Speranza
LA FABBRICAZIONE DEL PAESAGGIO DEI LAGHI
Giardini, panorami e cittadine per
turisti tra Ceresio, Lario e Verbano
di Claudio Ferrata
Edizioni
Casagrande - Bellinzona 2008
Dal capitolo “I luoghi dello
sguardo”
Il labirinto del lago
svelato dal
volo
Spostiamoci ora più avanti nel tempo, nei primi decenni del
Novecento, e su un altro lago, il lago di Como.
Qui si vennero a creare le
condizioni per un superamento delle esperienze precedenti.
Osservati dai
«luoghi dello sguardo», i laghi presentavano le loro labirintiche forme.
Anche
se come abbiamo visto dalla fme del Diciannovesimo secolo già ci si poteva
avvalere di mezzi meccanici in grado di salire lungo i versanti e raggiungere le
sommità, l'osservatore rimaneva vincolato dalle costrizioni della topografia.
Ma
attorno agli anni Venti si presentò un nuovo tipo di esperienza.
Dalle acque del
lago di Como avevano iniziato a involarsi gli idrovolanti, futuristici mezzi
«anfibi», mezzi di trasporto e strumenti di piacere e di conoscenza geografica
che, innalzandosi dal lago, sorvolavano le acque offrendo un'inedita veduta.
Con il suo idroscalo, già nel 1913 la località lariana si
affermò come importante centro aviatorio.
Nel 1922, in occasione delle giornate
idroaviatorie, la più grande manifestazione aeronautica dell'epoca alla quale
partecipò anche Gabriele D'Annunzio con il suo idrovolante, un cronista
dell'epoca descrisse così il decollo dal lago a bordo di un idrovolante pilotato
dall'«acrobata dell'aria» De Briganti:
Sempre sul lago l'apparecchio
comincia a prendere quota, mentre noi vediamo man mano rimpicciolirsi,
sull'acqua, i battelli e le altre imbarcazioni. De Briganti si orienta e quindi
punta verso la Svizzera, che quasi raggiunge, ritornando poi di nuovo sul lago
di Como e su Como. La città si presenta meravigliosa con i suoi tetti rossastri
circondati come da un gran cerchio di verde e di montagne, solo rotto dal lago
(...)
Ma ecco che l'apparecchio si eleva ancora, ecco che le case si fanno
piccole, appaiono come giocattoli abbandonati nella conca verde che s'allontana
sempre più da noi. Lontano si profilano catene di monti e piccole nubi leggere
ci si fanno incontro, non riuscendo però con la loro debole bianchezza ad
impedirci di ammirare il paesaggio che sotto di noi si stende, pieno di luce, da
una base all'altra dei monti. Ci innalziamo ancora. Mi volto e vedo De Briganti,
sempre col suo sorriso sulle labbra, sporgersi un poco per orizzontarsi. Siamo
ad oltre 2400 m.
In una cittadina che si andava trasformando sulle spinte
dell'architettura razionalista, in prossimità dell'area delle ville
sette-ottocentesche, lungo la nuova fascia a lago dove stavano sorgendo il
monumento ai caduti di Giuseppe Terragni e la sede della Canottieri Lario di
Gianni Mantero, a lato del tessuto storico della «città murata», si venne a
disegnare un quartiere destinato all'organizzazione dello svago e dello sport.
Su progetto di Terragni sorse la sede dell'Aeroclub Ghislanzoni (1930-1931).
