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Tuesday, July 12, 2011

Grice e l'arte della conversazione: Castiglione, Guazzo, Casa

Luigi Speranza

"Galateo,"

"Trattato nel quale, sotto la persona

d'un vecchio idiota ammaestrante

un suo giovanetto,

si ragiona de' modi che si debbono
o tenere
o schifare
nella

comune conversazione,

cognominato Galateo overo de' costumi."

Il Galateo overo de' costumi è un breve trattato scritto da Giovanni Della Casa -- (1503-56) -- "la comune conversazione" -- probabilmente negli anni in cui si ritirò nell'abbazia di Sant'Eustachio presso Nervesa, nel trevigiano, tra il 1551 e il 1555, e pubblicato postumo nel 1558.

L'opera era stata preceduta da un breve trattato in latino sullo stesso argomento, il De officiis inter tenuiores et potentiores amicos (1546).

Allusioni indirette presenti nel testo del Galateo fanno ritenere che il trattato sia stato scritto tra il 1550 e il 1552, in un periodo di tranquillità seguito alla rinuncia di molte sue cariche e precedente la nomina a Segretario di stato voluta da Papa Paolo IV.

L'opera fu dedicata a Galeazzo Florimonte, vescovo prima di Aquino e poi di Sessa Aurunca (da ciò il titolo dell'opera, infatti Galatheus è la forma latina del nome del dedicatario).

Le edizioni del Galateo si rifanno sostanzialmente al testo del manoscritto Vaticano Latino (ex Parraciani Ricci) apografo ma con correzioni autografe (ha valore quindi di autografo) e all'editio princeps (Vulgata) edita a Venezia e curata da Erasmo Gemini (segretario di Della Casa).

La problematicità della scelta delle due lezioni proviene dal fatto che solo il manoscritto è certificato come lezione d'autore (correzioni di Della Casa stesso) mentre discutibile è lo sviluppo del testo nella princeps: per una corretta focalizzazione sulla differenza tra varianti diventa importante il confronto tra l'edizione critica Scarpa (basata tuttalpiù sulla princeps e influenzata dal lavoro di Prezzolini) e l'edizione a cura di Barbarisi (con il riferimento del Vaticano Latino).

Nel manoscritto non compare né il titolo né la ripartizione in capitoli

Il manoscritto è stato acquistato dalla Biblioteca Vaticana solo negli anni '50 del '900: prima faceva parte del fondo Parraciani (poi Parracciani-Ricci), un fondo privato e quindi consultabile da pochi "autorizzati"
Molte delle varianti della princeps sono forse da attribure a Erasmo Gemini stesso o al Gualteruzzi

Nella lettera dedicatoria a inizio trattato della princeps, Erasmo riferisce di aver avuto non pochi problemi ad avere il permesso di pubblicare il Galateo, opera di proprietà del nipote di Della Casa: Annibale Ruccellai


Il trattato, scritto in forma di dialogo platonico, per quanto l'interlocutore stia in ascolto del "vecchio idiota" per tutto il trattato, condensa le molteplici esperienze di diplomazia e di vita cortigiana accumulate in qualità di Nunzio apostolico a Venezia e Segretario di stato durante il pontificato di Papa Paolo III.

Dietro il giovinetto si cela

"Annibale", il nipote prediletto dell'autore.

I trenta capitoli sono stati aggiunti nell'editio princeps probabilmente dall'editore.

Il manoscritto Vaticano Latino (ex Parraciani Ricci) infatti ne è sprovvisto.

I capitoli trattano i seguenti argomenti


1.

Ideale di vita: i buoni costumi sono utili alla società

2.

Le azioni si devono fare non a proprio arbitrio ma per il piacere di coloro coi quali si è in compagnia

3. Cose laide da non fare o nominare

4. Aneddoto di Messer Galateo e del Conte Ricciardo

5. A tavola: modi dei commensali e dei servitori

6. Comportamenti da tenere in compagnia degli altri

7. Bisogna adattarsi alle usanze degli altri nel modo di vestirsi, di tagliarsi i capelli e la barba

8. Non avere a tavola modi violenti o noiosi o sconci; aneddoto di Messer Bandinelli

9. Utilità della ritrosia ma senza eccessi

10. Non si devono usare modi vezzosi come quelli delle donne

******************************************
11. Evitare argomenti che non interessano
o temi sottili difficili da capire
******************************************

12. Condanna dei bestemmiatori e di coloro che raccontano i propri sogni - il sogno di Messer Flaminio Tomarozzo

13. Contro i millantatori e i bugiardi o coloro che si vantano

*************************************

14.

Sul linguaggio da tenere durante
la conversazione:

chiarezza,

onestà/

Evitare parole sconce o dal doppio senso o le cerimonie fatte per tornaconto o per adulazione

15. Conclusione contro le cerimonie, perché degli uomini malvagi e sleali

16. Sulle cerimonie per debito o per vanità - le cerimonie imposte dalla legge da usare tenendo conto del luogo e delle usanze - aneddoto di Edipo e Teseo

17. Non usar cerimonie fuor del convenevole per non essere vanitosi

18. Le persone schifano l'amicizia dei maldicenti - condanna dell'eccesso del dar consigli

19. Bando agli scherni e alle ingiurie - occorre saper fare bene le beffe

20. Sui motti di spirito

21.

Il conversare disteso deve rappresentare le usanze, gli atti e i costumi

22.

