Grice
e Lilla: l’implicatura conversazionale di Vico – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Francavilla
Fontana). Filosofo italiano. Grice: “I like Lilla; for one, he ‘revindicated,’
as he puts it, the philosophy of Vico, which, in Italy, is like at Oxford
‘revinidcare’ Locke!” Formatosi nelle scuole dei Padri Scolopi aderì alle idee
cattolico liberali divulgate dai filosofi della prima metà dell'Ottocento:
Gioberti, Minghetti, Balbo e Rosmini al quale dedicherà molteplici studi
subendone una marcata influenza. Lascia Francavilla per l'ostentata contrarietà
di tutto il clero alle sue idee patriottiche
d'ispirazione giobertiana, manifestate apertamente nel "Programma
d'insegnamento filosofico" pubblicato sul giornale il "Cittadino
leccese", decise di trasferirsi a Napoli ove ebbe modo di confrontarsi con
le idee di Sanctis, Spaventa, Settembrini, Tari e Vera. Si laurea e insegna a
Napoli. Durante questi anni videro la luce "La provvidenza e la libertà
considerate nella civiltà", "Dio e il mondo", e "La
personalità originaria e la personalità derivata" (Nappoli, Rocco), nei
quali getta le premesse degli studi filosofici e giuridici in cui si cimenterà
per tutta la vita: la storia della filosofia, la filosofia teoretica e la
filosofia del diritto; sviluppando altresì e precorrendo una moderna concezione
del rapporto tra "diritti umani e progresso scientifico" sin da “La
scienza e la vita” (Torino, Borgarelli) -- titolo paradigmatico del suo saggio
– cf. Grice, “Philosophical biology,” “Philosophy of Life” Insegna a Messina.
Furono quelli gli anni più fecondi della produzione scientifica volta a
perfezionare la sua concezione dello Stato, approfondire le fonti rosminiane,
confrontarsi con le teorie evoluzionistiche di Spencer e contemporaneamente
intrattenere contatti epistolari con alcuni fra i maggiori filosofi, giuristi,
patrioti e storici dell'epoca quali:
Jhering, Bluntschli, Roy, Tommaseo, Capponi e molti altri. Saggi: “Kant
e Rosmini” (Borgarelli, Torino); “Aquino” (Torino, Borgarelli); “Filosofia del
diritto,”“Critica della dottrina utilitarista liberale empirica etico-giuridica
di Mill”“Le supreme dottrine filosofiche e giuridiche di Vico ri-vendicate” --
“La pretesa persona giuridica e le funzioni personali degl’enti morali” (L.
Gargiulo); “Della Riforma civile di Spedalieri” (Messina, Amico); “Le fonti del
sistema filosofico di Serbati-Rosmini” (L.F. Cogliati); “Due meravigliose
scoperte di Rosmin-Serbatii: l'essere possibile e l'unità della storia dei
sistemi ideologici, Cogliati, Il Canonico Annibale Maria Di Francia e la sua
Pia Opera di beneficenza, Messina, San Giuseppe, Manuale di filosofia del
diritto, Milano, Società editrice , Pagine estratte. Martucci, Il concetto
dello stato Antonio Tarantino, Diritti
umani e progresso scientifico: Polacco, La "Filosofia del diritto” (Randi);
“Filosofia” (Milano, Giuffré); Tarantino, “La filosofia della giustizia sociale,
Milano” (Giuffré) – cfr. H. P. Grice, “Social justice” in “The H. P. Grice
Papers,” Bancroft, MS. In occasione del conferimento della "Cittadinanza
onoraria (di Messina) alla memoria, su nettuno press.Tarantino, Diritti umani e
progresso scientifico: emeroteca.provincia.brindisi. Martucci,Il concetto dello
stato, su emeroteca.provincia.brindisi.
