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Friday, July 6, 2012

Le ville di Roma e dei dintorni: la villa Torlonia (1806) -- arch. G. Valadier --

Speranza

 



Villa Torlonia 01304.JPG
Villa Torlonia, prospetto del casino nobile
Ubicazione
TipoParco pubblico
Villa
parco storico[1]
IndirizzoVia Nomentana, 70 - Quartiere Nomentano, III Municipio
CittàRoma
Paesebandiera Italia
Informazioni generali
GestoreRoma Capitale
AperturaTutti i giorni dall'alba al tramonto
IngressiVia Nomentana, Via Siracusa, Via Spallanzani
NoteAll'interno del parco sono situati i musei: Casina delle Civette, Casino dei Principi e Casino Nobile
060608.it
Villa Torlonia è una villa di Roma, oggi pubblica, che si affaccia su via Nomentana, nel quartiere Nomentano.

 

Villa Torlonia sita a Via Nomentana deve l'aspetto attuale alla famiglia da cui prende il nome che la ebbe in possesso dal 1797 fino al 1978 ma la sua storia ha origini più antiche.

 

Nel Seicento la via Nomentana era costeggiata da Vigne con qualche modesto fabbricato con una palude sita in località "Vignola" che appartenne dal 1673 a Benedetto Pamphilj ed al momento del suo acquisto della villa era molto più piccola dell'attuale e constava di un settore di rappresentanza e di un settore rurale.[2] Benedetto affidò a Giacomo Moraldo, a Mattia de Rossi e a Carlo Fontana dei lavori di arricchimento della proprietà, gli artisti su citati resero l'appezzamento di terreno più confortevole e più artistico. Il palazzo principale aveva delle stanze con dipinti paesaggistici, figure fitomorfe e zoomorfe e constava di quadri ed aveva una loggia con statue. Dal 1762 la villa fu proprietà di Girolamo Colonna il quale ampliò la villa comprando i confinanti "Giardino Lana" e la "Vigna Abbati".[1]

 

L'erede di Girolamo, Filippo Colonna, nel 1797, vendette la villa a Giovanni Torlonia, e una descrizione del podere attesta che era di carattere residenziale. Giovanni affidò a Giuseppe Valadier l'incarico di arricchire ulteriormente la Villa. L'architetto lavorò nella villa tra il 1802 ed il 1806, tuttavia il Valadier lavorò con la famiglia Torlonia fino al 1828.[1] Dello stesso anno è l'ampliamento della villa con l'acquisto dell'adiacente Vigna Pozzi.[2] I lavori del Valadier nella Villa sono:[1]
  • l'edificazione delle Scuderie,[1]
  • l'ammodernamento del Palazzo Abbati (l'attuale Casino dei Principi),[1]
  • l'ingresso monumentale nella villa, poi demolito per lavori di ampliamento della Nomentana successivi,[1]
  • la costruzione di varie fontane.[1]
Questi interventi sono documentati da alcuni schizzi suoi autografati. La pianta del Catasto Gregoriano attesta che i viali ideati dal Valadier erano simmetrici e perpendicolari alla cui intersezione vi era il Palazzo. Al palazzo si arrivava tramite un viale di lecci, attualmente ancora visibile. Il viale partiva dalle Scuderie Vecchie costeggiando il Casino dei Principi. Le facciate principali del Palazzo erano abbellite da fontane. La facciata nord constava di una fontana a due livelli con quattro sfingi in travertino, sul lato sud vi era un'altra fontana a vasca circolare con colonne alternate a statue. Inoltre, Giovanni Torlonia, oltre che ad intervenire con l'edificazione di vari palazzi, comprò varie opere d'arte facendosi consigliare talora dal Valadier, da Vincenzo Pacetti e Bartolomeo Cavaceppi. Nel 1800 Giovanni comprò tutte le opere dello studio di Cavaceppi. Le opere acquistate da Giovanni comprendevano 8000 disegni, 350 calchi di sculture; 200 modelli e bozzetti e studi in terracotta ed un migliaio di marmi. Nel 1829, alla morte di Giovanni, la villa fu spartita tra i tre figli maschi, mentre le due figlie femmine ebbero una cospicua dote. Marino ereditò la parte economicamente più grande, Carlo, essendo religioso, affidò la sua parte al fratello più piccolo, Alessandro che si ritrovò con la parte più grande, tra cui il palazzo di piazza Venezia oltre la Villa. Alessandro continuò la campagna di acquisti iniziata dal padre, inoltre si ispirò a Villa Borghese per la realizzazione di alcune opere di Villa Torlonia tra cui le false rovine (ispirato al tempio di Antonino e Faustina), il Tempio di Saturno (ispirato al Tempio di Esculapio) ed il campo dei Tornei ispirato a piazza di Siena. Tuttavia Alessandro già prima della morte del padre aveva cominciato a prendersi cura della villa cominciando un sodalizio con Giovan Battista Caretti che si occuperà della trasformazione del Casino Abbati in Casino dei Principi e della costruzione di elementi oggi non più esistenti tra cui una Coffee house, della Cappella di Sant'Alessandro e di un anfiteatro. Questo sodalizio si interruppe nel 1844 quando Alessandro non fu più soddisfatto dell'operato del Caretti. Successivamente degli incarichi furono affidati a Quintiliano Raimondi che si occupò della costruzione del teatro e dell'Aranciera, mentre Giuseppe Jappelli si occupò dell'area sud della villa lavorando nella Capanna Svizzera che poi diverrà Casina delle Civette, ma anche della Serra moresca e del Campo da Tornei.[1] Così il parco risultò diviso in due parti, una di rappresentanza, ove erano posti gli edifici più grandi, e una seconda più articolata destinata agli abitanti della villa (i Torlonia) ed ai loro ospiti riservata più che all'ambizione, al benessere. Alessandro aveva deciso i utilizzare un giardino allora moderno secondo le mode allora in voga nel regno Lombardo Veneto ed in Inghilterra. Jappelli cominciò a sentire nostalgia del suo Veneto ed il suo soggiorno durò dal 1839 al 1840. Jappelli, tuttavia, nonostante la sua nostalgia per il Veneto, fu costretto in seguito a rimanere a Roma, a terminare le opere su elencate e ad utilizzare suo malgrado il marmo da lui definito da "cani". Un progetto conservato alla biblioteca civica di Padova attesta la complessità del progetto.[2] Nel 1842 Alessandro fece costruire due grandi obelischi in onore dei genitori. Tuttavia, non mancarono degli avvenimenti funesti, tra cui l'infermità della moglie, la morte di una delle due figlie, del fratello Carlo e la mancanza di un erede maschio, questi avvenimenti fecero ritiratre Alessandro sempre più a vita privata facendongli fare così delle opere di beneficenza, tra cui il prosciugamento del lago del Fucino, la costruzione del Conservatorio di Sant'Onofrio e del restauro di varie chiese tra cui: la Chiesa del Gesù, la Chiesa di San Pantaleo e la Chiesa di San Paolo. Successivamente, nel 1872, gli venne confiscato il Banco. I lavori tuttavia ripresero nel 1872 dopo l'occupazione per la breccia di Porta Pia, in seguito alla ripresa dei lavori fu terminato anche il teatro, costruzione sospesa anche per la morte di Raimondi a cui era stata affidata la realizzazione. Ad Alessandro successe la figlia Anna Maria la quale mantenne il cognome Torlonia mediante una dispensa di Pio IX per poter assicurare la continuità dinastica, Anna Maria tuttavia amministrò e mantenne il patrimonio dedicandosi inoltre alla beneficenza.[1]

