Powered By Blogger

Welcome to Villa Speranza.

Welcome to Villa Speranza.

Search This Blog

Translate

Monday, September 15, 2025

Grice e Pandullo

 

t 



ANALISI METAFISICA DEGLI ELEMENTI 
DEL LINGUAGGIO 


OPMA 


affo òfctuho 


òeivixe Viutxoilujioi 
c)t tutte fé fi 


DOMENICO PANDILLO 


PROFESSORE DI BELLE LETTERE 


E DI LINGUE ESTINTE E VIVENTI, 


* NAPOLI 2 


NAPOLI 

DALLA TIPOGRAFIA TRANI, 


Dìgitized by Google 



Essendosi adempito a quanto prescrive la legge, 
la presente opera è sotto la di lei guarcntla. 


Digitized by Google 



AL NOBIL UOMO 


IL SIGNOR BARONE 

D. FRANCESCO NICOTERA. 

Consacro a Voi, gentilissimo e o- 
noratissimo Signore , la mia Gram- 
matica. Non bramosìa di laude , 
non sete di novità, non basso fine 
indussemi a por mano ad opera sì 
fatta. Solo ed unico mio scopo si 
fu segnar più certa , spedita ed age- 
vol via agii apparanti 

L’idioma gentil , sonante e puro 
di quel sommo e divino Tosco che 
tutto seppe. 

Fortissimo stimolo a farmi accin- 
gere ad un tanto lavoro si fu pure 
il riflettere che , chiamato io da 
propizia stella a svelare ai figliuoli 
vostri gli altissimi concetti e le bel- 
lezze, copiose oltre ad ogni stima, 


Digitized by Google 



dei sublimi classici dell’ itala favel- 
la , con più ardente impegno ne 
avrebber eglino apparato le dottri- 
ne contenute in un libro fregiato 
dell’ illustre nome di chi loro ha 
dato V essere , e composto da colui 
che ha la cura d incaminarli al ben- 
essere. 

Prego intanto il Dator d’ ogni 
bene che lungamente e prospera- 
mente conservi la vostra persona , 
per marche di onore , per grandez- 
za d’animo e per buona riputazio- 
ne , Eccellente , alla cospicua vo- 
stra famiglia , preziosa , agli amici 
e devoti vostri , carissima. 

Di Napoli, a’dì 12 Gennaio i835. 

Di Vostra Signoria Illustrissima, 


A 'ffezi Oliati s. m0 e clcvotis. m ° servitore 
D. PANDTJLLO. 


Digitized by Google 



PREFAZIONE. 


5 


% 


Vox diversa sonat populorum ; 
est vox tamen una. 

Marciai. 


Il linguaggio è V organo per cui comu- 
nicasi la ragione umana , la facoltà che 
trasmette’ V imagine del pensiero. Ecco 

10 scopo di tutte le lingue } e per giu- 
gnervi, esse impiegan, tutte , i suoni della 
parola. Ma come mai questi suoni arti- 
colati che formali un tutto sensibile, suc- 
cessivo e divisibile , rappresentar possono 

11 pensiero , oggetto puramente intellet- 
tuale e necessariamente indivisibile ? La 
LjOgica , mediante V astrazione , perviene 
ad analizzare quest’atto indivisibile dello 
spirito 5 essa considera separatamente le 
idee che ne sono V oggetto j osserva le 
diverse relazioni eh ’ hanno tra di loro a 
causa del rapporto eh’ esse han tutte col 
pensiero indivisibile. Quindi le idee par - 


Digitized by Google 



6 

ziali di un medesimo pensiero son con- 
catenate le une con le altre in una suc- 
cessione fondala sui rapporti che le le- 
gano tra di esse e al tutto. 

Or a questa successione dar puossi il 
nome di ordine analitico , per esser ella 
al tempo stesso il risultamcnto dell' analisi 
del pensiero ed il fondamento dell' analisi 
del discorso in tutte le lingue. 

Il linguaggio , fondato in tutto e per 
tutto su quest' analisi uniforme che ne è 
come il meccanismo intellettuale , diviene 
V i strumento comune della manifestazione 
dei pensieri e della ragione umana , l' iu- 
te rp et re dei sentimenti e delle affezioni , 
l' organo prezioso della carità universale 
che legar dee tutti gli uomini per lor fe- 
licita , e 'l legame necessario della società 
che gli unisce. 

Le differenze che ravvisami tra una 
lingua e l'altra, non sono , per così dire , 
che superficiali j esse provengono da quel- 
le dei tempi , dei luoghi , dei costumi e 
degl' interessi , i quali , variando senza 
fine , lascian sempre sussistere il mede- 
simo fondo. 


Digitized by Google 



7 

La Grammatica , la scienza delle scien- 
ze , quella che le abbraccia tulle , che ha 
per oggetto l' enunciazione del pensiero 
per mezzo della parola pronunziata o 
scritta , ammette dunque due sorte di 
princìpi. Gli uni , d’una verità apodittica 
immutabile universale , son fondati sulla 
natura del pensiero medesimo , ne se- 
guono l'analisi ; gli altri non hanno che 
una verità ipotetica e dipendente dalle 
convenzioni fortuite arbitrarie e mutabili 
che han generato i differenti idiomi. I 
primi costituiscono la Grammatica gene- 
rale , i secondi son l'oggetto delle diverse 
Grammatiche particolari. 

LjU Grammatica generale è dunque la 
scienza ragionata dei princìpi immutabili 
e generali del linguaggio pronunzialo o 
scritto , in qualunque lingua si sia. 

Una Grammatica particolare è V arte 
di applicare ai princìpi immutabili e ge- 
nerali del linguaggio pronunziato o scritto 
le istituzioni arbitrarie ed usuali d' una 
lingua particolare. 

La Grammatica generale è una scien- 
za , perchè non ha per oggetto se non la 


Digilized by Google 



8 

specolazione ragionata dei princìpi im- 
mutabili e generali del linguaggio. 

Una Grammatica particolare è un' arte, 
perchè ha per oggetto V applicazione pra- 
tica delle istituzioni arbitrarie ed usuali 
di una lingua particolare ai princìpi ge- 
nerali del linguaggio. 

La scienza gramaticale è anteriore ad 
ogni lingua , perchè i suoi princìpi sup- 
pongono la possibilità delle lingue , per- 
chè dirigono la ragione umana nelle sue 
operazioni intellettuali'. 

L’arte gramaticale, al contrario , è po- 
steriore alle lingue , perchè gli usi delle 
lingue deggion esistere pria di esser rap- 
portali artificialmente ai principi generali 
del linguaggio , e perchè i sistemi ana- 
logici che f orman l'arte non posson essere 
che il successo delle osservazioni fatte su- 
gli usi preesistenti. 

Io mi occuperò di quest' ultima, e , sic- 
come la conoscenza di ciò che operasi 
nel nostro spirito è assolutamente neces- 
saria per comprendere i fondamenti della 
Grammatica , la qual verità , se avesse d- 
luminato ogni scrittore di grammatiche , 


Digitized by Google 



9 

non si sarebbe imaginato di far teorìe 
dei segni pria di aver approfondito la 
conoscenza della lor formazione e quella 
della lor espressione e deduzione , così 
V ordine da me tenuto in questa IN uova 
Grammatica Ragionata Italiana, ossia Ana- 
lisi Metafisica degli elementi dei Discorso, 
è diverso affatto da quello che general- 
mente si osserva , ed è proprio quello da 
natura e da ragione segnato. 

lo non farò motto da prima di sostan- 
tivi e di aggettivi , del lor accordo in ge- 
neri e in numeri , nè delle regole da sta- 
bilire perchè le diverse terminazioni del 
verbo indichino le persone , i numeri , i 
tempi , i modi , nè della maniera onde 
queste parole riunite formar possano una 
proposizione. Ciò facendo , sarebbe lo 
stesso che cominciar dalla fine , partire 
da una situazione in cui non siamo an- 
cora. Ecco V errore e la falsità di tutte 
le grammatiche non ischiarate dalla luce 
dell 1 ideologìa. 

Tosto che nasciamo , noi sentiamo , 
esprimiamo ciò che sentiamo , parliamo j 
noi abbiamo un linguaggio , prendendo 


Digitìzed by Google 



IO 

queste parole nel lor più esteso senso , 
e con verità possiam dire di esser noi so- 
vente eloquentissimi , pria di sapere e di 
poter pronunziare una sola parola arti- 
colata. Questo linguaggio primitivo , il 
solo che possiamo parlare , non è mai da 
noi abbandonato : noi lo coltiviamo in- 
cessantemente , gradatamente lo perfezio- 
niamo , sinché ghigniamo ad una lingua 
perfezionatissima , pria di esserci caduto 
nelV animo il dubbio che sienvi regole im- 
mutabili le quali dirigono queste opera- 
zioni e eli esse sian conseguenze imme- 
diate e necessarie della nostra organizza- 
zione medesima, lo non fo adunque che 
seguire gradatamente i progressi del no- 
stro spirito , senza perder mai di vista 
la filiazione delle nostre idee. 

Ij esame del discorso in genere ; Varia- 
tisi dei suoi veri elementi , ecco V oggetto 
delle mie ricerche in questa Grammatica. 

Le informi decisioni dei primi grama- 
tici , scrupolosamente da età in età ripe- 
tute , senza essere state mai fuse nel cro- 
giuolo delV esame e dell' analisi , han ser- 
vito a moltiplicare gli errori e a via più 


Digitized by Google 



II 

spessore le tenebre del pedantismo. Ep- 
però dissimular non deggio che il mio si- 
stema di Grammatica , rovesciando la 
maggior parte delle false idee ricevute e 
degli erronei principi , sarà agramente 
ripreso dall ’ ignorante ciurma e dai Zoili 
pedanti cui paragono alle sucide Arpìe le 
quali lordano tutto ciò che toccano , in- 
sensatamente proclamando V inviolabil ri- 
spetto dovuto alle opinioni dall’uso e dalla 
propria antichità accreditate : 

Clament periisse pudorem , . . 

Vel quia nil rectum , nisi quod placuit sibi , ducunt ; 
Vel quia turpe putant parere minoribus , et quae 
Imberbes didicére , senes perdenda fateri. 

Horat. II Epist. j , 80 . 


lo risponderò loro con questa sentenza 
del giudizioso Quintiliano : 

Quidquid est optimum , ante non fuerat. 

Instit. orat. X, a. 

Adunque se la mia propria ragione , 
se le mie particolari esperienze di parec- 
chi anni nell’ insegnamento non mi fac- 


Digitized by Google 



12 

ciano spacciar cV assai , fonimi asperare 
che questo mio metodo sarà per riuscir 
semplice , agevole , breve ed uniforme 
agli apparanti la favella italiana e per 
servir d' introduzione allo studio di tutte 
le lingue , giacche tutte kan delle regole 
tra lor comuni che derivano dalle nostre 
facoltà intellettuali e d'onde emergono i 
princìpi del raziocinio. 

Le poche anime seguaci del vero e del 
bello , al rimprovcrlo delle quali è bersa- 
glio la gente ignara , vana , invidiosa e 
superba , sapran al certo compatirmi s' io 
non abbia saputo nè potuto far meglio , 
rammentando io loro le parole del divino 
Alighieri .... Queste due proprietadi ha 
la Gramatica , che per la sua infinitade li 
raggi della ragione in essa non si termina- 
no in parte. Convito. 

Veggio infine avvertire gl' imparanti che 
il pensiero dello stesso Dante dal Sanzio 
così sviluppato : Grammaticorum sine ra- 
tione testimoniisque auctoritas nulla est 
( in Minerv . , lib. i , c. 2 ) , avendomi 
ad evidenza mostro ch'il gramatico limi- 
tar non deesi ad una esposizione dogma- 


Digitized by Google 



i3 

tica delle regole grammaticali j ma che 
dopo averle dedotte dai principi della 
ragione e della sana logica , avvalorar le 
debbe con autorità da far legge , ho sem- 
pre giunto al precetto gli esempli , tratti 
dai creatori della nostra lingua e dai clas- 
sici più puri, Dante, Boccaccio, Petrar- 
ca , Firenzuola , Fedi , Buonarroti , ec. 

Chiudo quanto mi era posto in cuore 
di far palese ai miei leggitori pregando 
le persone scempie d ’ ogni mal talento , 
e coloro che meritamente han fama nella 
repubblica delle lettere , di additarmi per 
le vie aperte alla comunicazione lettera- 
ria , gli errori ov io fossi , per inavver- 
tenza o per ignoranza , potuto cadere. 

Tantum abest ut scribi contra nos no- 
limus , ut id etiam maxime optemus . . . 

Nos qui sequimur probabilia , nec ultra 
id quod verisimile occurrerit progredì pos- 
sumus , et refellere sine pertinacia, et re- 
felli sine iracundia parati sumus. Cic. II. 
7 use. disp. ij. 


Digitìzed by Google 



Digitized by Google 


i5 


CAPITOLO I. 

Analisi del Discorso. 


Ogni sistema di segni è un linguaggio : 
ogni impiego di un linguaggio , ogni emis- 
sione di segni è un discorso. Essendo dun- 
que ogni discorso la manifestazione delle 
nostre idee , la conoscenza perfetta di que- 
ste idee può sola farci scoprire la vera 
organizzazione del discorso e svelarci com- 
pletamente il segreto meccanismo delia sua 
composizione. 

Sentire e giudicare , ecco tutta la nostra 
intelligenza , tutto il nostro essere , tutto 
ciò che siamo , l’intiera nostra esistenza* 
Giovanetti , è questo un fatto che ognun 
di voi ha già dovuto in sè provare , è 
questa la fonte , onde emanar deggiono 
tutte le conoscenze gramaticali , debb’csser 
questo il lilo d’ Arianna per non farvi 


Digitized by Google 



i6 

smarrire negrinestricabili andirivieni del la- 
birinto edificato dai Clamatici non filosofi. 

Quando giudichiamo , sentiamo dei rap- 
porti tra le nostre idee, sentiamo che un 
essere qual si sia , o piuttosto l’idea che 
se ne ha , giacché non sentiamo che le 
nostre idee, rinserra una qualità, una' pro- 
prietà , una circostanza qualunque. Giu- 
dicare, è dunque sentire che una idea ne 
rinchiude un’altra. Quando io penso a Ce- 
sare, e giudico che Cesare è dotto, sento 
che l’idea di Cesare comprende l’idea di 
egser dotto e ch’ella la novera nel nume- 
ro degli elementi che la compongono at- 
tualmente. Imperò , quando abbiamo una 
percezione , una idea , noi sentiamo } e 
quantunque volte sviluppiamo una circo- 
stanza in questa percezione , noi giudi- 
chiamo. È questo, giovanetti , un punto 
capitale che non bisogna perder mai di 
vista. 

Per esprimer un giudizio , fa di mestieri 
enunciar le due idee di cui l’una contie- 
ne l’altra, più l’atto dello spirito che rav- 
visa questo rapporto. Ciò appellasi il sog- 
getto, l’attributo ed il segno deU’afferma- 


Digitized by Google 



*7 

zione che gli unisce. Ecco ciò che costi- 
tuisce una proposizione. L’essenza del di- 
scorso adunque è d’ esser composto di 
proposizioni , di enunciazioni di giudizi. 
Son questi i suoi veri elementi immedia- 
ti 5 quindi impropriamente vengon appel- 
lati elementi , parti del discorso , quelli 
che sono realmente gli elementi , le parti 
della proposizione. La decomposizione a- 
dunque della proposizione sarà l’oggetto 
delle nostre ricerche. 


2 


Digitized by Google 



i8 


CAPITOLO II. 

Decomposizione della proposizione 
nei suoi elementi . 


Giovanetti, voi siete ora nella certezza 
ch’ogni proposizione debb’esser l’enunzia- 
zione d’un giudizio e che il discorso non 
puote avere significazione veruna quando 
non esprime un giudizio qualunque. Ri- 
flettendo ognun di noi su la natura della 
nostra intelligenza che tutta consiste a 
sentire e a giudicare , non puossi affatto 
dubitare di queste verità. 

Si è dimostrato nel precedente capitolo 
che per esprimer un giudizio fa d’ uopo 
enunciare le due idee di cui 1’ una con- 
tiene 1* altra , più 1’ atto dello spirito che 
osserva un tal rapporto. Qual maraviglia 
debb’ esser ora la vostra nell’ udire che 
sovente un solo de’ nostri suoni articolati 
rappresenta una proposizione intera, espri- 
me un giudizio completo! Non 7 per esem- 


Digitized by Google 


pio , vuol dire : io non sento ciò , o io 
non credo ciò , o io non voglio ciò , se- 
condo le occasioni diverse. Si, vuol dire 
del paro : io lo credo , o io lo farò , o 
ciò è certo , secondo i vari casi. 11 nostro 
semplice grido ah! significa: io sono do- 
lente. Il grido oh! può significare: io sono 
attonito , stupefatto. 

Avviene lo stesso di tutte le nostre in- 
teriezioni, d’un gran numero di congiun- 
zioni e di parecchie di quelle parole chia- 
mate da alcuni gramatici particelle : esse 
son tante enunciazioni di interi giudizi. 

Dir puossene altrettanto , in molte cir- 
costanze dei nostri pronomi. Essi rappre- 
sentan sovente una intiera proposizione. 
Quando, dopo aver detto: la Francia ha 
dichiarato la guerra alla Spagna: soggiun- 
go : siatene sicuro , credetelo , ciò vai 
quanto dire : credete questo giudizio , 
siate sicuro di questo giudizio; la Fran- 
cia ha dichiarato la guerra alla Spagna. 
Ne e lo significano esattamente questa 
proposizione : in un’altra circostanza , ne 
significheranno un* altra. 

Da un altro lato abbiamo parole , in 

★ 


Digitized by Google 



20 

gran numero , che non esprimono nep- 
pure una intera idea , le quali non rap- 
presentano , per così dire , che un fram- 
mento d’idea : tali sono le nostre prepo- 
sizioni , gli avverbi , gli aggettivi , com- 
presivi i participi e gli articoli. Il , di , 
virtuoso , diligentemente , non significan 
assolutamente nulla , e non si potrebbe 
fare verun uso di sì fatte parole , isolate 
e separate da ogni altra. Questi stessi se- 
gni uniti ad altri , il dinoterà in qual e- 
stensione debb’ esser presa una idea. Di , 
posto tra due idee , indicherà che 1’ una 
è in un certo rapporto con l’altra. Vir- 
tuoso disegnerà una qualità di un ente. 
Diligentemente , la maniera onde un’azio- 
ne è eseguita. Ma il non è mica il nome 
dell’estensione j di non è quello del rap- 
porto j virtuoso , non è quello della qualità, 
nè diligentemente quello del modo. Non 
son dunque questi , veri segni , ma real- 
mente frammenti di segni. 

Non havvi proposizione senza verbo e- 
spresso o sottinteso. 

Desso costituisce solo la proposizione e 
determina il senso di quella nella quale 


Digitized by Google 



21 

entra. Ma quando il verbo è impiegato al 
modo participio , non evvi enunciazione 
di giudizio } quindi non havvi proposi- 
zione. Quando dico : un uomo leggente , 
una donna pregiata , una cosa finita , 
enuncio semplicemente delle idee isolate 
ed uniche. 11 verbo a questo modo , è un 
vero aggiunto ed è questa la sua forma 
essenziale e fondamentale , come vedrassi 
quando si esporrà la teorìa del verbo. 

Il verbo all’infinito non forma uè anco 
proposizione , nè per seguenza enunzia- 
zione di giudizio. Esso è un vero nome , 
mediante il quale si disegna ed il verbo 
medesimo e lo stato eh’ esprime. 

Lo stato primitivo d’ogni proposizione, 
è, come di sopra si è accennato , d’ esser 
composta d’ un sol grido. Ma quali ele- 
menti necessari deggian contenersi in que- 
sto segno unico , il vedremo tosto. 

Essendo ogni proposizione l’enunciazio- 
ne di un giudizio , ed ogni giudizio con- 
sistendo a sentire che una idea esiste nel 
nostro spirito , che un’ altra idea esiste in 
quella, bisogna necessariamente che il se- 
guo unico il quale esprime una proposi- 


Digitized by Google 



zione contenga in sè almeno due altri se- 
gni 5 l’ uno rappresentante una idea esi- 
stente in sè stessa, e l’altro rappresentante 
un’altra idea come non esistente che nella 
prima. Son questi al certo due elementi 
necessari del discorso: vediamo ora quali 
essi sieno e poscia se sienvene altri del 
pari indispensabili. 

Il nome che si concepisce come sussi- 
stente in sè e come il soggetto di ciò che 
in lui si concepisce , è il primo di questi 
due segni. In effetti , sono i nomi che 
rappresentano tutte le idee che hanno nel 
nostro spirito una esistenza assoluta ed 
indipendente da ogni altra idea. Che que- 
sta esistenza sia positiva e reale come 
quella degli esseri sensibili , o pure fittizia 
ed imaginaria come quella degli esseri 
puramente intellettuali, poco rileva. Que- 
ste idee esistono in sè stesse e non son 
subordinate ad alcuna altra. 1 nomi adun- 
que , ed i pronomi che ne fan le veci , 
posson solo esser i subietli dei nostri giu- 
dizi e delle nostre proposizioni 5 e tutti 
gli altri elementi del discorso non rappre- 
sentano che idee a quelle relative. Nulla 


Digitized-by Google 



a3 

di meno le altre parole , ed anco frasi 
intere , divengon assai sovente soggetti di 
proposizioni j ma ciò avviene quando so- 
no impiegate come nomi assoluti o sog- 
gettivi , vai quanto dire riguardati come 
esprimenti idee aventi un’ esistenza propria 
ed assoluta. 

Gli aggiunti propriamente detti, o mo- 
dificativi y e per seguenza tutte le parole 
e le frasi impiegate aggettivamente , son 
le parole che compongono la seconda spe- 
cie dei segni indispensabilmente necessari 
per formar una proposizione. Ma essi non 
sono attributi completi : esprimono bensì 
una idea che fa parte d’ un’ altra, ma con 
astrazione dell’idea di esistere. Valoroso , 
rappresenta , è vero , l’ idea valore come 
appartenente o piuttosto come dovendo 
appartenere ad un soggetto , ma non già 
come effettivamente esistente. Imperocché 
per significar completamente che una idea 
è rinchiusa in un’altra , bisogna prima si- 
gnificare eh’ ella è , eh’ ella esiste. Or di 
questa proprietà sono scempi , per una 
singolare astrazione tutti i nostri aggiun- 
tivi , proprietà di cui va solamente adorno 


Digitized by Google 



24 

il solo aggiunto essendo , esistendo od esi- 
stente che in sè racchiude I’ idea di esi- 
stenza , idea che lo rende completamente 
attributo e che per mezzo suo è implici- 
tamente negli altri aggettivi compresa . 
Questi aggettivi sono appunto i verbi. 1 
verbi son dunque altrettanti aggiunti chiu- 
denti in sè medesimi 1’ aggiunto essendo 
che noi chiamiamo participio , eli* è la lor 
forma essenziale e fondamentale. Quindi 
fassi aperto perchè gli aggettivi propria- 
mente detti son verbi mutilati , e i verbi 
sono aggettivi interi , e perchè i primi 
uniti ad un sostantivo non producon mai 
una proposizione, e perchè non si richie- 
de che un vèrbo e ’1 suo subietto per 
farne una. 

Ma il verbo al modo participio forma 
la proposizione imperfettamente. Quando 
dite: Giulio leggente od essendo leggen- 
te , voi accoppiate due idee, una esistente 
in sè stessa ed una che non puote esistere 
che in un’ altra , e nulla d’ avvantaggio. 
Ma quando dite : Pietro legge od è leg- 
gente , voi pronunziate un giudizio for- 
male , cioè che l’ idea di legge o è leg- 


Digitized by Google 



25 

genie esiste in una maniera positiva ed 
attuale in un’ altra. Per le stesse ragioni 
dianzi addotte non puote esservi proposi- 
zione quando il verbo è all’indefìnito. . 

In ogni proposizione dunque si conten- 
gono due termini, un soggetto ed un at- 
tributo , un nome ed un verbo. Tutto il 
rimanente del discorso risolvesi in acces- 
sorii di subietti o di attributi. Eccoci or- 
mai pervenuti alla decomposizione com- 
pleta della proposizione : facciamci ora a 
percorrere le divisioni della medesima. 


Digitized by Google 



26 


CAPITOLO III. 

Della divisione delle Proposizioni . 


Giovanetti, si è dimostrato nell'antece- 
dente capitolo che in ogni proposizione 
contener deggionsi due termini : il sog- 
getto che è il segno dell’ ente giudicato , 
quello del quale si afferma, o si nega, il 
predicato , quello dell* idea in lui conte- 
nuta , quello che si afferma o si nega. 

Il soggetto esser può semplice come in 
questa proposizione : 

Beatrice mi guardò con gli occhi pieni 
Di faville d'amor — Dante. 

Il soggetto puote esser moltiplice , allor- 
ché , in virtù della elissi che tanto suona 
quanto difetto o mancamento , si attri- 
buisce a più oggetti una intenzione mede- 
sima , come in questi versi del Petrarca: 
Amor , natura , e la helValma umile 
Ov' ogn alta virtute alberga e regna , 
Contra me son giurati. 


Digitized by Google 



2 7 

Se non avesse in questo luogo il Poeta 
fall’ uso della elissi , sarebbesi convenuto 
dir così: amor contra me è giuralo } na- 
tura contra me è giurata 5 e la bell'alma 
umile ove ec. , contra me è giurata , e 
però avrebbersi , in vece d’ una , tre pro- 
posizioni. 

Il soggetto è complesso come in questa 
proposizione : 

Lucevan gli occhi suoi più. che la stella . 

Dante. 

Dario re di Persia fu vinto daAlessandro. 

Le formule gli occhi suoi , nel primo 
esempio } Dario re di Persia , nel secon- 
do , sono i soggetti complessi. 

Non havvi lingua, per doviziosa di vo- 
caboli che sia , la qual non manchi pur 
sovente di segni, propri ad esprimere con 
una sola voce ciascuna idea e ciascun 
concetto che venir ci possa nello spirito : 
in tal caso ci convien far uso d’una peri- 
frasi , ossia d’un largo giro di più parole 
ad un sol termine equivalenti 5 quindi in 
questi versi di Dante : 

Tu proverai si come sa di sale 

Lo pane altrui , e cornee duro calle 

Lo scendere e’I salir per V altrui scale ; 


Digitized by Google 



a8 

l’ aggregamento dei segni lo scendere e 7 
salir per V altrui scale , ritraenti sì fatto 
concetto , forma il soggetto della seconda 
proposizione. 

Del paro che il soggetto , 1 T attributo 
esser può semplice, moitiplice, complesso, 
ed enunciato con una parafrasi. 

L’attributo è semplice, come in questa 
proposizione ; Dio è eterno. — È molti- 
plice in questa : Dio è giusto ed onnipos- 
sente. — È complesso in quest’ altra: Ce- 
sare fu il tiranno d* una repubblica di cui 
doveva esser il difensore. — - È finalmente 
l’attributo enunciato per mezzo d’una pe- 
rifrasi in questa proposizione : Il vivere 
onestamente è il solo mezzo per essere 
scempio dell ’ altrui maldicenza. Ciò pre- 
messo passiamo a discorrere le differenti 
specie di proposizioni. 

Non è mia idea , o giovanetti, far qui 
parola di tutte le specie di proposizioni 
che distinguonsi nella Filosofia. La Gra- 
matica non si occupa che della forma 
delle proposizioni , e sotto questo ragguar- 
damento dello spirito esse posson essere 
i .° semplici o composte ; 2 . ° complesse od 


Digitized by Google 



2 9 

incomplesse ; 3.° relative ; 4-° integre od 
elittiche; 5.° principali od incidenti, e que- 
ste esplicative o determinative. 

1. Le proposizioni sono semplici o com- 
poste , secondo la natura del lor soggetto 
e del lor attributo. Una proposizione sem- 
plice è quella di cui il soggetto e 1’ attri- 
buto sono egualmente semplici cioè, igual- 
mente determinati da una sola idea tota- 
le , come : la saggezza è preziosa ; la 
considerazione che si accorda alla virtù 
è preferibile a quella che si accorda alla 
nascita. 

Una proposizione dicesi composta quan- 
do il soggetto o l’attributo son composti, 
cioè determinati da differenti idee totali. 
Una proposizione composta pel soggetto 
può decomporsi in tante proposizioni sem- 
plici quante son le idee totali integranti 
contenute nel soggetto composto; ed esse 
avranno tutte il medesimo attributo e sog- 
getti differenti. Demostene e Cicerone fu- 
rono oratori : sonvi qui due soggetti , De- 
mostene e Cicerone ; quindi due propo- 
sizioni semplici aventi lo stesso attributo : 
i. Demostene fu oratore ; 2 . Cicerone fu, 
oratore. 


Digitized by Google 



3o 

Una proposizione composta per V attri- 
buto può decomporsi in tante proposizioni 
semplici quante idee totali integranti sonvi 
nell’ attributo composto j ed esse avranno 
tutte il medesimo soggetto ed attributi dif- 
ferenti Cicerone fu filosofo ed oratóre: 
qui havvi due attributi , fu filosofo e fu o- 
ratore : imperò due proposizioni semplici 
col medesimo soggetto : i° Cicerone fu 
filosofo \ 2 ° Cicerone fu oratore . La de- 
composizione fassi sensibilissima in qnesta 
veramente aurea strofa di Orazio, II. Od. io. 

Auream quisquis mediocritalem 
Diligiti tulus caret obsoleti 
Sordibus tedi , caret invidenda 
Sobrius aula. 

II. Le proposizioni sono a un pari com- 
plesse od incomplesse , secondo la forma 
deli’ enunciazione del lor subietto e del 
lor attributo. 

Dicesi proposizione complessa quella di 
cui il soggetto o l’attributo sono complessi. 

i°. Proposizione complessa pel soggetto: 
La possanza legislativa è rispettabile. 


Digitìzed by Google 



3i 

2. 0 Proposizione complessa per 1* attri- 
buto : Dio governa tutte le parti dell' u- 
niverso. , 

Una proposizione incomplessa è quella 
di cui il soggetto é 1’ attributo sono pari- 
mente incomplessi. Esempi : la saggezza 
è preziosa : mentire è una viltà. 

III. Chiamasi proposizione relativa quel- 
la la quale dipende da altra proposizione 
sottintesa. Tale si è la seguente : 

Lassando l'atto di cotanto uffizio , Dant. 
la cui correlativa sottintesa si è : quanto 
è l' atto del giudicare. 

IV. Quella eh’ ha neve il volto , oro i 
capelli. Petr. — - Chiamasi proposizione in- 
tegra quella in cui contengonsi tutte le parti 
necessarie all’intendimento del concetto che 
vuoisi esprimere, come nella seguente : quel- 
la ch'ha neve il volto. Ma se tacciasi in essa 
il soggetto o il verbo, o l’uno e l’altro, 
la proposizione , per tal manco difettiva , 
dicesi proposizione elittica , siccome la se- 
guente, finimento dei precitato verso: oro 
i capelli , il cui intero costrutto si è , e 
quella che ha oro i capelli. 

V. Quando le giunte fatte , sia al su- 


Digilized by Google 



32 

bietto , sia all’ attributo , sia a qualche al- 
tro termine modificativo dell’ uno o del- 
1’ altro , sono esse stesse proposizioni , tali 
proposizioni parziali sono incidenti } e quel- 
le di cui esse son parti integranti , sono 
principali. 

Per esempio , quando dicesi : i savi , 
che sono più istrutti del comune degli 
uomini , dovrebber pure sorpassarli in sag- 
gezza , questa è una proposizione com- 
plessa : che sono più istrutti del comune 
degli uomini , è una proposizione parzia- 
le , legata al soggetto i savi , di cui è un 
compimento esplicativo , perchè serve a 
svilupparne l’idea per trovarvi un motivo 
che giustifichi 1* enunciazione della propo- 
sizione principale , i savi dovrebbero sor- 
passare gli altri uomini in saggezza : la 
proposizione parziale , che sono più istrutti 
del comune degli uomini , è dunque una 
proposizione incidente. 

Parimente quando dicesi : la gloria , che 
proviene dalla virtù , ha uno splendore im- 
mortale , è questa una proposizione com- 
plessa : che proviene dalla virtù , è una 
proposizione parziale , legata al subietto 


Digilized by Googl 



33 

la gloria , di cui è un complimento de- 
terminativo , perchè serve a ristrignere il 
significato troppo generico , vago ed inde- 
terminato del nome gloria , mediante l’i- 
dea della causa particolare che la procu- 
ra , cioè , la virlù : così la proposizione 
parziale , che proviene dalla virtù , è una 
proposizione incidente. 

Sonvi dunque due sorte di proposizio- 
ni incidenti : 1’ una esplicativa , e 1’ altra 
determinativa . 

L’ esplicativa serve a sviluppare la com- 
prensione dell’ idea parziale alla quale è 
legata : è una semplice spiegazione. Esem- 
pio : i savi , che sono più istrutti del co- 
mune degli nomini , dovrehher pure sor- 
passarli in saggezza. La proposizione in- 
cidente , che sono più istrutti del comune 
degli uomini , è puramente esplicativa , 
perchè è lo sviluppo dell’ idea di savi. 

La proposizione incidente determinativa 
è quella che giugne un idea accessoria alla 
comprensione dell’ idea parziale cui è le- 
gata , per ristrignere l’ estensione del sog- 
getto. Esempio : la gloria , che proviene 
dalla virtù , ha uno splendore immortale. 

3 


Digitized by Google 



34 

La proposizione incidente , che proviene 
dalla virtù , è determinativa , perchè ag- 
giugne all’ idea antecedente di la gloria , 
l’ idea accessoria di provenire dalla virtù , 
di aver la virtù per causa 5 e questa ad- 
dizione ristrigne l’ estensione del nome glo- 
ria , escludendo ogni gloria che non viene 
dalla virtù. 

E della proposizione basti ciò che se 
n’ è parlato , e trapassiamo ora a discor- 
rere i suoi diversi elementi e mostrar l’o- 
» rigine e l’uso di ciascuno di essi. 


Digitized by Google 



35 


CAPITOLO IV. 

Degli elementi della proposizione. 

Giovanetti , dopo avervi parlato della 
natura della proposizione, dopo di avervi 
fatto conoscere i veri elementi ond’ è ne- 
cessariamente composta e le divisioni di 
essa , fa di mestieri or esaminare le dif- 
ferenti sorte di parole di cui fassi uso in 
una lingua perfezionata per render l’espres- 
sione del pensiere più completa e più fa- 
cile. lo non mi occuperò punto delle di- 
verse classificazioni che i grammatici han 
fatte di queste parole, nè del numero, nè 
dell’ordine delle lor denominazioni $ del lor 
uso e delle lor funzioni bensì. E però foni- 
mi a considerare gli elementi del discor- 
so come si offrono al mio spirito, parten- 
do dallo stato primitivo della proposizio- 
ne in una lingua nascente. E siccome nel- 

1’ origine del linguaggio , una proposizione 

* 


Digitized by Google 



36 

non è composta che di un sol gesto , di 
un sol grido, così le prime parole che si 
presentano al mio spirito , son quelle le 
quali , anco attualmente , esprimon da sè 
sole una intiera proposizione. Or queste 
parole , questi segni ideali , questi gridi 
inarticolati , nomansi dai grammatici in- 
teriezioni. Di esse dunque conviene far 
capo. 


Digitized by Google 



37 

CAPITOLO y. 

Delle Interiezioni. 

Ahi! serva Italia, di dolore ostello! D. 

L’ interiezione , o giovanetti , è il vero 
tipo originale del linguaggio. Tutte le al- 
tre parti del discorso non sono che fram- 
menti di questa e non son destinate che 
a decomporla ed a risolverla nei suoi ele- 
menti. Le interiezioni adunque sono segni 
naturali della nostra organizzazione, espres- 
sioni sincopate , vere frasi elilliche , spri- 
inenti quei gridi di piacere o di dolore , 
di gioia o di tristezza, di approvazione o 
di disprezzo , e di sensibilità , onde sia- 
mo affetti. L’uomo ha apparato questo lin- 
guaggio dalla stessa natura , eh’ è uno in 
tutti , e di cui la moderna favella è una 
semplice traduzione in suoni articolati ed 
arbitrari. Ogni interiezione, per le ragio- 
ni dianzi addotte , è una compendiata e- 


Digitized by Google 



38 

spressione d’un giudizio, ossia d’una pro- 
posizione intiera j adunque ella debbe im- 
plicitamente inchiudere uu soggetto ed un 
predicato. In fatti il grido ah ! significa : 
io sono soffrente , o io soffro. II grido oh! 
vuol dire : io sono attonito , stupefatto. _ 
Doh! suona quanto: io sono sdegnato , 
incollerito , cruccialo ; e così dee discor- 
rersi degli altri siffatti segni. 

Delle interiezioni , alcuni son semplici 
gridi naturali , siccome ah ! oh ! ec. \ al- 
tre un aggregamento di voci articolate com- 
miste ad alcun grido come oim 'e , ahimè , ec. 

Quantunque volte avvenga eh’ altri suoni 
articolati trovinsi giunti al semplice grido 
naturale , ei possono risguardarsi in due 
diversi aspetti ; cioè o come elementi d’una 
proposizione elittica che la forza della pas- 
sione e quindi la foga del dire non per- 
mette esprimere per le solite formule del 
favellare e ci lascia poca libertà di spirito 
per analizzarli , o come una interpretazio- 
ne della semplice interiezione , voglio di- 
re , come una traduzione in voci artico- 
late ed arbitrarie del grido medesimo. A- 
dunque colui che compreso da forte do- 


lized by Google 


3 9 

lore , sciama : oimè ! viene a dire : oi ! 
cioè io sono da soverchio dolore oppres- 
so } me , vale a dire ; soccorrete me. Ma 
in questo verso di Dante : ahi ! quanto 
egli era nell'aspetto fiero ! la formola quan- 
to egli era nell' aspetto fiero , è una pretta 
traduzione in voci articolate del sentimen- 
to contenuto nel grido ahi ! 

Imperò chiameremo le prime , pssia i 
semplici gridi inarticolati ahi oh! ec. in- 
teriezioni pure f le seconde , ossia l’accop- 
piamento d’ alcun grido con altro artico- 
lato suono , saran da noi chiamate interie- 
zioni miste. 


ANALISI 

Delle interiezioni e delle parole impiegate 
come interiezioni nella nostra lingua . 

A. 

Ah ! ( io mi sento inorridire ); — Ah! 

fiera compagnia . — Dante, 

Ahi ! ( io mi sento da grande ira e cruc- 
cio commosso forte ) 3 * — Ahi ! dura 


Digilized by Google 



4 " 

terra , perchè non t' apristi ! — Dante.— 
Ahi ! nuli' altro che pianto al mondo 
dura ! — Petrarca. 

Ahimè o aimè ! ( io mi dolgo compian- 
gete me )! — Aimè! che piaghe vidi 
ne' lor membri ! Dante. 

Ahi ! lasso ! ( io sono dolente , soccorrete 
me lasso ) j Ahil lassa me ! ( io mi 
lamento cosi per ) che assai chiaro co- 
nosco corri! io ti sia poco cara. — Boc- 
caccio. 

B. 

Beato me! (mirate me bealo") $ Bealo te! 
( io ammiro te beato ). 

Pur beato ! ( io posso pur chiamar me 
beato )j — Pur me beato ( poi ) che 
noi abbiamo giudice che non mi lascerd 
piu far versi. Davanzati. 


D. 

Deh ! ( io mi sento commosso forte pen- 
sandovi j — Deh ! amico mio , perchè 
vuo' tu entrare in questa fatica ? Boc- 
caccio. 


Digilized by Google 



4 * 

Doh ! ) io maravigliando il dico )$ — 
Doh ! gli aveva ben tenero ’l budello , 
Buonarroti , Tancia. 

E. 

E ! ( la memoria di quella vista mi spa- 
venta ancora ) j — 

E quanto a dir qual era è cosa dura ! 

Dante. 

Eh ! ( io sono quasi incollerito ) j — Ehi 
che V . Sig. Illustriss. mi dà la baia. 
Redi. Alla fine delle frasi interrogative, 
questa interiezione significa 5 non dico 
io vero ? Tu ti dai forse ad intendere 
eli io' sia tuo schiavo , eh? Firenzuola. 

Ehi ! ( io sono maravigliato ) — Ehi ! 
messere , che è ciò che voi fate ? Boc- ' 
caccio. 

Eia ! ( di' su ) j — Eia ! Calandrino , 
che vuol dir questo ? Boccaccio. 

Eimè ! ( io sono dolente , compiangete me) 

E ime , lasso! che ora intendo quello che 
non intesi. Crusca. 

Eimeil {io sono adirato e mi vince l'im- 


Digitized by Google 


V#» 



4a 

pazienza )\ — Eimei ! state a udire , 
Firenzuola. 

H. 

Hi ! ( ciò mi spira nausea e disprezzo ) ; 
Hi! meccere. Boccaccio. 

Hui ! o pure ui! (io sento acuto dolore )} 
Alto sospir , c/i e duolo strinse in hui y 
mise fuor pria , Dante. 

O. 

0 ! ( io chiamo voi ) ; — O voi , o Jot- 
tor/ Firenzuola. 

Oh! [io sorco pieno di maraviglia e d’ in- 
vidia ) 5 — O/i / liberalità di Natan , 
quanto se ’ Zu maravigliosa ! Boccaccio. 

O/i / o/ì ! [ io sorco maravigliato , io sono 
maravigliato )/ — 04/ o/i/ la testug- 
gine vola? Firenzuola. 

01 / o pure ohi ! [ io sorco dolente ) j — 
O/ , lasso ! che tuttor desio ed amo , 
Crusca. 

Oìbò! [io sdegno e sprezzo ciò); — Dia 
ce ne guardi , oibò ! Buonarroti. 

OiVrcé / od ohimè ! o pure omè ! [io sona 


Digitlzed by Google 



43 

dolente , compiagnete me)', — Oimè , 
Zawo/ — Oimò! il bel viso ! Oimè! il 
soave sguardo ! Petrarca. 

Oimei! (oi mez) (zo son dolente , abbiate 
pietà di me)', — i/ messo comincia a 
dire : oimei ! Crusca. 

O io! o pure oio ! ( io sono stupefatto). 
Oio! disse il monaco, se vi di lungi .... 
Boccaccio. 

Oisè! ( gridava eh* egli era dolente, che „ 
compiangessero sé)} Oisè ! dolente se! 
che il porco gli era stato imbolato. Boc- 
caccio. 

