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Tuesday, July 31, 2012

PALAZZO ALTEMPS

Speranza


La collezione di statue, istituita nel 1997 all'interno del cinquecentesco Palazzo Altemps, ospita la sezione del Museo Nazionale Romano relativa al collezionismo privato con alcune fra le più importanti opere della statuaria classica.
 
 


Il palazzo sorge in un'area che in antico era occupata dalle officine per la lavorazione del marmo, probabilmente in prossimità di un tempio dedicato ad Apollo.
 
Nel medioevo la via dei Soldati coincide con un cammino di ronda lungo un sistema fortificato che divide il dominio Orsini da quello Colonna, due famiglie che si spartiscono il controllo della città al punto che il Papa è costretto per quieto vivere, a sdoppiare alcune cariche per far contenti entrambi.
 
Quindi le case medievali vengono gradualmente accorpate in un solo edificio realizzato, tra il Quattrocento ed il Seicento, da diversi committenti: Girolamo Riario, Francesco Soderini cardinale di Volterra, Innocenzo Cybo e altri cardinali spagnoli, infine il cardinale
 
Marco Sittico Altemps
 
e suo nipote Giovanni Angelo.
 
Alla fine dell'Ottocento, quando l'edificio, passato a Giulio Hardouin, divenne di proprietà della Santa Sede e fu concesso in uso al Pontificio Collegio Seminario Spagnolo, si operarono profonde trasformazioni, in parte rimosse con il restauro.
 
 
 
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Dal Cinquecento ospita la collezione di statue antiche di Marco Sittico Altemps e la annessa Bibliotheca Altempsiana, entrambe smembrate e parzialmente disperse nei secoli successivi.
 
 
Con la recente acquisizione dell'edificio da parte della Soprintendenza Archeologica di Roma del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è stato possibile recuperare i caratteri architettonici e, in gran parte, quelli del sistema decorativo, pittorico e plastico, degli ambienti interni ed esterni ed adibire gli spazi per ospitare la sede del dipartimento di Storia del Collezionismo.


 
 
La splendida collezione romana di scultura antica raccolta nel secolo XVI dal Boncompagni-Ludovisi ha trovato una definitiva sistemazione nelle sale di palazzo Altemps, nel luogo in cui già nel cinquecento erano conservate le antichità della famiglia Altemps.
 
Ludovico Ludovisi tra il 1621 e il 1622 riunì una magnifica collezione di marmi antichi nella sua villa sul colle quirinale, dove anticamente si trovava la residenza di Giulio Cesare.
 
La grande bellezza della villa era data dal magnifico giardino, dai lunghi viali prospettici dove esedre e boschetti erano illuminati dallo splendore delle statue antiche, e dalla galleria delle statue che conservava le più importanti sculture della collezione.
 
La raccolta si arricchì fino a comprendere più di 450 sculture, e la sua leggendaria fama attirò sempre visitatori e artisti.
 
Goethe e Schiller hanno poeticamente descritto le suggestioni ispirate da quei marmi antichi, fra i quali più conosciuti sono
 
il gruppo di "CECINA PETO suicida" 
MARTE in riposo
 
la testa di Giunone,
 
PAPIRIO e la sua madre
 
 il grande sarcofago di battaglia.
 
Le sculture vennero restaurate e integrate nelle parti mancanti dai più grandi artisti dell'epoca, quali Giovanni Lorenzo Bernini, Alessandro Algardi e Ippolito Buzzi.
 
Per i vincoli di famiglia dei Ludovisi con Gregorio Boncompagni, la raccolta è conosciuta col nome di collezione Boncompagni-Ludovisi.
 
La villa fu distrutta alla fine del secolo scorso per l'edificazione del quartiere Ludovisi, tra lo sdegno della cultura internazionale.
 
Da scavi in quella zona proviene il "trono", celeberrimo marmo del V secolo a.C.
 
Lo stato italiano acquistò nel 1901 la parte più importante della collezione.
 
Le 104 sculture furono sistemate nel Palazzo alle Terme di Diocleziano, nel chiostro piccolo della Certosa che prese il nome di chiostro Ludovisi.
 
Le condizioni statiche del chiostro non hanno permesso, negli ultimi decenni, l'accesibilità al pubblico.
 
