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Tuesday, July 16, 2024

GRICE ITALICO A/Z WZ

 

Grice e Winspeare: la ragione conversazionele e l’elogio d’Antonino – “Della filosofia romana” – filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Portici). Filosofo italiano. Essential Italian philosopher. “My Italian friends do not consider me Italian, though!” Winspeare’s ancestors are from Yorkshire in a bad time. Henry VIII. “So the king’s option was clear: either your head off or move to Capri. I chose the second.” Opere: “Delle confessioni spontanee de’ rei” (Simoniana, Napoli); “L’abuso feudale” (Trani, Napoli); “Voti de’ Napolitano (Napoli); “La voce di Napodano; ossia, illustrazione del patto di Capuana e Nido” (Trani, Napoli); “Le Leggi di Cicerone” (Trani, Napoli); “Delle chiese ricettizie del regno” (Trani, Napoli); “Filosofia” (Trani, Napoli); “Dissertazioni legali” (Agrelli, Napoli); “La colonia perpetua ed il diritto feudale abolito” (Pesole, Napoli). Della filosofia romana. La filosofia romana comincia da CICERONE. A CICERONE e dovuta la lode di aver dato la cittadinanza latina alla disciplina greca, e di avere eccitato in questo studio l’emulazione de’ suoi cittadini. Di Cicerone è il vanto di avere richiamato la scienza ai principi dell’Accademia e di averla applicata alla vita si private che publica, e di darli un linguaggio che prima non aveva. Pe’quali meriti, Cicerone raccolge in se la gloria dei maestri greci. Sapiente come Socrate, eloquente come Platone, erudito come Aristotele, e austero come Zenone, Cicerone compende in se le più chiare menti di Grecia, sì che risplende nel mondo intelligente, non solamente come il luminare della filosofia latina, ma come il più ornato, il più elegante, e il più retto ingegno, che onra la spezie umana. Che se mancogli il merito dell'invenzione, ne ha bene un altro che quello eguaglia ed avanza, cioè l'essere stato tra gl’antichi il più utile alla filosofia pratica, avendo rimosso dalla speculativa la investigazione della causa naturale, e dimostralo l’unità del principio, a cui si annodano la psicologia e la morale. Infatti, avendo, come Socrate, stabilito per scopo d’ogni filosofia la conoscenza di se medesimo, da questo fa nascere la conoscenza del divino, la celeste origine delle anime umane e l’ordine morale degl’esseri creati, il fine de’ beni e de’ mali, la cognizione del sommo bene, il principio dell’obligazione naturale, e la nozione di quella eterna legge che tutto modera e governa. Avendo così dato alla filosofia un fine vero e utile alla vita umana, poco entrar volle ne’ concetti astratti, e forse disprezzogli al par di Socrate. Questo ha fatto a molti dire che Cicerone nell' esporre filosofia non sempre penetrato addentro nel suo senso, e fosse quasi rimaso straniero a quella esoterica sapienza, che taluni tanto più predicano e ammirano, quanto più di tenebroso trovano nelle sue concezioni. E qui domanderemmo, se non è arroganza de’ moderni il tassare di poca penetrazione la più luminosa mente dell'antichità. Cicerone abbraccia tutte le parti del sapere umano, svolge le più gravi questioni di filosofia intellettuale, e spogliandole de’ sofismi della dialettica le rendette facili e popolari. E vorremmo ancora sapere, se possa imputarsi a difetto di scienza l’avere ommesso quelle controversie astratte, che non solamente non contribuiscono alla perfezione della cognizione, ma la fanno in falsa parte piegare? Sarà facile il rispondere a chiunque farassi a considerare le parti singole della filosofia trattate da Cicerone, prendendole dal quadro che Cicerone stesso ne fa nella introduzione d’uno de' suoi libri filosofici. Ne’ libri accademici Cicerone vuole dimostrare la prima e più importante verità della cognizione umana, la certezza delle sorgenti delle idee. In ciò fare, origine e realità della umana segue per rispetto a' sensi la dottrina del Portico, che a quelli dato ha cognizione più che non ha concesso Aristotele, o sia define e determina il comprensibile de’ sensi ne’ termini stessi della scuola del Portico. Dal Portico Cicerone deduce, esser la verità de’ sensi una condizione necessaria della natura, comprovata dalla differenza che la natura stessa stabilito tra’l piacere e il dolore. Ma accanto al principio della sensazione, Cicerone colloca la virtù intuitiva dell’anima come affalto distinta da quello, o sieno le prime nozioni impresse dalla natura, senza le quali l’anima puo nè intendere nè ragionare -- Tuscul., De legib., Academ. --. Visum, impressum, effictumque ex eo unde esset; quale esse non possel ex eo, unde non esset. Lucullus. Circa la dottrina dell’idee, Cicerone espone storicamente il concetto di idea dell’Accademia, senza impugnarlo o sostenerlo. Cicerone narra lo strazio che fatto ne ha Aristotele, insieme co’ suoi peripatetici nel Lico; lascia da banda la questione del come le nozioni nascose e adombrate nell’anima si sviluppano, ma riconobbe come indispensabile la necessità d’un secondo principio tutto intellettuale, senza del quale e impossibile spiegare le operazioni della mente, l'astrarre, il generalizzare, l'inventare, e sopratutto il prodigioso fenomeno della memoria. Conforme a’ principi della umana cognizione e il resto del suo sistema conoscenza intellettuale, che espone nelle “Tusculane” e ne’ saggi intorno a’ fini de’ beni e di se medesimo de mali. Per la contemplazione di se medesimo, introdusce l'anima alla cognizione della immortalità ed immaterialità della sua sostanza, della origine divina da cui emana, dello scopo della vita, e del sommo bene cui debbe aspirare. E in prima, la più importante qualità dell'anima, siccome CICERONE avverte, è l'intuizione di se medesimo, la qual dote è appunto una conseguenza di quel principio d’intellezione che la natura ha in lei impresso, che non si acquista co' sensi, e che nella più matura età quando i sensi declinano, diviene più retto e perspicace. Dalla virtù (andreia), che l'animo ha di vedere se medesimo e le qualità sue, e dalla forza che ha in se di volere e di muovere, sente l'uomo essere cotesta virtù (andreia) un principio proprio, non prodotto d’altra esterna forza, e scopre essere quel principio stesso il quale muove la materia, affatto simile all’azione, che dà moto e vita all’universo; d'onde conclude non essere materiale o corporea, nè terrena o mortale, ma celeste ed eterna. Nè solamente dal principio della volontà e del moto ricava l'immortalità e l'immaterialità della sostanza sua, ma si bene dall’altre doti intellettuali, di cui scorgesi arricchita: dalla facoltà di pensare, di ritenere e di richiamare le idee e le nozioni passate, di antivedere le future, e di abbracciare col pensiero il divino, le opere sue, e l'infinito stesso, che n'è il principale attributo. In somma sviluppando il precetto di Socrate, conoscite stesso, o sia investiga quale sia l’animo tuo, Cicerone fa da quello derivare i tre primi dogmi della naturale sapienza dell' uomo, l’esistenza del divino, l'immaterialità, e l’immortalità dell’anima umana. E allorchè dall’interna investigazione dell'animo passa alla contemplazione de gl’obgetti esterni, e delle altre opere della natura, quanto più luminoso non diviene il concetto del divino, della dignità dell'uomo, della sua futura sorte, e del vero scopo della vita? Delle quali magnificenze sarebbe l'uomo muto e indifferente spettatore al pari dei bruti, se non avesse sviluppato entro di se le nozioni del proprio essere, e delle relazioni sue colle altre creature, e coll'autore stesso dell'universo Academ. “Animo ipso animum videre”. A stabilire poi la vera nozione del divino, ne’ libri “de natura deorum” vuole Cicerone esporre le principali opinioni delle scuole, l'accademica, il portico, e il giardino; e sbandita questa -- la quale dava al divino per suo unico fondamento la pratica credenza degl’uomini e rendevala affatto inutile alla vita -- dimostra come gl’accademici discordassero dai filosofi del portico nelle parole più che nella sostanza. Ciascuna di quelle due scuole non pertanto ha una parte vera: il concetto del divino, ricavato dall'opera dell'universo, e degl’accademici, i quali ereditano l'avevano dagl’accademici: l'altro della provvidenza, che tutto regge e dispone per la utilità dell'uomo, e del Portico. Ma costoro d'altra parte ammetteno dogmi, e commettevano insieme principii tra loro incompatibili, come la natura animata cogl’attributi del divino, il fato colla provvidenza e colla libertà dell’umane azioni. La stessa loro virtù (andreia), o il sommo bene non puo accomodarsi al viver pratico degl’uomini, dapoichè e collocata in un estremo tale, che per esso toglievasi ogni merito o biasimo ai fatti, buoni o tristi che sono, se pur non toccassero l'apice della perfezione. Per esso l'uomo sapiente divene un essere ideale, che non puo scontrarsi sulla terra. I doni della natura, la sanità, il vigore, la bellezza, le sostanze sono agguagliate a’ difetti e alle privazioni contrarie. Il piacere scambiassi col dolore. Le relazioni tra gl’uomini, gl’ufizi della vita, la prudenza, l’ordine, le virtù (andreia) civili, la cura de’ publici negozii, e la domestica economia, divenivano tutte qualità di convenzione, estranee alla sapienza e alla vera virtù (andreia). A rimuovere l'ostentazione di questa scabrosa virtù (andreia), dopo avere esposto le opinioni delle greche scuole, Cicerone dimostra quanto di vano fosse nelle parole e ne’ nuovi vocaboli introdotti dal Portico, e come il giusto mezzo si trova nell’emendazioni di Panezio, il quale concilia Zenone, cogl’accademici e co’ peripatetici del lieco. Tale e lo scopo de’ suoi libri intorno a’ fini de’ beni e de’ mali, insieme co’quali va letto l'altro del fato, che scrive per accordare insieme la dottrina dell'ordine della natura colla provvidenza, e colla libertà delle umane azioni -- libro, per altro, di cui ci rimane soltanto un malconcio avanzo. Non oseremmo fare la stessa apologia de’ libri intorno alla divinazione, nè sapremmo dire, se avesse Cicerone inteso sostenere la verità delle scienze divinatorie per l'autorità del portico, o per la necessità di ri spettare una dottrina popolare, a cui non avrebbe potuto impunemente contraddire. Forse la maggior lode di quella opera potrebbe ricavarsi dal filosofico concetto che in essa sovente traluce, cioè che v' ha una provvidenza conservatrice, della cui assistenza la mente umana senle il bisogno, per modo che gli stessi prestigii e le superstizioni delle arti divinatorie sono la pratica espressione di tal bisogno. Quae est causa istarum angustiarum gloriosa ostentatio in constituendo summo bono. De Finibus. Le opere sin qua esposte abbracciano tutta la filosofia speculativa di Cicerone. Non sono meno luminose quelle della filosofia pratica: i libri degl’ufizi contengono l’applicazione della dottrina del Portico, secondo le emendazioni di Panezio, a’ portamenti della vita; siccome i libri della republica e delle leggi derivarono dagli stessi principi le regole per la vita publica, e per lo civile reggimento de’ popoli. Per Cicerone, in somma, la filosofia nacque in Roma matura, senza passare per l'età dell'infanzia, siccome aveva fatto in Grecia. Negli studi della umana sapienza, la ragione romana ha per guida la sperienza, o sia la storia dell’opinioni e degl’errori del più perspicace e il luminato popolo del mondo, il quale figura come l'antesignano e il luminare di tutti gl’altri nella carriera delle lettere e delle scienze. Cicerone e eclettico, perchè altra parte non resta a chi sopraggiugne nella maturità del sapere, fuorchè il giudicare e lo scegliere. Ma l'avere esercitato il giudizio e la scelta in tutte le parti della filosofia; lavere signoreggiato i pensieri de’ greci con un criterio sempre libero e retto; e l'aver dato ai pensieri della scienza l’espressione, o sia il linguaggio di cui i romani mancavano, gli meritarono presso i suoi un primato, che altro sapiente mai non ha presso la propria nazione. In conferma di che giova osservare, che in tutta la durata del romano impero, e in mezzo a tanti sommi uomini i quali arricchirono ogni parte del sapere cogli scritti loro; non apparve più alcuno che fosse stato comparato a Cicerone, si che Cicerone è solo modello della sana filosofia tra’ latini, come Socrate tra’ greci. Della filosofia pratica sopratutto Cicerone e benemerito, dapoichè per lui la dottrina del Portico passa dalla scuola nel foro, e nel grande teatro del mondo. Da questa la giurisprudenza attinse le cardinali nozioni della giustizia, e dell’obligazioni, proprie a stringere e consolidare i legami delle civili associazioni. E sebbene nelle mani de’ giureconsulti la dottrina del portico acquistato ha una tinta di disputabile, aliena dalla sua naturale rigidezza, e avesse da Seneca ricevuto un certo orpello declamatorio; pur tuttavolta fu da Arriano nel manuale di Epitteto richiamata a’ severi principii di Zenone e di Cleanto. Certamente in Roma ottenne successi maggiori che in Grecia, per chè ivi divenne madre della sapienza civile, ed ha il vanto di aver dato al mondo due perfetti modelli di re, nelle persone di Marc’Aurelio Antonino e di Antonino. Restiamo dall’internarci negli ultimi periodi della filosofia del basso impero. Tra perchè le vecchie nazioni che il componevano, nella condizione stessa della loro vita civile trovano invincibili osta coli a’ progressi della ragione; e perchè gl’ultimi aneliti della filosofia andano in quel tempo a scontrarsi col grande avvenimento, che rinnovar doveva la religione, la coltura e i costumi di tutti i popoli. Basta dire che il ritratto dell’opinioni e de'costumi della ultima età dell'impero romano: lo scetticismo e l'indifferenza per ogni verità formano la doltrina de’ sapienti. La corruzione scioglieva ogni giorno i vincoli sociali. La superstizione e l'ignoranza hanno ottenebrato la superficie della terra. Keywords: elogio d’Antonino. Grice: “Hailing remotely from the Catholic North Riding of Yorkshire and settling in the most beautiful coastline in the world, Winspeare knew all you need to know about Cudworth, and what he calls ‘percezione.’ I would call him an Oxonian.” Grice: “My favourite Winspeare is his ‘dictionary’: obviously he found Italian furrin enough to want to organize things in a sort of thesaurum. Speranza, on the other hand, likes Winspeare’s idea of ‘volgarizzazione’ of Cicero’s ‘De Legibus.’ – one of the most boring tracts in legalese, but then at Naples at the time, you HAD to be a lawyer!” Keywords: Cicerone -- Refs.: H. P. Grice, “Winspeare, Speranza, Napoli, and me!”The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Winspeare,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria

