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Thursday, July 4, 2024

Grice d Morselli

 Osn!:d P*%r OdMi 

WHMJOTECA 

CAPW<y*Lio 


CARLO SIGNORELLI - EDITORE - MILANO 

******** VIA LATTUADA. 7 - VIA BOTTA. 16 


















PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA 

Casa Editrice CARLO SIGNORELLI S. A. - MILANO 


Milano 1943 • Tip. L di G. PIROLA - Via Comeiioo. 24 
Ristampa identica a quella del 1942 







PREFAZIONE 


Il presente dizionarietto ha come fine essenziale di togliere o, al¬ 
meno, di attenuare sensibilmente una delle più gravi difficoltà che i gio¬ 
vani incontrano nello studio della filosofia e nella lettura dei classici 
del pensiero. È cosa nota che fin dall'inizio gli studenti s'imbattono 
in parole ed espressioni che hanno per loro un significato nuovo, oppure 
più significati, spesso Variabili secondo i tempi e gli autori che le ado¬ 
perano; perciò è lecito pensare che potrà dare ad essi non poco giovamento, 
e avviarli alla difficile disciplina del pensiero, questo Volumetto, in cui 
i principali e più usati termini filosofici vengono spiegati in forma sem¬ 
plice, chiara, obbiettiva e rigorosa per quanto è possibile, c seguiti nel 
loro svolgimento storico. Ncn è segno di eccessiva presunzione per l'au¬ 
tore di questo piccolo dizionario il credere che esso potrà essere di qualche 
giovamento anche alle persone colle, avendo egli stesso, dal lavoro com¬ 
piuto per compilarlo, tratto occasione di meglio chiarire e ordinare qual¬ 
che idea e nozione. 

Sotto i vari termini ho indicato, fra parentesi, le discipline o parti 
di disciplina in cui ciascuno d'essi viene usato: filosofia, logica, me¬ 
tafisica, morale, psicologia, religione, scienza, diritto, intese nel signi¬ 
ficato comune e tradizionale, per non generare difficoltà nei giovani 
consultatori. 

























PICCOLO DIZIONARIO FILOSOFICO 


A 

Abitudine (psieol.): è una disposizione 
acquisita nella vita individuale, per cui 
una serie di movimenti, di atti, di pro¬ 
cessi psichici, ripetuta spesso in n or- 
dine determinato, tendo a rinnovarsi in 
ciucilo stesso ordine con crescente rad¬ 
uta, fino a divenire spontanea, automa¬ 
tica, incosciente. 

- (morale): per Aristoteli: la virtù è 

un'abitudine ( £&$)' « si diventa giusti 
praticando la giustizia, saggi coltivando 
la saggezza, coraggiosi esercitando il 
coraggio: dalla ripetizione degli stessi 
atti nasce la disposizione a riprodurli •. 

- (fllos.) per Hoii: l'abitudine ò tuia 

legge universale dolio spirito, la quale 
permette di attendere nel futuro rat¬ 
inarsi d'una serie d'avvenimenti simile 
a quella da noi osservata nel passato; 
p. e.: dopo aver constatato che la fiam¬ 
ma e il calore, la nove e il freddo si 
presentano sempre collegati, se la fiam¬ 
ma e la neve s’offrono ni nostri sensi, la 
mente è portata ad attendersi, rispetti¬ 
vamente, il calore e il freddo in forza 
dell'abitudine. 

- per F. Ravawson, E. Botrmotix, 

E. Bergson l'abitudine si spiega non 
con la legge meccanica dell* inerzia, 
come vuole 11 materialismo, ma con 
un’attività nnaloga a quella spirituale: 
l’esperienza interiore ìuostra nell’abitu¬ 
dine un’attività che, mediante la ripe¬ 
tizione o per gradi insensibili, passa dal¬ 
la coscienza ull'ìneoBeicnza, dalla volon¬ 
tà nU'autouiatismo. diviene * coscienza 
oscurala . • volontà addormentata *, co¬ 
sicché il meccanismo dcU'nbltndine non 
è causa, ma effetto, residuo inerte del¬ 
l'attività dello spirito. 

Acatalessia igr. à~xxTaXv)t}i[a: oppo¬ 
ste; HatàÀr,yt; = coni prensione ) (fllos.): 


AkCKsilao, iniziatore della nuova Ac¬ 
cademia (111 sec. a. Cr.), nega la pos 
sibilità di comprendere le cose, le quali 
sono perciò ritto tncomprensibili ((lì) 
oOtr/j; ’/.aTaXY)i|iEco?, rtàvva èavat 
àxaTàXf)7rra) ; quindi a dottrina stoi¬ 
ca della « fantasia catalettica (vedi : ca¬ 
talettica), cioè d’una rappresentazione 
che afferra (xavaXajtpàvst) e s’impone 
per ia sua evidenza, perdo il suo fonda¬ 
mento essenziale. 

Accademia (gr. àxaS-qtita). È il nome 
dato alla scuola fondata da Platone, la 
cui sede fu posta in un luogo presso il 
Ccflso, a nord vest d'Atene, consacrato 
in origine all’eroe Aeademo, o divenuto 
poi un ginnasio in mezzo a bei filari 
di platani o d’olivi, l.’antica Accademia 
ebbe a capo, dopo la morte di Platone, 
Scepsi eco e Sksocrate; la nuova Ac¬ 
cademia, che assunse una tendenza 
scettica, Arcesilao, CarSeape, ecc. 

- Nella Firenze medicea della 2“ metà 

del sec. XV sorge un'Accademia plato¬ 
nica, di etti è massimo esponente Mar¬ 
silio Fienio, il traduttore dei dialoghi 
di Platone e dello Enneadi di Plotino. 

Accidente (gr. cru|l.psf)r)x6q, da eru)A- 
patvztv = accadere insieme; lat. acci- 
(lem; opposto: sostanza) (fllos,): è ciò 
che non può sussisterò da sé. ma solo 
nella sostanza o come modo di questa, 
ciò che può mutare senza clic muti la 
sostanza in cui si manifesta: p. e. ima 
malattia ò accidente rispetto alla so¬ 
stanza uomo. , 

-per accidente (xava au|J.pE[ÌY)XO<; 

= per accUtcna), si dico di ciò clic un 
essere fa subire o subisce, non In virtù 
della sua essenza, ma indipendentemen¬ 
te ila questa : p. e. : il musico fa costruire 
ima casa pelacchiente, e cioè ■ accado 
(Où[x[iotlvzt) che uno che fa costruire una 
casa sia anche musico • (Aristotele), 













Acosmismo 


— 8 — Agnosticismo 


Acosmismo (gr. a privativo o xódjXOS 
= mondo) (/Iloti.): letteralmente signifi¬ 
ca soppressione, negazione del cosmo: 
6 il nomo dato da Hegel al sistema filo¬ 
sofico di Spinoza, pel quale il mondo 
delle cose particolari non ha realtà, pro¬ 
pria o indipendente, ma è contenuto in 
Dio, ò parte della sostanza divina. 

Acquisito (opposto: innato, congenito ) 
(psicol.): s’applica alle modificazioni e 
alle tendenze psicologiche che si acqui¬ 
stano nel corso della vita, sia dall’indi¬ 
viduo, sia dalla specie: ciò che appare 
innato nell’individuo, può essere acqui¬ 
sito nella specie. 

Acroamatico (gr. àxpóajza, da àxpoi- 
OfJtai = ascolto): è la coso udita dire 
o leggere, la lezione orale; ò sinonimo 
di esoterico e si applica allo dottrine che 
si trasmettono oralmente In riunioni 
privatissime, a pochi discepoli. Degli 
scritti (l'Aris tot ile quelli strettamente 
scientifici, contenenti lo lezioni desti¬ 
nate ad un uditorio di scolari, sono detti 
ncroamatici; dbcpóaat; tputxix’/) significa: 
lezioso intorno alla natura (v. esoterico). 

Adeguato (dal lat. atlacquare = ugua¬ 
gliare; opposto: huuleguato ) (in gene¬ 
rale): un’idea ò adeguata quando rap¬ 
presenta in maniera completa il suo og¬ 
getto. 

- t/ìlos.) per Spinoza un’idea è ade¬ 
guata e vera, non tanto per l'accordo in¬ 
teriore del pensiero con la cosa ( aclae- 
qualio rei et mentis: l’espressione adac¬ 
quano rei et intcllcctus è comune nella 
Scolastica), quanto per i suoi caratteri 
intrinseci, cioè quando esprimo l’essenza 
d’una cosa come eterna e a un tempo 
singolare, e nel suo rapporto diretto e 
intimo con Dio. Inadeguate sono le 
idee del grado più basso della cono¬ 
scenza, cioè di quella sensibile, detta 
da Spinoza imtgrinatio, che dà idee con¬ 
tuse, imperfette. 

Adiàfora (gr. à —Siottpopov (Sia—<pépco) 
= non diverso, indifferente) (filati.): per 
i Cinici e per gli Stoici tutti i beni este¬ 
riori: ricchezze, onori, saluto, vita sono 
coso indifferenti, vano fumo (TÙ90?), 
giacché per il saggio esiste un solo bene, 
la virtù. 

- per lo scettico Pirrone (III sec. a. 

Cr. ) tutte le cose, per la conoscenza, so¬ 
no, senza differenza fra di loro, tutto 
ugualmente incerte e indiscernibili ; per¬ 
ciò né le sensazioni né I giudizi! ci ap¬ 
prendono il vero o il falso. 

Afasia (gr. à-tfxnl'x (da a prlv. e <j>vj|a£. 
dico) = Il silenzio) (fllos.): per gli Scettici 
antichi l'afasia. Il tacere è 11 risultato 


della sospensione di qualsiasi giudizio 
0 affermazione circa la vera natura del¬ 
lo cose. L’uomo conosce soltanto ciò che 
appare, và 9aiv6jj.Eva, la pura appa¬ 
renza: se si vuolo oltrepassarla, ci si 
trova di fronte a ragioni contrarlo e 
d'uguale forza; perciò il saggio, se vuol 
conservare l’impassibilità e l’equilibrio 
dell’anima (derapala), non afferma 
nuLa, neppure l’impossibilità della 
scienza. 

- (psicol.): l’afasia ò la perdita totale 

o parziale dello funzioni del linguaggio. 

Affettivo (lat. a/Hccrc. p. 0. dolore, lae- 
iiiìa —- addolorare, rallegrare) (psicol.): 
si dico delle modificazioni e dei modi 
di essere dei soggetto, dei processi es¬ 
senzialmente soggettivi, come il niacore, 
il dolore, le emozioni, 1 sentimenti, lo 
passioni, io inclinazioni, che formano 
una dello tre grandi attività in cui si 
distribuisce solitamente, per comodità 
d’analisi, la vita psicologica, cioè l’in¬ 
telligenza, il sentimento, la volontà. 

Affezione (lat. a/fcctio) (psicol.): in ge¬ 
nerale designa una disposizione, uno 0 
stato, un mutamento dovuti a causo 
esterne o Interne, sempre con un carat¬ 
tere di passività. In senso più particola¬ 
re esprime il piacere, il doloro e lo emo¬ 
zioni elementari. 

A fortlorl (logica): ò la forma di prova 
che, dimostrando vera una proposizione, 
afferma che un’altra proposizione, di 
quella più 1 meno estesa, più o mono 
generalo, ò vera con più forte ragione; 
p. es.: se il santo pecca, a /ortiori pecca 
la comune umanità; so ò immorale la 
menzogna, tanto più è Immorale la ca¬ 
lunnia, clic è una menzogna diretta con¬ 
sapevolmente a recar danno. 

Agatologia (gr. rò àyaflóv = 11 bene, 
e Xóyo; = discorso : scienza del bene) 
tfilos.): termine usato dal Rosmini per 
indicare la dottrina del bene, che viene 
considerato come il principio primo del¬ 
la filosofia ; tale esso è nel sistema plato¬ 
nico, in cui l’idea del Bene è l’idea più 
alta, dalla quale tutto lo altre idee rice¬ 
vono luce e alimento. 

Agnosticismo (gr. éc-yvcooto; = non 
conoscibile) (fllos.): ò un termine creato 
dal naturalista Inglese Tommaso Hux¬ 
ley; si applica a quelle dottrine che, 
corno l’cvolnzionismo di Erberto Spen¬ 
cer, ammettono bensì al di là dei feno¬ 
meni e delle loro leggi un ordine supe¬ 
riore di realtà, ma lo dichiarano inco¬ 
noscibile per la mento umana, conside¬ 
rando cosi insolubili i problemi meta¬ 
fisici, 0 relativo il sapere umano. 








Agorafobìa 


—- 9 — 


Anagogia 


Agorafobia: vedi fobìa. 

Agostlnismo (fllos.): designa Io spirito 
della dottrina di S. Agostino o l’ispi¬ 
razione mistica comune allo filosofie di 
S. Anselmo, S. Bonaventura, Pascal, 
Malebranche e, in misura inferiore, ad 
altri sistemi. 11 presupposto fondamen¬ 
tale ò l'atto di adesione alTordine so¬ 
prannaturale, a Pio che libera la vo¬ 
lontà dal senso mediante la grazia e 
la mente dallo scetticismo mediante la 
rivelazione; Pio. che è verità© amore, 
costituisco il centro della dottrina, della 
quale sono principii essenziali il pri¬ 
mato della volontà, la debolezza peo- 
oumiuo.su dcH’iiomo, la metafisica del- 
Tespcrlenza interiore e della conver¬ 
sione, la prescienza divina o la prede¬ 
stinazione, cec. 

Agrafia (gr. a priv. o YPtt?<*>» scrivo) 
( psicol.): è quella forma particolare di 
perdita della memoria, che colpisce, 
sopprimendoli, i movimenti necessari! 
alio scrivere. 

Allucinazione ilat. alucinaiio, da alu- 
einor = agisco vanamente, sogno) 
(psicol.): consiste nel percepii*© come 
presenti esseri, oggetti, fonomeni che 
in realtà non sono presenti. Si osserva 
nel delirio, nella febbre alta, ma anche 
in stuti apparentemente normali. 
Alogico (gr. a priv. o XÓyo$) {topica): si 
dice di ciò che é estraneo, indifferente 
alla logicu, di ciò clic aucora si sottrae 
olle leggi della logica, come è di senti¬ 
menti, passioni, fatti accidentali, cec. 
Non ò da confondersi con illogico , che 
si applica a ciò che ò contrario alle leg¬ 
gi logiche. 

Alterità (gr. éTepórv)^; opposto: iden¬ 
tità) (logica): ò il carattere di ciò che ò 
altro, cioè differente o distinto. Nel So¬ 
fista di Platone l'altro, conio categoria, 
è diverso dall’essere; e così vicn ristabi¬ 
lita, contro Parmenide, resistenza del 
non essere. 

- Nicola ( Tjìano all’unità divina fa 

corrispondere Taltcrità (e cioè la. varia 
molteplicità) delle cose del mondo. 

Altruismo (opposto: egoismo) (morale): 
comprendo le tendenze o 1 sentimenti 
che hanno per oggetto il bene o l’inte¬ 
resso dei nostri simili. La dottrina di 
G. Bentham o di G. Stuart Hill vuole 
spiegare, con l’associazione delle idee, 
il passaggio, nella vita sociale, dal sen¬ 
timenti egoistici a quelli altruistici, dal¬ 
la considerazione dell’utile proprio a 
quella dell'utile altrui, che ò poi il fine 
più alto della morale, secondo Tuffi»- 
tarismo. 


Amnesìa (gr. a priv. c {iva, tema di 
{UfJLvy) croco = ricordo) (psicol.): è la 
perdita totale o parzialo della memoria, 
che ora annulla o riduce la capacità di 
fissare i ricordi, ora sopprimo la facoltà 
di richiamarli, ora cancella tutto il pas¬ 
sato o una data classe di ricordi (p. e. 
una lingua straniera, le nozioni di mu¬ 
sica, eco.). 

Amorale = ò ciò che non è né morale 
né immorale, ciò elio non ha rapporto 
con la morale, ò indifferente di fronte 
alla distinzione di bene o di mule. 

Amore (in generale): comprendo lo ten¬ 
denze elio portano verso un oggetto o 
una persona, quando non mirano esclu¬ 
sivamente alla soddisfazione d’un bi¬ 
sogno materiale o d’uu fino egoistico. 

- (filos.) : Empedocle vuol spiegare il 

divenire con Tumore (q>tXiÓT7)£), grazie 
al qualo il molteplice tende n costituirsi 
in unità, mentre la discordia (vetxoc) 
scioglie l'unità per dar luogo alla plu¬ 
ralità degli clementi o delle cose. 

- per Platone l'amore è un'os pi razio¬ 
no al mondo divino delle Idee, cui l’ani¬ 
ma, tratta dui desiderio della bellezza, 
ascende, per gradi, da un corpo bello a 
due, da due a tutti, c da tutti i corpi 
belli alle belle istituzioni, alle belle 
scienze, finché perviene alla stessa idea 
del bello (Conrito); l'amore è pertanto 
la forza che determina il passaggio da 
una conoscenza più povera a una co¬ 
noscenza più ricca. 

- con S. Agostino l’umore non ò più 

un movimento dal basso verso l’alto, 
dal mondo reale verso il mondo Ideale 
e divino, ma un movimento che dall’al¬ 
to scende verso gli esseri inferiori per 
elevarli a sé; è puro, non mescolato con 
interessi, timori o speranze, è la per¬ 
fetta carila, umore del prossimo in Pio, 
è un amore che viene da Pio o porta 
verso Pio. 

- per Spinoza dalla conoscenza intui¬ 
tiva, per cui la mente umana abbraccia 
tutta la molteplicità delle cose come 
uno sviluppo della sostanza infinita e 
divina, sorge un infinito amore di Dio 
(amor inUUcctualis dei) e la beatitudine 
perfetta corno effetto della conoscenza 
più adeguata, in cui lo spirito coglie 
Pio stesso e ne gioisco; però « chi ama 
veramente Pio non pretenderà elio Pio 
ricambi il suo umore . 

Anagogìa (gr. àvaYCoyq = elevazione) 
(rclig.): ò detto anagogico II significato 
più profondo e simbolico dello Sacre 
Scritture, quello iu cui sono adombrato 
le cose del mondo divino, 


Analisi 


— 10 — 


Anamnesi 


- (/iloti. ) : è adoperato da Leibniz to¬ 
me sinonimo di induzione. 

Analisi (dal greco ava— aG eo = «dolgo, 
separo; opposto: sintesi) (in generale ): 
è un procedi mento del pensiero eh© con¬ 
siste nei risolvere un composto negli c- 
lemeuti che lo costituiscono. 

- (/ ilos.): si procedo per analisi quan¬ 
do, per còglierò la realtà ultima delle 
cose, si vuol giungere agli elementi piti 
semplici che la compongono; p. oh.: 

-— a) Vatomistica di Democrito, che 
scioglie i corpi in atomi indivisibili; 

- è) Vcmpirismo, eh© tende a scoprii© 

gli elementi più semplici della coscien¬ 
za, gli atomi psichici (cioè sensazioni, 
sentimenti, volizioni), costruendo o ri¬ 
costruendo con questi lo operazioni più 
ulte della mente: la memoria, la fanta¬ 
sia, il ragionamento, eoe. (Locke, Uu- 

are, Taixjb); 

- d) la dottrina di Kant, che, per chia¬ 
rire l’attività conoscitiva, la scioglie nel 
suoi elementi (forma e materia) e nei suoi 
fattori ( sensibilità , intelletto, ragione). 

-- (psicol.): la mente analitica consi¬ 

dera e rileva nelle cose i loro elementi ; 
la mente sintetica le vede nel loro in¬ 
sieme. 

- Biagio Pascal denomina lo spi¬ 
rito analitico esprit de géomitric, che 
ò penetrante, scorge i particolari, ri¬ 
cerca l'esattezza nell’osservazione dei 
fatti, segue uu principio fin nello sue 
ultime conseguenze; mentre lo spirito 
sintetico, detto da lui esprit de finesse , 
ama, più che il rigore del ragionamen¬ 
to astratto, la visione unitaria e com¬ 
plessiva delle cose, l’intuizione dei rap¬ 
porti che le uniscono. 

- la filosofia dell’i nfuizione considera 

l’analisi un procedimento che si arresta 
all'osservazione esteriore, si lascia sfug¬ 
gire la vita interiore o l’essenza dello 
cose e considera un tutto vivente come 
un meccanismo da smontare pezzo per 
pezzo. «Chi vuol conoscere c descrivere 
un essere vivente, ne trae prima fuori 
lo spirito; allora ha in sua mano le parti, 
ma, ahimè l non c’è più la vita che 
unifica • (Goetite, Faust). 

Analitica trascendentale (filos.)- 
Kant designa con questo termine quel¬ 
la sezione della ('ritira della fingi(m 
para, clic espone la dottrina dello ca¬ 
tegorie, cioè delle forme a priori deWiu- 
trillilo, intendendo per intelletto la fa 
colta di pensare o ridurre a scienza gli 
oggetti dell'Intuizione, ossia i fenomeni, 
collegandoli o ordinandoli, appunto 
mediante le categorie. 


Analitici (filos.): Aristotele chiamò 
analitici i libri nei quali studia le leggi 
formali del pensiero o *rà àvaXuTtxà 
il complesso delle sue ricerche logiche 
fondamentali. 

- Kant denomina analitico il giudizio 

in cui il predicato è contenuto implici¬ 
tamente nel soggetto e si rendo espli¬ 
cito con ranalisi del soggetto; è a priori 
e non aggiungo alcuna conoscenza nuo¬ 
va; p. cr. i corpi sono estesi » (V. sin* 
t etico). 

Analogia (gr. àva-Xoytx - rapporto, 
proporzione) ( logica ì: come proprietà 
delle cose indica una somiglianza di rap¬ 
porti fra oggetti differenti; p. ee. sono 
analoghi gli organi che, pur non avendo 
la stessa forma o appartenendo a due 
classi di esseri distinti, compiono però 
le stesse funzioni: cosi per Platone l’a¬ 
nima razionale (vou^) nell'uomo c la 
classe dei * filosofi " nello Stato sono 
analoghe. 

- per S. Tommaso e pel Ncotomismo 

gli attributi applicati a Dio (come po 
tenza, bontà, sapienza ecc.) debbono 
essere intesi in significato analogico, 
cioè non sono applicabili nello stesso 
senso e misura all’uomo e a Dio, come, 
per es. t l’aggettivo ridente non ha lo 
stesso significato se riferito a un viso 
umano e ad un paesaggio. 

- come procedimento di ricerca runa- 

logia è un ragionamento che da una so¬ 
miglianza fra due cose in alcuni punti 
deduce una somiglianza su altri punti; 
p. e. : « se la Temi e Marte hanno co¬ 
muni le note a, b, c, si può inferire che 
anche la nota d, la vita, si trova in 
Marte . 11 procedimento analogico non 
dà certezza, ma solo probabilità. 

Anamnesi (gr. àvàjxvyjoriq =reminlscen- 
za, ricordo alquanto vago) (filos.): per 
Platone il vero sapore (èTriOTi^fjLV)* cioè 
la scienza delle idee) è ricordare, c re¬ 
miniscenza, c Ignorare è aver dimenti¬ 
cato. L’anima, prima di nascere, è vis¬ 
suta nello spazio sopracoleste (TÓ7TO£ 
ur:spoupàvio£) contemplando la realtà 
vera, lo idee , la giustizia, la saggezza, 
la scienza; cadendo poi in un corpo sulla 
terra, l’anima dimentic a ciò che ha ve¬ 
duto; ma alla presenza delle cose sen¬ 
sibili, copie imperfette e sbiadite delle 
idee, degli esemplari sopmeelesti (rra- 
pa$siy(AaTa), questi ritornano davanti 
alla niente in modo più o meno con¬ 
fuso. < osi (per citare l'esempio stesso 
addotto da Platone), quando diciamo 
che due cose, due alberi, due pietre, 
posti davanti agli occhi, sono eguali, 


Angoscia 


— il — 


Anima del mondo 


sempre però in modo imperfetto, noi 
pensiamo, o, meglio, ripensiamo un’u¬ 
guaglianza assoluta, perfetta, immuta¬ 
bile, clic abbiamo contemplato neU’i- 
porurunio: l’idea d'uguaglianza. 

Angoscia ( filo*.) : questo sentimento, 
che ba per contenuto un’iuquietudine 
spirituale profonda, acquista importan¬ 
za nella recento filosofìa di M. Heideg¬ 
ger, il quale, ispirandosi anche al pen¬ 
siero del danese Sòren Kierkegaard, 
fa dell’angoscia il centro del proble¬ 
ma riguardante II nostro destino: res¬ 
sero umano, pur nelle sue manife¬ 
stazioni più alte, ò « un’esistenza finita, 
limitata, umiliata », il cui carattere es¬ 
senziale ò la cnra{S(rrge), elio « neiresi* 
stcn/.u sperduta nel mondo -, cioè nel- 
resistenza comune e banale, s’esprime 
come paura, la quale si calma trasfor¬ 
mandosi in ima noia quotidiana, cioè 
in una tendenza a tutto livellare e ad 
abbassare, ad essere vissuti più che a 
vivere, a dipendere dagli altri più che 
da se stesso: mentre s'esprimo come 
angoscia • nefi’cHistenza che ritrova se 
stessa . Kssa libera l’uomo dalle illu¬ 
sioni della moltitudine, gli infonde un 
disinteresso superiore verso tutto ciò 
che è nel mondo, gli dò la consapevo¬ 
lezza dell’abisso che lo separa dall’asso¬ 
luto, lo rende libero di fronte alla mor¬ 
te, infine supera l’antinomia della gioia 
c del dolore, di cui appare anzi essere la 
fonte comune e superiore. 

Anima (gr. xvsjxo$ = solilo, vento) 
{jilos.): è considerata dapprima come 
un principio analogo all’aria, a un cor¬ 
po sottilissimo, e per Omero è una spe¬ 
cie d’immagine che riproduce la forma 
del corpo, separata dal quale diviene 
un’ombra, ctScoXov: per Democrito è 
formata di atomi. 

- Antichità : La distinzione fra anima 

e corpo, accennata da ANASSAGORA, e 
la concezione dell’anima corno puro spi¬ 
rito appaiono complete in Platone, che 
pensa l’anima come a Ili ne all’idea e 
quindi incorporea, invisibile, semplice, 
immortale, anteriore al corpo che essa 
governn. costituita di tre attività: la 
ragione ero XoyiaTittóv), <li carattere 
divino: il desiderio ero è“t$H>[X7}Ttx4v); 
e. intenneillnrin fra i dm'. l’appetito ira- 
scibile (tò — Per Mosto- 

tele l'aninm è la /ormo del corpo, al 
uuaic dà la Illuni, il movimento, l’ar- 
monia, e sta ad esso come la visione, 
oyte. all'occhio ; è vegetativa nelle pian¬ 
te, in più è tensilira midi animali ra¬ 
zionale nell 'uomo, vii Khituiìi, se¬ 


guendo l’atomismo democriteo, pensano 
l’anima materialisticamente formata 
d’atomi e mortale, mentre gii Stoici. 
ispirandosi ad Eraclito, la credono un 
fuoco sottile, un sodio <7TV£Ò[iarin¬ 
fiammato e pensante. 

- Medio evo: lai Scolastica, con Al¬ 
berto Magno c S. Tommaso d’Aquino, 
riprende le idee d'Aristotele, cercando 
di conciliarlo eoi dogma cristiano e at¬ 
tribuendo tdVintettetln il primato nel¬ 
l'attività generalo dello spirito: l'anima 
è una /orma senza materia, /orma sepa¬ 
rata, è l’cntelcebia del corpo, è tutta 
intera in ciascuna delle parti del corpo, 
benché eserciti le sue funzioni più alte 
mediante gli organi posti nel capo; è 
creata da Dio e infusa da lui nel corpo 
c continuerà a vivere dopo la morto di 
questo (S. Tommaso). I’iù tardi, sorta 
la questione se si debba conferire mag¬ 
gior dignità all'intelletto o alla volontà 
( idra polentia nobilior), Pljns Scoto 
dà il predominio alla volontà. 

-- Età moderila: Soprattutto per la sco¬ 
perta della circolazione del sangue fat¬ 
ta ilnll'Harver (161»), l’anima cessa di 
essere il principio della vita oltreché 
del pensiero: il meccanicismo «'impone 
alla scienza della vita, cioè alla biolo¬ 
gia, e un rigoroso dualismo viene sta¬ 
bilito da Cartesio fra corpo e anima; 
questa è soltanto rcs eogilans, sostanza 
pensante, il corpo invece res r.rienea, 

• une machine qui so mcut do soi me¬ 
lile . La filosofia che vieti dopo tendo 
ad eliminare, con teorie vario o oppo¬ 
ste, questo dualismo e a ricollegare più 
strettamente la vita del corpo con quel¬ 
la dell’anima. 

- Anima, spirito, animo : V anima è 

individuale, più comprensiva, riferen¬ 
dosi anche agli affetti, alle passioni; 

10 spirito è l’attività pensante, compie 
le operazioni Intellettuali più elevate: 
l’animo riguarda più direttamente la 
volontà. Oggi si giunge anche a, una 
netta opposizione fra anima e spirito: 
la prima è vita cosmica, incosciente, 
intuitivo; il secondo c ragione, analisi 
dissolvente c disgregatrice (Ki.AGES). 

Anima del mondo (filot.): b il princi¬ 
pio unificatore e attivo del ninnilo, come 
■'anima, individuale lo è del corpo umano. 

- per Platone l’aninm ilei mondo. 

plasmata dal ltcmlurgo secondo mppor- 

11 matematici c musicali, è intermediaria 
fra il mondo delle idee e il mondo sensi¬ 
bile. Vnelle per gli stoici il mondo è 
«un animale vivente : la materia è il 
corpo : la forza (Sóva(U') c la sua unimu. 




Animismo 


— 12 — 


Antropocentrismo 


- per Plotino l’miima del moudo 

(^oy^) toG TravTÓ?) è il principio di tutto 
dò clic ha un’esistenza sensibile e ter¬ 
rena, forza organizzatrice anche delle 
esistenze più umili per la sua parte 
Inferiore, mentre per la sua porte su¬ 
periore è attività contemplativa, cono¬ 
scenza immediata e intuitiva. Pali’a- 
nima (lei mondo escono le anime singole, 
unite dalla comune origino. 

- nella Rinascenza («lordano Bruno 

pensa l'anima del mondo come il prin¬ 
cipio che unifica, ordina il tutto, agisce 
non dnll’cstemo come elemento estra¬ 
neo, ma dall'interno; «prima e Princi¬ 
pal facilità dclTunima del mondo è l’in- 
tdlctto universale, causa universalmente 
operante nella natura : è natura na¬ 
turane, presento tutta intera in tutte 
le particelle del mondo; idea ripresa poi 
dallo Spinoza. 

Animismo: in generale : consiste nel 
credere alla presenza di anime in tutti 
gli ordini degli esseri naturali; è con¬ 
cezione antichissima. L’uomo primiti¬ 
vo (si crede) è colpito dalla differenza 
fra il corpo vivente o il cadavere: quello 
è la casa abitata, questo la casa vuota; 
l’abitante misterioso è una spedo di 
duplicato della forma umana, cho si ri¬ 
vela nell’ombra proiettata dal corpo, 
nell'immagine riflessa nell’acqua, nel¬ 
l'eco; l’analogia porta ad estendere le 
stesse idee agli animali, allo piante e. 
Infine, n tutto ciò die presenta qualche 
segno di vita. 

- Il medico tedesco Ernesto Stari.. 

reagendo contro la teoria meccanica del¬ 
la vita, afferma che 11 corpo ò animato, 
governato, volto verso fini determinati 
da un’anima intelligente, razionale, che 
agisco direttamente sugli organi, fa bat¬ 
tere il cuore, contrarre i muscoli, secer¬ 
nere le glandolo. 

Anticipazione (gr. da -pò— 

Xa(X^àv<o = comprendo prima) (/ ilos .): 
per gli stoici e gli Epicurei designa le 
idee generali (evvotoci, communcs notiliac 
renivi), che si formano spontanee dalle 
percezioni sensibili, si conservano nel¬ 
la memoria e d permettono di ricono¬ 
scere gli oggetti e interpretare le nuove 
percezioni. Se dico: nomo, neve, calore, 
so già di che si tratta, ancor prima d’a¬ 
ver percepito tali cose. Senza le antici¬ 
pazioni non si può né intendere, né in¬ 
dagare, né disputare: sine qua nec in- 
telligi quidquam , nec quaeri, nec dispu¬ 
ta ri potisi (Cicerone). 

Antilogia (gr. àvxt—X oyIoc = disputa, 
confutazione) {/iloti.): ò il procedimento 


adoperato da Sopisti e da Scettici per 
provare che intorno a qualsiasi comi pos¬ 
sono sempre invocarsi ragioni di forza 
eguale, benché opposte* 7tavTl Xóyto 
Xóyoc Tao c, àvTixeiTat (= a ogni ar¬ 
gomento s’oppone un argomento egua¬ 
le). 

Antinomia (gr. àvrt-vojjtCa =- contrad¬ 
dizione della legge con se stessa) {/ilos.): 
la dottrina delle antinomie risale allo 
ricerche dialettiche di Zenone d’Kleu, 
che rileva le coni rad dizioni derivanti 
dall'ammettere il movimento ndlo spa¬ 
zio. 

- ò il nomo dato da Kant allo contrad¬ 
dizioni insolubili in cui cade la ragione, 
quando pretende di applicare le cate¬ 
gorie dell’Intelletto al problema cosmo¬ 
logico: intorno all'idra del mondo preso 
come realtà In sé sono infatti possibili 
affermazioni opposte erbe Kant chiama 
tesi e antitesi: p. e.: tesi: « il mondo ha 
inizio nel tempo ed é spazialmente li¬ 
mitato •: antitesi: «il mondo non ha 
inizio nel tempo né limiti nello spazio, 
ma 6 infinito sia nel tempo, sia nello 
spazio ». 

Antitesi (gr. àvTi—Beate = contrapposi¬ 
zione ; da àvTi-rl&7)jAt = pongo contro, 
oppongo) (/ilos.): per Kant è il secondo 
momento dell 'antinomia, che si oppone 
alla tesi nel conflitto della ragione con 
se stessa, quando questa tratta delle 
idee, ossia dei concetti razionali relativi 
al mondo come realtà in sé, che oltre¬ 
passano pertanto la possibilità dclTcspe- 
rienza (v. antinomia). 

- nella dialettica di Hegel ogni affer¬ 
mazione, ogni idea, tesi, richiama il suo 
opposto, la sua negazione, antitesi.: la 
soluzione è un terzo concetto più con¬ 
creto, piu amido ( sintesi) che contiene 
la tesi e l’antitesi come suoi momenti: 
p. e. Tessere o il non essere si negano, si 
distruggono reciprocamente, ma sono 
conciliati, conservati, elevati, nella no¬ 
zione concreta del divenire. (È il metodo 
dialettico inaugurato già da Fichte 
nella teoria della scienza, con l’anti¬ 
tesi fra l'Io e il non lo). 

Antitipla (gr. àvTi— n>x{a): termine n- 
doperato da Leibniz per designare «dò 
cho fa sì che un corpo è impenetrabile 
a un altro » ( aUribulum per quod viale- 
ria est in spatio). 

Antropocentrismo {/ilos.): ò la con¬ 
cezione antropomorfica cho pone l’uo¬ 
mo come il centro o lo scopo di tutta 
la realtà, corno se Lordine universale 
delle cose fosse creato o disposto per 
l’uomo o le sue esigenze, ft por lo più 




Antropologia - 13 - A posteriori 


legata al geocentrismo (yyj = terra), 
cioè alla teoria, comunemente detta to¬ 
lemaica, cho poneva la terra nel centro 
dell’universo, e die cadde per opera di 
Copernico, di Galileo e di Giordano 
Bruno. 

Antropologia (gr. £v9porito? »= uomo, 
o Xóyog = discorso) Un generale); è la 
scienza che tratta della storia naturale 
dell’uomo, ricercandone le origini e de¬ 
scrivendone le diverso rozze. 

■-( filos ,.): Kant distingue un 'antropo¬ 

logia teorica, che cuna psicologia empi¬ 
rica o tratta delle facoltà umane; un'nn* 
tropologia pragmatica, eh© studia l’uo¬ 
mo per aumentarne e perfezionarne l’a¬ 
bilità; uu’antropologia morale, che ha 
per line la saggezza della vita in modo 
conformo ai prindpii della Metafisica 
dei costumi e della morale. 

Antropomorfismo (gr. àv9pco-oc = 
uomo o (j.op(py;= forma, liguri») (psicol.): 
è la tendenza spontanea dell’uomo a 
rappresentarsi le cose, gli esseri, Dio 
stesso sul modello delia propria natura ; 
p. e. attribuire alia divinità forma cor¬ 
porea e passioni umane. Skxojane, fon¬ 
datore dolla scuola identica, è uno del 
primi elio condannano l’antropomorfi- 
•smo religioso. 

Apatia (gr. àrriOcia. da a prlv. o 77x9-, 
tema di TTarryco = io soffro) (in gene- 
rute): s’intendo una specie d’insensibi¬ 
lità, d’indolenza, che si rileva dalla len¬ 
tezza delle reazioni, sia psicologiche, 
sia morali. 

- (filos.): per gli Stoici l’apatia è lo 

stato in cui viene a trovarsi l’uomo 
quando vive operando in modo confor¬ 
mo alla ragione, ossia quando non si la¬ 
scia turbare dagli affetti Irragionevoli, 
dalle passioni, dai beni eslcriorl, e di¬ 
viene uuo spirito sereno, eguale, imper¬ 
turbabile. 

Apodittico (gr. i-oSeiy.Tiy.óc, da 
SEty.vupu = mostro, provo) (logica) : si 
dico di ciò che si afferma incondiziona¬ 
tamente come necessario, certo, incon¬ 
futabile, sla per una dimostrazione de¬ 
duttiva, sia per la sua intrinseca evi¬ 
denza. 

Apologetica (gr. àrroXoyÉo|iai = mi 
difendo) (retto.): l’apologetica cristiana 
comprendo l’arto dialettica e gli scritti 
aventi por line la difesa della religione 
cristiana eoutro gli attacchi della (ilo- 
80 lia antica, dei potere politico e delia 
religione pagana,, e miranti a ottenere 
per i Cristiani la tolleranza delle leggi, 
nonc hé a dimostrare che la vera reli¬ 
gione è la cristiana. Apologeti sono: 


Tertulliano, Giustino, Minucio Fe¬ 
lice, Ireneo, eoo. (II e III soc. d. Cr.). 

Aporèma (gr. x-ópy)|zx, da àrtopéto 
= sono In dubbio) (logica): è un sillogi- 
snio dubitativo, che vuol dimostrare Pu¬ 
gnai valore di due ragionamenti opposti. 

Aporia (gr. à Tropea = imbarazzo, situa¬ 
zione senza uscita) (logica): è il dubbio 
logico proveniente da difficoltà insolu¬ 
bili. Sono famose le aporie di Zenone 
D’Elea, che mirano a ridurre all'assur¬ 
do le tesi contrarie all’idea deli’Dno im¬ 
mobile di Parmenide e affermanti l’esi¬ 
stenza reale della pluralità e del movi¬ 
mento. I filosofi scenici sono detti an¬ 
che aporetici, per lo stato di dubbio in 
cui alla fine vengono a trovarsi dopo 
aver ricercato la verità, e per cui so¬ 
spendono ogni giudizio (èizoyjr) o asseti - 
tUrnie rclcntio, come ilice Cicerone). 

A posteriori (opposto: a priori) (filos.): 
le due espressioni « a priori ■ e • a poste¬ 
riori », assai importanti nel linguaggio 
filosofico, derivano tini procedimento a- 
rlstotclieo, per il quale il concetto, l'i/n i- 
versale, i> designato corno logicamente 
anteriore, il particolare come posteriore : 

' non è lo stesso ciò che ò primo per 
natura ( 7 tpÓTSpov Ty (juierst) e ciò che 
è primo per noi (7tpè; fyjtà; TCpórepov); 
è primo per natura l’universale, il con¬ 
cetto; è primo per noi, o per opera del 
senso, il particolare, il singolo ». 

— Questi termiul diventano comuni 
nella Scolastica : per Alberto Magno 
( sec. XIII) provare ex priori bus significa 
dimostrare partendo dui principi!, dalle 
cause; provare ex posterioribus significa 
dimostrare partendo dalle conseguen¬ 
ze, dagli effetti; per S. Tommaso non 
si può dimostrare a priori l’esistenza di 
ilio, perché questi è causa prima: oc¬ 
corre partire dagli ottetti (p. e., il mo¬ 
vimento) o di qui risalire alla causa 
prima. 

-Nei tempi moderni, quando l'indagi¬ 
ne filosofica si sposta, e dalla ricerca 
delle cause dell'» essere » si trascorre a 
indagare le cause o le fonti dei « conosce¬ 
re - , si ha un notevole cambiamento : a 
priori è ciò che è dovuto alio sviluppo 
spontaneo della ragione, ciò che questa 
trae da sé, dalla sua interiorità, in ma¬ 
niera, Indipendente dall’esperienza, o 
quindi lia, por Kant, i caratteri dell'unf- 
versalità e delia necessità: a posteriori è 
ia conoscenza che proviene dall'ospe- 
rienzu o ha il suo fondamento mdl'ospe- 
rienza o manca perciò di quei caratteri, 
Perché è ristretta ai casi effettivamente 
sporlmentati. 



Appercezione 


Arianesimo 


14 


_ Nella teoria dell'evoluzione (Spen¬ 
cer) 6 « priori per l'Individuo ciò che si 
trova In lui come un prodotto dell'esile- 
rienza della aporie, trasmesso per ere¬ 
ditò, e che per la. spedo, quindi, è a 
posteriori ; « posteriori per l’Individuo è 
ciò che egli acquista con la sua espe¬ 
rienza: si tratta dunque (l'un’anterio- 
rlrìv cronologica o psicologica, non lo¬ 
gica o razionale. In realtii per l'evoluzio¬ 
nismo, che è una forma di empirismo, 
la conoscenza è interamente a poste¬ 
riori. perché tutta, originariamente, de¬ 
riva dall'esperienza. 

Appercezione (in generale): b il pren¬ 
der possesso d'un’idea eon un lavoro 
attivo della mente che la rende piu 
chiara e meglio definita. 

-- (/«os.) per Leibniz è la conoscenza 

chiara odistinta, clic differisce di grado 
dalla percezione oscura e confusa; è 
rrprarsr n/al io multi liuti tris in imitate. 

- Ka.N 1 distingue Vnpitercezionc empi¬ 
rica ila quella trasreintentate: la prima 
è in sé dispersa, senza legame col «og¬ 
getto, di guisa clic I fenomeni psichici 
percepiti non sono vissuti come facenti 
parte d’nn’unità superiore, d'un io. ma 
rimangono isolati e disgregati a guisa 
di atomi: la seconda è l'atto di riferire 
una rappresentazione, una conoscenza 
alla coscienza pura, originaria, superio¬ 
re al senso e da questo distinta, cioè 
aìVitmtUa. cho accompagna c stringe 
i-ln un tutto, in una sintesi, le varie rap¬ 
presentazioni, ed è in ogni coscienza una 
e identica, non derivata da altro; p. e. 
il senso percepisce due fenomeni « c b 
isolati, senza collegamento: Vinlelletta 
quando dice: •Alt raggi solari) è causa 
<11 1$ (del calore cho percepisco nella 
pietra)», compie un atto, una sintesi a 
priori, clic rientra nella sfera deH'flJfprf- 
Crisiane trascendentale: questa è dunque 
un'attività unificatrice. 

- per F. Hkkbabt l'appercezione è il 

processo por cui l'esperienza nuova s’a¬ 
datta all'esperienza passata, e, trasfor¬ 
mata, forma con essa un tutto: ossia, 
c l’atto pel quale le ideo vecchie, tra¬ 
sformandosi, assimilano o incorporano 
idee nuove. 

Appetizione t/ilos.): per Leibniz l'ap¬ 
petizione e la percezione sono gii attri¬ 
buti essenziali della monade e si colle¬ 
gano con l'attiviti! della, sostanza i la 
substance est un ótre capatile d'ac- 
tion •); l’appetizione c appunto l’azione 
ilei principio Interno cho, nella monade, 
produce il mutamento <• Il passaggio da 
unu percezione u un’altra. 


A priori: v. a posteriori. 

Apriorismo t/ilos.): è quella teoria del¬ 
la conoscenza che pone Pi» priori come 
fondamento primo e assoluto del cono¬ 
scere. 

- (morate): designa quella dottrina cho 

pone a fondamento della condotta mo¬ 
rale umana la pura ragione, hi quale ò 
per sé sola pratica e prescrive all’uomo 
una legge universale e necessaria, indi¬ 
pendente dal contenuto che essa può 
rivestire (Kant). 

Arbitrio (libero) {lìbero m arbilrium iiulif- 
/ercntiae) (/ibis .): è la facoltà di com¬ 
piere o di non compiere un determi¬ 
nato atto: colendi nolcnditiuc libcrtas, 
conte dice Boezio; libertà che è pro¬ 
pria di tutti gli esseri razionali, seb¬ 
bene non di tutti allo stesso grado, o 
die può volgersi Indifferentemente in 
un senso o nel senso contrario, secondo 
la volontà della persomi che agisce. Le 
prove del libero arbitrio si ricercano 
nel consenso dei filosofi, nella nostra e- 
sperienza interiore, nell’esigenza di spie¬ 
gale la responsabilità delie azioni umane, 
i prendi e 1 castighi. ( 

Archetipo (gr. àp/ÉTtirov, da àpyr] 
e t’jttoc = prima forma, modello; op¬ 
posto: copia) (psicol.): idea che fa da 
modello ad altre: p. es. la percezione 
d una cosa rispetto alle rati presenta¬ 
zioni ebe se ne possono avere sncccssl- 
vniuonte. 

—— t/ilos.): archetipi chiama Pestone 
le idee, che sono 1 modelli ideali, gli 
esemplari eterni, perfetti dello cose sen¬ 
sìbili, cho ne sono soltanto le copie im¬ 
perfette: sono posti fuori del mondo 
sensibile, nel inondo intelligibile, nel 
zóa(zo? vovjTÓs. In Plotino gli arche¬ 
tipi sono neWIntelligenza, VOÙ;, eioù 
nella seconda ipostasi , elio viene imme¬ 
diatamente dopo 1 ' 1 Tito, cioè dopo la 
divinità; in S. AuoBTtNO invece sono 
nella niente stessa di Dio. 
Argomentazione {logica): è una serie 
concatenata di argomenti, «li ragiona¬ 
menti, elle tendono a provale o a con¬ 
futare o mirano a un'tmlen conclu¬ 
sione. 

Arianesimo (relig.): è l'eresia di Amo, 
condannata dal celebre Concilio di 
N'ieea nel 325 , la quale negava la divi¬ 
nità di Cristo e, quindi, il dogma della 
consubstnnzfalltà delle tre persone di¬ 
vine: per essa ii Verbo ( A6yoc). eloò 
Cristo, creato in seguito n un atto del 
Ubero volere di Dio, è il primogenito 
di tutta la creazione, ma non è coeterno 
a Dio; vi fu un tempo in cui non era 




Armonia prestabilita 


— 15 — 


Assioma 


(f,v 770T6 oti oùx 9jv) o anche il suo 
farsi ebbe un principio (àp‘/ 7 ]v too 
XTC^ca^at irr/z xal aÙTÓ$).* 

Armonia prestabilita (filos.): 6 la dot¬ 
trina di LkibnCTB ohe mira a spiegare 
raccordo fra lo rappresentazioni che le 
monadi limino dell’universo, di cui o- 
Fruuna di osso « ò uno specchio viven¬ 
te »: fra lo monadi non v’ò reciproca n- 
zlono diretta, ma soltanto uno sviluppo 
parallelo, cho conserva ad ogni Istante 
un mutuo rapporto, regolato una volta 
per sempre dalla, divinità, nel momento 
della creazione, come duo orologi co¬ 
struiti perfettamente uguali da un arti¬ 
giano segnano sempre la stessa ora. In 
tal modo è pur chiarito il rapporto fra 
corpo e anima (rcs e.densa c rea cogi- 
trma): « Dio ha creato le duo sostanze in 
modo (die ciascuna, seguendo le proprie 
leggi ricevute fin trai principio col suo 
essere, s’accorda con l'altra ». ( 'osi, men¬ 
tre nell 'occasionalismo (v. cause occasio¬ 
nali) si richiede l’intervento diretto e 
continuo di Dio, qui invece basta un 
solo miracolo iniziale. 

Arte (estetica): designa la produzione o 
creazione di opere belle mediante il la¬ 
voro dell'ingegno, dovuta a una t enden¬ 
za radicale e costitutiva dello spirito li¬ 
mano. Perciò Parte si distingue dall’o- 
pcrare della natura, dalla scienza e 
dalla tecnica, la quale ultima si riferi¬ 
sce piuttosto al particolari procedimenti 
meglio adatti all’esecuzione delPopem 
artistica, ed ò diversa per ciascuna delle 
arti bello (pittura, scultura, architet¬ 
tura). 

Ascesi (gr. ac jy.rpic = esercizio, da 
dcjy.éo) = mi esercito) (rrlig. c filos. ) : 
In generale ò una regola di vita atta a 
raggiungere la soppressione n il pieno 
assoluto dominio sulle tendenze Sensi¬ 
bili, sui desideri!, sulle passioni, e quella 
purificazione dell’anima (xdtiKxpotrl che 
permette di dedicarsi interamente alla 
vita spirituale e contemplativa e di av¬ 
viarsi all’unione mistica con la divinità. 

Asceta (gr. àorXYjTr,? = chi attende ad 
esercizi) ( rrlig .): chi si dà all’ascesi. I 
Cristiani trasferirono questo termine a 
signi ficare ehi si dava ad esercizi di 
mortificazione del corpo; oggi si dice 
di chi è tutto dedito a esercizi religiosi. 

Ascetica (corno sostantivo) (rrlig.): ò 
quella parte della teologia che ha per 
oggetto la perfezione cristiana. 

Ascetismo (rrlig.): significa sistema e 
pratica di vita ascetica, solitamente 
messa in rapporto con l’idea di pec¬ 
cato, di colpa c d’espiaziono. 


- (morale): consiste nel dominio pieno 

e intero della volontà sopra gli impulsi 
dell’istinto e le tendenze sensibili ed e- 
goistiehe, per lasciare libero l’esercizio 
delle facoltà superiori c della virtù. Ì3 
comune a molte scuole filosofiche, ni 
Cinici, a Platonk, agli Stoici, ai Neo- 
platonici, occ. 

Aseità (lat. scol.: ascitas, da a sei op¬ 
posto abalietas: da ab alio, da altro) 
(filo*.): è la qualità d’un essere che ha 
in so stesso la ragione della sua esisten¬ 
za; mentre abalietas è d’un essere ohe 
ripete da altro la sua esistenza. Gli .Sco¬ 
lastici applicano ii termine aseitas a 
Dio; Schopexhal’KK attribuisce l’a- 
8 cità alla « volontà metafisica », posta a 
fondamento del suo sistema. 

- via asciuttisi è la prova deU’esistcn- 

zn di Dio dedotta dalla stessa essenza 
di Dio, qui a se est, cioè deve a se stesso 
il propfio essere. 

Asomatico (gr. à<rd>(j.aT0S = incor¬ 
poreo, da a prlv. c eròica, corpo) (fi- 
bui.): secondo gli Stoici sono asomatlci 
il vuoto, il tempo c gli oggetti del pen¬ 
siero. 

Assenso (il lat. assensvs traduce 11 ter¬ 
mino stoico auv-xaTa—ftsaic - il nor¬ 
ie, raffermare) (logica): in generale ò 
l’atto col quale l’intelletto accoglie o 
fi) sua un’idea o uu’affeminzlono al¬ 
trui. 

- per gli Stoici si dà l’assenso a una 

rappresentazione, la si accoglie come 
vera, quando questa, quasi impressa, 
suggellata in noi da un oggetto, s’im¬ 
pone allo spirito por la sua forza, la 
chiarezza, l'evidenza,Ci tira per i ca¬ 
pelli, come essi dicevano. 

Assertorio (giudizio) (logica): b quello 
elio esprime la realtà, l’esistenza, con la 
copula: «è , «non è ", senza Implicare 
la necessità, essendo possibile il con¬ 
trario. 

Assioma (gr. àjicojxa = dignità, po¬ 
stulato; da &£toc - degno; hit. mun- 
fiatimi) (logica): è in generale in affer¬ 
mazione, un principio considerate come 
vero per la sua evidenza e accolto come 
vero senza bisogno di dimostrazione. 

-- i matematici greci l'applicarono pei 

primi alle proposizioni evidenti: p. e.; 
tra due punti la linea più breve è la 
retta. 

- con AniITOTELE si è esteso ni prin- 

cipjt logici: al ] trincipio di identità, di 
contraddizione, ccc. 

- Spinoza denomina assiojni alcuni 

principi! fondamentali della sua Etica 
« more geometrico i/cmonstratu », 





Associazione delle idee 


— 16 — 


Astrazione 


Associazione delle idee ( psicol. ): de¬ 
signa la tendenza comune ai processi 
psichici a collegarsi fra loro, in modo 
r-lie, quando uno di essi risorge nella co¬ 
scienza, tende a richiamare altri stati 
psichici, o per coni ignita, cioè per essere 
entrati contemporaneamente nella co¬ 
scienza, ^ per ragioni di somigliansa, o 
anche per ragioni di contrasto. 

—- Si può ricondurre a due leggi generali : 

— a) la legge Cinica razione, per cui un 
processo psichico tende a ricostituire il 
complesso mentale di cui ha fatto parte ; 

— b) la legge dell* interesse, per la quale 
fra gli stati psichici richiamati si opera 
una selezione dovuta all’interesse at¬ 
tuale clic offrono pel soggetto. 

- L'associazione delle idee è descritta 

per la prima volta da Platone noi Fe¬ 
done (cap. 18 ), per spiegare l’idea del- 
1 ’ anamnesi . 

- I). Humk sviluppa e determina la 

teoria dell’associazione e la pone a fon¬ 
damento della vita psicologica. 

Associazionismo ( filos è la dottrina 
sostenuta dagli inglesi H ARTLKY , Hv- ; 
me, Stuart Mill, Bàin, ecc., secondo 
la quale l’associazlono delle idee ò la leg¬ 
go fondamentale della vita dello spiri¬ 
to e del suo sviluppo. È collegata a una 
concezione atomistica della vita spiri¬ 
tuale, per cui un numero determinato di 
elementi psichici, analoghi agli atomi 
della chimica (cioè sensazioni, sentimeli- 
li, immagini), associandosi, danno ori¬ 
gine alle funzioni superiori (memoria, 
intelligenza, fantasia, ragione) © le spie¬ 
gano. 

Assoluto (dal lat. absolvcrc = separare, 
perfezionare ; quindi assoluto = ciò che 
è indipendente e perfetto ; opposto : re¬ 
lativo) (/ ilo 8 .): esprime l’essere cho è 
sciolto da ogni limite, relazione o con¬ 
dizione, indipendente da ogni altro es¬ 
sere o cosa, e a un tempo perfetto ; quin¬ 
di l’easere che esiste in só e per sé. 

- l’assoluto può essere inteso come 

il fondamento primo di tutte le cose, che 
per il materialismo è la materia, per lo 
spiritualismo lo spirito pensato come 
sostanza, per l’idealismo il pensiero nel 
suo più ampio significato, ecc. 

- Newton pone a fondamento della 

sua meccanica il tempo assoluto e lo 
spazio assoluto, che cioè hanno esisten¬ 
za in sé, mentre ]>er Kant tempo e 
spazio sono attività della nostra sensi¬ 
bilità, c, quindi, dipendenti da questa, 
ad essa relative (v. spazio e tempo). 

Assurdo (Ionica): si dice d’un’hlea o 
d’un giudizio che viola le leggi fonda¬ 


mentali del pensiero, perché contiene 
elementi incompatibili fra loro o con¬ 
traddittori. 

- la dimostratone per assurdo (o ridu¬ 
zione all’assurdo, deducilo ad absurdum) 
è quella che vuol dimostrare o confu¬ 
tare una determinata tesi, esponendo 
la falsità evidente e la contraddittorietà 
delle conseguenze che no derivano. 

Astratto (dal lat. abs-trahcrc = trarre 
fuori; opposto; concreto) (psicol.): si di¬ 
ce della parte n dell'elemento che venga 
tratto fuori (abstrachim) da un tutto o 
considerato separatamente, p. e. la for¬ 
ma, il colore d’un oggetto; perciò pren¬ 
de il senso di - pensato \ * concettuale », 
in opposizione a ciò che ò dato imme¬ 
diatamente nell’intuizione. 

Astrazione (gr. d^aeCpsot?, da à<p— 
atpéo> = traggo fuori, lat. abstraho ): 
questo tonnine passa per due fasi prin¬ 
cipali (Euoken): 

- 1 . fase logico-metafìsica: per Arisi o- 

TELE è il procedimento che, omessi i ca¬ 
ratteri accidentali cruna cosa, ne rileva 
le qualità essenziali c le considera per 
so stesso; quindi sono astratte (è5 
àcpaipéoEox; XsyójjLeva) lo forme sepa¬ 
rate dalla materia, come lo grandezze 
matematiche, l'idea della statua sepa¬ 
rata dal masso di marmo. Nello stesso 
senso è intesa nel Medio evo: abstrahere. 
formam a materia int dicchi — separare 
la forma dalla materia mediante l’in¬ 
telletto. 

Nella logica astrarre consiste general¬ 
mente nel passare, mediante la sop¬ 
pressione d’una o di più note d’un con¬ 
cetto, a un concetto più generalo; p. e. 
togliendo ai concetti di quercia, olmo, 
pioppo ecc. alcune note, cioè quelle che 
li differenziano, si salo al concetto più 
generale di albero, cosicché quanto più 
l’astrazione procede, tanto più dimi¬ 
nuisce il contenuto del concetto, cioè la 
sua comprensione (che ò il numero dello 
note che esso include), e cresce invece 
l'estensione (che è il numero degli indi¬ 
vidui che esso abbraccia), come si vede 
passando, p. e., dal mammifero al ver¬ 
tebrato, àlTanimale, all’essere viven¬ 
te ecc. 

- 2 . fase psicologica (con Locke, Ber¬ 
keley ecc.): è l'operazione spontanea 
per cui il pensiero isola progressiva¬ 
mente, nella massa dei fenomeni, le 
qualità comuni ai singoli oggetti e le 
esprime mediante un nomo comune, un 
concetto, un’idea generale, trascorrendo 
dall osservazione dei singoli individui 
alla specie e al genere, grazio a quell 'al* 




Atarassia 


17 — 


Autarchia 


tra operazione spontanea che è la ge¬ 
neralizzazione, per cui si estende a tutta 
una classe, a una specie, a un genere 
ciò eho si osscrra in uno o più individui. 

Atarassia (gr. àrapaSta, da a prlv. e 
rapaOCTtij = turbo, agito) (filos.): è la 
serenltù dello spìrito che per K Pier no 
è l’ideale del saggio; è una conquista 
della ragione mediante la saggezza (<ppó- 
Vlf)(7t<;),t a temperanza (croxppOCTÓVT)), la 
fortezza (àvSpsla, che ci permette di 
non essere turbati dal dolore o dalla 
paura delia morto), la giustizia (8ixa- 
tooùv»], che ci pono sotto l’usbergo 
dolio leggi), l’amicizia (ipiXla, sostegno 
saldissimo dell’esistenza). 

- ò usata anche dagli Stoici, dagli 

Scettici o da altri, sempre per indicare 
la serenitù. e l'Imperturbabilità, dello 
spirito. 

Atavismo (lat. atavua = antenato): è la 
riapparlzione, In un individuo o in un 
gruppo di Individui, d’un carattere o 
d’una funzione biologica, o anello psico¬ 
logica, ohe non si trovava negli ascen¬ 
denti immediati, ma negli antenati più 
o meno lontani. 

Ateismo (da a priv. e &e6<;, dio): In ge¬ 
nerale consisto nel negare l’esistenza di 
Dio o anche d'un essere (comunque lo 
si voglia concepire) cho sia il principio 
d’unità dell’universo, degli esseri, dei 
fenomeni. Ateismo si dico anche certa 
specie di scetticismo radicale, cho stima 
puro accidente c vana apparenza la ve¬ 
rità, la bellezza, la moralità c tutti i più 
alti valori umani. 

Atomismo: è la dottrina filosofica e 
scientifica, che pone l'atomo a fonda¬ 
mento dell'universo. 

Atomo (gr. étToptoi; = indivisibile, da oc 
priv. e xé[iVEtv = tagliare) ( filo ».): per 
Democrito gli atomi sono le ultime 
particelle indivisibili della materia, In¬ 
finite di numero, eterne, pesanti, mo- 
ventisl nel vuoto, dove formano 1 corpi 
cadendo per legge meccanica. E piceno, 
che accoglie questa teoria, attribuisce 
agli atomi il clinamen, cioè la facoltà 
di deviare dalla verticale, con che si 
rende più comprensibile l’urto degli a- 
tomi, la formazione dei corpi nello spa¬ 
zio e la spontaneità del volere umano, 
essendo, per gli atomisti, anche l'anima 
formata di atomi (v. clinamen). 

- nella scienza odierna l’atomo appare 

come un mondo assai complesso, quasi 
un minuscolo sistema planetario costi¬ 
tuito da un nucleo centrale carico d’e¬ 
lettricità positiva, intorno a cui gravi¬ 
tano corpuseoli carichi d'elettricità ne¬ 


gativa, detti elettrorii, cosicché la mate¬ 
ria non è altro cho l'aspetto che prendo 
ai nostri occhi l’energia elettrica; non 
quindi sostanza immutabile, ma dive¬ 
nire incessante. 

Attenzione (psicol.): è un atto per cui 
la coscienza, sottraendosi momentanea¬ 
mente alla dispersione naturale c abi¬ 
tuale sopra diversi oggetti, si concentra 
sopra un fenomeno, un'idea o un gruppo 
di idee, tratta dall’interesse o dal desi¬ 
derio di maggior chiarezza. Può essere 
spontanea o volontaria. 

Attivismo (filos.)'. è la dottrina, non 
ben definita, secondo la quale la verità 
è opera non del solo intelletto, ma del¬ 
l'azione coordinata di tutte le potenze 
vitali o si manifesta essenzialmente nel¬ 
la capacità cho essa ha di promuovere 
l’aziono umana (Eucken). 

Atto (opposto: potenza) (filos.): per Ari¬ 
stotele l’atto (èvépyEta) àio stato del¬ 
l’essere ..pienamente realizzato; potenza 
(Sóvaim) lo stato ftell’essere in via di 
divenire, l'essere virtuale-, p. e.: il seme 
contiene la piunta in potenza, la pianta 
sviluppata è il semo divenuto atto. 

Atto puro (filos.): per Aristotele ò 
D io, atto pienamente realizzato, e per¬ 
ciò sottratto al divenire, /orma pura 
(v. forma) senza materia, causa prima 
del movimento, ma egli stesso immu¬ 
tabile, « primo niotore immobile ». Cosi 
pure gli Scolastici e Leibniz, pel qua¬ 
le Dio è attività assoluta, aclus purus. 

- pel Gentile ò il principio più alto 

della filosofia: è l’atto col quale lo spi¬ 
rito pensa se stesso e, pensando so stes¬ 
so, crea il proprio oggetto; perciò è in¬ 
concepibile una realtà pensata come e- 
steriore, anteriore, superiore allo spi¬ 
rito, giacché tutto è opera dell’io pen¬ 
sante, vivente o senza alcun presup¬ 
posto. 

Attualismo (filos.): si applica a quello 
dottrine che pongono l’attività sponta¬ 
nea e il movimento come principio della 
realtà, comunque concepita; iniziato da 
Eraclito, è ripreso più particolarmente 
da Heoel, cho introduce il movimento 
nella vita del pensiero, e continuato dal 
Gentile e da altri. 

Attributo (topica): ò ciò che nel giudizio 
viene attribuito o negato al soggetto. 

- (filos.): per Spinoza è ciò che espri¬ 
me l’essenza della sostanza (Dio). Infi¬ 
niti sono gli attributi di Dio, ma l’In¬ 
telletto umano ne vede due soli, cioò 
il pensiero e l’estensione. 

Autarchia (gr. àuTdtpxsioc = Il bastare 
a se stesso) (filos.): è il dominio di sé. 




















Autocoscienza 


— 18 — 


Azione 


l’indipendenza dalle cose esterne e dalle 
passioni. In cui 1 Cinici e gli Stoici 
scorgono l’essenza della virtù e la con¬ 
dizione della felicità. | 

Autocoscienza, o coscienza di se (psi- 
coi.): è la consapevolezza della propria 
vita interiore, degli avvenimenti psi¬ 
chici (idee, sentimenti, volizioni) che si 

svolgono nel nostro interno; è una co¬ 
noscenza diretta, immediata. 

_ (filos.): per Cartesio l’anima cono¬ 
sce se stessa come « sostanza pensan¬ 
te >, c vede in questo atto la prova In¬ 
tuitiva della propria esistenza. 

_per Kant Invece l'io conosce so stesso 

non come sostanza, ma come « sog¬ 
getto », corno attività; ossia l'io è il ter¬ 
mine comune a tutti i processi di co¬ 
scienza, quasi il ilio invisibile ohe 11 tie¬ 
ne collegati; separato da essi, è pura 
astrazione. , 

Autoctisi (gr. auró? e etici!.? — crea¬ 
zione di se stesso) (/ilos.): termine usato 
dal Gentile per esprimere che lo spi- t 
rito, pensandosi, prendendosi come og- 
getto, creo se stesso, si sviluppa in¬ 
cessantemente, grazio a una. vivente | 
dialettica del pensiero (v. dialettica). 
Automatico (gr. aÙTÓ[.taTO? = che s 
muove da Bé) (in generale): si dice di 
ciò che si muove da sé in maniera 
meccanica, senza l’intervento di for¬ 
ze psichiche o di una volontà intelli- 
gente. 

_ (psicol.): si applica all’attività in¬ 
cosciente, cioè a quegli atti che si ri¬ 
petono in maniera indipendente dalla 

volontà. . , , ,, . 

Autonomia (gr. coìtó? e vólto? = il da¬ 
re a se stesso lo legge, il reggersi con 
proprio leggi; opposto: eteronomia, dal 
gr. c~po? = altro, e vópio?= legge; che 
significò: il reggersi con leggi date da 
altri) (morale): per Kant consiste nel 
fatto che la volontà umana 6 una vo¬ 
lontà legislatrice universale, in quanto 
l'uomo nell’ordine morale obbedisco a 
una legge che emana non da una vo¬ 
lontà a lui esteriore (sia questa Dio, la 
società, la naturo, come avviene nella 
morale eleronoma), ma dalla sua volontà 
di essere ragionevole, dalla suo co¬ 
scienza. 

Autorità (principio di) —) (in generale): 
consiste ncll'accogliere come vera una 
cognizione da una persona cui si rico¬ 
nosce una superiorità intellettuale o 
morale, rinforzata spesso dalla tradi¬ 
zione. , . . , 

_ (/ilos.): nel Medio Evo Aristotele 

gode d'un'autorità assoluta nella scien¬ 


za e nella filosofia, donde il detto: ipse 
dirit (traduzione del greco aùvò? 2<ya, 
che avevano già usato, parlando di Pi¬ 
tagora, i suoi discepoli), per affermare 
cho una verità affermata da lui, Aristo¬ 
tele, non poteva esser messa in dubbio. 
L’autorità della tradizione aristotelica 
viene scossa nel Rinascimento, soprat¬ 
tutto per opera di Galileo, Bacone e 
Cartesio. 

