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Monday, September 15, 2025

Grice e Majello

 

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GRAMATICA ITALIANA 

/ v 

RAGIONATA 

i 

DEL PRETE REGIO 

FRANCESCO MAJELLO 



NAPOLI 

Nella Stamperia sita Rampe S. iSarccllino 
Num. 3. 

FRANCESCO MA SI TIPOGRAFO. 

1 826. 



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Lapidei et Ugna ab aliis accipio ; aedijicii 
costructìo tota nostra est. Architectus ego, 
sum , sed materiam varie undique conduxi. 

G. Lipsio. 



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A S. E. 

D. Nicola de’Sangro degli antichi duchi 
di Borgogna , e conti de’Marsi, ec. ec. 

SoMlGLIERE DE]L CORPO DI S. M. , E CAVA- 
1 LIBRE DEL REAL ORDINE DI S. GeNNARQ , 

■ ' Malta 1 , ec. ec. Cavaliere del real or- 
dine di S. Giorgio della riunione , e 
gran cordone .dell’imperiale ordine di 
S. Leopoldo d’ Austria , ec. ec. ec. 

i * x 


Signore 


Ne! dare alla luce il mio picciolo libro 
su i precetti a ben favellare nella lingua del- 
1’ Ariosto, e del Tasso, m’ingegnai di met- 
tergli in fronte il nome insigne di un Mecena- 
te. Io mi diressi a V.E.,che incanutito nelle 
armi , e Presidente de’ reali stabilimenti delle 
donzelle ben nate , come Mecenate , coltiva 
a vicenda gli studj di Marte , e quelli di Mi- 
nerva , e sente , che le brilla in fronte una 



-akiSfc- 


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corona intrecciata di alloro e di ulivo. Fu mia 
fortuna che la niente me ne suggerì a tempo 
il pehsiere. Il nome di V.E. ha preservato il 
mio libro dagli attacchi degli Aristarchi , co- 
me , al dir de’poeti , l’alloro preserva dai ful- 
mini di Giove. Quindi è, che ogni ragion di 
calcolo esige, che, nel riprodurre il mio libro, 
io gli metta in fronte lo stesso Nome. Mi gio- 
va sperare, che, essendo i miei sentimenti gli 
stessi, troverò il cuore di V. E. egualmente 
disposto. 


Sono di V. E. 




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a tu' : vi ’ itf » i » 


Umili*.", dcvolis cd obbligali s.° 
Fkancesco Majello. 

.... vi: ' . • 

* * ' I . I • 4 i # . I 4 i. * . . 


u:; <«y ' L 'iyc.j. , oi : 


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PREFAZIONE. 

* f * 

Li uomo nella società è sempre nelV 
obbligo di parlare , spesso in quello di 
scrivere. Qual vergogna sarebbe per un 
uomo educato , se difettasse nell ’ uno , o 
nell' altro? Quindi nasce la necessità del- 
la Gramaiica. 

Lo studio della Cromatica , essendo in- 
dispensabile ad ognuno , debb ’ essere la 
prima occupazione de' fanciulli. ' Quindi 
nasce la difficoltà di presentar loro una 
Gramatica , che possa dirsi veramente 
completa. Se si tenta sviluppar tutto colla 
necessaria precisione , è facile urtar nello 
scoglio di trascendere la loro intelligen- 
za'. se la tenera età si ha presente , e si 
cerca adattarvisi , è facile imbattersi nello, 
scoglio opposto , divenendo tutto arido , 
vagone puerile ; incidit in Scyllam cupiens 
vitare Carybdiin. 

È della prudenza "dà chi scrive una 
Gramatica pe' fanciulli ? per trarne ve- 
ramente uuj profitto , scanzare i due sco- 
gli per quanto è possibile. Questo è quel- 
lo ^ che io ho avuto in mira. 


) 

G 

Ad ottenere l intento , ho prima di 
tutto fissato le nozioni di alcuni vocaboli , 
che debbono necessariamente usarsi: ho 

disposto le materie in quel modo, che' V or- 
dine naturale sembrava richiedere : ho 

sviluppato le definizioni sempre di è ca- 
duto in acconcio di farlo : . ho illustrata 
con esempi ogni teoria , affai di renderla 
piu chiara e precisa. Ho preferito lo stile 
a dialogo , perche più adattalo alV intel- 
ligenza della tenera età, essendo piu atto 
a sollevare la memoria , a fissare lo spi- 
rito, e a sostenere V attenzione. E perchè 
ì fanciulli potessero ritrarne tutto il van- 
taggio possibile , quando ho dovuto ser- 
virmi degli esempj , li ho tratti da fonti 
dell’ erudizione , e della morale. 

Con tutte queste cure , sarà la mia 
Gramatica pienamente completa? lo vor- 
rei lusingarmene , ma non ho la super- 
bia di asserirlo. Il tentarlo spettava a me, 
il giudicarne appartiene a chi legge. Io 
sarò sempre pago , quando avrò secon- 
dato gl impulsi del mio cuore , procu- 
rando di rendermi utile all età più te- 
nera, che , per aver più bisogni , ha più 
dritto alle cure di ogni animo sensibile. 


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7 


GRAMATIG A ITALIANA 

RAGIONATA 

, .M. 

DEL , , 

• • ! li 

PRETE REGIO 

frIncesco majello. 

. V 

i — 

> ■ . ' . , 

DEFINIZIONI . 


I. J_/efinizione —i- La Definizione h un nesso di 

parole sufficiente a spiegare il significato 
di un vocabolo. . „ 

■ r C 

II. Definire — Definire un vocabolo significa 

spiegarlo . • ,. vl > 

III. Inflessione — La voce. Inflessione significa 

terminazione , ossia , suono finale della 
parola., . ’ ; 

IV. Inflettere — La voce Inflettere significa 

terminarsi ; onde quando si dice : que- 
sta parola inflette in o , significa lo stesso , 
,cfie si termina in o. 

V. Dittongo — Il Dittongo è 1* unione di due 

lettere vocali in una sola sillaba; come 
in fia-to , fio-re , tao-no , e sim< 



8 

VI. Trittongo — II Trittongo è Punione di tre 

lettere vocali in una sola sillaba ; come 
in fi- gl iuo-lo , fa-mi-gliuo-la , e sim. 

VII. Monosillabo — Il Monosillabo è la parola 

di una sillaba; come ; Re , ma , e sim. 
Vili. Nome — Il Nome è una parola clic no- 
mina le persone, le cose, e le qualità; 
come : Francesco , Isabella , libro , 
penna , buono , clemente , e sim. 

IX. Declinazione — La Declinazione è il cam- 

biamento della prima inflessione del no- 
me in quelle del Genere, e del Numero. 

X. Genere — Il Genere del nome non è altro 

che la sua inflessione , là quale fa cono- 
scere , se la persona o cosa da esso 
nominata, è del Genere ricaschile, femmi- 
nile, o comune. 

XI. Numero — Il Numero è quella inflessione 

del nome , del pronome , o del verbo , 
la quale fa intendere , se si parla di 
una , o più persone, o cose ; come : pa- 
dre ^ padri ; esso , essi ; scrive , scri- 
vono. 

XII. Conjugazione — La Conjugazione non e 

altro •, che il cambiamento della prima 
inflessione del verbo , in quelle de’ suoi 
Modi , Tempi , Numeri , e Persone. 

XIII. Pronome — Il Pronome è una parola che 

si mette in vece del nome , per non ri- 
petere il nome della persona o cosa no- 
minata prima ; come : egli , colui, ec. 

XIV. Verbo — Il Ferbo è una parola che serve 

ad indicare lo stato, in cui una persona 


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I» —, 


o cosa si trova ; come : Pietro disegna. 
Luigi riposa. Giovanni è battuto. 

XV. Avverbio — L 'Avverbio è una parola che 

modifica la significazione del verbo, del 
participio , dell’aggettivo , c talvolta dcl- 
• l’avverbio stesso; come: Giovanni scrisse 

bene. Il fanciullo era ben educato. Egli 
era perfettamente docile. Pietro venne 
ben presto. 

XVI. Preposizione — La Preposizione è una pa- 

rola , che serve ad indicare i rapporti che 
le persone , o cose possono avere fra di 
loro ; come : Questo libro è di Pietro. 
%\U. Proposizione — La Proposizione è un nesso 
di parole sufficiente a manifestare un giu- 
dizio ; come l’è questa : Dio è santo. — 
XVIII. Soggetto dee verbo — Il Soggetto del 
verbo non è altro che il Nominativo del 
verbo , ossia il nome della persona , o 
cosa di cui si parla; come nella stessa 
proposizione : Dio è santo , il nome 
Dio è il Soggetto. 

XIX. Attributo — L’ Attributo h un nome ag- 
« gettivo , che indica la qualità , che sì 

attribuisce al soggetto ; come nella stessa 
proposizione: Dio è santo , l’aggettivo 
santo è 1* Attributo. 

XX. Congiunzione — La Congiunzione è una 

particella che serve ad unire le parole, 
e le frasi nel discorso ; come quando si 
dice : Il cielo , e la terra. Voi lo dite y 
lo dico pur io. 

XXI. Interposto — L’ Interposto è una voce 




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IO 


che ci strappa dal fondo del cuore una 
viva affezione di timore , di dolore , di 
desiderio, di allegrezza , di maraviglia , 
e sim.; come : ah! ahi ! oh! e sim. 

XXII. S impura — La S impura è quella che 
nella stessa sillaba è seguita da un’altra 
consonante; come nella parola spirito. 

XXIII. Regime — Il Regime è una parola retta 
da un altra; la parola retta dalla pre- 
posizione, dicesi Regime della prepo- 
sizione ; la parola retta dal verbo , si 
dice Regime del verbo ; come quando 
si dice ; Pietro passeggia con France- 
sco , la parola Francesco è il Regime 
della preposizione con. Così , quando 
si dice : Pietro ama lo studio , la pa- 
rola studio è il Regime del verbo ‘«ma. 

XXIV. Termine di rapporto — Termine di rap- 

porto si dice ogni parola retta dalla pre- 
posizione di, a , 0 da ; come quando si 
si dice : A difesa di se — Non crede a 
se stesso — Lo ha allontanato da se. 

XXV. Oggetto — Oggetto si dice il nome della 

persona o cosa , su di cui si termina 
l’azione indicata dal verbo attivo; come 
quando si dice : Il figlio ama il pa- 
dre ; in tale discorso il nqme padre h 
l’Oggetto del verbo attivo ama. 

XXVI. Apostrofo — 11 Apostrofo è un segno (*) 

che si mette per indicare di essersi tron- 
cata una vocale o una sillaba ; come 
V amicizia ; e’ disse. 

XXVII. Accento — Il Accento è un segno ( V ) che 


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- • ' 1 • si mette sulle vocali finali per pronunziar- 

le con maggior forza ; come : libertà % 
" 1 bontà , felicità , e sim. 

REGOLE. 

I. - Il t Nome aggettivo non può stare nel 
w ‘ discorso senza il suo sostantivo. 

II. Il Verbo non può stare nel discorso 

senza il suo soggetto espresso o sot- 
,f • tinteso. i • v « j 

III. La Preposizione non può stare nel 

discorso senza il suo regime. 

INTRODUZIONE. 

£*t Gl' Vi *,*_•'* * * tri * * ■ ' . ... • , » 

D. Perchè parlate voi ? 

R. Io parlo per manifestare i mici pensieri a chi 
mi ascolta. 

D. E perchè scrivete ? 

R. Io scrivo per manifestare i miei pensieri a chi 
per lontananza , ò per altro non può ascoltarmi.. 
D. Dunque parlate e scrivete per manifestare 
i vostri pensieri ? 

R. Sicuramente. 

D. Ma per far ciò bene , che dovete fare ? 

R. Debbo parlare , c scrivere bene. 

D. E per parlare , e scrivere bene , che dove- 
te fare ? 

R. Debbo studiare la Gramatica. 

D. Che cosa è la Gramatica ? 

R. La Gramatica c il libro che contiene tutte le 


12 

regole, e tutt’i precetti per parlare, e scrìvere Lene. 

D. Come si divide la Gramatica? 

R. La Gramatica si divide in quattro Parli , e 
sono : P Etimologia , la Sintassi , 1 * Ortoepia , 
e P Ortografia. 

D. Di che cosa tratta V Etimologia ? 

R. L’ Etimologia tratta delle parole, della loro 
natura , e proprietà , e delle variazioni a cui 
vanno soggette. 

D. E la Sintassi di che trattai 

R. La Sintassi tratta le regole di accordare, unire, 
ed ordinare le parole per formarne il discorso^ 

D. E V Ortoepia ? 

R. L’ Ortoepia tratta le regole per ben pronun- 
ziare le parole. 

D. E V Ortografia? 

R. L’ Ortografia tratta le regole per iscrivere 
correttamente. 

D. Che cosa è il Discorso? 

R. Il Discorso è una ben regolata combinazione 
di parole , atta a manifestare i pensieri. 

D. Quante sono le Parti del Discorso ? 

R. Sono sette ; il Nome , il Pronome , il Ver- 
bo , V Avverbio , la Preposizione , la Congiun- 
zione , e P Interposto. 


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PARTE PRIMA 


; ETIMOLOGIA 


S E Z I O N E I,« 


CAPO I.° 

•’ - , ■ • • , •• 

DEL NOME. 

. . . . ‘v , 

' . V • 1 , r . 

D. Che cosa è il Nome ? 

R. Il Nome è una parola che serve a nominare, 
o a qualificare le persone , o cose di cui si 
parla. Se nomina semplicemente le persone, o 
cose , senza tener conto delle loro qualità ,-si 
dice N ome sostantivo ; come : Francesco , Tsa- x 
bella , F ordinando , Cristina , libro , penna , 
giardino , e sim. Se poi nomina le sole qua- 
lità, dicesi Nome aggettivo \ come:* bello , btio- 
no, generoso , affabile , demento , é sim. 

Dei Nomi sostantivi. ' 

i - *• • ' Vj'V. c. Si". •. 

D. Fi aliante sorte può essere il Nome Sostantivo ? 

R. Il Nome sostantivo può esser.e Particolare o 
proprio , Generale o comune, Personale , Col- 
lettivo , ed Astratto. .. , . *' . . - 


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- . • 


*4 


Nomi particolari. 

i * # • 

D. Qual ’ è Nome particolare , o proprio ? 

R. Il Nome particolare , o proprio è quello, che 
nomina un solo individuo , sia persona , sia 
cosa , onde dicesi anche Nome individuale ; co- 
me ; Antonio , Carlo , Teresa . Napoli , Sole , 
Luna , Vesuvio , S cheto , e sim. 

, - »' r. . I . . . i • ’ 

Nomi generali. 

/ * 

D. QuaV è il Nome ^generale ^ io comune ? 

R. È quello, che nomina tutte le persone , e tutte 
le cose della stessa specie ; come : nonio, don- 
na , fiume , città , cavallo , pesce , e sim. 

. "i - ' > 

v: ”ii Nomiiipetsoj^ali. , j 

• ili ' . ’ r . "> n t ' ! / i j; i 

D. Qiiali sonq i Nomi personali?. , .1' 

R. Sono (quelli che indicano il carattere , che .una 
persola può rappresentare nel discorso.' 

D. Quanti caratteri una persona può rappre- 
sentare nel discorso ? 

R. Tre; o parla, o ascolta, o si parlaci, se; se 
parlai,, rappresenta il primo carattere, e dicesi 
Persona prima ; come: Io scrivo. Se ascolta, 
rappresenta il secondo carattere , e dicesi Per- 
sona seconda ; come: Tu scrivi. E se si paria 
di se, rappresenta il terzo carattere , e dicesv. 
Persona terza ; come: Preparò le forze a‘ di- 
fesa di se. * ,»v,. 

D. Quali sono i Nomi personali di prima Persona? 


» 


i 


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Noi. 

2 . Di noi. 

3. A noi , o ci, 
4- Noi, o ci. 

5. Manca. 

6. Da noi. 


i5 

R. Sono Io nel singolare ; come Io leggo-, e Noi 
nel plurale; come Noi leggiamo. i 

D. Declinatelo. * 

R. Eccomi ; 

Sing. i. Io. Piar. 

2 . Di me. ■ 

3. A me, o mi. 

* 4- Me, ° mi. 

5. Manca. 

6. Da me. 

D. Perchè questo Nome manca del quinto Caso ? 

R. Perchè il quinto Caso indica la secónda Persona. 

D. Di qual genere è il nome personale Io. 

R. È maschile in bocca all’uomo , Io sono dotto ; 
e femminile in bocca alla donna : Io sono dotta. 

D. Avete qualche osservazione a fare intorno a 
questo nome personale? i aì 

R. Debbo osservare , che il nomo personale Io 
si usa soltanto come soggetto , ossia nel solo 
primo Caso , e me o mi negli altri ; onde di- 
cesi : Io leggo ; io scrivo , e non già me leg- 
go ; me scrivo. Così , non si dice : ha ricevuto 
da io ; ha detto ad io , ma ha ricevuto da 
me ; ha detto a me , o mi ha detto. 

D. Quali sono i Nomi personali di secondaiPer- 
sona ? 

R. Sono Tu nel singolare ; Tu leggi ; Tu scrivi ; o 

t\°t\ 1 , P^ ura ^ e » y °l leggete ; Voi scrivete. 

D. Declinatelo. . >■>... 

R. Eccomi ; :j 

Sing. i. Tu. Plur. ' i . Voi. ’f 


2 . Di te> 

3. A te, o ti. 


2 . Di voi. 

3. A voi, o vi. 

■s 




i6 


4 . Te, o ti. 4 . Voi, o vi. 

5. O tu. 5. O voi. 

G. Da te. 6. Da voi. 

I).. qual genere è il nome personale Tu ? 

K. E maschile, se si parla all'uomo ; Tu sei dotto: 
e femminile, se si parla alla donna; Tu sei dotta. 

D. Che cosa dovete osservare intorno al nome 
personale fi u ? 

R. Debbo osservare , che si usa nel solo primo Caso, 
ossia, come soggetto, e te o ti negli altri; onde 
si dice : Tu leggi ; 3 Tu scrivi , e non già Te leg~ 
gi ; te scrivi. Così non si dice : Ho ricevuto da 
tu ; ho detto a tu , ma ho ricevuto da te ; ho 
detto a te, o ti ho detto. Nel quinto Caso di- 
cesi : O tu che leggi ; o tu che scrivi , e non 
già o te che leggi ; o te che scrivi. 

D. Quali sono i Nomi personali di terza Personal 

R. Un sol nome.- personale di terza Persona ab- 
biamo, cd è, 

D. Declinatelo. 

R. Eccolo ; , j 

Sing. 1 . Manca. 

2 . Di se. 

3. A se, o si. 

4- Se , o si. ■> 

5. Manca 

6 . Da se. 

D. Perchè questo nome personale manca del 
primo , e quinto Cosò ? 

R. Manca del primo , perchè non può mettersi 
come soggetto; manca del quinto, perchè in- 
dicando questo la Persona seconda , non può 
rapportarsi alla terza; e se pavé esser soggetto 


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?vr ■* 


in questo luogo del Boccaccio ; Apertamente 
confessarono , se essere stati coloro , che 
Tetaldo Eliseo ucciso avevano , non è così , 
raa è l’oggetto del verbo confessarono coll’in- 
tera proposizione che siegue. Quello eh* è cer- 
to però che non si troverà mai come sogget- 
te to , nè col verbo Essere in altro Modo , cha 
nell’ indefinito. 

'i D. Se dunque il nome personale Se non può es- 
■ ser soggetto , che sarà ? 

R. S.irà Oggetto ; come in questo luogo: Aveva 
i siccome se , le sue cose messe in abbandono : 

0 oppure 7 'ermine di rapporto , ed è sempre pre- 

ceduto dalla preposizione di , a , o da ; come 
ou quando si dice ; Aveva a difesa di se simil- 
mente ogni suo sforzo apparecchiato. 

D. E del nome personale Si nulla mi dite ? 

•1> R. Vi dico , che quando indica una persona in- 
> determinata è solamente Oggetto , o Termine, 
eccone gli esempi ; Alla qual cosa il Priore , 
e gli altri Frati creduli si accomodarono ; qui 
è oggetto. Lucrezia si piantò un pugnale nel 
seno ,' qui è termine. 

Dagli addotti esempi si può anche dedurre , 
i , che il nome personale se , o si , serve pei 
due Generi e pei due Numeri. 3 . Che , a par- 
lar propriamente , non si dovrebbe dire che del- - 
lei le sole persone , poiché non significa che la per- 
sona su di cui si termina l’ azione da essa stes- 
si sa fatta ; ma per analogia si è poi adattato 
a- a significare anche cose , cui si attribuisce azio- 
i« ne, e che per tale riguardo si considerano come 
'* persone; come quando si dice : Il mar si agita. 

a 


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\ 


18 

OSSERVAZIONI. 

Da farsi intorno ai Nomi personali. 

D. Quali sono queste Osservazioni? 

R. Eccole; I. Cne Me, e mi si usano con qual- 
che distinzione. Si debbe dire me, i. allorché 
si vuol fare particolare attenzione sulla perso- 
na, o si vuol fare distinzione tra essa ed altre ; 
come quando si dice: Non riguarda me , ma 

. coloro - Tra me e lui vi è molla differenza. 
a. Allorché tra il nome di persona ed il ver- 
bo tramezza il pronome .lo , o li ; come quan- 
do si dice : Me lo scrisse- Me li diede : in altri 
casi si dice mi ; come : Mi parla ; mi dice. 

II. Che Me preceduto dalla preposizione di, a , 
o da non si può cambiare in mi; onde non 
si può dire di mi, a mi, da mi; ma di mep- 
a me , da me. Non é però lo stesso il dire a 
me', c mi; poiché datemi, dirò a colui cui 
dimando semplicemente una cosa ; ma s >* egli 
possa , o voglia darla ad altri , debbo dire : 
Date a me, e tal’ espressione fa riflettere sulla 
mia persona, e la distingue artatamente dalle altre. 

III. Che N^i serve per lutt’i Casi ; eccone gli e- 
setnpi: Noi scriviamo , qui è primo Gaso. Chi 
di noi? qui è secoudo. Chi ha detto a noi ciò? 
qui è terzo ; possiamo dire ancora : chi ci ha 
detto ciò ? Così; Considerò noi in preferenza 
degli altri, qui è quarto; possiamo ancora in 
vere usare ci, o ne; come: Se tu jeri ne 
affliggesti, tu ci hai oggi tanto dditicQJo ; 
cioè , j eri affliggeste noi , oggi hai noi tanto 


\ 


*9 

diliiicafo. E nel Boccaccio ; Sole in tanta af- 
flizione ne hanno lasciate , in vece di ci han- 
no lasciate. Lo intese da noi , qui e sesto. . 
Notasi, che quella stessa ragione che debbe re- 
golar la nostra scelta per Fuso di me e mi % Va- 
ierà pure per ne e ci , ovvero noi cd a noi. 

IV. Che Fpi serve per tutt’i Casi; esempi: Foi 
studiate , qui è primo Caso. Egli si lagna di 
voi , qui è secondo. Io la consegnai a voi , 
qui è terzo. Amò voi più degli altri » qui è 
quarto. Lo chiese da voi , qui e sesto. Ma 
Voi terz9 o quarto Caso può cambiarsi in vi ; 
dicendosi : Se elleno vi piacciono per piac- 
ciono a voi-Come vi vide da lui foste deside- 
rate , per vide voi. 

V. Che il nome personale Se si pospone al ver- 
bo ; come quando si dice : Pietro pensa a se; 
vi si premette ancora , se tal verbo vien pre- 
ceduto da io, o ne; come: Egli se lo diè a 
credere - Egli se ne pentì. Ed anche in com- 
binazione con lo , o ne ; dicendosi : diesselo a 
credere - Fecesene persuaso. 

VI. Che il nome personale Se serve pe’ due Ge- 
neri e pe' due Numeri in unione di stesso , 
stessa , stessi , stesse , ed in tal caso v’ è più 
grazia, e più energia nell’espressione; esempi:' 
per se stesso ; per se stessa ; per se stessi ; 
per se stesse. Da ciò si rileva che il nome Se 
quantunqne non ammetta distinzione di Genere, 

‘e di Numero, l’aggettivo stesso ^ se vi è unito, 
prende diverse inflessioni relative al suo Gene- 
re, ed al suo Numero. 

VII. Che il nome personale Si serve soltanto per 


30 

indicare il termine dell’azione de’ verbi riflessi, 
e reciprochi , come vedremo allorché parleremo 
di tali verbi ; non che una persona indetermi- 
nata , come ancora vedrassi a suo luogo. 

Notasi ; che il nome personale Se , o Si per 
analogia si usa anche per indicar cosa a cui si 
attribuisce azione , e che per tal riguardo si 
considera in un certo modo come persona; come: 
il del si oscura ; i cavalloni si urtano. 

Vili. Che il nome personale Si può affiggersi al 
verbo ; come : Egli piangevasi-Eglino spiega- 
ronsi ; e con ss raddoppiata se il verbo è mo- 
nosillabo , o si termina con vocale segnata col- 
1’ accento ; come in diessi , vedrassi , e sim. 

Nomi collettivi. 

D. Quali sono i Nomi collettivi ? 

R. I Nomi collettivi sono quelli che hanno l’in- 
flessione singolare , e la significazione plurale ; 
come : il popolo , la gente , il bosco , etc. 

Nomi astratti. 

D. Quali sono i Nomi astratti ? 

R. I Nomi astratti sono quelli che nominano cose 
che non esistono realmente in natura , ma si 
concepiscono com’esistenti dal nostro intelletto; 
tali sono; l’amore, l’odio , la. bontà, la fe- 
licità, la libertà, l’onore, e sim. 


/ 


capo ir. 

v 

Della Declinazione de ' nomi. 


D. Che cosa intendete per Declinazione de’nomi? 
R. Per Declinazione de’ nomi intendo il cambia- 
mento della loro prima inflessione in quelle del 
Genere , e del Numero. 

De' Generi de' nomi. , 


D. Che cosa intendete per Genere de ’ nomi ? 

R. Per Genere „de’ nomi intendo la distinzione 
del sesso , che si conosce dall’ articolo , dalla 
significazione , e dall’ inflessione. 

D.~ Quanti Generi si distinguono ne’ nomi ? 

R. Tre; il Maschile , il Femminile , e’1 Comune. 

D. Come si conosce il Genere del nome dall * 
Articolo. 

R. Se vicino al nome ci sta bene 1* articolo il , 
lo , o uno , sarà maschile ; come : il libro , 
lo studio , un frutto. Se ci sta bene 1’ arti- 
colo la , o una , sarà femminile ; come : la casa , 
la tela , una villa , e sim. E se ci starà bene 
l'articolo il e la , uno , ed una , sarà comu- 
ne;' come, il trave , la trave ; un fonte , una 
fonte , e sim. 

D. Come si conosce il Genere del nome dalla 
significazione ? 

R. Se il nome significa il maschio ( di qualun- 

3 ue inflessione sia ), o una cosa che si copsi- 
era come maschio, sarà maschile; come: 


' 


22 

ca, Michele, Luigi, Pietro , Esali , V Angelo , 
il Demonio , V Autunno', V Inverno , e si ni. 

Se significa la femina ( di qualunque infles- 
sione sin ) , o una rosa che si considera come 
femina , sarà femminile ; come : Maria , Ila- 
chele, Tomiri , A letto, l’Està, la Primave- 
ra , la Notte , la Fortuna, e sim. E 

Se significa il maschio , e la femina , sarà 
comune ; come : il lepre, e la lepre ; il ser- 
pe , la serpe , il nipote , la nipote, e sim. 

D. Come si conosce il Genere del nome dalla 
inflessione ? 

R. Siccome i nostri nomi possono inflettere in 
cinque maniere , cioè con una delle cinque va- 
cali , cosi prendono essi diverso Genere secon- 
do la loro diversa inflessione. 

D. Di qual Genere sono i Nomi che inflettono in a? 
R. Sono tutti femminili; come; la casa, la ter y 
ra , e sim. Fuorché. ' . 

11 Nome Podestà , eh’ è maschile, se significa 
la persona che tiene in mano il supremo pote- 
re ; dicendosi: Il Podestà ordinò-Tutt’ i Po- 
destà uniti decìsero ■ Cosi. 

Tutti quelli che abbiamo tolti dal Greco , cioè 
• il tema , il teorema , il problema , il lemma , 

Y assioma , il clima , l’empiema, il dramma, il 
' diadema , V idioma , il prisma , Y enigma , il 
sofisma , il dogma , il dilemma , e pochi altri. 

Sono pure maschili i nomi de’ Setlarj , per- 
chè nomi di uomini ; come : il Calvinista , il 
Giansenista , Y Anabattista , il Deista, l’A- 
teista., con tutt'i seguenti : 

Il parricida, il suicida, il fratricida , l'o - 


» s le 


Digitized-t 


! 


a3 

micida , il regalisi* , io sperma . , S to- 
/ó , v Apostata, l’eremita, il sofà , l asma, 

V antagonista , il cantafavola ; , 1 / monopoli- 
sta , ed altri che la lettura indicherà 
11 nome Pianeta ( astro) è maschile; il pianeta : 

( veste sacerdotale ) è femminile ; la pianeta. 

D.Di qual Genere sono i Nomi che inflettono in et 
R Per lo Genere de’nomi che inflettono m e, non 
'si è potuto dare una regola generale , essendo 
altri maschili, altri femminili , ed altri comu- 
ni • clic perciò il loro Genere si potrà distin- 
guer meglio dall’articolo che dall’inflessione. Ma 
& Tutti quelli che inflettono in me sono maschili ; 
come : il .fiume , il nome , il bitume , e sim. 

Tutti quelli che inflettono in ore son maschi- 
li ; come: // cuore , il dolore, iLcolore, e sim. 

Di quelli che inflettono in 9ne , altri son 
maschili; come il tizzone, il bastone , lo 
scroccone, csim: Ed altri femminili; come: la 
stagione, la nazione, la porzione , c sim. 

Tutti quelli che inflettono in nte , sono ma- 
schili; come: il ponte, il dente, e sim. Que- 
sti soli sono femminili; la gente , la mente , 
la sorgente , la corrente , e qualche altro. 

Tutti quelli che cadono in re , sono maschi- 
li; come: il bicchier e, il destriere, e sim. Quat- 
tro soli sono femminili, cioè: la febbre, la tor- 
re, la polvere, la scure. E quattro del gene- 
re comune , cioè : il folgore , la folgore , il. 
lepre , la lepre ; il carcere , la carcere ; U 
cenere , la cenere. Ma 

Il Nome carcere si trova femminile nel sin- 
golare , e spesso maschile nel plurale. 




3 4 

Il Nome margine si trova maschile nel Dante 
Cani. 14. 

Lo fondo suo ed ambo le pendici 

Fatt y eran pietra , ed i margini d'oliato . 

E femminile nelP Asino d’oro del Firenzuola; 

Condotta alla margine -dell' altra ripa. 

Ma per non errare seguasi questa regola ; 
cioè, che , quando significa cicatrice , è femmi- 
nile ; e quando significa l’estremità di qualche 
cosa è maschile; come: il margine del libro. 

Il Nome oste ( albergatore ) è maschile : 
( armata nemica ) è femminile ; come : la po- 
derosa oste si avvicinava. 

Il Nome ospite è comune ; Il grato ospite 
era amato da tutti- Egli si levò subito per 
ricevere quest' ospite inaspettata. 

Il Nome aere è detto fosco in un luogo, e 
bruna in un altro del Bocc. 

Il Nome etere , o etra , 0 etera è maschile. 

Il Nome fine si trova maschile, nel Bocc. 
G. 5 . n. 4 - d lieto fine pervenuto. E femmi- 
nile in Giov. Villani Lez. 7. Questa fu la fi- 
ne dell' Imperadore irrigo. 

I Nomi Jtene , Micene sono femminili. 

II Nome fune si trova maschile nel Petrar- 
ca, Son. 114. E il fune avvolto. E femminile 
nel Bocc. G. 4 - n. 7. L'un de' capi della fune. 

E. Di qual Genere sono i Nomi che inflettono in i? 

R. Pochissimi nomi abbiamo che inflettono in i, c 
pel loro Genere neppur s’ è potuto fissare una re- 
gola generale; onde il loro Genere si potrà distin- 
guer meglio dall’articolo, che dall’inflessione. Ma 

Il Nome Dì Con tuli’ i suoi composti è ma- 


.a5 

sellile ; il ili , il Lunedì , il Martedì , il Mer- 
coledì , il Giovedì , il V enerdì. 

Sono maschili i Nomi di dignità esercitate 
da uomini ; come ; il Bali , il Giurì , il Mutfì , 
il Guardasigilli , e sim. Così 

Tutti i Nomi composti da un verbo, e da un 
nome plurale , che indicano un mestiere ; co- 
me : il guardaboschi , il cavadenti , ed i se- 
guenti ancora : lo sciacquadenti , il leccapiat- 
ti , il Guastamestieri , lo Stuzzicadenti , il 
guardacartocci , il fruslamattoni. 

Sono maschili il cremisi , lo zanni , il soprat- 
tieni , il Tamigi , i7 brindisi , <7 barbagianni , 
7’ ecclissi , ma oggi dicesi meglio la ecclissi. 

Sono femminili i seguenti ; /a *e«, l’ellissi, la 
diocesi, l’enfasi, l’estasi, la perifrasi, la pa- 
rentesi, la metamorfosi, e pochi altri. 

I Nomi di città di tale inflessione sono del 
genere comune, ma si trovano più usati nel fem- 
minile ; la bella Napoli -La nostra Trani — 

II Nome pari , ( sostantivo ) è del genere 
comune, poiché dice l’uomo ; un mio pari si 
tratta così ? E la donna : Una mia pari co- 
sì tu insulti ? 

Il Nome Genesi, si trova maschile in Giov. 
"V illani ; Cominceremo dal principio del Ge- 
nesi. E femminile , nel Davanzati ; Come co- 
manda la Genesi. 

D .Di qual Genere sono i Nomiche inflettono in o? 

R. Sono tutti maschili come : il letto , il tetto , 
il frutto , e simili. Il solo Nome mano è fem- 
minile ; come . : la mia mano-, le mie mani Co- 
sì pure i due Nomi , cioè , eco , spicanardo. 


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a6 

Tutt'i Nomi che inflettono in o nel singolare, j 
e cadono in a nel plurale, con tale inflessione I 
diventano femminili ; come: il mio ginocchio , 
le mie ginocchia ; il mio labbro , le mie lab- 
bra ; il mio lenzuolo , le mie lenzuola , e sim. 

I Nomi di città di tale inflessione sono del 
Genere comune; dicendosi: il bello , e la bel- 
la Milano. . 

D. Di quel Genere sono i nomi che inflettono in u? 
R. Sono del Genere femminile ; come ; la virili , la 
Tribù , la servitù , la gru , e simili. 11 solo | 
Nome personale tu è del genere comune , co- 
» me abbiamo veduto. 

I Nomi di città di tale inflessione sono del Ge- : 
nere comune, dicendosi:// bello , eia bella Corfù. 

Sono maschili Perù , Pegù , soprappih , e 
, qualche altro. 

I Nomi degli alberi sono maschili ; fuorcha 
questi due, cioè la quercia , l'ctce. 

D. E le Lettere dell’alfabeto di qual Genere sonol 
R. Sono dei Genere comune; dicendosi a piacere 
• il b, la b\ il e, la c; ec. ma le due vocali 
a , e colle consonanti /, /, m, n , , s , z, si 

usano meglio nel femminile; dicendosi /’ a, /’e, | 
laf,lal,lam, la n , la r , la s , la z. E le 
altre tre , Z, o, «, colle consonanti b , c , d, 
g , p, q, <y amano meglio il maschile; dicen- 
dosi : V i , /’ o , Vu, il b, il c , il d, il g , 

// p , Z/ q , iZ v. , 

Dei Numeri de' Nomi. 

D. Che cosa intendete per Numero de* nomi? 
R. Ogni Nome tiene due inflessioni , di cui uua 


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Serve per indicare un oggetto solo, e l’altra per 

•indicarne piò; quella che indica un oggetto 
solo , dicesi' Numero singolare , o del meno ; 
e quella che n’ indica più , dicesi Numero 
plurale, maggiore , o del più; ciò posto; di- 
co , che -per Numero del nome intendo la stes- 
sa sua inflessione la quale fa intendere , se si 
parla di un oggetto solo , o di più. 

D. Quanti Numeri dunque distinguete nei nomi ? 

R. Due; il Singolare , o del meno , e 7 Plurale , 
Maggiore , o del più. 

D. Come distinguete il Numero del nome ? 

R. Se la sua inflessione indica un oggetto solo , 
è di Numero Singolare, e se ri indica più, è 
Plurale ; il Nome padre è di Numero singola- 
re , perchè indica un padre ' solo ; e padri è 
plurale , perchè n’ indica più. 

. Nota — I nomi proprj non possono avere le 
inflessioni di numero plurale ; perchè quando 
diciamo Cicerone , Demostene , Virgilio , noi 
nominiamo individui determinati per se stessi. 
Possono però averle, allorché si vogliono homi- 
.nare più persone che portano lo stesso nome; 
come quando si dice : i FerJinandi , gli Arri- 
ghi , i Luigi; sono varj Sovrani che hanno avuto 
lo stesso nome. E 

Quando diciamo, i Cesari , i Ciceroni , i 
Demosteni , gli Agostini ; tali nomi diventano 
generali , poiché non vogliamo intendere che tutti 
coloro che sonp stati come Cesare , Cicerone ec. 

De’ Casi de’ Nomi. 

D. E de’ Casi de' Nomi non me ne parlate ? 

R. La nostra Lingua non essendo declinante, co- 


28 

me la Latina , non ha inflessioni particolari per 
ciascun Caso, come Cavevano i Latini, che chia- 
mavano Nominativo , Genitivo , Dativo , Ac~ 
ornativo , Vocativo , cif Ablativo j per esem- 
pio : Pater , Noni. Patris, Gen. Patri , Dat. 
Patrcm, Acc. Pater , Voc. Patee , Abl. Ciò 
non ostante abbiamo dovuto anche noi ritenere 
questo vocabolo Caso , non solo per facilitare 
la strada nello studio del Latino , ma benan- 
che per renderci più familiari e brevi alcune 
regole gramaticali. Questi Casi li distinguiamo 
coi nomi di Primo , Secondo , Terzo , Quar- 
to , Quinto , e Sesto. 

CAPO III. 

De ’ Segnacasi. 

D. Quali sono ì Segnacasi ? 

R. Sono le preposizioni di , a , c?a , ma non in- 
dicano che i soli Casi de* nomi; come: 

Sing. i. Pietro. 
i 2 . Di Pietro. 

3. A Pietro. 

4- Pietro. 

5. O Pietro. * 

6. Da Pietro. 

Così Sing. 1 . Anna. 

2 . Di Anna. 

3. j*d Anna. 

4- Anna. 

5. O Anna. 

6. Da Anna. 




39 

A questo nome die comincia per vocale , e 
ad altri simili , al Segnacaso di terzo Caso vi 
si aggiunge un d* affiti di renderne più dolce 
la pronunzia ; ed a quello di sesto Caso non si 
toglie 1’ a per non confonderlo con quello del 
secondo ; come. 


Sing. i. Antonio ; 

а. Di Antonio; 
3. Ad Antonio; 
4- Antonio ; 

5. O Antonio ; 

б. Da Antonio; 

* 


Agostino. 


D 

R. 


Agostino. 

Di 

Ad Agostini 
Ajjdrtino;'' 

O Agostino. 
Da Agostino. 


Quanti Segnacasi dunque abbiamo ? 

Tre^; di,a , da ; il primo serve ad indicare 
il secondo Caso , il secondo per indicare il ter- 
zo , ed il terzo per indicare il sesto. 

OSSERVAZIONI. 

Da farsi intorno ai Segnacasi. 


D. Quali sono queste osservazioni ? 

R. Eccole; I. Che i Segnacasi di , a, da si com- 
binano con tutti e tre gli articoli determinati 
il , lo , la , ed. in vece di dirsi separatamente 
di il , di lo , di la ; a il , a lo , a la ; da 
il , da lo , da la ; si dice con una sola voce 
del -, dello', della ; al, allo, alla; dal , dal- 
lo, dalla. E nel plurale; delti, dei, o de’, 
degli , delle ; olii , ai , o a , agli , alle ; 
dalli, dai, o da’, dagli, dalle. Tutte queste 
voci combinate così , diconsi Preposizioni ar- 
ticolate. 

11. Allorché si combina la preposizione coninsie- 


1 


I 


I 


3o , 

me coll’articolo, si sopprime l’n di quella, e 
r ì di questo , raddoppiandone la / ; onde in 
vece di dirsi con il , con lo , con la , con i 
con gli , con le , riunendo i due monosillabi , 
dìrassi col , collo , colla ; coi , o co ' , colle , 
come; Coi , o co' miei fratelli- Coll a mia fa- 
miglia-Colle mie onorate fatiche. Ma 

Se la parola che siegue , comincia per s im- 
pura , è meglio scrivere con lo , con gli ; di- 
cendosi ; con lo strale ; con lo scolare ; con 
gli studj. E con col , o coll ’ , se comincia per 
semplice consonante, o per vocale; dicendosi: 
col libro ; coll’ amore. 

Se poi siegue un aggettivo possessivo seguita 
da un aggettivo di qualità , o di parentela , si 
sopprime i’arlicolo; dicendosi, Con vostra Mae- 
stà -Con Sua Altezza- Con Vostra Eccellen- 
za- Con suo fratello -Con sua sorella. 

Si può mettere anche col , e colla , trasportai!-* 
do peto l’ aggettivo possessivo dopo del nome ; 
dicendosi : Colla Maestà vostra-Coll’ Eccel- 

lenza Voslra-C oli’ Eccellenza sua-Col fratei 
suo-Colla sorella sua. 

. Se gli aggettivi possessivi sono al plurale , 
debbesi adoperare co’ per lo maschile , e colle 
per lo femminile ; dicendo : co’miei fratelli , e 
non già con miei fratelli : colle mie sorelle , 
e non già con mie sorelle. 

Volendosi però scrivere, più pretto , dirassi ; 
con lo , con la , con gli , con le ; ma non j 
mai con il, nè con i. 

Ili- La vocale i di coi si rimpiazza coll’apostro- 
fo ; dicendosi ; co’ fratelli. 


Digìtìzed by CótK>Iej 



IV. La preposizióne in combinata cogli articoli , 
si cambia in ne ; e ila in il , in lo , in la , in 
gli, in le , se ne fa nel , nello, nella, nei, 
negli , nelle. Vi di nei si cambia in apostro- 
fo , dicendosi ; ne’ giardini. 

V* La preposizione su anche si combina cogli ar- 
ticoli , facendosene sul , sullo , sulla , sugli , 
sulle ; avvertasi però , che queste voci si scri- 
vono meglio troncate. 

VI. Dalla combinazione della preposizione per , 
coll’ articolo il, ne uasce pel per lo Singolare , 
e pei , o meglio pe’ per lo Plurale. 

VII. V articolo lo si premette a lutt’ i Nomi , 
purché siano preceduti dalla preposizione per; 
dicendosi ; per lo campo ; nel plurale in tal 
caso si usa li ; dicendosi ; per li campi ; ed 
anche pe' campi. 

Vili. Si può cambiare la vocale i dell’ articolo 
il in apostrofo , s’ è preceduta da un' altra vo- 
cale ; onde scrivesi: e’I per e il; come: So- 
pra ’l petto per sopra il petto - Non v’ era 
altri che ’l mio domestico. 

> ( ", 

Della Incessitene del plurale 
> de? Nomi sostantivi. 

D. Prima di vedere come inflettono nel Plura- 
le i nomi sostantivi , ditemi perchè si cam- 
bia la loro inflessione Singolare in quella 
del Plurale ? 

R. Si cambia per fare intendere se 'si parla di 
un oggetto solo , o di più. 

D. Si è accennato , che i nostri nomi possono 


3a V. 

inflettere nel Singolare in cinque maniere , 
cioè con una delle cinque vocali , a , e , i T 
o , u ; ditemi ora còme inflettono nel Plurale 
i nomi terminati in a nel Singolare ? 

«'• Tutt’i Nomi maschili che inflettono in a ner 
Singolare , inflettono in i nel Plurale ; come il 
Papa, i Papi', il Duca, i Duchi ; il Profe- 
ta i Profeti , il pianeta , i pianeti , e sim. 

Tutt’ i nomi femminili terminati in a nei 
Singolare inflettono in e nel- Plurale; come: la. 
casa , le case ; la c arozza , le carezze , e sim. 

Tutt’ i Nomi terminati in à coll’ accento 
conservano la stessa inflessione nel Plurale; co- 
me : la città r le città , la felicità , le feli- 
cità , e sim. 

Tutti quelli che inflettono in ca , e ga , in- 
flettono in che , e ghe ; come la monaca , le 
monache ; la manica , le maniche ; la piro- 
ga , le piaghe , e sim. 

Tutti quelli terminati in eia , è già ditton- 
go , inflettono- in ce, e gè; come: caccia, cac- 
ce ; brada , brace ; frangia , frange ; spiag- 
‘ già , spiagge , e sim. 

11 Nome gesta non tiene inflessione singolare. 

Il Nome Luna , si usa metaforicamente neV 
Plurale ; Elleno parevamo due Lune. 

D. Come inflettono nel Plurale i Nomi termi- 
matiin e nel Singolare? 

R. Inflettono tutti in i, di qualunque genere sie- 
no ; come il padre , i padri ; la madre , le 
madri ; i fonte , le fonti , e sim. Ma 

Questi otto , cioè il Re , le specie , la su- 
perficie , la sene , la progenie , l'effigie , le- 



33 

sequie conservano la stessa inflessione nel plu- 
rale ; dicendosi : il Re , i Re ; la specie , /, 
specie ; la superfìcie , le superfìcie ; la serie , 
le serie ; la progenie , le progenie ; la barbarie e 
le barbarie ; l' effigie , le effiigie -, V esequie , 
le esequie. Si è posto intero 1’ articolo plurale 
di questi due ultimi , per distinguerli da l’ effi- 
gie , V esequie che sono del Numero singolare. 

1 Nomi pudore , rossore , pro/e, mele , fiele , 
fame , sete , pace, dimane , mane , fenice , 
canape ; non hanno 1’ inflessione plurale. 

I Nomi nozze , spezie ( aromi ) , viscere , 
calende , none non tengono inflessione singolare. 

II Nome bue fa buoi. 

Il Nome iSo/<? si usa metaforicamente nel plura- 
le ; Aveva quegli occhi che parevano due Soli. 

V. Come inflettono nel Plurale i Nomi terminati 
in i nel Singolare ? 

R. Conservano la stessa inflessione ; il dì , i dì ; 
la crisi , le crisi , e sim. Ma 

I Nomi reni , rostri , vanni , Lari , annali , 
calzoni , fauci non hanno l’inflessione singolare. 

Z?. Come inflettono nel Plurale i Nomi termi- 
nati in o m?/ Singolare ? 

R. Inflettono tutti in i ; come: il libro , i libri , 
il tetto , i tetti , e sim. Ma 

II Nome D/o fa Z>e/ ( false divinità ) , ed 
uomo fa uomini. 

I Nomi di due sillabe terminati in co , e go , 
inflettono in e/i/ , e ghi ; come : il buco , / 
buchi-, il sacco , / succhi-, l’ir co , gl’irchi-, il 

f un g°i i funghi-, il luogo, i luoghi. Ma 

II Nome porco fa porci. Greco (Nome di na- 


/ 


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zione ) fa Greci ; ( Nome di vino ) grechi. 
Nei Buceellai si trova futi. 

Mago fa Magi , se si vogliono nominare 
quegl’ illustri personaggi , che adorarono il no- 
stro Salvatore nella grotta di Bettelemme , e 
Maghi quelli ch’esercitano l’arte magica. 

Al Nome coraggio manca l’inflessione plurale. 

Il Nome proco fa proti ; ma nell’ Ariosto si 
trov/a anche prochi. 

I Nomi di pii di due sillabe terminati in co , 
ego, inflettono in ci , e gì; come : il medico , 
i mediti ; l’ amico , gli amici , e sim. Eccetto » 

Albergo , alberghi ■, antico , antichi ; bec- 
cafico, beccafichi ; Tedesco, Tedeschi; Fia- 
minco, Fiaminchi ; bifolco , bifolchi ; dialogo, 
dialoghi ; reciproco , reciprochi, e pochi altri. 

I seguenti si trovano coll’ h e senza nel plu- 
rale ; selvatico , zotico , pratico , idropico , 
equivoco , mentico , aprico , apologo , peda- 
gogo , analogo , ed altri pochi : onde scri- 
vesi: selvatiche, e selvatici’, zotichi , e zoti- 
ci ; pratichi , e pratici , e sim. 

I Nomi terminati in jo cambiano tale infles- 
sione in i ; come : fornajo , fornai ; librajo , 
librai; calamajo , calamai , e sim. 

Riguardo alla formazione del plurale de’ No- 
mi terminati in io è necessario osservare , se 
la sillaba io è dittongo o no ; s’ è dittongo , 
come ne’ Nomi bacio , figlio , foglio , giglio , 
non si farà altro che toglierne I’ o finale , e se 
ne avrà il plurale baci , figli ■> fogli •, gigli • 

Se poi la sillaba io non è dittongo , e ne- 
cessario badare se l’accento cade sull’ i di io, 



N 35 

come ne’ Nomi pio, restio , natio , mormorio , 
e sim., o sulla vocale della sillaba antecedente, 
come ne’ Nomi necessàrio , contràrio , sàvio , 
e sim. , nel primo caso si cambia l’o finale in 
i , e si avrà da pio pii.; da na/ìo natii -, da 
restio restii ; da mormorio mormorii. Nel se- 
condo caso si cambia T io in un j , e da ne- 
, cessàrio si avrà necessàrj ; da contràrio con- 
tràri ; da sàvio sàvj , e sim. 

jVi sono moltissimi Nomi terminati in o nel 
singolare che inflettono elegantemente in a nel 
plurale. Eccone una lista che li comprende tutti. 

Il pajo , le paja. Lo stajo , le staja. 

Il miglio , le miglia. Lì uovo , le uova. 

Il cantajo , le canta j a. Il moggio , le moggia. 

Il centinajo, le centinaia. L'osso , le ossa. 

Ve ne sono moltissimi altri che inflettono in 
ed in i ; ed eccoli quasi tutti ; 


i a . 


li calcagno , 
Il braccio , 

L ’ anello , 

Il castello , 

Il lenzuolo , 

Il labbro , v 
Il grido , 

Il ginocchio , 
Il gesto , 


£ calcagni , le calcagna . 
£ bracci , le braccia •. 
gl£ anelli , /e anella. 
i castelli , le castella, 
i lenzuoli , /e lenzuola, 
i labbri , le labbra, 
i gridi , le grida . 
i ginocchi , le ginocchia. 


i gesti , 


le gesta. 


Il fondamento , £ fondamenti , le fondamenta „ 

Il dito , 

Il ciglio , 

/I muro , 
il pomo , 

// quadrello. 

Il vestigio , 


i diti , le dita, 
i cigli , le ciglia, 
i muri , le mura, 
i pomi , le poma, 
i quadrelli , le quadrello, 
i vestigj , le vestigio , 


36 ' . 

Il Nome legno, se significa le legna da ar- 
dere , fa nel plurale le legna ; ma se si voglio- 
no significare navigli, o vetture, fa i legni. 

Il Nome fruito , se si usa per significare le 
- produzioni della terra in generale , fa nel plu- 
rale i fruiti; in particolare le frutta. 

Il Nome cervello ( la parte interna del capo ) 
fa nel plurale le cervella , ( il genio dell’uomo ) 
fa i cervelli. 

Il Nome corno , se significa strumento da fia- 
to , o lato , o parte di qualche, cosa , fa nel 
plurale i corni; in altro significato fa le coma ; 
come : Le corna della Luna-Le corna del bue. 

Il Nome suolo , se significa quella parte della 
scarpa che posa in terra , fa nel plurale le suola. 

Il Nome membro ( parte del corpo ) fa nel 
plurale le membra ; se poi si vogliono signifi- 
care gl’individui di una società, fa i membri; 
come : I membri dell ’ accademia - I memb A, 
del consiglio. 

D. Come inflettono nel Plurale i nomi termi- 
nati in u nel Singolare ? 

R. Conservano la stessa inflessione; come: la virtù , 
le virtù; la Tribù , le Tribù; la gru , le gru; e si va. 

OSSERVAZIONI. 

Da farsi intorno alle inflessioni de' nomi sostantivi. 

D. Quali sono queste Osservazioni ? 

R. Eccole ; I. Vi sono alcuni nomi maschili e 
femminili , che hanno una doppia inflessione 
nel Singolare ; i maschili sono : 

Il pensiere , il pensiero. 

Il barbiere , il barbiei'o. 


S 


I 


3 7 

Il mestiere , il mestiere . 

Il Console , il Consolo. 

Il nocchiere , il nocchiero. 

* Il destriere , «7 destriero. 

Il Cavaliere , <7 C avaliero. 

Il mulattiere , t7 mulattiera. ^ 

Lo scolare , Zo scolaro. 

I femminili sono : 

La tossa , /a tosse. > 

La redina , la redine. 

La scura , /a scure. 

La vesta , Za veite ; ma meglio veste. 
, Xa dota , Za t/o£e; ma meglio «Zo£e. 

Xa canzona , la canzone. 

La froda , Za frode , ma meglio frode. 

II. Ve ne sono altri che inflettono in o ed in 
a , ma colla prima inflessione sono maschili , 
e colla seconda femminili , tali sono : 

X’ ombrello , V ombrella. 

Il bricciolo , la bricciola. 

Il canestro , la canestra. 

Il cesto , la cesta. 

Il nuvolo , la nuvola. v . 

Il baruffò , la baruffa. 

L’ orecchio , V orecchia. 

III. Ve ne sono certi che colla sola inflessione 
maschile significano anche la femina ; come : 
il luccio , il tordo , il frinquello , lo scara- 
faggio , lo scorpione , e sim. 

Ed altri colla sola inflessione femminile si~ 
gnificano anche il maschio; come: V anquilla y 
la civetta , la mosca , la vipera , la talpa , 
la volpe , V aquila , la pantera , la triglia , 


l ' 


/ 


V 


r ' 

3S 

La formica , /a trotta , /a murena , la torto- 
ra , e qualche altro. 

IV. Ve ne sono altri che con una sola inflessione 
si usano in ambi i Generi ; e sono il fine y la 
fine ; il trave , la trave-, il carcere , /a car- 
cere ; il folgore , la folgore ; il fonte , la 
fonte ; il cenere , la cenere ; il Genesi , la 
Genesi ; e qualche altro. 

V. Altri hanno nel femminile upa inflessione tutta 
diversa dai maschile ; come : il cane , la ca- 
gna ; il toro , la vacca-, il cavallo , la giu- 
menta; il porco , la troja ; // becco , la ca- 
pra ; /’ elefante , elefantessa ; V uomo , /a 
donna ; il He , /a Regina ; l’ Imperadore , 

Y Imperadri ce; il Conte , la Contessa; il Du- 

l -'ca , Duchessa , e sim. 

VIv -La sillaba finale ro de’ nomi terminati in ara 
si cambia elegantemente in jo ; dicendosi cal- . 
zolajo in vece di calzolaro ; libraio in vece f 
di libraro ; mortajo in vece di mortaro , e sim, 

VII. Tutt’i nomi degl’ alberi, e de’ frutti colla in- 
flessione in o significano l’albero, e con quella 
in a il frutto ; onde si dirà il melo , il pero , j 

il castagno , il mandorlo , se si vuol significa- j 
re l’albero ; e la mela , la pera, la castagna, 
la mandorla, si vuoi significare il frutto. Ma 
l Nómi fico r gedro , arancio, limone , noce 
cón tale inflessione significano l’albero e’1 frutto. 

’ ' De Nomi COTTI posti. 

, tN v*y ~ • *• ' • . 

D. Ditemi qualche cosa de Nonri composti? 

ft. Abbiamo nel nostro linguaggio molti Nomi com- 


' Digitizsd bv.Ciooale 



‘ /' 5 9 

posti ; come : guardaroba , semprevivo., acqua- 
fòrte , capogiro , jurBperito , e sim. Questi son 
formati da due parole , di cu. la seconda prende 
nel plurale quella inflessione die le conviene, la 
prima però non va sempre soggetta alla varia- 
zione del plurale. Quando poi questa resta inva- 
riata? Eccone le regole ; 

Resta invalila I. allorch’ e un nome posto m 
forza di caso obliquo ; come fedecommesso , 
fedecommessi ; capogiro capogin , e sim. 

II. Allorch’ è un nome troncato , sia sostantivo , 
sia aggettivo; come: cavolfiore , cavolfiori ; gen- 
tiluomo , gentiluomini , e sim.. , a 

III. Allorch’ è voce latina , o di latina inflessione, 

. come : giurisprudenza , giurisprudenze ; juri spe- 
rilo , jurisperiti , e giurisperito , 

IV. Allorché sono cognomi di famiglie, che per 
lo più soglionsi usare senza variazione, anche 
nelle seconde parole; come: l Acquaviv a , g i 
Acquaviva ; t7 Casanova , i Casanova ; ti 
Fortebraccio , t Fori ebr accio', 

Trovasi però invariata la prima parola delle 

seguenti , ed altre simili ; 

■ - Plur. 


Sing . 'Madrevite ; 
Madreperla ; 
Spiganardo ; 
Verdebruno ; 

i ir de giallo ; 
Verdechiaro ; 
Qnartodecimo ; 
Quintodecimo ; 


Madreviti. 
Madreperle . 

S piganardi . 

Verdebruni. 

Verdegialli. 

Verdechiari. 

Quartodecimi. 

Quintodecimi . 




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4 * 


CAPO IV. 

De' Nomi Aumentativi , Diminutivi , 
e Peggiorativi. 

D. Ditemi qualche cosa di tali Nomi ? 

R. Eccomi — La grazia, i vezzi , e la leggiadria 
della nostra bella favella ci permette di fare 
de’ nostri nomi quello che vogliamo , cioè , di 
accrescere , diminuire , e peggiorare la loro si- 
gnificazione , alterandone la sola inflessione in 
diverse maniere ; nel primo caso avremo gli 
Aumentativi , nel secondo i Diminutivi , e nel 
terzo i Peggiorativi. 

De' Nomi Aumentativi. 

D. Quali sono i nomi Aumentativi ? 

R. I Nomi Aumeì dativi sono quelli , di cui si è 
alterala l’ inflessione, per ingrandirne la signifi- 
cazione. 

D. Come si altera V inflessione de’ nomi per farli 
diventare Aumentativi? 

R. Si altera cambiando v la loro vocale finale in 
one ; facendosi da sala salone , da libro librone , 
da naso nasone , da cappello cappellone , da 
medaglia medaglione , e simili. 

Tali nomi alterati sono sempre maschili , 
sebbene la loro parola radicale fosse femminile; 
l’ Aumentativo medaglione è maschile , e la sua 
parola radicale medaglia è femminile. 

De' Nomi Diminutivi. ’ 

D. Quali sono i nomi Diminutivi? 

R. I Nomi Diminutivi sono quelli , di cui si è alte- 


rata l’inflessione, per diminuirne la significazione. 

D . Come si oliera V inflessione de’ nomi per farli 
diventare Diminutivi ? 

R. Non v 5 è regola generale, poiché inflettono in 
diverse maniere. 

Alcuni inflettono in otto nel maschile; come gio- 
vinoti o , puledrotto , scimiotto , furb ac ciotto , 
zerbinotto , e sim. Ed in otta nel femminile; 
come: scimiolta , Carlotta , e sim. 

Altri escono in ino nel maschile; come: fanciuì- 
lino , bombolaio, scodellino , pedino , cagno- 
lino , cardellino , bocconcino , Poppino, Car- 
lino , uccellino , leoncino , canarino , nipoti- 
no , e sim. Ed in ina, nel femminile; come : 
fancìullina , agnellina, manina , cagnolino , 
uccellino , nipotino, sposina, c sim. 

Certi cadono in etto nel maschile ; come : gi'o- 
vanetlo , libretto , boschetto , uccelletto, cuc- 
chiajetlo , viaggetto , ruscelletto , e sim. Ed 
in etfa nel femminile; come : giovanetto , co- 
detta , casetta, cassetta , fiammetta , tavolet- 
ta, erbetta , Giulietta, ciregietta , e sim. 

Altri inflettono in elio nel maschile ; come gar- 
zoncello ; vecchierello , contadinello , rami- 
cello , baroncello , flumicéllo , pastorello , ar- 
boscello , campanello , ghiottoncello , c sim. 
Ed in ella nel femminile'; come : contadinella , 
pastorella , colazioncellà , casella , casella , 
finestrella , campanella, ghiottoncèUa , e sim. 

Alcuni si terminanti in atto nel maschile ; come : 
leprotto, lupatto, cerviatto, o cerbiatto, e sim. 

Altri inflettono ih iuolo nel maschile ~ come : fi- 
gliuolo , tovagliuolo , letticciuolo , e sim . Ed 


A\ 

in iuola nel femminile; come : famiglinola, fi* 
gliuola , bestiuola , o bestiola , e sim. 

Certi cadono in uccio , nel maschile ; come : o- 
muccio , animaluccio , beccuccio , regalacelo ^ 
e sim. Ed in Uccia nel femminile; come: co- 
succia , casuccia , donnuccia , feminuccia , 
gali inuccia , e sim. 

Altri escono in «zzo nel maschile ; come : 
nuzzo , omuzzo , ferruzzo , regaluzzo , e sira» 
Ed in uzza nel femminile; come: viuzza , co- 
cuzza , casuzza , e sim. Per vezzo si disse : 
aghe labbra vermigliuzze. 

Delle volte si fa un doppio diminutivo ; come .* 
da /i&ro si fa libretto , librettino ; da cassa , cav- 
• setta, cassettina; da cosa, casetta, cosetlina : 
da canestra , canestrella , cane strina , e sim. 

JPe’ Ifomi Peggiorativi. • , 

D. Quali sono i Nomi Peggiorativi? 

R. Sono quelli, di cui si è alterata l’inflessione, 
per peggiorarne la significazione. 

D. Come si altera V inflessione de' Nomi per 
farli diventare Peggiorativi ? 

R. Neppur per questi v’è regola generale, poiché 
inflettono aneli’ essi in diverse maniere. Alcuni 
Inflettono in accio nel maschile ; come : librac- 
cio , ragazzaccio , umor accio , cappellaccio , 
villanaccio , e sim. Ed in accia nel femminile; 
come: donnaccia ,feminac eia , cartaccia, car- 
ri accia, figuraccia , vecchiaccia , e sim. 

Altri escono in astro nel maschile ; come giovi- 
nastro , figliastro , e sim. Ed in astra nel fem- 
^ minile ; come : giovinastra , figliastra . 







I 


V 


43 

Certi cadano in icchio nel maschile ; come : dot- 
toricchio. Ed in essa nel femminile; come; dot- 
toressa , mastì'essa , e sim. 

Sonovi pure altre maniere di dire per esprimere 
peggioramento ; come : gentame , popolazzo , 
plebaglia , ossame , gentaglia , casupola , ca- 
suppola , donnicciuola , omaccione , e sim. 

Abbiamo anche alcuni avverbi che si possono al- 
terare nell’inflessione per farli Diminutivi; come: 
tanto , tantino ; poco , pochelto , pochino. 


% • 


CAPO V. 

DEGLI AGGETTIVI. 






Quali sono gli Aggettivi « ... s 
R. Gli Aggettivi sono quelle voci che servono o 
a nominare le qualità delle persone o cose; come; 
bello, brutto , grande , docile , e sim. e si dicono 
Nomi delle qualità , i oppure Aggettivi perfetti; 
o servono a determinare l’ estenzionc della signi-* 
ficazione de’ Nomi generali ; come ; questo , co- 
testo, quello , medesimo , e sim. * e si dicono 
gettivi determinanti, oppure Aggettivi imperfetti. 

De' Nomi delle qualità , ossia degli 
Aggettivi perfetti. 

D. Quali sono i Nomi delle qualità , ossia gli 
Aggettivi perfetti ? 1 

R. Sono quelli che nominano .le qualità delle pcr- 
' sone, e delle cose ; come: dolce , amabile , e sim. 
D. I Nomi delle qualità possono eglino star 
soli nel discorso ? 

R. No ; ma debbono star sempre uniti al nome 


y 

/ 


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della persona , o cosa , a cui è aderente la qua- 
lità che nominano. 

D. Perchè ciò ? 

R. Perchè siccome le qualità non possono esistere 
in natura , senza essere unite ad un soggetto 
voglio dire , ad una persona o cosa , così il nat- 
ine che le indica , non può stare nel discorso 
senza il nome di tal soggetto ; di fatti , se io 
dico: dotto , amena , intendete voi qual 5 è la* 
persona dotta , quale la cosa amena ? certo che 
no ; dunque resta vero , che il nome delle qualità 
non può star solo nel discorso , ma debb’ esser 
unito al nome della persona o cosa , a cui è unita 
la qualità che nomina; dicendosi: Pietro dotto ; 
campagna amena ec. Da ciò si rileva , che 
I Nomi delle qualità suppongono sempre il 
nome di una persona o cosa qualunque ; dolce , 
per esempio , suppone il nome di una cosa che 
abbia la qualità della dolcezza ; cioè lo zuc- 
chero , 'il mele un frutto , e sim. 

D. Questi nomi delle qualità perchè si chiama- 
no Aggettivi perfetti ? ' 

R. Si chiamano Aggettivi perfetti, i. perchè non 
possono star soli nel discorso ; 2 . perchè han- 
no i Gradi di Comparazione j come or ora 
vedremo. 3. Perchè ordinariamente si possono 
alterare nell’inflessione , facendosene gli Aumen- 
tativi ; come ; bello , bellone , ricco , riccone , 
è Sim., i 1 Diminutivi ; come: bello , bellino ; 
grazioso , grazio sino ; vezzoso , vezzosino , te- 
nero, ten creilo , e sim. .; ed i Peggiorativi ; co- 
me: rosso , rossigno, rossiccio ; giallo, gial - 
Ugno ; verde , verdi gnó ; bianco , bianchiccio , 



e sim. Ho dello ; che ordinariamente si pos- 
sono alterare , perchè non tutti gli aggettivi 
perfetti possono diventare Aumentativi , Dimi- 
nutivi , e Peggiorativi. 

CAPO VI/ 

De Gradi di Comparazione . 

D. Che cosa intendete per Gradi di Comparazione? 

' R. Per Gradi di Comparazione intendo le diver- 
se maniere di dire, per esprimere le qualità con 
più o'meno di estensione. 

D. Quali nomi possono avere i Gradi di Com- 
parazione ? 

R. I soli nomi aggettivi perfetti , perchè questi soli 
indicano le qualità ; ma le qualità sole posso- 
no avere più , o meno di estensione , non già le 
persone o cose ; di fatti , posso io dire bello , 
più bello , bellissimo ; ma non libro , più li- 
bro , librissimo ; dunque resta dimostrato, che 
i soli aggettivi perfetti possono avere i Gradi 
di Comparazione, e non filtri. 

D. Perchè tali maniere di dire si chiamano 
Gradi di Comparazione ? 

R. Perchè indicano il paragone che si fa delle 
qualità delle persone e delle cose. 

D. Quanti sono i Gradi di Comparazione? 

R. Sono tre ; il Positivo , il Comparativo , e ’1 
Superlativo . ’ • , 

D. Ma il Positivo strettamente parlando è egli 
uri Grado di Comparazione ? 

R. No ; perchè non indica comparazione , ma si 
chiama il primo Grado di Comparazione , 
perchè è il fondamento degli altri due. 

l 




46 

Del Positivo. ' ) 

f * 

D. Che cosa è il Positivo ? 

R. Il Positivo è P aggettivo perfetto esprimente la 
semplice qualità senza paragone ; come bello , 
brutto , gentile, affabile , generoso, e sim. 

Del Comparativo,' 

D. Che cosa è il Comparativo ? 

R. Il Comparativo è un aggettivo perfetto prece- 
duto da una delle voci più, meno , tanto ; co- 
me ; più abile , meno abile, tanto abile, e si in. 

D. Quando si debbe far uso del Comparativo? 

R. Il Comparativo si usa • allorché si vuole in- 
dicare , che una persona o cosa possegga una 
qualità in eguale , maggiore , o minor grado 
di un’ altra. Nel primo caso si avrà il Compa- 
rativo di eguaglianza , nel secondo quello di 
eccesso , c nel terzo quello di difetto. 

- Comparativo di eguaglianza. 

D. QuaV è il Comparativo di egqaglianza , e 
quando si usa ? 

R, Il Comparativo di eguaglianza è un aggettivo 
perfetto preceduto dalla voce tanto , e seguito 
da quanto , o dalla voce sì , o così , seguita 
da che ; e si usa allorché si vuol indicare che 
una persona o cosa possegga una qualità colla 
stessa estensione di un’ altra ; coine quando si 
dice: Cesare fu tanto prudente quanto Pompeo. 

Comparativo di eccesso. 

D. Qual * è il Comparativo di eccesso, e quando 
si usa? 


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R. Il Comparativo di eccesso e un aggettivo per- 
fetto preceduto dalla voce più , e si usa* allor- 
ché si vuole indicare , che una persona o cosa 
possegga una qualità con maggiore estensione 
di un’altra; come quando si dice; Cesare fu 
più fortunato di Pompeo. 

i • i 

Comparativo di difetto . 

D. QuaV è il Comparativo di difetto , e quan- 
do sì usa ? 

R. Il Comparativo di difetto è un aggettivo per- 
fetto preceduto dalia voce meno , e si usa allor- 
ché si vuole indicare , che una persona o cosa 
possegga una qualità con minore estensione di 
un’ altra ; come quando si dice; Pompeo fu me- 
no fortunato di Cesare. t 

D. 'Abbiamo noi voci che sono naturalmente 
comparative ? 

R. Ne abbiamo dodici ; e sono 

Maggiore che significa più grande. 

Minore ; più piccolo. 

_ Migliore ; più buono. 

Peggiore; più cattivo. 

Superiore ; più sopra. 

Inferiore; più sotto. 

Interiore ; più dentro. 

Esteriore ; più fuori. 

Citeriore ; più in quà 
Ulteriore ; più in là. 

Anteriore ; più avanti. 

Posteriore ; più appresso. 

Tutte queste voci sono di loro natura comparative, 
onde non han bisogno delle voci più , o meno 


per indicare il paragone; sicché sarebbe un errore 
gros*>lauo il dire più maggiore , più minore ec. 

OSSERVAZIONI 
Da farsi intorno ai Comparativi. 

D. Quali sono queste Osservazioni ? 

. R. Eccole; I. Che i suddetti Comparativi mag- 
giore , minore ec. se sono uniti ad un no- 
me , si dicono Assoluti ; come quando si dice : 
Il fratello maggiore; la sorella minore. E se 
stanno soli , e preceduti dall’ articolo , diconsi 
Relativi ; come quando si dice ; Tra tutti i suoi 
figli , il minore è più saggio , cioè il minore figlio. 

II. Che abbiamo due Comparativi avverbiali , e 
sono di loro natura tali , onde non hanno bi- 
sogno della voce più , o meno per indicare il 
paragone; tali sono meglio eh’ è lo stesso che 
cosa più buona ; e peggio che significa cosa più 
cattiva ; onde quando si dice ; Egli ha. fatto 
meglio , vale lo stesso che ha fatto una cosa 
più buona. E quando dicesi : Egli ha fatto 
peggio , dicesi lo stesso clic ha fatto una cosa 
più cattiva. 

III. Che quando vogliamo dare più forza a* nostri 
Comparativi , vi premettiamo in vece delle voci 
più , meno , una delle seguenti espressioni ; via 
più , assai più , molto più , via meno , mollo 
meno , assai meno ; dicendo : 

Cesare fu via più stimato di Pompeo. 

Cesare fu assai più stimato di Pompeo. 
Pompeo fu via meno , o assai meno , o molto 
meno felice di Cesare. ' 

D. Che cosa si rileva da tutto ciò che si è 
detto de’ Comparativi ? 


\ 



‘ Digitized by Coi); 


II. Si rileva, che in ogni Comparazione vi debbono 
esser sempre due termini; il nome cioè della per- 
sona o cosa che si paragona ( primo termine ), ed 
il nome della persona o cosa con cui si paragona 
( secondo termine ); e questi due termini sono 
sempre congiunti nella frase colla congiunzione 
che, o colla preposizione semplice, o articolata. 

1). Avete qualche regola onde conoscere quando 
i due termini della Comparazione si debbono u- 
nire colla congiunzione che, e quando eolici 
preposizione semplice , o articolata ? 

H. Ordinariamente si uniscono colla congiunzione 
che, e colla preposizione di', come: Egli è più 
prudente che coraggioso — Egli è più valoroso 
di Pietro — Egli è men saggio di Giovanni. Ma 
Coi Comparativi di eccesso , e di difetto , se si 
tratta di una qualità indicata dall’aggettivo, o dal 
verbo, si congiungono colla preposizione di avanti 
ai nomi personali me, te, se, noi, voi, e ai prono- 
mi lui, lei, loro; dicendosi; Voi siete più lieto di 
me — Io sono più contento di voi — Egli è più 
ricco di lui. Ma 

Se vogliamo unirli colla congiunzione che, bi- 
sognerà ripetere il verbo; dicendo: Voi siete più 
contento che io non sono — Egli è migliore ar- 
tefice che Pietro non è. E 

Se le qualità indicate dagli aggettivi , o da verbi 
sono due, o per meglio dire, se si esprime il se- 
condo termine, che non pub essere che un verbo, 
o un aggettivo, si adopera la congiunzione che\ 
come: Pietro e più sfortunato che imprudente — 
Pietro vegeta più che non vive — Giovanni par- 
la meglio che scrive. 








