Powered By Blogger

Welcome to Villa Speranza.

Welcome to Villa Speranza.

Search This Blog

Translate

Saturday, July 7, 2012

Le ville della Liguria: Villa Margherita, Bordighera

Speranza




La Villa Regina Margherita



Il Museo
Villa Regina Margherita sorge a Bordighera in posizione alta lungo l’elegante Via Romana, strada che segue il percorso dell’antica Julia Augusta con cui i Romani collegarono la Liguria alla Gallia.
Dopo la morte della regina madre, re Vittorio Emanuele III donò la villa (che comprendeva, oltre alla villa progettata da Luigi Broggi, la villa Etelinda e un fondo rustico di tre ettari) all’Associazione Nazionale delle Famiglie dei Caduti in Guerra che destinò le due dimore a casa di riposo per i congiunti dei caduti.

Il 16 settembre 2008 l’Amministrazione Provinciale di Imperia e la Città di Bordighera acquistarono la villa con le sue dipendenze e l’11 ottobre dello stesso anno venne siglato un accordo tra la famiglia Terruzzi, da un lato, e la Provincia di Imperia, la Città di Bordighera e la Regione Liguria dall’altro, che diede vita alla Fondazione Terruzzi-Villa Regina Margherita.

Nell’aprile del 2009 si dava inizio ai restauri della villa, affidati al mecenatismo della famiglia Terruzzi, con l’intento di realizzarvi un museo e rendere fruibile al pubblico una parte consistente della collezione Terruzzi, composta di dipinti, mobili, dipinti e porcellane di grande valore artistico.
Un’operazione di grande valenza che oltre a ridare splendore a un bene architettonico e storico-artistico di pregio, carico di ricordi e di suggestioni, mira a fare di Villa Regina Margherita un punto di riferimento importante nel panorama culturale italiano e nell’offerta turistica del territorio ligure.

La Regina Margherita nel portico della terrazza
La storia di Villa Regina Margherita a Bordighera ha due grandi protagonisti: la Regina appunto, determinata fin dal 1913 a dotarsi di una residenza in riviera, e Luigi Broggi, il grande architetto formatosi sotto la guida di Camillo Boito alla Scuola d’architettura di Milano (che egli frequentò tra il 1873 e il 1875), interprete principale della scena architettonica milanese a cavallo tra Otto e Novecento, la cui fama, grazie alle numerose committenze pubbliche e private, non tardò evidentemente a giungere alla regina.

Il suo “polistilismo”, la sua innata capacità di comprendere le esigenze del committente e soprattutto il profondo senso patriottico e la stima nei confronti di Sua Maestà lo resero, già nel secondo decennio del Novecento, interlocutore di fiducia della regina.

Nati entrambi nel 1851, morirono, quasi a chiudere un’epoca, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altra - e la Regina proprio nella villa di Bordighera - nel 1926.

S. M. la Regina Madre d’Italia Margherita di Savoia visse sempre con passione le diverse sue residenze, specie quelle nelle quali preferì risiedere dopo il 1900.

Parlando di Palazzo Margherita a Roma, del castello di Stupinigi presso Torino e del Castel Savoia a Gressoney, in valle d’Aosta - Broggi stesso annotò che in ognuna di esse vi era “il suo gusto eminentemente personale”.

“Vi si respira la regalità – si legge nell’introduzione di un specifico volume da lui realizzato e donato a Margherita - ma è la regalità geniale di una persona, non quella monotona di una dinastia.

E in ciascuna delle tre residenze troviamo caratteristiche assolutamente speciali.

Nel Palazzo di Roma l’eleganza la più raffinata e sontuosa dell’abitazione cittadina moderna; nel Castello di Stupinigi l’amorevole e intelligente risurrezione di una quantità di tesori d’arte che giacevano sconosciuti e abbandonati.

Nella villa di Gressoney la fine e signorile semplicità montanina”.

Anche per la Villa di Bordighera la regina Margherita provò analoga passione e affetto.


“Quando voglio pensare a qualche cosa di piacevole e di riposante - scriveva nel gennaio del 1923 - mi viene subito davanti agli occhi la mia cara villa di Bordighera."


Sua Maestà aveva trascorso due mesi in incognito nella città ligure, eternata dal libro romantico e patriottico del Ruffini, Il dottore Antonio.