Autosuggestione (psicol.): consiste nel 
suggerire a so stesso una rappresenta¬ 
zione, un sentimento d'attesa, un de¬ 
siderio, il cui contenuto si realizza. E 
volontaria, come quando alcuno vuole 
svegliarsi in un momento determinato, 
e si sveglia nel punto voluto; non vuole 
sentire un dolore fisico, c questo non è 
sentito; è involontaria, quando la sugge¬ 
stiono lavora a Insaputa del soggetto, 
o per l’azione d’una malattia o per altre 
cause intcriori. 

Averroismo (/ilos.): è la dottrina di 
Avkkroè, arabo, la cui azione si 
esercita a lungo, anche nel Rinasci¬ 
mento; lo sue tesi essenziali, condan¬ 
nate nel 1269 da Stefano Tcmpier, 
vescovo di Parigi, sono; l'intelletto u- 
mano è unico (intelletto attivo di Ari¬ 
stotele); 11 mondo è eterno; l’anima in¬ 
dividualo muore col corpo e vi è solo 
un’Immortalità collettiva; Dio non co¬ 
nosce gli avveniment i singolari ; gli atti 
umani non sono retti dalla Provviden¬ 
za divina; c’è ima verità di ragione se¬ 
parata o diversa dalia verità di fede 
(dottrina della doppia verità). 

Azione (psicol): è l'insieme dei moti o 
dei processi psichici coordinati in vista 
d’un fine, per tradurre in atto una vo¬ 
lizione. . , _ ... 

_ (/ilos.): è l’idea centrale della filo¬ 
sofia dell’azione di M. Blonpel: se si 
considerano le diverso forme dell’azio¬ 
ne (scientifica, inoralo, sociale), si vede 
che nessuna è perfetta, nessuna riesce 
ad eguagliare il potere al volere, cioè 
ad ottenere ciò che si vuole, e l’uomo 
non è mai soddisfatto della sua azione. 
Bolo se per una decisione della sua vo¬ 
lontà egli partecipa! della vita sopran¬ 
naturale e divina, offerta dal Cattoh- 
cismo, allora soltanto raggiunge l’equi¬ 
librio perfetto tra potere e volere, fra 
volontà voluta e volontà volente: cosi Dio 
diviene un’esigenza cho perfeziona 1 n- 
zione umana, la completa e l’appaga 
interamente. È una dottrina che vor¬ 
rebbe Coordinare c saldare insieme filo¬ 
sofia e cattolicismo, senza ricorrere al 

I dogma. 






Beatitudine 


— 19 — 


Bene 


B 


Beatitudine <gr. liax.aptÓTT)?. da [xa- 
xdtoioc = beato) (/dos.): 6 lo stato i 
X del saggio, secondo Aristotele. 
considerato conte la naturale conse¬ 
guenza non soltanto dell’attività mo¬ 
nde (Sto? TCpaxTlxéc), ma soprattutto 
della vita teoretica <pto? &M>pY)Tlx6?), 
cioè della piena esplicazione delle tor- 
-,c spirituali, della vita contemplativa 
che offre la conoscenza più alta, quella 
del macrocosmo e delle sue leggi eterne. 

__per B u Stoici si raggiunge nell apa¬ 
tia ànà&Eia, nel dominio della ra- 
gionc sulle passioni e sul dolore; per 
TOPI ceno nell’atorossla, che e data dal- 1 
l’assenza del dolore, da una scelta 
Bapiente'del piaceri e dall’armonia della 

vita. . 

_ per Spinoza 1 ’uomo raggiunge la 

beatitudine, la quiete definitiva, solo 
nella conoscenza del terzo grado, cioè 
nella «conoscenza intuitiva», per cui 
la ragiono vede le cose In Dio, nel loro 
aspetto eterno (sub specie acf erri itati»), 
che è poi un conoscerò Dio stesso nella 
sua unità, quasi un coincidere con lui. 
Beavlorlsmo (inglese: behariour - 
comportamento, condotta) (psicol.): ts 
il metodo di ricerca psicologica, che 
consiste nell’indagare 11 modo di rea¬ 
gire alle impressioni esterne, la manie¬ 
ra di comportarsi, di condursi nelle 
differenti circostanze della vita. Que¬ 
sto metodo, applicato dapprima agli a- 
nimali, s’è poi esteso all'nomo. 

Bello (/ ilos.): nell'antichità: per Platone 
il hello è ciò che offre all’occhio e alla , 
mente proporzione e armonia, ordine e 
misura. In modo cho la varlotà degli 
elementi si disponga In gradi e si com¬ 
ponga in un tutto plasmato o ordinato 
dalla vita dello Bpirito, il quale,. libe¬ 
randosi gradatamente da tutto ciò cho 
è corporeo e sensibile, può essere tratto 
verso il bello In sé, verso l’idea del bello 
eterna, perfetta, immortale (v. dialet¬ 
tica). L’arte dell’uomo non ò altro che 
un’imitazione della natura, che alla sua 
volta c un’imitazione dell’idea, quindi 
un'imitazione dell’imitazione, non un'c- 
spressione dirotta del hello. 

_Per Aristotele gli elementi del hello 

sono: l’ordine (T<£?i;), la proporzione 
(cuuusTpla), il limite <tò a>pia|.iévov); 
la fonte del bello è nel senso innato 
del ritmo e dell’armonia e nell’istinto 
d’ìniitazione, raffinato dalle due facoltà 
del genio ellenico: veder le cose con 


meravigliosa chiarezza; rappresentar¬ 
sele con perfetta obbiottività. 

__per Plotino il bello con è nella sim¬ 
metria, ma « è ciò cho rispleudc nolla 
simmetria »; una statua è bella « per In 
forma che l’arte vi ha introdotto », 
i-apà top stSou?, 2 èvfixvjv 7] t éyvv)). 

È l 'intuizione dell’artista, il suo genio 
che cren l’unità fra le parti molteplici 
d’un oggetto e dona a questo ciò che 
lo spirito ha di più profondo, mediante 
una raffinata elaborazione tecnica; l’ar¬ 
te non è più imitazione, come per Pia¬ 
tone o Aristotele, ma creazione dell’in¬ 
telligenza, del voù?. Questa teoria viene 
ripresa nel Hinascinicnto. 

- nei tempi moderni : per KANT è hello 

ciò che procura una soddisfazione di 
carattere universale, non esprimibile 
mediante concetti, libera da qualsiasi 
fino uti itarlo o morale: le coso non 
sono belle perla loro intima costituzio¬ 
ne, che In se stessa rqpta a noi scono¬ 
sciuta, ma perché sono capaci di ecci¬ 
tare c tendere In maniera armoniosa 
le nostre forze spirituali. 

- per B. Cuoce il bello non è un fatto 

fisico, non ha nulla da vedere con ru¬ 
tile, col piacere, col dolore, con la mo¬ 
rale. non è oggetto di conoscenza con¬ 
cettuale; è dunque ciò ohe produce uno 
stato d’animo libero da ogni interesse 
pratico o logico, un’impressione che si 
esprime in una pura Immagine, oggetto 
di intuizione, ebe è conoscenza imme¬ 
diata o fantastica d’un momento della 
vita dello spirito considerato nella sua 
singolarità. Intuizione cui dà coerenza 
e unità il sentimento. 

Bene (in generale): ò tutto ciò cne ri* 
spondo o si crede che risponda a un 
bisogno e porta n un fine voluto o de¬ 
siderato. 

_ (morale): è ciò che nell’ordine dell a- 

zlone ò oggetto d’approvazione, ciò il 
cui possesso è causa di soddisfazione e 
avvia alla perfezione. 

-_il gommo bene (summutn bollimi) è, 

per la filosofia antica, l’oggetto ultimo 
al quale deve tendere la volontà mo¬ 
rale • quindi un bene bastante a so stes¬ 
so, cui tutti gli altri beni sono subordi¬ 
nati e rispetto a cui son da considerarsi 
come mezzi. 

_ gli scolastici, Cartesio, Spinoza, 

Leibniz seguono la tradizione antica. 
Kant giudica che 11 dovere è anteriore 
al bene morale, che questo deriva da 
quello e gli è subordinato ; giacché li 
bene è ciò che si fa per dovere: ossia 
l’asione morale trae U suo valore non 








Biogenetica 


— 20 — 


Carattere 


dallo scopo al quale tende, non dal 
bene che attua, ma dal principio cui 
la volontà obbedisce, apendo unicamen¬ 
te por rispetto olla leppo morale : perciò 
la lepgo morale incondizionata deter¬ 
mina il bene, non il beno determina il 
dovere. 

Biogenetica (legge) (gr. (Uos = vita, 
yeveatS = origine): ò la legge, oggi con¬ 
testata, che ebbe questo nome dal na¬ 
turalista tedesco K. Haeckkl, per la 
quale le fasi dello sviluppo individuale 
ricapitolano in breve le fasi dello svi¬ 
luppo della specie. La formula è: Yonto- 
genesi ripete la filogenesi (v. ontoge¬ 
nesi). 

Biologia (gr. plot; = vita, Xóyos = di¬ 
scorso). È la scienza dei fenomeni ge¬ 
nerali della vita, comuni agli animali 
e alle piante. Comprende la morfologia, 
la f isiologia, la patologia , secondochó si 
considerano lo forme, le funzioni, i 
fenomeni anormali degli organismi vi¬ 
venti. 

Bisogno ( psicol .): ò la consapevolezza 
che qualche cosa manca al nostro orga¬ 
nismo, o anche, in senso più alto ameno 
usato, alla vita intellettuale, giacché 
ogni essere per vivere, svilupparsi o rag¬ 
giungere 1 fini che gli sono proprii deve 
prendere al mondo esteriore lo materie 
e gli elementi necessari all’esistenza. Si 
distinguo dal desiderio, perché il biso¬ 
gno ò indeterminato nel suo oggetto, 
mentre il desiderio si dirigo verso un 
oggetto determinato: ho bisogno di nu¬ 
trirmi o desidero un determinato cibo. 

Buon senso: per Cartesio ò sinonimo 
di ragione, intesa come facoltà di di- 
Bcernere il vero dal falso; quindi ò la 
capacità di ben giudicare, che non vie¬ 
ne concessa a tutti gli uomini nella 
stessa misura. 

Buridano (asino di — ) ( filos .) : cosi s’inti- 
titola rargomentazione attribuita a Bu¬ 
rlo ano» rettore dell’università di Pa¬ 
rigi ( 1328 ); ossa consiste ncH’affcrmarc, 
a proposito del libero arbitrio , che un 
asino affamato, posto davanti a duo 
socchi d’avena perfettamente uguali, 
si troverebbe nell’impossibilità di faro 
una scelta fra duo cose che lo solleci¬ 
tano in ugual misura, o morrebbe di 
fame, (V. anche Dante, Paradiso, can¬ 
to IV, vv. 1 -(J). L'argomentazione non 
si trova negli scritti di Buridano; ed ò 
forse dovuta ai contemporanei, per 
deridere il suo determinismo psicolo¬ 
gico, secondo cui la volontà si decide, 
tra più beni, pel bone maggiore; donde 
l’indecisione di fronte a due boni uguali. 


c 

Cabala (dall’ebraico Kabbalah = tradi¬ 
zione) (rclig.): opera di filosofìa religiosa, 
che si considera un’interpretazione se¬ 
greta della Bibbia, trasmessa per tra¬ 
dizione da Adamo ad Àbramo, attra¬ 
verso una serie ininterrotta di iniziati. 
Tratta dello sviluppo di Dio, che prendo 
coscienza di sé generando tutto lo coso 
dalla propria sostanza per via d’ema¬ 
nazioni; contiene l’enumerazione dello 
milizie celesti, il simbolismo dei nu¬ 
meri ecc. 

Campo della coscienza (psicol.): de¬ 
signa l’insiemo dei processi psichici 
(idee, sentimenti, emozioni), cho in un 
determinato momento sono presenti 
nella coscienza d’uu individuo. 

Campo visivo (psicol.): ò l’insieme de¬ 
gli oggetti cho sono percepiti simulta¬ 
neamente dall’occhio in un dato mo¬ 
mento; mentre il punto visivo è l’og¬ 
getto cho nel campo visivo si presenta 
con maggior chiarezza. 

Canonica (dal gr. xavtóv = regolo, re¬ 
gola, norma) (logica): ò cosi detta da 
Epicuro la parte introduttiva della sua 
dottrina, che tratta del criterio di ve¬ 
rità, cioè della validità obbiettiva dello 
nostre cognizioni, che egli fa consistere 
noU’immediata evidenza delle perce¬ 
zioni sensibili. 

Carattere (dal gr. x a pacrcrco = scalfi¬ 
sco, donde '/apaxTyp = impronta) (in 
generale): indica la qualità propria, la 
« impronta » che serve a distinguere o a 
definire un oggetto. 

-(psicol.): ò l’unità stabile, costante 

dello disposizioni intellettuali, sentimen¬ 
tali e volontario che distinguono un in¬ 
dividuo dagli altri, il nucleo permanen¬ 
te che dirige la sua evoluzione psicolo¬ 
gica, Vimpronta che egli lascia nei suol 
atti, tenendo presente che le qualità co¬ 
stitutive del carattere, le quali formano 
un fascio di energie diretto verso un fi¬ 
ne, si manifestano nelle contingenze della 
vita, soprattutto in quelle arduo e gravi. 

- (metafisica) : Kant concepisce l’uomo 

come cittadino di due mondi: del mon¬ 
do fenomenico e di quello noumcnico; 
come parte del mondo sensibile l’uomo 
ha un carattere empirico, che si inserisco 
nella catena delle cause naturali, di gui¬ 
sa che le sue azioni sono sempre deter¬ 
minate, o cioè non sono libere; invece 
come parte del mondo nouraenico ha un 
carattere intelligibile, sottratto alla serie 
delle cause naturali, e quindi libero . 











Caratterologia 


— 21 — 


Categoria 


_ (morale): aver un cara’lere morale si¬ 
gnifica possedere stabilmente quelle 
qualità del volere per cui il soggetto tien 
fermo a principi o a norme pratiche c 
morali determinate, che egli si ò pre¬ 
scritto con la ragione. 

Caratterologia (psicol.): neologismo 
che servo a indicare la scienza del ca¬ 
rattere, la quale studia l’essenza, l’evo¬ 
luzione del carattere, mira a fissarne 
i tipi fondamentali. 

Cardinali (virtù): v. virili. 

Carità (tcol.): è la maggioro dello tre vir¬ 
tù teologali (lede, speranza e carità) ed e- 
eprime l’amore di Dio e l’amore del pros¬ 
simo in Dio; è il principio d’ognl virtù. 

- (morale): consiste nel far del bene 

al prossimo senza mira alcuna di van¬ 
taggio proprio. 

Cartesianismo: si può Intenderò: 1 ” la 
filosofia di Cartesio nello sue tesi fon¬ 
damentali: l'idea di sostanza, 11 duali¬ 
smo fra anima o corpo, il meccanicismo 
del mondo fisico, l’evidenza corno cri¬ 
terio di Terità eoe.; 2» la filosofia dei 
discepoli o dei successori di Cartesio, 
cioè ili Malebranche, Oeclinx, Bpi- 
nossa, occ., benché non sia facile stabi¬ 
lire ciò che del pensiero di Cartesio ò di¬ 
venuto pensiero comune dei cartesiani, i 
quali mirano a risolvere i problemi po¬ 
sti ma non risolti da Cartesio: i rap¬ 
porti fra pensiero ed estensione, fra ani¬ 
ma e corpo, fra Dio c 11 mondo. 
Casistica (morale): è quella parto della 
morale pratica che tratta dei « casi di 
coscienza *, cioè dell'applicazione di 
norme morali olle circostanze particola¬ 
ri, o ancho nei loro rapporti con la reli¬ 
gione, Bpeelalmcnte quando rincontro 
o l’intreccio fortuito degli avvenimenti 
della vita umana portano a conflitti di 
doveri di non facile soluzione. 

-in senso peggiorativo, s’usa per in¬ 
dicaro distinzioni sottili o abili con cui 
si vuol giustificare un atto che spesso 
la inoralo non approva. 

Caso (gr. ’M/tj, slitapirivi)) (fn gene¬ 
rale): si dico elio un fatto è dovuto al 
caso, quando è fortuito, inaspettato o 
so ne ignorano le causo. 

- ( Hlos .): già Aristotele intorpreta 

il caso corno un avvenimento dovuto al 
fatto che due o più serie di fenomeni 
s’incontrano in un punto in maniera 
imprevedibile, o dà l’esempio dello sca¬ 
vatore che trova un tesoro. 

- in senso più comprensivo il caso si 

ha ciuando una modificazione insensi¬ 
bile e impercettibile nello cause d’un 
avvenimento produce una modifica¬ 


zione nell’effetto; p. e. il ritardo d’un 
attimo di un fatto qualsiasi può pro¬ 
durre o far evitare un accidente gra¬ 
vissimo per lo sue conseguenze. 

Catalettica (fantasia) (gr. cpavvaota 
y.xTaXvjTTTixr,, lat. risum impressum 
e//ictumque: t ic.): è per gli Stoici una 
rappresentazione che ei si presenta, con 
tale evidenza (èvàpysia) o forza, ri¬ 
producendo lutto le qualità dell’ogget¬ 
to. elio ci afferra (y.aTaXa|j.[ 3 àvet) o ci 
costringe ad accoglierla come vera. 10 
il fondamento del criterio stoico di ve¬ 
rità. 

Catarsi (gr. xdt&apot Q, da xaDmpio 
= purifico) (Hlos.): per Platonf., come 
più tardi per Plotino, consisto « nel se¬ 
parar-, e rimovore (ytopi) quanto 
più è possibile l’anima dal corpo c as¬ 
suefarla a raccogliersi in só medesima, 
rimanere sola, sciolta dai vincoli del 
senso > (Fedone). La catarsi ha por fine 
di preparare l'anima allo più olevate at¬ 
tività spirituali. Per i Neo pi, atonici è 
un avviamento alla mistica, aH’unione 
con Dio. 

- (estetica): Aristotele parla d’una 

calarsi traffica, che sarebbe l’effetto pro¬ 
dotto dalla tragedia sopra gli uditori: 
raziono tragica, suscitando la compas¬ 
sione e il terrore, compio la funziono 
di purificare da tali sentimenti l'animo 
dello spettatore, sollevandolo dalle an¬ 
gustie dolln vita quotidiana. 

- (psicol.): nella psicanalisi la catarsi 

consiste nel richiamare un’idea o un ri¬ 
cordo, che, represso, produce perturba¬ 
zioni fisiche e psichiche, mentre, cono¬ 
sciuto e chiarito, diviene innocuo. 

Categoria (gr. xanj-fopta, da xccrv)- 
yopEtv = affermare; lai. praedicamen- 
t avi : Boezio) (logica): per Aristotele 
le categorie sono lo affermazioni, i pre¬ 
dicati più generali delle cose, le diffe¬ 
renti classi di predicati che si possono 
affermare d’un oggetto qualsiasi, c quin¬ 
di 1 sommi generi del reale (xanjYOptòcl 
toO Svuoi;); ne distingue dicci, traen- 
dole, forse, dallo parti del discorso: 
sostanza, qualità, quantità, relazione, 
luoao, tempo, situazione, avere, lare, 
patire. 

-per Kant le categorie sono le /orme 

a priori del conoscere, con le quali l'in¬ 
telletto unisco il molteplice offerto dal- 
Vintuizione sensibile: c cioè I fenomeni 
che il senso percepisce slegati, isolati, 
sono dall 'intelletto collegati in una sin¬ 
tesi per mezzo delle categorie: p. e. gli 
organi di senso percepiscono duo fono - 
meni isolati, il calore e la dilatazione 






Categorico 


— 22 — 


Certezza 


d'un corpo; l’inteUetto li unifica con la 
categoria di causa : il coloro ò causo della 
dilatazione. lCont. enumera dodici cate¬ 
gorie: tre della quantità (unità, plura¬ 
lità, totalità), tro dello qualità {realtà, 
negazione-, limitazione), tro dello rela¬ 
zione ( sostanza, causa, reciprocità (ia¬ 
sione), tro della modalità (possibilità, 
esistenza, necessità). 

- -Schopenhauer ammette la sola ca¬ 
tegoria di causa: il mondo come sem¬ 
plice rappresentazione è una moltepli¬ 
cità di fenomeni disposta nello spazio 
e nel tempo, ordinata o pensata secondo 
il principio di causa. 

-per Rosmini la categoria unico e su¬ 
prema è l'idea dell’essere in universale, 
cioè di quella < qualità che è centuno a 
tutto lo coso, senza badare punto a 
tutte le altro loro qualità generiche o 
specifiche o proprie » ; da essa dipende 
il sorgere o 11 formarsi delle rimanenti 
ideo (v. essere). 

Categorico (giudizio) (logica): è il giu¬ 
dizio in cui il rapporto fra soggetto o 
predicato è affermato come assoluto, 
incondizionato; p. e.: Dio 6 giusto. 

•- il sillogismo categorico è quello com¬ 

posto di tre giudizi categorici. 

Categorico (imperativo): v. imperativo. 

Causa: nell’uso corrente 6 ciò che pro¬ 
duce l’eftctto ed ò concepita come una 
forza ohe da un tenomeno ne fa deri¬ 
vare un altro; p. e. la pianta è causa 
del flore, un oolpo di fucile 6 causa del¬ 
la ferita (v. principio). 

- secondo D. Home, neU’espcrienza, 

in noi come fuori di noi. questo passag¬ 
gio dalla causa all'effetto, questa forza 
o « azione transitiva « non viono perce¬ 
pita, non esiste: noi constatiamo sol¬ 
tanto che un fenomeno succede a un 
altro, che il primo è l'antecedente co¬ 
stante del secondo, per cui non v’ò con¬ 
nessione necessaria tra 1 fenomeni, ma 
soltanto successione pura o semplice; il 
legamo causale che noi vi scorgiamo è 
dovuto esclusi vomente aH’associazione 
delle idee per contiguità, o aU’flòffudine 
(v. associazione delle idee o abitu¬ 
dine). 

- per le scienze fisiche la causa 6 sem¬ 
pre in correlazione con l'effetto, con¬ 
forme alla formula di Galileo: • causa 
è quella la quale, posta, sèguita l’effetto 
e, rimossa, rimuove l’effetto »: donde 11 
principio di causa: « tutto ha una causa; 
la stessa causa, nelle Identiche condi¬ 
zioni, produco lo stesso effetto; 1 feno¬ 
meni costituiscono serio nello quali resi¬ 
stenza del precedente determina quella 


del seguente •. Sono queste lo formulo 
più comuni del principio di causa. 

Causa finale ( filos .): ò la causa per cui 
una cosa ò o si fa; Il principio dello 
causo finali ò quello in virtù del quolo 
le serie dei fenomeni formano sistemi 
in cui l’idea del tutto determina resi¬ 
stenza delle singolo parti (Lachklier). 

- mediante le emise finali si prova l’e¬ 
sistenza di Dio, appoggiandosi alla con- 
stataziono di fini nella vita sia uni ver¬ 
sale sia individuale, donde la necessità 
d'ammettere una causa suprema, intel¬ 
ligente. 

Causa prima (filos.): 6 ciò elio basta 
a se stesso, che non ò l’effetto né la di¬ 
pendenza d’altra cosa, ma la causa da 
cui tutto dipende, il principio primo,Dio. 

Causa sui (filos.): per Spinoza è la so¬ 
stanza infinita, Dio, perché non ripeto 
la sua esistenza da altro essere, non 
sottostà a nessuna condizione, è incon¬ 
dizionate, ussoìrt o, ha in sé la fonte e 
la ragione del suo essere, si afferma, si 
pone per virtù sua intrinseca. 

Cause occasionali (teoria delle-)(/»Zos.): 
è pensata da Geclinx e Malebranche 
per risolvere il problema, lasciato Inso¬ 
luto da Cartesio, dei rapporti fra anima 
c corpo: due sostanze radicalmente di- 
vorsc, come l’anima e il corpo, non pos¬ 
sono agiro l’una sull’altra; perciò non 
è la mia volontà cho muove 11 mio brac¬ 
cio, ma « Dio ha voluto che il mio brac¬ 
cio si muova, quando la mia volontà lo 
esige »; ossia il fatto fisico (come il mo¬ 
vimento dol braccio) ò suscitato da Dio 
nell’occasione in cui l'anima ha la rap¬ 
presentazione corrispondente. Dio ò per¬ 
ciò 1’unica causa eflicionte tanto nel 
mondo fisico, quanto nel mondo spiri¬ 
tuale, ò la causa continua dell'accordo 
fra i movimenti del corpo e le idee del¬ 
l’anima. 

Cause seconde (filos.): sono cosi 
chiamate nella Scolastica le cause na¬ 
turali rispetto alla causa prima, a Dio. 
Cenestesi (gr. xotvi!) = comune, o 
atcrì>vj(n?= il sentire) (psicol.): designa 
il complesso delle sensazioni provenienti 
dagli organi interni del corpo, lo stato 
psichico totale risultante dall’azione 
simultanea e complessiva dolio im¬ 
pressioni interne. 

Certezza (opposto: dubbio ) (jwricoZ.): è lo 
stato dello spirito intimamente persua¬ 
so di possedere la verità, o por via imme¬ 
diata, dovuta all 'evidenza, o per dimo¬ 
strazione, o anche per fede; iu questo 
terzo caso s'accost-’. olla credenza (V. 
credenza). 




Cinestetiche 


— 23 — 


Compositivo 


_ (logica): è il carattere di ciò che non 

lascia aperta alcuna via al dubbio ed 
è dovuto al fatto che i principi! logici 
sono osservati. 

Cinestetiche (sensazioni) (dal gr. xt- 
véo>= muovo, atat>r,a'.; = sensazione) 

( psicol.): sono le sensazioni che proven¬ 
gono dai movimenti degli organi cor¬ 
porei. 

Circolo vizioso = vedi diallelo. 

CI inamen (è la traduzione , luereziana 
del greco exxXtai:, da èxxXivetv = de- 
vìai-e, declinare) (filos.): Emerito am¬ 
mette che gli atomi, invece di cadere 
dall’alto al basso in linea retta (ché in 
tal caso non potrebbero incontrarsi, né, 
quindi, formare i mondi c i corpi compo¬ 
sti). subiscono, per un Impulso interiore, 
una deviazione dalia linea verticale (che 
è appunto il clinamcn), la quale ne ten¬ 
de possibile l'urto. Por tale tendenza 
spontanea la necessità meccanica cedo 
nell'uomo il posto ulla volontà libero, 
essendo anche l'anima formata di atomi. 

Cogito ergo sum </ffos.): è il principio 
elio Cartesio assume come fondamento 
della certezza, dell’immediata consape¬ 
volezza del nostro essere spirituale: pol¬ 
li fatto che io penso affermo che io esi¬ 
sto, concepisco la realtà dell’anima co¬ 
me sostanza pensante, permanente, as¬ 
soluta, mentre i suoi contenuti sono va¬ 
riabili. transito rii ; il che non deve però 
considerarsi corno la conclusione d’un 
ragionamento, ma una certozza imme¬ 
diata e intuitiva. 

Coincidentia oppositorum (filos.): 
già in Eraclito la • tolta del Contrari -, 
cioè degli elementi cosmici che Bono in 
conflitto fra loro, in realtà 6 < un'ar¬ 
monia », e la vera saggezza sta nel co¬ 
gliere l’unità che si cela sotto la molte¬ 
plicità dello cose fra loro discordanti. 
Ncll’l 7 mo di Plotino ogni opposizione 
scompare. 

-per Nicola Cosano gli opposti si con¬ 
ciliano in Dio, si fondono In un’unifd 
indistinta, dove il massimo coincide col 
minimo o lo coso contraddittorie s'ap¬ 
pianano: se p. e. si dico che Dio è luco, 
esso non è luce che contrasti con le te¬ 
nebre, ma nolla luce influita anche le 
tenebre sono luce. 

- anche Giordano Bruno scioglie nel- 

VCno lo antinomìe di forma o materia, 
di finito e infinito, di massimo e minimo, 
sopprimendo ogni dualismo: ■ profonda 
magia 6 saper trar il contrario, dopo 
Aver trovato il punto do l’uniono ». 
Coltura (dal lat. colere = coltivare): dal¬ 
la cultura agri è trasferito alia cultura 


animar : infatti Bacone parla di cultura 
o georgica dello spirito come d'una parto 
principale dell'etica: cultura animi, 
guani etiam gcorgicam animi appellare 
consuevimus. 

. - Guglielmo di HcJtBoi.PT distinguo 

coltura o ci filtri (frane, civilisation): la 
ci città contribuisca a rendere l’umanità 
più socievole e più morale con le isti¬ 
tuzioni 0 coi beni materiali, mentre la 
coltura s’eleva ni disopra di essa con 
la scienza o l’arte. 

_,— con F. Nietzsche l'opposizione fra 

lo due idee si fa più recisa: la civiltà è 
l’ideale dell’uomo comune, del ■ greg¬ 
ge -, ha un carattere tecnico e mecca¬ 
nico, è una forma d'esistenza intesa a 
migliorare lo condizioni materiali del¬ 
l'uomo nella sua evoluzione storica; in¬ 
vece la coltura, nello grandi epoche sto¬ 
riche, è ccr-rassegnata dal dominio de¬ 
gli spìriti più audaci, creatori di nuovi 
valori, corno 11 -secolo di Pericle c la 
Rinascenza italiana: òjl culto degli alti 
valori umani. 

._ cottura o civiltà s’adoperano spesso 

quando si pongono in contrasto due 
grandi tendenze storiche, come la ci¬ 
viltà mediterranea e la coltura germanica : 
la prima ha i caratteri della stabilità, 
dell’ordine, della chiarezza, la seconda 
del divenire, della profondità, dell’aspi¬ 
razione indefinita. 

Come se (filosofia del —) ifi Io».): Hans 
Vaihinger sostiene che il conoscere è 
« un semplice strumento che è utile per 
poterci orientare nella realtà % c, poi¬ 
ché il pensiero non può penetrare il 
mondo reale, ci foggiamo finzioni, che 
non hanno alcun fondamento positivo, 
ci comportiamo come se (als ob) le coso 
fossero cosi come le pensiamo: ■ fin¬ 
zioni nello stretto senso della parola 
sono quelle formazioni psicologiche ciie 
non solo contraddicono ulla realtà, ma 
sono in se stesse contraddittorie, come 
atomo e cosa in sé ; da questo si distin¬ 
guono quello idee che contraddicono 
solo alla realtà data, ma non sono in so 
stesse contraddittorie, come lo classi¬ 
ficazioni: sono semiflnzioni ». Queste so¬ 
no mezzi che il pensiero adopera nelle 
sue indagini o possono condurre a buoni 
risultati. 

Comportamento = vedi beaviorismo. 
Compositivo (logica): 11 metodo com¬ 
positivo ò il Beoondo momento del me¬ 
todo galileiano: dopo aver ottenuto col 
metodo risolutivo (v. quosto termine) 
l’ipotesi atto a spiegare un fenomeno 
o un gruppo di fenomeni, essa è ve- 








Comprendere 


— 24 — 


Conoscenza 


ri ficaia applicandola ai casi particolari, I 
ne d'esperienza; in questa verificazione 
consisto appunto il metodo compositivo. 

Comprendere (film.): riceve un parti¬ 
colare significato dal tedesco G. Dil¬ 
they, che lo distìnguo dal semplice co¬ 
noscere: comprendere (ted. : vcrstchcn) ò 
vivere o rivivero ( crlcbcn) interiormente 
un’idea in modo che soggetto o oggetto 
coincidano, che essa si faccia nostra per 
via immediata, cioè per intuizione. Men- 
tro il conoscere si riferisce a oggetti este¬ 
riori, meccanici, come avviene nelle 
scienze della natura ; il comprendere in¬ 
vece ha il suo posto nelle scienze sto¬ 
riche, dove il vero storico rivive i fatti 
che narra, di guisa cho fra l’autore 
d’un avvenimento storico e chi lo narra 
v’è solo differenza di grado, non di 
qualità. 

Comprensione (Tonica): la compren¬ 
sione d’un concetto ò il numero delle 
« note essenziali « che esso contiene o I 
cho si esprimono nella sua definizione 1 
(vedi; astrazione, estensione). 

Concetto (dal lat. curri e capio = « pren- j 
do insieme », cho traduce il gr. 
da auv e Xajxpdcvco) (Ionica): ò un pro¬ 
dotto mentalo elio riunisce in un tutto [ 
le note essenziali d’una classe di esseri j 
o di coso; p. o. l’uomo, il genio. 

- concetti puri o a priori (come p. e. 

causa, sostanza) sono quelli tratti non 
dall’esperienza, tua dalla ragione, c for¬ 
niti dei caratteri dcll'Mnircrsalifd o della 
necessità, ossia validi per tutti gli cs- | 
seri ragionevoli o per tutti gli oggetti 
che essi denotano; devono esprimere 
l'cssenca dell’oggetto e quindi ciascun 
concetto non può essere diverso da quel¬ 
lo che ò. Socrate viene considerato il 
fondatore della teoria del concetto; 
Aristotele nc ha poi studiato e for¬ 
mulato i caratteri essenziali. 

- concetti empirici sono idee generali 
che servono a definire classi d ? oggetti 
o di coso dato nell’esperienza ; p. c. mam¬ 
mifero, vertebrato. 

Concettualismo (film.): nella questio¬ 
no degli universali designa la teoria 
cho sta di mezzo fra il realismo e il no¬ 
minalismo e fu introdotta da Abelar¬ 
do: secondo tale concezione gli univer¬ 
sali non sono né reali, né puri nomi, ma 
esprimono qualità comuni a classi di 
individui e hanno esistenza, come con¬ 
cetti ( conceptus ), nella mente umana 
(v. universali, realismo, nominalismo). 

Concordanza (metodo di — ) (logica): è 
uno dei metodi che lo Stuart Mill in¬ 
segna nella sua logica per ricercare o 1 


isolare la causa. La formula ò la seguen¬ 
te: se due o più casi d’un fenomeno 
concordano in una sola circostanza sem¬ 
pre presente, questa è la causa del fe¬ 
nomeno ; p. o. : più corpi, in circostanze 
differenti e in esperienze variato, si fon¬ 
dono e volatilizzano quando sono sotto¬ 
posti a una forte temperatura; quindi 
la fusione e la volatilizzaziono hanno 
per causa il calore, unica circostanza 
comune. Si collega con la raccolta d’o- 
sempi atti a scoprire la « natura *, la 
qualità essenziale d'un fenomeno, rac¬ 
colta che fu detta da Bacone tabula 
praesentiae. — Gli altri metodi di 
Stuart Mill sono: di differenza, dello 
variazioni concomitanti, dei residui (v. 
questi termini). 

Concreto (dal lat. concrescere = coagu¬ 
larsi, rapprendersi; opposto: astratto): 
in generale si dico concreto un oggetto 
o un fatto quando si considera quale è 
dato nell’esperienza, con tutti i carat¬ 
teri che lo costituiscono: p. e. un deter¬ 
minato cappello bianco 6 concreto; cap¬ 
pello, bianco, presi separatamente, sono 
astratti. 

- in senso più rigoroso: dicesi con¬ 
creta una cosa, un essere, nn atto, un’i¬ 
dea, quando si concepisce come un’u¬ 
nità organizzata In un tutto, una sin¬ 
tesi d’e omenti molteplici. 

Condizionato (opposto: incondiziona¬ 
to) (filos .): indica ciò che per essere 
suppone una condizione, ossia ciò la cui 
esistenza dipende da un’altra cosa; è 
sinonimo di relativo. 

Condizione (in generale): è una qualità 
o una circostanza considerata come 
un’esigenza necessaria aH’esistero d’una 
cosa, al prodursi di un fenomeno ; p. e. ; 
l’ossigeno è la condizione della vita. 

- (logica): la condiziono è il princi¬ 
pio, il fondamento ; il condizionato è la 
conseguenza, l’applicazione del prin¬ 
cipio. 

Conoscenza: consiste ncll’aver presento 
alla coscienza un oggetto, sia questo 
interiore, p. e. un’idea: sia esteriore, 
p. e. un fenomeno del inondo esterno. 
Si distinguono diversi gradi di cono¬ 
scenza : 

- a) volgare: ò slegata, superficiale, 

mira per lo pili all’utile immediato; 

-à) scientifica: vuol cogliere i rapporti 

fra le cose, rappresentarseli chiaramen¬ 
te, spiegarli o descriverli obbiettiva¬ 
mente, esporli con ordine; 

- c) filosofica: tende a collegare una 

classe di cognizioni o di fenomeni con 
una visione generale delTuni verso, dove 









Conosci te stesso 


— 25 — 


Contingentismo 


il tutto è determinato possibilmente da 
un unico principio supcriore, sia questo 
la materia o l’idea o lo spirito o un prin¬ 
cipio indistinto in cui materia e spirito 
sono fusi in un tutto. 

Conosci te stesso (filos.): con queste 
parole Socrate Invito l’uomo a rien¬ 
trare in se stesso per cogliere il suo vero 
essere. Per es.. Lachete o Micia, sono 
due valorosi che perù ignorano che cosa 
sia il coraggio; Socrate, interrogando, 
li conduco a constatare eho non sanno 
citi che essi sono e il avvia a prender 
chiara coscienza della loro realtà in¬ 
teriore e profonda. 

_Piattino, obbedendo, come Kraclito o 

Socrate, all’Invito del Ilio, che prescrive 
il • conosci te stesso ■, pensa che l’ani¬ 
ma, rientrando in se stessa, scopre tutta 
la ricchezza della vita intcriore, coglie 
la parte divina che contlono o s'innalza 
aU'Uno Infinito. 

__ anche per S. AGOSTINO conoscer se 

stesso 6 un mezzo per giungere a Dio: 
noli forai! ire, in te redi, in interiore ho- 
mine habitat rcritas, o nell’anima tro¬ 
viamo l’intelligenza, l’amore,la cono¬ 
scenza, tre facoltà d'ugual valore, che 
no formano una sola e sono l’immagino 
della Trinità divina. 

.- anche per Campanella il w»c« te 

ipsum rivela tre coso fondamentali, dal 
momento che conoscere ed essere co¬ 
incidono: so sento ili essere, significa 
che ho la potenza di essere, so di es¬ 
sere, voglio essere, (passe, nasse, ielle); 
ho pure la coscienza dei limiti del co¬ 
noscere umano e quindi anche dell’es¬ 
sere universale e divino, il quale b in 
grado perfetto posse, nosse, velie: po¬ 
tenza, sapienza, amore. 

- per Cartesio il * conosci te Btesso » 

offre l’immediata intuitiva certezza del¬ 
l’esistenza del nostro io cosciente, del¬ 
l’anima come res cogitane, come realtà 
sostanziale, distinta dal suo contenuto, 
cioè dal processi coscienti che si succe¬ 
dono nel nostro interno. 

- per Heokl « Il conosci te stesso è la 

norma suprema eho esprime la natura 
dello spirito e Questo, esaminandosi nel 
suo sviluppo storico o nei sistemi che 
si succedono nel tempo, scopre che 
esso è llbora creazione, verità assoluta, 
che si viene svelando gradatamente per 
lo sforzo secolare dei pensatori. Ogni 
grando sistema filosofico è un momento 
necessario d’un tutto. 

Consensus gentlum (filos.): b l’accor¬ 
do di tutti gli uomini intorno a certo 
affermazioni tenute per vere; 6 addotto 


come una dello prove dell'esistenza di 
Dio. 

Contemplazione (opposto: pratica) (fi- 
los.): b l’attività spirituale, cosi forte¬ 
mente presa dal suo oggetto, che il sog¬ 
getto, obliandosi, fa con esso una cosu 
Boia. 

_ in Aristotele contemplare («-cm- 

pztv), in opposizione al fare (7TpxTTCtv), 
designa la vita speculativa, la cono¬ 
scenza più alta, quella dell'ordine co¬ 
smico, delle sue leggi eterne, che ei li¬ 
bera dalle angustie della vita quoti¬ 
diana e dei rapporti umani; 6 il bene 
più alto. 

- Plotino estende il concetto di con¬ 
templazione (Oeoiptoc) a tutti gli esseri, 
gtaoehé la oorronto spirituale elio emana 
dall 'Uno, cioè (la’.:» divinità, fa sentire 
la sua azione, per successivo grada¬ 
zioni, in tutto l’universo, col carattere 
d'un’attività creatrice o plasmatrice. 

Contingente e contingenza (oppo¬ 
sto: necessario o necessità) (filos.): espri¬ 
me tutto ciò che può essere o non essere, 
ciò elio può essere diverso da quello che 
è, olio non è sostanzialo o essenziale, ed 
avviene per causo accidentali. 

- nella SCOLASTICA mcdlocvalo dieosi 

futuro contingente l’avvenimento, che, 
formo restando tutte le condizioni at¬ 
tuali, può prodursi o non prodursi uel 
tempo a venire o quindi non può essere 
oggetto di scienza certa. S. Tommaso 
pensa eho Dio conosco anche i futuri 
contingenti, pur restando salva la libertà 
umana. 

Contingente mundi (filos.): b una 
delie prove posto dalia Scolastica a 
fondamento dell'esistenza di Dio: < se 
tutto lo cose fossero tali che potrebbero 
ancho hou essere (cioè, se fossero con¬ 
tingenti), vi sarebbe stato un tempo in 
cui nulla era; ma se cosi fosse, ancor og¬ 
gi nulla Barebbe, giacché ciò che non ò 
(ossia ciò che sarà contingente), incomin¬ 
cia ad essere solo per mezzo di ciò che è 
(ossia, per mezzo deU’assolufo); quindi 
tutti gli esseri non sono puramente 
possibili, contingenti, ma v’è qualche 
cosa di non contingente, di necessario, 
cioè Dio > (8 . Tojimaso). 
Contingentismo o filosofia della 
contingenza (filos.): servo a designa¬ 
re il complesso dello dottrino che nella 
spiegazione dell’universo assegnano ima 
parto più o meno grande alia contin- 

i gema. 

_ il francese Emilio BoCTROOX ha 

dato particolare rilievo a questa dot- 
1 trina; egli pensa infatti che a mano a 







Contraddittorio 


— 26 — 


Cosa in sè 


mano che si sale dalle formo Inferiori 
degli esseri alle forme superiori, dalla 
chimica alla biologia o da questa alla 
psicologia, si introducono nuovi modi 
di realtà (la qualità, la rtta, la coscien¬ 
za, l’auto-coscienza), In cui il ferreo con 
catcnamento di causa od effetto ohe si 
osserva nel mondo tìsico si viene atte 
nuando, fino a scomparire nella libertà 
spirituale umana; perciò la vita del 
ponsiero è una novità continua, In cui 
il nuovo non si può spiegare col vecchio. 

Il superiore con l’Inferiore, perché con¬ 
tiene qualcosa di più e di nuovo (con¬ 
tingente), che nella realtà inferiore non 
c'era. 

Contraddittorio (logica): due giudizi, 
due concetti dloonsl contraddittoril, 
quando l'affermazione del primo irnpll- I 
ca la negazione del secondo ; ò contrad¬ 
dittoria anche una proposizione in cui 
il predicato affermi una qualità o modo 
di essere opposta a quella espressa dal 
soggetto. 

Contraddizione (logica): il principili 
di contraddizione ò cosi formnlnto da 
Aristotele: «due giudizi, dei quali l’uno 
nega quello stesso che l’altro afforma 
(A è B, A non è B), non possono essere 
veri nel medesimo tempo e otto il me¬ 
desimo rispetto, poiché non ò possibile 
ammettere che alcuno pensi cho la stes¬ 
sa cosa sia o non sla» (àSuvavOV Ù7TO- 
Aaupàvetv vaùv&v elvat xal (xv) elvoci). 

-Leibniz lm dato di questo principio 

una formula più semplice: «A non ò 
non A», cioè un giudizioò falBO quando ' 
soggetto e predicato si contraddicono. 

- (filos.): Hegel pone la contraddi¬ 
ziono nel cuore della realtà vera, ossia 
nel pensiero: ogni idea contiene in sé 
la sua negazione, ciò' un’idea opposta 
che spinge a un nuovo concetto più alto 
comprendente e conciliante in sé i due 
primi : il primo concetto ò la tesi, il se¬ 
condo ’ antitesi , il erzo la sintesi. Que¬ 
st'ultimo subisce lo stesso destino, c cosi 
il movimento dello spirito i recede sem¬ 
pre più oltre, finché tutta la realtà è 
trasformata in puro ponsiero, in una 
« reto di concetti »: l’attività pensante 
diviene processo cosmico, che abbraccia 
tutte lo cose e tutte da sé lo produce 
(V. coincidcntia oppositorum). 

Contradictio in adiecto (logica): è 
la contraddizione fra un termino e ciò 
che vi si aggiunge ( adiectum ), aggettivo 
o sostantivo; p. e.: legno ferreo. 

Contrario (logica): sono contrarie due 
proposizioni opposte e universali, l'una 
affermativa e l'altra negativa; p. e.: 1 


* tutti gli uomini sono mortali ; nessun 
uomo ò mortale » ; sono contrari due 
concetti, quando l’aiiermazione dell’uno 
implica la negazione dell'altro; p. e.: 
bianco, non bianco. 

Contrattualismo (diritto): è la teoria 
dell’origine contrattuale dello Stato, che 
ebbe la sua forma più perfetta e famosa 
nel Contratto sociale di G. G. Rousseau 
( 1762). Il principio è: lo Stato si fonda 
sulla volontà individuale dei consociati, 
i quali l’hanno costituito per mezzo di 
un contratto. Se si pensa con I’Hobbes 
che, nel dar vita allo Stato, l’Individuo 
rinunzia a ogni suo diritto, si ha il go¬ 
verno dispotico, so con Locke si sta¬ 
bilisce ina rapporto bilaterale fra indi¬ 
viduo e Stato, si ha il governo liberale ; 
so col Rousseau si considera innlicna- 
liilo ogni diritto individuale, cosicché i 
singoli, riuniti in assemblea, possono, 
con un semplice atto di volontà, far 
tabula rasa d’ogni governo e magistrato 
esistente, si ha il governo radicale. 

Corpo (filos,): per Cartesio e Spinoza 
ò corpo ciò che ha estensione o moto, 
il quale non è altro che una successione 
di luoghi occupati da un corpo nell’e¬ 
stensione; per Berkeley o Hume, ne¬ 
gata resistenza della materia, il corpo 
è un complesso di idee o sensazioni as¬ 
sociate. 

Corsi e ricorsi (filos.): è la legge uni¬ 
versale che per il Vico regge la vita 
dei popoli e rispecchia le fasi di svi¬ 
luppo dello spirito individuale: il sen¬ 
so, la fantasia, la mente pura, corrispon¬ 
denti, nella vita pratica, alla passione 
ferina, alla soggezione a una legge di 
forza e arbitrio, alla libera osservanza dei 
dettami della ragione. Cosi ogni popolo 
trascorre necessariamente dalla violenza 
dolio stato ferino alla vita civile, e, in 
conformità dell'eterna natura umana, 
dove ripercorrere il suo corso, ricadere, 
per un processo degenerativo, nel senso 
o nella violenza, e dalla barbarle ripren¬ 
derò il moto ascensivo, iniziare 11 ri¬ 
corso. Vico trasse questa sua dottrina 
dalle indagini sulla storia di Roma, 
generalizzata e integrata, qua e là, con 
quella di Grecia. 

Cosa in sè (opposto: fenomeno): espri¬ 
me il carattere dello coso considerate 
por sé, fuori dei soggetto che le cono¬ 
sce, o in maniera da questo indipen¬ 
dente. 

- per Kant è il quid inconoscibile che 

si cela dietro ai fenomeni e no è il fon¬ 
damento; è posta fuori del tempo e 
dello spazio, non vi si possono appi!- 












Cose e persone 


— 27 — 


Creazione 


care lo categorie, valido solo poi feno¬ 
meni. 

__ Schopenhauer vedo la cosa in so 

nella volontà metafisica, fondamento 
ultimo o immanente del divenire co¬ 
smico: volontà ili vivere, for/.a cieca, 
inconscia, elio « si accendo ima lampada 
noi corvello umano », cioè si fa consa¬ 
pevole solo nell’uomo. 

--- corno concetto limite la cosa in sé 

stabilisco, per Kant, il confine fra il 
conoscibile o l incomiscibile £ è ciò che 
ó al di là dell’esperienza, oggetto di 
una intuizione non sensibile, ma solo 
intellettuale, elio è negata all’uomo. 

Cose o persone (morale): per Kant lo 
cose sono mezzi , oggetti per i nostri bi¬ 
sogni (in linguaggio economico: beni 
materiali ); lo persouo sono non mezzi 
ma /ini in si, hanno un valore assoluto 
che si misura non dall’uso oho so ne 
può fare, corno avviono delle cose, ma 
dal rispetto che si deve all’esscro ragio¬ 
nevole. in ciò che ha di intimo o invio¬ 
labile. 

Coscienza (lat. conscirc = sapere insie¬ 
me, detto di più persone che conoscono 
le stesse cose; gr. erjvei8r,<T(.S* da (T'jv 
= lnslemo c tema tS = sapere; oppo¬ 
sto: incoscienza) (psicol .): è la cono¬ 
scenza immediata, diretta dei propri! 
stali, o anche il ripiegarsi dello spirito 
sopra so stesso per indagamo il conte¬ 
nuto, o, in un torzo significato, l'insio- 
mo dei processi psichici che si succedo¬ 
no nel nostro interno. 

• - (morale): la coscienza morale ò non 

solo il ripiegarsi sopra se stesso per 
considerare i proprii atti, ma anche per ’ 
apprezzarli, per giudicarli buoni o cat¬ 
tivi, dondo un compiacimento interiore 
o il rimorso. 

Coscienza trascendentale </«os.): 6 
per Kant la coscienza d’uu io sempre 
identico a so stesso, d’un io pensante, 
sempre ugualo in mezzo al continuo 
fluire di tutto lo rappresentazioni, che 
vengono unificate, collegate in un tutto 
appunto grazio alla coscienza trascon- 
dontale; perciò l'io ò un’untfd sintetica 
primordiale, che entra in rapporto con 
una molteplicità, cioè con lo intuizioni 
sensibili, lo unifica, ne fa una scienza 
(la matematica o la fisica). 

Cosmo (gr. xóc|Aoq = ordino, ornamen¬ 
to, mondo ordinato) ( filos .): usato a 
significare dapprima l’ordino d’un eser¬ 
cito. poi la costituzione ordinata d'imo 
Stato, e di qui trasferito all’unf verso ; la 
regolarità o la costanza della vita uma¬ 
na, svolgontesi in una cerchia ben defi¬ 


nita di leggi e di costumi, apparvero in¬ 
fatti all'uomo prima che apparisse chia¬ 
ramente l'uniformità della naturn o 
della le noe naturale, che fu detta Stxv) 
(= costume, giustizia). 

Cosmogonia (gr. xód|Aoi; = mondo, 
yovV) — generazione): è il sistema che ( 
espone l’origine e la formazione del ■ 
mondo, Bia ricorrendo al mito e alla i 
leggenda, sia con rigore scientifico. 

Cosmologia (gr. xóoixo; = mondo o 
Xóyo? — discorso): è la scienza che ri¬ 
cerca le leggi generali dell'universo, sor¬ 
ta coi primi filosofi greci, quando, per 
spiegare l’ordino del mondo, alle cause 
personali o mitiche si sostituirono cause 
impersonali o naturali. 

Cosmologia razionale ( lilos .): è per 
Kant il complesso dei problemi riguar¬ 
danti la natura e l’origine del mondo 
considerato corno unità assolila posta 
a fondamento del fenomeni. 

Cosmologica (prova) dell’esistenza di 
Dio (/ilo*.): corrispondo alla prova det¬ 
ta contingentia mundi (vedi questo ter¬ 
mine); è sostenuta da Aristotele c da 
S. Tommaso, che la ospone in questi ter¬ 
mini : ■ tutto ciò che 6 mosso, ò mosso 
da qualche cosa, e muovere non è altro 
cho far passare una cosa dalla potenza 
all'affo; ora una cosa non può esser fatta 
passare dalia potenza all'atto se non 
da ciò che 6 In atto, il cho non è possi¬ 
bile all'infinito, giacché i motori secondi 
muovono solo perché essi stessi sono 
mossi da un primo motore, come il ba¬ 
stone non si muove cho per il movimento 
che è nella mano ». 

Cosmopolitismo (gr. xócrjxo; = mon¬ 
do, TzriXhrfi - cittadino): porgli Stoici 
l’uomo A cittadino del mondo; poi¬ 
ché l’anima umana è parte della ragione 
cosmica (divinac particula aurae, dice 
Cicerone), tutti gli uomini sono fra¬ 
telli e uguali in questo grande patria 
che 6 l'universo, la città di Giovo (Alò? 
7 tóXi;, secondo l’espressione dell'impe¬ 
ratore stoico Marco Aurelio). 
Creazione: in generale esprime l’aziono 
per cui una cosa è fatta passare dal 
nulla alKcsserc. Il mondo è stato posto 
nella realtà in un momento doto (prima 
del quale Dio solo esisteva, fuori del 
tempo o dello spazio), per un atto vo¬ 
lontario di Dio. 

- in senso piti rigoroso si riferisce ai 

mondo nel suo essere (non nel suo dive¬ 
nire) o nella sua totalità (comprenden¬ 
dovi il tempo, la durata in tutti i suoi 
termini); quindi come relazione pura, 
eterna, indipendente dal movimento 






Creazione continuata 


— 28 — . 


Critica 


dal divenire, da ogni passaggio: tale ò 
il pensiero di S. Tommaso, oggetto di 
non poche controversie. 

-per V. Gioberti l’idea di creazione 

è « inseparabile da quella di causa presa 
in senso assoluto ed è considerata come 
il nesso fra la causa assolata (Dio) e il 
suo effetto » (il mondo); donde la for¬ 
mula « l’Ente crea l’esistente % o il prin¬ 
cipio elio la nostra anima apprende» in¬ 
tuisce Dio come infinita attività crea¬ 
trice. 

- in senso relativo di « creazione arti¬ 
stica • : presuppone ima materia preesi¬ 
stente (marmo, bronzo, legno, linguag¬ 
gio), nella quale s’incorpora c agisco la 
potenza dello spirito, dando vita a ope¬ 
re nuovo, a un mondo idealo, più reale, 
spesso, del mondo che ci sta davanti 
agli occhi: creare è ricreare. 

Creazione continuata (filos.): è per 
Cartesio l’azione grazie alla quale Dio 
conserva il mondo nell’esistenza, me¬ 
diante una serie ininterrotta di atti crea¬ 
tivi, di miracoli successivi e contiuui. 

Crede ut intelligas (/ilos.): espressione 
di S. Agostino, che si completa con 
l’altra: inteUige ut credasi credi por com¬ 
prendere, comprendi per credere; ossia: 
la S. Scrittura ordina di credere per 
comprendere lo verità rivelate da Dio 
all’uomo; ma rintelligenza, che proce¬ 
do aneli’cssa da Dio, ci offre lo ragioni 
naturali per credere, ci da lo prove per 
chiarire le verità della fede: inteUige ut 
credas verbum menni, crede ut intelligas 
verbum Dei. La massima viene ripresa 
da S. Anselmo. 

Credenza (psicol.): il credere ò una di¬ 
sposizione naturale dell’uomo e, in un 
senso generale, s’avvicina o opinione , in 
quanto ci induce ad affermare una cosa 1 
rappresentandoci come sulllcienti i mo¬ 
tivi della nostra affermazione, anche 
so li sentiamo incompleti; in senso più 
ristretto ò raccogliere un’affermazione 
per fiducia in chi afferma, per ragioni 
estrinseche. 

- (filos.): per D. Hume il principio 

di causa è dovuto soltanto alla credenza, 
non è uu rapporto necessario: la suc¬ 
cessione abituale di due fenomeni A 
o B (p. e. il calore c la dilatazione d’un 
corpo) genera nella mento una fidu¬ 
ciosa aspettazione, per cui, quando con¬ 
statiamo il fenomeno A, attendiamo 
senz’altro, anticipiamo mentalmente il 
fenomeno B; noi crediamo alla succes¬ 
sione costante dei duo fatti, che è poi, 
invece, solo un’associazione dì impres¬ 
sioni, di idee, cementata dall’abitudine. 


-per Kant la credenza o fedo inoralo 

è * la disposizione a tener per vero ciò 
elio ò inaccessibile alla ricerca teore¬ 
tica », ciò che non ò logicamente dimo¬ 
strabile, « benché fondato sulla ragiono 
sotto l’aspetto pratico»* cosi, poiché 
la virtù ò ciò elio ci rende degni d’es¬ 
sere felici, e il perfetto accordo fra la 
volontà o la logge morale, cioè la virtù 
perfetta c la santità, non ò raggiungi¬ 
bile nel mondo sensibile, ò necessario 
ammettere rimmortolità dell’anima o 
l’esistenza di Dio; però l’una o l’altra 
sono oggetto d’una fede morale, sono 
una certezza puramente pratica, cioè 
« la fiducia nel conseguimento d’un fino 
al quale ò dovere, mirare ». 

Cristologica (controversia) (rclig.): nel 
soc. Ili, IV c V d. Or. sorsero intorno 
alla persona di Cristo c all'unione in 
ossa dello duo nature, umana o divina, 
discussioni interminabili, dette contro¬ 
versie cristologiclie (Cristologia = dot¬ 
trina intorno a Cristo). Il motivo capi¬ 
tale di esse ò nell’affermazione, tenace¬ 
mente propugnata dai Padri della Chio¬ 
sa: Cristo è il Logos, mentre, secondo la 
filosofia greca, il logos ò la ragione consi¬ 
derata come l’unità dei supremi prin¬ 
cipi! del cosmo, del pensiero o della mo¬ 
rale, ossia della divinità stessa In quan¬ 
to è ordinatrice c attiva. Arno sostiene 
invece che il Verbo ò un essere creato, 
differente dal Padre nella sostanza; i 
Monopisiti (dal gr. = unico, 

<pùaL<; = natura) negano la distinzione 
delle duo naturo, asserendo cho la na¬ 
tura divina ha assorbito la natura uma¬ 
na ecc. : dottrino combattute dai Padri 
della Chiosa e condannate dai Concili!. 

Criterio di verità (gr. xptTYjpiov, da 
xptvco = giudico) (Zo(/t‘ca): ò il segno 
decisivo, estrinseco o intrinseco, atto a 
far distinguere la verità o la falsità 
d’un'affermazione: tale segno è, p. e.» 
l’evidenza per gli Stoici o Cartesio, l'ac¬ 
cordo fra le idee per l’idealismo, l’espe¬ 
rienza ripetuta pel positivismo ecc. 

Critica (dal gr. xp£vo> = giudico, esa¬ 
mino): in generale consiste nel sotto¬ 
porre ad esame un principio, un’asser¬ 
zione, un fatto, per stabilirne il grado 
di credibilità o il valore prima di acco¬ 
glierli come veri; cosi avviene, p. e., 
nella critica storica. 

-per Kant ò una ricerca intorno alla 

ragione umana in tutto le sfere della 
sua attività (nel conoscere, nelPoperare 
moralmente, nel sentimento del bello). 
La critica tende a separare ciò che allo 
spirito umano proviene passivamente 








Criticismo 


— 29 


Deismo 


dal mondo esterno, ossia ciò che ò em¬ 
pirico, a poste riori, e che Kant denomina 
materia, da ciò che ù un’attività oiter¬ 
naria della stessa ragione, ossia da ciò 
che ò puro, a priori , o che vien detto 
forma. Cosi nel conoscere sono a priori 
le intuizioni dello spazio o del tempo e 
lo categorie; nella condotta morale la 
leggo morale non deriva dall’esperienza 
ma è un fatto della ragione, è pura for¬ 
ma; nel giudizio estetico l’essenziale 
non è la realtà empirica dell’oggetto 
che si dice bello, ma la rappresenta¬ 
zione, cioè un’attività dello spirito. In¬ 
fine, per spiegare certe produzioni della 
natura, non spiegabili col meccanismo, 
si ricorro alla finalità Interna, cioè si 
afferma che nella natura l’idea del tutto 
ò In ragiono dell’esistenza e dell’accor¬ 
do delle parti, corno avviene negli esseri 
viventi, nei quali la natura s’organizza 
grazio a un’arte tutta intcriore, non per 
una causa esterna, qual è quella, ad es., 
che agisce in un orologio. 

Criticismo (filo»-)' ò la dottrina di 
Kant o della sua scuola, fondata su 
questi principi!: a) lo spirito umano im¬ 
pone ai fenomeni le sue forme , le sue 
attività costitutive, vaio a dire le in¬ 
tuizioni puro dello spazio e del tempo 
c le categorie; b) lo categorie, cioè i 
concetti puri dell’intelletto, non pos¬ 
sono applicarsi a oggetti posti fuori 
dell'esperienza (l’anima, il mondo, Dio); 
c) l’uomo conosce solo fenomeni e l’as¬ 
soluto gli sfugge. 

Cruciale (dal lat. crux = croce, come 
segno indicatore della via da prende¬ 
re) (logica): per Bacone instantiac cru¬ 
cis (fatti cruciali) sono le esperienze ri¬ 
solutive che decidono fra due ipotesi 
contrarie. 


D 

Darwinismo; è la dottrina di C. Dar¬ 
win che, accolto il principio della va¬ 
riabilità dello specie animali, vugl spie¬ 
garlo mediante: 1) la lotta per l esi¬ 
stenza che dà la vittoria ai meglio a- 
datti; 2) l’ambiente elio crea modifica¬ 
zioni organiche o qualità; 3) 1 eredita- 
rietà, per cui i caratteri acquisiti dal¬ 
l’individuo si fissano nella specie, e si 
accrescono grazie anche alla correlazio¬ 
ne di sviluppo, per cui i mutamenti In 
una parto del corpo determinano muta¬ 
menti anche nelle altre parti. 

Dato (s’oppone a ciò che ò costruito, ela¬ 
borato, dedotto) ( filos .): designai prin¬ 


cipi! generali, le condizioni, i fatti che 
sono una premessa necessaria per ri¬ 
spondere a una questione o risolvere 
un problema. 

Deduzione (opposto: induzione) (logi¬ 
ca): è il procedimento logico che va 
daH’universale al particolare, dai prin¬ 
cipi! allo conseguenze, o anche da una 
o più proposizioni a una o più altre 
proposizioni,come necessarie conseguen¬ 
ze. (.'osi nella fisica da una legge otte¬ 
nuta per via Induttiva si possono de¬ 
durre altre leggi subordinate o applica¬ 
zioni di essa; CARTESIO, dalla proposi¬ 
zione: « Dio ò un essere verace », trae 
quest'altra: «egli non può ingannarci 
quando ci fa credere all’esistenza reale 
d’un mondo esterno ». La forma tipica 
della deduzione ò data dal sillogismo 
aristotelico. Vedi Sillogismo. 

Deduzione trascendentale (filos.): ò 
per Kant il procedimento che ricerca 
se le categorie possono applicarsi ai fe¬ 
nomeni, so sono la condiziono neces¬ 
saria e sufficente dell'esperienza. La so¬ 
luzione ò data dall 'immaginazione crea- 
trice, « funziono cieca dell’anima ma in¬ 
dispensabile », facoltà Intermediarla fra 
la sensibilità e l’intelletto, per la quale 
l’io si realizza, entra in rapporto con la 
molteplicità delle cose sensibili, le unifi¬ 
ca, dando l’oggettività alle leggi della 
natura; quindi non solo cogito ergo sam, 
ma anche cogito, ergo rea sunt (v. sche¬ 
ma). 

Definizione (logica): ha per fine di de¬ 
terminare l’essenza d'una cosa, d'un’i¬ 
dea, enumerandone lo note essenziali. 
La Scolastica dice: definitio fit per ge- 
nus proximum et per differcntiam spe- 
cif icam, intendendo per genere prossi¬ 
mo la classe di cui una cosa è parte, e 
per differenza specifica i caratteri pro¬ 
pri! della cosa stessa: p. es., definendo 
l’uomo un mammifero bimane, il ter¬ 
mine mammifero ò il genere prossimo, 
il termino bimane la differenza speci¬ 
fica. 

Degnità: tormino usato dal Vico nella 
Scienza nuova ; equi vaio ad assioma, 
(gr. à^o>|Aa, da (z^ioc — degno) e sorve 
a indicare le idee fondamentali intorno 
alla fantasia, all’intelletto, al mito, alla 
religione ecc. 

Deismo: è l’idea della divinità ottenuta 
per opera della sola ragione, senza l’au¬ 
silio della fede rivelata e dei dogmi, e 



resistenza. Questa concezione domina 










Demiurgo 


30 — 


Determinismo 


soprattutto nell'ILLUMINISMO (sec. XVII 
e XVIII): è pure la religione del Maz¬ 
zini. 

Demiurgo (gr. SmuoopYÓG, da 
= popolo e rad. épy = opero, lavoro; 
quindi: chi lavora pel pubblico, artefi¬ 
ce); ( filo8 .): con questo nome vicn desi¬ 
gnato nel Timeo di Platone il dio arte¬ 
fice dell'universo, che plasma il cosmo 
dando forma all’informe, regola c ordine 
a ciò che ò senza regola o ordine, te¬ 
nendo l’occhio fisso alle idee, come a 
modelli perfetti ed eterni di tutte le co¬ 
se. Il cosmos, opera del demiurgo, è 
por Platone un essere vivente, fornito 
di ciò che v’ò di più nobile ed essen¬ 
ziale in un essere vivente, l'amma, che 
ò poi l’anima del viondo. 

Democrazia (gr. $7)(jtoxpaT(a = potere 
del popolo) (filos.): per Platonf. ò il 
governo dei molti (ol 770 XX 0 O, avente 
per fine la libertà, la quale può, per ec¬ 
cessivo desiderio d’uguaglianza, dege¬ 
nerare facilmente in anarchia e tiran¬ 
nide. 

-Aristotele, nella sua celebro teoria 

delle forme di governo, considera le for¬ 
me pure, cioè quelle che hanno por fine 
d’attuare la giustizia, o sono la monar- 
càia, Varistocrazia, la democrazia (se- 
condoché governa uno solo , una mino¬ 
ranza o la generalità dei cittadini). A 
queste corrispondono tre formo cor¬ 
rotte: la tirannide, 1 Oligarchia, la de¬ 
magogia, quando il governo ò esercita¬ 
to a Bolo beneficio di chi lo tiene. 

-oggi è la forma di governo in cui la 

sovranità risiede nella volontà popo¬ 
lare, intesa come l’espressione della 
maggioranza numerica dei cittadini riu¬ 
niti in assemblea (Rousseau). 

Demone (gr. Sat(jL6>v) {filos.): è un se¬ 
gno o uno spirito o, meglio, una voce 
ammonitrice, cosa al tutto intima e per¬ 
sonale di Socrate, non una personifica¬ 
zione divina: « è come una voce che io 
ho in me fin da fanciullo, la quale ogni 
volta che mi si fa sentire, sempre mi 
dissuade da cosa che io sia per fare, e 
non mai ad alcuna mi persuade; è que¬ 
sta che mi vieta d’occuparnii delle cose 
dello Stato e mi pare faccia ottima¬ 
mente a vietarmelo ». Questo Satjj.6- 
vióv ti è dunque un segno personalis¬ 
simo, come ognuno In certi casi e mo¬ 
menti della vita può sperimentare più 
o meno sensibilmente per conto proprio 
(Valgimigli). 

