1872
TANNHAUSER: OVVERO, LA
LOTTA DEI BARDI AL CASTELLO DI VARTEBURGO OPERA ROMANTICA IN TRE ATTI. PAROLE E
MUSICA DI RICCARDO WAGNER. Tradotta in italiano da Salvatore De C. Marchesi.
COI TIPI DI FRANCESCO LUCCA, Milano.
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PERSONAGGI:
GERMANO, conte di
Turingia
ENRICO TANNHAUSER
VOLFRAMO D’ESCHEN BACH
VALTER DI VOGEL VEIDE
BITEROLF
ENRICO lo scrittore
REINMARE DI ZWETER
ELISABETTA, nipote del
conte di Turingia.
VENERE
un pastore
quattro paggi
conti, nobili, cavalieri
e dame di Turingia.
pellegrini.
sirene, najadi, ninfe, e
baccanti.
La scena ha luogo in
Turingia, al castello Varteburgo al principio del XIII secolo.
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ATTO PRIMO
SCENA PRIMA. La scena rappresenta l'interno del Monte Venere (Horselberg
presso Isenaco). Vasta grotta, che nel fondo, piegando a dritta, si prolunga a
perdita di vista. In fondo alla scena si estende un azzurro mare, nel quale si
vedono delle Najadi bagnanti , e sulle sponde laterali giacciono delie Sirene
in fantastici gruppi. Sulla linea della prima quinta a sinistra, teucre giace
stesa sul suo letto, coperto di pelli di tigre , in una voluttuosa e seducente
positura. A lei davanti sta Tannhàuser inginocchiato, e colia testa abbandonata
sul suo seno. Tutta la grotta ornata di coralli, conchiglie, e piante marine, è
illuminata da rosea luce. Il centro della scena, a metà del fondo, è occupato
da un gruppo di Ninfe danzanti. Su i diversi sassi e scogli sporgenti d'ambo i
lati della grotta, sono diverse coppie in atteggiamenti amorosi; una parte di
esse va a poco a poco a mescolarsi alle danze delle Ninfe. Uno stuolo di
Baccanti esce dal fondo della scena ballando con grande eccitamento ; desso
accerchia le Ninfe danzanti, e le spinge all'ebbrezza la più veemente. Alla
danza, che diviene sempre più selvaggia, risponde come un eco dal mare , in
fondo della scena , il canto delle sirene.
SIRENE: Vien sulla
sponda/Lieta e feconda/Là dove in seno/Di ardente amore/Soddisfa appieno/Sue
brame il core.
Le coppie danzanti si
fermano nelle più seducenti positure, ed ascoltano il canto delle sirene.
Ricomincia quindi il ballo, e giunge sino al più alto grado di selvatica
ebbrezza. L'eccitamento baccanale essendo pervenuto al colmo, so- praggiunge
immediatamente una stanchezza e sonnolenza generale. Le coppie amanti si
allontanano 'a poco a poco dalla danza, e si accampano, come giacenti in soave
sopore, sopra ai sassi laterali della grotta. Lo stuolo delle Baccanti sparisce
dal fondo della scena, d'onde si solleva una nebbia rosea, che diviene sempre
più densa. A poco a poco questa nebbia si spande su tutta la scena, ed involve
i gruppi dormenti in rosee nuvole, in modo che alla fine la parte visibile
della scena si riduce ad un piccolo spazio sul davanti di essa, nel quale
Venere e Tannhàuser soli restano nella prima positura. Da lungi si ode il canto
delle sirene.
SCENA II:
Venere e Tannhàuser. Tannhàuser rileva la testa come destandosi da un sogno.
Venere lo attira a sé carezzandolo. Tannhàuser mette la mano sugli occhi, come
se tentasse ritenere una visione.
VENERE: Che t'ange il cor, mio
bel tesor.
TANNHÄUSER: Non più, non
più, deh! ch'io mi desti alfine!...
VENERE Che t'ange il cor
- mio bel tesor?...
TANNHÄUSER Nel sogno
udire - mi parve ancor/Ciò eh' obliato - avea finor/I sacri bronzi udia,
l'eteree squilleAh! di', da quando mute son per me?...
VENERE Dove trascorri
tu, che t'ange il sen.
TANNHÄUSER: Il tempo qui
mi par/che scorra lento, eterno/E giorni e lune - trascorse son/da che non vedo
- le stelle e il sol/non più del ciel 1' aspetto sorridente/m'è dato
contemplar, e l'erba e i fiori/m’he apporta il nuovo aprii/E 1' usignuol non
odo/Che primavera annunzia/Ne più 1' udrò... né li vedrò mai più !...
VENERE Ah! che mai sento...
qual demente accusa? Sei stanco già degli adorati incanti/Che l'amor mio finor
quivi t'offria/Forse è grave al tuo cor Tessere un Nume/Scordasti, ingrato,
quanto già soffristi/Un giorno, mentre or godi in questo asilo/Vate! Su,
riprendi la tua lira/Deh ! canta amor !... Tu V esaltasti tanto/Che della
stessa Venere/T'offriva il soglio e il cor/L'amor, deh! canta, eterna/La palma
ei t'offre ancor!...
TANNHÄUSER
(risolvendosi di un tratto, prende la
lira, e si mette avanti a Venere in atto d'improvvisare): Sia lode a te,
sia lode al dolce incanto/che il tuo
poter nel petto mi destò/diva del core, a te consacro il canto/Le tue virtù,
l'amore io cantero/Ho, pieno il cuor di sovrumani affetti/È colmo appieno, è
pago ogni desir/Gli amplessi e i baci tuoi sian Benedetti/Sia benedetto ognora
il mio gioir/Ma pur mortale - ancor son io/Ed il tuo amore - degno è d'un
Dio/Un Dio soltanto - amar ti può/Io più noi posso - io più noi vo'L/Non sol
piacere - anela il core/Vuol gioie miste - pur di dolore/Dal tuo soggiorno - io
vo' fuggir/Lasciami, lasciami - da qui partir.
VENERE Che ascolto mai!
- Qual rio dolor/Quel triste canto - or t' ispirò/E l'estro, tuo ■ dove ne
andò/Dov'è la gioia - del giovin cor/In che ti offesi, - mio dolce amore/Qual
colpa fé' mertarmi il tuo rigore?...
TANNHÄUSER (prende la
lira e canta): Alle tue grazie ed al tuo amor sia lode/Beato è quei, che presso
star ti può/Degno è d'invidia, chi l'ebbrezza gode/Che sul tuo core anche il
mio cor provò/Alto prodigio è il tuo soave impero/Più incantator del guardo tuo
non v'è/Non v'è paese sovra il mondo intero/A questo egual, né donna pari a te/Pur
io lasciare - vo' questo incanto/Vuo' la mia gioia - mutare in pianto/La terra
e il cielo - vuo' riveder/E i prati cari - al mio pensieri
Vo' degli augelli -
riudire il canto/Dei bronzi udir - lo squillo santo/Dal regno tuo - degg' io
fuggir/Lasciami, lasciami - da qui partir!...
VENERE (levandosi d'un
tratto agitata): Spergiuro! E che?... quai detti ascoltar deggio?/Sprezzar puoi
tu il mio amore ed il mio seggio 9/Pria tu li lodi, e poi li vuoi fuggir?/A me
d' accanto non sai più gioir ?/Fan. Non maledirmi, o bella dea d'amore/Ma i
vezzi tuoi paventa or questo core!...