 

Alla morte di Anna Maria, avvenuta nel 1901, l'amministratore del patrimonio fu suo figlio Giovanni junior che fece costruire il Villino Medievale, un nuovo muro di cinta, un nuovo ingresso su via Nomentana, il Villino Rosso, ed il Villino del portiere sull'ingresso su via Spallanzani e la Capanna Svizzera fu trasformata nell'attuale Casina delle Civette. In questo periodo la facciata su Via Nomentana venne arretrata di 20 metri, arretramento che causò la distruzione tra l'altro della Coffee house e dell'anfiteatro. Man mano la villa perse le sue funzioni di rappresentanza. Giovanni non si sposò, passando la vita semplicemente con la servitù nella Casina delle Civette arredata ossessivamente col tema delle civette, ossessione che fomentò voci di una possibile pazzia del principe. Nel 1919 fu trovato nella villa un cimitero ebraico sotterraneo, posto nell'area nord-ovest. Questo cimitero fu studiato dagli archeologi Paribeni e Gismondi che ne pubblicarono una prima pianta. Negli anni settanta un secondo studio fu effettuato da Padre Fasola che ha individuato una seconda catacomba unita alla precedente. La prima catacomba è affrescata mentre la seconda consta di un'area absidata.[1]
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Residenza di Mussolini a Villa Torlonia.
Nel 1925 Giovanni junior offrì a Benito Mussolini la residenza nella villa, il quale vi restò anche dopo la morte del principe, fino al 1943. Mussolini abitò nel Palazzo, la Limonaia la utilizzò come sala proiezioni cinematografiche e il campo da tornei come campo da tennis.[1] Un ultimo intervento fu realizzato da Donna Rachele quando nel 1942 installò nella villa i cosiddetti "Orti di guerra".[2]
Dopo la morte di Giovanni junior, per la mancanza di eredi diretti, cominciò una lunga trafila legale.[1]

L'apertura al pubblico [modifica]

Nel 1977, in seguito ad una sensibilizzazione della cittadinanza romana la villa è stata acquistata dal Comune di Roma che, nel 1978 la aprì al pubblico senza tutelarne le strutture, tutela inerente ai fabbricati ed agli edifici interni alla villa che, invece, è cominciata solamente nel 1993 cominciando dalla Casina delle Civette, poi con le Scuderie Nuove, il Villino Rosso, i propilei, il Casino dei Principi, il Casino Nobile e finendo col teatro e della serra moresca.[1]

Note [modifica]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o Campitelli, op. cit., pp. 11-21.
  2. ^ a b c d Campitelli, op. cit., pp. 22-31.

Bibliografia [modifica]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Storia di Villa Torlonia.

Il parco della villa

La villa, dal XVII secolo fino a metà del XVIII, è di proprietà della famiglia Pamphilj che la utilizza come tenuta agricola, similmente ad altre che si trovavano nella stessa zona.

La famiglia Colonna acquista la proprietà intorno al 1760, mantenendone la natura di terreno agricolo.

La costruzione della villa fu incominciata tuttavia solo nel 1806 dall'architetto neoclassico Giuseppe Valadier per il banchiere Giovanni Torlonia che aveva comperato la tenuta dai Colonna nel 1797 e fu terminata per il figlio Alessandro.

Valadier trasforma due edifici preesistenti (l'edificio padronale e il casino Abbati) in un Palazzo e nell'odierno Casino dei Principi, inoltre costruisce le Scuderie e un ingresso, oggi demolito a causa di un ampliamento di via Nomentana.

L'architetto risistema il parco, creando viali simmetrici e perpendicolari alla cui intersezione è posto il palazzo.

Contemporaneamente la villa viene ornata con delle sculture d'arte classica comprate appositamente.


Nel 1832 Alessandro Torlonia, succeduto al defunto padre Giovanni, incarica Giovan Battista Caretti di continuare i lavori sulla villa.

