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D.‘ V. GIUFFRIDA- RUGGERI
SULLA DIGNITÀ MORFOLOGICA
SEGNI DETTI “DEGENERATITI
ROMA
lE, i-.oescx3:e::e cSc o,*'
(bretschxeider e regenberg)
Librai di S. M. ia Regina d’Italia
l'jstrafto dagli “Aiti della Società Homana di Antrojioloqia ,y
Fascìcoli II e III — 1896-97.
503
INDICE
Prefazione del Prof. G. Mingazzini pag. V
I.
Coincidenza delle abnormità somatiche con le abnormità della
psiche. Spiegazione di tale fatto constatato negli alienati (Morel).
Spiegazione del medesimo fatto constatato nei delinquenti, nelle
prostitute e negli uomini di genio (Lombroso). Necessità di una
sintesi. Concezioni sintetiche del Sergi e del Féré. Concezione
sociologica della degenerazione (I.\coby, Tarde, Ferri, Dali.e-
magne). Definizione della degenerazione . . . . . » 1
II-
Le singole stigmati somatiche abnormi. Plagiocefalia, trigonocefalia,
scafocefalia, oxicefalia. Microcefalia e macrocefalia. Plagiopro-
sopia. Fronte sfuggente e fronte sporgente. Arcate orbitarie e
seni frontali esagerati. Faccia mongolica. Prognatismo. Abnor-
mità dentarie. Torus palatinus. Apofisi lemuriana. Mancato
accavallamento delle arcate dentarie. Altre anomalie facciali.
Collo e spalla. Torace en entonnoir e torace en gouttière. Bacino
e andatura. Arti superiori e inferiori. Forma delle mani. Solchi
palmari Linee papillari delle mani. Piede prensile e piede
piatto. Polidattilia, sindattilia e brachidattilia. Anomalie del-
T orecchio esterno. Naso ed occhi. Mascolismo, femminismo,
androginismo, infantilismo. Polimastia e ginecomastia. Anomalie
nel sistema pilifero. Appendice » 33
III-
Frequenza dei singoli segni abnormi nei due sessi, indipendente-
mente dalle psicosi e nelle diverse psicosi. Deduzione della
loro importanza morfologica dalla percentuale con la quale,
presi singolarmente, si presentano nei diversi gradi di dege-
nerazione psichica >93
Tabelle statistiche » 94
Spiegazione delle tavole . . . » 97
Bibliografia » 106
PREFAZIONE
Studiare il significato delle stigmate degenerative soma-
tiche è merito in gran parte di una scuola antropologica,
orgogliosa di ripetere il suo nome dal suo fondatore, il
Lombroso. Che non tutte queste stigmate posseggano
uguale dignità morfologica era noto: però regnava fin
ora grande incertezza nell’ attribuire alle ime piuttosto
che alle altre un giusto ed esatto valore. Attese a risol-
vere questo problema, da me consigliato, il D.r Giuffrida.
Dal suo studio esposto nel presente libro, scaturiscono
corollari che ci additano quali dei segni cosi detti dege-
nerativi, dobbiamo principalmente tenere in conto per
emettere un sereno e sicuro giudizio sulle abnormità
corporee di un paziente. Le indagini del D.r Giuffrida
sono precedute da una chiara, minuta e coscienziosa ras-
segna di quanto finora si è scritto intorno al concetto
della degenerazione; analisi degna di tanta maggiore con-
siderazione, in quanto era desiderato un lavoro storico di
questo genere, sopratutto in Italia.
Roma, Febbraio del 1897.
G. Mingazzini.
Sento il dovere di ringraziare vivamente il Prof. G.
Mingazzini, che fu inspiratore benevolo e illuminato del presente
lavoro; nonché il Prof C. Bonfìgli, direttore del romamo
Frenocomio, gli egregi Dott.^ Cividalli e Gammarelli, primari
nel medesimo, il Dott. Ciar occhi, direttore dell’ Ospedale di
S. Gallicano, che gentilmente permisero ai miei studi di avere
una base positiva. Ringrazio altresì V illustre Prof Sergi, che per
sua benevolenza s’ interessava all’ argomento, dandomi all’ uopo
consigli e aiuti validissimi.
« Dites vous donc bien et réciproquement,
que partout où vous voyez un cliangement dans
le corps, vous avez à en chercher un dans l’ in-
telligence. Dites vous que vous avez à etablir
cette corrélation dans tonte 1’ échelle, et toutes
les dégradations de 1’ entendement, depuis les
derniers degrès de l’ imbécillité jusq’ au fait le
plus élevé du génie, depuis la raison la plus
droite et la plus ferme jusqu’ à celle qui est le
plus profondément et le plus irrémediablement
troublée ». Lelut, Cadre de la philosophie de
l’homme, Annales médico-psychologiques, 1844.
I.
A Morel, giustamente osserva Giorgio Gradenigo, e ad
Esquirol, suo maestro, spetta il merito di avere per i primi
messo in rapporto i segni dell’ alterazione psichica coi segni
deir alterazione somatica, per dare della loro coesistenza una
unica spiegazione: i fisionomisti e gli altri del cosi detto periodo
fisiologico 0 frenologico avendo esercitato la loro attività su
altro campo, che non precisamente e rigorosamente quello
psicopatologico (1). Giuste osservazioni anche in questo campo,
è vero, erano state fatte; ma, o in via puramente teorica da menti
acute, quale Lelut, o in modo quasi accidentale, come, per esem-
pio, queir osservazione di Portai (2) che dice « très-ordinaires »
le anomalie nei cranii di maniaci, epilettici e apoplettici; nes-
suno poi, air eccezione di Esquirol, aveva tentato una spiega-
zione. More! già nella prefazione al suo famoso Traité des dégé-
nérescences afferma nettamente: « dans 1’ état actuel de progrès
r ètude de 1’ homme physique ne peut s’ isoler de 1’ ètude de
r homme moral »; e in ciò fa suo il pensiero di Bonnet: « Il
(1) Cfr. Marro, I caratteri dei delinquenti. Torino, 1887, pag. 7 e sogg.
(2) PoRTAL, Consid,erations sur les rnaladies de famille — riferito da Lucas,
Hérédité naturelle, Voi. II, pag. 819. — Groham avrebbe fatto osservazioni anche
più estese sui delinquenti sin dal 1820 (Talbot, The etiology of osseous defor-
mities etc. Chicago 1894. pag. 231 ).
2 —
faut toujours en revenir au physique comme à la premierò
origine de tout ce que Tame éprouve (1) », pensiero diviso anche
dair autore del Contratto Sociale che scrisse: le nostre doti intel-
lettuali, i nostri vizii, le nostre virtù e per conseguenza i nostri
caratteri dipendere dalla nostra organizzazione (2). Stabilito poi
ciò che si debba intendere per degenerazione, cioè una devia-
zione morbosa dal tipo normale dell’ umanità, espone
come conseguenza (e qui è il punto geniale della teoria) di tale
deviazione nei discendenti una degradazione progressiva tanto
psichica che somatica: a quest’ ultima assegna come limite la
sterilità. In nessun punto esprime cosi completamente il suo
pensiero come in questo: « Le condizioni di degenerazione nelle
quali si trovano gli eredi di certe cattive disposizioni organiche
si rivelano non solamente da caratteri facili a osservare, quali la
piccolezza o la cattiva conformazione della testa, la predomi-
nanza d’ un temperamento morboso, deformità speciali, anomalie
nella struttura degli organi, impossibilità di riprodursi; ma an-
cora dalle aberrazioni più strane nell’ esercizio delle facoltà
intellettuali e dei sentimenti morali (3) ». E tutto il suo trattato
cosi bello per unità di concezione e splendido per acutezza
di osservazioni non è che lo svolgimento di questa tesi, con
quel calore stesso di convinzione che faceva dire a Esquirol:
« cette funeste transmission se peint sur la physionomie, sur
les formes extérieures, dans les idées, les passions, les habitudes,
les penchants des personnes qui doivent en ótre les victi-
mes (4) ». — Pronta conferma e pregevole riceveva la suesposta
teoria da quel libro del Moreau de Tours (5), che a ragione fu
detto livre-ferment.
Alcuni anni dopo Morel ritornava sull’ argomento (6), e ne
raccoglieva nuovo e preziosissimo tributo di stima; poiché fu
meraviglioso vedere Griesinger stesso, che allora teneva lo
(1) Bonnet, Essai analytique sur les facultés de V dme, pag. XIII della
prefazione.
(2) Rousseau, Nocelle Eloise, lett. 3, t. V.
(3) Morel, Traité des dégénérescences de V espece humaine, Pa.vìs, 1857 pag. 62.
(4) Esquirol, Des maladies mentales considérées sous les rapporis médical,
hygénique, et mèdico -legai. Paris. 1838, t. 1, pag. 65.
(5) Moreau, La pshycologie morbide, Paris, 1859, pag. 116.
(6) Morel, De la formoiion du type dans les varieté dégénérées, 1864.
— 3 —
scettro della psichiatria schierarsi fra i suoi ammiratori, e por-
tare nel discorso col quale inaugurava la clinica psichiatrica
di Berlino (l.o Maggio 1866) le idee professate dal modesto
medico di Saint-Yon: « .... noi troviamo che le persone colpite
da una predisposizione ereditaria nevropatica presentano nella
loro organizzazione qualche cosa che le distingue dalla mag-
gioranza degli uomini e per certe forme o per qualche parte
del loro corpo sono contraddistinti e come afflitti in particolar
modo dalla natura. Queste stigmati degenerative possono consi-
stere in cambiamenti lievissimi... ». Anche ,il Lombroso, che
allora faceva le sue prime armi nella statistica, portava il suo
contributo (1).
Il medico di Saint-Yon aveva messo tra i colpiti da eredità
I morbosa anche i delinquenti. Difatti seguendo la genealogia di
una famiglia di degenerati aveva veduto (2): 1.^ generazione —
Immoralità, depravazione, accessi alcoolici e degradazione mo-
rale del bisavolo, che in una taverna fu morto in rissa; 2.^^ gene-
razione — Ubbriachezza ereditaria, attacchi nervosi che fini-
scono in paralisi generale nelL avolo; 3.^ generazione — Sobrietà,
inclinazioni ipocondriache, illusioni di persecuzione e tendenze
omicide nel padre; 4.^^ generazione — Intelligenza difettosa,
primo attacco di follia a 16 anni e passaggio in completo
idiotismo; probabile estinzione della famiglia, non essendovi
alcun sviluppo delle funzioni generative. Ma non aveva insistito
neir analogia tra delinquenti e pazzi, nè dilungatosi a dimo-
strare la natura morbosa del delinquente. Daily e Voi sin si
! occuparono a preferenza di quel raffronto (3), e Despine (4) in
seguito dimostra le anomalie morali del criminale e della
prostituta. Ma è in Inghilterra sopratutto che una schiera di
valorosi prende a trattare la natura morbosa del delitto: ho
(1) Lombroso, La medicina legale delle alienazioni mentali studiata col
metodo sperimentale — « Gazzetta medica italiana — provincie venete » (anno
Vili N. 27, 28, 29, 30), 1865.
(2) Riferito da Maudsley, Corpo e Mente. Orvieto, 1872, pag. 49. V. anche:
Fisiologia e Patologia dello spirito dello stesso autore, Napoli, 1871, pag. 227.
(3) Dally, Remarques sur les aliénés et les criminels, Paris, Masson et
fils, 1864 — VoisiN, De V identità des causes du suicide^ du crime et de
V aliénation mentale.
(4) Despine, Psychologie naturelle, Paris, 1868, Voi. II e III passim.
— 4 —
nominato Maudsley, Thompson; Wilson^ Needham; Nicolson
(ma quest’ultimo in senso negativo). Maudsley principalmente
accetta in tutto e per tutto la teoria degenerativa di Morel (l),
e definisce la classe criminale una varietà degenerata o mor-
bosa della specie umana; contraddistinta da caratteri particolari
d’inferiorità fisica e mentale; risultato fatale di una serie di
generazioni (2); ma quanto alla dimostrazione anche lui si
limita al lato psichico. Il lato somatico della dimostrazione;
il più importante per noi; è merito insigne di un illustre
seguace della teoria degenerativa in Italia; del Virgilio. Questi
difatti fa rilevare quanto comuni risultino dalle ricerche prati-
cate (266 delinquenti) le stigmati degenerative somatiche « le
quali essendo in relazione con lo stato anomalo dell’organismo;
permettono di annoverarlo nelle varietà morbose della specie
con lo stesso diritto che dà alla psicopatologia di includervi
l’idiozia; il critinismo e la follia (3) ». Nè il Virgilio fra noi
resta isolato; TAndronico nei suoi Studi clinici sul delitto ritiene
la causa essenziale che promuove il delitto di natura morbosa;
anche lui fondandosi sui fatti somatici: « T asimmetria della
faccia; il prognatismo; il naso camusO; le orecchie ad ansa; i
diametri poco proporzionati della testa e della faccia che in
tutte (122 donne delinquenti) si sono riscontrate; son segni
abbastanza sicuri e caratteristici da dedurre che per la non
giusta conformazione e composizione dell’ organo cervello e
sistema nervoso; succedevano quelle nevrosi; isterismo; epilessia;
melanconia; alienazioni mentali che furono e saranno sempre
Tetiologia del morbo che chiamasi delitto (4) ».
In Italia però non esistevano solo i puri seguaci della
teoria degenerativa; anzi da tempo vi s’era iniziato un movi-
mento scientifico tutto originale; il quale alla luce della teoria
di evoluzione; la nuova stella polare che sorgeva ed era già
alta sull’orizzonte; tendeva a dimostrare che i segni degene-
(1) Maudsley, Le crime et la foglie, Paris, 1876, 2.^ édiz. pag. 21, 46.
(2) Ibidem, pag. 27, 31.
(3) Virgilio, Saggio di ricerche sulla natura morbosa del delitto e delle
sue analogie con le malattie mentali. « Rivista di discipline carcerarie »,
Roma, 1874, pag. 401.
(4) Andronico, Studi clinici sul delitto, « Rivista di discipline carcerarie »,
1878, pag. 175.
5
rativi di Morel non erano che arresti di sviluppo. A dir vero
la teoria deir evoluzione era stata applicata dal Maudsley alla
psiche deir uomo (1), mai però nel senso del regresso, e tanto
meno in relazione col lato somatico. E se Gratiolet aveva detto:
« gr individui inferiori delle razze alte tendono ad avvicinarsi
allo stato medio delle razze infime », era lontano dal dare alla
sua sentenza il significato e la dimostrazione eh’ ebbe in Italia.
Anche il Down (2), che notò le analogie somatiche degl’ idioti con
popoli di razze inferiori, non ne trasse però alcuna deduzione nel
senso Darwiniano: la conclusione, che la razza bianca derivi da
un perfezionamento delle colorate, spetta tutta al Lombroso (3).
Questi difatti, checché abbia detto in seguito della nessuna in-
fiuenza della teoria del Darwin sulle sue ricerche, (e storicamente
e psicologicamente non è spiegabile (4) che nessuna influenza vi
abbia esercitato) pare in quel tempo tutto intento a confermare
le vedute del Giglioli, dell’ esistenza, cioè, di un anello di con-
giunzione tra b uomo e la scimmia, non preistorico, ipotetico,
ma attuale, vivente, non per 1’ esistenza di un solo carattere,
come già aveva tentato Vogt, ma per tutto l’ insieme somatico.
Il Giglioli lo sospetta negli Akka (5), e il Lombroso, attesa la
grande analogia di questi negri coi cretini, assegna a questi
ultimi il posto « intermedio tra le razze melaniche e i quadru-
mani inferiori » . Sapientemente ne enumera e descrive i
caratteri somatici e li paragona nella serie organica, onde
conclude: « Queste analogie hanno anche il vantaggio di
spiegare in parte la genesi del cretinismo, in un arresto, cioè,
dello sviluppo, in una data epoca fetale, in cui appunto noi
riproduciamo lo stadio dei vertebrati inferiori ». Le anomalie
del corpo e del cranio in ispecie corrispondono alle aberra-
zioni del senso morale e della psiche, e chiama una famiglia
di microcefali « una famiglia di selvaggi crudeli » ; e fa notare
(1) Maudsley, Le Corps et V Esprit, pag. 58.
(2) Down, Ethnic classification of Idiots, 1868.
(3) Lombroso, illudi clinici ed antropometrici sulla microcefalia ed il creti-
nismo, 1873, pag. 34-52 « Memorie del laboratorio di psichiatria e medicina
legale della R. Università di Pavia ». Bologna, 1875.
(4) Cfr. Bianchi, Criminalisti italiani e criminalisti francesi, Milano, 1892,
pag. 13 e seg.
(5) Giglioli, Studi craniologici sui chimpanzé, Genova, 1873.
6
che « nei paesi ove domina il cretinismo i delitti hanno un
carattere speciale di ferocia, e sono in maggiore quantità che
nei paesi- congeneri non affetti da cretinismo ». Da questo
momento data la concezione deir uomo delinquente.
L'anno dopo quei famosi Akka furono esaminati dal Mante-
gazza (1), e questi confermò la somiglianza tra le razze umane
inferiori, gl' individui umani allo stato fetale e gli animali più
perfetti, somiglianza tosto estesa agli esseri degenerati delle
razze alte da Morselli e Tamburini. I quali in un lavoro
sugi' idioti, mentre confermarono le vedute già enunciate dal
Lombroso per rapporto all' atavismo, non si allontanarono
decisamente dagl' insegnamenti del Morel rispetto alle dege-
nerazioni, quali « deviazioni dal tipo normale.... malattie non
più dell'individuo ma della specie ». (2)
Una tale conciliazione tra la teoria degenerativa e le nuove
dottrine non apparve nell' « Uomo delinquente »; il Lombroso
intento a stabilire l' analogia somatica del delinquente col
selvaggio trascurò completamente 1' etiologia morbosa (3). Nes-
suno sul momento si accorse della svista; la dimostrazione anzi
parve così imponente, così schiacciante, raccolse tanti ammi-
ratori che l' Italia potè andare orgogliosa di una nuova scuola,
splendida costellazione sorta nel suo cielo scientifico. In Francia
perfino si destava un' eco che cosi fedele non doveva colà a
lungo ripetersi: Bordier in uno studio sopra 36 cranii d' assassini
trova la conferma del loro atavismo, onde conclude: « Le
criminel ainsi compris est un anachronisme, un sauvage en
pays civilisé, une sorte de monstre, et quelque chose de com-
parable à un animai qui, né de parents depuis longtemps
domestiqués, apiorivoisés , habitués au travail, apparaìtrait
brusquement avec la sauvagerie indomptable de ses premiers
ancétres » (4).
(1) I due Akka del Miani, « Arch. per l’Antrop. e l’ Etnol. » , 1874.
(2) Morselli e Tamburini, Degenerazioni fìsiche e morali deli' uomo.
« Rivista sperimentale di Freniatria e Med. leg. » 1875, p, 53.
(3) Cfr. Lombroso, L’uomo delinquente, Milano, 1876.
(4) Bordieiì, Eiude anthropologique sur une serie de crànes d' assassins^
« Revue d’Anthropologie », Paris, 1889, pag. 278. — Cfr. anche: Photograpliies
de criminels. « Bull. Soc. Anthr. », 1882, p. 795.
7 —
È il concetto fondamentale della scuola^ (1) già anticipato
dal Morselli, ripetuto dal Lacassagne, dal Delaunay, dal Ferri,
dal Garofalo, vittoriosamente proclamato e consacrato al primo
Congresso d’Antropologia criminale fin nelle sue conseguen-
ze: « Pour le jugement anthropologique de chaque criminel
sont toujours nécessaires le caracteres organiques et psicolo-
giques » (2), concludeva Ferri.
Ma ben presto si obiettò: esiste veramente questo paralle-
lismo tra tare anatomiche e tare psicologiche e sociologiche,
non sono quelle semplicemente patologiche? Già FArndt sino
dal 1883 considerava tutte queste note somatiche e antropolo-
giche come rappresentanti altrettanti disturbi dello sviluppo
individuale, cioè delle vere iperplasie, ipoplasie ed aplasie (3).
Poco dopo il Morselli scriveva: « tanto i caratteri degenerativi
che i patologici sono il prodotto di una medesima insufficienza
del processo formativo delP organismo » (4). E contemporanea-
mente il Virchow: « La teromorfia, cioè la somiglianza terato-
logica con animali d’organizzazione inferiore si esplica con
arresti di sviluppo che rendono definitivi certi stadi teromorfi
dell’ ontogenesi » (5). Egli nega che vi sia in ciò intervento
d’altra forza interna che la deviazione patologica, senza rela-
zione con l’atavismo. Ma l’ Hartmann specialmente affrontò il
quesito. Questi sebbene riconosca che alcuni uomini ai quali
è toccata una conformazione somatica infelice, i quali sono
affetti da incapacità fisica e debolezza mentale più o meno
pronunciate, hanno nel loro aspetto, nel loro comportamento
strambo, nella loro vita nomade e vuota di pensieri qualche
(1) Morselli, Il suicidio nei delinquenti. « Rivista sperimentale di Frenia-
tria e Med. leg. », 1875. pag. 88. — Lacassagne, U liomme criminel comparò
à Vhomme primitif, Lyon, 1882. — Delaunay, « Bull. Soc. Anthr. » 1883,
p. 126 — Ferr^, I nuovi orizzonti del delitto e della procedura penale, Bologna,
1884, p. 186 e segg. — Garofalo, Criminalogia, Torino, 1885, p. 101, e
V anomalie du criminel, « Revue philosophique » 1887 p. 253.
(2) Ferri, « Actes du premier Congrès d’Anthr. crini. », pag. 10.
(3) Arndt, Trattato di psichiatria, pag. 239 e segg.
(4) Morselli, Manuale di semejotica delle malattie mentali, Voi. F, pag. 115,
Milano, 1885.
(5) Virchow, Descendenz und Pathologie, « Virchow’s Archiv. » CHI. 1-5,
205-215, 413-437, 1885.
cosa che ricordi senza tema di contraddizioni i Ciiratteri delle
scimmie (1), chiude quel suo molto pregevole volume sugli
antropoidi con queste considerazioni: « Le reversioni non sono
impedite dall’evoluzione intellettuale dell’ uomo. Le teromorfie
possono ripartirsi ugualmente tra le razze umane inferiori e le
superiori; non altrimenti accade talora di osservare nelle razze
primitive così come nelle razze più perfezionate del cavallo, dei
ritorni alle forme fossili. Non è lo sviluppo somatico ma lo svi-
luppo intellettuale dell’ umanità che progredisce uniformemente
e senza salti. Sotto il rapporto fìsico vantaggi e imperfezioni
possono esistere in un dato numero di Negri e di Papua e man-
care in un numero eguale di Europei e viceversa ». E più
concisamente il Cdajanni: « Quanto all’atavismo morale è
essenziale di non confonderlo con. l’atavismo fìsico. L’evoluzione
fìsica che viene da lontano, non è parallela all’ evoluzione
morale di data 2jiù recente. Questa circostanza esplica la sua
non localizzazione » (2). Nel caso speciale poi del delinquente,
il Lacassagne già allo stesso Congresso internazionale di Roma,
non senza stuj)ore dei Lombrosiani, dichiarava i caratteri so-
matici d’ im[}ortanza mediocre, come quelli che possono
trovarsi « chez de fort honnétes gents » (3).
D’altra parte la teoria degenerativa hiceva quotidiani pro-
gressi: veniva adottata in Germania e in Austria (4); in Francia
Falret stabiliva l’identità tra stigmati degenerative e stigmati
ereditarie, (5) e la scuola di Sainte-Anne apertamente classi-
licava il delinquente tra i degenerati; in Italia lo stesso Marro
ondeggiava (6), il Sergi si apprestava a trovare nelle sue
splendide Degenerazioni umane un posto per il delinquente. Era
evidente: dopo dieci anni di entusiasmo nazionale, dopo il bat-
tesimo solenne del Congresso Antropologico, le teorie Lombro-
siane erano destinate alla storia; proseguire la lotta su quel
(1) Hartmann, Les singcs anthropoides et V homme. Paris, 1886, pag. 154.
(2) CoLA.JANNi, La sociologia criminale, Catania, 1887.
(3) « Actes da premier Congrès d’Anthrop. criniin. », pag. 166.
(4) Kraephlin, Compcndium der Psychiaìrie, Leipzig, 1883, p. 64.— Krafft-
Ebing, Trattato chimico-pratico delle malattie mentali, Torino, 1886, Voi. II,
p. 114. — Moebius, Diagnostica generale delle ynalattic nervose, p. 279.
(5) « Annales inédico-psychologi(|ues », Mars, 1885.
(6) Cfr. « Actes du premier Congrès d’Antlirop. crini. » pag. 11.
— 9 —
terreno era perfettamente inutile. Il Lombroso ebbe T intuizione
dell' avvenire, le sue stesse osservazioni (1) lo convincevano, e
pure criticando 4a tebria patologica, trovò modo di avvici-
narsele ammettendo nel delinquente l'atavismo e la malattia.
« Mi sembra, egli dice nell'edizione Francese del 1887, che
essa (la teoria degenerativa) abbracci un numero troppo grande
di regioni del campo patologico, poiché va dal cretino all'uomo
di genio, dal sordomuto al canceroso e al tisico, e che sia impos-
sibile di ammetterla senza restrizione. Io credo che valga meglio
per il momento accettare l'arresto di sviluppo che ci è apparso
solidamente stabilito su una base anatomica e che ha il merito
di conciliare l'atavismo con lo stato morboso. L'analogia tra il
pazzo morale, il criminale nato e l'epilettico rimuove per sempre
uno screzio che si perpetuava tra i moralisti, i giuristi e i
psichiatri, e che scoppiava talora tra le scuole psichiatriche ».
Ma la speranza doveva andare delusa: neanche questo compro-
messo parve sufficiente, anzi con più insistenza e più ardore si
tornava a battere in breccia l'atavismo teratologico. Questa
volta è il Topinard che dà una di quelle risposte chiare come cri-
stallo, che sole possono uscire da menti in cui la logica si sposa
all'analisi più rigorosa. Premesso, tanto per non alimentare
illusioni nei lettori, che « la téte d'un coquin ressemble en
général à la téte d'un honnéte homme » entra nell'argomento.
« I caratteri atavici o reversivi, come insegna la teoria, sono
dovuti ad arresti dello sviluppo ontogenico sotto l'influenza
di qualche accidente brusco o di qualche disturbo di nutri-
zione, sopravvenuto durante la gravidanza o dopo. Il carattere
che si constata più tardi nell'adulto non è che la riproduzione
di ciò che esisteva al momento in cui l'accidente o il guasto
s'è prodotto nell'embrione, il feto o il bambino. Si trova che
in questo momento l'embrione o il feto è l'immagine di una
delle tappe fllogeniche e che per conseguenza lo stesso carat-
tere si presenta nella razza, nella specie, nell'ordine, nella
famiglia corrispondente a questo stato. Benissimo ! Ma questo
non implica una relazione diretta tra il carattere presente che
(1) Lombroso, Identità dell' epilessia colla pazzia morale e delinquenza
congenita. « Arcliivio di psichiatria e antrop. crimin. », 1885, pag. 3. Polemica
in difesa della scuola criminale positiva, Bologna, 1886, pag. 36.
— 10 —
appare nell’ uomo, supponiamo, e il carattere estinto trovato
neir animale: una continuità tra i due. «Se n’est pas de Thé-
rédité, il ne s’agit que d’ime ressembla'nce, d’un reflet, d’un
développement ontogénique interrompu » (1). E più avanti:
« No! tra la specie umana ei suoi antenati filogenetici, tra le
razze presenti e le razze primitive ogni continuità è scom-
parsa. Il filo, a forza d’allungarsi e di assottigliarsi s’è rotto.
Tra le razze preistoriche e le nostre una moltitudine di razze
si sono interposte e sono scomparse; c’è stata successione e
rimpiazzamento. Le circostanze possono fare che alcuni di noi
rassomiglino ai selvaggi primitivi e anche abbiano istinti
animaleschi, senza che occorra per ciò mettere in campo un
risveglio atavico dell’eredità o una specie d’influenza occulta.
Senza dubbio nè la criminalità, nè il preteso tipo criminale
sono reversioni ». E il Féré va più in là: se si ammette, egli
dice, che i microcefali e gl’ imbecilli rappresentano dal punto
di vista psichico qualcheduno dei nostri antenati, si dirà pure
che l’infecondità comune in questi stessi soggetti è anche la
riapparizione d’un carattere atavico? « .... on est en dehors
de tonte donnée scientifique, lorsqu’ on suppose que une
anomalie, par cela seni qu’elle peut s’expliquer par un arret
de développement, rappelle un type primitif de Tumanité » (2).
In particolare poi aggiunge: « le traccie di degenerazione,
quali le manifestazioni neuropatiche e vesaniche, scrofole etc.,
che così frequentemente s’ incontrano nei delinquenti, non
hanno nulla di comune con T atavismo, e sembrano anzi
escluderlo, perchè sono incompatibili con una generazione
regolare », opinione già espressa dal Colajanni. E non mancava
una voce originale, all’ infuori delle scuole: « Se l’idiota, se il
delinquente, se l’australiano hanno moltissime somiglianze fra
di loro è perchè nell’albero umano tutti i rami bassi si toc-
cano; cosi come si intrecciano fra di loro tutti i rami alti, ma
eguaglianza di livello e comunanza di parecchi caratteri non
vuol dire identità di natura o di origine » (3).
(1) Topinard, U anthropologie criminelle. « Rgv. d’a.nthr ». nov. 1887, pag. 682.
(2) Féré, Bégénérescence et criminalité. Paris, 1888, pag. 69.
(3) P. Mantegazza, Gli atavismi psichici. « Archivio per l’Antropologia e
l’Etnologia », 1888, pag. 73.