VENERE: Ebben, spergiuro!...
vile!... core ingrato/Prigion ti avrò, da me non dèi partir!...
TANNHÄUSER Tanto, credilo,
o cara, io non t'ho amato/Quant'or che te per sempre io vo' fuggir.
VENERE (furibonda, coprendosi colle mani il volto,
si allontana da Tannhàuser. Dopo una pausa si rivolge verso lo stesso
sorridendo, e riprendendo una espressione seducente, cominciando con voce
melliflua): Vien, mio tesor,/Nell'antro fido,/Che ornò Cupido/Di rose e
d'or/Celeste ardor/Di arcani affetti/Gioie e diletti/Offre al tuo cor/Là
versando nel mio seno/Il tuo pianto, il tuo dolor/Fia cangiato ili un baleno/In
un estasi d'amor/Odi da lungi il canto seduttore?/Deh! lascia ch'io ti stringa
sul mio core/T' offre il mio labbro eterna voluttà/D'amor lo sguardo divampando
va/Del nostro imen vo' festeggiare il giorno/Sia questo dì di gioie elette
adorno/Scaccia dal seno quel fatai terror/A goder vieni in braccio
dell'amor!...
SIRENE (da lontano,
invisibili): Vien sulla sponda,/Che amor feconda.
VENERE (attirando a sé
dolcemente a Tannhàuser): Mio bene, mio tesor, vuoi tu fuggirmi.
TANNHÄUSER (agitato
all'eccesso, comincia a toccar la Lira con espressione di ebbrezza)
Te vo' lodar, te sola 1'
estro mio/D'inno immortai onori in ogni dì/Sopra il tuo sen si appaga ogni
desio/Già dal mio cor il rio terror sparì/L' arcano ardor, che mi destasti in
petto/M'inonda il sen d'eterea voluttà/È piena l'alma mia d'ogni diletto/Mortai
felice al par di me non v'ha/Ma pur tornare - nel mondo io voglio/Qui vile
schiavo - son del tuo soglio/Anelo solo - la libertà /Il core or pace - qui più
non ha/Di lotte e giostre - io vo' gioire/Dovessi pure - fra lor perire/Dal tuo
soggiorno - io vo' fuggir/Lasciami, lasciami - da qui partir!.,.
VENERE (furibonda): Stolto
! va pure - crudel, ten va/Renderti io voglio - la libertà...Taimhauser i2/Ma il
tuo desire - fatai ti fia/Del mondo iniquo sulP ardua via/Torna e l'invidia
risorgerà/E più tremenda - di pria sarà/E la tua fama – dilanieràL/Va pure in
traccia - d'un ben miglior/Noi troverà - no... mai il tuo cor/L'orgoglio insano
- ceder dovrà/E il cor di me - si sovverrà/E cercherai - piangendo allor/I
dolci incanti - del mio amor!...
TANNHÄUSER: Addio per
sempre - o dea d'amor/Scordar ti deve - questo mio cor.
VENERE Non tornerai -
dunque mai più/Non tornerai più ?... Va !... Sia maledetta/Da me V iniqua tua
razza mortai /Aita invan l'ingrata da me aspetta/Deserto il mondo fìa,...
dannato al mal!
Deh! resta meco - mio
bene ancor!...
TANNHÄUSER Spento per
sempre - è il nostro amor!...
VENERE Vien, se di me -
ti parla il cor...
TANNHÄUSER Io spegner
debbo - 1' insano ardori...
VENERE - Ma se ti
sprezza - il mondo inter?...
TANNHÄUSER Rivolgo al
cielo - il mio pensieri...
VENERE Non otterrai -
giammai perdon/Salvarti solo - potrà il mio amor...
TANNHÄUSER Salvar mi può
MARIA ancora (Si ode il fracasso di
un tuono. Venere sparisce.
Cambiamento di scena a
vista).
SCENA III. Tannhàuser che è rimasto immobile, si trova
di un tratto nel mezzo di una ridente valle. Il cielo è azzurro, il sole
risplendente. A dritta in fondo si vede il Castello detto Varteburgo sulla metà
di un monte. A traverso rimboccatura della valle a sinistra si vede il monte
nomato Horselberg. A dritta un sentiero conduce dalla metà del- l'altura della
montagna (dove si trova il castello) sino ai piedi della stessa. Sulla scena,
al fianco di detto sentiero trovasi una immagine della Madonna sopra un sasso
sporgente. Dall' alto a sinistra si ode il suono dei campanelli degli armenti.
Sopra una altura verso il proscenio dallo stesso lato siede un giovane Pastore
suonando la cornamusa.
PASTORE: Il pastor Holda
- un dì ne andò/Scorrendo il prato ameno/Di dolce suono -l'aere echeggiò/Torpor
mi avvinse il seno/Sognai di gioie - eterne allor/E nel destarmi, -
incantator/Il sol splendeva intorno/L'aprii facea ritorno /Or io cantare, -
suonare io vo'/La primavera - alfln tornò/
Il Pastore suona la cornamusa. Si ode da lungi il canto dei pellegrini,
i quali discendono dal lato del castello Varteburgo avvicinandosi al sentiero
già .indicato sulla montagna , e quindi passando avanti air immagine della Madonna
MARIA, salutano devotamente la stessa, e spariscono lentamente a dritta.
PELLEGRINI: Eterno,
eccelso creator/Ricorre a te lo spirto anel/Speranza tu del peccator/Deh! volgi
un guardo - a noi dal ciel/Pentito il core - domar non può/Dei falli suoi
-l'aspro martir/Piangente a te - vengo, o Signor/Pregar io vo', - voglio
soffrir/Umile a ROMA nel santo di/Voglio
implorare - il tuo perdoni/Reato l'uomo - che ognor gioì/Di questo eterno -
eccelso don !
Il Pastore, colpito dai canto dei Pellegrini, cessa di suonarela
cornamusa, ed ascolta con devozione. Quando i Pellegrini sono giunti alla sommità
, grida loro , agitando colia mano il suo berretto.
Il ciel vi assista!... e
a Roma Per l'alma mia pregate!...
TANNHÄUSER (cadendo in
ginocchio altamente commosso): Sia lode a te, Signor/La tua grazia è immensa,
eternal (La processione dei Pellegrini si
allontana sempre più dalla scena, ed il loro canto va quindi sempre
perdendosi).
PELLEGRINI: Eterno,
eccelso creator, Ricorre a te lo spirto anel; Speranza tu del peccator, Deh !
volgi un guardo - a noi dal ciel !...
TANNHAUSER (siccome in
questo momento il canto dei Pellegrini si sente appena, canta in ginocohio,
come immerso in fervente preghiera): Oppresso ho il seno - dal grave errore/L'angoscia,
ahimè! - mi strazia il core/Pietà, Signore - del mio martir/Pregare io vo\
-vogl'io soffrir (Le lagrime soffocano la sua voce. Si ode da lungi ancora il
canto dei Pellegrini , che va sempre più perdendosi , mentre dall'estremo fondo
della scena si sentono suonare
le campane di una
chiesa.
