Fasti (Ovidio) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Fasti Ritratto immaginario di Ovidio (di Anton von Werner) Autore Publio Ovidio Nasone 1ª ed. originale dal 9 d.C. Editio princeps Bologna, Baldassarre Azzoguidi, 1471 Genere poema epico Lingua originale latino Modifica dati su Wikidata · Manuale I Fasti sono un poema che espone le origini delle festività romane, quindi è un'opera di carattere calendariale ed eziologico di Ovidio, scritto in distici elegiaci, ad imitazione degli Aitia (Cause) di Callimaco, di cui riprende, oltre che il metro, anche alcune soluzioni formali e narratologiche. L'opera, scritta molto probabilmente per aderire alla moralizzante propaganda tipica dell'età augustea, fu progettata in un totale di 12 libri, secondo l'andamento del calendario: con essa l'autore - che probabilmente attingeva a Varrone e a Verrio Flacco - si era proposto di spiegare l'origine della differenza tra i giorni fasti (dalla parola latina "fas", lecito) in cui i Romani potevano trattare gli affari pubblici e privati, e i giorni infasti, nei quali era vietato. Al tempo stesso il poeta, parlando con il dio di turno, indaga e rivisita, mese per mese, tutti i molteplici riti, le festività e le consuetudini, tipiche del costume e dell'uomo romano, che, al suo tempo, si praticavano senza ormai conoscerne l'esatta origine o valenza. Tuttavia, dei Fasti si sono conservati solamente 6 libri, da gennaio a giugno: questo fatto si spiega con la famosa relegatio (esilio che non comportava la perdita dei beni né tantomeno dei diritti civili) che colpì Ovidio e che non gli permise di terminarla. Indice 1 Struttura 1.1 Libro I: gennaio 1.2 Libro II: febbraio 1.3 Libro III: marzo 1.4 Libro IV: aprile 1.5 Libro V: maggio 1.6 Libro VI: giugno 2 Note 3 Voci correlate 4 Altri progetti 5 Collegamenti esterni Struttura Libro I: gennaio Il primo libro doveva presentare una dedica ad Augusto. Quest'ultima, ora spostata al secondo libro, è stata sostituita (verosimilmente nell'esilio di Tomi, l'attuale Costanza, in Romania) con una al nipote adottivo di Augusto stesso, Germanico[1]. Dopo la dedica, Ovidio rievoca brevemente la nascita del calendario romano e il significato dei giorni fortunati o dies fasti[2], per poi passare al mito di Giano, esposto dal dio stesso in colloquio con il poeta, sul modello degli Aitia callimachei[3] e, dopo un distico sulle None di gennaio, modellato sulle sezioni astronomiche di Arato[4], all'esposizione dell'origine dei riti agonali[5], dei riti in onore di Carmenta[6], inframmezzato da una esposizione sulle Idi, che divide questo mini-epillio in due sezioni, la prima delle quali è una lunga profezia sulle origini di Roma recitata dalla stessa ninfa. Libro II: febbraio Dopo un'apostrofe al distico elegiaco, che Ovidio afferma di aver piegato alla poesia eziologica, dopo che in gioventù fu il suo verso d'amore e ad una dedica a Cesare (forse Augusto)[7], si passa a parlare dell'origine del nome februarius[8], per poi discutere delle calende, con la rievocazione del mito di Arione[9], delle none, con il mito dell'Orsa Callisto[10], di Fauno, dei Lupercali e di Roma arcaica[11]. Ovidio rievoca, poi, le feste Quirinalia[12], le cerimonie ferali[13] e la festa del dio Terminus[14] e si sofferma a parlare del regifugium, con la leggenda di Lucrezia[15]. Infine, parla della festa degli Equirria[16]. Libro III: marzo Sezione vuota Questa sezione sull'argomento opere letterarie è ancora vuota. Aiutaci a scriverla! Libro IV: aprile Sezione vuota Questa sezione sull'argomento opere letterarie è ancora vuota. Aiutaci a scriverla! Libro V: maggio Sezione vuota Questa sezione sull'argomento opere letterarie è ancora vuota. Aiutaci a scriverla! Libro VI: giugno Sezione vuota Questa sezione sull'argomento opere letterarie è ancora vuota. Aiutaci a scriverla! Note ^ I, 1-24. ^ I, 25-62. ^ I, 63-314. ^ I, 315-316. ^ I, 316-460. ^ I, 461-724. ^ II, 1-18. ^ II, 19-54. ^ II, 55-118. ^ II, 119-192. ^ II, 193-474. ^ II, 475-533. ^ II, 534-638. ^ II, 639-684. ^ II, 685-856. ^ II, 857-864. Voci correlate Festività romane Fasti (antica Roma) Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Fasti Collegamenti esterni I Fasti di P. Ovidio Nasone; tradotti in terza rima dal testo Latino ripurgato ed illustrato con note dal dottor Giambattista Bianchi da Siena, Venezia, Nella stamperia Rosa, 1811 (on-line) Traduzione in inglese dei Fasti, su tkline.freeserve.co.uk. URL consultato il 7 giugno 2007 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2007). V · D · M Publio Ovidio Nasone Controllo di autorità VIAF (EN) 2874152139981011100004 · BAV 492/10415 · LCCN (EN) n85284919 · GND (DE) 4210468-3 · BNF (FR) cb12213123n (data) · J9U (EN, HE) 987007592628905171 Portale Antica Roma Portale Lingua latina Portale Religioni Categorie: Opere letterarie in latinoOpere di OvidioOpere letterarie del I secolo[altre]
Tuesday, February 13, 2024
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