de'’ segni DELl’iDEe E SOPRATTUTTO 1 de’ VOCABOLI. Necessità de ’ segni L’ idee , e te loro varie specie, che per mezzo de' sensi e della riflessione acquistiamo, son. tutte immagini le quali si rappresentano dentro di noi, chiuse nel nostro spirito, nascoste ed invisibili agli altri } in guisa che nè alcuno può vedere o intendere l’ idee d’un altro, nè manifestare le proprie, qualunque sia il tentativo che metta in opra.
Affinchè dunque gli uomim potessero vivere in società, e non errare a guisa di bruti fra le selve, era necessario trovare un mezzo valevole a richiamare e pro- durre la vicendevol comunicazione dell’ idee, de’ pensieri, e de’ bisogni, onde dipende il legame della società umana. A tal effetto si sono inventati de’ segni i quali , oltre la idea , risvegliano ancora quella della cosa signifi- cata , alla quale sono legati. Or siccome que- sti si possono manifestare, e rendersi sensibili, così vengono a manifestarsi ancora l’idee che a quelli sono attaccate. Digitized by Google DELLA PERCEZIONE DELLE IDEE. L j3 § 4 2 - Segni naturali , accidentali e arbitrar /. Non tutt’i segni sono stati legati all’ idee della stessa maniera } ma alcuni sono legati per propria natura all’ idee , e perciò si chiamano naturali: così il fumo è segno naturale del fuoco-, il cambiamento di colore, alcuni gesti, e movimenti del corpo son segni naturali del- r interne passioni. Altri si son legati alfidee per qualche circostanza accidentale, onde si dicono accidentali. Roma è un segno accidentale che mi risveglia l’idea del Pontefice, che ivi ho veduto per un accidente, perchè poteva averlo veduto anche in altro luogo. Quei segni, i quali sono stati uniti all’idee per convenzione, e dall’arbitrio dell’uomo, si chiamano arbi- trar]': le monture de’ soldati, le bandiere delle navi, il suono del tamburo, delle campane, ecc., son tutti segni arbitrar}. § 4 Insufficienza de'' Segni naturali , e accidentali. Chi volesse far uso soltanto de’ segni natu- rali e accidentali per richiamare o comunicare l’idee, pocoo niun vantaggio si potrebbe com- promettere ^ sì a cagione del loro scarso nu- mero, come ancora perchè si dovrebbe dipen- Digi 44 LIBRO PHllfO, dere dalla presenza di quegli oggetti ai quali T idee sono annesse, per poterle risvegliare e manifestare nell’occorrenze. Così, per richia- marmi l’idea del fuoco dovrei vedere il fumo; l’ idea del Ponteffce dipende dalla presenza di Roma, ecc.} e poiché queste circostanze non dipendono dalla nostra volontà, ne avviene che non possiamo a nostro arbitrio disporre di tali segni, nè per conseguenza dell’ idee. § 44* Necessità delle Parole. % Era dunque necessario trovare de’ segni ar- bitrar j de’ quali l’uomo potesse disporre a suo beneplacito per richiamare e manifestare le sue idee. A tal effetto il provvido Autor della natura ci ha dotati d’organi naturalmente di- sposti a dar fuora de’ suoni articolati , che noi chiamiamo parole: dono stupendo , ed esclu- sivo dell’uomo. Or questi son quelli che con grandissima facilità e varietà possono for- marsi , e con maggior fecondità , e prontezza possono richiamare, e manifestare l’idee che a loro son legate. Di fatto, se vogliamo richia- mare o manifestare ad altri, l’idea da noi per- cepita d’ un corpo che brucia ed illumina , non fa d’uopo che si vegga il fumo, o che il fuoco si presenti alla vista, o tocchi qualche parte del corpo j ma basta profferire il nome fuoco , Digitized by Googl DELLA. PERCEZIONE DELLE IDEE. che subito l’idea, la quale l’arbitrio dell’uomo ha legata a questo vocabalo, si