Oitu! (tu sei misero , tu sei degno di com- 
pianto )} — Oitu ! Gerusalemme, Cru- 
sca. 

P. 

Pu ! ( io V abborro ) — Pu! Buonarroti. 


U. 

Uh! ( io inorridisco ) — Uh ! (prego ) che 
Dio tei perdoni ! Firenzuola. 

Le interiezioni di cui abbiam fatto 
molto sono le più usitate } facciamo ora 


Digitized by Google 



44 

l’analisi di parecchie altre parole impie- 
gate come una sorta d’interiezioni e pro- 
curiamo di darne il significato. 

B. 

Bravo 1 bravai bravi ! brave l bravissimo! 
Sono espressioni abbreviate di tu sei bra- 
vo , tu sei brava ec. 

Buono! è un elemento della proposizione 
questo è buono . 

C. 

Cànchero ! {mi fosse venuto un} canchero 
(s’ io faceva altrimenti ) mentre il pode- 
stà qui stava r Buonarroti. 

C ancherusse! — (im) cancherusse! ( mi 
venga se io non dico vero ) e mi fu per 
ingoiare , Buonarroti. 

Cdnchitra! — Canchiira ! ( mi venga se 
io mento ) cosi ben non canta il sere , 
Buonarroti. 

Capperi ! — Capperi (io son maraviglialo )/ 
io mi ridico. Crusca. 

Céppita! — C oppila ( io son maravi- 


Digitìzed by Google 



45 

gliato ) ! io ho fatto da medico daddo- 
vero , Redi. 

Cosi ! — (come è vero questo ch’io di- 
co ), cosi ( desidero che ) cresca il bel 
lauro in fresca riva ! Petrarca. 


D. 

Diacine o diacinl — Diacin ( diavolo fa ) 
eh’ ci mi risponda. Berni. 

Diavolo ! ( desidero che il diavolo ti porli 
via ) \ — • Come * diavolo ! non hanno 
che una coscia e una gamba? Boccaccio. 

Dòmine ! ( io invoco e prego te , signo- 
re') , — Domine l fallo tristo. Boccaccio. 

F. 

Finocchi ! (io sono maravigliato) \ — Fi- 
nocchi ! costui non è chi é* pareva. Fi- 
renzuola. 

G. 

Guai! disgrazia. — Guai (sono preparati) 
a voi , i quali vi apparecchiate d’ an- 
dare colle ricchezze al reame del cielo ! 
Crusca. 


Digitized by Google 



46 

Guarda ! — Lo duca mio dicendo : guar- 
da ( il periglio ) , guarda ! Mi trasse a 
se del luogo dov ’ io slava. Dante. 

M. 

Madesì! ( mio Dio si). 

Manco male ! Questa espressione vale quan- 
to il male è manco che non sarebbe sta- 
to , la cosa andando altrimenti. 

N. 

Non. — ( come questo eh* io dico è falso). 

O. 

Olà ! — Olà ! ( io chiamo te che sei là) 
dove se ’ ? Boccaccio . 

Omb 'e! ( ora bene) ora la cosa sta. bene)) — 
Ombè ! quegli gli curi che è là propo- 
sto a ciò. Buonarroti. 

Orsù ! — Orsù (ora levatevi su ) , giova- 
ni , assaltiamo virilmente e con allegra 
fronte questi dormiglioni. Firenzuola. 


Digitlzed by Google 



47 

p. 

Pape 1 . ( io sono maraviglialo ). — Pape , 
Satan ! pape , Satan , aleppe ! Dante. 

SI. — ( come questo ch’io dico è vero ) , 
si ( vorrei che io) fossi morto quando 
la mirai , Petrarca. 

»S7«/ (sta cheto)! —Sta, ch’io vo' con- 
siderarla meglio. Firenzuola. 

Su ( levatevi su i piedi)', — Su, madon- 
na , levatevi tosto. Boccaccio. 

V. 

Via ( va! o andate o andiamo in via) ', — 
Via , fdccialevisi un letto tale , quale 
egli vi cape. Boccaccio. 

Viva! (io prego che egli viva)', — Viva , 
viva il nostro signore. Crusca. 

Z. 

Zitto ! (non fare o non fate un zitto)', — 
Zitti un pò’, ch'elle dormono. Buonarroti. 


Digitized by Google 



CAPITOLO VI. 


48 


Dei JSomi e dei Pronomi. 


Giovanetti , io vi ho fatto conoscere ad 
evidenza nel precedente capitolo che pos- 
siamo esprimere una intiera proposizione 
con un sol segno. Or conviene farvi osser- 
vare che tosto che cessiamo di voler espri- 
mere una proposizione per mezzo d’ una 
sola parola , il primo bisogno che fassi in. 
noi sentire si è quello di un segno che 
rappresenti il soggetto di questa proposi- 
zione , che disegni la cosa di cui vuoisi 
far parola , l’ idea alla quale se ne attri- 
buisca un’ altra. Questo seguo non puote 
esser altro che il nome, esso solo adem- 
pier può questo ufizio nel discorso ; i soli 
nomi posson essere i soggetti delle propo- 
sizioni. Inutil cosa estimo distinguer tra 
essi e nomi propri ed individuali , come 
Cesare , Pompeo , Alfredo ec. , o gene- 


Digitized by Google 



49 

rali e comuni , come libro , marmo , ta- 
vola $ nomi di esseri reali o nomi di ge- 
neri , di classi , di specie , di modi , di 
qualità ed altri esseri intellettuali i quali 
non hanno esistenza che nei nostro inten- 
dimento. L’uso che dobbiam farne nei no- 
stri raziocìni è la sola cosa di cui abbiamo 
ad occuparci. 

E però investigando , o giovanetti , la 
filiazione delie nostre idee , parmi assai 
verisimile , e direi pur certo , che i nomi 
di persone sieno stati i primi, e forse as- 
solutamente i primi inventati dagli uomi- 
ni. Iu fatti , appena cominciò 1’ uomo a 
manifestare , mediante un grido od un ge- 
sto , un sentimento , una passione , un 
movimento dell’ anima , sembrami che il 
primo bisogno che si è fatto sentire abbia 
dovuto essere di specificare chi provava 
un tal sentimento ed a chi il suo parlare 
volgea. Quindi 1’ origine dei nomi perso- 
nali io , tu , se : io nome dell’ individuo 
per sè parlante \ tu , nome d’un solo indi- 
viduo , a cui dirigesi la parola ; sè , nome 
dell’ individuo in relazione d’ identità col 
soggetto: nel numero del più , noi , voi , sè . 

4 


Digitìzed by Google 



5o 

Avendo i creatori delle lingue attribui- 
to a questi segni il comprendimento del- 
l’ idea dell’ individuo con la determinazion 
sua con 1’ atto della parola , ciò esser do- 
vrebbe potentissimo argomento che queste 
voci sieno veri nomi , cui con appaia- 
mento speziale diremo nomi personali , 
lasciando ad ognuno la libertà di dar loro 
il nome che più gli va a genio. Veniamo 
or a parlare delle proprietà e virtù di sì 
fatti segni. , 

Variazioni del nome personale io. 


Singolare, Plurale. 
Soggetto io noi. 


[ di me .... di noi 

Rapporti di dipendenza l n1 *, a ,ne * • ci, ne, ano 

! da me .... da noi 

Oggetto . . . . mi , me . . . ci , ne, noi 

Variazioni del nome personale tu. 

Singolare , Plurale 

Soggetto tu voi 

L di le .... di voi 

Rapporti di dipendenza / ti , a te ... vi , a voi 

/ da te .... da voi 

Oggetto ti , te .... vi , voi 


Digitized by Googte 



5i 

Variazioni del nome personale sé. 

Questo nome , destinato ad esprimere 
un rapporto d’ identità col soggetto , non 
può mai rappresentare il soggetto stesso. 


dì sè 


Rapporti di dipendenza / 

si , a sè 
da sè 

Oggetto 

si , sè 

Sonvi per F oggetto 

e pel rapporto di 

dipendenza due forme ben distinte, cioè: 

Per 1’ oggetto 

Pei rapporto di 
dipendenza. 

Mi , me 

Mi , a me 

Ci , noi 

Ci , a noi 

Ti , te 

Ti , a te 

Vi , voi 

Vi , a voi 

Si , sè 

Si, a sè 


Vediamo ora qual è il loro uficio nel 
discorso. 


i.° Se l’azione espressa dal verbo cade 
sopra un sol’ oggetto , si dee far uso delle 
forme mi , ti , ci , vi , si : 

Mi ritrovai per una selva oscura. D. 

* 


Digitized by Google 



5a 

a. 0 Pel rapporto di dipendenza deggionsi 
impiegare le medesime forme mi , ci , ti , 
Vi , 5i , quando non havvi che un sol ter- 
mine cui 1’ azione è diretta : 

Tu sola mi piaci. Petrarca. 

3.° Allorquando in una serie di propo- 
sizioni similari sonvi più oggetti o più rap- 
porti di dipendenza , con una sorta di op- 
posizione tra un termine e un altro , o più, 
non debbonsi mica impiegare le forme mi, 
ci, ti, vi, si , ma queste, me, noi, le, 
voi , sè , per l’ oggetto , e a me , a noi , 
a te , a voi , a sè , pel rapporto di di- 
pendenza. Quelle medesime bellezze che 
presero e vinser te , hanno di poi preso 
e vinto me. Firenzuola. — Così la ma- 
dre al figlio par superba , coni ella par- 
ve a me. Dante. 

La ragione di questa differenza è nella 
natura stessa , la qual vuole che la forza 
delle parole sia conforme a quella de’pen- 
sieri. Le forme me, te, noi, e c. , hanno 
maggior forza che le loro corrispondenti , 
mi, ti, ci, ec. , a causa che le prime 
han l’ accento tonico , e le seconde ne sono 
affatto prive , e per conseguenza il loro 
suono è senza vigore. 


Digitized by Googl 



53 

4-° Si fa pur uso delle forme me , te , 
ec., nei casi in cui l’ellissi sottintende una 
delle due proposizioni similari : 

Io parlo a te {e non parlo ad altri ) 
però che altrove un raggio 
Non veggio di virtù , eh' al mondo 
è spento. Petrarca. 

5. ° Se il verbo sia all’ imperativo mo- 
do , le parole mi , ci , ti , vi , si , affig- 
gonsi ad esso infine e s’ incorporano in una 
sola parola : 

Porgimi , alto Signor , quella catena 
Che seco annoda ogni celeste grazia . 
Buonarroti. 

6. ° Ma se il comando sia negativo, que- 
ste medesime particelle deggion precedere 
il verbo ; — non vi maravigliate. 

7. 0 Se il verbo sia all’ indefinito , sop- 
primesi Ve finale, e le parole mi, ci , ec. 
si uniscon al medesimo : 

Si come cieco va dietro a sua guida 
Per non smarrirsi. Dante, 
e se quest’ e finale sia preceduta da due 
r , come in trarre , se ne sopprime una : 
trarmi a riva. 

8.° Le trasposizioni delle forme mi, ci, 


Digitized by Google 



H 

ec. , dinanzi al verbo di cui l’ infinito è 
1’ oggetto , rendono 1’ espressione più ele- 
gante : — non ti puoi tenere , invece di 
non puoi tenerti. 

9. 0 Le stesse particelle mi, ci, ec ., si 
collocano pure appo il verbo , al partici- 
pio presente o passato : — Mostrandovi 
le sue bellezze eterne. Dante. 

. Venuto è il tempo che io farò portar 
pena alla malvagia femmina della ingiu- 
ria fattami. Boccaccio. 

, l.» Colonna 2. a Colonna 3 .® Colonna. 


Mi ... . 

lo • • • « 

melo 0 me lo. 

Ci .... 

li .... 

celi » ce li. 

Ti .... 

lei .... 

tela » te la. 

Vi ... . 

le 

.... 

vele » ve le. 

Si .... 

ne ... . 

sene. » se ne. 


. io. Allorché una della forme della pri- 
ma delle tre colonne sovrapposte , è se- 
guita da una di quelle della seconda co- 
lonna , vengonsi a comporre delle due pri- 
me le forme della terza colonna, col can- 
giamento dell’ i in e, nelle particelle mi. 


Digitized by Google 



55 

ci , li , vi , si — ... Con quella fascia 

Che la morte dissolve , men vo suso. D. 

Questo cangiamento dell’ / in e si fa die- 
tro un principio generale d’ armonìa, il 
quale esige che quando una parola senza 
accento , terminata in i , si giugne ad un 
altra, igualmente priva -di accento, si cam- 
bi T i della prima in e , senza di che si 
avrebber parole di due sillabe , senza ac- 
cento tonico , ciò eh’ è- ijnpossibile. 

11. Se una delle forme semplici, mi, 
ti , ci, ec. o delle composte , melo , te- 
lo , ec. , sia posta dopo un verbo all’im- 
perativo che ha subito un troncamento , 
come di', da', fa', ec. , debbonsi legare 
in un sol corpo il verbo e la forma se- 
guente , semplice o composta , sopprimen- 
do 1 ’ apostrofo o l’ accento del verbo e 
raddoppiando la consonante della forma 
seguente. Avviene lo stesso dei verbi com- 
posti di più sillabe e terminati in vocale 
accentata : — Dimmi , per cortesìa , che 
gente è questa. Petr. — Riguardommi. 

12. Nelle proposizioni abbreviale, de- 
corni, decoti, le particelle mi, ti, situate 
dopo , formano con la parola ecco , un 


Digitìzed by Google 



50 

dattilo che, per la sua rapidità, dinota 
perfettamente ciò che vorrebbesi poter e- 
sprimere con un gesto : — 

Éccomi ( ecco mi vedi ) , che doman- 
di tu ? Bocc. 

1 3 . Se le forme /ne, /e, se , sien se- 
guite dal pronome il , deesi sopprimer la 
vocale del pronome , per comporne le for- 
me mel , tei , vel , sei , invece delle for- 
me usuali melo , telo , velo , selo , ec. — 
T tei dirò. Petr. 

14. Le forme la ti , la si , il mi o lo 
mi , ec. invece delle forme ordinarie tela, 
seia , melo , ec. rendon l’ espressione più 
graziosa 5 ma appartengono esclusivamente 
al dialetto toscano : — La ti farò 5 — la 
si ritolse 5 — il mi ridice. E nella forma 
il mi , per melo , collocata dopo il verbo, 
si tronca la vocale del pronome il : — Di- 
telmi. 

1 5 . Si è dinanzi stabilito per regola ge- 
nerale che le forme mi , ci , ti , vi , ec. 
melo , telo , ec., debban collocarsi innanti 
al verbo tranne l’imperativo , l’infinito ed 
i participi. Hassi oltre a ciò ad osservare 
che quando il verbo è terminato in vo- 


Digilized by Google 



57 

cale accentata , anco in altro tempo si pos- 
sono le anzidette forme dopo il verbo tra- 
sporre , raddoppiando la consonante della 
forma seguente, e così l’espressione acqui- 
sta un carattere particolare, assai proprio 
ad' indicare , con un* armonìa analoga , 
un’azione più o men prolungata, secondo 
le circostanze, come fassi aperto dall’esem- 
pio che segue : — 

Lo mio maestro allora in su la gota 

Destra si volse 'ndietro , e ri guarà ommi. 

Dante. 

16. La particella ne puote esser impie- 
gata fuori dello stile familiare nel mede- 
simo senso e nelle circostanze medesime 
che la particella ci. E se ne segue un ver- 
bo che , dopo il troncamento della voca- 
le, termina in m, si trasforma questa let- 
tera in w, per renderne più agevol la pro- 
nunzia ; — 

Mostratene la via di gire al monte. D. 

Qui mai più , no , ma rivedrenne in 

cielo. Petr. 

17. Invece di dire con me , con te , 
con se , con noi , con voi , si può dire 
meco , tecoj seco , e in verso solamente 


Digitized by Google 



58 

nosco , vosco : — Non credi tu me teco ? 
Euripide v è nosco. Dante. 

18. L’idioma italiano nell’ impiego dei 
nomi personali offre dei vantaggi che le 
altre lingue non hanno j sia per esprimere 
certe gradazioni del pensiero , quelle va- 
rie tinte, quelle sfumature, per cosi dire, 
sia per dar all’espressione l’incanto dell’ar- 
monia , più analoga al sentimento. Esempi. 

Rendo me a voi. 

A voi rendo me. 

Mi rendo a voi. 

Rendami a voi. 

A voi mi rendo. 

Vi rendo me 

Rendomivi. 

Vediamo ora in qual circostanza impie- 
gar debbasi l’una anzi che l’altra di que- 
ste differenti forme. 

Rendo me a voi. Questa espressione e- 
spiime che chi parla , vuol far sentire a 
colui cui dirige la parola, i.°il valore che 
attacca alla sua propria persona 5 2. 0 l’esclu- 
sione assoluta di ogni altro individuo a cui 
potrebbe rendersi. Esprimerà ancora la sua 
idea con maggior forza , se dice : a voi 


Digilized by Google 



*9 

rendo me j ma s’ei facesse uso dell’espres- 
sione mi rendo a voi , i.° l’armonìa non 
avrebbe più la stessa gravità ; 2.° colui che 
parla farebbe intendere eh’ e’non si occupa 
quasi punto di se stesso, ma che rapporta 
tutto il suo sentimento alla persona cui 
volge la parola. Se poi volesse rendere la 
sua espressione più rapida , ciò che può 
sovente esser necessario , direbbe : rèndo- 
mi a voi. Se vuol esprimere la medesima 
idea con più di sentimento per la persona 
a cui parla , dirà : a voi mi rendo. Di- 
cendo : vi rendo me , l’interesse principale 
dirigesi sull’ oggetto dell’ azione. Da ulti- 
mo se la persona ch’esprime il suo senti- 
mento trovasi in una situazione che gli dia 
a pena il tempo di enunciar la sua idea , 
dirà : réndomivi , espressione rapidissima. 

Eccovi , o giovanetti , un saggio della 
prodigiosa ricchezza della lingua italiana } 
quindi fatevi a considerare qual posto ella 
occupar deggia tra le altre lingue. 


Digitized by Google 


6o 


DEL GENERE. 


I nomi della lingua italiana sono stati 
distribuiti in due appartate classi , relati- 
vamente al genere j 1’ una comprende gli 
esseri maschi e quelli cui si è attribuito 
il genere maschile , l’altra comprende gli 
esseri femminini e tutti quelli ai quali essi 
quest’ ultimo genere attribuito. 

Dicono alcuni grammatici che se i no- 
mi fossero alla natura delle cose conformi 
avrebbero ad essere in ogui lingua tre ge- 
neri , il maschile, il femminile, e il neu- 
trale , comprendendosi in quest’ ultimo , 
siccome nell’inglese idioma, i nomi degli 
eDti inanimati , che non han sesso. Ma i 
i creatori delle lingue , non avendo alcun 
riguardo al picciol comodo che sarebbe da 
tal distinzione risultato , hanna in ciò se- 
guito il caldo dell’imaginazione , anzi che 
un freddo ragionamento , e dando vita e 
moto a quanto per occhio e per mente si 
gira , dietro alle regole dell’ analogìa , at- 
tribuirono il geoere maschile agli enti i 
quali , considerati nelle relazioni analoghe 
agl’individui animali comparati, riferi vansi 


Digitized by Google 



6i 

ad essi pel vigor delle membra , per la 
forza, per gli effetti da essi prodotti, ed 
anche per la material forma del nome me- 
desimo 5 e compresero nel femminil ge- 
nere quelli che , per le relazioni loro col 
debil sesso, rassomigliavansi maggiormente 
agli enti in lui contenuti. 

Ma poiché 1’ imposizione del genere , 
dietro le regole analogiche, è nata dal con- 
fronto degli enti inanimati con gli anima- 
ti j e questo essendo conforme al ragguar- 
damento e all’ atto del comparare e dello 
scernere le convenienze e le discrepanze 
dei diversi popoli , ne segue , che i nomi 
medesimi aver deono nelle lingue disfor- 
me genere , quantunque volte nella com- 
parazione vengono ad affrontarsi due qua • 
lità disformi. 

Quel popolo, per esempio , il quale d’un 
ente disanimato considerò principalmente 
la fecondità e la vaghezza delle forme o 
altre qualità al femmineo sesso appartenen- 
ti , attribuìgli per questa ragione il genere 
femminile ; e quello , il quale dell’ ente 
medesimo risguardò principalmente la for- 
za , la robustezza o altra proprietà degli 


Digitized by Google 



62 

enti del maschio sesso , 1 ’ ascrisse per tal 
riguardo fra i nomi di genere maschile. 
Un’ altra ragione della differenza dei ge- 
neri sono i linimenti , dati ai diversi no- 
mi , le più volte a caso , ma tal Hata per 
una certa analogìa coi nomi delle lingue 
onde essi erau tratti , sì come in quelle 
avean già fatto da altre , e così via via. 

La desinenza naturale dei nomi dell’ i- 
dioma italiano essendo sempre una voca- 
le , per essa conoscer debbesi il genere dei 
nomi $ ed ecco le regole generali a ciò ne- 
cessarie. 

Son maschili : 

1. I nomi in o, tranne mano , spiganurdo . 

2 . I nomi in me } eccettuato arme, fa- 
me , speme ( voce poetica ). 

3. I nomi in re j salvo febbre , polvere , 
scure , torre. 

4 * I nomi in nte$ eccetto gente , lente , 
mente , semente. 

5. Le vocali i , o , u 5 le consonanti b , 
c > à , g , p , q, t , v\ 

L’ uso e ’l dizionario insegneranno agli 
studiami le altre eccezioni alle quali que- 
ste regole vau soggette. 


Digitized by Google 



63 


Son femminili ; 

1. I nomi terminati in a : tranne ana- 
tema , poema , diadema , dramma , epi- 
gramma , problema , tema , ed altri de- 
rivati dal greco. 

2 . 1 nomi in i j eccettuati abbiccì , bar- 
bagianni , di , e i composti di questo me- 
desimo nome, lunedì , martedì , ec., brindi- 
si , guastamestieri , diesi, ambassi. Si eccet- 
tuai pure tutti i nomi terminati in t che 
non han singolare. 

3. I nomi in n : fuorché Corpi , /neu, 
pianta , Perà , e qualche altro. 

Parole d’ambi i generi. 

Aere , arbore , carcere ( il plurale 9 
carceri , è sol femminile ) , cenere , ( il 
plurale ceneri , è femminile ) , dimane , 
significante il principio del giorno , è fem- 
minile } nei senso di dimani , è maschile} 
Jine e folgore , fonte , fronte , ( in prosa, 
femminile, e in poesia , dei due generi), 
Genesi , margine , e solo femminile nel 
senso di cicatrice , noce , ordine , è pre- 
feribilmente maschile 9 nel senso di ordi- 


Digitized by Googie 



64 

ne religioso , oste , nel senso di esercito, 
è femminile , quando significa albergato- 
re , è maschile , trave , serpe. 

DEL NUMERO 

Nomi maschili. 

Regole. Singolare. Plurale. 
a mutasi in i. Dramma, drammi. 

e i Padre , padri. 

o i. Fratello, fratelli. 

io j o ii . Tempio, tempj o tempii. 
io ìi. Natio, natii. 

ckio chi. Occhio , occhi. 

glio gli. Periglio, perigli. 

ciò ci. Bacio, baci. 

gio , gi. Agio , agi. . 

aio aj o ai. Portinaio, portinaio portinai. 

ca chi. Duca , duchi. 

co chi. Cuoco, cuochi. 

go ghi. Luogo, luoghi. 

I nomi maschili , qualunque sia la lor 
desinenza nel minor numero , comune- 
mente finiscono in i nel numero maggio- 
re. Ravvi ciò non ostante alcune parole 


Digitized by Google 



65 

d’ una cadenza irregolare , come uomo , 
uomini j Dio , Dei j bue , ùuoi. 

Le terminazioni cìiio , gZù) , c/o , g/o, 
diyentan plurali mediante la soppressione 
dell’ultima vocale, 1’/ non essendo al sin- 
golare che come lettera modificativa del 
suono. 

Tutti i nomi in co , e in go , compo- 
sti di due sillabe solamente prendono una 
h al plurale avanti l’ultima vocale , salvo 
i tre seguenti : greco, mago, porco , che 
fanno greci , magi , porci. 

Nelle parole in co composte di più di due 
sillabe, questa desinenza trasformasi in chi, 
quantunque volte venga preceduta da una 
consonante -, ma se poi sia preceduta da 
una vocale, cangiasi co, in ci, tranne 
i seguenti : abaco , antico, carico, aprico, 
beccafico , pudico , rammarico , fondaco , 
manico, opaco, stitico, traffico, ubbria- 
co e qualche altro che prendon Yh al plu- 
rale. 

Nelle parole finite in go, di più di due 
sillabe , se questo finimento sia preceduto 
da una consonante , go trasformasi in ghi, 
come albergo , alberghi. Se sia preceduto 

5 


Digitized by Google 



66 

da una vocale , trasformasi parimente in 
giù, eccetto alcuni nomi, come asparago 
teologo , ec. , che fanno asparagi , teolo- 
gi , ec. 

Noim Femminili. 


Regole. 

Singolare. 

Plurale. 

a cangiasi in e. 

Casa , 

case. 

e 

i. 

Madre , 

madri. 

0 

i. 

Mano , 

mani. 

eia 

ce. 

Faccia, 

facce. 

già 

8 e ' 

Bragia , 

brage. 

già 

gle. 

Bugìa , 

bugìe. 

ca che.' 

Parca , 

Parche. 

8 a 

ghe. 

Verga , 

verghe. 


I nomi femminili terminati in a , can- 
gian questa vocale in e : i nomi finiti in 
e od in o , mutano queste vocali in i , al 
plurale 5 i nomi in eia e in già , trasfor- 
mano queste cadenze in ce e in ge , a 
meno che l’accento tonico non cada sulla 
penultima vocale, come in bugìa j allora, 
bisogna necessariamente conservare al plu- 
rale l ’ i del singolare , per esser sì fatta 


Digitized by Google 



6 7 

vocale parte integrante della parola , men- 
tre, nel primo caso, vi si trova come let- 
tera modificativa del suono. Le desinenze 
ca e ga trasformansi in che e ghe , senza 
veruna eccezione. 


Finimenti invariabili. 



Singolare. 

Plurale. 

a 

Bontà , 

bontà. 

è 

Piè , 

piè. 

i 

Crisi , 

crisi. 

ìt 

Virtù , 

virtù. 

ie 

Specie , 

specie. 


Ogni parola terminata in vocale accen- 
tata , è invariabile ; le femminili in ie , del 
paro , salvo la voce moglie , di cui il plu- 
rale è mogli. 

Osservazioni particolari. 

Anello , Anelli o anella. 

Braccio , Bracci o braccia. 

Molti nomi in o , hanno , al plurale , 

la desinenza ia i e in a, con la quale di- 

* 


Digitized by Google 



68 

ventan femminili. Sovente l’una di queste 
terminazioni è preferibile all’ altra , o per 
l’armonìa, o per l’eleganza, o perchè di- 
venuta più familiare per 1’ uso. 

Il nome legno ha tre differenti forme al 
plurale: legni , legne , legna. La prima 
è il nome specifico j la seconda e la terza 
disegnano il legno da bruciare. Miglio , 
moggio , staio , paio , novo, fanno al plu- 
rale , miglia , moggia , si aia , paia , fio- 
ra. Gesto e gesta , gesti e geste al plurale. 
Osso , fa ossi e ossa e non già osse , ec. 
Le altre irregolarità su questo punto sono 
unicamente poetiche , tali sono le forme 
agora , borgora, corpora , letlora, e c., in 
vece di aghi , borghi , ec. , impiegate da- 
gli antichi e da Sannazzaro e dail’Ariosto 
per la rima dei versi sdruccioli. 

Sonvi dei nomi che , dietro la natura 
delle cose eh’ esprimono , o per una con- 
seguenza della lor origine , non posson es- 
ser impiegate che al singolare , come, me- 
le , prole , mane , per mattina , ec. , ed 
altri di cui non puossi far uso che al plu- 
rale , come nozze , molle o molli , ec. 

Le parole eh’ escono nel minor numero 


Digitìzed by Google 



69 

in doppio finimento, prendono pure nella 
caduta del maggior numero doppia desi- 
nenza , secondo le variazioni di cui ab- 
biam di sopra fatto motto. 


Singolare. 

Plurale. 

Arma , j 

Arme. ) 

Arme , j 

Armi. J ' 

Canzona , ) 

Canzone. 

Canzone , j 

Canzoni. 


Do fine, o giovanetti, al numero, a que- 
sto secondo accidente o passione del no- 
me , non men del primo notabile , cioè del 
genere, con farvi osservare di esser prin- 
cipio di ragione eli’ i nomi propri d’ un 
individuo , come Demoslene , Cicerone , 
Virgilio , Orazio , ec. , non si potendo 
con sè medesimi adduare nè intreare , non 
han per conseguente nè sentimento nè for- 
ma del secondo numero. Nondimeno al- 
lorché sotto vesta di figura o colore ret- 
torico s’ adoprano siccome nomi di specie, 
ad accennare i sommi oratori , quali fu- 
rono Demostene e Cicerone , e i gran poeti, 
quali furono Virgilio ed Orazio , piglia- 


Digitized by Google 



7 ° 

no aneli’ essi la nota propria del numero 
maggiore , i Demosteni , i Ciceroni , ec. 

Degli Aumentativi e dei Diminutivi . 

Fa di mestieri, o giovanetti, ch’io vi 
discorra di quello scemamento ed accre- 
scimento di significato dei nomi, il quale 
fassi col crescergli una o più sillabe , per 
esprimer una modificazione dell’idea pri- 
mitiva. Nou solo i nomi , ma i modifica- 
tivi ancora, van soggetti a questi acciden- 
ti 5 onde nell’ italica favella tragge il di- 
scorso sì soave grazia e leggiadrìa, cotanta 
forza e brevità , e 1’ oggetto medesimo in 
tanti e sì vari aspetti appresentato viene 
che in nullo può raffigurarlo la mente che 
con atto similissimo noi ritragga la scrit- 
tura. 


Aumentativi. 


I. 


Cavallo , 
Donna , 


Cavallone. 

Donnone. 


Digitized by Google 



71 

Gli aumentativi formansi col mutar de- 
gli aggiunti l’ultima vocale in one , desi- 
nenza alla quale si è data l’ attribuzione 
di esprimere una idea di grandezza. Una 
parola femminile , aumentata in tal guisa , 
diviene maschile. Così donnone è del ge- 
nere maschile. E’ pare che , con l’ aumento 
della massa e delle forze fisiche , l’ indi- 
viduo prenda pur le forme del più forte 
sesso. 

II. 


IFomo , Omaccio, 

Donna , Donnaccia. 

Il suono delle desinenze accio e accia 
desta da sè stesso l’idea del disprezzo. 

III. 


Popolo Popolazzo. 

Giovane , Ciovanastro. 

Queste cadenze son pure nota di di- 
sprezzo. 


Digitized by Google 



7 2 


IV. 


Belli , 
Grasso , 

Fresca , 

Grande , 
Giovane , 
Bacio , 


Belloni. 

Grassotto. 

Ì Frescozza. 

Frescoccia. 

Grandaccio. 

Giovanotto. 

Baciozzo. 


Queste terminazioni sono ancor proprie 
degli aumentativi 5 il tempo e lo studio 
posson soli mostrarne agli studiosi il senso 
ed il valor preciso. 


Diminutivi. 


I. 


Fianciullo , 

Fanciullino. 

Figliuolo , 

Figliuoletto. 

Bocca , 

Boccuccia. 

Poeta , 

Poetuzzo. 

Libro , 

Libricciuolo. 

Prato , 

Praticello. 

Pazza , 

Pazzarella. 

Uomo , 

( Omicciatto 

i n • • . . 1 


Omicciattolo. 


Digitìzed by Google 



73 

A ritrarre le modificazioni per mezzo di 
sì fatti diminutivi ombreggiate circa al me- 
nomamento nel significato primiero dei vo- 
càbolo , è necessario far sentire il carat- 
tere di ciascheduna delle precedenti desi- 
nenze. 

La prima , ino , esprime non solo la 
picciolezza dell’ oggetto , ma talvolta pur 
quell’ affezione e quella tenerezza che la 
natura c’ ispira per gli esseri che han più 
bisogno del nostro soccorso. I nomi in tal 
foggia modificati fan supporre , negli og- 
getti che disegnano , una grazia ed una va- 
ghezza particolare , e la desinenza medesi- 
sima dipigner sembra questa idea. 

La seconda, etto , puot’ esprimere, i.° 
una semplice idea di picciolezza, come 
nella forma giardinetto , quando Boccac- 
cio disse : presero inverso un giardinetto 
la via\ 2. 0 esprimer può la picciolezza a 
un tempo e la grazia , come i 1 paroletta , 
diminutivo di parola , alloichè Dante dis- 
se : per le sorrise parolette brevi } 3 .° può 
dinotare un’ espressione di picciolezza e di 
disprezzo , come in ometto , picciol uo- 
mo , del seguente esempio di Caro : dii 


Digitized by Google 



74 

è questo ometto che ci è venuto a dir vil- 
lanìa in casa nostra ? 

La terza cadenza , uccio , esprime na- 
turalmente un’idea di picciolezza, ma può 
pur rappresentare un’idea di disprezzo o 
di grazia. Soderini (Trattato della coltiva- 
zione ) offreci un esempio del primo senso 
nella parola carruccio , dicendo : si può 
far portare .... con carrucci. Matteo Vil- 
lani porgeci un esempio del secondo senso 
nella voce cappelluccio , dicendo: con vii 
cappelluccio. Boccaccio, in fine, ci dona 
un esempio della terza modificazione, di- 
cendo con una boccuccia piccolina. 

La quarta , uzzo , impiegata come se- 
gno di picciolezza , relativamente ad una 
persona , indica un’estrema magrezza , este- 
nuazione in un ente al di sotto delle pro- 
porzioni ordinarie j ma esser può pure nota 
di grazia. Essa esprime la prima idea nella 
forma tisicuzzo dell’esempio di Boccaccio: 

sì tisicuzzo mi parete. Si ravvisa 

. 1’ altro senso nella parola occhiuzzo , di- 
minutivo di occhio , nel seguente esempio, 
cavato dalla Fiera di Buonarroti : ha ella 
più quegli occhiuzzi ribaldi , che mi fer 
pazziar ? 


Digitized by Googie 



75 

La quinta , icciuolo , può dinotar sem- 
plicemente la picciolezza, ma puote esser 
anco l’espressione del poco conto che fassi 
dell’ individuo così qualificato. L’ Ariosto 
ci dà 1’ esempio della prima significazione 
nella parola omicciuolo dicendo : gli di- 
mostrò 7 bruttissimo omicciuolo j e Boc- 
caccio ci presenta l’altra significazione nel- 
1’ esempio seguente : era un buòno omic- 
ciuolo d' un loro bellissimo giardino or- 
tolano. 

La sesta, elio, può disegnare una sem- 
plice idea di picciolezza tìsica oppure di 
disprezzo per la persona così qualificata. 
Boccaccio offre la prima idea nella parola 
campanella , dicendo : quando udirete so- 
nar le campanelle , venite qui. Firenzuo- 
la , nel suo Asino cC oro esprime l’ altra 
idea con la voce procuratorello , allorché 
disse : che dirai tu d' un certo procurato- 
rello il quale , perciocché e’ disse non so 
che contro di lei , ella il fece diventare 
un montone ? 

La settima , icello , può dimostrare , i .° 
la semplice picciolezza dell’ oggetto } 2 .° il 
disprezzo per 1’ oggetto } 3.° un certo iu- 


Digitized by Google 



76 

teresse e rispetto per l’ individuo. Si rav- 
visa la prima di queste signifizioni in tra- 
vicello , quando Boccaccio disse: sconfitta 
dal travicello j la seconda r nella parola 
fraticello , adoprata dallo stesso autore : 
fraticello pazzo } la terza , nella parola 
medesima , allorché Petrarca disse : e i 
neri fraticelli } e i bigi , e i bianchi. 

La ottava , erello , additar può la sem- 
plice picciolezza dell’oggetto ed anco l’idea 
del disprezzo che ispira la leggerezza dì 
lui. Redi ci fornisce l’esempio della pri- 
ma significazione nella parola coserella , 
dicendo ; i libri sono tutte coserelle stam- 
pate in questa città } la seconda nella voce 
pazzerello , nel seguente esempio di Fi- 
renzuola: eh , pazzerello , disse mona Mé- 
chera , ve' quel che tu di'. 

La nona , iccialto , esprime il più pro- 
fondo disprezzo. E’ pare che colui il quale 
fa uso di questa modificazione abbia l’in — 
tenzione di ridur l’oggetto all’ultimo grado 
di depressione. La Crusca ce ne sommi- 
nistra 1’ esempio seguente : egli è un certo 
omicciatto , che non è nessun di voi che 9 
reggendolo , non l'avesse a noia. 


Digitized by Google 



La decima desinenza , ìccìattolo , espri- 
me la medesima idea che la precedente , 
ma è nota d’ un più vivo disprezzo che 
l’ individuo c’ ispira. L’ esempio seguente , 
tratto dalla Crusca , ad evidenza lo di- 
mostra : Non potrà fiaccare con armi si 
poderose V orgoglio ad un feccioso omic- 
ciattolo quel gran Dio ? 

Modificando 1’ aggettivo invece del no- 
me qualificato , possonsi in italiano espri- 
mere con altrettanta precisione , varietà e 
grazia le più dilicate modificazioni dei no- 
stri sentimenti , come rilevar puossi dai 
seguenti esempi : 

Guardo le lunghe sottilette dita. D. 

o 

Semplicetta farfalla al lume avvezza. P. 

Amorosette e pallide viole. P. 

Modificar possiamo ancora il nome e 
1’ aggettivo a un tempo stesso : 

Con un vasello snellello e leggiero. D. 

Così le idee si moltiplicano e 1’ espres- 
sione conformasi al più fugace pensiero. 
Impossibil cosa è assegnar regole positive 
su queste sorti di modificazioni onde la 
nostra lingua abbonda j il tempo e lo stu- 
dio posson soli farle conoscere ai discenti. 


Digitized by Googie 



7 8 

Sonvi pure molti avverbi suscettibili di 
queste diverse modificazioni : bene , beni- 
no , assai bene , benone , benissimo. Havvi 
di doppi aumentativi e doppi diminutivi : 
ladro , ladrone , ladronaccio ; cosa , coset- 
ta , cosettina. Ciascuna desinenza esprime 
una particolar modificazione : tra le seguen- 
ti , di cui la voce vecchio è suscettibile, vec- 
chietto , veccliiuzzo , vecchierello , vecchiot- 
to , vecchierellino , vecchiettino , vecchic- 
cio , vecchi cciuolo , vecchino , evvi una 
differenza che l’ uso e la pratica c’ inse- 
gnano a gradatamente sentire. Parecchie di 
si fatte modificazioni sono una sorta d’ir- 
regolarità e che , per conseguente , P uso 
solo può far conoscere agli studiami , co- 
me amarognolo , un poco amaro , giallo- 
gnolo , color giallo, ma sparuto, cattivo 
rossigno , rossiccio , che ha lo stesso si- 
gnificato $ mediconzolo , medico ignoran- 
te. Havvi pur delle parole che , mediante 
queste modificazioni, posson ricevere due 
ed anco tre qnalilìcazioni ad un tempo. 
In occhiettuzzaccio , che è la parola oc- 
chio , pervenuta , per queste gradazioni , 
occhio , occhietto ) occhiettuzzo , all’espres- 


Digitized by Google 


SI» 



79 

sione occhìettuzzaccìo , son comprese tre 
differenti modificazioni cioè: i.° il dimi- 
nutivo semplice etto , occhietto j 2. 0 la mo- 
dificazione di carezza , uzzo , occhielluz- 
zo j 3.° quella di dispetto e di corruccio, 
accio , occhiettuzzaccio. 

DEI PRONOMI. 


Variazioni del pronome Egli. 

Singolare. Plurale. 

Soggetto . . egli eglino. 

di lui di loro. 

a lui , gli , li . . a loro , loro. 

da lui da loro. 

Oggetto ... lui , lo, il ... . loro, gli, li. 


Rapporti di 
dipendenza 


Variazioni del pronome Ella. 

Singolare. Plurale. 


Soggetto . . 

Rapporti di 
dipendenza 

Oggetto . . 


ella 

di lei ... . 
a lei , le . . 
da lei ... . 
lei, la . . . • 


elleno, 
di loro, 
a loro , loro, 
da loro, 
loro , le. 


Digitlzed by Google 



8o 

In qnesti pronomi sonvi , o giovanetti , 
due forme per l’ oggetto e due pel rap- 
porto di dipendenza } 1’ uso di esse è fon- 
dato su lo stesso principio che si è stabi- 
lito per l’impiego delle forme mi, ci, ti , 
ec. ; me, noi, te, ec. Gli stessi princìpi 
accenneranno pure il collocamento che sì 
fatti pronomi occupar debbono nel di- 
scorso. 

La forma li , o gli , sia pel rapporto 
di dipendenza al singolare , sia per 1’ og- 
getto al plurale , impiegasi innanzi ad una 
parola nè per vocale nè per s seguita da 
un’ altra consonante : 

E li condanna a sempiterno pianto. P. 

Innanzi ad un verbo che non comincia 
nè per vocale nè per s impura , puossi 
impiegare il per lo, ciò che rende l’espres- 
sione più graziosa : 

Tu 7 dei saper , poiché tu oien con lei 
A tornii ogni mia pace. Buonar. 

Il pronome il , preceduto dalla parti- 
cella non , legasi con essa per comporne 
la fonila noi : 

Io noi oidi, e però scriver noi posso. D. 

La forma gliel ( glielo ) risulta , quando 


Digitized by Google 



8i 

il pronome gli , è accompagnato da uno 
dei pronomi lo, li, la, le , ne , e for- 
masene una sola parola, frapponendosi la 
lettera e per conservare alla forma gli il 
suono infranto che le è naturale : 

Non gliel celai, ma tutto gli el apersi. D. 

Invece delle forme lui , lei , loro , deb- 
besi impiegare il nome personale se in 
qualunque rapporto si sia , ogni volta che 
queste forme sono identiche col soggetto 
della proposizione : 

1? amata spada in sè stessa contorse. P. 

La elissi può sottintendere la preposi- 
zione a dinanzi alle forme lei e lui : 
OndC io risposi lei. D. 

Ma per dar lui esperienza piena. D. 