Grice e Zabarella: la ragione conversazionale e il lizio di Poppi – filosofia italiana -- Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Padova). Filosofo italiano. Grice: “Most philosophers are stealing the voice of Zabarella; Poppi ain’t!” Primogenito di un’antica e nobile famiglia, eredita dal padre il titolo di conte palatino. Considerato il massimo esponente del lizio padovano.  Studia a Padova, dove e allievo di ROBERTELLO, TOMITANO, E PASSERI, laureandosi in filosofia. Succedendo a Tomitano nella cattedra di semiotica nello studio padovanoDeclina l'invito del re Báthory di insegnare in Polonia, ma gli dedica un saggio, l’opera logica, stampata a Venezia. Sono pubblicate a Padova le sue Tabulae logicae e a Venezia, il suo commento agl’Analitici II del Lizio. In risposta alle critiche mosse alla sua semiotica dai suoi colleghi, PICCOLOMINI, BALDUINO, E PETRELLA, compone a Padova la “De doctrinae ordine apologia.” Apparvero rispettivamente i suoi saggi, la “De naturalis scientiæ constitutione, e i De rebus naturalibus; postumi comparvero i suoi commenti incompiuti alla fisica e al de anima di Aristotele. I libri della sua biblioteca sono conservati presso a Padova. Altri saggi: Opera logica, Venezia; De methodis; De regressu, Venezia, Bologna, Tabula logicæ, Venezia; In duos Aristotelis libros posteriores analyticos commentarii, Venezia, De doctrinae ordine apologia, Venezia, De naturalis scientiæ constitutione, Venezia, De rebus naturalibus, Venezia, In libros Aristotelis physicorum commentarii, Venezia; Opera physica, Francoforte, Verona; De generatione et corruptione et Meteorologica commentarii, Francoforte; In tres libros Aristotelis de anima commentarii, Venezia, De mente agente, De rebus naturalibus ; De sensu agente; De rebus naturalibus, Rivista di Storia della Filosofia, De inventione aeterni motoris e De rebus naturalibus, Bruniana & Campanelliana. Berti, Metafisica e dialettica nel commento di Z. agl’Analitici posteriori, Giornale di metafisica; Bottin, La teoria del regresso in Z., in Giacon, Saggi e ricerche, Padova; Bottin, “La logica in Z.”, Giornale Critico della filosofia Italiana; Cuttini, Natura, morale e seconda natura nel Lizio di Z., Padova; Pra, Un’oratio programmatica di Z. Rivista critica di storia della filosofia, Papuli, Da Balduino a Z. e Galilei: scienza e dimostrazioni, Bollettino di storia e filosofia; Poppi, La  scienza in Z. Padova; Poppi, Introduzione a lizio Padovano, Poppi, Ricerche sulla scienza nella scuola padovano, Rubbettino, Mannelli; Rossi, Il Lizio e i moderni: le ipotesi e la natura, in Lizio veneto e scienza, Padova. Tonelli; Z. ispiratore di Baumgarten; o l’origine della connessione tra ESTETICA e logica, Da Leibniz a Kant, Napoli, Treccani – Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana; Cantimori, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “Z. is what I would call a proto-Griceian.” In fact, at Villa Speranza, Grice is often referred to as the English Z., after Z. produces extensive commentaries on Grice’s favourite tract by Aristotle, “De Anima,” and “Physica” and also discusses some Aristotelian interpreters. However, Z,’s most original contribution is his work in semiotics: “Opera logica.” Z, regards semiotics as conceptual analysis. One tool Z. calls ‘ordine’ (cfr.  Grice, ‘be orderly’). Another tool Z. calls “metodo,” by far predating Cartesio. “Ordine” relates to how to organize the content of a dictum to apprehend it more easily. ‘Metodo’ relates to how to draw an illatum, or implicatum. Zabarella reduces the variety of ‘ordine’ and ‘metodo,’ classified by other interpreters, to ‘ordine compositivo’, ‘ordine resolutivo’, ‘metodo compositivo’ and ‘metodo ‘resolutivo’. The ‘ordine compositivo’ from a principle to this or that corollary applies to this or that ‘creditum.’ The ‘ordine resolutivo,’ from a desired end to the means appropriate to its achievement applies to this or that ‘volitum,’ such as ‘pragmatics’ understood as a manual of rules of etiquette. This much is already in Aristotle. However, Zabarella offers an original analysis of ‘metodo’ The ‘metodo compositivo’ infers a particular consequence or corollary from a general principle. The ‘metodo resolutivo’ INFERS an originating principle from a particular consequence, corollary, or instantiantion, as in inductive reasoning or in reasoning from effect to cause. Zabarella’s terminology influences GALILEI’s mechanics, and has been applied to Grice’s inference of the principle of conversational co-operation out from the only evidence which Grice has, which is this or that ‘dyadic’ exchange, as he calls it. In Grice’s case, his corpus is intentionally limited to conversations between two Oxonian philosophers: A: What’s that? B: A pillar box? A: What colour is it? B: Seems red to me. From such an exchange, Grice infers the principle of conversational co-operation. It clashes when a cancellation (or as Grice prefers, an annulation) is in sight: “I surely don’t mean to imply that it MIGHT actually be red.” “Then why be so guarded? I thought you were co-operating.” H. P. Grice. Grice liked to recite Z’s works by heart. Saggi: Logica, Venezia, De methodis, De regressu, Venezia, Tabula logicae, Venezia, In duos Aristotelis libros Posteriores Analyticos commentarii, Venezia, De doctrinae ordine apologia, Venezia; De naturalis scientiae constitutione, Venezia; De rebus naturalibus, Venezia; In libros Aristotelis Physicorum commentarii, Venezia, Physica, Francoforte, De generatione et corruptione et Meteorologica commentarii, Francoforte, In tres libros Aristotelis De anima commentarii, Venezia. Z. Logicam dicunt  cfle  facultatem , quod  per  hanc eornm  refponfioncm  difficultas,  qui  in  pn fentianos  vrget,  non  foluitur";  quum  enim conflat  Logicam  habitum  cfle  intellectualem, & credendum  fit  plenam , Sc  sufficientem  cfle  talium  habituum  enumerationem, quam  Ariftotel.  in  6.  lib.  de  Moribus fecit, attamen  nondum  apparet,  ad  quem  ex  illis habitus  logi»  redigendus  fit : imo  nos  ad nullum  eorum  redigi  pofle  demostrauimus: et in  sola  mentis  conceptione  confiftuntjfabricat  enim  illa  intclleftus,  vt  ijs  iuuetur ad  rerum  cognitionem  adipfcendam;  hic non sunt  nili  conceptus  animi, qui  voce  articulata fune  a nobis significari;  vox  enim articulata  cft  lignum  conceptus , qui  ellin animo , duplex  autem  cft  ciufmodi  vox, vt in  huius  libri  initio  diccbamustalia  namque fignificat  conceptum  rei,  vt  homo,  animal; alia  vero  conccpcumconceptus, vt  genus, fpecies , nomen  , verbum , enuntiatio , ra-quial.ogicancquc est scientia, neque  intel-  £ tiocinatio,  & alii  huiufmodi;  propterea le&us , neque sapientia , neque  prudentia, neque  ars;  qui  igitur  faculratcm  cfle  dicur, fi  facultatem  alium  quendam  habitum  cfle putant  pritcr  illos  quinque,  Atiftotclem  in habituum  enumeratione  mancum, ac  diminutum faciunt;  fi  vero  nonalium,  fcd  eorum aliquem,  id  declarare  debebant, et argumenta, qui  nos  attulimus, folucre, quod ipfi  neque  fecerunt,  neque  facere,  vt  arbitror, potuerunt. hx  vocantur  fecundi  notiones ; illi  autem primi : prius  enim  mens  rem  concipit : deinde in  eo  conceptu  alium  conceptum  effingit, enmque  voce  fignificat,  qui  dicitur vox  fecundi  notionis , & eft  nomen  potius conceptus,  feu nominis,  quam  rei:  voces quidem  primi  notionis  non  funt  inftrumen ca.fed  ligna  conceptuum,  vel  falrem  ipfi  pri mi  reru  concentus  nulla  ratione  inftrumenta funt, fed  imagines  rerum,  vt  docet  Arifto telcs  in  principio  libri  de  Interpretatione; propterca i»  Iacobi Z. Pataumi propterea  difciplinx  illae,  quj  in  his  vcrfantur.non  dicuntur  inftrumentales.  At  voces feciide  notionis instrumenta dicutrruriquoniam conceptus,  qui  per  eas  lignificantur. Tunc  instrumenta  nostri  intellectus:  nam  An-gere in  conceptibus  rerum  alios  fecundos conceptus  non  oportui/Tet. nili  aliquam  nobis vtilitate  prxllicuri  fuiiTent ; igitur  aliud non  funt,quain  inflrumenta:quouiam  ea  vtilitate  amota,  indigni  qui  a nobis  cognoicerentur.feu  formarentur,  extitiifent:fcd  quu vtiles  fint , & ad  rerum  cognitionem  capeffendam maxime  conferant, digni  fuerfit,  de  j quibus  aliqu*  difciplinx  conllituerentur; non quidem  per  fe  digni,  fcd propter  alia, ad  qua:  vtiles  funt:  propterea  lue  difcipline vocantur  inftrumentales:  quia  non  propter J^;^y.fe,(ed  propter  alias  tradit*  funt.  Has  ego i’.f , duas  cfTc  exiftimo, Grammaticam , & Logi- Gum**-  eam  : namvtraqueeftinftrnmencum  pliilo- i»  fophif.fed  alia, et  alia  ratione, que  difterentia  breviter declaranda est. Mentis humane officium  est,  tum  humanam  speciem  confti- tuere.taquam  proprie  eius  forme,  tum  etia proprias  hominis  edere  operationes,  quaru prxftanrisfima  eft  contemplari,  et cognoscere: deindc  vero,  et adionibus  nostris  pr$ef- Gramt-  fe, 5clnfpiccre  quid  a nobis  eligendum  quid tkt  mti-  ve  fugiendum  fit.  Sed  caeftipfius infirmitas.vr  ipfa  per  fe. abfque  alieno  auxilio,  tum  in  contemplatione , tum  in  adione  parum proficere  queat, et nemo  hadenus  fuerit  inventus qui solus  ipfe  cogitando, et ratiocinando plenam, & feiendarum  & agendarum rerum  cognitionem  fuerit  conlequutus-.fed artes oinnes feientic  ab  hominibus  per additamentum  inuente,&  pierfede  funtjpri mus  quidem  aliquis  in  aliqua  difciplinaali-  i quid  inuenittid  tamen  rude»&  iniperfedu ; alius  pofteaco  principio  adiutus , aliquid aliud  inuenit:deindealiusaliud  adiecit,  do nec  ad  perfedionem  per  multorum  operam dudafit; quifque  igitur  noftrum  dodorc  in- diget,ad  plenam  eorum  notiriam  aflequen- dam.qux  homini  humanis  viribus  vtentico gnofccrc  datum  eft , difeimus  autem  ab  alio aut  prf  fente> &  per  vocem  docente; aut  absente, &perlitetas, qu{  loco  vocum  funt;  id- circo quum  Scabalijs  intelligi. Et intelligere quid alij dicant, & feribant,  & addifeen-  j dum, &ad  docendum  omnino  necessarium fuerit, Grammatica  inuenta  eft.quf  concin- ne loqui,&  feribere  doceret;  cuius  quidem difeiplin;  cognitio,  si  omnes  vno  atque  eo- dem idiomate  vteremur,  minus  fortafle  necessaria,  licet  non  omnind  inutilis  nobis  esser,quum  fepe  videamus  rudes, & imperitos homines ilia, que  ab  eruditis  dicuntur, vel feribunturin  eodem  idiomate  non  inrelli- gere : fed  propter  linguarum  varietatem  est penitus neceliaru,  quum  neque  iiccraci  viri , ea, que  ab  alijS:aiio  idiomate  dicuntur. intel digere  queant, nifi  illius  linget  intelligeutii per  Grammaticam  fuerint  aifccutj:  propte- rea non  eft  eadem  apud  omnes  Grammatica, quia neque  ecdem voccs,neque  exdem  Ii terx,  vt  ait  Ariftot.  iq  principio  libri  de  Interpretatione jverfacur  enim  Grammatica  in fola  vocum, quibus  conceptus  animi  figni- fkantur,  limationc;&  quutn  ad  omnium  disciplinarum  intelligentiam  vtilis  fit , preci- pue  adomnium  prfllantisfimamcofert.que philofophia  est , eiusque  porisfimum  gratia  •s»***» inventaro  ac  traditam  fuifle  credendum  est. Logica  vero  alia  rationeinftrumentum  di- citur:quoniam  non  in  polienda  locutione, sed  in  conceptibus  ordinandis  tota  eius  na- tura confiftit;  propterea  vn  a,  et eade  eft  om- nibus getibus,&  nationibus: quiaapud om nes  homines  idem sunt conceptus, tametfi no ijfdem  vocibus,  neq;  ijfdem literis  apud omnes  fignificentur : ideo  Logica  eget  Grammatica eaque  pofterioreft,  quia  intelligere aliorum  conceptus  non  po(rumus,nifi  voces eoru  significatrices intelligamus quare  om- , nium  disciplinarum  prima  debet  dfe  Grammatica:quia  omnes  ea  egent,  vt  intelligere, acjntelligipoifunt.  Ob  aliam  quoque  ra- tionem Logica  Grammatica  liquitur:  quo- niam ipfius  Logicsr conftitutio a nomine, et verbo  exordiumluniit. quc  a Grammati- *(•««  di- co videtur  accipcre Logicus.quamqua  alia,  et alia  est  horum  coniideratio  in  Grammati ca ,&  in  Logica;  Gramaticus  enim  voces  re- rum significatrices alias  vocans  nomina,  & alias  verba;  has  & reliquas  orationis  partes tradar, vt  partes  locl:tionis;conceptum  autem significatum  non  cofiecrat,  nifi  propter vocem  fignificantem; Logicus  vero  conceptusabeis  fignificatos contemplatur,  ipsas autem  voces significantes  non conliderat, nifi propter  conceptus significatos, quod  di ferimen  in  definitionibus  nominis,  & verbi a Grammatico, & a Logico  traditis infpici potcfl; Logicus  enim  primario  cocepru  s re- fpicit,  fecundario  voces ; contra  Grammaticus primario  voces, conceptus secudarid. Exijs, qtix  diximus,  manifeftumeil Logica vnacum Grainaticafub  intcllcduali  instrumento, tanquam  fub proximo  genere  conti- neri, vtraque  enim  eft  difciplina  inftrumen- talis, seu  habitus  animi  instrumentarius,  et nobis  inferuiensad  omnium  aliarum  difciplinarum,& habituum  acquiGtionem,  precipue verd  ad  prxeipuas  difciplinas, et ad habitus  omnium  prxftantisfimos.  Differen- tia vero  harum  duarum instrumentaliiim  disciplinarum, quemadmodum, & aliorum  om niu  inftrumctoru,afcopo, &ab  vfu  vtriufique  defumitur; Gramatic{  enim  fcopus  eft, reda  atque  concinna  locutio , qua  iuuemur ad  omnium  difciplinarum  intelligentiam, & au- De Natura  Logica:,  Lib.  L i 5 et audiendo, et legendo. Logicz  vero  fco-  i puscfl,  viam  ac  methodum  tradere,  qua ad  rcrumnotitiam  adipifcentiam  vri  debea mus : ignotum  enim  noncognofcitur,  nili ex  alicuius  noti  cognitione  , & ad  cuiuf- que  ignota  rei  notitiam  aifequendam  a fla- turis qinbufdam  principiis, & per  certa  que- dam  media  progredi  nccelfc  clt,  line  quibus eius  rei  cognitione  numqtiam  potiremur. Tales  igitur  methodos  Logica  ducet,  ouas coguofeere  vanum  prorfus  eiret.fi  ad  rerum notiam  adipifcendam  nihil  nobis  vellicaris przbcrcnr ; quamobrem  ea cli  Logicz  natu ra , vt  fcien riarum  iufirumentumfic.ik  do- cear quomodo  conceptus  rerum  difponen- di  luit , vt  cx  notis  cognitionem  ignotorum adipifcamur.Scd  de  Logicz  fine  diligentius ac  fufius in  fcqucntibus  loqucmur. Cap.  XI . an  Logica  fttb  aliquo  quinque  habU tuum  intcllcduatium  contineatur. Declarat vm  efthaaenus, qua- lis habitus  Logica  fit:  efl  enim  habi- tus intclledtualis  inllrumentalis.quo  iuiia-  ( tur  intelledlas  ad  aliorum  habituum  ade- as ptionem.  Nunc  videndum  cll,  ani.i  illis •»*  quinque  ab  Ariflotelc  numeratis  contincatur. Dicunt  nonnulli  Aristotelem  in  illo  sexto  libro  de  Moribus solos  nominare  vn- , luifie  habitus  principales, i taque sufficientem cifeeam  numerationem,  tanquam  habituum principalium;  aft  habitus  Logicz non est principalis , quum  fit  inllrumentarius:  nullum  enim  inflrumentum  dicitur principale,  quatenus inrtru metum  cll:  quia cll  propter  aliud  tanquam  propter  finem: finis  autem  prellantior  efl  ijs,  quz  ipfius  1 Y gratia  funt,  vel  fiunt;  habitus  igitur  Logicz illa  enumeratione  noh  fuit  comprehendendus . Hancrcfponfrnncm  haud  equidem fpernenda.aut  refutandam  eife  ccnlco, sed  potius  magis  declarandam, vt  omnis hac  in  re  difficulcas  tollatur. Videtur  enim dicendum  ellc  Logicam  ea  habituum  nurnc ratione, et comprehenfam  tui(fc, &  non  coni prehenfam:  no  fuit  coprehcnfatquia  no  fuit exprclfajfi  quidem  Arillotel. folos  exprimt- re  voluit  habitus  principales;  fuit  tamen etiam  modo  quodam  implicite, et secundario  comprehenfa : qu ia  prxeipuorum  habitu uni  nominatione  illi  quoque  comprehenduntur, qui  eorum  gratia  funt;  quemadmodum fi  quis  ad  percontantem quo iueric respondeat Romam, hac responsione  alias quoque  medias  vrbes,  per  quas  tranfeundtim  fuit,  implicite  significat vt  Bononiam re!  Florentiam,  quz  exprimende  non  funt: propterta  quod  prxeipuus  illius  itineris fcopus,  ac  finis  non  fuere , fcdfola  Koma. Similiter  ratione  folemus  dicere, Jmpera- i tor  Romam  venit,  fine  expreffione aliorum quam  plurimorum  Ducum,  & militum,  qui vna  venerunt,  hi  namque  eius  gratia  venerunt: ideo  ei  nsvnius  nominatione  totum eius  comitatum  fubintelligimuGiacomo Zabarella. Zabarella. Keywords: metodo compositivo, metodo resolutivo, ordine compositivo, ordine resolutivo, logica ed estetica, Baumgarten, il liceo, il lizio. Refs.: Luigi Speranza, Notes on I Tatti’s edition of Zabarella, “On methods,” -- H. P. Grice, “Zabarella,” Speranza, “Grice and Zabarella.” “Grice e Zabarella: la risoluzione buletica,” Villa Grice, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

