Michelangelo, i Due lottatori
Roma, Musei Capitolini
Nella straordinaria collezione di bozzetti della Casa Buonarroti spicca la mirabile terracotta, "I due lottatori", la cui attribuzione alla mano di Michelangelo è da tempo indiscussa.
La prima citazione puntuale per "I due lottatori" si trova nell’inventario della Casa Buonarroti del 1859.
In questo documento, e nella guida della Casa pubblicata nel 1865 dal suo primo conservatore Angiolo Fabbrichesi, si segnala, oltre al corpo principale del bozzetto, ivi denominato
“Ercole e Caco”, l’esistenza di quattro frammenti, in particolare due teste e un braccio, di cui non si precisa l’origine.
La disposizione dei frammenti lascia però supporre che già si fosse fatta strada una corretta intuizione a proposito del loro rapporto col corpo principale del bozzetto.
Bisognò però attendere il 1926 perché, con l’azione combinata di due grandi studiosi di Michelangelo, Giovanni Poggi e Johannes Wilde, si giungesse alla ricomposizione definitiva dell’opera, "I due lottatori".
La piccola scultura, "I due lottatori", è stata spesso messa in rapporto con l’incarico affidato a Michelangelo, da parte dei Medici signori di Firenze, per una grande statua raffigurante "Ercole e Caco", che doveva affiancare il David davanti a Palazzo Vecchio.
L’identificazione è stata però soggetta a revisione critica nel corso del tempo.
Nel 1928 Johannes Wilde aveva sostenuto l’impossibilità di collegare il bozzetto con la commissione per "Ercole e Caco".
Infatti le proporzioni della terracotta gli apparivano incompatibili con quelle del gran blocco di marmo utilizzato per il gruppo scultoreo, "Ettore e Caco".
Lo studioso proponeva invece un rapporto con la lunga vicenda della tomba di Giulio II collocata infine in San Pietro in Vincoli a Roma, considerando anche "I Due lottatori" uno studio per un gruppo allegorico che avrebbe dovuto fare da pendant al Genio della Vittoria, scolpito probabilmente tra il 1527 e il 1530 e attualmente esposto nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio.
Non sono mancate altre proposte di identificazione, tra le quali "Sansone e i Filistei" e "Ercole e Anteo".
Tuttavia l’assenza di attributi riferibili a particolari eroi o personaggi impedisce di andare oltre la generica definizione di due vibranti nudi maschili che lottano tra loro, e che sono, soprattutto, testimonianza alta ed emozionante della passione del grande artista per gli studi anatomici, e illuminante dimostrazione dei motivi per cui di Michelangelo si poté dire “nemico del riposo dei muscoli”.
Nella straordinaria collezione di bozzetti della Casa Buonarroti spicca la mirabile terracotta, "I due lottatori", la cui attribuzione alla mano di Michelangelo è da tempo indiscussa.
La prima citazione puntuale per "I due lottatori" si trova nell’inventario della Casa Buonarroti del 1859.
In questo documento, e nella guida della Casa pubblicata nel 1865 dal suo primo conservatore Angiolo Fabbrichesi, si segnala, oltre al corpo principale del bozzetto, ivi denominato
“Ercole e Caco”, l’esistenza di quattro frammenti, in particolare due teste e un braccio, di cui non si precisa l’origine.
La disposizione dei frammenti lascia però supporre che già si fosse fatta strada una corretta intuizione a proposito del loro rapporto col corpo principale del bozzetto.
Bisognò però attendere il 1926 perché, con l’azione combinata di due grandi studiosi di Michelangelo, Giovanni Poggi e Johannes Wilde, si giungesse alla ricomposizione definitiva dell’opera, "I due lottatori".
La piccola scultura, "I due lottatori", è stata spesso messa in rapporto con l’incarico affidato a Michelangelo, da parte dei Medici signori di Firenze, per una grande statua raffigurante "Ercole e Caco", che doveva affiancare il David davanti a Palazzo Vecchio.
L’identificazione è stata però soggetta a revisione critica nel corso del tempo.
Nel 1928 Johannes Wilde aveva sostenuto l’impossibilità di collegare il bozzetto con la commissione per "Ercole e Caco".
Infatti le proporzioni della terracotta gli apparivano incompatibili con quelle del gran blocco di marmo utilizzato per il gruppo scultoreo, "Ettore e Caco".
Lo studioso proponeva invece un rapporto con la lunga vicenda della tomba di Giulio II collocata infine in San Pietro in Vincoli a Roma, considerando anche "I Due lottatori" uno studio per un gruppo allegorico che avrebbe dovuto fare da pendant al Genio della Vittoria, scolpito probabilmente tra il 1527 e il 1530 e attualmente esposto nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio.
Non sono mancate altre proposte di identificazione, tra le quali "Sansone e i Filistei" e "Ercole e Anteo".
Tuttavia l’assenza di attributi riferibili a particolari eroi o personaggi impedisce di andare oltre la generica definizione di due vibranti nudi maschili che lottano tra loro, e che sono, soprattutto, testimonianza alta ed emozionante della passione del grande artista per gli studi anatomici, e illuminante dimostrazione dei motivi per cui di Michelangelo si poté dire “nemico del riposo dei muscoli”.
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