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Wednesday, November 26, 2014

TERENZIANA: La fanciulla di Andro (166), Il punitore di sé stesso (163), La suocera (165), L'eunuco (161), Formione (160), I fratelli (160).

Speranza

Terènzio Afro-z- ...›, Publio (lat. Publius Terentius Afer). - Poeta comico romano (2º sec. a. C.).

Frequentatore dei cenacoli aristocratici che a Roma, nella prima metà del 2º sec., andavano assimilando la cultura greca, fu autore di sei commedie, nelle quali si allontanò molto dalla forma complessa e movimentata di Plauto, e ritornò a una stretta aderenza al modello menandreo:

-- forte unità di azione
-- semplicità di stile
-- omogeneità e scarsa varietà dei metri
-- assenza pressoché assoluta di parti liriche.

La sua opera è giunta integralmente fino a noi.

Nato a Cartagine, probabilmente berbero, fu portato a Roma come schiavo dal senatore Terenzio Lucano, che lo affrancò.

Fu legato a famiglie di nobili, come C. Sulpicio Gallo, Q. Fulvio Nobiliore, M. Popilio.

Una diceria popolare faceva di questi i collaboratori e addirittura i veri autori delle commedie di T.

T. scrisse sei commedie:

Andria (La fanciulla di Andro); Heautontimorumenos (Il punitore di sé stesso); Hecyra (La suocera); Eunuchus (L'eunuco); Phormio (Formione); Adelphoe (I fratelli).

Assai discussa è la cronologia della loro composizione e rappresentazione.

Dalle didascalie premesse a ciascuna di esse dai grammatici antichi si ricava il seguente ordine: Andria, 166; primo tentativo di rappresentazione dell'Hecyra, 165; Heautontimorumenos, 163; Eunuchus, 161; Phormio, 160; Adelphoe e secondo tentativo di rappresentazione dell'Hecyra, ai ludi funebres di Paolo Emilio, 160; poi terza rappresentazione dell'Hecyra.

Ma tale cronologia è stata messa in discussione, senza che ancora si sia giunti a un accordo.

Le commedie di T., a differenza di quelle di Plauto, i cui modelli appartengono alle più svariate correnti della commedia attica nuova, hanno a modello le commedie di due soli autori: Menandro e il suo imitatore Apollodoro Caristio.

T. fu in certo senso soprattutto un traduttore di Menandro: ma in questa sua opera portò una notevolissima personalità di artista, sia nella sensibilità acuta per i caratteri (l'elemento comico, fortissimo in Plauto, quasi scompare in T., pensoso e interessato più alla fisionomia umana dei suoi personaggi che all'effetto esteriore dell'intreccio e del dialogo), sia nella padronanza perfetta della forma, limpida e scorrevole, sorvegliatissima.

Tali caratteristiche resero T. poco popolare presso il pubblico romano del suo tempo, e assai invece presso i più raffinati posteri romani.

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