Grice e Zaleuco: la ragione conversazionale e la sapienza di Locri a Roma-- dura lex sed lex -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Locri). Filosofo italiano. He achieves great respute and respect as a law-giver in Locri, and has a reputation for being both humane and severe. He establishes fixed penalties for each offence, and two stories are told about the consequences of this. According to one, the punishment for adultery is the loss of both eyes. When his own son is found guilty of it, he orders that the punishment should be divided between them, so that they lose one eye each. The second story tells how the penalty for entering a particular public building carrying an arm is death. When he inadvertently violates the law, he executes himself. Both Diogene Laerzio and Giamblico call him a direct pupil of Pythagora – but his laws are usually dated to a much later period, making that impossible. In any case, Z., whose name improperly starts with a “Z” making him very UN-ROMAN (CATONE infamously banned the letter Z from the Roma alphabet, describing it as the ‘sound corpses make as they become’ – is a good proof that Cuoco is right, and that there is an Italic wisdom that pre-dates Pythagoras -- who had been born in Florence, anyway! There is no way to defend the view that Z. owes everything to the Hellenistic philosophy, even if those where the letters Pythagoras never wrote down! Locri is a fascinating philosophical city – or ‘village,’ as the Romans prefer. Cicero would say: “It is much easier to give good laws to Locri than it is to give bad laws to Rome!” – Zaleuco. Keywords: dura lex sed lex – Luigi Speranza. For Grice’s Play-Group, The Swimming-Pool Library.

Grice e Zamboni: la ragione conversazionale e la dialettica del lizio – filosofia italiana --Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Cento). Filosofo italiano. “Famous for his dialettica e cosmologia and implicature!” – Grice.  Figlio di Matteo Z., un  pittore originario di Cremona, di cui si conservano affreschi negl’oratori delle chiese della Pietà e di San Rocco. “Unlike his father” (Grice), Z. prende la strada degli studi filosofici. Studia a Ferrara sotto PENDASIO (si veda). Insegna a Ferrara. Tenne rapporti con la corte estense. Di fronte al duca d'Este recita il suo poemetto, “Le pompe funebri” – “which the duke didn’t like” (Grice) -- e quando si trova a essere oggetto di non chiarite gelosie e maldicenze da parte dei suoi colleghi a Ferrara, scrive al duca per richiedere un suo intervento. Non risulta il duca risolve i conflitti denunciati da Z., che, perciò, decide di trasferirsi altrove. Chiamato a Padova per insegnare in sostituzione di Zabarella – “whose surname also started with a Z” – Grice. Z. inizia il suo corso leggendo la prolusione Exordium habitum Patavii. Contro il tentativo di fondare a Padova uno studio rivale dell'università, Z. si espressa con l’oratione contro i gesuiti a favore di Padova, tenuta di fronte alla signoria di Venezia, nella quale sostenne che Padova, per insegnare, non ha bisogno dell'aiuto dei giesuiti e paventa i rischi di dividere gli studenti in fazioni come i guelfi e gibellini. L'autorizzazione all'apertura dello studio non a rilasciata e i gesuiti sono espulsi dalla repubblica veneziana a causa dell'interdetto scagliato da Paolo V, cui segue la cosiddetta guerra dell'interdetto. Ha una famosa controversia con RAGUSEO R sul numero essatto dei quattro elementi, ma anche sul valore della storia delle interpretazioni della filosofia del liceo, e su questioni didattiche in torno dei pupili con calligrafia bella. Sostenitore dell’esistenza della sua anima – “ma mortale” -- legata indissolubilmente a suo corpo, e sospettato d’eresia e e denunciato all'inquisizione. Con l'amico GALILEI (si veda), Z., ad opera di Belloni, condivideno accuse diverse, una denuncia al tribunale dell'inquisizione che non ha conseguenza. GALILEI e accusato di praticare l'astrologia giudiziaria e Z. di sostenere (i) che la sua anima e mortale e (ii) che Aristotele separa la filosofia del papato. Z. affronta altri due processi dai quali usce indenne grazie alla protezione della repubblica di San Marco. Molte fonti riportano che muore durante l'epidemia di peste che colpe l'Italia. Risulta che muore, invece, a causa di catarro accompagnato da febbre. Secondo alcuni, GALILEI si ispira a Z. nella scelta di un “Simplicio” come rappresentante dell'avversario liceale dell’elio-centrismo. Z. pubblica pochi saggi della sua dottrina, mentre sono a noi giunte numerose trascrizioni delle sue lezioni che prefere tenere solo oralmente. Le trascrizioni delle lezioni tenute a Padova presentano gravi problemi interpretativi che hanno impedito alla storiografia di poter avanzare una sintesi sicura di sua filosofia. Unica eccezione a questa difficoltà interpretativa sono le Lecturae exordium. Nella prima parte della lezione, si rammarica che il continuo rinascere della natura, come la successione delle quattro stagioni, dalle sue forme ormai trascorse, non susciti la meraviglia dell'uomo e lo sgomento per il continuo morire del mondo. Il mondo non è mai. Il mondo nasce e muore continuamente. La lezione si conclude con l’affermazione del dovere dell’uomo di conoscere se stesso. L’uomo, filosofa Z., si scopre in mezzo alle tribolazioni dell’incostanza. Ebbene, la conoscenza di sé è, per Z., l’unico strumento capace di dare a Z. serenità. La strada per conoscere se stessi e raggiungere la serenità è data dalla filosofia su cui si basa la morale e la scienza. L'uomo – “o al meno, io” -- ha un intelletto onnipotente che dalla conoscenza di se stesso e della natura giunge a congiungersi con la beatitudine del divino. Secondo una diffusa narrazione Z. e uno di quei filosofi del LIZIO che non solo rifiutano pervicacemente la scoperta eliocentrica di GALILEI in nome della filosofia del Liceo ma si rifiutano, invitati da Galilei di osservare direttamente nel telescopio l'esistenza delle montagne della luna, delle fasi di Venere, dei satelliti di Giove. Questo avvenimento, tramandato come simbolo della miopia di coloro che si ritengono custodi del vero sapere, è ritenuto falso. Nella lettera Galilei racconta a Keplero il comportamento dei filosofi di Padova ma non fa nomi. Che dire dei più celebri filosofi di Padova, i quali, colmi dell’ostinazione dell’aspide, nonostante più di mille volte io offro loro la mia disponibilità, non hanno voluto vedere né i pianeti, né la luna, né il cannocchiale? Questo genere di uomini ritiene infatti che la filosofia naturale e un libro come l’ENEIDE e che le verità e da ricercare non nel mondo o nella natura, bensì, per usare le loro parole, nel confronto dei testi. Ad un esame superficiale una lettera a Galilei, Gualdo conferma che tra coloro che rifiutarono l'osservazione con il telescopio vi e anche Z.. Abbiamo qui Morosini, il quale non può patire che Z. mentre V.S. è stata qui, non procura né voluto vedere queste sue osservationi, avendole io detto ch’ella se gli e offerta di andare sino alla sua propria casa per fargliele vedere; onde le pare che ha torto contrariarle senza averne fatto qualche ESPERIENZA. Nella successiva lettera di GUALDO a Galilei si riferisce di un colloquio con Z. che al rimprovero di essersi rifiutato dell'ESPERIENZA col telescopio risponde che lo fa perché, non volendo approvare cose di che io non ho cognizione alcuna né l’ho vedute. Questo è quello, dico, ch’ha dispiacciuto a GALILEI ch’ella non ha voluto vederle. Rispose: Credo che altri che lui non l’ha veduto. E poi quel MIRARE PER QUEGL’OCCHIALI M’IMBALORDISCON LA TESTA. Basta, non ne voglio sapere altro. Z. afferma in questo testo che gli causa DISAGIO mirare nel telescopio e che dunque non si rifiuta di guardare ma non accetta di vedere cioè di accogliere l'interpretazione di GALILEI di quella OSSERVAZIONE. Più in generale, Forlivesi sostiene che la posizione di Z. e sempre coerente nel ritenere che l'interpretazione dei dati osservativi non puo andare disgiunta dall'esistenza di una dottrina filosofico-naturale complessiva. Forlivesi rileva altresì che lo stesso Galilei, a volte, propone un’ipotesi circa la natura del cielo non meno problematica di quelle proposte dal Lizio. D'altra parte, come conferma Bellone il cannocchiale e uno strumento di fattura artigianale. Non c’e una teoria dell'ottica - si deve attendere Newton e la immagine e alquanto deformata. Saggi: “Le pompe funebri; ovvero, Aminta e Clori” Ferrara; Lecturae exordium habitum Patavii, Ferrara, Mammarelli; Explanatio proœmii librorum LIZIO de physico auditu cum introductione ad naturalem philosophiam, continente tractatum de pædia, descriptionemque universæ naturalis philosophiæ quibus adjuncta est præfatio in libros De physico auditu, Padova, Novellum; Oratio habita Ferrariae ad Clementem VIII pro S. Q. Centensi, Ferrariae; Disputatio de formis IV corporum simplicium quæ vocantur elementa, Venezia, Oratio habita in creatione serenissimi venetiarum principis DONATI, Venezia, Disputatio de cœlo -- de natura cœli, de motu cœli, de motoribus cœli abstractis; Adjecta est Apologia dictorum del LIZIO, de via lactea, et de facie in orbe lunæ, Venezia, Balionum, Oratione al serenissimo principe BEMPO nella sua essaltatione al principato; Apologia dictorum LIZIO de V cœli substantia adversus Xenarcum, Venezia, Meiettum; Il nascimento di Venezia, Venezia; Oratione al serenissimo principe Priuli nella sua essaltatione al principato; Il ritorno di Damone, Venezia, Oratione in nome di Padova, Chiorindo, Venezia; Apologia dictorum LIZIO de calido innato adversus Galenum, Venezia, Deuchiniana; Apologia dictorum LIZIO de origine et principatu membrorum adversus Galenum, Venezia, Piutum; Expositio in digressionem Averrhois de semine contra Galenum pro LIZIO; Tractatus de sensibus externis, de sensibus internis et de facultate appetitive, Venezia, DIALETTICA Venezia, Le nubi, Venezia, Biblioteca Marciana; Z. Testamento. Fonte: G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana. Favaro, Lo Studio di Padova; Preti, Ragusa, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Z. in occasione del trasferimento di Galilei da Padova a Firenze si rammaricava scrivendo. O quanto harrebbe fatto bene anco GALILEI, non entrare in queste girandole, e non lasciar la libertà patavine. Portale Galilei. Forlivesi, Z. Il contributo italiano alla storia del pensiero – Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Per esempio, Pinotti, autore dell'introduzione al “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, Milano. Z. Lecturae exordium; Forlivesi, Il contributo italiano alla storia del pensiero, filosofia; Enciclopedia Italiana Treccani, Galilei, Epistola ad Keplerum, Padova, Le opere, A. FAVARO, lettera, GUALDO, Lettera a GALILEI, Padova,, in Galilei, Opere; Gualdo, lettera a Galilei, Padova; in Galilei, Le opere; Forlivesi. Galilei, Opere, ediz. naz.; Tassoni, Lettere, Puliatti, Bari; Imperiale, Musaeum historicum et physicum, Venezia; Arisi, Cremona literata, Parma-Cremona; Naudaeana et Patiniana, Amstelodami; Crescimbeni, Dell'istoria della volgar poesia, Venezia; Borsetti, Historia alini Ferrariae gymnasii, Ferrara, Guarino, Ad Ferrariensis gymnasii historiam supplementum et animadversiones, Bologna; Borsetti, Adversus supplementum et animadversiones, Venezia; Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, Padova; Erri, Dell'origine di Cento, Bologna, Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Venezia);  Fiorentino, Pomponazzi, Firenze, Favaro, Lo Studio di Padova, Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti; Berti, Di Z. e della sua controversia con l'Inquisizione di Padova e di Roma, Memorie della Reale Accademia dei Lincei, classe di scienze morali, storiche e filologiche; Mabilleau, Étude historique sur la philosophie de la renaissance en Italie: Z., Paris; Favaro, Galilei e lo studio di Padova, Firenze; ad Indicem; Favaro, in Archivio Veneto, rec. di Mabilleau); Sighinolfi, Il posseso di Cento e della pieve e la legazione di Z. a Clemente VIII in Ferrara, Atti e memorie della Regia Deputazione di storia patria per le province di Romagna; Atti della nazione germanica artista nello Studio di Padova; Favaro, Venezia; ad Indicem; Atti della nazione germanica dei legisti nello Studio di Padova, cur. Brugi, Venezia; Charbonnel, La pensée italienne et le courant libertin, Paris; Spampanato, Documenti intorno a negozi e processi dell'Inquisizione, in Giornale critico della filosofia italiana; Spini, Ricerca dei libertini, Roma; Firpo, Filosofia  e contro-riforma, Torino; Savio, Il nunzio a Venezia dopo l'Interdetto, in Archivio Veneto; SAITTA, Il pensiero italiano, Firenze; Torre, Un processo: l'inquisizione contro Z., Verità e libertà, Congresso della Società filosofica italiana, Palermo; Rotondò, Documenti per la storia dell'Indice dei libri prohibiti; Garin, Storia della filosofia italiana, Torino; Pupi, Una riflessione a proposito delle critiche di Galilei al LIZIO, in Nel centenario della nascita di Galilei, Milano; Acta nationis Germanicae artistarum a cura di L. Rossetti, Padova; ad Indicem; Schiavone, ENCICLOPEDIA FILOSOFICA, Firenze; Torre, Studi su Z., Padova; Favaro, Galilei a Padova (Padova); Franceschini, Nuovi documenti relativi ai docenti dello Studio di Ferrara, Ferrara; ad Indicem; Puliatti, Tassoni, Firenze, ad Indicem; Rossetti, Manoscritti di Z., Cambridge, in Quaderni per la storia dell'Università di Padova; Schmitt, Z., un aristotelico al tempo di Galilei, Venezia; Corazzol, Portenari maestro di grammatica a Feltre ed una lettera di Z., in Quaderni per la storia dell'Università di Padova, Torre, Logica ed ESPERIENZA nel De Paedia di Z. in Aristotelismo veneto e scienza moderna, Olivieri, Padova; A. Favaro, Lo Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del secolo decimosesto, in «Atti del regio Istituto veneto di scienze, lettere e arti, Forlivesi, Z., Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Treccani, Carlini, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Schmitt, Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “There’s something primitive about the way Italians speak. We would never call Austin the Lancastrian, as the Greeks called Aristotle the Stagirite, or the Italians call Zamboni ‘Cremonini’ just because he had a connection with Cremona. As Wellington said when he was referred to as an Irishman: ‘being born in a stable does make you not a horse’!” Grice: “Cremonini is of course underrated in Italy because Galilei is OVER-rated. But Galilei was HARDLY a philosopher – what’s philosophical about sticking your eyes on a muddy micro or macroscope? Instead, Zamboni could lecture on Aristotle to no end!” He was a lizio! Voniam autem omnia oportet de TERMINI – NOMINE et verbo dicere, vt fuit PROPOSITVM, nomen autem,et verbum sunt VOX SIGNIFICATIVA et propter hoc diftinguuntur à quibusliber VOCIBVS SIGNIFICATIONE carentibus, ideo oportet declarare modum omnis SIGNIFICATIONIS, vt habeamus quenam proximè ab ipsis vocibus, que sunt nomen, et verbum SIGNIFICENTVR, d preterea, vt habeamus quot modis ipsa, que a vocibus significantur, le habeant, inde enim habebimus originem ENVNCIATIVE orationis; quatuor igitur in ordine ad SIGNIFICATIONEM se habeät: Vnum fignificatur et lunt ipse RES, aliud signiticat, et sunt que scribuntur, ideft litters ipfei duo alia significant, et SIGNIFICANTVR CONCEPTVS SIGNIFICANT IPSAM REM, et signitcantur per voces,et per litteras; similiter VOX SIGNIFICAT CONCEPTVS  ET MEDIANTIBVS CONCEPTIVS IPSAM REM, significantur aut per litteras, unde VOX IMMEDIATE SIGNIFICAT CONCEPTVS, quocirca qualis erit conditio conceptuum, ralis etiam erit conditio vocum, et ita paret, quod primò res elt, vt “homo”, deinde guid aliquis intelligit hominem, formatur conceptus euldem hommis; tercio ilte conceptus homo exprimitur, quarto litteris defignatur: aduertendum autem etts quod inter licteras, et voces noo eft neceffarius ordo, potell refcribi id, quod non eft voce perlatum, & fic etiam littere poflunt immediatè conceptum explicare, verumtamen ordo naturalis est, vt conceptus per vocem explicetur, iita vero quatuor ita te habent, vi duo ex illis tint ea-dem apud omnes, duo vero ad placitumlint; cadem apud omnes funt prima duo, conceptus icilicet, o res, “HOMO” enim vorque idem elt, & 11 militer conceptus, qui tt de homine: Dicetis, ti conceptus funt idem apud omnes, quomodo vnus haber diueríam opinionem ab alio? veluti de Deo vari) varia opinantur; Respondetur, quod conceptus dupliciter poteft confiderari, vel simpliciter vt elt PASSIO IPSIUS ANIMI, & fic idem elt APVD OMNES, vel vi elt paffio talis in ordine ad objectum, de quo fic conceptus, & hic poteft elle varietas apud varios; alia verò duo, voces Icilicer & littere funt AD BENEPLACITVM – ET NON AD NATURAM -- & apud varios variè le habent, apud Grecos enim alia voce homo fignificatur rideft, antropos e & alia feribitur, & SIGNIFICATVR APVD LATINOS. Dicetis etiam SONVS BRUTORVM, est vox, tamen NON EST AD PLACITVM illorum, sed eodem modo voi que fe habent; Relpondetur, quod voces funt duplices, alig que SIGNIFICAT AFFECTVS, alie que SIGNIFICAT CONCEPTVS, fi loquamur de vocibus, que fignificant conceptus, tales autem funt voces, que lequuntur intellectum, dideo VOX ARTICVLATA proprie lunt ipiorum HOMINVM, cum itaque dictum fit voces imediaté fignificare conceptus, veluti fe habe--- Cesare Zamboni di Cremona (Cremonini). Zamboni. Keywords: i galileiani, la dialettica di Zamboni, de interpretatione, nomen, significatio, ad placitum. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Cremonini," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Zamboni.

