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Thursday, April 23, 2015

L'Erismena di Cavalli

Speranza

     




                                             
                                             



 

L'ERISMENA: DRAMA PER MUSICA DI AURELIO AURELI, Fauola Seconda . Z>£D70 A T At Airilluftriflìtna Signora ANNA MARIA BALBI DVRAZZA. IN Genova; Per Benedetto Celle , \666. v/cino Piazza Cicala . Con licenza de' Superiori. LfBRARir fZLVSTKlSSlMA : SIGNORA. Sce di nuouo alla luce del mondo l'adolora- ta Erifmcna, non già -i u o.r per più cercare il fiio Mràfpe, che pur troppo lo Ipe- rìrtventò sleale,e fconofccnte,ma perticourarfi dall' ingiurie della Fortuna lotto la protezione di qualche GcntiliflE reia Dama-jChe pe¥Ó tjraiporcatafi in quefta No- bìlifllsna Città di Gènoua, ( che fenza taccia dVàduk?:ione può diiarriarfi vero nido di gentilez- za) fra il numero yi- t^nte va- A z ghcz- ghiflìme Dame s'hà elletta V. S. Illu ftrifi.in Protettrice,rapita la quelle prerogatiiie non men tii Natalijche di coftumijle quali in lei garrcgiaiao di precedenza . S'aggionge in oltre à sì fare qua- lilà, che niente lafciano di dcfì- derabile in vna fua pari, l'ellerfi V.S.IlIuft. vnita con nodomarl- tale alMIL^^o Sig. Eugenio Dìi- razzo,Caualiere d'ogni compita VittùjNobilcà, e Prùdenza .En- trando in tanto Erifinena anche à parte nelle congratulazioni de ftioi poc'anzi celebrati Imenei ;j non ilimandofi à decoro comesi Dama il venir fòla mi comanda d'accompagnarla alla prefènza di V.S Ill.ma per inchinarlele con riuercn te dedicazione, confidar; dofi ' lofi qiiefta abandonata Princi- jeffa, ritrouare fortunato acco- glimento fotto l'ale de' fuoi Pa- rocinij non punto difuguale da uello , che è auuezza à pruoua- e nel fèno delle pietofe Ercìnic. Lt io in tanto facendole con efTo :i humilifs.'na riuerenza,mi di- hIaro,che non bramo altra gio- ia, che viuere Diy.S.JJIuftria flumil'tfs, » à" ohhligatift. Sera. Pietro Manui . A i ARj A K G O M E N T oi D4 gli amari fecreti d Eriman^^ Principe di M edh^ di Ariminda j forella d Artàmne Rè dell' krmcmafk^^ g^m^mta Brip^f^^ ^ Correua l^ vltitmt ìmfe àc hgrmidanz'^ d]hrmif7^a^qu^n^^^ do ÈrimanU per la morte ìm^rpu^/kl^ dei Rè fuo Padre chiamata dajudditi M Trmorfùcohfiretta à partir fi ver fa t e pen fiero Fat-^ tp vecchio s innamorò di Stella non cono^ (biuta Principejfa dilberiaìcbeda hka* (ìa vecchia fua nutrice era accortamente nominata hldtmìra % ambe fatte fchiaue d(t certi Cor/ari di Mediay ^ portate in dono à È rimante . i Morì in tanto E r cintai eh' educaua iprifmen^ > lafciando lagìouane adulta^ finz4 alcuna notitia dé fuoi genitori ^ejìa vn giorno saccefe d'idrajpe Pren» cipe d'IberOì che in quel tempo leauuen^ ture deWh rmenia andana cercando . Acortofiil Premipede le fiameamo^ rofed' E ri/mena con promejfa d' e£hrli fpofo ottenne da lei quanto dcftderaiia; \Inai à poco limolato daWincoJìanza del fuo f genio ì abbandonò d' improuifovna notte l amante i e fi portò verfo la mediai per vedere le decantate bellezze di Aldi- mira fua non conofciuta Sorella^ Gold giunto à penay e vedutala^ tratto dall in*^ cògnita fimpatia delfangueffà violenta» io ad amarla > onde per celar fi à l'antica pimifià^che tra la Meda} e la Corona^ Ibera pajauaper prefefe ragioni di Stato» fi pofefottofinto nom e d'Erineoiper Re^ gio coppiere à ferulrein quella Corte Eri'^ mante. A4 In 8 In quel T emfo èrtamene refo ambi^ tiofo da molte vittorie ottenute nell'Afta^ fiabilì di voler figgettare alfuo Trono la Media, Indià poco /correndo con Efer-^ cito nuffjerofo p per fin fiotto le Mura di Tbauris 1 dou^ all' bora imperaua Eri" man te cominciò ad injeflare le Mede cam^ pagne. *^ Accortafi in tanto Erìfimena della fu* ga £ldrafi^e e debellate le fiquadre nemiche ve c fio in guerra Art amene ^ vittoriofi rimafif^. Dalavittorìa ottenuta da Erimanti contro l Efiercito Armeno principiano h attponi del Drama i ^ I 9 INTEKLOCVTOKL Venere i ) Vulcano ) Prologo* Doi Ciclopia Erifmena ignota figlia d^Eiimante in ha^ bico di Caualfero • Idrafpe Prencipc Ibero finto Erineo cop- pierdVErimante. Clcrio Moro fao confidente • Aldimira ignota forella d'idrafpc in ha* bitodi fchiaua. Alceftc Vecchia fua Nutrice l Orimcno Prencipe di Coko • Argippo fuo feruo • Flerida Dama del Serraglio l Erimante Rè de Medi * Diarte fuo Capitana* Oriftc Generale deli* Armi de'Medi . Choro de foldati d* Erimante. Choro de foldati d'Orimeno • Choro de foldati di Orefte. Choro de Eunuchi dVAldimifa.' La Scena è in TbaurtsiStdia antica de' Medi . A 5 SCE^ S C E N E Nel Prologo. Bofcò con la fucina di p^ulcano Nell'Atto Primo. Campo de*Medi . Cortile delitio fo del Serraglio* Serraglio. Nell'Atto Secondo \ Stan:Ze di Erimante . Cortile dei Palagio Escale l Neil* Atto Terzo, - Qiardino I{ egio . Cortile de le Prigioni l ■R^"/^/^ d' Erimante. -~ ' PRO- PRO L O G O. Bofco con la FucìnadiVukano i Venerei Vulcano I Doi Ciclopi . yuL B^^!SÉ^ Ompagni accendete ^ L'ardente fucine Qonjiere ruine ^Warmi atfendette ^ Si batta • Dt Marte gl ardigli Ciafimadiv9Ì Con colpi ben j^eH Aguzzi aJfottigU % A forzit dejìati Le bragi accendete Coi^pagmbattet&^ Siba^te f^en. Fern^aVulcano dbeferm^ Vincomindataimprefa ^,s§lt^rche del mio figlio Il tempo hi rep^ ,\. inutile al Jèrir faetta alata Fa} cbe prenda ben pre fio A (5 Da pà la fua indufira mano ìJ antica forma e più non voli in vanoi Vuk Cbevuoiìchepretendh Per il tuo figlio amore 1 Di lapiufaf e d'error f7umejallace i i Non bajìa con ìa fua face ' ^ ' | Arder per gioco il mondo * Cbe teritando e^ni via Per poter tormentar l'alme fatali 'Ballai fucina mia cerchigli firalil Ven. Sappi che vuò ferire Von queflo alato dardo Valma d idrafpe, onde con fuo dolori l>*Erifmen a ritorni al primo amore ^ Vul Dunque dall armi in VQce V enere tùvuoi% Cb'hor ritorni pungenti i dardi fuoì Ven. Ufcà te piace . i f^uh A me tù lo porgi % Compagni s'accenda Il Dardo damar e S'aguzzi 9 e fijienda Compagni s'accenda » Fermate^ ò li fermate • Beco del Dio de Gnido t O betl.t Dea Ciprigna i dardi acutu Vanne , che daW Inferno ancor fom Vcn. Dal dardo d'amon, * (temuti Hor figga chi puè Non NotJ gioua dijfefa!^ N on vakcGfìteft Se in mezzo del core S^uel Dio vipidgd » i . Se l' alma V impiaga Se ti feno v'aprì Son dolce ferite %on piaghe gradite Se fana la piaga La man che s aprì Ciclopi • Se aW hrcìer% che vago Ignudò Jljoco diBronte l dardi temprò Per reggere aWonte Vsbergo ne feudo f Trouar non fi pud • Fine del Prologoj ATTO ii ATTO P R IiMÒ. SCENA PRIMA. (Jarripo de* Medi con veduta dell'Eferci^ - to Armeno disfatto . nnu Erìmmte) Diarte* ^ . ^Jce dalfuo J^adìgUot^ fa^n andò con la fpadi0 alla mano \ Ermati traditore, Gaualiero villano; Con facrilega mano Così cogli al mio crine Le Corone acquiftate ? Così date vfurpate Sono leglprie mie ? per quefta deftra . Hor i terra cadrai guerriero indegno Vitima del mioferrore del mio fdegno Di. Signor Signori che fai ? Mira del Sol nafcencc lUaminofi rai > Apri gli occhi 5 la luce V Doue ò Rè riconduce A vaneggiar cieco fancafma errante ? \. F^g^ i ^o%x\\ importuni»odi Erimante ^ ^Àdefid Er. Doue fon*io?che fò?Cieli re- Maledetti fantafmi, ( fpiro^ Vanitadi fognate larue chimerù^tei e tante ponno Per i6 A T T O ! Per turbar il miocor l'ombre d*vn so-jj) Di. EchefcgnaftiòSire? (^noìf Er* luaue letargo : Vinto colà doppo la pugna acerba DellVccifo Artamenei e fue ruine Sognando mi parca d'hauer fui crine Il ferro Armeooi quando Per deludermi furfevn'ombra vana DV^noroCaualier m'apparuc ardita E ùdi mio crin rapita ^ La Corona acquifìata il rapitore ; Fuggir credea dell'ira mia il furore»- Ma dal m o ferro,e cobattuto> e vinte Pareami hauer il temerario éftinto .' Di. Signor io giurarci Che IVccifo Artamene anco tri I ob; In uido fatto à le tue glorie inuitte Perche viuo non puote Tr àie fquadre atterrar tuo Regio fcr Infoiente fantafma Comparuc à te per atterirti aloìcai Ma non temer Signore > Che Medea in tuo fauorc Fatta fi la Fortuna : Sotto i vcsfili tuoi fol glorie aduna Er. Che pcnfaua Artamene, \ S J ì I A h 3^ Con Armate falangi D* Armeni fuoi gu crrieri , £oc!giogar rAfiaafC debellar grimptp Djar p R I M p. it yu Credea lo ftolco audace Con penfieri orgoliofi D'alta fuperbia gonfi Far la Media fogetta à fuoi trionfi ; JMail fuo tropp'aIto>e temerario ardire Con miferabil fine Incontrò i precipizi» e le ruiné • Er, Tépo fia già, che trionfante io vada