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Saturday, October 10, 2015

TANNHÄUSER; ovvero, la lotta di bardi al castello di Varteburgo: opera romantica in tre atti -- Riccardo Wagner (Bologna, 1872)

1872

TANNHAUSER: OVVERO, LA LOTTA DEI BARDI AL CASTELLO DI VARTEBURGO OPERA ROMANTICA IN TRE ATTI. PAROLE E MUSICA DI RICCARDO WAGNER. Tradotta in italiano da Salvatore De C. Marchesi. COI TIPI DI FRANCESCO LUCCA, Milano.

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PERSONAGGI:

GERMANO, conte di Turingia
ENRICO TANNHAUSER
VOLFRAMO D’ESCHEN BACH
VALTER DI VOGEL VEIDE
BITEROLF
ENRICO lo scrittore
REINMARE DI ZWETER
ELISABETTA, nipote del conte di Turingia.
VENERE
un pastore
quattro paggi
conti, nobili, cavalieri e dame di Turingia.
pellegrini.
sirene, najadi, ninfe, e baccanti.
La scena ha luogo in Turingia, al castello Varteburgo al principio del XIII secolo.
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ATTO PRIMO
SCENA PRIMA. La scena rappresenta l'interno del Monte Venere (Horselberg presso Isenaco). Vasta grotta, che nel fondo, piegando a dritta, si prolunga a perdita di vista. In fondo alla scena si estende un azzurro mare, nel quale si vedono delle Najadi bagnanti , e sulle sponde laterali giacciono delie Sirene in fantastici gruppi. Sulla linea della prima quinta a sinistra, teucre giace stesa sul suo letto, coperto di pelli di tigre , in una voluttuosa e seducente positura. A lei davanti sta Tannhàuser inginocchiato, e colia testa abbandonata sul suo seno. Tutta la grotta ornata di coralli, conchiglie, e piante marine, è illuminata da rosea luce. Il centro della scena, a metà del fondo, è occupato da un gruppo di Ninfe danzanti. Su i diversi sassi e scogli sporgenti d'ambo i lati della grotta, sono diverse coppie in atteggiamenti amorosi; una parte di esse va a poco a poco a mescolarsi alle danze delle Ninfe. Uno stuolo di Baccanti esce dal fondo della scena ballando con grande eccitamento ; desso accerchia le Ninfe danzanti, e le spinge all'ebbrezza la più veemente. Alla danza, che diviene sempre più selvaggia, risponde come un eco dal mare , in fondo della scena , il canto delle sirene.

SIRENE: Vien sulla sponda/Lieta e feconda/Là dove in seno/Di ardente amore/Soddisfa appieno/Sue brame il core.

Le coppie danzanti si fermano nelle più seducenti positure, ed ascoltano il canto delle sirene. Ricomincia quindi il ballo, e giunge sino al più alto grado di selvatica ebbrezza. L'eccitamento baccanale essendo pervenuto al colmo, so- praggiunge immediatamente una stanchezza e sonnolenza generale. Le coppie amanti si allontanano 'a poco a poco dalla danza, e si accampano, come giacenti in soave sopore, sopra ai sassi laterali della grotta. Lo stuolo delle Baccanti sparisce dal fondo della scena, d'onde si solleva una nebbia rosea, che diviene sempre più densa. A poco a poco questa nebbia si spande su tutta la scena, ed involve i gruppi dormenti in rosee nuvole, in modo che alla fine la parte visibile della scena si riduce ad un piccolo spazio sul davanti di essa, nel quale Venere e Tannhàuser soli restano nella prima positura. Da lungi si ode il canto delle sirene.


SCENA II: Venere e Tannhàuser. Tannhàuser rileva la testa come destandosi da un sogno. Venere lo attira a sé carezzandolo. Tannhàuser mette la mano sugli occhi, come se tentasse ritenere una visione.

VENERE: Che t'ange il cor, mio bel tesor.
TANNHÄUSER: Non più, non più, deh! ch'io mi desti alfine!...
VENERE Che t'ange il cor - mio bel tesor?...
TANNHÄUSER Nel sogno udire - mi parve ancor/Ciò eh' obliato - avea finor/I sacri bronzi udia, l'eteree squilleAh! di', da quando mute son per me?...
VENERE Dove trascorri tu, che t'ange il sen.
TANNHÄUSER: Il tempo qui mi par/che scorra lento, eterno/E giorni e lune - trascorse son/da che non vedo - le stelle e il sol/non più del ciel 1' aspetto sorridente/m'è dato contemplar, e l'erba e i fiori/m’he apporta il nuovo aprii/E 1' usignuol non odo/Che primavera annunzia/Ne più 1' udrò... né li vedrò mai più !...
VENERE Ah! che mai sento... qual demente accusa? Sei stanco già degli adorati incanti/Che l'amor mio finor quivi t'offria/Forse è grave al tuo cor Tessere un Nume/Scordasti, ingrato, quanto già soffristi/Un giorno, mentre or godi in questo asilo/Vate! Su, riprendi la tua lira/Deh ! canta amor !... Tu V esaltasti tanto/Che della stessa Venere/T'offriva il soglio e il cor/L'amor, deh! canta, eterna/La palma ei t'offre ancor!...
TANNHÄUSER (risolvendosi di un tratto, prende la lira, e si mette avanti a Venere in atto d'improvvisare): Sia lode a te, sia lode al dolce incanto/che il tuo poter nel petto mi destò/diva del core, a te consacro il canto/Le tue virtù, l'amore io cantero/Ho, pieno il cuor di sovrumani affetti/È colmo appieno, è pago ogni desir/Gli amplessi e i baci tuoi sian Benedetti/Sia benedetto ognora il mio gioir/Ma pur mortale - ancor son io/Ed il tuo amore - degno è d'un Dio/Un Dio soltanto - amar ti può/Io più noi posso - io più noi vo'L/Non sol piacere - anela il core/Vuol gioie miste - pur di dolore/Dal tuo soggiorno - io vo' fuggir/Lasciami, lasciami - da qui partir.
VENERE Che ascolto mai! - Qual rio dolor/Quel triste canto - or t' ispirò/E l'estro, tuo ■ dove ne andò/Dov'è la gioia - del giovin cor/In che ti offesi, - mio dolce amore/Qual colpa fé' mertarmi il tuo rigore?...
TANNHÄUSER (prende la lira e canta): Alle tue grazie ed al tuo amor sia lode/Beato è quei, che presso star ti può/Degno è d'invidia, chi l'ebbrezza gode/Che sul tuo core anche il mio cor provò/Alto prodigio è il tuo soave impero/Più incantator del guardo tuo non v'è/Non v'è paese sovra il mondo intero/A questo egual, né donna pari a te/Pur io lasciare - vo' questo incanto/Vuo' la mia gioia - mutare in pianto/La terra e il cielo - vuo' riveder/E i prati cari - al mio pensieri
Vo' degli augelli - riudire il canto/Dei bronzi udir - lo squillo santo/Dal regno tuo - degg' io fuggir/Lasciami, lasciami - da qui partir!...
VENERE (levandosi d'un tratto agitata): Spergiuro! E che?... quai detti ascoltar deggio?/Sprezzar puoi tu il mio amore ed il mio seggio 9/Pria tu li lodi, e poi li vuoi fuggir?/A me d' accanto non sai più gioir ?/Fan. Non maledirmi, o bella dea d'amore/Ma i vezzi tuoi paventa or questo core!...
VENERE: Ebben, spergiuro!... vile!... core ingrato/Prigion ti avrò, da me non dèi partir!...
TANNHÄUSER Tanto, credilo, o cara, io non t'ho amato/Quant'or che te per sempre io vo' fuggir.
VENERE (furibonda, coprendosi colle mani il volto, si allontana da Tannhàuser. Dopo una pausa si rivolge verso lo stesso sorridendo, e riprendendo una espressione seducente, cominciando con voce melliflua): Vien, mio tesor,/Nell'antro fido,/Che ornò Cupido/Di rose e d'or/Celeste ardor/Di arcani affetti/Gioie e diletti/Offre al tuo cor/Là versando nel mio seno/Il tuo pianto, il tuo dolor/Fia cangiato ili un baleno/In un estasi d'amor/Odi da lungi il canto seduttore?/Deh! lascia ch'io ti stringa sul mio core/T' offre il mio labbro eterna voluttà/D'amor lo sguardo divampando va/Del nostro imen vo' festeggiare il giorno/Sia questo dì di gioie elette adorno/Scaccia dal seno quel fatai terror/A goder vieni in braccio dell'amor!...

