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Tuesday, July 5, 2011

Toponimia italiana

Luigi Speranza

Toponimia latini
-- Altre.

I toponimi celtici d'Italia sono i nomi propri di luogo che, attraverso la ricostruzione dell’origine storico-linguistica, vengono attribuiti alle parlate dei Celti stanziati anticamente in Italia, nelle regioni settentrionali e in parte centrali (Marche).

Piccolo lessico celtico

A
"ambe-" .................................. fiume

B

"banna-", "benna-" ....................... punta, sommità
"-bona" .................................. fondazione, oppidum
"briga" .................................. altura, fortezza
"brīva" .................................. ponte

C

"cambo-" ................................. curva, meandro
"cumba" .................................. cavità, valle

D

"dubus", "dubis" ......................... nero
"dūno-" .................................. fortezzaʾ, ʿmonteʾ
"duro-" .................................. ʿpiazza, mercatoʾ

E

"eburo-" ................................. ʿtasso (albero sacro)ʾ

I

"-ialo-" ................................. ʿraduraʾ

L

"lāno-" .................................. ʿpianaʾ / ʿpienoʾ
"-late" .................................. ʿpaludeʾ
"lindo-" .................................ʿliquidoʾ, ʿstagnoʾ

M

"mago-" .................................. ʿcampoʾ, ʿmercatoʾ

N

"nantu-, nanto-" ......................... ʿvalleʾ, ʿruscelloʾ
"nemeto-" ................................ ʿbosco sacroʾ, ʿsantuarioʾ

R

-rāte, rātis- ʿmuraʾ, ʿforteʾ
redo- ʿandare a cavalloʾ, ʿviaggiareʾ
rito- ʿguadoʾ

V

verna, verno- ʿontanoʾ
vindo- ʿbiancoʾ, ʿsplendenteʾ, ʿsacroʾ

Si tratta di varietà linguistiche di «frammentaria attestazione» appartenenti a due filoni di popoli celtici:

1) i più antichi, insediatisi forse già nell’Età del Bronzo, antenati dei Celti della cultura di Golasecca, che parlavano una lingua — il cosiddetto leponzio — che appare più arcaica, più conservativa del gallico;

2) i gruppi di Galli che penetrarono in Italia nel IV secolo a.C. (e probabilmente anche in fasi precedenti).

Il glottologo Giovan Battista Pellegrini (1921-2007), ha suddiviso i toponimi di origine celtica in quattro «filoni»:

1) «quelli attestati fin dall’epoca antica»;

2) «attestati in epoca medievale (ma attribuibili con certezza al filone gallico)»;

3) «toponimi prediali in -acum verosimilmente di origine gallo-latina»;

4) «derivati da appellativi di origine celtica con installazioni che possono essere anche recenti e pertanto di modesto interesse storico»

I toponimi appartenenti al primo gruppo sono nomi che documentano insediamenti celtici preromani, soprattutto gallici, oppure fondazioni non anteriori all'epoca romana.

Solitamente si trovano attestati in forme grecizzate e/o latinizzate, sia nella morfologia (terminazioni, desinenze celtiche sostituite da quelle greche e latine) sia nella fonetica e nella grafia (si veda ad esempio il caso del toponimo Milano).

In vari casi poi, di quei toponimi antichi ci sono giunte più varianti.

Tutto ciò dipende dal fatto che sono menzionati dagli autori greci o latini (che nel citare o ricopiare di seconda mano possono aver alterato qualche nome), oppure usati in altre fonti scritte, soprattutto iscrizioni e itinerari, che dei nomi celtici riportano o gli adattamenti (e le alterazioni) operati da diversi latinofoni o quelli adottati dall’amministrazione statale romana, nelle sue diverse componenti e fasi storiche.

Il secondo gruppo comprende quei toponimi che, attestati in forme trasmesse da documenti medievali, pur non comparendo in iscrizioni o autori greco-latini, si possono attribuire ugualmente ai Galli o ai Gallo-Romani, e ne attesterebbero così lo stanziamento in epoca antica.

Sono di più antica formazione rispetto ai nomi del quarto filone (microtoponimi) e possono esserlo rispetto ai nomi del terzo (prediali).

Fanno parte del terzo gruppo i toponimi prediali o fondiari (nomi di fondi rustici) gallo-romani, formati da un antroponimo antico (ma non sempre celtico) e uno dei suffissi gallici

-ācum,
-āca,
-īcum,
-īca.

Si tratta di un filone che rimase produttivo anche in epoca alto-medievale, quando nacquero prediali a suffisso celtico da antroponimi germanici.

Ad essi si possono accostare i toponimi costituiti da un antroponimo antico di origine celtica + suff.

-ate,

probabilmente da un antico

-ates,

con il valore de ʿgli uomini o i parenti e i discendenti diʾ (località sede di una stirpe, di una discendenza).

Ciò specialmente là dove

-ate,

o talvolta

-ato,

possono aver sostituito un più antico suffisso prediale celtico; ad esempio nel caso di

Lovernato
Lovernaco
vico Luernaco

attestato nell’807)

dal nome personale

Louernus
Louernius
Louernacus
< louernos ʿvolpeʾ.

È la quarta la categoria più numerosa. È costituita in genere di microtoponimi, cioè di nomi di località minori, unità catastali, ecc., derivati da termini comuni (appellativi)d’origine celtica o piuttosto celto-latina; nomi che si possono ritrovare più nelle carte topografiche che non negli atlanti stradali (ad esempio, i lombardi Broletti, dal gallico *brogilos ʿfruttetoʾ).

Nei suoi articoli Pellegrini elenca diversi appellativi da cui sono derivati tali toponimi:

beccus
betulla
broga
brogilos
brūcus
cumbo
camminus
cumba
glasina
lanca
ligita
nantu
pettia
rica
tamisium
tegia
verna

ecc.», e ancora ambli e *barros[4].

L’appartenenza a tali filoni verrà indicata alla fine di ogni lemma con, rispettivamente, i seguenti gruppi di simboli: [I], [II], [III], [IV].

Come tutti i toponimi, anche quelli celtici si possono ripartire in categorie:

idronimo

nome di corsi d'acqua [ad esempio:

"Reno"

-- dal gallico *rēno- ʿfiumeʾ (ʿche scorreʾ, ʿfluttoʾ)];


limnonimo:

nome di laghi (

"Benaco", dal celtico *Bennacos ʿcornutoʾ);

oronimo:

nome di monti (

"Alpi Pennine",

dal celtico *pennos ʿsommitàʾ);

poleonimo:

nome di città e altri abitati (

"Milano",
dal gallico latinizzato
"Mediolanum" ʿpiana di mezzoʾ/ʿcentro di perfezioneʾ);

coronimo:

nome di regioni (

"Cadore", dal gallico latinizzato *catubri(g)um ʿroccaforteʾ).


Abbreviazioni

br.

celt.

cfr.

cimr.

corn.

dial.

gall.

ie.
= antico

= bretone

= celtico

= confrontare

= cimrico = gallese

= cornico

= dialettale

= gallico

= indoeuropeo


irl.

lat.

latz.

NP

suff.

* (premesso)

<

>


= irlandese

= latino

= latinizzato

= nome di persona

= suffisso

= forma ricostruita

= deriva da

= dà

= si rinvia a

Gli idronimi


"Agogna".

Secondo D. Olivieri deriverebbe dal gentilizio romano "Aconius". Potrebbe però essere di origine celtica, da *ācu- ʿrapidoʾ; cfr. i NP Acus, Aco, Acuria; Diacus, Di-acunia < di-acu- ʿpigroʾ; l’a.cimr. diauc, a.corn. dioc ʿ(non veloce >) pigroʾ. Meno probabile possa risalire al celt. *āgo- ʿcombattimento, lottaʾ (cfr. l’a.irl. ág ʿcombattimento, lottaʾ e ʿardore guerrieroʾ), assieme all’etnonimo Agones (citato da Polibio), a cui l’idronimo viene talvolta associato, specie in ambito locale. Attestazioni: Agunia (Cosmografia ravennate, IV, 36), Agonia (898/989), Agonia (dal 1208), Agogna (dal 1224); nella Tabula Peutingeriana (IV, 1) l’Agogna viene denominato Novaria (potrebbe trattarsi forse del nome del corso medio ed inferiore del torrente). [I]

"Ambièz", Val e Cima d’A. (Gruppo del Brenta, Tn). → Omblaréi.

"Ambria" (Bg).

Forse di origine celtica. Va connesso all’idronimo *ambrā, *ambriā, *ambris, presente in più Paesi d’Europa, dall’ie. *m̥b(h)o-, *m̥b(h)ro- ʿacqua, pioggiaʾ (lat. imber, greco ómbros ʿpioggiaʾ). Cfr. Ambre, Ambrole (Francia), Amyr (Galles), Amper, Emmer (Germania); e la voce ambe ʿfiumeʾ del Glossario di Vienna (X. Delamarre).

Ambriola (Costa di Serina, Bg). → Ambria.

