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Wednesday, September 19, 2012

La Cenerentola (ossia la bontà in trionfo) di Rossini -- melodramma giocoso in due atti -- di Jacopo Ferretti

Speranza

 
 
 

 

 



 




 
1930-Cenerentola.jpg

Il libretto edito da Attilio Barion di Sesto San Giovanni per la rappresentazione del 1930 a Milano
Titolo originaleLa Cenerentola, ossia La bontà in trionfo
Lingua originaleitaliano
Generedramma giocoso
MusicaGioachino Rossini
 
LibrettoJacopo Ferretti
 
Fonti letterarieCharles Perrault, Cendrillon
Attidue
Epoca di composizionedicembre 1816 - gennaio 1817
Prima rappr.25 gennaio 1817
TeatroTeatro Valle, Roma
Versioni successive
26 dicembre 1820, Teatro Apollo, Roma
Personaggi
Don Ramiro, principe di Salerno (tenore)
Dandini, suo cameriere (basso)
Don Magnifico, barone di Montefiascone, padre di (basso buffo)
Clorinda (soprano), e di
Tisbe (mezzosoprano)
Angelina, sotto il nome di "Cenerentola", figliastra di Don Magnifico (contralto)
Alidoro, filosofo, maestro di Don Ramiro (basso)
Dame che non parlano (comparse)
Coro di cortigiani del Principe
AutografoBiblioteca dell'Accademia Filarmonica, Bologna,
Fondazione Rossini, Pesaro (Aria di Alidoro, Roma 1820)

 
Carl Offterdinger Illustrazione per Cenerentola (fine Ottocento)

La Cenerentola è un'opera lirica di Gioachino Rossini su libretto di Jacopo Ferretti.

Il titolo originale completo è La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo.

Il soggetto fu tratto dalla celebre fiaba di Charles Perrault, ma Ferretti si servì anche di due libretti d'opera:

Cendrillon di Charles Guillaume Etienne per Nicolò Isouard (1810) e

Agatina, o la virtù premiata

di Francesco Fiorini per Stefano Pavesi (1814).

L'opera fu composta in circa tre settimane e Rossini, come fece in altre occasioni, affidò ad un assistente (in questo caso Luca Agolini) la composizione dei recitativi secchi e delle arie meno importanti, quelle di Alidoro e Clorinda.

La prima rappresentazione ebbe luogo il 25 gennaio 1817 al Teatro Valle di Roma.


Il contralto Geltrude Righetti Giorgi, che era stata già la prima Rosina del Barbiere di Siviglia, cantò il ruolo della protagonista.
 
Il debutto, pur non provocando uno scandalo paragonabile a quello del Barbiere, fu un insuccesso, ma dopo poche recite, l'opera divenne popolarissima e fu ripresa in Italia e all'estero.
 
Come aveva già fatto altre volte, Rossini usò la tecnica dell'autoimprestito, cioè prese le musiche per alcuni brani da opere composte in precedente.
 
Il rondò di Angelina è tratto dall'aria del conte di Almaviva del Barbiere "Cessa, di più resistere" e la sinfonia è tratta da quella della Gazzetta.
 
Per una ripresa del 1820 al Teatro Apollo di Roma, avendo a disposizione l'ottimo basso Gioacchino Moncada, Rossini sostituì l'aria di Alidoro composta da Agolini con una grande aria virtuosistica (Là del ciel nell'arcano profondo), che nelle rappresentazioni odierne viene solitamente eseguita.
 
Scelta che per altro obbliga a scritturare una prima parte anche per il ruolo di Alidoro, che nella versione originale era poco più di un comprimario.
 

 

Trama [modifica]

Atto primo [modifica]

In un salone del decadente castello di don Magnifico
 
Clorinda e Tisbe, figlie di don Magnifico, si pavoneggiano davanti allo specchio vantandosi e glorificandosi.
 
Angelina, figliastra di don Magnifico, canta una malinconica canzone (Una volta c'era un re), quasi presaga dello strano destino che sta per vivere.
 
Le due sorelle la rimbrottano, ma subito entra ALIDORO, precettore del principe don Ramiro, mascherato da mendicante, per spiare le tre sorelle.
 
Chiede un po' d'elemosina, ma viene insultato dalle due sorellastre.
 
Angelina di nascosto gli dà del caffè, e Alidoro la ringrazia.
 