SCENA IV:
Da un'altura a sinistra all'imboccatura
di una selva escono il GERMANO, conte di Turingia ed i Starti! in abito da
caccia. Durante la scena , tutta la scorta da caccia di Germano, il conte di
Turingia si riunisce a poco a poco verso il proscenio.
GERMANO, CONTE DI TURINGIA: CIiì è mai colui, che sì fervente prega?...
VALTER DI VOGELVEIDE: Un
peccatore.
BITEROLF: Un cavalier mi
sembra.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH (che è corso- verso Tannhàuser e l'ha
riconosciuto)
Enrico,Tutti Egli, come,
qual stupori.
Tannhàuser il quale
sorpreso si alza repente, cerca reprimere la sua emozione, e piega la fronte
avanti GERMANO, conte di Turingia, dopo aver gettato un rapido sguardo sullo
stesso
e sui bardi.
GERMANO, CONTE DI
TURINGIA: Tornasti alfine fra color, che un giorno/Fuggir volesti pien di
orgoglio altero.
BITEROLF: Or di': che
mai ci reca il tuo ritorno/Vuoi tu la pace o pur la guerra ognor.
VALTER DI VOGEL VEIDE:
Torni nemico, o pur fra tei.
TUTTI (eccetto VOLFRAMO
D’ESCHENBACH) Nemico.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH:
Che, dubitar può alcuno a quell’aspetto/vieni, ah! vieni fra noi, cantor
sovrano/che ognun bramava rivedere ancora!...
VALTER DI VOGELVEIDE: Benvenga
pure - se qual fretel.
BITEROLF Se a noi ti
rende - amico il cielL.
TUTTI: Ah! sì, benvenga-
Enrico ancor.
GERMANO, CONTE DI
TURINGIA: Sii il benvenuto - ancor per me/Ma dove mai - fosti finor?...
TANNHÄUSER: Ben lungi il
piede mio ramingo andò/Là dove il cor giammai pace trovò/Ah! no... più non
chiedete... io noi vo' dir/Mi amate ancor
lasciatemi partir.
GERMANO, CONTE DI
TURINGIA: Ah! no, tu ci appartieni ancor, rimani.
VALTER DI VOGELVEIDEPartir
non dèi...
BITEROLF Noi ti terrem
prigion.
TANNHÄUSER Ah! no, non giova
- ornai ch'io resti/Speranza in core - io più non ho/Che al mio dolore -
rimedio appresti/E solo il cielo - salvar mi può!...
GERMANO, conte di
Turingia ed i Bardi: Restar fra noi - tu devi ognora/Non ti lasciamo - da noi
partir/Or che tornato -tu sei ancora/Perchè vorresti - da noi fuggir ?...
TANNHÄUSER
(svincolandosi da loro): Via,... via di qua...
Tutti: Tu dei restar fra
noi !
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
(andando incontro a Tannhàuser, alzando la voce)
Elisabetta il vuol.
TANNHÄUSER {vivamente e
commosso di gioia): Elisabetta !... - li ciel clemente/Quel santo nome - or
t'ispirò!...
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
Non creder già che a 'scherno/Io proferito 1' abbia (a GERMANO, conte di
Turingia), Concedi , o mio Signor, eh' io nunzio sia/Di sua felicità?...
GERMANO, CONTE DI
TURINGIA Digli pur tu l'incanto ch'egli oprò, gl’ispiri Iddio - virtude ancor/Ch'ei
degoo sia - di un tale amor...
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
Allor che tu coli' estro onnipossente/Vincesti tutti i vati alla tenzon,/Novello
Apollo t'acclamò la gente,/D'Elisabetta il cor ne avesti in don/E fu miracolo -
possente arcano/Quel che tu oprasti - sommo cantori/Ed il tuo canto –
sovrumano/Avvinse allora - quel casto cor/M' ahimè! da quando - tu ne partisti/Le
copre il volto - fatai pallor/Solinga vive - suoi giorni tristi/E i nostri
canti - disprezza ognor/Deh! torna, torna - cantor sovrano/Ravviva in lei - la
fiamma ancor /il tuo richiami - potere arcano/A nuova vita - quel mesto fior/I
Bardi Sii nostro ancora - ritorna , Enrico/Fra noi lottare - non più si decantiamo
uniti, - e l'estro amico,
Fratello, ancora - si
desti in te!...
TANNHÄUSER (fortemente
commosso abbraccia VOLFRAMO D’ESCHENBACH ed i Bardi
con grande effusione): Vèr
lei... vèr lei... a lei volare io vo'/Ah! quale incanto! » io ti rivedo
terra amata, - o patrio
suol/Agli occhi miei - quasi non credo/Ondeggia il seno - fra gioia e duoli/Il
cielo, il giorno - sì risplendente/Di dolce affetto - m'inebria il cor/Vèr lei
mi spinge - amor possente/In me rinasce - l'arcano ardor.
GERMANO, conte di
Turingia ed i Bardi: Fra noi ritorna - Enrico ancora/Ah! qual prodigio - in lui
si oprò/Lodato sia -l'Eterno ognora/Che la baldanza - del cor domò/Al JJjJj
canto – Elisabetta/Potrà dischiudere - di nuovo il cor/Preghiamo il cielo - per
l' alma eletta/Un inno alziamo - al Redentor. (Tutta la scorta della caccia si è riunita nella valle in fondo della
scena. Il GERMANO, conte di Turingia dà un segno col suo corno da caccia;
diversi corni gli rispondono da lungi. Il GERMANO, conte di Turingia ed i Bardi
montano su i cavalli apportatigli da Varte-
burgo. Cala il sipario)
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ATTO SECONDO
SCENA PRIMA:
La sala di Apollo nel Varteburgo. In fondo a traverso una terrazza con grandi
colonnate si vede la corte del castello e la valle. Elisabetta entra lietamente
commossa.
ELISABETTA,
contessa di Turingia: Salve d'amore -
recinto eletto/Felice alfìn - io riedo a te/A seiorre i carmi - il mio
diletto/A te ritorna, - ritorna a me/Da eh' et da te partiva/Deserto fosti
ognor/La gioia a te fuggiva/La pace a questo cor/Come a me balza - il core in
petto/Mi par che lieto ancor sei tu/Tornato è alfine -l'amato oggetto/Non
partirà - da noi mai più...
SCENA II: VOLFRAMO
D’ESCHENBACH e Tannhàuser compariscono da un lato in fondo.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH: La
vedi?... a lei tranquillo appressa... va (Ei resta appoggiato ad una colonna
della terrazza in fondo)
ENRICO TANNHÄUSER (precipitandosi a’piedi di Elisabetta): Contessa.
ELISABETTA, contessa di Turingia: Ah! sorgi, o ciel... vanne... non deggio/Quivi restar...
TANNHÄUSER Tu il devi,
ah! sì, mi lascia/A' piedi tuoi ancor...
ELISABETTA, contessa di
Turingia(rivolgendosi a lui con affetto) Sorgi dal suol/No, tu non devi qui
prostrarti, Enrico/Quivi tu sei signor... Sorgi... lo vo'L/Grata ti son che a
noi tornasti ancora!...
Ma dov' eri finor ?...