A confolarlarcggiat E'I mio fulgido Sole vn di riaeggia i O di nume bambin forza poITente $ Ne Tetà mia più algente Sotto vn crine di neue Amor dpocoii poco M'accefe in pettó vn Mongibel di fòco 2 Ardo pef vn bel volto Per diuina beiti Perdè l'anima mia la libèrtà . Andiam miei fidi in quefto lieto die A feficggiar de le vittorie mie . SCENA seconda; Erifmena , Ar^ippo . Fiera forte iniquo fato Doue ohimè mi guidi tu A penar dunque io qua giù Sarò fcopo al Cielo irato . Nò nò nò farò ben che la mia forte AlVIdol mio mi rendalo mi dia morte. Difpictato Dettino: Mi 1& A T T O Mi coglicfti à la morte Per rifcrbarmi in vita i mici dolori Miferabil trofteo de*tuoi rigori • Ar. Fatti appoggio,© guerrieroic no te- De giouani tuoi pari ( mere; Sempre nutrij nel cor pictade arnica^ Benché odij la fatica Sento, che in foftenerti I/animo s'auualora > £ in me più crefce ogn'hora II defio, la pietà Di farti cariti ^ C^ndo il brajxio fia (lanca Hò sù le fpaHe mie forsa baft^nt? . Per poter farffli i si bel Cièl Atlanfe Sotto sì nobil pefo» e incarco egregio * Curiiar il collo> e afFaticarfi è pegio . Hr, Cortefe amico il tuo pietofo affetto Di cui tanto mi honori Medica in qualche parte i miei dolor?» Se depof voi così noiofo incarco G u Ida mi fu quel faflbj Che fe^ben cardo paflb Forma il piede traffitto Le fciagure non teme il core inuittoi^ j Ar, AI duol de le tue piaghe ^ j Mitiga col ripofo il ffer martiro » 1 Ch'io fri tanto rcfpiro. i Er« Come fperar pofs'io • I Tre- r P R I M O: 19 Tregua! ò pace al mtQda.olo i Sepcr pià tormentarmi Amor empio tiranno Mi traifein gaerraie miguldd trà Tar- Epur talorio fento ( mi Predirmi il cor da fpeme IttSoghiera Trouerai, chi tu brami atdHii e fpera Sperapiir mio corichi si. Nel colmo del languire iriì r^ln^ ìt- Con dolciflìmo gioire \ S ' - Non ritorni in libertà Spera pur mio cor, chi sa# Ir. Per fopportar ò coraggiofo amica i Bicruda gnerrà i patimenti rei : Troppo gicmana fefr In altra la tua dcfìra v Che in maneggiar ilbrartdo *. Faticar fidouria i ^f^eftiiraa pazzia : In così vaga, egiouànile e rade A voler incontrar punte di fpa4é. Io fe ben fcr uo vn Prence , Che mi conduce in guerra r p Perche lapace ftimo , *^r^^" . r ; A fuggir da i rumar so sépre i! primi S C fi NATE R ZiA^> ■ 0 rimenar hrgippa% Erifmna^ 3 A FAuille d* Amore • --^tm j o)eif^ìr V Che ralmà accendete : - " ' : Gli.ardori accrefcete , Scria - 20 A T T O Struggetimi il core \ Senza pietà > Son gioie, e contenti Le penci i tormenti » Che Amor goflar U Catene gradite > Ch'il cor m'annodate Strìngete aggroppate I Al fen le ferite Senza pietà ? E dolce il languire , loii-s Soaueil patire Per vaga beici. , . . ("> Ar. Sfgoor/Signor/ne le tue gicàe imraer.j Sé pre d' A raor fauelli.e ama do ogn'ora Tefli encomi i quel bel>che t'inamora Mira coli* dhe mira la fortunata prefa ^ ^ Che hoggi in guerra acquiftai seza co-j Ne le tende nimiche . ( teU, Dell'Efercito Ermeno Debellato, e fconfitto Quel guerrierotrouai nel pie tranitto Or. Che rimiro ? piagato E'ICaualier sì prode ^ Che tri l' Armene fquadre Acquinoffi pugnando eterna lode? Valorofo Campione ^ (^^ Nó temer di tuaforte»hò core in petj P R I M O. 21 Che !a pietai de'cafi tuoi m'inuita: I M*obIig4 il tuo valore i darti aita • ir, Core che nobil nacque Sempre fu di virtù degno ricetto Il tuo pietofo affetto Gii human! tuoi fauori Scruiran di catene a l'alma miat . Perche Tempre obligata ella ti iìa . ■)r. Serui Argippoahguerriero D*amico appoggio > andiane A la Citta vicina» Colà dentro la iieggfa Pietofa m an del rido] mio > che adoro Porger à i le tue piaghe Medicinale ri (loro, ^r. Lodato il Cielo^anch'io piagato vn dì ' Torno in Corte i mirar chi mi ferì • e & N A Q V A R T A; , Cortile delitiofo del Serraglio • Aldimira^Flerìda. D Care effigi» ò care» Simolacri adorati De miei Marni diletti O* vo iiamorofciti. Per voi folo refpiro > In voi contemplò» e miro le bellezze pili rtre • O'carc effigie» ò care, lesi dolci fon le pene che dUpenfa Amor qua g\ùj Bac- it ATT O I Ba cciar vò quelle caaene > Che m'han pofto in fcruitù ,• Amando, ■' Penando , , M'è dolce tormento < l'ardore» ch'io fcnto» Di gioia> ediletro» * Soaue ricetto art^w'J Ilfen mi diatene J Se sì dolci fon le pene ^ Che difpenfa Amor qui giù i Bacciar vò quelle catene Che m'han pofto in feruitii . Caro» e amato Erineo » Sofpirato Orimeno Amboil core m'ardete Ea u atmente voi fete ' ^ _ ; .X>a indafire man d'amor cari rerori , ' Scolpiti nel mio con perch'io vadori . F. Saggia Aldimira in veto lolodoiltuo penfieto» Se amar doueffi anch'io» . ^sK- \, Per men penarineH'iamoraÉOtOiwlOi Piùvaghihauef vojrei» ; 0'. O Ne mai paga {awivW4QlPJ Con logica d'Amofo » wr; -id - J Ptr viuer i miei dì fefloia» cheta i Vfar vorrei la quantità difcreta . P K I M o: SI SCENA Q V I N T A. jérgippOi Aldimirar FJcrida. Vittoria , vittoria » reflcrcito hcftijc EVintoi e diflrutto* Rifuona per tutto Con voce feftante A honor d'Erimaote Applaufo di gloria. Vittoria, vittoria . '1. Qiieftoil giorno fata bella Aldimira* In cuilieto,efcftofo Il Medo Rè di tue bellezze amante ^ Come giurò efleqair s'egli v incea & Le catene t rara da le tue piante . \\. Potri regio fauore Tormi ì lacci del pie, ma non del core Dimmi Argippo, dhe dimmi » L'adorato mio Prence Orimeno, che fi ? Da le fpade nemiche Viue illefof èpregfoni ? òin liberta ì kr* Non osò brando oftile Ferir in guerra il Prence tuo diletto » Per non offender del tuo bel rimago » Ch'il mio Signor porta fcolpita in petto % Dhe quante volte, ò quante / Ei sfogando Tardor del core an.ante Comes*iofoffi flato 24 A T T O L'amorofafHaDeaf A me in vece di te così dicea ì Begli occhi hotnicida Sicari j d'Amorc^ Sono dardi I voftri guardff Che vibrate à quefto coréj Pieri luci gradite. Se al voftro bel prigion voi mi voIet< Ceffate di ferin vinto m'haucte. AL Come è fagace Amore ♦ Mèco finge coftui formar fuoi detti n Ma a i'idol fuo vicino inuia gli affetti) Vò fecondar così leggiadro fcherzo J Per non feruir di pregiuditio al terzs Dhe quante volte Argippo j Sent' j giungermi al core Gramorofi fofpir del tuo Signore t Quando moffa à pietà deTuoi tormi Con eguali fofpiri L alma mia rifpondeua aTuoi marti).' Flerida» che più volte vditi gli ha j Flerida a telifcoprajeilagli si. FI. Diròi ciò chetairhora Animata d'Amore Tua lingua cantar fuole Figurandoti apprefTo il c Bellezze crudeli. Tiranni fplcndorii Voi, I r R I M o: 2$ Voi, voi, /ìcte > Cheftrugette } :oQuefto cor con fieri ardóri . Pietà care vaghezze Se voletC5ch*i arda à vn voftro lampo* No m'accedete piu> eh io tutta auàpo. SCENA SESTA. Aicelìa% Aldimiréit Pkriday Argippo • VN malanS che vi pigi i ) Temerari) sfacciati Cortegiani impudenti, e mal creaci. Aid. Ecco Alcefta fdegnata Ghìt'ofFefe; Ale. Indifcreti. FI. Chi t'oltraggiò? Ale. Importuni. At* Bada i me,còn chi Thai ? lafcia i p«n- Ale. Vnmalan\che vi pigli. (tigii. Arg. Da lo fdegoo alterata Non (i placa in tutc^hoggi <Ìacfta vecchia adirata . Ale. Che vecchia ? (c ne mente Chi da vecchia mi tratta > Vecchia dirmi no puoi,ma dona fatta. Arg. Anzi perche dal tempo Troppo fatta fei tu, troppo matura Sii Tarbor de la vita vn frutto fei > Che d'vn fol fiato ad ogni Iieue fcolfi' %ii vicino i cader dentro la foffa - Ale. Che fo(Ta?queftc fughe Sonofcgnid'aftanni > • ■" B Non 26 j Al Ti r;i cr Non ingiurie de gli anni , A!d. O pazzo humore . Ak. Vditc S*io vepchii fori :ntÈl trapalar perC?orti| Doi paggi sfacciateli! ^ ' Volgano in qw òlalcitietti ad viltratto . ' Stender le rtiani arditamente al tattqii FI A ragion t'^diraili • mAK jj Arg. À qu^l ch'io fento. IA''\ I Quelli vokatidal f ch*io- veccJiia fia ii ^ d3 ParJiper \xxmm.