso con zelo amministrativo 58 persone: a ricordo ed espiazione  l'Ateneo da poco ne ha tracciato con un’apposita, efficace e dettagliata mostra nel palazzo  del Rettorato tutte le vicende personali e scientifiche, connesse con la propaganda razzista Le autorità accademiche del tempo si limitarono a dare scarne notizie su quegli  allontanamenti: solo all'Accademia di medicina di Torino il presidente Luigi Bobbio (padre  di Norberto) “ha dato la notizia della decadenza, ma con un’espressione di stima e di rin-  graziamento per i soci allontanati: si tratta di un accenno gentile, non frequente, ripetuto in  Italia in qualche altra rara occasione.   L’esame di altri gruppi professionali conferma un’immagine di sostanziale acquiescenza  al regime. L’analisi del comportamento della magistratura italiana di fronte alle leggi razziali  può essere approfondito partendo dalla bibliografia pubblicata da Giuseppe Speciale nel suo  volume del 2007 e aggiornata in un suo successivo articolo8S. Inoltre è particolarmente viva la  testimonianza di chi, all’epoca delle leggi razziali, fu un giovane magistrato di prima nomina:  Alessandro Galante Garrone, eminente figura dell’antifascismo, che esamina con equilibrio  la situazione della magistratura negli anni della dittatura — e i suoi cedimenti: “Episodi più  che altro penosi, patologici. Diciamo ancora che questa magistratura scorata e avvilita ebbe,  proprio sotto la repubblica di Salò e il tallone tedesco, qualche sussulto di fierezza, come il  non prestare giuramento e qualche energica protesta collettiva, in varie regioni italiane. Ma  nel complesso, di fronte alle leggi razziali del 1938, essa ebbe, più che tutto, imbarazzo e disa-  gio di coscienza: scantonò e tacque. Tutto sommato, penombre, e qualche ombra più o meno  densa, e qualche debole luce,   Sulla magistratura durante l’epoca fascista è opportuno limitarci a questi accenni, e ritor-  nare al volume dell’Accademia delle Scienze torinese. In esso Guido Neppi Modona, già pro-[Vidari, La legislazione antiebraica, con la sua applicazione in Piemonte nel  campo dell'istruzione e dell’avvocatura, in Piazza, Le leggi razziali: le indicazioni  tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo saggio.   85 Giuseppe Speciale, Giudici e razza nell'Italia fascista, Giappichelli, Torino, La giustizia  della razza. I tribunali e l'art. 26 del r.d., in Lacchè, Il diritto del Duce.  Giustizia e repressione nell’Italia fascista, Donzelli, Roma; l'aggiornamento bibliografico. Inoltre: Speciale, Le leggi antiebraiche nell’ordinamento italiano. Razza, diritto,  esperienze, Pàtron, Bologna, Vedi anche: Ernesto De Cristofaro, Una figura paradossale della  legge: il diritto razzista, Speciale, Giudici e razza negli anni della discriminazione: voci  dalle sentenze; in Ruggieri, Io sono l’altro degli altri: l’ebraismo e il  destino dell’Occidente, Firenze, Giunti, Garrone, Amalek, il dovere della memoria, cit.; in particolare, il capitolo La memoria dell’offesa,  che contiene A quarant'anni dalle leggi antiebraiche, e Cinquant’anni dopo: ricordi e rilessioni di un giudice] fessore di diritto e procedura penale nell'Università di Torino, ricorda che, all’entrata in vigo-  re delle leggi razziali, il ministero della giustizia chiese che i singoli magistrati dichiarassero  di non appartenere alla “razza ebraica”. Magistrati vennero  dispensati d’ufficio, mentre quattro chiesero di essere messi a riposo: “non risulta che alcuno  dei magistrati in servizio abbia preso in qualche modo le distanze dall’espulsione. È “l’immensa palude abitata da figure silenti” evocata da Saverio Gentile88.   Molti però non rimasero silenti, ma anzi parteciparono attivamente alle riviste razziste del  regime: “La difesa della razza” “La nobiltà della stirpe” e, in particolare, “Il diritto razzista”  Neppi Modona elenca pagine di nomi e funzioni, e constata — con un elenco di casi esemplari — che a guerra finita nessuno è stato condannato. Non poteva mancare la carriera Gaetano  Azzariti, presidente del Tribunale della razza, poi nel dopoguerra “Ministro della Giustizia  nel primo Governo Badoglio, [...] consulente giuridico del guardasigilli Togliatti, infine presidente del Tribunale superiore delle acque pubbliche nel 1949. In pensione  dal 1951, è nominato dal presidente Gronchi giudice della Corte costituzionale, di  cui nel 1957 diviene presidente eletto dai suoi colleghi della Corte sino all’anno della  morte. Al Tribunale della razza appartenevano anche Antonio Manca e Giuseppe  Lampis, anch’essi divenuti giudici costituzionali nel dopoguerra. Ecco la loro (vittoriosa)  difesa: il Tribunale della razza era “una commissione tecnico-giuridica, composta in preva-  lenza di magistrati, che consentiva di far dichiarare ariane persone che agli atti dello stato  civile risultavano ebree. Parecchie famiglie israelite furono così sottratte ai rigori della legge”  (p. 145)82. Infine, Luigi Oggioni passa dal tribunale di cassazione della RSI alla Corte costi-  tuzionale dell’Italia postbellica: nominato da parte del Presidente della repubblica  Giuseppe Saragat, fu vice-presidente di quella Corte. Non mancarono però magistrati con la “spina dorsale” come Peretti Griva?0 (una cui sen-  tenza su questioni razziali provocò circolari di rimbrotto perché in contrasto con la posizione  del Ministero degli interni) e altri ancora di cui Neppi Modona rende conto. In questa inda-  gine egli ha esaminato “una fonte inedita, i verbali delle adunanze del Consiglio giudiziario  del distretto di corte d’appello di Torino nel decennio dal 1937 al 1946” sulla valutazione dei  magistrati. Su quelle “centinaia di pareri i riferimenti alla razza sono episodici e casuali, in  tutto solo quattro; da essi “non risulta che alcuno abbia manifestato un sia pur       87 Guido Neppi Modona, La magistratura e le leggi raziali 1938-1943, in Piazza, Le leggi razziali: le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo saggio.   88 Saverio Gentile, La legalità del male. L'offensiva mussoliniana contro gli ebrei nella prospettiva storico-giuridica, Giappichelli, Torino, Ulteriori notizie in Boni, Azzariti: dal Tribunale della razza alla Corte costitu-  zionale, “Contemporanea academia. edu /25984366/ Azzariti_  dal_ tribunale_della razza alla corte costituzionale). Una precisa descrizione della sua carriera è in  Antonella Meniconi, La magistratura e la politica della giustizia durante il fascismo attraverso le strutture del  ministero della giustizia, in Luigi Lacchè (ed.), I/ diritto del Duce, Campobello (a cura di), Una spina dorsale. Domenico Riccardo Peretti Griva: magistrato, anti-  fascista, fotografo, Edizioni SEB, Torino, Garrone, Peretti Griva: una spina  dorsale, “Nuova Antologia] timido dissenso o riserva nei confronti della politica razziale del regime o, al contrario, abbia  manifestato adesione a tale politica” (p. 154). Se ne può concludere che “l’alta e la bassa ma-  gistratura si sono trovate accomunate nel medesimo processo di rimozione della legislazione  e della politica razzista del fascismo”; di conseguenza, “quali che siano stati i motivi della  rimozione, la realtà è che i conti con il passato filo-razzista della magistratura italiana sono  ancora tutti da fare. Nei tribunali operavano anche numerosi avvocati e procuratori, fra i quali l’epurazione  venne realizzata con la legge. La situazione del Piemonte è stata  descritta sulla base di documenti inediti: “Obiettivo della legge fascista era la cancellazione  dei professionisti ebrei dai rispettivi albi”; però veniva istituito un “albo aggiunto” per inclu-  dervi “gli ebrei ‘discriminati’ per particolari meriti nazionali (cioè ARIANIZZATI, come si è visto): “nell’albo torinese dopo i avvocati ARIANI sono aggiunti in calce l’ebrei  discriminati, e quindi riparificati agl’ARIANI. Salvadori concludeva il convegno torinese del 2018 con una constatazione —  “non basta accrescere la conoscenza: occorre coltivare la memoria” — e con un quesito che si  dovrebbe sempre tener presente: sarebbe necessario che “chi ha la fortuna di vivere in tempi  migliori di quelli che abbiamo evocato e di cui abbiamo qui scritto non ceda ai facili eccessi  di moralismo nei confronti di coloro che piegarono la schiena per salvaguardare se stessi e  che domandi con sincerità a se stesso: ‘To che cosa avrei fatto, avrei superato la prova? Una guida: i ricordi di Segre    Gli astratti furori delle norme antiebraiche si sono tradotti nelle concrete softerenze di milio-  ni di individui, quando non nella loro morte spesso atroce. A partire dal dopoguerra molte  persone hanno descritto la loro propria tragedia, affinché non si dimenticasse l’orrore che  avevano vissuto, nella convinzione che il tramandarne la memoria avrebbe (forse) impedito  il ripetersi di tragedie analoghe.   Nel settembre del 1938 Liliana Segre era una bambina milanese otto anni, espulsa dalla  scuola perché ebrea. A 13 anni venne deportata ad Auschwitz, dove morirono suo padre  ed entrambi i nonni paterni. Sopravvissuta al campo di concentramento e tornata in Italia,  rimase in silenzio per anni, poi condivise i suoi ricordi con migliaia di giovani, che incontrò  durante trent'anni di costante impegno nelle scuole di tutt'Italia. Il 19 gennaio 2018 — pro-  prio nell’ottantesimo anniversario delle leggi razziste, già ricordato più volte — Segre  venne nominata senatrice a vita. A novant’anni incontra i giovani di una  comunità di Arezzo per quella che lei stessa definì la sua “ultima testimonianza pubblica Per un quadro generale: Neppi Modona, La magistratura dalla liberazione agli anni Cinquanta, in Storia  dell’Italia repubblicana, vol. III/2, Einaudi, Torino, Salvadori, Conclusioni, in Piazza, Le leggi razziali] inclusa in un volume insieme con altri documenti?3. Questa testimonianza è ora  affidata alla lettura di ciascuno di noi e va meditata nel silenzio delle nostre coscienze.   Le testimonianze individuali si sono moltiplicate nel corso degli anni, anche sotto la pres-  sione delle rinascenti simpatie per gli autoritarismi tanto attuali quanto passati (qui evocate  nel $ 3). La testimonianza di Liliana Segre è accompagnata da un elenco selettivo di Libri di  altri sopravvissuti (riprodotto qui alle p.415.). Però la memorialistica su quegli anni è più este-  sa: è già stato citato il libro di Giorgio Del Vecchio; altri ancora affiorano  ripensando anche alle persone che abbiamo conosciuto?4; e indelebile è il ricordo della mia  insegnante al Liceo Galvani di Bologna, Sandra Basilea, che ci leggeva in veneziano Giacinto  Gallina e che ci commosse con il suo libro Sez viva Anne?: “Io li amo i miei ragazzi.  E ne ho sempre tanti. Ragazzi e ragazze” Parlava a noi (“non c'è nulla di più bello che due  occhi di adolescente che ascoltano un argomento più grande di noi”) rivolgendosi ad Anna  Frank, e si presentava così: “Chi sono? Sono una superstite di quell’orribile marasma. Sono  viva. Scampata per miracolo. Vivo ancora. Sono passati ormai più di dieci anni da quel lon-  tano 1945. Ma vi sono anni della vita che non si dimenticano più. Incidono nel sangue”95,   Per Sandra Basilea, l’uscire in un giorno di primavera dalla stanza dove era rimasta nasco-  sta per 550 giorni è un ricordo imperituro, ma — guardandosi intorno nel fervore del dopo-  guerra — si chiede. Non sono troppi gli immemori?”; e conclude sulla salutare inevitabilità  dell’oblìo: “Tutti forse dimentichiamo. Forse è destino che sia così. Dobbiamo anche dimen-  ticare. Dimenticare i dolori per riprendersi, i rancori per perdonare, la vita passata per quella  futura che si evolve e procede instancabilmente”96.   Se Sandra Basilea si sofferma sull’oblio individuale, vedremo come Ernest Renan lo esten-  da alla vita di un’intera nazione, quando essa esce da una catastrofe fortemente divisiva. La curatrice del volume di Liliana Segre, Alessia Rastelli, ha arricchito il volume di interessanti Approfondimenti: una Nota biografica su Liliana Segre, una Cronologia che  ripercorre con chiarezza gli eventi storico-politici  e, infine,  delle Proposte di lettura e documenti sulla Shoah italiana, che comprendono la  bibliografia dei Libri di Liliana Segre, i Libri di altri sopravvissuti (ricordati poco sopra) e una  selezione di volumi suddivisi per argomento. Segre, Ho scelto la vita. La mia ultima testimonianza pubblica sulla Shoa. Prefazione di Ferruccio de  Bortoli. A cura di Alessia Rastelli, Solferino, Milano Per esempio, Ottolenghi, Per un pezzo di patria. La mia vita negli anni del fascismo e delle leggi  razziali, Blu Edizioni, Torino.; Ottolenghi, Ricordi di un “gagno” di “Giustizia e li-  bertà”, “Micromega” (avvocato, figlio dell’internazionalista Giuseppe Ottolenghi  dell’Università di Torino). “Gagno” significa bambino o ragazzo in piemontese. Basilea, Sei viva Anne?, Cappelli, Bologna. Su  Basilea: Corsi, La persecuzione narrata, in Grasselli, Stranzeri in patria: gli ebrei  bolognesi dalle leggi antiebraiche, Pendragon, Bologna; in questo  volume sono analizzati anche altri testi memorialistici di ebrei scampato] Forse i più giovani non hanno presente il convulso sovrapporsi di eventi; però è necessario ripercorrerli a grandi linee — seguendo la Cronologia di Alessia Rastel-  li sopra ricordata — per rendersi conto dell’intersecarsi e del sovrapporsi di eventi spesso in  reciproco contrasto, perché riflessi d’una realtà frammentata e contraddittoria.  Gli anglo-americani sbarcano in Sicilia; il Gran Consiglio  del Fascismo depone Mussolini e il Re e Imperatore Vittorio Emanuele III lo fa arrestare; il governo firma l’armistizio con gli alleati e fugge da Roma; i tedeschi occupano l’Italia centro-settentrionale e inell’Italia del Nord nasce la REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA. Essa è guidata dal Partito Fascista Repubblicano, il cui programma è  contenuto nel Manifesto di Verona, in cui si legge. Gli appartenenti alla razza ebraica sono  stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica. In stretta collaborazione con i nazisti inizia così la deportazione degl’ebrei italiani. A simbolo di questo  nuovo corso assurge la deportazione in Germania, di oltre  mille ebrei romani, dei quali soltanto sedici sopravvissero. Da Milano partono i treni per Auschwitz che deportano anche Levi e  Segre. Si intensifica la lotta partigiana e viene costituito il governo di unità  nazionale presieduto da Badoglio; gli alleati liberano Roma e sbarcano in Normandia. L’Italia è divisa in due, con l’esercito della RSI che, a fianco dei tedeschi, combatte contro gli angloamericani che risalgono la penisola, affiancati dall’esercito  regio di Badoglio; una parte dei militari fascisti si sbanda (“Tutti a casa” è appunto il titolo del  celebre film di Comencini su quei giorni); altri passano alla lotta partigiana;  altri entrano nell’esercito di Salò. Ma molti rifiutano di servire sia nella RSI sia sotto i tedeschi e vengono internati in Germania. È la tacita resistenza degl’Internati Militari  Italiani, non meno eroica della resistenza armata. L’esercito sovietico libera Auschwitz; il Comitato di  Liberazione Nazionale ordina l’insurrezione generale contro i nazi-fascisti: è la data della  Liberazione oggi festa nazionale; si suicida Hitler e la Germania si  arrende; gli americani sganciano le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki  e il Giappone si arrende. La Seconda Guerra Mondiale è finita. Iniziano i processi di Norimberga contro i criminali nazionalsocialisti e inizia il processo di Tokyo contro i militaristi giapponesi, mentre per l’Italia si registra una mancata Norimberga.   Accanto a questa “grande storia” dell’Italia scorre la “piccola storia” quotidiana degli ita-  liani: bombardamenti, sfollamenti, tessere annonarie, rappresaglie dei nazisti e dei “repub-  blichini” azioni anche arbitrarie dei partigiani, mentre la lotta per i grandi ideali (dell’una  e dell’altra parte) si interseca con meschine e violente rivalse politiche e vendette personali.    27 Michele Battini, La mancata Norimberga italiana, Laterza, Bari-Roma 2003, XII-189 pp.; Filippo Focardi,  Criminali a piede libero: la mancata “Norimberga italiana”, in Giovanni Contini - Filippo Focardi —- Marta  Petricioli (a cura di), Memoria e rimozione: i crimini di guerra del Giappone e dell’Italia, Viella, Roma Atti del Convegno tenuto a Firenze nel 2007); Guido Caldiron, La mancata Norimberga  italiana, in Ora e sempre Resistenza, “Micromega. L’ITALIA DIVIENE UNA REPUBBLICA PARLAMENTARE, ricostruisce un suo apparato  statale che — oltre a garantire il funzionamento della nazione - deve anche punire i reati commessi nel convulso triennio appena trascorso. In particolare, deve punire i reati commessi dai  fascisti, e deve farlo nell’ambito della nuova legalità repubblicana, i cui tribunali sono però  ancora in maggioranza retti da magistrati con un passato di acquiescenza al fascismo. L’Italia esce da una guerra mondiale, ma anche da una guerra civile, lasciandosi alle spalle  un’epoca nella quale le istituzioni monarchiche e fasciste hanno goduto di un largo appoggio popolare. Un quesito ineludibile si pone alle nuove istituzioni repubblicane: devono  assumersi l’onere di reprimere i reati fascisti, come ad esempio i reati connessi alle leggi an-  tiebraiche? Fiat justitia et pereat mundus? La nuova repubblica preferì la via della pace sociale  e della conciliazione, che però è anche la via dell’impunità: l’“amnistia Togliatti” si  colloca in quest’Italia dilaniata dal passato, divisa sul presente ma fiduciosa nel futuro. Tra giusta punizione e pace sociale: “l’amnistia Togliatti. Dopo i tormentati giorni successivi all’armistizio e la conclusione delle  attività militari sul territorio italiano, nel tentativo di salvare la monarchia Vittorio Emanuele  II abdicò il 9 maggio 1946 a favore del figlio Umberto II, che era stato Luogotenente Generale del REGNO D’ITALIA: è sua la firma sui decreti luogotenenziali esaminati  tra poco. Il referendum istituzionale trasformò l’Italia in repubblica e quindi  UMBERTO II - il “re di maggio” — DOVE PARTIRE PER L’ESILIO. Nel contempo, sotto la guida di Alcide De Gasperi, veniva formato il primo governo repubblicano, il cui ministro della giustizia era Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano: un inevitabile riconoscimento della rilevanza avuta dai comunisti nella lotta di  Liberazione, destinato però a non avere seguito. Togliatti fu vice-primo ministro nel 1944-45  e Ministro di Grazia e Giustizia: in quest’ultima veste varò l’amnistia che prese  il suo nome e che verrà qui brevemente esaminata, avendo come testo di riferimento una  recente analisi soprattutto tecnico-giuridica, cioè penalistica, di quest’amnistia?8.   Il suo autore, Paolo Caroli, sintetizza così la sua opera: “Nel primo capitolo si offre una  ricostruzione del contesto storico-giuridico della transizione italiana, sia con riferimento ai  delitti fascisti che a quelli commessi dai militari italiani all’estero, ai delitti della Resistenza e  a quelli dei militari tedeschi. Il secondo capitolo si concentra sull’amnistia Togliatti, analizzan- [Caroli, I/ potere di non puntre. Uno studio sull’amnistia Togliatti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, Fonti e Studi per il Diritto Penale, collana diretta da Sergio Vinciguerra e Gabriele  Fornasari, n. 2); le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo saggio. Cfr. in particolare: il grande ripiegamento”: dalla pena alla clemenza; 2.7. L’esercizio del potere di clemenza: l’amnistia  Togliatti; 2.8. Gli interventi di clemenza successivi (1946-1966), pp. 48-57, e due capitoli di analisi dell’amni-  stia Togliatti, pp. 101-211; importante la Brbliografia] do i delitti a cui si applica ed evidenziando lo iato tra /aw in the books e law in action. Il  terzo capitolo sottopone il provvedimento di amnistia a un sindacato critico, ricorrendo a un  duplice parametro: da un lato i criteri offerti dalla dottrina penalistica, dall’altro quelli della  giustizia di transizione e del diritto penale internazionale. Il quarto capitolo allarga lo sguar-  do alla transizione nel suo insieme, comparando l’esperienza italiana con quella spagnola e  sudafricana” ma affrontando anche un problema italiano recente, cioè confrontando l’espe-  rienza postbellica “con ciò che avvenne nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica,  in quella stagione nominata Tangentopoli”9, iniziata nel 1992. Nel quinto capitolo, infine “si  sviluppano considerazioni più generali sulla clemenza collettiva e sulla non punibilità” nell’I-  talia di oggi. Nella fase postbellica di transizione anche istituzionale vennero  emanati anzitutto due decreti luogotenenziali per il perseguimento penale dei reati com-  messi sotto il fascismo: uno sulla Purzizione dei delitti e degli illeciti del fascismo, l’altro sulle  Sanzioni contro il fascismo! Quest'ultimo — che può essere considerato “la Magna Charta  della giustizia transizionale italiana — istituisce l’Alto Commissariato per le Sanzioni  contro il Fascismo e individua le fattispecie penali che saranno giudicate dalle Corti Straordinarie d'Assise (CAS), poi Sezioni speciali delle Corti d’Assise:  Sono abrogate tutte le disposizioni penali emanate a tutela delle istituzioni e degli organi poli-  tici creati dal fascismo.  Le sentenze già pronunciate in base a tali disposizioni sono annullate. I membri del governo fascista, e i gerarchi del fascismo, colpevoli di aver annullate le garanzie  costituzionali, estinte le libertà popolari, creato il regime fascista, compromesse e tradite le sorti del  Paese condotto alla attuale catastrofe, sono puniti con l’ergastolo e, nei casi di più grave responsabilità,  con la morte.   Essi saranno giudicati da un’Alta Corte di giustizia composta di un presidente e di otto membri,  nominati dal Consiglio dei Ministri fra alti magistrati, in servizio o a riposo, e fra altre personalità di  rettitudine intemerata.    Art. 3. Coloro che hanno organizzato squadre fasciste, le quali hanno compiuto atti di violenza o di  devastazione, e coloro che hanno promosso o diretto l’insurrezione sono puniti  secondo l’art. 120 del Codice penale. Rilevanti i due paragrafi sulla “transizione degli anni ’90”: “Il diritto penale per uscire dalla guerra e il  diritto penale per uscire da Targentopoli: a. Un elemento di differenza fra le due transizioni: sulla mag-  giore responsabilità del legislatore; 6. Un elemento di analogia e continuità: l’abdicazione del  legislatore e la responsabilità lasciata alla magistratura. Rispettivamente: Decreto Legislativo Luogotenenziale, Punizione dei delitti e  degli illeciti del fascismo; Decreto Legislativo Luogotenenziale, Sanzioni contro il  fascismo (“Gazzetta Ufficiale” serie speciale). Sull’insieme delle norme di quei giorni:  Massimo Donini, La gestione penale del passaggio dal fascismo alla Repubblica in Italia,“Materiali per una  storia della cultura giuridica”; Nello Martellucci, Le sanzioni contro il fascismo ed il Priulla, Palermo. L’articolo del codice penale italiano citato nel titolo ha il seguente  contenuto: “False dichiarazioni sulla identità 0 su qualità personali proprie o di altri.Chiunque, fuori dei casi  indicati negli articoli precedenti, interrogato sulla identità, sullo stato o su altre qualità della propria o  dell’altrui persona, fa mendaci dichiarazioni a un pubblico ufficiale o a persona incaricata di un pubblico  servizio, nell’esercizio delle funzioni o del servizio, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. Coloro che hanno promosso o diretto il colpo di Stato e coloro che hanno  in seguito contribuito con atti rilevanti a mantenere in vigore il regime fascista sono puniti secondo  il Codice stesso. Chiunque ha commesso altri delitti per motivi fascisti o valendosi della situazione politica  creata dal fascismo è punito secondo le leggi del tempo. I delitti preveduti dall’articolo precedente sono giudicati, a seconda della rispettiva competenza,  dalle Corti d’assise, dai Tribunali e dai Pretori. Le Corti d’assise sono costituite dai due magistrati, previsti dal Testo unico delle disposizioni le-  gislative sull’ordinamento delle Corti di assise, e da cinque giudici popolari estratti a sorte da appositi  elenchi di cittadini di condotta morale e politica illibata.    Seguono poi le pene, delle quali vengono qui di seguito presentati soltanto alcuni esempi,  che richiedono però una spiegazione preliminare. Il lettore di questo testo (e di altri ad esso  successivi, qui non riportati) può constatare come, nell’indicare i fatti soggetti a punizione,  vengano usati termini così vaghi, da lasciare largo spazio all’interpretazione del giudice nello  stabilire il livello di gravità del comportamento, o addirittura l’esistenza del reato, e quindi  nel decidere se la pena vada comminata, e in che misura, oppure no. Questa vaghezza terminologica può avere due cause. Una deriva dalla natura politica o fat-  tuale del comportamento punito, il quale non è quantificabile o comunque delimitabile con  precisione. Chi vive in un Stato totalitario, e per di più occupato da un esercito nemico, nella  propria attività professionale inevitabilmente “collabora” con il nemico: a partire da quale  momento questa inevitabile “collaborazione” diviene colpevole “collaborazionismo In  base all’art. 3 appena citato, come distinguere gli “atti rilevanti a mantenere in vigore il re-  gime fascista” dagli atti irrilevanti a questo fine? L'altra causa della genericità terminologica  deriva dall’arrière pensée attribuibile al legislatore, che pratica una politica giuridica simboli-  ca, anche se in apparenza dura: il legislatore compie il bel gesto di punire con severità certi  comportamenti, sapendo che quella severità verrà attenuata (e anche molto) perché l’appli-  cazione di quelle norme è affidata a una magistratura che ha ancora le sue radici nell’epoca  fascista, come si vedrà tra poco.  Ecco ora il testo di alcune norme, da considerare tenendo conto delle osservazioni sin qui  svolte sulla loro terminologia:   Art 8. Chi, per motivi fascisti o avvalendosi della situazione politica creata dal fascismo, abbia com-   piuto fatti di particolare gravità che, pur non integrando gli estremi di reato, siano contrari a norme di    rettitudine o di probità politica, è soggetto alla interdizione temporanea dai pubblici uffici ovvero alla  privazione dei diritti politici per una durata non superiore a dieci anni.  Senza pregiudizio dell’azione penale, i beni dei cittadini i quali hanno tradito la patria ponen-  dosi politicamente ed attivamente al servizio degli invasori tedeschi sono confiscati a vantaggio dello  Stato. Sono dispensati dal servizio [cioè epurati]: 1) coloro che, specialmente in alti gradi, col par-  tecipare attivamente alla vita politica del fascismo o con manifestazioni ripetute di apologia fascista, Vassalli — Giuseppe Sabatini, I/ collaborazionismo e l’amnistia politica nella giurisprudenza della  Corte di Cassazione. Diritto materiale, diritto processuale, testi legislativi, La giustizia penale, Roma  (analizza le sentenze] si sono mostrati indegni di servire lo Stato; 2) coloro che, anche nei gradi minori, hanno conseguito  nomine od avanzamenti per il favore del partito o dei gerarchi fascisti.    Mentre sono dispensate (cioè epurate) altre figure legate al partito fascista e alla sua attività, in altri casi sono previste forme (altrettanto vaghe) di diritto premiale, come  ad esempio nell’art. “Chi, dopo, si è distinto nella lotta contro i tede-  schi, può essere esente dalla dispensa e da ogni misura disciplinare” Segue poi l’“Avocazione  dei profitti di regime, cioè la confisca dell’arricchimento individuale realizzato  sfruttando le opportunità offerte dal regime fascista:  Gli incrementi patrimoniali conseguiti dopo, da chi ha rivestito cariche  pubbliche o comunque svolta attività politica, come fascista, si presumono profitti di regime, a meno  che gli interessati dimostrino che gli arricchimenti hanno avuto lecita provenienza. Ciò vale anche se  i beni abbiano cessato di appartenere alla stessa persona.  Infine, una norma nella cui formulazione “la responsabilità del legislatore è più evidente” —  , P 5 P  osserva il penalista Caroli — punisce “le sevizie particolarmente efferate” all’art. 3 del  decreto dell’“Amnistia Togliatti che è opportuno vedere per intero:    Art. 3. Amnistia per altri delitti politici. È concessa amnistia per i delitti di cui agli articoli 3 e 5 del  decreto legislativo luogotenenziale ed all’art. 1 del decreto legislativo luogote-  nenziale, e per i reati ad essi connessi a’ sensi dell’art. 45, n. 2, Codice procedura  penale, salvo che siano stati compiuti da persone rivestite di elevate funzioni di direzione civile o po-  litica o di comando militare, ovvero siano stati commessi fatti di strage, sevizze particolarmente efferate,  omicidio o saccheggio, ovvero i delitti siano stati compiuti a scopo di lucro!02,    Il termine ‘sevizie’ (si noti il plurale) “presuppone un livello estremo di disumanità. Esso  non dovrebbe perciò tollerare l’apposizione di aggettivi che ne qualifichino l’intensità. Le  sevizie, in quanto tali, dovrebbero essere già di per sé al livello massimo di gravità. Tuttavia  il legislatore rende il termine ancora più selettivo, affiancandovi un avverbio ed un aggetti-  vo e richiede, affinché tali sevizie abbiano efficacia ostativa [cioè impediscano l’applicazio-  ne dell’amnistia], che esse siano ‘particolarmente efferate Il risultato pratico di  questa scelta terminologica fu che le ‘sevizie’ senz’altra qualificazione e le ‘sevizie efferate’  vennero amnistiate dai tribunali, con sentenze che sono “addirittura ripugnanti all’umana  coscienza Per la Corte di Cassazione, la sevizia particolarmente efferata è “soltanto quella  che, per la sua atrocità, fa orrore a coloro stessi che dalle torture non siano alieni” (Cassazione,  Camerino). Con un’aberrante interpretazione di questo tipo, nota un com-  mentatore, “giudice dell’efferatezza diventava la sensibilità dello stesso seviziatore Il progressivo svuotamento delle sanzioni avvenne con varie norme e circolari interpreta-  tive, nonché “con l’entrata in vigore della Costituzione” perché “l’art. consente anche ai Testo integrale dell’“Amnistia Togliatti”. Decreto Presidenziale, Amnistia e indulto  per reati comuni, politici e militari, “Gazzetta Ufficiale” Serie Generale  gazzettaufficiale.it/eli/id/ Garrone, Guerra di liberazione (dalle galere), “Il Ponte” La citazione è tratta da Massimo Donini, La gestione penale del passaggio dal fascismo alla Repubblica in  Italia,“Materiali per una storia della cultura giuridica] condannati in via definitiva di presentare ricorso al fine di ottenere l’amnistia. Ciò di fatto  annulla gli effetti di gran parte del lavoro dell’Alta Corte di giustizia. Infine, il perseguimento penale “dei crimini fascisti in Italia conosce un punto d’arresto con l’amnistia, qualificata dagli storici come ‘colpo di spugna’, una combinazione di ‘amnesia e  amnistia.   Una precisa esegesi del testo dell’“Amnistia Togliatti” e il dibattito sulle sue numerose  manchevolezze va lasciato ai penalisti. Proprio le indeterminatezze testuali favorirono “un  vero e proprio attivismo della magistratura” segnata — come si è visto — dalla forte impronta  ricevuta nell’epoca fascista: “Dall’inizio del secolo al fascismo, il sistema si basava su una sorta  di ‘dialogo’ fra aperture sociali da parte del legislatore ed applicazione in senso restrittivo da  parte di una magistratura conservatrice, che faceva massimo uso degli spazi di discrezionali  tà consentita” In altre parole: “La logica del bastone e della carota nei confronti delle classi  subalterne e dei movimenti politici di opposizione vede dunque, in un evidente gioco delle  parti, il legislatore offrire la carota e la magistratura brandire il bastone a difesa della conservazione. L'applicazione dell’amnistia in Italia si reggeva proprio su questo gioco delle parti  fra legislatore e magistratura. Tenendo presente questa situazione conviene ora ritornare per soffermarsi brevemente sul contenuto dell’“amnistia Togliatti”105. Un suo chiaro commentario è la relazione  con cui Togliatti stesso accompagnò il provvedimento, presentandolo come “un provvedi-  mento generale di clemenza. L’amnistia riguarda i delitti comuni puniti con una  pena detentiva inferiore ai 5 anni e commessi entro, nonché “i delitti  politici commessi dopo la liberazione” (art. 2): però non veniva definito che cosa si intendesse  per delitto politico. Altri articoli introducevano importanti forme di indulto fuori dai casi  di amnistia: la pena di morte era commutata in ergastolo; l’ergastolo in reclusione per 30  anni; le pene detentive superiori a 5 anni erano ridotte di un terzo; quelle inferiori a 5 anni  venivano condonate. L’“amnistia Togliatti” provocò la scarcerazione immediata di molti fascisti e venne critica-  ta non solo dai movimenti partigiani, ma anche all’interno del Partito Comunista Italiano:  infatti vennero scarcerati i fascisti, ma non i partigiani arrestati prima e durante la Liberazio-  ne. Tipica è la posizione dell’esponente del Partito d’Azione Berlinguer,  senatore socialista (e padre di Enrico, futuro segretario generale del PCI). Quindi poco prima dell““Amnistia Togliatti“ aveva presentato alla Camera  un provvedimento di “larga amnistia e di condono” infatti egli si dichiarava favorevole a un  provvedimento di amnistia che riguardasse tanto i reati politici quanto anche quelli comuni,  adducendo due ragioni a favore di questa sua proposta: il mutamento della coscienza giuri-  dica dopo il ’44 rispetto ai reati comuni e l‘esigenza di ridurre i processi arretrati che erano  andati accumulandosi!0, Di fronte all’“amnistia Togliatti” ne valuta il pro e il contro: da un  [ Bracci, Come nacque l’amnistia, “Il Ponte, ; in generale: Romano Canosa, Storza  dell’epurazione in Italia. Le sanzioni contro il fascismo, Baldini e Castoldi, Milano, Mario Berlinguer, Lineamenti della prossima amnistia, “La Giustizia Penale] lato, la ritiene pericolosa perché “dimentica le vittime per perdonare i persecutori”!07; ma,  dall’altro lato, dà “atto al governo di questo gesto saggio e patriottico, segno di generosità, di  forza e di fiducia nell’Italia che si rinnova,   Nell’immediato dopoguerra, inoltre, bisognava tenere presente la collocazione politica  tanto del governo quanto della magistratura: quest’ultima “è ora chiamata a giudicare mem-  bri del passato regime, i quali rappresentano comunque la conservazione, a fronte di  un nuovo governo che di fatto [...] è un governo rivoluzionario. Esso era inoltre composto  da partiti come il PCI, sino a poco prima bandito come illegale e bollato come sovversivo  del concetto stesso di ordine costituito. L'atteggiamento della magistratura non rappresenta  quindi un intervento improvviso e imprevedibile, ma un’evoluzione coerente e perfettamen-  te prevedibile. All’interno società italiana del dopoguerra si intrecciavano ancora “moti di violenza, mi-  nacce neofasciste, ritorno di partigiani alla macchia, omicidi eccellenti e omicidi di classe”  (p. 54), mentre nel contesto internazionale l’Unione Sovietica, da alleata delle democrazie  occidentali nella ‘guerra calda’, si era trasformata nella loro nemica nella ‘guerra fredda”.  