Grice e Zamboni: la ragione conversazionale e il volere -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Verona). Grice: “Not everybody knows his zamboni.” There’s Giorgio Zamboni, but this entry is about Giovanni Zamboni. Essential Italian philosopher. Filosofo italiano. Saggi: Spencer:  commemorazione e polemica, Garagnani, Bologna; La filosofia scolastica secondo un positivista, Marchiori,Verona; Il valore scientifico del positivismo d’ARDIGO (si veda) e della sua conversion, Verona; La dottrina morale e la psicologia del VOLERE in un saggio di etica di un discepolo d’ARDIGO, Società Veronese, Verona; La gnoseologia dell’atto come fondamento della filosofia dell’essere: saggio d'interpretazione sistematica della dottrina gnoseologica d’AQUINO, Milano; Gnoseologia, Vita e Pensiero, Giuseppe, Milano; L’origine delle idee: saggio analitico INTROSPETTIVO, proposto alla riflessione personale, Società Veronese, Verona; Sistema di gnoseologia e di morale: base teoretica per esegesi e critica della filosofia, Studium, Roma; Studi esegetici, critici, comparativi sulla CRITICA DELLA RAGIONE PURA, Veronese, Verona; Metafisica e gnoseologia, Veronese, Verona; Il realismo critico della gnoseologia pura: risposta al caso Zamboni, Gemelli, Olgiati e Rossi, Verona; Realismo, metafisica, personalità: rilievi, note, discussioni, Veronese, Verona; La persona umana: soggetto auto-cosciente nell’esperienza integrale: termine della gnoseologia, base della metafisica, Verona, Giulietti., Vita e pensiero, Milano; Precisazioni e complementi ai testi scolastici: religione naturale e l’essenza della religione cristiana, Veronese, Verona; La filosofia dell’ESPERIENZA IMMEDIATA, elementare, ed integrale: per la completa auto-consapevolezza dello spirito umano, Veronese, Verona; Itinerario filosofico dalla propria coscienza all’esistenza di Dio, Veronese, Verona; Teodicea, Rodella, Vita veronese, Verona; La dottrina della COSCIENZA immediata: struttura funzionale della psiche umana è la scienza positiva fondamentale, Veronese, Verona; Dizionario filosofico, Vita e Pensiero, Milano; Idee e giudizi, Marcolungo F.L., IPL, Milano; L’IO e le nozioni sopra-sensibili, (IPL, Milano; Corso di gnoseologia pura elementare: spazio, tempo, percezione intellettiva, IPL, Milano; Corso di gnoseologia pura elementare: idee e giudizi, IPL, Milano; Corso di gnoseologia pura elementare; Autobiografia di una personalità integrale, Guidi). Archivio storico, Curia diocesana, Verona, Studi sulla Critica della ragione pura; Qui Edit,Verona, Sistema di gnoseologia e di morale; Qui Edit, Verona. Volontà. La Volontà, statua di Janson per l'Opéra di Parigi. La volontà è la determinazione fattiva e intenzionale di una persona ad intraprendere una o più azioni volte al raggiungimento di uno scopo preciso.  La volontà consiste quindi nella forza di spirito diretta dall'essere umano verso il fine, o i fini, che egli si propone di realizzare nella sua vita, o anche solamente nel potere impiegato nelle sue azioni semplici e quotidiane. Esempi di volontà possono essere il desiderio di lasciare un'eredità ai figli e/o ai parenti, o il proposito di comprare una casa. Generalmente la volontà rappresenta la facoltà di una persona di scegliere e raggiungere con sufficiente convinzione un dato obiettivo. Da un punto di vista esclusivo, la volontà di una persona è la sua capacità di non farsi condizionare dalle altre persone. In questo senso, la volontà si può accomunare alla parola assertività. Quello di volontà è un concetto fondamentale e a lungo dibattuto nell'ambito della filosofia, in quanto inestricabilmente legato all'interpretazione dei concetti di libertà e virtù. Particolarmente problematico è poi il suo rapporto con le interpretazioni meccanicistiche del mondo. Se l'uomo sia capace di atti volitivi – H. P. GRICE: WILLING AND VOLITING -- che, in quanto tali, rompono il meccanicismo della realtà, o se invece la sua volontà sia determinata da una legge che regola l'universo, e sia quindi snaturata e priva di ogni valore morale. Sono qui evidenti i rapporti col concetto di libertà.  La concezione intellettualistica dei Greci  Socrate, testa in marmo al Museo del Louvre – Parigi. Una visione intellettualistica della volontà, condizionata dal sapere, era nelle tesi di Socrate basate sul principio della naturale attrazione verso il bene e dell'involontarietà del male. L’uomo per sua natura è orientato a scegliere ciò che è bene per lui. La virtù è scienza, e consiste nel dominio di sé e nella capacità di dare ascolto alle esigenze dell'anima. Se non si fa il bene, è perché non lo si conosce. Il male quindi non dipende da una libera volontà, ma è la conseguenza dell'ignoranza umana che scambia il male per bene, proiettando quest'ultimo sui piaceri o su qualità esteriori.  L’accademia approfondì quest'aspetto dell'etica socratica, in particolare nel Gorgia e nel Filebo.  Anche per il Lizio un'azione volontaria e libera è quella che nasce dall'individuo e non da condizionanti fattori esterni, purché sia predisposta dal soggetto con un'adeguata conoscenza di tutte le circostanze particolari che contornano la scelta. Tanto più accurata sarà questa indagine tanto più libera sarà la scelta corrispondente. Nel PORTICO è centrale il tema della volontà di che aderisce perfettamente al suo dovere – kathèkon --, obbedendo a una forza che non agisce esteriormente su di lui, bensì dall'interno. Siccome tutto avviene secondo necessità, la volontà consiste nell'accettare con favore il destino, qualunque esso sia, altrimenti si è comunque destinati a farsi trascinare da esso contro voglia. Il dovere del PORTICO non è quindi da intendersi come un esercizio forzato di vita, ma sempre come il risultato di una libera scelta, effettuata in conformità con la legge del lògos. E poiché il bene consiste appunto nel vivere secondo RAGIONE, il male è solo ciò che in apparenza vi si oppone.  Plotino, rifacendosi all’accademia, sostenne analogamente che il male non ha consistenza, essendo soltanto una privazione del bene che è l'uno assoluto. La volontà consiste quindi nella capacità di ritornare all'origine indifferenziata del tutto attraverso l'estasi, la quale però non può essere mai il risultato di un'azione pianificata o deliberata. Si ha infatti in Plotino la rivalutazione del procedere inconscio, dato che il pensiero cosciente e puramente logico non è sufficiente. Lo stesso uno genera da sé i livelli spirituali a lui inferiori non in vista di uno scopo finale, ma in una maniera non razionalizzabile, poiché l'attività giustificatrice della ragione prende ad agire solo ad un certo punto della discesa in poi. Il concetto di volontà divenne centrale nella filosofia per la sua stretta relazione con i concetti di peccato e virtù. Si pensi alla difficoltà di definire o concepire una colpa in assenza della possibilità di determinare le proprie azioni. La filosofia accentua l'aspetto volontaristico del neoplatonismo, a scapito di quello intellettualistico, riprendendo ad esempio da Plotino il concetto dell'origine imperscrutabile della volontà divina, ma attribuendovi decisamente il connotato di persona, come soggetto che agisce intenzionalmente in vista di un fine.  La BUONA VOLONTA [cf. H. P. GRICE, “Ill-WILL”], e e non più LA RAZIONALITA, è quella che consente di volgersi alla realizzazione del bene. Ma non è possibile raggiungere quest'ultimo senza l'intervento divino elargitore della grazia – ‘Grice’s grace’ --, mezzo essenziale di liberazione dell'uomo. La volontà non potrebbe indirizzarsi al bene, corrotta com'è dalla schiavitù delle passioni corporee, se non ci fosse la rinascita dell'uomo operata da Cristo. Agostino, dipinto di Antonello da Messina- Palazzo Abatellis – Palermo. Permase tuttavia l'aspetto conoscitivo della volontà, che si verifica attraverso un'illuminazione dell'intelletto per opera dello Spirito Santo. Volontà e conoscenza rimasero così per Agostino indissolubilmente legati. Non si può credere senza capire, e non si può capire senza credere. La virtù che ne scaturisce divenne così la volontà di aderire al disegno divino. In polemica contro Pelagio, Agostino aggiunse che la volontà umana è stata irrimediabilmente corrotta dal peccato originale, che ha inficiato la nostra capacità di compiere delle scelte, e quindi la nostra stessa libertà. A causa del peccato originale nessun uomo sarebbe degno della salvezza, ma Dio può scegliere in anticipo chi salvare, illuminandolo su cosa è bene, e infondendogli anche la volontà effettiva di perseguirlo, volontà che altrimenti sarebbe facile preda delle tentazioni malvagie Ciò non toglie che l'uomo possegga un libero arbitrio, ossia la capacità razionale di scegliere tra il bene e il male, ma senza l'intervento divino una tale scelta non avrebbe alcuna efficacia realizzativa, sarebbe cioè preda di inerzia o arrendevolezza.  Il conflitto tra la scelta operata dal libero arbitrio e l'impossibilità di attuarla secondo libertà denota una condizione di duplicità della volontà: non si tratta di un disaccordo tra la volontà e l'intelletto, né tra due principi contrapposti in forma manichea, bensì di un conflitto tutto interno alla volontà, che è come dilaniata: sente di volere, ma non completamente, e quindi in un certo senso vorrebbe volere. Il comando della volontà riguarda se stessa, non altro da sé. Quindi non è tutta la volontà che comanda; per questo il suo comando non si realizza. Se fosse tutta, infatti, non comanderebbe di essere, poiché già sarebbe. Allora le volontà sono due, poiché nessuna è intera e nell'una è presente ciò che è assente nell'altra. Agostino, Confessioni; Opera Omnia d’Agostino, cur. della Nuova Biblioteca Agostiniana Roma, Città Nuova. Intelletto e volontà nella Scolastica  Tommaso d'Aquino, dipinto di Fra Angelico - Museo Nazionale di San Marco - Firenze Il connubio tra intelletto e volontà permase nelle opere di Scoto Eriugena, e soprattutto d’Aquino, secondo cui il libero arbitrio non è in contraddizione con la predestinazione alla salvezza, poiché la libertà umana e l'azione divina della grazia tendono ad unico fine, ed hanno una medesima causa, cioè Dio. AQUINO, come FIDANZA (si veda), sostenne inoltre che l'uomo ha sinderesi, ovvero la naturale disposizione e tendenza al bene e alla conoscenza di tale bene. Per Bonaventura tuttavia la volontà ha il primato sull'intelletto.  All'interno della scuola francescana di cui Bonaventura era stato il capostipite, Duns Scoto si spinse più in là, diventando assertore della dottrina del volontarismo, secondo cui Dio sarebbe animato da una volontà incomprensibile e arbitraria, in gran parte slegata da criteri razionali che altrimenti ne limiterebbero la libertà d'azione. Questa posizione ebbe come conseguenza un crescente fideismo, ossia una fiducia cieca in Dio, non motivata da argomenti. Al fideismo adere OCCAM, esponente della corrente nominalista, il quale radicalizzò la teologia di Scoto, affermando che Dio non ha creato il mondo per «intelletto e volontà» come sostene Aquino, ma per sola volontà, e dunque in modo arbitrario, senza né regole né leggi. Come Dio, anche l'essere umano è del tutto libero, e solo questa libertà può fondare la moralità dell'uomo, la cui salvezza però non è frutto della predestinazione, né delle sue opere. È soltanto la volontà di Dio che determina, in modo del tutto inconoscibile, il destino del singolo essere umano.  Le dispute tra Lutero, Erasmo, Calvino  Martin Lutero - dipinto di Lucas Cranach il Vecchio - chiesa di Sant'Anna, Augusta (Germania) Con l'avvento della Riforma, Lutero fa propria la teoria della predestinazione negando alla radice l'esistenza del libero arbitrio. Non è LA BUONA VOLONTA [cf. H. P. GRICE, “ILL-WILL”] che consente all'uomo di salvarsi, ma solo la fede, infusa dalla grazia divina. È solo Dio, quello absconditus della tradizione occamista, a spingerlo in direzione della dannazione o della salvezza. La volontà umana è posta tra i due, Dio e Satana, come un giumento, il quale, se sul dorso abbia Dio, vuole andare e va dove vuole Dio,se invece sul suo dorso si sia assiso Satana, allora vuole andare e va dove vuole Satana, e non è sua facoltà di correre e cercare l'uno o l'altro cavalcatore, ma i due cavalcatori contendono fra loro per averlo e possederlo -- Lutero, De servo arbitrio. Alla dottrina del servo arbitrio invano Erasmo replica che il libero arbitrio è stato sì viziato ma non distrutto completamente dal peccato originale, e che senza un minimo di libertà da parte dell'uomo la giustizia e la misericordia divina diventano prive di significato. Alla concezione volontaristica di Dio aderì tra gli altri Calvino, che radicalizzò il concetto di predestinazione fino a interpretarlo in un senso rigorosamente determinista. È la Provvidenza a guidare gli uomini, indipendentemente dai loro meriti, sulla base della prescienza e onnipotenza divina. L'uomo tuttavia può ricevere alcuni "segni" del proprio destino ultraterreno in base al successo o meno ottenuto nella propria vita politica ed economica.  La dottrina molinista e giansenista  Giansenio - Incisione di Jean Morin Anche all'interno della chiesa cattolica, che pure si era schierata contro le tesi di Lutero e Calvino, iniziarono una serie di dispute sul concetto di volontà. Secondo Molina la salvezza era sempre possibile per l'uomo dotato di buona volontà. Egli sostenne che:  la prescienza di Dio e la libera volontà umana sono compatibili, poiché Dio può ben prevedere nella sua onnipotenza la futura adesione dell'uomo alla grazia da lui elargita; questo piano di salvezza si attua per una valenza positiva attribuita alla volontà umana, in quanto neppure il peccato originale ha spento l'aspirazione dell'uomo alla salvezza. A lui si contrappose Giansenio, fautore di un ritorno ad Agostino: secondo Giansenio l'uomo è corrotto dalla concupiscenza, per cui senza la grazia è destinato a peccare e compiere il male; questa corruzione viene trasmessa ereditariamente. Il punto centrale del sistema di Agostino risiedeva per i giansenisti nella differenza essenziale tra il governo divino della grazia prima e dopo la caduta di Adamo. All'atto della creazione Dio avrebbe dotato l'uomo di piena libertà e della «grazia sufficiente», ma questi l'aveva persa con il peccato originale. Allora Dio avrebbe deciso di donare, attraverso la morte e resurrezione di Cristo, una «grazia efficace» agli uomini da lui predestinati, resi giusti dalla fede e dalle opere.  Le divergenze tra le due posizioni, che diedero vita a una disputa tra i religiosi di Port-Royal e i gesuiti molinisti, saranno risolte con il formulario Regiminis apostolicis del 1665.  La concezione del pensiero moderno Nell'ambito della concezione religiosa della libertà il pensiero moderno ha assunto una visione razionalista con Cartesio che, identificando la volontà con la libertà, concepiva quest'ultima in senso intellettuale come scelta impegnativa di cercare la verità tramite il dubbio. Una cattiva volontà è ciò che può essere di ostacolo in questa ricerca e causa l'insorgere degli errori.  Mentre però Cartesio si arenò nella duplice accezione di res cogitans e res extensa, attribuendo assoluta volontà alla prima e passività meccanica alla seconda, Spinoza si propose di conciliarle in un'unica sostanza, riprendendo il tema stoico di un Dio immanente alla Natura, dove tutto avviene secondo necessità. La libera volontà dell'uomo dunque non è altro che la capacità di accettare la legge universale ineluttabile che domina l'universo. Leibniz - dipinto di Christoph Bernhard Francke - Herzog Anton Ulrich-Museum - Braunschweig Leibniz Leibniz accetta l'idea della volontà come semplice autonomia dell'uomo, ossia accettazione di una legge che egli stesso riconosce come tale, ma cercando di conciliarla con la concezione cristiana della libertà individuale e della conseguente responsabilità. Egli ricorse pertanto al concetto di monade, ossia "centro di forza" dotato di una propria volontà, che sussiste insieme ad altre infinite monadi, tutte inserite in un quadro di armonia prestabilita, la quale però non è dominata da una razionalità rigidamente meccanica. Si tratta di una razionalità superiore, voluta da Dio per un'esigenza di moralità, da comprendere in un'ottica finalistica, nella quale anche il male trova la sua giustificazione: come elemento che nonostante tutto concorre al bene e che all'infinito si risolve in quest'ultimo.  Da Kant a Hegel  Kant - Herzog Anton Ulrich-Museum. Per Kant la volontà è lo strumento che ci permette di agire, obbedendo sia agli imperativi ipotetici (in vista di un obiettivo), sia a quelli categorici, dettati unicamente dalla legge morale. Solo nel caso dell’IMPERATIVO CATEGORICO la volontà è pura, perché in tal caso non comanda alcunché di particolare: essa è formale, cioè prescrive solo come la volontà debba atteggiarsi, non quali singoli atti deve compiere.  In un mondo dominato dalle leggi deterministiche della natura (fenomeni), la volontà morale è ciò che rende possibile la libertà, perché obbedisce ad un comando che essa stessa si è liberamente dato, non certo in maniera arbitraria, bensì conformemente alla sua natura razionale (noumeno). Essa però non comanda il bene. Per Kant l'unica cosa buona è la volontà intrinsecamente buona.  Riprendendo il Kant della Critica del Giudizio, Fichte e Schelling esaltano la volontà come assoluta attività dell'Io, o dello Spirito, in contrapposizione alla passività del non-io, o della Natura, nell'ottica però di un rapporto dialettico che si risolve nella supremazia dell'etica per il primo, o dell'arte per il secondo. Per Hegel invece un tale rapporto si risolve nella supremazia della Ragione dialettica stessa, dando adito alle critiche di chi, come Schelling, sostenne l'impossibilità di ricondurre un libero atto di volontà entro il rigido schema razionale della dialettica. Schopenhauer e Nietzsche  Schopenhauer - dipinto di Jules Lunteschütz  Lo stesso argomento in dettaglio: Pensiero di Schopenhauer § Il mondo come volontà e Volontà di potenza. Il tema della volontà è centrale nel pensiero di Schopenhauer, il quale, riprendendo Kant, sostenne che l'essenza del noumeno è proprio la volontà. In polemica contro Hegel, secondo Schopenhauer la natura e il mondo non hanno un'origine razionale, ma nascono da un istinto irrazionale di vita, da una pulsione informe e incontrollata che è appunto volontà. Non c'è dunque spazio per l'ottimismo della ragione, dal momento che questa volontà di vivere sfrenata e arbitraria è causa di sofferenza. Da questa se ne esce attraverso la sublimazione e la presa di coscienza che il mondo è l'oggettivazione della volontà, cioè è una mia stessa rappresentazione, fenomenica e illusoria (velo di Maya): concetto di origine orientale e in parte neoplatonica, che si traduce nel desiderio della vita stessa (eros) di diventare finalmente consapevole di sé; questa consapevolezza coincide con l'auto-negazione della volontà e permette così di uscire dal ciclo insensato dei desideri, morti e rinascite.  A differenza di Schopenhauer, Nietzsche esaltava questa volontà di vivere sfrenata e irrazionale, ponendo in primo piano il valore dell'aspetto vitale e "dionisiaco" dell'essere umano, in contrapposizione a quello riflessivo e "apollineo". Solo dalla volontà di potenza, cioè dalla volontà che vuole se stessa e il proprio accrescimento senza sosta, nasce la possibilità infinita del rinnovamento e della vita. La rigidità della ragione, viceversa, che costringe la realtà dentro uno schema, è una non-volontà, alleata della morte perché nega la possibilità del cambiamento che è l'essenza del vivere. La volontà di potenza pertanto non si afferma come desiderio concreto di uno o più oggetti specifici, ma come il meccanismo stesso del desiderio nel suo funzionamento incessante: soffermarsi sulle forme che essa produce sarebbe morire, e quindi deve ogni volta paradossalmente negarle per potersi riaffermare di nuovo, in una continua oscillazione.  Questioni sociologiche Nel campo della sociologia, Tönnies ha proposto una «teoria della volontà» che distingue due diverse forme di volontà: una basata sulla natura, cioè sul sentimento di appartenenza e sulla partecipazione spontanea alla comunità -- Wesenwillen; l'altra costruita artificialmente, fondata essenzialmente sulla convenienza e sullo scambio economico, da cui deriva la moderna società post-industriale – Kürwillen. Questa concezione sociologica influenzò anche i filosofi Barth, Gusti e  Jacoby.  Lessico e modi di dire Frasi fatte e combinazioni di parole di uso frequente della parola volontà sono: «le ultime volontà», riferita in genere alle decisioni prese in punto di morte; «volontà di ferro», a indicarne l'energica fermezza e costanza. Tipica di Vittorio ALFIERI (si veda) è il motto «volli, sempre volli, fortissimamente volli», con la quale il drammaturgo settecentesco spronava se stesso a studiare ininterrottamente facendosi legare alla sedia per poter acquisire una valida cultura classica a partire dai ventisette anni. Socrate ha espressamente identificato la libertà con l'enkràteia. Prima di lui la libertà aveva un significato quasi esclusivamente giuridico e politico; con lui assume il significato morale di dominio della razionalità sull'animalità. Reale, Il pensiero antico, Vita e Pensiero, Milano. Tutta la mia attività, lo sapete, è questa: vado in giro cercando di persuadere giovani e vecchi a non pensare al fisico, al denaro con tanto appassionato interesse. Oh! pensate piuttosto all'anima: cercate che l'anima possa divenir buona, perfetta» (cit. da Apologia di Socrate, trad. di  Turolla, Milano-Roma. Aristotele, Etica Nicomachea. IL PORTICO in proposito paragona la relazione uomo-Universo a quella di un cane legato ad un carro. Il cane ha due possibilità: seguire armoniosamente la marcia del carro o resisterle. La strada da percorrere sarà la stessa in entrambi i casi. L'idea centrale di questa metafora è espressa in modo sintetico e preciso da Seneca, quando sostiene: «Il destino guida chi lo accetta, e trascina chi è riluttante -- Seneca, Epist. Mathieu, Come leggere Plotino, Bompiani, Milano. Questo è il senso della celebre affermazione agostiniana credo ut intelligam, e intelligo ut credam. Agostino si rifaceva in proposito alle parole di Paolo di Tarso. C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; io infatti non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Lettera ai Romani, su laparola. Perone, Ferretti, Ciancio, Storia del pensiero filosofico, Torino, SEI. Trad. in Donatella Pagliacci, Volere e amare: Agostino e la conversione del desiderio.  Città Nuova. Lutero, De servo arbitrio -- cit. in Memorie di religione, di morale e di letteratura, Modena. Erasmo da Rotterdam, De libero arbitrio. In esso, particolarmente incisivo è l'esempio che Erasmo presenta per supportare la sua soluzione, di un padre e il suo figliolo che vuole cogliere un frutto. Il padre alza nelle sue braccia il figlio che ancora non sa camminare, che cade e che fa degli sforzi disordinati; gli mostra un frutto posato davanti a lui; il bambino vuole correre a prenderlo, ma la sua debolezza è tale che cadrebbe se il padre non lo sostenesse e guidasse. È quindi solo grazie alla conduzione del padre (la Grazia di Dio) che il bambino arriva al frutto che sempre suo padre gli offre; ma il bambino non sarebbe riuscito ad alzarsi se il padre non l'avesse sostenuto, non avrebbe visto il frutto se il padre non glielo avesse mostrato, non sarebbe potuto avanzare senza la guida del padre, non avrebbe potuto prendere il frutto se il padre non glielo avesse concesso. Cosa potrà arrogarsi il bambino come sua autonoma azione? Malgrado nulla avrebbe potuto compiere con le sue forze senza la Grazia, ciò nonostante ha pur fatto qualcosa. Cartesio, Principia. Spinoza, Ethica. Egli sostenne infatti che «quando si discute intorno alla libertà del volere o del libero arbitrio, non si domanda se l'uomo possa far ciò che vuole, bensì se nella sua volontà vi sia sufficiente indipendenza -- Leibniz, Nuovi saggi.  Schelling, Filosofia della rivelazione. Tönnies, Gemeinschaft und Gesellschaft. Abhandlung des Communismus und des Socialismus als empirischer Culturformen; Gemeinschaft und Gesellschaft. Grundbegriffe der reinen Soziologie, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt, Dizionario dei modi di dire, Hoepli editore.Espressione tratta dalla Lettera responsiva a Ranieri de' Calsabigi, scritta da Alfieri. Alfieri, cur. Bartolucci. Brianese, La volontà di potenza di Nietzsche e il problema filosofico del superuomo, Paravia, Costa, La paideia della volontà. Una lettura della dottrina filosofica di Epitteto, Anicia, Dorschel, The Authority of Will, in "The Philosophical Forum", Horn, L'arte della vita nell'antichità. Felicità e morale da Socrate ai neoplatonici, a cura di E. Spinelli, Carocci, Manca, Il primato della volontà in Agostino e Massimo il Confessore, Armando, Müller, Volontà di potenza e nichilismo. Nietzsche e Heidegger, a cura di C. La Rocca, Parnaso; Nietzsche, La volontà di potenza. Scritti postumi per un progetto, a cura di G. Raio, Newton & Compton, Pagliacci, Volere e amare: Agostino e la conversione del desiderio, Città Nuova; Ricoeur, Filosofia della volontà, a cura di M. Bonato, Marietti; Schopenhauer, Il primato della volontà, a cura di G. Gurisatti, Adelphi; Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, a cura di A. Vigliani, Mondadori; Schopenhauer, Sulla volontà nella natura, BUR Rizzoli; SEVERINO (si veda), Verità, volontà, destino, Mimesis; Severino, La buona fede. Sui fondamenti della morale, BUR Rizzoli; Vecchio, Volontà e essere. Saggio di filosofia prima, Gangemi, Voci correlate Desiderio (filosofia) Elicito Etica Libero arbitrio Volontà di potenza -- lemma di dizionario «volontà» -- volontà, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, will, su Enciclopedia Britannica. Filosofia Psicologia Sociologia Categorie: Etica Concetti e principi filosofici. Giuseppe Zamboni. Keywords: psicologia del volere, volere, l’io, sopra-sensibile, volere, volizione, volitum – the will -- Refs.: H. P. Grice, “Gnoseologia,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, Bancroft, University of California, Berkeley. Luigi Speranza, “Grice e Zamboni, L’io,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

