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Tuesday, October 16, 2012

Pucciniana

Speranza


Puccini
1884
 
PUCCINI (Fontana).
 
LE VILLI. Milano, Teatro del Verme.

Ruolo del tenore: Roberto.

Creato da Antonio d’Andrade.
 
Torna ai felici dì dolente il mio pensier
ridean del maggio i fior, fioria per me l'amor
or tutto si coprì di mister
ed io non ho nel cor che tristezza e terror
forse ella vive! Bussiam
qual brivido mi closel
invan di quella soglia tentai/sul limite levar la man
pur d'intender parmi davero un canto lugubre/o sommo Iddio! Del mio cammino/o sommo Iddio, del mio destin quest'è la meta/fa che il perdono, fa che il perdon /la renda lieta un solo istante e poi morrò/pregar non posso!
Ah, maledetto il dì/che andai lontan di qui!/maledetta sia la tua bellezza, o cortigiana vil/maledetta in eterno! Maledetta!
 
 
1889
 
Puccini.
 
EDGAR. (Fontana). La Scala.
 
Bella signora, il pianto sciupa gli occhi/avvizzano i sospiri un bianco sen/io vi chieggo pietà per quei ginocchi/che voi dannate ai morsi del terren. o lebbra, sozzura del mondo/o fronte di bronzo e di fango/tortura e gingillo giocondo
va fuggi, o t'infrango!/maledizione a voi!/redento io son!/io ritorno alla vita/o gloria, o voluttà,/bieche illusion,/addio per sempre,/per sempre addio!/io ritorno alla vita
 
O soave visïon di quell'alba d'april,/o visïon gentil d'amore e di splendor!/nell'abisso fatal, dove caduto io son,
rimpianta visïon./ah! te il mio pensiero evòca sempre ancor/sovra un sereno cielo si disegna il profil/dolcissimo, dell'angoli che m'amò!
. ---------------------------------------------------------------------------------------
 
 
 
 
 
1893.
 
Puccini.
LA STORIA DEL CAVALIERE RENATO DES GRIEUX E DI
MANON LESCAUT

Giacosa-Illica

Ruolo del tenore: Des Grieux).
 
 
Donna non vidi mai simile a questa
a dirle “io t’amo”
a nuova vita l’alma mia si desta,
Manon Lescaut mi chiamo
come queste parole profumate
mi vagan nello spirto /e ascose fibre vanno a carezzare
o sussurro gentil/deh, non cessar. ------------------------------------------------------------------------------


Ah, Manon, mi tradisce il tuo folle pensier/sempre la stessa, trepida divinamente/nell’abbandono ardente buona e gentile come la vaghezza/di quella tua carezza/sempre novella ebbrezza;/indi, d’un tratto, vinta, abbacinata/dai raggi della vita dorata,/Io, tuo schiavo, e tua vittima disciendo/la scala dell’infamia./fango nel fango io sono/e turpe eroe da bisca/m’insozzo, mi vendo./l’onta più vile m’avvicina a te/nell’oscuro future/di, che farai di me?-----------------------------------------------------------------
 
No, no,  pazzo son,/guardate, pazzo son, guardate,/com’io piango ed implore/come io piango, guardate,/com’io chiedo pieta,/Udite, m’accettate/qual mozzo o a più vile mestiere, /ed io verro felice, m’accettate,/ah, guardate, io piango e implore,/vi pigliate/il mio sangue, la vita,/v’imploro, vi chiedo pieta,/ah, pieta, ingrato non sarò. Verdi.
 
 
 
 
 
 
  
1896
 
Puccini.
SCENI DELLA VITA DI BOHEMIA
Giacosa-Illica.
Rodolfo, poeta, tenore. --------------------------------------------------------------------------
 
Che gelida manina.

Talor del mio forziere
ruban tutti I gioielle
due ladri: gli occhi belli
v'entrar con voi pur ora
ed i miei sogni usati
ed i bei sogni miei
tosto si dileguar
ma il furto non m’accora
poiche, poiche v’ha preso stanza
la speranza,


or che mi conoscete /parlate voi
deh parlate. chi siete,/vi piaccia dir. -----------------------------------------------------------------------------------MUSETTA. 
 
