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Friday, July 6, 2012

Villa Albani (1758) -- arch. C. Marchionni --, Via Salaria

Speranza

Villa Albani (Roma - Quartiere Salario) foto tratta da http://roma.repubblica.it/
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La villa Albani venne costruita sulla via Salaria a Roma per il cardinale Alessandro Albani, nipote di papa Clemente XI, dall’architetto Carlo Marchionni entro il 1758, divenendo uno dei centri della cultura del mondo occidentale.
Il complesso comprendeva - oltre alla villa con, nel prospetto, sovrapposto ad un porticato a serliane, il piano nobile con finestre architravata - un giardino all’italiana, fontane ed edifici minori, tra cui un tempio diruto e finte rovine realizzate assemblando veri frammenti archeologici.
La villa restò proprietà della famiglia Albani fino alla prima metà dell’Ottocento, quando passò all’ultima erede della famiglia, Antonietta Litta Albani, che sposò il principe Carlo Castelbarco. La proprietà restò ai Castelbarco fino al 1867, quando il principe Cesare Pompeo Castelbarco la cedette alla famiglia Torlonia, cui appartiene tuttora. 
La Galleria d’Arte, da secoli inaccessibile, ospita opere di Niccolò da Foligno, Perugino, Gherardo delle Notti, van Dyck, Tintoretto, Ribera, Guercino, Giulio Romano, Borgognone, Luca Giordano, David, Vanvitelli, Pietro Bracci.
Villa Albani (Roma - Quartiere Salario)

 

Villa Albani in un'incisione di Giuseppe Vasi
L'ingresso di Villa Albani da via Salaria, 92

La villa Albani venne costruita sulla via Salaria a Roma per il cardinale Alessandro Albani, nipote di papa Clemente XI, dall'architetto Carlo Marchionni entro il 1758, divenendo uno dei centri della cultura del mondo occidentale.

Il complesso comprendeva - oltre alla villa con, nel prospetto, sovrapposto ad un porticato a serliane, il piano nobile con finestre architravata - un giardino all'italiana, fontane ed edifici minori, tra cui un tempio diruto e finte rovine realizzate assemblando veri frammenti archeologici.

Nella villa il cardinale Alessandro Albani riunì la sua collezione di antichità, decidendo di non seguire la disposizione tipica dell'epoca, ammassando i reperti su scaffali, ma creando percorsi emozionali disponendo le antichità secondo un preciso progetto d'arredo, una scelta dettata anche dalla destinazione della villa come luogo di piacere per una ristretta cerchia di visitatori.

Un processo che avrebbe favorito lo sviluppo dell'Archeologia sotto il profilo della storia dell'arte.

Nel 1761 Anton Raphael Mengs realizzò l'affresco del Parnaso, forse il più importante manifesto pittorico del nascente stile neoclassico per il salone della villa.

Il programma iconografico fu probabilmente dettato da Winckelmann, che era il bibliotecario del cardinale Alessandro Albani.

Winckelmann si occupò anche di catalogare i pezzi delle collezioni di antichità del suo protettore.

A causa delle ingenti spese della costruzione (circa 400.000 scudi), il cardinale Alessandro Albani esaurì tutte le sue sue risorse finanziarie, tanto da essere costretto a vendere, in fasi successive, parte della sua collezione.

La villa Albani restò proprietà della famiglia Albani fino alla prima metà dell'Ottocento, quando passò all'ultima erede della famiglia, Antonietta Litta Albani, che sposò il principe Carlo Castelbarco.

La proprietà restò ai Castelbarco fino al 1867, quando il principe Cesare Pompeo Castelbarco la cedette alla famiglia Torlonia, cui appartiene tuttora.

La collezione di monete e medaglie antiche del cardinale Albani passò alla Biblioteca Apostolica Vaticana, che egli aveva presieduto dal 1761.

I sarcofagi, le colonne e le sculture sono state trasferite ad altre destinazioni, ma il famoso bassorilievo di Antinoo è tuttora conservato nella villa Albani.

La Galleria d'Arte, da secoli inaccessibile, ospita opere di Niccolò da Foligno, Perugino, Gherardo delle Notti, van Dyck, Tintoretto, Ribera, Guercino, Giulio Romano, Borgognone, Luca Giordano, David, Vanvitelli, Pietro Bracci.

 

       


La villa Albani venne costruita sulla via Salaria a Roma per il cardinale Alessandro Albani, nipote di papa Clemente XI, dall’architetto Carlo Marchionni entro il 1758, divenendo uno dei centri della cultura del mondo occidentale.
Il complesso comprendeva - oltre alla villa con, nel prospetto, sovrapposto ad un porticato a serliane, il piano nobile con finestre architravata - un giardino all’italiana, fontane ed edifici minori, tra cui un tempio diruto e finte rovine realizzate assemblando veri frammenti archeologici.
La villa restò proprietà della famiglia Albani fino alla prima metà dell’Ottocento, quando passò all’ultima erede della famiglia, Antonietta Litta Albani, che sposò il principe Carlo Castelbarco. La proprietà restò ai Castelbarco fino al 1867, quando il principe Cesare Pompeo Castelbarco la cedette alla famiglia Torlonia, cui appartiene tuttora.
La Galleria d’Arte, da secoli inaccessibile, ospita opere di Niccolò da Foligno, Perugino, Gherardo delle Notti, van Dyck, Tintoretto, Ribera, Guercino, Giulio Romano, Borgognone, Luca Giordano, David, Vanvitelli, Pietro Bracci.

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