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Tuesday, July 10, 2012

Michelangelo: I due lottatori

Speranza

II_LOTTATORI



 

Michelangelo, i Due lottatori

Roma, Musei Capitolini

Nella straordinaria collezione di bozzetti della Casa Buonarroti spicca la mirabile terracotta, "I due lottatori", la cui attribuzione alla mano di Michelangelo è da tempo indiscussa.

La prima citazione puntuale per "I due lottatori" si trova nell’inventario della Casa Buonarroti del 1859.

In questo documento, e nella guida della Casa pubblicata nel 1865 dal suo primo conservatore Angiolo Fabbrichesi, si segnala, oltre al corpo principale del bozzetto, ivi denominato

“Ercole e Caco”, l’esistenza di quattro frammenti, in particolare due teste e un braccio, di cui non si precisa l’origine.

La disposizione dei frammenti lascia però supporre che già si fosse fatta strada una corretta intuizione a proposito del loro rapporto col corpo principale del bozzetto.

Bisognò però attendere il 1926 perché, con l’azione combinata di due grandi studiosi di Michelangelo, Giovanni Poggi e Johannes Wilde, si giungesse alla ricomposizione definitiva dell’opera, "I due lottatori".

La piccola scultura, "I due lottatori", è stata spesso messa in rapporto con l’incarico affidato a Michelangelo, da parte dei Medici signori di Firenze, per una grande statua raffigurante "Ercole e Caco", che doveva affiancare il David davanti a Palazzo Vecchio.

L’identificazione è stata però soggetta a revisione critica nel corso del tempo.

Nel 1928 Johannes Wilde aveva sostenuto l’impossibilità di collegare il bozzetto con la commissione per "Ercole e Caco".

Infatti le proporzioni della terracotta gli apparivano incompatibili con quelle del gran blocco di marmo utilizzato per il gruppo scultoreo, "Ettore e Caco".

Lo studioso proponeva invece un rapporto con la lunga vicenda della tomba di Giulio II collocata infine in San Pietro in Vincoli a Roma, considerando anche "I Due lottatori" uno studio per un gruppo allegorico che avrebbe dovuto fare da pendant al Genio della Vittoria, scolpito probabilmente tra il 1527 e il 1530 e attualmente esposto nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio.

Non sono mancate altre proposte di identificazione, tra le quali "Sansone e i Filistei" e "Ercole e Anteo".

Tuttavia l’assenza di attributi riferibili a particolari eroi o personaggi impedisce di andare oltre la generica definizione di due vibranti nudi maschili che lottano tra loro, e che sono, soprattutto, testimonianza alta ed emozionante della passione del grande artista per gli studi anatomici, e illuminante dimostrazione dei motivi per cui di Michelangelo si poté dire “nemico del riposo dei muscoli”.

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