presenta alla mente, e rendesi manifesta a chiù nque si vuol comunicare un’idea che l’anima ha percepita. § 45. Le Parole servono di segni generali. Le parole sono segni dell’ idee (§ prec. ), ma ma non per questo si ha da credere, che ad ogni oggetto, o idea singolare debbasi adattare un nome distinto. Oltre che questo sarebbe incomodo, ma si renderebbe impossibile òd inutile^ e l’uso delle parole verrebbe confuso dalla loro moltiplicazione. Non è possibile, che alcuuo, per quanto sia dotato d’ una memoria prodigiosa, possa ritenere il nome particolare di tutte le foglie d’un albero, di tutti gli uc- celli di ciascuna specie, e degl’ innuraerabili enti di questo mondo. Ma quando anche ciò fosse possibile ad alcuno, pure sarebbe inutile, »ed il linguaggio si renderebbe inintelligibile , perchè il nome , col quale io voglio distinguere un dat’oggetto particolare, non sarà pervenuto a notizia di colui al quale io intendo comuni- care la mia idea. Se alcuno, volendo, per esem- pio, manifestare ad un’altro l’ idea d’ un uc- cello chiamato canario , in vece di servirsi di questa voce generale volesse far uso d’un altro nome particolare, non sarebbe inteso } poiché Digìtìzed by Google LIBRO PRIMO, colui , al quale si parla , ha legata P idea di quest'uccello alla parola generale canario , e e non ad altra particolare. Quindi è, che sic- come si son formate P idee universali (§ 29), cosi si sono inventate le voci universali , che non solamente esprimono simili idee, ma l>en anche tutte le singolari che sotto le generali vengono contenute. Allorché però la necessità lo richiede , vi sono ancora de 1 nomi distinti assegnati alle cose particolari, che si dicono nomi praprj, i quali si adattano agli uomini , alle città, a 1 dumi, a’ monti , o ad altri oggetti che con nome singolare vogliono disegnarsi. § 46. Parole servono a distinguere Videe. Un altro vantaggio che si ha dall’ invenzione delle voci è quello di distinguere l’idee; le quali, polendosi confondere tra loro a cagiorwì di varie proprietà, che forse son comuni a due idee, si sarebbe nella necessità di enumerare tutte le diverse qualità delPuua per distin- guerla dall'altra. Così, mi servo della parola oro per esprimere un corpo esteso , figurato , divisibile . solido , duro, fusibile , duttile, mal- leabile , molto ^rave, fìsso, solubile nell’ acqua- regia, eco . Che se io non facessi uso di questa voce • ogni qualvolta volessi nominare questo metallo, per non confonderlo coll’ argento, o Digitized by Google BELLA PERCEZIONE DELLE IDEE. 47 con altro metallo, col quale conviene in al- cune proprietà, sarei nell’obbligo di enumerare tutte l’esposte qualità: il che essendo impossi- bile, o almeno molto incomodo, mi servo della parola oro sotto il qual nome comprendo l’unione di tutte le diverse proprietà di questo corpo. § 47* Le Parole servono per lo pronto esercizio delle operazioni dell'anima. Ma uno degli oggetti più int eres«anti del- l’ invenzione delle voci, e sul quale meno si riflette, si è che col di loro mezzo si ha il pronto esercizio dell’ operazioni dell’ anima. Veramente, per esercitare la percezione, la coscienza, e l’attenzione non vi è bisogno di segni arbitrar^ perchè queste operazioni son cagionate dalla presenza degli stessi oggetti \ purché non se ne voglia far uso per esercitare con più frequenza l’attenzione, particolarmente su d’ un’oggetto lontano. Non è così però del- V altre operazioni deil’anima, le quali, senza l’ajuto de’ segni , avrebbero o piccolo o niuno esercizio. E primieramente l’uomo non po- trebbe