Grice e Simioni
Corrado Simioni (Dolo) è un filosofo italiano.
Studioso di Luigi Pirandello, iniziò la sua attività politica militando nelle file del Movimento giovanile socialista con Bettino Craxi. Nel 1965 tuttavia venne espulso dal partito per indegnità morale (circostanza questa che sarà da lui negata successivamente). Secondo alcune fonti collaborò con l'USIS (United States Information Service).[2] In seguito si trasferì a Monaco di Baviera per approfondire gli studi di latino e teologia, per poi ritornare a Milano all'inizio del Sessantotto. Leader di un collettivo operai-studenti, mentre lavorava alla Arnoldo Mondadori Editore, l'8 settembre 1969 fondò insieme a Renato Curcio il "collettivo politico metropolitano" milanese.[3]
Il gruppo, che teorizzava lo scontro aperto, viene considerato il progenitore delle Brigate Rosse.[4] Insieme a circa settanta persone, tra cui componenti del collettivo (quali Renato Curcio, Margherita Cagol, Giorgio Semeria, e Vanni Mulinaris) ed elementi cattolici del dissenso, partecipò al convegno di Chiavari (1º- 5 novembre 1969)[5] nella sala Marchesani, adiacente alla pensione "Stella Maris"[6], nel quale un gruppo di partecipanti guidati da Curcio dichiarò la propria adesione ad una visione di lotta armata ed il successivo passaggio alla clandestinità. La data di questo convegno viene da taluni considerata come la data di nascita delle Brigate Rosse; altri, come Alberto Franceschini, affermano che la formazione di lotta armata sia nata con il convegno di Pecorile (Reggio Emilia) nell'agosto 1970[7].
Si afferma che fu il capo del Superclan, organizzazione nata parallelamente alle BR.[8][9] È sospettato di aver organizzato, senza prendervi parte, l'attentato contro l'ambasciata americana ad Atene del 2 settembre 1970 durante la dittatura dei colonnelli.[10][11] Quel fatto, in cui morirono i due attentatori per un loro errore, avrebbe segnato una forte rottura fra Simioni e Curcio quando quest'ultimo venne a sapere che era stato precedentemente proposto a sua moglie Margherita Cagol di mettere in atto quello stesso attentato.[12]
L'ultima sua attività, prima di passare alla completa clandestinità sul territorio italiano, Simioni la compì nel 1970 come redattore (assieme a Mulinaris e Curcio) dei primi uno o due numeri della rivista "Sinistra proletaria",[13] l'ultimo dei quali riporta in copertina uno sfondo rosso con disegnato al centro un cerchio nero attorniante le sagome di quattordici mitra.[14][4] Secondo la testimonianza di Curcio, la rottura definitiva tra Simioni e i fondatori delle BR avvenne nell'autunno del 1970 in concomitanza con le prime azioni di «propaganda armata» firmate dalle Brigate Rosse, quando Simioni si accorse che non era coinvolto nella pianificazione.[15]
Trasferitosi in Francia nel 1976, fondò a Parigi - assieme a Duccio Berio e Vanni Mulinaris[4] - la scuola di lingue Hyperion, la quale secondo alcuni ebbe la funzione di una vera centrale internazionale del terrorismo.
A Parigi Simioni si inserì nella vita cittadina, ricominciando a frequentare gli ambienti cattolici progressisti e divenendo vicepresidente della Fondazione Abbé Pierre.[16] Per il suo impegno a favore dei senzatetto in questa associazione, nel 2001 venne insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica Francese.[17] In qualità di accompagnatore dell'Abbé Pierre, nel novembre 1992 venne ricevuto da papa Giovanni Paolo II in udienza privata. Successivamente si avvicinò al buddhismo tibetano.[18] Qui inoltre conobbe una donna da cui in seguito ebbe un figlio che si trasferì in Italia. Simioni si appartò nella campagna di Truinas, nella Drôme, dove gestì un B&B insieme alla sua compagna fino alla morte, avvenuta nell'ottobre 2008 all'età di 74 anni[19].
Il grande vecchio[modifica | modifica wikitesto]
Nell'aprile 1980 Bettino Craxi, alludendo alla esistenza di un "grande vecchio" delle Brigate Rosse (l'eminenza grigia ipotizzata da alcuni che dall'estero avrebbe guidato, come un burattinaio, molte delle azioni terroristiche sul suolo italiano), dichiarò che costui poteva essere cercato «tra quei personaggi che avevano cominciato a fare politica con noi e poi sono scomparsi, magari sono a Parigi a lavorare per il partito armato», frase che venne da molti ritenuto indicasse come "grande vecchio" proprio Simioni.[20] L'organizzazione di sinistra extraparlamentare Lotta Continua lo accusò di essere un confidente della polizia e in contatto con i servizi segreti.[21]
All'inizio degli anni novanta, durante la fase iniziale di Mani pulite, Simioni fu nuovamente accusato da Silvano Larini di essere il "grande vecchio", accuse respinte da Simioni che le ritenne parte di un'azione contro Bettino Craxi, vista la comune militanza nel Movimento giovanile socialista.[18]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ (FR) Corrado Simioni, su elenco ufficiale decessi Francia. URL consultato il 30 giugno 2022.
