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Friday, July 29, 2011

Storia della filosofia italiana: Fardella e Grice

Luigi Speranza

Michelangelo Fardella (Trapani, 1650 – Napoli, 5 gennaio 1718) è stato un matematico e filosofo italiano.

Fardella studiò a Messina, allievo di Giovanni Alfonso Borelli, dal quale accettò la teoria atomistica di Democrito, ma abbracciò il pensiero di Cartesio, dopo averne appreso gli insegnamenti durante il suo soggiorno a Parigi dal 1678 al 1680, grazie alle conversazioni con Antoine Arnauld, Nicolas Malebranche e Bernard Lamy.

Membro dell'ordine francescano, insegnò matematica a Roma e poi a Modena, mentre a Padova, dal 1693, anno in cui divenne prete secolare, insegnò astronomia e poi filosofia. Nel 1709 lasciò lo Studio padovano, recandosi a Barcellona, e ritornando in Italia nel 1712.

Tenne una lunga corrispondenza con Leibniz e polemizzò con Matteo Giorgi, che con il suo Saggio della nuova dottrina di Renato Descartes aveva attaccato il cartesianesimo.

Il cartesianesimo del Fardella, per quanto riconosca che «solo Cartesio trovò, fra gli antichi e i moderni, il retto e naturale metodo di filosofare», è tuttavia relativo, adeguato com’è al platonismo di Agostino. La struttura del mondo è organizzata secondo principi matematici:«Dio ha creato ogni cosa secondo peso, numero e misura, ossia secondo le leggi statiche, aritmetiche e geometriche»; mediante la matematica si comprende il mondo e si comprende così la logica di Dio.

Nel punto, che non ha peso, non ha grandezza, non è divisibile, è tuttavia l’origine di ogni estensione: «nel punto, come il numero nell’unità, si risolve l’estensione». L’anima, che non ha estensione, è un punto.

Per Fardella, non è possibile dimostrare l’esistenza indipendente delle realtà materiali: «La stessa esperienza ci insegna che spesso nel sogno percepiamo oggetti che veramente non possiamo ammettere realmente esistenti. Quante volte, la notte, mentre dormo, vedo splendere il sole sopra l’orizzonte e vedo muoversi in vari modi moltissime cose prodigiose, che non sono niente extra ideam?. Dunque, quel che sento e vedo non può in nessun modo essere dedotto come realmente esistente». E se si obbietta che una cosa è sognare, altra cosa è la veglia, per lui le cose che percepiamo nella veglia potrebbe anche essere soltanto cose percepite «con maggiore chiarezza, distinzione e ordine, benché non siano niente» in sé. I sensi non danno certezza del mondo, la quale può ritrovarsi, per il Fardella come per Cartesio, soltanto in Dio.

"Universae philosophiae systema, in qua nova quadam et extricata Methodo, Naturalis scientiae et Moralis fundamenta explanantur",
Venezia, 1691

"Universae usualis mathematicae theoria",
Venezia, 1691

Utraque dialectica rationalis et mathemathica, Amsterdam, 1695

Animae humanae natura ab Augustino detecta in libris de Animae Quantitate, decimo de
Trinitate, et de Animae Immortalitate, Venezia, 1698

"Pensieri scientifici", Napoli, 1986
Lettera antiscolastica, Napoli, 1986
[modifica] StudiAA. VV., Descartes e l'eredità cartesiana nell'Europa sei-settecentesca, Lecce, 2002
AA. VV., Professori e scienziati a Padova nel Settecento, Treviso, 2002

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