All’interno dell’Italia veniva quindi meno quella solidarietà tra i partiti antifascisti di destra  e di sinistra che aveva caratterizzato la Resistenza, mentre all’esterno appariva chiaro che gli  Stati Uniti non potevano accettare che nel governo italiano fosse presente il maggior partito  comunista dell'Occidente. Di conseguenza, nel 1947 il PCI venne escluso dal governo De  Gasperi: resterà fuori dall’area governativa sino alla sua dissoluzione,    Il grave attentato a Palmiro Togliatti del 14 luglio 1948 può essere preso a simbolo delle ten-  sioni sociali e politiche dell’immediato dopoguerra!!0; un simbolo con una doppia valenza.   Da un lato, l’attentato porta alla luce in forma estrema gli atteggiamenti fortemente osti-  li ancora presenti in tutto il Paese: “Operai e contadini in piazza, sciopero generale prima  spontaneo poi ufficiale, l’urlo della folla in marcia, le fabbriche occupate, le sedi cattoliche  devastate, le camionette della Celere in azione, i comizi del Pci, i primi colpi, le prime violenze. Compaiono i mitra: i dimostranti sparano, i celerini rispondono,  si contano i primi morti. Togliatti ha invitato alla calma, ma l’Italia è un vulcano. Genova,  Firenze, Torino e Venezia sono in rivolta. Il Governo mette in campo l’esercito. Sono le ore  più drammatiche della breve storia repubblicana. Siamo nell’anticamera della guerra civile”;  Berlinguer, L’ammnistia è pericolosa. Dimentica le vittime per perdonare i persecutori, “Non Mollare”. Contrario all’amnistia anche A. Battaglia, A proposito dell’amnistia. Una cattiva legge  ed una indebita circolare, “Rivista Penale” Berlinguer, Incongruenza e iniquità dell’amnistia, “La Giustizia Penale” Il Congresso del PCI decise di mutare nome in Partito Democratico della Sinistra,  destinato a successivi cambi di nome e a un costante calo elettorale.   110 La notizia dell’attentato nella stampa di quei giorni è raccolta nel sito della Fondazione Feltrinelli  fondazione feltrinelli.it/ app/uploads _Attentato-a-Togliatti.pdf). infine, “l’estate rovente del ’48 va in archivio, portandosi dietro una guerra civile che non c'è  stata e un bilancio pesante: morti e feriti,   Dall’altro lato, nel giorno stesso in cui fu vittima dell’attentato all’uscita dal parlamento,  l'atteggiamento moderato di Togliatti tenne a freno un partito in cui molti militanti ex parti-  giani avevano ancora le armi in cantina: “Le uniche parole che il segretario [del PCI] pronun-  cia prima di entrare di entrare in sala operatoria sono “State calmi; non perdete la testa! Il carisma del segretario generale e la disciplina del partito, nonché la ferma reazione del  governo, evitarono giorni drammatici alla giovanissima repubblica. L’“Amnistia Azara” e la fine della giustizia di transizione    Il clima fin qui illustrato spiega perché, a partire da quello stesso anno, si sussegua uno stil-  licidio di norme e di atti di clemenza individuale. Assume un particolare rilievo l’“amnistia Azara” dal nome dell’allora ministro della giustizia!!3. Essa vuole (queste le parole  del relatore alla Camera dei deputati, Francesco Colitto) “chiudere il ciclo fin troppo lungo  di una lotta politica assai aspra e drammatica, cancellando i residui della dura guerra civile  e dare così inizio ad una nuova èra di solidarietà nazionale”1!4. Il medesimo spirito irenico  traspare dalla presentazione al Senato di questo “progetto di clemenza”: PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: “Delegazione al Presidente   della Repubblica per la concessione di amnistia e indulto” già approvato dalla Camera dei deputati. Dichiaro aperta la discussione generale. È iscritto a parlare il senatore Piola. Prima che egli inizi il suo di-  scorso, mi sia consentito di ricordare al Senato che un provvedimento di clemenza deve essere discusso 11! Innocenti: l'attentato a Togliatti, (/st.ilsole24ore.com/art/Innocenti: l'attentato a Togliatti, (/st.ilsole24ore.com/art/ SoleOnLine4/  Tempo%20 liberoX20e%20 Cultura Storia-storie- togliatti-14-luglio.shtml).  Su questa celebre frase (narrata in più varianti, ma tutte con la stessa carica pacificatrice): Fabrizio Ron-  dolino, I/ nostro PCI. Un racconto per immagini, Rizzoli, Milano, il manifesto per il ritorno di Togliatti alla Festa dell’Unità); Marcella e Maurizio Ferrara,  Conversando con Togliatti, Edizioni di Cultura Sociale, Roma. La carriera d’Azara riflette la mutevolezza dei suoi tempi: negli anni  del fascismo fu giudice di cassazione dal 1936, collaborò alla preparazione del codice civile del 1942  (ottimo codice tuttora vigente), fu membro del comitato scientifico delle riviste “La nobiltà della stirpe”  e “Diritto Razzista” rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana (venendo per questo espulso  dalla magistratura) e dal 1948 alla morte fu senatore della Democrazia Cristiana. Come ministro della  giustizia nel 1953-54 emanò un provvedimento di indulto e amnistia per i reati politici commessi  entro il 18 giugno 1948 (D.P.R), noto come “Amnistia Azara”. Azara,  Amnistia e indulto. Discorsi pronunciati alla Camera dei deputati nelle sedute del 2 e del 18 dicembre 1953,  Tipografia della Camera dei deputati, Roma; Id., Direttive fasciste nel nuovo Codice civile,  Giuffrè, Milano (normattiva.it/ uri-res/ N2Ls?urn:nir:stato: decreto.normattiva.it/ uri-res/ N2Ls?urn:nir:stato: decreto. presidente.  repubblica: 1953-12-19;922!vig=).   114 Alfredo Jannitti Piromallo, Esposizione critica della giurisprudenza sui decreti di amnistia e d’indulto dell’ulti-  mo decennio, Società Editrice Libraria, Milano; la citazione  (2° ed. aggiornata con  il decreto di amnistia e indulto, illustrato articolo per articolo).  in un’atmosfera che non contrasti con le elevate finalità che esso si propone. Il senatore Piola ha facoltà  di parlare. proLa. Illustre Presidente, onorevoli colleghi: il richiamo e l’augurio che il nostro Presidente  ha fatto, di mantenere la discussione nell’ambito della più assoluta serenità, trova certamente concordi  tutti i colleghi. Dirò brevi parole sul progetto in esame, risultato dei lavori della Commissione, nella  quale è regnata quella stessa serenità di discussione che si verificherà in quest’Aula. Il progetto è giunto  al Senato monco, in relazione a quello che era stato il progetto governativo, avendo l’altro ramo del  Parlamento respinta l’amnistia; la Commissione all’unanimità ha ritenuto che dovesse essere integrato  in quella parte che le vicende della discussione, alla Camera, avevano annullato. Non spetta a questo  Consesso di indagare sulle ragioni complesse per le quali dal progetto era stato eliminato l’articolo  primo; ma era doveroso per l’armonia stessa del provvedimento di clemenza che la Commissione si  facesse parte diligente col creare l’altro pilastro sul quale il provvedimento stesso doveva poggiare. Ed  è così che accanto all’indulto si propone all’approvazione del Senato l’amnistia,    Anche questo decreto contiene dunque norme sia sull’amnistia, sia sull’indulto.  In esso l’amnistia è “generale” mentre la particolare ampiezza dell’indulto aveva animato il  dibattito sull’approvazione del provvedimento: secondo alcuni, infatti, quell’ampio indulto  sembrava una misura per far uscire dalle carceri tutti i politici. L'amnistia sancita dal decreto  presidenziale  è nota come “amnistia Azara” perché promossa  dall’allora Ministro della Giustizia, Antonio Azara, “magistrato fascista e noto-  riamente razzista (sostenitore delle “leggi razziali” e membro della rivista “Diritto razzista”).  Tale decreto, congiunto alla legge n. 921 sulla liberazione condizionale, emanata giusto  il giorno precedente, determinò la scarcerazione dei collaborazionisti che  erano ancora reclusi” 116,   Basti qui richiamare in forma abbreviata i due articoli iniziali di questo testo, la cui analisi  complessiva sarebbe lunga e tecnicamente complessa: Art. 1. È concessa amnistia:   a) per ogni reato, non militare o finanziario, per il quale è stabilita una pena detentiva non superiore  nel massimo a quattro anni, sola o congiunta a pena pecuniaria, oppure soltanto una pena pecuniaria.  [Segue un elenco di reati esclusi dall’amnistia.]   b) per tutti i reati preveduti dal regio decreto-legge , e sue successive modifica-  zioni, nonchè per tutti i reati preveduti da leggi antecedenti e successive al decreto-legge anzidetto in  ordine alla disciplina dei consumi, degli ammassi e dei contingentamenti;   c) per il reato di diffamazione a mezzo della stampa;   d) peri reati militari di assenza dal servizio preveduti dagli articoli del Codice penale militare di guerra commessi, in quanto non siano  stati compresi in precedenti decreti di amnistia;   e) per ogni reato, non militare o finanziario, per il quale è stabilita una pena detentiva non superiore  nel massimo a sei anni, sola o congiunta a pena pecuniaria, commesso da minori di anni diciotto,  ferme restando le esclusioni di cui alla lettera a);   f) per i reati finanziari preveduti [segue elenco]. Senato della Repubblica, Seduta, Discussione del disegno di legge: Delegazione  al Presidente della Repubblica per la concessione di amnistia e indulto, p. 2671 senato.  it/service/ PDF/ PDFServer/BGT/ 473525.pdf). Relatore è il senatore Giacomo Piola della Democrazia  Cristiana.  Dalla tesi di Malo, La giustizia di transizione tra fascismo e democrazia, dspace.unive.it/bitstream/ handle/1 sequence=2).  Art. 2. È concesso indulto:   a) per i seguenti reati commessi: reati politici, ai sensi dell’art. 8  del Codice penale, e i reati connessi; nonchè i reati inerenti a fatti bellici, commessi da coloro che ab-  biano appartenuto a formazioni armate: 1) commutando la pena dell’ergastolo nella reclusione per  anni dieci e, qualora l’ergastolo sia stato già commutato in reclusione per effetto dell’indulto, riducen-  do ad anni dieci la pena della reclusione sostituita a quella dell’ergastolo; riducendo ad anni due  la pena della reclusione superiore ad anni venti e condonando interamente la pena non superiore ad  anni venti;   b) per ogni reato commesso non oltre il 18 giugno 1946 da coloro che abbiano appartenuto a forma-  zioni armate, e non fruiscano del beneficio indicato nella precedente lettera. In sintesi, quell’amnistia e alcune norme successive “estesero definitivamente a tutti i condan-  nati (compresi i latitanti), i benefici delle scarcerazioni e delle amnistie. In questo modo in  carcere non rimase più nessuno, e la giustizia del dopoguerra così si concluse” 117,   Se la condanna esige il ricordo, l’amnistia impone l’oblìo: e forse, come il dimenticare è  essenziale per la mente dell’individuo, così il dimenticare è necessario affinché una nazione  possa vivere senza eccessive tensioni. L'Italia ha molto dimenticato, e la natura e le dimensio-  ni di questo oblio imporrebbero un’ulteriore, vasta ricerca. Essa potrebbe svolgersi all’inse-  gna di quando aveva affermato Renan:    L’oblio, e dirò persino l’errore storico, costituiscono un fattore essenziale nella creazione di una na-  zione, ed è per questo motivo che il progresso degli studi storici rappresenta spesso un pericolo per le  nazionalità. La ricerca storica, infatti, riporta alla luce i fatti di violenza che hanno accompagnato l’o-  rigine di tutte le formazioni politiche, anche di quelle le cui conseguenze sono state benefiche: l’unità  si realizza sempre in modo brutale. Una nazione è un’anima, un principio spirituale. Due cose, che in realtà sono una cosa sola,  costituiscono quest’anima e questo principio spirituale; una è nel passato, l’altra è nel presente. Una  è il comune possesso di una ricca eredità di ricordi; l’altra è il consenso attuale, il desiderio di vivere  insieme, la volontà di continuare a far valere l’eredità ricevuta insieme. L’essenza di una nazione sta nel fatto che tutti i suoi individui condividano un patrimonio  comune, ma anche nel fatto che tutti abbiano dimenticate molte altre cose!!8,    Nella giustizia transizionale dell’Italia del dopoguerra le amnistie “Togliatti” e “Azara” sono  i primi passi sulla via dell’oblìo; altri se ne aggiusero, soprattutto dopo le turbolenze.  Omettendo ulteriori approfondimenti, se ne può tracciare un primo quadro complessivo. I provvedimenti di amnistia e di indulto per fatti politici sono cinque  su un totale di nove atti del genere (i decreti emessi in relazione a fatti politici contengono  di solito disposizioni anche in ordine a reati comuni). Il primo è del 1953 (D.P.R.)  (D.P.R.). Gli altri sono (D.P.R.), (D.P.R.) e (D.P.R.). Dopo, non vi sono più amnistie per fatti politici. Di conseguenza i provvedimenti di questo tipo Ivi dspace.unive.it/bitstream/handle/ .pdf?sequence=2).dspace.unive.it/bitstream/handle/ .pdf?sequence=2).  Renan, Che cos'è una nazione? E altri saggi, Donzelli, Roma. Sull’oblìo indivi-  duale in Sandra Basilea, risultano essere cinque nei trentacinque anni: queste sono le  dimensioni della ‘clemenza’ politica in Italia in tempi recenti”!!9,    La riabilitazione del passato culminò nel 1960 con la formazione del Governo Tambroni,  che ottenne la fiducia 1’8 aprile: un monocolore democristiano con l’appoggio esterno del  Movimento Sociale Italiano, diretto erede della Repubblica Sociale Italiana e, quindi, del  partito fascista (che una norma della costituzione vieta di ricostituire “sotto qualsiasi  forma; di qui la scelta di denominarlo “Movimento” e non “Partito”). Questa inaccettabile  alleanza politica aveva il suo simbolo in Giorgio Almirante, già sottosegretario  nel governo della Repubblica Sociale Italiana, co-fondatore e poi segretario generale del Mo-  vimento Sociale Italiano, nonché deputato nel parlamento repubblicano.  La fiducia a quel governo di centro-destra provocò violente manifestazioni in tutto il paese e  Fernando Tambroni presentò le sue dimissioni. Ma oggi la fiamma tricolore  — che fu il simbolo dell’estinto Movimento Sociale Italiano — continua ad essere presente nel  simbolo del partito di estrema destra “Fratelli d’Italia” che nelle elezioni passate ha acquistato  una posizione rilevante e che negli attuali sondaggi elettorali presenta una crescita costan-  tel21, anche se sembra aver subìto un rallentamento nelle elezioni locali. In questo richiamo al ‘passato che non passa’ ritorna l'atmosfera ‘nostalgica’ (già evocata nel  $ 3.Commemorare in tempi immemori: tra condanna e nostalgia) e la constatazione che, nella re-  pubblica nata dalla Resistenza, si sta ormai affermando sempre più la desistenza, cioè il cedere  il passo alle pulsioni di destra sopite ma non cancellate, al fascismo eterno evocato da Eco. Ed era proprio la desistenza quello che Piero Calamandrei temeva:   Finita e dimenticata la Resistenza, tornano di moda gli “scrittori della desistenza”: e tra poco recla-   meranno a buon diritto cattedre ed accademie. Sono questi i segni dell’antica malattia. E nei migliori,    di fronte a questo rigurgito, rinasce il disgusto: la sfiducia nella libertà, il desiderio di appartarsi, di  lasciare la politica ai politicanti. Questo il pericoloso stato d’animo che ognuno di noi deve sorvegliare Santosuosso, Gli anni  .inventati. org/ apm/ abolizionismo/ santpoli/ santpo-  li6. Costituzione della Repubblica italiana, Disposizioni transitorie e finali, XII: È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’articolo 48, sono stabilite con  legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al  diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.  Secondo un sondaggio dell’importante Istituto Nazionale di Ricerche Dembòpolis “se si votasse oggi  il primo partito sarebbe Fratelli d’Italia con il 21% delle preferenze. La Lega,  però, insegue ad appena lo 0,2 di distanza, accreditandosi al 20,8 per cento. - Non distante dai partiti  del centrodestra il Pd, che otterrebbe il 19,5%. Il Movimento 5 Stelle, invece, si assesterebbe al 16,6 per  cento, mentre tutti gli altri partiti sarebbero sotto la soglia del 10%. Forza Italia [il partito di Silvio  Berlusconi], infatti, è accreditata al 7 per cento, seguita da Azzore al 2,6%, Sinistra Italiana al 2,2 per cento,  Leu all’1,9 per cento e infine Italia Viva all’1,7%” lagone.it/2021/08/29/ sondaggi- politici-  elettorali-oggi-fratelli- ditalia-lega-e-pd- racchiusi-in- appena-un-punto-e-mezzo/).  Eco, I/ fascismo eterno, La nave di Teseo. Eco indica “una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l’“Ur-Fascismo” o il “fascismo eterno” Tali caratteristiche non possono  venire irreggimentate in un sistema: molte si contraddicono reciprocamente, e sono tipiche di altre  forme di dispotismo o di fanatismo. Ma è sufficiente che una di loro sia presente per far coagulare una  nebulosa fascista” e combattere, prima che negli altri, in se stesso: se io mi sorprendo a dubitare che i morti siano morti  invano, che gli ideali per cui son morti fossero stolte illusioni, io porto con questo dubbio il mio con-  tributo alla rinascita del fascismo. Dopo la breve epopea della resistenza eroica, sono ora cominciati,  per chi non vuole che il mondo si sprofondi nella palude, i lunghi decenni penosi ed ingloriosi della  resistenza in prosa. Ognuno di noi può, colla sua oscura resistenza individuale, portare un contributo  alla salvezza del mondo: oppure, colla sua sconfortata desistenza, esser complice di una ricaduta che,  questa volta, non potrebbe non esser mortale, Bibliografie, Libri di sopravvissuti. Rispetto all’elenco contenuto nel volume di Liliana Segre (cfr. supra, S$ 5. Una guida: i ricordi di  Liliana Segre, i titoli sono qui riportati in ordine alfabetico secondo il cognome dell’autore e,  ove possibile, è stata indicata la prima edizione e qualcuna delle successive. Quasi tutti i titoli hanno però  ulteriori edizioni, con vari curatori o prefatori.    Bruck, Edith, Chi ti ama così, Lerici, Milano; Feltrinelli, Milano, Signora Auschwitz. Il dono della parola, Marsilio, Venezia, Il pane perduto, La nave di Teseo, Milano, Bucci, Andra — Tatiana Bucci, Noî, bambine ad Auschwitz. La nostra storia di sopravvissute alla Shoah. A cura di  Umberto Gentiloni Silveri e Marcello Pezzetti. In collaborazione con Stefano Palermo, Mondadori Milano, Fiano, Nedo, A Il coraggio di vivere. Prefazione Fiamma Nirestein; presentazione Ernesto Galli della  Loggia; contributo storico Marcello Pezzetti, Monti, Saronno; Premesse di Andrea, Emanuele  e Enzo Fiano, San Paolo, Cinisello Balsamo 2018, 234 pp.    Levi, Primo, Se questo è un uomo, De Silva, Torino; Einaudi, Torino, La tregua, Einaudi, Torino, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino, Millu, Liliana I/ fumo di Birkenau, La Prora, Milano, Giuntina, Firenze, Tagebuch. Il diario del ritorno dal Lager. Prefazione di Paolo De Benedetti. Introduzione di Piero Stefani,  Giuntina, Firenze, Modiano, Sami, Per questo ho vissuto. La mia vita ad Auschwitz-Birkenau e altri esili. A cura di Marcello  Pezzetti e Umberto Gentiloni Silveri, Rizzoli, Milano, Veltroni, Tana libera tutti. Sami, Calamandrei, Desistenza, “Il Ponte, jacopo giliberto.blog.  ilsole24ore. desistenza-un- vecchio-articolo- di calamandrei -da-rileggere-con-  attenzione/).  Queste bibliografie sono pubblicate anche nella rivista on line dell’Institut fur Zeitgeschichte di Monaco  di Baviera e Berlino: Le leggi razziali in Italia: dall’amnistia all’amnesia. Una bibliografia, “Schepunkte, Max Planck Institute for Legal History and Legal Theory Research Paper Series, Modiano, il bambino che tornò da Auschwitz, Feltrinelli, Milano, Veltroni raccoglie la testimo-  nianza diretta di Sami Modiano e la trascrive per i più giovani).    Nissim, Luciana, Ricordi della casa dei morti, in Luciana Nissim — Pelagia Lewinska, Donne contro il mostro,  Ramella, Torino; anche in Luciana Nissim Momigliano, Ricordi della casa dei morti, e altri  scritti, Giuntina, Firenze 2008, pp. 35-71 (postumo).    Springer, Elisa, // silenzio dei vivi. All'ombra di Auschwitz, un racconto di morte e resurrezione, Marsilio, Venezia  Szòrenyi, Arianna, Una bambina ad Auschwitz. A cura di Mario Bernardi, Mursia, Milano, Terracina, Piero, Pensate sempre che siete uomini. Una testimonianza della Shoah. Con una postfazione di Lisa  Ginzburg, Ponte alle Grazie, Milano, Venezia, Shlomo, Sonderkommando Auschwitz. A cura di Marcello Pezzetti e Umberto Gentiloni Silveri;  da un’intervista di Béatrice Prasquier, Rizzoli, Milano, All’elenco di Liliana Segre si possono aggiungere:    Basilea, Sandra, Se: viva Anne?, Cappelli, Bologna, Del Vecchio, Giorgio, Una nuova persecuzione contro un perseguitato. Documenti, Tipografia artigiana, Roma, Grasselli, Antonia (ed.), Strarzeri in patria: gli ebrei bolognesi dalle leggi anti-ebraiche, Pendragon, Bologna, Ottolenghi, Massimo, Per un pezzo di patria. La mia vita negli anni del fascismo e delle leggi razziali, Blu Edi-  zioni, Torino, Ricordi di un “gagno” di “Giustizia e libertà”,“Micromega, Una bibliografia sulle leggi razziali. La bibliografia che segue elenca soltanto i titoli dei libri (non quindi degli articoli) in cui compaiono le  parole “leggi razziali” e si limita agli anni prossimi l’ottantesimo anniversario  delle leggi razziali. Questa selezione è necessaria perché il Sistema Bibliotecario Nazionale indica  complessivamente titoli dedicati a questo tema. Benussi — Annalisa Di Fant (cur.), Razzismo in cattedra. Il liceo F. Petrarca di Trieste e le leggi  razziali, EUT, Trieste, Convivere con Auschwitz. Il rafforzamento del dovere della memoria per la pace e la democrazia nell’ottantesimo  dal preannuncio a Trieste delle famigerate leggi razziali. convegno: EUT, Trieste, Atti del convegno tenuto a Trieste nell’ambito della Settimana della Memoria). Di Veroli, Andrea, Giulio Amati da uomo a numero. La vita di un ebreo italiano spezzata dalle leggi razziali,  Chillemi, Roma, Fanesi, Pietro Rinaldo, GU ebrei italiani nelle Americhe dopo le leggi razziali, Introduzione di Mulas. Postfazione di Silvana Amati Roma, Nova Delphi, Roma, Max Planck Institute for Legal History and Legal Theory Research Paper Series, Fidanza, Vittorio, La lunga notte. Gli italiani fra leggi razziali e deliri totalitari, Associazione Culturale Mitico  Channel, Foggia, Foà, Ugo, I/ bambino che non poteva andare a scuola. Storia della mia infanzia durante le leggi razziali in Italia,  Manni, San Cesario di Lecce, Lombardo, Giacomo, L’ Italia s’è vespa. Una vespa che racconta i due volti dell’ Italia e della Piaggio, dalla  promulgazione delle leggi razziali fino al boom economico; Pegrari, Maurizio — Antonio Porteri (a cura di), Le leggi razziali contro i beni e le professioni degli ebrei in  Italia, Travagliato — Torre d’Ercole, Brescia, Alatri, Giovanna, Asili infantili dall'Unità alle leggi razziali: ebrei a Roma. Prefazione di Riccardo Di Segni.  Introduzione Paolo Mieli, Fefè, Roma, Calivà, Mario, Le leggi razziali e l'ottobre del 1943, Besamuci, Nardò (Lecce), Casula, Carlo Felice - Giovanni Spagnoletti, Alessandro Triulzi (a cura di), La conquista dell’impero e le leggi  razziali tra cinema e memoria, Annali - Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, Effigi,  Arcidosso (Grosseto), Malaguti, Gino — Barbara Previato, Giorgio Malaguti, Espulsi e licenziati: alunni e docenti delle scuole modene-  si e le leggi razziali, Nonantola - Centro studi storici nonantolani, Il Fiorino, Modena, Pagliara, Alessandro (a cura di), Antichistica italiana e leggi razziali. Atti del Convegno in occasione dell’ottante-  simo anniversario del Regio Decreto Legge (Università di Parma), Athenaeum, Parma, Riccardi, Andrea - Gabriele Rigano (eds.), La svolta. Fascismo, cattolicesimo e antisemitismo. Postfazio-  ne di Agostino Giovagnoli, Guerini, Milano, Severino, Gerardo, Le /eggi razziali e la Guardia di Finanza. Il caso del finanziere di mare Ettore Marco Cesana, Museo Storico della Guardia di Finanza, Roma, Battifora, Paolo (cur.): l’emanazione delle leggi razziali. Testimonianze, saggi, riflessioni,  “Storia e memoria. Rivista semestrale” (Numero speciale — Istituto ligure per la storia della Resistenza e  dell’età contemporanea Raimondo Ricci, Genova, Brusco, Carlo, La grande vergogna: l’Italia delle leggi razziali. Prefazione di Liliana Segre, Gruppo Abele,  Torino, Cardinali, Cinzia — Anna di Castro, Ilaria Marcelli (cur.), Voci di carta. Le leggi razziali nei documenti del-  la città di Siena. Catalogo della mostra documentaria, Archivio di Stato di Siena, Pacini Giuridica, Cecini, Giovanni, Ebrei non più italiani e fascisti. Decorati, discriminati, perseguitati, Edizioni Nuova Cultura,  Roma; con prefazione di Riccardo Segni. In 4° di copertina: Secondo di tre volumi realizzati nell’ambito  del progetto “Le leggi razziali e il Valore Militare, Le leggi razziali e il Valore Militare. Antologia di testi e documenti, Edizioni Nuova Cultura, Roma, Max Planck Institute for Legal History and Legal Theory Research Paper Series, In 4* di copertina: Terzo di tre volumi realizzati nell’ambito del progetto “Le leggi razziali e il Valore  Militare, Di Ruscio, Liliana — Rita Gravina, Bice Migliau (a cura di) Le leggi anti-ebraiche. Materiali per  riflettere e ricordare, s.l.s.n. (Tipografia Pubbliprint), Roma, Duranti, Simone, Leggi razziali fasciste e persecuzione antiebraica in Italia, Unicopli, Milano, Iossa, Vincenza — Manuele Gianfrancesco (cur.), Vietato studiare, vietato insegnare. Il Ministero dell’educazione nazionale e l’attuazione delle norme antiebraiche, Prefazione di Michele Sarfatti, Palombi,  Roma, Nigro, Giuseppe, Opposte direzioni: le famiglie Friedmann e Sonnino in fuga dalle leggi razziali. Prefazione di  Alfonso Botti. Con una nota di Angelo Proserpio, Biblion, Milano, Perini, Mario (a cura di), L'Italia a 80 anni dalle leggi antiebraiche e a 70 dalla Costituzione. Atti del Convegno tenuto a Siena, Con una presentazione di Francesco Frati e con  un’introduzione di Floriana Colao, Pacini Giuridica, Pisa, Riccardi, Andrea — Gabriele Rigano (a cura di), La svolta. Fascismo, cattolicesimo e antisemitismo.  Postfazione di Agostino Giovagnoli, Guerini, Milano, Affricano, Marta, Una bambina ebrea ai tempi delle leggi razziali, Le Graffette, Sassuolo, Berger, Sara — Marcello Pezzetti / (a cura di): vite spezzate, Gangemi, Roma, Boratto, Rosanna — Ruffino, le leggi razziali: i diritti negati tra discriminazioni e persecuzioni,  Comitato provinciale di Udine della Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Udine, Bozzi (cur.): le “leggi razziali”) l’antiebraismo fascista dalla persecuzione dei diritti  alla Shoah, ANPI, Magenta Ca’ Foscari allo specchio: dalle leggi razziali. [Con la supervisione di Alessandro Casellato], Catalogo della mostra, CFZ Ca’ Foscari Flow Zone, Venezia, in occasione del Giorno  della memoria, Le) case e le cose : le leggi razziali e la proprietà privata. Catalogo della mostra, Fondazione per l’arte e la cultura della Compagnia di San Paolo, Torino, Cassarino, Salvatore, Nego nel modo più assoluto di essere ebreo. Documenti e riflessioni sull’applicazione delle  leggi razziali nella provincia di Ragusa. Prefazione di Saro Distefano, Sicilia Punto L, Ragusa, Cavicchi, Alba - Dino Renato Nardelli (cur,), Le leggi razziali nell’Italia fascista, Istituto per la storia  dell'Umbria contemporanea (Isuc), Perugia Collotti, Enzo, I/ fascismo e gli ebrei. Le leggi razziali in Italia. Prefazione di Donatella Di Cesare RCS, Milano, Critelli, Claudio — Surace Angela (cur.), Leggi razziali e drammi personali: i documenti raccontano,  [Tipografia Essezeta], Varese 2018, 55 pp.    Delsante, Ubaldo, Con la faccia infarinata: ebrei a Collecchio dalle leggi razziali alla fine della seconda guerra  mondiale, (Corcagnano: Graphital), Collecchio, Dix, Gioele, Quando tutto questo sarà finito. Storia della mia famiglia perseguitata dalle leggi razziali, Monda-  dori, Milano, Edizione speciale edita per i periodici del Gruppo Mondadori; prima edizione:  Mondadori, Max Planck Institute for Legal History and Legal Theory Research Paper Series, 45    Fogarollo, Note scordate: tre musicisti ebrei nella tempesta delle leggi razziali. Prefazione di Liliana  Picciotto. Con CD musicale a cura di Giovanni Cardillo e Francesco Buffa, Sillabe, Livorno, Graffone, Valeria, Espulsioni immediate: l’Università di Torino e le leggi razziali, Zamorani, Torino, Guadagni, Davide (a cura di), Due anniversari: 80° dalle leggi razziali,  dalla Costituzione, Pisa University  Press, Pisa Id. (a cura di), Una giornata particolare: la cerimonia del ricordo e delle scuse. Pisa, San  Rossore 1938: 80° dalla firma delle leggi razziali italiane, Pisa University Press, Pisa, Irico, Pier Franco (a cura di), Vo: 0n siete italiano: a ottant'anni dalle leggi razziali, gli ebrei trinesi e i regi-  decreti, ANPI, Associazione nazionale partigiani d’Italia di Trino, Trino, Liceo classico e linguistico statale Vincenzo Gioberti di Torino,] Non dimenticare: le conseguenze delle leggi  razziali al liceo Gioberti, [s.n.], Torino, Pardo, Lucio, Barbarie sotto le due torri: leggi razziali e Shoah a Bologna, [Centro stampa regionale], [Bologna, Carolina Delburgo (a cura di), Dopo la barbarie: il difficile rientro, [s.1.], Centro stampa della regione  Emilia-Romagna, II rumore del vuoto: assenze e presenze nell’istituto magistrale Laura Bassi durante le leggi razziali [progetto  didattico: Luchita Quario e Maria Giovanna Bertani], Regione Emilia Romagna Assemblea Legislativa,  Bologna, Sega, Maria Teresa, // banco vuoto. Scuola e leggi razziali: Venezia, Prefazione di Gadi Luzzatto  Voghera, Cierre, Sommacampagna, Vercelli: francamente razzisti: le leggi razziali in Italia, Edizioni del Capricorno, Torino Volpe, Pompeo — Giulia Simone, “Posti liberi”: leggi razziali e sostituzione dei docenti ebrei all’Università di  Padova, Padova University Press, Padova, Foà, Dario e Aida, Quando due parallele si incontrano: due ragazzi ebrei dalle leggi razziali ad oggi, S. Belforte,  Livorno 2Meneghetti, Francesca, Nor sapevo di essere ebrea. Carla Rocca di fronte alle leggi razziali, Istresco,  Treviso, Rossi, Gianni Scipione, Lo squalo e le leggi razziali. Vita spericolata di Camillo Castiglioni, Rubbettino, Soveria  Mannelli, Triggiani, Ilaria (cur.), La memoria contro ogni discriminazione. Giorno della memoria, Assemblea legislativa delle Marche, Ancona, L’“Amnistia Togliatti. Questa bibliografia si limita ai titoli di un numero limitato di libri perché, per ulteriori ricerche, si può  ricorrere alla vasta Bibliografia contenuta nel volume del penalista Paolo Caroli, // potere di non punire. Uno  studio sull’amnistia Togliatti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, Max Planck Institute for Legal History and Legal Theory Research Paper Series, Agosti, Togliatti, l’amnistia e i ragazzi di Salò, in: Italia 1943-46: guerra di liberazione e nascita della  Repubblica. Scritti sulla Resistenza, sulla guerra civile e sulla Costituente, L'Unità — Nuova iniziativa editoriale,  Roma, Battini, Michele, Peccati di memoria. La mancata Norimberga italiana, Laterza, Roma-Bari, Bugni (Arno), Ermenegildo, Riffessioni su due periodi storici: la Repubblica di Montefiorino, il dopoguerra,  l’amnistia di Togliatti e il dopo... cur. Pedrini, ANPI, Comitato provinciale di Bologna,  Bologna, Angelo, I socialisti e la defascistizzazione mancata, Franco Angeli, Milano, Franzinelli, Mimmo, L’Amnistia Togliatti: colpo di spugna sui crimini fascisti, Mondadori,  Milano, Ristampato con una postfazione di Guido Neppi Modona: Feltrinelli, Milano, Caroli: “La principale monografia storica al riguardo” // potere di non punire, Le stragi nascoste. L’armadio della vergogna: impunità e rimozione dei crimini di guerra nazifascisti, Mondadori, Milano, Giannantoni, Franco, / giorni della speranza e del castigo. Varese: la resa nazifascista, il Tribunale  del popolo, il campo di concentramento di Masnago, i processi della Corte d’Assise, gli eccidi delle bande irregolari,  il progetto Alleato di “occupare” la provincia, il fallimento delle Commissioni Epurazione e Illeciti Arricchimenti  del regime, l’amnistia Togliatti, Emmeceffe, Varese, Marchionne, Antonio, Amristia Togliatti. I provvedimenti clemenziali al mutar di regime: l’amnistia,  [tesi di laurea, Università di Napoli Federico II]. Peregalli— Mirella Mingardo, Togliatti guardasigilli. In appendice: circolari e documenti,  Colibrì, Paderno Dugnano, Santosuosso, Amedeo — Floriana Colao, Politici e aministia: tecniche di rinuncia alla pena per i reati politici  dall’unità ad oggi, Bertani, Verona, Scalabrino, Francesco, / guardiasigilli comunisti Togliatti e Gullo. Sanzioni contro il fascismo e processo alla  Resistenza, in: Giovanni Miccoli et al. (a cura di), La grande cesura. La memoria della guerra e della Resistenza  nella vita europea del dopoguerra, Il Mulino, Bologna, Nelle bibliografie risultano entrambi i nomi Scalabrino, Francesco e Scalambrino, Francesco.]    Scalambrino, Francesco, Gullo e “amnistia Togliatti”, in Giuseppe Masi (a cura di), Mezzogiorno e Stato  nell’opera di Fausto Gullo, Orizzonti meridionali, Cosenza, Collana di studi e ricerche  dell’Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea).    Bibliografia sintetica sull’“Amnistia Azara. I testi su questa amnistia e sul suo autore sono pochi e di difficile reperimento. Essi sono qui suddivisi in  tre sottosezioni: a) Per una biografia di Antonio Azara; b) Testi legislativi; c) Scritti sull’“Amnistia Azara”.   