I particolari gusti del principe determinano la costruzione di un Tempio di Saturno, dei Falsi Ruderi e della Tribuna con Fontana, oltre che del Caffe-House, della Cappella di Sant'Alessandro e dell'Anfiteatro, ora non più esistenti.

Collaborano inoltre alla progettazione della villa il massone Giuseppe Jappelli, che si occupa della sistemazione della parte meridionale e vi realizza la Capanna Svizzera e la Serra Moresca, e Quintiliano Raimondi, che opera sul Teatro e sull'Aranciera, oggi Limonaia.

Il teatro

Nella zona sud, differentemente da quella settentrionale, caratterizzata da un gusto neoclassico, vengono creati laghetti, viali a serpentina e nuovi edifici: la Capanna Svizzera, la Serra, la Torre, la Grotta Moresca e il Campo da Tornei. Inoltre, nel 1842, Alessandro fa erigere due obelischi in memoria dei genitori[2].

Succede ad Alessandro Giovanni che, oltre a trasformare la Capanna Svizzera nell'attuale Casina delle Civette fa edificare un nuovo muro di cinta, il Villino Medievale e il Villino Rosso.
Nel 1919 viene scoperto, nei sotterranei della Villa, un cimitero ebraico.
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Residenza di Mussolini a Villa Torlonia.


Successivamente, negli anni venti, Giovanni Torlonia Junior concesse la residenza ufficiale a Benito Mussolini che pagava un affitto annuale simbolico di una lira.

Mussolini e il Principe Torlonia costruirono un rifugio contro i bombardamenti nelle catacombe ebraiche del terzo e del quarto secolo che si trovavano sotto la villa.

Nel periodo successivo alla guerra la villa fu abbandonata e visse un periodo di decadenza ma, nel 1978, venne acquistata dal Comune di Roma e trasformata in un parco pubblico.[3][4]

 

 

 
L'attuale ingresso su Via Nomentana ed il relativo muro di cinta furono edificati tra il 1905 ed il 1911 su progetto di Enrico Gennari dopo l'arretramento della facciata sulla strada per via dell'ampliamento della carreggiata che comportarono la demolizione del vecchio muro di cinta e degli annessi ingressi. Ai lati dell'ingresso vi sono due propilei con ordine ionico e composito con basamento bugnato con lastre in travertino. La cancellata a sei ante è in ferro battuto intervallata da due pilastri in travertino sostenenti dei globi in vetro sostenenti a loro volta delle aquile in bronzo. Nel basamento dei due fabbricati vi è il corpo di vigilanza della villa e per la biglietteria. Sul piano superiore, invece, vi sono delle paraste marmoree con delle scalanature con capitelli ionici. Ai lati vi sono dei capitelli compositi. Ai lati dei due loggiati vi sono delle copie di statue di cui gli originali sono poste nel museo del Casino Nobile tra cui sono degni di menzione: Pandora, la Pudicizia e un Fauno.[5]
Ingresso di Via Spallanzani e villino di portineria
La costruzione del Villino medievale rese necessaria l'apertura di un nuovo ingresso e l'edificazione di un edificio di portineria. L'ingresso è composto da una semplice struttura con due pilastri in laterizio sormontato da due vasi in terracotta. Il villino, in cui abita il custode della villa è un edificio a due livelli che imita in formato ridotto il villino medievale.[6]

La Casina delle Civette [modifica]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Museo Casina delle Civette.

La Casina delle Civette
L'attuale Casina delle Civette sorge dove si trovava una volta la Capanna Svizzera che, voluta da Alessandro Torlonia fu costruita 1840 da Giuseppe Jappelli, riparata rispetto al Palazzo principale da una piccola collina artificiale. La Casina odierna conserva della precedente solo l'impianto murario a forma di "L", la copertura e il gusto rustico dell'insieme che si presentava, una volta, come l'imitazione di un rifugio alpino.
Su indicazione di Giovanni Torlonia il Giovane, dal 1908, la Capanna inizia ad essere trasformata, per opera dall'architetto Enrico Gennari, in un "Villaggio Medioevale" caratterizzato da porticati, torrette e loggette, decorato da maioliche e vetrate.
Nel 1914 vi viene installata una vetrata, disegnata da Duilio Cambellotti, raffigurante due civette e dei tralci d'edera. Grazie ad essa ed alla presenza ricorrente di quest'uccello nelle decorazioni, ispirate dall'amore per l'esoterismo di Giovanni, la casina inizia ad essere chiamata Villino delle Civette.
Nel 1917 vengono aggiunte delle nuove strutture in stile Liberty da Vincenzo Fasolo, che cura il lato meridionale dell'edificio.
All'interno la Casina, disposta su due piani, è riccamente decorata da stucchi, maioliche, mosaici, pitture, sculture e ferri battuti. Tra tutte spiccano le numerose vetrate che caratterizzano l'intera costruzione.
Il degrado della Villa inizia nel 1944 quando viene occupata da parte delle truppe alleate che vi resteranno fino al 1947.
La Casina, già in pessime condizioni al momento dell'acquisto da parte del Comune, subisce, oltre a vari furti ed atti di vandalismo, un incendio nel 1991.
Dal 1992 al 1997 la Casina delle Civette è stata tuttavia sottoposta a un lungo restauro che ha permesso l'apertura al pubblico di questo edificio, primo tra tutti quelli della villa.[7]

Casino Nobile o Casino Principale [modifica]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Casino Nobile.