Artanavaz (Ao). Torrente e Rio. Cfr. Artogne e Artegna.

Artogna (Vc). Nome di torrente della Valsesia. Cfr. Artogne e Artegna.

Aventia (Massa Carrara). Attuale Carrione. → Avenza.

Avìsio (Tn). Nella pronuncia locale: véis, ves, vis. Secondo G. B. Pellegrini, dal gall. *abīsio- / *apīsio- ʿcorso d’acquaʾ < ie. *ab- / *ap- ʿacqua, fiumeʾ; cfr. a.irl. ab ʿacquaʾ. Per altri studiosi *ab- / *ap- sarebbe una radice prelat. → Venzone. Attestazioni: flumen qui vocatur Auis (1050-1100), ponte Avisi (1202); Evis, Eveis, Eves, Neves (cancellerie tedesche, dai secc. XI-XII). [II]

Baganza (Pr). Per D. Olivieri dal lat. vacantia, forse dai ʿluoghi, terre vuote, prive di vegetazioneʾ attraversati. J. U. Hubschmied ipotizzava invece un *Bagantia, dal celt. *bagos ʿquerciaʾ [o piuttosto dal gall. *bāgos ʿfaggioʾ < ie. *bhāgós; cfr. il lat. fāgus e l’idronimo ticinese Bavóna < *bāgonā]. Poco convincente la proposta di A. Costanzo Garancini di far derivare l’idronimo da una voce settentrionale, probabilmente di origine preindeuropea, baga ʿsacco di pelle, otreʾ, da cui ʿfiume ricco d’acquaʾ. C. Marcato associa *Bagantia alle basi germaniche *baki-, *bakja [forse da una radice ie. *bhog- ʿacqua correnteʾ; cfr. l’alto tedesco antico bah, tedesco bach ʿruscelloʾ] e ricorda che ne derivano diversi idronimi europei, ma presumibilmente lo confonde con *Avantia, *Aventia, che pure presenta il suff. -ant- attribuito allo strato idronimico “europeo antico” ; cfr. perciò Avenza. Attestato: Baganza (1198). [II]

Bardello (Va). → Bardello.

Bealèra (To). Corso d’acqua affluente del Po presso Brandizzo. Bealeria negli Statuti di Novara. Dal piemontese beàl, boàl ʿrivo, piccolo canale d’irrigazioneʾ < lat. medievale bedale, bedum, dal gall. *bedo- ʿfossa, canaleʾ; cfr. il cimr. bedd, il br. bez ʿfossaʾ, il ligure ed apuano beu, beàl ʿcanaleʾ, e beàr a Pigna (Im) (A. Costanzo Garancini, G. B. Pellegrini). [IV]

Bedesis (Fc, Ra). Idronimo latino, attuale Ronco-Bedese. Dal gall. *bedo- ʿfossa, canaleʾ; cfr. cimr. bedd, br. bez ʿfossaʾ, ligure ed apuano beu, beàl ʿcanaleʾ. Attestazione: cum amne Bedese (Plinio N. H. III, 15, 115). [I]

Bevera (Lc, Co). Torrente della Brianza. → Bévera.

Bevera (Va). Torrente affluente dell’Olona. → Bévera. Attestato Bevera nel 1288 (A. Costanzo Garancini). [II]

Bévera. Forse dall’italiano arcaico bévero < lat. tardo beber (accusativo bebrum) < gall. bebros, bebrus ʿcastoroʾ [le forme italiane arcaiche bìvaro, bìvero (con la -i-) si ricollegano forse all’alto tedesco antico bibar, tedesco Biber]. Cfr. il francese dialettale bièvre ʿcastoroʾ, l’idronimo Bièvre < *bebrā (Aisne, Ardennes, ecc.) e il poleonimo Bièvres (Essonne). → Bévera.

Bitto (So). Affluente dell’Adda. Forse da accostare a un NP germanico quale l’ipocoristico Bitto (o simile); oppure a un NP connesso al gall. bitu- ʿmondo viventeʾ: Bitus, Bitius, Bittius, Bitio, Bito, Bitto e altri. → Bittelus.

Boacias (Sp). Nome antico del fiume Vara; Βοακίου (Boakíou), variante Βοάκτου (Boáktou) in Tolomeo, III, 1, 3. La forma Boáktou — ammettendo sia la più attendibile — secondo G. R.Isaac deriverebbe da *bou-ax-to- ʿluogo ove vengono condotte le vaccheʾ, dal. gall. *bo(u)- ʿvaccaʾ (A. Falileyev). Nell’Itinerario Antonino (293) è segnata la stazione di Boaceas lungo la Via Aurelia, probabilmente presso l’attuale Vezzano Ligure (Sp). [I]

Boesio (Va). Torrente immissario del Lago Maggiore. Il nome potrebbe essere formato dalla voce prelat. bova ʿfrana, smottamento, canaloneʾ, oppure da un antroponimo celtico: Bovus [Bovius, Bouecius] o Boduicus, Boduus, + un suff. collettivo, forse -icis (A. Costanzo Garancini). Bovus, Bovius e Bouecius, derivano dal gall. *bou-, *bouo- ʿbue, vaccaʾ; Boduicus, Boduus, e anche Bodua, Boduacus, Boduacius e altri ancora, hanno come base boduo- ʿcornacchiaʾ.

Boggia (So). Torrente che scorre nella Val Bodengo. L’idronimo non è di facile interpretazione. Forse è da connettere al NP celt. Bodius [< gall. bodio- < badio- ʿgiallo, biondoʾ] (A. Costanzo Garancini) o al gall. bogio- ʿrompitoreʾ; oppure a un NP di origine germanica: Bodo o Bogio (Bogius). Potrebbe anche trarre origine dal termine lombardo bogia (usato anche come soprannome) ʿrecipienteʾ, e quindi probabilmente, in senso metaforico, ʿconca, bacinoʾ (da un prelat. *bolia ʿvaso, recipienteʾ).

Bondai (Tn). Torrente affluente del Sarca. Dal collettivo *bondalia < gall. bunda ʿsuolo, fondoʾ [Costanzo Garancini (1975): p. 89]. → Bondo.

Bondione (Valbondione, Bg). Torrente affluente del Serio. Forse dal gall. bunda ʿsuolo, fondoʾ, oppure da NP gallo-romani (Bondus, *Bondius) o germanici (ad es., Bondo). → Bondo.

Borbèra (Al). Forse dal gall. boruo-, bormo- ʿsorgente caldaʾ < ie. *bhĕr- / *bhŏr- ʿgorgogliare, ribollireʾ. Cfr. Bòrbore e Bòrmida. Attestazioni: Borbedra (1180), Burbera, Bolberia (1201), flumen Borbere (1361), e anche Bolbera, Bulberia (cfr. Borbera). [II]

Bòrbore (Cn, At). Dial. borbu. Probabilmente dal gall. boruo-, bormo- ʿsorgente caldaʾ < ie. *bhĕr- / *bhŏr- ʿgorgogliare, ribollireʾ. Cfr. i toponimi francesi Bourbon, Bourbonne, Bourbriac, il NP Borbanus, il francese bourbe ʿfango, melmaʾ (< gall. *boru̯ā, forse originariamente ʿsorgente fangosaʾ) e gli idronimi Borbèra e Bòrmida. Attestazioni: Burburis (980), Burbure (1190). [II]

Bòrmida. Idr. di origine preromana, probabilmente dall’ie. *gʷhormo- ʿcaldoʾ[5] (per alcuni linguisti *bormo- potrebbe significare anche ʿfangoʾ); cfr. lat. formus ʿcaldoʾ. Oppure dal gall. bormo- ʿsorgente caldaʾ < ie. *bhĕr- / *bhŏr- ʿgorgogliare, ribollireʾ (cfr. lat. fervēre ʿgorgogliareʾ e cimr. berwi ʿbollireʾ). Questo però, tra le lingue ie., risulterebbe l’unico caso di suffissazione in -mo- della radice bhŏr-. Attestazioni: Burmia (920, 1137), Bormita e Burbeda (1030). Cfr. i teonimi gall. Bormō e Bormānus (ʿdei delle sorgenti caldeʾ), Lucus Bormani (Itin. Anton. 295; attuale Diano Marina), Aquae Bormidae, Bormio. [II]

Brembilla (Bg). Dial. brembila. Dall’idronimo Brembo + il suff. aggettivale -ilis con desinenza femminile -a (C. Marcato). → Brembilla.