Le parole che nelle seguenti frasi el- 
littiche abbiam restituite tra parentesi , 
evidentemente ci dimostrano che le forme 
te , lui , me , ec. , vi si trovano non come 
soggetto , ma bensì come oggetto , o co- 
me complimento della preposizione in sot- 
tintesa : Credendo esso chi io fossi ( in ) 
te , m ha con un bastone tutto rotto. B. 
Io v ho creduto esser ( in ) lui. B. — 
Maravigliossi forte Tedaldo , che alcuno 

. 6 


Digitized by Google 



82 

intanto il somigliasse , che fosse credulo 
( essere in ) lui. B. — E ciò che non è 
( in ) lei odia e disprezza. P. — ( Io 
chiamo ) felice te , che si parli a tua po- 
sta ! D. 

Varie forme dei pronomi egli , ella. 

Ei per egli. — Ed ei sen gl come ven- 
ne veloce. D. 

E' per egli. — Quel di retro muove 
ciò eh' e' tocca. D. 

Ei per eglino. — Ei son fra V anime 
più nere. D. 

E' per eglino. — Cortesemente gli do- 
mandò chi $ fossero. B. 

Elle per elleno. — Chente eh' elle si 

Altri pronomi che esigono un' attenzione 
particolare. 

Questi e cotesti significano quest’ uomo} 
quegli , quell’ uomo 

Questi pronomi usansi ordinariamente 
per disegnar individui della specie umana 



Digitized by Google 


83 

solamente. Questi mostra 1’ individuo vi- 
cino a, colui che parla : Questi che mai 
da me non jìa diviso . D. — Cotesti , ap- 
presso a colui cui si parla : Cotesti che 
ancor vive e non si noma. D. — Que- 
gli accenna l’individuo lontano dall’uno 
e dall’ altro : Quegli è desso. D. — Que- 
ste parole rappresentar debbono solo il 
soggetto della proposizione. 

Il pronome quei è una sincope di que- 
gli , ed è sommesso alle medesime regole : 
E come quei che con lena affannata , 
Uscito fuor del pelago alla riva , 

Si volge all' acqua perigliosa e guata. D. 
Si ha qualche esempio di questi , cote- 
sti , quegli , usati per additar il soggetto, 
ancorché non si riferiscano ad uomo , co- 
me nel Boc. Dall' una parte mi trae l'a- 
more , e dall' altra mi trae giustissimo 
sdegno : quegli vuol eh' io ti perdoni , e 
questi vuole che contro a mia natura in 
te incrudelisca. Ma quest’ esempio non è 
da imitarsi. 

Il pronome altri è pur adoperato per le 
enumerazioni nel medesimo senso che la 
parola chi : 

* 


Digitized by Googl 



84 


Altri fa remi , ed altri volge sarte. D. 

Il pronome altrui puot’ essere impiegalo 
m tutti i rapporti , ma rappresentar non 
dee il soggetto : 

Se tu incateni altrui senza catena. B. 

Forse , a te stesso vile , altrui se* 

caro. P. 

Amor negli anni altrui stagion rin- 

verde. Buonar. 

L’ elissi può sottintendere , dinanzi al- 
trui , le preposizioni a , e di : Io reputo 
gran follia quella di chi si mette senza 
bisogno a tentar le forze dello ( di ) al- 
trui ingegno. Boc. 

La quiete onde sei privo ( a ) altrui 

presenti , 

E quel riposo eh* anzi al nascer muo- 
re ! Buonar. 

Indipendentemente dalla preposizione di 
l’ elissi può pur sottintendere la parola 
qualificata da questo pronome : Il lavora - 
ior del podere si dee guardare di tor V ( a- 
vere di ) altrui. Novelle antiche. 

La differenza tra i pronomi esso ^ essa , 
egli , ella , consiste in ciò : questi ultimi 
sono impiegati ordinariamente per esseri 


Digitized by Google 



85 

animati , ed i primi per tutti gli esseri 
inanimati , quantunque i maestri dell’arte 
non abbian seguito strettamente nè l’uno 
nè 1’ altro di questi princìpi : 

Dinanzi ad essi non eran salvati. D. 

Le forme desso , dessa , ec. non pos- 
son adoperarsi che coi verbi essere , pare- 
re , sembrare , e simili , e non posson a- 
ver luogo nel discorso che per esprimere 
un’ idea identica col soggetto : 

Questi è desso , e non favella. D. 
Tu non mi par ( esser') desso. B. 
ElV è ben dessa , ancora è in vita. P. 
. I pronomi costui , quest’ uomo , costei , 
questa donna , che fanno nel maggior nu- 
mero costoro , mostrali la persona dap- 
presso a colui che parla : 

Diceanj chi è costui che senza morte , 
Va per lo regno della morta gente ? 

Dante. 

Colui , quell’uomo , colei , quella don- 
na , di cui il plurale è coloro , disegnano 
persone lontane ; 

/’ son colei che ti die ’ tanta guerra. P. 
Quest ’ è colui che 7 mondo chiama 

Amore. P. 


Digitized by Google 



86 

Questi pronomi posson esser impiegati 
in tutti i rapporti coi segni relativi, e quan- 
do son collocati nel discorso come quali- 
ficativi d’ un nome precedente, se, pere- 
leganza , vengan collocati dinanzi al nome 
eh’ essi qualificano , bisogna assolutamente 
sottintendere la preposizione di. Nel co- 
stui regno. — P. — Al colei grido. — B. 

Lui e lei posson essere una sincope di 
colui e colei , 

Ringrazio lui 

Lo qual dal mortai mondo m ha ri- 
moto. P. 

Alzando lei che ne’ miei detti onoro. P. 

La particella ne , impiegata come pro- 
nome , significa di questo , di quello , ec.: 

Dimandatene pur Vistone vostre. P. 

I pronomi colestui , quest’ uomo , co- 
test ei , questa donna, di cui il plurale è 
colesloro , sebben oggi poco in uso , pos- 
son tuttavia usarsi nello stil famigliare , 
ma sol per indicare le persone vicine a 
colui cui volgesi per punta il discorso : 
Se colestui se ne fidava , ben me ne pos- 
so fidar io. — B. — 


Digitized by Google 



«7 

Perchè battete voi cotestoro ? — No- 
velle antiche. 

Allorché il verbo d’ una proposizione 
determinativa riferiscesi al soggetto della 
proposizione precedente, accordarsi dee col 
soggetto medesimo il verbo della proposi- 
zione determinativa ! 

Jo son colui che tenni ambo le chiavi 

Del cuor di Federigo . — D. 


Digitized by Google 



88 


CAPITOLO VII. 

Dei Verbi e dei Participi. 

Nella decomposizione della proposizio- 
ne , vi si è fatto , o giovanetti , chiara- 
mente vedere eh’ ella rinchiude un sog- 
getto ed un attributo, cioè una idea sen- 
tita esistere nel nostro spirito , ed una 
idea sentita esistere in quella. Vi si è fatto, 
se ben vi ricorda , aperto che 1’ uomo , 
messosi a significar per parole i propri 
concetti , da principio gli ritrasse per sem- 
plici gridi , per sospiri , per atteggiamen- 
ti , per cenni , ec. , e che il primo stato 
della proposizione si fu d’ esser espressa 
completamente con un solo di sì fatti se- 
gni. Ma quando incominciarono i primi 
uomini a decomporla ed imaginarono di 
tradurre nella lor artifiziata favella il gri- 
do o’I gesto ordinato a dimostrar resisten- 
za deli’ individuo , per sè semplicemente, 


Digitized by Google 



89 

o per sè e per altrui parlante , ed uniro- 
no queste parole all’ interiezione , è chiaro 
che questa non ebbe ad esprimer più il 
soggetto , ma bensì 1’ attributo. Or , noi 
abbiam veduto che, degli elementi della 
proposizione , i veibi sono i soli che e- 
sprimono un attributo. Adunque , l’inte- 
riezione eh’ era una proposizione intiera , 
è ridotta a non esser più che un verbo. 
Quando dico ahi , questa interiezione , 
questa esclamazione, questo grido, signi- 
fica l’intera proposizione io soffro. Ma to- 
sto che dico io ahi , ahi non significa più 
che l’attributo soffro o sono sofferente. Ec- 
co dunque , o giovanetti , il secondo ele- 
mento del discorso , il verbo , questa pa- 
rola sì maravigliosa , sì ineffabile , trovata 
naturalmente, scoverta necessariamente, che 
ha sortito in particolare il nome che co- 
munemente a tutti è dato , per mostrar la 
preminenza ch’egli ha sopra gli altri segni 
degli umani intendimenti. 

Il verbo non ha alcun senso , non espri- 
me verun giudizio senza un soggetto $ del 
paro che il soggetto non esprime alcun 
giudizio senza un verbo. Esso esprime l’i- 


Digitized by Googl 



9 ° 

dea che rappresenta come esistente real- 
mente e positivamente in un’ altra e per 
conseguenza rinchiude l’idea di esistenza j 
però è suscettibile di tempi. L’ esprime 
come destinata ad esistervi e a modificarla, 
e però suscettibile di modi. 

Esprimendo dunque il verbo l’idea sotto 
forma attributiva , dee conformarsi al suo 
soggetto in numero ed in persona. Se poi 
venga degli accidenti e di persona e di nu- 
mero e di modi dispogliato , esso si ri- 
solve nel modo indefinito, cui noi chia- 
meremo participio. Perchè manifestamente 
si vede che , di tutte le forme del ver- 
bo , quella del participio presente debbesi 
considerar la primiera , non tanto per la 
proprietà sua d’accennar l’idea principale, 
quanto per essere stata pria d’ogni altra 
creata: io esistente } noi esistenti ; fu que- 
sta la primitiva maniera di esprimersi de- 
gli uomini. 

Ogni verbo a un modo definito è dun- 
que un attributo, cioè esprime eh’ una ma- 
niera di essere è attribuita a un soggetto ; 
ed ogni attributo è un verbo , o almeno 
rinchiude un verbo j consiste sempre a dire 


Digitized by Google 



9 * 

che un suggetto esiste in genere, od esiste 
di tal maniera particolare. 

Questa verità ci mena a conoscere , o 
giovanetti , che , per non essersi , per di- 
fetto di lume di ragione , scorta 1’ armo- 
nìa dei segni coi concetti di cui fan ri- 
tratto , s’ introdussero fra i verbi molte 
inutili, anzi erronee distinzioni, chiaman- 
dogli altri attivi , altri passivi , altri neu- 
tri, altri uni-personali , altri riflessi , altri 
infine con altri ridicoli nomi , informe par- 
to d’ ignoranza e di errore. 

È manifesto dunque che tutti i verbi 
sono verbi di stato , perocché tutti espri- 
mono che un soggetto è d’una maniera o 
d’ un’ altra. Che questa maniera di essere 
sia transitoria o permanente , passeggierà 
o durabile ; che consista a fare od a sof- 
frire , a ricevere o a produrre , nulla ri- 
leva 5 è sempre una maniera di essere, 
uno stato. Tutti i verbi a questo riflesso 
son simili. Che si dica , amo , dormo , 
son battuto , tuona , si diporta , si accenna 
sempre, io sono d’una maniera o d’un’altra. 

In fatti le anzidette proposizioni amo , 
dormo , son battuto , tuona , si diporta , 


Digitized by Google 



9 * 

non esprimono tutte se non tìn’accidental 
maniera di essere , come vedesi aperto , 
traslatando le predette forme nelle primiere 
loro equivalenti io sono amante , io sono 
dormiente } io son battuto } il cielo è to- 
nante j egli è diportante se j ove ognun 
vede eh’ altro non affermasi in ognuna , 
se non che ’1 subbietto è , o nel modo mo- 
strato dall’ aggiunto amante , o io quello 
accennato dall’ aggiunto dormiente , o in 
quello significato dagli aggiunti battuto , 
tonante , diportante. 

La sola distinzione che s’ ha a fare tra 
i verbi è quella che consiste ad esser com- 
posti d’una o di più parole. In fatti nel- 
1’ origine del verbo , allorché nasce , per 
così dire , dall’interiezione , separando da 
questa il soggetto della proposizione , i 
verbi son tutti composti di un sol segno 
che rinchiude due idee, cioè l’idea gene- 
rale di esistenza, e l’idea particolare d’una 
certa specie di esistenza, e che rappresenta 
queste due idee sotto forma attributiva. 
Poscia , il bisogno di esprimere in gene- 
rale eh’ un soggetto è , esiste , senza dire 
come , ha fatto imaginare il verbo essen- 


Digitized by Google 



9 3 

do , esistendo (i) ; ma quando poi avvi- 
saronsi gli uomini di crear degli aggiunti, 
vale a dire di formar dei segni che rap- 
presentassero tutte le idee sotto forma at- 
tributiva , come potendo esistere in altre , 
senza però esser dette esistervi , allora ac- 
coppiando o confondendo col verbo primo 
essendo questi nuovi segni, si formarono 
tutti i verbi e tutti gli attributi possibili , 
e tutti differenti tra loro come lo sono i 
diversi modificativi che li compongono. 
Così io sono amante , sono leggente , son 
debole , sono infelice , sono altrettanti verbi 
come corro , scrivo , passeggio , donno . 
Solamente , i primi son formati di due 
segni j i secondi d’ un solo j le parti com- 
ponenti son separate in vece d’ esser con- 
fuse. Ecco tutta la differenza. 

Impertanto tra tutti gli aggettivi essendo 
è il solo che rinchiuda l’ idea di esisten- 


(i) Essere ed esistere non son mica perfettamente 
sinonimi. Essere esprime più ordinariamente 1’ esi- 
stenza intellettuale , con astrazione dalla sua realtà 
fuori del nostro spirito; ed esistere pigne più par- 
ticolarmente 1’ esistenza positiva e reale , indipen- 
dentemente da noi. 


Dlgitized by Google 



94 

za , ciò che lo rende un vero participio , 
cioè un verbo al modo aggettivo. E per- 
chè il solo che esprima l’idea di esisten- 
za , ei solo puote aver tempi ; giacché non 
havvi che 1’ esistenza la quale sia suscet- 
tibile di durata , e , per conseguenza , di 
epoche nella durata. Quindi questo parti- 
cipio ha due forme differenti } essendo , 
pel presente , e stato , pel passato. 

Pertanto considerati i verbi in riguardo 
alla virtù loro eh’ è d’ accennar l’esistenza 
degli enti , essi appartengon tutti ad una 
classe. La sola differenza degna di nota si 
è , com’ ho di sopra accennato , quella che 
nasce dal valor proprio degli aggettivi , 
onde son composti , altri dei quali accen- 
nano un’ esistenza assoluta , ed altri una 
maniera d’ essere relativa ad un ente , il 
cui nome ha ad esser complimento dell’ ag- 
giunto col quale il primo verbo è confuso. 

Ordinar regolarmente le variazioni d’un 
verbo nei suoi accidenti di modo , tem- 
po , numero e persona , è ciò che nelle 
scuole appellasi ordinariamente coniugare , 
coniugazioni \ voci formate dal nome ju- 
gum , giogo , e dalla preposizione curri , 


Dlgilized by Google 



95 

con , che tanto suona , quanto por sotto 
lo stesso giogo. 

Questa ragione converrebbe del paro alle 
declinazioni dei nomi e degli aggiunti , e 
però non pare sufficiente per dar nomi 
differenti a cose tanto analoghe. Chiame- 
remo adunque, o giovanetti , declinazioni 
anco le variazioni dei verbi , per non mol- 
tiplicar enti senza necessità , e compren- 
deremo sotto questo nome generico tutti 
i cangiamenti che subisce la lor forma pri- 
mitiva. 

I verbi , come di sopra si è mostro , 
esprimon sempre l’esistenza, sia una esi- 
stenza astratta ed in generale, come fa il 
verbo essere , sia una esistenza particola- 
re , una certa maniera di essere determi- 
nata , come fanno tutti i verbi aggettivi. 
Quando i verbi esprimono puramente ed 
unicamente questa esistenza generale o par- 
ticolare, senza giugner alcun accessorio alla 
sua semplice enunciazione , essi non sono 
che semplicemente il nome di questa esi- 
stenza , sono ciò che nomasi al modo in- 
dejìnito. Essere , per esempio , è il nome 
di questa qualità, di questa proprietà che 


Digitized by Google 



96 

consiste ad essere, a esistere, a non essere 
il niente. Leggere è il nome di questo stato 
particolare , di questa maniera speciale di 
esistere che consiste ad esser leggente. 

Se poi questi nomi , questi infiniti , su- 
biscan delle modificazioni , se lor si dia 
una terminazione aggettiva che rappresenti 
la maniera d’essere, cui esprimono non più 
come isolata ed indipendente , ma come 
potendo e dovendo appartenere ad un ente 
qualunque , il verbo è ciò che appellasi 
il modo participio. Esso diviene un vero 
aggettivo e ne fa tutte le funzioni. 

Ma se invece di dare al nome verbale, 
all’infinito del verbo, una forma aggetti- 
va , gli si dia una forma che rappresenti 
il secondo membro della proposizione , 
allora esso non è più nò soggettivo , nè 
aggettivo , è un vero attributo , un modo 
dejìnito. Ecco , o giovanetti , una mede- 
sima parola che fa successivamente l’ ufi- 
cio di tre diversi elementi del discorso : 
è questa una prima parte delle declinazioni 
del verbo. 

Il verbo , in questi tre stati di attribu- 
to , di aggettivo e di nome , è suscettibile 


Digitized by Google 



97 

d’una seconda specie di declinazione , di 
quella , cioè , destinata a disegnare i suoi 
rapporti con gli altri segni del linguaggio. 

Cosi , nello stato di nome soggettivo , 
il verbo è suscettibile di esser d’ un ge- 
nere e di notare i numeri e le desinenze , 
per esprimere , come gli altri nomi , le 
sue proprie modificazioni. 

Quando il verbo è nello stato di agget- 
tivo , debbe , come gli altri modificativi , 
dinotare i numeri e le cadenze , per po- 
tersi accordare coi sostantivi in tutte le 
circostanze. 

Da ultimo , quando il verbo è attribu- 
to , fa di mestieri che esprima il rapporto 
di concordanza col suo soggetto. 

Ma i verbi, oltre alle modificazioni su 
mentovate , esprimenti , nei tre differenti 
stati , le lor relazioni con le altre parli 
del discorso , hanno ancora un’ altra causa 
di variazioni } e questo terzo ramo di de- 
clinazione è destinato ad esprimere delle 
modificazioni che son proprie e particolari 
ad essi j giacché sempre esprimono una 
maniera di essere, di esistere, che resi- 
stenza è suscettibile di durata , e che la 

7 


Digitized by Google 



9 8 

durazione ha necessariamente delle epoche 
e del periodi cui titil cosa è disegnare. 
Quindi i tempi in ogni modo. 

Epperò fa d’ uopo , o giovanetti , eli’ io 
di entrambi yi faccia parola , cominciando 
dai modi. 


Dei Modi dei Verbi. 

Divenendo un verbo successivamente so- 
stantivo, aggettivo ed attributo , senza ces- 
sare d’esser verbo , senza cessare di espri- 
mer 1’ esistenza , senza perder la proprietà 
di aver dei tempi , eh’ è quella che lo di- 
stingue essenzialmente da tutti gli altri ele- 
menti del discorso, è per sè manifesto che 
queste tre funzioni sono maniere di essere 
differenti che gli appartengono , modi di- 
stinti di sua esistenza , cui chiameremo con 
ragionate denominazioni , modo sostanti- 
vo , modo aggettivo e modo attributivo. 

Giovanetti , non vi lasciate illudere dalle 
moltiplici , vaghe ed erronee denominazioni 
che i grammatici non filosofi hanno appo- 
ste ai modi. Esse non sono che locuzioni 
sincopate , le quali ridotte alla lor pienezza 




gle 



99 

coll’ adempimento delle dissi , risolvonsi 
sempre ai tre modi indicativo , condizio- 
nale e soggiuntivo , sui quali estenderemo 
ancora la nostra analisi. 

Il verbo , in questi tre modi , rappre- 
senta egualmente l’attributo j esso significa 
che 1’ idea cui esprime è compresa in un 
soggetto. Nel primo, lo dice positivamente 
ed assolutamente ; nel secondo , vi aggiu- 
gne un’ idea d’ incertezza , e nel terzo , 
una idea di dipendenza da un altro verbo. 

Il modo condizionale non è che una 
gradazione , un uso particolare del modo 
indicativo , gradazione eh’ è piuttosto un 
cangiamento di tempo anzi che di modo; 
perocché esprime sempre qualche cosa di 
futuro , od almeno di eventuale. 

Il modo soggiuntivo è assolutamente il 
modo indicativo ad un caso obliquo , pre- 
cisamente come Caesaris è lo stesso nome 
che Caesar , giugnendovi solamente l’idea 
di dipendenza da un altro nome. Ciò è 
tanto vero che talvolta si fa uso dell’ in- 
dicativo nelle medesime circostanze in cui 
s’ impiegherebbe il soggiuntivo : bisogna 

ch'io sia , e sento che sono j e certamente 

* 


Digitized by Googl 



loo 

in ambo i casi esprimesi che l’ idea essere 
è T attributo dell’ idea io. 

11 condizionale e ’l soggiuntivo non son 
dunque veri modi del verbo } ma 1’ uno 
è una circostanza particolare, e l’altro un 
caso obliquo del modo indicativo. Essi fan- 
no tutti e tre parte del modo attributivo. 

Riassumendo dunque le nostre idee, di- 
ciamo , che è nella natura del verbo di 
aver tre modi , il sostantivo , l’ aggettivo 
e T attributivo $ che nel primo , è suscet- 
tibile di tutte le modificazioni che forma- 
no le declinazioni dei sostantivi j che nel 
secondo , subisce tutte quelle che costi- 
tuiscono le declinazioni degli aggettivi $ 
che nel terzo , dinota sempre i numeri e 
le persone del suo soggetto $ che in tutti 
e tre , disegna i tempi , e che tutte que- 
ste alterazioni diverse compongono le sue 
declinazioni. Ciò basti dei modi e trapas- 
siamo alla teorìa dei tempi. 

« 

« n 

Dei tempi dei Verbi. 

Sono tre maniere principali di conside- 
rar 1’ esistenza , cioè di riguardarla come 


Digitlzed by Google 



IOI 


passata , come presente , o come a venire* 
Quindi puossi il tempo partire in tre epo- 
che principali : presente , passato , e fu- 
turo. Le idee di passato e d’avvenire non 
sono che relative all’idea di presente. Or, 
nella durata come nello spazio , non po- 
tendosi determinar un punto se non me- 
diante le sue relazioni con un punto co- 
nosciuto , considerar perciò dobbiamo il 
presente qual termin fisso, ove appuntansi 
le dimensioni delle diverse parti del pas- 
sato e del futuro. 

Il presente , nel discorso , s’ha dunque 
a riguardar in un aspetto , perchè è sem- 
pre compresa nell’ istante dell’ alto della 
parola. Non avviene lo stesso del passato 
nè del futuro , perchè un ente può essere 
stato in tempo più o men remoto dall’ at- 
tuale istante della parola , e puote aver 
ad essere in tempo all’ istante medesimo 
più o men lontano. 

Essendo il carattere essenziale del verbo 
di esser un aggettivo , come di sopra si 
è mostrato , il quale diviene un attributo 
od un sostantivo , secondo le idee che 
• vi si aggiungono o che se ne tolgono \ ed 


Digitized by Google 



102 

entrando il modo participio od aggettivo 
nella composizione di tutti gli altri , co- 
minceremo perciò da questo, come offer- 
tasi questa formola pria d’ogn’ altra all’ inda- 
gine dell’ uom parlante. 

Distingueremo dunque un participio pre- 
sente essendo \ un participio passato stato , 
ed un terzo participio composto di questi 
due essendo stato. 

Se dal modo aggettivo , passiamo al 
modo sostantivo , vi troviamo un presente 
eh’ è necessariamente un tempo semplice, 
essere , ed un passato , composto dell'in- 
finito presente e del participio passato , 
essere stato. 

Veniamo ora al modo attributivo. Esso 
contiene una moltiplicità di tempi , per la 
ragione che quando il verbo è attributo 
si ha più bisogno di esprimer tutti i gradi 
di sua significazione per l’ esattezza e la 
precisione del discorso. Esaminiamo dun- 
que tutti questi tempi l’ un dopo 1’ altro. 

II primo è il presente, io sono. Esso 
accenda l’esistenza positiva, attuale ed as- 
soluta nel momento in cui si parla. Que- 
sta forma è semplice , nè si potrebbe com- 


Digitized by Google 



io3 

porre , se non del participio presente , sono 
essendo , il che formerebbe un so\erchio 
ripieno , una inutil ripetizione. 

Il secondo , io sono stato , esprime una 
esistenza passata assolutamente e compresa 
in un periodo di tempo in cui l’attual mo- 
mento della parola è pur compreso , che 
chiameremo passato assoluto primo. 

Il terzo , io fui , puossi considerare sic- 
come una variazione del precedente , e 
differenziasi da esso in questo, ch’egli ac- 
cenna un’ esistenza stata in un periodo af- 
fatto fuor di quello in cui l’ attuai mo- 
mento è contenuto e che chiamar puossi 
passato assoluto secondo. 

Il quarto , fui stato , ha la virtù di ac- 
cennar un’esistenza stata in tempo passato 
e anteriore ad un periodo eh’ è pure fuor 
del presente , cui chiameremo passato as- 
soluto terzo. Superfluo affatto si giudica 
questo tempo, poiché la formola sono sta- 
to , distendesi a quanto è trascorso dall’i- 
stante della parola al di là. 

Il quinto, io era , esprime un’esistenza 
passata di là dal presente ; ma 1* esprime 
nel medesimo tempo come presente rela- 


Digitized by Google 



io4 

tivamente ad nn’ altra epoca. Per questa 
ragione nomasi passato imperfetto , e me- 
glio appellerebbesi passalo presente. Puossi 
pur accennare per esso l’esistenza attuale, 
come , per esempio , se rompendo uno il 
mio pensamento , io sciamassi : io era fe- 
lice in questo momento. 

Il sesto , io era stato , esprime pure 
un’esistenza contemporanea ad una passata , 
un’esistenza presente in nn periodo passa- 
to , ma in un periodo anteriore ad un al- 
tro di già passalo $ è un secondo passato 
relativo , un secondo grado del passato im- 
perfetto. 

Dopo questi due passati che sono nel 
medesimo tempo presenti sotto un altro 
aspetto e che per questa ragione chiame- 
remo tempi relativi , per opposizione ai 
tre primi che sono assoluti , seguono due 
futuri. Il primo, io sarò , pigne puramente 
e semplicemente 1’ esistenza a venire. 

Esso si potrebbe chiamare il presente 
del futuro. Il secondo è realmente un fu- 
turo passato , giacché esprime un’ esisten- 
za che sarà pria e fuori d’ un’altra ch’ha 
a seguirla poi. 


by Googk 



io5 

I tempi , detti condizionali o supposi- 
tivi , perchè esprimono un’ esistenza la 
quale avrà luogo quando una condizione 
sarà adempita od una supposizione sarà 
realizzata , sono , per la prima forma , io 
sarei. Questo tempo ha un’analogìa evi- 
dente con la forma futura , coi tempi im- 
perfetti o relativi e col soggiuntivo o su- 
bordinato. In effetti , sarei , significa io 
sarò se una tal condizione sarà adempita 
o quando una tal supposizione si realiz- 
zerà. Esso è dunque un futuro riguardo 
all’atto della parola : esprime una esisten- 
za a venire , ma ehè sarà contemporanea 
ad un’altra esistenza , e però partecipa 
delle forme dei tempi futuri e dei tempi 
relativi. Esprimendo inoltre l’esistenza co- 
me subordinata ad una condizione, ad una 
supposizione, partecipa ancora delle forme 
del soggiuntivo o subordinalo'. I tempi dun- 
que detti condizionali sono realmente i 
tempi relativi od imperjetli dei tempi a 
venire. 

La seconda forma è , sarei stalo , esat- 
tamente la stessa che sarei , giugnendovi 
un’ idea di passato. Essa accenna un’ esi- 


Digitized by Google 



io6 

stenza la quale , se avesse avuto luogo r 
sarebbesi incontrata con altra di là da que- 
sta in ch’io parlo. È un vero futuro pas- 
sato relativo e subordinato ad uua condi- 
zione. 

Riguardo all’ imperativo , diciamo che 
i grammatici l’ han distinto con tal nome, 
perchè l’esistenza futura di cui egli è il 
seguo , accennasi per esso imperativamen- 
te. Le formole sia egli 5 sieno eglino , ap- 
partengono evidentemente al soggiuntivo , 
in virtù dell’elissi. 

In quanto al soggiuntivo , esso non si 
puote adoperare , se non in una proposi- 
zione dipendente , il quale accidente è 
ciò appunto che costituisce il carattere e 
la virtù sua propria. 

Le sue formole sono , che io sia , la 
quale accennar puote un’ esistenza con 
questa eh’ io favello congiunta , o a lei 
seguace. 

Ch’io sia stato. Questa formola accenna 
un’ esistenza di là o di qua dall’ attuai 
momento della parola. 

C/i io fossi. Questa ancora , sì come 
l’anzidetta maniera, accennar puote un’e- 


Digitìzed by Google 



107 

sistenza di là dall’ istante della parola o 
di qua dal punto stesso. 

C/i io fossi stato. Anche per questa 
forinola accennar puossi un’esistenza ante- 
cedente o susseguente all’atto della parola. 

Di questi quattro tempi del Soggiuntivo 
i due primi corrispondon per aualogìa a 
due tempi assoluti dell’ indicativo , e gli 
altri due lian più dì rapporto coi tempi 
relativi dello stesso che compongono il 
condizionale. 

L’ espressione di dipendenza o di sub- 
ordinazione che caratterizza il soggiuntivo 
fa sì che il valore dei suoi tempi non 
abbia nè fissezza , nè precisione j perchè 
sempre è subordinata al senso del verbo 
che lo regge 5 e però esso non è eh’ un 
caso obliquo del modo attributivo. 

Questa divisione di modi e di tempi 
e la lor denominazione , mostrar vi debbe 
ad evidenza , o giovanetti, che gli uomi- 
ni, per pignere tutto ciò ch’avean a dire 
dell’ esistenza s’ iudusser a considerarla 
sotto due aspetti , come positiva e come 
accidentale. Sotto ciascuno di questi due 
punti di vista , ebbero da prima distinto 


Digitized by Google 



io8 

tre epoche , io sono , io sono stato nel- 
1’ esistenza positiva , e io sarò , io sarò 
stato nell’ esistenza accidentale 5 quindi i 
tempi assoluti. Poscia ebber bisogno di 
rappresentar 1* esistenza in ciascuna di 
queste quattro circostanza, come contem- 
poranea ad un’ altra esistenza 5 quindi i 
tempi relativi , io era , io era stato per 
P esistenza positiva , e io sarei , io sarei 
stato per l’esistenza accidentale j ed essen- 
do eventuale quell’ esistenza che dipende 
da una condizione o da una supposizione, 
ne segue eh’ essa debb’ esser necessaria- 
mente espressa dai due ultimi tempi rela- 
tivi che perciò condizionali si appellano. 

Ecco perchè da tutto ciò che abbiam 
detto risulta , come di sopra si è accen- 
nato , che il preteso modo soggiuntiva 
non è un modo , ma solamente un casa 
obliquo del modo attributivo , da cui , 
come caso diretto , riceve le modificazioni 
dell’esistenza. Così , questo caso obliqua 
non ha più clic quattro tempi che corri- 
spondono egualmente ai quattro tempi 
delle due divisioni del caso retto. Le duo 
prime forme io sia , io sia stalo , sono 


Digitized by Googlt 


i°9 

assolute j e le <lue altre io fossi , io fossi 
sialo , son relative. Questi tempi non ap- 
partengono propriamente , nò al presente 
nè al futuro } essi sono essenzialmente 
subordinati al verbo che li precede ^ le 
tre epoche che dinotano datano da quella 
che disegna il senso del verbo onde di- 
pendono. Discorso su le varie forinole del 
verbo, relative ai diversi periodi di tem- 
po, vi prego, o giovanetti, di attentamente 
considerare il quadro che vi espougo sotto 
gli occhi, nel quale vedransi incoutanente 
la vera distribuzione dei tempi , la lor 
derivazione, la lor analogia, il loro valor 
reale , i lor giusti rapporti , la vera teo- 
rìa della formazione dei tempi. Incomin- 
ciamo dai due ausiliari essere ed avere , 
e passerem poscia ai tre modelli delle tre 
declinazioni dei verbi regolari. 


Digitized by Google 



I IO 


QUADrfO METODICO 


Di tutti 


i tempi realmente distinti degli ausiliari 
Essere ed Avere. 


NOMI 

de’ verbi. 

ESSERE. 

AVERE. 


Modo Aggettivo. 


Participi. 

, Presente essendo. . . 

, Passato. ...... stato .... 

Passato composto ... csseudostato 
Futuro . 

Avendo. 

Avuto. 

Avendo avuto. 


Modo Sostantivo. 


Indefiniti. 1 

Presente 

Passato. 

Futuro. 

• • . . essere 

.... essere stato . . 

Avere. 

Avere avuto. 


Modo Attributivo. 
Caso diretto. 


Esistenza 

Positiva. 

Tempi 
| assoluti. 

/ Io sono 

1 Io sono stato .... 

1 Io fui 

( Io fui stato 

Io ho. 

Io ho avuto. 
Io ebbi. 

Io ebbi avuto. 


1 Tempi 
relativi. 

( Io era 

) Io era stato 

Io aveva. 

Io aveva avuto. 

Esistenza 

Accidentale.' 

Tempi 

assoluti. 

Tempi 

relativi. 

1 Io sarò 

ì Io sarò stato .... 

f Io sarei 

ì Io sarei stalo .... 

Io avrò. 

Io avrò avuto. 

Io avrei. 

Io avrei avuto. 


Caso obliquo o subordinato • 

Esistenza 

Suboirìinata. 

Tempi 
1 assoluti. 

| Tempi 
. relativi. 

^ Io sia 

) Io sia stato 

1 Io fossi , 

) Io fossi stato .... 

Io abbia, 
lo abbia avuto. 

Io avessi, 
lo avessi avuto. 



DECLINAZIONI 


in 


Dei Verbi Regolari . 

Tutte le terminazioni degl’ indefiniti si 
rapportano alle tre seguenti: are , ere, ire: 
cantare ; credere j sentire. Questi tre verbi 
saranno i paradigmi o modelli di tutti gli 
altri. 

Infinito. 

Cantare. Credere. Sentire. 

Participio Presente. 

Cantando. Credendo. Sentendo. 

Participio Passato. 

Cantato. Creduto. Sentito. 

Participio Passato Composto. 

Avendo cantato. Avendo creduto. Avendo sentito. 


Digitized by Google 



112 

Modo Indicativo. 
Presente Assoluto. 


Canto , 
Canti , 
Canta , 
Cantiamo , 
Cantate , 
Cantano. 


Credo , 
Credi , 
Crede , 
Crediamo, 
Credete , 
Credono. 


Sento , 
Senti , 
Sente , 
Sentiamo , 
Sentite , 
Sentono. 


Passato Assoluto Primo. 


Ho cantato , 

Hai cantato , 

Ha cantato , 
Abbiamo cantato , 
Avete cantato , 
Hanno cantato. 


Creduto , Sentito , 
Creduto , Sentito , 
Creduto , Sentito , 
Creduto , Sentito , 
Creduto, Sentito, 
Creduto. Sentito. 


Passato Assoluto Secondo. 


Cantai , 
Cantasti , 
Cantò , 
Cantammo , 
Cantaste , 
Cantarono. 


Credei , 
Credesti , 
Credè , 
Credemmo, 
Credeste , 
Crederono. 


Sentii , 
Sentisti , 
Sentì , 
Sentimmo , 
Sentiste , 
Sentirono. 


Digitized by Google 



1 1 3 

Passato Assoluto Terzo. 


Ebbi cantato , 

Creduto , 

Sentito , 

Avesti cantato , 

Creduto , 

Sentito 9 

Ebbe cantato , 

Creduto , 

Sentito , 

Avemmo cantato , 

Creduto , 

Sentito , 

Aveste cantato , 

Creduto , 

Sentito , 

Ebbero cantato. 

Creduto. 

Sentito. 


Passato Presente Primo. 

Amava , Credeva , , Sentiva , 

Amavi , Credevi , Sentivi , 

Amava , Credeva , Sentiva , 

Amavamo , Credevamo , Sentivamo , 

Amavate , Credevate , Sentivate , 

Amavano. Credevano. Sentivano. 

Passato Presente Secondo. 

Aveva amato, Creduto , Sentito , 

Avevi amato , Creduto , Sentito , 

Aveva amato , Creduto , Sentito , 

Avevamo amato , Creduto , Sentito , 

Avevate amato , Creduto , Sentito , 

Avevano amato. Creduto. Sentito. 

8 


Digitìzed by Google 



Presente del Futuro. . 


n4 

Amerò , Crederò , Senlirò , 

Amerai , Crederai , Sentirai , 

Amerà , Crederà , Sentirà , 

Ameremo , Crederemo , Sentiremo 

Amerete , Crederete , Sentirete , 

Ameranno. Crederanno. Sentiranno. 

Futuro Passato. 

A 

Avrò amato , Creduto , Sentito , 

Avrai amalo , Creduto , Sentito , 

Avrà amato , Creduto , Sentito , 

Avremo amato , Creduto , Sentito , 

Avrete amato , Creduto , Sentito , 

Avranno amato. Creduto. Sentito. 

Futuro Condizionale. 

Amerei , Crederei , Sentirei 
Ameresti , Crederesti , Sentiresti , 
Amerebbe , Crederebbe } Sentirebbe , 
Ameremmo, Crederemmo, Sentiremmo, 
Amereste , Credereste , Sentireste , 
Amerebbero. Crederebbero. Sentirebbero- 


Digitized by Google 



Futuro Passato Condizionale. 


Avrei amato , 

Creduto , 

Sentito , 

Avresti amato , 

Creduto , 

Sentito , 

Avrebbe amato , 

Creduto , 

Sentito , 

Avremmo amato , 

Creduto , 

Sentito , 

Avreste amato , 

Creduto , 

Sentito , 

Avrebbero amato. 

Creduto. 

Sentito. 


Imperativo. 

Canta , Credi , Senti , 

Cantiamo , Crediamo , Sentiamo , 

Cantate. Credete. Sentite. 

Soggiuntivo. Tempi Subordinati. 
Presente Assoluto o Futuro. 

Che canti , Che creda , Che senta , 
Che canti , Che creda , Che senta , 
Che canti , Che creda , Che senta , 
Che cantiamo, Che crediamo, Che sentiamo. 
Che cantiate , Che crediate , Che sentiate , 
Che cantino. Che credano. Che sentano. 



Passato Assoluto o Futuro. 


116 


Che abbia cantato , Creduto , Sentito , 
Che abbia o abbi cantato, Creduto , Sentito , 
Che abbia cantato , Creduto , Sentito , 
Che abbiamo cantato , Creduto , Sentito , 
Che abbiate cantato , Creduto , Sentilo , 
Che abbiano cantato. Creduto. Sentito. 


Primo Passato Relativo o 

Futuro. 

Che cantassi , 

Credessi , 

Sentissi , • 

Che cantassi , 

Credessi , 

Sentissi , 

Che cantasse , 

Credesse , 

Sentisse ,. 

Che cantassimo , 

Credessimo , 

Sentissimo 

Che cantaste , 

Credeste , 

Sentiste , 

Che cantassero. 

Credessero. 

Sentissero. 


i Secondo Passato Relativo o Futuro. 


Che avessi cantato , 
Che avessi cantato , 
Che avesse cantato , 
Che avessimo cantato , 
Che aveste cantato , 
Che avessero cantato. 


Creduto, Sentito, 
Creduto , Sentito , 
Creduto , Sentito, 
Creduto , Sentito , 
Creduto, Sentito, 
Creduto. Sentilo. 


Digitized by Google 



117 

Nei verbi della prima declinazione che 
han più di due sillabe all’indefinito , can- 
giasi al futuro ed al condizionale la vo- 
cale a di are in e, come canterò, cante- 
rei , ec. il che dona a queste forme un 
suono più aggradevole. 

> Del Participio presente. 

Le forme in o nel vedere , con o col 
vedere , sono state sostituite alle forme in 
vedendo o con vedendo , oggi quasi di- 
susate. < 

Debbesi far uso delle forme de’parlicipi 
amando , piangendo , ec. , ogni volta che 
questi participi presenti sono l’attributo di 
una proposizione di cui il soggetto è sot- 
tinteso : Pascomi di dolor , piangendo 
rido : P. io rido io piangendo. 

Perchè , cantando , il duol si disacerba , 
Canterò corti io vissi in libertade , 
Mentre Amor nel mio albergo a sdegno 
s’ebbe : * 

P. Io canterò , io cantando. 

La forma in amar , equivalente ad un 
nome , complimento della preposizione m, 


Digitized by Google 



1 18 

è impiegata per esprimere un’ idea cT inte- 
riorità : 

Io vo piangendo i miei passali tempi , 
1 quai posi in amar cosa mortale P. 

La forma con raccomandarsi esprime il 
mezzo di menar alla sua fine l’azione in- 
dicata dal verbo che la precede 5 essa è 
equivalente a un nome , complimento del- 
la preposizione con : S' aiutava con rac- 
comandarsi continov amente alla guardia 
di Dio. — Crusca. 

Nei due seguenti esempi del Dante , e 
del Petrarca : v 

Nel suo aspetto tal dentro mi fei 
Qual si fé* Glauco nel gustar dell'erba 
Che . . . 

Questa che col mirar gli animi fura : 
oltre le preposizioni relative ai rapporti 
che si disegnano , evvi l’articolo che , col 
concorso delle parole sottintese , determina 
1 ’ azione } come si vede chiaramente , ri- 
manendo le forme nel gustar dell * erba e 
col mirar , all’ ordine della costruzione 
piena, che è: nel gustar la sostanza del - 
1' erba che ec. : e col mirar suo maravi- 
glio so. 


Dlgilized by Google 



ng 

Nelle forme latrando lui , D. ; ( mentre io 
udiva lui, egli latrando'). Ardendo lei, P.j 
(se io vedessi lei , ella ardendo) ; lui, lei, 
non rappresenta» mica il soggetto dei parti- 
cipi latrando , ardendo , ma bensì l’oggetto 
d’un verbo che l’elissi lascia sottintendere. 

Del Participio Passato. 