SIRENE (da lontano, invisibili): Vien sulla sponda,/Che amor feconda.

VENERE (attirando a sé dolcemente a Tannhàuser): Mio bene, mio tesor, vuoi tu fuggirmi.

TANNHÄUSER (agitato all'eccesso, comincia a toccar la Lira con espressione di ebbrezza)
Te vo' lodar, te sola 1' estro mio/D'inno immortai onori in ogni dì/Sopra il tuo sen si appaga ogni desio/Già dal mio cor il rio terror sparì/L' arcano ardor, che mi destasti in petto/M'inonda il sen d'eterea voluttà/È piena l'alma mia d'ogni diletto/Mortai felice al par di me non v'ha/Ma pur tornare - nel mondo io voglio/Qui vile schiavo - son del tuo soglio/Anelo solo - la libertà /Il core or pace - qui più non ha/Di lotte e giostre - io vo' gioire/Dovessi pure - fra lor perire/Dal tuo soggiorno - io vo' fuggir/Lasciami, lasciami - da qui partir!.,.
VENERE (furibonda): Stolto ! va pure - crudel, ten va/Renderti io voglio - la libertà...Taimhauser i2/Ma il tuo desire - fatai ti fia/Del mondo iniquo sulP ardua via/Torna e l'invidia risorgerà/E più tremenda - di pria sarà/E la tua fama – dilanieràL/Va pure in traccia - d'un ben miglior/Noi troverà - no... mai il tuo cor/L'orgoglio insano - ceder dovrà/E il cor di me - si sovverrà/E cercherai - piangendo allor/I dolci incanti - del mio amor!...
TANNHÄUSER: Addio per sempre - o dea d'amor/Scordar ti deve - questo mio cor.
VENERE Non tornerai - dunque mai più/Non tornerai più ?... Va !... Sia maledetta/Da me V iniqua tua razza mortai /Aita invan l'ingrata da me aspetta/Deserto il mondo fìa,... dannato al mal!
Deh! resta meco - mio bene ancor!...
TANNHÄUSER Spento per sempre - è il nostro amor!...
VENERE Vien, se di me - ti parla il cor...
TANNHÄUSER Io spegner debbo - 1' insano ardori...
VENERE - Ma se ti sprezza - il mondo inter?...
TANNHÄUSER Rivolgo al cielo - il mio pensieri...
VENERE Non otterrai - giammai perdon/Salvarti solo - potrà il mio amor...
TANNHÄUSER Salvar mi può MARIA ancora (Si ode il fracasso di un tuono. Venere sparisce.
Cambiamento di scena a vista).

SCENA III.  Tannhàuser che è rimasto immobile, si trova di un tratto nel mezzo di una ridente valle. Il cielo è azzurro, il sole risplendente. A dritta in fondo si vede il Castello detto Varteburgo sulla metà di un monte. A traverso rimboccatura della valle a sinistra si vede il monte nomato Horselberg. A dritta un sentiero conduce dalla metà del- l'altura della montagna (dove si trova il castello) sino ai piedi della stessa. Sulla scena, al fianco di detto sentiero trovasi una immagine della Madonna sopra un sasso sporgente. Dall' alto a sinistra si ode il suono dei campanelli degli armenti. Sopra una altura verso il proscenio dallo stesso lato siede un giovane Pastore suonando la cornamusa.
PASTORE: Il pastor Holda - un dì ne andò/Scorrendo il prato ameno/Di dolce suono -l'aere echeggiò/Torpor mi avvinse il seno/Sognai di gioie - eterne allor/E nel destarmi, - incantator/Il sol splendeva intorno/L'aprii facea ritorno /Or io cantare, - suonare io vo'/La primavera - alfln tornò/
Il Pastore suona la cornamusa. Si ode da lungi il canto dei pellegrini, i quali discendono dal lato del castello Varteburgo avvicinandosi al sentiero già .indicato sulla montagna , e quindi passando avanti air immagine della Madonna MARIA, salutano devotamente la stessa, e spariscono lentamente a dritta.

PELLEGRINI: Eterno, eccelso creator/Ricorre a te lo spirto anel/Speranza tu del peccator/Deh! volgi un guardo - a noi dal ciel/Pentito il core - domar non può/Dei falli suoi -l'aspro martir/Piangente a te - vengo, o Signor/Pregar io vo', - voglio soffrir/Umile a ROMA nel santo di/Voglio implorare - il tuo perdoni/Reato l'uomo - che ognor gioì/Di questo eterno - eccelso don !
Il Pastore, colpito dai canto dei Pellegrini, cessa di suonarela cornamusa, ed ascolta con devozione. Quando i Pellegrini sono giunti alla sommità , grida loro , agitando colia mano il suo berretto.

Il ciel vi assista!... e a Roma Per l'alma mia pregate!...

TANNHÄUSER (cadendo in ginocchio altamente commosso): Sia lode a te, Signor/La tua grazia è immensa, eternal (La processione dei Pellegrini si allontana sempre più dalla scena, ed il loro canto va quindi sempre perdendosi).
PELLEGRINI: Eterno, eccelso creator, Ricorre a te lo spirto anel; Speranza tu del peccator, Deh ! volgi un guardo - a noi dal ciel !...
TANNHAUSER (siccome in questo momento il canto dei Pellegrini si sente appena, canta in ginocohio, come immerso in fervente preghiera): Oppresso ho il seno - dal grave errore/L'angoscia, ahimè! - mi strazia il core/Pietà, Signore - del mio martir/Pregare io vo\ -vogl'io soffrir (Le lagrime soffocano la sua voce. Si ode da lungi ancora il canto dei Pellegrini , che va sempre più perdendosi , mentre dall'estremo fondo della scena si sentono suonare
le campane di una chiesa.