- ^ Valerio Lucarelli, L'istituto francese Hyperion era realmente una scuola di lingue o la stanza di compensazione di diversi servizi segreti?, su Diario di viaggio. URL consultato il 1º luglio 2022.
- ^ Priore, p.32.
- ^ ab c Antonio Ferrari, In teleselezione dalla Francia gli ordini ai terroristi italiani?, in Corriere della Sera, 26 aprile 1979. URL consultato il 30 giugno 2022.
- ^ Commissione parlamentare d'inchiesta sulla strage di Via Fani, sul sequestro e l'assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia, SVILUPPO DEL FENOMENO EVERISVO IN GENOVA (Con particolare riferimento al convegno di Chiavari) (PDF), in Audizione del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, 13 dicembre 1981, p. 112. URL consultato il 30 giugno 2022.
- ^ Entrambi gli edifici sono proprietà della curia
- ^ Il convegno di Pecorile [collegamento interrotto], su AnnidiPiombo.wordpress.
- ^ I COLLEGAMENTI INTERNAZIONALI - L'Hyperion (PDF), in RELAZIONE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA SULLA STRAGE DI VIA FANI SUL SEQUESTRO E L'ASSASSINIO DI ALDO MORO E SUL TERRORISMO IN ITALIA, I, 29 giugno 1983, p. 136. URL consultato il 2 luglio 2022.
- ^ Il "nucleo storico" delle BR, su Robertobartali.it. URL consultato il 1º luglio 2022.
- ^ COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA SUL TERRORISMO IN ITALIA E SULLE CAUSE DELLA MANCATA INDIVIDUAZIONE DEI RESPONSABILI DELLE STRAGI, LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA, STORIA DEI DEPISTAGGI: COSÌ SI È NASCOSTA LA VERITÀ (PDF), a cura di Alfredo Mantica e Vincenzo Fragalà, 6 settembre 2000, pp. 134-137. URL consultato il 6 luglio 2022.
- ^ COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL RAPIMENTO E SULLA MORTE DI ALDO MORO, Risposte di Duccio Berio ai quesiti formulati per iscritto dal presidente della Commissione (PDF), 28 ottobre 2015, p. 29. URL consultato il 6 luglio 2022.
- ^ Fasanella, p.70.
- ^ Priore, p.59.
- ^ Versione digitale del numero in oggetto di Sinistra Proletaria, su archive.org. URL consultato il 17 gennaio 2024.
- ^ Curcio, p. 66.
- ^ (FR) Sylviane Stein, L'abbé Pierre: un sacré destin, in L'Express, 29 settembre 1989 (archiviato il 20 giugno 2015).
- ^ (FR) Décret du 14 mai 2001 portant promotion et nomination, su Légifrance (sito ufficiale del governo francese). URL consultato il 1º luglio 2022.
- ^ E morto Simioni, il misterioso grande vecchio, in la Tribuna di Treviso, 29 ottobre 2009, p. 42. URL consultato il 1º luglio 2022.
- ^ Stefano Fratini, Hyperion: scuola di lingue chiacchierata, 19 aprile 2008 -ANSA[collegamento interrotto]
- ^ Caso Moro, l'ex br Franceschini: "Moretti una spia? Riduttivo, si sentiva Lenin", in la Repubblica, 27 ottobre 2016. URL consultato il 1º luglio 2022.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Rosario Priore e Silvano De Prospo, Chi manovrava le Brigate Rosse?, Milano, Ponte alle Grazie (casa editrice), 2011, ISBN 9788862205092. URL consultato il 30 giugno 2022.
- Giovanni Fasanella e Alberto Franceschini, Che cosa sono le BR, Milano, Rizzoli, 2004, ISBN 9788817002349.
- Renato Curcio, A viso aperto, a cura di Mario Scialoja, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1993, ISBN 9788804367031.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Articolo e intervista a Simioni sul numero di novembre 2009 de L'Europeo, su minimaetmoralia.it. URL consultato il 3 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2021).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 59150166 · ISNI (EN) 0000 0001 1765 4172 · SBN CFIV024729 · LCCN (EN) n83204704 · GND (DE) 1203324804 · BNE (ES) XX1441316 (data) · BNF (FR) cb12306159b (data) · J9U (EN, HE) 987007298350705171 · CONOR.SI (SL) 75790947 · WorldCat Identities (EN) lccn-n83204704 |
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