TANNHÄUSER (rilevandosi
lentamente) Molto lontano /In ben remota terra! La memoria/Da ieri ad oggi
abbandonato m' ha/Tutto il passato dispari qual sogno/Un sol pensiero in me
rimane ancora/li rio timore di mai più vederti/Né di levar mai più vèr te lo
sguardo!...
ELISABETTA, contessa di
Turingia: Ma qual poter vèr noi ti trasse ancor.
TANNHÄUSER: Miracol fu,
miracol sovrumano.
ELISABETTA, contessa di
Turingia: Il ciel lodato sia/Beata è V alma mia/Perdon! Perdono/Quel, ch'io
dica, ignoro/Parmi sognar... commossa, e lieta io son/Di gioia m' inondò sì
gran portento/La stessa io più non son , deh ! tu mi aita/A indovinar quel che
nel seno io provo/Dei vati i dolci canti/Udiva io lieta ognor/Ed apprezzar gP
incanti/Potea dell'estro lor/Ma il suon de' carmi - tuoi sovrumani/A nuova vita
- mi ridestò/Or gioia , ed ora - tormenti arcani/L'alma inebriata - per te
provò/Desir novelli - in cor provai/Ignota fiamma - s'accese in sen/Quanto avea
caro, - dimenticai/Per nuove gioie - ignote appien/E quando alfine - da me
partisti/Fuggì la pace - dal mio cor/Gli eletti carmi, - ai sensi miei/Giungevan
mesti - e cupi ognor/A notti tristi - in duol vegliate/Seguivan giorni - di rio
dolor/Tannhauser : Atroci smanie – disperate/Tu mi svegliasti - o Enrico, in
core.
TANNHÄUSER (rapito): Lodar
tu devi - il Dio d' amore/Che l' estro santo - infuse in me /Pel labbro mio -
parlò al tuo core/E solo amore - mi guida a te/Lodato sia il momento, L' arcano
incantatore/Che per sovran portento/te mi/Ver .. spinse ancor!/Ilio 11
ELISABETTA, contessa di
TuringiaDi voluttà divina/Il ciel sorride a me/Se a te son io vicina/Dolor per
me non v'è!...
TANNHÄUSER L'amor, che
t'ha rapita/Si desta ardente in me/È sacra la mia vita/Mio dolce amore, a te.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH La
speme, o Dio! sparita/Per sempre ora è per me (Tannhàuser si separa da Elisabetta, va verso VOLFRAMO D’ESCHENBACH, lo
abbraccia, e si allontana quindi secolui).
SCENA III: GERMANO, conte di Turingia, esce da una porta
laterale. Elisabetta gli corre
incontro , lo abbraccia , e cela il di lei volto sul suo petto.
GERMANO, CONTE DI
TURINGIA Sei qui tu alfine in questa sala , o cara/Che tu evitasti sì gran
tempo ?... Lieta/Assisterai tu alfine alla gran festa?...
ELISABETTA, contessa di
Turingia: Mio zio! o mio secondo eletto padre.
GERMANO, CONTE DI
TURINGIA Perche a me non dischiudi il core, o figlia?
ELISABETTA, contessa di
TuringiaLeggi nel guardo... io favellar non so!.,.
GERMANO, CONTE DI
TURINGIA Così restare - dovrà celato/Il dolce arcano - per poco ancor,
Finché da te - sarà
svelato/L'incanto ch'agita - il tuo bel cor/Quel che nel seno t'ha destato
allora/Quest'oggi svelerà/Dei carmi il suono ancora/Ed il divino Apollo/Tuo
redentor sarà (Si odono squillar le
trombe). Dei nobili del regno schiera eletta/Accorre all'alto invito,
appressa già/Poiché sa ognuno eh' oggi Elisabetta/Regina della festa ancor
sarà.
SCENA IV: Trombettieri. Conti, Cavalieri e Dame riccamente vestiti, vengono
introdotti dai paggi. Il GERMANO, conte di Turingia ed Elisabetta li salutano e
li ricevono graziosamente.
TUTTI: Salute a le,
recinto sacro eletto/Dove le muse soggiornaro ognor!/Sia di Turingia sempre
benedetto/Il prence amato, d'arti protettori
I cavalieri e le dame si collocano
successivamente avanti ai posti indicati loro dai Paggi e formanti un
semicircolo elevato di un gradino alla dritta della scena, e dopoché il GERMANO,
conte di Turingia ed Elisabetta si sono seduti sopra il trono coperto di un
baldacchino , e posto dallo stesso lato sul davanti della scena, siedono tutti.
Squillan le trombe. I Bardi escono successivamente dal lato opposto al trono, e
dopo di aver salutato solennemente il GERMANO, conte di Turingia, Elisabetta e
gli adunati, siedono sulle seggiole preparate per loro, formanti un piccolo
semicircolo, in faccia al trono. Tannhàuser siede il primo verso il proscenio,
e lolfrnmo si pone air estremità opposta.
GERMANO, CONTE DI
TURINGIA (alzandosi): Di eletti carmi
già fra queste mura/Più volte, o vati ! voi ci rallegraste/Or saggi enigmi ed
or soavi canti/Del nostro cor la via trovaro ognor/Allor che i nostri acciari a
guerra orrenda/Tutti brandimmo pel germano suol/Allor che i fieri Velfi noi
scacciammo/E la discordia terminò fra noi/Ben grande fu in quel dì la gloria
nostra/E di grazia, e di nobili costume/Di virtude, d'amore, di pura fede/Campioni
egregi - voi foste allor/E ne otteneste - gloria ed onor/Deh! i vostri carmi
echeggino oggi ancor/Poi che l'eccelso vate ritornò/Fra noi, già mesti per sua
lunga assenza/Ciò, che lo ricondusse a queste soglie/È per me un gran prodigio
sovrumano/Svelare i vostri carmi a noi lo dònno/Ond'è ch'ora domando a voi,
cantor/Cosa è l'amor, che il mondo intero regge/Chi dell' amor gli arcani/Spiegare
ben potrà/Da Elisabetta un degno premio avrà/Che chiegga il vincitor qualsiasi
dono/Ei l'otterrà; per ciò garante io sono/Or su, cantori, prenda ognun la
lira/E sappia ben mertar l'eccelso allor/Vi sarem grati per l'alto favor (Suono di trombe).
Cavalieri e Dame: Viva F
amato - prence ognor/Dell'arti belle -il protettori
Tutti si siedono. Quattro Paggi si avanzano, raccolgono in un vaso
d'oro da ogni Bardo il nome scritto sopra un piccolo pezzo di carta e lo
presentano quindi ad Elisabetta , la quale ne tira fuori uno a sorte e lo dà ai
Paggi. Questi dopo aver letto il nome fra loro, si avanzano nel centro della
scena solennemente e lo proclamano.
I quattro Paggi: VOLFRAMO
d' Eschinbach , a te; comincia?