^r^^ì.AÀo hì 'j FI. Raiitgrati AldijHnifftétWCO illutì cam Aid* O fcnibian^c adotate: i n ' .:^! Da voi bellezze i.idalatrarfÌ03parQf^ | S C E N A: sI b T IV I M \ Orimmà fi éWmirm ' \\ àXéìmmì Aid. Orimeno? > '. Mift^^yArafiAld. Mio refoto ? Ori, A pe^fta^tirf P&ggio > ' '^ l fcterpartirmiÈoauieoer rr jj^ggrofe mie pene , lafcio à jsj:*a rua qacflo feritori jEr/Hiantèregi^iVjmedica m tanto \ Can^pioo sì jilalirie>e di valor feuran' 41 ^ Par» i P R I M O. à7 i Partoi è t'adorerò benché 1 orano. S C E N A O T T A V A- ^ Elifmeri^it hldimrat Flerìda^ hkejla. HOr ) che voi m'accogliete Perdarnnii conforto ^ ■ O bellezze d'amor lucide , e vaghe , ' Più ti6 fcnco fi dolor delle mie piaghe. Aid. lo fìral,che per ferirti ! Io guerra ylicj da temcrarfa mano»; O fu cicco ÌD piagarti> òfù inhumano . Ale. La ferita dou'è ? Erif. Nel piè finitìró vn dardo Lieue piaga mi fè • Aid. Dhequalòccuìta forza» QuSI pietà viòlente — ^ '-^ NowHa fi^mma ardente * Nel cor m'accende^e'I prió^o focó àm- Orimeno» Er.neo» (mmza? Perdonatemi» ò voi Del bel Cielo d' Amor vaghe facclle } Per vn fol di beltà lafcio due Stelle • £rif Bella n^edfcàmia^ ' Dal CierfcTéd% qui d'fcedeìW i Volo Per Vifanaf de !e mie piaghe il duoio* Aid. Venarperefìervinta Da colpi de tuoi fgaardi » Per refifter-ftì vand» E ferirà refKir qiiand'ió tifano , Ajc> Aldimira t*intcndo - ^8 A T T O Anco d me f e m pr e piacq u e Nei la m ia gì ou entù > SpenTo Amanti cangiar come fai tùV \ FI. Di femna prudente Ti £*cófìg^'o mamro,e anch'io lo fcieglloii Mutar péiicr per app^gliarfi al meglio, SCENA N O N A. hlcejìa • MAledetto Sa del tempo Quel momento > Ched*argento Imbiancar i 1 crin mi fé . ETuanitagià per me La fperauEa di godere » Se non compro hoggi il piacere» C he mi guardi alcun non v'è • Maledetto I 6ì:c. ' Benedetti quei dilettu Fortunati » Ch'ho guftati Saporiti in giouentù . Gran tormento è il dir gii fu Qucfto volto aflai gradito > C h'hor dal tempo illanguidito Ad alcun non piace più . Benedetti! Jkc. Donne mie fin che potete Giouinette Lafciuette P R r M 2P Dite ogn*hor fempré di sì . I Piangerete ancora vn dì Quel piacer» che troppo auarc Ricufate di donare Ad alcun, che vi ferui , Donne mie; &c. SCENA decima; Idrafpei Ckri9f ^ Aro albergo adorato (pornzy Tempio deiridoi miOi ch*in te fog- Ad inchinarti iipaflb t e'Icor ritornai Non ti fulmini mai Gioue adirato > Caro albergo adorato. Care foglie felici (de Nido del mio bel SoL ch'in voi rifplé- C^ui fta la fiamaionde il mio cor s'accS; N6 vi calchino mai piedi nemici ^de Care foglie felici . Amor Cemiguidaflii Sott® fpogiie feruiliin quefta Corte Profpera vn dì deTamor mio la forte. m1. Sorte per me felice Signor farebbei e fortunato giorno Se in Ibcria faceflS vn dì ritorno • [d. Spiantar da queftofuolo Clerio non polTo il piede abbarbicato A r Inferno d*amor fon qui danato . CI. Per colei, che tradirti Ne la Cictade Armena U 3 Ca- 50: . A T T rO ? V Caftigo del tuo error è la tua pena . Se vn dì non abbandoni Quefta Reggia nemica^ Se non fpegniquel foco» i Che t'arde in fen per Aldimira> io te* E me'l predice licore (mo* Con tornientofo aftanno », Chein amar quefladonna>ami il tuo Id. Anior Nume bendato» (danno*!p Che di foco nouel nutre miafpemc I perigli non vede , e non li teme • Dc'pafiati lucceffi j La treniorfa hò pcrdutajf.(^ppiamic;p> Ch^ à ramorcle brame ; v^i cibo Col non tra(Ib maf la fame . - r S C E N A X L \ C/erèo . /o , t P Oliere donne voi, > > Che a giouani tali - lior fi? de predate > Mifcrelle imparate A non far mai pfr ZcrÌ2(ia^t|i amanfi Amorolepazzie i^^ t ;» ^rrr^^ [ Son □ gl i affetti lor falfc htigV • • : Fingere ifpafimati SpcfsVfano coftoro a tut,terhore> k Mille fiamme nel core Giuran por tar,ma non credete>ò belle A fofpiretti finti , Sono gli ardori lor tytfi dipinti . , ] P R I M O. Ji Er*ifmena . ^Omìnqh a rtfpirar ^ Più giocóda ò mio cor l'aurt vitali* Sa tie di fulminar . Spera veder vn dì l'ire fatali : Viui liet;p:sù su I Ridi ili mezzo df 1 duoliuó penfar più> Ti gioua nel marcir Lafciarci lufingar con dolci detti > tafcia d'incrudelir Più nel tuo mal con dhfperati affetti: Viui lieto SII su , Ridi in mezzo del duoI,non pefar più. S C E N A X I I !• Orimeno ^Rrifmenat Verrien come ti fcnti ? 2r^ vjr M!hi la tua cortefia tolti \ tor- Dottai e medica mano ( menti. Poco meno > che fano il pie m'ha refo, Così de le mie fiamme Rifanato m'hauefle il cor accefo • Or. Dunque tu vini amante i Er,Seguo vn core crudele ^ Or, Se non è d'adamante Ammolirlo potrai con le querele . Er. Ah che Tpargc i lamenti Queft'anima infelice a Paure^à i venti. Or, Nondifperar amicoi B 4 Vo- 2j A T T 0 I Volubile c la Sortele gli amanti ; Ne'faoj moti incoftanti Varia fouente de la rota i giri i"'^^^^ Del bel per cui fofpiri Cangiar vedrai la crudeltà feuCra f Ama coftante» efpera « i::.^» > ' - Et. La fperanzaévn certo che Doiie (ia neflTun Io si , Se tal volta corre i me f Come vien poi fc ne vàf Così mifera imparo, (tol Che il viuer di fperàza è vu Cibo ama:^ Suol fallace comparir A fcherzar con il dolor Per cortame hi di nutrir Con lufinghe falfe vn CQr> Così mifera imparo, - ^ ' ; 0|>*v Che il viuer di fpera2a''é Vn ciBoàmà-»'' SCENA X I I li. i Serraglio/ ^ ^rimately hlcefle l PArtiti Alcefta , ad Aldimira vanne f Qua la c6duci, acciò del Sole à fcor-."^ La mia bella fcn venga (no' Adilluftrar de mie vittorie il giorno . ^ AI. signor vò, che tu miri (zo . Da che in guerra n'andafti i quel auà^^ Sia crcfciuta in beltà la tua diletta > Con vn vezzo inamora > ei cor faettaJ primo: 55 Bri Non più» non più : coHei Col fuo dire lafciuo _ . . Muoue guerra importuna à i séti miei Vatcne. Ale. T'vbbcdifco. Er. Quali dentro il mio Regno Strepittofi rimbonnibi . Odo fonar d'alta letitia in legno ? - SCENA XV. ArgippOi^ftnMte . Sire allegrezza . Er. Che ? Buone noue Signor liete per te Orifte il prode, e generofo Duce ^ Ne laRegia tuaCorte hor hora è giuto E.Cbe tfì felice apporta? A.Eceolo aputq SCENA X V I. H K pur Cielo cortefe , .(^9 Fauorito i miei voti>io pur m'inchi- Al gra Marte dell' Afia, e al Medo Re- De lieti cafi apportator ne végo. (gno Dhe rallegrati ò Sire, Quell' Airnsenia fuperba» Che qual idra nemica al tuo valor© Mand^ f adi capi arditi Ad infettar quefti liti f < Vti di pur vinta.e debbellata al fine Coftretta e à lagrimar lefue ruinc. . DalèRegiecuefpade» £ vinta) e foggiogata 5 Hot F] A ^ Confacra humiì la regia fua corona . Si fi tuaferua,e à tua pietà fi dona* Er. Fortunato ti ringratio: p[ Mente chi c/eca in fauorir ti dice. Ferma il chiodo i la rota* e fon felice l Or. Signor quando nafceftt Nele tue fafce iticatenaftiil Fato> A tuoi mert! obligato Si profefla il Deflin, gode in feruirtii^^ii^ Gloria de la fortuna è il ^uorirti . M 11 di di tue vittorie r . , ^ . Trofeo de le tup glorie ^ ] A <3lueft -n-l="" :="" _="" a="" c="" che="" dalemedetue="" dcftinvooa="" dotto="" ei="" eoafacrtf="" er.="" f="" ferito="" fi="" fier="" fpadc="" ftanze="" ggerier="" humilp="" i="" ienzonp="" ilprigion="" iotettdaj="" j="" jtj="" l="" la="" lo="" mortai="" ne="" neleregienwe="" ngua="" non="" nuak="" ogti="" partali="" pi="" prigiobr="" s="" sia="" signor.="" t="" tii="" tj="" tua="" vilti="" vno=""> Da me pietadc in don chieder yolea ; S;>a qiufto Ré^so bilancinrAftrea. Hor che ha le forze fue fiaccatele do-' -| ATimmortal tuonome C me ' SCE- PRIMO- 35 SCENA X V I I I, Efimante. OCchimiei» che mirade ? Sonnachiofi voi già lumi non fiete; E pur veduto haiietQ ^ 1) guerriero fatale Q^li ch*in fogno m'apprue 0f :Su gli albori del die . A funcftar Talee vietarle mie , Cheriffoluo ? Che penfo? ' Difutili pefieri > Tardanzeiajgmpeftiue %fami^ Corte fenWiue r ; Quefto ferpe fataUaague fi fiero* 4|Cpuq Tafjpide in fearniara il guenierOé ERineo ? E,miQ Signore? Er. A tempo Ne le regie jipie fìanze ( arriui ' iyaqpe)e la irot|^rai ^^..prigioniero va gaerrier5|^rias:h'oggi il ^^^^aàì,^^tim /Sole, j V. fi che Mor^ il Prigjoti?d4!!iJl veleno. JMfi* Q^ai coniinandi iane|ìi ; Sit^- Er- Tù m'iateodcOi , S C E N A X X. Alce/ia, hldimira YLrinianfe. F inger coauieati ò figlia • Pjt conpiaccrtiè amxa ^6 A t t Ò Infegnerò con finte cortefie 1 A la mia lingua articolar bugie i Mio Rè? Er Mio CieK<*mia cara? Nel refpi'rar Tarri iio tuo predifli j Mentre l'aure vitali» Che da la bocca tua furo bacciate Al mìocorc inuiate M'annunciar palpitanti in fen l'arriuòi Di te mio ben» per cui refpiro» e viuo. Aid. Per sì eccelfi fauori Nel Giel di mie fortune Inuitto Sire il cor dcuoto adora Lalto tenor di quell'amica Stellai Che mi fè fchjauaje tua fedele ancellas Er. Lafciaglioflequiiò beliate di già at- Deiramor>ch*io tiporto (tend Argomenti veraci ò mio conforto . Tù che Regina fei de'miei voleri Merti invece d'hauer catene à i piedi Premer Corone» e calpeftrar Imperi : Alcefta* Al. Eccomi» ò Sire, (degni Er, Togli i quel pie quei ferrei làcci in Son piùdouuti, e degni (m Quei ficr legami à quefto cor per far Doppiaméte tuo feruo;e incatenarmi Ale. O'figlia fortunata, Doppo lunghe tempefte Pnr vn giorno feren per terifplende] Chi fìngerenon sà»nulIahoggi intedf SCE- primo: 57 S C E N A X X !