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Saturday, July 7, 2012

Le ville di Roma e dei dintorni: la villa Torre (1690), detta del principe russo Semion Semionovich Abamelek Lazarev

Speranza



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Coordinate: 41°53′32″N 12°27′18″E / 41.89222°N 12.455°E / 41.89222; 12.455 (Mappa)
Villa Abamelek
Ubicazione
PaeseTemplate:ISO 3166-2:IT
CittàRoma
Informazioni
StatoItalia
Costruzione1600-1700
Usosede diplomatica della C.S.I.
Realizzazione
ArchitettoVincenzo Moraldi
ProprietarioSemion Semionovich Abamelek Lazarev
La Villa Abamelek è una delle ville urbane di Roma, situata nei pressi del colle Gianicolo nelle immediate vicinanze di Porta San Pancrazio: è l'attuale residenza degli ambasciatori russi.
La sua costruzione risale alla fine del Seicento e l'inizio del Settecento, quando il marchese genovese Paolo Girolamo Torre, banchiere rinomato, ne ordinò la costruzione in una zona tra la Via Aurelia Antica e Porta Cavalleggeri, per farvi la propria residenza. Questa, identificabile con l'attuale Palazzina Belvedere, venne decorata con svariati affreschi eseguiti da Giuseppe Passeri; una parte del ciclo è oggi andato perduto. A questi si aggiunge una quadreria di genere classicista e mitologico ad opera di Giuseppe Bartolomeo Chiari, Benedetto Luti ed altri artisti della cerchia dell'Accademia di San Luca.
La villa sarà teatro di una riunione di vescovi, il 22 agosto 1700, in vista del vicino conclave causa malattia del Papa Innocenzo XII, che morirà il 27 settembre di quell'anno. Per problemi finanziari i Torre nel 1722 vendettero la villa all'Arcispedale di Santo Spirito in Saxia, che nel 1734 la rivendette al monsignor Giuseppe Maria Feroni, nobile fiorentino che diverrà poco tempo dopo cardinale. Questi incaricò l'architetto fiorentino Alessandro Galilei di rinnovare il complesso con nuovi arredi: secondo la nuova moda, oltre ai classici paramenti religiosi, d'obbligo nelle case dei clericali, vennero impiegate ricche carte cinesi alle pareti, in linea con il nuovo gusto per l'esotico e le cosiddette "chinoiseries".
Dalla fine del Settecento il complesso della villa cambiò numerosi proprietari: nel 1792 passò a Giovanni Torlonia, da questi alla figlia contessa Maria Teresa Marescotti, poi ai Valentini e ai Giraud. Nel 1849 la battaglia del Gianicolo tra esercito francese e truppe della Repubblica Romana danneggiarono fortemente l'edificio, concludendo una parabola in declino della proprietà. Nel 1854 la villa venne acquistata dal principe Filippo Andrea V Doria Pamphilj, con l'idea, poi realizzata, di annetterla alla sua abitazione vicina. Su sua commissione l'architetto Andrea Busiri Vici restaurò il complesso e trasformò il giardino secondo il gusto paesistico. Venduta ai Ricasoli nel 1863, divenne infine proprietà del principe russo Semion Semionovich Abamelek Lazarev nel 1907.
Il principe Abamelek-Lazarev discendeva da una nobile famiglia georgiana di origine armena, e si era arricchito sia per le sue attività bancarie che grazie allo sfruttamento delle miniere di sale della regione russa di Perm. Con l'ausilio dell'architetto Vincenzo Moraldi dà un nuovo aspetto al parco e all'edificio: tramite l'acquisto di vigne e casali confinanti amplia la tenuta, e il giardino di stile paesistico ottocentesco viene arricchito da un notevole numero di sculture antiche, tra cui un sarcofago etrusco e varie statue e busti, e seicentesche. Viene ampliato il casino settecentesco, chiamato nell'Ottocento "Villa Belvedere" ed oggi Palazzina Belvedere, aggiungendovi un nuovo corpo di fabbrica.
Viene trasformato la costruzione a servizio delle vigne e delle fornaci, creando così il Casino delle Muse o Teatro: l'edificio è arricchito da tele, soprattutto di scuola veneta, da arredi di ambiente veneziano, da arazzi fiamminghi, da sculture di varie epoche, da mobili di diversi ambiti e da mosaici pavimentali romani. Si configura quindi come un grandioso esempio di eclettismo, dedicato alle Muse ed alle Camene: è per questo dotato di una grande sala con palco, destinata appunto a teatro; qui venivano rappresentati concerti e spettacoli per il principe e la moglie, Maria Pavlovna Demidoff. All'esterno del Casino viene disegnato anche un emiciclo teatrale alla foggia dei teatri greci, secondo la moda dei teatri delle ville secentesche, arricchito da teste romane. Dopo la morte del principe, nel 1916, la villa rimase un esempio di grande mecenatismo eclettico ed internazionale, grazie alla fusione e convivenza delle diverse forme artistiche di varie epoche.
Alla morte della principessa, nel 1936 l'edificio diviene proprietà dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche che nel 1946 ne ha fatto la sede diplomatica dei rappresentanti sovietici, e russi dal 1991.
Nell'enorme parco di ventisette ettari dove è possibile incrociare volpi, ricci ed altri animali allo stato brado, oltre alla presenza di svariati volatili, sono presenti alcuni resti archeologici che hanno permesso di identificarvi la caserma della guardia personale dell'imperatore Nerone. Alla fine del XX secolo è iniziata la costruzione della chiesa ortodossa di Santa Caterina Martire.

Voci correlate [modifica]

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