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5d / ' 

Se poi il secondo termine della Comparazione 
porta l’articolo, si usa la preposizione articolata; 
come: II tutta è maggiora della sua parte. Lo 
scolare è più dotto del maestro. 

Ed in fine, se il secondo termine sarà un avver- 
bio, si userà la congiunzione che-, come: E meglio 
tardi che mai. 

. Del Superlativo. 

D. Che cosa è il Superlativo? 

R. 11 Superlativo è quello che indica la qualità nel- 
la sua massima estensione. 

D. Quante sor te di Superlativi abbiamo ? 

R. Due; il Superlativo assoluto , e’1 Superlativo 
relativo. 

D. Qual’ è il Superlativo assoluto? 

R. Il Superlativo assoluto è un aggettivo perfetto 
alterato neh’inflessioue , ed indica la qualità nella 
sua massima estensione, ma in una mauiera asso- 
luta, cioè senza comparazione. 

D. Come si altera V inflessione dell’ aggettivo per- 
fetto per farne un Superlativo assoluto? 

R. Si altera, cambiando l’ultima sua lettera vocale 
in issimo per lo maschile, ed in issima per lo 
femminile; come: bello , bellissimo , bellissima ; 
prudente , prudentissimo , prudentissima , e sim. 

1). Avete detto , che il Superlativo assoluto indica 
la qualità nella sua massima estensione in una 
maniera assoluta , cioè senza comparazione ; 
spiegatevi meglio con qualch’ esempio. 

R. Eccomi; allorché dico: Cicerone eia eloquentis- 
simo , tale Superlativo indica la qualità di Cicero- 
ne nella sua massima estensione, ma in una ma- 



5r 

niera assoluta, cioè senza paragone; giaccliè io non 
paragono Cicerone con altra persona, e perciò è 
assolalo. 

D. Qual’ è il Superlativo relativo? 

11. Il Superlativo .relativo è quello che indica la 
qualità nella sua massima estensione in una manie- 
ra relativa, cioè con un rapporto di comparazione, 

D. Come si forma il Superlativo relativo ? 

11. Il Superlativo relativo si forma col premettere 
alla voce più , o meno del comparativo P articolo 
clic conviene; come il più prudente , la più pru- 
dente , i più prudenti , le più prudenti; il più ric- 
co , il meno ricco , la più ricca , la meno ricca. 

D. Avete detto , che il Superlativo relativo indica 
la fjualità nella sua massima estensione in una 
maniera relativa, ossia,con un rappor to di com- 
parazione, spiegate meglio tale definizione . 

1\. Eccomi ; lo farò con un esempio 1 : allorché dico: 
Francesco 1. nostro Signore è il più pio di tutti 
i Sovrani; in ta lo, discorso il superlativo il più 
pio non solo indica la massima estensione della 
qualità, ma indica pure un rapporto di compara- 
zione col secondo termine, cli’ò di lutt’i Sovrani, e 
perciò dicesi relativo. 

OSSERVAZIONI 
Da farsi intorno ai Superlativi. 

D. Quali sono queste Osservazioni? 

R. Eccole; I. Che gli aggettivi terminati in o prece- 
duto dar, c su di questo cade l’accento; come in 
pio, restìo, c sim. si terminano in iissimo; come 
piissimo , restiissimo . Ala se l’accento non cade su 
di tale t, ma sulla vocale della sillaba antecedente; 



52 

. come i» contràrio , necessàrio , e sim. inflettono 
in issimo ; come contrarissimo , necessarissimo. 

II. Che gli aggettivi perfetti, se si ripetano, hanno 
forza di superlativi; come: Un pesce fresco fre- 
sco , cioè freschissimo ; un pesce vivo vivo , cioè 
vivissimo; un libro piccolo piccolo , cioè picco- 
lissimo; un fioco lento lento, cioè lentissimo; un 
ragazzo piccia piccino , cioè piccolissimo. Que- 
ste maniere di dire si son prese forse dagli Orienta- 
li, da quali non altrimcntc si esprime ilSuperlativo. 

III. Che vi sono alcune espressioni die hanno forza 
di Superlativi; come: Egli è fuori di misura ric- 
co, cioè ricchissimo — Egli è senza fine , oltre 
misura , oltre modo, sop< a modo ricco , cioè ric- 
chissimo — Il Santo de’S unti, cioè santissimo — 
La bella delle belle, cioè bellissima — La saggia 
delle sagge, cioè saggissima. 

IV. Che se si aggiunge all* aggettivo una delle voci 
sopra, stra, diventa Superlativo; come: quel pan- 
no è strofino , ciò h finissimo; è sopraffino, cioè 

finissimo — Egli è straricco, cioè ricchissimo. 

V. Che i Superlativi degli aggettivi integro, acre , 
celebre, e salubre sono : integerrimo, acerrimo , 
celeberrimo, saluberrimo. 

VI. Che vi sono molti Superlativi di latina inflessione 
affatto diversi dai loro positivi. Eccoli quasi tutti. 

Massimo da grande . 

Minimo da piccolo. 

Ottimo da buono. 

Pessimo da cattivo. * 

Supremo da sopra. 

Infimo da sotto. 

Intimo da dentro. 

Estremo da ultimo. 


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53 

VII. Che vi sono degli aggettivi clic indicano qualità 
incapaci di piu o meno estensione, e quindi incapa- 
ci di comparazione; tali sono: eterno, divino im- 
mortale-, non potendosi dire più eterno , piu divi- 
no ; più immortale , meno eterno , meno divino , 
meno immortale-, eternissimo , divinissimo , im- 
mortalissimo. ' 

CAPO VII. 


Degli Aggettivi determinanti , o imperfetti. 

D. Quali sono gli Aggettivi determinanti , ©imper- 
fetti ? 

R, Prima di definirli, giova ricordarsi, che due spe- 
cie generali di nomi sostantivi abbiamo, i Partico- 
lari cioè, ed [Generali-, c che i primi nominano per- 
sone e cose singolari, e determinate per se stesse ; 
di fatti, se dico Francesco, io nomino un indivi- 
duo singolare, e determinato che non può confon- 
dersi con altri. Lo stesso è se dico: Vesuvio , io 
nomino un Vulcano determinato che non può con- 
fondersi con altri. Ma 

Non è così de’ nomi generali, i quali non deter- 
minano precisamente una persona sola , una cosa 
sola, ma l’intera classe ; il nome uomo nomina 
l'intera classe degli uomini, ossia tutti gli uomini: 
il nome cavallo non chiama determinatamente un 
cavallo solo, ma tutt’i cavalli. Orse l’è così, come si 
potrà mai cdl nome generale nominare una persona 
sola, Una cosa sola? come nominarne più? come in- 
dicarle tutte? Si sono inventate perciò alcune altre 
parole le quitti accoppiate ai nomi generali, ne de- 
terminano l’estensione della significazione, ossia, 
fanuo intendere se si parla di una, di più, o di tutte 


ie persone o cose della slessa classe, cioè, clic por- 
tano lo stesso nome. Soldato è un nome generale, 
in conseguenza nomina tutti gl’ individui ili t,d 
classe di uomini; die perciò se si dice: soldato , in- 
tendasi di qual soldato si parla? certo che no; ma se 
dicesi : que sto sol<£at o ; l’a ggetti vo questo determina 
precisamente il soldato di cui si parla, c tale c- 
spressione equivale ad un nome proprio. Così se 
dicesi; parecchi soldati ; molli soldati-, gli agget- 
tivi parecchi , molti determinano il nome soldati 
a significarne quel dato numero. E finalmente se 
si dice: ogni soldato, l’ aggettivo ogni fa prende- 
re il nome soldati in tutta l’estensione del suo si- 
gnificato , e colla stessa precisione che se si fosse 
detto: iutCi soldati. Ciò posto, dico, che, 

Gli Aggettivi determinanti o imperfetti sono 
quelli, che premessi ai nomi generali, ne determi- 
nano l’estensione della significazione; voglio dire 
che fanno intendere, se si pària di una sola perso- 
na o cosa, di alcune, o di tutte dellu classe indi- 
cata dal nome generale che le indica. 

D. Quali sono gli Aggettivi determinanti che restrin- 
gono il Nome generale a significare una perso- 
na sola , una cosa sola della clas secche ìndica ? 

11. Sono; questo , cotesto , quello , medesimo , stes- 
so, altro , qualche, e simili. 

Questo unito al nome generale lo determina a 
significare la cosa che sta in mano , o vicino a chi 
parla ; come allorché dico; Prendete questo libro, 
io intendo quello che ho in mano, oche mi sta vicino. 

Cotesto determina il nome generale a significa- 
re la cosa eli’ è in mano o vicina a chi ascolta; co- 
me allorché dico; Datemi cotesto libro , io voglio 


55 

quello che sta in mano, o vicino a chi mi ascolta. 

Quello determina il nome generale a significare 
la cosa lontana da chi parla, e da chi ascolla, co- 
me quando dico: Prendete quel libro , io parlo di 
quello eh’ è lontano da me che parlo, e da chi mi 
ascolta. 

Questo , questa-, Quello, quella nello stesso di- 
scorso determinano il nome generale a significare, 
il primo là cosa nominata in ultimo luogo, ed il se- 
condo la cosa nominata in primo luogo;’ come; La 
Geografia , e la Cronologia essendo i due oc- 
chi della storia , per isludiar bene questa , biso- 
gna esser guidato da quella. 

Più, volendosi indicare idea di tempo dicesi 
questo , e quello; questo però significala cosa esi- 
stente nell’atto della parola, e quello una cosa 
che si rapporta ad un’epoca anteriore; ecco perchè 
disse il Petrarca ; 

Per la dolce memoria di (pici giorno. 

E se si vuole indicare una porzione dell’ anno. 
Secondo 1’ ordinaria divisione delle Stagioni, e de’ 
mesi, ec. bisognerà esprimerla con l’aggettivo que- 
sto; benché la stagione e’1 mese sia pesato già, 
ma che però l’ultimo mese della detta stagione non 
sia trascorso; come: Questo inverno, o questo in- 
verno passato 1m fatto gran freddo — Questo 
mese passato — Questa settimana scorsa ec. 

Si usa anche questo volendosi esprimere la sta- 
gione e’1 mese che debbe venire; come: In que- 
sta primavera andremo a Roma. 

Quel, quello; quel si usa dinanzi ai nomi che 
cominciano per semplice consonante ; come : quel 
libro; quel letto. E quello dinanzi a nomi che co- 


minciano per 5, per s impura , o per vocale; come* 
quello zitello , quello studio , quell’ odore. Quel 
l.i nel plurale quei , que', 0 quelli ; e quello fa r/ae- 
g/i che si scrive sempre intero, come: quegli odo - 
f/, quegli amori ; tranne il caso, in cui il nomo 
ebe lo siegue , comincia per i ; come; quegl’ In- 
glesi ; quegl ’ ingegni. 

Uno determina il nome generale a significare 
una sola persona o cosa indeterminata; come; A- 
vevasi un’oca a dehajo , e un puparo giunta 
(Bocc. G. 8 . N. 3 ). Subitamente da un arciere 
è feritaf Bocc. G. 3. N. i . ). Ma 

Se si fa distribuzione, e coriisponde all’aggetti- 
vo altro , determina allora il nome generale a si- 
gnificare la persona, o cosa, di cui si è parlato, e si 
può usare anche nel plurale; per esempio: Sicco- 
me fecero i Saguntini , e gli Abulei , gli uni 
tementi Annibale, e gli altri Filippo Macedoni- 
co (Bocc. ); gli uni, e gli altri sono i Saguntini, 
e gli Abidci. 

Altro determina il nome generale a significare 
una persona, o cosa diversa da quella nominata; 
come; Quasi altro bel giovine ch’egli non si tro- 
vasse in Napoli ( Bocc ). Ma 

Quando si fa divisione con uno indica determi- 
natamente la persona o cosa , come nell’ esempio 
recato parlandosi dell’aggettivo uno. 

Qualche , o alcuno determina il nome generale 
a significare una persona o cosa qualunque nel solo 
singolare, e l’uso d’oggi non soflrirebbe,che si di- 
cesse col Petrarca. 

Addormentato in qualche verdi boschi. 

Medesimo , stesso determinano il nome genc- 


J3jgitiZ£d oy Càoo^Ie 


. $7 

Vale a significare colla più gran precisione la per- 
sona o cosa nominata prima; come; La medesima 
causa — La stessa c arozza. 

Avvertasi, clic se si trova in questo , o in que- 
sta v’è l’ellissi della voce momento , occasione, 
come nel Bocc. In questo la fante di lei soprav- 
venne, cioè in questo momento. 

D. Quali sono gli Aggettivi determinanti che fis- 
sano il nome generale a significare più perso- 
ne , o cose della classe che indicai 
R. Sono; parecchi , più, molti, e sim., come; pa- 
recchi soldati-, più persone ; molti amici. 

V. Quali sono gli Aggettivi determinanti che fis- 
sano il nome generale a significare tutte le per- 
sone, e tutte le cose della classe che indicai 
R. Sono; ogni, tutti-, come: Ogni uomo è mortale ; 
cioè tutti gli uomini ec. Con ogni accortezza, 
con ogni diligenza, cioè con tutta V accortezza, 
con tutta la diligenza. Da questi esempi si rile- 
va, che l’aggettivo ogni è di genere comune nel 
solo singolare: si trova perù: La festa di Ognis- 
santi; ogni due mesi; ogni due settimane; ogni 
dieci anni ec. 

Ogni determina il nome generale a significare 
ciascun individuo, che compone una società, ossia, 
rappresenta la totalità distributivamente. 

I utt’i seguenti sono anche aggettivi determi- 
nanti : 

Qualunque, qualsivoglia , qualsisia, qualsi- 
siano, qualsivogliano , troppo, molto , altrettan- 
to, alquanto , nessuno , niuno , veruno , poco , 
quanto, meno, tanto, e sim. 

Qualunque è un aggettivo composto dalle voci 


quale , ed unque; cd è di ariihi i generi ; come : 
Qualunque uomo ; qualunque donna-, in qualun- 
que luogo; in qualunque città. E talora di ambi 
i numeri; come nel Bocc. , Qualunque piante han- 
no i flutti aromatici e caldi e secchi , più è con- 
venevole di piantat e ne' monti. 

Qualsivoglia , qualsisia , qualsisiano , qual- 
sivogliano sono aggettivi composti dall’aggettivo 
quale , die dinota una qualità qualunque , dal 
nome personale si, e dal verbo sia , sieno , voglia- 
no. Onde l’aggettivo qualsisia significa tale qua- 
le egli, o ella sia in se: Qualsisidno significa tali 
quali essi, o esse siedo in se: Qualsivoglia signi- 
fica tale qnalò' egli, o ella si voglia : Qualsivo ■* 
gliano significa tali quali essi o esse si vogliano ; 
ed ecco il vero significato di tali espressioni; e 
perciò il verbo ch’éntra in loro composizione , si 
trova al Singolare o al Plurale, secondo die uno 
o più sono i : soggetti. 

Alquanto ò'un aggettivo clic determina le quan- 
tità indicate dai nomi generali, non gl’individui; 
onde si dice : Mi diede alquanto pane, e alquan- 
ta carne , cioè una certa quantità di pane, e di 
carne; ina non si può dire alquanto uomo, al- 
quanta casa, cc. Nel plurale- Alquanti significa 
alcuni; come: alquanti uomini, alquante donne ; 
cioè alcuni uomini , alcune donne. 

Nessuno, nessuna; ninno, niuna , nullo , nulla 
sono aggettivi negativi, e significano privazione di 
ogni numero; cioè nò uno, o neppur uno. Non 
hanno inflessioni di numero plurale, c si usano 
nelle frasi negative, o ihterrògativc con la nega- 
tiva non, e senza. 


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5 ‘J 

L’ aggettivo ninno premesso al verbo non ha 
bisogno della particella negativa non, ma pospo- 
sto gli è necessaria; come quando si dice: Ni uno 
l' lui detto — Non lo ha detto ninno. Lo stesso 
facciasi con veruno , nullo , c niente. 

Ninno , veruno , nullo si mettono spesso in ve- 
ce di alcuno', come nel Bocc. G. 8 . N. 9 . Sen- 
tirono dirgli In maggior villania che mai si di- 
cesse a niun tristo; e nella G. io. N. 8 . Prima 
che nella casa di Gisipo nulla parola di ciò 
facesse , se ne andò , cioè alcuna parola, ec. 

Nulla , niente significano talora qualche cosa ; 
come nel Tasso Gerus. C.i. Capitano egregio , a 
cui se nulla manca è il nome regio. Massime al- 
lorché si usano per via di domanda, o di dubbio;co- 
me nel Bocc Jl domandò s’ egli si sentirò niente. 

Degli Aggettivi determinanti possessivi. 

D. Quali sono gli Aggettisi determinanti possessivi? 

11. Sono quelli , che non solo determinano la per- 
sona o cosa indicata dal nome generale, ina indi- 
cano ancora un rappòrto di proprietà, ossia , ne 
fanno conoscere il padrone; tali sono : mio , tuo, 
suo, nostro , vostro, c derivano dai nomi perso- 
nali io. tu, se, noi, voi. 

Mio, nostro dinotano rapporto di proprietà al- 
la prima Persona 

Tuo, vostro dinotano rapporto di proprietà al- 
la seconda Persona. 

Suo, di lui , di lei, di loro dinotano rapporto 
di proprietà alla terza Persona. 

Mio dicesi di una cosa appartenente alla prima 
Persona singolare; come: il Alio libro. Nel fem- 


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Go 


minile si dice mia; come: la mia casa. Miei nel 
plurale dicesi di pii. cose appartenenti alla stessa 
Persona prima singolare; come: i mici fratelli. 
Nel femminile si dice mie ; come; le mie terre. 

Mostro dicesi di una cosa appartenente a piu l er- 
SO nc prime; come: il nostro buon Re. Nel fem- 
minile diccsi nostra ; come : la nostra augusta 
Remna. Nel plurale nostri nel masclnle, e no- 
stri nel femminile; com e: i nostri campi , le no- 
stre terre. . „ , 

Tuo dinota rapporto di proprietà alla seconda 

Persona singolare; come: il tuo cavallo. Nel lum- 
inile dicesi tiia ; come: la tua giumenta. Nel 
plurale tuoi dice rapporto di piu cose alla stessa 
Persona seconda singolare; come: i tuoi libri. Nel 
femminile si dice *«<;;’ come: le tue penne. 

Vostro dicesi di cosa singolare a piu Persone 
seconde; come: il vostro Vescovo. Nel femmini- 
le dicesi vostra ; come: la vostra Chiesa. Nel 
plurale vostri dice rapporto di piu cosca piu 1 er- 
Ltc seconde; come: i vostri fratelli. Ne femm,- 
pile dicesi vostre-, com e: le vostre sorelle . 

Sm indica rapporto di cosa singolare ad mia 
sola terza Persona ; come : il suo cappello. 
femminile dicesi sua-, come: la sua canzo na 
plurale dicesi suoi di più cose ad una sola teraa 
Persona; come; i suoi compagni- Nel femminile 
si dice sue; come: le sue armi, ni a ^ 

Se vuoisi indicare rapporto di pai cose a pi 
terre Persone , dirassi di loro , o loro e non g.a 
suor, onde disse male il Petrarca nel Son. 3.0. 

Quasi un di loro 

Essermi par , ch’hann’ivi il suo tesoro. 


6i 

OSSERVAZIONI 

Da farsi intorno agU Aggettivi possessivi. 

D Quali sono queste Osservazioni? 

R Eccole; 1. Allorché si vuol indicare un rappoilo 

'ad una persona eh’ è soggetto del verbo debbesi 
dir sempre suo-, come: Il nostro buon c 
suoi sudditi-, qui suoi si rapporta a He, eli e 1 

soggetto del verbo ama. Ma 

Se si vuol’ indicare rapporto non al sog^ett , 
ma all’oggetto, dirassi, di lui , di lei , e non già 
L, per non dar luogo ad .«big» f e 

perciò se si dicesse: V Inghilterra ha fatto ^ 
guerra alla Francia, e a suoi Alleati , sp - 
lenderebbe di quali Alleati si parla se di qu 
della Francia, o di quei deìVlnghdterre. p 
glier di mezzo ogni equivoco , diressi: c ui di lei 
Alleati , o piuttosto : e agli Alleati di lei. 

Degli Aggettivi determinanti di pertinenza. 

D. ^Quali sono gli Aggettivi determinanti di perti- 
R. Sono; regio, pubblico , privato ; come. L- 
rario regio-, erario pubblico; erano privato; de- 
naro pubblico , ec. 

Degli Aggettivi determinanti patrj. 

D. Oaali sono gli Aggettivi determinanti patrj ? 

R Sono; Napolitano , Romano, francese. 
Tedesco, Inglese, Polacco , Svedese, e simili. 

Denli Assettivi determinanti di Numero. 

D. Quali sono gli Aggettivi determinanti disu- 
merò ? 


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1 


G3 

II. Gli Aggettivi determinanti di Numero , sono 
quelli, che premessi ai nomi generali, ne deter- 
minano l’estensione della significazione, ossia, 
fanno conoscere il nùmero preciso delle persone , 
o cose indicate dal nome generale a cui sono uniti. 

D. Quante sorte di Aggettivi determinanti disu- 
merò vi sono ? 

II. Quattro; e sono quelli di Numero cardinale , 
quelli di Numero ordinale , quelli di Numero di- 
stributivo , e quelli di £ 'fumerò di proporzione. 

D. Quali sono quelli di Numero cardinale? 

R. Sono quelli che determinano precisamente il nu- 
mero che si vuol prendere delle persone o cose 
indicate dal nome generale; come due , //'e, quat- 
tro , , cinque , sei, sette , otto, nove , dieci , undici , 
dodici , tredici , quattordici , quindici , sedici , 
diciassette, diciotto, diciannove , venti , ven- 
tuno, ventidue , ventitré ec. trenta , trentuno ec. 
quaranta , cinquanta, sessanta, settanta, ottan- 
ta, novanta, cento, duecento ec. mille, duemi- 
la ec.ec. L’aggettivo mille, s’ò preceduto da un al- 
tro nome di numero, si cambia in mr/a; dicendo- 
si: rfue mila, tre mila. Tutti gli altri sono inva- 
riabili; dicendosi: due cavalli, due giumente ; 
dieci ducati, dieci lire , e sim. 

OSSERVAZIONI 

Da farsi intorno agli Aggettivi di Numero 
cardinale. 

D. Quali sono queste Osservazioni ? 

R. Eccole; I. L’Aggettivo cento seguito dalla voce 
cinquantd può lasciare l'ultima sua sillaba /o;di- 
cendosi : cencinquanta scudi ; qitMttt'ocencin- 
quanta ducati. 


Gi 

II. Ogni aggettivo di Numero cardinale si può met- 
tere indifferentemente e prima e dopo del nome; 
ma con ventuno , trentuno , quarantuno , ec., se 
dopo il numero si mette il nome, questo debbe, 
secondo l’uso, mettersi al Singolare; dipendo: ven- 
tuno ducalo , e non già ventuno ducati. 

III. Gli Aggettivi di Numero cardinale, da undici in 
poi, possono diventare di Numero ordinale, col 
cambiare l’ultima loro vocale in esimo-, come un- 
dicesimo dodicesimo , tredicesimo , c così tutti 
gli altri. 

IV. Nelle date delle lettere si scrive gli otto; i quat- 
tro-, alli sette-, olii dieci di Agosto , c sim. 

V. Nelle moltiplicaziuui in vece di dirsi tre volte 
tre fanno nove, dicesi ire via tre, o tre per tre fan- 
no nove. Tre per quattro fanno dodici. 

VI. Tra la voce tutto ed un aggettivo di Numero 
cardinale si mette per lo più la congiunzione e, se 
però tale aggettivo non cominci per vocale; come 
tutti e due, tutti e tre, tutti otto. 

VII. Se dopo l’espressione tutti e tre sfegue un no- 
me, a questo debbe premettersi l’ articolo; dicen- 
dosi: tutte e tre le Grazie. E nel Bocc. Tutte le 
tre donne. 

Vili. Se si cambia l’ultima vocale de’ nomi di Nu- 
mero cardinale in ina , ne nascono i seguenti no- 
mi collettivi; decina, dodicìna, o dozzina, ven- 
tina , trentina, quarantina, cinquantina, ses- 
santina , settantina , ottantina, novantina. 

IX. Ambo , ambi, ambe coi di loro composti signi- 
ficano tutti e due : Ambo , serve pei due generi ; 
dicendosi: ambo le mani-, ambo i piedi. Ed il 
Tasso disse nel C.iVI. 


\ . 


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64 

Ambo le labbra pel furor si morse. 

Ambi serve pel solo maschile; ambi i piedi. 

Ambe pel solo femminile; ambe le mani. 

D. Quali sono quelli di Numero ordinale? 

H, Sono quelli clic determinano l’ordine, in cui le* 
persone o cose indicate dai nomi generali, sono 
disposte numericamente; tali sono: primo, secon- 
do, terzo, quarto , quinto , sesto , settimo, otta- 
vo, nono , decimo , undecimo , o decimo primo , 
dodicesimo, o decimo secondo, e sim. ventesimo, 
trentesimo, quarantesimo , cinquantesimo , ses-. 
santesimo , settantesimo , ottantesimo, novante- 
simo, centesimo , millesimo, c sim, 

D. Conservano sempre la stessa, ir flessione gli ag- 
gettivi di Numero ordinale? 

R. No; ma ne prendono diverse relativamente al. 
Genere, ed al Numero de’ nomi generali a cui so- 
no uniti; dicendosi; il primo palco, la prima fi- 
la , i primi palchi , le prime fde. 

D. Quali sono quelli di Numero distributivo? 

II. Sono quelli che indicano distribuzione nel nu- 
mero delle persone o cose indicate da nomi ge- 
nerali; come: a due a due; a tre a tre; a quat- 
tro a quattro; a dieci a dieci ; a cento a cento ec. . 

D. Quali sono quelli di N umero di proporzione? 

11, Sono; semplice, doppio, triplice, triplicato, 
quadruplo , quadruplicato , e sim; come: sem- 
plice vitto; doppio soldo; quadruplicata illu- 
minazione. 

Degli Aggettivi determinanti detti Articoli. 

D. Che cosa sono questi Articoli ? 

R. Gli Articoli sono Aggettivi determinanti, perchù. 




— by C.oògj< 


65 

si premettono ai Nomi generali, per determinare 
l’estensione della loro significazione. 

D. Che cosa dovete osservare intorno ai Nomi ge- 
nerali ? ' ■» 

li. Due cose ; la significazione che loro è fissa, e l’e- 
stensione di tale significazione la quale può varia- 
re , secondo che ci serviamo di tali nomi a farli 
significare col mezzo dell’Articolo, una , molte, 
o tutte le persone, o cose della specie da essi indi- 
cata; mi spiego con esempj ; 

Allorché dico : L’uomo è mortale , io parlo di 
tutta la specie umana, ossia di tutti gli uomini. 
E quando dico: Gli uomini dotti hanno da te- 
nersi in pregio , io intendo tutti gli uomini che 
meritano tal nome. Ed in fine quando dico ‘.L’uo- 
mo, che mi avete raccomandato, non è ancora 
venuto , io non Voglio indicare che un sol uomo. 
Da tutti questi esempj non solo si vede, che la si- 
gnificazione del nome generale uomo è sempre fis- 
sa, perchè sempre significa uomini-, ma si scorge 
ancora, che l’estensione di tale significazione è 
variabile; imperciocché nel primo esempio indi- 
ca tutti gli uomini in generale ; nel secondo tutti 
gli uom ni dotti; e nel terzo un sol uomo. Lo stes- 
so è dell’estensione della significazione di tutti gli 
altri nomi generali. Ma 

Se si vuole indicare indeterminatamente la si- 
gnificazione di uh nome generale; ossia senza te- 
ner conto dell’estenzione della sua significazione, 
non vi sarà bisogno dell’articolo : quindi dicendo 
il Dante. u 

Qual che tu sii , od ombra , o uomo certo. 

Risposemi : non uom , uomo già fui. 


66 

non volle parlare nè di tqlti gl’individui in gene-: 
rale,nèdi una parte di essi, nè di un uomo partico- 
lare;ma volle bensì enunciare la sola specie, qui esso 
apparteneva. Ciò fa vedere che la parola «omo è un 
aggettivo di qualità come lo sono gli aggettivi gran- 
de, piccolo , ricco , povero , e sim.,e quindi sic- 
come dicesi senz’articolo io sono grande , ricco 
ec., così dicesi: io sono uomo e non donna . Così: 
Quando si dice: A regolare la truppa in circo- 
stanze scabrose fa uopo di uomini coraggiosi e 
prudenti-, qui uomini non porta l’articolo, perchè 
non si parla nè di tutti, nè di particolari individui 
della specie umana, ma si vuol fissare l’attenzione 
piuttosto sulle qualità necessarie a tali soggetti, che 
sul ninnerò di essi. 

£>. In quante maniere dunque /'Articolo determi- 
na V estensione della significazione de* nomi ge- 
nerali ? 

R. In tre maniere;o li fa significare tutte le persone 
o cose della specie da essi indicata, o molte, o una 
sola, come, si è veduto dagli esempj di sopra recati. 

D. Quanti Articoli abbiamo ? 

R. Tre; due per lo genere maschile, cioè il e lo, ed 
uno per lo femminile, cioè la; e tutti e tre hanno 
un Plurale proprio, come or ora vedremo; 

P- Oltre di questi tre Articoli ve riè qualche altro?; 

R. Ve n’è un altro, ed è Uno col suo femminile una, 
■4 che dai Graraatici si dice indeterminato , perchè 
addita una sola persona o cosa senza determinarla 
precisamente, a differenza de’primi tre, che diconsi 
determinati, perchè determinano precisamente una 

i specie indicata dai nomi 


persona, o cosalo l in 
generali. 



67 


' Degli Articoli determinati. 

D. Quali sono gli Articoli determinati , e quando 

si usano ? . 

R. Gli Articoli determinati sono il-, lo , la, e si ri- 
sano allorché si vuol additare o tutte le persone 
o cose della specie; come quando si dice: l uomo 
è mortale , l’Articolo lo permesso al Nome uomo 
lo determina a significare tutti gli uomini; o a si- 
gnificare una sola persona ocosa determinata; come 
quando si dice: datemi il libro , 1 Articolo il pre- 
messo al nome libro lo determina a significare quel 
libro di cui si è parlato, e cli’è già noto, valendo lo 
stesso che se si fosse detto: datemi quel libro che 
sapete. Così, se si dice (parlando di Pietro): chia- 
mate il figlio, varrà lo stesso che se si fosse detto. 
chiamate il figlio di Pietro. Gli Articoli deter- 
minati si dicono anche definiti. 

D. Con quali nomi si usa V Articolo maschile II ? 

R. Coi nomi maschili che cominciano per semplice 
consonante; come: il figlio , il tetto , e sino. 

D. Declinatelo . 


R. Eccomi ; 


Sing. 


i . 

а. 

5 - 

4 

: 5 

б. 


II. 
Del. 
Al. 
II. 
0 . 
Dal. 


Piar. 


x. 

a. 

3 . 

4 - 

5 


I, o li. 

Dei, de’, o- delti 
Ai, a * ,.o alli. 


O. 


li. 


6. Dai, da', o dall* 

D. Mettete V Articolo ad un Nome maschile che 
comincia per semplice consonante e declinatelo. 
R. Eccomi; 

Sing. i. Il figlio. Plur. i. I figli* 
a. Del figlio. a. Dei figli. 


» 

/ 


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63 


3 . AI figlio. 3. Ai figli. 

4- Il figlio. • 4- I figli- 

5. O figlio. 5. O figli. 

6 . Dal figlio. 6 . Dai figli. 

Nota — Se si scrive libelli, alli , dalli non è un er- 
rore; mai moderni scrittori se ne astengono; si 
trova però nelle date delle lettere 1 . Napoli li i5 
Marzo — Roma li 26 Aprile. 

D. Con quali nomi si usa f Articolo maschile Lo? 

R. Coi nomi maschili che cominciano per 1 ; come : 
lo zitello , la zerbino , e sim. Coi nomi maschili 
che cominciano per.? impura ; come: lo spirito , lo 
studio, e sim. Ed infine coi nomi maschili che 
cominciano per vocalejcome: l' amore, l'odio, l’o- 


dore , e sim. 

D. Decimate l’Articolo Lo. 

II. Eccomi ; 

Sing. 1 . Lo. Plur. 1 . 

2. Dello. a. 

3. Allo. 3. 

4 . Lo, 4- 

5. O. 5. 

6 . Dallo. 6 . 

D. Mettete l’ Articolo ad un nome maschile che 

comincia per z , e declinatelo. 

R. Eccomi ; 


ii 

Gli. 

Degli. 

Agli. 

Gli. 

O. 

Dagli. 


Sing. 


2. 

3. 

4- 

5. 

6 . 


Lo zitello. 
Dello zitello. 
Allo zitello. 
Lo zitello. 

O zitello. 
Dallo zitello. 


Plur. r. Gli zitelli. 

а. Degli zitelli. 

3. Agli zitelli. 

4 . Gli zitelli. 

5 . O zitelli. 

б . Dagli 'zitelli 


D. Mettete l’Articolo ad un nome maschile che 
comincia per s impura, e declinatelo . 


•Digitized by Coorte 


6 9 

R. Eccolo; 

Sing. i. Lo spirito. Plur. I. Gli. spiriti. 

, a. Dello spirito. a. Degli spiriti. 

3. Allo spirito. , ,3. Agli spiriti. 

« 4 - Lo spirito. 4 * Gli spiriti. 

5: O spirito. 5. O spiriti.- 

6 . Dallo spirito. 6 . Dagli spiriti. 

D. Mettete l'Articolo ad un nome maschile che 
comincia per vocale, e declinatelo. 

R. Eccolo; ,, 

Sing. i. L’onore. Plur. i. Gli onori. 

, a. Dell’ onore. a. Degli onori. 

.1 3. All’onore. 3. Agli onori. 

4- L’ onore. 4 - Gli onori. 

5. O onpre, 5. O onorK 

6 .. Dall’onore. 6 . Dagli onori. * 

D.Con quali Nomi si usa V Articolo femminile La? 
R. L’Articolo femminile la si usa con tutl’i Nomi 
femminili; come: la casa , la tela, l’anima t e &im. 
D. Declinatelo. » • •» . 


R. Eccomi ; 

Sing. i. La. Piar. i. Le. 

а. Della. a. Delle. 

• 3. Alla t , 3. Alle. 

4- La. 4 . Le. 

5. O. 5 . Ò.i 

б . Dalla. 6. Dalle. 

D. Mettete l Articolo ad un nome femminile , 0 
declinatelo. 

R, Eccolo. f ( 

Sing. , 1 . La Regina. Plur. t. le Regine 
b-l Della Regina. .3. DeUe, Regine. 

-., T r , 3. Alla Regina, 3. Alle .Regine. 




7 ® 


4 . La Regina. 4 - Le Regine.' 

5 . O Regina. 5 . O Regine. 

6. Dalla Regina. 6. Dalle Regine. 

OSSERVAZIONI 
Da farsi intorno agli Articoli. 

D . Quali sono queste Osservazioni ? 

R. Eccole; I. L’Articolo femminile la, se precede 
un nome che comincia per vocale , si può scri- 
vere intero ; come: la , della , alla , dalla inno- 
cenza :, usura, e sim. Ma se tal nome, comincia 
per a; come : anima , amicizia , perde l’ultima 
sua vocale, e prende in vece l’apostrofo; come: 
V anima, l’ amicizia, l’ ambizione, e sim. Nel plurale 
le si scrive intero ; come : le anime, le amicizie , 
e sim., meno che se cominci ancli’esso pere; come: 


Sing. 


i . 

a. 


. rr. 


L’erba. 
Dell’erba. 
3 . All’erba. 
4 - L’erba. 

O erba. 
Dall’erba. 


Piar. 


5 . 

6 . 


1 . L’erbe. 

3. Dell’erbe. 

3 . Al l’erbe. 

4. L’erbe. 

5 . O erbe. 

6. Dall’erbe.- 


ha 


Se poi il Nome non comincia per e, non 
luogo l’Apostrofo ; come : 

Sing. 1. L’anima. Plur. 

3. Dell’anima. 

3 . All’anima. 

4. 'L’anima. 

5. O anima. 

6. Dall’anima. 

Il Vi sono alcuni Nomi che cominciano per z, ed 

amano meglio l’Articolo il nel singolare ; e sono 
il zio, gli zìi; il zefiro, gli zefiri; e sim. Ed al- 
tri che sfusa no anche con i nel plurale; come': 


1. Le anime. 

3. Delle anime. 

3 . Alle anime. 

4. Le anime. 

5 . O anime. 

6. Dalle anime. 


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7 * ■ 

to zecchino , gli zecchini , ed i zecchini ; ma in 
ciò fare debbesi consultare l’orecchio, e l’uso, non 
essendovi regola determinata. Si trova pure lo 
zuccherose il zucchero', lo zerbino , e il zerbino. 

III. Che l’Articolo maschile lo premesso ad un nonm 
che comincia per vocale , perde l’o , e prende iit 
vece l’apostrofo; come: l’amore , l’onore , e sim. 

IV. Che l’Articolo plurale gli premesso ad un No- 
me che comincia per t, perde la sua vocale, e 
prende in vece l’apostrofo; come: gl’italiani , gl’ 
Inglesi , e sim., in altro caso resta intero; come 
gli onori , gli elogj, gli amori , gli ujjizj,e sim. 

Avvertasi t che gli Articoli /7, lo , la , g/i, 
le premessi al verbo , diventano relativi ; come 
quando si dice: ledesti il Re? lo vidi. Lo co- 
noscesti? lo conobbi. Ma di tali relativi ne par- 
leremo diffusamente a suo luogo. 

D. Oltre degli Articoli determinati vi sono altre 
parole per determinare l'estensione della signi- 
Jìcazione de’nomi generali? 

B.. Si, e sono gli aggettivi dichiarativi , o determi- 
nativi', i primi sono quelli che nominano qualifà 
che convengono a tutti gl’individui della specie in- 
dicata dal nome generale che determinano, ossia, 
lasciano tal nome in tutta l’estensione del suo si- 
gnificato; come per esemp. Gli uomini sono mor- 
tali , cioè tutti gli uomini sono mortali. 

Gli altri poi sono quelli che indicano qualità, 
che convengo non a tutti gl’individui della specie 
indicata dal nome generale, ma ad un dato nume- 
ro; come per esemp. Gli uomini saggi, cioè tutti 
gii uomini che meritano tal nome. 

Nota — Accade spesso, che un nome generale è deter- 


4 

minato, a sTgnUltfire uno o più individui «lolla spe- 
cie dalle circostanze di colui che parla; Il Re , per 
esemp. in bocca di Un Napolitano significa Fran- 
resco I. in ]>occa di un Francese, Carlo XVIII. 
Così ; quando si dice : Chiudete gli òcchi, egli è 
lo stesso che chiudete gl’ occhi vostri — Lo trovò 
ilei letto , cioè rtel letto suo. 

-j/ ^ 

, Dell Articolo indeterminato. 

D. Qual’ è /'Articolo indeterminato, e quando siusa? 
li. L’Articolo indeterminato è Uno col suo femmi- 
nile una , e si usa allorché si vuol indicare una 
persona o cosa qualunque, compresa però sotto lo 
Stesso nome generale;come per esempio; volendosi 
un libro per divertimento , poco importando che 
fosse Metaslasio piuttosto, che Alfieri, o Tasso, si 
dirà: Datemi un libro , e varrà lo stesso che se 
si fosse detto; Datemi un libro qualunque', non 
potendosi dire in tal caso : Datemi il libro : poi- 
ché non si vorrebbe più un libro qualunque, ma 
un libro determinato, e noto. Così pure allorché 
si die e '.Datemi un frutto , vale lo stesso che Da- 
temi un fruito qualunque, L’ Articolo indeter- 
minato si dice anche indefinito. 

D. Declinate un nome coll’ articolo indefinito. 

R. Eccolo. 

Sing. i. Un frutto. 

2 . Di un frutto. 

3. Ad uu fruito. 

4- Un frutto. 

5- O un frutto. 

6. Da un fruito. 


Piar. Dei frutti. 


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/ 


■ 

Dell'uso degli, Articoli. 

Da tutto ciò die si èldclto , ne siegue , che i Nomi ' 
proprj non han bisogno di Articolo , come lutti 
quelli, che di lor natura non significano , se non 
cosa particolare e distinta. Ma 

i . Se innanzi a nomi proprj è posto un aggettivo , 
questo si accompagna coll’ Articolo, il quale con- 
corro còll’aggettivo.à modificare, e distinguer e a 
persona o cosa nominata ; come : la bella Napoli ; 
la superba Roma ; il valoroso Cesare ; il gene- 
roso Alessandro. E 

a. Se l’aggettivo si mette dopo il nome proprio, e 
tramezzi l’Articolo , egli servirà a far distinguere 
con maggior enfasi la cosa , dandole un. carattere 
tutto proprio, làcèndola distinguere da tutte le al- 
ile; onde quando diciamo : Napoli la bella , ado- . 
periamo l’ articolo per restringere talmente l’attri- 
buto, Che sembri appartenere a Napoli esclusiva- 
mente, e distinguerla, come carattere proprio , da 
tutte le altre città, .u, 

3. Quando poi si dice: // Moisè del Buonaroii^l' Ar- 
taserse del Metastasio; Moisè , ed Arias erse non 
si prendono per numi proprj, ma per due nomi ge- 
nerali, Moisè per una statua rappresentante Moisè y 
ed Ariaserse per un’ opeta. Drammatica, che porta 
questo titolo. E 

4 . Quando si dice: il Boccaccio ,il Tasso , V Ario- 
sto , tali maniere di dire non formano eccezioni , 
perchè in origine non sono che nomi di f amiglie , 
e quindi nomi generali , e comuni a tuli 1 gl’indi- 
vidui di quelle famiglie , e perchè si vogliono re- 
stringere a significare un individuo particolare della 


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famiglia divenuto celebre * uopo è , che siano de- 
terminati dall* articolo. 

5. Il nome Dio non ha l’articolo nel Singolare* per- 
chè indica un Ente unico , e singolare. Ma 

Se vogliamo riguardarlo Sotto l’aspetto di qual- 
che attributo particolare * si debbe determinare 

, coll’articolo ; dicendo : il clementissimo Dio. Di- 
ciamo ancora ; Il Dio di Giacobbe è la stésso * 
che quello eh’ è adorato da noi i perchè essendosi 
introdotta l’assurda opinione , che ammetteva più 
Dei, e volendo noi negarlo, bisogna determinare il 
nome di Dio a quello , di dui parliamo. Nel plu- 
rale prende l’articolo gli ; dicendosi : Gli Dei dei 
Paganesmo. 

6 . I nomi .proprj di regni , di provincie , di paesi , 
montagne, e dumi, se si prendono in tuttp l’esten- 
sionèdelloro significato, portano l’articolo; come: 
L’omerica è più grande dell’ Europa. — L’acqua 
della Senna è fangosa — L’ acqua dell ’ Arno 

non è buona — Ho passato i monti Appennini 

Ho varcato i fiumi di Germania. 

7 . Diciamo per la stessa ragione il Sebeto, il Teve- 
re, il Po , l’Ofanlo, e sim., considerandoli come 
individui della classe de’fiumi. Il sole\ la Luna , 
come individui della classe degli astri.// Vesuvio^ 
come un individuo della classe de’vulcani. La Cor- 
sica ; la Sardegna , la Sicilia come tanti indivi- 
dui della classe delle isole ; il Cairo , il Finale , 
la Chiusala Roccella, come tanti individui della 
classe delle città. 

8 . "Vi sono alcuni nomi proprj di dignità, che anche 
portano l'articolo , solo perchè sono nomi , che in 
diversi tempi si sono dati a più persone ; quindi 


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se dico: Il Papa ha pubblicato il giubbiìeo , io 
intendo il Papa de'nostri giorni. 

9. Malgrado 1 tutte le regole stabilite, si trovano nella 
nostra lingua molte parole , cui 1 uso ha negato 
sempre l’articolo ; ecco perche diciamo : Andare 
a chiesa , a messa ; andare a città , in piazza ; 
essere in casa ; stare in casa ; entrare in casa ; 
stare in camera ; incontrar pervia ; aver in ma- 
no ; andare apalazzo ; andare a corte ; andare 
■a nozze', andare a mercato ; avere in capo. 

10. Vi sono pure degli avverbj , che posti come so- 
stantivi si accompagnano coll’ articolo ; dicendosi: 
Non so nè il quando , nè il dove , ne il come , 
nè il quanto; ‘ 

11. Gl’Indefiniti de’verbi posti come sostantivi, por- 
tano l’articolo; come: il leggere ; lo scrivere; lo 

studiare. !" 

D. Havvi altro caso in cui /'Articolo determinato si 
mette dinanzi ai nomi proprj ? 

R. Sì; allorché però chiamano individui che si Con- 
cepiscono rivestiti di più attributi, e quindi capaci 
di più determinazioni jcome lo è principalmente il 
nome Dio; o quando nominano individui che po- 
trebbero confondersi con altri; eccone gli esempj: 
Allorché dico: Voi dovete tutto sperar da Dio , 
io non fo attenzione a suoi attributi. Ma se dico: 
Voi dovete tutto sperare dal Dio delle miseri- 
cordie : , io lo considera come rivestito di molti 
attributi, ma lo ravviso dal lato della sola Miseri- 
cordia ; e tale maniera di considerare Dio è deter- 
minata dall’articolo definito dal. E 

Quando dico : Il Bruto che cospirò contro 
Cesare ? l’ articolo definito il determina il Nome 


7 6 

Bruto a significare un altroBruto diverso da quello 
che discacciò i Re da Roma. 

Dicesi pure per la stessa ragione: Il Socrate di 
Atene. Il Cicerone de’ giorni nostri. Il Giovedì 
òaqto. 

D. Non si mettono ancora gli Articoli determinati 
dinanzi a nomi di cui l’estensione della signifi- 
cazione è determinata? 

R. Sì; l’è vero, che si mettono gli, Articoli determi- 
nati dinanzi a nomi che significano cose singolari 
come quelli di qualche parte del mondo, di, qual- 
che pianeta, delle parti della terra, delle provin- 
■ ? e ’ dei dci fiumi, e sim., dicendosi; il Cie- 

lo; la Terra; il Sole , la Luna; il Mare; l’Eu- 
ropa; l’Asia; l’Africa; l’America ; la Spagna ■ 
la Calabria; il Vesuvio; il Sebelo, e sim , ma 
sebbene tali nomi indicano cose ben determinate 
per sp stesse, per non aver bisogno dell’Articolo 
definito; si potrebbe intanto dire, che vi si mette, 
pei che si, considerano, come nomi generali ristretti 
a significare un solo soggetto ; così seguendo tale 
li congettura, col dire: il Ci?lo, la ferra, il Sole, 
l’Europa , ld Spagna , la Calabria , il Vesuvio , 
il Sebelo cc. si c forse voluto dira; la parte del 
,< mondo chiamata Cielo; il pianeta chiamato-Ao/e.* 
la parte d^lla terra chiamata Europa; il regno 
chiamato Spagna ; la provincia chiamata Cala- 
bria, il vulcano chiamato Vesuvio; il fiume chia- 
mato Sebeto. Del resto,, col met|ere l’Articolo de- 
finito dinanzi a t^di nomi, vi sono delle irregola- 
rità che il capriccio, deluso ha introdotto, e che 
non si possono apprendere senza il coinpiercio del 
mondo, c la leiiura de’buoiu Autori. 


-i 


Digit 


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È 


SEZIONE II.* 
DEL PRONOME. 



< ‘CAPO I.' / 

D. Che cosa è il Pronome ! < 

R, Il Pronome è una parola che si mette in vece 
del nóme, per non ripetere il nome della persona 
o cosa nominata prima ; come: quando si dice: 
Ho veduto il Re, egli, grazie a Diò,godeva buo- 
na salute ; in tale discorso la parola egli è un 
pronome che si è posto in vece del nome ile, per 
non dire: ho veduto il Re, il Re, grazie a Dio , 
godeva buona salute. 1 

D. Quante sorte di Pronomi vi sono ? 

R. Sei; cioè, i Personali , i Possessivi, i Relativi , 
gl’ Interrogativi, gli Assoluti, è gl ’lmproprj. 

Dei Pronomi personali. 

D. Quali sono i Pronomi personali? 

R. I Pronomi personali sono quelli che si mettono in 
vece dei nomi di persone; tali sono : Egli , ella , 
colui, colei-, questi , cotesti, quegli, costui , co- 
stei-, altri; chi. « 

D. Declinate il Pronome Egli. 

R. Eccomi; '' .1 .1 . 

Sing. x. Egli. Piar. i. Eglino, 

a* Pi lui. . a. Di loro. 


3. A loro. 
4- Loro 

5. manca. 

6. Da loro, 

D. Declinate il Pronome .Ella. 

R. Eccolo; 


Sing. 1 . Ella. 

Plur. 

1 . Elleno. 

3 . Di lei. 


3 . Di loro. 

3. A lei. 


3. A loro. 

4- Lei. 


6. Loro. 

5. manca . 


5. manca. 

6. Da lei. 


6. Da loro. 

/?. Declinale il Pronome Colui. 

R. Eccolo; 

- 


iSV/ig. 1 . Colui. 

Piar. 

1 . Coloro. 

3 . Di colui. 


3 . Di Coloro, 

3. A colui. 


3. A coloro. 

4 . Colui. 


4 . Coloro. 

5. manca. 


5. manca. 

, 6. Da Colui, 


6. Da coloro. 

D. Declinate il Pronome Colei. 

R. Eccolo ; 



Sing. 1 . Colei. 

Plur. 

1 . Coloro. 

3 . Di colei. 

\ 

3 . Di coloro. 

3. A colei. 


3. A coloro. 

4 . Colei. 


4 . Coloro. 

5. manca. 


5. manca. 

6. Da colei. 


6. Da coloro. 

D. Declinate il Pronome Costui. 

R, Eccomi; 



Sing. 1 . Costui. 

Plur. 

1 . Costoro. 

3 . Di costui. 


3 . Di costoro. 

3. A costui. 


3. A costoro. 


3. A lui. 
4- Lui. 

5. manca. 

6. Da lui. 


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4. Costui. 

5. manca. 

6. Da costui. 


D. Declinate il Pronome Costei. 
R. Eccomi; 

$ing. i. Costei. Plur. 

а. Di costei, 

3. A costei, 

4- Costei, 

5. m,anca. 

б. Da costei. 


4- Costoro, 

5. manca. 

6. Da costoro. 


79 


i. Costoro, 

а. Di costoro. 

3. A costoro. 

4. Costoro. 

5. manca. 

б. Da costoro. 


Questi , cotesti , quelli, 

2 ?. Qual* è il significato di questi tre Pronomi per-, 
sonali ? 


R. Eccolo ; Questi significa la persona vicina a chi 
parla ; Cotesti la persona vicina a chi ascolta , e 
Quegli la persona lontana da chi parla , e da chi 
ascolta: eccone gli esempi : allorché dico: Questi 
legge , io parlo della persona che sta vicino a me 
che parlo. E quando dico : Cotesti scrive , io in- 
tendo la persona eh’ è vicino a chi mi ascolta : 
Ed fine quando dico; Quegli disegna ; io voglio 
additare la persona ch’è lontana da me che parlo , 
e da chi mi ascolta. 

Piu; Questi significa la persona nominata in 
ultimo luogo, e Quegli quella ch*è nominata in 
primo luogo ; come : I due filosofi Eraclito , 0 
Democrito erano di un carattere assai diverso , 
sempre rideva quegl* ( Eraclito ) , questi piange- 
va ( Democrito ). 

Questi tre P onomi sono sostantivi nel solo Sin- 
golare, ed indicano solamente persone; ma nel 



/ 


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8o 

plurale indicano persone e cose. 

D. Declinateli. * 

R. Eccomi ; 

Sing. i . Questi , cotesti , quegli. 

а. Di questo, di cotesto, di quello» 

3. A questo, a cotesto, a quello. 

4- Questo, cotesto, quello. 

5. manca. 

б. Da questo , da cotesto , da quello» 
Plur. 1 . Questi , cotesti , quelli. 

s. Di questi, di cotesti, di quelli. 

3. A questi , a cotesti , a quelli. 

4 . Questi , cotesti , quelli. 

5. manca. 

6. Da questi, da cotesti, da quelli. 
D. Declinate i loro femminili. 

R. Eccomi ; 

Sing. 1 . Questa, Cotesta, quelk. 

3 . Di questa, di cotesta, di quella. 

3. A questa, a cotesta , a quella. 

4. Questa , cotesta , quella. 

5. manca. . ' 

6. Da questa , da cotesta , da quella. 
Plur. 1 . Queste, coteste, quelle. 

3 . Di queste, di coleste,' di quelle. 

3. A queste, a coteste, a quelle. 

4 . Queste, coteste, quelle. 

■ , 5. manca. 

6. Da queste , da coteste , da quelle. 
D. Declini è il Pronome Altri. 

R. Eccolo; 

Sing. 1 . Altri. ’ 

> ’ • • 2 . Di altrui. 



8i 

3. Ad altrui. 

4- Altrui. 

5. manca. 

6. Da Altrui. * »> 

Il pronome Chi è sempre soggetto del verbo, e 
se si trova di chi , a chi , da chi , tali preposizio- 
ni indicano rapporto non alla persona indicata dal 
cld, ma a quella indicata da colui , clic sempre 
debbesi sottintendere nella frase ; onde quando 
disse il Guarini: Deh ! satiro gentil non far più 
strazio di chi € adova , la preposizione di indica 
rapporto alla persona indicata da colui sottinteso, 
restando il chi soggetto del verbo adora. 

Questo Pronome si usa solo nel singolare in 
ambi i generi; come quando si dice: Chi fa 
ciò , fa il suo dovere , cioè colui il quale ec. E 
nel Bocc. G. 1 . N. q. Oltre al creder di chi non 
V udì presto parlatore , ed ornato. Il segnacaso 
che precede questo pronome spesso si lascia; come 
in Giov. Villani. L. n. G. qG. Così avviene chi 
è in volta di fortuna , in vece di a chi. 

D. Declinate il Pronome Chi. 
li. Eccomi ; 

Sing. 1 . Chi. 

2 . Di chi. 

3. A chi. 

4 . Chi. 

5. Manca. 

6. Da chi. 




••oi'sv 


- • V* ‘ 

Cìl tòt . 


4 ■‘tlyj 


5» 


.ivi 


.urusn 


D. Perchè tutti questi Pronomi non hanno il quin- 
to Caso ? 

11. Perchè il quinto Caso indica la seconda Persona, 
c questi sono di terza. 

6 


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1 


'32 

« OSSERVAZIONI 

Da farsi intorno ai Pronomi personali. 

D. Quali sono queste Osservazioni? 

R. Eccole ; I. 11 pronome Egli si usa soltanto come 
soggetto, ossia nel primo Caso, e lui, o gli negli al- 
tri; onde viicesi: Egli legge-, egli scrive ; e non lui 
legge ; lui scrive. Così non si dice: ho inteso da 
• egH '> h° detto ad egli-, ho veduto egli ; ma ha 

inteso da lui; ho detto a lui , o gli ho detto; ho 
veduto lui. E nel plurale; Eglino si mette solo 
come soggetto, cioè nel primo Caso ; e loro , o li 
negli altri; sicché dicesi: Eglino leggono; eglino 
scrivono , e non già loro leggono; loro scrivono , 
così non si dice: Ho scritto ad eglino; ho detto 
ad eglino; ho ricevuto da eglino , ma ho scritto 
a loro; ho detto a loro ; ho ricevuto da loro. 

JI. Il Pronome Ella si usa soltanto come soggetto, 
ossia nel primo Caso, e lei negli altri; quindi ili- 
cesi; Ella cuce; ella ricama , e non già lei cuce; 1 
lei ricama; così non si dice: ho detto ad ella; ho 
ricevuto da ella , ma ho detto a lei ; ho ricevuto 
da lei. Così nel plurale; Elleno si adopera solo 
* come soggetto, cioè nel primo Caso , e loro negli 

altri; onde si dice: Elleno ballano; elleno suo- 
nano, c non loro ballano; loro suonano; così non 
si dice: ho aderito ad elleno; sono stato favori- 
s. to da elleno , ma ho aderito a loro ; sono stato 

favorito da loro. E 

Se troviamo talvolta i pronomi lui, e lei ado- 
perati a significare cose; come nel Boccaccio: 
Egli il serpente, e quei lui riguardavano. E 
nel Petrarca, parlando della Fenice: 


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83 


. , Fama nell' odorato e ricco grembo 
D'arabi monti lei ripone e cela. 
sono esempi da non imitarsi. 

III. Il Pronome Colui significa lo stesso che Quegli. 
Costui lo stesso che Questi. Colei significa quella 
donna , c Costei , questa donna. 

IV. 11 Pronome .'litri si mette soltanto come sogget- 
to, ossia nel primo Caso, ed altrui negli altri; on- 
de non si dice: Altr ui parla : altrui dice , uva Al- 
tri parla ; altri dice : come pure non sidice; La 
virtù tira altri d'infelice stato, ma tira altrui d' 
infelice stato. Nel secondo Caso si usa senza se- 
gnacaso; come: La casa altrui. 

V. 11 Pronome Chi è lo stesso che colui il quale , o 
colui che; come: Non insultar chi è infelice , 
cioè colui il quale è infelice. 

Questo Pronome preceduto dal segnacaso spes- 
so si scambia con cui, e viceversa ; eccone gli c- 
sempi ; Fedi cui do mangiare il mio , in vece 
di a chi do mangiare il mio (Bocc.). E nel Pe- 
trarca 

• 

Tra magnanimi pochi a chi’l ben piace, 
in vece di cui, o a quali il ben piace. 

De Pronomi possessivi. 

D. Quali Sono i Pronomi possessivi? 

li. Sono gli stessi aggettivi possessivi posti però soli, e 
preceduti dall'articolo; come:// mio, il tuo, il suo, 
il nostromi vostro, il loro; nel femminile: la mia, 
la tua, la sita, la nostra, la vostra, la loro. E 
nel plurale: i miei, le mie; i tuoi , le tue; i suoi , 
le sue ; i nostri, le nostre ; i vostri, le vostre; i 

{ toro, le loro; eccone gli esempi; Avete trovato il 




l.l.-PJO't'zed by Google 


34 

libro ? io ho trovato il mio , cioè, il mio libro — 
Avete studiate le vostre lezioni ? io ho studiato 
le mie , cioè, le mie lezioni — f^oi non curate la 
salute ? Pietro cura la sua , cioè, la sua salute. 
Quando avrete sentito le nostre ragioni , ascol- 
teremo le vostre. Mi avete aperto il vostro cuo- 
re con quella nobil franchezza che conviene 
tanto bene al galantuomo ; quella confidenza 
• merita bene la mia, cioè la mia confidenza. 

De' Pronomi relativi. 

D. Quali sono i Pronomi relativi? 

B. I Pronomi relativi sono quelli che si mettono in 
vece di un nome che li precede , per aprire come 
una digressione riguardante lo stesso nome; co- 
me allorché dicesi ; Pietro , che venne a trovar- 
mi, c un uomo probo , il pronome relativo che a- 
pre la digressione di esser venuto a trovarmi. I 
Pronomi relativi sono; quale , che , cui , onde , il, 
lo, la, li, jfh, le. 

11 Pronome relativo Quale serve pei due generi 
nel singolare; così pure: quali nel plurale si usa 
sempre coll' articolo ; che perciò sarebbe un er- 
rore il dire: il figlio quale ubbidisce ; la legge 
quale dice', dovrà dirsi: il figlio il quale ubbidi- 
sce ; la legge la quale dice. Ma 

La voce quale .posta senza l’articolo è un nome 
aggettivo; come quando si dice: Qual fu la fati- 
ca, tal sarà il' guiderdone — Non so per qual 
accidente sia avvenuto. - ■ 

Il Pronóme relativo che serve pe’ due generi , 
e pe* due numeri , ed è lo stesso, che il quale , la 
quale, i quali, le quali ; come: Il sole clic nasce. 




\ 


85 


cioè il quale nasce ; la luna che tramonta , cioè 
la quale tramonta’, i pianeti che girano , cioè i 
quali girano’, le stelle che scintillano, cioc le 
quali scintillano. Bisogna sradicare le abitudi- 
ni, che frastornano dàlia virtù, come sradicate 
V ortica che ingombra il vostro giardino. La 
compagnia che frequentate , ed i piaceri che se- 
guitate, distruggeranno la vostra salute , la vo- 
stra fortuna, la vostra reputazione. 

Questo Pronome, s’è preceduto dall’articolo il, 
come: il che, significa la qualcosa. Avvertasi però, 
clic malamente si direbbe lo che, o tocche, tranne 
il caso, in cui l’articolo è preceduto dalla preposi- 
zione per ; come: per lo che. 

Si usa talvolta sostantivamente in significato di 
cosa ; come quando si dice: Egli credeva difare 
un gran che, cioè una gran cosa — Mi parve un 
bel che, cioè una bella cosa. 

Così, diccsi il che, di che, a che, dal die nel 
significato di della qual cosa , alla qual cosa , 
dalla qual cosa. 

Che che significa qualsivoglia cosa; come: 
quando si dice: Che che ne die avelie che ne senta. 

Il che si rapporta talvolta ad una intera propo- 
sizione, e può servire di soggetto, di regime, c di 
termine di rapporto; come:// che degìi innamo- 
rati uomini non avviene ; qui è soggetto. Il che 
l' Abate udendo,tutto furioso , rispose,epxi è regi- 
me. In quel medesimo appetito che cadute era- 
no le moli ac elle, cioè nel quale ( Petrarca ); qui è 
termine. 

Avver tasi pure ch’ò un errore scriverete dire la 
lettera mi avete scritta, in vece di che mi ave 
le scritta, 


l 


\ 



8G 


II Pronome cui è di ogni genere e di ogni nu- 
mero, non ha primo Caso , e perciò non si mette 
mai come soggetto, c significa Io stesso che quale , 
e chi. Posto dietro al nome dal quale dipende, si 
accompagna col segnacaso, e con preposizioni; ec- 
cone gli esempi: Le perle di cui parlate — Il 
delitto di cui si piange — - La scala con cui si 
sale. Secondo gli scrittori più accreditati se il cui 
precede il nome, lascia il segnacaso ; dicendosi : 

. il cui sapere; alla cui casa in vece di il di cui 
sapere ; alla di cui casa. 

D. Declinatelo. 

R. Eccolo : 

Sing. i. Manca ; ...... ' . v. 

2 . Di cui ; l’ uomo di cui vi parlo. 

3. A cui ; Il cielo a cui aspiro. 

4- Cui ; Coloro cui vinse amor. 

5. Manca ... . . . 

6. Da cui ; Coloro da cui fu vinto. 

D. E della voce Onde nulla mi dite ? 

R. Vi dico, che, oltre di essere una congiunzione, 
come vedremo a suo luogo, tiene pure la natura 
di Pronome relativo, e vale lo stesso eh e. del quale , 
della quale , ile’ quali , delle quelli ; eccone gli 
esempi ; L’ anima generosa , onde si parla , cioè 
della quale, cc. — Fané speranze onde io viver 
solea , cioè, delle quali cc. — Il laccio onde fu 
avvinto, cioè, col quale, ec. 

Il, lo, la, li, gli, le sono pronomi relativi di 
persone e di cose; si mettono avanti al verbo, o do- 
po come affissi, tranne i/,che non mai si mette do- 
po; eccone gli esempi: il vedi, vedilo ; la vedi , 
vedila; gli ama , amagli ; le osserva, osservale. 


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87 

Notasi però clic lo si usa allorché il verbo comin- 
cia per s impura, 0 per vocale; come: Io lo stimo-, 
io lo amo-, ma se comincia per qualunque altra 
lettera, si dice indifferentemente il e lo, ma me- 
glio il, perchè rende più energica l’espressione; 
come nel Tasso: 

JVè tu il consenti amore. 

Io lo serberò fermamente. 

Lo stesso è di li, e gli; come Io li vedo ; io li 
conosco ; io gli stimo ; io gli amo. 

Talvolta al Pronome lo in fine delle voci si to- 
glie la vocale, per aversi miglior suono; come nel 
Bocc. G. 3. N. 3. Or se questa, è bella cosa, ed 
è da soffrire, vcdetel voi. Tal troncamento di vo- 
cale si la più spesso, allorché dopo al pronome si 
1 mette qualche particella; come nel Bocc. Fattoi- 
si chiamare, il domandò che viaggio avuto a- 
vessero. È se la voce, a cui si affigge il pronome, 
avesse altra particella che comincia per consonan- 
te , quello si scriverà intero ; come nello stesso 
Bocc. G. 10 . N. io. Piacevi di rivolerlo, ed a 
me dee piacere di renderlovi. 

D. Che differenza passa tra il Pronome semplice 
ed il Pronome relativo ? 

R. È facilissimo il concepirla; il pronome semplice 
si mette in vece di un nome posto più innanzi, per 
evitare una fastidiosa ripetizione, ed il pronome 
relativo si mette in vece di un nome che Io prece- 
de, per aprire come una disgrossarne riguardante 
lo stesso nome. Il pronome semplice l’è appunto 
come una persona che si presenta per un amico as- 
sente, senza incaricarsi d’altro. Il pronome relativo 
l’è come uria persona che si unisce all’amico pie- 


88 

sente, per dirne quel che l’amicizia gli detta in tale 
occasione. Spesso fa le veci di un inimico II vizio 
che ti deturpa ne presenta un esempio. 

De Pronomi interrogativi. 

D. Quali sono i Pronomi interrogativi ? 

R. Sono chi ? che ? quale? e servono a fare delle 
dimande. 

Chi? significa qual persona? non ha inflessio- 
ne plurale, e si declina col segnacaso; come: 
Sing. i. Chi mi chiama? 

2 . Di chi ti lagni tu? 

3. A chi parlate voi ? 

4- Chi mai offesi io? 

5. Manca. 

(3. Da chi dipende ciò? 

Che ? significa aual cosa? si declina col se- 
gnacaso nel solo Singolare ; come : 

Sing. i. Che ò questo?’ 

2 . Di che vi lagnate quando vi pago? 

3. A che servono le ricchezze senza la 

salute ? 

4- Che dite voi ? 

5. Manca. 

C. Da che dipende ciò ? 

Quale? o Qual? significa qual persona? 
qual cosa? si declina col segnacaso in ambi i no- 
meri; come: 

Sing. i. Qual’b la cosa? 

2 . Di qual persona parlate voi ? 

3. A qual inano mi affidate? 

4 Quale amico troverete voi sincero? 

5. Manca. 


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89 


6. Da qual padre vi allontanate? 

Plur. i. Quali amici vi sono ora? 

2 . Di quali amici vi fiderete voi? 

à. A quali persone affiderete la vostra fortuna? 

4- Quali amici troverete fedeli? 

5. Manca. 

G. Da quali dati tirate voi tale illazione? 

Nota — Allorché dimandiamo che ci si mostri l’in- 
dividuo di una classe , dobbiamo usare esclusiva- 
mente quale ; come: Qual’ è il vostro cavallo ? 
— Quali sono i libri che volete ? Se poi la do- 
manda cade sulla persona dell’individuo, ossia 
sulle sue qualità, possiamo usare che , o quale , 
ma meglio che', dicendo Che uomo è costui ? 
ossia di qual’ indole? 

De' Pronomi assoluti. 

D. Quali sono i Pronomi assoluti? 

R. Sono quelli clic indicano una persona qualunque, 
ossia indetermina ta;e sono: chi, quale, per esemp. 
Ei vide una turba di contadini , e di contadi- 
nelle che qual sonando, e qual cantando, e mol- 
ti insieme intrecciando festivi balli , tutti alle- 
gramente si sollazzavano. Così; Che si fece V 
altra sera in casa del Signor Marchese? Chi 
cantava, chi sonava, chi ballava, chi giocava, e c. 

Nell’ enumerazioni si usa come questi, e quegli ; 
come quando si dice : Chi ribatte da prora , e chi 
da poppa — A chi piace la toga, a chi la spada. 

De' Pronomi improprj. 

D. Quali sono i Pronomi improprj ? 

R. I Pronomi improprj sono quelli clic partecipano 


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della natpra del prenome, e dell’ aggettivo imper- 
fetto. Tali pronomi diconsi anche indefiniti , per- 
chè indicano sempre un oggetto vago, ed indeter- 
minato, e si dividono in tre classi. 

La prima contiene quelli che non sono mai uni- 
ti ad un nome ; come; 

Quale heduno;esemp. Qualcheduno vi chiama. 

Chiunque-, esemp. , Chiunque conosce gli uo- 
mini, impara a diffidarsene — Chiunque vi chie- 
derà un piacere , lo riconoscerà se glielo fate — 

A chiunque v’ indirizzate, vi dica lo stesso. 

Ognuno-, esempio: Ognuno se ne lamenta. 

Chicchesia; esemp. Come può egli sperare di 
esser amato , se non ha riguardo per chicchesia? 

Nessuno ; esemp. Nessuno il saprà — -La su- 
perbia non conviene a nessuno. 

Nulla, niente; esemp. Niente, n nulla gli piace. 

Chi che, o chiunque-, esemp. Chi che, o chiun- 
que tu sia, fatti conoscere. 

Checchesia; esemp. Li no spirito vano, proson- . 
tuoso , e senza consistenza non riuscirà mai in 
checchesia. 

Per. . . che; esemp. Per grande che sia, non lo 
temo — Quei fiori per odoriferi che sono , non 
sono per- meno stimati. 

La seconda Classe contiene quelli clic sono sem- 
pre uniti ad un nome; come: 

Qualche, qualcuno; esemp. Se ciò fosse vero, 
qualche isiorico ne avrebbe parlato. 

Ógni; esemp. ogni figlio debbe ubbidire i geni- 
tori. Ogni rosa ha le sue spine. 

Qualunque; esemp. Qualunque sieno le leggi 
bisogna sempre rispettarle. Non vi è ragione 


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. 9 1 

qualunque che possa obbligamelo — Qualunque 
cosa un mondo frivolo possa pensare di voi, non 
vi distogliete mai dalla strada della virtù. 

Certo ; escmp. Ilo avuto certe nuove che mi 
hanno consolato. 

La terza Classe contiene quelli, chetoniche vol- 
ta sono uniti ad un nome, e qualche volta no; come; 

Nessuno 4 , esemp. Nessun uomo è esente dalle 
malattie — Nessuno sa se è degno di amore , o 
di odio. , - " 

Neppur uno; esemp.; Non v’è neppure un er- 
rore nella vostra lezione — Non avete veduto 
quei libri ? non ne ho veduto neppur uno. 

Medesimo stesso; c semp. Jl medesimo uom che 
vidiicri — Quel vino non è più lo stesso. 

Tale , simile 4 , esemp .Un tal discorso mi dispia- 
ce — Non ho mai sentilo niente di simile : 

Molti , parecchi , diversi; esemp. Sono giunti 
molti , o parecchi vascelli — Non bisogna che 
molti patiscano per un solo. 

Tutto , ogni cosa; esemp. Tutto il mondo pen- 
sa così — Tutto sparisce davanti a Dio. 

L’ un V altro ; esemp.; Osservai luna e l'altra 
parte — Jl timore ave va sbalordito l’uno e l’ altro. 

Tutto quanto; escmp.Egli sapeva tutta quan- 
ta la legge — Tutti quanti perirono. 

Altro; esemp. lo vidi un’ altra spiaggia — Non 
vidi altro — Non dissi altro. 

Alquanto ; esemp. Egli sparse alquante lagri- 
me, indi riposò alquanto. 

Poco, pochi; esemp. Pochi tordi si vedono in 
quest’anno — Pochi sanno vivere. 

Tutto; esemp. Egli sa tutto il codice a memo- 
ria — Tutti si posero a fuggire. 


9 3 , . 

Altrettanto; csemp. Cento uoniini io vidi ed 

altrettante donne — Ciascuno n’ebbe altrettanto . 

Del Pronome generale Ne. 

D. Che cosa mi dite del Pronome generale Ne? 

R. Vi dico , eh’ è un Pronome di persone , e di 
cose, serve pei due generi, e pei due numeri, e si-* 
gnifìca di questa , e di quella persona , o cosa ; 
di queste , c di quelle persone , o cose ; eccone 
gli esempi: Vi raccomando quell’ infelice; non 
me ne parlate più , cioè di quell’ infelice — Sor- 
prese il nemico nel proprio campo; ne lo cac- 
ciò , e ne ridusse a nulla le forze; cioè lo cac- 
ciò dal campo , e ridusse a nulla le forze di lui. 
Questo pronome dunque preceduto dalla preposi- 
zione di , equivale ad un nome che indica una 
persona o cosa indeterminata; ed anche ad una in- 
tera frase ; come quando si dice: Tu hai danari; 
ne ho anch’io; cioè, ho anch’io danari — Trop- 
po ne avrei se io ne volessi , cioè di quegli og- 
getti , de’ quali si è parlato — Coniatemi qual- 
che novelletta: ve ne conterò quante volete; cioè 
di novellette — Avete riscosso il danaro ? ne ho 
riscosso; cioè danaro. 