Doveva sostituire un piccolo hangar precedentemente edificato vicino a villa
Olmo dove era ospitato il velivolo che aveva portato in volo diversi comaschi e
i numerosi ospiti delle celebrazioni voltiane del 1927, e dare così una sede
all'aereo club appena costituitosi. Anche se l'aereo club svolse soprattutto la
funzione di scuola di volo, furono numerosi i cittadini e i turisti che poterono
in più di un'occasione salire a bordo degli idrovolanti. I dirigenti dell'Aero
Club Como vedevano infatti nei «voli panoramici» un'opportunità per dare
risonanza alla loro iniziativa e finanziare le proprie attività. Così, un po'
ingenuamente, il cronista de «La Provincia» il 22 settembre 1931 descrisse la
sua esperienza:
Il lago solcato dai fumanti piroscafi sulle cui tolde si
vedono lillipuziani i passeggeri, le candide imbarcazioni, simili alle barchette
che servono ai bambini nei loro giochi, le case allineate come tanti soldatini e
solcate da tante strisce e da riquadri nereggianti di folla, il nastro azzurro
del Cosia, le linee serpentine dei binari su cui passano lenti, oh come vanno
lenti, minuscoli treni, e poi altre case appollaiate sui dossi dei monti, e poi
ancora nei virages, il lago, i monti la città che sembrano inclinati a
quarantacinque gradi come in una visione irreale.
Se fino a pochi decenni
prima solo la funicolare di Brunate permetteva ai villeggianti di porsi sulla
sommità dei «luoghi dello sguardo», ora era possibile sorvolare l'intero
lago,superare i monti, raggiungere altri bacini come quello del Ceresio.
Involandosi dall'idroscalo di Como gli arditi amanti del volo sorvolavano
dapprima l'interminabile sequenza di ville (villa Olmo, villa d'Este, la
Pliniana, ecc.). Oltrepassata punta Torriggia si offriva loro uno scenario più
selvaggio, poi oltre Argegno e l'Isola Comacina, si apriva davanti ai loro occhi
la vastità dell'area centrale del lago. Potevano poi dirigersi verso l'alto lago
e ridiscendere sul ramo manzoniano di Lecco, più aspro e caratterizzato dalla
roccia nuda della Grigna, oppure raggiungere il ramo porlezzino del Ceresio per
poi sorvolare il Generoso, e infme ritornare al golfo di Como. Con rapidi
cambiamenti di quota che portavano dalle fasce più basse a quelle più alte - e
viceversa -, e con la sua visione totale, la veduta aerea permetteva di
osservare le immobili strutture terrestri in modo dinamico svelando
all'osservatore una miriade di dettagli. Lo sguardo dall'aereo permetteva una
visione distaccata dalla Terra. «Questa geoscopia, che induce alla lettura dei
grafismi antropici, non esclude il godimento dello spettacolo che offre il mondo
visto dall'alto. La Terra appare veramente come il grande teatro in cui uomini
recitano la loro avventure».
L'uso di un nuovo mezzo tecnico e una
meccanizzazione estrema dello sguardo avevano affrancato l'uomo dai
condizionamenti e dai disagi imposti dalla rugosità dello spazio terrestre
propri del percorso a terra. Attraverso il volo, il disegno di quel labirinto
costituito dalle morfologie lacustri si rivelava così in tutta la sue estensione
e rendeva manifeste le sue strutture.
Osservare lo spettacolo del territorio
lacustre dall'esterno, un po' come avrebbero potuto fare più avanti gli
astronauti con l'intero pianeta, costituì un'esperienza nuova e rivoluzionaria.
Dedalo si era costruito delle ali meccaniche in grado di permettergli l'involo
sulle acque, era uscito dal labirinto costituito delle strutture geografiche, e
aveva acquisito una veduta inedita e ubiquitaria.
Oltre a simbolo amato
dai futuristi, l'idrovolante era divenuto un nuovo strumento per la fruizione
del paesaggio. L'aereo, un mezzo che pure i geografi all'inizio del secolo
avevano iniziato a utilizzare per condurre i loro studi, aveva modificato
profondamente la natura dell'esperienza geografica della Terra, testimoniava di
una rivoluzione dello sguardo così come di un salto di coscienza, e aveva infine
iniziato a rappresentare una nuova condizione umana.
Dopo aver visitato i
«luoghi dello sguardo», come i turisti del Diciannovesimo secolo e degli inizi
del Ventesimo, non ci resta ora che portare una riflessione più generale sul
tema del paesaggio e dello sguardo, tema che svilupperemo precisando i contorni
della similitudine, spesso instaurata, tra il paesaggio e il teatro
Monday, July 9, 2012
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