Egli tiene d'occhio le tre per segnalare al principe RAMIRO i loro comportamenti.
 
Infatti il principe RAMIRO cerca moglie.
 
Dopo essere stato curato da Angelina, e maltrattato da Clorinda e Tisbe, Alidoro se ne va, mentre alcuni cavalieri segnalano l'arrivo imminente del principe RAMIRO.
 
Don Magnifico entra in scena, svegliato dalle figlie (Miei rampolli femminili), che lo avvertono dell'arrivo del principe RAMIRO.
 
Il padre raccomanda alle due figliole di comportarsi e vestirsi bene.
 
Subito dopo entra don Ramiro, in vesti di paggio.
 
Egli infatti ha scambiato le sue vesti con quelle del servo Dandini per spiare il comportamento delle sorelle.
 
La "Cenerentola" lo nota, e tra i due giovani scoppia l'amore (Un soave non so che).
 
Subito dopo entra Dandini (Come un'ape nei giorni d'aprile), seguito dalla famiglia.
 
Né don Magnifico, né le tre sorelle si sono accorte dello scambio di persona.
 
Il cameriere vezzeggia le sorellastre, che elogiano il mascherato Dandini.
 
Angelina chiede al patrigno se può venire alla FESTA, dato che tutti ci stanno andando.
 
Ma don Magnifico la caccia sdegnosamente.
 
Alidoro, vedendola, decide di aiutarla (Là del ciel nell'Arcano profondo, di Rossini, con cui sostituì, provvidenzialmente, la modesta aria composta originariamente dall'Agolini, Vasto teatro è il mondo).
 
Intanto, nel palazzo del Principe, Ramiro e Dandini discutono sulle figlie del BARONE Magnifico, e decidono di metterle alla prova.
 
Dandini afferma che la ragazza scelta sarà sua sposa, mentre l'altra andrà a Ramiro. Le ragazze, sdegnate, rifiutano i vezzeggiamenti del principe mascherato: improvvisamente giunge una strana ragazza vestita splendidamente.
 
Ella è Angelina, "la Cenerentola", velata, venuta lì per partecipare al BALLO, vestita da Alidoro.
 
Tisbe e Clorinda notano una certa somiglianza con la sorella.
 
Anche il padre se ne accorge, ma le loro idee vengono smentite.
 
Dandini invita tutti a tavola, ma l'atmosfera è strana.
 
Tutti hanno paura che il proprio sogno svanisca (... ho paura che il mio sogno vada in fumo a dileguar!).

Don Magnifico riconosce nella misteriosa dama velata "Cenerentola", tuttavia è sicuro che il principe sceglierà o Clorinda o Tisbe, e svela alle figlie che, appropriandosi del patrimonio di Angelina, l'ha sperperato per permettere loro di vivere nel lusso.
 
Intanto la "Cenerentola", infastidita da Dandini che cerca di sedurla, rivela di essere innamorata del paggio "Ramiro".
 
Ramiro è fuori di sé dalla gioia, ma Angelina gli dà un braccialetto, e gli dice che, se vuole amarla, dovrà cercarla e ridarglielo; Ramiro, dopo la fuga di "Cenerentola", annuncia che la ritroverà:
 
Sì, ritrovarla io giuro.
 
Intanto, Dandini rivela a don Magnifico di essere in realtà il cameriere del re (Un segreto d'importanza), scatenando l'ira e l'indignazione del BARONE.
 
Il barone si adira e torna a casa.
 
Intanto, la "Cenerentola", a casa, ricorda il magico momento vissuto alla FESTA, e ammira il braccialetto.
 
Arrivano don Magnifico e le sorellastre, irate per la rivelazione di Dandini.
 
Subito dopo si scatena un temporale, e la carrozza del principe (merito del maltempo, e di Alidoro) si rompe davanti alla casa.
 
Ramiro e Dandini entrano e chiedono ospitalità.
 
Don Magnifico, che pensa ancora di far sposare una delle figlie al principe, ordina a Cenerentola di dare la sedia regale al principe, e Angelina la dà a Dandini, non sapendo che non è lui il principe.
 
 Il barone le indica Ramiro, e i due giovani si riconoscono (Siete voi... questo è un nodo avviluppato).
 
I parenti, irati, minacciano Cenerentola (Donna sciocca! Alma di fango!).
 