Brembo (Bg). Probabilmente dal celtico *brem- ʿrimbombare, muggireʾ < ie. *bherem-, *bhrem- ʿtuonare, ronzareʾ; cfr. cimr. brefu ʿbelare, muggireʾ e l’idronimo (e forte romano) britannico Bremia, cimr. Brefi, della Cosmografia ravennate (V, 31). Attestazioni: Brembius, Brembus (881), Brembio (1230). [II]

Brevenna (Ge). Potrebbe derivare dal gall. bebros, bebrus ʿcastoroʾ, come l’idronimo francese Brevenne < Brebona (895) < *bebrona ʿfiume dei castoriʾ. G. Petracco Sicardi pensa invece a una formazione in -enna (suff. preromano) dalla base brev- ʿfreddo che irrigidisceʾ (da cui il lombardo breva e l’italiano brivido), «di possibile origine gallica». L’etimologia di breva e brivido è alquanto discussa; forse si tratta di «antica forma onomatopeica, già gallica» (M. Cortelazzo e P. Zolli). [II]

Bronda (Cn). Toponimo prelatino, forse celt., dall’ie. *bhĕr- / *bhŏr- ʿgorgogliare, ribollireʾ (A. Costanzo Garancini). Oppure risalente al latino tardo brunda ʿtesta di cervoʾ [voce straniera citata da Isidoro di Siviglia, in Etymologiae, XV, 49], da cui il piemontese brunda [in realtà, bronda, e di etimo incerto] ʿramagliaʾ (A. Rossebastiano). O piuttosto dalla base celt. *bhrondh- ʿche scorre in avantiʾ, da *bhrendh- ʿscaturire, scorrere in avantiʾ, ipotizzata da A. L. Prosdocimi per Bróndolo. Attestazioni: Borundam, Brundam (1075).

Burrus (Bz). Nome antico (Byrrus secondo G. B. Pellegrini) del torrente Rienza. Si trova in Venanzio Fortunato, Vita sancti Martini, IV, 648. Forse di origine celtica, potrebbe significare ʿfiume forte, gonfioʾ < gall. burro- ʿgonfioʾ, ʿfiero, insolenteʾ; da confrontarsi con l’a.irl. borr ʿgonfiatoʾ e il cimr. bwr ʿgrosso, forteʾ (A. Falileyev). [I]

Buthier (Ao). Torrente affluente della Dora Baltea. Secondo P. Aebischer, dal NP celto-latino *Bauteius (con chiusura au > o > u) < celt. *baut-, *bautio- ʿrecinto o reticolato di spiniʾ [?] + terminazione -ier (la pronuncia locale Butiè è stata interpretata come originatasi da un Butier < *Butiarius). Attestazioni: Bautegius e Bautegia (1024), Bautegium (1176-94), grafie ritenute «arbitrarie» dall’Aebischer. In realtà, le ricostruzioni *baut-, *bautio- > *Bauteius non sembrano supportate da termini celtici affini; sono invece attestati i NP Boutus, Boutius e Boutia, da cui potrebbe derivare Bautica[6] ʿBalteaʾ [in Duria Bautica (Cosmografia ravennate)], con grafia latina au da gallico ou. [I]

Cantogno (To). → Cantogno.

Cherio (Bg). Attestato Cario (A. Costanzo Garancini). → Chero.

Chero (Pc). Forse dalla base preromana *kar- ʿpietra, rupeʾ [*carium] (A. Costanzo Garancini). Le attestazioni Cario (XII sec.) e Cherus (XII [?] sec.) richiamano anche alcune forme medievali del poleonimo Chieri e l’antroponimo lat. Carius, probabilmente alla base dei toponimi Cairano, Cairate (e Cairo).

Chiamogna (To). Pare riflettere un NP di origine gall. Camus o Cam(m)ius (→ Chiamuzzacco ), cui s’è aggiunto un suff. (indicante proprietà collettiva?) -onia (A. Costanzo Garancini).

Chiese. Idronimo di origine prelatina, forse celtica; cfr. i NP gall. Cleus, Cleusius, forse da *klewos ʿgloria, famaʾ (< ie. *k̑leu̯-). La forma originaria pare avesse il dittongo -eu-, come nel Cleusis della Tabula Peutingeriana; il passaggio eu > e si riscontra anche in Leuco > Lecco (A. Costanzo Garancini, C. Marcato). Attestazioni: Clesus (Cosmografia ravennate, IV, 36), Cleusis (Tabula Peutingeriana, IV, 3), Cleosa (838), Clesius (IX sec.), Cleusus (1000), Clesius (1022), Clisi, Clesis, Clesum, Clusius (1085), Clisim (1277).

Comba dei Carboneri (To). → Comba Liussa. [IV]

Comba Liussa (To). Dal piemontese comba ʿpiccola valle, avvallamentoʾ, dal gall. cumba ʿcavità, valleʾ. [IV]

Comberanea (Ge). Idronimo attestato nella Tavola di Polcevera (7 e 8): riuo Comberanea; ad riuom Comberane. Corrisponderebbe all’odierno rio Rizzolo. Il toponimo si configura come una formazione con suffissazione aggettivale in -āneo- (appartenente al latino volgare?), dalla voce *com-bero- ʿconfluenzaʾ (ie. *com- ʿconʾ + *bher- ʿportareʾ), comune al celtico e al ligure; cfr. l’a.irl. commar, il cimr. kymer, il br. kemper ʿconfluenzaʾ (G. Petracco Sicardi). X. Delamarre invece, partendo dal latino medievale combrus ʿabbattuta d’alberiʾ, ʿsbarramentoʾ, e dall’antico francese combre ʿdiga su fiumeʾ, vi vede alla base un gall. *com-bero- ʿdiga di fiumeʾ e ʿconfluenzaʾ, con -bero- (-beru-) < ie. *bhĕr- ʿgorgogliare, ribollireʾ; cfr. l’a.irl. bir ʿacqua, fonteʾ e il toponimo Vobarno. [I]

Comboè (Ao). Dal valdostano comba ʿvalle ripida, valloneʾ < gall. cumba ʿcavità, valleʾ. [IV]

Croesio (Cn). → Croesio.

Dolo (Re, Mo). Dullus nel 781. Di «etimo oscuro» (A. Costanzo Garancini). Forse riflette un antroponimo *Dullus, associabile ai NP gall. Dula, Dullius, Dulli-bogius, da dulio-, dulli- ʿfogliaʾ; cfr. l’a.br. dol ʿfogliaʾ < *doli̯a (X. Delamarre).

Dora Baltea. Dalla base idronimica preie. *dura / *duria e dal determinante Baltea connesso a Buthier. Attestato Duria Bautica (Cosmografia ravennate). [I]

Dorba (Pc). Nome di torrente, forse derivato dal gall. dubra ʿacqueʾ (plurale del neutro *dubron ʿacquaʾ), con metatesi -br- > -rb- che si riconosce anche nell’idronimo francese Dourbie (Gard), fl. Durbiae (1278) < *Dubria [da cui anche Drobie (Ardèche)]. Cfr. gli idronimi francesi Douvres (Ain, Jura, ecc.), Dèvre (Cher), da Dubra; Verdouble (Aude), Vernoubre (Hérault), da Uerno-dubrum ʿruscello degli ontaniʾ; l’a.irl. dobur, il br. dour ʿacquaʾ (X. Delamarre).

Dorbida (Pc). Probabilmente dal gall. dubra ʿacqueʾ. → Dorba.

Dòrbora (Ge). Forse dal gall. dubra ʿacqueʾ, cfr. Dorba.

Dòrbora (Pr). Forse dal gall. dubra ʿacqueʾ, cfr. Dorba.

Elva (Cn). Torrente confluente con la Maira. Idronimo di origine prelatina. → Elvo.

Elvo (Bi). Torrente affluente del Cervo. L’idronimo è prelatino, va associato forse a un vocabolo alpino *alawo, *alawa ʿpino cembroʾ (J. Hubschmid); cfr. elvu ʿpino cembroʾ (a Pontechianale, Cn) e nemus vocatum Elevetum (1387, a Casteldelfino, Cn). Oppure va accostato all’etnonimo Helvii, al toponimo saltus Heluonus della Tabula Alimentaria di Veleia, all’aggettivo heluus ʿgiallastroʾ (cfr. Helvillum). Attestazioni: Elevus, Helevus (997, 1000, 1058), Elvus (1153); aqua de Elevo (999), Elvo (1028) (A. Costanzo Garancini; A. Rossebastiano). [I]

Gabellus. Nome antico (Plinio, III, 118) del fiume Secchia [< Secula (attestato dal III secolo d.C.) < ie. *sec- ʿtagliareʾ]. Viene ritenuto un nome ligure, con tipico suff. -ello-, da un prelatino *gava / *gaba ʿtorrentello di montagnaʾ (C. Marcato). F. Violi però pensava che Secula potesse essere un calco di Gabellus, nome di origine celtica e con il significato di ʿforca, arcoʾ; mentre B. A. Terracini supponeva che Gabellus fosse la traduzione celtica del ligure Secula. A. Falileyev, in effetti, fa derivare Gabellus da gabalo- (nella variante *gabelo-?), forma latz. del gall. *gablo- ʿforcaʾ. → Gavello e Trigáboloi. [I]

Gambasca (Cn). Rio e paese. Dal gall. *cambo- ʿcurvoʾ, ʿcurva, meandroʾ + suff. ligure -asca. Attestazioni: Gambasca (1138), nemus Gambasce, Gambascha (1288). → Chambave. [II]

Giasinozza, Val (Primiero, Tn). Forse dal celtico *glasina ʿmirtillo neroʾ. → Glazenéi. [IV]

Latis. Idronimo di un affluente di destra del Po (attuale Maira?), indicato solo nella Tabula Peutingeriana (III, 4). Potrebbe derivare dal gall. *lăti- ʿpaludeʾ; cfr. Arlate e (forse) il toponimo antico Latera, Latara > Lattes (Hérault, Francia) [de Latis (1114)].