SCENA IV: Da un'altura a sinistra all'imboccatura di una selva escono il GERMANO, conte di Turingia ed i Starti! in abito da caccia. Durante la scena , tutta la scorta da caccia di Germano, il conte di Turingia si riunisce a poco a poco verso il proscenio.
GERMANO, CONTE DI TURINGIA: CIiì è mai colui, che sì fervente prega?...
VALTER DI VOGELVEIDE: Un peccatore.
BITEROLF: Un cavalier mi sembra.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH (che è corso- verso Tannhàuser e l'ha riconosciuto)
Enrico,Tutti Egli, come, qual stupori.

Tannhàuser il quale sorpreso si alza repente, cerca reprimere la sua emozione, e piega la fronte avanti GERMANO, conte di Turingia, dopo aver gettato un rapido sguardo sullo stesso
e sui bardi.

GERMANO, CONTE DI TURINGIA: Tornasti alfine fra color, che un giorno/Fuggir volesti pien di orgoglio altero.
BITEROLF: Or di': che mai ci reca il tuo ritorno/Vuoi tu la pace o pur la guerra ognor.
VALTER DI VOGEL VEIDE: Torni nemico, o pur fra tei.
TUTTI (eccetto VOLFRAMO D’ESCHENBACH) Nemico.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH: Che, dubitar può alcuno a quell’aspetto/vieni, ah! vieni fra noi, cantor sovrano/che ognun bramava rivedere ancora!...
VALTER DI VOGELVEIDE: Benvenga pure - se qual fretel.
BITEROLF Se a noi ti rende - amico il cielL.
TUTTI: Ah! sì, benvenga- Enrico ancor.
GERMANO, CONTE DI TURINGIA: Sii il benvenuto - ancor per me/Ma dove mai - fosti finor?...
TANNHÄUSER: Ben lungi il piede mio ramingo andò/Là dove il cor giammai pace trovò/Ah! no... più non chiedete... io noi vo' dir/Mi amate ancor  lasciatemi partir.
GERMANO, CONTE DI TURINGIA: Ah! no, tu ci appartieni ancor, rimani.
VALTER DI VOGELVEIDEPartir non dèi...
BITEROLF Noi ti terrem prigion.
TANNHÄUSER Ah! no, non giova - ornai ch'io resti/Speranza in core - io più non ho/Che al mio dolore - rimedio appresti/E solo il cielo - salvar mi può!...
GERMANO, conte di Turingia ed i Bardi: Restar fra noi - tu devi ognora/Non ti lasciamo - da noi partir/Or che tornato -tu sei ancora/Perchè vorresti - da noi fuggir ?...
TANNHÄUSER (svincolandosi da loro): Via,... via di qua...
Tutti: Tu dei restar fra noi !
VOLFRAMO D’ESCHENBACH (andando incontro a Tannhàuser, alzando la voce)
Elisabetta il vuol.
TANNHÄUSER {vivamente e commosso di gioia): Elisabetta !... - li ciel clemente/Quel santo nome - or t'ispirò!...
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Non creder già che a 'scherno/Io proferito 1' abbia (a GERMANO, conte di Turingia), Concedi , o mio Signor, eh' io nunzio sia/Di sua felicità?...
GERMANO, CONTE DI TURINGIA Digli pur tu l'incanto ch'egli oprò, gl’ispiri Iddio - virtude ancor/Ch'ei degoo sia - di un tale amor...
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Allor che tu coli' estro onnipossente/Vincesti tutti i vati alla tenzon,/Novello Apollo t'acclamò la gente,/D'Elisabetta il cor ne avesti in don/E fu miracolo - possente arcano/Quel che tu oprasti - sommo cantori/Ed il tuo canto – sovrumano/Avvinse allora - quel casto cor/M' ahimè! da quando - tu ne partisti/Le copre il volto - fatai pallor/Solinga vive - suoi giorni tristi/E i nostri canti - disprezza ognor/Deh! torna, torna - cantor sovrano/Ravviva in lei - la fiamma ancor /il tuo richiami - potere arcano/A nuova vita - quel mesto fior/I Bardi Sii nostro ancora - ritorna , Enrico/Fra noi lottare - non più si decantiamo uniti, - e l'estro amico,
Fratello, ancora - si desti in te!...
TANNHÄUSER (fortemente commosso abbraccia VOLFRAMO D’ESCHENBACH ed i Bardi
con grande effusione): Vèr lei... vèr lei... a lei volare io vo'/Ah! quale incanto! » io ti rivedo
terra amata, - o patrio suol/Agli occhi miei - quasi non credo/Ondeggia il seno - fra gioia e duoli/Il cielo, il giorno - sì risplendente/Di dolce affetto - m'inebria il cor/Vèr lei mi spinge - amor possente/In me rinasce - l'arcano ardor.
GERMANO, conte di Turingia ed i Bardi: Fra noi ritorna - Enrico ancora/Ah! qual prodigio - in lui si oprò/Lodato sia -l'Eterno ognora/Che la baldanza - del cor domò/Al JJjJj canto – Elisabetta/Potrà dischiudere - di nuovo il cor/Preghiamo il cielo - per l' alma eletta/Un inno alziamo - al Redentor. (Tutta la scorta della caccia si è riunita nella valle in fondo della scena. Il GERMANO, conte di Turingia dà un segno col suo corno da caccia; diversi corni gli rispondono da lungi. Il GERMANO, conte di Turingia ed i Bardi montano su i cavalli apportatigli da Varte-
burgo. Cala il sipario)

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ATTO SECONDO



SCENA PRIMA: La sala di Apollo nel Varteburgo. In fondo a traverso una terrazza con grandi colonnate si vede la corte del castello e la valle. Elisabetta entra lietamente commossa.

ELISABETTA, contessa di Turingia:  Salve d'amore - recinto eletto/Felice alfìn - io riedo a te/A seiorre i carmi - il mio diletto/A te ritorna, - ritorna a me/Da eh' et da te partiva/Deserto fosti ognor/La gioia a te fuggiva/La pace a questo cor/Come a me balza - il core in petto/Mi par che lieto ancor sei tu/Tornato è alfine -l'amato oggetto/Non partirà - da noi mai più...

