BASILICA DI NETTUNO
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RICOSTRUZIONE |
La Basilica di Nettuno al Pantheon venne costruita da Marco Vipsanio Agrippa, validissimo generale e grande amico nonchè genero di Augusto, in onore del Dio del mare Nettuno, per celebrare le proprie vittorie navali, tra il 33 e il 25 a.c., a favore del futuro imperatore, probabilmente finanziato con i proventi delle campagne militari di Ottaviano in Illirico.
Accanto c'era il portico fabbricato da Agrippa in onore di Nettuno, decorato con pitture degli Argonauti, per cui fu detto "Portico degli Argonauti".
Facevano parte dei portici della "Saepta Iulia", nel centro del Campo Marzio, che formavano un vasto quadrilatero, con un tempio, giardini, statue e fontane.
Il lato destro dei portici, verso le terme di Agrippa, si chiamava "portico degli Argonauti" e il lato sinistro sinistra " portico del Meleagro ".
Il "Portico degli Argonauti" divideva dunque la Basilica di Nettuno dal Pantheon, chiamata basilica da Sparziano e invece tempio di Nettuno da Rufio e Dione.
Un frammento della Forma Urbis severiana ha permesso di collocare la piazza a est del Pantheon e delle Terme di Agrippa.
Pertanto si è ipotizzato che i portici che la circondavano, la Porticus Meleagri e la Porticus Argonautarum, fossero disposti lungo i lati lunghi della piazza, il primo, sul lato orientale, via del Gesù e via dei Cestari e sul lato occidentale via della Minerva.
Come Portico Vipsiano, e Agrippa era della gente Vipsania, si trova indicato da Marziale come vicino ad uno degli archi dei condotti dell'acqua Vergine, che terminavano lungo il fronte dei Septi.
Da qui si dedusse erroneamente che le undici colonne che formano il fronte della "Dogana di terra", oggi la Borsa, a "Piazza di Pietra", appartenessero al tempio di Nettuno, che è posto invece alle spalle del Pantheon.
Il palazzo Cini, in piazza di Pietra, è parte del recinto porticato posto intorno al tempio, ovvero parte del "Portico degli Argonauti" che era in torno al tempio di Nettuno.
Questo portico era ornato di marmi e piedistalli decorati di Trofei, e figure di Provincie prigioniere, trovati in moltissimi frammenti qui rinvenuti, per i quali la piazza fu chiamata di Pietra.
La grande piazza dei Saepta, ideata dai Cesare come un grande spazio circondato da portici, venne portata a termine da Agrippa nel 27 a.c. chiamandola Iulia, in onore di Augusto, e la sua decorazione con pitture della spedizione di Giasone e dei suoi compagni, gli Argonauti, fi terminata nel 25 a.c..
La grande piazza dei Saepta, ideata da Cesare e circondata da portici, venne portata a termine da Agrippa nel 27 a.c. chiamandola Iulia in onore di Augusto, e la sua decorazione, con pitture della spedizione di Giasone e dei suoi compagni, gli Argonauti, fu terminata nel 25 a.c..
La basilica venne poi distrutta durante l'incendio di Roma del 79 d.c., sotto Tito e sotto Adriano fu sottoposta ad un radicale restauro, assieme al Pantheon e ad altri edifici, per cui i resti visibili sono della basilica adrianea.
Lungo il lato orientale del Pantheon si conserva un muro in laterizio, intervallato da nicchie rettangolari, datato dai bolli laterizi all’epoca adrianea, pertanto il muro di fondo della Porticus Argonautarum, che su questo lato si addossava direttamente al tempio.
Oggi si pensa che un settore della Porticus Argonautarum contenesse un’ara o una statua di Nettuno e pertanto si trattasse di un TEMPIO più che di una basilica.
E' strano infatti che ci sia nelle fonti una diversa denominazione, visto che la basilica ha un uso eclusivamente civile e il tempio un uso religioso.
La pianta, dai disegni del Palladio e dagli scavi archeologici, risulta rettangolare, con due nicchie rettangolari sui lati corti e due absidi semicircolari sui lati lunghi, intervallate da nicchie semicircolari più piccole.
La copertura era composta da tre volte a crociera, sostenute ciascuna da quattro colonne corinzie per lato, solo in parte conservate, lisce nella parte inferiore e scanalate nella superiore, con decori a motivi marini di cui restano vari frammenti.
" I muri (della cella del tempio) nella parte di fuori sono di peperino et dentro del tempio vi sono altri muri di pietra cotta (muri a cortina di mattoni) acciò fossero più atti a sostenere il volto il quale era fatto con bellissimi quadri lavorati di stucco. Erano questi muri vestiti di marmo e vi erano nicchi e colonne intorno per ornamento" Palladio, 1. IV, e. 15, p. 53.
Da ciò che è visibile si desume che la basilica dovesse essere di notevolissime dimensioni, con grandi colonne e ricchissimi cornicioni tutti di marmo pario finemente lavorato, e che la gigantesca nicchia absidata dovesse contenere una gigantesca statua visto che ne permane una parte della base.
Giovanni Alberti, nel cod. Collacchioni di Borgo s. Sepolcro e. 38', 39, ha delineato una veduta prospettica e alcuni particolari del tempio, e dice di avere osservato "di sopra a la volta tutta duncolo di calcistruzo co pietra di pomici asai respetto al nò pesare ", come pure che i pilastri della cella rastremassero a sommo, come le colonne del peristilio.
Nel XIII sec, abbandonata a se stessa nelle pitture e nelle sculture, ne crollò il soffitto, per cui papa Niccolò V, com'era consuetudine dei papi, anzichè restaurare tanta gloria e bellezza del passato, la depredò di colonne e decorazioni per ornarne il Vaticano, e nel XVI sec. l'Accademia Ecclesiastica venne costruita con materiali tratti dalla splendida basilica, trattata oramai come una cava di marmi.
"[Il tempio di Nettuno] ove alloggiano tra le sue rovine i fanciulli pupilli, del quale havemo veduto cavare i monti di marmo deli suoi ornamenti dove erano negli embasamenti per fodri posti Trophei et le Provincie, come la Germania, la Gallia, la Sarmatia, la Dacia, la Syria, l'Armenia, la Mesopotamia, la Cappadocia, li quali fragmenti in parte sono ridotti di dietro la stalla de Farnesi" Ligorio, Torin. tomo I.
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