DELLA EDUCAZIONE DISCORSO LETTO DALL'AVV. TITO AURELJ PROF. DI... Tito Aurelj «IP iigitizsa t» Google DELLA EDUCAZIONE DISCORSO LETTO DELL' AW. TITO AtffiELJ PROF. Dt LETTERE ITALIANE il ^tOtUO ik- HKltlO iSjO [ELLA ^OLEKNE piSTRIBUzrONE J}E1 j^REMI AGLI ALUNNI . DELLE SCUOLE MUNICIPALI DI TRIiJi CAMERINO Tipografia d.i G. Bors&rclli. 1870 Al NOBILI ED ILLUSTRI SIGNORI CAV. GIUSEPPE E FELICITA BORSELLI Se auJiieo Acttvete i fcoto oRaowu tu jioule a cjuwto Roveto Acuito, e Aofo j^et autoussatlo et jtuét facete. GoAi potuti uu piatito |ate opta tlitj-tict bei £oto autittt e jr-ttn potztoual et ut òeuti- uteutt L>t oju-eff ajjeHuoia ami cista die pei uie A e joHa vtièo ci fcoto «ho ce jmu cau e bofci Ihùo^ih bef cuote. |.«to o££l.mo òetuo eo aiuico TITO AURELJ DiginzMDy Google U„: a voi studiosi giovanetti, miai piccoli ojjgi la bella sorte di parlare la prima volta pubblicameli t a in un, giorno di grande solennità e mentre si loda e si premili il merito de' migliori alunni di queste civiche scuole, i quali preparansi per tal modo alla vita di uomini ooori-ti e degni dì ae, delle fa- miglie loro, della patria comune. A ragione dunque mi stimo fortunatissimo dell'essere stato in simile circostanza! prescelto al nobile e grato oflizio di Oratore: so non che m' increato ohe pari a questa dignità ed agli ardui doveri che no' derivano io non ab- bia le forze e 1' ingegno. Pur mi rassicuro pensando alla genti- lezza vostra ed ai rentimcnti dai quali sono inspirato, non in- degni per certo uè di me né di Voi. ,a famiglia, di ciascuni rtinente é al pubblico i giustamente le alte ! le debbe toccare i cuoi rciù solo di non dovervi riuscire discaro: no I poiché a Voi, dei figli vostri, dei figli de J vostri figli!.. Diaiiized by Google 6 Che 1' educazione sia la scienza dell' umano perfezionamento non È d' uopo ohe io a Voi lo dichiari; e per ciò aolo possiamo scusarci, se non sappiamo educare. Kè vai ch'io spieghi ora il mio proposito: nessuno di- Voi puù supporre ch'io circoscriva que- sto vastissimo ramo del sapere entro i limiti delle frasi imparate a memoria, degli inchini obbligati, e di certe sociali frivolezze, che, mentre offendono 1' umana dignità, imbestialì scodo i 'cuori e snervano i cervelli. Ma la scienza dell' umano perfezionamento [ 1' avete pensato f ) non pub spiegarsi in un discorso accademica. -È vero: io però posso per sommi capì riassumerla e fermarmi là dove il male più gra- ve reclama più pronto ed efficace il rimedio: e il tenterò. Rivolgiamo indietro il pensiero ai secoli trascorsi e alle diverse età dell' umao genere, e fermiamoci sulle vergini terre ovr i primi uomini vissero. Le piante d'ogni famiglia ingombrano il suolo inospitale, e gli animali d' ogni genere lo dominano. L'uomo inerme incomincia le sue prime lotte colla natura intorno a lui aspra e selvaggia: lotte tremende, o signori I Le belve infieriscono, gli uragani fischiano ed ululano, le acque straripano, la terra trema, — e 1' uomo cpmbatte per non morire. Là, dentro la caverna, par- torisce la donna i suoi figli, là dentro li educa allo più orrende delle battaglie: ed essi crescono spietatamente feroci. Appena ap- pena nelle loro stupide menti penetra una falsa e languida inv- magino del Dio delle tempesto, sanguinario e spaventevole, cui temono più che non rispettino. Eglino sentono la libidine e non V amore; la paura d'un essere fantastico più potente di loro, ma non il culto; la cosoienza della forza, ma non dell' azione. — Seno uomini educati come i figli della tigre, ma uomini. Culla umanità che si moltiplica e cresce avanziamoci d'un tratto, lo veggo pascoli, greggio e pastori, e la terra seminata panne, ascolto i primi accenti musicaci uscir dagli instrumenti in- ventati, a quel che si dice, da J uba), e dalle conquiste sulla terra miro nascente e scapigliata la gelosia, che accmde 1 odio eie guerre tra i popoli vicini. Una religione v' è: il settimo giorno è santi- ficato, le oblazioni sono istituite, ed ogni uomo è un sacerdote perchè ognuno 6 sacrificatore. — Un' educazione h data ai figliuoli, che hanno ad esser pastori, agricoltori, 'combattenti e devoti. Innanzi, o Signori. Lo terre dell' alto Egitto sono coltivate: gli Etiopi vi accorrono, e vi fondano alcuni piccoli stati, di Tebe, d' Elefantina, di This, d' Eraclea: il basso Egitto impara dall' alto e ha Menfi, Mendes, Xois, Taris, Buhaste. Quo' popoli si dividono in caste superai ed inferiori; in quelle sono i sacerdoti e i guer- rieri, in queste si comprendono tutti gì' indigeni: è il diritto del più forte, il diritto del vincitore sul vinto. Al dominio de 1 sacer- doti è sostituito il potere dei re: ai molti stati e ai re loro col tempo 1' impero d' Egitto e Menete, che ò Misr&ìm figlio di Cam. — A questo punto abbiamo tanta educazioni quanto caste, e spìe- □igilìzed by Google cano quelle dal padrone oppressore e dello schiavo oppresso: Agar è scacciata e Giuseppe è venduto. Altri luoghi, altri tempi. Altri grandi imperi si fondano, e traversano la Bcena Sesostri, Belo, Nino e Semiramide. Idhco Insci» P Egitto e si ferma in Grecia: Foraneo, suo figlio, vi fonda Foro- nica: Argo, suo pronipote, sbattezza Foronica o la chiama Argo: EEra, sua sorella, fonda Corinto: fc'egeo, suo figlio, edifica Fege nell'Arcadia: i'elasjro, suo nipote,) 1883 a. C. |, fonda il regno d'Arcadia, ed insegna a' suoi sudditi il vestir pelli di cinghiali, il costruir capanne, il mangiar ghiande e non foglie: Sparto fonda Sparta, Miceneo Micene, Licaono Licosura. — L' educazione è qui operosità e movimento, mentre i Caldei, i Sidonii e gli Egizi sono già astronomi, navigatori, filosofi e sapienti, che istruiscono gli Ebrei. Infra i quali sorge il più grand 1 uomo di quell' epoca, Mosè, il rii:;i]e sai vii i suoi iViifclli dal dispotismo d un Faraone, e li educa all'obbedienza della legge, al rispetto dell'autorità, ai