Essendo il participio passato un vero 
aggettivo , dee però sempre riferirsi a un 
nome , espresso o sottinteso cui qualifica. 
Or , in tutte le frasi in cui si trova il 
verbo essere , il participio qualifica il sog- 
getto , come in questi due esempi : la tua 
gloria è caduta % , queste parole ir? eran si 
piaciute } ma in quelle in cui si trova il ver- 
bo avere , il participio non può qualificare 
che P oggetto di questo medesimo verbo : 
Perduto ho quel che ritrovar non spero'. P. 
io ho quel che non spero ritrovare , per- 
duto } ove le parole : quel che non spero 
ritrovare rappresentan l’oggetto di ho : 
Non ho dimonj scongiurato. Davanzati; 
io non ho questo oggetto scongiuralo , cioè 

Ormimi perduta', D . — tu hai me perduta. 



Digitized by Google 



120 „ 

Facciamci ora ad analizzare parecchie 
frasi per renderle familiari ai discenti, for- 
nendo loro i mezzi di reintegrare , in tutti 
i casi possibili , il nome sottinteso. 

1 . Ho ( un oggetto ) amalo. 

2. Ho ( il pasto ) desinato. 

3 . Ho ( un luogo ) passeggiato . 

4 - Ho ( un padrone ) servilo. 

5 . Ho sperato di vederlo , cioè ho ( rin- 
contro ) di vederlo sperato. 

6. Ha ( Cesser suo ) prosperato. 

7 . Ha ( il cuore ) penato. 

8 . Ho riso di ciò , cioè ho ( V evento ) 
di ciò riso. 

9. Ho ( P inno ) cantato. 

10. Ho (il corpo mio o il sonno) dormito. 

11. Ho (un luogo) abitalo. 

12. Mi sono assiso in terra , cioè sono 
avendo me assiso , ec. 

1 3 . Abbiamo ( il sentimento nostro ) 
taciuto. 

14. Abbiamo ( il pensiero ) riflettuto. 

1 5 . Io P ho (ho la, quella donna) fatta 
cantare. 

16. Gli ho ( ho gli , quegli oggetti ) 
fatti fare. 


Digitized by Google 



1 21 

17* Ella s' è ( ella è avendo si ) la- 
sciata vincere dalla passione . 

18. Ci siamo ( siamo avendo noi') pia- 
ciuti ci ( a noi ). 

19. Essi si sono ( essi sono avendo si ) 
pentiti. 

20. forco tagliati i capelli ( <0 forco, 
zo avendo i capelli tagliati a me ). 

21. Vi siete fatto troppo aspettare ( voi 
siete , voi avendo voi fatto aspettare troppo ). 


Digitized by Google 



122 


CAPITOLO Vili. 

Degli Aggettivi o Modificativi. 


Assai malagevol cosa è determinare pre- 
cisamente la generazione di ciascuno degli 
aggettivi , ed affermar positivamente se sie- 
no stati formati da un nome, sostituendo 
solamente la forma aggettiva alla forma 
soggettiva , o da un verbo , sottraendone 
l’ idea di esistenza. 

Noi abbiam già conosciuto , o giovanet- 
ti , tutti gli elementi necessari al discorso, 
cioè i nomi eh’ esprimono i soggetti delle 
proposizioni , e i verbi che ne esprimono 
gli attributi. Or , tra quelli che , senza 
esser assolutamente indispensabili , sono 
pur tutta volta utilissimi , occupano il pri- 
mo posto gli aggettivi , perchè verisimil- 
mente inventali i primi. Essi hanno due 
precipue proprietà , quella di modificare 
i nomi e per conseguenza di moltiplicare 


Digitized by Google 



123 

il numero dei soggetti di proposizione real- 
mente distinti } e quella d’ incorporarsi al 
verbo essendo , componendosi d’ entrambi 
un elemento solo con potenziata forza di 
formar con lui , modificandolo , ogni sorta 
di verbi aggettivi e di attributi differenti. 

Essendo il nostro scopo quello di sem- 
plificare per quanto lia possibile la teorìa 
degli elementi del discorso , poco curan- 
doci delle lor denominazioni , ed occu- 
pandoci solo delle lor funzioni vere , la- 
sciato però da banda tutte le differenti no- 
menclature date loro dai grammatici non 
ideologi , e le diverse classi in cui gli 
han partiti , di pronomi , di nomi , di nu- 
mero , di aggettivi propriamente detti , di 
articoli , ec. 

Gli aggettivi o modificativi dividonsi 
adunque in due distintissime classi , e que- 
sta divisione è fondata su le due maniere 
di modificare una idea , cioè , nella sua 
comprensione o nella sua estensione. 

La comprensione d’una idea consiste nel 
numero degli elementi che la compongo- 
no , in quello delle idee ond’ è formata 
od estratta. La sua estensione consiste nel 


Digitized by Google 



1 24 

numero degli oggetti cui è applicata at- 
tualmente , tra tutti quelli ai quali essa 
conviene , e nella maniera onde son con- 
siderati. Così gli aggettivi dotto , ricco , 
bello , modificano una idea nella sua com- 
prensione } perocché , se gli aggiungo all’idea 
uomo , giungo a tutte le idee che compon- 
gono questa idea uomo , le idee di dottri- 
na , di ricchezza e di bellezza , che non 
entrano necessariamente nella sua forma- 
zione. 

41 contrario, gli aggettivi il , questo , 
tutto , uno , altri , ciascuno , qualche , 
certo , ed altri simili , modificano una idea 
nella sua estensione j imperciocché , se gli 
aggiungo a questa medesima idea uomo , 
essi la determinano ad esser applicata agl’ in- 
dividui cui può convenire , o in una ma- 
niera indefinita , o con precisione , o col- 
lettivamente , o distributivamente , o in 
totalità , o ripartitameli te. 

Questo è l’uso e la distinzione che hassi 
a fare delle due specie di aggettivi che 
esattamente nominar si possono aggettivi 
determinativi. Essi debbonsi al genere e 
al numero del nome soggettivo da esso 


Digitized by Googl 



125 

modificato conformare. Ciò premesso, fac- 
ciamci a percorrere gli ufizi diversi onde 
naturati sono nel discorso dalla ragione 
medesima. 

I. 

Degli Articoli. 

Sonvi due articoli pei nomi maschili , 
lo , il. Lo , di cui il plurale è gli , si 
mette innanzi a quei che cominciano per s 
seguita da una consonante , per z o per 
una vocale : lo studio , lo zejfiro , Tono - 
re. Il , che fa al plurale i , ponsi innanti 
ai nomi maschili di cui le lettere iniziali 
non son quelle da noi testé indicate : il 
canto , i canti. 

La è pel genere femminile al singolare, 
che fa le nel plurale : la rosa , le rose. 

Incorporazione degli articoli con le pre- 
posizioni de , (i) a , da , ne , co. 


(i) Le preposizioni de, ne, co, che hanno il 
medesimo valore che di , in , con , son quelle che 
si legano agli articoli. 


Digitized by Google 



Singolare. 


126 


Lo. II. La 

De lo, — dello. De il, — del. De la, — della. 
A lo, — allo. A il, — al. A la, — alla. 

Da lo, — dallo. Da il, — dal. Da la, — dalla. 
Ne lo, — nello. Neil, — nel. Ne la, — nella. 
Co lo, — collo. Co il, — col. Co la, — colla. 

Plurale. 

Gli. I. Le. 

De gli, — degli. De i, — dei. De le, — delle. 
A gli, — agli. A i, — ai. A le, — alle. 
Da gli, — dagli. Da i, — dai. Da le, — dalle. 
Ne gli,- — negli. Ne i, — nei. Ne le,-— nelle. 
Co gli, — cogli. Co i, — coi. Co le, — colle. 

In grazia dell’armonia del discorso e per 
evitare lo spiacevol suono che risulta dal- 
l’ incontro di più monosillabe di seguito , 
si è fatta una sola parola dell’ articolo e 
delle preposizioni , ogni volta che queste 
trovansi avanti la stessa parola eh* è de- 
terminata dall’articolo. 


Digitized by Google 



127 

Dell ’ impiego degli Articoli. 

Quando dico: il fuoco j *7 Tevere $ il 
Tasso , è manifesto che 1’ articolo deter- 
mina i nomi , fuoco , Tevere , Tasso , col 
concorso dell’espressione determinativa sot- 
tintesa. 

Ma se dico : il temporal fuoco, il fuoco 
che saetta la natura del luogo j nè per 
lo fuoco ( che ivi arde ) in là più in ac- 
costai j D. in questi esempi il nome fuoco 
è determinato nel primo , dall’articolo il , 
col concorso dell’aggettivo temporale \ nel 
secondo , dal medesimo articolo , col con- 
corso della proposizione : che saetta la 
natura del luogo } nel terzo , dall’articolo 
lo , col concorso della proposizione sottiu- 
iesa : che ivi arde. 

Riguardo a queste determinazioni è da 
osservarsi che havvene di due sorte : le 
une risultano dall’ insieme delle idee che 
esprimono la proprietà essenziale la quale 
distingue una specie da un’ altra , come 
un individuo da un altro, proprietà inco- 
municabile ad ogni altra specie , ad ogni 
altro individuo j le altre non sono che ac- 


Digitìzed by Google 



128 

cidentali o dipendenti da tale o tal circo- 
stanza. Le prime son sempre sottintese , 
perchè più o meno imperfettamente , si 
presentan da sè stesse al nostro spirito , 
con l’ idea dell’ essere o della cosa che si 
disegna ; le seconde , al contrario , deg- 
gion esser sempre espresse , a meno che 
lo spirito , con 1’ aiuto delle antecedenti , 
non possa agevolmente supplire a questa 
elissi che l’ eleganza o i’ uso spesse fiate 
esige. 

Se poi dico : 

La bella donna che cotanto amavi 

Subitamente s y è da noi partita \ P. 
l’articolo determina l’espressione bella don - 
na, equivalente ad un nome, col concorso 
della proposizione : che cotanto amavi . 

E negli esempi: Come dal fuoco il cal- 
do , esser diviso non può ’Z bel dalV eter- 
no j Buonar. — M ’ è più caro il morir 
che 7 viver senza P. — Vorrei sapere il 
quando ", P. — le parole caldo , bel , eter- 
no , morir, viver, quando, impiegate so- 
stantivamente , son determinate dall’ arti- 
colo , col concorso dell’espressione quali- 
ficativa sottintesa. 


Digitized by Google 



l2 9 

Possiam dunque stabilire questo princi- 
pio unico e comune a tutte le lingue : 
Allorché V articolo è collocato innanzi ad 
una parola , impiegata come nome , o 
innanzi ad una espressione qualunque , 
impiegata pure come nome , questa pa- 
rola è adoperata sostantivamente , e V ar- 
ticolo la determina , col concorso d' un 
aggettivo espresso o sottinteso , o d'un' in- 
tera espressione equivalente ad t un ag- 
gettivo. 

Un altro principio unico e comune a 
tutte le lingue si è che : Allorquando una 
parola , qualunque ella siasi , è impie- 
gata come aggettivo , ricusa l' articolo , 
in virtù di questo principio generale che 
per qualificare un nome , basta indicare 
il segno della qualificazione che si vuol 
esprimere. Ciò fassi chiaro dai seguenti 
esempi : 

fieramente siam noi polvere ed ombra. P. 
Amor nel dipartir V alma da Dio , 
Occhio sano me fece e te splendore. Buon. 
Quella che ha neve il volto. P. 

Per ( lo metallo ) oro e per ( lo metallo ) 
argento. D. 

9 


Digitized by Google 



i3o 

Tolse ( lo individuo ) Giovanni dalla rete 
e ( lo individuo ) Piero. P. 

S ’ ( il paese ) Africa pianse , ( il paese ) 
Italia non ne rìse. P. 

Più è ( lo alio ) tacer che ( lo atto ) 
ragionare onesto. D. 

Le parole polvere , ombra , l’espressione 
occhio sano , splendore , neve , oro , ar- 
gento , Giovanni , Africa , Italia , tacer , 
ragionare , sono impiegate come veri ag- 
gettivi (i). 

Util cosa è pure osservare, o giovanetti, 
che , allorquando una parola è impiegata 
come aggettivo, puote avvenire che il no- 
me a cui giugnesi sia espresso o sottinteso. 
Se sia espresso e di natura a ricever l’ar- 
ticolo , questo lo è ancora j se poi il nome 


(1) Coloro clie potreliber maravigliarsi in sentire 
che parole d’ogni specie possan esser impiegate come 
veri aggiunti , sovvengansi che nelle espressioni Pie- 
tro è uomo ; — L' uomo è animale ; — le parole 
uomo , animale , sono evidentemente aggettivi. Del 
paro in questi versi di Dante : Uomini siate c non 
pecore matte. — Perchè un nasce S olone c l' altro 
Serse , questi due nomi propri sono evidentemente 
impiegati come aggiunti. 


Digitìzed by Googte 



i3r 

sia sottinteso , l’articolo , eh’ è il principio 
e la base di tale o tal determinazione , è 
parimente sottinteso. 

Welle espressioni : 

1. Datemi il pane. 

2 . Datemi pane. 

3. Datemi del pane. 

4- Datemi un poco di pane \ 
la soluzione analitica , per rimenarle al 
principio unico che abhiam di sopra sta- 
bilito , è la seguente : 

1. Datemi il pane ( eh' è in su la 
tavola che avete , ec. ). 

2 . Datemi ( lo alimento ) pane. 

3. Datemi ( un pezzo') del pane ( che 
è in casa ,• che avete , ec. ). 

4- Datemi un poco ( pezzo ) di (/o 
alimento ) pane. 

Dopo la preposizione per , qualunque 
sia la lettera iniziale della parola seguente, 
impiegasi l’articolo lo al singolare , e li al 
plurale. Ciò non pertanto può dirsi pure 
pel , pei , pe\ Per il , peri , non sono in uso. 

Le combinazioni degli articoli con le pre- 
posizioni tra o fra e su , come trolley f ralle, 

sulle , ec., non son oggi neppur più in uso. 

* 


Digitized by Google 



i3i 

La preposizione su , legata all* articolo 
il j * j fa sul , sui. 

Le forme con lo , con gli , con la , 
con le , son generalmente preferite oggi 
alle forme composte collo , cogli , colla , 
colle. Con il , quantunque adoperata assai 
sovente da Machiavelli e da altri scrittori, 
è oggi affatto riprovata. 

Si avverta per ultimo che innanzi al nome 
Dei debba farsi uso dell’ articolo gli. Al 
tempo degli Dei falsi e bugiardi. D. 

IL 

Delle desinenze degli Aggettivi. 

Ogni aggettivo termina in o od in a. 
La prima desinenza è destinata a qualifi- 
car i nomi maschili , a causa della lor ca- 
denza analoga a questo genere. Cangiando 
l’o in a , gli aggettivi prendon una termi- 
nazione propria a qualificare i nomi del 
genere femminile : divino sguardo , divina 
mente. La desinenza degli aggettivi ter- 
minati in e , essendo analoga ai due ge- 
neri , può qualificare egualmente i nomi 


Digitized by Google 



i33 

d’ ambo i sessi , dolce riso y dolce pena. 

Le parole tanto , quanto , cotanto , al- 
quanto , molto , troppo , poco , sono veri 
aggettivi , ed in virtù della lor proprietà 
di qualificare i nomi , prender debbono 
le desinenze analoghe al genere ed al nu- 
mero dei nomi che qualificano. Esempi : 
Ma tu , perchè ritorni a tanta noia ? D. 
Quanti dolci pensier , quanto desìo 
Menò costoro al doloroso passo ! D. 
Molti son gli animali a cui s' ammoglia. D. 
Pochi compagni avrai per l’altra via. P. 
Veggendo se tra nemici cotanti. D. 

S’io non son per troppa tema errato. Buonar. 

L’espressione sincopata un poco , per un 
poco volume , esige la preposizione di : 
Com’un poco ( volume ) di raggio si fu messo 
Nel doloroso carcere. D. 

Allorché gli avverbi piu , meno , assai , 
sembran esser adoperati come aggiunti , 
van soggetti alle medesime regole di co- 
struzione che le parole tanto , molto , ec. 
Della più bellezza e della meno ( bellezza ) 
delle ragionate cose disputando. B. 
In assai cose , per tema di peggio , servai 
i lor costumi. B. 


Digitized by Google 



i34 

Si ò detto , allorché queste parole piu, 
meno , assai , sembrano esser impiegate 
come aggiunti , giacché non sono e non 
posson essere che avverbi, esprimenti sem- 
pre una modificazione dell’aggiunto. In ef- 
fetti , le parole più e meno , del primo 
esempio , modificano l* aggettivo grande 
sottinteso j e la parola assai , del secondo 
esempio, modifica l’aggettivo numerose o 
abbondanti , parimente sottinteso. 

Le seguenti frasi , ridotte alla ior pie- 
nezza , serviranno di modello per empie- 
re , con l’aiuto dell’analisi , le varie dissi : 
Ma più ( grande quantità ) di dubbio nella 
mente aduna. D. # 

In poco ( spazio ) d'ora. D. 

Ma l'altra vuol troppo ( esercizio ) d’arte 
e ( troppo studio ) d' ingegno. D. 

Al sommo ( luogo ) d' una porla. D. 

( In modo ) dolce ride. P. 

Perdicon (contento), e'I padre (contento), 
e la madre della Lisa ( contenta ) , ed ella 
altresì ( contenta , tutti quegli individui) 
contenti , grandissima festa fecero. B. 
In questo esempio l’analisi distrugge la 
ridicola opinione che quaudo l’ aggettivo 


Digitìzed by Google 



1 35 

ha rapporto a più nomi di sessi differenti, 
debb’ esser al plurale e prendere il genere 
maschile, perchè più nobile del femminile. 

In una serie di proposizióni similari , il 
nome è sottinteso tante volte , quanti ag- 
gettivi isolati vi sono : Le bianche (guan- 
ce') e le vermiglie guance. Come l’agget- 
tivo non può rapportarsi che ad un sol 
nome , così questo aver non può rapporto 
che a un sol verbo : O Amore ( impari 
altr uso ) o madonna impari altr’uso. — P. 

Giovanetti, questi princìpi abbracciano 
tutto ciò che bisogna sapere sull’ accordo 
dell’aggettivo col nome. L’ultima cosa da 
osservare intorno agli aggiunti, si è, eli’ es- 
si , tranne un picciolissimo numero , non 
han collocamento fisso nella lingua italia- 
na. L’ armonìa e ’l sentimento han soli il 
dritto di determinare se l’aggettivo prece- 
der debba o seguire il nome cui qualifi- 
ca. Procediamo ora alla maniera d’ espri- 
mere le lor differenze relative. 


Digitized by Google 



i36 

nr. 

Dei Comparativi e Superlativi . 

Quando confronta lo spirito due qual- 
sivogliano modificazioni o qualità , onde 
farne giudicio alle differenze loro confor- 
me , scerner può fra i due termini com- 
parati una relazione di parità , di superio- 
rità o d’ inferiorità , o in fine di premi- 
nenza. 

Il rapporto d’eguaglianza, e quelli del 
più o del meno, diconsi comparativi , dal- 
1’ atto stesso del pensiero : quello di ec- 
cesso appellasi superlativo , dalle latine voci 
super , sopra , e lalus , portato. 

Le forme congiuntive impiegate nelle 
comparazioni di parità, sono: 

Cosi Come. 

Si Come. 

Tanto Quanto. 

Cotanto Quanto. 

Altrettanto .... Quanto. 

Tanto piu .... Quanto più. 

Che mi struggo n cosi come 'l sol 

neve. — P. 


Digitized by Google 



1 37 

Tu non se ’ *n terra , si come tu cre- 
di. — D. 

E caddi ( cosi ) come corpo morto 

cade. — D. 

Farò (si) come colui che piange e 

dice. — D. 

Tanto m*è bel quanto a te piace. — D. 

Di là fosti cotanto quant' io scesi. — D. 

Altrettanto di doglia 

Mi reca la pietà , quanto 7 marti- 
re — D. 

Tanto si vede men , quanto piu splen- 
de. — D. 

Quanto più si parla de' fatti della for- 
tuna , tanto più ne resta a poter dire. — B. 

L’analisi ci dimostra ad evidenza che in 
ogni comparazione di superiorità o d’ in- 
feriorità , evvi sempre elissi , e che le pa- 
role soppresse sono a comparazione , o 
pure a comparazione di quello y come dai 
sottoposti esempi rilevar puossi : 

Anima fia a ciò ( a comparazione ) 
di me più degna. — D. 

L* acqua era buia mollo più ( a com- 
parazione di quello ) che ( eli* era ) 

persa. — D. 


Digitized by Googl 



i38 


Mille desiri più ( a comparazione di 
quello ) che fiamma ( è calda ) 

caldi. — D. 

La città di Siena , a comparazione 
del suo popolo , ricevette maggior dan- 
no. — 9 Crusca. 

Gli aggettivi maggiore , minore , mi- 
gliore , peggiore , e gli avverbi meglio e 
peggio che contengono nella lor significa- 
zione gli avverbi piu e meno , sou veri 
comparativi. 

Nel superlativo relativo, al secondo ter- 
mine della comparazione, ponsi davanti la 
preposizione di : il piu forte di tutti gli 
uomini ,* Davauzati } nei quali esempli pel 
loro diritto vi si sottintende a compara- 
zione. 

I superlativi assoluti fatinosi tramutando 
in issimo 1’ ultima vocale dell’ aggettivo : 

Onorate V altissimo poeta. — D. 

Ma bisogna osservare, i.° che vi sono 
degli aggettivi , i quali non terminano in 
issimo , e ciò non pertanto son superlativi 
assoluti , come ottimo , pessimo , acerri- 
mo , celeberrimo , ec. j 2. 0 che se 1’ agget- 
tivo è finito in co o in go , e di natura 


Digitized by Googl 



i3o 

a prender Yh nella forma del plurale, bi- 
sogna cangiar co in diissimo , e go in gàis- 
simo 5 poco , pochissimo j vago , vaghis- 
simo. 

Havvi certe maniere cbe gl’ Italiani ri- 
guardano come superlativi e clie, propria- 
mente parlando , son veri italianismi , co- 
me : 

Ella sen va notando lenta lenta. — D. 

JVè ancora spuntavano li raggi del 
sole ben bene. — B. 

E alma mia fiamma oltre le belle 

bella. — P. 

Iddio fece V uomo piu nobilissimo 
(a comparazione di quello ) che gli 
altri animali (sono nobili ) . -- Crusca. 

E ombra sua molto bellissima. — B. 

Le due ultime espressioni , quantunque 
contrarie alle regole della logica , pure son 
piene di grazia e di energìa j ma ci con- 
tenteremo solo di ammirarle ne’ lor autori. 
Esse sono state al certo tratte dal latino 
linguaggio, in cui Cicerone scrisse : multo 
jucundissimus } longe eruditissima , ec. 


Digitized by Google 



Tutto y Ogni , Qualche , ec. 

Quando all’ aggeltlvo tutto segue un no- 
me , l’articolo collocar si dee nel mezzo.* 

Tu che vinci 

Tutte le cose fuor eh ’ i demon duri. D. 
Ma avvertasi che l’ espressione tutte le 
cose , è un’ inversione di le cose tutte , 
come chiaro si vede in questo verso di 
Petrarca : 

Ma ben veggi* or si come al popol tutto 
Favola fui gran tempo. 

Le forme da tutte partii in tutte par- 
ti , e simili , sono espressioni avverbiali , 
in cui evvi elissi dell’ articolo innanzi ai 
nome preso in un senso indeterminato : 
Poi cominciò da tutte parti un grido. D. 
In tutte parti impera. — D. 

In questo verso dei Petrarca: E tutC al- 
tre bellezze indietro vanno j vi è ellissi ed 
inversione j 1’ ordine diretto è : e le bel- 
lezze altre tutte ec. 

Le espressioni di tutta gioia , di tut- 
? uomo y c’ insegnano che la parola tutto , 


Digitized by Googl 



* 4 * 

fuori della lingua parlata è pur impiegata 
nel senso di ogni: Perche non sali il di- 
lettoso monte , 

Cti è principio e cagion di tutta 

gioia ? — D. 

Vinio stesso , se fosse stato imperato- 
re f non poteva andar più a roba di tutto 
uomo. — Davanzati. 

La forma lutti quanti è un’ abbrevia- 
zione di tutti quanti essi erano : 

F sapea già di tutti quanti il nome. D. 

La frase dell’ esempio seguente del Boc- 
caccio fu tuli ’ uno , è una sincope di fu 
fatto tulio in un medesimo tempo : Il dir 
le parole , e C aprirsi , c 7 dar del ciotto 
nel calcagno a Calandrino fu luti’ uno. 

L’ aggettivo ogni , invariabile , esprime 
l’ unione di più parti specifiche prese di- 
stributivamente , annoverandole quasi l’una 
dopo 1’ altra ,• al contrario di tutto che ac- 
cenna l’atto della mente risguardante in uu 
aspetto e collettivamente gl’ individui della 
specie , di cui il nome stesso è ’l segno : 
Già ogni stella cade , che saliva 
Quando mi mossi. — D. 

Nella parola Ognissanti , ogni è confuso 


Digitized by Google 



1 4-2 

con l’aggettivo santi , per comporne un’e- 
spressione equivalente a un nome: 

Quest'Ognissanti prossimo passalo. D. 

Gli aggiunti ognuno , ciascuno e cia- 
scheduno , differenziansi dal precedente , 
perchè esprimono la distribuzione con più 
forza , e per la elissi del nome che vuoisi 
supplire col tacitamente intenderlo con l’in- 
telletto : 

Ognuna in giù tenea volta la faccia. D. 

10 mi rivolgo indietro a ciascun pas- 

so. — D. 

Ciascheduno V onora. — D. 

Gli aggiunti qualche e alcuno , signifi- 
cali entrambi un qualunque individuo della 
specie di cui trattasi , indeterminatamente: 

Non si pareggi a lei qual più s'apprezza 

In qualche etade. — P. 

Talor cosi , ad alleggiar la pena , 

Miostrava alcun de' peccatori il dosso. D. 

11 primo aggettivo differisce dal secon- 
do per due particolarità, cioè, perchè è 
invariabile, e perchè non puote aver luo- 
go nel discorso senza il nome che deter- 
mina. 

L’ aggettivo qualcuno o qualcheduno , 


Digitized by Google 



i43 

che è una variazione della prima forma , 
significa uno individuo quale si sia. 

Qualsisia ( quale egli si sia ) , qualsi- 
voglia ( quale egli si voglia ) : 

Che non possano esser rotte ...da qual- 
sisia ferro. — Redi. 

In un momento rampicarsi sopra qual- 
sivoglia piu alto muro. — Redi. 

Qualunque , che si compone di quale e 
unque (mai) , significa tale individuo quale 
possa mai essere. 

Chiunque , composto degli elementi chi 
e unque significa chi mai , cioè , colui che 
mai ( in alcun tempo ) possa essere. 

Qualunque priva sè del vostro mondo. D. 

E cosi vada 

Chiunque amorlegittimo scompagna. D. 

Riguardo agli aggettivi niuno , nessuno , 
veruno , nullo , è da osservare , i ,° che 
quando son collocati avanti al verbo , que- 
sto rigetta la negazione } se poi sien posti 
dopo, il verbo debb’ esser preceduto dalla 
negazione } 2. 0 che quando queste parole 
son messe binanti al verbo , 1’ espressione 
è più forte } 3.° che 1’ aggettivo nullo ha 
maggior forza esclusiva che niuno , nes- 


Digitized by Google 



1 44 

suno , veruno $ 4-° c ^ e la parola niente 
( nè uno minimo ente ) , è sommessa alla 
medesima regola di sintassi. 

Y. 

Degli Aggettivi Determinanti Numerali . 


meri Cardinali. 

Numeri Ordinali. 

Uno. 

Primo. 

Due. 

Secondo. 

Tre. 

Terzo. 

Quattro. 

Quarto. 

Cinque. 

Quinto. 

Sei. 

Sesto. 

Sette. • 

Settimo. 

Otto. 

Ottavo. 

Nove. 

Nono. 

Dieci. 

Decimo. 

Undici. 

Undecimo. 

Dodici. 

Duodecimo. 

Tredici. 

Decimoterzo. 

Quattordici. 

Decimoquarto. 


Digitized by Google 



Numeri Cardinali. 
Quindici. 

Sedici. 

Diciassette. 

Diciotto. 

Diciannove. 

Venti. 

Vent 1 uno. 

Trenta. 

Quaranta. 

Cinquanta. 

Sessanta. 

Settanta. 

Ottanta. 

Novanta. 

Cento. 

Mille. 


i4j 

Numeri Ordinali. 
Decimo quinto. 
Decimo sesto. 
Decimo settimo. 
Decimo ottavo. 
Decimo nono. 
Ventesimo. 

Ventesimo i.° 

Trentesimo. 

Quarantesimo. 

Cinquantesimo. 

Sessantesimo. 

Settantesimo. 

Ottantesimo. 

Novantesimo. 

Centesimo. 

Millesimo. 


Le forme dodicesimo , tredicesimo , quat- 
tordicesimo , quindicesimo , sedicesimo , 
non sono adoperate che nello stile fami- 
gliare j ma a partire da diciassette , può 
dirsi , anco fuor di questo stile , dicias- 
settesimo , o decimo settimo , diciottesimo 
o decimo ottavo , ec. 

I numeri cardinali naturati sono della 

io 


Digitized by Google 



146 

virtù eli determinare gl’individui, rispetto 
al numero e alla specie ; gli ordinali sou 
destinati ad accennar il ragguardamento 
della mente ravvisante gli oggetti di sua 
intesa relativamente all’ ordine onde suc- 
cedonsi. 

La parola cento è invariabile; e mille , 
qualunque fiata trattisi di più d’ un mi- 
gliaio , trasformasi in mila : 

Quattro mila trecento e due volumi 
Di sol. — r- D. 

L’aggettivo uno , può ravvisarsi in due 
diversi aspetti , cioè d’aggettivo numerico 
quando vuoisi esprimere il numero anzi 
che la specie , come : Aveva una figliuola 
bellissima ; — B. e di aggettivo specifico , 
quando disegnasi piuttosto la specie che 
il numero , come : 

Gli venne a memoria un ser Cepperello 

da Prato. — B. 

Uno , una , riguardato si come agget- 
tivo numerico , ha forma e significato del 
maggior numero uni , une : Gli uni te- 
menti Annibaie Cartaginese , gli altri , 
Filippo Macedonio. — Cr. 

L’aggettivo specifico uno , una puot’es- 


Digitìzed by Google 



* 4 ? 

§er sotlinteso innanzi al nome elio deter- 
mina , i. allorché questo nome disegna 
l* intera specie 5 La fronte in donna ha 
da essere spaziosa } Firenzuola — 2. quan- 
do questa dissi è favorevole all’eleganza: 
Giovane donna sótto verde lauro. — P. 

Allorché un aggettivo di numero carri i- 
nale determina un nome, questo può met- 
tersi avanti o dopo il nome medesimo : 
E quel che resse anni cinquanta sei. — P. 
Tennemi Amor anni venl'uno ardendo . — 
P. — Coi numeri 21 , 3 i , 4 1 » ec. > s0 
il nome precede il numero , quello deb- 
b’ essere al plurale , anni ventuno } se lo 
segue, il nome debb’ essere al singolare: 
Poi per la medesima via par discendere 
altre novant' una rota. — D. Convito. 

Dopo i nomi di sovrani , per disegnar 
colui che vuoisi nomare nella serie degli 
individui dello stesso nome, deesi far uso 
dei numeri ordinali , come : Federico se- 
condo 5 Carlo terzo , ec. 

Dicono gl’ Italiani : tutti due , tutti tre ; 
oppure tutti e due , tutti e tre , ec. } ed 
anche tutti a due , tutti a tre , ec. La pri- 
ma e la seconda di queste forme sono più 

★ 


Digitized by Google 



i48 

usitate : Era in pericolo di perdere tutti 
due i figliuoli. — Pecorone. — Là Ve 
già tutt' e cinque sedevamo. — D. — Non 
vi ha ella invitati lutti a due? — Firenz. 

Pare che colui che fa uso della secon- 
da maniera insista più sul numero degl’in- 
dividui che compongono la collezione, che 
sulla collezione stessa j ei vuol diFe : tutti, 
ed erano cinque , sei , sette , ec. La co- 
struzione piena della forma tutti a due , 
a tre , ec., è tutti , e il loro numero giu- 
gne a due , a tre , ec. 

L’articolo che accompagna il nome de- 
terminato dall’ aggettivo ambo, ambidue , 
ec. , e da ogni aggettivo numerale , vuoisi 
interporre tra l’aggettivo slesso e ’l nome; 
Roma 

Ti c/iier mercè da tutti sette i colli. P. 

Ambe le mani per dolor mi morsi. D. 

L’analisi delle espressioni a uno , a due , 
ec. vedrassi a suo luogo \ appari qui il di- 
scente che questa forma di enumerazione 
appartiene alla lingua italiana esclusiva- 
mente : 

Come le pecorelle escon dal chiuso 

A una t a due , a tre. D. 


Digitìzed by Google 



*4o 

e f come tu mi vedi , 

VuV io cascar li tre ad uno ad uno 
T/n'l quinto dì ed sesto. — D. 

Fa di mestieri in fine osservare per l’in- 
telligenza, degli antichi che da certi numeri 
formansi dei verbi nella maniera seguen- 
te : da uno , formasi adunare } da due , ad- 
duarsi j da tre , intreaisi } da cinque , in- 
cinquarsi } da /m/Ze , immillarsi. 


VI. 


Degli aggettivi Determinanti Possessivi. 

Chiamansi aggettivi determinanti posses- 
sivi quelli , il cui proprio valore si è d’ac- 
cennar il risguardamento della mente in- 
tesa ad un oggetto che vien determinato 
con una relazione di proprietà dai seguenti 
segni di cotal virtù potenziati : 

Singolare Maschile. Singolare Femminile. 


Mio. 

Mia. 

Tuo. 

Tua. 

Suo. 

Sua. 

Nostro. 

Nostra. 

Vostro. 

Vostra. 


Digitized by Google 



i5o 


Plurale Maschile. 

Plurale Femminile 

Miei. 

Mie. 

Tuoi. 

Tue. 

Suoi. 

Sue. " 

Nostri. 

Nostre. ' 

Vostri. 

V ostie. 1 (*) 


Percorriamo ora le regole di sintassi alle 
quali son queste parole sommesse. 

Nell’ ordine della costruzione diretta gli 
aggettivi possessivi collocansi dopo i nomi 
cui determinano col concorso dell’articolo: 

Morta e la donna tua ch'era si bella. D. 

Non vidcr gli occhi miei cosa mortale. 

Buonar. 

Nella costruzione inversa sia che 1’ ag- 
gettivo possessivo preceda il nome , sia 
che lo segua, la elissi dell’articolo non dee 
mai aver luogo ; 

Chi ni allontana il mio fedele amico ? P. 

Vinse paura la mia buona voglia. D. 

La elissi può sopprimer l’ articolo che 

(*) Si è sottratta la parola loro dalla serie di 
questi aggiunti, com,e appartenente ai pronomi. Desso 
è un pronome , e nulla più ; perchè quando si dice 
il padre loro , vi è ellissi della preposizione di, il 
padre di loro. 


Digitìzed by Google 



i5i 

col concorso del possessivo determina il 
nome , quando questo è un nome di pa- 
rentela o di dignità al minor numero, co- 
me padre , madre , figlio , ec. , maestà , 
eccellenza , signorìa , ee. : 

Mio figlio ov è ? e perchè non è teco? D. 

Loda a cielo la magnificenza di sua 

Maestà. — Caro. 

Quando evvi nelle frasi trasposizione di 
parole , 1* articolo è visibilmente sottinte- 
so , anco innanzi a nomi che non sono di 
parentela ; 

Ripiglierà sua carne e sua figura , — D. 
invece di la carne sua ; la figura sua. 

Mio ben non cape in intelletto umano. P. 
invece dell’ordine diretto il bene mio , ec. 

VII. 

Questo y Cotesto , Quello , ec. 

Gli aggettivi determinativi questo , cole- 
sto , quello , accennano che 1’ individuo 
per essi dimostrato può trovarsi in altret- 
tante situazioni di luogo diverse, relativa- 
mente a colui che parla ed a colui cui di- 


Digitized by Google 



102 ■ 
rigesi la parola disegnando il primo, que- 
sto , la cosa presente o vicina a chi patr- 
ia j il secondo , cotesto , 1’ oggetto eh’ è 
presso a cui altri parla } il terzo , quello , 
la cosa che non è nè appresso a chi parla 
nè a colui a cui altri volge il parlare. E- 
sempi : 

Appena in terra i begli occhi vicC io 

Che fur due soli in questa oscura vita. 

; Buonar. 

Partiti da cotesti che son morti. — D. 

Io non V intesi , nè quaggiù si canta , 

Llinno che quella gente allor cantaro , 

JYè la nota soffersi tutta quanta. — D. 

A determinar due epoche , 1* una pas- 
sata , l’altra futura, fassi pur uso degli 
aggettivi quello e questo: Era la più bella 
femmina che si vedesse in que ’ tempi nel 
mondo. — B. 

Pensa che questo dì mai non raggiorna. 

Dante. 

Le medesime parole disegnano ancora 
le cose di cui si è parlato, in questo stes- 
s’ ordine : questo , la più vicina $ quello , 
la più lontana : 

Amore e crudeltà tri han posto il campo , 


Digitized by Google 



i53 

Questa m > ancide , e quel mi tiene in 

vita. — Buon. 

La parola sta , accorciata di està > o 
dell’antica ista , non è più in uso che nelle 
forinole avverbiali stamane o stamattina , 
stasera , stanotte. 1 nostri antichi dissero 
istamane ed istanotte. Tacesi leggiadra- 
mente il nome a cui gli aggettivi questo 
o questa , quello o quella , s’appoggiano, 
nelle formole in questo , in quella , ec. , 
il cui pieno sarebbe, in questo tempo , in 
quella ora , ec. 

Vili. 

\ 

Che , Quale , ec. 

.. . 

L’ aggettivo congiuntivo che è invaria- 
bile ; esso è comune ad amendue i generi 
e ad amendue i numeri, e, come scor- 
gesi dai seguenti esempi, accenna il sog- 
getto o 1’ oggetto della proposizione , sia 
per gli esseri animati, sia per gl’inanimati : 

Voglia sfrenata è’I senso , e non amore , 

Che V alma uccide. — Buonar. 

V ’ sono i versi , u son giunte le rime , 


Digitized by Google 



154 

Che gentil core udla pensoso e lieto ? P. 

O voi che sospirate a miglior notti. P. 

Cui , è parimente invariabile e serve ad 
ambi i generi e numeri , potendo esser 
impiegato in tutti i rapporti possibili, tran- 
ne per disegnar il soggetto. Questa forma 
pare più propria a determinar gli esseri 
ragionevoli, ma impiegasi pure per le cose: 

Questi V orme di cui pestar mi vedi. D. 

L’ aggettivo quale , in virtù della sua 
terminazione in e , conviene egualmente 
ad ambi i sessi e determina tutti gli es- 
seri , potendo esser impiegato per ogni rap- 
porto : 

Contro la qual non vai forza nè in- 
gegno. — P. 

Qual vaghezza di lauro ? Qual di 

mirto ? — P. 

Nelle frasi interrogative si fa uso di chi 
per disegnar le persone } di che per le co- 
se , e di quale per le qualità delle une e 
delle altre : 

Chi mi difenderà dal tuo bel volto ? Buo. 

... E disser : Tu guardi si , Padre , 

che hai ? — D* 

Quale può parimente esser impiegato 


Digitized by Google 



1 55 

nelle enumerazioni , alla stessa guisa di 
chi : 

, Qual fior cadea sul lembo , 

Qual su le trecce bionde . . . 

Qual si posava in terra , e qual su 

V onde y 

Qual , con un vago errore 
Girando , parea dir : qui regna a- 

more. — P. 

Chi , in questo esempio : Beato è chi 
non nasce j — P. $ significa quella perso- 
na la quale. In quest’ altro esempio rap- 
portato dalla crusca : i tavarnieri e chi 
questo sostengono , significa quelle perso- 
ne le quali. Ma quando questa parola è 
impiegata nelle enumerazioni , non può di- 
segnare che un solo individuo dell’ uno o 
dell’ altro sesso : 

Chi ribalte da proda e chi da poppa. D. 

Quando dicesi chi canta e chi balla , 
1’ analisi c’ insegna che una tal frase è sin- 
copata e che per la sua pienezza fa di me- 
stieri dire uno individuo è il quale can- 
ta , e un individuo è il quale balla. 

Le espressioni quello che o quel che 9 
e ciò che , significano la cosa che : 


Digitized by Google 



i56 


Quello che la speranza ti promette. D. 

Percompassiondiquel ch’i vidi poi. P. 

Siete voi accorti 

Che quel di retro muove ciò eh * e * 

tocca ? — D. 

Il che , o per una doppia elissi , che , 
significa la qual cosa : L'un fratello l'al- 
tro abbandonava , e ( che maggior cosa è ) 
i padri e le madri i lor figliuoli. — B. 

L’ espressione qual che è compendiata 
di individuo tale quale è quello che\ 

Qual che per violenza in altrui noe - 

eia. — D. 

L’ aggettivo che puote adoperarsi in tutti 
i rapporti , per soggetto e per oggetto e- 
ziandio : 

Tutte le cose di che 'l mondo è a - 

domo. — P. 

Se questa ( lingua ) con eli io parlo 

non si secca. — D* 

Mi ritrovai per una selva oscura 

( In ) che la diritta via era smarrita. D. 

Che può pure esprimer rapporto a per- 
sone 5 ma dai buoni scrittori usasi assai 
di raro : 

Ed io son un di quei ( a ) chc l pian- 
ger giova. — D. 


Digitized by Google 



i5 7 

Le preposizioni di e a posson ometter- 
si innanzi a cui : 

Il buon uomo in casa cui morto era. B. 

Voi cui fortuna ha posto in mano il 

freno . 

Delle belle contrade. — P. 

In questi esempi v . Colui lo cui saver 
tutto trascende ; — D. — Il cui pensie- 
ro } — B. — evvi ellissi e trasposizioue, 
essendo l’ordine diretto lo saver di cui , 
il pensiero di cui. Adunque le parole on- 
de queste forme sou composte possonsi or- 
dinare in tre modi differenti ; di cui il 
pensiero j il cui pensiero \ il pensiero di 
cui ma il di cui pensiero è maniera vi- 
ziosa. 

La forma che può rappresentar egual- 
mente il soggetto e l’oggetto , e cui , l’og- 
getto solamente , soprattutto quando evvi 
anfibologia , in modo che non possa di- 
stinguersi se , usando il congiuntivo che , 
questo si rapporti al precedente od al se- 
gu ente nome. Ecco esempi dell’ una e dell’ 
altra maniera : 

Quella donna gentil cui piange A - 

more . — D. 