Facciata sud-ovest del Casino Nobile

Fianco nord-ovest del Casino Nobile

Retro (lato nord-est) del Casino Nobile
Il Casino Nobile è un esempio di architettura neoclassica, con colonne e paraste marmoree di ordine gigante. I portici laterali ed il pronao palladiano sono opera dell'architetto Battista Caretti. A lui si devono, anche, i partiti decorativi di stile gotico e pompeiani di numerosi ambienti interni. Il frontone in terracotta, raffigurante il trionfo di Bacco, è dell'allievo di Canova Rinaldo Rinaldi.
Una volta acquistata la Vigna Colonna nel 1797, Giovanni Torlonia affidò a Giuseppe Valadier il compito di ristrutturarne il palazzo.
L'architetto, tra il 1802 ed il 1806, ristrutturò ed ingrandì l'edificio, detto anche "Casino nobile".
Il Valadier inserì all'interno nella sala da pranzo (Salle a manger, detta oggi Sala da ballo), degli specchi per migliorare e moltiplicare l'effetto dell'illuminazione dall'esterno.
Domenico Del Frate esegui dei dipinti e Antonio Canova dei bassorilievi in gesso, in parte esposti nella stanza a "Bercerau".
Dopo la morte di Giovanni, l'incarico di migliorare il Casino passò al figlio Alessandro (nel 1832) che, per migliorare l'impatto visivo del palazzo fece aggiungere un pronao con loggia all'ingresso e affidò a Francesco Podesti la decorazione ad affresco della Sala di Bacco; il Podesti dipinse così il Mito di Bacco, le Quattro stagioni e i Tre continenti[8].
Il piano terra ed il piano nobile servivano per ospitare i nobili nei ricevimenti, da cui il nome di "Casino nobile", mentre seminterrato e 2º piano erano lasciati alla servitù.
Dal seminterrato si accede anche a dei bunker fatti costruire da Benito Mussolini e, forse, ad una sala ipogea in stile simil-"Tomba etrusca".[9]

Casino dei Principi [modifica]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Casino dei Principi.
Questo casino, originariamente un edificio rurale della Vigna Abati, fu restaurato, su ordine di Alessandro, da Giovan Battista Caretti tra il 1835 ed il 1840, in stile neocinquecentesco. Collegato al "Casino principale" tramite un corridoio-galleria sotterraneo ed era utilizzato dal Torlonia come sala ricevimenti.[10]
Sulle vi si trovano oggi degli ornamenti originali, tra cui il fregio rappresentante il "Trionfo di Alessandro a Babilonia", mentre nelle tre sale del piano nobile vi sono degli affreschi l'antica Grecia, l'antica Roma, perduti, e nella sala da pranzo ricordanti il golfo di Napoli, realizzati dalla scuola di Caretti. Tra le altre opere di pregio sono da ricordare le decorazioni novecentesche della prima sala di Giovan Battista Caretti e Filippo Bigioli.[10]

Falsi Ruderi [modifica]


"Falsi ruderi
Sono siti sul viale che porta alla Casina delle Civette posti sul muro di cinta.[11]
L'immissione di falsi ruderi è dovuta ad una moda che si origina, secondo studi, dal '500[senza fonte], tuttavia la moda dei falsi ruderi si ha durante la seconda metà del Settecento, moda che dura anche nel secolo successivo.[11]
Il complesso è composto da un muraglione in mattoni suddiviso in sei nicchie più un nicchione centrale con semi-cupola composta da un cassettonato a losanghe. Le nicchie, in cui vi erano le statue ora poste al Casino Nobile, sono suddivise da paraste corinzie. Davanti ad esse vi è un filare di ruderi di colonne in travertino con delle scalanature e delle basi attiche.[11]

Tempio di Saturno [modifica]


Tempio di Saturno
È sito sul viale che porta alla Casina delle Civette. Fu costruito da Giovan Battista Caretti tra il 1836 ed il 1838 come edificio imitante l'antichità anziché una falsa rovina. Per la realizzazione viene preso come modello il Tempio di Esculapio di Asprucci del 1786 realizzato per Villa Borghese. L'edificio è modesto, composto del solo pronao con quattro colonne doriche di granito. La vegetazione nasconde la parte retrostante non realizzata. Nel retro vi sono due casolari usati anticamente come cucine ed una zona recintata. Nelle incisioni antiche, davanti al tempio sono rappresentati dei tavoli tondi, forse utilizzati per delle riunioni all'aperto. Il frontone consta di una decorazione in terracotta di Vincenzo Gajassi che raffigura l'"Allegoria della vita umana e del Tempo che trionfa sulla Gioia, sull'Arte e sulla Cultura". Al centro della raffigurazione vi è il Dio del Tempo, ovverosia Saturno che regge la falce, tra un serpente ed un leone. Ai lati vi sono raffigurate "Le Quattro Stagioni". Ai lati dell'edificio vi sono dei calchi di alcuni altorilievi del Palazzo dei Conservatori. Sopra il portale vi è un rilievo in terracotta del termine del XVIII secolo raffigurante Bacco che dona la vite, ai lati vi sono due maschere teatrali in stucco. Sono andati perduti dei busti che coronavano il timpano.[12]
È uno dei pochi edifici di Villa Torlonia a dover essere ancora restaurato.