disporre a suo arbitrio della remini- scenza } ina dovrebbe dipendere dalla presenza ili quell’oggetto, col quale una volta si formò il legume la). Lo slesso è da dirsi deli’iin- ^8 r '' ' LIBRO PRIMO , ? T 1 a maginazione , la quale avrebbe qualche eser- cizio nel solo caso che da una cagione straniera venisse presentato alla vista quell’oggetto che ha legame coll’oggetto lontano che si vuole immaginare (§ 13); e fuor di questa circo- stanza, l’uomo non avrebbe mezzi per richia- marlo da sè stesso ; giacché non ha in sua di- sposizione alcuna cosa che vi potrebbe esser legata. La memoria non avrebbe luogo ; poi- ché come quest’operazione consiste nel richia- mare il nome dell’oggetto lontano, o altra cir- costanza che con esso ha rapporto ( § i4 )\ senza i segni arbitrar] , ovvero senza le voci non vi sarebbe esercizio alcuno. La contem- plazione , la riflessione, e l’aitre operazioni dell’anima non incontrerebbero sorte migliore. Ma, posti i segui arbitrarj , cioè le parole , i caratteri , le cifre, ecc., l’uomo potrà a sua vo- glia disporre delle sue operazioni, e non di- penderà dalla presenza degli oggetti , o da altra circostanza indipendente dal suo arbitrio; giac- ché avendo i segni sempre in sua disposizione, potrà richiamare, secondo il bisogno, ridee, che a quelli sono legate , e passare da un og- getto ad un altro, senza dipendere dalla loro presenza , o altra cagione straniera che eoa •ssi ha rapporto. n . * ^ i ; < ìì ;i ttiétsp ino il\ -f ; ibb ii iii» »b ó jLt £ v £ ; 1 DELLA PBBCEZIOITB DELLE IDEE. § 48. Perchè si stenta a comprendere la necessità delle Parole. Par che si stenti in qualche maniera a com- prendere la necessità de’ segni per ottenere il libero esercizio delle operazioni dell’anima. Ciò avviene perchè noi apprendiamo prima le voci , e quindi ci accorgiamo delle varie operazioni dell’anima nostra, e molto tardi veniamo a conseguirne l’intero sviluppo} o almeno, appren- dendo contemporaneamente le parole, ed eser- citando l’anima te sue operazioni, credonsi queste iudipendenti da segni. Ma, per rimaner convinti dell’assoluta necessità de’ segni, di- mentichiamoci di loro per un sol momento, e quindi procuriamo disporre delle varie opera- zioni dell’anima nostra} e ci accorgeremo di es- sere nella condizione de’ bruti, i quali, per mancanza de’ segni arbitrar}, non avendola memoria, hanno soltanto un’immaginazione, della quale non son padroni di disporre. E se si rappresentano un oggetto lontano, questo dipende dallo stretto legame clie nel loro ce- rebro si è formato tra l’ oggetto presente , e l’immagine lontana. Così, non è la memoria che li guida in un luogo, dove il giorno prima han trovato del dbo} ma il sentimento della fame è sì strettamente legato coll’ idee del Traisi 4 $o libeo paino, luogo e della strada la quale vi conduce , che queste si risvegliano all’ esperienza di quella. § 49- ^ necessità delle Parole si conferma co’ fatti. I fatti vengono in conferma di quanto si è provato ne’ due precedenti paragrafi. Nelle Memorie dell’Accademia delle Scienze di Pa- rigi (i) si rapporta, che un giovane sordo, e per conseguenza muto dalla uascita , acquistò 1’ udito nell’età di ventitré in ventiquattr’anni. Non ostante che io tutto questo tempo egli avesse esercitati esternamente differenti atti re- ligiosi, che per mezzo della vista apprendeva, il tutto però riducevasi ad un puro mecca- nismo, nè vi avea mai attaccata idea alcuna, nè portati i suoi pensieri sopra Dio, sull’anima, sopra la bontà , o malizia morale dell’ azioni. Nemmeno sapeva distintamente ohe cosa fosse La morte. A buon conto aveva menala una vita puramente animale; e tutt’occupato degli og- getti sensibili e presenti, e delle poche idee che riceveva per mezzo della vista, o di qual- cli’altro senso, la di lui attenzione, attirata uni- camente dalle sensazioni vive, cessava con que- ste sensazioni. Molto più decisivo è il fatto (i) Anno 1703, pag. 8. « U.