Sul linguaggio da tenere durante la conversazione: chiarezza, onestà; evitare parole sconce o dal doppio senso

23.

Prima di parlare bisogna sapere cosa dire -

il tono della voce -

scelta delle parole dal miglior suono e dal miglior significato

24. Lasciare che anche gli altri parlino.

Non interrompere qualcuno quando parla - il soverchio dire reca fastidio, il soverchio tacere odio

25. Aneddoto del Maestro Chiarissimo - il costume e la ragione sono i maestri per porre freno alla natura.

L'educazione deve essere impartita fin nella più tenera età

26. La bellezza femminile: convenevole misura fra le parti verso di sé e fra le parti e 'l tutto

27. La bellezza è armonia: anche il vestire deve essere armonico

28. Fuggire vizi come lussuria, avarizia, crudeltà - ogni azione (vestire, portamento, camminata, parlata, stare a tavola, ecc.) deve essere armonica

29. Norme generali di comportamento

30. Ancora norme di comportamento

L'opera si inserisce nel filone umanistico e didascalico che, prendendo le mosse dall'opera allegorica di Brunetto Latini e dal Fiore dantesco, attraverso le speculazioni degli Umanisti del Quattrocento raggiunge i suoi culmini con il Cortegiano (1513-1518) di Baldassarre Castiglione, gli Asolani (1505) e le Prose della volgar lingua (1525) di Pietro Bembo.

Alla radice dell'ispirazione dell'autore sta lo stesso concetto di "Grazia" e di "decoro" caratteristici dell'opera del Castiglione, ma il modello etico ed estetico dell'uomo rinascimentale nel "Galateo" non viene ristretto alla nobiltà, ma dichiarato raggiungibile ed esemplabile da tutti.

La penna del Della Casa, che si noti bene come poeta fu prolifico autore di capitoli in stile bernesco, oscilla felicemente tra il serio e il faceto, e persino gli espedienti retorici sono rivelati solo quando vogliano suscitare con la loro sostenutezza il sorriso del lettore a fini didattici, ad es. polisindeti come

Sono ancora di quelli che così si dimenano e scontorconsi e prostendonsi e sbadigliano (VI)

La lingua rispecchia una completa ricezione della lingua toscana quale modello proposto pochi anni prima dal Bembo.

Casa già come autore di un Canzoniere si era mostrato ligio e geniale alfiere e interprete del verbo delle prose bembesche.

La lunga parola che apre il trattato -Conciossiacosaché- ha invece contribuito non poco a far credere pedantesco e noioso un libro che oggi è considerato una delle prose più eleganti del XVI secolo.

L'autore stesso specificò di non voler scrivere un trattato di filosofia morale quanto piuttosto una precettistica minuta, e questo contribuì notevolmente al successo dell'opera in tutta Europa (è significativo l'oblio toccato al De officiis inter tenuiores et potentiores amicos).

Proprio il sostanziale abbassamento dal punto di vista dell'uso quotidiano si rivelò la formula vincente dell'opera.

Tra i contemporanei che seguirono la scia del successo del Galateo, favoriti anche dal clima controriformistico, vanno ricordati:

Alessandro Piccolomini con il Della institutione morale libri XII (1560)

Alvise Cornaro con il Trattato de la Vita Sobria (1558-1565, ed. definitiva 1591)

Stefano Guazzo con L'arte della civil conversazione (1579)

Il trattato godette di indiscussa diffusione e fortuna per oltre tre secoli.

Oggi il Galateo, come molti altri classici, è ormai più ricordato che letto, ma esso rimane nell'immaginario collettivo a seguito del suo passaggio a nome comune.

Edizioni critiche

Giovanni della Casa, Galateo overo de' costumi, a cura di Emanuela Scarpa, Franco Cosimo Panini Editore, Modena 1990 (edizione della princeps, 1558)

Giovanni della Casa, Galateo, titolo orig. Galatheo, ò vero de' costumi, a cura di

Gennaro Barbarisi, Marsilio, Venezia 1991 (edizione del manoscritto)

Giovanni della Casa, Galateo overo de' costumi, a cura di Giancarlo Rati, Tascabili economici Newton, Roma 1993

Giovanni della Casa, Galateo overo de' costumi, testo originale con la versione in italiano di oggi di Myriam Cristallo, introduzione di Giorgio Manganelli, premessa al testo e note di Claudio Milanini, B.U.R., Milano 1992

E.Bonora, Il boccacismo del Galateo, in Retorica e invenzione, Milano,Rizzoli, 1970

M.Santoro, La "discrezione" nel 'Galateo' di G. Della Casa in M.Santoro, Fortuna e prudenza nella civiltà letteraria del Cinquecento, Napoli, Liguori, 19782

G. Paparelli, Humanitas in tono minore: il 'Galateo' di G. Della Casa, in G.

Paparelli, Feritas, Humanitas, Divinitas, L'essenza del Rinascimento, Napoli, Guida, 19732.

N. Elias, La civiltà delle buone maniere, trad. it. Bologna, Il Mulino, 1982

[modifica] Altri progetti Wikiquote contiene citazioni da Galateo overo de' costumi
Wikisource contiene il testo completo di Galateo overo de' costumi
[modifica] Collegamenti esterniL'ebook gratuito del testo integrale
Audiolibro del Galateo con licenza Creative Commons
Testo completo in diversi formati su Liber Liber
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Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Galateo_overo_de%27_costumi"
Categorie: Saggistica italiana | Opere letterarie del XVI secoloStrumenti personali
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