Tannhàuser si appoggia alla sua lira e sembra immerso in un sogno. VOLFRAMO D’ESCHENBACH si leva e si pone in
positura da improvvisare.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH: Nel
rimirar quest'adunanza eletta/Nobile fiamma mi divampa in cor/Della Germania
vedo gli alti eroi/Quai freschi rami d'orgogliosa quercia/E donne vedo ancor
benigne e caste/Serto immortale di olezzanti fior/La loro vista abbaglia il
guardo mio/A tanta grazia l'estro è in me smarrito/Là vedo in ciel ridente e
vaga stella/E il guardo mio si offusca ai suo splendor/Raccogliesi la mente a
tale incanto/Ed alla prece si rivolge il cor/Ma ve'... là arcana fonte a me si
mostra/Rapito in essa specchiasi il pensieri/Celeste voluttade attinge in essa/Ed
il mio cor rinfranca arcan poter/Ah! mai macchiar vorrei quel chiaro fonte/Col
fango d'un colpevole desir/Vorrei vivere sol per adorarlo/Il sangue mio versar,
per lui morir/Signori, quali espressi in questi detti/Tai provo in sen d'amore
i casti affetti.
Cavalieri e dame (applaudendo):
È ver, VOLFRAMO D’ESCHENBACH, è ver/Sia lode al tuo pensier!
TANNHÄUSER (il quale, verso
la fine del canto di VOLFRAMO D’ESCHENBACH si era come ridestato da un sogno,
alzandosi subitamente): Felice al pari -di te poss'io/Quel puro e limpido -
fonte mirar/Ed or qui innanzi - al mondo e a Dio germano què virludi-io vo'
lodar/Ma pur vicino - al fonte eletto/Mondan desiro - assale il cor/Cocente
brama - avvampa il petto/Vi appresso il labbro - ardente allori/Le gioie bevo -
alla sorgente/Che mai non turba - uman terror/ConT esso dura – eternamente/L'
ardente mio - desire ancor/E del diletto -e della brama/in esso trova - ristoro
ognor/Udisti, Volfram! -Questo si chiama/Nel mondo intero - verace amor (Elisabetta fa un movimento per applaudire,
ma siccome tutti gli astanti con seria espressione si tacciono , dessa
si contiene timidamente).
VALTER (alzandosi): Nel
fonte che Volfram ora nomava/Lo spirto mio - si specchia ognor /Ma tu cui turpe
voluttà inspirava/Tu sol conosci - Enrico, amor/Deh! lascia adunque- ch'io qui
ti dica/La pura fonte - è la virtù/La forza sua - santa e pudica/Or con fervore
- lodar dèi tu/Se al margin suo -le labbra posi/Desio malvagio -a dissetar/Gli
arcani suoi -per sempre ascosi/Dovran quaggiù -per te restar/Se attinger vuoi a
quella fonte amore/Le labbra no, libar vi devi il core!
Gli astanti
(applaudendo): Valter, sia lode al canto tuo!
TANNHÄUSER (alzandosi
impetuosamente): Oh Valter! quello -che tu dicesti/Cambia l'amore - in un
martiri/Se vuoi che l' uomo - languendo resti /Il mondo intero - danni a perir/Se
lodar vuoi l'eterno onnipossente/Agli astri volgi, al cielo la tua mente/Di tai
portenti - 1' alto splendor/Tacendo esalta - e adora ognor/Ma in questa vostra
- umile sfera/Ciò, che t' inanima - i sensi e il cor/È legge, a cui - natura
intera/L'uomo mantiene - soggetto ognor/È per godere - creato il core/E nel
godere -ha vita amore!...
BITEROLF (levandosi
furibondo): Ebben! or contro te siam tutti/Ognun qui tacque - e ti ascoltò/Raccogli
or del tuo orgoglio i frutti/Ascolta, insano... - io cantar vo'/Allor che
m'arse -amore in petto/Armi e coraggio -ei diede a me/io l'ho difeso - sempre e
protetto/col sangue mio, - colla mia fé/Pel sacro onore -di donna amata/Io
pronto fui -sempre a morir/Ma teco, abbietta -alma dannata/Non vale un solo -
colpo ferir.
Gli astanti (applaudendo
freneticamente)A Biterolf gloria ed onor!
TANNHÄUSER (levandosi
con crescente furore): Ah! Biterolf – millantator/Tu, belva irata - canti
d'amor/Compreso al certo -no, non hai tu/Ciò che per me - diletto fu/Che mai
godesti -tu della vita/Mai fu l'amore -.propizio a te/E la tua gioia - la più
gradita/Non ha alcun pregio - no, per mia fé (Crescente agitazione fra gli astanti)
Cavalieri (da diverse
parti): Troncale i detti - di quell'audace!...
GERMANO, CONTE DI
TURINGIA (a Biterolf, che ha messo la mano all'elsa, ed agli altri
Bardi) Ripon
l'acciaro... a voi la pace intimo..,
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
(si leva con nobile orgoglio. Alle sue prime parole tor-
nan di nuovo la pace ed
il silenzio fra gli astanti): Oh ciel ! le mie - preci tu ascolta/Il canto mio-
deh ^ ispira tu/La schiera eletta - quivi raccolta/Nefandi orror-non oda più/Tu
sol, sublime amore/Puoi l'estro mio destar/Tu regni nel mio core/D'amor celeste
al par/A me ti manda Iddio/Ti seguo col mio cor/Tu guidi il pensier mi/là dove
splendi ognor.
TANNHÄUSER (convulso
all'eccesso): Diva d'amor, te sola l'estro mio/D'inno immortai onori ai mondo
ognor/La tua beltade appaga ogni desio/Raccolse in te natura ogni tesor/Chi con
ardor ti strinse sul suo petto/Che sia l'amor ei sol saper potrà/Insani! chi
provar vuol tal diletto/Andar al monte- Venere dovrà/Sommossa ed indignazione
generale.
TUTTI: Ah! forsennato! -
deh! lo fuggiam/Al monte- Venere - egli albergò!...
DAME: Fuggiam... fuggiam,,..
- ci desta orrori (Le donne si allontanano comprese da orrore. Soltanto Elisabetta,
la quale ha seguito con crescente timore il progresso della lotta, resta pallida
e tremante, tenendosi a stento appoggiata ad una colonna del baldacchino. GERMANO,
conte di Turingia, tutti i Cavalieri ed i Bardi hanno lasciato I loro posti e
si avanzano verso il proscenio. Tannhàuser resta air estrema sinistra ancora
qualche tempo agitato e convulso.
GERMANO, conte di
Turingia, Cavalieri e Bardi: Udito ha ognuno - l' orrendo arcano/Che a noi
svelare -osò l'insano/Gioie infernali - egli* provò/Al monte-Venere - ei
soggiornò/Orrendo mostro, - questo mio acciar/Nel sangue infame - io vo'
bagnar/Sia pur dannato - a eterno duol/Scacciato ei sia -da questo suol (Tutti
si slanciano coi ferri snudati contro Tannhàuser, il
quale prende un
atteggiamento minaccioso. Elisabetta con un grido delirante di dolore si getta
fra loro e fa scudo a Tannhàuser del suo petto).
ELISABETTA, contessa di
Turingia: Fermi/Alla di lei vista si arrestano tutti come interdetti.
GERMANO, conte di
Turingia, Cavalieri e Bardi: Che vedo ! - Quel malfa tor/Osi salvare-
Elisabetta?...
ELISABETTA, contessa di
Turingia: L' acciar colpire in pria dovrà il mio seni/Ben lieve è ancor per voi
la cruda offesa/Colpo mortale in cor/A me vibrò il crudeli...