Ramiro e Dandini la difendono, annunciando vendetta e terribili punizioni sulla famiglia.
 
La "Cenerentola" allora invoca la pietà del principe RAMIRO, ormai suo sposo, e dice che la sua vendetta sarà il loro perdono.
 
Arriva Alidoro, tutto contento della sorte di Angelina.
 
Clorinda s'indispettisce alle parole del vecchio, ma Tisbe preferisce accettare la sorella come principessa.
 
Alla fine dell'opera, Cenerentola, salita al trono, concede il perdono alle due sorellastre e al patrigno (rondò Nacqui all'affanno), che, commossi, la abbracciano e affermano che nessun trono è degno di lei.

Personaggi dell'opera 

Il Barone Don Magnifico (basso buffo): nobile spiantato e decaduto, oltreché involontariamente comico (da tipico esempio di basso dell'opera buffa napoletana).

Padre di Clorinda e Tisbe nonché di Angelina (detta comunemente Cenerentola).

Alla morte della madre di quest'ultima, incamera a vantaggio proprio e delle figlie il patrimonio di Cenerentola (che nulla sa in proposito) non solo per poter mettere assieme pranzo e cena, ma soprattutto per soddisfare la vanità delle stupide figlie ("per abbigliarvi, al verde l'ho ridotta...").

Sogna di uscire dalla voragine di debiti in cui si trova accasando una delle figlie al principe RAMIRO.

Per l'insipienza propria e dei suoi "rampolli femminini", ahilui, farà ben altra fine (anche se la bontà di Cenerentola lo salverà comunque dal peggio).
Clorinda (soprano) e Tisbe (mezzosoprano o soprano): tipici esempi di "brutte e stupide".

Viziate, immature, sciocche: insomma, il peggio del peggio.

Fanno il diavolo a quattro per accasarsi col principe (finto) sdegnando per superbia l'offerta di matrimonio dello scudiero (che in realtà è il vero principe). Anche per loro, il risveglio sarà amaro.
Angelina detta Cenerentola (contralto d'agilità, mezzocontralto).

Così come Clorinda e Tisbe rappresentano il negativo, Cenerentola ovvero Angelina rappresenta il positivo.

Da ciò che si ricava dal testo si desume che:
      Sa di essere figlia (di primo letto) della moglie del Barone Don Magnifico (chiama sorelle Clorinda e Tisbe - pur tra i loro rimproveri - e dice "Era vedova mia madre ma fu madre ancor di quelle");
    La madre è morta quando lei era ancora piccola, altrimenti non avrebbe tollerato che fosse trattata da serva e soprattutto le avrebbe spiegato che la lasciava erede dell'ingente patrimonio del padre naturale
    Ignora appunto di essere ricca, e che il denaro è stato occultato da Don Magnifico.

    Vive come una sorta di schiava, facendo la domestica per il patrigno e le sorellastre, ma sognando il riscatto.

    Incontra il principe travestito da scudiero e se ne innamora: grazie ai buoni uffici di Alidoro, maestro del principe, partecipa alla festa di palazzo.

    Vedrà coronati i suoi sogni e salirà sul trono con l'uomo che ama.
    Don Ramiro (tenore) : personaggio di scarso spessore, inserito sol perché necessario nell'economia dell'opera (vedi il Don Ottavio nel Don Giovanni di Mozart).

    Si traveste da scudiero perché "in questa simulata sembianza, le belle osserverò".

    Dandini (basso o baritono): lo scudiero che fa da principe per un giorno. Non ha le profondità o il ruolo di un Figaro (paradigma della voce baritonale nella musica rossiniana), ma a differenza del padrone anche musicalmente vive di luce propria.

    Alidoro (basso) : deus ex machina dell'opera, è il sostituto della fatina. Lui che invita il principe a scambiarsi di posto con Dandini per cogliere dal vero i caratteri delle pretendenti. Lui che entra per primo in casa di Don Magnifico travestito da mendicante per indagare sulla situazione. Lui che, infine, progetta ed attua la partecipazione alla festa di Cenerentola nonché un falso incidente per consentire a Ramiro di ritrovarla.

    Il libretto, editore Attilio Barion Sesto San Giovanni - Milano 1930

    .