Per una biografia di Azara, Berri, Azara: necrologio, “Il diritto fallimentare e delle società commerciali, Insediamento del primo Presidente della Corte di Cassazione sen. dott. Azara. Udienza delle Sezioni  unite civili), Stamperia Nazionale, Roma, Max Planck Institute for Legal History and Legal Theory Research Paper Series,  L., Insediamento del Procuratore generale presso la Corte suprema di Cassazione sen. dott. Antonio Azara. Udienza  delle Sezioni unite civili, Stamperia nazionale, Roma, Il) trentennio della Rivista di diritto agrario, Scritti di Antonio Azara [et a/.] ; in appendice:  I giudizi dopo il primo decennio, Tipografia B. Coppini, Firenze, Tritto, Francesco, Azara, Antonio, in: Dizionario Biografico degli Italiani , Istituto della Enciclopedia Italiana,  Roma treccani.it/ enciclopedia/ antonio-azara_(Dizionario-Biografico). Testi legislativi    Amnistia-indulto e liberazione condizionale: legge, legge, D.P.R., Schiano, S. Maria Capua Vetere, Calvanesi, Giovanni, Amnistia, indulto, liberazione condizionale. Testo completo dei provvedimenti: commento  generale ed analitico articolo per articolo, richiami legislativi e giurisprudenziali, formulario, indice completo   di tutti i reati compresi negli atti di clemenza (Decreto del Presidente della Repubblica, G. U.  Legge, G. U.), Ed. Istituto Dante, Roma, Tip. Pug, Pontificia Università  Gregoriana, Decreto del Presidente della Repubblica, Concessione di amnistia e di indulto  gazzettaufficiale.it/ eli/id sg; GU Serie Generale).  Curatolo, D.P.: Amnistia e indulto per reati comuni finanziari, militari, politici;  D.P.: liberazione condizionale, Marrese, Bari, In cop.: Con commento e giu-  risprudenza, elenco articoli C.P. amnistiati; in appendice: reati elettorali ed elenco amnistie ed indulti, Gorgoglione, I decreti di clemenza: in materia penale, politica, militare, finanziaria, valutaria,  annonaria, disciplinare, elettorale, amministrativa, tributaria e di polizia. Manuale pratico sugli istituti giuridici  dell’amnistia e dell’indulto con prontuario dei decreti, note illustrative, criteri di applicazione,  richiami giurisprudenziali e prospetto riassuntivo dei decreti emessi dal 1900 al 1943, Giuffrè, Milano, Piromallo, Esposizione critica della giurisprudenza sui decreti di amnistia e d’indulto dell’ul-  timo decennio, Società editrice libraria, Milano, con il decreto  dell’“Amnistia Azara” cfr. infra, c). Id., Esposizione critica della giurisprudenza sui decreti di amnistia e d’indulto dell’ultimo decennio, Società  Editrice Libraria, Milano, con il decreto di amnistia e indulto, illustrato articolo per articolo). Testo completo (dalla Gazzetta Ufficiale delle leggi, per la concessione amnistia ed indulto, Ceretti, Genova, Supplemento a: Ruote del lotto,).  Scritti sull’“Amnistia Azara” Amnistia e indulto : leggi, decreto P.R., L. Di G. Pirola, Milano, Azara, Antonio, Amnistia e indulto. Discorsi pronunciati alla Camera dei deputati nelle sedute, Tipografia della Camera dei deputati, Roma, Max Planck Institute for Legal History and Legal Theory Research Paper Series, Bartholini, Salvatore, La delegazione legislativa in materia di amnistia e indulto, Giuffrè, Milano, Rivista trimestrale di diritto pubblico”). Basso, Lelio, Per un’amnistia riparatrice, Camera dei deputati, Roma, Berlinguer, Mario, Su/l’amnistia, Discorso pronunciato alla Camera dei deputati nella seduta, Tipografia della Camera dei deputati, Roma, Bracci, Arnaldo, Brevi cenni di giurisprudenza sull’applicazione dell’amnistia di cui al D.P., al reato di contrabbando di tabacchi esteri,“La Giustizia Penale”, Capalozza, Enzo, I/ reato politico nell’ultimo provvedimento di amnistia ed indulto, “Il Nuovo Diritto”  Colitto, Ammnistia ed indulto: discorso pronunciato alla Camera dei Deputati nella seduta, Tipografia della camera dei deputati, Roma, De Francesco, Giuseppe Menotti, La tesi monarchica sull’amnistia: discorso, Roma, L’amnistia e l’indulto in relazione all’articolo 79 della costituzione : discorso, Jannitti Piromallo, Alfredo Esposizione critica della giurisprudenza sui decreti di amnistia e d’indulto dell’ulti-  mo decennio, Società Editrice Libraria, Milano, con il decreto di amnistia e  indulto, illustrato articolo per articolo, anteriore all’“Amnistia  Azara” cfr. supra, b).    Malizia, Saverio, Giurisprudenza completa sull’amnistia e indulto : Decr. Gazzettino Forense, Padova, Perazzoli, Giuseppe, / limiti di applicabilità dell’amnistia per i reati di assenza dal servizio, “Archivio penale”  Riccio, Stefano, Sull’amnistia e l’indulto. Discorso pronunciato alla Camera dei deputati nella seduta, Tipografia della Camera dei deputati, Roma Santamaria, Dario, Considerazioni sull’applicabilità dell’amnistia al reato continuato, “Rivista Italiana di  Diritto Penale” Scardia, Marcello, // concetto di formazioni armate nel recente decreto di amnistia e indulto, “La giustizia penale” Tipografia della camera dei deputati,  Roma). Siracusano, Ancora sull’amnistia e sull’immutabilità dell’accusa, Compagnia industriale tipografica editrice meridionale, Catania Rassegna giuridica di Catania” Udienza)  Spallicci, Aldo, Su/l’amnistia. Discorso pronunciato al Senato della Repubblica, Tip. del Senato, Roma, Max Planck Institute for Legal History and Legal Theory Research Paper Series. Mario Giuseppe Losano. Losano. Keywords: filosofia del diritto romano, Livio -- Luigi Speranza, “Grice e Losano: storia del diritto romano – what Kelsen never had!” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Losurdo:  la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale del ribelle aristocratico – filosofia pugliese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Sannicandro di Bari). Filosofo italiano. Sannicandro di Bari, Puglia. Grice: “Losurdo has contributed to a collection on ‘fatti normativi’ which is fascinating!” --  Grice: “I like Losurdo: describing Nietzsche as the aristocratic rebel is genial; he also engages in some linguistic botanising with his ‘linguaggio dell’impero’: something Romans and Brits know well – cf. ‘Great Britaiin’ and my little England!” Italian philosopher, expert not on Grice, but Nietzsche, “Nietzsche, ribelle aristocratico” -- essential Italian philosopher. Si laurea a Urbino sotto la guida di SALVUCCI con la tesi, “La semantica di Rodbertus”. Direttore dell'Istituto di Scienze filosofiche e pedagogiche Pasquale Salvucci ad Urbino, insegna storia della filosofia nella stessa università presso la facoltà di Scienze della Formazione. Inoltre fu presidente dell'hegeliana Società internazionale Hegel-Marx per il pensiero dialettico, membro della Società di scienze di Leibniz a Berlino (un'associazione di scienziati che si rifà alla settecentesca Accademia Reale Prussiana delle Scienze nella tradizione di Leibniz) e direttore dell'associazione politico-culturale Marx XXI. Dalla militanza comunista alla condanna dell'imperialismo statunitense, fino allo studio della questione afroamericana e di quella dei nativi, L. e studioso anche partecipe della politica nazionale e internazionale. Di formazione marxista, descritto sia come un «marxista controcorrente» sia come un «marxista eterodosso» e un «comunista militante», la sua produzione spazia dai contributi allo studio della filosofia kantiana (la cosiddetta autocensura di Kant e il suo nicodemismo politico), alla rivalutazione dell'idealismo classico tedesco, specie di Hegel, nel tentativo di riproporne l'eredità (sulla scia di Lukács in particolare), alla riaffermazione dell'interpretazione del marxismo tedesco e non (GRAMSCI (si veda) e i SPAVENTA (si veda)), con incursioni nell'ambito del pensiero nietzscheano (la lettura di un Nietzsche radicale aristocratico) e di quello heideggeriano (in particolare la questione dell'adesione al nazismo di Heidegger).  La sua riflessione filosofico-politica, attenta alla contestualizzazione del pensiero filosofico nel proprio tempo storico, muove in particolare dai temi della critica radicale del liberalismo, del capitalismo, del colonialismo e dell'imperialismo, nonché della concezione tradizionale del totalitarismo (Arendt), nella prospettiva di una difesa della dialettica marxista e del materialismo storico, dedicandosi anche allo studio dell'antirevisionismo in ambito marxista-leninista. Losurdo ha una visione molto critica della tradizione intellettuale europea del liberalismo, in particolare della tradizione classica e delle sue origini, sostenendo che pur pretendendo di enfatizzare l'importanza della libertà individuale in pratica il liberalismo reale è a lungo contrassegnato dalla sua esclusione di persone da questi diritti, con conseguente sfruttamento come razzismo, schiavitù e genocidio. Afferma che le origini del nazismo si trovano in quelle che considera politiche colonialiste e imperialiste del mondo occidentale. Esaminando le posizioni intellettuali e politiche degli intellettuali sulla modernità, Kant e Hegel furono i più grandi pensatori della modernità mentre Nietzsche fu il suo più grande critico.  I suoi lavori, che lui stesso fa rientrare nell'ambito della storia delle idee, riguardano inoltre l'indagine delle questioni di storia e politica contemporanee, con una attenzione critica costante al revisionismo storico e la polemica contro le interpretazioni di Furet e Nolte. In particolare critica una tendenza reazionaria tra gli storici contemporanei revisionisti riconoscibile nel lavoro di autori come Nolte, che traccia l'impeto dietro l'Olocausto agli eccessi della rivoluzione russa; o Furet, che collega le purghe staliniane a una «malattia» originata dalla rivoluzione francese. Secondo L. l'intenzione di questi revisionisti è di sradicare la tradizione rivoluzionaria in quanto le loro vere motivazioni hanno poco a che fare con la ricerca di una maggiore comprensione del passato, ma si trovano nel clima e nei bisogni ideologici delle classi politiche, come è più evidente nel lavoro dei revivalisti imperiali Johnson e Ferguson. Fornisce inoltre una nuova prospettiva su rivoluzioni come quella inglese, americana, francese, russa e quelle contro il colonialismo e l'imperialismo. Si discosta anche dalle posizioni elogiative che la maggior parte delle biografie prende nell'analisi di Gandhi e la nonviolenza.  L. volge la sua attenzione alla storia politica della filosofia moderna tedesca da Kant a Marx e del dibattito che su di essa si sviluppa in Germania, per poi procedere a una rilettura della tradizione del liberalismo, in particolare partendo dalla critica e dalle accuse di ipocrisia rivolte a Locke per la sua partecipazione finanziaria alla tratta degli schiavi. Riprendendo ciò che afferma Arendt in Le origini del totalitarismo, per Losurdo il vero peccato originale del Novecento è nell'impero coloniale di fine Ottocento, dove per la prima volta si manifesta il totalitarismo e l'universo concentrazionario.  Controversia degli storici L. critica il concetto di totalitarismo, sostenendo che fosse un concetto polisemico con origini nella teologia cristiana e che applicarlo alla sfera politica richiedeva un'operazione di schematismo astratto che utilizza elementi isolati della realtà storica per collocare la Germania nazista e altri regimi fascisti e l'Unione Sovietica e l'esperienza del socialismo reale e di altri Stati socialisti nello stesso insieme, servendo così l'anticomunismo degli intellettuali della guerra fredda piuttosto che riflettere la ricerca intellettuale.  Forte critico dell'equiparazione tra nazismo e comunismo (in particolare quello sovietico) fatta da studiosi come Furet e Nolte, ma anche da Arendt e Popper, nonché del concetto di «olocausto rosso», il suo Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, sollevò un dibattito sulla figura di Iosif Stalin, sul quale a suo avviso peserebbe una sorta di leggenda nera costruita per screditare tutto il comunismo. Porta l'esempio che nel lager vi era volontà omicida esplicita in quanto l'ebreo che vi entrava era destinato a non uscire più (vi è una despecificazione naturalistica) mentre nel gulag no (si tratta di despecificazione politico-morale) e nel primo venivano rinchiusi quelli che il nazismo chiamava Untermensch – sottouomini -- mentre nel secondo (in cui afferma finissero solo una parte dei dissidenti), pur essendo una pratica da condannare, erano rinchiusi dissidenti da rieducare e non da eliminare. L. afferma che «il detenuto nel Gulag è un potenziale compagno [la guardia stessa era tenuta a chiamarlo in questo modo] e dopo l'inizio del biennio delle grandi purghe che seguono l'assassinio di Kirov] è comunque un cittadino». Riprendendo anche l'opinione di Levi (internato ad Auschwitz, secondo cui il lager era moralmente più grave del gulag) e contro Solženicyn (internato in Siberia e che affermava l'equiparazione della volontà sterminazionistica),sostiene che pur essendo grave che un Paese socialista nato per abolire lo sfruttamento usi sistemi imperialisti e capitalisti, il gulag sia analogo a molti campi di concentramento occidentali (i cui governi hanno sostenuto e sostengono di essere paladini della libertà), che per certi versi furono anche più affini al lager in quanto campo di sterminio e non di rieducazione, riprendendo la storia del genocidio indiano. Egli sostiene anche che i campi di concentramento e le colonie penali britanniche erano peggio di qualsiasi gulag, accusando anche politici come Churchill e Truman di essere autori di crimini di guerra e contro l'umanità pari (se non peggiori) di quelli che sono stati poi attribuiti a Stalin. L. ritiene inoltre che i comunisti soffrano di autofobia, cioè paura di se stessi e della propria storia, problema patologico che va affrontato, a differenza dell'autocritica sana. Despecificazione politico-morale e despecificazione naturalistica La despecificazione è l'esclusione di un individuo o di un gruppo dalla comunità dei civili. Esistono due tipi di despecificazione:  La despecificazione politico-morale (in questo caso l'esclusione è dovuta a fattori politici o morali). La despecificazione naturalistica (in questo caso l'esclusione è dovuta a fattori biologici). Per L. la despecificazione naturalistica è qualitativamente peggiore rispetto a quella politico-morale. Infatti mentre quest'ultima offre almeno una via di scampo mediante il cambio di ideologia, questo non è possibile nel caso in cui sia in atto una despecificazione naturalistica, che è irreversibile in quanto rimanda a fattori biologici che sono di per sé immodificabili. A differenza di altri pensatori ritiene quindi che l'olocausto degli ebrei non è incomparabile ed è quindi disposto ad ammettere in questo caso una tragica peculiarità. La comparatistica che L. offre a proposito non vuole essere una relativizzazione o uno sminuire, ma semplicemente considerare l'olocausto degli ebrei come incomparabile significa perdere la prospettiva storica e dimenticarsi dell'olocausto nero (l'olocausto dei neri) o dell'olocausto americano (l'olocausto dei nativi indiani d'America ottenuto negli Stati Uniti mediante la continua deportazione sempre più a ovest e la diffusione ad arte del vaiolo), oltre ad altri stermini di massa come il genocidio armeno.  Polemiche riguardanti Stalin Una recensione effettuata da Guido Liguori su Liberazione (organo ufficiale del Partito della Rifondazione Comunista) di Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, libro in cui L. critica la demonizzazione di Stalin effettuata dalla storiografia maggioritaria e cerca di sottrarlo a quella che definisce «la leggenda nera su di lui», è al centro di una polemica all'interno della redazione del suddetto quotidiano. Venti redattori inviano una lettera di protesta al direttore del giornale in cui si critica sia il tentativo di riabilitazione di Stalin presente nel libro di Losurdo sia la recensione di Liguori (giudicata troppo positiva nei confronti del libro), oltre che la scelta del direttore del giornale di pubblicare tale recensione. Il libro riceve delle recensioni critiche per le sue affermazioni e per la metodologia di lavoro utilizzata.I critici di L. lo accusano di essere un «neostalinista». Grover Furr, autore di Krusciov mentì e descritto come un «revisionista storico», un «revisionista in una ricerca lunga una carriera per scagionare Stalin» e un «prezioso contributo alla scuola revisionista storica degli studi sovietici e comunisti», elogia il lavoro di L., in particolare quello su Stalin, iniziando un'amicizia reciproca. Nel  introduce Furr a un editore italiano che pubblica la traduzione italiana di Khruschev mentì, per cui scrive l'introduzione. Aveva già scritto l'introduzione e il retrocopertina del libro di Furr sull'assassinio di Kirov che rimane inedito. Negli estratti di un convegno organizzato per rivalutare la figura di Stalin a cinquant'anni dalla morte critica le rivelazioni contenute nel rapporto segreto di Chruščёv, l'allora segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica. Secondo Losurdo la cattiva fama di Stalin deriverebbe non dai crimini commessi da quest'ultimo (paragod altri del suo tempo), ma dalle falsità presenti in quel rapporto che Chruščёv lesse nel corso del Congresso. Nella relazione al convegno dà credito a una delle accuse principali che stavano alla base della sanguinosa repressione staliniana contro gli oppositori, ovvero l'esistenza nell'Unione Sovietica della «realtà corposa della quinta colonna» pronta ad allearsi col nemico. Losurdo ribadisce di non voler riabilitare Stalin, seppur calato nella sua epoca, volendo presentare solo un'analisi dei fatti più neutrale e attuare un revisionismo sull'esperienza generale del socialismo reale ritenuta passata, ma utile da studiare per capire le dinamiche future del socialismo. Losurdo apparteneva alla corrente del marxismo-leninismo, ma ammirava anche l'interpretazione che Mao Zedong diede della pluralità della lotta di classe, da collocare nel contesto dell'attenzione che rivolge al processo di emancipazione femminile e dei popoli colonizzati. Vicino prima al Partito Comunista Italiano, poi al Partito della Rifondazione Comunista e infine al Partito dei Comunisti Italiani, confluito nel Partito Comunista d'Italia e nel Partito Comunista Italiano, di cui è stato membro, fu anche direttore dell'associazione politico-culturale Marx XXI. Critico del liberalismo, della NATO e dell'imperialismo, in particolare quello statunitense, Losurdo contestò l'assegnazione del Premio Nobel per la pace a Xiaobo, considerato un sostenitore aperto del colonialismo occidentale, in particolare per la sua idealizzazione del mondo occidentale e per aver affermato che ci sarebbe bisogno di «300 anni di colonialismo. In 100 anni di colonialismo Hong Kong è cambiata fino a diventare ciò che è oggi. Data la grandezza della Cina, ovviamente ci vorrebbero 300 anni per trasformarla in quello che Hong Kong è oggi. E ho dei dubbi che 300 anni siano abbastanza». Saggi: “Auto-censura e compromesso” (Napoli, Bibliopolis); “La questione nazionale, restaurazione. Presupposti e sviluppi di una battaglia politica” (Urbino, Università degli Studi);“La rivoluzione e la crisi della cultura” (Roma, Riuniti); “Lukacs” Urbino, Quattro venti, Il comunismo e sui critici (Urbino, Quattro venti, La catastrofe e l'immagine” (Milano, Guerini, Metamorfosi del moderno.Urbino, Quattro venti); “La tradizione liberale. Libertà, uguaglianza, Stato, Roma, Riuniti); “Tramonto dell'Occidente? Atti del Convegno organizzato dall'Istituto italiano per gli studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica, Urbino, Quattro venti, Antropologia, prassi, emancipazione. Problemi del comunismo, e Urbino, Quattro venti, Égalité-inégalité. Atti del Convegno organizzato dall'Istituto italiano per gli studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica, Urbino, Quattro venti, Prassi. Come orientarsi nel mondo. Atti del convegno organizzato dall'Istituto Italiano per gli Studi filosofici e dalla Biblioteca Comunale di Cattolica (Urbino, Quattro venti); La comunità, la morte, l'Occidente. L’ideologia della guerra, Torino, Boringhieri, Massa folla individuo. Atti del Convegno organizzato dall'Istituto italiano per gli studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica, Urbino, Quattro venti, La libertà dei moderni, Roma, Riuniti, Napoli, La scuola di Pitagora,. Rivoluzione francese e filosofia, Urbino, Quattro venti); “Democrazia o bonapartismo. Trionfo e decadenza del suffragio universale” (Torino, Bollati Boringhieri, Il comunismo e il bilancio storico del Novecento, Gaeta, Bibliotheca, Napoli, La scuola di Pitagora, Gramsci e l'Italia. Atti del Convegno internazionale di Urbino, Napoli, La città del sole, La seconda Repubblica. Liberismo, federalismo, post-fascismo, Torino, Boringhieri); “Autore, attore, autorità” (Urbino, Quattro venti); Il revisionismo storico. Problemi e miti, Roma, Laterza, Utopia e stato d'eccezione. Sull'esperienza storica del socialismo reale, Napoli, Laboratorio politico, Ascesa e declino delle repubbliche, Urbino, Quattro venti, Lenin, Atti del Convegno internazionale di Urbino, Napoli, La città del sole, Metafisica. Il mondo Nascosto, Roma, Laterza, Gramsci dal liberalismo al comunismo critic, Roma, Gamberetti, Dai fratelli Spaventa a Gramsci. Per una storia politico-sociale della fortuna di Hegel in Italia” (Napoli, La città del sole); “Hegel e la Germania. Filosofia e questione nazionale tra rivoluzione e reazione, Milano, Guerini, Nietzsche. Per una biografia politica, Roma, Manifesto); “Il peccato originale del Novecento, Roma, Laterza, Dal Medio Oriente ai Balcani. L'alba di sangue del secolo americano, Napoli, La città del sole, Fondamentalismi. Atti del Convegno organizzato dall'Istituto italiano per gli studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica Urbino, Quattro venti, URSS: bilancio di un'esperienza. Atti del Convegno italo-russo. Urbino, Urbino, Quattro venti, L'ebreo, il nero e l'indio nella storia dell'Occidente, Urbino, Quattro venti, Fuga dalla storia? Il movimento comunista tra autocritica e auto-fobia, Napoli, La città del sole, poi Fuga dalla storia? La rivoluzione russa e la rivoluzione cinese oggi, La sinistra, la Cina e l'imperialismo, Napoli, La città del sole, Universalismo e etno-centrismo nella storia dell'Occidente, Urbino, Quattro venti, La comunità, la morte, l'Occidente. Heidegger e l'ideologia della guerra (Torino, Boringhieri); “Nietzsche, il ribelle aristocratico. Biografia intellettuale e bilancio critico, Torino,  Boringhieri, Cinquant'anni di storia della repubblica popolare cinese. Un incontro di culture tra Oriente e Occidente. Atti del Convegno di Urbino, Napoli, La città del sole, Dalla teoria della dittatura del proletariato al gulag?, Marx e Engels, Manifesto del partito comunista, Laterza, Bari, Contro-storia del liberalismo, Roma, Laterza, La tradizione filosofica napoletana e l'Istituto italiano per gli studi filosofici, Napoli, nella sede dell'Istituto, Auto-censura e compromesso nel pensiero politico di Kant, Napoli, Bibliopolis, Legittimità e critica del moderno. Sul marxismo di Gramsci” (Napoli, La città del sole); “Il linguaggio dell'Impero. Lessico dell'ideologia americana” (Roma-Bari, Laterza); “Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, Roma, Carocci); “Paradigmi e fatti normativi. Tra etica, diritto e politica, Perugia, Morlacchi, La non-violenza. Una storia fuori dal mito, Roma, Laterza, La lotta di classe. Una storia politica e filosofica, Roma, Laterza, La sinistra assente. Crisi, società dello spettacolo, guerra, Carocci,. Un mondo senza guerre. L'idea di pace dalle promesse del passato alle tragedie del presente, Carocci. Il comunismo occidentale. Come nacque, come morì, come può rinascere, Laterza.  PCI Ancona: cordoglio per la scomparsa, su il partito comuista italiano, A. Orsi, Scienza e militanza. Un ricordo, MicroMega, Cordoglio, Il Metauro, Verso, Il linguaggio dell'Impero. Lessico dell'ideologia americana, Roma, Laterza. Il comunista contro-corrente. Un comunista eterodosso. Auto-censura e compromesso in Kant, Napoli, Bibliopolis, Hegel e la libertà dei moderni, Roma, Riuniti, Napoli, La scuola di Pitagora, Lukacs, Urbino, Quattro venti,   Dai fratelli Spaventa a Gramsci. Per una storia politico-sociale della fortuna di Hegel in Italia, Napoli, La città del sole, Nietzsche. Il ribelle aristocratico. La comunità, la morte, l'Occidente. Heidegger e l'deologia della guerra; Controstoria del liberalismo, Laterza, Revisionismo storico.  Peccato originale del Novecento.  La non-violenza. Una storia fuori dal mito.  La non-violenza. Una storia fuori dal mito, su L'Ernesto, Associazione Marx, Dalla teoria della dittatura del proletariato al gulag?, in  Marx, Engels, Manifesto del partito comunista, Editori Laterza, Bari David Broder. Jacobin. Stalin. Storia e critica di una leggenda nera. URSS: bilancio di un'esperienza. Atti del Convegno italo-russo. Urbino, Urbino, Quattro venti, Popper falso profeta, Contro Popper, Armando Editore, B. Lai e L. Albanese.  Fuga dalla storia? Il movimento comunista tra auto-critica e auto-fobia. Il linguaggio dell'impero. Lessico dell'ideologia, Lettere su Stalin; Stalin. Storia e critica di una leggenda nera,  su sissco. Stalin. Storia e critica di una leggenda nera.  A. Romano,  Canfora e lo stalinismo che non fa male, ilcannocchiale. In Memoriam, La Città del Sole, Stalin nella storia del Novecento, R. Giacomini, Teti, Una teoria generale del conflitto sociale", Intervento al Congresso Nazionale del PdCI. Il Consiglio Direttivo dell'associazione Marx  Il Nobel per la pace» a un campione del colonialismo e della guerra, il cavallo oscuro della letteratura, Open Magazine, Open Magazine, H. Arendt Controstoria del liberalismo A. Gramsci Genocidio indiano Grandi purgh, Heidegger, Marx, Nietzsche Olocausto, Stalin Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo" - blogspot.com. Intervista RAI Filosofia, su filosofia.rai. Intervist RTV Svizzera, su you tube.com. Domenico Losurdo. Losurdo. Keywords: il ribelle aristocratico. Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Losurdo, e Nietzsche, ribelle aristocratico," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Grice e Lottieri: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale del bene commune – diritto individuale – l’età degl’eroi – la ragione del stato – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo italiano. Brescia, Lombardia. Grice: “I like Lottieri; he has quoted Hobbes and Hume and Gauthier from a game-theoretical approach to co-operation, conversational and other – all very Griceian, if I may mayself so say it!” Allievo di Caracciolo, studia a Genova, Ginevra e Parigi, su la filosofia di Mosca. Insegna a Siena e Verona. Da vita all'Istituto Bruno Leoni, un istituto che si ispira alla tradizione intellettuale di Einaudi e Ricossa, e di cui egli è direttore del dipartimento Teoria Politica. Cura Leoni. La filosofia di L.  si sviluppa all'interno del liberalismo classico e, grazie allo studio degli autori elitisti, si delinea quale critica del sistema di dominio iscritto nei regimi democratici rappresentativi. Mostra l'adesione a tale prospettiva, che rapidamente evolve grazie al contatto con il libertarianismo. Il suo libertarianismo ottieri metta in discussione "la psicologia regolamentativa e anti-innovativa del burocrate", avverso a ogni forma di rischio e cambiamento. Il saggio sul libertarismo evidenzia l'adesione ai temi classici del pensiero liberale lockiano e giusnaturalista (difesa della proprietà, del mercato, dell'auto-nomia negoziale), ma anche il maturare di questioni che sono invece tutte interne al realismo politico: specie nel confronto con Schmitt, Brunner e MIGLIO (si veda).  Mentre il testo sul rapporto tra economia di mercato e ordine sociale/comunitario (Denaro e comunità) è una critica della sociologia, a cui è rimproverato di avere frainteso la natura inter-personale della moneta e delle relazioni di mercato, il saggio su Leone muove dal pensatore torinese per delineare una filosofia libertaria anche oltre la lettera stessa dell'autore di Freedom and the Law. In particolare, in questa fase della riflessione Leoni viene individuato come uno studioso in grado di dare una maggiore consapevolezza filosofico-giuridica alla teoria libertaria, fino ad ora elaborata per lo più da economisti e teorici politici. “Denaro e comunità: relazioni di mercato e ordinamenti giuridici nella società liberale” (Napoli, Guida) “Il pensiero libertario contemporaneo. Tesi e controversie sulla filosofia, sul diritto e sul mercato, Macerata, Liberi “Le ragioni del diritto: libertà individuale e ordine giuridico” (Treviglio Mannelli, Rubbettino); “Come il federalismo fiscale può salvare il Mezzogiorno” (Soveria Mannelli, Rubbettino); “Credere nello Stato? Teologia politica e dissimulazione da Filippo il Bello a Wiki Leaks” (Soveria Mannelli, Rubbettino); “Liberali e non: (cf. Griceiani e non.) percorsi di storia del pensiero politico” (Brescia, La Scuola); Ferrero in Svizzera. Legittimità, libertà e potere, Roma, Studium,  Un'idea elvetica di libertà. Nella crisi della modernità europea” (Brescia, Scuola); ““Beni comuni, diritti individuali e ordine evolutivo,”Torino, IBL. Nella sua filosofia sull'unificazione europea, in particolare, è cruciale l'opposizione tra l'armonizzazione spontanea emergente dal basso e l'unificazione coercitiva. Lottieri identifica quattro superstizioni o quattro credenze erronee che sotto alla base dei tentativi di creare un nuovo stato chiamato ‘Europa'. Primo, l'idea che la libertà individuale e il poli-centrismo giuridico causino tensioni e, in definitiva, conflitti; Secondo, che il mercato derivi dall'ordine giuridico creato dallo Stato; Terzo, che l'esistenza di una distinta identità europea esiga la costruzione di un singolo stato continentale; e quarto, che un'Europa unificata e più armoniosa e meglio in grado di sostenere lo sviluppo delle sue componenti più povere. Individuato come uno degl’esponenti di un liberalismo particolarmente radicale e volto a proporre una sorta di fuga dallo stato: Dario Fertlio, "Libertari: la grande fuga dallo Stato, Corriere della Sera. Una disamina molto critica al limite dell'insulto personale di tale liberalismo libertarian si ha nella recensione che Vitale dedica al volume su Rothbard scritto a quattro mani da lui assieme a Diciotti (basato su un confronto assai franco tra prospettive molto diverse): una recensione che, rivolgendosi al solo Diciotti, si chiudeva con l'invito per il futuro “ad occuparsi di un autore più interessante con un autore più interessante” (E. Vitale, “Rothbard, un Trasimaco piccolo piccolo. E una modestissima proposta”, Teoria politica). Vernaglione, Il libertarismo. La teoria, gli autori, le politiche,  Mannelli, Rubbettino). Un riferimento garbatamente polemico alle sue posizioni gius-naturaliste di si trova in D Antiseri (Laicità.. Le sue radici, le sue ragioni, Rubbettino). La stessa contrapposizione è al fondo di una discussione tra i due riguardante proprio i contenuti di quel volume://blog. centrodietica/?p=2005.  Questo saggio e una presentazione completa e approfondita della filosofia libertaria nelle sue diverse varianti, mentre si evidenzia anche un approccio libertario ai problemi eco-logici. Ce sono riserve nei riguardi delle tesi libertarie e dell'ispirazione anarchica della sua teoria del diritto. Nella sua monografia su Leoni (L'ordine giuridico dei private” (Soveria Mannelli, Rubbettino) pure Grondona sviluppa alcune critiche nei riguardi dell'interpretazione dello studioso torinese offerta da lui mentre in maggiore sintonia con le sue posizioni si trova Favaro (“ Dell'irrazionalità della legge per la spontaneità dell'ordinamento” (Napoli, Scientifiche). Mostra che, contrariamente a un'opinione diffusa, le distanze fra la concezione del diritto di Leoni e quella di Hayek sono notevoli. In ogni caso non e Hayek a influenzare Leoni ma il secondo a influenzare, almeno in parte, il primo. Per un'equilibrata analisi del saggio si veda: M. Grondona, "Recensione  Le ragioni del diritto", Nuova Giurisprudenza Ligure. Carlo Lottieri. Lottieri. Keywords: bene commune, diritto individuale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lottieri” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Luca: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale nell’arte d’amare – filosofia veneta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Marostica). Filosofo italiano. Marostica, Vicenza, Veneto. Grice: “Luca expands on Alcibiades – I have touched the topic of Alcibiade when discussing eudaemonia, as literally having to do with the eudaemon – and the expression occurs in connection with Socrate/Alcibiade -- Grice: “One good thing about Luca is that if my philosophy revolves around ‘reason,’ his does it around ‘eros’!” -- Frequenta il Liceo Ginnasio Brocchi di Bassano del Grappa. Si laurea a Firenze, con la tesi, “Platone e il problema del linguaggio” con relatore Adorno.  È stato incentrato inizialmente sulla tematica dell’’amore’ nella tradizione greco-romana del Convitto e Fedro. Mmantenuto però una costante apertura al ‘mythos’ di Omero, nella convinzione che per quanto differenti possano essere i costumi o gli statuti sociali, rimane un elemento per così dire “originario”, intrinsecamente umano, nell’approccio con il desiderio, l’amore, l’amicizia, la sessualità. In Labirinti dell’Eros, pur sviluppandosi la tematica all'interno di un arco di tempo definito, l’intento non è quello di affrontare l’argomento nella sua unita longitudinale ma di esprimere, senza costrizioni di un “per-corso pre-figurato” una distinzione logico concettuale, attraverso la quale conseguire, almeno, un punto fermo nell'amatoria. Riguarda anche lo sviluppo della tradizione pitagorico-platonica, sia nelle sue caratteristiche peculiari ed in rapporto alla metafisica, sia nell'accezione più ampia rispetto all'esigenza di dare conto "dei fenomeni" o sensibilia. Si orientata alla tarda produzione platonica e al pitagorismo di seconda generazione, che vengono analizzati anche attraverso la cosmologia. Saggi: “Il Simposio, Nuova Italia, Firenze, Platone, Fedro, Nuova Italia, Firenze, Eros e Epos: il lessico d'amore nei poemi omerici, L’amatoria, L.S. Gruppo editoriale, Quarto Inferiore (BO); “Platone e la sapienza antica. Matematica, filosofia e armonia, Marsilio, Venezia, Labirinti dell’Eros. Da Omero a Platone, con un saggio, Marsilio Venezia. Roberto Luca. Luca. Keywords: l’arte d’amare, Ovidio, il convito, I dialogui dell’amore: il convito e Fedro, l’amore degl’eroi – achille e patroclo – niso ed eurialo – la filosofia dell’amore nel convito, la morte di Patroclo, la morte di Niso, la morte di Eurialo, l’eroe tragico, Achille eroe tragico, Eurialo e Niso, eroi tragici, Enea, eroe tragico, Aiace, eroe tragico, Catone di Utica, eroe tragico, la morte di Eurialo – la morte d’Eurialo – la pederastia – Eurialo piu giovane da Niso. Luigi Speranza, “Grice e Luca: amatoria conversazionale: la massima o principio dell’amore proprio conversazionale e la massima dell’amore all’altro. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Luca” – The Swimming-Pool Library. Luca.