Deontologia (gr. tò Séov = il dovere, 
e Xóyo<; = discorso) (morale): termino 
usato dall’inglese G. Bentuam per in 


dicare la scienza dei doveri sociali, in cui 
la virtù ò ridotta aH’aòiZi7à individuale , 
clic però riconosce la necessità d’assi¬ 
stere gli altri per averne il contraccam¬ 
bio, fondare l’armonia degli interessi 
economici, la pace sociale e la moralità 
comune. 

Determinazione (logica): cousiste nel- 
l’ftggiungere una noia a un concetto, 
il cui contenuto, cioè la « comprensio¬ 
ne % si arricchisce, si determina meglio, 
mentre la sua « ostensione si restringo 
(v. comprensione ed estensione). 

- (filos): Spinoza dice: omnis determi - 

natio negatio, cioè ogni determinazione 
o definizione ò una negazione, ossia una 
limitazione, e non può applicarsi alla 
sostanza divina, essendo incompatibile 
col carattere di infinità che questa pos¬ 
siede. 

Determinismo (opposto: contingenza, 
libertà del volere) (scienza): ò la dottrina 
per la quale tutti I fenomeni naturali 
sono soggetti al principio di causa, in 
forza del quale ogni fenomeno è deter¬ 
minato da un altro fenomeno che lo 
precede. Essa presuppone due condi¬ 
zioni: 1. l’ordine della natura è costante , 
cioè le leggi non subiscono eccezioni; 
2. l’ordine della natura ò universale , 
cioè non vi sono fatti che non siano 
regolati da leggi. 

•- (filos.): è la dottrina secondo la qua¬ 

le non solo,! fatti naturali, oggetto delle 
scienze fisiche, ma anche le azioni uma¬ 
ne, oggetto delle scienze morali e sto¬ 
riche, ubbidiscono al principio di causa 
e formano una scric ben concatenata 
e ininterrotta, nella quale ogni azione 
ha la sua causa in una o più azioni 
precedenti, senza eccezioni; perciò la 
libertà del volere o ò negata o diviene 
problematica. Allora il determinismo, 
per spiegare questa ferrea concatena¬ 
zione, prende un duplice aspetto: 1 . dc- 
icmiinismo fisico, per cui non v’ò atomo 
né nel sistema nervoso, né ncH’universo, 
la cui posiziono non sia determinata 
dalla somma delle azioni meccaniche 
che sopra di esso esercitano gli altri 
atomi; quindi chi conoscosse la posi¬ 
ziono degli atomi del corpo umano e, a 
un tempo, degli atomi dell’universo ca¬ 
paci d’agire su quello, determinerebbe 
con precisione le azioni presenti e fu¬ 
ture d’una persona; 2. determinismo psi¬ 
cologico, per cui il passaggio da uno 
stato psichico a un altro ò som prò sog¬ 
getto al principio di causa; quindi tra 
I fatti psichici v’ò lo stesso rapporto 
causale e meccanico che tra i fatti fisici. 









Determinismo economico 


— 31 — 


Diallelo 


- per Spinoza l'uomo, come parto 

della natura, è Boggotto alle stesse leggi 
di questa, o diviene una macchina spi- 
rituale (automotori spirituale); riacqui¬ 
sta la sua libertà solo se pub innalzarsi 
a vedere la molteplicità delle cose corno 
uno svolgimento della sostanza «•/’* 
nita, cioè giunge alla conoscenza intui- 
tira della divinità. 

Determinismo economico: v. mate¬ 
rialismo storico. ..... 

Determinismo teologico itilo».); è la 
dottrina elio riconosce a Dio, concepito 
come essere infinito o intelligenza per¬ 
fetta, una prescienza assoluta di tutti 
gli avvenimenti futuri. S. Agostino 
interpreta questa previsione come una 
conoscenza attuale del tutto: M per 1 e- 
tcraità nulla passa, tutto è presente •: 
la predestinazione divina non è altro 
che la prescienza infallibile delle opere 
future, per le quali Dio prepara lo 
circostanze e le grazie salutari ai suoi 
eletti: ìsta sua dona quibuscumqne ito¬ 
ne/. pronti duino se donaiitrum esse prue- 
scirii et in sua praescientia praepara- 
oit. La stessa libertà umana sta solo 
nella possibilità che ha l’uomo di pec¬ 
care : nomo habet de suo nisi mendacrum 
et peccatami Deus nuigis habet in potè- 
state volunlates hominum quam ipsi silos 
(v. predestinazione). Anche per S. Tom¬ 
maso tutto le cose che sono nel tempo 
sono presenti a Dio nella sua eternità: 
omnia quae sunt in tempore sunt Dco 
in aeterno praesentia. 

Diade <gr. Sodi?) i/ilos.); usata dai Greci 
per indicare le coppie di idee opposte, 
adoperate come principio di spiegazione 
dello cose: p. c. l’uno o il molteplice, 
il pari e l’impari, il limitato e 1 illimi¬ 
tato ecc. nella dottrina pitagorica. 
Dialettica (gr. StaXexTix-}] t éyyi) = ftI " 
te dialettica, da 8taXéY Etvl = disputare) 

< tilos .): Zenone d’KLEA è detto da Ari¬ 
stotele l’inventore dell’arte dialettica, 
che consiste nel trarre da una risposta 1 
d’tm interlocutore a una data questione 
le conseguenze che ossa comporta o nel 
dimostrare che queste contraddicono 
alla tesi principale o portano a una tesi 
opposta, non meno giustificabile della 
prima. 

- per Platone la dialettica consiste 

nel salire di proposizione in proposi¬ 
zione, di concetto in concetto, alle verità 
più generali, al principiì, alle idee. Que¬ 
sto passaggio si chiarisce e si rileva nella 
discussione fra più interlocutori, o an¬ 
che mediante un dialogizzare tutto inte¬ 
riore: « colui che sa interrogare e rispon¬ 


dere come lo chiameremo noi se non 
dialettico 1 » Nel Concito si legge: ■ S’in¬ 
comincia dalle cose belle di quaggiù e, 
tratti dall’amore della bellezza, si sale 
come per una scala da un corpo bello 
a due, e da due a tutti, da tutti i corpi 
belli alle belle istituzioni, alle bolle 
scienze, finché si pervenga alla stessa 
bellezza divina •, cioè all'idra del bello, 
esemplare eterno. Immutabile, perfetto. 

_ jrer Kant la dialettica trascendentale, 

clic è la seconda parto della logica tra¬ 
scendentale, ha per oggetto lo studio 
dell'illusione inevitabile in cut cade lo 
spirito umano, quando, mediante ra¬ 
gionamenti teorici, pretendo di doter- 
miuaro la natura dell'anima, del mondo, 
di Dio, cioè delle idee della ragione og¬ 
getto della metatisica, e oltrepassare 
l'esperienza, cadendo in paralogismi e 
contraddizioni insolubili. Perciò la me¬ 
tafisica come scienza nor è possibile: 
tali idee, alle quali manca un’intuizione 
corrispondente, sono non principi! co¬ 
stitutivi, ma soltanto regolativi, cioè 
potrebbero servire nllTntellctto come 
regola nell’lnvestlgaziono degli oggetti 
c aprire la via alla pratica, olla reli¬ 
gione ecc. 

_ per Hegel la dialettica consiste nel 

riconoscere l’unità del concetti contrad- 
dittorii e nello scoprire il principio di 
tale unità in un concetto superiore: 
ogni concetto, se vonga preso Isolato 
dagli altri, è imperfetti, non vero, 
un’espressione parziale della verità ; per¬ 
ciò esige, per completarsi, un altro con¬ 
cetto che è il buo contrario: cosi 11 con¬ 
cetto di essere non si comprende senza 
il suo opposto, non essere, !a tesi senza 
l'aulitosi; ma la contraddizione, per un 
movimento naturale del pensiero, de- 
v'osscrc tolta, e i due concetti opposti 
si conciliano, si conservano, si elevano 
nel concetto del divenire, che ne è la 
sintesi concreta, fonte però di nuove 
opposizioni. 

_ oggi il termine dialettica può Indi¬ 
care sia l’arte e l’abilità di ragionare 
con argomentazioni stringenti (come 
quando si paria d'una dialettica ser¬ 
rata), sia, in senso peggiorativo, l’uso 
di ragionamenti ingegnosi, sottili, ma 

Diallelo (gr. 8iàXXr)Xo?, da Sta àXXrj- 
Xov = l’uno per mezzo dell’ altro) (to¬ 
pica): è il nome greco del sofisma detto 
circolo vizioso. Lo scettico Agrippa af¬ 
ferma che i dogmatici provano la ve¬ 
rità del sensibile ricorrendo alVinteUi- 
gibilc o la verità di questo col sensibile 






Dianoetico 


- S3 — 


Dio 


cosicché tutto il nostro sapere è chiuso 
in un circolo vizioso: si prova A con B 
e B con A. 

Dianoetico (gr. 8t«— voyjtixÓ? = Intel¬ 
lettuale) (filos.): Aristotele distingue 
lo virtù in dianoetiche ed etiche ; le prime, 
lo più elevate, sono lo virtù della pura 
ragione (voug), o cioè scienza, arte, sag¬ 
gezza, sapienza, che attuano la vita 
teoretica , cioè speculativa o contempla¬ 
tiva, affine e vicina olla vita della di¬ 
vinità. 

Dianoia (gr. Sta—vola, da voéo = pen¬ 
so) (/ilo».): per Platone ò la riflessione 
intellettiva, grado del conoscerò che con 
lo studio dello matematiche prepara l’a- 
soesa della mente verso la torma più 
elevata di conoscenza, che è la cono¬ 
scenza delle idee (vóvjcrtO» o determina 
cosi la conversione dall’anima da ciò 
che nasco e perisce alla verità o al- 
T « essere reale «, oioè al mondo delle 
idee. 

Dicotomia (gr. Si/otoj/ìo, da, 
e Téjivco = divido in due parti) (h>- 
gica): è la divisione d’un concetto in 
due concetti generalmente contrarii, o 
anche la classificazione d’un genere in 
due specie che ne esprimono tutto il 
contenuto; p. o. gli animali in verte¬ 
brati o invertebrati. 

Dictum de omni et nullo (Zotica): 
esprime la nozione che tutto ciò che è 
affermato o negato d’un genero ò puro 
affermato o negato delle specie o degli 
individui contenuti nel genere. 
Differenza (metodo di — ) (logica): ò il 
secondo del metodi dello Stuart Mill 
per la ricerca della causa. La formula 
è: se un caso nel quale il fenomeno si 
verifica e un caso nel qualo non si ve¬ 
rifica hanno in comune tutte lo circo¬ 
stanze meno una, che si presenta nel 
primo caso e non nel secondo, questa 
è la causa del fenomeno : p. e. la causa 
per cui la colonna del mercurio s'in¬ 
nalza nel barometro si può ricercare 
facendo II vuoto; ossia: sopprimendo 
la pressione atmosferica, mentre tutto I 
lo altre circostanze restano immutate, 
e vedendo il mercurio scendere, si con¬ 
cludo elio la causa ricercata è il peso 
dell’aria. SI riconnetto alla tabula ab - 
sentine di Bacone. Gli altri metodi dello 
Stuart Mlll sono: di concordanza, delle 
variazioni concomitanti, dei residui (v. 
questi termini). 

Differenza specifica: v. definizione . 

Dignità (in generale): ò il sentimento di 
rispetto che l’uomo deve avere verso 
se stesso, come essere ragionevole. 


- (morale): in opposizione a prezzo, per 

Kant esprime il valore assoluto del- 
l’essero ragionevole, come fine in sé. 

Dilemma (gr. Sia—Xap^àvco = prendo 
da due parti) (logica): è un sillogismo 
composto, che pone due alternative, 
dalle quali vien tratta una conclusione 
identica, in modo da non lasciare una 
via d’uscita; p. e.; contro la tortura: 
« o il torturato è forte tanto da soppor¬ 
tare I tormenti, e dirà quel eli© vuole; 
o è debole da non poter resistere, e dirà 
quel che vogliono i giudici: in ambedue 
i casi la tortura non conduce alla ve¬ 
rità ». 

Dinamico e dinamismo (dal gr. Suva- 
(Xi£= forza; opposto: meccanico o mec¬ 
canismo) (filos): si applicano tali deno¬ 
minazioni a quello dottrine che vedono 
nella forza o neW energia l’essenza del¬ 
l’universo; forza che agisco non dal¬ 
l’esterno ma dall’intorno, con sponta¬ 
neità e attività trasformatrice o crea¬ 
trice incessante, quindi irriducibile alle 
leggi meccaniche. Lo teorio dinamiche 
pongono il tutto prima delle parti, ciò 
che è vivente prima di ciò che è privo 
di vita, ciò che ò superiore atto a spie¬ 
gare ciò che è inferiore. 

- In opposizione a statico si usa a In¬ 
dicare ciò che si trasforma, si sviluppa, 
diviene senza tregua. 

Dio; GII aspetti e i significati principali 
di questo termino complesso e oscuro 
nel suo sviluppo storico si possono cosi 
riassumere : 

- a) nelle religioni piii antiche l’Idea di 

Dio sembra sorgere da un antropomor¬ 
fismo spontaneo, cioè si concepisce Dio 
sul modello dell’Uomo, sia che si colle¬ 
ghi con la fede nella sopravvivenza dei 
morti c col culto degli avi, sia che lo si 
pensi come il simbolo del gruppo so¬ 
ciale; si oscilla fra l’idea di Dio pen¬ 
sato come una forza, e l’idea di Dio 
concepito come Un essere più o meno 
personale ; 

- b) per l’azione del pensiero filosofico 

e scientifico Dio è pensato come l’unità 
essenziale di tutti gli elementi dell’uni¬ 
verso: unità della sostanza prima, come 
nei Presocratici; idea dell’essere puro, 
come in Piatone o in Aristotele; su¬ 
periore a tutte le categorie logiche e ad 
ogni idea di persona, ineffabile, come 
in Plotino; costituente la realtà essen¬ 
ziale del mondo, col quale si identifica, 
come nel panteismo (v. panteismo). 

- c) Dio essere morale, giusto e buono, 

rispondente all’esigenza che ha l’uomo 
di credere al valore della propria azione. 








Dio 


33 


Discorsivo e discorso 


a un essere che sia garante dei nostri 
fini più alti, cioè dei valori spirituali. 

-Tra gli altri, 11 francese M. Blondel 

vede nell’idea di Dio tre aspetti, cia¬ 
scuno dei quali tendo a predominare In 
tempi e mentalità diverse: a) il Dio del* 

TAntico Testamento, il rigido domina¬ 
tore che riferisce tutto a sé. oggetto di 
rispetto e, più, di timore;è) il Dio intel¬ 
ligenza o tutto chiarezza e verità, do¬ 
vuto alla tradizione ellenica; c) il Deus 
charitas, tutto amore per le creature, 
il Dio Cristiano. 

Dio (prove dell’esistenza di — ) ( filos .); 

"Te* principali sono: 

- 1. la prova cosmologica , cho dall’esi- 

sten/.a del mondo, cioè del condizio¬ 
nato, del contingente o doll’imperfotto, 
conchiude all’esistenza d’una causa pri¬ 
ma, d’un incondizionato, necessario o 1 
l>erfetto. Cosi per Aristotele Dio, spi¬ 
rito puro, è la causa prima d’ogni mo¬ 
vimento, è primo motore immobile 
( 7TpcoTOV x.ivoOv àx(vT)TOV); è seguito 
dalla Scolastica (S. Tommaso ecc.). Op¬ 
pone Kant cho dal fatto ohe noi af¬ 
fermiamo una causalità nel inondo dei 
fenomeni, non si può logicamente de- | 
durre ohe v’è una causalità del mondo 
fuori del mondo, dato cho essa è al di 
fuori del campo della nostra esperienza 
empirica, alla quulo soltanto può la no- 
stia monto applicare la categoria di 
causa. 

— 2. prova ontologica, eho dall'idea di 

Dio, come dell'essere più perfetto, de¬ 
duce la sua esistenza, giacché un essere 
soltanto pensato, ma non esistente, non 
sarebbe l’essere perfetto; è concepita 
da S. Anselmo, respinta da S. Tom¬ 
maso, seguita da Cartesio, Spinoza, 
Leibniz, Hegel, occ. Kant nega che 
nel concetto d’una cosa sia contenuta 
Tesistonza corno nota essenziale: cento 
talleri reali non contengono più noto 
essenziali di conto talleri pensati. Ma, 
osserva Hegel, conto talleri non sono 
un concetto, e tanto mono paragona¬ 
bili con l’idea di Dio; in questa resi¬ 
stenza è implicita, non come un'idea 
cho s’aggiunge a un’altra idea eteroge¬ 
nea: l’idea di Dio e 1'osistenza coincido¬ 
no, come dove avvenire nel più alto 
principio cui possa giungere la filosofia; 

- 3. prova teleologica o fisico-teologica: 

le cose della natura non solo rivelano 
ordine o regolarità, inspiegabili con la 
nozione di causa, ma formano un si¬ 
stema. convergono verso un’unità su¬ 
prema, come a un fine ultimo ; donde la 
necessità d’ammettere l’esistenza d’un 


essere cho pone e attua i fini manife- 
stantisi nella vita della natura. È so¬ 
stenuta da Socrate, Platone, Ari¬ 
stotele, dalla Scolastica occ. Kant fa 
osservare che, pur ammettendo essere 
lo opere della natura paragonabili a 
quello d’un artista, si giungo solo a un 
Dio artefice ordinatore della materia, 
non a un Dio creatore; per passare dalla 
considcraziono d’un ordino nel mondo 
all’eslstcuza d’un essere necessario o 
perfetto, bisogna far ricorso alla prova 
cosmofogica e ontologica, lo quali van¬ 
no inoontro — egli dice — ud altre ob¬ 
biezioni non meno gravi (v. sopra); 

- 4. prova morale o etico-teologica, che 

dall'esistenza della legge morale in noi 
trae la prova dell’esistenza di Dio fuori 
di noi. Kant, per accordare l’idea doV 
dovere con la felicità, ammette un pr cf 
grosso indefinito verso la santità, cioè 
verso la virtù perfetta che esigo la sop¬ 
pressione della sensibilità; na ciò è pos¬ 
sibile solo se la nostra personalità per¬ 
siste, ossia so ò immortale, grazie nH’u- 
ziouo sul mondo d’un essere in cni l'u¬ 
nione della santità o della felicità è at¬ 
tuata. Però questa prova non consento 
la conoscenza metafisica d’una sostanza 
divina, ma solo una credenza razionale, 
che s’accorda col risultati della Critica 
della ragion pura. Hegel oppone cho 
Kant, appoggiando la prova dell* esi¬ 
stenza di Dio alia credenza monile, 
presuppone implicita ncll'idqa di Dio 
1 ’esistcnza; cade perciò in una gravo 
eoutraddizione, perché lia prima con¬ 
dannato tale identità, che ò il fonda¬ 
mento della prova ontologica, da lui 
respinta. 

Discontinuo (opposto: continuo) (/<- 
lo8.): ò detto cosi, p. e., il sistema di 
A. CÒlfTK, che ammetto una separa¬ 
zione netta o irriti nei hi le fra lo diverso 
classi dei fenomeni (astronomici, fìsici, 
chimici, biologici, sociali), studiati dallo 
singole scicnzo; discontinuo è puro il 
contingentismo (v. questo termine) del 
Bornio! x. 

- discontinuo è detto dal Bergson il 

tempo matematico , pensato come una li¬ 
nea composta di punti, di istanti che 
si succedono ugnali, senza fondersi o 
compcnctrarsi; continuo ò invece il tem¬ 
po vissuto. 

Discorsivo e discorso (opposto: in 
tuitivo c intuizione) (filos.): è discorsiva 
l’operazione del pensiero che, per giun¬ 
gere alla conclusione cui mira, si vaio 
d’una serie concatenata di idee, di pro¬ 
posizioni; essa ò propria dell’intolligen- 








Distributiva 


— 34 — 


Dualismo 


za (del discorso — X6yo$). intesa co¬ 
me facoltà analitica atta a separare un 
tutto nelle sue riarti, come strumen¬ 
to necessario del ragionamento, sia 
nella rito comune sia nell’attività 
scientifica. 

Distributiva (giustizia): v. giustizia. 

Divenire (opposto: essere): in generale 
esprime la serio dei mutamenti pei quali 
posso un essere nel volger del tempo; 
p. e., il divenire del mondo. 

- (/ito.): Eraclito por primo nella 

storia del pensiero europoo pone corno 
principio del cosmo il divenire, il per¬ 
petuo fluire di tutte lo cose, per cui si 
fa roalo ciò che un momento prima non 
ora, e cesso d'esser reale ciò cho un 
momento prima era. Mentre la maggior 
parte del filosofi ricercano in ciò che ò 
stabile e immutabile la vera roaltà, e 
il divenire ora vieno negato, ora ridotto 
a pura apparenza, ora conciliato con 
l'essere; lo dottrine opposte vedono 
nell’evoluzione, nella mobilità, nel can¬ 
giamento l’essenza della realtà, consi¬ 
derando l'essere e la sostanza come cose 
inerti e morte (v. evoluzione). 

Docta ignoranti;! (/ito.): è il titolo 
d’un’opora importante di Nicolo (‘usa- 
no: esprime il più alto grado del co¬ 
noscere, l’intuizione di Dio che è una 
visto sinc comprehensionc, per cui si ac¬ 
quista la chiara consapevolezza che 
della divinità non si puh dare nessuna 
determinazione particolare, che non lo 
si può dare nomo alcuno, perchè un 
nome proviene dulPopposizIone d’una 
cosa a un’altra ( alteritas) e in Dio ogni 
oj> posizione scompare. 

Dogma (gr. Sóyfxoc, da Soxéco: opinio¬ 
ne. decreto) (relig.): esprimo il decreto 
d’un concilio, un principio religioso con¬ 
siderato verità inoppugnabile. 

- ( filos .): designa comunemente un 

principio piii affermato che provato, o 
anche imposto da un’autorità o accolto 
senza esame critico. 

Dogmatismo (opposto: scetticismo) ( fi- 
los.): Kant chiama dogmatici i filosofi 
cho fanno uso di principii o di concetti 
senza ricercare per quale via e con che 
diritto si pervenga ad affermarli, ossia 
senza una critica preventiva del nostro 
potere di conoscere. 

Dolore ( psicnl .): ò uno stato affettivo 
indefinibile per la sua semplicità, che 
si presenta come dolore fisico, cioè come 
sensazione penosa più o meno localiz¬ 
zata, o come dolore morale (v. piacere), 
(filos.): il dolore è considerato dai 
Greci corno un ostacolo alla felicità cui 


l’uomo aspira naturalmente, come qual¬ 
che cosa di ostile cho dovessero elimi¬ 
nato con ogni mezzo; mentre il Cri¬ 
stianesimo ha sublimato il doloro, che 
diviene mezzo di purificazione e di ele¬ 
vazione morale, soprattutto per l'a¬ 
zione dell'esempio di Gesù, che, assu¬ 
mendo corpo mortalo, ne ha preso tutto 
le infermità, è stato vinto, deprezzato, 
umiliato o ha subito il supplizio dello 
schiavo. 

Doppia verità (/ito.): ò la dottrina in- 
trodotta da Averrok, secondo la quale 
può essere vero nella filosofia ciò elio 
è ritenuto falso ed errato nella reli¬ 
gione, e inversamente; donde nna scis¬ 
sione interiore dello spirito. 

Dovere (morale): in senso concreto è una 
norma determinata di condotta, un'ob¬ 
bligazione ben definita: p. e. i doveri 
verso la famiglia, la patria. 

- in senso generale e astratto è l’obbli- 

gazione morale, considerata separata¬ 
mente dal suo contenuto, ima legge, 
un comando, cui si deve obbedire. 

- per Kant consiste ueirobbodiro a 

un comando, a un imperativo categorico, 
valido incondizionatamente por ogni 
essere ragionevole, che si può, ma non 
si deve trasgredire. 

Dualismo (opposto: monismo) (relig .): 
applicato per la prima volta da T. 
Hyde nel 1700 per designare un si¬ 
stema religioso in cui a un principio 
buono s’oppone un principio cattivo, 
l’uno e l’altro eterni e in eterno con¬ 
trasto fra loro, come nella religione di 

Zoroastro. 

- (filos.): si applica alle dottrino che 

ricorrono a due principii opposti e irri¬ 
ducibili por spiegare l’universo o quindi 
Ri presenta, anzitutto, come dualismo 
cosmico: in Platone fra la materia, 
oscura, ostile, causa del perpetuo can¬ 
giamento e del perenne fluire di tutte 
le cose, c lo spirito, il mondo delle idee, 
essenze eterne, fuori del nostro pensie¬ 
ro, sostegno del mondo reale; in Ari¬ 
stotele fra la materia, docile alle esi¬ 
genze dello spirito, plasmabile, o la 
forma, l’idea che s’inserisce nella ma¬ 
teria, la, plasma e la perfeziona; in 
Cartesio fra la res cogitans , lo spirito, 
e la res extcnsa , la materia; in Kant 
fra il mondo dello cose in sé, inconosci¬ 
bile, e il mondo dei fenomeni., aporto 
alla nostra conoscenza. 

- dal dualismo cosmico discende un 

dualismo conoscitivo, che fissa e scinde 
duo formo di conoscenza, derivanti da 
due facoltà dello spirito, il senso e la 










Dualità 


— 35 — 


Edonismo 


ragione, donde la conoscenza sensi¬ 
bile o la razionale, e il loro opposto va¬ 
lore. 

-o’è un dualismo morale, che dori va dal 

contrasto fra senso e ragione, cioè fra 
il piacere e l'utile da una parte, posti a 
fondamento della morule dell’edonismo 
di Aiustippo di Cirene, di Epicuro e 
del moderno utilitarismo, e l'attività ra¬ 
zionate dall'altra, caratterizzata dal 
disinteresse verso i boni sensibili e dal¬ 
l'obbedienza allo norme dettate dalla 
ragione, come nell’cticn di Platone e 
di Kant. 

Dualità: il Gioberti dà a questo ter¬ 
mino un senso più generale che a dua¬ 
lismo: ■ Ogni ordino di conoscibili, egli 
dice, ci si manifesta come una dualità, 
che è quanto dire che non possiamo 
ponsare un oggetto, senza che la cogni¬ 
zione di esso importi quella d’un og¬ 
getto congiunto e correlativo. Cosi l'i¬ 
dea di Dio inchiude quella dell'univer¬ 
so, il concetto dell'universo comprendo 
quella di Dio; essa si reitera in una 
successione indefinita, fino all’ultima 
specie materiale, e risplendo in tutti gli 
ordini della natura ». 

Dubbio (in generale): stato di Incertezza, 
di indecisione, in cui viene a trovarsi 

10 spirito per la difficoltà grave, o an¬ 
che Insormontabile, di giungere a un’af- 
ferinaziono conclusiva. 

- (filos.): si distingue un dubbio me¬ 
todico, cho consiste nel sospendere prov¬ 
visoriamente il giudizio Intorno al va¬ 
lore d’un'Idea, d'una teoria, o anche 
della scienza (Cartesio), finché la ri¬ 
cerca non giunga a conclusioni sicure 
o a un principio certo; e un dubbio 
scettico, cho consiste nel pensare che né 

11 senso né la ragiono siano capaci di 
cogliere la verità, la realtà vera delle 
cose, e cho l’uomo perciò apprenda solo 
apparenze. 

Durata ( filos .): pel francese E. Berg¬ 
son 6 , non il tempo matematico, quan¬ 
titativo, concepito come una serie di¬ 
scontinua di momenti eguali, a somi¬ 
glianzà dei punti d’una linea geome¬ 
trica, ma il tempo vissuto, che sentiamo 
fluire nella coscienza, una successione 
continua di processi qualitativi., di espe¬ 
rienze spirituali, cho si compenetrano, 
si fondono in uno sviluppo continuo, 
imprevedibile, libero, passano l’una 
nell'altra come una corrente intcriore, 
ininterrotta, a guisa d’un fiume che tra¬ 
scini seco tutto le sue acque, cosicché 
il passato vivo nel presente e l'uno e 
l'altro si prolungano nel futuro, costi¬ 


tuendo la vita profonda dello spirito, 
mascherata e deformata per lo più dal¬ 
le abitudini meccaniche. Da durata vio- 
ne colta nella sua purezza e semplicità 
dall’intuizione (vedi questo termine) 
per via immediata, cho perù esige pre¬ 
parazione o sforzo. 


E 

Ecceità (lat. scol. haecceitas, da haecce 
res, che traduce l’aristotelico rò róSe ti 
= questa cosa qui) (filos.): termino co¬ 
niato da Duns Scoto per designare il 
principium individuationis, cioè i carat¬ 
teri che distinguono un individuo da 
un altro e dei quali il più importante, 
ultima realitas, è la volontà. Il principio 
ildl’liaecceitas è perciò collegato ad una 
tendenza volontaristica (v. volontari¬ 
smo) in contrasto con l'inlcUettualismo 
(V. questo termine) di S. Tommaso. 
Eclettismo (dai gr. èy.)dfsiv = sceglie¬ 
re) (filos.): in senso largo consiste nella 
tendenza a cogliere in tutte le filosofie 
le affermazioni positive (considerando 
che ogni sistema filosofico è falso in ciò 
che nega, vero in ciò che afferma), lo 
verità che l'esperienza dei secoli ha con¬ 
sacrate, a conciliarle o comporlo In una 
dottrina armonica o coerente, che sia 
quasi il credo filosofico del genere 
umano. Eclettica è, ad cs., la dottrina 
di Cicerone. 

- in senso più preciso, eclettismo è la 

conciliazione di tesi diverso o anello 
contrarie, che si raggiungo subordinando 
quelle tesi a un principio superiore: 
p. e. Victor Cocsin, capo della Scuola 
eclettica francese, s’appoggia al fatto 
che in ogni uomo esisto un senso del 
vero, il quale contiene allo stato latente 
le verità filosofiche eterno cho si disco¬ 
prono interrogando la coscienza e ri¬ 
correndo alla riflessione; la ragione è 
come una luce cho illumina l’anima 
umana, una specie di rivelazione uni¬ 
versale. 

Economica (teoria) della conoscen¬ 
za: v. teoria economica della conoscenza. 

Edonismo (dal gr. Y;Sovvj = piacere) 
(filos.): comprende lo dottrine che pon¬ 
gono come principio unico della morale 
il piacere, che e il bene più alto, men¬ 
tre il suo opposto, il doloro, è da evi¬ 
tare come un male; in senso rigoroso 
si applica alla dottrina di Aiustippo 
di Cirene, meno propriamente all’epi¬ 
cureismo e all'utilitarismo di G. Ben¬ 
tham e di G. Stuart Mii.l (quest’ultimo 












Effetto 


— 30 — 


Empirico 


stabilisco tra i piaceri differenze quali¬ 
tative, distinguendo piaceri più o meno 
elevati, mentre Aristippo, come poi 
Bentham, prendo come misura delle 
cose l’intensità dei piaceri). La calma 
dello spirito, l 'atarassia di Epicuro o 
la ricerca doU'utilc sociale dello Stuart 
MII 1 , che arriva lino al sacrificio di sé 
pel fieno comune, sono perciò molto 
lontani dall'edonismo vero e proprio. 
Effetto = vedi causa. 

Efficente (dal lat. eflicere = produrre, 
gr. 7 toi 7 )Tiy. 6 v = efficiens, Ciò,) (lilos.): 
in senso generale si applica alla causa 
intesa nella sua piena ostensione. 

- in senso piti ristretto: è il terzo si¬ 
gnificato dato da Aristotele al termino 
causa, cioè quella « donde è il principio 
del movimento » ( oi>£v 7 ) àp /.')) tt)S 
xiVYjfTEtoq): è la causa motrice. 
Egocentrismo (lilos.): letteralmento 
consiste nel fare del proprio io il cen¬ 
tro doll’tiniverso, ossia nel riferirò tutte 
lo coso al proprio io, che divieue il centro 
del piccolo mondo elio ci sta intorno o 
poi anche del cosmo in generale; quindi, 
in un linguaggio più rigoroso, consiste 
ncU'identideare i valori personalI coi 
valori del mondo circostante o i valori 
del mondo circostante col mondo del 
valori in generalo. 

Egoismo (opposto: altruismo) (psicol.): 
è l’amore di se stesso, la tendenza natu¬ 
rale a protessero la propria esistenza 
e i propril fieni; «l'istinto fondamen¬ 
tale nell’uomo come nell'animale è l'e¬ 
goismo, cioè l’impulso a vivere e a ben 
vivere « (Schopenhauer). 

- (morale)-. 6 la tendenza a subordi¬ 
nare il beno e le esigenze altrui al fieno 
e alle esigenze proprie e ad applicare 
questo principio come criterio per giu¬ 
dicare gli atti altrui e i proprii. 

-- (metafisica)-, l’egoismo metafìsico 

corrisponde a solipsismo, che è voca¬ 
bolo più usato, o sta nel considerare 
l’esistenza degli altri esseri come illu¬ 
soria o dubbia: soltanto il mondo della 
mia coscienza esiste o l’affermazione 
d’nna realtà fuori della mia coscienza è 
contraddittoria. (Per Schopenhauer ehi 
la pensa cosi non ha bisogno d’essere 
confutato, ma solo d’iuta cura medica). 
Egotismo (in generale)-. 6 la coltura e- 
sclusiva delVio, della propria persona¬ 
lità, l’educazione raffinata dei senti¬ 
menti egoistici, con tendenza estetica 
o creduta tale. 

Eidetico (gr. el&oq, tema i§, da cui 
vedere , idea) (psicol.): b! dice eidetica 
la tendenza, frequente nei fanciulli, a 


richiamare t ricordi recenti sotto forma 
di immagini visive, dette anche eide¬ 
tiche, o a proiettarle all’esterno. 

- (lilos.): nella Fenomenologia di Hus¬ 
serl, filosofo tedesco contemporaneo, 
l’aggettivo eidetico si riferisco all'essm- 
za ideale, alla forma o idea nel senso 
platonico-aristotelico, o si oppone a em¬ 
pirico: le essenze pure, oggetto dello 
scienze eidetiche, sono strutture uni¬ 
versali, extratemporali, indipendenti 
dai fatti empirici. 

Elemento: in generale gli elementi sono 
lo parti semplici cho compongono i corpi 
e in cui questi si possono risolvere. 
Acqua, aria, terra e fuoco erano 1 quat¬ 
tro elementi di cui si credeva composta 
la materia (Empedocle). Dieonsi ele¬ 
menti aueho i primi rudimenti delle 
arti o delle scienze. 

Emanazione (dal lat. emanare = scor¬ 
rere fuoji; opposto: creazione) (lilos.): 
esprime il processo, affermato dagli 
Gnostici c dai Nkoplatonky, me¬ 
diante il qualo la molteplicità delle cose, 
sia materiali, sia spirituali, cho forma 
l’universo, si svolge, esco fuori dal¬ 
l’essere uno cho no costituisce il prin¬ 
cipio, senza cho vi sia discontinuità in 
questo sviluppo, vi sia o no diminuzione 
dell’Essere uno in tale operazione. 

- Il Cesano distingue due sensi di que¬ 
sto termine: imanatio in divini» duple» 
est, una genrratin, altera per nwdum ro- 
l untali», introducendo cosi nellYauma- 
zione l’opera della volontà, che è pro¬ 
pria della creazione, della generatili. 

Eminentiae via (lilos.): è una dello 
provo dell’esistenza di Pio, comune nel¬ 
la Scolastica: « Le cose belle della terra 
sono il segno rivelatore della bellezza 
più alta, le coso pure della purezza per¬ 
fetta, le cose elevato della più elevata ■ 
(pulchra puìeherrimum, sublimili alti»- 
simum, pura purisstmum ostendunt). 

Emozione (lat. emoveo = pongo in mo¬ 
vimento, scuoto) (psicol.): in generale 
s’appllea ad ogni stato affettivo o sen¬ 
timentale. 

- - in senso stretto s’applien agli siati 

affettivi, reazioni d’ima certa Intensità, 
d’apparizione brusca, spontanea, e di 
breve durata, a costituire i quali con¬ 
corrono stati di piacere o di dolore ac¬ 
compagnati o seguiti (por W. James, 
invece, preceduti) da movimenti e rea¬ 
zioni fisiologiche. Le emozioni possono 
essere piacevoli o spiacevoli, eccitanti 
o deprimenti, forti o deboli. 

Empirico (gr. SjjLTretpoq = che sa per 
esperienza; opposto: razionale, puro) 










Empiriocriticismo 


Ente 


( scienza) : si applica all’osservaziono fon¬ 
data sull'applicazione diretta dei sensi 
all‘oggetto della ricerca, all’esperienza 
metodica cui partecipa 1 intelligenza, 
• i ciechi solo hanno bisogno di guida, 
ma chi ha gli occhi nella fronte e nella 
mente di quelli si ha da servire per 
iscorta - (Galileo); ò sinonimo di spe¬ 
rimentale. 

- (filos.): per Kant ò ciò che ò dato 

nell’esperienza sensibile, ciò che giunge 
a noi dal mondo esterno per la via dei 
sensi; equipollente di a posteriori (vedi 
questo termine). 

- - in senso peggiorativo, è opposto a 

sistematico e si dice di ciò che ò frutto 
di osservazione superficiale, non gui¬ 
data da principii e norme metodiche. 

Empiriocriticismo ( filos .): è la « filo¬ 
sofia dell'esperienza pura « concepita 
da Riccardo Avexariub, che vuole 
liberare l'idea d 'esperienza da tutte 
lo aggiunto del pensiero, dalle Ideo della 
speculazione metafisica e anche della 
vita pratica, fondando una teoria eco¬ 
nomica della conoscenza (v. teoria e. d. 
c.). L’esperienza pura sarebbe il sem¬ 
plice contenuto della percezione. 

Empirismo (gr. ètXTCEipta = esperien¬ 
za; opposto: raziottftltàmo) (filos.): com¬ 
prende lo dottrino che considerano l'e¬ 
sperienza sensibile , le Impressioni dei 
sensi come il fondamento e la fonte 
prima, essenziale, insostituibile del co¬ 
noscere umano; vi appartengono: nel¬ 
l’antichità la scuola cirenaica, la cinica, 
1* epicurea, la stoica, e, nel tempi moder¬ 
ni, la filosofia di Bacon e, di |<ocke e di 
HrME, i quali non ammettono principii 
c fdcc innato c affermano che la cono¬ 
scenza spunta soltanto dal contatto con 
le cose, dall'esperienza dello coso ester¬ 
ne o dei propri! stati interni, gli ele¬ 
menti fondamentali sono le rappresen¬ 
tazioni semplici, le sensazioni, che, col- 
legandosi in rapporti sempre più com¬ 
plessi, spiegano tutta l'attività spiri¬ 
tuale, non escluse le creazioni più alto. 

Energia (gr. èvépyetcc = forza, atto) 
(scienza): ò la capacità, che un corpo 
o un gruppo di corpi possiede, di pro¬ 
durre una determinata quantità di la¬ 
voro meccanico ( £pyov). 

- (/Uo8.): per Aristotele l’energia, 

in opposizione a = potenza, 

ò la forza interiore che fa passare la 
materia dalla potenza all'atto, cioè alla 
realtà, che p. o. fa d'un blocco di mar¬ 
mo una statua. 

- per Leibniz 6 una via adira, (si¬ 
mile al nostro concetto d’energia) insita 


nella sostanza, nella monade, o causa 
interiore dei suoi mutamenti: «la sub- 
stanco est un ótre capable d’action; 
quod non agii non existit ». 

- il chimico G. Ostwald innalza il 

concotto scientifico d’energia a princi¬ 
pio fondamentale d’una visiono filo¬ 
sofica del mondo, e considera anche lo 
spirito come una manifestazione del¬ 
l'energia cosmica. L’imperativo energe¬ 
tico suona* non dissipare energia alcu¬ 
na, ma applicala utilmente. 

Energia (legge di conservazione dell’—) 
(scienza): è l’ipotesi formulata da R. 
MaYer, nel 1845, secondo la quale la 
quantità d’energia esistente nell’uni¬ 
verso è costante: « non v’ò in realtà che 
una sola forza che circola eternamente 
nella natura vivente e in quella Inorga¬ 
nica; nessun fatto avviene senza tra¬ 
sformazione della forza 

Energia specifica dei sensi ( psicol .): 
teoria, oggi contestata, secondo la quale 
ogni organo di senso reagisce agli sti¬ 
moli solo in una sua maniera determi¬ 
nata, specifica: p. e. gli stimoli mecca¬ 
nici, elettrici, luminosi che agiscono sul¬ 
le termiuazioni del nervo ottico danno 
solo sensazioni visivo; una corrente e- 
lettrica, passando pel nervo ottico, dà 
l’Impressione d’un lampo; agendo sul 
nervo acustico, produco una sensazione 
di suono; sulle pupille gustative, una 
sensazione gustativa: ossia la sensazio¬ 
ne trasmetto alla coscienza una qua¬ 
lità o uno stato dei nostri nervi, non 
una qualità dei corpi esterni. 

Ente (il lat. scoi, ens traduce il gr. TÒ 6v) 
(filos.): ha due significati principali: 
1°. designa ciò che veramente esiste, lu 
realtà metafisica: cosi per Platone 
và 6vTX, gli enti, sono lo idee eterne, 
sostanze spirituali e perfette: por Plo¬ 
tino l’Uno, la divinità è tò èvrcoq Òv, 
ciò che realmente è; la Scolastica chia¬ 
ma Dio ens summum perfcctissimum , 
realissimum, e dal Gioberti Dio crea¬ 
tore del mondo ò dotto Ente, 2°. Desi¬ 
gna un oggetto osistento nel pensiero, 
senza che all’cstcmo gli corrisponda al¬ 
cunché di reale: cosi ens rationis ò un 
ente fittizio, creato dalla ragione, men¬ 
tre ens fictum è un ente formato dal¬ 
l’immaginazione. 

- però Spinoza scrive: «la Chimera, 

come ens rationis, e la Chimera, come 
ens fictum, in nessun modo si possono 
ricondurre agli enti, giacché la Chi¬ 
mera per sua natura non può esistere, 
c un ens fictum escludo la percezione 
chiara o distinta », 













Entelechia 


— 38 — 


Epigenesi 


Entelechia (gr. èvTeXéx eta * da èv 
TéXet é/civ = essere in atto) ( filos .): 
in Aristotele è dapprima la forma 
(eI8o£), in quanto si attua nell’eterno 
corso circolaro degli astri; poi è tra¬ 
sferita alle cose terrene, agli esseri che 
nascono o muoiono, nei quali appare 
come una forza ideale che agisco dal- 
l’interno con impulso creatore o si svi¬ 
luppa dalla materia come un germe. 
Ij' entelechia ò dunque un concetto Io¬ 
dico-ontologico, non biologico ; ò anche 
perfeziono attuata in opposizione al¬ 
l’atto in via di farsi. 

- Leibniz applica Ventelechia allo mo¬ 
nadi :, cioè alle sostanze semplici, attive, 
spirituali costituenti l’universo, che 
hanno In só una certa perfeziono (tò 
èvTsXè^ nonché la fonte in¬ 

teriore della propria attività. 

Entimema (dal gr. èv&'j(ji7)[Aa = la 
cosa pensata, da èv&ujxéojÀai = consi¬ 
dero in me stesso) (logica): è un sillo¬ 
gismo in cui una dello promesse è ta¬ 
ciuta: p.cs.: servare te potiti, perdere an 
passim negas? (sottinteso: qui servai , 
perdere potcst). 

Entità (filos.) : nella Scolastica indica ciò 
che forma l’essenza unificatrice d’un 
genere, d’un’idcu generalo (p. e. la ratio 
per il genero umano); c in senso peggio¬ 
rativo un’astrazione che vien presa por 
una realtà vera e propria: p. o. la vis 
medicairie naturar, ritenuta una forza 
salutifera realmente insita nella na¬ 
tura. 

Entusiasmo (gr. èv&oixnaofxó^ = ispi¬ 
razione divina) (filos.): per Platone, 
specialmente noi dialogo Ione, esprime 
lo stato di chi è invaso, dominato da 
una forza divina, ò Iv&EOS (= pieno 
di Pio); donde l’esaltazione in cui si ri¬ 
teneva dovessero trovarsi 1 poeti ispi¬ 
rati dalle Muso e presi da un vero o 
proprio furore: ■ il poeta è cosa leggera, 
alata, sacra, e a niente egli ò buono, 
se innanzi non è Ispirato da Pio e non 
è in furore; lo stesso Pio parla a noi 
per bocca sua » (Ione). Ancho 1 filosofi 
possono trovarsi in imo stato simile nel 
movimento d’ascesa verso la divinità; 
l’amoro filosofico è la piò alta forma 
dell’entusiasmo (Fedro). 

Eoni (gr. atu>v = eterno) (filos.): lo gno¬ 
stico Valentino denomina Pone per¬ 
fetto il principio primo dell’universo, 
Pio, donde escono trenta coni minori, 
cho sono esseri intelligibili e interme¬ 
diari fra Pio e l’uomo; l’ultimo cono, 
Sofia, ò presa dalla curiosità o dal de¬ 
siderio Inestinguibile di contemplare 11 


Padre o di scoprire il segreto della sua 
natura (to Se tox&oc; elvat ^7)TY)<Ttv 
tou 7 raTpó^), così come nel mito della 
Genesi biblica la causa della prima ca¬ 
duta ò data dalla curiosità di conoscere 
il Beno e il Male. Per la colpa di Sofia 
11 male fa la sua apparizione nel cosmo 
visibile, il quale è opera d’un demiurgo, 
donde la formazione dell’uomo, lo svi¬ 
luppo del male, il dramma della reden¬ 
zione compiuta daH’cone Gesù, il quale 
ò l’apparenza e l’involucro esteriore di 
queU’essere metafisico che ò il Cristo. 

Epagoge (gr. èTZ-à,Y(ùyi] = induzione) 
(logica): ò l’Induzione aristotelica o enu¬ 
merano perfccta , cho consisto noll’attri- 
bulro a un tutto ciò cho si ò affermato 
dolio singole parti; ossia è un ragiona¬ 
mento cho procedo dall’eguale all’egua¬ 
le, mentre l’induzione sperimentalo di 
Galileo o Bacone (o enumerano imper- 
fccta) afferma della totalità ciò che ò 
stato provato solo di alcuno parti. Ec¬ 
co un esempio di epagoge sotto forma 
di sillogismo: l’uomo, il cavallo, il mulo 
sono animali longevi; l’uomo, il caval¬ 
lo, 11 mnloeono i hoII animali sonza fiele; 
quindi tutti gli animali senza fiele sono 
longevi (Aristotele). 

Epicherema (gr. èmyzlprftLX, da E7U- 
XEipém = Intraprendo) (logica): è un 
sillogismo in cui lo promesso sono ac¬ 
compagnato da provo; ò detto anche 
sillogismo catafratto, cioè armato di tut¬ 
to punto; p. e. l’orazione ciceroniana 
prò Milone si può ridurre a un sillogi¬ 
smo, dove lo duo premesse sono appog¬ 
giato a provo: « ò lecito uccidere ehi 
tendo insidie; Clodio ha teso insidio a 
Milone; dunque Milone ha ucciso a buon 
diritto Clodio ». 

Epifenomeno (dal gr. èm-- 9 a£vo(j.aL 
= apparisco corno cosa accessoria; quin¬ 
di èm— 9 aivófiEV 0 V = fonomeno secon¬ 
dario) (filos.): per la dottrina cho con¬ 
cepisco lo spirito come un prodotto del¬ 
l’attività biologica, l'apparire della co¬ 
scienza è un epifenomeno, cioè un fe¬ 
nomeno accessorio, derivato dallo rim¬ 
ozioni fisiologiche o dall’istinto, simile 
quasi all’ombra che accompagna il cor¬ 
po. L'essenziale, per questa teoria, ò il 
processo nervoso e la tendenza istin¬ 
tiva, mentre il processo psichico è acci¬ 
dentale e secondario: ciò che ò supe¬ 
riore si spiega con ciò che ò inferiore. 

Epigenesi (gr. E7Ti-yCYV0jxai = nasco 
dopo) (scienza): ò la teoria secondo 
la quale le nuove formazioni negli or¬ 
gani e nel carattere avvengono in virtù 
di nuovi centri d’attività vitale e non 









Epistemologla 


— 39 — 


Esoterico 


proesistono nel germe. Questo termine 
si trova anche in KA.KT. 

Epistemologia (dal gr. ènurnjjiT] = 
scienza, e Xòyo<; = discorso; quindi, 
scienza del sapere) (/iios. ): è la dìscipli* 
na che ha por oggetto Tesarne critico 
dei principii, delle ipotesi, dei risultati 
delle scienze per stabilirne la validità e 
l’applicazione. 

Epochè (gr. ÌTZoyr\, da hz-éyiù = so¬ 
spendo, passo sotto silenzio) (filos.): per 
lo 8Cctlicìsmo è Tatto di sospendere ogni 
giudizio intorno alle coso, poiché di 
queste non si può affermare un predi¬ 
cato piuttosto che un altro, né definire 
in maniera dogmatica, ragioni di forza 
eguale potendosi invocare prò e contro 
ogni opinione; il meglio è tacerò: né sì, 
né no. 

Eredità (scienza): è il riprodursi noi di¬ 
scendenti di caratteri anatomici, fisio¬ 
logici, psichici e psico-patologici che si 
trovano negli ascondenti, non solo come 
caratteri della specie, ma anche come 
caratteri acquisiti e individuali. 

Eristica (dal gr. èpumx*?] vé^vY), da 
èpi£c«> = contendo; quindi: arte di con¬ 
tendere con la parola) (lavica): è l’arte 
di discutere, adoperando, por vincere 
nella disputa, argomenti sottili e in¬ 
gannevoli ; è la degenerazione della dia¬ 
lettica al tempo dei sofisti. 

Eros (gr. £po>s = amore) (filos.): per | 
Plato.ve ò l'amore rivolto alle ideo, la i 
tendenza filosofica che trasporta Pani- ! 
ma dall'amore por il bello alla visiono 
del perfetto esemplare della bellezza, 
cioè all'idea del bello, e di qui all'idea 
più alta, a quella del Beno (v. amore). 

Errore (logica): in generale si distinguo¬ 
no due classi d’errori: 1. errori logici, 
che dipendono dalla violazione delle 
norme logiche del pensiero, p. e. del 
principio di contraddizione (v. conirad- 
dizione); 2. errori reali, inerenti alle Idee 
stesse, quando queste non siano, in 
tutto o in parte, conformi allo cose che 
rappresentano come ut viene per gl ter 
rori de i sensi. 

-per gli Epicurei la possibilità dclTcr- 

rore non ò nella sensazione presa in se 
stessa, ma nel giudizio che pronunziamo 
intorno allo cose percepite. 

- per Cartesio un’idea presa in sé e 

per sé non è né vera, né falsa: lo di¬ 
viene solo se viene posta in relazione 
con altre, cioè negata o affermata me¬ 
diante il giudizio, che ò un atto della 
volontà, ed erra quando afferma o nega 
ciò che l’intelletto non vede in modo 
chiaro e distinto, essendo il potere vo¬ 


lontario disposto, per la sua stessa na¬ 
tura libera, a varcare i limiti dell’in¬ 
telletto, sul quale ò fondato il criterio 
di verità (vedi criterio c verità). 

- per Spinoza Terrore non è nulla di 

positivo, è solo una privazione dovuta 
all’imperfezione del senso, che perce¬ 
pisco una realtà parziale e no fa una 
realtà totale, come quando si prende 
la distanza apparente del sole per la 
distanza reale. 

Escatologia (gr. Ict^octoc = ultimo o 
Xóyos = discorso) (filos.): è quella parte 
della filosofia che ha per oggetto l’esa¬ 
me dei fini ultimi dell’uomo e dell’imi* 
verso. 

Esistenza (filos.): è la proprietà attri¬ 
buita a ciò che ò oggetto dell’esperienza 
attualo o dell’esperienza possibile. Quan¬ 
do si dice: questa cosa esiste, si esprime 
un giudizio sulla sua realtà. 

- gli Scolastici oppongono essenlia 

ad existcntia: la prima ò la natura con¬ 
cettuale della cosa, l’idea costitutiva 
di essa; la seconda ò la piena attualità, 
ultima actualitas, un quid che, aggiun¬ 
gendosi all’essenza, la pone nel mondo 
della realtà. 

- per S. Anselmo essenza od esistenza 

in Dio coincidono o anche Spinoza 
nella I definizione dell’Effco dice: 7 vr 
causata sui (cho è la sub stantia, sire 
Deus) intclligo id cuius essenlia invol - 
vii existrnf iam. 

- V. Gioberti distingue essere da esi¬ 
stere: « in latino cxsistcre, cho suona ap¬ 
parire, uscir fuori, emergere, mostrarsi, 
s’usa a significare la manifestazione d’u- 
na cosa che prima ora come avvilup¬ 
pata, Implicita in un’altra, e che, uscen¬ 
do, si rende visibile di fuori; quindi 
prodotta da una sostanza che la con¬ 
tiene potenzialmente, in quanto è atta 
a produrla », giacché II verbo sistere 
e I suoi derivati, p. e. subsislcre t con¬ 
tengono puro il concetto metafisico 
di sostanza; quindi Fesisfen/e non può 
concepirsi senza VEnte che ne ò la causa 
creatrice, donde la formula ideale 
(come il Gioberti la chiama): ■ l’Ente 
crea Tesistento ». 

Esistenziale (giudizio) = (logica): è il 
giudizio che afferma o nega semplice¬ 
mente Tesistenza d’una cosa o d’una 
classe di cose. 

Esoterico (gr. IdtoTSpixóq = interio¬ 
re) (filos.): dicesi particolarmente del¬ 
l'insegnamento cho Aristotele impar¬ 
tiva ai discepoli già istruiti; per esten¬ 
sione si dice, in generale, dell’insegna¬ 
mento impartito a pochi, fino a raggiun- 















Esperienza 


— 40 — 


Essere 


gere il significato di sapere occulto, 
accessibile a pochi iniziati (v. acroama- 
tico ). 

Esperienza (dal lat. experior — pongo 
alla prova) (ingenerale): ò la conoscenza 
diretta,Immediata, omediata, elicsi può 
acquistare dei fatti o dei fenomeni che 
si succedono in noi o fuori di noi. Y’ò 
un'esperienza comune o vulvare che pro¬ 
cede in maniera spontanea, incoerente, 
senza regola e precauzione, obbedendo 
a impulsi sentimentali o utilitari; e v’ò 
un’esperienza scienti fica, già detta dagli 
Stoici è[X“£tpta {jlsO’oSlxt) (esperienza 
metodica ), che nelle sue ricerche applica 
all’osservazione dei fatti, alla loro in¬ 
terpretazione e al loro coordinamento 
le norme suggerite dalla ragione nel suo 
sviluppo storico, c dall’esperienza pas¬ 
sata. 

- l’idea moderna d’esperienza si co¬ 
stituisce nel Hi nascimento soprattutto 
per opera di Galileo, seguito poi dal¬ 
l’empirismo inglese. Locke riconosce 
due fonti dell’esperienza: il senso ester¬ 
no e il senso interno (cioè la riflessione ), 
e quindi vede già nell’attività dell’In¬ 
telletto una condizione importante del¬ 
l’esperienza. 

- (filos.): per Kant l’esperienza consta 

di due fattori: a) della conoscenza doi 
fenomeni, cioò delle impressioni clic ci 
pervengono dal mondo esterno per la 
via dei sensi o dal inondo interno per 
la via della coscienza: materia passiva; 
b) dello spirito, che elabora il rozzo ma¬ 
teriale delle sensazioni, cioè dei feno¬ 
meni, con le intuizioni pure o a priori 
dello 6pazio e del tempo e con le cate¬ 
gorie, cioò con le forme attive. Questi 
duo fattori sono intimamente e indisso¬ 
lubilmente fusi nel l’esperienza. 

Esperienza possibile (filos.): si ha 
quando, dice Kant, « io mi rappresento 
insieme tutti gli oggetti sensibili esi¬ 
stenti in tutti i tempi e in tutti gli spazi, 
ossia gli oggetti che si trovano in quella 
parte dell’esperienza verso la quale deb¬ 
bo ancora progredire ». 

Esperienza pura (ItTos.): è la dottrina 
che vuole liberare il pensiero da tutto 
le aggiunte artificiose e superflue, come 
causa, tempo, sostanza eoe. e costituire 
•' un’idea naturale del mondo met¬ 
tendo nella sua vera luce il puro dato 
immediatamente vissuto, cioè la sen¬ 
sazione. Così R. Avkxarius c Vempi- 
rio-cri deismo. 

Esperimento (scienza): consiste nel ri¬ 
produrre artificialmente fenomeni na¬ 
turali col lino di poterli osservare — iso¬ 


landoli, ripetendoli, « provando e ri¬ 
provando » — nelle condizioni più fa¬ 
vorevoli per l’indagine scientifica. Ga¬ 
lileo è stato uno dei primi e più ge¬ 
niali sperimentatori. 

Essenza (lat. csscntia da esse) (logica): 
designa il complesso delle determina¬ 
zioni, cioò dei caratteri che definiscono 
nelle sue note costitutivo un oggetto del 
pensiero. Aristotele Ja definisce: 
oùaCa àveo CXyjs, ossia la sostanza 
senza la materia; p. es.: l’essenza del¬ 
l’albero ò data dallo qualità costitutive 
del concetto di albero, distinte dalla 
sua materia; forma c materia, unite, 
dànno la sostanza (oùoCa). 

- (filos.): è ciò che costituisce il nu¬ 
cleo costanto d’una cosa in opposizione 
alle modificazioni che non lo toccano 
se non superficialmente e temporanea¬ 
mente; così la intende Cartesio. 

- Spinoza aggiunge che l’essenza d’una 

cosa ò ciò senza di cui questa non può 
né esistere né essere concepita e, vice¬ 
versa, ciò che senza la cosa non può 
né esistere né essere concepita: id sine, 
quo res et vice versa quod sine re nec 
esse nec concivi potest. 

Essere (filos.): in opposto a divenire in¬ 
dica ciò che esiste o sussiste stabilmente, 
non ostante i mutamenti che può su¬ 
bire; è dunque una realtà permanente, 
costante, presente nell’esperienza o an¬ 
che accessibile al solo pensiero; por gli 
uni (per cs.: Parmenide o Platone) 
l’idea dell’essere è la più ricca di con¬ 
tenuto; per gli altri (per es.: Hegel o 
Rosmini) è l'idea più semplice o più 
povera di contenuto; ma sempre di 
grande valore speculativo. 

- Parmenide por primo pensa l'essere 

come la realtà vera, immutabile, per¬ 
fetta, senza passato né futuro, posta In 
un eterno presente, unità del tutto o- 
mogenea, accessibile al solo pensiero 
logico; mentre il non essere ò apparenza 
mutevole o dipendente dall’esperienza 
ingannevole dei sensi. 

- per Democrito l'essere è posto nella 

pluralità degli atomi, che si muovono 
nel vuoto, cioè nel non essere, il quale 
ò quindi una realtà anch’essa. 

- per Platone ressero è nelle Idee. 

- per Hegel, so ad una cosa si tolgono 

tutto le determinazioni e le qualità, ri¬ 
mane la pura affermazione* questa co¬ 
sa è; ossia l’idea più semplice, più a- 
stratta, più povera di contenuto, che 
richiama alla mente l’idea opposta, cioè 
quella del non essere. È il punto di par¬ 
tenza (Iella logica hegeliana, e della dia- 









Essoterico 


— 41 


Esterno 


lettica (v. questo termine) ; infatti « la 
verità dell'essere {tesi) e del non essere 
(antitesi) è la loro unità, la quale ò di¬ 
venire ( sintesi ); l’essere, se vicn pen¬ 
sato nel divenire, è un formarsi, un in¬ 
cominciare ; invece il non essere ò un 
passare ». L’idea decessero è un’idea 
della ragione (v. qui sotto l’esempio ci¬ 
tato nel Nuovo Saggio del Rosmini). 

-anche pel Rosmini ■ se dall’idea con¬ 
creta di M. nostro amico voglio rimo- 
vero ciò che ha di proprio e originale, 
non mi resta più l’idea del mio amico, 
ma solo l’idea comune di un uomo; se 
poi astraggo le qualità proprie del¬ 
l’uomo, mi resta un’idea più generale, 
cioè l'idea d’un animale; io posso allo 
stesso modo colla mia mente astrane 
dalle qualità proprie dell’animale o mi 
resta allora l’idea d’un puro corpo privo 
di sensitività, dotato solo di vegetazio¬ 
ne; voglio ancora colla mente togliere 
da lui ogni vegetazione, allora la mia 
Idea ò divenuta l’idea d’un corpo in 
genero; se infine non voglio badare a 
ciò che ha di proprio il corpo, rimane 
allora l’idea più universale di tutte, 
cioè l’idea d’un ente, senza che questo 
nel mio pensiero sia determinato da 
nessuna qualità cognita, l’idea dell’es¬ 
sere è dunque quella, tolta la quale, è 
tolto interamente il pensare ed è resa 
impossibile qualsiasi altra idea ». Però 
l’idea dell’essere « che è la verità prima 
e la ragione suprema, presuppone chi 
dia l’essere alle coso che esistono, ossia 
l’essere in sé, Dio, causa ». 
Essoterico (gr. èScoTepixò»; Xóyo<;, 
letteralmente: « discorso esteriore *): si 
riferisce all’insegnamento dato in forma 
popolare, senza rigore scientifico, e fu 
applicato dapprima al libri di Aristote¬ 
le che esponevano le cognizioni in for¬ 
ma Bcmplico e piana, in opposto ai libri 
esoterici (v. esoterico e acroamatico). 

Estasi (gr. ot aot<;, da è^(<JTa(xat 

= esco fuori di me) (rclig.): è il feno¬ 
meno essenziale e conclusivo del misti¬ 
cismo: è uno stato eccezionale, in cui 
l’anima, interrotta ogni comunicazione 
col mondo esterno, oscurata la coscienza 
di sé, e in sé tutta chiusa, acquista la 
certezza di comunicare con un oggetto 
interno che ò l’Essere infinito, divino; 
sento che si attua nella sua interiorità 
la presenza di Dio, che essa ò immersa 
e fusa nella sostanza divina. È asso¬ 
ciata a un’emotlvit.i intensa o delicata. 

-Anche per Plotino, che la descrive 

per esperienza propria, l'estasi è un'as¬ 
similazione dell’anima al divino: una 


specie di presenza (Trapouota) di Dio, 
di contatto (èrra^) con Ini, una con¬ 
templazione (#£cop£a) in cui scompare 
la distinzione fra soggetto e oggetto, 
un dono di sé (£7r£$oaic), un dono però 
che non è un annientamento, ma un 
arricchimento. 

Estensione (logica): designa il numero 
degli oggetti cui il concetto può rife¬ 
rirsi, che è massima, p. e., nel concetto 
di corpo, minima, p. e. nel concetto di 
genio musicale; ossia è tanto più ampia 
quanto più il concetto ò generalo (v. 
astrazione o comprensione). 

- ( filos .): per Cartesio è l’attributo 

della sostanza corporea (rcs extensa) ; 
per Spinoza ò invece uno degli infiniti 
attributi della sostanza divina. 

Esterno (mondo—) (in opp. a mondo 
interno , costituito dalla nostra vita 
psicologica, con tutti i suoi processi co¬ 
scienti o inconsci!) (filos.): il problema 
filosofico riguardante il mondo esterno 
è cosa quasi naturalo per lo spirito u- 
mano, giacché, come dice E. Mcyerson, 
l’uomo fa della metafìsica cosi come 
respira. Si possono indicare nell’ordine 
seguente le principali risposte. 

- a) il realismo ingenuo, il più sponta¬ 
neo e il più diffuso: il mondo esterno 
coi suoi corpi, i suoi fenomeni, lo spazio 
o il tempo, ò cosi come noi lo percepiamo, 
è una realtà indipendente dallo spirito 
che lo conosce e lo rispocchia nella sua 
vera esistenza o nel suo divenire; 
b) il realismo critico (con Galileo, Car¬ 
tesio, Spinoza, Locke, ecc.) distingue 
nel mondo esterno una parte che esiste 
in se stessa, indipendente dal soggetto, 
e che consta delle qualità primarie 
(grandezza, figura, numero, moto ecc.) 
o una parto puramente soggettiva, che 
non ha esistenza in sé, ma soltanto nel 
soggetto percipiente (qualità secondarie: 
colori, odori, sapori, suoni, ecc.); 

- c) Yidcalismo conoscitivo (con Ber¬ 
keley, Hume, ScnopENHAUER), se¬ 
condo cui i corpi e i fenomeni si risol¬ 
vono in percezioni c ideo: esse est per¬ 
vi pi, come dice Berkeley; o « il mondo 
è la mia rappresentazione », come dice 
Schopenhauer; 

- d) Yidealismo trascendentale di Kant, 

pel quale il mondo è un complesso di 
fenomeni (cioè di rappresentazioni), che 
noi disponiamo nello forme dello spazio 
e del tempo (intuizioni pure della no¬ 
stra sensibilità) o coordiniamo nello ca¬ 
tegorie (formo o concetti puri dell'in- 
tclletto); dietro ad essi sta la cosa in sé, 
che si sottrae alla nostra conoscenza ; 





Estetica 


— 42 — 


Evemerismo 


_l 'idealismo assoluto di Fichte, Schel¬ 
ling Hegel, i quali negano la oosa in 
sé o pensano olle il pensiero non solo 
ordina il mondo esterno (oome afferma 
Kant), ma lo crea, lo fa usoiro dalla 
propria attività. 

Estetica (dal gr. aloOv)Tixó<; = sensi¬ 
bile) (/ilos.): ò la scienza che ha per 
oggetto lo studio e l’apprezzamento del 
bello (V. bello). 

_ _ i n Kant l 'estetica trascendentale 6 

quella parto della « Critica della ragion 
pura » che ha per oggetto la ricerca delle 
forme 'pure o a priori della sensibilità, 
c cioè lo intuizioni pure dello spazio e 
del tempo. 

Eternità (/il os.): si dico di ciò che è li¬ 
bero da tutti i caratteri specifici della 
durata, di ciò che è fuori del tempo. 

-Sulla guida di S. Agostino. Boezio 

distingue eterno da infinito: * altra cosa 
è percorrere successivamente le parti 
d'un’esistenza senza termine, come di 
quella che Fiatone o Aristotele attri- . 
buìscono al mondo (il tempo infinito), 
altra cosa ò abbracciare un'esistenza in¬ 
finita tutta intera egualmente prosento ». 

Eteronomia = v. autonomia. 

Etica (/«os.): Aristotele introduce il 
termino etico (7)tHxó?. da 'flf'/C, = co¬ 
stume) per designare una speciale classo 
di virtfi. I suol seguaci denominarono 
• opere etiche » (tà 7)*Hxà) gli scritti 
del Maestro che trattavano questioni 
d'indole inoralo; piti tardi Cicerone 
tradusse etico con moralis o in Seneca 
appare la philosophia moralis (da mos 
= costume). L’etica è una scienza nor¬ 
mativa, la « scienza del bene », quindi 
non di ciò che 6, ma di ciò che dee’ es¬ 
sere, in quanto vuol fornire le norme 
della condotta morale, stabilire un prin¬ 
cipio dell’azione, dipendente dal prin¬ 
cipio fondamentale seguito da ciascuna 
dottrina filosofica. 

