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Friday, July 13, 2012

Fidia -- Giove -- statua

Speranza



The Greek sculptor Phidias created the Statue of Zeus in about 435 bc. The statue, depicted in this engraving by 16th-century Dutch artist Maarten van Heemskerck, stood in Olympia and was perhaps the most famous sculpture in ancient Greece.  




Fidia (in greco Φειδίας; Atene, 500 a.C. circa – Atene, 430 a.C. circa) è stato uno scultore e architetto greco antico. Fu tra gli artisti che meglio interpretarono gli ideali della classicità greca. Delle sue opere originali sono giunti ai nostri giorni ben pochi resti, più numerose invece le copie di epoca romana.
Le conoscenze che si hanno sulla sua opera si basano prevalentemente sulle copie di alcune sculture rinvenute, sulla descrizione di scrittori antichi e sui rinvii iconografici alle sue opere desumibili da cermaniche, rilievi, monete e gemme. Si sa solo che Fidia eccelleva nella perfezione e nella plasticità delle forme, con una perfetta espressione di ideale di eterna bellezza.

 

 

Della sua vita si conoscono pochi dettagli: nacque ad Atene poco dopo la battaglia di Maratona, fu allievo di Egia, scultore della scuola peloponnesiaca. Conobbe il pittore Polignoto, e insieme a Mirone e Policleto apprese ad Argo da Agelada le tecniche della scultura in bronzo. Plinio il Vecchio scrive nella Naturalis Historia che il suo periodo di massima fioritura sarebbe stato nella LXXXIII Olimpiade (448-445 a.C), quando avrebbe scolpito la statua di uno dei due Dioscuri.

 

La sua prima opera conosciuta è la colossale statua bronzea di Atena Promachos eretta sull’Acropoli di Atene nel 460 a.C.
Già famoso bronzista, in seguito Pericle lo scelse per sovraintendere ai lavori del nuovo tempio dedicato ad Atena, il celebre Partenone. Per il simulacro del tempio realizzò la colossale statua di culto crisoelefantina (rivestita d’oro e di avorio) dell’Atena Parthenos, dedicata nel 438 a.C. Realizzò quindi i modelli per le sculture dei due frontoni, per le 92 metope del fregio esterno e per il fregio interno (processione delle Panatenee), che decorava il muro della cella. Tali grandi lavori vennero eseguiti con molti discepoli e allievi. Lavorò poi ai Propilei, il monumentale ingresso alla città fortificata.
In tali lavori, oggi quasi interamente al British Museum (Collezione Elgin), molte figure sono rappresentate sono realizzate con la peculiare tecnica del panneggio bagnato ideato dallo stesso Fidia.

A Olimpia [modifica]

Nel 438 a.C., in seguito all'incendio della sua dimora, si spostò ad Olimpia, dove ricevette l'incarico di realizzare una nuova e colossale statua crisoelefantina di Zeus Olimpio, situata all’interno del tempio di Zeus ed annoverata tra le sette meraviglie del mondo; la statua, purtroppo, è andata perduta e, solo grazie alla descrizione di Pausania, nella sua Periegesi della Grecia, è possibile intuirne la concezione.

Rientro ad Atene [modifica]

Fidia fu anche ideatore di molte altre sculture, come ad esempio il gruppo bronzeo che rappresenta alcuni eroi greci con al centro il generale Milziade. Sono a lui attribuite altre statue dedicate ad Atena, una delle quali, nota da copie, ha preso il nome di Atena Lemnia. Negli ultimi anni partecipò a una competizione a Efeso con Policleto, Kresilas e Phradmon per la realizzazione di un'Amazzone. Il risultato, noto da copie, mostra un'influenza di Policleto, con il quale dovette avere scambi prolifici per entrambi.
Rientrato ad Atene da Olimpia, nel 433 a.C. fu vittima delle lotte politiche ateniesi: per screditare il suo protettore, Pericle, fu accusato di essersi appropriato di una parte dell’oro da utilizzare per l’Atena Parthenos. Fidia riuscì a provare la sua innocenza solo smontando e facendo pesare le parti d’oro della statua. Prosciolto da quest'accusa, fu però nuovamente accusato, questa volta di empietà, per essersi raffigurato insieme a Pericle sullo scudo della dea. Venne prima imprigionato e, quindi, esiliato ad Olimpia, dove morì. ( quell'immagine è un tutto tondo)

Stile [modifica]

Lo stile di Fidia si caratterizza per una rappresentazione realistica dell’anatomia umana, idealizzata con la maestà e serenità delle figure.
I suoi bassorilievi sono notevoli per rigore compositivo e senso ritmico, staccandosi dalla staticità dei grandi fregi orientali: nella processione delle Panatenaiche vengono inseriti dei contrappunti, come personaggi girati all’indietro, e la composizione si articola per linee curve, convergenti e divergenti. I personaggi sono ben distinti e scalati, dando l’impressione dell’affollamento di molti individui e non di un ammasso indifferenziato. È da rilevare inoltre la grande cura dei particolari: ad esempio, nel frontone orientale del Partenone, raffigurante la nascita di Atena, si distinguono le vene sporgenti del cavallo di Selene.

Bibliografia [modifica]

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