 

Grice e Lucano: la ragione convrsazionale al portico romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. The  nephew of Seneca, he achieves fame with a poem about the civil war between GIULIO (si veda) Caesar and Pompeo. He follows the Porch, as tutored by Lucio Anneo Cornuto. Farsaglia. Marco Anneo Lucano. Lucano.

 

Grice e Lucceio: la ragione conversazionale e l’orto romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A historian and a friend of CICERONE. Some of Cicerone’s letters to L. suggests that he may have followed the sect of L’ORTO. Citato da Svetonio. Amico di Giulio Cesare. Citato da Livio. Lucio Lucceio. Keywords: Livio. Lucceio.

 

Grice e Luciano: la ragione conversazionale e la gnossi -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza, per il Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Roma). Filosofo italiano. A gnostic, a follower of Cerdo. Luciano.

 

Grice e Luciano: la ragione conversazionale e il cinargo romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza, per il Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library  (Roma). Filosofo italiano. He studies at Rome with Nigrino  -- whom some suspect to be his invention – and Albino, of the Accademia. Also influenced by Demonax, whose philosophical outlook is more eclectic, although he is generally regarded as a member of the Cinargo. He is famous for his essays and dialogues, mostly satirical, many of which have survived. A number of philosophers appear in them, although not all of them may have existed. As a satirist, he is more interested in mocking pomposity and exposing hypocrisy than in advocating any positive doctrine. Loeb. Luciano.

 

Grice e Lucilio: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza, per il Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Sessa Aurunca). Filosofo italiano. Alcuni romani insigni nutrirono interesse vivo per i problemi della filosofia. L. Ciò si può dire di un membro del circolo degli Scipioni, nato da famiglia ricca e distinta. L. ha un fratello che e senatore e, per mezzo della figlia, nonno di Pompeo. L. conosce la cultura greca (di cui si penetra) nell’Italia meridionale e a Roma, ove passa la maggior parte della vita. Forse soggiorna anche in Atene. Come cavaliere L. partecipa alla guerra contro Numanzia, agli ordini di Scipione Emiliano L'Affricano, con cui aveva già stretti rapporti.In seguito appoggia del'Affricano energicamente l'azione politica. L. fa parte, oltrechè del circolo degli Scipioni, di uno più ampio. L. e amico dell'accademico Clitomaco, che gli dedica un libro. Morì a Napoli. L. scrive XXX libri di satire -- un genere filosofico --, di cui restano frammenti.In esse satire, L. rappresenta e critica la vita romana dell’età sua, interessandosi soprattutto di questioni politiche.Dei vizi del tempo L. e giudice severo. L. si occupa molto di problemi logico-grammaticali, retorici e letterari.Si interessa anche di filosofia speculativa, alla quale deve avere dedicato una satira. Nei framm. del l. 28 la teoria dell’ORTO è confutata verisimilmente da uno dall’ACCADEMIA, anche perchè vi si trovano varie notizie sulla storia di tale scuola. La forma e il contenuto delle satire di L. rivelano l’influsso della filosofia popolare del cinismo di Bione e di Menippo. Un ampio frammento in cui L. dipinta la virtù romana, secondo alcuni proviene da Panezio, secondo altri da Cleante: però qualche storico pone L. in relazione con l'Accademia. A poetical philosopher, he writes many satirical works. Although philosophy is one of his subjects, many of his writings are concerned with social morals and standards of public life. Only fragments survive. Climotaco dedicates a ‘saggio’ on the suspension of judgment to him. Ed. Warmington Loeb, Remains of Old Latin. Gaio Lucilio. Keywords: Livio. Lucilio.

 

Grice e Lucilio: la ragione conversazionale e il portico romano --  l’implicatura conversazionale -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A poetic philosopher. Best known as the friend of Seneca, to whom CXXIV letters are written discussing a wide range of issues from a primarily point of view of the Porch. Gaio Lucilio Minore.

 

Grice e Lucio: la ragione conversazionale e il cinargo romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Of the Cynargo and an opponent of Favorino. Lucio.

 