Digitized by Google 



i58 


Forse cui Guido vostro ebbe a disde- 
gno. — D. 

Un cavalier eh’ Italia tutta onora. P. 

È da osservarsi infine che quale va dis- 
giunto dall’ articolo i . , nelle interrogazio- 
ni ; quali novelle mi recate voi ? 2 . nelle 
proposizioni dubitative : non so qual sia j 
3. quando è in correlazione di tale : 
Qual i fioretti dal notturno gielo 
Chinati e chiusi , poi che'l sol gl'im- 
. bianca , 

Si drizzan tutti aperti in loro stelo , 
Tal . . . D. 


Digitized by Google 



CAPITOLO IX. 


»5 9 


Delle preposizioni. 


Afferma il maestro di coloro che sanno, 
niuna cosa potersi sapere se prima i primi 
princìpi , i primi elementi , e le prime ca- 
gioni di lei non si sanno. Con questo pro- 
cedere che tanto assottiglia la mente , ver- 
rà a comprendersi nell’analisi che fare- 
mo di questi segni detti volgarmente pre- 
posizioni ^ primamente qual sia l’ uficio 
vero e’1 loro uso nella nostra lingua j se- 
condamente , che ognun di essi , in ogni 
formola e guisa del dire , si appresenta o- 
gnora in un aspetto medesimo , cioè col- 
l’ impressa qualità del primiero suo essere, 
per quanto ad essa diverso , e spesso an- 
che contrario , per lo material costrutto 
apparir possa } terziamente , che niun di 
questi segni può -mai in luogo d’un altro 
sostituirsi , nè dimostrare altro ragguarda- 


Digitized by Google 



i6o 

mento della mente , che quello al quale 
fu da prima ordinato $ infine , che quan- 
tunque volte due popoli accennan le stesse 
relazioni con segni diversi, ciò nasce, non 
da capriccio , non da cieca usanza , lin- 
guaggio ordinario de’ grammatici non filo- 
sofi , ma sì da natura e ragione : giacché 
se ciascun popolo della terra ravvisato a- 
vesse d’ un modo 1’ oggetto della sua in- 
tesa, accennato avrebber tutti con un segno 
unico e solo le relazioni medesime , men- 
tre avviene il contrario , e ciò per l’atto 
disforme della mente che , per via diver- 
sa , giugne sovente ad un fine medesimo. 

Seguendo adunque , o giovanetti , me- 
todicamente e gradualmente la generazione 
dei segni delle nostre idee, eccoci giunti 
ad un elemento del discorso altamente no- 
tabile. Esso ha due importantissime pro- 
prietà j l’ una d’ incorporarsi in un gran 
novero di voci e , per tal congiungimen- 
to , diventar parte integrante e necessaria 
alla formazione e al significato delle voci 
medesime $ come , per esempio , nelle se- 
guenti , congiungere , soprapporre , impor- 
re , deporre , apporre , ec. j l’altra qualità 


Digitized by Google 



è 

1 6 r 

si è quella di collegar coi segni delle idee 
relative quelli coi quali essi sono in relazio- 
ne diretta. Questo elemento è dunque se 
non assolutamente necessario, almeno mol- 
to essenziale. 

Sonvi delle lingue , come la basca e la 
peruviana che non han preposizioni } pe- 
rocché dinotano per mezzo del cangiamento 
delle sillabe desinenziali tutti i rapporti 
che noi invece esprimiamo per mezzo di 
quei segni } ma molte lingue , come la no- 
stra, non han casi, e quelle che ne han- 
no , ne contengono sì picciol numero che 
non sono sufficienti ad esprimere i diversi 
rapporti eh’ una idea aver può con un’al- 
tra } quindi il bisogno delle preposizioni. 
Ma queste , sebbene in grandissimo nume- 
ro , non possono in veruna lingua espri- 
mere i diversi rapporti tra i nomi ; eppe- 
rò ciascuna di esse , per derivazioni e pel- 
metafore , ha ricevuto una moltitudine di 
sensi differenti , quantunque analogici. Ev- 
vi più } se noi rimontiamo allo stato pri- 
mitivo di tutte le lingue , non troveremo, 
nella lor origine , che alcuni gridi più o 
inen articolali , come di sopra si è per noi 

1 1 


Digitized by Google 



162 

dimostrato , alcune parole , la più parte 
monosillabe, formate il più sovente per ono- 
matopeia e facendo l’ uffizio di nomi. Tutte 
queste sillabe che sono state successiva- 
mente sopraggiunte ai segni originari , che 
formano tutti i derivati di quei primi ra- 
dicali e per mezzo dei quali gli uni e gli 
altri son divenuti , secondo il bisogno , 
verbi , aggettivi , avveri j , ec. , tutte que- 
ste sillabe , dico , non son esse ad evi- 
denza vere preposizioni ? disegnazione sem- 
pre insignificante e sovente falsa , per la 
proprietà , sì capitale , che hanno d’incor- 
porarsi con la parola che modificano e di 
formar tutti i composti e derivati dei ra- 
dicali primitivi d’ogni lingua, e che però 
appellar dovrebbersi composizioni anzi che 
preposizioni. 

Quantunque non si possa sempre trovare 
1’ etimologìa di questi segni } è certo non- 
dimeno eh’ essi derivan lutti da nomi o da 
aggettivi e ne derivan ordinariamente per 
abbreviazione, giacché è nella natura del- 
l’uomo impaziente d’ esprimer le sue idee , 
di compendiare al più possibile il discorso 
ed in ispezie le parole di cui più frequen- 


Digitized by Google 



163 

te è T uso. Essi son dunque nomi od ag- 
gettivi originari , impiegati prepositivamen- 
te , e scemi delle lor primitive sillabe de- 
sinenziali , e però indeclinabili in tutte le 
lingue : e qui comincia la classe delle pa- 
role invariabili. Ciò basti della lor origine 
e trapassiamo a mostrar di ciascuno di 
questi elementi l 5 ufficio e 1’ uso. 

Della Preposizione di. 

L’ operazione propria di questo segno 
si è manifestar conceputa idea di qualità , 
cioè il rapporto di due nomi di cui l’uno 
qualifica 1’ altro : 

Come raggio di sol traluce in vetro. P. 

Parole di dolore. D. 

Ma , come sovente accade che l’uno dei 
due nomi è sottinteso , io vi additerò , o 
giovanetti, il mezzo, di ristabilire questa 
elissi. 

1. II Dante disse: per esser fi' ( ) 

di Pietro $ dunque , allorché Dino Com- 
pagni disse : messer Palmieri di messer 
Ugo , ei sottintese il nome figlio. 

2 . Boccaccio disse : gli mise innanzi 


Digitized by Google 



164 

certi ceppi 5 ma egli pur disse : messivi 
su di valenti uomini , sottintendendo la 
parte dell’ oggetto qualificato da di valenti 
uomini , che puot’ esser un buon numero. 

3. Il medesimo scrittore disse : a' ca- 
valli e all’ armi usatasi j dunque , quando 
scrisse : di tali sen'igi non usata , sottin- 
tese P espressione all' esercizio. 

4- Dante dice: vicino ai monti } adun- 
que nella frase : vicina di Napoli , Boc- 
caccio sottintende alla città. 

5. Petrarca scrive : presso al giorno } e 
la Crusca cita la frase , presso alla città 
di Parigi , dunque in questa locuzione di 
Dante , presso del mattino , il poeta sot- 
tintende all'ora o al tempo } e quando si 
dice presso di Parigi , si sottinteudon le 
parole alla città. 

6. II Dante disse : pàrliti da cotesti che 
son morii \ dunque, allorché disse: di Fi- 
renze partir ti conviene , ei sottintende 9 
dalla città. 

7 . Bembo , dietro l’ordine della costru- 
zione diretta , disse : comlatteronsi più di 
sei ore con incredibile gagliardìa } ma nel- 
l’ esempio che cita la Crusca , di grandis- 


Digitized by Google 



i65 

sima forza combatteo , piacque all’ autore 
di sottintendere con impeto . 

8. Il Dante scrisse : accese in fuoco d'i- 
ra ^ dunque, quando Boccaccio disse: ac- 
ceso della sua bellezza , sottin tendesi nel 
desiderio. 


9. Passavanti dice : tutto quello in che 
avrà offeso Iddio } così Boccaccio , dicen- 
do di che ? offesi ? sottintende evidente- 
m ente per elissi in fatto o in materia. 

10. Si è dimostrato con l’autorità, sì 
bene con la ragione , che il secondo ter- 


mine del paragone è preceduto in italiano 
dalla preposizione di , in virtù dell’espres- 
sione a comparazione. È dunque evidente 


che in questo esempio , tratto dal Con- 


vito di Dante : ciascuno è certo che la 


natura umana è perfettissima di tulle le 
altre nature di quaggiù , fu pensier del- 
1’ autore sottintendere 1’ espressione a com- 


parazione. 

1 1 . Petrarca , seguendo 1 ’ ordine della 
costruzione diretta , dice : ogni impresa 
crudel par che si tratti j così, il Dante, 
quando dice : ma per trattar del ben eli 1 
vi trovai , sottintende la parte dell’oggetto 


Digitized by Google 



iG 6 

qualificato da del ben , ec. Questa parte 
esser può gli effetti. 

12. Petrarca disse : che meritò la sua 
invitta onestate , 1 dunque, allorché il Dante 
scrisse : s’ io meritai di voi , sottintende 
la grazia o il favore. 

1 3 . Il Dante disse: aver diletto ; dun- 
que , nella frase del Boccaccio : io ho di 
belli gioielli , ha sottinteso 1 ’ espressione 
certo numero o certa quantità , di cui di 
belli gioielli è il qualitìcativo. 

14. La Crusca cita questo esempio: du- 
rò di cosi fare ogni notte per ispazio di 
uno mese } dunque, nell’esempio seguente 
eh’ essa rapporta , durando questo modo 
di parlare bene di due miglia , si sottin- 
tende per ispazio o per lo spazio , espres- 
sione qualificata da di due miglia. 

1 5 . Si legge nel Pecorone : ti comando 
che tu lo lasci venire in camera per di 
e per notte ad ogni sua posta 5 egli è dun- 
que aperto che quando Boccaccio disse : 
non tornerà di questi sei mesi , ei soppri- 
me per elissi 1’ espressione per lo tempo. 

16. Dante disse: quando ne liberò con 
la sua vena } dunque , l’esempio seguente, 


Digitized by Google 



167 

citato dalla Crusca : e di quelli danari 
liberò il marito e i figliuoli 5 1* elissi sot- 
tintende col mezzo o con la somma. 

17. La ragione, in un con la grammati- 
ca, ci obbliga a dire pigliare una cosa * è 
dunque evidente che F irenzuola , dicendo 
anche delle golpi si piglia , sottintende 
la parte dell’ oggetto qualificato da delle 
golpi la quale è alcuna , cioè alcuna golpe. 

18. Si legge nella Crusca ed in parec- 
chi dei nostri classici scrittori: riconoscere 
alcuno per suo liberatore } dunque , nel- 
1 ’ esempio seguente , citato dalla Crusca : 
creandoli conti paladini , e per di sua 
famiglia , si sottintende il complimento 
della preposizione per, eh’ è il nome mem- 
bri, qualificato da di sua famiglia. 

19. Il Dante disse: Ciano che quella 
gente allor cantaro j dunque, allorché dis- 
se : e canterò di quel secondo regno , sot- 
tintende l’oggetto qualificato dalla prepo- 
sizione di , e ’l suo compimento le pene 
e lo stato. 

20. Dietro l’autorità di tutti i nostri 
classici , si dice essere in tale luogo } dun- 
que in questa frase del Dante : mentre eh 


Digitized by Google 



i68 

io fui di la , le parole nel mondo , qua- 
lificate da di là, sono sottintese: nel mon- 
do di là. 

21. Boccaccio disse: con li quali , ra- 
gionando , incautamente s' accompagno j 
dunque, nell’esempio che cita la Crusca: 
accompagnossi di buona compagnia , si 
sottintendono le parole con gente. 

22. Avendo detto il Boccaccio : egli si 
è innamorato a una donna , è chiaro che 
quando dicesi : innamorarsi di una don- 
na , evvi elissi d’ un nome , complimento 
della preposizione a j e che per seguenza, 
le parole sottintese possono essere alle bel- 
lezze : innamorarsi alle bellezze d y una 
donna. 

Della Preposizione a. 

Naturata è questa preposizione delia pro- 
prietà d’accennare un rapporto di attribu- 
zione o di tendenza. Ma , assai sovente , 
raggiunto che , esplicitamente od implici- 
tamente , esprime questo rapporto , è sot- 
tinteso } .l’analisi additerà il mezzo di rein- 
tegrare l’ellissi nelle più difficili frasi ita- 
liane in cui aver può luogo siffatta sop- 
pressione. 


Digitized by Google 



169 

1. Boccaccio disse: in sul primo son- 
no ; dunque , allorché scrisse : al primo 
sonno , impiega una forma elittica di cui 
la costruzione piena debb’ essere : in tempo 
vicino al primo sonno. 

2 . Avendo il medesimo scrittore detto: 
volse i passi verso la casa j è evidente 
che in quest’esempio dello stesso autore, 
se ne fuggirono a Rodi , deesi sottinten- 
dere volgendo i passi verso a Rodi. 

3. Petrarca disse ; devoto aprimi rami 5 
dunque, nell’esempio seguente citato dal- 
la Crusca , a qual donna sei tu? debbesi 
sottintendere la parola devoto , esprimente 
il rapporto disegnato dalla preposizione a. 

4- Si legge in Boccaccio : sottoporla a 
lei j dunque , nella frase impiegata dai 
nostri classici , stare a padrone , si sot- 
tintende sottoposto : sottoposto a padrone . 

5. L’ uso , approvato dalla ragione , ci 
fa dire : che novelle avete nella città ? 
dunque , in questo esempio citato dalla 
Crusca : che novelle avete a città ? vi è 
elissi e la costruzione piena debb’ essere : 
che novelle avete nel giro attenente alla 
città ? 


Digitized by Google 



170 

6. La Crusca cita questo esempio : eles- 
sela in cosi grande stato \ il che ci mo- 
stra che la frase ch’ella adduce , eleggere 
uno a re , è eiittica, e che la costruzione 
piena è : in grado appartenente a re. 

7. Boccaccio dice: stringendosi al petto 
il morto cuore } ciò ci porge il mezzo di 
supplire all’ elissi della frase del Dante , 
Jerniò le piante a terra , supplendo stret- 
te : strette a terra. 

8. Boccaccio disse : solamente che uo- 
mini fossero conformi a' lor costumi } dun- 
que l’espressione del Petrarca è a grado , 
è sincopata di in modo conforme a grado. 

9. Si legge nel Boccaccio : ivi forse a 
tre miglia. La parola ivi disegna il punto 
della partenza j per pervenire al termine 
opposto bisogna dunque dire da ivi , cioè : 
movendo da ivi. Non può giugnersi alla 
meta senza percorrere lo spazio interme- 
dio } così reintegrar deesi 1’ elissi , dicen- 
do : movendo da ivi , e andando per uno 
spazio forse eguale a tre miglia. 

10. La Crusca cita l’espressione a due 
mesi , e con ciò ci autorizza a dire a due 
ore , a tre anni , ec. Puossi reintegrar l’e- 


Digitized by Google 



* 7 * 

lissi , riflettendo che il tempo non può 
pervenire al termin disegnato senza per- 
correre lo spazio che si frappone } lo che 
ci fa vedere che queste espressioni sono 
un’abbreviazione di: il tempo avendo scorso 
per ispazio eguale a due anni , a due ore , 
a tre anni , ec. 

1 1 . Questo esempio di Petrarca : i ho 
pregato Amore... che mi scusi appo voi , 
c’insegna a supplire all’ elissi nella frase 
del Boccaccio: alle belle donne si scusò j 
cioè , appo alle belle donne. 

1 2. Allorché il Boccaccio disse : gli fece 
pigliare a tre suoi famigliari , non è egli 
manifesto che mette la preposizione a da- 
vanti alle parole tre famigliaci, per dise- 
gnare questi individui come il termine al 
quale i suoi ordini son diretti , e che per 
conseguente , la sua espressione è sinco- 
pata di gli fece pigliare , comandando a 
tre suoi famigliari che gli pigliassero ? 

1 3 . Il Dante disse: volti a levante \ dun- 
que , in questa frase che cita la Crusca : 
V animo suo era tutto a ’ poveri , si può 
sottintendere volto : volto a ? poveri. 

14. Nell’ esempio seguente citato dalla 


Digitized by Google 



I72 

Crusca : noi abbiamo casa d'avanzo , alla 
famiglia che siamo , colui che parla dice 
dietro la comparazione che ha fatta tr,a la 
capacità della casa e ’l numero degl’ indi- 
vidui che compongon la sua famiglia. È 
dunque evidente di esservi elissi di com- 
parando la casa nostra : comparando la 
casa nostra alla famiglia , ec. : giacché 
il Dante disse : comparala al sonar di 
quella lira. 

15. Questo esempio della Crusca: esporsi 
a manifesto pericolo c’ insegna che nel se- 
guente ch’ella adduce: andrete sino a Pisa 
a questo caldo ? dobbiamo sottintendere 
esposto : voi essendo esposto a questo caldo. 

16. Per reintegrare Pelissi nella frase se- 
guente , citata dalla Crusca : fare all’amo- 
re , deesi ragionar così : fare è verbo d’a- 
zione , esso dee dunque aver un oggetto 
che puote esser atti. La preposizione a ci 
mostra che queste azioni tendono al ter- 
min disegnato dalla stessa preposizione } 
dunque la costruzione piena debb* essere ; 
fare atti inducenti alV amore. 

17. Le formule classiche fare in sorte } 
fare in modo } fare in guisa , e simili , 


Digitized by Google 



, 7 3 

c’ insegnano qual debb’ essere la costru- 
zione piena di questa locuzione citata dal- 
la Crusca : fare a lascia podere. Dite 
dunque ; fare le cose in modo simile a 
colui che lascia il podere. 

Delle P reposizioni in e ne. 

V vidi duo ghiacciati in una buca. D. 

Queste preposizioni , di cui la seconda 
puot’esser uu’alterazione di en , impiegata 
dai nostri antichi e derivata dal celtico 
come le due precedenti di e a , poten- 
ziate sono della virtù d’ accennar un’ idea 
di stato in luogo dal nome che n’ è il se- 
gno , determinato. 

Ma come spesso avviene d’esser l’agget- 
tivo ch’esprime un tal rapporto , sottinte- 
so , e talvolta la stessa preposizione anco- 
ra , si esporranno per noi gli esempli più 
difficili in cui Questa elissi ha luogo , e 
s’ indicheranno i mezzi di rimenar le frasi 
alla costruzione dell’ordine diretto. 

i. La Crusca cita questa locuzione, an- 
dare in punta di piedi j il che ci ammaa- 


Digitized by Google 



j 74 

stra che in quest’altro esempio : tornando 
a casa in propri piedi , si sottintende egli 
andante : egli andante in propri piedi. 

2. Per l’espressione che adduce la Cru- - 
sca : porre in . . . si apprende che nella 
frase da lei citata , colle mani in croce , 

si sottintende poste : poste in croce. 

3. La Crusca cita questo esempio : una 
donna il domandò in compra , di cui la 
costruzione piena è : il dimandò per modo 
consistente in compra. 

4- In questa frase che cita la Crusca : 
in queste parole Panuzzo tornò a casa , 
si dee sottintendere il discorso stando : il 
discorso stando in queste parole. 

5. Petrarca disse : credendo esser in del } 
dunque, in questo esempio che cita la Cru- 
sca , chi dice eh' egli v' andò in cinque 
anni , è soppresso essendo : essendo in 
cinque anni. 

6. In questo esempio che adduce la 
Crusca , l'eròe sono buone da mangiare } 
ma non perchè sieno colte il tal dì , la 
preposizione in o ne è sottintesa : il tal 
dì , cioè , in il o nel tal dì. 

7. La Crusca cita questi esempi : ac- 


Digitized by Google 



17 $ 

ciocche voi siate in della corte dello im- 
peradore \ coloro che sono in dell’ amor di 
Dio. Welle forme in del , in dello , esi- 
mili , che i moderni hanno affatto abban- 
donate, la parte del reggimento della prepo- 
sizione in qualificata dalle espressioni del- 
la corte , ec. , e dell’ amor v ec. , è sottin- 
tesa. Dunque , in della corte , è un’ ab- 
breviazione di in compagnia della corte j 
e in dell’ amor di Dio è sincopata di in 
fuoco dell ’ amor di Dio. 

Della Preposizione da. 

Ogni cosa da voi ni è dolce onore. P. 
Deh , dimmi , Amor , se muove 
. Da te , che donna a fedel servo sia 
Nemica. Franco Sacchetti , citato dalla 
Crusca. 

Amor , la vaga luce 

Che muove d(ì begli occhi di costei , 

Servo ni 1 ha fatto. B. Cauz. V. 

La qual via muove dal castello diPralo... 

e viene insino alla porta. Crusca. 
Più che tu non speri , 

S’appressa un sasso che dalla gran cerchia 
Si muove. D. 


Digitized by Google 



mG 

* 

Così dall imo della cerchia scogli 

Movcn. D. 

Movendo la radice di questa distinzione 
dalla natura. Crusca. 

La preposizione da , pur trasferita nel 
nostro idioma dalla lingua celtica , è de- 
stinata ad indicar un rapporto di partenza 
o d’allontanamento. Gli esempli di sopra 
citati ne sono una prova incontestabile. 

Ma potendo , come il più sovente ac- 
cade , esser sottinteso l’aggettivo che espri- 
me sì fatto rapporto , esporransi da noi 
alcuni esempli in cui questa dissi ha luo- 
go , per insegnare agli studiosi a ravvisa- 
re , in ogni caso possibile , il principio 
unico che abbiamo stabilito e nel mede- 
simo tempo i mezzi di ristabilire l’ dissi. 

1. Il Dante disse, parlando di Enea , 
che venne da Troja \ la ragione , di ac- 
cordo con gli esempli , ci dimostra che 
questa frase è un’ abbreviazione di : che , 
movendosi da Troja , venne in Italia. 

2. Boccaccio disse : chi da voi non de- 
sidera (Tesser amato : or , leggendosi nei 
nostri classici amar d’ amore , amar per 
amore , ec., è evidente che la costruzione 
piena dell’ esempio di sopra debb’ essere : 


Digitized by Google 



1 7 7 

chi non desidera la fortuna di esser ama- 
to con amore moventesi da voi. 

Analizzate del paro le frasi classiche : 
amar da padre , cioè ; con amore moven- 
tesi da padre $ amar da figliuolo , cioè ; 
con amore , ec. 

Pei seguenti esempi, ci limiteremo a ri- 
stabilire tra parentesi la parola esprimente 
T idea di allontanamento disegnata dalla 
preposizione da. 

3. Che mi disvia ( movendomi ) da tutti 
gli altri. P. 

4- ( Movendomi ) dalla mia giovanez- 
za . 13 . 

5. Questo è segno ( moventesi ) da Dio. 
Crusca. 

6 . Ristrette ( con forza moventesi') dei vo- 
leri ... de padri. B. 

7 . ( Con volontà mossa ) da me non 
venni. D. 

8 . Andatevene ( nel luogo moventesi ) 
da lui. B. 

9 . In una valle ombrosa ( per V ombra 
moventesi ) da molti arbori. B. 

10. Essendo in età da ( cui muovesi 
il tor ) marito. B. 

12 


Digitized by Google 



178 

1 1 . Non le rispondo ( cose moventi si ) 
da medico , ma bensì ( cose moventi si ) 
da buon amico. Redi. 

12. Essa incontrogli ( sino al luogo } 
da ( cui muovono } tre gradi discese. B. 

1 3 . Sono passato ( perii luogo movente } 
da casa vostra. Crusca. 

14. Fatevi ( narratore movendovi } da 
( il } capo. Crusca. 

1 5 . La forza di essi dipende ( nella 
forza movente } dalla potenza romana. 
Davanzati. 

16. Era biasimato ( con biasimo mo- 
vente ) da tutti. Crusca. 

1 7 . Serrerai bene V uscio da ( cui muove 
la } via. B. 

18. Aveva una casa (nel luogo movente ) 
dalle fornaci. Crusca. 

19. Io sono (operante per impulso mo- 
vente} dalla sua (parte}. Crusca. 

20. La torre è forte ( per forza mo- 
vente } da sè. Crusca. 

21. Divino sguardo da ( cui muove il} 
far Vuomo felice. 

Una chiara pruova della giustezza e della 
precisione di sì fatta analisi si contiene nel 
terzo dei seguenti versi del Petrarca : 


Digitized by Google 



I 79 

Pace tranquilla senz alcuno affanno, 
Simile a quella che nel cielo eterna , 
Move dal loro innamorato riso. 

Della preposizione per. 

Questa preposizione che il latino e l’ita- 
liano idioma han tolto dal greco poros , 
che ha generato egualmente la preposizione 
par francese, e la spagnuola por , rappre- 
senta un’ idea generale di traversamento 
dall’uno all’altro estremo d’un qualsivoglia 
spazio. Naturata di questa proprietà ella 
fu destinata sin dalla sua nascita ad esser 
nota del movimento che fassi , passando 
per alcun luogo mezzano tra ’l principio 
e’1 Pine} e di questa regola sien gli esempli: 
Elio passò per l’isola di Lenno. D. 

Per quella contrada molto spesso passava . B . 

Ma sovente accadendo che il rapporto 
del luogo per cui si passa , espresso sem- 
pre dall’aggettivo passante , e dalla prepo- 
sizione stessa , sono , l’uno o l’altra , o en- 
trambi sottintesi, metteremo sotto gli oc- 
chi degli apparanti una serie di esempi in 

cui evvi siffatta elissi , con le parole re- 

★ 


Digitized by Google 



i 8 o 

stituite tra parentesi , perchè imparino gli 
allievi a ristabilire da sè stessi cotali difetti. 

i. (passando) Ferme si va nella città 

dolente , 

Per me si va nell’eterno dolore , 

Per me si va tra la perduta gente. D. 

i. j E venni qui ( passando ) per V in- 
fernale ambascia. D. 

3. Baverina sta come stata ( il tempo del 
suo esser tale passando per ) moli anni. D. 

4* Sapere una cosa (la scienza di quella 
passando ) per prova. Crusca. 

5. Tutte le torri di Firenze... alte (la 
loro altezza passando per ) cento venti 
braccia l’una. Crusca. 

Dietro questo principio incontestabile dis- 
se il Dante: per quanto ir posso } il Boc- 
caccio : lunga per lo terzo j la Crusca ; 
per una gittata di pietra. 

6 . Quelle vivande diligentemente appa- 
recchieranno ? che ( il comandamento pas- 
sando ) per Paraneno saranno loro ordi- 
nate. B. 

7 . Quel sasso non si potrebbe muovere 
( con forza passante ) per cinquanta paia 
di buoi. Crusca. 


Digitized by Google 



i8i 

8. Ella non. ci può , (V effetto passando') 
per potere che abbia , nuocere. B. 

g. Quivi soavemente spose il carco soave 
( passando ) per lo scoglio. D. 

i o. Io sono ( Tesser mio passando ) per 
non esser pih. B. 

1 1 . Questa donna è sufficientemente bel- 
la ( il suo esser bella passando ) per (esser) 
moglie. Crusca. 

12. Credono in Dio ( il loro credere 
passando ) per parole. Crusca. 

1 3 . Mandare ( alcuno , il motivo di 
ciò passando ) per ( chiamare ) uno. Cr. 

14. Io ti giuro ( con giuramento pas- 
sante ) per quello indissolubile amore che 

10 ti porto. B. 

1 5 . Sono nominati ( la lor nominanza 
passando ) per ( essere nel numero ì dei 
primi. Crusca. 

16. Ci conviene (l'acquisto passando) 
per molle tabulazioni sostenere, acquistare 

11 reame di Dio. Crusca. 

17. Il principio da cui nasce una qual- 
sivoglia disposizion d’animo , ha una certa 
colleganza e consorterìa con la causa , onde 
un effetto deriva } e però col principio unico 


Digitized by Google 



i8a 

da noi stabilito , supplir si puote all’elissi 
che evvi ne’ seguenti esempi ed in quanti 
altri mai addur si potrebbero : 

Femmina è cosa mobil per natura. P. 

E trarrotti di qui per luogo eterno. D. 

Piaga , per allentar d'arco , non sana. P. 

Spero per lei gran tempo 

Viver, quandi altri mi terrà per morto. P. 

Per te poeta fui , per te cristiano. D. 

Della preposizione con; 

Questa preposizione è naturata della 
virtù d’indicar un rapporto di compagnia , 
ordinariamente espresso dal modificativo 
giunto o, congiunto , per dar più forza 
all’ idea che vuoisi esprimere: 

È giunta la spada col pastorale. — D. 

Con quello giugnendosi. — B. 

Con amor congiunto. — P. 

La mia anima si congiugnerà 
con la tua. — B. 

Questo aggiunto ch’esprime il rapporto, 
esser può sottinteso , in virtù dell’origine; 
di questa stessa preposizione , derivata dal 
celtico con, significante unione 9 congiuri- 


Digitized by Google 



i83 

pimento : Ragionando ( egli essendo giunto ) 
con meco , ed io ( essendo giunto ) con 
lui — P. 

Pongasi attenta mente alle seguenti frasi 
nelle quali abbiano ristabilito tra parentesi 
le parole dalla elissi taciute. 

1. Sentì parlare molte persone , le quali , 
come egli avvisava , quello andavano a 

fare che esso ( essendo giunto ) co' suoi 
compagni avea già fatto. B. 

2 . Essendosi Dioneo , ( giunto') con gli 
altri giovani messo a giocare. B. 

3. La reina ( essendo giunta ) con le 
altre donne ( giunte ) insieme co' giovani^ 
( tutti ) a carolar cominciarono. B. 

4- Venendo ( giunto ) teco. D. 

Delle preposizioni fra o infra , 
tra o intra. 

La preposizione tra , di cui fra non è 
eh’ una variazione, deriva dal celtico tra . 
I latini avean attinta alla medesima sor- 
gente la stessa preposizione ira che non 
è più nsitata se non nei verbi trajicio , 
traluceo 5 ec. Era e tra diseguan un’idea 


Digitized by Google 



1 84 

di posizione trasversale ; le composte infra 
( ln j ra ) e intra ( in tra ), accennano una 
idea di più , quella d’ interiorità. 

Non son mica queste parole che espri- 
mon da sè sole una tal idea , ma bensì 
con l’ aiuto d’ un aggiunto generalmente 
sottinteso , come fassi aperto dai seguenti 
esempi , e dai verbi Jraporre e traporre. 
Così si sporranno da noi alcuni esempi 
con questa parola ristabilita tra parentesi, 
perchè gli apparanti ravvisino in ogni caso 
possibile questo principio unico. 

1. Un dì ad andare ( per lo luogo 
stante') fra V isola si mise. — B. 

2 . Una sera ( stante ) fra V altre. — B. 

3. {In consiglio formato) fra sè deli - 
berarono. — B. 

4- ( Nel tempo corrente) fra qui e otto 
dì. — B. 

5. ( In istato stante ) fra paura e spe- 
me. — P. 

6. ( Nel luogo posto ) fra via. — P. 

7* Si che venne ad imperare ( in tutto 

il tempo stante ) fra ( lo essere ) solo , e 
( lo essere ) accompagnato , ( per ) anni 
cinquanta sei. — Crusca. 


Digitized by Google 



i 85 

8. Quando ( il tempo ) fu un pezzo 
( stante ) fra notte. — Crusca. 

9. ( Pinto da affetto stante ) fra ( e 
passante ) per paura e ( stante fra e pas- 
sante ) per vergogna ^ fuggiva. — Crusca. 

10. Già terra in ( luogo posto') fra te 
pietre. — P. 

11. (Nel tempo posto) in ( tempo cor- 
rente ) fra pochi giorni. — B. 

12. Io era (nel luogo stante) tra color 
che son sospesi. — D. . 

1 3 . E in breve , (la roba stante ) ira 
ciò che v' era non valeva oltre due cento 
fiorini. — B. 

14. Sarà poi ( nel luogo stante ) tra 
noi due tutto questo avere. — Crusca. 

1 5 . Essere (nello stato posto) tra'l si 
e 7 no. — Crusca. 


Digitized by Google 



i86 

Spiegazione , analisi ed uso di tutte le 
parole od espressioni adoperate nella 
favella italiana come preposizioni. 

A 

Accanto (a canto ; a il canto) (in luogo 
confine al canto attenente a). 

Accosto (accostato) (in luogo accostato a'). 

Addosso ( a dosso , a il dosso ) ( in luogo 
attenente a il dosso appartenente a ). 

Adentro ( a dentro , a il luogo dentro ) 
( nel luogo attenente a il luogo dentro 
appartenente a , o pure , stante in ). 

Anzi (in luogo stante in anzi , guardando 
al luogo di , guardando a ). 

Appetto ( a petto ; a il petto ) ( in luogo 
confine a il petto attenente a ). 

Appiè ( a piede , a il piede ) ( in luogo 
confine a il piede di). 

Appo ( appressato ) ( in luogo appo al 
luogo di j appo a ). 

Appresso ( appressato ) ( in luogo o in 
tempo appressato al tempo o al luogo 
di j appressato a). 

Attorno (a torno; a il torno) (nel luogo 
volgente a il tórno attenente a). 


Digitized by Google 



187 

Avanti. Gli elementi di questa forma sono 
le parole celtiche ab , seguo di allonta- 
namento , e ant , donde il latino ante , 
segno di opposizione. Così i’amdisi della 
parola avanti puote essere ( nel luogo 
movente avanti , guardando a j guar- 
dando al luogo di, guardando al luogo 
movente da ). 

La forma avante per avanti è poetica. 

C 

Circa ( in circa , in cerchio ) in luogo 
stante nel cerchio dij nel cerchio atte- 
nente a). 

Contra. Questa parola componesi degli 
elementi con e tra , parole prese dal 
celtico , e di cui la prima è un segno 
d’ opposizione j e’1 secondo ( trach ) , 
significa verso. Si dice ancora contro. 

D 

Dallato ( da lato j da il lato ) ( movendo 
da il lato attenente a ). 

Dappoi (da poi) ( movendo da il tempo 


Digitized by Google 



a 88 

corrente poi , e andando a ) — Movendo 
da il poi , in che ciò fu fatto. 

Dattorno ( da torno } da il torno ) ( in 
misura movente da il torno attenente 
a j da il torno di ). 

Davanti ( da ab ant } vedete avanti ) 
( nel luogo movente da ante , guar- 
dando a } movendo da o dal luogo di ). 

Dentro (nel luogo dentro appartenente a } 
appartenente al luogo di '. ; movendo da). 
Questa parola componesi di tre elementi 
celtici, di y en , tre. 

Dietro (di retro) (nel luogo o nel tempo 
dietro , guardando a j movendo da ) . 
Il secondo elemento onde questa parola 
componesi è il celtico dre , dietro. 

Dinanzi (di in anzi) (nel luogo dinanzi 
riguardando a j riguardando al luogo 
di } movendo da ). 

Di presso ( vedete presso ) nel luogo di 
luogo presso a ). 

Di retro o di rietro ( vedete dietro ( nel 
luogo di retro riguardando a } moven- 
do da). 

La forma primitiva , divenuta oggi popo- 
lare e poetica , è dreto , di cui le se- 


Digitized by Google 



i8 9 

guenti , dietro , di dietro , retro , di re- 
tro , di rieto , di rietro , drieto , sono 
altrettante variazioni o alterazioni. 

Dirimpetto o di rimpetto (di re in petto) 
( nel luogo di rimpetto guardando a j 
guardando al luogo di') . La preposi- 
zione di è il segno di rapporto di qua- 
lificazione } la particella re esprime il 
ripiego dei pensiero da un termine a un 
altro j im è un’alterazione di in \ petto 
nome, è preso qui in un senso figurato. 

Dirinconlro o di rincontro. Questa forma 
esprime la medesima idea che la pre- 
cedente } gli elementi che la compon- 
gono sono di re in con tre } ella può 
dunque esser analizzata così : in luogo 
posto in ispazio di luogo determinato , 
ripiegandosi il pensiero in luogo oppo- 
sto per traverso. 

Di verso ( stando in o movendo da luogo 
di luogo verso a ) . La parola verso è 
il latino versus. 

Dopo (in tempo o luogo posteriore guar- 
dando a j guardando al tempo o al 
luogo di ). 


Digitized by Google 



I 9° 


E 


Eccetto ( questo essendo eccetto che è ) . 
Questa parola deriva dal latino exceptus , 
da ex e caplus. 

Entro. Vedete Dentro. 

F 

Fino ( nel luogo o nel tempo stante in 
fine appartenente a j contenuto in ; mo- 
vendo da ) . Questa parola deriva dal 
celtico fin o fiin f fine. 

Fore , finora , fuore , fuori ( nel luogo o 
nel tempo stante in fuori , movendo 
da j movendo dal luogo o dal tempo 
di'). Di queste forme igilalmente impie- 
gate dai nostri antichi , la prima e la 
terza son rimaste ai poeti \ e l’ultima è 
la più usi tata. Il Dante ha detto pure 
furi per fuori. L’ origine di questa pa- 
rola è il celtico fior , d’ onde il dorico 
fora , il latino fioris e fioras , e ’1 fran- 
cese fors , cangiato in hors. 

A fronte o alla fronte ( in luogo volto a 
fronte , riguardando a ; guardando al 


Digitized by Google 



* 9 * 

luogo di'). Questa parola fronte , la lati- 
na frons e la francese front , derivano dal 
celtico fron , significante davanti. 

G 

Giusta o giusto ( in maniera giusta o in 
modo giusto ). Par mi che questa parola 
sia una sincope di aggiustata , o ag- 
giustato , derivata dal celtico ajusta , 
d’onde il francese ajuster. 

I. 

Incontra 0 incontro ( in con tra ) ( al cam- 
mino volgente in luogo stante contro a ). 
In queste forme , la preposizione in espri- 
me un’idea di contrarietà, con , un’idea 
di unione di forze che agiscon insieme j 
tra , un’idea di traversa. Vedete Contra. 

Infino ( in fino } in fine ) ( in fine con- 
tiguo a $ contiguo al luogo di } mo- 
vendo da $ contenuto in ). 

Infiora } in fuori. Vedete Fare. 

Innanzi ( in anzi ) in tempo corrente anzi , 
riguardando a ). 


Digitized by Google 



IQ2 

J/isino ( in sino \ in fine). Vedete Infitto. 

Intorno ( in torno } in il torno ) ( in il 
torno appartenente a ; appartenente al 
luogo di , movendo da. Il nome torno 
deriva dal celtico lor , cerchio. 

Inverso ( in luogo verso ) ( in luogo ver- 
so a j verso al luogo di, o in confronto 
verso a. Vedete Verso. 

L. 

Lontano ( in luogo o in tempo lontano , 
movendo da j riguardando a \ guardando 
al luogo di ). 

Lungi ( in luogo stante lungi , movendo 
da , riguardando a ). 

Lungo ( nel luogo stante in luogo lungo , 
guardando a ; guardando al luogo di'). 

M. 

Mediante ( essendo mediante questo che e). 

N. 

Nanti. Questa forma non è più in uso , 
essa era adoperata , al par che nanzi 5 
nel senso di innanzi. 


Digitized by Google 



ig3 

O. 

Olirà , olire ( in luogo stante oltre , guar- 
dando a j guardando ai confini di ). 
La prima di queste forme è più usitata 
in verso. 

Presso ( presàato } appressato ) ( in luogo 
o in tempo presso a $ presso al tempo 
o al luogo di ; presso , movendo da ). 

La parola presso è derivata dal celtico prem, 
vicino ", d’onde l’antico francese preme , 
il più prossimo ; e nelle due lingue , 
prèmere , deprimere. 

Pria o prima ( in ora prima , riguardando 
al tempo di ). 

Q. 

Quanto ( in tanto volume , in quanto vo- 
lume, o pure pertanto vedere per quanto 
è dato a , ovvero per tanto arbitrio per 
quanto io ho ). 


R. 

JRimpelto , a ri mp etto , di rimpetto. Ve- 
dete Dirimpetto. 

i3 


Digitized by Google 



194 

Rispetto , a rispetto , in rispetto , per ri- 
spetto ( la considerazione passando per 
il rispetto riguardante a , o pure ris- 
guardante al riguardo di'). 


S. 

Salvo ( salvato ) ( questo essendo salvalo 
che è). 

Sanza. Questa parola che i moderni han 
cangiata in senza e di cui la forma pri- 
mitiva è stata san , deriva dal celtico sy 9 
difetto , mancanza. 

Il latino sine , lo spagnuolo sin e 1 fran- 
cese sans , emergono dalla medesima 
sorgente. 

Sino. Vedete insino. 

Sopra ( in luogo posto sopra , guardando 
a \ guardando al luogo di ). 

Le parole sopra , sovra , su , e le antiche 
forme sor , sur , son derivate dal cel- 
tico swp, d’onde il latino super. 

Sotto ( in luogo posto sotto , guardando 
a } guardando al luogo di , ovvero in 
tempo corrente sotto , riguardando a). 

Questa parola , e la latina sub , subtus , 


Digitized by Google 



iq5 

deriva dal celtico sub. Sovra. Vedete 
Sopra. 

Su. Vedete Sopra. Le forme suvi o suvviy 
e suso per su , son poetiche. 

V. 

Verso. Vedete Inverso. La forma ver , per 
verso, è poetica. 


* 


Digitized by Google 



CAPITOLO X. 


196 


Degli Avverbi. 



Senza farci mai scappar di mano il filo 
delle nostre idee , eccoci giunti , o giova- 
netti , alla seconda specie della classe delle 
parole invariabili , ed alla prima di quella 
delle elitticlie , cioè agli avverbi , a meno 
che non vogliansi già riguardare come pa- 
role elittiche tutti i verbi aggettivi , per- 
chè in sè rinserranti il verbo essere ed un 
aggiunto. 

Poscia che l’opera e gli studi de’sommi 
ingegni ebber alzato il parlare a un certo 
grado di perfezionamento , agevol cosa fu 
a discernere che resistenza e le qualità , 
siccome le lor differenze relative , pote- 
vansi in altrettante guise modificare, quanti 
erano gli accidenti loro. Si fu allora che 
scorta l’analogìa tra il modo d’essere d’un 
ente e il luogo e tempo iu che egli è 9 


Digitized by Google 



*97 

cominciossi a dire : cantare in tuono doL 
ce , scrivere in istile elegante j trattare 
con maniere cortesi } fiero in modo dolce j 
venite in questo luogo \ partì nel giorno 
di ieri. 

