Arria fu una donna dell'antica Roma.
Secondo la leggenda, il marito di Arria, Cecina Peto, ricevette l'ordine dall'imperatore di uccidersi.
Cecina non aveva la forza di farlo, così Arria gli prese il pugnale e si pugnalò, e poi glielo ridiede dicendogli che non faceva male ("Paete, non dolet!"').
La sua storia è narrata nelle lettere di Plinio il Giovane, che la scrisse dopo aver parlato con la nipote di Arria, Fannia.
Plinio scriveva che il figlio di Arria morì mentre il marito era molto malato.
Ella preparò e pianificò il funerale del bambino, senza informare il marito nemmeno della sua morte.
Ogni volta che vedeva il marito, Arria gli diceva che il bambino stava migliorando.
Se l'emozione minacciava di prendere il sopravvento su di lei, usciva dalla stanza e, nelle parole di Plinio, "cedeva al dolore", poi ritornava da suo marito con un atteggiamento calmo.
Dopo la ribellione contro Claudio guidata da Lucius Arruntius Camillus Scribonianus nel 42 d.C., Scribonianus fu ucciso e Cecina PETO fu condotto prigioniero a Roma per aver cospirato con lui.
Arria implorò il capitano della nave di permetterle di salire a bordo, il capitano rifiutò e così Arria seguì la nave in una piccola barca da pesca.
Arria attaccò apertamente la moglie del capo dei ribelli Scribonianus per aver fornito prove al processo, gridando:
« Io devo ascoltare te, che puoi continuare a vivere dopo che Scribonianus è morto nelle tue braccia? » |
Suo genero, Thrasea, tentò di persuaderla a non porre fine alla sua vita, chiedendole se avesse voluto che sua figlia si uccidesse se lui fosse stato condannato a morte.
Arria ribadì che lei avrebbe voluto che sua figlia (anch'essa chiamata Arria) vivesse tanto a lungo e felicemente con Thrasea quanto lei stessa aveva fatto con Cecina Peto.
Da quel momento fu controllata molto attentamente, ma Arria fece presente che non avrebbero potuto impedirle di morire.
Detto questo lei corse, testa avanti, contro un muro e vi sbatté, rimanendo priva di sensi. Quando si riprese, urlò:
« Vi ho detto che l'avrei fatto nel modo più difficile se mi aveste impedito di farlo nel modo più facile.[1] » |
Note [modifica]
- ^ Plinio il Giovane, Lettere 3.16. AD 97/107. L
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