GERMANO, CONTE DI
TURINGIA, Cav. e Bardi: Che ascolto , o cielo ! – Elisabetta/Sottrarre a pena,
- che ben gli spetta/Vuoi tu quel vile - che ti tradì?...
ELISABETTA, contessa di
TuringiaChe importa a me? -Salvar lo vo'/La grazia a lui - del ciel lasciate!
GERMANO, CONTE DI
TURINGIA, Cav. e Bardi: Distrutto il raggio - d'ogni speranza/Giammai salvare
-ei si potrà/Dal ciel dannato - che più gli avanza/Nel reo pensiero –
persisterà/Si slanciano tutti ancora contro Tannhàuser. -
ELISABETTA, contessa di
Turingia (con accento imponente): Indietro, olà!... Suoi giudici non siete/Barbari!...
riponete il crudo acciar/Di vergili casta udite i detti ancor/L'arcan voler vi
svelo del Signori/Quest'infelice, -che ammaliato/Orrendo incantò -al certo
avrà/No, eh' ei non muoia - ancor dannato/Il fallo in pria - scontar dovrà/E
voi, credenti, -voi sconoscete/Del cielo l'alto -eterno amor/Al peccatore -
speme togliete/Che mai vi fé', - parlate ancor/Mirate come - un vergin flore/Per
lui di un colpo -or appasì/Chi 1' adorò - di santo amore/D'atroce strale - al
cor ferì/Di lui pietà, per la sua vita implore/Contrito ei volge al pentimento
già/Torni al suo cor la fede, arcan tesoro/Iddio clemente anco il perdonerà
(Tannhàuser passa a poco a poco dall' eccitamento e la baldanza al pentimento,
e commosso profondamente dalle parole di Elisabetta, cade abbattuto in
ginocchio).
TANNHÄUSER: Ahimè!
perduto io sono.
GERMANO, CONTE DI
TURINGIA, Cav. e Bardi (altamente commossi): Dal cielo un angelo - discese a
noi/Dell'alto interprete - divin voler/Lo guarda, infame! -se tu lo puoi/La tua
salute -è in suo poter/Tu l'uccidesti, essa ti die la vita/A tutti impon di un
angiolo il pregar/Pel malfattor non è I- ira svanita/Ma Dio l'impone, io deggio
perdonar!...
TANNHÄUSER A mia
salvezza - il cielo eletto/Un angiol santo - or m'inviò/Ma ahimè! Lo sguardo
-mio maledetto/Figgere in essa -non posso... no/tu Sommo Sovran dell'universo/Che
m'inviasti l' angiol salvator/Pietà di me, che nel peccato immerso/Noi
riconobbi, a danno mio, flnor!
GERMANO, CONTE DI
TURINGIA (dopo una pausa): Un grave e rio delitto fu commesso/D' ipocrisia
coperto un traditore/Fra noi sen venne, il mostro peccatori/Da noi lontan ten
va, restar non dèi/Va, mostro! Questo asil dannato è già/Per te! Già minaccioso
guarda il ciel/La mia magion, poiché ti accolse in sen/Salvarti ancor puoi tu
da pena eternal/Dischiuso ti è il cammini Menti* 1 io ti scaccio/Mostrar tei
vo\.. Giovi a salvarti almen/Raccolto è già - nei miei poderi/Un grande stuolo
- di pellegrin/Uniti i vecchi - partir primieri/I giovin sono - a noi vicin/Di
lievi colpe - il core oppresso/Non ponno pace - più ritrovar/Ed il perdono -
loro promesso/Or varino a Romji - ad implorar.
GERMANO, CONTE DI
TURINGIA i Cav. ed i Rardi: Va pur con lor ti affretta, Vèr ROMA vanne ancor/Là
nella polve aspetta/La tua condanna allor/Implora quei che dona/I beni di lassù
;
Ma, s'ei non ti perdona/Non
ritornar mai più.
ELISABETTA, contessa di
Turingia: Vèr te, gran Dio possente/Richiama il peccator/Pietà del reo
demente/Salvar lo puoi tu ancor/er lui pregar vogl'io/Fino all'estremo anel/Deh!
la tua grazia, o Dio/Lo renda ancora al ciel/Ben lieta t'offro, o Dio/Questa
mia vita in don/Deh! tronca il viver mio/Or che infelice io son.
TANNHÄUSER: Trovar non
posso aita/La pace mia sparì/La speme m'è rapita/Il ciel mi maledì/Ma vo'
soffrir, pregare/Straziarmi a brani il sen/Finché potrò mertare/Dal ciel
perdono almen/Deh! appaghi il mio dolore/Quell' angiol, che mi amò/Che vita al
peccatore/E fede ridonò/Canto dei giovani Pellegrini risuonando dalla valle.
PELLEGRINI: A Roma nel
solenne dì'/Pel mio perdono - pregar io vo',/Beato l'uomo - che si pentì,/E che
in eterno - poi si salvò!..» A Roma !... A Roma (Restano tutti immobili e commossi,
ascoltando il canto dei Pellegrini. Tannhàuser, i cui lineamenti prendono un' espressione
di speranza e di gioia, corre verso la valle gridando)
TANNHÄUSER e Tutti: A
Roma!... A Roma (Cala il sipario.)
ATTO TERZO
SCENA PRIMA. Il
pellegrinaggio di Tannhàuser. La
valle a' piedi del Varteburgo. A sinistra il monte Hòrselberg, come alla fine
del primo atto. Il giorno declina. Sulla
piccola rocca a dritta , Elisabetta prega devotamente a 1 piedi dell'immagine
della Madonna. Wolframo discende
dair altura a sinistra ov 1 è la selva. Giunto a metà della scoscesa si ferma scoprendo e contemplando
Elisabetta.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH: Ben
lo supposi che pregando stava/E così ognor la vedo/Allor che giù dal colle/Quivi
soletto a passeggiare io vengo/La morte, ahi! lassai ei le versava in core/E pur
prostrata, con divin fervor/Prega per lui e giorno e notte il cielo/Oh! santo
amore!... Oh!/sovruman potere/Da Roma attende i pellegrin l'afflitta/L'autunno
vien, ben tosto torneranno/Sarà fra quei, che ottennero il perdono/Dubbio
fatale - che la divora/Signor, deh! a lei - lo rendi ancora/L' acerba doglia -
si calmera/Se perdonato - ei tornerà (Nel
ricominciare a discendere dal monte, VOLFRAMO D’ESCHENBACH ode da lungi il
canto dei vecchi pellegrini, i quali si avvicinano. Ei si sofferma ancora).
ELISABETTA, contessa di
Turingia (si leva ascoltando il canto dei pellegrini): È il canto loro/Ah
sì!... tornano alfine/M'addita il mio dovere, o Dio del cielo/Che degnamente
almen compirlo io possa.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
{avvicinandosi lentamente al proscenio, durante il coro)
I pellegrini!!... Il
sacro canto è questo/Che delle colpe lor la grazia addita (guardando
Elisabetta)/L'assisti in questo istante, o Dio clemente/Da lui solo dipende or
la sua vita !...