Mincio. Lat. Mincius (Virgilio, Plinio, ecc.) e Mintius (Livio, XXXII, 30 e Cosmografia ravennate, IV, 36). Di origine preromana, forse da collegare al NP gall. latinizzato Mincius < *minco- ʿ?ʾ. [I]

Mòlgora (Lc, Mi, Lo). Collegabile ai toponimi svizzeri Morge, Morges (D. Olivieri). Da *morgula, forse dal celt. *morga ʿcorso d’acquaʾ, ʿpaludeʾ, o dal gall. *morga ʿconfineʾ[7]. Attestazioni: fluvius Mordula (1288), Molgula (1455). [II]

Non, Valle di (Tn). Valle del fiume Noce. → Anàunia.

Oglio. Lat. Ollius. Potrebbe essere di origine celtica, cfr. l’idronimo Olona o appartenere ad altra lingua indeuropea. Attestazioni: Ollius (Plinio, Cassio Dione, Cosmografia ravennate), Olleum, Oleo, Ogium (sec. IX). [I]

Olona (Va, Mi). Da una radice celt. *ol- ʿgrandeʾ (D. Olivieri) [gall. ollo- e a.irl. oll ʿgrandeʾ, cimr. corn. br. oll ʿtuttoʾ; cfr. i NP gall. Ollus, Ollia, Olluna ecc.] oppure da una base ie. *el- / *ol- ʿscorrereʾ (H. Krahe). Attestazioni: Olonna (Cosmografia ravennate, IV, 36), Oronna, Olona, Ollona (VIII-X sec.). [II]

Pernecco (Serra Riccò, Ge). Torrente della Val Polcevera. → Pernecco, Pizzo di.

Reno (Toscana, Emilia). Dal gall. *rēnos ʿfiumeʾ (ʿche scorreʾ, ʿfluttoʾ) < *reinos < ie. *rei- ʿscorrereʾ. Da rēnos discendono anche l’idronimo Rhēnus ʿRenoʾ, tedesco ʿRheinʾ (Cesare) e l’a.irl. rían ʿmare, oceanoʾ, ʿsentieroʾ. Attestazioni: parvi […] Rheni (Silio Italico, VIII, 509), Rhenum (Plinio, N. H. III, 16, 118). [I]

Rin (Lozzo di Cadore, Bl). Idronimo (rio Rin) che prende il nome dall’appellativo locale rin < gall. *rīno- < *reino- < ie. *rei- ʿscorrereʾ. Cfr. a. francese rin ʿruscelloʾ. → Reno [IV]

Rino (Bs). Probabilmente da un appellativo attestato nel bresciano medievale rinus ʿrivusʾ < gall. *rīno- < *reino- < ie. *rei- ʿscorrereʾ. → Reno. [IV]

Santina (To). Attuale Banna. Forse da *Santina, dal gall. *santino- (santo-, santio-, santon-) < ie. *sm̥-ti- ʿunicoʾ?; cfr. i NP gall. Santus, Santius, Santia, Santinus, Santo e l’etnonimo Santones (> toponimo francese Saintes), l’a.irl. sét ʿrassomiglianzaʾ < *sem-ti- o *sm̥-ti- < *sem- (valore di ʿunitàʾ e ʿidentitàʾ). Cfr. Sàntena e anche Samone (To). Attestazioni: Santina (1159), Santana, Santena (1267). [II]

Scoltenna. Tratto del Panaro tra Pievepelago e la confluenza col torrente Leo. Dal lat. Scultenna, idronimo ritenuto di origine etrusca. A. Holder (ed anche P. Sims-Williams), però, ipotizzando fosse celtico, lo comparava all’a.irl. scoilt- ʿfendere, dividereʾ (< ie. *(s)kel-), o lo interpretava come un originario Scuntenna [?] (A. Falileyev). Non si può escludere in origine una forma *Scoltenna, di base indeuropea (ligure?) *skolt- ʿfendereʾ, ma di probabile tradizione etrusca (nella scrittura etrusca la o era resa con la u), diventato pertanto Scultenna [G. Petracco Sicardi – R. Caprini (1981): p. 71]. Attestazioni: Scultenna (Tito Livio, XLI, 12; Plinio, III, 118), Σκουλτάνναν (Skoultánnan)(accusativo, in Strabone, V, 1). [I]

Sena (An). Nome antico dell’attuale torrente Misa (in Lucano, II, 407). → Senigallia. [I]

Sèveso (Co, Mb, Mi). Di etimo incerto. Forse dalla radice prelat. *sev- ʿacquaʾ (D. Olivieri) [ie. *seu-, *seu̯ə-, *sū- ʿ(spremere) succo, piovere, scorrereʾ] oppure da *Sevicis, locativo plurale di *Sevicus, da un NP gall. Sevvō (G. D. Serra) o lat. Sevus (C. Marcato). Gli unici antroponimi celtici, cui si possa accostare Seveso, risultano essere Asevius (se *Ad-sevius), Sevacius, Sevius, Seunius (*Sevo-nio-), Seurus, tutti da *seu(i)o- ʿsinistroʾ [cfr. cimr. asswy e sanscrito savyá- ʿsinistroʾ (aggettivo)], oltre a Sevva, Sevvō, che però X. Delamarre tiene distinti dai precedenti. Attestazioni: usque ad flumen Sevisi (1185); Sevese, Suesa, Suese.

Soana (To). Secondo G. D. Serra, forse da *Sequana > *Soa(v)ana [o *So(v)ana?]. Il nome ricostruito sarebbe dunque omofono della Sēquăna ʿSennaʾ, tranne nell’accento; però è attestata in Strabone (IV, 1, 14) e Tolomeo (II, 8, 2) una forma Σηκοάνα (Sēkoána). Tale idronimo è ritenuto da alcuni di origine precelt. (*sēc-u-ăna, dalla radice idronimica *sēc-). Ma Sequana — idronimo e teonimo (dea venerata presso le sorgenti della Senna) —, l’etnonimo Sequani e i NP Sequanus, -a [< ie. *seikʷ- ʿcolare, versare goccia a goccia, filtrareʾ (J. Degavre)], pur senza corrispondenze nelle lingue celtiche insulari, potrebbero essere celtici, giacché apparterrebbero ad aree dialettali conservative in cui s’è mantenuto il fonema kʷ[8].

Sori (Ge). → Sori.

Tagliamento. Da una voce prelat. *telia ʿtiglioʾ (lat. tilia), seguita da un suff. ie. significante ʿricco diʾ, che si riscontra nel greco -εντ- (-ent-) e nel sanscrito -vant-. Secondo G. Frau tilia sarebbe celt. o precelt., mentre l’idronimo nel complesso sarebbe attribuibile al celtico per il passaggio -v- > -m- documentato dalle fonti [altri hanno pure attribuito al celtico l’alternanza b, v / m (G. B. Pellegrini)]. A. L. Prosdocimi ipotizza però che l’alternanza v / m possa anche risultare più antica, essendo presente già nel sanscrito. Attestazioni: Τιλαουέντου (Tilaouéntou) (Tolomeo, III, 1, 22), Tiliaventum (Plinio, III, 126), Tiliabinte (Tabula Peutingeriana, III, 5), Teliamenti (Venanzio Fortunato, Vita sancti Martini, IV, 655), Tiliamenti (Paolo Diacono, II, 13), Taliamentum (Cosmografia ravennate, IV, 36), Taliamentum (802), a flumine Tilavempti (1029), super ripam Tulmenti (1210), Taiamento (1300 c.a). [I]

Tànaro. Associabile al teonimo britannico Tanaro e al gall. Taranus (variante Taranis) ʿtemporale, tuonoʾ, ʿdio del temporaleʾ < *Toranus < *Tonarus; cfr. a.irl. torann ʿtemporaleʾ. Oppure da una radice prelat. idronimica *tan-, riscontrabile anche nel nome del Tanagro, fiume campano, e in altri idronimi [Costanzo Garancini (1975): p. 98]. A. Falileyev lo accosta al poleonimo Tannetum (oggi Taneto) senza suggerire però alcuna etimologia specifica (una probabile derivazione da tanno- ʿquerciaʾ, forse). Attestazioni: Tanarum (Plinio, N. H. III, 16, 117), Tanarus (808), Tanagrus (X-XI sec.), Tanager (1213). [I]

Taro (Pr). Dal latino Tarus (Plinio, III, 118; Cosmografia ravennate, IV, 36; Itin. Hierosolymitanum, 616). H. Krahe lo riteneva voce indeuropea, da *ter- / *tor- ʿveloceʾ. Secondo F. Bader corrisponderebbe al celt. taro- ʿche attraversaʾ < ie. *terh2- ʿattraversareʾ, alla base di diversi antroponimi e toponimi gallici. [I]

Tàrtaro. Corrisponde al nome di una delle sette bocche del delta del Po, menzionate da Plinio: quod alii Tartarum vocant (III, 121). Tale nome può essere accostato al gallico taro- ʿche attraversaʾ (cfr. Taro), e forse anche al gall. tartos ʿseccoʾ < ie. *ters- ʿseccoʾ.

