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Tuesday, July 26, 2011

Grisotto

Luigi Speranza

Ultimo contributo fondamentale da considerare è quello offerto da Erberto Paolo Grice (n. Harborne, Staffordshire, 1913, m. San Francisco, Calif., 1988), filosofo che, con la sua opera, ha permesso un ulteriore evoluzione della teoria del significato e della comunicazione.

Il cuore della riflessione di Grice è rappresentato dall’individuazione di alcune regole di base che governano la conversazione tra individui e che sottostanno all’unico e imprescindibile principio della cooperazione, espresso in questi termini.

Conforma il tuo contributo conversazionale a quanto è richiesto, nel momento in cui avviene, dall’intento comune accettato o dalla direzione dello scambio verbale in cui sei impegnato.

Le regole della conversazione sono state riunite da Grice in quattro massime fondamentali:

1.

massima della quantità, che recita espressamente:


“fornisci l’informazione necessaria, né più, nè meno.”

Secondo tale massima, il contributo che viene dato da ciascun partecipante alla conversazione deve essere informativo quanto richiesto. Non ci si aspetta che uno o tutti i partecipanti diano un’informazione sovrabbondante o inferiore alle aspettative;

2. massima della qualità, che recita espressamente:

“sii sincero, fornisci informazione veritiera, secondo quanto sai.”

Secondo tale massima in genere non si dovrebbe dire ciò che si ritiene falso, o ciò di cui non si hanno prove sufficienti, o lo scopo della comunicazione fallirebbe;

3. massima di relazione, che recita espressamente:

“sii pertinente.”

Secondo questa massima il contributo informativo di un enunciato dovrebbe essere pertinente con la conversazione;

4. massima di modalità, che recita espressamente:

“sii chiaro.”

L’enunciato dovrebbe essere chiaro, poco ambiguo, breve e ordinato.

Infatti questa massima, contrariamente alle altre tre, non si riferisce a quanto detto bensì al modo in cui questo viene esposto.

Le massime costituiscono delle norme comportamentali che il parlante generalmente segue, ma che possono anche essere sistematicamente violate, in casi particolari, per ottenere effetti di ironia o sarcasmo o per realizzare significati diversi dal semplice significato composizionale di un enunciato. Nel caso in cui tali massime siano violate entrano in gioco le implicature conversazionali (ad es. se Luigi dice Monica è stata proprio carina con me e in realtà Monica non si è comportata in modo gentile, Luigi sta deliberatamente violando la massima di qualità per realizzare un effetto di sarcasmo). Tutti i comportamenti derivanti dall’osservanza delle massime o dalle loro violazioni o sfruttamenti danno luogo a delle implicature conversazionali, che consistono in informazione supplementare derivante dal confronto di ciò che il parlante ha detto con la sua supposta aderenza al principio di cooperazione e alle massime. Se, ad esempio, dico al mio interlocutore Quella signora è una vecchia ciabatta e il mio interlocutore mi risponde dicendo Che bella giornata oggi, non è vero?, dal fatto che egli non sta rispettando la massima di relazione (la sua risposta infatti non è pertinente) e dall’assunto che comunque stia rispettando il principio di cooperazione (non ho motivo per ritenere che non lo stia facendo), inferisco che la sua violazione della massima è deliberata, non accidentale, e quindi egli sta implicando conversazionalmente di non voler pronunciarsi sulla signora in questione.

Le implicature conversazionali sono tali in quanto essenzialmente collegate a certe caratteristiche generali del discorso e si distinguono infatti da altri tipi di implicature, principalmente dalle implicature convenzionali, che invece sono legate al significato convenzionale delle parole usate nel discorso (ad esempio l’uso del ma ci suggerisce che le informazioni che si trovano alla sua sinistra e alla sua destra sono in contrasto tra di loro). Il concetto di implicatura conversazionale è fondamentale in pragmatica per calcolare l’informazione proveniente dal rapporto tra il linguaggio e il contesto in cui viene usato.

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