    La fortuna [modifica]

    Malgrado lo scarso successo che ebbe alla prima, l'opera ottenne un buon successo all'estero e poi in Italia, dove tuttora è una delle opere più famose e rappresentate di Rossini, a tal punto da oscurare, durante l'Ottocento, la fama del celeberrimo Barbiere.

    Organico orchestrale [modifica]

    La partitura di Rossini prevede l'utilizzo di:
    Per i recitativi:

    Struttura dell'opera [modifica]

    • Sinfonia

    Atto I [modifica]

    1 Introduzione "No no no, non v'è'" (Clorinda, Tisbe, Angelina, Alidoro, Coro)
    2 Cavatina "Miei rampolli femminili" (Don Magnifico)
    3 Duetto
    "Un soave non so che" (Ramiro, Angelina
    4 Coro e Cavatina "Scegli la sposa" e "Come un'ape nei giorni d'aprile" (Dandini)
    5 Quintetto "Signor, una parola" (Angelina, Don Magnifico, Ramiro, Dandini, Alidoro)
    6 Aria "Là del ciel nell'arcano profondo" (Alidoro)
    7 Finale I "Conciossiacosache" (Coro, Don Magnifico, Ramiro, Dandini, Clorinda, Tisbe, Alidoro, Angelina)

    Atto II [modifica]

    8 Aria "Sia qualunque delle figlie" (Don Magnifico)
    9 Recitativo e Aria "E allor...se non ti spiaccio" e
    "Sì, ritrovarla io giuro" (Ramiro, Coro)
    10 Duetto "Un segreto d'importanza" (Dandini, Don Magnifico)

    11 Canzone "Una volta c'era un re" (Angelina)
    12 Temporale
    13 Sestetto "Siete voi?" (Ramiro, Angelina, Clorinda, Tisbe, Dandini, Don Magnifico)
    14 Coro e Rondò "Della fortuna instabile" e "Nacqui all'affanno" (Coro, Ramiro, Angelina, Don Magnifico)

    Brani composti da Luca Agolini per la prima rappresentazione [modifica]

    • 6 Aria Vasto teatro è il mondo (Alidoro)
    • 7bis Introduzione Ah, della bella incognita (Coro)
    • 13bis Sventurata! Mi credea (Clorinda)

    Brani celebri [modifica]

    • Sinfonia

    Atto I [modifica]

    Atto II [modifica]

    • Sì, ritrovarla io giuro, aria di Ramiro
    • Un segreto d'importanza, duetto di Dandini e Magnifico
    • Siete voi? - Questo è un nodo avviluppato, (sestetto)
    • Nacqui all'affanno; rondò finale di Cenerentola

    Curiosità [modifica]

    Il sestetto Questo è un nodo avviluppato, è stato utilizzato da Pascal Roulin nel film L'Opéra Imaginaire, una sorta di cartone animato simile a Fantasia della Disney ma con brani d'opera anziché sinfonici.

    La melodia di "Non più mesta accanto al foco" è ripresa da Il barbiere di Siviglia, precisamente nel rondò "Ah! il più lieto, il più felice" del Conte di Almaviva.

    Il contralto Marietta Alboni (1826-1894) fu la più importante interprete della La Cenerentola.

    Incisioni discografiche (scelta) [modifica]

    AnnoCast (Cenerentola, Don Ramiro, Don Magnifico, Dandini)DirettoreEtichetta
    1963Giulietta Simionato, Ugo Benelli, Paolo Montarsolo, Sesto BruscantiniOliviero De FabritiisDecca
    1971Teresa Berganza, Luis Alva, Paolo Montarsolo, Renato CapecchiClaudio AbbadoDeutsche Grammophon
    1980Lucia Valentini Terrani, Franciso Araiza, Paolo Montarsolo, Domenico TrimarchiGabriele FerroFonit Cetra
    1981Frederica von Stade, Francisco Araiza, Paolo Montarsolo, Claudio DesderiClaudio AbbadoDeutsche Grammophon
    1987Agnes Baltsa, Francisco Araiza, Ruggero Raimondi, Simone AlaimoNeville MarrinerDecca
    1992Cecilia Bartoli, William Matteuzzi, Enzo Dara, Alessandro CorbelliRiccardo ChaillyDecca
    1994Jennifer Larmore, Raúl Giménez, Alessandro Corbelli, Gino QuilicoCarlo RizziTeldec

    Altri progetti [modifica]

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