Grice e Zanini: la ragione conversazionale e la simpatia conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Legnano) Filosofo italiano. Essential Italian philosopher. Grice: “If Z. likes Smith for his ‘etica della simpatia,’ I happen to prefer Englishman Butler, for his sermons on self-love and benevolence!” -- Grice: “There are some resemblances between what Zanini intelligently calls “the rhetorics, sic in plural, of truth, and my idea of theoretical argument as a sort of deep-down practical argument.” Filosofo italiano. Si laurea in filosofia a Padova con CURI -- si veda: Luigi Speranza, “GRICE E CURI”.  Borsista presso la Fondazione Einaudi di Torino, ove studia con LOMBARDINI. Insegna filosofia a Le Marche. I suoi saggi sono indirizzati, in particolare, al rapporto tra filosofia politica e filosofia dell’economia. È tra i principali interpreti di Smith e di Schumpeter. Saggi principali: Filosofie del soggetto: soggettività e costituzione, Palma, Palermo; Keynes: una provocazione metodologica, Bertani, Verona; Schumpeter impolitico, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma; Il moderno come residuo: lemmi, Pellicani, Roma; Genesi imperfetta: il governo delle passioni in Smith, Giappichelli, Torino; Modernità e nomadismo, Calusca, Padova; Smith: economia, morale, diritto, Mondadori, Milano; Liberilibri, Macerata; Macchine di pensiero: Schumpeter, Keynes, Marx, Ombre corte, Verona; Schumpeter, Mondadori, Milano; Lessico postfordista, Feltrinelli, Milano; Retoriche della verità. Stupore ed evento, Mimesis, Milano; Filosofia economica. Fondamenti economici e categorie politiche, Bollati, Torino; L'ordine del DISCORSO economico. LINGUAGGIO delle ricchezze e pratiche di governo, Ombre corte, Verona; Schumpeter: principi e forme delle scienze sociali, Mulino, Bologna; Negri, Una traccia; Belfagor”, Garin, L'etica della simpatia; L'indice; Salanti, L'economia politica come critica della società, note sparse; Filosofia economia. Fondamenti economici e categorie politiche, Quaderni del Dipartimento di Ingegneria gestionale, Bergamo. Caruso, Alla ricerca della filosofia economica, Storia del pensiero economico, Fumagalli, Sfera politica e sfera economica: un difficile rapporto. A proposito di "Filosofia economica"  “Economia politica.” MLOL, Horizons Radio Radicale, univpm. Sito italiano per la filosofia, su swif.  Intervista su Schumpeter. Video Mediaset, Legnago. Sympathy, di Brown. La simpatia, nell’uso comune, indica un'inclinazione positiva verso un'ALTRA PERSONA, o più in generale rispetto a un concetto o un'idea -- συν-πάσχω, letteralmente, patire insieme, provare emozioni con.. -- Nel suo significato etimologico il termine indica quindi un sentimento di partecipazione alle emozioni altrui, siano esse positive o negative. Lo stato psicologico della simpatia ha tratti in comune con quello dell'empatia, ma anche divergenti. Empatia e l’abilità di percepire e sentire direttamente ed in modo esperienziale le emozioni di un'altra persona così come lei le sente, indipendentemente dalla condivisione della sua visione della realtà. Simpatia e la percezione di situazioni in maniera simile ad un'altra persona. Questo quindi implica preoccupazione, partecipazione, o desiderio di alleviare i sentimenti negativi che l'altro sta provando. Per questo è possibile provare SIMPATIA, MA NON EMPATIA, quando si sente internamente la voglia di AIUTARLO, ma non proviamo in modo diretto ed interiore il suo sentimento di dolore (empatia). C’e empatia e simpatia quando si percepiscono i sentimenti dell'altra persona (empatia) e si sente la voglia di AIUTARLA.  Costellazioni dell'emisfero celeste settentrionale raffigurate come esseri senzienti in un gigantesco zodiaco, ovvero giro degli animali (da Harmonia Macrocosmica di Cellarius. Magia simpatica. Nella filosofia antica, la simpatia, «sentire assieme», venne intesa non solo come un sentimento umano di natura psichica o emotiva, ma come una forza cosmica, capace di pervadere ogni creatura e persino gl’elementi fisici. Alla base di questa forza vi era secondo IL PORTICO una concordanza occulta fra i vari aspetti della realtà, dovuta alla penetrazione universale dello stesso Logos-Fuoco, principio di coesione, di movimento, e di vita. Come in un gigantesco organismo vivente, abitato da una sola grande anima, le varie parti dell'universo comunicavano tra loro vibrando all'unisono, attraversati dal medesimo respiro o soffio spirituale, pneuma, che crea quella interdipendenza in virtù della quale ogni singolo accadimento si ripercuoteva su ogni altra regione del mondo.  Simpatia e quindi il riverbero o l'influenza che un punto colpito da un evento esercita su un altro situato anche a distanza.  L'uomo zodiacale in un manoscritto medico che illustra le relazioni di simpatia dei vari organi con le corrispondenti entità del macrocosmo. Supponendo che la natura formi un tutto ben collegato e coerente che l'intero universo sia uno IL PORTICO ha raccolto più di un esempio a sostegno di questa tesi. Se si toccano le corde di una lira, le altre corde risuonano. Le ostriche e tutte le conchiglie crescono e si restringono di volume insieme alle fasi della Luna. Il flusso e il riflusso delle maree sono controllati dai moti lunari-- CICERONE, De divinatione. Secondo Plotino la simpatia è come una singola corda tesa che, toccata a un'estremità, trasmette il movimento all'altra estremità. Il termine puo estendersi all'animismo come nell'occultista Bolo di Mende, il quale parla di consonanze astrologiche, misteriosofiche e alchimistiche tra oggetti inanimati ed esseri viventi.  Nel Rinascimento l'argomento e affrontato da diversi filosofi, tra cui FICINO (si veda), Paracelso, CARDANO (si veda), CAMPANELLA (si veda), e PORTA (si veda), che concepivano un universo animato da reciproche simpatie e antipatie. Essi traduceno operativamente questa teoria nella pratica della magia naturale, basata in gran parte sui fenomeni simpatetici. I  maggiori teorici del fenomeno della simpatia, sebbene limitata all'ambito sentimentale dell'essere umano, sono Hume, Smith, e Scheler. Un ritorno alla concezione cosmica della simpatia si è avuto in seguito in Schopenhauer, che parla di Mitleid ossia di compassione morale per la sofferenza altrui, e nella filosofia antroposofica, per la quale la simpatia compenetra la vita soggettiva dell'anima con sentimenti di attrazione, anti-tetici a quelli di repulsione che invece rendono possibile il distacco proprio della conoscenza oggettiva. Simpatia, su treccani; Zapelli, Simpatia, antipatia, empatia: la regia del pathos, su else-where.it. Empatia, simpatia, contagio emotivo: le differenze, su tesionline. Festugière, La Révélation d'Hermès Trismégiste. Plotino, Enneadi; Compagni, La magia naturale: il contributo italiano alla storia del Pensiero, treccani; Ernst, Il Rinascimento: magia e astrologia, su treccani, Enciclopedia Treccani - Storia della Scienza; Calogero, Simpatia, su treccani,  Enciclopedia Italiana. Le forze della simpatia sono poste così in relazione con quelle del volere, e dell'antipatia con quelle del pensare, cfr. Simpatia-volere; antipatia-pensare, su anthropos conosci te stesso. Hume, Trattato sulla natura umana, Bompiani, Milano; Scheler, Essenza e forme della simpatia, Angeli, Milano. Antipatia Compassione (filosofia) Empatia Intelligenza emotiva Magia simpatica Polvere di simpatia Similia similibus curantur Sincronicità Sistema simpatico -- il lemma di dizionario «simpatia» Antropologia Filosofia Psicologia Categorie: Concetti e principi filosofici Emozioni e sentimenti Magia. Adelfino Zanini. Keyword: etica della simpatia, simpatia, empatia, impassibile, non passibile, impatetico, impassionato, compassione --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice and Zanini: the rhetorics of truth,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia; H. P. Grice, “Zanini,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, University of California, Berkeley.

