Powered By Blogger

Welcome to Villa Speranza.

Welcome to Villa Speranza.

Search This Blog

Translate

Wednesday, July 4, 2012

ITALIA: Statuaria all'aria aperta (Guida -- dall'A alla Z)

Speranza

A partire dalla politica artistica promossa dal granduca Cosimo I de’Medici (1519-1574) fino al granducato di Cosimo III de’Medici (1642-1723), la ricerca intende analizzare alcuni episodi del mecenatismo della famiglia Medici connessi ai cantieri decorativi intrapresi nelle proprie residenze e riguardanti la pittura murale e la decorazione scultorea dei giardini.

La decorazione delle residenze sarà analizzata soprattutto nel significato iconografico e nel legame, più o meno esplicito, tra le varie figure di committenti e le composizioni storiche, allegoriche ed emblematiche scelte per le dimore.

Figurazioni legate alle biografie dei singoli mecenati e mirate a enfatizzare la sovranità del principe e a tramandarne un’immagine virtuosa.

Lo studio prenderà avvio dallo spoglio sistematico delle fonti a stampa (guide, descrizioni antiche, incisioni) e della bibliografia moderna nelle sue varie ramificazioni specialistiche, e sarà sostenuto dalla ricerca documentaria organizzata in base ai luoghi e ai fondi archivistici relativi.

Parallelamente si dovrà provvedere al reperimento di un archivio di immagini delle opere, comprensivo di dettagli decorativi spesso trascurati dalle indagini tradizionali e che si possono rivelare essenziali alle finalità scientifiche del progetto, sia per la distinzione delle responsabilità delle maestranze attive, sia per sciogliere eventuali problemi iconografici e, infine, per collocare l’opera in rapporto allo spazio effimero da essa creato e a quello dell’architettura reale.
L’indagine prevede lo studio del corredo scultoreo del giardino di Boboli attraverso un censimento e una schedatura completa delle opere, da svolgersi contestualmente agli approfondimenti specifici in sede archivistica:

dalle sculture cinquecentesche (opere di Valerio e Giovan Simone Cioli, Stoldo Lorenzi, Giambologna, Bartolomeo Ammannati, Pietro Francavilla) a quelle seicentesche (Romolo Ferrucci del Tadda, Michelangelo Naccherino, Giovan Battista Caccini, Giovan Battista Pieratti, Raffaele Petrucci e Domenico Pieratti);

ovvero a partire dall’acquisizione del complesso di Pitti da parte di Eleonora di Toledo nel 1549, fino al granducato di Cosimo III.

Del Giardino si seguiranno le varie fasi di progettazione e trasformazione, oltre ai mutamenti dovuti all’avvicendarsi dei committenti.

Dall’affidamento dell’incarico a Niccolò Tribolo (che per il duca Cosimo aveva lavorato anche nella villa di Castello), alla successione, nella carica di architetto, prima di Giorgio Vasari e poi di Bartolomeo Ammannati.

Con l’avvento al potere di Francesco I, l’incarico passò a Bernardo Buontalenti, cui si deve il compimento della celebre “Grotta Grande”.

Insieme alla “Grotta di Madama”, appartenente alla prima fase dei lavori, la “Grotta Grande” costituisce, infatti, un esempio significativo di arte scenica applicata all’architettura dei giardini.

Nel contesto vegetale del giardino furono poi inserite, tra gli anni Sessanta e Ottanta del Cinquecento, alcune composizioni scultoree tra cui statue in marmo di Valerio Cioli, e altre in bronzo, realizzate da Stoldo Lorenzi e dal Giambologna.

Negli anni Ottanta iniziarono anche i lavori per posizionare sopra la grotta del cortile, progettato dall’Ammannati, la “Fonte della Giunone”, celebre insieme marmoreo realizzato dall’Ammannati, oggi al Museo del Bargello.

Il granduca Ferdinando I continuò a destinare all’arredo del giardino molti gruppi scultorei, fra i quali si ricordano la “Fonte della Vendemmia” e il “Lavacapo” del Cioli.

Si precisa così la volontà della famiglia
Medici di delineare la struttura
del giardino quale museo di statuaria
all’aria aperta.

Nel secolo seguente con Cosimo II e Ferdinando II, si assiste a una radicale trasformazione dell’apparato iconografico del giardino, ma l’attenzione all’arredo scultoreo rimase una delle priorità dei granduchi.

Le nuove zone realizzate da Giulio Parigi, incaricato nel 1612 da Cosimo II dell’ampliamento del giardino, portarono all’inserimento di molte statue ai lati dei viali e di fontane con elaborati gruppi scultorei, tra cui il “Bacino dell’Isola” (1614-1619), in un allestimento che preannuncia i punti di fuga e la disposizione delle sculture che saranno propri del giardino barocco.