_ Vien detta anche scienza dei valori 

mirali, poiché il giudizio morale esprimo 
il valore che un’azione, un’idea, un sen¬ 
timento ha per l’uomo. 

- La riflessione moralo si inizia ben 

presto in Grecia col poeti, con Esiodo, 
Teognide, Solone, Senofane, determi¬ 
nando e formulando con precisione cre¬ 
scente l’idea della giustizia, del diritto, 
della rettitudine; però la scienza filo¬ 
sofica della morale ha in Socrate il 
suo fondatore, col quale incomincia l'in¬ 
dagine intorno al l’essenza del bene o al 
concetto di viriti, considerata come mez¬ 
zo sicuro per raggiungere la felicità, che 
è il fine posto da tutte lo dottrine an¬ 


tiche all’operare umano. Questa con¬ 
cezione è seguita e sviluppata in vario 
modo da Platone, da Aristotele, da¬ 
gli Stoici, mentre Cirenaici od /epicu¬ 
rei additano nel piacere la via per arri¬ 
vare alla felicità: quelli nel piacere mo¬ 
mentaneo e in atto, questi nell assenza 
del doloro (v. edonismo e eudemonismo). 

- Kant considera la felicità come un 

fine esteriore, mutabile, sensibile, di¬ 
pendente dalle « inclinazioni », e dà al¬ 
l’etica un fondamento razionale: un’a¬ 
zione è morale se è fatta per obbedienza 
alla legge morale, che emana dalla nostra 
ragione, non si preoccupa delle conse¬ 
guenze e ha un carattere imperativo, 
categorico e universale, ossia è a priori. 

—— l’utilitarismo, la dottrina moralo so¬ 
stenuta particolarmente da G. Ben¬ 
tham e da O. STUART MilL, * prenden¬ 
do per principio della condotta l’utilità o 
il principio della felicità più grande, af¬ 
ferma che lo azioni sono buono in quan¬ 
to tendono ad aumentare la felicità, 
cattive in quanto producono l’effetto 
opposto; e por felicità s’intendo il pia¬ 
cere o l’assenza dol doloro, mentre il 
suo contrario ò il dolore o «assen¬ 
za del piacere » (Mlll); però il Bentham 
con la sua formula: « il maggior bene 
poi maggior numero » seguo il principio 
della quantità o doll’intenBltà dei pia¬ 
ceri, montre il Mill ticn conto anello 
della loro qualità, del loro valore spiri¬ 
tuale, sostituendo aU’aritmetica moralo 
del Bentham un’estetica dei piaceri, o 
introducendo una netta distinzione fra 
piaceri più e meno elevati. t 
Eudemonismo (gr. eù 8 ai[tovi<j[i,o<;, da 
eù 8 ai(iOvt«= felicità) (morale): designa 
le dottrine morali che pongono come 
fine ultimo dell’azione moralo e vir¬ 
tuosa la feUcità individuale o sociale, 
il cui valore è determinato dalla ra¬ 
gione, c si distingue per lo più dall’cdo- 
nismo, che pone la felicità nella sensa¬ 
zione attuale del piacere. 

- per Aristotele l’eudaimonia si¬ 
gnifica ben vivere o bone agire, e con¬ 
siste nell’esercizio delle più alte attività 
dell’anima c nel possesso costante della 
virtù; vi contribuiscono anche i beni 
esteriori, la salute, gli onori, la ricchezza 
e anche 11 piacere, il qualo « nasce dal¬ 
l’atto e, aggiungendovi!, lo compie, 
come la bellezza giovanile nasce dal vi¬ 
gore dell’età e, aggiungendosi ad esso, lo 
completa »(oTov Tot? dbc[A 0 tioi? Y] cópz). 
Evemerismo ( relig .): dottrina attri¬ 
buita a Euhemero, seguace della scuola 
cirenaica, secondo la qualo 1 miti degli 








Evoluzione 


— 43 — 


Fenomenismo 


dèi non sono altro che storia umana av¬ 
volta nel meraviglioso: gli dèi c gli croi 
sono uomini notevoli per forza o sa¬ 
gacia, ai quali dopo la morto si rosero 
onori divini o s’innalzarono tempii. 

Evoluzione (in generale ): 6 costituita 
da una serie successiva di mutamenti, 
elio formano un tutto e il cui valore 
va aumentando o progredendo di grado 
In grado. Si può concepire in due modi: 

_ a) come evoluzione meccanica, pen¬ 
sata, corno ipotosi da E. Spenckh: 
consisto nel fatto che il composto si 
sviluppa dal semplice, l 'eterogeneo dal- 
l 'omogeneo, o, come dico l’Annioò, il 
distinto dall’ùuiisfinfo, per causo pura¬ 
mente meccaniche, per leggi fatali o 
immutabili ; p. e. dalla nebulosa primi¬ 
tiva, indeterminata o omogenea, si è 
formato il sistema solare, distinto ed 
eterogeneo; sulla Terra poi la vita.il 
linguaggio, la scionza, l’arte ecc. hanno 
subito il medesimo processo, differen¬ 
ziandosi o determinandosi incessante- j 
mente. 

- conio evoluzione ideale , è, p’cr Hkgbl, 

un processo logico-dialettico (v. dialettica) 
dello spirito, per cui sorgon prima le 
categorie del pensiero in sé, cioè le 
idre; poi le forzo della natura, cioè II 
pensiero o Videa luori di s , esterioriz¬ 
zata; infine il pensiero per se, cioè lo 
attività spirituali superiori, ossia la 
coscienza, la società, la storia, 1 arte, 
la religione, la filosofia. Tutta la realtà 
è, per questa dottrina, uno sviluppo 
della ragione o ha il suo coronamento 
nolla filosofia. 

Explicatio (daMipli«»re= spiegare; op¬ 
posto: eomplieatio) (filo®.) : termine usa¬ 
to da N. Cusano nel senso di sviluppo: 

« linea est porteti evoluito, evoluito id est 
ejcplicatio »; il mondo è, rispetto a Dio, 
ciò che la molteplicità sensibile o mu¬ 
tevole è rispetto all’uniid necessaria e 
immutabile, cioè alla eomplieatio in cui 
il molteplice è contenuto potenzialmen¬ 
te- come l’albero 6 nel some, cosi l’uni¬ 
verso è in Dio. 


F 

Facoltà (lat. scol.: /acultas, habilitas ad 
agrndum): in generale è la capacità, la 
potenza d’agire, dì compiere una deter¬ 
minata funziono. 

- i/Uos.) : per la Scuola scozzese e per 

1 'Eclettismo francese lo facoltà sono 
poteri particolari dell'anima, vere o pro¬ 
prie entità (cioè YintcUigenza, ii senti - 


mento, la volontà), distinte dai processi 
psichici, dei quali sono la causa pro¬ 
duttrice. È una teoria tramontata. 

Fantasia: v. immaginazione o catalet- 
Oca. 

Fatalismo: consiste nel credere che il 
destino d'ogni uomo e, in generale, d’o- 
gnì avvenimento siano determinati in 
precedenza da una volontà superiore, 
oscura o intelligente, o quindi siano 
inevitabili e irrevocabili, contro cui è 
vano lottare. 

_ (/ita).): s’adopera, spesso, per deter¬ 
rò inismo (vedi). 

Fatto: è ciò che è dato immediatamente 
nell'esperienza in maniera oggettiva; 
p. c. un fatto fisico, storico. S’usa anche 
corno sinonimo di ■ avvenimento » (che 
è ciò che si fa in un luogo o tempo de¬ 
terminati) e di « fenomeno ", che indica 
particolarmente ciò cho è presente ai 
sensi. 

Fechner (legge di — ) (psicol.): è la leggo 
formulata da O. T. Fechneb, per cui 
io stimolo d’una sensazione deve cre¬ 
scere secondo una progrosslono geome¬ 
trica, affinché la sensazione cresca se¬ 
condo una progressione aritmetica; ten¬ 
tativo, contestato, di misurare i pro¬ 
cessi psichici. 

Fede (relig.): è intesa in due sensi: a) è 
l’adesione dell'Intelletto o di tutto lo 
spirito ad affermazioni considerate co¬ 
me verità rivelate dirottamente o indi¬ 
rettamente da Dio; quindi è l’atto col 
quale si tiene por vero ciò cho Dio ha 
rivelato, perché egli lo ha rivelato e 
non può né ingannarsi né ingannare: 
qui la rivelazione ha un carattere este¬ 
riore c storico, perchè personaggi sto¬ 
rici come Mosè o i profeti ne sono gli 
strumenti; ciò cho Dio ha rivelato è 
l’oggetto della fedo, mentre la veracità 
divina è 11 motivo della fedo; 

_ b) b l’adesione dello spirito a ciò che 

è dovuto a una rivelazione interiore, a 
nna specie di intuito mistico, diverso 
dalla ragione o a questa superiore; è 
una sorgente di sapere cho attingo a 
un’ispirazione interiore. 

- in generale, ò l'adesione soggettiva del¬ 
lo spirito a un’affermazione, a un fatto, 
a un’idea, dovuta particolarmente a 
motivi sentimentali, a impulso spon¬ 
taneo della volontà, e quindi imperfet¬ 
tamente giustificata; è nna tendenza 
naturalo dell’uomo. 

Fenomenismo ( /ilos.): è la dottrina cho 
pono nei fenomeni la sola realtà esì¬ 
stente e m ogni cosa esterna non vede 
altro che la somma di più sensazioni 






Fenomeno 


— U — 


Filosofia 


invariabilmente connesse nell'esperien¬ 
za. «Non sono i corpi che generano 
le sensazioni, ma i complessi delle sen¬ 
sazioni che generano i corpi; quindi ! 
ogni differenza fra mondo materiale o 
mondo psichico cade o il fine della scien¬ 
za è l’analisi o la descrizione dei feno¬ 
meni » (E. Mach). Di qui una conse¬ 
guenza metafisica: non le cose, cioè i 
corpi, ma colori, suoni, spazi!, tempi 
sono gli elementi costitutivi dell’uni¬ 
verso, il quale alla fine è un complesso 
di fenomeni. Si collega alla teoria cono¬ 
scitiva di D. Hume. 

Fenomeno (gr. cpaivó^evov = ciò che 
appare): in venerale s’applica a tutti I 
fatti percepiti o constatati che sono la 
materia dello scienze tanto fisiche, 
quanto morali: fenomeni fisici, biolo¬ 
gici, psichici, storici, ecc. 

-per Kant, in opposizione a noumeno 

o co.s« in sé, ò tutto ciò che può presen¬ 
tarsi ai nostri sensi nello spazio e nel 
tempo (I quali sono forme a priori della 
nostra sensibilità); quindi non già ap¬ 
parenza illusoria, ma realtà. 

Fenomenologia: in venerale s’intende 
la descrizione pura e semplice d’un com¬ 
plesso di fenomeni, come si manifestano 
nello spazio o nel tempo, p. e. in una 
malattia. 

- (filo#.): in un’opera di questo nome 

G. Hegel espone le fasi attraverso le 
quali passa la mente umana per giun¬ 
gere dalla sensazione allo spirito uni¬ 
versale: coscienza empirica, autoco¬ 
scienza, ragione, moralità, religione, 
spirito assoluto. 

- per E. Husserl o la sua scuola la 

fenomenologia ha un significato parti¬ 
colare: fenomeno, 9aivóji,evov, esprime 
ciò che si mostra per sé (da 9a(ve<?$-ai 
= mostrarsi), cioò Vessenza, ciò che i 
Greci chiamano rà #vra (= gli enti, 
le essenze), perciò 9aivó- 

(isva, cioè à7T09a(v£aO-ai rà cpatvó- 
(i.eva equivale a mettere in luce lo es¬ 
senze, le quali sono elementi fissi che si 
presentano nell'esperienza vissuta e so¬ 
no colti daSVintuizione nello esperienze 
più diverse, non escluse lo immagini 
della fantasia. È una scienza a priori, 
che ricorda la dottrina platonica delle 
Ideo. 

Fideismo (opp. razionalismo) ( filos .): ò 
la dottrina filosofico-religiosa la quale, 
giudicando la ragioue incapace di co¬ 
gliere la verità coi suoi soli mezzi, con¬ 
sidera la fedo una fonte superiore di 
conoscenza vera e fa appello a una 
specie di intuito intcriore di carattere 


mistico, e anche ad esigenze del senti¬ 
mento o della morale. 

Fides quaerens intellectum (èil pri¬ 
mo titolo dato da S. Anselmo al Pros - 
logion, lat. alloquium = allocuzione) 
{filos.): la « fedo che cerca rintclletto »; 
e anche fides fcrens intellectum (fedo cho 
porta intelligenza, comprensione); os¬ 
sia, la fede chiede luce all’intelletto, 
ma a un tempo essa apre la via a com¬ 
prendere i misteri più profondi della 
mota fisica religiosa, come l’esistenza 
di Dio, rimmortalità dell’anima, la Tri¬ 
nità ecc. Ha un antecedente nolla for¬ 
mula di S. Agostino: fules quaerit, in - 
tellectus invenit. 

Filosofia (gr. 9iXo-cro9£a = amoro del 
sapere). Secondo una leggenda, Pita¬ 
gora avrebbe affermato che soltanto 
Dio è sapiente (0096$), mentre l’uomo 
può essere solo amante della sapienza 
(9tXó-oo90c;). Quosti duo vocaboli, 

' dopo un non breve periodo di fluttua¬ 
zione, si fissano nello stoicismo ; ma già 
in Platoxe l’aspirazione a ricondurre 
l’essere, il sapere e 17 q/irc sotto prin¬ 
cipi universali (le idee) dà origino a 
un sistema filosofico distribuito in tre 
parti: fisica, dialettica, etica. Quindi la 
filosofia abbraccia, si può dire, tutto 
lo scibile e conserva questo carattere 
fin quasi all’età moderna, in cui si di¬ 
stribuisce in: 

- a) logica, che indaga le norme che 

regolano il retto uso del pensiero nel 
ragionamento (v. logica); 

- b) teoria della conoscenza o gnoseolo¬ 
gia, cho considera lo spirito umano nel 
suo potere di conoscere (v. teoria della 
conoscenza ); 

c) metafisica, cho tendo a offrire una 
visione complessiva dell’universo me¬ 
diante uno o pid principi fondamentali 
(v. metafisica ); 

d) elica, che ha per oggetto l’uomo 
considerato come ossere operante o vuoi 
fissare un principio direttivo dbll’azlo- 
ve (v. etica); 

La filosofia presenta nel suo sviluppo 
storico due caratteri costitutivi: 

1) essa, valendosi della ragione, tende 
a considerare le cose sotto un aspetto 
universale per scoprirne l’unità supe¬ 
riore e avere una « visione sintetica » 
del mondo, una cjuv— 0^1$, come dice 
Platone (questo principio unificatore ò 
per Talete Vacqua, per Democrito ra¬ 
teino, per Platone le idee, per Kant la 
sintesi a priori, per Schopenhauer la 
volontà, per Rosmini l’idea dell'essere 
occ.); 








Filosofia della storia 


Forma 


— 45 


2 ) indaga lo coso non solo per so stes¬ 
se, ma anche nel loro rapporto con 
l’uomo (Tl Tipi? V.^ = che cosa per 
noi), ricercando che valore ha il inondo 
per ia nostra vita, per cui la filosofia è 
anche una dottrina dei più alti valori 
umani: cosi per Platone il valore più 
alto è l’idea del Bene, per Kant la vo¬ 
lontà buona, per Gioberti l’Idea reli¬ 


giosa, ecc. 

Filosofia della storia: tendo a rac¬ 
cogliere in pochi principi direttivi lo 
sviluppo storico dell'umanità o d un 
periodo di essa. S. Aoostino ne ofrro, 
nel De H'itate Dei, uno dei primi saggi 
dal punto di vista cristiano: poiché Dio 
ha previslo, voluto e condotto la soric 
degli avvenimenti storici dal principio 
del mondo lino al tonnine di osso, 
bisogna che ogni uomo e ogni popolo 
(p. e. Roma) compia la sua parte nello 
stesso dramma, nella misura volutad al¬ 
la Provvidenza, per l'attuazione dello 
stesso tino, che è l’instaurazione della 
Città di Dio, perfetta nella beatitudine 
eterna degli eletti. 

_ e, i). Vico ò considerato il fondatore 

dolla moderna filosofia della storia: per 
lui la filosofia ù la scienza del vero, cioè 
dell’universale, dei principi universali 
ed eterni dcll’ovoluziono storica, men¬ 
tre la filologia è la scienza del certo, ossia 
ricerca e accertamento delle verità di 
fatto, osservazione dei fatti particolari, 
dipendenti dull’umano arbitrio, come 
sono la storia delle lingue, dei costumi, 
del fatti. L’unità di filosofia e di filologia 
dà luogo nlla Scienza nuova, clic de¬ 
scrive « la storia idealo eterna, sopra 
la quale corrono nel tempo le storie di 
tutte le nazioni nei loro sorgimonti, 
progressi, stati, decadenze o fini 
-- Notevoli saggi di filosofia della sto¬ 
ria offrono G. Hecikl, A. COMTF., C. 


Marx. 

Filosofia della vita ( filos.): considera 
lo spirito sia iu quanto conosce e pensa, 
sia in quanto è capace di emozioni e di 
volizioni, come un'efflorescenza, una 
sublimazione dell’attività vitale intesa 
nel suo significato biologico, quindi co¬ 
me avente le sue radici nella vita, con¬ 
siderata come forzo originaria, attiva 
d’espansione, d’organizzazione, di crea¬ 
zione (Bergson, SiMMKt). 

Filosofia naturale (filos.): è la nuova 
scienza sorta noi Rinascimento cou Leo¬ 
nardo, Galileo e Bacone, fondata sul¬ 
l'osservazione diretta della natura, non 
più sulle affermazioni c • carte » al¬ 
trui, quindi indipendente dalia teolo¬ 


gia e dalla tradizione aristotolloa me 
dioovalo. 

Finalismo (filos.)- s’applica alle dot¬ 
trino che ammettono una finalità nello 
sviluppo dell’universo, ossia conside¬ 
rano lo di verno classi dei fenomeni come 
disposto in modo da presentare la ten¬ 
denza ad attuare determinati /fjjf. 

Fine in sé (filos.): è il fine avente un 
carattere assoluto, incondizionato, non 
subordinato ad altri «ni, che perciò so¬ 
no relativi ; per Kant l’essere ragione¬ 
vole ha un vuloro assoluto, è un fine 
in sé, non ò. un mezzo. 

Finzione (/llòs.): il tedesco Vaiiiinokr 
ha svolto un sistema di finzioni teore¬ 
tiche, pratiche, religiose nella sua dot¬ 
trina del come se (des Als Ob): « finzioni 
vere o proprie sono formazioni mentali 
che non solo contraddicono alia realtà, 
ma sono contraddittorie in so stesse, 
come li concetto di atomo, di cosa in sé ; 
mentre le semi-finzioni, pnr contraddi¬ 
cendo olla realtà data, non sono in sé 
contraddittorie, o sono artifici medianto 
1 quali il pensiero può ottenere buoni 
risultati; tale è la classificazione, (v. 
Come se). 

Fobia (dal gr. 96^0? = paura) ( psicol .): 
è il termine generico per indicare in 
paura morbosa manlfcstantesi in forme 
diverse; p. e. l 'agorafobia (da (xyopf* 
= piazza) o paura degli spazi! vuoti, 
talassofobia (Uà),acida = mare) o paura 
nell'acqua, ecc. 

Forma (filos.): per Aristotele è l'idea 
(eISci?), che determina la materia a di¬ 
venire questa o quella cosa, a passare 
dalla potenza all’atto, p. e. un masso di 
marmo a essere statua: è una forza vi¬ 
vente, animatrice, plasmatrice, spiri¬ 
tuale. 

- per S. TraifMASO (che anche in que¬ 
sto punto si ispira ad Aristotele) la 
forma ò puro un principio attivo: forma 
est principi ani agcndi in unoqvoque. 

_ Iut Kant ò ciò < 5 ho lo spirito umano 

trac dal suo fondo per conoscere o or¬ 
dinare la materia costituita dalle im¬ 
pressioni che ci giungono dall’esterno 
por la via dei sensi. Sono forme pure. 
o a priori., cioè indipendenti dall espe¬ 
rienza: lo spazio, il tempo, le cate¬ 
gorie. 

- (morale): è, nelì'etioa di Kant, ii ca¬ 
rattere imperativo della legge morale, 
die non si preoccupa né dol contenuto, 
né delle conseguenze 0 del fino dell’a¬ 
zione; è tratto dalla ragiono e quindi ò 
a priori, è la pura obbedienza al do¬ 
vere. 




Formale 


— 46 — 


Geometrie 


Formale (ftlos.): è formalo (nel senso 
antico o scolastico, ripreso anche da 
Cartesio), ossia ha un'esistenza for¬ 
male, ciò che ha un'esistenza effettiva, 
reale o attuale, in opposizione a ciò 
che esiste solo come oggetto del pen¬ 
siero (v. oggettivo). 

Formalismo t/ilos.): si applica alle dot¬ 
trine che pongono l’essenza d’unn cosa 
nella /orma, non nel contenuto ; vi ò 
un formalismo logico , etico, estetico. Si 
usa spesso In senso peggiorativo, per 
indicare un attaoearaouto meticoloso o 
mecoanioo a certe regolo e convenzioni. 

Formula ideale ( iilos .): il Gioberti 
chiama formula ideale, una proposizio¬ 
ne che esprime Videa in modo chiaro 
e preciso: mediante l’ntto originario 
del pensiero, cioè l'intuito, la nostra 
monto coglie per via diretta l 'Ente reale, 
Dio, visione ancora confusa, che la ri¬ 
flessione, ripensandola, tramuta in I- 
dea\ il rapporto fra l’Ente reale e le 
esistenze, chiarito e giustificato con l’i¬ 
dea di creazione , dà luogo alia formula 
ideale: l’Ente crea l’esistente : Dio crea 
il mondo, lo cose particolari. 

Frenologia (dal gr. 9 prjv = anima, 
mente o Xófoi; = discorso): ò una dot¬ 
trina, oggi abbandonata, costituita dai 
medico tedesco Francesco G. Gall, 
che consiste nello studio del carattere 
e delle facoltà intellettuali, fondato so¬ 
pra la conformazione, le protuberanze 
o le depressioni del cranio, dallo quali 
dipenderebbero le diverse attitudini e 
inclinazioni umane. 

Figurazione = v. Illuminazione. 

Funzione (lat. iungor= eseguisco) (seren¬ 
ai): è l'aziono caratteristica d’un'or¬ 
gano nell’insieme di un organismo, p. e. 
nel corpo umano, nel gruppo sociale, 
nella vita psicologica. 

-Con altro significato si sostituisce al 

termine causa, per indicare la connes¬ 
sione pura e semplice d’un’nttività con 
l’attività d’un’altro essere o cosa, (per 
cui variando l'una varia anche l’altra), 
senza voler stabilire fra loro una con¬ 
nessione causale. In questa oonoezione 
i fenomeni flsioi, psichici, ecc. formano 
semplici successioni, oggetto di pura 
descrizione. 

Futuro contingente t/ilos.): è la tra¬ 
duzione dell’ aristotelico là [iéXXovxa 
e si applica agli avvenimenti possibili 
nel futuro: ò divenuta usuale nella Sco¬ 
lastica (v. contingente). L’espressione 
futura necessaria (xà èoóftEva) designa 
invece ciò che deve avvenire necessa¬ 
riamente. 


G 

Generale (opposto: particolare) ( Inai - 
ca): è ciò che si riferisce a un’intera clas¬ 
so di esseri o di oggetti; il concetto, la 
nozione, l’idea generale esprimono ap¬ 
punto ciò che vi ò di comune, di persi¬ 
stente in una classe di cose, in un genere. 

Generalizzazione ( psicol .): è l’opera¬ 
zione che consisto neH’cstendoro a 
tutta una classe di coso ciò che si os¬ 
serva in uno o più individui. 

- (logica), il sofisma (li falsa generaliz¬ 
zazione si ha quando si estende a tutta 
una classo, senza un’attenta o com¬ 
pleta osservazione, ciò che si è notato 
in alcuni individui. 

Generatio spontanea vel aequivo¬ 
ca (scienza): è la teoria secondo la qua¬ 
le la vita nelle sue formo più semplici 
si sviluppa da materie inorganiche. Già 
Aristotele scrisse elio dal fango o da 
materie in decomposizione nascono 
spontaneamente insetti. L'inconsisten¬ 
za di questa teoria fu dimostrata da 
Francesco Redi nelle sue Esperienze in¬ 
torno alla generazione degli insetti. 

- (filos .): per Kant l’affermaziono 

d’un’origine empirica dei concetti a 
priori sarebbe una specie di generatio 
aequivoca. 

Genere (logica): si dice genero una classo 
di cose che comprendo nella sua esten¬ 
sione un’altra classe; questa, meno e- 
stesa, dicesi specie: p. c. il triangolo e- 
quilatero è una specie del genere trian¬ 
golo. 

- surnmum genus, genere sommo ò 

quello che contiene nella sua estensione 
tutti gli altri generi. 

Genesi (gr. yévecju; = produzione, ge¬ 
nerazione) (scienza): si studia la genesi 
d’un essere, d’un’idea, d’un'istituzione, 
quando si osservano nel loro sviluppo fin 
dal primo manifestarsi, per rilevarne i 
caratteri transitorii e quelli essenziali 
e persistenti, e giungere a una cono¬ 
scenza piena. 

Genetico (logica): il metodo genetico con¬ 
siste nello studiare un oggetto della 
scienza ricercandone la genesi, ossia 
deducendolo dalle condizioni elemen¬ 
tari, spiegandolo e valutandolo nella 
sua formazione o nel suo sviluppo. 

- - - la definizione genetica consiste nel 
definire una cosa tracciandone la ge¬ 
nesi, come avviene nella geometria e 
nelle scienze sociali. 

Geometrie (esprit de — ) = vedi: ana¬ 
lisi e analitico. 









Giansenismo 


— 47 — 


Grazia 


Giansenismo ( filos .): è la dottrina elio | 
l’olandese Cristiano Jannsen (lat. Ianse- 
nius) espone nel suo libro Augustinus, 
in cui interpreta le idee agostiniano 
circa la grazia, U libero arbitrio, la pre¬ 
destinazione: accolta dai teologi di 
Porto ficaie, combattuta dai Gesuiti, 
difesa da Biagio Pascal nelle suo Pro¬ 
vinciali . fu condannata in cinque pro¬ 
posizioni dal papa Lrbano III. Il gian¬ 
senismo sostiene una limitazione della 
libertà umana, dà grande valore alla 
grazia, nega l’efficacia delle opero e 
crede alla malvagità naturale dell’uomo. 
Giudizio ( psicol .): ò un atto della mento 
pel quale si afferma che duo idee con¬ 
vengono o non convengono fra loro, e 
quindi esprimo una relaziono fra due 
idee. 

_ {logica): la logica considera il giu¬ 
dizio come dev’essere, mentre la psico¬ 
logia lo considera come è, come si pre¬ 
senta nella realtà, errato o vero. Ari¬ 
stotele lo definisce: un discorso che af¬ 
ferma o nega qualche cosa di* qualche 
cosa: Xóyo? xaTa9aTtxó? 7$ àrce^a- 
Tixó? Tivo? à tz 6 tivo? ; quindi vi sono 
nel giudizio due elementi: ciò che viene 
affermato, il predicato (TÒ xaTTjyo- 
poó(xevov) o ciò di cui viene affermato 
alcunché, il soggetto (TÒ u 7 TOxelp.evov). 
Questi duo tormini in sé non sono né 
veri né falsi; la possibilità dell’errore 
nasco quando nel discorso si costituisco 
un rapporto fra loro. 

Giustizia {diritto): consiste nel rispetto 
della personalità umana sotto un triplice 
aspetto: honeste vivere, aliquem non lae- 
dere, suum cuiqut tribuere. 

- (rtlig.): nel Vangelo è essenzial¬ 
mente l’obbedienza alla leggo divina. 
- ( filos .): per Platone è una risul¬ 
tante: quando nell’uomo sono presenti 
le tre virtù fondamentali {sapienza, for¬ 
tezza, temperanza.) o quando nello Stato 
le tre classi (dei governanti, dei soldati, 
dei produttori) sono armonicamente at¬ 
tive, è pure attuata la giustizia. 

■ - per Aristotele ò una virtù auto¬ 

noma, importantissima, perché è fun- 
damentum regni: è distributiva quando 
dà a ciascuno il suo secondo i suoi me¬ 
riti ; è commutativa quando si attua ne¬ 
gli scambi economici mediante l’ugual 
valore delle cose scambiate. 

-- per Kant ò il principio délY eguale 

libertà, cioè è giusta ogni aziono che 
permetta alla libertà di ciascuno d’ac¬ 
cordarsi, secondo una legge generale, 
con la libertà di tutti ; « ciascuno deve 
poter cercare il suo bene per quella via 


che gli sembra la migliore, purché non 
offenda l’analoga libertà degli altri, la 
quale deve poter coesistere con la li¬ 
bertà di ciascuno, secondo una legge 
generalo; ossia purché non offenda il 
diritto altrui ». 

Gianduia pinealis = Cartesio la ri¬ 
tenne sede dell'anima; essa ò un pic¬ 
colo corpo ovale che si trova nella parte 
anteriore del cervello e che da qualche 
scienziato viene oggi considerato come 
il vestigio d’un terzo occhio (L. Maggi). 
Gnomica (gr. y^fcixó?, da yvd>|xv) = 
sentenza) (in pflBile): si usa a indi¬ 
care la saggczzi^Riq s’esprime per mez¬ 
zo di sentenze morali, proverbi, afori¬ 
smi: filosofia gnomica, poesia gnomica 
(Solone, Focilide, Teognide). 

Gnoseologia (gr. yv&at? = conoscenza 
e Xóyo? = discorso) (filos.): ò quella 
parte della filosofia che studia il proble¬ 
ma della conoscenza (vedi conoscenza). 

Gnosi (gr. yvcócu? = conoscenza, sag¬ 
gezza) (rch' 0 .): è lo stato del Cristiano 
illuminato che distinguo chiaramente 
la propria fèdo da quella dei pagani, 
le divinità dei quali gli appaiono pure 
finzioni. 

- (filos. e rclig.): ò una forma di co¬ 
noscenza che trasforma la fede in scien¬ 
za; è però una conoscenza concreta, 
giacché per gli Gnostici conoscere Dio 
vuol dire possederlo, non per via di¬ 
scorsiva, dialettica, o per la certezza 
soggettiva della fede, ma per via mi¬ 
stica. che si complica con gli clementi 
provenienti dallo religioni orientali o 
dalla filosofia; giacché gli Gnostici, per 
superare l’antitesi fra Dio, principio del 
bene, e la materia, principio del malo, 
imaginano una serie di coni (alcove?), 
realtà intelligibili uscite dal Primo prin¬ 
cipio ineffabile, una delle quali, dege¬ 
nerando, ha prodotto la materia e il 
male. La creazione e 1 a redenzione cri¬ 
stiane sono episodi di quella lotta. 
Principali rappresentanti della gnosi 
sono Valentino e Marcione (II sec. 
d. Or.) (v. Eoni). 

Grazia ( relig .): è un dono gratuito fatto 
da Dio alle creature umane, senza che 
vi abbiano .alcun diritto; in questo sen¬ 
so non v’è cosa alcuna che non sia una 
grazia, poiché Dio basta a sé e dona 
liberamente e gratuitamente tutto ciò 
che dà. 

- In un senso meglio determinato da 

S. Agostino la grazia ò un dono gra¬ 
tuito che Dio fa all’uomo (posto dal pec¬ 
cato originale nello stato di natura de¬ 
caduta e pervertita) per rendere possi- 











Gusto 


— 4ft — 


Idea 


bile la salvezza di pochi eletti, Bcelti 
dalla sua imperscrutabile volontà, giac¬ 
ché l’uomo da sé non può risollevarsi 
e lo Spirito Santo soffia dove vuole 
(spiriius sanctus apirat ubi vult, non 
merita seqiUns, sed merita facicns). 

_ Lo stato di grazia implica una par¬ 
tecipazione più o meno consapevole 
dell'anima alla vita soprannaturale, che 
oltrepassa l’ordine croato, cioè la na¬ 
tura o la conoscenza razionale; è og¬ 
getto di fede (v. natura). 

- (estetica): La grazia è il sentimento, 

non beilo definibile» che nasce alla vista 
<li movimenti compiuti con facilitò, e 
spontaneità e osservati con atteggia¬ 
mento di simpatia, come può avvenire 
nella danza. Designa pure la qualità di 
tali movimenti o delle cose stesse fornito 
di proporzioni armoniche. 

-- Essa apparo non solo nelle arti di mo¬ 
vimento, nella danza c nella musica, 
ma anche nella pittura, nella scoltura, 
nell’architettura, dove si esprime nelle 
proporzioni armoniose, nell’ordinata 
composizione dello linee, che rivelano 
nell'opera d’arte una spontaneità ngilo, 
sicura, senza sforzo; la grazia fu detta 
« una fragilità trionfante • (Bayer); pe¬ 
rò dietro il movimento visibile e l’ar¬ 
monia delle parti vi è il movimento del¬ 
l’anima. 

Gusto (estetica) : è la facoltà di giudicare 
con prontezza e facilità della bellezza 
dell’opera d’arte. Quest’attività che cri¬ 
tica o riconosco il hello artistico ba 
una parentela con l’attività che pro¬ 
duce l'opera d’arte: il gusto è pertanto 
una qualità tanto del creatore quanto 
(li chi rivivo in sé l’opora d’arte; nel¬ 
l'uno e nell'altro presuppone una fino 
e delicata sensibilità per le cose belle 
(v. comprendere e intuizione). 


I 

Idea (dal gr. tS, donde il lat. video) 

(filos .): in generale ò ciò che ò pensato, 
ciò che è elaborato daH’intelletto, in op¬ 
posizione alla sensazione, alla perce¬ 
zione, all’Immagine. La sua storia è do¬ 
glia di nota. 

-per Platone le idee sono gli eterni 

esemplari delle cose sensibili, costituen¬ 
ti il mondo metafisico, sovrasensibile, 
trascendente, tutto dominato e Illumi¬ 
nato dall’idea del Bene, che coincide 
con la divinità stessa; le idee sono le 
leggi dell’essere, principi! dirottivi nella 
ricerca scientifica. 


_ Aristotele nega questa separa¬ 
zione delle Idee dalla realtà sensibile, 
ma considera le idee, cioè le forme, at¬ 
tuato nello cose individuali. Per Plo¬ 
tino le idee sono poste nell’intelfigenza 
(vou<;), l’ipostasi che viene immediata¬ 
mente dopo l’Uno; sono un prodotto 
di essa e, come per Platone, gli esem¬ 
plari eterni delle coso sensibili. 

- S. Agostino, seguendo l’ispirazione 

neo-plal onica, colloca le idee nella men¬ 
te di Dio, che crea il mondo prenden¬ 
dolo a modello; questa teoria si diffonde 
più tardi nella Scolastica. S. Tommaso 
dichiara che la sua dottrina della crea¬ 
zione divina della molteplicità delle es¬ 
senze, cioè delle idee, che sono le cause 
esemplari delle coso in Dio, • salva l’opi¬ 
nione di Platone che pono delle ideo, 
secondo le quali si forma tutto ciò che 
esiste nelle cose materiali ». 

- nella filosofia moderrui l’Idea serve 

a esprimere qualsiasi contenuto di co¬ 
scienza (percezione, rappresentazione, 
concetto ecc.). Cartesio le distingue in 
tre classi: innate, avventizie (che ci ven¬ 
gono dal mondo esterno), o fattizie (o 
a me ipso factae, come 1 prodotti della 
fantasia): le primo sono lo meno nume¬ 
rose, ma le più importanti, sono « lo 
verità otcrue prodotte da Dio ut effì - 
ciens et totali» causa »; tale è, ad es., 
il principio che • tutte le lince tirato 
dal centro di un cerchio alla circonfe¬ 
renza sono eguali fra loro », il quale 
esprime l’idea o l’essenza del oerohio. 
Le Ideo innate si trovano nello spirito 
umano fin dalla nascita. 

- Locke, che non ammette idee in¬ 
nati'. fu derivare lutto 1- idee dall'espe¬ 
rienza sensibile e dalla riflessione: * tut¬ 
to ciò che lo spirito percepisce in se 
stesso o ò l’oggetto immediato della 
percezione, del pensiero o dell’intel¬ 
letto, io chiamo idea ». Anche lierkeley 
intendo per idea ogni oggetto dol pen¬ 
siero (« C’iò su cui penso, qualunque co¬ 
sa sia, lo chiamo idea »); e riduce ogni 
idea a sensazione. Per HUME le ideo 
non sono altro che copie indebolite 
e sbiadite delle percezioni ; non esistono 
cho percezioni c idee. 

- per Kant le ideo sono un prodotto 

della ragione, che, per la sua tendenza 
naturale a valicare i limiti dell’espe¬ 
rienza, si costruisce le idee di Dio, del¬ 
l’anima, del mondo , alle quali non cor¬ 
risponde nessun oggetto adeguato nel¬ 
l’esperienza, per cui esse diurno luogo 
a contraddizioni insanabili se si voglio¬ 
no applicare alla conoscenza reale, o la 












Ideale 


— 49 — 


Identità 


metafisica non è possibile come scienza ; 
possono però essere considerate come 
prìncipil regolativi, in quanto intorno 
a ciascuna di esse si raggruppano in 
unità sistematica le cognizioni e le ri¬ 
cerche relat ive a Dio, al Panima e al 
mondo. 

-per Hegel le idee sono le categorie 

dell’essere collegato in un sistema, og¬ 
getto’ della logica considerata parto es¬ 
senziale della metafisica; benché hì at¬ 
tuino per evoluzione nella natura e nelle 
.produzioni umane (cioè nelle istituzioni 
sociali, nell’arto, nella religione e ncllà 
filosofia), in sé stesse sono fuori del 
tempo o costituiscono l’essenza dello 
spirito. L’idea più serifplice è quella 
dell’essere, la più alta, l’idea assoluta, 
che raccoglie in sé tutto lo categorie c 
fondo in ima sintesi concreta 11 pensiero 
e l'essere, il soggetto e l’oggetto; essa 
d « l’espressione di Dio come ò nella sua 
eterna essenza, prima dell’apparire del¬ 
la natura c d’uno spirito finito ». 

Ideale (opposto: reale): usato come ag¬ 
gettivo si dice di ciò che esiste solo nel 
pensièro, o ancho eli ciò elio viene pen¬ 
sato corno perfetto, significato questo 
d’origine platonica: p. o. Stato idealo, 
bello idealo. 

- corno sostantivo si dice di ciò che 

non è attuato, ma attuabile, per lo più, 
nel futuro, o rappresentato nella mente 
che aspira e si muovo verso di esso i 
come verso un tipo perfetto, esemplare. I 

Idealismo (opposto: realismo e, anche, 
materialismo) (filos .): vi ù un idealismo 
conoscitivo , p. e. del Berkeley, dello 
Schopenhauer, cho pone l’oggetto del 
conoscere non in cose esteriori allo 
spirito c da questo indipendenti, co¬ 
sicché soggetto conoscente o oggetto 
conosciuto siano due realtà distinte, ma 
in processi psichici, sensazioni e idee; 
ossia tutto ciò che noi vediamo, sen¬ 
tiamo, tocchiamo non ò corpo, ma feno¬ 
meno psicologico : «io non conosco né 
il sole né la luna, ma sempre un occhio 
che vede il sole, una mano elio sente la 
terra, e il mondo cho io conosco esiste 
solo come rappresentazione, è oggetto 
soltanto in rapporto con un soggetto » 
(Schopenhauer). Esse est percipi, le cose 
esistono solo pel fatto che sono perce¬ 
pito, dice Berkeley. 

- vi è un idealismo metaf isico , pel quale 

la realtà vera è di natura ideili e, spiri¬ 
tuale, è posta nelle idee o nella forma, 
come nella dottrina platonica e aristo¬ 
telica, o anche in sostanze spirituali 
(monadi), come nella dottrina di Leib¬ 


niz, o in quella di Hegel, nella quale 
le idee sono il nucleo e il movente di 
tutta la storia dcH’unmnità e del mon¬ 
do. Allora, il mondo materiale, sensi¬ 
bile, o viene negato, o si attenua o si 
scolora fino a ridursi a pura apparenza, 
o si considera come un prodotto dello 
spirito, cioè secondario, derivato. 

- Kant denomina trascendentale il suo 

idealismo, in quanto egli « considera i 
fenomeni come semplici rappresenta¬ 
zioni, non coso in sé, e il tempo e lo 
spazio formo sensibili della nostra intui¬ 
zione, non determinazioni date in se 
stesse », e quindi come entità che tra¬ 
scendono l'esperienjsa. 

-vi è un idealismo etico (Fichte), pel 

quale la volontà morale costituisce il 
nucleo dello spirito, e la realtà esteriore 
non ò altro che la scena atta allo svol¬ 
gimento dell’anione morale, un osta¬ 
colo da superare offerto all’attività mo¬ 
rale, all’attuazione del dovere, cho è la 
cosa più alta che esista. 

- vi è un idealismo estetico, pel quale 

creare il bello equivale a ricreare le 
cose, il mondo, per dar loro im signifi¬ 
cato spirituale, non ad imitare la na¬ 
tura: l’io è l’animatoro onnipotente del- 
l’attivit|L estetica. 

Idealismo attuale (filos.): è la dot¬ 
trina del Gentile, fondata sull’atto puro , 
cioè sullo spirito concepito come atti¬ 
vità concreta, libera, creatrice del pro¬ 
prio oggetto. Questo non è altro che 
un momento del divenire dello spirito 
e il vero è solo ciò che si pensa e nell*atto 
che si pensa, non dall’io empirico, ma 
dall’io trascendentale, che nulla pre¬ 
suppone avanti c fuori di sé. 

Ideazione (psicol.): è il processo natu¬ 
rale della formazione delle idee nella 
nostra niente, che si può seguire osser¬ 
vando nell'esperienza diretta come sor¬ 
gono e si collegano i fenomeni Intellet¬ 
tuali di ogni ordine. 

Identità (principio di — ) (logica): è il 
principio razionale il quale afferma che 
ogni concetto è identico a se stesso, se¬ 
condo la formula A è A, ossia che un 
concetto deve avere soltanto le note 
che gl! fiono proprie. 

- ( metafisica ); Leibniz pone li princi¬ 
piavi identitatis indìscemibUium: due 
cose indiscernibili, cioè perfettamente 
identiche, non possono darsi, sarebbero 
una cosa sola; non vi sono due foglie 
di tiglio assolutamente eguali. Al che 
Kant obbietta: due gocce d’acqua iden¬ 
tiche, veduto in due luoghi diversi, 
non fanno una cosa sola. Bisogna però 








Ideologia 


— SO - 


Illuminismo 


distinguere Videntità logiao-metafislca 
.11 cui parla Leibniz, dall’iVtonfifcl reale. 
degli oggetti nello spezio <11 cui paria 
Kant, l'identità pensata dall Identità 
empiricamente percepita. 

_ , K . r E. Mkvekson nella ricerca sclcn- 

tiflca conio nella vita quotidiana la ra¬ 
gione credo d'aver veramente compreso 
solo quando giunga a cogliere dello iden¬ 
tità o dello permanenze nella mobile 
realtà del mondo tisico, ad eliminare la 
diversità o il mutamento, a mostrare 
elle il conseguente, cioè l'effetto, è 
contenuto noll'antecodente, cioè nella 
. ansa. Però questo ideale d'un'ldentità 
o d'unu permanenza assoluta è raggiun¬ 
gibile solo parzialmente, perché vi sono 
nella natura elementi irrazionali clic si 
sottraggono al processo d’Idcntitlea- 
zlono; il che ha suggerito al poeta 1'. 
ValekV che « 1 » spirito umano è assur¬ 
do per ciò che cerca, grande per ciò 

che trova». , . .... 

__ (/ito*.): si dico filosofati deUidcntxta 

la dottrina clic, come quella di K. 
SCBELUJJO, ò fondata sull'identità ori¬ 
ginaria del realo e dell’ideale, della na¬ 
tura e dello spirito, dell’inconscio e 
del consolo (V. xnili&erc.nza). 

Ideologia (/ito*.): 11 vocabolo è dovuto 
al francese Dtsmrrr de Tract. che 
ò considerato il capo degli Ideologi. 
Per Itti l'ideologia ha per oggetto lo 
studio delle idee, pensate come fatti 
di coscienza, dei loro caratteri, leggi, 
origine, rapporti ooi segni che 11 rap¬ 
presentano. 

_ in senso peggiorativo: trattazione al¬ 
quanto sottile intorno a Idee astratte, 
ohe non hanno rispondenza nolla realtà. 
Idoli (gì. ctSml.ot, lat. idolo — fanta¬ 
smi) {logica): sono cosi denominate da 
Bacone le fonti o le cause degli errori, 
distinto in quattro classi: 

а) Idola tribus , derivanti dalla natura 
umana c connaturati nell'uomo; p. e. 
l'ottusità c la fallacia dei sensi, la ten¬ 
denza antropomorfica eoe. ; 

б) idola spccus, prò pi li della natura 
psicologica di ciascun individuo, elio 
Bacone raffigura chiuso In una spelon¬ 
ca. come il prigioniero nella caverna di 
cui parla Platone: idoli siffatti sono, 
p o , l'amore pel nuovo o per 1’antico; 

',•> idola tori, gli Idoli del mercato, 
cioè provenienti dai rapporti sociali: 
p C , gli errori per cui si prendono corno 
reali le coso fittizie designate da ter- 
minll del linguaggio; 

d) idola thratri, consistenti nell'azione 
esercitata sulla mente dai sistemi filo- 


solidi, elio si succedono sulla scena della 
storia, come le rappresentazioni fan¬ 
tastiche della realtà si svolgono sulla 
scena d'un teatro. 

_ (teoria della conoscenza) : per E cicli HO 

tutto le coso reali emettono efflussi d'a¬ 
tomi. quasi Involucri vuoti isimularm. 

11 dice Cicerone), i quali riproducono 
la struttura generalo e le qualità del^ 
corpi donde emanano e, movendosi con 
grondo velocità, pervengono attraverso 
1 sensi fino al cuore, dove producono le 
sensazioni. Possono provenire audio 
da corpi non piti presenti ai sensi; di 
qui 1 fantasmi del sogno e del delirio. 

Ignava ratio (gr. ip-fòc; Xbyo <;): ò l'ob- 
biozlone mossa al determinismo stoico, 
secondo la quale dalla negazione della 
libertà del volere conseguirebbe un fa¬ 
talismo cicco, di fronte al quale la ra¬ 
gione sarebbe ignava, senza forza al¬ 
cuna. In realtà il fatalismo degli .Stoici 
non è assoluto, nui solo un possibile 
contingente, in quaut o che esso non nega 
all'uomo un potere d'autodeterminazio¬ 
ne o la facoltà dell'assenso. Cabxeadk 
oppone peraltro clic l'assenso devo esse¬ 
re l’effetto di cause precedenti, dipen¬ 
denti dal fato, quindi non libero. 
Ignorabimus (/ilo*.): il fisiologo te¬ 
desco Dubois-KkTMond, nel suo libro 
. Dei limiti della scienza • ( 1872 ). cosi 
conclude: ili fronte al mistero: che cosa 
sono la materia e la forza, e come si 
possono pensare ? lo scienziato una vol¬ 
ta per sempre deve rispondere: ignora - 
Irimus, « non lo sapremo mai » (v. in¬ 
conoscibile). • 

Ignoratio elenchi (gr. yj top sAsyxou 
àyvota = ignoranza dell'arco mento) 
(logica): è un sofisma che consisto nel 
provare una tesi diversa da ciucila elio 
è in questione ; p. e. dimostrare i danni 
delia libertà descrivendo gli effetti della 
licenza. 

Illuminazione (teoria della — ) (frlos.): 
è una dottrina di S. AGOSTINO, secondo 
la quale, come il sole è la fonte», della 
luce clic Illumina c rende visibili lo 
cose, cosi Dio è la fonte della luce spi¬ 
rituale che illumina la nostra mente, 
svelandoci la verità: però ciò che l’in¬ 
telletto umano vede nella luce doll’il- 
luminazione divina è la verità elei pro¬ 
prii giudizi, non il loro contenuto, lo 
idee. La teoria della illuminazione si ri¬ 
ferisce dunque albi facoltà di giudicare, 
non di concepire o di percepire (Olismi). 
Illuminismo (filos.): designa un pe¬ 
riodo Importante della coltura euro¬ 
pea, clic va dagli ultimi decenni del 


Illusione 


— 51 — 


Immanente 


secolo XVII olla lino del sec. XVIII 
ed ò dominato .tallo duo correnti filo¬ 
sofiche preponderanti in onesto tempo. 
l 'empirismo inulte Iniziatosi con Hob- 
bes e Locke e il razimuiUsmo fondato 
da Cartesio. I suoi caratteri essenziali 

sono: . , 

a) esso mira a illuminare coi -lumi 
(It ila ragione ■ tutti ì campi dell attività 
umana, combattendo . l'oscuranhsmo ■ 
medloeviilo, la tradizione o il principio 
d'autoritk, elle rendono la rito schiava 

ilei passato: ' 

b) è un movimento di carattere anti¬ 
storico, per cui si sottopongono a una 
critica radicale, in nome delia raiinne, 
le istituzioni economiche, giuridiche, 
pomicilo, religiose, educative, per porre 
j n luco la vera natura umana nascosta 
e soffocata sotto l'ignoranza o i pregiu¬ 
dizi: da questa dottrina sorge perciò 
l'Idea di liu'ccononno, un diritto, una 
religione naturali; 

c) implica un idealo di libertà e d'u- 
guaglianzn: poiché tutti gli uomini sono 
partecipi della ragiono, basta togliere 
lo disuguaglianze o i privilegi, perché 
essi siano liberi e uguali nella realtà 
della vita, c svaniscano anello lo disu¬ 
guaglianze create dalla natura. 

Illusione (jxrfcol.): è un errore dei'sensi, 
che consiste nel percepire un oggetto 
con caratteri ili parto diversi da quelli 
che esso in realtà possiede; dipende per 
lo più dal fatto che a un oggetto perce¬ 
pito si sovrappone, deformandolo, una 
immagino che 6 nolla nostra mente. 
p. e. vedere un fantasma in una tela 
agitata dal vento. Le più frequenti sono 
le illusioni della vista. 

Illusione metafisica ( filos.): por Kant 
è la tendenza, naturale nell’uomo, ad 
applicare lo categorie dell'intelletto alle 
idee, della ragione, cioè all’anima, al 
mondo, a Di", a ciò che sta al di là 
dei limiti dell’esperienza, con la pretesa 
di voler conoscere la realtà metafisica, 

* le cose in si; «cosi l'intelletto si co¬ 
struisce insensibilmente, accanto alia 
casa dell'esperienza, un ediiicio ben piii 
vasto, che esso riempio coi puri enti 
della ragione, senza avvedersi d'aver 
varcato i coniini posti all'uso legittimo 
dei suoi concetti ». 

Ilozoismo (gr. u?.i) = materia, ~o>r, 
= vita) (filos.): è la teoria comune ai 
più antichi filosofi greci, secondo la 
quale la materia è considerata non 
solo come attiva, ma come animata, 
vivente: materia e lotiche sono Indi¬ 
stinto. 


Immaginazione (psicol.): è l’attitu¬ 
dine mentalo a formare immagini c 
rappresentazioni ; si presenta sotto duo 
forme : 

--- a) rappresentativa, o riproduttrice, 

che sta nel potere psicologico di ripro¬ 
durre nella mente gli oggetti già per¬ 
cepiti, non presenti: 

- li) creatrice, che consiste nei comporre, 

nel creare nuove immagini; è alliue a 
fantasia o ha una funzione importante 
nell’arte. 

__. (/ilo».): per Spinoza la imaainalio 

è il grado inferiore del conoscere, vi¬ 
sione oonfusa, disordinata, incompiuta 
* delle" coso. 

_ per Kant Vimmaginasionc creatrice 

è « una funzione cieca ma indispensa¬ 
bile % che applica le categorie deU’in* 
folletto ai fenomeni, collognndo lo for¬ 
ine dell'intelletto con lo forme della sen¬ 
sibilità e rcndondo cosi possibile la co- 
stituziono doli'esperienza; 

_ per FICHTE l’immaginazione crea¬ 
trice produce il non io, che si oppone 
all'io puro o lo limita; opera In ma¬ 
niera Incosciente. 

Immagine (psicol.): In generalo ò la 
rappresentazlono montalo d'un og¬ 
getto percepito, o anche una nuova 
rappresentazione formata d’elementi 
psichici elio già si trovano nella co¬ 
scienza, come le immagini poetiche. 
Immanente (opposto: trascendente ) (/»- 
/os.): già nel soc. XIII immanens (op¬ 
posto a transiens c transitiva) i> detta 
un’azione od una causa elio rimanga 
nell'Interno dol soggetto agente, men¬ 
tre transitiva è dotta quando, uscendo 
dal soggetto, s'cserclta sopra un'altra 
cosa; cosi S. Tommaso: duplex est 
actio, una qua e transil in citeriorem ma- 
teriam, ut calc/acerc et secare, alia quac 
manci in agente, ut intclligcre, sentire et 
rette (= duplice è l'azione; una che 
passa nella materia esterna, come ri¬ 
scaldare o tagliare, l’altra cho rimane 
nell’agente, come intendere, sentire e 
volere). 

— Spinoza Intende in questo senso il 
termine immanente, quando dice: Deus 
est omnium rerum causa immanens non 
vero transiens (Ilio è causa immanente 
di tutte le cose, non transitiva), per¬ 
ché, contenendo in sé il mondo (v. pan¬ 
teismo), non esco fuori di sé quando 
agisce, ma resta in so stesso. 

-—- per Kant è immanente ciò che sta 
entro i limiti dell’esperienza, trascen¬ 
dente ciò clic sta fuori deH'esperienza 
a non è conoscibile. 





Immanentismo 


Imperativo 


- in dottrina eli Blondel (vedi: 

azione) ò detta una « trascendenza im¬ 
manente », perché la divinità che è tra¬ 
scendente, può, per un atto della vo¬ 
lontà individuale, consapevole della 
propria incompletezza e insuiHeionza. 
divenire immanente, entraro nella vita 
umana, compenetrarla, facendo cosi 
l’uomo partecipo della vita soprannatu¬ 
rale per un dono gratuito, cioè per tuia 
grazia, la quale però risponda a un ap¬ 
pello interiore, a un’intensa aspirazione 
della coscienza. 

Immanentismo (relìg.): è la teoria at¬ 
tribuita al clero modernista cattolico 
e condannata dall’enciclica Pascendi 
( 1907 ), pei duo principi! di cui conste¬ 
rebbe : 

- a) il sentimento religioso è un pro¬ 
dotto dell'attività interiore o incoscien¬ 
te dello spirito ed ò il germe d’ogni re¬ 
ligione, che così apparo un frutto pro¬ 
prio o spontaneo della natura; 

- b) Dio è immanente nell’uomo, per¬ 
ciò la sua aziono si confonde con quella 
della natura e 11 sovrannaturale viene 
eliminato. 

Immanenza (filosofia dell'— )(filos.): ò 
la dottrina di G. Schuppe, secondo 
cui l’io, la coscienza ò il fatto primo, 
supcriore ad ogni dubbio, irriducibile, 
e la pluralità delle cose di cui l’io è 
conscio è l’oggetto inseparabile della 
coscienza, per cui ogni oggetto non pen¬ 
sato, non presente al soggetto e da que¬ 
sto indipendente, è inconcepibile; ogni 
cosa è solo in quanto è presente al sog¬ 
getto, in quanto entra nella sfera della 
sua luce e della sua realtà (ossia è im¬ 
manente nella coscienza). Ciò non vuol 
dire che il mondo sia nell'io, ma solo 
che l’io e il suo oggetto sono due mo¬ 
menti inscindibili d’uno stesso atto: 

• quando lo ho la sensazione d’un disco 
rosso posto a nna.corta distanza o d’una 
data grandezza, ciò non vuol dire altro 
so non che io ho coscienza di esso, clic 
esso è oggetto della mia coscienza ». 
La realtà è perciò il contenuto della co¬ 
scienza. non dello singole coscienze!, ma 
d’unti « coscienza generica >, che è il sog¬ 
getto pensato nella sua perfezione c 
nella sua purezza, avente un’esistenza 
concreta solo nello coscienze particolari. 

Immaterialismo (filo».): cosi deno¬ 
mina Berkeley la propria filosofia, 
clic, opponendosi al materialismo del 
suo tempo, vuol dimostrare resistenza 
reale delle sole idee e dell’anima e ri¬ 
duce la materia a un complesso di idee, 
intese nel senso di processi psichici. 


Immediato (opposto: medialo) (logica): 
ò immediata un’inferenza, quando il 
passaggio da un giudizio a un altro, 
da una proposiziono a un’altra avviene 
senza un termine medio, senza un terzo 
giudizio intermediario; p. e. dalla pro¬ 
posizione : ■ i triangoli sono poligoni », 
si deduce immediatamente: « alcuni po¬ 
ligoni sono triangoli ». 

- (/ilo*.): è immediata la conoscenza 

che coglie un'idea, un sentimento per 
via dirotta, intuitiva , senza passare per 
un termine medio, come invece av¬ 
viene nella conoscenza discorsiva e ana¬ 
litica; cosi Platone intuisce l’idea del 
Bello e del Bene, Cartesio il cogito ergo 
sum. 

Immoralismo (/ ilos .): per Nietzsche 
designa l'aspirazione verso nuovi va¬ 
lori morali, cho si dovrebbero concre¬ 
tare nelle virtù forti ed eroiche del su¬ 
peruomo (v. questo termine), e do¬ 
vrebbero sostituirsi ai vecchi valori, 
soprattutto allo virtù umili e inclini 
alla rinunzia, esaltate dalla morale del 
Cristianesimo. 

Immortalità (filo*, o velia.): è il so¬ 
pravvivere indefinito dcU’anima al cor¬ 
po, conservando la propria individua¬ 
lità. La dottrina dell 'immortalità per¬ 
sonale è por la prima volta affermata 
con prove da Platone (specialmente 
nel Fedone). 

- per Aristotele. ò immortale solo 

l 'intelletto attiro (v. questo termine), che 
è la forma dell’anima ed entra in que¬ 
sta dall’esterno. 

- per Kant l'immortalità dell’anima 

è un postulato della ragion pratica ; 
è fondata sopra l'esigenza, por l’essere 
umano finito, di attuai*© la perfezione 
morale In un progresso indefinito verso 
la santità. 

Imperativo (morale): ò un comando, 
una norma obbligatoria che l’uomo deve 
imporre a se stesso pel raggiungimento 
d’un fine. 

- Kant distingue due specie di impè* 

rat ivi : 

a) ipotetici, che sono comandi condi¬ 
zionati, mezzi da servire a un deter¬ 
minato fine, e sono regole d’abilità o 
consigli di prudenza; p.e.: sii tempe¬ 
rante se vuoi vivere a lungo • ; 

b) categorici che comandano in modo 
assoluto, incondizionato, non sono su¬ 
bordinati ad altro fine ed esprimono 
la necessità dannazione, in quanto è 
buona in 60 stessa; sono norme razio¬ 
nali, che esprimono la forma che deve 
rivestire un'azione per essere giudicata 



Implicito 


— 53 — 


Indifferenza 


morale; provenendo dalla ragione, non 
dall'esperienza, sono universali e ne¬ 
cessari ; p. e. : non mentire, avvenga olio 
può . 

Implicito (opposto; esplicito) {logica): 
un’idea o un giudizio sono impliciti.in 
un’altra idea o giudizio, se, affermati 
questi, sono affermati e sottintesi quelli ; 
p. e.: essere ragionevole 6 implicito in 
uomo. 

Impressione ( filos.): ò il principio fon¬ 
damentale della dottrina di D. HUME, 
pel quale « Bono impressioni le sensazio¬ 
ni, lo passioni, le emozioni elio compa¬ 
iono per la prima volta nella coscienza . 
mentre le idee e lo rappresentazioni so¬ 
no copie dello impressioni, ma più tenui 
o meno vivaci. Per Humc non v’è idea 
senza impressione, non vi sono con¬ 
cetti a priori e non vi è metafisica. 

Impulsione e impulsivo (dal lat. im¬ 
pellere = incitale; opposto: inibizione) 
(psicvl.): esprime la tendenza sponta¬ 
nea e immediata all’azione. Un carat¬ 
tere è impulsivo quando passa dirotta- 
mente dalla concezione d’un atto alla 
sua esecuzione; allora il potere inibi¬ 
torio agisce debolmente e noi casi pa¬ 
tologici è annullato (v. inibizione). 

Imputabilità (da,, lat. imputare = met¬ 
tere in conto, attribuire a qualcuno un 
atto) ( diritti> e morale): è 11 carattere 
d’un atto, die, trasgredendo la legge ci¬ 
vile o la legge morale, può essere im¬ 
putato a una persona. Ha un aspetto og¬ 
gettivo, in quant o si considerano gli unte- 
cedenti deiratto imputabile, cioè la 
persona agente, la condiziono elio per¬ 
mette ad ossa di operare e la circostan¬ 
za, ossia l’occasione più o meno favo¬ 
revole ad agire; e ha un aspetto sog¬ 
gettivo, che è la libera decisione della 
volontà, l’aver agito consapevolmente 
e liberamente. La responsabilità e la 
pena non sono necessariamente con¬ 
nesse all'imputabilità, giacché le cause 
che diminuiscono il valore razionalo 
della persona agente (p. e. la passione 
c l’ignorau/a invincibile), ne diminui¬ 
scono pure e, in certi casi estremi, ne 
annullano la responsabilità. 

L’imputabilità morale esige pjù par¬ 
ticolarmente l'apprezzamento morale 
dell’atto in relaziono col valore morale 
della persona agente. 

Incondizionato (filos.): è ciò che ha 
in sé la ragione del suo essere e, quindi, 
non sottosta ad alcuna condizione; 
può quindi essere inteso come assoluto. 

Inconoscibile {filos.): è ciò che, pur 
essendo reale, si sottrae ni nostri mezzi 


di conoscenza, ò un assoluto che sta 
dietro i fenomeni; lo Spencer lo pone 
a fondamento della sua dottrina (v. «- 
gnosticismo). 

Incosciente (opposto: cosciente) (psi- 
’col.): si dice dei processi psicologici 
(sensazioni, rappresentazioni, volizio¬ 
ni, ecc.) che, pur essendo reali e attivi 
nel nostro interno, non sono avvertiti 
dalla coscienza. 

-- Leibniz pel primo ha richiamato 

l’attenzione su questi processi psichici 
oscuri (petites, insensitiva percepìurna), 
che costituiscono la vita delia mona¬ 
de nel suo grado più basso: p. e. il 
movimento d’ogni singola onda mari¬ 
na dà u na percezione debole, confusa, 
inavvertita, incosciente, e deve fondersi 
coi movimenti delle altre ondo per es¬ 
sere percepito distintamente. 

- - (filos.): pel tedesco Kdourdo Haht- 

maxx rineosciento è l'essenza del¬ 
la realtà, un principio universale, do¬ 
vunque presento, attivo, intelligente, 
manifostuntesi nella materia, nella vi¬ 
ta, nel pensiero; In se stesso ò sopra- 
cosciente, per nói è incosciente; ò una 
sostunza operante, analoga alla volontà 
ili Schopenhauer, itila quale l’inconscio 
deH’Hnrtmann ò sostituito come prin¬ 
cipio primo dell'essere o del dive¬ 
nire. 

Indetenninismo (opposto: determini¬ 
smo) (filos.): ò lu dottrina elio afferma 
la libertà del volere, per cui la volontà 
non dipende nelle sue decisioni né da 
forze esterne, né da processi interiori 
c mentali, non è determinata da cause, 
è dotata di spontaneità, lia la facoltà 
di decidersi senza causa. 

- il Bol'tkoux o il Bergson esten- 

douo questa spontaneità a tutta la re¬ 
altà, nella quale si possono rilevare 
novità, creazioni, produzioni originali, 
elio il determinismo non riuscirebbe a 
spiegare (v. contingenza ). 

Indifferenza (filos.): per Aiustippo di 
Cirene è indifferente una sensazione clic 
non è né piacevole né dolorosa, para¬ 
gonabile al mare in bonaccia., 

— (morale): per gli Stoici sono indif- 
rercnti, cioè prive di valore pel saggio, 
le cose che non dipendono da noi, come 
la vita, la morte, la salute, la malattia, 
la ricchezza, la povertà; la virtù è il 
solo bene c il vizio il solo male. 

- per gli Scettici tutte le cose sono 

indifferenti (àSldccpopa, da a priv. o 
àiacpépco = distinguo), perché l’uomo 
conosco le coso come appaiono, non co¬ 
me sono in se stesse; quindi le cose sono 




Indifferentiae 


— 51 — 


Ineffabile 


(.ulte no» differenti, cioè uguali, sono 
pure apparenze. 

- per sk'UKmxu l’indiffcreuza è il ca- 

rattere del principio supremo dcll’uni- 
verso, clic dove concepirsi indetermi¬ 
nato, comprendente in sé. Indistinti, 
l’oggetto o il soggetto, la materia e lo 
spirito, o conciliante in sé tutti 1 cou- 
lrasti e gli opposti: tale principio è la 
natura creatrice, natura naturimi!, spi¬ 
rito clic diviene. Materia 0 spirito sono 
per lo Schelling inni differenti, coinci¬ 
dono: la materia è spirito ohe sonnec¬ 
chia, lo spirito è materia in formaziono 
(v. identità). 

Indifferentiae (libertini artritrium) — ): 
v. arbitrio. 

Individualismo (opposto: universali¬ 
smo) ifilos.): consiste nel concepire l’in¬ 
dividuo corno line a se stesso. Per que¬ 
sta dottrina tutte le forme sociali (la 
famiglia, l’associazione, lo Stato) sono 
mezzi creati dall’individuo per lo svi¬ 
luppo dell’individuo, o la society non 
è altro die un uggrnppumento d’indi¬ 
vidui. 

- (morale): è la dottrina per cui ciò 

che piu importa è la formazione e il per¬ 
fezionamento morale dell'individuo, o 
la società ha valore in quanto favorisco 
lo sviluppo morale indefinito della per¬ 
sona umana, [ruiividualistica è la mo¬ 
rale di Kant. 

Individuazione (principio di —) (Jat. 
mediev. : principi um individuai ionio) 
(filos.): nella Scolastica 6 ciò che 
conferisce a un essere l’esistenza con¬ 
creta, determinata nel tempo c nello 
spazio, cioè individuale. Questo prin¬ 
cipio è la nuitcria per S. Tommaso, la 
e verità (haccccitas) per Duxs Scoto; 
per Leibniz è ciò che fa si che un es¬ 
sere possieda non solamente un tipo 
speci fico, ma un’esistenza singolare, 
concreta, determinata nel tempo o nello 
spazio e che lo distinguo da tutti gli 
altri : por SCHOPENHAUER è il tempo e lo 
spazio, grazie ai quali la volontà iti vi¬ 
vere, che ò il fondamento mota fisico della 
vita universale, sempre identico a se 
stesso, si manifesta come diverso e 
molteplice negli esseri individuali. 
Individuo (gr. &-to[AOV = indivisibile, 
che Cicerone traduce con in-dividuum) 
(in generale): 6 ciò cho costituisce un 
tutto determinato, concreto, distinto e 
distinguibile dagli esseri della stessa spe¬ 
cie (Boezio: dicitur irui irido um quoil 
(minino secavi non potrai, ut unitas vet 
menu: dicitur id euiiis praedicatio in n- 
llqua similia non convenit, ut Socrafes). 