Treccani, su treccani. Lettere a Jhering. non accordabile col supremo
principio della Scienza Nuova Ilmiolavoro Vico rivendicato» meritòl'onoredi
essere preso in considerazione dai due più competenti degli stu dii vichiani,
ed al giudizio dei competenti bisogna dare gran peso, perchè effetto di
conoscenza bene approfondita sopra un determinato autore, specialmente se si
mira ricostruire la mente di Vico. Questi scrittori sono Ferri e Fornari i
quali si trovarono in pienissimo accordo, tanto da far supporro che fosse
effetto di un concetto prestabilito. L'accordo fu pie nissimo nella prima parte
del lavoro di carattere puramente critico e riconobbero che la rivendicazione
delle dottrine filoso fiche e giuridiche da tutte le fallaci interpetrazioni
fatte in Europa Rivista Italiana di Filosofia. Quando gli opuscoli hanno un
valore così notevole come quello qui sopra indicato del prof. Lilla , è giusto
segnalarli all'attenzione degli studiosi piuttosto che i volumi di gran molo o
di poca sostanza. Questo lavoro dice molto in poche pagine e il suo intento è
questo: rivedere i giu dizi che sulle dottrine del Vico sono stati portati in
Italia , in Germania e in Francia particolarmente, ricostruire dietro indagino
esatta il concetto di questa dottrina e questo intento ci pare raggiunto. Il
Vico non è sem plicemente un ontologista platonico, come parrebbe dal giudizio
del Gioberti, nè un razionalista kantiano, o piuttosto un precursore del Kant, come
sembra a Spaventa, nè un positivista como fu rappresentato da altri. Questi
apprezzamenti risultarono dall'interpetrazione parzialeesoggetti va di qualche
parte dei pensieri filosofici del Vico che nelle sue opero non sono esposti in
ordine sistematico , e che l'autore di questo lavoro con grande dili genza
raccoglie e combina riferendo le formole e le parole proprie dell'autore della
scienza nuova sparse nei moltiplici suoi scritti. » era esauriente
e condotta con criterii elevati. La mia interpretazione sulla vera mente di Vico
fu riconosciuta vera ed adeguata tanto che il Fornarì mostrò vivissimo
desiderio di veder fecondare quelle supreme linee con svolgimenti ed appli
cazioni. Dominato da tale pensiero concepii il disegno di scrivere un lavoro di
lena, mirante ad un triplice scopo di rivendicare, illustrare, ed integrare la
mente dell'autore della « Scienza Nuova» A tale scopo indirizza i tutte le mie ricerche
attingendo sempre maggiori lumi dalle sue opere edite ed inedito e fin anche
dai manoscritti che si conservano gelosamente nella bi· blioteca Nazionale di
Napoli. I grandi genii, e segnatamente il Vico che, come non ha guari, fu
appellato da un poderoso intelletto di una delle più famose Università il più
grande filosofo del mondo, muovono da una idea madre fecondissima ed alla quale
rannodava tutte le idee secondarie e particolari. Uvità ed armonia cioè
perfetto organismo è la nota caratteristica del lavoro dei sommi.Ed io vado
riunendo non poche idee per ricostruire su solide basi quest'opera di
architettura gigante e le mie indagini non ric scono infruttuose, e ne è prova
evidentissima questo frammento inedito dal titolo « Pratica della Scienza nuova
. » Non poche censure mosse la turba dei filosofanti al Vico perchè s'ispirava
a concezioni idealistiche negligentando la pra tica della vita. Tale critica
presenta apparenze di verità tanto che il Vico stesso no rimase
impressionato,ma raffrontando dottrine a dottrine si coglie il genuino e loro
vero significato. La grand o idealità diquestamassima «la storia ideale eterna delle
nazioni» « Il Lilla ha liberato la dottrina del Vico da tutte le fallaci inter
petrazioni. La sua dottrina che mi pare giusta, merita di essere più larga
mente svolta. » Nel volume delle Onoranze; è una vera esagerazione , e chi si