pericoli de' viaggi e delle battaglie, all'adorazione del Dio unico, del Dio de' Padri loro. Altrove Urano, Saturno, Giova ed nitri furono onorati dell'a- poteosi, e gli uomini si abituarono a divinizzare i loro simili. In appresso, parendo ciò stranezza, si sostituirono agli umani Dei gli eroi, e fra questi ottennero venerata nominanza Deucalione, Pelope, Danao, Teseo, Giasone ed Ercole, fatti immortali dalla potenza della pittura, della scultura e della poesia. — La gloria delle dif- ficili imprese educò allora gli uomini all' esercizio della forza e della destrezza: e, vivendo essi o morendo fra i più grandi peri- coli, inspirarono generalmente un coraggio, che trasformavasi di □elle donne e nti fanciulli. Per la qual cosa 1' educazione materiale dei corpi prevalse, e di fortificò ingenerando il desiderio del sa- crificio, che spontaneo si compì della roba e doli' esistenza; «, glo- riosa la tomba dell' eroe, fu maledetta la vita del codardo. Il Genio della poesia a' accese allora del sacro fuoco delle muse, e Omero cantò, prima del Pelide Achille L' ira funesta che infiniti addusse Lutti agli Achei .... quell' uom di moltifonne ingegno Che molto errò .... Egli, il « Signor dell' altissimo canto, Che sopra gli altri com' a- quìla vola » compose i due i primi, i due più grandiosi poemi del mondo. — Omero non racconta, ma dipinge; non diletta, ma tras- porta; e se dorme talvolta, sì risveglia poi come Giove per isca- gliare il suo fulmine. Ei non rapproseDta solo P Arte, ma un' intera civiltà. La pittura, la poesia, la scultura, la fede furono modellate dalla contemporanea e dalle successive generazioni sugli eterni suoi canti. I Rapsodi, percorrendo città e nazioni, li ricantarono alle 8 genti, e i popolani ne ripeterono i Tersi a memoria. Popoli e prin- cipi s'educarono a quella splendida scuola di morale e di le- gislazione, di domestiche o di sociali virtù, d' eroismo e dì re- ligiose credenze; ma Omero, 1' educatore di tanti secoli, era già morto cieco e mendico 1 . . . . Sino a quest' epoca 1' educazione fu data senza leggi prescrit- te. Ma ora assistiamo al sorgere dì quattro grandi legislatori, di Lieurgo in Sparta, di Numa io Homi, di Solone in Atene, di Confucio nella China. Il più antico di essi, Licurgo, ordino - ii morti non s'innalzino ricchi monumenti, e la sola tomba di chi muore per la patria suleampo avrà un'iscrizione: non si può pi ungere in pubblico. Gli Spartani abbiano desco in comune; i lor figli appartengano alla repubblica. 1 fanciulli si educhino all' amore dulia patriu, al desiderio della guerra, al disprezzo della morte, alla virtù del sa- crificio; e perciò debbono camminare a piedi nudi, cibarsi raramente e semplicemente, c guai agli intemperanti ! A ciascuno si concede un solo abito per un anno. Imparino a parlare con chiarezza e brevità e a cantare inni patri i. Dracono, uomo virtuoso, ma d' una severità eccessiva, sta- bilì in Atene leggi tremendo; l'ozioso vi era condannato alla morto I Sicché fu dotto che le avesse scritte col sangue. Solone, uno de 1 sette sapienti della Grecia, le cancello e ripostiti!! la repubblica, statuendo; che il povera votasse nelle pubbliche assemblee, diritto che si fè poi onnipotente; che 1' Areopago avesse un' autorità su- prema; che gli affari fossero deferiti ai membri del Pritaneo pri- ma e poi demandati all'assemblea del popolo, lasciandone ai saggi la deliberazione e la decisione uglì stolti, giusta il detto di Ana- carsi; che i dissipatori, i vili, gli ingrati verso i genitori fosse- ro dannati alla infamia. Gli fu chiesto perchè non avesse fatta al- cuna legge contro i parricidi, ed ei rispose: Perchè non credo che ve no possano essere. Nume, che avrei dovuto collocare cronologicamente fra Li- curgo e Solono, se mi fosso piaciuto di farvi passeggiare dalla Greeia a Roma per ricondurvi poi dn Roma alla Grecia, compilo il suo codice su quello del legislatore spartano, ma divinizzò ogni cosa. — Per temperare e addolcire i barbari e feroci spiriti dei Romani, institui una moltitudine di cerimonie religiose, eresse un tempio a Vesta, cu! accese un fuoco sacro, mantenuto sempre vivo da uno stuolo di Vergini a questa Dea per indissolubil voto consacrate, stabili otto collegi di sacerdoti, prescrisse il culto a Giaco, e si fece credere inspirato dalla Ninfa Egeria, colla quale Confucio, famosissimo filosofo e legislatore della China, divisa la sua dottrina in quattro parti e i suoi tremila discepoli io quat- tro classi. Alla prima classe insegnava la virtù, alla seconda l'elo- quenza, alla terza la legislazione, alla quarta la scienza dei co- stumi. Questa educazione legislativa coti Licurgo fece dunque ia- Digitizcd by Google 9 trepidi, forti, invincìbili gli Spartani; con Solone morali e virtuosi gli Ateniesi; con Numa religiosi i Romani; con Confucio filosofi i Cliinesi. Quindi la gloria delle armi e quella del genio tocco presso ì Greci all' ultimo apogeo, e Ciro respingendo in Europa le colo- nie, che ne erano uscite e che vi si ricondussero colla piena cono- scenza delle arti, fece penetrar queste nella Grecia, la quale, come il sole, sfavillò di sovrano splendore e lo irradiò nello epa- zio e nel tempo. La China fu preste c prima dì molti altri popoli civile, ma si arrestò. Roma, la città eterna, s' ingentilì con Kuma, s' agguerrì con i suoi successori, si fece virtuosa colla repubblica, splendida co- gli imperatori. Conquistò prima mezzo mondo, poi si scisse in fazioni sanguinose con i Gracchi, con Mario e Silla ; eoo Cesare e Pompeo, poi dominata dall' impero vìnse i barbari e<J ebbe un Augusto imperatore e pontefice: in fine decadde. L'educazione nei tempi della conquista fece stimar lecitoli furto e 1' assassinio, quand' è compiuto armata mano da un eser- cito e da un capitano, e sancito dai voti d' un senato e d' un po- polo: nei tempi delle civili