- (filos.): individuo ò l'uomo iu quanto 

rappresenta un mondo a parto o ri¬ 
flette in maniera particolare Putiiverso ; 
ò un microcosmo, cioò una concentra¬ 
zione della realtà, del macris-osmo. Que¬ 
sta concezione risale a Plotino o ri¬ 
compare in Nicola Cusano, in Giordano 
Bruno e in Leibniz. 

Induzione (Ionica): in generale ò l’ope¬ 
razione che consiste nel passare da fatti, 
affermazioni, proposizioni particolari o 
singolari a proposizioni e a principi! 
generali. L’induzione ha duo forme: 

a) induzione perfetta, quella aristo¬ 
telica, detta enumeratio prr/ccta, che 
da ciò che ò stato provato dello singole 
parti d’un tutto procede al tutto stesso 
(v. epagoge): 

b) l’induzione moderna, o enumcralio 
imper/ecta, cho vu dalla parte al tutto, 
da ciò che si ò osservato in alcuni indi¬ 
vidui d’una classe a tutta la classe, 
è conclude con Un principio gene¬ 
ralo, con una legge; ò divenuta un pro¬ 
cedimento comune nella scienza dopo 
Bacone e Gallico; Stuart Mill vorrebbe 
che fosse riservato il uomo d’induzione 
a questo solo procedimento. 

- (filos.): in che modo si giustifica 

l’induzione come passaggio dalla parto 
al tutto 1 Alcuni ricorrono al principio 
di causa: • qunudo lo stesso condizioni 
sono attuate in due momenti diversi 
del tempo c in duo punti diversi dello 
spazio, gli stessi fenomeni si riprodu¬ 
cono, mutando solo lo spazio o il tem¬ 
ilo • (PAINLEVÈ). 

- pel Lacuki.ikh è fondata su duo 

principi, cioè sul principio di causa, 
In Virtù del quale i fenomeni formano 
serie in cui l’esistenza del precedente 
determina quella del seguente, e sul 
principio delle cause finali, per cui lo 
serie dei fenomeni formano sistemi (co¬ 
me, p. e., specie e generi), nei quali 
l’idea del tutto determina l'esistenza 
delie parti (p. e.; l'idea dell'uomo de¬ 
termina l’esistenza dei singoli uomini). 
Questo secondo principio assicura l’or¬ 
dine nella natura, il quale alla sua volta 
assicura la costanza delle leggi mecca¬ 
niche del movimento, ossia l'induzione 
stessa. 

- il fisico K. MACH considera l iudu- 

ziono solo come un principio regolati co, 
un’ipotesi utile nello ricerche scientifi¬ 
che, non un principio costitutivo e 
corto. 

Ineffabile (gr. SpprjTop. <la a prlv. c 
èp, tema di èpói = dirò, quindi: ine¬ 
sprimibile con parole) (filosi): per Plo- 











Inerenza 


- JJ - 


Intelletto 


TINO ó ineffabile l’Uno, ilei «filalo nulla 
,11 determinato si può affermare, es¬ 
sendo esso semplice, superiore allo 
«tosso peasioro, uTT&pvoTjai?, giacché 
il pensiero esigo pur sempre la dualità 
di soggetto e oggetto. All’Uno non si 
può applicare l’Idea di personalità, in 
cui è implicita una limitazione eco. E 
un termine che è passato nella Patri¬ 
stica e nella Scolastica: .so che Dio è. 
non ciò che ò ». 

Inerenza (lat. inhacreo = son collegato 
Interiormente) (logica): ò l’apparteneu- 
za d'una qualità a un soggetto; questo 
rapporto s’esprime con un giudizio: p. 
e.; «l’uomo ò ragionevole». 

Inferenza (lat. in/erre = dedurre) {lo¬ 
gica): ò un procedimento del pensiero 
che consisto nel trarre una proposizione 
da un’altra o da più altre, o dalla ve¬ 
rità ili questo la verità di quella. 
Infinito (filos.): si distingue: a) un in- 
lìnito assoluto, elio è ciò cho non ha 
limito possibile, ciò che nolla sua realtà 
uon comporta limitazione, oomc l'ens 
realissimam, pensato dal Leibniz, cioè 
Dio concepito come l'essere che ha tut¬ 
to lo perfezioni: 

ò) un infinito relativo o, piuttosto, 
un indefinito, che esprimo ciò che può 
pensarsi come Inlluitamente grande c 
infinitamente piccolo, ossia ciò ohe ò 
illimitatamente suscettibile d’ingran¬ 
dimento e di diminuzione; p. e. il nu¬ 
mero. 

_ già per Anassimandro (VI sec. a. 

Or.) l’Infinito (= 16 écircipov) ò un prin¬ 
cipio « non generato, non perituro, cho 
contiene o dirige tutte le cose o in cui 
tutte ritornano »; 6 dunque un infinito 
di grandezza, qualitativamente indo¬ 
le rminato. 

_per Empedocle, Democrito, Pla¬ 
tone e Aristotele, l'idea d'infinito e 
quella di perfezione si oppongono: por 
PLATQ.VF. l’infinito ò ciò che non si lascia 
penetrare dall'fdra; per Aristotele è 
l’assenza di limite, cioè di forma, ciò 
< al dì là del quale vi ò sempre qualche 
cosa ossia rìmperfotto, l’incompiuto, 
in opposizione al perfetto, che è finito. 
Inibizione (lat. inhibeo = impedisco, 
arresto; opposto: impulsione) (fisici.): 
ò il potere che ha un centro nervoso ili 
agire sopra un altro centro nervoso, 
attenuandone o arrestandone l'azione. 
- (psicol.): òli potere che ha un pro¬ 
cesso psichico, un’idea, un sentimento, 
di Impedire ad altri processi mentali 
(li prodursi o di arrestarne il corso; lui 
una funziono importante nell’attività 


volontaria o neU’edueaziouc, il cui grado 
si misura anche dalla forza del potere 
inibitorio. 

Innatismo (filos.): sì dice dello dot¬ 
trine che ammettono principi o ideo 
lunate (v. a posteriori). 

Innato (opposto: acquisito) (psicol.): b 
ciò cho appartiene fin dalla nascita alla 
natura d’un essere, ciò die è nato con 
luì: tendenze, istinti, attitudini eoe. 

_ (filosi 1 ): secondo Cartesio aocanto 

a idee avventizie, che <1 pervengono 
dall’esterno, e a idee fattizie, costruite 
dalla fantasia, vi sono idee innate, che 
fanno parto della natura dello spirito 
umano fin dalla nascita, come l'idea «li 
Dio. 

- Leibniz nega l’esistenza di idee in¬ 
nato nel senso cartesiano; ncU’aninut 
vi sono soltanto attitudini e disposi¬ 
zioni innate, cho possono svilupparsi 
con l’esperienza, giacché in essa nulla 
viene dall’esterno, ma vi ò solo pas¬ 
saggio da percezioni oscuro, confuso o 
inconscio a percezioni ciliare, distinte 
e coscienti. 

— — in un senso o valore diversi, lunato 
corrisponde ad a priori, a ciò che è in¬ 
dipendente dall’esperienza e uon si 
spiiiga con questa, come, nella dottrina 
di Kant, le intuizioni pure dello spa¬ 
zio e del tempo e le categorie, che sono 
propriamoute uou idee innate, ma atti¬ 
vità spontaneo dello - spirito. 

In sé (filmi.): equivale a « Indipendente », 

« assoluta e assume valore diverso nei 
diversi sistemi filosofici; p. e. il belio 
in sé dò xxXòv acùió) ò, per Platone, 
l’idea (lei bello; Spinoza chiama sostan¬ 
za ciò elio ò iu sé, quoti in se est, cioè 
non è compreso iu altre realtà eri ò 
causa sui (causa di se stesso); per Kant 
la cosa in sé ò la realtà pensata, ma 
inconoscibile. 

Intelletto (opposto: senso): già pei Greci ò 
la facoltà superiore di conoscere (VO’.iù); 
_ per An assapora è una materia sott i¬ 
lissima, principio attivo e ordinatore 
del cosmo: 6 vou; 8 izx4<T[A7)<5s TtavTce 
= la mento ordina tutte le cose; 

- per Platone è l'organo clic permette 

di pensare le idee costituenti un mondo 
intelligibile distinto dal mondo sensi¬ 
bile o modello «li questo ; 

_ per Aristotele è: a) intelletto at¬ 
tivo (voO; 71017 ) 14 X 0 ;), che viene dal¬ 
l’esterno, è immortale: b) intelletto pas¬ 
sivo (VOÙ; itai>7)11x4;). Che nasce, o 
muore col corpo, è illuminato dall’in¬ 
telletto attivo, è materia rispetto a 
questo che è forma; 



Intellettualismo 


— 56 — 


Intelligibile 


• ■ per Plotino emana direttamente 
dall’l/no, è intelletto universale, come 
poi per G. Bruno, pel quale « esso em¬ 
pie il tutto, illumina l'universo, è fabro 
del mondo », simile al demiurgo del 
Timeo platonico, che plasma il mondo 
sensibile con rocchio fisso alle idee. 

-per Spinoza è la facoltà che ha la 

nostra mente di collegare le idee in 
un ordine obbiettivo uguale per tutti, 
mentre 1’ associazione psicologica le 
ordina secondo le affezioni del corpo, 
collegato fra loro da rapporti nou neces¬ 
sari!, ma puramente accidentali e va¬ 
riabili ; 

-per Kant è la facolta di giudicare, 

cioè l'attività che subordina rappresen- | 
tazioni diverse a un concetto unico, 
è l’organo delle categorie , che collega i 
fenomeni dati dalla sensibilità; 

- per Schopenhauer ò l’organo che 

coordina le rappresentazioni mediante 
il principio di causa, la sola categoria 
da lui ammessa. 

Intellettualismo (opposto: volontari¬ 
smo) ( filos .): il termine ò di recente for¬ 
mazione e risale a Schelling, ma l’idea 
è antica, e consiste nel subordinare alla 
ragione teoretica (vou? &so>p7)Tixós 
di Aristotele) la ragione pratica (voo£ 
7rpax?ixó$); ossia nel porro il centro 
di gravità dell’esistenza umana nell'!zi¬ 
telle tto, considerato come la sola fun¬ 
zione che le possa dare forza, calore, 
vita, giudicando l’azione pratica come 
secondarla e subordinata al conoscere, 
c affermando che le norme valide pel 
pensiero sono pure valide per le altre 
attività vitali, il sentimento e la t*o- 
lontà. 

-I filosofi greci ci diurno un esempio 

tipico dell’intellettualismo: convinti che 
l’uomo fa parte d’un cosmo retto da leg¬ 
gi immutabili che lo circonda con la sua 
certezza c il suo splendore, non vede¬ 
vano nulla di più grande della cono¬ 
scenza d’un tale mondo (D-eopCa) me¬ 
diante l’intelletto (vouc). Con Socrate 
e Platone l’intelletto diviene anche 
la guida sicura della condotta morale: 
non è possibile fare il bene senza co¬ 
noscerlo, né è possibile che, conoscen¬ 
dolo, non lo si faccia. 

-nei tempi moderni tipici rappresen¬ 
tanti dell’intellettualismo sono Leib¬ 
niz, il qualo afferma essere il pensiero 
la potenza fondamentale dell’anima, ed 
Hegel, pel quale l’universo è la ragione 
realizzata, la realtà ultima è quella ac¬ 
cessibile al solo pensiero, e « lo spirito 
è la causa del mondo « (v. volontarismn). 


-in senso peggiorativo ò 1 tendenza 

a rinchiudere la realtà vivente entro 
schomi rigidi e quadri artificiali, che 
invece di riprodurla fedelmente la de¬ 
formano, toccando solo la superficie del¬ 
le cose o disconoscendo le esigenze del 
sentimento e della volontà. 
Intelligenza (psicol.): in generale equi¬ 
vale a «organo della conoscenza» e quin¬ 
di compie tutte quello funzioni psico¬ 
logiche che contribuiscono al cono¬ 
scere (percezione, associazione dello i- 
dee, memoria, immaginazione, ragio¬ 
ne); suo operazioni importanti sono; 
distinguere e generalizzare. 

-(filos.): per S. Tommaso l'intelligen¬ 
za è l’intelletto nella sua effettiva at¬ 
tività: inteUigentia significai ipsum ac- 
tum inkllcclus qui est intelligcrc ; 

-per Hpinoza ò l’attività mentale, es¬ 
senziale alla ragione: nulla est via ra- 
tionalis sinc inteUigentia. 

- il Bergson contrappone l’istinto e 

Tintuizione all’intelligenza : questa ha 
una funzione analitica, discorsiva, vuol 
comprendere ciò che si sottrae al mec¬ 
canismi, ossia la vita e lo spirito, me¬ 
diante le leggi meccaniche che gover¬ 
nano i corpi solidi; perciò si lascia sfug¬ 
gire il carattere profondo e originale 
della vita e dello spirito, che è dive¬ 
nire spontaneo, imprevedibile, crea¬ 
tore. 

Intelligibile (gr. voyjtó$, da voéo = 
penso, comprendo con la mente; op¬ 
posto: sensibile) (filos.): in generale in¬ 
dica ciò che può essere soltanto pen¬ 
sato, conosciuto dall’intelletto. 

- più particolarmente, l’ospresBione 

monito intelligibile (xó<T[AO^ V07)TÓ^) 
indica la realtà metafisica, che per Pla¬ 
tone ò il mondo de’le idee, dello quali 
è rimasta una reminiscenza (àvà|zvyj- 
aie; v. questo tonnine) nella mente li¬ 
mami. 

- Malebranche parla d'un 'estensione 

intelligibile che risiede in Dio e in Dio 
è veduta da noi ; cioè non l’estensione 
— che costituisce, secondo Cartesio, 
tutta la realtà della materia (res exten- 
sa) — noi conosciamo, ma l’idea del¬ 
l'estensione, quale è uello spirito infi¬ 
nito di Dio : questa è la causa e la so¬ 
stanza vera dei fenomeni materiali, 
«l’archetipo della materia»; perciò 
« noi vediamo tutto in Dio * . 

-in Kant il mundus intelligibilis , che, 

nel periodo autocritico della sua vita, 
cioè prima del 1770, egli aveva consi¬ 
derato conoscibile dall’intelletto, nel 
periodo critico (nella Ragion pura) è 






Intendimento 


Intuizione 


— 57 — 


ritenuto inconoscibile e posto come fon¬ 
damento del mondo dei fenomeni (v. 
cosa in sé e noumeno). 

Intendimento (opposto: senso): in ge¬ 
nerale è la facoltà di comprendere, di 
giudicare, quindi è un potere analitico, 
discorsivo. 

- (/ilos .): è sinonimo di intelletto ; per 

Kant è la facoltà di ordinare i feno¬ 
meni in classi e in sistemi coerenti me¬ 
diante le categorie: « ogni nostra cono¬ 
scenza incomincia dai sensi, passa per 
rintendiraonto (Verstand) e termina 
nella ragione » ; 

- per Schopenhauer ha la sola fun¬ 
zione di collegare i fenomeni mediante 
il principio di causa, che è la sola cate¬ 
goria kantiana da lui riconosciuta (tutte 
lo altro sono per lui « finestre cieche »). 

Intenzione (lat. intendo — tendo verso) 

( psicol .): consiste nel fatto di proporsi 
un fine e comprendo l’insieme dei mo¬ 
tivi psicologici che spingono ad attuarlo. 

- (morale): per Kant è la volontà de¬ 
cisa e consapevole di conformarsi alla 
legge morale, facendo astrazione dal fine 
che si vuol raggiungere con la propria 
azione; costituisco il carattere speci¬ 
fico, puramente formalo, della condotta 
moralmente buona. 

-per la Scuola fenomenologica tedesca 

ò la direzione che prendo l’intelligenza 
quando viene tesa verso un oggetto 
per intuirne le essenze, le quali sono 
clementi fissi e stabili, non molto dis¬ 
simili dalle ideo platoniche: cosi In una 
percezione di colore si intuisce 11 colore 
in sé. 

Intermundi (gr. jjtera—xóajAta, lat. t‘n- 
tcrmundia, come li chiama Lucrezio) 
t /ilos .): sono gli spazi posti fra un mon¬ 
do e l’altro, gli intervalli fra gli infiniti 
mondi dove Epicuro colloca gli dei per 
sottrarli ai rischi inevitabili della di¬ 
struzione e presentarli al saggio come 
esemplari d’im'esistenza beata o im¬ 
mortale. 

Introspezione (dal lat. introapicere = 
osservare dentro) ( paieoi .): è uno dei 
metodi che si applicano nello studio 
dei processi psichici c consisto nel fatto 
che la coscienza individuale osserva di¬ 
rettamente gli avvenimenti psicologici 
che si svolgono nel proprio interno, 
esamina se stesati nel suo contenuto. 
È 11 procedimento che permette di co¬ 
gliere un processo psìchico nella sua 
vera natura, benché l’osservazione di¬ 
retta sposso lo alteri. 

Intuito (filos.): è pel Gioberti • l’atto 
cogitativo ohe ha l’iniziale apprensione 


del Primo filosofico, ossia dell’Ente 
reale concreto, singolare, individuale »; 
in altre parole, è la facoltà ohe la mente 
umana ha di percepire, in maniera o- 
scura e confusa, per via dirotta e im¬ 
mediata, Vassoluto. Quindi l'Intuito gio- 
bertiano ò una specie d’intuizione meta¬ 
fisica (v. questo termine). 

Intuizione (dal lat. intueor = vedo den¬ 
tro) (psicol.): in generale, espri me una 
percezione diretta, immediata, spontanea 
d'una cosà, senza sforzo, senza esita¬ 
zione o riflessione; conio, p. è'., vedere 
un colore, toccare un corpo, constatare 
un fenomeno, cogliere ciò che avviene 
nella coscienza (Ideo, sentimenti ccc.). 

—-— intuizione razionale: consiste nel co¬ 
gliere direttamente, cioè senza biso¬ 
gno di riflessione, un rapporto, un prin¬ 
cipio, p. e. la soluzione d’un problema, 
la causa d’un fatto. 

- * intuizione inventiva: sta nello sco¬ 
prire, nel divinare, come per una specie 
d’illuminazione improvvisa, una ve¬ 
rità, un principio nuovo; però questo 
movimento improvviso del pensiero e- 
sige una preparazione più o meno co¬ 
sciente, che spiega, almeno in parte, 
il sorgere subitaneo d’un’idea. 

- (filos.): intuizione metafisica: coglie 

direttamente la realtà metafisica; è im¬ 
mediata, personale, incomunicabile, i- 
ne-ffattile , s’awicina alla gnosi della tar¬ 
da antichità greca, per la quale cono¬ 
scere una cosa equivale a mescolarsi, 
confondersi con essa; pòrdò ha una 
funzione importante nell’estasi’, come 
ò intesa da Plotino e dai mistici cri¬ 
stiani (v. estasi). 

- Bergson dà all’intuizione un signi¬ 
ficato più ampio, ma vicino al prece¬ 
dente: * è quella specie di simpatia in¬ 
tellettuale che ci trasporta nell’inti¬ 
mità d’un oggetto per coincidere con 
ciò che esso ha di unico, e perciò d’ine¬ 
sprimibile » ; p. o.; se, leggendo il Don 
Chisciotte del Cervantes, riesco ad im¬ 
medesimarmi col personaggio princi¬ 
pale, a rivìverne entro di me le vicende 
liete e tristi, avrò una conoscenza in¬ 
tuitiva di esso. 

- Kant distingue tre specie d’intui¬ 
zioni: 

- a) empirica, che consiste nella cono¬ 
scenza a posteriori, mediante sensazio¬ 
ni, dei singoli oggetti posti nello spa¬ 
zio; è recettiva, cioè passiva. 

- b) intellettuale: è la conoscenza di¬ 
rotta e immediata dell 'assoluto, la quale 
è negata alla mente umana, perché l’e¬ 
lemento primo d’ogni conoscenza è 




Intuizionismo 


— 58 — 


Ironia 


un'intuizione sensibile, cioè rimpres- 
siono proveniente) ila un oggetto ester¬ 
no per la via ilei sensi; 

-c) pura: ò la conoscenza diretta dello 

spazio o del tempo, dovuta a una fun¬ 
zione, a un'attiviti* a priori, necessaria, 
interiore della nostra sensibilità, della 
(piale spazio e tempo sono forme, cioè 
condizioni soggettive dell 'intuizione em¬ 
pirica, ossia della percezione dei corpi 
o dei fenomeni. 

Intuizionismo ( filos .): dottrina secon¬ 
do la quale l’anima lia in bò una fa¬ 
coltà originaria di giudicare, per cui 
distinguiamo spontaneamente, intui¬ 
tivamente il bene dal male, il vero dal 
falso ; questi giudizi costituiscono i fatti 
fondamentali della coscienza e quindi 
il contenuto innato del scuso comune. 
(Scuola scozzese, T. Reti»). 

— ■ si applica nuche alle dottrine che, 

coinè quella del Bekoson, ammettono 
clic si possa conoscere l'assolato me¬ 
diante l'intuizione, o, come (niella del* 
1 'Hamilton, che pensa si possa cogliere 
11 mondo esteriore come ò nella sua 
realtà. 

Io (opposto: non io) (/ ilos .): in generale 
designa il soggetto ponsante e consa¬ 
pevole della propria attività, cioè in 
quanto si piega sopra se stesso con la 
riflessione ,* è la parte più elevata dol- 
l'animu; corrisponde al vou<; di Pla¬ 
tone o di Aristotele ; si oppone al non io, 
in quanto questo servo a designare il 
mondo esterno e ancho tutto ciò che 
non è presente all’io (p. e. processi 
psichici incoscienti od oscuri e con¬ 
fusi, istinti eoe.). 

- Kant distingue: a) l'io transcendcn- 
tale, che è il soggetto in quanto pensa o 
ha coscienza della propria identità in 
mezzo al fluire delle rappresentazioni, 
che osso collega c ordina mediante lo ca¬ 
tegorie: «l’io penso» accompagna ne¬ 
cessariamente tutto lo nostre rappre¬ 
sentazioni; ò sopra individuale; 

- b) l’io empirico, che è individuale, 

mutevole, dipendente dalle impressioni 
esterno o Interne, passivo. 

-per Fichte ed Hegel l'io ò lo spi¬ 
rito universale che con la sua attività 
incessante si crea il proprio oggetto, 
11 non io; è la radico colmino del senso 
e dell'intelletto, che in Kant sono se¬ 
parati od eterogenei: fu ciò sta il prin¬ 
cipio primo dell ‘idealismo. 

Ipnagogiche (gr. tinvos = sónno, 
tìcystv « condurre) [paieoi.): si Indi¬ 
cano con questo termino lo immagini 
o le llguie elementari semiluminose e 


scintillanti, rumori, siioni ohe appaiono 
nel tempo che precede immediatamente 
Il sonno c il sogno o vi conducono. 

Ipnosi (dal gr. urcvoc = sonno) ( paieoi .): 
ò uno stato aitine al sonno e al sogno, 
determinato da influenze psichiche, da 
suggestione esterna o anche da auto- 
suggestione. ossia da una specie di co¬ 
mando cui l’ipnotizzrtto obbedisce sen¬ 
za ragionare o riflettere, senza elio il 
suo consenso intervenga; avverto, p. 
e., corno presenti oggetti non presenti 
e non avverte quelli presenti, mentre 
la sua coscienza assumo un comporta¬ 
mento che sta fra la veglia e il sonno. 

Ipostasi (gr. urrócTTaais, substratum - 
sostauza, da 0910175(1.1 = pongo sotto) 

( filos .): termine diffuso specialmente ila 
Plotino, che denomina ipostasi le tre 
sostanze spirituali, che, con la materia, 
sono i principi costitutivi ilei cosmo, 
cioè FUno, Tìnteliigenza, P Anima, olle 
quali i primi filosofi cristiani facevano 
corrispondere lo persone della Trinità. 

- nella Scolastica hypostams ha il 

senso di individuo o di persona morale: 
individuac substantiae dicuntur lippa- 
sttiscs vél primae substantiae (S. Tom¬ 
maso). . 

- iu senso non buono significa entità 

fittizia che venga considerata come re¬ 
altà vera o propria. 

Ipostatizzare (nou dell'uso italiano): 
ò l’azione ili trasformare in realtà en¬ 
tità fittizie o anche ideo astratte. 

Ipotesi (gr. ut: 6 — Ocot,; da U7ro— 
s= pongo sotto, suppongo) (logica): è 
una spiegazione provvisoria di fatti 
non ancora completamente spiegati; 
è un’idea anticipata che attende la pro¬ 
va decisiva, anche quando, come avvie¬ 
ne nella scienza, ò parzialmente appog¬ 
giata a fatti già osservati. 

Ipotetico (imperativo) = v. imperativo. • 

Ipse dixit (filos.): è la frase usata nella 
Scolastica per affermare l’autorità in¬ 
fallibile d*Aristotele in materia scien¬ 
tifica, e, forse, la traduzione letterale 
della espressione greca: aoTo£ 
elio i Pitagorici usavano verso II loro 
maestro. A VERRO È premetteva ai pro¬ 
pri commenti aristotelici la parolu: 
Kal — disse. 

Ironia (gr. eipoweia = finzione) (filos.): 
l’ironia di Socrate consiste nell'interro¬ 
gare fingendo di non Baperc, per mettere 
in piena luce l’ignoranza dell’avversa¬ 
rio, che vlen condotto, eli domanda in 
domanda, a contraddire alla prima ri¬ 
sposta; donde la conclusione: .Socrate 
non sa nulla, ma Pavversurio, che crede 






Irrazionale 


— 59 — 


Legge 


di sapere, si trova in condiziono infe¬ 
riore a lui, che almeno sa di non sa¬ 
pere. 

- V ironia. vtikùintieri deriva dall’oppo¬ 
sizione fra. il reale c l’ideale, fra il 
relativo o l’assoluto, daH'impossibi- 
lità in cui è il Unito, e quindi anche l’uo¬ 
mo, di realizzare l’infinito cui aspira, 
specialmente nella creazione artistica; 
di qui la derisione gettata su tutto ciò 
che è stabile {norme, leggi, costumi, 
ordinamenti politici), tutti ostacoli alla 
libertà dello spirito. I /ironia, dice F. 
Schlegel, è una successione di auto- 
oroazioni ed autodistruzioni. 
Irrazionale ( filos.): è ciò che supera il 
nostro potére di conoscere e gli pone 
del limiti Insormontabili, corno estra¬ 
neo e contrario alla ragione. 

- una metafisica dell'irrazionale di¬ 
chiara inconcepibile e impenetrabile al¬ 
la ragiouc l’essenza dell’universo, come, 
nella dottrina di Schopenhauer, la vo¬ 
lontà, che è una forza istintiva, deca, 
Incoercibile, incosciente, che si fa co¬ 
sciente solo nel l’uomo. 

Irreversibile (filo».): è cosi designata 
una successione di fenomeni, fisici, so¬ 
ciali, storici, quando non si può ripe¬ 
terla ripassando per i medesimi stati 
o per le stesse fasi. 

I sostenta (gr. laocrDéveta. da ì'cjo^ 
= eguale e a9ivo<; = forza) (filos.): per 
Io scetticismo sono d’ugual forza, ugual¬ 
mente convincenti, le ragioni che si 
possono invocare prò e contro una datti 
tesi, e perciò non se ne può trarre con¬ 
clusione alcuna. 

Istanza (gr. èvoTaaiq = obbiezione, da 
èviCTTa(jtat = sto contro) {Ionica): è un 
argomento nuovo contro una replica 
die vieti fatta a un’obbiezione. 

- Bacone chiama prue rogati rat in- 

stantiarum i fatti tipici, che fra due 
ipotesi opposto servono a dimostrare 
vera runa, errata l’altra. 

Istinto (scienza): è una serie di atti spon¬ 
tanei, non volontari e tuttavia colle¬ 
gati, succedentisi con ordino inesora¬ 
bile, rispondenti a un fine non cono¬ 
sciuto da chi li compie. 

- ( psicol .): è ogni attività mentale 

spontanea adattata a uno scopo, e col 
carattere d’una tendenza innata, come, 
ad es., l’istinto del ritmo nei poeti. 

- (filos.): fi Bergson l’oppone nlFta- 

tdligensa: l’istinto è im modo di cono¬ 
scenza infallibile nei suoi atti, ma li¬ 
mitato, incosciente: esso opera sulle 
cose con azione sentita, vissuta, c quin¬ 
di conosce dall’interno, per simpatia, 


le coso particolari, mentre rintelligonza 
cosciente, fallibile, conosce solo rap¬ 
porti e agisco sullo cose con strumenti 
da lei fabbricati; essa ricerca, l’istinto 
no, donde la superiorità della prima: 
l’uno o l’altra s’uniscono ncU’intuizione, 
che è conoscenza dell'assoluto. 


L 

Legalità (morale): per Kant ò il carat¬ 
tere dell’azione conforme esteriormente 
alla leggo monile, non però compiuta 
per rispetto alla leggo morale, quindi 
non morale: p. c. Fazione di chi eser¬ 
cita onestamente il suo commercio a 
scopo utilitario. 

Legge (filos.): nell’antichità greca la leggo 
(vó[0.oc;) è trasferita dalla vita politica 
al cosmo, retto da norme impartito ai 
fatti da una volontà soprannaturale, 
come il legislatore impone ai cittadini 
leggi non trasgrodibili. 

-per gli Stoici è un conoatenamcuto 

rigido o inviolabile di avvenimenti, un 
fato (eijzapiiivy]), emanazione del prin¬ 
cipio divino, che il saggio deve acco¬ 
gliere con animo imperturbato. 

- nei tempi moderni (Jalujso deno¬ 
mina assiomi le leggi fondamentali del¬ 
la natura c teoremi ciucile derivate; 
Cartesio chiama regnine, le leggi fisi¬ 
che, legcs in quanto souo stabilito da 
Dio, al quale poi, nel pensiero del sco. 
XVIn, vieno sostituita la Natura. 

- pel Vico lo spirito umano, nel suo 

svolgimento, seguo leggi eterno, prin¬ 
cipi! universali che segnano la succes¬ 
sione ideale del momenti della sua vita, 
che souo il senso , la fantasia, la mente 
pura, ai quali corrispondono le forme 
storiche della civiltà umana, cioè l’età 
della passiono ferina, quella della sog¬ 
gezione a una leggo di forza o quella 
della libera osservanza «lei dettami del¬ 
la ragiono (v. corsi). 

-nelle scienze fisiche la legge esprime 

uu rapporto costante e necessario fra 
due fenomeni, cosicché dato 11 primo, 
cioè la causa, ne segue necessariamente 
il secondo, cioè l’effetto: l’induzione ha 
qui un urti ciò importante (v. induzione). 
-nella morale . la legge è la norma ob¬ 
bligatoria cho bì deve seguire por at¬ 
tuare il bene, sfa che essa venga im* 
posta all'uomo dalla sua natura d’esse¬ 
re ragionevole e dalla coscienza (Kant), 
sin dalla società (utilitarismo), sia da 
Dio (morale religiosa), sia dalla natura 
(Nietzsche). 


Libero esame 


— Oli — 


Logos 


- nella istoria resistenza di leggi è og¬ 
getto di vivo controversie, ma prevaie 
(contro l’accennata. dottrina del Vico) 
l’idea che nella vita storica non v’è re¬ 
golare ripetizione di fatti, ma succes¬ 
sione di avvenimenti unici, suscettibili 
soltanto di constatazione e di valuta¬ 
zione. 

Libero esame {velia.): ò l'atteggiamen¬ 
to dello spirito che consiste nella fa¬ 
coltà di scegliersi o formarsi un proprio 
sistema di opinioni e di credenze, sot¬ 
traendosi al principio d’autorità. È sta¬ 
to affermato dal protestantesimo, pel 
quale il diritto del libero esame con¬ 
sente a ciascuno di decidere quale sia 
la vera interpretazione dell’Evangelo, 
senza essere vincolato da tradizioni, 
da decreti di papi o da canoni di 
Condili. 

Libertà (opposto: determinismo) ( filas .): 
può essere intesa In diversi modi: 

- a) come libertà fisica, quando non 

v’è costrizione esterna o interna: è li¬ 
bero chi pone in atto lo proprie riso¬ 
luzioni senza essere impedito dalla for¬ 
za, dalla paura eco.; non ò libero il 
prigioniero, chi subisce violenza, 

- b) corno volontà guidata da Ani mo¬ 
rali; cosi per Amatotele ò libero chi 
ha II potere di rifletterò sui propri! atti, 
prevederne le conseguenze, resistere agli 
impulsi degli istinti o dei desideri, di¬ 
rigerei verso un fine moralmente ele¬ 
vato; 

- c) come libertà di scelta, quando alla 

volontà si presentano più possibilità, 
tra le quali essa sceglie dopo riflessione 
più o meno lunga; 

- d) corno libero arbitrio , facoltà di 

compiere o di non compiere un atto, 
di scegliere senza motivo (v. arbitrio, 
determinismo, indetenninismo) ; 

- e) come libertà di coscienza in mate¬ 
ria filosofica, religiosa, politica, e cioè 
facoltà di esprimere con atti, scritti, 
discorsi l’opinione propria o altrui in¬ 
torno alle cose naturali o sovrannatu¬ 
rali, senza incorrere in sanzioni non 
stabilite dalle leggi liberamente ac¬ 
cettate. 

Libertà politica: è la facoltà spettante 
al cittadino di svolgere la propria per¬ 
sonalità entro i limiti i quali, secondo 
la concezione individualistica, sono fis¬ 
sati dall’uguale libertà degli altri cit¬ 
tadini (Kant e Spencer), e, secondo 
la concezione universalistica, si espri¬ 
mono nella subordinazione dei rdugoli 
alla volontà generale rappresentata dal¬ 
lo Stato, giacché la volontà generale 


non ò altro elio la sostanza delle vo¬ 
lontà individuali (Héuisl). 
Limitativi (giudizi) {Indica): sono giu- 
dizi affermativi con predicato nega¬ 
tivo: p. e. l’anima è non mortale, que¬ 
sto oggetto è non bianco. Fra questi 
giudizi (dotti da Kant indefiniti) e i 
giudizi n gativi vi sono solo sfumature, 
non sempre percettibili. 
Localizzazione cerebrale ( psicol .): 
teoria, molto discussa, secondo la quale 
nella corteccia cerebrale esistono re¬ 
gioni ben definite, a ciascuna delle quali 
è collegata una determinata classe di 
fenomeni flsio-psicologiei ; p. e. la fun¬ 
zione visiva è legata alla circonvolu¬ 
zione del Broca. 

Logica (dal gì*. Xóyo<; = discorso, ra¬ 
giono): è la scienza che ricerca 1 prin¬ 
cipi generali del « peusicro valido *, os¬ 
sia le condizioni da osservare! affinché 
una cognizione sia ben fondata e vera ; 
quindi, mentre la psicologia indaga co¬ 
me si pensa e si ragiona, la logica in¬ 
vece ricerca come si deve pensare e 
ragionare so non si vuol cadere In er¬ 
rori di giudizio e di ragionamento; può 
essere : 

- a) logica formale, quando ha per 

oggetto i concetti, i giudizi, i ragiona¬ 
menti, astraendo dal loro contenuto, 
come il matematico considera gli og¬ 
getti della sua scienza (angoli, trian¬ 
goli, numeri) in abstracto, indlpendcutc- 
mente dalle cose esterne, dall’applica¬ 
zione agli oggetti reali; 

- b) Iodica materiale o generale, quan¬ 
do ricerca quali operazioni del pensiero 
applicate ai fatti reali conducano alla 
verità o quali all’errore. Per lo più for¬ 
ma e materia della logica sono, ritenute 
Inseparabili. 

Logistica (Iodica): nel Medio evo de¬ 
signa il calcolo pratico in opposizione 
all’aritmetica teorica. 

-oggi designa un sistema di notazioni 

e di regole di calcolo, analoghe a quelle 
dell’algebra, clic permette sia di rap¬ 
presentare le operazioni della logica 
classica in modo assai più breve e ri¬ 
goroso, sia, estendendolo, di definire 
operazioni nuove, p. e.: quello concer¬ 
nenti le funzioni logiche e la logica delle 
relazioni (Lalaxdk). 

Logos (gr. Xóyoc da Xèyo dico: quindi 
logos = la parola, il discorso, e anche 
lo strumento del discorso. Itateli! - 
genza) (filos.): per Eraclito sembra 
che sia la ragione universale, il pen¬ 
siero divino che circola eternamente 
nella natura, quindi immanente in que- 





Lume naturale 


— Gl — 


Male 


sta, la misura del ritmo regolatrice 
della vita cosmica e la forza che l’ani¬ 
ma, simboleggiata nel fuoco, ossia in 
ciò elio vi è di più incorporeo, di più 
mobile, di più attivo c mutabile; 

- per PLATONE è la ragione (VOO£), 

la facoltà atta ad olovaro la mento alla 
contemplazione delle ideo; 

- per gli Stoici è una ragiono gene¬ 
ratrice che dà ordine e vita a tutte lo 
coso, è la legge che regola il rinnova¬ 
mento periodico del cosmos, è uno dei 
nomi che prende la divinità nel pan¬ 
teismo stoico; 

-nel IV Vangelo, di Giovanni, si leg¬ 
ge: « nel principio era il Logos, èv 
àp'/yj ù Xóyot; >; il Logos è Gesù, 
Il Verbo mediante il quale tutto è stato 
creato, la luce che illumina ogni uomo, 
il figlio unico di £>io o Dio egli stesso; 
xal ò Xóyos vjv Tcpò? ateòv, xal 
?)V 6 Xóyo^ (il Verbo era presso Dio: 
e Dio era il Verbo). La teologia cri¬ 
stiana interpreta il Logos come il verbo 
che s’ò fatto carne nel figlio di Dio; 
è un mutamento importante nella sto¬ 
ria di questo termine e, anche, del Cri¬ 
stianesimo. 

- per Filone d'Alessandria, il logos 

è intermediario fra Dio e il mondo; per 
mezzo del verbo Dio é creatore del 
mondo, ò il primogenito di Dio, un se¬ 
condo Dio, forza cosmica ordinatrice 
del tutto; 

- per Plotino ò in generale ogni at¬ 
tività spirituale, e più particolarmente 
l’immediata produzione dell’t’no, la 
seconda ipostasi, il V 0 U£» la ragiono 
che contiene in sé lo idee e da sé le 
produce: vosi và 6 vva xal ucplaT7]<nv; 
il buono, il bello, il giusto non sono 
fuori del logos, come in Platone, né da 
esso diversi, ma sono il suo contenuto. 

Lume naturale (filos. e rclig.): si trova 
nominato per la prima volta nel Van¬ 
gelo di S. Giovanni, accolto poi nella 
Patristica e nella Scolastica, come fa¬ 
coltà naturale di conoscere: raiio in¬ 
sita, sivc inseminata, lumen animar di- 
eitnr ; si oppone a lumen gratiae , il quale 
proviene agli uomini dalla rivelazione 
divina. 

- per Cartesio è la facoltà di cono¬ 
scere che Dio ha dato all’anima, in 
quanto questa può avere ideo chiare e 
distìnte, cogliere verità per via imme¬ 
diata, senza il 600001*80 della religione 
o, anche, della filosofìa. Il lume naturale 
viene spesso inteso come sinonimo di 
ragione umana, ma quasi sempre in op¬ 
posto a luce sovrannaturale. 


M 

Macrocosmo (gr. jxaxpós = grande, 
XÓG(AO£ = cosmo) ( film.): ò l'umverso 
nel suo insieme; gli Stoici chiamano 
l’uomo un microcosmo, un piccolo mon¬ 
do, e il mondo un grande ossere v> 
vento. 

- questa ido» viene ripresa nei Rina¬ 
scimento e per N. Cusano l'uomo ò un 
parvus munxtus, uno specchio, una quin¬ 
tessenza dell'universo, poiché fra il 
grande e il piccolo cosmo i termini si 
corrispondono e abbondano lo analogie. 
Magia: in gemcrale è una delle arti 
taumaturgiche occulte, assai diffusa 
anche nel Rinascimento, la quale in¬ 
segna a conoscere le forzo segreto della 
natura e gli spiriti che in questa agi¬ 
scono, per trarli a vantaggio dell’uomo 
con mezzi 0 pratiche occulte. 

- il poeta-filosofo tedesco Federico 

Novaus ò Fautore cl’un idealismo ma¬ 
gico, per cui l’uomo può entrare in 
rapporto di simpatia o d'azione diletta 
con l’universo, compiere l'unione mi¬ 
steriosa dell’io con la natura per via 
intuitiva: « l’artista, simile all’uomo 
primitivo, ò un visionario; tutto gli ap¬ 
paro come spirito ». 

Maieutica (gr. (xatsuTiXY) TéyvY] = For¬ 
te dell’ostetrica) (filos.): è il metodo 
seguito da Socrate che, interrogando, 
fa scoprire a ciascuno la verità che egli 
porta in sé: « hai sentito dir© che io 
son figlio d’una levatrice molto valente 
e seria, Fenarete, o che m’occupo della 
stessa arte, ma con riguardo alle anime 
e non ai corpi * 1 (Platone, Teeteto), 
Male (il problema del — ) (filos.): deriva 
dalla difficoltà di conciliare resistenza 
d’un Dio buono o onnipotente con a 
presenza del male nell’universo, sia che 
si consideri come male morale nel pec¬ 
cato, sia come male metafisico nell’im¬ 
perfezione di tutte ie cose, sia come 
male fisico. Tale problema si presentii 
soprattutto nelle religioni e nelle filo¬ 
sofie ottimistiche (v. manicheismo). 
- per lo Stoicismo il male, se è osser¬ 
vato non in sé ma in relazione ool tutto, 
dipende da condizioni posto perii bene, 
o anche ò un mezzo per attuare un 
bene, oppure dipende dalla stoltezza 
dell’uomo che disconosce le leggi della 
ragione cosmica e Berve alle passioni. 

- per Plotino, seguito spesso dalla 

Scolastica, il male ò pura apparenza, 
perché colpisce Bolo l’uomo empirico 
che vive tutto nel mondo esteriore e 






Manicheismo 


— (12 — 


Meccanica 


por i boui materiali, non l’anima olio 
s’elevi, purificata, nella sfera della ra¬ 
gione o dell’Uno. 

- Leibniz afferma la superiorità del 

bene sul male nel mondo, il quale nel 1 
suo insieme ò un’opera buona, prefe¬ 
ribile al nulla. Anche VIlluminismo ò 
ottimistico. 

Manicheismo (relig.): dottrina fon¬ 
data da Mani, persiano del III sec. 
d. Or., che vuol spiegare il mondo con 
la lotta frtt duo potenze sovrane e in¬ 
finite, di cui la prima ò il Principe della 
luce, la causa o l’essenza del bene, l’altra 
il Principe delle tenebre, la causa e la 
sostanza del male. s. Agostino pro¬ 
fessò tale dottrina nella sua gioventù. 

Massima {morale): per Kant ò il prin¬ 
cipio soggettivo del volere, norma di 
condotta elio l’uomo si dà come valida 
per la sua volontà, senza riferirsi ad 
altre persone. 

Materia (opposto: spirito) (, filos .): per 
Platone è qualcosa di rozzo, di rosi- 
stente e di ostile allo spirito, il quale 
non riesce a dominarla interamente. 

-per Aristotele ò una realtà Inde¬ 
terminata e inerte, ohe riceve deter¬ 
minazione e vita accogliendo la forma 
(v. questo termine), alla quale si a- 
datta e la, serve docile, essendo a ciò 
predisposta dalla stessa natura: è la 
potenza di ciò che, grazie alla forma, è 
tradotto in atto; p. e. il marmo ri¬ 
spetto alla statua. 

■-per Cartesio ò la rea extensa, essendo 

l’estensione la sola qualità del corpo 
la quale si presenti a noi chiara e di¬ 
stinta ; è retta da leggi meccaniche, e 
lo stesso corpo umano è una macchina, 
benché mirabilmente foggiata. 

- nei tempi moderni o s’ammette resi¬ 
stenza d’uria materia distinta dalla for¬ 
za e se ne ha una concezione meccanica, 
come in Cartesio; oppure materia ed 
energia si identificano, o allora se ne 
ha una concezione dinamica, come in 
Leibniz; nel primo caso la causa del 
movimento ò esteriore, nel secondo è 
interiore e opera dall’interno verso l’e¬ 
sterno. 

Materialismo (opposto: spirUualismoy 
{filos.): ò la dottrina che considera la 
materia come l’unic a sostanza o il prin¬ 
cipio primo dell’universo, concepito co¬ 
inè una molteplicità di corpi posti nello 
spazio e accessibili ai sensi. Si presenta 
sot to diversi aspetti, per la difficoltà di 
spiegare* l’esistenza dello spirito: 

a) nella forma 'attributiva Io spirito 
è considerato un attributo, una qua¬ 


lità inerente alla materia,, che appare 
animata, come nei Presocratici, ma¬ 
terialisti inconsapevoli; 

b) nella forma causale lo spirito è un 
effetto della materia, à un epifenomeno 
dell’attività cerebrale, o anche l’insie¬ 
me dello reazioni clolTorganisnto cor¬ 
poreo: «E la coscienza, come il pen¬ 
siero, è un prodotto della materia « 
(B Corner); 

c) nella forma equaliva i processi psi¬ 
chici sono pensati come materiali nella 
loro essenza, crjuali essenzialmente agli 
elementi materiali; per Democrito, mi 
cs., 1’anima consta di atomi lisci, ro¬ 
tondi. simili u quelli del fuoco. 

Materialismo storico (filos.): Marx 
ed Engels, asserendo che l'uomo, nella 
sua essenza, é un essere che ha fame e 
sete, ha bisogno di nutrirsi, di vestirsi, 
in una parola subisce un certo numero 
di necessità vitali e dipende in ogni 
istante dolla sua vita dai mezzi atti a 
soddisfarle, cioè dai mezzi cconsnnici , 
materiali, deducono che il fattore eco¬ 
nomico determina, in maniera pili o 
meno visibile, ina reale e decisiva, ogni 
‘ nostra azione; quindi bisogna dire, con¬ 
tro Ìidealismo classico, specialmente di 
Hegel, che non l’attività dello spirito 
ma le condizioni materiali d’esistenza 
sono gli organi- c 1 motori della storia, 
elio la produzione economica genera e 
domina il fenomeno giuridico, politico, 
morale, e, iu qualche modo, anche quel¬ 
lo religioso, intellettuale, artistico. Que¬ 
sta dottrina viene anello detta deter¬ 
minismo economico, che però non esclu¬ 
de un’azione dello spirito sulle condi¬ 
zioni materiali della vita. 

Meccanica (opposto: dinamica ; gr. rj 
(i.y)/avtx.7) 'ziyyrr = l'arte di compor 
macchine ponendo a profitto Io forze 
della natura): in venerale è là teoria 
che spiega la formazione della natura 
in maniera analoga dlle opere dell’uo- 
mo, benché la natura operi con mnggior 
finezza dell’uomo (Aristotele). 

- (filos.): l’idea di meccanismo dalla 

fisica s’estende a tutti i gradi della 
realtà, dando luogo a una teoria mec¬ 
canica del mondo, che appare per la, 
prima volta nell’. 4 tomTsfica di Demo¬ 
crito : Il mondo, così vario e muta¬ 
bile, ò sempre e dovunque lo stesso, 
giacché ogni cangiamento dipendo dal 
fatto che il substrato materiale é sog¬ 
getto a movimenti d’ogni sorta, c tutti 
i fenomeni si succedono obbedendo al 
principio di causa, non esclusi i feno¬ 
meni psichici, che, seguendo le leggi 









Mediato 


— (in — 


Metempirico 


dcHVwffWwciofli’ delle idee, si ntlrng- , 
sono o si respingono, veri àtomi psì-r. 
chic!, come irli atomi Usici ; questa teoria 
lia li carattere d'nn deiermintomo uni- 
versale. • 

,_ n Laplacp: cosi formula la conse¬ 

gui n/.a di tale teoria: Un’intelligenza 
elio conoscesse tutto le forze onde è 
animata la natura c la posizione ri¬ 
spettiva degli esseri che la compon¬ 
gono, so poi fosso cosi vasta da poter 
nssoggettaro questi fatti all’analisi, 
comprenderebbe in un’unica formula 
i moti dei più grandi corpi dell’uni¬ 
verso o quelli delPatomo più leggero; 
nulla sarebbe incerto o l’avvenire come 
il passato sarebbe presento ai suoi oc¬ 
chi ». 

Mediato (ragionamento) (Apposto: im¬ 
mediato) (logica): è la forma di ragio¬ 
namento che consisto nel passare da 
un giudizio a un altro mediante un 
terzo giudizio; p. e. f il sillogismo. 

Medio (logica): è nel sillogismo il ter¬ 
mino che serve per eollcgaro il termine 
maggiore col minore: p. e. mortale si 
collogu a Sacrale, mediante uomo, nel 
sillogismo: • l’uomo è mortalo; Socrate 
è uomo ; dunque Socrate è mortale », 

Memoria (psicol.): ò la funzione psico¬ 
logica clic consiste nel fatto che i pro¬ 
cessi psichici giù vissuti si conservano 
e si ri presentano nella coscienza, quindi 
vengono riconosciuti come ricordi, o 
localizzati, cioè riferiti al passato non 
in generalo, ma in un punto preciso, 
(ora, luogo, circostanze); se quest’ul¬ 
timo carattere manca, si ha solo una 
reminiscenza. 

- si ha memoria affettiva quando con 

la rappresentazione si rivive più o 
meno intensamente lo stato affettivo, 
il sentimento che da essa fu determi¬ 
nato. 

- : (filo 8 .): il Bergson distingue: a) una 

memoria abitudine, per la quale il pas¬ 
sato sopravvive In un sistema di mo¬ 
vimenti; s’acquista con la ripetizione, 
servo all’azione, è localizzata nel si¬ 
stema nervoso; b) una memoria pura, 
in cui il passato sopravvive in ricordi 
indipendenti di fatti onici, che non sì 
ripetono mai nello stesso modo, per¬ 
ché neirintcrvallo fra il processo psi¬ 
chico originale e il suo richiamo l’io è 
mutato; il processo integrale non è quin¬ 
di piìi lo stesso, perché rappresenta uno 
«tato d’animo unico, che non toma più. 
Questa memoria è indipendente dal 
corpo: la prima ha carattere mecca¬ 
nico, la seconda dinamico. 


Metafisica ffilos.): nella storia del (or¬ 
mino è già abbozzato il significato: 
Andronico di Rodi (I sec. d. Cr.),nel- 
l‘ordinare Io opero d’Aristotelo, collocò 
gli scritti ri f cren tisi alla filosofia prima 
it:?cót 7] 91X0009ta) dopo quelli ri- 
ferontisi alla filosofia naturale (và 
yvai'/.óc.): quindi la filosofìa prima (quel¬ 
la che ha per oggetto la realtà ultima 
e l’essenza immutabile di tutte le coso) 
fu detta và [xsvà và 9omxà, ossia 
< lo coso che vengon dopo quelle fisi¬ 
che », frase tradotta in latino con meta- 
phgsica, al plurale, giacchi la forma 
singolare è di Avkuroè. Già In S. Tom¬ 
maso essa equivale a transphpsi.ru , per 
indicare ciò clic è al di là d’ogni possi¬ 
bile esperienza o quindi un’interpreta¬ 
zione r una visione dell’universo netta 
8 un unità. Si può concepire in diversi 
modi : 

—— la metafisica, dogmatica: è così detta 
da Kant quella a lui anteriore, che lire- 
tende di trattare di Dio, dell'anima c 
del mondo senza un preventivo esame 
del nostro potere di conoscere, donde 
lo contraddizioni fra 1 vari! sistemi. Si 
divide generalmente in tre parti: me¬ 
tafisica dell’anima o jwicologia razio¬ 
nale ; metafisica della natura o cosmo¬ 
logia razionale ; metafisica dell’asso¬ 
luto o teologia razionale. 

—— la metafisica in generale , che tende 
a cogliere ciò che costituisce ressenza 
e il legame delle cose tutte deH'uni- 
verso* sia esso la materia (donde le 
varie specie di materialismo), sia lo 
spirito (donde lo spiritualismo nelle 
sue molteplici forme), sia Videa pura 
(donde 1 ’idealismo), o la volontà (che 
dà origine al volontarismo nei suoi di¬ 
versi aspetti). 

- la metafisica scientifica vuol fon¬ 
dare la sintesi unica del mondo sulle 
sintesi parziali delle diverse scienze, 
ossia sarebbe la scienza genomi© che 
mini a riunire in un sistema libero da 
contraddizioni le conoscenze generali 
ottenuto dalle indagini delle singolo 
scienze e tra loro collegate (Wundt). 

Metapsichica (gr. | xzry. i|>u/7)v = al 
di là della psiche) ( psicol.) : è il nome 
dato da C. Richkt, nel 1911 , a quel 
ramo della psicologia che tratta dei 
processi psichici rari e anormali, come 
la telepatia, la divinazione, la chiaro¬ 
veggenza, che dovrebbero rivelare fa¬ 
coltà psichiche ancora ignorate 0 co¬ 
stituire una nuova scienza. 

Metempirico (film): è ciò che sta fuori 
dei limiti dell'esperienza. 





Metempsicosi 


04 — 


Mito 


Metempsicosi (gr. 

— lctt., trans-animazione;) (filos. o re¬ 
titi.): ò la dottrina antichissima, sorta 
in Oriente, giti nota a Pitagora c ac¬ 
colta da Platone, la quale ammette 
il trapasso dell’anima da un corpo al¬ 
l’altro, per cui una stessa anima pn 
successivamente dar vita a pia corpi, 
sia umani, sia animali, o anche vegetali. 

Metessi (gr. [lébcV-t = partecipazione, 
da uET-é/m = partecipo) (/ilos.). e 
! pensata dà Platone per spiegare 1 
rapporto fra le idee c le cose sensibll , 
i che sarebbero una «partecipazione, di 
quelle. Viene usata anche dal GIOBERTI 
I ì u significato nillne per chiarire il rap¬ 
porto fra l’Idea, l’Ente, la divinità, e 
l’esistente, il mondo; è intermediaria 
fra l’atto creatore c il suo effetto, è 
partecipazione degli esistenti alla real¬ 
tà originaria dell’Ente, per cui gli esi¬ 
stenti imperfetti, cioè gli esseri umani, 
aspirano alla perfezione dell’Ente. 
Metodo (gr. uéDoSoc, da o 

684 ? = via; quasi: in via) (ionica): 
esprime l’Indagine e audio i mezzi per 
compierla, i procedimenti col quali si 
ordinano e si estendono lo cognizioni; 
donde: 

._1 ) il metodo sistematico (dal gr. cr'-> v 

fomiti = raccolgo con ordino), che in¬ 
dica lo norme con le quali il sapere 
viene ordinato; p. o. la dassWcazionc : 

_ 2) il metodo inventivo, che offre l 

procedimenti col quali dallo cognizioni 
note si passa a quello Ignorate; p. e. 

)■ induzione. 

_ Il metodo inventivo si suddivido 

alla sua volta in: 

_n) metodo induttivo, che da le nonne 

per tra ire dall’osservazione dei fatti 
lo leggi che li reggono, per estendere 
a tutta una classe di fenomeni elo 
che si è constatato in alcuni casi <v. 
{minzione): 

_ b) metodo deduttivo, clic da principi 

generali o da leggi note trae nuove co¬ 
gnizioni meno generali, scopro nuovi 
fenomeni o spiega tatti ancora oscuri 
(v. deduzione): 

_<•) metodo annìotlico, cho serve a In¬ 
ferire una somiglianza non ancora con¬ 
statata da una somiglianza nota: p. e. 
la Terra e Jlartc hanno comuni i ca¬ 
ratteri a, b, c (lo condizioni necessarie 
alla vita) e quindi avranno comune an¬ 
che 11 carattere </, la vita: non dà la 
certezza, ma solo la probabilità. 
Microcosmo = v. macrocosmo. 
Mimesi igr. da (HiiEOliat - 

imito) (/ilo*.): nella dottrina platonica 


è il rapporto fra lo Idee e le coso sen¬ 
sibili, che Bono imitazione di quelle. 

Mimetismo (dal gr. iAi[iÉo(iai = Imi¬ 
to) (scienza): è la teudenza di certi 
animali ad adattarsi, per direndersi, 
all’ambiente in cui vivono, prendendo, 
p. c., il colore del terreno e delle foglie; 
nell'uomo è la tendenza passiva ad 
appropriarsi gesti, castunu e Ideo altrui. 

Miracolo (lut. mireiculum, da miravi = 
meravigliarsi) (refi».): è un fatto che 
avviene fuori delle leggi ordinarie della 
natura ed è considerato opera d una 
forza soprannaturale d’ordine reli¬ 
gioso: crune praeter ordinem commu- 
ni ter statutum in rebus quandoqur di¬ 
vinitiis fiunt (S. Tommaso) = ciò che 
avviene talora per opera divina fuori 
dell’ordine naturalo delle cose. 

Mistica (si riattacca a fiuto - chiudo 
gli occhi o nuche le labbra, donde (iu- 
axiv.i. e [lua-'ópia = 1 misteri) (Ulos 
o rclig.): è una corrente fìlosoflco-ieli 
giosa la quale si ricollega alla dot¬ 
trina platonica c neo-platomcn; di¬ 
stinguo nella lede, dno clementi: «) il 
contenuto, 11 dogma (fides girne ere¬ 
ditar): b) l'atto del credere, la convin¬ 
zione intima (/idee qua ereditar), che 
ha maggior valore del primo, perché 
porta alla visiono del divino. 

_ La Souola dol Vittorini (l go o 

Riccardo di S. Vittore) offre il codice 
della mistica, le norme che regolano il 
cammino dell’anima vcrso Do i/.- 
nerarium mentis in Dc.um (6 il titolo 
d’un’opera celebre di un altro mistico, 
il francescano S. Bonaventura); per 
Ugo il sapere è solo il vestibolo della 
mistica: la teologia offre solo 1 dati 
oggettivi ( materia /idei), l'essenziale e 
il sentimento e l’aspirazione intensa 

che ne colgono e elio guidano all unione 

col divino. . _ 

Misticismo (Ulos. e retiti.): o 1 appren¬ 
dimento immediato del divino dovuto 
a un’esperienza ìntima che. mediante 
Vestasi, pui. giungere all’nnione diretta 
dell’anima con Dio, a una certezza 
assoluta e beatìfica della verità su¬ 
prema, per quanto oscura e ineffabile, 
questa si raggiunge rinunziando ni 
mezzi ordinari del procedimenti in¬ 
tellettuali e valendosi (l’un Intuizione 
immediata, d una visiono tutta inte¬ 
riore (v. estasi). 

Mito (gr. = parola, f avol “>’ 

omerale e narrazione favolosa ta cui 
esseri Impersonali, p. e. 1# forzo del 
natura, vengono personificati per spie¬ 
gare simbolicamente fenomeni e av- 







Modalità 


85 


Movimento 


veni menti ; noi tempi uniteli! costituì* 
scolio II fondo delie credenze religiose. 

-- (filos.): per Platone è una narra- * 

ziono fantastica di ciò clic può avve- 
nire al .il li dei limiti dell'esperienza 
e della ragiono; p. e. le vicende del¬ 
l'anima dopo la morte: dove termina 
l’ufficio delia ragione, supplisce li mito 
o il Himbolo, come nel (forvia, nel Fe¬ 
ttoni’. nel Fedro, nella Repubblica: di¬ 
mostrata razionai monto l’immortalità 
(loirauima, si può favoleggiare iito&o- 
Aoysìv) intorno al destino dell’uomo 
dopo la morte. 

__ ()(rs | por mito s'intende anche un’idea 

fondata sull'intuizione o la fede, che 
può divenire il sostegno o il motore 
interno (l’un movimento politico, so¬ 
ciale o religioso (p. o. li mito della 
razza). Costruito, almeno in parte, su 
elementi fantastici, trae 11 suo valore 
dalle conseguenze più o meno buone, 
più o meno utili, non dal suo contenuto 
di verità, «Difforme alla dottrina prag¬ 
matistica (v. pragmatismo). 

Modalità {Ionica): b per Kant la fun¬ 
zione dei giudizi, fondata sul valore 
della copula; essi sono problematici, as¬ 
sertori, apodittici, serondocl»! la rela¬ 
zione «'enuncia come possibile, come e- 
sistente nella realtà, come necessaria: 
le formule rispettivo cono: può essere, 
è, deeVsscrc. 

Modo (filos.): per Spinoza i modi sono 
affezioni, cioè gli stati, le modi ttoazioni 
transitorie della sostanza, sono sii esseri 
particolari o Uniti; p. o. le idee sono 
modi della res rogitans, i corpi della res 
extensa, cioè degli attributi della so¬ 
stanza. 

—— per Locke 1 modi sono una classe 
di idee coniposte, che sono o idee di 
azioni umane (p. cs. : uccisione), o modi 
di comportarsi (p. c. gratitudine), op¬ 
pure modi di essere (p. e. triangolo, 
che è un modo di essere dello spazio). 
Monade ter. uovi; = l’unità, il sem¬ 
plice) Oilos.ì: al dire d*Aristotele i Pi¬ 
tagorici pensavano i corpi composti di 
pimti, « di monadi che hanno posto nel¬ 
lo spazio ». 

-per (ì. Bruno minimo, punto, atomo, 

monade dicono la stessa cosa, cioè un 
primum indivisibile delle cose, che è 
insieme corpo c anima, sostanza mate- 
aie e centro di forze vivente e ani¬ 
mato. 

— per Leibniz le monadi sono sostanze 
spirituali seni [ilici, chiuse in sé, - senza 
porte nò fi nestr e -, dotate (l’appetizione 
e di percezione, veri punti metafisici, 


M'spn retiia nti ciascuna l'unlrcnp, di¬ 
sposti in gradi ascendenti, che vanno 
dalla più bassa, ancora inconscia, alla 
più alta, Dio, monade delle monadi. 
Monadismo "(/iTós.): si ilice dei sistemi 
dinamici cito pensano il mondo formato 
di monadi spirituali, in opposizione al¬ 
l’atomismo meccanico di Domocrito; 
tale la dottrina di (I. Bruno e di Leib- 
NIZ. 

Monismo (gr. fióvo? - unico) (oppo¬ 
sti: dualismo c pluralismo) (filos. ) : è 
la dottrina che considera la natura e lo 
spirito. Il corpo e l’anima subordinati 
a un terzo principio o aliasi inseriti .in 
esso. Il Tooco ne distingue duo specie: 

- a) monismo dell'essere: ammette un 

solo essere e considera la molteplicità 
delio cose un'illusione (corno gli Klea- 
Ttcì), o almeno come accidente fugge¬ 
vole dell’unica sostanzaicomeSi’iNOZA) ; 

- 6) monismo della qualità.: all’essere 

unico sostituisce una pluralità origi¬ 
narla di esseri, tutti però della stessa 
natura, materiale per gli uni (gli Ato¬ 
misti), spininole, per gli altri (Leibniz). 
Monoteismo (opposto: politeismo) (re¬ 
titi.): indica lo religioni cito, come il 
Cristianesimo, il Giudaismo, il Mao¬ 
mettismo, ammettono un solo Dio, di¬ 
stinto dui mondo. In tllosotla il Dio 
di Platone e d’AiusTOTEt.E rientra 
in questo sistema. 

Morale = v. etica. 

Moralismo (filos.): si applica alle dot¬ 
trine filoso Urbe che, come quella del 
FICHTE, considerano la legge morale e 
l’esigenza dell’azione pratica corno prin¬ 
cipio filosofico fondamentale. 

Motivo (dal lat. morrò) (morale): si dice 
(Fogni processo intellettuale o affettivo 
che muove la volontà a compiere ttu 
determinato atto. La norma indica una 
direzione da seguire, il motivo ngisee 
stilla porsona in modo più o meno im¬ 
perativo, perché segua tale direzione e 
sia persuaso a seguirla. 

Motrice (causa) = v. efflcentc (causa). 
Movimento (in generale): è fi cambia¬ 
mento di posizione d'ttn corpo nello 
spazio, considerato In funzione del tem¬ 
po e, quindi, fornito d'una determinata 
velocità; fi semplice mutamento nello 
spazio è uno spostamento. 

- (filos.): per .Aristotele è fi passag¬ 
gio da uno stato a un altro, è ogni mu¬ 
tamento ((ArratpoXYj), elio suppone l’e¬ 
sistenza di una materia cnpnee di ri¬ 
ceverò una forma. ; quindi è ugualmente 
fi passaggio dalla potenza (S'iva|Als) al¬ 
l'atto (ivépys tal. 



Nativismo 


— Cd — 


Neo-hegelismo 


-S. I ommaso accetta la concezione 
aristotelica (moneti est cri re de txilintiii 
'«tinnì e. conio Aristotele, voile nel 
movimento un tierstuiNlvo ui-gomcnto 
n prova dell'esistenza di Ilio: |.er spie- 
gare il niovimontn c rieereurne la eati.su, 
bisogna passare di causa in causa, es¬ 
sendo ogni movimento prodotto da un 
altro movimento, ina è necessario arre¬ 
starsi tavàyxv; trrijvat) a un primo 
motore immobili cri y.tvoòv àz.tvyj-rov), 
a Din. che muovo l'universo come l'og¬ 
getto umilio attrae colui che l'ama, co- 
me il desiderio agisce sull'anima per 
una sollecitazione tutta interiore. 


N ' ' 

Nativismo - v. innatismo. 

Natura (gì. (piiai.; da <póo> = nascnr) 
(fylos.): nel senso piti antico esprime 
l'idea d una sostanza primordiale diesi 
determina e si sviluppa da sé. l’idea di 
dò che ò primario, persistente, in oppo¬ 
sizione a ciò elle è derivato, seconda¬ 
rio, transitorio. Tale significato ha nei 
tirimi filosofi greci: e di riui i significati 
sorti in seguito. 

- è il complesso delle qualità o pro¬ 
prietà elio definiscono l’essenza d’una 
«•osa, quindi anche tutto ciò ohe è In¬ 
nato: p. c. la natura d'un uomo, cioè 
il suo carattere e il suo temperamento. 

denota le cose conio sarebbero al di 
fuori d ogni intervento umano: cosi 
pel Rocsseai: lo „ stato di natura è 
quel fondo della lealtà umana elle 
resto dopo aver eliminate le deforma¬ 
zioni e le falsificazioni operatevi dalla 
civiltà, ossia ciò che è semplice, piano 
spontaneo, originarlo. 

denota 11 sistema totale delie cose 
con le loro proprietà, l'insieme di tutto 
Ciu die esiste, in una parola, l’universo 
- in Kant natura è ciò che obbedisce 
al principio di causa nel mondo dei fe¬ 
nomeni, in opposizione al mondo dei 
lini in cui vige la liberto incondizionato. 
~ ( rehy.): 1 ordine della natura, cioè 
I ordine delle cose terrene, accessibile 
alla sola indagine della ragione viene 
opposto all'ordine della prozio, che è 
1 ordine delle cose soprannaturali e di- 
\j n *' tvistotele adombra questa 
distinzione nelle parole: r, oótitc Szt- 
[tovia aÀ>, oli lista = la natura è am- 
mfrevole. ma non divina (v. prozio). 

