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Thursday, June 4, 2015

Pollarolo, "FLAVIO BERTARIDO, re d'Italia: melodramma" (Venezia, 1706) -- il libretto di Stefano Ghisi si riferisce alla contesa fra Bertarido e Grimoaldo per il regno d'Italia -- "Dormi pure, amato figlio" -- "Cari lidi" -- "Ho disarmato il fianco" -- "Fa' pur guerra" -- "Lieto suono di trombe guerriere"

Speranza

PERSONAGGI

Flavio Bertarido, re d'Italia
Bertarido
Flavia
Rodelinda
Grimoaldo
Oronte
Cuniberto
Onulfo
Spirito guardiano


Flavio Bertarido, re d'Italia, una delle poche opere serie superstiti di Telemann. 

Il libretto, adattato da Christoph Gottlieb Wend e dallo stesso Telemann, si riferisce alla contesa fra Bertarido e Grimoaldo per il regno d'Italia.

Handel si rifà ad un libretto scritto da Antonio Salvi e messo in scena per la prima volta a Firenze nel 1710.

In questo caso il modello è rappresentato da un "Flavio Bertarido, re d'Italia" scritto da Stefano Ghisi e messo in musica da Carlo Francesco Pollarolo per Venezia nel 1706. 

Perciò le due vicende sono piuttosto diverse.

In questa versione, tutti gli aspetti più spiacevoli e moralmente disdicevoli sono stati in qualche modo alterati, per non offendere la sensibilità del pubblico.


La vicenda inizia con Bertarido, re d'Italia, che, tramite il fidato aiutante Onulfo, chiede all’usurpatore Grimoaldo di essere perdonato e poter rientrare in Italia dopo anni di esilio a riabbracciare la moglie Rodelinda ed il figlio Cuniberto (chiamato Flavio nel libretto di Salvi -- Firenze 1710), tenuti prigionieri da Grimoaldo. 

Questi acconsente alla rappacificazione.

Ma Rodelinda e Cuniberto sono in realtà da molto tempo fuggiti di prigione e vagano travestiti per le campagne circostanti. 

La principessa Flavia, sorella del re Bertarido (chiamata Eduige nel libretto di Salvi), è stata costretta a sposare Grimoaldo (a cui ha dato un figlio, Regimberto) ma lo detesta ed è corteggiata dal generale Oronte.

Quando lascia la reggia per una passeggiata nei boschi, Flavia incontra Rodelinda e Cuniberto, sotto i falsi nomi di Lucinda e Niso e li invita a corte per farle compagnia. 

In seguito i due fuggiaschi incontrano anche il re Bertarido ed Onulfo, che si stanno recando alla reggia.

I coniugi si ritrovano dopo molti anni e tuttavia Rodelinda decide di continuare con il suo travestimento, perché il suo piano è quello di uccidere Grimoaldo

Le circostanze l’aiutano perché il tiranno Grimoaldo, non appena la incontra sotto le mentite spoglie di Lucinda, se ne innamora, senza riconoscerla, e le dà un appuntamento notturno. 

Rodelinda/Lucinda va all’appuntamento ma nel buio colpisce invece, senza ferirli, prima il marito Bertarido, che si era appostato roso dalla gelosia, e poi il generale Oronte, che sperava in un incontro con Flavia.

Rosalinda viene quindi imprigionata da Grimoaldo e condannata a morte. 

Ma poco dopo Bertarido e Cuniberto liberano Rodelinda dal carcere, mentre Oronte rivela a Flavia che Grimoaldo è morto in un incidente di caccia. 

Le sue profferte amorose vengono però respinte ancora una volta da Flavia e Oronte allora le fa credere che Regimberto sia stato ucciso dalla folla inferocita contro Grimoaldo. 

A questo punto compare, come "deus ex machina", lo spirito guardiano dei italiani, che ordina a Bertarido di riprendersi il suo trono. 

Oronte offre i suoi servigi al re e riporta a Flavia Regimberto sano e salvo, ottenendo in cambio la sua mano.

Come si vede la trama è un gran minestrone dove alla fine non ci sono né buoni né cattivi. 

Grimoaldo più che uno spietato tiranno è solo un pallone gonfiato.

Rispetto alla Rodelinda di Salvi, manca un cattivo totale come Garibaldo. 

Caratteristica l’importanza data agli affetti familiari ed ai figli, uno dei quali, Cuniberto, partecipa attivamente all’azione. 

Il regista fa uccidere Grimoaldo da Bertarido e Cuniberto ed identifica lo spirito guardiano dei italiani con Regimberto.

L’opera è presentata quasi nella sua interezza (“in una forma leggermente abbreviata” si legge nelle note accluse: ad occhio e croce solo nel terzo atto è stato operato qualche taglio sostanziale e la durata totale è di quasi tre ore e mezza) sicché è possibile farsene un’idea piuttosto precisa. 

Un evitabile arbitrio è stato l’aver affidato ad Onulfo una delle arie di Bertarido per dare maggior peso a questo ruolo

Inoltre non si ha resistito alla tentazione di giocare col già nutrito organico strumentale, inserendo ad esempio uno chalumeau per accompagnare l’apparizione dello spirito guardiano. 

Ma si tratta per fortuna di piccole cose che non inficiano il piacere di poter ascoltare un melodramma in modo pressoché integrale.

La struttura è quella solita delle opere.

Recitativi  ed arie in italiano. 

Manca inoltre l’usuale coppia di personaggi “comici”. 

La musica delle arie ricorda spesso l’opera italiana dei primi del Settecento.

Non c’è traccia qui del nuovo stile napoletano che spopolava allora in Italia e prevale invece il trattamento contrappuntistico del materiale orchestrale, cosa che sarebbe suonata assai desueta alle orecchie di un contemporaneo italiano. 

Caratteristico è anche il ricorso al coro, a mo’ di turba bachiana, per sottolineare dei momenti di intensa eccitazione collettiva.

Tipici sono anche gli effetti di colore ottenuti con l’uso di particolari strumenti solisti nell’accompagnamento di alcune arie, sempre con effetti molti belli. 

Si ascolti ad esempio il flauto traverso nell’aria di Rodelinda, "Dormi pure, amato figlio," il fagotto in "Cari lidi" di Bertaridus, oppure i flauti diritti che imitano gli usignoli nell'aria di Flavia, tanto per fare alcuni esempi. 

Non mancano neppure le classiche arie eroiche, come le squisite "Ho disarmato il fianco", "Fa’ pur guerra e Lieto suono di trombe guerriere cantate da Bertaridus.

I personaggi principali sono di gran lunga quelli di Flavia, Bertarido e Rodelinda. 

Nel 1729 questi ruoli furono interpretati rispettivamente da Margaretha Susanna Kayser (prima donna assoluta nonché impresaria dell’Opera di Amburgo per diversi anni), Maria Domenica Pollone (che aveva cantato con Vivaldi all’Ospedale della Pietà) e Christina Maria Avoglio (che in seguito canterà con Handel). 

Notare che Avoglio e Pollone avevano cantato pochi mesi prima sempre ad Amburgo nel Giulio Cesare di Handel, nei ruoli di Cleopatra e Cesare. 

In questa incisione spicca per bravura il "Bertarido", superbe arie. 

Si tratteggia Grimoaldus in una forma troppo caricaturale, anche se questa è probabilmente più colpa del regista.

Il melodramma è bello e tutti i musicisti la eseguono con grande passione. Un cofanetto che si consiglia a tutti gli amanti del barocco italiano. 

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