Luigi Speranza
Pierleone Leoni (Spoleto, ca. 1440 – Firenze, 9 aprile 1492) è stato un filosofo italiano.
Di famiglia aristocratica spoletina, studiò probabilmente a Roma, e successivamente, già dottore in arti e medicina, fu chiamato ad insegnare a Padova, dove mantenne la cattedra fino alla morte, e a Pisa.
Fu qui che ebbe modo di entrare in contatto con la cerchia di artisti e filosofi che gravitavano attorno a Lorenzo de Medici, a Firenze. Iniziò ad avere contatti e una fitta corrispondenza con Marsilio Ficino e Pico della Mirandola.
Venne considerato dai suoi contemporanei uno dei più valenti uomini di scienza esistenti all'epoca. I più illustri personaggi e sovrani dell'epoca, come il Duca di Calabria, il Re di Napoli, Ludovico il Moro, forse anche il papa Innocenzo VIII, richiesero le sue cure, tanto che divenne il medico personale dello stesso Lorenzo de Medici[1].
All'indomani della morte di Lorenzo de Medici venne ingiustamente sospettato di essere stato il responsabile del suo avvelenamento, e venne quindi strangolato e gettato in un pozzo il giorno seguente. Diverse fonti dell'epoca [2] [3] sostengono che il mandante della uccisione del Pierleoni fosse stato il figlio di Lorenzo, Piero de Medici.
[modifica] Note1.^ Dagli Annali di Ser Francesco Mugnoni da Trevi, dal 1416 al 1503, trascriz. D.Pietro Pirri (Estratto dall'Archivio per la Storia Ecclesiastica dell'Umbria Vol. V (1921), Fasc. I e II): "Era adpresso del dicto Lorenzo uno excellentissimo et famosissimo medico de grandissima scientia in loica, in filosofia, strologia, nominato magistro Pierleone de leonardo da Spolitj, reputato el più singulare valente homo in dicte scientie che ogie dì viva. Era quisto homo in tanto prezzo adpresso del dicto Lorenzo che, senza quisto clarissimo doctore, non podiva stare. Fo conducto ad Pisa ad legere, ebbe mille ducatj de provisione per anno: poj fo conducto ad Padua, ebbe mille et ducento ducatj per anno. Ad Pisa stecte multi annj ad legere: et similemente ad Padua."
2.^ dagli Annali di Ser Francesco Mugnoni da Trevi, dal 1416 al 1503, trascriz. D.Pietro Pirri (Estratto dall'Archivio per la Storia Ecclesiastica dell'Umbria Vol. V (1921), Fasc. I e II): "Lorenzo se amalò, mandò per luj, et andò ad Fiorenza. Era quisto mastro Pierleone de tanta scientia de strologia, che predisse la morte sua essere infra quatro misi in sino ad mezo aprile 1492. Et andò mal voluntierj ad Fiereze del mese de jenaio 1492. Tandem jonto ad Fiorenze trovò Lorenzo stare male: erano lì clarissimj medicj et valentj et excellentj: poj ce venne el medico del duca de Milano: et predisse mastro Perleone la morte de Lorenzo. Ipso non prestò may et non se mestecù in alcuna medicina ne poti(one) sue (Il cronista forse vuol dire che il Leoni non s'ingerì affatto in ciò che riguardava l'assistenza sanitaria dell'infermo, limitando l'opera sua alla pura diagnosi della malattia ed a consultazioni astrologiche. E con ciò vuol, forse, velatamente intendere che niente ebbe a che vedere Pierleone con quelle strane pozioni a base di gemme e perle triturate somministrate da un altro medico, il Piacentino, le quali, attese le lesioni viscerali che tormentavano il paziente, servirono forse ad accelerarne il tracollo) ma solo ipso in consulendo et predicendo. Tandem venendo alla morte Lorenzo, Perino, figliolo del dicto Lorenzo, homo de poca prudentia, reputato homo bestiale et senza prudentia, ordinò che el dicto mastro Perleone fosse morto. Lorenzo era in villa ad uno suo casale, et lì tucto dì stava mastro Perleone. (...) Essendo morto Lorenzo, et lì insino alla sera stando mastro Perleone, volendo tornare luj allu solito loco, fo menato per uno Carlo o vero Alberto martellj ad uno suo casale, et lì fo strangulato dicto mastro Perleone, et buctato in uno pozo. Poj fo retracto et portato in Fierenze, et retenuto el suo corpo con guardia et veneratione assay. Et de tanto tradimento et iniusta morte se ne dolse tucta la ciptà, perché la bona memoria de Lorenzo amava quisto omo più che homo vivesse, et tucti li secretj soj sapiva, savio, sapientissimo et pieno de verità, bontà et integrità."
3.^ Nella sua "Storia della Letteratura Italiana" l'abate Girolamo Tiraboschi (Firenze, Molini Landi, 1809) riporta fonti dell'epoca, fra cui Scipione Ammirato: "Cavossi voce che egli vi si fosse gittato da se medesimo ... ma si rinvenne ... esservi gittato da altri, secondo dice il Cambi, da due famigliari di Lorenzo". Lo stesso testo riporta le affermazioni del Sanazzaro, il quale "non nomina l'autore di questo misfatto. Ma è chiaro abbastanza ch'ei parla di Pietro de Medici, figliuol di Lorenzo", e di Allegretto Allegretti, storico senese contemporaneo di Pierleoni, che riporta: "Maestro Pier Leone da Spoleto, che lo medicava (si riferisce a Lorenzo) fu gittato in un pozzo, perché fu detto, che l'haveva avvelenato, nientedimeno si concludeva per molti non esser vero."
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