— 11
Al Congresso di Parigi P opposizione si accentua, nè solo da
parte dei Francesi. Orchansky afferma che i sintomi degene-
rativi non si trovano più frequenti nei criminali Russi che
nella popolazione normale (1). Cosicché V anno dopo Tarde
può scrivere: nessun segno esteriore permette di riconoscere
la criminalità (2); e il Baer: « non riconosciamo alcun indice
organico che debba condurre al delitto (3). — Un nuovo con-
cetto faceva capolino nelT opera di Ellis (4). Ivi il dottor
Vans Clarke riproducendo trenta disegni di teste di criminali
scelte tra le più caratteristiche in circa mille detenuti osserva
che sono teste « piuttosto eccezionali che tipiche », e Couta-
gne fa notare che questo giudizio potrebbe applicarsi a tutta
P anatomia del delinquente. Per il Manouvrier le anomalie
riscontrate sui criminali « caracterisent tout au plus des ten-
dances » ; d' altra parte « degli atti non soltanto differenti ma
anche opposti quanto alla loro forma e al loro valore sociolo-
gico possono essere fisiologicamente simili » (5). Legrain dal
canto suo affermava, che le influenze perturbatrici non si eser-
citano simultaneamente in tutti i punti delP organismo, e che
non esiste alcun parallelismo tra le stigmati fisiche e le psi-
chiche (6). Il Congresso di Bruxelles rappresenta una vittoria
segnalata degli oppositori: basti ricordare, il rapporto di Houzé
e Warnots (7), e la tesi dell’ lelgersma (8). Un anno dopo il
Baer fa sentire tutto il peso della vinta battaglia: i criminali
(1) « Actes (ÌLI 2A congrès d’ anthr. criminelle ».
(2) Tarde, La philosophie pénale. Lyon, 1890.
(3) Baer, Il delinquente considerato dal punto di vista antropologico e
sociologico. « Rivista di discipline carcerarie » 1890, pag. 521.
(4) Havelock-Ellis, The criminel. London, 1890.
(5) Manouvrier, Les aptitudes et les actes. « Rev. scient. », aoùt, 1891,
pag. 234. Cfr. Existe-t-il des caractèr.es anatomiques propres aux criminels?
« Actes du 2.e congrès d’ anthr. criminelle »; nonché « Bull. Soc. Anthr., »
1892, pag. 100 e segg.
(6) Legrain, De la dégénérescence dans V espèce humaine, « Ann. de la
polycl., » 1892.
(7) Houzé et Warnots, Existe-t-il un type de criminel anatomiquement
determiné? « Actes du 3.e congrés d’ anthropol. criminelle ».
(8) Ielgersma, Les caractères physiques intellectuels et moraux cìiez le cri-
minel né sont d' origine pathologique. « Actes du 3.e congrés d’ anthr. crim. ».
— 12
possono presentare anomalie somatiche, ma queste non impli-
cano nè inferiorità psichica, nè inferiorità morale. Le tare
degenerative non sono nei delinquenti che fenomeni concomi-
tanti, per lo più disturbi di nutrizione, avvenuti nella prima età,
o segni di rachitismo, fatti che sono straordinariamente fre-
quenti nelle classi inferiori, alle quali specialmente apparten-
gono i criminali (1). E il Féré concludeva: « la frequente asso-
ciazione del vizio e del delitto con le nevrosi e particolarmente
i con la pazzia e V epilessia e con le abnormità fisiche costi-
tuisce una forte presunzione in favore della teoria patologica
0 teratologica contro la teoria atavica del delitto » (2).
Oramai non la Francia, ma tutta V Europa insorgeva con-
tro il Lombrosismo, e segno questo di grande vitalità sarebbe
stato, se tante schiere di nemici occorrevano per combatterlo;
ma dall’ altro campo a vero dire nulla si faceva per opporre
un argine, anzi si affrettava la rovina, andando oltre le idee
del geniale capo-scuola, come in tutte le scuole succede dove
1 seguaci sono molti e di molto ingegno. Il primo sintomo di
tale tendenza si ha nel Garofalo che parla di « famiglie demo-
ralizzate ed abiette che si propagano, ed in cui si continuano
le unioni fino a tal punto da formarsi entro la razza una sotto-
razza di qualità inferiore » (3). Poi in Germania il Kurella
riprende l’ idea dal lato somatico là dove dice: Oggi ehe estese
ricerche hanno dimostrato la grande variabilità della specie,
non si va lontani considerando i segni degenerativi come
varietà (4). Non dà la prova dell’ enunciato: ma Santangelo
Spoto' si affretta a trovarla: secondo questi « il perpetuarsi
della polidactilia viene a raftbrzare la teoria dell’ eredità fisica
dell’ anomalia » (5). Invero Muir, Boyd, Drake Brockmann,
Lucas e molti altri hanno fornito una quantità di prove della
(1) Baer, Der Verbrecher in anthropologischcr Beziehunrj, Leipzig, 1803,
pag. 395. Cfr. Meynert, « Versatiimluiig Deutsche!- Natiirforscher und Aei^zte »,
1888. « Deutsche mediciniscbe AVochenschrift », 1889, pag. 117.
(2) Féré, La famille néoropathiqiie. Daris, 1894, pag. 47.
(3) Garofalo, Criminologia. Torino, 1891, pag. 113.
(4) Kurella, Naturgeschichte des Vevbrechers. Stuttgart, 1893, pag. 12.
(5) Santangelo Spoto, Polidaltilia e degenerazione. « Archivio di Psichia-
tria e Antrop. crini. » 1894, p. 10.
— 13 —
persistenza di tali deformità attraverso le generazioni (1).
Volendo si potrebbe anche trovare di più; alludo ai casi in
cui r eredità di una stessa abnormità si manifesta con un
carattere progressivo. Alcuni sono stati riferiti dal Lucas (2).
Per esempio, P assenza congenita dell’incisivo laterale supe-
riore rimpiazzata nella generazione successiva da un labbro
leporino con divisione del velo pendolo. Cosi la madre d’un
bambino che presentava una divisione del velo pendolo, aveva
una volta palatina fortemente ogivale con presenza del torus
palatinus. Fatti del medesimo genere sono stati constatati a
proposito della brachidactilia. E a coronare finalmente l’argo-
mentazione starebbe senza dubbio il fatto che la riunione di
diversi segni abnormi può essere ereditata, come attestano le
osservazioni di Picard (3), che segnalava l’eredità simultanea
dell’ectrodactilia, del labbro leporino e dell’ ectropion, e di
Aliai! lamieson (4) che notò nella stessa famiglia la frequenza
della divisione del velo palatino e anomalie dentarie. Che si
potrebbe desiderare di più? l’eredità delle abnormità fisiche e
psichiche insieme? Ebbene, Moore registrò il caso di una
ragazza imbecille, della quale l’avo e i due zii erano come
essa affetti di polidattilia e com’essa alienati (5). Nè effettiva-
mente, per rientrare nell’argomento, l’eredità delle tendenze
criminali si può mettere in dubbio dopo la classica inchiesta del
Thompson (6), il quale ne vide esempi splendidissimi: famiglie
intiere costantemente mantenute nelle prigioni; e la deprava-
zione mentale seguiva la deviazione fisica.
(1) Muir, Note of a curiouii inslance of ahnormal development of adven-
titious pngers « Glasgow nied. joiirn. », 1887. T. I, pag. 154. — Drake Brokman,
Remnrhablc cases of polydactylism « med. joiirn. » 1882 T. II, j>ag. 1167.
Lucas, On a remarkable inslance of eredilnry tendinei/ of supernumerary digitis
Guy’s hosp. rep. » 1881, S.'* serie XXV, p. 417, etc.
(2) Lucas, On thè congenital absence of o,n upper lateral tooth as a fore-
runner of liarelip and cleft palate, « Trans, of clinical Soc. of London »,
1881, XXI, p. 64.
(3) Picard, Transmission héréditaire etc. « lonrn. des Comi, méd-chir. »
1842, IX, p. 230.
(4) Ali.an Iamieson, On deft palate and incisor teeth; an instance of
heredily « Bdinbiirg med. jonrn. », 1880-1, XXVI, p. 117.
(5) « Med. Times and Gaz. », 1865, T. II, p. 573.
(6) Thompson, Psychology of Criminals, London, 1870,
— 14 —
Data una tale dimostrazione, l’ipotesi del Kurella appare
seducente. Che si potrebbe obiettare a chi volesse sostenere
che i cosidetti segni della degenerazione sono, per usare
1’ espressione del Kurella, « varietà anatomiche » esistenti
o in via di formazione negli ascendenti, oppure in via di
progressiva accentuazione nei discendenti? — Si potrebbe
obiettare che la teoria del Darwin oramai ha fatto il suo
tempo, e se tutti ammettono l’evoluzione nessuno ammette
quel meccanismo speciale assegnatole dal Darwin; ma neanche
la teoria del Weismann (2) accettata dai più si può dire che
stia contro, dopo la spiegazione data dallo stesso autore sulla
possibilità di avere caratteri nuovi ed ereditari (3). D’altra
parte la preponderante influenza accordata in tal guisa all’e-
redità conforterebbe mirabilmente l’ipotesi del tipo criminale
anatomicamente distinto, la cui esistenza non potrebbe che
avvantaggiarsi dall’ ammissione di una relativa stabilità dei
caratteri degenerativi. Lombroso, Metzger, Baer, Nache, Dalie-
magne convengono (4) tutti più o meno nel concetto che « un
individuo si allontana sempre più dalla norma, cioè dallo stato
normale della specie a cui appartiene, quanto più numerosi
sono i cosidetti segni degenerativi » (5). Ma un allontanamento
dalla norma non può costituire un tipo, e tanto meno poi nel
caso speciale il tipo degenerativo criminale, che starebbe tanto
a cuore alla scuola di Torino: quindi sotto questo punto di
vista non a torto insiste il Kurella nel suo concetto della
« varietà anatomica ». Una deduzione molto logica però
pesava fatalmente su questo tentativo, poiché se i singoli
caratteri del delinquente sono varietà nel senso Darwiniano,
(1) Weismann, Die Continuitàt der Keimplasma' s, als Grundlage einer
Theorie der Vererhung. Iena, 1885.
(2) Weismann, Die Continuitàt der Keiynplosnio\s, eine Theorie der Verer-
bung. Iena, 1892.
(3) Lombroso e Ferrerò, La donna delinquente, la prostituta e la donna
normale, Torino, 1893, p. 351; e altrove. — Metzger, Zur Leìire von den dege-
nerationszeichen, « Allg. Zeitschrift. Fs. » 1889, {>. 501 e segg. — Baer, Op.
cit., pag. 193. — NàCKE, La valeur des signes da dégénérescence, « Annales
niédico-psychologiques ». Sept-Oct., 1894. ~ Dallemagne, Dégénérés et déséqui-
librès, Bruxelles, 1895, p. 249.
(4) G. Mingazzini, Il cervello in relazione coi fenomeni psichici. Torino.
1895, p. 193.
— 15 —
allora il loro complesso viene a costituire V Homo sapiens
varletas delinquens (eine Varietàt des Homo sapiens). Era T antico
concetto di Maudsley che risorgeva: « la classe delinquente,
aveva detto il medico Inglese, costituisce una varietà della
specie umana, contraddistinta da caratteri peculiari », e cosi
diversa dal resto degli uomini « come un montone a testa
nera lo è da tutte le altre razze di montoni ». Ora come
questa varietà poteva essere generata dair atavismo? si doman-
darono in Germania. Prima di tutto nelP uomo delinquente,
disse il Koch, si tratterebbe se mai di un atavismo parziale, e
quale atavismo parziale! un po’ di selvaggio d’ Africa, un po’
di Chinese, un po’ di questa scimmia, un po’ di quella o di
qualche altro animale (1). A meno che non si voglia ammet-
tere che l’ ignoto avo del genere umano, il quale un po’
doveva anche essere stato il progenitore di tutte le scimmie
possibili e degli altri animali abbia avuto raccolti in sè questi
segni atavici ! Ma quand’ anche vogliamo concedere che si
erediti una tale stranissima varietà, non si sa se temporanea-
mente o per sempre, quale può essere la causa di un tale
atavismo? Koch conclude pertanto che i segni degenerativi
del delinquente « nicht atavisch und nicht die Merkmale einer
Varietàt sind » (2). Quanto ci sia di vero in questa opinione
e quanto di eccessivo, e come la domanda del Koch possa
trovare una risposta soddisfacente, lo vedremo in seguito
quando riprenderemo la quistione da un punto di vista più
generale. Certo è che intanto 1’ esagerazione produceva non solo
la critica del Koch e di altri, ma gettava una cattiva luce su
tutto l’ atavismo. Lo stesso Delage evoluzionista convinto insorge
(1) Koch, Die Frage nach dem gehorenen Yerbrecher, Ravensburg. 1894, p. 6.
(2) Ibidem. — Cfr. anche: NàCKE, Die Criminal- Anthr omologie, ihr jet zig er
Stand-punkt, ihre ferneren Aufgaben, und ihr Verhdltniss sur Psgchiatrie
« Retz’ s Irrenfreund », 1894, N. 3 e 4 e altrove. — Kirn, Ueber den gegenwàr-
tigen Stand der Kriminal Anthropologie, « Allgemeine Zeitschrift fùr Psychia-
trie », Bd. 4, Heft III. n. 17, 1895. — Debierre, Le orane des criminels. Biblio*
théque de criminologie. N. XIII. Lyon, 1895. Flechsig, Die Grenzen geistiger
Gesundheit und Krankheit, Leipzig, 1896, pag. 30, 38. — ed altri (Zakarewski,
Sernoff). — Del resto già in precedenza il Moravsik (Die Bedeutung der Dege-
nerationszeichen bei der Yerbrecherischen Neigungen « Centralblatt fùr Ner-
venheilk. und Psych. » 1891) aveva negato il tipo criminale.
— 16
contro Darwin: « Tutte le volte, egli dice (1), che un'ano-
malia in una specie ricorda un carattere che era normale
nelle specie anteriori, la si considera come generata dall' ata-
vismo. L'Hipparion ricompare nei cavalli a tre dita, l'Anchi-
terium in quelli a cinque dita, il mammifero a mammelle
multiple nelle donne polimaste, la scimmia antropomorfa nei
microcefali, la scimmia inferiore negli uomini codati. Ma la
coda che in alcuni individui misura sette a otto centimetri e
conta parecchie vertebre non è una coda di scimmia; tutti i
suoi tessuti sono tessuti umani. Come potrebbe essere ciò, se
essa provenisse dallo sviluppo di un germe latente dimenticato
in un canto del nostro plasma germinativo? (2) Bisognerebbe
ammettere che questa tendenza si sia sviluppata da sé stessa
sotto T infìuenza di cause presenti differenti dall' atavismo.
Queste cause generano tante innumerevoli anomalie (sindattilia,
ciclopia, reni supplementari, etc.) che non sono normali in
alcuno dei nostri antenati, perchè non ne produrrebbero tali
che rammentano alcuni caratteri normali di questi? »
Messo in dubbio l'atavismo, la seconda parte dell'ipotesi
Lombrosiana considerata come « ime extension peu raison-
nable du syndrome pathologique de T épilepsie » (a me non
tocca dire di più a questo riguardo), la scuola di Sainte Anne
trionfa sur fous ìes terrains (3). Del resto questo successo non
ha niente di sorprendente, aveva già scritto il Dallemagne.
« La teoria della degenerazione (o teoria patologica o terato-
logica è la stessa) engìohe tutte le ipotesi emesse sul delitto e
sul delinquente.... non aveva che a formularsi per incontrare
una adesione quasi unanime. Difatti come avrebbero potuto i
partigiani del criminale epilettico, neurastenico , nevrosico,
cerebrale, giustificare la loro resistenza? Anche quelli che con
Marro riportano la genesi del delitto assai lontano nel dominio
degl' infinitamente piccoli, delle molecole cerebrali, non potè-
(1) Delage, La structure du protoplasma et les théories sur V hérédité et
les grands prohlémes de la Biologie générale. Paris, 1895, p. 245.
(2) Gegenbaur aveva già fatto un’ obbiezione simile a proposito della poli-
dattilia. Ultimamente è stato risposto con ragione che ciò dipende dall’azione
che r individuo ha sullo sviluppo dei suoi organi, vincendo la stessa influenza
ereditaria (Legge),
(3) Dallemagne, Bègénèrés et déséquilibrés, pag. 031.
/
— 17 —
vano mercanteggiare il loro concorso. Essa doveva incontrare
r appoggio dei psicologi che con Colajanni preconizzano V ata-
vismo morale. Quelli, che in compagnia di Sergi giungono
alla conclusione che vede nel criminale la sintesi di tutte
le degenerazioni umane, non potevano contraddirla ». Effetti-
vamente anche in Italia una nuova convinzione si faceva
strada negli animi. Già il Koncoroni in tesi generale si era
accostato alla teoria patologica: « se un individuo devia dal
cammino deir evoluzione morfologica e funzionale tracciata dal
progresso deir umanità, ciò non può essere senza che una
causa morbosa venga ad ostacolare r indirizzo fisiologico del-
r ontogenesi e ad arrestarlo ad un grado inferiore (atavismo) o
a deviarlo manifestamente nel campo della patologia » (1).
Il Mingazzini pure dietro i suoi studi sulla microcefalia veniva
a questa conclusione generale: « durante rontogonia i ricordi
filogenetici in tanto scompaiono, in quanto sono sostituiti da
formazioni definitive appartenenti ad una data forma animale
e che si fissano per legge di eredità. Se un disturbo inter-
viene nella lotta fra hontogonia e la filogonia durante lo
sviluppo, non solo i ricordi atavici aventi una vita transitoria
rimarranno vittoriosi, ma potranno riprodursi di nuovo quelli
latenti e rimanervi definitivamente stabili. Ora precisamente
sono i processi morbosi, ai quali dobbiamo ascrivere V elemento
più importante atto a disturbare il completamento regolare dei
processi evolutivi (2). « Il Lombroso stesso infine nella 2. edizione
francese delVHomme criminel scrive: « .... les caractéres du
criminel-né proviennent presque tous, de la dégénérescence
et de la continuelle tension de L esprit » (3).
*
(1) Roncoroni, Trattato clinico dell' epilessia. Milano, 1894, pag. 66.
(2) G. Mingazzini, Op. cit., pag. 192. — Anche il Morselli ultimamente
scriveva: « moltissime di queste stimmate della degenerazione sono teriomorfiche,
ossia di indole atavica e reversiva e si spiegano forse con ciò che la labe
gentilizia affievolisce il potere di evoluzione metabolica degli elementi staminali
deir individuo e loro vieta di raggiungere le fasi ultimamente acquistate dalla
sua specie e dalla sua razza ». Antropologia generale, 1896, pag. 665.
(3) Lombroso, Vhomme criminel, 2.® édit. franc^aise, Paris. 1895. — Cfr.
Helen Zimmern, Cesare Lombroso, « Westermann’s illustrirte deutsche Monats-
hefte. », Febr. 1896, p. 551. — È forse a questa fase del pensiero Lombrosiano
Intanto che intorno airiJomo delinquente e intorno alha-
tavismo si battagliava, non ristava il Lombroso e la sua scuola
dalL investigare altri campi di vere o presunte degenerazioni
psichiche, per vedere se in esse era possibile portare questa
nuova conferma, la contemporanea presenza cioè della dege-
nerazione somatica, elevata in tal guisa quasi a mezzo diagno-
stico, 0 per lo meno a una specie di controllo, di marchio che
L organismo degenerato aveva in sè stesso. Cosi si accinse
allo studio della prostituzione che sino dall’epoca del Moreau
(di Tours) era stata intrav veduta come una degenerazione, ma
non potuta dimostrare dal lato antropologico. « La prostitution,
scriveva infatti il Moreau nel 1859, suppose nècessairement
un emportement dans les passions, une audace dans le vice,
ou bien une défaillance du sens inorai qui ne sauraient guère
se rencontrer dans les organisation régulières, et dont il est
impossible de voir la source ailleurs que dans les prèdispo-
sition morbides héréditaires ou constitutionelles dont Linfluence
nous est desormais bien connue » (1). Notava altresì il facile
passaggio a malattie mentali, come prima di lui già Rossignol (2),
e poi il Despine (3) il quale insiste sull’analogia della prosti-
tuzione con l’isteria. Le ricerche erano dunque giustificate e
i risultati effettivamente furono positivi: la percentuale di
molte anomalie nelle prostitute superava quella stessa data
dalle delinquenti. La spiegazione del fenomeno, non occorre
dirlo, doveva ribadire il concetto dell’atavismo, con cui il
Lombroso spiegava la delinquenza nelle sue manifestazioni
che si riferiva il Dallemagne quando nell’ ultimo Congresso d’Antropologia
criminale (Ginevra, Agosto 1896) diceva: « On pensait que l’ école italienne
avait abandonné la conception anatomique du type criminel. Et voilà que
Lombroso vient d’affirmer à nouveau l’existence du type criminel, comme
aux premiers jours ». Effettivamente quest’affermazione fu fatta nel modo più
energico e intransigente dall’illustre capo della scuola Italiana. Conciliante
parve invece la dichiarazione del Ferri che il tipo criminale non è esclusiva-
mente determinato da dati anatomici (Archiv. d’AntJirop. crimin.^ t. XI, n. 65,
pag. 492 e 516); e ancora più quella del Forel: « Le criminel-né existe en
tant que dégénéré frappé d’ime hérédité fatale ».
(1) Moreau, Op. cit., pag. 380.
(2) Rossignol, Apergu medicai sur la moison de Saint Lazzare, 1856.
(3) « Annales des Sciences naturelles, » 1868.
— 19 —
psichiche e nelle sue condizioni somali che, e sotto questo
presupposto si venne facilmente a dire: ma la prostituzione è
delinquenza! Il sofisma: « la delinquenza è spiegata dairatavismo^
la prostituzione è delinquenza, dunque anche questa è spiegata ’
dairatavismo » una volta messo fuori seduceva le menti: nessuno
badava che la tesi del Lombroso era dimostrata ugualmente
qualora fosse provato soltanto T atavismo della prostituzione,
"senza la complicanza affatto gratuita della sua problematica
identità con la delinquenza. E difatti il quesito cosi semplifi-
cato fu risolto splendidamente dal Sergi, il quale, negando la
presunta identità sopradetta, dimostrò la psicologia atavica
della prostituta in un libro rimarchevole (1). Il concetto fu
ripreso più tardi dal Ferrerò, che risali sino alla lubricità
delle scimmie e degli animali più vicini all’ uomo, avvicinando
troppo però questo substrato alla prostituzione, che mai è stata
una « condizione normale dei rapporti sessuali » (2), ma
doveva sorgere molto più tardi, in società relativamente civili,
come fenomeno di reviviscenza di uno stato psichico anteriore,
non di sopravvivenza di un fatto già normale (3).
Un ultimo campo era ancora da esplorare alla luce di
questo nuovo mezzo diagnostico, il campo del genio, e il
Lombroso vi si inoltrò, fiducioso che a quella fiaccola le tenebre
avvolgenti V essenza del genio sarebbero rischiarate e le intui-
zioni già fatte verrebbero confermate. Perchè anche in questo il
Moreau, vero precursore, l’aveva preceduto nella sua Psyclio-
logie morbide, opera di non comune valore, concretando alla sua
volta ciò che sino dai tempi di Aristotele si sospettava e che
è stata sempre ed è tuttora convinzione popolare, cioè essere
il genio una nevrosi (4) e non di rado una vera alienazione (5).
Qui il compito del Lombroso a vero dire fu molto più grave
che non nel caso del delinquente o della prostituta; si trattava
di riscontrare la contemporanea presenza della degenerazione
psichica, funzionale e somatica in gente che non era precisa-
(1) Sergi, Le degenerazioni umane, Milano, 1889, pag. 119 e segg.
(2) Ferrerò, Vatavisme de la prostiiution, « Revue scientifìque » 30
Luglio 1892. — Lombroso e Ferrerò, Op. cit., pag. 258-260.
(3) Per convincersi di ciò basta leggere le pagine del Sergi sopracitate.
(4) Moreau, Op. cit., pag. 464.
(5) Ibidem^ pag. 493.
— 20 —
mente alla portata delle sue ricerche obiettive. Tuttavia per
quella parte che ci riguarda i risultati sembrano convincenti^
se il Lombroso può affermare (1) che Socrate^ Skoda, Ibsen,
Tolstoj, Dostojewski, Magliabecchi, Darwin, Cooper, Mind
(celebre pittore di gatti). Schiapparelli hanno aspetto cretinoso (2)
o degenerato (la detérioration de Thomme physique est une
condition du perfectionnement de Thomme inorai, scriveva
Moreau); e che quasi tutti i geni differiscono tanto dal padre
che dalla madre, per esempio Foscolo, Michelangelo, Giotto,
Haydn, il che è uno dei caratteri trovati nei degenerati, come
pure la mancanza di tipo etnico (3). Notevole sotto questo
punto è T osservazione che la donna di genio presenta sempre
grandi anomalie e, la più grande, la somiglianza coi maschi,
la virilità (4). Ma dove i risultati furono negativi fu nello
studio delT atavismo del genio, risultati negativi che sono dal
Lombroso spiegati con T azione livellatrice delT ambiente, per
cui nei tempi e negli stati selvaggi i geni furono soffocati sul
nascere e non lasciarono che una traccia di se, uiT ombra
irrisoria (5). Nulladimeno indica la precocità dei geni come
un fatto nettamente atavico, e a un certo punto esce in queste
parole: « malgrado sia il genio la meno atavistica delle
manifestazioni umane, malgrado rappresenti dunque il vero
progresso delT umanità, pure s’associa a degenerazioni ultra-ata-
vistiche (intende la sterilità). Tale è pure il mancinismo, taTè
la piccola statura che trovammo in enorme preponderanza, e
tali sono l’apatia dei sensi e la crudeltà, che sono le ma-
nifestazioni più vicine a quelle dell’ animalità » (6). Ora
che questi fatti giustifichino « naturalisticamente, atavistica-
mente la nevrosi del genio » (7) è più facile dirlo che dimo-
strarlo (8), in quanto che bisognerebbe prima spiegare la pre-
(1) Lombroso, V uomo di genio, pag. 9.
(2) Cfr. Moreau, Op. cit., pag. 478.
(3) Lombroso, Op. sopracit. pag. 478,
(4) Lombroso, L'uomo di genio, pag 261. — Venturi, Le degenerazioni
psicosessuali^ Torino, 1892, pag. 297.
(5) Ibidem, pag. 17.
(6) Ibidem, pag. 625.
(7) Ibidem, pag, 624.
(8) Il Morsei.li, ad esempio, non se ne convince, anzi considera il genio
— 21 -*
sunta correlazione tra atavismo e nevrosi, nel nostro caso dege-
nerazione epilettoide, correlazione che appare tutt’ altro che evi-
dente. E in sostanza, generalizzando, il problema si riduce tutto
qui: basta la presenza dei caratteri degenerativi nelle nevrosi per
farle rientrare tutte nelb atavismo, sebbene per il loro contenuto
psichico (alienazione etc.) nulla pare abbiano da fare con
questo? I caratteri degenerativi degli epilettici e degli altri
alienati sono da considerare come caratteri specifici di lontani
antecessori? Il Sergi rispose affermativamente (1); e il Lom-
broso per rapporto alL epilessia non ne dubita, la malattia
unica che esiste in patologia che nel medesimo tempo fonde
e riunisce i fenomeni morbosi con T atavismo: cita il fatto
stato osservato negli epilettici di abbajare e mangiare carne
umana (2). Per il Venturi le manifestazioni dell’epilessia sono
altrettanti effetti dell’ automatismo nervoso e psichico, e come
tali rivelano condizioni di semplice e primitiva organizzazione (3).
Anche Tanzi e Riva (4) tentano di dimostrare che il paranoico
vive della vita psichica atavica, selvaggia; ma questo al Sergi
stesso pare un’esagerazione, come pare certamente al Drago.
Spiritosamente questi domanda: « Potrà dirsi che l’uomo
civilizzato, il quale per un processo morboso finisce col perdere
l’ uso della parola, obbedisce a un’ influenza dei suoi remoti
come una variazione progressiva; idea che condivide il Nordau, ammettendo
un genio vero, normale, il quale « è certamente un’anomalia, ma è un’ano-
malìa evolutiva e progressiva » Degenerazione, Torino, 1896 (Prefazione alla II
edizione): concetto questo un po’contradittorio (Sergi). Ad ogni modo in America,
dove già il Kiernan ripetutamente aveva negato che il genio fosse un prodotto
morboso (Alienist and Neurologist, 1887, e 1892: Is Genius a Neurosis? pag. 149;
Medicai Record, Genius noi a Neurosis 1887), spiegando che la sua più
facile deteriorabilità dipende dall’essere un organismo più evoluto, recentemente
si è fatta strada la stessa suddivisione, cioè: un normal or regenerate men of
genius, e un ahnormal or degenerate (Warren L. Babcock, On thè morbid
heredity and predisposition to insanity of thè man of genius « lournal of Ner-
vous and Menta! Disease », Decemb. 1895 pag. 749). — Per altre considerazioni
vedi Toulouse, Émile Zola. Paris, 1896 pag. 53, 54 e altrove.
(1) Sergi, v Actes du premier Congrès d’Antrop. crini., » 1885, p. 159 e segg.
(2) Lombroso, Polemica in difesa della scuola criminale positiva, pag. 37;
e altrove.
(3) Op. cit., pag. 186 e segg.
(4) Tanzi e Riva, La Paranoia « Rivista di Freniatria e Med. leg. » 1884
pag. 307, 1885 pag. 110 e segg.
~ 22 —
antenati che non parlavano? (1) i caratteri e le tendenze
di questi coincidono con un’organizzazione fisica in perfetto
stato di salute, mentre i vesanici giungono per un processo
patologico a risultati simili e non si potrà mai spiegare il pro-
cesso in virtù del quale determinati agenti deleteri provoche-
rebbero influenze ereditarie preistoriche » (2). Intanto T in-
negabile coincidenza delle abnormità fìsiche con le abnormità
psichiche summenzionate restava senz’ altra spiegazione. La
spiegazione del fenomeno doveva venire dall’ osservazione di
altre degenerazioni in cui non solo le condizioni psichiche e
funzionali, ma le condizioni somatiche stesse niente avevano
che vedere con l’ atavismo: alludo specialmente all’ osserva-
zione fatta dal Brouardel.
Il Brouardel al Congresso d’ Antropologia criminale di
Parigi diede del suo crlminel demi-feminin una descrizione che
per la sua importanza in relazione al nostro argomento merita
di venir riferita in succinto. I due caratteri della degenera-
zione in questo tipo sono: l’intristire dell’intelligenza dapprima
vivace e l’incapacità a generare. Questi ragazzi delle grandi
città, gamins, subiscono un arresto al momento della pubertà,
il loro stato somatico resta come stazionario: la verga è
meschina, i testicoli piccoli, la pelle liscia e la barba rada.