Nel novembre e dicembre del 1879, quando le sue condizioni di salute - divenute precarie dopo l’attentato a Umberto - l’avevano costretta ad allontanarsi dalla capitale.

Un soggiorno evidentemente mai dimenticato, se a distanza di oltre trent’anni, Margherita pensò proprio a Bordighera come località per la sua residenza rivierasca, suggerendo addirittura – in un primo momento - di restaurare e ampliare Villa "Etelinda", la residenza progettata nel 1873 dal francese Charles Garnier, ove ella aveva trascorso quei bei giorni.

Ma la soluzione non convinceva e dunque Broggi venne incaricato di pensare a un edificio completamente nuovo in un’area collocata a metà costa, poco sopra Villa Etelinda, destinata invece ad accogliere il personale della Regina.

Nel gennaio del 1914 Broggi presentò il progetto di quella che questa sarebbe stata la seconda casa della sovrana, dopo Castel Savoia a Gressoney, veramente e solo “sua”.

La casa in cui lei avrebbe voluto trascorrere molti mesi invernali con la sua piccola corte e che – nelle intenzioni della regina, doveva diventare il “luogo dei ricordi” di una vita.

A dimostrarlo, come sottolinea Michelangelo Lupo nel suo saggio in catalogo, vi è anche il programma iconografico seguito da Tommaso Bernasconi, che venne incaricato di dipingere, nei sopraporta delle sale più belle, le residenze che rappresentavano le tappe salienti della vita Margherita, principessa, regina, e regina madre: Palazzo Chiablese in Piazza Castello a Torino, dove nacque; la Villa Ducale di Stresa, dove visse spesso da fanciulla con la madre Elisabetta di Sassonia e il fratello Tommaso; il castello di Agliè, dimora estiva dei Savoia-Genova, dove spesso trascorse i periodi estivi della sua fanciullezza; il Palazzo del Quirinale a Roma in cui visse da sposa; il Palazzo Margherita, che scelse come sua dimora romana dopo la morte del marito Umberto I , con i suoi giardini e la palazzina in cui lei aveva ricoverato gli ufficiali feriti della guerra 1915-1918; il Castello di Stupinigi, in cui si rifugiava volentieri negli autunni vedovili; Castel Savoia a Gressoney, a cui era particolarmente affezionata, sede dei suoi soggiorni estivi legati alle escursioni in montagna.

Alla fine dell’ottobre 1915 la villa poteva dirsi ultimata.

L’edificio era assolutamente unico nel contesto locale, ma anche in rapporto alle tendenze e alle mode del momento ed era un unicum pure nel percorso professionale di Broggi, laddove lo stile scelto, “al quale fu informata la decorazione esterna ed interna e che fu seguito poi nel mobiglio e in ogni più piccolo dettaglio” – come scrive lo stesso architetto - fu il Barocchino del 700”, d’ispirazione lombarda.

Se consideriamo che nel 1914 su “Lacerba” compariva il Manifesto dell’architettura futurista e che, nello stesso anno Boccioni, come Sant’Elia, si proclamava contrario alle mode dei revivals risulta evidente che “Broggi progettò la residenza di Bordighera senza tener conto alcuno delle tendenze del momento, in piena simbiosi con le idee della sovrana”


----
Il parco che circonda la villa riveste particolare interesse per numerose specie botaniche molte delle quali di età anteriore alla costruzione.
L’ingresso al nuovo museo avviene attraverso il cancello in ferro battuto che si trova sulla via Romana. Il cancello introduce a un vialetto che si snoda, tra alti muri in pietra, attraverso il giardino ricco di essenze rare, illuminato da lampioni di ferro battuto di bella fattura che sorgono tra ulivi secolari, pitosfori, agavi, bossi e palme alcuni dei quali, vicini al secolo, si possono far risalire alla implementazione di specie diverse voluta dalla regina Margherita.
All’interno del parco, nell’ambito di un riordino generale, viene recuperato il “roseto della regina” che, assieme alle altre specie, vedrà ripiantata la Reine Marguerite d’Italie, rosa veramente rara, di grande fascino e di intenso profumo dedicata dal vivaio lussemburghese Soupert & Notting alla sovrana nel 1904.

No comments:

Post a Comment