Tal si fa l’origine di siffatte forme mo- 
dificanti, e cotale il procedere dell’nmano 
ingegno , sinché , pervenuto il linguaggio 
al suo colmo di perfezione e di finezza 
e avvedutosi l’uomo che, figurandosi i 
movimenti nostri di fuori , secondo i de- 
siri e gli altri affetti che ci affigon dentro, 
imaginò di rappresentar le figurazioni ester- 
ne degli enti per quelle ond’esse han prin- 
cipio, cioè per quelle dell’anima j e avendo 
fatto segno di lei la voce mente , s’ inco- 
minciò da prima a far uso delle forme 
cantare con mente dolce } piangere con 
mente pietosa , con mente dolorosa , ec., 
in cambio delle prime formule : cantar 
con tuono dolce j con tuono soave $ pian- 
gere in atto pietoso j in atto doloroso , ec., 
e da ultimo , alzato il linguaggio al colmo 
del suo più bel fiore, s’ebbe in pensiero 
di ridurre gli anzi detti modi alla massima 
lor semplicità , sottintendendo in prima il 


Digitized by Google 



198 

segno del rapporto , e formando poscia 
del nome e dell’aggiunto un corpo solo , 
teneramente , dolcemente , fortemente , ec., 
cioè d* una tenera maniera , d 1 una dolce 
maniera , dC una forte maniera , ec. 

3Noi abbiam tratto la parola mente dal 
celtico ment che significa maniera. I la- 
tini hanno attinto alla stessa fonte le for- 
inole forti mente , inimica mente , ec. E 
Boccaccio , nella novella nona della nona 
giornata , disse : con sana mente , invece 
di sanamente. 

Ma non potendosi tutte le modifica- 
zioni esprimere in cotal guisa, fu di me- 
stieri imaginare un altro modo d’ abbre- 
viamento , il qual si fu di sottintendere in 
altre il nome , in altre la preposizione , 
in altre il modificativo , in altre infine ado- 
perando altri mezzi d’ alterazione , aggiu- 
gnendo , menomando , sostituendo un se- 
gno in luogo d’ un altro , onde nasce so- 
vente il non poter risalire senza fatica all’o- 
rigine prima e all’ intero costrutto di sif- 
fatte maniere 5 quindi le forme semplici 
oggi , molto , sempre , qui, ec., sostituite 
alle composte al di d y oggi j in molta 


Digitized by Google 



*99 

copia ; in tempo eterno $ in questo luo- 
go , ec. 

Dalle cose sia qui sposte cavar si pos- 
sono le seguenti conclusioni , i. che la 
denominazione d’avverbi non dee far cre- 
dere che queste parole naturate furono 
della proprietà d’accennar solo le modifi- 
cazioni dei verbi j giacché modifican so- 
vente gli aggettivi , ed anco altri avverbi , 
come nelle seguenti frasi : un uomo ben 
fatto $ assai ben fatto , ec,,* e però parmi 
che più sarebbe ad essi convenuto il nome 
di segni o note di modificazione , anzi 
che quello d’avverbi. 2 . Gli avverbi come 
le preposizioni derivan sempre da un nome 
o da un aggettivo che è il lor tipo pri- 
mitivo. 3. Gli avverbi sono elementi se- 
condari del discorso e quasi superflui , 
per quanto utili essi sieno alla brevità del 
favellare. Questi segni creati furono gran 
tempo dopo l’ invenzione del linguaggio 
composto di segni articolati e arbitrari. 
5. Non essendo gli avverbi nè nomi nè 
parole che direttamente riferisconsi ad un 
nome in particolare, ma servendo ad espri- 
mere una circostanza fissa e determinata 
della significazione d’un aggettivo o d’un 


Digitized by Google 



200 

verbo , hanno ad essere , siccome sono di 
fatto in tutte le lingue , necessariamente 
indeclinabili. Un avverbio che subirebbe 
una variazione , diverrebbe un altro av- 
verbio , un’ altra parola. 6. Gli avverbi 
servono a sporre in modo compendiato le 
idee che sprimer si dovrebbero mediante 
una preposizione e ’1 suo complimento. 

L’esistenza semplice e la dipendente de- 
gli enti modificar puossi relativamente al 
tempo , al luogo , al modo , alla qualità, 
alla quantità , all’ordine, al numero , ec. } 
quindi la diversità delle denominazioni 
apposte agli avverbi e le varie classifica- 
zioni in che sono stati parliti. Ora , per 
esempio , vien appellato avverbio di tem- 
po } qui avverbio di luogo. Bene , di mo- 
do. A bello studio , di qualità. Oltremo- 
do , di quantità. Da ultimo , di ordine 5 
e così degli altri. 

Passiamo ora a sporre la maniera di 
formar gli avverbi o le espressioni avver- 
biali , in cui la parola mente e l’ aggettivo 
relativo alla modificazione che disegnasi , 
sono il complimento d’ una preposizione 
sottintesa. 

E caramente accolse a se quell ’ una. P. 


Digitized by Google 



201 

In questo esempio il nome mente , ma- 
niera, essendo del genere femminile, l’ag- 
gettivo caro prende la desinenza in a che 
conviene a questo genere come si è veduto 
nel capitolo degli aggettivi. 

Soavemente disse ch'io posassi. — D. 

Qui l’aggettivo soave non subisce alcun 
cangiamento , perchè la forma degli ag- 
giunti terminati in e, conviene igualmente 
ad ambi i generi. 

Quando 1’ aggettivo è terminato per re 
o per le , si tronca l’ ultima vocale per 
render più aggradevole il suono dell’espres- 
sione : Ora per le tue parole maggior- 
mente il conosco. — B. — Bene e leal- 
mente le sue cose guidarono. — B. 

I nostri antichi scrittori non han sempre 
fatto una cotal elisione , come rilevar puossi 
dai seguenti esempi : TJmilemente vi prie- 
go. — B. 

Similemente il mal seme d'Adamo. D. 


Digitized by Google 



302 

CATALOGO ALFABETICO 

Delle parole e delle espressioni adoperate 
come avverbi. Analisi delle medesime. 

Queste parole e queste espressioni' si 
sporranno per noi in due sezioni separa- 
te } parleremo nella prima delle parole ge- 
neralmente chiamate avverbi, e delle espres- 
sioni che , sebben composte di più paro- 
le , scrivonsi in una sola 5 e nella secon- 
da , si sporranno le espressioni avverbiali 
formate col concorso delle preposizioni di , 
a , da , ec. Evvi un gran numero di sì 
fatte parole che appellansi , or preposizio- 
ni , or avverbi , ciò che ripugna alla ua- 
tura delle cose ed esser debbe un grande 
ostacolo ai progressi della scienza. Noi ab- 
biam rimediato a questo disordine collo- 
cando le parole in quella delle due classi 
che natura ha lor assegnata. 


A. 

Adagio ( ad agio ) ( in modo simile ad 
agiato passo}. 


Digitized by Google 



2o3 

Adesso ( ad esso ) ( in tempo attenente ad 
esso tempo ). 

Addoppio o a doppio ( in modo simile a 
corpo doppio , cioè doppiato ). 

Affatto ( a fatto ) ( in modo simile a atto 
fatto ). 

Allora (a la ora) {in tempo contiguo a 
quella ora'). 

Allor fu la paura un poco queta. — D. 

Allotta per allora è voce poetica. 

Almanco ( a il manco) ( all'atto o al vo- 
lume manco a comparazione ec. ) 

Almeno (a il meno). Questa espressione 
» è la medesima che la precedente e si 
analizza del paro. 

Alquanto ( alcun tanto ) ( alcun volume 
o tempo tanto quanto egli sia). 

E se questo mio ben durasse alquan- 
to. P. 

Alto ( in luogo alto o in tuono allo ). — 

Gridavan sì alto. — D. 

Evvi un gran numero di espressioni av- 
verbiali composte d’ una preposizione , 
d’un nome e d’un aggettivo, nelle quali 
l’elissi sopprime i due primi elementi. 
Tali sono le seguenti , rimenate all’ or- 


Digitized by Google 



204 

dine della costruzione diretta per servir 
di modello ad ogni altra forma della 
sorte. Aperto ( in modo aperto ) ; asso- 
luto ( in modo assoluto ) j basso ( in 
luogo basso o in tuono ) j breve ( in 
discorso breve) ; caro ( per prezzo ca- 
ro ) ; continuo ( in tempo continuo ) 5 
eterno ( in tempo eterno ) , ec. 

Altramente ( altra mente ) ( con mente 
altra ). 

Le forme altramenti e altrimenti , sono 
variazioni della prima forma. 

Altresì ( altro si) ( con altro atto fatto si 
come questo o quello ). 

Altrettale ( altro tale ) ( in un altro modo 
tale , quale . . . ). 

Altrettanto ( altro tanto ) ( un altro volu- 
me o atto tanto quanto è questo o 
quello ). 

Altrieri (altro ieri) ( in lo altro ieri). 

Altronde ( altro onde ) ( in altro onde ). 

Altrove (altro ove) ( in altro ove). 

Anche , anco , ancora ( a o in questa o 
quella ora ). 

Più vago di veder eh ’ io non fossi 
anco. P. 


Digitized by Googli 



205 

Ancoi , voce poetica (a o in questo oggi). 

Appena o a pena ( in modo simile a pena). 

Appieno ( a pieno ) ( in modo simile a 
luogo pieno ). 

T non posso ritrar di tutti appieno. D . 

Appunto ( a punto ) ( in modo simile a 
punto accostato a punto ). 

Assai ( a sazietà , molto ). 

Avaccio (in modo avacciato ), prontamente. 

Avale ( a eguale ) ( a tempo eguale al 
presente ). 

B. 


Bene , benissimo. 

Bensì ( bene sì ) ( il fatto sta bene ( ve- 
ramente ) sì come io dico ). 

Boccone o bocconi. 


C. 

Ci (in questo luogo). 

Colà ( in quel luogo o tempo ). 

Vuoisi così colà dove si puote 
Ciò che si vuole. — D. 

Colaggià o colaggiuso (colà giù o giuso) 
( in quel luogo stante in luogo basso). 
Colassù o colassuso ( colà su o suso ) 
( in quel luogo stante in luogo alto ). 


Digitized by Google 



2o6 

Come (con o in che maniera , ovvero 
in quella maniera che ). 

Contrattempo (coatra tempo) (in tempo 
stante contra a tempo opportuno ). 

Cosi ( co sì ) (così . . . . come dico , come 
dissi , ec. ) 

Costà (in cotesto luogo). 

Costaggiù (costà giù) (in cotesto luogo 
stante in giù). 

Costassù ( costà su ) ( in cotesto luogo 
stante in su ). 

Costì (in cotesto luogo). 

Costinci (da cotesto luogo ). — 

Ditel costinci , se non, Varco tiro . — D. 

Cotale (cotale) (con tale atto , quale). 

Cotanto ( co tanto ) ( con o in tanto vo- 
lume in quanto ....). 

Cotanto V esser vinto gli dispiacque ! P . 

D. 

Daddovero ( da vero , da vero ) ( dico , 
o dice .. . cose moventi da fatto vero ). 

Dimane o dimani ( nel giorno di il se- 
guente mane , cioè mattina). 

Quando fui desto innanzi la dimane , 


Digitized by Googli 



207 

Pianger senti' fra 'l sonno i miei figliuoli 
Ch' erano meco , e dimandar del pane. D. 
Dimanisera ( nel giorno di dimani nella 
sera ). 

Domattina ( domane nella mattina ). 
Dove ( nel luogo nel quale ). 

Dovunque ( dove unque ) ( in ogni luogo 
io che mai ). 

E. 

Ecco ( vedi } vedete j odi , udite'). 
Essempigrazia o esempligrazia (per gra- 
zia d ' esempio ). 

Eziamdìo o eziandìo (anche Dio volente ). 


F. 

Finora (fino a o da quest' ora). 

Fiore ( per quanto è picchia qualsivoglia 
particella che sia). 

Forse ( ciò è in forse ). 

G. 

Già ( in tempo passato } in tempo pre- 
sente ). 


Digitized by Google 



2o8 

Giammai ( già mai ) ( in alcun tempo 
mai ) . 

Giu o giuso ( in o nel luogo stante in 
lasso luogo ). 

Gli (in quel luogo'). 

( Gnaffe ( in mia fè ). 

Guari. Credo che questa parola , sì che 
la francese corrispondente , guères , de- 
rivino dal celtico gerr , picciolo j d’onde 
il latino gerrae , bagattelle. 


I. 

Jersera (ieri sera) (in ieri nella sera). 

Immediate ( senza mezzo ; senza mettere 
tempo in mezzo). 

Imprima o in prima (in ora prima). 

Indarno ( in vano $ in luogo vano ). 

Indi (da o per quel luogo). 

Ìndiritta ( in diritta ) (in via non diritta ). 
Questa forma non è più in uso. 

Insembra o insembre (insieme). Voci an- 
tiche. 

Insieme. Questa parola , sì che la latina 
simul , e la francese ensemble , deriva- 
no dal celtico eng , folla , e syml , adu- 
nato. 


Digitized by Google 



• 209 

Intanto (in tanto tempo, in quanto....) 

Intrafatto ( in modo interamente fatto'). 

Jntrocque ( intra hoc ) ( intra questo tem- 
po ). Forma oggi inusitata. 

Invano ( in luogo vano ),. 

Issa ( in questa stessa ora). Voce poetica. 

Issofatto^ in ipso facto) («e/ fatto stesso). 

Ita (ita est) ( così è, si). Questa parola 
è poetica. 

Ivi (in quel luogo). 

L. 

Là ( in quel luogo ). — Pon mente se di 
là mi vedesti unque. — D. 

Laci (in quel luogo). Forma poetica com- 
posta di là e ci. 

Laggiù ( là giù ) ( in quel luogo stante 
in giù ). 

Lassù (là su) (in quel luogo stante in su). 

Li (in quel luogo ). 

Liei. È la stessa parola li , cui i poeti 
han giunto , per la rima , ci. 

Linci (da quel luogo). 


*4 


Digitized by Google 



210 

M. 

Madesì ( mio Dio sì). Le forme madie 

. e madiò ( mio Dio ) , siccome la prece- 
dente , appartengono al dialetto toscano. 

Muffe ( per mia fé). 

Mainò ( mio Dio , no ). 

Maisi ( mio Dio si). 

Male ( in modo malo o per mio male). 

Malgrado ( con malo grado). 

Manco ( in grado $ in peso j in volume 
mancato ). 

Massime ( in modo sommo). 

Maunque ( mai , mai \ mai in nessun 
tempo). Voce non più in uso. 

Mediate ( con mezzo } con termine mez- 
zano ). 

Meglio ( in qualità migliore a compara- 
zione dì ). 

Meno ( in quantità minore a compara- 
zione di). 

Mica ( per quanto è piccìola una mica). 

Mo ( in questo momento). 

Molto ( in quantità grande). 


Digitized by Google 



ili 

N. 

No ( voglio negativamente. — ) Non. 

O. 

Oggi (in questo oggi j in questo tempo ). 

Oggidì , oggigiorno ( oggi m questo di ; 
oggi in questo giorno'). 

Oggimai ( oggi mai ) movendo da oggi e 
andando in mai). 

Ognindi ( in ogni di ). 

Ognora (ogni ora) ( in ogni ora). 

Ornai , ormai , oramai ( movendo da que- 
sta ora e andando in mai). 

Onde ( nel luogo in che o da che o per 
che ). 

Ondunque ( onde unque ) ( in ogni luogo 
per lo quale mai). 

Ora ( in questa ora). 

Orinci ( in luoghi da qui lontani ). 

Ove (i'w o nel luogo nel quale). 

Ovunque (ove unque) (in ogni ove mai). 


* 


Digitized by Google 



212 

P. 

Pai te ( in quella stessa parte di tempo ). 

Peggio ( pia male a comparazione di...') 

Più ( in quantità più grande a compara- 
zione di...). 

Poco (in volume poco). 

Posdomane , posdomani (post , cioè poi , 
movendo da domane o dimani). 

Punto (per quanto è picciolo un punto). 

Q. 

Qua ( in questo luogo ). Questa voce di- 
segna un luogo men circoscritto di qui. 

Quaggiù ( in questo luogo stante in bas- 
so). — Venni quaggiù del mio beato 
scanno. — D. 

Qualora ( qual ora ) ( in ora tale in ora 

(in volta tale in quale volta). 

Quando ( latino : qua in die } il giorno o 
il tempo in che ). 

Quandunque ( quando unque ) ( in ogni 
quando mai ). 

Quasi. Questa parola viene dal celtico casi. 


quale ). 
Qualvolta 


Digitized by Google 



2l3 

Quassù ( qua su ) ( in questo luogo stante 
in su ). 

Qui ( in questo luogo'). 

Quicentro ( quivi entro ) ( in questo luo- 
go entro ). 

Quid ( in questo luogo). La particella ci è 
aggiunta alla forma qui per licenza poetica. 
Quinci (da o per questo luogo ). 

Quiritta ( in questo luogo per via ritta). 
Quindi (da o per o in quel luogo). 
Quinoltre o quindi oltre (movendo da qui 
e andando oltre). 

Quivi ( in quel luogo ). 

Quiviritta ( quivi per via ritta ). 

R. 

Repente (in atto repente ). 

S. 

Sempre (senza fine). Questa voce risulta 
da due parole celtiche, chemp , o semp y 
senza , e ar , ed in composizione er, fine. 
SI (il fatto sta si , come io dico ; come 
tu dici ). 


Digitized by Google 



ai4 

Si (si, come io dico , tu dici...). 

SI ( in modo fatto si , come conviene es- 
sere per questo che è .. .). 

Con quest’ analisi , ciascuno può ridurre 
a un principio unico i quaranta signifi- 
cati differenti che si attribuiscono alla 
particella si. 

Sipa (sì), forma del dialetto bolognese, 
adoperata dal Dante nel i8.° canto del- 
F Inferito , nel senso di si. 

Sossopra o sottosopra o sozzopra (la parte 
di sotto stando nel luogo di sopra ). 

Sovente (in tempo sovente). 

Supino ( in alto supino ). — Supin ricad- 
de , e più non parve fuora. — D. 

T. 

Talora ( in ora tale in quale ora ciò av- 
viene ). 

Talvolta ( in volta tale in quale volta ciò 
avviene ). 

Tampoco (tanto poco quanto poco si vo- 
glia ). 

Tanto ( in tanto volume in quanto volu- 
me . . .). 


Digitized by Google 



21 5 

Tanto sio ( tanto tosto quanto tosto è pos- 
sibile ). 

Tardi ( in tempo tardo'). 

Teste ( in questa ora presente o passata 
o futura ). 

Tosto ( in modo tosto). 

Trabene poltra bene). 

Troppo (in truppa). Trovasi l’ origine di 
questo vocabolo nel celtico tropa , truppa. 

Tuttavìa ( in tutta via ). 

Tuttavolta ( in tutta volta ). 

Tuttora o tutC ora o tuttore ( in tutta ora , 
in tutte ore ). 

U. 

XJguanno o unguanno (per o in questo 
anno ). 

Urnbè ! ( ora bene ). 

U adunque (da onde unque). 

TJnqua o unque ( mai in alcun tempo ). 
Pon mente se di là mi vedesti unque. D. 

Unquanche o unquanco ( unque anche , 
unque anco ) ( mai insino a questa ora. 
Queste , e le due precedenti , son voci 
poetiche. 

Unque mai (mai, mai). 


Digitized by Google 



2l6 


V. 


Vi ( ivi in quel luogo). 

Volentieri o volontieri ( con animo vo- 
lente ). 

Delle espressioni avverbiali formate 
per mezzo delle preposizioni 
di , a , da , in , ec. 

Queste espressioni che sono una delle 
sorgenti della prodigiosa ricchezza della 
nostra lingua , sono del paro una delle 
principali difficoltà per gli apparanti l’ ita- 
lica favella. Epperò noi ci faremo a sporre 
ai discenti un mezzo sicuro di sommettere 
al nostro metodo analitico sì fatte espres- 
sioni quasi senza novero , operazione dello 
spirito senza la quale impossibil cosa è 
comprenderne esattamente la forma e la 
significazione. Pongano ben mente gli stu- 
diami a questa parte affatto nuova della 
nostra grammatica , alla quale ci lusinghia- 
mo sarà fallo, da coloro a cui l’altrui sa- 
pere non fa ùggia , assai grata accoglienza. 


Digitized by Google 



I. 


217 


Di 

(in maniera ) Di brigata. 

„ {per modo) Di caso. 

( nel luogo) D'intorno ( di luogo stan- 
te in torno ). 

( nel luogo) Di là. 

( in modo) Di buona voglia). 

(in spazio) Di corto {tempo). 

S nel tratto ) Del continuo { tempo ). 

con passo) Di pari {passo). 

Fassi aperto dai precedenti esempi che 
ogni espressione avverbiale formata della 
preposizione di , e d’ una o di più paro- 
le , altro non è che la parte qualificativa 
d’ un nome e d’ una preposizione cui l’e- 
lissi sotti nteude sempre. Il nome sottin- 
teso non puote esser indicato che dal sen- 
so del nome espresso, e ’1 verbo dall’e- 
spressione avverbiale modificato, può solo 
farci trovare la preposizione di cui il nome 
elittico è il complimento. 


Digitized by Google 



( movendo dal giorno') D' oggi ( andan- 
do in poi). 

( in tempo ) Di bel mezzo di. 

( movendo da stato ) Di bene ( essere , 
andando ) in meglio ( essere ). 

( movendo da un termine ) Di tempo 
( andando ) in ( altro ) tempo. 

Vedesi ad evidenza da quest’analisi che 
se una delle espressioni di cui abbiam par- 
lato sia seguita da un nome, complimento 
della preposizione in , questa formula è il 
termine della parola andando , dalla elissi 
sottintesa. 

I. 

( in modo appartenente) A bocca. 

( in compagnie simili ) A branchi. 

- ( in modo eguale ) A briglia sciolta. 

( in quantità simile) A bizzeffe. 

(co» intaglio appartenente) A bulino, 
(in tempo conveniente) A buona sta- 
gione ). 

( per prezzo eguale) A buon mercato. 
( in tuono eguale ) Ad alta voce. 

( per cammino verso) A destra (mano). 


Digitized by Google 



219 


(con animo inteso') A diletto. 

(in luogo appartenente) Ad imo ( luogo ). 
(in tempo appartenente ) Ad uri ora. 
( con caratteri simili ) A lettere maiu- 
scole. \ . \ ‘ 

( in luogo verso ) Allo ( luogo stante ) 

in giù. 

La preposizione a disegna il termine a 
cui tende V essere o la cosa \ questa ten- 
denza do vrebb’ esser espressa da un agget- 
tivo che , in cotali espressioni avverbiali , 
è sempre sottinteso. Questo aggettivo^ è 
sempre uno di quei che reintegrati abbia- 
mo nelle precedenti frasi j cioè apparte- 
nente j simile y eguale y conveniente j vol- 
gente j verso. 

a. > 

(in maniera simile) A brano (presso) 
a brano. 

( in tempo confine ) Ad ora ( seguen- 
te ) ad ora. 

(in luogo presso) A terra (presso) a terra . 
In queste espressioni avverbiali : ad ora 
ad ora , a terra a terra , ed altre simili , 
evvi una doppia elissi che reintegrar deesi 
nella guisa stessa delle forme semplici. 


Digitized by Google 



aao 

3 . 

Mangiare ( in modo simile ) a ( modo 
che ) crepa ( il ) corpo. 

( in modo simile ) A ( modo che') fiacca 
( il ) collo. 

È sempre il medesimo principio $ al- 
leghiamo questi esempli per far vedere 
come empier debbansi le elÌ6Si ueile espres- 
sioni in cui entra un verbo. 

4 . 

( in proporzione eguale ) Ad assai 
( quantità ). 

Se T espressione avverbiale compongasi 
della preposizione a e d’un avverbio o d’un 
aggettivo , questo determina o qualifica 
un nome sottinteso. 

5 . 

(in modo simile) A fine forza (forzata). 

Quest’esempio è destinato a dimostrarci 
un errore generalmente sparso , che in sì 


Digitized by Google 



221 

fatta espressione la parola forza sia no- 
me , mentre è aggiunto. 

6 . 

( nello spazio appartenente ) Al (luogo) 
di fuori. 

L’ articolo legato alla preposizione a 
determina con l’aiuto dell’espressione qua- 
lificativa di fuori , o simile , il nome 
luogo od ogni altro nome relativo alle cir- 
costanze e che è sempre sottinteso. Se , in- 
vece della preposizione di , siavi ogn’ al- 
tra preposizione , supplir deesi la parola 
eh’ esprime il rapporto , di cui la preposi- 
zione è il segno j come per esempio nella 
f orma alla per fine , eh’ è sincopata di 
giunto alla parte passante per fine. 


1 . 


Da 

( in luogo movente ) Da banda. 

( in luogo movente) Da (luogo) alto. 
( in luogo movente) Da lunga (via). 


Digitized by Google 



222 

( in prezzo movente ) Da meno ( va- 
lore a comparazione di ... ). 

( movendo ) Dalla ( via ) lontana. 

( in luogo movente ) Dalla ( parte 
stante ) lungi. 

La preposizione da disegna il termine 
della partenza espresso dall’aggettivo mo- 
vente , sempre sottinteso in siffatte espres- 
sioni avverbiali ; questa parola è adunque 
in esse il primo mobile dietro il quale 
tutte le altre voci offronsi naturalmente da 
sè stesse al pensiero* 


2 . 

( movendo ) Da ( una ) banda ( an- 
dando fino ) a ( l'altra ) banda. 

( movendo ) Da ( luogo passante ) 
per lutto ( luogo ) . 

( movendo ) Da indi ( vegnendo ) in 
qua. 

Se una di queste espressioni avverbiali 
sia seguita da una preposizione con un 
complimento, il discente restituir dee l’ag- 
gettivo esprimente il /apporto di cui la 
preposizione è il segno. 


Digitized by Google 



223 


f. 

In 

In ( luogo ) allo. 

In ( tempo ) breve. 

Per reintegrar Pelissi in queste, espres- 
sioni avverbiali , basta sapere ch’ogni ag- 
gettivo suppone un nome cui qualifica ed 
a cui si raffibbia come la qualitate alla 
sostanza. 

2 . 

( nel luogo stante ) In ( luogo posto ) 
là. 

( nel luogo stante ) In ( luogo posto') 
oltre. 

Nelle espressioni avverbiali composte 
d’ una preposizione e d’ un avverbio, av- 
verta bene lo stu diante che l’avverbio mo- 
difica sempre il suo aggettivo sottinteso 
che fa parte del complimento della pre- 
posizione , sì come nei due precedenti e- 
sempi. 


Digitized by Google 



aa4 

1. 

Per 

( V azione passando ) Per costà. 

( la dimostrazione passando ) Per e- 
sempio. 

( l’azione passando ) Per ( luogo ) di- 
retto. 

( l’ azione passando ) Per forza. 

In ogni espressione avverbiale composta 
della preposizione per e cl’una o più altre 
parole , la elissi sottintende sempre 1’ ag- 
gettivo esprimente l’idea del rapporto on- 
de la preposizione per disegna il termine. 

* , \ 

2 . 

( il desiderio passando ) Per ( tempo 
appartenente ) al presente ( tempo ). 

Se la prima parte dell’ espressione av- 
verbiale sia seguita dalla preposizione a 
col suo complimento , fa di mestiere so- 
stituire , sì nell’ una che nell’altra , 1’ ag- 
gettivo che può solo esprimere il rapporto 
di cui la preposizione non fa che indicare 
il termine. 


Digitized by Google 



3. 




( il motivo dell' azione passando ) Per 
( lo adoperarla ) in casa. 

Dassi l’ analisi di quest’espressione, Per- 
chè si è creduta una spezie d’irregolarità 
di cui impossibil cosa era render ragione. 

Delle espressioni avverbiali che forman 
classe a parie. 

Già ( lungo ) tempo ( è passato ). 
Infine ( in fine ) ( movente ) da sera. 
Injìn ( movente ) da ( questa ) ora. 
Viva son io , e tu sei morto ancora , 
Diss' ella , e sarai sempre injìn che 
giunga 

Per levarti di terra l' ultirn ora. P. 
Injino ( in fine ) ( appartenente ) a 
( questa ) ora. 

Injino ( appartenente ) allora (a quella 
ora ). 

Là ( in quel tempo ) intorno ( in tor- 
no )• 

(in ) L' altrieri. 

( con ) Armata mano. 

i5 


Digltized by Google 



( in ) Ogni ora. 

( in modo stante ) Oltra (al ) modo 
( convenevole ). 

Più che tanto ( quanto basta ). 

( il tempo scorso da quell' ora alla pre- 
sente ) Poco ( tempo ) fa. 

Poco ( tempo ) stante ( fra V uno e 
V altro fatto ). 

( come) Punto (passante) per punto. 

( movendo ) Quindi ( andando ) a 
pochi di. 

Quivi ( in quel lnogo ) medesimo . 

Quivi ( in quel luogo ) ( posto in ) su. 

Quivi ( andando ) oltre. 

( in ) Tutte le più ( spesse in nume- 
ro ) volte. 

( movendo ) Indi ( andando ) a po- 
chi di. 


Digitized by Google 



CAPITOLO XI. 


• 227 


Delle Congiunzioni o Interiezioni 
congiuntive. 


Le differenti spezie di parole che so- 
nosi fino ad ora da noi considerale , sono 
gli elementi o le parti integranti delle pro- 
posizioni , ed esse vi entrano più o men 
necessariamente, a ragione della natura pro- 
pria di ciascuna e dei differenti bisogni 
dell’ enunciazione. 

Non avviene lo stesso delle congiunzio- 
ni. Esse sono, al certo , elementi dell’o- 
razione , giacché son parti utilissime nei 
nostri discorsi, ma non sono elementi delie 
proposizioni } esse servono solamente a 
legarle le une alle altre. 

Tal è di fatto , o giovanetti , il carat- 
tere distintivo di questi segui della fa- 
vella che congiunzioni addimandansi : es- 
se ordinate sono a legare una con altra 

★ 


Digitized by Google 



228 

proposizione \ ed errano coloro che fansi 
a credere che le congiunzioni legar pos- 
sono pur anco una con altra parola, men- 
tre sempre due sentenze realmente con- 
giungono. 

E in vero, quando dico: Demostene e 
Cicerone furori eloquenti , io dico in realtà 
Demostene fu eloquente , e Cicerone fu 
eloquente : od in altri termini , Demo- 
stene fu eloquente , a ciò aggiungo che 
Cicerone fu eloquente. 

Del paro , quando dico ; questo prin- 
cipio è cero o falso , è come se io di- 
cessi , questo principio è vero o questo 
principio è falso : e traducendo o, si ha, 
questo principio è vero a una condizione 
la quale è , che non si possa dire che 
questo principio è falso. La congiunzione 
o , esprime realmente tutto ciò che ve- 
desi in carattere corsivo , tra queste due 
proposizioni , questo principio è vero , 
questo principio è falso \ e così ella ap- 
picca l’una con l’altra. 

Dir puossi altrettanto delle congiunzio- 
ni che adopera nsi nell’ interrogare \ co- 
mechè non paiano da prima due propo- 


Digitized by Googl 



229 

sizioni congiugnere , perchè la prima è 
soppressa. In effetti , nelle formule; co- 
me siete voi entrato? perchè siete voi sor- 
tito ? esprimo realmente queste idee , io 
domando come voi siete entrato j io do- 
mando perchè voi siete sortilo. E svilup- 
pando il sentimento delle congiunzioni , 
risulta : io domando una cosa la quale è 
la maniera onde voi siete entrato. Io do- 
mando una cosa la quale è la ragione 
per la quale voi siete sortito. Le con- 
giunzioni come e perchè collegano in real- 
tà le proposizioni sottintese, io domando , 
con le proposizioni espresse, voi siete en- 
trato , voi siete sortito. 

Dai soprascritti esempli adunque evi- 
dentemente conoscesi che questi segni so- 
no , è vero , un elemeuto del discorso , 
ma non precisamente un elemento d* una 
proposizione in particolare } esse son pa- 
role elittiche , ma differenti da tutte le al- 
tre } elle hannosi a riguardare qual for- 
inola compendiata d’ una intiera proposi- 
zione , il cui senso relativo e imperfetto 
s’appicca alla proposizione che le precede, 
e perdesi in quella che le segue e in lor 
si confonde. 


Digitized by Google 



a3o 

La voce che dalla cui virtù ricevon tutte 
le altre e nome e proprietà di congiun- 
zioni , è propriamente la congiunzione u- 
nica, la congiunzione per eccellenza. Essa 
deriva dal primitivo qhe o quhè, che signi- 
ficava legame , cordone , possanza unitiva. 
Imperò , chi non considera delle cose la 
material forma, manifestamente può vedere 
che la congiunzione che non è altro che 
l’ aggettivo congiuntivo , di cui a suo luogo 
ragionossi, il quale, adoperato siccome con- 
giunzione , è il nesso che due proposizio- 
ni fra loro collega. Quando dico , per e- 
sempio : voglio che siate buono , è lo stes- 
so che: voglio una cosa , la quale è , siate 
buono. 

Estimiamo affatto superfluo produr qui 
altri esempli a provar tal vero. Nel seguen- 
te catalogo si sporranno , all’ uopo , trenta 
frasi. 

Quindi non dobbiamo maravigliarci delle 
tante inutili distinzioni fatte di questo se- 
gno , nè dei tanti e sì diversi nomi im- 
posti alle congiunzioni , appellandole, al- 
tre causali , altre copulative , condiziona- 
li , sospensive , dubitative , negative , ag- 


Digltized by Google 



a3i 

giuntile, elettive , conclusive , dichiarati- 
ve , diminutive , ec. 

Perchè le vane appellazioni dall’ errore e 
dall’ignoranza prodotte non ci abbaglino, 
imprendiamo or a disaminare tutte le for- 
mule , che a dritto o a torto congiunzioni 
addimandansi , procurando di far apparare 
il vero uficio e ’l valor proprio di ciasche- 
duna. 

Catalogo alfabetico ed analisi di tutte 
le parole e frasi adoperate come 
• congiunzioni. 

A. 

Acciò ( a ciò ) ( con animo inteso a ciò 
che è, ec. ). 

Acciocché ( a ciò che ). 

Abbenchè ( a bene che ). 

Affinchè o affinechè ( a fine che ) ( con 
animo inteso a un fine che è, ec.). 
Ancora che o ancor che ( a questa ora 
avvenendo una cosa che è , ec.). 
Ancora quando ( in quella ora nella quale 
avviene che ). 

Anzi che ( in tempo anteriore , guardando 
al tempo in che avverrà che ). 


Digltized by Google 



a3a 

Appresso che ( a presso che ) ( [in tempo 
contiguo a tempo presso a quello in 
che )< 

Atteso che ( a questo essendo V animo at- 
teso che è ). 

Avanti che (in ora movente avanti , mo- 
vendo da quella in che avverrà che ). 

Avvegna che ( la sorte volendo che av- 
vegna questo che è ). 

Avvegnadio che ( Dio volendo che avven- 
ga ciò che fa che ). 

B. 

Benché o heneche ( bene che ) ( natura 
volendo bene questo che fa che ). 


C. 

Caso che ( il caso volendo che ). 

1. Che. — Pensa ( una cosa ) che ( è ) 9 
chi sè non ama , al mondo niuna cosa 
possiede. B. Fiammetta. 

2. Per Dio pregandolo ( per questa cosa') 
che ( è ) , se per la salute d 1 Aldobran- 
dino era venuto , ( pregandolo , dico , 


•Digitized by Google 



a33 

per questa cosa ) eh' (è) egli s 'avac- 
ci asse ). B. 

3. Seco deliberarono ( questa deliberazio- 
ne ) che (è ) , come prima tempo si 
vedessero ( la deliberazione') di rubar- 
lo. B. 

4. Non aveva Coste ( altro luogo movendo 
da uno ) che ( era ) una cameretta as- 
sai piccola. B. 

5. Regnò anni trenta sette {in) che ( an- 
ni fu in parte ) re de' Romani , e ( in ) 
eh' ( anni fu in parte ) imperadore. 
Crusca. 

6 . ( Io desidero una cosa ) che ( è ) ma- 
ladetta sia l' ora ( in ) che io prima , la 
vidi. B. 

7 . Al papa andava ( con desiderio inteso 
a questo fine ) che ( è ) , mi maritas- 
se. B. 

8 . ( Io ti domando la cagione per) che 
( cagione) non rispondi , reo uomo? B. 

9 . Dillo sicuramente ( per questa ragio- 
ne ) eh' ( è ) io ti prometto di pregare 
Dio per te. B. 

• io. ( lo consento che) avvegna ( quello ) 
che può ( avvenire ). B. 


Digitized by Google 



234 

11. E non riposò mai ( in fino all ’ ora 
in') ch'egli ebbe ritrovato Biondello. B. 

12. JSon vollero tornare indietro ( secon- 
dando il desio che fece ) che andassero 
alla battaglia. Crusca. 

1 3 . Non appartiene dunque a voi che ( la 
perversità vostra fa che ) siate maggiori 
peccatori , di riprendere li minori. Cr. 

14. La quale della persona gli parea (in ) 
che ( era ) la giovinetta la quale uvea 
proposto di sposare. B. 

1 5 . Io non so da me medesimo vedere 
che ( potenza ) piu in questo si pec- 
chi y o la natura .... o la fortura. B. 

16. Per partito avea preso ( questo par- 
tilo ) che ( è ) , se ella a lui tornasse 
( la risoluzione ) di fare altra rispo- 
sta. B. 

1 7. La donna contenta molto si dispose 
a voler tentare come quello ( atto ) po- 
tesse osservare , il che ( atto ) promesso 
avea. B. 

18. (di) che la seconda morte ciascun 
grida. D. 

ig. Avea otto anni (di) che (anni) li 
quattro era stalo ritropico. Crusca. 


Digitized by Google 



a 35 

20. Tira uno aglio , tirane due , e potè 
assai tirarne , ( non avvenne ) che tro- 
vasse il capo a ni uno. Crusca. 

2 1 . Ed io son un di que * ( a ) che ’l pian- 
ger giova. P. 

22. Non ristette mai il cavallo ( infino 
al momento in ) che giunse. Crusca. 

23 . Questo avvien ( per ) che io son rin- 
giovenito Crusca. 

24. Non avendo ( cosa alcuna ) cAe pre- 
stamente potesse dare. Crusca. 

25 . Come mi potrò io partire da costoro 
( senza ) che il cuore non mi si schian- 
ti ? Cr. 

26. Portavasi ciascuno alcuna cosa che 
( potesse ) mangiare. Crusca. 

27. Dove ha maggiori maestri .... ( a 
comparazione di quelli ) che son qui. B. 

28. Nel quale non è via ( per ) che gente 
ci passi. Crusca. 

29. Tanto ( sforzo ) seppe fare ( quanto 
sforzo fu necessario a produrre questo 
effetto ) che (è) la giovane cominciò 
non meno ad amar lui , che egli amasse 
lei. B. 

3 0. Io mi credo ben far si ( il fare è ne- 


Digitized by Google 



2 36 

cessano come per produrre questo ef- 
fetto ) che ( è ) fatto mi verrà di dor- 
mirvi. B. 

Cioè ( ciò è ) ( ciò che io dico è ). 

Come che ( in ogni modo in che la sorte 
vuole che ). 

Comunque ( come unque ) ( in che modo 
mai avverrà che ). 

Con ciò era cosa che ( la ragione pre- 
mendo con ciò che era questa cosa che 
è , la sorte volle che ). 

Con ciò fosse cosa che ( la ragione pre- 
mendo con ciò , la sorte volle che fosse 
una cosa che è , fortuna volle che ). 

Con ciò sia o sie cosa che ( la ragione 
premendo con ciò , natura vuole che 
sia una cosa che fa che ). 

Con lutto o con tutto che ( la ragione 
premendo con tutto questo che fa che ). 

Con tutto ciò ( V opposizione premendo 
con tutto ciò che fa che ). 

Con tutto sia ciò che ( la natura oppo- 
nendosi con tutto questo che è , ella 
vuole che .ciò sia , che fa ). 


Digitized by Google 



a37 

D 

Da che ( altri movendosi da una cosa 
che è ). 

Da poi o da poi che ( movendo da un 
riflesso posto poi , che è ). 

Dato o dato che ( questo essendo dato 
che è). 

Davanti che ( movendo in tempo corrente 
davanti , guardando all ’ ora in che 
conviene che ). 

Di che ( per cagione di che atto ). 

Di maniera che (m maniera di maniera 
che fa che ) . Analizzate del paro Di 
modo che. 

Dinanzi che ( nel tempo corrente in tem- 
po dinanzi al tempo in che conviene che'). 

Di poi che ( nel tempo scorso in tempo 
di poi , guardando al tempo in che ). 

Di presente che ( nel tempo di tempo 
presente a quello in che ). 

Di sorta che o di sorte che ( la cosa es- 
sendo cosa di questa sorte , una cosa 
avviene che è). 

Donde che ( movendo da onde fortuna 
vuole che). 


Digìtized by Google 



a38 

Donduiique ( donde unqne ) ( movendo 
da onde mai fortuna vuole che ciò sia ) . 

Dove o dove che ( in ogni dove in che 
la sorte farà che ). 

Dunque (Jdal detto a questa ora seguita 
che). 

E 

Ecco che ( ora io pongo innanzi questo 
supposto che è, la fortuna vorrà che). 

F 

Fin a tanto che o fino a tanto ( fino a 
tanto tempo , quanto sarà quello in 
che avverrà che ). 

Finche ( fino al momento in che avverrà 
che ). 

Forse che (Jòrse avviene una cosa che è). 

G 

Giacché ( già che ) ( già avvenendo una 
cosa che è). 


Digitized by Google 



23g 

I 

Il di che ( considerando il successo di 
questo fatto che è detto ). 

Il perche (considerando V effetto passante 
per che fatto ). 

Imperché ( im o in per che ) intendendo 
in lo effetto passante per questo che e). 
Questa forma non è più in uso. 

lmperciò (in per ciò) ( intendendo in lo 
effetto passante per ciò che detto è ) . 

Imperciocché ( in per ciò che ) ( inten- 
dendo in lo effetto passante per ciò 
che detto è ). 

Imperiaqual cosa ( in per la quale cosa ) 
( intendendo in lo effetto passante per 
la quale cosa , avvenne una cosa che è). 

Imperò (in però) (la cagione pontando 
in lo effetto passante per ciò ). 

Imperocché (intendendo in lo effetto pas- 
sante per ciò che è ). 