Lo scheletro non diviene quello di un maschio: il bacino si
allarga, le forme divengono paffute per il grasso che invade il
tessuto sottocutaneo e fa gonfiare le mammelle, che si arroton-
discono; essi hanno un’andatura femminile. I fattori che con-
corrono a questo etlolement secondo il Brouardel sono complessi:
il lavoro all’opificio, la dimora in luoghi poco salubri, la
débauché precoce, l’alcoolismo prematuro (3). Evidentemente
qui l’atavismo non ci può entrare nè punto, nè poco. Lo
stesso dicasi di quell’insieme di caratteri, che buon numero
d’individui conservano sino all’età adulta, designato dal Lorain
col nome d’ infantilismo (4). E, cosa degna di nota, quest’ indi-
(1) Appunto il Ribot s’ era domandato: « L’emploi de la troisième personne
chez certains déments serait-il un fait de régression? «(beninteso all’infanzia).
Les maladies de la 'personnalité, Paris, 1885, pag. 141.
(2) Drago, I criminali nati^ Traduz. di Busdraghi, Torino 1890, pag, 00.
(3) « Actes da II Congrès d’Anthrop. crimin., » Paris, 1889, pag. 328,
(4) Cfr. Laurent, Les habituès des prisons de Paris, Lyon, 1890.
— 23 —
vidui arrivano prematuramente alla senilità: alcuni presentano
neir infanzia caratteri di senilità, hanno la nota aria di vec-
chietti. In costoro V indebolimento delle funzioni psichiche
contemporaneo alla degradazione fìsica evidentemente non è
in rapporto col numero degli anni, ma con una involuzione
congenita o ereditaria (Féré).
Ormai era chiaro: la spiegazione del Lombroso non era
più sufficiente nè pei delinquenti, nè per tante altre degene-
razioni; non solo, ma L atavismo male inteso aveva tanto con-
fuso le menti, che nemmeno i più iniziati alla nuova scuola ci
si raccapezzavano più. E tipico V imbarazzo in cui si trova il
Tonnini. A pag. 7 del suo libro (1) dice: « Certo non sono e non
saranno forse mai netti i confìni fra atavismo e mostruosità,
come non lo sono sempre fra malattia e degenerazione », dove
pare che metta in relazione di causa ad effetto malattia e
atavismo, degenerazione e mostruosità. Nella pagina seguente
scrive: « Molto spesso riesce impossibile determinare ciò che
si deve ad atavismo, ciò che si deve ad eredità, come pure le
stesse anomalie, le stesse entità degenerative potranno una
volta e in un individuo riferirsi a degenerazione, un’altra volta
e in un altro ad atavismo, o ad entrambi gli elementi assieme
associati ed in diversa misura », e qui non si xdesce a raccapez-
zare che la grande confusione esistente nella mente dello
scrittore su tal riguardo; mentre appare evidente la necessità
di comprendere in un concetto sintetico ciò che era cosi mala-
gevole distinguere. Un potente lavoro di sintesi occorreva, e
questo non poteva avvenire in Italia dove le menti erano
troppo polarizzate dalle dottrine del Lombroso: un antico ten-
tativo del Sergi era rimasto isolato. In Germania e in Francia
(qui da tempo a dire il vero il terreno era stato preparato) se
ne comprese invece la necessità.
La sintesi del Sergi si ridette delle condizioni di tempo nelle
quali fu concepita: allora T atavismo si accettava come dogma
dai biologi più spregiudicati, si illustrava come la conseguenza
più importante della teoria del Darwin, si riteneva la chiave
che doveva aprire un nuovo mondo cosi agli studi più minuti
come ai voli delle ipotesi. Però L atavismo della dottrina del
(1) Tonnini, Le epilessie, Torino, 1890.
— 24 —
Sergi differisce da quello ammesso dal Lombroso: non è un
ritorno a stati selvaggi, ma a stati preumani e animaleschi, è
la degradazione bestiale, riscontrabile non solo nei delinquenti,
ma negli ammalati di mente, negli epilettici, cretini ed idioti.
Ciò si fonda sul concetto che la maggior parte delle loro
anomalie essendo di carattere bestiale, così debbano essere
anche le funzioni corrispondenti, perchè ogni segno di dege-
nerazione morfologica è segno o indizio di degradazione funzio-
nale (1). Dal che ne risulta una sopravvivenza in condizioni tali
di debolezza da non essere possibile una lotta normale per l’esi-
stenza (2). Fattore etiologico sarebbe l’eredità morbosa.
Più largo svolgimento del fattore etiologico ed esclusione
completa dell’atavismo distinguono la sintesi del Féré. « Il
semble qu’nn lien mysterieux unisse toutes les graves dégéné-
rescences de la race humaine, soit physiques, soit morales,
avec les états pathologiques du sistéme nerveux », aveva
presagito Motet (o). Il Féré, mettendo a profitto i lavori ante-
riori e le sue osservazioni personali, trovava la spiegazione
nell’ influenza ereditaria, che scorge sin dal 1884 (4) quale
legame comune tra le psicopatie, le malattie organiche e fun-
zionali del sistema nervoso, il reumatismo, la gotta, la scro-
folo- tubercolosi, infine tra tutte le degenerazioni. I lavori del
Déj crine, del Boinet, del Revington, del Crocq (5), le scoperte
degli ultimi tempi sull’importanza delle infezioni nelle malattie
gli confermarono sempre più il significato della predisposizione
patologica legata all’individuo dai suoi ascendenti. Cosi dopo
dieci anni ritornando sull’ argomento, la sua concezione è
matura sotto il titolo di « Théorie tératologique de l’héredité
et de la prédisposition morbide et de la dégénérescence » : noi
ne riassumeremo brevemente ciò che più ci riguarda.
(1) Sergi, Y a-t-il un cnracicrc géncral bio-pathologiqne qui predispose au
crime? « Actcs du proiiiicr Coiiyi'ès iritcniational d’Antliroj), crini. » p. 14, 159.
(2) Vedi; Degenerazioni umane, pag. 24 e segg. Cfr. Venturi, Le degene-
razioni psico-sessuali, pag. 358.
(3) « Annalcs médico-psychologiques », séance du 27 mars 1876, pag. 428.
(4) Féré, La famille néoropatique^ « Ardi, de Neurol. », ii. 19 e 20 T. VII.
(5) Vedi nella Bibliografia; Déjerine, Buinet, Revington, Crocq « Revue
de médicine » 1893.
25 —
Un individuo degenera, dice il Féré (1) in quanto non ras-
somiglia più ai suoi progenitori, ma non che abbia acquistato
qualche cosa di nuovo; se non può procreare, se è affetto da
ipospadia per esempio, non rassomiglia a nessun progenitore,
ma ha perduto qualche cosa: la degenerazione è dunque la disso-
luzione delle proprietà ereditarie, e ciò sotto T influenza di un
disturbo deir evoluzione ereditario o accidentale: il morbo è
la condizione necessaria per la dissoluzione deir eredità. Col-
pito l’individuo allo stato embrionale, anche in una parte delle
sue cèllule, non può non risentirsene tutto l’organismo: gli
abnormi sono abnormi in tutta la loro organizzazione. E l’im-
portanza delle stigmati abnormi poi è questa, che tendono a
far uscire l’individuo che le porta (e la sua famiglia) dalla
razza, tanto più che contemporaneamente alla perdita delle
qualità morfologiche il degenerato perde le sue qualità biolo-
giche e morali, e il suo adattamento all’ambiente fisico e
sociale ne deve risultare modificato.
Ad un’ultima fase è attualmente la questione della dege-
nerazione sotto l’impulso degli studi sociologici che onorano
questa fine di secolo, e con essa assurge, bisogna dirlo, alle
più alte vette della sintesi. Quanto cammino in meno di mezzo
secolo ! quanta velocità di pensiero ! Gli è che quella fonte ine-
sauribile, quella teoria che prende nome da Carlo Darwin, non ci
doveva dare solamente la monca unilaterale etiologia del delitto,
ma r etiologia tutta della degenerazione: « L’evoluzione comprende
anche V involuzione e la dissoluzione » (2) ecco il grande corollario
che scaturisce come verità abbagliante nella sua semplicità.
Dall’ immensità umana, dice Jacoby, sorgono individui, famiglie,
razze che tendono ad elevarsi sopra il livello comune; essi si
inerpicano penosamente per le altezze dirupate, toccano il
culmine del potere, della ricchezza, dell’ intelligenza, del genio,
e una volta arrivati precipitano in basso e scompaiono negli
abissi della pazzia e della degenerazione (3); la natura non è
(1) Féré, La famille nevropathique, Paris, 1894, pag. 241 e segg.
(2) Ferri, Socialismo e scienza positiva, Roma, 1894, pag. 50,
(8) K curioso vedoro come tale fatto sia stato anche osservato da persone
|)rofane a rpiesti studi, sebbene spiegato a modo loro; il Vii-lari, per esempio,
dice: « E certo uno s[)ettacolo solenne il vedere come la Provvidenza umilii
inesorabilmente gli uomini anche grandissimi, ponendo accanto alle loro quasi
— 26 —
buona massaja: essa non raggiunge lo scopo che con uno
sciupìo enorme di materia e di forza. Ciascun uomo di genio,
d’ingegno, è un capitale accumulato da parecchie genera-
zioni, dice Renan. Ora questo capitale accumulato, personifi-
cato in un uomo, non rientra più nella ricchezza comune
deir umanità; esso è perduto per lei, ritirato com’è dalla cir-
colazione; e il suo solo residuo non è che follia, miseria, dege-
nerazione della posterità, che si estingue e muore bentosto
— per fortuna — ma non senza aver portato la degenera-
zione e la morte nelle famiglie attigue Nous payons de la
vie de générations futures et de notre propre existence, dans
r infini des siècles, quelques lignes dans les dictionnaires bio-
graphiques (1). E il Tarde nel suo linguaggio cosi deliziosamente
espressivo: « .... lorsque de nouvelles conditions sociales forcent
le inolile d’une race à s’èlargir, il ne faut pas s’etonner de
le voir souvent se fendre et se rompre. La civilisation est
au type humain ce que la domestication est au type d’un
animai ou d’une piante; elle l’afible en le diversifiant polirle
régénérer ». Onde nelle epoche di crisi, quali la nostra, Tac-
crescimento numerico delle scoperte e delle invenzioni da una
parte, dalT altra delitti e casi d’alienazione mentale. I nostri
grandi giardinieri non presenterebbero alle nostre esposizioni
d’orticultura tante ammirabili varietà nuove di fiori e di frutta
se non avessero suscitato nello stesso tempo migliaja di mo-
struosità c di degenerazioni vegetali » (2). « Quella stessa na-
tura, scrive il Ferri, confermando le parole del Richet (3), che
divine focoltà debolezze tali, che ci rammentano come anch’essi furono mortali ».
Se si considera eh’ egli parla di Girolamo Savonarola, di un estatico, affetto da
allucinazioni acustiche (sentiva [ler aria delle voci che gl’ imponevano di conti-
nuare l’intra[)reso cammino, etc.) e visive più o meno allegorizzate, le cui prediche
in certi momenti somigliano, direbbe il Lombroso, a scariche epilettoidi, « un
fuoco interno brucia le mie ossa, e mi sforza a parlare », dopo di che rimaneva
esausto al punto da stare al letto per più giorni; lo spettacolo solenne si spiega
facilmente, solo che si cambii la parola Provvidenza nell’ altra degenerazione.
(1) Jacob Y, Études sur la sélection, Paris, 1881. Cfr. Ribot, op. cit. pag. 22;
nonché la tesi di Dusolier, Psychologie des derniers Valois (Archives d’Anthr.
crimin. T. XII, 15 lanvier 1897 p. 108).
(2) Tarde, La criminologie. « Revue d’Anthropologie », 1888, p. 525.
(3) Richet, Le génie et la folie. « Revue scientifique », 1888, pag. 196
(Preface de L' homme de génie).
— 27 —
fa della scelta e deir elevamento aristocratico una condizione di
progresso vitale, ristabilisce poi V equilibrio della vita con una
legge livellatrice e democratica »: stimolo e reazione, T espres-
sione più semplice dei fenomeni biologici. « Tutto ciò che si
allontana, o troppo al di sotto o troppo al. di sopra della media
umana, non è vitale e si spegne. Il cretino come il genio —
r affamato come il milionario — il nano come il gigante sono
mostri naturali o sociali e la natura li colpisce inesorabile con
la degenerazione -e la sterilità, siano essi il prodotto della vita
organica o siano T effetto dell’ ordinamento sociale » (1). E il
Dallemagne si scaglia contro coloro che in Francia hanno soste-
nuto come fattori etiologici della degenerazione il sistema ner-
voso e la nutrizione: « Malgré leurs mirages, esclama, il n’y a
pas, vivant d’ une existence indipendante deux grands facteurs:
le système nerveux et la nutrition. Il y a simplement la vie. Et
la vie n’est qu’une perpétuelle réaction entre Forganisme et
le milieu Plus la vie est intense et plus le déséquilibre nous
menace, irrémédiable, inexorable. Il nous guette à chaque pas,
à chacun des méandres du chemin. Et parfois, prodigues, nous
gaspillons ainsi plus que notre propre patrimoine; nous com-
promettons Phéréditage des nòtres » (2).
Data una tale etiologia della degenerazione, cioè la lotta
tra P organismo e P ambiente, parrebbe a prima vista che
anche la patogenesi della degenerazione, che dà il Dallemagne,
dovesse essere nuova di pianta. Effettivamente nella forma è
originale (3). Egli ammette nelP organismo una resistenza
collettiva, risultato d’ una sintesi delle resistenze parziali.
Queste resistenze parziali, come la resistenza collettiva ch’esse
compongono, hanno valore diverso, variabile con gl’individui.
La disuguaglianza delle resistenze collettive segna il grado
della regressione individuale; la disuguaglianza delle resistenze
parziali indica il punto debole funzionale, la regressione orga-
nica. Le diverse categorie di degenerati procedono dalle molte-
plici categorie di resistenze collettive; la diversità delle tare
dipende dalla molteplicità delle resistenze parziali. Ma la
(1) Ferri, Op. cit., pag. 57.
(2) Dallemagne, Bégénérés et désèquilibrés, pag. 492,
(3) Dallemagne, Op. cit., pag. 250.
— 28 —
resistenza viene meno secondo certe leggi; e in primo luogo
la legge di regressione: quella stessa che il Ribot scoloriva per
le malattie della memoria e della volontà (1). « La legge di
regressione, attaccando dapprima gli acquisti più recenti, inte-
resserà dunque in primo luogo L elemento psichico. È nel
dominio della corteccia, oeir intellettualità pura, nel mondo
delle idee, delle immagini o delle sensazioni complesse difessa
porterà i suoi primi colpi. Poi la disorganizzazione riprodu-
cendo in senso inverso P organizzazione, P involuzione schema-
tizzando a ritroso P evoluzione, è la vita affettiva nei suoi centri
otto-striati e della base che si squilibra in secondo luogo (2).
Infine sotto lo sforzo delP eredità accumulata la vita vegeta-
tiva ne verrà disturbata alla sua volta. Nei disordini psichici
la vita sociale ripercuoterà, amplificherà i disturbi e ci fornirà
le stigmati sociologiche. I disturbi affettivi dipenderanno par-
ticolarmente dalle stigmati biologiche e funzionali. Le tare
organiche, anatomiche si riveleranno in prevalenza nelle degra-
dazioni irreparabili della vita vegetativa » (3). Si arriva cosi
facilmente a comprendere il significato particolare e generale
delle differenti stigmati. Quanto al significato particolare rife-
rirsi alP importanza delP organo in causa nella conservazione
(1) Ribot, Les maladies de la meynoire. Paris, 1881. — Les maladies de
la volonté. 8.« éclit., 1893.
(2) Il Ribot, in un libro recento, non sembra soddisfatto di quest’applica-
zione della sua legge di regressione. Fatto notare che tale legge non agisce
isolatamente, ma che « elle enveloppe tout peu k peu et sape l’édifice entier
par quelque coté qu’elle l’cntame », e che la degenerazione è essenzialmente
una decadenza organica, uno stato di miseria fisiologica, che si traduce primie-
ramente con alterazioni nella sfera delle emozioni, delle tendenze, degli atti,
dei movimenti, conclude che su tali tendenze e sulle manifestazioni aflettive
la degenerazione agisce prima e principalmente (La psìjchologie des sentiments,
p. 428). La legge di regressione si, verifica però splendidamente nella dissolu-
zione graduale dei movimenti, in quanto che scom[)aiono: 1. le emozioni disin-
teressate; 2. le emozioni altruiste; 3. le emozioni ego-altruiste; 4. le emozioni
puramente egoiste. E il segno proprio della regi-essione (o degenerazione) è di
agire nel senso della più forte attrazione o della minore resistenza: ciò che è
un carattere dell’attività riflessa e 1’ op|)Osto della volontà inibitoria che agisce
nel senso della più debole attrazione e della più forte resistenza: si ha perciò
un ritorno ai riflessi (Ibidem, p 224).
(3) Dallemagne, Op. cit., pag. 135.
— 29 —
deir individuo e della specie. Più quest’organo è essenziale e
indispensabile alla vita individuale o specifica^ più la tara che
esso rivela importa significato regressivo. Quanto al significato
generale è evidente che le stigmati anatomiche, che traducono
la tara arrivata al più alto punto, allo squilibrio involutivo
nutritivo, hanno per sè stesse un significato decisivo; il posto
degenerativo poi è situato tanto più basso quanto più conside-
revole è il numero di tare organiche e funzionali intervenute
a motivare la classifica. Cosi il Dallemagne.
La forma, ho detto, è originale; dovevo dire il punto di vista:
in fondo poi questa diminuzione di resistenza del Dallemagne
non è che l’ulteriore svolgimento della dissoluzione delle forze
ereditarie del Féré, come questa non è altro alla sua volta che
un’amplificazione doiVeredità morbosa del Morel, onde si vede
il cammino percorso dalla questione, e come noi (accettando
1’ etiologia fornitaci dalle scienze sociologiche) la possiamo
riassumere, dicendo che: la degenerazione è quello stato
morboso che, originatosi dallo squilibrio inerente a un
eccesso di evoluzione (1), si manifesta nei discendenti
come diminuzione nelP energia evolutiva. Atavismo, atipia,
infantilismo, senilità precoce ne seguono come le manifestazioni
fondamentali della degenerazione. Difatti che cosa è che impedi-
sce normalmente lo sviluppo degli organi atavici e dà la vittoria
all’ontogenesi? E la resistenza che oppone questa; secondo il
Roncoroni in virtù dei centri nervosi superiori: « Se nell’on-
togenesi di un individuo, egli dice, per una causa qualunque
che per lo più è ereditaria (eccesso di evoluzione per noi, o
equivalenti p. es. la vecchiaja dei genitori) i centri nervosi supe-
riori, che sono i più facilmente alterabili, sono impediti di
svilupparsi completamente, i centri nervosi degli organi ata-
vici, non trovando più le resistenze che normalmente si oppo-
nevano al loro sviluppo, potranno, finché sarà rimasto in loro
latente questo potere, svilupparsi come nei nostri progenitori,
e corrispondentemente si svilupperanno gli organi atavici
relativi (per l’indissolubile unione dello sviluppo dei centri
jiervosi col resto del corpo) e quindi i caratteri degenerativi (2).
(1) Cfr. Max Nordau, Dégènérescence^ Paris, 1894, voi. I, pag. 72, 76.
(2) Roncoroni, Op. cit., pag. 498.
— 30 —
E questa patogenesi effettivamente è tanto più probabile in
quanto che la degenerazione nelle sue manifestazioni, con
buona j)ace del Dallemagne, in fondo non sarebbe che la
diatesi, cioè: « un état morbide, éminemment héréditaire,
caractérisé par ime altération du système nerveux amenant à
sa suite des troubles intellectuel ou nutritifs plus ou moins
profonds et donnant lieu aux maladies diathésiques » (1).
Parimenti che cosa si oppone normalmente ai disturbi di
nutrizione? la resistenza delP organismo alle forze ambienti,
possiamo dire anche qui in virtù della sanità del sistema
nervoso, poiché questo presiede, checché ne dica il Dalie-
magne, a tutti gli scambi nutritivi. Venga meno altresì questa
resistenza e il disturbo che per questo fatto ne risentirà P or-
ganismo in evoluzione sarà qualche cosa di atipico, che non
ha nessun riscontro con P atavismo o semplicemente acciden-
tale. E infine che arresta P evoluzione o accelera P involuzione,
se non la mancante energia delP organismo, la minore forza
di projezione, come dice il Venturi (2), la quale chiude la
jDarabola della vita in spazio più ristretto? Cosicché somman-
dosi, nella disorganizzazione che deve seguire al venir meno di
tante forze da tempo elaborate nella specie, nello sfasciarsi di
tante energie regolatrici dello sviluppo è naturale quel disor-
dine, quel disorientamento delP organismo che non trova più
la sua via secolare, quel Mlschmascli che a torto faceva tanta
meraviglia al Koch. Niente formazione di tipo: in ciò sono
d’ accordo col Koch: è P opinione pure sostenuta dal Féré
e dal Mingazzini; però una conciliazione, che spieghi perchè
fatti teratologici e fatti atavici ordinariamente si riscontrino
insieme, ci pare non solo possibile, ma rispondente alla realtà.
In ultima analisi noi ci spieghiamo le conseguenze della dege-
nerazione, con la definizione che della medesima dava acuta-
mente Sommer, cioè: uno stato anormale del sistema nervoso » (3)
definizione illustrata non è molto dal Nache: « Il est clair,
(1) Crocq, V hérédité en psychopathologie. « IH. Congresso internazionale
di Psicologia », Monaco, 1896, pag. 321.
(2) Venturi, Op. cit., pag. 263.
(3) Sommer, Die Beziehungen von rnorphologischen Abnormitnten zu den
endogenen Nervcn und Geisteskrankheiten, « Centralblatt fùr Nervenheilk.
und Psich. » Decemb. 1893.
— 31 —
disse questi all' ultimo Congresso medico internazionale, que
si la croissance d'une partie du corps, d'un ergane, dépend
en partie de Tétat du système nerveux, nous aurons des irré-
gularités dès que ce dernier est défectueux ». (1) Cosi lelgersma
forse non era tanto lontano dal vero, quando affermava i segni
fìsici della degenerazione essere l'espressione secondaria di
una variazione primaria del cervello (2). Nè farà meraviglia
che la degenerazione si manifesti nei discendenti come uno
stato anormale del sistema nervoso, se pensiamo che questo
ha dovuto subir® il maggior lavorio, diciamo pure il maggiore
sciupìo, negli ascendenti, secondo l'etiologia da noi ammessa.
La dimostrazione della definizione da noi data, oltre che per
il lato somatico della degenerazione, si potrebbe fare per il
lato psichico, se non ci portasse troppo fuori dell' argomento (3).
Solo vogliamo accennare che per la stratificazione del carat-
tere, quale fu concepita genialmente dal Sergi (4), la riappa-
rizione degli strati più bassi nella degenerazione costituirebbe
r atavismo delle manifestazioni psichiche (5), mentre tante altre
manifestazioni della psiche dei degenerati non si possono
considerare che come infantili (infantilisme psychologiqiie del
Ribot), 0 precocemente senili o atipiche. Tutte si elaborano.
(1) NàcKE, La valeur des signes de dégénérescence dans V elude des mala-
dies mentales, « Atti dell’ XI Congresso medico-internazionale » Voi. IV,
pag, 51, Roma, 1894.
(2) Ielgersma, Loc. cit.
(3) Un po’ se n’è già occupato il Nordau: « Sappiamo, egli dice, che nei
degenerati si manifestano svariate anomalìe evolutive e varie deformità. Alcuni
organi oppure interi sistemi organici si fermano ad un dato grado del loro
sviluppo, che corrisponde a quello della fanciullezza, anzi alla vita intrauterina.
Allorquando i centri cerebrali superiori dei degenerati si fermano ad un primo
grado del loro sviluppo l’individuo diventa un paranoico o un idiota. Se l’im-
pedimento dello sviluppo colpisce i centri nervosi della parte incosciente, il
degenerato perde quegli istinti che nell’uomo normale si estrinsecano sotto
forma di ribrezzo e di avversione verso certe dannosità; il suo incosciente
soffre, dirò cosi, di imbecillità e di idiotismo » (Op. cit. pag. 311 nella 2.^ trad.
ital.). Naturalmente lascio al Nordau la responsabilità delle sue asserzioni.
(4) Sergi, La degenerazione del carattere, « Rivista di discipline carce-
rarie », 1888, pag. 146 e segg. — Le degenerazioni umane, Milano, 1889,
pag. 35 e segg.
(5) Cfr. Salemi-Pace, Le sopravvivenze psichiche nei pazzi. Palermo, 1893,
pag. 16. (Il Pisani 1893); e altri (Tanzi e Riva loc. cit.).
salgono dal fondo dell’ incosciente, sfamano Tana nell’altra in
un disordine che facilmente si spiega, se si pensa che lo stesso
stato anormale del sistema nervoso, il quale è capace di dare
il disordine somatico, a più forte ragione deve poter dare un
caos psichico. All’incerto crepuscolo della degenerazione della
psiche alcune immagini si definiscono attraverso il prisma
dell’ osservazione obbiettiva e costituiscono forme morbose
cliniche. Ciò peraltro non sempre: poiché la degenerazione, lo
ripetiamo, è uno stato morboso, una diatesi, anzi rappresenta
r unità di tutte le diatesi, ma non è necessariamente una
malattia. « Il existe aussi des modes d’ évolution régressive
exempts de symptómes pathologiques quelconques » (1), scrive
Paul de Lilienfeld nell’introduzione alla sua Pathoìogie sociale,
e ciò è vero cosi per le società come per gl’individui.
(1) P. DE Lilienfeld, La pathoìogie sociale, Paris, 1896.
33 —
II.
Le stigmati esteriori che ordinariamente saltano agli occhi
come cattive conformazioni locali (1), spesso multiple, sono
parte ataviche, parte atipiche. Dice il Warner che questi di-
fetti somatici « in parecchi casi si accompagnano a diminuzione
delle funzioni cerebrali, perchè in questi casi il cervello pure
è difettosamente sviluppato » (2): vediamo dunque prima di
tutto ciò che di questo difettoso sviluppo cerebrale si può
constatare alla semplice ispezione del cranio, essendo opinione
di moltissimi che « le deformità del capo rivelano un difetto
0 almeno un'irregolarità intellettuale» (3). «In nessuna parte,
dice anzi il Venturi, più che nel cranio contenente Tergano
che è lo strumento diretto della psiche, può tradursi fedel-
mente la natura della degenerazione che ha alterato la psiche
medesima » (4).
I. La plagiocefalia o cranio obliquo ovalare secondo Amadei
e Baer (5) dipende da rachitismo, da processi idrocefalici, da
pressioni esterne subite dalla testa. Che queste compressioni
esterne possono avvenire già durante la gravidanza per precoci
ed abnormi contrazioni uterine è opinione di Gudden (6); nonché
(1) Féré, Contrih. à V elude des équivoques des caractères sexuels accessoires.
« Rev. de médecine », 1893, p. 600.
(2) « Brit. med. Journal », 1889, p, 1272.
(3) Laurent, De la physionomie chez les alienés, « Annales médico-psy-
chologiques », 1863, p. 202.
(4) Venturi, Le degenerazioni psico-sessuali, pag. 392.
(5) Amadei, « Rivista sperimentale di Freniatria », 1883, p. 69. — Baer,
Op. cit., pag. 94 e altrove.
(6) " Archiv. f. Psych. », Bd. Il, p. 367.
34 —
di Hecker, Winkel ed altri. Che avvengano negli ultimi mesi
della gravidanza per la resistenza delle ossa del bacino materno
è opinione del Welcker (1): la posizione della testa fetale sta-
bilirebbe la specie di asimmetria. Che avvengano durante il
parto per condizioni di asimmetria del bacino materno è
opinione del Meynert (2) condivisa da Zuckerkandl. E que-
st’ultimo fatto non è nelle sale di maternità chi è che non
veda, ma con pari frequenza occorre altresì di constatare che
l’asimmetria derivatane non si mantiene a lungo. Un appiat-
timento laterale del cranio si può infine stabilire, secondo il
Topinard (3), per il fatto che il bambino riposi sempre su di
un lato 0 venga portato sempre nello stesso braccio: quando
il cranio si sviluppa ulteriormente, si forma in compenso al
lato opposto un rigonfiamento e così il maggior diametro
antero-posteriore viene a trovarsi obliquamente. Un meccanismo
simile era stato già invocato e a più forte ragione dal Virchow,
quando si chiude solo una parte di una sutura, la sutura coro-
nale ordinariamente, nel periodo fetale o infantile più spesso.
« La sinostosi porta un impiccolimento nella direzione perpen-
dicolare alla sutura chiusa, e nel territorio delle suture ancora
aperte, massimamente nella direzione di quella chiusa appare
in seguito un ingrandimento compensativo del cranio » (4).
La plagiocefalia può riconoscere per causa un’ asimmetria di
sviluppo del cranio, quando un parietale per esempio si svi-
luppa da due punti di ossificazione (5); e infine, nella scoliosi
vertebrale per posizione obliqua abituale, è l’effetto della ten-
sione esercitata dai muscoli della nuca (6). È alla plagiocefalia
e all’obliquità della faccia che Delasiauve e Lasègue (7) asse-
(1) Vedi: Richter, Ueber die Windungen des menscldichen Gehirns.
« Virchow’ s Archiv », 1888, p. 119.
(2) « Jahrb. f. Psych », 1881, II lahr., p. 6.
(3) Topinard, Eléments d' anthropologie générale, Paris, 1885, pag. 740.
(4) Virchow, Untersuchungen ùher die Entioickelung des Schàdelgrundes
etc., Berlin, 1857, p. 78.
(5) Féré, Anomalie du développement d' un pariétal, déformation oblique
ovalaire et déformation latéral particulière du orane, « Bull. Soc. Anat. »,
1877, pag. 605.
(6) Meyer, Eer sholiotische Schcidel « Arch. f. Psychiatrie », 1878, p. 128.
(7) Lasègue, De V épilepsie par malformation du orane, 1880.
— 35
guano un’ importanza quasi patognomonica e patogenetica
deir epilessia. Venturi (1) afferma anzi che le convulsioni che
dalla metà del capo deviata vanno alla metà opposta del corpo
sopo più forti che quelle dell’ altro lato. Pison (2) invece opina
che l’ epilessia non sia consecutiva all’ asimmetria cranica,
perchè la consolidazione definitiva del cranio non è compiuta,
la più parte delle volte, che dopo l’ insorgere dei sintomi
epilettici, ma che sia anteriore o concomitante, e sia dovuta
in entrambi i casi ad una causa sola: l’arresto o l’irregolarità
cioè nello sviluppo contemporaneo del cranio e del cervello.