SCENA II: VOLFRAMO D’ESCHENBACH e Tannhàuser compariscono da un lato in fondo.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH: La vedi?... a lei tranquillo appressa... va (Ei resta appoggiato ad una colonna della terrazza in fondo)
ENRICO TANNHÄUSER (precipitandosi a’piedi di Elisabetta): Contessa.
ELISABETTA, contessa di Turingia: Ah! sorgi, o ciel... vanne... non deggio/Quivi restar...
TANNHÄUSER Tu il devi, ah! sì, mi lascia/A' piedi tuoi ancor...
ELISABETTA, contessa di Turingia(rivolgendosi a lui con affetto) Sorgi dal suol/No, tu non devi qui prostrarti, Enrico/Quivi tu sei signor... Sorgi... lo vo'L/Grata ti son che a noi tornasti ancora!...
Ma dov' eri finor ?...
TANNHÄUSER (rilevandosi lentamente) Molto lontano /In ben remota terra! La memoria/Da ieri ad oggi abbandonato m' ha/Tutto il passato dispari qual sogno/Un sol pensiero in me rimane ancora/li rio timore di mai più vederti/Né di levar mai più vèr te lo sguardo!...
ELISABETTA, contessa di Turingia: Ma qual poter vèr noi ti trasse ancor.
TANNHÄUSER: Miracol fu, miracol sovrumano.
ELISABETTA, contessa di Turingia: Il ciel lodato sia/Beata è V alma mia/Perdon! Perdono/Quel, ch'io dica, ignoro/Parmi sognar... commossa, e lieta io son/Di gioia m' inondò sì gran portento/La stessa io più non son , deh ! tu mi aita/A indovinar quel che nel seno io provo/Dei vati i dolci canti/Udiva io lieta ognor/Ed apprezzar gP incanti/Potea dell'estro lor/Ma il suon de' carmi - tuoi sovrumani/A nuova vita - mi ridestò/Or gioia , ed ora - tormenti arcani/L'alma inebriata - per te provò/Desir novelli - in cor provai/Ignota fiamma - s'accese in sen/Quanto avea caro, - dimenticai/Per nuove gioie - ignote appien/E quando alfine - da me partisti/Fuggì la pace - dal mio cor/Gli eletti carmi, - ai sensi miei/Giungevan mesti - e cupi ognor/A notti tristi - in duol vegliate/Seguivan giorni - di rio dolor/Tannhauser : Atroci smanie – disperate/Tu mi svegliasti - o Enrico, in core.
TANNHÄUSER (rapito): Lodar tu devi - il Dio d' amore/Che l' estro santo - infuse in me /Pel labbro mio - parlò al tuo core/E solo amore - mi guida a te/Lodato sia il momento, L' arcano incantatore/Che per sovran portento/te mi/Ver .. spinse ancor!/Ilio 11
ELISABETTA, contessa di TuringiaDi voluttà divina/Il ciel sorride a me/Se a te son io vicina/Dolor per me non v'è!...
TANNHÄUSER L'amor, che t'ha rapita/Si desta ardente in me/È sacra la mia vita/Mio dolce amore, a te.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH La speme, o Dio! sparita/Per sempre ora è per me (Tannhàuser si separa da Elisabetta, va verso VOLFRAMO D’ESCHENBACH, lo abbraccia, e si allontana quindi secolui).

SCENA III: GERMANO, conte di Turingia, esce da una porta laterale. Elisabetta gli corre incontro , lo abbraccia , e cela il di lei volto sul suo petto.
GERMANO, CONTE DI TURINGIA Sei qui tu alfine in questa sala , o cara/Che tu evitasti sì gran tempo ?... Lieta/Assisterai tu alfine alla gran festa?...
ELISABETTA, contessa di Turingia: Mio zio! o mio secondo eletto padre.
GERMANO, CONTE DI TURINGIA Perche a me non dischiudi il core, o figlia?
ELISABETTA, contessa di TuringiaLeggi nel guardo... io favellar non so!.,.
GERMANO, CONTE DI TURINGIA Così restare - dovrà celato/Il dolce arcano - per poco ancor,
Finché da te - sarà svelato/L'incanto ch'agita - il tuo bel cor/Quel che nel seno t'ha destato allora/Quest'oggi svelerà/Dei carmi il suono ancora/Ed il divino Apollo/Tuo redentor sarà (Si odono squillar le trombe). Dei nobili del regno schiera eletta/Accorre all'alto invito, appressa già/Poiché sa ognuno eh' oggi Elisabetta/Regina della festa ancor sarà.

SCENA IV: Trombettieri. Conti, Cavalieri e Dame riccamente vestiti, vengono introdotti dai paggi. Il GERMANO, conte di Turingia ed Elisabetta li salutano e li ricevono graziosamente.

TUTTI: Salute a le, recinto sacro eletto/Dove le muse soggiornaro ognor!/Sia di Turingia sempre benedetto/Il prence amato, d'arti protettori

I cavalieri e le dame si collocano successivamente avanti ai posti indicati loro dai Paggi e formanti un semicircolo elevato di un gradino alla dritta della scena, e dopoché il GERMANO, conte di Turingia ed Elisabetta si sono seduti sopra il trono coperto di un baldacchino , e posto dallo stesso lato sul davanti della scena, siedono tutti. Squillan le trombe. I Bardi escono successivamente dal lato opposto al trono, e dopo di aver salutato solennemente il GERMANO, conte di Turingia, Elisabetta e gli adunati, siedono sulle seggiole preparate per loro, formanti un piccolo semicircolo, in faccia al trono. Tannhàuser siede il primo verso il proscenio,
e lolfrnmo si pone air estremità opposta.