Grice e Zanotti: la ragione conversazionale e la forza viva – filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Bologna). Filosofo italiano. Saggi: Della forza dei corpi che chiamiamo la forza viva, Filosofia morale; De viribus centralibus, Bononiae, Lelio dalla Volpe; Ragionamento sopra la filosofia, Paradossi, Epistolario. Grice: “Z.’s point is conceptual. We call a body animated. Suppose the king dies – his corpse is that of a dead animal. But is a dead animal an animal? The whole point of calling an animal ‘animal’ is that his body is self-animated – i. e. self-moves, as a plant does. Plants, remember, are alive and animal at heart! Now Z. goes one step further. Instead of sticking with verbs (‘she walks in beauty like the night’) he goes to render the thing abstract into what he calls ‘forza’ – so we had to get rid of the spirit or animus or inspiration. Now we have the élan or ‘vital force’. ‘Forza’ rings the wrong bells, since there is nothing forceful about it. James famously said to a chair, ‘Move towards me’. ‘I fail.’ While one can animate one’s own body when one is alive, one cannot animate any other body – Shelley notwithstanding!” Slancio vitale è un'espressione nota soprattutto nell'ambito della filosofia francese l’élan vital, di solito usata nella parapsicologia, nella new Age, nella scienze spirituali e filosofiche e nella correnti artistiche del dadaismo e del fauvismo. Nella filosofia antica di Posidonio si ipotizza il concetto di una sorta di forza vitale, ritenuta come emanata dal sole verso tutte le creature viventi sulla superficie terrestre. Nelle filosofie orientali si teorizza il ki -- un concetto delle energie fondamentali dell'universo, di cui fanno parte la natura e le funzioni della mente umana -- e la kundalini -- un'energia residuale della creazione, meglio nota come ‘shakti’ che si trova in ogni essere umano. In particolare ‘kundalini’ corrisponde alla forza generativa in contrapposizione alle altre due forme di energia tradizionali cioè ‘prana’ o energia vitale, e ‘fohat,’ o energia di movimento.  In Occidente la teoria dello slancio vitale appartiene propriamente alle filosofie vitalistiche sviluppatesi in opposizione al positivismo e all'idealismo ai quali si rimprovera di aver ridotto la filosofia ad una riflessione astratta sulla realtà della vita che dove invece essere definita tornando alla concretezza.  Schopenhauer accentra la sua filosofia sulla volontà di VIVERE, concetto alla base di fenomeni biologici e spirituali che hanno come loro essenza una forza IRRAZIONALE e cieca che rende vano ogni tentativo degl’uomini di dare senso e direzione alla loro stessa esistenza. Contrariamente alla visione pessimista di Schopenhauer, Nietzsche, pur riconoscendo L’IMPOSSIBILITA DI RAZIONALIZZARE l'esistenza, come e avvenuto da Socrate in poi, con il risultato di far cadere l'uomo in un rinunciatario nichilismo, tuttavia profetizza l'avvento di un oltre-uomo capace di accettare e superare il dolore dell'esistenza ricorrendo alle sue terrestri forze vitali. L'espressione "slancio vitale" è stata usata specificatamente da Bergson nel suo  Evoluzione creatrice, in cui affronta la questione della auto-organizzazione e della morfogenesi spontanea di tutte le cose della natura. Secondo Bergson vi è una continua differenziazione nello sviluppo della VITA in varie direttrici evolutive, per esempio lungo la linea organico-inorganico, che spiega l'evoluzione delle forme viventi. Quando siamo bambini, spiega Bergson, il nostro futuro sviluppo è caratterizzato da un numero imprecisato di tendenze. Pensiamo di volta in volta, mentre cresciamo, che faremo il pompiere, il giornalista, l'esploratore..ecc, ma poi alla fine una sola di queste strade diverrà reale. Nella natura avviene altrettanto. All'inizio si dipanano molte vie evolutive, alcune di queste si bloccano, e altre invece proseguono, e la forza vitale, la spinta creatrice che e nella linea di sviluppo che si è fermata, prosegue, confluisce e dà forza alle linee che continuano ad evolversi con uno slancio vitale. È come dire che, dalle scimmie antropomorfe, lo SCIMPANZE [H. P. GRICE, “READ ‘CHIMP’ LIT.”] rappresenta una linea evolutiva che, all'inizio, continua la sua evoluzione, che poi si è fermata, mentre lo slancio vitale prosegue in un'altra direzione che porta all'Homo sapiens. Inizialmente, nell'ambiente letterario e para-scientifico dei salotti francesi e ipotizzato che l'energia vitale degl’esseri viventi, vegetali e animali, potesse essere tradotta e misurata come fosse energia elettrica, orgonica, prendendo spunto dal concetto bergsoniano di corrente di vita  Pur confermando scientificamente una minima attività bio-elettrica di tutti gl’organismi viventi, Huxley successivamente ne smente l'analogia con l'élan vital, usando quest'ultimo termine, energia vitale, in un uso più metaforico.  L'effetto più clamoroso della teoria dello slancio vitale si ha nel campo artistico dove venne ripresa l'idea bergsoniana che l'uomo dove fare della propria vita una creazione estetica. Le avanguardie moderne come il dadaismo fanno proprio questo progetto tentando di superare la distinzione tra l'opera artistica e il suo creatore esprimendo così nell'arte la loro naturale gioia di vivere (bonheur de vivre). Anche l'espressionismo risentì di questo aspetto del pensiero di Bergson. Nicola, Atlante illustrato di Filosofia, Giunti. Un'espressione simile, ‘vital force,’ si ritrova in Emerson. Fornero, Salvatore Tassinari, Le filosofie, Pearson Italia. Voci correlate: aura (paranormale) Bergson Ki (filosofia) Kundalini Orgone Vitalismo, élan vital, su Enciclopedia Britannica. Portale Filosofia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Filosofia Categoria: Concetti e principi filosofici. Keywords: forza viva. Refs.: H. P. Grice, “Zanotti and me,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley. Luigi Speranza, “Grice e Zanotti: la forza viva,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