Del resto e l’Amadei e il Verga (3) già ebbero a notare epilettici
senza asimmetria cranica e viceversa. Effettivamente nel cranio
umano l’asimmetria è frequentissima (4), secondo Frankel è la
regola, come in tutto il mondo organico, in cui la simmetria
è l’ eccezione: ciò non toglie, com’ egli stesso ammette che
un’asimmetria molto accentuata non possa considerarsi come
abnormità e segno degenerativo (5). Anche il Roscioli (6) è di
questa opinione. Morselli e Tamburini che hanno riscontrato
la plagiocefalia comune negl’idioti, pensano che stia ad indicare
un’ asimmetria nello sviluppo degli emisferi cerebrali, anzi
delle loro parti anteriori, ammettendo la sutura precoce sempre
in corrispondenza della coronale (7). Delaunay, appoggiandosi
sull’autorità di Broca, considera l’asimmetria un carattere di
superiorità quando risulta dal predominio del cervello sinistro
sul destro (8).
La trigonocefalia, (testa a triangolo, fronte a forma di
angolo) è dovuta alla sinostosi precoce, qualche volta congenita
(1) « Giorn. di Neuropat. », 1886 e « Arch. di psich. », 1886, p. 509.
(2) « L’encéphale », 1888.
(3) « Arch. ital. per le malattie nervose », 1886, p. 86.
(4) Rieger, Ueber die Beziehungen der Schddellehre zur Physiologie,
Psychiatrie und Etimologie, Wurzburg, 1882, p. 172 e segg. — Topinard,
Eléments d'Anthropologie, p. 737. — Benedikt, Yortrag uber die Todesstrafe,
Aufl., 1882, p. 14. — Baer, Der Yerbrecher, p. 91; ed altri (Monti, Knecht:
vedi nella Bibliografìa).
(5) « Neurolog. Central blatt », 1888, p. 438 e seg.
(6) « Il Manicomio », 1889, p. 27.
(7) Morselli e Tamburini, Degenerazioni fisiche etc. Loc. cit., p. 187.
(8) (' Bull. Soc. Antrop. », séance du 7 juin, 1883.
36 —
della sutura metopica; mentre il fatto contrario, che si riscontra
anche talora nei frenastenici, dà luogo ad un allargamento della
regione frontale, e può essere dovuto a idrocefalia. La scafo -
cefalia (cranio a carena, a tetto, ìophocephahis del Sergi) è
dovuta al saldarsi precoce della sutura sagittale (Virchow), per
eccessiva vicinanza dei punti di ossificazione dei parietali,
secondo Morselli (1), ciò che il Topinard nega. Più volte è stata
osservata negP idrocefalici (2). E forma tipica degli Eschimesi
e di alcuni popoli Africani e Australiani. L’ acrocefalia (testa
alta nella parte anteriore) è dovuta alla sinostosi precoce della
coronale e della sagittale. L’oxiccfalia è dovuta alla sinostosi
precoce della coronale e della parte posteriore della sagittale
con sviluppo compensatore della regione del bregma: può
combinarsi con la plagiocefalia. Se si saldano le parti laterali
della coronale si ha il cranio a torretta del Meynert (3), se si
salda la parte mediana della medesima si ha la testa, a pan di
zucchero (4). Queste e altre anomalie (platicefalia (5) trococefalia
etc.) pel Nache sono senza significato (6); per il Baer sono fatti
patologici in maggior parte, dai quali nulla si può concludere
(1) Morselli, Sullo scafocef olismo, a Archivio per TAntrop. e 1’ Etnol. »,
Voi, V, Fase. I. Per altri considerazioni e per la letteratura vedi: Mingazzini,
Osservazioni intorno alla scafocefalia. « Bollett. della R. Accademia medica
di Roma » 1891, p. 272.
(2) Bourneville, Recherches cliniques et thèrapeutiques sur V épnlepsie,
V hystérie, V idioiie et 'V hydrocéphalie. Paris, 1894, p, 278 e segg.
(3) Meynert, Lezioni cliniche di psichiatria, pag. 259.
(4) PÉRE, Les épilepsies et les èpileptiques , p. 385.
(5) La riforma craniologica del Prof. Sergi, oltre al grande merito di dare
una classificazione dei crani basata su tutti i loro caratteri morfologici, ha
r altro merito non piccolo di aver dimostrato erronee molte credenze che si
erano diffuse tra i psichiatri, i quali, strano a dirsi, avevano acquistato più
abitudine a osservare le forme craniche che gli stessi antropologi, e naturalmente
osservandole negli alienati erano portati a considerare come forme patologiche
tutte quelle che si allontanavano dal tipo comune. Cosi la platicefalia anche
attualmente è considerata characteristic of degeneration (W. A. M’ Corn,
Degeneration in criminal als shown hy thè Bertillon system of measuremmt
and fhotografhs « American lournal of insanity » Voi. LUI, July, 1896, pag. 49),
mentre è senza alcun dubbio una varietà di forma craniale normale (Cfr. Sergi,
Le varietà umane « Atti della Soc. Rom. di Antrop, » Voi. I Fase. I 1893 pag. 55
e seg. — Mingazzini, Contributo alla craniologia degli alienati, Ibidem, pag. 1 10).
(6) Yerbrechen und Wahnsinn beim JVeibe, p, 141.
— 37 —
sulle condizioni psichiche e tanto meno morali di un individuo (1);
Virchow, Gudden, Verga, Meynert (2) pensano che anche un
cranio deforme, ma bene compensato, può albergare un cervello
normalmente funzionante. Anche Topinard (3) insiste sull’ ac-
comodamento meraviglioso dell’encefalo. Certo è però che gl’in-
dividui a cranio deformato artificialmente sono più degli altri
affetti da idiotismo, epilessia, alienazione mentale (4).
Un arresto di sviluppo simultaneo del cranio e del cervello
è senza dubbio la microcefalia, rara essendo, contrariamente
all’opinione del Virchow (5), la sinostosi prematura delle suture
della volta, come Broca ed altri dopo di lui hanno potuto
dimostrare (6). L’ipotesi di riannodare all’ atavismo la micro-
cefalia (7), per quanto accompagnata da imbecillità e idiozia,
non pare sostenibile (8). L’arresto di sviluppo non sempre av-
(1) Op. ciu, p. 404.
(2) Virchow, Zur pathologie des Schàdels und des Gehirns, « Gesammelte
Abhandlungen zar wissenschaftilichen Mediciii ». Frankfurt a. M., 1896, p 922.
— Gudden, Experimental-Uniersuchungen uber das Schàdelwachsthum. etc.,
Miinchen, 1874, p. 32. — Verga, Studi anatomici sul cranio e sulV encefalo,
Milano, 1896, pag. 124, — Meynert, Op. cit., pag. 257.
(3) Topinard, Op. cit., p 739.
(4) Vedi fra gli altri: Flower, Of an artificially deformed shull from
Mallicollo, « Journ. of thè anthrop. Institute of Great Britain and Ireland 1889,
p 52. — GosSe, Essai sur les deformations artificielles du cràne. Paris, 1885,
p. 145. — Topinard, Op. cit., p. 759.
(5) Virchow, Ueber der Kretinismus und uber pathologische Scìiàdelformen
(c Gesammelte Abhandlungen, 1. c. », p. 898.
(6) Broca, « Bull. Soc. Anthrop. » 1879, p. 258. — Guibert, Eoolution
mentale et microcéphalie, « Bull. Soc. Anthr »., 1892, p. 710. — Bourneville
Du traitement chirurgical et médico-pédagogique des enfants idiots et arrierés.
Progrès medicai », 1893, t. XVII, 2® serie, p. 465.
(7) Vedi nella Bibliografìa: Vogt, Aeby, Ducatte, Tamburini, Spitzka;
nonché 1’ « Archiv. fiir Psychiatrie » del 1886. — Blanchard (Uatavisme chez
V liomme, Revue d’Anthropologie, 1885 p. 428) adduce in appoggio aH’atavismo
dei microcefali che in questi Possifìcazione incomincia dalle suture della parte
anteriore del cranio, come nelle razze inferiori (Gratiolet) e nelle scimmie.
(8) V. pag. 10 di questo lavoro; nonché Kollmann, Caso di microcefalia,
« Com. all’ Vili. Congresso degli Antropologi tedeschi », Costanza 1877. —
Baistrocchi, Un idiota microcefalo, « Rivista sperimentale di Freniatria »,
1880, p. 60. — Guibert, Loc. cit. — G. Mingazzini, Contributo alla craniologia
degli alienati « Atti della Società Romana di Antropologia » Voi. I, fase. I,
1893, pag. 116; ed altri.
— 38 —
viene ugualmente in tutto il cranio, ma talora colpisce soltanto
la volta e non la base, talora avviene T opposto. Nel primo
caso si ha il cosidetto tipo degli Aztechi^ « microcefali, dice
il Krafft-Ebing (1), i quali rimangono bensì assai piccoli, ma
sono tuttavia proporzionati e, secondo le circostanze, possono
anche avere forme corporee eleganti. La radice del naso è per
lo più situata molto in alto, talché la fronte si continua addi-
rittura col naso (Griesinger) ». Nel secondo caso per L ossifi-
cazione primitiva e precoce delle sinfisi cartilaginee della base,
si ha la forma sinostosica basilare, e la fisonomia è il contrap-
posto di quella degli Aztechi. — Dal Sergi sono state descritte
varietà umane microcefaliche la cui capacità craniale scende
sino a 1040 c. c. E da ritenere pertanto col Morselli che vera
microcefalia si abbia soltanto al di sotto di 900 c. c., e quando
non si tratti di sesso femminile.
La macrocefalia può essere dovuta a idrocefalia, nella quale
la testa prende il noto aspetto d’un pallone ricadente sulla
faccia in paragone troppo piccola, testa da idrocefalo, rarissi-
mamente prende l’aspetto di un cappello da gendarme (2).
Teste idrocefaliche, dice il Virchow, si hanno in tutti anche nei
più alti strati sociali, pure in contrade libere da cretinismo, e
anche in grado rilevante lasciano tuttavia una mediocre intel-
ligenza (3). Per il Féré la macrocefalia è più spesso la conse -
guenza di un disturbo di evoluzione con effetto simultaneo
sulla maggior parte delle ossa craniche e sul cervello.
Quanto a particolarità speciali del cranio il Mingazzini (4)
ha dimostrato, dietro ricerche fatte in 145 crani di alienati
della raccolta del Manicomio di Roma, non vera l’importanza
assegnata da Hovelacque (5) alla prominentia sqiiamae occipitis^
altro che come indicante la maggiore frequenza dei disturbi
circolatori delle ossa del cranio degli alienati durate il loro
sviluppo (specie dei melanconici), nonché della fovea lambdoidea
(1) Krafft-Ebing, Trattato clinico-pratico delle malattie mentali, pag. 452.
(2) Bourneville, Recìierches cliniqnes et thérapeutiques etc., p. 306.
(3) Virchow, Zur Pathologie des Schddels und des Gehirns. Loc. cit.
(4) G. Mingazzini, Sul significato della depressione parieto-occipilale ,
« Rivista sperimentale di Freniatria », Voi. XVIII, Fase. I, 1892.
(5) Hovelacque, Notre ancétre, « Revue d’ Antropologie », 1877, p. 76.
39 —
erroneamente qualificata come empreinte cretineuse (1), mentre
la s’incontra piuttosto in crani normali (dietro ricerche fatte
su 916 crani normali del Museo antropologico di Monaco) o di
alienati « la forma morbosa dei quali nulla aveva che fare
con manifestazioni di vera deficienza psichica ». Un carattere
d’inferiorità sarebbe, secondo Hovelacque (Loc. dì.), la semi-
curva anteriore del cranio superiore alla posteriore; fatto che
si riscontra nei negri e negli antropoidi. La cremnopistocrania
e la cimhocefalia si trovano in crani normali (2).
II. — L’asimmetria facciale, plagioprosopia, che ordina-
riamente coincide con l’asimmetria del cranio, si caratterizza
sopratutto dalla capacità differente delle orbite, la sporgenza
disuguale delle ossa orbitarie, e dalle ossa malari e la devia-
zione del naso. Asimmetrie di lieve grado sono quasi normali (3).
« Il semble, dice Topinard (4), que l’Auteur des choses ait
fabriqué les deux moitiés de la face à part et qu’en les rap-
prochant il les ait mal appliquées: toujours un des cótés se
reléve ». Anche Hesse (5) è di questa opinione, e cerca dare
una spiegazione del fenomeno. Premesso che una tale asim-
metria è stata constatata an clem Kunstideal nella Venere di
Milo (6), afferma che essa, limitata alla parte superiore del
volto, si trova in tutti, « perchè di regola in conseguenza del
maggiore sviluppo della metà sinistra del cervello la metà
sinistra del cranio prende il sopravvento e conformemente a
ciò il naso obliquo, le orecchie e gli occhi mai allo stesso livello,
mentre le altre parti del naso in giù sono rigorosamente sim-
metriche ». Intanto è appunto all’asimmetria della regione supe-
riore della faccia insieme all’asimmetria del cranio che il Lasègue
dava, come abbiamo visto, il significato di un carattere essenziale
dell’epilessia. Egli infatti raccomanda: « Toutes les fois qu’un
(1) Cfr. nella Bibliografia: Schnepf, Kelp, Tarnowsky, Sommer (Virchow’ s
Arch).
(2) G. Mingazzini, Contributo alla craniologia degli alienati L. c., pag. 1 17 e seg.
(3) NàcRE,^ Verbrecìien u. Wahnsinn beim Weibe, p. 119.
(4) Op. cit., p. 1000.
(5) Hesse, Ueber Gerichts-Asymmetrie, « Archiv. f. anatomie u. Entwicke-
lungsgeschicht 1887, p. 118 e segg.
(6) V. anche: v. Blomrerg, 101 Kephalogramrne^ Bine psychiatrische Studie
und Beitrag zur Anthropologie, Inaug. Diss., Iena, 1889.
— 40 —
médicin sera appelé à examiiier un épileptique, que son premier
soin soit de constater s’il existe ime asymétrie de la région
superieure de la face ». Pison (Loc. cit.) che riscontrò anche
lui V asimmetria lacciaie nella massima parte dei casi di
epilessia essenziale, più che alP asimmetria frontale, dava
invece importanza all’asimmetria delle protuberanze malari e
anche alle deviazioni del naso. Bourneville e Sollier nei gessi
di teschi di epilettici morti a Bicétre riscontrarono quasi sempre
1’ asimmetria fronto-facciale. La plagioprosopia è per Morel
segno frequente di degenerazione.
ITI. — La fronte sfuggente in lieve grado appare come
carattere etnico di intiere popolazioni (Ranke); anzi il cranio
dUndrolde, che designa una delle sedici varietà umane stabilite
dal Sergi, presenta la fronte sfuggente (1). In un grado più
avanzato lia il significato di una limitazione dello spazio desti-
nato ai lobi frontali, ma cessa questo significato quando la
curva della volta compensa questo difetto (Benedikt): Córre
non è di questo parere: « Quand’anche, egli dice, un compenso
si stabilisca nella dimensione del cervello, non può stabilirsi
un compenso nelle funzioni delle singole parti: non è da pen-
sare che un lobo frontale possa essere completato da un lobo
occipitale » (2). La fronte depressa e sfuggente sarebbe pel
Kurella un carattere piuttosto costante del delinquente, diret-
tamente legato al prognatismo (3). Certo è che una fronte bassa,
stretta, sfuggente, con enormi arcate sopracciliari, riunisce in
sè i caratteri gerarchici più bassi (4), mentre ciascuno di questi
caratteri preso a sè si trova in crani normali; lo Splienoides
stenometopus è una delle sottovarietà craniche più comuni nel
Mediterraneo.
La fronte sporgente trova l’ Hartmann nei Berabra della
Nubia, nei Berberi, nei Begia, nei Fungi, e il Girard de
(1) Sergi, Le varietà umane « Atti della Soc. Rom. di Antrop. » 1893,
p. 50, fig. 20.
(2) Córre, Elude d' une sèrie de tétes de criminels, « Reviie d’Antropol. ».
1883, p. 80.
(3) Kurella, Op. cit, p. 16.
(4) Mantegazza, Fisonomia e mimica, Milano, 1881, pag. 42. — Morselli,
Manuale di semejotica. Voi. I, p. 132. — Venturi, Le degenerazioni psico-
sessuoM, p. 394.
— 41 —
Rialle negli Ottentotti e nei Cafri o Bantù. Il Venturi trova le
bozze troppo sporgenti negli epilettici e nei delinquenti nati (1).
IV. — Le arcate orbitarie e i seni frontali esagerati
per il Ranke dipendono da un notevole sviluppo dell’ apparato
respiratorio senza significato atavico (2). Identica è l’opinione
di Schaatfhausen (3). Anche il Sergi tende a togliere ai seni
frontali il significato di carattere degenerativo assegnato loro
dal Morselli (Loc. cit.); è quanto alle arcate mi faceva consta-
tare che in una quantità di crani di Fuegini del suo Museo
Antropologico esse sono perfettamente assenti. Viceversa ad
altri sembra un carattere che ricorda i crani preistorici (Lom-
broso), i crani altresì delle razze più basse, e tra queste i
Papuani ad arcate massiccie e robuste (4), i Caraibi (5), etc.
Topinard effettivamente lo trova nei Kabili (6), ma anche negli
Alvergnati (7); Girard de Rialle negl’indiani Pelli rosse (8), e
nei Peruviani indigeni (9). Fra tante opinioni disparate, atte-
socchè si è fatta anche una grande confusione tra arcate e
seni, mi piace riportare le conclusioni a cui è venuto Stanislao
Bianchi in un suo studio sull’argomento: « Le arcate soprac-
ciliari e la glabella nascono e si sviluppano insieme ai seni
frontali, le arcate però possono aumentare di grossezza indi-
pendentemente dai seni. La mancanza dei seni non sempre si
accompagna a quella delle arcate e della glabella, e cosi per
le arcate rispetto ai seni. Lo sviluppo delle arcate e della gla-
bella costituisce un carattere costante differenziale del cranio
maschile. Lo sviluppo abnorme delle arcate sopracciliari e dei
(1) Hartmann, Les peuples de V Afrique, p. 67 e segg. — Girard de
Rialle, I popoli dell' Africa e dell' America, p. 45 e 69. — Venturi, Ibidem.
pag. 394.
(2) Ranke, Die Bildung der Stirn bei der altbayrischen Bevolkerung.
*' Beitràge zur Anthropologie und Urgeschichte Bayerns w. Bd. V. 1883.
(3) « Arch. f. Anthrop. », Bd. XIII, p. 328.
(4) Amadei, Bopra un cranio di ladro. « Rivista sperimentale di Freniatria »,
Voi. XI, Fase. IV.
(5) Heger et Dallemagne, Elude sur les caractères craniologiques d' as-
sassins éxécutés en Belgique, Bruxelles, 1881.
(6) « Revue d’ Anthropologie », Novembre, 1887.
(7) Torinard, L' Anthropologie generale, p. 212, 475, 486.
(8) Girard de Rialle, Op. cit., p. 91.
(9) Ibidem, p. 126.
— 42 —
seni frontali deve annoverarsi tra i caratteri regressivi del cra-
nio limano » (1). Il pìthecanthropus erectus ne è fornito.
V. — Il tipo mongoloide della faccia potrebbe accogliersi
fra i segni degenerativi per diverse ragioni. Già il tipo infantile
spesso, secondo Kanke, mostra ima intonazione mongoloide;
poi spesso si accompagna ad ima quantità di disturbi di nutri-
zione e anomalie, ed è frequente negl’ imbecilli (2). Per il
Nàcke tutto ciò non basta a stabilire il valore degenerativo
del tipo mongoloide. Egli fa notare che Schmidt, Manouvrier,
Zuckerkandl hanno escluso trattarsi di precoce sinostosi della
base, che milioni di uomini intelligentissimi lo portano e che
forse nessun popolo di Europa è rimasto esente da mescolanza
Mongolica. « Se ora la faccia mongolica si trova più frequente
negli strati più bassi che negli elevati io spiego ciò per il
fatto che in quelli avvenne la maggiore mescolanza e il tipo
poscia a lungo vi si è ereditato, se pure non si tratta di una
semplice variazione, ciò che nel caso concreto naturalmente
mai in modo certo si può decidere » (3). Quando si presenta
nelle degenerazioni gravi si tratterebbe di un disturbo nutritivo.
VI. — Il prognatismo va distinto in prognatismo propria-
mente detto 0 prognatismo nasale di Benedikt e prognatismo
subnasale o alveolare dei Francesi o iwofatnia del Sergi (4).
Quest’ ultima è caratteristica di popoli inferiori (Melanesiani).
Il primo dà al volto un aspetto vicino a quello degli antro-
poidi, dice il Benedikt (5). Per questi significa indubitatamente,
quando è eccessivo, un’ organizzazione molto inferiore, opinione
che il Ranke non divide (6). Peraltro il Virchow ha dimostrato
•(J) St. Bianchi, I seni frontali e le arcate sopracciliari studiate nei crani
dei delinquenti, degli alienati e dei normali. « Archiv. per TAiitropologia w, 1892.
(2) Cfr. Down, Op. cit.
(3) NàCKE, Verbrechen u. Wahnsinn heim Weibe p. 143.
(4) Sergi, Varietà umane della Melanesia. « Boll, della R. Acc. med. di
Roma », 1892, p. 98.
(5) Benedikt, Die Kranioscopie etc. « Berliner klinische Wochenschrift »,
1887. p. 457 e segg. — Schàdelmessung Kranio-und Kephalometrie , « Real-
Encyclopàdie der ges. Heilkunde », 2® Auflage, p. 123.
(G) Ranke, Ueber eine gesitzmàssige Beziehungen zioischen Schddelgrund,
Gehirn und Gesichtsschddel, « Beitrage zur Anthropologie und Urgeschichte
Bayerns >, 1892, Bd. X. Heft. 1.®
— 43 —
«
che il prognatismo della faccia superiore, o della mascella
superiore che dir si voglia, ha per sé stesso un vero valore,
perchè necessariamente in rapporto con la brevità della parte
anteriore della base del cranio, la quale interessa principal-
mente lo sfenoide e suppone necessaria conseguenza il man-
cato sviluppo del cervello (1). Anche Welcker e Topinard
sono della stessa opinione (2). Kurella parimenti insiste sul
noto antagonismo tra la parte cerebrale e la viscerale del
cranio (3), ma fa un ragionamento inverso a quello del Virchow,
dicendo che lo scarso sviluppo dei lobi frontali porta scarso
allontanamento delle ali dello sfenoide e della base del cranio.
Il Nache ritiene il prognatismo in parte anche la conseguenza
di una mandibola voluminosa (4).
VII. — li margine alveolare può non presentare la forma
normale parabolica divergente (Broca), e invece avvicinarsi
alla forma di U dei Negri (5) e degli antropoidi (6), o alla
forma ellittica del macaco (7), o essere deformato (8). La forma
piatta del palato, forma molto frequente, somigliante al palato
del gorilla, sarebbe indizio grave di deterioramemto della
specie (9); la forma ogivale ricorda il palato dei roditori. E
bene tenere presente per L importanza da assegnare a tali
anomalie che la forma della volta palatina è data da quella
della base del cranio e contemporaneamente anche dallo svi-
luppo dei processi alveolari. La divisione del palato duro è
un disturbo di sviluppo. L’asimmetria, la profondità esagerata
(1) Virchow, Untersuchungen uber die Entivickelung des Schàdelbasis etc.
« Verhandl. der Beri. Gesellsch. f. Anthropol. », 1857, p. 121.
(2) Wercker, Untersuchungen uber Wachstum und Bau der menschlichen
Schàdels, Leipzig, 1862, p. 47-61. — Topinard, V homme dans la nature^
p. 222-248.
(3) Op. cit., pag. 39.
(4) Verbrechen und Wahnsinn beim Weibe, p. 147.
(5) Topinard, L' Anthropologie, Paris, 1876, p. 280.
(6) Hovelacque, Loc. cit., p. 77.
(7) Belsanti, I caratteri regressivi del cranio umano. » Arch. per TAn-
tropol. », Voi. XVI, Fase. 3.
(8) Vedi Thomas S. Clouston, The neurosis of developement, « Edin-
bwrgh medicai lournal », 1891.
(9) F. Maltese, Anomalie dei denti e delle arcate mascellari in crani di
criminali, « Arch. di Psich. », 1896, fase. IV.
44 —
e la deformità ogivale della volta palatina coincidono gene-
ralmente con una strettezza più o meno considerevole della
volta, strettezza che tradisce un arresto di sviluppo generale
del mascellare superiore e che porta soventi deviazioni dei
denti. Anzi Talbot, che ha messo in rilievo questo fatto neghi-
dioti, nei sordo-muti e nei ciechi nati, arriva a concludere, che
nelle mascelle normalmente sviluppate non vi sono mai denti
irregolari (1). Fra le numerose irregolarità dentarie avrebbero
il valore di varietà primatoidi (2): un forte sviluppo degl’ in-
cisivi mediani superiori con atrofia che può andare sino
alla completa obliterazione di entrambi gl’ incisivi laterali;
ciò eh’ è di regola negli antropoidi, massime nel Gorilla e
nello Chimpansé; e il diastema tra gl’incisivi superiori e i
canini che è chiaro nell’Orango (3), nel Gorilla per lo più
mancante (Topinard (4) invece gliel’ attribuisce come caratteri-
stico), destinato a ricevere a mascelle chiuse il canino inferiore.
L’aumento numerico dei denti deve sempre considerarsi come
un atavismo (Wiedersheim), specialmente quando si tratta di
denti supplementari (5), che stanno cioè all’estremità posteriore
dell’ arcata dentaria, da distinguere dai soprannumerari che si
possono trovare dappertutto. « La riapparizione di sei denti
incisivi superiori e inferiori nell’ uomo è un atavismo che
risale al di là delle scimmie e dei lemuri, sino ad animali
intimamente legati di pa^rentela con questi ultimi, cioè gl’in-
settivori », onde ruomo è la scimmia più inferiore, conclu-
deva Albrecht. « Si ce ne sont pas là des preuves, il n’existe
pas de preuve en anatomie comparée ! » (6). Ad ogni modo e
l’embriologia il) e le osservazioni numerose in razze infe-
riori (8) dimostrano che i precursori dell’uomo sono passati per
(1) « Journ. of arner Assoc. », 1888, p. 829.
(2) Kurella, Op. cit., p. 40.
(3) Vedi anche: Hartmann, Die menschendhnlichen Affen, p. 175, e segg.
(4) V Anthropolo(jie, Paris, 1876, p. 204.
(5) Eroga, Elude du système dentaire « Bull. 8oc. Anthr. », 1879, p. 151.
(6) « Actes du l.er Congiès interiiational d’Anthr. criin. », p. 109. V. anche
Albrecht, Sur les quatre os intermaxillaires, les beo de lievre et la valeur
morphologique des dents incisives supèrieures de V homme, Bruxelles, 1882.
(7) Blanchard, UAtavisme chez V homme, p. 471.
(8) V. nella Bibliografia; Langer, Mantegazza (Arch. per TAntrop., 1872,
— 45 —
una fase nella quale la loro dentizione corrispondeva alla
3 . 1 (2 . ‘^i) i
formula 2 ' \ {2 ' 4) ~ Josephinum a Vienna esiste un cranio
di negro che possiede 37 denti. La riduzione dei denti dipen-
derebbe dair accorciamento che subiscono le arcate dentarie
nel senso antero-posteriore (1), per lo sviluppo sempre mag-
giore che prende il cranio a spese della faccia (2). La stessa
causa avrebbe portato l’assenza del diastema, nonchèla curva
parabolica del bordo alveolare al posto della forma rettan-
golare (3). Disposizioni teriomorfiche della dentiera umana
sono secondo il Morselli: D per riguardo agl’ incisivi, la loro
forma conico-triangolare, il maggior volume dei laterali sui
mediani nell’ arcata supei'iore (mentre l’ atrofia dei laterali
sarebbe un carattere progressivo) o di quelli dell’inferiore sui
superiori, un intervallo 0 diastema lemurinico fra i due inci-
sivi mediani; — 2« per riguardo al canino, l’eccessivo volume,
la forma incurvata, l’esistenza di una insolcatura nella sua
faccia antero-interna (tipo Gorilla), il protuberare della punta
sul livello dell’arcata (tipo belluino); — 3» per riguardo ai
molari, la comparsa del tipo pentacuspidato in quelli superiori,
l’approfondarsi dell’incisura nel loro contorno esterno, la tena-
cità di Vita del dente della saggezza (4). Quest’ultimo è stato
oggetto recentemente di molte ricerche e causa di qualche
sorpresa, la tendenza del medesimo a scomparire nelle razze
più evolute (Darwin, Mantegazza, Amadei), si troverebbe nei
criminali (5), negli epilettici e nelle prostitute (Carrara), nonché
nei crani più ricchi di anomalie morfologiche (6). Delle spie-
p. 33), Fontan, Mummeky nelle « Traiisactions of thè odontological Societies
of Great Britain », II, 1870, p. 7.
(1) Tomes, Anatomie dentaire, Paris, 1880, p. 417, — Amadei, Anomalie
numeriche del sistema dentario nell' uomo, « Arch. per l’Antrop. e 1’ Etnol. »,
Voi. XI, 1881. — Foville, Mèlanges d' Anthropologie — Topinard, « Revue
d’Anthropologie », 1895, Tome VI, N. 3, p. 337.
(2) Blanchard, Loc. cit., pag. 469.
(3) Amadei, Ibidem.
(4) Morselli, V Antropologia generale, pag. 641.
(5) V. nella Bibliografia: Brancaleone-Ribaudo, Carrara (Archivio di
Psichiatria, 1895, pag. 15).
(6) Zuggarelli a. e Maugeri S. Il terzo dente molare della mascella
superiore in rapporto con le anomalie craniche e con Vindice cefalico. « Atti
della Soc. Romana di Antropologia », V. Ili, Fase. Ili, 1896, pag. 240.
— 46 —
gazioni, alquanto speciose per dire il vero, gicà si cereavano
e si mettevano avanti, ma dopo le ricerche deirAseoli non
sembrano più necessarie. Questi difatti nei suoi delinquenti
trova l’assenza del dente della saggezza in proporzione di molto
più bassa che nelle razze inferiori (1).
Quanto alla carie dentaria il Topinard si domanda, se essa
non sia in rapporto con la regressione generale e progressiva
che subisce il sistema dentario nelle razze superiori (2). I denti a
sega per Lombroso sarebbero un carattere degenerativo, anziché
un segno di sifìlide congenita (3). Altre anomalie, quali per es.
gl’incisivi doppi per fusione (4), non possono che essere l’ef-
fetto di uno sviluppo disordinato.
