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Tuesday, August 6, 2024

GRICE ITALO A/Z Q

 

Grice e Quarta: la ragione conversazionale -- conversazione, e solidarietà – l’implicature conversazionali dell’utopico Campanella – filosofia pugliese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Leverano). Filosofo italiano. Leverano, Lecce, Puglia. Essential Italian philosopher. Filosofo dell'utopia, sulla quale filosofa in Una re-interpretazione dell'utopia, Dedalo. Insegna a Salento. Studioso dell’Accademia sul quale scrive “L'utopia dell’Accademia: Il progetto politico, Dedalo – cf. CUOCO (si veda), Platone in Italia. Fonda un centro di ricerca sull'utopia. Altri saggi: More,  ECP; Globalizzazione, giustizia, solidarietà, Dedalo, Una nuova etica per l'ambiente, Dedalo, HOMO VTOPICVS: la dimensione storico-antropologica dell’utopia. Dedalo,  Filosofo dell'utopia. Grice: “Strictly, utopia is no-where, or erehwon if you must!” Luigi Speranza, “As in Lennon, “He’s a real nowhere man!” --. Gilbert and Sullivan, “Utopia, Ltd.” Grice: “I shall say no more on the ideal language versus ordinary language, but further into the general principles of rational discourse.” -- Grice: “I once told Austin that his Symbolo was utopic – “Utopian,” he corrected me!” Quarta. Keywords: utopici, Campanella, solidarietà, erewhon, il linguaggio utopico di Campanella, Eco, linguaggio perfetto, caracteristica universalis, il sistema G-hp di Myro. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quarta” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Quattromani: la ragione conversazionale e le conversazione -- la meta-fora come implicatura conversazionale in Catone, Virgilio ed Orazio – filosofia calabrese -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Cosenza). Filosofo italiano. Cosenza, Calabria. Essential Italian philosopher. Parente di Telesio, cresciuto in un ambiente strettamente collegato alla cultura e alla nobiltà cosentina, viene educato alle idee valdesiane da Fascitelli. Si trasfere a Roma. Qui frequenta la biblioteca in Vaticano e ha modo di intessere relazioni con diversi esponenti dell’ambiente filosofico. Uno studio riguardarono PETRARCA (si veda), con particolare riferimento alle sue fonti. Dopo un breve soggiorno a Napoli, torna a Cosenza. Da qui scrive a Rota, per suggerirgli alcune correzioni alla seconda edizione accresciuta delle sue rime. Effettua una serie di spostamenti tra la sua città natale e Roma. Il periodo è contrassegnato da alcune sue epistole, a carattere storico-letterario. Risiede a Napoli. Ri-entrato a Cosenza scrive a Cavalcanti, che è con lui consulente della congregazione dell’indice, e  assume la direzione dell’accademia di Cosenza, cui Q. da nuovo impulso, sia dal punto di vista squisitamente letterario, sia incentivando l'attenzione per la FILOSOFIA.  A Napoli pubblica La philosophia esperimentale dell’osservazione di TELESIO (si veda), che dedica a Carafa e le rime dedicate a Bernaudo. Rimonta, invece, la sua traduzione de Le historie del Cantalicio, nelle quali il nome è celato dietro lo pseudonimo di ‘incognito academico cosentino’.  