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Thursday, July 19, 2012

CELLINI dall'A alla Z -- catalogo ragionato delle statue di Cellini -- il nudo eroico maschile nella statuaria italiana

Speranza

Benevenuto Cellini (Firenze, 2 novembre 1500[1]Firenze, 13 febbraio 1571) è stato uno scultore, orafo, scrittore e artista italiano.

 

 

 

La statua in bronzo di Perseo che decapita la Medusa (1554). Firenze, Loggia dei Lanzi.
Doppio carlino di Clemente VII Medici, inciso da Cellini

Il padre, Giovanni Cellini, figlio di un muratore, era suonatore e costruttore di strumenti musicali e sposò Maria Lisabetta Granacci, dalla quale ebbe Benvenuto.

Benvenuto fu il secondogenito, chiamato così perché il padre si aspettava una figlia.

Il padre inizialmente cercò di indirizzarlo verso una carriera da musico, ed il giovane Benvenuto ne possedeva anche le doti, in particolare nel flauto e nel canto.

Già a quattordici anni viene messo a lavoro in una bottega gestita dal padre dello scultore Baccio Bandinelli, Michelangelo Brandini.

L'anno successivo passa alla bottega dell'orafo Marconi.
All'età di sedici anni viene bandito da Firenze per aver partecipato ad una rissa assieme al fratello, cosa che si ripeterà anche successivamente, in questa occasione si rifugerà a Siena.

Dopo altri studi a Bologna ed a Pisa sotto l'orefice Ulivieri Della Chiostra viene coinvolto in un'altra zuffa a Firenze assieme al fratello Cecchino e si rifugia prima a Siena di nuovo, poi a Roma dove inizierà a lavorare nella bottega di Giovanni de' Georgis. Non ha ancora vent'anni.

Nel 1524 apre una bottega propria e fabbrica numerose opere, inoltre in questi primi anni romani entrerà in contatto con numerosi artisti ed orefici, apprendendo molto da loro.

Benvenuto partecipò con successo alla difesa di Castel Sant'Angelo e del papa Clemente VII durante il Sacco di Roma nel 1527, uccidendo, insieme ad altri, il comandante Carlo III di Borbone con un colpo di archibugio e ferendo il suo successore principe d'Orange. Dopo il sacco si dirige a Mantova ed esegue alcune opere per i membri della famiglia Gonzaga.

Nel 1529 Clemente VII lo richiama a Roma e lo nomina stampatore ufficiale della zecca pontificia. Nello stesso anno viene ucciso a Roma in una rissa suo fratello Cecchino che aveva intrapreso la carriera di soldato di ventura.

Dall'inizio del 1533 viene rimosso dall'incarico di stampatore ed anche da quello di Mazziere (soldato di scorta del Papa); egli attribuisce questa sua revoca alle voci fatte girare su di lui da un altro orefice romano, Pompeo de' Capitaneis, che ucciderà per paura di un suo attacco nel periodo di interregno tra la morte di Clemente VII e l'elezione di papa Paolo III Farnese, che appena eletto lo assolve.
Si scontra però con il violento figlio del Papa, Pier Luigi Farnese e temendo per la propria vita fugge a Firenze dove lavora per un breve periodo alla corte di Alessandro de' Medici, duca di Firenze, ma torna poco dopo a Roma chiamato dal Papa.

Nel 1537 fugge improvvisamente da Roma per rifugiarsi in Francia alla corte di Francesco I lavorando per un breve periodo al servizio del cardinale Pietro Bembo a Padova, ma arrivato in Francia decide di tornare in Italia non ricevendo incarichi da Francesco I. Rientrato a Roma viene accusato di avere sottratto alcuni beni papali durante il Sacco della Città e per questo viene imprigionato in Castel Sant'Angelo.


Dopo aver passato un lungo periodo nella prigione papale di Castel sant'Angelo (e fattosi anche protagonista di una rocambolesca fuga), per i dissidi con il papa Paolo III e suo figlio, Benvenuto si rifugiò in Francia alla corte del re Francesco, sotto il quale lavorò per alcuni anni creando per lui una delle sue opere di oreficeria più celebri, la saliera raffigurante la terra ed il mare. Durante questa parentesi francese viene anche processato per sodomia dai tribunali francesi, denunciato da una sua modella. Dopo questo episodio ed altre difficoltà nel proseguire i suoi lavori, dovuti principalmente alla forte antipatia che la favorita del Re Madame d'Étampes provava nei suoi confronti, decise di tornare a Firenze ove fu eletto Accademico nella prestigiosa Accademia e Compagnia delle Arti del Disegno fondata nel 1563 da Cosimo I de' Medici. Poliedrico artista, con la sua lingua ficcante, diretta e schietta riuscì a prendere parte anche nella letteratura italiana. Se ne ha un bell'esempio nella Vita, autobiografia scritta tra il 1558 e il 1566, nove anni prima della morte dell'autore. Che oltre ad essere un diretto documento sulla vita di uno dei maggiori artisti del XVI secolo, può essere considerata come uno dei massimi capolavori di narrativa per la sua spontaneità, la vivacità narrativa, le invenzioni linguistiche e la ricchezza di episodi che dipingono un'epoca a colori vivaci.

 

Medaglia di Francesco I di Francia
 
 
 
SCULTURA

Scritti [modifica]

Curiosità [modifica]

  • Un ritratto ottocentesco di Benvenuto Cellini chiude la serie dei fiorentini illustri del piazzale degli Uffizi.
  • Nel 1532 si rifugiò nel Castello Savelli Torlonia scappando dalle ire del papa per aver ferito un uomo[2].
  • Un'opera lirica di Berlioz è intitolata "Benvenuto Cellini".
  • Cellini compare come personaggio secondario nel fumetto argentino Dago, in veste di guerriero e donnaiolo, durante la saga sul sacco di Roma del 1527. Il personaggio è stato ripreso anche per un altro albo di Dago intitolato Genio e Sregolatezza.

Note [modifica]

  1. ^ L'autore stesso nella sua autobiografia dice di essere nato per Ognissanti, ma sappiamo che in realtà lo scultore è nato a fine Novembre.
  2. ^ Citazione dal sito di tibursuperbum

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