Si mette come affisso agl’indefiniti, agl’impera- 
tivi, ai Gerundj, ed ai Pai ticipj; come: V olelc par- 
larne? Parlatene — Parlandone , o parlatone al 
Re, disse di no. Significa anche il luogo donde 
si parte, e si viene; come: Sei stato al teatro? 
ne vengo ora, cioè dal teatro. E talora si mette 
in vece di ci, e con eleganza in verso, ed iu prosa; 
come nel Petrar. Colui che a te ne invia ; e nel 
Dante; Che ne conceda i suoi omeri forti. 


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Ci , e vi si usano talvolta anclic come pronomi 
generali, ed equivalgono a lui, a l?i,a loro,a que- 
sta, a quella cosa, a queste, a quelle cose ; ce- 
rone gli esempi; Ha maritata sua figlia, non ci 
pensa più, cioè a lei — L'affare è importantissi- 
mo , io vi applicherò tutte le mie sollecitudini , 
cioè a quell' affare. 


SEZIONE HI.» 
DEL VERBO 


CAPO I. 

D.Che cosa è il Verbo, ed a che serve nel discorso ? 

11. Per meglio intendere che cosa è il Herho, ed a 
che serve nel discorso , è necessario premettere 
quanto siegue. 

Ogni persona o cosa in questo mondo in tre stati 
può ritrovarsi, nulla di mezzo; o si trova nello stato 
di azione, o nello stato d' inazione, o nello stato di 
passione ; si trova nello stato di azione allorché 
la una cosa ; si trova nello stato d’ inazione al- 
lorché niente fa ; e si trova nello stato di passio- 
ne allorché non e dessa che agisce, ma un altra su 
di lei : ciò posto; dico, che 

Il Verbo è una parola che serve nel discorso ad 
indicare lo stato in cui una persona, o cosa si tro- 
va. Spieghiamo con esempi tale definizione; al- 

•s\ . - ».'* ■ ■■! jìì wi 


94 

iorchè dico; Pietro disegna , la parola disegna è 
un verbo , poi ché indica lo stato di azione in cui 
Pietrosi trova, cioè che fauna cosa. E quando 
dico: Pietro riposa, la parola riposa è un verbo, 
perchè indica k> stato d’inazione in cui trova Pie- 
tro, cioè che niente fa. E finalmente quanto dico: 
Pietro è battuto dal fratello , l’espressione è bat- 
tuto è un verbo, perchè indica lo stato di passio- 
ne in cui Pietro si trova, cioè, che non è desso che 
agisce, ma il fratello su di lui. Ecco ciò che ri- 
guarda la natura del verbo in generale, ma non 
basta, fa d’uopo ancora fare le seguenti osservazioni. 

I. Se il Verbo indica un’azione che si termina diret- 
tamente su una persona, o cosa diversa da quella 
che la fa, dicesi Attivo, o Transitivo (a); come 
allorché si dice: Caino uccise Abele , in tale di- 
scorso il verbo uccise è Attivo, perchè indica un’ 
azione che si termina direttamente su diAbele,ch’è 
una persona diversa da Caino che agl. 

II. Se il Verbo non indica azione alcuna; coinè '.lan- 
guire, riposare. e sim.,o se l’indica, resta nel sog- 
getto che la fa; come pensare , regnare, arrivare, 
c siili., dicesì Neutro, o intransitivo{ b) ; mi spie- 
go meglio con esempi; allorché dico: Pietro ripo- 
sala tale discorso il verbo riposa è Neutro , per- 
che fa conoscere che Pietro niente fa. E se dicesi : 
Francesco I. felicemente regna, il verbo regna 
è anche Neutro, perchè indica , che Francesco fa 
un’azione che non esce fuor di se. 


(a) Il verbo Attivo si dice transitivo, perchè l' azione 
che indica si termina , ossia, passa su di una persona o 
casa diversa da r/uella che la fa. 

(b) Il verbo Neutro si dice intransitivo, perchè l'azio- 
ne che indica , resta in chi la Ja. 


\ 


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III. Se il Verbo indica un’ azione die si fa da una 
persona, o cosa diversa da quella iudicata dal suo 
soggetto , si dice Passivo ; come allorché diccsi ; 
Remo fu ucciso da Romolo , in tale discorso il 
verbo fu ucciso è Passivo, perchè fazione da esso 
indicata non si fa dal suo soggetto Remo, ma da 
una persona. diversa, cioè da Romolo. 

IV . Se il Verbo indica un’ azione di due, o più sog- 
getti, che agiscono reciprocamente gli uni su degli 
altri, si dice Reciproco-, come allorché dicesi:, I 
fratelli si amano reciprocamente , in tale discor- 
so il verbo amano è Reciproco, perchè indica l’a- 
zione di più soggetti che agiscono a vicenda gli 
uni su degli altri. 

V.Ed in fine, se il Verboindica un’azione clic parte dal 
soggetto che la fa, e ritorna su di se stesso, si dice 
Riflesso ; un esempio farà meglio intendere tale 
definizione , e sia questo : Catone si uccise , in 
tale discorso il verbo uccise è Riflesso, perchè in- 
dica un’azione che parte dal suo soggetto, ch’è Ca- 
ione, e ritorna su di Catone istesso. 

^ I. Vi sono Verbi che hanno la sola inflessione di 
terza Persona singolare , e si dicono Impersonali ; 
come: piove , balena , tuona , e sim. 

Poste tutte queste osservazioni, ognun si accor- 
ge, che sei specie di verbi abbiamo , cioè : At- 
tivi , Passivi , Neutri , Reciprochi , Riflessi, ed 
Impersonali. 

Del Verbo Attivo: '' ' ' • 

&. Qual’ è il verbo Attivo? 

Inerbo attivo è quello che indica un’azione, che 
si termina direttamente su di una persona, o cosa 


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9 ^ 

diversa da quella clie la fa; come allorché dico : 
Giuditta uccise Oloferne , in tale discorso il ver- 
bo uccise è Attivo, perchè indica un’azione, che si 
termina direttamente su di una persona diversa da 
quella che la fa ; quella che la fa è Giuditta , non 
Oloferne. 

Giova qui fare le seguenti Osservazioni. 

I. Il Verbo Attivo, come si è detto, indica un’azio- 
ne , e siccome tale azione può essere mentale , 
come: amare, odiare, e ^im., o corporea ; come; 
scrivere, disegnare, c sim.,così, se l’azione indi- 
cata dal verbo attivo è mentale, il nome della per- 
sona o cosa su di cui si termina , dicesi oggetto 
dell’ azione-, nella proposizione: Il figlio ama il 
padre , essendo il padre termine dell’ azione men- 
tale del figlio, dicesi oggetto dell' azione. Ed ec- 
co perchè diciamo: V oggetto dell' amor nostro ; 
l' oggetto dell’ odio nostro, e non già il soggetto 
dell’ amor nostro ; il soggetto dell'odio nostro . 
Se poi 

L'azione indicata è corporea , il suo termine 
dicesi soggetto dell’ azione-, nella proposizione: Il 
bai-baro Nerone uccise sua madre , essendo que- 
sta il termine dell’azione corporea di quello, si 
dice soggetto dell’ azione. 

II. 11 Verbo attivo dunque indica un’azione che si 
termina su di una persona, o cosa di versa da quella 
che la fa; onde nella frase in cui si trova tal ver- 
bo, vi debb’ essere il nome della persona o cosa 
che fa l’azione, ed il nome di quella su di cui si 
termina: ciò posto, dico, che il nome della persona 
ocosa che fa l’azionc,sidicc Soggetto del verbo, o 
Nominativo del verbo , o Principio dell’azione , 


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ovvero soggetto della proposizione. Il nome poi 
della persona, o cosa su di cui si termina l’azione, 
la quale, s’ è mentale, dicesi oggetto dell'azione , c 
s’è corporea, dicesi soggetto dell' azione , ed in 
generale termine deli azione. Ma perchè non si 
confondano tali espressioni, distinguiamole coll’a- 
nalisi delle seguenti proposizioni Alessandro vin- , 
se Dario, il uom e. Alessandro, che indica la per- 
sona che la l’azione, dicesi Soggetto , oNomina - 
tivo del verbo vinse, oppure Soggetto della pro- 
posizione, ovvero principio deli azione. 11 no- 
me Dario poi, che indica la persona, su di cui si 
termina l’azione di Alessandro, dicesi soggetto , o 
termine dell'azione. 

Il figlio amali padre, il nome figlio è il soggetto 
del verbo ama , ed il nome padre n’ è l’oggetto. 

Del Verbo Neutro. \ 

. Qual' è il Verbo Neutro? 

, 11 Verbo neutro è quello, che, o non indica a- 
zionc alcuna; come:riposare, languire ,e sim.,o se 
l’indica, resta nel soggetto stesso che la fa; come: re- 
gnare, passeggiare, andare, venire, e sim. Mi 
spiego meglio con esempi ; allorché dico : Pietro 
riposa , questo verbo è Neutro , perchè indica lo 
stato d’inazione in cui si trova Pietro, cioè, che 
non fa azione alcuna. E quando dico: Francesco 
I. nostro Signore felicemente regna ; il verbo 
regna indica un’azione, ma perchè tale azione re- 
sta in lui stesso, è Neutro , o intransitivo. 

D. Si può distinguere il verbo Neutro dall'attivo ? 

B. Facilmente, poiché dopo del verbo neutro non 
si può mettere una di queste parole : qualcuno , 
qualche cosa ; non potendosi dire : dormire 

7 


I 


9 » 

qualcuno , dormire qualche cosa ; regnare qual- 
cuno, regnare qualche cosa ; passeggiare qual- 
cuno , o qualche cosa. 

D. Potete distinguere altrimenti il verbo Neutro 
dall' ' Attivo ? 

R. Certo ; il verbo attivo , come si è detto , iodica 
lunazione, a cui è opposta una passione, ossia, che 
può diventar Passivo ; dicendosi : io amo , io so- 
no amato ; io leggo, io sono letto , c si ni. Il ver- 
bo neutro poi è quello , che sebbene indica un’a- 
zione , a tale azione però non è opposta una pas- 
sione , voglio dire, clic non se ne può fare un Pas- 
sivo; di fatti, i verbi camminare, regnare, pen- 
sare, e sitn.,uon avendo passioni opposte, non si 
possono portare in Passivo; dicendosi; io sono 
stato camminato, regnato, pensato. 

D. Potete voi coll’ ajuto del verbo Essere dare la 
significazione passiva ad ogni specie di verbi ? 

R. .No certamente; i soli verbi attivi si possono por- 
tare in passivo. 

D. E perchè ? 

R. Perchè i soli verbi aitivi indicano azioni, che si 
terminano direttamente su di un oggetto, o soggetto 
differente dal loro nominativo, e perciò il solo 
oggetto , o soggetto dell’azione di tali verbi può 
diventar nominativo degli stessi verbi attivi por- 
tati in Passivo; di fatti, non si può portare in pas- 
sivo il verbo pensare , dicendo, Pietro è stato 
pensato, perchè l’azione di pensare non partendo 
dal soggetto Pietro, non può direttamente termi- 
narsi su di Pietro istesso, non potendo esso essere 
il soggetto di tale azione. Al contrario ; 

Il verbo vincere si può portare in passivo, di- 


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— /*■* 


99 

cendosi: Pietro vinse , e Pietro è stato vinto. Co- 
sì del verbo ama, e di tutti gli altri verbi attivi; 
dicendosi : io amo , ed io sono amato-, io leggo , 
ed io sono letto. 

Avvertasi, che se si vuol’ accennare indetermi- 
natamente la significazione di un verbo intransiti- 
vo, si usa soltanto nelle terze Persone passivamente, 
col premettervi, o posporvi l’affisso si, come sog- 
getto indeterminato di terza Persona ; dicendosi: 
si donne , si cammina , si fatica, si è dormito, si 
è camminato, faticasi, camminasi, e sim. 

D. Il Inerbo neutro , se non indica azione, che 
cosa indicai 

R. Indica uno stato , una qualità, o una maniera di 
essere del suo soggetto; per esempio, allorché si di- 
ce: Pietro muore , tal verbo indica soltanto la ma- 
niera di esistere di Pietro; la quale resta in lui sola- 
mente , senza aver alcun termine, a cui si riferisce. 
Del Verbo Passivo . 

D. Qual' è il verbo Passivo? 

R. Il Verbo Passivo è l’opposto del verbo Attivo, 
questo indica un’azione, c quello una passione. 

D. Che cosa avete voluto intendere col dire, che 
il verbo passivo indica una passione? 

R. Ho voluto intendere , che il suo soggetto non è 
desso, che indica la persona, o cosa che fa l’azione, 
ma quella su di cui si termina: più chiaro; il sog- 
getto del verbo passivo non è il principio dell’ a- 
zione, ma il termine; per esemp. ; Golia fu ucciso 
da Davidde, in tale discorso il verbo fu ucciso è 
Passivo, perchè l’azione da esso indicata, non è falla 
dal suo soggetto Golia,ma da una persona diver- 
sa , cioè da Dayidde. Così; La, città di Troia fu 


JOQ 

presa, saccheggiata , e distrutta dai Greci con- 
federali 1184 anni avanti l’Era cristiana-. Que- 
st’ avvenimento è stato celebrato dai due più 
gran poeti della Grecia , e dell’ Italia. 

JP. Abbiamo noi verbi passivi distinti dagli altri 
verbi per le loro inflessioni ? 

R. No; tale specie di verbi manca assolutamente 
nella nostra lingua. 

D. E di quali parole facciamo uso, per supplire a 
tale mancanza ? 

R. Facciamo uso del verbo sostantivo essere, come 
ausiliare, conjugandolo col participio passato del 
verbo attivo, e con tal mezzo avremo tutt’i Tem- 
pi, e tult’j Modi del verbo passivo; come; Io so- 
no amato, io era amato, io fui amato , io sono 
stato amato, io era stato amatolo sarò amato, 
sii amato tu, che io sia amato, che io fossi a- 
mato, io sarei amato, che io sia stato amato, 
se io fossi stato amato , io sarei statò amato , 
allorché io sarò stato amato. 

Nota — La nostra Lingua si rende ricca, armoniosa, 
e piacevole, col possedere tre diverse maniere di 
dire, per enunciare una proposizione passiva, cioè, 
col verbo Essere, col Si, e col verbo Venire nei 
soli Tempi semplici, e col Si nelle sole terze Perso- 
ne in ambo i numeri. Si avverta però, che coi verL: 
intransitivi nella sola terza Persona del Singolare 
si usano col Si ; onde dicesi: si va, si viene, si 
corre, si arriva , e non si vanno, si vengono, ec. 
Del Inerbo Reciproco. 

D. Qual’è il Verbo Reciproco? 

R. 11 verbo reciproco è quello che indica l’azione 
di due,o piu soggetti che agiscono reciprocamente 


✓ v 


r 



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iol 

gli uni su degli altri; come quando si dice; Pie- 
tro, e Giovanni si lodano , in tale discorso non 
si debbo intendere, che Pietro lodi se stesso, nè 
che Giovanni faccia lo stesso , ma che 1 uno lodi 
l’altro , e l’altro l'uno. 

avvertimento. 

Affinchè resti determinata la significazione del 
verbo reciproco, e non nasca ambiguità nel discor- 
so^ necessario aggiungere nella frase, in cui si trova 
tal verbo, una delle seguenti espressioni; l’un V altro, 
gli uni gli altri, reciprocamente, a vicenda-, in 
contrario, -se si dice: Pietro e Giovanni si lodano , 
il senso sarà ambiguo, poiché potrebbe intendersi* 
che ciascuno lodasse se stesso ; ma per toglier di 
'mezzo ogni ambiguità dovrà dirsi: Pietro e Gio- 
vanni si lodano l’un V altro, o reciprocamente , 
o a vicenda. Tult’ i verbi reciprochi non si con- * 
jugano nel Singolare. 

Tutt’i verbi attivi possono diventare reciprochi, 
se però indicano l’azione di due, o più soggetti 
che agiscono reciprocamente gli uni su degli altri. 

D.Con quale parola s’indica il termine dell'azione 
de’ verbi reciprochi ? 

R.Col nome personale si ; onde quando si dice: Pie- 
tro. ,e Giovanni si lodano l’un l’altro , egli è come 
si dicesse: Pietro loda Giovanni i e Giovanni 
loda Pietro. 

Del Inerbo Riflesso. 

D. Qual’ è il Verbo Riflesso? 

R. .11 Verbo riflesso è quello che indica un’azione, 
che parte dalla persona che la fa, e ritorna su di 
essa stessa; come quando si dice: Catone si ucci- 
se , in tale discorso il verbo uccise c riflesso, per- 


ioa 

eli è indica, clic l’aziond fatta da Catone, si è ter- 
minata su di Catone istesso. 

AVVERTIMENTO. 

Tutt’i verbi attivi possono diventar riflessi , se 
però la persona die agisce, agisca su di se stessa; 
come quando si dice: Pietro si batte, il verbo 
attivo batte diventa riflesso, perché l’azione, die 
indica, si termina su di Pietro stèsso; di fatti, 
non è Pietro che fa l’azione? e tale azione non si 
termina su di Pietro istesso? Il soggetto del verbo 
riflesso è principio, c termine dell’azione; pare una 
contraddizione , ma non è così: volete vederlo col 
fatto? Eccolo; allorché dicesi : Lucrezia si uc- 
cise: ; chi fa l’azione? Lucrezia ; su di chi si ter- 
mina la sua azione? su di Lucrezia; e non è dun- 
que Lucrezia principio, e termine della sua stes- 
sa azione? 

D . Con qual parola si esprime il termine dell’a- 
zione de’ verbi riflessi ? 

R.Col nome personale*!?/; onde quando si dice: Lu- 
crezia si «ccwe, egli è lo stesso clic Lucrezia uc- 
cise Lucrezia stessa. 

Del Inerbo Impersonale. ,, 

D. Qual' è il Verbo Impersonale? 

R. 11 Verbo impersonale è quello clic non può avere 
alcun rapporto a Persone, voglio dire, che la sua 
significazione non può convenire ad alcun soggetto, 
nè di prima , nè di seconda Persona ; onde si usa 
invariabilmente nella sola terza Persona singola- 
re; come: piove, balena , tuona, neviga, folgora, 
grandina , bisogna , lice , c qualche altro. Ma 
Nei primi sei il soggetto di terza persona è sot- 
tinteso, ed è il Cielo , i aria , e talvolta vien anche 
espresso; come nel Petrarca. 


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io3 

Se l'onorata fronde , che prescrive. 

L'ira del Ciel quando il gran Giove tuona 
II soggetto di terza persona del verbo /ice, o è 

' un nome sostantivo, o un indefinito posto per so- 
stantivo ; come quando si disse : 

Più non si brama , e più bramar non lice . 

Bramare fa le veci di un sostantivo, ch’è sog- 
getto del verbo lice. 

D. Quante sorte di verbi impersonali vi sono ? 

R. Due; Quelli che sono di loro natura tali; come: 
piove , balena , tuona , e sim. E quelli che sono 
personali, e secondo le circostanze del discorsoci 
possono usare impersonalmente ; il verbo conve- 
nire , per esempio, è personale, ma se si dice: Con- 
viene , che i giovani si applichino al disegno , 
chi non si accorge, che diventa impersonale/ 

Del Verbo sostantivo Essere. 

D. Siete nel caso di dirmi qualche cosa del verbo 
sostantivo Essere? 

R. Posso dirvi, che il verbo sostantivo Essere nel 
discorso indica la semplice affermazione; ma per 
intendersi tale definizione; bisognerebbe sapersi 
che cosa è Giudizio. 

D. E sapete voi che cosa è il Giudizio? 

R. Certo; il Giudizio è una operazione della men- 
te, la quale, conoscendo i rapporti che passano tra 
due persone o cose, afferma, che convengono, o 
no fra di loro; mi spiego più chiaro , allorché la 
nostra mente paragona due cose , e trova che con- 
vengono fra di loro, le unisce col mezzo della pa- 
rola è , e tale operazione dicesi affermare. Se poi 
trova, che non convengono, le separa coll’espres- 
sionc non è, e tale operazione dicesi negare. Or 




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io4 

questa doppia operazione della mente è quella ap- 
punto che si chiama Giudizio', conosce per esem- 
pio la nostra mente che cosa è la neve , conosce 
pure che cosa è la bianchezza , e tale conoscenza 
che ne ha, le fa vedere, che queste due cose con- 
vengono fra di loro, onde le unisce, ed afferman- 
do, dice: la neve è bianca. Al contrario osserva, 
che alla stessa neve non conviene la nerezza , le 
separa, e negando, dice: La neve non è nera. 

D. B enissimo ; ma ditemi in breve qual’ è V uffizio 
del verbo sostantivo Essere ne’ giudizj ? 

R. E quello di affermare, che una cosa convenga, o 
no ad un’altra; e perciò quando si dice; La virtù 
è stimabile , egli è lo stesso che affermare , che la 
qualità indicata dall’aggettivo stimabile, convenga 
alla virtù. 

D. Ma vi sono tanti Giudizj negativi , potreste op- 
pormi , dunque il verbo sostantivo Éssei*e non 
sempre afferma. 

R. L’ è vero, che vi sono de’ Giudizj negativi, ma 
pure in questi il verbo sostantivo Essere sempre 
afferma, perchè la negazione non è in forza di es- 
so, ma della particella negativa nè , o no», che lo 
precede ; volete vedere col fatto s’ è così? togliete 
dal giudizio negativo Pietro non è dotto la par- 
ticella negativa non, e non vi resterà il giudizio 
affermativo Pietro è dotto ? Dunque resta vero, 
che tanto ne’ giudizj affermativi, quanto ne’giudi- 
zj negativi il verbo Essere sempre afferma. 

D; Donde deriva ba parola Verbo ? 

R. Dalla voce latina verbum che significa parola', ed 
ecco ciò, che si è voluto intendere col dire, che il 
Inerbo è una parola per eccellenza , cioè, eli’ è 



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desso quello, che forma il nodo di tutte le nostre 
idee, non essendo possibile altrimenti fare un di- 
scorso completo senta 1’ ajuto di esso. 

D. Datemi ora una definizione piu precisa del 
verbo sostantivo Essere. 

R. Eccomi ; Il verbo sostantivo Essere è una paro- 
la che indica 1 affernazione, colla designazione del 
Modo, del Tempo, del Numero, e della Persona. 

D. Spiegate meglio 'ale definizione. 

R. Lo faro con cscmji; allorché dico; Io sono con- 
tento , s intende beie, che il verbo sono , oltre 
dell affermazione d Modo indicativo, indica pure 
la prima Persona sngolare del Presente; e quando 
dico; P oi foste feici, il verbo foste insieme col- 
1 affermazione dell stesso Modo, indica la secon- 
da Persona pluraleiel Tempo passato rimoto: e 
finalmente allorchèdico: Il nostro nuovo Re sa- 
rà felice sul tronodegli 4 vi suoi, il verbo sarà 
indica, coll’affermaione, la terza Persona singolare 
del Futuro semplie del Modo indicativo. 

D. Qual sorta di pirole indica l' attributo , che il 
verbo sostantivo èssere attacca ad un soggetto ? 

R. Ordinariamente liggettivo perfetto; come: Il so- 
le è luminoso pei se stesso: e talvolta anche un 
sostantivo; come: La Luna,e gli altri pianeti so- 
no corpi opachi. 

D. II avvi qualche litro verbo sostantivo oltre del 
verbo Essere? 

R. Sì; ve n è quala’ altro, che può considerarsi co- 
me tale, giacche ìon indica nel discorso che il no- 
do, ossia, l’union di un attributo col suo soggetto- 
come ; sembrare , parere , divenire; esempi.-. La 
stagione diviere bella — La terra non mi pare 


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to6 

immobile — Questa proposizione mi sembra vera. 

D. Come dunque vi accorgete , che un verbo può 
considerarsi come sostantivo? 

R. Me ne accorgo, allorché lo trovo seguito da un ag- 
gettivo, o da un sostantivo che si rapporta al suo 
soggetto ; come allorché die? ; Pietro non restò 
sempre fedele al suo Maeìtro — Un gruppo di 
stelle si chiama costellazione — La vostra notizia 
si è trovata falsa — Luigi t ritornato ammalato 
dalla campagna. 

D. Sono tutti questi verbi realmente diversi dal 
verbo Essere? 

R. Lo sono per l’espressione, ria in realtà non sono, 
che maniere di esprimere i verbo Essere nelle 
diverse circostanze del disarso ; poiché allorché 
dico:Za stagione diviene klla; Questa proposi- 
zione mi sembra vera, e gli i lo stesso che dire: La 
stagione è bella per la sucession de’ tempi; Que- 
sta proposizione è vera,seccido la mia opinione. 

D. Come conoscete dunque , -he un verbo può es- 
ser considerato come Sostaitivo? 

R. Se può avere dopo di se ui aggettivo perfetto ; 
come: divertir saggio: restcr fedele, e sim. 

D. Ed il verbo Essere è semp’e sostantivo? 

R. Sempre l’è tale; può però adiperarsi qualche vol- 
ta come aggettivo, se racchiude coll’ affermazione, 
il più generale di tutti gli attibuti, cioe,l essere , 
come in questa frase: Io pensi , dunque sono , cioè 
sono un essere , una cosa , o o sono esistente. 

D. Comesi chiama nel discorsi il nome della per- 
sona o cosa , di cui si affermi qualche qualità , 
e come si chiama il nome di ale qualità che gli 
si afferma ? 


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R. Il Nome della persona o cosa, di cui si afferma 
qualche qualità, si chiama Soggetto , ed il nome 
della qualità che si afferma, si dice Attributo ; così 
quando si dice, che il verbo indica l’affermazione, 
egli è lo stesso che dire, che l’uffizio suo proprio 
è quello di attaccare 1’ attributo al suo soggetto, o 
di separare l’uno dall’ altro col mezzo della ne- 
gazione nè , o non. 

D. Che cosa dunque è il Soggetto ? 

R. Il Soggetto non è altro che il nome della perso- 
na o cosa, di cui si afferma qualche qualità , ossia 
attributo. 

D. Di qual -parola si fa uso per esprimere un 
soggetto ? 

R. Per esprimere il soggetto si usa il nome sostanti- 
vo , il pronome , o altra parola che ne fa le veci. 

D. In qual Caso si mette il nomerà pronome espri- 
mente il soggetto ? 

R. Si mette sempre nel primo Caso; ed ecco perchè 
si dice pure Nominativo del verbo. 

D. Che cosa indica Jiel discorso un Attributo? 

R. Indica ordinariamente una qualità, in quanto che 
convenga, o no ad un soggetto. 

D. Di qual parola si fa uso per esprimere un At- 
tributo ? 

R. Si fa uso per lo più di un aggettivo perfetto, che' 
accorderà col soggetto, come al suo sostantivo. 

D. Come chiamate un nesso di parole che contie- 
ne un soggetto , e un attributo attaccati dal ver- 
bo Essere ? 

R. Lo chiamo Proposizione o Frase ; il soggetto, e 
V Attributo, Termini della proposizione-, cd il ver- 
bo, Copula ; il soggetto si dice primo termine , 
l’attributo, secondo , ed il verbo, medio . 


i o8 

D. Che cosa dunque è la Proposizione, o Frase? 

R. La Proposizione, o Frase è un nesso di parole 
csprimenle un giudizio, ossia un senso compiuto, 
clie per esser tale, debbe contenere tre termini; il 
Soggetto cioè, Y Attributo , ed il V irbo . 

lì. Fatemi distinguere i tre termini di una Propo- 
sizione ? 

R. Eccomi ; lo farò con un esempio ; Iddio è onni- 
potente ; Egli non è ingiusto ; son queste due 
proposizioni; nella prima, il nome Iddio e il sog- 
getto, e l’aggettivo Onnipotente n’è l’ Attributo, 
di* è attaccato al suo soggetto col verbo è. 

Nella seconda, il pronopie^g/z è il soggetto, e 
l’aggettivo ingiusto n’è l’ Attributo, che vien se- 
parato dal suo soggetto dal verbo è col mezzo 
della particella negativa non. 

D. Fi ricordate la definizione del Giudizio ? 

R. Felicemente. 

D. Ebbene , s’ è così, credo , che siete nel caso di 
definire altrimenti la Proposizione. 

R. Mi lusingo di soddisfarvi; la Proposizione è un 
giudizio manifestato colle parole ; il giudizio è 
una operazione della mente , in conseguenza oc- 
culto , la proposizione lo palesa ; la Proposizione 
dunque non è che l’espressione del giudizio. 

D. Il verbo c egli sempre espresso separatamente 
dall’attributo? 

R. No; tranne il solo verbo Essere. 

D. E pei'chè'ì 

R. Perchè il verbo sostantivo Essere è il solo, che 
indica la semplice affermazione, ossia il semplice 
nodo , che noi facciamo tra i due termini di una 
proposizione ; onde considerando il verbo per la 


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iog 

sola, e semplice affermazione, possiarn con ragione 
dire, che un sol Verbo abbiamo, ch’è il verbo Es- 
•sere , e che tutti gli altri non sono, che lo stesso 
verbo Essere con differenti modifìcrtzioni. 

D. Mettete più a giorno r/uesta vostra riflessione. 

IL Eccomi; il verbo Èssere indica la sola, e sempli- 
ce affermazione ; ossia il nodo tra 1* attributo e’I 
soggetto, e se indica altro, non è, che rapporto di 
il/or/o, di Tempo , di Numero ,e di Persona , di- 
stinto dalle sue differenti inflessioni; come : La 
terra è rotonda ; il mare era tempestoso; il tem- 
po sarà buono , ec. Laddove 

Tutti gli altri verbi, oltre dell’affermazione, e 
de’rapporti di Modo , di Tempo , di Numero , c di 
Persona, contengono pure la significazione di un 
attributo, in modo che con uno di tali verbi, una 
proposizione può costare di due sole parole, di cui 
la prima indicherà il soggetto, e l’altra, cioò, il Ver- 
i bo, indicherà Taffermazione coll’attributo ; come 
per esempio:quando si dice: Vincenzo vive, queste 
due parole formano una interà proposizione, di cui 
Vincenzo è il soggetto, e vive, ch’è il verbo, contie- 
ne coll’affermazione, è l’attributo vivente ; dunque 
tanto è dir ^Vincenzo vive , che Vincenzo è viven- 
te . Così è di tutti gli altri verbi diversi dal verbo 
Essere-, come: am are, leggere, pensare e siin. val- 
gono lo stesso, che essere amante, essere leggen- 
te, esser pensante,^ sim. Ciò posto, chi non vede, 
che tutt’i verbi non sono ch’espressioni accorciate, 
che suppliscono, al verbo Essere, e ad un attributo? 

D. Che cosa si deduce da tutto ciò che si è detto 
t del verbo Essere ? 

i IL Si deduce, che vi sono due specie generali di 


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no . 

verbi, cioè il vesbo Essere, che indica 1 affermazio- 
ne senza 1* attributo, e si dice Verbo sostantivo , e 
tutti gli altri, che indicano l’ affermazione coll at- 
tributo, si dicono Aggettivi. ' 

Che se poi si vuol definire il verbo Sostantivo, e 
l’Aggettivo, non solo per ciò, che loro e essenziale , 
ma pure pe’ loro principali rapporti; si potrà de- 
finire il primo: Una parola che indica l affer- 
mazione, colla designazione del Modo, del Tem- 
po, del Numero, e della Persona ; E l’altro; Una 
parola che indica I affermazione di un attribu- 
to,colla designazione del Modo, del Tempo, del 
Numero , e della Persona. 

D. Dunque quante sorte di verbi aggettivi ab- 
biamo ? 

R. Ne abbiamo sei sorte, e sono: gli Aitivi, i Pas- 
sivi, i Neutri, i Reciprochi , i Riflessi , e Im- 
personali. 

D. Ma perchè il verbòEsseve si chiama Sostantiva 
e tutti gli altri Aggettivi ? 

R. Il verbo Essere si chiama Sostantivo , perche- 
indica la semplice affermazione senza attributo , 
siccome il nome sostantivo indica le sole persone , 
o cose senza qualità. E 

Tutti gli altri si chiamano Aggettivi , perchè inr 
dicano l’affermazione coll’ attributo. 

Della Significazione de! Verbi. 

D. Come può considerarsi la Significazione di un 
verbo ? 

R. La significazione di un verbo può essere assoluta, 
o relativa. 

D. Quali sono i verbi di Significazione assoluta, e 
quali quelli di Significazione relativa ? 


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r 


Il I 

R. Ogni verbo aggettivo , come si è detto, equivale 
al verbo Essere, e ad uu attributo; ubbidire , per 
esempio, è lo stesso (Messere ubbidiente ; amare , 
essere amante , pensare , essere pensante , c 
così di tutti gli altri ; ciò posto ; dico, che ogni 
verbo, il quale contiene un attributo, che si rapporta 
al solo suo soggetto, e non ad altra persona, o cosa, 
si dice di Significazione assoluta, ossia, intransi- 
tiva ; come pensare , camminare, vivere, e sim. 

Quello poi, che contiene un attributo, che non 
appartiene al suo soggetto, ma ad una persona, o 
cosa differente, la quale, se non si nomina, non vi 
sarà senso compiuto, si dice di Significazione re- 
lativa, ossia transitiva ; come amare , ricordar- 
si, essere amalo , giovare, ubbidire , c sim. 

Coi primi, per esprimere un senso compiuto, 
basta dire: io penso ; io vivo. Ma coi secondi, so 
non si nomina il nome della persona o cosa, a cui 
appartiene l’attributo , non vi potrà essere senso 
compiuto. Di fatti, non sarebbe certamente senso 
compiuto, se si dicesse;/o amo, Io mi ricordo, Io 
sono amato, Io giovo, Io ubbidisco, esim., poi- 
ché si dimanderebbe subito; Ami'l e che cosa? 
Ti ricordi ? e di chi? Sei amato ? e da chi? Gio- 
vi t a. chi? Ubbidisci ? a chi? Onde per completare 
il senso, dovrà dirsi: Io amo lo studio', Mi ricor- 
do degli amici-, Sono amato da tutti-, Giovo 
alla mia patria ; Ubbidisco alla legge. 

De Verbi Ausiliar i. 

D. Quali sono i Verbi Ausiliari, ed a che servono. 

R. I Verbi Ausiliari sono Avere, ed Essere, e ser- 
vono di ajulo a tutti gli altri verbi uella forma- 
zione de’loro Tempi composti; come: Io ho a - 


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J 


J 13 

muto, creduto , sentito ; Io aveva amato , cre- 
duto ^ sentito-, Che io abbia amato, creduto, sen- 
tito ; Scio avessi amato, creduto, sentito; Io 
avrei amato, creduto, sentito; Allorché avrò 
amai o, creduto , sentito. Io sono andato; Io era 
andato ; Che io sia andato; Se io fossi andato; 

10 sarei andato; Allorché io sarò andato. 

D. Quali verbi si conjugano col verbo ausiliare 
Essere , e quali con Avere? 

R. Si conjugano col verbo ausiliare Essere. 

I. Tutt’i verbi passivi; come: lo sono amato, 
creduto, sentito; Tusei amalo, creduto, sentito. 

II. Tutt’i verbi di Significazione assoluta ; co- 
me ; Io sono andato, parlilo, svenuto ; Tu sei 
andato, partito , venuto , ec. 

III. Tutt’i verbi reciprochi; come: I fratelli 
si sono, si erano , si sar-ebbero battuti , ec. 

IV. Tutt’i verbi riflessi; come: Catone si è, 
si era , si sarebbe ucciso, ec. 

Si conjugano coll’Ausiliare Avere. 

Tutt’i verbi attivi; come: Io ho amato, credu- 
to, sentito; Tu hai amato; creduto , sentito, ec. 

D. Ed i verbi neutri con quale Ausiliare si con- 
jugano? , 

R. Non v’è regola generale, ma l’uso ne insegnerà 
sicuramente qualcuna ; quello però ch’è da os- 
servarsi , si è , che tutt’i verbi neutri , che hanno 

11 participio variabile, si conjugano col verbo au- 
siliare Essere; tali sono: cadere, arrivare, par- 
tire, e sim. dicendosi : Io sono arrivalo , cadila 
io, partito; Io sono arrivata, caduta , partita ; 
Noi siamo arrivati , caduti , partiti ; Noi siamo 
arrivate , cadute, partite, e sim. E 


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x 1 3 

Quelli che hanno i participj invariabili» si con- 
iugano coll’ausiliare Avere ; tali sono : regnare » 
dormire, pensare, e sim. , dicendosi: Il Re ha re- 
gnato, dormito, pensato ; la Regina ha regnato 
dormito, pensato. 1 Re hanno regnato, dormi- 
to, pensato ; le Regine hanno regnato, dormi- 
to, pensato. Ma 

Se a tali verbi vi si uniscono i nomi di persona» 
non per altro che per semplice vezzo, o ripièno, al- 
lora si conjugano coll’ausiliare Essere ; come: a- 
vrebbe fatto meglio se si fosse taciuto. Alessan- 
dro levatosi , senza sapere alcuno, ove la notte 
dormito si fosse, in vece di dormito avesse (Bocc. 
G. 2 . N. 3. ) 

I verbi correre, vivere e qualche altro, se son 
seguiti da un nome senza preposizione, si conjuga- 
no coll’ausiliare Avere-, come: Egli ha corso mol- 
te miglia — Egli ha vivuto molti anni. 

I verbi potere, dovere, volere, se reggono un 
verbo preceduto dai nomi personali mi, ti, ci, vi, 
si, si conjugano coll’ausiliare Essere-, come: Egli 
non si è potuto frenare — Egli si è voluto per- 
dere — Egli si è dovuto arrendere. Ma 

II verbo potere nei Tempi passati si accoppia tal- 
volta coll’ausiliare Essere, e talvolta • con avere, 
secondo la natura de’ verbi che lo sieguono. Coi 
verbi attivi si accoppia sempre con Avere ; dicen- 
dosi: non l’ho potuto conoscere. Coi verbi neutri 
si accoppia con Essere , e con Avere -, ma spesso 
col secondo; dicendosi : Non ho potuto venire. 


8 


/ 


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n4 

CAPO II. 

DELLA CONIUGAZIONE DE’ VERBI. 

/). Che'cosa dovete osservare intorno ai V ir hi? 

II. La CoNJ UG.4Z IONE . 

D. Che cosa intendete per Conjugazione de'verbi ? 

11. Intendo il cambiamento della sua prima infles- 
sione in quelle de’ Modi , de’ Tempi, de Numeri, e 
delle Persone. 

OSSERVAZIONI 

Da farsi per meglio intendere la natura de’Modi, 
de’Tempi, de’Numeri, e delle Persone. 

D. Quali sotto queste Osservazioni ? 

R. Eccole; I. Il Verbo, può aver rapporto al Modo 
con cui si afferma la sua signifìcaziouc. (A) 

II. Può aver rapporto al Tempo, in cui si affer- 
ma la sua significazione. 

III. Può aver rapporto alla Personali cui si aA 
ferma la sua significazione. 

IV. E finalmente può aver rapporto al Nume- 
ro delle persone, di cui si afferma la sua significa- 
zione. Quindi 

, Gl’Institutori della Lingua diedero diverse in-» 
flessioni al verbo, relative alle diverse maniere di 
affermare la sua significazione, e così nacquero i 
Modi no’verbi. Varia dunque la prima inflessione 
del verbo in quelle de’suoi diversi Alodi. 


(A) Per Significazione del verbo s’intende l'esistenza , 
O non esistenza dell' attributo , i esistenza o inesistenza 
di azione , o uno stato /jualuiu/ue. 


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Gli diedero diverse inflessioui relative ai diver- 
si tempi, in cui si afferma la sua significazione, e 
si videro i Tempi ne’ verbi. Varia dunque la prima 
inflessione del verbo in quelle de’diversi Tempi. 

Gli diedero diverse inflessioni secondo la diver- 
sità delle persone, ed ecco come nacquero le Per- 
sone ne’verbi. Varia dunque la prima inflessione 
del verbo in quelle delle sue diverse Persone. 

Gli diedero finalmente diverse inflessioni relati- 
ve al numero delle persone, e così sorsero i Nu- 
meri ne’verbi. Varia dunque la prima inflessione 
del verbo in quelle dc’suoi diversi Numeri. 

Poste tutte queste teorie, veniamo alla spiegazio- 
ne particolare de Modi, de’ Tempi, de’ Numeri , e 
delle Persone. 

De’ Modi del Verbo. 

D. Che cosa intendete per Modi del verbo ? 

11. Per meglio intendere la natura de Modi, giova 
osservare quanto sieguc. 

Il verbo in tutt’i suoi Tempi indica l’esistenza, 
o la non esistenza di un attributo; l’esistenza o l’i- 
nesistenza di un’azione. Nel Presente l’indica nel- 
l’atto esistente; come: io sono; io scrivo. Nel Pas- 
sato l’indica esistente in un tempo anteriore al mo- 
mento atluale;conae: io fui; io scrissi. E nel Futu- 
ro com’esistente inuntempoche non è ancora, ossia 
eli’ è posteriore al tempo in cui si parla ;come quan- 
do si dice: io sarò; io scriverò. Ma 

In tutt’i Tempi le diverse maniere onde può con- 
siderarsi l’esistenza , o l’inesistènza dell’altributo, 
o dell’azione, formano i Modi. 

Può enunciarsi indipendentemente la significa- 
zione del verbo; ed ecco il Modo indicativo. 


1 16 > 

Può considerarsi come refletto di un comando , 
di una preghiera, o di una esortazione, non espres- 
so però da un altro verbo; ed ecco il Modo impe- 
rativo . 

Può considerarsi come dipendente da un co- 
mando, da una volontà, da un desiderio, espresso 
però da un altro verbo; ed ecco il Modo soggiun- 
tivo. 

Può riguardarsi finalmente la significazione del 
verbo senza rapporto a tempo, o a persona; ed 
ecco il Modo indefinito. 

Premesse tali teorie, vengo alla definizione dei 
Modi. 

La parola Modo vuol dire maniera ; le diverse 
inflessioni del verbo, che indicano le diverse ma- 
niere di considerare la sua significazione, si dico- 
no: Modi. 

D. Quanti Modi si distinguono ne* verbi? 

R. Quattro; V Indicativo, il Soggiuntivo, 1* Impe- 
rativo, e 1* Indefinito. 

Del Modo indicativo. 

D. Qual’è il Modo indicativo ? 

R. Il Modo indicativo è quello che indica la signi- 
ficazione del verbo, indipendente da ogni altra pa- 
rola^ frase precedente; come; io leggo , io scrivo. 

Questo Modo tiene sette espressioni differenti, 
che si dicono Tempi; come: Io leggo ; Io legge- 
va; Io lessi ; Io ho letto ; Io aveva letto : Io ebbi 
letto ; Io leggerò. 

, Del Modo soggiuntivo. 

D. Qual' è il Modo soggiuntivo? 

R. Il Modo soggiuntivo è quello che indica la si- 



DiglTIz«o t^jjpogle 


IT 7 

gnìficazione del verbo , dipendente da quella di 
un altro verbo, il quale esprime per lo più un at- 
to di volontà, di comando, di preghiera; come al- 
lorchè dico ; lo voglio che facciate il vostro do- 
vere-, in tale discorso si vede bene, che la signifi- 
cazione del verbo facciate di Modo soggiuntivo, 
è dipendente da quella del verbo voglio di Modo 
indicativo, perchè l’azione vostra è una conse- 
guenza della mia volontà, espressa dal verbo voglio, 
che si dice principale in tal caso. 

I Tempi del Modo soggiuntivo , dipendendo 
sempre dal verbo principale, e quelli dell’Indica- 
tivo no, ne siegue, che questi, se vi si trovano, se 
ne possono staccare, ed il senso resterà perfetto, 
consistendo in ciò principalmente l’affermazione in- 
dipendente; di fatti, se si dice: Credo che an- 
dremo a Roma , c da tale discorso se ne stacchi 
credo che , il resto, noi andremo a Roma , sarà 
un senso perfetto, esclusivamente da ogni altro. Ma 
Non è così però de’Tempi del Modo soggiunti- 
vo, che non possono staccarsi dal verbo principa- 
le; e se se ne stacchino, il senso resterà imperfetto; 
di fatti, allorché si dice : Voglio che facciate il 
vostro dovere , e da tale discorso se ne tolga voglio 
che, il resto, voi facciate il vostro dovere, sarà un 
senso imperfetto, poiché non si potrà mettere nel 
principio di qualunque discorso. 

Questo Modo tiene sette diverse espressioni , che 
diconsi Tempi-, come: Che io legga ; Che io leg- 
gessi-, Io leggerei-. Che io abbia letto;Se io aves- 
si letto ; Io avrei letto ; Allorché io avrò letto. 
Del Modo imperativo. 

D. Qual’c il Modo imperativo? 


✓ 

1 1 8 

li. Il Modo imperativo è fjtimo clic indica la signi- 
ficazione del verbo, come l’effetto «li un comando, 
di una preghiera, o «li una esortazione, ma non 
espressa da un altro verbo; come' quando si dice: 
Rendete giustizia alla verità , egli è lo stesso che 
dire: io vi comando, vi esorto -, vi prego a ren- 
der giustizia alia verità. 

Li’ Imperativo si dice Presente, o Futuro, per- 
chè indica il tempo presente per rapporto all’atto 
del comando, cd il futuro per Rapporto all’esecu- 
zione del comando; come allorché S. Paolo disse : 
Siate sottoposti a tulle le Podestà della terra , 
volle certamente dire: Io vi comando ora, ad es- 
ser sottoposti nell’ avvenire a tutte le Podestà 
della terra. 

D. Il Tempo di Modo imperativo perchè non lia 
la prima Persona singolare ? 

P. Il Tempo di Modo imperativo non ha la prima 
Persona singolare, perchè si comanda sempre ad 
altri, c mai a se stesso ; ma tale ragione non impe- 
disce, che abbia la Prima del plurale, perchè quan- 
do dico: siamo fedeli al Re, son io che indrizzo 
lamia esortazione a coloro che sono insicmcconme. 

I Gramatici pertanto assegnano due Tempi al 
Modo imperativo, e considerano come Presente leg- 
gi , disegna , col quale par che si comandi , che 
l’azione cominci ad eseguirsi dall’atto stesso delco- 
mando ; e per lo futuro si servon dell’inflessione 
seconda singolare del Futuro semplice leggerai, di- 
segnerai, colla quale non si determina il tempo 
della esecuzione del comando. Ma se per poco a- 
vessero riflettuto sulle due espressioni, vi avreb- 
bero trovato della differenza di significazione; 


[le 


i»9 

fcioè, clic leggi indica un comando, una preghiera 
una esortazione qualunque; e leggerai un coman- 
do assoluto, che conviene soltanto a chi ha l’auto- 
rità eli comandare, e la sicurezza di esser ubbidito. 
Del Modo indefinito. 

D. Qual' è il Modo indefinito? 
tu Ù Modo indefinito è quello che indica la sem- 
plice significazione del verbo senza rapporti di 
Tempo , di Persone, c di Numero, ossia , senza 
affermarla ; come allorché dico: Leggere , io non 
fo altro, che indicare la semplice significazione 
di tal verbo , senza affermarla; ed ecco la ragio- 
ne che l’ Indefinito si dice il Nome del verbo ; 
di fatti, egli è lo stesso dire leggere clic l'azione 


di leggere. 

D. E se l’Indefinito non indica affermazione , come 
mai può egli considerarsi come un V erba? 

R. U Indefinito può considerarsi come Un nome, e 
come tale può esser soggetto di una proposizione, 
oggetto dell’azione indicata da un altro verbo, e 
termine di rapporto; eccone gli esempi : Lo seri - 
vere è un esercizio utilissimo-, qui è soggetto. Io 
voglio studiare; qui è oggetto. Io sono stanco 
di camminare , qui è termine. Ma non lascia pe- 
rò di esser verbo , perchè ne conserva il regime , 
e non ha ne Generi, nè Numeri. Può esser però 
declinato come il nome nel solo singolare col se- 
gnacaso; come: 

S. Leggere II leggere è una buona occupazione i 

Di leggere Io ho desiderio di leggere. 

A leggere Io impiego il mio tempo a leggere. 
Leggere Io voglio leggere. 

O leggere O leggere piacevole ! 

Da leggere Io vengo da leggere. 


! 


120 


Ij h'àefinko non può sfar mai solo, perché da 
se non può formar mai proposizione alcuna, non 
avendo determinazione di Persona, e mancante in 
conseguenza di soggetto. 

Nota— Alcuni Granatici dicono, che l’Indefinito 
prende dal verbo, che precede, la determinazione 
del Tempo, del Numero, e delia Persona , in 
modo, che in Voglio scrivere , l’indefinito sia di 
prima Persona singolare del Presente, come lo è 
voglio: ed in V elevate JctvVere,sia seconda Per- 
so™ plurale del Passato imperfetto come voleva- 
te- s ingannano questi Signori ; essi non vogliono 
riflettere, che in tali proposizioni l’Indefinito non 
prende «luna determinazione nè di tempo, -ne di 
numero, e nè di persona dal verbo che li prece- 
de; di latti, cosa si osserva nella proposizione: Vo- 
gtio scrivere ? non vi si osserva che il Presente 
del verbo finito voglio , non vi si osserva che la 
puma 1 ersona, non vi si osserva che il Numero 
singolare; ma si riporta l’azione di scrivere alla 
prima Persona singolare del Presente indicata dal 
verbo voglio , non perchè l’indefinito prendesse 
da questo qualche determinazione di tempo, di 
numuo, e di persona, ma perchè è l’oggetto (lei 
volere attuale della prima Persona del numero 
singolare; essendo così, resta vera la nostra propo- 
sizione, cioè, che il Modo indefinito non solo in- 
dica la significazione del verbo senza rapporti di 
-tempo, di Numero, c di Persona ;ma, che neppu- 
re tale significazione può esser determinata dal 
verbo precedente. 

De’ 1 EMPI DEL VERBO. 

V. Che cosa è il Tempo del verbo ? 


_ DigfeeO byj^oogl^ 


12 * 

R. Quella espressione del verbo, la quale indica lo 
slato passato , presente, o futuro di una persona 
o cosa, si dice Tempo del verbo. Da questa defi- 
nizione si rileva, che tre sono le parti del tempo; 
il Passato , cioè il Presente e’1 Futuro. Il Pas- 
sato si dice delle cose die hanno finito di esistere; 
il Presente di quelle ch’esistono nel tempo in cui 
si parla; e’1 Futuro di quelle che non esistono an- 
cora, ma debbono esistere. 

Del Tempo presente. 

D. Qual’ è il Tempo presente? 

R. Il Tempo presente è quella espressione del ver- 
bo la quale indica , che una cosa esista nei tempo 
in cui si parla; come quando si dice: Io leggo la 
S . S crittura , egli è lo stesso che Io leggo ora la 
S. Scrittura. 

Si usa l’espressione del Presente per indicare le 
cose che si fanno per abitudine ; onde si dice: Io 
suono gli strumenti , Io studio le matematiche ; 
non ostante che nel tempo in cui parlo, io non 
suono gli strumenti ; nè studio le matematiche. 

Del Tempo presente soggiuntivo. 

D. Qual’è il Tempo presente soggiuntivo ? 

R. Il Tempo presente soggiuntivo è quella espres- 
sione del verbo, la quale indica, che una cosa esi- 
ste nel tempo in cui si parla, ma la sua significa- 
zione è dipendente dalla significazione del verbo 
principale; come quando si dice: Foglio , che 
facciate il vostro dovere, è lo stesso che faccia- 
te ora il vostro dovere ; ed in tale discorso chi 
non si accorge, che la significazione del soggiun- 
tivo facciate è dipendente dalla significazione del 



I 


133 


verbo principale voglio ? di fatti, se da questo lo 
staccale, il senso resterà imperfetto, non potendosi 
mollerò nel principio di qualunque discorso. 

Del Tempo presente condizionale. 

D. Quale il Tempo presente condizionale? 

11. Il Tempo presente condizionale è quella espres- 
sione del verbo, la quale indica, che una cosa c- 
sistcrebbe nel tempo in cui si parla, se si verificas- 
se la condizione apposta; come quando si diceria 
leggerei, se avessi dc’libri; cioò leggerei ora , cc< 


Del Tempo passato. 

D. Quale il Tempo passato ? 

11. Il Tempo passato è quella espressione del verbo, 
la quale indica, clic una cosa ba finito di esistere, 
ossia, che si è fatta già; come: Jo leggeva , Io les- 
si. Io ho letto. Io aveva letto. Io ebbi letto. 
Che io abbia letto. Se io avessi letto. Io avrei 
letto. Allorché io avrò letto. Da queste otto es- 
pressioni ben si vede, che un tempo può esser pas- 
sato in otto diverse maniere; cioè : 

Passato imperfetto. 
Passato rimoto. 


Passato prossimo. 
Passato anteriore i.'ea." 


Io leggeva 
Io lessi. 

Io ho letto. 

Io aveva letto, r 
Io ebbi letto. J 
Che io abbia letto. Passato soggiuntivo. 

•Se io avessi letto. Passato condizionato. 

Jo avrei letto. Passato condizionale. 

Allorché io avrò letto. Passato futuro. 

Del Tempo passato imperfetto. 

T. Quale il Tempo passato imperfetto? 

K. È quella espressione del verbo, la quale indica * 


t * 


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123 

che una cosa esisteva, o si faceva nel tempo di cui 
si parla, ed è fatta nel tempo in cui si parla; come 
allorché dico : Io scriveva jeri quando arrivò il 
corriere ; la mia azione di scrivere si faceva nel 
tempo di cui si parla^cioé jeri, ma non esiste più 
ora che parlo. 

Del Tempo passato rimoto. 

D. Qual' è il Tempo passato rimoto ? 
rf. Prima di definire questo Tempo giova osservare 
quanto sicgue. 

Gli uomini son convenuti di chiamar Secolo la 
durata di cento anni; \' Anno la durata di dodici 
mesi ; il Mese la durata di trenta giorni; la Sctli- 
tnana la durata di sette giorni, e ciascuna di tali 
durate l’hanno chiamala Periodo di tempo ; ciò 
posto, dico, che 

Il Tempo passato rimato è quella espressione 
del verbo, la quale indica che una cosa si fatta già, 
ma in un periodo di tempo diverso da quello, in 
cui si parìa ; come allorché dico : Io scrissi nel 
secolo passato , nell’anno , nel mese passato , nel- 
la settimana passata , jeri; la mia azione di scrì- 
vere h fatta già, ma in un periodo di tempo diverso 
da quello, in cui sto parlando ; essendo il secolo, 
l’anno, il mese, la settimana, jeri, periodi di tempo 
scorsi già, e di cui nulla più ne resta. Si capirà 
meglio la definizione di quesloTempocon quella del 

Tempo passato prossimo. 

D. Qual’ è il Tempo passato prossimo? 

R. 11 Tempo passalo prossimo é quella espressione 
del verbo, la quale indica una cosa già latta, ma 
in un periodo di tempo clic dura ancora;comc al- 


1 2 4 

■ lorchè dico: lo Ito scritto in questo secolo, in que- 
st* anno, in questo mese , in questa settimana , in 
questo giorno ; la mia azione di scrivere è fatta 
già, ma in un periodo di tempo che dura ancora, 
non essendo interamente scorso, e perciò non pos- 
so dire; lo scrissi in questo secolo, in quest’an- 
no, in questo mese , in questa settimana , in que- 
sto giorno; come pure non posso dire: Alessan- 
dro fu il più gran Generale del suo secolo, per- 
chè del secolo di Alessandro ve ne restava anco- 
ra ; ma dovrò dire : Alessandro è stato il più 
gran Generale del suo secolo. 

Del Tempo passato anteriore. 

I). Qual’è il Tempo passato anteriore? 

R. Il Tempo passalo anteriore c quella espressione 
del verbo, la quale indica, che una cosa si c fatta 
in un tempo, passato prima di un altro tempo an- 
che passato; come allorché dico: Io aveva scrit- 
to quando voi arrivaste ; in tale discorso si vede 
bene, che il tempo in cui arrivaste, è passato, ma 
la mia azione di scrivere era fatta prima di tal 
tempo, e perciò l’espressione aveva scritto si dice 
Passato anteriore. 

Questo tempo lo indicano anche le seguenti es- 
pressioni; quando ebbi scritto ; tosto che ebbi 
scritto; poiché ebbi scritto; dopo che ebbi scrit- 
to; allor ché io ebbi scritto; come quando si dice: 
Tosto che Aristide ebbe detto , che la proposi- 
zione di Temistocle era ingiusta, tutto il popolo 
esclamò, che non bisognava più pensarvi; in tale 
discorsosi vede bene, che l’azione di dire di Aristi- 
de è fatta prima dell’azione di esclamare del po- 
polo, e perciò 1’ espressione che l’ indica , dicesi , 
Passato anteriore. 


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D. Qual differenza dunque passa Ira queste due 
espressioni : aveva scritto, ed ebbi scritto? 

R. Tutte c due indicano un tempo passato prima di 
un tempo anche passato ; ma ebbi parlato è ante- 
riore ad un tempo che subito succede : ed aveva 
parlato è anteriore ad un tempo indeterminato, 
cioè, che può essere posteriore di molto, e può suc- 
cedere immediatamente; come quando si dice: A- 
veva egli parlato all’ amico quando venne a tro- 
varmi; intendete voi quanto tempo prima gli ave- 
va parlato? certo che no. Ma quando si dice: To- 
sto che egli ebbe parlato , partì; s’intende benis- 
simo, che l’azione di parlare si era fatta nell’atto 
stesso della partenza. Dunque la prima indica un 
tempo indeterminato, e l’altra un tempo determi- 
nato. Notasi però, che 

Queste maniere di dire: ebbi scritto , ebbi par- 
lato , ebbi detto , e sim.,se non sono precedute da 
una di queste voci : quando , tosto che , poiché , 
dopo che , come , allorché , indicano un tempo 
passato rimoto; eccone un esempio del Bocc. G. 
2 . N. 5. Alzata alquanto la lanterna ebber ve- 
duto il cattivello d’ Andreuccio; cioè videro. 

Del Tempo imperfetto soggiuntivo. 

L imperfetto soggiuntivo è una espressione del 
verbo che indica il passato, o il futuro secondo le 
circostanze del discorso; come: jeri volevate che 
io leggessi — Voi vorreste che io leggessi; nel pri- 
moesempio indica il passato, e nel secondo il futuro. 

Del Tempo passato soggiuntivo. 

T). Qual' è il Tempo passato soggiuntivo? 

R. H Tempo passato soggiuntivo è quella espres- 


ia6 

sione del verbo, la quale indica una cosa fatta ia 
un periodo di tempo qualunque, ma la sua signi- 
ficazione é dipendente da quella di un altro ver- 
bo, che si dice principale', mi spiego con un esem- 
pio; Credo , che Pietro abbia scritto; l’azione di 
Pietro è fatta già, ma la significazione del verbo 
è dipendente dal verbo principale credo. 

Del Tempo passato condizionato. 

J). Qual' è *1 Tempo passato condizionato ? ' 

R. 11 Tempo passato condizionato è quella espres- 
sione del verbo, la quale preceduta dalla particel- 
la condizionale se, indica una condizione apposta 
in un tempo passato ; come allorché dico; Se io 
avessi studiato , sarei dotto. 

Del Tempo passalo condizionale. 

I). QuaVè il Tempo passato condizionale? 

R. Il Tempo passato condizionale è quella espres- 
sione del verbo, la quale indica, che una cosa si 
sarebbe già fatta, se si fosse verificata la condizione 
indicata dal Tempo passato condizionatojeccoper- 
clié non può star questo nel discorso senza di quel- 
lo; come -allorché dico; Io sarei dotto , se avessi 
studiato ; in tale discorso si vede bene, che se si 
fosse verificata la condizione indicata dal Passato 
condizionato se io avessi studiato , sarei già dotto. 

Del Tempo passato futuro. 

D. Qua'è il Tempo passato futuro? 

R. 11 Tempo passato futuro é quella espressione 
del verbo, la quale indica, che una cosa non an-* 
cora esistente, si consideri come fatta già in un tem- 
po avvenire, relativamente ad un altro tempo an- 
cora avvenire; mi spiego con un esempio; allorché 


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dico; Allorché avrò studiato , andrò alla scuo- 
la ; io non ancora ho studiato, non ancora sono 
andato alla scuola; eppure io considero il tempo 
in cui debbo studiare come passato, per rapporto 
al tempo, in cui dcbbó andare alla scuola; poiché 
quando arriverà il tempo, in cui debbo andare alla 
scuola, avrò già studiato; ed ecco perchè si chia- 
ma Passato futuro. 

Del Tempo futuro semplice. 

D. Qual’è il Tempo futuro semplice ? 

11. Il 'Tempo futuro semplice è quella espressione 
del verbo, la quale indica, che una cosa nou si è 
latta ancora , ina si debbo fare ; cerne quando si 
dice : Io leggerò la Santa Scrittura ; in tale di- 
scorso si vede benissimo, che io non ancora ho 
letto la S. Scrittura, ma debbo leggerla. 

Le inflessioni di questo Tempo indicano sem- 
pre un tempo futuro indeterminato; poiché quan- 
do dico ; Io leggerò la S. Scrittura , tale aziono 
posso farla dopo un momento , dopo un giorno , 
dopo un mese, dopo un anno, oc. Possiamo però 
determinarlo a nostro piacere, premettendovi de- 
gli Avverbj ora -> °bg l \ domani oc. o altra espres- 
sione che produce lo stesso effetto ; per esempio ; 
Io leggerò oggi , domani , nella settimana en- 
trante, nel mese entrante , udranno venturo la 
S. Scrittura. 

AVVERTIMENTO. 

La nostra Lingua ci permette spesso di far uso 
di uua espressione di un Tempo per indicarne un 
altro; eccone gli esempi f 

Credo che venga in vece di che verrà. 




tecd bv CjC 


>ogle 




* 


138 

Forse a quest ’ ora .ycr/vì partilo il corriere , 
in vece di è partito. 

Ilo detto al servo che venisse alle dieci , iti 
vece di che venga. 

Quante ore saranno , in vece di sono. 
Prenderai quel cuore di cicala , e fa che tu 
ne facci una vivandstta; in vece prendi. 

Si usa il Presente in vece del Passato, e del Fu- 
turo, e specialmente nelle descrizioni, per rendere 
presenti, e più vive le immagini degli oggetti clic si 
•vogliono descrivere;con>c per esempio; Tosto che 
la Jlotta è in alto mare il cielo comincia a coprirsi 
di nubi , i baleni brillano di ogni intorno , i tuo- 
ni romoreggiano , il mar corseggia , i caval- 
loni si urtano l'un l'altro , gli abissi si aprono , 
i vascelli perdono le loro vele , i loro alberi , il 
lor timone , e vanno ad infrangersi conira de' 
banchi , ed i scogli. 

OSSERVAZIONI 

Da farsi intorno ai Tempi de verbi. 

T). Quali sono queste Osservazioni? 

R. Eccole; I. 11 Tempo passato imperfetto indica un 
tempo simultaneo ad un tempo anche passato; come 
quando si dice; Io scriveva quando venne il cor- 
r/ere;ilpassataimperlctto.yc77Veya indica untempo 
simultaneo al tempo indicato dal Passato venne, e d 
è da questo determinato. E quando dico ad un a- 
mico che incontro: Feniva da eoi, il verbo veni- 
va indica un tempo appena passato rispetto al mo- 
mento in cui parlo , e le circostanze del discorso 
lo determinano ad indicare un tal tempo. 

II. Il Futuro passato dinota un tempo posteriore 

. 

h ' / 




a quello , iu cui si parla , ma anteriore ad un 
tempo futuro, indicalo dalle circostanze del discor- 
so; come quando si dice; Avrò scriit o, allorché 
arriverà il corriere-, in tale discorso, avrò scritto 
indica un tempo futuro, relativamente al momen- 
to in cui si parla; ma indica però un azione fatta 
prima di un tempo anche futuro, eh’ è appunto 
quello indicalo dai Futuro arriverà. 

Tutti è due questi Tempi possono indicare un 
tempo prossimo a venire, e tutti e due un tempo 
lontano; si avverta però, che il Futuro passato 
nelle proposizioni che indicano dubbio, equivale al 
Passato prossimo ; come quando si dice ; credo , 
che sarà venuto a quest * ora il maestro ; cioè 
eh’ è venuto. Ed il Futuro semplice equivale al 
Presente ; come quando si dice; Quante ore sa- 
ranno , cioè sono. 

Altre maniere di dire indicanti il tempo futuro 
non si conoscono nella nostra lingua ; ^espressioni 
son per dire, debbo dire , e sim. non indicano sol- 
tanto il tempo, indicano anche l’idea della signi- 
ficazione de’verbi sonore debbo-, onde son per di- 
re non significa semplicemente io dirò ; ma son 
pronto, son disposto a dire — Debbo dire signifi- 
ca son nel dover di dire — fio da dire significalo 
la tal cosa da dire , oppure vi è la tal casacche 
' debbo dire. 

III. Il Presente soggiuntivo indica il tempo presen- 
■ te quando si dice ; Credo , che Pietro legga , ed 
il futuro quando si dice: Partirà egli ? non cre- 
* do, che parta, cioè, che partirà. Le circostanze 
- del discorso indicheranno iftempo, che tali espres- 
sioni possono significare. 


r3f» 

JV. Il Passato imperfetto soggiuntivo indica pure un 
tempo passato prossimo; come quando si dice: Cre- 
deva , ch’ei non venisse. Ed il Bocc. G. i. N. 7 . 
lo ha usato pel Passato soggiuntivo; Mangia pa- 
ne egli disse, il quale mostra , eh egli seco re- 
casse , cioè che abbia recato. 

Il Passato imperfetto del Sogg. è sempre pre- 
ceduto dalla particella se nel senso di supposto 
che', per esemp. Se la divisione e la gelosia si 
mettessero fra loro ; se cominciassero ad ammol- 
lirsi nelle delizie e nell'ozio ; se i primi della na- 
zione disprezzassero il lavoro e l economia ; se 
le arti cessassero di essere in onore nella loro 
città-, se mancassero di buona fede verso i fo- 
restieri-, se alterassero per poco le regole di un 
commercio libero-, se trascurassero le loro ma- 
nifatture , e se cessassero di fare le grandi anti- 

' cipazioni , che sono necessarie per rendere le 
loro mercanzie perfette , vedreste ben presto ca- 
dere quella potenza che ammirate .he congiun- 
zioni quand’anche , ancorché vogliono il verbo 
seguente all’Imperfetto del soggiuntivo; ecrone gli 
esempi: Farei un viaggio a Roma, ancorché non 
trovassi compagni — Andrò a Londra , quandi 
anche , avendo compagni , non volessero venire 
con me, e vorrei incontrarvi vostro fratello qua- 
d’ anche fosse sul momento della sua partenza 
per l’America. 

V. Il Passato soggiuntivo che io abbia letto ; che io 
abbia scritto , e sim. indica un tempo passato; ne 
vaglia il dire, che in questo discorso : Non im- 
prenderò nulla , pria che non abbia consultalo , 
ìndichi il futuro , poiché se si ridetta per poco , 


1 3 1 

si vedrà, che abbia consultalo indica scnsibilissi- 
mamenfe il passato relativamente al iuturo, indica- 
to da intraprenderò: e poi lo dimostra anche l’av- 
verbio pria ; sicché tale espressione indica sempre 
un tempo passato per rapporto n quello, che indi- 
ca il verbo che precede, o siegue nella frase istessa. 

VI. L’espressioni; io avessi letto', io avessi scrìtto , 
e sim. , precedute dalla particella condizionale se 
le abbiamo chiamate col nome di Passato condi- 
zionato ; ma senza tale particella dinotano sempre 
un tempo passato; e se in questa frase: Lo pregai, 
che avesse parlato in mio favore , sembri un fu- 
turo, non è tale, poiché, se si considera per rappor- 
to alla preghiera, che dovette precedere, indica un 
passato per rapporto al tempo in cui si parla. 

VII. Il Tempo condizionale tiene due sole espressio- 
ni differenti, cioè scriverei, ed avrei scritto-, leg- 
gerei, cd avrei letto-, ma certi Gramatici chiama- 
no l’ una Imperfetto , e l’altra Piuccheperfetto ; 
io dico, che scrìverei indica il tempo presente; 
come: Scriverei ora,se avessi la penna. Ed il fu- 
turo; come: Mi ha promesso che scriverebbe-, Mi 
ha giurato che scriverebbe-, Mi ha assicurato che 
verrebbe. Ma 

Si usa il Condizionale per lo Futuro , perché si 
suppone, che l’adempimento di una promessa deb- 
ba dipendere quasi sempre da qualche condizione. 

RELAZIONI 

De’ Tempi dell’ indicativo con quelli 
del soggiuntivo. 

Regola I. Allorché il verbo della proposizione prin- 
cipale è al Presente o al Futuro , si mette al Pre- 
I * 



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i3a 

sente del soggiuntivo quello della proposizione 
subordinata, se si vuol’ esprimere un tempo pre- 
sente o futuro; ma si mette al Passato, se si vuol 
esprimere un passato; eccone gli esempi: Bisogna 
che colui che vuol’ insegnare un’ arte, la cono- 
sca a fondo , che ne dia delle nozioni chiare , 
precise , e ben digerite ; che le faccia entrare 
ad una ad una nello spirito de’ suoi discepoli , 
e sopra tutto che non aggravi la loro memoria 
di regole inutili , o insignificanti — - Bisognerà 
eh’ egli si rendei alla forza della verità, quando 
si sarà permesso che la medesima apparisca nel 
suo vero giorno — Per essersi Roma elevata a 
tal punto di grandezza , bisogna che abbia avu- 
to una serie non interrotta di grandi uomini. 

Ma sebbene il primo verbo sia al Presente , o 
al Futuro , si può mettere il secondo all’Imper- 
fetto del sogg. , o al Condizionato, quando debba 
esserci nella frase qualche espressione condiziona- 
le: esempi: Non v’ è opera , per perfetta che si 
supponga , che non prestasse da dire alla cri- 
tica ; se si esaminasse a rigore sótto tutti gli 
aspetti — Dubito che la sua opera avesse ava- 
ro il suffragio dei conoscitori , se egli non si 
fosse deciso a farvi i cambiamenti che avete 
giudicato necessarj . 

Regola IJ. Se il verbo della proposizione principale 
ò all’ Imperfetto, al Pass, prossimo, al Pass, ri- 
moto, al Pass, anteriore , o ad un de’ Condiziona- 
li, il secondo si pone all’Imperfetto del soggiunti- 
vo., se si. vuol’ esprimere un tempo presente, o fu- 
turo; ma si debbe mettere al Pass. condizionato, 
se si Vuoi’ esprimere un tempo passato; esempi: Il 



1 33 

Signor di Turcnnenon voleva mai prender nul- 
la a credenza dai mercanti per (inoro , diceva 
egli, che ne perdessero unti gran parte , se ac- 
cadeva, che fosse uccìso — Sarebbe meglio per 
un uomo che ama veramente se stesso , che per- 
desse la vita , che d' oscurare il suo onore con 
qualche azione vile e vergognosa — Ligurgo con 
una legge aveva proibito , che si facesse lume a 
quelli che uscivano da un festino la sera , af- 
fi neh c il timore di non potersi portare alle loro 
case, gl’ impedisse d' ubbriacarsi — Si servivano 
di scorza d' albero o di pelli , prima che la car- 
ia fosse in uso — Andate a domandare a quel 
vecchio : per chi piantate ? Egli vi risponderà : 
per gli Dei immortali, che hanno voluto che ap- 
profittassi del lavoro di quelli che m’hanno pre - 
■ ceduto, e che quelli che verranno dopo approfit- 
tassero del mio. 

Nelle frasi interrogative, e negative il secondo 
verbo è per lo più al soggiuntivo; esempi; Qual' è 
l’insensato che tenga per sicàri if v , vere doma _ 
11 1 ■ fellonie voi che nel formare Iddio la re- 

pubblica delle api, non abbia Egli voluto inse- 
gnare ai He a comandare con dolcezza, è ai 
sudditi ad ubbidire con amorei — Non avrete 
inaila pace ne con voi stesso, nè cogli altri, a 
meno che non vi applichiate sinceramente a re- 
primere Ut vostra impetuosità naturale. 

li verbo è egualmente al soggiuntivo dopo il 
superlativo relativo;esemp La ricompensa la più 
lusinghiera che un uomo possa raccogliere dai 
di lui lavori, e la stima di un pubblico illuminato. 

I Pronomi relativi vogliono talvolta il vtp'bo al 








J 34 

SC** intuivo; esemp. Qual’ è lo scrittore che non 
provi quu!* , a volta dei momenti di sterilità e 
di languore ? — Nonv’è nel cuore dell’uomo un 
movimento che Dio non produca — Che viva , 
che regni, e che faccia lungo tempo la felicità 
di una nazione che ama , e da CU! è adorato. 

Dei Numeri del verbo. 


D. Che cosa intendete pér Numero del V erbe ? 

R. Per intendersi che cosa è il Numero del verbo ; 
è da osservarsi, che ogni Tempo del verbo tiene sei 
espressioni; tre che indicano lo stato di un sogget- 
to solo, e tre che indicano lo stato di più; le pri- 
me si dicono di Numero singolare , e le altre di 
Numero plurale; come: 
lo scrivo. 


Tu scrivi. 

Colui scrive. 

Noi scriviamo. 
Voi scrivete. 
Coloro scrivono. 


Singolare. 


Plurale. 


press ioni dicesi Nume- 
ro del verbo. . 

Scrivo si dice di Numero singolare , perche indica 

lo stato di una sola persona che parla. 