Facendo il rapporto tra la lunghezza dei denti e quella
della base del cranio Flower ha trovato che le razze bianche
hanno denti piccoli, le nere un po’ più grossi, le scimmie
antropoidi raggiungono il massimo.
Vili. — La deformazione ogivale e la strettezza conside-
revole della volta coincide spesso altresì con la presenza del
tonis palatinus, sporgenza della sutura mediana del palato, che
ordinariamente comincia, larga e appiattita, dietro il forame
incisivo e mano mano si restringe indietro e s’ispessisce per
terminare ad angolo: talora la percorre una doccia mediana
corrispondente alla sutura palatina longitudinale, la quale pure
presenta irregolarità più o meno considerevoli indicanti uno
sviluppo più 0 meno malagevole (5). In altri casi la parte più
sviluppata si trova al livello del punto d’ incrociamento delle
due suture palatine. Altre volte infine ha la forma di una
cresta che può raggiungere 8-10 mm. di altezza. Negli antro-
poidi si trova sotto forma di una quantità di piccoli cercini
(wulstdien) che partendo dalla sutura mediana si dirigono verso
gli alveoli: forse per questa differenza di forma Bessel Hagen
e Lissauer dissero che le scimmie antropomorfe giammai mo-
(1) « Archivio di Psichiatria », 1896, Voi. XVII, fase. Ili, pag. 209.
(2) Topinard, « Revue d’ Antropologie ». 1895, p. 337.
(3) « Archivio di Psichiatria e Aiitrop. crini. » 1884, Voi. V, p. 483.
(4) Belmondo, Un rarissimo caso di denti soprannumerari ed altre anomalie
dentarie in crani di alienati « Archivio per TAntrop. e f Etnei. », 1895, p. 255.
(5) PÉRE, La famille néoropathique, p. 270. — NàcKE, Verbrechen und
Wahnsinn bein Weibe, p. 147 e altrove.
— 47 —
strano un toriis palatinus. Kurella con altri (1) esprime Topinione
che si tratti di una reminiscenza delle razze preariane, essendo
frequente nelle razze nord-finniche. Ma è strano voler sostenere
ciò dopo le ricerche fatte in Italia: dallo Stieda nel museo
antropologico di Roma (2), dal Cocchi in quello di Firenze (3),
nonché dal Ferrari a Reggio-Emilia (4). Per il Nache si tratta
di un segno degenerativo (5).
IX. — Anche la mascella inferiore può essere sede di
anomalie di sviluppo, per aumento di volume qualche volta
con sporgenza dell’arcata dentaria inferiore (progeneismo), o
per diminuzione di volume.
Lo sviluppo enorme del mascellare inferiore, quando s’aggiun-
ge l’altezza del mascellare superiore e la larghezza della faccia
ai zigomi con forte sviluppo dei masseteri, dà alla fisonomia
un effetto totale che è sommamente caratteristico, specie delle
prostitute secondo Kurella (6); se si aggiunge la piccolezza della
fronte si ha quell’aspetto che ravvicina gli assassini alle razze
inferiori (7). Già Gratiolet aveva detto: « on peut affirmer que
partout où la proclivité des màchoires est très-marquée, la
vie nutritive l’emporte sur la vie animale ou nerveuse » (8).
La diminuizione di volume secondo Féré (9) coincide spesso,
oltre che con anomalie d’impianto dei denti, con l’esistenza
ùeWapofisi ìemuriana. Sul significato morfologico di quest’ a-
pofisi, nota già da parecchio tempo, si è molto discusso dal
lo Congresso di Antropologia criminale in poi, stante l’asser-
(1) Kurella, Op. cit., pag. 43. — Kupffer, « Verhandlugen der Berliner
Gesellschaft fùr Anthropologie », 1879, p. 70.
(2) « Internationale Beitràge zur Wissenschaftlichen Medicin », Band I, 1891.
(3) « Archivio per l’Antropologia e l’Etnologia », Voi. XXII, 1892.
(4) Ferrari, Il « torus palatinus » nei pazzi « Rivista sperimentale di
Freniatria », Voi. XIX, Fase. IV, 1893. — Recentemente anche in America è
stato rinvenuto dal Talbot, dal Peterson, dal Channing (The lournal of mental
Science. Voi. XLIII. N. 180, pag. 76).
(5) « Neurolog. Centralb. », 1893, n.'’ 12, e « Archiv f. Psych. », Bd. XXV, H. 2.
(6) Op. cit., pag. 45.
(7) Manouvrier, Discussion sur le criminels, « Bull. Soc. Anthr. », 1883 p. 120.
(8) Leuret et Gratiolet, Anatomie comparée du sy sterne nerveuse Paris,
1839-1857, T. II, pag. 291.
(9) Féré, La famille névropathique, p. 258; Les épilepsies et les épilep-
tiques, p. 386.
— 48 —
zione di Albrecht (1) che tale apofisi nonché Tincisurache la
precede (sul margine inferiore) sia patrimonio dei soli le-
muri. Per dire il vero il Tenchini e lo Zoja, che se ne occu-
parono in seguito, non si curarono di confermare o di negare
P osservazione delPAlbrecht; ma il Mingazzini (2) riprese la
questione e dalle sue accurate osservazioni risultò invece « che
le scimmie sono provviste di apofisi e che un'incisura più o
meno profonda precede il processo in quasi tutti i mammi-
feri »; e risultò ancora un fatto molto importante, cioè che
del processus rami mancUhularis bisogna distinguere due forme.
Una in cui il processo si estende e sulP angolo e sui margini
(forma lemurinica) o un’ altra, che in contrapposto chiama
pitecoide, in cui l’angolo è risparmiato e alla quale assegna un
significato atavico meno basso. Ora « sul vivente è impossibile
distinguere un processo lemurinico da uno pitecoide », ma d’altra
parte fa notare: « tanto il processo lemurinico come quello pi-
tecoide, e quest’ultimo quand’anche sia rappresentato da forme
rudimentali, debbono considerarsi come ricordi filogenetici ».
X. — Un carattere degenerativo messo in luce di recente è il
mancato accavallamento delle arcate dentarie. Nell’Eu-
ropeo l’arcata dentaria superiore è un poco più grande che
l’inferiore e sporge in avanti al disopra di esse, in modo che
gl’incisivi inferiori sono ricoperti dai superiori. In 15 crani
Australiani Turner invece potè vedere che 11 volte quest’ac-
cavallamento mancava (3), come manca in tutti gii antropoidi
e in tutti i mammiferi che possiedono incisivi alle due ma-
scelle. Parimenti il Camuset ha osservato l’assenza dell’acca-
vallamento nel 20,42% degli alienati da lui esaminati (4), e
precisamente nel 23,78 7o ptii' gii uomini e nel 17,97% lo
donne. L’accavallamento dipenderebbe dalle modificazioni della
(1) « Actes da premier congrés international d’ anthropologie criminelle »,
p. 106-107, fìg. 1. e 2.
(2) G. Mingazzini, Processus rami mandibularis nell" uomo, « Archivio per
l’Antropologia », 1892. Voi. 22, fase. l.° Vi è riferita la letteratura.
(3) W. Turner, Relations of thè dentary arcades in thè crania of Austria-
lian ahorigines. « Journal of Anat. and Physiol. », july 1891, Edinburgh.
(4) Camuset, Be V absence du chevauchemènt habituel de la partie ante-
rieure des arcades dentaires camme stigmate de dégénérescence, « Annales
médico-psychologiques », Nov-Dic. 1894.
— 49 —
faccia consecutive allo sviluppo del cranio; e precisamente
secondo il Camuset dalla diminuizione dell’ angolo della sinfisi
(si designa sotto questo nome in antropologia V angolo formato
dalla linea della sinfisi col piano del margine inferiore della man-
dibola). Effettivamente quest’angolo nella specie umana e in via
di evoluzione nel senso della diminuizione: nei Parigini moderni
è di 72 gradi, nel negro d’ Africa di 82, nello chimpanzè supera
di molto i 90. Viceversa 1’ assenza dell’ accavallamento dipen-
derebbe dall’ esagerazione dell’ angolo della sinfisi: « è evidente
che, più quest’ angolo è aperto, più i denti inferiori devono
portarsi avanti, cosicché a un dato momento essi arrivano
a trovarsi nel piano dei denti superiori » . Questo nell’Europeo
normale avverrebbe soltanto nell’ 1,58 7o? secondo Camuset. È
chiaro che se ciò fosse vero ci sarebbe una differenza enorme
tra 1’ Europeo e l’ Australiano. Ora io credo che la differenza
in gran parte dipenda dall’ avere il Turner osservato il feno-
meno nei crani, e il Camuset nel vivente. Difatti da ricerche
praticate in quella preziosissima raccolta di crani di alienati
che arricchisce il Frenocomio di Keggio-Emilia, a me risulta, (*)
che l’ accavallamento delle arcate dentarie, accavallamento
anatomico, senza influenza dei muscoli, (influenza che nel
vivente e a più forte ragione negli alienati dev’ essere molto
malagevole evitare), non è completo che solo nel 52,18 7o-
L’ assenza di accavallamento pertanto è negli alienati ancora
più frequente che non trovi il Camuset, restando presso a poco
la stessa, la proporzione da lui trovata tra i due sessi.
Ritengo quindi che se si praticassero ricerche' nei crani
di Europei normali la percentuale risulterebbe superiore al-
ri,58Yo- I denti incontrandosi si ha, come dice il Meynert,
la dentatura diritta (1), non sempre però, perchè talora rincon-
tro avviene in grazia del progeneismo, o meglio direi profatnia
infeìdore, essendo cioè i denti inferiori impiantati obliquamente
in avanti. La masticazione anteriore che il Meynert descrive
(ibidem)^ riferendola alla maggiore lunghezza della mandibola,
è rarissima: nella ricerca che ho riferito, ho trovato tre soli
(*) Colgo quest’ occasione per ringraziare vivamente il mio maestro, 1’ illu-
stre Prof. Tamburini, senza la benevolenza del quale non avei potuto compire
queste ricerche.
(1) Meynert, Lezioni cliniche di ^psichiatria, pag. 263.
— 50 —
casi in cui V arcata dentaria inferiore passava avanti alla
superiore^ in una donna e in due uomini. La maggiore o
minore prominenza del mento è indipendente da tutto ciò: in
uno di questi tre casi era molto sporgente, mentre negli altri
due casi era poco pronunziata (1).
XI. — Altri caratteri degenerativi della faccia sono secondo
il Morselli (2) il predominio del cranio facciale sul cerebrale,
la strettezza o la larghezza eccessiva dello spazio interoculare,
la forma ellittica della mandibola, la mancanza delle apofisi
sinfisiali nel mento, lo sporgere dei zigomi sotto una fossa
temporale rientrante (stenocrotafia), la forma losangica della
norma facialis anterlor con la larghezza massima nel diametro
bizigomatico e col mento stretto e le mascelle prognate. Il
mento fuggente comune nei Negri ricorda il mascellare delle
scimmie e la forma della famosa mandibola della Naulette (3):
si ha negl’ idioti (Venturi); parimenti le labbra sottili, tagliate
verticalmente, ricordano il tipo prettamente scimmiesco. Una
bocca troppo grande con labbra spesse, voluminose, arrove-
sciate in fuori è caratteristica di molte razze inferiori. Pari-
menti una notevole distanza fra il naso e la bocca. Il diametro
biangolare della mandibola presenterebbe secondo Lombroso
una scala ascendente dall’ uomo normale all’ antropoide (4).
Nei degenerati in media è superiore alla misura normale
(90-95 min.); però non ho trovato una gradazione degna di
nota tra le diverse categorie di degenerati.
XII. — Risale nientemeno al 1851 un’ osservazione di Bur-
meister che dice la brevità del collo, come il piccolo volume
della capsula cerebrale e la grandezza del viso, essere dei
caratteri che ravvicinano coloro che li presentano (i negri
secondo lui) al tipo pitecoide, attesoché tutte le scimmie hanno
il collo corto (5). Ma a questo proposito l’ Hartmann scrive:
<< Se si vuole vedere in questa conformazione un ravvicina-
(1) Per altre considerazioni sull’ argomento vedi: V. Giuffrida-Ruggeri, In-
torno alV accavallamento delle arcate dentarie. « Riv. sper. di Fren. » J897 Fase. 1.
(2) Morselli, Semejotica delle malattie mentali, Voi. I, pag. 154.
(3) Vedi: Topinard, Les caractères simiens de la machoire de la Naulette,
« Revue d’ Anthr. », 1886, p. 414.
(4) Lombroso, Nuove ricerche di psichiatria e antropologia criminale,
Torino, 1894, p. 32.
(5) Burmeister, Geologische Bilder zur Geschichte der Erde und ihrer
Bewohner. Leipzig, 1851-53, T. II, p. 120.
— 51 —
mento al tipo pitecoide si trova eh' essa è comune a nazioni
differenti e in nessun modo esclusiva dei soli negri e che anche
in questi ultimi essa non è predominante (1).
Segno di maggiore studio è stata la spalla. Gli antropoidi
mancano d' una vera spalla, poiché la loro clavicola molto
corta trasporta la cintura ossea degli arti superiori in avanti,
la testa trovasi come respinta indietro e infossata fra le due
scapole retratte, e le braccia, pure ravvicinate al loro punto
d' attacco, pendono in avanti e all' interno (2). Questa confor-
mazione si osserva in degenerati, specialmente idioti.
XIII. — Cosi il torace ad imbuto da molto tempo ha richia-
mato r attenzione degli studiosi. Siccome il Féré (3) distingue
thorax en entonnoìv e thorax en gouttiere, è bene dire che comu-
nemente va sotto il nome di torace ad imbuto una depressione
formata dallo stesso che, più o meno profondamente incurvato
nella sua parte media o inferiore, descrive un arco di cerchio
a concavità anteriore, e porta con sé indietro le cartilagini
costali: depressione che può raggiungere i 72 mm. come nel
caso osservato da Ebstein. Il torace a imbuto non ha niente
a che fare col rachitismo: questo da lungo tempo è fuori
discussione, invece le spiegazioni embriogeniche, meccaniche
e nervose sono sempre sostenibili sino a un certo punto. Poco
sostenuta: è vero, è 1' opinione di Schiffer riferita da Flesch (4),
che si tratti cioè di un esagerato sviluppo in lunghezza
delle costole; però 1' opinione di Zuckerkandl che cioè nell' u-
tero il mento comprima la parete inferiore del torace è stata
non è molto sostenuta dal Ribbert. La teoria meccanica di
Eggel (5) che ammise un disturbo nello sviluppo e nella nutri-
zione dello sterno, disturbo che sarebbe causa della flessibilità
del medesimo e del suo deprimersi alla pressione atmosferica.
(1) Hartmann, Les singes anthropo'ides, p. 79.
(2) Morselli e Tamburini, Degenerazioni fisiche e morali delV uomo. L. c.,
pag. 308.
(3) Féré et Schmid, De quelques déformations du thorax et en particulier
du thorax en entonnoir et du thorax en gouttière, « Journ. de l’ anat. et de la
phys. », 1893, p. 564.
(4) « Virchow’ s Arch. », Bd. 57, 1873, p. 289.
(5) « Virchow’ s Arch. », B. 49, 1870, p. 230.
— 52 —
è accettata attualmente dal Féré e dallo Schmid (1). Cosi delle
idee di Ebstein (2), che si tratti di un arresto di sviluppo
dello sterno, le quali Hagmann accetta con V aggiunta di una
certa fiacchezza anormale nelle articolazioni condro-sternali,
nonché dell’ asserzione di Klemperer che aveva riguardato
questa deformità « come il suggello di una degenerazione
psichica nervosa-neuropatica » (3), fanno tesoro Ramadier e
Serieux (4), che tendono a conciliare la teoria embrionale con
la teoria nervosa, ciò che del resto è molto naturale. Essi
ammettono che si tratti di un arresto di sviluppo dello sterno,
che s’ immobilizza indietro invece di svilupparsi e di portarsi
in avanti: la spiegazione puramente meccanica, dicono, non
potrebbe spiegare la frequente coesistenza del torace a imbuto
con abnormità di altri organi. Di più essa si osserva in sog-
getti che portano difetti ereditari più o meno gravi e lo stato
mentale dei quali è raramente sano, per cui opinano che il
torace ad imbuto non sia che una delle numerose stigmate fisiche
della degenerazione, un’ anomalia di sviluppo in rapporto con
l’ eredità morbosa. Anche l’ Eichorst è partigiano di questa
opinione: « In alcune famiglie, egli dice, il torace a imbuto
è ereditario; ed è sorprendente che negli individui aventi il
torace ad imbuto, od in altri membri della stessa famiglia ven-
nero osservate, delle affezioni mentali, oppure anche l’epilessia,
e altre cattive conformazioni » (5). Marie ugualmente (6).
Il torace S7i goiittlère poi qual’ è descritto dal Féré sarebbe
il seguente: « Lo sterno pare poco o niente deviato dalla sua
(1) Loc. cit.
(2) Ebstein, Ueber die Trichierhrust « Deutsch. Archiv. f. klin. Med. »,
1882, Bd. 30, p. 411. Ein Fall v. Trichterhrust (eod. loc., p. 100). — V. anche:
Carrara, Alcune rare anomalie scheletriche nei criminali, « Arch. di Psichia-
tria », 1892, p. 573.
(3) Klemperer, « Deutsche medicinische Wochenschrift », 188G, N. 36.
— Grauenthal, Ueber Trichterbrust. Inaug. Diss., Berlin, 1888.
(4) Ramadier I. et Serieux P. — Note sur cinque cas de malformation
speciale de la poitrine (tliorax en entonnoir). Contribution à V elude des stig-
mates phijsiques de dégénérescence. « Nouvelle iconographie de ia Salpétrièi-e »
Paris, 1891.
(5) Eichorst, Manuale di semejotica, Parte I, pag. 169.
(6) P. Marie, Déformations thoraciques dans quelques affections médicales.
« Gazeite hebdom. » 1896. Voi. XLVI, N. 14.
— 53 —
direzione normale, le cartilagini costali soltanto sono interessate,
ma lo sono in modo asimmetrico. Ai due lati della linea
mediana le cartilagini presentano una curvatura esagerata, ne
risulta una gronda o doccia longitudinale della quale il fondo
è formato dallo sterno » (1). Questa deformazione, secondo Féré
e Schmid dipende da un disturbo di nutrizione della parete
toracica, che perciò diviene più flessibile, e da un arresto di svi-
luppo (2). Kiesce difficile a comprendere però perchè in questa
forma ammettono V arresto di sviluppo che negano neir altra.
XIV. — Il bacino pitecoide sarebbe stretto e lungo col
sacro sporgente air indietro e le natiche puntute. Anche il
bacino del negro sarebbe più lungo, meno sviluppato in lar-
ghezza che quello dell’Europeo (3). Tali caratteri sono normali
nel bambino (4).
Intimamente legata ai caratteri antropologici del tronco,
specialmente alla mancanza della curva lombare della colonna
vertebrale, oltre che alla posizione anormale del foro occipitale
molto all’ indietro, è quell’ andatura incerta, barcollante, a
corpo pendente in avanti, che si osserva in taluni idioti e che
richiama un aspetto analogo di certe scimmie (5) e razze infe-
riori (Morselli e Tamburini). « Nè è soltanto T andatura, ma
anche la semplice stazione eretta che da questo carattere del
rachis e del gran foro (a cui si unisce talvolta la strettezza e
forma del bacino) riceve quell’ impronta speciale di inferio-
rità » (6); tanto più poi se T appoggio si fa sul margine esterno
del piede. Lo stesso dondolamento tanto noto degl’ idioti ram-
menta secondo Morselli e Tamburini un fatto analogo che si
riscontra nelle scimmie antropomorfe, le quali, quando perman-
(1) Féré et Schmid, Loc. ciu, pag. 581.
(2) Ibidem, pag. 584.
(3) Topinard, L Antliropologie, p. 565. — Verneau, Le hassin dans les
sexes et dans les races, Paris, 1875, p. 137.
(4) De Mérejkowsky, Béveloppement du squelette humain, « Bull. Soc.
Anthr. » 1883, p. 160. — Ardù-Onnis, Su alcune forme anomale del bacino
umano, « Bollett. dei musei di Zoologia e Anatomia comparata della R. Uni-
versità di Torino », Voi. X, n.o 209, luglio 1895.
(5) Vedi Martin, Uomo e scimmia, pag. 418, — Lombroso, Studi clinici
ed antropometrici cit., L. c., p. 22-25.
(6) Morselli e Tamrurini, Degenerazioni f siche etc, L. c., p. 307.
— 54
gono nella stazione eretta, frequentemente si abbandonano a un
moto ondulatorio del corpo in senso laterale, o dall’ avanti all’in-
dietro (Savage, Huxley), mentre altre si appigliano ad un ramo
di qualche pianta robusta, e si lasciano penzolare oscillando.
XV. — Quanto agli arti Lucae aveva già notato che la
differenza fra l’avambraccio e il braccio è sempre minore
discendendo dall’Europeo al Negro, al gorilla. Meyer (1) trova
che gl’idioti possono essere collocati anche dopo il Gorilla.
Le gambe piccole, dai polpacci deboli, di molti idioti,
nonché di molti selvaggi, specialmente quelle dei negri Afri-
cani e Australiani, sono state spesso materia di discussione
a causa della loro conformazione pitecoide. « Effettivamente,
dice r Hartmann (2), la forma sgraziata della parte inferiore
della gamba, nella maggior parte di queste razze, costituisce per
questo riguardo un carattere importantissimo ». Arti inferiori
cortissimi massime in confronto dei superiore molto lunghi,
carattere decisamente scimmiesco, si osserva nei Boschimani (3)
e secondo altri (4) in tutte le razze negre, negli Australiani e
nei Polinesiani. La prevalenza però della grande apertura delle
braccia sulla statura nelle razze bianche non avrebbe il signi-
ficato atavico attribuitole dal Lombroso, ma starebbe in rap-
porto con una maggiore funzione degli arti inferiori (5). Per
il Marre cosi la piccolezza della grande apertura delle braccia,
come 1’ eccesso opposto, sono caratteri degenerativi (6).
XVI. — Un altro fatto sul quale è stata fermata 1’ attenzione,
in Germania specialmente, è la forma delle mani e dei piedi.
Quando alla forma delle mani un punto molto controverso
è stato sempre se si debbano considerare come normali l’ indice
(1) « Archiv f. Psich. », 1874, Bd. V, Heft I.
(2) Hartmann, Les singes antropoides, pag. 82.
(3) Girard de Rialle, Op. city pag. 39.
(4) Riccardi, Statura e intelligenza « Arch. per V Antropologia e 1’ Etno-
logia », 1886.
(5) Ranke, Ueher Kurpemessungen an Lehenden, pag. 171, e Beitrdge zur
physiscìien Anihropologie der Bayern: « Beitràge zar Anthropologio and Mor-
phologie Bayerns », Mùnchen, 1888, p. 49. — Benj. A. Gould, Invesiigaiions in
thè military and anthropological statistics of American soldiers. — Baer,
Op. ciL, pag. 176.
(6) Op. cit.y pag. 82.
— 55
più lungo deir anulare o il fatto opposto. In favore della prima
ipotesi si è osservato che essendo la maggiore frequenza della
prevalenza dell’indice in lunghezza nella donna, tale preva-
lenza fosse da ritenere una forma estetica superiore (1). Ma,
oltre che si tratta di una maggiore frequenza relativa e non
assoluta (2), è un ragionamento che mi pare non regga alla
critica: se fosse giusto, allora anche il prognatismo, poiché
nella maggior parte delle razze e popoli superiori e inferiori
la donna è più prognata dell’ uomo (Sergi, Virchow) sarà un
carattere estetico superiore. Del resto l’arte stessa, contraria
mente all’ asserzione di Ecker (3) ci offrirebbe con maggior fre-
guenza la prevalenza del quarto dito sul secondo (4). Nè mag-
gior fortuna ha 1’ asserzione del Braune (5) che un quarto dito
più lungo sarebbe per la funzionalità un guastamestieri stóren-
fried, mentre anche anulari lunghi poco meno che il medio sono
stati visti, ed io stesso ne ho osservato parecchi casi (Vedi
Tav. Ili fig. 17,18) senza disturbi di sorta (6). Importante invece
la constatazione fatta dal Weissenberg (7) cioè 1’ elevata
percentuale (45,5) della prevalenza dell’ indice trovata in bam-
bini Ebrei tra i 5-10 anni, percentuale che uguaglia quella
trovata in donne Ebree (45,7), avendosi qui, se non erro, uno
dei tanti tratti di unione tra la donna e il fanciullo. L’ ipotesi
dal Braune che si tratti di una maggiore lunghezza apparente,
dovuta alla flessione sul lato ulnare per la maggiore forza dei
muscoli corrispondenti, trova facile l’ obbiezione che se fosse
vera in quasi tutti i bambini si dovrebbe constatare. Un’ altra
constatazione importante è che in razze inferiori prevale decisa-
(1) Ranke, Der Mensch, Voi. I, pag. 454, Leipzig, 1887.
(2) Weissemberg, Die Formen der Hand and, des Fusses, Berlin, 1895,
« Zeitsch. f. Ethn. », Bd. XXVII, pag. 85. — Cfr. Mantegazza, lunghezza
relatioa dell' indice e dell' anulare nella mano umana, « Arch. per V Antropo-
logia e l’Etnologia », Voi. VII, 1877, pag. 22.
(3) « Arch. f. Anthr. » Bd. Vili. p. 67-74.
(4) Weissenberg, Loc. cit., p. 87.
(5) « Beitràge zur Physiologie. C. Ludwig gewidmet », Leipzig, 1887,
})ag. 302-330.
(6) Cfr. Weissenberg, Loc. cit., pag. 90.
(7) Ibidem, pag. 86.
— 56 —
mente la maggior lunghezza dell’ indice (1). Non mancava che
la conferma negli antropoidi e molti avevano affermato che vi
fosse (2); ma l’ Hartmann che in ciò è grande autorità afferma (3)
che ora è più lungo l’ indice ora 1’ anulare, come nell’ uomo,
e certo una percentuale non si può stabilire. Cosi non risulta
provata 1’ opinione di Ecker e di Schaaffhausen che volevano
vedere nell’ anulare più lungo « ein Unterscheidungsmerkmal
der Rohheit von der Kultur »: senza dubbio, come osserva il
Mantegazza (4), mani molto belle vi possono essere con un
anulare più lungo dell’indice.
Delle altre dita il maggiore interesse desta il pollice, il
quale negli antropoidi è notoriamente corto (5). Ora piccolezza
del pollice trova Schaaffhausen ( Op. cit.) in molti dei selvaggi da
lui esaminati e Tliulié (6) dice parlando dei Boschimani: « le
ponce parait proportionellement au reste de la main, trop court
et cornine remonté ». Io ne ho trovato un esempio bellissimo
in degenerata (V. Tav. IV fig. 1, 2, S, 4).
Le pieghe interdigitali Querhaute, Schwimmlidute negli an-
tropoidi arrivano molto in alto sino alle prime articolazioni
digitali (7). Ora Virchow (8) trovò qualche cosa di simile in
alcune persone del Darfur e in negri Dinka. Ma 1’ Hartmann (9)
opina che anche in razze Europee ciò si trovi.
Le falangi terminali a punta e in forma di birilli Icegelfór-
mige proprie delle scimmie, sono state descritte nei Negri
(io ne ho trovato un bell’ esempio in un degenerato — Vedi
(1) Ecker, Op. cit., — Schellong, Beitràge zur Anthropologie der Papuos
« Zeitschr. f. Ethii. », Bd. XXIII. p. 168.
(2) Ecker, Op. cit. — Gegenbaur, Lehrbuch der Anatomie des Menschen,
p. 254, Lei[)zig, 1885. — Kollmann, Piatiscile Anatomie, Leipzig, 1886, p. 117
— R.ANKE, Op. cit.. Voi. I, p. 454. — Schaaffhausen, Ueber die Lange der
Finger und der Zehen, « Corresp. Blatt der D. A. G. », 1884, p. 94.
(3) Die menschendhnlichen Ag'en. Leipzig, 1883, p. 17, 46.
(4) Loc. cit., p. 25.
(5) Hartmann, Op. cit.
(6) « Bull. Soc. Anthr. », Serie IV, T. IV, p. 379.
(7) Hartmann, Les singes anthropoules et V homme, p. 80.
(8) « Zeitschr. f. Ethiiol. », Bd. XI, p. 388-395 der Verhandl.; Bd. XVII,
p. 488-496 der Verhandl.; e Bd. XXVII, p. 164.
(9) Die menscliendìinlichen Affen, p. 98.
— 57 —
Tav. IV fig. 13). Parimenti nelle mani di parecchi Negri
Virchow (1) ha notato una deviazione delle ultime due falangi
dell’ indice e del medio verso 1’ esterno, un digitus valgus. Egli
ritiene che questa deformità si connetta al genere di lavoro, ma
io l’ ho trovata in parecchi degenerati che non erano addetti
ad alcun lavoro, e sia all’ estremità distale delle dita (Tav. Ili
fìg. 14, 16 (2), 17); sia in tota (Tav. Ili fig. 7, 8, 9, 10, 11). In
questo caso la deviazione diminuisce andando dal lato radiale
al lato ulnare. Nel primo caso, quando non si tratti dell’indice,
ne risultano degli spazi interdigitali più o meno evidenti, notati
anche dal Weissemberg (3). Richiamo 1’ attenzione su una devia-
zione dell’ estremità distale del mignolo stranissima e che non
trovo nè descritta nè disegnata da alcuno (Tav. IV fig. 5 e segg.).
Soltanto il loachimsthal ha descritto per il pollice una devia-
zione verso il lato ulnare che ha molta analogia con la prece-
dente (4). Talora si accompagna alla deformazione en crochet
(nelle Fig. 7, 8. Tav. IV). Stigmate teratologiche sarebbero
pel Féré (5) le anomalie delle unghie e particolarmente la loro
piccolezza eccessiva (questa anche a me risulta frequentissima
nei frenastenici) e la mancanza assoluta locale o generale.
Schaafifhausen trovò in un Australiano le unghie delle dita
come negli antropoidi, arrotondate quasi come segmenti di sfere.
XXII. — Se passiamo ai solchi che si osservano nella palma
delle mani anche qui troviamo qualche anomalia alla quale è
stato attribuito significato atavistico, e precisamente dal Manou-
vrier è stata segnalata la piega trasversale unica (6). Risalendo
difatti nella scala zoologica si vede chiaro che dapprima non
esiste alcun solco, come per esempio nell’ Ateletes ater (7), poi
appare un unico solco trasversale in alto per esempio nel Cebus
(1) <£ Zeitschr. f. Ethn. », Bd. XI, p. 388-396 der Verhandl., e Bd. XVII,
p. 488-496.