• ErimantCy Mdimira^ Qrtjìe^ hlcefìa^ Choro di krnieni Prigionieri . VEnga Orifte dou'é/©r. Pròto à cuoi E quefti>che tu vedi / cerini; Armeni prigionieri % . In triofo à tue glorie fono i tuorpiedi Er. Rallegrati Aldimirai Bella mia idolatrata - De r Armenia acquiftata HoggiilCielti deftina Fortunata Regina . Quefto ferro real cinga> e coroni Il tuo merto fublime ^hor ^ che tu fei DcTArmeoia Regina, e me Signora i Commanda à ehi t'adora • Al. Sire così alti fregi Da la regia tua delira humil riceuo i E a te còme tue gratie Mio benefico nume il tutto io deuo i Ma fe ihipetrar mi lice Da te gratie mio vege > vn fol fauorC Ioti chiedo Signore . Er. Commanda. Al. In dì sìTieta Per tua regia pietà Donami libertà Quefti Armeni prigiomie il Cauallero» Cli Orimenohoggifètuo prigio'iero. Et. Quefti liberi dono à tuoi voki ' ' ' ' ^ Vii ^ ^ T T e > quii pieti ti moue Ad implorar mercede Per r Armeno prigio>s'ei no la chiede? AK-Stimol dì cartella , ; - r C|ieJn Cauaiier sì degno \/ L'auuerfità de'cafi Tuoi difdegna Ei^ elle pie to (a» e h umile In Tuo fauorf i fupplicarti iovenga^^ Er. Suppliche interertate. . ■ Preci troppo cortefi>ah ben v'intendo» Perfido amor gli in^^ainituoicóprédo* Ma fe m^orte difcioglie . Ogni vincolo hup^ah^r ^^^arli^Siiita Il Qqalier pofs'io*:.ì oji^cn o " Che libero i'haiierar ; si^sì f A ' À tue vcglk (oggetto m .j Libero il prigio^ier io ti j^opcf jo w AL O Vecchiiemplicetti Seal par degiouenetti Credere c^jTere amati v , > Siete, ficteìa errore óforfenatf,;,/'^ - Amanche è tutto ardore .^ .^ l ^ Fu^ge^ fi^'gge la brine> am^^l csilQK Di !^d4i,:^biy:acciamenti- ■ InfuffiV&impoteari , . Feci Tempre rifiato > (nmo, i degno fdegno per queHo vn Reca- Vvogi-^ocoa fua pace ^ -piace Sfegcr ;Rringermi al fen chi p à mi PRIM O. J9 Voi, che fuor di catene La libertà natia liete hor fruite > Al mio gioir gioite, E mentre io parto con feflofe danze Applaudetc giocondi a miefperanzer Ouiui i Prmonim trattefitè cateAe da i pedi intrecciano con le mede/ime 'vn ballo ^er allegrcTl's^a della ricèntu li- bertà^ Fine dell'Atto Primo » ATTO Arro SECONDO- § C E N A PRIMA; Stanze d'Erimaftte - Erìjìnena . Fiere teinpeRe Di doglia feuera Flagello del fen> Davoipiùnon fpera ^^^^ L'afflitto mio core tSoder lo (pletidorg;;: y:T^^-^ D'vn giorno feren > Se influÀb maligno Di Stella inclemente Ili sforza à patir, ^^..-x Al mio cor dolerne ^ -^^^ piùcaro>emcngraue Più dolce>efoaue Sarcbbeil morir ^ M i folk» e che difpero ? Chi sac che vn giorno Amoré Fatto pfetofo à le (ucfttwe mie ^ j Non mi tragga coli doue fengiacejl ramate infido il rio fellon inedace> Oltinato miocor Ancor tu fperij ancor? Speranze voi, che liete Auuezze alufingar Dal S E C d N b 01 4r l>alfeno mio parciteai Non mi ftate i ingannar ; Ah nò: fcrmatè il volo t Voglio viuer fpérandoic mi cofolo^ Sento il cor, che mi dice Soffri foffn in amor , I La forte vn dì mutabile ! ^^Tiianèri il dolor. Ah sì : ftatcmi in feno f Vi trattengo fperanzeie v^incaténoà 5 q I N A S E C O N D A. Fltriia^ Erijìnena. ^ Verrier la mia Signora iJi Aldimira la bella à ce m^uf^ ; i Ella, che per te oblia D'Erineo , & Orimcnd j I geminaci ardèri. Vinta da tuoi fpien dori A te fol fi confacra > e perche fono <§ià dal fuo core i primi amaci cflrattr, A donarti m'inùia d'ambo i ritratti, onQ i due ritratti vagheggiati da Aldi^ mira nell' Atta prima l ir. Rendo gratrc alla bella Che si m*honotà>e i te vézzofa ami^^r Con catena d'affetto al mio cor lego ^Premio douutò al tuo cortefc impiego ?1. Il fcruirti m*è pregio amico io parto > Ad Aldimira homai riuolgo i paflì : ^ Mi 42 A T :r ^2 Mi tentarebb? amor s ifluiffil^^T ] SCENA T # ^ ZnA|> i 1 J Sitibonda d'arborei ^ fi;) ,w^ : òin^^ I Tù ricorri ad vn fonteffù viuoìi lììod Che'l bramato iiquor«h , i j ni j j i Dar no ti può> nei tatpcriofa quiete ! Rampollo tienper fatolla^ tu^ff^e Eifigrs fortunate . . > Se davn gentoi'ncoftanté k 3 2 Voi forte abbandqniceAì ^ ■ -^l'^ Me incolpar nQ douetftièidekh93^|^^^ Com2 in queftoritraiipi ^r^iia | Del traditoridrafpe : ; Puf in braccio i la Parca Vin- 44 A r r o Vinto cadeftfiC fuperato af fine; ^ Hor minaccia al nnio crin fé puoi ruiné» idr. Sireil Guerrier. Er . T intendo : Tronca gli indugg! homai » Vattene ad Aldimira» e le dirai Ch'io qui Tattendo • Idr. Sire llPrigioier.Er.Lo miro;llsò fintedoi Idr.Reftail Rege delufo^ non s'auuedet Che fucnttto èil Prigiomiorto lo crede, Signor. Er« Partiti dico» Idr. Io vado» fe non vuoi leaccufe vdk del non intefoigannò Te fiefTo incolpale fia tuo folo il danoJ Er. Infelice guerriero ? Pietadc al fin non conofci uta d forza Ne le vifcere mie commoae il fangue> E quel afpetto efangue Pai> che à pianger m'inuiti Con dogliofe querele L auucrfiti del fuo Deftin crudele; Ma folie, che ragiono? Pietade intempeiìiua i che mi aiTalej Con vn colpo letale ^e vn prìuato mori,viue vn regnante! Pili non teme Erimante De riuali d fue glorie, e l'alma mia Fatta è libera in fen da gelofia : SCE^ S E C ON D O: 45 ' 5 C E N A J E S T A. Aìdimira. Erìmante. Eri/mena fucnutal Ec come pronta d ceni tuoi iTiioRè» Vedrcolà mia bella 'lì prlgiónier,che mi chiedeflitci dorme Se deftarlotu puoi Ubero Io concedo à i defir tuoi . S C E N A S E T T I M M I ; r Aldimira, > Erifmtna. VAghe Stelle, Luci belle Non dormite . Apriteli fc reno I DeVoftri begli occhia Lafciate> che fccochi In qae(to miofeno . Amor i fuoi dardi f , . Bei lucidi fguardi ^ I lumi dhe aprite « Vaghe ftdle Luci belle Non dormite \ Empio. Aid. Il mioben refpiraji E fognando delira , Er« Così la tua Enfmena Fiero Idrafpe tradifti ? C hi rhonor fuo ti diede : Così fcllon fchernifti Così offerui la fede : ahi fon vdfta .... ; " " Gli 46 A T T O Gli e^Éeffi del mio duol mi fan palefe Fingerò con cofteif ch^il tutto inccfc,. Àld* Dettati mio diletto I | j Qijal Idrafpe fognato i ì ^ Ne'taoi ripofi i perturbar ti viene ? Qual Erifmena inuochi i e quai chimere Sono le voci tue fognate^ ò vere f Et.' Ah non fogna il penfìero Dal furore agitato io fcopro il vero ; Sappi, che in quefla Corte ^ 7 QueirErineoi che vn tèpo t'arfe il con E'vn empio, vn traditore i i Ei che Idrafpe s appella Erifmena tradì, ch*è mia forella < Vn Uiftro è che cercando Vado lo fcelerato In più ftraniere Corti Per vendicar de la germana itorti? , Quando S ì ritrO'uaro L'ho in qnclìa Refi[gfa> ou*iò | Contro Tempio de(!o ■ Dagiuiì'jraafJalitd ' ■ i^-^^- ^ Gli oltràg gi vedic artìfVrbfiié tfàdtò Aid. Q,aieta^H^lrGì«e» òtk^f «^-^'^^ ! Placa lo aie^nó^AM^(tV^ ^- Ì30 > . J Se meco in (iofìe-'S^Wà'' ^'-^ | Nò kirPlìi^'^4^ttìiftgÌ> ftf^^^ loti g;uro> e prHitf?rtt6r ' <^crErfacó>ellafcmohiyegni i affetti del mb core : ; Tuo Conforxc faròi:d vnifca amoré, Errfr Occhi bettri voi mi dpnp ^ I Ald.d> Daa*ar(fb dVn ciglio >nr ' ? Occhi belli i voi mi dwo . ? '-^-'Off S C .E N A O T T Ar V^: rsmi: n Qrimno %.Argipf^O i A Hi cbe^^idi ? ahieb^ iotejf] ? 4 Mi tradifce^ldimira. - . Per Armeno prigion airde * e fòfpira ì Mi tradìfceAldimira? rCai3taUer disleale ; : iu n OH ram^eD tiingrato Qnella piet4> che à le tue piaghe vral ? ,/Abnon^hàudflì mài . ConoCciuto, omirarp ^ ^ An Signor t*acqui^ta, e j'ira tua reprimi, ^Chc ad eflere tradito |( Da femioa in amor non fei de i primr. ^ Non ti doler fe la tua vaga in feno L'amico accoglte^ilCaualiero Armeno, III ^ f -Saette - -'-t}:;-:,^. f M'impiagate! ; ^ Ch'Io Che 48 A T T O Che de !c Donne è g^i cofinmtzntk Voler oltra ramanre anco ramico^ Or. Amor ti giuro Amor j Di non adorar pube Irsi mendace Aldimtracilafcioi addio vi in pace; Mi in vano àquefto cor i la libertà IO tento I ^pentc! Perdonami ó mia bella » hor eh' Ì04i Spegner nòpoflb gli ardor miei veraj ion le catene mie troppo tenaci, (f SCENA NONA, ^rgippo. I POueri innamoraci Qiiante fciocchezze vfate > - Se vi (prezzano vn di le voftreamai^ Parrete per dolori ipiritaci. i 4 | Poueri innamorati > Miferifemplicetti Non vi ttiilate in piantf Son le femine al fin tutte incoflanti j fronte sépre a' mutar voglie i&affct JMjferi fempl cetci é . - - SCENA I> E C I M A« VAghi Adoni f che de'con -^l Ogni giorno à tacerà andate • I E che noi ch'il mio non fate Preda mai de voftriatfiori , Se di farmi innamorare - - Mife- S E C O N D O; 4J Mifctelli voicr^decp -b'i - ^ . Stolti ben, feinpUci fletè ii»im. is2 ( = Goder vé fenzà penare t^m no4 (yt .\ dai non volfi l'alma mia - noi fcis'J O Sottoporre i le catecù «ì 5-.?ob ' Con meati^e |>»r(?|e,ancoiDgaaiiarmi? 