Foto1: Disegno ricostruttivo del Giardino del
Belvedere nel 1500.
Foto2: Apollo del Belvedere, particolare.
Foto3: Veduta dell'attuale Cortile
Ottagono.
Il Giardino del Belvedere nella Città del Vaticano (1503 -
1550)
I giardini vaticani hanno le caratteristiche del giardino rinascimentale
italiano che si presenta come un sito di natura ideale dove l'arte degli
antichi trova il suo ambiente più propizio: statue, rovine, elementi
architettonici diventano parte dell'ambiente del giardino sia per il ritrovato
gusto della scoperta archeologica, sia per lo stretto legame che si percepisce
tra la loro bellezza e quella della natura. L'oggetto antico sembra così
ritrovare la sua origine e il suo significato.
Il "cortile delle statue"
in Belvedere nasce così per volontà di Giulio II e del Bramante come un ambiente
naturale dove i marmi antichi sono calati in un continuo susseguirsi di acque,
piante di aranci, limoni, mirto e alloro. Un ambiente in grado di accogliere il
pontefice ed i suoi visitatori trasportandoli nel passato tra i giardini e le
raccolte d'arte degli antichi.
Le statue
classiche, disposte lungo le pareti del cortile in cappelle o nicchie ravvivate
da vivaci decorazioni vegetali, o abbandonate in apparente disordine tra le
aiuole e le fontane, dovevano colpire l'immaginazione di ambasciatori e
visitatori illustri e rasserenare il papa nelle sue passeggiate.
Giulio
II vi fece trasportare prima del 1509 l'Apollo del Belvedere, il Laocoontee la Venus Felix, nelle tre nicchie della
parete principale del cortile.
Successivamente giunsero l'Ercole e
Telefo, l'Ercole e Anteo, l'Arianna e il Tevere (ora a
Parigi).
Con Leone X, Clemente VII e Paolo III, la collezione si arricchì con
altre divinità fluviali , il Nilo, il Tigri, con il torso mutilo
che solo dopo le lodi di Michelangelo fu chiamato il Torso del Belvedere, un'altra
Venere e una statua di Antino.
Verso la metà del secolo la
raccolta può dirsi compiuta ed è la collezione di antichità più selezionata e
celebrata di Roma che viene presa come pietra di paragone per ogni nuovo
ritrovamento di antichità.
Giorgio Vasari ne parla come il "fiore dell'arte"
e il re di Francia fa fare copie in bronzo delle statue per la reggia di
Fontainebleau.
Insieme a tanta ammirazione si generò però una corrente
che disapprovava tanta "vana antichità del giardino pagano", sino a proporre di
smantellare l'intera collezione.
Si arrivò nella seconda metà del '500 a coprire
le nicchie con le statue con pesanti sportelli di legno e alcuni pezzi furono
tolti.
I lavori
patrocinati da Clemente XIV nel 1700 portarono in seguito ad una completa
ristrutturazione del Cortile.
Le statue si allinearono sotto il Cortile
Ottagono, non più circondate da piante di limoni e aranci. Il Canova nel 1803
volle la chiusura delle cappelle angolari (riaperte nel 1956) e sancì la
rinuncia allo "spazio aperto" dei giardini rinascimentali.
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