Grice e Lucrezio: la ragione conversazionale e l’orto romano – l’limplicatura conversazionale dell’alma figlia di Giove – Roma == filosofia italiana – Luigi Speranza, per il Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Pompei). Filosofo italiano. Grice: “By far the most important concept in Lucrezio’s philosoophy is that of clinamen that Strawson translates as the ‘swerve.’ It was saved from extinction by an Italian – as the novel tells you!” Grice: “While Strawson reads it in Latin, I prefer the version in the vulgar!” – Grice: “And by the vulgar I mean Marchetti!” Grice: “It’s amazing how well Marchetti interprets Lucezio – there is a little treatise on Epicureanism in the Lucrezio by Marchetti which is interesting. A real continuity in Italian philosophy!” -- possibly the most important Italian philosopher. Seguace dell'epicureismo. Della sua vita ci è ignoto quasi tutto: egli non compare mai sulla scena politica romana, né sembra esistere negli scritti dei contemporanei, in cui non viene mai citato, eccezion fatta per la lettera di Cicerone ad Quintum fratrem II 9, contenuta nella sezione Ad familiares, in cui il celebre oratore accenna all'edizione, forse postuma, del poema di L., che egli starebbe curando. Ma in scrittori romani successivi egli viene spesso citato: ne parlano Seneca, Frontone, Marco Aurelio, Quintiliano, Ovidio, Vitruvio, Plinio il Vecchio, senza tuttavia fornire nuove informazioni sulla vita. Questo però dimostra che non si tratta di un personaggio inventato. Un'altra fonte che lo cita è San Girolamo nel suo Chronicon o Temporum liber, di cinque secoli dopo, in cui, ispirandosi ad alcuni dubbi passi di Svetonio, ci dice che sarebbe nato  morto suicida. Tale dato non concorda tuttavia con quanto affermato da Elio Donato, maestro di Girolamo stesso, secondo il quale Lucrezio sarebbe morto quando indossò la toga virile, nell'anno in cui erano consoli per la seconda volta Crasso e Pompeo. Questo dato ha fatto propendere a credere che Lucrezio mori  nel 55 a.C., all'età di quarantatré anni. Queste vengono comunemente considerate le uniche notizie biografiche tramandate direttamente dall'antichità.  Ignoto risulta anche il luogo di nascita, che tuttavia taluni hanno creduto essere Ercolano, per la presenza di un Giardino Epicureo in quest'ultima città, in particolare, dall'analisi di numerose epigrafi risalenti all'epoca dell'autore latino, risulta evidente un'ingente presenza del cognome Carus nell'antico territorio campano, secondo la critica recente la suddetta indagine prova fermamente (nei limiti del probabile) le origini campane di L.. Neppure la sua militanza politica sembra essere ricostruibile: il desiderio di pace accennato prima non sembra affatto ricordare il drammatico rancore dell'aristocratico, per altro solitamente stoico, che vede sgretolarsi la Repubblica e la libertà, ma il desiderio dell'"amico" epicureo, che vede nella pace e nel benessere di tutti la possibilità di fare accoliti e viver serenamente. È tuttavia rilevante il fatto che la sua opera De rerum natura sia dedicata a Memmio, fine letterato e appassionato di cultura greca, ma anche e soprattutto membro di spicco degli optimates.  Tale era, del resto, il suo desiderio di pace da auspicare alla fine del proemio della sua opera una "placida pace" per i Romani. Questo anelito così forte alla pace è peraltro riscontrabile non solo in Lucrezio, ma anche in Catullo, Sallustio, Cicerone, Catone l'Uticense e perfino in Cesare: esso rappresenta il desiderio di un'intera società dilaniata da un secolo di guerre civili e lotte intestine. La scarsità delle fonti sulla sua vita ha portato molti a interrogarsi persino sulla stessa esistenza del filosofo, a volte considerato solo uno pseudonimo sotto il quale si celava un anonimo filosofo per alcuni un amico epicureo di Cicerone, Tito Pomponio Attico, che si suicidò, o persino lo stesso Cicerone.  Secondo lo storico Luciano Canfora, è possibile ricostruire una scarna biografia di Lucrezio: nacque ad Ercolano, dove aveva una villa la famiglia nobiliare di un possibile parente, Marco Lucrezio Frontone)  appartenente quasi sicuramente all'antica famiglia nobile dei Lucretii (qualcuno ne fa invece un liberto della stessa famiglia). Studiò l'epicureismo proprio ad Ercolano, dove si trovava un centro della "filosofia del giardino", diretta da  Filodemo di Gadara, allora ospite nella villa di Lucio Calpurnio Pisone, il ricco suocero di Cesare (la cosiddetta "villa dei papiri").  Avrebbe sofferto di sbalzi d'umore, chiamati oggi disturbo bipolare, ma non sarebbe stato pazzo, ma di questo umore alterno risentì il suo lavoro. In disaccordo con le guerre civili, avrebbe lasciato Roma e non sarebbe morto suicida ma avrebbe viaggiato ad Atene, nei luoghi del maestro Epicuro, e oltre, essendo forse il suo nome conosciuto da Diogene di Enoanda, quindi quasi in Asia minore, nelle cui famose incisioni sotto il portico della sua casa si ricorda un certo "Caro" (nome poco diffuso), romano, e sapiente epicureo.  Non si sa se il poema fosse diffuso nell'oriente, quindi è possibile che Lucrezio si fosse davvero recato in Grecia. Lucrezio, spinto da una delusione d'amore, si sarebbe allontanato lasciando incompiuto il suo poema, affidato forse a Cicerone stesso (che difatti non parla effettivamente di suicidio ma afferma: «Lucretii poemata, ut scribis, ita sunt: multis luminibus ingenii, multae tamen artis» ("le poesie di Lucrezio, come tu mi scrivi, sono dotate di molti lumi di talento, e tuttavia di molta arte"), ma, forse, senza impazzire e morire (che fosse suicidandosi o perché assassinato), esagerazione della fonte di Girolamo o di qualche altro avversario di Lucrezio, e sarebbe stato forse volutamente confuso dallo stesso Girolamo con Lucullo, onde screditare l'epicureismo.  Il destinatario dell'opera, Gaio Memmio, caduto in disgrazia ed espulso dal Senato per condotta immorale, andò ad Atene, causando una nuova delusione a Lucrezio, che, tornato a Roma, sarebbe morto.  La notizia di un "filtro d'amore" velenoso somministratogli da una donna di facili costumi, amante gelosa di Lucrezio, viene riportata anche da Svetonio nei confronti di Caligola e della moglie Milonia Cesonia; in questo caso è apparsa una semplice diceria, e, data l'ispirazione svetoniana (dal perduto De poetis) del passo di Girolamo su Lucrezio, anche lì sembra essere una spiegazione semplicistica, dovuta alla poca conoscenza dei disturbi psichici che si aveva all'epoca (anche per Caligola si parlò, difatti, come per Lucrezio, di epilessia e malattie fisiche misteriose che l'avrebbero fatto impazzire improvvisamente, come, nel caso di studiosi moderni, l'avvelenamento da piombo, oltre che dei detti "filtri").  Se Lucrezio soffrì di un disagio psichico, che lo avrebbe spinto a cercare sollievo nella filosofia, non fu a causa di un veleno, e se il suicidio ci fu (il che potrebbe spiegare l'abbandono improvviso del poema), la causa potrebbe essere stata di natura politica — come sarà più tardi il caso di Catone Uticense —, ovverosia la rovina del suo protettore Memmio e della sua cerchia culturale. Virgilio, che lo rispettava anche se era passato dall'epicureismo, abbracciato in gioventù, alle teorie pitagoriche, parla di lui nelle Georgiche e nelle Bucoliche, definendolo "felix" (ossia "prediletto dalla dea fortuna") e non "folle". Secondo Guido Della Valle, la V ecloga, che parla della morte di un personaggio chiamato Dafni (a volte identificato con Cesare, a volte con Flacco, il fratello di Virgilio), potrebbe riferirsi invece alla morte dello stesso Lucrezio, definita "immatura e innaturale", cioè avvenuta per cause traumatiche. Il movente politico e morale del gesto potrebbe essere la causa del silenzio attorno ad esso e del fiorire di aneddoti per giustificarlo, dato che non si poteva cancellare la grandezza filosofica di Lucrezio, con una sorta di damnatio memoriae di solito riservata ai nemici politici.  Essi erano spesso vittime delle liste di proscrizione dei vincitori, come quella di Marc’antonio che colpirà Cicerone, e molti si toglievano la vita, in quanto morte onorevole per i costumi romani; Virgilio e Orazio, estimatori di L., facevano parte della corte di Augusto, e dovevano quindi allinearsi alla linea culturale dettata dall'imperatore, assertore dell'antica moralità e diffusore della leggenda di Cesare (per cui venivano cancellate le espressioni scomode di dissenso), e dal suo amico Mecenate, in cui l'epicureismo, se non sfumato come in Orazio appuntocosì come ogni opera che non fosse celebrativa del princeps e della grandezza di Roma non trovava spazio, per cui Lucrezio verrà ricordato solo come grande poeta, tralasciandone l'aspetto filosofico.  Secondo Della Valle, quindi, Lucrezio si sarebbe tolto la vita come gesto di protesta contro la classe politica in ascesa, o perché condannato a morte da essa. Lucrezio, per il periodo in cui è vissuto, personaggio scomodo: gli ideali epicurei di cui era profondamente intriso corrodevano le basi del potere di una Roma alla vigilia della congiura di Catilina. In un'epoca di tensioni repubblicane, infatti, isolarsi dalla realtà politica nell'hortus epicureo significa sottrarsi ai negotia politici e uscire di conseguenza anche dalla sfera d'influenza del potere. Le più forti correnti stoiche, ostili all'epicureismo, avevano permeato la classe dirigente romana in quanto più conformi alla tradizione guerriera dell'Urbe. L'epicureismo era invece presente anche attraverso il citato Filodemo e altri in Campania, dove Virgilio avrebbe approfondito la sua conoscenza dell'epicureismo. Orazio non lo nomina, ma è evidente che lo conosce, e ideologicamente gli è più vicino di altri. La natura poetica del De rerum natura fa sì che Lucrezio col suo pessimismo esistenziale avanzi profezie apocalittiche, visioni quasi allucinate, critiche e ambigue espressioni (Grice), che accompagnano il poema. Alcuni teologi come San Girolamo ed altri, hanno dato di lui l'immagine di un ateo psicotico in preda alle forze del male. Appoggiandosi alla psicoanalisi qualcuno ha sostenuto che in certi bruschi cambiamenti di immagine e di pensiero ci fossero i sintomi di una pazzia delirante o di problemi di ordine psichico. In realtà l'ipotizzata pazzia di Lucrezio appare oggi più plausibilmente un tentativo di mistificazione per screditare il poeta, così come la presunta morte per suicidio sarebbe stato l'esito di un modo di pensare perverso, che travia chi lo segue. L'ipotesi dell'epilessia poi, viene avanzata sulla base dell'arcaica credenza che il poeta fosse sempre un invasato; elemento quest'ultimo da collegare alla credenza che gli epilettici fossero sacri ad Apollo e da lui ispirati nelle loro creazioni. Comunque altri scrittori cristiani come Arnobio e Lattanzio affermarono che egli non fosse pazzo e che non si fosse ucciso. L'ipotesi della follia e del suicidio attestata dal Chronicon di Girolamo si fondava su illazioni di Svetonio, peraltro di difficile verifica. Potrebbe anche esserci stata una confusione dovuta all'abbreviazione “Luc.,” impiegata indifferentemente nei codici latini per indicare i nomi di Lucillius, Lucullus e Lucretius. Plutarco scrisse infatti di un certo Licinio LUCULLO (si veda), politico, generale e cultore dei piaceri, che morì dopo essere impazzito a causa di un filtro d'amore. L'errore di interpretazione dell'abbreviazione “Luc.” potrebbe così aver permesso lo scambio dei due personaggi. A causa dell'impossibilità di ricostruire i momenti salienti della sua vita, dunque, il progetto filosofico che egli volle esprimere è ricostruibile interamente solo dalla sua opera, considerata tra le più vigorose d'ogni età. Bisogna ora individuare le motivazioni che spinsero L. a scrivere il De rerum natura, che fondamentalmente sono due. La prima è una ragione etico-filosofica, in quanto Lucrezio, affascinato dalla filosofia epicurea, desiderava invitare il lettore alla pratica di tale filosofia, incitandolo a liberarsi dall'angoscia della morte e degli dèi. La seconda motivazione invece è di carattere storico. L. era conscio che la situazione politica a Roma peggiorasse di giorno in giorno: Roma era quadro ormai di continui scontri bellici e conseguenti dissidi; giustappunto egli, con un evidente positivismo, voleva incoraggiare il cittadino-lettore romano a non perdere la fiducia verso un successivo miglioramento della situazione. L. si proponeva di rivoluzionare il cammino di Roma, riportandolo all'epicureismo che era stato declinato in favore dello stoicismo. La prima cosa da distruggere era la convinzione provvidenzialistica stoica e più propriamente romana. Non c'era un dovere romano di civilizzare "l'orbe terrifero e de le acque", come farà dire Virgilio alla Sibilla Cumana in un colloquio con Enea. Non c'è una ragione seminale universale responsabile della vita nel cosmo, destinata a deflagrare per poi ricominciare un nuovo, identico, ciclo esistenziale, come voleva la fisica stoica, ma un mondo che non è unico nell'universo, peraltro infinito, essendo uno dei tanti possibili. Non c'è quindi nessun fine provvidenziale di Roma, essa è una Grande fra le Grandi, ed un giorno perirà nel suo tempo. La religione, considerata come Instrumentum regni, deve essere non distrutta, ma integrata nel contesto del viver civile come utile ma falsa. Egli afferma fin dal libro I del De rerum natura. Tanto male poté suggerire la religione. Ma anche tu forse un giorno, vinto dai terribili detti dei vati, forse cercherai di staccarti da noi. Davvero, infatti, quante favole sanno inventare, tali da poter sconvolgere le norme della vita e turbare ogni tuo benessere con vani timori! Giustamente, poiché se gli uomini vedessero la sicura fine dei loro travagli, in qualche modo potrebbero contrastare le superstizioni e insieme le minacce dei vati... Queste tenebre, dunque, e questo terrore dell'animo occorre che non i raggi del sole né i dardi lucenti del giorno disperdano, bensì la realtà naturale e la scienza... E perciò, quando avremo veduto che nulla può nascere dal nulla, allora già più agevolmente di qui potremo scoprire l'oggetto delle nostre ricerche, da cosa abbia vita ogni essenza, e in qual modo ciascuna si compia senza opera alcuna di dèi. Lucrezio colpiva direttamente la credenza negli dèi latini sostenendo che non c'è preghiera che schiuda le fauci di una tempesta, giacché essa è regolata da leggi fisiche e gli dèi, seppur esistenti e anche loro composti da atomi così sottili che ne assicurano l'immortalità, non si curano del mondo né lo reggono; ma la religione deve essere inglobata nella scoperta e nello studio della natura, che rasserena l'animo e fa comprendere la vera natura delle cose: infatti l'unico principio divino che regge il mondo è la divina voluptas, Venere: il piacere, la vita stessa intesa come animazione regge l'universo, ed è l'unica cosa in grado di fermare lo sfacelo che sta portando Roma alla fine: Marte, ovvero la Guerra. Proprio per questo, egli elogia Atene, creatrice di quegli intelletti più grandi che hanno illuminato la natura e quindi l'uomo stesso, ed in ultima istanza Epicuro, sole invitto della conoscenza rasserenatrice. Non solo, egli stesso si sente quasi un poeta rasserenatore delle tempeste umane e proprio per questo si sente profondamente affine ai poeti delle origini, il cui luogo principe è in Empedocle (secondo infatti per elogi solo a Epicuro) ma con una sola grande differenza: egli non è portatore di una verità divina fra le umane genti, ma di una verità affatto umana, universale e per tutti, che attecchirà ben presto per la salvezza di Roma. Epicuro è comunque, per Lucrezio, il più grande uomo mai esistito, come risulta dai tre inni a lui dedicati (chiamati anche "trionfi" o "elogi"):  «E dunque trionfò la vivida forza del suo animo. E si spinse lontano, oltre le mura fiammeggianti del mondo. E percorse con il cuore e la mente l'immenso universo, da cui riporta a noi vittorioso quel che può nascere, quel che non può, e infine per quale ragione ogni cosa ha un potere definito e un termine profondamente connaturato. Perciò a sua volta abbattuta sotto i piedi la religione è calpestata, mentre la vittoria ci eguaglia al cielo. Il De rerum natura e un poema didascalico in esametri, di genere scientifico-filosofico, suddiviso in sei libri (raccolti in diadi), comprendente un totale di 7415 versi, che illustrano fenomeni di dimensioni progressivamente più ampie: dagli atomi si passa al mondo umano per arrivare ai fenomeni cosmici. Riproduce il modello prosastico e filosofico epicureo e la struttura del poema Περὶ φύσεως di Empedocle (anche un'opera di Epicuro aveva il medesimo titolo). Secondo i filologi vi sono corrispondenze e simmetrie interne che corrisponderebbero ad un gusto alessandrino. L'opera infatti è suddivisa in tre diadi, che hanno tutte un inizio solare ed una fine tragica. Ogni diade contiene un inno ad Epicuro, mentre il secondo e il terzo libro (in quest'ultimo è presente anche un'esposizione della sua estetica) si aprono entrambi con un inno alla scienza. Essendo un poema didascalico, ha come modello Esiodo e quindi anche Empedocle, che aveva preso il modello esiodeo come massimo strumento per l'insegnamento della filosofia. Altri modelli potrebbero essere i poeti ellenistici Arato e Nicandro di Colofone, che usavano il poema didascalico come sfoggio di erudizione letteraria. Il destinatario e i destinatari Il dedicatario dell'opera è la Memmi clara propago, ovvero il rampollo della famiglia dei Memmi, che solitamente si identifica con Gaio Memmio. Più in generale, si può dire che il destinatario che l'autore si prefigge di conquistare è il giovane aperto ad ogni esperienza, che un giorno prenderà il posto dei politici e attuerà quella rivoluzione propugnata con tanto fervore da L.. Ma, almeno con Memmio, egli fallì: da adulto divenne un dissoluto, fraintendendo il significato di piacere catastematico epicureo, e fu allontanato dal Senato probri causa, cioè per immoralità. Riparò quindi in Grecia, dove scrisse poesie licenziose e dove ce lo menziona anche Cicerone (nelle Ad Familiares), intenzionato a distruggere la casa e il giardino in cui proprio Epicuro risiedette, per costruirsi un palazzo, suscitando lo sdegno degli epicurei che fecero istanza a CICERONE stesso di intervenire per impedirglielo, senza che però Cicerone ci riuscisse. In un simile progetto L. scelse di doversi rifare ad un modello di stile arcaico, che vedeva in Livio Andronico, ma soprattutto in Ennio e in Pacuvio i modelli emuli, per motivi fra loro quanto meno vari: l'egestas linguae (povertà della lingua), lo vede costretto a dover arrangiare le lacune terminologiche e tecnicistiche con l'arcaismo, ancora che proprio L., insieme a Cicerone, sia uno dei fondatori del lessico astratto e filosofico latino, e a colmare e ancor meglio comprendere l'oscurità del filosofo con la mielosa luce della poesia. Discendendo più in profondità nelle anguste gole del poema, si notano anche altri problemi cui dovette far fronte: primo fra tutti, come tradurre parole di pregnanza filosofica in latino, che ancora non aveva termini confacenti. Finché poté, egli evitò la semplice translitterazione (ad es. "atomus" per Ατομος) e preferì invece usare altri termini presenti già nella sua lingua magari dandogli altra accezione oppure (come mostrato anche sopra) creando neologismi. Ed è proprio grazie all'arcaismo che L. riesce a rendere possibile tutto questo: infatti era proprio dello stile arcaico il neologismo "munificenza" ed anche un certo uso (convulso a detta di antichi e moderni) delle figure di suono quali allitterazioni, consonanze, assonanze e omoteleuti. Molto importante è anche il fatto che L.non si limitò a trasmettere il messaggio di Epicuro con un arido scritto filosofico, ma lo fece attraverso un poema che, a differenza del rigoroso linguaggio razionale della filosofia, parla per squarci imaginifici. Sul piano teorico l'opera di Lucrezio si caratterizza come una puntualizzazione di quella epicurea con alcune esplicazioni che nel suo referente greco non erano abbastanza chiare. Il concetto di parenklisis che Lucrezio tradurrà con clinamen mancava di definizione chiara. Nella Lettera ad Erodoto Epicuro poneva infatti la parenklisis ma poi parla piuttosto di una deviazione per urto. Il celebre passaggio del libro II del De rerum natura dice:  Perciò è sempre più necessario che i corpi deviino un poco; ma non più del minimo, affinché non ci sembri di poter immaginare movimenti obliqui che la manifesta realtà smentisce. Infatti è evidente, a portata della nostra vista, che i corpi gravi in se stessi non possono spostarsi di sghembo quando precipitano dall’alto, come è facile constatare. Ma chi può scorgere che essi non compiono affatto alcuna deviazione dalla linea retta del loro percorso? Lucrezio precisa poi ulteriormente le modalità del clinamen aggiungendo:  «Infine, se ogni moto è legato sempre ad altri e quello nuovo sorge dal moto precedente in ordine certo, se i germi primordiali con l’inclinarsi non determinano un qualche inizio di movimento che infranga le leggi del fato così che da tempo infinito causa non sussegua a causa, donde ha origine sulla terra per i viventi questo libero arbitrio, donde proviene, io dico, codesta volontà indipendente dai fati, in virtù della quale procediamo dove il piacere ci guida, e deviamo il nostro percorso non in un momento esatto, né in un punto preciso dello spazio, ma quando lo decide la mente? Infatti senza alcun dubbio a ciascuno un proprio volere suggerisce l’inizio di questi moti che da esso si irradiano nelle membra]»  Per quanto riguarda la sfera del vivente Lucrezio la collega direttamente agli atomi nel loro processo creativo, scrivendo:  Così è difficile rescindere da tutto il corpo le nature dell'animo e dell'anima, senza che tutto si dissolva. Con particelle elementari così intrecciate tra loro fin dall’origine, si producono insieme fornite d’una vita di eguale destino: ed è chiaro che ognuna di per sé, senza l’energia dell’altra, le facoltà del corpo e dell’anima separate, non potrebbero aver senso: ma con moti reciprocamente comuni spira dall’una e dall’altra quel senso acceso in noi attraverso gli organi. Lucrezio riprende in maniera radicale la tesi già di Epicuro. La religione è la causa dei mali dell'uomo e della sua ignoranza. Egli ritiene che la religione offuschi la ragione impedendo all'uomo di realizzarsi degnamente e, soprattutto, di poter accedere alla felicità, da raggiungere attraverso la liberazione dalla paura della morte. Il poema ha come argomenti principali la lacerante antinomia fra ratio e religio, l'epicureismo e il progresso. La ratio è vista da Lucrezio come quella chiarità folgorante della verità «che squarcia le tenebre dell'oscurità», è il discorso razionale sulla natura del mondo e dell'uomo, quindi la dottrina epicurea, mentre la religio è ottundimento gnoseologico e cieca ignoranza, che lo stesso L. denomina spesso con il termine "superstitio". Indica l'insieme di credenze e dunque di comportamenti umani "superstiziosi" nei confronti degli dèi e della loro potenza. Poiché la religio non si basa sulla ratio essa è falsa e pericolosa. Afferma che sono evidenti le nefaste conseguenze della religione e adduce come esempio il caso di Ifigenia, dicendo poi che il mito è una rappresentazione falsata della realtà, come nell'Evemerismo. La religione è perciò la causa principale dell'ignoranza e dell'infelicità degli uomini. L. riprende i temi principali della dottrina epicurea, che sono: l'aggregazione atomistica e la "parenklisis" (che egli ribattezza clinamen), la liberazione dalla paura della morte, la spiegazione dei fenomeni naturali in termini meramente fisici e biologici. Egli opera un completamento di essa in senso naturalistico ed esistenzialistico, introducendo un elemento di pessimismo, assente in Epicuro, probabilmente da attribuirsi a una personalità malinconica. Da un punto di vista ontologico, secondo Lucrezio, tutte le specie viventi (animali e vegetali) sono state "partorite" dalla Terra grazie al calore e all'umidità originari. Ma egli avanza anche un nuovo criterio evoluzionistico: le specie così prodotte sono infatti mutate nel corso del tempo, perché quelle malformate si sono estinte, mentre quelle dotate degli organi necessari alla conservazione della vita sono riuscite a riprodursi. Tale concezione atea, materialista, antiprovvidenzialista e storica della natura sarà ereditata e rielaborata da molti pensatori materialisti dell'età moderna, in particolare gli illuministi Diderot, d'Holbach e La Mettrie, anch'essi atei dichiarati e a loro volta divulgatori dell'ateismo; Lucrezio sarà inoltre seguito da Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi. L. nega ogni sorta di creazione, di provvidenza e di beatitudine originaria e afferma che l'uomo si è affrancato dalla condizione di bisogno tramite la produzione di tecniche, che sono trasposizioni della natura. Però, il progresso non è positivo a priori, ma solo finché libera l'uomo dall'oppressione. Se è invece fonte di degradazione morale, lo condanna duramente. Lucrezio introduce nel III libro del De rerum natura una chiarificazione che nel mondo latino era stata trascurata generando non poche confusioni, circa il concetto di “animus” in rapporto a quello di “anima” «Vi sono dunque calore e aria vitale nella sostanza stessa del corpo, che abbandona i nostri arti morenti. Perciò, trovata quale sia la natura dell'animo e dell'anima quasi una parte dell'uomo -, rigetta il nome di armonia, recato ai musicisti già dall'alto Elicona, o che essi hanno forse tratto d'altrove e trasferito a una cosa che prima non aveva un suo nome. Tu ascolta le mie parole. Ora affermo che l'anima e l'animo sono tenuti Avvinti tra loro, e formano tra sé una stessa natura. Ma è il capo, per così dire, è il pensiero a dominare tutto il corpo: quello che noi denominiamo animo e mente e che ha stabile sede nella zona centrale del petto. Qui palpitano infatti l'angoscia e il timore, qui intorno le gioie provocano dolcezza; qui è dunque la mente, l’animo. La restante parte dell’anima, diffusa per tutto il corpo, obbedisce e si muove al volere e all’impulso della mente. Questa da sé sola prende conoscenza, e da sé gioisce, quando nessuna cosa stimola l’anima e il corpo. L. riprende il concetto ellenico di anima come "soffio vitale che vivifica ed anima il corpo, ciò che i greci chiamavano psyché. Questo soffio pervade tutto il corpo in ogni sua parte e lo abbandona solo “con l'ultimo respiro". L'"animus" invece è identificabile col "noùs" ellenico, traducibile in latino con mens. Dunque animus e mens paiono essere o la stessa cosa o due elementi coniugati dell'unità mentale. L'indicazione della “zona centrale del petto” come sede fa pensare al concetto di “cuore”, ricorrente ancora oggi nel linguaggio comune per indicare la sensibilità umana, centro dell'emozione e del sentimento. Parrebbe allora che l'animus sia insieme e conoscenza e emozione, mentre l'anima è soffio vitale. L'angoscia esistenziale Il De rerum natura è ricchissimo di elementi tipici dell'esistenzialismo moderno, riscontrabile specialmente in Leopardi, che dell'opera di L.era un profondo conoscitore, anche se in realtà non è noto il lasso di tempo in cui Leopardi lesse L.. Questi elementi di angoscia hanno indotto alcuni studiosi a sottolineare il pessimismo di fondo che si opporrebbe alla volontà di rinnovare il mondo a partire dalla filosofia epicurea; in altre parole, in Lucrezio ci sarebbero due spinte contrapposte; l'una dominata dalla razionalità e fiduciosa nel riscatto dell'uomo, l'altra ossessionata dalla fragilità intrinseca degli esseri viventi e dal loro destino di dolore e morte. Altri studiosi, però ritengono che l'insistenza di Lucrezio sugli aspetti dolorosi della condizione umana non sia altro che una strategia di propaganda, per fare emergere più fortemente la funzione salvifica della ratio epicurea. S'intende, ciechi alla dottrina di Epicuro.  Sul luogo di nascita: anche se c'è chi afferma fosse nato a Roma, si ritiene quasi all'unanimità che fosse originario della Campania: di Napoli, di Ercolano, o, secondo recenti studi epigrafici, di Pompei, dove il nomen e il cognomen Tito e L. sono attestati, e la gens Lucretia ha delle ville cfr: Biografia di Lucrezio; o perlomeno vi avesse abitato a lungo cfr. Enrico Borla, Ennio Foppiani, Bricolage per un naufragio. Alla deriva nella notte del mondo, cfr. anche la Lucrezio Caro, Tito su Enciclopedia Treccani  Sulla data di nascita: molti optano per il 98 a.C. o secondo altri 96 a.C.  Secondo alcune fonti: Lucretius testimonia vitae  Luciano Canfora, Vita di L., Sellerio,  o secondo altri 53 a.C., cfr. Paolo Di Sacco, M. Serio, "Odi et amoStoria e testi della letteratura latina"  1 "L'età arcaica e la repubblica", Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, Modulo. Testimonianze su Lucrezio  Canfora. Lucrezio, De rerum natura, Lucrezio, De rerum natura, Enrico Fichera, I "templa serena" e il pessimismo di Lucrezio: echi lucreziani nella letteratura, Roma, Bonanno edizioni, Lippold, Testo per Arndt-Bruckmann, Griech. u. röm. Porträts, Monaco. Enciclopedia dell'arte antica  Cfr. Gerlo, Benedetto Coccia, Il mondo classico nell'immaginario contemporaneo  Nel romanzo epistolare di Tiziano Colombi, Il segreto di Cicerone, Palermo, Sellerio, Nomi romani: glossario  Canfora, Cicerone, Ep. ad Quintum fratrem, II 9.  S L.  Canfora, Classici: L. e il De rerum natura  Aldo Oliviero, Il suicidio di L., su lafrontieraalta.com. Ettore Stampini, Il suicidio di L., Messina, Tipografia D'Amico, La risposta di Virgilio a L.  Guido Della Valle (Napoli), pedagogista e docente universitario, autore di Tito L Caro e l.'epicureismo campano, Napoli, Accademia Pontaniana, L. in Enciclopedia Italiana  L.: informazioni biografiche  ibidem  La natura delle cose, Milano, Rizzoli, Eneide, lLa natura delle cose, cit. supra81. L., La natura delle cose,  La natura delle cose. Il De rerum natura di L.  Introduzione a Lucrezio accesso= Memmio su Enciclopedia Italiana  Lo stile di Lucrezio  C. Craca, Le possibilità della poesia. Lucrezio e la madre frigia in «De rerum natura» IBari, Edipuglia, Epicuro, Opere, E. Bignone, Laterza Lucrezio, La natura delle cose, Biagio Conte, Milano, Rizzoli, La natura delle cose, cit. supra271.  De rerum natura, Diego Fusaro, Tito L. Caro, su filosofico.net. e rerum natura, VTasso segue L. stilisticamente, non ideologicamente: vedasi la famosa similitudine del proemio del libro IV, ripresa nel proemio della Gerusalemme liberate, La natura delle cose, cit. supra, De rerum natura, Pazzaglia, Antologia della letteratura italiana.  Lucrezio, introduzione Edizioni De rerum natura, (Brixiae), Thoma Ferrando auctore, De rerum natura libri sex nuper emendati, Venetiis, apud Aldum, In Carum Lucretium poetam commentarij a Pio editi, Bononiae, in ergasterio Hieronymi Baptistae de Benedictis, De rerum natura libri sex a Lambino emendati atque restituti & commentariis illustrati, Parisiis, in Gulielmi Rovillij aedibus, De rerum natura libri VI, Patavii, excudebat Josephus Cominus, De rerum natura libri sex, Revisione del testo, commento e studi introduttivi di Giussani, Torino, E. Loescher  (importante edizione critica, tuttora fondamentale). De rerum natura, Edizione critica con introduzione e versione Flores, Napoli, Bibliopolis, Traduzioni italiane Della natura delle cose libri sei tradotti da Marchetti, Londra, per G. Pickard. La natura, libri VI tradotti da Rapisardi, Milano, G. Brigola, Della natura, Armando Fellin, Torino, POMBA. Della natura, Versione, introduzione e note di Cetrangolo, Firenze, Sansoni, La natura delle cose, Introduzione di Gian Biagio Conte, Traduzione di Canali, Testo latino e commento Dionigi, Milano, Rizzoli, La natura, Introduzione, testo criticamente riveduto, traduzione e commento di Francesco Giancotti, Milano, Garzanti (Per la  specifica sul De rerum natura si rimanda a tale voce)  V.E. Alfieri, Lucrezio, Firenze, Le Monnier, A. Bartalucci, L. e la retorica, in: Studi classici in onore di Cataudella, Catania, Edigraf, M. Bollack, La raison de L. Constitution d'une poetique philosophique avec un essai d'interpretation de la critique lucretienne, Parigi, Les editions de Minuit, 1978. G. 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Papa, Veterum poetarum sermo et reliquiae quatenus Lucretiano carmine contineantur, Neapoli, A. Loffredo, Perelli, L. poeta dell'angoscia, Firenze, La Nuova Italia, Perelli, L.. Letture critiche, Milano, Mursia, A. Pieri, L. in Macrobio. Adattamenti al testo virgiliano, Messina, Casa Editrice D'Anna, V. Prosperi, Di soavi licor gli orli del vaso. La fortuna di Lucrezio dall'Umanesimo alla Controriforma, Torino, N. Aragno, G. Sasso, Il progresso e la morte. Saggi su Lucrezio, Bologna, Il Mulino, R. ScarciaE. ParatoreG. D'Anna, Ricerche di biografia lucreziana, Roma, Edizioni dell'Ateneo, O. Tescari, Lucretiana, Torino, SEI,O. Tescari, L., Roma, Edizioni Roma, A. Traglia, De Lucretiano sermone ad philosophiam pertinente, Roma, Gismondi, Scritti letterari Canali, Nei pleniluni sereni. Autobiografia immaginaria di Tito Lucrezio Caro, Milano, Longanesi, E. Cetrangolo, L.. Tragedia, Roma, Edizioni della Cometa, Tiziano Colombi, Il segreto di Cicerone, Palermo, Sellerio. Piergiorgio Odifreddi, Come stanno le cose. Il mio Lucrezio, la mia Venere, Milano, Rizzoli, Alieto Pieri, Non parlerò degli dèi. Il romanzo di L., Firenze, Le Lettere, Epicureismo Esistenzialismo ateo Storia dell'ateismo Tito L. Caro, su Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Tito L. Caro, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tito L. Caro Opere di Tito L. Caro, su Liber Liber.  openMLOL, Horizons Audiolibri di Tito L. Caro, su LibriVox. Goodreads. De Rerum Natura: testo con concordanze e liste di frequenza, su intratext.com. Intervista a Luca Canali su passioni e razionalità in Lucrezio, dall'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su conoscenza.rai. Analisi critica del pensiero di Lucrezio, su lucrezio.exactpages.com. V D M EpicureismoFilosofia Letteratura  Letteratura Categorie: Poeti romaniFilosofi romani 15 ottobre Roma Tito Lucrezio Caro Atomisti Epicurei Filosofi atei Lucretii Storia dell'evoluzionismo Pre-esistenzialisti Personalità dell'ateismo. Refs.: Lucretius, in The Stanford Encyclopaedia.  Alma figlia di Giove, inclita madre  Del gran germe d'Enea, Venere bella,  Degli uomini piacere e degli Dei: Tu che sotto i girevoli e lucenti  Segni del cielo il mar profondo, e tutta  D’ animai d'ogni specie orni la terra, Che per se fora un vasto orror soUngo: Te Dea , fnggono i venti: al primo arrivo  Tuo svaniscon le nubi: a te germoglia  Erbe e fiori odorosi il suolo indnstre: Tu rassereni i giorni foschi, e rendi  Col dolce sguardo il mar chiaro e tranquillo,  E splender fai di maggior lume il ciclo. Qualor deposto il freddo ispido manto  L'anno ringiovanisce, « la soave  Aura feconda di Favonio spira, Tosto tra fronde e fronde i vaghi augelli. Feriti il cor da' tuoi pungenti dardi ,   Cantan festosi il tuo ritorno, o Diva; Liete scorron saltando i grassi paschi  Le fiere , e gonfi di nuor' acqae i fìami  Varcano a nuoto e i rapidi torrenti: Tal da' teneri tuoi rezzi lascivi  Dolcemente allettato ogni animale  Desioso ti segue ovunque il gnidi.   In somma tu per mari e monti e fiumi,  Pe'boschi ombrosi e per gli aperti campi,  Di piacevole amore i petti accendi, E cosi fai che si conservi '1 mondo.   Or se tu sol della Natura il freno  Reggi a tua voglia , e senza te non vede  Del di la luce desiata e bella,   Nè lieta e amabil fassi alcuna cosa: Te , Dea, te bramo per compagna all'opra,  In cui di scriver tento in nuovi carmi  Di Natura i segreti e le cagioni  Al gran Memmo Gemello a te si caro ,  In ogni tempo, e d’ogni laude ornato. Tu dunque , o Diva , ogni mio detto aspergi  D’eterna grazia, e fa’ cessare intanto  E per mare e per terra il fiero Marte,   Tu, che sola puoi farlo : egli sovente  D’ amorosa ferita il cor trafitto  Umil si posa nel divin tuo grembo.   Or mentr’ ei pasce il desioso sguardo  Di tua beltà, ch'ogni beltade avanza,   E che l’anima sua da te sol pende, Deh ! porgi a lui , vezzosa Dea , deh ! porgi  A lui soavi preghi , e fa'ch’ ei renda  Al popol suo la desiata pace. Che se la patria nostra è da nemiche  Armi abitata, io più seguir non posso con animo quieto il preso stile,  nè può di Memmo il generoso figlio aS   l^egar sé stesso alla comaa salate. Tu, gran prole di Memmo, ora mi porgi  Grate ed attente orecchie, e ti prepara,  Lungi da te cacciando ogni altra cura,   Alle vere ragioni , e non volere  I miei doni sprezzar pria che gl’ intenda. Io narrerotti in che maniera il cielo con moto alterno ognnr si volga c giri j  Degli Dei la natura, e delle cose  Gli alti principi , e come nasca il tutto ;  Come poi -si nutrichi, e come cresca, Ed in che finalmente ei si risolva:   £ ciò da noi nell’avvenir dirassi primo corpo, materia, o primo seme, o corpo genitale , essendo quello  Onde prima si forma ogni altro corpo: Che d'uopo é pur che’n somma eterna pace  Yivan gli Dei per lor natura , e lungi  Stian dal governo delle cose umane, Scevri d' ogni dolor, d’ogni periglio, biechi sol di lor stessi, e di lor fuori di nulla bisognosi, e che nè metto  Nostro gli alletti, o colpa accenda ad ira. Giacca l’ umana vita oppressa e stanca  Sotto religìon grave e severa. Che mostrando dal ciel l’altero capo  Spaventevole in vista e minacciante ne soprasta. Un iiom d’Atene il primo e, che d’ergerle incontra ebbe ardimento  Gli occhi ancor che mortali, e le s’oppose.  Questi non paventò nè eie! tonante  Nè tremoto che ’l mondo empia d’ orrore,  Nè fama degli Dei, nè fulmin torto j  Ma qual acciar su dura alpina cote quanto s’agita più tanto più splende. Tal dell’animo suo mai sempre invitto  Nelle difficoltà crebbe il desio a  Di spezzar pria d'ogni altro i saldi chiostri,  E r ampie porte di Natura aprirne.   Cosi vins' egli , e con l' eccelsa mente  Varcando oltre a' confin del nostro mondo, e bastante a capir spazio infinito. Quindi sicuramente egli n’ insegna  Gid che nasca o non nasca, ed in qual modo  Ciò che racchiude l' Universo in seno  Ha poter limitato , e tcrmin certo :   E la religion co’pié calcata,  L' alta vittoria sua c’ erge alle stelle. Nè creder già che scelerate ed empie sian le cose eh’ io parlo. Anzi sovente  L' altrui religion ne’ tempi^antichi  Cose produsse scelerate ed empie.   Questa il fior degli eroi scelti per duci  Deir oste argiva in Aalide indusse  Di Diana a macchiar l' ara innocente  Col sangue d' Ifigenia , allor che cinto di bianca fascia il bel virgineo crine vid’ella a se davanti in mesto volto  Il padre, e alni vicini i sacerdoti  Celar 1’ aspra bipenne , e '1 popol tutto  Stillar per gli occhi in larga vena il pianto  Sol per pietà di lei , che muta e mesta  Teneva a terra le ginocchia inchine. Nè giovi punto all’innocente e casta povera verginella in tempo tale,  ch’ a nome della patria il prence avesse  All’ esercito greco un re donato ;   Che tolta dalle man del suo consorte  Fu condotta all’ aitar tutta tremante:   Non perchè terminato il sacrifizio,  legata fosse col soave nodo d’un illustre imeneo. Ma per cadere  Nel tempo stesso delle proprie nozze  A* piè del genitore ostia dolente per dar felice e fortunato evento  All' armata navale. Error si grave  Persuader la religion poteo. Tu stesso dall’orribili minacce de’ poeti atterrito, a i detti nostri di negar tenterai la fe dovuta. Ed oh, quanti potrei fìngerti anch'io  Sogni e chimere, a sovvertir bastanti  Del viver tuo la pace, e col timóre  Il sereno turbar della tua mente.   Ed a ragion, che se prescritto il fine vedesse l'uomo alle miserie sue. Ben resister potrebbe alle minacce  Delle religioni, e de' poeti. Ma come mai resister può, s' ei teme  Dopo la morte aspri tormenti eterni.  Perchè dell' alma è a lui l’essenza ignota:  S' ella sia nata, od a chi nasce infusa, E se morendo il corpo anch' ella muoia? Se le tenebre dense , e se le vaste  Paludi vegga del tremendo Inferno,   O s' entri ad informare altri animali  Per ^divino voler, siccome il nostro  Ennio cantò , che pria d' ogn' altro colse  In riva d'Elicona eterni allori.   Onde intrecciossi una ghirlanda al crine FRA L’ITALICA GENTI illustre c chiara?  Bench' ci ne' dotti versi affermi ancora  Che sulle sponde d' Acheronte s' erge  Un tempio sacro a gl' infernali Dei ,   Ove non 1' alme o i corpi nostri stanno.   Ma certi simulacri in ammirande  Guise pallidi in volto, e quivi narra d’aver visto l'imagine d’Omero  Piangere amaramente, e di Natura  Raccontargli i segreti e le cagioni. Dunque non pnr de’più sublimi effetti Cercar le cause, e dichiarar conviensi  Della luna e del sole i morimenti.  Ma come possan generarsi in terra tutte le cose, e con ragion sagace principalmente investigar dell' alma, £ dell'animo uman l’occulta essenza,   E ciò che sia quel, che vegliando infermi,  £ sepolti nel sonno, in guisa n'empie d’alto terror , che di veder presente  Parne , e d’udir chi già per morte in nude ossa ò converso, e poca terra asconde e so ben io qual malagevol’ opra   Sia r illustrar de’ Greci in toschi carmi  L’ oscure invenzioni, e quanto spesso  Nuove parole converrammi usare, non per la povertà della mia lingua ch’alia greca non cede , e più d’ ogn’ altra piena è di proprie e di leggiadre vocij ma per la novità di quei concetti  Ch’esprimer tento, e che nuli’ altro espresse.  Pur nondimcn la tua virtude ò tale,  e lo sperato mio dolce conforto  Della nostr’amistà, eh’ ognor mi sprona  A soffrir volentieri ogni fatica,  E m’induce a vegliar le notti intere,  sol per veder con quai parole io possa  Portare innanzi alla tua mente un lume,  Ond’ ella vegga ogni cagione occulta.   Or si vano terror, si cieche tenebre   Schiarir bisogna, e via cacciar dall’ animo nn co’ be’ rai del sol, non già co’ lucidi dardi del giorno a saettar poc’ abili fuorché l’ombre notturne e i sogni pallidi, Ma col mirar della Natura, e intendere  D’occulte cause e la velata imagine. Tu, se di conseguir ciò brami, ascoltami. Sappi , che nulla per diyin volere  Pad dal nalla crearsi, onde il timore,  che qaind'il cor d'ogni mortale ingombra ,  Vano è del tutto, e se tu vedi ognora  Formarsi molte cose in terra e ’n cielo,  nè d'esse intendi le cagioni, e pensi  Perciò che Dio le faccia , erri e deliri.   Sia dunque mio principio il dimostrarti,  Che nulla mai si può crear dal nulla.  Quindi assai meglio intenderemo il resto  £ come possa generarsi il lutto  Senz'opra degli Dei. Or se dal nnlla-  Si creasser le cose, esse di seme  Non avrian d'uopo, e si vedrian produrre  Uomini ed animai nel seti dell' acque, nel grembo della terra uccelli e pesci, e nel vano dell’aria armenti e greggi;   Pe' luoghi culli, e per gl' inculti il parto  D'ogni fera selvaggia incerto fora;   Nè sempre ne darian gl'istessi frutti  Gli alberi , ma diversi ; anzi ciascuno  D' ogni specie a produrgli allo sarebbe.  Poiché come potrian da certa madre nascer le cose, ove assegnati i propri semi non fosser da ^Natura a tutte 1 Ma or perché ciascuna è da principi certi creala , indi ha il natale ed esce  Lieta a godere i dolci rai del giorno, ov'è la sua materia e -i-vorpi primi:   E quindi nascer d'ogni cosa il tutto  Non può, perchè fra loro alcune certe cose hall l'interna facoltà distinta.   Inoltre ond' è che primavera adorna sempre è d’ erlie e di fior? che di mature  Biade all' estiv' arsura ondeggia il campo? e che sol quando Febo occupa i segni  O di Libra o di Scorpio, allor la vite Suda il dolce liquor che inebria i sensi? Se non perché a'ior tempi alcuni certi  Semi in un concorrendo, atti a produrre  Son ciò che nasce, alJor che le stagioni  Opportune il richieggono, e la terra  «I Di rigor genital piena c di succo, Puote all’ aure inalzar sicuramente  Le molli erbette e l’altre cose tenere i che se pur generate esser dal nulla  Potessero, apparir dovrian repente  In contrarie stagioni e spazio incerto ,   Non vi essendo alcun seme , che impedito  Dall' Union feconda esser potesse  O per ghiaccio o per sol ne' tempi avversi.  Né per crescer le cose avrian mestiere di spazio alcuno in cui si unisca il seme,  i' elle fosser del nulla atte a nutrirsi. Ma nati appena i pargoletti infanti  Diverrebbero adulti , e in un momento  Si vedrebber le piante inverso il cielo  Erger da terra le robuste braccia. Il che mai non succede. Anzi ogni cosa cresce, come conviensi , a poco a poco,   E crescendo, conserva e rende eterna  La propria specie. Or tu confessa adunque  Che della sua materia , e del suo seme  Nasce, si nutre e divien grande il tutto.   S’arroge a ciò, che non daria la terra il dovuto alimento ai lieti parti. Se non cadesse a fecondarle il seno  Dal del 1' umida pioggia, e senza cibo propagar non potrebber gli animali  La propria specie, e conservar la vita, Ond' è ben verisimile, che molte  Cose molti fra lor corpi comuni  Àbbian, come le voci han gli elementij  Anzi, che sia senza principio alcuna.   In somma ond' è che non forma Natura uomini tanto grandi e si robusti, che potesser co’ piè del mar profondo varcar l’ acque sonanti e con la mano sveller dall’imolor l’alte montagne, e viver molt’ etadi , e molti secoli? L. is known only for his long poem De rerum natura in which he sets out the doctrines of the Garden. As the only substantial systematic work of the Garden to survive from antiquity it is a work of considerable significance. Unfortunately, it is difficult to judge how accurate an account of the school’s teaching as there is little with which to compare it. However, the Garden tended towards conservatism in doctrinal matters and so it isunlikely L. strays far from orthodoxy. The first two books of the poem are mainly concerned with espounding atomism, the middle two are concerned with human nature and knowledge, and the last to analyse a number of natural phenomena.  Tito Lucrezio Caro. Lucrezio. Luigi Speranza, "Grice, Lucrezio, e la natura delle cose," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Luigi Speranza, “Grice e Lucrezio: implicatura atomica” – “implicatura e composizionalita” – “implicatura elementare” – “implicatura simplex” “implicatura simplice” “implicatura complessa”, “alma figlia di Giove” --. Lucrezio.