1/ E qùariiio t'ingaòriai ? ^ ir» Se tu per biif«ri%fi9gkP ai»we VI Simulato il rajittiref b ibb^n; bas?^ Come chiamar mi pttor f ' ^ , Tao vago » e caro tuo lenza ixìentirc? a. Ah t*inten^9:m*y,diftijiìcv rimw. ^ a Io ti vidi,efcher2ai» t ^ è*r.ob à'viM Idolo mio dileitoi» sfìc nsi^ ' -L^'* 4, Per ptoua far del tao coftante aftcttd* i- ♦O'feroine fcaltrite» . - Ben che nota mi fia voCra natura , Più. ch'il mioxor s'indura ^ In volerai fuggir pia , che m aretro Voi mi sforzate i correrui al fin dietro Rcfifte^enonpoflo Credo certo» che habbiate f ,1 Oyalche demoO^aferdlTflP * iHat JÌ«M FI. ) Sei mio- p:t)*jl pH^^'rauì «rii.fi i^losH Ar.) Son tuo S)i;^!?.firr!>ì èv isboD O cara rorte> lè fèftitìnàtò É'-^ - '^^-^ Con dolce gidif^é^*'^ f> 'jruy-onoi Scacciam qu^f miairtire ■ ^ oiosi Che l'alma ci rode^' ■ - ^ ■ ^i'' A ' ri. M ami , o caro')fifS^'- ^ ' Af T'amo, d càrd}"-*^'» Oil.i O dolce fòrte, ò forturiàb^V Senti crudeli dhiè lerafci'J c.u[^l^w^ ■D vn coreinamorato^ iund;} siao3 * DVn'amantefprexzatÒ ^ • '^y^v ati'V iVltmie vowVf doIoró(iàcèétìÌp;f-/i .Ir ■t>ou'e> dou'c la fédc>^^^^ neìA^lit ci Che migiurafli ettffn«»' 'J> oi.-rj cìvhì 'fi^ii^ifarina'mià / ' '"^^^ ìnmq tì<ì ■ .Cosi l'antiche iJariìine il iò^'Oblii^ ,il 'c yifbitéoévert'àihaiV'' '^ion Sfbfi J.i : Forti il mio caroi il bello - - Hor m'incatena il corei ^ ^ •<>^'^ ^ luV/ Che far pofs'io , fé còsiWmt Aàméì r. r. Ei ratbitriò noh t%lie^ r r .b^ :.> _ , "^^-^^^ ■ Aid. S E C O N d o: 51 Aid. Tiraiwieggia le voglie . i /ccde Id. Vuol ìatagimr e'habbi il feruiriimer - Aldv: Ainpr è ciecoi e la ragion aó.vede. Ict f^c;miQ5Ì ind?^^ mio penar n'aci quiftji? a ^ Al.Parla ad altre Erineoich'ioso prouiffa Idi Morirò già, che neghi :( vuoi AI mio duolo pie ra\ Aid. Fi ciàdhe Io penfo a cafi miei » tu penfa a'cuoi Idr. Morirò difpietaca » £ fatto fpettro errante ^^^A 1^ tuciuciixiante . - ^ - Turbato ja tua pa^f 4)mbta;dt^fa : i rjMoriròdifpietata^i'-:, m oh^ll> .'-^ iScenderò nerinferno ( t^^?!:>^Dv W l B da le furie ardenti ;-,t0nl<> Inuolerò i tormeuti ??>nb:j>:^¥ Per flagellarti il cor anima ingrata Morirò difpietata . Al. Vanne mifcro va con i tooi gual>^* ^Sq|?e^iQb^x|i,n|OKÌF ti pentirai, ? *I ?i ^p^ntf ^i^itiido Quando lento dir^ cheaa:derccèii E che aljFofp jdfi^^upido ^ b .^ v L'alma, e'J cor^^ di toggete Che y Vccid^ ijdolor io non vi credo* Dite morir , ne mai fpirar vi vedo . l^*nfi^mniar/ì i lo fplc n dor/e Di due lumi e dolce forco 4 Le elle fa ampre ! ^ ■ A' 5» . A T T O Dan la vita» e non la morte »' *k Che vVccida il dolor io non vi cr^dol Dite morir ; ne ifiai fpìràr viVedò C £ N A D V O D ECIM AÌ C/eno, hkefik i Mica qui d'intorno k Ti ritrotio foùènte andar Vàgado, Se pouera d' Amanrii vai^refcandù Daqueftopopolpié*; - Che ti faccia d'amor la cariti ; ■ Indarno Alcefta i tua neceflìti Medichi affetti, e coninipiego'inrano;| \pxmtdi l*opra»e!a fatica in vanó; ' I Al CJerio no mi /prezzar, che (e no lai | Di vecchia amante i pregii > ' Odimi, e Ji fapraf. rrij'i^laf. ci yecchiarel!a,che Porta in feno il cor piagato, - - Con minarti, che hi impararo , Sodisfarsi l'amatore* . ,aV u\ £ per. meglio cóprar l'aflfefto httìfj^^nor Ha l'argento fu'J crin.e l'oro io mano. Siete ftolti idi/prezzare Vecchia età per impotente» Se anco lucido nel Mare '*^mib J Splende il fol quand'é cadente ' D:ogni mole affai vai l'antica cima, E più antica, ch'eli c, vie più fi flima . I i^Ic. Ne la feda d'amor faggia Maeftra l5otre ragioni d difpregiar t'afcolto ; ivi a quando i!ìcr< foai! volto , Ad S E C ONDO; n Ad altro jche ad amape ; z^Dce la don na applicare * ^pdi certa 9anzon> cfae gii folca Cantar la^vccchia màdrc mia Dirceaì^ ]y tempo pm non è f Che de rantichiti (i faccia (iima> Chi giouanc godè ^ N5 torna puifrufV qua! crainprima: Donna fa^ta canuta Nò godè piùinia agoder l-altre aiu ta» Alamenfa d'Amor . ^ Senile età viuanda mai non tocca» Viuc digiuna, e oga'or Xanguedo ftà con Tappetito in bocca . Donna fatta canuta No gode più>mi i goder Taltre aiata.' AL Per mia fè s'io ci giugo co qaèft'aruti Vò infcgnatti importuno à teflfeggfar- S Q E N A XII I. {tm. BrimantCy Diarie $ Orimene t ìdréfpe. la quello ildìprefìflb > i3 A le fefte de' Medi inuitti Heroi ;1 Chi li alti pregi (uoi ; ^ Spiegar delia de armi al chiaro lapi Ardito (cendaiaeampa 1 - Ad honorar di mie vittorie il giorno J Del vinto Armeno i (corno O t Vòiche pópa sì illuftre annua re Ai Iti 3 E che in tal giornoil McdoRcgno efuR. ? Diar. Già d'Ogni intorno òSiiC: (tifi <1 -="" 14="" 3="" a="" ahi="" al="" aldimira="" applaude="" armrtut="" c="" ca="" cfl="" che="" chi="" citcd="" coroaata="" cortt="" d="" de="" di="" ditrte:ldrafpe="" do="" e="" erif="" erimanu="" f7qy="" f="" fd.amca="" fottrafte="" fpofa="" fumadit="" g="" gaerfic="" giflia="" glorie="" gratic="" h="" haggfpubl="" hldifm="" hto="" i="" ibrma="" id.="" ie="" ieft="" il="" ilov="" imi="" inalear="" intendo="" ittri-="" ix="" l3hoe="" l="" la="" le="" liiifo="" lli="" m="" mh="" mia="" mio="" n="" nerja.="" nm.="" o="" or.="" pai="" per="" perla="" perpi="" pompe="" qnm="" r="" re="" rendo="" reriderfeitofe="" ri="" rigore="" rimbombar="" rime="" s="" sire="" sspd="" stnowle="" t="" ti="" tiitoa.="" tl3="" torment="" traii="" tue="" up="" v.="" v="" vccidimi="" voce="" voglt="" x="" yc=""> -^'^ ^Li Erineo Traditore ;m ^^^iq i:^- \\ IrìD Idra ^DMeU^ Ewm;;TT|te$^ftóllt Così infido cflfeqaiAri ì^j) c? b h \, fccoijìriiandircaJ^e-n th 1^-10:1011 bA Idr. Odi*:) * .c - 1 h oniì^mh oirif^ - E& T acqueta sqòq otbtò'/ Id. Le m^icdifcolpé r ^ ■ ^ ^ ' ^ Eciin. Taci : aprir non soglio Le orecchie i tue bugie» Proucrvljre naie^ H ^ : Erifm* Slìgn^i^ O ^Aprimi audace % u^,,. :'J;Xl^O|:aqttiip%ici -h r\? ')^ropia cosìfchcrnifci (rat " Vii Rè che t*ama,e Teflcr tuo decora > Togliti dal mio afpetco»e ouunque vai T'accQpagninoócmdai aliei tormenV Sifi for^fiiic reali io t'inalzai * ^^grò Ktid^t ftifiefti t tuoi contenti • *^èqriducctC|G^ Soldati u h t - ^ Oiiertlndcgna, il ^(ptìfoé fit^Eritieoi In vece d'Himeneo- ; Vq €h*^ Non vedctei che.laifiae c chi'lrcO ,:jQgnf yofli;Of piacer termina in pianti : C>r. Ardilcii^ardifcio €orc Sp^9£}i ^f^^(^<>^^^ parto Amore « S C E^N-'A^ -.X'Vpnoi'I CHe veggo ; oh tfcì, fcrn^atl ^ Sin che dal Ciì<ìl iìcMgkf if/iUri Timaginc IpreaztcìiJ "-^^^-'-^rditó' 'ea- DVn amante fedele ^ dtitBÌyiterÌ^ Aldjmira crudèli: ' T'intendo si*t'incè«tón ^tlèÉkfiin Per moflrar,che mi !àfd,é lìi^abMdhi Pet nouella araàtor,per altfo Vagdo Con la memoria mìa pérdiriiiialè ? Vfcfferhi dai cor lacr/me amare y! ' ■ E eptmecfe in torrenfi ' - ■ -'jj' • » Del mio lungò penare- ^ 's&qòvos: r Eftingiktémifn fon refiàtilrtie^|t%èiìti. , UmQcmioppotmàèìftohò fiìMe Marciatemi dal daot cìdSirtì^tH''^^ Griiae;:4lelle'^f^? fi ,.?i;;shffi 'ì3r.P Da la parca croncafà''- ì"»^ 3-^ ' , to fl^e fia dc^giprni4fjféft>?t^ff^^^ Cosi Più nò^ìktBMk\m!^'mpM ^ ^ •I;afóiitefer dkl duolrcàdér^l^^H^d"? ' Che per (ttnar?i»i pj|«é f elibldélo^f *^ Con ridolo> ehéìid(jf{ ^ -.vìrir iv ?ìr?va , vl«|figgÌ0riecÓmna«:hDgg;9M Hiii^i. ' f-ir. Potranno iu mia^rtìorté -'- - «^O §f»l?»^Qf jjetj faci 4d ajìoqfeteà^^^ I s E c o if i>o; if S^tiolon di fuggirti ^ Non mi ftM in fcguiici !Arg/ Oh che g ntil humorej ^ ^ Che ricerchici me ? ' Ale. ^qlo li tuo core • ' Arg. Nonfó quefte pazzie Di trarmi il cor dal pecco» D*ancicaglic per hor non irti diletta l Ale» Sò perche mi difprczzi J^y>t^agc^tradn:or> ; .v uic a FIcridati|i4rAibba50t ^sk "t^A Con gli accoi^^fìi^i 1 ^i^^^a Hbeft«ì^4j(?I'lHorf^jNii^H;!..^^^^ t^^jin^k^i Che vor€^ dkftì % Ài. A/^è»che tìjp^ntit him^-i'-^é j^ ^^tà. In breue deltii^amorrrftiltii^iifni^ LaCctuectat ^ ( Che Amacorcercaoitetr^n - ^'^^ Mai dVn foloff contata » , v €hef3disfi a {uabelci , ' l Àh Mi con ingegno fcaliw^f^^ ^ > . A p^na abbr4icaa iVo|die^eff ^ Finge accorta^ ' ' ^ ( M A Cader nuMrta' • • • • I: . ; ^ • > t A Spcflain braccio del {uoJfe$n*r ' ^ Con ^urarlirche egli foUx i Ucatc|3a^^det C fi N A X V T i . S. Flenda , Argippo ,. A/ee/ht , l »' tguice pur fegutte ■ ' nf Noavi turbate nò» * Se volete ch'io parta io pàiftird ^ ^ Ah perfida maliarda ' ' . j A HòletueYocivdite. - Bella Matrona in Verd Da inuaghir giouinctti \ Eccoui vna Gabrina» d Zerbinetti Ale. AmosìaJ tuefcdifpettd ' E fc vn fbcftè i'«flfe#t^ > > ^ Arder CQuien,fi«cótì Éliaf>ìKe^SrfiÌc» PiiiamerfAis^técdméiiiaièriaahti»^ Arg' Aci)etacteui ,vdite^^ sna .aV^ . .' x'fira^te l'amor 'fni(»' -?