Natura naturans e natura natu¬ 
rata ( film .): natura naturans è, in so¬ 
stanza, Ulti come untore e principio 


d ogni cosa; natura naturata c l'Insieme 
delle creatura o di tutto ciò clic ò stato 
creato: espressioni adoperato dalia Nro- 
lastira, da li. ltm .vi, e da Spinoza, chc 
le rese comuni: per naturalo naturati- 
lem noèta intcìlìqenduiii est i,l (Juw i tn 
se est et im i- se etnicipitur. tuu • est j> eU s 
quatcnu» ut causa libera eonsidrratur- 
per naturatali t inielli,,,,... rrs , /uae ff * 
Dea sani et quac si,,,- tira nei- esse nec 

connpt possunt • 

Naturalismo (/Kos.): comprende le dot- 
trine che non ricorrono a prlncipli tra¬ 
scendenti, ma rimangono entro la cer¬ 
ehia dell’esperienza e ilei fenomeni sog¬ 
getti al principio di causa o concepi¬ 
scono anche la vita dello spirilo come 
un prolungamento della vita organica- 
si oppone a spiritualismo, idealismo' 
eti e lift)no a positivi tot io. 

Necessario (opposto: conti geni) Ui • 

bis.): si dice di ciò che non può, senza 
contraddizione, essere altrimenti né 
essere pensato altrimenti da quello 
cUc o; cosi Hi applica ai fenomeni elio 
si succedono secondo il principio di 
causa,, alio proposizioni derivate, im¬ 
plicito In proposizioni piò generali', alle 
conseguenze di principi! posti come 
veri. 

■ per Spinoza Dio è un essere neces¬ 
sario, ma la necessità In virtù della 
quale egli esiste e produce io cose gli 
e essenzialmente Interiore e razionale. 
deriva didla sua, stessa essenza, e Dio 
e causa sui; ò determinalo ad agire- dal¬ 
ia sua soia natura, o quindi la sua ò 
una • necessità libera», 

t ecessità, (opposto: eunt inpenza ) ( fi. 
bis.): e la qualità asti-alta di ciò elle 
è ruressario, di ciò che non può essere 
diverso da ciò elio è. 

Neo-criticismo o neo-kantismo i/i- 

fos.t: ò la dottrina elio Iniziò in Oer- 
munia il movimento tU ritorno alla 
Hlosotta di Kant, al criticismo, verso 
il ISOO, come reazione al materialismo 
allora dominante; riprende i principi 
della teoria kantiana delia conoscenza 
il relativismo, è ostile alla metafisica 
c all idea della rosa in . e vuol ilare 
alle /unzioni aprioristiche dello spirito 
un fondamento psicologico. In Italia 
furono neo-kantiani. In vario modo. 

< uri,. Cantoni e Felice Tocco 

Neo-hegelismo (filos.): si ispira in 
larii modi all’- idealismo assoluto di 
Hegel, accoglie il principio die lo spi¬ 
rilo è un'attività libera, creatrice del 
proprio oggetto, immanente nell'uni¬ 
verso; si ispira particolarmente allu 




Non essere 


Neo-pltaé oriamo 


— 87 — 


, ... ,i„ivHeacl. No sono se- 
« » o c. GBSTU.K- 

Jjruturi li! y iUi . ! ^!i n . „ cUO Ui filosofico* 
Neo-pitaé°rism • SlunJIO fioulo, 
religiosa rondata da 0 fiorita 

contemporaneo di risuscitare l’in- 

in Alessandria; pretema in 
segnamento segi prlncip t ad altro 

realtà. attingo l’uomo, 

W080fl °^rS“ d'ttriTira l'uno e 
forzo spirituali n , azlone sune- 

Ila teI1 2"J! rantico è rapprescn- 

Neo-platonlsmo i ^ ingegna a Roma 

tato da 1 ™n.. as3olut0 l’Uno, 

c pone come p dQ c lo stesso pon¬ 
cho trasccrn n eil’InteUigenza(voO?). 
siero e si riflette ncLiui * le ilkc - 
,a «pialo produco e oontteMl 

a ! Totfe i'S Individuali 

si trasforma in una • teosofia, 

roHreTet« “pere platoniche 
© neo*pl«-toniche. l’odierna dot* 

maestri noia Tommaso; è 

larmente a <PkP tuo- 

di tizzo uco-scola.steo.co ^ ,^ mnw _ 

| N SS»u , inSIE«“sS;pa';; 

sia stata prima nel senso’ • - •. 

il principio fondamentale dcU ’" 

irSSS 

rtemo°fvéimf formulato in quest. 
ml t K iBt Z “^se; nisiirU^us 

primo del conoscere amano; pertanto 


„„„ tale aggiunta U-ihnitz traumi.ì un 

..l'Hn'11‘1” l'U-a- 

NÌ«.“». •— 

siSSiS 

fe.nl"; reale - UUti i suoi so 

« 

S "r^rfe è . 

la °r1Z at eslettsofhilòTci 

XnlutSVa 0 iUta de^Fa^t). -H- 

rsrsgrtsraS 

Htà tmiversate , Faenza di 

■sSESssssssì 

Nominalismo (Wi™*»’ 

sa , grj ?jf^a: 

semplici cmi^siou rea ità ester- 

“~~.ST.iU •—«■■ * >««• 

-rir:" 

.Ielle idee penerfllt. e.n n^ gplrlto; 
r„ a òn mtirskb^eoncepire^td^ di 

nò curvilineo, ne rettilineo, i nit0 

'-srìxssns*- 

nSTSU™ <- z l Vj : ™c t ,‘T£',S 

di cui essi m- 
zio vuoto t ro . ,.„^ ere riem- 

gano resistenza Ki^ehé W*» a mo ,. 
pie di sé tutto lo sP<« l °'Vnostri sensi 
teplicità delle cose, che inmtri . 
ci mostrano nello spazio, non 1 
pura illusione, confi dlus.oue ,1 dlv 

nire. 









Non io 


— 68 — 


Obbiettltà 


*- l> e ' - si) Atomisti tutta la realtà Ita 

duo parti, lo kikizìo pieno occupato 
dagli atomi, o lo spazio vuoto eho rosi 
6 concepito altrettanto renio quanto I 
corpi. 

--per Hegel il non essere è l'Idea eho 

nella prima triade dialettica (v. dialet¬ 
tica) fa da antitesi all'idea dell’essere 
(tesi) o con Questa si fondo nella sin¬ 
tesi del divenire; e poiché l'essere è 
l'idea più semplice, più astratta, inde¬ 
terminatissima c priva ili contenuto, 
ma è pur sempre un’affermazione po¬ 
sitiva del pensiero, è • in realtà non 
essere, non piti e meno di nulla ». cioè 
la negazione d’ogni qualità e d’ognl 
contenuto positivo (s. essere). 

Non io: v. io. 

Norma: modello concreto o anello re¬ 
gola che indica ciò eho si deve fare 
por raggiungete un dato line; vi sono 
nonno Illiriche, etiche, estetiche eoe. 
Normale: in generale designa ciò eho 
è conforme alla regola, ciò che è più 
comune in ogni singola categoria o 
classe, ciò che rappresenta in media in 
un dato tipo eli società e In un dato 
tempo; quindi ò un termine variabile 
e un po’ vago. 

Normativo: diconsl spesso normativo 
la logica, l’etica, l'estetica in quanto 
offrono una norma, cioè un modello 
ideale cui si guarda come a qualche 
cosa di perfetto, elle per la logica è il 
vero, per l'etica il bene, per l’estetica 
Il hello (WtiNPT). 

Noumeno (dal platonico voo>i(jtevov, 
part. di voéio = penso, quindi: ciò 
che è pensato) (/t'ios.): Platone lo ap¬ 
plica al mondo delle ideo, in opposi¬ 
zione al mondo sensibllo. 

- Kant l’adopera in due significati: 

a) negativo: ò ciò che sta a fondamento 
dei fenomeni, il loro substratum ; ma ò 
soltanto pensato, ed ò inaccessibile sia 
ai sensi, sia all’intelletto; perciò è un 
limite 'posto alla conoscenza umana, 
clic non può oltrepassare i feno¬ 
meni; b) positiva: è il sovrnsensibilc, 
l'incondizionato, posto fuori dell’espe¬ 
rienza; può essere oggetto d’ima intui¬ 
zione intellettuale (v. intuizione), hi 
quale però è negata itll’uomo; ha un 
carattere metafisico, giacché 6 bensì 
la causa dei fenomeni, ma la causa¬ 
lità è qui non una categoria dell’Intel¬ 
letto, sditene una causalità Intelligibile, 
cioè esistente solo nell’ordine metafisico, 
ni di là dei fenomeni. 

Nous (gr. voù; = la mente) (fitta.): per 
Anassagora è ciò che mette in moto, 


plasma e ordina le otneonicrie.; ò un 
principio lntelllgcnto, «la più sottile o 
più pura di tutte lo cose ». 

- per Platone e Aristotele ò la par¬ 
te razionale dell’anima umana; per Plo¬ 
tino è la prima emanazione dell’Ctno 
( v. intelletto). 

Nulla (/ilos,): è la negazione doll'essere, 
lutto non essere (v. questo tcrmiue). 
Parmenide ha posto l’essere come prin¬ 
cipio primo della filosofìa o ha negato 
qualsiasi realtà al non essere: « soltanto 
l’essere è, il non essere non 6 ». Invece 
Platone ammette la realtà del non 
essere, eho per Itd è la materia soggetta 
al divenire; mentre per Democrito ò 
il vuoto (to xevóv), in cui avviene la 
caduta degli atomi. 

Numero ( filos .): per Pitagora e per i 
suoi seguaci è la vera essenza delle coso, 
per cui gli elementi dei numeri sono 
gli elementi dello cose, c il coseno é nu¬ 
mero e armonia. Aristotele dico pure 
che pei Pitagorici i numeri sono i mo¬ 
delli che le cose imitano, e questo rap¬ 
porto fra i numeri e le cose ita ispirato 
evidentemente Platone, clic consi¬ 
dera la matematica conte propedoutiea 
noeossnria alla dialettica, cioè alla in¬ 
tuizione delle idee, modelli delle coso 
sensibili. 

per Galileo la matematica ò II lin¬ 
guaggio coi quale s’esprimo la natura: 

» 1 universo è scritto in lingua maternn- 
t'ca e i caratteri sono triangoli, cerchi 
e altre figure, senza i quali mezzi ò dif¬ 
ficile intenderne umanamente parola, 
ò un aggirarsi vanamente in un oscuro 
labirinto » (Il Saggiatore). La formula 
matematica divionc, dopo Galilei, l'e¬ 
spressione esatta dalia legge fisica. 


o 

Obbiettità (filos.): per Schopenhauer, 
che ha coniato questo termine ( Obiek■ 
tildi), i] corpo è l’obbiettivarsl, cioè la 
manifestazione esteriori?, visibile, e, per 
I uomo, (tura e semplice rappresenta¬ 
zione, della volontà che è concepita co¬ 
me forza c imput-n cieco, sempre at¬ 
tivo, non guidato da alcuna ragione, ed 
è poi il principio metafisico posto a 
fondamento dell’universo. Questo uni¬ 
verso non è altro cito Voggcttità, l’ap- 
1 mrire all’esterno — sotto forma di rap¬ 
presentazioni coordinato dalla catego¬ 
ria di causa («il mondo ò la mia rap¬ 
presentazione ») — della volontà cosi 
intesa. 




Obbligazione 


— 69 — 


Ontologia 


Obbligazione (morale): è il carattere 
imperativo che costituisco la forma del¬ 
la legge morale, donde la consapevo¬ 
lezza d’un'obbodieuza incondizionata 
ad una norma inorale, il sentirei inte¬ 
riormente legati a una determinata re¬ 
gola di condotta (sentimento del dovere), 
per cui si prova inquietudine e dolore 
quando essa viene in qualche modo 
contrariata o impedita nel suo libero 
svolgimento. 

Occasionalismo: v. cause occasionali. 
Occultismo: comprende le arti che, 
crome le divinatorie, apprendono a sco¬ 
prire 11 futuro, o, come le taumaturgi- 
che, apprendono il compimento di atti 
che si sottraggono al corso ordinario 
della natura (v. magìa). 

Oggettivo (opposto: soggettivo) (in ge¬ 
nerale): è ciò che ò posto di fronte o 
davanti allo spirito o ai sensi e può 
offrire materia alla loro attivi tei : ò im- 
pl cita pertanto una distinzione fra sog¬ 
getto e oggetto, cioè fra l’atto del pen¬ 
sare o ciò che è peusato, fra chi perce¬ 
pisco e ciò che ò percepito. 

- nella scienza ò oggettivo ciò che il 

lavoro elei pensiero trae dall'osserva¬ 
zione c dall’esperienza, seguendo 1 me¬ 
todi del l’indagine scientifica; ò sogget¬ 
tivo ciò che l’individuo pensa e sente 
riferendosi alle sue Inclinazioni, alle 
sue preferenze, ai suoi interessi, in , 
modo più o mono consapevole. 

- (filos.): per Duxs Scoto, Cartesio 

o Berkeley è oggettivo, esiste ogget¬ 
tivamente, ciò che costituisco un’idea, 
cioè l’oggetto di una rappresentazione 
dello spirito, non una realtà sussistente 
per sé e indipendente «mentre subiecti- 
mis e formalis corrispondo a reale, a 
ciò elio appartiene all’oggetto). 

-per Kant ha validità oggettiva tutto 

ciò che è fondato sui principi costitu¬ 
tivi dello spirito umano e comuni a 
tutti gli uomini, e cioè sullo forme pure 
della sensibilità (spazio e tempo) e su 
quelle dell’intelletto (categorie). 
Ogg e tt° (gr- àvTi-xsi{X£VOV, traduz. 
lat.: ob-iectum posto di fronte agli 
occhi o allo spirito, opposto: soggetto): 
ciò che si ha presente nella percezione 
esterna o nel pensiero, con un certo 
grado di consapevolezza. 

- (filos.): ciò che possiede un’esistenza 

in sé, indipendente dalla conoscenza che 
esseri pensanti possono averne; in que¬ 
sto senso lo spazio per Newton è og¬ 
getto. come lo ò il mondo esterno per il 
realismo conoscitivo (v. realismo), e per 
Kant il noumeno positivo (v. noumeno). 


- ò tutto ciò che è rappresentato o 

pensato solo in quanto lo si distinguo 
dall’atto col quale lo si pensa: donde 
la « logge UgUu coscienza » espressa dal 
Fichte e accolta da Schopenhauer: 

• senza soggetto non v*ò oggetto, sen¬ 
za oggetto non v’è soggetto ». 

Oligarchia; governo di pochi: è, per 
Aristotele, forma corrotta dell’aristo¬ 
crazia (v. democrazia). 

Omeomerie (gr. ó{xoio(jtipeiat da 
6{XOioc; = simile e [iipo$ = parte) (filos.): 
così denominò Aristotele lo particelle 
originarie, impercettibili, divisibili al- 
l’inttnito, clic Anassagora considera co¬ 
me gli elementi primi, tutti diversi di 
qualità, dapprima mescolati insieme, 
che costituiscono l’universo o le sin¬ 
gole cose, essendo innumerevoli lo loro 
differenze qualitativo: « come il ca¬ 
pello può derivare da ciò che non è 
capello e la carne da ciò che non è 
carne? ». Affinché l’animale abbia car¬ 
ne, ossa, capelli, bisogna che vi siano 
particelle di carne, ossa, capelli negli 
alimenti di cui esso si nutre. Il tutto 
ha, insomma, la stessa natura delle parti 
che lo compongono: di qui appunto il 
nome di ^)meomerle (= parti simili) 
dato agli elementi primi. Questi costi¬ 
tuiscono l’Essere immutabile, eterno, 
che viene messo In moto, ordinato o 
distinto dall’inteUlgenza (voo^), «lapiu 
pura o la piu sottile di tutte le coso », 
con un’azione separatrice che si esercita 
sugli clementi, cioè sulle omeomerie. 

Omogeneo (opposto: eterogeneo) (filos.): 
ciò che consta di parti qualitativamente 
identiche. K. Spencer spiega l’evolu¬ 
zione cosmica come un passaggio dal¬ 
l’omogeneo all ‘eterogeneo (v. evoluzione ). 

Ontogenesi (dal gr. 6v = ente o yé- 
vsai? = origine) (scienza): è lo svilup¬ 
po sia fìsico sia mentale dell'individuo, 
seguito dalla prima Infanzia fino al 
pieno sviluppo, mentre la filogenesi 
(gr. <pi)XTf) = specie) è Io sviluppo della 
specie (v. biogenetica). 

Ontologia (gr. 6v = cute e Xóyos = di¬ 
scoreo) (filos.): è quel ramo della filo¬ 
sofia che Aristotele chiama filosofia 
prima ((piXoaocpCa 7 tp<oTY)), alla quale 
assegna l’ufficio di studiare l 'essere in 
quanta essere, la realtà assoluta, meta¬ 
fisica: è dunque la scienza del principi 
c delle cause prime < crocia tojV àp/cóv 
TTpcoTcev xal ocIticòv). che porta ni 
principio assoluto: anche oggi è intesa, 
come la dottrina che ricerca la sostanza 
sotto le cose sensibili, lo cose in sé «otto 
le apparenze, 






Ontologica 


_ 70 _ Ottimismo 


- Kant negli la possibilità dell'onto¬ 
logia: • l’orgoglioso nomo d’un'ontolo¬ 
gia, elio pretende di Offrirò in un si¬ 
stema ordinato di conoscenze sinteti¬ 
che a priori la realtà meta tisica, dove 
cedere il posto a una semplice analitica 
dell’Intelletto puro . 

Ontologica (prova) Uilos.): è la prova 
dell’esistenza di Ilio concepita da 
S. Anselmo: l'idea di Dio è l'idead un 
essere di cui nulla più grande si può 
pensare ( aliquUl quo nihil maius cogi¬ 
tavi potcst) ; ora so lo stolto che disse 
lu cuor suoi Dio nou esisto ( insipidi# 
qui dixit in corde suo: non est Deus), 
accogliesse la sopraccitata definizione 
dell'Idea di Dio. dicendo però che Dio 
esiste solo nell’intellotto, conio idea, non 
nella realtà (in intellectu sed non in re), 
si potrebbe allora pensare un essere 
più iierfetto di quello dato nella prima 
definizione, ossia un essere che oslste 
nell’Intelletto e nella realtà {et in in- 
trucchi et in re); il ohe sarebbe contro 
la definizione che si è data di Dio. Que¬ 
sta prova ontologica presuppone che 
1’esistenza sla una qualità che perfe¬ 
ziona un ossorc. Ripresa da 3. Bona¬ 
ventura, la prova ontologica è invece 
respinta da S. Tommaso. 

-Cartesio, Spinoza, I.eibmz, Hegel 

accolgono la prova ontologica; Kant 
nega Invece clic da un concetto si possa 
senz'altra prova dedurre l'esistenza del¬ 
l’oggetto corrispondente: «l’esistenza 
non ò un elemento del concetto corno 
tale «. 

Ontologismo (/ilo».): indica la tenden¬ 
za un’ontologia, cioè ad accogliere come 
legittima la ricerca, per mezzo della 
ragione. Intorno alla natura o ai carat¬ 
teri dell'ente in sé, ossia dell’assoluto, 
della divinità. 

—*— Il (Roberti in opposto allo psico¬ 
logismo del Rosmini chiama ontologi¬ 
smo la propria fllosolla, elle tratta del- 
l’Knto necessario, cioè della divinità, 
la quale si rivela direttamente all't'ti- 
t ni lo umano come • cognizione vaga, 
indeterminata, confusa, che la rifles¬ 
sione chiarifica, determinandola, e de¬ 
termina unificandola n . L'Idea dell Luto 
è 11 princìpio primo della filosofia glo- 
bertlana. 

Opinione (gr. 8óì;a: opposto: erri- 
otÉut) = scienza del vero. doU'Immii- 
tabiìe) Uilos.): per Parmenipe è la 
conoscenza confusa, mutabile o incerta 
dello cose sensibili : " nelle opinioni dei 
mortali non v’è certezza, ma illu¬ 
sione *. 


_ Platone distingue l'opinlono vol¬ 
gare, dei più (TòW rtoXXòW), legata 
alle cose sensibili, allo passioni, ai de¬ 
sideri e, quindi, mutevole e iucorta: 
c l'opinione erra (Só^x àXvj^q), la 
quale, pur nou potendo rendere ra¬ 
giono di sé. ricondotta alla sua catiBa, 
cioè all’idea, mediante la reminiscenza 
(àvàp.V7]<Jls) o la riflessione, può dive¬ 
nire scienza vera. Con) Pericle posse¬ 
deva In virtù, fondata su opinioni vere, 
di amministrare tiene lo Stato, del qua¬ 
le pori) non aveva la scienza vera, ossia 
l'idea (Platone, Menane). 

Organico (gr. òpyavixó<;. da opyavov 
= strumento) (fiìos.): per Aristotele 
questo termino, applicato anche ad es¬ 
seri viventi, ha significato alfine a mec¬ 
canico, ma dopo il sec. XVIII un essere 
organico non è più concepito corno una 
semplice macchina, ma come avente 
in sé una forza plasmatrice sua pro¬ 
pria. 

Organismo (scienea): si dice d'uu es¬ 
sere vlvento, composto di parti, di or¬ 
gani, ciascuno dei quali compio una 
sua propria funzione, che con le fun¬ 
zioni degli altri organi tendo a un fine 
comune; p. o. l’organismo umano. 
Organo Uilos.): nomo dato al complesso 
degli scritti logici d’ Aristotele, elio 
formano un organon, uno strumento 
necessario della ricerca scientifica; in 
opposizione ad esso Bacone denomina 
.Vocimi organum la sua opera fonda¬ 
mentale, che propugna nuovi mezzi di 
indagine. 

Ottimismo (opposto; pessimismo) (/t- 
los.): è la dottrina secondo la quale il 
bone, sia nel significato naturale, sia 
in quello morale, predomina sul male, 
che sarebbe soltanto relativo e appa¬ 
rente. 

- Ottimistica è la dottrina degli Stoici, 

per la quale il cosmo è ordinato c retto 
da ima ragione immanente, cioè dalla 
divinità simboleggiata nel fuoco in¬ 
telligente c artista, che governa con 
leggi inflessibili, ma ottime. 

- la dottrina tipica dell'ottimismo è 

quella di Leibniz, che concepisce il 
mondo creato da Dio come 11 migliore 
ilei mondi possibili e, proso nel sno 
insieme, opera eccellente; ne fa la sa¬ 
lini Voltaire nel suo romanzo Candide. 

- ottimistica è pure la filosofia di 

Hegel, pel quale tutta quanta la realtà 
PUÒ essere penetrala c conosciuta dalla 
ragiono; « tutto ciò che è reale è razio¬ 
nale o tutto riti che è razionale è reali) » 
l (v, razionale), 





Palingenesi 


— 71 — 


Passione 


palingenesi <£*■• TtaXiwéveenc **>* 

6 per gli stoici la rinvolta 
,eseguente aU’èxiwpcotn;, oioe alla 
conflagrazione del coamo (v. ritorno 

Panenteismo (gr. nàv b ta? = tutto 
in Dio) (/ilo».)', nome dato (lai tedesco 
' KuitnsB alla sua musetta, e ap- 
nttcabile a quella di Spinoza, por In¬ 
diano che non Dio è nel inondo, come 
nel panteismo stoico, ma il mondo è 
in Dio. è contenuto In Dio. 

Panlogismo (gr. itSv = tutto. Xójo, 

_ ragione; tutto è ragiono) (/ito».). si 
applica alla tilosotla di HEGEL, pel 
quale l'universo è sviluppo totero- 
,rione Immanente in esso, e la uglui 
è una metafisica. Se Vè ancora dell ir 
razionale, ossia qualche cosa che non 
sia ancora penetrato dalla ragione*) 
organizzato In concetti, esso è trans! 
torio; dondo la formula; ciò che t ra¬ 
zionale è reale, e ciò che è reale è ramo 
naie (vedi razionale). _ 

Panpsichismo (gr. Ttav = tutte, e 
.S.jyr, = anima; tutto ò anima) V'tos.)- 
dottrina alquanto vaga, seoondola 
quale tutto è animato in divorai grad 
e fornito d'un'attivitè. analoga alla vita 
psicologica dell'uomo, comprenden¬ 
dovi anche i processi incoscienti,. si la 
questo nome alla dottrina dogli /to- 
coisti onci (che però non fanno :ancom 
distinzione fra materia e vita), degli 
Stoici, di Sfingea, di se, eluso. 
di Lotze occ. , _ 

Panteismo (gr- iwtv = tutto e uso, 

Dio; tutto ò Dio) i/ilos.): ò in generale 
la dottrina che identifica Dio eoi mon¬ 
do. c concepisce la divinità come un 
principio supremo d’uniftoazione o d 
vita che fa sentire la sua azione nello 
cose tutte o ne costituisce la realtà es- 

Bezusiale. _ 

_per «li Stoici il cosmo e un prmndo 

organismo vivente, tutto penetrato e 
animato dal soffio divino, simboleg¬ 
giato nel fuoco, cioè da una sostanza 
eterea. Impercettibile o intelligente. 

_per li. Bruno il principio divino 

dii vita al tutto, lo ordina e l'u- 
nillca. C r anima dol inondo. (V. que¬ 
sto termino). 

_per Spinoza, la sostanza. Din, la 

natura (substant ia sive De un si ve na- 
tura) sono termini d'identico valore; 
però Dio non coincido col mondo cui 
pirico, come negli Stoici, uiu lo con¬ 


tiene in sé (V. panentns.nor. il pensiero 
e l'estcnsiono sono due dei suol muniti 
attributi c tutte lo cose particolari (l 
modi) sono determinazioni provvisorio 
di quegli attributi. .... 

Parallelismo psicofisico (pstool.). 
teoria psicologica, secondo hi quale la 
serio dei processi psichici corrisponde 
punto per punto, alla serie del processi 
fisiologici, noi senso che od ogni reno 
meno psicologia) corrisponde un feno¬ 
meno nervoso (non però viceversa). 1 
due fenomeni sono pertanto come due 
aspetti dello stessa esperienza; le due 
serie, psichica o nervoso, scorrono pa- 

— "f/OM )'• per Spinoza il corpo e lo 
spirito (ree ectenia e ree rag.fan» sono 
due aspetti diversi ed essenziali dello 
stesso essere, cioè della sostanza divina, 
la serie dei processi corporei e quella 
dei processi spirituali si svolgono cia¬ 
scuna lu so stessa, senza mai inoon 
trarsi c senza turbamenti fazioni .re¬ 
ciproche, e tuttavia runa e l altra s ac¬ 
cordano perfettamente, termine per 
termine, perché la loro emerita 'unica 
c. come attributi di Dio. sono Identici 
a Dio. sono Dio stesso. Cosi svanirebbe 
l’opposizione fra corpo o spirito, posta, 
ma non risolta da Cartesio. _ 

Paralogismo (dal gr. *°Y ov - 

contro la ragione) (topica): ò M» ra¬ 
gionamento errato che simula 11 vero, 
un errore logico Involontario. ... 

_ Kast denomina « paralogismi della 

ragione le affermazioni metafisiche 
dira la sostanzialità. la scmplteitói e 
Vunità dell'anima, perché esse don 
vano dal fatto clic si scambia il sog¬ 
getto Intrico (v. somtetto) del pensiero con 
una sostanza metafisica. „ 

Particolare (giudizio) (tornea), e aneli 
in Olii il predicato s'afferma o si nega 
d'una parte del soggetto, proso ne la 
1 sua estensione-, P. e.: alcuni uomini 
sono veramente colti. 

Parusia (gr. itapouola = presoli», « 
wb-etui) (/ilo».): la presenza dello 
idee nel mondo sensibile (p. e. la pre¬ 
senza dell’idea del hello nelle cose bei- 
le) è uno dei modi pensati da alatone 
per chiarire il rapporto fra » mondo 
intelligihlle 0 quello sensibile (v. me 
tessi o mimesi). rf fHvo 

Passione (psicol.): e uno stato affettivo 
intenso c persistente, un'inol nazione 
che predomina sulle altre inclinazioni 
„ anche le annulla quasi confiscando 
,v suo proli.lo tutta l'attività psico¬ 
logica; p. e. la passiono del giuoco, 


Passività 


72 — 


Percezione 


-pur gii Stoici è una perturbazione do¬ 
vuta a un errore ili giudizio, e ut* nello 
etiiuaro veri beni quelli che tali non 
sono. Le passioni fondamentali sono: 
il piacere (yjSovtj = voluptaa), il do¬ 
lore (XÓtt/j = atgritudo), il desiderio 
(èn&ujjita = libido), il timore (96^01; 
= metus). 1 

- per Cartesio è un’emoziono, un 

moto puramente sensibile che l’anima 
prova per l’azione del corpo ocheimpe- 
disco il retto giudizio intorno allo cose. 

-per Spinoza ò dovuta allo Idee ina- 

digitate, alla conoscenza sensibile, in 
quanto questa determina l’azione pra¬ 
tica. Tutto le passioni rappresentano 
uifimporteziono, ma non tutte sono 
asHoiutamonto cattivo; lo passioni fon¬ 
damentali sono il desiderio ( cupidità»), 
il piacere, 11 doloro. 

-- per Kaxt procedo dalla facoltà di 

desiderare; ò una tendenza sensibile, 
* un delirio che cova un’Idea, s’imprl- 
me con tenacia sempre crescente », Im¬ 
pedendo alla volontà di agire per do¬ 
veri:, di obbedire alla legge morale. 
Passività: è l'ultima dolio dieci cate¬ 
gorie aristoteliche, espressu dal verbo 
Ttadjrtiv (= pati, ricovero passiva¬ 
mente) (v. recettività). 

Patristica (/ibis.): è la dottrina dei Pa¬ 
dri della Chiesa; difendo il Cristiane¬ 
simo contro lo critiche e lo accuse della 
lilosolia e della religione antica e con¬ 
tro le numerose eresio che venivano 
sorgendo nei secoli III, IV, V, e si 
volge all’elaborazione e alla defini¬ 
zione dei dogmi e a porre 1 fondamenti 
d’una filosofia cristiana, attingendo lar¬ 
gamente al pensiero greco. Per la Pa¬ 
tristica la filosofia non ba altro ufficio 
che di offrire ni dogma l’ausilio delle 
sue dottrine, e quindi è al sorvizlo del 
dogma cristiano; essa tratta delle que¬ 
stioni riguardanti la trascendenza di 
Dio, la Provvidenza, l'immortalità del¬ 
l’anima, la finalità dell’universo, la dl- 
pendenza dell’uomo dalla divinità. 
Pedagogia (dal gr. -il' = fanciullo, 0 
àyci>YT) = condotta, da ttyzw, lat. du¬ 
cere : donde educazione): è la scienza 
e Varte dell'educazione, cioè della forma¬ 
zione del fanciullo considerato nel suo 
aspetto fisico, intellettuale e morale; 
perciò come scienza si fonda sopra una 
concezione della vita, cioè sopra una fi¬ 
losofia, c come arte esige una conoscen¬ 
za diretta della psicologia del fanciullo 
e dell'adolescente c particola ri qualità, 
neiroduoatore, virtù pratiche, come la 
devozione e lo spirito di sacrificio. 


Pedologia (g r . Trocu; = fanciullo, o 
X<$yo<;= discorso) {psicoh): è la scienza 
che studia il fanciullo nella sua Inte¬ 
gri tù, e tende a riunirò in un tutto 
sistematico lo cognizioni intorno alla 
natura e allo sviluppo fisiologico o psi¬ 
cologico del fanciullo. 

Pel asianismo ( relig . e filos.): è la dot¬ 
trina eli Pelagio, secondo la quale non 
solo non vi è predestinazione, ma nem¬ 
meno una corruzione originaria od ere¬ 
ditaria che inclini verso il inalo: il pec¬ 
cato di Adamo è da imputarsi a lui .solo 
e non ai suoi discendenti, la morto non 
è una conseguenza dol suo peccato, per¬ 
chè anch’egli era stato creato natural¬ 
mente mortale. La decisione circa il 
nostro destino dipendo interamente dal¬ 
la nostra libertà, che consiste nella pos- 
siòililas peccandì et non pcccandi e ha 
valore solo ciò che è opera nostra e sor¬ 
go dalla nostra natura. La grazia non 
è necessaria per cancollaro la prima 
colpa. 

Pensiero (/ ilos .): in generale esprimo lo 
funzioni, lo manifestazioni o i prodotti 
dell’attività spirituale consi dorata nel 
tempo 0 nello spazio, come quando si 
parla del pensiero umano, del pensiero 
greco, romano, francese, eco. 

- in senso piti determinato indica 

Fattività più alta della mente, quella 
razionale , presa nella sua funziono più 
caratteristica, il giudizio, per cui si 
dice che pensare è ghidicarc; quindi, 
soprattutto dopo Kant, che ha messo 
in chiara luce questo punto, il pensiero 
è inteso corno l'attività organizzatrice e 
ordinatrice dei dati dell’esperienza e ad 
essa sono subordinate le altre atti¬ 
vità: la memoria, l’immaginazione, il 
sentimento, la volontà, eco. 

- vicno anche considerato nelle sue 

ramificazioni: il pensiero scientifico, 
religioso, filosofico, divorai per l'ogget¬ 
to, ma tutti collegati dalla stessa atti¬ 
vità che li produco o li elabora. 

Percezione < psicol .): consisto nel pren¬ 
dere conoscenza diretta, per mozzo dei 
sensi, dei fenomeni c dei corpi eh© sono 
nello spazio (percezione esterna), o dei 
processi di varia specie che si svol¬ 
gono nella coscienza (percezione in¬ 
terna). Tale distinzione è In gran parte 
apparente, poiché nel percepire ha una 
funziono importante il patrimonio d’im- 
magini che ciascuno possiedo in forma 
più o meno cosciente; perciò la per¬ 
cezione è uon un fatto semplice, ma 
il prodotto d'un’elaborazione complessa 
della nostra psiche. 





Peripatetici 


— 73 — 


Piacere 


- per CARTESIO ò qualunque processo 

Intellettuale, in opposizione all’attività 
volontaria. 

-— Leibniz distingue uelln vita della 

monade le piccolo, insensibili, inconscie 
percezioni (• pctites pcrceptions ») dal- 
1 'appercezione, clie è l’elevarsi della per* 
codone nella sfera della coscienza chiara 
c distinta. 

- il Rosmini distingue la percezione 

sensoriale, che consiste in una sensa¬ 
zione o in un sentimento legati a un 
fatto o a un oggetto reale; o la per¬ 
cezione intellettiva, in cui il (fiudizio 
d'esistenza (* questa cosa è ") costitui¬ 
sce il carattere essenziale. 

Peripatetici (gr. 7TSpi7raTse> = pas¬ 
seggio) {filos.): sono cosi denominati 
i seguaci della filosofia aristotelica (che 
furono numerosi fino al sec. XVIII) 
dall’abitudine attribuita ad Aristo¬ 
tele di tenere una parte delle suo le¬ 
zioni passeggiando in un giardino o 
sotto un portico del Liceo in Atene. 

Per sé ifilos.): si dice di ciò che esiste 
e può essere concepito senza l'aiuto 
d’altra cosa o di altra idea; p. e. la 
sostanza divina, per Spinoza, per se 
etmcipUur. 

Persona (lat. persona = maschere. tea¬ 
trale, poi carattere rappresentato dalla 
maschera) (filos.): tonnine trasmesso 
a uoi da BOEZIO e dalla Scolast ica : per¬ 
sona est rationalis naturar individua 
substantia (la persona è un essere in¬ 
dividuale di natura ragionevole). 

- Leibniz pone l’essenza della per¬ 
sona nella coscienza di s . nella consa¬ 
pevolezza d’un’identità, d’essere sem¬ 
pre la stessa nel diversi momenti e mu¬ 
tamenti dell'esistenza individuale. 

-Kant aggiungo che la persona, come 

essere ragionevole e libero, ò anche re¬ 
sponsabile, è un essere morale, un f ine 
in sé, cioè non dovessero mai trattato 
corno un semplice mezzo. 

- In conclusione: la personal un essere 

cosciente di e moralmente autonomo. 
Pessimismo (opposto: ottimisnw) {fi¬ 
los.): consisto nella convinzione elio la 
vita coi suoi dolori, le sue preoccupa¬ 
zioni e le sue miserie senza line, è un 
mole o, anche, cho nell’esistenza la som¬ 
ma dei mali è sui>criore alla somma dei 
beni. >• Noi sentiamo il doloro, dico 
Schopenhauer, non l’assenza del do¬ 
lore, sentiamo la cura uou la sicurezza, 
la malattia non la salute: la vita del¬ 
l’uomo oscilla come un pendolo fra il 
dolore e la noia ». Ri conseguenza, come 
pensa anche la filosofia indiana, lo sfor¬ 


zo per liberarsi dal male, o, almeno, 
per attenuarne il ppso costituisce la 
somma saggezza umana. 

Petizione di principio {Ionica): ò un 
sofisma che consisto nell'accogliere corno 
dimostrato ciò che invece ò da dinio- 
, strare {si postula fin da principio, 
àpX7j$» ciò che si dove appunto dimo¬ 
strare) ^ e piti specialmente nel fondale 
la verità d’un principio sopra una pro¬ 
posizione che, per essere vera, ha bi¬ 
sogno della verità di quel principio 
(p. e.: Tanima ò sostanza spirituale, 
perché ò immortale). 

Piacere (opposto: dolore) {psicol.): il pia¬ 
cere o il dolore, essendo dati immediati 
della coscienza, sono indefinibili, sono 
i due poli estremi e opposti della vita 
del sentimento, Secondo ima teoria 
già ammessa da Aristotele, il piaceli) 
sarebbe legato ad ogni atto naturalo 
e normale della vita e segnerebbe un 
aumento dell’attività vitale, tiu con¬ 
sumo più elevato o più libero dell’ener¬ 
gia, mentre il doloro indicherebbe una 
diminuzione della vitalità, quasi uti 
grido d’allarme di fronte ul pericolo; ma 
tale teoria oggi è in parte contestata. 

- ( filos .): per Artstippo di Cirene, il 

piacere, che è dato dal movimento dolco 
della sensazione presente e libera da 
ogni cura per 1'avvenitc, è il fonda¬ 
mento c la misura di ogni bene: que¬ 
sto ò 11 principio dc.W edonismo. 

- il piacere inteso come assenza del 

dolore, calma dello spirito, è il prin¬ 
cipio dell’etica epicurea. 

- per Aristotele il piacere affina e 

perfeziona Ratti'vità anche nei suol gra¬ 
di più elevati; p. ‘e., la gioia cho accom¬ 
pagna la musica è incitamento natu¬ 
ralo alla creazione musicale., 

- Houbes, appoggiandosi al principio 

materialistico che la sensazione è un 
movimento del corvello, pensa che, so 
questo movimento è favorevole idi'in¬ 
sieme delle funzioni vitali, produco 11 
piacere, nel caso contrario il dolore: 
donde duo motivi essenziali d’azione: 
la ricerca dei piacere e la tendenza a 
fuggire il dolore. 

-- per la dottrina intellettualistica di 

Leibniz il piacere è un processo intel¬ 
lettuale oscuramente percepito, una 
«petite, insenslble perceptlon : p. e., 
il piacere della musica è dato dall‘ac¬ 
cordo e dal numero delle vibrazioni 
sonore percepito dall'orecchio in ma¬ 
niera confusa. 

- per Kant il piacere è iu diretto rap¬ 
porto con lo stato favorevole dell’or** 


Pigra ragione 


— 71 — 


Positivismo 


% 


gallismo c deli-anima: « Il piacere è un 
sentimento che stimola in vita, il do¬ 
lore Invece le è d’impodimento «. 

Pigra ragione = v. innova rotto. 
Pirronismo (/ ilo *.): i» stretto ile- 

signa la dottrina scettica di PnrnoNE. 
giunta a noi nei frammenti del suo di¬ 
scepolo TIMONI', in SlLLOOKAFO (sec. I 1 
a Cr ) o negli scritti di Sesto Ejiruuco 
(circa 11 200 d. Cr.); in senso tergo e 
sinonimo di soettteismo. di cui Pinone 
È considerato II fondatore (v. scrii,n- 
877JO ). . , 

Pleroma (gr. 7uXr 4 pco(j.a. ila TtXTjpoo 
= riempio) (filos.): ò per gli amatici 
(vedi) il complesso degli Koni che escono 
dal principio originario, daU’Kone per¬ 
fetto, cioè dalla divinità (y. Eone). 
Pluralismo (opposto: monismo ) (filo».): 
designa le dottrine che pongono piii 
principi! essenziali e distinti per spie¬ 
gare la composizione dell’universo; ap¬ 
partengono, fra gli altri, a questo in¬ 
dirizzo: 

_Empedocle, che alla materia unica 

del naturalismo ionico sostituisce «quat¬ 
tro radici di tutte le cose »: fuoco, ac¬ 
qua, etere, terra, che sono l’ essere 
immutabile; il loro mescolarsi o disgre¬ 
garsi è dovuto a due forze, l 'amore 
ioiXÓttk) e la discordia (veixoc); 

_gli atomisti, che affermano due prin¬ 
cipi: Vatomo e il vuoto; gli atomi sono 
Infiniti di numero, materiali, della stessa 
qualità, eterni ; le cause del loro movi¬ 
mento sono la gravità e il vuoto (TÒ 

xcvóv); , „ , 

- \ v asm agora . nel quale gli elementi 


dell'universo sono le omeomerie (v. que¬ 
sto termine), messe in moto da una 
materia sottile e impalpabile. l'Intelli¬ 
genza (voucj). * cosa infinita, padrona 
di sé. ocÙTOxpaTéc. che è in sé e per 
sé «, la più fine e più pura di tutte le 
cose ; 

- Leibniz, pel quale le vere sostanze 

costituenti l’universo sono le monadi. 
tornite di attività o forza propria, unità 
spirituali cho sono disposto per gradi, 
i quali vanno dalla monade oscura e 
confusa alla monade delle monadi, a Dio. 
Pneuma (gr. 7tve0(itx, da irveto - 8 ° r_ 
Ho. spiro) (/ilo*.): per gli Stoici è la 
forza originaria divina che anima il 
cosmo, un softtn vitale caldo ohe appare 
in forme e gradi diversi nel corpi Inor¬ 
ganici, nelle piante, negli animali; e 
nell’uomo appare come ragiono ( AoyOC). 
conservando sempre la sua unità, giac¬ 


chi) il grado Inferiore si conserva o 
opera nei grado supcriore. 


Pneumatico (gr. da 

nvgùlJ.X= alito, sofflo) ir,'Ha. o /ilo*.): 
usato spesso nel Suor » Testamento nel 
senso di spirituale. 

__ , K . r gii Gnostici gli uomini, secondo 

Il grado di perfezione spirituale, sono 
detti ilici (= materiali, da uX’f] = mate¬ 
ria), psichici (= esseri animati) c pneu¬ 
matici (*= originati dallo spirito). 

Polidemonismo (dal gr. TtoXu;- mol¬ 
to e SiUojv = demone) Ir, ■tir/.): cre¬ 
denza che scorgo in ogni fenomeno 
naturale il prodotto di entità spirituali. 

Pollmatia (gr. ToXu-na&ta = esteso 
sapere) i/ilos.): è il procedimento che 
ERACLITO rimprovera a ITTauora. di 
dedicarsi a indagini particolari, alla mi¬ 
nuta erudizione che impedisco la vi¬ 
sione diretta e unitaria del cosmo: 
iroX'J[.ia{Hx vóov e/mv ou Stòaoxei 
(rapprender molte cose non educa 1 in¬ 
telletto), e cioè: la rieoroa personale è 
migliore della tradizioni;. 

Politeismo (relig.): è la concezione re¬ 
ligiosa che ammette l’esistenza di piu 
divinità personali e distinte. 

Positivismo Uilos.Y- nel tempi moderni 
ne pose il principio Davide Hume; 
la percezione è la fonte unica del co¬ 
noscere; senza di essa non v c idee, 
n concetto; un a priori, come lo pensa 

il razionalismo, è impossibile, c ogni 
metafisica che oltrepassi respeiienza 
deve respingersi. Il nome di positivismo 
fu introdotto da Augusto CoMTK, secon¬ 
do il quale la civiltà e la scienza per¬ 
corrono tre fa-si ; 

_ a) fase teologica , in cui la spiega - 

| zione dei fenomeni è riferita ad esseri 
soprannaturali; 

, ___ b) fase metafisica, in cui la spiega¬ 

zione dei fenomeni è riferita ad entità 
astratte, forze, sostanze, cause oc¬ 
culte; . . . * , 

_ c) fase positiva, in cui la scienza »» 

per oggetto la ricerca rigorosa dei fatti 
e dello leggi, cioè dei rapporti costanti 
che col legano i fenomeni osservati nella 
loro genuina realta; più in la non * 
pnù andare e la metafisica si perde in 
astrazioni vuote e in vani sogni: la 
scienza è ricerca di relazioni, di leggi, 
è retati ra, ma, permettendo di preve¬ 
dere gli effetti anche lontani e di cal¬ 
colarli, risponde ai bisogni umani, « al 
servizio del l’uomo. 

_ dopo il f’omte 11 positivismo si tra¬ 
sforma in un atteggiamento dello spi¬ 
rito ehc ha soprattutto una tendenza 
antimotafisica e vuole attenersi alla 
pura esperienza. Positivisti ni vano 









Positivo 


75 — 


Predestinazion e 


senso sono considerati G. STO ART Mill, 

K. SPKNCEB, I. TAINE, R. AUOIOÒ, h. 

Mach ecc. , „ .., 

Positivo (scienza): è ciò ohe e effettivo, 
reale, constatato mediante l'esperienza, 
c anche il prodotto d'un processo sto¬ 
rico; p. e. religione positiva, diritto po- 

PoEsibii e e possibilità (AtoOj W* 
senta diverse formo; la possibilità è. 

__„) fisica, nuando un fenomeno non 

contraddice ad alcun fatto o ad alcuna 
legge empiricamente stabilita; 

_ l,) delVesperienza o reale, per Kant 

è possibile ciò che «'accorda con le con¬ 
dizioni formali dell'esperienza, ossia con 
le forme dell'Intuizione pura dello spa¬ 
zio e del tempo, e con le forme dell in¬ 
telletto, cioè con le categorie; 

_e) Ionica, quando ciò che e pensato 

o affermato non contraddice ai principi 
della ragione; però dal fatto ohe una 
oosa è logicamente possibile, non si può 
oonoludero alla sua esistenza reale; 

- e) metaf isica : per AulSTOTKUJ la ma¬ 
teria contiene la possibilità di ciò che 
nuó attuarsi mediante la forma -,, P- e. 
un masso di marmo può divenir statua. 

Post hòc ergo propter hoc 

c un sofisma che consiste noli affer¬ 
mare che un fatto è causa d un altro 
fatto solo perché lo precede nel tempo. 
Postulato <gr. da *lTt« 

chiedo; quindi: ciò che è richiesto) (lo¬ 
gica): è un principio che non e dimo¬ 
strato né Iia in sé necessitò intrinseca, 
ma che si ritiene necessario ammetter* 
per spiegare fatti non contestati o af¬ 
fermazioni non messe In /bibbio, ohe 
senza tale principio non si potrebbero 
«piegare; p. c. la possibilità della scien¬ 
za è. per lo più. ritenuta dipendente 
da un postulato; l'esistenza d un ordine 
nella produzione o nella successione dei 
fenomeni naturali. 

_ (morale). Kant considera postulati 

l'esistenza della libertà umana 1 im¬ 
mortalità dell'anima, l’esistenza di Pio. 
per rendere comprensibile 1 ordine mo¬ 
rale c possibile l'accordo della virtù con 
la felicità; essi, benché sotto 1 aspetto 
teoretico siano semplici ipotesi, tutta¬ 
via per la ragion pratica sono necessario 
e. pur non essendo dimostrabili, sono 
l’oggetto d’uiia fede razionale. 

Potenza <gr. Sóvzuic) (fila*.)- l>er aki- 
HTOTELE la materia è l'essere in potenza, 
l'essere allo stato virtuale, possili lita 
che tonde verso la torma, verso 1 es¬ 
sere determinato (v. atto), 


Pragmatismo (gr. rpayiia - azione) 

( fiios .): è la dottrina sostenuta in Ame¬ 
rica da W. James e in Italia da G. 1 A- 
pini giovane, secondo la quale la co¬ 
noscenza è uno strumento al servizio 
dell’attività umana; il valore d un idea 
è riposto nell'esperienza e la verità 
d'uua proposizione dipende dalle con¬ 
seguenze che ne derivano, cioè dal fatto 
che essa è utile, che riesce ad uno Hcopo, 
dà soddisfazione, quindi se le conse¬ 
guenze sono buone, cioè conformi a ciò 
che l’uomo si propone, allora 1 asser¬ 
zione è giustificala, cd é vera, e falsa 
nel caso contrario: ossia la verità o la 
falsità d'un'ldea dipendono dalle sue 
applicazioni, sostituendosi in tal modo 
alla ragione l'esperienza, al sapere I a- 
zione. Per esemplo, nella questione se 
sia vero il materialismo oppure lo spi¬ 
ritualismo. la decisione spetta a esa¬ 
me delle conseguenze: il miiterialismo. 
Densa W. James, nei suol ultimi risul¬ 
tati pratici è desolante, . cade In un 
oceano di disillusioni -, mentre lo spi¬ 
ritualismo, con la sua “razione d un 
ordino morale, apre la via alle migliori 
speranze, -si riferisce sempre a un 

mondo di promesse •. _ 

Prammatici (imperniivi)(«orale), sou 
per Kant consigli di saggezza P ratica 
che contribuiscono alla felicita. 

Pratico (gr. irpotxTiwSs da 

= opero: opposto: teoretico) i/iloa.). la 
distinzione e l’opposizione di iwa^co 
c teoretico risalgono ai Greci. Aristotele 
attribuisce all'Intelletto pratico (vou? 
™«XTIx6?) l'ufilclo di occuparsi delle 
cose umane soggetto al mutamento e 
legate all'azione, e lo considera subor¬ 
dinato all'Intelletto teoretico (vou? 
&so>pr]Tix6?), che ha per oggettola 
conoscenza dell'universo e delle sue 

lepori eterne. VVT1T r11f . 

_Cristiano Wolff nel sec. XM1I dir 

fonde le espressioni di filosofia teore¬ 
tica e di filosofia pratica, attribuendo 
la superiorità alla prima. 

__ K!a.nt capovolge questo rapporto, 

perché nel dominio dell'attività morale 
la ragione raggiunge una P iena aut 
nomia e apre all'uomo uno spiraglio 
sopra una verità assoluta (il regno dei 
fini, ili cui domina la libertà), mentre 
l'attività teoretica si limila alla cono¬ 
scenza del fenomeni, cioè a una verità 
relativa, a un mondo in cui regna la 
necessità (v. primato della ragion pra- 

Predestinazlone (reWff.): è ia dottrina 
posta in termini rigorosi da 6}. MQ- 


Predeterminismo 


— 7G 


Primum 


anso: tutto ù già fermo o prodesti- I 
nato ab aclerno uol giudizio divino; ciò 
elio deve accadere accadrà o l’uoino 
nulla nc può mutare; la sua parto nel 
mondo è in ogni punto prestabilita e 
soltanto la grazia può liberarlo dal 
male derivato dal primo peccato. Dopo 
ia colpa originale lo stato dell’uomo è: 
non posse non peccare, mentre la libertà 
d’Adamo era posse non peccare, e quella 
dei beati 6 non posse peccare. Perciò la 
volontà umana nulla può senza la gra¬ 
zia, e tutto ciò che l’uomo fa di bene, 
è Dio che lo fa in luì: potestas nostra 
ipsc est. 

Predeterminismo (filos. e rclig.): ò la 
dottrina di S. Tomtuaso secondo la qua¬ 
le gli atti liberi umani non solo sono 
previsti da Dio ( v. prescienza), ma sono 
predeterminati da Dio nella sua prov¬ 
videnza: ex hoc ipso quod nihil volun- 
lati divinae resista ■, seguitar quod non 
solum fiant ca quac deus cult fieri , sed 
quod fiant contingcnter vel necessario 
quae sic fieri vutt. Quindi l’uomo è 
mosso in antecedenza e naturalmente 
da Dio au agire in questo o quel modo, 
Ina la divinità ha predisposto pure che 
agisca liberamente, ossia la sua azione 
c a un tempo necessaria e libera. 

Kani, opponendo determinismo a 
predeterminismo, si chiede: so ogni atto 
è determinato da cause anteriori, da 
fatti passati che non sono più in nostro 
potere, come può questo conciliarsi con 
la libertà, la quale esige che nel mo- 
mento d’agire l’atto dipenda dal sog¬ 
getto, cioè sia libero l « Questo è ciò ohe 
si vuol saperi* e che non si saprà inni . 

Predicabile < logica ): si dice di ciò che 
si può attribuire a un determinato sog¬ 
getto; cosi sono praedicabilia le cate¬ 
gorie aristoteliche. 

Predicato (attribuire una qualità a un 
soggetto dicesi in greco xaTvjyopeiv 
jl Ttvoc, donde xaTijYopoù(xevov, e 
in latino ntlribucrc nliquid alieni, e an¬ 
che praedicarc aliquid de aliquo e di 
qui i nomi di aiiributum c pracdica- 
mcntum) {logica): è ciò che può essere 
affermato d’ima cosa, d’un soggetto, e 
anche, in senso metafisico, la qualità 
essenziale della sostanza. 

Premesse {logica): sono le duo prime 
proposizioni del sillogismi», delle quali 
la prima ò detta premessa maggiore, 
la seconda promessa minore (v. sillo¬ 
gismo). 

Primali tà: è fi termino foggiato da 
l'ommaso ('amjw velica, che l’usò per 
indicare le qualità originarie di tutto 1 


quante le cose, cioè lo categorie supre¬ 
me che nella divinità si trovano elevato 
alla più alta perfezione, e sono: posse, 
nasse, velie (potenza, sapienza, amore)! 
A questo tre primalità dell’essere si 
contrappongono quelle del non essere: 
impotenza, insipienza, oi.lio. 

Primarie (qualità) = v. qualità. 
Primato della ragion pratica (fi- 
los.): in generale esprime la tendenza a 
subordinare la conoscenza all’azione, 
l'intelletto alla volontà, la funziono 
teoretica e scientifica del pensiero li¬ 
mano alla sua funzione pratica e morale. 
N ella sua forma estrema ripone la verità 
d'uu’idea o d’una teoria nella sua effi¬ 
cacia morale o sociale, come avviene 
uol I’kaumatismo (v. questo termino). 

- — Kaxt afferma il primato della ra¬ 
gione pura pratica sopra la ragione 
teoretica, in quanto il rigido principio 
di causa che regge II mondo dei feno¬ 
meni cedo, nel mondo morale, il posto 
alla libertà , per la quale il potere vo¬ 
lontario, attuando la legge morale, apre 
uno spiraglio sul mondo intelligibile, 
posto fuori dcH’esperieuztt (o perciò pre¬ 
cluso alla ragion teoretica), giungendo 
a postulati metafisici, cioè alia immor¬ 
talità dciruuiina o all’esistenza di Dio. 
Kant darebbe cosi una risposta alla 
questione del significato ultimo del 
mondo, che non può essere altro che 
uu significato morale. A questo prin¬ 
cipio s'ispira la famosa affermazione : 

« nulla può essere affermato nel mondo 
e. in generale, neppure fuori del moudo 
ohe possa considerarsi incondizionata¬ 
mente buono all'infuori d’una volontà 
buona . 

Primo motore immobile (gr. tò 

77(3(0 TOV XIVOUV, TÒ xivoijv àxfcvyjTOV) 
(filos.): designa, nel linguaggio aristo¬ 
telico e scolastico, la divinità come 
causa prima ilei movimento, d’ogni mu¬ 
tamento e dei divenire Del mondo 
< v. movimento). 

Primum: in senso temporale è ciò che 
in ima serie di avvenimenti è anteriore 
nel tempo a tutti gli altri; è un primo 
cronologico. 

- (logica): si dico d’un termine quando 

non si può definire mediante un altro 
termine, c d’una proposizione quando 
non si può dedurre da altra proposi¬ 
zione, come quella elio esprime uua ir¬ 
ritò prima, cioè non deducibile da altre 
verità. 

-il primo logico o il primo cronologico 

non coincidono; p. c. nell esprimere 
la prova ontologica dell’esistenza di 






Principio 


Provvidenza 


Dio («io penso Dio, dunque Dio esi¬ 
sto »), l’idea di Dio ò un primo logico, 
resistenza di Dio è un primo cronolo¬ 
gico, perché resistenza di Dio procede 
nel tempo l'idea di lui che è in me. 

•-( fUos .): è ciò che contiene la ragione 

d’essere delle altre realtà, che le pro¬ 
duce e le determina; p. e. l’idea del 
tiene in Platone. 

Principio ( logica ): è ijna proposiziono 
ohe è posta a fondamento d’ima scien¬ 
za o d'una parte di scienza, e ne deter¬ 
mina lo sviluppo. 

- (filos.): U. Bruno, nel dialogo De la 

causa principio c uno , pone l*£ 7 no, cioè 
Dio, come primo principio e prima 
causa , cosicché i tre termini sono una 
cosa sola; però distingue principio da 
causa: quello ò ciò che concorre in¬ 
trinsecamente alla costituzione della 
cosa e rimane nell’effetto -, cioòò causa 
immanens, mentre la. causa ò quel la ^he 
* concorre alia produzione della efea 
esteriormente •, cioè è causa transiens 
o transitiva, la cui azione passa, tran - 
sit, da un essere alJ'altro. 

Probabilismo ( filo ».): 6 la dottrina (lol¬ 
la X tu) in Accademia, secondo cui non ci 
è dato di raggiungere un sapore corto, 
ma solo opinioni pii. o mono probabili 
e verosimili. Dovendo adottare un prin¬ 
cipio por le esigenze dell'azione, ci è 
concessa la. facoltà di distinguerò fra 
opinioni più o meno probabili, cioè tali 
da ossere più o meno credibili di altre; 
la probabilità è un equivalente pratico 
della certezza assoluta, adempie Tufi 
ficio di questa neU'azione. 

Problematico (giudizio): r. modalità. 

Progresso (in generale): è una trasfor¬ 
mazione che avvieno per gradi, cia¬ 
scuno dei quali segna un miglioramento 
rispetto al precedente; e si può osser¬ 
vare nello sviluppo della scienza, delia 
te nica, delia morale, deU’umnnità stes¬ 
sa (donde il progresso scientifico, tec¬ 
nico, morale, umano ccc.). 

- (/ilo*.): che il progresso sin legge del 

divenire dell'umanità ò un principio 
ammesso generalmente dal razionali- 
amo e dall'illuminismo, per la loro fedo 
neH'onnipotfnta della raaionc umana. 

- Lkibmz, nei suo tipico ottimismo 

(v. ottimismo), afferma che non esistono 
limiti al graduale perfezionamento spi¬ 
rituale dell'umanità. 

-il Co.VDORCET (sec. XVIII) ammette 

un progresso sociale col gradualo at¬ 
tuarsi dei principii d’uguaglianza. 

- K \ NT afferma che la specie umana 

« come offro un costante miglioramento 


1t — 


rispetto alla coltura, elio ò il tino natu¬ 
ralo deU’nmanltà, eoa! dev’essere in pro¬ 
gresso verso il bene rispetto al fine mo¬ 
rale della sua vita; può subire interru¬ 
zioni, non arrostarsi -, 

- il progresso ò negato, soprattutto 

come progresso morale, dalle dottrine 
pessimistiche (v. pessimismo), 
Progressus in infinitum (filos.): con¬ 
siste nel fatto elio la niente, in determi¬ 
nati campi dol sapere, si muove da un 
termine all’altro, senza mai fermarsi 
(p. e. nella sede del numeri e nella ri¬ 
cerca delie cause elicenti). 

- gli Scettici, p. c. < ’aunkade, so no 

valgono come motivo di dubbio e per 
oppugnare la validità del sillogismo ari¬ 
stotelico, in cui la verità della premessa 
maggioro deve appoggiarsi alla verità 
d’una precedente affermazione c questa 
di un’altra, c cosi di seguito alFhiiinito. 
Proiezione (lat. proicctiet, da proirio,— 
getto innanzi) (psicol.): ò l’atto men¬ 
talo per cui la sensazione è proiettata al¬ 
l’esterno nello spazio, acquistando l’ap¬ 
parenza d’una realtà indipendente dal 
soggetto senziente (Helmholtz), 

-, metafis. )per Schopenhauer il mondo 

esteriore non è altro che un complesso 
di sensazioni, cioè di modi Menzioni pu¬ 
ramente interne c soggettive che l’in¬ 
telletto proietta nello spazio, collega 
e dispone in una successione causale, 
creando così il mondo sonsibilo degli 
oggetti esterni, che diviene in tal modo 
un’flluslone, una pura parvenza. Quin¬ 
di lo spazio sarebbe un prodotto di pro¬ 
cessi cerebrali e del sistema nervoso; 
ma, si è osservato, il cervello che crea 
lo spazio, non presuppone già lo spazio 
in cui esso «stesso si trova? 
Prolessi ~ v. anticipazione. 
Propedeutica (gr. ::po-7rai$EÙco = do 
un’istruzione preparatoria) (logica): si 
dice di una scienza o d’un complesso 
di cognizioni che serve d’introduzione 
a un'altra scienza. 

Proposizione (logica): è un giudizio 
espresso con parole, cioè mediante un 
soggetto, la copula c un predicato nomi¬ 
nale d’anima ò immortale), oanche solo 
mediante un soggetto c un predicato rer¬ 
ti ale <il sole splende). 

Proprietà (logica): sono i predicati ap¬ 
partenenti stabilmente a un essere, 
come caratteri suoi propri! ed essen¬ 
ziali, non come effetti che esso pro¬ 
duce o riceve in determinate circostanze. 
Prova ontologica = v. ontologica. 
Provvidenza ( relig .): designa l’aziono 
che la divinità esercita nella vita del- 



Psicanalisi 


— 78 — 


Psittacismo 


Funi verso, «la per mezzo di oggi co-, 
statiti, sia per mezzo d’interventi par¬ 
ticolari, inserendosi in tal caso nei corso 
naturalo delle cose e interrompendolo 
col miracolo. 

-per (J. li. Vico è 11 principio elio go¬ 
verna il corso naturale delle nazioni, 
inteso ora come persuasione che hanno 
gli uomini d’una divinità provvidente 
« iie regga i loro destini, ora come IV/- 
/icacia stessa di questa provvidenza, 
clic opera per vie seconde, cioè naturali. 

Psicanalisi (psicol.): ò un procedimento 
di analisi psicologica e cllnica dovuto 
a Sigismondo Freud di Vienna: esso 
consiste nell’esamo della zona incoscien¬ 
te dello spirito, mediante l’interroga¬ 
zione, l’interpreta/.ione dei sogni, gli 
errori della parola e della scrittura sfug¬ 
giti involontariamente, per rintracciarvi 
dei cojnplessi psichici, cioè dei sistemi 
incoscienti di idee, di desideri, di im¬ 
magini formati nell'infanzia, 1 quali, 
repressi e ignorati dal soggetto, produ¬ 
cono perturbazioni montail e tisiche; 
resi coscienti , cessano di nuocere o s i 
ba la guarigione. 

Psiche (gr. vlmyVj) (/ilos.): è sinonimo di 
anima, pero ha un senso più ristretto 
perché comprende i processi empirici 
meno elevati deH’anima, escludendo le 
operazioni intellettuali superiori, co¬ 
sicché si purla anche «li psiche animale. 

Psicofisica: è un nano della psicologia, 
fondato dal tedesco G. T. Fbchner, 
che ha per oggetto lo studio sperimen¬ 
tale dei rapporti fra l’anima e il corpo, 
fra lo psichico e il fisico, c specialmente 
la misura delle sensazioni in rapporto 
con gli stimoli tisici. 

Psicofisiologia: è lo studio delle re¬ 
lazioni fra i fenomeni psichici c le cor¬ 
rispondenti funzioni tisiologiche. 

Psicologia: significa scienza delVanima 
e abbraccia lo studio di tutti i processi 
coscienti e Incoscienti clic si producono 
in noi. 

-i metodi psicologici sono: l'introspe¬ 
zione, cioè renarne della propria vita 
cosciente; l’osservazione esterna, che in¬ 
daga la vita psicologica degli altri es¬ 
seri mediante le suo manifestazioni e- 
steriori, valendosi deH’es peri mento c 
«Iella misura iquest’ultlmft è oggi con¬ 
testata, perché non ritenuta applicabile 
al processi psichici, che sono processi 
essenzialmente qua itati vi); infine ia 
comparazione, cioè lo studio compara¬ 
tivo dei fenomeni psicologici di specie 
diversa, p. <\ degli animali e dell’uomo, 
o di gruppi sociali differenti per grado 


di civiltà, o anche di individui della stes¬ 
sa classe, por rilevarne le differenze es¬ 
senziali o per trame la conoscenza delle 
leggi generali della vita psicologica. 

- (/ ilos.): due concezioni principali 

della psicologia si possono oggi rilevare: 

- a) una concezione atomistica e mec¬ 
canica, elio considera la vita psicolo¬ 
gica composta in ultima analisi di ele¬ 
menti semplici, ili sensazioni, slmili agli 
atomi della chimica, I quali, associan¬ 
dosi secondo determinate leggi (v. as¬ 
sociazione delle idee), costituiscono le 
funzioni psicologiche complesso (la me¬ 
moria, l’immaginazione, la conoscen¬ 
za, eoe.); 

- b) una concezione diiuimica, che ve¬ 
de nella vita psicologica fenomeni com¬ 
plessi, non deducibili da elementi sem¬ 
plici, e elio sono una sintesi , non una 
somma di processi più semplici, e quindi 
contengono qualche cosa di nuovo e di 
impreveduto; come, p. e., una melodia 
non è una somma di toni singoli, ma 
un’unità, in cui ciascun elemento ha 
il suo particolare colorito o il suo si¬ 
gnificato soltanto in unione con gli 
altri. 

Psicologia razionale (/ilos.): cosi 
Kant chiama, sulla guida di Wolff, 
quel ramo della metafisica elio ha per 
oggetto lo studio doH’anlma come prin¬ 
cipio pcnsanto c sostanza spirituale, im¬ 
materiale, semplice, personale, immor¬ 
tale. 

Psicologismo (/ilos.): designa le dot¬ 
trino che tendono a trasformare i pro¬ 
blemi filosofici, conoscitivi, metafisici, 
morali, estetici in problemi psicologici; 
ossia u porre la psicologia, come scieuza 
positiva e sperimentale, a fondamento 
della filosofia. Tale è la dottrina di G. 
Wuxpt. 

Psicopatologia: è lo studio delle ma¬ 
nifestazioni patologiche della vita men¬ 
tale, elio si presentano negli anormali, 
negli allenati, nei nevropatici, ecc. e 
sono curate dalla psichiatria (gr. dnjyifj 
e JaTpsia = cura), in cui la psiche e 
l'oggetto del trattamento medicale, e 
dalla psicoterapia, in cui esso è il mez¬ 
zo di quel trattamento, in quanto la 
psicoterapia cura le malattie nervose, 
o anche altre malattie, con mezzi psi¬ 
chici (suggestione, psicanalisi, azione 
morale, ccc.). 