Taù (Portogruaro, Ve). G. B. Pellegrini ipotizzava una formazione con il tema, significante ʿfangoʾ, dell’idronimo spagnolo Tago, e un suff. celt. -uco- parallelo ad -aco-, -ico-, -oco-, e già rilevato nel toponimo *Ausucum > Ausugum, con esito -ucum > -ugo da confrontarsi con quello -ucum > -ugo (> -uk) documentato per Taù. La base però potrebbe essere il celt. tauo- < tauso- ʿsilenzioso, tranquilloʾ dell’idronimo Tavòn. Attestazioni: Taugo (996), Tanuchi, Tanugho («errori di lettura per Tauu-»; 1255), Tawolco («falsa ricostruzione»; 1270), in fossato Tavuch (1278). [II]

Tépice (To). Idronimo ritenuto celtico da G. D. Serra, da *Teppicis (che pensava dovesse derivare però da Deppus, nome non certo di origine celtica). Vi si può riconoscere una base gall. tepo- < ie. *tekʷ- ʿcorrereʾ; cfr. i NP Vo-tepo-rix, Teponia, Atepos, Atepa, Atepiccus (< *Ad-tepo-) e l’a.irl tech- ʿcorrere, fuggireʾ.

Terdóppio (No, Pv). Per G. D. Serra, da un gentilizio latino Tardubius. Potrebbe derivare dal gall. taro- ʿche attraversaʾ (X. Delamarre) + gall. latz. -dubius < dubu-, dubi- ʿneroʾ; cfr. a.irl. dub, cimr. e br. du ʿneroʾ < *dubus; NP Dubius, Dubia . → Taro. Attestazioni: Tardubius, Deturbius (978), Tardublus (990, 1001, 1129). [II]

Ticino. Dal latino Tīcīnus. La forma neutra Ticinum, Tíkinon in greco (Tito Livio, XXI, 45, 1, e altri autori latini; Τίκινον in Strabone, V, 1, 11 e Tolomeo, III, 1, 29), derivata dall’idronimo, era l’antico nome di Pavia. Secondo Plinio (III, 124) Ticinum era stata fondata dai Laevi, di stirpe ligure. Si tratta di toponimi di origine prelatina. Secondo P. de Bernardo Stempel Ticinus significherebbe ʿil (fiume) che corre/scorreʾ, da *tēkʷ-ino-s o *tikʷ-ino-s; cfr. a.irl. techid ʿ(egli) scappa, corre viaʾ < ie. *tekʷ- ʿcorrere, scorrereʾ. Cfr. Ticer/Ticis, nome antico del fiume catalano Muga (A. Falileyev). Attestazioni: Ticinus (Plinio, N. H, II, 224), Τίκινος (Strabone, IV, 209). [I]

Togisonus. Fiume menzionato da Plinio (N. H., III, 121), che lo colloca nel territorio padovano [si tratta forse del Gorzone-Fràssine-Guà]: Togisono (Togisoro) ex Patavinorum agris. Si ipotizza una derivazione dell’idronimo da *tokso-, che corrisponde al lat. taxus ʿtasso (albero)ʾ, con i passaggi -ks- > -gs- > -gis- specifici del venetico (A. L. Prosdocimi). X. Delamarre, ritenendolo di origine celtica, lo connette ai NP gall. formati sulla base togi- (ʿgiuramentoʾ?): Togi-dubnus, Togi-marus. Togius, Togia, Togio, Togidus. Però ne associa alcuni e altri (Togi-rix, Togiantos, Togi-uepus, Togidius...) sotto un secondo tema togi-, originatosi da touga, tougi- ʿasciaʾ o ʿarcoʾ per riduzione di -ou- a -o-. Di ancor meno facile soluzione l’etimo del secondo elemento -sonus: è piuttosto da escludersi, per un nome di fiume, il gall. sōno- < souno- ʿsonno, sognoʾ, e probabilmente pure sonno-, sunno- ʿsoleʾ; poco appropriato pare anche un accostamento al br. sonn ʿdiritto, in piedi, rigido, fermo, solidoʾ, per di più d’etimo incerto.

Trebbia. Dal lat. Trebia, ʿil fiume che scorre per luoghi abitatiʾ (valore però discutibile), da *trebo- ʿcasa, abitazioneʾ, attestato in celtico e osco-umbro + suff. -i̯o [G. Petracco Sicardi (1981)]; cfr. l’a.irl. treb ʿabitazioneʾ, l’a.br. treb ʿluogo abitatoʾ, i NP gall. Treba, Trebius, Trebia, tutti dal gall. treb- ʿabitazioneʾ. Oppure, secondo G. Rohlfs, da una variante di *drava- (cfr. l’idronimo Drava) < *drou̯os ʿcorso d’acquaʾ. Da non escludere una formazione dal gall. *tre, *tri ʿattraverso, perʾ + -bia ʿche tagliaʾ (< *bii̯o- ʿtagliente, tagliatoreʾ < *bheih- ʿtagliareʾ). Cfr. a.irl. tri, tre, a.br. tre ʿattraverso, perʾ; gall. -biion ʿtaglia-ʾ, uidu-bion ʿroncolaʾ (ʿtaglia-alberoʾ), ono-biia ʿche estingue la seteʾ, detto di bevanda o coppa (iscrizione su vaso di Banassac). Attestazioni: Τρεβίας (Trebías) (Strabone, V, 1, 11), Trebia (Tito Livio, XXI, 65, 7), Trebiam Placentinum (Plinio, III, 118), Trebias (Cosmografia ravennate),inter Nurium et Treviam (1221). → Ambitrebius, Pagus. [I]

Vara (Sp). Dial. vèa. Forse dal celt. *uaria, *uera ʿcorso d’acquaʾ, o dalla base ligure (e/o celt.) *uara (< ie. *uer-, *uor-, *uar- < *u̯r̥- ʿacqua, fiumeʾ). G. Devoto supponeva invece una base “mediterranea” *vara ʿacquaʾ. Poiché nell’XI sec. Varese Ligure, paese dell’alta Val di Vara, è indicato come plebs de Varia (Registro arcivescovile di Genova), se ne deduce che Varese corrisponda al lat. *Variensis, aggettivo di Varia, dalla voce preromana *uaria (G. Petracco Sicardi). Cfr. Argento-uaria, attuale Horburg (Haut-Rhin, Alsazia), sul fiume Ill. [II]

Varone (Tn). Forse di origine celtica, dall’ ie. *uer-, *uor-, *uar- < *u̯r̥- ʿacqua, fiumeʾ. A. Costanzo Garancini non esclude una possibile derivazione dal longobardo *wara ʿpascoloʾ, voce però che risulta priva di effettivi riscontri lessicali [è documentato il longobardo uuare- ʿrifugio, asiloʾ, associabile all’alto tedesco antico wāra ʿaccordo, patto, rifugio, difesaʾ (N. Francovich Onesti)]. Attestato: aqua Varoni (1274). [II]

Varrone (Lc). → Varone.

Varusa. → Versa.

Veraglasca. Idronimo antico riportato nella Tavola di Polcevera (19): in flouium Veraglascam. Da un tema *veraglo- che corrisponde (con la dissimilazione r > l) all’etnonimo celt. Veragri ʿi super combattentiʾ, da ver- (< *uper- ʿsuper-ʾ) + agro- ʿbattaglia, carneficinaʾ (< ie. *h2eĝ- ʿcondurre, inseguireʾ); cfr. l’a.irl. ár ʿcarneficinaʾ, il cimr. aer, l’a.br. air ʿmassacroʾ (G. Petracco Sicardi, X. Delamarre). Secondo G. Petracco Sicardi da Veraglasca, attraverso una forma medievale Veroni, potrebbe provenire l’attuale toponimo Valleregia (Serra Riccò, Ge), dial. vuiè. Però l’antico corso d’acqua è stato identificato nell’attuale torrente Lemme[9]. [I]

Verebbio. Tale nome [?] — indicato come idronimo — e il corrispondente latino Verubius si trovano in Holder (T. III, col. 250). Sono tratti dal Codex diplomaticus civitatis et ecclesiae Bergomatis (1784-1799) del canonico Mario Lupi (o Lupo) («Lupi, Cod. dipl. Bergom. 2, 687»). Verubius ha un equivalente in Verubium, nome di un promontorio scozzese (attuale Noss Head, Caithness) menzionato da Tolomeo (II, 3, 4). Secondo X. Delamarre significherebbe ʿscure largaʾ, dal gall. *ueru- ʿlargoʾ (ʿgenerosoʾ?) < ie. *u̯er(H)ú- (aggettivo privo di paralleli nel neo-celtico insulare) + -bio- (gall. -biion ʿtaglia-ʾ); cfr. il poleonimo britannico Veru-lamium ʿLarga-manoʾ e Litubium.

