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Friday, July 29, 2011

Storia della filosofia italiana

Luigi Speranza


Multimedia Minima moralia Cerca tra le risorse E Severino critica i critici di Severino
di: Armando Torno, Corriere della sera

Sono usciti nell' ultimo anno numerosi libri che prendono spunto o criticano la filosofia di Emanuele Severino. Del resto, questo filosofo giudicato da Massimo Cacciari uno dei massimi del mondo contemporaneo, ha continue attenzioni dalla saggistica tedesca (se n' è occupato Thomas S. Hoffmann), francese (è appena uscito da Vrin Etérnité et violence ) e anglosassone (già nel 1964 fu tradotto il suo saggio su Aristotele del 1956).

La filosofia analitica incomincia a proporre la tesi dell' eternità di ogni evento - sono i cosiddetti eternalisti anglo-americani - che è tipica del pensiero di Severino.

Il quale, però, considera «molto deboli le giustificazioni date per questa tesi». Anche le traduzioni spagnole delle sue opere sono moltiplici. Poi ci sono gli italiani. Allo stesso Severino abbiamo chiesto di giudicarli. Cominciamo dal saggio di Gennaro Sasso Il logo, la morte (Bibliopolis). «Libro poderoso» dice Severino, al quale «intendo dedicare attenzione». Sottolinea: «Pur provenendo dalla storiografia idealistica, Sasso sostiene una forma radicale di parmenidismo». E anche se Severino ha sempre respinto la qualifica di «neoparmenideo», viene rilevato a volte che al suo pensiero Sasso si sia avvicinato. Ma chiede, rifiutando le semplificazioni: «Vorrei però invitare Sasso, che mostra ovunque la presenza della contraddizione, a chiarire perché le contraddizioni debbano essere evitate. Se egli affrontasse questa domanda e si portasse verso...

J. Bouveresse, Heidegger, la politique et l’intelligentsia française
di: Redazione
Avant de commencer à vous parler de la question que j’ai choisi d’évoquer devant vous, je dois probablement commencer par formuler trois remarques préalables.1 - Encore aujourd’hui, je suis obligé de reconnaître qu’il y a pour moi quelque chose de fondamentalement inexplicable dans le processus qui a fait pendant des décennies de Heidegger, c’està-dire d’un penseur dont la sympathie profonde et durable pour l’idéologie nazie était en principe tout à fait connue (si l’on en croit ses disciples, ils savaient déjà tout), la coqueluche d’à peu près toute la gauche intellectuelle française, et cela à une époque où il était entendu largement que tout est politique et qu’unephilosophie doit se juger essentiellement sur ses implications politiques. Si ce principe avait été appliqué à Heidegger, comme il l’a...

Gesù. L'invenzione del Dio cristiano
di: Paolo Flores d'Arcais
Gesù non era cristiano. Era un ebreo osservante, rimasto tale fino alla morte, che mai avrebbe immaginato di dar vita a una nuova religione e meno che mai di fondare una «Chiesa». Per rendersene conto basta leggere con attenzione e soprattutto per intero il Nuovo Testamento, che la maggior parte dei fedeli conosce invece solo attraverso gli stralci letti durante la messa. Nelle pagine che seguono faremo perciò parlare soprattutto le fonti canoniche, che per i credenti sono parola di Dio. Gesù non si è mai sognato di proclamarsi il Messia, e se qualcuno degli apostoli ha ipotizzato che fosse «Cristo» (traduzione greca dell’ebraico meshiah e dell’aramaico mashiha, «unto») lo ha fulminato di anatema. All’idea di essere considerato addirittura «Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del...

La gioia del secolarismo
di: Redazione
The Joy of Secularism è un libro utile per capire il punto di vista sulla laicità della cultura americana. 11 importanti scrittori, filosofi, scienziati e storici americani provano a spiegare perché "secolarismo" non significhi, come invece viene ripetuto spesso, depressione, assenza di "senso", decadenza etica, suicidio, materialismo depresso, amoralità, immoralità, vuoto esistenziale. Che senza trascendenza, l'uomo sia perduto, è una tesi continuamente ripetuta da parte religiosa. La secolarizzazione non renderebbe impossibile una morale, un'estetica, e una vita spirituale. Per l'uomo e per i suoi presunti "più profondi bisogni", sarebbe impossibile vivere senza trascendeza. O meglio, no potrebbe "vivere pienamente" Ogni volta che ci prova, cade dell'alienazione perché...