Psittacismo (dal gr. ^iTTaxói; e dal 
Iat. psittacus - pappagallo): letteral¬ 
mente consiste nel ripetere le parole 
altrui come fa il pappagallo: più par¬ 
ticolarmente è il discutere o il raglo- 








punto 


— TI) — 


Ragione 


nore sulle parole senza aver presenti o 
berTchiave le Idee ohe esse mpprcsen- 

Punto visivo • v. campo «W»o. 

I>i,r n ,,om )• nella dottrina di Kasr 
eonivale al termine a priori, cioè Indi¬ 
pendente dall’esperienza, razionale tper 
es nelle espressioni: ragion pura, in- 
tulzlone pura, concetto puro). 


Ouadrivlo: nella Scolastica è la divi¬ 
sione degli studil superiori costituenti 
la Facoltà delle arti-, comprende 1 anl- 
au lica la geometria, la musica e 1 astro¬ 
nomia; mentre il Invia, che lo precede, 
comprendo hi grammatica, la retorica, 
la dialettica. 

Oualità (psicol.): indica gli aspetti sen- 
sI bili offerti dalla percezione d’uu cor¬ 
no facendo astrazione dalla loro in¬ 
tensità e quantità: p. es.: un suono, 
un colore, un sapore, un profumo; e 
anche ciò che dà valore o perfezione ad 
una cosa, come quando si apprezzano 
i pregi d’nn’opera d'arto oppure le vir¬ 
tù o lo abilità d'una persona. 

__t logica): è una categoria del pensiero 

logico che risponde in Aristotele alla do¬ 
manda: ttoIo; = gitana?, ed esprime la 
maniera d'essere d’un soggetto; p. e.: 
quest'uomo è bello, è brutto ccc. Se¬ 
condo questa categoria fondamentale, 1 
giudizi logici sono affermativi o nega¬ 
tici, ossia attribuiscono o negano una 
data qualità a un soggetto. 

Qualità primarie e secondarie </>■- 
Job ): già per Democrito e poi per Ga¬ 
lileo, Cartesio o Locke sono prima¬ 
rie le qualità costanti, universali, og¬ 
gettive, rispecchianti la realtà nella sua 
vera natura, come la grandezza, la for¬ 
imi, il numero, la posizione, il movi¬ 
mento: «per veruna immaginazione, 
dice il Galilei, posso separare una so¬ 
stanza corporea da queste condizio¬ 
ni ■ ; secondane sono invece le qualità 
accidentali e mutevoli, come sapori, 
odori, colori, suoni, che « tengono lor 
residenza nel corpo, sensitivo, si che, 
rimosso l’animale, sono levate e an¬ 
nichilate tutte queste qualità ■; le quali 
sono dunque soggettive. 

Quantità (in generale 1* si applica a 
ciò che può essere misurato ed e- 
spresso numericamente, e perciò pre¬ 
senta la possibilità del piti e del me¬ 
no, è suscettibile d'aumento e iti di¬ 
minuzione. 


__ (logica): b una categoria fondamen¬ 
tale che per Aristotele risponde alla do¬ 
manda: jtfjdov - guaritami-, per essa 
l giudizi, secondo Kant, possono essere 
universali, particolari, singolari, sccon- 
doche 11 soggetto ò preso in tutta la 
sua estensione (p. e.: lutti gli uomini 
sono mortali), o in una parto della sua 
ostensione (p. e.: alcuni uomini sono 
poeti), o nella sua singolarità (p. o.: 
quost’nomo è scultore). 

Quiddità (lat. scolast. guidditas) (lo¬ 
gica): risponde alla domanda guid est ? 
ed esprime l’essenza d'ima cosa, la tor¬ 
ma nel senso aristotelico. 

Quietismo (in generale): b la dottrina 
che ripone la quiete e la felicità dell a- 
nhna nell'allontannrsi dalle coso ilei 
inondo o nel ritrarsi nella meditazione 
Interiore e di Dio. 

_ 6 la dottrina dello spagnuolo Michele 

1 do Molinos, secondo la quale si può 
raggiungere la perfezione e ottenere una 
quiete assoluta dell'anima mediante un 
atto di fede e un assoluto abbandono 
a Dio, che dispensa dalla necessità di 
ogni pratica religiosa e attività morale, 
e, in generale, ili opero esteriori. 

Quintessenza: signitlea dapprima la 
. quinta essenti» -, il quinto elemento 
cosmico, l'etere, considerato il più sot¬ 
tile e puro; poi l’estratto condensato, 
essenziale il’uu corpo, d una dottrina , 
infine sottigliezze complicate e vane. 


» R 

Ragionamento (logica): b un'operazio¬ 
ne dell’intelligenza che si svolge ili piu 
momenti, cioè in una serie di preposi¬ 
zioni collegate fra loro per giungere a 
una conclusione che in tutto o in parte 
è già Implicita in esse. 

Ragione (/ ilos.): in generale, è la facoltà 
naturale di ben giudicare, di saper di¬ 
stinguere 11 vero dal false, disporre m 
una serie coordinata e libera da con¬ 
traddizioni idee, giudizi, esperienze, col 
(ine di raggiungere un sapere oggettivo 
e universale, ossia valido per tutte le 
intelligenze, anche se poche sono in 
grado di riconoscerlo, di rifare da sé 
la via che ha condotto a tale sapere. 

_ per Platone la ragione (vou?) e 

l'attività più elevata dell’anima, quella 
cho può rappresentarsi le idee eterne; 

_. per Aristotele è ciò che distingue 

l'uomo dagli altri esseri; 

_ per s. Tommaso intellect.is e la ta- 

eoltà superiore e intuitiva ili conoscere. 



Razionalo 


— 80 — 


Ragion sufficiente 

ratio è In facoltà di conoscere di¬ 
versiva [nomea rattorti* sumitur ab 
inquininone et discussa; hdellrc us no¬ 
mai sumitvr ab intima penetratimi 
ver itati*)* 

__ „ er SPINo'/.v la. ratio da la conoscenza 

vera, adeguata, dell’essere; «appartiene 
a lla natura della ragione il contemplare 
le cose non come contingenti, ma come 
necessarie * (pr. II, 14); essa ci apprende 
le cose sotto un «corto aspetto delle* 
ternità, sub queula.nl acternitidìs specie; 
apro la via alla conoscenza pin alta, I 
alla « scindili intuitiva -, a veder le cose 
sub specie aelernitatis. 

_ per Kant la ragione in senso largò 

ò il intasare a priori, è la Incolta che ci 
fornisco: a) i principi! o le forme a 
priori della conoscenza, che sono le in¬ 
tuizioni dello spazio c del tempo, le 
categorie, le idee; b) i principi! a priori 
dell'azione, ossia la regola della, mora¬ 
lità, la legge morale: nel primo caso è 
ragione teoretica, nel secondo è ra¬ 
gione pratica; o l’una e 1 altra sono 
indlpondout 1 dall’ospcrienzn. 

_ In senso ristretto la ragione è per 

Kant la facoltà di pensare lo idee allo 
quali non corrispondono oggetti nel- 
l’esperienza, cioè lo idee di Dio, del¬ 
l'anima, del mondo. 

-- iu oppos. a tede rivelata è l'organo 

della, conoscenza autonoma, a cui l’uo- 
ilio giunge con le sole sue forze; cosi 
l’intende anello ( : A I.II.KO che scrive. 

. la Scrittura dovorebbo essere riserbata 
nell'ultimo luogo; quello degli effetti 
naturali ohe o la scusata esperienza ci 
pone innanzi a gli occhi o lo necessarie 
dimostrazioni oi concludono, non deve 
in oont-o alcuno c-scr revocato in dub¬ 
bio por luoghi della Sorittura • (Lett. 
al Costelli). È dunque il procedimento 
naturalo dello spirito umano ncU’ac- 
quisto del sapere. ^ 

Ragion sufficcnte (logica) : u il prin¬ 
cipio formulato dal Leibniz, secondo 
il quale nulla avviene senza ragione o 
motivo, cioè « nulla avviene senza che 
vi sia una causa o ragione determi¬ 
nante, che possa servire a render conto 
a priori perché una cosa csisxc o non 
esiste, è in un modo piuttostochò in 
uu altro », 

- 8CHopenHAU ek lo rappresenta sotto 

quattro forme: 

- a) ratio estendi, principio dell’essere: 

ogni parte dello spazio o del tempo è 
In relazione con le altre parti, in modo 
che ciascuna è determinata e condizio¬ 
nata dalle altre ; 


_ b) ratio /fendi, principio del dlvoidro: 

ogni nuovo stato (effetto) dev’essere 
preceduto da un altro (causa); 

_ c ) ratio coanoscnuU, principio del 

conoscere: ogni giudizio che esprime 
una cognizione deve avere un fonda¬ 
mento sufficcnte; _ 

_ ,/) ratio spendi, principio dell agire. 

ogni atto della volontà dev’essere pre¬ 
ceduto da un motivo. 
Rappresentazione (psicol.); è il n- 
prescntarsi, 11 riprodursi nella nostra 
mente d'uua percezione anteriore, o 
quindi È affine a\V immagine ed è sog¬ 
getta a un'elaborazione interiore di¬ 
pendente dall’azione continua delle al¬ 
tre rappresentazioni ; perciò si dice che 
essa ha una sua vita propria, come 
rimmagtne. 

_ Locke denomina rappresentazioni 

e Idee tutto ciò che è presente alla men¬ 
to, ciò elio questa percepisce in sò, o 
ciò che è oggetto Immediato della per¬ 
cezione e del pensiero, mentre HOME 
distinguo nettamento percezione e la 
corrispondento rappresentazione, copia 
debole o sbiadita della prima. 

_pei- Leibniz. è la funzione più impor¬ 
tante della monade, ò la facoltà di per¬ 
cepire e ili ridurre la molteplicità all’u¬ 
nità (p erceptio nihil aliud est qiiam inul- 
torum in uno exprtssum, est rcpracscn- 
tatio multitudinis in imitate). Ogni mo¬ 
nade si rappresenta, eioò percepisce, l'u¬ 
niverso da un punto di vista proprio, ohe 
s'accorda con quello delle altro monadi 
(v, armonia prestabilita), f - n percezione ò 
chiara, quando la conoscenza ohe abbia¬ 
mo d uu oggetto ci permette di differen¬ 
ziarlo dagli altri, oscura nel caso oppo¬ 
sto; distinta, quando un oggetto ò per¬ 
cepito o conosciuto nello sue qualità 
particolari ed essenziali, contusa noi 
caso contrario; p. es.: un giardiniere 
può avere un'Idea chiara d un iioro, ma 
non distinta; un botanico ne ha un'idea 
chiara c distinta, 

_ Sc®OPENHAC'EK col suo principio: 

. il mondo ò la mia rappiesentazione « 
esprimo l’essenza' dell» idealismo cono¬ 
scitivo » (v. idealismo). 

Razionale (in generale ): ò ciò che ò con¬ 
forme alla ragione c al suoi prinelpii, 
ciò che da questa trac la sua origine, 
(p. e. lo categorie kantiane), o ciò che 
in esse ha 11 suo fondamento, o quindi 
non dipende dall’esperienza (p. e. le 
matematiche, la meccanica razionale). 

_ Woijp distingue una cosmologia, 

una ontologia, una psicologia c una teo¬ 
logia razionali, che Kant sottopone ad 




Razionalismo 


— 81 


Regno dei fini 


e8 amo crltioo per dimostrare l’impossi¬ 
bilità e le contraddizioni d'nna meta¬ 
fisica razionale (v. ciascuno di quei ter¬ 
mini). 

_per Hi-'.cei. • ciò che è razionale è 

reale, e ciò che è reale è razionale », 
esprimendo con ciò il fatto elle il con¬ 
cetto ò l'essenza delle coso (come in 
Aristotele le idee sono nelle gose stes¬ 
se), cho tutta la realtà data noU’cspe- 
rienza umana ò accessibile alla.ragione 
c può essere inquadrata noi concetti 
della ragione; cho so vi ò qualche cosa 
di irrazionale, questa non ha che un’e¬ 
sistenza provvisoria. Però tale formula 
c non serve a giustificare tutto ciò che 
avviene, p. es. : un errore di stampa o 
uno sternuto; ma cho gli uomini vivano 
in imo Stato si chiarisce come razio¬ 
nale », ossia lo Stato è l’attuarsi, l’in- 
camarsi d’uu’idea. 

Razionalismo (opposto: e mpiris mo e 
irrazionalismo) (filos.): b la dottrina 
che, avendo fede assoluta nella ragione, 
afferma che la conoscenza della verità 
si apro non al scuso e all’esperienza, o 
alla fede rivelata, ma allo piti alte fun¬ 
zioni dello spirito, il quale non ò un 
recipiente vuoto, una tabula rasq. ma 
porta in sé e trae dalla sua interiorità 
principi!l’attività, idee (p. e. di causa e 
di sostanza), che consentono di pene¬ 
trare nella realtà, considerata razio¬ 
nale nella sua essenza, comprenderla, or¬ 
dinarla, volgerla a beneficio dell'uomo 
nell’opera di dominare la natura. Ra¬ 
zionalisti si possono considerare nel¬ 
l’antichità Parmenide, Platone, Ari¬ 
stotele; Cartesio inizia il razionall- 
smo moderno, seguito da Spinoza, Leib¬ 
niz, Kant, Hegel, eoo. 

--dai principi costitutivi della ragione 

il razionalismo trae un diritto, una 
morale, uua religione naturali. Inten¬ 
dendosi qui per naturale ciò cho ò con¬ 
cepito e costruito dalla ragione, quindi 
opponendosi a diritto positivo (cioè 
lealmente in vigore), a morale tradi- 
stimale, a religione positiva o storica. 

-Kant, per dare un fondamento 

solido alla conoscenza, fonde empiri¬ 
smo e razionalismo, distinguendo la 
materia, cioè il complesso delle impres¬ 
sioni cho ci giungono dall’esterno per 
la via dei sensi, e la /orino, cioè 1 prin¬ 
cipi! che lo spirito trae da sé per or¬ 
dinare la materia. Perciò l’uomo co¬ 
nosce le cose, 1 fenomeni solo In quanto 
e nel modo ondo trapassano nelle forme 
dello spazio e del tempo e delle caie- \ 
gorie, cosicché non i concetti si mo¬ 


dellano sulle cose, ma le cose sui con¬ 
cetti, e l’intelletto non attingo le sue 
leggi dalla natura, ma gliele impono. 
Quosta dottrina può definirsi un razio¬ 
nalismo critico. 

Realismo (filos.): in oppos. a nominali¬ 
smo o a concettualismo è la dottrina cho 
nel problema degli universali ammette 
che le ideo generali hanno un’esistenza 
indipendente dolio spirito che le conce¬ 
pisce e dagli esseri individuali; si col¬ 
lega a Platone che pone lo idee fuori 
del mondo sensibile, e ad Aristotele 
che le pone nelle coso stesse. 

-in opposizione a idealismo si applica 

alle dottrino cho ammettono l’esistenza 
reale d'un mondo esterno, d’un oggetto 
indipendente dal soggetto pensante 
o di natura diversa da esso; vi appar¬ 
tengono moltissimi filosofi antichi o 
moderni. 

-In estetica esprime la tendenza arti¬ 
stica alla riproduzione esatta della real¬ 
tà naturale e degli avvenimenti umani ; 
è sinonimo di naturalismo, che la ri¬ 
produzione fedele, integrale o artistica 
delia natura vorrebbe rivolta anche ad 
un fine scientifico. 

Realtà (filos.): in opposizione a possi¬ 
bilità o a irrealtà esprime ciò che è at¬ 
tualmente esistente, sia sotto forma 
materiale e sensibile, sia sotto forma 
intellettuale o ideale. 

- in opposizione ad Apparenza indica 

ciò ohe veramente è: p. e., un bastone 
posto di traverso neU’ncqua corrente 
sembra spezzato, ma in realtà non ò. 

- iu opposizione alla realtà empirica 
v’è una realtà metafisica, che è al di là 
dei fenomeni percepiti dal sensi; è 
accessibile olla sola ragione o anche 
ineonosoibilo, come la cosa in si di 
Kant. 

— (logica): realtà è una delle tre cate¬ 
gorie kantiane della modalità (realtà, 
possibilità, necessità ); il giudizio di 
realtà enuncia semplicemente un fatto 
o un rapporto di fatti come effettiva¬ 
mente esistente (v. modalità). 

Recettività (dal hit. recipere = acco¬ 
gliere passivamente; opposto: attività) 
(filos.): b la disposiziono a ricevere pas¬ 
sivamente impressioni e suggestioni 
dall'esterno. 

- per Kant la sensibilità è recettiva, 

ossia ò la facoltà di ricevere impressioni 
per la via dei sensi, che formano la 
materia del conoscere. 

Regno dei fini (morale): nell’etica di 
Kant è l’idealo di una unione sistema¬ 
tica degh esseri ragionevoU, per i quali 






Regressus in inflnitum 

è cosa spontanea l’obbodicnza alla lecite 
morale «li cui essi stessi sono sii untori: 
fc il regno della libertà in opposizione 
al mondo fenomenico, In cui domina la 
causalità c, quindi, la necessità. 
Regressus in inflnitum (/ito*.): se¬ 
condo gli Scettici antichi il filosofo 
dogmatico è costretto a un regresso 
ail’iullnlto, cioè a risalire, senza mai 
fermarsi, nella serie dei principii, se 
vuol non lasciare alcuna affermazione 
indlmostrata c non porro corno primo 
principio una proposizione arbitraria o 
un’ipotesi elio ha bisogno d'essere di¬ 
mostrata. Ha il oorrispettivo nel prò- 
gressus iti infittitimi (v. questo termine). 

_per Kant il regressus nella serio «lei 

fenomeni dell’universo conduce in il i- 
definitum, cioè la serie dei fenomeni è 
potenzialmente illimitata, non dollnlta. 
Relativismo (/ito*.): si applica alle dot¬ 
trine cho accolgono lo. relatività della 
conoscenza umana, limitata ai feno¬ 
meni c «ile loro relazioni tostanti, ossia 
olio lauri, dichiarando che citi cho si 
pono ai di là di ossi, o è inconoscibile. 
come pensa lo Spencer, o non esiste 
affatto, come dice C'omte, 

Relatività (/ito*.): è il carattere ohe si 
può attribuire alla conoscenza, di es¬ 
sere relativa (v. relativo). 

Relativo (opposto: assoluto) (/ito*.): è re¬ 
lativa la conoscenza, in quanto la si fa 
dipendere dalla costituzione soggettiva 
dello spirito umano, dal rapporto fra 
il soggetto o l’oggetto e si esclude la 
possibilità di cogliere con l'intelletto 
unii verità assoluta. 

-la relatività della conoscenza è so¬ 
stenuta già dallo Scetticismo greco con 
Enesidemo, mediante dieci tropi che 
ponovano in rilievo la soggettività dello 
percezioni dovuta alle differenze fra gli 
uomini, diversi di corpo, di tempera¬ 
mento, di anima, dominati da disposi¬ 
zioni o condizioni variabili, come la, sa¬ 
lute, l’età, le malattie; che percepiscono 
diversamente socondo le distanze, le po¬ 
sizioni, la complessità degli oggetti, la 
rarità e la frequenza dei fenomeni ecc. 
-anche per Kant la conoscenza è re¬ 
lativa, essendo limitata al fonomeni e 
ai loro rapporti, mentre la cosa in sé, 
che sta dietro ad essi, è inconoscibile. 
- un’Importante concezione delia re¬ 
latività è quella odierna dell’EiNoTBix, 
che estende ni movimenti accelerati e 
alia stessa gravitazione la relatività 
ammessa in meccanica: la massa d'uti 
corpo non è costante, ma varia in fun¬ 
zione della velocità; non v’è spazio e 


Religione 


tempo assoluto, le dimensioni ilei tarpi 
sono relative, giacché un corpo, trasci¬ 
nato in una traslaziono, subisco una 
contrazione nel senso del movimento; 
spazio, tempo, energia sono fra loro 
collegati; si Invecchia piti in un Inogo 
che in un altro. 

_ vi ù anche una concezione relativa 

della attirale : i principi dell’apprezza¬ 
mento o della condotta morale dipen¬ 
dono dal carattere, dal grado di civiltà 
d’un popolo, dall'iunbionte nslco o so¬ 
ciale, dalla tradizione eco.; non esi¬ 
stono principii morali assoluti. <!tà lo 
scettico Cauneade sostiene questa tesi. 
_ oggi il I,evy-BrOue vedo nella mo¬ 
rale un insieme eterogeneo di norme, 
di costumi variabili, privi di quella 
coerenza che i illosofl vogliono dar loro, 
giustificabili solo con lo condizioni e la 
vita del gruppo sociale e da studiarsi 
col metodo cho si applica agli altri fatti 
sociali; perciò la morale non è una 
scienza normativa, non dà imperativi, 
ma solo rileva c descrive gli Impulsi 
da cui I fatti sono determinati. 
Religione (por gli antichi da relegare. 
esprimente l’obbligo di certe pratiche 
e un legamo fra gii uomini e gli dei; 
por Cicerone da religere, nel senso di 
rivedere con cura; secondo l'opinione 
oggi prevalente puro da religere, ma 
nel senso ili raccogliere, riunire). I suoi 
caratteri essenziali sono: 

- a) la credenza in un essere di valore 

assoluto, comunque concepito e raf¬ 
figurato, sia esso molteplice, sia unico; 

- b) la credenza in un rapporto fra 

questo esser© c l’uomo, che è. rispotto 
a quello, in uno stato di dipendenza e 
di subordinazione ; 

- c) la comunanza, nel gruppo so¬ 
ciale, di certi riti o di certe formule. 

- - i pensatori or ed, a cominciare da 

Senofane, iniziano la critica del poli¬ 
teismo tradizionale ; Platone crea il 
metodo, la tecnica della vita spirituali', 
l'aacesi, la catarsi, i gradi che condu¬ 
cono alla vita contemplativa o collegano 
la terra al ciclo; ARISTOTELE concepisce 
un monoteismo puro, in cui Dio è il 
pensiero del pensiero (vovjcri^ voyj- 
aso"); gli Stoici formulano un pan - 
teismo razionale. 

- Il Cristianesimo tende a dare un 

fondamento filosofico alla teologia e a 
conciliare la religione rivelata con la 
filosofia antica, ponendo la rivelazione 
al disopra della ragione. 

-la filosofia moderna giunge nel Yillu- 

minimo (sec. XVIII) a concepire una 


Reminiscenza — — Ritorno eterno 


religione naturale o razionale, uu com¬ 
plesso di credenze intorno nlTesistenza 
di Pio, all'Immortalità doli'tuli ma e alla 
sua spiritualità, al cnmttoro obbliga¬ 
torio dentizione monile, considerata 
come una manifestazione spontanea 
delia coscienza e del lume naturale. 

_ p. HniK sostiene invece elio le 

rappresentazioni religiose derivano non, 
come vorrebbe il deismo , dalla ragione, 
ma dalla vita istintiva o dai sentimenti 
dell’uomo. 

- Kant vede nella religione il rico¬ 
noscimento dei nostri doveri morali co¬ 
me ordini divini. 

-- per IIkqel la religione è la consape¬ 
volezza che lo spirito umano finito 
prende della sua essenza come spirito 
assoluto. 

Reminiscenza ( paieoi .): 6 il ritorno 
nella coscienza d'un processo psicolo¬ 
gico passato, ma In maniera vaga e 
incerta, non localizzato nel tempo e 
nello spazio. 

-( filo ,s.): per Platone, v. anamnesi. 

Residui (metodo dei —) (log ira): è uno 
dei quattro metodi elencati da fi. 
Stuart Mill per la ricerca della cau¬ 
sa (gli ili tri tre sono: di concordanza, di 
differenza , di variazioni concomitanti : 
v. questi termini): se, dati i fenomeni 
A, B, O, sappiamo, per induzioni proce- 
denti, che causa di B è b, di C è c, 
ciò elio resta, a, è causa di A: per es., 
Galileo trovò la causa del candore ci¬ 
nereo della luna, esaminando lo quat¬ 
tro cause possibili: la luce del sole, 
quella dello stelle, una luce propria della 
luna, quella riflessa della terra sulla 
luna; dopo aver eliminate ad una 
ad una lo prime tre cause, concluse 
che la restante, la quarta, era la cau¬ 
sa vero. 

Responsabilità ( diritto e inorale ): ò la 
capacità dell’individuo di rispondere 
dei propri! atti, compiuti volontaria¬ 
mente e con chiara consapevolezza delle 
conseguenze. È giuridica, se dell’atto 
che offende la persona altrui nei suoi 
beni o nel corpo si deve rispondere 
davanti all’autorità giudiziaria; ò mo¬ 
rale. se si tratta di atti che violino la 
legge morale o del quali è giudice la 
coscienza. 

Riflessione ( psicol .): ò ii ripiegarsi che 
fa lo spirito su se stesso, prendendo 
per oggetto il proprio contenuto, un’i¬ 
dea o un gruppo di idee, un sentimen¬ 
to, eco. 

- per Locke ò l’attività del senso in¬ 
terno, con la quale Pantana acquista 


conoscenza delle proprie operazioni, co¬ 
me dubitare, ricordare, credere, volere. 

- Gioberti distingue la riflessione 

psicologica dall’ ontologica; per la prima 
la mente prende per oggetto le proprie 
operazioni; per la scoondu ripensa l’og¬ 
getto immediato dell’intuito, cioè Videa 
di Dio, la chiarisce, la sviluppa, adat¬ 
tandola alle condizioni umane. 

Riflesso (moto) (psicol.): è la reazione 
immediata o involontaria a uno sti¬ 
molo esterno o Interno, è cosciente o 
incosciente; p. e. un raggio di luce sul¬ 
l’occhio produco una contrazione del¬ 
l’Iride; la respirazione s’arrosta per la 
presenza d’un corpo estraneo nel ca¬ 
naio lariugeo. 

Rimorso (morale): è /pici senso di di¬ 
sagio intcriore, di dolore che nasce dal¬ 
l’avere trasgredito la legge morale con 

$ un atto, o anche con l’intenzione. 

Risolutivo (metodo): è il primo momen¬ 
to del metodo che Galileo lia messo 
in opera per ricercare la causa e stabi¬ 
lire lo leggi dei fenomenti naturali. Dopo 
aver osservato un gruppo di fenomeni, 
por es. quelli rlferentisi alla caduta dei 
gravi, Galileo formula una o più ipo¬ 
tesi per spiegarli, ossia per stabilire 
mediante una rigorosa formula mate¬ 
matica come cadono i corpi nello spazio. 
In un secondo momento, che dà luogo 
al metodo compositivo, l’ipotesi formu¬ 
lata (la velocità ò proporzionalo alla 
dunita della caduta) viene sottoposta 
all’esperimento per verificarne resat- 
tezza (v. compositivo). 

Rispetto (morale): è, nell’etica kantiana, 
un sentimento particolare che si può 
chiamare intellettuale, cioè un senti¬ 
mento prodotto non da un oggetto, 
ma da un’ idea pura, a priori, ossia 
dalla legge morale . dal suo valore e dalla 
consapevolezza d'essere soggetto ad 
essa. 

Ritmo (gr. pu&p,ó<;, da péce = scorro) : 
in generalo é il ritorno periodico, l’or¬ 
dinata successione degli intervalli di 
tempo nella musica, nella poesia, nella 
danza. Il movimento ritmico, cioè il 
ritorno periodico d’un dato fenomeno, 
sembra una legge universale, che si ma¬ 
nifesta, x». e., nella successione del gior¬ 
no e della notte, delle varie stagioni 
dell’anno, del lavoro © del riposo, della 
veglia e del sonno ecc. 

Ritorno eterno di tutte le cose (filos.): 
è una dottrina antica, accolta anche 
dagli Stoici, secondo la (piale, al ter¬ 
mine d’un «grande anno (dopo circa 
tredici millenni!), quando le rivoluzioni 


Rivelazione 


— SU — 


.Scetticismo 


cosmiche avranno compiuto U loro 
corso o gli astri occuperanno i propri 
rispettivi punti di partenza, si pro¬ 
durrà un' mmensa conflagrazione (iy.- 
—ùpoat?), per cui tutto ritornerà alia 
sua fonte divina, iter iniziare un nuovo 
ciclo, identico al procedente. 

-F. NltsTZSCUE dà a questa credenza. 

da lui accolla, un valore morale: • le 
razze che non sopportano questa idea 
d'uu ritorno integrale del tutto col 
suoi dolori o le suo gioie sono condan¬ 
nate, quelle Invece clic vi trovano una 
felicità suprema sono destinate a do¬ 
minare ». 

Rivelazione irelig.): consiste nel com¬ 
plesso dei fatti con cui si ritlcuo che 
la divinità partecipi all'uomo il suo 
pensiero e la sua volontà, per via natu¬ 
rale o sor rannata rate: è esterna quando 
si manifesta negli avvenimenti storici, 
nello istituzioni (p. e. l’Impero romano 
come preparazione al Cristianesimo) o 
anche nei fenomeni «Iella natura; è 
interna, quando si manifesta nella co- 
scie z por ispirazione divina. 

- le verità ri relate pel Cristianesimo 

sono quelle comunicate «la !)(«> a 31 osò, 
ai profeti, e, in maniera completa, in¬ 
segnate agli uomini dii Cristo e con¬ 
segnate nelle .Sacre Scritture. 

Romanticismo (opposto: classicismo, 
illuminismo): v un Importante movi¬ 
mento spirituale Iniziatosi verso la 
due del scc. XVIII, che ha un'aziouo 
rilevante sui filosofi sorti dopo Iva.it 
(Fiotti:, Sm maino, Hegel eco.). L'I¬ 
dea centtale è quella di vita pensata 
come forza originarla, immateriale, ir¬ 
riducibile, incosciente, spontanea, che 
rivela una verità piti profonda «li quella 
offerta dalle • Idee chiare e distinte ¬ 
li! Cartesio e dell'Illuminismo; il senti- 

• mento vi appare più complesso e più 
ricco della ragiono astratta, il arnia ò 
superiore «vile regole, l 'istinto più forte 
delle convenzioni, dello istituzioni, dei 
calcoli della scienza. T)1 qui le conse¬ 
guenze: 

- «) di fronte all'ordine e ai modelli 

classici è una rivolta contro lo regole 
e le convenzioni, un'esaltazione di tutto 
le potenze della vita, un’affermazione 
della rclativitii di tutti gli ideali o della 
mutabilità delle Torme estetiche; 

- b) «'accosta alla natura, alle intui¬ 
zioni infallibili d'un istinto collettivo, 
inventa il genio della rozza, l'anima 
dei popoli, pone l’ispirazione e il genio 
al disopra del sapere e deìl’abilità tec¬ 
nica; ai giardini e al parchi ben dise¬ 


gnati preferisce i paesaggi grandiosi e 
selvaggi, le solitudini (Rousseau); 

-— al razionalismo oppone l’irrasiona- 

lismo, si stacca dai soggetti e dalle 
tradizioni classiche per rivolgersi al 
Modto Evo, considerato più sponta¬ 
neo, alla tradizione cavalleresca, alla 
cattedrale gotica; ha il gusto e il senso 
della storia ; contro l’antistoricismo degli 
illuministi ò storicistico. 


s 

Saggio (gr. 0096? = sapiente) i/ilos.): 
l’ideale del saggio è definito, dopo Ari¬ 
stotele: l’uomo die incarna la virtù in¬ 
tesa come sapere, abilità, prudenza, 
giustizia, indipendenza dai beili ester¬ 
ni. Rispondono a questo ideale i Sette 
saggi, come anello il « saggio stoico » 
clic ne attua il tipo morale più alto, 
offrendo il modello pratico alla Roma 
«lei primi due secoli dopo ( ‘risto. La 
saggezza non 0 soltanto liberazione dalle 
passioni o dal l’utilitarismo volgare, ma 
anche scienza ed esperienza armonio¬ 
samente operanti nella vita o gni ftte 
da un ideale superiore. 

Sanzione (diritto e nomile): la sanziono 
giuridica, ossia la pena, ó determinata 
da tre fattori: dallo esigenze della di¬ 
fesa sociale; dall'offesa clic il delitto 
reca al sentiment o «li giustizia, pel qua¬ 
le 11 colpevole, partecipe della ragione, 
è considerato come persona razionale, 
trattato come tale o quindi costretto 
a subordinarsi alla ragione comune, in¬ 
fine dall’offesa portata all’ordine mo¬ 
rale, per cui, oltre al ripristinnmento 
deU'ordino giuridico, la pena mira an¬ 
che ad educare possibilmente il colpe¬ 
vole a sentimenti migliori. La sanzione 
morale, cioè la riprovazione e il rimorso, 
è una reazione della Volontà morale 
Idealo contro la volontà inoralo Imper¬ 
fetta, che ha violato la legge morale: 
il fondamento di essa va corcato nella 
responsabilità di noi verso noi stessi 
(Martinetti). 

Scetticismo (gr. ay.irrzrjij.xi = Inve¬ 
stigo ; opposto: dogmatismo) i/ilos.): è 
la dottrina fondata da l'iuuoNi:, se¬ 
condo la quale la mente umana non 
può cogliere verità alcuna intorno alla 
vera realtà delle cose, ma solo appa¬ 
renze. Non esiste un criterio di verità 
che permetta di distinguere le rappre¬ 
sentazioni vere «la quelle false, donile 
l’astensione dti ogni giudizio iZTZoyT,) 
e l’indifferenza (àSiatpopta). il dubbio 


Schema 


— 8.5 — 


Scolastica 


sistematico c una tranquillità d’animo 
Inalterabile (&Tapoc££a). Dapprima, me¬ 
diante la disciplina della condotta mo¬ 
rale, mira alla calma e alla quiete dell’e¬ 
sistenza, ma alla line diviene anche una 
disciplina dello spirito scientifico, gra¬ 
zie al suo atteggiamento eri-fico e al 
severo esame cui sottopone le dottrine 
filosofiche contemporanee, specialmente 
Pepicureismo e lo stoicismo. 

Schema (gr. cr/-? (i iia = forma, esteriore), 
figura) (//los.): in generale indica il di¬ 
segno, la figura che rappresenta in ma¬ 
niera semplificata le linee essenziali 
d’un oggetto o d’un movimento. 

-per Kant lo schema trascendentale 

indica una rappresentazione intorme* 
diaria fra un’intuizione sensibile (per 
es. : d’uri dato triangolo) e un concetto 
(per es.: 11 triangolo in generale); ed 
è affine da un lato al concetto puro, in 
quanto non contiene nulla d’empirico, 
e dall’altro lato alle percezioni, e quindi 
all’ordine sensibile. Perciò esso per¬ 
metto di applicare indirettamente agli ; 
oggetti dell'esperienza i concetti puri 
dell’intelletto, cioè lo categorie, che so¬ 
no inapplicabili per via diretta. Cosi lo 
sohema della sostanza, cioè la rappresen¬ 
tazione sotto la quale si raccolgono i 
fenomeni per poter loro applicare la 
categoria di sostanza (v. questo termi¬ 
ne), è il substrato che permane nel tem¬ 
po; lo schema della quantità è il nu¬ 
mero, mediante il quale la continuità 
dei fenomeni è distribuita in quantità 
determinate. Questi schemi sono creati 
dall'immaginazione, che ò una facoltà 
intermediaria fra l’intelletto o la sen¬ 
sibilità, con essa Kant vuol risolvere 
l'antico problema dell’accordo fra le 
idee, le categorie o le cose; per risol¬ 
vere il quale Cartesio era ricorso alla 
veracità divina, Malebranche alla ri¬ 
velazione, Spinoza al parallelismo (per 
cui l’estensione e il pensiero sono gli 
attributi d'un unica sostanza, di quella 
divina), Leibniz all’armonia prestati• 

^ litn. 

•Scienza: è un complesso di cognizioni 
dovute a ricerche metodiche (fondato 
sull’esperienza guidata dalla ragione), 
disposte in un sistema ben coordinato, 
suscettibili di dimostrazioue e aventi 
per oggetto una parte ben definita della 
realtà naturale. I suoi strumenti 6ono: 
l’osservazione diretta dei fenomeni, l’c- 
sperimento, l 'induzione, la deduzione. 

- Galileo apro ima via nuova alla 

scienza, sostituendo olla ricerca delle 
qualità, propria del metodo aristotelico- 


scolastlco e ancora presente in Bacone, 
la ricerca «iella quantità , esprimibile con 
formule matematiche; quindi non più 
forz e qualità occulte, ma elementi 
spaziali c numerici. Anche oggi gli a- 
tomi, gli ioni, gli elettroni c le loro 
composizioni quantitativo sono l'og¬ 
getto dell'indagine scientifica. 

—*— L 'aggetto della scienza è duplice, se¬ 
condo filosofi c scienziati (BENTHAM, 
Ampère, Hill, Hegel, Wcndt, ecc.), 
cioè: la natura o lo spirito, donde le 
scienze della natura e le scienze dello 
spirito (o morali). Il Windklbanp di¬ 
vide le scienze In nomotetiche (gr. VÓ(AO£ 
= legge, e tU1yjjì.i= pougo), come la 
chimica o la fisica, che ricercano le leggi 
secondo cui si svolgono i fenomeni na¬ 
turali; o ideografiche (gr. = par¬ 

ticola^ e ypàcpstv = scrivere), cioè lo 
scienze storiche, che studiano gli avve¬ 
nimenti passati, considerati nella loro 
Impronta individuale e non ripetibili. 

Scolastica (dal lat. setola, che è l’in- 
sognamento per eccellenza del Medio 
evo, quello della teologia o della filo¬ 
sofia; scholasticus ò il titolare di tuie 
insegnamento) ( /ilos .): ò la filosofia do¬ 
minante in Europa dal hoc. X al XIV : 
le sue tesi fondamentali sono: 

a) dualismo fra Dio. che è atto puro , 
puro spirito, e la creatura, nella quale 
si mescolano l’atto e la potenza , la forma 
e la materia, l'anima o il corpo; 

b) Dio è persona spirituale, ha creato 
il mondo dal nulla e lo trascende ; 

c) la parola di Dio manifestata nelle 
Sacre Scritturo è l'espressione infal¬ 
libile della verità; quindi, pur mirando 
a conciliare ragione e fede , cioè la filo¬ 
sofia antica, specialmente quella d’A- 
ristotele, col dogma cristiano, la Sco¬ 
lastica afferma che la'ragione non può 
andare contro la fede, ma subordinarsi 
a questa; 

d) la distinzione flit soggetto cono¬ 
scente e oggetto conosciuto, pensato co¬ 
me reale, indipendente dal soggetto 
nella sua esistenza; 

e) la distinzione fra teologia e filoso¬ 
fia : la prima ha per oggetto l’ordine 
soprannaturale in quanto è rivelato 
dalla parola di Dio; la seconda inve¬ 
stiga l’ordine naturalo per mezzo della 
ragione, ma accordandosi con la teo¬ 
logia. 

- In senso peggiorativo si dice che 

ima dottrina si trasforma in una scola¬ 
stica quando si irrigidisce in formulo 
verbali, in distinzioni e divisioni nu¬ 
merose. sottili e astratte, in tesi im- 


Secondarie 


— 8 fi — 


Simbolo 


mutabili, o perciò diviene stagnante, in¬ 
capace di progredire. 

Secondarie (qualità) = v. qualità. 

Sensazione (psicol.): è la piò semplice 
modificazione della coscienza, il pro¬ 
cesso psichico nella sua forma elemen¬ 
tare; presenta due aspetti: 

a) è recettiva, cioè passiva, in quanto 
è prodotta da stimoli esterni o Interni; 
p. o. un raggio di luce, la contrazione 
d’un muscolo, che dònno rispettivamen¬ 
te una sensazione visiva o muscolare: 

li) è successivamente attiva, in quanto 
le impressioni provenienti dagli stimoli 
sono elaborate dalla coscienza, nella 
qualo già si trova ima molteplicità, d’e¬ 
lementi psichici, di ricordi, di immagi¬ 
ni, occ. ; perciò la sensazione ò il pro¬ 
dotto dell'analisi e dell’astrazione. 

Sensibilità (furimi.): è la facoltà d’aver 
sensazioni, di conoscere por mezzo doi 
sensi, o anche di provare piacere o do¬ 
lore che accompagnano lo sensazioni; 

_da Kant la dottrina della sensibilità, 

clic ò la capacità di ricovero passiva¬ 
mente impressioni da oggetti osterni 
por la via del scusi, ma ordinate nello 
forme a priori dolio spazio c del tempo, 
è detta estetici i. 

Sensismo (filos.): dottrina che consi¬ 
ste nel far derivare tutto le nostro fa¬ 
coltà o le nostre conoscenze dalla seu- 
suzione ; ò rappresentato dal C ONDII*- 
i*ao (sec. XVIII), che dalla sensazione 
fa derivare la memoria, l’attenzione, 
il giudizio, il sentimento, lo volizioni. 
Si distinguo én\Yempirismo, in quanto 
questo ammette duo fonti del conosce¬ 
re: la sensazione o la riflessione. 
Senso ( psùvl .): è la facoltà (p. e. la vista, 
l’udito, il tatto) che mette gli esseri 
viventi in rapporto col mondo esterno 
c dà luogo a una determinata classo di 
sensazioni (visivo, uditivo, tattili eoe.). 

_ (morale): il senso morale consiste in 

una facoltà innata dì distinguere in¬ 
tuitivamente Il bene dal male, facoltà 
ohe dove considerarsi parto integrante 
della natura umana; tale dottrina è so¬ 
stenuta per la prima volta dagli inglesi 
SnAFTEsnniY o Hvtchkson. 

Senso comune: comprende un’in¬ 
sieme indeterminato di opinioni c ili 
cognizioni condivise quasi universal¬ 
mente, che si impongono o por la loro 
evidenza o per il loro valore pratico, 
o anche per l'autorità della tradizione. 
- (Jilos.): per Aiustotklk II senso co¬ 
mune (Jtotvi) crìa&r,oiz) è una specie 
di senso interno cho ci dà la coscienza 
della sensazione o, al tempo stesso, coor¬ 


dina I dati offertici dai singoli sensi par¬ 
ticolari (udito, vista, ecc.): esso costi¬ 
tuisco quindi l'unità del soggetto sen¬ 
ziente di fronte all'oggotto sentito. 

_I*a scuola scozzese del senso comune 

(Reto, Dcoai.p Stkwaht) ammottesen- 
za discussione come validi i principi ac¬ 
colti da tutti gli uomini, oppure « cosi 
indispensabili nella condotta della vita 
elio il rinunzlarvi equivale a cadorc in 
numerose assurdità speculativo e pra¬ 
tiche » (Roid), e anzitutto afferma l’e¬ 
sistenza realo dell’oggetto, indipenden¬ 
temente dall’attività percettiva del sog¬ 
getto. Il senso oomuno sostituisco la 
ragione nella filosofia e,anohe nello ma¬ 
tematiche. 

Sentimento (psicol.): In senso ampio 
esprime il complesso degli stati allei - 
Ziri, cioè di tutti quei processi sogget¬ 
tivi, interiori, gradevoli o sgradevoli, 
legati con lo funzioni vitali e con la 
psiche dell’Individuo, come le emo¬ 
zioni, le passioni ecc. m 

- in senso piò ristretto è uno stato 

affettivo stabile, o ancho un’attitudine 
costante a provare emozioni, corno il 
sentimento estetico, morale, intellet¬ 
tuale, il qualo ultimo consisto nel pia¬ 
cere complesso cho dà l’esercizio dello 
funzioni intellettuali. 

Sentimento fondamentale corpo¬ 
reo: ò l’cspressiono usata dal Rosmini 
per indicare la cenestesi (vedi). 
Sillogismo (gì-, ouXXo^tojxó;, da uoX- 
Xévw = raccolgo) (lattica): Aristotele, 
che ne ha creato la teoria, cosi lo de¬ 
finisce: ò un ragionamento (Xó-fb?), nel 
qualo, posto alcune cose, ohe p. o. 

« l'uomo ò mortalo ".e 0 Socrate ò uo¬ 
mo », un’altra cosa no risulta necessa¬ 
riamente, che « Socrate è mortalo », per 
qu sto solo cho 1 primo sono posto. 
Consta di tre proposizioni, di cui Io 
primo due diconsi premesse ; la terza, 
implicita in queste, conclusione-, e com- 

I prendo tre termini: il maggiore, che ò 
il concetto più esteso (nel sillogismo 
citato: mortale), il minore (Socrate), il 
medio (uomo), che ò il ponto di pas¬ 
saggio. Corrisponde ai noti principi: 
ciò cho è contenuto nel genere ò puro 
contenuto nella specie; e nel linguaggio 
matematico : tiue quantità ugnali a una 
terza sono uguali fra loro. 

Simbolo <gr. cÓ[a9oXov = segno) (in ge¬ 
nerale): è uu segno che per analogia 
naturalo evoca un’idea» uuu cosa as¬ 
sento o non percettibile; p. c. il cane 
è il simbolo della fedeltà* lo scettro 
della regalità. 



Simpatia 


— 87 — 


Sociologia 


Simpatia (gr. aujXTcàfrsia = confor¬ 
mità di sentire, da ou[X-7ràcrxo> = «of¬ 
fro insieme) ( psicol .): in generale con¬ 
siste nell’esistenza di disposizioni iden¬ 
tiche in due o più individui della stessa 
specie o di specie diversa. 

- nella sua forma più umile è un ac¬ 
cordo di movimenti, detto sinergia, co¬ 
me si osserva nel riso o nello sbadiglio, 
che si propagano quasi per contagio. 

- nella sua forma superiore ò un ac¬ 
cordo di sentimenti, una sinestesia, un 
movimento che ci porta verso gli altri, 
a gioire della loro presenza, a parteci¬ 
pare allo loro gioie c alle loro pene, 
c alla fine si muta in «unore attivo, 
che supera i limiti della nostra co¬ 
scienza per rivelarci la presenza imme¬ 
diata d’un’altra coscienza; scopro va¬ 
lori (come pensa Max Scholer), men¬ 
tre l’intelligenza dà solo rappresenta¬ 
zioni. 

- (morale): è il fondamento della mo¬ 
rale dell’inglese Adamo Smith: * la 
fonte della nostra sensibilità per le sof¬ 
ferenze altrui, egli dico, è la facoltà 
di collocarci con 1 ’immaginazione al 
loro posto, facoltà ohe ci rende capaci 
di concepire ciò che essi sentono o d'es¬ 
serne affetti »; por essa giudichiamo 
moralmente delle azioni altrui e delle 
nostre. 

Sincretismo (gr. ouY-xpiJTurpóc» no¬ 
me derivato daH’unione dei Cretesi di 
fronte al nemico, nonostante lo dissen¬ 
sioni intorno) (in generale): esprime l'u¬ 
nione artificiosa, senza critica, di idee 
o teorie di disparata origine, nel campo 
della filosofia come in quello della re¬ 
ligione. 

Sinderesi (forse derivata da auvirrj- 
pnjai? = sorveglianza, o, per deforma¬ 
zione, da <n>vet$Y)<Ti$ = coscienza; usata 
da S. Gerolamo, che la chiama scintilla 
conscientiae) (morale): per S. Tommaso 
è il possesso naturale dei principi pra¬ 
tici o morali, come 1* intelletto è il 
possesso dei principi! speculativi: ha¬ 
bitus quidam naturalis principio ria n 
ape rubili um, sicut intellectus est prin¬ 
cipio rum speculabilium et non potentia 
aliqua. 

Sinergia (da ouv = eoa egpyov = azio¬ 
ne) (in generale): si ha quando più 
funzioni cooperano a un risultato co¬ 
mune; p. c. l’agricoltura, 1‘industria. 
il commercio, la scienza al benessere 
di uno Stato; le funzioni fisiologiche 
(circolazione, respirazione ccc.) alla con¬ 
servazione della vita. V. anche sim¬ 
patia. 


Sinestesia (da cróv e = sen¬ 

sazione) (psicol. ): si ha quando sensa¬ 
zioni di natura diversa si associano: 
p. e. un Buono suggerisce un colore; 
oppure quando un sentimento si co¬ 
munica da un soggetto ad altri sog¬ 
getti (v. simpatia). 

Sintesi (gr. auv-otecjK; = unione, da 
<JUV—TUb)[At = pongo insieme; oppo¬ 
sto: analisi), (psicol.): la sintesi men¬ 
tale consiste noi fondersi in un tutto 
di diversi stati di coscienza, un tutto 
che non ò una semplice somma degli 
elementi che lo compongono, ma qual- 
ohecosa di nuovo; si distingue, p, c . 
dalla sintesi chimica , perché questa si 
compone di clementi, ciascuno dei quali 
può essere designato, misurato e ri¬ 
trovato identico in una successiva a- 
nalisi, mentre le impressioni psichiche 
particolari che compongono una per¬ 
cezione luminosa o musicale sono in¬ 
discernibili, inseparabili, inconsce e, 
prese ciascuna per sé, non hanno esi¬ 
stenza autonoma, sono prive di valore; 
ogni processo mentale vissuto ò una 
sintesi. 

— (filos.): per Kant la sintesi a priori 
ò l’attività spontanea od essenziale del- 
l’intolletto, la quale penetra, collega, 
unifica la molteplicità doi fenomeni 
data nello spazio e nel tempo; in senso 
più ampio ò l’attività unificatrice dello 
spirito umano, cioè della sensibilità, 
dell'in/riletto, della ragione. 

Sociologia: ò la scienza che ha per 
oggetto la società umana, ricerca i 
suol caratteri essenziali e distintivi, le 
leggi del suo sviluppo, presupponendo 
che essa sia non una semplice somma 
di individui, ma una sintesi sovrindi¬ 
viduale con note proprie. 

- Il termino è stato coniato da A. 

Comtk, che distingue in essa una sta¬ 
tica sociale, avente per oggetto l’ordi- 
namento generale della società, la sua 
struttura, c una dinamica sociale, che 
invece ha per oggetto la società nella 
sua evoluzione. 

- K. Spencer propugna ima sociologia 

biologica, per cui la società umana ò 
considerata come un organismo vi¬ 
vente, e per l’analogia fra le funzioni 
sociali e quelle biologiche mira a de¬ 
durre le leggi dell’organismo collettivo 
dalle leggi dell’organismo animale. Già 
Platone nella Repubblica aveva ri¬ 
levato un’analogia fra le attività del¬ 
l’anima e le classi sociali nello Stato. 

- Una distinzióne degna di nota ò quel¬ 
la che fa F. Tònnies fra comunità 




Sofisma 


— 88 — 


Sostanza 


( Gemcinschaft ) e società (Oesellscha/t ): 
quella fondata sopra un legame inte¬ 
riore di sentimenti o di idee, questa 
sopra legami c norme imposte dall’e¬ 
sterno. 

Sofisma (logica): è un ragionamento er¬ 
rato che simula il vero, sia volontaria¬ 
mente sia involontariamente (v. para¬ 
logismo). 

Soggettivismo (psicol.): è la tendenza 
a rinchiudersi entro la cerchia delle 
proprie idee, convinzioni, sentimenti, 
associata spesso alla ripugnanza a pren¬ 
derò in considerazione le idee, le con¬ 
vinzioni, i sentimenti altrui. 

- (filos.): Protagora col suo prin¬ 
cipio i « l'uomo ò la misura di tutte le 
cose «, formula il soggettivismo, che fa 
dipendere il conoscere, il sentire o l’a- 
girc dall’individuo, dagli stati indivi¬ 
duali di coscienza; 

- in altro senso è la tendenza, attri- 

bu ta olle d tirine ideali iche, di ri- 
c n durre la spiegazione di tutto ciò 
che esisto all’esistenza del pensiero, e- 
scludendo le cose; 

- (inorale): dottrina secondo la quale 

il bene o il male sono legati agli stati 
individuali di piacerò c di dolore, che 
determinano i giudizi d’approvazione 
e di disapprovazione ; appartiene a que¬ 
sto indirizzo Vettori ismo (v. questo ter¬ 
mine). 

Soggettivo (opposto: oggettivo) (psicol.): 
ò tutto ciò che fa parte dell’attività 
pensante dell’individuo, tutto ciò che 
l’uomo prova e, soprattutto, sente in sé. | 

- (nella scienza): è ciò che oltrepassa 

l’osservazione del fatto immediato, ed 
ò l'impressione particolare dovuta al j 
sentimento e alle inclinazioni di eia- ! 
scuno. 

- (filos.): sono soggettivo per Kant le 

forme della sensibilità e dell’intelletto, | 
cioè lo spazio, il tempo, le categorie, 
nel senso che sono attività a priori, non 
dell'individuo, ma dello spirito umano j 
universale; con ciò acquistano, nelle 
matematiche e nella fisica, validità og¬ 
gettiva, cioè sono valide per tutti gli es¬ 
seri pensanti. 

Soggetto (logica): è ciò di cui si parla, 
ciò di cui s’afferma o si nega qualche 
cosa nel giudizio o nella proposizione. 

- (filos.): s’intendo in due modi: o 

corno sostanza spirituale, metafisica, po¬ 
sta a fondamento di tutta l’attività 
psicologica che ne è il prodotto (Car¬ 
tesio, Leibniz), o come attività pura, 
a priori , e cioè la sensibilità con le in¬ 
tuizioni pure dello spazio e del tempo. 


l ’intelletto con le categorie, la ragione 
con le idee (Kant). 

_ per Home è il fascio delle perce¬ 
zioni e dello rappresentazioni nel loro 
costante succedersi nella nostra co¬ 
scienza, coliegantisi secondo le leggi 
dell’associazione delle idee. 

Solidarietà (in generale): è la reciproca 
dipendenza dello parti in un tutto, 
cosicché ciò che avviene in una di esse 
si ripercuote sullo altre, come s’osserva 
nei gruppi sociali, per le relazioni sem¬ 
pre più numerose o i legami sempre 
più stretti che Intercedono fra loro. 

- - nella morale la solidarietà diventa 
un dovere, che deriva dal fatto che 
ogni essere vivente, per la sola circo¬ 
stanza che nosoe o si sviluppa nel seno 
d’una società, trae giovamento da tutti 
gli sforzi sociali anteriori e presenti, 
e perciò deve egli stesso contribuire al 
bene comune, contrae un debito so¬ 
ciale di giustizia, devo far si che van¬ 
taggi e pesi siano equamente distri¬ 
buiti. 

Solidarismo; si dice delle dottrino che 
pongono la solidarietà come principio 
direttivo o fond unentale della politica, 
dell’economia, della morale. 
Solipsismo: (v. egoistrw metafisico). 
So ri te (gr. ooipsiTT)?, da crcopóq = cu¬ 
mulo) (logica): è una forma sillogistica 
in cui più proposizioni sono collegato 
in modo che il predicato della prima di¬ 
viene soggotto della seconda, il predica¬ 
to di questa soggotto della terza e cosi 
di seguito, finché nella conclusione il 
soggetto della prima s’unisce col predi¬ 
cato dell’ultima: p.e. chi ò saggio è tem¬ 
perante, chi è temperante è costante, 
chi è costante è imperturbato, chi ò 
imperturbato è felice; dunque il sag¬ 
gio è felice. 

Sostanza (gr. oncia, lat. substantia', 
opposto: accidente) (in generale): espri¬ 
me ciò cho vi è di costante, dì perma¬ 
nente nelle cose soggette al mutamento 
e fa da sostegno allo vario qualità e acci¬ 
denti che si succedono o mutano nel 
tempo; può essere materiale , coinè nelle 
dottrine doi Presocratici, o spirituale. 
come in molti filosofi posteriori. 

- ( filos.): per Aristotele è ciò che 

esisto in sé e non in altro o in cui ogni 
altra cosa, per essere reale, deve esi¬ 
stere come qualità; è, quindi, ciò che 
sostiene gli accidenti. 

- Aristotele adoperò l'idea di so¬ 
stanza in uu secondo senso, equiva¬ 
lente ad essenza, intesa come l’idea co¬ 
stitutiva d'una cosa (v. essenza). 












Sostanzialismo 


— 81 » — 


Spiritualismo 




_ anche (i. Locke afferma che « non 

potendo concepire colitele qualità po¬ 
trebbero sussistere sole, noi supponia¬ 
mo cho sussistano in qualche oggetto 
cornano che ne è il sostegno, c questo 
diciamo sostanza », la quale però resta 
ignota. 

-- Cartesio o Spinoza s’accordano 

nel concepire la sostanza come « ciò 
cho esiste in tal modo cho non ha bi¬ 
sogno che di sé per esistere, c, per par¬ 
lale propriamente, non v’è cho Dio 
che sia tale ». CarteBio ammetto però 
un secondo significato: «la materia e 
la mento possono intendersi sotto que¬ 
sto concetto, perché hanno bisoguo del 
solo concorso di Dio per esistere »; 
quindi la materia, rea extensa, o lo 
spirito, rc8 cogitane, sono sostanze 8C- 
conde , indipendenti l’una dall'altra. 

-- per Kant ò un concetto a priori, 

ima categoria, cho risulta dalla forma 
stessa del giudizio categorico, in quanto 
questo consisto nell'affermare o nel ne¬ 
gare un predicato d’nn soggetto; o il 
soggetto ò appunto la sostanza, cioè 
indica un substrato permanente o co¬ 
stante, di cui i fenomeni che coesistono 
e si succedono nel tempo sono soltanto 
modi di essere, cosicché tutto ciò che 
muta o può mutare appartiene solo al 
modo d’esistere della sostanza o delle 
sostanze. 

Sostanzialismo (opposto: fenomeni¬ 
smo c idealismo): si applica alle dot¬ 
trine filosòfiche che pongono a proprio 
fondamento una o piti sostanze meta¬ 
fisiche, siano queste conoscibili o no; 
tali sono lo dottrine di Cartesio, Spi¬ 
noza, Leibniz ccc. 

Spazio ( filos .): vi sono dello spazio due 
concezioni : 

a) realistica, rappresentata da Car¬ 
tesio, Spinoza, Locke e da Newton, 
pei quali lo spazio è reale, assoluto, 
cioè esiste indipendentemente dagli og¬ 
getti che ri si trovano e da chi lo 
percepisce. Per Newton esso è come un 
immenso, infinito recipiente vuoto, seii- 
aorium Dei, omnipraesentioe divi noe 
(Dio, essendo presente in ogni luogo, 
percepisce tutte le cose, senza aver bi¬ 
sogno del sensi); 

b) idealistica: per Leibniz lo spazio 
è pura relazione, è la percezione del¬ 
l’ordine delle coesistenze, dipende dai 
rapport i di situazione dello cose e dalle 
leggi dei loro mutamenti ; per Kant in¬ 
vece è Intuizione u. priori, una forma 
pura della sensibilità, cioè uon una 
realtà né un rapporto, ma solo idea¬ 


lità, contenuto di coscienza, condizione 
a priori dell’esperienza. 

- per Democrito lo spazio vuoto, 

entro il quale si muòvono gli atomi, 
costituisce un non essere altrettanto 
reale quanto l’essere, che è il complesso 
degli atomi. 

Specifica (differenza) = v. definizione. 

Speculativo (opposto: pratico, speri¬ 
mentale) ( filos .): è affine a teoretico e si 
applica all’attività conoscitiva, libera 
da ogni interesse pratico e utilitario. 

Speculazione (filos.): corrispondo al 
termine greco teoria, adoperato da Pla¬ 
tone, Aristotele, Plotino ; indica la 
ricerca disinteressata, avente per solo 
fine il conoscere nella sua forma piu 
alta. Anche per Kant è l’attività ra¬ 
zionale, ma applicata ad oggetti non 
dati nell’esperienza. 

Spiriti animali (filos.): sono, per Car¬ 
tesio, ima « materia sottilissima, quasi 
una fiamma » che dal sangue passa nei 
nervi, anima il corpo e col moto velo¬ 
cissimo costituisce la vita intesa in 
senso biologico e meccanico. 

Spirito (opposto: materia) (filos.): dap¬ 
prima è un fluido, una materia sottile, 
un solilo di cui è formata l’anima; per 
Eraclito, Democrito, gli Stoici è* 
fuoco, alito caldo, un corpo igneo; 
per Anassagora è la più sottile o la 
più pura di tutte le cose. Con Platone 
lo spirito si libera da ogni elemento ma¬ 
teriale. 

-4 — in generale: designa l’attività pen¬ 
sante nei suoi diversi gradi e, in un 
senso più particolare, la facoltà più 
elevata del pensiero. 

- - {metafisica): è una sostanza incor¬ 
porea, semplice, Immortale; è la causa 
produttrice dell’attività, specialmente 
di quella più elevata (v. spiritualismo). 

Spiritualismo (opposto: naturalismo, 
materialismo) (filos.): in un primo si¬ 
gnificato è una dottrina dualistica, se¬ 
condo la quale lo spirito è una realtà 
sostanziale, incorporea, opposta alla 
materia e da essa indipendente, atta 
a pensare, libera, capace di dominare 
e di guidare la vita del corpo; è non 
soltanto l’essenza dell’essere, ma è an¬ 
che fornita di valore incomparabil¬ 
mente più alto della materia, comunque 
concepita (Platone, Aribtotele, Plo¬ 
tino, S. Tommaso, Cartesio ecc.). 

-in un secondo significato lo spirito 

viene concepito non solo come una so¬ 
stanza pensante e lìbera, ma come una 
forza che estende la sua azione a tutto 
l’universo, il quale, come pensa Leib- 





Spontaneo 


— «o — 


Stato etico 


Niz t cosala di oselle forme sostanziali 
e attive, dette monadi, clic devono es¬ 
sere concepite (analogamente alla no¬ 
zione che abbiamo doU'nnima), dotate 
di percezione, di appetizione e ili spon¬ 
taneità. Perciò la materia ò penetrata 
e avvivata dallo spirito, il reale ò go¬ 
vernato dall'ideale o al disopra delle 
leggi meccaniche vi è mia legge piò 
alta che regge il destino superiore e 
oltremondano dell'uomo (v. anche idea¬ 
lismo). 

Spontaneo (opposto: riflesso) (poieoi.): 
si dice del processi psichici che si pro¬ 
ducono non come reazione a uno sti¬ 
molo esterno o come il risultato d’una 
riflessione, ma per iniziativa diretta o 
immediata dell'essere che agisce. 

- (filos.): è aitine a dinamico, in quan¬ 
to la spontaneità è la facoltà di agire, 
di muoversi, di produrrò per una forza 
o un principio interiore, e elio por Aki- 
stotelp si trova nella natura, per Kpi* 
ceno nell’atomo (v. dittarne»), per 
Leibniz nella monade (v. questo ter¬ 
mine). Si oppone a inerir, che è ciò che 
ha tendenza a perseverare nel proprio 
stato, finché non interviene una causa 
esteriore. 

Stato i diritto e !ìlos .): è la società umana 
costituita in unità politica, giuridi¬ 
ca, amministrativa; esige alcune condi¬ 
zioni essenziali : 

- 1. un certo numero d'uomini (fami¬ 
glie) in relazione costante con un terri¬ 
torio sul (inule sono fissati; 

- 2. un rapporto d'obbedienza poli¬ 
tica, cosicché si istituiscano un poteri- 
sovrano da una parte e sudditi dal- 
l’altra, 

- 3. la convivenza sociale regolata 

da norme obbligatorie, c queste ga¬ 
rantite da ima forza superiore, per cui 
la nozione di Stato sorgo quando la 
società si concepisco organizzata poli¬ 
ticamente per la tutela del diritto. 

- per PIATONE lo Stato idealo è com¬ 
posto di tre classi: dei filosofi, dei sol- 
doti. dei produttori ; alla prima spetta 
il supremo potere, o ad ossa sono su¬ 
bordinate le altro due. 

— Aristotele identifica l’idea di Stato 
con la piccola polis greca, che deve, 
nelle sue varie forme di governo (mo¬ 
na rehieo, aristocratico, democratico), pro¬ 
porsi per fine la giustizia strettamente 
congiunto, al benessere di tutta la co¬ 
munità ; 

- S. Tommaso, ricollegandosi a S. A- 

COSTTNO, afferma che lo Stato, il quale 
ha per fine di avviare l’uomo alla vita 


civile, è subordinato a un line più 
alto, a quello ultraterreno e, quindi, alla 
Chiesa, che guida l’uomo alla saluto 
eterna. 

- per Hobbes lo stato di natura, che 

è un belilo» omnium conira omnes, cedo 
il posto allo Stato grazie a una conven¬ 
zione, tacita o sottintesa, per la quale 
gli individui Isolati e in lotta fra loro, 
appunto per porre termine a questa 
lotta, trasferiscono il proprio diritto 
naturale a un’autorità, cui tutti si in¬ 
chinano e prestano obbedienza incon¬ 
dizionata e che riunisce in sé tutti i 
poteri, ma ù legata aneli'essa alla legge 
morale naturalo che vieta l’abuso del 
potere. È una teoria dei governo asso¬ 
luto, però non più fondala sul diritto 
divino, ma sulla volontà dei conso¬ 
ciati. 

- per Locke lo stato di natura c già 

uno stato di libertà, la quolo però ò 
meglio difesa nella società organizzata 
politicamente, cioè in uno Stato elio 
sorge ]>el libero consenso degli indivi¬ 
dui ed è fondato sopra la volontà della 
nuiggioranzu, espressa mediante 1 rap¬ 
presentanti del popolo, donde lo Stato 
liberale rappresentativo coi suoi tre 
poteri ben distinti: legislativo, giudi¬ 
ziario, esecutivo, quale traeeorà più 
tardi Montesquieu 

- por Rousseau lo stato sorge pure 

dallo stato di natura per un contratto 
pel quale l’individuo, naturalmente 
buono, trasferisce il buo diritto al po¬ 
polo, riunito in assemblea, la cui sovra¬ 
nità è assoluta c inalienabile; la - vo¬ 
lontà generale , manìfestantesi nelle 
decisioni della maggioranza o nel potere 
legislativo, che è il potere supremo, im¬ 
plica la volontà di tutti gli individui. 
Di qui il governo democratico. 

Stato etico (filos.) : per Hegel lo 
Stato è Tincarnazione suprema della 
moralità, l’attuazione delle Idee morali, 
lo spirito del popolo divenuto visibtlo; 
perciò il suo fine non è di assicurare la 
libertà individuale, la sicurezza, la pro¬ 
prietà dei singoli, giacché l’individuo 
non ha obbiettività, verità, moralità 
se non in quanto è parte dello Stato, 
e la vera volontà dell’individuo (la qua¬ 
le ò pensiero attuautesi nella realtà) 
è volontà razionale, quindi ani versale 
o, alla fine, identica alla volontà dello 
Stato: la rappresentanza del popolo non 
deve ingerirsi negli affari dello Stato, 
ma solo eccitare il governo a rendere 
pubblica ragiono dei suoi atti, elevan¬ 
done cosi la vita a un grado di coscienza 





Stoicismo 


— 91 


Superuomo 


sempre più alto. Questa dottrina del- 
l’Hegcl è l'affermazione dell’onnipo¬ 
tenza dello Stato. ■ 

Stoicismo (/ iloa .): dottrina della Scuola 
filosofica fondata da Zenone di Cizio, 
elio fu aperta in Ateno nel ITI scc. 
a. Cr. nello Stoa Pecilo (portico ornato 
delle pitture di Poiignoto) od ebbe cin¬ 
que secoli di vita e duo periodi, quello 
preco o quello minano (con Seneca, M. 
Aurelio, Kpittcto): professò un pan¬ 
teismo secondo il quale 11 mondo è 
animato da una forza immanente, la 
ragionecosmica simboleggiata nel luoco, 
della quale l'anima ù una particella. 