GERMANO, CONTE DI TURINGIA (alzandosi): Di eletti carmi già fra queste mura/Più volte, o vati ! voi ci rallegraste/Or saggi enigmi ed or soavi canti/Del nostro cor la via trovaro ognor/Allor che i nostri acciari a guerra orrenda/Tutti brandimmo pel germano suol/Allor che i fieri Velfi noi scacciammo/E la discordia terminò fra noi/Ben grande fu in quel dì la gloria nostra/E di grazia, e di nobili costume/Di virtude, d'amore, di pura fede/Campioni egregi - voi foste allor/E ne otteneste - gloria ed onor/Deh! i vostri carmi echeggino oggi ancor/Poi che l'eccelso vate ritornò/Fra noi, già mesti per sua lunga assenza/Ciò, che lo ricondusse a queste soglie/È per me un gran prodigio sovrumano/Svelare i vostri carmi a noi lo dònno/Ond'è ch'ora domando a voi, cantor/Cosa è l'amor, che il mondo intero regge/Chi dell' amor gli arcani/Spiegare ben potrà/Da Elisabetta un degno premio avrà/Che chiegga il vincitor qualsiasi dono/Ei l'otterrà; per ciò garante io sono/Or su, cantori, prenda ognun la lira/E sappia ben mertar l'eccelso allor/Vi sarem grati per l'alto favor (Suono di trombe).
Cavalieri e Dame: Viva F amato - prence ognor/Dell'arti belle -il protettori
Tutti si siedono. Quattro Paggi si avanzano, raccolgono in un vaso d'oro da ogni Bardo il nome scritto sopra un piccolo pezzo di carta e lo presentano quindi ad Elisabetta , la quale ne tira fuori uno a sorte e lo dà ai Paggi. Questi dopo aver letto il nome fra loro, si avanzano nel centro della scena solennemente e lo proclamano.
I quattro Paggi: VOLFRAMO d' Eschinbach , a te; comincia?
Tannhàuser si appoggia alla sua lira e sembra immerso in un sogno. VOLFRAMO D’ESCHENBACH si leva e si pone in positura da improvvisare.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH: Nel rimirar quest'adunanza eletta/Nobile fiamma mi divampa in cor/Della Germania vedo gli alti eroi/Quai freschi rami d'orgogliosa quercia/E donne vedo ancor benigne e caste/Serto immortale di olezzanti fior/La loro vista abbaglia il guardo mio/A tanta grazia l'estro è in me smarrito/Là vedo in ciel ridente e vaga stella/E il guardo mio si offusca ai suo splendor/Raccogliesi la mente a tale incanto/Ed alla prece si rivolge il cor/Ma ve'... là arcana fonte a me si mostra/Rapito in essa specchiasi il pensieri/Celeste voluttade attinge in essa/Ed il mio cor rinfranca arcan poter/Ah! mai macchiar vorrei quel chiaro fonte/Col fango d'un colpevole desir/Vorrei vivere sol per adorarlo/Il sangue mio versar, per lui morir/Signori, quali espressi in questi detti/Tai provo in sen d'amore i casti affetti.
Cavalieri e dame (applaudendo): È ver, VOLFRAMO D’ESCHENBACH, è ver/Sia lode al tuo pensier!
TANNHÄUSER (il quale, verso la fine del canto di VOLFRAMO D’ESCHENBACH si era come ridestato da un sogno, alzandosi subitamente): Felice al pari -di te poss'io/Quel puro e limpido - fonte mirar/Ed or qui innanzi - al mondo e a Dio germano què virludi-io vo' lodar/Ma pur vicino - al fonte eletto/Mondan desiro - assale il cor/Cocente brama - avvampa il petto/Vi appresso il labbro - ardente allori/Le gioie bevo - alla sorgente/Che mai non turba - uman terror/ConT esso dura – eternamente/L' ardente mio - desire ancor/E del diletto -e della brama/in esso trova - ristoro ognor/Udisti, Volfram! -Questo si chiama/Nel mondo intero - verace amor (Elisabetta fa un movimento per applaudire, ma siccome tutti gli astanti con seria espressione si tacciono , dessa
si contiene timidamente).
VALTER (alzandosi): Nel fonte che Volfram ora nomava/Lo spirto mio - si specchia ognor /Ma tu cui turpe voluttà inspirava/Tu sol conosci - Enrico, amor/Deh! lascia adunque- ch'io qui ti dica/La pura fonte - è la virtù/La forza sua - santa e pudica/Or con fervore - lodar dèi tu/Se al margin suo -le labbra posi/Desio malvagio -a dissetar/Gli arcani suoi -per sempre ascosi/Dovran quaggiù -per te restar/Se attinger vuoi a quella fonte amore/Le labbra no, libar vi devi il core!
Gli astanti (applaudendo): Valter, sia lode al canto tuo!
TANNHÄUSER (alzandosi impetuosamente): Oh Valter! quello -che tu dicesti/Cambia l'amore - in un martiri/Se vuoi che l' uomo - languendo resti /Il mondo intero - danni a perir/Se lodar vuoi l'eterno onnipossente/Agli astri volgi, al cielo la tua mente/Di tai portenti - 1' alto splendor/Tacendo esalta - e adora ognor/Ma in questa vostra - umile sfera/Ciò, che t' inanima - i sensi e il cor/È legge, a cui - natura intera/L'uomo mantiene - soggetto ognor/È per godere - creato il core/E nel godere -ha vita amore!...
BITEROLF (levandosi furibondo): Ebben! or contro te siam tutti/Ognun qui tacque - e ti ascoltò/Raccogli or del tuo orgoglio i frutti/Ascolta, insano... - io cantar vo'/Allor che m'arse -amore in petto/Armi e coraggio -ei diede a me/io l'ho difeso - sempre e protetto/col sangue mio, - colla mia fé/Pel sacro onore -di donna amata/Io pronto fui -sempre a morir/Ma teco, abbietta -alma dannata/Non vale un solo - colpo ferir.
Gli astanti (applaudendo freneticamente)A Biterolf gloria ed onor!
TANNHÄUSER (levandosi con crescente furore): Ah! Biterolf – millantator/Tu, belva irata - canti d'amor/Compreso al certo -no, non hai tu/Ciò che per me - diletto fu/Che mai godesti -tu della vita/Mai fu l'amore -.propizio a te/E la tua gioia - la più gradita/Non ha alcun pregio - no, per mia fé (Crescente agitazione fra gli astanti)
Cavalieri (da diverse parti): Troncale i detti - di quell'audace!...
GERMANO, CONTE DI TURINGIA (a Biterolf, che ha messo la mano all'elsa, ed agli altri
Bardi) Ripon l'acciaro... a voi la pace intimo..,
VOLFRAMO D’ESCHENBACH (si leva con nobile orgoglio. Alle sue prime parole tor-
nan di nuovo la pace ed il silenzio fra gli astanti): Oh ciel ! le mie - preci tu ascolta/Il canto mio- deh ^ ispira tu/La schiera eletta - quivi raccolta/Nefandi orror-non oda più/Tu sol, sublime amore/Puoi l'estro mio destar/Tu regni nel mio core/D'amor celeste al par/A me ti manda Iddio/Ti seguo col mio cor/Tu guidi il pensier mi/là dove splendi ognor.
TANNHÄUSER (convulso all'eccesso): Diva d'amor, te sola l'estro mio/D'inno immortai onori ai mondo ognor/La tua beltade appaga ogni desio/Raccolse in te natura ogni tesor/Chi con ardor ti strinse sul suo petto/Che sia l'amor ei sol saper potrà/Insani! chi provar vuol tal diletto/Andar al monte- Venere dovrà/Sommossa ed indignazione generale.
TUTTI: Ah! forsennato! - deh! lo fuggiam/Al monte- Venere - egli albergò!...
DAME: Fuggiam... fuggiam,,.. - ci desta orrori (Le donne si allontanano comprese da orrore. Soltanto Elisabetta, la quale ha seguito con crescente timore il progresso della lotta, resta pallida e tremante, tenendosi a stento appoggiata ad una colonna del baldacchino. GERMANO, conte di Turingia, tutti i Cavalieri ed i Bardi hanno lasciato I loro posti e si avanzano verso il proscenio. Tannhàuser resta air estrema sinistra ancora qualche tempo agitato e convulso.
GERMANO, conte di Turingia, Cavalieri e Bardi: Udito ha ognuno - l' orrendo arcano/Che a noi svelare -osò l'insano/Gioie infernali - egli* provò/Al monte-Venere - ei soggiornò/Orrendo mostro, - questo mio acciar/Nel sangue infame - io vo' bagnar/Sia pur dannato - a eterno duol/Scacciato ei sia -da questo suol (Tutti si slanciano coi ferri snudati contro Tannhàuser, il
quale prende un atteggiamento minaccioso. Elisabetta con un grido delirante di dolore si getta fra loro e fa scudo a Tannhàuser del suo petto).
ELISABETTA, contessa di Turingia: Fermi/Alla di lei vista si arrestano tutti come interdetti.
GERMANO, conte di Turingia, Cavalieri e Bardi: Che vedo ! - Quel malfa tor/Osi salvare- Elisabetta?...
ELISABETTA, contessa di Turingia: L' acciar colpire in pria dovrà il mio seni/Ben lieve è ancor per voi la cruda offesa/Colpo mortale in cor/A me vibrò il crudeli...
GERMANO, CONTE DI TURINGIA, Cav. e Bardi: Che ascolto , o cielo ! – Elisabetta/Sottrarre a pena, - che ben gli spetta/Vuoi tu quel vile - che ti tradì?...
ELISABETTA, contessa di TuringiaChe importa a me? -Salvar lo vo'/La grazia a lui - del ciel lasciate!
GERMANO, CONTE DI TURINGIA, Cav. e Bardi: Distrutto il raggio - d'ogni speranza/Giammai salvare -ei si potrà/Dal ciel dannato - che più gli avanza/Nel reo pensiero – persisterà/Si slanciano tutti ancora contro Tannhàuser. -
ELISABETTA, contessa di Turingia (con accento imponente): Indietro, olà!... Suoi giudici non siete/Barbari!... riponete il crudo acciar/Di vergili casta udite i detti ancor/L'arcan voler vi svelo del Signori/Quest'infelice, -che ammaliato/Orrendo incantò -al certo avrà/No, eh' ei non muoia - ancor dannato/Il fallo in pria - scontar dovrà/E voi, credenti, -voi sconoscete/Del cielo l'alto -eterno amor/Al peccatore - speme togliete/Che mai vi fé', - parlate ancor/Mirate come - un vergin flore/Per lui di un colpo -or appasì/Chi 1' adorò - di santo amore/D'atroce strale - al cor ferì/Di lui pietà, per la sua vita implore/Contrito ei volge al pentimento già/Torni al suo cor la fede, arcan tesoro/Iddio clemente anco il perdonerà (Tannhàuser passa a poco a poco dall' eccitamento e la baldanza al pentimento, e commosso profondamente dalle parole di Elisabetta, cade abbattuto in ginocchio).
TANNHÄUSER: Ahimè! perduto io sono.
GERMANO, CONTE DI TURINGIA, Cav. e Bardi (altamente commossi): Dal cielo un angelo - discese a noi/Dell'alto interprete - divin voler/Lo guarda, infame! -se tu lo puoi/La tua salute -è in suo poter/Tu l'uccidesti, essa ti die la vita/A tutti impon di un angiolo il pregar/Pel malfattor non è I- ira svanita/Ma Dio l'impone, io deggio perdonar!...
TANNHÄUSER A mia salvezza - il cielo eletto/Un angiol santo - or m'inviò/Ma ahimè! Lo sguardo -mio maledetto/Figgere in essa -non posso... no/tu Sommo Sovran dell'universo/Che m'inviasti l' angiol salvator/Pietà di me, che nel peccato immerso/Noi riconobbi, a danno mio, flnor!
GERMANO, CONTE DI TURINGIA (dopo una pausa): Un grave e rio delitto fu commesso/D' ipocrisia coperto un traditore/Fra noi sen venne, il mostro peccatori/Da noi lontan ten va, restar non dèi/Va, mostro! Questo asil dannato è già/Per te! Già minaccioso guarda il ciel/La mia magion, poiché ti accolse in sen/Salvarti ancor puoi tu da pena eternal/Dischiuso ti è il cammini Menti* 1 io ti scaccio/Mostrar tei vo\.. Giovi a salvarti almen/Raccolto è già - nei miei poderi/Un grande stuolo - di pellegrin/Uniti i vecchi - partir primieri/I giovin sono - a noi vicin/Di lievi colpe - il core oppresso/Non ponno pace - più ritrovar/Ed il perdono - loro promesso/Or varino a Romji - ad implorar.
GERMANO, CONTE DI TURINGIA i Cav. ed i Rardi: Va pur con lor ti affretta, Vèr ROMA vanne ancor/Là nella polve aspetta/La tua condanna allor/Implora quei che dona/I beni di lassù ;
Ma, s'ei non ti perdona/Non ritornar mai più.
ELISABETTA, contessa di Turingia: Vèr te, gran Dio possente/Richiama il peccator/Pietà del reo demente/Salvar lo puoi tu ancor/er lui pregar vogl'io/Fino all'estremo anel/Deh! la tua grazia, o Dio/Lo renda ancora al ciel/Ben lieta t'offro, o Dio/Questa mia vita in don/Deh! tronca il viver mio/Or che infelice io son.
TANNHÄUSER: Trovar non posso aita/La pace mia sparì/La speme m'è rapita/Il ciel mi maledì/Ma vo' soffrir, pregare/Straziarmi a brani il sen/Finché potrò mertare/Dal ciel perdono almen/Deh! appaghi il mio dolore/Quell' angiol, che mi amò/Che vita al peccatore/E fede ridonò/Canto dei giovani Pellegrini risuonando dalla valle.
PELLEGRINI: A Roma nel solenne dì'/Pel mio perdono - pregar io vo',/Beato l'uomo - che si pentì,/E che in eterno - poi si salvò!..» A Roma !... A Roma (Restano tutti immobili e commossi, ascoltando il canto dei Pellegrini. Tannhàuser, i cui lineamenti prendono un' espressione di speranza e di gioia, corre verso la valle gridando)
TANNHÄUSER e Tutti: A Roma!... A Roma (Cala il sipario.)