Nel 1630 Ferdinando II promosse inoltre la trasformazione del vecchio anfiteatro vegetale in una costruzione in muratura, dove l’apporto decorativo era ospitato nell’anello superiore formato da nicchie.

In esse furono infatti ospitate statue di origine o d’ispirazione classica e, fino al 1652, vi furono collocate le raffigurazioni di cani in pietra serena di Romolo Ferrucci del Tadda.

Negli anni Trenta fu inoltre sistemata la scultura della “Dovizia”, iniziata dal Giambologna e terminata da Pietro Tacca e ebbe inizio la messa in opera della “Fontana del Carciofo”, alla cui realizzazione collaborarono Giovan Francesco Susini, Antonio Novelli, i fratelli Pieratti e Andrea Ferrucci insieme ad altri scultori del Seicento.

Tra i canali d’interesse della ricerca è compresa l’analisi della decorazione a graffito del “nuovo corridore” di Boboli (ovvero l’ultimo tratto del Corridoio vasariano), realizzato da Alessandro Allori e dalla sua bottega, argomento privo a tutt’oggi di uno studio specifico.

I materiali impiegati e l’iconografia dei decori furono infatti concepiti in rapporto alle altre ornamentazioni dello spazio del giardino che aveva come punto focale la Grotta del Buontalenti.
Tra gli scultori attivi per i granduchi un approfondimento specifico sarà dedicato a Pietro Tacca, succeduto nel 1609 al Giambologna nel ruolo di scultore dei Medici.

L’artista, infatti, ebbe un’influenza determinante nella formulazione di una nuova iconografia dei granduchi, celebrandone la magnificenza.

A questo proposito saranno prese in esame le vicende della commissione per le statue della cappella dei Principi in San Lorenzo, progettate prima in marmo e poi realizzate in bronzo dallo scultore con una nuova tecnica fusoria che prevedeva la doratura a fuoco.

Alla luce del rinnovato interesse sull’arte del Tacca, si auspica qui una revisione critica della bronzistica monumentale del carrarese e delle nuove tecniche adottate.

Per delineare l’assetto delle sculture all’interno del giardino e il programma iconografico stabilito dai diversi committenti, una parte di questa unità di ricerca sarà impegnata nello studio puntuale dei documenti figurativi del XVI e XVII secolo, in particolare delle stampe (Francesco Cecchi Conti, 1652 circa; G. Vascellini, 1779 e 1790), dei disegni cinque e seicenteschi connessi alla progettazione di Boboli e degli altri giardini medicei, e di quelli relativi a progetti per fontane e gruppi scultorei da esterno di cui ancora si ignora la destinazione finale.

Tra questi il nucleo di fogli conservati al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e l’interessante codice cinquecentesco di Giovan Vincenzo Casali, conservato alla Biblioteca Nazionale di Madrid.

Tali documenti potranno portare a interessanti scoperte tanto su Boboli che sugli altri giardini della Firenze dell’epoca, per i quali le fonti antiche offrono memoria di ricchi arredi scultorei spesso analoghi agli esempi delle residenze granducali (basti pensare alla portata innovativa del giardino pensile progettato dal Bandinelli per Francesco I sulla Loggia dei Lanzi agli Uffizi e prontamente superato in complessità e artificio dal giardino pensile commissionato da Alessandro Acciaiuoli per il proprio palazzo sul Lungarno fiorentino).

A conclusione del progetto sarà possibile disporre di una catalogazione completa delle sculture di Boboli.

Questa catalogazione permetterà di individuare – col supporto dei disegni, delle incisioni e delle descrizioni Sei e Settecentesche – le varie fasi di modifica, le singole committenze in relazione ai progetti degli architetti, il ruolo degli scultori-restauratori (interventi sia conservativi che integrativi, cui solo recentemente la critica ha dedicato una certa attenzione), le opere realizzate per il Giardino ma poi disperse, e quelle destinate a Boboli ma oggi trasferite in altre situazioni museali.
In parallelo (o come riflesso) delle committenze medicee e del rapporto tra il palazzo e il giardino, faranno parte della ricerca altri esempi di residenze del XVI e XVII secolo con decorazioni di rilevante interesse iconografico, stilistico e storico.

In particolare esempi di residenze fiorentine o romane, dove sia evidente il rapporto tra le decorazioni del sistema palazzo-giardino e gli intenti celebrativi o esplicitamente politici della committenza.

Casi interessanti si trovano nei cicli decorativi, ancora poco studiati o addirittura inediti, di alcuni palazzi nobiliari toscani (tra cui Palazzo Orlandini del Beccuto, già Gondi di Francia; Palazzo di San Clemente; Palazzo Della Gherardesca; Palazzo Galli Tassi; Palazzo Pazzi della Congiura; Palazzo di Valfonda; Villa Frescobaldi di Pomino), mentre tra gli esempi romani, aperture interessanti scaturiscono dall’analisi, tra gli altri, del Palazzo Apostolico Vaticano.

No comments:

Post a Comment