(2) Questo veramente sarebbe un caso di digitus varus.
(3) Log. cit., p. 94.
(4) « Verhandl. der Berliner medicinischen Gesellschaft » 7 December 1892,
e « Zeitschrift f. orthop. Chir. », Bd. II, p. 265.
(5) La famille névrnpathique, p. 307.
(6) « Bull. Soc. Anthrop. », 1892, p. 62.
(7) Vedi: « Annales des Sciences naturelles, 5.e sèrie, Zoologie », IX, 1868,
Bianche 5., fìg. I.^
e in molti altri (1). Il Carrara recentemente (2) ha studiato
quest’ anomalia e ne ha distinto diversi tipi. In un tipo il
solco trasversale è unico. In un II® tipo invece di un solco unico
se ne hanno due, i quali però non hanno la direzione curvilinea
della mano umana, ma una decisamente retta ed orizzontale,
in modo da essere tra loro parallele, senonchè non sono com-
plete, non interessano cioè tutta la palma trasversalmente, ma
partendo da un margine si arrestano a un certo punto di essa.
In un Ilio tipo il solco unico trasversale si associa ad uno o
più solchi press’ a poco normali, ovvero tutti quest’ altri scom-
paiono tranne uno longitudinale molto profondo e netto che va
dal carpo alla radice dell’ indice e del medio: forma che il
Carrara ha osservato soltanto nei criminali. Morselli e Tamburini
però descrivono negl’ idioti una piega che « occupa il mezzo
della vola longitudinalmente alla palma, come in tutte le
Scimmie » (3). Finalmente un’ altra anomalia si avrebbe nella
mancanza di quei solchi superficiali e complessi che congiun-
gono i principali, ma io la trovo frequentissima e non mi pare
che valga la pena di farne un IV« tipo. Il Carrara dice che
non saprebbe assegnare un’ importanza diversa a ciascuna di
queste forme d’ anomalie, però gli pare che il tipa IF sia una
disposizione inferiore, ed ha perfettamente ragione. Difatti nel
Semnopithecus leucoprymnus nonché nel Colohiis Guereza vedo
una disposizione analoga (4). Ma anche il Mcinouvrier credo
che abbia ragione; difatti il Cercopitliecus mona presunta un
unico solco trasversale (5). Tanto dell’ una che dell’altra varietà
ho trovato in degenerati e raccolto in due tavole (I e II) forme
tipiche, nonché forme di passaggio.
XVIII. — Se dai solchi palmari passiamo alle linee papillari
delle mani, il così detto Tadapparat, troviamo un argomento
che Malpighi stesso non trascuro (6), e che da parecchio tempo
ha interessato gli studiosi nel senso delle nostre ricerche
(1) « Annales cit. », Loc. cit., PI. 5, Fig. 5.
(2) « Gioni. della R. Accad. di Medicina di Torino », Luglio- Agosto 1895,
p. 323. — V. anche: « Archivio di Psichiatria », 1896, Voi. XVII, fase. I e II.
(3) Degenerazioni psiche e morali dell' uomo, L. c., p. 317,
(4) « Annales cit. », Loc. cit., PI. 4, fig. 3 e 5.
(5) Vedi: hloRSELLi, Antropologia generale, fig. 100 (pag. 192).
(6) Marc. Malpighi, De externo tactus organo, Neapel, 1665.
— 59 —
comparative. Difatti già Purkinje (1) ci lasciava il disegno
delle linee papillari della mano ò.q\V Innuus ecaudatus, e TAlix
circa mezzo secolo dopo indagava nella scala animale i primi
albori di tali linee sia negli arti toracici che pelvici e il loro
graduale complicarsi, cosi da poter concludere: « Le plus ou
moins de développement des lignes papillaires semble étre en
rapport avec Tèlèvation du groupe auquel appartieni T animai,
la perfection de sa main et le degré de son intelligence » (2).
Il Morselli infine ci descriveva la disposizione di queste linee nel
Cercopitliecus Mona (3). Dal confronto si è venuto così a stabi-
lire i caratteri distintivi delle linee papillari della mano
deir uomo; non che alcuni di questi caratteri non si trovassero
anche nelle scimmie, ma mai tutti insieme. Ora questo a noi
può non interessarci, ma viceversa il fatto opposto, che nell’ uomo
cioè comparisca ciò eh’ è caratteristico delle scimmie, come
posteriormente ebbero agio di osservare Morselli e Tamburini
in idioti (4) e il Kollmann in razze inferiori (5) non può non
interessarci. Però per recare meno confusione possibile nelle
nostre idee debbiano limitarci, come appunto fece il Kollmann
a quelle parti più importanti eh’ egli chiama die Tastballen,
giacché le altre forme (triangoli etc.) da queste parti centrali
dipendono. Ora questi tori tattili possono presentare regressione
quanto alla forma e quanto alla loro ubicazione. Quanto alla
forma possono presentare il tipo scimmiesco Làngsreiìien oder
Simiadentypus di Kollmann, che si può rassomigliare alla forma
di diaster direbbero gli Embriologi, o se vogliamo allo spaccato
di una cipolla (Vedi la mia raccolta Tav. VII fig. 3, 4, 6*, 16);
il tipo triangolare del Féré (6), quale si può vedere nella mia
(1) Purkinje, Commentano de examine iihysiologico organi visus et syste-
matis cutanei, Eresi., 1823.
(2) « Aimales des Sciences naturelles. Zoologie », 5.e sèrie, Vili, 1867, p. 298.
(3) Morselli, Sulla disposizione delle linee papillari nella mano e nel
piede del Cercopithecus Mona, « Annuario della Soc. dei naturalisti di Modena »,
Anno Vili, fase. 2. 1871.
(4) hoc. cit., pag. 318.
(5) A. Kollmann, Ber Tastapparat der Hand der menschlichen Rassen und
der Affen. Hamburg u. Leipzig, 1883, p. 66, 71 e segg.
(6) Féré, Les empreints des doigts et des orteils « lourn. de F anat. et de
la phys. », 1893, p. 227.
60 —
raccolta (Tav. VII fig. 11) ancora più raro dell’ uomo, tanto che
il Galton non lo annovera nella sua classifica, sebbene abbia
esaminato migliaja d’ individui (forse perchè normali) e che
ricorda un’altra forma comune negli antropoidi; e in generale
tutte le forme molto semplici (1). Una semplicità caratteristica
si avrebbe nelle impronte digitali dei Negri (2). Caratteri pite-
coidi avrebbero puri i seni della palma all’ origine delle dita,
quaudo sono composti di lunghe e strette anse, ben distinte (3),
come in un nostro caso (Tav. VI pg. 8). Quando all’ubicazione
è da notare che i sistemi interpolati, per usare una espressione
di Galton, nell’eminenza tenar o tra questa e l’indice, o lungo
le dita sono rarissime rimembranze di condizioni comuni negli
antropoidi. Qualche volta con l’ ubicazione coincide la forma
prettamente scimmiesca (Vedi Tav. VI pg. 7).
Un altro lato delle ricerche, quello di stabilire la simmetria
o meno dei disegni nelle dita dello stesso nome in una quantità
di persone e fare le percentuali, non ha e non poteva avere
la corrispondente esser Vcizione nelle scimmie; solo si desume
che essendo nei normali 1’ asimmetria presso a poco il 10 7o
(Galton), mentre raggiunge quasi la metà negli epilettici (Féré)
e resta un po’ indietro nei delinquenti (D’ Abundo), sia tale
fatto rimarchevole « car on sait que l’ asymmétrie est chez
les dégénéres un des caractéres physiques les plus fréquentes;
le caractére parait devoir se trouver méme dans les details
les plus minuscules de 1’ organisatioh » (4).
Un terzo punto è finalmente quello che riguarda V unifor-
mità 0 meno del disegno in tutte le dita. Anche qui mancando
il riscontro con le scimmie si ricorre a quella pietra di paragone
che sono le degenerazioni umane; il D’ Abundo (5) effettivamente
mentre nelle ricerche praticate nei normali non riscontrò mai
(1) féré. Note sur la sensibilitè de la, pulpe des doigts, « C. R. de la
Societé do Biologie », séance du 15 Ottobre, 1895.
(2) Galton, Finger Prints, London, 1892, p. 196.
(3) Morselli e Tamburini, Degenerazioni fisiche etc. L. c.
(4) Féré, Les empreints des doigts et des orteils, L. c. pag. 232.
(5) D’ Abundo, Le impronte digitodi in 140 criminali. « Riforma medica »,
9 Giugno 1894. — Vedi anche; Contributo allo studio delle impronte digitali,
(Nota preventiva). Pisa, 1891.
— Gi-
uri identico disegno digitale per tutte le 10 dita, in 20 casi
d’ inbecillità notò costantemente una tendenza alla ripetizione
deir identico disegno in quasi tutte le dita. Se ciò si mette in
rapporto con quello che il Féré già prima aveva osservato,
cioè che la varietà delle forme delle impronte dei polpastrelli
diminuisce dal primo al quinto dito, e che le dita più diffe-
renziate dal punto di vista motore (1), il pollice e V indice,
presentano una maggiore varietà di forme nelle impronte (2), e
che queste stesse dita sono anche le dita più sensibili (3), si
può con maggiore ragione venire alla conclusione alla quale
ultimamente è venuto il Féré stesso, cioè che « la différencia-
tion physiologique, tant au point de vue de la sensibilité qu’au
point de vue de la motilité correspond à une dififérenciation
morphologique » (4). L’ appianamento notevole delle creste,
che si trova in idioti, io stesso T ho constatato, rappresenterebbe
un carattere di senilità (D’ Abundo).
XVI. — La forma del piede, poco svariata invero, non
può offrire nessun punto di contatto con la forma della mano
posteriore degli antropoidi, (la quale è più vicina alla nostra
mano che al nostro piede, tanto ha potuto il variare della
funzione), e come tale non ha richiamato L attenzione quasi
che per discutere sugli effetti minori o maggiori delle calzature.
A un solo punto si è data un’ importanza diversa, cioè alla
presenza di spazi tra le dita, che sta in rapporto a una mag-
giore mobilità delle medesime. E noto che nelle scimmie le
dita godono di una grande mobilità e il pollice anche della
opponibilità (5); fecero perciò grande impressione e destarono
weitgehende Hoffnungen, dice il Weissemberg, i racconti di popola-
zioni che coi loro piedi potevano eseguire dei lavori. Effetti-
vamente Regnault (6) trovò negl’ Indiani una distanza tra la
punta del 1® e del 2^ dito sino a 49 mm., mentre in Francia
(1) Féré, La distrihution de la force musculaire dans la main et dans le
pied étudiée au moyen d' un nouoeau dynamometre analytique, « C. R. Soc. de
Biol. », 1889, p, 339. — Lo, patìiologie des émotions, 1892, p. *125.
(2) Féré, Les empreints etc., p. 497.
(3) Féré, Note sur la sensibilité etc., Loc. cit.
(4) Ibidem.
(5) Hartmann, Les singes antropoides, pag. 18.
(6) « Bull. Soc. Anthr. », Sèrie IV, T. II, p. 683-685.
— 62 —
non riusciva a constatare niente di simile nè sugii adulti nè
sui bambini; e Vircliow (1) in 59 contorni di piedi di negri
trovò segnato 32 volte uno spazio minore o maggiore tra il
lo e il 2o dito; cosicché si credè perfino poterne assegnare
ragioni anatomiche (2). Non è meraviglia perciò che lo Schaaf-
fhausen veda nell’ allontanamento del maggior dito uno stato
primitivo, col quale spiega T antichissima usanza di allacciare
i sandali tra il 1® e il 2^ dito (3). Le antiche statue mostrano
sempre uno spazio evidente tra il lo e il 2o dito, e persino i
sandali stessi presentano in molte statue una incisione sul
posto corrispondente. Vero è che LAlbrecht (4) obietta che lo
spazio sia piuttosto la conseguenza che la causa dell’ usanza,
ripetendo un’ opinione già manifestata dall’ Hartmann a propo-
sito dei Beggia (5); ma allora non si spiegherebbe, dice lo
Schaaffhausen (6) perchè lo si trovi in altri popoli che non
portano alcuna calzatura. E mostra di avere un concetto bene
strano delle anomalie il Weissenberg (7), che contro l’ asser-
zione dello Schaatfhausen adduce il fatto che il pollice si
trova allontanato in tanti Europei (io stesso potrei citare un
mio amico, ma nello stesso tempo moltissimi degenerati, come
appare dalla Tav. VI), nonché un po’ in lui stesso.
Si fa però un’ altra questione: lo spazio può esistere tra il
lo e il 2o dito ed essere accompagnato da una deviazione in
fuori 0 in dentro (verso la linea mediana del corpo) del mag-
gior dito 0 da nessuna deviazione. Che importanza ha questo?
La deviazione in fuori per consenso unanime degli autori è
dovuta alla calzatura. La deviazione in dentro è caratteristica
(1) ZiNTGRAFF, 59 Zeichnimgen von Fussumrissen (besprochen von Yirchoio)
« Zeitschr. f. Ethn. », Bd. XXI, pag. 93-98 der Verhan.
(2) Cfi*. Lucae, Die Hand und der Fuss, ein Beitrog zur vergleichenden
Osteologie der Menschen, Affen und, Deuteltliiere. Frankfurt a. M., Bd. V, p. 296.
— Sarasin P. e F., Die Weddas von Ceglon, AViesbaden, 1893, p. 302.
(3) Ueber die Ldnge der Finger und der Zehen, Loc. cit., — V. anche,
Ottolenghi e Carrara, Il piede prensile negli alienati e nei delinquenti,
« Arch. di Psichiatria », 1892, pag. 380.
(4) « Correspondenz-Blatt der D. A. G. » 1884, p. 99.
(.5) Les peuples de V Afrique, Paris, 1880, p. 70.
(6) « Correspondenz-Blatt der D. A. G. » 1884, p. 99.
(7) Loc. cit., pag. 108.
63 —
del piede prensile. La nessuna deviazione, cioè V alluce paral-
lelo al bordo interno del piede sarebbe il fatto normale. Cosi
Meyer di Zurigo per il primo, poi il Pestel (1), Starke, Ziegler (2)
Manouvrier (3) hanno opinato. Solo quest’ ultimo recentemente
dietro le osservazioni in contrario del Regnault (4) si è in
parte ricreduto (5) nel senso che ammette come normale una
leggiera obliquità dell’ alluce verso l’ esterno (una leggiera
abduzione), e questo effettivamente pare essere il vero.
Gli spazi che stanno fra le altre dita e che sono tanto
frequenti nei Negri e nei Papuas (6) sono dal Weissemberg
attribuiti al fatto di camminare scalzi (7).
XX. — Un’ altra quistione relativa alla forma del piede è
quella che si riferisce al piede piatto, cioè che manca quasi,
o totalmente della volta (8): patologico per il Nache (9), niente
affatto patologico secondo altri, perchè non si accompagna
ordinariamente a disturbo funzionale tranne in casi molto
accentuati (10). Féré e Demantké che hanno studiato di pro-
posito quest’ argomento e con metodi antropometrici esatti
asseriscono che tale appiattimento si mostra più spesso
negl’ individui che hanno maggior copia di anomalie fisiche, i
quali in generale sono pure più colpiti dal punto di vista
psichico, e che pertanto può essere considerato come un segno
di degenerazione. Osservano altresì che il piede piatto ricorda
una forma normale nelle grandi scimmie più vicine all’ uomo
e nelle razze umane inferiori (11). Per questo riguardo forse è
(1) Pestel, Pied liumain et la cliaussure naturelle, Glanchen. 1885.
(2) « Congr. suisse d’ hygièno », Genève, 1892.
Ò) « Bull. Soc. Anthr. », 1891, p. 687.
(4) « Bull. Soc. Anthr. », T. IV, Sèrie V. 1894.
(5) Ibidem, pag. 252.
(6) SCHELLONG, LoC. cit.
(7) Weissemberg, Loc. cit.
(8) Cfr. PouLET e Chauvel, art. Pied piai congénital, « Dict. encycl. des
se. méd. », 2. e sèrie, t, XXV, p. 53. — Rohmer, Les variations de forme
normale et pathologique de la piante du pied, étudiées par la méthode graphique,
(th. Nancy, 1879).
(9) Verhrechen u. Wahnsinn etc. pag. 148.
(10) Cfr. Humphry, Plat-foot and piantar ardi. « lourn. of. anat. phys. »,
T. XXI. 1889.
(11) « Journ. de 1’ anat. et de la phys. » 1891, p. 441. — V. anche: Carrara,
— 64
importante la relazione eh’ è stata osservata tra il piede piatto
e il piede prensile. Difatti Michaut parlando del piede prensile
degli Annamiti dice: « tale conformazione speciale fa sembrare
il piede annamita molto più largo eh’ esso non sia realmente,
esso sembra schiacciato e la volta plantare scompare quasi,
quando si guarda il soggetto in piedi ». E parlando dei Giap-
ponesi dice: « Il Giapponese cammina come un plantigrado,
sulla pianta dei piedi » (1). Quanto alla patogenesi, oltre la
predisposizione congenita, il molto stare in piedi e il molto
camminare sembrano avere un’ azione decisiva (2). Anche i
piedi torti come le mani torte sarebbero per Krafft-Ebing (3)
segni anatomici di degenerazione.
XXL — Quanto alla polidattilia la quale si può osservare
tanto nelle mani che nei piedi vi sono nella scienza opinioni
contrarie. Gli uni (Darwin, Tonnini, Penta, etc.) ritengono il
fatto come nettamente atavico: Schenk effettivamente in due
embrioni umani arrivati alla settima settimana di sviluppo
vide un numero di raggi rappresentanti i primi lineamenti
delle falangi superiore a cinque, in un caso questo numero
era di nove (4). E contro i sostenitori dello sdoppiamento (5)
il Morselli fa osservare che la dattiloschisi è normale nei
Sciaci, sebbene rinunzì a spiegare con l’ atavismo i casi di
otti-noni e decadattilia che chiama teratologici (6). Il Blanchard
Alcune rare anomalie scheletriche nei criminali, « Arch. di Psichiatria », 1892
pag. 573.
(1) « Bull. Soc. Anthr. », T. IV, Sèrie V, 1894, p. 243.
(2) PÉRE, Note sur les variations de la forme de la piante du pied sous
V influence du repos, de la station et de la marche « C. R. Soc. Biol. », 1891,
pag. 387.
(3) Op. cit. pag. 169.
(4) Schenk, Lehrbuch der vergleichenden Emhryologie der Wirhelthiere
Wien, 1874, Vedi p. 137, fìg. 76. — Cfr. anche: I. Kollmann, Handskelet und
Hijperdactylie, « Verhandlimgen der anatomischen Gesellschaft », mai 1888, e
neir« Anatomischer Anzeiger » del 1888, n.” 17-18 — Bardeleben, Praepollex
und Praehallux, 1889.
(5) Boas, Bidrag til opfattelsen of Polydactylihos Pattedyrene. « Videnskap.
Middel. fraden Naturh. Foreining i Kjòbenhavn », 1883 — Albrecht, Sur la
valeur morphologique de V hyperdactylie « Deut. Gesells. f. Chir. » 1886 —
Gronberg, Beitrdge zur Kenntniss der polydactylen Hììnerassen. « Anat. Anz. »
IX, 509-516, 4. Fig., 1894.
(6) Morselli, Antropologia generale, p. 635.
— 65 —
sebbene inclini a vedere nella polidattilia una reversione, fa
le sue riserve intorno a certi avvicinamenti e a certe omologie
« qui ne sont point complètenient à Tabri de la critique » (1).
Il Féré si limita a constatare che si tratta di un disturbo
dell’ evoluzione (2); fa osservare che in una stessa famiglia e
in uno stesso individuo accade di constatare la polidattilia e
il fatto opposto. Altri sono nettamente contrari all’ atavismo
(Topinard, Delage). Il Blanc recentemente ha distinto nella
polidattilia tre categorie: polidattilia atavica per ricomparsa
di dita ancestrali; 2^ polidattilia teratologica per divisione di dita
normali od ataviche; 3^ polidattilia eterogena per formazione di
dita che non risulta nè dall’ atavismo nè dalla schistodattilia (3).
La prima e 1’ ultima categoria richiedono qualche spiegazione.
La polidattilia atavica è caratterizzata, secondo il Legge che
accetta la classifica esposta, dal trovarsi il dito soprannume-
rario 0 al di là del quinto dito o al di là del primo, mai inter-
calato fra le dita normali (4). « Si osserva qualche volta un
dito formato di due falangi, intercalato fra due raggi digitali
normali, con i quali esso non ha alcuna connessione nè ossea
nè legamentosa, nè tendinea, ma solo un semplice rapporto di
vicinanza; in tal caso non si può ammettere una schistodattilia
per mancanza di ogni dato di anatomia che ce lo dimostri e
neanche 1’ atavismo per il posto occupato dal dito soprannume-
rario ». Si tratta allora di polidattilia eterogena. Un eccessivo
afflusso di liquidi nutritivi sarebbe la causa ultima della poli-
dattilia atavica e della schistodattilia; del resto un’ esuberanza
di nutrizione è anche necessaria per la polidattilia eterogena.
Lo stesso contrasto troviamo a proposito della riduzione
numerica delle dita, della sindattilia: vi sono i sostenitori
dell’ atavismo (5); vi sono quelli che dinanzi ai casi misti dei
(1) Blanchard, Loc. cit., p. 454.
(2) Féré, La famille névropathique.
(3) L. Blanc, Elude sur la Polydactylie chez les Mammiféres « An. Soc.
Linnéenne » Lyon, 1896.
(4) F. Legge, Di un nuovo caso di polidactilia, Bologna, 1896.
(5) Morselli, Ibidem. — Penta, Di alcune più importanti anomalie e del
loro significato reversioo nelle mani e nei piedi dei delinquenti. « Archiv. di
Psichiatria », Voi. XVI, Fase. IV-V, p. 332; « Annali di Nevrologia », fase. VI, 1894,
66 —
due fenomeni opposti restano dubbiosi (1); tanto più che simili
disturbi in difetto possono aversi contemporaneamente in parti
più centrali: nel radio, in tutto l’arto superiore compresa la
cintura scapolare, perfino nel torace (2).
La brachidattilia può consistere nell’ assenza totale di una
falange, nella sutura di due falangi, nell’arresto di sviluppo di
tutte le fiilangi, raramente risulta dall’ arresto di sviluppo dei
metacarpi. A preferenza si osserva nelle due ultime dita della
mano, anche nel solo mignolo, e talora ciò coincide con una
deformazione a uncino (3). Lucas considera questo genere di
deformazione, combinata con una deviazione laterale, come
r indizio di una tendenza alla scomparsa del mignolo (4).
E per la sindattilia e per la brachidattilia forse può invo-
carsi un difettoso afflusso di liquidi nutritivi, come il contrario
abbiamo visto invocato per la polidattilia (Legge).
Gli stessi fenomeni si osservano nelle dita dei piedi: si ha
la riduzione delle due ultime dita soltanto e si ha la riduzione
totale: ma questa più che altro apparente, cioè per effetto di
una maggiore estensione delle pliche interdigitali, come nel-
l’ Hylohates syndactylus e in molti Marsupiali (5). Viceversa il
cosidetto mavtellement delle dita del piede sarebbe in rapporto
con una lunghezza eccessiva reale (6).
XXII. — Gli organi dei sensi sono spesso sede di anomalie
di sviluppo importantissime.
Le anomalie dell’ orecchio esterno e precisamente del padi-
glione avevano richiamato 1’ attenzione da Morel in poi. Quel-
r acutissimo osservatore considerò la cattiva conformazione
dell’ orecchio, non come un segno necessario di degenerazione,
ma come quasi sempre associata a una condizione nevropatica
dei genitori (7). Il primo a sconoscerne l’ importanza fu Lan-
(1) Verrier, Cas ectrodactylie « Bull. Soc. Anthr. », 1884, p. 188.
(2) IoACHiMSTHAL, Angehorene Hand'Anomalien, « Zeitschrift f. Etimologie »,
1896, Heft. II, p. 59 e segg.
(3) PÉRE, La famille névropathique.
(4) « The Lancet », 1892, T. I, p. 462.
(5) Penta, Loc. cit., p. 331.
(6) Phocas, De V orteil en marteau, « Gaz. des hóp. », 1892, p. 1074.
(7) Morel, De la formaiion du type dans les variétes dégénérées, 1864, p. 36.
— 67
nois (1)^ ma il numero degli esaminati era troppo scarso (41 gio-
vani delinquenti). Invece lo stesso anno Binder (2) dietro
la grande frequenza di tali anomalie riscontrata negli amma-
lati di mente e principalmente negli ereditari assegna loro la
più grande importanza. Alla stessa conclusione viene un anno
dopo Frigerio (3). Perfettamente opposta è P opinione di Iulia(4).
L’ essere le percentuali dedotte da statistiche troppo scarse
dava luogo a queste contraddizioni e ad altri gravi errori (5).
Fu perciò grande ventura quando il Gradenigo si accinse al
colossale lavoro di esaminare ben 15000 uomini e 10000 donne
in perfetta sanità, ordinando il materiale in 34 serie affinchè
le percentuali non si basassero su meno di 200 casi; nonché
800 ammalati di mente e 467 delinquenti. Egli venne alla
conclusione che nei normali le anomalie sono molto meno
frequenti e di minore importanza (6). Ecco pertanto le conclu-
sioni definitive desunte principalmente dallo studio del Gradenigo.
Le orecchie ad ansa proprie dello Scimpansé hanno cosi
dal lato embriologico che antropologico un netto significato.
Le orecchie oblique invece non sono da considerarsi come
anomalia. Orecchie smisuratamente grandi possono essere consi-
derate come segno di degenerazione, mentre le piccole ordi-
nariamente ben modellate rappresentano una più alta involu-
zione. L’ appiattimento del padiglione pel Morselli è un carattere
decisamente scimmiesco (7). Orecchie grandi, sottili, piatte,
acuminate sono proprie dello Chimpansé.
La punta di Darwin die Darwin' sche Spitze nelLuomo è dipen-
dente da un' incompleta involuzione dell' elice: essa è come
una vera punta rivolta indietro quando 1' elice non è ripiegato,
avendosi allora 1' orecchio di Macaco Macacusohr; è diretta in
(1) « Archiv. d’ Anthrop. crimin. 1887, p. 346 e segg.
(2) « Archiv. f. Psych. u. Nervenkrankheiten », 1887, Bd. XX, Heft 2.
(3) « Archiv. d’ Anthrop. crimin. », 1888, p. 480.
(4) De V oreille au 'point de vue anthropologique et mèdico ~lé gale. Biblio-
thèqiie d’ Anthrop. crim. etc. Paris-Lyon, 1889.
(5) Vedi per esempio: Frani. Eyle, Ueher Bildungsanomalien der Ohrmu-
schel, Zurich, 1891.
(6) « Giornale della R. Accademia di Medicina di Torino », 1890, N. 6,
e altrove.
(7) Manuale di sernejotica, Voi. I, p. 171,
avanti quando V elice è ripiegato ma non sufficientemente
ridotto. Come anomalia ha grande valore: ordinariamente si
accompagna a un terzo e talora a un quarto Crus antJielicis. Il
tubercolo di Darwin der Daridn sche Hacker sul margine poste-
riore deir elice ha un’ importanza molto minore, poiché in
forma ridotta è frequente e col tatto si trova in quasi tutte le
orecchie. Notevole però T osservazione del Chiarugi (1) che
vide le due correnti dei peli del margine libero dell’ orecchio
incontrarsi nel tubercolo quando questo esiste, a quel modo
che negli animali i peli si dirigono verso la punta. La punta
di satiro die Satyrspitze all’apice del padiglione sarebbe più
legata a fatti embrionali. Il padiglione senza bordo si osserva
in molte scimmie inferiori (2); importanza atavica avrebbe
parimenti lo sviluppo esagerato della radice dell’elice (3), che
alle volte raggiunge 1’ antelice dividendo in due la conca.
Fra le molte anomalie dell’ antelice la sua aderenza all’elice
è da riguardare come un fatto teratologico e la sua produzione
coincide con quella dell’elice nastriforme; mentre la sua ridu-
zione 0 r assenza di una delle sue branche possono essere
riferite a fatti atavici (4). Può aversi anche il fatto opposto,
cioè un terzo crus anihelicis, o uno sviluppo esagerato da supe-
rare 1’ elice (5). Il trago e 1’ antitrago hanno poco valore. Quel
gruppo di peli esistenti alla faccia interna del trago e più
rigido nel vecchio è il ritorno del ciuffetto di molti mammi-
feri, afferma il Morselli (6).
Il lobulo ha poca importanza perchè viene tardi nell’ evo-
luzione; però il lobulo saldato ad angolo acuto langangeioacìisenes
Olirìdppclien sarebbe segno di degradazione. Féré e Séglas riten-
gono inammissibile che 1’ aderenza del lobulo abbia importanza
atavica, poiché questa varietà non si trova in nessuna scimmia:
(1) « Bollettino dei Fisiocritici di Siena », An. G.° Fase. 2.° 1888.
(2) Dallemagne, Stygmates anatomiques de la criminalité , Paris, 189G, p. 135.
(3) Féré et Séglas, Contrib. à V étude de qualques variélés morphologiques
du pavillon de V oreille humaine, « Revue d’ Anthr. », 1886, p. 235.
(4) Féré et Séglas, Loc. cit.
(5) W iLDERMOUTH , Ueber Begenerdlionszeichen bei Epileptischen und
Idioten, v Centralblatt fiir Nervenheilkunde », 1. marzo 1887.
(6) Antropologia generale.
— 69 —
ricerche fatte su 1230 persone alla Salpetrière confermarono
questo punto di vista. L’ assenza completa invece ha il suo
riscontro nelle scimmie (1). Il coloboma congenito del lobulo
sarebbe il risultato di un’anomalia di sviluppo per Israel (2)
e altri. Sul lobulo infine si può prolungare la fossa scafoidea.
Va ricordato il cosidetto indice morfologico di Schwalbe costi-
tuito dal rapporto esistente tra la lunghezza vera dell’ orecchio,
cioè dall’ incisura auris antherior sino alla punta del padiglione
(prendendo per sommità vera il disco cartilagineo situato verso
il quarto superiore del bordo posteriore del padiglione), e la
base 0 larghezza basale: un orecchio realmente largo si avvi-
cinerebbe all’ orecchio scimmiesco. Risulta che 1’ orecchio fem-
minile si allontana di più da quello della scimmia sotto questo
rispetto (3).