 

Grice e Lucullo: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale --  Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma). Filosofo italiano. Si distingue nella guerra sociale come tribunus militum. Avendo avuto quale pro-questore sotto SILLA (si veda) nella guerra mitridatica l’incarico di recarsi dalla Grecia in Cirenaica e in Egitto e di raccogliere una flotta, L. volle avere presso di sè Antioco d’Ascalona in quel pericoloso viaggio sul mare. Pretore, propretore in Africa, e console, ottenne il governo proconsolare della Cilicia e il comando della guerra contro Mitridate e sconfisse prima questo, poi il suo alleato Tigrane re di Armenia. Negl'anni del suo comando, batiè con poche forze grossi eserciti nemici. Ma per il malcontento dei soldati le cose peggiorarono, sicchè i suoi avversari lo fanno richiamare a Roma ove soltanto gli e concesso il trionfo. L. contribuì potentemente alla diffuzione della filosofia in Roma. L. e oratore, storico -- scrive una storia della guerra sociale -- e si interessa vivamente per la filosofia, tanto che volle compagno Antioco sia da pro-questore che da pro-console e con gli studi filosofici si consola degli insuccessi politici. A rich Roman who makes a career in public and military life. A friend and pupil of Antioco, his philosophical tastes appear to have been quite eclectic. He spends his last years quietly going insane. Lucio Licinio Lucullo. Keywords: Livio.  Lucullo.

 