Altre saggi: Manoscritti, Vaticano, Sonetto di Ms. della Casa. Oratione di MARCO CATONE, Giudizio sopra alcune stanze di TASSO (si veda), Vaticano, Commento a tre sonetti del Casa, lettera a Caro, lettera a Mauro, lettera al Principe della Scalea, lettera a Ardoino, lettera a Bombino, Lettera ad Amico, Lettera a Marotta, Lettera ad Egidio, Lettera a Bilotta, Parallelo tra il Petrarca e Casa, Della meta-fora -- You’re the cream in my coffee -- Sentimento della Poetica di ORAZIO (si veda); A Tasso Il Monta.no Acc.co Cose; Lettera a Pellegrino, Lettera a Sambiase  Lettera alla Duchessa, Lettera a Sirleto, Cosenza, biblioteca, ex libris, Bibliothecae Marchionis D. Matthaei de Sarno, Istoria della città di Cosenza, Biblioteca di Bonis, Lettere a Bernaudo da una raccolta favoritami da Bombini, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Fondo Palatino, Luoghi difficili del Bembo, Napoli, Biblioteca, manuscripta autographa Summontis et aliorum ætate eius clariorum, Lettera a Reski, Roma, Biblioteca Angelica, rilegato con Barrii Francicani de antiquitate et situ Calabriæ, Roma, Angelis; Annotationes Barrium Stampe; La philosophia esperimentale dell’osservazione di TELESIO, Ristretta in brevità, e scritta in lingua toscana dal Montano academico cosentino alla Eccellenza del Sig. Duca di Nocera con licenza de’ Superiori. Marchio ed. In Napoli Appresso Gioseppe Cacchi al ilustre S. G. Bernaudo, in a a le rime di Ardoino Academico Cosentino in morte della Signora Isabella Q. sua moglie con Licenza de' Superiori Marchio ed. in Napoli Appresso Gioseppe Cacchi. Le historie de Monsig. Gio. Battista Cantalicio vescovo di Civita di Penna, et d’altri delle guerre fatte in Italia da Aylar, di Cordova,  detto il gran capitano, tradotte in lingua toscana a richiesta di Gio. Maria Bernavdo in Cosenza per L. Castellano. Le historie de Cantalicio; Dele guerre fatte in Italia da Aylar, di Cordova, detto il gran capitano, tradotte in lingua Toscana a richiesta di Gio. Maria Bernaudo nuouamente corretta, et ristampata, in Cosenza per Leonardo Angrisano, e Castellano, ad istanza di Bacco, libraro in Napoli. Le historie di Monsig. G. Cantalicio, vescovo d’Atri et Civita di Penna, delle guerre fatte in Italia da Aylar, di Cordova, detto il gran Capitano, tradotte in lingua toscana  a richiesta di G. Bernaudo, Napoli Apresso Gio Giacomo Carlino Ad istanza di Bacco, alla Libraria dell'Alicorno rime di mons. Gio. Della Casa. Fregio In Napoli, appresso Lazaro Scoriggio, lettere divise in II libre e la tradottione del Quarto dell'Eneide di VIRGILIO (si veda) del medesimo Auttore all'Illustrissimo & Eccellentissimo Signor Marchese della valle, ecc. in Napoli, Per Lazzaro Scoriggio. Il IV libro di Vergilio in verso toscano. Trattato della Meta-Fora -- You’re the cream in my coffee” +> You are my pride and joy; Parafrasi Toscana della Poetica d’Orazio. Traduzione della medesima Poetica in verso toscano. Alcune annotazioni sopra di essa, alcune poesie toscane, e latine, Fregio in Napoli, Mosca con Licenza de' Superiori. Barrii Francicani: De Antiquitate et situ Calabriæ nunc primum ex authographo restitutos ac per capita distributi. Prolegomena, Additiones, et Notæ. Quibus accesserunt animadversions, Roma, S. Michaelis ad Ripam Sumptibus Hieronymi Mainardi Superiorum permissu. Scritti vari, editi per la prima volta in Napoli da Egizio ed ora riveduti, riordinati e ripubblicati in più nitida edizione da Stocchi, Castrovillari, Calabrese, A questo proposito, in un'articolata lettera inviata, da Roma a Cosenza,  illustra a Ferrao le ragioni per cui l'opera del PETRARCA merita la sua attenzione, e la ricerca che sta compiendo sui poeti provenzali, riferendo che di ciò aveva già parlato con Manuzio, edizione veneziana di Ferrari. Stessa cosa si verifica per la II edizione, mentre soltanto postumo, nell'edizione napoletana compare quale traduttore. Scienza e scienza della letteratura in Q., in Telesio e la cultura napoletana, Sirri e M. Torrini, Napoli L. Borsetto, La Poetica di ORAZIO tradotta. Contributo alla studio della ricezione oraziana tra Rinascimento e Barocco, in ORAZIO e la letteratura italiana, Roma Eadem, Enciclopedia oraziana, Eadem, Pulzelle e Femine di mondo. L'epistolario