ATTO TERZO

SCENA PRIMA. Il pellegrinaggio di Tannhàuser. La valle a' piedi del Varteburgo. A sinistra il monte Hòrselberg, come alla fine del primo atto. Il giorno declina. Sulla piccola rocca a dritta , Elisabetta prega devotamente a 1 piedi dell'immagine della Madonna. Wolframo discende dair altura a sinistra ov 1 è la selva. Giunto a metà della scoscesa si ferma scoprendo e contemplando
Elisabetta.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH: Ben lo supposi che pregando stava/E così ognor la vedo/Allor che giù dal colle/Quivi soletto a passeggiare io vengo/La morte, ahi! lassai ei le versava in core/E pur prostrata, con divin fervor/Prega per lui e giorno e notte il cielo/Oh! santo amore!... Oh!/sovruman potere/Da Roma attende i pellegrin l'afflitta/L'autunno vien, ben tosto torneranno/Sarà fra quei, che ottennero il perdono/Dubbio fatale - che la divora/Signor, deh! a lei - lo rendi ancora/L' acerba doglia - si calmera/Se perdonato - ei tornerà (Nel ricominciare a discendere dal monte, VOLFRAMO D’ESCHENBACH ode da lungi il canto dei vecchi pellegrini, i quali si avvicinano. Ei si sofferma ancora).
ELISABETTA, contessa di Turingia (si leva ascoltando il canto dei pellegrini): È il canto loro/Ah sì!... tornano alfine/M'addita il mio dovere, o Dio del cielo/Che degnamente almen compirlo io possa.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH {avvicinandosi lentamente al proscenio, durante il coro)
I pellegrini!!... Il sacro canto è questo/Che delle colpe lor la grazia addita (guardando Elisabetta)/L'assisti in questo istante, o Dio clemente/Da lui solo dipende or la sua vita !...