Tribuna con fontana [modifica]

È sita presso il lato orientale del Casino Nobile a ridosso della collina artificiale di Jappelli. Verosimilmente fu l'ultima opera progettata per Villa Torlonia dal Caretti. Il lato prospiciente alla collina è suddivisa da alcune colonne poste a ridosso della parete marmorea con due bassorilievi raffiguranti due putti posti ai lati di una scritta commemorativa del committente. Il prospetto su Via Nomentana è monumentale. Sulle gradinate laterali coperte da peperino vi sono poste dei vasi di azalee. Davanti alla composizione floreale vi erano delle statue, sarcofagi e ruderi archeologici, oggi spariti. Sulla nicchia centrale vi era un decorazione raffigurante Enea in fuga da Troia. Nelle nicchie laterali sono state poste delle opere della collezione Torlonia.[13] Nella nicchia centrale vi è la fontana in stile barocco composta da una vasca semicircolare e da una decorazione a muro. Sopra la fontana vi è una targa con un'iscrizione. Le tre nicchie sono separate da colonne ioniche.[14]

Campo da tornei [modifica]

Il campo da tornei è sito tra il Teatro e la Serra Moresca e fu progettato da Jappelli sul modello medievale, cristiano ed in stile richiamante Ludovico Ariosto. Le gradinate per gli spettatori sono in peperino. Su di un lato sono poste tre tende rosso-nere. Da foto d'epoca si evince che sul lato orientale vi era una tenda in ferro e rame sorretta da figure in ghisa, dove la principessa Torlonia si poneva con la sua corte. Invece la tenda del principe era posta sulla sommità del colle, quest'ultima era decorata da uno stemma in rame ed un altro metallo. Oggi le tende dei principi sono scomparse, così le figure in ghisa, ma ancora presenti all'epoca di Benito Mussolini come testimoniano alcune foto che lo ritraggono in loco quando gioca a tennis in questo campo da tornei.[15]

Finta tomba etrusca [modifica]

Durante i lavori di restauro del Casino Nobile sotto una chiusura in calcestruzzo che chiudeva una piattaforma di marmo ove vi erano otto cilindri di ferro che si credeva delle basi di gazebo è stata rinvenuto un ipogeo. Questa sala, posta ad una profondità di 2,50 metri e misurante circa 20 metriquadrati. È di forma circolare. Un oculo, chiuso da una grata, fa da presa d'aria. Verosimilmente per accedere alla sala ipogea si accedeva da alcune gallerie sotterranee attualmente percorribili solo in parte. Queste sono alte 1,80 metri e provenivano una da nord ed una da sud. Quella a nord è chiusa da una frana, quella a sud è chiusa dal bunker antiaereo voluto da Benito Mussolini. La sala ipogea è affrescata a fasce. La prima fascia è a punte lanceolate, la seconda, la quarta e la sesta a figure zoomorfe, la terza è a figure fitomorfe stilizzate, la quinta è composta da girali e figure fitomorfe, nell'ultima fascia, entro un girale di acanto vi sono delle figure muliebri. Queste figure muliebri sono vestite da una tunica, hanno una corona in testa ed in mano sorreggono uno specchio. Le pareti, invece, mantengono lo stesso colore di fondo di tutta la decorazione. L'edificazione di questa sala ipogea è attribuita a Giovan Battista Caretti.[16]

Altri arredi della villa [modifica]


Il giardino della Casina delle Civette
Obelischi
I due obelischi di Villa Torlonia sono posti ad eguale distanza dal Casino Nobile in asse con i due prospetti principali. Furono fatti erigere da Alessandro Torlonia per glorificare i propri genitori. Sono alti poco più di dieci metri e pesano più di 22 tonnellate ciascuno. Le basi sono rivestite di travertino e marmo. Le pietre per realizzare i due obelischi furono estratti dalle cave di granito rosa di Baveno, furono lavorati a Milano, indi furono trasportati sul Po fino al mare, così furono imbarcati a Venezia per circumnavigare tutta la penisola italiana fino a Fiumicino e risalendo il Tevere fino alla confluenza con l'Aniene furono indi trasportati lungo la Via Nomentana fino a Villa Torlonia ove arrivarono il 4 gennaio 1840 richiedendo poi un lungo lavoro per essere innalzati. I geroglifici dei due obelischi furono scolpiti dal padre barnabita Luigi Ungarelli.[17]
Il primo obelisco fu eretto il 4 giugno 1842 al cospetto del papa e del principe Ludwig di Baviera. Fu dedicato al padre Giovanni Torlonia.[17]
Il secondo fu elevato il 26 luglio quando ricorre la commemorazione di Sant'Anna e fu dedicato alla madre Anna Maria e sito nella zona retrostante del palazzo.[17]
Colonne onorarie
Le due colonne onorarie sono poste:
la prima presso l'obelisco dedicato ad Anna Maria Torlonia ed elevata da Alessandro Torlonia nel 1840 in onore di suo fratello Carlo;[18]
la seconda era sita in un luogo imprecisato della villa, in seguito spostata sull'esedra del teatro. Fu dedicata da Carlo Torlonia ai genitori.[18]
Edicola mariana
È sita a sud del campo dei tornei entro una scogliera rustica in mattoni con lesene in marmo bianco con gli stemmi dei Torlonia e dei Colonna e dedicata da Alessandro Torlonia a Carlo. Attualmente è l'unica testimonianza religiosa nella Villa dopo la demolizione della Cappella di Sant'Alessandro.[19]
Altri arredi di interesse
  • Il Lago del Fucino. È sito tra la Casina delle Civette ed il Teatro. Trattasi di piccolo lago circondato da un bosco di bambu creato in ricordo del prosciugamento del Lago del Fucino.[20]
  • I grandi viali di lecci ai due lati del casino rimasti inalterati nel corso del tempo.[20]
  • Tra le varie piante che sono nel parco sono da citare:[21]
delle conifere:
pino domestico;
pino d'Aleppo;
pino americano;
cedro del Libano;
cedro africano;
cedro dell'Himalaia;
delle piante mediterranee:
leccio;
Quercus petraea (rovere);
olivo;
alloro
oleandro;
fico;
sambuco;
vari tipi di palme:
palma nana;
trachicarpo;
palma delle Canarie;
palma da datteri;
palma azzurra;
palma della California;
lungo i viali interni al parco si possono mirare i seguenti alberi:
tiglio;
platano;
bagolaro;
olmo campestre;
castagno;
alberi da fiore:
mirabolano;
Albero di Giuda;
alberi da frutto:
nespoli del Giappone;
ciliegio;
susino;
arancio amaro;
kaki.
  • La collinetta artificiale di Jappelli. È sita tra il Casino Nobile e la Casina delle Civette. Attualmente, i vialetti che salgono nella collinetta sono stati protetti mediante staccionate di legno che modificano il naturale progetto di Jappelli.[20]
  • Un altro laghetto sito dietro il Casino Nobile.[22]