discordie, autorizzò le ire cittadina e le infiammò: l'odio e le più violente passioni, gli esili), le carceri, le proscrizioni, lo morti più. crudeli e numerose, atterrirono, sban- darono, infiacchirono un popolo d' eroi, e distrussero colla repub- blica la libertà: nei tempi dell' impero fece nascere vili adulatori e ribelli regicìdi, dimenticare i Fabii e sorgere gli eserciti merce- narii, dispregiare le glorie passato per i vituperi prosentì, accarez- zare le libidini dei principi per avere nel popolo il diritto d'imi- tarle e d' immergersi nelle stesse lordure (lei trono . , ... .1 Signori, Roma cadde nel fango per la stessa legge, che fa Oddore nef fan- go le fronti delle bagasce. Al disfarsi del più meraviglioso impero del mondo, ,tre po- tenti fattori sociali ai trovarono commisti, i quali poi compcnctran- dosi dopo lungo tempo di contatto e di movimento costituirono il carattere dominante dello società moderno in Kuropa. U elemento romano, 1' elemento barbaro e V elemento cristiano, tennero il carn- eo in tutto il medio evo, a mano a mano modificandosi a vicenda e componendosi in uno, finché immedesimati uscirono in una sola forma, direi jn un individuo, che signoreggiò la moderna storia B ne fu 1' anima, racchiudendo in se le cagioni, o cagione esso stesso, degli avvenimenti posteriori. — Il medio evo è una vera epoca di transizione, dì trasforminone, di organizzazione sociale, nella quale 1' Oriente e l' Occidente cambiano temperamento, modi e costumi, e si .travestono: qua sì fondano quasi tutti gli stati moderni, a' accampa il feudalismo, brilla la cavallerìa, sorgono i comuni, marciano le crociate, i re si assicurano sui loro troni, i papi ingemmano la loro tiara, e trasformano la loro verga pasto- rale in iscettro; là il Corano, con una dottrina composta di virtù e di vizi, di beni e di mali, di verità e di errori, illustre, l'oscura Digitized 0/ Google Arabia, percorri trionfante lo vaste Provincie della Persiti, lo' ritf- chfe vTe dell' Asia Minore, la Palestina, 1> Egitto, la' Libia, la Matì- rWania é' quasi tutta V Africa, a ad osso a' impone col' ferro e col fuoco 1 , aprendosi l' ingresso in Europa e minaBc'mnda' tutto il no-* Stro emisfero: qua s' immortalano- Clodoveó, Carlomagno, il grande Alfredo, Ottone il grande, Ugo Capete, Goffredo Buglione, Gre- gorio VHy Filippo Augusto e Rodolfo' il' Asbùr ,0; la a' tedia Maometto, che la ad aspettare i suoi proseliti nel pn^adiso delle Huri. Passando per queste svariate fasi, l'educazione .1 '-''■evtf in se- come specchio le immagini è le riflette, romana <• Romani, barbara coi bàrbari, cPistinn-t eoi Cristiani in Kuropa, maumettthiià eoi Maomettarii iu Ksià ed ili Africa; or grande, or rozza, or santa ( or tutte' q-uéste còse insieme appo noi, si fa presso loro carnale immaginosa, furibonda, or guerriera colla scimitarra alla mano; or devota nello moschee, or prostituiti fra le schiavo nel chir-so dell' Harem'. LS bùssola",- k s'ta'mpa é ti polvere sono invontate. Le navi sdtéarró ì iftaTÌ più vasti é più' lontani, le scienze si propagano rapidamente, lo f-uerre si fanno grandiose e Cangiano rhade. Co- lombo, Luigi XIV,. Pietro il grande, Federico II, Washington e Nàpbleorfè danno t loro fiomi ai lóro tempi. Due religioni a" af- frontano a Lepanto, e la mezza luna b vinta dalla croce. Due ci- vitti a' accapigliano sulla terra, 0 infierisce incessante la lotta dei gióvani secoli contro i secoli decrepiti. L' America dà il segnale, itì Frància risponde, é incominciano le grandi rivoluzioni Sodali. I (jfovóhii assoluti sono sostituiti dai governi rappresentativi. I popoli reclamano i loro confini naturali, e si stabilisce il principio dèlie nazionalità. Cóme inviolabile il domicilio della famiglia, vaolsi inviolabile la patria d' un popolo. Sacra mania e sacri i confini. L' agricoltór'à, I' industria e il commercio danno ricchezza e be- nessere, e soD dalla guerra disturbate; dunque s'ama la pace per la felicita,- ma è necessaria la guerra per il violato diritto di na- zionalità. Quando ciascuna sr sarà chiuso in tssa sua, disar- - njeremo i nostri eserciti e le nostre armate; prima no I Innanzi che si finisca la atorià dello battaglie, vi si han da notare col sangae mólti e molti altri conflitti. I possedimenti stranieri a' bau da cancellare dalle carte geografiche prima d' inchiodare tutti i can- noni. — Non per ciò s' arresta il carro del progresso ma fa la sua corsa trionfale, e s' affretta ogni dì più. Noi incanaliamo per gl'istmi le aeqùé dell'oceano 0 traforiamo lè montagne; faceiam portare rapidamente dalla forza del vapora per terra e per mare ilói e le coso nostra; abbiamo telegrafi e furii transatlantiche e il pan telegrafo; teniamo lo spettroscopio nelle mani e analizziamo gli astri chimicamente, dopo averli misurati ó pesati; è forae pre- sto navigheremo per 1' aria, dimentichi forse che lesrus icarias nòmine fecit aquas. Questi donni, quasi brevi linee che abbozzano la fisonomiB dell' istoria modem* tfompres* entro qwatfro secorr, eum^m*io» allo svolgersi della nwovs ediieaziorie, della qnale ffncrw aBbianro assistito ai diversi sviluppi, e vorrei dire alto varre età decolori',, é che sì mostra in quest'ultimo periodo più: che altro positiva: e scientifica, ma imperfetta sempre, studiata poco, raro applicata, pìfr spesso dipendente dagli avvenimenti e dai tempi di quello che- questi dipetid-mti da essa, aubbielto di profonda meditazione p.:' filosofi, di -ridicola e inopportuna a rumi raziona per gli ottimi- sti, di stup v o di scellerato dispregili per i pessimisti, di col- pevole 'rannerati" Ber tolti, di lagrime dolorose e di tanto pentimenti t.