addentra nella parte riposta del sistema Vichiano si accorgerà che non si possa
ascrivere ad essa une perfetta interpetrazione astratta e specialmente
raffrottandola colla psicologia sociale che sta a base del processo del
filosofo napoletano. Bisogna por mente innanzi tutto alle tre fasi che percorre
l'umanità nella sua storica evoluzione; età del senso, della fantasia, e della
ragiono. E molto più alla dottrina del corso e ricorso delle nazioni, cioè al
loro periodo d'infanzia, di giovinezza e di vecchiaia. Valga ciò a smentire
l'assoluto idealismo del Vico ilquale è puramente immaginario. Tutta la seconda
Scienza nuova è derivata dalla psicologia sociale evoli tiva e tutti i diritti,
i costumi, le religioni, le costituzioni p o litiche degli stati sono emanazionidiquesto
principio.Nelprimo stadio tutto è divino, gli uomini inselvatichiti hanno un
diritto divino, tuttoprocededagliDei;ilGoverno teocraticorappresen ato dagli
oracoli, la lingua divina per atti muti di religiose cerimonie. In Giove e
Giunone si personifica ciò che si riferisce agli auspicii ed alle nozzo: la Giurisprudenza
è scienza d'intendere i misteri della divinazione; il giudizio divino, cio è
che nei templi divini,tutte le azioni sovo invocazioni agli Dei :ogni dritto è
divino,ogni pena è sacrificio, ogni guerra assume carat tere religioso ed ha
giudici gli Dei: od il giudizio di Dio si riduce a duello ed alle rappressaglie
: tali categorie sono sim boleggiate dal lituo, dall'acqua e fuoco sopra un
altare. Seguo poi un ordine di fatti eroici da cui deriva la natura eroica, o
dei nati sotto gli auspicii di Giove, il costumo eroico como quello di Achille,
il governo civico o aristocratico o dei for tissimi, la lingua eroica o delle
armi gentilizie o stemmi.I ca ratteri eroici come Achille ed Ulisse, che
personificano tutte le grandezze e i savii consigli. La giurisprudenza eroica,
che stà nella solennità delle formule della legge, la ragione di
stato conosciuta dai pochi provetti del governo , il giudizio eroico che
consiste nell'esatta osservanza delle formule e precipua mente deriva il feudo
dalla proprietà dei forti. Infine c'è un or dine di fatti umani, cui
corrisponde la natura umana intelligente e perciò benigna,modesta, che
riconosce per legge lacoscienza, la ragione, il dovere, e poi il costume
officiale, indi il diritto umano fondato dalla ragione, il governo umano
dettato dalla ragione, la lingua umana, Abbiamo motivo di credere che il Vico
impressionato dalle obiezioni dei contemporanei vollo dichiarare il supremo
princi pio della Scienza Nuova , cioè la storia eterna ed ideale delle nazioni
con questo frammento e senza addarsene disconobbe l'efficacia positiva della
Scienza nuova. Egli dotato di mente speculativa, pratica e progressiva,
non si poteva mai acconciare a vivere di formule astratte e di umana , il
parlare articolato , i caratteri in telligibili, che la mente umana rivelò dai
generi fantastici se parando le forme e le proprietà dai subietti. La
giurisprudenza umana che mira non al certo, ma alvero delle leggi. L'auto rità
umuna che nasce dalla rinomanza di persone capaci e sa pienti nelle agibili ed
intelligibili cose , la ragione umana o ragione naturale che divide a tutte le
uguali utilità. Il giu dizio umano velato di pudore naturale e mallevadore
della buona fode che ai fatti applica benignamente le leggi temperandone
ilrigore.E questi fatti hanno ancheiloro simboli nellabilanciache rappresenta
le qualità civili nelle repubbliche popolari, perchè la natura ragionevole è
uguale in tutti gli uomini. Questi tre ordinidifatti riposanointreprincipii,
chesono:iltimore, l'amore , il dolore, simboleggiati dallo altare, dalla pace e
dal l'urnacineraria,ecosì sifondarono loreligioni, imatrimoni e l'immortalità
dell'anima.In questiconcetti siriassume tutta la seconda Scienza nuova.