Scrivi si dice di Numero singolare, perche indica 0 
stato di una sola persona che ascolta. , 

Scrive si dice di Numero singolare , perche indica Io 
stato della sola persona di cui si parla. 

Scriviamo si dice di Numero plurale , perchè indica 
lo stato di più persone che parlano. • 
Scrivete dicesi di Numero plurale , perche indica lo 
stato di più persone che ascoltano. 



I 


1 35 

Scrìvono dicesi di Numero plurale, perchè indica lo 
stalo di più persone di cui si parla. 

Da tutto ciò che si è detto, rilevasi, che due Nu- 
« meri si distinguono in ogni Tempo del verbo; che 
sono il Singolare , c’1 Plurale. 

Delle Persone del verbo. 

D. Che cosa sono le Persone del Verbo ? 

R. Per meglio intendere che cosa sono le Persone 
del verbo, giova ricordarsi, che ogni Tempo del 
verbo tiene tre espressioni per lo numero singo- 
lare, e tre per lo plurale; come: 

Sing. i. Io leggo. ) 

2 . Tu leggi. > Singolare. / 

3. Colui legge. ) 

Plur. x. Noi leggiamo. 1 

2 . Voi leggete. > Plurale. 

3. Coloro leggono. ) 

Ciascuna di queste sei espressioni dicesi Persona 
del verbo. 

Leggo si dice Persona prima, perchè indica lo sta- 
to della persona che parla. 

Leggi si dice Persona seconda , perchè indica lo 
stato della persona che ascolta. 

Legge si dice Persona terza, perchè indica lo sta- 
to della persona di cui si parla. 

Leggiamo si dice Persona prima , perchè indica lo 
stalo delle persone che parlano. 

Leggete si dice Persona seconda , perchè indica lo 
stato delie persone che ascoltano. 

Leggono si dice Persona terza , perchè indica lo 
stalo delle persone di cui si parla. 

Da tutto ciò che si è detto si rileva , che ogni 


4 36 

Tempo (lei verbo tiene Ire Persone , ossia tre e- 
sprcssioni ; la Prima , la Seconda , e la T'orza nel 
singólare; e tre, cioè la Prima, la Seconda , e la 
Terza nel plurale. 

Del Participio. 

D . Che cosa è il Participio ?.. 
li. Il Participio è una espressione del verbo, che 
partecipa anche della natura dell’aggettivo* perchè 
modifica la significazione del nome sostantivo , at- 
tribuendogli o un’azione, o uno stato qualunque. 

Avvertasi, che il Participio essendo una espres- 
sione del verbo , ne conserva la significazione, c’1 
regime. 

D. Quanti Participj si distinguono nel vèrbo ? 

K. Due; uno di tempo presente, perchè la sua si- 
guificazione è presente; come: amante, ciò e colui 
che ama-, leggente, .-colui che legge ; udente, co- 
lui che ode. £ l’altro di tempo passato, perchè la 
sua significazione è passata; come: amato, ciocco- 
lui eh’ è stato amatp'Jemuto , colui di' è stato te- 
muto-, udito, colui eh’ è staio udito , c sim. 

Notasi; I Participj de* verbi terminati in are 
inflettano in ahte, e quelli de’verbi terminali in 
<7’e,ed in ire inflettono in etile come amante, 
leggente, udente , c sim. 

OSSERVAZIONI 

Da farsi intorno ai Participj. 

D. Quali sono queste Osservdzioni ? 
lt. Eccole; I. I Participj accoppiati a verbi ausiliari 
... Avere ed Essere sono veri verbi ; come: lo ho a- 
malo; io sono amato. ..... 

;]I. I- Participj posti per indicare qualche distinzio- 


? 3 7 

lic, o qualità di un nome senza rapporto al verbo, 
sono semplici aggettivi, detti verbali , perla sola 
ragione clic da verbi derivano; come: lo ti trovò 
con viso ridente ; qui ridente è un aggettivo ver- 
tale — . Io ti trovo ridente qui è un participio , 
s, perché significa lo stesso che: lo ti trovo nell’atto 
che stai ridendo. .*»..v , . 

III. I Participj ne’ Tempi composti, quando il verbo 
si accoppia coll’ausiliare Avere, restano invariabi- 
li, osi accordano col nome, su di cui si termina l’a- 
zione indicata dal verbo; onde si dice egualmente 
bene; Io ho scritto una lettera , ed ho scritta 

• una 1 

.. . ... Se poi si accoppiano coll’ausiliare Essere pren- 
dono delle diverse inflessioni, relative.ul genere ed 
i al numero del nome del soggetto, con cui debbono 
accordare; come: Pietro è venuto ; la figlia è ve- 
- fiuta; i figli sono venuti; le jì glie sono venute — 
È giunta V ora , si son dileguate le tenebre ; la 
virtù debb’ essere da tutti abbracciata. 

I Participj debbono' precedere sempre il nome; 
onde non sj dice; Pompeo vivente ; Pompeo mor- 
to; ma vivente Pompeo; morto. Pompeo. 

IV. Se aV verbo, a cui appartiene il participio pre- 
sente, può avere un regime, può averlo anche il 
participio; onde si. dice tenere in jnano la preda ; 
e nel Bocc. ;tenenté nelle sue mani la preda tan- 
to seguita. Se il verbo è intransitivo, o di signi- 
ficazione assoluta, e hon ha un regime assoluto , 
ma soltanto un termine di rapporto, può averlo 
anche il participio, come in Giov. Vii. L.II. C.3. 
Or non è questa terra quasi una gran nave 
portante uomini tempestanti , pericolanti , sog- 
giace nti a tanti marosi , e a tante tempeste. 




1 3*8 




\ 

Del Gerundio. 

D. Che cosa è il Gerundio? 

R. Il Gerundio e una espressione del verbo, la qua- 
le indica uno stato simultaneo , o precedente a 
quello indicato da un altro verbo, che si dice 
principale. 

Il Gerundio non ha alcuna determinazione ,di 
tempo, poiché indica l’azione, o lo stato indicalo 
dal verbo principale; come quando si dice: Leg- 
gendo la storia di Roma,ammiro la virtù de’ pri- 
mi tempi della Repubblica. 

Ma se si vuole indicare un’azione fatta prima 
di quella indicata dal verbo principale, si darà 
al Gerundio una forma composta dal Gerundio 
dell’ausiliare avere , o essere , e dal participio 
passato del verbo; come quando si dice: Aven- 
do incontrato l'umico , gli ho detto, cc. — Es- 
sendo passato per Nola , l’ ho veduto. Ciò po- 
sto, si vede bene, che 

Due OerUndj tiene ogni verbo ; uno semplice ; 
come; amando', temendo", udendo ; e l’altro coni- ^ 
posto; come: avendo amato-, avendo temuto-, a- 
vendo udito ; essendo andato ; essendo venuto , 
e sim. 

AVVERTIMENTO. 

Se si vuol premettere al Gerundio la preposi- 
zione in; come: In vedendo V amico, l’ho ab- 
bracciato; qui il Geruudio dinota chiaramente il 
momento, ossia l’atto in cui ho veduto l’amico. 

Da ciò si rileva, che il Gerundio equivale ad un 
nome sostantivo, che significa l’atto di fare, o di 
essere ciò che significa il verbo da cui deriva : di 

/ ■ vusr.fi ,..'u 


Digfflgw^y^ooffty 


fatti, in vedendo non significa l’atto di vedere, o 
il momento in cui si vede? Dicono i Gramatici , 
che in tal caso il Gerundio ha forza d’ indefinito ; 
come nel vedere. Ma l’indefinito vedere ih tal 
caso non fa egli le veci di sostantivo? Dunque an- 
che il Gerundio fa le veci del sostantivo. 

D. Che differenza passa tra il Participio , e’I Ge- 
rundio? 

R. La differenza che passa tra il Participio, e’1 Ge- 
rundio è questa, che il primo indica l’abito di uno 

_ stato, di un’azione; come quando si dice: Didone 
amante , è Io «tesso che Didone ha V abito di a- 
mare. E 1’ altro indica 1’ atto dell’ azione ; come 
quando si dice : Didone amando , significa lo- 
stesso che Didone nell’ atto di amare. 

OSSERVAZIONI 

Da farsi intorno al Gerundio. 

D. Quali sono queste Osservazioni ? 

R. Eccole ; I. Si è detto , che il Gerundio non ha 
determinazione alcuna di tempo; poiché la pren- 
de dal verbo principale; eccone gli esempi ; 

Andando a Bologna , passai per Roma; cioè 
allorché andai ec. -, . ; 

Andando a Bologna , passerò per Roma) cioè 
allorché andróne c. Il Gerundio composto indica 
Un tempo anteriore a quello indicato dal verbo 
principale; come: Essendo arrivato, si ricordò. 

II. JVòn sempre il Gerundio si rapporta al soggetto 
della proposizione; come nel Bocc. Quivi trova- 
rono i giovani giocando dove lasciati li aveva- 
n ° — Trovato Ruggieri dormendo , lo incomin- 
ciò a tentare. 



IH. Allorché il Gerundio si risolve nell 'indefinito, i 
nomi personali io, e tu non mutano Caso; come; 
Per non saper io cantare ; Per non saper tu 
suonare , non fummo considerali. 

IV. goi pronomi egli ed ella può dirsi egualmente; 
Leggendo egli,' e leggendo lui, leggendo ella , ' 
leggendo lei. Ma se il Gerundio si risolve nell in- 
definito, dirassi, come si è detto di io e tu; Per 
legger egli ; per legger ella. 

D. Quando si usa il Gerundio? . . 

E. In due casi si può usare il Gerundio; I. Allorché 
il nome, a cui si riferisce, è soggetto della propo- 
sizione; come: I fratelli vedendo Giuseppe , pen- 
sarono di ucciderlo. II. Allorché vicn posto as- 
solutamente , ossia, come 1’ Ablativo assoluto 
de’ Latini ; ma in tal caso debbo precedere il so- 
stantivo, ossia il soggetto, per evitare 1’ anfibolo- 
gia; come per esempio; Vivendo Pompeo , Cice- 
rone nonfu adulatore ; Morto Pompeo , Cicero- 
ne impiegò te più basse adulazioni per riconci- 
liarsi con Cesare , e non già Pompeo morto. 

D. Vi resta altro a dirmi della natura del Ge- 
rundio? . 

R. Debbo dirvi, clic il Gerundio indica lo stato oc 
soggettò, o la cagione, e le circostanze di qualche 
azione; e che la sua significazione ò dipendente, e 
determinata da quella indicata da un altro ycibo, 
mi spiego meglio; in tutte le frasi in cui si trova 
il Gerundio , vi è sempre un altro verbo detto 

- , principale , con cui il Gerundio, ossia 1^ s ^ a ® 1 “ 
, gnificazione ha un [rapportò, di dipendenza ; dal 
clic si rileva, che non indica che uno stalo passeg- 
gierò , una circostanza , o toj mezzo per eseguire 


\ 


«4; 

ciò che significa il verbo principale; come quando 
si dice: Chi impedisce di dire la verità ridendo ? 
in tale discorso dire è il verbo principale, a cui il 
Gerundio ridendo è subordinato, come indicante 
il mezzo per dire la verità. 

capo in. 

CONIUGAZIONE. 

D. Che cosa significa conjugare un verbo ? 

R. Significa recitarne tutte i’ espressioni in ragion di 
Modo , di Tempo , di Numero , e di Persone. 

D. Dite ora come sono i Tempi del verbo ? 

R. I Tempi del verbo altri sono Semplici, -, ed altri 
Composti dal participio del verbo che si conjuga, 
e dall’ausiliare; i primi sono: Io leggo; io legge- 
va ; io lessi ; io leggerò; leggi tu; che io legga; 
che io leggessi;io leggerei. E gli altri: ho letto , 
aveva letto , ebbi letto , abbia letto , avrei letto , 
avessi letto , avrò letto. 

D. Dite ora come possono essere i verbi relativa- 
mente alla loro Conjugazione. 

R. I verbi relativamente alla loro Conjugazione , 
possono essere Regolari , o Irregolari , come ve-* 
dromo a suo luogo. 



CONIUGA ZI ONE 


DE’ VERBI AUSILIARI 

AVERE , ed ESSERE. 

D. Conjugate il verbo AVERE. 

R. Eccomi. 

Modo indicativo. \ 

Presente. 

Sing. Io ho. Plur. Noi abbiamo. 

Tu hai. Voi avete. 

Colui ha. Coloro hanno 

Passalo imperfetto. 

Sing. Io aveva. Plur. Noi avevamo. 

Tu avevi. Voi avevate. 

Colui aveva. Coloro avevano. 

Passato rimoto. 

Sing. Io ebbi. Plur. Noi avemmo. 

Tu avesti. Voi aveste. 

Colui ebbe. Coloro ebbero. 

Passato prossimo. 

Sing. Io ho avuto. Plur. Noi abbiamo avuto. 

Tu hai avuto. Voi avete avuto. 

Colui ha avuto. Coloro hanno avuto. 

Passato anteriore 1 ,° 

Sing. Io aveva avuto. Plur. Noi avevamo avuto. 
Tu avevi avuto. Voi avevate avuto. 

Colui aveva avuto. Coloro avevano avuto. 

Passato anteriore a. 0 

Sing. Io ebbi avuto. Plur. Noi avemmo avuto. 

Tu avesti avuto. Voi aveste avuto. 

Colui ebbe avuto. Coloro ebbero avuto. 

Futuro semplice. 

Sing. Io avrò. Plur. Noi avremo. 

Tu avrai. Voi avrete. 

Colui avrà. Coloro avranno. 


1 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


S. 


Modo imperativo. 

Presente. 

Abbi tu. Piar. Abbiamo noi. 

Abbia colui. Abbiale voi. 

Abbiano coloro.. 
Modo soggiuntivo. 

Presente. 

Che io abbia. Piar. Che noi abbiamo 

Clie tu abbi. Che voi abbiate. 

Che colui abbia. Che coloro abbiano. 

Presente condizionale. 

Io avrei. Plur. Noi avremmo. 

Tu avresti. Voi avreste. 

Colui avrebbe. Coloro avrebbero. 

Imperfetto soggiuntivo. 

Che io avessi. Plur. Che noi avessimo. 

Che tu avessi, Che voi aveste. 

Che colui avesse. Che coloro avessero. 

Passato soggiuntivo. 

Che io abbia avuto. P. Che noi abbiamo avuto. 
Che tu abbi avuto Che voi abbiate avuto. 

Che colui abbia avuto. Che coloro abbiano avuto. 
Passato condizionato. 

S. Se io avessi avuto. P. Se noi avessimo avuto. 

Se tu avessi avuto. Se voi aveste avuto. 

Se colui avesse avuto. Se coloro avessero avuto. 

Passato condizionale. 

Io avrei avuto. v P. Noi avremmo avuto. 

Tu avresti avuto. Voi avreste avuto. 

Colui avrebbe avuto. Coloro avrebbero avuto. 

Passalo futuro. 

Quando io avrò avuto. P. Quando noi avremo avuto. 
Quando tu avrai avuto. Quando voi avrete avuto. 
Quando colui avra avuto. Quando coloro avranno 

avuto. 

Modo indefinito. 

Presente \ Avere. Passato, Aver avuto. Participio attivo ; A» 
vente. Passivo^ Avuto. Gerundj\ Avendo. Avendo avuto. 

Diverse significazioni del verbo A FERE 

Abbiatelo per fatto significa tenetelo per fatto. 

Abbiatelo per detto significa ricordatevene nell'occasione , 


S. 


s. 


*44 

Aver il capo altrove significa pensare ad altro , 

Aver da fare significa essere occupato. 

Aver in pregio significa stimare. 

Aver per costume significa essere avvezzo. 

Aver poco sale in zucca significa aver poco giudizio. 
Aver il vizio nelle ossa significa essere viziosissimo. 
Aver per ignorante significa tener per ignorante. 

Nota ; Si usa spesso il verbo Avere preceduto dalla pre- 
posizione a, o da in vece del verbo Dovere ; dicendosi; 
Io ho da fare \ Io ho da scrivere per debbo fare , per 
debbo scrivere. 

Il verbo Avere serve di Ausiliare a se stesso. 

D. Conjugale il verbo ESSERE. 

R. Eccomi ; 

Modo indicativo. 

Presente. 

Sing. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Io sono. 

Plur. Noi starno. 

Tu sei. 

Voi siete. 

Colui è. 

, Coloro sono. 


Passalo imperfetto. 

Io era. 

Plur. Noi eravamo. 

Tu eri. 

Voi eravate. 

Colui era. 

t . Coloro erano. 


Passalo ri moto. 

Io fui. 

Plur . Noi fummo. 

Tu fosti. 

Voi foste. 

Colui fu. 

Coloro furono. 


Passalo prossimo. 

Io sono stato. Piar.. Noi siamo stati. 

Tu sei stato. Voi siete stati. 

Colui è stato. Coloro sono stati. 

Passato anteriore i.° 

Io era stato. Plur. Noi eravamo stati,. 

Tu eri stato. Voi eravate siati. 

Colui era stalo. Coloro erano stati. 

Passalo anteriore a.“ 

Io fui stato. Plur. Noi fummo stati. 

Tu fosti stalo. Voi foste stati. 

Colui fu stato. Coloro furono stali- 



Sing- 

Sing . 

Sing. 

Sing. 

Sing. 

Sing. 

. j < v . 

Sing. 

ì k «V 

Sing . 


Io «arò. 

Tu sarai.- 
Colui «ari. 


Sii tu. 

Sia colui. 


Che io sìa, 
Che tu sii. 


„ ' «45 

Futuro semplice. 

Piar. Noi saremo. v 

Voi sarete. 

. Coloro saranno. 

Modo imperativo. 

Presente. 

Piar. Siamo noi. * 

Siate voi. - 
Siano coloro. 

Modo soggiuntivo. 

Presente. 

Piar. Che noi siamo. 

... Che voi siate. 

Che colui «ia. Che coloro siano. 

Presente condizionale. 

Io sarei. . Plur. Noi saremmo. 

Tu saresti. Voi sareste. 

Colui sarebbe. , Coloro sarebbero. 

Imperfetto soggiuntivo. 

Che io fossi. Plur. Che noi fossimo. 

Che tu fossi. Che voi foste. 

Che colui fosse. Che coloro fossero. 

Passato soggiuntivo. 

Che io sia stato. Plur. Che noi siamo stati. 

tu , s ! 1 Che voi siate stati. 

Che colui sia «tato. Che coloro siano stati. 

Passato condizionato . 

Se io fossi stato. Plur . Se noi fossimo stati. 
f t “ foss .' stat0 ’ Se voi foste stati, 

ui fo^se stato. Se colòno fossero stati. 

Fattalo condizionale. 

Io sarei stato. f : ^ Plur. Noi saremmo stati.' 

Iu saresti staio. Voi sareste stati. 

Colui sarebbe stato. Coloro sarebbero stati. 

Passato futuro. 

Quando io «arò stato. PI, Quando noi saremo stali. 
Quando tu sarai stato. Quando voi sarete stati. 

Quando colui sarà Quando coloro saranno* 

«tato. , > «tati. 


Ita 


.Digitized by Google 




Modo indefinito. 

Presento ; Essere.' Passato ; Essere slato. Participio. Sta- 
to. Gerundj \ Essendo. Essendo stato. 

Diverse significazioni del verbo ESSERE. 

Essere per la mala via significa rovinarsi , essere in cat- 
tivo stato. k 

Essere per le frette significa essere perduto. 

Essere fuor di Bologna significa non saper nulla] essere 
ignorane A ''•® ,J - 

Essere a cavallo significa essere fuori d' imbarazzo. 
Essere per fare significa esser sul punto , sulle mosse ili fare. 
Esser da qualche cosa -significa essere buotlo a qualche 
cosa. t 

Esser da poco significa aver poco genio. ■ 

Esser di giovamento' significa giovare. 

Conjugazione de ’ verbi. 

D. Si è detto. Clic ì verbi relaiiymfitftts alla Con- 
jugazionc sono, iugulali, o Irregolari; ditemi orti 
quali sono i Regolari, e quali gl Irregolari. 

R. Si didono Regolari quelli, eh* iti tutte le infles- 
sioni de’ loro Tempi, sieguono costantemente una 
Norma comune, di modo citò, Sapendosi cojijuga- 
re uno di essi, si sapranno coujugare tulli gli altri 
della stessa classe (conjugazione). 

,n .gi- dicono 1 Irregolari quelli, che in alcune delle 
Iotò inflessioni si ‘allontanane dall a Norma comune. 
■'* lii tutte Te Lingue il numera de’ verbi Regolari 
è. molto più considerabile di quullo degl’ 1 r regola- 
ri ;che perciò i primi sono più importanti ad ap- 
prendersi, 'essendo ancora più tacili; Sicché corni n- 
. ce remo prima, dalla loro G.onjugazionc; ma c, 11 ^ 
C£s$ai;io però sapersi prima la loro iiidu.ssj.one prt- 
*,i miti va, e le loro differenti Gonjùgazioni, itoti che 
la formazione di- tutt’ i loro lempi. 


Dell' Inflessione primitiva de verbi. 

D. In quante maniere inflettono i nostri verbi ? 

R. I nostri verbi inflettono in tre maniere, cioè in, 

ARE ; come : Sàmare cantare , saltare, e sirn-. 

ERE', come: temere, godere credere, e swn. 

IRE ; coinè : sentire, mentire, dormire, e siili. 

Da ciò si rileva, clic tre Norme diverse abbia- 
mo, ossia tre Conj umazioni. Il verbo Amare servi- 
rà di norma per quelli terminati i nAtre; il verbo 
Credere per quelli terminali in Ere ; e Sentire 
per quelli terminati in Ire. 

Metodo facile per apprendere a conjugare i verbi. 

Noi abbiamo ristretto tutt’i Tempi diverbi a 
sette, de’ quali quattro sono generali, perche han- 
no le loro inflessioni simili in tutt* i verbi, e negli 
altri tre non v’ è che una sola lettera a cambiare 
nell’ inflessione di terza Persoua, per così rendere 
aneli’ essi generali, e ridurre così tulle e tre le 
Coujugnzioui ad una. 

D. Quali sotto i quattro Tempi generali? 

II. Sono il Passato imperfetto , il Futuro sempli- 
ce , il Presente condizionale , e l ’ Imperfetto 
soggiuntivo. 

D. Quali sono le inflessioni del Passato imperfetto? 

II. Sono; va, vi, va,, vamp , vate, vano. 

D . Quali sono le inflessioni del Futuro semplice ? 

II. Sono: t;o, vai, rà, remo, rete , ranno, 

D . Quali sono quelle del Presente condizionale? 

il. Sono; rei , resti , rebbe, remino, reste , r ebbero. 

IJ. Quali quelle dell’ Imperfetto soggiuntivo? 

Il- Sono; ssi, ssi , sse, ss imo, ste, ssero. 

D. Donde si formano questi quattro Tempi ge- 
nerali ? 


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148 

R. Dall’ Indefinito presente. „ 

D. E come ? 

R. Si cambia l’inflessione re degl’Indcfinili de’verbi 
amare, credere, sentire in va, e si avrà il Pas.imp. 
Ornava, credeva, sentiva-, c così di tutt’i verbi. 

Si cambia in rò, e si troverà il Futuro semp. 
Ornerò, crederò , sentirò. 

Si muta in rei, e ne nascerà il Pres. condizio- 
nale Amerei, crederei, sentirei. 

E finalmente in ssi, ed avrassi l’Imperfetto sogg. 
Amassi , credessi, sentissi. 

Notasi però, clic il Futuro semp., e’IPres.cond. 
de* verbi terminali in^re, inflettono in ero, ed in 
crei; c non già in arò, arci-, onde nella formazio- 
ne di questi due Tempi, dopo di aver cambiato il 
re in f-o pelFuluro, ed in rei pel Prcs.cond.,deb- 
besi mutare pure la vocale a, clic precede il rò, ed 
il rei, in e; dicendo: amerò , amerei, c non già a- 
marò, amarci ; dicasi egualmente di tutti gli altri. 
1). Quali sono gli altri tre Tempi , che per render- 
li generali , non vi si ha da cambiare che una 
sola lettera nell* inflessione di terza Personal 
li. Sono il Pass, rim., il Pres. dell’indicativo, ed il 
Pres. del soggiuntivo. 

D. Come si formano questi tre Tempi ? 

R. Per formare questi tre Tempi debbesi, prima di 
tutto, togliere P inflessione re dell’Indefinito, indi 
cambiare l’ultima voéale clic resta (A). 

Per formare il Pass. rim. si cambia quest’ultima 
vocale in ai in tutt’ verbi terminati in A re ; come: 
amare, amai ; cantare , cantai, e siili. Nei verbi 


(A) Tale vocale tlicesi Caratteristica. 


r " 


*49 


terminali in Ere, si cambia in et, come: credere , 
credei ; temere , temei, e sim. Ed in quelli tei mi- 
nati in ire, si muta in ii\ come: sentire , sentii ; u- 
dire, udii, e sim. 

Per formare il Prcs. dell’ind. di tutt’i verbi , 
si muta la detta vocale in o; come: Amare , Cre- 
dere, Sentire ; Amo , Credo, Sento. 

Per formare il Prcs. del sogg., si cambia detta 
vocale in i nei verbi terminati in Are, evi in a iti 
quelli terminati in Ere, ed in Ire ; come: Amare , 
Credere, Sentire ; Ami, Creda , Senta. 

D. Quali sono le inflessioni del Pass, rimoto? 

R. Eccole — Nei verbi terminali in 

ARE. Sitig. Ai asti,ò. P.Ammo,aste,arono. 
ERE. Sing.Ei,esti,è.P . Emmo, este,erono. 
IRE. Sing. li, isti, ì. P. Irnmo, iste, irono. 

D. Quali sono le inflessioni del Pres. indicativo? 

R. Eccole — Nei verbi terminati in 

ARE. Sing. O, i , a. P. Iamo, afe, ano. 
ERE. Sing. O, i, e. P. Iamo , ete , ono. 
IRE. Sing. O, i, e. P. Iamo, ite, ono. 

D. Qualisono le inflessioni del Pres. soggiuntivo? 

R. Eccole — Nei verbi terminati in 

ARE. Sing. I, i, i. P. Iamo, iate, inò. 
ERE. Sing. A, a, a. P. Iamo, iate, ano. 
IRE, Sing. A, a, a. P. Iamo, iate , ano. 

D. Qualisono i Participj ? 

R. Quelli de’ verbi terminati in 
ARE ; sono: Ato, ata, ati, ale. 

ERE ; sono: Uto, uta, uti , ute. /, 

IRE; sono: Ito, ila, iti, ite, 



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i5o 


PRIMA CONIUGAZIONE 
de' Verbi terminati in ARÉ. 
AMARE 


D. Cónjugatelo. 
fi. Eccomi : 


*• • ft 

• Ki 1 

esitisi 
* . • 


Smg. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Modo indicativo. 

Presente. > • 

Io amo. Piar. Noi amiamo. 

Tu ami. Voi amale. 

Colui ama. Coloro amano. 

Passalo imperfetto. 

Io amava. Piar. Noi amavamo. 

Tu amavi. Voi amavate. 

Colui amava. Coloro amavano. 

Passato rimolo. 

Io amai. Plur. Noi amammo. 

Tu amasti. Voi amaste. 

Colui amò. Coloro amarono. 

Passato prossimo. 

Io lio amato. Piar. Noi abbiamo amalo. 

Tu hai amato. . Voi avete amalo. 

Colui ha amato. Coloro hanno amato. 

Passalo anteriore 1 .° 

Io aveva amato. Plur. Noi avevamo amato. 

Tu avevi amato. Voi avevate amalo. 

Colui aveva amato. Coloro avevano amato. 

Passato anteriore 2.° 

Io ebbi amalo. Plur. Noi avemmo amato. 

Tu avesti amate- Voi aveste amato. 

Colui ebbe amato. Coloro ebbero amato. 

Futuro semplice. 

Io amerò. Plur. Noi amerenjo. 

Tu amerai. » Voi amerete. 

Colui araerh- s Coloro amerauno. 

Modo imperativo. A )\ \ 

Presente. 

Ama tu. Piar. Amiamo noi. 

Ama colui. Amate voi. 

Amino coloro. 


( 


r 


/ 


\ 


t5i 


, ’ Modo soggiuntivo. > 

, i Presente . - 

Che fo ami. Plur. Che noi amiamo. 

Che lu ami. Che voi amiate. 

Che colui ami. Che coloro amino. 

Presente condizionale. 

Io amerei..; Plur. Noi ameremmo. 

Tu ameresti. • Voi amereste. 

Colui amerebbe. Coloro amerebbero. ; 

Imperfetto soggiuntivo. 

Che io amassi. Plur . Che noi amassimo. 

Che tu amassi. Che voi amaste. 

Che colui amasse. Che coloro amassero: 

Passato soggiuntivo. 

S. Che io abbia amato. P. Che: noj abbiamo amato. 
Che tu abbi amato. Che voi abbiate amato. 

Che colui abbia amato. Che coloro abbiano amato. 
Passato condizionato. 

S. Se io avessi amato. P. Se noi avessimo amato. 

Se tu avessi amalo. ..Se voi aveste amalo. 

Se colui avesse amato. Se coloro avessero amato: 
Passato eondisionale. 

S. Io avrei amato. P. Noi avremmo amato. 

Tu avresti amato. Voi avreste amato. 

Colui avrebbe amato. > Coloro avrebbero amalb: 
Passato futuro. 

S. Quando io avrò amato. P. Quando noi avremo amato: 
Quando tu avrai amalo. Quando voi avrete amato. 
Quando collii avra a- Quando coloro avranno 
malo. amalo. 

' Modo indefinito. 1 

Presente ; Amare. Passato ; Aver amato. Participio at~ 
tivo ; Amante. Passivo ; Amato. Gerundj ; Amando. 
Avendo amato. .. !.. 

Cosi si conjugauo tutti gli altri terminati in Are. 


&ihg. 

Sing. 

Sing. 


Eccone 

Alterare. 

Arrivare. 

Arrogare. 

Burlare. 


una lista : 

Affocare. 

Alterare. 

Assiderare. 

Calcitrate. 


Agitare. 

Annichilare. 

Bendare. 

Capitare. 


/ 


\ 


i5a 

Comperare. 
Contaminare. 
Destare. 
Dubitare. 
Faticare. 
Germogliare. 
Illuminare. 
Incorporare. 
Litigare. 
Mormorare, 
dominare. 
Palpitare. 
Procrastinare. 
Refrigerare. 
Rohorare. 
Schiccherare. 
Sgombrare. 
Superare. 
Tollerare. 
Vigilare. 
Urlare. 


Sing, 


Sing 


Considerare. 

Corroborare. 

Dissipare. 

Eccettuare. 

Felicitare. 

Giurare. 

Irritare. 

Interrogare. 

Istigare. 

Navigare. 

Noverare. 

Penetrare. 

Pullulare. 

Ristorare. 

Ruminare. 

Seminare. 

Svernare. 

Suppeditare. 

Tumultuare. 

Vituperare. 

Avvertasi, che tuffi Verbi terminali 'in car, 

dotto li net Tempi, , n cui il c, al ,1 „ s .£ 

tatto dinanzi alla vocale *, o /; c ciò si ferini 

esente indicativo, e soggiuntivo, nel Futuro scn 

P e ncl Presente condizionale: vediamo 
nella Conjugazione del verbo 

k peccare 

Riodo indicativo. . 

t Presente. 

Tu pc'Thi. J> ‘“ r ' S°| P'“hi«mo. 

C„tui pecca 

Passato imperfetto. 

Tu^peccavi. F ‘“ r ' P***"™- 

peccava. CoW^^au». 


Desinare. 

• Desiderare. 
Dominare. 
Errare. 
Figliare. 
Imitare. 
Iterare. 
Irritare. 
Inventare. 
Necessitare. 
Occupare. 
Precipitare. 
Recitare. 
Ripare. 
Scalpitare. 
Simulare. 
Spettorare. 
Suscitare. 
Ventilare. 
Vibrare. 
Untare, e sim. 


V' 


► 


/ 


m v v 


Passato rimoto. 

Io peccai. P/ur. jv 0 i peccammo, 

u peccasti. Yoi peccaste, 

olui peccò. Coloro peccarono. 

Passato prossimo. 

Io ho peccato. Piar. Noi abbiamo peccato. 
r u , ^ a ' P eccat o. Voi avete peccato. 

Colui ha peccato. Coloro hanno peccalo; 

Passato anteriore r.° 

Io aveva peccato. Piar. Noi avevamo peccato. 
Tu avevi peccato. Voi avevate pecca(o. 

Colui aveva peccato. Coloro avevano pec- 

cato. 

Passato anteriore 2. 0 

o ebbi peccalo Pl ur . Noi avemmo peccato. 
Tu avesti peccato. Voi aveste peccato. 

Colui ebbe peccato. Coloro ebbero peccate. 

Futuro semplice. 

*ing. lo peccherò. P/ur. Noi peccheremo. 

Voi peccherete. 

Coloro peccheranno. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Tu peccherai. 

Colui peccherà. ^ 

Modo imperativo , 

Presente. 

Pecca tu P/ur. Pecchiamo noi. 

Pecca colui. Peccate yoi 

Pecchino coloro. 
modo soggiuntivo ■. 
r , . Presente. 

Che !u pacchi. PlUT ‘ S! pCCt * Ìamo - 

Che colui pecchi. Se V °]‘ pecch,a ‘?' 

V» , coloro pecchino. 

j , * resente condizionale. 

B ' Tu p f cc k ereK . P/«r. Noi peccheremmo. 

ColuiT K eSl, Lu Voi pecchereste. 

Colui peccherebbe. Coloro peccherebbero. 

X.- r , . ^'perfetto soggiuntivo. 

Che tu peccassi” Se® D °' peccassimo - 

Che co,u P i peccasse £5® V °l peccasle ’ 

peccasse. Che coloro peccassero. 


Digitized by Google 


1 54 . . 

Passato soggiuntilo. 

S Che io abbia peccalo. P. Che noi abbiamo peccalo. 

' Clic tu abbi peccalo. Che voi abbiate peccalo, 

Clie colui abbia peccalo. Che coloro abbiano pec- 

„ . , calo. 

Passato condizionato. 

Sina. Se io avessi peccato. Piar. Se noi avessimo peccato. 
° Se lu avessi peccato. Se voi aveste peccato. 

Se colui avesse pec- Se coloro avessero pec- 
cato. . . , cal0 ' 

Passato condizionale. 

Sinn Io avrei peccato. Piar. Noi avremmo peccalo. 

8 Tu avresti peccalo. Voi avreste peccato. 

Colui avrebbe pec- Coloro avrebbero pec- 
cato. cal0 ‘ 

Passalo futuro. 

Sing. Quando io avrò pec- Piar. Quando nói avremo 


cato. 

Quando tu avrai pec- 
cato. 

Quando colui avra 
peccato. 


peccato. 

Quando voi avrete 
peccato. 

Quando coloro avran- 
no peccalo, 

Modo indefinito. . . 

Presente ; Peccare. Passato ; Aver peccato. Partici- 
T io attUo- Peccante. Passivo; Peccato. Gerundi Pec- 
cando. Avendo peccato. . ,, 

Cosi si conjugano i verbi pagare , pregare , indie 

re , e sim. 

SECONDA CONIUGAZIONE. 

De’ Verbi terminati in ERE. ■ ^ V 

CREDERE 

, . I 

T). Cotij ubatelo. 

R. Eccomi, . 

Modo indicativo. 

Presente. 

Sing. Io credo. P^r. Noi crediamo. 

Tu credi. Voi credete. 

Colui crede. Coloro credono, 


■4 * 


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• • ** * ■» . ■ 


i55 


Passalo imperfetto « 

Sing. ' lo credeva. . Plur. No» credevamo. 

Tu credevi. Voi credevate. 

Colui credeva. .• ■ Colori), credevano» 

Passalo rimoto. 

Sing. Io credei. Plur. Noi credemmo. 

Tu credesti. . Voi credeste. • 

Colui credè. Coloro credettero. 

Passalo prossimo. 

Sing. Io ho creduto. - Plur. Noi abbiamo creduto. 
Tu hai creduto» Voi avete' creduto. 

Colui ha creduto.' Coloro hanno creduto. 

Passato anteriore i.° 

Sing. Io aveva creduto. Plur. Noi avevamo creduto. 
Tu avevi credulo. Voi avevate creduto. 

Colui aveva credulo. Coloro avevano creduto. 

Passato anteriore a . 0 

Sing. Io efebi credulo. Plur. Noi avemmo creduto.' 
Tu avesti creduto. Voi aveste creduto. 

Colui ebbe creduto. Coloro ebbero creduto. 

Futuro semplice . 

Sing. Io crederò. Plur. Noi crederemo. 

Tu crederei. Voi crederete. 

Colui crederò. Coloro crederanno. 

Modo, imperativo. » 

Presente. 

Sing. Credi tu. Plur. Crediamo noi. 

Creda colui. _ Credete voi. 

Credano coloro*. 
Presente soggiuntivo. 

Sing. Che io creda* Plur . Che -noi crediamo. 

Che tu creda. Che voi crediate. 

Che colui creda. Che coloro credano» 

Presente condizionale. 

Sing. Io crederei. Plur. Noi crederemmo. 

Tu credesti. Voi credereste. 

Colui crederebbe. Coloro crederebbero. 

Imperfetto soggiuntivo. 

Sing. Che io credessi. Plur. Che noi credessimo. 

Che tu credessi. Che voi credeste. 

Che colui credesse. Che coloro credessero. 


-HSK ' 1 •'/SfflÈS» — 


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i 56 


Passato soggiuntivo. 

S. Che io abbia creduto. P. Che noi abbiamq credute. 
Clie tu abbi creduto. Che voi abbiate creduto. 

Che colui abbia credalo. Che coloro abbiano cre- 
duto. 

Passato condiiionalo. 

S. Se io avessi creduto. P. Se noi avessimo creduto. 
Se tu avessi creduto. Se voi aveste creduto. 

Se colui avesse creduto. Se coloro avessero creduto. 
Passato condizionale. 

S. Io avrei creduto. P. Noi avremmo creduto. 

Tu avresti creduto. Voi avreste creduto. 

Colui avrebbe credulo. Coloro avrebbero creduto. 
Passato futuro. 

S. Quando io avrò creduto. P. Quando noi avremo cre- 
Quaudo tu avrai creduto. duto. 

Quando colui avrà ere- Quando voi avrete creduto, 
duto. Quando coloro avranno cre- 

duto. 

Modo indefinito. 

Presente ; Credere. Passato ; Aver creduto. Parti- 
cipio attivo ; Credente. Passivo ; Creduto. Gerundj \ 
Credendo. Avendo creduto. 

D. Che cosa dovete osservare intorno ai Verbi 
di questa Conj ugazione? 

R. Debbo osservare, che triti’ i verbi di questaCon- 
jugazioiie hanno, come il Verbo Credere, due iu- 
flest ioni nel Passato rimoto; cioè; 

Sing. Ei-Esti-è. Plur. Emmo-Este-Erono. 

Etti-E sii-Ette. Emmo-Esle - E litro. 


■ -> il«- i/ for 

■ ■ 


vi-.’. £' 

' Li 11 . 

'*> 


inrr • r- Ó: 


Mr ~ tUV >i 

tu'... i tohtO T; 


in . y ni -anr* 


/ 



\ 


157 


Eccone una lista* 

Indefinito. Postato rimoto. Participio. 


Bevere , o bere. Ei , 

Fendere. Ei j 

Fremere. Ei , 

Gemere. Ei » 

Mietere. 1 Ei , 

Pascere. Ei * 

Pendere. Ei , 

Ricevere. Ei , 

Rilucere. Ei , 

Splendere. Ei , 

Serpere. Ei , 

Stridere. Ei i , 

Fendere. * Ei , 

Sedere. Ei , 

Godere. Ei y 

Tutti questi si conjugano come 


./ 

O etti.» 
o etti, 
o etti, 
etti, 
etti, 
etti, 
etti, 
etti, 
etti, 
etti, 
etti, 
etti. 
o etti. 
o etti, 
o etti. 


Uto. 

Uto. 

Uto. 

Uto. 

Uto. 

Uto. 

Uto. 


io-fri . 

'hrOi.it 


Uto. 

Uto.) 

Uto. 

Uto.) 

Uto. 

Uto. 

Uto. 

il verbo Credere 


TERZA CONIUGAZIONE. 
De’ Verbi terminati in IRE 


') 


SENTIRE. 


D. Conjugatelo 
R. Eccomi. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Modo indicativo. 

Presente . . 

Io tento. Plur. Noi sentiamo. 

Tu senti. Voi sentite. 

Colui sente. Coloro sentono. 

Passato imperfetto. 

Io sentiva. Plur. Noi sentivamo. 

Tu sentivi. Voi sentivate. 

Colui sentiva. Coloro sentivano., 

Passato rimolo. 

Io sentii. Plur. Noi sentimmo. 

Tu sentisti. Voi sentiste: 

Colui senti. Coloro sentirono. 



I 


i 58 

Sin s- 
Sing. 
Sing. 
Sing. 


Sing. 


Sing. 


Sing. 


Passato pros\iino. 

Io ho sentito. Plur. Noi abbiamo sentito. 

To hai sentito. , . V9Ì avetq sentito. 

Colui ha sentito. Coloro hanno sentilo, 

. • > Passato anteriore i.° o.J [ 

Io àveva sentito. Plur. '- Noi avevamo sentito^ 
Tn aSievi sentilo. > > Voi avevate sentito. 
Colui aveva sentilo.' ■ Coloro avevano sentito,) 

Passato anteriore a.° 

Io ebbi sentito. . .. Plur.'. Noi avemmo sentilo. 
Tu avesti sentito. ■ ■> . Voi aveste sentito. 
Colui ebbe sentito. ■ > ; Coloro ebbero sentito* 

Futuro semplice. . ; 

Io sentirò. . j Plur. Noi sentiremo. 

Tir sentirai. • Voi sentirete. , 

Colui sentirà. Coloro sentiranno. 

• ol ■’ Modo imperativo. , 

Presente.. 

Senti tu. Plur. Sentiamo noi. , 

Solila colai. Sentite vo^., ./ 

Sentano coloro. 

Moda soggiuntivo. 

Presente. 

Che io senta. Plur. Che noi sentiamo. 

Clie tu senta. . . _ Che voi sentiate. 


Sy Y T V 

Presente condiziontilé. 


Che colui senta. Clic coloro sentano. 


Io sentirei. 

Tu sentiresti. , 
Colui sentirebbe. 


Plur. Noi sentiremmo. 
Voi sentireste’. ‘ 
Coloro sentirebbero. 


Jm P e 'M? soggiuntivo. 

si. Plur. Che nòi'lfcinissimo. 


Che voi sentiste. 

Che colobo sentissero. 


S. 


Sing. Che io sentissi. 

Che tu seulisst. 

Che colui sentisse. 

Passalo soggiuntivo. 

Che io abbia sentito. P. Che noi abbiamo sentito. 
Che, tu abbi sentilo. Che Voi abbiate sentilo. 

Che colui abbia sentilo. Che coloro abbiano sentilo. 

• 

.'munii-* j « VI A v.\% Mio ,. A 

• ori 1' 

• l'ft'-'lltecj •’tiA'... 1 .inette miolj 


■e 



.. l5 9 

Passato condizionalo. 

S‘ Se io avessi sentilo. P. Se noi avessimo sentito. 
Se tu avessi sentito. Se voi aveste sentito. 

Se colui avesse pentito. Se coloro avessero sentito. 
Passato condizionale. 

S. Io avrei Mentito;"''- P. Nor avremmo sentilo. 
~"‘Ta avresti sentito. Voi avreste sentito. 

Colui 'avrebbe sentito. Coloro avrebbero sentilo. 

■ i ‘ Passato futuro. 

p.Quando io avrò sentito, P. Quando noi avremo sentito. 

Quando tu avrai sentilo. Quando voi avrete sentilo. 
Quando colui avrà sentito. Quando coloro avranuo sen- 
tito.. 

Modo indefinito. 

Presente ; Sentire. Passato ; Aver sentilo. Participio 
passivo-, Sentito. Gefund} ; Senléndo. Avendo sentilo. 

Della stessa maniera sicoujugano tutt’i seguenti: 

Presente. Passato r.irr\. , Participio. 


.il:. 

Indefinito. 


BòHirev ') Bollo. 

CònjentiVe. Consento. 

Convertire. Converto. 
Cucire. Cucio. 

Dormire. Dormo! 

Fuggire. Fuggo, 

Mentire. Mento. 

Partire. Parto. 

Pentirsi. Mi pento. 

Salire. Salgo. 

Seguire. Seguo.' 

Servire. Servo. 

Sortire. Sorto. 

Vestire. Vesto* . 


Bollii. 

Consentii! 

Convertii. 

Cucii. 

Dormii. 

F uggii. 
Mentii. 
Partii.' 

Mi pentii. 
Salii. 

Seguii. • 
Servii. 
Sortii. 
Vestii. 


Bolli to. 

Consentito. 

Convertito. 

Cticilo. 

Dormito. 

Fuggito. 

Mentilo. 

Partito. 

Pentitomi. 

Salito. 

Seguitò. 

’* SerVitó. 
Svinilo. - 
Vestito. 


Tutti gli {fitti féfbi terminati i'iP ire sono piu, 
o meno irregolari; ffiolf i di .essi .inflettono nelPre- 
sente in isccr, come: digerire , digerisco ; langui- 
re, languisco , e sim. Di questi nè parlcrenfo i\tl 
Trattato de’ verbi irregolari. * -n 


/ 


I 


i6o 


Allorché si saprà bene la Conjugaziope de* cin- 
que verbi, cioè, Avere, Essere , Amare , Crede- 
re , Sentire , si saprà presso a poco quella di tutti 
gli altri, poiché le inflessioni de’Tcrapdde’Numeri, 
e delle Persone di ciascun Tempo , e di ciascun 
Modo sono sempre le stesse, specialmente quelle 
de’ verbi regolari. Sarà cosa utilissima però eser- 
citare i principianti nelle suddette Conjugazioni, 
combinando più verbi insieme; per esempio. 

Modo indicativo. 

Presente. 

Sing. Io ho un figlio , e ne sono contento. ' / 

Tu hai un figlio., e ne sei contento. 

Colui ha un figlio, e n’è contento. 

Piar. Noi abbiamo un figlio, e ne siamo contenti. 

Voi avete un figlio, e ne siete contenti. 

Coloro hanno un figlio, e ne sono coutenti. 

E così di lutti gli altri Tempi. 

Si prenderà pure, se piace, per le tre Conjuga- 
zioni regolari il seguente tema: Io amo Dio , lo 
temo , e V ubbidisco. 

Modo indicativo. 

Presente. 

Sing. Io amo Dio , lo temo , e 1’ ubbidisco. 

Tu ami Dio, lo temi, e l'ubbidisci. 

Colui ama Dio, le teme , e 1’ ubbidisce. 

Plur. Noi amiamo Dio, lo temiamo, e l' ubbidiamo. 

Voi amate Dio, lo temete, e l’ubbidite. 

Coloro amano Dio, lo temono, e l'ubbidiscono. 

E così di tutti gli altri Tempi. 

CONIUGAZIONE 


Dd Verbi passivi. 

D. Corrugatene uno. 

R. Eccolo: 


.u . L.wf'Q 
: . ai 

• i-nji'Zi'lA t 'V\ 
.wliévSb 


Digitized by dilogie 


iGi 

Modo indicativo. 

Presente. : 

Sing. Io sono amato. Piar. Noi siamo amati.. 

Tn sei amato. Voi siete amali. 

Colui è amato. Coloro sono amati. 

Passato imperfetto. • 

Sing. Io era amalo. Piar. Noi eravamo amati. 

Tu eri amato. Voi eravate amati. 

Colui era amato. Coloro erano amali. 

Passato rimoto , » 

Sing. Io fui amato. Plur. Noi fummo amati. 

Tu fosti amato. Voi foste amati. 

Colui fu amato. Coloro furono amali. 

Passalo prossimo. 

Sing. Io sono stato amato. Plur. Noi siamo stati amali. 
Tu sei stato amato. Voi siete stati amati 

Colui è stato amato. Coloro sono stati amali. 

Passalo anteriore . 

Sing. Io era stato amato. P. Noi eravamo stati amali. 
Tu eri stato amato. Voi eravate stati amati. 
Colui era stato amato. Coloro erano stati amati. 
Futuro semplice. 

Sing. Io sarò amato. Plur. Noi saremo amati. 

Tu sarai amato. Voi sarete amali. 

Colui sarà amalo. Coloro sarauuo amati. 

Modo imperativo . 

Sing. Sii amato tu. Plur. Siamo amati noi. 

Sia amato colui. Siate amali voi. 

Siano amati coloro. 
Modo soggiuntivo. 

• • Presente. • 

Sing. Che io sia amato. Plur. Che noi siamo amati. 

Che tu sii amato. Che voi siate amati. 

Che colui sia amato. Che colorosiano amati. 

Presente condì iionate.\ 

Sing. Io sarei amato. Plur. Noi saremmo amati. 
Tu saresti amato. Voi sareste amati. 

Colui sarebbe amato. Cploro sarebbero amati. 


IX 



1 6a 

Imperfetto soggiuntivo. 

S. Che io fossi amato. P. Che coi fossimo amati. 
Che ta fossi amato. Che voi foste amati. 

Che colui fosse amato. Che coloro fossero amati. 
Passalo soggiuntivo. 

S. Che io sia stato amato. P.Che noi siamo stati amali. 
Che tu sii-stato amato. Che voi siate stati amati. 
Che colui sia stato amato. Che coloro siano stali amali. 
Passato condizionato. 

S.Se io fossi stato amato. P. Se noi fossimo stati amati. 
Se tu fossi stato amato. Se voi foste stati amati. 

Se colui fosse stato amato. Se coloro fossero stati amati. 
Passato condizionale. 

«S.Io sarei stato amato. P.Noi saremmo stati amati. 
Tu saresti stato amato. Voi sareste stati amati. 
Colui sarebbe stato amato. Coloro sarebbero stati amati. 
Passato futuro. 

Quando io sarò stalo Plur. Quando noi saremo 

amato. stati amati. 

Quando tu sarai Sta- Quando voi sarete sta- 
to amato. ti amati. 

Quando colui sara Quando coloro saranno 

stato amato. stati amali. 

Modo indefinito. 

Presente \ Essere amato. Passato , Essere stato amato. 
Participio 5 Amato. Gerundj ; Essendo amato. Essendo 
Stato amato. 

Della stessa maniera si conjttgano quelli delle 
al tre. Coni ugazioni . 

w CAPO IV. 


Sing. 


CONIUGAZIONE 




De’ Verbi irregolari. 

D. Quali sono i verbi Irregolari? 

R. Sono quelli clic in alcuni loro Tcmpihanno del- 
le inflessioni clic si allontanano in tuttofo in parte 
dalla Norma generale. 


X 


iG3 

OSSERVAZIONI. 

I. I verbi Irregolari non sono tali in tutt’i loroTem- 
pi, e T irregolarità non attacca sempre gli stessi 
Tempi in tutt’i Verbi. Alcuni sono irregolari nel 
Presente, altri nel Pass, rimoto, ed altri nei Futuro. 

II. In tutte e tre le Conjugazioni vi sono degl’/r-s 
regolari. 

HI. In tutt’i verbi siano Regolari , sieno Irregola- 
ri, P Imperfetto soggiuntivo si forma dalla secon- 
da Persona singolare del Pass. rimoto, cambiando 
la sillabasti, in ssi, ssi,sse , ssimo,ste, ssero) fa- 
cendo da amasti, amassi, amassi , amasse, a- 
massimo, amaste , amassero. Da andasti, andas- 
si, andassi, andasse , andassimo , andaste, an- 
dassero. Da sapesti , sapessi, sapessi, sapesse , 
sapessimo , sapeste, sapessero. Da sentisti, sen- 
tissi, sentissi, sentisse, sentissimo, sentiste, sen- 
tissero. 

IV. Tutt’i verbi irregolari hanno sempre la prima, e 
seconda inflessione plurale del Presente regolari. 

V. Tutti i verbi irregolari inflettono con una sola 
vocale nella prima Persona del Passato rim., ed 
i regolari con due. 

CAPO V. 

Verbi irregolari della prima Conjugazione. 

D. Quanti sono i verbi irregolari della prima 
Conjugazione ? 

R. Sono quattro; Andare, Fare, Dare, Stare. 

Giova qui osservare che il verbo Fare, stretta- 
mente parlando , è un verbo irregolare della se- 
conda Conjugazione , poiché non è che il verbo 


/ 


i64 

latino f 'acere sincopato; si ò posto tra questi per 
seguire il metodo degli altri Graffiatici, 
ANDARE, 

P. Conjugatelo. 

R. Eccomi : 

Modo indicativo. Pres. S. Io vado, o vo. Tu vai. Colui Y a. 
P. Noi andiamo. Voi andate. Coloro vanno. 

Pas. imp. S. Io andava. Tu andavi. Colui andava. P. Nói 
andavamo. Voi andavate. Coloro andavano. 

Pas. rim. S. Io andai. Tu andasti. Colui andò. P. Noi an- 
dammo. Voi andaste. Coloro andarono. 

Pas.pros.S. Io sono andato. Tu sei andato. Colui ò andato, ee. 

Pas. ant. i.° S. Io era andato. Tu eri andato.Golui era ec, 

Pas. ant. a.° S. Io fui andato. Tu fosti andato, ec. 

Pitturo semp. S. lo andrò. Tu andrai. Colui andrò. P. Noi 
andremo. Voi andrete. Coloro andranno. 

Modo imper. Pres. S. Va tu. Vada colui, P. Andiamo noi. 
Andate voi. Vadano coloro. 

Modo sogg. Pres. 8. Che io vada. Che tu vada. Clie colui 
vada. P. Che noi andiamo. Cile voi andiate. Che coloro 
vadano. 

Pres. cond. S. Io andrei. Tu andresti. Colui andrebbe 
P. Noi andremmo. Voi andreste. Coloro andrebbero. 

Pmp. sogg. S. Che io andassi. Che tu andassi. Che colui an- 
dasse, P . Che uoi andassimo. Che voi andaste. Che coloro 
andassero. 

Pas. sogg. S. Che io sia andato. Cfie tu sii andato, ec. 

Pas. conditionato.S.Se io fossi andato. Se tu fossi andato ec. 

Pas. cnntliztonate. 8. Io sarei audato. Tu saresti andato ec. 

Pas. Futuro. S . Quando io sarò andato. Quando tu ec. 

Modo indefinito. Pres. Andare. Pas. Essere andato. Part. 
alt. Andante. Pass. Andato. Ger. Andando.Essendo andato. 

N. B. — Bisogna mellcrc sempre una delle pre- 
posizioni a , o ad, dopo del verbo Andare , e do- 
po tutti gli altri verbi di movimento, se precedo- 
no Bindefinito; dicendo: 

Andiamo a vedere. 

Andate a cenare. 



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i65 


Vanite a studiare. 

Mandiamo a vedere. 

Diverse significazioni del verbo ANDARE. 

Andare a galla, significa ondeggiare , nuolar sull'acqua. 
Andare a male significa perire , o rovinarsi’. 

Andar via significa andarsene. 

Andare a marito significa maritarsi. 

Andar cercando rogna significa cercar disgrazie. 

Andar irt arìiore significa far l'amore, e dicesi solo degli 
animali, ma gli uomini dicono fare all'amore. 

Andare in estasi significa esser rapilo in estasi. 

Andare alla buon' ora significa andate in pace. 

Andare in mal' ora significa rovinarsi. 

Andar innanzi significa avvanzarsi , profittare. 

Andar dietro significa seguire , sollecitare alcuno. 
Andar per le poste vuol dire esser battuto. 

Andare alle corte significa disbrigarsi. 

Andare altiero significa esser vano^ fare il superbo. 

A lungo andare vuol dire alla lunga. 

Ci va la vita vuol dire si tratta della vita. 

Andar male in arnese significa essere mal vestilo. 
Andare a gambe levale vuol dire dissipare i suoi beni. 
Tutte queste maniere di dire proprie del nostrd 
linguàggio sono atte ad ispargere nel discorso là 
grazia, e l’ eleganza che lo caratterizzano; 
FARE. 

D. ConjugcuAo. 

R. Eccomi. 

Modo indie. Pres. S. lo fo. Tu fai. Colui fa. P. Noi fac* 
riamo. Voi fate. Coloro fanno. 

Pas. imp. S. Io faceva. Tu facevi. Colui faceva. P. Noi 
facevamo. Voi facevate. Coloro facevano. 

Pas. rim. S. Io feci. Tu facesti. Colui fece. P. Noi fa- 
cemmo. Voi faceste. Coloro fecero. 

Pas. pros. S. Io ho fatto. Tu hai fatto ec. 

Pas. an.t. i.° Si Io aveva fatto. Tu avevi fatto ec. 

Pas. ant. 2. 0 S. Io ebbi fallo. Tu avesti fatto ec. 
Futuro semp. S. Io farò. Tu farai. Colui fara P. Noi fa- 
remo. Voi farete. Coloro faranno. 


t. 

166 * 

Modo imp. Pres. S. Fa tu. Faccia colui. P. Facciamo 
noi. Fate voi. Facciano coloro. 

Modo sogg. Pres. S. Che io faccia. Che tu faccia. Che colui ■ 
faccia. P. Che noi facciamo. Che voi facciate. Che coloro 
facciano. 

Pres. condizionale. S. Io farei. Tu faresti. Colui farebbe. 

P. Noi faremmo. Voi fareste. Coloro farebbero. 

Imp. sogg. S. Che io facessi. Che tu facessi. Che colui faces- 
se. P. Che noi facessimo. Che voi faceste. Che coloro fa- 
cessero. 

Pas. sogg. S. Che io abbia fatto. Che tu abbi fatto ec. 

Pas. condizionato. S. Se io avessi fatto. Se tu avessi fatto ec. 

Pas. condizionale. S. Io avrei fatto. Tu avresti fatto ec. 

Pas. futuro . «$*. Quando io avrò fallo. Quando tu avrai fatto ec. 

Modo indefinito. Pres. Fare. Pass. Aver fatto. Pari, fat- 
to. Ger. Facendo. Avendo fatto. 

Nola — Questo verbo altra volta Facere , è 
irregolare nel Pres., e nel Pass, rim., e prende- 
due tt nel Participio. 

Diverse significazioni del verbo. Fare. 

Far brindisi significa bere alla salute. 

Fare in callo significa essere avvezzo. 

Fare il grugno significa non guardar di buon occhi'*. 

Far dì mestieri significa esser « necessario. 

Far pompa vuol dire vantarsi. 

Far capo ad uno significa indrizzarsi ad uno. 

Far due volte l'anno significa portare i frutti due volte 
V anno. 

Far capolino significa osservar di nascosto. 

Fare alto e basso significa fare a suo piacere. 

DARE. 

D. Conjugatelo. 

R. Eccomi. 

Modo ind. Pres. S. Io do. Tu dai. Colui dà. P. Noi dia- 
mo. Voi date. Coloro danno. 

I as. imp. S. Io dava. Tu davi. Colui dava. P. Noi da- 
vamo. Voi davate. Coloro davano. 

Pas. rim. S. Io diedi. Tu desti. Colui diede, o di e.P. Noi 
demmo. Voi deste. Colóro dettero. 



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% 


167 

Pas. pros. S. Io ho dato. Tu hai dato. Colui ha dato co. 
Pas. ant. i.° S. Io aveva dato. Tu avevi dato ec. 

Pas. ant. 2° S. Io ebbi dato. Tu avesti dato ec. 
Futuro semp. S. Io darò. Tu darai. Colui dark. P. Noi 
daremo. Vói darete. Coloro daranno. 

Modo imp. Pres. S. Da tu. Dia colui. P. Diamo noi. Date 
voi. Diano coloro. 

Modo sogg. Pres. S. Che io dia. Che Id dii. Che colui dia. 

P. Che noi diamo. Che voi diate. Coloro diano. 

Pres. condizionale. S. Io darei. Tu daresti. Colui darebbe. 

P. Noi daremmo. Voi dareste. Che coloro darebbero. 

Imp. sogg. S. Che io dessi* Che tu dessi. Che colui desse. 

P. Che noi dessimo. Che voi deste. Che coloro dessero. 
Pas. sogg. S. Che io abbia dato. Che tu abbi dato ec. 
Pas. condizionato. S. Se io avessi dato. Se tu avessi ec. 
Pas. condizionale. S: Io avrei dato. Tu avresti dato ec. 
Pas. futuro. S. Quando io avrò dato. Quando tu ec. 
Modo indefinito. Pres. Dare. Pas. Aver dato. Pari. all. 
Dante. Pass. Dato. Ger. Dando. Avendo dato. 

Nota — Questo verbo è irregolare nel Pres. ò 
nel Pass, rimoto 

Diverse significazioni del verbo Dare. 

Dar ne' ladri significa cader nelle mani de' ladri. 

Dar leve significa irritare. 

Dar parola significa promettere. 

Darsi allo studio vuol dire applicarsi allo studio. 

Dar calci al vento , c pugni all' aria significa battersi 
coll' ombra , o perdere il tempo. 

Dar principio , o fine significa cominciare , o finire. 
Dar fuoco significa mettere , attaccar fuoco. 

Dar la caccia significa mettere in fuga. 

Dar la quadra significa burlarsi. 

Dare in istravaganze significa far cose contro il buon 
senso. 

Mi dà l' animo di fare vuol dire io possb fare , io noti 
temo di fare. 

Dare in luce significa mettere a giorno. 

Dare in nulla vuol dire non riuscire. 

Dar nelle reti vuol dire cader nelle retti 
Dare a gambe vuol dire fuggirsene. 



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i68 

Dar animo significa dar coraggio. 

Dar nel matto significa fare il pazzo. 

Dar sicurtà vuol dire dar cauzione. 

Dar di naso per tutto vuoi dire intrigarsi di tutto. 

Dar da ridere, da parlare significa far ridere, J ar parlare . 
Darsi la zappa su i piedi significa far torto a se stesso. 
Darsi bel tempo significa divertirsi. 

STARE. 

D. Conjugatelo. 

R. Eccomi. 

Modo ind. Pres. S. Io sto. Tu stai. Colui sta. P. Noi 
stiamo. Voi state. Coloro stanno. 

Pas. imp. S. Io stava. Tu stavi. Colui stava. P. Noi sta- 
vamo. Voi stavate. Coloro stavano. 

Pas. rim. S. Io stetti. Tu stesti. Colui stette. P. Noi stem- 
mo. Voi steste. Coloro stettero. 

Pas. pros. S. Io sono stato. Tu sci stato. Colui è stalo ec. 
Pas. ani. i.° S. Io era stato. Tu eri stato. Colui era ec. 

Pus. ant. 2. 0 S. Io fui stato. Tu fosti stato. Colui fa ec. 

Futuro semp. S. Io starò. Tu starai. Colui starà ec. 

Modo imp. Pres. S. Sta tu. Stia colui. P. Stiamo noi. 

State voi. Stiano colorò. 

Modo sogg. Pres. S. Che io stia. Che tu stii. Che colui stia. 

P. Che noi stiamo. Che voi stiate. Che coloro stiano. 

Pres. cond. S. Io starei. Tu staresti. Colui starebbe ec. 
Jmp. sogg. S. Che io stessi. Che tu stessi. Che colui stesse. 

Che noi stessimo. Che voi steste. Che coloro stessero. 

Pas. sogg. S. Che io sia stalo. Che tu sii stalo ec. 

Pas. condizionato. S. Se io fossi stato. Se tu fossi ec. 
Pas . condizionale. S. Io sarei stato. Tu saresti stato ec. 
Pas. futuro. S. Quando io sarò stalo. Quando tu ec. 
Modo indefinito. Pres. Stare. Pas. Essere stato. Par. alt. 
Stante. Pass. Stalo. Ger. Stando. Essendo stato. 

Nota — Usiamo questo verbo per indicare un 
azione che si fa senza moto , mettendo il verbo 
che lo siegue al Gerundio, o aH’Indclinito con a , 
o ad ; come: Sla studiando o sia a studiare. 
Stanno scrivendo , o stanno a scrivere. Stanno 
osservando , o stanno ad osservare. 


iGq 

Diverse significazioni del verbo STARE. 

Sta bene vuol dire è benfatto. 

Siale su vuol dire aliatevi. 

Star per uscire significa esser Sul punto , sulle moSse di 
uscire. 

Star saldo significa tenersi fermo. 

Star colle mani alla cintola significa star sema far nulla. 

Star sulla sua significa fare il serio. 

Questo vi sta bene significa voi meritate ciò, oppure ciò 
vi conviene. 

Questo vi sta male significa ciò non vi conviene. 

Stare alla veletta significa stare a guardare. 

Non mi state a dire significa non mi dite. 

Che mi state a direi significa che mi dite voi? 

Come sta di salute ? significa sta egli bene ? 

OSSERVAZIONI 

Da farsi intorno a questi quattro verbi irregolari. 

D. Quali sono queste Osservazioni ? 

R. Eccole ; 1. Questi quattro verbi inflettono in ai 
nella seconda Persona del Pres. ind., come: vai , 
dai, fai, stai) e nella terza del plurale in anno , e 
non in ano ; come:i tanno, danno, fanno, stanno. 

II. Nel Futuro semplice inflettono in arò , e non in 
ero ; come: darò, farò , starò. 11 verbo Andare 

fa andrò. > 

III. Nel Pres. del sogg. inflettono in a , e non in i; 
come; vada , dia, faccia, stia. 

IV. I due verbi Dare, e Stare inflettono nell’Imp. 
sogg. in essi, e non in assi ; come: dessi , stessi , e 
non dassi , stassi. 

V. Il verbo Andare nel Prcs.cond. fa andrei, e non 
onderei ; e nel Futuro semp. fa andrò, e non an- 
derò. 

VI. Il verbo Dare si conjuga come Stare, cambiando 

soltanto l\rt in d\ come: do, sto; dava, stava ec. \ \ 


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t'JO 

VII. I verbi Dare , Stare in composizione diventa- 
no regolari; come: accostare , secondare , e sim., 
poiché inflettono nella seconda Persona del Pres. 
ind. accosti , secondi , e sim., e non già accostai, 
secondai , che sono inflessioni di prima Persona 
del Pas. rim. di tali verbi. Si conjugano dunque 
sulla Norma de’ verbi regolari terminati in Are. 

CAPO VI. 

De Verbi irregolari della seconda 
Conjugazione. 

D. Prima di vedere Quanti sono i Vèrbi irregolari 
della seconda Conjugazione , ditemi quante sor- 
te di verbi terminati in Ere abbiamo. 

R. Due; quelli, cioè che inflettono in Ere lungojco- 1 
me: temere , sapere , godere , e sim., e quelli che 
inflettono in Ere breve} come: leggere , scrìvere , 
credere , e sim. 

D. Ditemi ora quali sono quelli terminali in Ere 
lungo ? 

R. Eccone una lista che li comprende quasi tutti. 


Indefinito. 

Presente. 

Passato rini. 

Participio. 

Avere. 

Ilo. 

Ebbi. 

Avuto. 

Cadére. 

Cado. 

Cadii. 

, Caduto. 

Calére. 

Dovére. 

( importare ) 
Debbo. 

Dovei. 

Dovuto; 

Dolére. 

Doglio, o dolgo. Dolsi. 

Doluto. 

Giacére. 

Giaccio. 

Giacqui. 

Giaciuto. 

Godére. 

Godo. 

Godei. 

Goduto. 

Parére. 

Pajo. 

Parvi. 

Parso. 

Piacére. 

Piaccio. 

. Piacqui. 

Piaciuto. 

Persuadére. 

Persuado; 

Persuasi, 

Persuaso. 

Potére. 

Posso. 

Potei. 

Potuto. 




Rimanére. 

Rimango. 

Rimasi. 

Rimasto. 

Sapere. 

So. 

Seppi. 

Saputo. 

Solére. 

Soglio. 

Solei. 

Solito. 

Sedére. 

Sedo. 

Sedei. 

Seduto. 

Tacére. 

Taccio. 

Tacqui. 

Taciuto. 

Tenére. 

Tengo. 

Tenni. 

Tenuto. 

Vedére. 

Vedo. 

Vidi. 

Veduto. 

Volére. 

Voglio. 

Volli. 

Voluto. 



I composti di tutti questi verbi hanno pure VEre 
lungo; come: ricadére , riavére , e sim., e si con- 
iugano come il verbo Credere. E 

Tutti gli altri sono irregolari, chi al Pres., chi 
al Pass, rim., o al Futuro, e chi al Participio. 

La Conjugazione del verbo Avere è posta nella 
‘pag. 142. 

I verbi Calére , Capere sono fuori moda. 

Nota — Prima di conjugare gli altri verbi gio- 
va premettere alcune osservazioni; che sono: 

I. I verbi che inflettono in Lere; come volére, dolé- 
re, solére, valére coi loro composti, prendono ilg- 
dinanzi alla lettera l nella prima Persona singo- 
lare, e nella prima e terza plurale del Presente in- 
dicativo, ed in tutte quelle del soggiuntivo, cornei 
Presente indicativo. 

"Voglio. Vogliamo. Vogliono. 

Doglio. Dogliamo. Dogliono. 

Soglio. Sogliamo. Sogliono. 

Vaglio. Vagliamo. Vagliono. 

Presente soggiuntivo. 

Voglia. Voglia. Voglia. 

Vogliamo. Vogliate. Vogliano. 

Doglia, Doglia. Doglia. 

Dogliamo. Dogliate. Dogliano, 

- Soglia. Soglia. Soglia. 


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Sogliamo. Sogliatc. Sogliano. 

Vaglia. Vaglia. Vaglia. 

Vagliamo. Vagliate. Vagliano. 

II. I Verbi che inflettono in Nere] come: rimanérci 
tenere , e siru. prendono anche il g nella prima 
Persona singolare, e nella terza plurale delPresen- 
te ind., e nelle tre del singolare, e nella terza del 
plurale del Pres. sogg., come: 



Presente indicativo. 

Rimango. Rimangono. 
Tengo. Tengono. 



Presente soggiuntivo. 

Rimanga. Rimanga. Rimanga. 

Rimangano. 

• Tenga. Tenga. 

Tengano. 

III. Tult’i verbi che inflettono in Lére,o Nér e',coxnc: 
volére , tenére , c siili., prendono due rr nel Fu- 
turo semp. c nel Presente condizionale; come: 

Volere. Vorrò. Vorrei. 

Tenere. Terrò. Terrei. 

Rimanere. Rimarrò. Rimarrei. 

CAPO VII. 

Conjugazione de verbi terminati in 
Ere lungo. 

Nota. Come l’ Imperfetto, ed il Futuro, il Con- 
dizionale, e tutt’ i Tempi composti si coniugano 
della stessa maniera in tult’i verbi, nelle conjuga- 
zioni seguenti li scriveremo abbreviali. 


Tenga. 


I 


\ 


f 7 3 

SAPERE 

D. Conjùgatelo. 

R. Eccomi ; 

Modo ind. pres. S. Io so. Tu sai. Colui sa. P . Noi sap- 
piamo. Voi sapete. Coloro sanno. 

Pas. imp. S. Io sapeva. Tu sapevi. Colui sapeva cc. 
Pas. rim. S. Io seppi. Tu sapesti. Colui seppe. P. Noi 
sapemmo. Voi sapeste. Coloro seppero. 

Pas. pros. S. Io ho saputo. Tu hai saputo eo. 

Pas. ani. i.° S. Io aveva saputo. Tu avevi saputo eo. 
Pas. ant. i.° S. Io ebbi saputo. Tu avesti saputo oc. 
Futuro serup. S. lo saprò. Tu saprai. Colui sapra ec. 
Modo itfip. pres. S. Sappi tu. Sappia colui. P. Sappia- 
mo noi. Sapete voi. Sappiano coloro. 

Modo sogg. pres. S. Che io sappia. Che tu sappia. Che 
colui sappia. P. Che noi sappiamo. Che voi sappiale. 
Che coloro sappiano. 

Pres. cond. S. Io saprei. Tu sapresti. Colui saprebbe ec. 
Jmp. sogg. S. Che io sapessi. Che tu sapessi. Che colui ec. 
Pas. sogg. S. Che io abbia saputo. Che tu abbi, ec. 
Pas. condizionato. S. Se io avessi saputo. Se tu avessi cc. 
Pas. condizionale. S . Io avrei saputo. Tu avresti saputo ec, 
Pas. Futuro. S. Quando io avrò saputo. Quando tu ec. 
Modo indefinito. Pres. Sapere. Pass. Aver saputo. Pari. alt. 
Sapente. Pass. Saputo. Ger. Sapendo. Avendo saputo^ 

POTERE 

D. Conjugatelo. 

R. Eccomi ; , 

Modo ind. Pres. S. Io posso. Tu puoi. Colui può. P. Noi 
possiamo. Voi potete. Coloro possono. 

Pas. impi S. Io poteva. Tu potevi. Colui poteva ec. 
Pas. rim. S. Io potei. Tu potesti.. Colui potè. P. Noi po- 
temmo. Voi poteste. Coloro poterono. 

Pas. pros. S. Io ho potuto. Tu hai potuto. Colui ha ec. 
Pas. ant. 1 .° S. Io aveva potuto. Tu avevi. Colui aveva ec. 
Pas. ant. o.° S. Io ebbi potuto. Tu avesti potuto ec. 
Futuro sernp. S. Io potrò. Tu potrai. Colui potrà ec.. 
Modo imp. Pres. S. Puoi tu. Possa colui. P. Possiamo 
noi. Potete voi. Possano coloro. 


