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Monday, July 9, 2012

Le ville d'Italia -- dall'A alla Z: Villa San Martino, Arcore.

Speranza


Villa San Martino si trova ad Arcore, comune brianzolo della provincia di Monza e Brianza, in Viale San Martino.

Il viale e l'ampio edificio prendono il nome di San Martino dall'omonima località arcorese ove si situano.



Con Villa Borromeo d'Adda, attualmente sede comunale, e Villa La Cazzola, residenza privata, fa parte del gruppo di ville sorte nel comune di Arcore a partire dal XVI secolo lungo il Lambro, che si presentano oggi come residenze di villeggiatura e rappresentanza, seguendo l'arcaica destinazione delle "ville di delizia"[1], ma che erano nate come residenze padronali, da dove venivano gestite grandi aziende agricole, o semplici casini per la caccia.

Un tempo monastero benedettino, fu acquisito con le sue terre a metà del '700 dai conti Giulini, che lo ristrutturarono in forme neoclassiche.

L'edificio fu disposto o forse mantenuto dai Giulini nella tipica struttura a U aperta verso il paese. Durante queste opere di trasformazione fu impostato anche il grande viale d'accesso lungo un asse prospettico che, partendo dalla piazza antistante villa Borromeo, si spinge verso Ovest oltrepassando a cannocchiale l'edificio, nella sequenza corte d'onore, arco centrale del portico e apertura corrispondente nel salone; quindi attraversa il giardino e, infine, fiancheggiato da un lungo filare d'alti pioppi, si prolunga fino al Lambro, distante qualche chilometro.
Un impianto scenografico imponente, capace di far colloquiare l'edificio, il parco secolare e il verde agricolo circostante. L'asse prospettico all'ingresso, sebbene ora parzialmente interrotto visivamente da una macchia verde di alberi e arbusti e dal muro di cinta, è rimasto sostanzialmente integro nel corso del tempo. Dopo le trasformazioni compiute dai Giulini, la villa passò ai Casati nella prima metà dell'Ottocento a seguito del matrimonio di Anna Giulini Della Porta con Camillo Casati (1805-1869) e, alla fine di quello stesso secolo, pervenne quindi al ramo dei Casati Stampa di Soncino. Fino al 1955, anno della sua morte, fu abitata dal conte Alessandro Casati, che ne ingrandì la biblioteca e vi ospitò a più riprese l'amico Benedetto Croce. Alla morte del conte l'immobile passò a suo nipote, ovverosia il suo parente più prossimo, marchese Camillo Casati Stampa di Soncino (1927-1970). Questi risiedette saltuariamente nella villa. Morto suicida il 30 agosto 1970[2][3] dopo aver assassinato la moglie Anna Fallarino e il di lei compagno Massimo Minorenti (Delitto di via Puccini), la proprietà passò ad Anna Maria Casati Stampa di Soncino, nata a Roma il 22 maggio 1951[4], ovverosia alla figlia di primo letto (avuta con Letizia Izzo) del marchese. La giovane, all'epoca diciannovenne (e quindi secondo la legge di allora minorenne) venne affidata ad un tutore, nella persona di Giorgio Bergamasco. Pro-tutore venne nominato Cesare Previti.
Il 26 luglio 1972 Bergamasco venne nominato Ministro dei rapporti con il Parlamento nel secondo governo Andreotti[5]; nel frattempo la Casati Stampa si era già emancipata dalla potestà giuridica tutoriale con il raggiungimento della maggiore età al compimento del ventunesimo anno avvenuto il 22 maggio 1972. Successivamente Anna Maria Casati Stampa, frattanto sposatasi con il conte Pierdonato Donà dalle Rose, si trasferì con il marito in Brasile e come suo legale in Italia venne da lei scelto il suo ex pro-tutore Cesare Previti. Poiché pressata da esigenze economiche e avendo ricevuto in eredità non solo i beni di famiglia ma anche i grandi sospesi del padre con il fisco, Anna Maria Casati Stampa di Soncino in Donà dalle Rose decise nel 1973 di porre in vendita la villa e di avvalersi del suo avvocato come mediatore. L'acquirente venne trovato in Silvio Berlusconi, il quale comperò la tenuta nel 1974 per una somma di 500 milioni di lire dilazionati nel tempo laddove il valore effettivo[6] del solo immobile di 3500 era di oltre 1 miliardo e 700 milioni dell'epoca come era risultante dalle stesse stime legate all'eredità. All'interno della villa era conservata un'importante pinacoteca di opere del XV e XVI secolo, una biblioteca di oltre 3000 volumi antichi, oltre ad un immenso parco con scuderie e piscine. Alla fine del 1974 Berlusconi si insediò ad Arcore.
Silvio Berlusconi, che è il più recente proprietario della dimora, ha fatto eseguire un restauro di tipo conservativo della porzione più antica dell'edificio e un ripristino di alcune parti alterate da precedenti interventi o che apparivano ormai fatiscenti. Grazie a questi lavori sono anche stati liberati, sistemati e resi disponibili splendidi locali sotterranei. L'attuale proprietario ha collocato nel parco della tenuta un mausoleo personale (opera di Pietro Cascella) con loculi per i prossimi, un monumento in travertino da 100 tonnellate e un grande sarcofago in marmo rosa[7].