-per i padri, per le madri e per gli ari, cria mirano tìgli e nepi'i nifi troppo comunemente indegni del secolo in cut viviamo, dei diritti che abbiamo rivendicati, dei d'ovari più gravi q pi a sacri che ci sono imposti, ile] compito che ha la generazione presento di preparare la via del progresso alfa civiltà delle ge- nerazioni future. Grandi ammaestra menti possiamo trarrò da questa quantun- que rapida escursione attraverso dei secoli; e se .il possiamo, è nostro dovere il farlo! Noi abbiamo tenuto dietro ali educazione in tutti i luoghi e in tutti i tempi, e ci lucemmo storici per dive- nire filosofi. f>oì risvegliammo e interrogammo la polve degli eroi che furono, ed eaea ravvivata ci rispose. Alla nostra evocazione accorsero gli estinti più rimoti scoverchiando i marmi delle tom- be, e interrogati ci risposero i capitani, i re, i sacerdoti, i legi- slatori, i popoli, dal primo giorno dell'uomo sino al giorno che splende ! Eglino c' insegnarono, che il bisogno della difesa permanente contro il pericolo incesaante fa 1' uomo selvaggio, senza coscienza, soni» culto e senza amore; educazione brutale: ohe la pastorizia e 1' agricoltura lo temperano a lo fanno devoto, ma lo costringono a tenera! pronto a combattere per serbare incolume il suo gregge e i mirti lyiu.ipì; educazione fisica o religiosa; che il diritto del più forte erea la casta e fa gli schiavi; educazione della forza e della .violenza: che l'operosità e il movimento sono lo prime cagioni della civiltà, e che i primi frutti di questa furono l'astronomia, la navigazione e la filosofia, delle quali piena la mente potè esser Moeè 1' educatore d' un gran popolo e condurlo a conoscere e ad adorare il Dio vero; educazione fisica, morale e religiosa: data dalla intelligenza d' un sapiente- che I' amore della gloria divinizzi» gli uomini, e creo gli eroi; educazione fisica e mitologica: ohe la poo'ia d' Omero tu emine ninniti: educatrice u per conseguenza civilizzatrice; educazione migrale o politila data dalla poesia etto la legganone educò la Grecia, Koroa o la Uiua, (odo il t'ilaugeri hen disse: si'er fermare un uouii io preferisco li domestica educa- zione; per formare un popolo io preferisco la pubblica;» educazione natca-Ugi slati va: che 1' amore della patria inspirò ai Romani la grandi virtù, che non anno però da confondersi col furore delle con- quiste, cogli orrori delle intostino discordie, eoo i vizi dell' im- DigitizGd &/ Google 13 _ pero, imperciocché guelle fossero cagione della loro grandezza e Suesti della loro rovina; educazione patriottica e guerriera: che l'e- ucaiione del medio-evo partecipi) delle romane reliquie, della bar- barie deirli invasori, e della influenza in ultimo predominante del cristianesimo, ed oscillando e quasi dibattendosi fra così diversi ele- menti fu causa ed effetto ud un tempo di quel periodo di sociale trasformazione; educazione fisica a cavalleresca in uni classe, mo- rale e intellettiva in un'altra: finalmente che la storia moderna, la cui ragion d' essera rìnvienst nel medio-evo, e i cui precipui ca- ratteri sono il progresso della legislazione e delle scienze, ba avuto ed ha in sò stessa i mutivi della educazione eminentemente posi- tiva e scientifica, che da quattro secoli si fa ogni di più per ogni dove predominante; educazione singolarmente intellettiva. Se mi avete sino a questo punto, come pormi, onorato, o Si- gnori, della vostra intelligente e benevola attenzione, io v' ho fat- to indubbiamenle manifesto e Voi avete compreso, che nella sto- ria manca 1' esempio di una educazione completa, data cioè nello stesso tempo, e ad ogni classe di cittadini la medesima, e di cia- scun cittadino al corpo, al cuore, allo spirito; i quali elementi sono l'uomo e in lui coordinati cosi da costituire in un tutto la com- posizione, la cooperazione, 1' armonia delle parti. Se l'educazione ò la scienza dell' umana perfezionamento, a se 1' uomo nel tempo della sua vita mortale 6 ita* unità indivi- sibile, quantunque risultante di elementi ebe la scienza può di- stinguere, non già nel vivente senza morte scomporre, è chiaro doversi 1' educazione darà a tutto 1' uomo, io va' dire ai suoi or- gani ed alle sue membra, ai suoi affetti ed alta sua coscienza, alle facoltà, tutte della sua anima e perciò al suo intelletto: onde av- viene che la educazione debbe darsi e debb' essere tisico, morale e intellettivo. Or nella storio antica è prevalente l'educazione fisica; nella ma- dia la fisica in una classo, la morale e la intellettiva in un' altra; nella moderna 1' educazione intellettiva prevale a scapito della fisica e un po', diciamolo con franchezza, anche della morale edu- cazione. Dappoiché la grande guida e la grande maestra del filosofo è la storio, sappiamone trarre gì' insegnamenti e lo regole che à offre. È chiaro: il nostro supremo dovere fi quello di preparare ai nostri figli, ai nostri nepotì, e alle generazioni che verranno da loro un' epoca, il cui carottare, quasi complemento do' secoli trascorsi, abbia ad essere una educazione compiuta: e pefcié educhiamo e ad un tempo i muscoli, i sentimenti e le intelligenze. — Di questa triplice educazione vengo quindi a discorrere, e dello fisica in- Questa debbe aver principio, non vogliate meravigliar vene e stupirne, o Signore, ne II utero materno. Allorché la donna ha con- capito, ha tutto comune col frutto delle sue viscere:. il oiho, il san- gue, il moto, le infermità e per conseguenza le .passioni, .che so- Digitizcd by Google 13 no i mali del cuore e dello spirito; pensateci, o madri 1 Certi bam- bini malsani, e per ciò impressionabili, irritabili, e che voi chia- mate cattivi, sodo 1' opera vostra! Appena nati, i fanciulli respirano. L' aria, questo elemento vitale degli organismi, ò il veicolo della forza o della .debolezza: fa vivere quando abbonda pura e salutare, fa morire quando è poca o malsana. L' aria campestre, lasciatemelo dire, è più nobile dell' aria cittadina: è più ricca di ossigeno, meno pregna di eva- porazioni putrida, nudrita dalle piante e purificata dai venti. Se- potete, o balie, andato in