Versa (Pv). Potrebbe corrispondere all’antico Varusa (A. Holder), affluente di destra del Po collocato nella Tabula Peutingeriana (III, 5) tra i fiumi Iala e Bersula. Varŭsa è forse formato dalla base ligure (o celt.) *uara (< ie. *uer-, *uor-, *uar- < *u̯r̥- ʿacqua, fiumeʾ) + suff. (ligure o celt.) -uso-. Cfr. Vara, l’idronimo francese Var, italiano Varo < antico Vārus, Varum, e l’etnonimo Ambi-uareti (e forse i NP gall. Varusius e Varuso). Varusa è stato identificato anche con la Varaita o la Stura. D’altra parte, nell’Astigiano e nel Goriziano scorrono altri due torrenti denominati Versa, per il cui idronimo pare più pertinente una derivazione dal lat. versa, participio di vertere ʿvoltare, girareʾ. Attestazioni: Verza (938), Vercia (1199), Versa (1235). [I]

Vévera (No). Forse dall’italiano arcaico bévero, bìvero < lat. tardo beber (accusativo bebrum) < gall. bebros, bebrus ʿcastoroʾ. → Bévera.

Vinelasca (Mignanego, Ge). Idronimo menzionato nella Tavola di Polcevera (10): ad riuom Vinelascam infumum; riuo recto Vinelasca. Corrisponde alla località Madonna delle Vigne. Da un tema *uinelo- < *uīno- ʿvinoʾ + suff. ligure *-el(l)o- + suff. *-asko-: ʿil rio che scende dalla regione del vinoʾ. Secondo G. Devoto deriverebbe invece dalla radice ie. *u̯en- dell’a.irl. fine ʿparentela, stirpe, famigliaʾ (cfr. Venaus), quindi *uinelo- potrebbe significare ʿla terra del clanʾ. Però la variazione ie. -e- > -i- davanti a nasale «non sembra propria del ligure» (G. Petracco Sicardi). [I]

Vobbia (Ge). Dal preromano *Vidubula (G. Petracco Sicardi), cfr. Vòbbia; o da forma simile derivata probabilmente dal gall. latz. *vidu-bia ʿfiume ad ansa falcataʾ < gall. *uidu-bion ʿroncolaʾ (ʿtaglia-alberoʾ / ʿtaglia-legnaʾ) < vidu- ʿalbero, legnoʾ + -bion ʿche taglia-ʾ. Cfr. l’a.irl. fidbae, l’a.cimr. uidimm ʿroncolaʾ, il francese vouge ʿroncola a manico lungoʾ e l’idronimo Vouge (Borgogna) < *Vidubia, corrispondente alla stazione stradale romana di Vidubia in Tabula Peutingeriana, II, 5 (A. Costanzo Garancini, X. Delamarre).

I limnonimi

Benàco. Nome antico del Lago di Garda: lat. Benācus lacus. Probabilmente dal gall. *Bennācos ʿcornutoʾ (< *bannā, *bennā ʿpunta > sommitàʾ), col significato geografico ʿdai molti promontoriʾ (a meno che non si alluda alla sola penisola di Sirmione). Attestazioni: Βήνακος (Bḗnakos) (Polibio, Strabone), pater Benacus (Virgilio), in Benaco (Plinio). Cfr. a.irl. bennach ʿcornutoʾ, da benn ʿsommità, punta, corno...ʾ, medio cimr. bann ʿsommità, corno, puntaʾ. [I]

Càndia, Lago di (To). → Càndia.

Comabbio, Lago di (Va). → Comabbio.

Lario. Nome antico del Lago di Como: lat. Lārius, greco Λάριος (Lários) (Polibio). Di origine preromana. Secondo A. Trombetti da una radice *lar- ʿluogo incavatoʾ. Per A. Falileyev, dal celtico lāro- ʿpiana, suoloʾ < ie. *plāro- < *pelh2- ʿlargo, pianoʾ; cfr. a.irl. lár ʿsuoloʾ, a.cimr. laur ʿplateaʾ, a.br. lor ʿsuoloʾ. [I]

Sebino (Bs). Nome antico del Lago d’Iseo: lat. Sebinus lacus, Sebinnus (Plinio, III, 131). → Iseo. [I]

Talamone, Lago e Alpe (Vc). → Talamona.

Verbano. Nome antico del Lago Maggiore: lat. Verbanus lacus. Dal celt. uer- (< *uper- ʿsopraʾ) + *bannā, *bennā ʿpunta > sommitàʾ. Attestazioni: in Verbanno, Ticinum Verbannus (Plinio, N. H. II, 224 e III, 131), Οὐερβανός (Ouerbanós) (Polibio e Strabone). Secondo D. Olivieri si può accostare al NP lat. Virbius. [I]

Viverone, Lago di (Bi, To, Vc). → Viverone.

Gli oronimi

Ambièz, Val e Cima d’A. (Gruppo del Brenta, Tn). → Omblaréi.

Àntola, Monte (Ge, Al). Da un possibile *Antula (silva) o *Antula (loca), con il suff. -ulo, comune a diversi toponimi altomedievali, unito alla base lat. o prelat. *anto-, da raffrontare col lat. ante ʿdavantiʾ e i toponimi Anzio e simili, significanti ʿpromontorioʾ (G. Petracco Sicardi). Però per G. B. Pellegrini deriverebbe da un lat. antŭla, diminutivo di anta ʿstipiteʾ, come altri toponimi veneti e dell’Italia settentrionale, tra cui Rio Antolina (Vb) e Àntole (Bl). Cfr. anche Anzo.

Barro, Monte (Lc). Dal gall. barro- ʿaltura, cima, sommitàʾ; cfr. l’a.irl. barr ʿsommità, cima, punta, estremitàʾ, il cimr., corn. bar e il br. barr ʿsommitàʾ (X. Delamarre), e poleonimi francesi quali Mont-Bar (Haute-Loire; lo Bar nel 1163) e Bars (Pyrénées-Atlantiques).

Bèrici, Monti (Vi). Dall’oronimo Monte Berico (colle e quartiere di Vicenza), monte Bericano nel 1263, da associare al medievale Berica, Berega, oggi Berga, quartiere di Vicenza. Berica si può far risalire a *Ber(u̯)ica, forse da Berua, nome di antica città attestato in alcune iscrizioni latine e nell’etnonimo Beruenses menzionato da Plinio (III, 130): Feltrini, Tridentini et Beruenses, raetica oppida (G. B. Pellegrini, C. Marcato). Secondo A. L. Prosdocimi, è improbabile fosse sorta una città retica nei pressi di Vicenza; si potrebbe inoltre pensare all’esistenza di due distinte *berua [ʿ?ʾ]: la Berua retica di Plinio e la Berua presso Vicenza, il cui toponimo però, per la b- iniziale, non dovrebbe essere veneto antico. A. Zamboni ha suggerito che Berua, derivando forse dall’ie. *bhĕr- [/*bhŏr-] ʿagitarsi violentemente, ribollireʾ (detto di fonti o acque termali), possa essere di origine gallica per l’esito ie. bh- > gall. b-, veneto antico f- (A. Zamboni, Berua, in “Aquileia nostra” 1974-1975, coll. 83-98). Sono in effetti documentati i NP gall. Beruus, Beruius, Berullus e altri, da *beru(o)- ʿsorgente, fontanaʾ, a.irl. bir ʿacqua, fonteʾ < ie. *bher(u)- ʿsorgente, ribollimentoʾ (X. Delamarre); cfr. Berceto. Attestazioni: Berica (983), Berga (1000), Beriga (1068), Beregam (1212), in Berica (1215), versus Bericam (1262). [I]

Blustiemelus (Serra Riccò, Ge). Oronimo registrato nella Tavola di Polcevera (21): iugo recto Blustiemelo; attuale Giustema. Secondo G. Petracco Sicardi deriverebbe dal ligure *blusto- ʿgonfio, melmosoʾ (< ie. *bhlud-to- < *bhleu- ʿgonfiarsi, scorrereʾ + ampliamento in -d-) + suff. -iema- (di nomi astratti e collettivi) + suff. aggettivale -ello-, quindi ʿluogo umido, ricco di acque sorgiveʾ; da accostare al gall. blutthagio (pianta medicinale). G. Devoto interpretava Blustiemelus come un composto di blustie- [< ie. *bhlō-st- (cfr. lat. flōs, a.irl. bláth ʿfioreʾ) + (non ie.) *mel(l)o- ʿrilievoʾ (G. Petracco Sicardi). W. Meid lo accosta al gall. blutthagio, dall’ie. *bhleu- ʿsoffiare, gonfiareʾ; cfr. il NP gall. Blussus < *blusto- (X. Delamarre). Più verosimilmente di origine antico-ligure piuttosto che celtica. [I]