Grice e Zimara: la ragione conversazionale dei peripatetici del lizio, o la questione del primo cognito -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice The Swimming-Pool Library (Galatina). Filosofo italiano. Essential Italian philosopher. Grice: “Z. is a testimony that Aristotle is popular without Oxford!” Si  laurea a Padova e vi insegna. Sindaco di Galatina. Si reca a Napoli per difendere la città dai soprusi dei Duchi Castriota. Insegna filosofia a Salerno con la stesura di una guida alle opere di Aristotele o del liceo o lizio. Cura la pubblicazione di alcune opere di Alberto Magno e  di Giovanni di Jandun. Dizionario di filosofia. Cantimori, Enciclopedia Italiana. Saggi: Quæstio de primo cognito, Papie, Iacob de Burgofranco impresse, Studi  galatinesi illustri, Guida Biografica, Tor Graf Galatina, Galatina. Treccani, Enciclopedia italiana. Grice: “It is amazing how much Zimara loved Aristotle, at least for those who don’t love him that much!” Grice: “Z. liked to retell the story of why he preferred to refer to Aristotle’s philosophy as that of the ‘lizio’ – the ‘lizio’ is the antiquated Italian way and spelling for Hellenic ‘lykaeon.’ This represents Apollo – in the statue at the gymn -- ginnasio,’ since they were naked --  where Aristotle walked around. ‘Peripato’ is obscene; lizio rings the right bell, and, also avoids to refer to the thing as ‘Aristotelian,’ avoiding what Frege calls a proper name!” Marco Antonio (Marcantonio) Zimara o Zimarra o Zima. Zimara. Keywords: Aristotle, il liceo, la filosofia del liceo, filosofia liceale, lizio, liziale. Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c -- Luigi Speranza, “Grice e Zimara: Aristotle within and without Oxford,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

Grice e Zini: la ragione conversazionale del ivstvm qvia -- ⸠ -- ivssvm -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library  (Firenze). Filosofo italiano. Grice: “Like me, Z. is interested in the Graeco-Roman concept of ‘ius.’” -- Saggi: Proprietà individuale e proprietà collettiva, Torino, Bocca, Il pentimento e la morale ascetica, Torino, Bocca; Giustizia: storia d’una idea – cfr. Grice on ‘justice’ in Thrasymachus – Torino, Bocca, -- cf. Grice, “Justice in Plato’s Republic,” “Social justice,” The Grice Papers --; La morale al bivio, Torino, Bocca, La doppia maschera dell'universo: filosofia del tempo e dello spazio, Torino, Bocca, Il congresso dei morti, Roma, Partito comunista d'Italia, ed. con introduzione di Bergami e prefazione di Nesi, Calabritto, Mattia e Fortunato; Poesia e verità, Milano, Corbaccio, I fratelli nemici: dialoghi e miti, Torino, Einaudi, La tragedia del proletariato in Italia: diario, prefazione di Bergami, Milano, Feltrinelli, Appunti di vita torinese, Firenze, Olschki, Pagine di vita torinese: note del diario, Torino, Centro studi piemontesi. Grice enjoyed Z.’s approach. “Z.’s philosophy on justice is divided in six parts. The first is on the real and the ideal -- il reale e l’ideale --; the second is “la giustizia come idea ed emozione” -- fairness as idea and as emotion --; the third, “i frutti del lavoro e la loro distribuzione scondo giustizia,” The fruits of labour and their distribution according to fairness; the fourth is “Libertà od egualiglianza” -- Grice: “Note the ‘od,’ which need not be exclusive” --; the fifth is “Analissi del merito,” an analysis of merit, and the last is “La pena riparatrice,” literally the pain that repairs, the punishment that teaches, or atones.” Grice: “In liberty or freedom versus equality, Zini approaches the ROMAN attitude, rather brusque to those who rather strike an Anglo-Saxon attitude!” – Grice: “An apt way to describe the underlying conceptual difference between "malum in se" and "malum prohibitum" is "iussum quia iustum" and "iustum quia iussum", namely something that is commanded (iussum) because it is just (iustum) and something that is just (iustum) because it is commanded (iussum). In symbols: ivstvm ivssvm. Zini. Keywords: ius, iustum quia iussum. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Zini”; H. P. Grice, “Justice from Plato to Zini: the history of an idea, alla Berlin,” Luigi Speranza, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley.

Grice e Zolla: la ragione conversazionale e la discesa d’Enea all’Ade – filosofia italiana -- Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Venezia). Filosofo italiano. Essential Italian philosopher. Saggi: Etica e estetica, Spaziani, Torino, L’eclissi dell'intellettuale, Bompiani, Milano, Volgarità e dolore, Bompiani, Milano, Le origini del trascendentalismo, Storia e letteratura, Roma, Storia del fantasticare, Bompiani, Milano, Le potenze dell'anima: morfologia dello spirito nella storia della cultura, anatomia dell'uomo spirituale-- cf. Grice, “the power structure of the soul” -- Bompiani, Milano; Il letterato e lo sciamano, Bompiani, Milano, Che cos'è la tradizione romana? Bompiani, Milano, Le meraviglie della natura: introduzione all'alchimia, Bompiani, Milano, Archetipi, Marsilio, Venezia; L'androg-gino: l'umana nostalgia dell'interezza, Red, Como – GIOVE ANDROGINO; Incontro con l'andro-gino: l'esperienza della completezza sessuale, GIOVE ANDROGINO, Como Aure: i luoghi e i riti, Marsilio, Venezia, L'amante invisibile: l'erotica sciamanica nelle religioni, nella letteratura e nella legittimazione politica, Marsilio, Venezia, Sincretismo, Guida, Napoli; Verità segrete esposte in evidenza: sincretismo e fantasia, contemplazione e l’esoterico, Marsilio, Venezia; Discorsi metafisici, Guida, Napoli; Uscite dal mondo, Adelphi, Milano; La luce; La ricerca del sacro, Tallone, Alpignano Ioan Petru Culianu, Tallone, Alpignano, Lo stupore infantile, Adelphi, Milano; Le tre vie, Adelphi, Milan; Un destino itinerante: conversazioni tra oriente ed occidente, Marsilio, Venezia; La nube del telaio: RAZIONALITA e irrazionalità tra oriente ed occidente, Mondadori, Milano; La filosofia perenne: incontro fra oriente ed occidente, Mondadori, Milano; Catabasi e anastasi, Tallone, Alpignano; La discesa d’ENEA all'Ade – VIRGILIO (si veda) Adelphi, Milano; La ri-surrezione di BACCO; Minuetto all'inferno, Einaudi, Torino; Cecilia o la disattenzione, Garzanti, Milano; Il moralista, Garzanti, Milano; Saggi Bompiani, Milano; La psicanalisi, Garzanti, Milano; Dickinson: selected poems and letters, Mursia, Milano; Il marchese de Sade, Longanesi, Milano; Il mistico Vitters, Garzanti, Milano; Melville, Clarel, Einaudi, Torino; Adelphi, Milano; Hawthorne, Felton o l'elisir della vita, Neri Pozza, Vicenza; Garzanti, Milano; Il super-uomo e i suoi simboli, Nuova Italia, Firenze; Florenskij, Le porte regali; Saggio sull'icona, Adelphi, Milano; “Novecento” Lucarini, Roma; L'esotismo nella letteratura, Nuova Italia, Liguori, Napoli; Il dio dell'ebbrezza: antologia dei dionisiaci, Einaudi, Torino; Conoscenza religiosa, Storia e Letteratura, Roma; Gl’arcani del potere: elzeviri, Rizzoli, Milano; Gli usi dell'immaginazione e il declino dell’occidente, A. I. R. E. Z., Montepulciano; Filosofia perenne e mente naturale, Venezia; Il serpente di bronzo: scritti ante-signani di critica sociale, Venezia, Civiltà indigene dell’Italia, Storia e Letteratura, Roma; Archetipi. Aure. Verità segrete. Dioniso errante. Tutto ciò che conosciamo ignorandolo, Marsilio, Venezia. Contiene Archetipi, aure e verità segrete esposte in evidenza e l'introduzione all'antologia Il dio dell'ebbrezza, Le tre vie. Soluzioni sovrumane, Marchianò, Marsilio, Venezia, La catabasis d’ENEA – VIRGILIO (si veda). Arrivo a Cuma. Enea cerca la Sibilla. Racconto sulla fondazione del tempio da parte di Dedalo e descrizione di esso. Acate conduce la Sibilla Deifobe d’Enea. La Sibilla prescrive sacrifici. L’antro della Sibilla. La sibilla invoca Apollo. Apollo esorta Enea a non indugiare. Responsi della Sibilla sui futuri contingenti. Enea chiede alla Sibilla di fargli da guida per l’oltre-tomba. Deifobe allora gli dice di trovare un ramo d’oro nel bosco come offerta a Proserpina e di trovare e seppellire un compagno. Acate ed Enea ritornano dall’antro e trovano Miseno morto. Enea e i suoi compagni vanno nel bosco per preparare la pira. Appaiono alcune colombe ad Enea e lo guidano al ramo d’oro. Esequie per Miseno. Sacrifici di fronte all’antro dell'Ade. Al sorgere del sole Enea e la sibilla s’introducono nella grotta. Invocazione di VIRGILIO agli dei inferi. Inizia il viaggio agl’inferi. Descrizione del vestibolo, dove sono raggruppate le personificazioni dei mali e tanti mostri bivaccano: la chimera, l'idra, i centauri, le scille, le arpie, il centimano Briareo, le gorgoni e Gerione. Arrivo fino a Caronte. La sibilla dà spiegazioni sulla sorte degli’insepolti. Enea tra questi scorge Leucaspi e Oronte, i lici periti nella tempesta marina. Enea scorge Palinuro e chiede della sua fine. Palinuro chiede di essere sepolto. La Sibilla gli dice che ci penseranno gl’abitanti di quei luoghi sollecitati da prodigi celesti. I due proseguono. Caronte li rampogna e attacca Enea perché ANIMA VIVA. La Sibilla lo fa tacere e gli mostra il ramo d’oro. Appare Cerbero, ma la Sibilla la addormenta con una focaccia. Appaiono i primi morti nell'Ade vero e proprio, ovvero i bambini e i condannati a morte ingiustamente. Poi i suicidi, i morti per amore, tra cui Didone. Enea le parla, ma questa se ne va senza rispondere. Incontro coi morti in guerra, tra cui i compagni d’Enea. Dialogo con Deifobo, il quale racconta la sua fine, causata dall’inganno di Elena. La Sibilla tronca la conversazione esortando Enea a raggiungere in fretta i campi elisi. I due proseguono e vedono il Tartaro, dove sono i giganti, i titani, l’idra, e gli spiriti di coloro che furono malvagi in vita, tra cui Issione, Piritoo, Teseo, Flegias, tutti puniti per le loro nefandezze. Ingresso nei campi elisi dove sono i beati. Museo accompagna Enea da Anchise. Anchise spiega al figlio la sorte delle anime. Anchise illustra la progenie ROMANA. SILVIO, successore di ASCANIO, figlio di Enea e Lavinia, Proca, Capys, Numitore, Silvio Enea, ROMOLO, OTTAVIANO, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio il Superbo, Bruto, i Deci, i Drusi, Manlio Torquato, Furio Camillo, GIULIO CESARE, Pompeo, Lucio Mummio, Lucio Emilio Paolo, Catone -- Censore o Uticense -- Aulo Cornelio Cosso, i Gracchi, gli Scipioni, Caio Fabrizio Luscino, Serrano, i Fabi, Quinto Fabio Massimo Verrucoso. Cenni di Anchise su Marco Claudio Marcello, figlio adottivo e genero d’OTTAVIANO. Anchise profetizza ad Enea le guerre che duove sostenere e lo accompagna all'uscita dell'Ade. Enea torna dai compagni, coi quali si imbarca verso Gaeta La guerra latina. Enea alla corte del re Latino, olio su tela di Bol, Amsterdam, Rijksmuseum. ENEA e i suoi compagni salpano da Cuma e giungono in un porto della Campania situato a Nord. Qui muore Caieta, la nutrice di Enea, nell'Esperia. Stanchissimi e affamati -- tanto da mangiare le mense, piatti di focaccia dura, proprio come avevano previsto le arpie -- sbarcano alla foce del Tevere. Enea decide quindi di inviare Ilioneo come ambasciatore al re del luogo, Latino. Questi accoglie con favore l'emissario di Enea, e gli dice di essere a conoscenza che Dardano, il capostipite del gruppo d’Enea, e nato nella città etrusca di Corito, ab sede Tyrrena Corythi. Ilioneo risponde: Da qui ebbe origine Dardano. Qui Apollo ci spinge con ordini continui. In ogni caso Latino si mostra favorevole ad accogliere Enea e i suoi compagni perché suo padre, il dio italico Fauno, gli ha pre-annunciato che l'unione di uno straniero con sua figlia Lavinia genera una stirpe eroica e gloriosa. Per questo motivo, il re ha in precedenza rifiutato di concedere Lavinia in moglie al re dei Rutuli, Turno, anche lui semidio in quanto figlio della ninfa Venilia. La volontà degli dei si manifesta anche attraverso prodigi. La piega che gl’eventi stanno prendendo non piace a Giunone che con l'aiuto di Aletto, una delle furie, rende geloso Turno e spinge la moglie del re, Amata, a fuggire nei boschi con la figlia e a fomentare l'odio verso gli stranieri nella popolazione locale. L'uccisione d’Almone, colpito alla gola da una freccia durante una rissa fra gl’italici e Enea e i suoi compagni, provocata dalla furia, scatena la guerra. Turno, nonostante il parere contrario di Latino, raduna un esercito da inviare contro Enea i suoi compagni. Il suo alleato principale è Mezenzio, il re etrusco di Cere, cacciato dai sudditi per la sua crudeltà. Vi sono poi, tra gl’altri, Clauso, principe dei Sabini, alla testa di un corpo militare particolarmente imponente. I due semi-dei italici Ceculo e Messapo, figli rispettivamente di Vulcano e Nettuno, Ufente, capo deg’equi, Umbrone, condottiero dei marsi e noto serparo, Virbio, re di Aricia e nipote di Teseo, la vergine guerriera Camilla, regina dei volsci. Sepoltura di Caieta. Enea riparte. Enea e i suoi compagni passano vicino all’isola di Circe. Enea e i suoi compagni avvistano la foce del Tevere all’alba, e si fermano. Invocazione di Virgilio a Erato. Racconto sulle origini del re Latino. Turno vuole in sposa Lavinia, ma i presagi divini fanno esitare Latino. Qquest’ultimo chiede auspici all’oracolo di Fauno, il quale gli dice di dare in sposa la figlia a un genero straniero che sta per arrivare. Magro banchetto di Enea e i suoi compagni, e quindi avverarsi della profezia di Celeno. Preghiere di Enea cui rispondono tre lampi di Giove. Ambasciata per la pace inviata a Latino mentre Enea costruisce una cittadella fortificata. Latino accoglie Enea e i suoi compagni e chiede cosa lo spinga a lui. Ilioneo risponde che il volere degli dei li ha condotti in quei luoghi. Latino pensa agl’oracoli di Fauno, li accoglie benevolmente e chiede di far venire Enea esponendo a loro il vaticinio. Il re ricambia i doni. Giunone scorge le sorgenti case di Enea e i suoi compagni, se ne duole e promette come dote a Lavinia una guerra; poi si dirige d’Aletto e la esorta a portare discordia. La Furia si dirige nel LAZIO e corrompe Amata, moglie di Latino, la quale si lamenta col marito per aver privato Turno della mano di Lavinia, ma il re non si fa convincere. Amata impazzisce per la città e porta sua figlia nella foresta. Le altre donne sono colpite dalla medesima furia e la raggiungono in una specie di baccanale. Aletto va da Turno prendendo le sembianze della sacerdotessa di Giunone, esortandolo a guerreggiare con Enea e i suoi compagni, ma Turno la deride. Aletto s’infuria e lo corrompe, facendo sì che dichiari guerra. Aletto si dirige su Enea e i suoi compagni. Ascanio sta cacciando, e la furia fa in modo che egli ferisca a morte UN CERVO SACRO. I contadini allora si armano ed Enea e i suoi compagni accorrono d’Ascanio. Combattimento tra le due parti. Aletto va trionfante da Giunone e torna agl’inferi su suo ordine. Giunone fa scoppiare definitivamente la guerra, mentre Latino si dispera e scaglia una maledizione su Turno. Apertura delle porte del tempio di Giano da parte di Giunone, poiché Latino non vuole farlo. Preparativi della guerra. Invocazione alle Muse. Presentazione dei condottieri italici: Mezenzio col figlio Lauso, Aventino, Catillo, Cora, Ceculo, Messapo, Clauso, Aleso, Ebalo, Ufente, Umbrone, Virbio, Turno, Camilla. Zolla. Keywords: fantasticare, Bacco, la discesa d’Enea all’Ade, escatologia, la tradizione italica, la tradizione romana. Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley.

