Powered By Blogger

Welcome to Villa Speranza.

Welcome to Villa Speranza.

Search This Blog

Translate

Friday, July 8, 2011

Segno Griceiano

Luigi Speranza

In semiotica, un "segno" è un sistema, composto da un segnale, una referenza e un referente, che rinvia ad un contenuto.

La semiotica studia proprio la capacità del segno di dare la possibilità a chi interpreta di comprenderne il contenuto.

Secondo Louis Hjelmslev, il segno può essere definito anche come espressione di un contenuto. Secondo Charles Peirce un sinonimo di sign è representamen. Secondo Ferdinand de Saussure, il segno è l'unione di significante e significato.

Il modello classico del segno prende le basi dalle ricerche di Aristotele, di sant'Agostino e di Gottlob Frege e dall'opera

"Il significato del significato"

di Charles Kay Ogden e I. A. Richards.

Questo modello consta di tre elementi:

un referente ("segnato", SIGNATUM)
(ciò di cui si parla),
che viene espresso da un segno (SIGNUM)

attraverso un concetto (o idea).

Graficamente, il modello è un triangolo che collega

segno-segnato,
(signum-signatum)

senza poter passare direttamente dal segno (signum) al segnato (signatum).

Il punto debole di questo schema è l'assenza di una finalità di questa interpretazione.

Il problema non è stato superato da Charles Peirce, padre della moderna semiotica, che ha riproposto uno schema simile a quello classico, ma più complesso.

In questo caso, i tre elementi sono tutti direttamente collegati fra loro.

Il representamen (ossia ciò che rappresenta l'oggetto), l'interpretante (ovvero come si interpreta l'oggetto) e l'oggetto stesso -- segnato, segnatum.

L'oggetto considerato all'interno di questo schema è definito immediato, cioè il risultato dell'interpretazione stessa.

Ad esso si oppone quello dinamico, che non può essere all'interno del triangolo perché è l'oggetto al di là di ogni interpretazione, che deve comunque tendere a raggiungerlo.

Questo avvicinamento all'oggetto dinamico è detto semiosi.

Secondo la teoria della semiosi illimitata, un representamen viene interpretato come oggetto immediato, che a sua volta diviene representamen per un'altra interpretazione che tenderà a raggiungere l'oggetto dinamico. Per approfondire, vedi le voci significante e significato.

Il modello più noto del segno linguistico è quello delineato da Ferdinand de Saussure.

Esso si basa sul dualismo tra significante e significato.

Il significante (SIGNANTE) è la parte fisicamente percepibile del segno (signum) linguistico.

L'insieme degli elementi fonetici e grafici che vengono associati ad un significato -- signatum (che invece è un concetto mentale), che rimanda all'oggetto (il referente, ciò di cui si parla, un elemento extralinguistico).

Significante (signante) e significato (signatum) sono stati interpretati come due facce di una medaglia.

Sono inscindibili e si rinviano continuamente a vicenda.

Il legame tra significante e significato nelle lingue storico-naturali è normalmente arbitrario -- "non-naturale" dice Grice -- anche se talora vi sono elementi di iconicità, per esempio nelle onomatopee e in altri casi di fonosimbolismo.

Fu sant'Agostino il primo a classificare tre tipi di segni.

I primi sarebbero il segno

"naturale",

cioè tutti quei segni che non sono stati creati per significare qualcosa, ma che rimandano ad altri oggetti per l'esperienza.

Ad esempio, una nuvola segna (latino: "signat") pioggia,

non perché è stata creata per comunicare questa azione.

Poi vi sarebbero il segno

"non-naturale" ("artificiale")

cioè creati proprio per la comunicazione.

Sono detti anche segni intenzionali proprio perché alle spalle c'è l'intenzione di voler trasmettere un concetto.

Il sengo del primo tipo e detto anche

"indizio",

per distinguerlo da quel segno non artificiali, come il linguaggio, che però servono a comunicare.

I segni vengono suddivisi per categorie di conoscenza in

segni iconici,

segni indicali e

segni simbolici o codici.

Nel primo caso il significante è simile al significato, nel secondo caso vi è una connessione fisica con il significato e nel terzo caso vi è una relazione tra significante e significato in modo arbitrario.

Bibliografia

Umberto Eco,
"Segno".
Milano, Istituto Editoriale Internazionale, 1973.

Umberto Eco,
"Semiotica e filosofia del linguaggio",
Torino, Einaudi, 1984.

Emanuele Fadda.
"Piccolo corso di semiotica".
Acireale-Roma, Bonanno, 2004.

Gottlob Frege.
"Senso e significato".
Roma-Bari, Laterza, 2004.

Giovanni Manetti,
"Le teorie del segno nell'antichità classica"
Milano, Bompiani, 1987.

Caterina Marrone,
"I segni dell'inganno. Semiotica della crittografia"
Viterbo: Nuovi Equilibri, 2010, pp. 199, ISBN: 8862221320

Charles Ogden; Ivor Richards.
"Il significato del significato".
Milano, Saggiatore, 1966.

Funzione segnica

Significato

Semantica

Referente

Portale Linguistica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di linguistica
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Segno"
Categoria: Semiotica | [altre]

No comments:

Post a Comment