Quando me'n vo'/quando men vo' soletta per la via /la gente sosta e mira/e la bellezza mia/tutta ricerca in me/ricerca in me da capo a' piè /ed assaporo allor la bramosia /sottil che dagli occhi traspira /e dai palesi vezzi intender /sa alle occulte beltà/Così l'effluvio del desìo tutta m'aggira felice mi fa! E tu che sai, che memori e ti struggi, da me tanto rifuggi? So ben: le angosce tue non le vuoi dir, non le vuoi dir, so ben, ma ti senti morir!
 
1900
Puccini TOSCA Cavadarossi.
Recondita armonia di bellezze diversa/È bruna Floria, l'ardente amante mia/e te, beltade ignota/cinta di chiome bionde/tu azzurro hai l'occhio, /Tosca ha l'occhio nero /l’arte nel suo mistero, le diverse bellezze insiem confonde/ma nel ritrar costei/il mio solo pensiero/il mio sol pensier sei tu, /Tosca, sei tu.-------------------------------------------------------------------------------------------
 
E lucevan le stelle /ed olezzava la terra /stridea l'uscio dell'orto /e un passo sfiorava la rena/entrava ella fragrante/mi cadea fra le braccia

o dolci baci, o languide carezze
mentr’io fremente /
e belle forme disciogliea
dai veli
svanì per sempre il sogno mio d'amore
l'ora è fuggita ---------------------------a
e muoio disperato/e muoio disperato 
e non ho amato mai tanto la vita ------ a
tanto la vita.
1904. Puccini. “MADAMA BUTTERFLY”. Pinkerton, tenore.
 
Vagabondo. Addio, fiorito asil. 
 
Ah, dolce note, quante stele
non le vidi mai sì belle


È notte serena, ah, vieni, vieni/È notte serena/Guarda: dorme ogni cosa/dolce note, quante stele, vieni, vieni Non le vidi mai sì belle, vieni, vieni, Trema, brilla ogni favilla col baglior d’una pupilla,/oh, vien, sei mia,/oh, quanti occhi fisi, attenti d’ogni parte a riguardar/pei firmamenti, /via pei lidi, via pel mare./via l’angoscia dal tuo cor/ti serro palpitante/sei mia, ah, vien, vien sei mia ah vieni, guarda,/dorme ogni cosa/ti serro palpitante /ah, vien! /ah, quanti occhi fisi, attenti! /Guarda: dorme ogni cosa: Ah! vien! ah! vieni, vieni, Ah! vien, ah! vien, sei mia! Ride il ciel! Ah! /Dolce note/tutto estatico d’amor, ride il ciel.
 
 
1908
 
 
 
 
 
.
1910. Puccini.LA FANCIULLA DEL WEST”. Ramerrez, tenore.  (Enrico Caruso).
 
Ch’ella mi creda libero e lontano/sopra una nuova via di redenzione/aspetterà ch'io torni /e passeranno i giorni/ed io non tornerò/Minnie, della mia vita mio solo fiore/Minnie, che m’hai voluto tanto bene/Ah, tu della mia vita mio solo fior.
 


1917. Puccini. “LA RONDINE”. Monaco. Ruggero, tenore (Tito Schipa).

Dimmi che vuoi seguirmi alla mia casa/che intorno ha un orto e in faccia la collina/che si risveglia al sole, la mattina/ed è piena, alla sera, d'ombre strane/Il nostro amore troverà in quell'ombra/la sua luce più pura e più serena/la santa protezione di mia madre/sopra ogni angoscia e fuori d'ogni pena/e chi sa che a quel sole mattutino/un giorni non si tenda lietamente/la piccola manina d'un bambino/e chi sa che quell'ombra misteriosa/non protegga i giocondi sogni d'oro/della nostra creatura che riposa.

 

1918a. Puccini. “IL TABARRO”.
Luigi, scaricatore, tenore.