•■ - * ?i io' 0 r FK. " .tjj-sfltijoiO Al, } f irj;aiij'ì!;.J Arg, ChipiàiafSiunj|j a ìojsmA -•''^ FI.. - ■ 'Citvi on. i>oinì/iv'h ìeM AI. ) *' f }. '.d sul i. [jc j -.n "> Arg > Ama AI. ) ^rg> FaccÌamixheteF(Wtàft§3i i?:.: ^jcfte care dccida> Emi: s EC O s mo. E mi doni acolci,,che piànti tì^idair^ GliocchivibcnderòfcZf '^^^ ^' Chi pili fcateaiascerarìtìi:^;^ ' ^ Qaand' in totttocfara p»ma a tttìnar •«^ S^ci »oàt*adjfat i" detti niieir^ Voglia ìtìwben^ch'lierafck^ cof- AIc, Benda»)»*: • ; . , Fi. Soa con tenta;;: syirg.: V^mt ; ; Più erate- ? ìusa'' ^ , Sarete al mio coré» ' " : ' * -> Che anco hefidAt^fttOrritìdaf AMorc.^ Queftaila.nfriti»»-^"'^"^' ' ^:N5 d partir a^rf^'tó^tHli^^^ Vì i mp9^^' J^- FI.}, ti KOUl l ,,>r^.oìu3feqtlin.^ AlcJ- . ^t'nW jyV.. Gii «n» »' . . ~ . T ■ . fortunata beo farèr^K^^ '^^ ^t^ ArgJMi troni y^^f^^im&BtJ f^; (Titroui. ooiohisaoi' Ale. C^olffif» ehe CI. O mia i-cntura, ni a! é -:f: AI. Prendi. , Compagni oue'fietc ^ i ^V! ■ Vfcite vedete , . ou^rt-im IIO .,4 J-iii m fcn nutre anco^n oji !i oiV ^efiodamat^rt^-l «sd f,iMi/j,o7 Chi porrà nel core , ' . ta fiam.Ti^:aa^ori V"^ 5 A volto sì adorno ^ '"«fi il ^ D»i^tp *iBjtori|p H 3 à Che fpofajtHa è gii , n Del tcmpq, ii)ueC|C^'^t9^. r r v In-dptc li hà dat^r, .^^ ^ l'antica Aia cti.-.. ^rdo's'T .olA A.l;c,;.>'ogi o di qui partife - ;. S Efle ONDO. ^ Vet no £oiftiv da' v^ftH fcHemf affanr J Prouaretc ancor voi del tempo i danf» fegue il ballo de Mori* ù di Atorc^ Fine dcll*'Att6 Secondo ♦ S C £ P RUSf ^^ iv n :>iicl!3^ar0ino Reale t^;^ry^ Ignèc jcomc itìaponcfli ^ Dentro ofctrra prigijtt Coduftj Mi le gii ofleqtóìDÌei ((iireu* ic£etKi da ferinità ttiiàf^arjéì»de ^ > Vba;gratia ti ehièiio^ Jteabbf fiiettdé D' Aldimirà hil3eUar|é dbl f^o^ crròre^^ SòBO j€!G0lpsifil)è cdpe ilfJ&niQrev Er.P cti no ho pet,cJii/ìi9Ìifiiggejìe %rcz«' Dia. Chi s4 isb^idi^apeotsca . li^z^ D 11 crror fuo,non volga étci*^ffrtl^^ Er. Affetti vioJc(itfìo'hw««:€tti>%| Vendicar jfeiiirfoJito i tvioi4H|reg| ? Er. Nonfimat^oIBLegi^vC, ^ Piar* beaci > a:;-*' ;-'ns:m;Hi:^^: JB**^ ih .cA cmi Ti S>3 2 Disr. Partirò^, ^ f, v.. ^^5^^ • Et. Parla ilvcrojDIaiw^^^l^^,^ D'oac mi ti:afportò. 1. 1 .Jll^..!.^^ Cicco fdc^no a oltraggiar chi tanta |T?^cratìnaÌc alci fai \ ^ ' ' jfarnii? É vn fol capric^cio vn Rè mutar potri? Torna indféf^itpcnfier vai l t>iar. Sonjgui Signori ? Diar. Hó^^ìi^ièbianMftrf aiBiaeÌ)Bawii^ì>^Bo i'giAfcM Erim. Bf^ati^óiàify^ Coj fèttfi^aifc^jil mV^ r0i «P* orlon ij Fe ébst in t|tc ótrdia dogl/aalJèg^ilr cól caè ^toot dc'OOftrf ÉÒfìr ' ' • ] In peftaogifiSi^àVf». Erefcala tfelti s^v'^^-*' '';':'r;^ I Chi hii perdalo il fào cor nò n iam Che le pefched' Ajiiòr fòng ((ì^rìlientiV Sà L'alme più fagaèii ^ j Tei reti ìnaptigiòfiàr,, Ncramorofomat * E . './A -TiiT ^ar E laccio vn vezza riPc h»«i fon* i baci. Chi ha pcrdoto il fùocor tvó R lamcti jph(^ le pcfche d'amor fonOrì toritìeitti. Mi aflTai tardj à venir I* I dolo mio . Argippo , Ckfh, Flertda . . S C £ N 4:. TìE. K Z.A/-| Eccomi qui mia belli»! ; o " E s'egli à te no bafla, eccomiiatt- i! 1. Piano: va Cólo ne branio . Cch'io, Arg. Prendi ipe»ehfrpfùVam<>t. v[ CI. In ^uefto IO non ti cedo ► : ;!rt o If T FI. Troppo nero cu^fei , ' 7 CI. Tal mi fe il fumade'gli «4Óri»ici; FI. Dunque tu ardi ? ^ „ -.i CI. Vedilo i J'afpetto. > .^i mio^SbU non mi Jafciar, tu fe^^, Ar. E td trpppo ti irsuti , Mctre puoi dir,cl^^etti 4 brunwiiKvpI I J^l'-^^*'"T'^»^Sj4s9inprm cecie TtU Kider mi fate in,^r<^ f,\ i ."i^'i Col féftz*lBngtit^»'' - Ch'io mai vògFià impàzzTrii SCENA A R T A^ CHe non fà h^t non può Il bendato A^ciep Cupido t Che tiranno mi piagò? ; , /^ÌStempra il-giWi'' ; Sin nel Ciclo -/fSf: 11 Tonante ' " ■ " ' ' ■ " ' " ' Kefe amante > Ti H - E del JE del fulmine fpo^j^,:, 3 Che non fa > che npi, pué^j p»AftjgaiwitoIlè. ErXMtrhi ferito! meno» ,6»?i:.~3c'hjoono£ L error pi»N^5 te^ijewrio Con amuoimi>ro^fii|,a:vo:'H||g<|^4e^aoiguemc. Liberi 1 prigionieri ■« ,j ¥ri 'C catene ha refi} ' " ' ^rapita Aldirnir^. ; ^^^^ , Con SI nobilQpr^4?^lt(?i^;CÌp9jf^,-^ Sano indegno d|1$qct5^ , Di re gia benda. al cripici {\ .j,.-, . u ^ Di coijMiandg ?^al^^ oii-bnxl'rr Se vendetta mortale m c - t ,^1 S Nan fò del^jif4irt|^os^i^é^r«|j|jitót Prcncipe temeMria.c jJifepritjfeoQ O Re fprcxzaco,© mie ©-ftttei^gcosflEe. Mi pigro, e che pitj Mx^.,m. iSc, Seguite voi,feguitc i^f ni2 torme de'fuggiciuu „:imoTiI Reftnntatta Aldim»;?!,^,,,,, 1'^.; »d E il TERZO. 6j ÌE iì rei sù^cndete ò mortif ò vM l SCENA >S E S T A . ' gif il t^Cbcrite déié {>r%ionr, ! Bri/mn:t . fpeotzatc le catene f Rè tiraa) barbaro infido V i Che ligaron it mia pfé V Mi da i lacci di Caf^ido li mio cor fciolto non è • Strauagante aouiti ' Non so dir s*ìo prigioniera ' Ancor viua > ò in liberti * i>n fparite Thorridez zc > Che goder la luce amata Mi negauano: del di ^ Mi da l'alma tormentata Non apcor il daol partì t Strapagante > &c. S C E N A SE T TI MA. Idr^ifpe^y Epi/mcna . He più tardi 6 Guerriero f M : :Q[^al malo'atò coafiglio De precipiziiiiieri qui ti tratiene ? Hor che liberi fiaiìio^ Da cepp?> eda carene Fuggianrt d) qui fiigfgkmo^^- Di qucfto Cielo irato • - Riuolto a noftriiróali L'auuerfitàiatali i •rif.O fortuna gradita: Come ATTO Come hora il crin mi porgit Così i meta felice Con il crudele i paflì mici dhe fcorgi Non ti fcoprir mio core 5*egai r infido, e in fito più opportuntì Le vendete farai del traditore • ) A lafugasìsì ) !dr. ) Nonfi fpwi ) UviL) Mela forte, / ; DelaCortc, ; / ) Mai ftabilc ; ^v i,! ) mutabile ; - Mille giri forma al di\ A la fugarsi. S C E N A O T T A V AJ ] Aldimira % Qrimtno 5 * j LAfciami rapitore 5 - Setùfeiralmamia^ 11 mio cor» lamia vita, il mio defirci Non ti pofTo lafciar fenza morire ^ Aid. Tornami fri catene f - \ Tu che rapir mi ofafti» 1 Tu che mifeparafti - ^ Da Tamaro mio fpòfob fi dal mia ben( Attioni federate -ii d-^^ oJb^ p ^ ^ DVn Prencipe fellone ^ > Sotto prete fio di pietofo affetto .1 Rapir le mogii altruipcr Tua diletto ^ ì SCE^ T È R z o: ^ S C E N A N O N À. Argippo Orìmeno Aìdimita* Signor ? ahimè : Orim^che hai ? Se non fuggiamo 9 Tutti in brcue prigioni ÌQuì rcflerem,pàrtiam di qui partiarno Stuolo di gente armata I Hor h or dentro la Reggia Hàfatto prigioniero Erineo 1 che fuggiua Con l'Armeno guerriero / Fuggi Signor dhe fuggi II {briglia vicino > ai Déftin cedi ♦ Ch'io la faluezza rnia cófegnoi i pie- d. L'idol mio prigiooiero ? ( dil Il miobenperiri > Et io doiirò qui in tanto Formar TJefequie al mio bel Sol col Ah non fia ver già mai , ("pianto Che qucfte luci afflitte Mirino il tramontar dcTuoi bei rai, Orimcnp? rtm. Mia vita? Aid. M'ami ? rim. T'adoro. Aid. AropteJ La fedeltà dell* Amator fi fcopre . Odi, Orim; Comanda. Aid. Amore Mi sforza ad implorar dal tuo valore La liberta deiridol mio diletto . rim, Ahnonpuònòpénre > . Chi da nume sì bel viene protetto . 70 A T T O £rpairò cora^iofo, •A le fpadc nemiche , Per feruiti ò mia , cara il péttoi é'Icoill Mi . Aid, Che vorcO^^ ^ ^ i. Prim. In premio al mio ferttirfij»i . r , Chiedo, e nonpiù.; vju^Ì ÌÌ; oìòm^ Aid. pachi >^, jr .r:v..j,,oaioH Orim. Da tuapfeti . or.iùhH Dimmi almen s'io l'h^utèil osni v i Ai. Serui, chi ia^r«u.) nfìim A 'i -mD . ::-K ■ ^rm»OK.i^%\ E{o!'d^ /^Hi sa ? VOCI v'jnt?ndo».,t ivA c-.v r ^ Comc d' Amanti è yfanza ' Mi volete rviìtrir fol di fpcrani^.i ■ J>peranze volate ,. . i , ). ^ • lontane da me, ' bi^l ' Ch^Q vano ten.tate . > li o r • Deluder mia fé, * 4 - /ft)aii sQ Chi s'aiipifp^iUot; del, ,vo0>'<> vetOf Si pafce,fi'ari|,eìÌ!^orfliJu^ 4i^eri^, Vo\ fie^efosòt. , . JlTtn v'^prJFp > Chi s'alimenta il cor del roflVo vercJc . Si p^fcc d'ariane igiornifuoi djfperdei' ....... $C£. CENA Y^^'^^^É^é'^rWA, infette ^Ót*Ìs «ij;j;;;>.Uibup Ci^^ A qualche dec&'ti^dt^^i ' ^'^^^^ ^Sàto 1»*-Ghe 'ir^lfM^aséiàtcJ ' - ■•' -' '^ '"^ . L'e (Ter tu» *egid;«-^ ctgfòh^ fatale ^ Del tuo morirrper la tuafepoltiìra ;' Qin d'ratórriot^^#^^# 2^^f^ ^©c lè promeffèd'01'Hn^itf afpett^ Di qui toNn pàrtì» é Tiefft&^eBturo Alerone attehdiiàCfòpfà'Ikurb'^^^^^ Id.Ch'ioparta?ifón^flSr^ In^timaconuiétìe IlRodofpezzar - Déqóeilétiwènè*, Invano àl'andiPi^ssitt t>ì'^ s ^ i;^*' ^ T T O Il pfcde;vì(fn 111000 • Ch*io parta non po0b. CL Baderà qucftifeafi-AJ.E cbìé^toflid Q.DI1C per pietade%Qj>e|^ : A ffti Per queIl*amor>p|^39l tx^9$^ig^ Se in quefta Reggia ci m^ortt z iuM Pard|Q^^ioft^ Concedimi io foaore ^ .