Grice e Zopiro: la ragione conversazionale a Roma -- arma virvmque cano – l’arma del filosofo a Cumae – filosofia italiana -- Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Taranto). Filosofo italiano. Pythagorean. Giamblico. Z. appears to specialise in mechanical matters, and in particular the design and construction of weapons. His skills are evidently in demand and there are reports of him working in places as far apart as Miletus and Cumae. Grice: “That he is of ‘Hellenic’ – so-called, and thus not properly Roman -- origin is evident by the fact that his name starts with a ‘Z,’ a letter which Catone managed to expel from the Latin alphabet. Catone would say: ‘z’ is the sound a corpse makes just before it becomes one’ – rudely. He probably knew. Giamblico, of Calcide, seems to have been very familiar with Italian geography, since he lists all these ‘Pythagoreans,’ who managed to settle (while the sect was banned in Crotone) all over the place. Taranto is close enough, but it seems indeed that Z.’s skills led him as far as Cumae. Recall taxis or ubers were unknown then!’. The concept of a weapon was well known to Aeneas and Hemingway. In Anglo-Saxon, a weaponed man meant a man, i. e. a man, gender-neutral, with a penis. Keywords: weapon, arma virvmqve cano -- Luigi Speranza. For Grice’s Play-Group. The Swimming-Pool Library.

Grice e Zorzi: la ragione conversazionale e l’armonia del mondo -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Venezia). Filosofo italiano. Essential Italian philosopher. Grice: “For some reason, in the Veneto area they cannot pronounce the /dg/, which becomes /z/ as everyone who is familiar with Giorgone – as in Quine’s infamous example -- knowa!”. Saggi: L'armonia del mondo, Campanini, Pensiero occidentale, Bompiani, Milano; De harmonia mundi, Firenze, Finestra; L'elegante, poema e commento, Maillard, Arché, Milano Paris. Onda, Le vicende costruttive della chiesa e del convento, Il progetto di Sansovino e il memoriale di Z.; La teoria ermetica di Z., La chiesa di San Francesco della Vigna e il suo convento, Venezia, San Francesco della Vigna; Campanini, Le fonti dell’armonia del mondo di Z., Ca' Foscari”; Campanini, La struttura simbolica dell’armonia del mondo di Z., Materia Giudaica; Argento, Il cardinale e l'architetto: Aleandro e il rinascimento adriatico, Apostrofo, Cremona. Grice: “Zorzi is an interesting one, as a proof that, in Italy, they take the Hebrew language seriously! They call it a classic, even! I wish I had learned some all those years I boarded at Clifton – especially since I will later make use of ‘Fiat lux’!” – Grice: “While the concept of ‘harmonia mundi’ may claim a Judaeo-Christian heritage, as the Italians put it – a heritage they lack! --, it is *so easy* to reconstruct the ‘harmonia mundi’ in purely Aryan, that is, Pythagorean terms! The root of ‘mundo’ are complex enough, and the English language lacks the concept, preferring vir-hood, ‘world,’ instead. ‘Harmonia’ is possibly so hellenic that CICERONE never cared to find the proper Roman indigenous cognate! Zorzi. Keywords: armonia conversazionale. Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley, Luigi Speranza, “Grice e Zorzi: l’armonia del mondo,” pel gruppo di gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

Grice e Zucca: la ragione conversazionale e il filosofo di filosofi -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Villaurbana). Filosofo italiano. Grice: “I like his surname. Mine means ‘pig;’ his means ‘pumpkin’!” -- zúcca prov. zucs, sucs; a. fr. suc/cosse/; vuolsi derivi dalla voce popolare cucuzza, v. q. voce, soppressa la prima sillaba e trasposte le lettere del rimanente. Altri dal gr. sikya,  zucca, Diez. Pianta annuale della famiglia delle curbitacee con lo stello rampicante, le foglie grandi, cuoriformi, rotonde, e i frutti buoni a mangiare, grossi e di varia rotondità -- rum. cucurbitu; mod. prov. cougourdo; mod. fr. courge; per similit. La testa umana; deriv.: zuccata; zucchétta-étto -- quella berretta rossa che portano i cardinalli -otto-íno-one. Grice: “The metaphor is an interesting one. I’m not called ‘Grice’ because I look like a pig, but Zucca _is_ called ‘Zucca’ because, as the dizionario etimologico puts it – ‘per similit. la testa umana’!" Saggi: L'uomo e l'infinito, Imola, Sociale; Il lamento del genio: parodia, Sassari, Gallizzi; Dopo il dolore: canto, Chiari, Rivetti; Il grande enigma, Modena, Formiggini; Le lotte dell'individuo, Rivista di filosofia, Modena, Formiggini; Essere e non essere, Rivista di Filosofia; Roma, Formiggini; Pensieri, Rivista sarda, Leggenda e realtà, Rivista sarda, Ardigò [si veda] e il vescovo di Mantova: un'intervista nel sogno, Rivista sarda, Roma, Ferri; Un filosofo di un filosofo, Mediterranea; I rapporti fra l'individuo e l'universo, Padova, Milani. Antioco Zucca. Zucca. Keywords: un filosofo di un filosofo. Refs.: Luigi Speranza, “Un filosofo di un filosofo: Grice e Zucca,” -- H. P. Grice, The Grice Papers, BANC, MSS The Bancroft Library, The University of California, Berkeley. Luigi Speranza, The Swimming-Pool Library, for the Anglo-Italian Club, Villa Speranza, Liguria.

Grice e Zubiena: la ragione conversazionale e l’implicatura demoniaca -- corpi e corpi -- filosofia fascista – filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Torino). Filosofo italiano. Grice: “Perhaps without knowing it, Z. has explored a crucial concept in Graeco-Roman philosophy, that of ‘daimone,’ – ‘il demoniaco,’ as Z. calls it, focusing on its iconography. One may call Z. the Italian G. W. H. Parkinson. Like Parkinson, Z. edits a volume on ‘semantics.’ I would also call him the Italian A. G. N. Flew. Like Flew, Z. edits a volume on “Language and philosophy.” Z. bears what Italians, and everybody else, for that matter, call a ‘topographical’ cognomen. ‘Zubiena,’ being a comune nella provincia di Biella, Piemonte.” Insegna a Roma. Fonda l'archivio di filosofia e organizza i colloqui Castelli. Z. should have called these colloquia the Z. colloquia --, incontri che riuniscono filosofi per discutere temi diversi. Vicino all'esistenzialismo, Z. parte da una posizione spiritualista. Si caratterizza per uno stile filosofico dal tratto auto-biografico. Si interessa di temi legati al rapporto tra RAGIONE, arte, e religione. Introduce il dibattito sulla de-mitizzazione. In general, since Evola, Italian philosophers should know better, and avoid the Greek or Hellenic mystic concept of the ‘mythos’ and replace it for the very relatable one of ‘legend.’ In Z. convergono suggestioni tratte da Agostino, Kierkegaard, Šestov, e Heidegger, in una ricerca volta a delineare una filosofia della storia italiana sulla base della considerazione del concetto di peccato – ‘that Cicerone lacked’ -- Grice.  Nei colloqui Z. convenneno filosofi di rilievo della scena fenomenologica ed ermeneutica. Vi fanno la loro comparsa Gouhier, Breton, Brun, Bruaire, Tilliette, Lacan, Ricœur, Lévinas, Ellul, Argan, Starobinski, Benveniste, Eco (si veda) Scholem, Vahanian, e Giannini (si veda). Z. prende il suo posto, come organizzatore dei colloqui e direttore dell'archivio di filosofia, Olivetti. Panikkar e suo grande amico e collaboratore. Saggi: Il tempo esaurito, Bussola, Roma; Presupposti di una filosofia della storia, Milani, Padova; Il demone, Electa, Milano – cf. H. P. Grice on J. L. Ackrill on eudaemon and kakodaemon --, Pensieri e giornate, Milani, Padova; Simbolo e immagine, Rinascimento, Roma; Il tempo invertebrato, Milani, Padova; Paradossi del senso commune, Milani, Padova – cf. H. P. Grice, “The Philosopher’s Paradoxes and common sense”; La de-mitizzazione, Milani, Padova, Il tempo inqualificabile, Milani, Padova; Diari, Milano, archivio di filosofia, Padova, Olivetti, La filosofia cristiana, Città Nuova, Roma; Prini, L'esistenzialismo teologico, Filosofia cattolica, Laterza, Roma. Enciclopedia Treccani, Sapienza Roma, Filosofia della religione, esistenzialismo teologia razionale. Archivio di filosofia. Sichirollo, Enciclopedia italiana, appendice, Roma, istituto dell'Enciclopedia Italiana, Episcopale Italiana. Enrico Castelli Gattinara di Zubiena. Keywords: simbolo; parabola; diavolo; l’individuo e lo stato, la corporazione, demonio, vita beata. Refs.: Luigi Speranza: “Grice, Flew, Parkinson, and Zubiena,” Luigi Speranza, “Grice e Zubiena: implicature demoniache,” pel gruppo di gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

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