campagna. Dopo che ha respirato, il bambino vuol due mammelle. Ma- dri, se siete sane, dategli le vostre: se no, cercatevi la più robu- sta balia, figlia di robusti genitori, e, ae è possibile, nepote di nonni robusti aneli' essi, e che sia una eontadinotta lieta e tranquilla; se allegra, tanto meglio. — Avvenuto lo slattamento, cibi sani Dopo i primi passi sicuri, moto sempre e all' aperto. Cam- minare, correre, saltara; portar pesi, lanciar pietre, colpire il bersaglio; inerpicarsi sugli albm e sullu corde e discenderne; schrnua di spada e di bastone a una a a due muli; cavallerizza, caccia, punca « nuoto: ecco gli esercizi dell' uomo sin j a venti anni. In ultimo per obi '1 putì, viaggi per terra e per mare. Il marmalo lia o;:bi d' aqjila; esercitiamo la vista sul più lon- cota orizzonte. Baerai tiam ola pjre al gusto del bello collo studio del diiwgno sulle copie o sul vero. Nella scuula u nella casa ordina a pnlii^zza, quadri e statue. Chi non arriva oggi a potersi comprare fotografie scelte e statue di scagliola? l'nuia queste, poi la pipa; il vino per ultimo, e poco o punto. Cui non diletta !a ruusicu Y Anche l' orecchio ha il suo diritto di essere educato. Ma che rosa è In musica? l'o risponderò :l più simpatico italiano dei tempi nostri, il ll'Azugliu, «Di tutte lu ope- re dell' uomo, di.^s nei suoi Iti cordi, la più meravigliosa ed insieme la sola, per me inesplicabile, è la musica. - Capisco la poesia, ciucco ia r-ii'-ura. la sculture, le orti d' imitatone insom- ma. Il loro nomo uo svela I' origine. V era un modello, 1' uma- nità c' impiego- s?c"li par giungere ed imitarlo; é finalmente Io imitò. — Capine» lo scituze. Dutu il raziocinio, non trovo dificiltà a comprendere che, profittando ogni età delle riflessioni dell' età antecedenti, e, per dir cosf, oaleudo sulle sue spalle, I' umanità ni sia innalzata al punto al quale oggi si trova. — Ma dove diamine siamo andati a prender la'musieaY questo e quello che non capi- sco. La musica i un mistero Credo che bisogna dirne quello che si dice delle lingue. — Kppure la musica cV, e nella noi-tra natura. (Non in tutte, e vnro.j Mi ricordo che ad un concert'». Citòden mi s'in- chinò all' orecchio, e mi disse: « Non ho mai capito che cosa signi- fichi quello strepito che chiamano musica. » Le esperienze sul mo- nocordo o_ sul prisma, la relazione che esisto fra le distanze delle note e dei colori, mostrano ohe consonanze e dissonanze non Bono 14 un fatto arbitrario nè una convenzione acustica. Ma con questi dati che cosa spiego ? Lei dirà eh' io vo nelle nuvole e nelle nebbie, ma voglio pur parlare. — Non ha mai provato talvolta, a corte melodie, sentirsi umidi gli occhi come ad una cara voce, come ad una dolce memoria sopita cho si ridesta ? e tal altra, sentirai di- ventar migliore, più franco, trovarsi 1' ari ini a nobilitata ad un tratto ? il cuore reso più generoso ? la volontà più onesta ? . . . . Come si spiega l' influenza della melodia e dell' armonìa sul senso morale? f!he cosa vi dissero quelle note, quali ragioni vi esposero per ispirarvi libello, il buono, il grande? — Non sarebbe la mu- sica una lingua perduta? della quale abbiamo dimenticato il sen- so, e serbata soltanto 1' armonìa ? non sarebbe una reminiscenza? la lingua dì prima? e forse anche la lingua dì dono? .... » E se la musica è tutto ciò, vorremo privare delle sue delizie, dei suoi conforti i nostri figliuoli? — Ora b il Montesquieu che parla. « — 11 savio Polibio ci dice, cho la musica ora necessaria per ad- dolcire i costumi degli Arcadi, oha un paese abitavano d' aria rea e fredda: che quei di Cinete, che la musica trascurarono, vinsero in crudeltà ì Greci tutti, e che non vi ha cittì, in cui siensi ve- duti tanti delitti, quanti in quella. — Platone non tome d* affer- mare, che non può farsi 'cambi amento nella musica, sema farlo di pari nella costituzione dello stato. — Aristotile, il quale sembra che per altro non iscrivesse la sua politica che per opporre a quei di Platone i suoi sentimenti, s'accorda però con esso rispetto alla forza che ha la musica sopra i costumi. — Teofrasto, Plutarco, Strabone, gli antichi tutti opinarono nel modo stesso. — Non È questa un' opinione buttata senza riflessione; ma bensì uno dei principi della loro politica. » Gli altri sensi si perfezionano col non abusarne. — Passo alla educazione morale. Se delle tro ora ben distinte specie di educazione se ne do- vesse dare una sola, questa sarebbe dessa. La forza e la sapienza sono armi pericoloso nelle mani d' un uomo immorale. Senza mo- ralità un individuo e un popolo sono vili egualmente. Io preferi- rei d'aver discepoli ignoranti ma onesti, e figli asini, infermi ma virtuosi, piuttostocliè dovermi vergognare delle cattive azioni degli uni e degli altri, fossero anche i primi genii dell' universo. La proprietà È un furto, disse Proudhon. Questa massima anti- sociale e sovversiva nudra il malcontento degli oziosi e le rivolte di ohi, non avendo nulla da perdere, vuol la confusione per pe- scarvi dentro. La proprietà è un diritto naturale consacrato dal lavoro, dico io, ed è la ragione e l'effetto di quasi tutta 1' umana operosità; in somma è stimolo e premio. Disogna abituare i giova- netti a comprenderne tutto il valore, insegnando loro il rispetto della roba altrui e l'economia della propria. Lo spilorcio è un vizio- so, il prodigo nn pano, e chi ha il vischio nelle mani e un ladro. Si fa questione sul diritto della pena di morte, ma si menano giù coltellato a occhi chiusi: oramai si languisce di umanitarismo, Digitìzsd by Google 15 ma s'ammette la vendita della carne umana virente, e ne n'aprono spacci dappertutto: si 6 proposta di portar le donne al ministero ma son desse tuttavia le nostre schiave. Cotalì contraddizioni ba- stano e dimostrare quanto siano grandi le lacune nel senso co- mune. E d'uopo rimediare: ma