) 


; 




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«74 

Alodo sogg Pres. S. Che io possa. Che tu possa. Che colui 
possa. Che noi possiamo. Che voi possiate. Che coloro 
possano. / 

Pres. cond. S. Io potrei. Tu potresti. Colui potrebbe ec. 

Imp. sogg. S. Che io potessi. Che tu potessi. Che colui ec. 

Pas. sogg. S. Che io abbia potuto. Che tu abbi potuto ec. 

Pas. condizionato. S. Se io avessi potuto. Se tu avessi ec. 

Pas. condizionale. S. Io avrei potuto. Tu avresti potuto ec. 

Pas. futuro.' S. Quando io avrò potuto ec. 

Alodo indefinito. Pres. Potere. Pass. Aver potuto. Part. 
Pass. Potuto. Ger. Potendo. Avendo potuto. 

FOLE RE. 

D. Conjugaielo. 

R. Eccomi; ma prima debbo farvi osservare, che 
questo verbo fa ucl Pass. rim. Folli , volesti , vol- 
le, volemmo , voleste, vollero , e non già volsi , 
volesti, volse , volemmo , voleste, volsero , per- 
chè volsi , volse, volsero sono inflessioni del verbo 
volgere. Per una simil ragione si dice nel Futuro 
semp. vorrò, e nel Pres. condizionale vorrei, e 
non volerò, volerei, perchè queste sono inflessio- 
ni del verbo Folare. Ciò posto, eccomi a conju- 
garlo. 

Alodo ind. Pres. S. Io voglio. Tu vuoi. Colui vuole. P. Noi 
vogliamo. Voi volete. Coloro vogliono. 

Pas. imp. S. Io voleva. Tu volevi. Colui voleva ec. 

Pas. rim. S. Io volli. Tu volesti. Colui volle. P. Noi vo- 
lemmo. Voi voleste. Coloro vollero. 

Pass. pros. S. Io ho voluto. Tu hai voluto. Colui ha ec. 

Pass. ani. i.° S. Io aveva voluto. Tu avevi voluto ec. 

Pass. ani. a.° S. Io ebbi voluto. Ta avesti voluto ec. 

Futuro semp. S. Io vorrò. Tu vorrai. Colui vorrà ec. 

Alodo imp. Pres. S ■ Vuoi tu. Voglia colui. P. Vogliamo 
noi. Volete voi. Vogliano coloro. 

Alodo sogg. Pres. S. Che io voglia. Che tu voglia. Che co- 
lui voglia. P. Che noi vogliamo. Che voi vogliate. Glie 
coloro vogliano. 

Pres. condizionale. S. Io vorrei. Tu vorresti ec. 


Jmp. sogg. S. Che io volessi. Che tu volessi ee. 

Pass. sogg. S. Che io abbia voluto. Che tu abbi ec. 

jPass. condizionato . S.Se io avessi voluto. Se tu avessi ec. 

Pass, condizionale . S. Io avrei voluto. Tu avresti ec. 

Pass, futuro. S. (Quando io avrò Voluto. Quando tu ec. 

Modo indefinito. Pres. Volere. Pass. Aver voluto.Parf. all. 
Volente. Pass. Voluto. Ger. Volendo. Avendo voluto. 

Nota — Si sostituisce spesso, c con molta ele- 
ganza il verbo Volere &\ verbo Dovere-, dicendo: 
Ma ciò non si vuol con altri ragionar , in vece di 
non si debbo con altri ragionar. 

Diverse significazioni del verbo VOLERE , 

Volere significa credere’. Vogliono alcuni c lo stesso che 
credono alcuni. 

Volerla con uno significa Esser nemico di uno. 

Voler bene significa amare . 

Voler male significa odiare. 

Voler piuttosto significa amar meglio. 

Le cose vogliono essere cosi , significa le cose debbono 
essere cosi. 

Ci vuole significa bisogna. 

DOVERE 
D. Coniugatelo. _ 

R. Eccomi ; 

Modo ind. Pres. 1S.I0 debbo, o deggio.Tu debbi. Colui deb- 
be. P. Noi dobbiamo. Voi dovete. Coloro debbono. 

Pass. imp. S. Io doveva. Tu dovevi. Colui doveva ec. 

Pass. rim. S, Io dovei. Tu dovesti. Colui dovette. P. Noi 
dovemmo. Voi doveste. Coloro dovettero. 

Pass. pros. S. Io ho dovuto. Tu hai dovuto, ec. 

Pass. ant. i.° S. Io aveva dovuto. Tu avevi dovuto ec. 

Pass. ant. 3 .° S. Io - ebbi dovuto. Tu avesti dovuto ec. 

■Futuro semp. S. Io dovrò. Tu dovrai. Colui dovrà ec. 

Modo imp. Pres. S. Debbi tu. Debba colui. Dobbiamo noi. 
Dovete voi. Debbano coloro. 

Modo sogg. Pres. S. Che io debba. Che tu debba. Che co- 
lui debba. P. Che noi dobbiamo. Che voi dobbiate. Che 
coloro debbano. 


sonali mi, ti, si, ci, vi, si, che indicano il termine 
della sua significazione. Il suo participio è decli- 
nabile. Così si conjugano tutt’i verbi che Iranno 
per affisso all’Indefinito il nome personale si: co- 
me: pentirsi, ricordarsi, e siin. 

D. Coniugatene uno. 

R. Eccomi ; 

Modo ind. Pres.S. Io mi dolgo. Tu ti duoli. Colui si duole. Noi 

' ci dogliamo. Voi vi dolete. Coloro si dolgono, o dogliono. 

Pass. imp. Io mi doleva. Tu ti dolei. Colui si doleva. P. Noi 
ci dolevamo. Voi vi dolevate. Coloro si dolevano. 

Pass. rim. N.Io mi dolsi. Tu ti dolesti. Colui si dolse. P.Noi 
ci dolemmo. Voi vi doleste. Coloro si dolsero. 

Pass, pros, S. Io mi sono doluto. Tu ti sei doluto. Colui 

x si è doluto. P. Noi ci siamo doluti. Voi vi siete doluti. 
Coloro si sono doluti. 

Pass. ani. i.° S. Io mi era doluto. Tu ti eri doluto. Colui 
si era doluto. P. Noi ci eravamo doluti. Voi vi eravate 
doluti. Coloro si erano doluti. 

Pass. ani. a.° S. Io mi fui doluto. Tu ti fosti doluto. Co- 
lui si fu doluto. P. Noi ci fummo doluti. Voi vi foste 
doluti. Coloro si furono doluti. 

Futuro semp.S. Io mi dorrò. Tu ti dorrai. Colui si dorrà. 
P. Noi ci dorremo. Voi vi dorrete. Coloro si dorranno. 

Modo imp. Pres. S. Duoliti tu. Dolgasi colui. P. Doglia- 
moci. Doletevi. Dolgansi. 

Mòdo. sogg. Pres. S. Che io mi dolga. Che tu ti dolga. 
P . Colui si dolga. Che noi ci dogliamo. Che voi vi do- 
gliate. Che coloro si dolgano. 

Pres. cond. S. Io mi dorrei. Tu ti dorresti. Colui si dorreb- 
be. P , Noi ci dorremmo. Voi vi dorreste. Coloro si dor- 
rebbero. 

Imp. sogg. S. Che io mi dolessi. Che tu ti dolessi. Che 
colui si dolesse. P. Che noi ci dolessimo. Che voi vi 
doleste. Che coloro si dolessero. 

Pass. sogg. S. Che io mi sia doluto. Che tu ti sii doluto. 
Che colui si sia doluto. P. Che noi ci siamo doluti. Che 
voi vi siate doluti. Che coloro si siano doluti. 

Pass, condizionato. S . Se io mi fossi doluto. Se tu ti fossi do- 
ta 


Juto. Se colui si fosse doluio. P. Se noi ci fossimo doluti. 
Se voi vi foste doluti. Se coloro si fossero doluti. 

Pass, condizionale. S. Io mi sarei doluto. Tu ti saresti do- 
luto. Colui si sarebbe doluto. P. Noi ci saremmo doluti. 
"Voi vi sareste doluti. Coloro si sarebbero doluti. 

Pass, futuro. S. Quando io mi sarò doluto. Quando tu ti 
sarai doluto. Quando colui si sarò doluto. P. Quando noi 
ci saremmo doluti. Quando voi vi sarete doluti. Quan- 
do coloro si saranno doluti. 

Modo ind. Pres. Dolersi. Pass. Essersi doluto. Pari. pass. 
Dolutosi. Ger. Dolendosi. Essendosi doluto. 


N. B. Questo verbo significa aver- male. Si 
usa spesso impersonalmente nella Sola terza Per- 
sona del singolare, c del plurale, accordando col 
nome che gli fa da soggetto; cccone gli esempi : 


Mi duole la testa. 

Ti duole il braccio. 

Oli duole la mano. 

Ci duole il fianco. 

Vi duole la lingua. 
Duole loro il piede. 

Mi dolgono i denti. 

Gli dolgono le viscere. 


GIACERE. PIACERE. TACERE. 


N. B. Questi tre verbi si conjugano della stes- 
sa maniera. Ne’Tcmpi in cui dopo il c si trova il 
dittongo io, o ia, questo c si raddoppia; ma non 
cosi in quei dov’eseguito da una sola vocale;quin- 
di si scrive, e dice: 

Giaccio , giaccia , taccio , taccia , piaccio , 
piaccia. 

D. Conjugateli tutti e tre una volta ? 

R. Eccomi. »•> 


I 


Modo indicativo. Prcs. S. Io giaccio, piaccio, taccio. 

Tu giaci , piaci * taci. \ 

Colui giace , piace , tace. 

P. Noi giacciamo , piacciamo , tacciamo. 

Voi giacete, piacete, tacete. 

Coloro giacciono, piacciono, tacciono. 

Pass. ìmp. S. Io giaceva , piaceva , taceva. / 

Tu giacevi , piacevi tacevi. 

Colui giaceva , piaceva , taceva. 

P. Noi giacevamo, piacevamo, tacevamo. 

Voi giacevate , piacevate, tacevate. 

Coloro giacevano, piacevano, tacevano. 

Pass. rim. S. Io giacqui , piacqui , tacqui. 

Tu giacesti , piacesti , tacesti. 

Colui giacque , piacque , tacque. 

P. Noi giacemmo; piacemmo, tacemmo. 

Voi giaceste , piaceste , taceste. 

Coloro giacquero , piacquero , 'tacquero. 

Futuro semp. S. Io giacerò , piacerò , tacerò ec. 

Modo sogg. Pres. S. Che. io giaccia, piaccia, taccia ec. 
Pres. cond. S. Io giacerei, piacerei, tacerei ec. 

Imp. sogg. S. Che io giacessi, piacessi, tacessi ec. 

N. B. Che di questi tre verbi i due primi si 
conjugano col verbo Essere , e l’altro con Avere. 
Dant. Purg. 20. Queste parole mi erari sì piaciute. 
PARERE. 

D. Conjugatelo ? 

R. Eccolo; 

Modo ind. Pres. S. Io paio. Tu pari. Colui pare. P. Noi 
pajamo. Voi parete. Coloro pajono. 
i Pas. imp. S. Io pareva. Tu parevi ec. 

Pass. rim. S. Io parvi. Tu paresti. Coloi parve. P. Noi 
paremmo. Voi pareste. Coloro parvero. 

Pass. pros. S. Io sono paruto , o parso ec. 

Pass. ani. i.° S. Io era paruto, o parso ec. 

Pass. ant. 2. 0 «S. Io fui paruto , o parso ec. 

Futuro semp. S. Io parrò. Tu parrai Colui parrò ec. 
Modo imp. Pres. S. Pari tu. Paja colui. Pajamo noi. Pa- 
rete voi, Pajano coloro. 

•* 


f 



*8o 

Modo Sogg. Pres. S . Che io paja. Che tu paja, o pari. 
Che colui paja. P. Che noi pajarao. Che voi pajale. 
Che coloro pajano. 

Pres. cotxd. S. Io parrei. Tu parresti ec. 

Jmp. sogg. S. Che io paressi. Che tu paressi ec. 

Pass. sogg. S. Che io sia paruto. Che tu sii paruto ec. 

Pass, condizionalo. S. Se io fossi parato. Se tu fossi ec. 

Pas. condizionale S. Io sarei paruto. Tu saresti paruto ec. 

Pass, futuro ■ S. Quando io sarò paruto ec. 

Modo. ind. Pres. Parere. Pari. Paruto. 

Nota — Questo verbo quando significa sembrare , di- 
venta impersonale riflesso, e non ha che la terza 
Persona del singolare; dicendosi: Mi pare. Ti pa~ 
re. Gli pare. Ci pare. Vi pare. Pare loro. 

SOLERE. 

Modo ind. Pres. S. Io soglio. Tu suoli. Colui suole. Noi 

' sogliamo. Voi solete. Coloro sogliono. Pass. imp. S. Io 
so feva ec. Pass. rim. S. Manca, ed in vece si dice: Io 
fui solito ec. Pass. pros. S. Io sono stato solito ec. 
Pass. ani. \.° S. Io era stato solito ec. Pass. ani. a.“ S- 
Io fui solilo ec. Futuro semp. S. Manca , in vece si 
<}ice; Io sarò solito ec. Modo imp. Pres. S. Suoli tu. 
Soglia colui ec. Modo sogg. Pres. S. Che io soglia. Che 
tu soglia. Clic colui soglia ec. Pres. cond. S. Manca, 
in vece si dice : Io sarei solilo. Tu saresti solito ec. 
Jmp. sogg. S. Che io solessi. Che tu solessi ec. Pass. 
sog. S. Che io sia stalo solito ec. Pass, condiziona- 
to . S. Se. io fpssi stato solilo, ec. Pass. cond. S . Io sa- 
rei stato solito ec. Pass, futuro. S. Quando io sarò 
stato solito ec. Modo indef. Pres. Solere. Pari. Solito. 

falere. 

Modo ind. Pres. S. Io vaglio. Tu vali. Colui vale. Pr 
Noi vagliamo. Voi valete. Coloro vagliono. Pass, imp • 
S. Io valeva ec. Pass. rim. S. Io valsi. Tu valesti- 
Colui valse. P . Noi valemmo. Voi valeste. Coloro val- 
sero. Pas. pros. S. Io sono valuto ec. Pas. ani- i.°S.Io 
era valuto ec. Pas. ani. 2. 0 S. Io fui valuto ec. Futuro 


? 


' i8i 

semplice. S. Io varrò. Tu varrai ec. Modo imp. Pres. $. 
Vali tu. Valga colui. P. Vagliatilo noi. Valete voi. Valga- 
no coloro. Modo sogg. Pres. S. Che io valga, o vaglia. 
Che tu valga, o vàgli. Che colui valga, o vaglia. P Chò 
noi vagliamo. Che voi vagliate. Chfe coloro valgano. Pres. 
corid. S. Io varrei. Tu varresti ec. Imp. sogg. S. Che io 
valessi ec. Pass, sogg ■ S. Che io sia valuto ec. Pass, 
condizionato. S. Se io fossi valuto ec.Pas. condizionale. 
S. Io sarei valuto ec. Pass, futuro. S. Quando io sarò va- 
luto ec. Modo inde/. Phes. Valere. Parti. Valuto. 

FEDERE. 


Modo ihd. Pres.S. Io vedo. Tu vedi. Colui véde/P. Noi 
vediamo. Voi vedale. Coloro vedono. Pass. imp. S. Io ve- 
deva. Tu vedevi ec. Pass. rim. S. Io vidi. Tu vedesti. 
Colui vide. P. Noi vedemmo. Voi vedeste. Coloro vide- 
ro. Pass. pros.S. Io ho veduto ec. Pass.ant.i .° S. Io ave- 
va veduto ec. Pass. arit. 2.° S. Io ebbi veduto ec. Futu- 
ro semp. S. Io vedrò. Tu vedrai èc. Modo imp. Pres. S. 
Vedi tu. Veda colui ec. Modo sogg. Pres. S. Che io ve- 
da. Che tu veda ec. Pres. cond. S. Io vedrei. Tu vedre- 
sti, ec. Imp. sogg. S. Che io vedessi. Che tu vedessi ec. 
Pas. sogg. S. Che io abbia veduto ec. Pas. condiziona- 
to. S. Se io avessi, veduto ec. Pass, condizionale. S. Io 
avrei veduto ec. Pass, futuro. S. Quando io avrò vedu- 
to ec. Modo ind. Pres. Vedere. Part. Veduto. 

N. B. Tutt’i verbi terminati in ere breve in- 
flettono generalmente in si, o essi nel Pass. rim.,- 
ed in so, to, o sto nel Participio. 

I cinque verbi, cioè conoscere , crescere , na- 
scere, nuocere, rompere-, sono i soli che bisogna 
eccettuare da questa regola: ceco il loro Pass, ri in. 
ed il loro Part. 


Conoscere'. 
Crescere. 
Pascere. ( 
Fuocere. ■ 

'• Rompere . ’» 


Conobbi 

Crebbi. 

Nactjui. 

Nuócqui 

Ruppi. 


Conosciuto. 
■ Cresciuto . , 
Nato. 
Nociuto.' 

- Rotto. J. 




i8a 

D. Quante sorte di verbi terminati in Ere breve vi 
sono ? , ' 

R. Tredici; cd ecconc le inflessioni caratteristiche. 
Notasi però, che la lettera(x)chiusa nella parentesi 
in fine del verso, indica quelli che inflettono in 
to nel Participio; e quelli, in cui non si vedrà tal 
segno, inflettono in so, o esso. I verbi dunque che 
inflettono in ere breve, possono inflettere nell’In- 
definito in 

1 . Cere ; come ; Vincere , torcere , cuocere (x). 

2. Dere ; come: Chiudere , ardere, ridere. 

3 . Gere ; come : Piangere leggere , spingere (x). 

4 * Gli ere ; come: Sciogliere , cogliere, togliere (x). 

5 . Lere ; come : Svellere (x). 

6. Mere ; come : Imprimere, opprimere. 

7. Ilere ; come : Trarre, o trarre (x). 

8. Nere ; come : Ponere, riponere. 

9. Ndere ; corno : Rendere, prendere. 

10. Pere ; come: Rompere. 

11. Rere ; come: Corre , discorrere. 

12. Tere\ come: Mettere, percuotere. 

1 3 . Vere', come: Scrivere, vivete. 

OSSERVAZIONI 

Da farsi intorno ai suddetti verbi. 

I. Se si cambiano in si le inflessioni caratteristiche 
degVindcfiniti di tali verbi di qualunque classe 
sicno, avrassene il lor Passato rimoto, in cui ri- 
trovasi la Toro più grande irregolarità;' còàì' da vin- 
cere, torcere, ardere, pituigere , prendere, rispon- 
dere, e sim., si avrà vinsi, torsi, arsi, piansi, pre- 
si, risposi , c sira. 

II. GPindefiniti che hanno la penultima sillaba pre- 
ceduta da due gg, le perdono, c prendono due ss 


/ - 


\ 


Digitizod by Guogle. 


\ 

*83 

nel Pass, rim., e due tt nel Part.;così da leggere , 
reggere , se ne lia tei, letto-, ressi , retto. 

III. I verbi che inflettono in gliere perdono soltanto 
il gicre,c ritengono la / tanto nel Pass, rim., qnan- 
to nel Part.jcosì, togliendoli giere dagl’indefmili 
cogliere , sciogliere , scegliere , togliere , resterà 
co/, .yezo/, J'ce/, to/, ed aggiugendo a tali resti il 
si pel Pass, rim., ed il io pel Part., si avrà col- 
si , colto ; sciolsi , sciolto ; scelsi , scelto ; tol- 
si , tolto. 

IV. Il Pass. rim. tiene sempre tre inflessioni regola- 
ri, e tre irregolari. Le tre irregolari sono la prima 
e la terza del singolare , e la terza del plurale. 
Queste si formano facilmente, se si ricordi , chd 
inflette sempre in i; come: vinsi , arsi, piansi ; e 
se quest*! si cambia in e, si avrà la terza del siu- 

, golare vinse, arse, pianse-, ed aggiungendo a que- 
sta ro, avrassi la terza del plurale vinsero , arse- 
ro, piansero ; esempi: 

Scrissi. Scrisse. Sci-issero. 

Resi. Rese. Rèsero. 

Presi. Prese. Presero. " 

Lessi. Lesse. Lessero. 

Le tre inflessioni regolari sono la seconda del 
Singolare, la prima e la seconda del Plurale. 

La seconda del singolare di tutti verbi, sieno 
regolari, sienó irregolari, si fórma dall’indefinito, 
cambiando il re, in sii ; come: vincere, vincesti ; 
ardere , ardesti-, piangere, piangesti. Il verbo 
Essere e il solo eccettuato da questa regola. 

La prima del plurale si forma dall’ iudcfiniiò, 
mutando il re in ramo-, come: amare, amammo ; 
vedere , vedemmo, udire, udimmo, e siin. 




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184 

La seconda del plurale si forma dalla seconda 
del singolare in tult’i verbi, cambiando ì’i (inala 
di questa in e; come vincesti, vinceste , andasti ' 
andaste \ udisti , udiste , c siiti. 

Tulle queste regole riunite daranno il Pass.rim • 
come: / insi, vincesti , vinse , vincemmo , vince- 
ste, vinsero ; «r«, «rrfer//, ardemmo , ar- 

deste , arsero. * 

V. I verbi terminati, in Aere, ed in cere; come; 
tenere, scrivere, raddoppiano la lettera x nel Pass* 
rim., e prendono due « nel Pari.; come; W* 
trassi, tratto’, scrissi, scritto. ' 

Tutte queste osservazioni bene applicate baste- 
ranno sicuramente a rendere facilissima la Coniu- 
gazione de verbi irregolari terminati in ere bre- 
rc. Abbiamo creduto intanto cosa utilissima con- 
iugarli qivisi tutu, rapportandoli rispettivamente 
alla classe in cui appartengono. 

De' verbi terminati in CERE. 

CUOCERE. 

M°d°ind. Pres. S. Io cuoco. Tu cuoci. Colui cuoce 
P P*oi cucciamo. Vo: cuccete. Coloro cuocouo. Pass] 

P\ Io cuoceva - Tu cuocevi ec. Pass. rim. S Io 
, cocestl - Colui cosst - P- Noi cocemmo. Voi 

Sri e no ° r 0 p 0SSer0 ‘ PaSS ‘ pr0S ■ S ■ Io Jl ° cotto - Tu 
La ‘ ? olto ec - P n ass - °V- i S. Io aveva colio. Tu 
avevi collo ec. Pas. ani. 2.» I 0 ebbi collo. Tu a- 
vest, colto ec. Futuro semp. S. Io cuocerò. Tu cuo- 
cerai ec. ]\lo,lo w,p Pres. S. Cuoci tu. Cuoccia colui 
i. Cocemmo noi. Cuocele voi. Cuocauo coloro. Modo 

rnor * '« cuoca. Che lu cuoca. Che colui 

a. . ho noi cuociamo. Che voi cuociate. Che co- 
oro cuocauo. Pres comi. S. Io cuocerei. Tu cuocere- 

ri kk' S ° SS ’ S; Chc 10 cuoc,;Sii PC. Pass, soetr. S 
Che 10 abbia colto ec. Pass, conditionato. S. Se io avessi 


Di^itlzedoJ 


J31C 


, . i85 

«otto eC. Pass. cond. Si Io avrei cotto èc. Pass. fui. 
S. Quando avrò cotto ec. Modo indef. Pres. Cuocere. 

Part. Cotto. 

Della stessa maniera si conjugnno i seguenti; 

Vincere. Pres. Vinco. Pas. rim. Vinsi. Part. Vinto. 

Torcere. Pres. Torco. Pas. rim. Torsi. Pari.' Torto. 

Crescere. Pres. Cresco. Pas. rim. Crebbi. Part. Cresciuto. 

Nascere. Pres. Nasco. Pas. rim. Nacqui. Pari. Nato. 

De’ verbi terminati in DE11E. 

Nota. I verbi terminati in Dere inflettono nel 
Pass. rim. in.»', e nel Part. in so; come: yfrdere^ 
arsi) arso. Chiedere fa nel Pass. rim. Chiesi , 
chiedesti , chiese , chiedemmo , chiedeste , chie- 
sero ; e nel Part. Chiesto. Ridere , Pass. rim. 
Risi , ridesti , rise. Rodere , Pass. rim. Rosi , 
rodesti , rose ì rodemmo , rodeste , rosero. Part. 
. Roso. Chiudere , Pass. rim. Chiusi , Chiudesti) 
chiuse , Part. Chiuso. 

Tutti questi verbi inflettono nel Pass. rim. in 
ei , ed in etti; si dice però meglio chiudete che 
chiusi , evitandosi così E equivoco che potrebbe 
nascere tra questo, e chiusi participio. 

11 Participio di tutt’ i verbi terminati in Dere 
breve, è, come si è detto sopra, sempre termina- 
to in so , fuorché iu questi; Chiedere , perdere , 
che fanno chiesto , o chieduto , perduto. 

Il verbo cedere è regolare, ma i suoi compo- 
sti non lo sono , perchè inflettono nel Pass, rim, 
in essi) e nel Part. in rro, o in uto ; come; 

Succedere. Succedo. Successi. Succeduto , o successo. 

Concedere. Concedo. Concessi. Conceduto , o concesso. 

Questi due verbi insieme con Perdere, possono 
esser posti anche nella classe de’vcrbi regolari , 
poiché dicesi egualmente: succedei ,e succedetti . 






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i86 , 

Succeduto. Concedei , e Concedetti. Concedu- 
to. Perdei , c perdetti. Perduto. Lo stesso è de* 
composti di Credere , c perdere. 

De’ verbi terminati in ENDERE. 

I verbi terminati in Elidere inflettono nel Pass, 
rim. in e/, ed in si; ed in cso nel Part. ; come : 

Attendere. Atlendei , o attesi. Atteso . 

Prendere. Prendei , o presi. Preso. 

Pendere. Rendei , o resi. Reso. 

I verbi Fendere , pendere sono regolari; inflct- 
' tono nel Pass. rim. in ei, ed in ètti; come: fen- 
dei, e fendetti; pendei, e pendetti. Nel Part. in- 
• flettono in uto; fenduto, penduto. I loro compo- 
sti sono anche regolari, poiché inflettono nel Pass» 
*; rim. in fisi, c net Part. in eso ; come: 

t~ Difendere — Difed — Difeso. 

Appendere — Appesi. — Appeso. 

De' verbi terminali in GIÌRE. 

- I verbi terminati in Cere inflettono nel Pass» 
rim. in si, e nel Part. in toj.come: 


Cingere. . 

Cingo. 

Cinsi. 

Cinto. 

Spingere. 

Spingo. 

Spinsi. 

. Spinto. 

Porgere. 

Porgo. 

Porsi. 

Porto. 

Ungere. 

tingo. 

Unsi. x 

Unto. 

Spargere. 

Spargo. 

Sparsi. 

S parso » 

A questi 

si potrebbero aggiungere 

Estinguere. 

Estinguo. 

E stipsi. 

Estinto. 

Ergere. 

Ergo. 

Ersi. 

Erso. 


Immergere, dispergere, tergere , c pochi altri 
inflettono nel Pass. rim. in si; immersi, dispersi, 
tersi; ed in so nel Part.; dicendosi: immerso ^di- 
sperso, terso » 



l 


Digitizeirtjy (.opsic 


Quelli di questa classe ch§ hanno una vocale 
dinanzi al Gere si debbono scrivere con due gg, 
con due ss nel Pass, rim., e con due U nel Part.; 
come: Friggere. Friggo. Frissi, friggesti, frisse , 
friggemmo, friggeste, f risserò. V art. Fritto. Leg- 
gere. Leggo. Lessi , leggesti , lesse , leggemmo , 
leggeste, lessero. Part. Letto. 

De’ verbi terminali in GLIERE. 

I Verbi terminktiin Gliere cambiano il Gliere 
in Isi nel Pass. lim.^ed in Ito nel Part. Ma oltre 
di tale Ir regolar ila, soffrono anche una contrazione 
nell’Indefinita, nel Futuro semp., e nel Pres. con- 
dizionale. Eccone degli eséinjpi: 


TOGLIERE, o TORRE. " 

Modo ind. Pres. S. Io tolgo. Jtu togli. Colui toglie. P: 
Noi toniamo. Voi togliete. Coloro tolgono. Pas. imp. 
S. Io jogljeva. ec. Pass. rin%. S. Io tolsi. Tu togliesti. 
Colui tolse. P. Noi togliemmo. Voi toglieste. Coloro tol- 
sero. Pfiss, pros. S. Io lio ; tolto ec. Pass.ant. t.° S. Io 
aveva tolto ec. Pass. vai. ,». 6 ,»S.To ebbi tolto se. Fu- 
turo semp. $. Io Torrò. Tu torrai ec. Modo imp. 
Pres. S. Togli tu. Tolga colui ec. Modo sogg. Pres. 
i S. Che io > tolga . Che tu tolga ec. Pres. cond.. Io tor- 
rei. Tu torresti. Colui torrebbe ec. Imp. sogg. S. Qhe 
io togliessi. .Ché.tif tagliassi, ec. ,Fass. sogg. S. "'■he io 
abbia tolto éc. Pass. condisiopalo. S. Se io avessi tol- 
to ec. Pass.- cond. S. Io avrei tolto ec. Pass.Juturo. 
S. Quando io avrò' tòlto eòi Modo ind. Pres. Toglie- 
re, o Torre. Part. Tolto!*" « 

SCIOGLIERE , o SCIORRE. ’ 

Modo indi Pres. S. Sciolgo, sciogli, scioglie. P. Scioglia- 
mo, sciogliete , sciolgono. Pas. imp. S. Scioglieva ec* 
Pass. rim. S. Sciolsi, sciogliesti, Sciòlse. P. Sciogliemmo, 
scioglieste, sciolsero. Futuro semp. S. Sciorrò, sciorrai, 
sciorrli. P. Sciorrcmo, sciorrete. sciorranno. Pres. condi - 



t88- 

stonale. i9.Sciorrei,^ciorresti, sciorrebbe.P. Sciorremmo, 
sciorreste, sciorrcbbero. Modo inde/. Pres. Sciogliere, 
o sciorre. Pari. Sciolto. 

L'Indefinito del verbo scegliere non soffre contrazione. 
Scegliere. Pres. S. Scelgo, scegli, sceglie. P. Scegliamo, 
scegliete , scelgono. Pas. riin. S. Scisi, scegliesti, scelse. 
P, .Scegliemmo. Sceglieste. Scelsero. Futuro , S. Sce- 
glierò, sceglierai ec. Pres. condizionale. S. Sceglierci, 
sceglieresti ec. Pari. Sceto. 

De' verbi terminati in HERE. 

So vi è qualche verbo terminato in Here , l’è 
appunto l’ antico verbo Trahere con tutt’ i suoi 
composti; ma ora lo scriviamo senza V li. Questo 
verbo, come quelli della classe precedente, soffre 
una contrazione nell’ Indefinito; dicendosi; Trar- 
re , o trar. Coniughiamolo. 

Modo ind. Pres: S. Io traggo. Tu trai , o t raggi. Colui 
trac, o tragge. P. Nói trajamo. Voi traete. Coloro trag- 
gono. Pas$- imp. S. Io traeva. Tu traevi ec. Pass. rim. 
S. Io. trassi. Tu traesti. Colui trasse. P. ISoi traemmo. 
Voi traeste. Coloro trassero. Pass. pros. S. Io ho trat- 
to ec. Futuro Scmp. S. Io trarrò. Tu trarrai ec. Mo- 
do imp. Pres. S. Trai tu. Tragga colui. P. Tragghia- 
mo noi. Traete voi. Traggano coloro. Modo sogg. 
Pres. S. Cbe io tragga. Che tu tragga. Che Colui trag- 
ga. P. Che noi tragghiamo. Cbe vói tragghiate. Clic co- 
loro traggano. Imp. sogg. S. Che io traessi. Che tu 
traessi ec. Pres. cond. S. Io trarrei. Tu trarresti ec. 
Modo ind. Pres. Trarre. Pari. Tratto. 

Della stessa maniera si conjugano i suoi compo- 
posti ; contrarre , attrarre , distrarre; e cadono 
nel Pass. rim. iq fsi, e nel Pati, in io; dicendosi: 
contrassi , attrassi, distrassi, contratto , attratto, 
d istruirò. 

De' verbi terminati in LERE. 

Tra tutt’i verbi terminati in Leve , soltanto 
Svettare e suoi composti, cambia il leve in si nel 
Pass, rim., cd in to nel Pari. Conjughiamolo. 


i8g 

A lodo ind. Prcs. S. Io svello, lu svolli, colui svelle. P. 
Noi svelliamo, voi svellele, coloro svellono. Pass. imp. 

S. Io svelleva ec. Pass. rim. S. Io svelsi, ' lu svellesti, * 
colui - svelse. P. Noi svellemmo, voi svelleste, coloro 
svelsero. Pas. pros. S. Io ho svelto. Futuro semp. S. 

, Io svellerò, lu svellerai ec. Modo imp. Pres. S. Svel- 
li lu, svelga colui. P. £velghiamo noi, svellele voi, svel- 
gano coloro. Modo sogg. Pres. S. Che io svelga , che 
tu svelga, che colui svelga. P. Che noi svelghiamo, che 
voi svelghiale, che coloro svelgano Pres. cond. S Io 
svellerei ec. Imp. sogg. S. Che io svellessi ec. Indefinito. 
Svellere. Part. Svello. 

De’ verbi terminati in MERE. 

I Verbi premere , sumere coi loro composti so- 
no isoli irregolari di questa classe. Premere fa nel 
Pass.ritn. premei , o pressi , e premuto nel Part., 
che perciò si potrebbe mettere nella classe de’ re- 
golari, clic non differiscono dagli altri, che per 
frivole irregolarità. Il verbo Sumere tutto solo 
non è in uso. 

I composti del verbo premere inflettono nellTn- 
definito in intere, nel Pass. rim. in ssi , ed in sso 
nel Part.; cQtne: Opprimere , oppressi , oppresso. 
Imprimere , impressi , impresso. 

II Verbo spremere fa nel Pass. ridi, spremei, e 
nel Part. Spremuto ; in conseguenza si può mette- 
re fra i regolari. 

Il Verbo assumere fa nel Pass. rim. assunsi , e 
nel Part. assunto. 

Il Verbo consumere non è più in uso; in sua 
vece è stato sostituito consumare, che fa nel Pass, 
rim. Consunsi, e nel Part. Consunto. 

De' verbi terminati in NERE. 

Tra tutt’ i verbi terminati in Nere il solo ver- 
bo P-onere è irregolare, ed irregolari sono anche 


T » ' 






-v te 


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* 9 ° 

tutt* i suoi composti. In sua vece diciamo oggi 
Porre , c così dc’suoi composti disporre , compor- * 
re, e sim. Si forma il Pass. rim. di tali verbi cam- 
biando il rre in sì, facendo da porre , posi ; da di- 
sporre, disposi, e sim. Si forma il Part. cambian- 
do lo stesso rre in sto ; come; porre, posto; di- 
sporre, disposto. Il Pass. rim. di tali verbi inflette 
anche in ei; come; dispotici , esponei , e sim. 

Questi stessi verbi prendono un g nella prima 
Persona del singolare, e nella terza del plurale del 
Prcs. deli’ind. dell’imp.,e del sogg. Nel Futuro 
semp., e nei Pres. comi, mutano il ne, in r; come: 
Modo imi. Pres. S. Io pongo, tu poni, colui pone. P. 
Noi poniamo , voi ponete , coloro pongono. Pass. imp. 
S. Io poneva ec. Pass. rim. S. Io posi, tu ponesti, 
colui pose ec. Pass. pros. S. Io ho posto ec. Futu- 
ro semp. S. Io porrò , tu porrai ec. Modo imp. Pres. 

S. Foni tu, ponga colui. P. Porighiamo noi, ponete voi, 
pongano coloro. Modo. sogg. Pres. S. Che io ponga, 
che tu ponga , che colui ponga. P. Che noi ponghia- 
ino, che voi ponghiate, che coloro pongano. Pres. conti. 

S. Io porrei, tu porresti ec. Imp. sogg. S. Che io 
ponessi ec. Indefinito pres. Porre. Part. Posto. 

De' verbi terminati in ONDERE . 

Tutti i verbi terminati in Ondere cambiano il 
ndere in si nel Pass, rim., ed in osto nel Part.; 
come : 

Rispondere. Risposi. Risposto. 

Il veiho fondere fa nel Pass. rim. fondei o fu- 
si ; come: Io fondei, o fusi; tu fondesti , colui 
fondò, o fuse. P. Noi fondemmo, voi fondeste, 
coloro fonderono o fusero. Nel Part. fa fuso , o 
fondato, questo è migliore, l’altro serve pc’suoi 
composti; confuso , diffuso , e sim. Non è pero 




*9 r 

così della prima, e terzaPersona singolare del Pass. 
rim., fusi , fuse, che non si usano che in compo- 
sizione; come: confusi diffusi,' ma è meglio con- 
fondi, diffondi, per non confonderli coi Par- 
ticipj confusi , diffusi, e sim. 

Il verbo tondere non fa tosi nel Pass. rim. ma 
tondi , fondesti , tondè , temdemmo , fondeste, 
tonderono. Nel Part. fa tonduto , e non toso , 
perchè quest’ultimo è voce smcopata del verbo 
tosare. 

Diverbi terminati in PERE. 

Il verbo Rompere con tutt’i suoi composti e il 
solo irregolare di tale inflessione. 

Coniughiamolo — Modo ind. Pres. S. Io rompo, tu rompi, 
colui rompe. P. Noi rompiamo , voi rompete , coloro* 
rompono. Pass. imp. S. Io rompeva ec. Pass. rim. 
Io ruppi, tu rompesti, colui ruppe. P. Noi. rompemmo, 
voi rompeste, coloro ruppero. Pass. pros. S. Io ho rol- 
lo ec. Futuro semp. S. Io romperò , tu romperai eo. 
Modo imp. Pres. S. Rompi tu, rompa colui ec. Mo- 
do' sogg. Pres. S. Che io rompa, che tu rompa, che 
colui rompa. P. Che noi rompiamo, che voi rompiate, 
che coloro rompano. Pres. cond. S. Io romperei , tu 
romperesti ec. Imp. sogg. S. Che io rompessi , che 
tu rompessi ec. Modo ind. Pres. Rompere. Pari. Rollo. . 

De’vcrbi terminati in RERE. 

Il verbo Correre co’suoi composti è ilsoloche in- 
flette in ere breve tra verbi ditale inflessione; ed in- 
flette in si nel Pass, rim., ed in.ro nelPart.; come: 
Correre. Corsi . Corso. 

Diverbi terminati in TERE, 

Il verbo Mettere fa nel Pass. rim. Misi, mettesti, 
mise. Mettemmo , metteste , misero, Pait. Messo. 


I 




» 9 3 

Meniamo Atene in deposito degli Dei significa 
abbandoniamola. ■ • 

Il verbo Promettere fa nel Pass, rim.; promi - 
si, promettesti, promise. P. Promettemmo , pro- 
metteste , promisero. Nel Part. fa Promesso. 

Il verbo riflettere è irregolare nel solo Parti- 
cipio. Nel Pass. rim. fa rijlettei , e non riflessi. 
Il Part. riflettuto non è in uso, in vece si usa il 
verbo fare col nome riflessione , dicendosi : ho 
fatto riflessione. 

Il verbo Scuotere fa nel Passerini. scuotei , e 
scossi ; e nel Part. Scosso. 

Il verbo riscuotere fa nel Pass. rim. riscuotei > 
e riscossi ; nel Part. Riscosso. Così 

Percuotere fa percuotci , e percossi. Part. Per- 
cosso. , j 

Diverbi terminati in UCERE. 

I verbi producere , adduc ere, inducere , sedu- 
cere , conducere soffrono una contrazione nell’In- 
•definitò; poiché dicesi: addurre , indurre sedur- 
rete sim. Questi fanno nel Pass. rim. addussi , 
indussi , sedussi ; e nel Part., addotto , indotto , 
Sedotto. In verso dicesi pure Addur , produr , e 
sim. Nel Futuro: addurrò, indurrò, sedurrò, e nel 
Pres. cond. addurrei > indurrei, sedurrei, e sim. 

Tutti gli altri di tale inflessione non soffrono 
alterazione alcuna ncirindefìnito; dicendosi sem- 
pre: rilucere, e non già rilurre. 

De' verbi terminati in VERE. 

I Verbi di tale inflessione cambiano il V ire in 
ssi, o si nel Pass. rim. I Part. inflettono diversa- 
mente; come: Muovere . Mossi. Mosso . Moverà 



*9 3 

non è iu uso. Non si mcttq mai Va nel Pass. rim. 
e nel Pari,, dicendosi: mossi, mosso. Così l’è pu- 
re de’suoi composti : promossi , promosso ; com- 
mòssi > commosso : questi inflettono anche in ei 
nel Pass. rim., come: promqvei , cpmmoyd, e siru. 

Scrivere. Scrissi. Scritto. Sericei • non è in uso. 

Vivere. Vissi. Vissuto , o vivuto , 

Assolvere , perchè tiene la consonante dinanzi 
al vere , fa nel Pass, rimi Assolsi, assolvesti , a.v- 
solse , assolvemmo , assolveste , assolsero , o «r- 
solvettcro. Pari. Assoluto. 

Giova qui ricordarsi, che il Soggiuntivo Pres. 
de* verbi terminati in ere, ed in rre si forma dal- 
la prima inflessione del Pres. ind. , cambiandosi 
l’o, in a; come: Vedere , vedo, veda. Scrivere , 
scrivo , scriva. Cogliere , colgo , colga. Dormi- 
re , dormo , dorma. Sentire , sento , senta. 

CAPO Vili. 

Dà. Verbi irregolari della terza 
■ Conjugazione. 

Tra tutl* i verbi irregolari di questa Coniuga- 
zione cinque vene sono che Iranno più irregolarità 
degli altri; cioè, dire , morire , salire , use ire,venire. 
di verbo dire è un accorciato dell’antico' die ere. 

Coniughiamolo — Modo ùuij ■ Pori. iS. Io dico, tu dici, bo- 
lui dice. P. Noi diciamo, voi dite, coloro dicono. Pass., 
imp. S. Io diceva, tu dicevi, colui 'diceva. P. Noi dice- 
vamo, voi dicevate, coloro dicevano. Pass. rim. S. Io 
dissi, tu dicesti,' colui disse. P. Noi dicemmo, voi di- 
ceste, còlorp dissero. Passi pros. S. Io ho detto, tn hai 
dello oc. Future* semp. S. lorditi», . tu dirai ec. Modo 
imp. Pru i S.> Dì tu, dica cdlui. P. Diciamo noi, dite 
voi, dicano coloro. Alodò sogg. Pres. S. Che ip dica, 

i3 


V 


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'ip4 

che tu dica, clic colui dica. P. Glie noi diciamo, che 
voi diciate, che coloro dicano. Pres. cond. S. Io di- 
rei, tu diresti ec. Imp. sogg. S. Che io dicessi, che tu 
dicessi ec. Indefinito. Dire. Pari. Dette. 

MORIRE. 

L’irregolarità di questo verbo consiste cbe in- 
flette nel Pres, dell’ind. in due maniere, cioè: 
muojo, e moro. Nel Pass, rimoto fy Morii , roortV 
sti, morì , morimmo, moriste, morirono. Part, 
Morto. 

. SALIRE. 

.< 

Questo verbo inflette in due maniere nef Pres. 
fleli’ind. Salgo , e saglio. Nel Pass. rim. fa Salii , 
salisti, salì, salimmo, saliste, salirono.ì^d Part. 
S alito. 

Notasi, che non possiamo dire stiliamo in vece 
di .rag&amoPres.ind.,e di salghiamo Pres.sogg., 
perchè saliamo è una inflessione del verbo salare. 

UDIRE. 

Questo verbo è irregolare nel Pres.dell' ind. ,per- 
• che si muta l’« in o nella prima, seconda, e ter- 
za inflessione singolare, e nella terza del plurale, 
del Pres. indicativo, imperativo, e soggiuntivo. 
Coniughiamolo — Modo ind. Pres. S. Io odo, tu odi, colui 
ode. P. Noi udiamo, voi udite, coloro odono. Pass. imp. 
S. Io udiva, tu udivi ec. Pass. rim. S. Io udii, tu u- 
disli, colui ud\. P. Noi udimmo, voi udiste, còloro u- 
dirono. Pass. pros. S. Io ho udito ec. Futuro semp. 
S. Io udirò , tu udirai cc. Modo imp. Pres. S. Odi 
ty , oda colui. P. Udiamo noi , udite voi , odano co- 
loro. Modo sogg. Pres. S. Che io oda , che tu oda, 
che colui oda. P. .Che noi udiamo, che voi udiate, 
che coloro odano. Pres. cond. S. Io udirci , tu udire- 
sti ec. Imp. sogg. S. Che, io udissi , che tu udissi ec. 
Indefinito Udire. Pari. Udito. 


f 


. VENIRE. 

Questo verbo con tutt’i suoi composti, come anche 
quelli terminati in Nere , prendono I. il g nella 
prima inflessione singolare, e nella terza del plurale 
del Pres. deU’ind., ed in tutte quelle del Pres. del 
sogg. nel singolare, c nella terza del plurale. II. 
Prendono due rr nel Futuro, e nel Pres. cond.; 
come: Vengo , vieni , viene, veniamo, venite, ven* 

■ gono — Venga, Venga, venga, veniamo, veniate, 
vengano : Verrò, verrai, verrà, verremo, verrete , 
verranno — Verrei , verresti, verrebbe, verrem- 
mo, verreste: verrebbero. Part. Venuto. 
USCIRE. 

Questo verbo è irregolare, perchè cambia l ’ u 
in e nelle tre Persone singolari, e nella terza del 
plurale del Pres. deH’ind., nella seconda, e terza 
del singolare, e 'terza del plurale del Pres. imp.; c 
nelle tre del singolare, e nella terza del plurale 
del Pres. sogg. 

Coniughiamolo — Modo ind. Pres. S. Io esco, tu esci, co- 
lui esce, P. Noi usciamo, voi uscite, coloro escono. Pass, 
imp. S. Io usciva, tu uscivi ec. Pass. rim. S. Io uscii, 
tu uscisti, colui usci. P. Noi uscimmo, voi usciste, co- 
loro uscirono. Pass. pros. S. Io sono uscito ec. Futuro 
semp. S. Io uscirò, tu uscirai ec. Modo imp. Pres. S. 
Esci tu, esca colui. P. Usciamo noi, uscite voi, escano 
- coloro. Modo sogg. Pres. S. Olia io esca, che tu esca, 
che colui esca. P. Che noi usciamo, che usciale, eh» 
coloro escano Pres. cond. S. Io uscirei, tu usciresti ec. 
Imp. sogg. S. Che io uscissi, che tu uscissi ec. Inde- 
finito. Uscire. Part. Uscito. ' , * 

Nota il verbo Aprire fa nel Pass. rim. Aprii , o aper- 
si, ed aperto nel Part. 



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Be' verbi teì'fninati in ISCO. 

Tra i verbi terminati in ire ve »’ è up gran mi- 
nierò che inflettono nel Pres. dell’ ind. in isco, e 
si formano, mutando l’ire in isco ; come: ardire, 
ardisco; finire , finiscQ , e sm, tu Conjugazione 
di questo verbo servirà di Norma per lutti gli altrf 
di tale inflessione. Ma 

Giova qui ricordare, che l’irregolarità che at- 
tacca il Pres. dell’ind., attacca pure quelli dell’im- 
perativo , e del sogg. E 

' Che la prima e seconda Persona plurale del 
Presente nòn sorio mai irregolari. 


Modo indicativa. , 

fres, S. Iq ardisca, tu, ardisci, colui ardisce. P. Noi ab- 
. , biamo ardire, voi ardile, coloro ardisqopp, 

D . Perche avete detto noi abbiamo ardire, e non 
ardiamo ? 


li. Perchè ardiamo è la prima Persona plurale del 
Pres. ind., o sogg. elei verbo Ardere. 

D. Continuate. '■ 

R. Eccomi : > 1 ! 

Pass. imp. S. Io àrdivi', tù' ardivi ‘ee. ^asì. rim. S. Io 
ardii, tu ardrs’ti,' colui ardi. P . NoVardirump, vini ar- 
diste, coloro ardirono, pass. pros. S. to' I10' ardilo , tu 
hai ardito ec. Flirterò semp. 'S. Io ardirà',' tu ardirai èo. 
Modo imp. Pres: S. Ardisci tu, ardisca colui. P. Ab- 
biamo ardire noi. Ardite voi. Ardiscano coloro. Mòdo 
■ *°gg- Pres. S. Che io ardisca, elle tu' ardisca, che co- 
lui ardisca. P. Che' rfoi abbiamo ardire, e non àrdiamo, 
che voi abbiate ardire,, e non àrdiate', che coloro ardi- 
scano. Pres. cotid. *V. Io ardirei,' tù. ardiresti ec. Imp. 
sogg. S. Che io ardissi, che tu ardissi èc. Indefinito. 
Ardire. Part. Ardito. 


X 


/ 


Della stessa maniera si conjugano i seguenti ; 


Abolire. 

Abolisco. 

Abolii. 

Abolito. 

Abhorrirt. ' 

Abborricn. 

Aborrii. 

Abborrito. 

Arrossire. 

Arrossisco. 

Arrossii. 

Arrossito, j 

Arricchire. 

Arricchisco . 

Arricchii. 

Arricchito. 

Pandire. 

Bandisco. 

Bandii. 

Bandito. 

Capire. 

Capisco. 

Capii. 

Capito. 

Colpire. 

Colpisco. 

Colpii. 

Colpito. > 

Compatire. 

Compatisco. 

Compatii. 

Compatito. 

Concepire. 

Concepisco. 

Concepii. 

Concepito. 

Digerirei 

Digerisco. 

Digerii. 

Digerito. 

Eseguire. 

E segui sco. 

Eseguii. 

Eseguito. 

Finire. 

Finisco. 

Finii. 

7 Finito. 

Fiorire. 

' Fiorisco. 

Fiorii. 

Fiorito. 

Gradire. 

Gradisco. 

Gradii. 

Gradito. 

Impazzire. 

Impazzisco. 

Impasii. 

Impazzito. 

Incrudelire. 

Incrudelisco . Incrudelii . 

Incrudelito : 

languire. 

Languisco. 

Languii. 

Languite!. 

Patirei 

Patisco. 

Patii. 

Patito. 

Partirei 

> Parto, (vado). 

Partii - 

Parlilo. 

Partire. 

Parfisco(divido).Partii. 

Partito. 

Spedire. 

Spedisco. Spedii. 

Spedito. 

Tradire 

Tradisco. 

Iradii. 

Tradito. 

li bbidire. 

Ubbidisco. 

Ubbidii . 

U bbidito. 

Unire. 

Unisco. 

Unii. 

Unito. 


Havvi pero alcuni verbi terminati in isco; che 
differiscono dai leste citati , perchè inflettono di- 
versamente nel Pass. rim., e nel Participio; e sono: 

Apparire. Apparisco. Apparii , e apparsi Apparso. 

Comparire. Comparisco. Camparii r e.compar si. Comparso. 

Profferire. Profferisco. Proferii, c profferii. Profferlo. 

Soffrire. Sqffrisco, e soffro. Soffrii,e soffersi. Sofferto. 

Seppellire. Seppellito- Seppellii. Seppellito , e sepolto. 

N. B. Si è veduto dopo la Conjugazionc del 
\ cibo Sentire , Pag. 1 jq. una lista di verbi regolari 
della terza Conjugazione, tutti gli altri che non vi 

• >» .»... 

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i ()8 

si trovano, e (li cui non nc abbiamo parlato altro- 
ve, inflettono nel Pres. in isco , e si coniugano co- 
me Ardisco. In tale lista se ne trovano alcuni, co- 
me Consentire, mentire , partire, che soffrono la 
stessa irregolarità, terminandosi nel Pres. in due 
maniere, cioè Consento, e consentisco; mento , 
e mentisco', parto, e partisco. Si dovrà però dire 
partisco per indicare divisione , e parto per indi- 
car partenza. 

L’irregolarità che attacca i verbi terminati in 
isco si osserva costantemente in prosa, ma i Poeti 
non vi si assoggettiscono assolutamente; poiché di- 
cono: offro, ed offrisco\ pera, e perisca, magge t 
e muggisce', langue , e languisce-, fere , e ferisce ; 
fera , e ferisca. Se ne trovano molti esempi nel 
Pastor Fido di Guarini, e nell’ A minta del Tasso . 
AI ugge in mandra l' armento ( Pastor Fido ). 

Qual arme fera , qual dia vita , quale 
Sani e ritorni in vita ( Aminta ). 

D. Conjugate un verbo IMPERS ONALE. 

. R. Eccolo; nc conjugherò tre insieme. 

Modo ind. Pres. S. Piove, balena, tuona. 

Pas. imp. S. Pioveva, balenava, tuonava. 

Pas. rim. S. Piovve, balenò, tuonò. 

Pas. pros. S. Ha piovuto, balenato, tuonato. 

Pas. ant. i.° S. Aveva piovuto, balenato, tuonato. 

Pas- ant. 2. 0 S. Ebbe piovuto, balenato, tuonato. 

Futuro semp. S. Pioverà, balenerò, tuonerà. 

Modo sogg. Pres. S. Che piova, baleni, tuoni. 

Pres. comi. S. Pioverebbe, balenerebbe, tuonerebbe. 

Imp. sogg. S. Che piovesse, balenasse, tuonasse. 

Pas. sogg. S. Che abbia piovuto, balenato, tuonato. 

Pas. condizionato. S. Se avesse piovuto, balenato, tuonato. 

Pas. cond. S. Avrebbe piovuto, balenalo, tuonalo. 

pas. futuro. S. Quando avrò piovuto, balenato, tuonato. 

jqodo ind. Pres. Piovere, balenare, tuonare. Pari. Pio- 
vuto, balenalo, tuonato. Ger. Piovendo, balenando, tuo- 
nando. Avendo piovuto, balenato, tuonato. 


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*99 


CAPO tìL. 

De' Verbi terminati in ARE , ed in IRE. 

Vi sono alcuni verbi di doppia inflessione, cioè, 
in Are, ed in Ire; ed appartengono alla prima, é 
terza Conjugazioue; come: 

Colorare , e Colorire. 

Inanimare , ed Inanimire. 

Inacerbare , ed Inacerbire. „ 

Indurare , cd indurire. 

CONIUGAZIONE 

De' ■Verbi difettivi. 

t Poeti usano spesso i verbi Ire , c Gire in vece 
di Andare. Sono dunque questi i soli di cui ci re- 
sta a parlare per chiudere il trattato de* verbi ir- 
regolari. 

IRE i 

D. Conjugatelo. 

R.Di questo verbo non si trovano chele seguenti voci. 
Pass. imp. S. Iva , ivano , o ivan. 

Futuro senio. Irò, irai, ira. P. Iremo, irete, iranno. 
Modo inde/. Pres. Ire. Part. Ito. 

gire. 

D. Conjugatelo. 

lì. Di questo verbo si conoscono soltanto le seguen- 
ti voci : 

Modo ind. Pres. S. Gite. 

Pas. imp. S. Giva , givi, giva . P. Givamo , givate, givano. 
Pas. rim. S. Gii, gisti g). P. Gimmo, giste , girono, 
rientro semp. Girò, girai, girò ec. 

Modo imp. Pres. S. Gite voi. 

Imp. sogg. S. Che io gissi, che tu gissi, che colui gisse. 
P . Che noi gissiniOf che voi giste , che coloro gissero. 


> 



\ 


300 

Pres. conrl. S. Girei , giresti girebbe ec. 

Modo indef. Pres. Gire. Pari. Gito. 

D. Conjugate un verbo RIFLESSO. 

R. Eccomi; • • • 

Modo ind. Pres. S. Io mi mortifico, tu ti mortifichi, colai 
si mortifica. P. Noi ci mortifichiamo, voi vi mortifica- 
te, coloro si mortificano. 

Pas. imp. S. lo mi mortificava ec. . 

Pns. rim. S ■ Io mi mortificai ec. 

Pas. pros. S. Io mi sono mortificato ec. 

Pas. ant. i.“ S. Io mi era mortificato ec. 

Pas. ant. i.° S. Io mi fui mortificato ec. 

Futuro scmp. S. lo mi mortificherò ec. Pari, mortifi- 
catomi. 

OLIRE 

Di questo verbo si leggono soltanto le seguenti 
voci : Oliva , olivi, oliva , olivano. 

‘ ' RIEDERE o Redire 

' Le voci che conosciamo di questo verbo sono: 
Rietlo , siedi, riede. Riedea, riedevi , riedeva\ 
riedevano . Rieda , redivano. 

CALERE 

Questo verbo tiene le seguenti voci : Calendo. 
Mi cale ec. Mi caleva ec. Mi calie ce. Mi era 
calato cc. Che mi caglia ec. 

URGERE 

Urge. Urgeva. Urgevano sono tutte P infles- 
sioni di questo verbo. 

COLERE 

Colo , Cole tiene Colere , e niente più. 

LICERE 

„ Lice si dice in prosa, Lece in versp, e Lecito 
in prosa, cd in verso. 

TANGERE , toccare. 

Soltanto Tartge tiene Tangere , e non altro. 


V- 


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/ 


301 

SEZIONE IV.» 

DELL' AVVERBIO 


CAPO I. 

D. Che cosa è /'Avverbio ? 

R. Per meglio intendere che cosa è V Avverbio , ed 
a che serve nel discorso, giova osservare, che 
La significazione di tult’ i verbi è semplice, v o- 
glio dire, che non è accompagnata da circostanze 
nè di tempo, nòdi luogo, nè di modo ec. di fatti, 
allorché si dice; Pietro disegna , intendete voi 
com'egli disegna? sapete voi dove, e quanto tempo 
egli disegna? certo clic no; e perchè? perchè la si- 
gnificazione del verbo disegna è semplice. Lo stes- 
so dite della significazione dell’aggettivo, del par- 
ticipio, e dell’avvèrbio. Ciò posto, dico, che 
L' Avverbio è una parola che premessa al verbo, 
ne. modifica la significazione. 

D. Che cosa avete voluto intendere , col dire; che 
Avverbio modifica la significazione del verbo ? 

R. Ho voluto intendere, clic ne fa conoscere gli ac- 
cidenti, ossia le circostanze; mi spiego cogli esem- 
pi: Allorché dico: Pietro disegna , essendo sem- 
plice la significazione del verbo disegna , non s’in- 
tende nè dove, nè come , nè quando , nè quanto 
tempo Pietro disegna; ma se dico: Pietro disegna 
bene , questo avverbio bene modifica la significa- 
zione del verbo disegna , e fa intendere come Pic- 


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aoi 

tro disegna, cioè bene. Così pure se dico: Pietro 
disegna qui, l’avverbio qui , modificando la si- 
gnificazione del verbo disegna, fa conoscere il luo- 
go dove Pietro disegna; qual luogo al certo non si 
saprebbe, se dicesse semplicemente/Wo disegna. 

L Avverbio modifica pure la significazione del 
participio, dell’aggettivo, e talvolta dell’Avverbio 
stesso: eccone gli esempi ; 

Una colonna ben intagliata ; qui il participio 
intagliato, e modificato dall’avverbio bene. 

Un fanciullo perfettamente docile ; qui l' ae* 
gettivo docile e- modificato dall’ avverbio perfet- 
tamente. r J 

Egli mi viene a trovare molto spessoiauì l'av^ 
velino mollo modifica l’avverbio spesso. 

Egli è partito ben presto ; qui l'avverbio pre- 
sto e modificato dall’ avverbio bene. 

D. Perchè questa parte del discorso si chiama 
Avverbio ? 

R. Perchè modifica più spesso la significazione del 
verbo, clic di altre parole. 

D. Sotto quanti aspetti si possono considerare eli 
Avverbj ? 

R. Si possono considerare sotto l’aspetto dcWespres- 
sione , e sotto l’aspetto della significazione. 

D. Come sono gli Avverbj considerati sotto l'a- 
spetto dell’ espressione ? 

R. Possono essere semplici , o composti ; i primi so- 
no così detti, perchè si profferiscono con una sola 
parola ; come: giustamente , prudentemente , og- 
gi, domani, qui , quà, e sim. E gli altri si dicono 
cosi, perchè si profferiscono con più parole; come: 

Al presente , a briglia sciolta, di subito t di sicuro, 
per cerio , di certo , per verità , per mia J'e , da quel 


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I 


ao3 

punto in poti in quel mentre } di quando in quando , 

di tratto in tratto , d' allora in poi , ad un di presso , 
presso a poco, in quel torno, spesse Jìate, rare volte, e. sim. 
D. Da quali parole si formano questi Avverò]? . 

R. Si formano da sostantivi preceduti dalla preposi- 
zione semplice, o articolata, co me si può vedere da- 
gli esempi recati. 

D. Perchè tali parole combinate in tal modo si 
mettono nella classe degli Avverò] ? 

R. Perchè indicano modificazioni: ma non sono pe- 
rò che Modi avverbiali. 

D. Come si possano considerare gli Avverò] sotto 
V aspetto della significazione? 

R. Siccome TAvverhio serve a modificare la signifi- 
cazione del verbo, e poiché tale significazione può 
essere accompagnata da circostanze di tempo, di 
luogo , di più, o meno , di modo , di ordine, di af- 
fermazione, di certezza , di probabilità , di dub- 
bio ec., cosi vi sono Avverbj 

Di Tempo. - . 

Di Luogo. 

Di Qualità, e di Modo. 

Di Quantità, e di Numero. 

Di Ordine. 

Di Negazione. 

Di Affermazione. 

Di Certezza. 

Di Probabilità. 

Di Dubbio. 

Di Comparazione. 

Di Eguaglianza. 

Di Eccesso. 

Di Difetto. 

Avverbj di Tempo. 

D. Quali sono gli Avverbj di Tempo? 

li. Gli Avvcrb di Tempo sono quelli che indicano 


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ao4 

qualche circostanza ili tempo, e pei quali si può 
rispondere alla domanda: quando ? 1 

Quelli di Tempo passato sono; 

Allora, già, pnma, feri , testé, recentemente, antica- 
mente, altra volta, e sim, 

Quelli di Tempo presente sono: 

Oggi, ora, al momento, al presente, oggidì , osai- 
r '<a,, attualmente, ormai, oramai, ornai, e «im’aome- 

JoUt? h 'Ì nal ° r laVOr ° C ! ie " li avevalc ordinato-, che 
volete che ne faccia ora ? 

Quelli di Tempo futuro sono: À j; 

Indi, appresso, dopo, quindi, poscia-, dipoi , dappoi 
\ se'nT'm avvemr ^ subito che , e sim., come : Ieri 
• •** « rid ° n ° « » 

Quelli di Tempo indeterminato sono: 

■nitre bolle, spesso, qualche volta, talora, sempre 

Ta <f nT a, R Un ' ,U *' ‘ IUeSt ‘ treulti "” preceduti^ da 
non significano m nessun tempo ; come: Altre volte Z’ 
^ecluraz,one era trascurata ; ora se ne occupano molto. 
Quelli che indicano identità di tempo in cui le 
cose si fanno, sono: mentre, intanto , e sitn. 

Quelli che indicano la celerità, o la lentezza, on- 
de una cosa succede all’altra, sono: 

’losto, subito , subitamente, tardi, lento, ternamente 
presto, prestamente , di presente , immantinente, inòon- 
tanen te, continuamente, piano, pian piano, adagio, e sim. 

Vuoili clic indicano continuazione sono, sempre 
ognora, continuamente. 

Quelli clic dinotano interruzione di tempo sono: 
Talvolta, interrottamente ; interpellatamente, e simili. 

Awerhj eli Luogo. 

D. Quali sono gli Avverbj di Luogo? ’ 

R Gli Awerbf di L “o$o sono quelli che indicano 
la diversità de’ luoghi dove le cose si fanno, e pei 


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quali si può rispondere alla domanda: dove ? e 
,' sono: qui, costi , li, qiia y àostà y colèi , là y su y già y 
p/, w, ivi) indi , onc/e, donde , e sim. 

.1 ;.*i , , . ■ • -, 1; 

Qui. Costì. Lì. 

X). Qudf è il significato, di questi tre Avverbj di 
Luogo, e quando si usano ? 

Qf Quésti tre Avverbj cti Luogo si usano coi soli 
vèrbi di quiete; ed'ecconc il significato. Qui signi- 
fica il luogo in cui si trova chi parla; come: Io 
scrivo qui ; io dormo qui, c non già io scrivo quà y 
io dormo qua. ' ' ' ‘ « 

Costì significa il luogo in cui si trova chi ascol- 
ta; come: Voi vi divertite costì ; Poi siete costì 
da molti giorni; c non già costà. E 

Lk significa il luogo lontano da chi palla, e da 
chi ascolta; come: Egli si ‘divertiva lì col figlio; 
e non già Colà } o là. ■ 

Quà. Costà." Colà, o Là. 

D. Qual y è il significato di questi tre Avverbj di 
I J . uo S°'> e quando usano? - 

R. Qtì'cfetV tre Avverbj 'di Luogo si usai/o coi soli 
verbi dt 'movimento; cd : 'cccóne il significato. Quà 
significa luogo in cui’si' trova chi pària; come: 
/ eni/è qria, cioè dove sOn io, e non gikPehitc qui. 

Costà significa il luogo in cui si trova chi ascol- 
ta; come: Io verrò costà , cioè dove siete voi, e 
non già costì. E 

Colà } o /«significa il luogo distante da chi par- 
la, e da chi ascolta; come: Andremo colà o là 
insieme , c non già lì. :y. a 


ao 6 

AVVERTIMENTO. . ! 

Abbiamo detto, che idue Avverbj di luogo qw* 
quà significano il luogo, in cui si trova chi parla, 
e che il primo si usa co’j^erbi di quiete, e l’altro 
con quelli di moto; troviamo intanto qui usato col 
verbo di moto in Macch. Torna quida me, ma non 
faccia meraviglia , poiché qui dinota un luogo più 
circoscritto, é quà un luogo indeterminato; onde 
se il Signor Macch. disse torna qui da me, volle 
intendere in questa casa • E se troviamo; Non so 
là che si faccia, dobbiamo intendere in quel Re* 
gno , in quella Provincia , in quel paese ec. 

> ‘t&’l <Xt(C Cl. Vi. '• 

D. QuaV è il significato di questi due Avverbj di 
Luogo, e quando si usano ? ‘ , * Wl 

R. Questi du q Avverbj di Luogo si usano coi 
Terbi di quiete, e di moto; Ci coi primi significa 
qui’, come quando si dice; Non ci è , significa lo 
stesso che non è qui , ossia qt questo luogo: e coi 
secondi significa quà; come allorché si dice; Non 
ci è venuto , è lo stesso che none venuto quà*, os- 
sia in questo luogo. , f T 

Così l’Avverbio Vi coi verbi di quiete significa 
costi; come quando si dice: non vi è, cioè costì , 
ossia in cotesto luogo. E coi verbi di movimento 
significa colà , o là; come quando si dice: Non vi 
è andato , egli è lo stesso che se si dicesse; Egli 
non è andato colà , ossia in quel luogo. 

Là. Di là. 

P. Qual ’ è il significato di questi due Avverbj di 
Luogo, e quando si usano ? 


I 


R. Questi due Avverbj di Luogo si usano coi soli 
verbi di movimento; eccone il significato: Là si- 
gnifica lo stesso che colà , ossia in quel luogo', co- 
me quando si dice: Chi mai è andato là? cioè in 
quel luogo. L’Avverbio di là significa eli quel luo- 
go ; Come quando si dice: Partirai di là dopo tre 
giorni , cioè di quel luogo , o da quel luogo. 

Significa talvolta dall 1 altro mondo; come nel 
Bocc. Di questo ti dovevi tu avvalere , mentre eri 
tu di là, ed emendartene ( risposta fatta a Feron- 
do, cui era stato dato a credere, ch’egli era stato 
in Purgatorio ). Così quando diciamo nel Simbo- 
lo: Di là ha da venire a giudicare; cioè dall'al- 
tro mondo. 

Onde. Donde. Quindi. Altronde, e sim. 

D>. Qual’ è il significato di questi Avverbj 'di Luo- 
go, e quando si usano. 

R. Questi Avverbj di Luogo si usano coi verbi di 
movimento, e significano il luogo da cui si parte, 
o si viene; Onde, donde significano da quel luo- 
go; Indi significa lo stesso, ma talvolta significa 

1 da quel tempo; come nel Macch. Indi a pochi 
giorni morì. Si accompagna talora colla preposi- 
zione da; dicendosi da indi in quà ; da indi in su. 
lalvolta sta in vece di poscia; come: Indi ascen- 
demmo il monte , cioè poscia ascendemmo ec. 

Quindi significa da questo luogo. 

Altronde significa da altro luogo. 

Ovunque significa in qualunque luogo. 

Avanti , innanzi significano un luogo anteriore. 

Fuori, fuora significano un luogo esteriore. 

f-ntro , dentro indicano il contrario di Fuori ; coma 
nel Petrarca 


/ 


t. 




Lt notturne viole per le piagge , 

£ le fitre selvagge entro le mura , 

Quivi significa un luogo lontano da chi parla, 
c da chi ascolta; come nel Dante. 

Quivi si piangoli gli spietati danni. 

Ivi significa in quel luogo : vien preceduto tal- 
volta dalla preposizione da; come: Da ivi di » 
scende. 

Ne equivale talvolta a di là; come: La polvere 
ne fu sbalzata dal vento , cioè di là. 

Ove , dovei significano in qual luogo ? come: 
Dove vai 1 Ove corri ? 

Avanti, innanzi , dietro , appresso , vicino , 
dentro , entro, tra , fra , allato , accanto ,rimpet- 
to, incontro , addosso , attorno significano U luo- 
go, in cui la persona o cosa si trova. 

*Sa significa sopra , ossia un luogo superiore, 
cioè più aitò di quello in cui si trova chi parla 

Grn significa sotto, ossia un luogo più basso 
di quello, in cui si trova chi parla. 

Quassù , quaggiù , lassù, laggiù, sono avverbj 
composti. Quassù è composto da qzzrz, e .vzz, e si- 
gnifica lo stesso che qui sopra , orquà sopra. 

Quaggiù è composto da e gwz, e vale lo 
stesso che qui sotto , o sotto , ossia in questo 

luogo inferiore. 

Lassù è composto d^a là, e sm,c significa z'/z quel 
luogo superiore. 

Laggiù è composto da là e g-z'/z, e~significa lo 
stesso che in (jucl luogo inferiore. 

Giova qui osservare che ili questi stessi avverbj 
alcun indù-fino il posto , altri la distanza. 1 primi 
sono: ove, qui, di qua; di là, da perlutto; gli ul- 
timi sono ; presso, lontano, vicino , c siili., come; 



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30 9 . 

Il pittore aveva riunito in un medesimo quadro molli 
oggetti diversi', qui una truppa di baccanti ; là una truppa 
di giovani ; qui un sacrifìcio ; là una disputa di filosofi. 
Sesostri portò le sue conquiste pià lontano, di quelle 
che Alessandro ha fatto dopo. 

Passate dal vostro cugino ; egli alloggia qui vicino. 

jivverbj di Qualità 9 e di Modo . 

D. Quali sono gli Avvèrbj di Qualità, e di Modo? 
R. Gli Avverbj ili Qualità , e di Modo sono quelli 
die indicano la maniera onde le cose si fanno, e 
pe’ quali si può rispondere alla domanda; come? 
Sono essi per lo più tutti gli aggettivi che si usano 
come Avverbj; come: chiaro, schietto, sodo,c sim. 
Notasi però, che 

Tanti Avverbj di qualità vi sono, quanti sono 
gli aggettivi perfetti, e si formano così: 

Se gli aggettivi inflettono in o, come Santo, 
dotto, e sim., cambiasi Po finale in ameni e\ facen- 
dosi da santo, dotto, e sim., santamente, dotta- 
mente. Ma da buono si fa meglio , e da cattivo 
si fa peggio. 

Se inflettono in e; come costante, diligente, c 
sim. ,vi si aggiunge mente ; facendosi da diligente, 
diligentemente ; da costante, costantemente; da 
soave, soavemente, e sim.: come per esempio. 

Buffon è uno de'niigliori scrittori del secolo passato : 
pensa profondamente, dipinge fortemente, e si espri- 
me nobilmente. 

Se poi inflettono in le; come crudele, gentile, 
fedele , e sim., si toglie Ve finale dell’aggettivo, e 
vi si aggiunge mente; dicendosi crudelmente, gen- 
tilmente, fedelmente , c sim. 


*4 



Avveri} di Quantità , c di Numero, 

D. Quali sono gli Avverbi di Quantità, e di Numero? 

R. Gli Avverbj di quantità , e di numero sono quel- 
li che indicanole quantità delle cose, e pei quali 
si può ì-ispondere alla domanda; Quanto ? come; 
Quanto indica una quantità indeterminata. 
bissai, molto indicano una gran quantità. 

Più significa maggior quantità. 

Meno indica minor quaulità. 
abbastanza significa una quantità sufficiente. 
Grandemente , soverchio , oltremodo , altrettanto, smi- 
suratamente, pienamente, appieno, maggiormente, com- 
piutamente, scarsamente, molto , poco, caro, alquanto 
sono tutti Avverbj di quantità; come: £ una donna leg- 
giera ed incostante, che parla molto, e riflette poco. 
Quei panni sono belli, perciò costano caro. 