Altri edifici restaurati [modifica]


L'ingresso
Dagli anni novanta sono stati restaurati questi altri edifici.[23]
La limonaia.
Viene detta anche Aranciera. La costruzione è stata commissionata da Alessandro Torlonia. Originariamente fu destinata come agrumeto e serra di fiori. Nello schizzo di Giuseppe Jappelli del 1839 si può notare una dicitura "Teatro ed Aranciera del sig. Raimondi". Nonostante una carenza di fonti si può dire che l'edificazione dell'edificio è avvenuta dopo il 1840 dopo il matrimonio di Alessandro Torlonia con Teresa Colonna in quanto, sulla facciata vi sono gli stemmi delle due famiglie a sancire l'unione dei due casati. Quintiliano Raimondi realizzò questo edificio in maniera diversa rispetto al progetto di Jappelli costruendolo staccato dall'adiacente teatro. La pianta è rettangolare. L'esterno è con delle bugne in tufo. Delle finestre sono alternate a delle porte-finestre con delle strombature molto accentuate e sormontate da finestre a forma di oculi. Il tetto è con tegole marsigliesi. L'interno è in tufo con capriate in legno. Il pavimento, a scacchiera è in travertino e peperino. In una descrizione del 1905 è accennato un piccolo palco a tre arcate per il riparo di agrumi e di fiori posto al lato di un piccolo camino ligneo in stile barocco, ai cui lati erano posti due satiri e, sulla cimasa, due putti che sostenevano un orologio. Inoltre, ai lati del camino vi erano due piccole botti realizzate in peperino che avevano la funzione di fontane rustiche. Il tutto era verniciato con della porporina ad imitazione del bronzo dorato. Il camino venne verosimilmente distrutto durante l'occupazione degli alleati nel 1944-1947 e fu sostituito da uno più piccolo in mattoni e cemento. A ridosso della Limonaia vi era una dipendenza adibita a ricovero dei braccianti e come custodia degli attrezzi, edificio che venne sostituito dal Villino Medievale come residenza di Giulio Borghese Colonna. Un documento del 1911 si cita una fontana presso la limonaia, oggi di difficile identificazione. Negli anni trenta del XX secolo fu affittato all'Istituto per la Cinematografia ma anche per proiezioni durante la residenza di Benito Mussolini nella villa. Una volta restaurata, attualmente la limonaia è stata adibita a punto di ristoro. Nel cortile limitrofo sono stati piantati dei limoni a ricordo della sua destinazione d'uso antica.[24]
Il villino medievale.
Anna Maria Torlonia, prima della sua morte, redasse un testamento in cui lasciò scegliere a suo marito la scelta di un suo edificio tra le sue proprietà. Suo marito, con i suoi figli scelse la costruzione ex novo di un edificio, con ingresso a via Spallanzani, nella Villa. Il progetto, disegnato da Enrico Gennari fu presentato nel 1906 mentre i lavori vennero ultimati già l'anno successivo. Già nell'ottobre del 1906 venero pagati dei lotti di lavori in cui venne usato il cemento armato, mentre l'anno seguente vennero ultimate le decorazioni. Cesare Picchiarini, invece, si curò delle vetrate artistiche. L'edificio, che è uno dei più grandi della villa, sfrutta l'appoggio su di un lato della limonaia, mentre l'altra su via Spallanzani è su tre livelli. L'edificio è molto composito e si compone di torre, altana, scalinate e porticati ed è in stile neo-medievale. Le rose e le stelle, elementi dello stemma dei Torlonia sono posti su delle colonne che sostengono la loggia sita sopra l'ingresso occidentale del villino. Sulla facciata di via Spallanzani è posto un orologio con i segni zodiacali. Sopra l'ingresso del lato occidentale vi è rappresentata una fenice che risorge dalle ceneri, a voler significare l'eternità della famiglia Torlonia. I muri sono in tufo, laterizio e decorazioni marmoree. Le principali sono: un salone al pian terreno con un gran camino ed il soffitto a cassettoni decorati e una sala al primo piano con il soffitto a capriate con sottostante fregio dipinto con degli stemmi della città e dei rioni di Roma in cui era verosimilmente inserito lo stemma dei Torlonia, oggi quasi del tutto sbiadito. Il principe creò anche un giardino in cui piantò dei fiori a bulbo, mentre una serra, di cui ne rimangono dei resti, vi si conservavano delle piante pregiate. Il villino fu abitato da Giulio Borghese Torlonia fino alla sua morte giunta nel 1915. Il restauro ha riportato l'aspetto originario. Attualmente è sede di una ludoteca con tecnologie avanzate ed itinerari di realtà virtuale.[25]
Il villino rosso.
Questo edificio è sito nell'angolo della Villa presso l'incrocio di Via Spallanzani e Via Siracusa. Venne fatto erigere da Giovanni Torlonia junior per il suo amministratore tra il 1920 ed il 1922 mediante un progetto di Paolo Gianoli. Il lato strada consta di un portone centrale posto sotto una grande tettoia mentre, dal lato giardino, un altro portone immette in una rampa che supera un ponte e sale costeggiato da un filare di cipressi. La zona sotto al ponte anticamente serviva per l'accesso alle carrozze. Attualmente vi è una fontana polilobata ed un mascherone appoggiato alla parete sormontato dallo stemma dei Torlonia da dove sgorgava l'acqua. All'ingresso del ponte vi sono due sfingi in travertino provenienti da una delle fontane del Valadier site di fronte al Palazzo demolite durante le trasformazioni di Alessandro Torlonia. La pianta è strutturata in modo condizionato dalle due vie suddette. Lo stile dell'edificio è medievale come attestano alcune teste zoomorfe e rinascimentale come le bugnature, i loggiati e le maioliche. Le decorazioni degli interni ha come tema prevalente i simboli araldici dei Torlonia. Al primo piano vi è il mosaico raffigurante la "Fenice che risorge trionfante dalle ceneri". Il salottino ottagonale del primo piano è decorato a tempera con dei finti pilastri sorreggenti un cornicione sormontato da una cupola a padiglione. I pilastri sono a grottesco in stile liberty con delle allegorie delle quattro stagioni ed i segni zodiacali la parete è infine ricoperta da una tappezzeria a fasce con disegni di grappoli d'uva. Sopra vi è incisa la data di costruzione dell'edificio: MCMXX. Attualmente, dopo il restauro, l'edificio è stato concesso in utilizzo all'Accademia delle scienze o dei Quaranta, che vi ha allestito anche una biblioteca scientifica aperta al pubblico.[26]
Le vecchie scuderie
Questo edificio fu realizzato verso l'inizio del XIX secolo da Giuseppe Valadier. Il Valadier ideò un edificio con una loggia con sovrastanti statue e le facciate con bugnato. Nel secondo quarto del secolo XIX il palazzo fu ampliato da Giovan Battista Caretti in stile neo-gotico. L'aspetto dopo queste modifiche ci è giunto fino a noi solo attraverso delle descrizioni e mediante un disegno dell'interno conservato nell'Archivio Quaroni che ci mostra degli archi a sesto acuto e dei dipinti gotici. Dopo l'acquisto di Alessandro Torlonia viene decorato da paraste in stile dorico. Dopo il restauro, i vari locali delle scuderie vecchie sono state adibite a Biblioteca dell'Accademia delle Scienze, a sede del Servizio Giardini, a guardianeria per la sorveglianza delle vicine catacombe ebraiche, a magazzino e locali per attività culturali.[27]