come? Gridando alto e sempre in tutti ì tempi e in tutti ì luoghi; 11 corpo umano 6 Baerò ed inviolabile più o almono quanto la persona <S' un Ke. — Si, parche ciascuno ò un re, Enctie non «fonile il suo simile. Quanto al cuore, chi n' ha troppo e chi troppo poco. Un» vin di mezzo, signori '. Apriamo asili infamili, scuole ver gli ignoranti, ospizi per i poveri, ospedali per gì' infermi a roan.comii per i matti; ma se un truffatore va in carcere, un assassino in galera e un parricida sulla forca, oh i.nn ci facciamo prendere dagli sve- uimeuti' — Curiamo i nostri bambini malati, procuriamo che non gì ammalino, baciamoli, accarezziamoli, scherziamo, giochiamolo loro, siano i nostri piccoli amici, i nostri conforti, la nostre gioje piti sublimi e pili sante, ma educhiamoli alla vita a per la vita; u perciò conduciamoli e sovente, se uz a avvezzarli a un ridicolo e daonoio eenti montai temo, a visitare i tuguri più miseri dov« si laogue per freddo e per fame, le prigioni ove si espiano i delit- ti, i letti dove giacciono gì' inferni! e quelli ove agonizzano i muri "ti, finalmente anche i cadaveri, ai, anche i cadaveri ! Cui vuol familiarizzarsi colla vita deve conoscere- audio la morte! — Noi, educati altrimenti, siamo usciti dalla famiglia a quindici o veni' anni ed entrati d'uu salto nel mondo. E che n é avvenuto? Tutti lo sappiamo: disinganni erudirli, straiiac'.i 1 Non più carezze, roa urti; non pili lodi, ma disprezzo; non più amore, ma odio; non più compassione, ma crude!;»; non più genitori affettuosi, ma giu- dici i-eitri; uor. ;:iù fruttili, ruu uc.iii.';; uir. p j nr.rcllr, mi sgual- drine; e il nostro paradiso terrestre? la nostra felicità ideale? lo nostra più liete, più care, più caldo speranze ì Tutto a' è disperso come per incanto, tutto 6 finito come sogno al destarsi 1 — Qua- si tutti siamo gli scolari della nostra esperienza, o Signori, e bea- to chi pu5 contraddirmi! — Montesquieu ha scritto; a A' giorni « nostri noi riceviamo tre educazioni diversa e contrarie; quella « do'noslri padri, quella decori maestri, e quella del mondo. Ciò « che ci vico detto nel!' ultima, rovescia le idee tutto delle prime ». Pur troppo ! aggiungo io. Avete udito mai quei padri che strilla no i figli, perchè van- no, secondo essi, con t compagni cittiv: v V.\:U-m. rnd.le . Le ab- biano torto? Niente affatto. Oh badate di non prendermi oggi per un predicatore quaresimale! lo, Signori, sono un uomo libero ielle plebee, mi soli perfino trovati in mezzo a ) amico, proprio amico, di qualche valente e j iquistato il diritto di parlare por esperiunza, c un viaggio, di dire a chi 1' imprende: Bada che là c' è una pa- lude miasmatica; passa di giorno, col sole ardente, e galoppa ! E i cattivi compagni, Signori miei, sono miasmatici, e posso assi- curarvene. Quattro chiacchiere con loro sembrano cose da ridere, e sono cosa serie: è come a farle con un coleroso; forse non contrar- rete il male, ma potete contrarlo; anzi avete per contrarlo almeno ottanta probabilità su cento ! — E non ho capita mai porche il male abbia da esser più contagioso del bene, ma è cosi, e cosi non fosse !.. Io ricordo tre governi, quello del papa governo assoluto, quello della repubblica governo di popolo, e questo in cui il popolo e il Re fanno le leggi, di concerto. Ho sentito maledirli t un' e tre. Ma che si vuole dunque 1 Le prove per coutentare gì' incontentabili sono oramai esaurite: eppure 1' autorità e la legga non sì rispet- tarono e non si rispettano I E sapete perchè ? Perchè abbiamo per- duto il rispetto par tutte le cose rispettabili. E sapete dove e co- me? Nel seno delle famiglie, ove incomincia la ribellione all' au-" ferità paterna, perchù o troppo rilasciata o troppo severa, e d'ondo esce per espandersi o propagarsi nella società politica, dalla quale vien rientrando in casa spesso o volontiori: circolo vizioso I I ge- nitori se la leghino al dito ! Io sono stato sempre nemico del duello per quella vieta ra- gione, .che la forza e la destrezza non possono risolvere una que- stione. Ma in certi oasi sono stato 11 11 per battermi davvero. C'è al mondo una maledetta genia che si fa giuoco dell' amor pro- prio e anche dell' onore altrui j segno evidente che con ne conosce il prezzo .o peggio ), e, per es. vi mette in ballo delle storielle ignominiose sul conto vostro o di quelli o di quelle che maggior- mente amate e giustamente rispettate. La legge tace; e s' ha a star colle mani alla cintola? 0 se la legge provvede, eccole pub- blicità, gli scandali, e la malignità che v' attacca molto bene il dento ! . . . . Infami tutti i maldicenti ! Ma imparino gli uomini sin da fanciulli che dopo il culto a Dio, il più sacro è il eulto all' onore dei loro simili ! La Chiesa ha collocato V invidia fra i peccati mortali, e par che P abbia fatto a posta per mandar molta gente all' inferno, imperciocché pochi vadano esenti da questa di superbia figlia, D' ogni vizio radice, Nemica di se stessa, invidia rea, Che gli animi consuma Como ruggine il ferro; Che 1' edera somiglia, Distruggendo i sostegni a cui s' appiglia. Quasi tutti i vizi portano seco qualche diletto; questo no, che rode 1' animo e consuma la vita di chi n'è preso; e nondimeno 6 cosi comune e pernicioso, che basta solo a distruggere la felicità di moltissime famiglie. La sola invidia dei begli abiti, nelle donne, Digiiizcd by Google consuma il povero stipendio di non pochi impiegali, fa -purea e talGata misera ia mciisn, U^h- a. f..;;ii...U il ;:aiie u I? miteruo i- i- is, induco i mariti a commettere oerte Ggure, chn 1* sa Iddio! e poi t Voluto pi ù ridicolo spettacolo che la gara iosfituitar tra le povertà o le duviiiu inoltra 1* invidia C la numioa più di- chiarata del vero merito, 'quan'.unqui" bassa, vile 'e paurosa pas- siono. Oh dite ai bambini felle e vero' é'potete 'loro dimostrarlo j dite ch'èril benessere altrui 