Rispettaro tutto quanto i nostri maggiori operarono di grande è la disposizione
più favorevole a quest'opera di conciliazione, ma perchè il ri spettonon
portiadelleideeesclusiveenonsoffochilalibertàdeinostri giudizi verso lo scopo
ultimo della scienza, avvicinata a questo scopo la pro duzione più perfetta
dell'uomo , ci rivela la sua imperfezione , in questo modo
èriconosciutalanecessitàdell'Ideale,perchè fossecriticatoemiglio rato il
presente. puri concetti metafisici,
poichè il processo inquisitivo che egli seguiva aveva un fondamento storico e
dava origine ad un temperato e ragionevole positivismo, pel quale non si poteva
disgiungere la scienza dalla vita.Egli ben vedeva che la scienza fuori la vita
era una vana supellettile intellettuale , un giuoco dialettico del pensiero e
non punto proficua al beninteso pro gresso delle nazioni. Esiste un ideale di
perfettibilità , supe riore , ma non indipendente dalla vita , verità questa
intuita dall'antesignano della scuola storica tedesca,da Savignys,ilquale era
ammiratore passionato delle istituzioni giuridiche romane nelle quali vedeva la
più alta manifestazione del progresso giu ridico. Ma fatto maturo di anni e di
senno confessò apertamente che per quanto possono sembrare perfette le
istituzioni romane, pure comparate all'idealità mostrano la loro incompiutezza.
Vico gittò le basi di una vasta costruzione scientifica fondata nel
processostorico– filosofico.E dàbiasimoaldivorziofraquesti due processi
metodici, in questa memoranda sentenza « Pecca rono per metà i filosofi perchè
non accertarono le loro idee coll’autorità dei filogici; peccarono per metà i
filologi perchè non inverarono la propria conoscenza coll'autorità dei
filosofi». La storia ci rivela il certo, l'origine, le fasi o gl'incrementi degl'istituti
politici, sociali giuridici, e la filosofia rivela l'ele mento razionale e
addita le perfezioni ideali, cui si possono inalzare;veritáquestaintuitada Bacone
daVerulamin «I filosofi, dic'egli, scoprono molte cose belle a contemplarsi, ma
impossi bile ad essere attuate, ed i giuristi ragionanı) come prigionieri nelle
catene. Alla mente di VICO si affaccia, un dubbio che poteva presentare questo
supremo principio della scienza studiossi ripararvi con questo frammento
inedito. « Tutla quesť opera è stata ragionata come una scienza puramente spe
culativa intorno alla comune natura dello nazioni. Però sembra per quest’istesso
mancare di soccorrere alla prudenza umana, ond'ella si adoperi perchè le
nazioni, le quali vanno a cadere o non ruinino affatto , o non s'affrettino
alla loro ruina ed in conseguenza mancare nella pratica , qual dev'essere di
tutte le scienze, che si ravvalgono d'intorno a materie , le quali dipendano
dall'umano arbitrio , che tutte si chiamano attive. Anche nella coscienza dei
grandi vi sono delle oscil lazioni sulle loro concezioni. Il Vico nel fram .
citato, dice che la scienza pratica non si possa dare dai FILOSOFI, ma i
filosofi civili e i reggitori degli stati possono creare costituzioni politiche
e leggi, e richiamare le nazioni al loro stato di perfe zione. Niente di più vero:
le nazioni e tutto il mondo moralo creato dall'arbitrio umano non può ridursi a
categorie logiche, non può essere sottoposto alla legge ferrea della necessità,
e quindi la scienza puramente contemplativa o ideale non può contenere nella
sua orbita le leggi relative dei fatti umani. Se quest'ordine è indipendente
dalla necessità logica, può essere (1) Qui do legibus scripserunt, omnes vel
tanquam PHILOSOPHI, vel tan quam Jureconsulti, argumentum illud tractaverunt.
Atque Philosophi pro. ponunt multa dictu pulcra , sed ab uso remoto.