Bodetia. Toponimo indicato nell’Itinerario Antonino (294, 1), da *Boud-et-yā < gall. boudo-, boudi- ʿ(bottino di) vittoriaʾ; cfr. a.irl. búaid ʿvittoria, vantaggio, profittoʾ e cimr. budd ʿvantaggio, profittoʾ (A. Falileyev). Potrebbe corrispondere al Passo della Mola (Sp). [I]

Brocón, Passo (Tn). Dal gall. latz. *brūca / *brūcus ʿericaʾ < gall. uroica. → Brughèrio. [IV]

Caenia. Monte da cui, secondo Plinio, III, 35, nascerebbe il fiume Varo: amnis Varus, ex Alpium monte Caenia profusus. Non è chiaro se ae di Caenia rappresenti un vero e proprio dittongo o una ē aperta. L’oronimo va accostato all’etnonimo Caenicenses [in Plinio, III, 36; Καινικητων (Kainikētōn) in una legenda monetaria] della Gallia Narbonense, e ai NP di origine celt. Caenicus, Caeno, Caenonius (G. Petracco Sicardi). X. Delamarre fa dipendere dal gall. caino- [ʿ?ʾ] i NP Cainolus, Cainonus, Cainus, e l’etnonimo Kainikētes; riconduce invece a cēno-, cēni- ʿlungo, lontanoʾ i NP Caenicus (<*cēni-co-), Caeno, Caenonius (e altri: Caenus, Caenius, Caenia, Caenusa...); cfr. l’a.irl. cían ʿlungo (durata), lontanoʾ < *cēno- < *keino-. [I]

Claxelus (Ge). Oronimo della Tavola di Polcevera (21): in montem Claxelum. Può essere identificato nel Monte Rovere (o nel Monte Ranfreo). Il toponimo è stato interpretato come ʿil monte risonanteʾ, da *klak- < (forse) ie. *klēg- / *kləg- ʿrisuonareʾ + il formante -so-, presente anche nei poleonimi Brixellum (→ Brescello) e Brixia (→ Brescia), + il suff. aggettivale ligure -elo- (G. Petracco Sicardi). Si tratta di un toponimo “ligure”, privo di paralleli nel celtico.

Cozie, Alpi. Dal latino Alpes Cottiae (o Cottianae); il singolare Alpis Cottia è il nome antico del Colle del Monginevro. Tali toponimi derivano dal nome della dinastia dei Cottii che regnò su quella zona delle Alpi nel III-I secolo a.C. Cottius è generalmente ritenuto di origine ligure, però può essere accostato a NP gallici quali Cotta, Cottius, Cotto, Cottus, dal gall. cotto- ʿvecchioʾ, forse originariamente ʿcurvatoʾ e termine di sostrato, non indeuropeo (A. Falileyev); cfr. medio br. coz, br. kozh, a.corn. coth ʿvecchioʾ. Attestazioni: Cottianis Alpibus (Tacito, Hist., I, 61), Alpium Cottiarum (Ammiano Marcellino), in Alpe Cottia (Tabula Peutingeriana). [I]

Crammont, Mont (Pré-Saint-Didier, Ao). Oronimo associato al Cremonis iugum (che potrebbe corrispondere al Piccolo San Bernardo) citato in Livio, XXI, 38. Cremonis, prelatino, forse è di origine celtica (R. Chevallier) ed è stato accostato al poleonimo Cremona; cfr. i NP gall. Cremius, Cremona, Cremonius.

Lepontine, Alpi. Dall’etnonimo latino Lepontii > italiano Leponzi. Probabilmente di origine celtica: ʿquelli che partonoʾ o ʿi lasciati indietroʾ, da *leikʷ-ont-yo- (A. Falileyev). Attestazioni: Lepontii (Plinio, III, 134), Ληπόντιοι (Lēpóntioi) (Strabone, IV, 3, 3), Lebontia (Cosmografia ravennate, IV, 30). [I]

Monbrioni (colle a S. Colombano, Mi). Forse da mon(te) + brig- ‘altura’ + suff. -ōne; Monbriono nel 1127. → Briga Alta e Cadore. [II]

Pennine, Alpi. Dal lat. Alpes Poeninae, connesso al lat. mons Poeninus (anche Iugum Peninum e, nella Tabula Peutingeriana , summus Penninus; Monte Giove nel Medioevo) ʿcolle del Gran San Bernardoʾ, passo protetto da Iuppiter Poeninus. Forse dal gall. penno- ʿtesta, estremitàʾ; cfr. a.irl. cenn ʿtesta, sommitàʾ, cimr. e a.corn. pen, a.br. penn ʿtesta, estremitàʾ. Oppure da Poinino- (dio vendicatore o rimuneratore?) < *kʷoin-ino- < ie. *kʷoinā ʿriparazioneʾ; cfr. a. greco ποινή (poiné)ʿcompensazione, punizioneʾ [Delamarre (2007): p.150]. [I].

Pennino, In alpe (Ge, Sp). Attestato solo dalla Tabula Peutingeriana (II, 5). È stato identificato con l’attuale Passo del Bracco. *Penninum sarebbe il corrispettivo del Summus Penninus, il ʿcolle del Gran San Bernardoʾ, segnato in II, 3-4. Tali due toponimi deriverebbero da un preromano *penna ʿmonteʾ [G. Petracco Sicardi (1981); si tratta plausibilmente del lat. *pĭnna, produttivo più che altro nell’Italia centrale, da accostare al lat. dialettale pĭnnus ʿacutoʾ (G. B. Pellegrini)]. Oppure dal gall. penno- ʿtesta, sommitàʾ o da Poinino- (dio vendicatore o rimuneratore?); cfr. Pennine, Alpi. [I]

Pernecco, Pizzo di (Serra Riccò, Ge). Dial. pisu de perneku. È il Monte Pizzo della Val Polcevera. Pernecco corrisponde all’oronimo Prenicus della Tavola di Polcevera (20): in montem Prenicum. Secondo G. Petracco Sicardi si tratterebbe di una formazione da *perno-, variante di *perkʷu- ʿquerciaʾ (o probabile nome ligure della quercia) + suff. -ikko- (più frequente nel territorio gallico che non in quello ligure). V. Pisani vi riconosceva un riflesso della base ie. *kʷrenno- dell’a.irl. crann e del cimr. prenn ʿalberoʾ. X. Delamarre ipotizza un gall. *prenno- ʿalberoʾ < celt. *kʷresno-; cfr. la voce prenne ʿarborem grandemʾ del Glossario di Vienna, NP come Comprinnus e Prini-lettius, i toponimi francesi Prigny, Prignac < *Prinniacum, il cimr., corn., br. prenn ʿalbero, boscoʾ < *kʷresno- e l’a.irl. crann < *kʷr̥sno- ʿalbero, boscoʾ. [I]

Sapè, Monte (Cn). → Sapè.

Suello, Monte (Bagolino, Bs). → Suello.

Venda, Monte (Pd). Potrebbe derivare dal celt. vindo- ʿbiancoʾ; non si può escludere che anche il vocabolario venetico comprendesse la stessa voce, eventualmente come prestito dal gallico (ipotesi di G. B. Pellegrini).

Vendevolo, Monte (Pd). Forse da *vindu-palo- < celt. vindo- ʿbiancoʾ + *-palo- / *-pala- ʿpietra, rocciaʾ; cfr. (celto-)ligure Vindu-pala ʿ(ruscello) che ha ciottoli bianchiʾ (D. Maggi). → Venda, Monte.


I poleonimiIn Toponimi celtici d'Italia: i poleonimi.

I coronimi

Anàunia (Tn). Nome dotto, di epoca tardo-romana, della Valle di Non. Deriva da Anauni (Anaunorum, nella Tabula Clesiana, del 46 d.C.), etnonimo di origine prelatina. P. Bernardo Stempel lo interpreta come ʿquelli che si fermanoʾ (ʿi sedentariʾ), da *anə-mn-oi (forma participiale in -mno- > -uno-); cfr. a.irl. anaid ʿ(egli) si ferma, attendeʾ (X. Delamarre). G. R. Isaac lo collega ai nomi gallici in anauo- ʿricchezza, ispirazioneʾ, al medio cimr. anaw ʿricchezza, abbondanzaʾ, all’a.irl. anae ʿricchezzaʾ. Attestazioni: in Anauniae partibus, in Anauniae regione (VI sec.). [I]

Brianza. Dal celtico *Brigantia < *brigant- ‘eminente, elevato’, ‘abitatore dei monti’; cfr. l’etnonimo Brigantes, il celt. *bhr̥ĝhā ‘monte, roccaforte’ < ie. *bherĝh- ʿaltoʾ, i toponimi Briga e Cadore. Attestazioni: in Brianza, monte Brianza (sec. XIII). [II]

Cadore (Bl). Dal gall. latz. *catubri(g)um, dal gall. catu- ʿbattagliaʾ + -briga / *-brigum ʿmonte, roccaforteʾ [< celt. *bhr̥ĝhā < ie. *bherĝh- ʿaltoʾ], quindi ʿcolle della battagliaʾ o ʿroccaforteʾ (cfr. a.br. cat, cimr. cad ʿbattagliaʾ, a.irl. cath ʿcombattimentoʾ; irl. brí, cimr. bre ʿcollinaʾ, br. bre, ʿmonteʾ). Si tratterebbe del Monte Ricco sopra Pieve di Cadore. Attestazioni: Cadubrium (923), Catubria (974) e a. Catubrīni ʿCadoriniʾ.

