Speranza
Iolanda di Pëtr Il’ic Cajkovskij (1840-1893). Libretto di Modest oIl’ic Cajkovskij, tratto da La figlia di re Renato di Napoli, di Henrik Hertz
Idillio drammatico in un atto
Prima:
Pietroburgo, Teatro Mariinskij, 6 dicembre 1892
Personaggi:
re René (B)
duca Robert (Bar)
conte Federico Vaudemont (T)
dottore Ebn-Hakia (B)
Almerico (T)
Bertrand (B)
Iolanda (S)
Marta (S)
Brigitta (S)
Laura (Ms)
Già nel 1883 il giovane Ferruccio Busoni avrebbe voluto musicare la fiaba di Hertz, da un soggetto di Andersen, che invece otto anni dopo Cajkovskij musicò contemporaneamente allo Schiaccianoci .
Iolanta è l’ultima opera teatrale di Cajkovskij.
Il compositore ammirò molto i versi del libretto composto dal fratello Modesto, ma la stesura non fu semplice.
Egli sentiva la sua vena compositiva inaridita, si lamentava di fare troppe auto-citazioni, soprattutto dall’opera La maliarda , ed era assalito dai dubbi.
«E se all’improvviso venisse fuori che Iolanta e Lo schiaccianoci, per i quali soffro tanto in questo momento, sono una porcheria?».
L’opera viene presentata ed il pubblico decretò un grande successo, mentre i critici pietroburghesi si dichiararono scettici.
Iolanta, la figlia del re di Napoli Renato, è cieca.
Ma per volere del padre non sa della sua menomazione.
Vive in un castello circondato da alte mura e con un meraviglioso giardino, è accudita da tre ancelle e dal marito di una di loro, Bertramo.
Nessuno di loro parla mai di colori o di qualsiasi altra cosa che possa far sospettare ad Iolanda di essere menomata.
Ma re René continua a sperare che Iolanta possa guarire.
Solo allora potrà conoscere il suo promesso sposo: Roberto, il duca di Borgogna.
Il medico mauritano Ebn-Hakia comunica a Renato che Iolanda potrà recuperare la vista solo se sentirà prepotentemente la volontà di guarire.
Quindi deve essere informata della sua condizione.
Ma il re preferisce non farla soffrire e tace.
Nei pressi del castello è giunto Roberto, il promesso sposo, accompagnato da Federico II, conte di Vaudemont.
Robert è alla ricerca di Iolanda, ma è innamorato di Matilde.
Vaudemont si introduce nel castello dopo aver visto Iolanta addormentata.
Il conte, affascinato, spiega a Iolanta la sua reale condizione e Iolanda vuole vedere la luce.
Arriva il re e condanna a morte Vaudemont per aver raccontato la verità alla figlia.
Iolanta vuole salvarlo e vedere.
Il re confessa a Vaudemont che la sua condanna è solo uno stratagemma per spingere Iolanta a guarire.
La ragazza vede finalmente la luce, Roberto viene sciolto dalla sua promessa e Iolanta può sposare Vaudemont.
Il clima di fiaba è congeniale a Cajkovskij.
Il giardino di Iolanda trova in orchestra i suoni tersi di flauto, oboe e clarinetto, mentre il duetto tra Vaudemont e Iolanta raggiunge momenti di alto lirismo.
L’opera è ambientata in Napoli e il compositore sembra trascurare le proprie radici russe per una trasparenza orchestrale che si richiama a Massenet e Delibes.
Ma in tanta serenità Cajkovskij riesce anche a descrivere con efficacia il dolore della ragazza, ormai consapevole della sua cecità.
Nel finale l’Inno al creatore, dopo la miracolosa guarigione di Iolanta, appare invece debitore di certe pagine di tono mistico di Wagner.
Mentre Rimskij-Korsakov la considerava una delle opere più deboli di Cajkovskij, Iolanta fu uno dei titoli preferiti da Mahler, che la diresse ad Amburgo e a Vienna.
In Italia venne eseguita per la prima volta a Bologna (23 novembre 1907) sotto la direzione di Luigi Mancinelli, con Maria de Boguska e Nazzareno De Angelis quali interpreti principali.
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