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Saturday, October 22, 2011

Virbio, ossia Ippolito caduto e realzato

Speranza

E venne in guerra anche il figliol d’Ippolito,
l’insigne Virbio, che la madre Aricia
crebbe d’Egeria alle frondose rive,
ov’è la mite pingue ara di Diana.

Ippolito:

figliastro di Fedra (figlia di Minosse e di Pasife, moglie
di Teseo) fu da lei ingiustamente accusato di aver tentato di
sedurla per vendicarsi di essere stata respinta.

Teseo allora lo maledisse invocando su lui l’ira di Nettuno.

Questi lo esaudì e,

fatto sbucare all’improvviso

un mostro (toro) dal mare,

spaventò i cavalli di Ippolito

che lo travolsero col

carro mentre correva

lungo la spiaggia.

******************************

Diana allora, impietosita dell’ingiusto destino del giovane, fece in modo che Esculapio (detto "Febigenito" perché figlio di Febo) lo resuscitasse con la sua divina arte medica appresa da Peone, medico degli Dei.

Poi, col nome di "Virbio" (= "vir bis", uomo due volte, cioè "redivivo"), lo affidò
alla ninfa "Aricia" nel bosco della ninfa Egeria, ove sorgeva un
tempio a lei dedicato.

Dall’unione di Aricia con Ippolito redivivo (vir-bis), detto Verbio, nacque un figlio chiamato "Virbio", come il padre,
che è il guerriero di cui qui si parla.

La lunga storia di Ippolito è certo una disgressione,

ma tuttavia s’inquadra bene nella rassegna

dei guerrieri, di ognuno dei quali il poeta dà qualche

cenno sulle origini o sulla patria.

Essa inoltre risponde
all’esigenza di fare dell’Eneide anche una stimma mitologica
delle antiche leggende italiche.

Virgilio, Eneide, Versione poetica, introduzione e commenti di
A. Becchelli, Torino, 1978 : nota 1075.

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