Grice e Luporini: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale -- i corpi di Vinci – il leopardi fascista – leopardi fascisti – ultra-filosofico – filosofia emiliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza, per il Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming Pool Library (Ferrara). Filosofo italiano. Ferrara, Emilia Romagna. Grice: “I like Luporini; I lerarned from him how silly Austin is when talking of ‘material object’ – a contradiction in terminis for Kant who uses ‘materie’ very strictly; Luporini’s study of Leopardi is brilliant – and he has explored the genius of Vinci, which is good!” Si recò a Friburgo, dove frequenta le lezioni di Heidegger, e poi a Berlino, dove poté seguire le lezioni di Hartmann. Si laurea a Firenze. Insegna a Cagliari, Pisa e Firenze. Dopo un in interesse per l'esistenzialismo, aderì al marxismo, iscrivendosi al Partito Comunista, per il quale fu eletto senatore nella terza legislature. Tra le altre iniziative parlamentari, fu firmatario di un progetto di legge, "Istituzione della scuola obbligatoria statale dai 6 ai 14 anni.” Fonda la rivista Società.  Collabora ai periodici politico-culturali del PCI, Il Contemporaneo, Rinascita, Critica marxista. Durante il dibattito che, a seguito degli eventi, porta alla trasformazione del PCI in PDS, si schierò decisamente contro la "svolta" di Occhetto, aderendo alla mozione "due" di opposizione interna, in un'orgogliosa difesa e per un rilancio della prospettiva e degli ideali comunisti. Il marxismo di Luporini si fonda su una critica radicale allo storicismo, sul rifiuto di ogni concezione finalistica dello sviluppo storico: il comunismo, quello marxista in particolare, non è assimilabile con la tematica tipicamente storicista del progresso come traccia dell'evoluzione umana. Egli rifiuta letture dogmatiche del marxismo e le sue deteriori forme di economicismo e meccanicismo, ma, pur apprezzando lo strutturalismo di Althusser con cui cercò di far dialogare tutto il marxismo italiano, non ne condivideva l'anti-umanismo, in quanto il pensiero di Marx conserva per lui un profondo umanesimo, anche negli scritti successivi alla "rottura epistemologica" in cui le strutture, cioè i modelli interpretativi della società, non sono astratti ma in funzione degli individui concreti, umani.  Nello stesso ambito marxista, tra i suoi obiettivi polemici vi furono quelle posizioni che proponevano una interpretazione di radicale discontinuità tra Marx e Hegel, cioè quelle di Volpe e della sua scuola. Centrale è infatti per Luporini la nozione di “contra-dizione,” la marxiana "oggettività reale", che lo pone comunque in relazione con Hegel. Marx deve essere considerato una concezione aperta e complessa, dove materialismo e dialettica compongono una sintesi mai totalizzante (da qui il suo interesse per l'elaborazione di Gramsci) e parte fondamentale di una più generale teoria dei condizionamenti umani.  Fondamentale è il concetto di formazione economico-sociale, espressione già utilizzata da Sereni, ma in senso storicistico e cioè la possibilità per il marxismo di costituire un modello per l'analisi degli specifici modi di produzione della società capitalista, nonché per la previsione scientifica delle sue varie forme. La legge generale delle formazioni economico-sociali è tratta dall’Introduzione ai Lineamenti fondamentali di critica dell'economia politica di Marx. La struttura economica va indagata secondo logica scientifica e bisogna stabilire un "criterio oggettivo", il momento dominante che condiziona tutti gli altri assetti produttivi.  L'approccio storico-genetico non è un continuum evoluzionistico come nella tradizione storicistica, è la fase dell'osservazione e descrizione empirica del fenomeno dalla sua origine ed è secondario rispetto all'approccio genetico-formale, cioè all'indagine che permette di stabilire la categoria dominante di una determinata fase storica della produzione. Il modello de Il Capitale può dunque aspirare all'universalità, ma anche alla flessibilità di applicazione. La formalizzazione di un “modello” attraverso il metodo genetico, individua anche il processo per cui i rapporti di produzione si riflettono in qualcos’altro, la coscienza dei singoli, le relazioni inters-oggettive (l’inter-azione’) e le radici stesse della vita morale. È palese così il contrasto di L. ad ogni disegno provvidenzialista e di filosofia della storia e anche in questo si rende chiaro il rapporto dialettico-oppositivo tra Hegel e Marx. Per quanto riguarda Leopardi, secondo Luporini, la sua poesia non è permeata solo di pessimismo, ma ci invita anch'essa alla resistenza attiva. La formazione filosofica di Leopardi, infatti, illuminista e materialista, permette di leggere ad esempio, nelle "magnifiche sorti e progressive" de "La Ginestra", una possibilità di rinnovamento politico-sociale non in antitesi con la concezione della 'natura matrigna', un compito storico degli esseri umani altrimenti o comunque destill'infelicità esistenziale. “Filosofia e politica: scritti dedicati a L., Firenze, La Nuova Italia, Una  completa e aggiornata, L. Fonnesu, è stata pubblicata nel numero speciale dedicato a Luporini di "Il Ponte" (Firenze). Oltre agli studi sulla storia della filosofia e a un'elaborazione teorica del marxismo incentrata sui temi etici, si ricordano, fra le sue opere principali:  “Situazione e libertà” (Firenze, Monnier); “Filosofi vecchi e nuovi” (Firenze, Sansoni); “Spazio e materia in Kant” (Firenze, Sansoni); “L'ideologia comunista” (Riuniti, Roma); “Dialettica e materialismo, Roma, Riuniti,  Il soggetto e il comune, Il marxismo e la cultura italiana, in Storia d'Italia, I documenti, Einaudi. Un'incidenza notevolissima ha sugli studi leopardiani il suo saggio Leopardi progressivo.  Sulle lezioni di Heidegger e Hartmann vedi l'aneddoto in Intervista in "Repubblica", E. Sereni, Da Marx a Lenin: la categoria di formazione economico-sociale, Quaderni di Critica marxista, Realtà e storicità: economia e dialettica nel marxismo, in Critica marxista, Per l'interpretazione della categoria formazione economico-sociale, in Critica marxista, Le radici della vita morale, in  Morale e società, Riuniti, Roma); S. Lanfranchi, Dal Leopardi ottimista della critica fascista al Leopardi progressivo della critica marxista, Saggi critici in Garin, Esistenza e libertà, in Critica marxista, G. Mele, Esistenzialismo e significato della libertà, Critica Marxista, A. Zanardo, Un orizzonte filosofico materialistico, in Critica marxista, C. Rocca, Esistenzialismo e nichilismo «Belfagor», R. Mapelli, Milano, ed. Punto Rosso, Ponte, Ponte, Convegni  Quarant'anni di filosofia in Italia. "Critica marxista", Il fascicolo contiene gli atti delle due giornate di studio sulla sua filosofia oorganizzate dalla Facoltà di Lettere e filosofia dell'Firenze e dalla fondazione Gramsci di Roma, Feltrinelli. Nella loro maggior parte i contributi riprendono gli interventi al Convegno promosso dall'Firenze e organizzato dal Dipartimento di Filosofia. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Senato della Repubblica; Biblioteche dei Filosofi (SNS), su picus unica. L'ultima lezione (una grande avventura intellettuale attraverso il Novecento), su hyperpoli.  Sebbene questo titolo rimandi a questioni di critica letteraria, e di fatto i risultati della critica leopardiana costituiscano l’oggetto principale da cui muove questo studio, essi saranno presentati e analizzati nelle prossime pagine innanzitutto come un ‘documento’ storico : un documento che forse non ci darà risposte soddisfacenti per comprendere meglio il pensiero leopardiano, ma contribuirà invece alla nostra riflessione sull’iter culturale e ideologico di alcuni intellettuali italiani. Per affrontare il problema della transizione e tentare di isolare alcuni elementi di continuità e di rottura, il discorso svolgerà un percorso circolare : partendo dal saggio pubblicato da L. Leopardi progressivo, al quale, in un primo momento, si accennerà solo molto brevemente ; seguendo poi un cammino a ritroso per rintracciare l’itinerario e le origini anche abbastanza lontane del dibattito – iniziato sin da prima del Ventennio – da cui trae origine questo testo ; e tornando infine al 1947 e al libro di L., molto noto, anche fuori dalla cerchia degli specialisti di Leopardi, tanto da esser divenuto un ‘classico’ studiato spesso sin dal liceo1.  2 Scrive Sebastiano Timpanaro a proposito del titolo scelto da Luporini : « un titolo che per un vers (...) 3 Si tratta del v. 51 della Ginestra, in G. Leopardi, Poesie e prose, vol. I, Poesie, a cura di M. A. L., Leopardi progressivo. La scelta dell’aggettivo progressivo, benché avesse un’eco politica particolare nella cultura comunista del primissimo dopoguerra2, era dettata dal richiamo letterario alle « magnifiche sorti e progressive » de La Ginestra di Leopardi3. Ma nella citazione di Luporini l’aggettivo perdeva il sapore amaramente ironico di quel verso leopardiano ed assumeva invece un significato totalmente positivo, per indicare una forma di fiducia nel « generale progresso dell’incivilimento »4 che, secondo il critico, emana dalla lettura complessiva di una poesia come La Ginestra e, forse soprattutto, da un’attenta analisi dello Zibaldone di Leopardi. Questa fiducia non risiede però, per Luporini, nell’individuo, bensì nella moltitudine, ovvero nel popolo e nella sua virtù, e sfocia in una dichiarazione di solidarietà tra gli uomini tutti, contro la natura, per un progresso generale della condizione umana. La vivacità delle reazioni che suscitò il saggio quando fu pubblicato dà una preziosa indicazione di quanto originale e quanto importante fosse l’interpretazione proposta da L. Per illustrare l’accoglienza che ricevette è particolarmente utile la recente testimonianza di Brunetti, che sarebbe poi diventato professore di filosofia e specialista di Galilei, ma che allora era ancora al terzo anno di studi della Scuola normale superiore di Pisa, dove Luporini appunto insegnava. Brunetti ricorda perfettamente  Leopardi progressivo, la cui lettura creò interesse e agitazione fra i normalisti : ne discutevano animatamente nei corridoi, nelle stanze e durante i pasti nella sala da pranzo soprattutto gli italianisti Bollati, Blasucci, Dante della Terza, che trascinavano tutti gli altri. Era lecita una definizione politica del poeta ? Era corretta siffatta operazione ideologica ? Non era forse più opportuna una ricomposizione unitaria del pensiero leopardiano. Brunetti, Il « nostro » L., in L., a cura di M. M La discussione, animata e per certi versi lacerante, si protrasse per giorni, riecheggiando sotto le volte dei corridoi nel Palazzo dei Cavalieri. Fu però efficace, perché fece rientrare la sensazione provocatoria del saggio e ricondurre l’elemento ideologico e il « tecnicismo filosofico » nelle giuste dimensioni, sortendo d’altro canto l’effetto di mettere in discussione l’apollineità in cui la critica crociana mirava a rinchiudere la poesia e insieme il poeta. Non è un caso che da quello stesso anno anche il lavoro critico di Luigi Russo si attestò in una valorizzazione della « politicità » dei poeti, rompendo, proprio lui, il dominante schema crociano. Una pietra gettata nello stagno, una fertile provocazione intellettuale.5  4 Quanto racconta Brunetti è, per molti aspetti, significativo e rappresentativo del clima ideologico e culturale di quegli anni, e della transizione che si sta operando, anche nel piccolo mondo della critica letteraria.  L., Leopardi progressivo, cit., p. 38 e 92. 7 W. Binni, La nuova poetica leopardiana, Firenze, Sansoni. Sebbene molto diversi, il testo di  Brunetti definisce il testo di L. un’« operazione ideologica », in quanto offre una lettura non solo eminentemente politica dell’opera leopardiana, ma una lettura esplicitamente comunista. L. vede in Leopardi un « anticipatore di ulteriori dottrine, fedele ai principi della democrazia rivoluzionaria, anche più avanzata »6. In questo senso, il 1947 segna, col saggio di L. – e col saggio altrettanto noto di Binni, La nuova poetica leopardiana, pubblicato lo stesso anno7 – una svolta decisiva nella storia della fortuna leopardiana, inaugurando la proficua stagione della critica leopardiana del secondo Novecento, segnatamente della critica detta marxista. D’altra parte, Brunetti considera che l’opera di L, era, nel contesto culturale della seconda metà degli anni Quaranta, una vera e propria « pietra gettata nello stagno » e una « fertile provocazione intellettuale », in quanto rimetteva in questione il « dominante schema crociano ». Con quest’ultima osservazione, Brunetti non rende, tuttavia, conto di quanto fosse recente tale « dominio ». Se è vero, infatti, che il metodo crociano si era imposto nel mondo culturale di quel primissimo dopoguerra, durante tutto il Ventennio e anche durante la guerra esso era stato sì prevalente, ma solo nella cerchia, in realtà abbastanza ristretta, degli intellettuali ostili o estranei al fascismo. Di sicuro non era stato lo « schema dominante » imposto negli studi letterari, nelle riviste, nelle accademie e nelle università dell’Italia fascista.  8 Croce conia la voce « allotrio » per indicare ciò che è estraneo all’estetica, rifacendosi al vocab Per l’influenza di Gentile sul mondo culturale in epoca fascista, si veda in particolare G Il ruolo di Cian negli studi letterari del Ventennio e nel periodo di transizi. Marpicati compie studi di letteratura italiana a Firenze, pubblica alcune raccol . Ecco quanto scriveva, ad esempio, Cian, rivolgendosi a Croce e ai suoi discepoli. Mi sia consentito di rimandare in questa sede a due testi miei, entrambi accessibili in linea : S.  In realtà, durante il Ventennio solo una minoranza di critici – pur trattandosi di una minoranza quantitativamente e soprattutto qualitativamente importante – aveva seguito l’idea crociana dell’autonomia dell’arte, e quindi perlopiù evitato di dare una lettura apertamente politica dei testi letterari. Erano relativamente pochi i critici che aderivano al principio secondo cui gli elementi che in un’opera d’arte contengono un messaggio dichiaratamente politico o morale sono « allotri »8, ovvero estranei alla vera poesia del testo, perché non corrispondono allo slancio primo e poetico dell’intuizione estetica. A questi si opponeva la critica di stampo fascista, nelle cui file, ben più folte, troviamo uomini di grande influenza e di grande potere nell’ambiente culturale ed accademico, come un Gentile, un Cian, ma anche un Marpicati. Essi contestavano, anche violentemente, la lezione crociana12, mentre rivendicavano, per tutti i testi letterari, la legittimità di una lettura morale, politica, improntata all’attualità. La tendenza ad ‘attualizzare’ il significato delle opere fu portata a tal segno da far loro presentare, talvolta e anzi spesso, i classici della letteratura italiana come precursori del fascismo. Non era dunque la prima volta che si buttavano pietre nello stagno della critica crociana ; si potrebbe quasi dire, anzi, che non si era fatto altro che buttarvi pietre durante tutto il Ventennio. In realtà, i primi sintomi di « insofferenza » Russo li diede sin dal 1941, mentre scriveva un arti. Perciò, quando Brunetti denuncia « l’apollineità » in cui Croce rinchiude i poeti, e quando ricorda l’itinerario di Luigi Russo – che in quegli anni, dopo esser stato a lungo un fedele discepolo crociano, da Croce prende appunto le distanze14 – egli ci fa intuire non tanto una rottura, quanto una ‘transizione’ interessante. Tra i critici che erano stati antifascisti negli anni Venti e Trenta, molti cominciano, sin dai primissimi anni Quaranta, a maturare un progressivo allontanamento dalla posizione crociana, proprio perché si sentono vincolati da quell’implicito divieto di ‘allotrismo’ che caratterizza la produzione critica crociana, rivendicando la possibilità di considerare « la politicità nascosta » anche nella « grande poesia. Sembrano ormai giunti al punto di rottura. Ma quel che preme qui sottolineare è che vi è dunque una continuità, non certo nei contenuti politici – affatto diversi – ma potremmo dire nel metodo e nei presupposti teorici ed estetici che vengono opposti a Croce durante e dopo il Ventennio, ovvero nella comune rivendicazione allotrica. Il testo di L. segna senz’altro una svolta nella fortuna critica di Leopardi nel Novecento, quando lo si studia come punto di partenza di una tradizione critica, e in questo modo esso viene generalmente e giustamente valutato. L’intento di questo lavoro sarà invece di considerarlo come punto di approdo problematico di un’altra tradizione critica, non posteriore ma anteriore, vigente nel Ventennio e di stampo generalmente fascista, con cui il testo di L., nonostante le fondamentali differenze, ha in comune almeno due aspetti essenziali. Il primo è appunto l’opposizione all’estetica crociana che è già stata evocata e che potrebbe, senz’altro, esser estesa a gran parte della critica letteraria, non trattandosi di una specificità leopardiana ; il secondo è l’idea – sulla quale verterà più precisamente questo studio – di un fondamentale ottimismo leopardiano. Ora, una certa paternità del tema dell’ottimismo leopardiano, così come lo sviluppa Luporini, può essere attribuita a Gentile e ad un suo saggio sulle Operette morali di Leopardi. Questo, invece, è un discorso specifico, valido per la sola critica leopardiana. L’ipotesi di una continuità tra l’interpretazione che L. dà di Leopardi e la produzione critica con una comune opposizione a Croce, ma anche una comune matrice – almeno parziale – gentiliana, è convalidata sia dall’analisi dei testi, come vedremo, che dalla stessa biografia di L. e da quanto lui stesso racconta della propria esperienza. La vicenda umana, ideologica e culturale di L. in quel decennio che va dalla seconda metà degli anni Trenta alla fine degli anni Quaranta è, per molti aspetti, emblematica proprio di quel profilo di intellettuale nella transizione tra fascismo e Repubblica. L., Critica e metafisica nella filosofia kantiana, « Rendiconti della Reale Accademia Nazi. Il testo faceva parte di un volume scritto dai docenti del liceo dove L. insegnava, in occasi. Nella sua autobiografia, Bobbio cita un disegno di Renato Guttuso che illustra una delle p  C. L., Qualcosa di me stesso, in L.  L. si laurea a Firenze, dopo aver studiato anche in Germania, dove fu in contatto con Heidegger e Hartmann. La sua tesi di filosofia su Kant, d’impostazione esistenzialistica, è letta e molto apprezzata da Gentile, il quale decide di presentarla all’Accademia dei Lincei di cui era socio. Dopo aver conseguito la laurea, L. insegna al liceo, prima a Livorno, dove pubblica un primo testo su Leopardi, di cui dà un’interpretazione esistenzialistica e la cui impostazione reca già segni evidenti di anticrocianesimo. Torna a Firenze ed entra a far parte del movimento liberalsocialista di Capitini e Guido Calogero, nel quale frequenta anche  Bobbio, Guttuso e Morra. Gentile lo chiama alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove era disponibile un posto di lettore di tedesco. C’era, tra Gentile e L., un rapporto che L. stesso ebbe a definire di grande franchezza politica, sin da quando i due uomini si conobbero meglio, e fino alla morte di Gentile. L. non aveva approvato la decisione del movimento liberal-socialista di confluire nel Partito d’Azione e si era perciò ritirato per aderire invece al Partito Comunista. L. si trova quindi agli esatti antipodi politici di Gentile. Eppure egli stesso racconta di come avesse tentato di convincerlo ad abbandonare la Repubblica di Salò e avesse anche creduto di riuscire nel suo intento, definendo tragica ma anche consapevole la sua fine. Non mi soffermerò sull’ultima fase di Gentile, tragica. Ricordo solo che, certo illusoriamente, cercai di persuaderlo a che si tirasse fuori dal fascismo, nel frattempo divenuto la Repubblica di Salò. Al Salviatino, dove abita, ha con lui un incontro che non finiva mai, perché non riuscivo a rimanere solo con lui. Quando ce la feci, lo misi al corrente di quello che stava succedendo, dandogli delle notizie che evidentemente non gli davano le autorità fasciste – era stato anche ucciso uno del suo entourage – mentre io le avevo dalla rete clandestina in cui mi trovavo. Me ne uscii con la sensazione che forse qualcosa avevo ottenuto. Invece, non era così : due giorni dopo, venne fuori che il ministro Biggini s’era recato lì, al Salviatino, per offrirgli la presidenza dell’Accademia d’Italia, e che Gentile aveva accettato (ma, quand’ero stato da lui, non me l’aveva detto). E così s’avviò verso un destino di cui in qualche modo aveva consapevolezza. Poche settimane dopo quest’episodio, Gentile propone a Luporini di diventare bibliotecario dell’Accademia d’Italia. Ma Luporini rifiuta, sancendo così la fine del suo rapporto con Gentile : un rapporto che, nella nostra prospettiva, è senz’altro importante e che invece è stato quasi integralmente passato sotto silenzio. In realtà, di L. si ricorda soprattutto l’attività posteriore al 1945, in particolare quella che svolse come co-fondatore – con Bandinelli – della rivista “Società”, e in seguito come direttore della stessa. La storia di questa rivista illustra l’evoluzione di molti intellettuali di sinistra dopo la Liberazione, proprio per il vincolo che venne rapidamente a crearsi col partito comunista. Parlando di « Società » e dei suoi intenti programmatici, L. dichiara che per lui, l’idea principale era  21 Ibid., p. 244. d’una saldatura fra quella cultura degli anni trenta di cui ho parlato – quella rottura con il passato che eravamo venuti preparando lentamente, modestamente, molecolarmente – e la cultura di quelli che venivano da fuori, soprattutto i dirigenti comunisti, e segnatamente Togliatti. Perciò, non ero d’accordo con Vittorini, con la sua idea, nel « Politecnico » d’una « nuova cultura ». I contenuti li avevamo in comune, più o meno ; però io ero per un continuismo, non assoluto, naturalmente, ma rispetto a quel che ho detto. Per illustrare meglio le forme di questo « continuismo », bisogna rifarsi alle pagine che precedono questa citazione, in cui Luporini descrive l’ambiente culturale della Firenze degli anni Trenta e il gruppo di intellettuali antifascisti che vi frequentava. L. dichiara in quest’occasione che « da un certo punto di vista la vera dittatura era proprio quella idealistica » e che, nel campo specifico della letteratura e della storiografia, l’idealismo « dittatoriale » era forse più crociano che non gentiliano Continua poi la narrazione del proprio iterintellettuale, negli anni Trenta e Quaranta, che L. descrive come un percorso che consta di due tappe fondamentali, due svolte, anzi due transizioni. La prima avviene negli anni Trenta, quando Luporini prende le distanze dall’idealismo crociano e scopre l’esistenzialismo ; la seconda, negli anni Quaranta, quando dall’esistenzialismo L. si sposta verso posizioni marxiste. Questi pochi elementi biografici offrono due spunti notevoli per l’analisi della produzione di L.  In primo luogo, il rapporto personale più approfondito che L. aveva con Gentile e non con Croce induce a riconsiderare l’influenza dell’uno e dell’altro sulla sua prima formazione, da giovane studente e studioso di filosofia e di letteratura. In secondo luogo, nell’esprimere a posteriori il programma della sua rivista Società, L.  formula una precisa volontà culturale ed ideologica propria di quel periodo di transizione, che consiste nel superare l’idealismo crociano e nel consentire una forma di « continuismo » tra una certa cultura anticrociana degli anni Trenta e quella degli anni Quaranta. Applicati alla critica leopardiana del dopoguerra, questi due elementi dimostrano quanto fosse complessa e problematica l’eredità della critica fascista e della critica idealista.  L., Con Heidegger. Alcune riflessioni, oggi, tra filosofia e politica, in Heidegger. G. Gentile, Manzoni e Leopardi, in Opere, Firenze, Sansoni. Leopardi, d’altronde, offre una prospettiva privilegiata per analizzare il rapporto tra Croce, Gentile e L.. Era il poeta prediletto di Luporini : « Leopardi è stato sempre il mio autore », dichiarava L., e come tale, egli continuò a leggerlo e a rileggerlo da un capo all’altro della sua vita. Ma era anche un poeta molto amato da Gentile – benché numerose e importanti fossero le differenze tra il materialismo dell’uno e l’attualismo dell’altro – e la costanza del suo interesse per Leopardi ci è testimoniata dalla regolarità con la quale il filosofo siciliano pubblicò testi sul pensiero e sulla poesia di Leopardi, poi raccolti in un unico volume24. D’altro canto, invece, Leopardi non è stato un autore particolarmente apprezzato né compreso da Croce. Citiamo qui l’allegro commento di uno studioso che era stato suo discepolo, Vincenzo Gerace, e che nel 1929 dichiarava : Gerace, Leopardiana, in La tradizione e la moderna barbarie. Prose critiche e filosofiche, Folig. Croce non ama Leopardi. Non può amarlo. Gli dà forte sui filosofici nervi. Gli è d’impaccio al teorico passo, uso a scalciare stizzoso, ovunque lo trovi, quel terribile nemico della sua teoria estetica : l’intellettualismo e il moralismo nel mondo dell’arte. Or se c’è un intellettualista e un moralista convinto e di altissimo stile nella storia della nostra poesia, e tenace in teorie e in fatti, questi è Leopardi.25  26 B. Croce, Leopardi in Poesia e non poesia, Bari, Laterza. Gerace allude qui senz’altro al celebre testo che Croce pubblica dapprima su « La Critica » e poi nel volume Poesia e non poesia del 192326. La principale critica che Croce rivolge alla poesia di Leopardi è di esser intrisa di elementi allotri, di momenti meditativi, filosofici, polemici, che sono, per il critico idealista, profondamente estranei alla pura ispirazione e intuizione poetica. Come tali, Croce non li considera veramente poetici, tanto che, nel suo esame complessivo dei versi leopardiani, egli considera che solo un numero relativamente ridotto corrisponda alla sua definizione di poesia. Croce non emette riserve unicamente sulla poesia di Leopardi, ma ne esprime di ancora più forti sul valore della sua filosofia. Per Croce, il pensiero leopardiano è dettato innanzitutto dal sentimento, anzi dal risentimento per una « vita strozzata », ed è dunque troppo soggettivo per essere considerato un pensiero filosofico universale. In questa prospettiva, Croce interpreta il pessimismo o ottimismo di Leopardi come un indizio dell’origine prettamente sentimentale del suo pensiero, e quindi come una prova della sua pochezza concettuale : « La filosofia », afferma Croce, « in quanto pessimistica o ottimistica è sempre intrinsecamente pseudo-filosofia, filosofia a uso privato »27.  28 I due testi si trovano oggi nel volume di Gentile, Manzoni e Leopardi, cit. Il primo, Le Operett. In queste pagine, Croce sta in realtà dialogando con colui che era, da molti anni ma per pochi mesi ormai, un amico ed un collaboratore, Gentile, il quale aveva pubblicato, due saggi – il primo sulle Operette morali, il secondo intitolato Prosa e poesia nel Leopardi – decisivi per la questione della filosofia pessimistica o ottimistica di Leopardi 28. Anche Gentile, come Croce, giudica severamente la qualità filosofica del pensiero leopardiano, dichiarando che « se cerchiamo in lui il filosofo, avremo lo scettico, ironista, materialista piuttosto mediocre nell’invenzione »29. Gentile formula, tuttavia, un’interpretazione ben diversa, molto più feconda ed originale, della questione del pessimismo o ottimismo di Leopardi. Senza negare del tutto il suo pessimismo, Gentile lo ridimensiona attribuendolo storicamente e concettualmente alla sola influenza della filosofia materialista, direttamente ereditata dai Lumi. Si tratta quindi di un « pessimismo della ragione » settecentesca, che Gentile giudica, tutto sommato, superficiale e poco originale, e al quale oppone invece un « ottimismo del cuore », profondamente radicato nell’animo leopardiano. Così scrive nel 1919 : « Il Leopardi, pessimista di filosofia, e quasi alla superficie, fu invece ottimista di cuore, e nel profondo dell’animo : tanto più acutamente pessimista col progresso della riflessione, e tanto più altamente e umanamente ottimista »30.  31 Vi è, nello Zibaldone, un’unica occorrenza del termine « ultrafilosofia », come vi è, del resto, un (..Ricordiamo, a tale proposito, il giudizio formulato da Augusto Del Noce, secondo cui Gentile « sent (...) 33 F. Pasini, Tutto il pessimismo leopardiano, Parenzo, Coanna. Gentile dà particolare rilievo alla tesi di un’ultra-filosofia leopardiana, supponendo l’esistenza di una sorta di pensiero leopardiano oltre la filosofia pessimistica e materialistica: un pensiero più autentico, perché più intimamente poetico, più spirituale e quindi, per Gentile, più leopardiano. La rivalutazione gentiliana delle Operette morali e l’interpretazione in chiave ottimistica del pensiero leopardiano segnano un momento importante nella storia della critica, avviando un nuovo filone esegetico che gode di particolare successo durante il Ventennio. Si assiste allora, come nota un critico, ad un « capovolgimento, del punto di vista dal quale si usava considerare Leopardi » : da « poeta del pessimismo » che era « per tutti », Leopardi « è diventato il poeta dell’ottimismo. Sanctis, Schopenhauer e Leopardi, in Scritti critici e Ricordi, Torino, Utet. Per una presentazione dei testi, dei contenuti e degli autori di questa particolare produzione crit (...) Sanctis esalta l’effetto positivo prodotto dalla lettura della poesia leopardiana, dichiarando che Leopardi produce l’effetto contrario a quello che si propone. Non crede al progresso, e te lo fa desiderare ; non crede alla libertà, e te la fa amare »34. Negli anni Venti e Trenta, tuttavia, l’intento della critica leopardiana è rivelare elementi intrinsecamente positivi ed ottimistici, non nell’effetto prodotto sui lettori, ma alla matrice stessa del pensiero leopardiano. L’opposizione proposta da Gentile nel 1919, tra un pessimismo della ragione ed un ottimismo del cuore viene ampliamente ripresa e riesplorata, dando adito a tutta una serie di interpretazioni che potremmo definire irrazionali e fideistiche. Oltre il pessimismo materialista, oltre il razionalismo disperato, la cui importanza viene sistematicamente sminuita, molti critici cercano ed esaltano lo slancio ottimistico della fede leopardiana : fede nella poesia, ma anche e spesso soprattutto fede nella patria e nella stirpe italiana. In questo senso potremmo interpretare alcune letture mistiche che vengono date di Leopardi e del suo pensiero negli anni Trenta soprattutto. Lanfranchi, De centenaire en centenaire. L’Italie fasciste célèbre ses poètes (Foscolo, Leo Non è certo questo il luogo per analizzare questa produzione, vasta seppur povera di elementi filologici e critici realmente nuovi. Ai fini del nostro discorso, preme tuttavia osservare che un argomento ricorre sovente tra questi testi, che consiste nel dare una spiegazione prettamente contestuale e storica al pessimismo di Leopardi, negandogli di fatto un valore universale. Il motivo fondamentale del pessimismo leopardiano è, per la critica di stampo fascista degli anni Venti e Trenta, di natura politica, anzi patriottica. Leopardi non ha assistito né agli albori del Risorgimento, né alla prima guerra mondiale, né tanto meno alla marcia su Roma : se invece fosse stato spettatore e attore di tali avvenimenti, egli – assicurano tali critici – non sarebbe stato pessimista. Questo argomento costituisce un vero e proprio topos oratorio, ripetuto centinaia di volte in occasione dei discorsi ufficiali e delle commemorazioni del Ventennio, poiché, nonostante sia fondato su un anacronismo e quindi scientificamente non abbia alcun valore, la sua efficacia retorica è notevole. E segnatamente lo si trova quando, in occasione del centenario della morte, il regime organizzò, spesso controllandoli e canalizzandoli, tutta una serie di festeggiamenti ufficiali, in cui Leopardi veniva molto spesso presentato come un precursore del fascismo36.  22 Vi furono però alcune celebrazioni che riuscirono a rimanere in margine delle commemorazioni ufficiali e quindi a garantire una certa libertà di espressione rispetto alla produzione su Leopardi. Tra queste, troviamo l’annuario di un liceo livornese, che nel 1938 pubblicò un numero speciale con vari studi consacrati a Leopardi. Il secondo, intitolato Il pensiero di Leopardi, era proprio il testo di L., che in quel liceo appunto insegnava filosofia. In questo saggio, l’intento primo di Luporini non è solo di presentare un Leopardi esistenzialista, ma anche e forse soprattutto di contestare la posizione dell’idealismo, sia crociano che gentiliano, rivendicando innanzitutto il valore filosofico del pensiero leopardiano e quindi anche del suo pessimismo. L.  non esita a metterlo a confronto con i maggiori filosofi dell’Occidente :  37 C. L, Il pensiero di Leopardi, Tra il pessimismo del Pascal, ultima grandiosa affermazione del medioevo religioso e il pessimismo del Leopardi, c’è l’età dell’illuminismo nei suoi ideali più alti, c’è Cartesio e Kant (che pur Leopardi non conosceva), c’è insomma il pensiero moderno che fonda tutto il valore dell’uomo nella sua dignità morale e questa sua dignità morale nella verità che egli ha raggiunto colle proprie forze, rivelata alla sua ragione.37  38 Secondo Sebastiano Timpanaro : « L’esperienza esistenzialistica L. se l’era ormai lasciata  (...) 39 C. L., Leopardi progressivo, cit., p. 97. 40 Ibid., pp. 101-102. 23 Sarebbe opportuno comprendere se vi siano elementi comuni tra i due testi di L. su Leopardi, scritti a distanza di dieci e decisivi anni. Sussistono poche tracce del Leopardi esistenzialista del 1938 nel Leopardi progressivo del 194738. Un lascito più evidente consiste invece nella condanna duratura e permanente di Croce – di cui L. cita esplicitamente « l’infelice giudizio » su Leopardi. Per L., non solo la poesia di Leopardi è sempre vera poesia, ma anche il suo pensiero, potremmo dire, è vero pensiero, vera filosofia. Leopardi, dice L., « fu un pensatore progressivo ; in certo modo, dentro i limiti della sua funzione di moralista, di non-tecnico della filosofia né di alcuna disciplina particolare, il più progressivo che abbia avuto l’Italia nel xix sec. »40.  24 L’interpretazione data da Gentile – che invece L. nel suo testo non cita mai – e la stagione di studi sul Leopardi ottimistico che essa inaugurò per il Ventennio fascista lasciano invece dietro di sé, e sul saggio di L. in particolare, un’eredità molto più complessa da cogliere e da valutare. Nell’insistere sul materialismo del pensiero leopardiano, Luporini intendeva senz’altro opporsi alla lettura idealistica e spirituale di Gentile. È inoltre significativa la scelta di L., che non parla di un Leopardi ottimista, ma progressivo, rifacendosi perciò ad un lessico di tutt’altra connotazione ideologica. Vi sono, tuttavia, anche alcuni elementi di continuità, e ci soffermeremo brevemente su tre di questi.  41 Ibid., pp. 49 e 69. 42 S. Timpanaro, Classicismo e illuminismo, cit., p. 180. 25 Il primo sta nell’origine contestuale e storica che Luporini attribuisce al pessimismo leopardiano, il quale deriva, secondo lui, da una delusione storica : la delusione della Rivoluzione francese. « Questa delusione – scrive Luporini – non spiega solo il pessimismo storico di Leopardi, ma il suo successivo e rapido pessimismo cosmico; ossia spiega tutto il pensiero leopardiano. I due pessimismi nascono da un unico germe, appartengono a un unico processo di pensiero »41. Esprimendo un giudizio complessivamente molto positivo sul testo di L., Timpanaro emette la principale sua riserva proprio su questa interpretazione, che giudica insufficiente in quanto non rende conto del « valore permanente del pessimismo leopardiano »42. Nella nostra prospettiva, è importante notare che la spiegazione storica, benché usasse altri mezzi e perseguisse altri fini, era già usata in modo sistematico dalla critica fascista, escludendo a priori l’idea di un pessimismo non fondato sulla storia, ma sulla condizione umana in senso universale e astorico.  L., Leopardi progressivo, cit., p. 50. 44 Ibid., p. 60. 26 Il secondo elemento di continuità sta nel giudizio, proprio di Luporini ma anche della critica fascista, secondo cui nonostante il pessimismo scaturito dalla delusione storica, vi fosse in Leopardi una “inconcussa e nascosta fede”43, qualcosa che lo induceva comunque a sperare. Come Gentile, anche Luporini dà un notevole rilievo a quell’unica occorrenza del termine « ultrafilosofia » nello Zibaldone, ma le attribruisce contenuti affatto diversi perché in essa « sembra condensarsi la “disperata speranza” dell’individuo Leopardi »44.  45 Ibid., p. 38. Timpanaro considera che non era « accettabile » il « rimprovero » mosso a L. Il terzo ed ultimo elemento di continuità, tra il testo di L. e la produzione critica del Ventennio, sta infine nel presentare Leopardi quale un « anticipatore di ulteriori dottrine »45. In entrambi i casi, Leopardi diventa precursore politico di un’ideologia del Novecento e, in entrambi i casi, diventa precursore di un’ideologia strutturalmente ottimistica. L’ottimismo era, infatti, un aspetto culturale e ideologico programmatico per il fascismo ma, d’altra parte, il progresso – e quindi la visione ottimistica del divenire umano che lo sottende – è a sua volta un perno essenziale dell’ideologia comunista.  