\ Digitized by Google SELLA PERCEZIONE SELLE ISEE. Si rapportato d’un giovinetto di circa dieci anni, che nei 1694 fu ritrovato fra gli orsi nelle fo- reste che sono rie 1 confini della Lituania e della Russia. Questo non dava alcun segno di ragione, camminava sopra i suoi piedi e sulle roani, non avea alcun linguaggio, e formava de 1 suoni che niente rassomigliavano a quelli d’un uomo. Allorché potè parlare, tanto si ri- cordava del suo sfato passalo, quanto noi ci ricordiamo di quel che ci è accaduto tra le fasce. Nè poteva esser altrimenti } giacché senza ì segui arbitrarj non vi è memoria , poca im- maginazione, e contemplazione dipendenti da cagioni straniere^ picciolissima riflessione, e per conseguenza quasi niuna distinzione d’idee} poca capacità di paragonare, niuna astrazione, poco giudizio, e molto scarso raziocinio. Dun- que si conchiuda , che senza i segni arbitrarj non si farebbe alcun progresso nelle cogni- zioni, anzi non vi sarebbe nome di scienza. § So. Il significato delle Parole , è perfettamente arbitrario. L’idee clie si eccitano per mozzo delle pa- role non dipendono da alcun legame naturale che passi fra loro, ma è parto del puro arbi- trio dell’uomo} die vai quanto dire esser il significato delle parole perfettamente arbitrario. S'I LIBRO PRIMO, Questa è una verità così evidente che 'sembra non aver bisogno di prova. La stessa idea è diversamente espressa presso varie nazioni : anzi in una stessa nazione la medesima idea ha varj nomi: que’ vocaboli che presso gli antichi erano in vigore, non sono di alcun uso presso di noi (i). Che se le parole fossero naturalmente legate alfidee, si parlerebbe da tutti lo stesso linguaggio , e si risparmierebbe la pena d’ap- prendere le lingue straniere , e soprattutto la latina , ch’è di tant’ ostacolo al progresso delle cognizioni. § 5 1 . Idee accessorie delle Parole. Alle volte avviene, che una stessa parola esprime oltre l’ idea principale che dall’ uso vi è annessa, ancora altre idee le quali si dicono accessorie ; e che nascono da un certo soprac- ciglio, dal tuono della voce, q da movimenti del corpo co’ quali accompagniamo le parole. Così, nel dire ad uno, Voi mentite , non sola- mente dinotiamo, che non dice il vero, ma da una certa maniera colla quale pronunciamo (1) Multa renascentur quae jam cecidere, cadentque Quae nunc sunt in honore vocabula , si voletusus, Queni penes arbitri um est, et jus et norma ioqueudi. Oiuz. , Art. puet. Digìtìzed by Google DELLA PERCEZIONE DELLE IDEE. 53 sìmili parole gli arrechiamo un'ingiuria. Da queste idee accessorie derivano molte parole offensive e * turpi ; giacché niuna parola con- tiene naturalmente sotto di sé idea alcuna cri- minosa, purché si profferisca colla dovuta de- cenza . «t 4 a % 5 a. Necessità delle Particelle per esprimere ed unire Videe tra loro . » ■* \ Oltre le parole che servono ad espri- mere ridee, vi sono ancora altre voci, delle quali ci serviamo per unirei’ idee Ira loro, ed esprimere la varia maniera colla quale siamo colpiti dagli oggetti. Col di loro mezzo for- miamo il discorso, e gli diamo quel seuso e quell’ energia che da noi si desidera , per far. entrare nella mente altrui i nostri pensieri y e sentimenti. Queste voci son dette particelle , e da Grammatici son disegnate col nome di as>- verbj , preposizioni , interiezioni , congiun- zioni , ecc. Tali sono, per esempio; ma, cosi , ancora , intanto, certamente, giacché , perchè , non , ecc.