Coro di Pellegrini (Dessi si avvicinano a poco a poco , quindi escono dalla dritta sul davanti della scena, e si avviano nella valle verso il Varteburgo, finché spariscono dietro le montagne in fondo della scena)

TANNHAUSER:

Rivedo al fin la mia patria adorata/I prati e i fior della valle beata/II mio bordone - io poserò/Il sacro voto - discior potrò/Contrito il core, - placò il rigor/Del re del cielo, - del mio Signor/Il mio dolore - Ei console/Le lodi sue - cantare io vo'L/La grazia scese - sul peccatore/L' eterna pace - tornò al suo core/Or più di morte - timor non ho/L' eterno Iddio - lodare io vo'/Alleluja per l'eternità (ELISABETTA, contessa di Turingia durante il tempo che i Pellegrini passano a lei davanti cerca invano con dolorosa ansietà Tannhàuser fra loro).
ELISABETTA, contessa di Turingia{con cupo dolore): Non tornerà mai più (cade in ginocchio): Oh! Vergin santa, - deh! tu mi ascolta/A le, clemente, - rivolgo il cor/Sia la mia prece - da te raccolta/E la mia vita - riprendi ancor/Fa che innocente - io salga al ciel/Della virtude - col bianco vel/Se mai da reo ■ pensiero avvinto/Da te il mio core - si allontanò/Se mai colpevole, - maligno istinto/Desir mondano -in me destò/Lottai da forte - con santo ardore/Per soffocarlo - dentro il mio core /Ma se scontare - debbo un delitto/Deh! i tristi giorni - tu tronca a me/E possa allora - il core afflitto/Puro, o pia madre, - tornare a te/La santa grazia - a meritar/Saprò in eterno - in ciel pregar (Elisabetta resta lungo tempo collo sguardo inspirato vòlto al cielo; Dell'alzarsi lentamente scopre VOLFRAMO D’ESCHENBACH, il quale le si era avvicinato guardandola con profonda emozione. Allorché egli tenta d'indirizzarle la parola, essa con un gesto lo prega di non parlare.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Elisabetta!... Aécompagnarti io posso (Elisabetta con gesti lo ringrazia intenerita pel suo fedele amore; gli dice che il suo passo è diretto verso il cielo, dove una grande missione P attende. Ei deve la- sciarla andar sola per quel sentiero , e non seguirla. - Dessa ascende lentamente la montagna, dove più volte in distanza è vista dal pubblico e si dirige verso il Varteburgo.

SCENA II: VOLFRAMO D’ESCHENBACH rimasto solo, dopo aver seguito collo sguardo addolorato lunga pezza Elisabetta, si siede a sinistra della scena sopra un sasso, dà di piglio alla lira, e comincia a modulare sovr' essa, indi canta.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Forier di morte, già il crepuscol cade/Un nero vel tutta la valle invade/E Palma, che già aspira verso il cielo/Sente pria di partir di morte il gelo/Là splendi tu, bell'astro incantatore (indicando espero) E su noi spandi il dolce tuo chiarore/Tu squarci il veliche avvolge l'emisfero/E della valle a noi mostri il sentiero/Oh! tu, bell’astro incantatore/che apporti pace - al mondo inter... A te rivolge - il mesto cor/D'amore V ultimo - gentil pensieri/Colei fra poco - a te d'accanto/Sen volerà - qual angiol santo/Deh! tu la guida - lassù nel cielo/Beata in grembo del suo Signor/E là diviso - dall' uman velo/Troverà pace - nel puro cor/E nuova stella - ajjte d'accanto/Risplenderà - queir angiol santo!