6 un patrimonio comune che.ia'sentira a tutti ì suoi beneficìi. Quando, non. ha' gran tempo; 1' economia politica vagiva nelle fasce, s'insegnava e ai credeva' Che la ric- chezza d' un popolo dovesse essere a danno di quella, da' pnpoli vicini: ■ errore funesto- clin ;ia mmloi'.i nienti siati in rovina, e ohe oggi la Dio mercè è confutato dai fatti e dalla scienza. Or pèrche la scienza non confuterà 1' invidiai flQS è hon solo un ! stìnti mento, ma anche un errore e dello stesso genero ? Noi siamo per, lo me- no imbecilli guando ci adoperiamo a' dlstruc-Erern 1- nostra 'nel- ,' altrui felicità! > ' Neil' America civile, ove la. libertà più estosa non si confonde eolia 'licenza, ovo le virtù repubblicano' ' non sono, velo a 'volgari passioni o a vergognose mene o ad interessi non degni,' ove la miseria è una colpa e virtù la ricchezza, .ove la volontà è' -la! po-» lonza di ciascuno come di tutti,' sorgono tèmpii cattolici a fianco di quelli riformisti, religioni novelle' accanto alle antiche, 'apostoli nuovi in mezzo >a sacerdoti di ritio secolare,, e' la' figlia del fana- tico entra -sposa' nella essa d' Ira 1 'ateo.' Noi all' 'm contraiamo in- tolleranti delle persone, delle opinioni e delle credenze: non intol- leranti solo, ma V03-IÌ atrio colla ftirza 'attaccar ' la nostra coccarda sul petto di chi -va tranquillo per la sua tia^ È un birhante'chi nóii'pensa come noi, è inia spicchi non parla, e ehi parla troppo Sun brigante.- Ma non-siarmo invece nòi'l brigatati, 'quando rom- piamo così spudoratamente le tasche a questo e a quello ? . . . . TI prìmb caràttere d' Un popolo vcrnmento civile ò la : tolleranza; chi non tollera ha paura ! Per averè io il diritt» 1 di giudicare colla testa mia, d'amare col mio cuore, 0 d'intendermela colta .mia co- Scienza; 'colla baia ndn colla vostra, 1 È d' uòpo chó riconosca A me- desimo dritto in altrui. In quest'affare ci vuole il non iati! trend); 0 non 'mica il patto, ma il fatto - , ■ • : : Colla massima- brevità; ché"si' potesse 'accordare con la vastità de! tema d con la pazienza vostra Beli' ascoltarmi, ho della- morale educazione discorse quelle parti, delle quali fa, presso iioi Italiani, maggiore difetto. Se'ho- parlato .francamente e libe- ramente, attribuitelo e all' indipendenza- del 'mio carattere, e ai nostri guaj, .e al dovere che hanno i'^arlatori di svelarli senza mistero. Vi sono, o Signori, delìfe piaghe sociali, che non si sanano colle blandizie— E vengo a diro della educazione 'intellettiva.' Como lo varie membra del corpo 'acquistano in forzo e destrez- za per convenienti esercizi,' così le foeoltà dello spirito si miglio- rano per educazióne ben data. — Io stimo che l'educazione del- 18 l' anima debba precedere l' istruzione, e che questo aia ufficio- delie prime scuole. Un tempo le esercitazioni della memoria erano ■ barbare-. Si obbligava un fanciullo a ricordare parole e non idee, segni e non immagini. Ricordo per conto mio d' avere imparato tutto l'Alvaro senz' averne mai capito il senso. Fu una tortura che duro due an- ni, e che mi fece odiare la acuoia e il maestro, che Dio gliel per- doni ! Dopo ho avuto sempre avversione alte gsnmm .iìnhi di parole, alle pedanterie e a tutti ì pedanti: e in qui-sio , il-J di sentire e d'aver sentilo bene, e me ne vanto. Povera mia memoria, I Echi m' avesse predetto allora che sarei divenuto un maestro di mne- monica! Nessuna meraviglia: aborrendo dalla ricordanza materiale, ho studiato l'associazione delle idee. Sulla quale è d'uopo fondare le prime e tutte Io esercita/ioni della memoria, che bisogna abituare alle impressioni ripetute e profonde, affinchè sia tenace nella ri- tentiva, ycauta e logica. Poi s' arricchisce d'idee, chiaro- e sode, e non di futili cognizioni^ i-n -™4tò, non fresiamo di quegli eru- diti che ricordano tutto e non capiscono niente ! Questi sono più dannosi degli ignoranti. 11 celebre Ranalli, il vostro Deputato, mi scriveva questo precise parole: « Non credo che il maggior mala « sia l' ignoranza, che pure ò un gran male. Ma ve n? ha uno * peggiore che è il falso sapere 1 .... » Noi italiani abbiamo una buona immaginazione, e lo provano le nostre gallerie, di quadri e di statue, e ì nostri monumenti ar- chitettonici, i nostri sovrani poeti, i nostri divini compositori di musica. Ma le stramberie straniere cominciano a viziarla. L' arte d'oggi non è più l'arte dei nostri grandi maestri. Si dipingono e si scolpiscono, e, quel che è peggio, si scrivono cose, che sem- brano delirii: e anche in ciò dalla liberti siamo trascorsi alla li- cenza. Non si patisce dì languori, ma se ne fa patir gli altri. L' arditezza s' è convertita in temerità; 1' immaginazione è fecon- da, ma sgregolata: è pronta, ma 6 febbricitante. — Egli fa d' uo- po ricondurla sotto 1' impero dell' intelletto. Il quale non è presso noi esercitato, quanto pur vuoisi che sia affinchè regga alle fatiche della meditazione. Lo studio delle grandi cose lo fa grande, e quello delle molte vasto; ma nei giovani cide: concepimenti più ristretti, ma sicuri e indubitabili: giovano a ciù gli esempi, le similitudini e le ripetizioni. Le giovani menti non debbono spaziare per plaghe sterminate, ma nonno elevarsi e an- che, ma raramente, toccare il sublime: elevarsi coi subbietti concernenti la virtù, o sublimarsi colle idee d' eroismo , di religione, di patria. Le sottigliezze vanno sbandite, perchè av- vezzano alla pedanteria, che è il veleno delle scuole. Profon- di concetti ed alti e forti sensi, eoco quanto in Bingolar mo- do ci abbisogna. Nobiltà di carattere, ordine nello idee, con- versazione eoi buoni e coi dotti, uso di scrivere e di parlare, e fi- niremo d' esser semplicemente facondi per divenire eloquenti. Bi- lu- ci 19 sogna inoltre abituare gì' ingegni alle scoperte ed alle invenzioni: flooo desso il segreto del progresso. Delle cose vecchie ne