Edifici in restauro [modifica]

Questi sono:[23]

Edifici ed arredi scomparsi [modifica]

Per via dell'ampliamento della Via Nomentana avvenuto tra il 1908 ed il 1909 si arretrò la villa per 20 metri, così alcuni edifici ed arredi vennero distrutti. Questi ci sono noti attraverso delle stampe, descrizioni ed immagini fotografiche. Essi sono:[28]
L'ingresso principale
Fu progettato e costruito da Giuseppe Valadier verso il 1828. Era posto verso l'angolo nord-est della villa. Fu ideato come una nicchia entro il muro di cinta. Ai lati constava di piloni in bugnato liscio, ognuno sormontato da una coppia di sfinge. Fra le due coppie di sfingi vi era lo stemma dei Torlonia. Il cancello era curvo. Delle sfingi poste all'ingresso attualmente alcune sono poste davanti all'ingresso del Casino dei Principi, altre due sono poste alla Villa di Federico Zeri a Mentana.[28]
Un secondo ingresso
Quest'altro ingresso era sito all'altra estremità dello stesso muro in asse col Palazzo. Fu ripristinato da Giovan Battista Caretti. Sui due piloni vi erano delle coppie di Geni alati che sorreggevano lo stemma dei Torlonia. Il cancello era adornato dagli stessi simboli.[28]
L'Anfiteatro
Era sito di fronte alla facciata principale del Casino dei Principi. Fu fatto edificare da Alessandro Torlonia per farvi esibire vari spettacoli, tra cui: corse di cavalli, esibizioni circensi e tauromachie. La pianta era ellittica. L'alzato era composto da bugnato ed opus reticolatum alternati sormontato da una ringhiera con piedistalli che sostenevano dei candelabri. Nell'ambulacro vi erano i camerini e degli spazi per gli animali. La costruzione dell'anfiteatro è attribuita a Giovan Battista Caretti e Francesco Gasparoni che verosimilmente vi collaborarono dal 1833. All'epoca della costruzione fu definito più ampio del "Teatro di Corea", così come veniva definito il Mausoleo di Augusto.[28]
Le false rovine
Furono poste da Giovan Battista Caretti lungo l'antico muro di cinta della Nomentana. Esse consistevano in:[28]
  • Tempio di Minerva. Trattasi di tempio periptero posto su di un podio con conci squadrati che faceva innalzare le colonne in rovina e i resti della cella sopra il muro di cinta.[28]
  • Rudere di un anfiteatro. Consisteva in due ordini di archi separati da un cornicione.[28]
La Cappella di Sant'Alessandro
Questo edificio scomparve nel 1903 per motivi ignoti. Fu fatta costruire da Alessandro Torlonia tra il 1833 ed il 1840. Fu progettata dal Caretti ed era sita tra il Teatro, la montagnola ed il laghetto del Fucino. Le descrizioni che sono giunte fino a noi citano che l'edificio constava di un portico con decorazione interna semplice in stile quattrocentesco e con statue realizzate da Carlo Aureli. Gli affreschi del Caneva ritraevano delle figure in stile trecentesco. Gli elementi decorativi superstiti sono conservati al Museo del Casino Nobile.[28]

Uso moderno della villa [modifica]

Il Casino Nobile e la Casina delle Civette sono attualmente adibiti a museo mentre, nella Limonaia, si trova un museo comunale della tecnologia dedicato ai bambini.
Nella villa è stata installata dal Comune di Roma una rete WiFi che vi permette l'accesso gratuito a Internet.
All'interno della Villa è oggi presente il Centro Sociale per anziani "Le antiche scuderie".
Nonostante le recenti ristrutturazioni che stanno permettendo di aprire al pubblico nuove parti della villa alcuni edifici versano tuttora in una condizione di pericoloso degrado.
In seguito a una intensa ondata di maltempo che si è verificata il 22 e 23 marzo 2008, circa cinquanta alberi presenti nel giardino della villa sono stati pesantemente danneggiati, richiedendo la temporanea chiusura di tutta la zona sud.[29]

Galleria [modifica]

Collegamenti [modifica]

Metropolitana di Roma B.svg
È raggiungibile dalla stazione Bologna.
È raggiungibile anche mediante numerose linee di autobus transitanti su Via Nomentana (90, 60, 62, 140, 36, 84).