Infinaltanto j infinoattanlo j infintanto 5 

. infinaltanto che ; infino a tanto che ; 
infine a tanto che (in fine dell'ora at- 
tenente a tanto tempo , quanto tempo 
dee passare prima chef 


Digitized by Google 



2/j.O 

Jnfinchè 5 infine che , infino che ( giu- 
gnendo in tempo stante in fine atte- 
nente all'ora in che'). 

Jnfin tanto } infin tanto che. Vedete in- 
fi natlanto che. 

In mentre $ in mentre che {in quel men- 
tre in che). 

Innanzi che ( in tempo corrente innanzi , 
guardando al tempo in che conviene 
che ). 

In quanto 5 in quanto che ( in tanto ri- 
guardo , in quanto riguardo è questo 
che è). 

Insin a tanto j in sino a tanto } insin a 
tanto che ; insino a tanto che. Vedete 
le forme Infinattanto , ec. 

Insino che. Vedete Infnchè , ec. 

Insin tanto $ insin tanto che. Vedete In - 
fi natlanto , ec. 

Intanto che ( in tanto tempo in quanto 
tempo sarà quello in che ). 

Intanto come ( in tanto e così fatto spa- 
zio in quanto e come fatto spazio). 


Digitized by Google 



L 


241 


Là dove o laddove (m ogni luogo in cui 
avverrà che ). 

Là onde ( la mente fissandosi in quel 
luogo , vede nascere da quel luogo una 
cosa che è ) . 

M 

Ma. Questa particella , in virtù della sua 
origine , esprime a un tempo un’ idea 
d’opposizione, ed un’idea di eccesso nel 
termine in vista. Essa dunque significa, 
io oppongo un maggior riguardo che è. 

Ma' che. Dal celtico mai , grande , son 
derivati l’ italiano mai o ma , adoperati 
nel senso di più j il latino magis ; il 
mais della lingua provenzale e dell’an- 
tico francese, e lo spagnuolo mas. 

Mentre o mentre che. Vedete In mentre . 

N 

Nè (e non ). I nostri antichi scrittori han- 
no adoperato questa particella nel senso 
delia semplice congiunzione e. 

16 


Digitized by Google 



242 

Non che ( non dico che). 

Nondimanco ( non di manco ) ( non per 
una dramma di manco peso a compa- 
razione di quello che è ). 

Nondimeno ( non di meno ) ( non per una 
dramma di meno peso, ec. ). 

Niente dimanco ( in niente di manco pe- 
so , ec. ). 

Niente dimeno ( in niente di meno pe- 
so , ec. ). 

Non ostante che ( questo non ostante che è). 

Nulla manco (in nulla cosa manco, ec. ). 

Nulla dimeno ( in nulla cosa di meno 
peso , ec. ). 

O 

O (pongo questa alternativa che è). 

Ognora che o ogni ora che ( in ogni ora 
in che avviene che ) . 

Ogni volta che ( in ogni volta in che av- 
viene che). 

Oltre a ciò ( oltre a ciò che è detto 0 
che è fatto). 

Oltre a di questo ( oltre a la sostanza di 
questo che è detto ). 

Olirà che o oltre che ( oltre a questo 
che è ). 


Digitized by Googte 



243 

Onde che ( da onde nasce questo che è). 

O veramente 5 o vero , ovvero. La parola 
veramente è un elemento di parlo con 
mente vera $ e la voce vero è un ele- 
mento di pongo per fatto vero. 

P 

Per benché ( la cagione passando per que- 
sto che è). Forma disusata. 

Pertanto ( la cagione passando per tanto 
per quanto detto è, seguita che'). 

Pertanto che (V effetto passando per tanto 
quanto è questo che è ). 

Perchè (per che) ( per che cagione ). 

Perciò ( per ciò ) (la cagione passando 
per ciò che detto è , seguita che ). 

Perciocché ( per ciò che ) ( V effetto pas- 
sando per ciò che è detto ). 

Però (per ciò che detto è). 

Perocché (l'effetto passando perciò che è). 

Poi o poiché ( in tempo movente da poi , 
guardando a quello in che ). ( Moven- 
do dal tempo poi in che ) . 

Posciachè o poscia che ( movendo dal ri- 
guardo vegnente poi , che è). 


Digitized by Google 



*44 

Posto che ( questo essendo posto che è). 

Pria che o prima che ( nell * ora prima , 
guardando all' ora in che avverrà che ) . 

Pure ( non ostante il riguardo opposto 
all'evento ). Ogni altra significazione at- 
tribuita a questa parola , è erronea. 

Purché o pure che ( stando contro all’e- 
vento contrario questo atto che è ). 

Q 

> 

Quando (m quel tempo in che natura 
vorrà che'). 

Quando che (quando avverrà questo che e). 

Quando che sia ( quando il cielo vorrà 
che sia questo che è ). 

Quanto ( per tanto ingegno o potere , 
quanto è questo che è ). 

Quantunque ( quanto unque ) ( /’ effetto 
passando per tanto per quanto avviene 
mai questo che è). 

Quasi che ( essendo già quasi giunto il 
tempo in che avviene questo che è ). 


Digitized by Googl 



2\6 

s 

Se ( questo sia posto che è , o vero se io 
desidero questo che è ). 

Se bene o sebbene ( questo sia bene po- 
sto che è ). 

Secondamente che ( secondamente alla 
maniera che è ). 

Secondo che ( in modo secondo a questo 
che è ). 

Sempre che ( in tutto il sempre in che 
avviene questo che è). 

.Se non. Non potendo dar una formola 
generale per compier questa elissi , ne 
sponiamo un modello nelle parole del- 
l’esempio seguente, restituite tra paren- 
tesi : Vide uscire del deserto mollo a 

dentro due bellissimi lioni, non 

temette ( quelli ) se non come ( egli 
avrebbe temuto la vista ) di due colom- 
be. — Crusca. 

Se non che ( se non è o se non fosse 
stato questo che dico'). 

Se non se ( se non se ne eccettua questo 
che è ). 

Senza che ( senza questo che è ). 


Digitized by Google 



346 

Si che o sicché ( la cosa stando si , come 
è detto , questo avviene che è). 

Sin che. Vedete finché. 

Solo che ( questo solo caso avendo luogo 
che è). 

T 

Tanto che ( premendo con tanto sforzo , 
quanto conviene per questo che è), (Tra 
tanto tempo in quanto conviene per 
questo che è ). 

Tanto ( con tanto merito , con quanto 
detto è, avviene questo che è'). 

Tosto che ( cosi tosto come tosto avviene 
questo che è). Del paro si analizzi, 
tosto come. 

Tutta fiata ( in tutta fiata in che questo 
avviene che è ). 

Tutta volta o tutta volta che ( in tutta 
volta in che questo avviene che è ). 

Tuttora che ( in tutta ora in che avviene 
questo che è ). 

Tutto che o con tutto che ( con tutto que- 
sto che è ). 

Giovanetti , senza perder mai di vista 

la filiazione delle nostre idee , noi abbiamo 


Digitized by Googl 



247 

analizzalo non solo lutti gli elementi del di- 
scorso dei quali facciam uso, ma tutti quelli 
eziandìo cui possibil cosa ella è impiegare 
all’ espressione del pensiero. Ogni segno 
delle nostre idee , di qualunque natura 
siasi, puote e debb’esser sempre collocato 
in una delle classi di sì fatti elementi. Le 
loro specie , di cui abbiam descritto le 
proprietadi e gli ulìci , essendo unicamente 
fondate su la natura e 1’ uso delle nostre 
facoltà intellettuali , e su la generazione 
delle idee che ne risultano , affannosi ad 
ogni possibil linguaggio. Attualmente noi 
conosciam bene gli elementi d’ ogni di- 
scorso, presi ciascuno in particolare. Nul- 
1’ altro or ci avanza ad esaminare se non 
i mezzi onde quelli tra lor collegansi , e le 
leggi che a tal colleganza presiedono. Sarà 
questo l’oggetto della Sintassi , di cui nel 
vegnente capitolo ragioneremo. 


Digitìzed by Google 



CAPITOLO XII. 


Della Sintassi. 


Se le impressioni ricevute dalle cose 
fuor di noi esistenti , i nostri giudizi , le 
affezioni di piacere o di duolo e le pas- 
sioni da noi sentite e le combinazioni sen- 
za novero delle idee medesime , ritratti 
fossero nella favella per mezzo d’ un se- 
gno unico e distinto, tutte le nostre idee 
rimarrebbero , nei nostri discorsi , isolate, 
indipendenti e senza nesso tra di loro. 
Ma per nostra ventura , un tal ordine 
di cose non essendo , nè potendo esse- 
re , giacché i nostri sentimenti ritraggonsi 
per T accozzamento di più e più segni , 
tranne un picciol nùmero di concetti da 
un sol segno manifestati, che lor resta ir- 
revocabilmente affisso , e che rende per- 
petua e permanente , nella nostra rimem- 
branza , il risultamento delle operazioni 


Digitized by Google 



349 

intellettuali che gli han prodotti , segue 
da tal felice ritrovamento , eh’ a ritrarre 
gl’ infiniti e disformi atti della nostra in- 
telligenza , essendosi sottoposto ad altret- 
tante combinazioni diverse il picciol nu- 
mero dei segni delle sue operazioni , con- 
vien sapere non solo d’ ogni vocabolo il 
significato proprio , la virtù e la forza 3 
ma discerner pur anche gli effetti e le ca- 
gioni d* ogni loro congregamento. Imperò 
h annosi ad apparare e le leggi stabilite 
dalla natura per regola dell’ accozzare in 
un corpo i segni delle forme ideali , certe 
trasformazioni da questi medesimi segni 
subite, e la creazione di certe note natu- 
rate ad accennar le relazioni delle cose. 

La sintassi , considerata come 1’ arte di 
calcolare idee d’ogni genere per mezzo di 
segni dati, e a prender questo termine in 
tutta 1 ’ estensione della sua significazione 
primitiva che vuol dire connetto , ordino 
con , consiste dunque a disegnare il luogo 
che i segni occupar deggion nel discorso, 
a determinar le variazioni che alcuni deb- 
bon subire , e a fissar l’uso di quelli che 
servono a commettere e collegar insieme 


Digitìzed by Google 



2.^)0 

i fili , per così dire , della tela dei nostri 
ragionamenti , che con vocabolo proprio 
costruzione s’appella. 

Havvi due spezie di costruzioni ; l’una, 
diretta j l’altra , inversa addimandata. 

Essendo un principio incontestabile , alla 
natura nostra conforme , che i segni se- 
guon le idee , ne segue che la frase co- 
minciar deggia dall’ idea da cui è preoc- 
cupato chi fassi a parlare , e che tutte le 
altre si seguan poscia a proporzione del 
lor rapporto con quella $ per conseguente 
l’ordinamento delle parole sarà tale ch’ap- 
presenti prima il soggetto e quindi l’attri- 
buto , giacché al certo , l’oggetto dell’esa- 
me è presente al pensiero pria della cir- 
costanza che vi si scovre. 

È questo l’ordine invariabile dell’opera- 
zione intellettuale. 

L’altra costruzione che inversa addi man- 
dasi va libera d’ogni freno, relativamente 
alla posizione delle parole. 

La costruzione diretta esser non può se 
non una in ogni tempo e luogo , ove parli 
1’ uomo un linguaggio composto di suoni 
articolati , uno essendo il procedere del- 


Digitized by Google 



25 1 

l’ intelletto umano , una l’ umana natura , 
la qual vuole che la mente , nelle opera- 
zioni sue intellettuali , abbia in cospetto 
in prima in prima l’oggetto del suo inten- . 
dimento e poscia le proprietadi in esso lui 
ravvisate. 

Per lo contrario la costruzione inversa 
esser puote in mille guise differenziata , 
essend’ ella una necessaria seguenza della 
particolar maniera d’ esser tocco e preoc- 
cupato j ed è tale, non solo fra nazioni di 
disforme linguaggio , ma fra gl’ individui 
della stessa nazione pur anco. Quindi quel- 
la maravigliosa varietà nella costruzione di 
tal sorte fra gli scrittori del tempo stes- 
so , dello stesso paese, parlanti la favella 
medesima. 

Le trasposizioni d’una lingua servir pos- 
sono in qualche sorta come misura per de- 
terminar il grado di sensibilità d’un popolo 
e ’l carattere di ciascuno scrittore che or- 
dina sempre le parole secondo il grado di 
sentimento onde è smosso dalle differenti 
idee. Ecco la regola sovrana delle traspo- 
sizioni. Un esempio farà meglio sentire 


Digitized by Google 



a52 

ciò che per noi si asserisce." Dovendosi 
sprimere il pensiero nelle seguenti frasi 
contenuto , un individuo può dire : 

I. È morta per averlo amalo troppo. 
a. Per averlo amato troppo è morta. 
3. Per troppo averlo amalo è morta. 

L’anima di colui che fa uso della prima 
maniera è più commossa dall’ idea della 
morte dell’ individuo , che dall’ idea della 
causa di tal morte. 

Colui che si serve della seconda j fa ve- 
dere che la causa della morte della per- 
sona il tocca in quel momento più che la 
morte medesima. 

Da ultimo , colui eh’ adopera la terza 
maniera, mostra che l’idea contenuta nel- 
l’avverbio troppo , cioè l’eccesso della pas- 
sione , più tosto che la passione stessa , 
colpisce di vantaggio l’anima sua. La ve- 
rità di sì fatti principi è espressa dalla 
bocca del più grande dei poeti in questi 
versi : 

Io mi son un che , quando 

Amore spira , noto , e a quel modo 
Che detta dentro vo significando. D. 


Digitized by Googl 



253 

L’armonìa, l’eleganza, la chiarezza, ec., 
sono le cause secondarie delle inversioni. 
Vediamne gli esempli. 

I. Tre legioni e tre legati atterrai io. 

Davanz. 

Il pensiero eh’ occupa 1’ anima di colui 
che parla e che colpir dee di vantaggio 
l’ imaginazione di coloro che l’ascoltano, 
è quello eh’ è espresso dalle parole tre le- 
gioni e ire legati. 

La parola io che , seguita da altre pa- 
role , non produrrebbe alcun effetto , per- 
cuote di più, collocata, com’è, alla fine 
della frase , e lascia una impressione più 
durevole. 

a. Arse ogni cosa sacra e profana. 

Davanz. 

L’ immaginazione di chi parla è forte- 
mente preoccupata dalla maniera onde il 
tutto fu consunto : arse ; è dunque natu- 
rale che quest’idea sia espressa la prima, 
quantunque l’ordine della costruzione di- 
retta esiga che questa parola sia 1’ ultima 
della frase. 

3. Fiera materia di ragionare n'ha oggi 
il nostro re data. B. 


Digitized by Google 



254 

II tristo soggetto del discorso che si è 
ascoltato , è ciò che qui occupa fortemente 
lo spirito di chi parla } quindi le parole 
fiera materia , collocate secondo, l’ordine 
della costruzione diretta , renderebbero 
questa frase affatto indegna del suo autore. 

4. Hanno molte mogli guasto i mariti. 

Davanz. 

Per le parole molte mogli , intercalate 
tra hanno e guasto , questa frase acquista 
eleganza e leggiadrìa. 

5 . Si posero in cerchio a sedere. B. 

Per le parole a sedere , trasposte della 

sorte , questa frase acquista una grazia par- 
ticolare , e per le parole in cerchio , allo- 
gate dinanzi a sedere , l’ imaginazione vede 
già gl’ individui in quistione , dalla maniera 
che più occupa il pensiere dello scrittore. 

6 . Era già V oriente tutto bianco , e gli 
surgenti raggi per tutto il nostro emispe- 
rio avevan fiatto chiaro , quando Fiam- 
metta da' dolci canti degli uccelli , li quali 
la prima ora del giorno su per gli arbu - 
scelli tutti lieti cantavano , incitata , su 
si levò , e tutte l' altre e i tre giovani fiece 
chiamare B. 


Digitized by Google 



V 


255 

Se si togliesser le trasposizioni in questo 
periodo a bella posta fatte dall’autore , non 
più si sentirebbe l’effetto dell’armonìa che 
vi regna. 

La costruzione sola però non è mica 
sufficiente per ispander nel discorso una 
chiarezza perfetta. Oltre alle cause di so- 
pra sposte che ci fan sovente un piacere 
e pur un bisogno d’ intervertire 1’ ordine 
delle nostre idee, le varie tinte di queste 
e , per così dire , le ombre , divenute sono 
sì delicate , e per seguenza la lor espres- 
sione sì complicata che l’ ordin solo dei 
segui sarebbe incapace di far sempre sen- 
tire i lor rapporti. Quindi essi ricorso ad 
altri spedienti , e da prima a quello di 
far subire a questi segni , differenti modi- 
ficazioni che indicassero da lor concordan- 
za o la lor dipendenza e che nei medesi- 
mo tempo imprimesser loro certe modifi- 
cazioni di tempi , di numeri , di generi o 
di altre circostanze cui sarebbe mestieri , 
senza di quelle , sprimere per mezzo di 
altri segni separati e distinti. Or queste 
modificazioni costituiscono le declinazioni 
dei nomi , degli aggettivi e dei verbi. Se 


Digitized by Google 



*56 

i nomi fosser sempre destinati ad espri- 
mer i soggetti delle nostre proposizioni , 
il genere e ’1 numero sarebber due motivi 
per far variare la linale di queste parole , 
anzi le sole cause possibili delle loro va- 
riazioni. Ma servendo essi sovente nel di- 
scorso di complimenti ad altri nomi , o 
ad aggettivi , o a verbi aggettivi , in tal 
caso , util cosa estimasi accennare la lor 
dipendenza da questi altri nomi , da que- 
sti aggettivi e da questi verbi. Ecco un’al- 
tra ragione per dare ai nomi differenti de- 
sinenze che casi addimandansi , di cui fa- 
rem motto nel seguente capitolo. 


Digifeed by Google 



CAPITOLO XIII. 


Della maniera cT esprimere differenti rap- 
porti che i Greci ed i Latini disegna- 
vano per mezzo dei casi. 


Pria che s’ entri a discorrere la propo- 
sta materia , crediamo esser mestieri , o 
giovanetti, mostrare che cosa intender deg- 
giasi per questa voce casi , qual fosse appo 
i Greci e i Latini 1’ uso e 1’ ufìcio loro , 
e con qual compenso , nelle lingue di tal 
privilegio mancanti , siasi a cotal difetto 
supplito. 

Eran usi i Greci e i Latini , a dimo- 
stramento delle relazioni eh’ hanno o aver 
possono tra loro le comparate cose , de- 
clinare i nomi loro } torcergli cioè e va- 
riargli di caso in caso , altramente proffe- 
rendogli nei genitivo , altramente nei da- 
tivo e negli altri ragguardamenti. Siffatti 

i 7 


Digitized by Google 



a58 

finimenti o vero cadenze , addimandavansi 
con particolar vocabolo casi , dal nome 
casus caduta , sceso dal verbo cadere ca- 
dere, traslativamente adoperato. Le caden- 
ze , per esempio , del nome mater , ma- 
tris , mairi , malrern , maire , erano i vari 
casi eh’ avea questo nome nel numero del- 
1’ uno. Il disporre ordinatamente le diverse 
sillabe desinenziali d’ un qualsivoglia no- 
me , appellavasi declinare. 

I nomi italiani non van soggetti a sif- 
fatte variazioni di desinenza, mutandosi 
solo dal minore nel maggior numero j per 
conseguente non sono nella nostra favella 
nè casi nè declinazioni. Quindi i creatori 
della nostra lingua , variando le cadenze 
dei nomi , non hanno avuto iu mira se 
non d’ accennar per esse il numero e ’l ge- 
nere degl’ individui , senza alcun’ altra vi- 
sta o riguardo. 

Imperò, dappoiché per lunghissimo trat- 
to di tempo videsi la favella aggiunta a 
quel termine di perfezionamento , di cui 
malagevòl opra sarebbe , anzi impossibile, 
determinar il preciso punto , idearono gli 
uomini di supplire al difetto delle varie 


Digitized by Google 



2 ^ 9 . 

cadenze dei nomi con certe note o segni , 
i quali , sì come i casi della lingua lati- 
na , fossero delle relazioni delle cose in- 
dicatori j e allora fu eh’ iu luogo delle 
forme libro Cesare } vado Napoli , si disse 
libro di Cesare , vado a Napoli ; il che 
quanto alla chiarità e nitidezza della lo- 
cuzione stato sia giovevole , ad ogni veg- 
gente occhio si fa manifesto. 

Adunque , i risguardamenti o vedute 
eh’ accennar soleano i Greci ed i Latini 
co’ vari finimenti ovvero casi dei nomi , 
notansi nel parlar nostro per mezzo delle 
preposizioni , che meglio addimandereb- 
bersi segni di relazioni o , come altrove 
si è detto , rapporti di dipendenza j sic- 
come in ogni altro linguaggio , in cui non 
abbian luogo i casi , e siccome far dovea- 
no i Latini e i Greci medesimi nell’ accen- 
nar quelle vedute ossia relazioni , per le 
quali mancavano i nomi loro di speziai 
finimento j non essendo possibil cosa espri- 
mere con sì pochi casi le convenienze senza 
fine , le discrepanze e le ombre , le quali 
scerner può la mente nella comparazione 
delle cose che affronta. 

* 


Digitized by Google 



a6o 

Col primo caso , nominativo appellato, 
solevano i padri nostri nomar semplice- 
mente l’oggetto del lor giudicamento. On- 
de , nella proposizione : Alexander vicit 
Darium , Alessandro vinse Dario , Ale- 
xander era il nominativo. Essendo esso 
nella diritta costruzione sempre innanzi al 
verbo , sì fatta posizione basta a distin- 
guerlo dagli altri termini della proposizio- 
ne e però ei non va d’ alcun segno notato. 

Questo nominativo corrisponde appo 
noi al soggetto della proposizione. In 
questa: Io vidi Elettra, io è il soggetto. 

Col secondo caso , che genitivo addi- 
mandasi per esser quasi dal nominativo 
generato e per generar egli stesso gli altri 
casi obliqui , accennavasi singolarmente 
una relazione di qualità, come nella for- 
mula umbra noctis , ombra di notte, ma- 
nifestamente appare. 

Questo rapporto di qualificazione espri- 
mesi in italiano con la preposizione di : 
L'ira di Giove. 

Col dativo , titolo apposto al terzo ca- 
so , in virtù dell’ atto del dare principal- 
mente proprio ad esso , sprimevasi quell’ 


Digitìzed by Google 



n6i 

idea medesima che noi disegnar sogliamo 
con. la preposizione a , quando vogliamo 
accennare un rapporto d’attribuzione o di 
approssimanza : do Caesari , do a Cesare. 

Col quarto caso, chiamato accusativo , 
per la cadenza sua propria del concetto 
dell’ accusare , rappresentava il nome il 
termine dell’ azione del soggetto , il qual 
caso sarà da noi oggetto chiamato. Dili- 
gile inimicos vestros , amate i vostri ne- 
mici. Nella lingua nostra ei non è da nota 
alcuna distinto , giacché la positura sua , 
la quale , nella diritta costruzione , esser 
dee dopo il verbo , agevolmente da ogni 
altro termine distinguesi. 

Il quinto caso era quello onde chiama- 
vasi chi che sia , e per questo rispetto 
solo appellavasi vocativo. O Petre .... 
In italiano , basta perciò profferire il no- 
me della persona cui altri chiama, Pietro. 
— Padre , che hai ? — D. 

Con la sesta e ultima cadenza , detta 
« dai latini grammatici ablativo , sì come 
quella che principalmente al tor via si 
conveniva ed era al dativo contraria, ac- 
cennavasi il termine ond’ era una qualsi- 


Digitized by Google 



262 

voglia cosa dipartita. Questo rapporto di 
allontanamento va distinto in italiano dalla 
preposizione da : 

Mai diviso da le non fu il mio cor . P. 

JSoi eravam partiti già da elio. D. 

Il secondo di questi esempi c’ insegna 
che questa preposizione non ammette pun- 
to elisione. 

Il rapporto di esistenza nel luogo è in- 
dicato dalla preposizione in : Credendo 
esser in del. — P. 

Il rapporto del luogo per cui si passa 
è disegnato dalla preposizione per : Pas- 
sando per li cerchi senza scorta. — D. 

11 rapporto di compagnia è indicato 
dalla preposizione con : Con noi venite. D. 

La preposizione tra o fra disegna una 
idea di posizione trasversale : Veggendo 
se tra nemici cotanti. — D. 


Digifeed by Google 



a63 


CAPITOLO XIV. 

Paradigmi d’analisi nelle frasi si dorme, 
si mangia , si loda , e simili. 


Il verbo ch’entra nella composizione di 
sì fatte frasi , debb’esser un verbo d’azione 
o di stato , e , nella prima supposizione 
il subbietto del verbo puoi’ esser espresso 
o sottinteso. 

Ecco tre punti di vista differenti i quali 
esigono che questa materia sia in altret- 
tanti paragrafi trattata. 

PARAGRAFO PRIMO. 

Dei casi in cui il verbo eh’ entra nella 
composizione di colali frasi , è un ver- 
bo di azione di cui il soggetto è espresso. 

1. Nè o sì tosto mai , nè i si scrisse. D. 

2. Nè si pietose nè sì dolci parole 
S' udinon mai. — P. 


Digitized by Google 



264 

Analisi di siffatte frasi: I. Nè o scrisse 
si mai si tosto , nè i scrisse si mai si 
tosto ; 2 . Nè parole si pietose udirono si 
mai , nè parole si dolci udirono si mai. 
Ma quest’ analisi è ancor ben lungi dall’ 
esser completa, perocché non ci appalesa 
l’ente che agisce, o, per meglio dire, il 
termine d’onde proviene l’azione espressa 
dal verbo. È adunque mestieri , per ri- 
menare queste frasi elittiche a tutta- la lor 
integrità , alla lor forma primitiva , origi- 
naria , trovar questo termine incognito. 
Or, Dante , Purg. canto 3 , dice : 

per quella pace 

Ch’io credo che per voi tutti s’aspetti. 
E ’l medesimo poeta , Inf. canto III , 
dice : Da tal si vuole. 

Egli è dunque evidente che le anzidette 
frasi: o non scrisse si mai , ec., parole sì 
dolci non udirono si mai , sono sincopate 
delle seguenti : o non scrisse si mai per 

l'uomo o dall'uomo ,.ec parole si dolci 

non udirono si mai per l'uomo o dall'uomo. 
Questa reintegrazione di parole è fondata 
su la ragione , non men che su l’autorità 
di Dante , e su quella di tutt’ i classici 


Digitìzed by Google 



a65 

dell’ Italia \ ella è dunque incontestabile. 
Ma ciò non è ancor tutto } perciocché , 
ove son le parole eh’ esprimono l’ idea di 
passaggio indicata dalla preposizione per , 
o quella di allontanamento disegnata dalla 
preposizione da ? Adunque, fa d’uopo pur 
supplire a questo difetto con le parole 
ehe posson sole esprimere queste idee j 
cioè passando per o movendo da\ del paro 
supplir debbesi al manco del soggetto el- 
littico di tai verbi. Imperò le anzi dette 
frasi , rimenate alla lor pienezza , sono ed 
esser deggion le seguenti : o non scrisse si 
mai sì tosto , Vatto dello scrivere passando 
per Tuomo o movendo dall' uomo.... parole 
si dolci non udirono si mai , Vatto dell'udire 
passando per l’uomo o movendo dall'uomo'. 

Ecco una formula generale d’analisi per 
tutte le frasi possibili della prima delle 
tre divisioni per noi indicate. 



Digitized by Google 



266 


PARAGRAFO SECONDO. 

Dei casi in cui il soggetto del verbo d'a- 
zione che entra nella composizione di 
frasi si fatte , è sottinteso. 

Qui si monta. — D. 

Qui non si canta. — D. 

Non essendovi proposizione senza sog- 
getto , fa di mestieri trovar da prima 
questo termine 5 e la natura dei verbi 
montare e cantare , incontanente ci ad- 
dita che le parole le quali rappresentan 
questo termine ignoto, non posson essere 
che la montagna , nel primo esempio , 
od ogni altra parola analoga } e 7 canto 
o l'inno , nel secondo esempio , od ogui 
altra simile parola} quindi si ha: la mon- 
tagna monta si qui il canto o 

l'inno non canta si qui } e ciò eh’ essi 
detto nel precedente paragrafo , ci fa ve- 
dere che la costruzione piena di tal grup- 
po di parole debb’essere, nel primo caso: 
la montagna monta si qui , /’ alto del 
montare passando per l'uomo o movendo 


Digitized by Googl 



267 

dalViiomo ; e nel secondo caso: il canto 
o Vinno non canta si qui-, l'atto del can- 
tare passando per V uomo o movendo 
dall ' uomo. 

Ecco una nuova formula generale d’ a- 
nalisi per tutte le frasi della seconda di- 
visione. 

PARAGRAFO TERZO. 

Dei casi in cui il verbo eh' entra nella 
composizione di frasi cotali , è un 
verbo di stato. 

Non si va — • D. 

Cercando una formola generale , appli- 
cabile a questa costruzione elittica , fu 
nostro pensier primo trovare il subbietto, 
termine sempre sottinteso in siffatte frasi, 
e con cui la particella si disegna l’iden* 
tità sua. Da prima erasi affacciato ai no- 
stro spirito egli j ma facendoci poscia a 
riflettere sul vero equivalente di questo 
pronome egli , ecci paruto ch’ènonpotea 
rappresentare se non l’ azione medesima 
dal \erbo accennata } cioè , 1’ espressione 


Digitized by Google 



a68 

V andare , idea astratta , di cui il verbo 
dimostra l’ adempimento nella tale o tal 
epoca 5 impertanto essi scritto : V andare 
non va si , V atto dell ’ andare passando 
per V uomo o movendo dall’ uomo, in fatto 
l’espressione si va sprimente che l’azione 
dal verbo disegnata , recasi ad effetto nell’ 
istante medesimo della parola , puossi tra- 
durla per V andare è in atto j dunque il 
pronome egli tien luogo dell’atto relativo 
onde la particella si accenna il riflesso 
sopra sè medesimo j e potendo quest’atto 
esser espresso dall’ infinito , fassi aperto 
che può dirsi /’ andare va si : il che si- 
gnifica che 1’ azione espressa da andare , 
si fa, s’adempie per un impulso esterno, 
di cui la causa è additata dalla preposi- 
zione per o da , ed il complimento dall* 
uno o dall’altro di questi due segni. Que- 
sta nuova formula d’ analisi è applicabile 
a tutte le frasi possibili della terza ed. 
ultima divisione. 

In grazia dei tre su fìssati paradigmi , 
analizzate del paro i seguenti esempli : 
Non vi si pensa. 

E come’l pan per fame si manduca — D. 


Digitized by Google 



269 

E come in fiamma favilla si vede — D. 
Or drizza ’l viso a quel che si ragiona. D. 

Quando s'ode cosa o vede , 

Che tenga forte a se V anima volta, 
Vassene 7 tempo , e V uom non sè 
n avvede — D. 


Digitized by Google 



Del Ripieno. 


Inutil cosa estimiamo far qui motto della 
ellissi , dietro tutto quello che relativa- 
mente ad essa si è nel corso di quest’ o- 
pera ragionato e che bastar dee perchè i 
discenti compian tutti i suoi vuoti e ri- 
solver possano parecchi di quei problemi 
di grammatica donde dipende l’intelligen- 
za d’ un gran novero di espressioni oltre 
ad ogni stima difficili. Impertanto affassi 
meglio al nostro prò , o giovanetti , di- 
scorrervi di un’ altra voce che pleonosmo 
addimandasi nel greco idioma da cui è 
nella nostra favella discesa e che con vo- 
cabolo proprio ripieno appelleremo. Desso, 
secondo che pel volgo de’ grammatici è 
difinito , è nota di ridondanza , proprio 
tutto ’1 contrario della ellissi , voce pur 
tolta dal greco, che tanto suona nel ser- 


Digitized by Google 



271 

mon nostro quanto omissione. Il ripieno 
ha dunque luogo quando in un costrutto 
puossi per avventura sottrarre una o più 
voci, sì che però non sia in parte alcuna 
il sentimento alterato. 

A noi che tutto l’animo abbiamo inteso 
a far apparare agli studiosi giovani cose e 
non parole , si fa a credere tutto il con- 
trario , cioè che non sono, nè esser pos- 
sono in verun linguaggio, pleonasmi veri: 
imperocché , in quanti modi di dire tro- 
vasi un qualche ripieno , o egli accenna 
elei concetto principale un accidente che 
altramente non potrebbesi se non per lun- 
go giro di parole significare, o egli ador- 
na il parlare, o gi ugne maggior vivezza e 
spirito a un tal dettato che , senza cotal 
giunta languido e freddo addiverrebbe , o 
quella che pare soprabbondaute voce , im- 
prime nell’ orazione efficacia e forza tale 
che non può chi ben considera giudicarla 
soverchia , o infine quella cotal ridon- 
danza non è dal buon uso e dalla ragio- 
ne approvata , ed è vituperevol vizio e 
debbesi fuggire , come fuggir debbonsi a 
un pari che la mala ventura tutti quei 


Digitized by Google 



27 2 

sconci ed oscuri modi di dire che inge- 
nerano confusione e discordia nel discor- 
so ed ai quali essi dato color di figure. 
Ma ben sovente i grammatici han preso 
il raro per lo denso. 

Adunque , coloro che nella logica sen- 
tono molto avanti dicono che non sono 
nel linguaggio parole oziose e inutili, os- 
sia ripieni , e eh’ essendo le parole ritratti, 
e non già scorbi dei concetti dell’animo , 
non deonsi le sottoposte formule adope- 
rare, se non venga per esse un’intenzione 
o vero una circostanza , un accidente , 
un’ombra del pensamento figurata. 

Bello — Per bella paura . B. — La pa- 
rola bella esprime nel nome una di- 
stinta qualità di forza e di grandezza. 
Bene — ( Tu dici ) bene , io il farò. B. 
Ci — Naturai ragione è di ciascuno che 
ci ( qui j in questo mondo ) nasce. B. 
Di — Il domandò il santo frale ( in 
materie ) di molle altre cose ( alla 
domanda ) delle quali ( dico alla do- 
manda ) di tutte , rispose a questo 
modo. B. 

E — {Io vo speculando ) e io giudico. 
Firenz. 


Digitized by Google 



2^3 

Ecco — Ecco ( odi mi ) Giannotto , a 
te piace eli io divenga cristiano , ed io 
son disposto a farlo. B. 

Egli . — Egli ( cioè che in Firenze fu 
una giovane ) non sono ancora molti 
anni passati , che in Firenze fu una 
giovane. In questa frase e simili , la voce 
egli non è che l’ indicatrice dei sog- 
getto. 

Ella. — Ella ( la cosa ) non andrà cosi , 
eli io non te ne paghi. B. 

Esso. — La disavventura era tanta , e 
con esso ( disastro ) la discordia de ’ 
Fiorentini , che , ec. Crusca. Allorché 
l’aggettivo esso pare determinare un no- 
me femminile , una cotale apparenza è 
illusoria. 

Già. — ( io desidero ) Già ( che ) Dio 
non voglia. B. 

Lo. — ( Per quello che risguarda ) lo 
rimedio y lo vi darò , io. 

Mica. — Non sogno , nè ( sogno per 
quanto è piccola una ) mica. B. 

Ne. — La donna ... se ne ( dal luogo 
dov ’ eli' era ) venne. B. 

Non. — lo temo forte che Lidia con con- 

iX 


Digitized by Google 



274 

siglio e voler dì luì questo , non ( vor- 
rei che ciò fosse ) faccia. B. 

Ora. — ( Io domando ) ora , che vorrà 
dir questo ? B. 

Or ben ! — Or ( io son persuaso , tu di- 
ci ) ben , disse Bruno , come è ella 
fatta ? B. 

Punto. — Ella nè allora nè poi il co • 
nobbe ( nè pure in quanto è piccolo un ) 
punto. B. 

Pure. — Il dirò pure. Si è già dimostrata 
la proprietà unica di questa parola nel 
capitolo delle congiunzioni. 

Sempre mai. — Z)e’ mi tu far sempre 
mai morire a questo modo ? La prima 
di sì fatte voci disegna l’intiera distesa 
del tempo; la seconda la continuità delle 
parti in cui esso si potrebbe partire. Il 
perchè questa forma ha tutta P energìa 
della passione. 

SI. — Se tu fossi stato un di quegli che 
il posero in croce , avendo la contri- 
zione eh ’ io ti veggio , si ( così ) ( è 
come dico ) ti perdonerebbe egli. B. 

Sì bene. — E istamane dicestel voi ? a 


Digitized by Google 



cui Rinaldo rispose : $2 ( cosi ) ( è , 
il dissi ) bene ( certamente ). B. 

Tutto. — Egli si struggea ( in ) tutto 
( V esser suo ) d’ andarla ad abbraccia- 
re. B. 

Uno. — Ed io sol ( e ) uno ( fra i vi- 
vi ). D. 

Via. — Va ( in ) via. D. — Gliele con- 
venne gitlar ( in ) via. B. 


* 


Digitized by Google 



276 


CAPITOLO XVI. 

I. 


DelV Accento Grammaticale. 


Io intendo , o giovanetti , per accento 
grammaticale quelle note o segni che la 
grammatica alluoga su le vocali, sia in fi- 
ne , sia in mezzo delle parole. 

Gl’ Italiani han due di sì fatti accenti : 
il grave ('), e 1’ acuto ('). 

Appiccasi il primo di questi accenti su 
l’ ultima vocale delle parole di cui si è 
scemata alla fine una vocale od una silla- 
ba , come nelle seguenti voci : 


Boutade , 
Bontate , 
Fede , 
Die , 
Ambe , 


| bontà. 



amo. 


Digitized by Google 



Virlude , 
Virlule , 


virtù. 


277 


Il secondo accento ponsi su la vocale 
intermedia d’ una parola di cui si è sop- 
pressa una lettera nel mezzo, come in già 
e natio per giva e nativo , e su tal vo- 
cale cade l’accento tonico , pronunziandola. 


II. 

Dell' Apostrofo. 


1. 


La ombra , 
La erede , 

Le eredi , 

Lo arcano , 
Lo indizio , 
Gli indizi , 

Lo ingegno , 

Onde egli , 
Vi amo , 
Bello amore , 


V ombra. 

V erede. 


V arcano. 

V indizio. 
gV indizi. 

Ì V ingegno, 
lo ’ ngegno 
oncT eg/i . 
v’ a/no. 

6e//’ amore . 


Digitized by Google 



278 

Perduto il ben , perduto 7 ben. 

SI il faremo si 7 farem , ec. 

di smalto , 

1/ apostrofo è segno o nota in forma di 
virgola (’) apposta alla sezzaia della pa- 
rola } con che s’ accenna che le manca in 
line una vocale , tolta via per l’ intoppo 
d’altra vocale. 

2 . 

Là era. 

La pia ombra. 

La fè amica . 

Perchè io , perch ’ io. 

Le pie ombre. 

Il di era. 

Sii or.esto. 

Cantò assai. 

Il mio orto. 

Gli inganni , gV inganni. 

Gli orti. 

Gli anzi detti esempli ci dimostrano : 
1 . che ogni vocale accentata non ammette 
elisione , tranne le congiunzioni in cui tro- 
vasi T aggettivo congiuntivo che } 2 . che 
le parole terminate per più vocali non am- 


Digitized by Google 



279 

mettono nè anche l’elisione } 3. che la voce 
gli non ammette 1* elisione dell’ i finale se 
non anzi a parola che comincia per i. 

3. 

Dolce amica. 

Baci amorosi. 

Le parole terminate in ce e ge , non sono 
suscettibili di elisione che dinanzi la voce 
e , e le parole in ci e gi , innanti alla 
vocale i. 

HI. 

Dello Scemamentor 


i. 

Crudele non sono , crudel non sono. 
Te solo bramava, te sol bramava. 

Buono pane, buon pane. 

Appellasi scemamento , la soppressione 
d’ una o di più. vocali o sillabe , in una 
paròla seguita da un’ altra che comincia 
per una consonante. 


Digitized by Googl 



280 

Le vocali e , o , precedute da Z , in , 
n , r , sono suscettibili di scemamento , 
salvo in alcuni aggettivi in ro } co : chia- 
ro , nero , ec. 

2. 

Fanciullo vezzoso , fanciul vezzoso. 

Augelli , augèi. 

Cavalli , . cavai. 

Nelle parole terminate in ZZo , troncar 
puossi 1’ ultima sillaba j e , al plurale di 
queste stesse voci le due ultime II , in 
poesìa. 

3 . 

Anima degna. 

Ora geme , or geme. 

Le parole terminate in a , eccetto la 
voce ora , adoperata avverbialmente , del 
paro che i suoi composti allora , ancora , 
ec. , non van soggette a diminuzione. 


Digitized by Google 



4 - 


281 


Foglio 
Meglio 
Mezzo 
Tieni , 
Egli , 
Eglino 


vo'. 


9 ( me'. 

V 



Queste parole 9 sì che parecchie altre , 
son del novero di quelle che lo scema- 
mente ha lo più alterate. 

5 . 

Ben ti dico — B. 

Ma tutte son quasi nere — B. 

A voler esser vostro — B. 

Il dar lor bere del suo buon vino . B. 

Saper ben parlare — B. 

/)’ un bel castelletto — B. 

Impossibil cosa ella è volere stabilire 
regole positive per apparar le circostanze 
in cui lo scemamento è indispensabile o 
proprio a dar ad una frase o ad un’ e- 


Digitized by Google 



283 

spressione 1’ armonìa che le conviene : 
l’orecchio solo , perfezionato dalla lettura 
dei classici, guidar debbe gli studiosi del 
nostro idioma. 


IV. 

DeW Accrescimento delle parole. 


1. 


Con studio , con istudio. 

Per sdegno , per isdegno. 

La dolcezza della nostra pronunzia non 
soffre ordinariamente lo ’ntoppo di tre 
consonanti di sèguito in due parole , di 
cui la prima è terminata da una conso- 
nante , e la seconda comincia per 5 im- 
pura : imperò , invece di dire o scrivere 
con studio , con sdegno , ec. si fa pre- 
ceder da un i la seconda di queste parole 
e dicesi : con istudio , per isdegno , ec. 


Digitized by Googl 



2 . 


283 


A Antonio , ad Antonio. 

E io, ed io. 

O io , od io. 

La lettera d giunta alle su dette parti- 
celle , è una seguenza dello stesso prin- 
cipio. 

V. 

Della Linea di congiugnimene . 