Il passaggio a Silvio Berlusconi [modifica]

L'ultimo Casati-Stampa, il marchese Camillo, morì suicida a Roma, nel 1970, dopo avere ucciso la moglie Anna Fallarino e il giovane amante in quello che è passato alla storia come il delitto di Via Puccini. I coniugi Casati Stampa avevano lasciato una figlia minorenne (nata a Roma il 22 maggio 1951, quindi all'epoca dei fatti diciannovenne ma minorenne perché la maggiore età era fissata a 21 anni), Anna Maria Casati Stampa di Soncino, e grandi sospesi con il fisco.
L'ereditiera Casati Stampa di Soncino, allora minorenne, avendo nel frattempo lasciato l'Italia per il Brasile, vendette la proprietà nel 1974 con la mediazione del suo tutore legale, l'avvocato Cesare Previti, all'allora imprenditore edile Silvio Berlusconi. La villa, completa di pinacoteca, biblioteca di diecimila volumi - per curare i quali venne assunto come bibliotecario Marcello Dell'Utri - arredi e parco con scuderia in cui fu assunto come stalliere il mafioso Vittorio Mangano, e che era all'epoca valutata per il solo bene immobile circa 1 miliardo e 300 milioni di lire[8] fu ceduta in cambio della cifra, molto inferiore alla valutazione, di 800 milioni di lire[9] in titoli azionari (di società all'epoca non quotate in borsa), pagamento dilazionato nel tempo[10][11], abbindolando, secondo molti, la minorenne contessina. L'ereditiera non riuscì a monetizzare, se non con un accordo con gli stessi Previti e Berlusconi, che li riacquistarono per 250 milioni, ossia la metà di quanto avrebbero dovuto valere[8].
All'inizio degli anni ottanta la proprietà fu valutata garanzia sufficiente ad erogare un prestito di 7,3 miliardi di lire[8].
All'interno della villa sono rimasti quadri e medaglioni raffiguranti personaggi della famiglia Giulini (quali lo storiografo Giorgio Giulini) e della famiglia Casati.

Note [modifica]

  1. ^ Rossana Bossaglia, L'arte dal manierismo al primo Novecento - Storia di Monza e della Brianza, Il Profilo editore, Milano, 1971
  2. ^ 40 anni dopo sugli schermi il delitto Casati. Gli intrighi della marchese Fallarino e dei suoi amanti - Casati, Roma, Parioli, 1970, scandalo, sesso, trasgressione, delitto, a...
  3. ^ Nel salone del triangolo a luci rosse - LASTAMPA.it
  4. ^ Marco Travaglio ed Elio Veltri, L'odore dei soldi (vd. http://www.autistici.org/sitosovversivo/uncensored/notes/travaglio_veltri%20-%20l'odore%20dei%20soldi%20(origini%20e%20misteri%20delle%20fortune%20di%20silvio%20berlusconi).pdf )
  5. ^ Elenco_dei_Ministri_per_i_Rapporti_col_Parlamento - TerritorioScuola Enhanced Wiki Italiano
  6. ^ I lati oscuri dell'acquisto di villa San Martino
  7. ^ «Berlusconi: Man of many parts». BBC News, 6 7 2003. URL consultato in data 17/5/2008.
  8. ^ a b c Giovanni Ruggeri, "Berlusconi. Gli affari del Presidente", Kaos, Milano 1994, pp. 79-90
  9. ^ «Chi è Cesare Previti». Corriere della Sera, 29 4 2003. URL consultato in data 21/5/2008.
  10. ^ A proposito di case: e questa?. L'espresso.it, 09-08-2010
  11. ^ La villa della marchesina sedotta e bidonata. L'Unità.it, 03-05-2004. URL consultato in data 25-08-2010.

Bibliografia [modifica]

  • Michele Mauri, D. F. Ronzoni. Ville della Brianza. Ediz. italiana e inglese vol. 2. Missaglia, Bellavite, 2004. ISBN 88-7511-031-X.
Per la rilevanza pubblica del suo protagonista, la vicenda della compravendita fra la famiglia Casati e Silvio Berlusconi fu oggetto di grande attenzione da parte della stampa, ed è ampiamente descritta, ad esempio, in:
  • Autori Vari, La Grande Truffa, Previti, Berlusconi e l'eredità Casati Stampa. Milano, Kaos, pp. 127. ISBN 88-7953-070-4.
  • Giovanni Ruggeri. Berlusconi. Gli affari del Presidente. Milano, Kaos, 1994, pp. 79–90.
  • Corrado Augias. Il delitto di via Puccini in I segreti di Roma. Milano, Mondadori, 2005, .
  • Pino Corrias. La luminosa reggia di Arcore e il rimorso di Lord Jim, in Luoghi comuni. Dal Vajont a Arcore, la geografia che ha cambiato l'Italia. Milano, Rizzoli, 2006. pp. 145–164. ISBN 978-88-17-01080-1.

Voci correlate [modifica]

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