Oggi, nella sede di palazzo Altemps la collezione può essere ammirata nella sua completezza, comprese alcune sculture considerate finora disperse, come
 
il torso di satiro in marmo bigio,
 
e altre di cui è stata riconosciuta la provenienza Ludovisi, come
 
il busto di togato e due coperchi di sarcofago con figure.
 
Nella seconda metà del cinquecento Marco Sittico Altemps riunì nel suo palazzo una ricca collezione di scultura antica, esposta con criteri di prezioso arredamento e di voluto avvicinamento alla cultura del mondo romano.
 
L'alternanza fra sacro e profano nell'ambientazione delle sculture riflette le scelte contrastanti della vita di Altemps.
 
La raccolta fu aumentata dal nipote Giovanni Angelo ALTEMPS con un gusto antiquario che denota una perfetta integrazione con la conoscenza dell'antichità romana.
 
Le 120 sculture della raccolta iniziano ad essere vendute e disperse verso la fine del settecento.
 
Nel 1773 la statua di Paride seduta "sopra a scogli" viene ceduta al papa Clemente XIV per i Musei Vaticani.
 
Le vendite continuano per tutto il secolo successivo.
 
Alcuni dei marmi Altemps si trovano attualmente in vari musei d'Europa e anche a Mosca, come il bel sarcofago dionisiaco ricordato da Winckelmann.
 
Della originaria collezione si conservano ancora nel palazzo 15 sculture.

Tra queste, particolarmente imponenti, le quattro statue disposte scenograficamente sotto le arcate del portico settentrionale.


Nei portici del cortile e nelle sale al primo piano sono raccolte insieme alle sculture Mattei, già esposte nel Museo Nazionale Romano, gli altri marmi antichi collocati originariamente all'esterno del casino Mattei nella

Villa Celimontana
 
e trasportati nel 1996 presso palazzo Altemps per motivi di sicurezza.
 
Si è così riunita la parte di proprietà statale della ricca collezione cinquecentesca che Asdrubale e Ciriaco Mattei avevano raccolto per la villa Celimontana.

Famosa è la statua colossale del Dace, in marmo giallo antico.


La collezione di antichità dei principi del Drago proviene in gran parte dalla raccolta della famiglia Massimo che nel secolo XVII riunì nel palazzo alle Quattro Fontane, già del cardinal Nerli, varie opere di scultura.
 
Il palazzo passò poi a Alessandro Alba II, finchè, per vincoli familiari, pervenne ai del Drago.
 
Provenienti da quella collezione privata sono esposti nella loggia di palazzo Altemps quattro rilievi di fondamentale importanza per la storia dell'arte antica, conosciuti e disegnati fin dal secolo XV e in seguito resi celebri dalle pubblicazioni Winckelmann.
 
Uno dei rilievi era appartenuto nel cinquecento alla collezione che il cardinale Bruto della Valle aveva raccolto nel suo palazzo in Campo Marzio.
 
I rilievi sono stati espropriati nel 1964 dopo un tentativo di vendita all'estero.


Della raccolta dei principi Brancaccio sono esposte due sculture: il famoso "torello" in pietra scura, identificato con il bue Api proveniente da un santuario isiaco sull'Esquilino, e il rilievo greco con il Dioscuri che in palazzo Brancaccio ornava la base del "torello".



La scelta operata per l'esposizione della collezione egizia del Museo Nazionale Romano privilegia i materiali provenienti dall'Iseo campense, santuario di Iside e Serapide in Campo Marzio, tra cui alcune importanti sculture di recente ritrovamento. Il percorso museale è introdotto dal busto del faraone Amenemhat III (fine della XII dinastia, 1842-1798 a.C.) della collezione Ludovisi, anch'esso proveniente dall'Iseo. Sono esposti oltre al bue Api già Brancaccio, il rilievo isiaco da Ariccia raffigurante numerose statue e simulacri isiaci, e l'allestimento completo dei materiali del santuario orientale del Gianicolo.

Nel palazzo Altemps sono inoltre esposte la scultura dell'Afrodite accovacciata, già in proprietà Jandolo, e la statua Menade della collezione Jenkins, acquisita recentemente dallo Stato dalla proprietà Veneziani, primo caso di cessione di una scultura antica in pagamento delle imposte di successione.
 
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