La linea retta e orizzontale (-) , inter- 
ponsi fra gli elementi d’ una formula, af- 
fi n d’ accennar per essa il collegamento 
eh’ hanno insieme le parti , nel ritratto 
dell’idea unica e sola , di cui sono il se- 
guo , sì come nella seguente ben-essere. 

VI. 

Del Segno (••)• 

Questo segno , composto di due punti 
orizzontalmente posti , alluogasi sopra la 


Digitized by Google 



284 

seconda di due vocali che voglionsi in 
due distinti suoni proferire , e adoperasi 
nel verso , come 

A te convien tenere altro viaggio. D. 

VII. 

Del Segno («»). 

Questo segno , viene adoperato , quan- 
do vuoisi distinguere dall’orazione intiera 
un’ allegazione ò citazione d’ altro autore. 
Questo « ponsi avanti alla prima parola 
e in principio d’ ogni verso 5 questo » , 
dopo l’ultima della sentenza citata. 

Vili. 

Della Linea di divisione ( — •). 

Questo segno , adoperato nel dialogo , 
usasi in luogo delle formole ? egli disse y 
ei soggiunse y ec. , per accennar un nuo- 
vo interlocutore. Esso è di gran vantaggio 
allo studio della brevità 7 e della chiarezza 
del discorso. 

«a 

m 


Digitized by Google 



IX. 


a85 


Della Parentesi ( ). 

Questo segno , formato di due lineette 
curve, dentro al corpo d’alcuna clausola, 
come corpo che da sè stia , ha luogo 5 e 
s’ adopera , quand’ altri inserisce nel di- 
scorso un concetto , staccato in modo 
dall’ intrecciatura degli altri , che possa 
indi spiccarsi , senza che però il senso 
delle parole antecedenti e delle conse- 
guenti venga perturbato in verun modo , 
sì come nell’esempio che si produce dove 
senza l’interposto: 

Quanf è' l poter di una prescritta usanza ! 
la sentenza sarebbe tuttavia intera e com- 
pita : 

Dalma nudrita sempre in doglie e'n pene , 
(Quant'è’l poter dluna prescritta usanza \ ) 
Contra 7 doppio piacer si inferma fue , 
Citai gusto sol del disusato bene , 

Trema lido or di pautn or di speranza , 
D' abbandonarmi fu spesso intra due. P. 


Digitized by Google 



a86 

Se le parti del periodo separate per 
mezzo della parentesi , deggion esser di- 
vise dalla virgola, questa alluogasi innanti 
alla parentesi. 


X. 

Del punteggiare e virgolar 
le scritture. 

Quanto necessario sia il rettamente pun- 
teggiare , in ispezialità nell’italiano , a ca- 
gion della libertà delle elissi e delle tras- 
posizioni più frequenti ed ardite che in 
ogn’altro idioma, di quanto lume e chia- 
rità vengano per questa operazione asper- 
se le scritture , abbastanza per le dimo- 
strazioni de* savi avverato è. Il mal col- 
locar gli spazi e le virgole , guasta stra- 
namente i concetti e confonde i sentimen- 
ti } non agevol cosa essendo, siccome dassi 
a credere il volgo, anzi difficoltosa d’as- 
sai , l’ arte del punteggiare e virgolar le 
scritture. Ella ha sue radici nella più su- 
blime metafisica , radi essendo coloro i 
quali sieno di tanto acume d’ingegno do- 


Digitized by Google 



287 

tati che possano, cl’un solo sguardo della 
mente, raccorre il tutto insieme d’nn pe- 
riodo , suoi capi , giri , e membra } scer- 
ner distintamente i vincoli delle diverse 
sue parti, ponderar la giusta misura delle 
pause, distinguer in esse, siccome in ap- 
parente quadro , il principale dall’acces- 
sorio, l’accidentale dall’essenziale, l’ante- 
cedente dal conseguente, con tutte quelle 
modificazioni , differenze ed ombre , nel 
cui armonizzato contesto consiste 1’ unità 
del pensamento in lui ritratto. 

Impertanto sarà nostro studio , o gio- 
vanetti , raccor diligentemente le regole da 
molti valenti uomini intorno a ciò ragio- 
nate , farne un sunto e a voi sporle , 
perchè v’addestriate al buon uso di que- 
sti segni. Per sì fatto esercizio , supplir 
puossi in gran parte ai difetto del primo 
studio, quello cioè dell’originazione delle 
idee , che con particolar vocabolo addi- 
mandasi ideologìa, vero, primo e generai 
fondamento d’ogni umano sapere. 


Digitized by Google 



288 

Della virgola (,). 


i. 

Aiutami da lei , famoso saggio , 

C/i ella mi fa tremar le vene e ( ella 
mi fa tremare ) i polsi. D. 

Quest’ esempio dà luogo a due regole 
fondamentali : i. le parole onde apostro- 
fasi qualcuno, come famoso saggio , esser 
deggion tra due virgole j 2. se l’una delle 
due proposizioni dipendenti sia ridotta 
per 1 ’ elissi alla sua più gran semplicità , 
come l’ultima delle proposizioni sudette , 
la congiunzione che lega siffatte proposi- 
zioni esclude la virgola. 


2. 

( lo ) non ( sono ) uomo , ( io ) uomo 
già fui. D. 

Due proposizioni della stessa natura , a 
difetto di congiunzione , debbon esser se- 
parate dalla virgola. 


Digitized by Google 



3. 


289 


(JSoi) taciti ( ri andavamo V un dinanzi 
e V altro dopo ) , ( noi ) soli ( andavamo 
l'un ec. ), e ( noi rì andavamo l’un ec.), 
senza compagnia , 

]S’ andavam Vun dinanzi e V altro dopo , 
Come i frali minor vanno per via. D. 

In una serie di proposizioni similari , 
ciascuna debb’ esser separata dalla virgola. 

4- 

1 . Egli avean cappe , con cappucci bassi 
Dinanzi agli occhi , fatte della taglia 
Che per li monaci in Cologna fassi. D. 

2. Porser gli uncini verso gl’ impaniati, 
Ch’eran già cotti dentro dalla crosta. D. 

Allorché una proposizione determinativa 
qualificante una parte della proposizione 
che la precede è necessaria all’interezza del 
senso della parte qualificata , come nel 
primo dei sopra sposti esempli , la pro- 
posizione che per li monaci , non s’ ha a 


Digitized by Google 



a 9P 

por virgola. Ma , nel caso contrario , la 
virgola è necessaria , e però , nel secondo 
esempio , la proposizione di erari , ec. , 
è separata dalla virgola. 

5 . 

Non vi dispiaccia , se vi lece ( soddis- 
fare alla mia domanda ) , dirci 
S' alla man destra giace alcuna foce. D. 

Ogni proposizione, completa o ellittica, 
intercalala tra due parli d’ un’altra propo- 
sizione , siccome le parole se vi lece , tra 
non vi dispiaccia , e dirci , bassi a por tra 
due virgole. 

6 . 

1. Ma esso eh ’ altra volta mi sovvenne 
Ad alio , forte , tosto di io montai , 
Con le braccia ni avvinse , e mi so- 
stenne. D. 

2. Ristetti, e vidi duo mostrar gran fretta 
Deli animo , col viso , d’ esser meco. D. 

Trovandosi una o più parole , per tra- 
sposizione , fuori del luogo che lor de- 


Digitized by Google 



29 1 

stina l’ ordine della costruzione diretta , 
come nel primo esempio , forte , che star 
dovrebbe dopo m’ avvinse j e col viso nel 
secondo , die alluogar dovrebbesi dopo 
mostrar , hanno ad essere fra due virgole 
per evitar un contro-senso a colui che 
legge. 

7 - 

1. Chc 9 come noi venimmo al guasto 

ponte , 

Lo duca a me si volse , ec. D. 

2. Ma i' noi credo già , io (no/ credo 

già ), e metterei la testa , che non 
ne sarà nulla. Firenzuola. 

Ogni elemento d’una proposizione ellit- 
tica , come nel primo esempio che 9 ele- 
mento di io dico questo per che , e io , 
del secondo esemplo , alluogato al comin- 
ciamento d’una frase , debb’esser separato 
da ciò che segue per mezzo d’ una vir- 
gola ; ma , posto nel corpo d’ una frase , 
hassi a metter tra due virgole. 


* 


Digitized by Google 



2Q2 


8 . 


La virtù , V onore , sono i miei numi. 

Sp contenga il periodo due soli termini 
omologi , deonsi segnar le pose con la vir- 
gola , quantunque volte noi siano da una 
delle congiunzioni e , ne , o. 

La ragione del virgolar sì fattamente le 
soprascritte parole si è , eh’ esse sono un 
abbreviamento delle seguenti : la virtù è 
il mio nume } V onore è il mio nume. 

9 - 

Le passioni , che sono le malattie del- 
V anima , emergono dalla nostra sol - 
levaziojie conira la ragione. 

Le proposizioni incidenti , tali che , 
spiccate dal corpo del periodo , non ven- 
ga però guasto il sentimento della propo- 
sizione principale , deonsi por fra due vir- 
gole. 


Digitized by Google 



IO. 


293 


Il saggio , disse Socrate , è ? ec. 

Le sentenze interposte deonsi notar con 
la virgola , perché chi legge possa fermarsi 
dove si conviene. 

Del punto e virgola (;). 

Poi s ' appiccdr , come di calda cera 
Fossero stati , e mischidr lor colore } 

JSè l'un nè V altro già parea quel oliera. D. 

Notasi con questo segno il secondo grado 
delle pose , e debbesi adoperare quando 
il periodo contenga più parli subalternate 
o vero inferiori. 

Dei due punti (:). 

. . . . Un de' neri cherubini 

Gli disse : noi portar ? non mi far torto. D. 

Il terzo grado delle pose notasi coi due 
punti , il che avviene : Primamente ? quan- 


Digitized by Google 



2 94 

d* uno riferisce nel discorso le sentenze 
d’ altro autore. Secondariamente , allorché 
un periodo contiene due grandi distinzio- 
ni , l’una o l’altra delle quali o amendue 
divise sieno in più parti graduali e subor- 
dinate , deonsi notar coi due punti le di- 
stinzioni maggiori. 

Del punto (.). 

È uficio e proprietà di questo segno 
d’ accennar ove l’ intero collegamento dei 
capi , e giri e membri dei periodo , per 
cessar l’attrazione delle parti, s’appunta. 
È questa la regola del puntare ed è su- 
perfluo darne gli esempli. 

Del punto interrogativo (?). 

E se non piangi , di che pianger suoli ? 

Questo segno alluogasi alla fine delle 
proposizioni interrogative. Arrogete a ciò, 
che talora l’ ammirazione s’ adombra nel 
discorso sotto forma interrogativa , sicco- 
me nella proposizione che vegg' io ! 


Digitized by Google 



Del punto ammirativo (!). 

Quanti dolci pensier , quanto disio 

Menò costoro al doloroso passo ! D. 

Il punto ammirativo ponsi alla line delle 
frasi sclamative. 

De 1 punti suspensivi (....)• 

Pure a noi converrà vincer la punga , 

Cominciò ei $ se non ... tal ne s’ offerse. 

Oh quanto tarda a me eh' altri qui 
giunga ! D. 

S’è introdotto nella scrittura questo nuo- 
vo segno affiti d’ accennar per esso il su- 
bitano interrompimento d’un concetto, da 
contrario pensamento rintuzzato } il che 
incontra quando P animo passionato di chi 
parla o scrive viene quasi ad un’ ora da 
più diversi affetti assalito , come 

mar per tempesta , 

Se da contrari venti è combattuto. D. 


Digitized by Google 



CAPITOLO XVII. 


Dei segni durevoli delle nostre idee r 
ed in ispezialilà della scrittura 
propriamente detta. 

Giovanetti , pria eh’ io facessi fine a 
questa mia grammatica, ben vi ricorda che 
l’ analisi da noi ragionata degli elementi 
della proposizione, è applicabile a tutti i 
linguaggi possibili , di qualunque spezie 
essi sieno. Richiamate alla vostra memoria 
il principio ch’ogni sistema di segni è un 
discorso. Per seguenza il discorso è sem- 
pre la rappresentazione più o men perfetta 
de’ nostri pensamenti. Or, ogni nostro pen- 
siero non consistendo che a sentire e a giu- 
dicare , ogni discorso debb’ esser composto 
di proposizioni j queste proposizioni , di 
soggetti e di attributi \ questi soggetti e 
questi attributi d’idee principali e di com- 
plimenti } e’, per conseguenza, è di mestieri 
che ravvisiamo in tutt’i linguaggi possibili, 


Digitized by Googl 



297 

qualche cosa cTanalogo agli elementi della 
proposizione e a’mezzi di sintassi ch’abbiam 
nel carso di quest’ opera ragionati. 

Se tutte siffatte parti sono più sviluppa- 
te , e se tutte le lor insensibili gradazioni 
son meglio distinte nel linguaggio artico- 
lato che in ogn’ altro, ciò avviene perchè * 
per diverse cagioni , i suoni della voce so- 
no , di tutti i nostri segni naturali , i più 
comodi e i più perfettibili, e, per tai mo- 
tivi , sono stati i più adoperati ed i più 
perfezionati. 

Tutti i segni naturali delle nostre idee 
son momentanei. Ogni uomo parla natu- 
ralmente il linguaggio d’ azione. Questo 
linguaggio è indiritto atre sensi, il tatto r 
la vista .e l’udito j epperò esso è compo- 
sto di tre spezie di segni , di toccamenli y 
di gesti e di suoni. Ma gli uomini non, 
bau potuto servirsi lunga pezza di siffatti 
segni senza desiderare di renderli durabi- 
li , e comunicar le lor idee, non già im- 
mediatamente e in modo assai ratto , ma 
per serbarne l’ espressione a tempi ed a 
generazioni a venire, e trasmetterla a di- 
stanze lontane. 


Digitized by Google 



Un tal motivo gli ha da prima indotti 
ad eriger monumenti , a cacciar chiodi 
dentro alle mura , come i Romani ; ad 
annodar cordelle , come i Peruviani $ a 
forar alberi in un certo modo , o piantar- 
ne di nuovi , come praticano alcuni sel- 
vaggi j poscia gli ha guidali a imaginar pit- 
ture , scolpiture , intagli , progetti ed or- 
diti d’ogni specie per eternare , almeno in 
massa , la rimembranza d’ uomini , d’ av- 
venimenti , di fatti , di luoghi , o di sen- 
timenti che preservar voleano da un totale 
oblìo. Io non fo qui motto di questi di- 
versi generi di segni , nè di quelli inven- 
tati in sèguito , e che sono esclusivamente 
propri all’ aritmetica, all’algebra, alla chi- 
mica, all’astronomìa ed a diverse altre scien- 
ze. Accennerò solo rapidamente di quali 
spedienti abbia 1’ universale potuto avvi- 
sarsi per render durevole la serie completa 
dei segni delle loro idee 5 e quantunque 
le lingue usuali degli uomini sien sempre 
state lingue vocali , esaminiamo successi- 
vamente le tre ipotesi in cui sarebber elle 
derivate da uno de’ tre rami dilferenti del 
linguaggio di natura , i gesti ,• il tatto e 
le grida. 


Digitized by Googl 



299 

Se la lingua usuale degli uomini fosse 
stata composta di gesti , non avrebber egli- 
no potuto convertirla in segni permanenti 
se non imaginando una serie di ligure de- 
lineate sur una materia qualunque j fissan- 
do tra esse le medesime derivazioni , le 
stesse analogìe , e forme di composizione 
e decomposizione analoghe a quelle dei 
gesti , e riconoscendovi i medesimi ele- 
menti del discorso e le leggi medesime di 
coordinazione o di sintassi. 

Una tal lingua sarebbe totalmente arti- 
liciale , e nota solo a chi la detta o la 
spiega. 

Sarebbe avvenuto lo stesso se la lingua 
d’ usanza fosse stala composta di tocca- 
menti di convenzione. Per renderli fissi e 
permanenti , sarebbe di mestieri rappresen- 
tarli del paro per mezzo d’ una serie di 
figure abbozzate. 

Le lingue composte di suoni erano su- 
scettibili dei medesimo mezzo, di legare, 
cioè , ad una figura disegnata , ciascuna 
delle idee rappresentate da ciascuna parola 
della lingua parlata. Quindi è di mestieri , 
come nelle due prime supposizioni , creare 


Digitized by Google 



3oo 

tante figure quanti segni differenti sono 
nella lingua usuale , ed osservarvi le me- 
desime analogìe e’1 medesim’ ordine di com- 
posizione } sono due lingue parallele e cor- 
rispondenti. 

Tal è la maniera usitata dagli antichi 
Egizi , dai Cinesi , dai Giapponesi , e ge- 
neralmente da tutti i popoli che servonsi 
delle figure che chiamiamo geroglifiche o 
simboliche , e di quelle che ne derivano j 
in una paiola, da tutti gli uomini ch’han- 
no una lingua parlata ed una lingua pinta. 

Iddio , eh’ avea destinalo 1* uomo a vi- 
ver in società , ha preparato in lui 1’ or- 
gano della parola, per esser lo strumento 
della comunicazione dei pensieri. Per mez- 
zo della flessibilità prodigiosa delle parti 
di quest’ organo , gli uomini son capaci di 
pronunziar una certa quantità di suoni sem- 
plici , di collegarli rapidissimamente per 
formarne di composti , e di combinar gli 
uni e gli altri in tante maniere , che la 
fecondità medesima dello spirito umano , 
per infinita eh’ ella esser paia , non sem- 
bra poter esaurire i mezzi e gli espedienti 
tutti dell’ organo medesimo. 


Digitized by Google 



3oi 

La comunicazione dei pensieri" per mez- 
zo della scrittura non è meno ammirabile 
di quella che fassi per mezzo della parola. 
Dopo molte meditazioni e moltiplici pro- 
ve , disgustato delle difficoltà , degli equivo- 
ci , delle oscurità , dei limiti troppo angu- 
sti della scrittura geroglifica , F inventore 
della scrittura letterale avvisossi del nu- 
mero assai scarso dei suoni elementari , e 
comprese che rappresentandoli per mezzo 
di altrettanti caratteri distinti , potrebber 
questi combinarsi come i suoni cui rap- 
presentano : ciò che costituisce in effetto 
F arte ingegnosa di pigner la parola e di 
parlare agli occhi j arte maravigliosa che 
fissa per sempre la parola e’1 pensiero da 
quella espresso , che invia F una e F altro 
agli assenti , che li fa passare alla poste- 
rità più rimota , e pel cui mezzo , la di- 
stanza dei tempi svanisce , i luoghi si toc- 
cano , formausi dei legami tra tutti i punti 
abitati dello spazio e della durata , e tutti 
gli esseri viventi e pensanti che occupan 
la superficie del globo , tra lor s’ intrat- 
tengono. 


Digitized by Google 



3oa 

La nostra scrittura europea , derivata 
dagli alfabeti greco e romano, quantunque 
non sia pienamente perfetta, eli’ è, fino 
ad ora , ciò che gli uomini hanno ideato 
di meglio in questo genere. Ma per ben 
giudicarne , fa d’ uopo , o giovanetti , at- 
tentamente esaminare la parola medesima, 
di cui la scrittura è il tipo , ed esserne 
debbo la rappresentazion fedele per esser 
perfetta. 

I gramatici anco i più scrupolosi in ana- 
lisi , dicono che le voci , rappresentate dalle 
vocali , sono una spezie di suoni , e che 
le articolazioni , rappresentate dalle conso- 
nanti , sono un’ altra specie di suoni j co- 
me se potesse esservi nella natura un’ ar- 
ticolazione senza voce ed una voce senza 
articolazione. 

Fatto questo primo passo falso , com- 
messo questo primo errore, impossibil cosa 
ella è stata per loro , veder con chiarità 
come una scrittura corrisponda alla paro- 
la } quando un carattere sia realmente al- 
fabetico o veramente sillabico, e che cosa 
sia una sillaba: e non han potuto distin- 


Digitized by Google 


3o3 

guere con nettezza tutt’ i differenti suoni 
che compongon il discorso e che succe- 
donsi con tanta rapidità nella pronunzia. 

Quest’ errore fondamentale consiste nel 
fallo dond’ emerge ogni error filosòfico , 
e , aggiunger si potrebbe , lutti gli altri in 
genere , cioè consiste a prender un’ astra- 
zione per una realtà, a personificare un’idea 
astratta , a credere eh’ una qualità ch’os- 
serviamo in un subbietto sia un esser reale 
e fisico come il soggetto cui appartiene. 
Le voci e le articolazioni non son mica 
suoni , ma qualitadi inerenti ai suoni $ e 
nessun suono reale puot’ essere scevro nè 
deli’ una nè dell’ altra. 

Ogni linguaggio vocale è composto di pa- 
role. Queste son composte di suoni che 
succedonsi. Ciascun di questi suoni è un 
effetto fisico prodotto dall’ organo vocale 
sull’organo auditorio. Esso risulta dall’e- 
missione d’una certa quantità d’aria ch’esce 
fuor della gola , mentre il sistema intero 
dell’ organo vocale è disposto d’ una certa 
maniera. Quando questa disposizione del- 
l’organo cangia in tutto o in parte, in un 
modo o in un altro , non vietisi a produr 


Digitized by Google 



3o4 

più lo stesso effetto j più non continuasi 
il medesimo suono j gliene succede un al- 
tro. Ciascun suono, ciascuna emission d’a- 
ria realmente da un’ altra distinta 9 real- 
mente da essa differente per qual si sia cir- 
costanza , forma una sillaba naturale o fi- 
sica. Queste sillabe naturali o fisiche son 
sempre separate l’ una dall’ altra per un 
movimento qualunque nell’organo, per un 
cangiamento nella sua disposizione , che 
interrompe 1’ emissione dell’ aria , o sola- 
mente la modifica. Se queste sillabe natu- 
rali o fisiche non sono esattamente le stesse 
che quelle conosciute e confessate dalle 
grammatiche , dalle rettoriehe e poetiche 
delle differenti lingue , e che appellar pos- 
sonsi sillabe convenzionali od artificiali , 
la ragione ne è che le prime (o i suoni 
reali ) non son sempre facili a distinguere 
e molte di queste sillabe fisiche s’uniscono 
o si confondono facilmente con quella che 
le segue o le precede , perchè esse sono 
o brevissime od assai sorde, o perchè il 
movimento organico che le separa è assai 
poco sensibile. Di quivi proviene che se 
ne sono sovente riunite parecchie insieme 


Digitìzed by Google 



3o5 

senza accorgersene ; e che le sillabe con- 
venzionali variano nei diversi idiomi e nelle 
differenti epoche d’ una medesima lingua , 
mentre le sillabe naturali sono e saranno 
eternamente le stesse in tutte le lingue. 

In ciascuna di queste emissioni d’aria, 
in ciascuno di questi suoni , havvi più cose 
ad osservare , cioè , la voce , la durata , 
il tuono , il suono , e V articolazione. 

Chiamasi voce quella circostanza del suo- 
no la quale fa eh’ esso sia un’ a od un i 
anzi che un o od un u. 

Nella scrittura alfabetica, la voce è no- 
tata con caratteri chiamati vocali. 

La durata è quella circostanza del suo- 
no la qual fa eh’ egli sia lungo o breve. 

Ella è espressa nella scrittura con note 
chiamate segni di quantità. 

Queste differenze di durata costituiscon 
la misura e la cadenza del discorso. 

Il tuono è ciò che fa eh’ un suono sia 
acuto o grave. Egli è espresso nella scrit- 
tura con segni chiamati accenti , e questi 
soli meritan veramente il nome d’accento , 
accenlus , che deriva da ad cantum. 

Il suono è quella circostanza la qual fa 

ao 


Digitized by Google 



3o6 

che distinguiamo la voce d’ un uomo da 
quella d’ un altro , avvegnaché pronunzino 
tutti e due la medesima voce con la stessa 
forza , con la stessa articolazione e col tuo- 
no medesimo ; del pari eh’ in un suono 
musicale avvertiamo eh’ esso è prodotto da 
due strumenti di differente spezie o v,ero 
da due strumenti differenti della medesi- 
ma spezie , comechè sien perfettamente al- 
1’ unisono e tutte le altre circostanze pa- 
ian esattamente le stesse. 

L ’ articolazione è una modificazione del 
suono , la quale non ne è nè la voce nè il 
tuono , eli’ è propriamente la maniera on- 
de il suono comincia a toccarci. Essa ser- 
ve a separare un suono da quello che lo 
precede , anzi che a legarli tra loro. Sic- 
come non havvi suono senza voce o sen- 
za tuono , così senz’ articolazione. 

Ciò che abbiam detto, rende completa 
1’ analisi dei suoni che compongono il lin- 
guaggio vocale. Un tal esame era neces- 
sario pur troppo per farci un’ idea giusta 
dell’articolazione, della voce, del tuono, 
e della durata del suonò. Siccome la fi- 
gura, la grandezza, la gravità d’ un corpo 


Digitized by Google 



3o7 

non posson avere luogo senza di esso , del 
paro che questo corpo non puot’ esistere 
senz’ esser grande , -figurato , pesante d’una 
certa maniera e a un certo grado , così 
ogni suono vocale va necessariamente di 
quelle qualitadi adorno. , 

Non evvi dunque alcun suono che deb- 
b’ esser chiamato piuttosto un! articolazio- 
ne od una voce , anzi che un tuono od una 
durata. 

Quando scriviamo un’ a sola e la pro- 
nunziamo , noi suppliamo 1’ articolazione , 
il tuono e la durata che* non son rappre- 
sentati. 

Quando pronunziamo un p od un b i- 
solati , sovveniamo al difetto della voce , 
del tuono e della durazione. 

Le lettere dell’Alfabeto italiano sono ven- 
tuna , A , B , C , Z), E , E, G , H , 
7, L , M , 2V, O, P, Q, R, S , T, 

u, v, z. 

Le quali si pronunziano toscanamente in 
questo modo : 

a , bi , ci , di , e , effe , g* , acca , i , 
e/Ze, emme , e/me, o , pi , qu v erre , 

*e , u , w’j zeto. 



3o8 


Dei Verbi Irregolari. 


Prima Declinazione . 

' In ogni declinazione hacci dei verbi che 
nelle lor desinenze allontanansi dalie-regole 
della medesima. 

La prima declinazione non ha che quat- 
tro verbi irregolari: andare , dare, fare, 
stai % e. Noteransi per noi in ciascun tempo 
solamente le voci irregolari. 

Andare. Andando. Andato. Vo o vado , 
vai , va , andiamo , andate , vanno. An- 
dava , ec. Andai , ec. , e non andiedi , ec. 
Andrò , ec. Andrei , ec. vada , an- 
diamo, andate, vadano. Che io vada , ec. 
CAe io andassi , ec. 

Dare. Dando. Dato. Do, dai, dà , dia- 
mo , date , danno. Dava , ec. Diedi o 
detti , ctayh , diede o diè o dette , demmo , 
deste , diedero o dettero. Darò , ec. Da - 
rei , ec. Dà , dia , diamo , date , dìeno o 
diano. Che dessi, ec . , e non dossi, ec. 

Fare. Facendo. Fatto. Fo o faccio, 
fai > fa > facciamo , fate , fanno. Face- 


Digitized by Google 



3o9 

va , ec. J Feci , facesti , fece , facemmo , * 

faceste, fecero. Farò , ec. Farei, ec. Fa, 
faccia , facciamo , fate , facciano. Che 
faccia , ec. Che facessi , ec* 

Stare. Stando. Stato. Sto , stai , sta 9 
stiamo , state , stanno. Stava, ec. Stetti , 
e non stiedi , ec. stesti , stette , stemmo 9 
steste, stettero. Starò, ec. Sta, stia, stia- 
mo , state, stieno o stiano. Che stia, ec. 
Che stessi , ec. , e non già slassi , ec. 

Seconda Declinazione. 

Partiamo questi verbi in due classi , di 
cui la prima comprende quelli ch’han T ac- 
cento tonico sull’ antipenultima vocale } e 
la seconda quei ch’han quest accento sulla 
penultima. 

I verbi della prima classe non hanno 
d’ irregolare che il perfetto assoluto e ’I 
participio passato , o pure l’ uno o l’altro 
solamente , tranne i verbi che seguono e 
i lor composti : bdttere , cdpere , crede- 
re , empiere , ésigere , fèndere , frèmere , 
gémere , miètere, méscere , pàscere, pèn- 
dere, prescindere, ricévere, resistere, ri- 


Digitized by Google 



3io 

flèttere , ripètere , scèrnere , sólvere , span- 
dere , splèndere , sprèmere , stridere , ìmc- 
cùmbere , sùggere , fóndere , véndere . 

Quelli della seconda classe hanno altre 
irregolarità, salvo persuadere e solere che 
hanno irregolari persuasi , ec. , persuaso e 
sòlito. 


Verbi della prima Classe. 


np a 

lor 

cere , 

tòr 

« 

tòrto. 

Ucci 

e/ere , 

ucci 


ucciso ( 1 ). 

Accór 

gere, 

accòr 

5 / 

accòrto (a). 

Fri 

g&re , 

fri 


fritto . 

Có 

gliere , 

cò 


còllo. 

Distin 

gi/ere , 

distin 

« 

distinto. 

M 

e//ere , 

m 


messo (3). 

Pr 

émere , 

pr 

èssi 

prèsso. 

Espr 

intere , 

espr 

èssi 

esprèsso (4)- 

Acce 

ndere , 

acce 

si 

acceso (5). 


(i) Cedere ; cèssi o cedetti ; cesso o ceduto. 

(a) Dirigere ; essi , etto. Esigere ; eì , esatto. 
Cingere -, insi, into. Negligere ; èf« ; étto. 

{ò) Flettere ; Jlcssi, Jlesso. 

(4) Espellere ; , a/jo. 

(5) Fóndere : , yùjo. 


Digitìzed by Google 



3 1 1 

Ass ólvere, ass òlsi assòlto (i). 

Corr ómpere , corr appi corrotto . 

' Cór rere , cor si corso. 

Cono scere 9 cono bbi conosciuto. 

Discu tere , discu ssi discusso. 

Pres umere pres unsi presunto. 

C uocere , c òssi còtto (2)* 

Pere uotere , pere òssi percosso. 

Comm uovere , comm ossi commòsso. 
Vi vere , vi ssi vissuto. 

Nàscere , fa nacqui , nato j e piòvere , 
piovve , piovuto. 

Verbi della seconda classe. 

Condurre , sincope di Conducere . 

Conducendo. Condotto. Conduco. Con - 
duceva. Condussi. Condurrò. Condurrei. 
Conduci f conduca. Che conducessi. 


(1) Dicesi pur assoluto. Sólvere: et o etti ; utos 
Involgere : invòlto. 

(2) Nuocere: nàcqui, nociuto. 


Digitized by Google 



312 


Severe , per contrazione Bere. 

Beendo o bevendo. Beo o bevo , ec. 
Beeva o beveva. Bevvi bevei o bevetti , la 
prima forma è più usitata. Berò o beverò. 

Cadere . 

Cadendo. Caduto. Cado o caggio. 
Caddi. Son caduto. Caderò j e cadrò , 
solo nel verso. 


Chiedere. 

Chiedendo. Chiesto. Chiedo o chieg- 
go , chiedono o chieggono. Chiesi 9 Chie- 
da o chieggo. 

Dire , sincope di Dicere. 

Dicendo. Detto. Dico , dici o di ' , 
ce, diciamo , dite , dicono. Dissi . 

D/’ , cùca. CAe dicessi. 


Digitized by Google 



Dolere (si). 


3 1 3 


Dolendosi. Dolutosi. Mi dòlgo o dò- 
glio , ti duoli , si duole , ci dogliamo , 
vi dolete , si dolgono , o dogliono. Mi 
dolsi. Mi son doluto. Mi dorrò. Duoliti, 
dò! gasi, o dógliasi , dogliamoci , dolete- 
vi ) dólgansi o dógliansi. 

Dovere. 

Dovendo. Dovuto. Debbo o deggio , 
devi o dèi , deve, dèe o dèbbe , dobbia- 
mo , ec. Dovei o dovetti , ec. Dovrò. Che 
debba , ec. 


Nuocere. 

Nocendo. Nociuto. Nuoco o néccio , 
nuoci j nuoce , nocciamo , nocete , ec. No- 
ceva. Nócqui. Nocerò. Nuoci , nuoccia o 
néccia. 

Parere. 

Parendo. Paruto o parso. Paio , pari , 

pare , paiamo , parete , paiono. Parvi. 

** 


Digitized by Google 



3i4 

Parrò. Pari, paia, paiamo , parete , pa- 
iano. 

Piacere. 

Piacendo. Piaciuto. Piaccio, piaci, ec. 
Piacqui. Piacerò. Piaci, piaccia , ec. De- 
clinate allo stesso modo giacere. 

Porre , sincopato di Ponere ► 

Ponendo. Posto. Pongo , poni , pone , 
poniamo , ponete , pongono. Posi. Porro. 
Poni , ponga. 

Potere. 

Potendo. Potuto. Posso , puoi , può , 
possiamo, potete, póssono. Potei. Potrò . 
Che possa , ec. 

Rimanere. 

Rimanendo. Rimaso o rimasto. Rimare - 
go , rimani, rimane, rimaniamo , non ri- 
mangliiamo nè rimagnamo j rimanete , ec. 
Rimasi. Rimarrò. Rimani, rimanga , ec 


Sapere . 


3i5 


Sapendo. Saputo. So , sai , sa , sa/7- 
piamo , sapete , sanno. Seppi. Saprò. Sap- 
pi , sappia , ec. 

Scégliere , per sincope Scerre. 

Scegliendo. Scelto. Scelgo o sceglio , ec. 
Scelsi. Sceglierò. Scegli , scelga , o sce- 
glia. 

Sedere. 

Sedendo. Seduto. Siedo o seggo , sie- 
rfi, siede i sediamo o seggiamo , sedete 
seggono o siedono. Sederò j fee?rò nel ver- 
so. Siedi, segga o sieda , sediamo o seg- 
hiamo , sedete , seggano o siedano. 

Svellere e per sincope Sverre. 

Svellendo. Svelto. Svelgo o svelto , sce/- 
// , svelle o sveglie , sveltiamo , sveltele , 
svelgono. Svelsi. Ho svelto. Sverrò. Svel- 
tii svelga , sveltiamo , svellete , svelgano. 
CK io svelga , che noi sveltiamo , ec. 


Digitized by Google 



3 1 G 

Tacere. 

Tacendo. Taciuto. Taccio , ec. Tac- 
ciamo , tacciono, l'acqui , ec. Taci, tac- 
eia y ec. 

Tenere. 

Tenendo. Tenuto. Tengo , f/em , tiene , 
teniamo , ec. Tenni , ec. Terrò, ec. Ter- 
rei, ec. Tieni , tenga, ec. 

Togliere o Torre. 

Togliendo. Tolto. Tóglio o tòlgo, to- 
gli, toglie , ec. Tolsi* ec. Toglierò o for- 
rò, ec. Toglierei o torrei. Togli, toglia 
o /o/gtf , ec. 


Traere o Trarre. 

Traendo. Tratto. Traggo , trai, trae, 
traiamo o traggiamo , traete , traggono. 
Trassi, ec. Tranò, ec. Trai, tragga, ec. 


Digitized by Googl 



3i7 

Valere. 

Valendo. Valuto. Valgo o vaglio, va- 
li 9 vale , vagliamo , ec. Valsi , ec. Var- 
rò , Vali , va/ga o vaglia 9 ec. 

Vedere. 

Vedendo. Veduto. Vedo, veggo , veg- 
gio, ec. vediamo o veggiamo , ec. Vidi , 
e non , ec. Vedrò , ec. J'Wt , ve- 
da, vegga o veggia. 

Volere. 

Volendo . Voluto. Vàglio ovo*, vuoi , 
vuo/e o vo’, vogliamo , volete , vogliono , e 
nel verso vonno. Volli , ec. Vorrò , ec. 
Che voglia , ec. 


Digitized by Google 



3i8 


Verbi Irregolari 


Della Terza Declinazione. 

Tutti questi verbi declinansi come il ver- 
bo unire , il quale non è irregolare se noa 
al presente assoluto dell’indicativo, a quello 
dell’ imperativo e del soggiuntivo , ove la 
prima e la seconda del plurale son regolari. 

1. ° Unisco , unisci , unisce , uni- j 

scono. 

2 . ° Unisci , unisca , — —* uniscano. 

3. ° Che unisca , che unisca o unischi , 

unisca , cAe uniscano. 

Il verbo apparire , ha le doppie forme, 
apparisce o appare , appariscono od cp- 
paiono. ' * 

• ' I verbi aprire , coprire , scoprire , han 
le doppie forme apri* e apersi , ec. 

Havvi di quei verbi che , al presente 
assoluto dell’ indicativo , all’ imperativo ed ' 
al presente del soggiuntivo , han due for- 
me, tali che abhorrire , che fa abbonisco 
od abborro , ec. 1/ uso e ’l dizionario fa- 
ranno istrutti di siffatte differenze gli stu- 
diosi. 


Digitized by Google 



3i9 

Verbi della, stessa declinazione , 
Degni di nota per irregolarità particolari. 

Morire. 

Morendo. Morto. Muoio , muori , muo- 
re , moiamo , morite , muoiono. Morii , 
e non morsi , ec. Morrò , ec. Muori , /Muo- 
ia , ec. 

Salire . 

Salendo. Salito. Salgo , , ec. <Sa- 

gliamo , ec. »Sa/i , .saiga , ec. 

- Seguire. 

Seguendo. Seguito. Seguo o sieguo , ec. 
Segui , segua , ec. 


XJdire. 

Udendo. Udito. Odo , ec. Udiamo , 
udite , odono. Udiva , ec. Udii, ec. Z7- 
rftrò , ec. Ofifr , udiamo , udite , odano . 
Udissi, ec. 


Digitized by Google 



320 


Uscire. 


Uscendo. Uscito. Esco , esci , esce , 
usciamo , uscite, escono. CK io esca , ec. 
C/f’ io uscissi , ec. 

Venire . 

Venendo. Venuto. Vengo , vieni, vie- 
ne , veniamo , venite , vengono. Venni , 
ec. Verrò , ec. Vieni, veniamo o ve gno- 
mo , ec. 


Verbi Difettivi. 

Qui farassi per noi da ultimo una spo- 
sizione di alcuni verbi i quali , per patir 
difetto di molte voci nella lor declinazio- 
ne , addimandansi difettivi. Saran da noi 
soltanto notate le forme che sono in usanza. 

Arrogere che vale Aggiugnere. Arro- 
ge , egli arrogeva j atro se , arrosero , ar- 
roto , arrogendo. 

Calere, che significa esser a cuore. Co- 
luto. Cale ; calea $ colse j caglia j cales- 
se 5 correbbe. 


Digitized by Googte 



321 

Folcire che vale quanto reggere , pun- 
tellare. Folce $ folcisse. 

Gire che dinota andare. Gito $ gite -, 
giva o già , givi , giva o già , givamo , 
givate, givano o giano\ gisti , gi o gio , 
gimmo , giste , girono ; girò , gzraz , gz- 
rà , giremo , gzre/e , giranno 5 gira , ec. 
gissi, ec. 

Ire vale quanto gzre , ambedue poco ia 
usanza in prosa, ito j ite } iva ; zVzzwo j 
/remo , zrete. 

Licere o lecere che suona quanto esser 
lecito o convenevole . Z^'ce o lece. 

Lucere nel sentimento di risplendere , 
soffre difetto nella prima persona del pre- 
sente assoluto dell’ indicativo 5 dell’intero 
passato assoluto primo j di tutte le forme 
composte , perchè mancante del participio 
passato. 

Mólcere che suona addolcire, ha molce 
e molcea. 

Olire nel senso di render odore , ha 
oliva , olivi , olivano j olente. 

Redire o riedere che vai ritornare , ha 
riedi , riede , riedono. 


Digitized by Google 



322 

Solere. Questo verbo significa esser sò- 
lito , aver per costume . Solendo j solito , 
soglio , suoli o suo ’ , suole , sogliamo , 
solete , sogliono. Fui solito , ec. Soleva , 
ec. CAe soglia , ec. C7*e solessi , ec. 

E qui ci aggrada di far fine al nostro 
ragionare, lasciando il rimanente alla cura 
particolare , al buono avviso dei maestri 
filosofi , al giudicio e alla direzion loro , 
nè siavi , spero , chi appuntar osi i caddi 
prieghi che fommi a dar loro , cioè che vol- 
ger facessero ai loro allievi nocturna et 
diurna manu le più terse scritture dell’au- 
reo secolo dell’ Alighieri , del Cavalca e 
del Passavanti , nelle quali apparar potes- 
sero e la soave e spontanea movenza de’pe- 
riodi e la forbitezza dello stile e la pu- 
rezza del dettato e la semplicitade e leg- 
giadrìa. 

ERRORI INCORSI IN POCHI ESEMPLARI. 

Alla pagina 80 verso i 3 dopo la voce — parola — ag- 
giungi — che non comincia. 

ERRORI. CORREZIONI. 

Pag. 71 v. 16 Ciovanasiro Giovanastro. 


/ 


Digitized by Google 



INDICE 

DELLE MATERIE. 

Epistola Dedicatoria p. 3 

Prefazione 5 

Cap. I. Analisi del Discorso . . i5 

Cap. II. Decomposizione della 

proposizione nei suoi 

, elementi |8 

Cap. III. Della divisione delle pro- 

- posizioni 26 

Cap. IV. Degli elementi della pro- 
posizione - . . TV. 35 

Cap. V. Delle interiezioni . V 37 

Cap. VI. Dei nomi e dei pronomi . 

Cap. VII. Dei verbi e dei participi ♦ 88 

Cap. Vili. Degli aggettivi o modi- 
ficativi 122 

Cap. IX. Delle preposizioni . . . 1^9 

Cap. X. Degli avverbi 19^ 

Cap. XI. Delle congiunzioni o in- 
teriezioni congiuntive. 227 


Càp. XTT . Della sintassi 248 

Gap. XIII. Della maniera cT espri • 
mere differenti rappor- 
ti che i Greci ed i Lar 
tini disegnavano per 
mezzo dei casi . . . 257 
Càp. XIV. P aradigmi d' analisi nel- 


le frasi si dorme, si 
mangia , si loda , e si- 
mili 263 

Cap. XV. Del ripieno 270 

Gap. XVI. DelV accento grammati- 
cale . .. 276 


Cap. XVII. Dei segni durevoli delle 
nostre idee , ed inispe - 
zialità della scrittura 
propriamente detta , , 296 


a&s 'c, 8 


Digilized by Google 


Digitized by Google 



Digitized by-Googte 




1 


I 




!»* > w " 



# 

No comments:

Post a Comment