Gli Avverbj di Numero sono; 

Primieramente , secondariamente , in primo luogo , in 
secondo, in terzo, in quarto luogo ec., siila fila, avan- 
ti, l'un dopo l'altro, e sim. 

Avveri j di Ordine. 

D . Quali sono gli Avverbj di Ordine? 

II. Gli Avverbj di Ordine sono quelli che indicano 
l’ordine in cui le cose sono disposte ; come : 

Primieramente , primamente , principalmente , vicen- 
devolmente, scambievolmente, alternativamente, ulti- 
mamente, successivamente. Due se ne formano da nomi 
di Numero ordinale, c sono primieramente , e seconda- 
riamente-. per tutti gli altri si dice: in terzo luogo, in 
q tarlo, in quinto, in sesto luogo ec. 

Avverbj di Negazione. 

D. Quali gli Avverbj di negazione? 

R. Gli Avverbj di Negazione sono quelli che servo- 
no di risposta negativa ad una domanda; tali sono: 
No , non , niente, affatto -, es^lnp. Volete venire al tea- 
tro? No — Comandale qualche cosai No. 


2 n 

Avverbj di Affermazione. 

D. Quali sono gli Àvverbj di affermazione? 

R. Gli Avverbj di Affermazione sono quelli clic 
servono di risposta affermativa ad una domanda: 
come : 

Sì , appunto , certo , di certo , certamente , sì bene , mai 
sì, sicuramente ; eserap. Avete mai letto in Recine la 
famosa scena del delirio di Fedra ? Sì,, l'ho letta , o 
confesso eh' è una delle pià belle del Teatro francese. 

Avverbj di Certezza . 

D. Quali sono gli Àvverbj di Certezza? 

11. Gli Avverbj di Certezza sono: 

Certo , assolutamente , infallibilmente , davvero , offi x y 
indubitatamente , e servono di risposta certa ad una do- 
manda; come quando si dice: Avete studiato ? certo. 

Non si confondino questi Avverbj di Certezza 
con quelli di Affermazione , poiché non ogni ri- 
sposta affermativa è certa. 

Avverbj di Probabilità , e di Dubbio. 

D. Quali sono gli Avverbj di Probabilità , c di 
Dubbio? 

R. Quelli di probabilità sono: 

Probabilmente , per avventura , e servono di risposta 
probabile ad una domanda; come quando si dice: Sor- 
tirà l'affare ? probabilmente. 

Quelli di dubbio sono: forse , può essere , può 
darsi , e servono di risposta dubbia ad una do- 
manda; come quando si dice: 

Guadagnerete la vostra causa ? forse sì, forse no. 



I 


aia 


Avveri j di Comparazione . 

D. Quali sono gli Avverbj di Comparazione? 

R.Gli Avverbj di Comparazione sono quelli che ser- 
vono ad indicare il paragone, che si fa di una per- 
sona o cosa con un’altra, relativamente a qualche 
qualità, o quantità; e perchè una persona o cosa può 
avere una qualità, o quantità in eguale, maggio- 
re, o minore estensione di un’altra; si distinguo'!! 
perciò tre sorte di comparazioni, e quindi tre sor- 
te di Avverbj che le indicano; che sono gli Avver- 
bj di eguaglianza ; gli Avverbj di eccesso ; e gli 
Avverbj di difetto. 

Quelli di eguaglianza sono: cosinone, tanto , 
il, egualmente., seguiti dai correlativi quanto, che, 
come ; e si usano allorché si vuole indicare, che 
una persona, o cosa possegga una qualità nella stes- 
• sa estensione di un’altra; come quando si dice: 

L'amore del prossimo è cosi necessario nella socie- 
là per la felicità della vita , quanto nel Cristianesi- 
mo per la salute eterna. Il tulipano è cosi bello quanto la 
rosa. Platone fu tanto dotto quanto lo fu Socrate. Egli 
è s» ricco che benefico . Ella era si lieta conte bella. 

Quelli di eccesso sono: più , meglio , di più , 
vieppiù , e si usano allorché si vuole indicare, che 
una persona o cosa possegga una qualità in mag- 
giore estensione di un’altra; come quando si dice: 
La rosa è più bella della viola. 

Quelli di difetto sono: meno , viemeno , quasi , 
tutto al più; e si usano allorché una persona o 
cosa possegga una qualità con meno estensione di 
un’altra; come quando si dice: 

L'Asia i meno popolata dell' Europa. Il naufragio c la 
morte sono meno funesti de' piaceri che attaccano la virtù. 


3i3 

OSSERVAZIONI. 


D. Quali sono queste Osservazioni? 

R. Eccole; I. L’Avverbio preceduto dall’Articolo fa 
Je veci del nome; come quando si dice; Il poco 
nu basta- — Il molto mi nuoce. 
li. L’Avverbio unitoal nome fa le veci dell’aggettivo; 

come quando si dice : Poco pane ; molto vino! 
III. L’Avverbio è un’espressione accorciata eh’ equi- 
vale ad una preposizione col suo regime; di talli 
quando si dice: modestamente , non è egli lo stes- 
so che con modestia? 


IV. Siccome gli aggettivi perfetti possono avere i 
Gradi di comparazione , così possono averli anche 
gli avverbj che da essi derivano; come : 

Più presto , più tosto , più diligentemente , diligentis- 
simamente-, meno presto, e sim. 

V. Gli Avverbj comparativi hanno, come gli agget- 
ti, il secondo termine della comparazione; come: 

lTT^ /l ° pera P iil V ru ‘ len temente degli altri. 

VI. Gli Avverbj superlativi si formano dagli agget- 
tivi superlativi; come. 

Prudentissimo , prudenlisSimahiente ; diligentissimo , 
ihgentissimamente, eloquentissimo, eloqnentissimamen- 
te, e san. Esempi: - Bourdalouve, e Massilon hannei 
parlato tutti e due eloquentissimarnente sopra le verità 
evangeliche-, ma il primo si è principalmente propósto 
di convincere lo spirito-, F ultimò ha avuto generai, nenlé 
in vista di toccare il cuore. 

Cor nei Ile c Racine sono i due migliori poeti tragici 
Jrancesi : le opere del primo sono scritte vigorosamen 
te, ma scorrettamente-, quelle dell'ultimo sono re^ola- 
rissimamentc belle ; purissimamcnle espresse e vii de- 
licatamente pensate. p 


21 4 


SEZIONE 'V.» 


.• '■ m,»L 

DELLA PREPOSIZIONE. 

■tir * • » « * * P'fl 

D. Che cosa è la Preposizione? 

IL La Preposizione è una parola indeclinabile che 
serve nel discorso ad indicare i diversi rapporti , 
ossia le relazioni che le persone, o cose possono a- 
vere tra di loro; come per esempio ; se si dice sem- 
plicemente Pietro , si considera Pietro isolato, cioè 
senza verun rapporto; ma se si dice: Pietro è in 
casa , la preposizione in mostrerà il rapporto clic 
Pietro lia colla-casa. Cosi pure se si dice: Pietro 
passeggia con Francesco, la preposizione con in- 
dicherà il l'apporto di compagnia che passa tra esso 
e F rancesco.LaPrcposizionc è così chiamata, perchè 
si mette sempre avanti alla parola ch’cssa regge. 

D. Come si possono dividere le Preposizioni ? 

IL Si possono dividere per rapportò all’espressione, 
e per rapporto alla significazione. 

D. In quante specie si dividono per rapporto al- 
l’ espressione? 

IL In due specie ; che sonò le Semplici , e le compo- 
stele prime sono quelle che si esprimono con una 
sola, parola; come: in, per, con, di, da,e sim. Eie 
altre quelle che si esprimono con più parole; come 
a riguardo di, a riserva di, arichiesta di, c sim. 

D. Come si dividono le Preposizioni per rapporto 
alla significazione? 

R. Si potrebbero dividere in tante specie, quante 


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2l5 

sono le specie di rapporti; ma come liavvi una in- 
iinità di rapporti, ossiai una infinita di maniere di 
considerare le cose , le une rispetto alle altre ; di 
più, siccome uno stesso rapporto spesso vien indi- 
cato da più preposizioni , ed una stessa preposi- 
zione talvolta indica diversi rapporti; dividiamo 
perciò le Preposizioni pei principali clic possono 
indicare; e sono: 

Di Tempo; come: 

Avanti , durante , dopo ; csemp. Avanti la guerra— Mu- 
rante la guerra — Dopo la guerra. 

Di Luogo, o situazione; come: 

In, nel , a, fuori , dentro , sopra-, sotto, avanti, presso , 
dopo , esemp. La natura spiega le sue ricchezze sotto 
la zona torrida. Quella casa è fuori la città. Vi era 
un boschetto dilettevole dentro alla sua casa. 

Di Termine che si lascia; come: 

Di, da, esemp. Pietro parti da Roma. Egli usci di casa ; 

Di Termine a cui si tende; come: 

In, a, verso-, esemp. Pietro andò in Bologna , indi ri- 
tornò verso Roma. . . \ . 

Di causa, c di mezzo ; come,:. 

Mediante , atteso ; esemp. Mediante le precauzioni che 
abbiamo prese , abbiamo scansato gli scogli di tjuella^ 
costa pericolosa. — Atteso il cattivo tempo non si 
può partire. 

Di Causa efficiente; come: 

Da, esemp. Casa fabbricata da un architetto . 

Di Causa materiale; coinè: 

Di’, esemp. Colonna di porfido — Tazza di argento. 

Di Causa fìnalè ; corne i 

Per ; csemp. Carozza fatta per un Principe — La 
lingua è fatta per parlare. 

Di Ù nione ; come : 

Con; esemp. I soldati coi loro uffizioli. '. <. 

Di Separazione; come; 

Senza ; esemp. I soldati senta i loto uffizi dii. 


3l6 

La i preposizione sema indica 1’ esclusione di una cosa 
dalle altre ; esemp. Sema di te spero calere (Bocci 
Senta U vostre cure sarei stato un ignorante tutta la 
mia vita. Tutto è assurdo e ridicolo in quell' onera 
eccettuato un capitolo , o due. 7 ^ ’ 

Di Eccezione ; come : 

Olirei etamp. Una compagnia di cento soldati , oltre 
gli uffizi ah . 1 

Di esposizione ; come : 

Contro , cantra ; esemp. / soldati contro agli U disia- 
li, o contro gli Uffizi ali. ° ujjuia- 

Di Distacco; come: 

Da; esemp. I soldati distaccati dal reggimento . 

Di Permuta ; come : 

Per-, esemp. Vendere un prigioniere per un altro . 

Conformità ; come : 

Secondo -, esemp. Secondo il costume. Secondo la ragione. 
.I l sono I repostZLoni di significazione diversa ? 
ii. Lierto; e sono (jueJIe 
Di Stato in un luogo; come: 

Accanto, allato, accosto , intorno, presso, vicino , ad - 
‘ osso i appiè , dentro y nel , sopra di y dirimpetto , ra- 
sente, a fronte ; di sotto , e sim. 

Le preposizioni accanto , allato , accosto , in- 
torno significano nn luogo relativo ad un altro,ch* 
è vicino; come nell’ Ariosto 
lyingli intorno, e gli sta sempre allato. 

Di Moto a luogo; come: 

od, m fino, in sino, verso, e sim. ■ 

Di Moto da luogo; come; 

n ‘ n ^' Ì a canto i tia loto, do- loto di, d'insù , e sim. 

Di Moto per luogo; come; 

Per, lungo, rasente. 

Di Numero; come: * J 

C/rca, intorno, d'intorno , presso, oltre, vicino , c sim. 

Di Privazione; come: 

Senza, fuori, lungi, da, e sim. 

> * — . ‘ 4 • ’ i 




217 


Di Comparazione; come : 

In paragone , in comparazione. 

Di Accrescimento ; come : 

Olire , al pià , assai più, di, mollo di, e simili. Oltre 
si dice relativamenle alle cose da cui si distingue t o 
toglie quèlla di cui si parla; come quando si dice: Ci 
ìorranno oltre a ciò le persone. 

Significa talvolta più', come nel Bocc. G. 2 . N. 6. Non 
era sì poco, che oltre a dieci mila dobble non valesse ; 
cioè più di diecimila ec. 

Di Opposizione sono anche queste , cioè ; 

Contro, malgrado, nonostante : esemp. Non sapremmo 
lungo tempo operare contro il nostro carattere ; non 
ostante tutte le pene che prendiamo per contraffarlo , 
si mostra , e ci tradisce , in molle occasioni. 

In vano operiamo nostro malgrado , siamo conosciuti 
a lungo andare. v 

Quelle che indicano il fine sono: 

Verso, circa, per . ; esempio : Vi scrivo circa quell'af- 
fare per cui prendete un si vivo interesse j e siccome 
conosco la vostra benevolenza verso ‘ i disgraziati , cosi 
non dubito punto che non vi poniate tutte le vostre 
cure, meno per la soddisfazione di farmi cosa grata , 
che pel piacere di giustificare l'innocenza, e confon- 
dere la calunnia. 






'V . 


V,\, 


. 


* +* i » 


■.’vK . : tot* 


ai8 


SIGNIFICAZIONI 

Di queste quattro Preposizioni 

DA. DI. SOPRA. PER. 

DA 

; . *, è . ; < : * yL 

D. Quali sono le significazioni della Preposizio- 
ne Da ? 

R. La Preposizione Da significa Dipendenza di una 
cosa da un’altra, onde coi verbi passivi il nome 
della persona o cosa, clic fa l’azione, con tale pre- 
posizione si accompagna;, come quando si dice: 

Cartagine fu fabbricata da Didone , e distrutta da 
Scìpiy/ie. Belle volte in tale significatone si usa an- 
che la Preposizione per; come: Quello che per me 
non fi può fare ; cioè da me non si può fare. 

Significa Origine ; come nascere, scaturire » sorgere , de- 
rivare , provvenire da qualche cosa , o da qualche 
1 ìlogo; ed ecco perchè dicesi : Raffaello da Urbino + 
per indicare la città onde ebbe origine. 

Significa separazione , allontanamento ; come: uscire, par- 
tire da qualche luogo ; dividere, staccare > rimuovere 
una cosa da un' altra. Coi verbi uscire , partire si 
usa meglio la preposizione di ; come : Egli parti di 
Milano — Egli usci di casa. 

Significa abile «• come: Egli è uom da ciò , cioè abi- 
le a far ciò. 

Significa come ; Egli opera da uomo onesto , cioè come 
ad un uomo onesto conviene. 

Significa non si doveva ; come: Non era da farne tanto 
schiamazzo ; cioè non si doveva fare tanto schiamazzo. 

Significa atto «; come : Esser da poco ; esser da molto ; 

• esser da piti ; esser da troppo ; esser da nulla ; esser 
da tanto ; cioè esser atto a poco ; esser atto a molto ec. 


t 


219 

Significa sulla fede ; come : Egli agl da Galantuomo , da 
Cavaliere ; cioè sulla fede di galantuomo , di Cavaliere. 
Significa quanto si richiede ; come: Vi è da cenare? Vi è da 
desinare? cioè quanto si richiede per cena', per desinare. 
Significa circa ; come; Vi erano da trenta persone ; cioè 
circa trenta persone — Sono da dieci giorni , cioè 
circa dieci giorni. 

Significa in casa ; come: Egli è stato da me, cioè in casa mia. 
Significa innanzi ; come: Io son passato da casa vostra , 
cioè dinanzi alla casa vostra. 

Significa mentre era ; come: Da vecchio, da soldato , da 
giovane ; cioè mentre era vecchio ; mentre era solda- 
to 5 mentre era- giovane. 

Significa differenza) come: dllro uomo da quel che io sono. 

' DI 

I). Quali sono i significali della Preposizione Di? 
R. La Preposizione Di si usa principalmente, allor- 
ché ad un nome se ne vuole aggiungere un altro, 
che ne indichi qualche determinazione , come 
fa l’aggettivo;! per esemp. quando si dice: 

Colonna di marmo — Il mar di Toscana ; tali espressioni si- 
gnificano lo stesso die C olonne marmort e. Il marToscano. 

Delle volte la preposizione uisembraoorrisponderéa 
queste altre; a , ad, in, fi:r,coNtra, ma tali pre- 
posizioni sono ellittiche in tal Caso, poiché vi si 
sottintendono insieme con un altro nome ; come: 

si ver invidi a\di uno significa aver invidia allafortuna di uno. 
Partir di Roma significa partir dalla città di Roma. 
Esser Rato del lalunno significa esser nato nel corso del 
tal anno. 

Alprir -di tanti anni .. significa morir nell' 1 età di tanti anni. 
Esser di guardia , di servizio vuol dire essere, nello sta- 
to , nell' occupazione di guardia , di servizio. 

Esser di noja , di piacere, vuol dire esser cagion di no- 

ja , pii piacere. Ui ’ 

Lagrimar di allegrezza , significa lacrimar per cagione 
di, allegrezza.* , . 

Ferir di saetta vuol dire ferir con un colpo di saetta. 


330 

Uno di questi significa Uno tra questi— Il primo di que- 
sti significa il primo tra questi. 

Tanto di tempo significa tanto spazio di tempo. 

Essere pili o meno grande di un altro vuol dire essere 
più o meno grande a confronto di un'altro. 

Delle volte la Preposizione di taccsi, dicendosi; 
4 casa il medico. A porta San-Gennaro. La Dio mercè. 
Il cui valor. Le altrui sostanze , in vece di A casa del 
medico-, a Porta di San-Gennaro-, il di cui valor cc. 
Questa Preposizione si unisce coi nomi, e se ne 
fanno degli avverbj; come: 

Di nascosto, di forza, di subito, e simj e vagliono lo stes- 
so tJie nascostamente, forzatamente, subitamente, e slm. 

SOPRA 

D. Qnnli sano le significazioni della Preposizio- 
ne Sopra? 

R. La Preposizione Sopra indica sito di luogo su- 
pcriore, contrario a quello indicato da Sotto-, si 
usa spesso col quarto caso, ma non di rado col 
terzo si accoppia, e talora anche col secondo; si a- 
dopera pure a significare altre cose, come dagli 
esempj seguenti. 

Significa contro, addosso-, come: Ordinarono un poderosis- 
simo esercito per dar sopra i nemici, cioè contro i nemici. 
Significa appresso , vicino ; come : Marsiglia è in Pro- 
venza sopra la marina posta , cioè vicino alla marina. 
Significa più che ; come : Egli mi amava sopra la sua 
vita , cioè più che la sua vita. 

Significa di là da, oltre-, come: Ben cento miglia sopra 
Tunisi ne lo portò $. cioè di là da cento miglia, o ol- 
tre cento miglia ec. 

Significa circa , intorno-, come: Maravigliatomi forte so- 
pra le vedute cose , cominciai a pensare ; cioè intorno 
alle vedute cose ec. 

Significa già venula ; come: Quivi sopra sera arrivò un 
giovane) cioè già venuta la sera. 



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331 


n TER 

% 

D. Quali sono le significazioni della Preposizio- 
• ne Per ? 

R. La Preposizione per tiene varj significati. Indica 
l'esistenza di un oggetto non fisso , ma variabile 
ih un certo spazio ; come quando sj dice ; 

Esser ora in un luogo, ed ora in Un altro dell'Italia , 
e dell' Europa. 

Si usa pure per indicare varj luoghi, in cui avvenga 

una stessa cosa; come dal Bocc. 

Per le sparte ville , e per gli campi , e per gli loro 
colli , e per le case di dì, e di notte morir no. 
Significa la cagione che muove a far qualche cosa, o 
il fine per cui si fa; come: 

Ei tacque per vergogna. Egli lavora per guadagno. 
Indica talvolta il mezzo per aver qualche cosa: come: 
Egli ha ottenuto ciò per l'intercessione ec.jcioè permesso 
dell' intercessione. 

Si adopera anche per indicare in qual parte sopra di 
un altro le azioni si fapno; come quando si dice: 
Mi guidò per mano — Mi prese per un braccio — Mi 
trasse pe' capelli. 

•Significa a favore ; a nome ; in vece ; come: 

Io parlerò per voi , cioè a favor vostro ; a nome vo- 
stro-, in vece vostra. 

Significa distribuzione ; come; 

Gli dava tanto per giorno ; tanto per testa. 

Significa esser in procinto di fare qualche cosa ; 
come : 

Egli era per partire , cioè in procinti di partire. 
Significa dur azione, continuazione ; come: 

Egli ha corso per un miglio — Egli faticò per tutto 
un giorno. • ' 

Significa il mezzo dell’ orìgine , e della discendenza 
di uno ; come quando si dice ; 


322 

Egli per padre discende dalla tale famiglia , e per 
madre dall'altra. 

Equivale talvolta alla voce come, o alla preposizió- 
ne a\ come: .*■ \ v , •. • 

Tener per fermo ; tener per aero ; cioè come fermo 
come aero — Il tal gioaane è assai prudente, e per la 
sua età è assai grande ; cioè a proporzione dell esser 
gioaane, o della sua età. 

Ila forza talora di benché; come: 

P er molto che pregasse , non l ■ ottenne ; cioè benché 
molto pregasse ec. 

Se gli sottintende spesso una delle parole : amore , 
intercessione , opera , servigio , timore , riguar- 
do ; come quando si dice : 

P er me è cosa troppo faticosa, cioè per rispetto a me, 
per riguardo a me— Pel gastigo se ne trattenne , cioè 
per timore del gastigo. 

Si usa nelle preghiere, e ne’giuramenti per esprimere 
r°ggctto,in grazia di cui la persona pregata si deb- 
bo muovere; oppure l’oggetto che si chiama in te- 
stimonio, e mallevadore delia verità di ciò die si 
tratta; come quando si dice: 

Eterno Dio , vi preghiamo per Gesà Cristo ; cioè in 
grazia di Gesù. Cristo. ; 

A 

D. Ditemi qualche cosa della Preposizione a ? 

E. Eccomi; La Preposizione a significa ordinaria- 

mente tendenza , ó direzione a qualche luogo, o a 
qualche cosa; come: < ' 

Andare a? Parigi', Andare a Roma. 

Si usa coi verbi togliere , rapire, e sim; come: 

Togliere ad uno ; rapire ad un altro ' qualche cosa. 

Coi verbi di moto a luogo , or si usa la preposizione 
a, ed ora in: come: Andare a casa] Andare in ccu- 
w;ma andare cicasa significa andare verso casa] 
ed andare in casa significa andare dentro casa] 


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v * 



233 v 

La stessa ragione vale pc* verbi dì stato in luogo 
Essere a Roma vuol dire essere tirile vicinante di Ro- 
ma ; ed essere in Roma significa essere dentro Roma. Ma 
Se il termine, a cui il moto è diretto, è un nome per- 
sonale, o pronome, si usa da in vece di a ; come : 
Verrò da voi , ed andrò anche da lui. 

Delle volte si trova a in vece di da ; come nel Bocc. 

Amendue li fece pigliare a tre servitori , cioè da eo. 

Si trova spesso usato a in vece di con ; come nel 
Bocc. stesso; Nutricate a latte d'asina) così: 

Una nave a vela ; un oriuolo a molla , o a pendolo. 

CON 

D. Ditemi qualche cosa della Preposizione Con? 
R. Eccomi; La preposizione Con indica rapporto di 
Compagnia , di Stromento , e di Modo ; come: 

Andare, o venire con alcuno — Lavorar colla lima — 
Fare una cosa con piacere, con dolore , con pena, con 
buon garbo. 

La preposizione Con s’incorpora coi nomi personali; 
dicendosi : 

Meco, teco , seco , nosco , vosco ; ma questi due ultimi 
sodo della poesia. Si può talvolta replicare il con ; di- 
cendosi: con meco, con teco, con 'seco. 

INFRA. INTRA. TRA. FRA. 

D.Checosa signific anoqueste quattroPreposizioniì 
R. Queste quattro Preposizioni significano l’esistenza 
di fina Cosa in mezzo ad altre; come quando si dice: 
Star fra il timore e la speranza, cioè ia mezzo a questi 
due effetti — Dir frase ; cioè dentro di se — • Incontrar 
uno tra via, cioè in mezzo alla via— Inoltrarsi fra'l 
mare, e fra'l bosco) cioè dentro, o in mezzo al mare , 
al bosco Vi ha uno fra gli altri ; cioè in mezzo a - 
gli altri — Tra questo e quello non so qual sia miglia- 
re ; cioè : io sto sospeso in mezzo all' una , e all'altra 
cosa , e non so decidere qual sia la migliore — Verrò 
fra otto giorni ; cioè denìro lo spazio di otto giorni. 


Dello volte si accoppiano colla preposizione di : come : 
Resti fra noi ; cioè nel mezzo , o nel numero di noi . 

D. Conoscete altre Preposizioni ? 

11. Oltre alle fin qui riferite varie altre si enume- 
rano da Gramatici; ma tra queste alcune sono ag- 
gettivi; come vicino , lontano , discosto , salvo, e 
sim. Altre sono avverbj, come dentro, fuori, so- 
pra, sotto, e sim. I Gramatici le chiamano Av- 
verò] allorché sono poste nel discorso indipenden- 
temente, e senza regime, e Preposizioni, allorché J 
indicano qualche rapporto, ed hanno il regime, il 
quale è retto sempre da un’altra preposizione espres- 
sa, o sottintesa; di fatti; dentro, entro, sopra , sot- 
to, presso, verso, inverso , avanti , dietro sono 
quasi sempre seguite dalla preposizione di, o a; 
come: dentro della casa , o alla casa — Sopra 
del tetto, o al tetto. 

Le Preposizioni 

Fiiora , fuori , prima, dopo, contro sono seguito da 
di ; come: fuori di città — Prima di giorno. 

Le preposizioni 

Lungt, lontano sono seguite da di,o da, e talvolta an- 
che da a ; come : Lungi di qui — • Lungi di Roma — 
Lungi ai rumori . 

Le Preposizioni 

Fino, infino, sino, insino sono seguite da da, o a, se- 
condo che il verbo indica avvicinamento , o allontana- 
mento da qualche termine; come: È giunto fino a Ro- 
ma — E venuto fin dall' America. 

Le Preposizioni 

V icino, davanti, dinanzi, circa, intorno , dintorno , at- 
torno, oltre, lungo, rasente, e quanto lo sono dalla pre- 
posizione a; come: Picino a eoi; davanti a me\ circa a 
ciò; intorno a lui ; oltre a ciò ; quanto all' ufficio mio. 

E nel Bocc. G. 7. in fine: Lungo al pelaghètto. Ed in 
Francesco Sacch. Noy. 129. Rasente a quella pentola. 

! 


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aa5 

La Preposizione Da indica talvolta un termine di 
rapporto , espresso chiaramente da altre parole , 
ed in tal caso, giusta il genio della nostra Lin- 
gua , non richiedasi che dinoti precisamente il 
suo proprio significato ; quindi è che dicesi : 
Andare, venire , tornare , condurre , menare ad alcu- 
no ; come: per esemp. Dunque andatevene da lei. Io 
i>i menerò da lei ; E nel Pallav. Dal Cardinal Morone 
appena arrivalo andaron tutti gli Ambasciadori. 

Le Preposizioni Conira, Contro significano lo stesso; 
ma contra si unisce col secondo e quarto Caso % 
e contro solamente col terzo ; onde si dice : 
Conira di me, e cantra me; contro a me. 

La preposizione Oltre si congiunge col terzo Caso; 
dicendosi: Oltre a me , e talvolta col quarto; 
come: Oltre mare; oltre modo ; oltre misura. 
Nelle voci composte si cambia in olirà ; dicen- 
dosi : Oltramontano , oltremarino, e sim. 

D. Che differenza passa la Preposizione, e 7 Se- 
gnacaso ? 

R.I1 Segnacaso considerato per l’espressione è una 
vera preposizione, come: di, a, da. Considerato 
poi per la significazione differisce da quella, poi- 
ché non indica rapporto, ma il solo Caso del no- 
me che precede; come quando si dice nel Bocc. 
Pannejio familiare di Dioneo, quel di è un 
segnacaso: così pure quando si trova: Se di al- 
trui fosse stata piuttosto che mia, quel di l’è 
pure un segnacaso : ina quando poi si trova Che 
di questa terra uscissimo, quel di è una pre- 

- posizione, perchè indica un rapporto di moto a 
luogo. Ed in fine quando si trova: Maeslii la- 
vorate ili forza , quei di 1’ è pure una prepo- 
sizione, poiché risponde al Latino: Magi stri o- 


\ 


226 

peramini cmn vi. Dal che si rileva , che ogni 
Segnacaso è preposizione, e non ogni preposi. 


ztoue e segnacaso. 

Jw 

D. Declinate un nome 

col Segnacaso? 

li. Eccolo; 


Sing. 1 . Francesco. 

A > I » / ' r . * 

2 . Di Francesco. 

» \ , . ».*.■**•.* ^r 

3. A Francesco. 


4- Francesco. 

iU* . .. 

5. O Francesco. 


6. Da Francesco. 


D. Declinate un nome 

personale col Segnacaso? 

11. Eccolo; 


Sing. 1. Io. 

Plur. 1 . Noi. 

2 . Di me. 

0 1 1 • «ini 

3. A me 

z . XJ 1 UUI. 

3. A noi. 

4. Me 

4. Noi. 

6. Da me. 

6. Da noi. 


Giova qui ricordarsi, che quando un nome co- 
mincia per vocale; come: Antonio , Agostino , al 
Segnacaso di terzo Caso vi si aggiunge il d\ come ; 

Sing. j. Antonio. 

a. Di Antonio. 

3. Ad Antonio. , 

4. Antonio. 

5. O Antonio. 

(>. Da Antonio. 

D. Che differenza passa tra la Preposizione, e 
P Avverbio ? 

R. La differenza che passa tra la Preposizione , e 
f Avverbio si è , che quella non può stare nel 
discorso senza il suo regime, giacche in tal caso 
non presentando un senso completo , nulla si- 
gnificarebbe ; di fatti , se si dicesse ; mio fra- 
tello è nel , tale discorso niente significherebbe, 
perchè la preposizione ne/, sta senza regime; 


t 


22 ^ 

ma se si dice : Mio fratello è nel giardino , 
nell’ appartamento ee. , il senso sarà perfetto, 
perché la preposizione tiene il suo regime. 

L’ Avverbio poi non ha bisogno di regime , 
poiché contiene in se un senso compiuto , c la 
ragione si è , che ogni Avverbio può risolversi 
per una preposizione col suo regime; di fatti, 
quando si dice: Pietro opera onestamente , non 
è tigli lo stesso che Pietro opera con onestai 
Così, prudentemente , decentemente , modesta- 
mente , non valgono io stesso clic on pruden- 
za , con decenza , coti modestia ? 

D. Avete altro da osservare intorno alle Pre- 
posizioni ? 

lì. Debbo osservare, che le preposizioni, o parti- 
celle, ch’entrano in composizione con altre parole, 
altre sono separabili, inseparabili altre; le pri- 
me sono quelle che si possono scrivere c prof- 
ferire sole , e con qualche significazione ; come 
' nelle parole addosso, frattanto, e sim., le par- 
ticelle a, c fra possonsi scrivere e profferire sole, 
e con qualche significazione , potendosi anche 
scrivere, e dire; a dosso , fra tanto. 

Le altre poi sono quelle che da se sole nulla 
significano, ma in composizione con altre parole 
ne variano la significazione; come nelle parole 
disgrazia, misfatto, riprendere , e sim , le par- 
ticelle dis, mis, ri, che sole nulla significhereb- 
bero, in composizione colle parole grazia, fatto, 
prendere , ne variano in tutto la significazione. 

Tali particelle tal volta mutano in contrario 
Li significazione delle parole; come in disgrazia 

misfatto, e sim. Talvolta l’accrcscono; come in 

*- 


% 


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338 

strafare. Talvolta la diminuiscono ; pojne irj 
sorridere. Talora indicano ripetizione; come in 
rifare , rileggere. E finalmente indicano ordine: 
come in anteporre , prosporre 4 e sim. 

D. A quali parole si premettono le Preposizioni ? 
H. Le Prepósizioni si premettono ai 

Nomi proprj ; come: Con Pietro ; con Maria. 
Ai nomi personali; come: da me\ con te ; con voi. 
Agl'indefiniti; come; penso di scrivere ; stento (f 
crederlo. 

Agli avverbj; come: lo farò per meno di tanto. 


à 


DELLA. CONGIUNZIONE. 


t). Che cosa è la Congiunzione ? 

11. La Congiunzione è una parola invariabile clu: ser- 
ve ad unire le parole, e le frasi nel discorso; come: 

Augnilo , Marco Antonio , e Lepido si divisero l'Im- 
pero romano — Cesare vinse, e distrusse la libertà del- 
la sua patria-^-Tutt'i cerchi della sfera sì grandi che 
piccoli li dividono in 36o gradi . 

Di Come si dividono le Congiunzioni? 

11. Le Congiunzioni si dividono come le Preposi- 
zioni e gli Avverbj , cioè considerandole sotto 
l'aspetto dell’ espressione, e della significazione. 

D. Come sono le Congiunzioni considerale per 
1* espressione ? 

R, Sono Semplici , o Composte ; le prime sono quelle 
di una sola parola; come: ma, e, ancora , e sim. E 
le altre son quelle di piti parole; come: 

In luogo di ; in luogo che ; a condizione che ; a ri- 
guardo di , e sim. 

D. Come si dividono le Congiunzioni per rapporto 
alla loro significazione ? 

R. Si possono dididere in ventuno specie principa- 
li ; cioè : 


r. Le Sospensive. 

2 . Le Condizionali 

3. Le Affermative. 
4- Le Negative.- 

5. Le Dubitative. 

6. Le Copulative.’ 


Ausr.* 




a3o 

7. Le Disgiuntive. - 

8. Le Avversative. 

9. Le Aumentative. 

1 10. Le Diminutive. 

1 1. L’ Inietti ve. 

12. Le Conclusive» 

1 3 . Le Dichiarative. 

1 4 - L’ Eccettuative. 

1 5 . l.c Comparative. 

i6 - Le Separative. 

17. L’ Estensive. 

18. Le Causali. ‘ '•-.u... . 

19. Le Concessive. s 

20. Quelle di transizione. E 

21. Quelle di Tempo, e di Ordine. » 

Con giunzioni sospensive. 

D. Quali sono le Congiunzioni sospensive? 

11. Sono quelle che indicano qualche sospensione , 
o incertezza nel senso del discorso; tali sono: 
Se veramente , ogni folla che , ancorché , dato che , pur- 
ché , con questo però ; come: L'or yiue de'bei proget- 
ti, purché però la morte non v'impedirà dì eseguirli— 
Ju mi promette Roma e Tornasse veramente gli effetti sa* 
ranno corrispondenti alle sue parole. 

Congiunzioni condizionali. 

D. Quali sono le Congiunzioni condizionali ? 

11. Sono quelle che indicano qualche condizione, on- 
de dipende l’effetto di ciò che si afferma; tali sono; 
Se, se pure, purché, qualora , quando, bene inteso che, 
a condizione che, supposto che, in caso che, ancorché, 
se mai, dove ; come : V oi sarete salvi, se praticherete 
la virtù — Jo ti presterò la min spada, laddove non ne 
abusi — Poi vi farete amare da lutti, se sarete dolce 
e cortese , o purché , o bene inteso che sarete dolce , 
e cortese. Tutto è perduto, se non vi affrettate di venire. 

Nota — Può dipendere una proposizione da un’altra 
quando l’una esprime una condizione, posta la 


! 


23i 

quale si verifica ciò che si esprime dall’ altra ; 
come nell’Bocc; G. 4- n - io. 

Se voi il faceste io sarei colui che eletto sarei da voi. 
E nella G. 4 . ». 6. Io voglio alle lue angosce , quan- 
do tu medesimo vuoi por fine. 

Tra tutte le Congiunzioni condizionali purché 
esprime con maggior forza la necessità di veri- 
ficarsi la condizione, per ottenersi l’intento; co- 
me nel Bocc. G. 3. n. 8. 

La medicina per guarirlo so io troppo ben fare , purché 
a voi dea il cuore di segreto tenere ciò che vi ragionerò. 

Congiunzioni affermative. 

D. Quali sono le Congiunzioni affermati ve? 

R. Sono quelle che uniscouo due proposizioni af- 
fermative ; come : 

SI, certo , senza dubbio , volentieri ; esemp. Chi? Questo 
Capo di una razza abbominovole ed empia , si lui stesso. 

Congiunzioni negative. 

D. Quali sono le Congiunzioni negative? 

R. Sono quelle che uniscono due proposizioni ne- 
gative; come: 

No, nè , nè anche , neppure ; esemp. Se Pietro non vi 
consente , non vi consentirò neppur io — Nè dal monte 
Parnaso , nè dalle Muse mi allontano. 

Congiunzioni dubitative. 

D. Quali sono le Congiunzioni dubitative? 

R. Sono quelle che indicano dubbio; come: 

Se, forse, puol'esserej esemp. Voi perirete forse e tutta 
la vostra razza. 

Congiunzioni copulative. 

D. Quali sono le Congiunzioni copulative? 

R. Sono quelle che uniscono due parole, o due pro- 
posizioni con affermazione, o con negazione; come: 


« 


a3a 

E, ed, anche, ancora, nè, non ; Esemp. Pietro legge 
e scrive — La viriti e la sciama sono due cose stima- 
bili — Giacché voi parlate, parlo pur io — Non lo volete 
voi ? neppur io. \ 

Congiunzioni disgiuntive. 

D. Quali sono le Congiunzioni disgiuntive? 

R. Sono quelle che uniscono parole , o frasi , ma 
indicano alternativamente partizione , o distinzio- 
ne nel senso del discorso, lasciando la libertà della 
scelta tra diverse cose ; come : 

Ovvero , ossia, oppure, se non , sia , sia che ; Esemp. 
Non so se la speranza o il timore — È la terra, o il 
sole che gira ? — Gran Re o cessa di vincere , o cessa 
di scrivere — Bisogna esser sempre eguale sia nella 
prospera, sia nell' avversa fortuna. 

Congiunzioni avversative. 

D. Quali sono le Congiunzioni avversative ? 

R. Sono quelle, clic unendo due proposizioni, indi- 
cano l’opposizione della seconda colla prima-, come: 

Ala , anzi , intanto, sebbene , quantunque, con tutto 
che , con tutto ciò, e le correlative pure , nondimeno , 
nulladimeno , eppure, tuttavia, ciò non ostante , ciò nondi- 
meno, ciò non per tanto , però] Esemp. Mario fu maltrat- 
tato assai dalla fortuna, non pertanto si perdè mai di 
coraggio — j Fu soldato a piedi , ma non per tanto 
prode , ed ardito — Egli poteva favorirmi , ma noi 
volle — Dicono gli Storici che Trajano non sapeva nè 
leggere, nè scrivere , eppure ei fu uno de'piìi grondi 
tra gl' Jnperadori Romani — Non ardivano ad aju- 
tarlo , anzi cogli altri insieme gridavano , che fosse 
ì morto. Boc. G. a. 

La congiunzione anzi dopo di non solo dinota 
accrescimento, e non opposizione. 

Nota — Due pi oposizioni possono essere opposte fra 
di loro, I. jteJrchè l’una afferma di un soggetto ciò 
che l’altra nega; come quando si dice: 


/ 


a33 

Cicerone non con imprese militari , ma col maneggio 
degli affari politici si acquistò tanta gloria. 

II. Perché afferma di un soggetto , ciò che nega di 
ua altro; come quando si dice: 

JS'orp il valor de nemici di Roma , ma i vizj de' Roma- 
ni distrussero quella famosa Repubblica. 

III. Che tale opposizione si può esprimere colla 
congiunzione ma ; e che la congiunzione anzi ; 
produce lo stesso effetto; come dalBocc. Q. a.u.4. 

Non ardivano ad ajutarlo, anzi cogli altri insieme gri- 
davano che fosse morto. 

La Congiunzione abbencliè non è più in moda , 
dicesi ora benché. 

Congiunzioni aumentative . 

D. Quali sono le Congiunzioni aumentative? 

II. Sono quelle, che, unendo due proposizioni, indi- 
cano accrescimento nel senso della prima ; come: 
Oltre , oltrecchè, del resto , e sim. Esemp. Niente pià 
dilettevole della storia , oltrecchè vi sono delle ottime 
istruzioni per ben vivere — Non vi è cosa pià piace- 
vole della fisica , essa inoltre può anche servire ad 
una infinità di cose utilissime. 

Congiunzioni diminutive. 

D. Quali sono le Congiunzioni diminutive? 

R. Sono quelle, che, uneudo due proposizioni, indi- 
cano diminuzione nel senso della prima ; come : 
Almeno , per lo meno , ancora ; Esemp. Il vantaggio che 
un giovane debba riportare dal collegio è almeno di 
saper bene la propria Lingua — Il secolo di Luigi XIV. 
fu per lo meno così celebre come quello di Augusto , 
riguardo ai grandi uomini che produsse. 

Congiunzioni elettive. 

D. Quali sono le Congiunzioni elettive? 

R.Sonoquclle,chc,nello bivio di elezione, dinotano la 
scelta di una cosa piuttosto, che di un’altra; come: 


I 


A 

f 


a3/ f \ 

siali , innanzi , prima , piuttosto , pìucchè, più volon- 
tieri ; esemp. Scegliete , figli , piuttosto la inorici che 

V infamia. 

Congiunzioni conclusive , o illative. 

D. Quali sono le Congiunzioni conclusive, o illative? 

lì. Sono quelle, che, unendo due proposizioni, indica- 
no la conseguenza diesi deduce dalla prima; come: 
Jhinqne , perciò , laonde , i piindi , in somma \ esemp. 
I Persiani erano snervati dalla mollezza , perciò non 
fu diffìcile ad s Ilesandro di vincerli — I raggi del 
sole riflessi , e rifratti della pioggia formano l'arco- 
hnleno ; sicché mai non apparisce senza che piova — 
Ruma era gelosa di Cartagine , e quindi usò ogni o- 
pcra per distruggerla. 

JN’ofa ; — La Congiunzione adunque non si usa che 
dopo qualche parola. 

Congiunzioni dichiarative. 

J). Quali sono le Congiunzioni dichiarative? 

R. Le Congiunzioni dichiarative sono quelle, che, 
uuendo due proposizioni, spargono maggior chia- 
rezza nel senso della prima ; come : 

Cioè , vale a dire , cioè a dire , e sim. esemp. La terta 
è divisa in quattro parli , cioè l' Europa , l'Asia , l'A- 
frica, e l' America,— L' Aritmetica, cioè a dire la scien- 
za de' numeri — Il venosino Poeta , cioè Orazio— La 
Logica , vale a dire l'arte di pensare. 

Congiunzioni eccettuative. 

D. Quali sono le Congiunzioni eccettuative? 

R. Sono quelle, che, unendo due proposizioni, re- 
stringono in qualche modo la generalità nel senso 
della prima; come: 

Se non che-, eccetto , a meno ; in fuori, et sim. Esemp.. 
lo non ho cosa a dirvi , se non che ubbidiate a vostri 
superiori — Egli non poteva trattarlo più male a meno 
di batterlo. 


\ 



Congiunzioni comparative. 

D. Quali sono le Congiunzioni comparative? 

R. Sono quelle, che, unendo due proposizioni, ne 
indicano la parità, o convenienza; come; 

Cosi , cosicché , cosi bene , cosi poco che , nè più, nè 
meno ; esempi: Il secondo Bruto avrebbe rimesso i Bo- 
mani nell'antica toro libertà ; se li avesse trovati cosi 
ben disposti Come lo erano ne'tetnpi del Primo — La 
distruzione di Gerusalemme accadde cosi bene che Gesù 
Cristo l'aveva predetto. 

Congiunzioni separative. 

D. Quali sono le Congiunzioni separative? 

li. Sono.quelle. che indicano alternativa, partizione, 
o distinzione nel senso delle cose di cui si parla; 
come ; > 

O, oppure , cosi . . . come, tanto se . . . quanto se , sia 
che... sia che[ esemp. Gran Re, o cessa di vincere, o ces- 
sa di scrivere — La Chiesa di Cristo sussisterà sino alla 
fine de' secoli , tanto se le Potenze terrene le saranno 
favorevoli', quanto se cercheranno di annientarla — Quel- 
lo è t in popolo che tocca sempre gli estremi , cosi nel 
bene , come nel male. 

Congiunzioni estensive. 

D. Quali sono le Congiunzioni estensive? 

R. Sono quelle, che, unendo due proposizioni, n’e- 
stcndono il senso; come: 

Sino, anche , ancora, e sim. esemp. Pompeo crasi reso 
illustre egualmente in mare che in terra ; egli ne ri- 
portò ancora la gloria del trionfo. Non basta l'istrui- 
re , bisogna ancora cercar di piacere. 

Congiunzioni causali. 

D- Quali sono le Congiunzioni causali ? 

R. Sono quelle, che, unendo due proposizioni, in- 
dicWó la cagione, o il fine per cui si fa ciò, che 
viene indicato nella prima; come: 


a36 

Perchè , acciocché , affinché, per, e sim. Esemp. Fuggi- 
te l'ozio perchè quello c /a causa di tutt'i vizj — 6W- 
no _/u maledetto da Dio , per avére ucciso 9 l fratelli) 
Abele — Presso i Cartaginesi un Generale veniva con- 
dannato alla morte, per aver perduta una battaglia. 
Ascoltare con piacere un maldicente e applaudirlo , 
è un riscaldare il serpente che punge , affinché morda 
pià efficacemente. ^ 

Congiunzioni concessive. 

D. Quali sono le Congiunzioni concessive. 

R. Sono quelle, che, unendo due proposizioni, indi- 
cano il consentimento a ciò che si è enunciato nel- 
la prima ; come ; 

Jn verità : alla buon ora , sebbene . . . pure , quando 
anche ... pure, ancorché .. .pure, e sim. Esemp. Quan- 
do anche foste filosofo ed Oratore si grande, come 
Cicerone, sareste voi perciò men biasimevole di amar 
le lodi al par di lui ? 

Congiunzioni di transizione. 

D. Quali sono le Congiunzioni di transizione? 

R. Sono quelle, che, Unendo due proposizioni, indi- 
cano il passaggio da una circostanza ad un’altra,* 
come : 

A proposito f in effetto, del resto, dopo di tutto, e sim; 
Esemp. Fi racconto queste novità, le quali le ho in- 
tese ; per altro io non me ne fo garante — In effetto' 
che vi è di pià ragionevole ? 

Congiunzioni di tempo, e di ordine. 

D. Quali sono le Congiunzioni di tempo, c di ordine? 

R. Sono quelle che legano il discorso con qualche 
circostanza di tempo, o di ordine; come: 
Allorché, nel tempo che , appena, mentrecchè , dopò 
che, quando, subito che ; Esemp. Un Angelo fermò il 
braccio di Abramo, allorché slava per uccidere Isacco 
suo figlio — Appena Cesare fu entralo nel Senato, che 




. Digito ed byi»i 


/ 


a37 

i Congiurati gli diedero sopra , e l'uccisero — * Tosto 
che ha pranzalo il gran Chan de' Tartari , un araldo 
grida , che a futi' i Principi della terra , è lecito di 
mangiare. 

OSSERVAZIONI 

Da farsi intorno alle Congiunzioni. 

J). Quali sono queste Os sedazioni ? 

II. Eccole; I. La Congiunzione E si tace nelle rapide 
enumerazioni, onde il discorso rendasi più anima- 
to e vivo; come in Macch. 

Hai trovato a dispetto di tuo padre casa , moglie , e 
figliuoli. 

Si moltiplica quando gli oggetti si vogliono ingran- 
dire; come nel Petrarca: Se le acque parlan di 
amore , e Paure, e rami, e gli augellctti , e i pesci 
e i fiori, e Perite. Per questa stessa ragione la con- 
giunzione e si trova posta nel principio della frase 
come nello stesso Petrarca : E veder seco parmi 
donne e donzelle, e sono abeti, e faggi. 

II. La Congiunzione che si mette in vece di perchè , 
o affinchè ; come nel Dante. - 

E poiché fummo al quarto dì venuti, 
Gnddo mi si gettò disteso a piedi. 
Dicendo, padre mio, che non mi ajuti ? 

E nel Pastor Fido di Guarini. 

Che la donna nel desiare è ben di noi frale. 

III. La Congiunzione perchè significa talvolta per 
la qual cagione, ma nelle interrogazioni ; come 
nel Dante. 

Deh ! perche vai ? Deh! perchè non ti arresti ? 

IV. Le Congiunzioni pure, però non si mettono mai 
nel principio della frase, ma sempre dopo di qual- 
< lie pinola ; come: Tu pure vuoi maltrattarmi ? 
Tu però conosci il vero. 


n38 

V. Le Congiunzioni conic, siccome , in quella gui- 
sa, in quella foggia, in quella maniera , pari- 
mente, non altrimenie, allo stesso modo, simil- 
mente indicano somiglianza di una cosa ad un’altra. 

"VI. Perchè, poiché, posciacchè, perciocché , im- 
perciocché sono congiunzioni causali; l’uso vuole 
però che per entro al periodo quando una prepo- 
sizione serve a render ragione di ciò che si è detto, 
o che si debbo dire, si usino le r congiunzioni per- 
chè, poiché , posciacchè; ma nel principio però 
debbo dirsi imperciocché , imperocché. 

VII. Allorché si vuole indicare la successione di due 
cose, l’una dopo l’altra con due preposizioni; se si 
considera principalmente ciò ch’è avvenuto prima, 
si debbo mettere dinanzi alla prima una di queste: 
avantxcchè, priacchè, innanzicchè , anzicchè. E 
se si vuole considerare in primo luogo ciò ch’è ac- 
caduto dopo, vi si debba premettere poiché , 
dopo che, dacché. 

Vili. La voce che è una semplice congiunzione , la 
quale non ispiegando altra idea, altro non fa che 
richiamare alla mente, la frase seguente, ed il 
secondo nome, o il secondo verbo debba avere 
un rapporto col primo; come nelBocc. G. 7 . n. 6 . 
doglio, ch'ella mi mandi una ciocchetta della 
barba di Nicostrato ; in tal caso la congiunzione 
che fa intendere , che io considero il mandarmi 
una ciocchetta della barba di Nicostrato come 
una conseguenza della mia volontà. E nel Villani 
L. 3.c. Ck>. Piccoletto di persona, e brutto , e bar- 
bacino pareva meglio Greco, che Francesco ; la 
congiunzione che, unisce Francesco col verbo 
purea come secondo termine della comparazione 
spiegata dal comparativo meglio. 


a ^9 

Se poi si rifletta per poco sull’origine delia 
congiunzione che, si troverà, die non e die il re- 
lativo; l’ellissi die l’uso lia introdotto nelle frasi in 
cui si trova il che , si è, che si può facilmente sup- 
plire, le ha fatto perdere le sue pritnitive sembian- 
ze; come dal lìocc. stesso: doglio ch’elici mi man- 
di una ciocclietta della barba di Nicostrato ; e- 
gli è lo stesso che voglio una cosa, ch f è , oppure 
la c/uale è, mi mandi una ciocclietta della bar- 
ba di Nicostrato. 

l’iu chiaramente apparisce, l’ellissi dopo i com- 
parativi; come quando si dice: Pareva meglio 
Greco che Francesco, è lo stesso che dire ; Pa- 
reva meglio Greco di quello che paresse Fran- 
cesco. E quando si dice: Napoli è un paese più 
delizioso che gli altri lutti d’Italia,\ ale lo stesso 
che Napoli è un paese più delizioso di quello 
che siano tutti gli altri d’ Italia. 

Nei modi soggiuntivi il verbo è unito a quello 
di modo indicativo, da cui dipende, per mezzo del- 
la congiunzione che ; ma delle vol te il verbo di 
modo indicativo tacesi, se però dinota desiderio 
ili ciò che si esprime dal secondo verbo , e la frase 
comincia dalla congiunzione; come voglio , prego 
e sim.; come quando diciamo: Che il nome del 
nostro buon He sia benedetto di generazione in 
generazione! E nel Bocc. G. 8. n. 3. 

Che maledetta sia l’ora , che io pi'ima la vidi. 

IX. Una proposizione può rispondere ad un’altra, 
quando , o l’una contiene una similitudine, un e- 
sempio di ciò che dall’altra si esprime; o l’una , e 
l’altra affermano due cose fatte ad un sol modo, 
o perda stessa cagione, o collo stesso strumento : 


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alla prima si premette come , siccome , cil alla 
seconda così ; esempio: Siccome Cesare non po- 
teva in un tempo stesso coltivare V amicizia di 
due dichiarati nemici (Pompeo, e Crasso ), così 
non pensò da principio , che a riconciliarli 

( Vertot. ). • 

X. Una proposizione può legarsi con un altra, perchè 
da quella dipende, e può i’una dalPaltra dipende- 
re, perchè l’una è conseguenza dell’altra. Or se la 
prima proposizione è conseguenza della seconda , 
si premette a questa una delle seguenti congiun- 
zioni: perchè y poichè,posciacchè, perciocché, im- 
perciocché] come dal Bocc. G. 5. n. q. f^ien su 
tu, posciachè tu ci sei. Se poi 

La seconda è conseguenza della prima, si può 
premettere alla prima perchè , poiché , posciac- 
chè ; come nel Bocc. G. 7. n. 3 . Perchè ella 
non così tosto eleggeva , le diceva villania ; op- 
pure si permette alla seconda una di queste: per- 
ciò, però, dunque , onde , quindi , pertanto , laon- 
de , perlocchè ; esempio: 

La gola , il sonno , « f oziose 'piume 
Hanno dal mondo ogni virtù bandita : 

Ond'è dal corso suo gitasi smarrita 
Nostra natura vinta dal costume . 


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S E Z 1.0 N E VII.» 


DELL’ INTERPOSTO. 

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D. Che cosa sono ^Interposti? 

R. Gl’ Interposti sono quell’espressioni corte e vibra- 
te, ossia quegli accenti naturali che ci strappa dal 
fondo del cuore una viva, e forte affezione di ti- 
more, di sorpresa, di dolore, di gioja, di deside- 
rio, d’ira, di disprezzo, di rimprovero, di mara- 
viglia ec. ec. 

Gl’Interposti sono così detti, perchè si frappon- 
gono nel discorso; si debbono mettere però dove 
meglio cadono in acconcio, cioè dove fanno colpo 
più facilmente. Noi esporremo brevemente quei 
proprj della nostra Lingua , e ne dimostreremo 
colla maggior precisione l’impiego e l’uso. 

i. Quelli che ci strappa naturalmetfte il timore, sono ; 
o/iu/ie . oh Dio ! oh ! come dal Bocc. G. 4- n- 8. 
Ohimè Gianngl mio io son morta. 

2 ' < ì b ^ C L stra PP a la sorpresa, sono; oh ! deh', v.iva 

d Cielo . O Dio buono', come', per esempio: Oh', man- 
giano i morti'. Come ! in si fresca età tanta saggezsal 
Oh Dio ' chi veggo ! Maria \ Oh dolce momento '. 

ó. Quelli che ci strappa il dolore, sono : ah ! ahi ! oh l 
ohi . per esempio : Ahimè son perduto ! Ahi sorte in- 
felice] Le seguenti espressioni indicano lo stesso senti- 
ci® 1110 . ; Misero me I Povero me l Lasso me 1 Oh Dio ! 
Oh eie li . o stelle'. Lassa piei come dal Bocc. G. 8. n. 

/ ó me .' dotenlc me i in ^e malora io nacqui ì 

S Ue ’!\ c ‘‘, e Cl scappa la gioja, Pallegrezza, sono: Vivai 
o . Evviva , Bcnel Buenol Ah\ con\e neli’Ariosto; 

^ l6 


a4a 

y41i\ diceva, valentuomini , xM! compagni , AIA fratelli 
tenete il vostro posto , //i vittoria è per noi. 

5. Quelli clic strappa il desiderio , sono : Z?e/i ! O/il OA 
sr! cosi! Pure\ come per esempio: O/» se potessi! Pur 
mi fosse lecito ! E nel Petrarca Son. 116 . 

Così cresca il bel lauro in fresca riva I 

6 . Quelli che ci strappa l'ira, sono: ohi delti Ah ! come 
quando si dice: Alti traditori , voi siete morti. 

’j. Quelli clic ci strappa il disprezzo, sono: ohi deh! doli l 
Via vial Guardai Andate ! come nel Bocc. G. 3. n. 
6 . Andate via , andate goccioloni che siete. 

8 . Quelli che ci strappa la maraviglia , sono: Eh ! deh! 
come ! come nel Bocc. G. 3. n. 7 . Come ! che cosa è 
questo che mi avete fatto mangiare ? 

g. Quelli che ci strappa il rimprovero che vogliamo fare, 
sono: noi non! non già , mai nò! Eh viti! Oibòl come 
quando si dice: Eh via arrossisci una voltai 

10. Quelli di raccomandazione, sono: deh ! Per Dio ! Ai- 
tai Eoa piùl come quando si dice: Deh! per pietà ri- 
cordati di quell' infelice 1 

11. Quelli che servono a chiamare, sono: Eh! Oh I Olà 1 
Eja ! come nel Boccaccio : Eja ! Calandrino , che 
vuol dir (j,ueslo ? 

la. Quelli che servono a far animo, sono: Sul Vial Al- 
to ! come quando si dice : Via , soldati , la vittoria à 
per voi. ^ 

i3. Quelli di negazione, sono: no! noni non già I Dio mi 
guardi ! mainò, eh via, oibb, c sim. 

i4- Quelli di approvazione, sono: si! bene l Buono 1 sta 
bene! Mi piace ! come quando si dice: iSl! vi siete por- 
tato da uom di' onore. 

i5. Quelli che servono a pregare, sono: Deh ! non piàl 
come per esempio: Deh! per pietà, mio Dio, perdonami. 

ì6. Quelli che servono ad interrogare, sono: Ebbene'. Co- 
rnei Che ! come quaudo si dice : Ebbene ! parlate , co- 
me va V affare? 

17 . Quelli che servono a gridare, sono: Olà 1 Piano ! Ohi 
come per esempio: Olà 1 Che fate qui?' 

18 . Quelli che servono a far sileiizio, sono: zitto! silenzio J 
si taccia ! piano, cheto, c sim. 


'j 


i 



a43 

Quelli die servono a reprimere, sono: adagio 1 Allo 
li il Fermai come per esempio: Alto là! Dove andate 
a quest' ora ? ritiratevi. 

2 o- Quelli di minaccia, sono: Guai I Guai a te ! Guai a 
voi 1 come quando si dice : Guai a voi anime prave ! 


Dopo clic il maeslro avrà esercitato i suoi allievi 
sulle parti del discorso, e sui loro accidenti, pro- 
curerà d’imparar loro a ben distinguere a quale 
di quelle ciascuna parola appartenga ; proponendo 
loro qualche pezzo per analizzarlo ; c sia questo 
per esempio : 

I Cittadini che combattono generosamente per la 
loro patria , e pel loro Re , adempiono un dovere sa- 
cro , e si acquistano un drillo inconlraslabile alla ri- 
conoscenza pubblica. 

1 è Articolo determinato mascliilo del Numero plurale. 

Cittadini c Nome generale , plurale , maschile , soggetto 
del verbo adempiono. 

Che h Pronome relativo maschile , plurale , soggetto del 
verbo combattono. 

Combattono è Verbo, terza Persona plurale del Presente 
indicativo. 

Generosamente c Avverbio di maniera. 

Per è Preposizione semplice. 

La è Articolo determinalo, femminile, singolare. 

Loro è un Aggettivo determinante possessivo, indeclinabile. 

Patria è uome generale femminile, regime della preposi- 
zione per. 

F è Congiunzione copulativa. 

Pel è Preposizione articolata composta da per ed il. 

Loro è Aggettivo determinante possessivo. 

Re è Nome generale maschile , singolare. 

1 Adempiono è verbo attivo , terza Persona plurale del pre- 
sente indicativo del verbo adempiere. 

Un è Articolo indeterminato maschile, singolare. 

Dovere è Nome generale maschile, singolare. 

E c Congiunzione copulativa. 

» » 


> 


*44 

Si è nome pcrsouale di > terza Persona , regime relativo » 
del verbo acquistano. 

Acquistano è verbo attivo, terza Persona plurale del Pre- 
sente indicativo.'^ 

Un è Articolo indeterminato maschile. 

Dritto è Nome generale maschile, singolare. 

Alla è Preposizione articolata composta da a, e la. 
Jiiconoscenta è Nome generale femminile, singolare. 
Pubblica è Aggettivo determinante di pcrlincma, femmi- 
nile , singolare. 

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PATRE SECONDA 


SINTASSI 

— 

SEZIONE Vili.» 


D. Che cosa è la SINTASSI? 

E. La SINTASSI e la seconda parte della Gratria- 
tica, che contiene le regole di accordare, unire, ed - 
ordinare le parole per formare il discorso. 

Tre sorte di Sintassi vi sono; di Concordanza , 
di Reggimento, e di Costruzione. 

La Sintassi di concordanza si ha, allorché le 
Parti variabili del discorso accordano fra di loro 
secondo il genio della Lingua , e siccome l’ uso 
prescrive. .. < 

La Sintassi di reggimento si ha, allorché una 
parola regge l’ altra. E 

Finalmente si ha la Sintassi di costruzione, al- 
lorché le parole, -e Je frasi sono ordinate, ,e dispo- 
ste colla maggior chiarezza, e precisione. ; • t 

Capo i. 

SINTASSI DI CONCORDANZA 

D. Quando si ha la Sintassi di concordanza? 

R, La Sintassi di concordanza si ha, allorché le 
Parti variabili del discorso accordano fra di loro. 


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3 46 

I). Quali sono le Parti variabili del discorso ? 

R. Sono; il Nome , il Pronome , l’Articolo, il Vcr- 
' bo, l’Aggettivo, eil il Participio. 

CONCORDANZA 

Dell ’ Articolo col nome. 

D. Come accorda /'Articolo col Nome ? 

R. L’ Articolo accorda col nome nel genere, e nel 
numero; ccconc gli esempi: 

Il sole , la luna , le stelle sono la gloria della natu- 
ra — Il Re, la Regina, i Principi sono mollo soddis- 
fatti . — La rosa, la viola , il tulipano, il narciso , /l 
giacinto, il garofano, il gelsomino, il giglio, il capri- 
foglio, il ranuncolo sono le delizie della vista — La 
poesia, la pittura, la musica sono sorelle — Il giorno 
e la notte sono egualmente necessari — Il garrito de- 
8 li uccelli , il mormorio de' ruscelli , lo smallo della 
prateria, la frescura de' boschi, il profumo dei fiori , 
ed il dolce odore delle piante contribuiscono molto 
al piacere dello spirito, ed alla salute del corpo. 

OSSERVAZIONI. 

I. Allorché si trovano due aggettivi che dinotano 
qualità, che di leggieri si trovano nel medesimo 
soggetto, e che questo solo modificano, basta un 
solo articolo premesso al primo, perché uno è il 
soggetto modificato; come quando si dice: Il dot- 
to e Santo Vescovo , in tale discorso ambi gli ag- 
gettivi modificano lo stesso soggetto , e perciò è 
bastato un solo articolo* Ma : 

Se le qualità indicate dagli aggettivi sono in- 
compatibili nel medesimo soggetto, e dovendo P 
articolo determinarli tutti e due, tutti e due hanno 
bisogno dell’ articolo; e perciò non si potrà dire ; 
Gl' indifferenti, e zelanti cittadini , ma Gl’ indi fi 
ferenti e gli zelanti cittadini ; il primo articolo 


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determina la classe de' cittadini indifferenti, ed il 
secondo, quella dw’ zelanti. 

II. Se s’incontrano più noini di diverso genere , e 
di diverso numero, a ciascuno debbo darsi Partito- 
lo che gli conviene; come: 

La sommità della montagna , e il fondo della valle 
sono egualmente dilettevoli Le pillale de' giardini f 
gli animali delle foreste , t minerali della terra , le 
stelle del cielo debbono tutti concorrere ad arricchire 

10 spirito , con una varietà inesauribile. 

CONCORDANZA 
Deir Aggettivo cól sostantivo: 

D. Come accorda /'Aggettivo col Sostantivo *ì 
R. U Aggettivo accorda col suo sostantivo nel Ge- 
nere, e nel Numero; come: Uomo virtuoso , don- 
na virtuosa , giardlho delizioso, giardini delizio- 
si, campagne amene , tutto Vanno, tutta la sta- 
gione , tutti gli anni , tutte le stagioni. Ma 
Se l’aggettivo si rapporta a più nomi, prende il 
Numero plurale; come: 

La saviezza di Socrate , l'astuzia di Ulisse ^ ed ii va- 
lor di Achille sono celebri negli scritti degl' istorici — 

11 Giove di Fulia , e la Venere di Prositele erano i 
due capi d' opera di scoltura presso gli antichi. E 

Se i due sostantivi indicano cose, che ilei fonilo 
sono le Messe, o si somigliano di molto, '^aggetti- 
vo thè li modifica, sarà singolare; come: Coti pru- 
denza e destrezza ammirabile. E 

Se i due sostantivi sono di diverso genere; .l’ag- 
gettivo accorderà col maschile; come: OrU^ip $ 
Célia sono degni di eguale stima . E . . .... 

Se sono di diverso numero, l’aggettivo sarà an- 
che maschile; come: La madre , e i figli moriro- 
no tutti. 


a 48 

Ed in line, se due sostantivi sono di numero 
plurale, ma di diverso genere, si avrà l’avverten- 
za di porre il sostantivo maschile più vicino all* 
aggettivo, che dovrà essere anche maschile; come: 
Le armi , e gli stendardi furono tolti a nemici. 
Ma se si vuol porre dinauzi l’aggettivo, dirassi : 
Furono tolte al nemico le armi , e gli stendardi. 
L’orecchio però debbe decidere sulla scelta dcl- 
l’una, o dell’ altra frase. 

Si avverta però, che se l’aggettivo non ò attri- 
buto del soggetto della proposizione, ma modifica 
semplicemente due sostantivi di diverso gene- 
re, debbesi porre piuttosto dopo i sostantivi , fa- 
cendolo accordare col più vicino. Si avverta pure, 
che, quando non ne resti offesa l’armonia, il so- 
stantivo maschile sia collocato in secondo luogo; 
c l’ aggettivo sia maschile; come: 

I trionfi e le conquiste gloriose di Alessandro ; c le 
conquiste , e i trionfi gloriosi di Alessandro. 

Nota — L’aggettivo talvolta si adopera come sostan- 
tivo; dicendosi: 

II caldo del fuoco. L'alto delle mura. L' alto del 
Campidoglio. 

Dono gli aggettivi di dimensione non si usa 1* 
articolo; come: 

Alto tre piedi. Largo quattro dila. 

CONCORDANZA 

Del Verbo col Nome. 

D. Come debbe accordare il Verbo col* Nome? 

R. Il Verbo debbe accordare col nome ( soggetto ) 
nel Numerose nella Persona, ossia, debb’ essere 
al medesimo^! umcro , ed alla medesima Persona 
del sub soggetto; come: Io rido t tu giuochi , co- 




_ . Digiiized by Googte 


- 1 , 


a/ t 9 

lui suona , Noi parliamo ; voi burlale , coloro 
% ballano : Rido è alla prima Persona singolare, 
perchè io è alla prima Persona singolare; Giuochi 
è alla seconda, perchè tu è alla seconda; suona è 
alla terza; perchè colui è alla tei za. Parliamo è 
alla prima plurale, perchè noi è atla prima plu- 
rale; burlate è alla seconda , perchè voi è alla, se- 
conda; ballano è alla terza, perchè coloro è alla 
terza. Ma 

Se due nomi sono soggetti dello stesso verbo , 
questo prenderà l’ inflessione plurale; come: 

Bruto , e Cassio congiurarono contro Cesare — Un bel 
cuore , ed una bell' anima sono doni preziosi della na- 
tura — Le arti, e le scienze fiorivano in Alene nel 
tempo di Pericle — Orazio , e Virgilio fiorivano sot- 
to il regno di Augusto. E 

Se i due nomi souo di diversa persona, il verbo 
accorderà con quello di Persona più nobile , cioè 
con quello di Persona prima in preferenza dell’al- 
tro di Persona seconda , o terza, e con quello di 
seconda in preferenza di quello di terza, ma sem- 
ine nel plurale ; 

Penelope sua moglie, ed io che sono suo figlio, abbia- 
mo perduto la speranza di rivederlo — Badate bene , 
coi e vostro fratello di abbandonarvi alt impetuosità 
del vostro carattere. Ma 

Se tali nomi sono uniti colle congiunzioni o, 
come, egualmente che , quanto, il verbo si met- 
te al singolare; esempi:' 

Il timore, o l'impotenza l' impedisce di agire — Il ti- 
mor della morte, o piuttosto l' amor della vita, sve- 
gliassi nel fondo del suo cuore — Alcibiade egualmente 
che Platone era nel numero de' discepoli di Socrate — 
Euripide contribuì quanto Soclofe alla gloria degli Ate- 
niesi. Ligurgo era come Solone, un saggio legislatore. E 
Se in una proposizione vi sono più soggetti , e 


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l’azione può farsi alternativamente, o successiva- 
mente, il verbo debbe accordare coll’ultimojcome: 
Non Cinta , non Siila signoreggiò lungamente (Dav.) 

Se poi il soggetto è un nome collettivo, il verbo 
sarà singolare, se il regime di tal nome è singola- 
re, c sarà plurale, se il regime è plurale; eccone 
gli esempi: 

Nel tempo dell'invasione della Spagna dai Mori una 
moltitudine innumerabile di popolo si ritirò nell' Astu- 
rie, e vi proclamò Pelago Re. 

Una truppa di giovani Fenici di una rara bellezza , 
e vestiti di lino fino , più bianco della neve, ballaro- 
no lungo tempo i balli del loro paese, indi quelli di 
Egitto, ed in fine quelli della Grecia. 

Una truppa di ninfe, coronale di fiori, i di cui bei 
capelli pendevano sulle loro spalle e ondeggiavano a 
piacer del vento, notavano in folla dietro al carro. La più- 
parte degli uomini si lasciano trascinare dalle passioni. 

Questa regola però non è costante, poiché tro- 
viamo qualche esempio in contrario; come: 

Un terso de' nemici rimase morto sul campo di batta- 
glia , ed il resto si arrese a discrezione— La quan- 
tità innumerabile di carosse , che si vedono a Firen- 
ze , stupisce i forastieri. Ma 

Quello eh’ è sicuro però, che i nomi collettivi 
che presentano allo spirito l’ idea dell’ unità, vo- 
gliono il verbo al singolare; come : 

Dimmi, perchè quel popolo è si empio ? 

E nel Petr. Son. 7. 

Povera e nuda vai filosofia , 

Dice la turba a vii guadagno intesa. 

Allorché un verbo ha, per soggetto il pronome 
relativo che, debh’essere posto al medesimo Nu- 
mero, e alla medesima Persona del nome al qua- 
le si rapporta; come: 

Voi che volete arricchire il vostro spirilo di pensieri 
fortemente concepiti , e nobilmente espressi , leggete 
le opere di Omero , e di Platone. 


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a5i 

Nota — La nostra polizia ed urbanità ésigge, ebe par- 
lando ad una persona , le diciamo V oi piuttosto 
che Tu , c quindi anche il verbo debb’esscrc plu- 
rale; come: Voi volete così. Le possiamo parlare 
ancora in terza persona, come si parlasse alla sua 
Signoria, cd allora il verbo sarà di terza Persona 
singolare; come: Ella vuole cos'insta bene. Par- 
lando poi eli scuna persona costituita in dignità , l’uso 
soffre che dica: Noi vogliamo; Noi comandiamo. 

Notasi ancora, che noi Italiani non comandiamo mai 
negativamente alla seconda Persona del singolare, 
per non confondere la frase imperativa coll’ in- 
dicativa; quindi in vece di dire : non ti ferma ; 
non mi scrivi , usiamo l’indefinito, dicendo: Non 
ti fermare , non mi scrivere ; ma in tali frasi vi 
è P ellissi del verbo debbi. 

CONCORDANZA 

Del Relativo coll’ antecedente. 

I). Come si accorda il Relativo col suo Antecedente? 

R. Il Relativo si accorda col suo antecedente nel 
genere , c nel numero ; eccone gli esempi : 

L'uomo il quale viene lungo la prateria, e la donna 
la quale è con lui, avevano, tempo fa , seimila ducati 
di rendita , e sono presentemente forzali di lavorare 
per vivere. 

La vacca, la quale mangia l'orto, di quando in quan- 
do somministra più latte, sola, delle due vacche le 
quali non mangiano che erba , e rape. 

I figli i quali disgustano i genitori sono tanti mostri. 
Ecco il libro nel quale esercita il suo discepolo.— La 
libreria nella quale pone i suoi libri è troppo vicina 
alla finestra, il sole li guasterà in poco tempo. 

Il Relativo che serve per le tre persone in ambi 
i Numeri come: 


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25a 

Io che serico , tu che leggi , cblui che disegna , noi 
che ridiamo , voi che giuocate, coloro che ballano. 

Il Relativo, se si rapporta a più nomi , prende 
l’ inflessione plurale ; come : 

Bruto e Cassio i q utili congiurarono contro Cesare. E 
Se tali nomi sono di diverso genere , il rela- 
tivo accorderà col più nobile, cioè col maschile ; 
dicendo : Il Re , e la Regina , i quali. 

CONCORDANZA 

Del Participio passalo col suo Soggètto. 