Coro di Pellegrini (Dessi
si avvicinano a poco a poco , quindi escono dalla dritta sul davanti della scena,
e si avviano nella valle verso il Varteburgo, finché spariscono dietro le
montagne in fondo della scena)
TANNHAUSER:
Rivedo al fin la mia patria adorata/I prati e i fior della valle beata/II mio bordone - io poserò/Il sacro voto - discior potrò/Contrito il core, - placò il rigor/Del re del cielo, - del mio Signor/Il mio dolore - Ei console/Le lodi sue - cantare io vo'L/La grazia scese - sul peccatore/L' eterna pace - tornò al suo core/Or più di morte - timor non ho/L' eterno Iddio - lodare io vo'/Alleluja per l'eternità (ELISABETTA, contessa di Turingia durante il tempo che i Pellegrini passano a lei davanti cerca invano con dolorosa ansietà Tannhàuser fra loro).
Rivedo al fin la mia patria adorata/I prati e i fior della valle beata/II mio bordone - io poserò/Il sacro voto - discior potrò/Contrito il core, - placò il rigor/Del re del cielo, - del mio Signor/Il mio dolore - Ei console/Le lodi sue - cantare io vo'L/La grazia scese - sul peccatore/L' eterna pace - tornò al suo core/Or più di morte - timor non ho/L' eterno Iddio - lodare io vo'/Alleluja per l'eternità (ELISABETTA, contessa di Turingia durante il tempo che i Pellegrini passano a lei davanti cerca invano con dolorosa ansietà Tannhàuser fra loro).
ELISABETTA, contessa di
Turingia{con cupo dolore): Non tornerà mai più (cade in ginocchio): Oh! Vergin santa,
- deh! tu mi ascolta/A le, clemente, - rivolgo il cor/Sia la mia prece - da te
raccolta/E la mia vita - riprendi ancor/Fa che innocente - io salga al ciel/Della
virtude - col bianco vel/Se mai da reo ■ pensiero avvinto/Da te il mio core -
si allontanò/Se mai colpevole, - maligno istinto/Desir mondano -in me destò/Lottai
da forte - con santo ardore/Per soffocarlo - dentro il mio core /Ma se scontare
- debbo un delitto/Deh! i tristi giorni - tu tronca a me/E possa allora - il
core afflitto/Puro, o pia madre, - tornare a te/La santa grazia - a meritar/Saprò
in eterno - in ciel pregar (Elisabetta resta lungo tempo collo sguardo
inspirato vòlto al cielo; Dell'alzarsi lentamente scopre VOLFRAMO D’ESCHENBACH,
il quale le si era avvicinato guardandola con profonda emozione. Allorché egli
tenta d'indirizzarle la parola, essa con un gesto lo prega di non parlare.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
Elisabetta!... Aécompagnarti io posso (Elisabetta con gesti lo ringrazia
intenerita pel suo fedele amore; gli dice che il suo passo è diretto verso il cielo,
dove una grande missione P attende. Ei deve la- sciarla andar sola per quel
sentiero , e non seguirla. - Dessa ascende lentamente la montagna, dove più
volte in distanza è vista dal pubblico e si dirige verso il Varteburgo.
SCENA II: VOLFRAMO
D’ESCHENBACH rimasto solo, dopo aver seguito collo sguardo addolorato lunga
pezza Elisabetta, si siede a sinistra della scena sopra un sasso, dà di piglio
alla lira, e comincia a modulare sovr' essa, indi canta.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
Forier di morte, già il crepuscol cade/Un nero vel tutta la valle invade/E
Palma, che già aspira verso il cielo/Sente pria di partir di morte il gelo/Là
splendi tu, bell'astro incantatore (indicando espero) E su noi spandi il dolce
tuo chiarore/Tu squarci il veliche avvolge l'emisfero/E della valle a noi
mostri il sentiero/Oh! tu, bell’astro incantatore/che apporti pace - al mondo
inter... A te rivolge - il mesto cor/D'amore V ultimo - gentil pensieri/Colei
fra poco - a te d'accanto/Sen volerà - qual angiol santo/Deh! tu la guida -
lassù nel cielo/Beata in grembo del suo Signor/E là diviso - dall' uman
velo/Troverà pace - nel puro cor/E nuova stella - ajjte d'accanto/Risplenderà -
queir angiol santo!
SCENA III: È notte. -
Tannhàuser .apparisce dal lato d'onde erano giunti i Pellegrini. La sua tunica
di pellegrino è lacera; il suo volto è pallido e scarno. Ei cammina
barcollando,
appoggiato al suo lungo
bastone.
TANNHÄUSER: Udii di
un'arpa il suoni... Quanto era triste/Non può da lei venir!...
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
Chi sei tu ?... parla/pellegrin cortese...
TANNHAUSER: Chi son io/Pur
ti conosco ancor, Volfram sei tu/Il celebre cantore...
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
Enrico!... tu/Che mai ti spinge in questi luoghi, di'/Ed osi, non purgato ancor
del fallo/Verso di noi rivolgere il tuo piede?...
TANNHÄUSER: Noii t'inquietare,
o mio gentil cantore/Non cerco te, non cerco i tuoi compagni/Ma cerco quei che
mostri a me la via/La via che a me un incanto un giorno apri...
VOLFRAMO D’ESCHENBACH E
qual' è mai?...
TANNHÄUSER (con
espressione voluttuosa): La via che adduce a Venere.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
Non profanar l'orecchio mio, deh! Taci/Va, la rintraccia. .. %
TANNHÄUSER È noto a te
il cammin?
VOLFRAMO D’ESCHENBACH: Insano
! nelF udirti orror mi assale/Dov'eri mai? Non fosti a Roma, di'?...
TANNHÄUSER Non la
nomare!!!
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Al
giubileo non fosti?...
TANNHÄUSER Non lo nomar
! ! !
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
Non v'eri adunque, di'?/Ten prego ancor...
TANNHÄUSER (dopo una
pausa, come rammentandosi con profondo dolore) Sì, fui a Roma anch'io.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
Ebben, deh! narra a me, misero mortale/Per te pietà ben provo in seno ancor.
TANNHÄUSER (dopo aver
contemplato VOLFRAMO D’ESCHENBACH con sorpresa ed emozione): VOLFRAMO
D’ESCHENBACH, parla... non sei mio nemico?
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
Noi fui giammai finché devoto fosti/Ma dimmi alfine: andasti a Roma?...
TANNHÄUSER: Ebbene/Volfram,
or tutto vo' narrarti, ascolta (Tannh'àuser
si lascia cadere per terra sfinito a' piedi della montagna a dritta, dove
trovasi V immagine della Madonna MARIA. VOLFRAMO D’ESCHENBACH gli si accosta, e
si dispone a sedersi al suo fianco)Va via da me!!! È il luogo dove io
resto/Maledetto!... Volfram, m'odi, VOLFRAMO D’ESCHENBACH...
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
resta in piedi ad una certa distanza da Tann.