XXIII. — Delle anomalie che si osservano negli altri
organi di senso e loro pertinenze poco si sa dal punto di vista
comparativo. Il Morselli enumera come caratteri pitecoidi del
naso: l’ indice nasale megasemo, come negli Ottentotti, Tasma-
niesi e Negri per eccessiva larghezza trasversale; il naso trilobo
come negli Akka (Mantegazza), formato dalla punta del naso
che sorge come un’eminenza isolata, appena al di fuori delle
narici rigonfie; la forma ellissoide o rotonda delle narici, mentre
è triangolare nelle razze alte; la loro disposizione divergente e
r essere visibili dal davanti; la piccolezza delle pinne, oppure
lo sviluppo anormale dei piccoli muscoli che le dilatano; l’in-
fossamento della radice nasale sotto la glabella; lo spessore
e la forma triangolare del setto. Krafft-Ebing ritiene il naso
torto segno di degenerazione (4).
Quanto agli occhi la massima attenzione meritano alcune
osservazioni del Metchnikoff (5). Questi ritiene come persistenza
di uno stato fetale i due principali caratteri dell’ occhio mon-
golico, cioè: il ripiegamento all’ interno del bordo libero della
palpebra superiore, ripiegamento che costituendo come un
(1) Frigerio, hoc. cit, pag. 461.
(2) « Zeitschrift fùr Etimologìe », 1890, fase. Il, p. 53 der Verhandl.
(3) Schwalbe, Beitràge zur Anihr omologie des Ohres, Berlin, 1891.
(4) Op. cit. Voi. I, p. 168.
(5) « Zeitsch. f. Ethn. », 1874.
— 70 —
cercine rigonfio diminuisce V apertura palpebrale; e la briglia
interna, il cosidetto epicanto tra noi, prolungamento della
piega anzidetta, la quale poco prima di arrivare air altezza
del punto lacrimale superiore si solleva a vela e prende una
direzione discendente curvilinea e verticale, passando dinanzi
la caruncola. Efiettivamente rocchio mongolico si osserva
negli Europei a preferenza nelle donne e nell’ infanzia. Per
Nacke ed altri (Ranke ad es.) la plica mongolica è conseguenza
della configurazione della radice del naso (1); Topinard invece
nega che sia in clic un rapporto con la disposizione delle ossa (2).
L’ obliquità, contrariamente all’ opinione comune è tra i carat-
teri distintivi dell’ occhio mongolico il più raro e generalmente
non interessa che uno solo dei due occhi: in parte è dovuto
al rigonfiamento delle palpebre; del resto neanche gli occhi
degli Europei sono mai rigorosamente orizzontali (3). Un’obli-
quità esagerata si troverebbe negl’indigeni dell’Africa au-
strale (4). Zacharias (5) considera l’ epicanto congenito come
resto della membrana nitti tante, la quale invece Morselli, Tam-
burini, Hartmann, Wiedersheim (6) e molti altri vedono rappre-
sentata nella piega semilunare. Micklucho-Maclay descrive la
caruncola nei Melanesiani (Papuas della nuova Guinea), negli
Orangs-Sakays della penisola Malese e nei Micronesiani (del-
l’ isola di lap e dell’ arcipelago di Palau) grande da due a tre
volte quella dell’ Europeo (7). Anche 1’ Hartmann 1’ ha trovato
di una grandezza considerevole nei Fellahs, Berabras, Fungé,
Schilluks, Denka, ma mai una vera piega semilunare anche
rudimentale. La piega semilunare la trova sempre invece nei
Gorilla e Schimpansé adulti (8). Il Féré richiamò 1’ attenzione
sull’asimmetria cromatica dell’iride come stigmata nevropa-
(1) Verbrechen und Wahnsinn beim Weibe, p. 118.
(2) Elements d' Anthropologie générale, p. 1002.
(3) Topinard, Ibidem, p. 1000.
(4) Morselli e Tamburini, L. c., p. 194.
(5) Zacharias, Katechismus des Darwinismus, Leipzig, 1892.
(6) Morselli e Tamburini, L. c., p. 195. — Hartmann, Les singes anthro-
poides et V homme, p. 74. — Wiedersheim, Ber Bau des Menschen als
Zeugniss fùr seine Yergangenheit, Freiburg, 1887.
(7) « SitzLingsberichte der D. A. G. », 9 Marzo 1808.
(8) Op. cit.
— 71
tica (1)^ cliromJiétéropie di Malgat (2), e dopo di lui il Tonnini
sulla differenza di colorito tra la zona pupillare e la peripu-
pillare, fatto già osservato sino dal 1877 dall’ Hartmann nel
gorilla deir Acquario di Berlino, nonché sugli accumuli di
pigmento di colore diverso da quelli dell’ iride (variegazione
dell’ iride di Morselli), accumuli che per il Nache dipendereb-
bero da disturbi di nutrizione (3). Il coloboma dell’ iride sarebbe
segno di degenerazione (4). La corectopia segnalata dal Magnan
come stigmata fisica di notevole importanza ha suscitato delle
discussioni sull’ interpretazione genetica. Alla Società d’ oftal-
mologia di Parigi (2 dicembre 1890) De Wecker sostenne
essere dovuta ad accidenti glaucomatosi congeniti. Questa
spiegazione non pare (5) possa valere per tutti i casi, special-
mente quando la corectopia non si associa al bulboftalmo (caso
di Mayerhausen). In generale la pupilla invece di occupare il
centro dell’ iride si trova spostata in alto e in fuori (6). I nevro-
patici sarebbero più sovente soggetti biondi a occhi chiari (7).
XXIV. — Antica è la nozione delle anomalie degli organi
genitali come tara degenerativa. La criptorchidia, l’ipospadia,
la lunghezza eccessiva delle ninfe e della clitoride, il poco
sviluppo del monte di Venere hanno riscontri manifesti nella
serie animale (8), e abbondano nei degenerati (9). Ma tra i
(1) « Progrès medicai j), 1886, p. 802. — Vedi anche: Les épilepsies et les
épileptiques p. 388.
(2) (( Ree. d’ ophtalmologie 1889, p. 321.
(3) Verbrechen und Wahnsinn beim Weibe, p. 146.
(4) Krafft-Ebing, Op. cit., Voi. I, p. 168.
(5) De Bono e Dotto, U occhio degli epilettici, Palermo, 1894, p. 21.
(6) PÉRE, Les épilepsies et les épileptiques, pag. 390.
(7) PÉRE, Ibidem, pag. 388.
(8) Cfr. Gratiolet et Alix, Recherches sur V anatomie du Troglodytes
Aubryi, « Nouvelles Archives du Museum », T. Il, p. 1-263, 1866. — Hoff-
MANN, Ueber die loeiblichen Genitalien eines Schimpansen « Zeitscrift fùr
Geburtshiilfe und Ginackologie », II, pag. 1-9, 1878. — Tu, L. W. Bischolf,
Vergleichend anatomische Untersuchungen ilber die àusseren weiblichen
Geschlects und Begattungs-Organe der Menschen und der Affen insbesondere
der Anthropolden. — Hartmann, Ber Gorilla, Leipzig. 1880. — Blanch aro,
le tablier et la stéatopygie des femmes boschimanes, « Bull. Soc. Anthr. »,
1883, p. 348, e L' ataoisme chez V homme L. c., pag. 484 e segg. e molti altri.
(9) « Ann. módico-psycholog. », séance du 27 mars 1876, pag. 441. — Vedi
72 —
numerosi segni abnormi sessuali la cosidetta sessualità equivoca
presenta un interesse speciale che risiede « da una parte nei
rapporti che esistono tra T equivoco morfologico e degli equivoci
psichici, e d’ altra parte nella connessione che riunisce tali
forme eccezionali alla degenerazione » (1). Poiché la degene-
razione è la livellatrice delle differenze sessuali (2), e in questi
individui « le inorai est toujours plus ou moins à P unisson
du physique, participe également de deux sexes » (3). Difatti
il mascoUsmo (viraginilé) caratterizzato dalla presenza di organi
genitali senza dubbio femminili contemporaneamente a un
bacino poco sviluppato, natiche poco sporgenti, mammelle
poco apparenti, spalle larghe, torace ampio, pelo abbondante,
voce forte, membra in cui si disegnano i rilievi muscolari,
andatura maschile si accompagna a gusto per gli esercizi
violenti e al contrario poca inclinazione per i lavori femmi-
nili e per la toilette. Il contrario non si effettua: artificialmente
si può avvezzare e adibire una donna a esercizi violenti senza
perciò dar luogo a equivoci nè psichici nè somatici: le povere
acrobate da café-chantant in fondo sono migliori dell’ ambiente
che le snatura. Le tribadi hanno caratteri mascolini (Venturi).
Il femminismo, caratterizzato dalla presenza di organi
genitali maschili (c questi generalmente poco sviluppati) con-
temporaneamente a un bacino largo e un po’ svasato, ventre
prominente come pure la regione prepubica, natiche sporgenti,
arti inferiori in proporzione a tutto il corpo più brevi coi
ginocchi molto ravvicinati nella stazione verticale, torace
stretto, piuttosto rotondo con mammelle voluminose, collo
gracile, abbondanza del tessuto grassoso sottocutaneo che arro-
tondisce le membra e nasconde i rilievi muscolari, pelle
anche: Maschka, Medicina legale, Napoli 1889, voi. IV (Emminghaus, Idiotismo
ed imbecillità, [>ag. 272; Gauster, Degenerazioni psichiche pag. 486). — Bour-
NEviLLE et SoLLiER, Des anomaUes des organes génitaux chez les idiots et les
èpileptiques, « Progrès rnédical », 1888, T. VII, 2.e sèrie p. 125. — Louet,
Bes anomalies des organes génitaux chez les dégénérés, Thèu de Bordeaux,
1889. — Venturi, Le degenerazioni psicosessuali pag. 101.
(1) PÉRE, La famille nèoropatique pag. 292. — Vedi anche: Morselli,
Antropologia generale pag. 646.
(2) De Bono e Dotto, L. c. jiag. 8.
(3) Moreau, Psgchologie morbide, Paris 1859, p. 328.
— 73
diafana^ dolce al tatto, peli rari, voce sottile, testa piccola dai
capelli fini e fisonomia femminile, andatura piena di grazia e
di mollezza (1), si accompagna a inclinazioni sessuali nulle o
pervertite. Bambini di grande dimensione, scrive il Meige, che
i giuochi divertono ancora nei loro ghiribizzi, o che s’ accin-
gono senza perseveranza a occupazioni proprie del sesso
maschile, non mancano di evidenti tendenze femminili: la
civetteria, la mutabilità dell’ umore, le paure, i trasporti e le
ripugnanze senza riflessione (2). Tra costoro si reclutano gli
urningi (Venturi).
In altri casi i caratteri sessuali secondari invece di pre-
sentare tali inversioni complete possono presentare soltanto
un’inversione parziale: cosicché si ha un miscuglio di caratteri
sessuali secondari dell’ uomo e della donna: androginismo. L’ an-
drogino maschio, per es.. ha spalle larghe, bacino ampio,
mammelle poco sviluppate e manca di barba. L’androgino
femmina ha le spalle larghe, il bacino stretto, le mammelle
poco sviluppate, e il labbro superiore per lo meno è coperto
di peli. È probabile che qui anche l’equivoco psichico sia
meno evidente.
Succede spesso, scrive ancora il Meige, che i caratteri della
morfologia femminile non sono manifesti che in una metà del
corpo, il bacino e gii arti inferiori principalmente, analoga-
mente a un attacco di paraplegia infantile (3).
Accanto al femminismo va posto l’ infantilismo: conserva-
zione delle forme somatiche dell’infanzia eccettuata la statura;
uno stato mentale infantile accompagna sempre questa defor-
mità: leggerezza, ingenuità, pusillanimità, pianto e riso facili,
irascibilità pronta ma fugace, tenerezze eccessive o avversioni
irragionevoli (4).
(1) Cfr. L. Taossig, Considerazioni medico-legali sopra un caso di epispadia
completa « Biillettino de la R. Accad. med. di Roma » Anno XXII, Fase. I e li
pag. 181.
(2) Meige, L' infantilisme, le féminisme et les hermaplirodites antiques
« L’ Anthropologie », 1895, T. VI, N. 5, p. 530.
(3) Meige, Loc. cit., T. VI, N. 4, pag. 431.
(4) Meige, Loc. cit., pag. 423. — Per la Bibliografia vedi: Imoda, Cinque
casi di infantilismo maschile ed un caso di mascolismo. « Rivista di Psichiatri^, »
1896, Voi. XVII, pag. 526.
— 74 —
Come si vede il proeesso degenerativo si eoncentra spesso
anatomicamente intorno ai caratteri sessuali secondari. Ciò si
può spiegare, secondo il Tonnini (1) « pensando che questi
ricordano più gli attributi della specie e sono collegati meno
degli altri caratteri somatici alla vitalità funzionale degli
organi; la quale negli organismi si trasmette sempre con quel
dato somatismo per conservare la vita deir individuo (appa-
recchi circolatorio, digerente, respiratorio) ». Corrobora la sua
opinione con la nota teoria del Weismann (2), ma a me pare
che questa non aggiunge niente all’ argomentazione, a meno
che non si voglia ammettere, come fa il Tonnini, che la dege-
nerazione si trasmetta prevalentemente per le cellule germi-
native attraverso la filogenesi. Ma questo il Weismann non
dice; anzi dice che tutti i caratteri del figlio scaturiscono dalle
cellule germinative del padre (3). E probabile che questa del
Tonnini sia una illusione, e che il processo degenerativo indif-
ferentemente colpisca i diversi organi: T illusione nascerebbe
da ciò, che colpendo organi nascosti il processo non si rileva,
tranne accidentalmente alT autopsia, mentre quando colpisce
T apparato sessuale primario o secondario le anomalie sono e
l^er se stesse manifeste e per le modificazioni che ne risente la
psiche. E in fondo noi siamo sempre in presenza di quel fatto
fondamentale che spiega tutta la degenerazione, cioè dell’ or-
ganismo che sotto T influenza morbosa non trova più la via
battuta dai suoi antenati e si smarrisce tra forme atipiche.
Perchè è bene mettere questo in rilievo: esiste senza dubbio
il mascolismo, esiste il femminismo e l’infantilismo; ma i casi
tipici sono oltremodo rari, le forme fruste invece sono nume-
rose (4): 1’ androginismo, l’ infantilismo frequentemente accop-
piato al femminismo illustrano il nostro modo di vedere. Che
la degenerazione non si preoccupi affatto di conservare la
vita dell’ individuo, come parrebbe da quello che dice il
Tonnini, lo dimostra altresì il contemporaneo attacco ad altri
sistemi che si ha frequentemente negl’ infantili: cosi, il myxoe-
(1) Tonnini, Op. cit., pag. 35.
(2) Weismann, Ueber die Yererhurg, Iena, 1883.
(3) Vedi: Canestrini, La teoria delV evoluzione, pag. 65.
(4) Meige, Loc. cit., T. VI, N. 4, pag. 421.
75 —
dema infantile che partecipa insieme dei caratteri dell’ infan-
tilismo e del myxoedema, l’ atrofia muscolare, l’ obesità, il
rachitismo, il nanismo e il gigantismo, le affezioni ossee infiam-
matorie, la tubercolosi, l’ idiozia, l’ imbecillità, l’ epilessia e
r isterismo. Evidentemente tutta questa sindrome richiede
un’ unica spiegazione: sono difatti disordini trofici, conseguenza
di una lesione che rimonta alla vita intrauterina (1). « L’indi-
vidu naìt avec un dossier pathologique chargé des incidents
de la vie embryonnaire et foetale. Le compte morbide, à la
naissance est déjà ouvert: la partie de notre èvolution à
laquelle nous donnons exclusivement le nom de vie, parce
que c’ est d’ elle seule que nous avons conscience, notre évo-
lution extrautérine ne fait que continuer la sèrie physiologique
ou pathologique » (2). Avendosi per alterazione dei centri
trofici r atrofia sessuale, secondariamente e come corollario si
sviluppa la sindrome morfologica che imprime al corpo del-
l’ individuo le stigmate dell’ infantilismo (3). Che tutto ciò non
si verifichi negli affetti da mascolismo, da femminismo o andro-
ginismo non vuol dire altro che in costoro l’ influenza morbosa
sopraggiunse più tardi e quando altri organi in via di evolu-
zione non vi erano che i sessuali accessori. Quest’ influenza
morbosa, come tutte le influenze morbose, può essere perma-
nente; può essere transitoria e si ha il femminismo della
pubertà che si osserva nei ragazzi delle grandi città, quale è
stato descritto dal Brouardel; può consistere in un semplice
errore di nutrizione per cui le sole cellule delle glandole
mammarie che erano allo stato latente si sviluppano, sinché
le cellule maschili per cosi dire non prendono il sopravvento
e le obbligano a regredire (4). Il Venturi crede che in questi
casi si tratti di « regresso all’ ermafroditismo o meglio alle
tracce dell’ antico ermafroditismo » (5). Ma avendo i nostri
(1) Brissaud, Lerons sur les maladies nerveiises, 1894, vedi: Leg. VI, XVI etc.
(2) Hanot, « Bulletin medicai », 26 juin 1895.
(3) Meige, Loc. cit., T. VI, N. 4, p. 421.
(4) Ammon, L' infantilisme et le Féminisme ou conseil de rèmsion n L’ An-
thropologie », T. VII, N. 3 p. 308.
(5) Venturi, Origine dei caratteri differenziali fra V uomo e la d.onna.
Nocera inferiore, 1896, pag. 15.
— 76
antenati diretti cessato di essere ermafroditi « air epoca dei
vermi » ^ com’ egli arguisce, non credo che risalendo sino
oltre quest’ epoca si possano trovare quelle tracce che ci è
dato di osservare negli ermafroditi. Tanto più che quasi sempre
gli organi sessuali fondamentali che si potrebbero far risalire
sino a queir epoca non sono invece interessati; e T ermafro-
ditismo consiste nelle apparenze esteriori che sono venute
molto più tardi nelT evoluzione. L' ipotesi del Venturi poi, sia
detto in parentesi, che le differenze sessuali presenti sieno le
differenze originarie di due specie differenti, è contradetta
dal fatto notato dal Thulié, che « più la civiltà progredisce
più si accentuano i caratteri particolari delT uno e dell’ altro
sesso » (1). In questo senso se mai si potrebbe accettare la
sessualità equivoca come regressione, in quanto che « i carat-
teri propri di ciascun sesso si vanno accentuando parallela-
mente alT elevazione nella serie animale » (2); il che vediamo
nelle stesse razze umane: « car le développernent du bassin
devrà fatalement marcher parallélement au développernent du
cerveau puisqiT il devrà le soutenir et lui livrer passage au
moment de la parturition ». « Il y a progres quand il y a entre
les sexes le plus de dissemblance » dice Sicard (3).
I viaggiatori riferiscono che nelle popolazioni Malesi è dif-
fieile a prima giunta distinguere un uomo da una donna; ed
è noto che nelle scimmie le differenze sessuali secondarie
sono anche meno spiccate. Recentemente il concetto del dimor-
fismo sessuale è stato formulato con maggiore rigore scientifico:
il dimorfismo sessuale è più accentuato là dove le differenze
fra T indice ileo-pelvico maschile e il femminile è maggiore (4).
Effettivamente mentre nelle razze Malesi questo divario si
aggira intorno ad 1, negli Europei secondo i calcoli del Sergi
è di 4,3. Viceversa « quanto più l’indice pelvico e, in gene-
rale, la forma del bacino nell’ uomo, si avvicinano a quelli
(1) <( RevLie d’ Anthropologie », 1885, {>ag. 231.
(2) Ibidem, pag. 229,
(3) Henri Sicard, U éoolution scxucllc dans l' espèce hwnnine, Paris, 1892. —
Cfr. Zino Zini, Neutraliié du genie, « Archivio di Psichiati'ia », 1896, Fase. I
e II, pag. 127.
(4) G, Marina, Studi antropologici sugli adulti, Torino. 1897, pag. 37.
— 77
della donna, tanto più questa somiglianza troverà suo riscontro
nella forma della capsula craniale, nella capacità cranica, e
in certi caratteri e tendenze, che chiamerei di femminilità;
quanto più se ne allontanano, tanto più il cranio si allontana,
per forma e per capacità, dai crani femminili, e tanto più
virili e maschi, sono i caratteri e le tendenze deirindividuo ».
Normalmente, dice il Kurella (1), una sostanza chimica spe-
ciale, una specie di fermento segregato dalle ghiandole genitali
maschili impedisce lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari
e terziari femminili; altrettanto avviene in modo inverso per
la donna: ma contro ciò sta la presenza delle ghiandole di un
sesso e dei caratteri sessuali secondari del sesso opposto, come
sopra abbiamo visto; mentre se le ghiandole genitali sono
atrofiche non si ha nè il mascolismo nè il femminismo come
vorrebbe il Kurella, ma l’ infantilismo.
Fra i caratteri sessuali secondari speciale menzione meri-
tano le mammelle; e nell’ uomo il sistema pilifero, sopratutto
la barba.
XXV. — Caratteri degenerativi della mammella nella donna
sono secondo il Morselli: la tendenza a inserirsi verso la base
del torace, la lunghezza e fiaccidità eccessiva, la forma a pera,
la brevità del capezzolo come in certe tribù Cafre, e tanto più
1’ atelia, reminiscenza dei monotremi (2). Possono aversi mam-
mammelle sono apparse in modo anomalo, aberrante, nel
melle multiple, per effetto, si dice, di atavismo (3). Ordinaria-
mente sono situate sotto le normali e disposte simmetricamente,
onde il Blanchard ritiene il tipo primitivo a sei mammelle (4).
Però se ne trovano più raramente in molti altri punti, e il
Blanchard dà questa spiegazione. Egli dice, in certe specie le
(1) Kurei.la, Osservazioni sul sù^nificato biologico della bisessualità, « Archivio
di Psich. », 1890, fase. IV, j)ag. 420.
(2) Cfr. Laloy, Un cas de jtolgmastie, « Revue d’ Aiithropologie », 1892,
pag. 176.
(3) Darwin, La descendance de V ìwmme et la selection sexuelle^ 3.e edit.,
1881, p. 35. — Topinard, U Anth Topologie, Paris, 1876, p. 555. — De Mor-
TiLLET, Homnie a six mamelles, « Bull. Soc. Anthr. », 1883, p 35. — Testut,
Note sur un cas de mamelle surnuméraire observée chez la femme « Bull.
Soc. Anthr. », 1883, p. 649, e molti altri
(4) u Bull. Soc. Anthr. », 1885, p. 232.
— 78 —
Myopotamus coypus, per esempio, nel dorso, nel Capromys Four-
nieri alle ascelle e agl’ inguini etc., poi la selezione sessuale
e r eredità le ha trasmesse e fissate in queste specie, e cosi
compariscono anche nell’ uomo come reversione (1). Williams
è d’ opinione che il nostro antenato doveva possedere almeno
sette paja di mammelle (2); quanto alle erratiche cita il caso
àQ\V Hapalemur che possiede una glandola mammaria all’ acromio
(Beddard), dell’ ornitorinco che possiede una glandola femorale;
della balena che ha una mammella vicinissima alla vulva. Le
sette paja regolari, diciamo cosi, di Williams sono: quelle nor-
mali, tre al disopra e tre al di sotto: ciò si fonda sugli esempi
registrati nella letteratura che è ozioso riferire, e sulle corri-
spondenze analoghe nella serie animale. Solo ci sembra utile
accennare che il L pajo di Williams sarebbe nell’ ascella, il
secondo alla metà del bordo anteriore della medesima, il terzo
immediatamente al di sopra e un po’ in fuori delle mammelle
normali (quarto pajo), il quinto al di sotto e un po’ in dentro di
queste, il sesto ancora un po’ più in dentro e in basso, vicino
al margine costale, il settimo infine più in dentro di tutti e
alla parte superiore dell’ addome. Il Laloy accetta le idee
suesposte del Williams, facendo notare che tali mammelle
soprannumerarie assai raramente raggiungono la perfezione
di struttura e lo sviluppo funzionale delle ghiandole normali,
frequentemente si tratta di politelia, vale a dire semplici capez-
zoli provvisti o no di areola. Può essere il capezzolo normale
bifido, possono aversi due capezzoli sopra, un’ areola (politelia
intra areolare), più capezzoli sopra una stessa mammella
provvisti ciascuno di una areola propria (politelia intra-mam
maria); infine possono le ghiandole mammarie soprannumerarie
essere completamente indipendenti dalle mammelle normali (3).
Anche il Morselli (4) si fa sostenitore delle idee di Williams.
Il Marie esita, a proposito di un caso di polimastia ereditaria
(1) Ibidem.
(2) W. Roger WilliAìMS, Polymastism ivilh special reference to mammae
erraticae and thè development of ncoplasms from supernumerarìj mammary
structure, '• lourn. Anat. and Phys. », Edirabiii‘g, jam, 1891.
(13) Laloy, Loc. cit., pag. 178.
(4) Morselli, Antropologia generale^ pag. 649.
— 79 —
coincidente con gravidanza gemellare^ tra la reversione atavica
e la creazione di un tipo polymaste et polygene (1), scambiando
la tendenza alla fissazione delle varietà anatomiche insita nel-
r eredità con la creazione di un tipo. Non mancherebbero
esempi allora per affermare la creazione di un tipo sesdigito
o ipospadico.
Quanto alla mammella deir uomo, anch’ essa un organo
atavico per taluni (2), ecco che ne dice il Delage: « Prima di
tutto la mammella rudimentaria esiste senza eccezione in
tutti gli animali maschi: non c’ è dunque stata quell’ interru-
zione d’ eredità necessaria per V atavismo. Inoltre quest’ organo
non ha mai funzionato nei nostri antenati, poiché l’ ermafro-
ditismo era scomparso negli animali nostri antenati molto
tempo prima che la mammella facesse la sua apparizione. Non
sono mai esistiti mammiferi ermafroditi. La mammella dell’uomo
non è dunque nemmeno un organo degenerato: essa non è
stata giammai più sviluppata; non è un organo rudimentario,
ma un organo rappresentativo. Noi lo possediamo perchè siamo
costruiti come la donna nella quale è funzionale » (3).
La ginecomastia sarebbe pel Morselli una conferma dell’ o-
rigine filetica delle mammelle dal sistema ghiandolare cutaneo
(Gegenbaur), il che forse non toglie che nello stesso tempo sia
una mostruosità come crede il Meige (4). Bisogna distinguere,
dice quest’ osservatore, la vera ipertrofia della mammella dal
semplice accumulo di grasso in questo punto, che è una sede
di predilezione. Nel primo caso la ripartizione del grasso si fa
sistematicamente secondo una calotta sferica della quale il
capezzolo occupa il polo; nel secondo caso secondo un cercine
che costeggia il solco sotto-mammario. Bisogna distinguere
altresi la non rara ipertrofia mammaria degli adolescenti che
fornisce talvolta una leggiera secrezione e quella che si osserva
nei tubercolosi per fatto di una mammite speciale, dallo svi-
(1) P. Marie, Mamelon surnuméraire transmis héreditairement dans une
ménte famille: coincidence avec plusieurs grossesses gémellaires, « Bull, et
Mem. de le Soc. méd. des hópitaux », 1893, p. 457.
(2) Topinard, U Anthropologie, p. 135. — Tonnini, Op. cit., p. 23.
(3) Delage, Op. cit., p. 247.
(4) Meige, Loc. di., p. 533.
— 80 —
luppo delle mammelle consecutivo all’ atrofìa testicolare, come
si osserva negli eunuchi di Oriente (1).
XXVI. — Il sistema pilifero presenta numerose anomalie
più studiate in rapporto alla loro frequenza che alla loro impor-
tanza. Per il Morselli la scarsità dei peli non è un carattere
d’ inferiorità assoluta, essendovi razze inferiori in cui i peli
sono abbondanti, la caducità è un carattere distrofìco (2).
L’ipertricosi universale analoga alla lanugine del feto sarebbe
nelle razze superiori un fatto di reversione (3), che trova il
suo riscontro normale negli Ainos e in altre razze infe-
riori (4), anzi non sarebbe che la stessa lanugine che invece
di essere rimpiazzata da piccoli peli persiste e continua a
svilupparsi (Ecker). Il vortice dei capelli esageratamente deviato
o doppio sarebbe più frequente nei degenerati (5). Ma è alla
barba che si assegna comunemente la maggiore importanza.
E singolare, dice il Marro (6), la correlazione di questo carat-
tere degenerativo fìsico (difetto di barba) col difetto morale.
Esso spicca vieppiù nelle classi in cui si può dire difetti
maggiormente 1’ evoluzione di quei sentimenti che segnano il
perfezionamento delle tendenze umane per la conservazione
della specie. Prevale infatti negli oziosi e vagabondi, veri
parassiti della società, con insufficienza mentale ereditaria che
li rende impropri a combattere con le armi del lavoro e del-
P energia volitiva le lotte per la vita; poi in quelle in cui la
deficienza affettiva e dei sentimenti di pietà rende più pronta,
violenta e pericolosa l’esplosione degl’impulsi ostili al vivere
sociale: feritori, assassini, grassatori, incendiari. Questo carat-
tere degenerativo fìsico parrebbe quasi destinato a servire di
antesignano alla incompleta evoluzione morale. Nè ciò deve
recar meraviglia, qualora si ridetta, come già bene faceva
(1) Meige, Ibidem, p. 533-534.
(2) Morselli, Semejotica delle malattie mentali, Voi. I, p. 164.
(3) Clemance Royer, Le sijstème pileux chez V homme et dans la serie des
mammifères, « Revue d’ Anthrop. «, 1880, p. 23. — Blanchard, V atavisrne
chez V homme, L. c., p. 481.
(4) Topinard, U anthrop ologie, 3.e edit., 1879, p. 361.
(5) , Pére, Les épilepsies et les épileptiques, p. 393.
(6) « Annali di Freniatria e scienze affini », Torino, 1895, Voi. V, fase. IV,
pag. 316.
— 81 —
notare il Maudsley^ che « T istinto della procreazione è, si può
dire, la base di sentimenti sociali, il primo fondamento di tutte
le idee morali ». Anche la disposizione dei peli sul resto del
corpo ò un carattere sessuale secondario che ha la sua impor-
tanza. A questo proposito le osservazioni dello Schultze danno
su 100 giovini donne 5 casi in cui i peli raggiungevano T om-
belico, mentre in degenerate la percentuale sarebbe più
elevata (1), e su 140 maschi 34 volte i peli erano limitati al
pube. La barba muliebre e il congiungersi delle sopracciglia
alla glabella sono tra i più noti segni di degenerazione (2).