La globalizzazione secondo Stiglitz
di: Laura Pennacchi
Per quasi trent’anni ha dominato la scena politica mondiale una potente ideologia ultraortodossa che predica un drastico ridimensionamento della presenza pubblica nelle attività economiche e sociali, sostenendo che l’intervento dello Stato è sempre e comunque negativo per il benessere collettivo, che i governi dilapidano risorse e che ogni tentativo di ridistribuire la ricchezza dà vita a forme di perseguimento delle rendite. La predicazione di un ruolo pubblico ristretto e angusto si è basata su una visione altrettanto ristretta e angusta del rapporto tra individuo e collettività, volta a soffocare le istanze solidaristiche: l’individuo è un atomo, non esistono responsabilità collettive perché «non esiste la società», secondo il motto di Margaret Thatcher. Il legame tra ideologia «ultraortodossa» e visione...

Della serie: Marx aveva ragione
di: Redazione
La crisi economica moltiplica i libri su Marx. Ma non c'è un ritorno a Marx. Semplicemente perché il pensiero di Marx non ci ha mai lasciati e fa parte invece del nostro bagaglio di attrezzi per la lettura della realtà. Fa parte integrante della nostra cultura. Non solo, Marx ci accompagnerà per molto tempo ancora. Altro discorso è affermare, in modo naif, che Marx "avesse ragione", nel senso che la sua filosofia possa essere davvero una risposta complessiva a tutto. Se un ritorno a Marx esiste, è semplicemente nei termini della scoperta (da parte della cultura delle terze pagine, e dei media) che egli non è il Male, che non è un pensatore mostruoso, da negare in ogni senso, da tener lontano dalla lettura dei giovani. Posizione opposta, speculare e identica (nella sostanza) a quella del marxismo...
Recensione: Giovanni Perazzoli, Benedetto Croce e il diritto positivo
di: Gianluca Miligi
Leggendo libro di Perazzoli su Croce, Benedetto Croce e il diritto positivo. Sulla “realtà” del diritto (Il Mulino, Bologna, 2011), si comprende perché questo filosofo – di cui si parla di solito a sproposito – sia stato molto amato da liberali come Piero Gobetti, Mario Pannunzio, Piero Calamandrei… La congiunzione di liberalismo e diritto positivo che si trova in Croce lascia vedere infatti una teoria politica liberale di grande interesse. Il problema centrale del libro riguarda però un tema che si trova all’intersezione tra filosofia teoretica e filosofia politico-giuridica, ovvero la battaglia concettuale sulla “realtà” del diritto positivo.Il nichilismo, inteso come riconoscimento dell’infondatezza, è il fantasma da esorcizzare per tutte le teorizzazioni della positività del diritto,...

Un'intervista a Slavoj Žižek
di: Redazione
UN'INTERVISTA a Slavoj Žižek. Come accade per molti pensatori alla moda, anche Žižek interessa, più che come interprete dei fenomeni sociali, come fenomeno sociale da interpretare. Filosofo di quelli che mescola la critica sociale alla deduzione trascendentale di Kant, Slavoj Žižek è una star. E se lo è ci deve essere una ragione. Definirlo una star, però, equivale a metterlo in cattiva luce. Lo dice lui stesso, con qualche sottigliezza, nell'intervista (sotto) che ha rilasciato a un intelocutore poco benevolo. O forse molto benevolo. E' difficile decidere infatti (ambiguità tipica dei media), se l'intervista lo mette in cattiva luce, oppure se, creandogli l'aureula (sempre utile) dell'enfant terrible del mondo intellettuale, non lo favorisca. Ma terrible perché? New Republic lo ha... Cerca tra le risorse



Martin Heidegger
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Massimo Donà
Abitare la soglia
Cinema e filosofia



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G. Debord La società dello spettacolo
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Emanuele Severino
"Ragione, fede, verità" (1h 09')
["Abitatori del tempo" 2008, a cura di R. Lissoni]



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