11 lino supremo della condotta umana 
è per essa l 'avalla, che si raggiungo 
con la virtù, cioè liberandosi dallo pas¬ 
sioni, obbedendo alle leggi inflessibili, 
ma ottime, con le quali la divinità reg¬ 
go 11 mondo. 

Storicismo (/flottitela tendenza a con¬ 
siderale un oggetto della conoscenza 
come il prodotto d’uu’cvoluzione sto¬ 
rica; ha un duplice aspetto: 

. d) in opposizione all' filmai mano, 
considera 1 prodotti spirituali non co¬ 
me l'effetto della ragiono, concoplta 
uguale dovunque e costante, ma corno 
Il risultato Ionio d'uno sviluppo storico, 
durante il qualo 1 caratteri essenziali 
si conservano, mentre quelli acciden¬ 
tali cadono ; 

-— i>) In opposizione al naturalismo mec¬ 
canico, considera e interpreta il tutto 
come una manifestazione dello spirito 
umano nel suo svolgimento storico : cosi 
per Heokl la storia ò lo sviluppo suc¬ 
cessivo della ragione c l'essenza di 
quosta appare o si do finisce eoi ca¬ 
ratteri che sorgono in tale evoluzione 
idealo; l'essenza della filosofia è quin¬ 
di da rioeroursì nella storia della filo¬ 
sofia. 

Subcosciente tpsicol.): si dice del pro¬ 
cessi psichici debolmente e oscura¬ 
mento percepiti. Per primo il Leibniz 
ammise esservi nell’attività psicologica 
« petites insensiblcs perceptions - che, 
riunite e fuse Insieme, possono pro¬ 
durre una percezione chiara; p. e. il 
rumore d’un’ondata marina è dato da un 
numero incalcolabile di rumori infini¬ 
tamente piccoli, non percettibili sepa¬ 
ratamente. S’usa anche come sinonimo 
d 'incosciente. 

Sublime (estetica): è il sentimento pro¬ 
dotto nell'animo dalla visione diretta o 
dall'idea vivamente rappresentata della 
potenza.naturale n della grandezza mo¬ 
rale e intellettuale. 


-- Kant distingue: 

a) 11 sublime matematico, provocato 
dalla visiono o intuizione d'una gran¬ 
dezza assoluta nel senso dell’estensio¬ 
ne; p. e. la vista dell’oceano immenso, 
l’idea dell'immensità degli spazi cc- 
lesti; 

i) Il sublime tlinamico, dovuto alla 
visiono della potenza non disgiunta dal 
senso di sicurezza dello.spettatore: p. 
c. la vista d'un vulcano jn eruzione, 
dell'oceano in tempesta. Questi spetta¬ 
coli » elevano le forzo dell’anima sopra 
la loro ordinaria mediocrità c disco¬ 
prono in noi un potere di resistenza 
che ci dà il coraggio di misurarci con 
l'apparento onnipotenza della natura. 

Il sublimo quindi non è nelle coso, ma 
nel nostro spirito, ci eleva al disopra 
della natura che è In noi, o di quella 
che è fuori di noi . 

Sufismo (relig.): è una dottrina, dovuta 
a ispirazione neo-platonica c seguita 
da una setta mistica mussulmana: Dio 
è il beno assoluto, l'essere puro, la bel¬ 
lezza eterna, 1'unica o vera realtà, men¬ 
tre il mondo del fenomeni è un semplice 
riflesso della divinità, non essere, puro 
fantasma. Una vita spirituale rigida¬ 
mente ascetica, la stretta osservanza 
dei precetti sacri sono la condizione ne¬ 
cessaria per raggiungere il fine supremo 
proposto da questa dottrina all uomo. 
l'annientamento in Dio. 

Suggestione (psieol.): nel significato 
più generale f> l'evocazione, il suggeri¬ 
mento d’un’ideu o d’un sentimento cho 
qualcuno esercita, volontariamente o 
no, sulla coscienza d’un altro Individuo 
o ambe di se stesso ( autosuggestione), 
e che agisce, senza trovare resistenza, 
sulla condotta e sul modo di pensare 
di questo. È comune nella vita so¬ 
ciale. 

_ La suggestione ipnotica consiste in 

un comando cui il soggetto obbedisco 
senza riflettere, senza cho II suo con¬ 
senso intervenga: per una specie «Vautn- 
matismo irresistibile, egli compie tutto 
ciò elio gli viene suggerito, subisce, il¬ 
lusioni, allucinazioni, iperestesie, ane¬ 
stesie dei sensi ccc. 

Superuomo: termine usato da Goethe 
nel Faust o reso popolare da Nietzsche ; 
è la concezione idealo d’un tipo futuro di 
personalità superiore, d'una specie li¬ 
tuana meglio dotata di quella attuale. 

nell’umanità deve apparire tuia specie 
più forte, un tipo superiore, che abbia 
all re condizioni, per creare c conservare, 
clic rurnno medio Tn una prima con- 




Sussunzione 


— 92 


Tempo 


codone U superuomo era per Nietzsche 
il gonio che s’innalza sulla folla e la 
domina. 

Sussunzione (dal lat. subsumcre = su¬ 
bordinare; gr. u 7 c 6 X 7 )^/i£) {Ionica): è 
una forma di ragionamento che consiste 
nel pensare un individuo come com¬ 
preso in una specie, o una specie in 
un genere, o un fatto come l'applica¬ 
zione d’una leggo. 

.-per Aristotele il unionismo di sus¬ 

sunzione è il solo perfetto ; in esso il ter¬ 
mine medio è soggetto nella premessa 
maggiore e predicato nella minore; p. 
e: « l’uomo è mortale, Socrate è uomo; 
quindi Socrate è mortale ». 

T 

Tabula rasa {film.): a una tavoletta di 
cera su cui nuda è scritto viene para¬ 
gonata daU’empirtono l’anima umana, 
la quale nel suo nascere non ha ideo o 
cognizioni innate. L’espressione si trova 
nel De anima d "Aristotele: &rsT:tp 
èv Ypa[xu.o!T£t(p té \j.r,Sh ùitxpxsi 
y£vpx'j.;j.£VOv {sirut tabula rasa in qua 
nihil est scriptum, traduce 8. Tommaso). 

Teismo (/ilo*.): si applica alle dottrine 
ohe ammettono un Dio personale, tra¬ 
scendente, creatore del mondo; 6 pro¬ 
prio del Giudaismo, dcllTsliunismo e, 
più particolarmente, del Cristianesimo. 

Teleologia (dal gr- t£Xo; = fine e Xóyo? 
— discorso: scienza dei fini) (/iios.): dot¬ 
trina che ammetto una specie di ra¬ 
gione cosmica o un essere supremo 
ohe agisca per cause finali, cioè per 
l’attuazione di determinati fini nel mon¬ 
do e negli esseri. È iniziata da Anassa¬ 
gora, sviluppata da Platone, da Ari¬ 
stotele, dagli Stoici ccc. 

- per Kant la vita della nat uni, pur 

essendo soggetta al principio di causa 
e a leggi meccaniche, rivela tuttavia 
un’arte tutta interiore, grazio alla quale 
essa si organizza, produco esseri orga¬ 
nizzati o viventi, che possono essere 
detti fini della natura. Però l’ammet¬ 
tere questi fini non ha il valore di un 
principio costitutivo, ma solo regolati- 
vo, cioè «esprime la regola senza la 
quale l’organizzazione della natura sa¬ 
rebbe inesplicabile per la nost ra intelli¬ 
genza ». 

Temperamento (gr. xpaot? = mesco¬ 
lanza; trad. lat. temperamentum)- (psi- 
cof.): dalla mescolanza dei vari umori 
del corpo {sanane, bile, atrabile, linfa) e 
dai predominare d’uno di essi i Greci 


dedussero la distinzione dei quattro 
temperamenti (sanguigno, bilioso o col¬ 
lerico, melanconico, linfatico), distin¬ 
zione che tuttora si conserva. II tem¬ 
peramento lia il suo fondamento nella 
vita fisiologica, specialmente nel siste¬ 
ma nervoso, consideralo in relazione 
con l’attività psicologica; è ereditario. 
Tempo ( filo ».): vi sono due principali 
concezioni del tempo : 

- a) realistica o oggettiea, die ci ò data 

nella sua forma tipica da Newton per 
cui il tempo lia esistenza reale, asso¬ 
luta, senza relaziono con le coso ester¬ 
ne, o scorre in so stesso in maniera 
uniformo per sua propria natura, seuzu 
rapporto col mutamento. È bensì vero 
che !a divisione umana del tempo in 
ore, giorni, mesi, anni è relativa; perù 
tale relatività diponde dalia mancanza 
d’un movimento uniforme atto u misu¬ 
rare il tempo in modo preciso e noti 
contraddice al carattere assoluto ili 
questo. (La relatività della misura uma¬ 
na del tempo è sostenuta duo secoli do¬ 
po da E. Poincaré, fondandosi sul fatto 
che tale misura si compie sulla durata 
dell’anno solare, la quale ò variabile; 
la nostra misura del tempo è soltanto 
comoda, utile por le usigenzo umane, 
non vera e assoluta). 

- b) idealistica e soggettiva: preannun¬ 
ziata da Leibniz, pel qualo il tempo 
esprimo l'ordine di successione dello 
nostre percezioni, appare nel suo ca¬ 
rattere più spiccato in Kant: il tempo 
è intuizione pura, la forma a priori dei 
fenomeni del senso interno, cioè dei pro¬ 
cessi psichici, la condizione necessaria 
e universale dello nostro percezioni; 
quindi è soggettivo, in quanto è un’atti¬ 
vità dello spirito umano, ma è al tempo 
stesso oggettivo. In quanto è condizione 
d'ogni possibile esperienza. 

- secondo Aristotele a noi è dato 

solo il tempo itrescnle, perchè 11 passato 
non 6 più c il future non ò ancora; quin¬ 
di il presente è il limite fra 11 passato 
o il futuro; fra tempo e movimento 
esiste un rapporto, in quanto il primo 
è la misura numerica del secondo e 
contiene in sé distinzioni e divisioni 
che possono essere calcolate o sommate. 

- S. Agostino, pur affermando che 

Dio ha creato il tempo, e con ciò attri¬ 
buendo valore oggettivo al tempo, però 
quando lo considera nel suo aspetto 
umano e psicologico, lo interiorizza, 

10 pensa come soggettivo, lo definisce 
una distenmo animar, per la quale tutto 

11 tempo è presente, giacché il passato 



Teodicea 


— 93 


Teosofia 


ò presente nella memoria, li futuro nel¬ 
l’aspettazione, mentre l’attenzione ci 
dà la coscienza del momento presente 
(v. durata). 

Teodicea (gr. = dioc 8t*/.aia= co¬ 
se giuste) (/ ilos .): tonnine coniato da 
Leibniz per indicale quella parte della 
teologia naturale che tratta della giu¬ 
stizia di Dio, ossia mira a giustificare j 
la presenza del malo nel mondo e a 
conciliarla con la bontà divina, o ad ac¬ 
cordare inoltre la libertà umana con* 
la realtà della provvidenza e pre¬ 
scienza di Dio. Per estensione com¬ 
prende la trattazione. dell’esistenza e 
degli attributi della divinità. Quindi, 
se il nome è recente, l’argomento è og¬ 
getto di studio fin dall’antichità greca 
(Platone, Aristotele, Stoici ecc.). 

Teofania (dal gr. 9 -eó; = dio c «patveiv 
ss apparire) ( filos. c relig.): ò il mani¬ 
festarsi della divinità, sia in maniera 
diretta, sia, in un significato più esteso, 
indirettamente nelle sue opero o nel¬ 
l’universo. 

Teologali (virtù): v. virtù. 

'reologia (gr. dio e \ 6 yo$ = di¬ 

scorso) ( relig . e filos.): è la dottrina 
che ha per oggetto la divinità, i suoi 
attributi, i suoi rapporti con l’universo 
e l’uomo. 

-la teologia rivelata o sacra s’appella. 

nella sua trattazione, solo alla parola 
di Dio rivelata nelle Sacre Scritture o 
ai dogmi. 

- la teologia razionale sottopone l’og¬ 
getto della fede all’esame critico della 
ragiono. 

Teoria (gr. -ilstopCa = investigazione 
intellettuale, scienza) (filos.): in oppo¬ 
sizione a prativa, designa la ricerca pu¬ 
ra, disinteressata, indipendente dalle 
applicazioni pratiche, non solo nella 
filosofia, ma anche nelle scienze, come 
la fisica c la chimica. 

- in opposizione a sapere volgare espri¬ 
me la trattazione metodica, sistemati¬ 
ca, conforme a determinati principi, o 
anche appoggiamosi a ipotesi scientifi¬ 
che. 

- nel significato (li contemplazione, ve¬ 
di questo termine. 

Teoria biologica della conoscenza 

(filos.): è la dottrina che fa derivare 
l’impulso al conoscere dalla vita, intesa 
nel suo significato biologico, fondandosi 
sopra l’ipotesi che lo spirito umano 
sia soltanto un’efllorescenza, una su¬ 
blimazione, un prolungamento della 
vita: perciò la conoscenza risponde alle 
necessità prime e fondamentali doll’esi¬ 


stenza; la conoscenza, dapprima con¬ 
fusa e soggettiva, conio nell’te/w/o, si 
va facendo più cosciente e cliiara, toc¬ 
cando lo suo torme più elevate nella 
scienza c nella filosofia. 

Teoria della conoscenza (filos.): ò 
la dottrina cho serve da introduzione 
alla filosofia e rivolge l’attenzione non 
sull’oggetto conosciuto, ma sullo stesso 
soggetto in guanto conosce, sullo spirito 
umano nella funzione del conoscere; 
in altre parole, è il ripiegarsi della mente 
sopra se stessa per indagare il potere 
che essa ha di conoscere. È stata con¬ 
cepita con chiarezza da Locke e, ancor 
più profondamente, da ICant, che mira 
con la sua Critica della ragion pura a 
ricercare le fonti, i limiti, il valore della 
facoltà conoscitiva deiruomo. 

—— Hegel nega la possibilità d’una 
teoria della conoscenza, affermando cho 
ò Impresa chimerica voler fissare 1 li¬ 
miti della ragione, anzitutto perché una 
ragione limitata non è più una ra¬ 
gione; in secondo luogo perché la ra¬ 
gione soltanto può far la critica della 
ragloue e, se questa riconosce e definisce 
i propri! limiti, con ciò non fa altro 
che oltrepassarli, dal momento che la 
conoscenza del limite implica necessa¬ 
riamente la conoscenza di ciò che sta 
al di là del limite. 

Teoria economica della conoscen¬ 
za (filos.): designa la dottrina cho, per 
comprendere il legame tra i fenomeni, 
rinunzia al principio di causa e si vale 
soltanto dell'idea di funzione (si vegga 
questo termine), riducendo a una pura 
convenzione la differenza tra fenomeno 
fisico o fenomeno psichico. Ufficio es¬ 
senziale della conoscenza ò soltanto 
di descrivere 1 fenomeni e i loro rap¬ 
porti funzionali nel modo più sem¬ 
plice e con la maggior possibile econo¬ 
mia, riducendo una lunga serie di espe¬ 
rienze a una formula abbretriata, cho 
risparmi! ulteriori esperienze, dispensi 
da ràgionamentì o eolcol 1 ?omplicatÌ, 
e riduca la trattazione dei fatti alla 
più semplice descrizione. È rappresen¬ 
tata da H. Avenarius (v. empiriocri- 
licismo ), dal fisico Ernesto Mach e dalla 
Scuola di Vienna : ha tendenza anti- 
metafisica. 

Teosofia (gr. fi-sóc = dio e 009£a = 
saggezza): si può dire una metafisica 
religiosa, in cui entrano clementi di 
varia natura e di diversa provenienza. 
L’idea-comune alle varie dottrine teo¬ 
sofiche è di giungere alla conoscenza 
di Dio e delle cose divine mediante l'ap- 




Termini 


— 94 


Tradizionalismo 


profondiment o della vita interiore e ob¬ 
bedendo al precetto mistico clic « rien¬ 
trare In sé j equivale ad « elevarsi a 
Dio ■ : in hurnano animo idem est mini¬ 
mum quoti intimimi : nell’anima ciò che 
vi è di più alto e di più profondo coin¬ 
cidono (Riccardo di S. Vittore). Que¬ 
sto procedimento rivela forze spirituali 
che si sottraggono alla volontà umana 
o diurno luogo alla saggezza, alla calma 
e serenità interiore. Una credenza teo¬ 
sofica caratteristica è l'evoluzione del¬ 
l'anima attraverso la catena dello esi¬ 
stenze, la dottrina della reincarnazione. 
I ermini del sillogismo = v. sillogismo. 
Terminismo (filos.): è il nome dato 
al nominalismo di Guglielmo d’Occam, 
pel quale ogni cosa reale ò individualo 
(quaclibet res co ipso quoti est, est haec 
rcs) e sono vere lo proposizioni quando 
si riducono a termini , cioè ad espres¬ 
sioni vorbali che esprimano esseri in¬ 
dividuali. 

Terzo escluso (principio dol —) (logi¬ 
ca) : afferma che di due proposizioni con¬ 
traddittorie se l’una è vera, l'altra ò 
necessariamente falsa; una terza pro¬ 
posizione non ò possibile. È stato for¬ 
mulato da Aristotele. 

Iesi <gr. ■!>£<Tt;, da t£ 4 H)[ju = pongo; op¬ 
posto: antitesi) (filos.): è la posizione, 
cioè l'affermazione d’un principio, d’uua 
dottrina, o di parte d'una dottrina, che 
si vuoi sostenera contro lo possibili 
obbiezioni altrui. 

- nel metodo dialettico di Hegel è il 

primo termine o momento d’una triade 
di concetti, al quale si oppone Vanti- 
tesi che lo nega, mentre il terzo, la 
sintesi, concilia, elevandoli in un con¬ 
cetto superiore, i due primi (v. dialet¬ 
tica e sintesi). 

1 eurgia (gr. 9só;= dio e £pyov= ope¬ 
ra, azione) (filos.): è una fantastica dot¬ 
trina dei ned-platonici Giamblico e 
Proclo, secondo la quale, mediante 
certi riti e operazioni magiche, si può 
esercitare un’azione sugli dei e sui de¬ 
moni. 

I olleranza ( filos.): ò la dottrina esposta 
da Spinoza nel Trattalo teologico-poli- 
tico (1670), secondo la quale lo Stato 
devo assicurare al cittadino la libertà 
ili coscienza contro il fanatismo reli¬ 
gioso; anche T.ocke nelle suo Lettere 
sulla tolleranza propugna la libertà reli¬ 
giosa e la separazione della Chiesa dallo 
.Stato, escludendo perii gli atei, perché 
non possono prestare giuramento. 

(filos.): e la dottrina di S. 
Tommaso, che segna l'apogeo della Sco¬ 


lastica ed è oggi riconosciuta come la 
filosofia ufficiale della * 'liic.su cattolica, 
he sue tosi essenziali sono: 

a) distinzione della teologia dalla 
filosofia; la prima studia l'ordlue so¬ 
prannaturale in quanto è rivelato dalla 
parola di Dio, mentre la seconda sotto¬ 
pone l’ordine naturalo all'investiga¬ 
zione della ragione e alla dimostrazio¬ 
ne scientifica; 

- li) subordinazione della filosofia alla 

teologia, della ragione olla fede; la pri¬ 
ma dimostra alcune verità che sono pure 
oggetto della teologia, come, peres., re¬ 
sistenza e gli attributi di Dio; ma da¬ 
vanti ai misteri delia Rivelazione, conio 
ad es., il mistero della Trinità, essa 
si piega e li accetta, riconoscendoli su¬ 
periori alla ragione, ma non contrari 
alla ragione: 

—— c) il dualismo dell ‘atto puro (cioè 
della divinità) o itegli esseri (cioè delle 
creature), nei quali l’atto e la potenza 
sono mescolati; questa netta distinzio¬ 
ne fra Dio, ebo crea 11 mondo dal nulla, 
c la creatura, elimina il panteismo; 

- il) la concezione intellettualistica 

della vita spirituale contro la conce¬ 
zione volontaristica di S. Agostino : in- 
tellectus altior et prior colludale est, l'o¬ 
pera dell'intelletto Ilhunina e guida l'a¬ 
zione volontaria, specialmente nel cam¬ 
mino verso il Deno; donde l'adagio: 
rifili volitimi nisi cognita,mi 
- e) 11 realismo conoscitivo, che con¬ 
siste nella netta distinzione fra il sog¬ 
getto conoscente ol'oggetto conosciuto, 
e ncU’nffermaztone della reale esistenza 
del mondo esterno In opposto alla tesi 
idealistica che vuol far coinciderò sog¬ 
getto e oggetto; 

- /) raccordo fra la ragione e la fede : 

quando hi ragione afferma qualche cosa 
che è contrario alle verità della fede 
è In errore e deve ristabilire l’accordo 
col dogma: quat ratio naturaliter indila 
habet, vcritati /idei christianae contraria 
esse non 1 tossii ni (= le verità poste dalla 
ragion naturalo non possono essere 
contrarie alla fede cristiana). 

Topica (dal gr. vóto; = luogo) (logica): 
per gli antichi relori è l’esposizione 
degli argomenti (loci communcs), ut 1)1 
alla trattazione di qualsiasi tema. 

- per Aristotele la topica è una 

guida all’arte della disputa c alla di¬ 
scussione dialettica, un metodo d’argo- 
inentazionc- puramente probabile. 
Tradizionalismo (filos.): èia dottrina 
che considera legittime le forme e le 
istituzioni religiose e politiche dovute 






Trdiluciunismo 


— 9.'. 


Umanismo 


all», tradirono «lorica, come rispom 
(lenti all» vere esigenze sociali e spiri¬ 
tuali, anche se la ragione non lo gr¬ 
atifica No sono sostenitori 11 De Bo 
vali) o il LaHHKNAIS (prima metà del 
sec. XIX), reagendo all’illuminismo c 
al razionalismo. 

Traducianismo (dal lat. tradux — fifer* 
moglio, trarlunre = trasmettere) (/ilo*, 
o reliti- ) : Ò la dottrina’propugnata da 
Tkktv iti ANO, pel (piale l'anima è cor¬ 
porea c, come U corpo, si genera ex 
terniitee- (da un germe), nella stessa 
guisa che dal gcrnio del grano si genera 
altro grano. S. Agostino accoglie que¬ 
sta teoria, affermando che Dio. creando 
la prima anima umana, quella d'Ada¬ 
mo, lid creato in essa una volta per 
sempre tutte le animo dei discendenti; 
con ciò si spiega perché il peccato ori¬ 
ginale si ò trasmesso a tutti gli altri 
uomini e In Adamo ha peccato tutta 
l'umanità, (ilfe vv.uk fuimus omnes). 
Però per S. Agostino, a differenza che 
per Tertulliano, l'anima ò puro spirito, 
è l'essenza dell’uomo. 

Trascendentale (/ilo*.): nella Scola¬ 
stica dlconsi trascendcnfalia e tranecen- 
tlentia lo qualità piti generali delle coso 
che trovansl fuori delle diverse cate¬ 


gorie, come: ras, unum, rerum, bonum. 

_è tale per Kant la conoscenza delle 

forme pure, a priori, cioè delle condi¬ 
zioni che rendono possibile l'esperienza; 
esse sono lo intuizioni puro dello spazio 
e del tempo (oggetto di quella che 
Kant chiama estetica trascendentale), 
lo categorie (oggetto dell’analitica trosc.), 
mentre la dialettica trascendentale ò 
una critica delie idee della ragione. 
Trascendente c trascendenza (op¬ 
posti: immanente e immanenza) ( filos .): 
si applica alla divinità quando si con¬ 
cepisce distinta dal mondo che essa 
ha creato o che ad essa è coeterno, ossia 
la si concepisce al di là dell’universo, 
fuori del tempo o dello spazio, cosicché, 
anche annullato, per ipotesi, il mondo. 
Dio rimarrebbe nella sua integrità. 

-per Kant si fa un uso trascendente 

delle categorie e del p rincipii, quando 
si voglio applicarli n ciò che oltrepassa 
1 limiti dell'esperienza, mentre se ne 
può faro solo un uso immanente, cioè 
■si possono applicare unicamente agli 
oggetti dati nell’esperienza, cioè al fe¬ 


nomeni. 

Trivio = v. quadrivio. 

Tropi (gr. rpórroc, dn Tpéraiv = vol¬ 
gere) (filos.): cosi dlconsi gli argomenti 
che gli Scettici greci opponevano ai dog¬ 


matici. specialmente contro lo Stoici¬ 
smo, per sostenere l’impossibilità d'un 
criterio assoluto della verità e la sospen¬ 
sione di ogni giudizio affermativo o 
negativo intorno a qualsiasi oggetto. 
Sono degni di nota i dieci tropi di 
Knesidemo (sec. I a. Cr. f) c i cinque 
di AaiUPP.v, pel quale l'Intelligibile e 
il sensibile sono retatici a un’intelli¬ 
genza e a una sensibilità, e per dimo¬ 
strare un principio si cade in un re- 
grcssus in infinitum (v. questo termine) 
o in un circolo vizioso (v. diallelo): 
nulla ò evidente, nulla si dimostra (v. 
anche relatività). 


u 

Umanesimo: designa il vasto e pro¬ 
fondo movimento della coltura che. 
Iniziatosi in Italia col risorgere della 
civiltà antlea, si distende nei secoli 
XV e XVI o si propaga a tutta Europa; 
esso restituisco valore alla vita terrena 
o alle attività rivolto verso il mondo, 
favorisce il culto della personalità e della 
vita interiore, sviluppa la tendenza al 
sapere, alla conoscenza dcH’unlverso. 
donde I grandi viaggi di scoperta e, nella 
fflosolla, il fiorire della speculazione co¬ 
smica con N. Cusano, Leonardo, Cf. 
Bruno, mentre la fisica di Galileo e- 
stende all’Infinito i confini dell'uni¬ 
verso, sostituendo al geocentrismo l’e¬ 
liocentrismo. 

- si applica puro a quella corrente te¬ 
desca di coltura cui appartengono Her¬ 
der, Lessino, Goethe, che pone come 
esigenza essenziale l'educazione e lo 
sviluppo ormonico di tutte le forzo e le 
tendenze intellettuali, morali, esteti¬ 
che che sono in germe neil'uomo, vero 
microcosmo rispecchiante l'universo e 
le buc vivènti energie. 

Umanismo (reale)' cosi ò chiamata la 
dottrina del tedesco Feuerbach, per 
cui l’oggetto essenziale della filosofia è 
l’uomo: l’Individuo solo è reale d'una 
realtà inesprimibile, impenetrabile ni 
pensiero, ma non ai sentimento c 
alla passione; egli non può andare al 
di là del suo proprio essere o tutte le 
idee portano la sua impronta; la stessa 
religione col suoi dogmi trao la sua 
origine dai sentimenti e dogli istinti ri¬ 
mani : dal timore, dal desiderio, dalla 
speranza, cioè da forze che agiscono 
anche oggi. 

- è il nome dato dall'Inglese F. C. S. 

Schiller (1904) alla propria dottrina. 


Universale 


— — 


Valore 


che è un pragmatismo ampliato: il co¬ 
noscere per lui è subordinato alla na¬ 
tura umana o alle sue esigenze fonda¬ 
mentali, entro la cui cerchia vi sono 
tinche i bisogni individuali; presenta 
un'affinità con la dottrina di Prota¬ 
gora o col suo principio: l’uomo è la 
misura di tutte le cose. 

Universale (opposto: individuale) {lo¬ 
gica)'. si dico di ciò che può attribuirsi 
u tutti gli individui d’una classe; 

-- nella Scolastica gli universali ( uni¬ 
versali a) sono le idee generali che dònno 
luogo a uno dei problemi più discussi 
nel Medio evo, detto appunto il pro¬ 
blema degli universali posto da Boe¬ 
zio: prima est quaestio utrum genera 
ipsa et spccies vera sint, an in solis in- 
teUcctibus nuda inaniaque finqantur ». 

Se ne enumerano tredici soluzioni, ma 
le più note sono: il nominalismo (gli 
universali sono soltanto nomi, nuda 
et inania: gli individui soli esistono); 
il reedismo (gli universali hanno un’esi¬ 
stenza indipendente dalla mente umana 
e dalle cose che denotano, oppure souo 
indipendenti, ma posti nelle cose stesse; 
in ogni modo sono reali: vera sunt ); 
il concettualismo (gli universali sono 
concetti formati da! 1 .a mente, ma ri¬ 
spondono alle specie o ai generi della 
realtà esterna). 

Universalismo (opposto: iiulividua- 
lismo): termine adoperato nel linguag¬ 
gio sociologico per signi fleare che la so¬ 
cietà. ben lungi dal ridursi agli indivi¬ 
dui che la compongono, ha una realtà 
e un’esistenza sua propria, è la condi¬ 
zione fondamentale per lo sviluppo degli 
esseri umani, è una sintesi primitiva , 
anteriore e superiore agli individui, I 
quali sono anzi un prodotto della so¬ 
cietà. 

- (morale)’, è la tendenza della perso¬ 
nalità cosciente a stringere sempre più 
fortemente I rapporti con le altre vo¬ 
lontà e a formare una nuova volontà, 
quella collettiva, che alla fine dovrebbe 
abbracciare tutte le volontà, costituire 
una volontà universale, cui il volere in¬ 
dividuale attinge i motivi o i fini mo- i 
rali dell’e?latenza. 

Univoco (lai. unus c rox = d un solo 
senso; opposto: equivoco): si dice uni¬ 
voco un termine che si applica con 
lo stesso significato a più oggetti di¬ 
versi ; p. e. « uomo » ò univoco per 
Pietro o per Paolo ; però « impossi¬ 
bile est. scrivo S. Tommaso, aliquid 
praedicari de Deo et creaiuris uni- 
voce ", 


Uno (1! — ) (gr. to £v; opposto: mólte- 
plicitù) : già per i pfimi filosofi, soprat¬ 
tutto pei pitagorici, il numero ò la so¬ 
stanza e la causa immanente delle cose, 
ciò da cui lo cose provengono c in cui 
ritornano, donde l’importanza, anche 
per la filosofia, del primo numero (uno), 
col quale si formano tutti gli altri. 

- Talete o la Scuola ionica mirano 

a trarre da un principia unico la mol- 
teiilicità dello coso variabili. La Scuola 
eleatica con Parmenide afferma che 
il tutto è uno, o anche Aristotele ri¬ 
pete: «tutto è uno * (ev ti tò 7ràv). 

- Tlotino, giudicando che anche il 

pensiero è molteplice, perché presup¬ 
pone un soggetto che pensa o un og¬ 
getto pensato, concepisco YUno, la di¬ 
vinità, supcriore allo stesso pensiero, 
semplice, indipendente, libero, ineffa¬ 
bile, principio di tutti gli esseri e causa 
della loro esistenza. 

Utilitarismo (morale): è la dottrina 
morale che pone il bene nell’ut ile, nella 
maggior somma di felicità generale o, 
come il Bentham dice in una breve 
formula: il maggior borie pel maggior 
numero. Lo Stuart Mirl alla quan¬ 
tità dell’utile aggiunge la qualità, per 
cui, come già in EricuRo, i piaceri 
più elevati, anche se meno intensi e 
più rari, sono preferibili a quelli qua¬ 
litativamente inferiori. L’utilitarismo 
si accosta così a ìl'eudanoniSTno, distin¬ 
guendosi dall 'edonismo d’AmsTippo, che 
pone corno principio della condotta il 
piacere attuale. 


v 

Valore: questo termine è passato alia 
filosofia dall’economia politica, dove 
il valore d'uso esprime una relazione 
fra l’uomo e le cose atte a soddisfare 
bisogni e desiderii umani, mentre il va¬ 
lore di scambio esprime il prezzo d’ima 
cosa, cioè la quantità di merce o di de¬ 
naro che si riceve dando in cambio 
ima quantità d’un'altra cosa (denaro 
o merco). 

- (filos .): in generale indica un rap¬ 
porto fra le cose e l’uomo, in quanto 
questo si prepone dei fini, li desidera 
e ne vuole l’attuazione, giacché egli 
può proporsi come fine soltanto ciò di 
cui apprezza il valore. 

-in un senso più elevato esprime ciò 

che è posto al di là della semplice uti¬ 
lità, del piacere e del dolore, dò che ò 
indipendente dal sentimento e dalla 








Valori 


— 97 — 


Vita 


volontà umana o aspira al carattoro eli 
annoiato : cosi vi sono raion conoscitivi , 
conio la verità; morali, come il sommo 
belio, ressero ragionevole, la volontà 
buona; estetici, come il bello eco. 

Valori (filosolla dei —) ( filos .): la inizia 
LOTZE, affermando: «là dove due ipo¬ 
tesi sono ugualmente possibili, Pumi 
che s’accordi con le nostre esigenze 
morali, l’altra elio ad esse contraddica, 
bisogna scogliere la prima -. Di qui si 
pasmi a considerare la filosofia dei va¬ 
lori come la filosofia stessa, che di¬ 
viene • uuu scienza critica dei valori 
universalmente validi » (Windklband) c 
vnol fondare un sistema dei valori urna - 
ni, oggetto d’nna scienza dello spirito 
in opposizione alla scienza della natura. 

XIKT3WCHE rileva che ogni civiltà 
* ha la sua tavola dei valori, disposti in 
una scala gerarchica, e sostiene la ne¬ 
cessità d’una revisione e d’una trasmu¬ 
tazione dei valori cho sostituisca nuovi 
valori a quelli attualmente validi. 

Variazioni concomitanti (metodo del¬ 
le — ) ( logica ): è uno dei quattro metodi 
da Stuart Mill applicati alla ricerca 
della causa (gli altri tre sono: di concor¬ 
danza, di differenza, dei residui). Il ca¬ 
mino ò: quando un fenomeno varia in 
una certa maniera tutte le volte che un 
altro varia nella stessa maniera, l’uno ò 
causa dell’altro; p. e. Torricelli con espe¬ 
rienze ripetute trova che a diverse al¬ 
tezze sul livello del maro corrispondono 
altezze diverse della colonna barome¬ 
trica o scopre cosi cho il peso dell’aria è 
la causa del variare della colonna di 
mercurio nel barometro. Questd metodo 
si riattacca alla tabula graduum di Ba¬ 
cone. 

Verità (opp.-: errore) ( filos .): in senso ri¬ 
goroso è il carattere dell’affermazione, 
espressa nel giudizio o nella proposi¬ 
zione, che ci costringa all’assenso, cioè 
ad accoglierla con fiducia, perché ò 
suscettibile di verificazione e di dimo¬ 
strazione compiute con mezzi razionali. 
Il tipo di questa verità è da ricercarsi 
nelle matematiche. 

- • filos.): per Cartesio è vero ciò che 

si percepisco chiaramente o distinta¬ 
mente: veruni est quod dare et (fistinete 
p erri pi tur. 

- Leibniz distingue le verità di ragione. 

o verità necessarie, e le verità di fatto 
o verità contingenti: lo prime si rife¬ 
riscono a ciò il cui contrario implica 
contraddizione (per es.: 2 -f- 2 = 1 è 
una verità necessaria, perché il con¬ 
trario violerebbe i principi della mate¬ 


matiche); lo secondo invece permetto¬ 
no di pensare l’opposto senza cadero 
in contraddizione (per cs.: il fatto che 
Spinola ò morto all'Ala e non altrove 
è contingente, perché non sarebbe con¬ 
traddittorio cho Spinoza fosse morto 
altrove). 

- per Giambattista Vico veruni ipsiun 

factum; veruni et factum converiuntar; 
ossia: è vero, cioè ò oggetto di cono¬ 
scenza certa per l’uomo, ciò che esso 
fa, c poiché la storia nei suoi avveni¬ 
menti è opera dcU'uomo, essa acquista 
il carattere di scienza certa, in oppo¬ 
sizione al Cartesianismo cho attribuisce 
il carattere di verità solo ai principi 
della matematica o della fisica. 

- spesso s’usa come sinonimo di real¬ 
tà, ossia di ciò che ha esistenza effet¬ 
tiva, indipendente dalle nostro sensa¬ 
zioni; quindi nella metafisica si parla di 
realtà, vera, che sta dietro la realtà ap¬ 
parente offerta dai sensi. 

Virtù (morale): è una disposizione de¬ 
cisa e costante della volontà verso il 
bene, per cui la ragione ha il predo¬ 
minio sulle tendenze sensibili, istintivo 
e inferiori. 

- le virtù cardinali sono quelle sta¬ 
bilite da Platone nella Repubblica 
(la sapienza, il coraggio, la temperanza, 
la giustizia); l’espressione virtutea enr- 
dinulca quasi prinripales ò di S. AM¬ 
BROGIO (IV see. (1. Cr.). 

- lo virtù teologali sono la fede, la 

speranza, la carità; la fede si fa fiducia 
assoluta, speranza nella realtà futura 
di beatitudine e si manifesta nelle 
buono opere, nella carità, che com¬ 
prende l’amore di Dio e l’amore del 
prossimo, charitas generis fiumani, come 
dissero già gli Stoici, secondo i quali, 
por la ragione presente In ciascuno di 
noi, siamo tutti figli di Dio. 

Vita (scienza): in generale designa l’in¬ 
sieme dei fenomeni che presentano gli 
esseri clic* da eè si riproducono, si nu¬ 
trono, respirano, si muovono, sentono. 
Due teorie principali tentano di spie¬ 
gale la vita: 

- a) la teoria meccanica: i corpi vi¬ 
venti non differiscono nella loro es¬ 
senza dai corpi non viventi, giacché 
i fenomeni vitali sono, in ultima ana¬ 
lisi, fenomeni di movimento, spiega¬ 
bili con lo leggi generali della mecca¬ 
nica. quindi riducibili alle proprietà 
fisico-chimiche della materia. Questa 
teoria ha carattere materialistico, per¬ 
ché considera la coscienza come epife¬ 
nomeno (v. questo termine); 







Vitalismo 


— 98 — 


Volontarismo 


- 6) teoria dinamica', la vita 6 una 

forza originaria, spontanea, avente ca¬ 
ratteri suoi particolari e governata 
da leggi essenzialmente diverse dalie 
leggi fisico-cliimiclio, e irriducibili a 
queste; opera dall'interno verso rester¬ 
no. Questa teoria ha tendenza ideali¬ 
stica, mirando a porre la vita spirituale , 
come un assoluto. 

Vitalismo (scienza): è la dottrina se¬ 
condo la quale vi 6 nell'essere vivente 
un * principio vitale » che governa i 
fenomeni della vita, 6 distinto tanto 
dal corpo quanto dall’anima pensante, 
dirige le forze fisico-chimiche dell’or- ! 
ganismo come un architetto dirige i 
suoi operai; è dunque una forza at¬ 
tiva, reale ed efficiente. 

- (filos.): già Pitagora, seguito poi 

da Aristotele, distinguo l’anima pen¬ 
sante (voO;), principio intelligente o 
immortale, dalla psiche, principio vi¬ 
tale, animatore del corpo, mortalo. 

Vittorini: = v. mistica. 

Volizione (psicvl.): è un atto della vo¬ 
lontà, che nella sua forma completa 
presenta all'analisi psicologica tre mo¬ 
menti; la concezione del fine che si vuol 
raggiungere; la deliberazione, cioè l'e- 
Bame dei mezzi in rapporto al fine; in 
terzo luogo la decisione, che ò il mo¬ 
mento più importante. 

Volontà (psicol.): è l’attività cosciente, 
l’impulso all’azione, cho presuppone 
una scelta, più o meno lungamente me¬ 
ditata, fra diverse possibilità, scelta 
che può avvenire quando vi sia un 
certo sviluppo dell’intelligenza e del 
sentimento, coi quali è intimamente 
legata. 

- Oggetto di controversia è la que¬ 
stione so la volontà rappresenti una 
classe distinta di processi psichici ac¬ 
canto all’intelligenza e al sentimento, 
oppure si riduca agli altri procossi della 
vita psicologica. 

- Per Kant intelligenza e volontà so¬ 
no due forze fondamentali, originarie, 
anche se la volontà è determinata ad 
agire dalla ragione. 

- Per Hekbart la volontà si riduce al 

giuoco dello rappresentazioni, confor¬ 
memente al suo modo di concepire la 
realtà, la quale ò una molteplicità di 
reali, cioè di essenze metafisiche attlni 
alle monadi lelbniziane, semplici, in ■ é 
immutabili e in reciproco rapporto fra 
di loro. 

- Ter Hf.gkl la volontà è pensiero che 

si realizza, ragione clic si attua nella 
realtà, giacché conoscere non è al¬ 


tro, nella sua essenza, che creazione 
della realtà, quindi anche volere o 
agire. 

- (morale): la volontà determinata dal¬ 
la ragione o consapevole del fine cui 
tende è oggetto dell'apprezzamento mo¬ 
rale, mentre al giudizio morale si sot¬ 
traggono per lo più le azioni che si spri¬ 
gionano dalla cieca forza dell'istinto e 
avvengono in un offuscamento mo¬ 
mentaneo della coscienza. 

Volontà buona (morale): è la volontà 
che vuole il bene, cho per la filosofia 
greca è la felicità, per l'etica religiosa 
è l’obbedienza alla volontà divina, per 
l’utilitarismo l’utile del gruppo sociale, 
per Kaxj è la volontà che vuole il bene 
per sé, è l’unica cosa veramente buona, 
un valore assoluto. 

Volontà di credere (/ilo*.): per 0. Ja¬ 
mes consiste nell'accogliere delle cre¬ 
denze, cho, pur non essendo conformi 
alla ragione, possono essere giustificate 
dai risultati e dalie conseguenze favo¬ 
revoli che ne derivano; cosi, p. e., la 
fiducia in noi stessi può aumentare le 
nostre forze, c di fronte a una grave 
difficoltà ha molto maggiori probabi¬ 
lità di superarla chi ò porsuaso di riu¬ 
scire, che colui cui questa persuasione 
manchi. 

Volontà di potenza (/ilos.): per F. 
Nietzsche è quella che vuole l'espan¬ 
sione della vita, tutto ciò che rendo 
la vita più intensa, più bella o porta a 
dominare sugli altri, si tratti di grup¬ 
pi o di individui. È una concezione 
aristocratica della vita (v. superuo¬ 
mo). 

Volontarismo (opposto: intellettuali¬ 
smo) (psicol.): ò la tendenza a conside¬ 
rare la volontà come la forza intima, 
spontanea e predominante della vita 
psicologica, che subordina a sé l'in¬ 
telligenza e il sentimento o costituisco 
l’unità della coscienza (Wuspt). 

- ( metafisica): nel problema atra pofco¬ 
ffa nobilior, ìntcllcctus an volitatasi 
Puns Scoto, coiitro S. Tomai aso che dà 
la preminenza all'intelletto (Ìntcllcctus 
allior et prior roluntate), pone la volont à 
come la forza dominante dell’anima (ro- 
luntas imperane intellectui) e trasporta 
questa idea anche nella sfera religiosa, 
affermando ohe il ben© è bene non 
perché tale appare all'intelletto divino, 
ma solo perché Dio lo vuole: anche 
nella persona divina la volontà é so¬ 
vrana. 

- Kant e Fichte dànno nuovo vi¬ 
gore al volontarismo, affermando il prl- 









Volontarismo 


— 00 


Volontarismtì 


mato della ragione pratica sulla teore¬ 
tica, nello stesso tempo in cui Goethe, 
nel primo Faust, proolama: «nel prin¬ 
cipio era l'aziono *. 

- il volontarismo trova la sna tipica 

manifestazione in Schopexhauer, pel 
quale in volontà diviene il principio, 
la realtà metafisica che sta a fonda¬ 
mento della vita universale. La volontà 
è da lui concepita come una (orza ori¬ 


ginaria sempre identica a so stessa, un 
impulso cieco, irrazionale, incoercibile. 
Incosciente, elle si fa cosciente solo 
nell’uomo ; equivale a volontà di vivere, 
cioè ad una tendenza Indomabile o irre¬ 
sistibile, che è alla radice della vita. 
Si può dire che la volontà regge l'in¬ 
telletto, come il cieco sano o robusto 
porta sulle spalle 11 paralitico che vede 
chiaro. 


1 















INDICE DEI NOMI 


(Accanto ai nomi dei singoli filosofi sono indicati < coca boli di 
questo dizionario sotto i quali essi sono citati). 


Abelardo (1070-1142): concettualismo. 

Agostino (IS.) (354-430): agostinismo, amore, 
archetipo, conasci te stesso, crede ut in- 
telligas, determinismo teologico, eternità, 
fide*, filosofia della storia, grazia, idea, illu¬ 
minazione. manicheismo, pelagianisrao, pre¬ 
destinazione, Stato, tempo, traducianismo. 

Agiupi'A (1° soc. d. C'r. ?): diallelo, tropi. 

Alberto Magno (1193-1280): anima, a po¬ 
steriori. 

Ambrogio (S.) (330-397): virtù. 

Anassagora (500-428 a. Cr.): anima, intel¬ 
letto, nous, omeomerie, pluralismo, spirito, 
teologia. 

Anassimandro (VI see. av. C’r.): infinito. 

Anselmo 8. (1033-1109): agostinismo, cre¬ 
de ut intelligns, Dio, esistenza, fide», onto¬ 
logica ( prova). 

Arcesilao (verso il 300 a. Cr.): acatalessia. 
Accademia. 

Ardigò (1828-1920): evoluzione, positivismo. 

Arto (280-330): arianesimo, ri-istologica (con¬ 
troversia). 

ARisnpro (iVsec. a. Cr.): dualismo, edonismo, 
indifferenza, piacere, utilitarismo. 

Aristotele (384-322): abitudine, accidente, 
ocroamatico, analitici, anima, a posteriori, 
assioma, astrazione, atto, atto puro, auto¬ 
rità, averroismo, beatitudine, bello, caso, 
catarsi, categoria, concetto, contemplazione, 
contraddizione, cosmologica (prova), demo¬ 
crazia, dianoetico, Dio, dualismo, efficiente, 
energia, entelechia, esoterico, essenza, esso¬ 
terico, eternità, etica, eudemonismo, forma, 


generatio aequivoca,giudizio, giustizia, idea, 
immortalità, infinito, intelletto, inteliettua 
lismo, io, ipse dixit, libertà, materia, mec¬ 
canico, monade, monoteismo, movimento, 
nous, numero, oligarc hia, organico, organo, 
piacere, possibile, jKMtulato, pratico, ragio¬ 
ne, razionalismo, realismo, religione, senso 
comune, sillogismo, speculazione, spiritua¬ 
lismo, spontaneo, Stato, sussunzione, tabula 
rasa, teleologia, tempo, terzo escluso, topi¬ 
ca, uno, vitalismo. 

Avenarius (1843-1890): empiriocriticismo, 
esperienza pura, teoria economica delia co¬ 
noscenza. 

Avkrroè (1120-1198): averroismo, doppia ve¬ 
rità, metafisica. 

Bacone (1561-1620): autorità, coltura, con¬ 
cordanza, cruciale, differenza, epagoge, em¬ 
pirismo, filosofia naturale, idoli, induzione, 
istanza, organo, variazioni concomitanti. 

Bain (1818-1903): associazionismo. 

Bayer (vivente): grazia. 

Bentham (1748-1832): altruismo, deontologia, 
edonismo, etica, utilitarismo. 

Bergson (n. 1859, vivente): abitudine, discon¬ 
tinuo, durata, filosofia della vita, indetermi¬ 
nismo, intelligenza, intuizione, intuizioni¬ 
smo, istinto, memoria. 

Berkeley (1085-1753): astrazione, corjHi, 
esterno (mondo), idea, idealismo, immateria¬ 
lismo, nominalismo, oggettivo. 

Blondel (n. 1801, vivente): azione, Dio, im¬ 
manenza. 










— 101 — 


Boezio (470-525): arbitrio, categoria, eternità, 
persona, principio, universali. 

Bonaventura (S.) (1221-1274)- agoetinismo, 
mistica, ontologica (prova). 

Boutroux (1S45-1921): abitudipo, contingen¬ 
tismo, indetenninismo 

Bruno (!.'>48-1600). anima del mondo, antro¬ 
pocentrismo, coineklentia oppositorum, in¬ 
dividuo, intelletto, monade, monadismo, 
panteismo, principio, umanesimo. 

Buchnkr (1824-18911): materialismo. 

Bit RH) A no (sei-. XTJI-XIV): Buridano (asini» 

.n- ). 

Campanella (1568-1639): conosci te stesso, 
pri nudità. 

Cantoni (1849-1900): neo-kantismo 

t 'arnkadk (213-129 a. C’r.): Accademia, ignava 
ratio, progressus in intìnitum, relativo. 

Cartesio (1596-1660): auCoscienza, auto¬ 
rità, bene, buon senso, cartesianismo, cogito, 
conosci te stesso, corpo, creazione continua¬ 
ta, criterio, deduzione, Dio, dualismo, dui», 
bio, errore, essenza, estensione, esterno (mon¬ 
do), formale, gianduia pineali?, idea, illumi¬ 
nismo, immediato, innato, legge, lume natu¬ 
rale, materia, oggettivo, ontologica (prova), 
parallelismo, passione, percezione, qualità 
primarie, schema, sostnnzialismo, spazio, 
spiriti animali, spiritualismo. 

Ciceroni: (106-43 a. Cr.): anticipazione, apo- 
ria, catalettica, cosmopolitismo, eclettismo, 
etica, neo-pitagorismo. 

Comtk (1798-1853): discontinuo, filosofia della 
storia, positivismo, relativismo, sociologia. 

COXPTLLAO (1715-1780): sensismo. 

Condorcet (1743-1794): progresso. 

( Vij’krnico (1473-1543): antropocentrismo. 

Cousin (1792-1807): eclettismo. 

Croce (n. 1866, vivente): bello, neo-hege 
Usino. 

Cesano (1401-1464): alterità, coincidenti# op¬ 
positorum, doeta ignorantia, emanazione, 
explicatio, individuo, macrocosmo. 

Darwin (1809-1882): darwinismo. 

De Bonald (1754-1840): tradizionalismo. 

Democrito (470-361 a. Cr.): analisi, anima, 
atomo, essere, filosofia, infinito, materiali¬ 
smo, meccanico, monadismo, nulla, qualità 
primarie, spazio. 

Dkstutt de Tràcy (1754-1856): ideologia. 


Dilthey (1833-1912): comprendere. 

Dubois-Reymond (1818 1896): ignorabimus. 

Dugàld Stewart (1753-1828): senso comune 

Duns Scoto (1266-1308): anima, eeceità, in¬ 
dividuazione, volontarismo. 

Einstein (n. 1879, vivente), relativo. 

Empedocle (490-430 a. Or.): amore, elemento, 
infinito, pluralismo. 

ENEsrDEMO (1° sec. d. Cr.): relativo, tropi. 

Epicurei: anima, anticipazione, edonismo, 
empirismo, errore, etica, piacere. 

Epicuro (341-270 a. Cr.): atarassia, atomo, 
beatitudine, canonica, dinamen, dualismo, 
idoli, intermuncU, spontaneo, utilitarismo. 

Epitteto (1° see. d. Cr.): stoicismo. 

Eracuto (verso il 500 n. Cr.): anima, attua¬ 
lismo, coincidentia oppositorum, conosci te 
stesso, divenire, logos, polipiatin. 

Esiodo (IX-VIII sec a. Cr.): etica. 

Euckkn (1846-1929): astrazione, attivismo. 

Euhemkro (IN’ sec. a. Cr.): ovemerismo. 

Fechner (1801-1887): legge di K., jwico- 
fiaica. 

Feuerbach (1804-1872): umanismo. 

Fichte (1762-1814): antitesi, esterno (mon¬ 
do), idealismo, immaginazione, io, morali¬ 
smo, romanticismo. Stato, volontarismo. 

Ficino (1433-1479): Accademia, neo-plato¬ 
nismo. 

Filone (1° sec. d. Cr.): logos. 

Focilide (VI sec. a. Cr.): gnomica. 

Fbeui» (n. 1850, vivente): psicanalisi. 

Galileo (1564-1642): antropocentriamo, auto¬ 
rità, causa, compositivo, empirico, epagoge, 
esperienza, esperimento esterno (mondo), 
filosofia naturale, induzione, legge, nume¬ 
ro, qualità primarie, ragione, risolutivo, 
scienza. 

Gall (1758-1828): frenologia. 

Gentile (n. 1875, vivente): atto puro, attua¬ 
lismo, autoetwi, idealismo attuale, neo- 
hegelismo. 

Geulinx (1621-1669): cartesianismo, cause 
occasionali. 

Gilsox (vivente):’ illuminazione. 

Gioberti (1801-1852): creazione, dualità, en¬ 
te, esistenza, formula ideale, intuito, me- 
tessi, ontologismo. 





— 102 — 


Giustino (IX sec. d. Cr.): apologetica. 
Gnostici: gnosi, intuizione, pleroma, non 
essere. 

Goethe (1749-1832): analisi, superuomo, uma¬ 
nesimo, volontarismo. 

Haeckiu. (1834-1919): biogenetico. 

Hamilton (1788-1850): intuizionismo. 

IXartley (1705-1757): associazionismo. 
Hartmann (1842-1910): incosciente. 

Harvrt (1578-1057): anima. 

Hegel (1770-1831): acosinismo, antitesi, at¬ 
tualismo, conosci te stesso, contraddizione, 
dialettica, Dio, essere, esterno (mondo), 
evoluzione, fenomenologia, filosofia della 
storia, idea, idealismo, intellettualismo, io, 
liberti politica, non essere, ontologica (pro¬ 
va), ottimismo, panlogismo, rappresenta¬ 
zione, razionale, razionalismo, religione, 
romanticismo. Stato otico, storicismo, teo¬ 
ria dolla conoscenza, tesi, volontà. 
Heidegger (n. 1889, vivente): angoscia. 
Helmuoltz (1821-1894): proiezione. 

IXerbart (1770-1841): appercezione, plura¬ 
lismo, volontà. 

Herder (1744-1803): umanesimo. 

Hobbes (1588-1679): contrattualismo, illu¬ 
minismo, piacere. Stato. 

Humboldt G. (1767-1835): coltura. 

Hume (1711-1776): abitudine, analisi, asso- 
ciazione delle idee, associazionismo, corpo, 
credenza, empirismo, osterno (mondo), fe¬ 
nomenismo, idea, impressione, positivismo, 
religione, soggettivo. 

Husserl (u. 1859, vivente): eidetico, feno¬ 
menologia. 

Hutciieson (1694-1747): senso morale. 
Huxley (1825-1895): agnosticismo. 

Hyde (1643-1703): dualismo. 

James (1840-1910): emozione, pragmatismo, 
volontà di crederà 
Janssen (1585-1038): giansenismo. 

Kant (1724-1804): analisi, analitica, antino¬ 
mia, antitesi, antropologia, a posteriori, 
appercezione, apriorismo, assoluto, autoco¬ 
scienza, autonomia, bello, bene, carattere, 
categorie, conosci te stesso, cosa in sé, cose 
e persone, coscienza trasccnd.. cosmologia 
razionale, credenza, oritiea, criticismo, dedu¬ 


zione trasccnd-, dialettica, dignità, Dio, 
dogmatismo, dovere, dualismo, empirico, 
epigenesi, esperienza, esperienza possibile 
esterno (mondo), estetica, etica, fenomeno, 
filosofia, line in sé, forma, gcneratio sponta¬ 
nea, giustizia, idea, identità, illusione metali- 
sica, immaginazione, immanente, immortall- 

tà.imperativo.individualismo,innato, in sé, 

intelligibile, intendimento, intenzione, intui¬ 
zione, legalità, legge, libertà, limitativi, me¬ 
tafisica. modalità, natura, neokantismo, nou¬ 
meno, oggettivo, oggetto, ontologia, ontolo¬ 
gica (prova), |iaralogiamo, passione, pensie¬ 
ro, persona, piacere, [inssibile, pratico, prede¬ 
terminismo, primato, progresso, psicologia 
razionale, ragione, razionalismo, recettività, 
regno dei tini, regressus, relativo, romanti¬ 
cismo, schema, sensibilità, sintesi, sogget¬ 
tivo, soggetto, sostanza, spazio. Stato, su¬ 
blime, tempo, teoria della conoscenza, trn- 
noendontale, trascendente, volontà, volontà 
buona, volontarismo. 

Kirkegaard (1813-1855): angoscia. 

Ivlaues (vivente): anima. 

Krause (1781-1832): panenteismo. 

Lachelier ( 1832-1918) : cause finali, i riduzione. 

1. A lande (vivente): logistica. 

Lamennais (1782-1854): tradizionalismo. 
Laplace (1749-1827): meccanica. 

Leibniz (1040-1716): antitipla, appercezione, 
appetizione, armonia prestabilita, atto puro, 
bene, contraddizione, Dio, energia, en¬ 
telechia, idealismo, identità, illuminismo, 
incosciente, individuazione, individuo, in¬ 
finito, innato, intellettualismo, male, ma¬ 
teria, monade, monadismo, monismo, onto¬ 
logica (prova), ottimismo, percezione, per¬ 
sona, piacere, pluralismo, ragion sufficente, 
rappresentazione, schema, sostanzialismo, 
spazio, spiritualismo, spontaneo, subcosci¬ 
ente, tempo, teodicea. 

Leonardo (1452-1519): filosofia naturale. 
Lessino (1729-1781): umanesimo. 

Locke (1632-1704): analisi, astrazione, con¬ 
trattualismo, empirismo, esperienza, esterno 
(mondo), ideo, modo, qualità primarie, rap¬ 
presentazione, ritleesione, spazio, Stato, teo¬ 
ria della conoscenza, tolleranza. 

Lotze (1817-1881): panpsichismo, valori (fi- 
loeofia dei — ). 

Lucrezio (98-55 a. Cr.): elmamen, internimi- 
d ; , progresso. 











— 103 — 


M ,|M 1018V fenomenismo, induzione, 

Uacii (18JH-1.M0). u . ft Bell» con»- 

poHÌtivfeino, icona t 

.ri-,)- «gostinismo, cor- 
Malebranche < 163 " ionali , intelligibile, 

t«*iani*mo, cause ll( 

schema, «joM. 

Mabciovb (II ecc. • gjgjaopolitfaBO, 

Manco Aubelio 

stoicismo. vivente): sanzione. 

^«^^1883): bl»o«a do.la storia, ma- 

tcrialisnio storico. 

May,::: ( 1814-1878): energia. 

Mw/isi (1805-1872): deismo. 

M. VKHSOS (1860.1933): esterno (mondo), 1- 

M,'!" tòV.o.: (sec. HI): a,«logetica. 

Moiasos (1627-1890): quiet.»|o 

MoNTKsqutEU (1689-1.06): Stato. 


Nw.rUWM«: ascetismo, natami, criterio, 

emanazione, mistica, neo-platonismo. 

Nkwtox (1642-1727): assoluto, oggetto, spn- 


aio, tempo. 

Ni K irsch* (1844-1900): coltura, immoralismo, 
legge, ritorno eterno, superuomo, valori, 
volontà di potenza. 

Ninnilo Flauto (98-44 a. Cr.): nco-iltlago- 

riamo. 

Novali» (1772-1802): magia. 

Occam (1270-1347): terminiamo. 

Ombro: anima. 

OhtwALD (1863-1924): energia. 


PaisleVÉ (1863-1933): induzione. 

Pausi (n. 1881, vivente): pragmatismo. 

Paemenide (n. 640 a. Or.): alterità, aporia, 
essere, nul a, opinione, razionalismo. 

Pascal (1623-1662): agostinismo, analisi, 
giansenismo. 

Pelagio (V secolo): pelagianismo. 

PntBos-K (111 sce. a. Cr.): adiafora, pirroni¬ 
smo, scetticismo. 

Pitaooiia (VI soc. a. (11.): autorità, filosolia, 
ipse dlxit, metempsicosi, neo-pitagorismo, 
numero, poliwatia, vitalismo. 

Platone (428-347 a. Cr.): Accademia, agato- 
lógia, alterità, amore, anima, anima dei mon¬ 
do), archetipo, ascetismo, associazione delle 
idee, bollo, catarsi, demiurgo, democrazia, 
dialettica, dianoia, Dio, dualismo, ente, en¬ 


tusiasmo, eros, essere, eternità, etica, 
filosofia, giustizia, idea, immediato, im, 
mortalità, infinito, in sé, intelletto, intel¬ 
lettualismo, intelligibile, io, logos, maieuti¬ 
ca, materia, metempsicosi, metessi mi¬ 
mesi, mito, monoteismo, noumeno, nous, 
nulla, numero, opinione, parusia, primum. 
ragione, razionalismo, religione, realismo, 
sociologia, soggettivismo, speculazione, spi¬ 
ritualismo, Stato, virtù. 

Plotino (206-270): Accademia, anima del 
mondo, archetipo bello, catarsi, coinoideu- 
tia oppositornm, conosci te stesso, contem¬ 
plazione, Dio, cute, estasi, idea, individuo, 
ineffabile, intelletto, intuizione, ipostasi, lo¬ 
gos, male, neo-platonismo, nous, specula¬ 
zione, Uno. 

Poincaré E. (1854-1912): tempo. 

Porfirio (233-303): neo-platoifismo. 

Proclo (412-486): neo-platonismo, teurgia. 

Protagora (486-411 a. Cr.): soggettivismo, 
umanismo. 


Ravaisson (1813-1900): abitudine. 

Redi (1626-1698): geueratio spontanea. 

Reto (1710-1796): intuizionismo, senso co¬ 
mune. 

Renouvier (1815-1903): nolontà. 

KlctDST (1860-1936): metapsichica. 

Rosckllixo (sec. XI): nominalismo. 

Rosmini (1797-1855): agotolugia, categoria, 
essere, filosofia, ontologismo, percezione, 
sentimento fondamentale corporeo. 

Rousseau (1712-1778): contrattualismo, de¬ 
mocrazia, natura, romanticismo. Stato. 

Scettici: afasia, aporia, atarassia, dubbio, 
epoche, indiflorenza, isostenia, progressi» 
in inftnitum, regressus, relativo, scetticismo, 
tropi. 

Scukler (1873-1928): simpatia. 

Schelling (1775*1854): esterno (mondo), i- 
dentità, indifl’oronza, intellettualismo, pan- 
psichismo, romanticismo. 

Schiller F. C. S. (n. 1864, vivente): uma¬ 
nismo. 

Schlegel F. (1772-1829): ironia. 

Schopenhauer (1788-1860): aseità,categoria, 
cosa in sé. egoismo, esterno (mondo), idea- 
lismo, individuazione, intendimento, nirva- 
na, nolontà, obbiettità, pessimismo, proie¬ 
zione, ragion sufficiente, rappresentazione, 
volontarismo. 








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ScBBJ'PE (1836.1913): immanenza. 

Scolastica: anima, a posteriori, tiene, cause 
seconde, contingente, oontingontia mundi, 
dclinizione. Dio, emincutiae via, ente, en- i 
tità. esistenza. individuazione, ineffabile, 
ipostasi, i]»c dixlt, male, neo-scolastiea. 
persona, primo motore, quadrivio, scola¬ 
stica, tomismo, trascendentale. 

Seneca (2-86): etica, stoicismo. 

Senocratk (396-314 a. Cr.): Accade mia. 

Seno TASK (VI-V sec. a. Or.): antropomor- 
tismo, etica. 

Sesto Empirico (II soc. d. Cr.): pirronismo. 
Suaktesbuby (1671-1713): senso comune. 
SlMMEE (1838-1918): lìlosofia deUa vita. 

Smith (1723-1799): simpatia. 

Socrate (4G8-399 a. Cr.): concetto, conoeoi 
te stesso, demone, Dio, etica, intellettua- 
lismo, ironia, maieutica. 

Solo>-e (640-5Ó8 a. Cr.): etica, gnomica. 
Spencer (1820-1983): agnosticismo, altrui¬ 
smo, a posteriori, associar. One dello idee, 
associazionismo, evoluzione, inconoscibile, 
libertà, omogeneo, relativismo, sociologia. 
Specsippo (395-334 a. Cr.): Accademia. 
Spinoza (1632-1677): acosmismo, adeguato, 
amore, animo del mondo, assioma, attribu- 
to, beatitudine, bene, cartesianismo, causo 
sui, cor[x>, determinazione, determinismo, 
Dio, ente, orrore, esistenza, essenza, esten- 
sione, esterno (mondo), immaginazione, ini- 
manente, in sé, intelletto, intelligenza, Intel- 
ligibilc, monismo, necessario, panenteismo, 
panpsichismo, panteismo, parallelismo, pas¬ 
sione, per sé, ragione, razionalismo, schema, 
sostanzialismo, spazio. 

Staiil (1660-1734): animismo. 

Stoici: adialora, uuima, anima del mondo, 
anticipazione, apatia, ascetismo, asoroatieo, 
assenso, atarassia, autarchia, beatitudine, 
catalettica, cosmopolitismo, empirismo, <■- 
sperienza, etica, lilosofia, ignava ratio, in¬ 
differenza, legge, logos, macrocosmo, male, 
nihil est in intelleotu, ottimismo, panpsi¬ 
chismo, panteismo, passione, religione, ri¬ 
torno eterno, saggio, spirito, stoicismo, te¬ 
leologia, teodicea, virtù. 


Stuart JIhjl (1886-1873): altruismo, associa¬ 
zionismo, concordanza, differenza, edoni¬ 
smo, etica, induzione, positivismo, residui, 
variazioni. 


Tainb (1828-1893): analisi, associazionismo, 
positivismo. 

Tacete (640-548 a. Cr.): filosofia, uno. 

TempieR (sec. XIII): Averroismo. 

Teognidf. (VI see. a. Cr.): etica, gnomica. 

TertulUANO (11-111 sec.): allegorica, tra- 
ducianismo. 

Timone (320-238 a- Cr.): pirronismo. 

Tocco (1843-1911): monismo, neo-kanti¬ 
smo, . 

Tommaso S. (1226-1274): analogia, anima, a 
posteriori, a priori, contingente, ccntmgei.- 
tia mundi, cosmologica (prova), creazione, 
determinismo teologico. Dio. forma, idea, 
immanenza, individuazione, intelligenza, 
ipostasi, metafisica, movimento, neo-scola¬ 
stica, neo-tomismo, ontologica (prova), prc- 
determinismo, ragione, sinderesi, spiritua¬ 
lismo, Stato, tabula rasa, tomismo, univo- 
co, volontarismo. 

Tonnies (1835-1936): sociologia. 


Vaihinoer (1852-1938): come se, iinziouc. 
Valentino (II sec.): coni, gnosi. 

Valkby (n. 1871, vivente): identità. 
Vauhmioli (n. 1876, vivente): demone. 
Vico (1668-1744): corsi e ricorsi, degnila, filo¬ 
sofia della storia, legge, provvidenza, verità. 
Vittorini (hoc. XII): mistica, teosofia. 
Voltaire (1694-1778): ottimismo. 


Winuelband (1848-1915): scienza, valori. 
Wolff (1679-1754): pratico, psicologia razio¬ 
nale, razionale. 

Wundt (1832-1928): metafisico, norma!ivo, 
psicologismo, scienza, volontarismo. 

Zenone Ozici (334-212 a. < '■•.): stoicismo. 
Zenone Eleatico (V seu. a. Cr.): antinomia, 
dialettica. 





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