Infine un fatto che si scopre con 1’ esame somatico (cosi a
questo ordinariamente si aggrega), e si è voluto anche consi-
derare come segno degenerativo è il tatuaggio; al quale
pertanto e a titolo di appendice accenniamo brevemente. E
stato il Lombroso il primo a scorgervi un atavismo, perchè
usanza di popoli primitivi e dei selvaggi attuali, nonché di
quelle classi umane che agli uni e agli altri si possono avvi-
cinare (3); il Lacassagne poi ha confermato questo ravvicina-
mento (4). A ciò può opporsi la considerazione che ordinaria-
mente in questo fatto entra più la suggestione di chi tatua
che la volontà del tatuato, alle volte in tenera età; e che una
folla di circostanze estranee all’ atavismo, quali per esempio
il desiderio nei marinai di portare ricordi da paesi lontani (5)
0 sentimenti patriottici nei soldati (6), V imitazione (7), l’ozio etc.
j (1) Vedi Salsotto, Di alcune anomalìe nella disposizione dei peli alla
I regione genito -anale nelle donne criminali, « Arch. di Psichiatida », 1885,
pag. 292.
(2) Cristiani, V ipertricosi facciale nelle alienate e nelle sane di mente
« Atti del VII Congresso della Società Freniatrica Italiana », 1891, p. 150.
(3) Lombroso, Sul tatuaggio in Italia in ispecie fra i delinquenti, « Rivista
di discipline carcerarie », 1875, p. 124 e segg.
(4) Art.: Tatouage par A. Lacassagne et E. Magitot, « Dictionnaire ency-
clopédique des Sciences médicales », T. XVI, Paris, 1886, p. 95 e segg.
(.5) W. loEST, Tàtoiuiren, Farbenzeichnen und Kórperbemalen, Fin Beitrag
zur gleichenden Etimologie, Berlin, 1887, p. 106, e segg.
(6) Baer, Op. cit., p. 237.
(7) Dallemagne, Les stigmates biologiques et sociologiques de la criminalité,
Paris, 1896, p. 40.
— 82 —
possono determinare il tatuaggio. Succede altresì che il conte-
nuto stesso dei disegni, come per esempio le oscenità, non ha
nessun riscontro nei popoli selvaggi (1). E da credere forse
che ad una tradizione atavica si possa collegcire quest’ usanza
quando sta a rappresentare un semplice ornamento. Non
vogliamo dire di più perchè non entra nel nostro argomento.
(1) lOEST, LOC. Cit.
— 83 —
III.
Ho praticato T esame somatico di un grande numero di
degenerati ricoverati al Manicomio Provinciale di Roma per
dare una base positiva a ciò che in linea teorica si è affermato
nella conclusione della Parte I. Dalle ricerche fatte scaturi-
scono le risposte a tre quesiti:
a) Quali segni abnormi predominano nel sesso maschile,
quali nel sesso femminile, indipendentemente dalle psicosi?
h) Quali segni abnormi predominano nel sesso maschile,
quali nel sesso femminile, nelle singoli psicosi?
c) Quali segni abnormi predominano nelle forme più gravi
della degenerazione psichica, quali nelle più lievi indipenden-
temente dal sesso?
Al primo quesito rispondono le medie che si possono vedere
alla tabella I, dalle quali ricaviamo che predominano:
Nel sesso maschile
\ La plagiocefalia
I Forme craniche abnormi
I La fronte sfuggente
i Le sopracciglia tendenti a riunirsi
Le orecchie staccate
» smisuratamente grandi
» disuguali per sviluppo
>i male impiantate
il bicromatismo dell’ iride.
Il margine pupillare non rotondo.
Le labbra spesse, sporgenti.
Nel sesso femminile
L’ asimmetria facciale
La fronte sporgente
I zigomi sporgenti
II tubercolo del Darwin.
Le anomalie dell’ elice e dell’ antelice
(Or. di Wildermuth).
Gli occhi piccoli, infossati.
» asimmetrici
» obliqui.
La distanza anormale dei bulbi.
Il naso incavato
Il prognatismo e il progeneismo
Il diastema dentario.
I denti poco, o male differenziati
» embricati, o male impiantati.
L’ apertura della bocca esagerata
» » » deviata.
Le labbra sottili, verticali.
II mento fuggente.
Abnormità nel sistema pilifero.
— 84
Si direbbe che la degenerazione somatica nel sesso femmi-
nile sia più estesa, come si vede anche dalla tabella (III) dei
quadri somatici delle singole degenerazioni psichiche (compi-
lata secondo questo criterio, che vi entrino a far parte le
anomalie che nelle singole degenerazioni presentano una
percentuale o più elevata che nelle altre degenerazioni dello
stesso sesso, o ad ogni modo abbastanza elevata). Effettiva-
mente, per quanto parecchi di questi segni siano quasi semplici
difetti di estetica, è certo che non risulta la voluta minor
frequenza dei caratteri cosidetti degenerativi nel sesso femmi-
nile, per spiegare la quale tante teorie si escogitarono, come
succede di tutte le cose che non rispondendo alla realtà male
si possono spiegare. Per il Tonnini (1) « quel delicato piano
di organizzazione che si riassume nella femminilità e nella
bellezza » attenua i caratteri degenerativi della donna (ciò che
potrebbe essere un fatto subiettivo, non certo una ragione
scientifica); mentre i caratteri specifici dell’ uomo (caratteri ses-
suali), in maggior numero perchè nell’ uomo 1’ evoluzione è più
progredita, aberrando costituiscono segni degenerativi più fre-
quenti ed accentuati. In fondo la base della spiegazione sarebbe
la differenziazione sessuale secondaria più progredita nell’uomo.
Ma che 1’ essere più avanti nell’ evoluzione importi questa mag-
giore differenziazione sessuale è tutt’altro che dimostrato. L’Hart-
mann stesso che potrebbe essere citato in favore dell’ opinione
del Tonnini non dice altro che questo, e, si badi, negli antro-
poidi (2): Il maschio è generalmente più forte, alcune parti-
colarità della forma dell’ organismo specifico raggiungono in
lui uno sviluppo completo, mentre nella femmina adulta esse
non appaiono che in modo più indeciso e che nei giovani
impuberi non esistono affatto o sono solamente abbozzate ».
Tralascio 1’ opinione di Havelock-Ellis (3) per il quale come
T antropoide giovine è più simile all’ uomo che l’ adulto, e
perciò più elevato nell’evoluzione, e parimenti la femmina
che è intermedia tra l’uno e l’altro, cosi la donna per quanto
concerne T evoluzione è superiore all’ uomo. L’ uomo, egli dice.
(1) Tonnini, Op. cit., pag. 35 e segg.
(2) Hartmann, Les singes anthropo'ides et V homme Paris,, 1886, pag. 14
(3) Havelock-Ellis, Mann and JVoman, London, 1894.
— 85 —
a partire dal 3® anno non cresce che in degenerazione e senilità
e perde del suo tipo, mentre la donna conserva di più di questo
tipo. Tralascio parimenti V opinione del Venturi (1) il quale per
considerazioni cliniche non trova azzardato che la donna sia
arrivata a un grado maggiore di evoluzione normale. Ma è
certo ad ogni modo che difficilmente si potrebbe dimostrare
essere la donna quanto alla sua differenziazione sessuale secon-
daria meno evoluta che T uomo. Ed è strano che lo ammette
il Tonnini, il quale parla di quel delicato piano deir organiz-
zazione femminile, come se questo potesse essere altro che
una differenziazione maggiore. Come concili poi ciò con T altra
asserzione che la donna è più vicina allo stato primitivo
(intende dal lato somatico), e come faccia a rispondere all’ ob-
biezione del Tarde (2), che se la donna è più vicina allo stato
primitivo dovrebbe possedere un maggior numero di caratteri
degenerativi riesce più difficile a immaginare. Anche il Ronco-
roni che ammette col Viazzi (3) il tipo femminile più conforme al
tipo primitivo e che ciò non impedisca che presenti più scarsi
caratteri degenerativi, perchè « ha già passato il periodo in cui
esistevano normalmente i caratteri degenerativi » (4), non fa
comprendere in che questa conformità, consista. L’essere infine la
psiche della donna normale meno evoluta di quella dell’ uomo
non è, secondo me, un fatto che può interessare le sue condi-
zioni somatiche: allora quasi tutte le donne dovrebbero essere
delle degenerate rispetto all’ uomo. Per concludere, io credo
col Marro (5) che bisogna far capo alla selezione sessuale, ma
in questo senso che siccome tale selezione per la donna non
apprezza altro che le forme somatiche, queste forme estetica-
mente ne siano- risultate più differenziate che nell’ uomo, in
cui l’ estetica ha minor peso (ciò non poteva avvenire negli
antropoidi; onde si spiega il giudizio soprariferito dell’ Hartmann).
Pertanto degenerando 1’ organismo femminile quest’ ultimo
acquisto vien meno; ond’ io mi spiego la maggiore estensione
(1) Op. cit., pag. 201.
(2) Tarde, Philosophie penale.
(3) Viazzi, Il tipo criminale nella donna delinquente, « L’ anomalo », 1892.
(4) Roncoroni, Op. cit., pag. 70.
(5) Marro, I caratteri dei delinquenti.
— 86 —
della degenerazione somatica della donna come dovuta più
che ad altro a difetti di estetica: cosi gli occhi che ordinaria-
mente ne costituiscono il più bell’ ornamento, vengono in
ispecial modo interessati. Gli altri segni abnormi sono pressoché
ugualmente frequenti nei due sessi: bene inteso che la gineco-
mastia e le forme femminili si hanno nel sesso maschile, e
viceversa lo scarso sviluppo delle natiche e delle sure, le mam-
melle rudimentali o molto in basso nel sesso femminile.
Al secondo quesito rispondono le stesse percentuali. Difatti
ci mostrano che:
1.0 La plagiocefalia si trova in prevalenza nelle epilessie di
entrambi i sessi; mentre la semplice asimmetria cranica che
nel sesso maschile non presenta notevoli prevalenze, nel sesso
femminile prevale nelle forme dette da Krafft-Ebing degene-
razioni psichiche (con esclusione, intendiamo, delle follie epilet-
tiche e isteriche che entrano nelle categorie speciali dell’epilessia
e isterismo). Le forme craniche abnormi sono più frequenti nel
sesso maschile e precisamente nell’ epilessia.
2.0 Fronte sporgente, bozze frontali sviluppate: presentano nel
sesso maschile la massima percentuale nelle frenastenie
(mentre la fronte sfuggente vi è quasi ugualmente distribuita),
nel sesso femminile nelle epilessie.
3.0 L’ asimmetria facciale nel sesso maschile presenta un
minimo nelle psiconeurosi, nel sesso femminile nell’ isterismo;
mentre i massimi cadono sull’ epilessia, tanto per gli uomini
che per le donne (risultato che in media danno tutti gii autori (1).
4.0 Le arcate sopracciliari sporgenti nel sesso maschile danno
una frequenza accentuata negli alcoolisti, nel sesso femminile
nelle degenerazioni psichiche e psiconeurosi.
5.0 Le sopracciglia tendenti a riunirsi presentano le percen-
tuali massime nella frenastenia tanto nell’ uno che nell’altro sesso.
6.0 I zigomi sporgenti predominano nelle psiconeurosi dell’ uno
e dell’altro sesso e nell’isterismo.
7.0 Le orecchie staccate nel sesso maschile presentano il loro
massimo nelle epilessie, e in ciò gli Autori pure sono d’accordo;
(1) Cfr. la tavola riassuntiva delle anomalie nel libro del Roncoroni più
volte citato.
87 —
nel sesso femminile presentano il loro minimo nell' isterismo.
8.0 Le orecchie smisuratamente grandi che mancano affatto
nelle donne, prevalgono negli alcoolisti.
9.0 Le orecchie disuguali per sviluppo hanno il loro massimo
nei frenastenici e nelle epilettiche; le orecchie invece sempli-
cemente male impiantate abbondano quasi ugualmente in tutte
le degenerazioni.
10.0 II tubercolo del Darwin nel sesso maschile prevale nelle
psiconeurosi, nel sesso femminile nelle degenerazioni psichiche.
11.0 II lobulo aderente prevale nelle psiconeurosi.
12.0 Le anomalie delV elice e dell’ antelice prevalgono nel
sesso femminile: le prime nelle psiconeurosi, le seconde (ante-
lice sporgente) nelle degenerazioni psichiche.
13.0 Gli occhi piccoli, infossati prevalgono nel sesso maschile
nelle degenerazioni psichiche e psiconevrosi, nel sesso femmi-
nile presentano un minimum nell' isterismo. Gli occhi grandi
sporgenti hanno una leggiera prevalenza nelle frenastenie.
14.0 Q-ii occhi asimmetrici, la distanza anormale dei bulbi
danno nelle frenasteniche una forte percentuale.
15.0 II bicromatismo dell’ iride e il margine pupillare non
rotondo predominano nelle psiconevrosi.
16.0 II naso incavato prevale nelle frenastenie e nelle epilessie
dell' uno e dell' altro sesso.
17.0 XI naso deviato nel sesso maschile prevale nelle degene-
razioni psichiche, negli epilettici e negli alcoolisti; manca
nelle isteriche.
18.0 Le pinne nasali divaricate e il lobulo grosso danno la
maggior percentuale nelle psiconeurosi.
19.0 Xj' apertura boccale esagerata o deviata prevale nelle
degenerazioni psichiche del sesso femminile.
20.0 Le labbra spesse sporgenti predominano negli epilettici
e nelle degenerazioni psichiche del sesso femminile. Le sottili
e verticali abbondano nel sesso femminile, specialmente nelle
isteriche, nelle quali invece fanno difetto le labbra spesse e
sporgenti.
21.0 XI prognatismo presenta i suoi massimi, rispettivamente
per ciascun sesso, negli epilettici e nelle frenasteniche.
22.0 volta del palato stretta ed alta prevale: nel sesso
maschile nelle degenerazioni psichiche, negli epilettici e negli
— 88 —
alcoolisti; nel sesso femminile parimenti nelle epilettiche.
23.0 II mento fuggente raggiunge il massimo nelle degene-
razioni psichiche del sesso femminile.
24.0 II diastema dentario raggiunge i suoi massimi nei frena-
stenici e nelle epilettiche; lo stesso dicasi dei denti seghettati.
25.0 Denti poco, o male differenziati abbondano nelle epilettiche;
i deiiti embricati o male impiantati presentano nel sesso maschile
la percentuale minore nelle psiconeurosij la percentuale mag-
giore nelle degenerazioni psichiche.
26.0 Scarso sviluppo delle eminenze tenar e ipotenar si ha
nei frenastenici e nelle epilettiche.
27.0 Lo scarso sviluppo delle natiche e delle sure nonché
r ipertricosi risultano note somatiche caratteristiche delle frena
steniche, come la ginecomastia e le forme femminili prevalgono
nelle degenerazioni psichiche del sesso maschile.
28.0 Mammelle molto in basso, o rudimentcdi si hanno a
preferenza nelle epilettiche.
29.0 Lo stesso dicasi dei capelli grossi e ruvidi.
30.0 Le rughe frontali esagerate abbondano nei frenastenici
dell’ uno e dell’ altro sesso.
Ricapitolando predominano nei frenastenici: la fronte spor-
gente, le rughe frontali esagerate, le sopracciglia tendenti a
riunirsi, le orecchie disuguali per sviluppo o male impiantate,
il naso incavato, i denti seghettati; nelle frenasteniche: la distanza
anormale dei bulbi oculari, il prognatismo, il poco sviluppo
delle natiche e delle sure, l’ ipertricosi, le sopracciglia tendenti
a riunirsi.
Negli epilettici: la plagiocefalia, l’ asimmetria facciale, le
orecchie staccate, il prognatismo; nelle epilettiche: la plagioce-
falia, la fronte sporgente, 1’ asimmetria della faccia, le orecchie
disuguali per sviluppo, il naso incavato, la volta del palato
stretta ed alta, il diastema dentario, i denti seghettati, poco o
male differenziati, le mammelle in basso, o rudimentali.
Nelle degenerazioni psichiche del sesso maschile hanno tenui
prevalenze: il naso deviato, il progeneismo, i denti embricati,
0 male impiantati, la ginecomastia; nel sesso femminile: il
progeneismo, i denti embricati o male impiantati, l’ apertura
della bocca esagerata o deviata, l’ antelice sporgente hanno
forti percentuali.
— 89
Negl’ individui affetti da psiconeurosi predominano: i zigomi
sporgenti, il tubercolo del Darwin, il lobulo aderente, il bicro-
matismo dell’ iride, le pinne nasali divaricate e il lobulo grosso;
nel sesso femminile: le arcate sopracciliari sviluppate e il
lobulo aderente, con tenui prevalenze.
Negli alcoolisti le arcate sopracciliari sviluppate e le orecchie
smisuratamente grandi.
Nelle isteriche le labbra sottili e verticali.
Da quanto abbiamo detto scaturisce la risposta al terzo
quesito. Difatti:
A) hanno il predominio nelle forme gravi di degenerazione
psichica (tra le quali comprendiamo le frenastenie, 1’ epilessie e
le degenerazioni psichiche di Krafft-Ebing) i seguenti segni:
Plagiocefalia . . . . . 17%
Fronte sporgente e bozze frontali sviluppate . . 15,2
Asimmetria facciale 29,8
Sopracciglia tendenti a unirsi 12
Orecchie staccate 18,5
» disuguali per sviluppo 11,4
Tubercolo del DarAvin 17,6
Naso incavato 17
Labbra spesse e sporgenti 11,9
Apertura boccale esagerata 2,2
Volta del palato stretta ed alta 14,6
Mento fuggente 2,8
Prognatismo 24,5
Diastema e altre anomalie dentarie 51,2
Scarso sviluppo delle eminenze tenar e ipotenar . 1
» » delle natiche e delle sure ... 4,2
Abnormità nel sistema pilifero 13,8
Mammelle molto in basso, o rudimentali .... 1
Rughe frontali esagerate 5,6
B) Hanno il predominio nelle forme psicopatiche più lievi
(tra le quali comprendiamo 1’ alcoolismo) (1):
(1) Sul significato dell’ alcoolismo vedi: Legrain, Du délire chez les dègè-
nérés. Faris, 1886, pag. 251, 258. — Orchansry, L'eredità nelle famiglie
malate, Torino 1895, pag. 17.
— 90 —
Zigomi sporgenti 24,7
Anomalie dell’ elice 5,2
Lobulo aderente 15,9
Bicromatismo dell’ iride 4
Margine pupillare non rotondo
Pinne nasali divaricate e lobulo grosso .... 6,5
Labbra sottili e verticali 11,9
Gli altri segni abnormi sono pressoché ugualmente frequenti
tanto nelle forme psicopatiche gravi che nelle lievi; sono:
Semplice asimmetria cranica
Fronte sfuggente
Arcate sopracciliari sviluppate
Orecchie smisuratamente grandi
Antelice sporgente
Occhi grandi, sporgenti; piccoli, infossati
» asimmetrici
Distanza anormale dei bulbi
Naso deviato
Apertura boccale deviata
Ginecomastia e forme femminili
È ovvio assegnare alle stigmate predominanti nelle forme
psicopatiche gravi il valore massimo come indici di degene-
razione, a quelle predominanti nelle forme lievi il valore
minimo, alle altre un valore mediocre. Così: dalla percentuale
con la quale i Hinrjoli segni abnormi si presentano nei diversi gradi
di degenerazione psichica (*) abbiamo dedotto il significato diagno-
stico dei medesimi, scopo delle nostre ricerche.
(*) L’esame somatico praticato su 82 prostitute dà il seguente quadro, dispo-
nendo le anomalie in ordine di frequenza e trascurando le meno frequenti:
Sopracciglia tendenti a riunirsi
Asimmetria cranica
Naso infossato alla radice
Sviluppo deficiente delle suro
Ipertricosi, anomalie dello sviluppo pilifero
Diastemi
Lobulo aderente o assente
Zigomi sporgenti
Fronte sporgente, bozze frontali sviluppate
— 91 —
Importante è la conferma che la morfologia comparata
fornisce ai segni abnormi risultanti di grave significato. Cosi,
trascurando le asimmetrie, la fronte sporgente e le bozze fron-
tali sviluppate sono un carattere pitecoide: « La fronte è alta
dice r Hartmann deir Orang-Outan, essa si eleva quasi verti-
calmente e presenta leggieri bozze. Spesso si vede sporgere in
mezzo della fronte una leggiera bozza ovale arrotondata o
allungata » (1). Parimenti le sopracciglia tendenti a unirsi: le
arcate orbitarie, dice V Hartmann delP Hylohates albimanus, si
continuano quasi P una con P altra e sono fornite di lunghi
peli rigidi, e al Gorilla assegna sopracciglia lunghe e spesso
riunite sulla linea mediana (2). Delle orecchie staccate e del
tubercolo del Darwin abbiamo ragionato altrove; ugualmente
del prognatismo e del diastema dentario (Vedi Parte II ai
rispettivi capitoli). Il naso incavato alla radice, carattere scim-
miesco pel Morselli, è effettivamente comunissimo negli antro-
poidi. L’ apertura boccale esagerata si ha specialmente nel-
P Hylohates syndactylus (Hartmann). Il mento fuggente si trova
coi caratteri più spiccati nel precedente Gibbone, noiV Hylohates
Lar Rlig, nelP Orang-Outan, nel Gorilla (Hartmann). Noto carat-
tere antropoide è lo scarso sviluppo delle eminenze tenar e
ipotenar (3). Parimenti lo scarso sviluppo delle natiche e delle
sure (4). Pitecoidi debbono considerarsi le mammelle poste
molto in basso. Le rughe in generale sono comuni nel viso dei
Pitecoidi: basta leggere le belle descrizioni che ne dà P Hart-
mann (5).
Se dagli antropomorfi passiamo alle razze umane più basse,
alle razze Africane, poiché è di queste che si hanno le maggiori
notizie, troviamo descrizioni che molto si avvicinano allo stato
Denti embricati o male impiantati
Tubercolo del Darwin
Labbra sottili e verticali
nel quale si vede che predominano segni di più basso significato.
(1) Hartmann, Les singes anlhropóides et V homme, p. 30.
(2) Ibidem p. 38. Der Gorilla, Leipzig 1880.
(3) Hartmann, Loc. sopracit., pag. 32.
(4) » » » » 18, 27, 32.
(5) V. anche: Lombroso, Rughe nei cretini e nei pazzi morali, « R. Acca-
demia di Medicina di Torino », 16 Gennaio 1867.
— 92 —
somatico dei nostri degenerati. Per esempio, il Girard de Pialle
dà degli Ottentotti questa descrizione: fronte stretta gibbosa e
protesa, naso camuso, labbra enormi, zigomi sporgenti, mento
lungo e puntato, prognatismo pronuncicitissimo, occhi piccoli,
cupi e scostati, orecchie robuste e senza lobuli (1). E dei Boschi-
mani dice: naso schiacciato, zigomi proeminenti, labbra grosse
e protese, orecchie piccole col trago poco distinto e senza mar-
gine esterno nella parte posteriore (2). Non occorre riferire
osservazioni identiche di altri; peraltro trattando dei singoli
segni abnormi ciò è stato fatto. La statistica e la morfologia
comparata senza dubbio si danno la mano; il che, se a priori
poteva prevedersi, a me pare averlo dimostrato.
Volendo dunque sintetizzare i nostri risultati possiamo
affermare che: L I cosidetti segni pitecoidi entrano in prevalenza
nel quadro somatico pertinente alle forme mentali più gravi
per significato degenerativo (frenastenie, epilessie, degenerazioni
psichiche). 2° Le asimmetrie, mentre costituiscono il colore
locale direi quasi dell’ epilessia, se si facesse astrazione di
questo, non troverebbero posto che fra i caratteri di mediocre
significato degenerativo. 3° Il minimo valore degenerativo
spetta a segni che potrei dire col Nache veri difetti di estetica
e talora disturbi di nutrizione puri e semplici (* *). L’ atavismo
prevale nelle forme più gravi, V atipia nelle forme più lievi
della degenerazione. La dignità morfologica dei diversi segni
abnormi appare da tutto ciò illustrata.
Resta pertanto assodato, (se consideriamo che dalla tabella II
appare evidente altresì che alle degenerazioni più gravi corri-
sponde maggior copia di segni abnormi e minore nelle più
lievi, siccome voleva il Féré), che, come i segni abnormi
vengono lumeggiati dallo stato psichico di chi li porta,
viceversa gli stati psichici in certo modo vengono dia-
gnosticati dalla qualità e quantità dei segni abnormi.
(1) Girard de Ri alle, / popoli dell' Africa e dell' America^ trad. di
Licata, Napoli, 1881, p. 45.
(2) Ibidem, pag. 39.
(*) L’ egregio Dott. Nàcke che venne a conoscenza di queste conclusioni,
da me comunicate al III Congresso internazionale di Psicologia (Monaco 1896),
gentilmente mi ha voluto scrivere che è del mio avviso.
93 —
NOTA — Uno stadio pubblicato dal Peli nell’ Archivio per T Antropologia
e T Etnologia (1894) sull’ indice cerebrale degli alienati mi ha invogliato a
vedere se dai miei 404 indici cefalici potevano ricavarsi delle medie aventi
qualche significato. Ecco i risultati: T indice cefalico negli uomini va dai
frenastenici, (78,71), agli alcoolisti (78,92), agli epilettici (80), ai psiconevrotici
(81,48), agli affetti da degenerazioni psichiche (81,73); nelle donne va dalle
psiconevrotiche (79,15), alle frenasteniche (79,44), alle epilettiche (79,80), alle
affette da degenerazioni psichiche (80,87), alle isteriche (81,69). È evidente che
come oramai nell’ antropologia normale così anche nella patologica quest’ indice
risulta perfettamente inconcludente. Nè peraltro risultato alcuno mi hanno
dato le altre misure antropometriche, come il Sergi già pensava sin dal 1880
a proposito dei delinquenti (Cfr. Le degenerazioni umane, pag. 90).
— 94 —
TAB.
Plagiocefalia
Asimmetria cranica semplice
Subscafocefalia
» oxicefalia
» trigonocefalia
» acrocefalia
Fronte sporgente, bozze frontali sviluppate
» sfuggente
Asimmetria della faccia ....
Deviazione della faccia della linea mediana
Arcate sonracciliari sviluppate .
Sopracciglia tendenti a riunirsi .
Zigomi sporgenti
Orecchie staccate
» smisuratamente grandi
» disuguali per sviluppo
» male impiantati ....
Tubercolo del Darwin
Elice mancante o non ripiegato
» a nastro
Antelice sporgente
» aderente all’ elice ....
» mancante, o ridotto
Lobulo aderente
Occhi piccoli, infossati
» asimmetrici per posizione
» » per la dimenzione delle
apert. palpebr.
» obliqui
» grandi, sporgenti ....
Distanza anormale dei bulbi
Bicromatismo dell’ iride ....
Margine pupillare non rotondo .
Naso incavato
» deviato
Pinne nasali divaricate e lobulo grosso .
Apertura della bocca esagerata.
» » » deviata
Labbra spesse, sporgenti ....
» sottili, verticali ....
Vòlta del palato stretta e alta .
Prognatismo e prognatismo alveolare
Progeneismo
Mento fuggente
Diastema dentario
Denti seghettati . ^
» sopranumerari o assenti .
» poco o male differenziati .
» embricati, male impiantati
Microchiria
Scarso sviluppo delle eminenze tenar-ipo-
tenar
Poco sviluppo delle sure ....
Ginecomastia. Forme femminili .
Mammelle molto in basso ....
» rudimentali
Abnormità nel sistema pilifero .
Capelli grossi e ruvidi
Rughe frontali esagerate ....
MAS OHI
MEDIE
Frenastenie
49
Blpilessie
46
Degenerazioni
psichiche — 37
Psiconeurosi
53
Alcoolismo
(demenza parai.) 48
Frenastenie
26
Epilessie
33
Degenerazioni
psichiche — 26
Psiconeurosi
67
Isterismo
19
Uomini
233
Donne
171
Forme gravi di
degenerazione — 217
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— 97 —
SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE
Tav. I. Linea di flessione unica (fig. 1, 2, 5, 4).
» » » si differenzia nelle due linee di fles-
sione normali (fig. 5, 6, 7, 8).
» » » una seconda linea di flessione si forma
indipendentemente ( fig. 9, 10, 11, 12).
Tav. IL Due linee di flessione parallele e orizzontali (fig. 1 e segg).
» » perdono il parallelismo e la direzione
orizzontale (fig. 6 e segg.).
Tav. III. Spazi interdigitali (fi,g. 1, 2, 3).
» » con divergenza o deviazione parziale delle
dita (fig. 4, 5, G, 12, 13, 14, 16, 17,
19, 20).
Eccesso di convergenza o deviazione in foto delle dita (la
deviazione diminuisce andando dall’ indice verso il mignolo)
(fig. 7, 8, 9, 10, 11, 18).
Difetti di proporzione (il mignolo e il medio troppo corti,
r indice o 1’ anulare troppo lunghi) (fig. 15, 18, 20, e altre
delle precedenti).
Tav. lY. Mani col pollice cortissimo (fig. 1, 2, 3, 4 unica persona).
Diverse deviazioni del mignolo (fig. 5 e segg.).
Dita birilliformi (kegelformige) (fig. 13, 14).
» troppo lunghi e sottili (fig. 15).
» a estremità ingrossate (fig. 16).
Tav. Y. Spazi tra le dita dei piedi (la fig. 22 è la stessa 21 con le dita
divaricate per far vedere un leggiero grado di sindattilia).
Tav. YI. Sistemi di linee papillari interpolati nelle eminenze ipotenar (fig.
1, 2, 3, 4).
» » » » » tenar fig. 5
e segg.).
— 98 —
Tav. YII. Altri sistemi di linee papillari (fig. 1, 2).
Linee papillari dei polpastrelli delle dita
»
»
symiadentypus
( fig- 3, 4,
15, 16).
tipo triango-
lare (fig. 11).
forme anomale
(fig. 5, 8, 9, 10, 12, 13, 18).
Tov. I
TaV.H
Tal/. Ili
Tav.V
Tav.Vi.
T.V. vn.
106 —
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(Altri lavori sono stati citati nel corso della inonograjJa che qui
per brevità sono stati omessi).


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