Note [modifica]

  1. ^ Villa Torlonia. 060608.it. URL consultato in data 19-05-2010.
  2. ^ Vale la pena rilevare che, al momento della Breccia di Porta Pia, i Torlonia possedevano in quella zona ben tre ville: oltre a questa, Villa Albani - acquistata nel 1865 - e un'altra villa Torlonia oggi non più esistente, sui terreni a sinistra di Porta Pia dove insiste attualmente l'Ambasciata di Gran Bretagna.
  3. ^ Fonti sulla storia: Annapaola Agati, "Notizie storiche" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 11-22, Roma (2006), Electa, ISBN 978-88-370-4961-4
  4. ^ Annapaola Agati, "La residenza di Mussolini a Villa Torlonia" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 183-190, Roma (2006), Electa, ISBN 978-88-370-4961-4
  5. ^ Annapaola Agati, "Ingresso monumentale: Propilei" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 163-164, Roma (2006), Electa, ISBN 978-88-370-4961-4
  6. ^ Annapaola Agati, "Ingresso di via Spallanzani e villino della portineria" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 163, Roma (2006), Electa. ISBN 978-88-370-4961-4
  7. ^ fonti sulla Casina delle Civette da: Annapaola Agati, "Casina delle Civette" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 9-108, Roma (2006), Electa, ISBN 978-88-370-4961-4
  8. ^ Musei di Villa Torlonia. Sala di Bacco. Musei in Comune, 2006.
  9. ^ Fonti sul Casino Nobile da: Annapaola Agati, "Casino Nobile o Palazzo" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 33-77, Roma (2006), Electa, ISBN 978-88-370-4961-4
  10. ^ a b Il casino dei principi
  11. ^ a b c Annapaola Agati, "Falsi ruderi" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 172, Roma (2006), Electa. ISBN 978-88-370-4961-4
  12. ^ Annapaola Agati, "Tempio di Saturno" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 170-172, Roma (2006), Electa. ISBN 978-88-370-4961-4
  13. ^ Annapaola Agati, "Tribuna con fontana" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 168-170, Roma (2006), Electa, ISBN 978-88-370-4961-4
  14. ^ Descrizione dalla foto in: Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 170, Roma (2006), Electa. ISBN 978-88-370-4961-4
  15. ^ Annapaola Agati, "Campo da tornei" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 174, Roma (2006), Electa. ISBN 978-88-370-4961-4
  16. ^ Annapaola Agati, "Una finta tomba etrusca" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 177-182, Roma (2006), Electa, ISBN 978-88-370-4961-4
  17. ^ a b c Annapaola Agati, "Obelischi" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 165-166, Roma (2006), Electa, ISBN 978-88-370-4961-4
  18. ^ a b Annapaola Agati, "Colonne onorarie" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 166, Roma (2006), Electa, ISBN 978-88-370-4961-4
  19. ^ Annapaola Agati, "Edicola mariana" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 166, Roma (2006), Electa, ISBN 978-88-370-4961-4
  20. ^ a b c Alberta Campitelli, "Parco" in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 23-31, Roma (2006), Electa, ISBN 978-88-370-4961-4
  21. ^ Pietro Lippolis, "Il parco" in "Villa Torlonia", pag. 34-38, Roma (2000), De Luca, ISBN 88-8016-399-X
  22. ^ Dalla piantina di Antonio Monteverdi in Alberta Campitelli (a cura di) "Villa Torlonia Guida", pag. 8-9, Roma (2006), Electa, ISBN 978-88-370-4961-4
  23. ^ a b Paragrafi dal sito.
  24. ^ Maria Grazia Massafra, Limonaia in Alberta Campitelli (a cura di) Villa Torlonia Guida, pag. 153-154, Roma (2006-2007), Electa. ISBN 978-88-370-4961-4
  25. ^ Maria Grazia Massafra, Villino Medievale in Alberta Campitelli (a cura di) Villa Torlonia Guida, pag. 155-159, Roma (2006-2007), Electa, ISBN 978-88-370-4961-4
  26. ^ Maria Grazia Massafra, Villino Rosso in Alberta Campitelli (a cura di) Villa Torlonia Guida, pag. 160-162, Roma (2006-2007), Electa. ISBN 978-88-370-4961-4
  27. ^ Maria Grazia Massafra, Scuderie Vecchie in Alberta Campitelli (a cura di) Villa Torlonia Guida, pag. 150-152, Roma (2006-2007), Electa. ISBN 978-88-370-4961-4
  28. ^ a b c d e f g h Annapaola Aguti, Edifici ed arredi scomparsi in Alberta Campitelli (a cura di) Villa Torlonia Guida, pag. 174-176, Roma (2006-2007), Electa, ISBN 978-88-370-4961-4
  29. ^ Fonte: http://www.06blog.it/post/3082/maltempo-i-danni-nella-capitale

Voci correlate [modifica]

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Collegamenti esterni [modifica]

      

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