Jureconsulti autem ,suae quisque patria legum , vel etiam Romanorum , aut
Pontificiarum placctis abnoxüetad dicti, judicio sincero non utuntur,sedtanquam
evincolis sermocinantur. Tractatus de dignite et augmentis scientiarum ; solo
regolato o disciplinato dalle scienze pratiche ed attive e non dall'ordine
puramente scientifico. Nel capitolo VIII della seconda Scienza nuova pare che VICO
incorra in un'incoe renza, in quanto si propone di trattare di una storia
eterna sulla quale corre di tempo la storia di tutte le nazioni con certo
originiecerteperpetuità,e poidico chelescienze pratiche
possonoregolarelavita.Ma come si può parlare d'una storia eterna, sulla quale
sono modellate le storie di tutte le nazioni se il mondo morale, con tutti i
suoi fattori , procede dall'arbitrio umano ? Questo ardito disegno del Filosofo
Napoletano racchiude un pen siero riposto. Questa Storia eterna delle nazioni,
modellatrice, esemplatrice di tutte le storie delle nazioni è uno dei più
grandi problemi della Scienza Nuova, che è assai bisognoso di com menti
illustrativi ed esplicativi. In questo capitolo si nasconde una speculazione
alta, e, dirò meglio, vertiginosa. Qui il Vico si rivela come idealista, o
meglio tale appare, poichè nello stabilire un ideale comune a tutte le nazioni
pare che proceda con un metodo astratto e formale, cioè como un ideale fanta
stico di pura creazione del cervello. Parvenza vana inganna trice! Ad un
pensatore meditativo apparisce,com'è infatti, una dottrina a fondo realistico.
Essa non è generata ma è ricavata da uno studio coscienzioso ed accurato dei
fatti. Il diritto naturale delle genti è reale quanto la natura umana, ed è la
fonte di questa dottrina. Secondo la mente del Vico non si potrà revocare in
dubbio l'esistenza d'un dritto naturale, comune a tutti i popoli. Cotal
diritto, comune a tutte le nazioni, ricavasi dalla psicologia sociale , la
quale ci attesta la natura comune sociale dei popoli. Questo argomento
comparativo trova la sua conferma nel fatto irrecusabile che questo diritto
comune, patrimonio di tutto le genti, non poteva essere stato trasferito o
comunicato da p o polo a popolo, perchè fra loro non vi era, nè era
possibile nes suna comunanza di relazione.(1)Ponendo mente all'esistenza di un
diritto naturale identico a tutti, o perciò universale e necessario, non si può
negare un sicuro fondamento all'esistenza d'una sto ria eterna nella quale
corrono di tempo in tempo le storie di tutte le nazioni. Il diritto é uno, come
uno è il tipo umano. Nella varietà dei costumi dei popoli vi è qualche cosa che
non va ria nè si trasforma. Dunque uno è il diritto, ed una è la storia ideale
delle nazioni , la quale è fondata sull'unità del diritto. Dunque dalla
medesimezza del costume, sigenera ildirittona turale,e da ciò nasce ildisegno
di una storia eterna delle na zioni Concetto ardito e profondo, poichè in tanto
è possibile una storia eterna ed ideale, in quanto vi è un tipo unico nel di
ritto e nel costume. I grandi genii hanno il presentimento di certe verità che
poscia approfondite dalle venture generazioni acquistano piena coscienza.
Questa divinazione del VICO oggi è rifermata dalla analisi comparativa degli
istituti giuridici e politici , e questa scienza divinata dal Vico è una delle
più belle glorie dei nostri tempi, a cui un forte ingegno siciliano addisse il
suo ingegno e ne abbozzò il primo disegno. E qui si adombrano le prime lince di
un metodo armonico fra il vero e il fatto, fra LA FILOSOFIA e la Storia La
Storia dei costumi deve emanare da due cause coefficienti:dall'ordine reale e
dell'ordine ideale,e così si avvera ilgran principio del Vico che « verum et
factum recipro cantur » Ma l'ordine ideale per non essere una chimera deve Ideo
uniformi nate appo interi popoli fra essi loro non conosciuti, debbono avere un
motivo comune di vero. Scienza nuova, Dignitá. avere un'origine per quanto
rimota,ma sempre realistica, non è fantasmagorico, ma ricavato,o meglio
osservato nell'elemento comune che presenta il costume dei popoli,e perciò non
è in fecondo e sterile,ma proficuo alla vita. (1Questo brano è tolto dal capitolo
Incoerenze di Giambattista Vico del mio lavoro inedito: La mente del VICO
rivendicata, illustrata e integrata. A riassumere la dottrina giuridica
di Vico è indispensabile determinare i principi fondamentali dell»
scuola storico-filosofica da Ini splendidamente rappresentata.
La Scienza Nuova è lu riprova più sicura della «lenominazione
apposta ; iu quel lavoro di architettura gigante si vede adombrato il disegno
del¬ l’armonia fra i principii razionali e il fatto storico.