SCENA III: È notte. - Tannhàuser .apparisce dal lato d'onde erano giunti i Pellegrini. La sua tunica di pellegrino è lacera; il suo volto è pallido e scarno. Ei cammina barcollando,
appoggiato al suo lungo bastone.
TANNHÄUSER: Udii di un'arpa il suoni... Quanto era triste/Non può da lei venir!...
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Chi sei tu ?... parla/pellegrin cortese...
TANNHAUSER: Chi son io/Pur ti conosco ancor, Volfram sei tu/Il celebre cantore...
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Enrico!... tu/Che mai ti spinge in questi luoghi, di'/Ed osi, non purgato ancor del fallo/Verso di noi rivolgere il tuo piede?...
TANNHÄUSER: Noii t'inquietare, o mio gentil cantore/Non cerco te, non cerco i tuoi compagni/Ma cerco quei che mostri a me la via/La via che a me un incanto un giorno apri...
VOLFRAMO D’ESCHENBACH E qual' è mai?...
TANNHÄUSER (con espressione voluttuosa): La via che adduce a Venere.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Non profanar l'orecchio mio, deh! Taci/Va, la rintraccia. .. %
TANNHÄUSER È noto a te il cammin?
VOLFRAMO D’ESCHENBACH: Insano ! nelF udirti orror mi assale/Dov'eri mai? Non fosti a Roma, di'?...
TANNHÄUSER Non la nomare!!!
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Al giubileo non fosti?...
TANNHÄUSER Non lo nomar ! ! !
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Non v'eri adunque, di'?/Ten prego ancor...
TANNHÄUSER (dopo una pausa, come rammentandosi con profondo dolore) Sì, fui a Roma anch'io.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Ebben, deh! narra a me, misero mortale/Per te pietà ben provo in seno ancor.
TANNHÄUSER (dopo aver contemplato VOLFRAMO D’ESCHENBACH con sorpresa ed emozione): VOLFRAMO D’ESCHENBACH, parla... non sei mio nemico?
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Noi fui giammai finché devoto fosti/Ma dimmi alfine: andasti a Roma?...
TANNHÄUSER: Ebbene/Volfram, or tutto vo' narrarti, ascolta (Tannh'àuser si lascia cadere per terra sfinito a' piedi della montagna a dritta, dove trovasi V immagine della Madonna MARIA. VOLFRAMO D’ESCHENBACH gli si accosta, e si dispone a sedersi al suo fianco)Va via da me!!! È il luogo dove io resto/Maledetto!... Volfram, m'odi, VOLFRAMO D’ESCHENBACH...
VOLFRAMO D’ESCHENBACH resta in piedi ad una certa distanza da Tann.
TANNHAUSER: Col cor contrito, come alcun giammai/Dei malfattor non l'ebbe, a Roma andai/un angiolo del ciel del peccatore/avea domato l'orgoglio insano/umile io chiesi per lui/soltanto/la mia salvezza eternal allor/volevo tergere l'amaro pianto/ch’egli per me - versava ancor/Se a me d'accanto un pellegrin dolente/Già pel sentier, 1' abbandonavo io allor/E s'ei ne andava sul prato fiorente/Scalzo io cercava e sassi e spine ognor/S' ei poi si dissetava alle sorgenti/Di sete ardevo io sotto i rai del sol/Ei preci al ciel drizzava ognor ferventi/Fiumi di sangue al cielo offrivo io sol/Quando al coperto a notte ognun posava/Fra neve e ghiaccio restavo a pregar/Chiudendo gli occhi ai magici portent/Scorsi l'Italia, l'immortale suolo/Soffrir, scontar volea con rei tormenti/Dell' angiol mio il pianto, e l'aspro duolo/A Roma giunsi alfine, al sacro sito/E all'alta soglia mi prostrai pentito/Il dì spuntò; suonar le squille santé/Quando intuonare udii celeste suono/Ed un gridar, che al popolo esultante/la grazia prometteva del perdono/là vidi io quei che dio ministro elesse/A lui davanti il popol si prostrò/A mille afflitti il suo perdon concesse/e mille peccatori ei consolo/io m' accusai delle mie colpe ed onte/Dell' aspra voglia che mi avvinse oscena/Che pace all'alma non concede ancor/Ed a salvarmi dall' eterna pena/Lo scongiurai con grida di dolor/E quei che tanto - pregai, gridò/Hai tu gustato - nefando amor/Che sol l'averno apprestar può/al monte Venere - tu fosti ancor/sei tu in eterno - dannato... va/come il bordone che, tieni in mano,
mai fresca foglia – germoglerà/così dal fuoco - del rio Satàno/mai l'alma tua - si salver/Affranto caddi al suol svenuto allora/I sensi mi mancar... Mi ridestai/Ma d'ombre avvolto e solo mi trovai/Lontan di grazia il canto udivo ancora/E ribrezzo mi fé' quel suono allor/E quel mendace canto, ingannatori/Di morte un gel mi fé' rabbrividir/D'orror compreso mi posi a fuggir/Vèr lei men vo', che tanta gioia in cor/Provar mi fé' fra le sue braccia ognor/A te ritorno - o Dea d' amore/La degl'incanti - notturni in sen/Presso al tuo soglio - lieto il mio core/Di gioia eterna - fla pago almen/Non più... non più... - taci, o demente/Ah! deh! non fare - ch'io cerchi invano/Pur ti trovai - d'incanto un dì/Or che mi danna - il mondo insano/Penar non farmi, - o Dea, così/Chi mai, chi mai - osi chiamar (una lieve nebbia eopre a poco a poco la scena) Ah! non ti par - l'aria più dolce/Ahimè! perduta - hai la ragion/Non spiri tu - vapor soave/Non odi tu - quei lieti canti/Di cupo orrore - mi trema il core/Son le caròle delle Ninfe amanti/A me sì, a me l'amor, le gioie ancor (Un roseo crepuscolo comincia a rischiarar la nebbia, a traverso di esso si scoprono confusi gruppi di Ninfe danzanti).
VOLFRAMO D’ESCHENBACH: Il triste incanto - ohimè l'assale/Già l'ammaliò - la Dea del male!
TANNHÄUSER La gioia scorre - in ogni vena/L'ebbrezza il core - inonda ancor/Presso è d' amore - la fonte amena/Al monte-Venere - vicino io son (Avvolta da rosea luce apparisce Venere
distesa sul suo letto.
VENERE: Ben giungi, o perfido - vieni, infedel/Fu teco il mondo - assai crudeli/Poiché pietade - tu non trovasti/Fra le mie braccia - tu ritornasti?
TANNHÄUSER Il mio dolore - o Dea! tu vedi/Vèr te, vèr te - vo' ritornar!
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Dea infernale -.lo lascia... cedi/La sua ragione non offuscar!...
VENERE Presso il mio soglio - vieni, ritorna/Il vano orgoglio - io ti perdono/Di liete gioie - la vita adorno/Vivrai; fedele - ancor ti sono.
TANNHÄUSER Salvar, salvare - non mi potei/Dono all'averno - i giorni miei!
VOLFRAMO D’ESCHENBACH (ritenendo Tannhàuser con forza) La mente volgi - al creator/Enrico! ei puote - salvarti ancor/Ah vieni...
VENERE Ah vieni ! -
TANNHÄUSER (a VOLFRAMO D’ESCHENBACH) Mi lascia, va!
VENERE Per sempre mio - alfin sei tu.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Salvar ti puoi - Enrico, ancora...
TANNHÄUSER No, no, VOLFRAMO D’ESCHENBACH - mi lascia andar!
VOLFRAMO D’ESCHENBACH Per te già un angelo - pregò qui in terra/In ciel fra poco - ei pregherà/Elisabetta! -
TANNHÄUSER (che si era svincolato da VOLFRAMO D’ESCHENBACH resta immobile come
annientato da un colpo): Elisabetta!!!...
La nebbia si oscura lentamente; a traverso della stessa si scoprono lumi sull’altura del Valteburgo. Si ode a suonare lentamente una campana a morte.
UOMINI (dall' alto in fondo): Sia pace all'alma - che il rio dolor/Chiamava in grembo - del suo signor.
VOLFRAMO D’ESCHENBACH (dopo le prime battute del coro): Per te l'Eterno - or pregherà/Sei salvo, Enrico, - Dio l'udirà!
VENERE Ah! egli è salvo (Venere sparisce, e con essa tutto r incanto. - Spunta Falba. Il canto, partendo dal Varteburgo , si avvicina e rinforza gradatamente.
UOMINI: Ella ha deposto - l'umano vel/Or gode eterna - pace in cieli...
VOLFRAMO D’ESCHENBACH (abbracciando teneramente Tannhàuser): Non odi tu - quel suono?
TANNHÄUSER lo l'odo!...
UOMINI: L' alma innocente - che Dio chiamò/Fra cherubini nel cielo 'or sta/Beato 1' uomo - che dessa amò/Con le sue preci - lo salverà.
TANNHÄUSER (dalle braccia di VOLFRAMO D’ESCHENBACH lasciandosi cadere a terra): O, santa Elisabetta per me prega! (eispira. I pellegrini portando in processione un Pastorale ornato di verdi foglie, entrano in scena dalla dritta, d'onde erano partiti al secondo atto, e mentre il sole si leva, si sperdono nella valle in fondo. Dessi sono tutti ornati di freschi rami e foglie)
PELLEGRINI: Sia gloria eterna - al Redentor/Ei perdonava - i peccatori/Miracol nuovo - il cielo oprò/Al mondo intero - ei si svelò/Il Pastorale - del prete in mano/Di fresche foglie - si rivesti/Con questo segno - di grazia arcano/IL suo perdono - Dio compartì/Lodato sia nel mondo intero/L’ eterno, immenso - divin poter/Dell'universo - egli è Signor/Di grazia il padre, -il Dio d'amor/Alleluja! Alleluja! Amen!

Pellegrini e cavalieri: Da Dio la grazia ottenne il peccatore/Or gode in cielo dell'eterno amore (I pellegrini occupano la valle ed una parte dell'altura in fondo. Dal Varteburgo si vedono i vecchi pellegrini discender loro incontro. Il sole è spuntato dietro al monte detto Hòrselberg e rischiara tutta la valle)


FINE

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