postumo, Alla lettera. Teorie e pratiche epistolari dai greci al Novecento, Chemello, Milano Capacius I.C., Illustrium mulierum et illustrium litteris virorum Elogia, Neapoli, Carlinus e Vitale, Chioccarello, De illustribus scriptoribus Regni Neapolitani, Cornacchioli, Nobili, borghesi e intellettuali nella Cosenza, Cosenza, Cozzetto, Aspetti della vita e inventano della biblioteca attraverso un documento cosentino, in «Periferia», Crupi P., Storia della letteratura calabrese. Autori e Testi, Cosenza, Franco La biblioteca di un letterato, Annali dell'Istituto Universitario Orientale, Frede, I libri di un letterato calabrese, Q., Napoli De Frede C., Un letterato e i suoi libri, Q. in «Atti dell'Accademia Pontaniana», Debenedetti, Gli studi provenzali in Italia, Torino  Egizio, Napoli, rist. in Q., Scritti vari, editi per la prima volta in Napoli d’Egizio ed ora riveduti, riordinati e ripubblicati in più nitida edizione da Stocchi, Dalla Tipografia del Calabrese, Castrovillari Filice E. E., Cosenza; Fratta, Il “Ristretto” nell'ambito delle traduzioni filosofiche, in Telesio e la cultura napoletana, Sirri e Torrini, Napoli Gorni G., Un commento inedito alle “Rime” del Bembo; Telesio, Della Casa, Q., interprete di Tasso, Gl’amori di Q., il disegno culturale. La critica e le lettere; “Telesio, Bari Zangari D., Di un manoscritto inedito di Q. e delle sue relazioni col Tasso; Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dopo che Cesare finì di parlare, gli altri consentivano all'opinione dell'uno o dell'altro con una sola parola. Ma quando venne chiesto a M. Porcio Catone di esprimere il suo parere, egli tenne un discorso del genere: "Assai diverso è il mio animo, o padri coscritti, quando considero la nostra vicenda e i pericoli, e quando fra me valuto l'opinione di alcuni. Mi sembra che essi abbiano dissertato sulla pena per coloro che hanno preparato una guerra contro la loro patria, contro i parenti, contro gli altari e i focolari; ma la situazione ci ammonisce a difenderci contro di essi piuttosto che consultarci sulle condanne da infliggere loro. Tutti gli altri crimini vengono puniti quando sono stati commessi; questo invece, se non ti adopererai per non farlo accadere, una volta avvenuto invocherai inultilmente le sentenze: presa la città, nulla resta per i vinti. Ma, per gli Dei immortali, mi rivolgo a voi che avete avuto a cuore i palazzi, le ville, le statue, i quadri, piuttosto che la repubblica: se volete conservare tali beni, di qualunque tipo essi siano e ai quali siete così attaccati, se volete dedicarvi tranquillamente ai vostri piaceri, svegliatevi infine, e prendete in mano il destino della repubblica. Non si tratta di tributi o di offese agli alleati: sono in gioco la libertà e la nostra vita. Spesso, o padri coscritti, ho parlato a lungo in vostra presenza; spesso ho biasimato il lusso e l'avidità dei nostri concittadini, e per questo motivo mi si sono fatto molti nemici. Per me, che non avrei mai perdonato a me stesso e al mio animo nessun delitto, non era facile perdonare ad altri le malefatte della loro libidine. Ma nonostante a voi non importasse di ciò, tuttavia la repubblica era forte: la ricchezza tollerava la negligenza. Ma ora non si tratta di questo, se viviamo virtuosamente o viziosamente, né di quanto sia grande e magnifico l'impero del popolo romano, ma di sapere se questi beni, in qualunque modo li si valuti, rimarranno nostri o cadranno insieme a noi nelle mani del nemico. E ora qualcuno mi viene a parlare di clemenza e di pietà? Già da tempo, a dire la verità, abbiamo disimparato il vero senso delle parole: poiché dilapidare il denaro altrui si dice generosità e l'audacia nei