\ come ancora gli articoli , i segna- casi , ecc . Delle quali particelle bisogna ben comprenderne la forza, ed il significato, per poterle applicare con proprietà; giacché dalla loro giusta applicazione dipende la bellezza dello stile e V intelligenza del discorso; dove 54 T. 1 BRO PRIMO, che se si sbaglia nell’applicazione di simili voci, s’imbarazza colui il quale ascolta o legge. Ed ecco perchè queste parole, che da loro stesse non sono effettivamente il nomedi alcune idee, sono di un uso si costante, ed indispensabile nella lingua, e servono tanto agli uomini per ben esprimersi. § 53. IL numero delle Parole è proporzionato a quello deir Idee. Se le parole sono segni dell 1 idee , ne segue, che dov’è maggiore il numero dell 1 idee, lo dev’essere ancora quello delle parole. E poi- ché l’idee si moltiplicano a misura che si ha occasione di percepire più oggetti ( § 25 ), ne avviene, che le nazioni dotte e commercianti, fra le quali il numero dell’idee sempre si avanza, perchè si percepiscano più oggetti, sono più ricche di vocaboli, che un’altra nazione igno- rante e povera. La nazione Ebrea, non ostante che vantasse un’antichità più rimota della Greca, ed avesse potuto arricchire il suo linguaggio per mezzo delia lingua degli Egizj, fra quali dimorò lungo tempo $ pure, perchè sempre ignorante, povera ed oscura, il di le» linguag- gio era tanto inferiore nel numero delle voci a quello della Grecia, per quanto questa so- pravauzava la prima nelle scienze, nel com- mercio, e nello splendore. Digitìzed by Google DELLA PERCEZIONE DELLE IDEE. 55 § 54* Come si può aumentare il Linguaggio . * * • - . * * Or il linguaggio si può aumentare, o creando nuove voci per esprimere nuove idee, o con adottare ( ciò che più d’ordinario avviene ) le parole d’una lingua morta, e quindi adattarle al proprio idioma. La nostra lingua Italiana deve la massima parte della sua fecondità alla Jatina, della quale è figlia, ed alla quale potrebbe ricorrere nell’occorrenze ; e se mai questa ve- nisse a mancare di qualche voce, si av vaierebbe della Greca, eh’ è madre, ed è più copiosa della Latina. Tra le lingue occidentali, quella che dopo l’Italiana è più tenuta, per la copia delle voci, alla Latina si è la lingua Francese. Si trovano in questa molti vocaboli, ne’ quali si osserva il pretto latinismo, ed in alcuni an- che il grecismo. La voce francese, per esem- pio, cuivre che significa rame, è il cuprum de’ Latini \phiole la caraffa corrisponde alla voce latina phiala , papier la carta è papyrus , rume il catarro vien dal greco pevfxa reuma , il il verbo est de’ Latini è intatto nell’idioma francese, etc. La stessa osservazione potrebbe farsi circa molt’ altre voci sì francesi, come ancora di altre lingue occidentali, che più o meno partecipano della latina, o di altra lin- gua, secondo han portato le vicende * e le ri- 56 LIBRO I, CELLA PERCEZIONE DELLE IDEE. soluzioni. Trattandosi però di esprimere nuove idee per mezzo di nuove voci, adottate o in- ventate, queste non si devono stabilire a ca- priccio, ma devono procedere con le regole, che non è questo il luogo da assegnare. Basta sapere, che nova verba non sine quodam pe- rìodo Jingimus; come avverte Quintiliano, Lib. I, cap.


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