TANNHAUSER: Col cor
contrito, come alcun giammai/Dei malfattor non l'ebbe, a Roma andai/un angiolo
del ciel del peccatore/avea domato l'orgoglio insano/umile io chiesi per
lui/soltanto/la mia salvezza eternal allor/volevo tergere l'amaro
pianto/ch’egli per me - versava ancor/Se a me d'accanto un pellegrin dolente/Già pel sentier, 1'
abbandonavo io allor/E s'ei ne andava sul prato fiorente/Scalzo io cercava e
sassi e spine ognor/S' ei poi si dissetava alle sorgenti/Di sete ardevo io
sotto i rai del sol/Ei preci al ciel drizzava ognor ferventi/Fiumi di sangue al
cielo offrivo io sol/Quando al coperto a notte ognun posava/Fra neve e ghiaccio
restavo a pregar/Chiudendo gli occhi ai magici portent/Scorsi
l'Italia, l'immortale suolo/Soffrir, scontar volea con rei tormenti/Dell' angiol mio il pianto, e l'aspro duolo/A
Roma giunsi alfine, al sacro sito/E all'alta soglia mi prostrai pentito/Il dì spuntò;
suonar le squille santé/Quando intuonare udii celeste suono/Ed un gridar, che
al popolo esultante/la grazia prometteva del perdono/là vidi io quei che dio
ministro elesse/A lui davanti il popol si prostrò/A mille afflitti il suo
perdon concesse/e mille peccatori ei consolo/io m' accusai delle mie colpe ed
onte/Dell' aspra voglia che mi avvinse oscena/Che pace all'alma non concede
ancor/Ed a salvarmi dall' eterna pena/Lo scongiurai con grida di dolor/E quei
che tanto - pregai, gridò/Hai tu gustato - nefando amor/Che sol l'averno
apprestar può/al monte Venere - tu fosti ancor/sei tu in eterno - dannato...
va/come il bordone che, tieni in mano,
mai fresca foglia –
germoglerà/così dal fuoco - del rio Satàno/mai l'alma tua - si salver/Affranto caddi
al suol svenuto allora/I sensi mi mancar... Mi ridestai/Ma d'ombre avvolto e
solo mi trovai/Lontan di grazia il canto udivo ancora/E ribrezzo mi fé' quel
suono allor/E quel mendace canto, ingannatori/Di morte un gel mi fé'
rabbrividir/D'orror compreso mi posi a fuggir/Vèr lei men vo', che tanta gioia
in cor/Provar mi fé' fra le sue braccia ognor/A te ritorno - o Dea d' amore/La degl'incanti
- notturni in sen/Presso al tuo soglio - lieto il mio core/Di gioia eterna -
fla pago almen/Non più... non più... - taci, o demente/Ah! deh! non fare -
ch'io cerchi invano/Pur ti trovai - d'incanto un dì/Or che mi danna - il mondo
insano/Penar non farmi, - o Dea, così/Chi mai, chi mai - osi chiamar (una lieve
nebbia eopre a poco a poco la scena) Ah! non ti par - l'aria più dolce/Ahimè!
perduta - hai la ragion/Non spiri tu - vapor soave/Non odi tu - quei lieti
canti/Di cupo orrore - mi trema il core/Son le caròle delle Ninfe amanti/A me sì,
a me l'amor, le gioie ancor (Un roseo crepuscolo comincia a rischiarar la
nebbia, a traverso di esso si scoprono confusi gruppi di Ninfe danzanti).
VOLFRAMO D’ESCHENBACH: Il
triste incanto - ohimè l'assale/Già l'ammaliò - la Dea del male!
TANNHÄUSER La gioia
scorre - in ogni vena/L'ebbrezza il core - inonda ancor/Presso è d' amore - la
fonte amena/Al monte-Venere - vicino io son (Avvolta da rosea luce apparisce
Venere
distesa sul suo letto.
VENERE: Ben giungi, o
perfido - vieni, infedel/Fu teco il mondo - assai crudeli/Poiché pietade - tu
non trovasti/Fra le mie braccia - tu ritornasti?
TANNHÄUSER Il mio dolore
- o Dea! tu vedi/Vèr te, vèr te - vo' ritornar!
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
Dea infernale -.lo lascia... cedi/La sua ragione non offuscar!...
VENERE Presso il mio soglio
- vieni, ritorna/Il vano orgoglio - io ti perdono/Di liete gioie - la vita
adorno/Vivrai; fedele - ancor ti sono.
TANNHÄUSER Salvar,
salvare - non mi potei/Dono all'averno - i giorni miei!
VOLFRAMO D’ESCHENBACH (ritenendo
Tannhàuser con forza) La mente volgi - al creator/Enrico! ei puote - salvarti
ancor/Ah vieni...
VENERE Ah vieni ! -
TANNHÄUSER (a VOLFRAMO
D’ESCHENBACH) Mi lascia, va!
VENERE Per sempre mio -
alfin sei tu.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
Salvar ti puoi - Enrico, ancora...
TANNHÄUSER No, no, VOLFRAMO
D’ESCHENBACH - mi lascia andar!
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
Per te già un angelo - pregò qui in terra/In ciel fra poco - ei pregherà/Elisabetta!
-
TANNHÄUSER (che si era
svincolato da VOLFRAMO D’ESCHENBACH resta immobile come
annientato da un colpo):
Elisabetta!!!...
La nebbia si oscura
lentamente; a traverso della stessa si scoprono lumi sull’altura del
Valteburgo. Si ode a suonare lentamente una campana a morte.
UOMINI (dall' alto in
fondo): Sia pace all'alma - che il rio dolor/Chiamava in grembo - del suo
signor.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH (dopo
le prime battute del coro): Per te l'Eterno - or pregherà/Sei salvo, Enrico, -
Dio l'udirà!
VENERE Ah! egli è salvo
(Venere sparisce, e con essa tutto r incanto. - Spunta Falba. Il canto,
partendo dal Varteburgo , si avvicina e rinforza gradatamente.
UOMINI: Ella ha deposto
- l'umano vel/Or gode eterna - pace in cieli...
VOLFRAMO D’ESCHENBACH
(abbracciando teneramente Tannhàuser): Non odi tu - quel suono?
TANNHÄUSER lo l'odo!...
UOMINI: L' alma
innocente - che Dio chiamò/Fra cherubini nel cielo 'or sta/Beato 1' uomo - che
dessa amò/Con le sue preci - lo salverà.
TANNHÄUSER (dalle
braccia di VOLFRAMO D’ESCHENBACH lasciandosi cadere a terra): O, santa Elisabetta
per me prega! (eispira. I pellegrini portando in processione un Pastorale ornato
di verdi foglie, entrano in scena dalla dritta, d'onde erano partiti al secondo
atto, e mentre il sole si leva, si sperdono nella valle in fondo. Dessi sono
tutti ornati di freschi rami e foglie)
PELLEGRINI: Sia gloria
eterna - al Redentor/Ei perdonava - i peccatori/Miracol nuovo - il cielo
oprò/Al mondo intero - ei si svelò/Il Pastorale - del prete in mano/Di fresche
foglie - si rivesti/Con questo segno - di grazia arcano/IL suo perdono - Dio
compartì/Lodato sia nel mondo intero/L’ eterno, immenso - divin
poter/Dell'universo - egli è Signor/Di grazia il padre, -il Dio d'amor/Alleluja!
Alleluja! Amen!
Pellegrini e cavalieri: Da
Dio la grazia ottenne il peccatore/Or gode in cielo dell'eterno amore (I pellegrini
occupano la valle ed una parte dell'altura in fondo. Dal Varteburgo si vedono i
vecchi pellegrini discender loro incontro. Il sole è spuntato dietro al monte
detto Hòrselberg e rischiara tutta la valle)
FINE
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