abbiamo abbastanza; cerchiamone delle nuove, se vogliamo arricchire il pa- trimonio delle scienze e non moltiplicarlo d inutili e non raramen- te falsate ripetizioni. Due piri 0 ' ' ■'■» voloni'i. Questa, o Signori, dà o toglie va- lore a tuti -^Ità inic.lettive, al senso morale e alle fer- ie fisich iono vane le regole e anche i subbietti delle r%. non v' ha ne applicazione n& perseve- ranza, ne l . ..un ;io, e manca il carattere: senza di essa no" ai sa, ami non si pn/ trarre alcun vantaggio dalle arti, dalle scienze, dalla murale, c neppure dallo occasioni. Senza volontà sa- rebbero vissuti inutilmente Newton, Cialileo, Davy, Harvey, Jen- ner, Herschell, Humboldt, e molti altri simili ad essi. — La fiducia in ss pud ispirare il sacrificio e pub dare una volontà eostante: inspiriamola in tutti. Ciascuno ha il suo valore: sviluppiamolo. Mift ha scritto: « Il valore di ano atatj, è a lun^o -andare, il va- a lore degli individui che lo compongono. » Eccovi, o Signori, le precipuo regolo della educazione fisica, morale e intellettiva, desunte dai difetti della storia passata b della contemporanea. In un discorso io non poteva presentarvi un trattato. Ho sfiorato le osservazioni e le massime: non avrei po- tuto governarmi altrimenti. Un' avvertenza. Dalla definizione che ho data dell' argomento che ho preso trattare, chiaramente deriva che ho inteso di esporre precetti riferibili tanto agli uomini, quanto alle donne. Anch' esse debbono esser forti, morali e intelligenti, anch' esse debbono per- fezionarsi. Se i filosofi fi' accapigliano sulla istruzione dovuta alla parte più graziosa dell' uman genere, 1' educazione rispetto a questa non può esser posta in dubbio e discussa. — Le nostre madri e le nostri mogli debbono essere educate come noi e quanto noi. Se è vero, o Signori, com'è vero indubbiamente, che tanto 1' uomo dagli animali di un ordine inferiore si distingue e ai eleva, quanto è ad essi superiore per la ragione ed j| linguaggio, io non veplo come si debba disconoscere che tanto un uomo sia all' altr* uomo, e un popolo agli altri popoli superiore, quanto è maggiore il perfezionamento da loro per una miglioro educatone conseguito. Quindi non mi vale forza d'intelletto a spiegare che sia codiata ignavia, codesto abbandono, per cui si chiudono gii occhi dei padri sulla vjtH dei figli e cosi, che non veggono e, cib eh' e ancor peggi», noi. curano di vedere la ruina a cui molti di essi eorrono e non pochi e: slanciano. Sui capelli incanutiti o sul- le calve fronti siede poi tarsio h U'.a'.v il pt-t.lixt.-nli>, c curva in- nanzi tempo il capo del veocnio verso la turra, ohe sta per acco- glierlo nel suo umido grembo. Più dì frequente h incontra chi serba o chi accumula tesori pe' suoi discendenti, di quello the padri e madri che pensino a farli crudi e mdivisioMmeule padroni di quel tesoro, che non ha 20 pari, di un' oducazioDC forte, onesta, sapiente, e un carattere atto a difenderai dalh bufere e dagli urajr^ ita. Le gre- che madri piangevano al ritorno di:' figli s - vi jjisteaza dal nemico ferro del vincitore, ed emù lieta e< i\;t<-"s ili poter no- verare le ferite sul petto ilei tiglio ur i ■■>■■ ^itraglia, e morto per la salvezza e per la gloria della jv '*' - Eia, figlia di beipione l'Africano e mogli*) u.l con?' * / ■•no, a una matrona romana che, dopo averle ino-: i "hieSta l'avea de'suoi per ammirarli, presentò ■ . . ir- Vanamente orgogliosi della gloria li i. cene belli. Wa le virtii loro, la potemo, i! ,«•• ■ i --r-->, ia \ costanza, il senno ove sono? li so non sono, a ■> di ohe? — Eccoci liberi, quasi indinendenti, e si;.'' ■' "' : '' .tostro ridenti -oootradc 1 mari sono aperti alte «i itr v - ' Ta dis- poste alla nosii-i cultura, potenze uni: -T"-.la nostra naziona, e abbiamo porti e fortezze, un es.r!.;it-: un'armata, un parla- mento e una legge. Il soldato è citt-mliii'., ,] .ititi ìino è giudico del fatto nel delitto, la storia del delitto è di ragion pubblica, e siamo tutti-eguali d'innanzi all'autorità delle leggi; tutti eguali, . e quando occorra processiamo e condanniamo i nostri senatori ei nostri ammiragli. So ci paro, noi parliamo e scriviamo contro il" governo, e ì rapproaentunti del popolo ad ogni pie sospinto rove- sciano un Ministero. L' ignoranza ó una nebbia che si dirada un po' lentamente; ma l' istruzione, che in ■} «cita metafora natural- menta ò il sole, noa si stanca di ardere e d' irradiare luce o calore. 6Ì paga, ecco il grido ! ma si paga la sicurezza personale all' in- terno o la nazionale alla frontiere, si pagano i maestri che c' in- segnano, i magistrati eho d reggono, le vie per le quali viag- giamo, i mezzi rapidissimi che trasportano le nostre idèe, i coìht* . merci guarentiti, le industrie incoraggiate, l'agricoltura migliorata, le arti e. le scienze perfezionate, si pagano le battaglie vinte e quelle perdute, quando i nostri fratelli o il re stesso e ' figli puoi stavano coi petti contro i cannoni, e intanto noi giocavimo, o ravamo e ■ poltrivamo, e si paga anche qualcbe cosa per non avere 1' inco- modo dì ricevere, venti o trenta austriache legnate ad libitum della convertita casa d' Asburgo; in somma non si paga, ma sisemina per raccogliere. Del resto un grande progresso sodalo e' 6, un gran passo s' è fatto,' anzi un' salto; ma, Signori miei, il progresso individuale manca, perchè non fummo educati e non sappiamo educare. Or dunque all' opera. Alle madri, ai padri, ai maestri è ^affidata la grande missione di compier 1' impresa iniziata dai mar- ■ : * '•'l'indipendenza itfllìana,da chi per amoro di patria ha sofferto viti dell' esilio o gli orrori del carcere, o è morto strozzato •àia. o fucilato senza processo, o decapitato sul palco, o mi- traglilo w ! -vopo. ■ ' '■ N Digiiized by Google OlgilnM By Google i
Monday, December 2, 2024
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