ì ^ihlrap h Aid. E qual fauor ? Cl^Sopra la (t? póltilri Del mifero Erinep fd che fcolpico i Retti quefto Epic?fHo>ac:<:iopalcfe7l -="" .-r="" a="" al.c="" al="" alc-="" ald="" b="" cagioniche="" celato="" chi="" ci.="" eilinto="" f="" i="" ialchffpaiziafperoyvd="" j-afeialoill="" la="" leggi.="" lo="" ref="" tsia="" viucndogod="" viucr="" wafi=""> | * Giace acl fen di quefta tomba afcofb ^ Idrafpciijpro Principe famofo Fito in Media Brineo d'Ainpr pragàtcrì Al. C^Mie ? c^me? CJ. Che hai . C A.Erifi^epduqji Idrate /tPrécipe tbQtof CU S^rifliil vcroie noqmcnw^ 1:,^, a 1 Ale. OflwrttHWi^hefjEjnt^ Pm tacer non pofs'io vjif <^ o 'd ) J • Prencipeila infelice» ah ben nafcetti r l Soggetta i r/nfluir d'aftro rubeJio ; j | ì Odi , e ftupifcfi Idrafpe è tuo fr*te/ia| Aid. Che vaneggi? Ck.'ì^qSHimiri^-dO Ca(ì vcrif C s'iomcntp c^^^t nl > ' Gio- T E R Z O- 7J Gioue irato mi tenghi ' 1 refpiri dell' auro e'I firmamento I Principe (Ta tù fei> I Sorella à Idrafpe,e tua nutrice io fono Sopra del lido Ibero I Da Pirata feuero I Teco rapita fuiich'cri bambina , ' Indi portata ad Erimante in dono p Qui re0ertuocclai> Sol per alta cagion di fdegno antico» ' Ch'ètrii l'Iberoie'l Mcdo Ré nemico. Qui t'alleuafti> e in quefta Reggia poi Nota la ferie t'è de'cafi tuoi . Aid. Stupirmi fai , CI, Strani accidenti afcolto. |Al.Mà s'io nacqui à gli fcettri>i le corone Saprò fiaprò ben'io ! Il germano fbttrar da Ideatene, ' E à prò dell^ldol mio D* E riman te domar T ira proter ua : j Opererò da Regina,^ non da ferua,., f, . Aweudetiemi in Corte . Al. Vto(jp^xivcaRno&ria^ Aid. Rallegrati Ò cor — Ria fortuna , /Nonaduna^ ^ i e rniti^ Viurem foggetti ad vna ifteffa forte Lentani da i perigli de la Corte ^ ,, FI. Mistotifeguo p^)ii _ I Chefidir^ dimé? Arg. Che ptr fuggire Amor Tali ti dièj JFI. E s*akntt mi riprende Di sfacciata in fuggii diÉròppò vanaij Arg. Ti fciìierai col dir fon Còrtegiàna,| FJ, Qualche lingua mordace j Mi potrebbe accufar di poco honefla >- E dir coftci l'honore fuo non (litoa . Arg. Tu li rifpOnderai non fon la prima. PI; Sori i^ifoltìta . Arg. A càe** ^^ ^ F!. Afuggirtecot m* '^n '^l^^^ A Arg. Che temi? Fi. Che lari ^ Dì te> e di me, poiché farem fporati* ] E vfcitì dal confin diquefto Regno ? Arg. Eh non mancano modi a i naantati Di viuerbenjfe la cofbrte hi^ingegné, f !. Nei Giardino m>ttendi^ T E il 2 O. 75 I Q^efta notte vicina,. e teco ynita I La via farò , c'hà te fia più gradita , lirg. Al fia la ritrofctta I Ne la rete è caduta Benché fingea d'aftuta Farli pregar, ma ben m'auidia fe» I .Che di fuggir n'hauea Più voglia affai di me • In fomma ò donne beile » Fate tutte così : II voflro dir di nò > termina in sì Fate ben femine care A fami pregare . Per poterai fcufar Quando eh errate, DifFendendoui indire Siamo ftatc pregate . , Yengan pur gli Idoli amanti À voi fupplicantii Che diftringerlial fen godete òfcaltré Diflendendoui in dire Facci^mquel>;che fan Taltrc . SCENA XII L , r , Reggia d'Erimante. .r , - ; Idrafpey Eri/mena . DMfe forti infelici ? ; ; Sol per c/igion de'tradfmenti mici Si fieri cafi ò Dei Caft/ghi fon de le voftr'ire vitrici . O une forti infelici . P 2 Eriu jS ATTO Erifm. O traditore amato ? Se del tu error con lacrimar ti penti, Mi fon dolci i tormenti > E adorar vò di mie fuenture il Fato l O traditore amato. (petto» Ch'arder doueauo intorno i quefto Per infiàmarmi'dcl tuo dolce affetto» O di bugiardo, c di fallace Nume Traditrici promefTe empio coftucnc Idr. Non ti doler guerriero « Non oirragiar quel fiero Querelati àzì Fato Contro di noi hoOilità ripieno» Ei turbato ilfereno Hà del noftro fuggir con empia forte, Egli crudel qui ci guidò a la morte . Non ti doler guerriero. Non oltraggiar quel fiero Erim* Satio fon di più vdirc Sì importune querele» homai vicina Giunge de'voltri di J'vltima fera» Non terzo; 77 .f.Noh fi parli d'amon douc ira impera, fd. Mómiturbailtuofdegtio,eno mzc^ ' Di mia parca fatal lVltimo colpo, (cova. Mà s'io so reojfolme fteflbiqcolpo? fra. 8eritTocect2:èilgaerri^rno^arch*ei^^m : BirC Sce J^ lbpra di aie itutto il tuo fcle- ,,Barbaro llege ogni pi^tàrìcufoi f g^o No hà errato Ermeo , me folo accufo»: I ITrco (bti io>che dc la morte é degiio^ E vim , . A rnho offe fo m*haue ce E confupplicioeguale Ne la morte con^pagni ambo farete. Decidete colferro ; Tri di voi chi primiar deue perire 5 Vi conuieoc^morire r i Diarte. Diln Sire # Erim. Porgi A i rei la fpada. acciò tra ior.piignada iXia ile lórgarc vi timo fine il brado. Diar. E partito il crudele» Prendi il ferro Eriiieorche per pfetàde pecafi tuoi partir di qui vogrio> A la voftra innoceja^a à^fidi -amici Alfifla ti €tcl^ che eoa Igiufliy è pio! S C E H - M X V ci. . ; VO* coEibittcr dèi p^arf L'obligo di guerriero a c o rn^inuita AcGoftatij e m'aita A diraraiarmi il petto ; . . Non mi caaofc-i^ rinfcdcle ancora ■ "'^ : \ L> — - 7? ATTO La memoria perde d'ogni mio affettò. Idr, Sì cortefe t j fe» campion ardito > Che mi d?iole a douerti OfFendcre con l'armi • Enf Nò cardaft> fin bora ad impiagarmi. Idr. Q lando t'dffefi ? e doue? Ben parnii hauerti conofciuto altrouc, Erif. Hotì che ho il fen difarmato > . Se ha? cor quel ferro impugna Prencipe traditore ; e federato • Conofci ancor conofci La tua fida Erifmena ? La tua amante fch€**njra^ Da te iniquo tradira ? — Idr. Cieli ? che miro? ò cara > £r;f. Io tua cara ? ah infedelè Ancor perfido tenti Lufingarmi d'amor con falfi acècnti» Hor è tempo inhumarto > . Xha quella deftra vltricc^^i li U;. vendichi le mie ofKifeè ; oin rk:)^vl E laui nel tuo (angue ^ì^u ^ì a Lemacch^e facte a^ mio tradito ùo^oréf Puoicdvn traditore , Che con frode ingannò core fnnocérct Trafligerò . Id.Chi t'ama? Er. Ah ait- Id. Dhe perdonam:>ò bella, (fcredéte, £r;f ^.'IVioti perdoni ingrato ? Lafcia pr.a,ch*io tWccida Fraiid:>Iente amator; anmii infida ^ ^^.w. iHr T E R Z 0 . 7P Jr* Ecco Erifmena i piedi tucM dinoto Vn reo pentito» vn cbe di gii ritonu Ad adorar la tua beiti traditi > Se queft'altna pentita Non impetra da te perdonò àncora Sùtraffigimi ilcorfe vuoi ch'io mora . irif. Ch'io tVccidà amor mio? Con qual colpa inhumano Qnelta barbara mano > Senza vccider me ftefla Te cara vita efan imar potria S'in te vino» inte fpiro anima mia , Imiei finti rigori > - (Sfà coafegurro iWor fiiiè* bramato,! Io ti voglio pentitdi c tton fuenato ; Ergiti caro* ìd. Ò mia gioia infinita P lì monr non pófs'io Hor,ch*in braccio fon io de la mia vitafj SCENA XVIII. E rimar? te. Eri/mena, Idrafpe , EQ^-(ìo, e queito è il modo Di vcciderui trà voi ì r Perfidi» che penface? Di fottraui i la morteMh v'ingannate. Erif. Se da fòmina imbelle EflTer off^fo muitto Ré prerendi» Eccoti il fenb Ignudo La delira irata a la vendetta efìendi. Erim.Mt-t^morfofi ftràne? e che vegg'ÌQ# Donna : donna è li guerriero ? ?o A T O A pena ciò che vede 0t^:1 " Stupido rocchio crede » - v nV Che miro ? p Cicli? ed eila ? f i A E qual aurea catena aJ fen ci pènde Eric SeMti^ dei^o t'accende Di poiìcderjajnarttril: miio morire n2 | Te ne fó v^i^ono ò Sire i o 'n J ì £rim. E* pur-qaefta;il ritratttxf p i o:ì Che ad Arm:adalabdUdiKd fciì'r^P la gioaentu donai -l *m • Araorofo idolatra a' fuoi bei rai ? > .7 O del mio Sole eftintO '.sO'^rv ^i m v::. Bellezze vn tempo am^te i ? ? la: ! Q de'-miei; priihioie] giouetiili amon- 'Ilig colori àiìm^^^: W c; ; < fi t < C^re vaghezze;! òjbf^ ar dojtiiìì Narrami tà> cheignotaon ^icai j: *1 ^ Sotto rtpoglfe guerriere • r' : "ri Di generofoardire il cor ci veftft Chi ti diè queiìa effige) onde J'haUeftiS Erih In Af menia ) 0tceni^i : j, 3 Patria de* mjeinacaji . Eh :0 Dei chi Di Urano auucpiménta (kntOi .,Se/ico prìefago il eo^^^^^ àtcAo diede Erif. L acica n)i.a nutrice firciaia detti llii^Ati à l'efirétno dìi pria cheTOoriiTt <^^I ritratto ime d ede,indi a me di Tu* §!>odVgfi<^(>^genit0r ki nata l 0 , Qaefb. efìi^rie conferiia f terzo: 8i I II tempo Teffer tuo fcoprir potrà , irim. Ercinia à te la diede ? Tu in Armenia nafcefti ; Tu i natali trahefti Da genitor ignoto» ò Sommi Dei% O arcani miei fognati Hot fi v'intcndo^hor fletè à me faelatft Tu il gaerrier fei i che in fogno Sugli albori del di m'apparueardita Del fertoArmeno i dirpogliarmi fì cri- Ecoragiós'è tua rArmenraalfine.