Vista delle terrazze sul Palatino. | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Comune | Roma |
Amministrazione | |
Ente | Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma |
Responsabile | Mariarosaria Barbera |
sito web |
Il Palatino è uno dei sette colli di Roma, situato tra il Velabro e il Foro Romano, ed è una delle parti più antiche della città.
Il sito è ora un grande museo all'aperto e può essere visitato durante il giorno.
L'ingresso si trova in via di San Gregorio (ingresso a pagamento), oppure si può salire sul Palatino entrando nel Foro Romano (ingresso a pagamento) e poi salendo per il Clivio Palatino, a destra dell'Arco di Tito.
Il Palatino è uno dei colli centrali di Roma, ma a differenza del Campidoglio e dell'Aventino è vicino al fiume ma non adiacente ad esso.
L'altezza massima è di 51 metri s.l.m.. Il colle guarda da un lato sul Foro Romano e dall'altro sul Circo Massimo.
La sommità centrale era detta Palatium, mentre il pendio che digrada verso il Foro Boario e il Tevere era anticamente chiamato Germalus.
È collegato al retrostante Esquilino tramite una sella e una sommità secondaria, la Velia.
La leggenda vuole che Roma ebbe le sue origini sul Palatino.
In effetti, scavi recenti hanno mostrato che delle popolazioni vi abitavano già nel 1000 a.C. circa. Si trattava di un villaggio di pochi ettari, circondato da paludi, dal quale era possibile controllare il corso del Tevere. Questo primo agglomerato urbano è la "Roma quadrata", così chiamata dalla forma approssimativamente romboidale della sommità del colle su cui si trovava.
Nell'Eneide e in altre fonti si narra di come sul Palatino vivessero Greci immigrati dall'Arcadia, comandati da Evandro e suo figlio Pallante.
Vennero in contatto con questi "Arcadi" Ercole e poi Enea.
Non si sa come queste leggende siano nate, però è un dato effettivo che nel pantheon arcadico esistano le divinità minori di Evandro e Pallante.
Può darsi che questa zona fosse frequentata in tempi remoti da mercanti e marinai greci, o prima della colonizzazione della Magna Grecia, come confermano anche alcune scoperte archeologiche del XX secolo[2].
Secondo la mitologia romana, il Palatino (più precisamente il pendio paludoso che collegava il Palatino al Campidoglio, chiamato Velabro) fu il luogo dove Romolo e Remo vennero trovati dalla Lupa che li tenne in vita allattandoli nella "Grotta del Lupercale", forse recentemente localizzata.
Secondo questa leggenda, il pastore Faustolo trovò gli infanti e, assieme a sua moglie Acca Larentia, allevò i bambini.
Quando Romolo, ormai adulto, decise di fondare una nuova città, scelse questo luogo (si veda Fondazione di Roma per un resoconto più dettagliato del mito).
La casa Romuli effettivamente era una capanna ricostruita e restaurata più volte, situata nell'angolo nord-ovest della collina, dove poi sorse la casa di Augusto. Scavi del 1946 hanno effettivamente trovato in questo sito resti di capanne dell'età del Ferro, confermando appieno la tradizione leggendaria.
Il nome del colle aveva la stessa radice di quello della dea Pales, alla quale era dedicata l'antichissima tradizione della festa delle Palilia o Parilia, che si tenevano il 21 aprile e che coincidevano col giorno della fondazione della città.
Aveva sede qui anche la festa dei Lupercalia, legata alla mitica Lupa: partendo dalla grotta del Lupercale, ai piedi del Palatino, una processione di sacerdoti-lupi vestiti di pelli caprine si dirigeva verso il Tevere e poi faceva il giro del colle frustando chiunque venisse a loro tiro soprattutto le donne: era un rito di fecondità. La leggenda dei mitici gemelli allattati dalla lupa ci è pervenuta in redazioni ben più tarde di queste tradizioni, a partire da Tacito.
Gli Imperatori Romani costruirono i loro palazzi sul Palatino. Le rovine dei palazzi di Augusto, Tiberio e Domiziano sono ancora visibili.
Lo stesso termine palazzo deriva dal Palatium latino, a sua volta derivante da Palatino.
Augusto acquistò la casa dell'oratore Ortensio, situata accanto alla cosiddetta "casa di Romolo" ancora esistente, secondo la tradizione, nel 31 a.C., la ampliò con l'acquisto di case vicine e vi dimorò senza tuttavia farne un palazzo vero e proprio. Una parte della residenza era riservata alla moglie Livia, la cosiddetta "Casa di Livia". Attualmente le due residenze sono aperte al pubblico a giorni alterni. Nell'ambito della residenza, Augusto edificò il tempio di Apollo Palatino, con un ampio portico e biblioteche.