malaffari si chiama coraggio, per questo la repubblica è ridotta allo stremo. Poiché tali sono i costumi, siano pure generosi con le ricchezze degli alleati; lascino impuniti i ladri dell'erario; ma non giochino con il nostro sangue, e per risparmiare pochi disgraziati, non mandino tutti i galantuomini in rovina. Con parole compunte ed eleganti Cesare ha giustappoco dissertato sulla vita e sulla morte, reputando come favole, io credo, le leggende sugli Inferi, secondo le quali i malvagi, per cammino diverso dai buoni, sono assegnati a luoghi tetri, selvaggi, spaventosi e luridi. E così ha proposto di sequestrare i beni dei colpevoli, e di tenere costoro in prigione nei municipi, evidentemente per paura che, qualora restassero a Roma, siano liberati con la forza dai complici della congiura e da gentaglia aizzata per tale fine: come se i malvagi e i criminali si trovassero solo in città, e non in tutta Italia, e come se l'audacia non avesse più potere dove minori sono le forze della difesa. Perciò è sicuramente inutile questo provvedimento, se Cesare teme un pericolo da parte di quelli; se fra lo spavento di tutti egli è il solo a non avere paura, tanto più importa che io e voi temiamo. Perciò, quando voi vi pronuncerete sulla sorte di Lentulo e degli altri, date per sicuro che deciderete anche dell'esercito di Catilina e di tutti i congiurati. Quanto più energicamente agirete voi, tanto più debole sarà il loro animo; se vi vedranno vacillare appena un poco, subito si ergeranno tutti come belve. Non pensate che i nostri antenati, da piccola, abbiano fatto grande la repubblica con le armi. Se fosse così, noi oggi la avremmo ancora più bella, visto che senza dubbio abbiamo maggiore abbondanza di alleati e di cittadini, e maggior numero di armi e di cavalli di quanti ne ebbero loro. Ma furono altre cose, che noi invece non abbiamo affatto, a renderli grandi: la laboriosità in patria, la giustizia nel governare all'estero, l'animo indipendente nel decidere, libero da rimorsi e passioni. Al loro posto noi abbiamo lusso e avidità, misere le finanze pubbliche, e opulente le private; lodiamo le ricchezze, aspiriamo all'ozio, non vi è alcuna distinzione fra buoni e cattivi; ogni ricompensa dovuta alla virtù è in mano all'imbroglio. Né c'è da meravigliarsi: quando voi deliberate separatamente, ognuno a proprio vantaggio, quando in casa siete schiavi del piacere, e qui del denaro e del favore, da ciò consegue che si faccia violenza allo Stato indifeso. Ma lasciamo perdere questo argomento. Cittadini della più alta nobiltà hanno congiurato per mettere la patria a ferro e fuoco; chiamano alla guerra il popolo dei Galli, il più ostile al nome romano; il capo dei nemici ci sta col fiato sul collo con un esercito: e voi ancora indugiate ed esitate riguardo alla punizione da infliggere a nemici catturati dentro le mura della città? Abbiatene pietà, vi suggerisco; sono ragazzi, hanno sbagliato per ambizione; anzi di più, liberateli armati; purché questa vostra clemenza e pietà, se essi prendono le armi, non si trasformi in rovina. Di certo la questione è grave, ma voi non la temete. Anzi vi terrorizza: ma per inerzia e mollezza d'animo voi prendete tempo aspettando l'uno dopo l'altro, certamente confidando negli Dei immortali, che hanno salvato sempre questa repubblica nei più grandi pericoli. Ma con voti o le suppliche delle donne non si ottiene l'aiuto degli Dei, mentre con la vigilanza, l'azione, le sagge decisioni, tutte le cose volgono al meglio. Se ti abbandonassi all'inerzia e all'ignavia, invano imploreresti gli Dei; essi sarebbero arrabbiati e ostili. Al tempo dei nostri antenati, A. Manlio Torquato, durante la guerra contro i