La psicologia sociale è il substratum delle leggi, delle religioni,
delle lingue e di tutti gli altri elementi della civiltà. In quella filosofia
della storia contenuta in germe LA FILOSOFIA DEL DIRITTO POSITIVO, perchè
le costituzioni civili, sociali e politiche sono conseguenza necessaria
della vita, della cultura e dei costumi delle varie nazioni.
Egli divide in tre grandi periodi la storia civile delle nazioni,
cioè l’età del senso, della fantasia e della ragione, e tutti i fattori dell’incivilimeiito,
dalla religione alla lingua, da questa alla giurisprudenza c infine
alla politica rispecchiano fedelmente le immagini e i caratteri di quei tre
grandi avvenimenti '‘tarici. Anche nell’opera, De universi iurte et
prtnùfno et fine uno le ricerche del DIRITTO FILOSOFICO sono accompagnate
dall’indagine storica e innumerevoli applicazioni fa al diritto romano, da
cui poi si eleva ai supremi principii giuridici. Questo sapiente
indirizzo trova la ragion di essere in quel supremo pronunziato del De
antiquissima Italorum sapiential, che « verum et factum reeiprocantur. Il fatto
adunque deve procedere di conserva col vero, altrimenti si cade o nel
forma¬ lismo astratto o nell’imperiamo gretto. E con questo criterio
VICO dà biasimo ai FILOSOFI ed ai filologi; mancarono per metà I FILOSOFI perché
non accertarono le loro idee con l’autorità dei filologi, e mancarono per meta
i filologi perchè non avverarono le loro idee con l’autorità dei
filosofi. Il vero e il fatto sono due termini convertibili, e,
perchè convertibili, l’indagine storica trova la sua vera integrazione
nei principii di ragione, e questi hanno il loro fondamento nell’ordine
dei fatti bene accertati. Storia e Ragione sono adunque i due
fattori del diritto filosofico e, quando si scinde il fatto dal
vero, si avrà del diritto un’idea esclusiva, incompiuta,
o fallace. Il diritto, secondo VICO, è un’idea umana, vale a
dire un principio ideale e storico, o meglio un principio ideale che si
attua nella storia; e tanto è vero ciò che mette radice nell’ordine
eterno dell’eterna ragione o dell’eterna volontà in quanto prescrive alia
volontà umana l’equo bono. Secondo questa dottrina il diritto deriva da
due cause coefficienti, cioè: l’utile e l’eterna ragione. L’una dà la
forma e l’altra la materia. Utilità» fiiit occasio iuris, honestas causa.
Tutto ciò risponde esattamente allo spirito del sistema vichiano. Infatti la
plebe, insorgendo contro il patriziato, conquistava i propri diritti, eppure
era mossa dalla molla dell’interesse. Sicché il progresso morale e
civile delle nazioni era occasionato dalle passioni, lagli interessi, i
quali contribuivano a far riconoscere i principii razionali. Quao vis veri sen
liumann ratio virtus est quantuin cum cupiditate pugnat. Quantum utilitates
diligit et exquat, quao nnum universi iuris principium unusque iincs. L’utile
non è per sè stesso né onesto nè turpe, ma pnò divenire l’uno o l’altro
quando è o confonne o disforme alla giustizia. Ecco dunque come il diritto
ha l’anima e il corpo, la materia e la forma, ed lia un contenuto etico,
che applica nell’utile. E da ciò segue la definizione del
diritto: Igitur ius est in natura utile a eterno, coniincusu acquale. I
punti salienti nei quali si rias mine la teorica del Vico sono i seguenti
: l’indagine storica, base della ricerca razionale, convertibilità. del vero
col fatto; insidenza del diritto nel bene, incarnata nella formula
dell’equo buono : inerenza dell’equo buono nell’ordine eterno; futilità
in quanto è regolata dalla ria veri; l’utile è materia; e la ragione
forma del diritto.Vincenzo Lilla. Lilla. Keywords: implicature, Vico, Vico
ri-vendicato, Vico ri-vendicate, Luigi Speranza, “Grice e Lilla: la semiotica
di Vico” – The Swimming-Pool Library. “Il Vico di Lilla” – The Swimming-Pool
Library.
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