In epoca repubblicana il Palatino fu sede di vari culti. In particolare era importante quello della Magna Mater (Cibele), introdotto dall'Asia Minore al tempo della seconda guerra punica, e quelli di Apollo e Vesta, i cui santuari vennero fondati da Augusto nella propria casa (tempio della Magna Mater, tempio di Apollo Palatino, tempio di Vesta).
In epoca repubblicana il colle divenne la sede delle abitazioni della classe dirigente romana. Vi abitarono infatti:
- Marco Valerio Massimo, console nel 505 a.C.
- Gneo Ottavio, console nel 165 a.C.
- Tiberio Sempronio Gracco, padre dei due famosi tribuni della plebe
- Marco Fulvio Flacco, console nel 95 a.C.
- Marco Livio Druso, tribuno della plebe nel 91 a.C.
- Cicerone e suo fratello Quinto
- Tito Annio Milone, amico di Cicerone e uccisore di Clodio, che pure viveva sul colle
- Quinto Ortensio Ortalo, oratore, la cui casa fu poi acquistata da Augusto
- Marco Antonio, il triumviro
- Tiberio Claudio Nerone, padre di Tiberio
Periodo imperiale [modifica]
L'avvenimento fondamentale per la storia del colle fu il fatto che Augusto, che qui era nato, lo scelse come residenza, acquistando prima la casa di Ortensio e poi ampliando la proprietà con altre abitazioni vicine: la Casa di Augusto si trovava sull'angolo sud-occidentale della collina.
Da allora divenne naturale per gli altri imperatori risiedere sul Palatino. Sorsero da allora, uno dopo l'altro, i palazzi imperiali di Tiberio (Domus Tiberiana, ampliata da Caligola), di Nerone (la Domus Transitoria e una parte della Domus Aurea), dei Flavi (Domus Flavia e Domus Augustana) e di Settimio Severo (Domus Severiana e Settizonio).
Alla fine dell'età imperiale la collina era ormai un unico susseguirsi di edifici imperiali e giardini, che formava un unico grande complesso ad uso degli imperatori. Da allora la parola Palatium iniziò a indicare il "palazzo" per eccellenza, prima inteso come residenza imperiale e poi come nome comune, presente in tutte le lingue europee.
Epoca medievale e moderna [modifica]
Dal XVI secolo il colle fu proprietà della famiglia Farnese e fu occupato dagli Horti Palatini Farnesiorum, o Giardini, tuttora in parte conservati al di sopra dei resti della Domus Tiberiana.Gli scavi archeologici intensivi della zona iniziarono nel XVIII secolo e culminarono alla fine del XIX secolo, dopo la proclamazione di Roma capitale del Regno d'Italia. Le scoperte sono continuate per tutto il XX secolo, come la Casa di Augusto e XXI, come il recentissimo rinvenimento di un ambiente sotterraneo, forse il Lupercale. Resta completamente da scavare il palazzo di Tiberio, sotto i giardini farnesiani.
Edifici antichi [modifica]
- Capanne del Palatino
- Lupercale
- Scalae Caci
- Tempio di Apollo Palatino
- Tempio di Cibele o Tempio della Magna Mater
- Elagabalium
- Tempio di Giunone Sospita (Palatino)
- Tempio di Vesta
- Tempio della Vittoria
- Casa di Livia
- Casa di Augusto
- Casa dei Grifi
- Aula Isiaca
- Domus Tiberiana
- Palazzo di Domiziano
- Domus Flavia
- Aula Regia
- Domus Augustana
- Stadio palatino
- Domus Severiana
- Settizonio
Note [modifica]
- ^ Livio, Ab Urbe condita libri, I, 5.
- ^ Filippo Coarelli, cit., pag. 135.
Bibliografia [modifica]
- Livio, Ab Urbe condita libri, I.
- Ranuccio Bianchi Bandinelli e Mario Torelli, L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma, Utet, Torino 1976.
- Filippo Coarelli, Guida archeologica di Roma, Arnoldo Mondadori Editore, Verona 1975.
Altri progetti [modifica]
Collegamenti esterni [modifica]
- Sito Ufficiale Soprintendenza Speciale Beni Archeologici di Roma
- Mappa dettagliata e schede di Archeoroma
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