D. Come si accorda il Participio passato col sud 
Soggetto ? 

R. Il Participio passato, s’è preceduto dalPausiliare 
Essere , si accorda sempre col suo soggetto nel 

, genere , e nel numero ; come : 

Le armi da fuoco non sono siate conosciute dagli an- 
tichi — Ismaele figlio di Abramo è conosciuto fra gli 
Arabi come quello da cui sono sortiti , e la circonci- 
sione è rimasta loro come il segno della loro origi- 
ne — Al tempo di Abramo le minacele del vero Dio 
erano temute da Faraone , Re di Egitto $• ma nel tem- 
po di Alosè tutte le nazioni erano pervertite , ed il 
mondo , che Dio ha fatto per manifestare la sua po- 
j lenza , era divenuto uh tempio d' Idoli— Le scienze so- 
no state sempre protette dai Governi. 

Allorché il Participio passato è preceduto dal- 
l’ausiliare Avere , non si accorda mai col suo sog- 
getto ; come : 

I Romani hanno trionfato successivamente delle na- 
zioni le più. bellicose. — Lampridio racconta, che A- 
driano aveva eretto a Gesù Cristo tempj che si vedeva- 
no ancora a suoi tempi. — Felici quei Principi che non 
hanno mai usato del loro potere che per far del bene. 

CONCORDANZA 
Del Participio passato col suo Regime. 

D. Come si accorda il Participio passato col suo 
Regime ? 


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a53 

H. Il Participio passato si accorda sempre col suo 
regime diretto, che Io precede, qualunque sia il 
suo ausiliare; eccone gli esempi: 

Tutte le lettere che he ricevute confermano quella nuo- 
va importante — Quanti passi non ho fatti! Quel gior- 
no è uno rii quelli che hanno consacrato alle lagri- 
me — La lingua che Cicerone e Firgilio hanno scrit- 
ta viverà per le loro opere — I Tribuni chiesero a 
Clodio l' esecuzione delle promesse che il Console Fa- 
terio aveva fatte loro. 

Il Participio passato non si accorda mai col regime 
che lo siegue; eccone gli esempi: Il commèrcio ha re- 
so quella città florida — Tito ha reso sua moglie pa- 
drona del suo — Le lettere e lo scritto sono state in- 
ventate per dipingere la parola. 

N. B. Il Participio, allorché si rapporta al regime 
di un verbo, accorda con esso nel genere, e nel 
numero. 

Il Participio si rapporta al regime di un verbo, 
quando questo è uno de* pronomi relativi il, la , 
le, gli, li, loro ; esempi; 

Essendo la città presa , il nemico la predò", cioè il ne- 
mico predò la città presa — Dovendo i cittadini esser 
passati a fil di spada, il vincitore li perdonò ; cioè il 
vincitore perdonò i cittadini che dovevano esser pas- 
sati a fil di spada. 

V* CONCORDANZA 
Del Pr onome col Nome a cui si rapporta. 

Id. Come si accorda il Pronome col Nome a cui 
si rapporta?' 

R* Il Pronome si accorda col nome a cui si rapporta 
nel Genere e nel Numero; eccone gli esempi: 

1 quadri che aspettavamo da Roma sono, arrivali , ve 
ne sono di quelli che. sono un poco danneggiali , ma 

i vostri, i suoi, ed i miei sono in buono stalo È 

forse il vostro umore, o il suo che v' impedisce di vi- 
* >er bene insieme ? Se è il vostro, è facile di portarci 


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a$4 

rimedio , prendendo sopra di eoi stesso di corregger— 
vi, s'è il suo , raddoppiate di compiacenza , dì atteri— 
zione , e di buona maniera ; é rarissimo che <fuel mez- 
zo non riesce — Quella confidenza merita bene la mia . 

capo ’ir. 

Del Caso di apposizione. 

D. Qual nome dicesi Caso di apposizione. 

R. Se un nome si appone ad un altro, e con questo 
chiarita la stessa persona o cosa, tal nome diccsi 
Caso di apposizione ; come quando diciamo; 
Francesco 1. nostro padre, e He felicemente re- 
gna : i nomi padre, e Re sono Casi di apposizione. 

. CAPO III. 

SINTASSI DI REGGIMENTO. 

D. Quando si ha la Sintassi di reggimento ? 

R. La Sintassi di reggimento si ha allorché una 
parola regge l’altra. La parola eh’ è retta da un* 
altra, dicesi Regime, o Compimento di quella. 

Del Regime de* nomi. 

u 

D. Ditemi qualche cosa del Regime de' nomi? 

R. Prima di tutto è da premettersi, che il nome so- 
stantivo ha tre funzioni nel discorso; il medesimo 
è sempre o al primo Caso ( Nominativo ) , o al 
quinto ( Vocativo ), o Regime. r 

È al primo Caso allorché indica la persona o 
cosa che fa l’azione ; come x Pietro legge ; G io- 
vanni scrive, i sostantivi Pietro e Giovanni so- 
no al primo Caso, perché il primo indica la per- 
sona che legge, e l’altro quella che scrive; o quan- 
do indica la persona o cosa di cui si afferma uno 
stato qualunque; come: 1! uccello vola ; il lione 


f 


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a55 

non vola , i sostantivi uccello , e Zr'owe sono al 
primo Caso, perchè del primo si afferma che vola, 
e del secondo si afferma che non vola. 

Nel discorso tutto si riferisce al primo Caso; come: 
Un uomo giusto e fermo non è scosso nè dai clamori 
di un popolaccio , nè dalle minacce di un fiero tiran- 
no'. anche che il mondo intiero subissasse , egli ne sa- 
rebbe colpito , ma non già commosso. 

Il sostantivo è al quinto Caso quando esprime 
la persona o cosa, alla quale s’indrizza la parola; 
come : 

He , Popoli, Terra, Mare, e voi Cieli ascoltatemi — 
2 'rojani , cessate di temere , e bandite tutte le vostre 
inquietitudini . — O Ippia\ Ippiaì non ti vedrò più 1 O 
rnio caro Ippia I son io crudele , io spietato , che ti 
ho imparalo a dispreizare là morte. Dei crudeli\ pro- 
lungate la mia vita per farmi vedere la morte il 1 lp~ 
pia. O mio caro figlio, che ho allevalo, e che mi sei 
costato tante cure, non ti vedrò più ! O cara ombra ! 
chiamami sulle rive dello Stigc, la luce mi è odiosa ; 
sei tu solo, mio caro Ippia , che voglio rivedere. Ip- 
pia I Ippia! o mio caro Ippia ! non vivo ancora che 
per rendere alle tue ceneri l'ultimo dovere. 

Il sostantivo è regime quando è retto da un’al- 
tra voce; dunque un sostantivo può essere retto da 
un altro sostantivo, da un aggettivo, da un verbo, 
o da una preposizione; come: La legge di Dicr, u- 
tile all’uomo', con suo fratello. 

REGOLA. GENERALE. 

Quando due sostantivi si trovano insieme, uno 
reggente, e l’altro retto, il reggente è ordinaria- 
mente posto dinanzi al retto; come: 

Il silenzio della notte, la calma del mare, la luce tre- 
molante della luna, sparsa sulla superficie dell' acqua, 
e l'oscuro azzurro del cielo seminato di brillanti stel- 
le, servivano a rialzare la bellezza dello spettacolo. Non 
si sentiva più che il garrito degli uccelli , o il dolce 
fiato de'zefìri che si divertivano nei rami % degli albe- 


■ii 


I ■ 

s56 

. • ri, o il mormorio (li uri acqua chiara che cadeva da. 

scogli, o le cantoni de' giovani che seguivano Apollo. 

Del Regime de ’ verbi. 

D' Che cosa è il Regime de' verbi. 

R. Ogni parola, su di cui si termina la significazio- 
ne del verbo, dicesi Regime; come allorché dicesi: 
Pietro ama la musica , la significazione del verbo 
ama si termina sul nome musica , dunque il nome 
musica è il regime di tal verbo. Così pure allorché 
dicesi: Giovanni profitta dell' esempio, la signi- 
ficazione del verbo profitta si termina sul nome 
esempio , questo nome dunque n’é il regime. 

D. Di quante sorte può essere il regime di un 
verbo ? 

R. Il regime di un verbo può essere diretto , o indi- 
retto, ossia assoluto, o relativo. 

D. Come conoscete se il regime di un verbo è 
diretto, o indiretto? 

R. Allorché la significazione del verbo si rapporta diret- 
tamente su di un nome, questo si dice Regime diretto 
del verbo ; allorché poi vi si termina indirettamente , 
dicesi Indiretto. 

La significazione del verbo si rapporta direttameuta 
ad un nome, quando questo può servir di risposta alla 
domanda ohi ? che cosa ? come allorché dico ; Io amo , 
mi si domanderà che cosai e risponderò mio fratello , 
lo studio cc.; in tale discorso la significazione del ver- 
bo amo si rapporta, ossia si termina, direttamente sul 
nome fratello, studio cc. 

La significazione del verbo si rapporta indirettamen- 
te ad un nome, allorché con questo si può rispondere alla 
domanda di chi ? di che? a chi ? a che? Cosi se dico; Io 
mi lagno , mi si domanderà; di chi? e risponderò di mio 
fratello : e se dico : lo mi pento , mi si dirà: di che ? 

.• e risponderò: del mio peccato ; e finalmente se dico r 

Io soccombo, mi si domanderà ancora ; a che? rispon-v 


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a57 

clero : al dolore', nella prima frase la signifioazione del 
verbo lagno si rapporta indi re Ita incìnte al nome fratel- 
lo', siccome nella seconda, quella del verbo pento si rap- 
porta al nome peccato', e nella terza quella del verbo 
soccombo al nome dolore, e perciò il nome fratello ò 
il Regime indiretto del verbo lagno ; il nome peccato lo 
è del verbo pento, ed il nome dolore del verbo soc- 
combo. Da ciò si rileva , che 

Il Regime diretto è del solo verbo attivo , perché 
questo solo indica un’azione che si termina direttamente 
su di un oggetto, o soggetto differente dal suo Nomi- 
nativo - , come quando si diete: Alessandro vinse Dario , 
in tale discorso 1’ azione indicata dal verbo vinse si ter- 
mina direttamente su di Dario , e perciò questo ò il 
Regime diretto di tal verbo. 

Un uome, o pronome dal quale s’ indica una persona 
o cosa, che non ha rapporto diretto colla significazione 
del verbo , ossia , che gli si rapporta indirettamente, si 
dice Regime indiretto di tal verbo ; come allorché si 
dice: Pietro preferisce la scienza alle ricchezze , in 
tale discorso il nome scienza, ch’è l’ oggetto principale, 
su di cui si termina direttamente 1’ azione di Pietro, ò 
il Regime diretto del verbo preferisce, ed il nomo ric- 
chezze, non esprimendo 1’ oggetto principale di tale a- 
zione, n' è il Regime indiretto ; cosi pure allorché di- 
co: Io godo della libertà ; il nome libertà non può 
essere Regime diretto del verbo godo , perchè non e-r 
sprime che indirettamente l’oggetto, su di cui si termi- 
na la significazione del verbo godo. 

Il Regime diretto è sempre al quarto Caso. 

Il Regime indiretto è sempre al secondo , al terza , 
o sosto Caso. A- 

11 Regime diretto, come si è detto, indicando sem- 
pre il Soggetto, o l’Oggetto diretto dell’azione, com- 
pete al solo verbo attivo. 

11 Regime indiretto compete non solo al verbo atti- 
vo , ma a tulli gli altri ancora. 

D. Ed il verbo sostantivo Essere può egli avere un Regime ? 
R. Posta, l’ idea data del Regime, non può averne; poiché 
ad altro non serve che ad unire uu attributo al suo sog- 

1 7 


a 5S 

getto; e se per lanto si voglia, considerare l’attributo 
come Regime , potrà dirsi semplicemente, che il verbo 
Es sere vuole sempre il nome che lo siegue , al primo 
Caso, senza dirlo Regime diretto, o indiretto dello stesso. 

Nola Le regole di costruzione vogliono, che il Regime 

sia posto sempre dopo del verbo che lo regge; onde si 
dirà: Noi abbiamo riportala la vittoria su ile' nostri ne- 
mici , e non già: Noi abbiamo la vittoria riportata su 
de' nostri nemici. Ma 

Se poi il Regime è un nome di persona , o un pro- 
nome relativo , o assoluto , dovrà sempre precederlo ; 
come quando si dice : Chi create voi ? Che fate voi 
,ju\? A quale scienza debbo io applicarmi ? 

Un verbo può avere per Regime un altro verbo, ma 
di modo indefinito, preceduto, o no dalla preposizione 
r/r, o a; come: Io debbo scrivere. Io vi direi di scri- 
vere al più presto. 

1 verbi ohe indicano azioni di spirito , hanno delle 
volte per Regime diretto, o indiretto una intera frase, 
preceduta dalla congiunzione che; come quando si di- 
ce: Io so i che la Misericordia di Dio è infinita : in 
tale discorso tutta la propozizione : la Misericordia di 
Dio è infinita , è il Regime diretto del verbo so , per- 
chè dicendosi; io so, mi si domanderà; che cosa sape- 
te ? ed io risponderò: Io so una cosa ì cioè, che la Mi- 
sericordia di Dio è infinita. 

I verbi togliere , levare , allontanare , ricevere , ot- 
tenere , e sim. vogliono due Regimi, uno diretto, eh è 
unito al verbo preceduto dall’ articolo , o no, e a 
indiretto eh’ è preceduto sempre dalla preposizione da 
sola, o combinata coll’articolo; come: levare , togliere 
qualche cosa dalle mani di alcuno. Separare l'uno 
dall'altro. Ottenere una grazia dal Principe. 

I verbi comandare , dare , inviare , hanno pure due 
Regimi, uno diretto, e l’altro indiretto, questo pero e 
sempre preceduto dalla preposizione a, sola , o combi- 
nala coll’articolo; come: domandare ajuto ad un ami- 
co. Dare danari a’ poveri. Inviare lettere agli amici. 

I verbi uscire , partire , venire , tornare , vogliono un 
sol Regime indiretto , preceduto dalla preposizione di , 


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ta%j 


o da ; come : Utcir di casa. Partire , tornare , venire 
da Napoli. 

Dopo i verbi di movimento andare , mandare , in- 
viare , venire , e sim., se precedono un indefinito che 
sewe loro di Regime indiretto, gli si debbe premettere 
la preposizione a, o ad; dicendosi: Andiamo a vedere ; 
venite a scrivere. Si debbe però usare ad, e non a, se 
tale indefinito comincia per vocale; dicendo: Andiamo ad 
avvisare. Mandiamo ad avvertire, fienile ad osservare. 

Lo Congiunzioni si , no poste come Regimi di un 
verbo, debbono esser precedute dalla preposizione di, 
dicendosi : Credo di sì. Credo di no. 

Del Regime de' V erbi attivi. 

D. Qual’ è il Regime de’ Inerbi attivi ? 

• R. Un nome, un pronome, o altra parola che ne 
fa le veci, su di cui si termina l’azione del verbo 
attivo, si dice Regime di esso; come : Scipione 
vinse Annibale , in tale discorso il nome Anni- 
baie , è il Regime del verbo attivo vinse , perchè 
l’azione che questo indica si termina su di quello. 

Allorché il regime* del verbo Attivo è un no- 
me, si mette sempre dopo il verbo; e quando è 
un pronome, è generalmente' posto avanti; come: 
Omero rappresenta Nestore come quello che moderava 
la bollente collera di Achille, l'orgoglio di Agamen- 
none , la superbia di Ajace , ed il coraggio impetuo- 
so di Diomede — Egli li accarezza, perché li ama. 

Del Regime de Verbi passivi. 

Qual’ è il Regime dé Verbi passivi ? 

Un nome, o pronome preceduto dalla preposi- 
zione <frz,sola, o combinata coll’articolo, col qua- 
le s’indica la persona, o cosa che agisce sulla per- 
sona, o cosa indicala da! Nominativo del verbo, 
si chiama Regime del verbo passivo ; come: An- 


a6o 

ìlibaie fu vinto da Scipione ; in questo discorso 
il nonio Scipione è il Regimo del verbo passivo 
fu vinto , perche indica la persona che agì su di 
Annibaie , ch'ti il Nominativo dello stesso verbo 
fu vinto. 

Del Regime de' perii neutri. 

!). Qual’ è il Regime de’ verbi neutri ? 

lì. 1 verbi neutri di significazione assoluta , come 
vivere , morire , e sim., che non indicano azione , 
che passi su di qualche oggetto, ma dinotano piut- 
tosto lo stato del soggetto, non possono avere alcun 
regime: Si uuiscono però talvolta con un aggetti- 
vo di qualità, che accorda col soggetto medesimo; 
come: Tasso visse infelice. Catone morì conten- 
to. E se talora pare, che abbiano un Regime; co- 
me quando si dice: Egli visse cento anni , questo 
è retto da una preposizione sottintesa , cioè per 
cento anni. 

I neutri poi di significazione relativa possono 
avere un regime indiretto, il quale non è che un 
termine di rapporto, che si accompagna sempre con 
quella preposizione che vien indicata dal significa- 
to del verbo; come per esempio: 

Giovare, pregiudicare , mancare , piacere , applaudire , 
sotti disfare ad alcuno , abbisognare di qualche cosa ec. 
J.a sua opera è piaciuta a tutti , perchè unisce ad un 1 
utilità le grazie dello stile , e la bellezza de' sentimenti* 

D. Puossi col mezzo del Regime distinguere se 
un verbo è Attivo, o Neutro? • 1 . 

R. Dal Regime si distingue il verbo 'attivo da ogni 
altro, poiché il vejbo attivo ha sempre un Regi- 
me diretto; Amare , per esempio, è attivo, perchè 
può dirsi: amare lo studio , i parenti cc. Ma 


aGr 

Il verbo neutro non può. mai avete un Regime 
diretto, ma soltanto indiretto; di fatti. Regnare 
h un verbo neutro, perchè non può avere un Re- 
gime diretto, nò indiretto ; ed i verbi profiliate ; 
attender e, aderire, e. sim., sono anche neutri, per- 
chè possono avere soltanto un Regime indiretto; 
dicendosi: Profitto del tempo. Attendo allo stu- 
dio. Aderisco all' amico. 

Del Regime de ’ verbi riflessi. 

D. Qual’ è il Regime de’ vèrbi riflessi ? 

R. Il Regime de’ verbi riflessi è il nome personale 
«,il quale indica la persona o cosa, come termine . 
dell’ azione, eh’ è il soggetto stesso del verbo; co- 
me: Io mi lusingo-. Tu ti lodi ; Colui si uccide ; 
in tutte queste frasi, i nomi personali mi, ti, si so- 
no i Regimi de’ verbi lusingo , lodi , uccide. 

Del Regime diverbi reciprochi. 

D. Qual’ è il Regime de’ verbi reciprochi ? 

R. Il Regime de’ verbi reciprochi è il nome persona- 
le sij come quando si dice: 

I fratelli si amano ; Si lodano i compagni. 

Del Regime de* verbi impersonali « 

D. Qual’ è il Regime de’ verbi impersonali ? 

R. I verbi impersonali non hanno Regime. 

Del Regime delle Congiunzioni. 

Le Congiunzioni uniscono le frasi fra loro, col 

• reggere i verbi che le sieguono all’ Indefinito, all* 
indicativo, o al soggiuntivo. 

Quelle che reggono il verbo all’indefinito sono; 
se non, afine, e sira. Esempi; 


Aon andavano a passare alcuni giorni in città , se non 
per ritrovarsi con più- piacere nel loro dilettevole ri- 
tira Molte persone non faticano che affiti di acqui- 

stare della considerazione e delle ricchezze -, ma l'uo- 
mo onestò e sensibile non adopra tanto tempo allo 
studio , se non per essere utile ai suoi simili — Vi sve- 
lo la trama che i vostri nemici hanno ordita nelle te- 
nebre , , affine di premunirvi contro ì loro arlifizj. 

Qnelli che reggono il verbo all* Indicativo so- 
no: mentre che , quando anche , a condizione 
che , quando , e simili come: 

(filando avrete una cognizione pià estesa della geo- 
metria, e dell'algebra , vi darò’ alcune lesioni di astro- 
nomia, e di ottica — Formate il vostro spirito , il vo- 
stro cuore, ed il vostro gusto, mentre che siete giovi- 
ne Vi darò quel bel quadro a condizione che lo con- 

serverete come una testimonianza della mia amicizia. 

Quelle die reggono il soggiuntivo sono: perchè , 
prima che x supposto che , e sim. Esempi: 

Conoscete troppo bene il pregio del tempo, perchè sia 
necessario di dirvi d' impiegarlo bene — Fon istudiate 
che i gran modelli , per timore che quelli che sono me- 
diocri , guastino il vostro gusto — Parecchi fenomeni 
della natura sono facili a spiegarsi , supposto che il 
principio della gravitazione universale sia vero. 

AFFER TIMENTO. 

Se il verbo della proposizione principale espri- 
me l’affermazione diretta, ossia iadipeudente, il 
verbo della proposizione subordinata debbe porsi 
all’ indicativo; ma se il verbo 'della proposizione 
principale espritne il dubbio, la sorpresa, il desi- 
ì dcrio, l’ammirazione, la volontà, allora il verbo 
, della proposizione subordinata debbe porsi al sog- 
giuntivo; esempio: 

Non ritenete la verità nascosta, quando anche doveste 
attirarvi una gran quantità ili nemici. Non dubito per 
niente che il vostro metodo riesca , purché sia ben co- 
nosciuto. 


n<33 

CAPO IV. 

SINTASSI DI COSTRUZIONE. 

t). Che cosa intendete per Sintassi di costruzione ? 

R. Intendo la disposizione delle parole, c delle frasi 
Con chiarezza e precisione; secondo le regole pre- 
scritte. La Sintassi di costruzione può essere Di- 
retta y ed Indiretta , o inversa. 

COSTRUZIONE DIRETTA. 

Ù. Come si dispóngono le parole nel diicorsp per 
aversi la Costruzione diretta. . 

R. Se si -tratta di disporre le parole di una frase, si 
debbe mettere prima il Soggetto con tutte le due 
qualificazioni , e determinazioni, se ne abbia. 

Tale soggetto può essere un nome: Pietro è stu- 
dioso : Gli uomini sono mortali. Può esserlo un 
nome personale: tu sei un grand’ uomo. Può es- 
serlo un pronome: Egli c saggio. Puòesserlo l’in- 
definito'; lo studiare non nocque mai ad alcu- 
no. E finalmente può esserlo un avverbio; il poco 
mi basta. 

Nota — Il soggetto si mette dopo il verbo nelle frasi 
in cui si trova la voce tale, o cosi; per esem. Cosi 
niorì quest’uomo — Tal’ era il suo avviso. 

Notasi — Trattandosi di disporre più soggetti che sì 
rapportano ad un sol verbo, si seguirà l’ordine na- 
turale, e la dignità delle persone; onde si dirà Io , 
e tu, e non già tu, ed io. Nondimeno la. givibà 
vnole che si travolga quest ordine naturale, c vuol 
che mettiamo ogni altra persona avanti alla nostra, 
qualora dobbiamo insieme nominarle. Dunquq per 
la solita urbanità diremo: Voi ed io, e non giàjio 
c voi ; così; 





264 

J'ni, il vostro antico, e io , tibbìa/no un opinione dif- 
ferente ; e nel Bocc. Ercolano , In moglie, ed io. 

Spesso accade, : che dobbiamo determinare , o 

Q ualificare il Soggetto, ed allora l’aggettivo gli si 
ovrà subito apporre; Quel soldato valoroso. è 
morto. Il soldato fedele è stimabile. 

Se vogliamo sviluppare l’idea del soggetto, se 
vogliamo determinarlo, o definirlo, se vogliamo 
aggiungervi qualche circostanza, clic influisca sull’ 
intelligenza della frase, faremo uso di una frase 
incidente, unendola subito dopo al soggetto per 
mezzo del relativo; come: la persona di cui vi 
* parlai , è moria. 

Se finalmente il soggettò ha qualche rapporto di 
\ proprietà, di pertinenza, qualunque ella sia, ad 
un termine, questo rapporto debbo spiegarsi im- 
mediatamente dopo che si è nominato il sogget- 
to; poiché l’è una modificazione del soggetto, che 
si potrebbe spiegare anche con un aggettivo; come: 
Le opere di Dio sono ammirabili . 

Nominato il soggetto del quale vogliamo far pa- 
, N rola, uopo è attribuirgli qualche proprietà, qual- 
che azione. Dunque è necessario, che succeda il se- 
gno, con cui. spieghiamo il suo stato, dico, il verbo. 
Questo, o è il verbo sostantivo,o è jl verbo ag- 
>. gettivo. Il verbo sostantivo , dinotando la sem- 
plice affermazione, non può avere altra modifica- 
zione di quella, che si rapporta allo stato dell’a- 
nimo di chi parla. Dunque possono andargli ap- 
presso i soli avverbj non , veramente , davvero , 

• certamente, fórse, anzi, solamente, piuttosto, e 
sjpi., che indirano la maniera di affermare, o di 
negare; come quando si dice: Questa fanciulla è 
veramente docile. 


/• ' 


2 65 

Siegue l’ attributo, ossia l’aggettivo, elio indica 
la qualità che si vuole dare al soggetto , ossia clic 
affermiamo essere nel soggetto. Questo aggettivo 
può essere più d’unoj'é l’uno si porrà dopo l’altro, 
e sarà 1 uno all’ altro unito colla congiunzione e ; 
come: Le opere di Dio sono belle e ammirabili . 

Se tale attributo è indicato da un participio, il 
verbo Essere può ricevere tutte le modificazioni , 
clic può ricevere il verbo, da cui discende il parti- 
cipio, ma: quelle souo modificazioni del participio 
piuttosto, che del verbo; come quando si dice: 

Gli Americani furono barbaramente trattali dai primi 
conquistatori Castigliarli. 

Se il verbo ò aggettivo, di qualunque classe sia, 
volendosi modificare l’azione, o la maniera di es- 
sere da quello indicata, losieguono gli avverbj, o 
la preposizione con un nome; come: 

Il buon soldato ama ardentemente con passione la gloria. 

11 verbo aggettivo o è transitivo , c<jme Ama- 
re la virtù ; può avere però un termine‘di rappor- 
to^ cui è diretta Tazione indicala dal verbo;come: 
Amare la virtù di Francesco — Un soldato vigliacco 
cede facilmente le armi ài nemico. 
o un termine di rapporto, che dinota modo ,i stru- 
mento, cagione ; come quando si dice: 

La legge punisce il parricida di morte. 

O e intransitivo, come and are, correremo. sim.,e 
può avere dopo di se quelle modificazioni, che vo- 
gliamo dargli, e quei termini di rapporto, che ac- 
cennano le diverse prejiosizioni; conte : 

Pietro sen va pian piano al passeggio , per prendere 

O spiega lo stato della persona, o cosa, e può 
avere a'nch’esso qualche modificazione; come: 
Pietro dorme dolcemente. 





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a66 

e qualche termine di rapporto; come: 

Pietro dorme dolcemente su (futile verdi erbe.'' 

Il soggetto, o l’oggetto dell’azione del verbo at- 
tivo o è un nome , o un indefinito che ne fa le ve- 
ci , o una intera proposizione. Tale nome può es- 
ser modificato della stessa maniera che il soggetto; - 
come: . * • , .... 

Ogni padrone ama il servo fedele—- lo voglio anda- 
re di fretta , che vuoi ? 

Si è detto , che una intera proposizione può es- 
sere soggetto, o oggetto dell’azione del verbo attivo; 
eccone un esempio del Boccaccio. 

G. 9 . N. 4- Dicendo , se il palafreno e i panni aver 
vinto all' Angiulieri ; Se il palafreno e i panni aver 
vinto all 1 Angiulieri è 1* oggetto del verbo dicendo. 

Quando l’indefinito, eh’ è oggetto di un verbo» 
ha un soggetto anch’esso , e questo è un nome dì 
persona, l’uso vuole, che questo si posponga al ver- 
bo; dicendosi: Dice aver egli veduto tutto cogli 
occhi suoi. Essendo così, non è da imitarsi l’esem- 
pio delBocc. poc’anzi recato» che l’ha premesso al 
Verbo indefinito, ed ha usato se per oggetto; egli, 
secondo il suo solito,ha tolta questa maniera di di- 
re da’Latini. . . 

Il sito delle preposizioni è innanzi al nome al 
quale dicono rapporto. Questa regola è costante. 

Il sito delle congiunzioni è innanzi alle propo- 
sizioni che uniscono. 

. , RàGCAPITUL AZIONE* 

La costruzione dunque diretta consiste in collo- 
care gli elementi del discorso con quell’ordine, con 
cui si acquistano leidee da chi vuol considerare un 
oggetto. Il primo luogo l’ occupa il soggetto con 




quelle determinazioni, c modificazioni, die le cir- 
costanze ci obbligano a dargli. Il secondo l’occu- 
pa il verbo, ‘Codificato, se bisogna, da qualche 
avverbio, c^da un nome preceduto da preposizio- 
ne. Il terzo, l’oggetto modificato auch’ esso, quan- 
do fia d’uopo, o determinato da un aggettivo, o 
da una proposizione incidente. Sieguono in ultimo 
luogo i termini di rapporto. Appartiene poi all’Ar- 
te di scrivere l’insegnar la maniera, onde compor- 
tarsi per non urlare nell’oscurità, nell’ambiguo, 

V nel secco, nel soverchio, e nelle lungherie. 

COSTRUZIONE INVERSA. 

D. Quando si ha la Costruzione inversa? 

R. La Costruzione inversa si ha allorché gli ele- 
menti ( Parti ) del discorso sono disposti con or- 
dine diverso dal divisato. Le inversioni sono il più 
delle volte necessarie, anzi che no, poiché svilup- 
pano meglio i nostri pensieri, che non farebbe la 
Costruzione diretta. Ma 

Ogni cosa tutto che buona, spinta all’eccesso, 
diventa se non vizio almeno intemperanza, c scon- 
venevolezza, onde egli è di bene metter qui alcune 
regole, mercé delle quali potranno i nostri giovani 
diriggerc il proprio genio ne’primi saggi della loro 
carriera riguardo alla Costruzione. . 

I. Nell’Inflessione, nell’Accordo, nel Regime la no- 
stra Sintassi sarà inviolabile; ogni libertà in que- 
sto genere é licenza, anzi delitto di ribellione con- 
tra le leggi fondamentali, c convenzionali della Lin- 
gua. Qualche esempio, o pratica incontrario, deb- 
bo aversi per abuso enorme, e da non imitarsi sot- 
to qualunque pretesto, o necessità. 


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a68 

II. La Costruzione diretta però nel senso gramatica- 
le di sopra esposto, impropriamente si arroga il 
titolo diiVrttlira/e,dapoicchè sono stati iGramatici 
spigolisti, e non già la natura die ha insegnato quel 
metodo compassato, mercédi curii nome debbe 
precedere il verbo ec.La natura è una maestra con- 
discendente; se non ammette nella morale il rigo- 
rismo* come potrebbe tollerare nelle lettere la pe- 
dantesca bigotteria? 

III. Al contrario la natura domanda, che nel discorso 
le parole prendano il lor posto in ragion del pro- 
prio merito. Si vuol per esempio fissar l’attenzione 
di chi ascolta, o legge principalmente sull’oggetto 
del verbo, dirassi piuttosto: 

Quella città che ni un nemico soggiogò , i proprj vizj 
distrussero , che: I proprj vizj distrussero quella città 
che niun nemico soggiogò. -, r f . 

Similmente una parola, che, giusta i canoni del- 
la Giunta gramaticale dovrebbe reputarsi accesso- 
ria alla Costruzione, dovrà per l’estrinseca sua 
importanza esser collocata alla testa del periodo : 
di fatti, se taluno chiedesse dove fu , che Cesare 
decretò il servaggio di Roma , il Rubicone do- 
vrebbe in preferenza fissar l’ attenzione di chi a- 
scolta, e quindi assegnandosi a quella voce il pri- 
mo posto di onore, dir si dovrebbe: Sul Rubico- 
ne Cesare incatenò la libertà latina. D’ altron- 
de l’armonia ancora che risulta dalla disposizione 
delle parole, ci obbliga sovvente alle- inversioni , 
che bisogna usare con prudenza, e non farne quel- 
l’abuso che ne ha fatto il Boccaccio, e coloro che 
si han fatto un dovere d’ imitarlo. Noi dunque u- 
seremo delle inversioni scortati sempre dal giudi- 
zio severo dell’orecchio, e più dalla ragione, ne 



useremo, dico, con quella sobrietà ebe fa d’ uopo 
in una cosa, che può esserne di vantaggio adope- 
rata con moderazione , e tornare a disonore , se si 
voglia usarne a ribocco. 

capo v. 

Del Discorso, i " 

D‘ Che cosa è il Discorso? 

R. Il Discorso è una ben regolata combinazione di 
parole, atta a manifestare i pensieri. 

D. Che cose sono le Parole? 

R. Le Parole sono le voci con cui manifestiamo le 
nostre idee. 

D. Quali sono le Parli del Discorso ? 

R. Sono il Nome, il Pronome i il V urèo, V Avver- 
bio , la Preposizione , la Congiunzione , e Y In- 
terposto. Ma di queste, due sono essenziali , cioè 
il Nome, e '1 Verbo ; le altre non servono che a 
dare precisione, chiarezza, ed ornamento al discorso. 

D. Dimostrate, che il Nome e’I Verbo sono par- 
ti essenziali del discorso ? 

R. Eccomi; Si dice essenziale ad una cosa tutto ciò, 
senza di cui una tal cosa non può essere, nè con- 
cepirsi ; or senza Nome, e senza Verbo non può 
esser vi, nè concepirsi un discorso. Non può esser- 
vi , nè concepirsi un discorso senza del Nome , 
perchè se non si nomina la persona o cosa, di cui si 
vuol parlare, non s’intenderà mai di chi, o di che 

« cosa si parla; di fatti, se si dice: è diligente , s’in- 
tende egli mai di chi si parla? Certo che no ; ma 
per completarsi il senso dovrà nominarsi la perso- 
na di cui si vuol parlare; dicendo: Pietro è dili- 
gente. Dpnque resta vero, che il nome è una par- 


37 ° 

te essenziale del discorso, perché, se manca, non 
si può parlare. 

Senza del Verbo non può esservi, nè concepirsi 
un discorso; poiché, dovendo questo indicare lo 
stato del soggetto ; ma tale stato non l’indica eli* 
esso solo; difatti, se si dice semplicemente Pietro , 
non si fa che nominare una persona; ma nominare 
semplicemente una persona, non manifesta il suo 
stato, vi è bisogno del verbo, che indica tale sta- 
to; come: Pietro disegna ; essendo così, resta di- 
mostrato , che anche il verbo è una parte essen- 
ziale del discorso , perchè se manca , non si può 
parlare. 

Da tutto ciò si rileva, che il Nome solo non ba- 
sta per manifestare un pensiero, è necessario, che 
sia unito al Verbo; nè questo basta senza di quel- 
lo, ma debbono essere insieme ; perchè nominare 
soltanto una persona, o cosa non manifesta un pen- 
siero , dunque il Nome solo non basta, indicare 
soltanto lo stato in cui una persona, o cosa si tro- 
va, senza nominare tal persona, o cosa che si tro- 
va in quello stato, non si manifesta un pensiero ; 
dunque il Verbo solo non basta; bisogna dunque, 
che il Nome ed il Verbo sieno insieme ; come : 
Pietro ama\ Pietro pensa’, Pietro è amato 

Più; allorché si parla, non si fa altro che ma- 
nifestare i pensieri a chi ascolta; ma se pensiamo 
ad una cosa senza nulla affermarne, o negarne, e 
volendo manifestare ad altri tal cosa, basta colla 
voce profferirne il nome che l’indica; e sia, per 
esemp.; terra. 

E se vogliamo attribuire a tal cosa qualche qua- 
lità , colla voce ne profferiamo il nome , e sia la 


/ 



. a 7* 

fecondità , e se giudicando siam d’avviso, che una 
tal qualità convenga a quella tal cosa , usiamo il 
verbo sostantivo Essere , di cui l’uso proprio è ap- 
punto di attaccare un attributo al suo soggetto; e 
diciamo ; La terra è feconda. Ecco dunque un 
discorso risultante dal soggetto, dall’attributo, e 
dalla copula. 

V'. Come si chiama quel discorso risultante dal- 

l’ unione di un soggetto , di un attributo , e di 
una copula. 

IL Si chiama Proposizione , o Frase. E poiché la 
Proposizione non è che l’espressione di un giudi- 
zio, chi vieterà di definire la proposizione; un giu- 
dizio manifestato colle parole'l E se ogni giudi- 
zio per sua natura è affermativo , o negativo, ed 
essendo la proposizione l’espressione che lo indi- 
ca, sarà pur dessa affermativa , o negativa. 

D. Qual’ è la Proposizione affermativa? 

I\. La Proposizione affermativa è quella , in cui 
l’attributo si afferma del soggetto; come: Ottavia- 
no fu Imperadore. 

D. Qual’ è la Proposizione negativa? 

R. La Proposizione negativa è quella, in cui l’attri- 
buto si nega del soggetto; come: Giulio Cesare 
non fu Re. 

Diverse specie di Proposizioni. 

D. Quante specie di Proposizioni vi sono ? 

R. Tre; cioè la Semplice , la Composta , e lai Com- 
plessa. 

Avvertimento — In ogni proposizione vi debb’essere 
un so gg e ff°* e d un attrinuto.il soggetto di una pro- 
posizione è il nome della persona o cosa, di cui si 


273 

afferma, 0 nega qualche qualità, o uno stato, e si 
chiama ancora Nominativo dal verbo) l’abbiamo 
veduto altrove. L’Attributo poi non è che il nome 
della qualità che si afferma, o nega del soggetto; e 
s indica ordinariamente dal verbo col suo regime; 
come: Il sole regola le stagioni. 

D. QuaV è la Proposizione semplice ? 

R. La Proposizione semplice è quella che ha un solo 
soggetto, ed un solo attributo, o un sol verbo col 
suo regime; come: Il sole illumina la luna. 

Nota — Il soggetto di una Proposizione può essere 
particolarmente modificato , come pure il verbo, 
c l’attributo, e la Proposizione resta semplice. 
Vediamolo cogli esempi. 

1. ° R soggetto può esser modificato da un aggettivo de- 
terminante: Questo fanciullo piange. 1 

2 . * Da un aggettivo di qualità; Il buon fanciullo piangeva. 

3. ® Da un Caso di distinzione ; I fanciulli di Babilonia 
cantavano le lodi del Signore nella fornace. 

4 ° Da una proposizione determinante; Il fanciullo , di cui 
mi avete parlalo , è docile. Il DiOy che adoriamo , è 
Onnipotente. 

5. ° Da un participio; Il fanciullo premiato scriveva. 

6. ® Il verbo può essere modificalo da un avverbio; I 
fanciullo scrive bene. 

L’ attributo può essere modificalo con determinazioni; • 
Il fanciullo era istruito nella Gramalica. Ed 

Ecco come l’ aggiunzioni di altre parole nella 
proposizione, domandate dai soggetto, dal verbo, 
e dall’attributo, non alterano punto la proposizio- 
ne; non cessando di esser semplice per l’unità del 
soggetto, e dell’attributo uniti dalla copula. 

Tale osservazione mentre ci fa comprendere la 
necessità delle varie specie di parole nel discorso, 
ci fa conoscere eziandio la maniera di mettere 


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273 

ciascuna nella sua propria nicchia, affinchè quelle 
che appartengono ai soggetto, non si confondano 
con quelle che appartengono al verbo, o all’attri- 
buto, e cosi viceversa. 

D. QuaVè la Proposizione composta? 

R. La Proposizione composta e quella che ha, o 
più soggetti, ed un solo attributo, o un solo sog- 
getto^ più attributi, o più soggetti, e più attribu- 
ti; eccone gli esempi: 

La luna e gii altri pianeti ricevono la luce dal sole-, 
in questa proposizione vi sono piu soggetti. Alessandro 
è sialo il più generoso di tuli' i Re , e 7 vincilor di 
Dario ; in questa vi sono piu attributi. Nè le terre ; nò 
le case, nè le pili grandi ricchezze possono toglier la 
febbre dal corpo di colui che V ha, nè liberare il suo 
spirito dall' agitazione , e dal timore ; -in quest 1 ultima 
vi sono più soggetti , e più attributi. 

D. QuaVè la Proposizione complessa? 

R. La Proposizione complessa è quella che ha un 
solo soggetto, e un solo attributo; ma tale sogget- 
to, o attributo, o tutti e due insieme contengono 
altre proposizioni, che li modificano, aggiungen- 
dovi qualche determinazione', o circostanza. Le 
proposizioni che dipendono dal soggetto, o dall’ 
attributo, si chiamano Proposizioni incidenti ; e 
sono unite alla proposizione principale col mezzo 
de’ relativi, de’ participj , o delle congiuuzioni. 
Leeone un esempio. 

Alessandro disfece l'armata di Dario, s' impadronì 
de' suoi tesori , e fece prigioniera la famiglia di quel 
principe sfortunato. 

Le proposizioni incidenti che modificano il sogget- 
to,© l’attributo, possono anch’esse esser modificate 
da altre proposizioni incidenti; come: Coluii dis- 
se Gesù Cristo) che farà la volontà di mio Padre 

18 


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t 


274 

eh ’ è in Cielo , entrerà nel suo regno beata. 

Una proposizione può esser composta e comples- 
sa nel tempo istesso, se però ha più soggetti, e più 
attributi, e questi anche modificati da altre propo- 
sizioni incidenti; come per esepipio: 

La stima singolare che fece Alessandro delle Poesie 
di Omero , e i riguardi eh' ebbe nel saccheggio di Pe- 
pe per la memoria di Pindaro , non gli attirarono me- 
no stima che tutte le sue conquiste. 

PERIODO 

D. Che cosa è il Periodo ? 

li. Il Periodo è un discorso che corre come chiuso 
in un certo giro di parole, finché si fermi, dopo com- 
piuti ed esposti tutti i pensieri: 

Oralio in quodam quasi orbe inclusa percurrens, quo- 
ad pcrsislat in singulis perfeclis , absolutisque semen- 
ta s Cic. m. De Orai. 

D. Quante sorte di Periodi vi sono ? 

R. Due sorte di Periodi vi sono; cioè il Periodo 
semplice , ed il Periodo composto. 

D. Qual’ è il Periodo semplice ? 

R. Il Periodo semplice è quello che costa di uu sol 
membro; come: Alessandro il Grande è venerar 
to nella posterità. 

D. Qual’ è il Periodo composto ? 

R. Il Periodo composto è quello che costa di più 
membri. 

D. Che cosa intendete per Membro del periodo ? 

R. Per àiembro del Periodo io intendo una parte di 
esso, che presa isolatamente, potrebbe far senso,ma 
che nel principio però rimane sospesa , finché il 
sentimento non siasi tutto intero espresso ; eccone 
un esempio: Se Alessandro fosse vissuto sobria- 
- mente. ' * ' y - ' < 


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Avvertasi , che il Membro anche talvolta ha le sue 
parti, che si chiamano Incisi\ questi da se non fan- 
no senso alcuno; come: O scelus ! o pestìi ! o la- 
besl Cic. in Pis. 56 .Abiti, excessit , evasiti eru- 
pit , Cic. in Cat. 1 1 . i . N’è andato , è uscito , è 
scappato , è sfrattato. 

11 Periodo composto può costare I.° di due mem- 
bri ; come ; 

Se Alessandro il Grande fosse vissuto temperante - 
mente , — sarebbe venerali nella posterità. II. ° Di ire 
membri ; come : Se Alessandro il Grande per quanto 
avanzò ogni altro Capitano nel valore guerriero , — 
altrettanto lo avesse superato nella temperanza sa- 
rebbe stato venerato nella posterità. 

UI.° Di quattro membri ; come : Se Alessandro il 
grande per quanto avanzò ogni altro Capitano nel 
valore , — altrettanto lo avesse superato nella tempe- 
ranza , — sarebbe stato veneralo non solo nella po- 
sterità ; — ma presso de' suoi medesimi sarebbe stato 
l' oggetto del pubblico amore. 

Della Scrittura 

Dì Che cosa è la Scrittura ? 

E. La Scrittura è una combinazione di più termini 
adattati ad esprimere i pensieri. 

D. Perchè fu inventala la scrittura ? 

R. Non potendo r uomo colla lingua vocale mani- 
festare i suoi pensieri che a persone presenti , ed 
in un modo passaggiero , si vide nella necessità di 
renderne stabili e permanenti i segni, per poterli 
così comunicare agli assenti, ed anche a posteri. E 
quindi siccome colle parole procurò di esprimere i 
suoi pensieri, così colla scrittura ne rese stabili i 
segni. Quali siano poi le regole per iscrivere cor- 
rettamente, le troveremo nell’Ortografia. 


376 


CAPO VI. 

SINTASSI FIGURATA 

D. Quando si ha la Sintassi figurata ? 

R. Siccome è una proprietà essenziale alla regolar Co- 
struzione avere quegli elementi , di cui fa d’uopo 
perispiegare un intero concetto dell’ animo ; così 
dove ne manchi alcuuo, o ridonda, o si scambia, 
o non accordi coll’altro ec. si ha la Sintassi fi- 
gurata. ' J 

1 . Se manca un elemento, tale mancamento, o difet- 

’ to dicesi Ellissi. 

2. Se un elemento ridonda , tale ridondanza dicesi 
Pleonasmo. 

3 . Se si scambia un elemento per un altro, tale cam- 
biamento si dice Ellange. 

4. Se un elemento non accorda con quello, con cui 
dovrebbe accordare, tale discorso dicesi Sillessi. 

5 . Se vi sonò trasposizioni chesi oppongono all’ordi- 
ne direttoci cui si é parlato, tali trasposizioni van- 
no sotto al nome d’ Iperbato. 

6. La divisione di una parola in due dicesi Tmesi. 
Esaminiamo tutte queste specie di Figure. 

Ellissi. 

1 < E Ellissi si ha allorché manca nel discorso un 
elemento. Tale figura serve principalmenteadevi- 
tare la noja delle ripetizioni, e a rendere il discor- 
so piu vibrato e conciso; ed è perciò frequentissi- 
ma nelle frasi, di cui ci serviamo nel calore delle 
passioni. Esaminiamo intanto le diverse maniere 
in cui può cadere 1 ’ Ellissi. 

I . Può mancare il spggettp della proposizione allor- 
ché è un nome già messo avanti, e che non si vuol 


r 




I 


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3 77 

ripetere; c manca spesso collepritnee séeonde Per- 
sone de’verbi, che per di loro natura lo dimostra- 
no; come Vivo ,P ivete invece di Io vivo, voi vi- 
vete. 

2 . Manca il sostantivo vicino fall’ aggettivo ; Nìutì 
male Si fece nella caduta , quantunque cadeste 
da alto ; cioè luogo ( Bocc. G. 2 . n. 5.). E il po- 
vero scioccone va per la mala ; cioè via. 

3. Manca il verbo; come; Maraviglia , che se stalo 
savio una volta, cioè maraviglia è ec. Ed nel Petr. 
Canz. 3o. 

Poscia fra me pian piano : 

Che fai tu lasso? 

Si sottintende dissi . 

4. Manca l’indefinito in tutte le risposte, in cui si 

dice voglio, non posso , nelle quali si debbe sup- 
plire il verbo espresso nella dimanda ; come • • 

1* tra un asinaccio che non poteva la vita, cioè noti 
poteva sopportare ec. ( Firenzudo ). Con poche parole 
rispose) impossibil , che mai i suoi heneficj , e'I suo va- 

tu, ( CT) e “ io ,e “ di •*" 

5; Mancano i nomi di persona coi verbi intransiti- 
vi; come: 

ÌlnfeZbl£c Sdente, in vece di 

^ affondare ver affondarsi- àm- 

malare per ammalarsi ; annegare per mineeZsi - bn- 
poeenre per impoverirsi ; infermare per ìnfertnarfi,é sinr 

> t fsz r sou " pw °’ " ,e “ di 

®‘ ,^,l nCa ' 1 “, le i Pr0p0 . SÌ , ZÌOni die,ro fi 1 ' avverbi che 
Canz I” 111 da qUalc ,e nome 5 come nel Petrarca. 

Fuor tute i nostri Udì. 

E nel Dante Purg. Carni. 3o. 


278 

Cosi dentro una nuvola di fiori 
Donna to ’ apparve sotto verde manto 
In tutti questi esempi, ed altri moltissimi che si po- 
trebbero allegare, la preposizione è soppressa. 
Manca la preposizione pur nei seguenti esempi; 

La Dio mercé , in vece di per la mercé di Dio — FTa 
viaggialo 11 a anno , cioè per un anno . £ nel Dante. 

Dicendo , padre mio che non mi ajuti. 

in vece di perchè non mi ajuti. 

7. Ma nca la congiunzione che dopo i verbi che si- 
gnificano dubitazione, o timore; come: 

Temeva , o dubitava, non gli avvenire alcun male — 
Pormi non sia ancor tempo. 

8. Mancano talvolta le congiunzioni pare, cosi copi 

relative eli siccome , e sebbene , se però la proposi- 
zione precedente sia breve, e facilmente si posso- 
no sottintendere; come: . 1 

Sebbene fosse stretto da ogni parte , se ne fuggì — Sic- 
come temeva qualche mala Ventura, non volle restare. 

9. Manca talvolta il verbo di modo indicativo, da 
cui dipende quello di modo soggiuntivo, e la fra- 
se comincerà dalla congiunzione; tal verbo che si 
suole sopprimere è per lo più voglio , o prego, e 
sim.,che indicano desiderio di ciò che si esprime 
col secondo verbo; come nel Boco. G. 8. N. 3 . 

Che maledetta sia l'ora, che io prima la vidi. 
ro. Mancano talvolta proposizioni intere ; eccone 
un esempio del Dante Canz. 24. 

Non so di lui , ma io sarei ben vinto. 
‘'vedendo dire: non so quello , che sarebbe avve- 
nuto di lui oc. . *•>; :.j 

1 1 . Manca talora V interposto; come: 

Misero mc\ Lasso me! Bealo lui. sottintendendosi 
oh, o ahi. 


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a* ** 


*79 

12 . Manca talvolta il participio; conte: 

Misero ! a che son io ! cioè ridotta. 

PLEONASMO. 

Al contrario di ciò clic abbiamo detto finora 
dell'Ellissi, ridonda talora qualche elemento, c 
tale ridondanza, quando c con discretezza, e so- 
brietà adoperata, anzicchè vizioj genera evidenza 
ed energia. Chiamasi questa figura Pleonasmo j 

- Ridondanza , o Pienezza. 

l . Ridondano nel discorso alcune voci, le (Juali ben- 
ché soverchie, pure gli danno maggior lume, e 
forza; tali voci sono; ecco , pure , or bene , già , 
tnai, punto , mica ; conte: Reco io non so o^a dir 
di no. Or bene che ne avverrà mai? Badasi però 
che il mica, e’1 pur dc’Lombardi, e de’ Romagnuc- 
li, replicati sì spesso, sono una vera seccatura. 

a. I nomi di persona si sogliono spessissimo replica- 
re; come: Qual io mi sia. E nelDante.Purg.1.23, 

Io mi son un che quando amore spira. 

Cosi ; Io il so bene io quel che farò. Tu il vedrai 
ben tu. Io non so più che mi dire.. Egli è cosà rara. 

3. Si ripete la preposizione con innanzi alle voci lo- 
co, meco , seco , che pur la portano innestata con 
essi; cccone gli esempi ; 

Farete pure che domane o l'altro di egli quà con me- 
co se ne venga a dimorare ( Bocc. ). Spero di avere 
assai buon tempo con teco ( lìocc. ). 

4- Ridonda spesso la voce esso coi pronomi lui, leiì 
loro : esempi : 

Ella voleva con esso lui digiunare ( Bocc. G. 3 . n. 
4 - ), Cominciarono a cantare , e la valle insieme con 
èsso loro ( Bocc. G. 7. ). DI , che venga a desinar 
con esso noi ( Bocc. G. o. n. 8. ). In vero tu cenerai 
con esso meco (Bocc. G. 2. n. 7.). Andiamo con es- 
so lui a Roma ( Bocc. G. 1. n. 3 . ). Io mi sono ve- 
nato a stare con esso lei ( Bocc. ). 


a So 

5. Ridonda talora la voce via; esempio. 

Via a casa del prete ne'l portarono ( Bocc. G. 8 n. 6 ). 

Nota — Nell’ espressioni : mandar via , portar 
via , cacciar via , andar via, fuggir via , la paro- 
la e/rt, c necessaria all’espressione del pensiero; 
come anclie invece di dire: egli è mollo più , di- 
cesi, egli è via più , e più comunemente vie più, .o 
vieppiù , vie maggiore , vie minore, vie meno. 

6 . Ridondano anche le voci giù , su, lutto,mai, bel- 
lo , ecco , bene , be’ ; esempi : 

Vidi scendere già due Angeli con due spade affoca- 
te ( Dante ).' Per non essere dalle fiere divorato la 
rupe su vi montò ( Bocc. G. 5 n. 3 ). Ed ecco Pie- ) 
ro chiamò all'uscio ( Bocc. G. 5 n. io). Or bene co- 
me farei ( Bocc. n. 21 ). Be' rispos' io , messere , 
parìe-rem poi. Così : Mai sempre per sempre — Mai si, 
mai no per si , per no — Il giovane tutto solo ( Bocc. ) 
Tutto a piè fattosi loro incontro ( Bocc. ) Le portò 
cinquecento be' fiorini d'oro ( Bocc. G. 8 n. io ). 

7 . Ridondanze necessarie all’energia, ed espressione 
del peusiere; come: 

Lo rimedio lo vi darò ( Macch.). Sema sbigottir pun- 
to ( Bocc. ). O povera fanciulla ! ella ne va piangen- 
do ( Maccli. ). Già Dio non voglia ( Bocc. ) Deh! 
or ti avessero essi affogato ( Bocc. G. 8. n. 9 ). Non 
mica idiota , nè materiale , ma scienziato , e di acuto 
ingegno ( Casa. Galateo ). La cosa andò pur così ( Bocc.) 

emiri 1! 

Eli. Ange 

Si scambiano tal fiala gli elementi del discorso, 
e si pongono l’un per Tallio; tale Figura si chiama 
Ellange, o Cambiamento. 

I. Si mette talvolta T indefinito in vece del nome so- 
stantivo; ma ciò è naturale, e dell’ analogia della 
Lingua, poiché l’indefinito, essendo di sua natura 
spogliato di ogui determinazione di Persona, di 


✓ 


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a8t 

Tempo, e di Modo, 'dinota la semplice esistenza 
di un* azione, o di una egualità, come vedemmo 
altrove. 

a. L’ aggettivo si prende talora per avverbio; come: 
t aperto ti dico ; chiaro conosco ; dolce ride. Ma 
questi possono avere l’Ellissi di un sostantivo pre- 
ceduto da preposizione; come in aperto ; in chia- 
ro; in dolce modo. 

3. Il participio fa le veci dell’indefinito; come: 

Fece veduto a suoi sudditi il Papa , per quelle aver 
seco dispensalo di poter torre altra moglie , qui ve- 
duto fa le veci di vedere. ( Bocc. ) 

4 . Si mette pure l’indefinito in vece del soggiuntivo: 
Qui ha questa cena , e non saria chi mangiarla , iu 
vece di chi la mangiasse. 

5. L’Indefinito si mette in vece dell’Imperativo nel- 
le frasi negative; come: 

IVon far ad altri quello che a te non vuoi che sia fatto.' 

Bisogna avvertire però, che scambiare un Modo 
' fìgrua. altro, benché se ne abbiano infiniti esempi 
neglrScrittori nostri, come abbiamo veduto, sarà 
sempre cosa per noi da evitarsi. Lo scambiare un 
Tempo con un altro, come il Passato col Presen- 
te, può servire' a rendere più vivo ed animato un 
discorso, mentre dipinge come cosa presente, eebe 
può vedersi cogli occhi proprj , quella, eh’ c già 
passata. In altro caso sarebbe dir tutt’altro da quel- 1 
lo, che s’intende di dire, e distruggeremmo il fine, 
che ci abbiam proposto in favellando. 

L’è purancht* uri E II auge il sostituire che fan- 
no i Grandi il Noi ali’/o, dicendo: Noi voglia- 
mo; Noi comandiamo: come lo ò ancora il sosti- 
tuire che facciamo comunemente il Voi al Tu; di- 
cendo; Vi prego; vi esorto , in vece di ti prego; 
ti esorto; Voi come state ? in vece di tu come stati 


283 


Sillessi. 

Allorché gli elementi del discorso non si accor- 
dano fra di loro nel modo divisato, e eh’ è confor- 
me al genio delia Lingua, ed alle leggi dell’ uso , 
dicono i Gramatici essere una Sillessi. 

1 . L' aggettivo non si accorda talora col sostantivo 
espresso nel discorso, ma con un altro, che a aud- 
io equivale ; come : , 

V eden Nembrot a piè del gran lavoro 

Quasi smarrito rimirar le genti 

Che m Sennaar con Lui superbi /oro (Dante. Purg. 12). 

Dante allorché scrisse superbi , si era dimenti- 
cato di avere scritto innanzi, genti, c riporto l’ag- 
gettivo al sostantivo uomini , che gli passava per 
la niente. Noi saremo più accorti nello scrivere, e 
nel parlare, e non ahbracceremo volentieri code- 
ste Veneri. 

2 . L’uso però ammette queste maniere, essolui , es - 
solei , essoloro , lunghesso la riva. 

3. 11 verbo non si accorda col soggetto nel Numero, 
allorché tale soggetto è un nome collettivo; come: 
Il popolo corso alla prigione , n'avevano tratto fuori 
( Bocc. ). 

4- L’ è pure una Sillessi mettere il verbo Avere nel 
significato del verbo Essere; come: 

Assai pochi vi ha che noi veggano. 

I PE RBÀTO 

La figura detta Iperbato, cioè confusione si ha, 
quando gli clementi non sono situati secondo Lor- 
dine ddla costruzione regolare. Una tal Figura ab- 
bellisce molto il discorso, e produce una gradevo- 


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a83 

le armonia, quando a proposito si adopra. I due 
cscmpj di Davanzali, c di Boccaccio lo mostrano: 

Biancheggiavano per la campagna 1 ' ossa ammonticel- 
late o sparse , secondo fuggiti si erano o arrestati: per 
terrà erano pesti d' arme , membra di cavalli , ed ai 
tronchi di alberi teste infilzale ; e per le selve or- 
renli altari , ove furono sacrificati i Tribuni ed i Cen- 
turioni de' primi ordini ( Dav. armai. L. i ). O mol- 
to amato cuore / ogni mio uffizio verso te è fornito , 
nè più altro mi resta a fare , se non di venire con la 
mia anima a fare alla tua compagnia (Bocc G. 4.11.1 ). 

Ma alcune trasposizioni strane assai, e di pochis- 
simo uso , sono sempre da evitarsi , come questa 
del Bocc. G. 8 n. 5. 

Madonna io non so , come piacevole Reina noi avrem 
di voi , ma bella la pur avrem noi , in vece di V a- 
vrem noi pur bella. 

E chi potrebbe poi soffrire quella confusione di 
parole , e d’idee, che chiamano Sinchesi , e dall » 
quale non si può ricavare alcun senso? Chi può ca- 
pire , che abbiasi voluto dire il Petrarca. Canz. 6 
quando scrisse queste parole sì intralciatce confuse? 

Lagrima adunque , che dagli occhi versi 

Per quelle che nel manco 

Lato mi bagna chi primier si accorse 

Quadrello del voler mio non mi svoglia ? 

La divisione di una parola in due, è, secondo i 
Clamatici, una specie d’ Iperbato , clic chiamano 
Tmesi; come : Acciò solamente che conosciate. 
Ma questo finalmente non è un gran peccato; sono 
piu parole di fatti, che, come si sono unite, si pos- 
sono anche separare. Ma non è però da approvarsi 
l’uso di coloro, che quando abbiano a servirsi di 
due avverbj, troncano la metà del primo, c dicono 
coinè il Varchi. Ercol. p.4iQ< Ved eie quanto pru- 


a85 


PARTE TERZA 


u * 


ORTOEPIA 


'Oji ' 

osi • 



SEZIONE IX. a 


CAPO I. 


7 


\ »’* 


D. Che cosa è V Ortoepia ? 

R. U Ortoepia è la terza Parte della Gramatica , 
la quale contiene le regole, ed i precetti per ben pro- 
nunziare le parole, ossia per dare a ciascuna di esse 
quel suono, eli’ è conforme al genio del linguaggio. 

La pronunzia ò sì diversa nei diversi Stati d’I- 
talia, che troppo diffidi cosa sarebbe, e quasi im- 
possibile l’assegnare regole certe, e precise. Quel- 
la però cb’è tenuta in maggior pregio si è la pro- 
nunzia de’ Romani, e de* Toscani, singolarmente 
de’ Senesi , ma questa medesima non può appren- 
dersi che coll’uso. Noi intanto non darem qui che 
alcune regole generali, che, se non varranno ad in- 
segnar la vera maniera del pronunziare, gioveran- 
no almeno a schivarne i principali difetti. 

1. Le parole sono composte di sillabe, e queste di lettere. 

2 . Le parole sono voci , o unioni di voci ; giacche alcu- 
ne consistono in una sola voce, altre consistono nell’u- 
nione di più voci; He , per esempio, contiene una sola 
voce ; mare ne contiene due p cioè; ma e re } Amare 
pe contiene tre , a-ma-rc. 



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a86 

3 . Ogni voce profferita con una sola emissione <Ji Calo , 
dicesi sillaba ; e perciò le parole j che son formate di 
una sola voce 5 come re , ma , si dicono Monosillabi ; 
quelle che sono composte di due , come mare , bene , 
diconsi Dissillabi 5 quelle che ne contengono tre , co- 
me dolore , si dicono Trissillabi ; ed in generale tut- 
te quelle che comprendono più di una voce , si chia- 
mano Polisillabi. Ma 

Le voci non tutte si profferiscono allo stesso mo- 
do. Alcune si pronunziano con una semplice aper- 
tura di bocca; come: A , e, i, o , u, altre col pre- 
mettervi qualche movimento particolare delle lab- 
bra, o della lingua;come:roa, e re; le prime si di- 
cono voci semplici ; le seconde voci articolate , 
perchè son precedute dai movimenti anzidetti, che 
chiamansi Articolazioni. 

Ma siccome noi abbiamo spesse volte bisogno di 
manifestare i nostri pensieri a persone lontane, a cui 
non può giungere la nostra voce, così per supplir- 
vi, si è inventata 1’ arte di scrivere , cioè quella di 
rappresentare con alcune figure segnate o sulla car- 
ta, o su d’altra materia , le diverse voci o semplici 
o articolate, di cui è composta ogni parola: 

Queste figure si chiamano Lettere , e l’atto in 
cui vedendole, si profferiscono le voci ad esse corri- 
spondenti, si chiama leggere. Da ciò si rileva , che 
le voci semplici , come a 1 e, i, o, u. Si rapprcsen- 
tanocon una Lettera sola: le voci articolate, come 
ma, c re, si rappresentano con più lettere, altre del- 
le quali, come m , cd r, indicano le Articolazioni , 
che precedono le Voci;altrecome: a, ed e, indica- 
no le voci stesse, che a lor succedono. 

Le Lettere dunque altre rappresentan le Voci , 
cd altre le Articolazioni. Quelle, che rappresentano 
le Voci si chiamali focali) e non ne abbiam che 


287 

cinque, a , e, i, o, «. Quelle che rapprssentano le 
Articolazioni, si chiamano Consonanti , e non ne 
abbiamo che diciassette; b, c, rf, g, h , 7", /, m, 
n, p, <7, r, s, <, -u, s. Le prime si dicono ficcali , 
perchè esprimono le stesse voci, e si profferiscono 
da se sole. Le seconde diconsi Consonanti , per- 
chè esprimono le Articolazioni, che non si pos- 
sono profferire da se sole, ma che fan suono insie- 
me colle Focali , a cui son congiunte. Di fatti per 
quanto uno prepari le labbra per profferire la let- 
tera b, non ne uscirà mai un suono, finché non v’ag- 
giunga qualche vocale, dicendo ha , o be , o bi cc. 
Quindi è,che per nominare le consonanti è ncces^ 
gario aggiungervi qualche vocale. 

Noi non conosciamo nè A:, nè .r, nè y ( ipsilon ), 
meno che in qualche parola straniera ; come S to- 
kalnia , Xenocrate , c sim., dove il k della pri- 
ma si pronunzia come il c , e l’ x della seconda 
come la s ; onde possiamo perciò scrivere Stocol- 
ma , Senocrate. 

La lettera j posta nel principio o nel mezzo del- 
ia parola, è una consonante, nella fine è una vo- 
cale doppia, e vale due ii. 

Dittongo. 

Il Dittongo è l’unione di due vocali in una sola 
sillaba, che profferita con una sola emissione difia-^ 
to;si senton distinti per metà i suoni dello due vo- 
cali, di cui è composto; come in fia-to, fio-re, cuo~ 
re, buo-no } bian-co, già, e sim. 

Trittongo. 

Il Trittongo è l’unione di tre vocali in una sola 
sillaba , la quale profferita con una sola emissione 


t 1 

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a88 

di fiatoni senton distinti per terzo i suoni delle tre 
vocali , di cui è composto ; come in Ji-gliuo-lo ; 
to-va-gliuo-la , e sim. 

CAPO IL 

REGOLE ' 

Per la Pronunzia delle vocali. 

1. A combinata nella stessa parola con e , i, o, u, è sempre 
lunga ; come in aere, rai , lauro , fianchi , e simili. 

a. E nelle sue combinazioni con i , e , u , è lunga ; co- 
me in feudo', vieni , tieni, tiede , e sim. 

3. I combinato colle altre vocali , c breve ; come in pia- 
ga, diede , biondo , fiume, e sim. 

4. Le regole relative alle combinazioni dell’ o colle altre 
vocali , si trovano in quelle dell’ e , e dell’ i. 

5. U combinato con a, e , i , è lungo , come in aura , 
eunuco ; più. , e sim. 

Osservazioni particolari sulla Pronunzia 
delle vocali e , ed o. 

Noi abbiamo due vocali, e, edo, il suono delle 
quali, talvolta è chiuso, e talvolta aperto, eciò im- 
barazza molto i stranieri, poichèi’uso non è indica- 
to dall’accento, che farebbe conoscere la diversità 
della Pronunzia. 

D. Havvi qualche regola onde conoscere quando 
la vocale E, debba pronunziarsi aperta , e quan- 
do chiusa ? 

R. Sì; h’E è aperta; 1 . Allorché precede 1’ u; come 
feudo. 

2 . Allorché sta sola, sia verbo, sia congiunzione. 

3. Nel pronome lei , e ael nome neo , nei. 

È stretta poi, s’è preceduta da m , o seguita da n , 
come in almeno , pena, e sim ; ed in fine di tutte 
le parole; come: padre, madre ,jù\e x Principe , 


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— 


289 

nipote , e sim. E semprecrliè vicu segnata eoll’ac- 
cento; come: perde, perchè , credè , e sim. 

D. Dite ora quando L' O si pronunzia aperto, e 
quando chiuso? 

R. I/O si pronunzia aperto in tult’i monosillabi, ed 
in fine delle parole, s’è segnato col /accento; come: 
ho: o , no , però , dirò , e sim . 

ài pronunzia chiuso in fiue di parola non segna- 
to dall’accento; come: pero , capo, resto , figlio. 

Nota — Vi sono molte parole, che scritte della 
stessa maniera, hanno una significazione differen- 
te, e questa si distingue dal suono aperto , o chiu- 
so che ha P2£, e V O. 

D. Quali sono queste Parole ? 

R. Eccone una lista che le comprende quasi tutte. 

E aperta E chiusa 

Dei ( nome ). Dei o de’( prep. articolata ). 

Legge ( verbo ). Legg# ( nome ). 

Mele ( frutto d' api ). Mele ( nome ). ■ 
tessa ( raccolta di biade ). Messa ( sacrificio ). 

Nei ( nome ). ' “ k J 1 

Peste ( contagio ). 

Venti ( nome ). 

Le S6> ( verbo ). . 

Balena ( nome ) 

O aperto 

Botte ( colpi ). 

Colto ( participio ). v „ . 

Corso ( nome di nazione ). Corso ( participio ). ’ 

Corr e(accorcialQ di cogliere) CatTe(terza persona dal pre- 
sente del verbo correre ), 
Cogli v( prep<. articolata ). 
Fosse ( verbo ). . .t 

Rodi ( verbo ). 

l 9 


Cogli ( verbo 
Fosse ( nome 
Bodi ( Città ). 


Nei ( prep. articolata ). 
Peste ( participio ) 

Venti ( nome di numero ). 
Leggi ( nome ). 

Balena ( verbo ) 

O chiuso 

Botte ( conserve di vino ) 
Colto ( Aerr. istruì tr\ \ 


I 


\i 

i. 


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Rosa ( participio ). 

Scorse ( dal verbo scorrere ^ 
Torre ( nome ). 

Volgo ( nome ). 

Colla ( prep. articolala ). 
Volto ( nome ). 

Voto ( nome ). 

Porto ( pari, di porgere ) 
Colli ( proposizione arlic. ) 
Ancora ( nome ). 

Rose ( pari, di rodere ). 
Pose ( verbo ). 

Collo ( preposizione arlic.). 

capo ni. 

PRONUNZIA 

Delle sillabe formate da vocali , e da una , o più 
consonanti. 

i. Ca , co, cu, si pronunziano come incoro, coro , cura. 
1. Ce , ci, si pronunziano come in cedro , cigno. 

3 Cia , eie , ciò, ciu , si pronunziano come, in ciar- 
la , cielo , cioccolatlo , ciurma. 

4 . Scia, scie, scio, sciu , si pronunziano come, in scia- 
gura , scienza , sciocco , sciugatojo. _ . 

5 . Sce, sci, si pronunziano come in scemo , scimia. 

C. Che , chi, si pronunziano come in cherico , chino. 

n. Sche, schi, si pronunziano come in scheletro, schifo. 
8 . Sca, sco, scu , si pronunziano come in scala , scola- 
re , scultore. 

o. Salda, schie, schio , schiu si pronunziano come iq 
schiaffo , schiere , schioppo , schiuma. 

10. Ga, go , gu , si pronunziano come in gara; go- 
la , gusto. 

11. Ge , gi si pronunziano come in gelo, giro. _ 

12. Già , gio , giu , si pronunziano come 111 giallo , 
giorno, giusto. 


39 ° 

Rosa ( nome di dpnna, o 
fiore ). 

Scorse ( dal verbo scoprire ) 
Torre ( accorcialo di to- 
gliere ). 

Volgo ( verbo ). 

Colla ( nome ). 

Volto ( participio ). 

Voto , per vuoto ( pari. ). 
Poito ( nome ). 

Colli ( nome ). 

Ancora ( congiunzione ) 
Rose (■ nome ). 

Pose ( nome ). 

Collo ( nome ). 





i 


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agi 

i3. Gli» , ghi , »i pronunziano oome in ghetto, ghigno. 

i4- Ghia, ghio, si pronunziano come in ghianda , ghiotto. 

15. Sga,sghe, igni, sgo , sga, si pronunziano come in 
sgabello, sgherro , sghignare , sgorgo , sgusciare. 

1 6. Già , glo , giu si pronunziano come in gladitore , 
gloria , glutine. 

17. Gli , glia , glie , si pronunziano come in figli , 
figt'a , figlie , figlio. 

18. Gna, g ne, gni , gno , si pronunziano come in ca- 
gna , cagne , cigno , cigni. 

19. Gua, gue, gui , si pronunziano come in guadagno, 
guerra , guida. 

no. Qua , que , qui, quo, si pronunziano come in quat- 
tro , questo , quinto , quotidiano . 

CAPO IV. 
PRONUNZIA 
Delle sillabe. 

Le sillabe,© sono composte di una sola vocale, 
o di due, come ne 1 dittonghi, odi tre come ne? trit- 
tonghi. 

Qgni voce distinta, eprofferita con una sola emis- 
sione di fiato, forma una sillaba, l'abbiamo di so- 
pra già detto. 

Ogni vocaleda sesola può formare unar sillaba. 

Ninna consonante può formar sillaba, se non è 
unita a qualche vocale. 

Le d,ue Vocaliche formano il dittongo^ non so- 
no che una sillaba sola. 

La pronunzia delle sillabe di una sola vocale è 
facilissima. 

La pronunzia de’dittongbi,e de’trittonghi l’è an- 
cor tale giusta le regole stabilite. 

L’ incontro di due vocali consecutive in una pa- 
rola, che si profferiscono con due emissioni di fia- 


2 9 2 

to, c quindi con dne suoni, noa formano dilton- 
ge; ma altrettante sillabe separate, come Aura , 
• Euro ; oibò ; A-u-ra , E-u-ro , O-i-bò , li-u-to , 
p a-u-ra. 

Nel. pronunziarsi i dittonghi la voce si posa so- 
pra la seconda vocale, che si chiama dominante , 
e Ja prima appena si fa sentire sfuggitamente, co- 
me Jìàto, buono: tuòno , tuòno, uomo, fiele. 

Nella pronunzia^ de’ trittonghi la Focale domi- 
nante è la terza; come: figliuòlo famiglinola , 
giuòco ec. 

capo y. 

PRINCIPI GENERALI. 

I. Io ogni parola italiana vi è sempre una sillaba lunga, 
e questa delle volte è 1’ ultima, delle volte la penulti- 
ma , e delle volle l’ antipenultima ; ma tali casi sono 
troppo rari. 

II. Ogni sillaba che ha la vocale finale segnata coll’ ac- 
cento è lunga, perchè l’accento, come segno di quanti- 
tà, fa, che la voce poggi su di questa, e strisci sulle altre. 

Regole generali. 