Non si può escludere, come primo membro Catu-, un NP Catus, attestato in iscrizioni, da cui il significato complessivo di ʿrocca di un Catusʾ. [I]

Insubria. Territorio anticamente abitato dai celti Insŭbres. Tale etnonimo latino (al singolare: Insŭber, -bris), con tutta probabilità di origine celtica, è di difficile interpretazione[10]. G. R. Isaac ipotizza la presenza della base bero-, br(o)- (ʿportatoreʾ o ʿgiudicatoreʾ), preceduta da preposizione/-i. K. H. Schmidt ritiene in- variante areale di eni- e -subres di origine non celtica. A. Falileyev, menzionando il NP Subroni (iscrizione di Beaumont), forse per *Subro [o piuttosto dativo di *Subro?], congettura un possibile *in-su-bro / *eni-su-bro. P. De Bernardo Stempel intravede una certa somiglianza tra Insubres, Antabri e Cantabri. Invece secondo P.-Y. Lambert potrebbe esserci una certa corrispondenza tra insu- e l’a.irl. és, eis ʿtracceʾ [X. Delamarre (2008)]. Si può, tutto sommato, attribuire ad In-su-bres un significato ʿche hanno un buon (-su-) ... in loro (in-)ʾ. Attestazioni: Ἴνσομβρες (Ínsombres) (Polibio, II, 17, 4), Insubri, Insubres (Cicerone, Pro Balbo, 14, 32, ecc.; Tito Livio, V, 34, 9, ecc.; Plinio, III,124, ecc.), Ἴνσουβροι (Ínsoubroi) (Strabone, V, 16). [I]

Ossola (Vb). Coronimo di origine prelatina. Probabilmente discende dall’antico nome di Domodossola, attestato come Ὀσκέλα (Oskéla) in Tolomeo, III, 1, 34 e Oxilla in Cosmografia ravennate, IV, 30. X. Delamarre congettura che le forme in osk-, come appunto Oskela, dipendano da una metatesi oxs- > osk-, e derivino dunque dal gall. oxso-, oxsi- ʿbueʾ, o — se variante di uxso-, uxsi- — ʿaltoʾ. Cfr. a.irl oss ʿcervoʾ, cimr. ych ʿbueʾ (< *uxsū) < ie. *uksōn ʿbueʾ. [I]

Valsugana. → Ausugum.

Altri toponimi

Artoz (Domegge, Bl). Attuale Nartóz, «prato disboscato con ampio tratto pianeggiante». Forse dal celt. arto- ʿorsoʾ + suff. *-ŭcĕus (M. T. Vigolo), o da un NP in Art(o)-. Cfr. Artegna e Artogne. Attestato: in Artoz (1768).

Burmu (Pigna, Im). Nome di sorgente. Dal ligure (e leponzio) *bormo- < ie. *gʷhormo- ʿcaldoʾ, oppure dal gall. boruo-, bormo- ʿsorgente caldaʾ < ie. *bhĕr- / *bhŏr- ʿgorgogliare, ribollireʾ. → Bòrmida e Bormio.

Leucumellus. Saltus («insieme di beni rustici a prevalente destinazione silvo-pastorale» [G. Petracco Sicardi (1981): p. 18]) riportato nella Tabula Alimentaria di Veleia: saltus Veluias Leucomelium (3, 72), saltum Veluias Leucumellum (7, 37). Si tratta di varianti di un toponimo costituito dai temi *leuko- ʿbrillante, chiaroʾ e -mello- ʿcolle, collinaʾ, con il significato d’insieme di ʿcollina biancaʾ. *Leuko- è voce indeuropea e celtica che si ritrova anche nei toponimi Liccoleucum e Lecco; -mello- — forse di origine indeuropea — va confrontato con l’a.irl. mell ʿrotonditàʾ > ʿcolleʾ (< *mel-no-) e il br. mell ʿpalloneʾ (cfr. Dormelletto, Dormello). [I]

Ventuno (?). «Nome di una regione a sinistra della Dora»[11]. Forse dal gall. *Vindo-dūnum ʿla bianca fortezzaʾ (G. D. Serra). Attestazioni: Viginti Uno (1120, 1220, 1264, 1290), Vinteuno (1199, 1202). → Duno. [II]

Votodrones, Vicani (Somma Lombardo, Va). Attestati soltanto dall‘iscrizione HERCULI VICANI VOTODRONES V. S., su un’ara votiva rinvenuta nel cortile del Castello Visconti, a Somma Lombardo, probabile antico vicus dei Votodrones. Secondo X. Delamarre l’etnonimo, di origine celtica e significante ʿquelli che litigano per i loro dirittiʾ, potrebbe derivare dal gall. *uoto- ʿdirittoʾ (cfr. a.irl. foth ʿdiritto, rivendicazioneʾ) + un secondo elemento affine all’a.irl. drenn ʿlite, disputa, combattimentoʾ e al medio cimr. drynni ʿcombattimentoʾ. [I]

Toponimi celtici del Friuli-Venezia GiuliaIn Toponimi celtici del Friuli-Venezia Giulia.

Note1.

G. B. Pellegrini aveva individuato e raccolto una parte di rilievo della toponimia (complesso dei toponimi) celtica d'Italia già nel 1981, nell'articolo

"Toponomastica celtica nell'Italia settentrionale",

in I Celti d'Italia (a cura di E. Campanile). Successivamente, aveva riproposto quel suo articolo in

"Ricerche di toponomastica veneta" (1987) e nel

"Manuale di Toponomastica italiana"
(1990),

e qualche anno dopo era stato uno degli autori del

"Dizionario di toponomastica italiana"
(1990)
edito dalla UTET.

Oltre a queste opere di riferimento fondamentali, sia per ulteriori approfondimenti e integrazioni, sia per spiegazioni etimologiche più recenti o confronti con toponimi simili riscontrabili in altri Paesi (si pensi, ad esempio, a Bologna e Boulogne-sur-Mer), si possono consultare poi i lavori di altri linguisti e filologi:

P. Anreiter, P. de Bernardo Stempel, X. Delamarre, L. Fleuriot, St. Gendron, G. Frau, Ch.-J. Guyonvarc'h, J. Lacroix, P.-Y. Lambert, M. Lejeune, E. Nègre, D. Olivieri, G. Rohlfs, G. D. Serra, P. Sims-Williams, M. G. Tibiletti Bruno, J. Vendryes, Fr. Villar, per ricordarne solo alcuni.

2.^ Pellegrini (1990): p. 109.

3.^ Appellativi d'uso locale, dialettale.
4.^ Pellegrini (1990): p. 129.

5.^ Con esito ie. gʷh- > b- comune al ligure e al leponzio toponomastici, mentre non si conosce di preciso l’esito di gʷh- in gallico, giacché mancano testimonianze sicure.

6.^ In Pokorny (2005), Bautica < *Baltica < illirico *balta- ʿpaludeʾ < ie. *bel- ʿsplendente, biancoʾ.

7.^ La forma *morga — coesistente con *broga [o meglio brog(i)-], tutt’e due risalenti al celt. *mrog- ʿfrontieraʾ (cfr. a.irl. mruig > bruig ʿpaeseʾ < *mrogi) — pare si sia conservata solo negli idronimi e in qualche parlata romanza (P.-H. Billy, X. Delamarre).

8.^ Nella zona dei Sequani non sarebbe avvenuta l’innovazione kʷ > p, che troviamo nelle altre varietà del gallico. Cfr. Lambert (1994): p. 19. Sono state proposte due altre etimologie: ie. *sekH- ʿtagliareʾ > *secu- ʿtagliato; taglianteʾ > Sequana ʿfiume che taglia (via)ʾ; ie. *sekʷ- > Sequana ʿil fiume che parlaʾ (A. Falileyev).
9.^ Cfr. Alta Valle Polcevera.
10.^ A parere di Aurelio Bernardi [I Celti d'Italia (a cura di E. Campanile), Pisa 1981, Giardini, p. 17], insuber significava «fiero, indomito, combattivo».
11.^ Pellegrini (1990): p. 127.

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Bibliografia

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[modifica] Voci correlateToponimi celtici d'Italia: i poleonimi
Toponimi celtici d'Italia: i poleonimi localizzati (A-L)
Toponimi celtici d'Italia: i poleonimi localizzati (M-Z)
Toponimi celtici del Friuli-Venezia Giulia
Toponimo
Toponomastica
Lingue celtiche
Gallico
Leponzio
[modifica] Collegamenti esterni(EN) Dictionary of Continental Celtic Place-Names, ed. Alexander Falileyev, Aberystwyth University, 2007
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