Galli fece giustiziare suo figlio perché contro gli ordini aveva attaccato il nemico, e quel giovane valoroso pagò con la morte la colpa di un eccessivo coraggio; e voi osate esitare nello stabilire la sorte dei più crudeli parricidi? Certamente tutta la loro vita passata è in contrasto con questo loro crimine. Ebbene rispettate l'onore di Lentulo, se egli ebbe mai riguardo del suo pudore e della sua reputazione, degli Dei e degli uomini; perdonate la giovinezza di Cetego, se non è la seconda volta che egli prende le armi contro la patria. E che dire di Gabinio, Statilio, Cepario? Se avessero mai avuto scrupoli non avrebbero organizzato un tale progetto contro la repubblica. Infine, o padri coscritti, se potessimo, per Ercole, rischiare di sbagliare, lascerei volentieri che voi foste corretti dagli eventi, visto che non vi curate delle parole. Ma siamo circondati da tutte le parti; Catilina con l'esercito ci serra la gola, altri nemici sono tra le mura, nel cuore della città, e non si può preparare né decidere nulla in segreto: ragione in più per sbrigarci. Perciò io propongo: poiché per scellerato complotto di delinquenti la repubblica è stata messa in gravissimo pericolo, e, poiché convinti su denuncia di T. Volturcio e degli ambasciatori Allobrogi essi stessi hanno confessato il proposito di stragi, incendi e altri turpi e crudeli atti contro i cittadini e la patria, come colti in flagrante delitto capitale, siano condannati a morte secondo l'uso degli antichi."Sertorio Quattromani. Quattromani. Keywords: implicature, la philosophia di Bernardino Telesio, Orazio, Poetica, Tratatto della metafora, You’re the cream in my coffee +> You are my pride and joy; Il Quarto di Virgilio, Petrarca, Marco Catone. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quattromani” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Quintilio: la ragione conversazionale all’orto romano – ragione, conversazione e l’ambizione ed adulazione nell’implicatura conversazionale di Virgilio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Orto. Pupil of SIRO (si veda), with VIRGILIO (si veda), and of Filodemo. He writes two philosophical essays: one on greed, and one on flattery – “which amusingly, Virgil tended to confuse!” – Grice. Quintilio Varo.

 

Grice e Quinto: la ragione conversazionale degli scolari dell’antica Roma – filosofia toscana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pieve). Filosofo italiano. Pieve, Toscana. Essential Italian philosopher. Studia a Conegliano e Milano sotto Pupi. Contrassegnate dall'adozione di un rigoroso metodo filologico, studia la storia del concetto di “scolastica”. Altri saggi: Timor e timiditas. Note di lessicografia d’AQUINO (si veda), La lingua del Lazio: latino patristico e latino scolastico. Dalla comprensione della lingua del Lazio all'interpretazione del pensiero, Sui sensi, sensi, medio-evo; Il timor nella lingua della scolastica, Archivum latinitatis medii ævi, Per la storia del trattato d’AQUINO de passionibus animi. Il timor. Le scholæ del medio-evo come comunità di sapienti, Scholastica. Storia di un concetto, Padova. Lectio, dis-putatio, prae-dicatio: la triade dell'esercizio scolastico secondo AQUINO, In principio est verbum. Testi sul timore del divino dal ms. Rivista di Storia della Filosofia, Teologia allegorica, e teologia scolastica in alcuni commenti all’historia scholastica” di Comestore. Riccardo Quinto. Quinto. Keywords: gli scolari, sensi non sunt multiplicanda praeter necessitatem, aequivocale, sensus, analogia, Vio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quinto” – The Swimming-Pool Library.

 

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