D. Quali sono ? 

R.' Ecoole ; 

I. Allorché in una parola 1’ ultima sillaba è lunga , la sua 
vocale dovrà esser segnata coll’accento ; come: amò, par- 
lò , perdè , e sim. 

II. Ogni monosillabo è lungo, siacchè la sua vocale è se- 
gnata coll' accento, o no; questa è una conseguenza del 
principio stabilito, che in ogni parola vi debb’ essere 
una sillaba lunga. 

III. Le parole di due sillabe hanno sempre la prima lun- 
ga, purché 1’ ultima non sia segnala dall’ accento; come: 
amo , leggo, pane, e sim. 

IV. Nelle parole di più sillabe non è troppo facile fissar- 
ne la quantità per via di Regole generali ; eccone. però 
alcune che posson sérvir di guida nelle circostanze al- 
iiit-uo la più comuni, e le più importanti. 


-r 


. '"Digifcedtìy Geiogle 


♦ 


*. I nomi che inflettono in aria hanno la penul- 
tima sillaba lunga ; come : 

. Campana •, settimana , fontana ; e sim. . > 

2 . Quelli che inflettono in ansa, anze , enza 
enzé, hanno la penultima sillaba lunga ; come ; 
Costanza, costanze , diligènza , diligènze , e sim. 

Ed in generale, ogni vocale posta subito dinanzi 
alla z , 0 due Zi , si pronunzia lunga ; corbe : 

Indizio , bellézza , lentézza ; pavonàzzo , e sim. 

3. Le parole terminate in ba , be , bì , bo , bio , 
bia , hanno anche la penultima sillaba lunga;come: 
Gaararóbba , guardaróbbe , colómbo , colómbi , superbo, 
capàrbio , Arabia , supèrbia , e sim. Fuorché incubo - 
succubo , rèprobo , che hanno la penultima breve. 

, 4- Le parole terminate in bile, bili , hanno l’an- 

tipenultima sillaba lunga ; come : 

Amàbile , amàbili , credibile , credibili , e sira. 

5. Delle parole terminate in Crt , e che ^ altre 
hanno la penultima lunga, ed altre l’hanuo breve; 
le prime sono : 

Fatica , formica, lumaca , Monarca , nemica , ortica , 
pastinàca , ricérca , Patridrca , tarlatura , vesifeà con 
tutte le loro inflessioni plurali. 

Tutti gli altri l’hanno breve; come : 

Doménica , càrica, aritmètica , pràtica , càriche, dome- 
niche , e sim. \ 

G. La maggior parte delle paròle terminate iti 
ce, ha la penultima lunga ; coinè : ; -- 

Vi véce , feróce , atróce , donatrice , e sim. 

Fuorché le seguenti che hanuo l’accento sull’anti- 
penultima ; 

Càmice, giudice , mànltce , pómice , triplice , partecipe. 
Pontéfice,, sémplice , còdice , complice , f òrbite, càlice-, 
carnéjlce , e sim. 

1- Le parole che cadono in eia , ciò , cliia f 
ciao, hanno l’accento sull’antipenultima ; come: 


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■Fatticcio . cùccia , ghiaccio , cornacchia , parròcchia , 
fàccia ; pidòcchio , e girti. > 

8 . Le parole che inflettono in ina , ed ino 
hanno la penultima lunga ; come ; 

Farina , turchina , indovino , piccollno , cucina , cor- 
tina, c sim. Fuorché le seguenti che hanno P acceul» 
sull' antipenultima àsino, àcino gèmino , pristino. 

9 . Le parole terminate in me hanno 1* antipe- 
nultima lunga ; come : 

Disordine , amaritudine, fuliggine, origine, vimine , e sim. 

Eccetto i seguenti che hanno l’antipenultima lunga: 
affine , confine , moine ( carezze ). 

10. Le parole terminate in ioso t iose , uoso , 
iva, hanno la penultima lunga ; come : 

Curióso , glorióso , affettuoso , mostruóso , curiósa , 
affettuòsa , prerogativa , aspettativa , e sim. 

1 1 . Quelle terminate in iera , ed era hanno 
pure la penultima lunga ; come : 

Balestrièra , bandièra , rivièra , manièra , chimèra. 

I seguenti però hanno la penultima lunga,: 

Càmera , fòdera , slfè'ra , còllera , càmera , lèttera j 
màchc ra , ópfra , pàssera , possànchèra , tèmpera, 
vipera , sàiifra , e sim. 

ia. Quelle terminate in eia , eie hanno 1* ac- 
cento sulla penultima ; come : 

Fedéle , crudèle , candéla , candéle , e sita. 

i3. Quelle terminate in lo hanno V antipenul- 
tima lunga ; come : ■ 

Angelo , Idólo , lidio , e sim. 

< 4 . Quelle terminate esa, ese , oso , osa hanno 
1 * accento sulla penultima sillaba ; come : 

Francése , curióso , curiósa , imprèsa , e sim. 

i5. Quelle terminate in me hanno l’accento 
sulla penultima sillaba ; come : 

Bestiame , letame , cost&me , gentàme , bitume, e sim. 
*tì. Quelle terminate in pa, pe, pia , pio, quia , 


' • 1 1 / 

àule lianno l’antipenultima sillaba lunga ; come : 
Cànape , Prìncipe , copta , empio , àmpio , dóppio , 
relinquia , esèquie , e sino. 

17. Quelle terminate in^à, so bauno l’accentò 
sulla penultima sillaba ; come : 

Proméssa , scomméssa , bellicóso , dispettóso , deside- 
roso , e sim. 

i8.IParticipj;e le parole terminate in aio, 
a£ì, effe, hanno la penultima sillaba lunga; come: 
Amilo , amata , am&ti , ornate , desiderato , deside- 
rila, desiderati , desideràte , entrila , frittata. Fuor- 
ché Apòstata , fégato , sàbato. 

OSSERVAZIONE. 

Si pub tenere conte una regola generale ; che 
tutte le paròle, che hanno la vocale finale precedu- 
ta da due consonanti j hanno l’antipcatiltima lun- 
ga ; come : 

Anitra , àrbitro , bàratro , càltèdrd , cértbro . esàme- 
tro , fèretro , geòmetra , perimetro , pentàmetro , schè- 
letro , tenebre , e sim. Fuorché macilènte, prudènte ', 
diligènte , paziènte, e tiitt’ i participj terminati in nle 
con altre poche voci. 

REGOLA I. A — • Pochissimi nomi sostantivi 
abbiamo che hanno la vocale A per penultima let- 
tera , e questa si pronunzia lunga ; conte : 
Archelao, Stanislao , e sim. 

II. B — Tutt’i nomi sostantivi ed aggettivi, che 
hanno per penultima lettera B, hanno la penulti- 
ma sillaba breve , e l’ antipenùltima lunga; come: 
Incubo , succubo , cèlibe . Arabo, e sim. 

III. C — Tutti quelli che hanno C per penul- 
tima lettera ; hanno la penùltima sillaba lunga : 
Federico, Alarico, Tendorlco, feroce , fatica, fenice, 
Berenice , aprico , amico , antico , atróce , cervice , 
beccafico , Intrico , leltlca , malrloe , opaco , sambu - 


co , pattinile a , r sim. Fuorcjiè rammarico , vènCricS - 
lo x e gualcite altro . 

I nomi terminati in Alce sieguono la regola ge- 
nerale ; come : . ' 

Fornace , audace-, spinace, e sim. Cosi di tutt’i nomi 
dt qualità di donne terminati in ice ; come: postedilri- 
cc , Jntpenulrlae , vendicatrice , e sim. 

IV. D — Tutti quelli clic hanno/? perpenultima 
lettera, hanno la penultima sillaba lunga; corno: 
Tancredi , Toledo , palude , custode , rugiada , ignu- 
do , mercéde , parricida , fratricida , Alcide, e sim. 
Fuorché àrido , rigido , rùvido , e qualche altro, 

I- nomi cittàde, povcr'.àde , virlùde derivali da città , 
povertà , virtù sieguono la regola generale. Tali nomi 
sono della Poesia. 

— Tutti quelli che hanno E per penulti- 
ma ictleTc:, hanno la penultima sillaba breve;comc; 
Aculeo, borèa, Cesàrea (titolo di Maestà), cerùlèò, 
temporàneo , empireo , eierèo , linea , Mediterràneo p 
e luti’ i nomi derivati da sostantivi ; come: fèrreo , da 
ferro marmòreo da marmo, venèreo da Venere, e siui. 
Cesarèa ( citta ) tiene la penultima lunga ; cosi pure, 
L’i.éa , lésèo , e qualche altro. _ 

VI. F — Tutti quelli che hanno .Fper penultima 
lettera, hanno la penultima sillaba lunga; come : 
Caràfu, mar tufo , tartufo , e sim. 

VII. G — Tutti quelli che hanno G per penul- 
tima lettera, hanno la penultima sillaba lunga : 
Areopago , bottéga, castigo , collèga, impiègo , intrigo , 
e sim. Fuorché congrèga, esofago , e qualche altro. 

Vili. I — Tulli quelli che hanno la vocale / per 
penultima lettera , e con essa non forma dittongo 
'l'ultima vocale, hanno la penullima'sillaba lunga ; 
Desio , democrazia , cronologia , cortesia^ compagnia, 
chinirgia, codardia, carestia , bugia, calpestio , Epi- 
fania , baronia , Bailo ( usciere J , astronomia , ar- 
pia , armonia, aristocrazia , àpologìà , antipatia, an- 1 
Etologia , anarchia , amnistiò , liturgia , litania , le- 


scia , e liscia , ironia , idropisia , idrografia , geo- 
grafia , Geremia , gerarchla , genealogia , genia , ge- 
losia , follia , fantasia , Eucaristia , economia , rZò , 
desto , pio , restio , prosodia , prigionia , polizia, poesia, 
pazzia , pestio , Ortografia , Onorila , etimologia , 
notomia , malnnconia , teologia , sinfonia , simpatia, l'o- 
hla , e sirn. Fuorché émpio , esèmpio , Onofrio , l'co- 
dusto , balla ( nutrice ). 

Si pronunzia lunga la vocale i iu tult'i nomi 
terminati in Zia; come: 

Allegria, idolatria, osteria , e sim. Fuorché i fem- 
minili formati da maschili brevi , col solo cambiamento 
della loro ultima vocale iu a 5 come : Vinàrio, Vitto- 
ria , fulmi notorio , fulminato ri a , e sim. 

L’ antipenultima sillaba de’ seguenti è lunga 
Calabria, gloria, furia, artèria, ària, curia, nutria , 
storia, penùria, indùstria, Istòria , ingiùria, lussùria, 
memoria ; ed altri pòchi. 

IX. Z — Tutti quelli che hanno la Z per pe- 
nultima sillaba, hanno la penultima, lunga; come: 

Raffaele, fedéle, crudèle, asilo , cùcùlo , ( uccello ) , 
corruttèla , cautèla , Carméla . Cammèllo , candéla , 
Michèle, parentèla , paròla, pistòla, querèla, Vangèlo 
viòla, vetriòlo, e sim. Fuorché i scguenli : sdrùcciolo, 
segnla, Annibale Asdrùb'&le, vaiatile, portàtile, àgile, 
dòcile, facile , difficile, fertile, fràgile , gràcile, ù- 
mtle , utile, mòbile, amàbile, affàbile stàbile, c siui.* 

X. M — Tulli quelli che hanno la M per pe- 
nullima lettera, hanno la penultima sillaba lunga: 
Adàmy, Àbramo, cognóme, concime, idiòma , estrèmo 
diadèqta , poèma , problèma, empièma, richiàmo, su- 
prèmo, subbiime , legnàme , costume, o sim. F’uorchè 
tàlamo , pròssimo, Infimo, àztmo , e qualche altro. 

XI. ZV — Si pronunzia breve la penultima sil- 
laba di tutt’i nomi, che hanno l’ ultima loro let- 
tera precedala Ak N'j come: 

Diàcono , dapocàgglne , diàvolo , diàfano , Diògene , 
ébUnò, èglino , (fileno, làrnpdna. Lacedèmone, gtòvdne. 


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1 


298 

canone , usino, antifona, àcino , ocèano', òrfano , orga- 
no, pàgina, poligono , Ródano, Rutilai , Stèfdno , uò- 
mini, turbine, e sim. Fuorché i seguenti: Mariglià- 
no , Ouajàno , Romàno, Trojàno , pagano, ed altri. 

XII. O — Quattro uomi abbiamo che hanno per pe- 
nultima lettera la vocale O : Aloe, Silie, Néè, Eròe, 
la cui pronunzia è dubbiosa, ma l'uso dk ai primi tre 
l’o breve, all'ultimo lo da lungo. 

XIII. P — Si pronunzia lunga la penultima 
sillaba de’ nomi, che hanno il P per penùltima 
lettera ; come ; 

Antipapa , ciclope , dirupo , Europa ; Fuorché Est- 
po , pólpo. 

XIV. R — Tutti quali che hanno R per penulti- 
ma lettera, lianuo la penultima sillaba breve; come: 
Risc tiro, Bàfdro, cànfora, c&ttérdra , celebre, ànitra , 
dncSra ( di naviglio ), àrbitro, àlbero , àura, àustro, e 
sim. Ancóra ( congiunzione ) : ha la penultima lunga. 

XV. S’ — Tutti quelli che hanno S per penul- 
tima lettera ; hanno la penultima sillaba breve : 
Brindasi ( cittk ) , brindisi , diòcesi , Eféso , ènfdsi ; 
Gèni-si , metamorfosi , paràfrasi , pàusa, plàuso, ap- 
plàuso, Tunisi (citta), e altri tratti dal Greco. Fuor- 
ché avoiso , conciso , preciso , intriso , difiso , e sim.' 

XVI. P — La penultima sillaba è breve in tutt'/ 
nomi che hanno il T per penultima lettera; come; 
Antistite , ariétte , apòstata , àmbito , A getta , àdito , 
AccóVilo, àbito, gèmito, fornito, frèmilo, fisita, e sim. 

’ XVII. V — Si pronuncia lunga la penultima 
sillaba di tutt’ i nomi , che hanno il V per penul- 
tima lèttera ; come : 

Jncàfo , ottavo , motivo , e sim. Fuorché Vèscóvo ; 
bisiifo , tritavo , Genova ( cittk ). 

XVIII. U — si pronunzia breve la penultima sil- 
laba di tutt’i nomi che hanno 1’ U per penultima 
Jetlera ; come ! * • 

Arduo, peYpètìlo , residuo, è sim. Fuorché altrùi , 


Digitizec 


G^ogle 

É 


f 


• •• 


3 99 

due , e snoi composti , amendue , ambulile , non che 
colui , costui , lui. 

XIX. Z — Tutti quelli che hanno Z per penul- 
tima lettera , hanno la penultima sillaba lunga , 
fuorché poliza. 

CAPO VI. 

Della Pronunzia de 1 verbi, e degli avverbj. 

D. Avete qualche regola per conoscere la pronun- 
zia de’ verbi , e degli avverbj ? 

R. Certo , od eccole. 

I. Le regole precedentemente stabilite , sia per 
la parole di due sillabe , sia per quelle di più , 
hanno ^accento sull’ultima loro vocale, si appli- 
cano senza modificazione, o) restrizione ai verbi , 
ed agli avverbj. 

II. Gl’ Indefiniti de’verbi , come si è osservalo, 
possono inflettere in tre maniere , cioè in Are , in 
Ere , ed in Ire. Quelli che inflettono in are , ed in 
ire , hanno la penultima sillaba lunga senza ecce- 
zione ; come : 

Amare , desiderare , cantare udire , sentire , be/iedlre 

E quelli che inflettono in ere l’ hanno breve, ad 
eccezione de’segnenti ; \ , 

Temere , tenere , valere , vedere , volére , tacere , so- 
lére, sedére , sapére , rimanére , potére , parére , ca- 
dére , dolére , persuadére , dissuadere , dovére , gia- 
cere , godére , piacére con tutt’ i loro composti; come: 
accadere , ottenére , provvedére , e sim. I composti deb- 
bono seguire la Norma de’ loro semplici. 

Iir. La penultima sillaba è breve in tutte le terze 
Persone del plurale, eccetto quelle de’Futuri, e ciò 
è per le due consonanti che precedono la loro vo- 
cale finale. Si pronunzia anche breve nella prima 


l 


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\ 


3oo 

Persona .del plurale di tutti gl’imperfetti del sog- 
giuntivo ; come ; 

Amassimo , temessimo , leggessimo, udissimo. 

IV. Si pronunzia lunga in tutte le altre Persone 
di qualunque Tempo, Nnmero, e Modo, fuorché 
in alcuui verbi della prima Conjugazione,che han- 
no la penultima sìllaba breve in tutte le Persone 
del Presente dell’indicativo, dell’imperativo, e del 
soggiuntivo; come per esemp. nel verbo Ricapito , 
prima Persona del Prés. ind. del verbo Ricapita- 
re , la sillaba pi è breve, come l’è anche breve in 
ricapiti , ed in ricapita. Oltre a ciò, questo verbo, 
e suoi simili, ricevono ancora nelle terze Persone 
del plurale di detti Modi, una specie di accresci- 
mento di una sillaba breve , al par di quella che 
la precede; come: 

Ricapito , ricapitano , ricapitino, dissimulo , dissimu- 
lano , dissimulino , e sini. 

V* La penultima sillaba è breve nella prima 
'Persona del Pres. ind. , e così l’ò anche in tutte 
le al tire. 

I. In tutt’i verbi clic inflettono in care ,, purché 
non vi sia una consonante dinanzi al c ;.come: 
■AiUentic&re , autentico autentichi , autentici i'.' 

a. In tutt’i verbi terrninatiin olare ; come : 

• Strangolare , stimolare , brancóihre , e sim. - strangolo, 
■strangoli , strangola ‘ r stimilo , stimili , stimola ; bran- 
colo , brancoli , brancólu. . . 

3. In tutti quelli formati da nomi che hanno la 
penultima sillaba breve } come: 

Re gq tare da regola ; generare da genero ; sollecitare 
da sollecitò ; regolo , régbli , regSla ; genero generi , 
gerirei , -sollecito , solle diti * sollecita. ■ >«'•• 

4- iaifutt’ i verbi della prima Conjugazione ; 

• come j .i coiì m. . 


3 or 

Illuminare , felicitare , pullulare vituperare , vigila- 
re , prò orasti nei re , eccettuare ; dubitare , precipitare , 
ventilare , tumultuare , dissipare , palpitare , suppedi- 
tàre , occupare , desiderare, noverare , suscitare. , /oZ- 
leràre , penetrare , cd altri. Illumino , illumini , i/Z«- 
mìna ; felicito , feliciti , felicita ; pullulo , pulluli , /?(//- 

; vitupero , vituperi , vitupera ; vigilo , vigili , vi- 
gila ; procrastino , procrastini , procrastina ; eccettuo, 
eccettui , eccettua ; dubito , dubiti , dubita ; precipito , 
precipiti , precipita ; ventilo , ventili , ventila ; tumul- 
tuo , tumultui , tumultua ; dissipo , dissipi , dissipa ; pai- 
pito , palpiti , palpita ; suppedito , suppedili , suppeda- 
ta ; occupo , occupi , occupa j desidero , desidèri , de ■ 
sidèra ; novero , novèri , novèra j suscito , susciti , su- 
sclta -, lollèro, tolleri , tollèra ; penetro , penèiri , penetra. 

5. Da tutte queste regole si rileva , clie gl’inde- 
finiti di due , o tre sillabe; come: /are , cercare , 
e loro composti, disfare , accecare , non hanno la 
penultima sillaba breve nella prima Persona del 
Pres. ind. Lo stesso è degl’ indefiniti che nascono 
da nomi , che hanno la penultima sillaba lunga ; 
come : 

Avventurare da ventura •, intrigare da intrigo ; coa- 
trastdrc da contrasto : architettare da architétto, e sim. 
Intrigo ; contrasto ; architétto 5 

6. I nomi di persona mi, Zi, Si, ei, vi, i prono- 
mi relativi il, lo, la, li, le, ed il pronome generale 
ne, affissi agl’indefiniti de' 1 ’ verbi terminali in ere 
breve ; come: 

Scrivèrmi , scrivèrti , scrivervi, scriverle, e simili. 
Scriverti , scrivèrgli, rispondèrmi, rispondèrti, rispon- 
dèrci , rispondergli. 

Nelle terze Persone de’Passati ryn. segnate coll* 
accento; come : 

A mómmi , parlotti, confessagli , raccondocci , avvisóv- 
vi , annunziblli , visitólla , consolólle , dirónne, e siru. 

Nelle terze Persone de’ Futuri ; come: 


I 


3oa 

Supererìtmmi , contaminertitli , susci Urtigli , domine - 
rtfcct , irritcrtivvi , desleràlte , e sim.; dctli aflìssi non 
alterano in nulla la pronunzia di tali verbi , sebbene 
per tale unione ne risulti , che la vocale finale sia pre- 
ceduta da due consonanti. Ben 1 inteso che questi mo- 
nosillabi raddoppiano la loro consonante. Se questi stessi 
monosillabi si trovano afQssi ad altre Persone del verbo, 
nc rendono breve l'ultima sillaba , eh’ è la penultima 
della parola ; come : parlatane , temévilmi , parlatale , 
parlatane , e sim. 

7- Allorché due di tali monosillabi si trovano 
riuniti come affissi ad una Persona del verbo, che 
ha la penultima sillaba lunga , questa conserva il 
suo accento , quello resta lungo , e tutti gli altri 
si pronunziano brevi ; come : .a» • 

Parlatagliene, scrivetecelo, facendosene, dicendoglielo. 

Se poi sono uniti come affissi agl’indefiniti , ed 
alle Persone de’ verbi indicate nel principio dell’ar- 
ticolo precedente, non cambiano pronunzia , ed i\ 
primo de’duc monosillabi , cli’ò la penultima silla- 
ba della parola compostaci pronunzia breve; come: I 
iscrivermelo , rimproverómmela, racconteràss&ne, e sim. 

Ed iu generale tutti questi monosillabi affissi a 
qualunque parola , o per necessità di costruzione, 
o per armonia della frase , o per semplice licenza 
poetica , non ne alterano la quantità ; la parola si 
pronunzia come si pronu ozierebbe senza tale affis- 
so, e quindi sono sempre brevi. Dal che ne siegue, 
che tali siliabeconsecutivamente brevi, sono spesse 
al numero di tre, e talvolta sino a quattro. 

8. Riguardo agli avverbj, si seguiranno le Re- 
gole , e l’ eccezioni del Capitolo precedente , poi- 
ché la maggior parte son formati da nomi sostan- 
tivi ed aggettivi. Eccone gli esempi : 

All' improvviso , un tantino ; vedasi la lettera x del pri- 
mo , e la n del secondo , e si troverà che hanno tutti . 
c due la penultima sillaba lunga. 


Digitizétfby Ciungà*, 


3 o 3 

Per (luci clic hanno due consonanti dinanzi alla loro 
vocale finale; come ; allegramente-, incontanente , 
bisogna ricordarsi della Regola generale posta nclL’ 
Osservazione dopo la regola iS.Pag. 295 Quanto 
poi ai composti, sieguono la pronunzia de’loro sem- 
plici. Nota— Allorché l’avverbio ecco tiene come 
affissò uno de’nomi personali mi, fi, vi, o uno deso- 
lativi lo, la, li, le, gli , si pronunzia breve la pe- 
nultima sillaba della parola composta ; _ c0 jp e • _ 
Eccomi , ecciti , cerici , cerivi , eccoli , eccolo , ce- 
rila, éccÓli, cerile. Tale sillabi rit.ene la stessa pro- 
nunzia , s’ è seguita da due di detti monosillabi ; come: 
EcrifTné, eccbvSnf. Questi due pero , cioè altresì , cep- 
pita hanno la penultima sillaba breve ; ma I e lunga in 
in questi altri, altróve , assai , dappoi ; giammai, in- 
sième, ovvéro. In questi due altri , adagio , vasca Ja 
yocale i forma dittongo colla vocale 0 , e a , e qum » 
una sola sillaba. 


sufi 

*■ 













V 


v \. 


>- 


- vv -ai. - 




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3o4 


PARTE QUARTA 


ORTOGRAFIA 


SEZIONE I« 

T). Che cosa è V Ortografia? 

IL L’Ortografia è la quarta Parte della Grama- 
tica, che contiene le /Regole ed i precetti per i- 
scrivere correttamente. 

Wota — Noi Italiani abbiamo il vantaggio di scri- 
vere le parole come le pronunziamo. 

CAPO I. 

Del raddoppiamento delle consonanti. 

Si può riguardare come Regola generale il rad- 
doppiare le consonanti nelle parole composte; come: 
Attendere , difficile , offendere , rassettare , appoggia- 
re , e sim. 

Si scrive difendere, e difendere ; ma difesa 
si scrive con una sola^. Vedasi Lodovico Dolce 
nel Cap. del raddoppiamento delle consonanti. 

Il g , si raddoppia allorché i dittonghi io , e 
in che lo sieguono. Fanno sillaba con esso; come; 
loggia, pioggia. Maggio, raggio, e sim. Ma se 
le dette vocali non formano dittongo , il g resta 
semplice; come: 

Privilegio , sacrilegio j Vedasi Dolce, Buonmal(ei , e 
Barloli. 


' 4 


r- 



<• 


3o5 

Il g si raddoppia pure negl’indefiniti, ed in tùtt’i 
Tempi de’verbi, che hanno la vocale dinanzi al 
gere; come: reggere , leggere, friggere , e sim., 
e se vi hanno la consonante resta semplice; come; 
fìngere, piti gere, porgere , e sim. 

Sol ha tre significazioni: sostantivo significa 1* 
astro che c’illumina il giorno. Aggettivo signifi- 
ca solo , unico. Avverbio significa solamente. 

Suol ( verbo ) significa è solito. 

Il' z si scrive semplice , s’ è preceduto da una 
consonante ; come: speranza, licenza , potenza. 

, Si scrive anche semplice tra due vocali, di cui 
l’ ultima è i ; come : 

Azione , benedizione , divozione , dizionario , e sim. 

Il ha me piazza non può esser compreso in que-. 
sta Regola , siegue perciò la Regola generale. 

CAPO II. 

Dell' Accento . 

0. Che cosa è l’Accento? 

R. L’accento, ch’è l’anima della pronunzia, è una li- 
neetta tirata obliquamente da sinistra a destra ( \ ), 
e dinota, che la voce debba far posa maggiore su 
della vocale che ne viene segnata. L’Accento si 
inette soltanto. sopra le ultime vocali di alcune pa- 
role, e giammai nel principio, o nel mezzo; co- 
me: amò, carità, libertà, e sim., ed in questo ca- 
so dicesi grave. Si trova qualche volta nel mez- 
zo della parola, e serve per indicare la soppres- 
, sione di una lettera; come in già , e natio , mostra 
che da tali parole , che stanno in vece di giva , 
e nativo, si è soppressa la lettera v. Così , allor- 
ché serve di distinzione di due parole; come: ba~ 

' 30 


1 




3o6 

lia da balia ; ed in questo caso si segna da destra 
a sinistra ('), e dicesi acuto. 

D. Quali sono dunque le parole, di cui V ultima 
vocale si debbe segnare coll' accento^ 

R. Eccone l’elenco. 

1. Tutl’i nomi terminati in ta accorciati} come: bontà , 
libertà , carità , e sim. 

2 . Tult’i nomi terminati in u; come: virtù, servitù, e sim. 

3. La terza Persona singolare del Pass. rim. di tutt’i ver- 
bi regolari, ed irregolari, se la prima si termina con due 
vocali; come: amai , amo ; credei, credè ; sentii, sentì ; 
giurai, giurò-, unii, unì ; dormii, dormì-, e sim. Fuor 
di tal caso non soffre l’accento; e perciò le ultime vo- 
cali de’ Passali rim. vinse, arse, prese , fece , stette, 
e sim., non si segnano coll’ accento , perchè le prime 
persone di tali Passali non si terminano con due vo- 
cali, ma con una; vinsi, arsi, presi, diedi, feci, stetti. 

4. I monosillabi , è ( verbo ) ; nè ( congiunzione ) ; dà 

( verbo ); dì ( verbo ); si ( congiunzione ); lì, e là (av- 
verbi di luogo); „ 

5. I monosillabi dittonghi; già, giù, ciò, piu. Ma 

Sopra tutti gli altri monosillabi 1’ accento e inutile , 
poiché la loro pronunzia è uniforme, e non dehpona 
pronunziarsi con molta forza. Ecco perchè si scrivono 

- lenza P accento le vocali de’ monosillabi ma. Re, te, se, 
~mi, ti, ci, e sim., perchè, prescindendo dalla ragione 
addotta, non può nascere giammai confusione, o equivoco; 

6. Gli avverbi di luogo qui, cpst 1; costà ; colà - colassu, 
colaggiù-, testé ( avverbj di tempo ) ; p#rò ( congiun- 
zione ) ; conpe anche le congiunzioni bensì, altresì, così, 
perciò, acciocché, affinchè, benché, perchè , e sua. ( ) 


I A) Se si vuole incorporare un monosillabo come af- 
fìsso ad ou verbo , che ha 1’ ultima vocale segnatacol- 
r V accento, questo si tpglip , e raddoppiasi la consono^ 
- te iniziale del monosillabo; Cóme amommi jet mi amo, 
sentimeli per mi tenti. Questa trasposizione e usitasissim . 


CAPO III. 

Dell' Apostrofo. 

D. Che cosa è V Apostrofo ? 

R. V Apostrofo è una vingoletta (’ ) che si mette al- 
la parte superiore dell’ultima lettera della parola , 
e fa le veci della vocale, o sillaba troncata. Tale 
troncamento si fa, per lo più, allorché la parola se- 
guente ancora da vocale incomincia; come: l'ami- 
cizia invece di la amicizia ; l'amoreper lo amore\ 
ch'eglino per che eglino ec. 

Nota — Si siegueoggi la massima degli antichi 
Autori; cioè, che si servivano dell’ Apostrofo sol- 
tanto allorché poteva rendere più dolce le pronun- 
zia, e non già con tanta prodigalità, come fanno co- 
loro che hanno una superficiale conoscenza della 
Lingua. 

REGOLE 

Intorno all' uso dell ’ Apostrofo. 

t. Si rimpiazza ordinariamente coll’ Apostrofo l’ultima vo- 
cale degli articoli , se sono dinanzi a voci che comin- 
ciano per vocale; come; /’ amie iti a , P onore, l' erbe. 
Vedasi ciò che si è detto dell'Apostrofo, allorché si è 
parlato degli Articoli. Pag. 71. 

a. Le parole terminate in ce, ci , ge , gi , gli se prece- 
dono voci che cominciano per a , 0 , u , non si debbo- 
no giammai elidere , perchè tali sillabe per mezzo del- 

. i’ Apostrofo cambiarebbero affatto suono , come avver- 
rebbe in piagg' amene ; dolc' amico ; begl' occhi. L’e- 
lisione dunque nelle parole terminate in ce, ci, ge, gi 
ha lu^go dinanzi a quelle ,‘ che cominciano da e, e da 
z ; come pure T elisione di gli avanti a quelle che in- 
cominciano soltanto da 1. 

3 . Le vocali segnale coll’accento non possono mai esser 
troncate per mezzo dell’ Apostrofo , è la ragione si è-, 
che l’accento ch’esse hanno, dinota di esservi stalo un 


3o8 . 

troncamento, o di una vocale, o di una sillaba; come 
anche fa conoscere, che la vocale su di cui l’accento si 
. trova , era lungo prima del troncamento. 

4 - Le voci benché , perchè , ciocché , ancorché , e sino, 
souo fuori regola, perchè il che di queste parole, non 
avendo accento per altra ragione, che per l'unione del- 
le parole ben , per , ciò , ancor , non vi è inconve- 
niente a privarle di accento , quando è seguito da 
una parola che comincia per vocale ; in questo ca- 
so la voce si porta subito sulla vocale della parola se- 

f uente , su cui fa quella pausa , come la farebbe su 
e di perchè ; onde siscrive bene : perch' egli 5 pcr- 
ch' io ; bendi' egli ; ancprch' ella, 

6 . L’Apostrofo si usa pare per dinotare l’elisione di una 
vocale, senzacchè la parola che siegue cominci, o no da 
yocale ; come : e’ per ei o egli ; de' per dei ; a' per 
ai ; da' per dai ; po' per voglio ; vuo' per vuoi ; se' per 
sei ; die' per diedi ; ve' per vedi ; que' per quei ; fe' 
per fece\ ^ue’per quelli ; quai per quali ; me' per. me- 
glio , e sim. ‘ 4r jr ' 

fi. Allorché l' Apostrofo può produrre un equivoco per rap- 
porto al Genere , non si debbe mai usare. Di fatti , se 
si dicesse: L' innocente vive in afflizioni, mi sapreste 
a dire se si parla dell’ uomo , o della d> nna? cerio che 
no. Ma se si dice : la innocente vive in afflizioni ; 
1 ’ equivoco non v’ è più 

proviamo spesso lo 'mperio per l' imperio. ; le ’ insidi ? |>er 
1 ' insidie ; allo 'incontro per all' incontro ; lo 'mpcrado- 
re per l'irnperadoce ; e nel Dante. Inf. 8. 

Come tu vedi in questo * basso ‘'inferno. 

Tali esempj non si debbono imitare; come an- 
che non dobbiamo imitare coloro ch’eli dono la vo- 
cale finale delle Persone de’verbi, nei Presenti dei 
Modi Ind.Jpip., e sogg., e delle tre Persone sin- 
golari, e della seconda plurale de’Pass. imp. .* che 
perciò non dobbiamo scrivere, com’essi: 

Credi ora , ma credo ora ; legg' intanto , ma leggi in- 
tanto ; ved'egli: nta vede egli ; credev' allora , ma ere- 


\ 


' ***** allora ; legge?' infanto , ma leggeva infanto ; ve- 
dev adunque t ma ledeva adunque ; scrive?' egrcgia- 
m ente , ma scriveva egreggianiente , ec. 

CAPO IV. 

Del Troncamento. 
t>- Che cosa è il Troncamento ? 

Troncamento non è altro chela soppressione di 
una vocale, o di una sillaba alla fine di dna pa- 
rola, ancorché seguita da un. altra, che cominci da 
consonante, purché non sia s' impura, o z. Tali 
troncamenti non sono mai indicati da segno alcu- 
no, il che li fa distinguere da qùelii che per méz- 
zo del ^apostrofo si fanno. 

La nostra lingua è composta di parole che si ter- 
nrinano tutte con vocale, fuorché queste quattro : 
in , non , per , con , onde poto si sarebbe piegata 
all’armonia poetica ed oratoria, se i Poèti d gli 
Oratori ancora per mezzo del Troncamento di 
alcune vocali, non ne avessero temperata la. mono-' 
fonia ( V unisono ). 

- Amerei sapere quando ha luogo il Troncamen- 
fc «quando iiQ ? 

• 1 Troncamento ha luogo ne’ nomi sostantivi ed 
. ne * ver bi» e finalmente negli avverbi . 

• roncamento ha luogo ne’noini sostantivi, ed asseta 
vi, che in/lettoti» in e, ed in o, ed hanno per penul- 
Uma una soia delle consonanti liquide / , m , n , r 
preceduta da vocale; onde sceverassi crudel padrone , 
uom grande, buon vino , leggier peso. Avvertasi pe- 
o, qhe le seguenti voci: padr, car , fer , ingan non 
possono troncare. Similmente non si possono troncare i 
seguenti con tutti gli altri, che troncati renderebbero mi 
suono troppo aspro; nero , caro , amaro, riparo , chiaro , 
pessimo , duro , raro , oscuro , raro , stracco , e qua- • 
« tutti gli altri nomi terminati f ine-, ed io niò ; come: 



/ 


costume , speme , fame , bitume , pomo , ed anche prole. 
Il nome uomo si tronca. 

2 II Troncamento della sillabe lo ha luogo nelle parole 
terminate in Ilo-, come: bello , quello, capello, uccello , 
agnello, fanciullo, fratello, anello, dicendosi: bel, quel, 
uccel, àgnel, fanciul , f ratei , cappel, anel ; no si tron- 
cano i seguenti cristallo, ballo, fallo, corallo, snello. 

3. Il Troncamento ha luogo negli aggettivi bello, santo , 
grande, quello, purché non siano seguili da parola che 
cominci da -, o da s impura-, onde dirassi: bel giardi- 
no , gran Signor , Sun Francesco , quell idolo ; bello 

studio, grande telo. . 

Notasi, che l’ aggettivo grande si pno troncare in 
ambo i Generi e Numeri 5 onde può dirsi: gran festa] 
gran balli ; gran palchi ; gran terre. Il nome Santo, se 
precede un nome che cominci da vocale, perde l’o, e si rim- 
piazza coll’Apostrofo; come: Sant' Antonio-, Sani' Andrea. 

4 . Gli avellivi terminati in o non si troncano: onde non si 
scrive- , °£//Kt sol donna , ma una sola donna ; Una sol 
parola, ma una sqla parola. Il nome Suora è fuori re- 
troia, si dice Suor. 

5. 1 sostantivi, ed aggettivi di Numero plurale non si tron- 
cano, se non che qualche volta in poesia. 

6 . Ila luogo ne’ verbi il Troncamento delle finale degl in- 
definiti; come: amar per amare-, tacer per tacere-, udir 
per udire. E se l’ indebito inflette con due rr, si può 
troncare la sillaba re ; come : por per por/e ; tor per 

porre, e sim. . , . 

«Si troncano pure alcune terze Persone singolari; come. 

7 vuoi, suol, duol , vai, cal, lien, vien, per vuole, suole,, 
duole, vale, cale, tiene, viene ; ed alcune prime, e ter- 
ze del plurale; come: amiam, amavam, amerem , amari, 
etmavan, ameran , amaron , amin, arnerebber , in vece 
Ai amiamo , amavamo , ameremo , amano , amavano , 
ameranno, amarono, amino, amerebbero. 

8 . Si può troncare ancora la sillaba finale delia terza Per- 
sona plurale de’ Passati rimoti; dicendo, ma in poesia. 
Amato o amar per amarono ; poterò o poter per pote- 
t trono ; sentirò, o sentir per sentirono, e , 

^ $i troncano ancora gli avverbj bene, male , fuori, e 


4 


3i t 

ora coi suoi composti allora, talora, finora , ancora , 
ognora , e si d/ce: ben, mal, fuor, or, aliar, talor,fi~ 
hor, ancor, ognor. 

10. Non si tronca mai la sillaba finale delle parole alle fi- 
ne della frase seguila dal punto , o dalla virgoli ; che 
perciò non si scriverà: Poi avete una bella man-, Chi 
è quel Signor ? Queir uomo è grand ; il libro è buon-, 
ma P oi avete una bella mano ; Chi è quel Signore ? 
quelV uomo è grande ; il libro è buono. 

Lo stesso dicasi delle parole terminate in a, se pre- 
cedono parole che cominciano da consonante , fuoìrchè 
ora (avverbio) ed ancora (congiunzione); potendosi 
dire: Or su signori — Egli ancor non viene. Ma non 
si può dire una picciol casa — Una bel mano. 

1 1 . Non soffrono troncamento le parole, che hanno nel plu- 
rale I’ ultima lettera preceduta da /; che perciò non si 
scrive: arnabil persone ; favol ben trovate ; parol scelte, 
nobil Cavalieri , ma amabili persone ; favole ben tro- 
vate ; parole scelte ; nobili Cavalieri. Nel numero sin- 
golare soffrono di buon grado il troncamento, come ab- 
biamo veduto N. a. I seguenti non vi acconsentano i 
Apollo, affanno, collo , inganno, pegno, sostegno, stra- 
no , velo. 

12 . Le parole, che cominciano da s impura obbligano la 
la parola precedente a conservare la vocale finale, l’ab- 
biamo veduto al N. 3. Queste stesse parole prendono 
1’ i dinanzi alla loro s iniziale, se quella che precede, 
termina per consotiaute; dicendosi: per isdegno ; per istra- 
da-, in iscuola-, e non per sdegno , per strada , in scuo- 
la-, Vedasi licntivoglio, Longobardi, Lodov. Dolce, c 
Ferrante. 

13. Non si tronca 1’ e di se dinanzi a parola che comin- 
cia per a ; non si scrive dunque s'amo lo studio, ina 
se amo lo studio. Si tronca però dinanzi all’e, si scrive 
perciò: s' esercitasse l'arte, e non se esercitasse l' arte. 

Negli esempi seguenti il Troncamento non debbe avei* 
luogo: Ho veduto mia madre, e le ho dato una sca- 
tola d oro — Egli ama Antonio ; poiché se si togliesse 
nella prima frase la e di le , non si distinguerebbe se 
ha lettera l' fosse un accorcialo di le, o di la. Cosi, se 


3 1 2 

si volesse troncare l’a di ama nella seconda, non si di- 
stinguerebbe più, se ant’fosse la prima, o la terza Per- 
sona del Pres. •lell 1 Tnd., o del sogg., o la terza del Pass, 
rimoto. Questi csempj serviranno di Norma ne’casi simili. 

i/J. Nou si (ronca Ve di che , seia parola seguente cominci 
da i, bisognerebbe in tal caso togliere IV; ma quando il che 
è seguilo dal plurale i dell’arlicolo, il quale non si potreb- 
be togliere senza alterare il discorso, si pronunzia il che 
Vi lutto insieme, come se fosse una sola parola'. Esernp. 

Dio voglia che il tempo sia buono , e che i venti non 
sieno gagliardi 'l verno prossimo: allora se Antonio , 
miii fratello starà bene , e s Enrico, mio cugino sarà 
in. città, andrò a Roma. 

l5. Non si tronca l’t di ci dinanzi alle vocali e, ed 
o, perchè la pronunzia sarebbe troppo dura; onde non 
si scrive; Il Re c' aveva promesso ec. ma II Re ci <*- 
vrva promesso ec., Cosi, non si scrive : Egli c'onora , 
ma ci Onora. 

»6. Gl’ indefiniti de’ verbi soffrono il troncamento della loro 
e finale , I’ abbiamo veduto al N. 6 ; ma se lor siegue 
parola che comincia da vocale, non vi acconsentano; on- 
de bisogna scrivere, e dire: Parlare alto-, andare ada- 
gio-, pregare il Signore, e non già parlar alto ; andar 
adagio ; pregar il Signore ; in questi casi bisogua pro- 
nunziar distinte queste vocali finali. 

CAPO V. 

Deir decrescimento delle parole. 

La dolcezza della nostra pronunzia non soffre 
d’ordinario rincontro di tre consonanti di seguito 
in due parole , delle quali la prima termini in 
consonanle, e l’altra cominci da s impura. Quin- 
di, se dopo i monosillabi in, non, per, con, e do- 
po qualunque altra parola che termi na in conso- 
nante per troncamento , si trova un altra parola 
che comincia da s impura, per raddolcirne la pro- 
nunzia, avanti alla seconda parola si mette un i ; 
dicendosi, come abbiamo accennato altrove. 


3 1 3 

Con istudio ; in istato ; non iscrivo ; per isdegno ; in 
véce di con studio ; in stato , non scrivo ; per sdegno. 
E nel Bocc. Di scoglio in iscpglio andando. E nel 
Ber. Orti Questa canaglia non istimo un fico. Ma 

I nomi proprj sfuggono questa regola; e perciò 
non si scrive. 

Con Istefano ; con Jscìpione , ma con Stefano , con 
Scipione ; sebbene possa scriversi in 1 Spagna per 1’ a- 
nalogia del Latino Ispania. Tale regola nou si osserva 
pure a rigore , quando l’ energia e l’ armonia lo vo- 
gliono ; che perciò dicesi piuttosto, con stabile consi- 
glio , che conistabile consiglio ; in scuola , con stru- 
menti non sbigottire , auzicchè in iscuola, con istru- 
menti , non isbigottire. 

Abbiamo veduto altrove, che alla preposizione 
a, ed alle congiunzioni e, ed o si aggiunge un rf, 
ove la parola seguente cominci da vocale ; come 
nel Bocc. 

Senta far molto ad amico , od a parente , andò via. 

CAPO VI. 

Delle parole semplici . 

D. Quali sono le parole semplici ? 

R. Le parole semplici sono quelle, che non sono for- 
mate dalPunione di altre parole, o par tic eli a pre- 
positiva. Queste, come anche qualunque altra pa- 
rola composta , non ammettono raddoppiamento 
nel principio; quindi non si scrive 
fiato, bbraccio , ppane , rrosa , ppremettere , ma 
fiato , braccio pane , rosa , premettere , e nè anche 
dopo consonante diversa ; come apparsso , frammentto , 
ma apparso , frammento. 

Le parole derivate si scrivono come quelle on- 
de derivano ; come ; attivo , atteggiamento , at- 
tualmente^ sim., si scrivono con du<SM, comedo. 


Fuorché mellifluo che ha due II, benché mele ne 
abbia una. , 

Il verbo dubitare in tutt’i Tempi , ed in tutte 
le persone si scrive con un sol b\ all'incontro dub~ 
bio; dubbioso ec., si scrivono con due. 

,1 nomi verbali terminati in bile , scrivonsi con 
un sol b ; come: amabile , desiderabile , terribi- 
le, e sim. 

I verbi giacere , piacere , come abbiamo vedu- 
to altrove, raddoppiano il c, allorché ad esso sie* 
guono i dittonghi io , ia, onde si scrive 

giaccio , piaccio ; giacciamo ; piacciamo ; giacciati o, 

: piacciono . .■ A ^ 

II verbo tacere , si scrive sempre con un solo c 
nella prosa; ma nella poesia si può scrivere tac- 
cio , tacciono , taccia , tacciano. 

Ne’Participj de' tre suddetti verbi Penon si rad- 
doppia ; sicché si scrive giaciuto , piaciuto , to- 
. ciuto. Di questi stessi verbi nel Pass. rim. 

tacqui, piacqui , giacqui , piacque , tacque, giacque., 
tacquero, piacquero, giacquero , il q equivale ad un 
secondo c ; una tale sostituzione avviene egualmente in 
acqua , acquisto, nacqui, nacqui , nacque , nocque , 
nacquero , nacquero , e sim. 

Le consonanti A, o, y, p si raddoppiano quasi 
- sempre avanti all't seguito da altra vocale; come: 
Nebbia ; caccia , braccio , doppio, sofia, coppia ; si 
eccettuano bacio , cacio , audacia , inopia , prosapia f 
fallacia , taciuto , giaciuto , copia , che si scrivono 
con sol c. 




Le consonanti d, tn , n, r, v, che precedono Va 
vocale i, quasi mai si raddoppiano, come: s 

Sedia, olio, premio, gloria, testimoni a, setolo. Si 
eccettuano mummia, bestemmia, ed altri. 

La lettera n avanti al b, e dal p non ha mai ha' 



3i5 

luogo, onde si scrive smembrare, imbrattar e, sem- 
pre, e sim. Ciò si osserva anche nelle parole com- 
poste; come: 

Giambattista , Giampiero , pambollito , e sim. 

La lettera m all’apposto si cambia spesso in n , 
quando è posta innanzi ad un’altra n\ come andi- 
anne in vece di andiamne. 

La z si raddoppia scmprecchè sta in mezzo a due 
vocali; l’abbiamo veduto di sopra; come: vezzo , 
ragazzo , razza , bellezza , c sim. Se poi è seguita 
da due vocali, delle quali la prima è un i, non si 
raddoppia mai; come: azione, frazione , sottra- 
zione , divozione , e sim. Sono eccettuati pazzia , 
carrozziere , mazziere , biscazziere ; e la prima 
Persona del Presente ind., e la prima, e seconda 
plurale del sogg. de’verbi terminati in zzare. 

La' s innanzi all*/ seguita da altra vocale, si scri- 
ve doppia, quando si pronunzia con aspro suono ; 
come: Messia passione ,e semplice quando si pro- 
nunzia dolce; come cortesia , occasione , e sim. 

Il g si scrive semplice innanzi alle lettere ion ; 
come ragione , cagione , magione , carnagione , 
regione , prigione , e sim. 

Nelle parole di origine latina quando il g è so- 
stituito a r/, o si scrive sempre doppio;come:mog- 
g’/o da modius ; raggio da radius ; maggiore da 
major , majus ; fuorché digiuno, benché venga da 
jejunium. Se poi è posto in vece di di j, o dello 

stesso g, per ordinario si scrive semplice; come ; 
Luigi , Parigi , Ambrogio , Biagio , contagio , colle- 
gio , privilegio , egregio , da Aloysius , Parisii , Bla - 
sius , contagiarli, collegium , privilegi urti , egregius , de. 

I nomi proprj terminati in e/e possono inflette- 
re anche in e//o, purché abbiano innanzi alla / due 
vocali. Così: 


3i6 x 

Raffaele , Daniele , Grabiele , e Raffaello , Daniella), 
Gabriello. 

CAPO VII. 

Delle parole composte. 

D. Quali sono le Parole composte? 
lì. Le Parole composte sono quelle che si formano 
da due, o più parole unite insieme, o da particelle 
prepositive; come: procurare, tramandare nulla- 
dimeno , formate da tra , e mandare , da prò , e 
curare, da nulla , e di meno. 

Allorché la prima delle parole componenti in- 
flette con vocale accentata, e P altra comincia da 
consonante, l r accento di quella si toglie, e la con- 
sonante di questa si raddoppia; come: giacché 
composto da già, e che; peroccohè composto da 
però , e che; vedrovvi composto da vedrò , e vi, 
cosi ancora farovvi, scriverotti, amerovvi, por- 
toci, e sim. La stessa regola vale pe’ verbi mo- 
nosillabi, i quali contengono in se stessi l’accento; 
come: evvi, navvi, botti , statti, fammi, fummi i 
composti dei verbi è, ha, ho, sta, fa, fu, e dai 
nomi personali vi, ti , mi. 

Il g del pronome relativo gli non si raddoppia 
mai, o che sia preceduto da voce accentata, o no; 
onde scriverassi amogli, scrissegli , e non già 
amo g gli scrisseggli. 

Si raddoppia la consonante allorché la prima 
parte componente é una delle seguenti particelle 
prepositive a, i, o , co, so, su, da, ra, fra; come: 
Accarezzare , accorrere , irrigare, irreligioso, oppri- 
mere , opporre , commuovere , commettere , sopportare y 
somministrare , succedere suffumicare ; dabbene , dap 
presso , raccontare , raddolcire , Irapponre , franimela 


■vuied iw- Goegfe 


• . 3i 7 

tere , e sim. Sono eccettuate le parole che cominciano 
da 4 impura , che si scrivono semplici ; come : sospi- 
rare , costringere e non sosspirare , cosstringere. 

Nelle parole composte non si raddoppia mai la 
consonante, se la. prima delle voci componenti è 
di'più sillabe, e non inflette con vocale accentata , 
come : 

Ditemi, vedetelo, sottomettere , e sim. Si eccettuano 
conira, e sopra, che raddoppiano la consonante, della 
parola cui si uniscono ; come contrapporre , sopravvi- 
vere , sopravvenire. 

jiltre raddoppia in altrettanto , ed altrettante’, 
ma non in altresì. Ogni raddoppia in Ognissanti. 
— Oltre raddoppia in oltracciò, ch’equivale ad 
oltre , e ciò — Oltre ciò però si scrive semplice. 

Non si raddoppia la consonante, qualora la prima 
voce sia una delle particelle de , re, pre\ come : 
deprimere, relegare , premettere. 

Nelle parole precedute dalle seguenti particelle 
al consonante or si raddoppia, ed ora no; 

Tra raddoppia solamente in tr(ittenere 9 e suoi 
composti. 

Di raddoppia soltanto la f, e la s\ come: diffon- 
dere, diffamare, dissipare ; Si eccettua difende- 
re, e difetto che si scrivono semplici. Circa 1’ $ fa 
d’uopo osservare, che quando la seconda voce del- 
le parole componenti comincia da vocale, in vece 
di di si scrive dis con una sola s: come: disonore, 
disinganno , disotterrare. Si scrive però egual- 
mente bene con due, e con una s diseccare, e dis- 
secare, disenfiato e dissennato, diserrare e dis- 
serrare , e sim. 

U in raddoppia sempre naturalmente, quando 
la seconda delle voci componenti comincia da n; 


3id 

come: innato , innumerabile . Innanzi a vocale per 
lo più si scrive semplice; come: inedia , inuma- 
no, inabile ; ma se n’eccettuano: 

Innacquarti innabissare , innalzare , innamorar », innan- 
zi., innondare , innoltrarsi. L’ j'n, che alle volte ha for- 
za di non , precedendo parola che incomincia da /, r, 
r/t, raddoppia le dette consonanti, mutando in esse il suo 
n ; come: illecito , immortale , irreparabile , e sim. 

/la raddoppia sempre la consonante della pa- 
rola seguente, e ri al contrario la vuol semplice; 
quindi si scrive: 

Raccogliere , raccolta , e ricogliere , ricolto ; ragguar- 
devole , e riguardevole ; rappezzare, e ripezzare. 

Pro raddoppia soltanto in proccurare , profi- 
lare, provvedere, che si scrivono bene anche sen 
za raddoppiamento; come: 

Procurare, profilare, provedere. 

La e raddoppia il c, e lay* come eccitare, effu- 
sione. 

Tre raddoppia soltanto in treppiè, con altra 
vocale si scrive semplice; come; 

Tremila , trecento. 

Ad, unendosi a parola che comincia per vocale, 
non raddoppia il d; come: 

Adorare, adombrare , e sim. 

CAPO Vili. 

Della divisione delle parole in fine di linea. 

D. Avete voi Regole per ben dividere le parole 
nella fine della lineai 

R. Certo; eccole. 

i. Allorché una parola non entra tutta in una linea, e 
deesene in conseguenza trasferire una parte nella linea 
seguente, si debbe badare a non ispezzare la sillaba. 

a. Non si debbon mai dividere le vocali che formano il 


dittongo, o il trittongo; onde non si può scrivere: fi-ato , 
fu-oco , figli-uolo, ma fia-to, fuo-co , figliuo-lo. 

3. La semplice consonante posta fra due vocali appartie- 
ne alla vocale seguente, nou già alla precedente; come: 
do-na , pa-ne , vi-no , e sira. Le parole composte sono 
eccettuate da quessa regola, poiché si debbono dividere 
nelle loro parti componenti; come: dis-online , dis-agio , 
trascurare, dis-inganno. 

4 . Allorché nella parola s’incontrano due consonanti della 
medesima specie, una di esse debbe congiungersi alla 
vocale precedente, e l’altra alla seguente; come; an-no, 
af-Jan-no , car-ro , schiaf-fo. , 

5 . La lettera q, quando é seguita dal c , si considera co- 
me nn altro c, e quindi si scrive ac-qua , ao-quisto. 

6. La * con tutte le consonanti che 1 ’ accompagnano s’ap- 
poggi sempre alla vocale seguente; come: questa , mini- 
stro, maestro. Sono eccettuate le parole composte; co- 
me: dis-mettere. 

7. Se di due consonanti diverse la prima è f, o una delle 
lettere mute b, c, d, g, p, t , v, e la seconda è una 
delle lettere liquide l, rn, n, r, ambedue si uniscono 
alla vocale seguente; come: A-frica , sca-bro , a-cre , 
ve-lro , de-gno , e sim. Per tutte le altre consonanti 
diverse vale la Regola IV. 

8. Se le consonanti sono tre, la prima si unisce alla vocale 
precedente, e le altre due alla susseguente; come: quat- 
tro, sem-pre, e sim. 

9. Le figure de’numeri non si possono dividere di linea ; 

onde non si scrive 18 ‘ 

26; come anche non si può terminare la linea con 
una consonante apostrofata. 

CAPO IX. 

Dell ’ uso delle Lettere majuscole. 

Colla lettera majuscola si debbe cominciare. 
1. La prima parola di ogni discorso, 
a. La prima parola dopo il punto. 

3 . - La prima parola di ogni verso in Poesia. 

4. La prima parola quando si rapporta autorità , o detto 
altrui. 


3ao - , 

5. Ogni nome proprio di persona , di famiglia, di città T 
di provincia, di (lume ec. come Ferdinando, Petrarca , 
Napoli,, Basilicata, Sebeto, e sin). 

6. I nomi di dignità, e di titolo; come: Imperadore, Re, 
Papa,- Arcivescovo, Duca , Conte, Barone, e sim. No- 
tasi , che taluni scrivono con lettera minuscola i nomi 
di titolo, o dignità, quando, sono accompagnati dal nome 
della persona; Francesco I. re del regno delle due Sicilie. 

7. Ogni nome di nazione preso sostantivamente; come: GL X 
Italiani, i Tedeschi, i Romani, e sim. E se sono ag- 
gettivi si usa la lettera minuscola; Soldato francese. 

8. I nomi delle cose che nel discorso maggiormente inte- 
ressano, e su di cui si vuol issare l’aUenzàone del lettore. 

CAPO X. 

Delle Interpunzioni. 

Ognuno ben sa , che la Scrittura è l’ immagine 
del discorso, e siccome non si parla senza fare al-» 
cune pause, altre più lunghe, ed altre meno; cosi 
è necessario nello scrivere usare alcuni segni per 
farli al lettore osservare. Senza di tali distinzioni 
un discorso in iscritto darebbe pena anzi che no , 
e quello che maggiormente importa, non se ne ca- 
pirebbe affatto il senso. Tali segni sono i seguenti* 

1. La virgola ( , ). 

2. 11 punto e la virgola ( ; ). 

3. I due punti ( : ). * 

4- Il punto ( • ) ' 

5. Il punto interrogativo (?) 

6. 11 punto ammiratilo ( ! ).. 

7. La parentesi ( ) 

8. I punti sospensivi ( ... ) 1 

9. I punti, ellittici ( ) 

10. Le note di citazioni ( « « ) 

I. Della Virgola ( , ) 

ba Virgola serve a regolare la voce, distinguendo gli 
incisi di una frase, e di un Periodo. Gli Autori clastici 


3ai 

~ al mettono I. dinanzi alle congiunzioni e, o, nè, se, come, 
onde, cioè, vale a dire, perchè, acciocché, affinchè, e sim. 

II. Dinanzi a più nomi , verbi, o avverbj, se sono uniti 
insieme consecutivamente; come: La sidcerità , la docili- 
tà, la semplicità sono le virtù dell' infanzia — La ca- 
rità è dolce, paziente, benefattrice ec. 

III. Il quinto Caso si chiude tra due virgole; come; Te- 
mete, figli, l'infamia piucchè la morte ; Gran Dio, i 
tuoi giudizj sono pieni di equità. 

IV. La Virgola distingue gl’incisi di un periodo; come: 
Lo studio rende l' uomo dotto , la riflessione saggio ec. 

V. La congiunzione e, e le particelle disgiuntive o, e ne, 
quando si replicano in modo che la prima stia quasi per 
ripieno, questa non soffre la virgola; come per esempio: 
Quando egli e nell' una , e nell' altra inlerpetraztone 
si segnalasse ec. ( Salvin ). L'uomo nobile si pub con-* 
siderare in due maniere, pesandolo o colla stadera del 
volgo, o colla bilancia del Savio ( Salvin). Percioc- 
ché nè nelV una, nè nell' altra non intendo di partirmi 
( Bocc. G. io. N. 8. ). 

VI. Non sempre dinanzi al che ; si mette la virgola, spe- 
cialmente quando non dà principio ad una proposizione 
incidente: come; l'acqua che si attinge dal fiume è dolce. 
Lo stesso è del relativo il quale, la quale , e sim. Ma 

Se dà principio .ad una' proposizione incidente sepa- 
rabile dalla principale, la richiede; come nel Bocc. Que- 
sto peccato adunque e quello che la divina Giustizia, 
la quale con giusta bilancia tutte le operazioni sue mena 
ad effetto, non ha voluto lasciare impunito. 

II. Del Punto e Virgola. ( j ) 

Il Punto e Virgola serve a se parare le parti mi- 
nori del ^Periodo. Si mette spesso dinanzi ai correlati- 
vi ma, sèteome, pure, nulladimeno , e sim. Eccone un 
esempio ael Bocc. Benché siate di nobil famiglia, che 
il merito vostro sia nolo ad ognuno , e che abbiate 
molli amici ; pure in questo non riuscirete senza spen- 
dere mo & denari. 

Il Punto e Virgola si mette anche fra due frasi, di 
r ui 1 una dipenda dall’ altra ; La dolcezza è in verità 
una virtù ; ma non debbe degenerare in debolezza. Si 


adopera ancora il punto e Virgola per dividere le 
frasi più lunghe di quelle che divide la virgola ; come 
pel Dame. Inf. C. 3. 

Per me si va nella città dolente ; 

P'èr me si va nell' eterno dolore ; 

Per me si va tra la perduta genie . 

III. De* due Punti. ( : ) 

/ due Punti servono a separare le parti maggiori di 
un luogo periodo; come sogliono essere quelli, in cu; 

. la prima comincia per siccome , quantunque , e la se- 
conda dai correlativi cosi, nondimeno , e sim. Si met- 
tono i due Punti dopo di una frase finita , ma segui- 
ta da un'altra che serve ad illustrarla; come per esemp: 
Non bisogna mai farsi beffa de' miserabili : perchè chi 
può assicurarsi di esser sempre felice T 
Si mettono i due Punti dinanzi ad una cilnziope ; po- 
me : E proprio parve che diceste', tira via , vanne 
ratto , ed impiccati. 

D finalmente si mettono i due punti allorché la frase 
è divisa in tre parti subordinale; come: Quando si 
favella con alcuno , non se gli (Ire 1' uomo avvicinare 
‘si , che gli alili nel viso : perchè molti troverai , che 
non amono di sentire il fiato altrui ; quantunque cat- 
tivo odore non ne venisse ( Casa. Galal. ). 

IV. Del Punto finale ( . ) 

Il Punto finale si mette in fine delle frasi che indica- 
no uo senso intieramente compilo ; come : La bugia è 
un vizio più. vile di tutti i vitj ■ Chi comincia bene 
ha la metà dell' opra ; nè si comincia ben se non dal 
Cielo ( Pastor Fid. Att, l ). 

‘ V. Del Punto interrogatilo (?) 

Il Punto interrogativo si mette alla fine delle frasi che 
indicano interrogazione ; come : E se non piangi , di 
che pianger suoli ? Che più bello della virtù ? 

VI. Del Punto ammirativo ( ■ ) 

li Punto ammirativo si mette dopo la frasi ohe indica- 
. J casso. limmirazicne^ come: Quanto è ddcq servire ni 

Signore ! 


3a3 

L’ esclamazione o non soffre punteggiatura immediata ; 
ma bensì di questp modo : O rabbia ! O morie ! O 

figlio ! 

Cosi pure se si ripete 1 ’ esclamazione , il punto ammi- 
rativo si metterà dopo il secondo interposto 5 come ; 
oh oh ! siete voi qui ? 

VII. Della Parentesi ( ) 

La Parentesi è un senso frapposto ad un altro , o per 
modo d’ illustrazione , o di avvertimento , o per altro 
motivo ; come : Colui , eh' evita d' istruirsi ( dice 
il savio ) , cadrà nell' ignoranza. 

Avvertasi , che quando la frase è corta nella parente- 
si , come nell’ esempio arrecato , è meglio chiuderla fra 
due virgole 5 come: Colui, ch'evita d' istruirsi , dici 
il Savio , cadrà nell' ignoranza. 

Vili. Dei Punti sospensivi. ( ... ) 

I Punti sospensivi si mettono per dinotare una inter- 
ruzione nel senso del discorso , e comunemente sono 
tre } come : " 

.... Alma di tigre 
Punirà il Citi tanta barbarie , e forse . . . 

Gran Dio sei desso . . ? il di s' oscure . , . o figlio . 
Cara sposa ... e spirò . . . Gioisce Achilie ec. 
Cesarotti nella morie di Ettore. Canz. XXII. 

IX. Dei Punti ellittici ) 

I Punti ellittici si usano allorché si vuole indicare, che 
si abbrevia una citazione , mostrando le parole o mes- 
se col numero de’punti. Questi sono cinque ; come per 
esempio. Ma dimmi , pretesti usar l'era egli d'uovo ? 
E quanti ... ! “ , - u ' b 1 

X. Delle Note di citazioni t ( » » ) 

Le Note di citazioni sono due virgolette che si metto- 
no dinanzi alla prima ed ultima parola della citazione: 
ma nel principio di tutte Je altre linee se ne adopra 
una sola. 


INDICE 


D. 


'EFtmiOHI. 

Regole* 

Introduzioke. 

PARTE PRIMA. 

SEZIONE PIUMA. 

Bel Nome. 

Bei Nomi sostantivi. 

Bei Nomi particolari. 

Bei Nomi generali. 

Bei Nomi personali. 

Bei Nomi collettivi. 

Bei Nomi astratti. * 

Bella Declinazione dc'Nomi. 
Be' Generi de’ Nomi. 

Be' Numeri de’ Nomi. 

De' Casi de' Nomi. 

Be' Segnacasi. 

Belle Inflessioni del Plurale 
de' Nomi. 

Be' Nomi composti. 

De’ Nomi Aumentativi, Dimi- 
nutivi , e Peggiorativi. 
Degli Aggettivi. 

De’Gracft di comparazione. 
Begli Aggettivi determinanti, 
o imperfetti. 

Begli Aggettivi imperfetti pos- 
sessivi. - • 

Begli Aggettivi imperfetti pa- 

lr i- . . : 

Begli Aggettivi imperfetti <Ti 
pertinenza. 

Begli Aggettivi del terminanti 
di Numero. 

Begli Aggettivi determinati 
delti Articoli. 

SEZIONE II. 

Bel Pronome. 

Be’ Pronomi personali. 

• ■V Be' Pronomi possessivi. 

< Be’ Pronomi relativi. 

Be' Pronomi assoluti. 

, Be' Pronomi improprj. 

' SEZIONE III. 


Pag. 7 Del Verbo. 


■ 

ivi 


i3 

ivi 

tvi 

ivi 

30 


Si 


Del Verbo attivo. 


Bel Verbo Neutro. 

92 

Del Verbo passivo. 

99 

irei verno reciproco. 

100 

Del Verbo riflesso. 

101 

Bèi Verbo impersonale. 

ioa 

Del Verbo sostantivo Essere. ir>3 

Della significazione de’ verbi, no 

De’ Verbi ausiliari. 


Bella Conjugazione de’ verbi. 1 1 4 


De’ Tempi del verbo. 

Osservazioni intorno ai Tem- 
pi del verbo. 

Relazioni de’ Tempi dell’Indi- 
cativo con quelli del Sog- 
giuntivo. 

De’ Numeri del Verbo. 

Delle Persone del verbo. 

Bel Participio. 

Del Gerundio. 

Conjugazionc de’ Verbi ausi- 
liari Avere , ed Essere. 

Diverse significazioni del ver- 
bo Avere. 

Diverse significazioni del ver- 
bo Essere. 

Dell’ Inflessione primitiva de’ 
verbi. 

Conjugazione de’ verbi termi- 
nati in Are. 

Conjugazione de’ verbi termi- 
nati in Ere. 

Conjugazione de’ verbi termi- 
nati in Ire. 

Conjugazione de’ verbi pas- 
sivi. 

Conjugazionc de’ verbi irre- 
golari. 

Pe' verbi irregolari della pri- 
ma Conjugazione. 

Diverse significazioni del ver- 
bo A ridare. 


i ] 5 

130 

138 


i3i 

134 

i38 

135 

136 

i/p 

i43 

148 

147 

154 

■ 5, 

160 

i6a 

i63 

i65 


Di vene si gnificationi del ver- 
bo Fare. 166 

Diverse signiGcazioni del ver- 
bo Dare. . 167 

Diverse signiGcazioni del ver- 
bo Stare. 169 

Osservazioni su i quattro verbi 
irregolari della prima con- 
iugazione. 169 

De’ verbi irregolari della se- 
conda Conjugazione. 1J0 

Conjugazione de’ verbi termi- 
nati in Ere lungo. 

Osservazioni Ha farsi intorno 

3 a5 

Della Congiunzione. 229 

Osservazioni sulle congiun- 
zioni. 237 

SEZIONE VII. 

Dell’ Interposto. 2il 

PARTE SECONDA. 

SEZIONE Vili, 
nella Sintassi. 

Della Sintassi di Concordanza. 245 

Della Sintassi di Reggimento.a54 
Della Sintassi di costruzione. i63 
Della Costruzione inversa. 167 
Del discorso. f 169 

Delle diverse specie di Pro- 
posizioni. 271 

Della Scrittura. 275 

De’ verbi irregolari della ter- 

za Coniugazione. iq 3 

Della Sintassi figurata. 376 

Conjugazione de’vfrbi imper- 
sonali. 197 

Conjugazione de’verbi difettivi. 190 

PARTE TERZA! “ 

SEZIONE IX. 

Dell’ Ortoepia. 285 

Della Pronunzia delle vocali. 288' 

Conjugazione de’ verbi termi- 
nati in Are , ed in Ire . iv 

Della pronunzia delle sillabe 
formate da vocali, e da 
una 0 più oonsonanti. 290 

Della Pronunzia delle sillabe.2gr 

SEZIONE IV. 

Dell’ Avverbio. noi 

Avverbi di tempo. ao3 

Avverbi di luogo. ao4 

Principi generali per la prò- 

Avverbj di qualità, e di modo.noq 

nunzia. 293 

Avverbj di qualità, e di fu- 
merò. nio 

Avverbj di ordine. ivi 

Avverbj di negazione. ivi 

Avverbj di affermazione. 211 

Della Pronunzia de’ verbi’, e . 

degli Avverbi. 399 

PARTE QUARTA. 

SEZIONE X, 

Dell’ OrtograGa. 3o4 

nell’Accento. 3o5 

Avverbj di probabilità, e di 

dubbio. iyj 

Avverbj di comparazione. 
Avverbj di eguaglianza. 

Avverbj di eccesso. 

Avverbj di difetto. 

Osservazioni da farsi intorno 
agli Avverbj. 21? 

SEZIONE V. 

Della Preposizione. 214 

SigniGcazioni delle quattro 
preposizioni DA. DI. SO- 
PRA. PER. 318 

SEZIONE VI. 

Dell’ Apostrofo. 3o7 

Regole intorno all’ uso dell’ 
Apostrofo. ivi 

Del Troncamento. 3o<» 

Dell’ Accrescimento delle pa- 

role. 3 io 

Delle parole semplici. 3i3 

Delle Parole composte. 3it» 

Della Divisione delle parole 
in Gne di linea. 3i8 

Dell’uso delle Lettere maju- 
scole. 3is 

Delle Interpunzioni. 3ao 




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Ali/ Illustriss. e Reverendiss. Signore 

MONSIGNOR COLANGELO 

Presidente della Pubblica Istruttorie. 


1 * 

. > e.t 

• -V 

! . * 

' i 

Il Prete Regio Francesco Màjello desidera ristampare 
la sua Gramatica Italiana , yrega perciò la S. S. Illusi. 
Commetterne la revisione. 

; Francesco Majello. 


A dì 17. Maggio- 1816. Il Regio Revisore Padre Mae- 
stro D. Giuseppe Orefice avrà la compiacenza di rivedere 
il libro soprascritto, e di osservare se vi sia cosa cóntro r& £ 
a Religione , ed i dritti della Sovranità. 


1 

Il Deputato per la revisione 

\ • 


de' libri 

'« 

2 

( 

L *. 

Canonico Francesco Rossi. 

il ’ A • 

4 


I 


r. 


MONSIGNOR COLANGELO 

Presidente della Pubblica Istruzione . 

Eccellenza. 

Con somma sollecitudine, ed uguale piacere ho scorsa 
la Graniatica Italiana che il Sacerdote Regio Francesco 
Majello desidera riprodurre alla luce , di cui Ella mi 
ha commessa la revisione. Il dotto Autore l’ha composta 
con chiarezza e semplicità di stile , con precisione som- 
ma d’ idee , e con ispiegazione esattissima de’ significati 
di tutte le voci attinenti a tale istituto , appoggiata alle 
autorità de’ piu scelti , ed accreditati autori iu tale mate- 
ria , ed accresciuta di adaltatissirai esempi ; onde sembra 
nulla potersi desiderar di più in tale genere di scrittura, 
per la soda istruzione de’ Giovanetti a quali è diretta. 
Nulla poi avendoci scorto , che possa anche leggiermente 
ledere i sagri dritti della Religione , e della Sovranità , 
sono d’ avviso, che per comune vantaggio , se ne possa, 
anzi debba permettere la desiderata ristampa. 

Napoli li 6. Giugno 1826. 

Di V. E. R. 

Giuseppe Orefice 

^ Regio Revisore. 

Napoli li 13 . Giugno 1826. 

Presidenza della Giunta per la Pubblica Istruzione. 

Vista la domanda del Sacerdote Regio D. Francesco 
Majello ì con la quale chiede di voler ristampare una 
sua Gramalica Italiana. 

Visto il favorevole parere del Regio Revisore Padre 
Miestro Signor D. Giuseppe Orefice ; 

• Si permette , che l’ indicata Gramatica si ristampi , 
pelò non si pubblichi senza un secondo permesso , che non 
. si larà, se prima lo stesso Regio Revisore non avrà atte- 
\ stato di aver riconosciuta nel «onfronto uniforme la im- 
pressione all’originale approvato. 1 

Il Presidente 
M. COLANGELO. 

Il Segretario Generale della Giunta 
Loreto Atruzzese. 



CORREZIONI 


ERRORI 


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estenzione 
eslcnzionc 
distinguer c a 
e iG digressione 
disgressione 
in cui trova 
Soclofle 


estensione 

estensione 

distinguere la 

digressione 

digressione 

in cui si trova 

Solicele 








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