L., Leopardi moderno, intervista a cura di F. Adornato, « L’Espresso ». Su questo punto vorremmo abbozzare le nostre prime rapide conclusioni. Parallelamente al discorso critico più tradizionale e canonico, che sin dall’Ottocento va definendo le varie fasi del pessimismo leopardiano, si possono rintracciare nel Novecento le tappe di elaborazione del mito di un Leopardi ottimista : un mito che forse proprio durante il Ventennio conosce la maggiore diffusione, ma che non muore con la caduta del regime fascista. Il suo permanere, sotto forme diverse, è forse proprio dovuto al vincolo che lo unisce ad ideologie strutturalmente ottimistiche, le quali, quando designano nel Leopardi un precursore, lo « piegano » naturalmente in questo senso. Alla luce di queste considerazioni, assumono un significato particolare le parole che pronuncia lo stesso Luporini, in un altro periodo di transizione, alla fine degli anni Ottanta, davanti al crollo del regime comunista e davanti alla crisi di quest’altra ideologia novecentesca. Non a caso, Luporini ritorna allora a studiare Leopardi, per trovarvi l’espressione del suo sgomento : « Il sapersi soli di fronte alla storia, senza speranze – senza nessuna garanzia, senza nessuna ideologia, senza nessuna consolazione »46. Siamo molto lontani dal messaggio ottimistico del Leopardi progressivo, e rimane poco delle antiche speranze di L.. Rimane però quello stesso amore per Leopardi, e quel sentimento della sua ‘attualità’ più pregnante :  47 Ibid. Nella nostra epoca così confusa e in fase di assestamento, nella crisi di tutte le categorie con le quali ci siamo mossi finora, questa mi sembra un’idea liberatoria. Si può, anzi si deve, essere disillusi : ma non per questo inerti e rassegnati. Essere nichilisti e insieme attivi : ecco l’attualissimo messaggio di Leopardi. 47 Débat  Inizio pagina. Il testo Leopardi progressivo fu pubblicato per la prima volta nel volume Filosofi vecchi e nuovi : Scheler-Hegel-Kant-Fichte-Leopardi, Sansoni, Firenze. Come L. scrive in un’avvertenza ad una nuova edizione, datata del febbraio 1980, « questo Leopardi progressivoebbe subito una sua risonanza particolare, così che poi, nel corso di tutti questi anni, molte volte sono stato sollecitato a ripubblicarlo in edizione separata. Questa domanda proveniva da varie parti, ma soprattutto dal mondo della scuola (insegnanti e studenti), il che mi ha sempre fatto particolare piacere. L., Avvertenze, in Id., Leopardi progressivo, Roma, Editori Riuniti).  2 Scrive Sebastiano Timpanaro a proposito del titolo scelto da Luporini : « un titolo che per un verso alludeva polemicamente alle “magnifiche sorti e progressive” derise nella ninestra (volendo indicare che Leopardi, nemico del falso progresso borghese-moderato, mirava ad un progresso molto più radicale, al di là dell’orizzonte politico della propria epoca e del proprio ambiente), per un altro accoglieva quell’accezione un po’sottile e non immune da ambiguità che questo aggettivo ebbe per alcuni anni nel linguaggio politico italiano : non equivalente a “progressista” (che sapeva troppo di radicalismo borghese), ma piuttosto a “democratico avanzato”, di una democrazia destinata, senza rivoluzione, a sfociare nel socialismo. Gli equivoci politici di quest’uso di “progressivo” ne causarono la rarefazione e poi la scomparsa quando era ancora in vita Togliatti, che ne era stato, se non l’inventore, certo il massimo diffusore attraverso la formula della “democrazia progressive -- TIMPANARO, Anti-leopardiani e neo-moderati nella sinistra italiana, Pisa, ETS. Si tratta del v. 51 della Ginestra, in G. Leopardi, Poesie e prose, Poesie, a cura di Rigoni, con un saggio di Galimberti, Milano, Mondadori (I Meridiani. L., “Leopardi progressive”. Brunetti, Il « nostro » professore L., in L., a cura di M. Moneti, numero speciale della rivista « Il Ponte ». L., Leopardi progressivo. Binni, La nuova poetica leopardiana, Firenze, Sansoni. Sebbene molto diversi, il testo di L. e quello di Binni hanno in comune l’originalità dell’impostazione critica, che contribuì a rinnovare gli studi leopardiani nel dopoguerra. La migliore illustrazione e analisi di tale svolta critica si trova forse ancora nelle pagine, ormai non più recenti, di TIMPANARO, Classicismo e illuminismo nell’Ottocento italiano, Pisa, Nistri Lischi. Croce conia la voce « allotrio » per indicare ciò che è estraneo all’estetica, rifacendosi al vocabolario filosofico tedesco dell’Ottocento, e al greco “ἀλλóτριος,” che signifca « estraneo, altrui ». Per l’influenza di Gentile sul mondo culturale in epoca fascista, si veda in particolare G. Turi, Gentile : una biografia, Firenze, Giunti. Il ruolo di CIAN negli studi letterari nel periodo di transizione è stato recentemente studiato d’Allasia in una serie di lavori, tra cui « Il virus malefico » dell’ideologia nazionale e le illusioni di un « maestro di metodo » : Vittorio Cian, in Fascisme et critique littéraire. Les hommes, les idées, les institutions, a cura di Vento e Tabet, Caen, PUC (Transalpina). MARPICATI compie studi di letteratura italiana a Firenze, pubblica alcune raccolte di poesie e vari testi di critica letteraria. Ma sin dalla prima guerra mondiale mette da parte l’attività letteraria – alla quale si consacra solo sporadicamente – per dedicarsi invece alla politica, dapprima a Fiume, poi nella militanza e nel regime fascisti. Assume vari incarichi prestigiosi, tra cui quello di Cancelliere dell’Accademia d’Italia, poi di direttore, dell’ISTITUTO NAZIONALE DI CULTURA FASCISTA, e anche di vice segretario del Partito Nazionale Fascista. Ecco quanto scriveva, ad esempio, Cian, rivolgendosi a Croce e ai suoi discepoli : « Questi cerebrali, più o meno giovini, chierici sterili e sterilizzatori, officianti nella cappella all’insegna dello Spegnitoio, dovrebbero ormai decidersi. O smetterla, rassegnandosi a tacere e a sparire dalla scena letteraria – e sarebbe tanto di guadagnato – oppure mettersi al passo coi tempi nuovi » (V. CIAN, Rassegna bibliografica, Giornale Storico della letteratura italiana. Mi sia consentito di rimandare in questa sede a due testi miei, entrambi accessibili in linea : S. Lanfranchi, La recherche des précurseurs, Lectures critiques et scolaires de Alfieri, Foscolo et Leopardi dans l’Italie fasciste -- archives-ouvertes.fr/docs /00/37/21/89/7-12-08.pdf] ; Id., « Verrà un dì l’Italia vera », Poesia e profezia dell’Italia futura nel giudizio fascista, « California Italian Studies », II, 1, 2011 [http://escholarship.org/uc/ismrg_cisj], In realtà, i primi sintomi di’insofferenza RUSSO li da mentre scrive un articolo sulla critica foscoliana recente, nel quale rivendicava la « politicità » di un testo come Le Grazie e la legittimità di una lettura che non si attenesse ad un’analisi strettamente letteraria, estetica e formale. Questo esempio viene a dimostrare quanto detto subito dopo nel nostro studio, ovvero l’ipotesi di un allontanamento progressivo dalle posizioni crociane durante gli anni Quaranta (L. Russo, Le Grazie di Foscolo e la critica contemporanea, “Italia che scrive”.  L., “Critica e metafisica nella filosofia kantiana, « Rendiconti della Reale Accademia Nazionale dei Lincei. Classe di Scienze morali, storiche e filologiche », Il testo faceva parte di un volume scritto dai docenti del liceo dove L. insegna, in occasione del centenario della morte di Leopardi: L., Il pensiero di Leopardi, in Studi su Leopardi, Livorno, Belfronte e C. (Pubblicazioni del R. Liceo Ciano, 1), Nella sua autobiografia, BOBBIO cita un disegno di GUTTUSO che illustra una delle prime riunioni clandestine del movimento, riunito nella villa di Morra, vicino a Cortona. Vi si vedono Bobbio, L., Capitini (con davanti a sé un testo che porta la scritta « Non violenza »), MORRA, lo stesso GUTTUSO e CALOGERO (con un altro testo intitolato invece « Liberalismo sociale ») (Bobbio, Autobiografia, Roma-Bari, Laterza. L., Qualcosa di me stesso, in Questo testo è la trascrizione dell’ultima lezione tenuta, dall’autore, nella Facoltà di Lettere di Firenze, al momento dell’andata fuori ruolo. Luporini, Con Heidegger. Alcune riflessioni, oggi, tra filosofia e politica, in Heidegger in discussione, Atti del Convegno internazionale « L’eredità di Heidegger », Roma, a cura di Bianco, Milano, Angeli. Gentile, Manzoni e Leopardi, in Opere, vol. XXIV, Firenze, Sansoni, Gerace, Leopardiana, in La tradizione e la moderna barbarie. Prose critiche e filosofiche, Foligno, Franco Campitelli. Croce, Leopardi in Poesia e non poesia, Bari, Laterza. I due testi si trovano oggi nel volume di GENTILE, Manzoni e Leopardi, cit. Il primo, Le Operette morali, fu pubblicato per la prima volta in « Annali delle Università toscane », poi come proemio di un’edizione delle Operette morali curata da Gentile (G. Leopardi, Operette morali, con proemio e note di Gentile, Bologna, Zanichelli; il secondo, Prosa e poesia nel Leopardi, fu invece pubblicato nel « Messaggero della domenica ».  Vi è, nello Zibaldone, un’unica occorrenza del termine « ultrafilosofia », come vi è, del resto, una sola occorrenza del termine « pessimismo », ma nella critica leopardiana questi due hapax hanno goduto di grandissimo successo. Leopardi scrive. E un popolo di filosofi sarebbe il più piccolo e codardo del mondo. Perciò la nostra rigenerazione dipende da una, per così dire, ultrafilosofia, che conoscendo l’intiero e l’intimo delle cose, ci ravvicini alla natura. E questo dovrebb’essere il frutto dei lumi straordinari di questo secolo -- manoscritto dello Zibaldone. Ricordiamo, a tale proposito, il giudizio formulato da Noce, secondo cui GENTILE « sentì se stesso come il filosofo di Leopardi, come il suo vero continuatore perché l’attualismo avrebbe realizzato quell’ultrafilosofia a cui Leopardi aspira: Noce, Gentile, Per una interpretazione filosofica della storia contemporanea, Bologna, Il Mulino. PASINI, Tutto il pessimismo leopardiano, Parenzo, Coanna, Sanctis, Schopenhauer e Leopardi, in Scritti critici e Ricordi, Torino, Utet. Per una presentazione dei testi, dei contenuti e degli autori di questa particolare produzione critica leopardiana, oggi poco nota, rimando alla mia già citata tesi di dottorato (S. Lanfranchi, La recherche des précurseurs, LANFRANCHI, De centenaire en centenaire. L’Italie fasciste célèbre ses poètes (Foscolo, Leopardi, in Fascisme et critique littéraire, Caen, PUC (Transalpina 12). L., Il pensiero di Leopardi. Secondo TIMPANARO: L’esperienza esistenzialistica [L.] se l’era ormai lasciata decisamente alle spalle ; eppure essa aveva lasciato una traccia nell’interesse per i temi leopardiani della “vitalità” e del rapporto natura-ragione, nel rifiuto di un’interpretazione troppo storicisticamente angusta del problema Leopardi. Timpanaro, Anti-leopardiani e neomoderati. L., Leopardi progressivo, Timpanaro, Classicismo e illuminismo, c L., Leopardi progressivo.TIMPANARO considera che non era accettabile il « rimprovero » mosso a Luporini, di aver fatto di Leopardi un « precursore del marxismo. Timpanaro, Classicismo e illuminismo. Ma certe pagine del libro di Luporini e alcune formule in esse contenute (segnatamente quell’anticipatore di ulteriori dottrine) se non rendono « accettabile » un tale giudizio, perlomeno ne spiegano l’origine.   L., Leopardi moderno, intervista a cura d’Adornato, « L’Espresso ». Cesare Luporini. Luporini. Keywords: corpo e mente, corpo animato – l’anima di Vinci – la mente di Leonardo – i corpi di Vinci – il Leopardi fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Luporini” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Luzzago: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza, per il Grupo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Brescia). Filosofo italiano. Brescia, Lombardia. Nato da Girolamo e da Paola Peschiera, in una delle più importanti famiglie del patriziato cittadino, e educato alla pratica devota e all'apostolato. Nel convento di S. Antonio dei gesuiti si impegna in un corso di filosofia. Dibatte in pubblico 737 argomenti filosofici! Con l'aiuto di Borromeo partecipa a Milano ai corsi di teologia dei gesuiti di Brera. Si laurea a Padova. Desideroso di entrare a far parte della Compagnia di Gesù, le difficoltà economiche della famiglia, causate da alcune transazioni inopportune del padre, glielo impedirono. Conservatore dei Monti di Pietà, e  protettore della Compagnia delle Dimesse di S. Orsola e di altri due istituti caritativi bresciani: il Soccorso e le Zitelle. Ri-organizza e da nuovo impulse a un'altra istituzione sorta dopo il Concilio di Trento: la Scuola della dottrina cristiana. Fonda la Congregazione di S. Caterina da Siena. Per far sì che il suo operato continuasse, fonda la Congregazione dello Spirito Santo, che raccolse i membri della classe dirigente cittadina con l'obiettivo di co-operare più efficacemente e concordemente al sostegno di tutte le buone istituzioni e mantenere un clima di Concordia. Infatti, intercede per la conciliazione delle famiglie nobili bresciane spesso in conflitto.  La sua indole caritativa emerse soprattutto quando venne a far parte del Consiglio di Brescia, dove sa armonizzare le strutture governative ed organismi canonici. Nelle opere scritte vi sono indicazioni per i cavalieri di Malta, sulla carità, ispirati al modello della Compagnia di Gesù. Durante il suo viaggio a Roma esamina le strutture di beneficenza per poi proporle a Brescia. Ha la possibilità di conoscere F. Neri. In un'epistola a Morosini, e informato che Clemente VIII, prende in considerazione il suo nome per la carica di arcivescovo di Milano. Fu avviata presso la Congregazione dei riti la causa di beatificazione. Leone XIII, riconosciute le sue virtù eroiche, gli conferì il titolo di venerabile.  Dizionario Biografico degli Italiani, A. Cottinelli, Vita del venerabile patrizio bresciano: dedicata ai comitati parrocchiali, Tipografia e libreria Salesiana, A. Cistellini, Il movimento cattolico a Brescia, Morcelliana. A. Fappani, Enciclopedia bresciana, Opera San Francesco di Sales, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, S. Negruzzo, L'allievo santo: Roccio precettore, in «Annali di Storia dell'Educazione e delle Istituzioni Scolastiche», S. Negruzzo, Dalla scuola dell'ajo al collegio dei gesuiti: il caso di L., in Dalla virtù al precetto. L'educazione del gentiluomo,  Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.   O R ATI O N E   DEL MOLTO REV.   MONSIGNOR OTTAVIO ERMANNO   Macftro di Thcofogia   \ P RE PO SITO DI LORENZO   Vele officio TrenteJtmOydel Sig. Alcffianiro Lus^i^AgOt  fatto nella fu a Chtefa adi /. Giugno ,   ' M. C I r. '   Delle ragioni delli Diuina Prouidenza nella niorte '  di elfo Signoc AlefTandro .     IN BRESCIA,  Apprcffo Pietro Maria Marchetti. M. DCIL  Con licenza de Supenori.      a H O IT A Jl O   .VH ; OT JO M .J3a   OVTMAM513.0I7ATTO 5I0;Afcolcaton,chctiuouatrouatafiaque-  ^- . — Al     I     llancllaflncflrdiT)I  lendo in picciol quadro riftringcre numerofo ftuolo di gente,  contenti di compitamente delineare alcuni perfonaggi più il-  luftri, e principali; altri fpargon in vna picciol parte di loro,  chi nel capocchi in vn braccio, chi in vna gamba, chi in va  fianco ; cosi io racchiudendo quàto ho da direnel picciol qua->  cito della querela propofta andrò còforme à quello, che fi pre-  tende cercando i miseri della Diuina prouidenza nella morte  del Signor Aleflandroin quefto tempo , in queftacti, inque-  fle circonflanze, confidato nella bontà de gl'ingegni voliti  aiuttati dallo Spirito del Signore , che da queiU fi faran fcala i.  trouarne altri più fublimi , e più alti . Incominciando adua-  que da più baflò grado luflusperit none/i ijuìrecogitet corde»  Vuole il Signore , cftenoi penfiamo di cuore alle cagioni dellJL  morte di quefio fuo amico , tanto giufio ; doue ricorrerò à ri-  cercarne il conto? hò pcnfatodi fpcdirmi daconfiglicri più  bafsi. Non v'ha dubio alcuno, che fe il Medico, o*l Filofofa  foflè chicfta d*vn Hmil quefito ,rirponderebbe, non cfTere ma-  rauigliaalcuna ; & che vn'huomodi tante fatiche ,c cosi poco»  ripofo , di tanti digiuni , e così poco cibo , di tantcpafsioni »  c così poco rifioro , dicosi graue infermiti , e cosi deboli for-  2e non poteuaviuer molto fenza miracolo ;& il farmiracoliè  fuori del comune cotfo della natura, quale il Signor Iddio noa  peruertifce fe non per qualche cafo appartenente all'ordine  fopranaturaledellagratia. Quefta rifpolla diede egli fteffo à.  me poco prima , che partiffe per Milano. Signor A led'andro^  difsi iOy come (late voi l'ano in quefio iufluilò de mali tanto pe  ftilenti ftando la vita y che voi fate? Guardate, rirpofe, e mi-  racolo di Dio. era miracolo, fe viueuai Dio non hi voluta  far'il miracolo , perche non era ifpediente : adunque è morto^  Queftarifpofta pare al primofcontrofodisfarejmaa chi con-  fiderà le parole della querela, non vuota atfatco la difficoltai  poiché cosi fiando , non occorrerebbe lamentarfi di cora,che  comunemente corre nella vita, e nelJa motte di ognVno, ol-  tre cheàgiudicio mio s'appoggia a fondamento talfo; cioè*  chela diuina prouidenza nelle cofe naturali non habbia elie  iure altroiAchelalciar Correre le caufe naturali i i loroe^eai     concoWndoreco Comé eaóft prima » t lifciàndofì ^^t^rmìnw   da loro, dico che lei è quella, che ha pofle in ordinanza tali  caufc per produrrai i effetti, e cofi mi refla Tempre da diman-  dare, perche a etfccro tanto] nobile com*è l'huomo giu(lo,e  qucft'huorr.o in particolare hi ordinato caufe tanto pernicio  fe,checosìtoftodouefl'erodiftriiggereìa vita di lui. Alziamo  dunque la mira à più alto berfaglio , e vediamo , fe potiam ca-  ttare la rifpofta dairifteHà querela, nella feconda parte di lei.  ^ facìe enìm malici f colle &US eft ikflus y € (i dìch\3iTzqy3c(io pa(lb  con quell'altro della Sapientia al quarto. Vlacens 'Deo fiBus  dilcdus , & vìuens inter peccatores transUrus e fi ; raptus efl ne mi'  litiamutaret intdlt^um eius , aut ne fi^io deciperet animam ìlUut .  placitaenimerac 'Deo anima illius: propterhoc properauit educere  illum de medio iniquitatum . E veramente che da facri Theologi  c annouerato fra gli effetti della Diuina predeflinatione il da-  re prefla morte al predeftinato ,cui vede, che foprauiucndo,  (ì dannarebbe . ma quello fenfo non è neceflàrio, che conuen-  ga a tutti; poiché puòefsere, che per altri rifpetti ancora chia-  mi a fe preftamente il Signore quelli , che altrefi foprauiuendo  fi farebbero faluati. Diciamo dunque, inherendo a quefto  paflb , che non ha il Signore lafciato arriuare il Signor Aleffan-  dro alla vecchiaia, perche non poteua farli il maggior fauo- *  re , che liberarlo prefto da quei piccioli peccati, che in fe ftef-  fo haueua; e da quei grandi , che con grauifsimo fuo tormento  vedeua in altri. Non replico le cofe già dette da altri «quanto  gli fpiaceflero i peccati veniali medelìmi : foggiungo cflere im  poffibile a huomo mortale,per fanto che fi fia,viuere fenza pec  cati veniali : econchiudo efièr flato gran fauore i quedo gran  de amico di Dio liberarlo quanto prima da fuoi peccati per  leggieri che foffero. Ma de* peccati altrui propriamente par-  la la Scrittura ne i luoghi allegati ; & io dico , che chi conofce-  ua l'infocato zelo di quell'amorofo petto contro al peccato in  aiuto de peccatori , dira che patiua grauifs imo tormento, ef-  fendo per la fua conditione artretto a conut- rfar con pecca-  tori, e che gratia gli ha fatto il Signore grande liberandolo;  potrei apportar quiui mille teftimoni , mille lentenze vdite có  le mie orecchie dalla bocca fua ; ma troppo lungo farebbe il ra-  gionamento. Di vna mi contento per adtlfo, & è che I accon-  tandogli io vn facto occorfo dioéefa graue d'iddio acciò gli   A 4 pro-     r     prouedci?^ ; perche la narrat?ua (Tf^cndcua vn poco in fango J  in quel mentre ch*io ragionauo.fotto gli occhi mici fcoppiaua  di do'ore,& era coftretto tenerfi la mano al petto , perche gli d  fchiantaiiailcuore,emi prfgaua,ch*io finifsi quanto prima.  Quindi da quefto principio raccogliete voi le altre cofe di que  fio punto, e ne trouaretc infinite: come farebbero quelle in-  uentioni , quei flratagemi che (ludiaua perdiuertir gli abufi ò  publici ò priuati; come farcbbejChc ne i giorni de i Santi tute-  lari della fua villa dodeci anni fono per ouuiare i confueti ba«  gordi intrcduceflel'oration delle 40. hore; vi conduccfTei pri-  mi Predicatori di Brcfcia,* quefto cflempio fofle poi feguito  da l'altre ancora : che nelle barche doue foggiornaua perca-  gion di viaggio, diuertilTe i ragionamenti vituperofi, introdu-  doccndonealtri,ediletteuoli , & vtili, diftribuendo à tutti e li-  bretti , e imagini : come farebbe, che ogni pochi giorni hauef-  feìncafa mcfchinazzi,e vagabondi, acciò li faceficconfcfiarc;  cheraccoglieflei Valtelini per aiutarli nella fede; che fodètan  to follecito per la confcruation della fede in qucfta Citti; co-  me poffo atteftar io di opre importanti fatte a qucfto finejchc  fcorrefTe ogn'anno qualche parte di quefta grandiocefe fotto'l  ftendardo 5L in Aituto della chrifliana dottrina,non perdonan*  ' do nei fpefe,nea fatiche; non lafciando luogo peralpeftrc  che foHe: come farebbe, che commandafle a vn gentilhuoma  fuo famigliare , che capitandogli donzelle d'aiutare ,ò dopò la  caduta, òauanti , che cadano ; ne fapendo doue ricouerarle, le  mandaffe tutte infallibilmente à cafa fua, ecento d'altri. Io  rhoviftotal volta riprendere con feruor grande alcuna perfo-  na , che malamente fi lafciaua tener in freno, e fpezzaua la bri-  glia , 8i ho ammirato in quel vifo,in quegli occhi, in quella lin-  gua mi (lion tale d'amor'edi fdegno, che ben dimoflraua adi-  rarficontra'l peccato,non controal peccatore; ne fcandaHzat^  (ìgiamaidi niuno. Hn'àtale,chcfi mifein difputa meco vna  volta à volermi perfuadere, ch'egli foffe il maggior peccatore  del mondo , etiandio fuori di quella fuppofitione che faccua Si  Frajìcefco : cioè, perche fe Dio hauefle facto a gli altri pec-  catori le gratie fatte alni, Thaucrebbero feruiro meglio di lui:  ctiamfenzaquefto voleua Alefiandrocllèrc maggior peccato-  re di tutti : n^a trouandofialle ftrette con le ragioni/aila fine mi  .tiiiTe^che luilafcmiua così>fe bene non ne fapeua render la rar-   gionc     gtonif! O animà benedetta, ò lume veramente diuina, che  fpunrando i più lucidi raggi fuoi dentro alle fineftrcdi quelle  porczc , gli faceua difcemere ogni pagIiuzza,ogni atomo^ognt  pelo d'imperfcttionc. Horsù propcrMUÌt educere iUnm de medio  in'tifuìtatum , Si egli l'ha riputato fauor grandifsimo . Più alto,  più alto . Juftus petit , & non efi qui recogitet corde . Che miftc-  rio , Signore , volete voi che ritrouiamo nella morte di quefto  giiifto ? forfè quello, che voi accennate colaappunto nella Sa-  pientia al quarto? Confumatustn breui expleuit tempora multai  c difopra . Sene^us enim yenerabìlis efi ncn diuturni , neq; annoti  numeto computata ; caniautem funt fenfus hominis ; & feneSu»  tis yìta immaculata . Et c quefto, che egli con feruor grande co-  operando à diuini impulfi, ne arrcftando con le proprie colpe  lediuineinfpirationi ,è arriuato prettamente a quel fegno di  gratia , Si i quel grado di gloria , al quale Iddio l'haueua pre-  deftinato: fiche era di meftieri troncargli il filo di queftavita  prefente ; acciò non diuentaHe più fanto di quello, che Dio lo  voleua,per fegreto della giufta prouidcnza fua;qual fegretO  ancora andaremoìnueftigando più abaflb. Quefto e l'haucr  in breue corfo riempiti di meriti molti anni : Quefto è l'hauer  nella vita immaculata l'honor della vecchiaia . cfie dirò io qui  di quella follecitudine inferuorata tanto propria di lui? Pareua  che indouinaftc il fine , che parlando meco pochi giorni fono;  inftaua grandemente , che bifognaua far prefto , e non lafciar  paftìire occafione ninna, che conccrneffe il fcruitio di Dio, e  richicfto da me , per vna certa occafione , vna volta ,fe in tanti  negotij , tanto varij , & impoittuni fentiua mai tedio ,ò languì»  dczza ;mi replicò tre volte: mai mai mai n*hòfentito; hò fcm-  prefentito la mcdefima prontezza. IlSolcfpunta i raggi del  marcino con foauità grande ; ma falendo al mezzo giorno auen  ta i ftrali infocati , che accendono , che abruggiano , e di più  chiara luce rifplendono. Le virtù di Aleifandro nella fanciul-  kzza, e nella giouentùfua,quafi raggi matutini, erano piene  difoauita,edidolcezza; mancl meriggio deiretàfua, nella  fommiti di quei meriti, i quali era adell'o falito, non vedete  come ardeua di diuin'amore ? come sfauillaua parolcdouunq;  fi trouaflc tutte ferafiche,tutte diuìne ? chi lo fentì gi.imai à par  lare non ditòociofamente , che quefto auuertimento è troppo  baffo ; ma humaQamcnte ? qual ragionamento conchiufc egli fe   non     n8 in Dìo?qual lettera fcrìrtc tontano,che no la fregìaflc dì pa-  role di Oio?quaI polìza madò per la Città, che nòia rpruzzaftè  di Dio? doue mai moffe i piedi/e non per Dio? che cofa operò  etiam humanamente, e naturalmente, che non la iudrizzaffe  in Dio? Dio haueua egli fempre nel cuore, Dio nella bocca»  Dio nei piedi, Dio nelle mani, era tutto abforto in Dio. Si  maraujgliano , che habbi lafciato moglie , doti grandi , robba  di vnigenito . quefto è nulla à quel gran cuore ; ha lafciato tue  to fé fteffojOgnifuo commodo e temporale, e fpirituale per  feruigiodi Dio ,eperaiuto del profsimo. Ditelo voi , che gli  recauate à biafìmo, cheincafafua non ci fo(Iè ordine; che noa  vi fi trouan'e mai hora ne di mangiar, ne di dormire . Dirò io  quello , in che più patiua, che più gli premeua . I diletti , i gu-  fìi dello fpirito lafciauaper Dio, & per il profsimo. lafciaua  invnaparola Chrilto peramor di Chrifto. Intendete hora,  Afcoltatori , quel diffìcil parto di San Paolo . Optabam ego amt"  tema effe à LhriHo prò fratribus meis ^ Vedetene la prattica in  Ale(ìandro,huomo tanto dedico alla contemplatione^dclleco-  fe celeft i; che pigliaua tanto diletto nello fludio delle facre let  tere ; tutto lafciaua , di tutto fi priuaua per feruir al Signore ne  fratelli fuoi. Signor Alelìandro , gli diceuo io , a che propofi-  tohauctefpcfitanti anni nellefchole della Theologia,fe non  la vedete mai ? a guifa di colui , che prefa moglie , tofto l'ab-  bandona , lafciandola in mano de parenti fuoi ? perche non vi  ritirate qualche volta a pigliar quel altifsimo diletto , per cui  tanti Santi, 8c amici di Dio han dato bando a tutte le cofe crea  te , fi fono ritirati ne'chioftri , e ne deferti ? quei Nazianzeni ,  quei Bafilij, quegli Agoftini . Haoece ragione, rifponde-  ua egli , ne patifco grandemente : ma non hò tempo; & ertbrta-  ua me ancora à iafciarquefto gufto pcrfcruitio di Dio, che  afpettate più? Ah,mi fugge il tempo . conchiudo in vna parola  quanto fi può dire ; egli era in arto fcmpre dell'vna, e l'altra vi-  ta la contemplatiua, & Tattiua ,nc leoperationi de Tvna im-  pediuano gli eflcrcitij dell'altra, e come che quel felice fpiri-  to forte chiufo nella carcere di corpo terreno , ftaua però tal-  mente Tempre abforto in Dio, e con il corpo impiegato in fer-  uiggio del profsimo, come fe rvno,e l'altro in vna medefima ca  fa facelVcro diuerfa famiglia in diuifi appartamenti ; e come il  fuoco talmente s'adopra attorno alla materia di cui fi pafce»   che     fce poi rotto in fc^ftellb,c fmoO più giubilando auampa con  maggior fiamma , € folletti feco »ò ra pifce i n alto quella terre -  ilrità della materia; così lo fpirito di AlenandroabbaiTandofi  a bifojrni de profsimi fuoi non s'immergcua in efsi di manie-  ra, che non foUeuaflerecoognicofa a Dio. Deh fermati fole,  cU*io non poflb tacer quello, ch'io fon per dire Cade di bocca  quefio Nouembre palfatoquafi per fchcrzo ad vnfuo amico,  c famigliare, ragionando con vn padre rcligiofo>chehauercb  be fotti gli cflercitij fpirituali della Compagnia di Gesù , fe il  Signor A le (fan dro gli haueffe fatto compagnia, tenendo per  fermo e(lèrcimpofsibile, per i molti negotij fuoi; tanto più  che la Signora fua madre era grauamente inferma » come ne  mori . Lo riferì il padre al Signor Aleflandro , non ftete egli a  bada , non fii lento a pigliar l'occafìone; fparfe parole per cafa,  che andaua a ritirarfì fuori della Citta per cagion de fludi . Si  ritirarono tutti tre il Padre , & efsi ;goder ono per quei giorni  il Paradifo. O Aquila celcfte,ò (guardo diuino, come ti di-  pinge diuinamence lo Spirito fanto in Giob a trenta none .  T{unquid éidpraceptum tuum eleuabitur à^qmla ; & in arduìs ponct  nidum fuum ? In petr'is manet , et in pr£ruptìs filicibus commoratur,  atque inacceffis rupìbus . Inde coniemplatur efcam , & de Longe ocu-  lieiusprofpiciunt. Soggiorna quell'Aquila per lo più vicino al  fole eterno , habita nella pietra , nelle rupi , nelle cauernc del-  la maceria , nelle piaghe del Saluatore colloca il fuo nido , tro»  ijailfuoripofo;qnindi s*abbairaali'efca terrena; ma inconta-  nente al fuo nido ritorna. Chi è di voi chi fappia i trauagli  grandijchehà patiti continuamente Alcffandro? credete voi^  che gli leuailero la tranquillità, & il ripofo,che godeua ia  quel fuo nido? So che nell'occafionedi vnograuifsimo venu^  togli per vn*opera fatta per feruigio di Dio , e falute di v n'ani-  ma; di fle a me, che con tutto ciò non vorrebbe nonhauerlafac  ta.,dC rhauerebbc fatta di nuouo . So che di altre perfone^cbfit  Igli dauano trauaglio hcbbe a dir molte volte, che era loro mol-  to obligato.di onde pigliaua quedi fentimenti? da quelle riiiik  pi in CUI baucua collocato il fuo nido. O marauighofo cotv*  4cerco di ben accordata cetra procedente da corde ài contrjr*'  ario (uotvo; Tvna ,e l'altra vita. Nella attiua meriraua, nelljt  «làaxaiipiaciua godeua: nella atciua faticaua, nella coatetnpk.     fitatiùa riporani ineHa inhtdìtcfnitxìi al baflbi nella Con-  templaciua vulaua in alto : ticHa acci ua proucdeuaad aIcri>neU  la conccmp iariua prouedcuaa fé fleiTo: nella acciuaconuerfa-  uacon gli huoiTìini, nella concemplaciua conuerfaua co gli  Ani;cli. Confiétnatus in breui expleuìt tempora multa . ha vnito  in fcftcflo cucci i ftaci , cucce le pcrfcctioni. Ma più al co anco-  ra . luflus per'it , & non eft,qm recogttec corde . che habbiam dt  penfar che habbia molTo il Signore a dar la morce adeffo a que  fio giudo amico Tuo? Thonor grande, che gli voleua fare in  cielo y Scili cerca per lo cócorfo (lupendo di caufe cali,che mo-  rendo in cempo cale, di fuo lecco, fuor del marcirio non po-  tea morir più gloriofamcncc. Non mi ftcndo ad eHaggerar quc  fto pa(ro;lofapcce voi. Ad vn puncomi riftringo. egli e alle  mani Diohoggidi adilluflrare la fancica, e la gloria di quel-  la gran colonna di Tanca Chiefa il Cardinale Borromeo. Non  era in corra il piiì (ìmile a lui nella parcicolar vircù fua , che era  il zelo della faluce delie anime, che AlcHandro Luzzago . Non  erachi peralcri piùconfumafferedefrotCheilBeacoCarlo, Sc  il Signor Alefl'androjà guifaproporcionalmencedi duegran  doppieri podi nella Chiefa di Dio , quali ferueudo ad alcri di*  (Iruggono fé medeHmi : c perciò non era ne anco in cerra a cui,  porcaffe maggior amore il Cardinale mcncre viueua,che ad  Aleflandro Luzzago. L'ha voluco per compagno nella gloria  in Paradifo.gli ha voluco comunicare la gloria fua anco in cer-  ra, e farlo Hmilc afe anco nella morce con quella proporcione,  che in cofe non affacco medefìme fi può ricrouare . Vaffene a  Turino il Cardmale a vificar quell Alcezza canco a lui cari  per nuoua occafione: vafTeiie a Milano Aleffandro a vificar  queU'Arciuefcouo Cardinale canco Tuo , quanco fi è vido,  nuouamence venuco da Roma. Quindi viene il Cardinale a  Varallo a vificar quel Sepolcro di Chrifto: fcieglie quel cem-  po d'andar'a Milano Aleifandro, che fi lena il facro Chio-  do per adorarlo ; e con i'afpecco del facro Chiodo gode il  Beaco Sepolcro del Cardinale, e gli offerifce i doni d'argen-  to. S'amala al Sepolcro di Varallo il Cardinale : s'amala fo-  prajil Sepolcro del Cardinale Aleflandro. Condotco à Mila-  noil Cardinale, fubico e pronunciaco fpedico da Medici : Dal  fepolcro del Cardinale Alclfandro è commandaro ricirarfi i  l«cco , c riftelTa maccÌDa Icgucace fi fi la fcncenza della moue •   quat-     iquìittro giorni paflsino d'nifeJ^ft^ al Cardifiale: quattro giovi  Ili intieri foli giace in letto Aleffandro. More il Cardinale in  Milano: morc Aleffandro in Milano. More il Cardinale ncllx  camera,encl letto Archiepifcopalc: more AlclTandro nelle mi-  ni deirArciuefcouo Cardinale cugino carnale di quello, fomi-  gliantifsimo nella fantita , & nclli angelici coftumi all' vno , 8C  airalcro . More il Cardinale vicino al cinquantefìmo anno dcl-  Tctà Tua: more Aleflindro vicino vn*anno al cinquantefìmo  dell'età fua . Morto il Cardinale vien apertole fuentrato : aprir  c fuentrar c ncceflario Aleflandro ,che più? Gio. Battifta Car-*  cano Anatomica di Pauia è quello, chcefTcntera il Cardinale:  Gio. Battigia Carcano medcfimo è quello , che eflcntcra Alef-  fàndro. Si fanno TeHcquie del Cardinale dal Clerotutto: tut-  to'l Clero peroccafion diSinodofitrouaal funerale di AlefTaa  dro . 11 Cardinale di Cremona in Pontificale fa l'officio al Car-  "Idinale: Il Cardinale di Milano in Pontificale fa l'officio ad  Aleflandro. Il Cardinale di Cremona fatto l'officio , in publi*^  co confperto del mondo incomincia a dar fegno della fantità  del Cardinale facendogli toccar la corona : Il Cardinale di Mi"  lano morto Aleflandro fubito gli bacia la mano come à Santo »  e fa ordini , e da commifsionidclla riuerenza in che vuole, che  fi tenga. Sopra'l corpo del Cardinale fi fa l'oratione funebre  daircloqucntifsimo P. Panicarola : fopra il corpo d*Aleflàndro  fi fa l'oratione da qucllo,che nella CompagniadiGiesù fa pu-  blica profefsione di eloquenza, e dell'arte del dire. Andate  inanzi . Se Aleflandro cinque giorni e flato morto fopra terra  per il bifogno di condurlo a Brefcia : anco cinque giorni flette  lopra terra il Cardinale perdute fodisfattion al popolo , & ap»  parccchiarlecfl'equic. lamutatioiì,che fi vide nella faccia di  Aleflandro quando l' vltimo giorno fi fecero le eflequie. la vidi  90 in quel giorno anco nella faccia del Cardinale. Corfcroal  Cardinale le genti a garra per ottener'alcuna delle reliquie  fuc: Corfcro.e corronoad Aleflandro & in Milano,& in Brefcia  i popoli i garra per lo medcfimo effetto . S'incominciòaH'hcH  ra fubito à fcntir per la Citta mormorio di varie gratie impe*  irate per lainuocation del Cardinale : Molte ancora, e di graa  yileiio fi fono vdite quini octenute per la intcrccfsion di Alcf»  fandro . Refta , che come pochi anni dopò ,la fua morte fi ù ri*  cordaio il SignoK d'iUuilrar cou miracoli il Cardinale; cosi     Incfncftoincoft fiborifca Alfffandrò". O beata co piiiòfcli*   ce confortio . che flarò io a dire in queda occadone ? MwtaUit  stima mea morte iufìorym^ ^ fiint nouifiìma tnea horum fimilia. Mi  bt aktem nimU bmmati funt amiti tu't , *Deus . Tr£tìofa in tonfpeffu  Domini mo- s fauSorum eius . Tanto è grande l'honore , che fa il  Signore a gli amici Tuoi, tanto illufVre la gloria, che dona lorOi  che non contento di quella del Cielo , la dilata anco per la tet-  ta , per quella valle di milerie: non contento dello fpirirOfll  coniinunica anco al corpo ; anco alle ofl*a fecche; anco alle ce-  neri ; anco à lorbaftoni; à lorveftimenti ; à lor capelli; à lor  (lringhe;i lor fcarpe; alle ombre loro , comunicandogli virtà  onnipotente . E dunque vero Signore , che Stmi% honorati funi  amiciiuiyDeus . Ma fagliamo vn fcalin più alro ancora. Lequac  tro cagioni annouerate non efcOno dalla perlona di Alcflan*  dro; fono particolari Tue. Due iChereftano Tono più diuine*  più alte ; pretendono il ben commune , che è molto \»mi petto  ad Alc!randro,& i Dio . Non vi ricorda? Cftpi. ego anAtcma effe  à Chrifio prO fratribus mets ^ E di quell'ai tro,chc in ecceflb di fpi  rituale pazzia dimandaua gratia al Signore, che man dafTe al-  rinferno lui , e libera(lè tutte quelle anime, che vi ftauano rac che con grauc bcftcmmia contro la   diuina     clluìna proaidenzatepntanòimporsibile fcruire pcrfettimdti-  (eaSua Diuina MaefUfotco paterni recti , nella cara domeni-  ca , neirhabico laicale , nella conuerfacion del fecolo, fra le oc-  cafìoni de peccati , nelle procelle di quello tempeflofo mare  del mondo. O gran filofofìa»© fapientia rara, ma necelTaria,  8C importante più dì tutte . Ecco in AlelTandro laico, la vira re  ]igiora;in AleH'andro occupato la vita monadica; in AIeiTan- chi il zelo dell'anime , chi la cura delle px-  ci , chi le prigioni , chi gli hofpitali , chi le congregationi , chi  gli oratorij,e tutti infìemevn'accefo amor di Dio 5^ del prof-  fimo. Qncde rapine v'afsicuro io, da parte fua, che gli aggra-  diranno molto più, che fcalzarlo, ò fucdirlo , ò pelarlo per di-.  uocioné; 5c fe queilo hauete fatto; vi fìano quelle reliquie vrr  perpetuo mantice, che v'accenda all'imitatione de fuoi Santi  Codumi.     IL FINE.Alessandro Luzzago. Luzzago. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Luzzago” – The Swimming-Pool Library.

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