(ne Q^iefta effige è d* Armiada D Artamenc forella» Ch'io gii tempo godeif Tù delf Armenia heredc Prole d'Arminda, e figlia mia tii fsi dr* Strauaganti fuccelB . •riC O me felice , irif J Padre ) t'abbrac)e di mia^Sorte io ri. ) Figlia ) ciò )e di tuagodo. O cari ampleffif ò fortunato nodo . SCENA X V I I I • Udimiraì fi/ceJiar EnmanUf Erùfmena J Idrajpe . i /^Ome vi? non l'intendo /gnofo» : V-i In vece di tooftrarfi il Rè fdc* 1 Egli abbraccia il tuo fpofo f ^]d. Vedi idrafpe il germano. Jc.Alui ti volgi; Leflcr tuo fcopriie tuo fratello accogli ild* Caro>c amato Erineo No 22 ATTO Noti ricnfar gli abbracciamenti miei» Erim. Come giiìge lafciua hor qui coftei?' Erif. Piano Aldfmira, piano Non auicinar tanto il foco à Tefca Con li niariti d' altre non fi trefca A!d. Che miro ? il Caualiero £*donna. Ale. Obeneife Se altro fpofo non hai A digiuno ftarai . Aid. Cupido traditore Da te ferita vna bellezza adoro, Che non può a la mia piaga Medicina appreftar > ne dar riftoro . iJr. Stre fcufa il mio ardir Precipcfonoi Eri/hiena tua figlia vn tempo aa^ai l/*ciFefi; e dermici falli hora pentito Torno idolatria ali amor fuo tradito • Il nome d'Erinco, finto abbandono ; A l'eifer mio primier luelacoioriedo^ iofonoIdrafpe»einHim?neo là chiedo Ec. Tù Idrafpe il Prence Ibero . Aid. E a me fratello. ' Idr. Che fauclii f Er. Che natri./ . EnC Accidente nouellO- Ale. Tutto é ver ciò, che vdite • ^ ! Aldimira non più, ma Sceila é queftà: Mirami Idrafpe» e non conorci Alce fta L'anticabalia di tua Regia Corte ? ; Id. O felice mia forre: ' ■■ ■■{ Hor ti rauifo^ò Stellavo Stella amatai Qucjlafci che predata ;::r':; a-- Fu T E R Z Oi 8j Fu fui I/co bàb na. Ale. A pi:nto quella, ij !dr. Quanto lieto t'accolga Sofpirataforella» Enm. Prencipe a' quefti cafì Stupido reaojei falli rnoi eond0nor Se ritorni a colei,che vn tempo amaGi, ^ Mal'effer tuo perch e fin hor celàfti ? Idr^ Per loidegno feiièro ' Che nutrì in len córro délRegnolberJ Erim. Ai decreti del Fato ^ I Contraftàr non S può, porti la pace ^ ^oggi in Iberia i verdi vliui il Cielo E - Vuólj che sVniamo Idrafpei e chlio^. 5, .TuaReale Confbrte ^ ( gi (ìa EnTmena m fa figlia ; accogli i n fetio ' ^5:l/alta heredc fatai del Regno A rmeno , rdr- Queftofolofiuor Sire é badante n Ad obh'gar riberia al Medo Trono , Viurò (nemorc òqn'or di sì gra dono , l5 S C E N A V 1 T I M; A« Orimenovonìifuddetti, STupicto qui in dilparte , Cosi ftranì fuceffl à pieno iute (i Sonoi vofiri accidenti a me pàlèff/ 5ire ie teco hò ^rato j. (ali errori cbhai cùnd^na " 5^ Al cieco ardir <é!ifn core innamorato* Er.I tuoi falli amorofi Degni di fcufa foBo Prencipe generofb io trpei-doftov 84 ATTO TERZO. Ale. In dì così feftofo j Enmante prouedi Alditnira di fpofo . Or. Teniòiche m'abàdoni il mio belSofc ) Er Di generofa prole | A baflanza arrichito il Ciel m'hi rcfo» \ Sento del cor gii accefo {mt( Smorzar le fi^me entrò il mio gelei- Cedo Aldimira, e gli Himenei rifiutoi Idr. Già che ò Sire la cedi Valorofo Orimenoiovò che vedi* Che Tobligo di Amico Tecoldrafpe adempire hoggi dcfia Se in conforte la brami ella tua fia , Or. O fauor fofpirato ? Aid. yitjròteco felice Or. Et io beate i Er. Splendati le forti in Cielo Per voiPrécipi amici ogni or più liete Ambo figli in Ampr voi mi farete. Or. ) Lungi ò tormenti A IdJ Dal core andate Nel fen tornate Gfoiet econteotiV Er. ) Pacete confotto Idr. )Godiammiot core i Nel mar d*amore ; Siam'gionti in porto ^ .) Al oianto il giubila ; Segue più beli Succede al nubilo j Sereno il OH il Firn ^ 'ki0\ 'ìf^^^Oi Pìi'^'^^ • 1 „ Al. A-XVefta,ò rpofiitouelli (cSdua «ViiCiO'Erimante è la reggra. lO vi ^ : Qaì ni Corte i la '::ini Acciò apprender pofsiatc _ ^ k ^Q: a Iche.tr aito gentil dr eiuilta . . ^ ' À fè. che in bre ue !0 fpero _ ' Con si bel capital di leggiadria Acer efcer te faceti de à l'arte mia . In O quanto delle fehie Sò p il nobili affai qneft'alte n^ur^ Mi dlwrh mia fpófa è qui ficurà? Al. Dubbio non v'è, s'ella farà a nvio modo . Se afcolta i miei cófigli* e atteda al Fil. La modeftia mi piace> ( lodo. Mi qucfti Cortigiani, c Mentc'iO'paffo per Corte ^ Joglió (opti ài mcmeflc matrf, , E dopo haticrmimoleftata vn po- Mi dicono ridendo fco Sca fatemi bé mio fac.-a per gioco J ^r. (rhU vedo imfcrogliaca ' ' Sta à vèdeh che quf fn Corte Qualchedun me Patacca , (ca E v&vvi fztcÓ ìi nMa fpofa à vac- Al. Ti Vorrebbe parlar vnCau a liero. til Non (1 parli di qucflo (nefto. Só honorata,e ogni mio fine cho- Ir. Che mormori eoo lei ? Al- Taci ; griofegno / \ ' ( Non mi mancano imbrigli; La modcftia ; che vfar deuon le_i magli. Ir. Sij.benedetta óamica.iomi pro^ fefio Più . che obligato i tuoi cortcrfi affetti : Vbbedifei Filinda à (uoi precetti. Fil. Sei tu contento ? Ir. Io tei commando. Al, Senti? Fil. Mcntr'egli così vuole Al Caualier dirai, . Che só prora ad ydir le fue parole. Al.Corro volado à ritrouarlo.intato Prèdi dell'amor fuo piccolo fegno Aflai j Aflaibuonoi il panico f habbitù ^ ingegna..'^ '^^^'^ Ir- Che hai di bel nèMè màni ? Fil. Poifera femplicetto • Faitàdel Cìueftoè vndonoi fbarbàiani Ir. Di chi?' - Del CiuaUefo. (deiu ^^.Xb€ commandalliiche afcoltar io Ir. Ch| Cau^iltf r ? cb^ dùùó ?/ Fil.'MÓglle vbbi^ìen^^ io fono : .Tali i pr^c^cti della vecchia fiiro* Ir.b'ertcr ftato burlato horson ficu- Fli, Che deg^io far ? (co. Ir. Lafcia vedere : vdirlo Ma cocener nella modeftia i gu^^^- ^ Che le parole al^fiae per vcctécrrrhonof p6 fofto dardi. Fil. Gratiofo marito^ io ben iapèuo» Che lo fdegne acquctaiia t • E che i I vfo correte ci s'apiglkuaf .ir. E bello à fé : Oii faciaracosì . ^ Qaefto à tè» l'altro a mè , Diuidiarao il talento vi' Giudi vadano i^conri, e mi cótecol Filo Se àlcu lo faprifarem fchecaitì. JLr, ) Eh farem compatiti . ; Friqueftofplendore 2 Sdì De noftri Peccati^ : Da qtìeft oilluftrati -'^!^ hh Noipiù, che ne habbìansiOioM ; Ji^i^ Ogn'oj ne caaiaimQ v ioA:j/,p Gioueuol coltrutto : :d: " ■ ? L'Oro accoiTimod* ii, tutro • , ATTO TmXQ;^.] -.1 ■'i •s e E N A S B^c o N DA. * 7 Gtàtdinò,* L iw-, ,4 ,0,1 ^ ■: :gt»b arU al^ Emine miferelle ?r. [ ^nlJ n 5 am troppo tene rdlex' i jq ?E facilfad amar r;« o): m^^D M à al fin^ che fi può far ? ' f c e : Softrir cóuicn inoAri errori in pa- E vn dokeainQr>chC|troppa allec- 1 Donne belle v (Mt$tà piace- Se volette . ^ .r a i.o£Ì <^ Vmcr lietc^ ài t cftoi p Non fdtrgnite U ornsjbujiG r Erter annate .? rr?:hsv ìf^^(!Kèllò G ran contenta e fui fior del hoft ro Il poter dir io piaccio iiqoeftoie-^ 2 Fatte Vecchie ; r (a quclìo. Se D'eflTer grate In Amoì-c Fate errore (bello Gran còtento è fui fior deJ ooftro Il poter dir io piaccio J queftojo à quello . Aria^ cantata da Aldimira in vece-j di Rallegrati ò cor • ì hldimira . i Soaui mie petve . Foitunatfefofpirfr^ . ■ ^ i I)oppo lan:^i martìri ; . ; i Pur godwMe miei dì rhoreféreae O fbaui mic^pene w ! ^ 2: O mie forti beate ^ F.eliciiitìii ardori^ Hkippo erudii rigori \^ ( Purle OeUfe, ver aìe,$nln0 placate : G^mie forti beateci : ATTO TEaZp la loco della Scena Decrmaterza^ oli fatta tri Flcn'da> c Argippb . Ir» '^TOn la voglio cosi moglie mia 1^ Troppo della i^^^^ Trapaffaftì i confini; io ben tidiflì, Che a! Canati er parlaffi v Màf che tener d:ouefti crocchi modeftii^e baffi . Fi. E vn guardo fpl cotatoi terllou^? Ir. Altro,che guardi ci teeò firirble- Fil- LVdirlo: mi gi©ua^ hj- oq ; c bella Se fò di te fenza ragion ftrapazzo Se ti getto più via tienmi p pazzo* FiJt Tra cotante ruine a! fit> fapeuo> i.- Che la borza io perdcuo^ Ir#9^"^o ^d^^cc ftar in Corte» '^tnauer la moglie bella > Sempre s'han con lieta forte Soldi alTaì ne la fcarzella . Se qui dentro ? ò pur di fuori Alcun v'c»che ardifca ofFendermii Trouo cento protettori • Pronti fubbito i difendermi • Ciarcheduno a mangiar fcco Ogni giorno mi vorria , Bada fol> ch'io guidi meco La mia cara compagnia « Fortunato miconfeffo Trà contenti refocflaticoi A chi hi moglie bella apprcflb ■ Mai non manca il companatico lamia vitaé àflTaifcftoIaj ^ Ne eflcr poaero m'imi^rta ♦ Che la moglie, ch'è ve ziiofa LVAbbondanzaitt taft|>orra; Fil. Si si va pnf cancando r * Le tue glorie ò maricòti pregi tuoi E fcufàbile io fon f è coèì vuoi Donne belle fcufate L error* ch'in me vedete » ' E non hii riprendete C^ante i lo ftato mio fimilrfonot ^' Chettctitarv perdono ? ^téti^ Ma,che colpa nhabbii fé il Diaaol SeSortéfe è il marito, e fi cptéu * Ivli(cre!!efb^qctte • ■ > Al conforte, \^bbidife Conuinecife al fin fofFrire. Quante à lo flato mio fimilifono, - Che mcrican perdono ? ^téta MijChe colpa n'habbià fe il Diauol Se corcefc è il nlarito, e fi cótenta. L L- F I N E.; 1 . . ?5n?oi;;^t vvjjn^ i

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