 

Hai ben ragione,meglio non pensare
piegare il capo ed incurvar la schiena -------- a/per noi la vita non ha più valore/ed ogni gioia si converte in pena---------------a/i sacchi in groppa e giù la testa a terra/se guardi in alto, bada alla frustata -------------b/il pane lo guadagni col sudore/e l'ora dell'amore va rubata ----------------------b/va rubata fra spasimi e paure/che offuscano l'ebbrezza più divina-------------c/tutto è conteso, tutto ci è rapito /la giornata è già buia alla mattina----------------c/hai ben ragione; meglio non pensare/piegare il capo ed incurvar la schiena. ---------------------------------------------------------

 

Folle di gelosia, /vorrei tenerti stretta /come una cosa mia /vorrei non più soffrire, non piu soffrire/che un altro ti toccasse/e per sottrarre a tutti /il corpo tuo divino/te lo giuro, lo guiro, /non tremo a vibrare /il coltello /e con gocce di sangue /fabbricarti un gioiello.Puccini. “

 

GIANNI SCHICCHI”. Tratto dal Canto V del “Inferno” della “Divina Commedia” di Dante Aligheri. Rinuccio Donati, tenore (Crimi). -------------------------------------------------------------------------- Avete torto,  È fine,  astuto/ogni malizia di leggi e codici conosce e sa/motteggiatore, beffeggiatore/c'è da fare una beffa nuova e rara/È Gianni Schicchi che la prepara/gli occhi furbi gli illuminan di riso lo strano viso/ombreggiato da quel suo gran nasone/che pare un torrachione per così/vien dal contado ebbene che vuol dire/basta con queste ubbie... grette e piccine!/Firenze è come un albero fiorito/che in piazza dei Signori ha tronco e fronde,/ma le radici forze nuove apportano/dalle convalli limpide e feconde!/E Firenze germoglia ed alle stele/salgon palagi saldi e torri snelle!/L'Arno, prima di correre alla foce,/canta baciando piazza Santa Croce,/e il suo canto è sì dolce e sì sonoro/che a lui son scesi i ruscelletti in coro!/Così scendanvi dotti in arti e scienze/a far più ricca e splendida Firenze!/E di val d'Elsa giù dalle castella/ben venga Arnolfo a far la torre bella!/E venga Giotto dal Mugel selvoso,/e il Medici mercante coraggioso!/Basta con gli odi gretti e coi ripicchi!/Viva la gente nova e Gianni Schicchi. – inclusa: aria di Lauretta. ------------------------.

 

O mio babbino caro
mi piace, è bello, bello
vo’andare in porta rossa /a comperar l'anello/sì, sì, ci voglio andare/e se l'amassi indarno/andrei sul ponte vecchio/ma per buttarmi in Arno/mi struggo e mi tormento/O dio, vorrei morir/babbo, pietà, pieta, /babbo, pietà, pieta.

 

 






1926. Puccini. “GLI INDOVINELLI DELLA PRINCIPESSA TURANDOT”, postuma—Puccini m. 1924. Tratto da Gozzi (1726).
“Turandot”. La Scala. Calaf, tenore. --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Non piangere, Liù /se in un lontano giorno /io t’ho sorriso per quel sorriso/dolce mia fanciulla m’ascolta /il tuo signore sarà, domain/forse, solo al mondo /non lo lasciar, portalo via con te /dell’esilio, addolciscia lui le strade /questo ... questo, o mia povera Liù, /al tuo piccolo cuore /che non cade chiede colui /che non sorride più. -----------------------------------------------------------------------------

Nessun dorma, tu pure, o principessa/nella tua fredda stanza /guardi le stele che tremano /d’amore e di speranza---- RITORNELLO:  

ma il mio mistero è chiuso in me/-----il nome mio nessun saprà/-----solo quando la luce splenderà/-----sulla tua bocca lo dirò fremente/-----ed il mio bacio scioglierà /-----il silenzio che ti fa mia /(il nome suo nessun saprà) /e noi dovremo, ahimè, morir, /dilegua, o note, tramontate, stele,/all'alba vincerò.

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